Come due liquidi Immiscibili.

di Delilah_Morgan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Come tutto ebbe inizio… ***
Capitolo 3: *** Originalità: ecco cosa ci serve! ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Come due liquidi immiscibili.
 
Lei, 14 anni, enormi occhi smeraldo che celano un mare di emozioni e dei lunghi capelli bruni che le ricadono delicatamente sulle spalle. Lei, la ragazza con la passione per il teatro, la recitazione e il canto. Lei e il suo “credere solo ed esclusivamente nella scienza” Lei che cerca in ogni modo di apparire cinica ed impassibile con tutti ma che dentro ha un uragano di sentimenti difficili da negare e da esprimere. Lei, innamorata del suo Lui.
 
Lui, 18 anni, occhi marroni luminosi e sorridenti, il ciuffo di capelli corvini scompigliato al punto giusto. Lui, il ragazzo che ama il football e la recitazione. Lui, uno degli studenti più popolari della scuola, sempre con la battuta pronta, la ragazza perfetta al proprio fianco e il corteo di amici al seguito. Lui che riesce a farsi amare da tutti, soprattutto dalla sua Lei.
 
Loro, così diversi seppur così simili. Loro e le loro vite costrette ad intrecciarsi. Loro ed i loro destini incrociati. Loro con le stesse passioni. Loro che si appartengono vicendevolmente. Loro che affrontano ogni ostacolo che gli si presenta Insieme. Loro ed il loro amore impossibile.






***Angolino di Cé*** Sono tornata più agguerrita di prima con una long romantica. Contenti, vero? :DD
Tornando a noi: i protagonisti sono Lei e Lui (si, è Josh Hutcherson ed è bono...) e sono quelli che ci azzeccano di più dato che questa è una storia ispirata a fatti e persone realmente accaduti ed esistiti (purtroppo e.e)
Detto questo buona lettura. Grazie a chi recensirà/ inserirà tra le preferite-seguite/ leggerà il mio sclero.
Un ringraziamento speciale va alla mia dolce Beta MarMar Grazie amore dolce lei *^* #DiabeteAPalate


bacini, -Cé/_MrsMonteith ♥

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Capitolo 2
*** Come tutto ebbe inizio… ***


**Angolino di Cé** si, ho deciso di mettere le mie note all’inizio perché fa più “sono una tipa seria, io u.u”  quindi iniziamo:
Un grazie speciale va al team “Aiutiamo MrsMonteith a scrive qualcosa di leggibile” cioè a Dandi, MarMar, la mia "dolce metà" Angelica, Marco lo scocciatore(<3) e alla mia Beta MissNoWayItsAllGood che mi sopportano, leggono in anteprima le mie sclerate e mi aiutano con i blocchi mentali e con le foto dei personaggi. Vi amo ragazze e grazie ragazzo(?) <3
Un saluto speciale alla mia compagna di banco che si sta leggendo ‘sta roba perché ogni tanto(sempre) ne parlo quando non abbiamo davvero nulla da fare in classe. Memi sei un tesoro <3
Volevo ringraziare tanto chi ha messo tra le Seguite/Preferite e ha recensito.
Un abbraccio pandoso va ad Agriverde perché è una donna fantastica e ha recensito la mia storia *^* <3
E anche se in ritardo tanti auguri per i tuoi 19 anni… (il diretto interessato capirà)
I personaggi “nuovi” in questo capitolo sono:Andrea, Beatrice e Stefano.

 
Capitolo 1: Come tutto ebbe inizio…
 
Fra meno di 7 ore sarà l’undici settembre e questo vuol dire solo una cosa: Sta per iniziare il primo giorno di scuola superiore. Ho ufficialmente l’ansia alle stelle e lo dimostra il fatto che ho ripescato questo diario dal suo nascondiglio dopo ben tre anni. Sono nervosa come quel giorno se non ancora di più, insomma alle medie non dovevo cambiare città, orari ed amici mentre ora dovrò riscrivere daccapo la mia vita… uff, meglio pensare domani a queste cose, per ora mi limiterò ad andare a dormire… quella di domani si prospetta davvero una lunga, lunghissima giornata.
 
Chiudo la piccola agendina pelosa rigorosamente viola e la rimetto in un cassetto remoto nell’armadio dove molto probabilmente rimarrà fino al primo giorno di Università. Guardo fuori della finestra: la luna splende pallida da dietro una nuvola e il vento fa frusciare appena le foglioline dell’edera che si arrampica sotto il davanzale. Sospiro nervosa e mi infilo sotto le coperte. Dopo due ore passate a fissare il soffitto decorato con delle enormi nuvole che aveva dipinto mio padre quando avevo solo sette anni e a cercare di liberare la mente dai pensieri che la affollano riesco ad addormentarmi ma quello strano senso di pace viene bruscamente scacciato via da un odioso gracchiare che identifico come la sveglia di mamma, la quale si è già svegliata e ora passeggia avanti e indietro per la camera mentre continua a ripetere “Alzati, Bianca! Devi andare al liceo” come se non fossi già abbastanza ansiosa di mio. Apro lentamente gli occhi e mi metto a sedere sul letto.
-Sveva non sono sorda e non ho l’Alzheimer, so che giorno è oggi e invece che sprecare inutili energie nel ripete la stessa frase milioni di volte non dovresti scendere a prepararmi la colazione?- le dico con voce impastata dal sonno ma abbastanza lucidità mentale per assumere il solito atteggiamento che ho nei suoi confronti, distaccato e disprezzante. –Ok vado…. E smettila di chiamarmi per nome, sono la mamma per te non “Sveva”. Quando capirai che mi da fastidio? – borbotta “come da copione” e si avvia in cucina.
– Non la finirò mai, lo faccio da 14 anni e non intendo smettere ora! – le dico velocemente e trotterello ancora intorpidita dalla scomoda posizione nella quale ho dormito verso l’armadio. Spalanco pigramente le ante sbadigliando sonoramente e cerco tra le grucce qualcosa di decente da mettermi.
Come sempre non voglio dare nell’occhio quindi scarto subito le cose eccessivamente colorate, le cose troppo corte o troppo scollate e quelle non adatte al tempo dato che come per prendermi in giro ha deciso di mettersi a piovere a dirotto. Sbuffo esasperata e prendo il solito paio di jeans neri, la solita felpa azzurra con le scritte nere sopra che non mi sono mai presa la briga di decifrare e le solite All Stars con la bandiera americana disegnata. Mi vesto nel giro di dieci minuti, acciuffo lo zaino che se ne stava appollaiato sulla sedia della scrivania e scendo da Sveva che continua a correre in cerchio attorno al tavolo della cucina. – Sono pronta… devo solo andare un secondo in bagno, quanto tempo ho ancora? – chiedo mentre attraverso il piccolo antibagno. – Hai dieci minuti scarsi, Bianca, vedi di darti una mossa o farai tardi il primo giorno!- sbuffo di nuovo (è come un tic nervoso per me) ed entro nel piccolo bagno dove tengo tutte le mie cose.
Costringo l’ammasso di ricci castani che mi ritrovo in testa con un elastico tentando di dargli la forma di una coda e passo la matita nella rima interna dell’occhio per smorzare un po’ il pallore del viso. Esco dal bagno e controllo l’ora sullo schermo del mio telefonino, il bus stava per arrivare quindi mi sistemo lo zaino in spalla ed esco dalla porta borbottando – A dopo, Sveva! -.
 
 
Silenzio. Opprimente ed insolito silenzio. Va bene che sono le sei del mattino e quasi tutti gli abitanti del paese dormono ma questa pace è davvero strana. Salgo nel bus e cerco un posto decente. Non avevo mai preso un “extraurbano” prima ed ero abbastanza terrorizzata all’idea di perdermi e finire in qualche paesino dall’altra parte della regione. L’ansia della sera prima riaffiora dal suo angoletto remoto e torna ad attanagliarmi il petto, “su Bianca, è solo il liceo, non devi essere così nervosa…” mi ripeto mentalmente mentre i Queen continuano a cantarmi Bohemian Rhapsody nelle cuffiette. La mia amica sin dai tempi delle elementari mi butta lo zaino in braccio e si siede nel posto accanto al mio sfilandomi una cuffietta e schioccandomi un bacio sulla guancia. Sfoggio una delle mie migliori facce schifate e la fulmino con lo sguardo.  – Buongiorno anche a te, Bea. Come mai sei così allegra? – le chiedo sbuffando. – è il nostro primo giorno di liceo, Bia! Da oggi in poi non saremo più “le sfigate del paesino sperduto” ma saremo due liceali!- sorride radiosa e si lascia cadere sul sedile. – Già… “saremo due liceali”- sussurro fissando con aria assente il paesaggio che scorre fuori dal finestrino mentre Beatrice inizia il suo soliloquio su quanto siano fantastici i ragazzi più grandi e i suoi futuri compagni di classe. Purtroppo non sono tra quelli dato che ci hanno diviso in due sezioni diverse anche se siamo nello stesso edificio quindi ci vedremo sempre anche se devo ammetterlo, essere la sua vicina di banco mi mancherà moltissimo.
 
Dopo quaranta minuti buoni di autobus ci ritroviamo al terminal, mi guardo intorno e dispiego la piccola mappa che ci avevano mandato per posta appena avevamo fatto l’iscrizione e cerco di decifrare cosa c’è scritto. – Bea dobbiamo andare verso via XX settembre e poi scendere per via della Pace… Beatrice, dove stai andando? – alzo gli occhi giusto in tempo per vederla parlare con un tizio sulla cinquantina. – Scusi, sa per caso dove sta il liceo scientifico Keplero? – si appunta mentalmente le indicazioni, ringrazia il tipo e mi sorride con aria di sufficienza. – Muoviti Bia, so dove dobbiamo andare… - mi prende a braccetto e mi trascina verso una stradina del centro storico riprendendo a parlare di tutto quello che ha a che fare con i ragazzi del quinto superiore e la loro “figosità assurda”. La seguo fingendo di ascoltare quello che mi dice e annuendo di tanto in tanto, giusto per fare “scena”.
 
- Ho già detto che ti odio, Bea? – le ripeto mentre corro giù per la discesa del parco Santa Margherita a perdifiato. – Si, Bia… me l’hai ripetuto almeno dieci o undici volte negli ultimi cinque minuti. – svolto l’angolo e scendo le scalette dell’Università per Stranieri che si trova proprio sopra al liceo. – Ho ragione ad odiarti, Miss TomTom-dei-miei-stivali… fortuna che sapevi dove andare! Al liceo scientifico sbagliato siamo andate!- brontolo con faccia seria mentre passo il cancello verde della mia nuova scuola. – Pff quanto la fai lunga! Siamo qui e siamo in tempo, giusto? – controbatte sbuffando. – Hai ragione… Secondato te hanno già chiamato le classi? – le domando cercando di orientarmi nella marea di persone che sovraffollato il cortile. – Credo di no… vado a chiedere per sicurezza. Tu aspettami qui.- la vedo scomparire tra la folla quindi cerco di raggiungere una delle panchine ma mentre cammino a passo svelto e testa bassa verso una seduta vuota vado accidentalmente a sbattere contro qualcuno facendo cadere a terra tutte le cose che aveva in mano. – Oh, santa scienza! Scusami davvero tanto… ero soprappensiero e non ti ho vista… sei tutta intera?- mormoro chinandomi a raccogliere i fogli che le sono caduti e la guardo, è una ragazza ed ha la mia età poiché tra le mille cianfrusaglie c’è una delle mappe che danno ai nuovi arrivati. – Tranquilla, tutto ok… sono Andrea, piacere. – mi porge la mano mentre con l’altra si scosta una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Ricambio la stretta e mi incanto a fissare la sua coda di cavallo viola. – Piacere mio, sono Bianca e sono nuova, sai mica se hanno già chiamato il Primo D? – le domando tornando a guardarla negli occhi – No, non hanno chiamato ancora nessuno… aspetta, se sei in D siamo in classe insieme! – esclama sorridente. Sorrido per la prima volta in quell’orribile giornata. – Allora se sono tutti come te credo mi troverò bene con i nuovi compagni… - la vedo arrossire. – Oh beh, grazie… credo diventeremo grandi amiche, Bianca.- mi sorride di rimando mentre una ragazza con dei lunghissimi capelli ricci chiama dall’alto del primo scalino dell’ingresso le “matricole”. Circa sessanta studenti ci sfilano davanti mentre vengono smistati nelle diverse sezioni. –Attilia, Bonucci, Cicala, Caruso, Dantesco, Dominicani…- chiama la ragazza di prima. Mi volto verso Andrea – Mi hanno chiamato… sono Attilia… - mi mordicchio il labbro nervosamente. –Hanno chiamato anche me, sono Dantesco… - dice seguendomi verso il nostro gruppo-classe. – Sei nervosa, Andrea?- la vedo annuire. – Bene, non sono l’unica allora… - sospiro per l’ennesima volta e mi guardo intorno. Il resto della classe non sembra male, insomma non hanno le facce spaventose o da assassini come immaginavo. Un ragazzo moro si avvicina alla mia nuova amica. – Hey Andry, finalmente ti ho trovato! – esclama. – Ciao, Stefano… ero vicino alle panchine, come hai fatto a non vedermi? Comunque lei è Bianca e sarà in classe con noi… Bianca lui è Stefano ed è isterico… - sorrido anche al nuovo arrivato - Oddio Andry, vedi anche tu ciò che vedo io? – esclama il ragazzo con aria eccessivamente melodrammatica. – Si Stè, li ho già visti prima…- li guardo leggermente confusa. – Scusate se mi intrometto ma di chi state parlando?- Andrea mi guarda indicando un gruppo di ragazzi che se ne sta in disparte. Ognuno di loro fissa con aria sprezzante gli altri studenti. – Loro sono quelli del gruppo teatrale… qui al Keplero sono delle vere e proprie star… Stefano ed Io vogliamo davvero tanto entrare nel gruppo, abbiamo decisamente tutti i requisiti: talento, amore per l’arte e agganci.- Dice alzando un dito alla volta come a tenere un elenco puntato. – Io sono la cugina di uno dei veterani e lui è stato con Pietro, è quello biondo laggiù. – indica il diritto interessato ignorando l’occhiataccia assassina del ragazzo. – Andrea, quante volte dovrò ripeterti che è un segreto?- dice con una punta di nervosismo nella voce. – Oh, giusto… ehm Bianca, volevo chiederti…- la interrompo alzando una mano. – tranquillo, sono contro ogni singola forma di pregiudizio e razzismo. – lo guardo e sorrido rassicurante. – Oh bene, allora saremo grandi amici io e te. – passo da Stefano ad Andrea. – Questa l’ho già sentita oggi… non mi stupisce la vostra amicizia, siete collegati quasi telepaticamente. – ci mettiamo a ridere tutti e tre nello stesso momento. – Allora Bianca, chi della nostra futura classe conosci già? – chiede tanto per fare conversazione. – Ehm, veramente nessuno… delle medie conosco solo due ragazzi e vanno in C… siete i primi che incontro.- mormoro. – awww povera… se ti va io posso sedermi vicino a te dato che Mr Innamorato mi ha piantata per Caruso… - propone la ragazza dai capelli viola. – Per me va bene, mi hai salvato dal rimanere nel banco singolo da asociale… te ne sarò grata per sempre, Andrea…si stanno avviando, andiamo? – dico accennando al resto del Primo D che si sta muovendo verso l’edificio dove è situata la nostra futura aula. Mentre camminiamo nel cortile davanti alla palazzina continuiamo a chiacchierare del più e del meno e stranamente sento che quest’anno non farà poi così tanto schifo.
 
 
Io ad Andrea una volta arrivate in classe scegliamo il terzo banco della fila a destra e dopo aver lasciato gli zaini sulle sedie andiamo a socializzare in cortile con gli altri ragazzi dato che i professori non arriveranno prima delle nove. Andy propone di andare a salutare suo cugino e io l’accompagno poiché Beatrice sembra essersi dissolta nel nulla. Ci avviamo verso il gruppo di teatro e Marco, il cugino di Andrea, ci presenta al gruppo e i componenti ci salutano in coro tornando subito dopo a pensare ai propri affari. – Allora Andrea… come va il primo giorno di scuola? – rompe il silenzio Marco. – Non è successo nulla di grandioso escludendo l’aver conosciuto Bianca. – dice sorridendomi ma non le rispondo dato che in quel momento la mia testa è altrove, più precisamente è concentrata su un ragazzo dai capelli scuri che sta correndo verso di loro. – Marcuccio è arrivato Cameron… credo voglia parlare con te. – dice la mia amica mettendomi una mano sulla spalla. – Io e Bianca andiamo a conoscere il resto della classe, fammi sapere quando sono i provini… a dopo. – detto questo mi trascina per il braccio verso Stefano che nel frattempo sta intrattenendo uno dei nostri compagni con qualche barzelletta squallida. – Bianca che ne dici se andiamo alle panchine? Ho visto che alcune tipe di classe nostra sono sedute lì… Bianca mi stai ascoltando?- mi chiede Andrea ma non le rispondo, sono ancora fissata sul ragazzo moro, Cameron… - Andrea, devo assolutamente entrare nel gruppo di teatro!- Esordisco risvegliandomi dallo stato di trance in cui ero caduta. – Ok, entrerai con me. Ma ora andiamo laggiù?- accenna alle panchine. – Come vuoi…- la seguo fino alle sedute di legno scheggiato e iniziamo a parlare con le ragazze che hanno preso il posto davanti a noi. Scopriamo che si chiamano Erica e Maria Chiara e che vengono da una delle più rinomate scuole della città: l’istituto San Paolo detto anche il rifugio degli snob viziati da noi “di periferia”. Andrea inizia a tempestarle di domande e io mi limito a sorridere ed annuire, non sono molto socievole a differenza della ragazza dai capelli viola… Senza volerlo mi ritrovo a cercare con lo sguardo il gruppo di teatro, anzi mi ritrovo a cercare il moro. “Mi correggo, questo sarà un anno fantastico” penso guardando Cameron parlare con gli altri del teatro. “davvero, davvero fantastico.”

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Capitolo 3
*** Originalità: ecco cosa ci serve! ***


Contro tutte le mie previsioni ho riaperto questo diario… sarà stata l’ansia dovuta al cambiamento o solo la necessità di essere ascoltata da qualcuno(o qualcosa) senza essere giudicata per quello che dico e penso. Ma tornando a noi: è passata una settimana dal primo giorno di scuola e tutto sembra andare per il verso giusto, ogni tanto mi capita di incrociare Cameron per i corridoi e mi ritrovo a fissarlo finché non sparisce dal mio campo visivo estraniandomi da quello che mi dice Andrea. A proposito di Andy, io e lei abbiamo legato davvero molto in questi giorni… ha anche accettato di fare con me il provino per il gruppo di teatro dato che da sola non ce l’avrei mai fatta, divento nervosa quando devo esibirmi davanti a più di tre persone…
 
Una leggera vibrazione del cellulare poggiato sul libro di algebra mi segnala l’arrivo di un nuovo messaggio. Chiudo il diario lasciando la penna tra le pagine come segnalibro. Trascino l’icona del messaggio sullo schermo per aprirlo, è di Andrea.“Hey, Bia! Marco mi ha appena comunicato la data dei provini… il primo turno è Giovedì prossimo alle 17 e il secondo è Sabato alle 13.30… quando ci presentiamo?” Afferro il piccolo calendario da scrivania e controllo le caselline corrispondenti ai giorni delle audizioni e rispondo alla mia amica. “Sono Libera solo Giovedì, a te va bene?”.
“Perfetto, che stai facendo ora?”
“Niente di emozionante…. Sto ripassando Storia dell’Arte ed Algebra, perché?”
“Esci di casa e capirai…”
Decido di evitare di fare altre domande e di obbedire a quanto richiesto nel messaggio. Mi avvio al portone di legno e mi fermo sugli scalini d’ingresso a fissare stranita la mia amica in sella ad una vespa rossa fiammante che mi sorride da dietro la visiera del casco. – Bianchina! Hai dieci secondi cronometrati per correre in casa, lasciare un messaggio a tua madre, prendere la borsa e salire sul sellino posteriore… Corri!- dice trattenendo le risate per sembrare più seria. Sospiro rassegnata e rientro in casa. Prendo il mio casco e il cellulare in soggiorno ignorando i libri che mi fissavano minacciosi, attacco un post-it sul frigo con su scritto “Sveva, esco con Andy. Non so se rientro per cena.” E torno dalla ragazza dai capelli viola. – Devo avere paura o questa volta posso stare tranquilla? – Le chiedo alzando la visiera e inarcando un sopracciglio. Mi sorride smagliante – Conosci Mipatrini? – annuisco e la lascio continuare. – Bene, siamo dirette lì. Ci serve una canzone per il provino, magari un duetto o un assolo che poi duetteremo… Si parte, signorina Attilia, è pregata di reggersi a qualcosa per arrivare viva a destinazione, grazie. – mette in moto e partiamo alla volta di Mipatrini.
 
 
Il campanello della porta tintinna ed annuncia al padrone del negozio che siamo appena entrate. – Ciao, Joe! – la ragazza dai capelli viola saluta il vecchietto dietro al bancone con uno dei suoi soliti sorrisi smaglianti. – Andrea, da quanto tempo! Dove te tu sei finita, bischera? Sono arrivati i nuovi spartiti per pianoforte dell’amichetta tua… la Tori Amos.- le dice rovistando in uno scaffale. – Guarda che bravo che so… te ne ho tenuta una copia.- agita un libricino in aria e lo appoggia sul bancone. – Joe, sei un mito, lo sai? Ti adoro! – risponde la ragazza sfogliando gli spartiti. Tossicchio dal mio angoletto per farmi notare. Andrea alza gli occhi dai fogli e mi guarda. – Ah, si… Joe lei è Bianca, la mia vicina di banco. Bianca lui è Giovanni “Joe” Mipatrini, gestisce questo negozio da quando era solo un ragazzino. – ci presenta velocemente. Stringo la mano a “Joe” sorridendo allegra. Mi volto verso Andy che intanto ha iniziato lo sproloquio – Dunque, caro Joe… siamo qui per un motivo preciso: abbiamo i provini per il gruppo di teatro questo giovedì e ci serve un’idea brillante… cosa ci proponi? – chiede facendo gli occhioni da cucciola. Giovanni scende dal bancone e trotterella fino alla ragazza dai capelli viola. Abbassa gli occhialetti dall’elegante montatura in oro fino al naso e fa una smorfia pensosa – Cosa pensate di portare? Un duetto o un assolo da dividervi? – Andrea si volta verso di me con sguardo interrogativo. – Umh, io pensavo di portare un assolo, magari di Adele… che ne pensi? - ed ecco che mi sono di nuovo persa nei miei pensieri... quel ragazzo, Cameron, è nel gruppo di teatro quindi con molta probabilità sarà anche ai provini, devo assolutamente fare bella figura. -Bia?? Bianca?? Terra chiama Bianca.- La voce e lo schioccare di dita di Andy mi riportano alla realtà, scoppio a ridere. – Scusa Andy... stavi dicendo?- sbuffa con aria melodrammatica. – Ti stavo dicendo che Adele non sarebbe male come idea… che cosa ne pensi?- tossicchio e torno seria. – Si, mi sembra un’ottima idea. D’altronde Miss Adkins è perfetta in ogni occasione… - dico con le stelline agli occhi. – Andrea, corino mio (N.d.A. è un’espressione tipica Perugina ed è un modo affettuoso per chiamare i nipoti o i figli. La traduzione che più si avvicina è “Cuore mio” o “Tesoro”) vai in magazzino e cerca lo scatolone con scritto ventuno… l’è codello con gli spartiti della Adele… - borbotta l’ometto. – Ok, torno in un secondo. – appena Andy sparisce da dietro la porticina rossa del magazzino, mi guardo in torno. Le pareti del locale sono nascoste da una trentina circa di chitarre di tutte le misure, forme e colori.  Mi soffermai su una chitarra in particolare: era una chitarra acustica non tanto grande e con la cassa armonica azzurra. – è bellissima, vero? – la voce di Andy mi fa voltare di scatto con gli occhi spalancati. – E tu da dove sbuchi? – le chiedo facendola scoppiare a ridere. – Dal magazzino… ho trovato gli spartiti! Guarda che cosa fantastica! – esclama sventolando un libricino simile a quello di prima solo che questa volta al posto della Amos c’è Adele in tutta la sua bellezza. – Mi sembra perfetto… ma quale cantiamo? – sfoglio le pagine curiosa. – Decideremo alla seconda tappa… - si avvicina al bancone e allunga una banconota per pagare gli spartiti a Joe che le lancia un’occhiataccia e fa scivolare i soldi verso di lei. – Pagherò mai qualcosa con te? – esclama fingendosi scocciata. – N’fa la melodrammatica e fila via… - le sorride porgendole un sacchetto con i due libri. Andy lo prende e va ad abbracciare l’ometto. – Ti adoro… alla prossima Joe! – lo saluta avviandosi alla porta e tirandomi per un polso verso la vespa parcheggiata in diagonale sul marciapiede. – Arrivederci signor Mipatrini! – saluto io e seguo la ragazza con i capelli viola fino al “nostro mezzo di trasporto” se si poteva definire tale. – Dove mi porti ora? – Si allaccia il casco e aggiusta le ciocche viola ribelli. – Sorpresa… salta su, principessina. – sospiro di nuovo e la assecondo sistemandomi dietro a lei sul sellino della vespa.
 
 
-Che ne pensi di “Set Fire to the Rain”?- prende un sorso dalla sua tazza mentre scorre il testo con gli occhi. – Nah, troppo difficile. È molto impegnativa la parte finale e io non ho quell’estensione vocale, purtroppo… - sbuffo girando pagina. – Che ne dici di questa? – la guardo sorridendo. – Mi piace tantissimo ma anche questa mi ispira… - tiene il segno sulla canzone indicatale da me e sfoglia fino ad  un altro spartito. – Mhhh… e se facessimo un Mash -up?- propongo colta da un lampo di genio improvviso.
 
Continua…
 
 
 
 
***Angoletto di Cé***
Torniamo alle vecchie abitudini, scrivere all’inizio è troppo da tipa seria e.e
Iniziamo subito con i ringraziamenti: Marchino Ti adoro, ti amo ti stralowwo(?), baci baci (non azzardarti ad insinuare che non ti considero abbastanza ora perché ti pesto a sangue). Dandi non so più che dirti, ti amo? Ti adoro? Senza di te non ci sarebbero altri capitoli? Già dette e ripetute centinaia di volte. Angelica sei sempre l’altra metà di me e lo sai benissimo. Memi non potevo non citarti, grazie di aver sopportato i miei scleri.
Per il resto questo è solo un capitolo di passaggio quindi non c’è nessun nuovo personaggio a parte Joe ma non si trovano tante foto di ometti simpatici come lui.
Nel prossimo capitolo finalmente i due si parleranno (oh gioia…) ma niente di più ed entrerà in scena un personaggio che seminerà zizzania(?) tra i due.
Grazie a chi recensirà / inserirà tra le preferite o tra le seguite / leggerà questa storia. Vi amo tutti *lancia cuori di cioccolato ripieni di nutella*

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