Discendo per te,amore mio,nella terra bruna

Mia amata regina,solleva il tuo velo dal tuo capo così aggraziato
Mostraci la tua bellezza e la tua benevolenza
Vieni qui,mostrati al re
Oggi sarai la sua sposa.

Era giunta attraverso il varco della grotta ad arrivare fino al di sotto della terra nera e fredda. Ora giaceva su una lettiga,portata da ancelle festanti che la stavano conducendo dinnanzi al signore dell’Averno.
Aveva abbandonato i pepli puerili da Kore ed ora indossava vesti da regina,vesti adulte da signora. Perché lei era così,duplice natura,duplice ruolo. Ed ora con un velo di seta calato sul capo elegantemente acconciato assisteva alla folla festante che riaccoglieva la sua regina,amata perché seppe amare colui che non amò mai. Alzò gli occhi dolci e incontrò quelli del re che,alzatosi dallo scranno d’oro,abbandonato un momento il trono e l’assemblea,si avvicinava sempre di più a lei. Occhi grigi. Occhi pieni d’amore solo per lei. Poi le sue braccia protese a prenderla in braccio,mentre la sollevava in alto. I capelli le scesero sulla fronte coprendola. Stettero così,lei in braccio a lui,il velo a coprirle il capo. Occhi negli occhi. E tutto il mondo scomparve. Solo loro due.
“Sei tornata a casa” voce bassa,sensuale,profonda,a tratti autoritaria ma c’era una nota di felicità nel suo tono che solo lei riuscì a percepire.
Le mani di lei scesero ad accarezzare il suo viso mentre le mani di lui sollevavano il velo,levandoglielo dal capo.
“Bentornata a casa,Persefone”

Discendo per te,amore mio,nella terra bruna

Tu ch'hai le penne Amore
E sai spiegarle a volo,
Deh muovi ratto un volo
Fin là dov'è 'l mio core.
E se non sai la via,
Co' miei sospir t'invia.
 
Va pur ch'il troverrai
Tra 'l velo e 'l bianco seno,
O tra 'l dolce sereno
De' luminosi rai,
O tra bei nodi d'oro
Del mio dolce tesoro.

Le porte si aprirono all’ingresso del signore e della sua sposa che lo accompagnava affiancata a lui,stringendo il suo braccio destro. Tutti esultarono per il ritorno della loro amata regina che salutava tutti con cordialità e un dolce sorriso sulle labbra di rosa.  Ade prese per la mano la sua amata e la fece sedere accanto a lui mentre stavano arrivando le ancelle con grandi piatti d’oro pieni di succulente pietanze. Sedevano vicini tenendosi di nascosto la mano destra. Il dio dell’Averno non poteva mostrarsi così smielato in pubblico e questo Persefone lo sapeva bene. A loro bastava solamente essere vicini o sfiorarsi con la pelle o uno sguardo di sfuggita per dimostrarsi il loro amore. Non necessitavano proprio di mostrare il loro amore con effusioni esagerate come quelle dei fratelli Afrodite e Ares. Persefone stava alla sua destra e non un gradino più in basso come Zeus ed Era. Lei era sua pari e sempre sarebbe rimasta tale.  Per sempre sua.