Il Segreto Della Vita

di marwari_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** missione segreta ***
Capitolo 2: *** salvezza ***
Capitolo 3: *** segreti e misteri ***
Capitolo 4: *** l'Ammiraglio ***
Capitolo 5: *** il Viper di Kara ***
Capitolo 6: *** name me! ***
Capitolo 7: *** Kara Scorpion Thrace ***
Capitolo 8: *** Targhetta al Valore ***
Capitolo 9: *** Cella 006 ***
Capitolo 10: *** Burial ***
Capitolo 11: *** Eve? ***



Capitolo 1
*** missione segreta ***


NdA:La Pegasus è appena ritornata nella flotta. C'è un Cylone a bordo! Cosa succederebbe se un umano venisse cresciuto dai Cyloni? Racconto nato durante una notte di incubi trasformati in sogni ad occhi aperti. Tensione, sentimento e legge morale in una storia pronta a levarvi il fiato.

recensioni molto gradite!!

Missione Segreta
Gaius Baltar avanzava negli infiniti corridoi della leggendaria nave da guerra chiamata Galactica. Stava raggiungendo gli alloggi dell'Ammiraglio, era una missione alquanto delicata, era l'unica cosa di cui era a conoscenza.
I militari che facevano da scorta viaggiavano a passo disteso vicino a lui, impassibili, freddi, in quella tenuta nera, col caschetto, e i fucili impugnati, come se fossero pronti a sparare al primo oggetto in movimento. Gaius accelerava il passo di tanto in tanto, ritrovandosi a svoltare gli angoli a gomito in una leggera corsa che lo faceva sembrate piuttosto buffo, se guardato dall'esterno. Lui era uno scienziato, abituato alla pace, al silenzio, al ragionamento, tutto ciò che era movimento lo metteva a disagio, soprattutto se significava abbandonare gli studi nel momento principale, nel cuore della notte, per andare a fare jogging negli intricati labirinti dei corridoi kilometrici e quasi indistinguibili del Galactica.
Riconobbe a malapena il portellone che introduceva al corridoio in cui si trovavano gli alloggi dove erano diretti, mormorò qualche parolina di conforto a sé stesso, come era solito fare per tranquillizzarsi davanti a situazioni particolarmente intense; si sistemò i capelli sfuggenti con una passata di mano
- Ammiraglio!- uno dei soldati aveva bussato al portellone facendo sobbalzare Gaius. Dall'interno si sentì un suono basso, come preveniente da metri di distanza, era appena stato dato loro il permesso di entrare.
La maniglia circolare fu girata più volte e poi la porta di pesante ferraglia si spalancò inondando lo scienziato di una luce soffusa, come proveniente da un camino. I soldati fecero il saluto militare e se ne andarono poco tempo dopo
- Chiuda la porta e si sieda, Baltar.- l'uomo eseguì l'orine ed avanzò verso il centro della stanza. Ad un tavolo erano seduti il presidente Laura Roslin, nel suo miglior completo elegante, uno dei pochi che era riuscita a salvare, teneva gli occhiali in mano e giocava distrattamente con il cordino agganciato alle stanghette. Alla sua destra c'era il comandante del Galactica, William Adamo, era seduto compostamente e teneva in mano una penna.
Gaius Baltar era a disagio di fronte a quelle due misteriose autorità, con le spalle coperte dai più fidati soldati armai; vide una sedia dalla parte opposta del tavolo, la spostò e ci si sedette inghiottendo a vuoto, poi depose le mani giunte sul tavolo e si mise all'ascolto
- Come già saprà...- William Adamo prese parola - la Pegasus è rientrata nella flotta.-
- Sì, ne sono venuto a conoscenza.- confermò lo scienziato con voce piuttosto vaga
- Ci è stato appena comunicato che è presente un Cylone a bordo, classificato come un modello sei. È un soggetto particolare, ma non sappiamo altro... gradiremmo molto il fatto che andasse a vedere le condizioni fisiche e mentali del soggetto, per poterlo interrogare ed avere vantaggio su questa guerra che dura da molto, troppo, tempo.-
- Esattamente... che doveri fare io?-
- In due parole, dottore?- Laura Roslin s'intromise nel discorso -...vada e prenda il Cylone. Non m'importa se si opporranno, non mi importa se è un loro prigioniero, non m'importa se lo usano come sacco da pugilato o come svago per le notti... Voglio che lei, Gaius Baltar, mi porti quel dannato lavoro in pelle e lo interroghi estorcendo ogni minima informazione utile, con qualunque mezzo a sua disposizione... tutto chiaro?-
- Sì, certo... chiaro... chiarissimo.- Gaius incominciava a sudare freddo, si alzò dalla sedia, fece un inchino per congedarsi e sgusciò fuori dal portellone.
- Ci è andata pesante, signor presidente!- rise divertito l'Ammiraglio
- La smetta, quell'ultimo contatto vocale con la Pegasus mi ha parecchio sconvolta, non pensavo usassero il Cylone come coppa di trionfo...-
- Infatti, ma è più utile a noi che a loro e dal momento che siamo noi che comandiamo, se si opporranno, comunque non potranno farlo a lungo se lo ordina un suo superiore.- William Adamo aveva l'intenzione di utilizzare la sua autorità, o anche far usare l'autorità dal Presidente delle Colonie, se fosse stato necessario, con lo scopo di ottenere quel Cylone
- Potrebbe essere la svolta di questa guerra...- Laura Roslin inforcò gli occhiali estasiata all'idea della vera pace
- Già, è tutto nelle nostre mani.-

Gaius Baltar camminava su e giù per la stanza
- Mi uccideranno, ne sono sicuro.- la donna dai capelli color platino si avvicinò a lui, nel suo abito rosso attillato
- Gaius, è un modello sei... sono io. È un Cylone identico a me, e poi tu hai dalla tua parte l'Ammiraglio Adamo, il Presidente delle Colonie, non potranno resisterti a lungo.-
- Ma se...- piagnucolò
- Non pensare, Gaius...- gli mise due dita sulla bocca per farlo tacere e poi con un bacio gli sigillò le labbra - Verrò con te, Gaius.-
Subito bussarono con veemenza la porta e la sua illusione svanì com'era cominciata. Si diede un po' di tono prima di uscire
- Sono pronto.-
- La scorteremo fino alla sala di lancio.- comunicò un soldato e un'altra corsa incominciò. Altri corridoi e la sensazione inevitabile che il burrone si avvicinasse sempre di più, non ci si poteva tirare indietro, la nave da guerra Pegasus era vicina al Galactica, ciò nonostante era necessario un Viper che facesse da spola tra un ponte e l'altro.
Nella sala c'erano i Viper assaliti da mani esperte che tentavano di aggiustarli e metterli a nuovo, lì, trovò Will Adamo e un gruppo di soldati
- Abbiamo avvertito che state arrivando, ma non sono a conoscenza della vostra missione.- vide Gaius annuire, ma i suoi occhi fiammeggiavano di terrore, per rassicurarlo passò alla presentazione degli accompagnatori -Questi sono i soldati migliori che abbiamo, vada lassù e prenda il Cylone, di posti liberi ce ne sarà solamente uno, perciò che non le vangano strane idee...-
- Sicuro... ehm, grazie... di tutto... vado, allora.- lo scienziato di diresse sull'ala del Viper. Per Will Adamo quello scienziato dalla mente contorta era sempre una sorpresa, e non aveva ancora deciso se in bene o in male; era estremamente curioso ed interessante osservarlo, come un insetto in un barattolo di vetro...
Lo sportello del Viper si richiuse e dopo pochi attimi, si sollevò dal suolo. Gaius Baltar era circondato da armati impassibili e stava andando incontro alla morte, forse. Come si sarebbe posto? Che avrebbe detto? Come avrebbero reagito? Un Cylone identico alla donna dei suoi sogni... come lui avrebbe reagito? Tutti i suoi sogni stavano per diventare realtà, i desideri più forti si realizzano, però, solo se si è prossimi alla morte. Il comandante della Pegasus non era una donna con cui si poteva discutere molto, a quanto aveva sentito dire, era piuttosto una dal grilletto molto facile, ecco un altro segno negativo... ma infondo, era un comando partito dall'alto, né Gaius Baltar, né tantomeno il comandante della Pegasus, per quanto spaventosa potesse essere, potevano sottrarsi ad un ordine dato dal Presidente delle Colonie, stava facendo solo il suo lavoro, non c'era altro da fare, non c'era scelta, era il suo destino
- Gaius...- la donna dal vestito rosso comparve al suo fianco, vicino al suo viso - Andrà tutto bene, salva gli umani, Gaius, è questo il tuo compito.-

La comandante della Pegasus era diversa da come se l'aspettava. Di fronte a lui, anche lei aveva alle spalle decine di armati. Era perfetta, i capelli odiosamente e meticolosamente perfetti, tutto l'insieme del suo essere era perfetto, quasi a renderla perfettamente brutta. Gaius rise nella sua mente per i suoi stessi pensieri, poi assunse un tono solenne
- Il Presidente Roslin mi manda qui in veste di scienziato del Galactica con lo scopo di...- scelse tra le parole che vorticavano nella sua testa, quella che gli sembrava più giusta - sequestrare il Cylone prigioniero ed interrogarlo.-
- Il Cylone lo abbiamo catturato noi...-
- Questo lo so, ma i progetti del Presidente delle Colonie e dell'Ammiraglio del Galactica sono specifici ed atti al tentativo di salvare quel che resta dell'umanità.-
- Ed esattamente che vogliono fare con il nostro...- Gaius la interruppe subito, ponendosi al comando
- No, mi dispiace, queste informazioni sono riservate, non forzatemi... ora mostratemi il Cylone.-
Tutto sommato, non è che potesse far molto contro un ordine del genere. La comandante della Pegasus si scostò di lato, come il segnale di un passaggio concesso, fece abbassare le armi ai suoi e anche Gaius si voltò per dare il medesimo ordine anche se si trovò a sussurrare il nulla, viso che i suoi uomini lo avevano già fatto. Fece un cenno con la testa, lo faceva spesso, anche senza un vero motivo valido, ancora una volta quella donna odiosamente perfetta prese parola
- Se vuole seguirmi signor...-
- Baltar, Gaius Baltar.- completò con un sorriso di circostanza, era stato davvero così facile? - Sono uno scienziato, io...-
- Non mi interessa chi è, cosa faccia... non voglio guai sulla mia nave, perciò faccia quello che deve fare e si tolga dai piedi.-
- Sì...certo...- Gaius si fissò le punte delle scarpe, ma si dovette subito bloccare
- Le prigioni sono vicini ai miei alloggi, mi piace sentirli urlare mentre invocano la morte che noi concediamo solo alla fine...- sorrise sadicamente, che donna da brividi... la morte come premio, se faccio il buono mi uccidono, se faccio il cattivo mi uccidono, non è che c'è molta scelta su questa nave...
Il portellone si aprì, la comandante indicò una stanza a lato, con due sentinelle col fucile carico sull'uscio e la chiusura blindata. L'apertura conduceva ad una seconda stanza, separata per un quarto da una grata metallica e da un vetro spesso. Da una parte un gruppo di corazzati con l'arma puntata, dall'altra, nella cella, una donna, bionda, riversa al suolo, incatenata e avvolta in pochi stracci; sul corpo portava i segni di violenza, vaneggiava persino
- Posso... posso entrare?- chiese stupefatto Gaius, quella era la sua Cylone.
La porta si aprì lentamente, Gaius Baltar si avvicinò a lei, si inginocchiò al suo fianco, era vicino alla parete, pensava stesse appoggiata ad essa, ma invece c'era un considerevole spazio fra lei e il muro, una trentina di centimetri scarsi
- Sono qui per aiutarti, ti porto via...- disse lo scienziato mentre le spostava una ciocca di capelli che le copriva gli occhi, intanto la Cylone continuava ad articolare parole senza senso alle sue orecchie. Quando fece per toccarle le catene che le imprigionavano le mani, lei gli afferrò il polso e scandì le parole
- Lei non è un Cylone... lei non è un Cylone...- appariva come una supplica a cui Gaius non poteva sottrarsi
- Chi? Chi è che non è un Cylone?- solo allora si accorse del braccio che avvolgeva il suo ventre e la mano che stropicciava con nervosismo e disperazione le poche vesti che indossava, evidentemente c'era qualcuno dietro quella donna, qualcuno che lei aveva coperto con il proprio corpo in un ultimo, estremo, tentativo di proteggere. Gaius si avvicinò
- Chi è?- chiese di nuovo, si sporse per vedere meglio, ma la Cylone non si muoveva
- Portala via... lei non è un Cylone.-


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Capitolo 2
*** salvezza ***


coon ques Con questa fan fiction non ho intenzione di violare privacy nè ho nessuno scopo di lucro. le immagini riportate non sono di mia proprietà ma trovate nella rete.

 

I Cyloni furono creati dall'uomo.


Si sono ribellati.


Si sono evoluti.


Ce ne sono molte copie.


E hanno un piano.



Salvezza
Gaius Baltar si alzò in piedi e si voltò verso la grata
- Chi è?- chiese in un esplicito ordine rivolto alla comandante della Pegasus
- Una ragazza, l'abbiamo trovata insieme al tostapane su un caccia partito da una nave base Cylone.-
- Perché sostiene che non è una Cylone?- chiese ancora lo scienziato
- Sostiene anche che è sua figlia, perciò deve essersi fuso qualche cavo.- ridacchiò malignamente la donna - il suo cervello è impazzito: i Cyloni sono delle maledette macchine, non possono procreare e per di più non possono procreare umani...- Gaius Baltar tornò verso la Cylone, senza voltarsi, pretese le chiavi delle catene che le legavano i polsi. Dopo qualche momento di tensione, la comandante gliele passò
- Non avrà intenzione di credere al mucchio di ferraglia...- sussurrò preoccupata con un velo di scandalo
- Se fosse utile per salvare sé stessa potrei anche pensarla come lei. Ma dal momento che si sta battendo per la libertà di un altro individuo, devo autentificare la sua parola, a prescindere che questa ragazza sia Cylone oppure no.- concluse lo scienziato
- È in grado di distinguere un Cylone da un umano?- domandò scettica la donna
- Si da il caso... che io sia in grado.- spostò delicatamente la Cylone, non c'era un motivo per cui Baltar pensasse che la Sei stesse dicendo la verità, ma con lo stesso mistero, la Cylone non si ribellò, com'era consona fare, quando qualcuno la toccava.
La ragazza era giovane, non poteva avere più di quindici anni. I capelli erano corvini e lunghi, gli occhi socchiusi e vestita di pochi indumenti, come la Cylone modello sei; era magra, sulla pelle bronzea erano presenti molti lividi e graffi; stava a terra, sdraiata, e non si muoveva. Gaius Baltar dubitava persino che fosse ancora viva, se non per il suo flebile respiro che le animava il petto.
Lo scienziato estrasse una piccola scatola in pelle con vari scomparti e tra varie siringhe, ne scelse una; prese un campione di sangue dalla ragazza e ne versò il contenuto sopra una piastrina collegata ad un macchinario tecnologico che depose a terra
- Ci vorrà qualche minuto per conoscere i risultati. Di certo saprà, che se il test risultasse negativo, lei e tutta la sua flotta, potreste essere processati per crimini contro l'umanità...- li guardò con aria decisamente superiore, mentre la comandante della Pegasus non poteva obiettare - Nel frattempo, desidererei parlare con il Galactica e per metterli al corrente della... situazione.-
- Da questa parte...- rispose cordialmente la donna, non poteva fare altro che mostrarsi il più mielosa possibile per ogni probabile e spiacevole evenienza, e questo Gaius l'aveva previsto, e a lui piaceva avere il controllo della situazione anche se era più grandi di lui.

- Cosa c'è Baltar?- l'Ammiraglio lo aggredì con voce ferma
- Ammiraglio, qui... sono sorte... ehm, delle... delle complicazioni...-
- Si spieghi meglio.-
- Ecco vede, qui la Cylone è messa piuttosto male, ma abbiamo una novità imprevista: c'era un altro individuo con lei, ma non sappiamo se sia un Cylone o meno.-
- Come? Non può fare il suo dannato test?-
- Lo stavo giusto effettuando, ma la questione è un'altra: quella ragazza ha ricevuto lo stesso ...ehm, "benvenuto" della Cylone e sta rischiando la vita...-
- Ragazza?-
- Sì, avrà più o meno quindici anni...- lo scienziato si interruppe poiché un soldato era entrato nella sala di comando urlando "rosso", significava che il test era negativo e la ragazza era un'umana -...è...è umana.- balbettò incredulo Gaius con gli occhi sgranati - Quella ragazza è un'umana. Ammiraglio?- interpellò sul da farsi
- Frak! La porti immediatamente qui. Alla flotta della Pegasus ci penserò io, si sbrighi prima che sia troppo tardi!!-
Gaius Baltar si girò verso i soldati dell'Ammiraglio e li pregò di seguirlo.
Si diresse a gran passo verso le celle e si fiondò in quella dov'erano detenute la Cylone e la ragazza; si inginocchiò di nuovo al fianco della Cylone
- Chi è la ragazza?- chiese
- Mia figlia.- rispose lei con voce tremante, ma sicura. Gaius sospirò forte
- La devo portare sul Galactica per sottoporla a cure mediche adeguate, starà bene... in quanto a te, non so quando potrò mai venire a prenderti...- la Cylone lo guardò e sorrise
- Grazie.- sussurrò.
Gaius Baltar mise una mano sotto la nuca della ragazza e l'altra sotto le ginocchia. Con molta cura la prese in braccio per poi farle appoggiare la testa alla sua spalla mentre si alzava.
La ragazza era debole e stanca, tuttavia, non si risparmiò di lottare con le sue ultime forze per rimanere lì, accanto a quella che lei reclamava come Caprica e non accennava a staccarsi da lei
- Va' tesoro, non aver paura, ti salveranno.- disse la Cylone - Te ne prego, va' con loro.- la ragazza si quietò lasciandosi andare alla mercé dello scienziato, il quale si alzò fiero in piedi. Impettendosi, si allontanò dalla cella
- Non avvicinatevi alla Cylone e non azzardatevi ad incatenarla di nuovo, siete già abbastanza nei guai senza che voi aggraviate la situazione.- concluse infine, si era mostrato irritabilmente il padrone della situazione, invincibile e forte, oppure solo un insignificante omuncolo che sfrutta delle cariche che non gli appartengono. Infondo cos'era lui? Solo un messaggero per conto dei pezzi grossi... Tutto sommato, la Pegasus, non era così terribile e facilmente sottomettibile.
Baltar temeva per la sua piccola vita. Nonostante si fosse dimostrata una tenace combattente, pronta al tutto e per tutto solo per restare vicino ad un Cylone, era molto preoccupato per la sua sorte. Chissà cosa le avevano fatto, chissà da quanto tempo non toccava cibo, chissà quanti e quali violenze quella giovane ragazza aveva dovuto subire soltanto per un errore.
Il viaggio sul Viper era breve, ma pareva durare un infinità per Gaius Baltar, mentre teneva stratta a sé quella preziosa umana, forse prima di una nuova stirpe, se le parole della Cylone erano vere: un'umana con madre Cylone, quella ragazza era unica e stava morendo
- Sssth, dai, resisti piccola, siamo quasi arrivati...- sussurrò accarezzandole i capelli.

Il portellone si aprì, Gaius Baltar fu il primo a scendere con lei in braccio, saltò a terra cercando con gli occhi il dottor Cottle.
Gaius Baltar, non solo vide lui, ma anche l'Ammiraglio William Adamo, il presidente delle Colonie Laura Roslin, i piloti dei Viper, oltre ad una folla di numerosi soldati del Galactica curiosi
- La metta qui!- ordinò il dottore distogliendo lo scienziato dallo stato di confusione in cui era. Gaius depose la ragazza sulla barella bianca e i allontanò qualche passo, intanto il Presidente e l'Ammiraglio si erano avvicinati e Laura Roslin aveva appoggiato la mano sulla spalla dello scienziato come un complimento, infondo era stato suo il lavoro di identificazione dei Cyloni, grazie a lui, un altro umano era salvo
- Dottor Cottle?- interpellò Will Adamo
- La situazione è critica, tuttavia credo che abbia buone possibilità di sopravvivere se viene curata il più velocemente possibile. Tanto riposo e nutrizione adeguata.- il Presidente si avvicinò
- Povera cara...- sussurrò - Ma cosa ci faceva con i Cyloni?-
- Sarà un'altra cosa da scoprire, a tempo debito.- le rispose Will Adamo
- Ora dobbiamo andare.- comunicò il dottore, ma quando la barella venne smossa la mano della ragazza si avvinghiò a quella del Presidente e non accennava a mollarla, così anche Laura Roslin fu costretta a seguirla verso le stanze in cui Cottle operava e deteneva gli ammalati o feriti.
I ponti e le gallerie scorrevano sopra di loro, le numerosi luci al neon disturbavano la visuale con intervalli regolari, la ragazza era visibilmente spaventata e confusa, ma non fiatava a causa della stanchezza.
Laura Roslin si sforzava di sorridere poiché la ragazza sembrava aver trovato in lei un punto di conforto, la guardava sempre, quando cambiavano ambiente e lei sorrideva per rassicurarla.
- Signor Presidente, adesso non può entrare qui...- la donna si stava allontanando, ma la ragazza non mollava la presa sulla sua mano e il dottore se ne accorse - Potrebbe aspettare qui fuori, se non ha altri impegni.- Laura si abbassò accanto al viso della ragazza
- Sarò qui fuori ad aspettarti, ok?- sussurrò con un sorriso; la mano della ragazza scivolò dalle sue dita, per poi scomparire dietro a tende che sembravano fatte di plastica spessa. Laura Roslin era in un certo senso attratta da quella piccola ragazza, tanto esile, quanto misteriosa, che fosse speciale lo si capiva dal suo sguardo estremamente pungente e curioso sempre alla ricerca di qualcosa. Si appoggiò con le spalle ad una parete metallica ed aspettò, aspettò tanto quell'agognato viso incorniciato da capelli canuti e barba leggermente evidente, affacciato verso di lei, che le sussurrava
- Ora può entrare.-



[ndr: perdonate le incongruense con il ft originale, secon questo raconto l'Ammiraglio Cain è di grado inferiore rispetto ad Adamo e anche al presidente delle Colonie]

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Capitolo 3
*** segreti e misteri ***


 
Segreti e Misteri

- Si è ripresa più che bene direi...- sorrise Laura Roslin entrando nel piccolo scompartimento in cui c'era la ragazza. Era sdraiata con gli occhi spalancati ed osservava il mondo che le passava davanti, il suo sguardo era particolarmente vivace nonostante i piccoli taglietti che affioravano indiscreti sulla sua pelle leggermente bronzea

- Sì, e dal momento che sta così bene, mi servirebbe il letto.- concluse scorbutico il dottor Cottle accendendo la classica sigaretta post-intervento

- Beh, e dove potrà andare?-

- Non è un problema mio...- l'uomo alzò le sopracciglia

- D'accordo dottore, la posso tenere io per qualche settimana, ma quando inizieranno le sessioni di politica non potrò prendermi più cura di lei...-

- Senta, signor Presidente, si arrangi lei, io ho solo bisogno del letto libero.- se ne andò via.

Laura Roslin continuava a fissare il viso della ragazza, era un visetto scolpito e pulito e dopo un po' la ragazza abbozzò un sorriso piantando gli occhi in quelli del Presidente

- Ciao!- esclamò togliendosi gli occhiali mentre si sedeva sulla seggiola accanto al letto, la ragazza non rispose

- Capisci la mia lingua?- chiese poi, la ragazza annuì a brevi scatti

- Come ti chiami?- lei non si mosse

- Puoi parlare?- la ragazza annuì di nuovo

- Ti va di parlare con me?- la ragazza scosse piano la testa e la donna sorrise strappando un luminoso sguardo alla ragazza

- Cosa ci facevi con i Cyloni?- ancora una volta la ragazza non si mosse - Da dove vieni?- provò di nuovo, nulla

- Sei sempre stata con i Cyloni?- la ragazza annuì - Sempre, fin da quando hai memoria?- di nuovo asserì

- Ti va di venire con me quando esci di qui?- dopo pochi istanti di incertezza la ragazza annuì e la Roslin sorrise. Si guardarono di nuovo, poi la ragazza prese a fregarsi gli occhi e sbadigliò

- Hai sonno?- chiese dolcemente, la ragazza annuì piano - Dormi, allora...- lei si sistemò e la donna le rimboccò le coperte.

Quanti misteri, quante domande, quante risposte aleggianti nell'aria.

La stanza del Presidente era a brodo del Coloniale Uno. Era uno spazio abbastanza ampio, con molte finestre che davano sullo spazio, luci al neon soffuse, scaffali pieni di libri impolverati e tappeti a decorare il pavimento; era anche allestito un letto su di una branda

- Guarda, adesso prepariamo il tuo lettino, eh?- la Roslin la trattava come fosse una bambina che esplora le prime novità, chissà come l'avevano trattata i Cyloni, sembrava una ragazza estremamente intelligente e vispa, ma ingenua e sensibile, quasi avesse timore del mondo che la circondava, o forse aveva paura della nuova situazione. Laura prese delle lenzuola e le sistemò su quelle che prima erano poltrone per il viaggio, prese un guanciale e lo sprimacciò, poi si allontanò affiancando la ragazza per poi lanciare un sguardo non del tutto soddisfatto al suo operato

- Beh, lo metterò a posto... vuoi farti una doccia?- lei era impalata al centro della stanza, Laura sorrise - Avanti, non devi avere paura...- la prese per un braccio e la trascinò davanti alla cabina fatta di plastica, le sfilò il lenzuolo che Cottle le aveva avvolto attorno giusto per non farla girare nuda per la nave e aprì l'acqua

- Lo so che è gelata, ma dopo un po' ti ci abitui.- Laura sorrise di nuovo e chiuse la porta di plastica opaca alle sue spalle.

Inspirò. Si diresse a passo sicuro verso un cumolo di vestiti e ne buttò all'aria qualcuno, poi ne scelse uno colorato, decisamente troppo corto e stravagante per il Presidente delle Colonie, senza contare il fatto che era un capo giovanile.

Laura si sedette alla scrivania ed inforcò gli occhiali e si perse per un'ora buona nella lettura delle Sacre Scritture. Come una folgorazione le apparve davanti il vestito che aveva scelto e ascoltò ancora l'acqua che scorreva.

Si alzò e si diresse alla doccia

- Ehi, va tutto bene?- chiese, ma non ci fu risposta. Si avvicinò ancora e spalancò la porta; trovò la ragazza seduta sul fondo della doccia, le ginocchia raccolte al petto e un'espressione curiosa, sbatté più volte le palpebre e assunse una smorfia con cui sembrava voler dire "e adesso che mi hai bagnata da capo a piedi che dovrei fare?" Laura spense l'acqua e la avvolse in un telo

- Mi sa che con te mi conviene ripartire da zero.- esclamò mentre le fregava con vigore i capelli neri. La fece sedere ad una specchiera e le infilò il vestito

- Può andare?- le chiese gentilmente, la ragazza sorrise e si illuminò - Lo predo come un sì...- sussurrò compiaciuta la Roslin. Si mise a pettinarle i capelli, mentre la ragazza alternava occhiate curiose allo specchio di fronte a sé e agli oggetti sparsi senza ordine sulla scrivania. Poggiò le mani sul ripiano e aspettò qualche minuto, poi con cautela allungò la mano verso una spazzola e ne carezzò le setole, osservò con curiosità anche la penna che luccicava al riverbero del neon e subito prese a guardare fuori da una delle finestre accalappiando il suo sguardo alle numerose stelle che pulsavano.

Laura Roslin le si accucciò di fianco e le mise davanti l'astuccio contenete i suoi trucchi. La ragazza la guardò in viso e aprì la cerniera

- Hai mai visto questi oggetti?- chiese Laura Roslin, la ragazza scosse la testa mentre osservava estasiata tutti gli oggetti che conteneva. Il Presidente era affascinato da quella mente apparentemente non traviata e libera, curiosa di scoprire ogni aspetto di una vita che gli umani consideravano normali, e che invece per lei, una giovane umana che aveva vissuto con i Cyloni, erano del tutto spettacolari e degni di essere conosciuti.

Laura Roslin si alzò in piedi sotto lo sguardo interessato della ragazza, prese un mazzetto di fogli di carta straccia, squadrati e mancanti degli angoli come tutti i fogli del resto, e lo lasciò cadere; i singoli pezzi di carta danzarono nell'aria fino a posarsi per terra, la ragazza osservava quello spettacolo estasiata, mentre la Roslin era affascinata e lei stessa meravigliata dell'effetto che aveva dato quel semplice e naturale gesto agli occhi della ragazza.

Il Presidente aspettò che tutti i fogli fossero caduti e poi si sedette per terra, seppure con qualche difficoltà, scelse un foglio, lo rigirò sul retro dove non c'era scritto nulla e con una penna nera disegnò un Viper, il risultato era piuttosto scadente e se ne accorse lei stessa, posò la penna e rise

- Beh, non era proprio come me lo ero immaginata...- prese il foglio e lo rigirò portandolo al petto - Ti piace?- chiese con una smorfia, la ragazza guardò bene le linee tremolanti che assomigliavano molto lontanamente al fianco di un Viper, aspettò qualche istante, piegò la bocca di lato e scosse con convinzione la testa

- Dai, vieni qui e disegnami qualcosa tu...- la incoraggiò.

La ragazza si gettò in ginocchio di fianco alla donna e prese anche lei un foglio, agguantò la penna con entusiasmo, ma appena si accorse che scriveva nero, ne sembrava essere delusa

- Oh, mi dispiace piccola, ma quella è l'unica penna che posseggo.- la informò con un sorriso il Presidente. La ragazza si alzò e prese a guardarsi intorno, si fiondò alla specchiera e prese l'astuccio contenente i trucchi della Roslin, lo rovesciò sul pavimento e cominciò a disegnare spandendo ogni colore sul foglio.

La donna guardava estasiata la creatività della ragazza, certo, le stava letteralmente rovinando i trucchi, ma le piaceva vedere come s'ingegnava a creare nuovi colori per dipingere, per ora, quello che assomigliava ad un viso.

Laura Roslin depose gli occhiali e afferrò la mano della ragazza prima che potesse utilizzare il rossetto per compiere qualche altro particolare e con la mano si avvicinò a lei

- No cara... si usa così.- la ragazza scartò all'indietro, ma poi si bloccò quando la Roslin le passò lo strano oggetto sulle labbra. Rise di gusto quando la ragazza cercava di vedere cosa ella le avesse fatto, poi con la mano si ripulì le labbra e ne osservò il colore cremisi sulle dita e lo passò sul disegno fino a creare delle labbra rosse

- Chi sei, tesoro?- domandò ancora sistemandosi di fronte a lei, la ragazza sollevò il viso e sorrise

- Tu chi sei?- domandò a sua volta. La Roslin era abbastanza sorpresa del fatto che avesse parlato così, di punto in bianco

- Sono il Presidente delle Colonie.- rispose di getto

- Come ti chiami?- domandò ancora la ragazza con voce flautata

- Laura Roslin. Qual è il tuo nome?-

- Beh, io non ce l'ho un nome...- aggrottò per un secondo le sopracciglia per poi distenderle subito dopo - La mamma mi chiama Tesoro, ma non credo sia un nome vero.- di nuovo abbassò lo sguardo e tornò a disegnare

- Chi è tua mamma?-

- Caprica.- rispose semplicemente - Era con me nella cella della Pegasus.-

- Intendi il Cylone?- la ragazza annuì e le porse il disegno perfettamente somigliante al viso della Cylone - È un modello sei...-

- Caprica, la mia mamma.- sorrise soddisfatta del suo disegno

- Come fa un Cylone ad essere madre di un umano? Al massimo dovresti essere metà umana e metà macchina, cioè metà Cylone...- si corresse la donna - Invece tu sei Umana e nient'altro... com'è possibile?- la Roslin approfittò del momento di elocuzione della ragazza per capire più quanto le interessava

- Non lo so. E come possibile avere tante facce diverse? Quando quello scienziato mi ha portato qui, ho visto talmente tanti visi diversi che quasi mi fa male la testa se ci ripenso...-

- Quanti volti hai visto fino ad ora?-

- Sette volti, tante copie, ma solo sette volti.-

- Cosa facevi quando eri con i Cyloni?- la ragazza piegò il volto di lato e la guardò negli occhi per qualche istante

-...correvo.-

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Capitolo 4
*** l'Ammiraglio ***


l'Ammiraglio
- Laura?- da quanto tempo non si sentiva chiamare così. Ora per tutti era Signor Presidente o altri titoli altisonanti, le mancava essere chiamata per nome, e poi quella voce così pura la riportava indietro nel tempo, quando ancora era la spensierata maestrina di elementari della sua città, già, prima però, dell'Olocausto Nucleare
- Laura?- la ragazza la chiamò ancora, la sua voce era ansiosa, ma piena di un'ansia piacevole, quasi curiosa
- Sì, che c'è?- rispose la donna cordialmente affacciandosi per riuscir a scorgere l'oggetto della sua attenzione. La ragazza stava tenendo fra le dita la connetta grigia del telefono
- Fa uno strano rumore, a che serve?- domandò, la Roslin le si sedette accanto
- Serve per comunicare con un'altra nave per esempio. Voi come comunicavate con gli altri Cyloni?-
- Era meglio non parlare a così lunghe distanze, avrebbero potuto scoprirci, sai?-
- Cosa intendi per scoprire?-
- Ma è tanto grande questa nave?- la ragazza sviò con naturalezza palese l'argomento, tanto che la Roslin quasi non se ne accorse neanche
- È grande.- rispose semplicemente
- Mi porti in giro a vederla?- chiese con entusiasmo
- No, piccola, io adesso non posso... Devo accordarmi per alcune cose con l'Ammiraglio, non so se avrò mai tempo, ma ti prometto che la visiterai.-
- L'Ammiraglio?-
- Per l'appunto, tra poco sarà qui anche per te, perciò è meglio che ti prepari, forse riesco a convincerlo a portarti a fare un giretto, ti sei annoiata a stare sempre rinchiusa qui dentro, eh?-

Laura Roslin l'aveva di nuovo lasciata di nuovo sola nella stanza del Coloniale Uno. Era un luogo piccolo e triste, pieno solo di libri, sedie e tanti oggetti che servivano più che altro alla burocrazia, di certo non di molto interesse per una mente che bruciava per la conoscenza.
Si sentiva la donna canticchiare ogni tanto, seduta da qualche parte a fare chissà cosa a cui la ragazza non aveva accesso.
Si era sistemata sulla poltrona più vicino all'oblò ed osservava le stelle, la sua unica distrazione in quei momenti noiosi, sempre uguali, che la avevano accompagnata per tutti i giorni che era rimasta lì con il Presidente; quelle stelle le facevano tornare in mente il passato, quei piccoli puntini che brillavano veloci al loro passaggio ed invece di una donna alquanto stonata che canticchiava di sottofondo, solo il fiato lungo e l'angoscia di essere scoperte che animava la sua esistenza. Le stelle l'avevano anche accompagnata durante l'ultima fuga dalla nave base Cylone, quando, poi, era stata catturata dalla Pegasus insieme a Caprica.
Il passato faceva male, le prendeva una strana morsa allo stomaco quando quei dannatissimi flash facevano spazio nella sua mente e le immagini prendevano a scorrere dinnanzi ai suoi occhi, erano momenti bui, momenti in cui si sentiva pienamente persa, poiché le mancava l'elemento principale, ciò che la spingeva a lottare, ciò che le dava il coraggio di proseguire, Caprica, la sua Caprica.
Bussarono al portellone, le immagini svanirono com'erano venute.
La ragazza era persa, no, non ora, non potevano entrare nel suo mondo, non adesso che si sentiva vulnerabile e confusa da una passato che si stava ritorcendo sul suo futuro.
Si guardò freneticamente attorno cercando un nascondiglio, sentì la Roslin avvicinarsi con un'inconfondibile allegria che trasmetteva ai suoi tacchi che colpivano ritmicamente il pavimento, doveva nascondersi, non potevano vederla.
Scattò in piedi e vide la scrivania. Si gettò sotto di essa premendo le gambe al petto e la schiena contro un'ala del tavolo, cercò di calmare il respiro senza fare rumore e si mise all'ascolto.
- Signor Presidente!-
- Venga pure avanti, Ammiraglio!- esclamò la donna avvicinandosi ed attendendo che i soldati, dall'altra parte, aprissero il portellone.
Passarono alcuni attimi in cui gli scatti metallici e il rumore dei pistoni che sfregavano l'uno sull'altro saturarono l'aria rivelando poi William Adamo in posizione eretta e vigile contornato da soldati sull'attenti in file ordinate.
L'uomo si fece avanti lasciando la maggior parte degli uomini fuori, mentre due lo seguirono posizionandosi ai lati del portellone, una volta chiuso, come sentinelle. Tutti i soldati apparivano estremamente disinteressati, come sopramobili, anzi, come giocattoli a molla: impassibili fino a quando non gli si chiede di scattare alla velocità della luce.
La ragazza osservava tutto in silenzio sbirciando da sotto la scrivani, facendo correre il suo curioso sguardo oltre una foresta di gambe di sedie e oggetti sparsi sul pavimento.
Era una questione importante e allo stesso modo pericolosa che il Presidente e l'Ammiraglio i trovassero nello stesso tempo allo stesso luogo, e soprattutto non all'interno del Galactica e perciò dovevano sbrigarsi in fretta e risolvere nel minor tempo possibile
- Signor Presidente.- l'Ammiraglio fece il saluto ponendosi sull'attenti. Era un tipo strano dall'aspetto burbero ma incredibilmente ligio al dovere, con la determinazione negli occhi e la bellezza passata di un giovane a cui non era mai appartenuta veramente e che era semplicemente stato un tipo e nulla di più
- La ringrazio per essere venuto, Ammiraglio, sarò breve: la politica non mi lascia e gli incarichi stanno aumentando, non ho tempo per occuparmi della ragazza come vorrei e di certo non posso costringerla a restare rinchiusa qui tutto il tempo. Lei vuole vedere, conoscere ed esplorare e io vorrei concederle questa possibilità, le chiedo di aiutarmi e di portare la ragazza con lei e di trovarle un ambiente più consono.- l'uomo rimase in silenzio per alcuni attimi, non poteva chiederle di fare il babysitter!
- Con tutto il rispetto, Signor Presidente, dove dovrei... sistemarla questa ragazzina non-Cylone?- la Roslin sospirò
- Non lo so... è sola, confusa ed ha bisogno di distrazioni, non può stare a commiserarsi tutto il tempo a pensare a...- la donna si avvicinò al'orecchio dell'Ammiraglio -...a quel Cylone che chiama Caprica.- William Adamo grugnì, poi guardò fisso negli occhi del Presidente. Era un ordine o un favore? Forse un po' tutti e due.
- Essia, ma non le do garanzie...- rimase in silenzio alcuni istanti la donna sorridere, poi arricciò le labbra come in attesa di qualcosa - Dove sta la ragazza crea-problemi?- Laura Roslin sembrò folgorata da un'illuminazione mentre i suoi occhi vagavano per la piccola stanza non trovando l'oggetto della loro ricerca, come poteva essere svanita nel nulla?
- Oh, santa ragazza dove s'è cacciata?-
- E io dovrei fare la guardia a questo tesoruccio che sparisce e non si sa dove?- disse l'Ammiraglio gettando gli occhi al cielo.
La Roslin stava cercando dappertutto e si era avvicinata alla scrivania.
La ragazza era pronta adesso, la pettinatura perfetta che le aveva creato la donna non aveva retto molto sulla testa di una scalmanata come lei, sempre per terra per trovare interessi nuovi, ma ora era sicura, voleva esplorare, conoscere e vedere, e l'unico modo per farlo era quello di seguire quell'uomo dalla faccia bucherellata.
Prese un veloce respiro e scattò in piedi come una molla a due centimetri dal viso del Presidente che saltò indietro dallo spavento
- Benedetta ragazza, mi hai fatto prendere un colpo!!-
-...scusa!- sorrise con aria furbetta.
Laura Roslin la osservò di sfuggita e le spolverò il vestito che le aveva fatto indossare, poi le mise le mani sulle spalle e la invitò, quasi costringendola, ad avvicinarsi all'Ammiraglio
- La prima volta che l'ho vista era un'altra, è cambiata parecchio.- sussurrò alzando un sopracciglio
- Sì, è vero. Credo fosse solo confusa e spaventata.- confermò con un debole sorriso la donna
- Come ti chiami?- esclamò vivacemente la ragazza introducendosi nel discorso
- Non mi piacciono i tipi insolenti come te! ..e poi io sono l'Ammiraglio della flotta, un po' di educazione bambina!!- la rimproverò l'uomo, cosa che non scoraggiò la ragazza la quale sfoggiò un luminoso sorriso che sciolse anche l'Ammiraglio -..sono William Adamo.-
- Mi troverai una nuova casa?-
- Così pare..- continuò guardando la Roslin come per voler trovare risposta in lei o almeno una conferma
- E io potrò vedere uno dei vostri Viper da vicino?- gli occhi che brillavano di luce propria attirarono persino William Adamo, che fu stregato da quella ragazzina magnetica in pochissimi tempo, come del resto, tutte le persone che l'avevano incontrata, si poteva dire che aveva quello strano potere, si poteva dire che aveva quello strano dono
- Non vedo perché no... I caccia Cyloni sono molto diversi.-
- In parte è vero, in parte no: a parer mio sono molto simili in quanto a comandi. I nostri caccia sono intelligenti poichè possiedono vita a sé, i Viper sono solo macchine, ma sono affidabili comunque, sono leggeri e agili, e la loro forma gli permette di sfrecciare nel cielo con aerodinamicità... a parte che per le offensive, secondo me, sono scarsi in quello. Per carità, non dico che non siano efficienti, ma con dei lancia razzi più esterni potrebbero anche rendere di più.- i due adulti erano rimasti senza parole dalle conoscenze in campo tecnico dimostrate poco prima da quella ragazza apparentemente innocua
- Vedo che sei informata. Ti porterò lì all'istante..- affermò l'Ammiraglio spalancando con compiacimento gli occhi
- Non guardatemi così.. io riparavo i caccia Cyloni e certe volte li comandavo anche per viaggiare da una nave base all'altra per cercare.. Io riparavo i caccia.- ripeté con la faccia colpevole di chi era stato colto sul fatto. William Adamo e Laura Roslin si guardarono in faccia senza capire. Di certo la donna poteva dire di conoscerla un po' meglio per tutto il tempo che avevano trascorso insieme, ma in quanto a conoscenze sul passato della ragazza era all'oscuro tanto quanto lo erano gli altri
- Però tu devi venirmi a trovare assolutamente.- la ragazza si era gettata tra le braccia di Laura e la stringeva con tutta la forza di cui era capace
- Sì, certo, te lo prometto. Appena ho un po' di tempo libero, dovunque ti sarai sistemata, verrò... ma anche tu devi farlo, sai dove mi trovo, ci sarò sempre per te, ok?-
- Ok!- confermò con un largo sorriso.



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Capitolo 5
*** il Viper di Kara ***


Si sentiva osservata. Viaggiare affiancando l'Ammiraglio William Adamo ed essere circondata da numerosi soldati che come una foresta oscura li abbracciava, mentre scivolavano silenziosi tra i corridoi del Galactica, era rassicurante e allo stesso modo spaventoso.
Tutte le persone che incontravano, scattavano sull'attenti in un micro secondo e portavano la mano destra, tesa, alla fronte e non si muovevano finché l'Ammiraglio non li aveva oltrepassati.
La ragazza seguiva la sua rigida e taciturna guida negli intricati labirinti di metallo grigio e triste, le gallerie erano tutte uguali e le indiscrete luci al neon sembravano essere le uniche fonti di ronzante speranza.
Tutti quelli che incontravano erano avvolti in una canotta nera che metteva in risalto i muscoli di sola gente palestrata infilata in una tuta grigia uguale sia per gli uomini che per le donne, sempre di quel grigio triste tendente al nero che qualcuno teneva allacciata in vita; ai piedi portavano dei pesanti anfibi neri con le lunghissime stringhe intrecciate in fitti ed intricati nodi.
- William, dove stiamo andando?- chiese con voce ingenua la ragazza, spalancando gli occhi ogni volta che il corridoio svoltava, rivelando un'altra galleria simile in tutto e per tutto alla precedente
- Ti porto all'hangar di volo. Il Presidente Roslin mi ha detto che ti servono distrazioni e dal momento che hai dimostrato un interesse speciale per i Viper... ti sto conducendo proprio là. Magari possiamo anche trovare qualcuno disposto ad ospitarti.-
- E posso provare a volare?-
- No signorina! Tu non hai il brevetto e sei solo una ragazzina, non ho tempo da perdere e nemmeno Viper da ridurre ad un mucchio di ferraglia, siamo in guerra, bambina, non c'è tempo per giocare.-
- Ma io so pilotare un Viper, l'ho già fatto. William, ti prego, voglio tornare a solcare i cieli!- l'Ammiraglio sospirò
- Senti, non che mi dispiaccia che tu mi chiami William, ma qui nemmeno mio figlio mi chiama così e almeno alla presenza degli altri vorrei che mi chiamassi Ammiraglio o se non ti piace Signore o qualcos'altro, insomma...-
- Ma William è il tuo nome...-
- Lo so... ma qui ci sono delle regole da rispettare.-
- Beh, vanno cambiate se non ti posso chiamare con il tuo nome; se io avessi un nome vorrei che gli altri lo usassero quando mi chiamano!- infondo non aveva tutti i torti e ormai tutti conoscevano la strana ragazzina umana cresciuta tra i Cyloni, sapevano che era speciale e non avrebbero fatto molte domande se si fosse comportata in modo diverso dagli altri membri dell'equipaggio.
 
Fu come essere folgorati dallo spazio. L'hangar di volo era una piattaforma enorme al coperto dove tantissimi Viper erano allineati ordinatamente e stavano ricevendo attente cure da parte di persone avvolte in tute dai colori arancio e giallo accesi.
Il tempo si bloccò per una frazione di secondo, gli uomini fecero tutti il saluto per poi rimanere a fissare la ragazza ammutoliti
- Al lavoro, non c'è nulla da vedere. Dov'è Capo Tyrol?- esclamò con voce piena l'Ammiraglio Adamo. Un uomo si avvicinò in poco tempo
- Signore.-
- La ragazza ha il mio permesso di curiosare qui attorno, e affido a lei la missione più importante: trovare qualcuno disposto ad ospitarla.-
- Sissignore.- l'uomo stava per accompagnare la ragazza a seguirlo quando una luce ad intervalli rossi si mise a saturare l'aria con il suo suono assordante
- Che frak sta succedendo?- chiese adirato William Adamo
- È Scorpion.- Tyrol fece letteralmente scappare tutti quanti in una stanzetta riparata, erano come sardine tutti l'uno contro l'altro. La galleria dell'hangar si spalancò e un Viper fumante ricadde con metallico frastuono sul pavimento e all'appoggio qualche pezzo di ferraglia si staccò con mormorii scocciati da parte degli uomini che ci avevano lavorato
- No, ancora!!- protestò una donna incrociando le braccia la petto
- Non è grave.- disse con tranquillità la ragazza guadagnandosi tutti gli occhi puntati addosso - Posso sbrigarmela in poco tempo.- Tirol lanciò un'occhiata all'Ammiraglio
- Beh hai il comando.- ridacchiò Tyrol, la ragazza sorrise
- Ma cosa sta combinando?- la stanza venne depressurizzata e tutti gli uomini si riversarono attorno al Viper armati di estintori.
Era rimasto il tenente Agathon "Helo" con l'Ammiraglio e la ragazza
- Signore, è andata fuori di testa e distrugge quasi un Viper al giorno per provare i suoi nuovi schemi d'attacco. Perdiamo un sacco di tempo solo per riparare il suo e...-
- La sospenda.-
- Come Signore?-
- La sospenda. Per alcuni giorni, le farà bene e così si terrà anche la ragazza non-Cylone... Ora devo andare; Helo, avrai l'ingrato compito di informare Scorpion.- l'uomo fece il saluto militare, ma dal suo viso si intuiva che già pregustava la scena tragicomica che si sarebbe andata a consumare. La ragazza regalò un luminoso sguardo all'Ammiraglio per poi correre verso Tirol che l'accolse con gioia.
- C'ero quasi!!- grugnì Kara Thrace uscendo mentre tossiva per il fumo che aveva inondato il suo abitacolo. Che era una donna speciale lo si capiva, il classico maschiaccio; i capelli corti e biondi le incorniciavano un viso ancora da ragazza sfrontata non del tutto incline a seguire gli schemi.
Era originale, arrogante, forse ance un po' stronza, ma erano state sicuramente tutte queste qualità, e difetti, ad averla portata dov'era adesso. Si era guadagnata quel posto, si era guadagnata tutto ciò che aveva e di certo non lo voleva perdere per uno schiocco di dita, anche se faceva di tutto per guadagnarsi l'inimicizia di quelli che incontrava, forse era fin troppo sicura di sé.
- Non ci sarai per un po', tenente Thrace!!-
- Hai voglia di scherzare?- la donna si tolse l'elmetto e si dipinse un sorriso divertito sul volto
- Non sono in vena di scherzi, non discutere sei out per cinque giorni!- le comunicò a gran voce Tyrol. Kara Thrace lesse la determinazione e divenne seria, storse la bocca e buttò in terra l'elmetto per poi ritirarsi nella stanza in cui si rifugiavano tutti i piloti per bere, discutere e giocare.
La ragazza era un po' spaventata dall'atteggiamento violento che aveva trasformato un uomo apparentemente buono in un severo capo del'hangar. Tirol se ne accorse e sorrise porgendole una chiave inglese mentre si inginocchiava assieme a lei
- Allora, capo, che vuoi fare?- le disse calcandole un elmetto in testa decisamente troppo grande per lei, che le ricadde davanti agli occhi.
 
- Fatto.- concluse soddisfatta la ragazza osservando il suo operato. Tirol si alzò squadrando sfiduciato il giro di cavi che si trovavano nella parte inferiore del Viper
- Così è più efficiente... ma se non blocchiamo quei cavi, Scorpion se li perderà durante i viaggi...- azionò la fiamma ossidrica, ma la ragazza lo fermò
- No! Così rovinerai tutto... bisogna fonderli, è vero, ma non dall'esterno. Bisogna renderli parte del Viper e l'unico modo è quello di farli fondere dall'interno... volando e surriscaldando il motore in poco tempo in modo da riuscire a fare tutto senza perdere niente.-
- E come pensi di riuscirci?-
- Una doppia rotazione a motore freddo, è semplice. Posso farlo io se non volete voi...- passò a rassegna tutti i piloti, ma tutti si dimostravano ostili
- Facci vedere che sai fare.- la voce dell'Ammiraglio era salda e confidente.
 
Era saltata agilmente sull'ala del Viper per poi sprofondare in quello stretto abitacolo che apparteneva alla gelosissima Kara Thrace. Non avrebbe mai permesso a nessuno di salire su quel Viper, sul suo Viper, eppure se ne stava lì nella semiombra dove nessuno poteva vederla ed osservava quella piccola umana non-Cylone armeggiare e guidare la sua unica ragione di vita. Le si erano illuminati gli occhi quando aveva avuto il permesso dall'Ammiraglio, la sua anima gioiva, per questo le aveva permesso di salire sul suo Viper. Kara "Scorpion" Thrace si accese un sigaro e ritornò nella stanza vuota.
Fuori tutti vociavano, ma nella sua testa non c'era che il silenzio. Tutte le spie lampeggiavano davanti a lei e quando impugnò la cloche si sentì come a casa, di nuovo completa. Sorrise.
Il vapore accompagnò la chiusura dell'abitacolo ed ebbe l'impressione di essere isolata dal resto della nave; c'erano lei e la sua macchina per volare e nient'altro.
La pista si svuotò mentre la gente si appiattiva contro le pareti per assistere al nuovo spettacolo.
La ragazza premette sapientemente su alcuni pulsanti e il Viper si alzò di qualche centimetro da terra, era come galleggiare nell'aria, ormai era abituata ai Caccia Cyloni non più funzionanti, eppure era da settimane, forse mesi, che non volava più; ma non c'era tempo per prendere la mano, doveva sbrigarsi.
Tirò bruscamente la cloche verso di sé, per poi far compiere al Viper alcuni giri su sé stesso a pochi metri dal suolo; era un'operazione oltremodo difficile e pericolosa, operazione che la ragazza stava eseguendo quasi alla perfezione. I cavi si erano completamente fusi e non si era rovinato nulla.
Si bloccò a mezz'aria e prese un lungo respiro.
Poi si poggiò delicatamente a terra e uscì trionfante dall'abitacolo.
Aveva un largo sorriso dipinto sul volto, ma la severità del volto del'Ammiraglio quasi la demoralizzò
- Cosa vuoi fare?- domandò bruscamente
- Voglio volare.- ripose d'impulso
- Per cosa combatti?-
- Per ciò in cui credo. I Cyloni combattevano per un futuro migliore.-
- Noi combattiamo per l'armistizio: la pace va' conquistata con la guerra.-
- Credo abbiate obiettivi comuni, voglio combattere con voi, qui ho più possibilità di partecipare attivamente.-
- Vuoi allearti contro coloro che ti hanno allevata?-
- Io combatto per il mio mondo migliore: la guerra è guerra, non importa da che parte stai.-
- Allora sarai una dei nostri. Buona Caccia, piccola!-
  

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Capitolo 6
*** name me! ***




Name me!
- Hai fatto un ottimo lavoro!- si congratulò Capo Tyrol, la ragazza si limitò a sorridere mentre assaporava di nuovo la strana carezza del grasso e dell'olio sulle mani. Le mancava un po' tutto quello che riguardava il suo passato sprofondato, ormai, nell'oblio.
Il Viper era a posto, e lo sarebbe stato per un altro po', a prova anche delle spericolate acrobazie di Kara "Scorpion" Thrace; tutti i turni erano terminati, anche se di fatto non lo erano mai, e i piloti e i tecnici si erano ritirati nella stanza adiacente per parlare, bere e fumare in compagnia.
Nell'hangar di volo erano rimasti solo Tyrol, la ragazza ed un mucchio di Viper pronti per l'uso. Era tutto avvolto nella semiombra ed ogni loro più piccola mossa veniva amplificata dall'eco che si propagava verso l'alto, anche loro avevano finito e a Tyrol non rimaneva altro da fare che passare il suo testimone umano non-Cylone nelle mani del tenente Karl C. Agathon, Helo, il quale aveva l'ingrato compito di andare ad informare l'irascibile Kara della sua speciale nomina a sorvegliante.
La ragazza si avviò verso l'uomo, mentre Tyrol stava sistemando le ultime cose, intraprese una leggera corsa e raggiunse Agathon con un largo sorriso sul volto.
Non sembrava una ragazza travolta dal fato, era una normalissima fanciulla estasiata dalla vita e da tutto ciò che essa poteva offrirle. Dalle battaglie per la sopravvivenza, alle lotte per un futuro migliore, quella piccola donna affrontava tutti i suoi ostacoli con spensieratezza e allegria; niente e nessuno poteva abbatterla. Sembrava esserci uno strano filtro invisibile davanti ai suoi occhi che le faceva vedere tutto idilliaco, a tal punto da considerare ogni cosa degna di essere vissuta al massimo, e lei si impegnava dando anima e cuore per riuscire a vivere al meglio.
Ce l'aveva dentro quel coraggio, o lo aveva dovuto imparare a sue spese?
- Come ti chiami?- domandò la ragazza, non aveva ancora avuto occasione di domandarglielo. L'uomo rimase per un attimo sulle difensive, perso ancora nei suoi pensieri su quella strana ragazza non-Cylone
- Helo, se ti piace.-
- È il tuo nome?- ripeté con un velo d'impazienza
- Più o meno..- disse l'uomo con un velo di insicurezza
- Ma qual è il tuo nome?-
- Karl Agathon, ma qui mi chiamano tutti Helo.- proseguì più sicuro
- Quindi è Karl il tuo nome?-
- Sì, è il mio nome..-
- Allora ti chiamo Karl. Volerai anche tu?-
- Certo, quando il *DRADIS rileverà qualcosa, torneremo a solcare i cieli. Ma tu, prima, devi imparare i piani di volo, poi potrai affiancare i Viper della flotta.. e chissà, un giorno, potresti averne uno tutto tuo, come Scorpion.- il viso della ragazza s'illuminò.

Era diventato una specie di rito passare per quei tristi corridoi con le luci al neon, ogni volta che la sua vita assumeva una svolta più o meno importante, più o meno piacevole, doveva attraversare quella strana dimensione di mondo che faceva da passaggio da un capitolo all'altro della sua giovane e incerta esistenza.
Scivolava nel silenzio, oltrepassando un boccaporto e passando al successivo, eppure quella stanza era a pochi passi da lei, ma di fronte ai suoi occhi c'era il passato, fatto di eterne fughe e nemmeno un momento di pace. La stanza dove erano riuniti i piloti era a pochi passi da lei, ma davanti ai suoi occhi c'erano interminabili lunghi corridoi illuminate da appariscenti luci bianche e da anche troppe spie rosse in continuo movimento, che non ti abbandonavano mai, nemmeno nel buio.
Era a pochi passi dalla sua nuova svolta, dal suo nuovo capitolo, ma lei vedeva quegli occhi rossi che la controllavano sempre, come se la solitudine fosse temuta e rispettata allo stesso tempo, come se l'aria mancasse sempre, come se quel mondo del suo passato la perseguitasse come un'ombra
- So che questa nave può essere un tantino spettrale.- la voce metallica dell'uomo fece svanire il suo sogno così com'era venuto, la ragazza lo guardò con gli occhi spalancati
- Un po'..-
- Adesso ci sarà un bel baccano, ma non ti spaventare.. gli animali là dentro sono del tutto innocui.- Karl Agathon voleva solo sdrammatizzare, ma l'effetto che ottenne fu esattamente l'opposto
- Qui c'è sempre tanto silenzio.-
- È difficile per tutti. Siamo in guerra.. e i militari sono, come dire, rigidi.. siamo stati addestrati così. Ci aggiriamo come fantasmi per assolvere il nostro compito, ma poi, nei piccoli spazi adibiti, tiriamo fuori di tutto e di più.- la ragazza lo osservò ancora, era piuttosto sicura se c'era qualcuno di cui si poteva fidare che le camminava al fianco, e tutto sommato, il pilota Karl C. "Helo" Agathon sembrava un tipo di cui potersi fidare.
Certo, non era diverso da tutti gli altri nel vestire, la stessa tenuta blu che lo faceva sembrare un indeformabile manichino, e in questo, sia Cyloni che Umani erano simili, entrambi erano precisi e rigidi nel portamento, sempre alla ricerca di una tattica, sempre in freddi ambienti in cui regnava il silenzio assoluto interrotto in rari casi di estremo bisogno. L'uomo portava la giacca slacciata, il che faceva intravedere l'aderente canotta nera e su di essa luccicava la targhetta che portava al collo, lunga, che culminava proprio in mezzo al petto
- Quella cos'è?- domandò curiosa la ragazza. Karl stava per aprire il portellone ed accedere, così, al frastuono di troppi piloti ubriachi che si divertivano nel solo modo che conoscevano usando la arcaica tecnica dell'autolesionismo con alcool e fumo, ma ritirò la sua mano per portarsela alla catenella e sollevarla davanti ai suoi occhi. Sapeva di avercela, ma era da troppo tempo che faceva parte di lui e quasi non si accorgeva nemmeno di possederla
- Questa è la targhetta di riconoscimento. Ognuno su questa nave ne ha una, soprattutto i piloti.-
- E io sono un pilota?-
- Quasi..- la ragazza allungò le mani per poi ripassare la scritta che riportava quella targhetta metallica "Karl C. Agathon" e più sotto il suo soprannome "Helo"
- Perciò posso quasi averne una anche io?-
- Fai parte della flotta, anche tu dovrai averne una, prima o poi.-
- Davvero?- l'uomo sorrise, era quasi incredibile quanto fosse facile renderla felice
- Certo, ma prima dobbiamo trovarti un nome.-

Karl Agahton girò un paio di volte il portellone per poi spalancarlo. Erano tutti presi a parlare e a ridere e su ogni tavolo, geometricamente squadrato, era presente almeno una bottiglia che faceva da centro ad uno schieramento di bicchieri, sigari e carte a forma di esagono.
C'era il baccano che l'uomo aveva predetto, ma quando entrarono tutti si zittirono; ormai quando lei entrava il silenzio la seguiva, non si poteva dire che c'era abituata, ma era quasi prevedibile.
Ma cosa c'era di diverso in lei? Era un'umana come tutti loro, aveva le stesse convinzioni, le stesse paure, era differente solo nel suo abbigliamento, e, ovviamente, era differente in quanto a stirpe, era la figlia di due Cyloni. Era quello che la rendeva tanto diversa? Era quello che la rendeva il mostro? Era quello che la rendeva l'alieno?
- Ok, attenzione tutti quanti, per cortesia.- Helo prese parola chiamando l'attenzione di ognuno dei piloti - Ormai tutti la conoscete, almeno per sentito dire, e di certo saprete che l'Ammiraglio Adamo la vuole nella flotta.- già c'erano i primi sintomi di un scontento generale
- Helo, questo è uno scherzo, vero?- chiese Hot - dog con le labbra sigillate su di un sigaro
- No, soldato, io non scherzo.-
- E che dovremmo fare?- disse di nuovo stravaccandosi sulla sedia
- Dobbiamo darle una targhetta. Avanti, mettete in moto le cellule grigie che vi sono rimaste e tiratemi fuori un nome adatto a lei... da tradizione sono gli altri piloti a decide il soprannome, ma in questo caso si parte da zero: il suo soprannome sarà il suo nome ufficiale.- gli uomini e le donne presenti incominciarono a guardarsi negli occhi con arie divertite, alternando occhiate curiose ad Helo e alla ragazza, forse per spaventarla, forse per trovarle davvero un nome.
Il pensiero più diffuso era quello di scontento e uno dopo l'altro presero a ridere malignamente
- Una lavoro in pelle che vola accanto a noi? Ma qui stiamo dando i numeri..-
- Ne ho uno perfetto: Tost. Cosa volete che venga fuori da due tostapane?!-
- Che ne dite di "Cybergirl"?-
- No.. aspettate, perché non "Cylongirl"?-
- Eve.- una voce aveva spaccato l'aria e la stanza era caduta nel silenzio. Da un angolo buio Kara Thrace si alzò lentamente sputando dalle labbra una densa nuvola di fumo
- Ah, eccoti. Ho un nuovo incarico per te.-
- Scordatelo. Le ho già dato un nome, non farò di più, Helo.-
- Scorpion, ti hanno appena sospesa per l'ennesima bravata che hai fatto. Se ti prenderai cura della ragazza ridurranno la sospensione e potrai ritornare a comandare la tua parte di flotta e tra di loro ci sarà anche ...Eve... se l'addestri per bene.-
- No, no.. fermo, fermo.. calma, Helo. Stai correndo troppo, non farò la babysitter e nemmeno la maestrina per una fuori corso raccomandata.-
- Ci servono uomini e lei è brava a volare almeno quanto te, le serve solo una ripassata dei piani d'attacco.-
- Ma vi volete davvero fidare di una piccola Cylone? Svelerà i piani a mammina, sa il cielo come, e ci fotteranno tutti.-
- Lei vuole solo volare e combattere per il suo mondo migliore, il Presidente Rolsin si fida, l'Ammiraglio Adamo si fida.. prendilo come un ordine, Scorpion.- la donna incrociò le braccia al petto e sospirò arricciando le labbra. Spense il sigaro che stringeva fra le dita sull'angolo del tavolo e sorrise storcendo la bocca
- Infondo.. mi potrebbe anche far comodo una giovane Cylone nella mia ciurma.-
- Perché mi hai chiamata Eve?- Kara Thrace esitò alcuni istanti, non era stata un'altra delle sue ragazzate senza senso, quel nome lo aveva pensato, ed era giusto per lei. Quel nome non l'aveva deciso l'insolente, sfrontata, infantile e fuori di testa che era di solito, quel nome lo aveva ragionato la rara e pudica Kara Thrace, quella saggia, quella onesta e buona
- Perché se è vero che tu non sei un Cylone, e questo è appurato, e tua madre è davvero il lavoro in pelle chiamato modello Sei e tuo padre è anch'esso un Cylone.. beh, mia cara, tu sei la prima di una nuova stirpe: sei la prima umana generata da Cyloni, la prima donna, come nelle sacre scritture.. tu sei Eve.-










 

*DRADIS= più comunemente definito "contatto DRADIS" è l'acronimo di Direction - RAnge - and DIStance, è il dispositivo utilizzato nella serie televisiva di Battlestar Galactica, facente veci di un radar o di un sonar, e nei libri dell'omonima collana.


 

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Capitolo 7
*** Kara Scorpion Thrace ***


La ragazza le aveva donato un luminoso sguardo. Kara le aveva sorriso dolcemente. Era come se lo spazio attorno a loro fosse inesistente, e il tempo si fosse fermato.
Si guardavano negli occhi come se si conoscessero da sempre.

Era un angelo travestito da diavolo?                                                          

                                                                 Era una macchina travestita da ragazzina?

Era vera?

Ad Eve piaceva il suo nome, e Kara era orgogliosa di averla resa felice, solo che non poteva ammetterlo. Lei era la dura del gruppo, un autentico sergente di ferro e come tale non poteva mostrarsi carina e gentile con una fanciulla davanti agli altri, era il suo buon nome che glielo imponeva.
Anche se le dispiaceva, il ruolo che ricopriva la obbligava a trattare chiunque come soldatino al suo servizio, di certo non poteva fare la dolce con la non-Cylone.
Il suo sorriso pian piano si distese fino a tornare la consona espressione che troneggiava sul volto del tenete Kara Scorpion Thrace e il tempo ricominciò a scorrere.
La donna distolse lo sguardo e rubò il sigaro ad Hot - dog che non aveva nemmeno provato a replicare, si limitò a buttare gli occhi al cielo, poi la donna osservò con indifferenza il sigaro e lo gettò per terra
- Bene fanciulli, s'è fatto tardi... portiamo a nanna questa piccola tostapane. Facciamole vedere un po' cosa vuol dire fare veramente i piloti.- gli altri risero fragorosamente e Kara la prese per un braccio.
Eve aveva paura. Le sembrava di essere tornata sulla Pegasus.
Odiava le risate senza controllo degli umani.
Odiava l'essere trattata come un fantoccio.
Odiava sentire la paura per l'ignoto. Odiava anche quella sensazione di libertà che si animava dentro di lei quando qualcuno la costringeva a rimanere legata a qualcosa senza averla prima interpellata.
Odiava essere comandata.
Odiava essere la ragazza non-Cylone. Ora, voleva essere Eve.
I corridoi erano sempre affollatissimi, ma procedendo verso quegli intricati labirinti senza ordine, i piloti e le loro risate si disperdevano a tratti come echi.  Con essi si allentava la presa di Scorpion sul suo braccio.
La ragazza aspettò che la sua mano fosse abbastanza morbida per poter scattare all'indietro e liberarsi. Poi rimase lì a fissare la donna di fronte a sé, mentre gli altri membri dell'equipaggio passavano relativamente incuriositi da quelle due figure
- Dai, che hai? Perché ti sei fermata?- domandò seccata
- Perché fai così?- replicò l'altra
- Senti, piccoletta..- riprese la donna avvicinandosi mentre si grattava il sopracciglio destro, si accostò al suo orecchio e abbassò il più possibile la voce - Non è una cosa personale, ma qui c'è un codice.. non prendertela se ti tratto male, faccio così con tutti, lo devo fare. Ti giuro che è solo una falsità, considerami una bugiarda, ok?...hey, mi stai simpatica!- concluse con un sorriso a cui la ragazza rispose.
- Adesso, per cortesia, andiamo a letto?-
- Ma dormite tutti insieme?-
- So che la notizia non ti attira... ma non c'è altra soluzione, mi spiace.- Eve scrollò le spalle. Kara osservò altre due persone scivolarle accanto e sbuffò; Eve la fissava da capo a piedi con un'aria pensierosa. Il tenente Thrace mise le mani ai fianchi
- Ma perché le donne si vestono come gli uomin..- Kara grugnì prendendo la mano della ragazza
- Allora, ti vuoi muovere?- Eve si fece trascinare alla velocità supersonica del passo della donna attraverso le gallerie e le luci al neon, alcune delle quali lampeggiavano ad intervalli.
Stavano ancora correndo quando Kara si bloccò di colpo e la ragazza finì per schiantarsi contro la sua schiena costringendola ad un passo in avanti
- Apollo..- mormorò il tenete Thrace quasi imbarazzata. Eve scorse la testa di un uomo sulla trentina affacciarsi dalla spalla di Scorpion per poterla osservare. Lee Adamo abbassò lo sguardo sulla mano di Kara che stringeva quasi amorevolmente quella della ragazza, sorrise divertito
- Beh Scorpion, potevi anche avvisarmi che avevi avuto una figlia.- commentò
- È la Cylone.. cioè la non-Cylone.. quella che.. Eve. Lei è Eve.-
- Eve? Beh, ben venuta a bordo.. so che sei amata da tutti qui. Ed è un grande privilegio possedere un piccolo posto anche nel cuore di Scorpion.- la donna gli tirò una manata sul petto
- Non sono mica un mostro...- il figlio dell'Ammiraglio alzò un sopracciglio - Beh, insomma, non con tutti...- si corresse la donna. Apollo fece uno scherzoso inchino e proseguì il suo cammino nella direzione opposta
- È il tuo fidanzato?- domandò ingenuamente Eve guadagnandosi due occhi di fuoco puntati nei suoi
- Posso anche diventare un'arpia, piccoletta, altro che mostro!-
 
Il tenete Thrace la portò nel dormitorio comune. Erano sistemate delle strutture in metallo, disposti a colonne con tre ripiani per sorreggere dei materassi.
Alcuni piloti erano già sistemati nei loro letti, che chiamavano cucce, altri stavano discutendo o leggendo dei libri. All'entrata della donna, però, tutti scattarono nelle rispettive postazioni, chi più velocemente, chi il più lentamente possibile in segno di sfida verso di lei, per poi incominciare  parlottare con il vicino.
Kara alzò lo sguardo sedendosi pesantemente sulla sua cuccetta in basso
- Sistemati qui sopra e per qualunque cosa.. chiama.- la donna si sdraiò con un braccio sulla fronte
- Dove?-
- Nella terza cuccetta sopra, piccoletta, l'unica libera.-
- Ma sono tutte occupate!- replicò a gran voce. Scorpion sgranò gli occhi scattando in piedi
- E questo chi è?-
- Burst.. è tornato dall'infermeria.- disse un pilota - Non sei contenta, Scorpion?-
- Frack!- esclamò lei per tutta risposta. In realtà era felice per lui, ma non altrettanto per lei e Eve: dove l'avrebbe sistemata? La ragazza sbadigliò e Kara subì un momento di panico, non poteva lasciarla dormire per terra, infondo era solo una ragazzina. Passò lo sguardo su tutti i suoi piloti, che a loro volta la guardavano in attesa di una sua mossa; squadrò Eve, il cui viso si era trasformato in una tenera faccia da bambina assonnata, poi Kara serrò di colpo gli occhi
- D'accordo piccoletta, per stasera dormi con me, ma non ti ci abituare, chiaro? Domattina troveremo una soluzione.- Kara ripensò alle sue stesse parole mentre scivolava la fianco della ragazza. Da quanto tempo non vedeva l'alba, la mattina era solo una convenzione, lo era da tanto, troppo, e lo sarebbe stato ancora per tanto, troppo tempo.
L'ultima volta che aveva visto i tre soli di Caprica City, era stata richiamata sul Galactica, insieme ad Apollo, per volere di William Adamo che li volva entrambi sulla sua Battlestar, ora, l'ultima rimasta dell'intera flotta delle Dodici Colonie.
Certe volte dimenticava il numero di umani rimasti, certe volte dimenticava che era stata una delle poche migliaia di persone sopravvissute all'Olocausto Nucleare, certe volte dimenticava che era stata una delle più fortunate ancora vive ad essere un importante membro dell'armata Coloniale, certe volte gli altri dimenticavano che era anche grazie alle sue "bravate" che loro avevano sempre vinto mentre lei scalava di grado in grado fino a diventare il tenente Thrace
- Kara perché c'è così buio?- la donna si ridestò dai suoi pensieri. Non solo era buio, ma c'era anche silenzio. Kara Thrace allungò la mano tastando il muro in cerca di qualcosa e dopo pochi istanti lo scatto dell'interruttore accese la lampadina che illuminò la cuccetta.
L'aveva chiamata con il suo nome, e questo non andava bene. Le si gettò contro arrivando a sfiorarle il viso con il suo
- Scorpion. Mi chiamo Scorpion, hai capito?- le grugnì contro. Eve sbatteva le sue lunghe ciglia senza fiatare
- Ok, ma a me piace più Ka..-
- Senti mostriciattolo, tu fai quello che ti dico io, chiaro? Mi chiamo Scorpion, mi devi chiamare Scorpion.- la donna lasciò la luce accesa, non aveva dimenticato l'affermazione della ragazza riguardo il buio, forse lo temeva.
Studiò minuziosamente le grate sopra la sua testa, ogni linea di metallo che faceva da scheletro per la cuccetta sopra la sua, ascoltò i lenti respiri degli altri piloti accompagnati al rumore delle ruvide lenzuola che strusciavano con le coperte ad ogni più piccola mossa, udì qualcuno emettere dei leggeri colpi di tosse. Tutto come al solito, ormai era quello ciò che intendeva per familiare.
- Ka.. Scorpion, dov'è la tua mamma?- la voce sottilissima di Eve giunse al suo orecchio senza quasi interrompere il silenzio della notte.
Il tenete Thrace non rispose, in effetti era da tanto tempo che non pensava a lei. William Adamo era come un padre per lei, e sua madre non l'aveva mai conosciuta veramente, si ricordava solo un particolare, che quando c'erano dei forti temporali e lei era solo una fanciulla, sua madre andava nel suo lettino affacciato a Caprica City e dormivano insieme tutta la notte. Kara sorrise
- Tua madre dove si trova?- domandò la donna a sua volta
- Non lo so.- fu la fredda risposta che ottenne - Ma mi manca.-
- Anche a me manca mia madre..- bisbigliò Scorpion con lo sguardo fisso al soffitto. Il tenete Thrace era una donna adulta pronta ad affrontare qualsiasi cosa, la piccola Eve era solo una ragazzina perduta ed incredibilmente sola
- Tu pensi che la trattino bene sulla Pegasus? Laura ha detto che solo nella prossima sessione politica potranno avere accesso all'amministrazione di quella nave, per ora, tecnicamente, le prigioni sono ancora sotto il comando di quel mostro del generale Cain. Penso non sia tanto cattiva come dicono, vero?- Kara rimase di nuovo in silenzio. Ovviamente se la sarebbero presa con quel Cylone, dopo l'affronto subito quasi certamente si erano sfogati su quel che rimaneva di quel lavoro in pelle; peccato che qualcuno ci era affezionato, peccato che qualcuno viveva grazie a quel tostapane, peccato che quel Cylone rappresentava per Eve molto più di quello che era. E forse, non c'era nemmeno più speranza
- Cerca di dormire adesso, domani ti porto in esplorazione.-
- Davvero? Su un Viper tutto mio?-
- Sì, ma adesso dormi, e dovrai eseguire alla lettera tutti i miei ordini.-
- La mamma sarà orgogliosa di me, non credi Scorpion?-
- Kara ...Kara, per te.-
 
  

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Capitolo 8
*** Targhetta al Valore ***


 

Si sentiva parte di quella nave con la tuta che le aveva dato il tenente Thrace. Certo, non era quella ufficiale da un bel po' di tempo, senza contare che sfoggiava una a dir poco fastidiosa gonnellina rigida, ma era molto simile a quelle moderne ed era anche abbastanza comoda, la indossava con orgoglio; ora non era più la ragazza non-Cylone, era solo Eve, e le andava bene così.

Se già l'idea del dormitorio comune la allettava ben poco, ancora peggio poteva essere quella di avere bagni condivisi con tutti quelli che la pensavano una macchina e nulla di più. Perciò anche quell'esperienza passò veloce nella sua testa, ma incredibilmente lenta nella realtà.

E poi, lei aveva già terminato tutto in pochi minuti, se non fosse stato per Scorpion che si fermava ogni due passi a salutare tutti quelli che incontrava per altri interminabili minuti.

La situazione più brutta era l'impossibilità di starle più lontana di quattro passi e perciò doveva sorbirsi ogni volta discorsi di cui capiva ben poco

- Salve Scorpion!- la salutò scherzosamente Apollo sorprendendola da dietro - Salve anche a te Eve!- la ragazza gli rispose con un sorriso, forse suscitato più dal fatto che gli occhi dell'integerrimo tenete Thrace avevano incominciato a brillare

- Lee, cosa ci fai qui?-

- Vado a dare una mano all'Ammiraglio Adamo.- affermò svogliatamente

- Che entusiasmo!- lo canzonò lei

- Lo sai che non mi attira l'idea di stare lì...-

- Ma cosa dici? Starai ai piani alti!- Kara gli tirò una scherzosa pacca sulla spalla

- Preferirei volare con voi...- si girò verso Eve - A proposito.. sbaglio, o oggi ci sarà l'iniziazione di qualcuno? Scorpion ti ha spiegato l'itinerario?- la ragazza annuì convinta, e la donna l'afferrò per le spalle conducendola fuori

- Sarà meglio prepararsi..- Eve continuava a guardarsi alle spalle, erano troppo infantili per essere solo amici.

Era la terza volta che si trovava in un hangar, la prima in cui lo avrebbe lasciato a bordo di un Viper della flotta Coloniale sparato a velocità supersonica da un tunnel di lancio.

C'erano così tante persone indaffarate con i loro compiti, che quasi Eve non si sentiva tutti gli occhi puntati addosso, come invece era, e continuava a camminare a testa alta dove Kara Scorpion Thrace la stava guidando

- Allora piccoletta, oggi voli in solitaria, noi abbiamo da studiare i piani di attacco, non ci sono ferie qui. Di guiderà la voce di Lee Adamo.. Apollo.. l'uomo che hai incontrato quando eri con me.. quello alto, castano chiaro.. prestante, attraente se vuoi..-

- Ho capito chi è..- la rassicurò la ragazza

- Bene.- rispose secca la donna, per poi proseguire - Io vado di là.. allora.. Il tuo Viper è il terzo sulla sinistra, ti aiuteranno loro..- disse indicando un gruppo di uomini con la tuta arancione

- Ma tu ci sarai?-

- Verrò solo in caso di emergenza a parlarti, ok?- Eve annuì, Kara sorrise - Vai che c'è una sorpresa per te.- aggiunse infine confondendosi tra gli altri piloti.

Eve rimase un po' spaesata, poi si decise a camminare. Superò il primo Viper assalito da meccanici e tecnici vocianti, oltrepassò il secondo Viper sottoposto ad accurata lucidatura, per poi riuscire a scorgere il muso affusolato del suo primo Viper ufficiale della flotta Coloniale.

Non particolarmente lucido, e nemmeno ben messo, molte rigature si facevano sempre più evidenti man mano che si avvicinava, ma nulla poteva essere più bello di quel Viper, non per lei.

Aumentò il passo fino, fino a vederlo per intero... sì, qualcosa c'era più bello di quel Viper. Quella donna con i soliti occhialetti sul naso, tanto dolce in viso, ma che in realtà ricopriva la carica più prestigiosa in politica, quella donna forte e fragile nello stesso tempo, quella donna che l'aveva vestita, aiutata e soprattutto realizzato tutti i suoi sogni, era davanti a lei e aveva spalancato le braccia.

Eve si fiondò da lei stringendola avidamente, quasi il suo cuore le voleva balzare fuori dal petto. Laura Roslin la staccò da sé per carezzarle il viso e fissarla i quei due occhi così particolari

- Tesoro mio, hai fatto strada e adesso stai per volare.. mi sembra ieri che avevi paura delle docce.. e adesso, ti lascio per un paio di giorni e tu mi sali già su uno di questi aggeggi per sondare lo spazio e sparare a quei Cyloni che in realtà dovrebbero essere tuoi alleati..- il Presidente delle Colonie tratteneva stento le lacrime, Eve le sorrise

- Vieni con me?- la sua domanda fece girare tutti quelli che avevano potuto ascoltarla

- Là.. con te? ..a volare? No, no.- rispose di getto la donna

- Sì, dai ci divertiamo, indossi una tuta e voli con me.. abbiamo fatto praticamente tutto insieme, voglio volare con te, Laura!- la Roslin rimase un po' sulle sue, certo che voleva accontentarla, ma non avrebbe mai potuto superare la paura di volare in un Viper; il suo cervello macchinava scuse a raffica, una più improbabile dell'altra

- Ma il Viper è per un viaggiatore singolo..-

- Io sono piccola, tu magra.. ci stringiamo un po' e ci stiamo tutte e due.-

- Ma io.. ma io.. non so se è il caso..-

- Sì che è il caso!- ribadì con fermezza la ragazza.

Il Viper tremò, il tunnel di lancio si aprì. I motori ruggirono e il vapore inondò la visuale. I loro cuori battevano come uno soltanto. Stavano per volare

3

Le luci sulla cloche si illuminarono e Eve ne toccò saggiamente alcune e lasciò lampeggiare altre spie, per poi abbassare delle leve

2

Accese il microfono

Eve mi senti? Sono Apollo!

Sì ti sento!

Tutto a posto?

Tutto a posto!

Il Presidente?

Trema.

Nella sala controllo si scatenò il riso generale mentre la stretta di Laura sul ventre di Eve aumentava di pressione. Probabilmente la cintura di sicurezza che l'ancorava al sedile non era sufficiente

1

Sei pronta?

Come non mai!

LANCIO!

La voce rimbombò nelle sue orecchie

Dei di Kobol!!

Anche Eve rideva mentre stingeva la cloche con tutta la forza che aveva e il tunnel scivolava leggero sopra di lei. Sembrava infinito quel dannato tubo, e quel puntino luminoso che aveva davanti, irraggiungibile.

Le stelle non erano mai state così vicine. Nei caccia Cyloni si è tutti al chiuso, si comandavano dall'interno, ad eccezione di una piccola fessura che ti permetteva di vedere.. tutto rosso, senza oggetti interessanti se non altri caccia o Viper nemici rappresentati da cerchi verdi.

Invece il Viper era tutto aperto, i vetri erano stupendi, un po' graffiati, ma le stelle erano talmente belle e limpide da poterle toccare, e poi era tutto libero, il Galactica dietro di loro, e si dirigevano verso lo spazio immenso.

Il piccolo Dradis lampeggiava cauto, senza mostrare segni di pericolo.

- È meraviglioso, tesoro..- disse stupefatta Laura

- Sì.. è bello.. Dici che la mamma vedrà ancora le stelle?-

- Ne sono sicura.. e quando lo farà penserà a te.- certo, i Cyloni potevano pensare, la stella che aveva davanti doveva pur esser stata generata da qualcuno e non da qualcosa.

Eve, è tutto ok?

Certo!

Bene, adesso togliti dalla testa mamma e company ed incomincia a volare sul serio, d'accordo?

Ok, d'accordo!

Ma dovete per forza tenere i microfoni sempre accesi?

È il protocollo, piccoletta!

Siete solo degli spioni!

Diede di nuovo un'occhiata al Dradis. Tutto pulito. Ogni spia lampeggiava la posto giusto, il cielo scivolava sui finestrini spessi del Viper. C'era tanto silenzio, ma questa volta, era un silenzio piacevole, sinonimo di pace e libertà.

Impugnò saldamente la cloche di comando e effettuò i controlli di routine, un po' a rilento secondo Apollo, ma poteva considerarla un'ottima prova, dal momento che era la sua prima.

Volare a testa in giù non cambiava molto, era come volteggiare in uno spazio completamente vuoto, il maggior rischio dei piloti era quello di perdere l'orientamento, ma Eve riuscì a comandare piuttosto bene quella strana sensazione, anche perché il Presidente Roslin osservava tutto intorno a sé con occhi spaventati, prolungando ogni volta il tempo di chiusura delle palpebre, soprattutto nei momenti in cui compivano evoluzioni più o meno complicate; ad occhio esterno, comunque, erano delle mosse a dir poco spettacolari.

Era da tanto tempo che non volava più, Eve era come ristorata per ogni secondo in più che passava lì sopra. Laura faceva di tutto per non farsi vedere spaventata, come in realtà era, per cui rimaneva in silenzio e cercava qualsiasi distrazione utile.

Il suo respiro rimbombava rilassato nel casco che portava sulla testa. Era come trovarsi in un'altra dimensione, e in un certo senso, era proprio così.

FRAK!!

Sentì urlare nel microfono. Sia Eve che Laura scartarono all'indietro, sorprese e spaventate da quel suono improvviso.

Subito Eve lanciò gli occhi sul Dradis. Girava imperturbabile senza mostrare pericoli. Buttò gli occhi davanti a sé, scrutando con attenzione il cielo

Apollo, che succede?!

Codice uno su tutta la nave!

Sentì dire a gran voce. Eve si voltò verso Laura, i cui occhi non presagivano proprio nulla di buono

Apollo, mi senti? Che succede?!

Rimase in attesa per pochi, snervanti, secondi, prima di ricevere un segnale leggermente disturbato

Eve, sono dietro di voi!

Chi??

Sono caccia Cyloni, otto in tutto!!

Eve continuò a guardare davanti a sé e poi il Dradis

Non vedo nulla!!

FRAK!!

Eve vide un bagliore sfiorare il fianco del Viper e subito lo fece voltare nella direzione opposta, in una complicata manovra, in cui il velivolo ruotava di 180 gradi, che le riuscì discretamente bene.

Il retro del Viper sbandò facendo evitare un altro missile lanciato dai Caccia nemici. Quando il lampo scomparve, gli otto Cyloni si fecero scorgere minacciosi in formazione d'attacco

Adesso li vedo!

Disse Eve subito dopo accelerando in maniera da oltrepassarli frontalmente. Seguì una lunga rincorsa, in cui il Viper faceva le veci di piccola preda, sottile e veloce, mentre gli otto Cyloni, altrettanti leoni pronti a distruggerlo.

Il presidente non fiatava per paura e per non far deconcentrare la ragazza del suo difficile ed inaspettato compito, nel frattempo ripeteva i nomi degli Dei di Kobol come una nenia nella sua testa.

Intanto dal Galactica riceveva solo "frak" e l'allarme che risuonava come una perfida sirena.

Eve!!

Kara??

Scorpion era subito corsa nella sala comandi appena aveva udito l'allarme. Che fosse preoccupata per il probabile attacco Cylone, del Presidente, oppure per la piccola ragazza che era là fuori tutta sola con una cozza attaccata alla schiena?

Eve scartò di lato infilandosi tra due asteroidi, eliminando così un caccia

Kara, sono dappertutto!!

Vedi il Galactica?

La ragazza evitò altri due attacchi dei caccia e si posizionò perpendicolare alla nave da guerra a massima velocità

Vedo il tunnel d'atterraggio!

Esclamò con un occhio sempre rivolto alle spalle

Aprite la placca d'atterraggio a Nord. Hangar nove pronto a ricevere il Viper!!

Eve si ritrovò costretta a deviare percorso, poiché due caccia le avevano tagliato la fuga. Rimase in silenzio, poi si rivolse a Laura

- Ti riporterò sul Galactica.. è una promessa.- la donna sorrise. In un certo senso, non sapeva esattamente come, quel fugace sorriso l'aveva rassicurata.

Eve..

La voce del Tenete Thrace era incredibilmente placata e severa. La ragazza tese l'orecchio continuando ad evitare abilmente i caccia e i loro colpi.

Eve, togliti dai piedi quelle stupide macchine senza cervello e riporta le chiappe sul Galactica, sono stata abbastanza chiara??

Sissignora!

Eve obbedì velocemente seminando i caccia e fiondandosi a tutta velocità nell'hangar nove. Frenò quasi di colpo, tanto che l'atterraggio non fu dei migliori. Rimasero lì, frastornate, immobili, ancora per qualche attimo, per tutto il tempo necessario che servì al vapore per scomparire completamente.

Comunicate le nuove coordinate alle altre navi.

Andiamocene di qui e alla svelta.

SALTO!

Il portellone si aprì, accompagnato dal sibilo dell'aria compressa che si confondeva con quella depressurizzata del Galactica. Le luci al neon sorpresero per un'altra volta i loro occhi.

Laura Roslin non accennava a staccarsi dalle spalle di Eve, che cercava di scrollarsela di dosso, camminando a gran passo verso Kara, la quale, si era precipitata nell'hangar.

Capo Tyrol sopraggiunse accompagnato solennemente da William Adamo, la cui mano reggeva saldamente una medaglietta luccicante.

Avanzavano incredibilmente piano, il tempo sembrava non passare mai, Eve era davvero ansiosa. Quando si trovarono a pochi centimetri di distanza, Adamo si bloccò e sorrise

- Direi che oggi te la sei proprio meritata!- la ragazza sorrise e abbassò il capo, mentre la catenella scivolava sui capelli fino a trovar giusto posto sul suo collo. Alzò due occhi carichi di orgoglio

- Grazie..- sussurrò cercando lo sguardo di tutte le persone che le erano più care e le restituivano caldi sorrisi

- Eve. Non hai nome, c'è scritto solo questo.. e le tue imprese, beh, dovrai ancora compierle.. ma vedrai, aggiorneremo la medaglietta prima o poi.- La ragazza reclinò la testa di lato con aria furbetta

- Ah ma io lo so perché c'è scritto solo Eve..-

- Ah sì?..-

- Certo: "prima vittoriosa uscita, con otto Cyloni a seguito, conseguente creazione di un piano di fuga alternativo, più riserva, abbattimento definitivo di due caccia, rientro quasi perfetto nell'hangar nove, il tutto in apnea a causa del Presidente avvinghiata alla schiena per tutto il tempo impedendoti di respirare"...sulla targhetta non ci stava mica!!-

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Capitolo 9
*** Cella 006 ***


---> NdR (per questo capitolo e seguenti)<---: personalissima interpretazione, se non apprezzate gli sconvolgimenti della trama e/o dei dettagli tecnici della storia degli autentici BSG non proseguite nella lettura, io ho avvisato!!!
 
Si fissava allo specchio. Era lì davanti, immobile, da minuti interi ormai.
Sembrava che stesse studiando qualcosa di diverso dalla sua immagine riflessa, ma dietro di lei c'era solo un muro grigio, il che, ad occhi esterni, non poteva essere frutto di particolare interesse.
Il bagno comune era stranamente vuoto, e c'era un silenzio quasi fastidioso, come se il mondo si fosse spento.
Eve abbassò lo sguardo e fece scorrere l'acqua per ascoltare un rumore famigliare; la bloccò subito perché non voleva andasse sprecata. Sospirò e chiuse gli occhi.
La porta si aprì silenziosamente, Eve non si mosse
- Hey piccoletta, va tutto bene?- Kara Thrace si era avvicinata a lei con innaturale cautela, cercando di rendere la sua voce meno impertinente possibile. La ragazza non rispose, il che infastidì la donna; le stranezze della non Cylone la inquietavano e non sapeva bene nemmeno lei il motivo
- Il Presidente ti vuole. Dovete andare sulla Pegasus...- fece una piccola pausa per cercare gli occhi di Eve, la quale, pacatamente, li sollevò incrociando i suoi
- Abbiamo lottato tanto.. adesso sembra tutto così semplice.- disse sospirando. Kara voleva aiutarla, pareva sopportare un enorme peso senza possedere una soluzione, il Tenente Thrace voleva aiutare un suo pilota, ma non sapeva come
- Credimi, niente è semplice qui.- si sforzò di sorriderle - Sai che vuol dire, che andrai sulla Pegasus.. vero? ...Tua..- Kara Thrace si bloccò mentre le parole le morivano in gola. Sulla Pegasus, oltre a pochi soldati, c'erano solo macchine, ed Eve era un'umana figlia di Cyloni, il termine madre non era appropriato dal momento che le macchine non potevano procreare o almeno, era quello che aveva sempre saputo
- Madre.- Eve interruppe il corso dei suoi pensieri con voce ferma - Sì, mi madre, Kara.. sarà lì. Dove io l'ho abbandonata.- la donna le afferrò le spalle con una stretta decisa
- Non penserai che sia colpa tua! Eve, eri in fin di vita, ti hanno portata via per salvarti!-
- Già in fin di vita!- ribatté - Se io lo ero tempo fa.. chissà in che stato sarà lei.- i suoi occhi si riempirono di lacrime
- Tua madre.. tua madre è un Cylone, che ti piaccia o no. È una fottuta macchina progettata per combattere! Sicuramente ha una resistenza maggiore.- Eve la fissò, non aveva torto. Calò il silenzio fra le due, fu la ragazza a romperlo
- Come sto?- chiese a mezza voce Eve osservandosi la divisa. Il tenente Kara Thrace le sistemò il colletto e la piastrina. Il suo nome luccicò per un istante accecando i suoi occhi, sorrise
- Stai bene, sarà orgogliosa di te.-
 
Eve sorrise mentre il portellone si aprì sul corridoio che portava all'hangar di lancio. Era dannatamente lungo, di un grigio spento, triste e percorso da quegli odiosi neon, metà dei quali producevano fasci di luce ad intermittenza. Incominciavano a piacerle. Quella volta i corridoi li attraversava sulle sue gambe, cosciente di dove stava andando, senza nessuna scorta extra, schiacciandosi contro la parete per far passare altre persone, come se fosse "una del Galactica". La presenza di Kara alle sue spalle le dava sicurezza senza opprimerla più di tanto, la sentiva salutare qualcuno di tanto in tanto
- Vieni anche tu sulla Pegasus?- domandò la ragazza senza accorgersi di aver accelerato il passo
- No.- la secca risposta negativa la fece voltare - Sono più utile qui. Lo sai, ci sarà la Roslin.- Eve annuì distrattamente e proseguì, tanto discutere o chiedere spiegazioni non avrebbe cambiato i fatti.
Sapeva che era un corridoio lungo, ma non se lo ricordava tanto lungo. Quando giunse alla fine si sentì salire un groppo alla gola che la costrinse a rallentare. Osservò le due guardie in tenuta nera armate di fucile che facevano le sentinella all'ennesimo portellone; quel portellone, però, l'avrebbe condotta fuori, nello spazio, e poi, salita su un Raptor, sarebbe giunta sulla Pegasus dove sua madre la stava aspettando.
Il tenente Thrace si era fermata alle sue spalle e la guardava in silenzio, non voleva metterle fretta anche se le stava facendo perdere del tempo prezioso, la donna quasi rabbrividì al suo comportamento così calmo ed amorevole nei confronti di una non Cyolne.
Si ritrovarono nell'ampio Hangar di volo. I tecnici in tuta arancio stavano correndo di qua e di là come al solito attorno a Viper in cerca di manutenzione. C'era gran fermento, ma quella confusione la tranquillizzava, si sentiva a casa.
Nella parte più lontana c'era un Raptor attorniato da un gruppo di persone con tutta l'aria di stare per decollare. Eve corse in quella direzione e prontamente Kara la inseguì sviando il suo tentativo involontario di seminarla
- Laura!- il presidente, sentendosi chiamare, si fece largo tra un paio di persone spiazzate dalla reazione della donna, e si precipitò ad abbracciarla con un largo sorriso. Eve la guardò a lungo
- Allora piccola, sei pronta?- Laura Roslin non era molto brava a camuffare i sentimenti, si era sforzata di sorridere e la ragazza lo aveva notato
- La mamma sta bene vero?- la risposta che ottenne fu un breve silenzio che fu interrotto dalla sua stessa impazienza - Perché non avete fatto venire lei.. è un viaggio inutile.. lei.. starà qui con noi, non.. non è vero?- Eve cercò di carpire un sorriso di gioia dietro quel muro di compassione che riflettevano gli occhi grigio-azzurri del Presidente
- Eve..- il tono con cui aveva cominciato non prometteva nulla di buono e la ragazza si impose di rimanere calma e cercare di respirare il più lentamente possibile, come se stesse correndo con l'impossibilità di fermarsi.
- La Pegasus ci dice di sbrigarci.- una voce impassibile, sconosciuta, le interruppe e Laura optò per un sorriso di circostanza salendo sul Raptor. Eve fissava l'entrata con sguardo assorto, quando la mano tesa della donna verso di sé, costrinse a rivolgerle i suoi pensieri
- Forza Tesoro, non abbiamo molto tempo.- quell'affermazione le diede il coraggio di afferrare quella mano e seguirla fin sopra il Raptor; le parole della Roslin cominciarono a ronzarle per la testa. Il tempo era sempre stata una parola vuota per lei, non c'era mai stato, correva sempre senza darle tregua.
Sua madre le aveva insegnato che non avere tempo significava, per gli umani, una scadenza indeterminata con fini reconditi e spesso fatali, sua madre aveva usato anche la parola ...Morte. Ma era un'altra parola vuota che si aggiungeva all'elenco. Quando un Cylone moriva, ce n'era un altro identico in tutto e per tutto pronto a sostituirlo, mentre gli umani erano unici ed irripetibili. Erano più preziosi dei Cyloni, in un certo senso.
Le venne allacciata la cintura di sicurezza. Era rigida e le toglieva quasi il respiro. L'unica persona familiare era Laura Roslin, seduta di fronte a lei, la quale, con evidente imbarazzo, guardava verso la cabina di pilotaggio nel disperato tentativo di evitare altre spiacevoli domande.
Eve si sporse dalla rampa del Raptor combattendo duramente con la cintura che la teneva ancorata al suo posto, c'era Kara e le sorrideva
- Non preoccuparti piccoletta, sarò qui ad aspettarti.- alzò il braccio per salutarla e la rampa si sigillò accompagnata al sibilo del vapore. L'hangar si svuotò in poco tempo.
Eve osservò distrattamente le tante luci che danzavano accompagnando il lento e monotono scannerizzare dei monitor.
 

Qui Raptor Five. Attendiamo ordini.

 

Ci fu un leggero brusio, poi rispose una voce metallica

 

Qui torre di Controllo. Prepararsi al decollo, uscita 6.

 

Ricevuto. Passo.

 
Il pilota spostò alcune levette sopra la sua testa, poi spinse altri pulsanti e accese i motori. Il Raptor vibrava. Anche quella era una sensazione familiare. Il Pilota impugnò saldamente la cloche e la trasse verso il suo addome con un movimento lento ma deciso. Poi il Raptor oscillò e si levò in volo. Girò su sé stesso e si diresse verso la rampa in apertura, diretta verso l'infinità dello spazio, oltre le stelle, oltre il cielo monotono colorato di nero.
C'era una sensazione di vuoto che albergava nel suo stomaco, ed Eve non era sicura se fosse colpa del Raptor su cui si trovava, o dell'inquietudine che provava ripensando alle parole di Laura
- Cos'è la Morte?- chiese imperturbabile la ragazza fingendo indifferenza verso una domanda che reputava tutt'altro che superficiale. Sapeva che la domanda aveva fatto scambiare un'occhiata tra i due piloti, sapeva che loro avevano ripreso ad osservare il cielo fingendo che quella domanda non fosse mai giunta alle loro orecchie, sapeva che Laura Roslin aveva ascoltato, sapeva che aveva avuto un tuffo al cuore, sapeva che stava ancora pensando alle parole da utilizzare quando voltò la testa in cerca di risposta dalle uniche labbra che conosceva, in mezzo a quel nulla infinto, dove il Galactica non era altro che un puntino alle loro spalle
- La Morte.. è la fine di qualcosa. È nella natura umana cercare di dare nome ad ogni avvenimento.. il cessare di un'esistenza la chiamiamo Morte. Tutto ha una fine, Eve.. tutto può morire. Prima o poi cesseremo di esistere.. uomini o macchine.- la donna accennò una risata - E sembra stupido combattere per anni sapendo che è una guerra inutile.. sapendo che alla fine non rimarrà niente e ci si dimenticherà la ragione per cui è cominciata.- il Presidente cercò di sorridere per l'ennesima volta, sforzandosi di far capire ad Eve un concetto che l'uomo conosce e basta e di cui, nella maggior parte dei casi, non si è mai preoccupato di conoscerne il significato. Era la prima volta anche per Laura in cui provava a dare un senso alla Morte.
Eve si mostrò assorta agli occhi della donna
- Ma se esisto io allora la Morte non c'è.. e se esiste la Morte non ci sono io. Quindi la Morte non esiste.- Laura Roslin fu colpita da quel rapido ragionamento che smontava tutte le sue alquanto discutibili certezze.
 

Qui Raptor Five. Il cielo è sgombro. Passo.

 

Ricevuto Five. La Pegasus dovrebbe essere vicina adesso.

 

Le navi coloniali saranno visibili ancora per poco.

 

C'è un deposito di detriti più avanti, la Pegasus si trova là in mezzo.

 

Ricevuto. Chiudo le comunicazioni per evitare interferenze.

 

Torre di controllo.

Comunicate le vostre condizioni a missione compiute, fuori dai detriti.

Buona fortuna, Five. Passo.

 
Per pochi secondi l'aria si saturò della vibrazione che il termine delle comunicazioni si era lasciato dietro. Il Raptor cominciò ad oscillare quando si avvicinarono ed entrarono nel cumulo di detriti.
I piloti sembrava calmi e concentrati sul loro compito.
Eve poteva osservare il cielo solo attraverso il fugace spazio tra le loro teste; si sporse il più possibile per vedere qualcosa di cui nemmeno lei era certa. L'ultima volta che era stata su quella nave, la Pegasus, aveva passato giorni, forse mesi, terribili ma almeno era con sua madre, o almeno colei che le aveva detto di essere sua madre, colei che l'aveva cresciuta e protetta fino a quel giorno in cui furono definitivamente catturate.
Non vedeva altro che roccia, detriti, residui di asteroidi che orbitavano secondo il proprio volere attorno ad un corpo non definito, sospese tra il nulla e vuoto senza è un ma o un perché.
Si sentiva attratta verso sinistra, lottò con la cintura per poter sbirciare oltre il caschetto del secondo pilota, mentre Laura Roslin osservava i suoi movimenti in cauto silenzio.
I suoi occhi erano inspiegabilmente accalappiati su un detrito di asteroide di considerevoli dimensioni
- Ci siamo.- comunicò il primo pilota alle due, storcendo di un paio gradi il capo
- Finalmente.- rispose Laura con evidente apprensione
- Perché sei così impaziente di vedere Caprica?- Eve era decisamente fredda nelle sue domande, ma il Presidente ne comprendeva il motivo e non poteva altro che darle risposte vaghe
- Eve, voglio che tu sia felice. Il Dottor Cottle ha suggerito di tenerti sul Galactica ma io ho preferito portarti con me.- aspettò che Eve la stesse ascoltando con le migliori intenzioni - Anche se sto rischiando, sei speciale per me indipendentemente da ciò che sei.-
- Volete studiare l'unico Cylone in grado di riprodursi e mi portate con voi solo per infonderle sicurezza.- Eve si abbandonò alla forza della cintura, si incassò nel sedile rigido e portò le braccia al petto scuotendo la testa
- Ma Eve, hai capito quello che ti ho detto? Non siete delle creature da studiare ed analizzare in laboratorio! Non essere sciocca, se ti ho portato qui, con me, i fretta e furia, a dispetto di tutto e di tutti, ci sarà una ragione, e non pensi sia qualcosa di più di una motivazione così superficiale?- la ragazza rimase in silenzio con lo sguardo basso
- Perdonami Laura.- sospirò - È che ho un brutto presentimento, tu non mi vuoi dire la ragione per cui siamo qui.. o almeno non voi dirmi quella vera, e io non so più cosa pensare.- Eve perse tra le mani la targhetta con inciso il suo nome, la guardò per alcuni istanti, mentre, all'esterno, il profilo della nave spaziale Pegasus si avvicinava ogni secondo di più; sì toccò la divisa e scosse la testa - Non posso presentarmi da Caprica con la divisa delle Colonie.- Laura Roslin sorrise cercando di recuperare la sacca che giaceva tra le sue gambe, si esibiva con movimenti alquanto impacciati a causa della cintura e quando riuscì ad acciuffare l'oggetto del suo desiderio si sentì come una vera Dea, tanto che si abbandonò alla forza della cinta con soddisfazione dipinta sul volto
- So che la divisa ti avrebbe fatto preoccupare..-
- Non so, è come tradire.. qualcuno o qualcosa.-
- Lo immaginavo, Tesoro.- il Presidente slacciò la fibbia della sacca e ne tirò fuori il vestito azzurro che le aveva donato - Me lo ha dato Scorpion, ci tiene a te.- le scappò una risata.
 
La rampa si abbassò fumando, mentre rivelava due soldati in uniforme grigia e dietro di loro due donne, all'apparenza, più che comuni.
I due soldati Coloniali scesero dalla rampa in modo rigido, impugnando i fucili che tenevano appoggiati ad una spalla, stavano marciando, come se fosse un'azione formale ed ufficiale; Laura ed Eve seguivano la loro scorta con la mente sgombra, il vestito azzurro della ragazza svolazzava leggero dietro di lei, facendo sembrare la scena, ad occhi esterni, più un sogno irreale che una concretezza tangibile.
I piloti-soldati, una volta terminata la rampa, si bloccarono dividendosi, come per creare una copertura ad ambedue i lati delle loro protette.
Il Presidente di rivolse al primo pilota
- Occupati tu delle formalità, noi dobbiamo andare dal Cylone.. Caprica.- il soldato fece scontrare gli stivali ed eseguì l'ordine mostrandosi rigidamente forte e all'altezza; la donna non seppe classificare quell'azione, se fosse di dovere o passione per il suo lavoro. Sorrise e passò oltre.
Laura la teneva per una spalla mentre corridoi sconosciuti scivolavano attorno a loro. Due soldati davanti ed altrettanti dietro. Eve era tesa, il cuore in gola e i polmoni che non compivano il loro compito in modo regolare.
In quel luogo sconosciuto, l'unica sua certezza era la Roslin, la dolce ed autoritaria Roslin, colei che l'aveva salvata e protetta
- Manca ancora molto?- la voce della donna rimbombò per pochissimo tempo nell'angusto tunnel senza ottenere risposta. Eve si girò verso di lei mentre continuavano a camminare.
Man mano che procedevano la luce si faceva sempre più intensa, e tra gli intricati labirinti, sgombri, molto differenti da quelli del Galactica, i muri si schiarivano da un grigio scuro opprimente ad un grigio perla sempre più accecante. Ad un tratto le quattro guardie si arrestarono d colpo, e presero alla sprovvista le due donne, le quali si sostennero a vicenda nell'atto di fermarsi, giusto per non andare a sbattere contro le schiene dei due soldati che stanziavano dinnanzi a loro.
Una delle guardie girò la maniglia circolare del portellone e dischiuse la porta spostandosi di lato. Laura ed Eve si fecero avanti con modi insicuri.
Era una stanza bianca, le cui pareti lattee si confondevano con pavimento e soffitto rendendola infinita e surreale; solo una porta, di un grigio brillante, spiccava incastonata nella parete. Era di vetro, forse plexiglass e ferro. Nascondeva quella che pareva essere una prigione, ma non si vedeva oltre.
La voce gutturale della guardia accompagnò il loro sguardo
- Cella 006. Vi restano venti minuti al massimo.- 

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Capitolo 10
*** Burial ***


---> NdR <---: personalissima interpretazione, se non apprezzate gli sconvolgimenti della trama e/o dei dettagli tecnici della storia degli autentici BSG non proseguite nella lettura, io ho avvisato!!!


Capitolo 10 - Burial
Erano come pietrificate in quella stanza bianca, le pareti che si confondevano con il pavimento davano un senso di infinita palpabilità, come se fossero state catapultate in un'altra dimensione, dove il soggetto indiscusso era il groppo alla gola per l'ignoto.
Cosa c'era oltre quella porta? Perché c'era un conto alla rovescia? ...Venti minuti a cosa?
Eve sentiva una sensazione orribile crescerle dentro, come se stesse per precipitare in un baratro. Aveva paura, era impaziente, doveva conoscere ma forse non voleva farlo.
Laura Roslin si decise a precederla. La guardò distrattamente, accennò un passo, e poi un altro. Giunse le mani per poi intraprendere una camminata decisa verso quella strana porta, un porta di prigione in un contesto bianco, come l'eden delle sacre scritture. Il paradiso e l'inferno che coesistevano, un paradosso quasi sardonico.
Il Presidente delle Dodici Colonie aveva deposto la fascia e stava avanzando verso una verità spaventosa, che doveva condividere con una ragazzina che si era intrufolata nella sua già incasinatissima vita. La osservava con la coda dell'occhio, e quando furono l'una vicino all'altra, la donna l'afferrò per la spalla costringendola a fermarsi.
Erano davanti alla porta di ferro. Era a grate, ma le immagini che si intravedevano erano confuse
- Devi promettermi una cosa.- mormorò Laura con gli occhi fissi davanti a sé, la guardò titubante per un momento, solo per essere sicura che fosse attenta
- Sì Laura.-
- Devi promettermi che qualunque cosa vedrai là dentro resterai sempre la stessa... la mia innocente Eve.- si lasciò sfuggire una lacrima che catturò subito con il dorso della mano - Mi dispiace di non averti avvertito. Eri così felice...-
- Laura, lo so che là dentro c'è Caprica e che molto probabilmente... i venti minuti sono quello che rimangono alla sua esistenza in quel corpo. E il tuo silenzio lo interpreto come un desiderio di proteggere dalle brutte notizie.- la guardò negli occhi con un sorriso disarmante - Purtroppo però fanno parte della vita.- appoggiò una mano sulla maniglia della porta - La nave Resurection è troppo lontana. Non la rivedrò mai più... tanto vale fare in fretta.- fece scattare la serratura e spinse leggermente la porta. Si aprì silenziosamente, senza nemmeno un cigolio.
Eve aveva paura, paura della Morte. Almeno ora aveva un nome.
Aveva coscienza di quella entità tanto impalpabile da non esistere nemmeno, ed ora la temeva. La Morte era una forza superiore, capace di decidere della felicità di un individuo, capace di decidere se alleviare o dare dolore, capace di essere al di sopra della Guerra, delle lotte, del Giusto o Sbagliato.
La Morte era, era e basta.
Si ritrovarono davanti ad un muro, era bianco anch'esso. Si sentivano quasi prese in giro mentre scrutavano davanti a loro quell'ostacolo posto lì, senza una particolare ragione, a sbarrare loro la strada. C'erano segni di pallottole, sul quel bianco, un nero fuligginoso che faceva a pugni con la monotonia di un silenzio intonso, come se quegli schizzi scuri fossero una sorta di schermo che riportava ad una sparatoria movimentata, un tentativo di fuga probabilmente, un qualcosa fuori dall'ordinario.
Erano costrette a procedere sulla destra, erano come incanalate in un tunnel a due uscite, pochi metri le separavano da una parete composta per metà da un muro di cemento e per l'altra da vetro, forse una sorta di plexiglass, e un'intricata maglia larga di resistente metallo.
L'entrata era un'altra porta di spesso acciaio, opaca, munita di una serratura con più lucchetti, prontamente sorvegliata da una guardia armata di fucile.
L'uomo, completamente ricoperto da un'armatura nera, fissava dritto davanti a sé, era alto quasi due metri, massiccio, ed imbracciava il fucile come se fosse pronto a sparare; i suoi occhi erano inespressivi, Laura Roslin affrettò il passo costringendo sé stessa a non guardare la stanza-prigione che si presentava sulla sua sinistra, dirigendosi a passo sicuro verso la guardia.
Eve era trascinata dal Presidente, la quale, tenendola ben stretta al suo fianco, voleva infonderle fiducia, o forse tenerla più tempo possibile lontana da una realtà infausta.
Non sapeva esattamente cosa fare, ma cercava di continuare a camminare, si sarebbe presentata l'occasione di reagire, magari ad un'azione sfrontata della guardia che le avrebbe fatto saltare il cuore in gola, magari Eve sapeva cosa fare. Laura Roslin era a pochi passi dall'uomo e incominciava temere che sarebbe rimasta lì senza fare niente mentre la ragazza avrebbe fatto di tutto per poter sbirciare, o magari l'aveva già fatto: Eve tremava sotto la sua mano.
La guardia si scompose e il Presidente si bloccò; lui strisciò un badge metallico ottagonale che fece scattare la serratura, poi riprese la sua posizione rigida e fredda. Laura ed Eve rimasero un secondo lì ad ascoltare il rumore metallico che si diffondeva nell'ambiente, la donna la sospinse verso la porta che si apriva lentamente, senza dire una parola: ogni suono le sembrava inutile.
Eve aveva il cuore che galoppava fastidiosamente nel suo petto, ormai era a conoscenza di tutto, il suo prossimo futuro si stava svolgendo esattamente come aveva immaginato e non era per nulla confortante. Forse doveva andare avanti, ma non trovava una motivazione valida, non aveva scopi, non aveva una ragione precisa per cui stare lì, per proseguire, per conoscere e nemmeno per dare una mano a Laura, né ai Cyloni.
La sua vita non aveva senso, in effetti nulla aveva senso, e non riusciva proprio a capire perché due razze talmente simili si fossero ridotte a far la Guerra, sopratutto se entrambe le fazioni lottavano all'ultimo sangue per la Pace. Decisamente non aveva senso.
Perché si erano fissate a combattere fino a quando il nemico non fosse stato annientato?
Perché sentiva che, forse, era l'unico individuo.. o persona.. o macchina.. l'unica in grado di vedere che quella era una guerra inutile?
Perché la sua esistenza era così fuori dal comune?
Perché sua madre stava morendo a causa sua?
Perché l'aveva protetta anche a costo di tradire i Cyloni?
Per quale assurdo motivo Caprica era rannicchiata su sé stessa, con la schiena appoggiata al muro, a piedi scalzi, con le caviglie ed i polsi incatenati, avvolta da uno stentato panno scucito, con gli occhi chiusi ad attendere chissà quale entità che la portasse via... perché quel vivace rosso, che tanto amava, aveva abbandonato le sue labbra?
Le lacrime le appannavano la vista, sentì un groppo alla gola e senza pensarci due volte le si gettò fra le braccia.
Un fremito la percorse tutta quando Caprica aprì le braccia per stringerla a sé, con tutta la forza che le rimaneva, la sentiva singhiozzare, la gola troppo asciutta per proferire parola e gli occhi troppo spaventati per vederla.
Eve cercava inutilmente di ricacciare indietro le lacrime, eppure solcavano le sue guance come un fiume in piena; non poteva sopportare l'idea di perderla, non così, non in quel luogo lontano dal mondo, così atrocemente disumano.
Forse era quello il punto, Caprica non era umana, lei era un Cylone e per quanto ci provasse non poteva cambiare i fatti, sua madre non poteva essere cambiata. Avrebbe voluto con tutta sé stessa riuscire a mutare i fatti ma, macchina o donna, quella cosa che la stringeva forte da farla quasi soffocare, era destinata all'oblio eterno.
La mano fredda di Caprica le asciugò le lacrime, Eve aprì gli occhi, sbattendo le lunga ciglia bagnate più volte, prima di metterla a fuoco, lei aveva un'espressione serena, come mai aveva visto prendere forma sul suo volto. I sui grandi occhi grigio-azzurri erano spenti, eppure emanava la stessa ineguagliabile bellezza che le era consona, quella bellezza inarrivabile che solo una macchina, forse, poteva veramente ostentare
- Non piangere, non ce n'è bisogno..- furono le sue prime parole, aveva una voce incredibilmente dolce, esattamente come se la ricordava, era quasi un sussurro
- Non voglio che tu muoia.- la risposta di Eve sgorgò a fatica dalle sue labbra e con essa altre lacrime
- Sono una macchina, non posso morire..- sospirò sollevandole il viso - Lo sai cosa mi hai promesso, ricordi?- la ragazza annuì debolmente.
Caprica ebbe un sussulto, si era guardata in giro e aveva scorto Laura Roslin, ella era in piedi davanti a loro, scostata di lato, con l'espressione di chi sa di essere di troppo. Aveva accennato un sorriso malinconico non appena la Cylone le aveva rivolto lo sguardo
- Ho bisogno di D'Anna, però... la nostra D'Anna.- mormorò - E non so proprio come rintracciarla.- Caprica la fece sistemare davanti a sé, in modo da poterla abbracciare come fosse ancora una bambina, poi si rivolse anche alla donna che aveva davanti
- Svelte, non abbiamo tempo.. e voi dovete conoscere ogni cosa.- Laura Roslin si maledisse per aver indossato quella gonna rossa lunga fino al ginocchio, e con fatica di sedette con le gambe piegate di lato - Si prenderà cura lei, di mia figlia?- il presidente aveva annuito senza riuscire a proferire un suono, le parole le morirono in gola.
La Cylone prese un profondo respiro, quella storia non doveva arrivare ad orecchie Cyloni, lo aveva giurato quando aveva iniziato e adesso stava addirittura per raccontare ad orecchie umane. Il suo gesto era considerato il più alto livello di tradimento, senza contare che sua figlia avrebbe visto la sua vita in una prospettiva che forse ma si era immaginata, prese un profondo respiro, poi prese a rivelare
- Eravamo implicati nel progetto "Zoi"..- Caprica osservò i volti attenti di Eve e del presidente Roslin, lesse nei loro occhi un'impaziente curiosità ma si sentì in dovere di chiarire quella parola che giungeva insolita alle loro orecchie - Significa "vita".. un programma in cui Cyloni umanoidi dei sette modelli conosciuti cercavano risposte alla procreazione. La nave Ressurrection è molto utile, ma scomoda da trasportare e proteggere durante gli attacchi. Questo progetto ben presto si trasformò in blasfemia e solo alcuni modelli perseguirono nel realizzarlo, segretamente, negli angoli bui delle navi base... questi modelli erano solo alcuni esemplari, che si misero contro le loro stesse copie, da allora abbiamo scoperto l'esistenza di una forma di personalità all'interno di ogni.. individuo..- cercò la parola giusta, ma fece una smorfia mentre la pronunciava, evidentemente non era quella giusta - I Cyloni in questione erano modelli tre, sei e quattro. D'Anna, Caprica e Simon. Quando venimmo scoperti, molti altri modelli identici a noi sono stati chiamati nello stesso modo, ma noi siamo gli originali. Sappiamo riconoscerci attraverso questo..- sollevò il braccio sinistro di Eve e lo girò in modo che il palmo della mano fosse indirizzato verso l'alto, indicò un piccolo segno chiaro sul polso della ragazza, più simile ad una cicatrice - È un simbolo che rappresenta una foglia, la vita per eccellenza.- fece una pausa in cui rimase incantata ad osservare il volto triste e consapevole della ragazza
- Perché ce l'ha anche Eve, se non è un Cylone?- la voce di Laura era un sussurro tremolante, che però non accettava il silenzio come risposta
- Eve?- il volto di Caprica si illuminò - Dunque ti hanno dato un nome.. bene.- si rivolse direttamente alla donna - Eve è il frutto del nostro lavoro.-
- Ma come è possibile?- Laura Roslin era diventata una fonte inesauribile di domande a cui la Cylone era in dovere di dare risposta, sorrideva ad ogni sua curiosa richiesta di conoscenza, chiedendosi anche perché volesse sapere tanto, per poi forse essere atterrita ed incurvata dal peso delle informazioni ricevute
- I Cyloni umanoidi sono Cyloni possedenti considerevoli percentuali di caratteristiche Umane, quasi il cinquanta per cento. In pratica l'obiettivo era quello di prendere le metà Cyloni e fonderli per creare un unico esemplare che fosse completamente Cylone.-
- Quindi Eve è... umana?- quella quasi certezza era scivolata via dalle sue mani, non era più sicura di niente ormai. Caprica non rispose direttamente, prese a spiegare di nuovo, non poteva permettersi di tralasciare nemmeno un particolare
- Vi abbiamo studiato a lungo, come voi avete fatto con noi: come fanno due umani ciechi a dare vita ad un individuo in pieno possesso delle facoltà visive? L'esperimento è riuscito, solo che abbiamo perso in considerazione la percentuale sbagliata.- la leggerezza con cui parlava del loro tentativo di giocare a fare gli Dei parve a Laura un'immensa assurdità, ma forse non così impossibile. Eve era uno sbaglio, un enorme errore, nata per quasi per caso, e sia il fatto che fosse del tutto umana e fosse il risultato di un progetto considerato illecito, poteva essere il motivo di una vita tanto strana e travagliata
- È a causa mia che stai morendo.- sussurrò la ragazza, affondando il viso nel suo protettivo abbraccio
- Non pensarlo nemmeno per un istante. Tu sei la testimonianza che Cyloni e umani possono essere considerati in egual modo, e la prova vivente che non c'è bisogno di condurre oltre una guerra inutile che dura da veramente troppo tempo. Non sto morendo per un ideale, tesoro, ma per salvare l'unica scintilla di speranza che ci resta: tu.- quindi sì, stava morendo a causa sua, anche se l'unica colpa che le attribuiva era quella di rappresentare l'unica via d'uscita in quella sorta di gioco bellicoso che chiamavano vita.
L'abbraccio di Caprica era sempre più debole, le sue mani tremavano nell'ostentato tentativo di rimanere aggrappata ad Eve ancora un po', il suo tocco si faceva sempre più gelato.
Laura Roslin si alzò quasi di scatto, gli occhi della Cylone stavano perdendo la loro sottile luce, la guardavano in una silenziosa preghiera. Afferrò Eve di peso, trascinandola per un braccio, non voleva che assistesse alla morte di sua madre, non voleva che Caprica fosse morta davanti a lei, mentre impotente piangeva al suo corpo inerte; non voleva abbandonarla a sé stessa, la sua missione era quella di proteggerla da qualsiasi pericolo e dal dolore, soprattutto, come sua madre avrebbe fatto per lei.
Quel lungo percorso bianco scivolò accanto a lei a velocità irregolare, tutti i suoni che percepiva arrivavano ovattati al suo orecchio, mentre la mano ferma di Laura Roslin la guidavano verso strade che si era dimenticata di aver già percorso.
Il suo mondo le era crollato addosso senza preavviso.
Aveva una missione da compiere di cui conosceva solo una piccolissima parte: trovare D'Anna e far cessare quella guerra inutile. Certo, come se fosse facile. Una ragazzina che fermava la Guerra. Ma forse era proprio l'assurdità di quel piano che poteva far andare le cose per il verso giusto. E così anche Caprica sarebbe non sarebbe morta invano.
Ma che volevano da lei? Cosa pretendevano che facesse?
Laura la issò sul Viper. Non aveva nemmeno il coraggio di guardala negli occhi. Avevano fatto quello che dovevano fare, ed ora ripartivano senza una parola, con la morte nel cuore, sentimento tanto pesante quanto assurdo, dal momento che si riferiva ad una macchina.
Guardò dritto davanti a sé: sapeva tutto, e non sapeva niente.
Perché quella ragazzina aveva vissuto una vita tanto travagliata? Per quale ragione gli Dei l'avevano creata, quale progetto speciale avevano in serbo per lei? E chi erano D'Anna, Simon, come avrebbe fatto a rintracciarli? Che ne sarebbe stato di Eve? Come avrebbe fatto una ragazzina a fermare la guerra? Beh, era talmente assurdo che poteva anche funzionare. E così nemmeno sua madre sarebbe morta invano. Come poteva provare pena per una macchina? Lo stesso tipo di macchina che, anni prima, gli aveva rovinato la vita, cos'era cambiato?
 
Da quando erano tornati a casa, Laura Roslin aveva insistito per portare Eve sul Coloniale Uno, ma malgrado il suo ostinato tentativo di riscuotere la ragazza dal suo stato di semi coscienza, fallì miseramente ad ogni sforzo.
Stavano da ore sedute l'una davanti all'altra, fissandosi negli occhi, mentre Eve rispondeva ostinatamente con il silenzio ad ogni stimolo della donna.
- Signor Presidente.- una donna dalla carnagione olivastra e dai lunghi capelli castani, entrò piano nella stanza, con voce titubante, alternando lo sguardo prima sulla Roslin, poi su Eve. Il presidente si alzò mantenendo gli occhi fisi sulla ragazza, poi si avvicinò alla donna.
La ragazza si mosse appena, giusto per vedere che stavano mormorando sottovoce e, dalle occhiate ambigue che si scambiavano, non doveva essere nulla di superficiale. Infondo, non c'era bisogno di angosciarsi troppo, quel che era fatto ormai non si poteva cambiare; forse, l'unico obiettivo era quello di andare avanti e proseguire il cammino, senza pensare al passato.
- Eve, io vado un attimo di là.- mormorò Laura rivolgendosi a lei con un sussurro, la ragazza la guardò e le fece un cenno con la testa. La donna sparì dietro ad una tenda blu, di pesante tessuto, seguita dalla bruna che l'aveva chiamata.
Eve si guardò attorno, era ancora lì, nel posto in cui la prima volta era stata tratta in salvo dalla Pegasus, lì dove per la prima volta era stata separata da sua madre e lo era ancora, ma quella volta per sempre.
Pochi metri la separavano da quella tenda, e in quella parte del Coloniale era rimasta sola; dall'altra parte udiva un vociare concitato e certe volte la voce di Laura veniva coperta dalle numerose proteste di altre persone. Eve si alzò. Camminò lentamente verso l'altra stanza, si appiattì di fianco alla parete, da cui uno spiraglio le permetteva di vedere la sala che accoglieva Laura Roslin, la donna bruna, un uomo in un elegante completo e una folla spropositata di persone che parlavano ad alta voce.
- I recenti avvenimenti potrebbero aver causato la perdita del sostegno rivolto al Presidente il diverse zone.- non aveva dubbi, quella voce l'aveva già sentita e aveva causato il silenzio totale, era una voce limpida e al contempo titubante, come se fosse certo di quello che stese facendo, o dicendo, ma non del tutto convinto della sua riuscita. Baltar, Gaius Baltar.
Eve scostò di poco la tenda per poter osservare meglio
- Vorrei chiedere alla gente di comprendere che se questa è una decisione estrema..- proseguì apparentemente risoluto lo scienziato - essa nasce in un periodo difficile; la decisione è stata presa in buona fede.- si rivolse verso la Presidente, ed Eve poté saggiare che l'intuizione era quella giusta: Gaius Baltar stava per compiere una svolta imprevista - Tuttavia non posso sostenerla.- disse poi, con tono deciso e un sorrisetto astuto rivolto a Laura Roslin. Tutti lo guardarono trepidanti, incuriositi e spaventati nel più totale silenzio. - Mi rincresce..- proseguì - Ma i Cyloni non comprenderanno mai il concetto di libertà.- Eve sentì una morsa al cuore, intimorita dall'avvenire - Loro sono macchine, sono dei programmi.. se limita a noi una o più di queste libertà, ci rende sempre più simili a loro.- puntò i suoi occhi in quelli del Presidente, ormai ammutolita, incapace di ribattere - In qualità di Vicepresidente, sono tenuto a rispettare le scelte del Governo..- Laura Roslin lo guardava con un'espressione arresa, consapevole, ormai, su dove l'uomo sarebbe andato a parare. Gaius Baltar si rivolse direttamente al pubblico - Ma come Presidente, io, non avrei di queste limitazioni. E nella situazione attuale, temo di non aver altra scelta se non quella di annunciare la mia prossima candidatura alla presidenza.- concluse con tono trionfante, malamente celato. Il pubblico riprese a parlare affannosamente, la Roslin si guardava attorno con sguardo abbattuto.
Eve sentì un rumore strano in lontananza, come se qualcuno stesse applaudendo, lentamente, vittorioso. Gaius stava guardando un punto non definito in fondo alla stanza, vuoto, completamente vuoto.
La ragazza si ritirò, la schiena contro la parete, scivolò fino a terra, si rannicchiò su sé stessa portando le gambe al petto. Poteva andare peggio di così?
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** Eve? ***


Capitolo 11 - Eve?
Le immagini erano confuse, si susseguivano davanti ai suoi occhi senza apparente logica. Non aveva controllo sul suo corpo. Corri! Sentiva in lontananza, non ci devono trovare.
Una luce bianca la avvolgeva e un'altra, di color rosso intenso, viaggiava imperturbabile, avanti e indietro, senza sosta, pacata e letale.
Si trovava su una nave base Cylone. Ed era sola. Rannicchiata su sé stessa, nascosta dietro quella che aveva l'aria di essere una scatola metallica pesante.
Il suo respiro era tranquillo, ci era abituata ormai, infondo era la sua vita, da quando se lo potesse ricordare.
Qualcosa scosse la scatola e fece sbandare anche lei, per un momento il suo cuore si fermò. Alzò la testa ma non fece in tempo a mettere a fuoco le immagini che una mano la afferrò per il polso, trascinandola in piedi; il viso di quella donna dal vestito bianco fu offuscato da una massa di capelli castani chiaro.
- Corri!- esclamò tirandola via, obbligandola a seguire il suo passo accelerato. La bambina sorrise.
Colpi di arma da fuoco le invasero, esplodendo contro le pareti di fianco a loro, era un miracolo che non le avessero prese. Svoltarono un angolo e vennero inghiottite da un corridoio, nel cui mezzo le attendevano varie file di centurioni, immobili. La donna la trascinò ancora, fino a loro, ed essi non si scomposero. Solo quando furono a pochi centimetri dai soldati di ferro le file si spaccarono a metà, creando un varco nel quale si fiondarono, cercando riparo.
La bambina non tenne il conto di tutte le file, ma dovevano essere parecchie, visto che per un buon mezzo minuto continuarono a correre in mezzo a corazze di metallo lucido, poste in file ordinate, ad intervelli regolari.
Già nelle prime file, alle loro spalle, si udivano gli spari e le urla dei Cyloni umanoidi che le stavano inseguendo scortati da altri centurioni, quelli "cattivi". Quando arrivarono infondo al corridoio si aprì un hangar di volo, quasi del tutto buio, solo illuminato al centro, dove una piccola nave, a metà fra un Caccia Cylone ed un Viper Coloniale, stava emettendo suoni sinistri, come se si stesse preparando a decollare.
Eve!
La bambina si pose le mani sulle orecchie, la donna si fermò un attimo per prenderla in braccio, per poi porle una mano sul capo in modo protettivo.
Proseguì verso la navicella che dopo pochi istanti fece scattare il suo portellone. La bambina fu trasferita dalle braccia della donna alle braccia di un'altra, ma che ben conosceva, era sua madre.
Aveva la consapevolezza che Caprica era morta, ma quella bambina, che le stava imprestando gli occhi, non sembrava accorgersi di essere tra le braccia di lei, di una persona... macchina... cosa che in effetti non esisteva più. Perché il corpo in cui era catapultata non provava alcuno strano sentimento?
- Devi scappare!- urlò Caprica, con fare concitato, alla donna che le aveva portato sua figlia. Ora stava immobile davanti a loro, con uno strano sorriso sulle labbra
- Non c'è tempo, dirigetevi alla prossima nave base, ci saranno dei centurioni con il simbolo Zoi sulla corazza. Sarete al sicuro!- la donna si voltò, per vedere i centurioni "buoni" che si stavano riversando nell'hangar, circondando il velivolo quasi in volo - Andate, ora!-
Il portellone si chiuse davanti a loro, dividendole dal mondo esterno.
Eve!
Caprica urlò allo spesso metallo, facendo rimbombare la sua voce all'interno della navicella; fuori non si percepì nulla, solo spari e il rumore del motore.
I Cyloni umanoidi con i loro centurioni fecero irruzione continuando a sparare, il velivolo fu colpito più volte, ma riuscì comunque a partire.
Una scarica di proiettili investì la donna, la quale si accasciò al suolo, senza un lamento, il suolo si colorò ben presto del suo sangue.
-D'Anna!- urlò sua madre, ma ormai era troppo tardi.

- Su, fai la brava bambina e apri la bocca.- le disse Caprica con dolcezza, lei voltò la testa di lato, corrucciando la fronte
- È amara.- protestò una vocetta squillante, che le uscì dalle labbra
- Lo so che è amara, ma dobbiamo mangiare.- il cucchiaio, contenente una sostanza granulosa di color verde acceso, si ritrovò inspiegabilmente nella sua bocca e lei, a suo malgrado, fu costretta ad inghiottire. Storse il naso.
Eve, forza!
Il luogo buio e stretto in cui si trovavano le metteva soggezione. L'unica luce proveniva da una sottilissima fessura nel soffitto, dalla quale ogni tanto spuntavano delle dita che aprivano il pannello, per calare dentro cibo, acqua e tutto il necessario per tenerle in vita. Non sapeva nemmeno da quanto erano laggiù, forse settimane.
- Guarda un po'..- commentò Caprica rovistando nel cestello che avevano mandato giù poco prima - Devono aver catturato un Viper Coloniale.- lei si sporse per vedere cosa sua madre si stesse rigirando tra le mani
- Cos'è?- chiese continuando a muoversi
- È un libro della sacre scritture di Fizia.-
- Ah.- commentò lei, ritirandosi, con voce delusa.
Eve!
L'unico rumore che si sentì fu lo sfogliare di pagine. Caprica ci mise un dito all'interno, a caso e, aperto il libro, lo indirizzò verso la poca luce per poter leggere meglio
"E dal seme nacque la pianta, che coprì di verde il suolo e da esso tutti gli uomini ne trassero vita".
Caprica richiuse il libro, la guardò negli occhi senza sbattere ciglio; seguì un istante di silenzio assoluto, poi, la bambina, si decise a parlare
- Cos'è la pianta?-
- Un giorno ne vedrai una. Quando sarai più grande... li condurrai tutti su quel suolo sacro, dove il verde regna, e lo chiamerai Terra.-
Avanti, Eve!

Ricordava bene quel momento, non era tanto più piccola di quanto era in realtà, forse un paio d'anni prima, non di più.
La ragazza sbucò da sotto un caccia, con la schiena appoggiata ad un aggeggio fornito di ruote, posò l'attrezzo di metallo che stava utilizzando e si passò il braccio sulla fronte
- Ho quasi finito.- annunciò. Un Cylone modello tre, una D'Anna, si voltò per sorriderle, mentre un Simon le si avvicinava con uno strofinaccio
- Guarda che impiastro che sei!- la rimproverò scherzando - Sei tutta sporca!- si sentì pulire il viso e, sorprendentemente, anche scuotere per le spalle.
Eve, mi senti!?
- Allora, come procedono i lavori?- domandò Caprica, sopraggiungendo.
- Non c'è male.- rispose tranquillamente la ragazza, osservando sua madre impilare piccole scatole metalliche - Quanto tempo abbiamo?-
- Un'ora al massimo.- rispose secca lei. La ragazza storse il naso
- Il Caccia è pilotabile esternamente e il DRADIS coloniale lo identificherà come Viper inoffensivo, così come i Cyloni lo individueranno come loro normalissimo Caccia.- comunicò la ragazza tornando al lavoro dopo aver scelto accuratamente il prossimo attrezzo da utilizzare
- Quindi l'unico momento in cui possiamo partire sarebbe durante un attacco incrociato..- disse Simon, con la voce leggermente preoccupata
- Esatto.- rispose prontamente la ragazza, da sotto la vettura - L'importante è non farci vedere dai Viper Coloniali, perché se ci avvistano, con l'aspetto che abbiamo, ci inseguiranno comunque, anche se non compariamo sul DRADIS.-
- È folle.- commentò la Cylone tre, con le braccia incrociate al petto
- Per questo funzionerà.- concluse Caprica, con un fiducioso sorriso.

Eve, per la miseria!
- Caprica?!- era da troppo tempo che la lasciava sola, non era mai successo, cominciava a provare paura, e se le fosse successo qualcosa? No, non l'avrebbe mai abbandonata, non l'avrebbe fatto per nulla al mondo. Eppure...
Quella stanza era troppo grande per lei, non era abbastanza protettiva per i suoi gusti. Di navi basi Cylone ne avevano visitate tante, senza mai fermarsi, cercando sempre una salvezza che non era mai arrivata, quella era una delle tante e quella stanza era grigia, con le luci bianche, con la fascia rossa che non si muoveva come le altre volte. Era tutto strano.
"torno subito" le aveva detto sua madre, quando si era assentata con dei centurioni "buoni", ma il subito si stava trasformando in ore interminabili. Lei e Caprica non si erano mai divise per più di venti minuti da quando era nata, le aveva insegnato tutto quello che c'era da sapere, per ogni occasione.
Se vedi che tardo troppo, tu scappa.
Ma lei non voleva scappare, non voleva senza di lei.
E poi, come se fosse facile. Da una stanza nel bel mezzo della nave base fino all'hangar segreto di cui aveva dimenticato nome e luogo, e di certo non poteva girare con indifferenza per i corridoi e chiedere informazioni al primo che incontrava, come minimo le avrebbe sparato addosso.
Eve!
Girò un paio di volte su sé stessa, poi, con passo cauto, si avvicinò all'uscita della stanza. Mise fuori la testa, ma fu costretta a ritirarla subito e appiattirsi contro la parete: un piccolo esercito di centurioni "cattivi" stava marciando proprio davanti a lei.
Il cuore le balzò in gola in un attimo, strizzò gli occhi per intimarsi la calma.
Fortuna che non l'avevano vista, fortuna che erano appena passati, le garantiva alcuni minuti di stasi prima che la prossima ronda passasse per quello stesso corridoio. Anche quello era strano, non erano stati allertati dagli intrusi, come le navi precedenti.. era quasi un invito a spostarsi per la nave. Che le avessero scoperte?
Eve, stai bene? Rispondimi!
Saltellò agilmente fino ad una sporgenza, in direzione da cui i centurioni erano venuti. Non sentiva rumori. Era tutto molto strano.
Continuò a camminare per i corridoi vuoti, senza nemmeno nascondersi più, ormai, non vedeva niente, nessuno, nemmeno la luce rossa dei corridoi la teneva d'occhio. Sembrava una nave fantasma.. forse non era reale.
I corridoi sembravano essere leggermente inclinati, sembravano girare a spirale, come dirigersi tutti nello stesso punto: il cuore della nave.
E fu lì, dopo vari minuti di perlustrazione in solitaria, dietro un vetro spesso, opaco, a strisce verticali ed orizzontali, a volte.
Dietro ad esso si muovevano delle figure umane, o meglio, umanoidi.
Riuscì a distinguere molti di loro: c'erano vari modelli otto, uno, anche qualche tre. Li sentì complottare, scambiarsi qualche parola sul prossimo attacco alle Colonie, poi ci fu un brusio da cui non riuscì a trarre una parola, fino a quando, un modello uno, non parò a chiare lettere
- È arrivata finalmente.- l'aveva detto con tono calmo e pacato. Non le era mai piaciuto il modello uno, era troppo severo, squadrato, non riusciva a ragionare apertamente. Molti esperimenti che aveva condotto sui modelli uno aveva portato a risultati deludenti: loro non erano adatti al suo scopo.
- Piccola mia.- la voce di sua madre la sorprese alle spalle. Si voltò di scatto per vedere il suo viso rilassato, con un dolce sorriso sulle labbra - Ti stavo cercando, dov'eri?- la ragazza non le rispose e la trascinò via, nell'incavo di una porta che trovò lì di fianco
- Mi hai mollata là dentro per ore, che ci fai qui?- domandò a mezza voce, dalla quale faceva comunque trasparire evidente alterazione
- Stai tranquilla, piccola..- proseguì lei, spostandole una ciocca dietro l'orecchio - Mi stavo assicurando che questa comunità fosse disponibile ad accoglierci.-
- Hai parlato con loro?- chiese la ragazza, alquanto sorpresa. La donna non le rispose a parole, ma la prese per mano e, senza che potesse ribattere, la sospinse all'interno della sala con i Cyloni, la stanza di controllo della nave base. Il modello uno si rimpettì, rivolgendo tutta la sua attenzione sullo sguardo diffidente della ragazza.
Tutto quello non aveva senso, parlare con i Cyloni "cattivi", mostrarsi senza scorta davanti a loro, cercare una comunità...
Mi sto preoccupando... Eve, diamine!
- Vieni cara.- le disse il Cylone aprendo le braccia amichevolmente. Lei rimase immobile senza mostrare la minima reazione.
Attorno al Cylone si stavano accorpando tutti gli altri e il suono metallico dei centurioni si stava facendo strada. L'avevano vista in volto, se avevano impiantato qualche sorta di meccanismo nella testa di sua madre, non poteva farci niente; la sua missione era ben precisa, la conosceva, doveva andare fino infondo, ormai la maggior parte dei "nemici" era in grado di identificarla. L'unico modo per proseguire, era una missione suicida verso l'hangar segreto, doveva andarsene da lì.. se l'avessero uccisa poco male, stava facendo solo il bene di tutti e se non volevano capirlo, erano affari loro.
Mosse un passo indietro, verso Caprica
- Simon è sempre nell'altra stanza?- ci fu un attimo di silenzio, la ragazza non vide la reazione della donna alle sue spalle, intravide solo un modello uno, sul fondo della sala, sgranare gli occhi nella sua direzione e poco dopo, venne la risposta
- Certo.. certo che sì.- la ragazza indietreggiò ancora
- Caprica ed io viaggiamo sempre da sole. Tu non sei lei!- sentì i centurioni fare irruzione nella stanza, caricare i loro fucili, estraendoli dal braccio meccanico. La Cylone modello sei la prese con forza, rigirandola, le serrò un braccio introno alla vita e l'altra mano sulla bocca, stringendo sempre di più
- Sei furba ragazzina, peccato che sei in mano nostra, adesso.- le sibilò in un orecchio, con aria trionfante
- Finalmente porremo fine a questa pazzia.- continuò il modello uno, il capo, facendo un cenno ai centurioni con la mano, i quali avanzarono verso di loro, ad armi tese.
Lei provò a gridare, ma riuscì solo ad emettere mugolii soffocati, che servivano a ben poco, solo a far aumentare il divertimento della sadica sei.
Eve!
Lacrime di disperazione incominciarono a sgorgare dai suoi occhi viola.
- Fuoco!- sentì urlare, e poi il silenzio fu coperto dagli spari che ne seguirono. La Cylone sei che la teneva prigioniera era stata colpita e così anche molti altri che, ancora confusi, cercavano di comandare ai loro centurioni di ribattere, mentre loro cercavano riparo accucciandosi a terra.
Caprica, la sua Caprica, le venne incontro abbracciandola e, protette da una cerchia di centurioni "buoni", vennero portate fuori dalla sala di controllo, da cui proveniva l'assordante suono degli spari.
Le labbra si sua madre si muovevano, ma le sue orecchie fischiavano ancora, incapaci di trasformare i rumori in parole.
La guardava con occhi sgranati, incredula.
- Tesoro, rispondimi!- fu la prima frase che riuscì a comprendere
- Dov'eri?- le chiese in un sussurro, mentre si sedeva, appoggiandosi alla parete
- Ci avevano scoperte, non ho avuto scelta. Adesso sanno riconoscerti.. da ora dobbiamo fare sul serio. Non c'è più tempo di sbagliare.- alzò lo sguardo in direzione di un centurione, nel centro della corazza era stata incisa una grande foglia - Avvisa tutti i nostri: il programma Zoi deve avere inizio subito.- la ragazza, ancora confusa, guardava Caprica in attesa di risposte
- È tutto quello per cui abbiamo lavorato, vero?-
- Sì, Tesoro.. è tempo che tu venga a conoscenza di ogni...- non riuscì a terminare la frase. Un modello uno era uscito dalla sala, aveva sparato e poi era crollato a terra privo di vita; aveva colpito Caprica.

- Non preoccuparti, sto bene.- continuava a ripetere Caprica, di fianco a lei, seduta sul posto da copilota. Il velivolo a forma di Caccia, e all'interno simile ad uno shuttle Coloniale, era in mezzo al cielo, a diversi kilometri dalla nave base Cylone che, nonostante la distanza, sovrastava con la sua imponenza la navicella.
Da alcuni minuti aveva preso a galleggiare nel vuoto, la sparatoria aveva dovuto causare un corto circuito e sicuramente erano morti tutti o quasi, perciò non avevano potuto recuperare il controllo della nave.
- Dobbiamo saltare.- annunciò fredda la ragazza, toccando con sicurezza alcune levette sopra la sua testa ed azionando alcuni monitor
- E dove?- le chiese Caprica, con un filo di voce
- Non lo so.- disse sincera - Ma la nave senza controllo richiamerà l'attenzione di altre navi basi Cyloni e ci scoveranno sicuramente.- concluse con tono accondiscendente.
Attese alcuni istanti poi, inseriti vari dati nel computer coloniale che aveva montato, premette un bottone e attese
- Tre.. due.. uno.. salto.- vide un lampo di luce azzurra comparirle davanti agli occhi, poi divenne bianco e contorse tutte le figure davanti a lei, divennero bianche e nere per poi scomparire per un istante.
Eve!
Quando riaprì le palpebre, vide solo una distesa nera, pullulante di puntini bianchi
- Dove siamo?- chiese Caprica, allungandosi sul sedile, per vedere oltre il vetro
- Non ne ho idea.- le rispose la ragazza scuotendo il capo - Il computer aveva in memoria alcune coordinate.. ho selezionato una di quelle. Sarà stato uno scalo Coloniale. L'importante è che sia sicuro.-
- Il tuo Caccia è conosciuto nel programma Zoi..- mormorò Caprica affondando nel sedile - Riposiamoci, ci troveranno loro.-
Quasi subito dopo il monitor prese a lampeggiare, il DRADIS aveva individuato qualcosa
- Ci hanno già trovate!- esclamò la ragazza balzando con gioia sul sedile.
Osservò meglio il monitor.
Afferrò la cloche e tirò forte verso di lei, facendo svoltare pericolosamente il velivolo. Per poco Caprica non cadde
- Tieniti!- urlò allarmata - Ci hanno trovate!- appena il Caccia fu stabilizzato, continuando la sua folle corsa, la donna diede uno sguardo concitato alla figlia
- Ci hanno trovate, è una buona cosa, no?-
- No, non lo è.- le rispose secca - Le coordinate erano delle Colonie, sono sicure, ma solo se sei delle Colonie. Ci hanno trovate, sì, ma sono dei Coloniali ad averlo fatto.. e ci stanno inseguendo.-
- Fermati.- mormorò la donna dopo un attimo di silenzio.
- Cosa?-
- Fermati.- ripeté - Non scappare.. ci lanceranno dietro i Viper e sarà la fine. Forse abbiamo trovato un modo per continuare il progetto. I Cyloni non avevano capito, magari gli umani lo faranno... sei una di loro.-
La ragazza rallentò subito dopo, fino a fermarsi.
- È folle.- commentò serrando gli occhi, per poi lasciarsi cadere sul sedile
- Può funzionare.. deve. È la nostra ultima speranza.-
Il contatto DRADIS lampeggiò sempre di più. Fino a diventare totalmente luminoso. Nell'abitacolo si diffuse un rumore soffuso, come d'interferenza. La nave Coloniale le aveva scovate, erano nelle loro mani. Il grande e solitario ammasso di ferraglia passò loro davanti, sulla fiancata, a lettere bianche, la scritta "Pegasus".

Eve!
Eve, su andiamo piccola!
Eve... Tesoro... andiamo, svegliati!
Si sfregò a lungo gli occhi. Vide Laura Roslin accovacciata su di lei, lo sguardo preoccupato. Provò a respirare, ma i suoi polmoni furono riempiti dal fumo acre e non poté far altro che tossire
- Ecco, ha visto?- disse con indifferenza la voce del Dottor Cottle - Si stava solo facendo una dormita... la ragazzina sta benissimo.- le voltò la schiena e se ne andò.
Laura le accarezzò la testa
- Mi hai fatto prendere uno spavento, lo sai? Non volevi più svegliarti, ti ho chiamato per mezz'ora e tu.. niente.-
- Ho fatto un sogno strano... anzi... tanti sogni strani.-
- Beh, stai calma adesso.. siamo arrivati.-
- Siamo arrivati dove?-
- Il Coloniale uno è appena atterrato: siamo su di una nuova casa.-
- Casa?-
- New Caprica.- asserì la Roslin, con voce quasi remissiva. Non che sprizzasse gioia da tutti i pori. Eve si guardò attorno e si tirò a sedere
- Non mi ricordavo tutte quelle cose...-

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