The Dark Side Of The Sun di _Maisha_ (/viewuser.php?uid=191959)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 2: *** Ritorno al passato. ***
Capitolo 3: *** La Raccolta ***
Capitolo 1 *** Di nuovo insieme ***
Mi
girai indietro per l’ennesima volta, e per
l’ennesima volta mi dissi di stare calma.
Il vento tagliente e l’ululare dei cani però non
contribuirono a rassicurarmi. Affrettai il passo, dovevo arrivare a
St.James street prima che scoccasse la mezzanotte. Mentre avanzavo
ormai quasi correndo, mi ritrovai a pensare a quella lettera.
Una busta rossa come il sangue sigillata con della cera; e quel marchio
strano, un corvo, quasi reale, che sembrava fissarmi seppur fosse solo
un disegno impresso sulla carta. Poi c’erano loro, quelle
parole dure come l’acciaio che mi penetrarono come mille
coltelli.
Non poteva essere vero, era passato tanto, troppo tempo.
Improvvisamente sentii un brivido, ero arrivata.
Di fronte a me si stagliava un edifico antico, dall’aria
gotica, ormai abbandonato da chi sa quanto tempo. Ci girai intorno.
La lettera parlava di un piccolo ingresso nel retro, ma non trovai
niente.
Provai a ripetere la filastrocca sulla lettera : se vuoi entrar, dietro
dovrai andar, ma per l’ingresso aprir,sciagure dovrai spedir.
Ci pensai su per un po’ e poi mi venne
l’illuminazione. Certo!
Avrei dovuto lanciare un semplice malocchio, ma non lo facevo da
tantissimo tempo, ricordavo a stento la formula.
Guardai l’orologio, mancava un quarto d’ora a
mezzanotte. Dovevo sbrigarmi.
Tornai all’ingresso principale del palazzo in cerca di
qualche povera anima a cui lanciare il sortilegio. Nessuno in vista.
Poi sentii un rumore provenire da alcune vecchie lamiere usate a mo di
capanna, forse lì c’era qualcuno. Mi avvicinai
furtiva e scrutai attenta l’oscurità
dell’abitacolo.
Qualcosa si mosse, o meglio, qualcuno.
Un barbone in posizione fetale sotto un cumulo di stracci dormiva
beatamente, e forse faceva proprio al caso mio.
No, non potevo maledire un uomo con una vita già
così difficile, dovevo cercare qualcun altro.
Passò il tempo ma non arrivarono altre persone, e a
mezzanotte mancavano solo 3 minuti. Mi sentivo terribilmente in colpa,
ma dovevo sbrigarmi ed essendo il barbone l’unico essere
vivente presente gli lanciai il malocchio.
Tornai svelta sul retro dell’edificio, era spuntata una
porticina. La aprii cauta e mi trovai di fronte ad un lunghissimo
corridoio, completamente buio se non per qualche sporadica torcia.
Mi feci coraggio e varcai la soglia dell’ingresso,la porta si
chiuse dietro di me, o meglio, scomparve del tutto.
Non mi restava che attraversare il corridoio e vedere dove portava.
Dopo un tempo che sembrò interminabile, anche se in
realtà erano passati solo pochi minuti, mi
ritrovai in un grande androne completamente illuminato. Ci volle un
po’ per abituare gli occhi a quella luce così
forte, ma una volta riuscitaci mi accorsi di non essere sola.
Su due delle quattro poltrone presenti in sala sedevano delle donne;
una rossa con la carnagione pallidissima, quasi cadaverica e una bionda
in carne; le due non parlavano, ma si lanciavano occhiatacce a non
finire. Mi avvicinai per sedermi su una delle due poltrone rimaste,
quando la rossa esclamò con tono aspro: – Anche tu
qui Christine?-
- Sai che non potevo mancare, Lilian-
- Vedo che non sei cambiata, e nemmeno i tuoi vestiti- quella sua
arroganza mi dava su i nervi da quando ci eravamo conosciute, ma con il
tempo ci avevo fatto l’abitudine.
–si, lo sai che ho sempre amato il vintage- rimase
senza parole e poi sorrise, tornando a fissare il vuoto a braccia
conserte.
Mi abbandonai su una poltrona; che ci facevano Lily Lewis e
Miranda Evans qui? Già conoscevo la risposta ma preferii far
finta di non saperla, lasciando defluire i pensieri dalla mia testa.
Improvvisamente sentii una voce alle mie spalle: -Vedo che ci siete
tutte, ne sono estasiata. –
Non mi girai, sapevo già chi aveva parlato, una voce del
genere è difficile da dimenticare, così come quel
profumo di Selenicereus Grandiflorus, il fiore della notte.
Jaha Norman era arrivata, eravamo al completo.
Dopo che ci fummo tutte accomodate cademmo in un silenzio imbarazzante,
insomma non ci vedevamo da 15 anni, e per un motivo più che
valido; nessuna aveva voglia di riallacciare l’amicizia, se
così si poteva chiamare il rapporto che avevamo da
adolescenti.
Mentre pensavo, Lily e Miranda continuavano a guardarsi
facendo smorfie, che più che sorrisi sembravano ghigni,
malvagi, proprio come loro. Improvvisamente Jaha iniziò a
parlare: - Sapete perché vi ho convocato, non
c’è bisogno che ve lo spieghi, ho bisogno di voi,
purtroppo.-
- Jaha Norman pensi davvero che ti aiuteremo? Non dimenticare che cosa
ci hai fatto. – a parlare era Miranda, che a quanto pare in
questi anni aveva vinto la timidezza.
– Ah Miranda, sei stata sempre così vittimista! Se
vi è successo, è per colpa vostra, non mi avete
dato ascolto e ne avete subito le conseguenze, è la vita,
c’è chi vince e c’è chi
perde. -
-Brutta strega dei miei stivali, tu ci hai tolto tutti i
poteri! A Castlewood non si erano mai viste streghe senza poteri! Hai
dimenticato come ci guardavano? Tutti gli scherzi che ci facevano?
Tutto per colpa tua, solo per non aver voluto rovinare il
ballo…eri immatura ed egocentrica, una pazza!-
Conoscendola, la Jaha quindicenne avrebbe lanciato immediatamente un
sortilegio a Miranda, ma non lo fece, si limitò solo a dire
con tono calmo:
– Scusate, non volevo.-
Improvvisamente Lily scoppiò a ridere –
Ahahahahah, Jaha Norman che si scusa, ti rendi conto di che fine hai
fatto? La ragazza più popolare della scuola che chiede scusa
rispettivamente alla sfigata, alla dark e alla secchiona, che bello il
sapore della vittoria! –
- si, hai vinto, se ti soddisfa tanto Lily, ora
però dovete ascoltarmi, sulla lettera che vi ho scritto
dicevo che LUI stava per essere risvegliato da una congrega di streghe
nere, beh c’è un problema, un grosso problema-
-Quale?- chiese Miranda con aria stizzita-
-Lo hanno risvegliato.-
- Mi scappò un urlo: - Cosa???-
- Ah vedo che non hai perso la lingua Chris, ebbene si,
è stato risvegliato, e sapete che verrà a
prenderci, dobbiamo fare qualcosa, e il più presto
possibile.-
- Io non intendo fare nulla, che venga pure a prendermi- disse
Lily pigramente.
– Lily ma sei pazza? Non immagini nemmeno che destino ti
riserverà quel mostro!-
-Si che lo so Jaha, non dimenticare che ho perso tutti a causa sua.-
Jaha era sconvolta, non l’avevo mai vista così, ai
tempi del liceo era sempre così perfetta, con una soluzione
pronta per ogni problema.
Evidentemente non era più così
perché dalle labbra gli uscì solo un suono
strozzato, poi dopo minuti e minuti di silenzio si decise a parlare:
- Ragazze, per favore, non possiamo arrenderci, dobbiamo
combattere-
- Jaha non siamo più quelle di una volta, lo vuoi
capire o no? Io ho fatto fatica anche a lanciare un malocchio, pensa a
combattere contro un demone della notte di 300 anni, che tra
l’altro ce l’ha a morte con noi ed è
aiutato da streghe nere. Ci ucciderà tutte, comprendi?-
- Dannazione Lily, ha ucciso la tua famiglia e tutto quello
che sai dire è “ci ucciderà tutte,
comprendi? “, 15 anni fa la ragazza che conosco io non
avrebbe esitato un secondo a combattere. La stessa cosa vale per voi,
Chris, Miranda non arrendetevi così, ve lo chiedo in
ginocchio.-
- Io sono con te Jaha.- lo dissi di getto, non me ne accorsi nemmeno,
ma l’idea di ritornare la strega di una volta mi piaceva, e
poi ci tenevo alla mia vita, per quanto squallida fosse, e non
l’avrei data a un demone schifoso. A ruota mi
seguì Miranda, e dopo qualche minuto anche Lily cedette.
Jaha ci guardò con uno sguardo misto tra gratitudine e
soddisfazione:
– Grazie ragazze.-
Restammo a parlare per tutta la notte. Ci mettemmo d’accordo
per cominciare l’allenamento 48 ore dopo. Dopo la riunione ci
salutammo con un cenno della mano e ognuna di noi prese strade diverse.
Mentre tornavo a casa iniziai a pensare su dove avessi gettato la
bacchetta, quando sentii un respiro rancido sul collo.
– Da quanto tempo Chris.-
Mi voltai di scatto, un enorme mostro mi si stagliava davanti in tutti
i suoi 2 metri d’altezza.
L’unica cosa che riuscii a pensare fu: - Dannazione, e ora
che faccio?- e poi mi si scagliò contro.
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Capitolo 2 *** Ritorno al passato. ***
Ritorno
al passato
Quindici anni
prima.
Il
sole
splendeva su Aughelwick come non mai quel giorno, ma il gelo continuava
a
dominare su tutta la cittadina, noncurante dei tiepidi raggi che vi si
abbattevano.
L’enorme monte Pruinam era ancora ghiacciato,
quest’anno era stato
più freddo del solito e le ripercussioni erano state gravi
per tutti. Il monte
era l’unico modo per uscire dalla città
poiché Aughelwick era un paesino
speciale. A vederlo sembrava una di quelle cittadine sperdute in luoghi
desolati, dimenticati da Dio, circondato com’era dal monte da
un lato e dal
lago dall’altro. Quest’ultimo poi, più
che un lago sembrava un piccolo mare.
Una delle tante leggende del luogo narrava che il lago fosse la dimora
di un poseido,
un’ enorme creatura marina di fattezze umanoidi creduta
estinta da duemila anni,
feroce predatrice di uomini. Si dice, sempre nella stessa leggenda, che
il poseido
crei inizialmente dei vortici, poi ,quando le navi si ribaltano e gli
uomini
cadono in acqua, li divora ferocemente. Ecco spiegato perché
nessuno si era mai
avventurato nella distesa azzurra per scoprire se ci fosse una fine o
no.
Quindi, il monte era l’unica via d’uscita. Ma
c’era un meccanismo piuttosto
particolare per attraversarlo. Non bastava armarsi di buona
volontà a scalarlo,
no, il monte era magico. Come Aughelwick e tutti i suoi abitanti del
resto.
Certo, vi erano maghi scadenti e maghi ottimi, tutto dipendeva dalla
convocazione o meno in una Scuola.
Solo lì si poteva ottenere una bacchetta. Senza
di questa essere nato mago era piuttosto inutile, ci si poteva limitare
solo a
qualche incantesimo per spostare oggetti, curare piccole ferite o
aggiustare
cose rotte; nulla in confronto a quello che può fare una
bacchetta. La gente,
quindi, per vivere svolgeva professioni del tutto umane, come il
contadino, il
commerciante, il giornalaio. Molti si trasferivano in città
normali, abitate da
umani, dimenticando per sempre le loro origini magiche.
In paesini come
Aughelwick le convocazioni erano poche. Annualmente uno o due ragazzini
venivano scelti. Alcuni anni non vi furono convocazioni. Per i ragazzi
convocati ogni anno vi era una festa, si mangiava, si beveva, si
ballava. Era
un addio poiché sarebbero tornati, se lo avessero fatto, dopo 7 anni, ormai maghi
esperti, per
salutare la famiglia e attraversare per l’ultima volta il
monte Pruinam,
andando incontro al loro futuro.
Gli abitanti di Aughelwick, invece, passavano
il monte solo due
volte l’anno; una
volta in autunno ,per le provviste invernali, e una volta in estate per
godersi
le vacanze. Questo perché attraversare il varco costava una
vera fortuna.
Innanzitutto occorreva fare un’offerta Schmileon per passare.
Di quest’ultimo
si diceva fosse un troll che abitava il monte da circa 500 anni, ma
nessuno ne
era stato mai certo, gli ultimi avvistamenti risalivano alla
metà del 1600
circa. Tutti,ciò nonostante, preferivano portare la loro
offerta davanti alla
grotta dove si diceva abitasse il mostro per poi scappare a gambe
levate senza
nemmeno assicurarsi che, siccome spesso consisteva in cibo, fosse
divorata da
altre bestie. Oltre al sacrificio per il troll, la vera tassa erano i
cinquanta
lebani d’oro a testa da pagare.
A chi? A una delle sole due donne che
riuscivano ad aprire il varco in tutta la città. Era un
processo complesso, bisognava
arrivare in cima e usare le pietre sacre, impossibili da utilizzare
senza
particolari abilità magiche. A volte però
capitavano occasioni speciali, in cui
nemmeno quelle due donne chiedevano il loro dovuto salario. Come
qualche
migrazione di massa a causa di catastrofi naturali o quando
c’erano le
convocazioni. Quel giorno era uno di questi.
Un piccolo gruppo di persone si
stava dirigendo verso il monte a passo spedito, trainando grossi bauli.
Tre
ragazze di circa 15 anni seguivano una donna bassa, magra e vestita di
nero che
ogni poco esclamava –Mi seguite ragazze?-
Le tre fanciulle non le rispondevano
perché mancava loro il fiato per la troppa fatica; quelle
grosse valigie
pesavano come se fossero riempite di rocce e il camminare in modo
così rapido
non dava certo sollievo. Mentre le ragazze continuavano a sbuffare e a
respirare
affannosamente, la donna improvvisamente si fermò. Erano
arrivate all’inizio
del sentiero che conduceva in cima al monte. Una salita ripidissima e
coperta
di ghiaccio era impossibile da attraversare, figuriamoci con quei
bagagli. La
donna si voltò lentamente e scrutò le ragazze con
i suoi occhi piccoli e scuri.
-Bene ragazze, saliamo.-
- Ma non ci vede? È impossibile salire!- a parlare fu
una ragazzina con due trecce bionde, un grazioso vestitino a pieghe
verdi sotto
un pesante cappotto di pelliccia e profondi occhi azzurri, Mary Kate,
conosciuta
tra le coetanee per arroganza e acidità, insomma, la
classica persona che
sembra buona dall’aspetto, ma in realtà non lo
è.
-Mary, la parola impossibile
deve sparire dal tuo e dal vostro- disse indicando le altre due -
vocabolario.-
Facendo un cenno con la mano le invitò ad avvicinarsi alla
staccionata che
delimitava il sentiero e una volta assicuratasi che fossero tutte
vicine
sfoderò la bacchetta. Tutte
le ragazze
ebbero un fremito. Vedere una bacchetta per la prima volta in azione
era
speciale quasi come dare il primo bacio. La donna accorgendosene
sorrise
compiaciuta e puntando la bacchetta verso il ghiaccio
esclamò: - Pagos-
Il
ghiaccio si sciolse velocemente lungo tutto il sentiero e le ragazze la
guardarono allibite.
- Niente è impossibile per una bacchetta, e se
volete
avere la vostra siete pregate di muovervi, l’incantesimo non
reggerà a lungo.-
Tutte e quattro sorrisero all’unisono e le tre fanciulle
dissero in coro -Grazie signora Nisiov-
-Di nulla, ma ripeto, sbrigatevi-.
Percorsero
l’intero sentiero in due ore, pochissimo, in confronto alle
sei ore previste
nelle due giornate annuali. Arrivate in cima si gettarono a terra,
esauste, non
facendo caso all’erba ghiacciata che bagnava vestiti e
bauli.
Intanto la Nisiov
con la bacchetta stava tracciando un simbolo su un cumolo di terra
stranamente
fresca circondata da piante intrecciate, anche queste stranamente non
gelate.
Sembrava una piccola v, leggermente obliqua. Sotto di essa vi era
disegnato
primitivamente ciò che sembrava un grosso edificio con alte
torri. Un castello.
Si levò improvvisamente una voce piuttosto acuta. -Signora
Nisiov, che significa?-
La donna sussultò, tracciando una lunga linea sul castello
che aveva disegnato.
Lanciò un’occhiataccia alla ragazza e stizzita
rispose: - Dovresti sapere dove
stai andando, Jenny. Quella è una lettera
dell’alfabeto runico, l’iniziale del
posto che vi aspetta.-
-Oh, capisco, grazie.- Jenny Rotes era sempre stata un
po’ “lenta” a capire le cose; non che
fosse stupida, ma sembrava che non
ragionasse, trovandosi a fare spesso domande sciocche e invadenti, come
in questo
caso, distraendo la Nisiov, che con pazienza rifece tutto
daccapo.
Dopo aver
finito di disegnare altre immagini e simboli e averli circondati tutti
con un
cerchio, anch’esso disegnato nel terreno,la donna si diresse
verso una parete
di roccia coperta da piante rampicanti che, stranamente, a un certo
punto si
diradavano, lasciando scoperta una parte perfettamente circolare di
muro
umidiccio.
Al centro dello spazio scoperto vi era una piccola rientranza, dove,
dopo averla pulita accuratamente dal muschio che vi si era formato, la
Nisiov poggiò
la punta della bacchetta.
D’un tratto il piccolo buco iniziò ad ampliarsi
sia
in dimensioni che in profondità, svelando il contenuto che
vi era nascosto.
Cinquanta pietre di una gran varietà di colori erano
perfettamente allineate
nella cavità che all’interno irradiava una strana
luce bianchiccia.
La strega,
abituata a quel fenomeno, prese, senza pensarci troppo, quattro pietre
sacre
sotto lo sguardo stupefatto delle tre ragazzine ancora sedute a terra.
Dopo
aver gettato loro uno sguardo quasi altezzoso, la donna dispose i
quattro sassi
colorati nel cerchio che aveva disegnato per circondare e racchiudere
insieme
tutti i simboli. Le ragazze non videro mai una meraviglia simile, era
proibito
a chi avesse meno di 20 anni attraversare il monte e per loro fu una
piacevole
sorpresa poterlo fare così tanti anni prima.
Dal terreno coperto di ghiaccio
era sbucata un’arcata di pietra bianca, lucente, simile a
perla; ma non era
questa la meraviglia, lo spazio all’interno
dell’arcata brillava di tantissimi
colori, quasi vi fosse un arcobaleno.
- Ragazze- disse la Nisiov- so che questo
è il vostro primo viaggio, state unite e cercate di
seguirmi.-
Le tre ragazze
fecero cenno di si con la testa e felici, ma al contempo spaventate
entrarono
nella luce dopo la signora Nisiov.
Si
trovarono in una sorta di corridoio che affacciava su innumerevoli
luoghi, no,
a guardare meglio erano tutti castelli.
- Ragazze questi sono tutti i castelli
che hanno caratteristiche comuni, il vostro è uno degli
ultimi, non cercate
nemmeno di entrare in un’altra porta, potreste non tornare
più.-
Le tre ragazze
deglutirono in modo così forte che sentì anche la
Nisiov, che le guardò
preoccupata. Quello sguardo non dava loro sicurezza, anzi.
Così si strinsero
l’una all’altra più forte che poterono,
tenendo sempre con l’altra mano il loro
pesante bagaglio. Dopo minuti
e minuti
di cammino nel corridoio latteo, giunsero alla fine.
Un’ ultima porta si
trovava davanti a loro. Chiusero gli occhi e si prepararono
all’impatto con
l’ambiente esterno. Per loro fortuna atterrarono morbidamente
sull’erba,
lievemente bagnata dalla rugiada. Quando si misero in piedi e si
ricomposero si
accorsero però che la Nisiov non c’era. Urlarono
più volte il suo nome ma non
ricevettero nessuna risposta.
Poi Christine, che fino a quel momento non aveva
aperto bocca urlò: - ragazze, qui c’è
qualcosa.-
Una piccolo foglio ingiallito
era poggiato sul prato. Jenny lo prese. Era scritto in nero con una
calligrafia
semplice, linare, come quella di un bambino.
-Ragazze, è da parte della Nisiov,
dice che dobbiamo seguire il sentiero e saremo arrivate, lei non
è potuta
andare oltre.- -Muoviamoci.- disse Mary Kate con tono
altezzoso.
Jenny e
Christine si guardarono e alzarono le spalle, ormai erano abituate a
quel suo
tono. Le tre giovani si misero sul sentiero che conduceva a luogo per
il quale
avevano tanto viaggiato, erano felici, il peggio era passato, o almeno
così credevano.
Mentre canticchiavano una canzoncina allegra ,infatti, non molto
lontano, qualcosa si stava risvegliando, qualcosa di oscuro, di
malvagio e le
sue vittime sarebbero state proprio quelle ragazze. Gli sembravano
forti,
coraggiose, facevano al caso suo. L’essere però
non aveva ancora abbastanza
forza, ancora debole dopo anni di sonno, preferì non
pensarci e godersi il
risveglio. Una volta tornato alla sua forma originaria avrebbe potuto
dedicarsi
alla caccia.
Il
sole era
calato ormai e le tre ragazze erano esauste dopo il lunghissimo
cammino.
Credevano di essersi perse, di aver sbagliato strada. Mentre parlavano
tra di
loro arrivarono alla fine del sentiero. Nel senso che la strada si
interrompeva
completamente per dar spazio a un burrone altissimo, che terminava con
un
enorme lago.
-E ora?- chiese Jenny -dov’è la Scuola? Dove siamo
capitate?-
-Calma Jenny- disse Christine- sono convinta che non
c’è nulla di sbagliato.-
-
Ed ecco il nostro genio all’opera, voglio vedere come te la
cavi stavolta.- a
parlare ovviamente fu Mary Kate, che aveva stampato un ghigno sulla
faccia.
-
mmh, Mary, sempre gentile tu, eh?-
- Sempre, mia dolce Chris- rispose la bionda con aria stizzita.
-Allora, direi
che dobbiamo arrivare in fondo al burrone-
-Ma c’è l’acqua sul fondo, non vedi
Chris?-
- Vedo Jenny, vedo, ma credo che l’unico modo per arrivare
sia mostrare
coraggio, o comunque dimostrare che ci teniamo davvero a raggiungere la
nostra
destinazione. Sapete che “quelli” ragionano in un
modo particolare. Resta il
fatto che dobbiamo saltare.-
-Saltare?- dissero insieme Mary e Jenny- sei
pazza?-
-No, non sono pazza, fidatevi-
- Io non mi fido di una contadina.-
Disse Mary Kate in tono aspro. – dovrei affidare la mia vita
a te?tzè neanche
per sogno.-
- Come vuoi Kate. Jen, tu che fai?-
- Io vengo con te.- disse Jenny regalando a Christine un
sorriso
che servì da tranquillante. Affrontare un salto del genere
con qualcuno era sempre
meglio che affrontarlo da sola.
-Allora Jen, al mio 3 saltiamo.- Disse
Christine avvicinandosi al precipizio.
- Ok - rispose timorosa Jenny seguendola
sul bordo del burrone.
-Allora, uno, due e t…-
-Aspettate!- Le interruppe Mary
– vengo anche io, siamo state chiamate insieme e a questo
punto moriremo anche
insieme-
Chris e Jenny la guardarono torve. Non era stata d’aiuto.
-Ah, scusami
per prima Chris-
-Figurati- Rispose la ragazza con non troppa convinzione - ma ora
dobbiamo saltare.-
-Siamo pronte- esclamarono le altre due in coro.
-Uno, due,
tre.-
-Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhh- gridarono tutte e tre
all’unisono.
Gli
sembrò di cadere per tempo interminabile.
L’impatto con l’acqua fu duro, e in
più si accorsero che il liquido le stava trascinando a
fondo, come se fossero
risucchiate da una qualche strana forza.
Pur nuotando con tutte le loro forze,
cercando di combattere contro la forza misteriosa, tutto fu inutile, la
discesa
negli abissi era inevitabile. Si guardarono terrorizzate e capirono che
era
finita.
Jenny Rotes, Mary Kate Suset e Christine Talound stavano per morire a
soli
15 anni.
Stavano quasi per lasciarsi andare alla corrente, quando sbucarono
fuori dall’acqua. Tornarono a respirare.
Inspiravano ed espiravano come
forsennate, tossendo per cacciare via l’acqua inghiottita. Si
trascinarono a
riva.
Erano in un altro luogo.
Di fronte a loro un enorme lago di acqua
verdognola, ma limpida. Meraviglioso, ma quasi letale.
La
spiaggia ,invece, era
formata da sottili ciottoli di tutte le nuance del marrone e alcuni
strani
animali vi camminavano, sembravano un misto tra granchi, lumache e
uccelli.
Quatto piccole zampe da rapace, un corpo tondo e coperto da una
corazza,
proprio come un granchio e una piccola testa retrattile con delle
antennine.
Come se non bastasse erano completamente blu.
-Cosa-diavolo-sono-questi-cosi-
esclamò Mary, scandendo tutte le parole e sputacchiando
ancora acqua.
-Ehm,
non
ne ho assolutamente idea- rispose Christine.
-Zampe
da uccello, corpo da
granchio e faccino da lumaca… che ne dite di gralucelli?-
esclamò Jenny
entusiasta per l’idea avuta.
-Jen,
non mi sembra il caso di trovare un nome a
questi, cosi- Rispose Mary con tono distaccato e scandendo
l’ultima parola-
-ragazze
su, invece di mettervi a pensare a questi
“gralucelli”-prese a dire
Christine facendo il segno delle virgolette con le mani-
perché non cerchiamo
aiuto e cerchiamo di capire dove diavolo ci troviamo?--Mi sa che hai
ragione,
mettiamoci in marcia- disse Jen facendo scomparire dal volto il sorriso
avuto
fino ad allora. Abbandonata la spiaggia popolata dagli animaletti blu,
le
ragazze iniziarono a camminare lungo un sentiero stretto e polveroso
che
sembrava essere l’unica via possibile da percorrere. Dopo
aver percorso circa
un kilometro in totale silenzio si arrestarono di colpo. Tutte e tre
scoppiarono
a piangere contemporaneamente dall’emozione, erano arrivate.
Davanti a loro un
enorme castello circondato da alberi. Sulle torrette di una strana
pietra
gialla, come le mura, si poteva vedere una Bandiera con raffigurato un
albero e
una luna piena.
Finalmente avevano trovato Castlewood.
*ANGOLO AUTRICE*
Ok, non è una gran cosa, lo ammetto... ci ho messo un sacco di tempo soprattutto perchè non trovavo mai il tempo di scrivere. Comunque non vi spaventate, la storia più in là diverrà più emozionante. Credo. Buahahah xD
Che poi con chi sto parlando? Non la leggerà nessuno.
Se tu, anima pia e disperata, stai leggendo, recensisci. Ne ho bisogno.
Tenchiùù *occhi dolci* |
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Capitolo 3 *** La Raccolta ***
-Le ultime tre sono arrivate professoressa, possiamo iniziare la
Raccolta.-
-I bagagli?-
-Tutto sistemato- disse l'uomo calvo e dal naso aquilino con voce
rilassata.
-Bene, falle accomodare nella Sala Del
Raccolto- esclamò la donna alzandosi dalla grande
poltrona di pelle marroncina.
-Sarà fatto.- rispose il vampiro accennando un mezzo inchino
e uscendo successivamente dalla porticina in legno scuro.
-Speriamo che quest'anno
non ci siano problemi -disse la donna tra sè e
sè, stirandosi il lungo vestito blu con le mani- non voglio dover uccidere
più nessuno.-
Toc Toc
-Chi è?
-Signora Primer, il salone è al completo, aspettano tutti
lei.-
-Arrivo.-
Afferrati dei fogli sulla spaziosa scrivania di mogano la donna
uscì silenziosamente dalla stanza dirigendosi verso la sala
più grande di tutto l'edificio. Nei corridoi l'unico rumore
che spezzava il silenzio tombale era lo scalpicciio causato dai rapidi
passi con i tacchi della Primer.
/ -----------------------------------------------/
-Grande
questa sala, ma soprattutto quanti ragazzi.- Disse Mary Kate slegandosi
le trecce, mostrado così la folta chioma bionda lunga fino
alla base della schiena.
-Mary Kate, possibile che pensi ai ragazzi? Siamo arrivate nella
migliore Scuola del mondo e ti perdi ad ammir...- Christine non
terminò la frase. Un ragazzo dai ribelli ricci neri e
profondi occhi gialli la guardava insistentemente.
-Figo quello, deve essere un licantropo, e guarda come ti fissa, ti sta
mangiando con gli occhi Chris- esclamò Jenny ammiccante.
-Cosa? Fissa me? No, vi sbagliate, non potrebbe mai essere,
cioè non conciata così e poi guardate questi
capel...-
-Oh, dai insomma che noia! Ti guarda, si proprio te, e non fare quella
faccia da pesce lesso, vagli vicino!-
-Mary, ma sei pazza? Non contarci.-
-O ci vai o ci vado io-
-Uffa però. No, io non ci vado e non mi obbligherete. -
-Ok, vado io. Jen, non farla scappare, io vedo di portar qui quel
fustaccione.-
-Si, signor capitano- Disse Jenny portando la mano alla fronte e
impettendosi.
Dopo aver fatto un occhiolino a Christine, Mary Kate si
avvicinò al ragazzo misterioso ancheggiando.
-Jen, secondo te di che parlano?- Chiese Chris.
-Oh, non ne ho idea, ma secondo me saresti dovuta andare a parlarci. E'
così carino.- Rispose Jenny sospirando.
-Ma su, non è poi così carino, ha solo una
splendida pelle ambrata, ricci indomabili, fisico scolpito e ipnotici
occhi gialli.-
Jen la guardò alzando un sopracciglio.
-Ok, è fottuttamente bello. Va bene?-
-Ora si. Oh, ma aspetta, sta venendo! Dai avvicinati!-
-Oddio e che gli dico ora?-
-Ma che ne so, parla e basta!-
-Ragazze- proferì Kate raggiante - Vi presento William o per
gli amici Will.
-Ehm ciao- disse il ragazzo abbassando lo sguardo ma continuando a
fissare con la coda dell'occhio Chris, che nel frattempo era arrossita
in modo disumano.
-mmh, io sono Christine, piacere, ma puoi chiamarmi Chris.- disse
Christine progendogli la mano e sorridendo con non troppa convinzione
per l'imbarazzo. Il ragazzo le afferrò la mano. Era caldo,
molto caldo.
-Io sono Jenny, hai qualche altro amico da presentarmi?-
Intervenì Jen sorridente, rompendo l'imbarazzo tra i due un
pò bruscamente.
-Piacere Jenny- Disse Will un pò più rilassato e
divertito dall'esuberanza della ragazza, guardandosi intorno - Si, ho
qualcuno da presentarti, solo che qui non li vedo. -
-Fa niente, ci sarà modo di conoscerli, dobbiamo convivere
tutti nella stessa scuola infondo.-
-Già- Altra occhiata a Chris - Quest'anno poi ci sono
persone davvero interessanti. -
-uhm, uhm- disse schiarendosi la voce Mary Kate -Jen, che ne dici di
andare ad esplorare questa magnifica sala?-
-Uuuh, si, andiamo da quella parte, lì a destra guarda
quelli, caaaarini, bhe a presto Will.-
Trascinandosi dietro Mary Kate sparirono in mezzo alla folla di alunni,
lasciando Chris sola con Will.
-A quanto pare le tue amiche ti vogliono male, eh?- Disse ridacchiando
il ragazzo.
-Ehm, si, forse.-
-Guarda che non mordo, cioè ti morderei volentieri, ma non
con cattiveria- disse Will ammiccando.
-Oddio, potevi risparmiartela!- Esclamò Chris arrossendo.
-Hai ragione scusami.- Assentì il ragazzo,
affievolendosi contemporaneamente anche la luce nei suoi occhi.
-Io, ehm, scusa Will, è che, bhe, arrivo in una scuola dopo
un miliardo di peripezie, più morta che viva e poi trovo un
licantropo che mi fissa come un serpente fissa un topolino.- disse
gesticolando la ragazza- sono confusa.-
-Si, ripeto, hai ragione, è solo che appena ti ho vista
è scattata qualcosa, non lo so nemmeno io. -
-Su, dai non preoccuparti. Parliamo d'altro. Sei nuovo anche tu?-
-Nuovo? Na- Disse il ragazzo scuotendo la testa e facendo agitare i
ricci - Sono qui già da due anni-
-Ah. Bhe potresti farmi da guida nella scuola!-
-Magari, ma qui ogni razza ha un corridoio al quale è
severamente vietato l'ingresso se non agli appartenenti alla
determinata razza assegnata al corridoio, a me non serve fare pozioni o
incantesimi, però se come materia alternativa scegli
licantropia può darsi che ci becchiamo. Ah e poi a
protezione, si, lì ci vanno tutti, qua hanno molto a cura
l'insegnamente della difesa personale.-
-Oh, che peccato. Bhe potresti comunque farmi vedere qual'è
il mio corridoio e poi ci sarebbe la biblioteca, l'aula di tiro, la
palestra, la piscina, la mensa. - Disse Chris portando il conto con le
dita.
-Ahahah, si, va bene, come sei, come dire, auforica. Non è
così bella questa Scuola.-
-No? E' il mio sogno da una vita! Deve essere per forza bella-
-Poi lo scoprirai anche tu- bisbigliò il ragazzo.
Dopo qualche minuto di silenzio, interrotto solo dai loro sospiri,
Chris chiese:
-Ma come mai vedo pochi licantropi?-
-Bhe, rispetto a voi maghi o ai vampiri siamo in minoranza, ma non
siamo pochi. E comunque molti sono rimasti negli alloggi, la Raccolta
è una noia, e a noi licantropi non piace annoiarsi,
è roba da vampiri quella. - Disse ridacchiando il lupo.
Fingendo di ridere, pur non avendo capito la battuta, la ragazza
esclamò - Ma quando si inizia?-
-Da un momento all'altro, stai tranquilla.-
-E tu che ne sai?-
-Lo sento. Non saprò lanciare un malocchio, ma qualcosa pure
so farla- Disse sorridendo il ragazzo.
Che bel sorriso. Pensò
Chris.
-Ehm, vero, scusa, non ne so molto di licantropi.-
-Dovresti vergognarti, ahahahah- Disse ridendo Will.
-E dai non ridere!- Sbuffò la ragazza mettendo il broncio e
incrociando le braccia.
-Permalosa!-
-IO? Permalosa? Ma lo sai che v...-
-Shhh, fai silenzio. Si inizia-
Accorgendosi che il ragazzo guardava dietro di lei Chris si
girò, così come tutti gli altri ragazzi, verso un
piccolo rialzo dove, come per magia, era comparsa una giovane donna dai
capelli biondi raccolti in una crocchia e fasciata in un lungo abito
blu a sirena.
-Buongiorno ragazzi- Esclamò la donna con voce squillante ma
al contempo calda - e benvenuti nella vostra casa per i prossimi 5 o 7
anni. Siete qui, scelti tra migliaia di creature magiche, per alcune
vostre caratteristiche speciali. Voi non ve ne sarete ancora accorti,
ma noi si. Quindi non posso che augurarvi di trovare queste
qualità in voi stessi al più presto e una buona
permanenza nella Scuola. Ora, procederemo alla Raccolta. Cortesamente
fate passare Dolum.-
Il vampiro calvo e mingherlino si fece spazio tra la calca di ragazzi
fino a raggiungere il centro della sala, dove, Chris se n'era accorta
solo ora, vi era una specie di vasca in pietra piuttosto rialzata dal
suolo, nella quale confluivano alcune venature del pavimento arancio
con pagliuzze dorate.
-Will a che serve quel coso?- Chiese preoccupata la ragazza.
-Shh, zitta e ascolta-
Riprese la preside: -Quando vi chiamerò avvicinatevi a
Dolum, porgetegli la mano e vi taglierà un pò
l'indice, in modo che esca una goccia di sangue. Non vi preoccupate,
non sentirete nulla. Versate la goccia, prima che cada a terra, nella
Fonte Magica. Così il processo sarà compiuto e
avremo la cosa a voi più cara.
La vostra anima.
*ANGOLO AUTRICE*
Bhe, che dire, ho preferito non
raccontare come si svolge tutta la Raccolta per non svelare troppo, un
pò di suspance ci vuole u.u
Poooooooi, voglio ringraziare La sposa di Ade che è stata
gentilissima e ha recensito (ho cercato anche di seguire i tuoi
consigli!) ^-^
Se leggete recensite, due minutini non costano niente e li spenderete
per una buona causa, aiutare una scrittrice novellina a migliorare xD
Ah, se recensite fatemi sapere che ve ne pare di Will, io lo amo uhuhu
:33
Vi voglio bene e grazie *^*
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