The Marauders.

di HelenaRavenclaw
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tanti incontri ***
Capitolo 2: *** Hogwarts ***
Capitolo 3: *** Punizione o Soddisfazione? ***
Capitolo 4: *** Misure Precauzionali! ***
Capitolo 5: *** Finalmente il Quidditch. ***



Capitolo 1
*** Tanti incontri ***


I malandrini cap 1
 'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'. 

Capitolo 1

Tanti incontri


Erano circa le 11 meno un quarto a Londra e anche quella mattina la stazione di King's Cross era piena di persone che andavano e venivano da tutte le parti; all'improvviso un fischio acuto attirò l'attenzione di tutti, un enorme gufo rosso strideva da una gabbia posata in cima a un vecchio baule di pelle.
Il carrello su cui era sistemato quell'enorme baule era spinto da un giovane ragazzino dai capelli scuri e arruffati, vestito con dei pantaloni blu e un maglioncino intonato da cui spuntava il colletto di una camicia azzurrina; appoggiato al manico del carrello c'era una giacca a vento marrone e sul naso portava un bel paio di occhiali squadrati color ebano che facevano da contorno agli occhi color nocciola.
«Sbrigati James, non vorrai perdere il treno...» disse la donna slanciata che lo accompagnava e che era vestita in modo decisamente più eccentrico: infatti indossava una lunga veste color porpora piena di ornamenti dorati, che faceva un bel contrasto con i capelli corvini e la carnagione chiara.
Certo tutte queste cose potrebbero sembrare veramente strane, se non fosse che i due erano una strega e un giovane mago e che quindi, per loro, tutto ciò era perfettamente normale.
Il motivo per cui una strega e suo figlio si trovavano in una stazione piena zeppa di babbani, persone senza un briciolo di magia nel sangue, era semplice: quello non era un giorno qualunque, ma era il primo settembre, e se sei un giovane mago tra gli undici e i diciassette anni vuol dire che stai per iniziare un nuovo anno ad Hogwarts, la scuola di magia e stregoneria. Per arrivare alla scuola i ragazzi dovevano prendere l'Espresso di Hogwarts, un treno a vapore di un bel rosso cremisi, che per l'appunto partiva dalla stazione di King's Cross al binario 9 e ¾.
James accelerò il passo con aria eccitata, «Dov'è mamma?».
«Ci siamo quasi...Ah eccolo».
Si erano fermati di fronte ad un muro esattamente in mezzo ai binari 9 e 10.
James si avvicinò con cautela e posò una mano sui mattoni, poi accostò un orecchio, come per origliare, goccioline di sudore spuntarono qua e là sulla sua fronte, e gli occhiali quadrati gli scivolarono sino alla punta del naso.
«Mamma spiegami di nuovo come funziona!» esclamò il giovane, studiando nervosamente il muro e tornando ad afferrare il carrello che portava i suoi strani bagagli.
«Non è difficile, la parete ti sembra solida ma in realtà è solo un'illusione e solo i babbani non possono attraversarla,» a quelle parole James si guardò attorno, «quindi noi non avremo problemi, basta appoggiarsi con aria indifferente al muro e passare dall'altra parte, ma se hai paura possiamo andare di corsa...».
«Non ho paura!! E' solo che sembra molto solido» si sbrigò a dire James, apparentemente offeso dalle parole della madre.
«Tranquillo, allora pronto?», stavano per muoversi quando la donna si accorse di un ragazzino, anche lui con un grande baule, che li osservava attentamente. «Ciao, ti serve aiuto?» gli domandò sorridendo.
Il ragazzino, dai capelli di un castano molto chiaro e con due occhi marroni molto stanchi, circondati da occhiaie marcate, stava strapazzando un foglio di pergamena che teneva tra le mani e rispose con voce insicura 
«Si, ehm, io non so... Dovrei prendere il treno, ma il binario... non so dov'è!».
La donna lo guardò dolcemente e lui sembrò cercare di nascondersi dietro il suo baule, forse perché i suoi vestiti erano un po' trasandati, ma né James né sua madre ci fecero caso.
«Anche per James è la prima volta», il ragazzino gli sorrise educatamente, «Io sono Dorea, la mamma di James. Dunque il binario 9 e ¾ è qui dietro, Non devi aver paura, andare dall'altra parte è molto semplice. Il difficile è non farsi notare dai babbani.» disse guardandosi attorno come aveva fatto prima il figlio.
I due ragazzini si scambiarono un mezzo sorriso, James cercava di nascondere l'ansia senza riuscirci troppo bene.
«D'accordo, siete pronti? Al mio tre». Dorea diede un'ultima occhiata per assicurarsi che nessuno li osservasse. «Uno... Due... Tre».
Partirono di corsa e, mentre James e l'altro ragazzino strizzavano gli occhi, proprio quando si sarebbero dovuti schiantare contro il muro, sparirono!
La prima cosa che videro oltre la parete fu un grande treno scarlatto avvolto in una nuvola di vapore.
«Evviva ce l'abbiamo fatta» esclamò raggiante James dando una pacca sulla spalla del giovane accanto a lui.
Quest'ultimo sorrise imbarazzato, 
«Scusate sono stato maleducato, non mi sono presentato. Mi chiamo Remus, grazie mille per avermi aiutato!». Remus aveva detto tutto ciò con una gran fretta, guardandosi le mani.
«Figurati, ci ha fatto piacere, e poi adesso tu e James potrete fare il viaggio insieme, che ne dite?» disse Dorea posando una mano sulla spalla di Remus.
«Certo». Esclamò allegro il figlio, sorridendo.
«Dorea! Cosa ci fai con quello lì? Non sarà mica tuo figlio?!».
I tre si girarono e videro una donna robusta e piuttosto brutta avvicinarsi tirando un giovane ragazzino con i capelli lunghi fin sotto le orecchie e un'espressione decisamente seccata.
«Buon giorno Walburga». disse Dorea con un tono piuttosto seccato. «Questo è Remus, lo abbiamo aiutato a trovare il binario...».
«Non sarà mica un mezzosangue?». La interruppe la donna scura in volto, guardando con il naso arricciato i vestiti un po' rovinati di Remus.
«Anche se fosse non ci sarebbe motivo di chiamarlo in quel modo». Esclamò scioccata Dorea. «Ora se non ti dispiace devo accompagnare mio figlio e il suo amico al treno», e detto questo si allontanò spingendo avanti i ragazzi.
James scoccò un'ultima occhiata alla donna e a quello che doveva essere suo figlio, anche se le somiglianze tra loro erano proprio poche: soprattutto l'espressione del giovane si poteva dire l'opposto di quella della madre, i suoi occhi osservavano con interesse Remus e sembrava desideroso di parlare con entrambi, ma subito la madre richiamò la sua attenzione cercando di lisciargli i capelli sulla testa.


* * *


Solo quando furono a qualche metro di distanza Dorea smise di spingerli, «Accidenti, speravo proprio di non incontrarla. Mi dispiace Remus, non fare caso a lei!».
Remus le sorrise decisamente sollevato nel sentire che non la pensava come quella donna sgradevole.
«Ma chi era, mamma?» domandò James.
«Mia nipote» rispose in un soffio. «E' la figlia maggiore di tuo zio Pollux, ma probabilmente non ti ricorderai neanche chi sia. Non vedo spesso la mia famiglia, e l'ultima volta che ti ho portato da loro avevi poco più di due anni.».
Ci fu un momento di silenzio in cui Dorea sembrava essersi persa in chissà quali reminiscenze. Dopo un lungo sospiro disse 
«Bene ragazzi, prima di tutto dovete trovare uno scompartimento vuoto... Oh cielo mancano solo 5 minuti, diamoci una mossa».
«Come diamoCI?? Dai mamma ce la possiamo cavare da soli» Disse James spingendo via la madre.
Dorea gli sorrise dolcemente 
«Va bene allora, fai il bravo d'accordo? Non metterti nei guai e rispetta le regole della scuola». Poivoltandosi verso Remus «In bocca al lupo anche a te, rimarrete sicuramente affascinati dalla scuola».
Remus fece una strana smorfia sentendo l'augurio della donna, ma si riprese subito e sorrise garbatamente.
I due avevano già un piede sul treno quando la sentirono gridare «James vedi di non spendere tutti i soldi in porcherie sul treno, e sii educato con gli insegnanti!!».
James si sporse dal finestrino quando il treno prese a muoversi 
«Non preoccuparti mamma, in fondo sono un angioletto no?!».
La faccia tutt'altro che rassicurata di Dorea fu visibile ancora per qualche minuto, per poi scomparire alla prima curva dei binari.


* * *


«Forza Remus, andiamo a cercare uno scompartimento» esclamò James sorridendo visibilmente eccitato.
Trascinando i pensanti bauli e, James, la gabbia con il gufo, si diressero lungo il corridoio sbirciando attraverso le finestre.
Il treno filava già da una quindicina di minuti quando finalmente trovarono uno scompartimento vuoto, si aiutarono a vicenda ad issare i bauli sulle retine portabagagli e poi si sedettero l'uno di fronte all'altro: Remus teneva gli occhi bassi mentre James lo studiava silenzioso, stava per aprire bocca quando la porta si aprì.
In piedi davanti a loro con un mezzo sorriso sulle labbra c'era quel ragazzino che avevano visto insieme alla nipote di Dorea.
«Ehm, ciao. Non è che potrei sedermi con voi? Gli altri scompartimenti sono pieni».
«Certo» .
«Sicuro».
Risposero James e Remus in coro. Si guardarono sorridendo e poi aiutarono il nuovo arrivato con il baule.
«A proposito, io sono Sirius, Sirius Black» annunciò allungando la mano verso i due.
«Piacere, io sono James, James Potter. Sai ho appena scoperto che la mia mamma e la tua sono parenti!!» esclamò raggiante.
Sirius gli rivolse un'occhiata stupita 
«Si me lo ha spiegato prima mia madre», i ragazzi notarono una smorfia strana sul volto di Sirius mentre pronunciava quelle parole, poi rivolto a Remus disse «Mi dispiace per quello che ha detto, non è esattamente un esempio di bontà e di educazione, mia madre».
«Tranquillo» disse Remus stringendo la mano del ragazzo, «Io sono Remus Lupin», era decisamente felice, continuava a guardare i suoi nuovi amici e sembrava stupito e allo stesso tempo lusingato di trovarsi con loro.
I tre ragazzi passarono l'ora successiva a ridere e scherzare, James e Sirius erano due burloni, conoscevano un mucchio di scherzi e ne mostrarono un bel po' a Remus, gli insegnarono qualche incantesimo tra cui uno che annodava tra loro i lacci delle scarpe, un altro che ti faceva piegare in due dalle risate, come se due mani invisibili ti facessero il solletico e un altro ancora che ti faceva crescere le sopracciglia fino al mento.
Verso mezzo giorno una donna grassottella aprì la porta mostrando un carrello pieno zeppo di ogni sorta di squisitezza «Qualcosa dal carrello cari?» domandò dolcemente.
Sirius e James si fiondarono da lei chiedendo questo e quel dolce e furono di ritorno ai sedili con le braccia cariche di schifezze di ogni tipo.
«Tu non desideri niente caro?» chiese educatamente a Remus.
«No grazie, sono a posto».
Quando la signora si fu allontanata James e Sirius offrirono un po' dei loro dolci all'amico, il quale però non ne volle sapere, 
«Grazie ma davvero, non voglio niente» e detto questo tirò fuori dei panini dalla tasca della giacca.
Dopo che i due ragazzi si furono lanciati un'occhiata stupita, attaccarono a divorare i loro dolci.
«Ghhh, gelatina al gusto di caccola» esclamò Sirius sputando qualcosa di verde in un fazzoletto.
Remus osservò interessato la scatola di Gelatine Tuttigusti+1, mentre James si faceva scappare dalle mani una rana.
Un momento, una rana?, pensò Remus guardando ora l'uno ora l'altro sempre più stupito.
«Oh insomma Remus, ora ti prendi questa Cioccorana e non fai storie. Su forza, è solo cioccolato. Non dirmi che non ti piace il cioccolato?!».
«A chi è che non piace il cioccolato?! Certo non a me, io adoro il cioccolato, mi fa sentire una bella sensazione di calore e tranquillità nella pancia».
Alla fine si arrese «D'accordo, ma solo una».
E proprio quando stava per addentarla la porta dello scompartimento si aprì di nuovo e si richiuse in un lampo, e un ragazzino piuttosto cicciotto andò a sbattere contro la testa si Remus facendogli cadere il dolce.
«Sc-sc-scusate» disse ansante il ragazzino, con i capelli biondo cenere arruffati e le guance arrossate.
Si avvicinò tremante al finestrino della porta e prese a sbirciare fuori.
James, Sirius e Remus lo guardavano straniti.
«Ehm, ma tu chi saresti?» chiese Sirius.
«Peter Minus, aaaaaa» con un urletto acuto il ragazzino corse dietro Sirius e si nascose tremando.
«Per le mutande di Merlino...»
Ma in quel momento un ragazzo corpulento con dei lunghi capelli biondi aprì la porta, «Dov'è quel piccolo schifoso?» domandò scortesemente.
«Qui non c'è nessuno di schifoso almeno, non c'era fino a che tu non hai deciso di entrare!» disse James gonfiando il petto.
«Levatevi di torno pidocchi, quello scarafaggio mi è caduto addosso e ora si merita una bella punizione».
Ne Sirius, ne James accennarono a spostarsi.
«Avete idea di chi sono io razza di microbi? Io sono Lucius Malfoy, e a meno che non vogliate ritrovarvi appesi per le orecchie alla retina portabagagli vi consiglio di lasciarmi prendere quel topo!».
Peter tremava tutto dietro le schiene di James e Sirius, e proprio mentre Malfoy stava per prendere la bacchetta Remus, Sirius e James gli scagliarono contro 3 incantesimi differenti e quello se ne scappò via piegato in due dalle eccessive risate, con le sopracciglia lunghe 10 centimetri e con i lacci legati insieme, cosa che lo fece cadere dopo due passi!
Ridendo come dei matti i quattro ragazzi uscirono dallo scompartimento per non perdersi la scena di Malfoy che cercava di slegare i lacci scosso dalle risate.
«Grazie mille ragazzi, in questo momento sarei pappa per Ippogrifi se non foste intervenuti voi» disse Peter una volta che furono rientrati.
«Figurati, quel vermicolo di Malfoy se lo meritava. Non mi piace per niente, l'ho incontrato la settimana scorsa da Madama McClan e dovevate sentire come maltrattava quella povera donna! Si crede chissà chi solo perchè suo padre è ricco sfondato» disse Sirius tutto di un fiato. «Naturalmente mia madre sarebbe ben contenta se io diventassi suo amico, ma proprio non ci penso».
Sirius era a dir poco furioso e sembrava che parlasse da solo più che con gli altri.
«Ho una gran voglia di tirargli una Caccabomba dritta in testa... Sapete cosa vi dico? Lo vado a fare! Chi viene con me?!».
James non se lo fece dire due volte, Peter era assolutamente eccitato e gli corse dietro, Remus invece li seguì con riluttanza, aveva paura che si mettessero nei guai.
Attraversarono due carrozze prima di trovarlo, sentivano la sua voce urlante venire da uno scompartimento con la porta aperta.
Il corridoio era pieno di ragazzi quindi ci misero un secolo ad arrivare, ma prima di poter agire il treno ebbe uno scossone e un ragazzino basso e con i capelli corvini piuttosto unti rovesciò tutto il suo succo di zucca addosso a James.
«Per tutti i gargoyl!» esclamò James facendo un balzo indietro e pestando i piedi a Peter.
«Si può sapere che ti è saltato in mente?» James gli lanciò un'occhiata in tralice.
«Non ho fatto apposta» sbottò l'altro.
«Beh stai attento a dove versi il tuo succo la prossima volta se non vuoi...».
James si interruppe perchè in quel momento un ragazzina decisamente carina dai capelli cremisi, con due occhi verdi svegli e luminosi spuntò dallo scompartimento li difronte.
«Cosa succede Sev, perchè ci metti tanto?» domandò rivolta al ragazzino con i capelli scuri e unti.
«Scusa Lily, dovrò andare a prendere altro succo perchè l'ho versato tutto...»
«
Sì sui miei piedi per la precisione» disse James sprezzante.
Sirius era tornato indietro e si era messo vicino all'amico 
«Hei tu, chiedi scusa a James, forza».
«E' lui che mi è venuto addosso, io non c'entro».
«
Bugiardo, casomai sei tu che sei venuto addosso a me!»
«
Andiamo Sev, non mi va più il succo, e poi mi sembra inutile stare a discutere con certi individui» affermò Lily, che ora era uscita del tutto e osservava Sirius e James con uno sguardo degno della madre di quest'ultimo.
Il ragazzo chiamato Sev aveva appena mosso un passo in direzione di Lily quando James afferrò la Caccabomba dalle mani di Sirius e gliela lanciò in testa sghignazzando.
«Bel colpo amico» disse Sirius battendo il cinque all'amico.
Uno scoppio improvviso e James si ritrovò schiacciato contro la parete del treno.
«Severus Piton ti sembra un comportamento accettabile?» Lily sembrava scandalizzata dal comportamento dell'amico che aveva ancora la bacchetta sollevata,«Dovevamo denunziarlo ad un insegnante una volta arrivati a scuola, oh cielo adesso rischierai una punizione! E l'anno scolastico non è nemmeno iniziato. Forza Sev vieni dentro e lasciali perdere».
Nel frattempo l'incantesimo era finito e James poteva di nuovo muoversi.
«Si piccolo Sev ascolta la mammina. Cos'è mocciosetto non puoi fare a meno della mamma e te la sei portata a scuola?!» domandò rivolgendogli occhiate furenti.
«Non sono fatti tuoi... Vattene, anzi prima dimmi il tuo nome, così potrò denunciarti ad un professore».
Era stata Lily a rispondere, e per quanto fosse l'ultima cosa che volesse fare, una volta che la ebbe guardata negli occhi rispose, 
«Sono James Potter dolcezza, non c'è bisogno di una scusa del genere per sapere il mio nome!» affermò pavoneggiandosi.
«James ma ti sei fritto il cervello? Quella ti denuncia veramente! Forza andiamo» Sirius prese a tirare l'amico per la manica, aiutato da Peter, decisamente eccitato per la scena a cui aveva assistito, e da Remus che invece era decisamente preoccupato e sembrava pensarla come Sirius.
James si fece trascinare via, ma non prima di aver gridato 
«Ti è andata bene che ci fosse la tua mammina... Mocciosus».
«Bella James» rise Sirius.


***


I ragazzi tornarono ridendo al loro scompartimento, il più serio era Remus.
«Sicuro che non avrai dei problemi James?» gli domandò preoccupato.
«Figurati, erano solo chiacchiere». Sembrava molto sicuro di sé.
«Era carina quella rossa è James?!» lo prese in giro Sirius.
«Aaah taci» rispose arrossendo leggermente.
«Ehi Peter, tutto bene?» il ragazzo aveva lo sguardo stranamente vacuo.
Non rispose così gli altri tre gli andarono vicino un po' preoccupati.
«Pensate che stia bene?» chiese Remus.
«Non saprei, sembra in trance» rispose James.
«Peter, ehi... PETER!!» gridò Sirius schioccando le dita.
Peter sbatté due o tre volte le palpebre «Che succede? Che mi sono perso?».
Gli altri erano letteralmente allibiti.
«Ehm, stai bene? Cosa ti è successo?».
«
A me?» domandò Peter, «Niente, perchè?» iniziava a preoccuparsi vedendo gli sguardi sospettosi degli amici, «Cos'è successo?».
«Boh, te ne stavi lì immobile con gli occhi semichiusi e la bocca spalancata!», spiegò Remus.
«Ah, devo essermi addormentato!» disse Peter diventando tutto rosso.
«Addormentatooo?!» gridarono ridendo come matti James e Sirius.
Si lanciarono su Peter iniziando a fargli il solletico e pensarono bene di coinvolgere anche Remus.
Agitandosi come matti andarono avanti così per qualche minuto fino a che non cascarono con un tonfo dai sedili.
Fu in quel momento che una ragazza alta e snella entrò e si fermò di botto nel vederli ridere come matti, tutti aggrovigliati sul pavimento.
«Hem, tutto bene?» chiese educatamente.
I quattro annuirono continuando a ridacchiare.
«Beh sono venuta a dirvi che siamo quasi arrivati al Castello, dovete mettervi le divise».
Effettivamente fuori dal treno era calata la sera, e la ragazza era già vestita e portava una spilla dorata con una P incisa.
«Sei un prefetto?» domandò Remus.
«Si, sono Emmeline Vance, prefetto di Grifondoro. Forza sbrigatevi, il treno sta già rallentando».
Ed era vero!
«Per le mutande chiazzate di Merlino! Dobbiamo muoverci! Peter dove diavolo hai lasciato il tuo baule? Sbrigati vallo a prendere!».
Per i 10 minuti seguenti regnò il caos più totale, quando finalmente ebbero tutti indossato le divise e messo via tutti i dolci e le altre cianfrusaglie si misero in fila nel corridoio, in attesa di scendere.

Questa storia è nata qualche anno fa; fin dalla prima volta che ho letto dei Malandrini mi sono chiesta come potesse essere stata la loro vita ad Hogwarts, così ho deciso di immaginarmela e di scriverla ed ora ho pensato di pubblicarla! Spero vi piaccia.

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Capitolo 2
*** Hogwarts ***


La storia dei malandrini capitolo 2

Capitolo 2

Hogwarts


Finalmente sentirono l'aria fredda autunnale tra i capelli.
C'erano ragazzi e ragazze che chiacchieravano da tutte le parti e si dirigevano lentamente fuori dalla stazione.
Ad un certo punto qualcosa di enorme oscurò la vista a James.
  «Primo anno, PRIMO ANNO! Da questa parte per favore... Avete sentito? Quelli del primo anno di qua!».
Ben presto si rese conto che l'ombra gigantesca apparteneva ad un uomo dalle dimensioni esorbitanti, che torreggiava su di lui proprio in quel momento.
Si voltò per assicurarsi che i suoi amici fossero lì vicino e vide che si era formata una fila di ragazzini tutti all'incirca alti come lui.
  «Bene, siete tutti qui? Io sono Hagrid, il guardiacaccia, su coraggio venite».
Tutti i ragazzini lo seguirono correndo: infatti Hagrid era talmente alto che per coprire una sua falcata ne occorrevano almeno quattro delle loro.
Quando si furono allontanati dalla stazione, l'omone accese un'enorme lanterna e dopo qualche minuto, superata l'ennesima curva un coro di «Ooooh» riempì l'aria silenziosa.
  «Ecco a voi Hogwarts» esclamò Hagrid pieno di gioia.
James osservava incantato il castello dalle mille finestre illuminate, era in cima ad una rupe e li sovrastava imponente con tutte le sue torri e torrette e si specchiava in grande lago nero.
Stava ancora osservando il castello quando il sentiero li portò ad un piccolo molo sulla riva del lago.
Una ragazzina un po' cicciottella coi capelli scuri e un rospo stritolato nella mano scivolò nel fango qualche secondo prima che il guardiacaccia gridasse: «Ora state attenti a non scivolare e non più di 4 per battello».
I quattro amici si affrettarono a salire insieme sulla prima barca, mentre Hagrid saliva da solo sulla prima della fila.
James vide Lily salire sulla barca dietro la sua assieme al ragazzino dai capelli neri.
Ogni volta che una barca si riempiva si allontanava da sola per far avvicinare quella successiva.
  «Ci siamo tutti?» tuonò Hagrid.
E, senza aspettare risposta, diede un colpetto alla loro barca con uno strano ombrellino rosa: le barche iniziarono a risalire il lago.
All'incirca a metà traversata lunghi tentacoli uscirono dall'acqua agitandosi a destra e a sinistra come per salutare, dalla barca dietro la loro arrivò alle orecchie dei quattro la voce di Lily:
  «Dev'essere la piovra gigante, ho letto in Storia di Hogwarts che vive nel lago da tantissimo tempo!».
James e gli altri erano totalmente eccitati e non vedevano l'ora di arrivare al castello.


***

   «Attenti a non cadere, mi raccomando tu!» disse Hagrid rivolto alla ragazzina che era scivolata già una volta, quando approdarono in un piccolo porto proprio sotto il castello.
Si misero in marcia lungo uno stretto passaggio in mezzo alla roccia e, dopo qualche minuto, finalmente sbucarono nell'immenso parco della scuola e s'incamminarono su un sentiero di ghiaia fino a che arrivarono ad un enorme portone di quercia.
Hagrid bussò forte e quasi subito un omino dall'aria arcigna venne ad aprire.
  «Ahaaa quelli del primo anno è Hagrid? Vedi di fargli pulire quei piedi o insozzeranno tutto il castello».
  «'Sera mastro Gazza!» salutò quello mentre entravano in un ampio ingresso illuminato da torce.
  «Bene ragazzi, ora aspettate qui. La professoressa McGranitt verrà a prendervi» disse il guardiacaccia lasciandoli soli. I ragazzi notarono che sull'ingresso si affacciavano una serie di porte e una grande scalinata di marmo che portava ai piani superiori.
Dopo neanche un secondo un gran brusio di voci si alzò dal gruppo.
  «Speriamo che tu sia una Serpeverde Lily!» stava dicendo Piton, il ragazzino dai capelli neri e unti, a alla ragazza che aveva minacciato di denunciare James sul treno.
  «Serpeverde?» disse James prima che lei potesse rispondere.
  «Chi vuole diventare un Serpeverde? Io credo che lascerei la scuola, e tu?» chiese sorridendo a Sirius, che non sorrise.
  «Tutta la mia famiglia è stata in Serpeverde» rispose.
  «Oh, cavolo» commentò James. «E dire che mi sembravi a posto!»
Sirius ghignò.
  «Forse io andrò contro la tradizione. Dove vorresti finire, se potessi scegliere?»
James alzò una spada invisibile.
  «'Grifondoro... culla dei coraggiosi di cuore!' Come mio padre».
Piton fece un verso sprezzante. James si girò verso di lui.
  «Qualcosa che non va?»
  «No» rispose Piton, ma il suo lieve ghigno diceva il contrario. «Se preferisci i muscoli al cervello...»
  «E tu dove speri di finire, visto che non hai nessuno dei due?» intervenne Sirius.
James scoppiò in una risata fragorosa. Lily si fece avanti nervosa, e guardò prima James poi Sirius, disgustata. *
  «Lasciali perdere Sev» e tirando per la manica l'amico si spostarono indietro nella massa di ragazzini.
  «Si bravo, vattene» commentò James, poi tornò a guardare Sirius «Bamboccio senza cervello, l'avevo capito subito che era fuori di zucca».
  «Anche io vorrei finire in Grifondoro! E tu Peter?» si affrettò a cambiare discorso Remus che aveva osservato la scena preoccupato.
  «Mmm, si direi anche io Grifondoro, ma qualunque casa mi andrà bene!».
  «Tranne Serpeverde, naturalmente» aggiunse subito notando l'occhiata di James.
  «Beh ovviamente anche io non mi lamenterei se dovessi finire in un'altra casa, ma mi piacerebbe essere con voi ragazzi» commentò timidamente Remus.
James stava per dire qualcosa ma i
n quell'istante una porta molto grande lì vicino si aprì e ne uscì una donna alta con i capelli scuri raccolti in una crocchia e un lungo vestito blu notte.
  «Silenzio prego» intimò.
  «Se non vi dispiace, da questa parte» e li condusse in una stanzetta di fianco a quella da cui era uscita.
Quando tutti furono entrati si rivolse a loro sorridendo «Buonasera e benvenuti ad Hogwarts. Ora, di fronte al resto della scuola, sarete sottoposti allo smistamento, con il quale verrete assegnati alla vostra Casa di appartenenza. Le case sono Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde. La cerimonia dello Smistamento è molto importante, perché per tutto il tempo che passerete qui a Hogwarts, la vostra Casa sarà un po' come la vostra famiglia*. Ogni successo che otterrete le farà guadagnare punti, mentre qualunque infrazione delle regole gliene farà perdere. Al termine dell'anno scolastico la casa con più punti vincerà la Coppa delle Case. Dopo lo smistamento ci sarà un sontuoso banchetto di benvenuto. Ora aspetterete qui fino a che non saremo pronti a ricevervi nella Sala Grande. Vi prego di attendere in silenzio» così dicendo uscì dalla stanza.
L'agitazione all'interno della saletta era palpabile, ora nessuno aveva il coraggio di aprire bocca.
James rifletteva sul modo con cui sarebbero stati smistati, ma era sicuro che qualunque cosa sarebbe stata lui se la sarebbe sicuramente cavata.
Sirius invece pensava a come diventare un Grifondoro, non voleva proprio rischiare di diventare acido e odioso come i suoi 
amati genitori.
Remus si torceva le mani sperando con tutte le sue forze di finire nella stessa casa dei suoi nuovi amici, lui infatti non era abituato ad averne, e si sentiva felicissimo e fortunatissimo.
Peter dal canto suo pensava a poco e niente se non al banchetto di cui aveva parlato la professoressa McGranitt.
Dopo qualche minuto, anche se ai ragazzi sembrò molto di più, la la professoressa fu di ritorno «Prego venite avanti!».
Ormai nessuno riusciva a nascondere l'ansia, seguirono la professoressa McGranitt fuori dall'aula e poi varcarono l'enorme porta da cui era uscita prima la professoressa per andare a riceverli entrarono nella Sala Grande. 
C'erano talmente tante cose strepitose che i nuovi arrivati non sapevano dove guardare: un migliaio di candele illuminavano tutta la sala sospese a mezz'aria sopra quattro tavoli lunghissimi e apparecchiati con piatti e bicchieri d'oro, attorno ai tavoli erano seduti gli altri studenti, la cui maggior parte li guardava sorridendo; infondo alla sala, leggermente più in alto degli altri, c'era un bel tavolo dorato a cui sedevano gli insegnanti e dietro di loro c'era un grande stendardo con lo stemma di Hogwarts, una grande H che univa sotto di se i quattro stemmi delle case, ricamato in oro e argento. Ma la cosa in assoluto più spettacolare era il soffitto! Un cielo stellato leggermente velato dalle nuvole impediva di vedere i mattoni: sembrava di essere all'aperto!
Solo quando si furono fermati ai piedi dei gradini per arrivare al tavolo degli insegnanti, James distolse lo sguardo dal soffitto.
Si accorse che tutti stavano guardando un cappello piuttosto malconcio posato su uno sgabello di fronte al tavolo degli insegnanti.
James fece lo stesso, e così Sirius, Remus e Peter, chiedendosi cosa avesse di speciale, quand'ecco che uno strappo vicino all'orlo si aprì come una bocca e il cappello si mise a cantare:


«Son mille anni, o forse anche più,
Che questa scuola fondata fu.
Vivevano allora 4 maghi potenti,
di cui ancora oggi parlan le genti.
Erano il bel Grifondoro, impavido e fiero,
l'astuta e brillante, madame Corvonero,
il pacifico e paziente Mr. Tassorosso,
e infin Serpeverde astuto e ambizioso.
Una cosa li univa e li animava:
insegnar la magia a ogni alunno e allieva.
Così nacque Hogwarts, scuola per maghi,
e ognuno dei quattro una casa guidava.
Se il coraggio ti caratterizzava,
di certo Grifondoro di più ti apprezzava.
Se invece l'intelligenza era la tua grande virtù,
la bella Corvonero ti premiava vieppiù.
Per Tassorosso l'impegno bastava,
e tra i suoi diletti lui ti dichiarava.
Per Serpeverde ambizione e furbizia,
valevan assai più di intelletto e giustizia.
Ma un giorno si chiesero: chi li smisterà?
Quando nessuno di noi più in vita sarà?
La soluzione proprio non si trovava,
finché Grifondoro un giorno annunciava:

Il mio bel cappello istruiremo a decidere!
Perché possa ,coi nostri criteri, gli studenti scegliere.
Da allora ogni studente sempre ho smistato,
e la Casa giusta ciascuno ha trovato.
Ma ora anche tu sulla testa mi metterai,
stai pur tranquillo non ho sbagliato mai!
Nella tua mente un'occhiata darò
e nella tua Casa ti smisterò»


Detto questo tornò immobile e tutti gli studenti batterono le mani.
James si era decisamente tranquillizzato nel sentire che bastava mettersi il cappello.
Remus e Sirius, invece, sembravano ancora agitati.
Peter sembrava... assonnato.
La professoressa McGranitt salì i gradini e si avvicinò allo sgabello srotolando una lunga pergamena.
  «Quando pronuncerò il vostro nome vi siederete sullo sgabello e vi metterete in testa il cappello parlante, il quale deciderà la vostra casa. Quando avrà annunciato la sua decisione prenderete posto al tavolo giusto».
  «Allen Connor».
Un ragazzino mingherlino con i capelli rossicci e le lentiggini si fece avanti tremante, quando furono passati circa due minuti da che aveva indossato il Cappello quello gridò «Corvonero». Connor corse allegro al secondo tavolo da sinistra che in quel momento stava applaudendo felice.
Dopo di lui fu il turno di «Black Sirius», James gli fece l'occhiolino.
Il ragazzo raggiunse lo sgabello mettendosi in testa il cappello e dopo qualche minuto «Grifondoro», l'amico sembrava proprio soddisfatto quando si sfilò il cappello per raggiungere il tavolo all'estrema sinistra.
«Davies Maddison», la ragazzina avanzò incerta, i lunghi capelli neri e ricci che le ondeggiavano sulla schiena.
Si posò il cappello sulla testa e il Cappello gridò «Serpeverde», James si voltò e vide Lucius Malfoy che applaudiva al tavolo all'estremità opposta della sala rispetto a quello dei Grifondoro, seduto tra due ragazze che si assomigliavano molto, una aveva i capelli biondi e lisci mentre l'altra neri e ricci.
James si perse i successivi 4 smistamenti perché osservò Malfoy accogliere la nuova arrivata e un ragazzino parecchio robusto che la seguì dopo qualche minuto.
Tornò a concentrarsi sulla cerimonia quando la professoressa McGranitt gridò «Evans Lily», la ragazzina dai capelli rossi si avvicinò al Cappello Parlante confabulando tra sé. Passarono più di cinque minuti prima che il cappello gridasse «Grifondoro», scatenando l'applauso del tavolo di quella casa.
La verità era che Lily aveva dato del filo da torcere al cappello, che era stato indeciso sulla casa in cui smistarla: Corvonero o Grifondoro?!.
Dopo di lei Ellis Olive, Griffiths Amos e Harris Leonard furono assegnati a Tassorosso, Knight Patricia e Leery Michael a Corvonero, Leyod Sarah a Grifondoro; dopo Lestrange Rabastan (Serpeverde), la professoressa McGranitt chiamò «Lupin Remus».
Il ragazzino corse allo sgabello e dopo che ebbe indossato il cappello... «Grifondoro», sorridendo a James si avviò al tavolo festante, lo vide prendere posto di fianco a Lily e stringerle la mano.
Poi fu il turno di McDonald Mary (Grifondoro) e dopo di lei «Minus Peter».
Peter ebbe bisogno di una spinta di James per muoversi, e poi inciampò nell'ultimo gradino cadendo ai piedi della professoressa, «Ehm, mi scusi» era diventato tutto rosso.
Peter venne smistato anche lui in Grifondoro, ma ci volle un'eternità.
James ora era un po' agitato. 
E se lui non fosse stato messo in Grifondoro? Pensò impaurito.
Dopo Owen Lucas, che fu assegnato a Corvonero, fu il turno del ragazzino che aveva versato il succo su James: «Piton Severus», il cappello era sulla sua testa da neanche un minuto quando gridò «Serpeverde».
James non lo seguì con lo sguardo fino al tavolo perché dopo qualche secondo la McGranitt gridò il suo nome.
Lui si fece avanti stringendo i pugni, si sedette e indossò il cappello... .
«Grifondoro», «Sì» esultò James; per un attimo aveva temuto di finire in Serpeverde!
Raggiunse di corsa il tavolo e si sedette tra Sirius e Remus, i quali gli diedero sonore pacche sulle spalle, James strinse la mano a un sacco di ragazzi e ragazze più grandi di lui che gli davano il benvenuto.
Dopo di lui anche Prewett Alice fu assegnata a Grifondoro e prese posto tra Lily e Remus, mentre Russel Simon diventò Corvonero, Singh Emma Tassorosso e Upton Vicky Serpeverde.
Quando anche l'ultimo ragazzino (Wilson Tobin, Tassorosso) fu smistato, la professoressa McGranitt prese il Cappello Parlante e lo sgabello e li portò via.
Quando tornò prese posto al tavolo degli insegnanti di fianco un mago abbastanza vecchio con lunghi capelli bianchi e una barba bianca altrettanto lunga, che James riconobbe come Ablus Silente, il preside, che sua mamma gli aveva descritto a casa.
Dopo qualche secondo questo si alzò in piedi sorridendo agli studenti.
  «Benvenuti ad un nuovo anno ad Hogwarts. Prima di dare il via al banchetto pensavo di darvi il mio personale benvenuto con una barzelletta.».
James vide Emmeline Vance, il prefetto, ridacchiare silenziosamente e la professoressa McGranitt guardarlo dal basso con le labbra strette che esprimevano un certo disappunto.
  «Cosa fa una fenice quando si arrabbia?!» evidentemente aspettava la risposta di qualche studente perché stette sorridente a scrutare i ragazzi per qualche minuto, un giovane Corvonero azzardò un banalissimo «ti becca?!»
Ma visto che nessun altro tentò di rispondere, il professor Silente ridacchiò «Si infiamma!», la sala grande esplose di risate ma non tanto per la barzelletta, che non era esattamente esilarante, ma più per la faccia del preside, che rideva come un matto, che faceva un bel contrasto con quella della professoressa McGranitt, piuttosto spazientita.
James lo guardò sedersi quando un profumo di pollo arrosto attirò la sua attenzione, quando si voltò verso la tavola rimase stupito: i piatti si erano magicamente riempiti di ogni sorta di prelibatezza: braciole di maiale, patate arrosto e fritte, ragù, stufato, costolette e via dicendo.
Peter si era già servito una porzione di tutto prima ancora che lui potesse ricordarsi che aveva fame.
  «Dunque Lily, mi dicevi che i tuoi genitori sono babbani?» stava domandando Mary McDonald, sistemandosi una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio.
  «Esatto, mamma è quasi svenuta quando ho ricevuto la mia lettera, mio papà invece sembrava sollevato, sai erano preoccupati per tutte quelle     cose strane che facevo.» rispose prontamente Lily.
  «E tu Remus?» chiese Lily gentilmente, evidentemente si erano presentati mentre aspettavano la fine dello smistamento.
  «I miei sono entrambi maghi, ma i miei nonni materni sono babbani!» rispose.
  «Ma allora perché eri da solo a prendere il treno?» gli chiese James curioso.
  «Ehm, mia mamma è malata, quindi non poteva accompagnarmi, invece mio papà era via per lavoro» rispose vago Remus guardandosi le mani.
  «Oh mi dispiace tanto per tua madre» disse Lily con gli occhi lucidi.
Prima che potessero dire altro una testa grigia e un collo nascosto da una grossa gorgiera spuntò in mezzo al tavolo, seguita all'istante da un corpo un po' cicciotto,
  «Buona sera , io sono Sir Nicholas de Mimsy-Porpington, il fantasma di Grifondoro» si presentò, ma prima che potesse aggiungere altro un ragazzo robusto coi capelli corvini, che si era presentato a James come Edgar Bones e che portava una spilla da prefetto, lo interruppe «Tra gli studenti è meglio noto come Nick-Quasi-Senza-Testa».
  «Si, grazie Edgar». Disse il fantasma stizzito.
Peter, che fino a quel momento si era ingozzato come se fosse stato a digiuno da mesi, domandò perplesso, sputacchiando pezzi di carota,             «Come fa ad essere Quasi-Senza-Testa?».
Sir Nicholas sembrava molto irritato, «Così!» disse.
Si afferrò l'orecchio destro e tirò. Tutta la testa gli si staccò dal collo e gli ricadde sulla spalla come se fosse incernierata*.
  «
Wow» esclamarono Sirius e James insieme.
Evidentemente non era la reazione che sperava il fantasma perché lì fulminò con lo sguardo mentre si rimetteva la testa a posto.
  «Sono venuto per assicurarmi che i nuovi acquisti della mia Casa fossero all'altezza! Mi raccomando, Grifondoro si è aggiudicato la coppa delle   case l'anno scorso e sarebbe bene che quest'anno succeda lo stesso».
Detto questo fluttuò via.
Presto i dolci presero il posto dei piatti di carne, anche quelli erano di ogni tipo e gusto: dal gelato al cioccolato alla torta di mele, ma anche bignè al cioccolato, zuppa inglese, gelatina... .
Remus, che stava parlando con Mary, Lily e altre due ragazzine, sempre del primo anno, di nome Sarah e Helen delle materie scolastiche, si servì una bella porzione di gelato al cioccolato.
Peter invece aveva un miscuglio di tutto nel piatto e lo mangiava con le mani sotto lo sguardo schifato di Emmeline.
James e Sirius mangiarono un po' di tutto, e quando furono pieni da scoppiare il preside si alzò di nuovo e subito sulla sala calò il silenzio.
  «Solo qualche parola, i nuovi studenti devono sapere che è proibito l'accesso alla foresta al limite del parco della scuola. In oltre tutta una serie     di oggetti e scherzi magici è vietata, la lista di tali oggetti si può consultare nell'ufficio del guardiano, il signor Gazza. Mastro Gazza mi ha             chiesto anche di ricordare a tutti gli studenti che è vietato fare giochi o duelli di magia nei corridoi tra le classi».
  «Infine, per chiunque sia interessato a partecipare, i provini per le squadre di Quidditch si terranno tra una settimana e l'insegnante di                    riferimento è il professor Bumb».
  «Bene credo sia tutto». A quelle parole molti insegnanti, tra cui la professoressa McGranitt, sembrarono molto sollevati.
  «Ah quasi dimenticavo, l'inno della scuola!» a quelle parole i professori si irrigidirono, in particolar modo la McGranitt.
  «Non si può iniziare bene l'anno se non si è cantato l'inno. Prego cantate con me!» e detto questo diede un colpetto alla sua bacchetta magica, come se stesse cercando di scacciarne una mosca dalla punta, e ne fluì un lungo nastro d'oro che si sollevò alto in aria, sopra i tavoli, e cominciò a contorcersi a mo' di serpente, formando delle parole.
Tutta la scuola intonò:

Hogwarts, Hogwarts del nostro cuore,
   te ne preghiamo, insegnaci bene
   giovani, vecchi, o del Pleistocene,
   la nostra testa tu sola riempi
   con tante cose interessanti.
   Perché ora è vuota e piena di venti,
   di mosche morte e idee deliranti.
   Insegnaci dunque quel che è richiesto,
   dalla memoria cancella l'oblio
   fai del tuo meglio, a noi spetta il resto

   finché al cervello daremo l'addio. *

«Fantastico, fantastico! E ora: Buona notte. Domani avranno inizio le lezioni quindi vi consiglio di riposarvi bene!».


***


I piatti si ripulirono per magia e i ragazzi iniziarono a alzarsi.
  «Voi del primo anno dovete seguire noi prefetti fino alla Sala Comune» spiegò Emmeline indicando se stessa e Edgar.
James, Sirius, Remus, Peter, Lily, Mary, Alice, Sarah e Helen si alzarono e li seguirono fuori dalla sala e poi su per la scalinata di marmo, le pareti attorno a loro erano ricoperte di quadri i cui personaggi si muovevano:molti salutavano educatamente, altri sembravano addormentati.
Un cane li inseguì per qualche piano.
Sirius e James stavano praticamente sonnecchiando l'uno appoggiato all'altro.
Peter ormai incespicava ad ogni gradino, Remus invece era sveglio e osservava a occhi sgranati ogni dettaglio della scuola.
Dopo la settima rampa di scale passarono attraverso una porta nascosta e poi ancora attraverso un arazzo appeso alla parete e entrarono in un lungo corridoio.
Finalmente dopo aver passato l'ennesima porta nascosta, sbucarono in un altro corridoio alla cui estremità era appeso un quadro che ritraeva una donna molto grassa che indossava un abito lilla pieno di frange.
  «Parola d'ordine?» domandò la donna con una voce calda.
  «Acquaviola» rispose prontamente Emmeline.
Il quadro si aprì verso di loro come una porta, rivelando un buco nella parete, i due prefetti entrarono seguiti dai ragazzi.
  «Questa è la sala comune di Grifondoro» disse Edgar.
La sala era rotonda e molto accogliente: moquette rossa ricamata copriva sia il pavimento che le pareti, attorno al caminetto acceso e vicino alle finestre c'erano tante poltroncine bordeaux dall'aria molto comoda e qui e là c'erano tanti tavolini, anche loro rossi, circondati da altre poltroncine.
  «Le ragazze mi seguano, per di qua». Disse Emmeline entrando in una porta sulla destra e salendo le scale.
Mentre le ragazze sparivano alla vista Edgar si diresse verso un'altra porta, stavolta sulla sinistra «Da questa parte ragazzi» oltre la porta c'era una scala a chiocciola, mentre salivano si accorsero, guardando fuori dalle finestrelle, di essere molto in alto, probabilmente si trovavano in una delle torri più alte.
  «Questo è il vostro dormitorio» disse Edgar aprendo la prima porta che incontrarono «Beh allora buona notte», e si avviò su per le scale.
Evidentemente salendo la scala c'erano i dormitori dei ragazzi degli altri anni.
Nel dormitorio c'erano 4 letti a baldacchino con delle tende rosse, i loro bauli erano ai piedi dei letti.
  «Peter sei incredibile!» il ragazzino si era lanciato sul suo letto e... russava di già!
Gli altri tre si diressero ridendo ai loro letti.
  «Sono proprio stanco, ma è stata una bellissima giornata».
  «Non dirlo a me Remus, io sono stanco morto! Però sono anche felice, siamo tutti a Grifondoro è?!» esclamò James dando una pacca sulla spalla all'amico!
  «Io sono troppo contento! Potrei ballare sul letto in mutande» esclamò Sirius.
  «Risparmiaci lo spettacolo, grazie! Ne faccio volentieri a meno!» precisò James.
  «Si anche io!» puntualizzò Remus.
Si misero il pigiama in silenzio e si infilarono sotto le coperte che erano piacevolmente tiepide.
  «Buona notte ragazzi» dissero i tre in contemporanea.
Si addormentarono tutti ridendo, o meglio, Peter dormiva come un sasso già da un bel po'.

*Citazione quasi parola per parola da “Harry Potter e i Doni della Morte” Capitolo 33 “La Storia del Principe”

*Citazione da Harry Potter e la Pietra Filosofale (Capitolo 7, Il Cappello Parlante)

*Citazione da Harry Potter e la Pietra Filosofale (Capitolo 7, Il Cappello Parlante)

*Citazione da Harry Potter e la Pietra Filosofale (Capitolo 7, Il Cappello Parlante)


Ecco il secondo capitolo! Una recensionuccia me la fate? Giusto per sapere che ne pensate!! =)

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Capitolo 3
*** Punizione o Soddisfazione? ***


la storia dei malandrini capitolo 3

Capitolo 3

Punizione o Soddisfazione?!


Il mattino seguente durante la colazione in Sala Grande i prefetti distribuirono gli orari delle lezioni.
«Ah il lunedì è bello tosto, doppie pozioni e un ora di trasfigurazione» disse Sirius leggendo l'orario.
«Però al pomeriggio abbiamo due ore di Erbologia!» gli fece notare James, «Secondo mio padre ci si diverte molto durante questa materia, anche se devi stare attento a non farti strappare via le dita dalle piante!»
«Chissà quando inizierà il campionato di Quidditch» disse cambiando discorso.
«Tu sai giocare a Quidditch? » domandò a Sirius.

 
«Sicuro, ci gioco con mio fratello a casa, è l'unica cosa che riusciamo a fare senza litigare! Beh forse perché ci tiriamo le mazzate in testa!».
James scoppiò a ridere, «Anche io so giocare, non c'è sport più bello!».
«Secondo me deve essere molto difficile» si intromise Remus, «Insomma già stare in equilibrio su un manico di scopa non dev'essere facile, in più con tutte quelle palle che girano per il campo. Mio papà mi ha raccontato che quando era a scuola è stato colpito da un bolide durante una partita e è dovuto rimanere in infermeria per una settimana!».
«Si beh, qualche rischio c'è, ma è troppo emozionante.» affermò James con occhi sognanti.
«Quindi tu non hai mai volato?».
«No mai! Anche se la casa dove vivo è in aperta campagna e sarebbe il posto ideale, sai niente babbani nel giro di chilometri, però io preferisco un buon libro».
Da come lo guardarono Sirius e James era evidente che pensavano che fosse matto.
«Tu invece Peter?».
Il ragazzino si stava ingozzando di zuppa inglese e rischiò di strozzarsi nell'ingurgitare un boccone particolarmente grosso.
«Neanche io ho mai volato. Mia mamma pensa che sia troppo pericoloso e non mi ha mai voluto prendere un manico di scopa».
In quel momento un frusciare di ali attirò l'attenzione del quartetto, alzarono la testa e videro un centinaio di gufi e civette entrare portando pacchi o lettere.
Un bel gufo marrone rossiccio planò sul loro tavolo e si fermò davanti a James.
«Posta!» disse allegramente afferrando la lettera e un piccolo pacchetto che il gufo aveva legati alla zampa.
«Grazie Effie», James stava accarezzando il gufo sotto il becco.
«Chi ti scrive?» domandò Remus.
«Ehm mia mamma! Vuole sapere in che casa sono stato smistato» disse il ragazzo arrossendo leggermente «Le avevo detto di non bombardarmi di lettere dal primo giorno, oh guardate mi ha mandato dei biscotti!» disse aprendo il pacchetto, «Questi ce li teniamo nel dormitorio, si sa mai che ci venga fame!Vai pure via, le rispondo domani!» disse James al gufo.
Effie bevve un po' di succo di zucca dal calice del suo padrone e volò via.
Intanto, qualche posto più in là Lily e le altre Grifondoro stavano discutendo animatamente della lezione di pozioni che avrebbero avuto quella mattina.
«Mia sorella Gwen, che fa il sesto anno, mi ha detto che al professor Lumacorno piace iniziare con una piccola pozione, sai per incuriosirci rispetto alla sua materia, e solo dopo inizia con la teoria vera e propria» stava dicendo Mary.
«Pozioni dev'essere una materia molto affascinante, in
Infusi e Pozioni Magiche c'è scritto che è una delle arti magiche più antiche.» disse Lily con enfasi.
«Ho visto che la facciamo insieme a quelli di Serpeverde, come hai detto che si chiama il tuo amico Lily?» domandò Alice impacciata.
«Severus. E' un ragazzino molto simpatico! Sono molto contenta di avere qualche lezione insieme a lui!».
James, che stava ascoltando, sbuffò sonoramente sentendo quelle parole.
Lily gli scoccò un'occhiata furente.
«Ragazze è meglio se ci incamminiamo, Pozioni si svolge nei sotterranei e Patricia Fillis, una ragazza del quarto anno, mi ha detto che ci vuole un po' ad arrivarci» disse Helen.
«Forse dovremmo andare anche noi, che ne dite?» chiese Remus.
«Naa, è ancora presto. Guarda, la sala è praticamente piena!» rispose tranquillo Sirius.
«Si non c'è fretta» concordò James.
Peter assentì con un grugnito perché aveva la bocca piena.
Remus non sembrava pensarla come loro, ma si lasciò convincere.
Alla fine uscirono dalla Sala Grande che era decisamente tardi e si precipitarono correndo verso i sotterranei.
Muoversi per il castello non era per niente facile: c'erano talmente tante scalinate che era difficile tenerne il conto, poi non ce n'era una uguale ad un'altra e molte avevano dei gradini che sparivano, e a molte piaceva cambiare la loro destinazione un giorno si e l'altro no; in più alle porte piaceva fare degli scherzi agli studenti, o fare trabocchetti, e anche se eri di fretta spesso non si aprivano a meno che tu non glielo chiedessi gentilmente, in più gli oggetti in tutta la scuola sembravano essere vivi perché si spostavano in continuazione: in conclusione, sembrava impossibile districarsi in quel labirinto.
«Eccola!» esclamò Remus ansante dopo 10 minuti di corsa, Peter era piegato in due dalla fatica.
«In ritardo il primo giorno è?!»
Esclamò un'armatura vicino all'ingresso della classe.
I ragazzi le scoccarono un'occhiataccia.
Bussarono timidamente e poi entrarono: il Professor Lumacorno, l'insegnante di pozioni, era un uomo grassoccio con i capelli grigio-biondi, due baffoni giallo girasole e un'aria abbastanza pomposa.
«Ah ecco i nostri ritardatari, dato che è il primo giorno non toglierò punti alla vostra casa, ma che non capiti mai più. Sbrigatevi prendete posto».

I quattro ragazzi si sedettero negli unici banchi vuoti rimasti al centro della classe.
«Bene, ora che ci siamo tutti possiamo dare inizio alla lezione. Come stavo dicendo questa branca della magia è molto complicata e richiede una grande concentrazione, naturalmente saper distillare pozioni non dipende dalle capacità personali di chi le prepara, anche se, come in tutto del resto, occorre una certa predisposizione. Esistono tantissimi tipi di pozioni, che vengono usate nei campi più disparati: dalla cucina, alla medicina passando per le pulizie domestiche e molti altri campi ancora. Spero che durante l'estate abbiate dato un'occhiata ai libri di testo perché ora, se mi vorrete seguire nell'aula qui accanto, proverete a preparare la pozione Invecchiante».
«Non preoccupatevi è una pozione molto semplice.» aggiunse osservando gli sguardi preoccupati degli studenti.
I ragazzi lo seguirono fuori dall'aula e poi dentro un'altra un po' più grande della precedente: al posto dei banchi c'erano dei tavoli da lavoro con quattro posti ciascuno, le pareti erano ricoperte di scaffali con sopra dei calderoni di tutti i tipi e molte boccette piene di liquidi strani, la cattedra dell'insegnante era affiancata da una grande lavagna e, dietro, aveva una porta con sopra una targhetta che diceva “Armadio delle Scorte” .
James e gli altri presero posto allo stesso tavolo, mentre, come notò James con un certo disappunto, Lily andò a sedersi con Mary assieme a due Serpeverde, di cui uno era Piton.
«Bene, trovate le istruzioni per la preparazione alla lavagna» disse Lumacorno dando un colpetto a quest'ultima e queste vi apparvero all'istante.
Prima di iniziare il Professore volle leggere con la classe tutti gli ingredienti: si fermava spesso facendo un mucchio di domande a cui pochi sapevano rispondere. Gli unici che sembrava avessero aperto libro durante l'estate erano Lily, Piton e Helen.
La lezione continuò tranquilla, almeno fino a quando Alice Prewett fuse il suo calderone incendiandosi la manica della divisa.
James, Sirius e Remus se l'erano cavata abbastanza bene con la loro pozione, Peter invece riuscì a far solidificare la sua intorno al quarto passaggio, e non ci fu verso di farle cambiare consistenza.
La mattinata proseguì tranquilla.
La professoressa McGranitt fece capire subito agli studenti di Corvonero e Grifondoro che la sua materia era tutt'altro che semplice.
«La trasfigurazione è una delle arti più difficili e complesse, per questo è necessaria la massima attenzione, quindi chiunque disturberà le mie lezioni sarà severamente punito!».
Per dargli una dimostrazione trasformò un enorme libro che aveva sulla cattedra in un barbagianni e poi di nuovo in libro.
I ragazzi rimasero incantati e non vedevano l'ora di imparare, ma si resero conto bene presto di come le parole della Professoressa fossero vere.
La McGranitt spiegò loro tantissime cose e pretese che prendessero appunti, poi distribuì un gran numero di stuzzicadenti a ciascuno e gli disse di trasformarli in chiodini.
Quando furono seduti al lungo tavolo dei Grifondoro all'ora di pranzo, i ragazzi avevano la mano dolorante per i troppi appunti presi, tutti tranne Peter che aveva scritto molto poco.
Nel pomeriggio li attendeva la prima lezione di Erbologia di nuovo con i Serpeverde.
Raggiunsero la professoressa Sprite nella serra numero uno, ma lei li stava aspettando fuori.
«Buon giorno ragazzi, oggi non faremo lezione nella serra.» disse la donna che era un po' bassotta e aveva lunghi capelli ricci e scuri.
«Oggi è stato piantato un nuovo albero nel parco, un Platano picchiatore per l'esattezza, così ho pensato di iniziare le nostre lezioni studiando questa pianta» annunciò sorridente agli studenti.
Si incamminarono attraverso il cortile e lo percorsero quasi tutto prima di arrivare ad un albero gigantesco con dei lunghissimi rami che si innalzavano per parecchi metri.
La lezione fu molto interessante, scoprirono che il Platano Picchiatore non era un albero qualunque: infatti se qualcosa gli si avvicinava, quello iniziava ad agitarsi e a sbattere i rami da tutte le parti per scacciarla!
Iniziarono a fare un disegno dell'arbusto poco prima che dal castello arrivasse il suono di una campana che annunciava la fine delle lezioni.
«Bene ragazzi, finirete i vostri disegni la prossima volta, tornate dritti al castello e poi nelle vostre sale Comuni, non fate deviazioni!»
Tutti si avviarono verso il castello, tranne Lily, che si era fermata a parlare con la professoressa Sprite, e James, Sirius, Remus e Peter che si erano attardati perché Peter aveva fatto cadere tutti i suoi fogli di pergamena.
Si erano appena incamminati ma dato che il sole splendeva alto nel cielo i ragazzi non avevano tanta voglia di tornare nel castello, così invece che seguire gli altri che erano ormai tutti rientrati, andarono verso il lago.
«Ehi voi non avete sentito quello che ha detto la professoressa? Dobbiamo tornare tutti al castello».
Era stata Lily a parlare.
«Allora ti piace proprio la parte della mammina è? Cos'è dato che non puoi più tiranneggiare tutto il tempo su quel Mocciosus di Piton hai deciso di infastidire noi?» rispose freddo James.
«Fate quello che volete, e fossi in te farei meno il gradasso, Potter. Ti ricordo che ti ho fatto un favore non denunciando quello che hai fatto sul treno, ma potrei farlo in qualunque momento».
«Nessuno ti ha chiesto niente, Evans» rispose secco.
Lily se andò via parecchio indignata.
I quattro amici attraversarono il parco e iniziarono a passeggiare attorno al lago, dopo circa una quindicina di minuti si fermarono all'ombra di un grande faggio a chiacchierare.
Sirius e James facevano a gara a chi faceva fare più salti ai sassi sulla superficie del lago mentre Peter li guardava ammirato, Remus invece aveva tirato fuori gli appunti di Trasfigurazione e li leggeva.
«Mi annoio» disse Sirius dopo un po'.
James si guardò intorno e vide che un gruppo di Serpeverde del sesto anno che stava tornando al castello.
«Ehi Sirius guarda un po' chi arriva!» disse indicando Lucius Malfoy.
«Fantastico!».
«Ehm ragazzi cosa avete in mente?!» domandò Remus visibilmente preoccupato.
I due si stavano già avvicinando al gruppo.

«Cura delle creature magiche diventa sempre più straziante! Il professor Kettleburn è così vecchio che mi stupisce che non abbia già tirato le cuoia! E poi punirti per aver lanciato un po' di innocenti budella nei capelli della McDonald! Io andrei a lamentarmi da Lumacorno, Ed!» stava dicendo Malfoy ad un suo amico alto, moro e scuro in volto.
James e Sirius gli erano dietro.

«Guarda chi c'è Sirius...» esclamò James ad alta voce.
«Che bel gruppetto di Troll che abbiamo trovato».

«Oh i miei amici vermicoli! » rispose secco Malfoy.
Sirius e James avevano sfoderato le bacchette.
«Ohooo, cosa pensate di fare marmocchi?» chiese il ragazzo chiamato Ed, stringendo i pugni verso di loro.
Gesto che non bastò a far intimorire i due.
«
Tarantallegra».
«
Locomotor Mortis».
Gridarono in coro colpendo Malfoy in faccia, a cui si immobilizzarono le gambe facendolo cadere a terra, e il suo amico al petto che iniziò a ballare il tip tap senza potersi fermare.
Stavano per cantare vittoria quando uno degli altri compagni di Malfay tirò un potente destro dritto in testa a Sirius, James per vendicarlo diede un calcio in uno stinco ad un altro Serpeverde, ma erano in netta minoranza: 2 contro 5.
In quel momento Remus decise di intervenire in aiuto dei suoi amici e, non conoscendo altri incantesimi se non quelli imparati sul treno, fece crescere le sopracciglia fino al mento a due dei Serpeverde i quali, non vedendoci più nulla, si tirarono un pugno a vicenda, atterrandosi.
Peter, che di incantesimi non ne conosceva neanche mezzo, si lanciò sull'unico Serpeverde ancora in piedi: i due caddero rumorosamente a terra.
Erano tutti coinvolti nella lotta quando: «Che diavolo succede qui?» ruggì una voce potente sopra di loro.
Era Hagrid che, mentre saliva al castello per la cena, era stato attirato dalle urla dei ragazzi.
Peter venne sollevato di peso insieme a James, il quale esibiva un labbro sanguinante e un paio dita rotto; Sirius era spiaccicato sotto uno dei Serpeverde più grosso e sembrava che avesse il naso rotto.
Insomma nessuno era messo bene, anche Remus aveva un bel bernoccolo in fronte.
«Robe mai viste!! Si può sapere che vi passa per il cervello? Adesso vi porto dritti dai Direttori delle vostre Case!» e detto questo il guardiacaccia li condusse al castello, poi su per tre rampe di scale e alla fine in un lungo corridoio.
Si fermò davanti alla porta con su scritto “Sala Insegnanti”, bussò ed entrò.
«'Sera professori, scusate l'intrusione, Professor Lumacorno, Professoressa McGranitt potete venire un attimo?».
I due lo seguirono fuori e le labbra della professoressa McGranitt diventarono una linea sottilissima al vedere gli studenti sporchi e insanguinati.
«Per mille pipistrelli, cos'è successo Hagrid» domandò il professore di Pozioni che evidentemente era il Direttore della casa di Serpeverde.
«Non so, stavo salendo al castello un po' in anticipo per la cena e li ho scovati che se le davano di santa ragione. Li ho fermati e poi ve li ho portati qui!».
A quelle parole le labbra della professoressa diventarono, se possibile, ancora più sottili.
«Potter, Black, Lupin, Minus, seguitemi immediatamente nel mio ufficio».
Ma prima che potessero muovere un solo passo, un urlo alle loro spalle li fece sobbalzare tutti quanti: «SI PUO' SAPERE CHI HA INSUDICIATO TUTTO IL CASTELLO?!».
Era Gazza, il custode.
«Si calmi mastro Gazza, gli alunni responsabili stanno giusto per ricevere una bella punizione» lo informò il professor Lumacorno.
«Ma professore sono questi bambini che ci hanno aggredito» lo informò pronto l'amico moro di Malfoy.
«Non mi interessa come ci siete finiti in mezzo signor Nott, sarete puniti ugualmente, e poi non mi verrà a dire che dei ragazzi del sesto anno come voi si sono fatti trascinare da dei ragazzini del primo?!».
A quelle parole Malfoy scoccò un'occhiata di puro odio a tutto il gruppetto di Grifondoro.
Gazza sembrava abbastanza rincuorato dalle parole del professore e se andò seguito da un gatto grigio e magro, decisamente vecchio e parecchio brutto «Vieni Mrs. Purr a quanto pare li hanno già beccati» bofonchiò rivolto alla gatta.
«Forza voi quattro, seguitemi».
La professoressa McGranitt non aspettò di essere nel suo ufficio per iniziare a sgridarli.
«Un comportamento vergognoso, e siete solo al primo anno! Non so come vi sia venuto in mente. Entrate».
Il suo ufficio era ampio e pieno di libri, c'era una scrivania di ebano ben ordinata davanti alla quale c'erano due sedie rosse con dei cuscinetti di pelle e nel camino scoppiettava il fuoco.
La professoressa fece apparire altre due sedie con la bacchetta e intimò ai ragazzi di sedersi mentre lei prendeva posto dietro la scrivania.
«Spiegatevi: per quale ragione li avete attaccati, vi hanno provocato in qualche modo? Non che questo vi giustifichi, certo. Allora?»
«Ehm più o meno» iniziò a spiegare James.
«Si vede Malfoy ci aveva provocati sul treno, e in più aveva strapazzato Peter» proseguì Sirius.
«Sul treno?» urlò indignata la professoressa, «E voi invece di denunciarlo a un insegnante avete pensato bene di fare da soli. Bene... Bene!».
Remus pensò che quel bene non prometteva niente di buono.
«Prima di tutto toglierò 20 punti a testa a Grifondoro. E per quanto riguardo voi personalmente, sconterete una punizione, stasera alle nove vi incontrerete con Gazza nel corridoio del primo piano e lui deciderà cosa farvi fare. Ora è meglio che andiate in infermeria» e detto questo li congedò.
Remus, Sirius e Peter erano decisamente sconfortati, James, invece, aveva uno strano sorrisetto e sembrava che la sua mente stesse macchinando qualcosa.
Dopo che furono stati in infermeria- Madama Chips, l'infermiera, gli diede un'altra lavata di capo mentre gli medicava le varie ferite e li cacciò via non appena arrivarono i cinque Serpeverde- si avviarono a cena tutti rimessi a nuovo.
«Ho saputo che avete combinato un bel casino» disse Lily guardandoli dall'alto in basso.
«Fatti i fatti tuoi» gli rispose Sirius infuocato.
«Avete fatto perdere un sacco di punti a Grifondoro, e siamo solo al primo giorno!» li rimbeccò.
«Aaah sta zitta» Lily sembrò offesa dalle parole sputate da James e li lasciò perdere.
Ma i quattro non poterono evitare di notare le occhiate di molti loro compagni Grifondoro anche se, con loro stupore, videro che molti dei ragazzi più grandi invece che guardarli arrabbiati erano ammirati.
«Ehi James, Sirius» Disse una ragazzina poco più grande di loro mentre gli si sedeva di fronte assieme a due sue amiche. 
«Ciao io sono Rebecca Doson e loro sono Grace Morris e Elise Foster. Siamo del secondo anno».
Le altre fecero un cenno verso di loro.
«Ciao» risposero sorridendo i due.
«E' vero vi siete battuti con i Serpeverde del sesto anno e che li avete spediti in infermeria?» chiese tutto di un fiato.
«Così sembra» rispose Sirius spavaldo, facendo l'occhiolino a James.
«Si gliele abbiamo proprio suonate» confermò lui.
A quel punto Rebecca, Grace e Elise non erano le uniche a guardarli ammirati, anche le ragazze del loro anno li osservavano, tutte tranne Lily che sbuffò sonoramente tirando fuori un libro dalla borsa e appoggiandolo alla caraffa per leggerlo.
Il resto della cena fu molto piacevole, chiacchierarono tutto il tempo con le ragazze, raccontando nei minimi dettagli lo scontro.
Sirius e James cercarono di trascinare nella conversazione anche Peter e Remus, ma il primo era troppo impegnato a mangiare mentre il secondo non pensava che ci fosse troppo da scherzare.
Alle otto salirono alla Sala Comune, stavano per sedersi su alcune poltroncine accanto al caminetto per godersi l'ora che gli restava prima della punizione, quando James gli disse di seguirlo nel dormitorio, «Devo farvi vedere una cosa!».
Quando si furono chiusi la porta alle spalle James aprì il suo baule e ne tirò fuori un enorme mantello grigio argento «Me l'ha dato mio padre prima dell'inizio della scuola, non immaginavo che ne avesse uno ma... accedenti se ci sono rimasto quando me lo ha mostrato» e detto questo se lo mise sulle spalle.
I tre ragazzi strabuzzarono gli occhi scioccati vedendo il suo corpo sparire.
«E' un mantello dell'invisibilità!» disse tutto contento James.
«Mia mamma non era molto contenta, diceva che l'avrei sicuramente usato per combinare qualche pasticcio, e ovviamente aveva ragione!».
«Per tutte le cavallette, è f a v o l o s o .» si affrettò a dire Sirius toccandolo, aveva una consistenza molto strana.
«Ho letto in un libro che sono molto preziosi e rari» commentò Remus avvicinandosi.
Anche Peter andò a toccarlo.
«Bene sentite qual'è il mio piano per stasera, se tutto va come dico io, eviteremo la punizione».
«Non so James, ne abbiamo già combinate abbastanza per oggi» disse cauto Remus.
«Ah andiamo non fare il fifone, dunque noi quattro scendiamo al primo piano, ma io sto sotto il mantello, voi dite a Gazza che sono andato un attimo in bagno ma in realtà io sarò lì e farò prendere un bello spavento al custode, voi dovete far finta di spaventarvi, poi tu, Sirius, mentre Gazza è distratto...».
Il piano aveva almeno un centinaio di falle e secondo Remus sarebbero stati scoperti sicuramente, ma non voleva passare per un pappa-molla così acconsentì.
Alle nove meno dieci scesero al primo piano, James nascosto sotto il mantello dell'invisibilità; Gazza li stava aspettando tutto tronfio con la sua gatta al seguito.
«Bene, bene, ecco i mascalzoni. Ma siete solo in tre, dov'è il quarto?».
«James è dovuto andare in bagno, sa la cena gli è rimasta sullo stomaco» rispose prontamente Sirius.
Mastro Gazza li guardò torvo.
Stava per aprire bocca quando un rumore improvviso proveniente dal corridoio,li fece sobbalzare tutti.
«Chi è là?» chiese Gazza «Sarà quell'inutile p
oltergeist di Pix! PIX VATTENE VIA!» urlò.
Ma il chiasso continuava e anzi adesso veniva dalle scale alle loro spalle e improvvisamente una ventata d'aria fece spegnere quasi tutte le candele, gazza si voltò per prenderne una lì dietro rimasta accesa.
«Che succede» chiese James arrivando di corsa dalla scala, fintamente impaurito.
«Non ne ho idea ma ho intenzione di scoprirlo» affermò Gazza facendo qualche passo avanti.
Non doveva essere molto sveglio, infatti non si era accorto che Sirius era sparito.
Quando il guardiano fu in cima alla rampa di scale un tonfo improvviso vicino a Peter gli fece fare un salto e un urletto molto realistico.
«M-m-mastro Gazza, veniva da lì» disse il ragazzino tremante (gli altri tre erano molto stupiti della sua bravura di attore).
Gazza si fece avanti «Pix non è divertente, ti stai ficcando in guai grossi. Fatti vedere o vado dritto dal preside», ma nessuno si mostrò.
Un'improvvisa risata spettrale fece rizzare i capelli in testa a Peter, ma il custode non sembrava desistere, evidentemente nel castello succedevano spesso cose di questo tipo, e James non pensava che ci sarebbe voluto tanto a spaventarlo, ormai erano a corto di scherzi.
Non sapendo più cosa fare Sirius iniziò a fare delle pernacchie correndo verso la fine del corridoio e poi giù da una scala laterale.
«Lo sapevo, è Pix, ah stavolta lo faccio sbattere fuori. Voi muovetevi! Mi darete una mano a beccare quel mostriciattolo».
E così partirono di corsa dietro Sirius.
Corsero per tutto il castello, salirono e scesero tantissimi scalini, e solo dopo circa due ore si fermarono esausti nell'ingresso.
«Maledetto Pix ti acciufferò un giorno o l'altro stanne certo» disse ansante Gazza sedendosi sul primo gradino della scalinata di marmo.
Sirius riapparve alle sue spalle, appallottolò il mantello e lo cacciò nella borsa di James che era stata presa su proprio per quello, e si sedette accanto all'amico.
«Va bene direi che questa corsa vi è bastata come punizione, andate dritti al dormitorio senza deviazioni. Mrs. Purr vi accompagnerà» disse il custode voltandosi a guardarli.
No, decisamente non era sveglio! Non sembrava avesse fatto assolutamente caso al fatto che da tre erano diventati quattro: effettivamente era stato molto concentrato nella caccia, e aveva corso tutto il tempo davanti a loro.
Quando ebbero lasciato tre rampe di scale fra loro e Gazza scoppiarono tutti e quattro a ridere.
«Non ci posso credere. Gliel'abbiamo fatta».
Mrs. Spurr continuava a lanciargli delle occhiatacce, come se capisse tutto quello che dicevano.
Sirius aveva ancora il fiatone «Anche se la maratona non era proprio prevista nel tuo piano, eh James?! “Ci libereremo di lui in 10 minuti al massimo”» commentò imitando la sua voce.
«Scusa amico, sei stato grandioso» disse James dandogli una pacca sulla spalla.
«Beh decisamente non è una cima quel Gazza» commentò Remus «Non so come abbia fatto a non capire che lo stavamo prendendo in giro! Anche se devo dire che tu Peter sei stato molto bravo a fingere, sembravi davvero terrorizzato.».
«Si giusto, perché stavo fingendo!» confermò Peter incerto.
Gli altri tre si lanciarono un'occhiata d'intesa sorridendo.
«Non ci dirai che pensavi veramente che ci fosse un mostro o qualcosa di simile?» chiese stupito Sirius.
«No, certo che no» si affrettò a dire Peter.
Ormai erano arrivati al ritratto della Signora Grassa, che russava dentro la sua cornice.
Ci misero cinque minuti buoni a svegliarla, e sembrava molto arrabbiata quando le dissero la parola d'ordine.
Mrs. Purr se andò solo quando tutti e quattro ebbero oltrepassato il buco dietro al ritratto.
La sala comune era già vuota.
Quando si infilarono sotto le coperte stavano ancora ridendo e prima di spegnere le luci James disse, «Devo dire che questa punizione mi ha dato una gran soddisfazione!».

Aspetto i vostri commenti/suggerimenti/critiche... insomma qualunque cosa!

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Capitolo 4
*** Misure Precauzionali! ***


La storia dei Malandrini, Capitolo 4

Capitolo 4


Misure precauzionali!


Ben presto la fama di combina guai di James e Sirius fu nota a tutti gli studenti e soprattutto ai professori.
Nei due mesi successivi passarono più tempo in punizione che a lezione, il che era tutto dire!
Nei corridoi era ormai abitudine vedere gruppetti di ragazzine, che rincorrevano i due per avere un resoconto dettagliato della loro ultima malefatta, o di ragazzi (di cui molti più grandi di loro) che gli davano pacche sulle spalle, ammirati.
Anche i loro amici Peter e Remus brillavano di una luce malandrina, infatti spesso accompagnavano Sirius e James nei loro colpi migliori, dando il loro prezioso contributo.
Remus era ogni giorno più contento di trovarsi in quel quartetto: i suoi amici lo apprezzavano per quello che era, anche se erano sempre più increduli e disgustati dal suo amore per lo studio e per i libri - rigorosamente di almeno 500 pagine.
Si era scoperto, infatti, che il ragazzino era un grande studioso, e passava tutto il tempo che poteva, cioè quando era con i due cicloni, in biblioteca.
E se James e Sirius non riuscivano a capire come l'amico potesse passare tanto tempo chiuso in biblioteca, Remus, come la maggior parte dei loro compagni e degli insegnanti, non riusciva a capacitarsi di come facessero quei due ad avere ottimi voti nonostante passassero si e no mezz'ora al giorno sui libri!
Non c'era materia che li mettesse in difficoltà, anche se la professoressa McGranitt gli dava del filo da torcere.
A rendere ancora più fitto il mistero c'era il fatto che durante le lezioni non si preoccupavano di prestare attenzione, al contrario erano continuamente in cerca di nuove attività anti-concentrazione: si divertivano a giocare o a fare disegnini sconci su fogli di pergamena o, ancora peggio, a disturbare la lezione con uno dei loro scherzi!
Il piccolo professor Vitius, che era noto per il suo umorismo e la sua grande pazienza nei confronti degli studenti, era stato visto urlare e mettere in punizione i due ragazzi dopo che lo avevano fatto volare per la classe per un'ora intera.
Cose di questo tipo, in realtà, gli capitavano spesso visto che era l'insegnante di Incantesimi e che i suoi studenti erano soliti sbagliare mira e centrare in pieno lui invece degli oggetti da stregare, ma quella volta fu talmente evidente che i due lo avevano fatto apposta che il professore, dopo aver urlato dal soffitto di farlo scendere, non poté far altro che punirli.
Riuscirono addirittura a far finire la professoressa Sprite in infermeria: durante la loro terza lezione, che come al solito svolsero con i Serpeverde, stavano ancora lavorando sul Platano Picchiatore ed erano tutti disposti attorno alla pianta mentre la professoressa dimostrava, facendo fluttuare un fantoccio con la bacchetta, la reale pericolosità dell'albero.
La lezione procedeva tranquillamente quando James, per divertire Sirius che si stava annoiando, decise di far volare la borsa di Severus Piton proprio sotto l'albero mentre la professoressa era impegnata a ridistribuire i compiti della lezione precedente.
Il ragazzo si era alzato sbuffando per andarla a prendere senza pensare a quali rischi correva: appena si fu avvicinato, infatti, l'albero iniziò ad agitare i rami e a sferzare l'aria, proprio come aveva fatto prima con il fantoccio.
Sentendo i rami muoversi la professoressa si era girata e, appena aveva visto Piton, si era lanciata verso di lui per allontanarlo.
Alla fine della lezione si erano ritrovati con una professoressa Sprite svenuta e piuttosto malconcia e un Severus Piton palesemente terrorizzato.
James incredibilmente se la cavò soltanto con l'ennesima punizione.
Le madri dei due ragazzi erano scandalizzate dal loro comportamento e se la madre di James si poteva dire infuriata, non era niente in confronto a quella di Sirius: aveva ufficialmente battuto il record di Strillettere ricevute in due mesi, la prima che ricevette era semplicemente perché la donna aveva saputo che il ragazzo era diventato Grifondoro, macchiando il buon nome della loro famiglia, le altre invece erano tutte dovute alle lettere inviate dal preside o dalla professoressa McGranitt, che la informavano di questa o quella bricconata.
E' inutile dire che i due ci ridevano su senza darci assolutamente peso.
Una lettera decisamente meno piacevole era arrivata a Remus tre giorni dopo l'inizio della scuola: suo padre lo informava che le condizioni di sua madre erano peggiorate, il professor Silente gli diede un permesso straordinario per andarla a trovare ogni tanto, c'era già stato una volta ed era tornato a scuola veramente distrutto e i tentativi degli amici di tirarlo su di morale erano serviti a poco.


***

Con loro grandissima sorpresa Remus decise di andare a trovare un'altra volta sua madre proprio la sera di Halloween, evento atteso con gioia da tutti gli studenti.
Non solo perché si presumeva che ci sarebbe stato un banchetto veramente sontuoso con ogni sorta di cibo mai cucinato al mondo, ma soprattutto perché la scuola si vantava di avere il miglior allestimento di decorazioni del mondo magico!
Il 30 ottobre Hagrid fu visto attraversare il parco con una zucca delle dimensioni di un piccolo elefante e per la scuola girava voce che il professor Vitius ci avesse lavorato un intero pomeriggio per svuotarla e incantarla.
Insomma il mattino del 31 gli studenti erano talmente esagitati che gli insegnanti riuscirono a malapena a far lezione.
I più eccitati di tutti erano sicuramente quelli del primo anno: osservavano ammirati gli stormi di pipistrelli che volavano per la scuola, si lanciavano correndo attraverso le ragnatele di zucchero filato che ragni canditi continuavano a tessere sulle porte, si spaventavano sentendo le risate sinistre dei fantasmi - che per l'occasione erano entrati nella parte dello spettro aberrante, scappavano a gambe levate quando si trovavano davanti scheletri e mummie a vari stadi di decomposizione e indicavano impauriti le macchie rosse e gocciolanti presenti sui muri, domandandosi se fosse sangue vero.
James e Sirius presero molto sul serio la festa, andavano in giro vestiti da morti viventi, particolarmente realistici, spuntando dagli angoli più impensati e spaventando chiunque fosse a portata di scherzo; più o meno avevano anticipato il primo aprile e lo avevano reso un po' macabro.
Tesero addirittura un agguato al preside, trasformando il suo cappello in una testa di zombie con la lingua di fuori e buona parte del cervello in vista ma, con loro stupore, lui la prese sul ridere e a cena indossava ancora la testa a mo' di cappello!
La cena superò ogni aspettativa: oltre ai soliti ottimi piatti, dalle cucine arrivarono pasticci di zucca, gnocchi di zucca e patate, tortelli di zucca, zucche ripiene, zucca al forno, fiori di zucca fritti e ancora torta di zucca, cheesecake di zucca, biscotti di zucca e pasticcini ripieni di crema alla zucca, zuccotti di zucca, insomma, mangiarono talmente tanta zucca che alla fine della cena gli studenti avevano una strana sfumatura arancione sulla pelle!
La serata si concluse con uno spettacolo proposto dai fantasmi della scuola e gli studenti si incamminarono verso i rispettivi dormitori con la pancia piena e un sorriso a 32 denti stampato sul volto.
Ma i Grifondoro dovevano sospettare che la loro festa non fosse ancora terminata.
Nella sala comune i ragazzi e le ragazze chiacchieravano del più e del meno: c'era chi finiva i compiti, chi giocava a Spara Schiocco o agli Scacchi Magici o a Gobbiglie e altri che facevano piccoli duelli di magia.
Solo verso le 24 iniziarono a salire ai dormitori.
La sala era vuota da circa 30 minuti quando svariati urli riempirono l'aria, seguiti da un uragano di gente che si fiondava giù dalle scale!

«Che schifo!»
«Disgustoso!»
«Anche da voi Gwen?»
«Si Edgar, uno schifo incredibile»
«Chi diavolo ha riempito tutti i letti di vermi?» urlò Emmeline esasperata.
«C'è da chiederlo? Sicuramente James e Sirius!» rispose Lily che era molto spettinata e indossava la maglia del pigiama al rovescio.
«Beh non puoi esserne sicura.» le fece notare Helen, anche se dalla sua espressione era evidente che la pensava come la compagna.
Proprio in quel momento i due, che non riuscivano più a trattenersi visto che le ragazze continuavano a tremare come se avessero visto la morte in faccia, scoppiarono a ridere fragorosamente.
«Eh dai ragazzi, è uno scherzo innocente!!» disse James vedendo le occhiate furenti che avevano sostituito le espressioni di terrore.
«Innocente? Innocente?? Io mi ci sono seduta sopra!!» esclamò indignata April del quarto anno.
I due continuarono a sghignazzare mentre tutte le ragazze li investivano di insulti, erano molto contenti di vedere il risultato ottenuto vista la fatica che avevano fatto per intrufolarsi nel dormitorio femminile: erano sgattaiolati via dalla cena prima, per essere sicuri di avere campo libero, ma non potevano sapere che le scale delle ragazze erano addestrate a riconoscere qualunque individuo maschio, anche se nascosto sotto un mantello dell'invisibilità, e a trasformarsi in uno scivolo.
James aveva rischiato di rompersi la testa!
«Si può sapere cosa ci fate ancora in piedi? »
La professoressa McGranitt era appena entrata nella Sala Comune brandendo uno spazzolino a mo di spada.
Osservando attentamente la scena si accorse che tutti erano rivolti verso Sirius e James e fece due più due.
«Oh cielo di nuovo?! Cosa avete combinato stavolta?»
«Vermi! Nei letti di tutti per la precisione!» rispose Lily.
La professoressa sembrava troppo stanca per poter parlare.
«Domani mattina prima di colazione verrete nel mio studio. Ora manderò qualcuno a pulire e poi potrete tornare a letto».
Passò circa un quarto d'ora prima che i letti venissero ripuliti e poi i Grifondoro tornarono ai dormitori sbuffando.


***


Dopo averci dormito su i ragazzi avevano deciso che lo scherzo era stato divertente e ne ridevano, ma la maggior parte delle ragazze erano ancora furenti e non vedevano l'ora di veder puniti i responsabili tanto che un gruppetto di loro li accompagnò all'ufficio della McGranitt per essere sicure che ci andassero.
«Non so più cosa fare con voi due! Ma sappiate che se continuerete con questi comportamenti finirete espulsi!» li accolse l'insegnante.
«Insomma professoressa, era solo uno scherzo innocente!» protestò James.
«Si Potter, anche quello al giovane Piton doveva essere uno scherzo innocente fino a quando un'insegnante è finita in infermeria».
A quello i due non seppero ribattere.
«Ho parlato con il preside e lui è d'accordo con me nel pensare che sia giunto il momento di trovare una soluzione definitiva, o per meglio dire una misura precauzionale, per questo motivo da oggi pomeriggio inizierete a fare da assistenti a Hagrid nei suoi lavori nel parco e nella foresta. Ogni momento che non passerete a lezione o in Sala Grande lo trascorrerete insieme a lui. Avrete tempo per studiare dopo cena. Non assillatemi ogni giorno per chiedermi fino a quando durerà questa punizione, sarò io ad informarvi quando sarà giunto il momento» e detto questo li congedò senza tante cerimonie.
I due non si aspettavano certo una simile punizione e, giustamente, lasciarono l'ufficio col morale a terra.
«Accidenti James, mi sa che per un po' ci toccherà stare buoni».
«Per forza! Torneremo stravolti dai pomeriggi col guardiacaccia, non avremo la forza nemmeno per agitare la bacchetta! E ci scommetto mille galeoni che è esattamente quello che sperano i professori».
«Dai non scoraggiamoci Sirius! Hai sentito cosa ha detto la McGranitt! Hagrid fa dei lavori nella foresta! Saremo gli unici studenti della scuola a poterci entrare, scommetto che sarà pieno di pericoli o cose del genere!»
«Su questo non posso darti torto! Dicono che ci siano creature di ogni tipo!»
«Esatto! Vivremo le avventure più incredibili!»
Leggermente confortati da questo pensiero si avviarono in Sala Grande dove trovarono Remus con la testa ciondolante su una ciotola di porridge, a parte lui e qualche studente particolarmente mattiniero la sala era ancora vuota, e due profondissime occhiaie sul volto, come se non avesse dormito per tutta la notte.
«Ehi Remus, come sta tua mamma? Va meglio?»
«Insomma, però l'ho vista un po' meglio dell'ultima volta! Grazie. Voi invece come state? Ho saputo della vostra ultima pensata! Che punizione vi hanno dato stavolta?»
«Tutto bene! Ieri sera è stato esilarante, dovevi vedere le facce delle ragazze!» disse James.
«Si ti sei perso un gran bello spettacolo!» confermò Sirius ridacchiando.
«Per quanto riguarda la punizione, beh a quanto pare siamo diventati gli aiutanti del guardiacaccia.»
«Cosa? Aiutanti di Hagrid? Ma, in che senso?»
«Non lo so, ma immagino che lo scopriremo oggi pomeriggio!» gli rispose Sirius.
«Beh probabilmente ci farà sgobbare fino a che non saremo stanchi morti!» aggiunse prontamente James.
Iniziarono a mangiare in silenzio e dopo qualche minuto un brusio annunciò che il resto degli studenti era in arrivo.
Peter arrivò in ritardo correndo e incespicando nel mantello che indossava alla rovescia, di solito lo buttavano giù dal letto Sirius o James dopo essere stati a loro volta svegliati da Remus e dato che quella mattina i due erano scesi prima, nessuno lo aveva svegliato..
«Buon giorno ragazzi! Fortuna che sono caduto dal letto se no non mi svegliavo!» li salutò Peter buttandosi sul cibo.
Quel giorno le lezioni si svolsero tranquillamente, probabile conseguenza del leggero malumore dei due ragazzi solitamente responsabili del caos.
La prima ora avevano Difesa Contro le Arti Oscure con il professor
Sharp - un uomo pelato e allampanato con due enormi occhi scuri e profondi sempre sul chi va là: Edgar aveva spiegato a quelli del primo che l'anno prima c'era un altro insegnante di Difesa, quindi nemmeno lui sapeva granché sull'uomo - che quella mattina spiegò i dodici usi del sangue di drago; la seconda e la terza invece avevano Storia della Magia con il professor Ruf, un professore fantasma la cui voce aveva capacità soporifere; dopo pranzo fu il turno di Incantesimi con Vitius (che stranamente riuscì a portare a termine la lezione senza subire danni) che gli stava insegnando un utile incantesimo per aspirare liquidi con la bacchetta.


***


Poco dopo le tre James e Sirius si recarono in sala grande dove gli era stato detto di aspettare il guardiacaccia, a parte loro la sala era quasi deserta, ma non dovettero attendere molto, Hagrid li chiamò dall'ingresso dopo appena dieci minuti.
«Svelti venite!»
«Bene io sono Hagrid, ma questo lo sapete già. Invece, quale di voi è Sirius Black?»
«Io!» fece Sirius.
«Quindi tu devi essere James Potter?» disse guardandolo, lui annuì.
«D'accordo, per di qua».

Lo seguirono attraverso il parco fino ad una capanna massiccia al confine con la foresta proibita, i due pensavano di essere diretti nella foresta, invece Hagrid aprì la porta della capanna ed entrò.
«Beh che fate lì sulla porta?! Entrate!»
James e Sirius fecero un passo avanti e subito furono travolti da un'enorme massa di pelo nero che intuirono essere un cane gigantesco visto che li stava leccando su tutta la faccia.
«Thor fa' piano!» esclamò Hagrid afferrando il cane per il collare.
«Scusatelo è solo un cucciolo, deve ancora imparare le buone maniere!»
«Un cucciolo?!» dissero in un soffio i due fissando il cagnone che gli arrivava alle ascelle.
«Si non ha nemmeno un anno! E' un cucciolone! Vero Thor?! Bello il mio cane!» il guardiacaccia si era chinato sull'animale e gli parlava come si fa coi bambini piccoli.
Sirius riuscì a stento a trattenere le risate.
«Parlando di cose serie...» disse Hagrid alzandosi.
«Non so bene che farvi fare, quindi voi mi venite dietro e quando c'è qualcosa che potete fare voi ve lo faccio fare, Ok?»
«Ehm, va bene.» risposero in coro.
«Beh vi va del tè?» disse tirando fuori un'enorme teiera da una credenza.
I due annuirono senza parlare, presero posto sulle enormi sedie attorno all'unico tavolo della stanza e si guardarono intorno.
La casa del guardiacaccia era composta da una sola, enorme, stanza: in un angolo c'era un grande letto, coperto da una trapunta di
patchwork, affiancato dalla cuccia, altrettanto grande, di Thor, nell'angolo opposto c'era un armadio/credenza con le ante trasparenti che conteneva una grande quantità di oggetti di ogni tipo e forma, barattoli pieni di marmellata e strani intrugli colorati, piatti, ciotole e bicchieroni e molte bottiglie di liquore.
Il fuoco scoppiettava nella parete di fronte all'ingresso e le pareti erano ricoperte di corde, balestre, strani attrezzi di cui non sapevano la funzione e almeno una decina di quadretti raffiguranti draghi sputa-fuoco; dal soffitto invece pendevano prosciutti e capponi, polli, un grande rotolo di lunghi peli argentati, due o tre paia di enormi stivali di gomma e altre funi.
«Ecco qui.» disse Hagrid posando due tazzone davanti ai ragazzi.
«Grazie» disse Sirius.
«Ehm signor Hagrid? Posso chiederle una cosa?» domandò James dopo il primo sorso di tè.
Quello scoppiò a ridere, «Signor?! Chiamami solo Hagrid ragazzo! Comunque certo, spara!»
«Perché hai tutti questi quadri di draghi? Non ce ne saranno mica nella foresta?!!» chiese con una piccola nota di panico nella voce.
«Ma va! Se ci fossero al posto della foresta ci sarebbe un deserto carbonizzato! No, no. Certo a me non dispiacerebbe avercene uno è, però non si può mica. Ah no, su queste cose quelli del ministero sono molto ferrei, troppo pericoloso! Puah, tutte baggianate per me!»
«Sono così belli!» aggiunse con aria sognante.
James sembrò rincuorato da quelle parole, certo era eccitato all'idea di entrare nella foresta, ma da lì a voler avere a che fare con dei draghi c'era una bella differenza.
Finirono di bere il tè ascoltando Hagrid che gli raccontava storie di tre secoli prima su maghi che avevano provato a tenere un drago in giardino.
«Bene ora vi dico cosa facciamo adesso» annunciò allegro alla fine.
«Qualche anno fa ho scoperto che nella foresta ci sono dei Thestral, non so se sapete cosa sono, e da allora li sto addestrando, sapete per tirare le carrozze della scuola e altre cose così! All'inizio erano solo cinque, ma si sono riprodotti alla svelta! Credo che si siano trasferiti qui da chissà dove, probabilmente trovano la foresta un buon posto per vivere e quindi si sono stabiliti qui».
«Ora andiamo fuori passando dal retro, dobbiamo prendere dei sacchi!»
Sul retro della casa c'era un bell'orto circondato da una staccionata.
«Ecco, guardate un po' se riuscite a portare uno di questi» disse Hagrid indicando dei grossi sacchi con il fondo sporco di rosso.
Erano belli pesanti in effetti, ma con un certo sforzo sia James che Sirius riuscirono a sollevarne uno a testa, appena li ebbero alzati i sacchi iniziarono a gocciolare.
«Ehm Hagrid, che roba è esattamente?» domandò James guardando perplesso il sacco, intuendo cosa potesse contenere.
«Sono pezzi di carne cruda» rispose sollevando i restanti cinque sacchi che erano ben più grandi di quelli dei ragazzi.
«E perché ci portiamo dietro carne cruda?» chiese Sirius
«Beh perché i Thestral mangiano solo quello, li usiamo per attirarli!»
«Hagrid ma cosa sono di preciso questi animali?» entrambi iniziavano ad essere un po' allarmati.
«Sono tipo dei cavalli alati, però molto più scheletrici e hanno il muso come quello di un rettile.»
«Ma sono pericolosi?»
«Beh sanno difendersi, ma basta non istigarli! Comunque quasi tutti quelli che ho catturato sono già addestrati, per gli altri... beh voi fate fare a me! In marcia adesso.»
Si inoltrarono nella foresta e seguendo un sentiero si addentrarono sempre di più nel folto della foresta; ben presto gli alberi divennero talmente fitti da impedire alla luce del sole di penetrare tra le fronde.
Si erano portati dietro Thor che continuava a saltare da tutte le parti e a rincorrere animaletti che strisciavano nel sottobosco.
Ad un certo punto l'oscurità divenne tale che sembrava fosse improvvisamente scesa la notte.
«Attenti qui. C'è la staccionata» e in fatti i ragazzi videro un recinto gigantesco, di cui non si vedeva la fine.
«Ho dovuto far in modo che si sentissero sempre a loro agio, sapete a loro non ci piace troppo la luce, allora ho fatto questa recinzione dentro la foresta. Ma resterete stupiti nel vedere quanto sono intelligenti! Sanno che non gli voglio mica fare del male e ce ne sono parecchi che se ne volano via ogni tanto ma poi tornano sempre qui! Sono fedeli!»
«Ah eccone un paio!» disse dopo che ebbero tutti scavalcato la recinzione, indicando un grosso cespuglio.
«Dove?» chiese James.
«Non li vedo» disse Sirius strizzando gli occhi.
«Per la barba di Merlino mi sono dimenticato!» esclamò Hagrid dandosi un colpo sulla fronte.
«Sono talmente abituato a venirci da solo! Ecco vedete, i Thestral non li vedono tutti, ma solo chi ha visto la morte. Chi ha visto qualcuno morire insomma!»
«Ehm, Hagrid? Ma come facciamo ad aiutarti a catturarli se non li vediamo?» domandò perplesso James.
«Non ci avevo proprio pensato che potevate non vederli!» ammise Hagrid.
«Beh facciamo così, voi portate la carne in un punto della foresta mentre io vado in un altro punto non lontano da voi, poi aspettate e vedrete che ve ne accorgete quando arrivano! Appena vedete che la carne viene mangiata mi chiamate e io vengo a prenderli! Va bene?!»
I due annuirono un po' scettici.
Si misero di nuovo in cammino, addentrandosi sempre di più nella foresta, dopo circa mezz'ora di marcia Hagrid li fece fermare.
«Ok voi state qui con Thor, vi lascio il guinzaglio se no si mangia lui tutta la carne! Io vado un po' più in là» disse indicando un punto non ben definito della foresta.
«Quando avete bisogno fate un fischio con questo» e posò un grande fischietto ramato nelle mani di James.
«Ah già quasi dimenticavo. Rovesciate la carne per terra, fate un po' di mucchi a due o tre metri l'uno dall'altro! A dopo allora!!» lasciò a loro un altro sacco di quelli più grandi e si allontanò.
Dopo essersi scambiati un'occhiata divertita i due iniziarono a svuotare i sacchi: contenevano enormi pezzi di carne di tutti i tipi, molti ancora attaccati alle ossa.
Fu un lavoro faticoso, i sacchi erano pesantissimi e quindi non riuscivano a versarli da soli ma dovevano fare in due, in più una volta finita, una catasta dovevano spostarsi di qualche metro portandosi dietro il resto della carne, tutto questo cercando di trattene Thor dall'avvicinarsi alla carne.
Ci misero quasi un'ora a finire tutto, riuscirono a fare quattro mucchi abbastanza alti ma dovettero sacrificare un enorme coscia di mucca per Thor perché era troppo forte per loro e si stavano bruciando le mani cercando di trattenerlo per il guinzaglio.
Si erano appena accasciati esausti contro un grosso abete ad aspettare quando si accorsero che uno dei primi mucchi che avevano fatto era decisamente più basso degli altri.
Scattarono in piedi e corsero veloci verso il mucchio ma avevano fatto appena qualche passo che Sirius andò ad urtare contro qualcosa di durissimo e cadde a terra intontito.
«Che diavolo...» era steso a terra e sentiva qualcosa di peloso che gli passava avanti e indietro sulla faccia, afferrò la cosa e si rese conto che era una lunga coda, la seguì con la mano fino a sentire un dorso magrissimo: poteva contare le vertebre della creatura passandoci sopra le dita.
«Fico! Riesco a sentirlo al tatto ma non lo vedo. Vieni a sentire James. James?»
A James stava succedendo una cosa strana, camminava ma non si muoveva.
«Sono bloccato, c'è qualcosa qui lo sento, dev'essere un altro Thestral.» e lo era!
Entrambi risero della strana situazione in cui si trovavano.
«Dai James chiamiamo Hagrid, guarda anche gli altri mucchi ormai si sono dimezzati!»
James fece per infilarsi una mano nella tasca del mantello ma la infilò nel vuoto: si era tolto il mantello ai piedi dell'albero perché aveva caldo!
«Cavoli! Ho lasciato il fischietto dall'albero!»
«CHE COSA?» gridò Sirius.
«Non ho mica fatto apposta» sbottò James.
Entrambi fecero per muoversi ma evidentemente erano circondati da Thestral perché ovunque si girassero continuavano a sbattere contro ostacoli invisibili procurandosi dei lividi.
«E adesso?» esclamò Sirius esausto dopo quindici minuti di inutili tentativi, nei quali James si era pure beccato una leccata in piene faccia e un calcio.
«Proviamo ad urlare» e così fecero per cinque minuti, ma niente.
«Thor! Thor vieni qui, dia da bravo!» chiamò Sirius esasperato.
Il cane sollevò pigramente il muso e li guardò.
«Daiiii, vieniiii...» lo incitò James.
Thor sembrò valutare un attimo la situazione, ma dopo qualche secondo tornò a sgranocchiare il suo osso.
«Pigro di un cane! Che cosa facciamo? Non possiamo stare qui per sempre.»
Improvvisamente Sirius scoppiò a ridere fragorosamente.
«Beh che ti prende?» chiese James sorridendo.
«Siamo proprio ridicoli» gli spiegò Sirius con le lacrime agli occhi.
Effettivamente la scena era piuttosto comica, soprattutto perché ogni tanto un Thestral muoveva un passo e pestava un piede a uno dei due che iniziava a saltellare in maniera buffa andando a sbattere contro gli animali.
Anche James scoppiò a ridere.
«Beh non ci resta che aspettare» constatò alla fine Sirius.
Ma fortunatamente, dopo appena cinque minuti, ecco sputare Hagrid dal folto del bosco.
«Pensavo che vi foste addormentati! Si può sapere che ci fate lì impalati?»
I due si lanciarono nella spiegazione della loro sventura ridendo ad ogni pausa.
Anche Hagrid si mise a ridere ma poi li aiutò a venir fuori dal mare di Thestral.
«Beh ne avete attirati un bel po', ce ne sono almeno una trentina» disse tornando serio, ma continuando a sorridere.
«Prendete questa fune, ecco. State fermi qui» disse allontanandosi da loro di qualche metro, tenendo tesa la corda.
«Ora torneremo al recinto spingendoli» gli spiegò dopo aver visto i loro sguardi interrogativi.
S'incamminarono, il viaggio di ritorno fu più lento perché i Thestral a volte si fermavano, però si divertirono raccontando ad Hagrid le loro famose malefatte di cui lui non era molto a conoscenza.
Quando ebbero fatto entrare tutti gli animali nel recinto fecero ritorno alla capanna.
Furono stupiti nel vedere che era già calata la sera.

«Bene per oggi è tutto! Siete stati bravi!» disse Hagrid dando delle sonore pacche sulle spalle ai ragazzi e facendoli cadere sulle ginocchia.
«Per la barba di Merlino, è già ora di cena! Se aspettate un attimo saliamo insieme al castello»
Hagrid portò dentro i sacchi vuoti che avevano contenuto la carne e tornò fuori dopo neanche un minuto.
Durante il cammino fino alla scuola la stanchezza iniziò ad invadere i due amici: fino a che avevano riso e scherzato non si erano sentiti per niente abbattuti, ma ora che camminavano in silenzio quella calò su di loro come una calda coperta.
Salutarono il guardiacaccia quando arrivarono in sala grande e si diressero trascinando i piedi fino al tavolo di Grifondoro.
Individuarono Peter e Remus che li chiamavano agitando le braccia dal fondo del tavolo.
«Allora com'è andata?» domandò Peter tutto eccitato quando i due si furono abbandonati sulla panca di fronte a loro.
«Benissimo, ma sono distrutto» sospirò Sirius.
«Idem, ed ho una fame! Potrei mangiarmi un Ippogrifo!» disse James.
Mentre cenavano i due raccontarono la loro giornata agli amici, anche qualche altro Grifondoro ascoltava attentamente ridendo ogni tanto.
«Wow Thestral! Immagino che noi non li vedremo almeno fino al settimo anno!» commentò Remus ammirato.
«Beh non è che noi li abbiamo proprio visti!» gli fece notare Sirius.
«Si beh, ma in ogni caso...»
Dopo cena James e Sirius dovettero costringere le proprie gambe a muoversi, fosse stato per i loro corpi si sarebbero fermati a dormire in Sala Grande.
Appena arrivati alla sala comune si lasciarono cadere tutti e quattro su alcune poltroncine, sia Sirius che James volevano andare subito a letto ma, come gli fece notare Remus, il giorno dopo avevano Pozioni, Trasfigurazione e Incantesimi e per tutte e tre le materie dovevano consegnare un tema, quindi si diressero di malavoglia a prendere le borse dei libri per fare un minimo di compiti.
Fu solo a mezzanotte passata che i due amici salirono al dormitorio imbronciati e con il cervello fumante e quando finalmente si infilarono sotto le coperte e posarono la testa sui cuscini, non poterono non pensare che il piano malefico dei professori per metterli fuori uso stava funzionando a meraviglia!

***

Ed ecco il quarto capitolo! Vi informo che è stato un capitolo un po' sofferto, avevo poca ispirazione! Però spero comunque che vi piaccia! Mi raccomando recensite e siate sinceri (magari non troppo crudeli )! =)

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Capitolo 5
*** Finalmente il Quidditch. ***


The marauders, capitolo 5

Capitolo 5


Finalmente il Quidditch.



A due settimane dall'introduzione della nuova punizione James e Sirius dovettero ammettere che non potevano dirsi infelici: infatti durante i pomeriggi passati con Hagrid si divertivano molto e ben presto diventarono ottimi amici del guardiacaccia.
Tuttavia c'era qualcosa che stonava, come se avessero smarrito un pezzo del puzzle delle loro vite: quello che più gli mancava non erano le scorribande in giro per la scuola, ma era stare con i loro amici Remus e Peter.
Ormai gli unici momenti che potevano passare insieme (oltre alle lezioni) erano le poche ore dopo la cena in Sala Grande, ore che però dovevano dedicare anche ai compiti.
Ogni sera tutti e quattro andavano a letto molto tardi e, anche se ogni tanto chiacchieravano e scherzavano, erano sempre un po' depressi per il poco tempo che avevano a disposizione.
Nel frattempo sulla scuola era sceso un velo di tranquillità che, se dapprima aveva reso increduli un po' tutti quanti, alla fine era stato largamente apprezzato, in special modo dagli insegnanti che ne avevano approfittato per aumentare il ritmo in classe.
Le lezioni erano sempre più interessanti, ma sopratutto difficili: la professoressa McGranitt li aveva da poco messi alla prova con la trasfigurazione di oggetti più complessi: dovevano trasformare una boccetta di inchiostro vuota in un calice di vetro; il professor Vitius aveva appena iniziato a spiegar loro l'incantesimo per far volare gli oggetti, che era molto complicato e il professor Sharp gli stava spiegando una fattura utile per affrontare i vampiri.
Anche Erbologia li stava mettendo a dura prova: da qualche giorno stavano studiando un fungo rosso a pois gialli che tra le sue capacità aveva quella di allungarsi come una molla e picchiare sulla testa chi lo avvicinava troppo; l'unica materia a non essere cambiata di una virgola era Storia della Magia, il professor Rüf infatti era noioso e lento come sempre.
Inoltre all'inizio del mese avevano iniziato le lezioni di volo con il professor Bumb, le ore che trascorrevano nel cortile sul retro della scuola non erano impegnative, almeno non se avevi un minimo di familiarità con un manico di scopa: Peter al primo tentativo di spiccare il volo si ribaltò in avanti e finì in infermeria col naso rotto, Remus invece non riuscì a far volare la sua scopa fino al decimo tentativo, ma era talmente insicuro che quella ripiombò a terra dopo neanche un secondo; tuttavia l'incidente più grave lo ebbe un ragazzino di Corvonero di nome Xenophilius Lovegood (un tipo molto stravagante e eccentrico che stava particolarmente simpatico a Sirius) che durante la loro seconda lezione si diede una spinta talmente forte da andare a sbattere contro il muro rischiando di rompersi la testa!
Mai gli studenti del primo anno avevano frequentato con tale assiduità la biblioteca: Madama Pince, la bibliotecaria, era arrivata a sospettare che stessero organizzando qualche complotto!
La verità era che Lily Evans aveva organizzato un gruppo di studio e aveva praticamente obbligato tutti quelli del suo anno a parteciparvi: «Come sperate di passare gli esami se non studiate almeno 3 ore al giorno?!», nessuno osava ribattere sia perché tutti la trovavano molto simpatica e carina, ma sopratutto perché aveva dimostrato di saper praticare fatture eccellenti e nessuno voleva rischiare di finire affatturato.
Dopo quasi un mese dall'inizio della punizione i quattro amici stavano raggiungendo il massimo della sopportazione, durante una domenica sera particolarmente nefasta James stava già minacciando di stregare il tè dei professori il mattino seguente quando un foglio di pergamena apparve nella bacheca della sala comune.
I ragazzi si precipitarono a leggere e James, facendosi largo a gomitate tra la folla, riuscì ad arrivare per primo.
Sperando che annunciasse la sospensione perenne delle lezioni, il ragazzo iniziò a leggere, ma quando ebbe finito il sorriso che gli incurvò le labbra era ancora più soddisfatto e gongolante:
la stagione del Quidditch era iniziata e quel fine settimana ci sarebbe stata la prima partita, Grifondoro contro Serpeverde!
Non solo sarebbe stata l'occasione perfetta per passare un po' di tempo con i suoi amici senza il pensiero assillante dei compiti, ma specialmente significava adrenalina e gioia incalcolabile: James infatti era un patito del Quidditch e un tifoso decisamente sfegatato.
Il mattino seguente l'agitazione era palpabile in tutta la scuola e durante tutta la settimana gli studenti di Serpeverde e Grifondoro si stuzzicarono con maligne battutine e spesso si scontrarono lanciandosi incantesimi o fatture.
James era assolutamente in estasi e non vedeva l'ora di vedere la partita.
Il mattino di sabato fu il primo a svegliarsi e buttò giù dal letto i suoi compagni senza tante cerimonie.

«Forza! Oggi si gioca!», quando finalmente gli altri scesero dai letti lui era già vestito e stava arrotolando una grande bandiera scarlatta con lo stemma di Grifondoro.
«James è ancora presto! Perché diavolo non ci hai lasciato dormire?!» sbuffò Remus infilandosi la veste.
Peter era ancora mezzo addormentato e stava tentando di infilare un piede nella manica.
Sirius invece pareva aver realizzato che giorno fosse e cosa stava per esserci e quindi si affrettò a vestirsi.
«Dai muovetevi voi due!» intimò James a Peter e Remus, saltellando dall'eccitazione.
Scesero di corsa a colazione; la Sala Grande era praticamente deserta, gli unici già scesi erano i giocatori delle due squadre.
I quattro amici presero posto vicino a quelli della loro Casa.
«Buongiorno!» li salutò James con un sorriso da un orecchio all'altro.
I sette giocatori li salutarono di rimando, si vedeva che erano tutti un po' nervosi ma qualcuno di loro era anche molto eccitato.
Iniziarono a mangiare in silenzio, ma dopo qualche istante James e Sirius iniziarono a fare mille domande al capitano della squadra, Trish McLeod, una ragazza del settimo anno con dei lunghissimi capelli dorati che in quel momento erano acconciati in una coda di cavallo.
Trish era una grande giocatrice, il professor Bumb si vantava di lei con tutti gli studenti dicendo che sarebbe sicuramente entrata nella nazionale.
«Coraggio ragazzi, è ora di scendere al campo!» annunciò Trish quando la Sala iniziò a riempirsi.
James augurò buona fortuna a tutti almeno 3 volte prima di tornare a sedersi.
«Aaaah sono così elettrizzato!»
«Veramente James?! Non l'avevamo affatto notato» commentò sarcastico Sirius.
«Già! Nell'ultima settimana non hai mai accennato alla partita» aggiunse Remus sogghignando.
James, tanto per cambiare, gli fece una linguaccia.
Ormai i tavoli di tutte e quattro le case erano pieni.
Molti studenti indossavano sciarpe e cuffie con i colori di Grifondoro: praticamente tutti eccetto i Serpeverde che erano una macchia verde/argento in un mare scarlatto/dorato.
La partita iniziava alle undici, ma dato che James voleva assicurarsi i posti migliori, i ragazzi si incamminarono verso lo stadio con mezz'ora di anticipo.
Remus e Peter non erano mai stati nello stadio (ne mai in vita loro ne avevano visto uno) e rimasero piacevolmente colpiti; Sirius e James, dal canto loro, c'erano già stati più di una volta con Hagrid: spesso capitava che alcuni animali uscissero dalla foresta e si intrufolassero nello stadio dove poi si smarrivano, quindi il guardiacaccia doveva prenderli e riportarli nel folto degli alberi.
Lo stadio era circolare e imponente: alti spalti circondavano il campo ad un'altezza di circa 10 metri, le gradinate erano divise per colori, uno per ogni casa: rosso quelle al centro sulla desta, verde quelle al centro sulla sinistra, blu quelle dietro i 3 anelli vicini all'ingresso e giallo quelle dietro agli altri 3 anelli, ma niente impediva agli studenti di ogni casa di sedersi in un posto qualunque.
James prese posto prima dietro gli anelli dove avrebbero dovuto segnare i Grifondoro, poi dal lato opposto, per poter dar man forte al loro portiere, dopo neanche due minuti si spostò di nuovo e si sedette al centro delle gradinate rosse, stava per alzarsi ancora quando Sirius lo afferrò per il bavero e lo costrinse a risedersi: «Qui si vedrà benissimo!» sentenziò categorico.
«Ma forse dall'altro lato...» tentò di dire James.
«Io... Io non mi muovo di qui» assicurò Peter accasciandosi su un sedile li accanto e tenendosi premuta la milza che evidentemente gli doleva parecchio.
James stava per ribattere, ma un gran brusio di voci annunciò loro che il resto della scuola era in arrivo e che mancava poco all'inizio della partita.
Alle undici in punto tutti gli spalti erano occupati e i giocatori, usciti dagli spogliatoi, si erano disposti nel campo in attesa del fischio di inizio.
I tifosi assistettero alla stretta di mano mortale tra i due capitani (a James parve quasi di sentire le dita di Trish rompersi sotto la presa stritolatrice di Luther Parker, il nerboruto capitano dei Serpeverde, anche se lei non fece nessuna smorfia di dolore).
Al fischio del professor Bumb (l'arbitro della partita) i quattordici giocatori si alzarono in volo.
«Eccoli che partono» annunciò una voce acuta e squillante, che tutti e quattro riconobbero come quella di Gwen McDonald la sorella di Mary, a tutto lo stadio.
«Grifondoro è in possesso della pluffa. McLeod scarta Parker e passa a Howe che schiva un bolide di Aubrey. E' sola davanti al portiere. Forza Cathy!» tutti trattennero il respiro mentre tirava.
«E segna!» un boato assordante si alzò dalle tribune occupate dai Grifondoro, i Tassorosso e i Corvonero, così forte che quasi nessuno udì Gwen annunciare il vantaggio di 10 a 0 per Grifondoro.
James aveva srotolato la sua enorme bandiera e la sventolava sopra le teste di tutti urlando a squarcia gola incitazioni per la sua squadra e insulti per quella avversaria.
«Serpeverde in possesso della pluffa, Burckley schiva Willis, Howe e Parker. E' solo contro il portiere: Coraggio Julia non farlo passare!»
«Scott para. Grifondoro riparte... .»
«Mingherlina quella Julia per essere un portiere, è James?» Sirius dovette urlare per farsi sentire.
«Mh?! Aaaah, ma come si fa a perdere così la pluffa! Scusa amico, cosa hai detto?» chiese James senza togliere gli occhi dalla partita.
«Lascia perdere!»
Da quel momento la partita si fece più avvincente che mai!
James, in piedi sul suo sedile, continuava a sventolare furiosamente la sua bandiera fino a farsi venire le vesciche, Peter invece non smetteva di saltare in piedi per poi risedersi con tanta foga che cadde almeno 10 volte.
Sirius, in piedi, agitava le braccia urlando come un matto e ogni tanto dava un calcio al suo sedile o a quello di fronte, fino a che, per sbaglio, prese in pieno il cappello a punta del professor Sharp, che sedeva davanti a lui, facendolo volare via.
Remus invece, seguiva ogni azione stando seduto immobile con gambe e braccia incrociate: gli unici segni della sua tensione erano una vena pulsante sulla sua tempia sinistra e le piccole perle di sudore che gli erano spuntate qui e là sul viso.
Il gioco era talmente veloce che Gwen non faceva in tempo a dire il nome di un giocatore che quello lanciava la pluffa ad un compagno o la perdeva in uno scontro con un avversario.
Grifondoro segnò ancora una, due, dieci volte e altrettanto fece la squadra di Serpeverde.
Il professor Bumb fischiò parecchi falli, sopratutto a favore di Grifondoro visto che i Serpeverde, con il proseguire della partita, si erano fatti sempre più rabbiosi e scorretti.
Dopo quasi 3 ore di gioco la folla di spettatori era ormai mezza congelata, i giocatori sempre più stremati e Gwen praticamente senza voce.
«Ecco Pier Pavin che si lancia in un impennata pazzesca, deve aver avvistato il boccino d'oro!»
Tutti trattennero il respiro, il cercatore di Grifondoro saliva sempre più in alto inseguito da quello verde vestito.
«Sarà difficile capire da qui cosa sta succedendo!» disse Gwen, i due erano solo due puntini indistinti nel cielo plumbeo.
«Ecco che riscendono. Sono in picchiata...»
«Eeeee SI! Pavin afferra il boccino!»

L'urlo trionfante che si alzò dalle tribune fece alzare in volo tutti gli uccelli della foresta proibita.
«Grifondoro 330, Serpeverde 210» gridò la voce esultante, e ormai roca, di Gwen.
James improvvisò una strana danza tribale sul proprio sedile facendo sbellicare dalle risate Sirius e Remus, Peter era caduto di nuovo!
Gli studenti lasciarono lo stadio festosi portando sulle spalle la squadra Rosso-oro, gli unici giù di corda erano i Serpeverde che però non persero tempo e iniziarono subito a lanciar calunnie sui giocatori di Grifondoro.
Inutile dire che nessuno ci faceva caso, tutti sapevano che la vittoria era stata più che meritata e che i Grifondoro aveva giocato molto bene.
Mentre tornavano al castello James iniziò a ripercorrere la partita minuto per minuto: «...e la parata di Julia! Quel tiro a effetto era ben piazzato, ero quasi certo che sarebbe entrata!»
«Ehi Hagrid!» Remus, che stava cercando un pretesto qualsiasi per mettere a tacere l'amico, lo aveva visto scendere alla sua capanna.
«Ohi, ciao ragazzi!»
«Hagrid hai visto la partita?» gli domandò James prima che Remus potesse dire qualcosa.
«Certo che si! Han giocato bene!»
«Bene?! Sono stati meravigliosi! Mai vista una partita così, Trish era imbattibile e...»
«Ok, ok! Sono stati
bravissimi!» lo interruppe Hagrid alzando le mani: «Cos'è ti sei preso un bolide in testa?»
«No purtroppo è così di natura» precisò Sirius con un sorrisetto.
James non contento bombardò Peter, l'unico disposto a starlo a sentire, delle sue migliori avventure su un manico da scopa da quando aveva 3 anni ad ora.
«Vi va di venire a pranzo giù alla mia capanna?»
«Si, perché no!»
«Ehm, ragazzi. Su in sala comune dopo si festeggia la vittoria... Volevo congratularmi con i giocatori.»
Remus alzò gli occhi al cielo: «Ma se ti sei intrufolato nello spogliatoio appena finita la partita?!»
«Hagrid, veniamo!»
James continuò a borbottare per tutto il cammino.

**

Passarono un piacevole pomeriggio insieme al guardiacaccia, anche se non mangiarono granché:già Hagrid non era un gran cuoco, poi quando spigò con cosa era fatto lo spezzatino tutti e quattro lasciarono perdere.
Dopo una merenda a base di te e biscotti marmorei i quattro amici si congedarono: «Ci vediamo lunedì Hagrid» dissero Sirius e James in coro.
«Guardate: nevica!»
Peter aveva ragione: grandi fiocchi bianchi scendevano dolcemente dal cielo.
«Quest'anno ha iniziato presto», commentò Hagrid pensieroso: «Aaaa, devo coprire i cavoli cornuti, soffrono terribilmente il freddo!» urlò correndo verso l'orto.
Ridendo per la scena a cui avevano appena assistito James e gli altri fecero ritorno in sala comune.
«E' già quasi ora di cena» fece notare allegro Peter.
«Dev'essere un record per te. Sbaglio o hai mangiato solo 3 biscotti spaccadenti?» ridacchiò James.
Lo stomaco di Peter brontolò sonoramente in risposta.
Erano quasi arrivati al ritratto della signora grassa quando delle voci li raggiunsero: «Grazie per l'aiuto Lily. Quel tema di trasfigurazione era proprio difficile».
«Figurati Sev, e comunque non avevo altro da fare. Hai visto anche tu che oggi non c'era nessuno a studiare, sono rimasti tutti in sala comune a festeggiare la vittoria!»
«Tutta fort...»
«Non starai per dire
fortuna, è mocciosus?» la voce di James li aveva fatti sobbalzare entrambi.
«Potter, ti ho visto oggi sugli spalti... Saltellavi come... come un canguro.»
Lily ridacchiò.
«Ti diverti è Piton? Non riderei
io se la squadra della mia casa fosse appena stata stracciata!» intervenne Sirius.
«Beh almeno io non sono lo schiavetto personale di quello zoticone di Hagrid...»
Stunc.
«Aia!»
«Bella mira Sirius» il ragazzo si era tolto una scarpa e l'aveva tirata con precisione in testa al Serpeverde.
«Sev, ti sei fatto male?»
«No! Ti beccherai una punizione.» Piton aveva alzato la bacchetta e la stessa cosa avevano fatto James e Sirius.
«Cosa succede qui?»
«Niente professor Sharp...»
«Non è vero Pot... Ai. Sev ma che...»
«Shhh... Niente professore.»
«Sarà meglio...» disse quello allontanadosi.
«Severus Piton esigo una spiegazione!»
Quella la ignorò: «Per questa volta vi è andata bene.»
«Tu dici? O forse sei tu quello che si è salvato la pellaccia?»
Piton diventò tutto rosso.

Stava per ribattere, ma Lily lo prese e lo spinse via: «Non so cosa abbiate voi maschi... Dev'essere un difetto genetico!», fu l'ultima cosa che le sentirono dire.
«Peccato, mi avrebbe fatto bene un bel duello» commentò Sirius.
La faccia di Remus esprimeva il grande sollievo per la fine “pacifica” della faida.
«Dai andiamo a cena, non ha senso andare in sala comune dieci minuti!» disse.
Si incamminò ancora prima che potessero rispondergli.
A cena Lily fu terribilmente fredda, anche con Remus con cui andava molto d'accordo.
«Ehm, Lily com'è andato lo studio?»
«Bene.»
«S-sei riuscita a rispondere alle domande di Pozioni?»
«Si»
«Domani vai in...»
«Mary mi passi la salsa rosa per favore?»
Da quel momento Remus abbandonò ogni tentativo di conversazione.
«Blea Peter, sei un pozzo senza fondo. Ti sei accorto almeno, che stai mangiando gli spaghetti al ragù insieme alle penne ai funghi?»
«Sh fnn fi froffuffrate» sputacchiò Peter in risposta.
Dopo cena tornarono finalmente in sala comune.
Decisero di fare una partita agli scacchi dei maghi.
I primi a giocare furono Remus e Sirius, il quale perse miseramente anche se si vedeva che Remus aveva la testa altrove.
Dopo aver vinto lasciò il posto a James che, invece di sfidare Peter, giocò con Sirius perché l'altro si era appisolato.
Un piccolo drappello di gente li aveva circondati per guardare i due imbrogliarsi a vicenda.
Remus era evidentemente giù di corda: «Andiamo amico, non sarai mica imbronciato per la Evans eh?» gli domandò Sirius.
«Uhm, sentite ragazzi io vado a letto. Domani voglio iniziare a studiare presto»
«Ehi ma stai bene?» gli chiese James.
«Si, sono solo stanco» e in effetti sembrava come invecchiato.
«Ok, 'notte allora»
«Buona notte.»
Nel salire al dormitorio incrociò Lily: «Lily...»
«Mh?» la rossa lo guardò silenziosa.
«Domani mattina ci vediamo in biblioteca?» sperava che nei suoi occhi si leggessero le scuse per quel pomeriggio.
«...Va bene Remus, a domani!» rispose dopo averci pensato un po'.

«Non sarai mica imbronciato per la Evans?!»
Si, come se fosse quello il mio problema...

Arrivato di sopra si buttò sul letto, stette lì qualche minuto poi si tirò su.
Aveva un piccolo calendario appuntato copra il letto: lo guardò.
Dom. 28, c'era scritto. Di fianco, un piccolo cerchio bianco.
Andò a sedersi sul davanzale della finestra vicino al suo letto: la neve scendeva ancora delicata.
Guardò la luna: quel cerchio bianco, quasi perfetto, domani sarebbe stato pieno...

Magari fosse quello... il mio problema...







**

Ecco, finalmente, il quinto capitolo!

Vi chiedo scusa per tutto il tempo che vi ho fatto aspettare, purtroppo l'ispirazione mi ha temporaneamente abbandonata!

Comunque sono riuscita a buttare giù questo capitolo, non è in massimo: me ne rendo conto e vi chiedo ancora scusa!

Spero che non vi faccia troppo schifo e che vogliate farmi sapere che ne pensate...

Un abbraccio.

P.s. so cosa state pensando "Non vorrà mica far innamorare Remus di Lily?!". 
Io amo la coppia James/Lily... Ma penso che ci sia stato un momento in cui Remus non sapeva bene cosa provava per Lily, sicuramente sentiva un gran  legame con quella ragazzina.
Credo che nel  suo cervello ad un certo punto sia scattata la molla "cacchio è la migliore amica che si possa avere", ma che ci abbia messo un po'... 
Lei lo capiva, non aveva bisogno di sapere qual'era il suo problema per consolarlo o per stargli vicino!

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