Need you now

di fedamon88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The day of change ***
Capitolo 2: *** Emotions too strong... ***
Capitolo 3: *** What will the fate in store for me? ***
Capitolo 4: *** An illness can sometimes be a pleasure ***
Capitolo 5: *** Between ice and confusion may be some similarities? ***
Capitolo 6: *** Can a look confuse you that much? ***
Capitolo 7: *** Sudden changes... ***
Capitolo 8: *** A blind alley. ***
Capitolo 9: *** The illusion of reality ***
Capitolo 10: *** A hug in the middle of the night. ***
Capitolo 11: *** Significant words ***
Capitolo 12: *** Surprise! ***
Capitolo 13: *** Moody gift. ***
Capitolo 14: *** Sometimes seduction is the only card to play... ***
Capitolo 15: *** Disappointment can increase or decrease love? ***
Capitolo 16: *** In vino veritas ***
Capitolo 17: *** Forgive or not forgive? ***
Capitolo 18: *** What's happening? ***
Capitolo 19: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** The day of change ***


Capitolo revisionato il 18/03/2013 

                                                  Need you now                               




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                                                                                                      Nina’s pov



Un incessante e fastidioso rumore mi riporta alla realtà, strappandomi crudelmente dal torpore in cui ero caduta.
Sbatto le palpebre più volte e cerco di mettere a fuoco i numeri fluorescenti che lampeggiano sulla schermata della sveglia. Le 7.00.
Con un gesto lento e pesante, ancora dettato dall’apatia che invade il mio corpo, alzo una mano e spingo il bottone, facendo finalmente terminare quello stridulo e martellante suono che, fino a pochi istanti prima, mi aveva stordita.
Sentendo ancora le palpebre pesanti, richiudo gli occhi e mi giro su un fianco, rannicchiandomi sotto il tepore invitante delle coperte e mi abbandono nuovamente al sonno.
Un improvviso pensiero, però, balena nella mia mente e mi costringe ad aprire di scatto le palpebre.
Subito mi metto seduta sul morbido materasso e, scostandomi i lunghi capelli dalla fronte, mi guardo intorno osservando distrattamente i dettagli della mia camera, aspettando che la nebbia di sopore si diradi dalla mia testa. Così rifletto sugli avvenimenti che avrebbero colmato la giornata.
Lo stesso pensiero di poco prima mi costringe a svegliarmi definitivamente e il mio corpo reagisce subito alla notizia.
Quel giorno ci sarebbero state le audizioni per una nuova serie televisiva.
The Vampire Diaries.
Cerco l’abat-jour sul mio comodino e l’accendo. Per pochi istanti la luce mi abbaglia e mi costringe a socchiudere gli occhi, poi, quando inizio a farci l’abitudine, noto il soffuso bagliore invadere la stanza e illuminare le finestre, ancora completamente chiuse.
L’emozione e l’euforia mi colpiscono in pieno e, inevitabilmente, sul mio volto si dipinge un sorriso a trentadue denti.
Velocemente scosto le lenzuola e poso i piedi nudi sul fresco linoleum. Quel contatto mi procura un brivido che mi riscuote ulteriormente dall’annichilimento.
Così senza neanche curarmi di infilare le pantofole, mi dirigo verso le persiane e le apro.
La luce aranciata del sole e la fresca brezza autunnale mi solleticano la pelle  aumentando la mia emozione e così, ancora sorridente, richiudo i vetri.
M’incammino verso il bagno, dove mi aspetta una calda e rilassante doccia, che sono sicura riuscirà a togliere anche le ultime traccie di sonnolenza che mi intontiscono.
L’acqua calda mi accarezza il corpo e, come speravo, la stanchezza scivola via.
Mi insapono i capelli più volte e accuratamente, risciacquando poi la schiuma che li gonfia.
Quando, finito di asciugare i vetri della cabina, mi dirigo verso l’armadio e lo apro, l’ansia inizia ad infiltrarsi dentro di me. Perciò non posso fare altro che cercare di regolarizzare il respiro, divenuto quasi affannoso, e cercare di calmare i battiti frenetici del mio cuore.
Nonostante ciò mille pensieri iniziano a vorticare nella mia testa.
“Se non fossi all’altezza del ruolo? Ci sono tantissime altre ragazze che sperano nella parte della protagonista, io non ho speranze. Saranno sicuramente più brave di me e anche più famose. Come farò a competere?.”
Scaccio però quelle idee malsane dalla mente e mi costringo a pensare positivo. Mi faccio coraggio scuotendo leggermente la testa e chiudendo gli occhi.
Quando li riapro, infatti, mi sento più forte e sicura.
Torno poi a posare la mia attenzione sugli indumenti appesi di fronte a me e comincio a vagliare le varie opzioni. Ci vorrebbe qualcosa di sobrio ma allo stesso tempo deciso, che esprima la mia personalità.
Alla fine, dopo un accurato esame, appoggio sul letto quello che mi sembra l’abbinamento perfetto.
Lancio un’occhiata veloce alla sveglia e mi stringo l’asciugamano al petto. 
7.30.
Le audizioni iniziano alle nove. 
Dovrei arrivare con minimo venti minuti d’anticipo per trovare posto a sedere.
Mi allontano di un passo dal letto e inclino leggermente la testa da un lato, come ad avere una visione più dettagliata dei vestiti. Dopo un ulteriore, scrupoloso esame, approvo la scelta e torno in bagno pronta ad asciugarmi i capelli.  
Spengo la piastra e stacco la spina, appoggiandola sulle fresche mattonelle del bagno.
Guardo il mio riflesso allo specchio e sfioro lievemente la pelle della fronte e delle guance, come a cercare qualche imperfezione ma per fortuna non trovo nulla. Così, lasciando un’ultima passata di rimmel sulle ciglia, sorrido alla mia immagine e torno in camera da letto.
Indosso i jeans blu, la canottiera color panna, sopra un giacchettino bianco in cotone leggerissimo e ai piedi un paio di converse dello stesso colore della maglietta.
Un trucco acqua e sapone e un completo fresco saranno i protagonisti della mia presentazione.
Decido di lasciare i capelli sciolti e scendo in cucina a fare colazione.
Lancio un’occhiata all’orologio appeso al muro.
8.15. 
Ho giusto il tempo di scaldare due toast.
Mentre aspetto che il pane si scaldi, tiro fuori dalla credenza la mia marmellata preferita. Appoggio il barattolo sul ripiano di granito e sobbalzo spaventata quando vedo saltare sul bancone Links, che con un miagolio mi si avvicina e inizia a fare le fusa.
<< Miss Links, mi hai fatto prendere un colpo! >> la rimprovero bonariamente mentre sul mio viso compare un sorriso, scaturito dallo strusciare continuo del micio sul mio braccio.
Alla fine cedo e le lascio qualche grattino sotto il mento. Socchiude gli occhietti e il rumore delle sue fusa echeggiano nella piccola cucina mentre io mi perdo nei miei pensieri.
Mi ero informata pochi giorni fa riguardo The Vampire Diaries. Avevo letto la trama dei libri e, sempre più incuriosita, avevo finito per leggere, in poche ore, il primo libro della saga.
Quindi ho almeno un’idea di cosa tratti. La protagonista dei libri ha i capelli biondi e la cosa mi spaventa parecchio perché i miei sono castano scuri. “Un altro motivo per cui verrò sicuramente depennata” sospiro affranta.
In quel momento lo scattare dei toast mi riporta alla realtà, così lascio un’occhiata a Links.
 << Viziata >> le sussurro sorridente mentre mi avvio a prendere il pane mentre in risposta ricevo un miagolio contrariato.
Anche se il mio stomaco, chiuso per l’ansia, non vuole saperne di accogliere il cibo, mi costringo a finire ciò che ho preparato ripetendomi che per affrontare il casting ho proprio bisogno di questo. Il cuore non vuole accennare a smettere di battere frenetico per l’emozione e questo mi procura il respiro corto e un continuo formicolio agli arti.
Sbuffo, cercando di acquisire calma e chiudo gli occhi per pochi attimi, isolandomi completamente dal mondo intero.
Come con lo yoga, la cosa funziona per due secondi, fin quando la tranquillità che, finalmente, si stava radicando in me, viene spezzata da un improvviso suono stridulo.
Apro gli occhi irritata e più preoccupata di prima,  così cerco di localizzare il punto da cui proviene lo squillo del telefono.
Raggiungo velocemente il divano e, quasi inciampando, afferro il cellulare, memore della lunga chiacchierata avuta la sera prima con mia madre, e accetto la chiamata giusto in tempo.
<< Pronto? >> la mia voce esce incrinata per la piccola corsa.
<< Tesoro! Come stai? Pronta per il casting? >> riconosco subito il tono gioioso della mia amica Jessica e abbozzando un sorriso sospiro.
<< Preoccupata, sinceramente. >> mormoro alzandomi lentamente dal divano e incamminandomi verso le scale, che conducono alla camera da letto.
<< Nina, stai tranquilla. Sei bravissima, sei bellissima, sei perfetta per quella parte. Ti prenderanno sicuramente. Fidati di me! >> mi incita allegra.
Salgo lentamente al piano superiore, inerte.
<< Non ci giurerei. >> rispondo arrivando in bagno.
<< Avanti non demoralizzarti! Non è da te e lo sappiamo entrambe. Dov’è finita la mia amica forte e sicura di sé? >> chiede retorica.
<< Sta morendo di paura >> ribatto seria prendendo il profumo e spruzzandomene qualche soffio.
<< Dai, tranquilla. Fai un bel respiro e vedrai che andrà bene. Se non ti dovessero scegliere, ci hai comunque provato, no? >> sorrido della determinazione di Jessy e del sostegno morale che mi sta dando e per questo la ringrazio. Il mio sguardo, però, cade sull’orologio che segna le otto e trentacinque.
<< Grazie Jessy. Ora però devo proprio andare, altrimenti farò tardi. Ti farò sapere. Incrocia le dita. >> sorrido facendo il gesto e contraggo la mandibola inalando aria.
<< Sarà fatto. In bocca al lupo! >> dice entusiasta.
Evidentemente cerca di trasmettermi tutta quella gioia che ha. La conosco. Quando vede una persona preoccupata o malinconica, riesce a scacciare via la tristezza e a contagiarla con il suo umore.
<< Crepi. >> rispondo sentendo il sorriso affievolirsi e venir sostituito dal panico.
Chiudo la chiamata infilando il cellulare nella borsa, afferro una sciarpa celeste, che la sera prima avevo lasciato sulla poltrona accanto all’armadio e, prendendo un altro intenso respiro, scendo le scale.
Impugno le chiavi della macchina, sorrido a Links, che ora si è acciambellata bellamente su un cuscino del divano, ed esco di casa.
Mi ritrovo catapultata dalla quiete del mio appartamento, al trambusto della città.
Questo aumenta ancora di più i battiti del mio cuore e il terrore si fa strada in me, percorrendo ogni terminazione nervosa e lasciandomi col fiato corto.
“ E’ solo un casting. Se mi scarteranno, almeno ci avrò provato “ mi ripeto, scendendo le scalette del piccolo portico.
La fresca brezza mattutina mi carezza la pelle e s’intrufola nella stoffa degli abiti, pizzicando appena la pelle e infondendomi un piccolo brivido. Alzo lo sguardo al cielo terso e limpido ed osservo assorta un bellissimo sole caldo, che illumina le facciate degli edifici.
Questa visione riesce a tranquillizzarmi un poco e così avanzo fino alla mia auto, parcheggiata qualche isolato più avanti.
Vedere la città iniziare a muoversi è affascinante. Le strade iniziano a popolarsi di persone e il movimento è il protagonista di tutta la giornata. I rumori dei clacson e il rombo dei motori delle auto aiutano ad avere un contatto più nitido con la realtà. Finalmente più serena raggiungo la mia auto.


Nel momento stesso in cui varco la porta di servizio degli studios, il mio cuore perde nuovamente un battito. Sono davvero arrivata qui.
Senza perdere ulteriore tempo ad ascoltare i miei pensieri ingannevoli, mi dirigo verso il bancone, che presumo sia il banco informazioni.
Una donna sulla quarantina, bionda e sorridente, dai lineamenti sottili e aggrazziati, seduta dalla parte opposta del tavolo, accortasi della mia presenza, alza lo sguardo da alcuni fogli che tiene in mano e punta incuriosita due occhi azzurri come il cielo, nei miei.
Mi sento improvvisamente terribilmente impacciata e mi stringo le mani convulsamente, come in cerca di sostegno.
<< Le serve aiuto? >> chiede gentilmente.
Apro la bocca per rispondere ma mi manca l’aria, così la richiudo e annuisco mordendomi leggermente il labbro. La donna mi sorride premurosa, come per incoraggiarmi.
<< E’ qui per le audizioni, dico bene? >> mi aiuta  mentre io, come un automa, annuisco nuovamente, scossa dai continui sbalzi di emozioni.
<< Allora, per il cast di Vampire Diaries da questa parte, prego. >> la donna si alza e mi supera, incitandomi a seguirla.
Stringendomi le braccia al petto, come a rassicurarmi, seguo i suoi passi.
Ci inoltriamo così in un labirinto di corridoi.
Le pareti hanno tutte lo stesso colore verde pastello e la moquette grigia sotto i piedi che riescono ad infondermi un senso di familiarità e pacatezza.
Sicuramente ciò è dovuto dal fatto che la mia vecchia stanza aveva la stessa sfumatura di quelle pareti. 
Finalmente arriviamo in un’ampia sala d’aspetto, luminosa e accogliente.
Il mio sguardo si posa su cinque ragazze bionde già sedute che aspettano di fronte ad una porta bianca, dov'è affisso un foglio stampato con scritto “ Casting TVD “.
<< Può prendere posto. >> mi indica la donna cortesemente, rivolgendomi un altro caloroso sorriso per poi scomparire nell’immenso corridoio.
Punto lo sguardo sull’orologio appeso alla parete, che, come previsto, segna le nove meno venti.
E mentre mi guardo intorno, studiando incuriosita l’ambiente, avverto lo sguardo delle ragazze su di me.
Mi stringo nelle spalle imbarazzata e prendo posto accanto ad una di loro che, senza il minimo riguardo, mi squadra dalla testa ai piedi con aria di superiorità.
Abbasso la testa sentendo le guance imporporarsi e punto lo sguardo a terra. Ignorando poi i modi altezzosi delle ragazze, afferro  una vecchia rivista, posta sul tavolino accanto a me, e inizio a sfogliarla.
 

L’attesa è così snervante che non fa altro che aumentare la mia ansia .
La ragazza bionda che sedeva alla mia destra è entrata già da più di un quarto d’ora, invece le altre prima di lei sono uscite con un’espressione fredda e incurante dalla stanza, facendomi andare ancora più nel panico.
Dopo il mio arrivo si sono aggiunte una dozzina di altre ragazze che, dai loro discorsi mi sembra aver capito, vogliano il ruolo della protagonista. 
Le mie speranze si sono dimezzate drasticamente quando ho notato che la maggior parte di loro ha i capelli biondi, proprio come il personaggio dei libri.
Lancio uno sguardo all’orologio e fisso agitata la lancetta dei secondi che avanza con un cadenzato ticchettio. Il mio cuore batte esagitato e l’inquietudine mi fa muovere ritmicamente un piede a terra.
Improvvisamente la porta si apre e la ragazza bionda, entrata prima, esce velocemente dalla stanza, senza degnare nessuno di uno sguardo e ad ampie falcate sparisce nel corridoio.
La porta si richiude senza aver fatto entrare nessuno e una morsa di spossatezza mi attanaglia la bocca dello stomaco, le orecchie iniziano a fischiarmi e il respiro si spezza.
Il legno bianco si riapre e una ragazza, probabilmente un’assistente, si affaccia dallo stipite e domanda.
<< La signorina Dobrev? >>.
Al mio nome il mio cuore perde un battito e aumenta la sua corsa frenetica. Il panico invade il mio corpo facendomi irrigidire.
La ragazza non ottenendo alcuna risposta, ripete la frase e così sento gli occhi di tutti puntati su di me.
“Devo farmi coraggio” mi ripeto determinata mentre prendo un profondo respiro. 
<< Sì. Sono io >> mormoro con un filo di voce, alzandomi abbozzando appena un lieve sorriso. E così in pochi secondi mi ritrovo in quella stanza, che forse segnerà il mio futuro per sempre.
 
 
  
 
 
Angolo autrice


Ciaoooo!!! Sono tornata con questa nuova fanfiction!!
Sì, ho deciso di dedicarmi a quest’altra storia.
Ovviamente cercherò di aggiornare sia questa che “ Love Bites “. Se farò un po’ di ritardo scusatemi in anticipo! =)
Comunque è una storia sul cast di Vampire Diaries, più precisamente è incentrata su un amore che nascerà.
Parte proprio dall’inizio di tutto, seguirò le varie tappe che poi porteranno fino ad oggi. Lo so, molto probabilmente verrà parecchio lunga. Spero vi piaccia.
Ho cambiato tipo di scrittura, sono passata alla prima persona e, beh, è un po’ un esperimento. Lascio i commenti a voi, questa volta. Spero davvero tanto che vi sia piaciuto questo primo capitolo. Aspetto con ansia i vostri giudizi. Per favore fatemi sapere che cosa ne pensate!.
Grazie mille a tutti quelli che recensiranno e che inseriranno la storia tra le seguite/preferite/ricordate.
Una bacione grande,
a presto Fede.
Spoiler prox capitolo “ Assisteremo alla prova di Nina e ad un incontro particolare, che rimarrà parecchio impresso nella nostra ragazza, ma non finirà lì… “
Altre mie storie:
“ Love Bites “ ff Delena su Vampire Diaries
"Kiss me like you wanna be loved" One-shot sulla scena d'amore Delena della 4x07, vista da me e soprattutto senza interruzioni ;)

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Capitolo 2
*** Emotions too strong... ***


Capitolo revisionato il 24/03/2013   

                                                  Need you now                               




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                                                                                                      Nina’s pov



Mi stringo nelle braccia, cercando di calmare i battiti frenetici del mio cuore e regolarizzare il respiro spezzato.
Per fortuna riesco nel mio intento, ma la stretta che attanaglia la bocca dello stomaco non accenna a diminuire.
Mi guardo velocemente intorno e noto che l’arredamento in quella stanza è diverso.
La moquette è di color bordeaux con disegni geometrici rosa ad arricchirne i contorni, le pareti sono di un tenue giallino e sul muro alle mie spalle è appeso un quadro astratto con sfumature grigie e nere, che decora maggiormente la stanza, e infine agli angoli, accanto alla grande vetrata, sono poste due piante rigogliose, che donano freschezza all’ambiente.
Davanti a me è posizionato un tavolo dietro il quale sono seduti tre individui, che mi analizzano incuriositi.
I primi appartengono ad un uomo sulla quarantina.
Ha i capelli castani che gli ricadono disordinatamente sulla fronte. Due occhi azzurri, uno leggermente più piccolo dell’altro e un sorriso beffardo dipinto sul volto, che mi procura immediatamente un brivido.
Abbasso lo sguardo e leggo il cartellino che porta al collo “ Kevin Williamson. Executive producer “.
Il battiti del mio cuore aumentano a quella vista.
Sposto lo sguardo sulla donna, seduta tra i due uomini, che mi rivolge un’occhiata premurosa che mi fa acquietare. Anche lei dimostra quarant’anni.
Ha un viso paffuto e la carnagione chiara, quasi lattea, i capelli biondi sono lasciati sciolti lungo le spalle e le labbra sottili sono tese in un sorriso bonario.
Leggo il suo nome “ Julie Plec. Executive producer “.
Mi avvicino di un passo al tavolo e rivolgo la mia attenzione all’ultimo presente.
Ha uno sguardo serio, ma percepisco la sua curiosità quando mi vede. Ha un viso asciutto e l’attaccatura distanziata dei capelli castani, rivela una fronte ampia. Gli occhi sono scuri, quasi neri, il naso è aquilino e le labbra sottili.
Poso lo sguardo sul cartellino “ Bob Levy. Executive producer “.
<< Presumo sia la signoria Dobrev, dico bene? >> una voce calda e profonda proviene proprio da quest’ultimo, che rompe il silenzio con una domanda che mi fa tremare le mani.
Annuisco, avvertendo il sangue affluire alle gote e sorrido timidamente.
<< Sì, sono io. Nina Costantinova Dobreva >> percepisco l’accento bulgaro che la mia voce esterna alla pronuncia del mio nome intero. Ogni qual volta mi presento con il mio nome di battesimo, non posso fare a meno di incanalare nel tono, l’influsso della mia lingua madre. La forza dell’abitudine.
I tre produttori esecutivi infatti mi guardano tra l’incuriosito e il perplesso.
<< Sono di origini bulgare. >> chiarisco, eliminando ulteriori dubbi.
Così mi presento brevemente, raccontando a grandi linee la storia della mia vita. Dal trasferimento, quando avevo due anni, dalla Bulgaria in Canada, fino ad oggi.
Percepisco la paura scivolare via lentamente dal corpo, lasciandomi con la mente più libera e serena.
Anche il senso di costrizione allo stomaco è quasi del tutto sparito, e il battito del cuore ha rallentato la sua corsa furiosa.
Dopo aver dato un’occhiata al mio curriculum, i tre produttori si guardano negli occhi, mormorano qualcosa che, purtroppo, non riesco a cogliere, e puntano i loro sguardi su di me.
<< Adesso le chiederemo di improvvisare. Le daremo un’introduzione della scena e delle battute, in base a quelle dovrà farci vedere cosa è in grado di fare >> la voce roca di Kevin risuona nella stanza e questo fa, nuovamente, impazzire il mio cuore.
Annuisco e facendo un bel respiro, mi preparo psicologicamente ad entrare nel personaggio e attendo che i produttori esecutivi mi diano un’introduzione.
<< Sei in un cimitero. Hai appena finito di scrivere sul tuo diario, l’atmosfera si è fatta improvvisamente tetra e raccapricciante. Della nebbia inizia ad avanzare verso di te. Senti una presenza che ti sta osservando.
Decidi di andartene. Inizi a correre tra le lapidi, ti volti per accertarti che nessuno ti stia seguendo, però inciampi, ti rialzi a fatica, guardi ancora dietro di te. Quando ti volti, ti trovi di fronte un ragazzo.>>
La descrizione è finita, ora tocca a me.
Do una veloce occhiata alle battute poi inizio.
Mi guardo dietro, come la ragazza nella scena e quando mi volto sussulto, come se trovassi di fronte a me un ragazzo, spuntato dal nulla. Fingo un respiro ansante. Questo non mi risulta molto difficile, vista l’agitazione che attanaglia il mio corpo.
<< Stai bene? >> mormora Bob, immedesimandosi nel ragazzo.
<< Mi stavi seguendo? >> domando perplessa e ancora scossa, alzando leggermente un braccio come ad indicare dietro di me.
<< No, io ti ho vista cadere >>.
Sospiro guardando in basso, poi rialzo lo sguardo di fronte e me << E per caso facevi un giro nel cimitero >> dico con una leggera punta d’ ironia nella voce, per alleggerire l'atmosfera.
Riesco ad immaginarmi la scena alla perfezione.
<< Ero in visita. Ho dei familiari qui. >> mormora Bob.
<< Oh >> sospiro sorpresa  << Waho. >> scuoto la testa.
<< Scusami. Io… >> balbetto portandomi una mano allo sterno desolata.
<< E’ la nebbia. >> mi giustifico toccandomi il petto.
<< Annebbia anche me, e lì c’era un corvo >> indico dietro di me, cercando di essere credibile, mentre do un altro sguardo alle battute.
<< E per un momento mi sembrava di essere nel film di hitchcock >> gesticolo, poi faccio una pausa e un’aria interrogativa si dipinge sul mio volto, aggrotto la fronte e corruccio le labbra.
<< Il film con gli uccelli è di hitchcock vero? >> sorrido timidamente come ha chiedere una conferma, poi mi presento.
<< Mi chiamo Elena >> attendo che parli il produttore esecutivo. Mantengo il contatto visivo con lui, notando uno strano scintillio attraversagli le pupille e a quella vista il mio cuore non può fare a meno di perdere un battito per l’emozione. << Io Stefan >> pronuncia tranquillamente.
<< Bene. Passiamo ad un’altra situazione >> ci interrompe duramente Kevin Williamson. Nella sua voce non riscontro alcuna emozione e ciò mi mette particolare apprensione.
Annuisco e sposto il peso del corpo da una gamba all’altra, come per riprendermi dall’ annichilimento.
<< Stai salutando tua zia Jenna. E’ sera e stai raggiungendo le tue amiche al grill. Hanno organizzato una serata tranquilla e divertente. Hai un breve colloquio con  la tua tutrice poi apri la porta di casa, pronta ad uscire ma, come al cimitero, ti ritrovi lo stesso ragazzo di prima, di fronte >>
La descrizione breve e concisa, mi ha fatto immaginare di nuovo la scena e sono pronta ad entrare nella parte.
Come prima trasalisco sorpresa alla vista del ragazzo biondo.
<< Mi spiace. Stavo per bussare >> dice Bob.
Io lo fisso per alcuni istanti, come ad assimilare la situazione.
<< Volevo chiederti scusa per essere sparito prima. So che è stato strano. >> calibra le parole, marcando poi le ultime sillabe.
<< Non ti preoccupare >> scuoto appena la testa, sorridendo timidamente, poi riprendo.
<< Ho capito. Il sangue ti da la nausea. >> mormoro comprensiva.
La mia attenzione viene però, momentaneamente catturata dal borbottio che proviene dai due produttori esecutivi, che stanno sicuramente commentando la mia performance.
La fronte di Kevin è aggrottata e il suo sguardo perplesso, il viso di Julie invece rivela un sorriso sorpreso.
<< Stop! >> dice ad alta voce Kevin, facendomi sobbalzare per lo spavento.
A quella parola il mio cuore intraprende una corsa furiosa e la preoccupazione mi travolge come un’onda, impossessandosi nuovamente del mio corpo, che ora, rimane rigidamente teso in attesa di altre parole.
E’ la mia fine. Il sorriso che avevo poco prima, si spegne, lasciando posto ad un’espressione seria.
<< Signorina Dobrev. Avremo bisogno di tempo. Le possiamo chiedere, cortesemente, di attendere in sala d’aspetto fino alla fine di tutti i colloqui? >>.
Questa volta a parlare è Julie, che mi riserva uno sguardo rassicurante.
<< Certamente >> affermo avvicinandomi alla sedia e prendendo le mie cose.
<< Grazie di tutto >> finisco educata, lasciando un sorriso a tutti e tre i produttori esecutivi.



Guardo nuovamente l’orologio appeso al muro che segna le 12.30. Poi sbuffando lievemente, abbasso lo sguardo sulla rivista che tengo tra le mani. Ormai conosco le pagine, le figure e gli articoli a memoria, da quante volte l’ho sfogliata, nella vana speranza di intrattenermi durante questo tempo infinito.
L’agitazione ha lasciato il posto alla noia e alla stanchezza. Mi sento svigorita e indebolita. Il nodo di tensione che costringeva il mio stomaco, a poco a poco, si è districato, lasciandomi un senso di vuoto.
Sono sola nella sala d’aspetto da ormai una buona decina di minuti. Infatti è entrata da poco l’ultima aspirante attrice.
Quando la porta si è richiusa dietro le mie spalle, una domanda ha preso a vorticare nella mia mente.
“ perché tutte se ne sono andate e invece hanno fatto rimanere me, qui ad aspettare ? “.
Ad ogni secondo che segna la lancetta, la mia speranza cresce. Con essa sta crescendo però anche la mia fame.
Un languido brontolio dello stomaco echeggia tra le pareti e io imbarazzata più che mai, mi porto una mano al ventre, guardandomi intorno a disagio.
Decido di alzarmi dalla sedia e di sgranchirmi un poco le gambe, stiracchiandomi anche le braccia, riuscendo così sciogliere l’intorpidimento che mi aveva legato gli arti.
M’incammino nell’intricato complesso di corridoi decisa a trovare qualcosa che mi possa riempire lo stomaco. Faccio un sospiro di sollievo quando sbuco nell’atrio principale, dove avevo visto delle macchinette per il caffè e alcuni distributori di merendine.
Guardandomi intorno mi accorgo che la stanza è deserta. I miei occhi cadono sulle porte scorrevoli a vetro, che mostrano l’esterno degli studios.
L’asfalto del parcheggio è illuminato da un cocente sole di fine estate e il cielo è terso e limpido. Mi avvicino al distributore dell’acqua, posto accanto ad una pianta rigogliosa che arricchisce l'angolo della stanza e mi chino per prendere un bicchiere.
Sono pronta per versarci l’acqua, quando sento alle mie spalle le porte aprirsi e, poco dopo, una folata di calore colpirmi, ridestandomi dalla mia azione.
Percepisco dei passi frenetici alle mie spalle, così, incuriosita, mi volto.
Improvvisamente mi scontro con due occhi color ghiaccio spettacolari.
Il mio cuore prende a battere velocemente e la mia schiena viene attraversata da un intenso brivido.
Rimango stupita da quello sguardo magnetico, che ancora non ha abbandonato il contatto visivo con i miei occhi. Le pupille dello sconosciuto si dilatano e un luccichio le attraversa.
Dischiudo le labbra alla ricerca d’aria e uno strano formicolio mi attraversa il corpo, lasciando dietro di sé un senso di languore, che appesantisce le mie gambe rendendole improvvisamente molli.
Mi appoggio al distributore dell’acqua per evitare di cadere rovinosamente a terra, mentre il cuore continua a scalpitarmi nel mio petto.
I miei occhi si soffermano ad analizzare i lineamenti del viso dello sconosciuto.
Quei meravigliosi occhi di ghiaccio, risaltano ancora di più, grazie ai folti capelli corvini che, scompigliati, ricadono sulla fronte dell'uomo. Percorro poi con lo sguardo il suo profilo marcato e virile.
La mascella pronunciata, la leggera ombra della barba appena fatta, due labbra carnose e terribilmente sensuali. Le più bella bocca che io abbia mai visto.
D'un tratto però un colpo di tosse mi riscuote dalla contemplazione e, colta in flagrante, abbasso lo sguardo terribilmente imbarazzata.
Sento i passi dello sconosciuto avanzare verso di me e percepisco il suo sguardo ancora intento ad analizzarmi.
<< Scusami? >> mormora gentilmente.
Il mio cuore perde un battito quando il suono della sua voce mi arriva alle orecchie.
E’ la voce più melodiosa che io abbia mai sentito. E’ profonda e carezzevole, tanto che mi fa contrarre lo stomaco in una morsa di piacere, così rialzo lo sguardo.
Mi perdo, nuovamente, per pochi istanti, in quegli oceani e sorrido timidamente.
<< Sai, per caso, dove si trova la stanza per il casting di the vampire diaries? >>
Ancora incapace di sostenere a lungo il suo sguardo, punto gli occhi a terra e rispondo.
<< Ehm. Sì. Da questa parte. >> mi porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mi stringo le braccia al petto.
In questo momento mi servirebbero due litri d’acqua per irrorare l’improvvisa secchezza alla gola.
Sento ancora il suo sguardo sul mio viso e questo mi fa arrossire tremendamente, mentre ci inoltriamo nel corridoio.
Improvvisamente nell'ambiente si è condensato uno strano silenzio carico d’elettricità e tensione.
Ancora incuriosita, con la coda dell’occhio, sfioro il suo corpo.
Ha un fisico asciutto e muscoloso. Il torace è fasciato da una maglietta a maniche corte nera, molto aderente, con uno scollo a V, che fa intravedere i pettorali ben formati e i bicipiti delle braccia.
Le gambe toniche sono avvolte da un paio di jeans scuri e ai piedi porta un paio di scarponcini neri.
Riporto la mia attenzione sul corridoio nel quale stiamo camminando e cerco di calmare i battiti frenetici del mio cuore.
Si schiarisce la voce e lo vedo fermarsi confuso.
Mi volto perplessa, trovandolo intento a scrutarmi, e schiudendo le labbra, attendo che parli.
<< Non ci siamo presentati >> dice sorridendo ammiccante.
Vengo abbagliata dal suo sorriso luminoso, che rivela una dentatura bianca e perfetta.
Mi mordo leggermente il labbro inferiore e faccio un passo, avvicinandomi.
<< Sono Ian Somerhalder >> pronuncia.
Il suo tono è terribilmente sensuale che per un attimo mi perdo nella profondità dei suoi occhi, che sembrano vogliano cercare nei miei uno spiraglio che li conduca alla mia anima.
Mi riscuoto dal mio stato catatonico e mi rimprovero per essermi lasciata andare in quel modo.
Sorridente, prendo un bel respiro e mi presento.
<< Nina. Nina Dobrev >> gli stringo la mano.  E’ calda e morbida e la stretta è decisa ma al contempo delicata.
Nell’esatto istante in cui la mia pelle sfiora la sua, una scossa parte dai polpastrelli e si propaga in tutto il mio corpo, facendomi venire la pelle d’oca e contrarre i muscoli.
Come scottata da quel contatto, ritiro la mano e abbasso lo sguardo a terra, non prima di aver visto uno scintillio negli occhi di Ian.
Ritorno sui miei passi, senza dire più nulla e lo guido fino alla sala d’aspetto.
La porta della stanza dei colloqui è ancora chiusa, segno che la ragazza, entrata poco prima, non ha ancora finito la sua performance.
Nell’attesa mi siedo nello stesso posto di prima e osservo da sotto le ciglia i movimenti del ragazzo, che ora, ha rivolto la sua attenzione all’ambiente.
Incuriosito, analizza l’arredamento e si sofferma ad osservare una foto di un cucciolo di labrador, appesa al muro.
Intravedo un piccolo sorriso increspargli le labbra e, come contagiata, sento le mie bocca tendersi a quella vista.
Prendo la borsa e me l’appoggio sulle ginocchia, come a voler occupare la mente, che, in questo momento, è totalmente rivolta a lui.
Avverto la sua figura passarmi di fronte e sedersi ad una sedia di distanza dalla mia, quasi a non voler invadere il mio spazio. Sorrido dell’educazione e del pensiero premuroso.
Improvvisamente però uno fragranza particolare mi stuzzica l’olfatto, avvolgendomi e permeando nella mia pelle.
Il profumo di colonia, misto a caffè, mi accarezza il viso e mi stordisce all’istante.
Il battito del mio cuore aumenta e, socchiudendo lievemente le palpebre, inspiro la dolce fragranza.
Mi volto leggermente verso di lui, ormai sempre più calamitata dalla sua presenza e lo trovo immerso nei suoi pensieri, con lo sguardo perso nel vuoto.
E’ l'uomo più bello che abbia mai visto.
La sua attenzione intercetta la mia curiosità e i nostri occhi si incontrano.
<< Sei qui per il casting? >> chiede incuriosito, sedendosi comodamente sulla sedia. << Sì. Per la parte della protagonista, ma mi hanno detto di aspettare >> sorrido rapita.
<< Sicuramente perché hanno notato qualcosa in te >> mormora guardandomi intensamente negli occhi.
C’è qualcosa in quest'uomo che mi attrae terribilmente.
Forse il suo carisma
D’un tratto, proprio quando sto per replicare, la porta davanti a noi si riapre ed esce la ragazza di prima con un’espressione affranta dipinta sul volto.
Per un istante io ed Ian ci guardiamo allibiti, poi entrambi, rivolgiamo l’attenzione di fronte a noi.
Sentiamo un borbottio concitato provenire dall’interno della stanza e io mi stringo nelle spalle, speranzosa di un esito positivo.
Il viso di Bob Levy spunta dallo stipite e, per un secondo il suo sguardo cade sorpreso su Ian, poi torna a me.
<< Signorina Dobrev può entrare >> ordina sparendo dalla mia vista.
Mi alzo incerta e sento l’agitazione tornare ad imperversare nel mio corpo.
Inoltre, lo sguardo di Ian continua a soffermarsi su di me e questo non aiuta affatto la mia sicurezza.
Raccolgo la borsa da terra e stringo il manico tra le mani.
<< In bocca al lupo >> mormora Ian, costringendomi ad alzare lo sguardo su di lui.
L'augurio mi lascia completamente basita. Quel tono gentile e amichevole, mi da una forza improvvisa e mi stupisco ancora di più quando sorride e aggiunge.
<< Stendili >> mi fa l’occhiolino e a quel gesto il mio cuore perde un battito.
Boccheggio in cerca d’aria.
“Troppe emozioni tutte insieme e nello stesso giorno, di questo passo rischierò l'infarto“ .
Gli sorrido, ringraziandolo poi volto le spalle ed entro nella stanza.
Rimango rigidamente in piedi in attesa l’esito.
<< Signorina Dobrev, si sieda, prego. >> mi invita gentilmente Julie Plec, mostrandomi con un cenno della mano la sedia.
Annuisco e mi accomodo, vessandomi nervosamente le mani tra di loro.
<< Quest’oggi abbiamo visto più di cinquanta ragazze >> inizia a parlare Kevin con tono stanco.
<< Alcune erano molto brave, altre non sapevano neanche cosa vuole dire “recitare”, ma ce n’è stata una che ha particolarmente brillato >> comunica, ricevendo l’assenso degli altri due produttori esecutivi.
Sento il cuore battere sempre più veloce, l’emozione salire alle stelle.
<< Ed è lei, signorina Dobrev. E’ la ragazza che stavamo cercando. La nostra futura Elena. >> pronuncia solenne.


Angolo autrice


Eccomiii sono tornata con il secondo capitolo di Need you now.
Spero vi sia piaciuto il primo e altrettanto questo, anche se non mi convince molto.
In questo capitolo sono successe parecchie cose, ma soprattutto due passi importanti per la nostra protagonista:
1.      Ha ricevuto la parte di Elena.
2.      Forse la più importante. Ha incontrato per la prima volta Ian!.
Come vi è sembrato questo incontro? Bello, brutto, emozionante, deludente?.
Fatemelo sapere nei commenti!! Lo scorso capitolo ho ricevuto solo 2 recensioni, gradirei sentire le vostre opinioni, critiche, giudizi, consigli, domande… qualunque cosa. Anche un misero “Bello. Brutto. “
Beh spero vi sia piaciuta e che siate riuscite ad entrare nella storia e nel personaggio!.
Spoiler prox cap. “ Ci saranno i casting per i due fratelli Salvatore e Nina scoprirà che un suo futuro compagno di recitazione è qualcuno che ha già conosciuto. Come reagirà alla notizia? E come sarà una lunga conversazione che avverrà tra lei e… ? “
Nel prossimo capitolo avrete le risposte ;).
Spero davvero tanto che vi sia piaciuta. Per favore fatemi sapere!.
Grazie mille a tutti quelli che recensiranno e che inseriranno la storia tra le seguite/preferite/ricordate.
Una bacione grande, a presto Fede.
Altre mie storie:
“ Love Bites “ ff Delena su Vampire Diaries
“ Fairy’s heart “ ff originale.   

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Capitolo 3
*** What will the fate in store for me? ***


Capitolo revisionato il 13/04/2013

                                                  Need you now                               




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                                                                                                      Nina’s pov



Vengo colpita immediatamente da una travolgente onda di felicità e orgoglio.
Gli occhi mi pizzicano, ma ricaccio indietro le lacrime, e mi apro in un sorriso incredulo, quando le parole mi rimbombano nelle orecchie.
Mi sembra che il tempo si sia improvvisamente fermato.
Schiudo la bocca in cerca d’aria, perché il tumulto di emozioni che mi attraversa è talmente forte che mi toglie il respiro.
<< Io… Oh mio Dio. Cosa… Oh, grazie! Davvero grazie! >> balbetto sconnessamente.
Il cuore mi batte frenetico nel petto e le guance iniziano a dolermi tanto i muscoli sono tirati in un sorriso allibito.
Gli occhi dei produttori esecutivi mi scrutano quasi divertiti e al contempo sollevati.
Mi alzo in piedi, spinta da un’irrefrenabile gioia e tendo la mano a tutti e tre, stringendogliela concitatamente.
<< Grazie a te cara. >> mi risponde dolcemente Julie.
<< Abbiamo il tuo numero di telefono, per qualsiasi cosa ti chiameremo. Comunque, oggi pomeriggio avremo i provini per i personaggi dei fratelli Salvatore … >> inizia Kevin con tono autoritario, ma viene interrotto da Bob che, sporgendosi leggermente sulla scrivania lo richiama a sé, avvertendolo che Ian Somerhalder stava attendendo in sala d’aspetto.
Il biondo replica con un netto e secco “ Bene “ e rivolge nuovamente la sua attenzione su di me.
A quel nome il mio cuore perde un battito e milioni di pensieri iniziano a vorticare nella mia mente, ma vengono frenati dalle parole del produttore esecutivo.
<< Ci incontreremo tutti qui alle nove. Spiegheremo la trama della storia, assegneremo i primi copioni dell'episodio e inizierete a conoscervi tra di voi. Abbiamo già trovato tutti gli altri personaggi, mancano solo gli altri coprotagonisti. >> finisce lo stesso rivolgendosi contemporaneamente a me e alle persone sedute accanto a lui.
Sento ogni terminazione nervosa venire colmata da un'intensa felicità e a stento riesco a trattenerla, consapevole che da un momento all’altro, potrebbe divampare in un tripudio di saltelli e urletti.
<< Puoi anche andare cara. >> m'invita dolcemente Julie.
Afferro la borsetta velocemente e con le mani tremanti per l’emozione afferro la borsa e saluto cordialmente.
Infine apro la porta e guardo in un punto indecifrato di fronte a me. Le labbra sono ancora tirate in un sorriso estatico, gli occhi ricolmi di lacrime di gioia e il cuore che mio batte veloce come le ali di un colibrì.
Chiudo lentamente la porta alla mie spalle e mi lascio finalmente andare.
Serro le palpebre e scuoto la testa come ad assimilare quella notizia, che la mia mente si rifiuta di accettare. E’ impossibile. Non ci credo. E’ un sogno.
“Quando riaprirò gli occhi mi accorgerò che tutto questo è stato uno splendido sogno e nulla di più” mi ripeto, stringendo la borsa al petto e cercando di controllare i respiri spezzati.
L’euforia è talmente grande che invade pienamente il mio corpo e blocca le sinapsi del cervello.
La mente si colma di incredulità e il cuore continua a martellare impazzito contro lo sterno.
“ Al mio tre aprirò gli occhi e purtroppo tutto questo scomparirà “ mi ripeto avvertendo un’ombra di rammarico nel mio pensiero.
Faccio il conto alla rovescia e quando termino, apro gli occhi di scatto, sicura di vedere il soffitto della mia camera da letto e invece mi ritrovo due occhi color ghiaccio che mi scrutano intensamente, a qualche centimetro dal mio volto.
Sussulto per la sorpresa e il mio cuore perde un battito.
Il pensiero di essere stata scelta come protagonista, mi investe come un’onda e io non posso fare a meno di soffocare nel mare di felicità che mi sta avvolgendo.
<< Non ci posso credere. >> sussurro portandomi una mano alla tempia, come a sollecitare la mia testa ad assimilare le informazioni recepite.
Avverto il profumo di Ian stuzzicarmi ed inebriarmi completamente.
<< Devo dire che la curiosità mi sta letteralmente divorando. Se posso chiedere, cosa è successo lì dentro? >> improvvisamente la voce profonda dell'uomo di fronte a me, risuona nella stanza e mi costringe a sollevare lo sguardo.
Lo guardo stupita. Potrebbe risultare irrispettosa una domanda del genere, ma nel modo in cui l’ha posta e, soprattutto, grazie al tono gentile che ha usato, si è dimostrata l’esatto contrario.
<< Ho avuto la parte. Sarò la protagonista. >> mormoro incantata dai suoi occhi, e vi noto un luccichio di meraviglia e sollievo?.
<< Te l’avevo detto che ti avevano fatta attendere tutto questo tempo per darti una splendida notizia, complimenti. >> sorride compiaciuto, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans neri.
<< Grazie, sono così contenta! >> sospiro estasiata. Non so neanche perché mi sto aprendo così tanto ad uno sconosciuto.
Colpita da quel pensiero, abbasso lo sguardo imbarazzata e avverto le guance imporporarsi.
<< Oh mio Dio. Devo chiamare mia madre! >> esclamo, ricordandomi immediatamente di lei. 
Vedo ricambiare con un’occhiata divertita e un sorriso comprensivo.
Così inizio a frugare nella borsa, alla disperata ricerca del telefono e sono costretta ad allontanarmi di poco per non creare disturbo.
Non appena la sensazione degli occhi di Ian su di me svanisce, il mio cuore rallenta i battiti.
In questo modo mi ritrovo nel corridoio intenta a frugare nella sacca, scansando tutte le inutili cianfrusaglie che mi ostino a portare dietro ogni qualvolta esco di casa.
Finalmente dopo minuti interi, lo trovo nella tasca laterale. Alzo gli occhi al cielo dandomi della stupida per non aver immediatamente guardato lì e inizio a digitare i numeri.
Le dita tremano sui tasti per l’emozione e premere “ avvio chiamata” è quasi un’impresa, ma, trattenendo il respiro, riesco nell’intento.
Dopo tre squilli la voce di mia madre mi giunge alle orecchie trepidante e ansiosa.
<< Tesoro?! Com’è andata? >> mi chiede quasi allarmata.
Non riesco a parlare tanta è la gioia, ma so che se non dicessi niente mia madre morirebbe.
<< Mi hanno presa!. >> esordisco alla fine in un’esclamazione più che sussurrata.
Mi porto una mano alla bocca, guardandomi intorno imbarazzata.
Spero che nessuno mi abbia sentita. Spero che soprattutto Ian non mi abbia sentita.
<< COSA?! >> strilla mia madre dalla parte opposta del telefono, costringendomi ad allontanare la cornetta dall’orecchio per evitare di perdere l’udito.
<< Sì, mamma. Mi hanno presa! >> ripeto con voce più ferma, anche se il tremolio è ancora palpabile.
Sento mia madre iniziare un discorso sconnesso e privo di logica, dettato solamente dall'euforia. E ciò fa, irrimediabilmente, comparire sul mio volto un sorriso intenerito.
Scuoto la testa e chiudo gli occhi, ancora incapace di gestire quel groviglio di sensazioni che si agita convulsamente nel mio corpo, e portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, continuo ad ascoltare distrattamente il discorso incomprensibile che sta facendo mia madre.
<< Sì, mamma lo so. Però ora calmati altrimenti ti prenderà un colpo. >> la rimprovero lasciandomi sfuggire una risata cristallina.
<< Come faccio a stare calma, sapendo che mia figlia andrà di nuovo in televisione, con miliardi di spettatori che la guarderanno?! >> continua a dire, in una cantilena concitata.
<< Fai un bel respiro e prendi una tazza di tè. >> sorrido rincuorandola.
<< Devo assolutamente chiamare la nonna e gli zii! Devo dirlo a tutti! >> strilla esultante.
<< Ci sentiamo stasera allora. Ti voglio bene mamma. >> mormoro, avviandomi verso la sala d’aspetto per salutare Ian.
So che devo chiamare Jessica e la voglia di sfogare tutte queste emozioni è tanta, ma in questo momento riesco solo a pensare a quello sconosciuto, che mi ha tremendamente colpita, affascinata e, inspiegabilmente, attratta.
Quando sbuco nella saletta, il mio sorriso si affievolisce, lasciando posto alla delusione.
La stanza è vuota. Non c’è più nessuno. Evidentemente è entrato per fare il provino.
Guardo la porta in legno bianco e sento una nota di tristezza invadermi. Avrei voluto salutarlo e augurargli buona fortuna, come lui aveva fatto con me.
La consapevolezza che forse non lo rivedrò più s’insinua in me e fa rallentare i battiti del mio cuore e stringere lo stomaco in una morsa quasi dolorosa.
Scrollo le spalle come a voler trasportare tutti quei pensieri nell’angolo più recondito della mia mente e mi concentro sulle milioni di persone che devo chiamare.
Le labbra si tendono nuovamente in un sorriso e a lunghe falcate mi dirigo verso l’uscita.
Mentre cammino afferro il telefono e inizio a comporre i vari numeri.
Prima di avviare la chiamata però arrivo alla mia auto.
Augurandomi di trovare subito le chiavi, inizio nuovamente a cercare nella disordinata borsa e, fortunatamente, riesco a scovarle subito.
Lo scatto della portiera del veicolo mi fa tornare un poco di lucidità, e, una volta seduta al posto di guida, chiusa la portiera, prendo un bel respiro e mi lascio andare ad un urlo liberatorio.
La mia voce mi rimbomba nelle orecchie, sento la gola pizzicare per lo sforzo che le corde vocali stanno compiendo, e gli occhi si chiudono automaticamente, la cosa mi serve per liberarmi dall'ansia e dallo stress accumulati.
Quando percepisco l’aria nei polmoni diminuire drasticamente, sfinita, riapro gli occhi e richiudo la bocca, schiarendomi poi la voce.
So che non fa bene sforzare le corde vocali e che a lungo andare potrebbero danneggiarsi, ma dovevo farlo.
Mi guardo intorno accertandomi che nessuno mi abbia vista o sentita e Apparentemente non scorgo nulla.
Infilo le chiavi nel quadro e accendo la macchina che si avvia con un soffuso rombo.
Poso il telefono sul cruscotto e attivo il vivavoce.
<< Jessica? >> sorrido richiamando la mia amica che, frettolosamente ha risposto al telefono.


La sera Jessica mi costringe ad andare a festeggiare con tutti in un locale molto carino e accogliente.
Così la serata passa tranquilla, mi diverto, sorrido e mi sento estremamente felice e appagata.
Pronta per conoscere gli altri ragazzi che faranno parte del cast e con cui, per un anno intero, starò a stretto contatto.

La mattina dopo mi sveglio e mi faccio una doccia veloce.
Decido di indossare dei jeans leggeri, un paio di ballerine grigie e una semplice maglietta a maniche corte dello stesso colore delle scarpe.
Mangio al volo due toast con la marmellata, vizio un po’ miss Links con qualche coccola e pronta, energica ma, soprattutto emozionata, afferro le chiavi della mia auto e sorrido alla meravigliosa giornata che mi attende.


Continuo a guardare ansiosa i minuti dell’orologio sul cruscotto ,che passano veloci, battendo freneticamente le dita sul volante, come ad incitare i guidatori di fronte a me a proseguire il loro tragitto.
Mi mordo un labbro e alzo gli occhi al cielo esasperata.
<< Oh, avanti. Andiamo! >> mi lamento insofferente.
Continuo a spostare convulsamente lo sguardo dall’orologio alla lunga fila di auto che mi precede.
Sono le 9.10.
“ Perfetto dieci minuti di ritardo, il mio primo giorno di lavoro. Peggio di così non può andare “ penso sbuffando leggermente alla fortuna che, quest’oggi non mi assiste proprio.
Finalmente la lunga coda di macchine si districa dopo altri cinque minuti.
Parcheggio nel primo posto che trovo libero e, afferrando la borsa, mi catapulto fuori dal veicolo e inizio a correre verso l’entrata degli studios.
Mentre le mie gambe si muovono veloci, non posso fare a meno di avere la mente satura di milioni di pensieri, che mi distraggono tanto che, per poco, non rischio di cadere a terra.
La fresca brezza mattutina mi sferza il viso e il cuore aumenta il suo ritmo, causandomi un respiro ansante. Spero di ricordarmi dove sia la riunione.
Varco velocemente la porta e mi guardo intorno spaesata, cercando di capire da che parte dirigermi. Dopo pochi secondi, trovo il corridoio giusto.
Mi fermo all’inizio di esso e sgrano gli occhi, notando le decine di porte chiuse da entrambi i lati del corridoio.
Su nessuna di essere c’è un insegna. Sono costretta, così, a bussare a tutte le stanze, per trovare quella giusta, perdendo in questo modo altro tempo.
Le prime tre mi rivelano alcune persone intente a scrivere e dialogare su vari argomenti. Mi scuso, imbarazzata, e torno a ripetere la medesima azione per altre quattro stanze, fin quando, alla fine, busso all'ennesima porta bianca e aspetto la risposta dall’interno.
La voce mi arriva ovattata, ma riesco a capire a chi appartenga.
Abbasso la maniglia, con le guance bollenti, e il fiatone spalanco la porta.
E’ una sala ampia, occupata principalmente da un grande tavolo rettangolare in ciliegio chiaro, a cui sono sedute molte persone. Su di una parete è appesa una lavagna magnetica bianca, sulla quale c’è scritto in stampatello maiuscolo “ THE VAMPIRE DIARIES – SEASON 1”.
I miei occhi saettano da un produttore esecutivo all’altro, e stringo le labbra imbarazzata.
Avverto lo sguardo di tutti puntato su di me e ciò aumenta i battiti del mio cuore e il rossore sulle guance.
<< Scusate il ritardo. Davvero, scusate. Sono rimasta bloccata nel traffico per venti minuti e ho cercato di fare il prima possibile. >> mormoro giustificandomi e stringendo sulla spalla la borsa.
Kevin mi guarda lievemente irritato, mentre Julie e Bob mi lanciano un’occhiata comprensiva.
<< Nina, loro sono gli altri attori che faranno parte di questo cast. Ragazzi lei è Nina, la nostra Elena. >> ci presenta brevemente Julie.
I miei occhi a quel punto si posano sui diversi volti che continuano a studiarmi. Accenno un sorriso, scrutandoli a mia volta.
Il primo viso è quello di una ragazza dalla carnagione un po’ più scura della mia, quasi mulatta. Ha una chioma ribelle castano scuro, con qualche ricciolo che le ricade disordinatamente sulla fronte. Un nasino ben disegnato e due guance lievemente tinte per il sole. Gli occhi verdi mi guardano incuriositi e la bocca carnosa e rosea è tesa in un mezzo sorriso.
<< Piacere. Mi chiamo Katerina Graham >> si alza, avvicinandosi e allungandomi la mano. Ricambio la stretta presentandomi meglio.
<< Io sono Nina. Nina Costantinova Dobreva >> pronuncio il mio nome e cognome per intero destando la curiosità dei presenti. Prima che facciano domande chiarisco, sorridente, che sono di origini bulgare.
Dietro di lei è seduta compostamente un’altra ragazza. Ha dei capelli di media lunghezza color grano, lisci e lasciati sciolti lungo le spalle. Una pelle nivea, quasi diafana. Due occhi di un colore particolare, le iridi infatti, presentano delle sfumature tra il grigio e l’azzurro. E infine un sorriso amichevole che rivela una dentatura perfettamente bianca e curata.
Anche lei si alza e si presenta.
<< Io sono Candice. Candice Accola >>
Ricambio il sorriso passando ad osservare il ragazzo che siede accanto a lei.
Ha un viso da adolescente, con i capelli color mogano scuro che, scompigliati, gli infondono un’aria sbarazzina. Due occhi color nocciola vispi e allegri e un sorriso sghembo dipinto su due labbra ben disegnate e carnose.
Anche lui si alza e mi tende la mano presentandosi.
<< Sono Steven Mcqueen >> la sua voce è dolce e profonda.
E così prosegue per tutti gli altri.
Faccio la conoscenza di una donna giovane, dalla pelle chiara e i capelli color biondo tiziano, due occhi scuri ma gioiosi. Si chiama Sara Canning.
Un ragazzo biondo, dagli occhi blu come due oceani, dai tratti del viso tipicamente americani e uno sguardo curioso e riflessivo. Zach Roering.
Dopo aver fatto il giro del tavolo, mi ritrovo alla fine.
Un altro ragazzo biondo, si alza fluidamente dalla sedia e si avvicina lentamente a me. Il mio sguardo si sofferma su tutto il suo corpo. Ha un fisico asciutto ed è alto più di me di alcuni centimetri.
Il torace ampio è fasciato da una camicia celeste chiaro, le gambe toniche da un paio di jeans grigi e porta ai piedi un paio di scarponcini neri.
La mascella pronunciata gli dona un’aria virile e le labbra carnose sono tese in un sorriso gentile. Seguo con gli occhi la linea del naso aquilino, delle guance rosee e infine mi soffermo sugli occhi verde foglia che mi scrutano incuriositi e amichevoli.
<< Io sono Paul Wesley. Il tuo futuro fidanzato >> mormora facendomi l’occhiolino.
A quella frase avverto il sangue fluirmi alle gote, capisco immediatamente però che si stia riferendo alla serie.
Rilascio un piccolo sospiro, e ripeto il mio nome, stringendo con vigore la sua mano morbida.
D’un tratto mentre continuo a tenere la presa, avverto uno sguardo penetrante su di me.
Come richiamata da quelle ondate di elettricità che mi colpiscono, sposto lo sguardo oltre le spalle di Paul.
Il mio cuore perde un paio di battiti, quando incrocio due occhi color ghiaccio. Quegli occhi di ghiaccio.
E’ seduto mollemente sulla sedia. La caviglia della gamba destra è poggiata sul ginocchio sinistro, in una posa rilassata e al contempo aggraziata. Il corpo muscoloso e perfetto è fasciato da un paio di jeans neri e una maglietta bianca a maniche corte, attillata, che mostra, i pettorali scolpiti e le spalle ampie e tornite.
Improvvisamente un formicolio mi pervade le gambe e le braccia e la bocca del mio stomaco si stringe convulsamente. E’ come se milioni di farfalle si fossero schiuse nel mio ventre e avessero iniziato a vorticare velocemente tra loro, in una danza senza fine.
Schiudo le labbra in cerca d’aria continuando a fissare il volto meraviglioso di quell'uomo.
Alcune seriche ciocche corvine gli ricadono sulla fronte, mentre il resto dei setosi capelli sono lasciati scompigliati e ciò gli conferisce un’aria profondamente sexy. Un sorriso sghembo, che si avvicina più ad uno malizioso, si dipinge sul suo volto. Lo vedo continuare a lambire con lo sguardo ogni singolo particolare del mio viso e del mio corpo.
Il sangue mi imporpora violentemente le gote e impacciata abbasso lo sguardo e allontano la mano dalla stretta di Paul.
Il destino a voluto che lo incontrassi di nuovo e che, addirittura, ci lavorassi insieme. Sarà una fortuna o una sfortuna? Cosa mi riserverà il caso, con questo gioco che sta creando?.
Cerco di riprendermi dall’improvviso tumulto di emozioni che si è annidato nel petto e, prendendo un bel respiro, rialzo lo sguardo, puntandolo su Ian.
Per un attimo mi sembra di scorgere in quelle pupille nere, una luccichio di sorpresa e curiosità.
Rivolgo un’occhiata gentile a Paul e, con qualche passo, lo sorpasso, raggiungendo il bel moro, ancora più sorpreso della mia reazione.
<< Piacere di rivederti Ian. >> pronuncio determinata allungando nuovamente, la mano.
Per pochi istanti lo vedo stupirsi e la sua bocca schiudersi meravigliata, per poi ricomporsi, mostrando un sorriso mozzafiato e puntando i suoi zaffiri nei miei occhi.
<< Il piacere è tutto mio, Nina. >> la sua voce vellutata mi giunge alle orecchie come un melodioso canto e un brivido mi percorre tutta la schiena, quando lo sento pronunciare il mio nome.
Quando i polpastrelli sfiorano nuovamente la pelle morbida e liscia della sua mano, un’altra scossa mi pervade.
Il contatto dura poco istanti, perché un colpo di tosse mi riporta alla realtà. Lascio la stretta e sposto lo sguardo sui produttori esecutivi che ci guardano perplessi.
<< Ci siamo conosciuti ieri in sala d’aspetto >> dichiara Ian, sedendosi compostamente sulla sedia e appoggiando i gomiti sul tavolo.
Per un attimo i miei occhi si posano su Paul, che mi sorride teneramente e si va a sedere accanto ad Ian.
Cerco un posto e lo trovo accanto alla ragazza bionda, Candice.
Rimango tutto il tempo ad ascoltare attentamente i discorsi che pronunciano Julie, Bob e Kevin.
Ci spiegano la trama, i vari rapporti tra i personaggi, cosa hanno intenzione di fare, quando inizieranno le riprese…
Di tanto in tanto mi sembra di avvertire degli occhi scrutarmi e studiarmi meticolosamente, tanto da farmi scivolare un tremito lungo la schiena.
Alla fine della riunione, ci ritroviamo già con un copione a testa, un contratto, un appuntamento a due giorni dopo, con l’inizio delle riprese e le conoscenze del luogo e dei vari set, e con sintomi di amicizie pronte a nascere.
Mentre ci alziamo e dirigiamo verso l’uscita, penultima della fila, vengo improvvisamente trattenuta delicatamente per un braccio. Il mio cuore trasale a quel contatto e stupita mi volto a guardare chi sia la causa del continuo martellare del mio mancato respiro. Ma so già chi è.
Infatti Ian, continua a scrutarmi intensamente.
Le sue labbra sono tese in un sorriso beffardo e i suoi occhi celano qualcosa di misterioso e affascinante.
<< Forse un giorno mi insegnerai ad urlare così forte >> sussurra arguto.
Inizialmente lo guardo perplessa poi, comprendendo il significato di quella frase, rimango senza parole, scioccata e imbarazzata.
Lui mi ha sentita urlare in macchina.


Angolo autrice


Buonsalve!
Sono tornata con questo capitolo un po’ più lungo.
Innanzitutto vorrei ringraziare moltissimo tutte le persone che hanno recensito la mia storia: Grazie mille davvero!. A tutte quelle che l’hanno inserita tra le preferite/ricordate/seguite: Siete gentilissime!! Grazie ancora.
Passiamo a capitolo.
Abbiamo vista la nostra bella Nina ottenere la parte della protagonista e le sue reazioni ai milioni di eventi che hanno colmato questa giornata.
Ci tengo a dire che, ovviamente, nella realtà i casting non avvengono così velocemente e a volte impiegano anche settimane! Ma non potevo certo dilungarmi in quel modo, perciò sia chiaro che ho velocizzato un po’ i processi, anche per evitare di rendere la cosa noiosa e troppo lunga.
Nina fa la conoscenza di quasi tutto il cast. Quasi, perché si aggiungeranno poi gli altri personaggi.
Soprattutto rivede il meraviglioso Ian che, come sempre, non poteva risparmiarsi di essere così dannatamente sexy e perfetto.
Infatti, la ragazza rischia di sciogliersi in una pozza d’acqua.
Spoiler prox capitolo. “ Tengo a precisare e prepararvi, che ci sarà un salto di un paio di mesi ( la storia verrà già lunga di suo, se poi mi soffermo troppo su ogni singolo episodio della prima stagione, dovendo arrivare fino ad oggi, rischio di scrivere un poema epico! Perciò stringerò i tempi, ma tranquille non lascerò il buio totale ) vedremo l’evolversi dei rapporti tra i nostri protagonisti e le profonde amicizie che si verranno ad instaurare “
Spero vi sia piaciuto, anche se non mi convince affatto…
Spero, inoltre, di leggere le vostre opinioni, i vostri pensieri, anche poche e semplici parole. =)
Fatemi sapere.
Un bacione grande, a presto.
Fede Xoxo

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Capitolo 4
*** An illness can sometimes be a pleasure ***


Capitolo revisionato il 13/06/2013 

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                                                                                                      Nina’s pov



Le mie gambe si muovono veloci, il battere frenetico del cuore mi provoca un respiro irregolare e gli arti e i muscoli sono contratti e intorpiditi per il troppo sforzo che stanno subendo.
La vista è offuscata e ciò non aiuta la mia corsa. Mi volto nuovamente indietro, cercando di scorgere velocemente cosa mi sta inseguendo.
Lo percepisco alle mie spalle. Avverto una presenza inseguirmi.
Sembra che, per quanto io possa correre, non sarò mai abbastanza veloce da scappare dalle sue grinfie. Dieci lunghe falcate delle mie gambe corrispondono a un mezzo passo di quell’ombra.
Cerco di chiamare aiuto ma la voce mi si blocca in gola con un groppo. Boccheggio in cerca d’aria e dalle mie labbra fuoriescono mugolii incomprensibili e disperati.
L’adrenalina scorre veloce nelle vene, rendendo il mio corpo pesante e dolorante.
L’aria mi sferza prepotentemente il volto ma, nonostante tutto, continuo ad orientarmi nel bosco oscuro.
Il buio infatti non facilita la mia corsa, solo la fioca luce della luna piena mi indica la strada.
I rami degli alberi, i cespugli e le radici mi feriscono il corpo e intralciano la mia fuga.
Le forze pian piano diminuiscono ma il terrore puro che attanaglia la mia mente mi incita a continuare.
Le orecchie mi fischiano e i sensi per pochi attimi si annebbiano. Non scorgo la radice del grande albero spuntare da sotto terra e inciampo in essa cadendo a terra.
Mi ritrovo con il viso schiacciato sull’umido tappeto di foglie e rametti secchi, dal quale proviene un acre odore di terra bagnata e decomposizione. Mi volto e mi porto a sedere terrorizzata.
Indietreggio strisciando quanto posso, continuando a fissare con sgomento le scura figura che si staglia di fronte a me.
Il petto mi duole per la corsa impazzita del mio cuore, ho il respiro mozzato, gli occhi sbarrati e la bocca spalancata come a preannunciare un imminente urlo di puro terrore che, però, si blocca.
Deglutisco rigidamente e aspetto che le tenebre mi invadano e si nutrano della mia anima.
Vedo l’ombra chinarsi fino a distare pochi centimetri dal mio volto senza, però, mai avvicinarsi al fascio di luce lunare che attraversa le fronde degli alberi e che colpisce il mio viso.
Un profumo familiare mi stuzzica l’olfatto. Solo una persona che io conosco possiede quella fragranza.
La sorpresa s’insinua in me. Non può essere.
Alla flebile luce argentea due occhi azzurri come il cielo brillano.
Il ritorno alla realtà è talmente prepotente e scioccante che per pochi istanti rimango paralizzata.
Mi sono portata a sedere immediatamente.
Il fiatone mi procura un respiro irregolare, il cuore mi batte frenetico. Mi porto una mano alla tempia e mi scosto i capelli sudati dalla fronte. Sono accaldata e un senso d’inquietudine imperversa ancora in me.
Le lenzuola sono un groviglio indistinto tra le mie gambe e la luce fluorescente della sveglia segna le 7.00.
Un risveglio peggiore non ci poteva essere. Erano settimane che non facevo più quest’incubo e invece, ora, è tornato a tormentarmi.
Prendo ancora alcuni minuti per distendere i muscoli e tranquillizzarmi, autoconvincendomi che sia solo frutto della mia immaginazione.
Cerco di scacciare tutte le sensazioni negative e, spegnendo la sveglia che continua a tartassarmi con il suo stridulo e petulante suono, mi alzo barcollante dal letto e mi incammino lentamente verso il bagno.
Il fresco delle piastrelle sotto i piedi nudi, mi ridesta dall’annichilimento e, attraverso un brivido, mi fa tornare un minimo di lucidità.
Mi sento uno straccio questa mattina. Ho una strana sensazione in corpo. Come se qualcosa si stesse annidando nel petto. Mi appoggio con entrambe le mani al lavandino e alzo lo sguardo sullo specchio.
Rabbrividisco della mia immagine riflessa. Ho il volto pallido, gli occhi cerchiati da uno scuro alone, le labbra esangui e i capelli un groviglio scarmigliato.
Mi porto le mani al viso e con i polpastrelli tocco la mia pelle. Al tatto risulta calda. Fin troppo calda.
Ho come la sensazione che mi stia per venire la febbre. Forse mi è già venuta.
Ricordo la sera prima. Sono rimasta sul terrazzo a guardare le stelle e a studiare il copione fino a tardi, con solo il pigiama di flanella e una coperta di pail a coprirmi.
Mi maledico mentalmente per essere stata così poco accorta. Soprattutto ora che l’inverno è alle porte e bussa impaziente per entrare.
Anche se il mio corpo mi implora di tornare nel letto e riposarmi, la poca lucidità che mi è rimasta mi costringe a farmi forza e, lentamente, inizio a rinfrescarmi il viso, a districare i nodi dei capelli, rendendo la mia chioma castana più morbida e liscia e a pensare positivamente alla giornata che sto per affrontare.
Dopo essermi lavata torno in camera. Dei fastidiosi brividi però iniziano a percorrermi la schiena, lasciandomi un senso di caldo e di freddo ad ogni loro passaggio. Così, stringendomi le braccia al petto, raggiungo la sedia dove avevo lasciato la mia vestaglia di pail e la infilo.
Sospiro frustrata dell’influenza che sembra incombere su di me. Non mi piace ammalarmi. Raramente mi succede e quando accade non è mai un buon segno.
Mi riprendo schiarendomi la voce e sbuffo indignata, poi a lunghe falcate mi avvicino al comodino prendendo qualche fazzoletto.
Mentre mi soffio il naso, mi dirigo alle finestre. Le apro e ai miei occhi si rivela una cupa giornata. In sintonia con la mia salute.
Il cielo grigio è ricoperto da grosse e plumbee nuvole e dall’aria umida si già avverte l’odore della pioggia.
Una fresca brezza mi solletica la pelle, ma a quel contatto anzichè gioirne, mi lascio andare ad uno starnuto.
Tiro su con il naso e stringo gli occhi sentendoli pizzicare. Quando richiudo i vetri delle finestre e finisco di rifare il letto, cambiando le lenzuola umide e impregnate di germi, mi abbandono ad un flebile sospiro esausto.
Pensare di dovermi vestire, truccare, preparare psicologicamente per entrare nel personaggio, correre a destra e a sinistra da un set all’altro e dalla sala trucco alla sala vestiti, mi fa letteralmente impazzire. Non riesco a concepire l’idea di dover affrontare tutto questo trambusto. Non oggi.
Solitamente sono piena di vita, solare, gioiosa. Oggi sono stanca, affaticata e mi sento tremendamente male.
Scuoto la testa e chiudo gli occhi per pochi attimi, provando a scovare nella mia mente un briciolo di forza che mi aiuti ad andare avanti.
Mentre ricerco dentro di me, un suono stridulo mi riscuote e mi fa trasalire.
Mi volto confusa e il trillo del campanello questa volta mi giunge chiaro e distinto, così scendo le scale.
<< Arrivo. >> gracchio a quel qualcuno che mi disturba alle sette del mattino.
La voce mi esce rauca e bassa e io stessa mi stupisco del cambiamento drastico che ha subito dalla sera precedente.
Sempre più perplessa giungo in sala e, chiedendomi chi sia, raggiungo la porta e la apro.
Perdo un battito quando lo vedo. Mi fa sempre un certo effetto averlo vicino. Certo, sono riuscita a farci l’abitudine ultimamente, ma queste sue entrate in scena improvvise mi scombussolano sempre un poco.
I suoi occhi azzurri mi fissano preoccupati. Sul suo viso inizialmente era dipinto un sorriso sghembo, alla mia vista la sua espressione è mutata divenendo turbata.
Sulla sua fronte aggrottata si è formata una rughetta d’espressione, le labbra piene e carnose sono corrucciate e leggermente dischiuse e le pupille dilatate mi fissano quasi allarmate.
E’ vestito con il solito jeans scuro, scarponcini neri e, quest’oggi, ha deciso di indossare gli abiti di scena, ovvero una camicia di seta nera e l’immancabile giacca di pelle nera di Damon.
Un accenno di sorriso spunta sulle mie labbra a quella vista, ma subito sparisce, quando, con una folata d’aria fresca, il vento porta con sé anche il suo profumo. Acqua di colonia e l’odore della sua pelle, tremendamente buono.
M’inebria e mi stordisce totalmente.
La sua voce profonda mi riscuote e punto lo sguardo su di lui.
<< Nina stai bene? Ti vedo pallida. Non hai un bell’aspetto. >> mormora preoccupato. Nella sua voce percepisco un’inflessione agitata.
<< No. Sto bene. >> dalle mie labbra esce un suono incomprensibile.
Mi mordo un labbro avvertendo il sangue fluirmi alle gote, ma mantengo il contatto visivo con lui, sfidando me stessa a reggere il suo sguardo penetrante.
Sul suo volto spunta un sorriso ironico.
<< Certo, con questa voce sei proprio la bocca della verità >> assottiglia lo sguardo e avanza di un passo.
La sua battutina mi fa scuotere la testa e sorridere flebilmente. E’ sempre il solito sbruffone.
<< Vieni entra >> mormoro, facendogli cenno con la testa di varcare la soglia.
Solo nel momento in cui richiudo la porta, una domanda mi sorge spontanea.
<< Scusami ma che ci fai a quest’ora della mattina, qui? >> chiedo avvicinandomi lentamente a lui, osservandolo guardinga mentre si scruta intorno con nonchalance.
E’ stato parecchie volte in questa casa e ormai la conosce quasi come se fosse sua. Questo mi fa sentire a mio agio e, ogni volta che oltrepassa l’uscio, un senso di familiarità m’invade.
<< Ti ho portato questo >> sorride alzando il braccio e mostrandomi un sacchetto bianco di cui ancora non conosco la provenienza e che, subito, desta la mia curiosità. Mi avvicino studiandolo attentamente.
<< Inoltre, ho saputo che la tua macchina è dal meccanico, per questo ero venuto ad offrirti un passaggio. >> finisce corrucciando le labbra in una smorfia ammiccante.
Nuovamente un sorriso si forma sul mio volto. Ogni volta che mi trovo in sua compagnia non posso fare a meno di sentirmi subito meglio.
Rimango colpita dalla sue parole e lo guardo stupita.
<< Ma in queste condizioni non puoi proprio uscire >> aggiunge con tono serio e autoritario.
Aggrotto la fronte confusa.
<< E perché? >> chiedo mentre alzo il mento cercando di mostrare un’espressione sfacciata.
La cosa dura per pochi istanti fin quando un leggero pizzicore m’invade la gola e le narici, facendomi starnutire.
Riapro gli occhi e vedo Ian soffocare le risate, e io sbuffo infastidita superandolo e lasciandogli un piccola botta sul braccio. Poco dopo una risata fragorosa invade l’ambiente.
<< Ehi >> lo rimprovero, avvicinandomi alla credenza della cucina e aprendo lo sportello, inizio a tirare fuori la marmellata e mi do da fare per preparare la colazione.
Sento le risate affievolirsi e percepisco il suo sguardo penetrante sulla mia schiena, che mi studia meticolosamente.
<< Frena un attimo, Nina. >>  avverto la sua presenza fin troppo vicina e questo mi fa perdere alcuni battiti.
Quando mi volto, infatti, lo ritrovo ad un soffio da me. Il mio cuore sobbalza e intraprende una corsa frenetica. I nostri abiti si sfiorano e il suo profumo mi avvolge in una dolce carezza.
Il mio nome pronunciato dalle sue labbra, mi fa correre un brivido sulla schiena.
<< Prima di tutto non hai neanche guardato cosa c’è in quella busta. >> mi rimprovera scherzosamente indicando il sacchetto appoggiato sul ripiano di granito, accanto ad una Links indiscreta che lo osserva e lo annusa.
<< Secondo. Non puoi uscire in queste condizioni. Sei troppo pallida. Ti sei misurata la febbre? >> mi chiede ansioso.
Mi mordo le labbra e abbasso lo sguardo a terra, scuotendo il capo.
<< Nina non stai bene. Credo che tu abbia l’influenza. >> ipotizza alzandomi il mento con un dito.
Incrocio il suo sguardo indagatore e un altro brivido mi percorre la spina dorsale arrivando fino alla cute.
Non so se sia stato il contatto con lui o un sintomo dell’influenza.
Continuando a scrutarmi intensamente, avvicina lentamente il suo volto al mio. Le nostre labbra distano pochi centimetri.
Appena avverto le sue labbra poggiare delicatamente sulla mia fronte, la mente si svuota totalmente. Il sollievo s’insinua sotto la mia pelle causandomi un altro brivido.
Le soffici e carnose labbra di Ian vi indugiano per poco tempo, che a me invece sembra un eternità, poi con un passo lungo si allontana e mi fissa sbigottito.
<< Nina scotti, e anche parecchio. >> mormora scuotendo la testa, mentre io continuo a rimanere impietrita
<< Non voglio sentire storie, adesso ti vai a stendere sul divano e io chiamo Julie avvertendola che oggi non puoi proprio presentarti sul set e che domani si vedrà, se starai meglio. >> mi ordina in tono severo.
Sbuffo sonoramente e alzo e riabbasso le braccia in un gesto plateale.
<< Ian. Io devo andare sul set. Mi aspettano e inoltre… >> cerco di ribattere, ma mi ammutolisce poggiandomi l’indice sulle labbra.
Guardo prima il suo dito, poi lui, mostrando il mio sguardo da cucciolo indifeso e cercando di stuzzicare la sua compassione.
<< Non accetto giustificazioni, né obiezioni >> mormora in un sorriso divertito.
Quando si tratta di queste cose Ian è irremovibile, ma, soprattutto, testardo e molto determinato.
Perciò, lasciandomi ad un sospiro sconfitto, mi avvio verso il divano, non prima di aver preso la busta bianca che mi ha portato e un’altra coperta di pail.
Mentre mi siedo e appoggio il sacchetto sul tavolino di vetro di fronte a me e mi accomodo tra i morbidi cuscini, gli lancio un’occhiata indignata e incrocio le braccia al petto.
Lui mi risponde con uno sguardo eloquente e, tirando fuori dalla tasca dei jeans il cellulare, compone il numero e aspetta gli squilli.
Svogliatamente afferro il telecomando e accendo la televisione, finendo su un canale di informazioni. A quest’ora il telegiornale presenta le ultime notizie.
Guardo distrattamente le immagini che scorrono sullo schermo piatto e mi soffermo, invece, a pensare a quante cose sono già accadute dal mio primo giorno di lavoro fino ad oggi. Sembra soltanto ieri che io abbia ricevuto la parte della protagonista.
Invece sono passati già tre mesi e mezzo.
Miss Links mi salta in grembo con un balzo e si acciambella sul mio ventre alla ricerca di calore e coccole. Sposto lo sguardo su di lei sorridendole dolcemente e lasciandole qualche carezza sul lucido e morbido manto tigrato.
Sposto lo sguardo su Ian e mi perdo ad osservarlo mentre tratta con Julie di alcune questioni.
Qualche ciocca corvina gli ricade delicatamente sulla fronte, il profilo marcato e virile è contratto in una smorfia perplessa, le iridi color ghiaccio saettano da una parte all’altra della stanza.
Sono cambiate molte cose dal nostro primo incontro. Tra me, lui e tutto il resto del cast. Si sono aggiunti nuovi membri e sono stati tutti accolti con grande gioia e simpatia.
Ho stretto un’amicizia molto profonda con tutti i ragazzi. E’ diventata una seconda famiglia per me.
Con Candice, spesso, ci ritroviamo fuori dal set a fare shopping o con Katherina a partecipare a qualche festa. Non per questo ho trascurato le mie amicizie precedenti. Jessica, infatti, pur non facendo questo tipo di lavoro, è comunque entrata nel gruppo e, quasi sempre, coinvolgiamo anche lei nelle nostre serate.
Tra me e Paul si è instaurata un’amicizia davvero meravigliosa. E’ diventato un secondo fratello per me. Di solito la mattina o, quando capita, ci ritroviamo a chiacchierare di questioni più o meno importanti davanti ad una bella tazza di caffè caldo. So che è buon amico e che su di lui posso e potrò sempre contare.
Con mia madre prosegue tutto meravigliosamente, e, anzi, ogni giovedì, dopo la trasmissione della puntata, mi telefona entusiasta iniziando a farmi il resoconto dell’episodio, come se non sapessi di cosa trattasse.
Un sorriso mi incurva le labbra quando il pensiero mi aleggia nella mente.
Torno ad osservare Ian che continua a parlare tranquillamente al telefono e ripercorro tutta la strada che abbiamo fatto, in quei pochi mesi.
E’ l’amicizia, forse, più profonda che io abbia mai avuto. Va al di là del concetto di affetto, ma è come se si trovasse in un limbo tra amore e amicizia. E’ confusa come cosa. Non so spiegarla nemmeno a me stessa. Quando sto con lui mi sento come a casa, mi da conforto e tranquillità ma, al contempo, mi crea dentro un turbinio di emozioni. Sono sempre molto spontanea quando mi trovo in sua presenza e scherzare e giocare è ormai diventata un’abitudine.
Dal primo istante in cui ho incrociato i suoi occhi di ghiaccio il mio mondo è cambiato. In questi mesi ci siamo conosciuti, abbiamo imparato moltissime cose l’uno dell’altra. Non manca mai giorno che ci lasciamo andare a battutine, scherzi sul set e prese in giro.
Ci siamo affibbiati già dei soprannomi. Conosciamo perfettamente i gusti dell’altro, gli hobby, il nostro sconfinato amore per gli animali e abbiamo riscontrato, inoltre, molte analogie in fatto di gusti musicali, di pietanze preferite, film e moltissime altre cose.  Il nostro rapporto si è evoluto in qualcosa di più intricato e complesso.
Una piccolissima speranza si era accesa nel profondo del mio cuore, quando le prime settimane avevo imparato a convivere con la sua personalità esuberante e sempre allegra. Fin quando, pochi giorni dopo il nostro primo incontro, mi aveva rivelato che aveva litigato con la sua ragazza.
Megan.
Un nome, un incudine sul cuore a schiacciare crudelmente quella piccola fiammella di speranza.
Da quel giorno ho imparato a convivere con quest’idea, che talvolta, mi lascia dell’amaro in bocca.
Ho anche avuto modo di conoscere questa ragazza. E’ giovane, carina, tranquilla, dolce e sempre disponibile con tutti. C’è qualcosa nel suo sguardo però che non mi convince molto.
Scuoto la testa come a voler cacciare quei pensieri negativi e mi concentro sul presente.
Davanti ai miei occhi si presenta il sacchetto bianco. Lo fisso per alcuni istanti poi, spinta da una morbosa curiosità, lo afferro delicatamente e, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, apro la bustina.
Subito un profumo delizioso mi stuzzica l’olfatto e mi fa venire l’acquolina in bocca.
Scorgo sotto un tovagliolino colorato, un' enorme ciambella al cioccolato, con la glassa fondente sopra.
I miei occhi brillano a quella vista. Raramente mangio dolci ipercalorici o carichi di grassi, ma una volta ogni tanto mi concedo il piccolo lusso dello strappo alla regola, assaporando un pezzetto di cioccolata o una ciambella, come quella che mi ha portato Ian. La mia preferita.
Mi abbandono ad un sorriso a trentadue denti e alzo lo sguardo su di lui che ha appena chiuso la chiamata.
Quando incrocia lo sguardo con il mio, mi sorride felice di avermi tirato su di morale e di avermi portato quel piccolo pensiero.
<< Grazie Smolder! >> urlo gioiosa alzando la ciambella in segno di ringraziamento e dandole, poi, un sostanzioso morso, assaporando il gusto dolce e zuccherato della glassa.
Mi lecco le labbra e, chiudendo gli occhi, mi abbandono al piccolo piacere che questo mi provoca.
Sospiro alzando e abbassando le spalle, masticando lentamente.
A volte avere la febbre è un bene, soprattutto se c’è qualcuno di veramente importante che si prende cura di te.
Finisco la ciambella, guardando, di tanto in tanto Ian trafficare in cucina, e cambiando canale in televisione.
<< Ecco qui un bel tè alla vaniglia. Ti farà bene, bevi. >> dice Ian premuroso, poggiando la tazza fumante sul tavolino di vetro.
<< Grazie. Era buonissima, ma soprattutto, grazie per esserti preso cura di me >> sussurro seria.
Scrolla le spalle con nonchalance, osservando distrattamente il divano e il resto del salotto.
<< Di nulla piccola Dobrev, ma non pensare di liberarti così facilmente di me >> mi indica ammiccando maliziosamente e puntando lo sguardo nel mio.
Alzo gli occhi al cielo in un gesto plateale.
<< Non voglio assolutamente che tu perda un giorno di lavoro per colpa mia. Perciò adesso tu andrai sul set, girerai qualche scena e poi andrai a casa >> gli impongo con tono serio, leggermente arrochito a causa del mal di gola che mi ha infiammato le tonsille.
Lui scuote la testa appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
<< Non sei nella posizione di dettar legge, mi dispiace >> annuncia con il suo solito tono ironico che mi fa sempre impazzire.
<< Ian, veramente, non voglio che tu perda questa giornata di lavoro. Allora, visto che ci tieni tanto ad ammalarti anche tu, facciamo una cosa. Tu vai sul set, lavori fin quando te lo dice Julie poi, quando e se vorrai, potrai tornare qui a respirare tutti i miei germi. Contento? >> propongo esasperata della sua testardaggine.
Per pochi istanti un’espressione dubbiosa si dipinge sul suo volto.
<< D’accordo. Anche se avrei preferito rimanere qui tutto il giorno, Julie mi ha detto che devo girare alcune parti importanti, ma non tirare un sospiro di sollievo, presto sarò di nuovo qui a romperti le scatole >> sorride ammiccante alzandosi dalla poltrona.
<< Promettimi, però, che ti misurerai la febbre, che prenderai le medicine e che starai al caldo e al coperto. >> finisce voltandosi e guardandomi preoccupato.
Annuisco trionfante della mia vittoria e mi stringo la coperta al petto.
<< Ci vediamo più tardi >> mormora chinandosi verso di me.
Come prima il mio cuore perde un paio di battiti quando le sue labbra fresche si posano sulla mia fronte bollente.
Rimango con lo sguardo fisso nel vuoto, con mille pensieri che vorticano nella mia mente. Poco dopo lo sbattere della porta mi riporta alla realtà e mi fa capire che se ne è andato.
Mi guardo intorno e un’improvvisa sensazione di solitudine m’invade.
Senza di lui la casa sembra vuota e spenta.
Sospiro frustrata e rivolgo la mia attenzione al televisore.
 

Il suono del campanello spezza la noia che aleggia nella casa da ore. Lancio una veloce occhiata all’orologio della cucina. Le 19.00.
Trascinandomi la coperta dietro e, riacquistando, finalmente, l’uso delle gambe che avevo perso per tutto il giorno - Avevo passato tutto il tempo ferma, a fare zapping in televisione, concentrandomi sui vari programmi di cucina, ristrutturazione e documentari -
Giungo alla porta e stringendomi la coperta al petto, con l’altra mano la apro.
Ian mi guarda tra il sollevato e l’apprensivo.
Alcune seriche ciocche corvine sono umide e bagnate, anche la giacca è ricoperta di piccole goccioline d’acqua e il ticchettio irregolare della pioggia fa da sfondo ai nostri sguardi.
<< Entra, sei tutto bagnato >> mi scanso facendolo entrare velocemente. L’aria fredda invade l’atrio, ma blocco la sua avanzata chiudendo la porta e rabbrividendo.
<< Brr… >> brontola Ian, togliendosi la giacca e appendendola all’appendiabiti.
Un fruscio familiare cattura la mia attenzione. Anche stavolta tra le mani tiene una busta.
<< Smetteranno mai queste sorprese Smolder? >> lo rimprovero scherzosamente avvicinandomi a lui lentamente.
Poggia la sacca bianca sul ripiano della cucina e si volta a scrutarmi attentamente.
<< No, non smetteranno mai. Sentiamo un po’. Quanto hai di febbre signorina? >> assottiglia lo sguardo, riducendo gli occhi a due fessure.
Lo imito rispondendo << Trentasette e due >>.
Lo vedo analizzarmi ancora più a fondo, studiando meticolosamente ogni battito di ciglia e ogni impercettibile movimento del mio viso, per poi decretare.
<< Stai mentendo. >> la sua voce profonda s’insinua nel mio petto e stuzzica il mio cuore ad accelerare la corsa.
Schiudo le labbra sbigottita.
<< Non è vero! >> cerco di ribattere ma la mia voce si alza tre ottave e risulta stridula.
Ha colto perfettamente nel segno. In realtà, pochi minuti prima avevo controllato il termometro impallidendo alla vista del risultato. 38.5.
In effetti, faccio fatica a sorreggermi in piedi.
Sento gli arti come ridotti a gelatina, la vista leggermente offuscata, la gola in fiamme e un forte mal di testa. Inoltre il divano è diventato una piscina di fazzoletti sporchi.
Disseminati ovunque. Tra i cuscini, sul tavolino di vetro, a terra, nel cestino stracolmo, qualcuno sul bancone della cucina.
Non facevo neanche caso a dove li abbandonavo.
<< E va bene ho trentotto e mezzo >> esordisco alla fine sbuffando lievemente.
Vedo Ian sgranare gli occhi e impallidire.
<< Sei impazzita Nina? Fila subito a letto! >> mi ordina severamente. Percepisco una nota apprensiva nella sua voce e questo mi fa battere forte il cuore.
<< Scommetto che non hai neanche preso le medicine. >> ipotizza rimproverandomi.
<< Invece sì, ho preso un antibiotico e uno sciroppo per la gola ma non mi hanno fatto praticamente nulla >> rispondo sinceramente, con tono lievemente indignato e nasale.
<< Forza vai a letto. >> mi indica con la mano le scale e mi fa un cenno con la testa.
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo infastidita dei continui ordini che mi da. Incrocio le braccia al petto e, prima di salire al piano di sopra, lo osservo affaccendarsi a sistemare il salotto
<< C’è un porcile qui >> dice scherzosamente guardando il divano invaso dai fazzolettini.
Avverto il sangue ribollirmi sulle guance e un senso di vergogna penetrare nella mia pelle. Avrei dovuto dare almeno un pulita. Mi maledico mentalmente per non averci pensato.
<< Scusa. Lascia faccio io. >> mormoro avvicinandomi a lui che sta raccogliendo i fazzoletti usati.
Non voglio che si prenda anche lui la febbre e sinceramente, vederlo raccogliere, per nulla disgustato, i miei germi, mi lascia lievemente basita.
Si volta a guardarmi dolcemente. Ancora chino con il cestino in mano, strabordante di carta, corruccia le labbra, trattenendo un sorriso.
<< Tranquilla. Vai a stenderti, qui ci penso io. >> il tono vellutato mi accarezza il viso e mi lascia il cuore scalpitante nel petto. Schiudo le labbra stupita di tutta quella premura.
Ogni tanto esterna la sua infinita dolcezza, nascosta sotto quello strato di sfrontatezza, in piccoli gesti e ciò mi lascia spesso stupita.
Annuisco, incapace di emettere alcun suono, e lentamente inizio a salire gli scalini, sorreggendomi al muro, mentre avverto lo sguardo di Ian sulla mia schiena.
Quando tocco le soffici e profumate coperte, mi sembra quasi di rinascere.
Mi tolgo la vestaglia e la coperta di pail, riponendole disordinatamente sul sedia. Non ho le forze per ripiegarle. Così, con il mio pigiama in seta rosa, mi infilo sotto al piumone.
Accendo anche qui la televisione abbandonandomi ad uno sbuffo annoiato.
Mi porto entrambe la mani al viso e per pochi istanti chiudo gli occhi, brucianti per la febbre.
Il mal di testa continua a tartassarmi, come se avessi un martello pneumatico puntato sulle tempie a colpirmi ripetutamente.
La gola sembra ribollire mentre lingue di fuoco lambiscono le tonsille lasciandole dolenti e irritate. Gli arti sono indolenziti e i muscoli doloranti.
Ho preso degli antibiotici, ma sembra che questi non mi abbiano fatto nulla.
Improvvisamente alcuni rumori mi distolgono dai miei pensieri e mi riportano alla realtà. Scosto le mani dal mio viso e apro gli occhi, abbandonandomi ad un tenero sorriso quando vedo Ian intento a ripiegare la coperta e la mia vestaglia e a chiudere le finestre lasciando solo qualche spiraglio di luce grigiastra, proveniente dall'esterno.
<< Sai dovrei chiamarti più spesso. Magari la prossima volta mi pulisci i bagni e mi stiri le magliette. Uomo di casa >> scherzo prendendolo in giro.
La mia voce è bassa e arrochita dal mal di gola e quasi stento a capirmi da sola.
Ian si volta e mi lancia un sorriso malandrino.
<< E non faccio solo questo >> mormora malizioso alzando e abbassando le sopracciglia in un gesto sfacciato. Scuoto la testa  aprendo la bocca sbigottita e avvertendo le guance andare a fuoco per l’imbarazzo, poi, purtroppo, mi abbandono ad un attacco di tosse che mi costringe a sollevarmi a sedere.
Sento il suo sguardo preoccupato indugiare su di me. Poco dopo mi schiarisco la gola sentendola pizzicare, perciò strizzo gli occhi sofferente.
<< Nina dovresti farti una doccia calda. Ti aiuterebbe a sciogliere i muscoli e la gola. >> sussurra agitato.
Annuisco e, lentamente, scosto le coperte alzandomi dal letto.
In effetti un po’ di calore mi aiuterebbe e il vapore acqueo sicuramente scioglierebbe il nodo alla gola e al petto.
Il getto caldo sulla mia pelle, sulle spalle mi accarezza e porta via con sé quel sudore e quella sensazione di malessere che per tutta la giornata mi ha posseduta. Mi cambio il pigiama, infilandomene uno a scacchi grigio e bianco di Victoria’s secret, pulito e profumato.
Quando esco dal bagno, sciolgo i capelli dalla crocchia e li pettino lasciandoli liberi sulle spalle.
Ora un senso di sollievo mi ha posseduta.
Mi accoccolo sotto il tepore caldo del piumone e cerco Ian con lo sguardo.
Sento dei rumori provenire dal piano di sotto. Sono tentata di andare a vedere, ma poco dopo lo scorgo salire lentamente le scale con un vassoio carico di prelibatezze tra le mani.
Appena si accorge della mia presenza mi rivolge un dolce sorriso poi appoggia il plateau sul comodino.
<< Ti vedo molto meglio. La doccia calda ti ha ridato un po’ di colore >> si indica le guance facendomi comprendere dove un lieve rossore mi ha tinto la pelle.
<< Grazie >> sussurro abbassando lo sguardo leggermente imbarazzata.
<< Ti ho fatto un brodo di pollo e, inoltre, ti ho portato una mela, un’aspirina, lo sciroppo per la gola e una bella tisana calda. >> sorride mostrandomi con la mano le pietanze che colmano il vassoio.
Il cuore accelera il ritmo e mi stupisco con quanta gentilezza si prenda cura di me.
<< Dì la verità piccola Dobrev sei stupefatta della mia premura? >> il tono ironico sdrammatizza il silenzio carico di tensione che si è formato nella stanza, e mi costringe a scuotere la testa.
<< Come sempre riesci a rovinare momenti perfetti con le tue solite battutine >> lo rimprovero scherzosamente.
Lui scrolla le spalle  con nonchalance e si stende accanto a me, poggiando la schiena alla testiera beige del letto e allungando le gambe sul materasso.
<< Misura la febbre avanti, poi mangerai quello che ti ho preparato >> mi porge il termometro e io, assottigliando lo sguardo, lo afferro.
<< Sicuro che non è tutta una scusa per avvelenarmi? >> corruccio le labbra in un mezzo sorriso.
<< Se avessi voluto avvelenarti lo avrei fatto già da tanto e, credimi, ora che mi ci fa pensare, liberarmi di una rompi scatole come te, è una buona idea >> il tono ilare viene tradito ulteriormente dal sorriso sghembo che ha dipinto in volto e che preannuncia una risata. Infatti poco dopo, il suono delle sue voce invade la stanza.
<< Hai fa…tto un fac-…cia >> borbotta tra le risa divertito.
Richiudo la bocca e cerco di mutare espressione. Da scioccata a indignata. Gli lascio un piccolo pugno sulla spalla e mi imbroncio come una bimba, incrociando le braccia al petto.
<< Avanti non fare quel faccino, scherzavo. >> sporge il labbro inferiore lasciandomi un buffetto sul naso.
Come faccio ad arrabbiarmi con lui?.
Dopo varie battute, controllo il termometro e rilascio un sospiro di sollievo. La febbre è scesa a trentasette e sette.
Mentre mangio il brodo di pollo, Ian mi racconta la sua giornata lavorativa, non tralasciando le battutine con Paul, gli scherzi con Matt e altri piccoli eventi che mi fanno affiorare sorrisi divertiti. Mi sento estremamente meglio, più tranquilla e serena.
La sua compagnia ha un effetto benefico su di me e di questo ne rimango colpita.
Dopo aver finito di mangiare tutto, complimentandomi con lui del brodo di pollo e ringraziandolo per tutto quello che sta facendo, lo vedo raggiungere il cassettone che contiene la biancheria intima e afferrare il sacchetto bianco, che aveva appoggiato sopra al legno.
<< Ti ho portato una cosa che ti piacerà. Per alleggerire un po’ la serata. >> mi guarda di sottecchi maliziosamente e ciò mi incuriosisce ancora di più. Fisso la busta bianca, trepidante di sapere cosa contenga.
Poco dopo ne estrae il contenuto.
<< Oddio! Lo volevo tanto andare a vedere al cinema! Come facevi a saperlo? >> sorrido entusiasta e inizio a saltellare, con le ginocchia sul letto in preda alla felicità.
Sorride della mia reazione infantile e si avvicina al bordo del materasso.
<< Avevo sentito che ne parlavi con Candice un paio di giorni fa e, appena ho visto che era uscito in versione dvd da affittare, l’ho preso. >> mormora studiandomi meticolosamente con i suoi occhi di ghiaccio.
Adoro le commedie romantiche e pensare che lui abbia espresso un mio desiderio mi fa sentire ancora più felice.
I titoli di testa partono presentando i vari nomi del cast.
Ian ha creato l’atmosfera giusta. Ha spento tutte le luci, lasciandone una fioca dell’abat jour , posta sul cassettone all’angolo della stanza. Questa crea un clima caldo, accogliente e romantico.
Si stende accanto a me, sopra la coperta e, inaspettatamente, mi circonda le spalle con un braccio, traendomi a sè. Quel contatto e quella vicinanza mi fanno perdere un paio di battiti e mi lasciano senza fiato.
Non replico, ma rimango leggermente tesa al suo fianco.
Alzo lo sguardo sul suo volto e percorro ogni singolo centimetro del suo viso, catturandone ogni dettaglio.
Le ciocche corvine che gli ricadono dolcemente sulla fronte, le sopracciglia inarcate in un’espressione concentrata, le iridi azzurre intente a contemplare le immagini sulle schermo piatto, la linea del naso, per poi finire sulle labbra carnose leggermente dischiuse.
Avverto la mente svuotarsi completamente e il cuore battere forte. Come rapita dalla vista delle sue labbra mi avvicino impercettibilmente, spinta da un’irrefrenabile voglia di scoprire il loro sapore. La voce della protagonista del film, però, mi riscuote e, imbarazzata, sposto lo sguardo di fronte a me, vedendo il titolo del film comparire al centro dello schermo “ La dura verità “.
Mille pensieri iniziano a vorticare nella mia testa e sento l’aria impregnarsi di elettricità e avvolgere i nostri corpi.
Mi puntello su un gomito e cerco di scansarmi dalla sua presa, spaventata dall’improvvisa e forte attrazione che sento nei suoi confronti, ma il braccio e la stretta di Ian me lo impediscono.
Mi sposta più accanto a lui e avverto, così, il calore del suo corpo e il suo profumo circondarmi e infrangersi sulla mia pelle. La sua fragranza mi accarezza il viso, lasciandomi in balia di una sensazione estremamente rilassante.
Incapace di muovermi e di liberarmi del suo abbraccio, finisco per posare delicatamente la testa sul suo petto e spostare lo sguardo sulla televisione.
La sua vicinanza e quel contatto così intimo, mi provocano per tutto il tempo il batticuore e una morsa di fastidioso piacere alla bocca dello stomaco. Mille brividi m’invadono la schiena quando, circa a metà film, le sue dita iniziano a tracciare piccoli disegni astratti sulla pelle del mio braccio, lasciato scoperto per il caldo.
Un silenzio religioso ma carico di tensione ha invaso la stanza. Nessuno ha osato pronunciare una parola dall’inizio del film, neanche una misera battutina, cosa molto strana vista la perenne ilarità di Ian .
Questa volta osserva le immagini senza proferire alcun suono, se non il respiro regolare che esce dal sue labbra e il battere cadenzato del suo cuore.
Non mi sono più permessa di guardarlo, temendo di cadere di nuovo nella tentazione di baciarlo.
Pian piano le mie palpebre si fanno pesanti e il torpore mi invade. Appoggiando una mano chiusa a pugno sul suo petto mi lascio andare ad uno sbadiglio e chiudo gli occhi.
Nel totale stato confusionale del dormi- veglia, percepisco qualcosa di morbido sfiorarmi appena una guancia e un flebile sussurro.
<< Buona notte mia dolce Nina >>.
Non so se sia frutto della mia immaginazione o sia realmente accaduto.
Con un accenno di sorriso sulle labbra seguo Morfeo nella foresta di tenebre in cui mi sta portando.  
 
Angolo autrice

 
Buonsalve a tutte!!
Eccomi tornata con un altro capitolo. =)
Chiedo scusa per il ritardo, ma ho avuto pochissimo tempo. Spero davvero di non ritardare più così tanto, e prometto che farò del mio meglio. Ora che iniziano le vacanze sarà più semplice aggiornare ;)
Comunque, non mi convince molto questo capitolo. Spero che a voi, invece, piaccia.
Sono già passati tre mesi e mezzo. L’inverno è alle porte, come le malattie che iniziano ad incombere. Povera Nina… ma ha avuto una consolazione più che gradita direi. Il nostro Ian si è rivelato molto dolce e premuroso, mantenendo comunque il suo solito charm. ;)
Vi starete chiedendo cosa significhi il sogno di Nina. Beh, in realtà quello sarebbe più una trasmigrazione dei suoi sentimenti confusi per Ian e delle sue paure, nell’immaginario. I sogni sono  l'espressione del nostro inconscio e perciò per Nina la fuga nel bosco, la difficoltà nel correre e nello sfuggire all’ombra, sono il groviglio di emozioni che si agitano in lei. Cerca di sfuggire da questi ignorandoli durante il giorno e seppellendoli in fondo alla sua anima, ma nel sonno, quando è più fragile e la ragione è assopita, questi tornano a turbarla e sconvolgerla facendole capire e cercando di trasmetterle ciò che intendono dirle.
Spero vi sia stato abbastanza chiaro. Abbiamo compreso quindi che Ian e Nina hanno stretto un rapporto davvero importante e profondo. In entrambi si iniziano a scorgere i sintomi di sentimenti più contrastanti…
Il prossimo capitolo sarà un POV Ian, e finalmente scopriremo quali sono i suoi pensieri e le sue emozioni ;)
Spero vi sia piaciuto e ci tengo davvero tantissimo a leggere le vostre opinioni!. Sono sempre ben accette critiche, domande e giudizi, perciò non siate timide e scrivete cosa ne pensate. Anche un semplice “ bello” o “brutto” va benissimo!
Ora vado a leggere e recensire alcune storie che ho lasciato indietro. Chiedo di nuovo scusa a tutte per il ritardo.
Grazie a tutte coloro che hanno inserito la storia fra le preferite/seguite/ricordate, e soprattutto a chi recensisce.
Un bacione, e a presto.
Fede Xoxo

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Capitolo 5
*** Between ice and confusion may be some similarities? ***


Capitolo revisionato il 16/07/2013

                                                  Need you now                               




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                                                                                                      Ian’s pov



<< Ma che fai? Smettila. Basta. >> la sua risata cristallina, che io adoro, riecheggia nella stanza e le coperte bianche di lino si muovono sconclusionatamente mentre cerco di afferrarla.
<< Smettila tu. >> ribatto vicino al suo orecchio contagiato dalle sue risa. Riusco a scostare le lenzuola e a prendere una boccata d’aria, mentre circondo il suo corpo con il mio braccio.
Mi alzo leggermente, puntellando un gomito sul materasso, e la guardo mentre mi da le spalle e sorride divertita.
Improvvisamente mi afferra il polso posto sul suo petto e con uno scatto ribalta le posizioni, mettendosi a cavalcioni su di me. Un sospiro involontario fuoriesce dalle mie labbra quando apre la bocca e mi mostra i canini, nel tentativo di intimorirmi. La cosa invece mi affascina e la guardo rapito.
Le punte dei lunghi boccoli castani mi solleticano la pelle del petto e delle spalle e io non posso fare altro che dischiudere le labbra e osservarla estasiato.
Un tumulto di emozioni mi costringe a corrucciare le labbra in un mezzo sorriso e ad aggrottare la fronte tra il perplesso e l’incantato. Porto delicatamente una mano al suo viso e sfioro con il pollice la pelle liscia e morbida della sua guancia rosea, mentre lei si abbandona ad un sorriso malizioso e ad un’occhiata ammiccante.
La tentazione è troppo forte.
Fisso rapito la sua bocca carnosa e con il dito scendo a  lambire il labbro inferiore, tastandone la consistenza morbida.
Il groviglio di sensazioni che si agita nel mio corpo è talmente intenso, che rischio di perdere il controllo, mentre sento il calore del suo corpo avvolgere il mio ventre.
Percepisco dei battiti sul legno della porta, ma sono talmente stordito dal profumo della sua pelle e dal suo viso angelico che a stento sento il suo “ Sì?“ infastidito.
Il dolce richiamo ad accarezzare la sua splendida pelle olivastra è avviluppante.
Catturo con lo sguardo ogni centimetro di quella distesa dorata e la mia mano, come animata di vita propria, scende a sfiorare con i polpastrelli il mento, tutta la linea sottile del collo e infine, sopraffatto dal desiderio mi abbandono per un attimo ad accarezzare voluttuosamente la curva del seno, coperto a metà dalla dura stoffa del corpetto blu. E arrivo fino alla vita sottile, stringendo tra le dita il pizzo bianco che decora il completino.
Il cuore mi batte veloce come un treno e le dita quasi mi tremano sotto la dolce stretta che le sue mani infliggono sui miei polsi. Lei si volta a parlare.
Cerco di contenermi pensando a milioni di cose, anche le più banali, che non siano però il meraviglioso corpo di Nina, fasciato in un misero corpetto ottocentesco che mette in risalto le sue curve, seduto a cavalcioni sul mio ventre.
Mentre risponde a quel qualcuno, torna a guardarmi e libera il mio polso dalla sua stretta e con la mano mi accarezza ardentemente il petto. Le sue dita mi provocano un brivido di piacere e schiudo le labbra in cerca d'aria.
Reprimo ogni desiderio, che continua a distrarmi e mi concentro sul momento.
<< Scendo subito, dille di aspettare. >> pronuncia le parole lentamente e sensualmente, continuando a irretirmi con il suo sguardo penetrante.
<< Grazie Emily. >> finisce con una punta di sarcasmo e aspetta lo schiocco della porta, per poi corrucciare le labbra e la fronte, esponendo lievemente il labbro inferiore.
<< La festa è finita. >> assume un tono tra il dispiaciuto e il lamentoso.
<< Mh, no. >> mormoro aggrottando la fronte e increspando le labbra. Le accarezzo il viso scostandole dolcemente qualche ciocca ribelle e la vedo chinarsi lentamente verso di me.
Avverto il suo pollice saggiare il mio labbro inferiore, incitandomi a dischiudere la bocca. Rapito dalle carezze e da quel fuoco interiore che mi sconquassa le membra, mi abbandono alle sue dita, al suo respiro che mi solletica il viso e alle sue labbra che si modellano sulle mie per un breve istante.
Sento il cuore battermi frenetico nel petto e un grande desiderio nascere al centro del mio sterno e scendere lungo il mio ventre e sempre più giù.
Nina ha dischiuso la bocca, e sto giù pregustando il suo dolce sapore quando una voce altisonante rompe la magia del momento.
<< Stop! >>  pronuncia Kevin entusiasta. Percepisco la forte tensione allentarsi e l’elettricità nell’aria dissolversi a poco a poco.
Nina si scosta leggermente da me e, per alcuni istanti, mi fissa negli occhi. Nel suo sguardo leggo un forte smarrimento e una grande incertezza. Ha il respiro trafelato e noto che anche il suo cuore batte veloce. L’alzarsi e l’abbassarsi aritmico del corpetto me ne dà la certezza.
<< Scena perfetta, ragazzi. Bravi! >> annuncia colpito il produttore esecutivo, mentre i rumori dei movimenti dei cameramen e le chiacchiere concitate tra i tecnici delle luci e degli effetti speciali, ci ridestano definitivamente dalla nostra piccola bolla di piacere.

 
Sbatto le palpebre ripetutamente, mentre trasporto il ricordo di quella scena, girata poche ore prima, nell’angolo più recondito della mia mente, costringendomi a riprendere il contatto con la realtà.
Alzo lo sguardo sull’orologio posto sul muro che segna le otto di sera e mi lascio andare ad un flebile sospiro esausto. M’immergo nuovamente nei miei pensieri, quando Becky inizia a struccarmi e a togliermi l’ammasso di cerone che si ostinano a mettermi continuamente, ogni giorno.
E’ passata una settimana da quando sono stato a casa di Nina. Una settimana da quella sera estremamente confusa ed emozionante. Da quando il nostro rapporto è diventato più intricato e ci siamo allontanati.
Prima andavamo a prenderci un caffè insieme, chiacchieravamo tranquillamente di cose più o meno importanti, ci facevamo spesso scherzi sul set, ci lanciavamo battutine ironiche, invece ora da quella fatidica sera, ci limitiamo solo a girare le scene insieme e a salutarci cordialmente ogni qualvolta ci incrociamo.
Non riesco a capire da cosa sia dovuto questo distacco. E’ come se stesse cercando di evitarmi. La verità è che non sono mai riuscito a capire dove iniziassero i personaggi e dove finisse la vera Nina.
E’ enigmatica. Riesce a celare perfettamente le vere emozioni che si agitano nel suo corpo, anche se capisco quando qualcosa non va. Attraverso suoi piccoli gesti, o frasi, o movimenti quasi impercettibili della sua fronte e delle sue labbra.
I miei pensieri vengono nuovamente interrotti, quando non avverto più le dita di Becky sul mio viso.
Riapro gli occhi e ancora leggermente scosso, le rivolgo un’occhiata di ringraziamento e le sorrido educatamente, mentre scendo dalla sedia.
Saluto cordialmente la truccatrice e mi dirigo verso il mio camerino per togliermi gli indumenti di scena e indossare, finalmente, la mia camicia bianca e i miei jeans, con la mia inseparabile giacca di pelle nera, pronto per tornare a casa.
Mentre percorro silenziosamente il lungo corridoio, illuminato dalle forti lampade a neon che mi procurano un lieve fastidio agli occhi e fisso distrattamente la moquette grigia sotto i miei piedi, percepisco una voce familiare provenire dall’interno di una stanzetta.
Incuriosito, rallento il passo e alzo lo sguardo sulla porta bianca socchiusa dalla quale esce un fascio di luce, che mostra l’ombra di un corpo femminile che si muove freneticamente da una parte all’altra del camerino.
Sorrido involontariamente quando riconosco il tono di voce leggermente seccato e di tre ottave più alto.
La tentazione è troppo forte e, per la prima volta, mi fermo ad origliare la conversazione che Nina sta avendo al telefono.
<< No, Jessica, te l’ho detto. Sono stanca. Stasera non ce la faccio. >> dalle sue labbra esce un flebile sospiro e la intravedo dallo spiraglio del legno quando si siede sul divanetto, impegnata ad allacciarsi la scarpa.
Sorregge il telefono tra la spalla e l’orecchio ed è china sulle ginocchia, intenta ad annodare i lacci.
Alcuni boccoli ribelli le ricadono delicatamente sul viso e un’espressione esausta è dipinta sul suo volto. Indossa una maglietta a maniche lunghe di cotone blu, con qualche ricamo sulla scollatura, e un paio di jeans neri che le fasciano alla perfezione le gambe lunghe e sottili.
<< Dai, prometto che domani ci sarò. >> continua mentre riprende il telefono in mano, si alza fluidamente dal divano grigio e si guarda intorno spaesata.
Ha la fronte aggrottata e le labbra corrucciate, gli occhi saettano da una parte all’altra della stanza come a voler cercare qualcosa, fin quando non vede la borsa sulla scrivania nera, davanti al grande specchio.
Mi mordo un labbro reprimendo l’impulso di rivelare la mia presenza e raggiungerla in lunghe e veloci falcate per abbracciarla e stringerla a me. Mi manca il contatto con la sua pelle e il suo dolce profumo capace di mandarmi in visibilio.
Spesso quando torno a casa, in macchina, mi capita di annusare i miei abiti e riscontrare la sua deliziosa fragranza. Ora, invece, c’è solo il profumo dell’ammorbidente che uso per lavare i vestiti.
Schiudo le labbra e continuo a seguire con lo sguardo ogni sua mossa e ad aguzzare l’udito per captare le parole e le varie sfumature di voce.
<< Sì, promesso. >> ripete rassegnata scuotendo la testa e sorridendo dell’insistenza della sua amica.
<< Piuttosto quando mi riporti la macchina? Quattro giorni fa ero, finalmente, riuscita a ritirarla dal meccanico e poi mi è toccato prestarla a te. Ora per colpa tua mi ritrovo a piedi. Spiegami come ci ritorno a casa. >> nel suo tono di voce avverto una lieve punta di sarcasmo, ma il sorriso che gli increspa le labbra la tradisce.
<< D’accordo dai, non preoccuparti. Ci sentiamo domani Jess, un bacio. >>. La sua generosità e il suo altruismo mi colpiscono tutt’ora, nonostante avesse bisogno dell’auto più lei che l’amica, le ha comunque fatto il grande favore di prestargliela, pur sapendo di rimanere a piedi.
Il mio cuore inizia ad accelerare il ritmo quando la vedo chiudere la chiamata, infilare il cellulare nella borsa e indossare la sciarpa e il cappotto.
Uno strano formicolio m’invade le gambe e improvvisamente le sento pesanti, come se si fossero piantate al terreno e non accennassero a muoversi.
Mille pensieri confusi cominciano a vorticare nella mia mente. So che dovrei tornare sui miei passi per non farmi scoprire ad aver origliato una sua chiamata, ma il mio corpo non vuole saperne di ascoltare il mio cervello che sta urlando di scappare.
Il respiro mi si blocca in gola con il groppo che si è formato, quando, troppo tardi, il legno si spalanca e noto il corpo di Nina sobbalzare per la sorpresa.
Vedo lo sgomento e l’indignazione luccicare nei suoi occhi color cioccolato. Con ancora la mano sulla maniglia e la bocca leggermente dischiusa la guardo osservarmi lievemente irritata.
<< Scusami, io… passavo di qua e ho sentito che sei a piedi. Se vuoi posso darti un passaggio. >> le parole mi escono indecise e balbettanti dalla bocca. La scruto mentre corrucciando le labbra, annuisce limitandosi a sussurrare un fievole “ grazie”.
Sorrido sentendo crescere in me una piccola speranza.
<< Mi cambio e andiamo, vieni. >> dico incitandola con la mano a seguirmi nel mio camerino, che si trova due porte più avanti del suo.
La vedo spegnere la luce della sua stanza e chiudere la porta bianca, per poi seguirmi silenziosamente con lo sguardo basso.
Vorrei dire qualcosa, rompere definitivamente questo alto muro di ghiaccio che si è eretto tra di noi, che Nina ha contribuito a costruire, ma le parole mi muoiono in gola, non sapendo bene da dove cominciare, cosa dirle.
Giungiamo velocemente al mio camerino. Il luogo è in completo disordine.
Ho lasciato scartoffie e copioni in ogni angolo. La scrivania è un disastro. Tazze vuote del caffè lasciate ovunque, penne, cartacce e riviste riempiono ogni dove. Vestiti buttati dappertutto.
La coperta, memore di un breve pisolino pomeridiano, è ancora aggrovigliata in un ammasso indistinto ai piedi del divano. Le chiavi di casa e della macchina sono buttate alla rinfusa sul tavolino di legno scuro accanto ai morbidi cuscini della poltrona marrone. Il portafoglio e alcune buste di plastica, che contenevano il mio pranzo, sono lasciate sulla scrivania e a terra.
Sento il sangue ribollirmi sulle guance. Il camerino è un completo disastro, sembra più una discarica che una stanza.
Percepisco uno sghignazzo provenire dalle mie spalle e invadere l’ambiente. Mi volto sorpreso.
Fuori dal set è da una settimana che non odo la sua risata cristallina e terribilmente dolce.
Si porta una mano alla bocca, come a trattenersi, ma in meno di un secondo scoppia in una risata fragorosa mentre continua ad osservare il mio viso sbigottito e il mio camerino.
<< Smolder sei u-un maiale! Guarda… che porcile che c’è q..ui >> borbotta fra i singhiozzi divertiti.
Sento il cuore riscaldarsi a quelle parole e a quella vista. Finalmente rivedo un po’ della vera Nina in quei gesti e quei toni. Mi era mancata la sua ilarità e il suo sorriso.
Mi avvicino a lei e assottiglio lo sguardo.
<< Senti chi parla, la regina dell’ordine. La prossima volta che dovrò entrare nel tuo camerino indosserò una tuta anticontaminazione e una maschera antigas, non sia mai che mi prenda qualche malattia. >> questa volta sono io che mi lascio andare ad una risata sommessa non appena vedo la sua bocca spalancata e il suo sguardo sconcertato che mi fulmina.
<< Ah, ah molto spiritoso. Davvero. >> mormora sarcastica, mentre avanza di un passo all’interno del camerino e continua a sfidarmi con lo sguardo.
Mi è sempre piaciuta, fin da subito, questa sua forza e sicurezza in se stessa, che le permettono di abbandonare il rancore e i risentimenti e di fronteggiare a testa alta i problemi e le situazioni.
Riduco gli occhi a due fessure e con una grossa falcata mi ritrovo a pochi centimetri dal suo volto. Il suo profumo delizioso mi avvolge il corpo in una calda carezza.
Il suo sorriso si affievolisce quando i nostri respiri si fondono a mezz’aria e una strana elettricità torna a imperversare tra di noi.
Riesco a catturare il suo sguardo e a tenerlo fermo, nel tentativo di riuscire a trovare uno spiraglio che mi conduca ai suoi pensieri impenetrabili. I suoi occhi color cioccolato mi scrutano quasi intimoriti e indifesi. Vorrei scoprire quali sono le sue emozioni e di quali pensieri è popolata la sua mente.
Troppo presto il feeling visivo viene interrotto. Lei abbassa lo sguardo e impercettibilmente indietreggia come a voler mettere le distanze e fuggire dai miei occhi indagatori. Il suo volto ora è una maschera di pura serietà e questo mi fa sobbalzare il cuore.
Ero riuscito a trovare la vera Nina, e ora si è nuovamente nascosta dietro l’impenetrabile corazza che si è costruita, senza un motivo ben preciso.
E’ questo che  mi confonde.
Non ricordo di aver fatto nulla di male, anzi, mi sembra di essere stato anche molto gentile e premuroso. Forse è proprio questo che la turba.
Con un sospiro scuoto la testa e distolgo lo sguardo dal suo corpo teso.
Sento il gelo invadermi e pizzicarmi la pelle.
Ci tengo veramente tanto alla sua amicizia. E’ diventata un punto fisso, ormai, nella mia vita e vedere il suo continuo allontanamento da me mi fa male. Neanche con Paul sento tutta questa affinità.
Riordinando i pensieri ed esalando un grosso respiro, torno a cercare con lo sguardo le chiavi della macchina e il mio portafoglio.
Non ho nemmeno più la forza di cambiarmi gli abiti. So bene che per Julie non ci sono problemi a portare i vestiti di scena a casa, per questo afferro velocemente le chiavi, spengo la luce del camerino e supero Nina a passo veloce. Una punta di indignazione e irritazione invade il mio corpo.
Quando sbatto la porta del camerino, forse con troppa enfasi, vedo con la coda dell’occhio Nina sobbalzare.
Senza proferire più alcuna parola raggiungiamo il parcheggio.
Il freddo di questa sera di novembre ci colpisce in pieno come una secchiata d’acqua gelida e subito ci irrigidiamo.
Il parcheggio semideserto è illuminato solamente dalle fioche luci dei lampioni e dallo spicchio di luna bianca.
Rallento il passo, aspettando che Nina mi raggiunga e con un’occhiata la guardo.
Ha le labbra rosa socchiuse, dalle quali escono frequenti nuvolette di vapore, da cui deduco che ha il respiro accelerato. Le dita stringono convulsamente la stoffa della giacchetta blu e lo sguardo saetta a terra. Il cuore mi si stringe in una morsa di tenerezza quando la vedo così indifesa.
La rabbia si dissolve in un istante. Come faccio ad essere arrabbiato con lei?.
In pochi minuti raggiungiamo la mia macchina.
Il viaggio dal set a casa sua è estremamente silenzioso. L’abitacolo è diventato una gabbia d’inquietudine e incertezza. Il silenzio è sceso su di noi come un destino gravoso. Gli unici rumori che invadono lo spazio sono i nostri respiri regolari e il leggero rumore del motore di sottofondo.
Di tanto in tanto le rivolgo qualche occhiata. Rimane rigidamente seduta, con le braccia sempre strette al petto, il corpo teso e lo sguardo perso nel vuoto di fronte a sé.
Quanto darei in questo momento per scoprire i suoi pensieri e alleviare quella sofferenza che sembra veleggiare crudelmente in lei.
Stringo il volante tra le dita e mi concentro sulla strada, fortunatamente deserta. E’ come se le persone avessero percepito l’alone di tensione che ci avvolge, e fossero scappate lasciando la strada una landa vuota e desolata.
Il suo profumo mi avvolge e permea nel mio corpo, aumentando i battiti del mio cuore. Mi umetto le labbra come a volerne catturare il sapore ma non avverto nulla, se non il freddo e l’amaro della mia bocca.
In pochi minuti ci ritroviamo davanti casa sua. Giro la chiave nel quadro e spengo la macchina, voltandomi poi verso di lei.
Lei sembra titubante. Apro la bocca per iniziare un discorso, ma non faccio nemmeno in tempo a pronunciare la prima parola che mi precede farfugliando con tono atono un “ Grazie del passaggio e buona notte”, prima di scendere in un soffio dalla macchina e raggiungere la porta.
Rimango sbigottito e senza fiato. La osservo ancora mentre a passo veloce sale le scalette del portico e infila le chiave nella toppa.
Lo schiocco forte del legno mi fa sussultare e il vuoto totale mi invade.
Con una fitta al petto rimetto in moto l’auto e riparto con una sgommata verso il mio appartamento.
Quando apro la porta di casa e alzo lo sguardo sul salone un brivido mi percorre la schiena e un sospiro mortificato esce dalle mie labbra.
Le note di una romantica musica di sottofondo invadono il salotto, il flebile bagliore delle candele, poste ovunque, illumina l’ambiente.
Osservo il luogo con un cipiglio di compiacimento e scorgo sporgere da un lato del lungo divano di pelle nera un lembo di stoffa bianca semitrasparente.
Un accenno di sorriso compare sulle mie labbra. Richiudo la porta delicatamente, mentre poso le chiavi della macchina sul tavolinetto accanto all’appendiabiti, poi mi avvicino lentamente al divano.
Un fruscio mi riscuote e ora vedo Megan di fronte a me.
Indossa un babydoll  di filanca bianco, che le arriva appena sotto l’inguine, con un fiocchetto celeste sul petto. Dalla stoffa leggera posso intravedere le mutandine di pizzo bianche e il seno nudo, lievemente più coperto.
Ai piedi porta un paio di scarpe con il tacco color cipria e i capelli le ricadono intorno al viso sorridente in morbidi e voluminosi boccoli biondi.
I suoi occhi mi guardano lascivi, le sue pupille brillano quando il suo sguardo per pochi istanti incontra il mio e con passo lento e sensuale si avvicina a me.
Purtroppo, però, sono talmente confuso e stanco che vederla in questo modo non mi fa nessuno effetto. I miei pensieri, il mio cuore e la mia mente non possono evitare di rimanere ancorati al ricordo di Nina.
Al suo comportamento freddo e ai suoi occhi color nocciola che mi guardavano intimoriti.
Una carezza sul petto mi riporta alla realtà e sposto lo sguardo su Megan, che mi scruta perplessa.
<< Amore qualcosa ti turba? >> la sua voce mi arriva alle orecchie ovattata.
Mi si stringe il cuore quando la mia mente assimila quelle parole e le indirizza, involontariamente, a Nina.
Scuoto la testa chiudendo gli occhi e prendendo un respiro profondo.
<< Scusami Meg-… tesoro, sono stanco morto stasera, non credo di farcela. Ti dispiace se rimandiamo ad un’altra volta? >> le chiedo gentilmente riaprendo le palpebre e abbozzando un timido sorriso di scuse.
Per un attimo noto un lampo d’irritazione attraversare il suo sguardo e un sonoro sbuffo uscire dalle sue labbra. Con un passo seccato si allontana da me.
<< Ho preparato tutto questo per niente. Bene. Non fa niente >> commenta sarcasticamente guardandosi intorno e alzando e abbassando le braccia in un gesto plateale.
<< Scusa se ti ho fatto lavorare per nulla ma proprio non ce la faccio stasera >> riprovo cercando di mantenere un tono di voce pacato. La verità è che quando Megan si comporta come una bambina capricciosa mi irrita parecchio e non riesco ad evitare di litigare con lei, ma questa sera le forze mi hanno abbandonato.
Perciò, facendo un piccolo sorriso, mi avvicino a lei e, incurante delle sue proteste, che so che finiranno in meno di un secondo, la circondo con le braccia e la stringo al petto chiudendo gli occhi e aspettando che si calmi. Per un solo istante desidero che ci sia qualcun’altra stretta a me.
Il viso sorridente e spensierato di Nina appare nella mia mente e, come schiaffeggiato dalla sua immagine, riapro gli occhi di scatto sentendo il cuore sobbalzare.
Megan, come previsto, finisce per stringersi a me in cerca d’affetto e poi scioglie la stretta, prendendomi delicatamente il viso tra le mani e lasciandomi un casto bacio a fior di labbra.
Quando le avverto premere sulle mie, un brivido mi percorre la schiena e il ricordo delle calde e carnose labbra di Nina mi investe come un’onda anomala.
<< Non fa niente tesoro. Ti ho comunque preparato la cena, adesso mangiamo e mi racconti com’è andata la tua giornata >> la sua voce ora è tranquilla e sul suo viso si è esteso un sorriso raggiante.
Come un automa annuisco flebilmente e la seguo.


I numeri fluorescenti della sveglia segnano le 3.00 di notte, quando mi volto a guardare per la miliardesima volta il tempo scorrere fiaccamente.
I minuti sono un miraggio nel deserto del mio subbuglio interiore.
La luce della luna e dei lampioni della strada filtrano dalle serrande e immergono la stanza nella quiete più totale.
Scosto il capo sul cuscino e osservo per un attimo Megan, placidamente addormentata al mio fianco. Un’aria serena e distesa dipinta sul volto. Invidio in questo momento la sua spensieratezza e la sua mente immersa nei sogni più svariati.
Punto lo sguardo sul soffitto e i ricordi, le immagini, le frasi sconnesse m’invadono la testa.
Non posso continuare ad ignorare questa strana e fredda piega che ha preso il nostro rapporto d’amicizia.
Domani  chiarirò tutto con Nina e le cose torneranno come prima.
Voglio scoprire cosa ho sbagliato, cosa ho detto che non andava, cosa ha causato questo suo allontanamento, perché la cosa che mi turba di più è il fatto che io non sappia la ragione di questo muro impenetrabile che si è eretto tra me e lei.
Mentre formulo il discorso da pronunciare, la stanchezza avanza lentamente verso di me.
Alla fine, appurato il mio ragionamento mi abbandono al mondo surreale dei sogni.



Nina’s pov



<< Sì Candice, era terribile lo so. >> mi abbandono ad una risata sincera quando finisco di ascoltare il discorso esilarante della mia amica.
Improvvisamente avverto una presenza alle mie spalle.
<< Nina ti devo parlare >> una voce familiare mi sussurra all’orecchio. Una mano mi stringe delicatamente il braccio mentre vengo trascinata in un posto più tranquillo.
Non ho nemmeno il tempo di ribattere e comprendere l’accaduto, avvenuto troppo in fretta, che mi ritrovo in una stanza delle riunioni deserta. Le sue dita mi provocano scosse continue.
Anche attraverso la stoffa della maglietta passa l’elettricità che sembrano possedere i suoi polpastrelli. Il cuore mi batte forte e la mente è confusa. Quando lascia la presa sul mio braccio la tensione sembra salire alle stelle. Mi volto e lo fulmino con lo sguardo.
 << Che c’è? >> chiedo guardandolo in viso e incrociando le braccia al petto con un accenno di stizza, irritata dell’interruzione e dell’improvviso rapimento. Ma l’espressione dei suoi occhi mi lascia basita e l’indignazione sparisce in un soffio.
<< Dobbiamo parlare del nostro rapporto >> pronuncia serio, trafiggendomi con i suoi occhi color ghiaccio.

Angolo autrice


Buonsalve! =)
Chiedo scusa per il ritardo, sono imperdonabile lo so, ma con l’arrivo delle vacanze, il sole, il caldo, il mare… come non cedere al dolce richiamo delle onde e della sabbia? Poi il capitolo è stato davvero difficile da scrivere. Infatti, non ne sono molto soddisfatta.
Ora, prima di passare alle note, vorrei specificare due cosette: la prima, è che Ian, naturalmente, è molto confuso del cambiamento di rapporto d’amicizia che sta avvenendo tra lui e Nina. Anche il fatto che Nina sia fredda e distaccata, quasi intimorita dalla sua presenza, nonostante si possano scorgere ogni tanto, della parti della vera Nina, uscire fuori, lo turba parecchio. Il motivo di questo allontanamento si svelerà nel prossimo capitolo quando leggeremo i pensieri della nostra bella bulgara. Non voglio fare nulla di affrettato, quindi pian piano si chiariranno i vari dubbi che vorticano tra loro due, ma tutto a suo tempo ;).
Un ultimo discorso, e poi sparisco: ho notato che alcune persone non hanno mai lasciato una parolina per dirmi ciò che pensano di questa storia. Questa cosa mi dispiace un po’ perché mi fa molto piacere sapere cosa pensano i lettori, le loro idee, i loro dubbi, incertezze, curiosità. Perciò vi invito a lasciare una recensione, anche solo per dirmi "bello, mi piace", o "mi fa schifo ". Quindi spero di sentire qualche personcina nuova :)
Spero davvero tanto che il capitolo vi sia piaciuto, che vi abbia emozionato, soddisfatto e che sia scritto in modo chiaro e apprezzabile. Vi do appuntamento col prossimo aggiornamento, che spero arriverà presto, anche se, se non mi vedrete per un po’, sarà perché sono partita in vacanza, proverò lo stesso ad essere puntuale ( non ci sperate molto, però… hihihi =)) tra due settimane!.
Grazie di cuore a tutte coloro che hanno inserito la storia fra le preferite/seguite/ricordate, ai lettori silenziosi, ma soprattutto a chi recensisce.
Un bacione.
A presto.
Fede Xoxo

Note:
-Naturalmente, la scena iniziale che girano Ian e Nina è presa di pari passo dalla scena del telefilm. Precisamente dell’episodio 1x13.  
-I pensieri di Nina, sono confusi e frammentari, come quelli di Ian. Spero solo che le emozioni vi siano arrivate correttamente.
- Tra l'altro si iniziano a vedere alcuni aspetti del carattere di Megan. A proposito che ne pensate di lei? =)

Pubblicità:
Britt4ever “ L’amore guarda non con gli occhi ma con l’anima” ( lettrice stupenda!! )
 Iansom “Cause you'll always be my only destiny “ ( storia magnifica, molto intrigante e intense. Waho !!=))
Elen91 ( che stimo molto sia come scrittrice che come commentatrice, sei bravissima =)) “ Can you immagine that love?” e ( scoperta da poco ma veramente magnifica! ) “Breathe me”
Fergyyy “ day by day” ( chi è appassionato di storie Robsten, questa fa proprio per voi, magnifica! =))
Meiousetsuna “His Beauty and the Moonlight overthrew You “ (meravigliosa One-shot Delena ambientata dopo la 3x19 leggetela è stupenda!! )
Giuls_somerhalder “San Valentino A New York” ( sul cast di TVD, veramente molto carina, allegra e scritta molto bene. Ve la consiglio assolutamente! )
Emily petrova “La fidanzata dell'ibrido” ( Intrigante e davvero originale. Magnifica. Non ci sono altre parole per descriverla. )
BloodyMary94 “Tutto Cambia Per Un Bacio” ( questa storia è una delle mie preferite, la seguo assiduamente e con passione. E’ sulla coppia Delena veramente Stratosferica!! Hihihi Leggetela! )

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Capitolo 6
*** Can a look confuse you that much? ***


Capitolo revisionato il 23/07/2013 

                                                  Need you now                               




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                                                                                                      Nina’s pov



Per pochi istanti rimango spiazzata dalla frase che Ian pronuncia.
Schiudo le labbra in cerca d’aria. La sua espressione è talmente intensa che per alcuni attimi mi lascia senza fiato.
Osservo rapita quegli occhi di ghiaccio che mi scrutano decisi.
Il mio cuore intraprende una corsa senza eguali, quando si avvicina di un passo e colma la grande distanza tra di noi, ritrovandosi a pochi centimetri dal mio corpo.
Le sue pupille si addolciscono e una tenera espressione compita si dipinge sul suo volto.
<< Nina. Dobbiamo parlare del nostro rapporto. >> pronuncia nuovamente sicuro di sé.
Mi sembra come se stessi cadendo in un precipizio senza fine.
La causa di ciò è il suo corpo troppo vicino al mio e le sue parole pronunciate, con un tono talmente vellutato, da far venire la pelle d’oca.
Il suo profumo m’investe e il sentore di acqua di colonia e muschio bianco mi circonda.
Punto gli occhi nei suoi, trasportando le intense emozioni che lui mi sta causando dentro in un angolino recondito della mia anima.
<< Di cosa precisamente? >> mormoro restia, incrociando le braccia al petto con una mossa secca.
Per un attimo scorgo nei suoi occhi di ghiaccio un luccichio di rammarico. Come se il mio gesto lo avesse ferito.
Dopo poco però il suo sguardo diviene nuovamente determinato.
So cosa sta facendo Ian, mi conosce troppo bene. Lo conosco troppo bene.
Sa quali sono i miei punti deboli, sa come stuzzicarli e usarli a suo vantaggio inducendomi a sottostare al suo volere.
Scuoto la testa e alzo la mano per fermarlo, mentre lo vedo raggiungermi con un’altra ampia falcata.
Il suo sguardo è quello di un predatore deciso a conquistare e sottomettere la sua preda. Una scossa di pura elettricità mi attraversa la schiena, a quel pensiero.
La tensione nella stanza è salita alle stelle e la porta chiusa, che ci isola completamente dal resto del mondo, non aiuta di certo la situazione.
Saetto con lo sguardo da una parte all’altra del luogo, come a voler cercare qualcosa che mi dia la forza di non cedere all’istinto.
E’ stata la settimana più dura e difficile della mia vita. La sua vicinanza era diventata troppo pericolosa.
Non voglio che capiti qualcosa di cui entrambi potremmo pentirci. Sono confusa e ho paura.
<< Nina. Voglio sapere perché tutto ad un tratto ti sei allontanata così da me. Perché ti stai comportando in questo modo? Ho fatto qualcosa che non avrei dovuto? Spiegamelo perché mi sembra di impazzire e non riesco a capire quale sia la causa di tutto ciò. >> mormora con tono basso.
Non riesco a vederlo con lo sguardo smarrito e perduto.
Le pupille dilatate, le labbra socchiuse e la fronte corrucciata gli donano l’aria del perfetto “ cucciolo bastonato “.
Non so resistere a questo sguardo e, quando incrocio i suoi occhi, mi sento sciogliere.
Non riesco a stargli lontana.
In questa settimana ho lottato contro me stessa più di ogni altra volta.
Sono stata per sette giorni, ogni sera, a cercare di combattere contro i miei sentimenti e il mio cuore.
Ma ora il cuore mi batte talmente forte nel petto, che credo possa uscirmi da un momento all’altro.
Non trovo le parole. La mia mente e i miei pensieri sono stati sopraffatti dell’esplosione di sensazioni e in un secondo l’istinto prevale sulla ragione.
Con una lunga falcata mi riavvicino ad Ian e, senza dire nulla, avvolgo le braccia intorno al suo collo e lo stringo forte a me.
Chiudo gli occhi ed ispiro l’odore elettrizzante della sua pelle.
Poco dopo i suoi muscoli si sciolgono e le sue braccia forti e muscolose mi avvolgono i fianchi, stringendomi a lui.
<< Nina. >> sussurra Ian.
Il suo fiato caldo mi sfiora la nuca e mi fa venire la pelle d’oca.
Nel suo tono avverto il bisogno, la mancanza, la voglia di ritornare ad essere come prima, il sollievo, la felicità di aver chiarito in qualche modo.
Rafforza la stretta su di me e il mio corpo a quel punto reagisce istintivamente.
Una morsa piacevole contrae lo stomaco e le gambe e le braccia si rilassano e si fanno pesanti.
Se non ci fosse stato Ian a quest’ora sarei già caduta a terra, inebetita da questo contatto.
Improvvisamente avverto una leggera fitta al basso ventre, che mi fa tornare prepotentemente la lucidità.
Il mio seno è premuto sul suo torace marmoreo, la mia pancia combacia alla perfezione con i suoi addominali scolpiti e il mio bacino è fin troppo accostato al suo, che non cela facilmente la lieve pressione di ciò che si trova al disotto della stoffa.
Quel pensiero mi fa immediatamente ribollire il sangue nelle vene e arrossire violentemente.
L'imbarazzo mi colpisce in pieno, ma quello che più mi spaventa è la strana sensazione di compiacimento e curiosità che provo.
Anche Ian sorpreso, scioglie la stretta e si allontana di un passo, come scottato dal contatto.
Alzo lo sguardo sul viso di Ian, e quello che vi leggo è sgomento allo stato puro.
Ha gli occhi puntati a terra, il corpo è rigido e i muscoli contratti.
Dopo pochi istanti, che a me sembrano ore, rialza lo sguardo e cattura il mio.
La sua espressione è cambiata, e il suo corpo si è rilassato.
Sul suo volto è dipinto un sorriso ilare, e i suoi occhi brillano di felicità. Eccolo, è tornato, il mio Ian scherzoso e bambinone.
Quando il pensiero mi sfiora la mente, non posso fare a meno di abbandonarmi ad un sorriso sincero.
<< Quindi è tornato tutto come prima? >> mi chiede quasi intimorito, regalandomi il suo sorriso sgembo, che a me piace tanto.
Annuisco rimanendo con le labbra increspate. Finalmente sono tranquilla .
Ho bisogno di averlo di nuovo accanto. La sua lontananza è una sofferenza per me, e non voglio farmi del male.
Scruto Ian, incuriosita e felice come una bambina il giorno di natale, e lo vedo aggrottare la fronte lievemente perplesso.
Apre la bocca pronto per pronunciare la domanda, che sicuramente sta per farmi, ma lo scattare della serratura della porta ci interrompe.
Entrambi ci voltiamo simultaneamente verso di essa per vedere chi ha osato spezzare la nostra bolla di tanto agognata riappacificazione, senza neanche aver avuto l’accortezza di bussare.
Spunta il viso paffuto e sorridente di Julie, che ci annuncia.
<< Ragazzi, dovete sbrigarvi. Fra meno di tre ore avete il volo per Londra, non voglio che facciate tardi. E’ la vostra prima convention per la serie televisiva, non vorrete fare brutta figura, vero? >> sorride orgogliosa.
La convention! Mi ero completamente dimenticata.
Impallidisco alle sue parole e mormoro.
<< Oh mio Dio. Devo ancora fare le valigie, devo tornare immediatamente a casa, non posso perdere altro tempo! >>
Mentre pronuncio queste parole, sotto lo sguardo divertito di Ian, mi dileguo in una corsa sconclusionata e mi catapulto fuori dalla stanza, superando Julie a passo svelto.
<< Non dimenticare di presentarti qui tra meno di venti minuti! >> mi urla dietro, mentre continuo a correre, e mi dirigo velocemente verso il mio camerino, pronta ad afferrare la giacca, le chiavi di casa, della macchina e la borsa.
Ho solo dieci minuti per preparare tutto. Ma come ho fatto a dimenticarmene? E perché Paul non me l’ha ricordato? Corro verso il parcheggio e velocemente entro in macchina.
Metto in moto e con una sgommata parto verso il mio appartamento.
Mentre aspetto che la luce del semaforo scatti e diventi verde, tamburello nervosamente le dita sul volante e mi immergo nei miei pensieri, tornando a pochi minuti prima.
La confusione torna a possedermi e non posso fare a meno di rivivere, per pochi istanti, le strane e forti sensazioni che ho provato tra le sue braccia.
La cosa che mi lascia più basita, però, è la sua reazione fisica. Non riesco a capire se quello che ho sentito è stato solo frutto della mia fervida immaginazione o veramente qualcosa in lui è scattato.
Imbarazzata sposto la mia attenzione a ciò che ci sarà questo pomeriggio.
Mi aspetta un lungo viaggio in aereo con Ian e Paul, la nostra prima convention e il nostro primo vero contatto con i fan ma, soprattutto, una notte nello stesso albergo di Ian.
Ho provato a stargli lontana, i sentimenti che mi scuotono ogni volta che sono accanto a lui mi spaventano terribilmente, ma non riesco a separarmi.
Mi mancava la sua voce, il suo sorriso, il suo calore, le sue battutine. Neanche Paul riusciva a farmi sorridere come fa lui.
Persino mia madre si era accorta che qualcosa non andava, ma, puntualmente, la rassicuravo dicendole che era tutto a posto e che ero solo un po’ stanca per le riprese.
Ora però voglio provare ad affrontare queste strane emozioni e non fuggire da esse.
Perciò ho deciso che con Ian tornerà tutto come prima.
Scuoto la testa e trascino quei pensieri infondo alla mia mente, quando vedo le macchine di fronte a me districarsi dalla fila e lasciarmi la strada vuota.
 
* * * * *
Quando riapro gli occhi e sbatto lentamente le palpebre per mettere a fuoco il luogo intorno a me, il rumore ovattato e insistente del motore dell’aereo mi accoglie insieme all’aria secca che mi punge la gola.
Il luogo è ancora immerso nella penombra e questo mi fa comprendere che siamo circa a metà del volo.
La maggior parte dei passeggeri si è abbandonata ad un sonno profondo, qualcuno ancora sveglio, legge un libro e altri ancora guardano attentamente un film, proiettato sul piccolo schermo, posto sulla testata del sedile di fronte.
Mi stropiccio gli occhi ancora assonnata e mi volto verso la mia sinistra, dove trovo Paul abbandonato al sonno.
Ha un’espressione serena e dolce dipinta in volto.
Mi lascio andare ad un sorriso sincero e mi stiracchio lievemente le gambe intorpidite.
La coperta, durante il sonno mi è scivolata dalle gambe e ora si ritrova ai miei piedi in un’ammasso indistinto e disordinato. Mi chino e la raccolgo, avvertendo l’aria, pregna di elettricità statica, far “ scoppiettare” i miei capelli ancora attaccati al sedile. Con un gesto delicato li sistemo e, ordinatamente ripongo la coperta sulle mie ginocchia.
La mia attenzione, per un attimo, viene catturata dal passaggio di un’hostess, poi, percependo ancora le palpebre pesanti e la stanchezza possedere il mio corpo, mi muovo lentamente, alla ricerca di una posizione comoda, che mi consenta di abbandonarmi di nuovo al sonno.
Mentre combatto contro me stessa e il sedile stretto che mi costringe in uno spazio angusto, mi volto involontariamente alla mia destra e apro gli occhi.
Il mio cuore perde un battito e sussulto per la sorpresa.
Due iridi di ghiaccio mi scrutano intensamente e incuriosite.
Ero sicura che stesse dormendo. Da quanto è sveglio? E da quanto mi fissa?.
Schiudo le labbra, lasciandomi andare ad un piccolo sospiro quando mi immergo totalmente in quel mare di ghiaccio ardente.
Un brivido mi corre lungo la schiena, quando percepisco il suo sguardo entrarmi dentro.
Sento, d’un tratto, come se il mio corpo avesse risucchiato tutta l’energia elettrostatica dell’aereo. Mi sento in fibrillazione, attraversata da continue, minuscole e insistenti scosse.
Mi mordo il labbro inferiore e cerco di abbassare gli occhi, ma le pupille profonde e nere di Ian mi inchiodano e continuano a scavarmi dentro.
Posso percepire il suo calore e l’energia della sua aura, avvolgermi e inglobarmi nella sua bolla intima e personale.
Lo studio affascinata.
Tanto sono rapita da quella contemplazione non mi accorgo nemmeno di essermi girata sul fianco destro, di essermi avvicinata di più a lui e di aver poggiato la guancia sulla testata del mio sedile, in modo tale da avere una visione migliore e più dettagliata del suo viso.
Con mio stupore lui fa lo stesso, senza staccare per un secondo gli occhi dai miei.
Così ci ritroviamo a pochi centimetri di distanza, ognuno perso negli sconfinati oceani dell’altro. Lui nel mio cioccolato fuso, io nelle sue distese infinite di ghiacci.
L’intensità dei nostri sguardi, mi fa rabbrividire. E’ come se stessero comunicando tra loro. Nell’aria è palpabile la magia del momento, la voglia di scoprire attraverso gli occhi i segreti delle nostre anime e dei nostri pensieri.
La dolcezza nei suoi,  la curiosità nei miei.
E’ un gioco che stanno facendo. Si studiano a vicenda, scrutano le mosse dell’altro, analizzano le sfumature.
Ciò che vedo nel suo sguardo è come una muta richiesta ad entrami dentro il cuore e la cosa mi lascia boccheggiante e tremante.
In questo momento non servono le parole.
Il suo profumo mi avvolge e mi attira a sé.
In un muta domanda, Ian mi chiede come il consenso a fare qualcosa. Lo comprendo dalla lieve rughetta d’espressione che gli si dipinge sulla fronte e dallo sguardo contrito che assumono i suoi occhi.
Abbozzo un sorriso e annuisco impercettibilmente.
Lo vedo esitare alla mia risposta.
Alla fine, solleva lentamente la mano destra e poco dopo percepisco la punta dei suoi polpastrelli sfiorarmi la guancia.
Immediatamente una grande sensazione di calore s’irradia dalla gota in tutto il corpo.
Le sue dita tracciano piccoli disegni astratti sulla mia pelle e io, come un gatto in cerca di coccole e attenzioni, involontariamente, strofino il viso sui suoi polpastrelli come a chiedere un contatto più vagliato.
Sono consapevole del suo sguardo ardente sul mio viso e questo mi fa crogiolare in un mare di compiacimento e felicità.
D’un tratto inizio a percepire il contatto con la realtà svanire, a poco a poco, e le tenebre trascinarmi nel loro mondo surreale.
L’ultima cosa che sento prima di sprofondare totalmente nel sonno, è un sussurro dolcissimo e quasi impercettibile.
<< Oh, Nina, quanto mi sei mancata >>.
 
* * * * *  
Sono molto emozionata. E’ il primo vero contatto che abbiamo con i nostri fan.
Le domande che potrebbero farci iniziano a procurarmi un senso d'ansia.
Cosa ci chiederanno? Sarò in grado di rispondere, senza svelare troppi dettagli dei prossimi episodi?.
Non voglio rischiare di anticipare quello che accadrà nella serie, potrei addirittura perdere il lavoro. Kevin ce l’ha chiarito parecchie volte, e i suoi occhi tremendamente seri non scherzavano.
Il cuore mi batte all’impazzata. Riesco ad udire già il chiacchiericcio concitato e tumultuoso delle varie voci provenienti dalla sala.
Ian e Paul al mio fianco si lanciano uno sguardo di incitazione.
Un istante dopo, una donna bassa vestita con una camicia bianca, un gilè nero e un paio di pantaloni scuri, si avvicina a noi e ci comunica che è l’ora di fare la nostra entrata trionfale.
Il mio respiro si fa corto e le mani mi sudano.
Sbuffo leggermente, come a voler eliminare tutta l’inquietudine e saetto con lo sguardo intorno a me, in cerca di qualcosa di confortante.
I miei occhi vengono catturati da due iridi color cielo, che mi trasmettono in un secondo un’immensa tranquillità. Rimango rapita dal suo sguardo ma, purtroppo, lo sposta troppo presto, per guardare Paul.
Percepisco l’ansia tentare di tornare a possedermi ma, prendendo una grande boccata d’aria, allontano la sensazione e mi sistemo la giacca nera.
Ho deciso di indossare un completo sobrio, ma allo stesso tempo interessante.
Un paio di stivali marroni che mi arrivano fino al ginocchio mi tengono i polpacci al caldo, le gambe sono fasciate da un paio di jeans blu. Sotto la giacca nera, con un accenno di spalline, indosso una maglia bianca con un motivo di rombi neri e, infine, i capelli sono lasciati sciolti in morbide e delicate onde lungo le spalle.
Dopo aver fatto un check-up completo dei miei indumenti, mi volto verso l’ingresso della sala.
Poco dopo vedo Paul entrare in scena e, prima che me ne renda conto, tocca a me.
Lo seguo tenendo gli occhi a terra, sentendo la presenza di Ian alle mie spalle.
Quando varco la soglia, osservo velocemente il luogo intorno a me. Un grande applauso e gli scatti dei flash ci accolgono immediatamente.
Lo spazio non è molto grande e la saletta è gremita da una cinquantina di persone, di età principalmente compresa tra i quattordici e i diciotto anni. Anche se, con mia sorpresa, scorgo qualche testa adulta, che ci osserva esultante ed emozionata.
Il palco dove saliamo è allestito con quattro sedie nere, identiche a quelle che usiamo noi sul set, e sul muro nero è proiettata la grande immagine di copertina della serie, che ritrae noi tre stesi sull’erba.
Saluto cordialmente e sorridente le persone che mi guardano e prendo posto sulla sedia, sentendo le voci divenire più sovrapposte e concitate e piccoli urletti ed esulti riecheggiare nello spazio.
Ian si siede alla mia destra, Paul alla mia sinistra e la presentatrice su un'altra sedia, rivolta verso di noi.
Subito i miei due amici tirano fuori, inaspettatamente, il cellulare e la macchina fotografica e fanno una foto al pubblico, che scoppia in un chiasso quasi assordante.
“La nostra prima convention. E’ bene documentarla”. Sorrido quando questo pensiero mi sfiora la mente.
La presentazione della serie e le domande, iniziano.
Raccontiamo a grandi linee la trama. Descriviamo brevemente i personaggi, ciascuno il proprio, poi entriamo nel vivo della convention, lasciandoci andare a battutine e a rappresentazioni ironiche di alcuni personaggi.
Il cuore continua a battermi forte per tutto il tempo e non smetto di muovere freneticamente le mani per il nervosismo, ma, cosa più importante, non riesco a staccare per un minuto lo sguardo dal viso di Ian.
Più volte rimango imbambolata a fissarlo, catturando con gli occhi ogni sua espressione e movimento del suo viso, mentre spiega dettagliatamente alcune situazioni, risponde alle domande con attenzione e cordialità, scherza con le sue battutine e regala mille sorrisi magnifici alle ragazze presenti nella sala.
Ogni tanto, avverto lo sguardo penetrante di Ian sul mio volto e, con la coda dell’occhio, lo scopro intento a fissarmi discretamente.
Non posso evitare di arrossire e di sentirmi ancora più inquieta, quando ciò avviene.
Paul alle volte, durante l'evento, mi sembra stanco e affaticato, nonostante cerchi di mostrare sempre il sorriso.
Sarà sicuramente a causa del viaggio.
Ad un certo punto, proprio verso la chiusura dell'evento, una domanda ci coglie alla sprovvista. << Perciò significa che uscirete insieme anche fuori dallo show? >> chiede sorridente la donna, mentre il mio cuore perde un battito e lo stomaco si contrae in uno spasmo involontario. Mi apro involontariamente in un sorriso, quando l'idea di uscire con Ian, per quel genere di uscita, mi sfiora la mente e scuoto il capo in segno di diniego. << No. No >> pronuncia categorico Ian, facendo insinuare nel mio cuore una crepa di rammarico. Nonostante io cerchi di mascherarlo, devo ammettere nel profondo che la sua risposta mi ha leggermente ferita.
Non mi sarei mai aspettata un secco "no". Dopo circa un’ora e mezza la convention termina.
Salutiamo gentilmente i fan, facciamo qualche autografo, ringraziamo e, accompagnati dall’autista, facciamo un breve giro turistico per Londra, e ceniamo in un piccolo ma ottimo ristorantino, situato nelle deliziose e tipiche vie di Notting Hill.
Sono le dieci e mezza quando prendiamo finalmente l’ascensore del nostro albergo che ci porterà alle nostre stanze.
La stanchezza e l’intorpidimento hanno invaso totalmente il mio corpo.
Sento le gambe pesanti e affaticate, le palpebre che dolcemente si chiudono, preannunciando l’imminente arrivo del sonno.
Un sbadiglio mi coglie impreparata e mi succhia via altre energie e io non posso far altro che sottostare impotente al suo volere e lasciarmi andare alla spossatezza.
Quando riapro gli occhi, vedo quattro paia di iridi che mi fissano divertite.
Di colpo l’imbarazzo s’insinua in me e percepisco il sangue affiorare violentemente alle gote.
Una risata cristallina e meravigliosa echeggia nel piccolo spazio dell’ascensore e il mio cuore accelera il ritmo.
Paul si lascia andare ad un piccolo sghignazzo.
<< Non ti reggi in piedi piccola Dobrev. Sarò costretto a portarti in braccio fino al tuo letto? >> chiede ironico Ian, mentre punta i suoi magnifici occhi brillanti nei miei.
Rimango rapita dal suo sguardo di ghiaccio, che non cela minimamente la strana luce di bramosia, che lo invade .
Neanche mi accorgo che l’ascensore si è fermato al 15° piano e che Paul, sulla soglia, ci ha augurato la buona notte e si è incamminato verso la sua stanza.
Sposto gli occhi, incapace di sostenere le sue pupille penetranti, e vedo le porte d’acciaio dell’ascensore richiudersi e ricominciare lentamente la salita verso il nostro piano.
Di colpo l’ilarità e la tranquillità scompaiono e lasciano posto ad una forte tensione, che impregna l’aria di elettricità.
Il cuore inizia a battermi all’impazzata e un groviglio di emozioni contrastanti si agita nel mio petto.
Il suo corpo dista solo pochi centimetri dal mio e avverto, improvvisamente, un flusso di puro desiderio aleggiare tra noi.
Rialzo lo sguardo sul suo viso e, la pelle d’oca, mi accarezza la schiena.
Gli occhi, un istante prima scherzosi, ora ardono di una strana luce carica di desiderio, che mi terrorizza.
Lo vedo spostare il suo sguardo dalle mie iridi, alle mie labbra.
Di colpo la stanchezza svanisce dal mio corpo e viene rimpiazzata dalla confusione, dalla paura di cedere all’istinto, ma anche da una punta di frenesia e curiosità.
Rimango immobile, inebetita dalla sua presenza.
Avanza di un passo e i nostri vestiti si sfiorano. Sussulto a quel gesto.
Ian mi ipnotizza e il suo sguardo liquido e fisso sulle mie labbra, mi fa ansimare lievemente.
D’un tratto il suono acuto dell’ascensore ci avverte che siamo giunti al nostro piano.
Questa improvvisa interruzione mi ridà, immediatamente, lucidità.
Mi scosto subito e frugo velocemente nella borsetta alla ricerca della chiave.
Quando le porte si aprono, senza degnarlo di uno sguardo mi fiondo fuori dall’angusto spazio e mi dirigo verso la mia camera, consapevole dello sguardo di Ian sulle mie spalle.
Tremante, estraggo la carta dalla borsetta e prego che la porta si apra subito, dandomi così modo di rifugiarmi dalla voglia che mi trascina sempre di più verso di lui.
Le dita sono incerte sulla serratura e le orecchie mi fischiano, mentre cerco di combattere contro me stessa.
La chiave scatta e il battente si apre, ma non ho il tempo di varcare la soglia, che un braccio me lo impedisce, afferrandomi saldamente per il gomito.
Il mio cuore sobbalza. Lentamente mi volto verso di lui.
I suoi occhi mi inchiodano al muro e il suo sguardo è talmente intenso che mi toglie il respiro.
<< Ho bisogno di te Nina. >> sussurra.

 
Angolo autrice 
 
Buonsalve, carissime! =)
Finalmente sono tornata. Non so davvero come scusarmi per il tremendo ritardo. Vi ho fatto aspettare veramente tanto e spero possiate perdonarmi per questo. =)
Premettendo che, come al solito, questo capitolo non mi soddisfa affatto, vi dico che scriverlo è stato veramente impegnativo.
Sono consapevole del fatto che non ci sono quasi per nulla i dialoghi questa volta. Ho voluto concentrare il momento sul rapporto tra Ian e Nina, e molto di più sui gesti, sulle espressioni degli occhi, del viso, i movimenti del corpo, piuttosto che sulle parole.
Più volte in questo capitolo abbiamo visto l’intensità degli sguardi dei nostri protagonisti, le sensazioni contrastanti e la forte attrazione che provano l’uno per l’altra.
Ho voluto giocare molto su questo e spero sia venuto bene, però, come ho detto prima e ripeto, non mi convince per nulla. Non so…
Per quanto riguarda la convention. Ho voluto scrivere del loro primo contatto con i fan, che allora, nel 2009, erano veramente pochi.
Se siete curiosi di vederla questo è il link you tube:
 
http://www.youtube.com/watch?v=4rQ3Y5dtJvk
 
Questa è la prima parte, poi ce ne sono molte altre, ma sono di seguito, quindi se siete interessate a vederlo tutto potrete farlo ;).
Io ho voluto riassumerlo per non dilungarmi troppo, spero vada bene per voi =).
Comunque il fatto che Nina, durante la convention guardi Ian tutto il tempo,è vero. Potete costatarlo voi stesse vedendo il video.
Ora il capitolo è finito con questa frase carica di emozioni da parte di Ian. Cosa vorrà significare? E Nina, secondo voi, come reagirà? =)
Beh spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto.
Vi invito a lasciare una recensione, anche solo per dirmi "bello, mi piace", o "mi fa schifo " e spero di sentire qualche personcina nuova :)
Vi do appuntamento col prossimo aggiornamento, tra due settimane!.
Grazie di cuore a tutte coloro che hanno inserito la storia fra le preferite/seguite/ricordate, ai lettori silenziosi, ma soprattutto a chi recensisce.
Un bacione.
A presto.
Fede Xoxo

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Britt4ever “ L’amore guarda non con gli occhi ma con l’anima” ( lettrice stupenda!! )
 Iansom “Cause you'll always be my only destiny “ ( storia magnifica, molto intrigante e intense. Waho !!=))
Elen91 ( che stimo molto sia come scrittrice che come commentatrice, sei bravissima =)) “ Can you immagine that love?” e ( scoperta da poco ma veramente magnifica! ) “Breathe me”
Fergyyy “ day by day” ( chi è appassionato di storie Robsten, questa fa proprio per voi, magnifica! =))
Meiousetsuna “His Beauty and the Moonlight overthrew You “ (meravigliosa One-shot Delena ambientata dopo la 3x19 leggetela è stupenda!! )
Giuls_somerhalder “San Valentino A New York” ( sul cast di TVD, veramente molto carina, allegra e scritta molto bene. Ve la consiglio assolutamente! )
Emily petrova “La fidanzata dell'ibrido” ( Intrigante e davvero originale. Magnifica. Non ci sono altre parole per descriverla. )
BloodyMary94 “Tutto Cambia Per Un Bacio” ( questa storia è una delle mie preferite, la seguo assiduamente e con passione. E’ sulla coppia Delena veramente Stratosferica!! Hihihi Leggetela! )
Gaspard “The biginning of a new story”, scrittrice molto brava e storia molto intrigante e romantica =) 
 

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Capitolo 7
*** Sudden changes... ***


                                                  Need you now                               




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                                                                                                      Nina’s pov



Sgrano gli occhi stupefatta della sua ammissione e il mio cuore si ferma per alcuni secondi mentre schiudo la bocca incredula.
Mille pensieri iniziano a vorticare prepotentemente nella mia testa e, come il ronzio delle api, mi riempiono le orecchie.
Il respiro si blocca con un groppo in gola e si fa trafelato.
Il petto è stretto in una morsa, quasi dolorosa, di confusione e stupore e le miei iridi sono incatenate alle sue.
Per alcuni istanti ci scrutiamo. Io sbalordita di quella frase, lui in attesa e intimorito.
Finalmente riprendo l’uso della parola, dopo il momentaneo shock, e mormoro balbettante.
<< C-che significa che hai bisogno di me? >> la mia voce è appena un sussuro, tanto le emozioni mi stanno riempiendo e soffocando il corpo.
Vedo Ian abbassare per un secondo lo sguardo, accigliato e perplesso. Lascia delicatamente la presa sul mio braccio e si allontana di mezzo passo dal mio corpo, lasciandomi finalmente l’aria per respirare.
Lo fisso confusa e incerta, con il cuore che batte all’impazzata.
La tensione che fino a pochi istanti prima ci univa e ci spingeva l’uno tra le braccia dell’altro, sembra essersi improvvisamente dissolta nel nulla, lasciando al suo posto la freddezza e la glacialità della lontananza.
Dove prima le sue dita mi stringevano leggermente la pelle del gomito e sentivo calore, ora percepisco solo gelo e distacco.
Ian rialza gli occhi mortificato e leggo nel suo sguardo un incredibile senso di colpa e turbamento.
<< Scusami io…non so perché ho detto così. Perdonami. >> sussurra abbassando lo sguardo a terra e schiudendo le labbra.
Osservo il suo profilo marcato. La mascella contratta, le guance rosse per le emozioni provate fino a pochi secondi prima, le pupille dilatate e perse nel vuoto e i capelli scarmigliati, con alcune ciocche corvine a ricadergli disordinatamente sulla fronte lievemente corrucciata.
Avverto ondate d’inquietudine provenire dal suo corpo.
Non riesco a parlare, tanto sono confusa e lui non mi da neanche tempo di aprire bocca che, augurandomi velocemente la “buonanotte”, senza degnarmi più di uno sguardo, mi volta le spalle e s’incammina nel corridoio.
Continuo a fissarlo sbalordita e completamente impietrita.
Lo seguo con gli occhi fin quando non lo vedo armeggiare nervosamente con le chiavi della porta, che dista esattamente quattro stanze dalla mia, ed entrare nella camera, richiudendo, poi, con uno sonoro schiocco, il legno.
Lo sbattere della porta mi fa sussultare, ed è come se a quel suono fosse stato collegato un pugno nel mio stomaco.
Rimango smarrita, con uno tsunami di confusione e sbigottimento a travolgermi il  corpo.
Cosa significa la frase che ha pronunciato? Che vuol dire che ha bisogno di me? Come amica? Devo aiutarlo a fare qualcosa?.
Non riesco a capire.
Una miriade di domande inizia a volteggiare freneticamente nella mia mente, costringendomi a portare una mano alla tempia, come a volere fermare quel brusio, divenuto ormai insopportabile.
Il freddo della situazione e dell’accaduto mi colpiscono in pieno come una secchiata d’acqua e un brivido mi percorre la schiena.
Dò un’altra occhiata in direzione della camera di Ian, poi senza più esitazioni, varco la soglia della mia stanza richiudendo la porta alle mie spalle e appoggiandomici con la schiena.
La quiete della notte sembra quasi anormale, tanto è perfetta e priva di qualsiasi suono, solo i miei continui sproloqui interiori, che mi salgono alle orecchie, rovinano l’atmosfera del momento.
Rilascio un flebile sospiro e cerco di calmare i battiti esagitati del mio cuore.
Accendo le luci della stanza e lascio la borsa sul tavolino rotondo di legno, posto accanto all’entrata, mi dirigo a passo lento e strascicato verso il bordo del letto e mi ci siedo.
Mentre mi slaccio gli stivali e mi sgranchisco le gambe e i piedi, cerco di fare ordine nella mia mente, impilando in una sezione le varie domande che si agitano senza sosta.
Finalmente ammutolisco l’istinto e la ragione che non mi hanno dato tregua un attimo, continuando a dichiararsi guerra, a sfoderare le armi e a combattere una lotta sanguinosa per la supremazia.
Ora nella mia testa c’è il silenzio totale, le emozioni e le sensazioni contrastanti si sono, invece, trasferite al centro del mio petto, scavandosi una nicchia e istallandosi all’interno di essa.
Non riesco a capire il comportamento di Ian.
Un momento leggevo nei suoi occhi bramosia e desiderio, quello dopo solo senso di colpa.
Che cosa sta succedendo?.
Le emozioni che ho provato durante la sua vicinanza sono state di un’intensità tale da stordirmi, ma terribilmente spaventose.
Non avevo il controllo di me stessa. Ho rischiato seriamente di rovinare la nostra amicizia solo per seguire l’impulso del desiderio.
Questa è la cosa che mi intimorisce di più. Essere arrivata al punto tale da non avere più la forza di dominare le emozioni.
Ian mi confonde, mi irretisce con il suo sguardo penetrante, mi legge dentro, scava per trovare la mia anima e quando la scopre, questa si sciogle tra le sue mani come burro. Il suo profumo mi inebria e la vicinanza con il suo corpo mi manda in tilt il cervello, mi fa battere il cuore all’impazzata e mi fa stringere lo stomaco in una morsa piacevolmente dolorosa.
Mi rendo conto che in questo momento non sono nelle condizioni di poter ragionare obiettivamente. Ho passato una giornata intensa, carica di emozioni, ma soprattutto molto stancante. Spendere ulteriori e poche energie, che mi sono rimaste, per analizzare il nostro rapporto d’amicizia, che si sta trasformando in qualcosa di strano e complicato, sarebbe lavoro sprecato.
Perciò mi infilo velocemente il pigiama, mi lavo i denti, mi strucco, mi spazzolo accuratamente i capelli e per un attimo mi soffermo a guardare il mio riflesso allo specchio.
Cosa mi sta succedendo?
Dov’è finita quella ragazza forte e decisa di un tempo?
Questi quesiti mi sorgono spontanei mentre analizzo i dettagli stanchi del mio viso.
Spengo la luce della stanza, rimanendo con solo il fioco bagliore dell’abat-jur posta sul comodino accanto al letto.
Scosto il piumone e le coperte, avvertendo, finalmente il dolce richiamo del letto.
Il torpore e l’intontimento tornano a pervadermi e riescono, con mia sorpresa, ad assopire il groviglio di sensazioni pulsanti, che si trova nel mio petto.
Mi lascio andare ad uno sbadiglio, percependo il corpo farsi pesante e indolenzito.
Il contatto con il materasso morbido e accogliente è come un balsamo a sciogliere i nodi di risentimenti e paure, che si sono fissati nelle mie membra.
Socchiudo le palpebre pregustando il dolce contatto con il sonno, che sembra chiamarmi nel suo mondo illusorio.
Improvvisamente dei colpetti secchi però mi riportano alla realtà e mi rendo conto che qualcuno sta bussando alla porta.
Dischiudo le palpebre ormai pesanti e, a fatica, mi trascino fuori dal letto, rilasciando uno sbuffo spazientito. Non ho neanche la forza di immaginare chi sia l’usurpatore della mia quiete e del mio sonno attiguo.
Portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, abbasso la maniglia e apro la porta.
Mi concedo un secondo prima di guardare quel qualcuno che mi sta di fronte, poi, dopo aver trovato il minimo di energie che mi sono rimaste, alzo lo sguardo e un brivido mi percorre la schiena.
Ian.
Mi osserva con occhi cupi, il suo viso è una maschera grigia.
Apro la bocca sorpresa.
<< Che succede? >> mormoro perplessa, scrutandolo dalla testa ai piedi.
Solo in questo momento mi accorgo che anche lui indossa un pigiama, o meglio, un paio di pataloni neri di una vecchia tuta, una canottiera grigia e ai piedi le pantofole dell’albergo.
Mi chiedo come faccia a non avere freddo così scoperto.
<< Ho litigato con Megan. >> sussurra attirando nuovamente la mia attenzione sul suo viso.
Sgrano gli occhi stupita e lo guardo mentre lo vedo farsi torvo.
<< Mi dispiace >> sospiro con rammarico, soprattutto perché sembra essere veramente deluso e terribilmente inquieto.
Ci guardiamo un secondo negli occhi, le sue iridi di ghiaccio trasmettono uno sguardo ferito e indifeso, quasi in cerca di conforto, e io avverto nuovamente il sonno fare le valigie e andarsene dal mio corpo, lasciando il posto ad un cuore frenetico e alla confusione.
<< Posso entrare? >> quella domanda mi spiazza per pochi istanti, rimango inebetita a fissarlo ma, vedendolo così smarrito, non posso fare altro che accettare, anche se un po’ incerta.
<< C-certo, vieni. >> mormoro abbassando lo sguardo e, spalancando la porta, mi faccio da parte per farlo entrare.
<< Grazie mille, Nina. >> mormora abbozzando un sorriso. Il mio nome pronunciato così lentamente e sensualmente dalle sue labbra, mi fa correre un brivido di piacere lungo la schiena e mi fa perdere un battito.
Mentre richiudo, le vocine interiori della ragione e dell’istinto ghignano soddisfatte e si preparano nuovamente sulle linee di guerra.
Quando mi volto, mi stupisco di vedere Ian seduto sul bordo del mio letto, con le spalle curve, come a sostenere il peso gravoso della stanchezza e del litigio e lo sguardo inespressivo, perso nel vuoto.
A passo lento mi avvicino a lui, fino a distare pochi centimetri dal suo corpo.
Rimango in piedi e lo guardo dolcemente, sentendo il cuore stringersi in una morsa di compassione.
Sembra un cucciolo smarrito.
Il mio ventre è all’altezza del suo viso, che è ancora basso, intento a scrutare distrattamente i dettagli della moquette beige, immerso nel mare dei suoi pensieri.
Un impeto di curiosità mi travolge. Vorrei tanto scoprire le sue idee in questo momento.
Sapere cosa sta rimuginando la sua mente.
<< Che cosa è successo? >> chiedo in un sussurro, incrociando le braccia petto e prendendo un grosso respiro.
Ian, riscosso dalla mia domanda, alza il volto verso di me e mi fissa.
L’intensità del suo sguardo mi fa contrarre lo stomaco in uno spasmo piacevolmente doloroso e dischiudere le labbra estasiata.
I suoi occhi sono color oceano, incredibilmente blu, da mozzare il fiato.
Aggrotta lievemente la fronte e, rilasciando un flebile sospiro, inizia a raccontare.
<< Mi ha chiamato poco fa. Mi ha chiesto come era andata, come stavo. E fin qui tutto normale. Fin quando non le ho detto che, sicuramente, domani non sarei riuscito ad andare al pranzo dei suoi genitori. A quel punto ha iniziato a dare in escandescenze. Mi ha detto che le avevo promesso che l’avrei fatto, accusandomi di non essere un uomo di parola, ma a quel punto sono scattato io e abbiamo finito per litigare. >> finisce il racconto continuando a reggere il mio sguardo, ora sbigottito e lievemente indignato nei confronti di Megan.
Come si fa ad accusare Ian di non essere un uomo di parola? Dopo tutto quello che fa per far stare bene tutti.
Lascio ricadere le braccia lungo i fianchi e stringo le labbra, alzando il mento e, scostando lo sguardo, soffio tra i denti.
Non riesco a capire il bisogno di alcune persone di litigare, istigare e stuzzicare gli altri fino all’esasperazione.
Lo vedo, ora, nelle pupille torve di Ian.
<< Non so più cosa devo fare, Nina. Aiutami tu. >> sussurra flebilmente.
Queste parole pronunciate in tono quasi supplichevole, mi fanno perdere un battito.
Abbasso nuovamente lo sguardo sul suo viso e ne rimango colpita.
Mi fissa speranzoso, come in cerca di una risposta, un consiglio o forse semplicemente della mia vicinanza.
Il nervosismo che iniziava a nascere in me, ora si è completamente estinto. Eclissato davanti all’espressione contrita di Ian.
In questo momento vorrei tanto accarezzare il suo viso.
Magari scostando le ciocche che gli ricadono sulla fronte, sfiorando con i polpastrelli le sue palpebre, scendendo giù lungo la linea del naso, giungendo fino alla bocca. A quelle labbra carnose e rosee terribilmente invitanti, accarezzandole con il pollice e saggiandone la cosistenza morbida, già assaporata per pochi istanti sul set.
Improvvisamente mi rendo conto dei pensieri che sto facendo e  reprimo l’impulso, alzando il viso al cielo e facendo chiarezza nella mente, che ora sembra ottenebrata da una fitta nebbia di desiderio.
Percepisco un gran calore avvolgermi e la tensione e l’elettricità di prima incombere minacciose sulle nostre teste.
<< Secondo me, dovresti lasciarla sbollire questa notte. Sono sicura che si renderà conto da sola di aver esagerato e domani ti richiamerà, chiedendoti scusa. Fidati di me. >> pronuncio queste parole, schiarendomi la voce.
Cerco di non incrociare i suoi occhi, anche se li sento scrutarmi intensamente e penetrarmi dentro, fino a toccare le ossa.
D’un tratto avverto le dita calde di Ian circondarmi i fianchi e marchiare a fuoco la mia pelle.
A quel contatto trasalgo stupita e il mio cuore intreprende una corsa impetuosa.
Il mio sguardo scende su di lui.
Dischiudo le labbra in cerca d’aria e percepisco piccole scosse e brividi piacevoli iradiarsi dai suoi polpastrelli, oltrepassare la leggera stoffa della maglietta grigia e infrangersi sulla mia pelle.
Lo vedo con lo sguardo fisso sul mio ventre piatto, immerso nei suoi pensieri.
Dall’alto e, alla luce fioca dell’abat-jur, i suoi capelli neri si rivelano con riflessi arcobaleno, quasi fossero le piume di un corvo.
Un formicolio m’invade le membra e giunge in ogni terminazione nervosa.
Improvvisamente Ian, con lentezza disarmante, appoggia dolcemente la guancia sulla mia pancia.
A quel contatto contraggo irrimediabilmente i muscoli e m’irrigidisco, rimanendo a bocca aperta e senza fiato.
Sicuramente riuscirà a sentire il battito frenetico del mio cuore.
Quando questo pensiero mi attraversa la mente, automaticamente avverto il sangue ribollirmi sulle gote.
Non so cosa fare.
Ian rimane fermo, con le dita serrate sui miei fianchi e il viso premuto sul mio ventre.
Riesco a sentire il calore del suo respiro infrangersi sulla mia maglietta e passare fino alla mia pelle, provocandomi altri brividi.
Lo vedo chiudere gli occhi e lasciarsi andare.
<< Sono così confuso. >> mormora strusciando lievemente la guancia su di me, come un micio abbandonato alle fusa.
La dolcezza e la purezza dei suoi modi e dei suoi gesti, mi fanno un’incredibile tenerezza, in questo momento.
Mi sembra un bambino in cerca di coccole da parte della mamma.
Un sorriso si dipinge sulle mie labbra, quando il pensiero mi tocca.
Le mie mani, come animate di vita propria, si alzano e si posano dolcemente sui suoi capelli.
Mossa da un’impeto di compassione e amore, inizio ad accarezzare lentamente le morbide e setose ciocche e lascio che la magia del momento ci circondi.
Dentro di me, ora, tutto si è immobilizzato. La guerra tra la ragione e l’instinto è rimasta inconclusa, il groviglio di emozioni pulsanti e quasi dolorose si è districato e sciolto e, infine, i dubbi e la confusione, si sono dissolti nel nulla.
Rimaniamo così, fermi in questa posizione per minuti interi, che a me sembrano ore.
Pian piano entrambi ci rilassiamo e percepiamo la stanchezza avvolgerci nella sua coperta calda.
Poco dopo Ian, si scosta leggermente da me e alza il volto, puntando i suoi meavigliosi zaffiri sul mio viso.
<< Posso rimanere a dormire qui, con te? >> sussurra esitante e con un luccichio di speranza negli occhi.
Ho un tuffo al cuore quando la domanda mi arriva alla testa.
L’immagine di noi abbracciati sotto le coperte, mi attraversa la mente e non posso fare a meno di chiedermi “ Lo voglio davvero? “.
Rimango alcuni secondi in silenzio, mentre dentro di me le sensazioni e le emozioni pietrificate, tornano a riprendere le loro azioni quotidiane di tormento.
Ancora incatenata alle sue pupille brillanti e sedotta dalle sue iridi blu, non posso fare altro che annuire, mordendomi il labbro.
Vedo il suo sguardo mutare e divenire gioia pura.
Con uno scatto si alza e mi avvolge le braccia intorno alla schiena traendomi a sé.
Sgrano gli occhi sorpresa, quando mi ritrovo con il viso premuto sul suo petto muscoloso, dal quale proveniene il suo inebriante profumo.
<< Grazie, piccola Dobrev. >> mormora sorridente.
Mi lascio contagiare dalla sua felicità e finisco per chiudere gli occhi e sospirare estasiata.
<<  Basta che ti metti un cuscino sulla faccia. Voglio dormire stanotte, non sentire il tuo fastidioso e pesante russare. >> dico, avvertendo nuovamente l’ilarità contagiare entrambi.
Da quant’è che non ci stuzzicavamo con battutine ironiche?.
Scioglie l’abbraccio e mi scosta da lui, rivelando un finto stupore, che poi in pochi attimi si trasforma in un’espressione maliziosa.
<< Mai quanto te, Dobrev. >> soffia, rivelando il suo sorriso sghembo.
Apro la bocca, fintamente offesa, poi non resisto più e scoppio in una risata divertita, che contagia, irremidiabilmente anche lui.
Poco dopo ci ritroviamo sotto le coperte, ancora intenti a stuzzicarci e a prenderci in giro.
 
<< Sì ma te la ricordi quella volta che abbiamo svuotato il camerino di Paul? Ti ricordi la faccia che ha fatto? >> mi chiede Ian sorridente, guardadomi con espressione divertita.
Il ricordo del viso sbigottito di Paul e della sua arrabbiatura mi tornano in mente in un soffio e non posso fare altro che ridere, girandomi a guardare il viso del mio amico.
<< E’ vero è stata incomparabile. Quando urlava e andava in giro chiedendo a tutti che fine avesse fatto tutta la sua roba. E’ stato uno scherzo architettato piuttosto bene, Smolder. >> commento stringendo la coperta al petto.
<< Tutto merito mio. >> si elogia alzando il mento con aria saccente.
<< Ah, ah. Sono stata io la mente, tu hai solo eseguito gli ordini. >> lo rimprovero schioccando la lingua sul palato, con fare altezzoso.
Alza gli occhi al cielo, scuotendo la testa.
<< Per questa volta te la do vinta, Nina. Comunque dovremo organizzare un altro scherzo. Mi piace mettere zizzania sul set. >> sussurra , ghignando e assottigliando lo sguardo con fare cospiratorio.
<< Prima o poi si vendicheranno di noi, aspettati qualcosa di veramente forte. >> lo rimbecco alzando le sopracciglia sicura di me.
D’un tratto uno sbadiglio mi coglie alla sprovvista e io chiudo gli occhi assorbendo la sonnolenza.
<< E’ meglio se dormiamo, si è fatta l’una e mezza. >> mormora guardandomi dolcemente, dopo aver lancianto un’occhiata alla radio sveglia, posta sul comodino.
Annuisco socchiudendo le palpebre e pregustando l’attimo in cui il sonno mi prenderà, poi mi allungo leggermente verso l’abat-jur e la spengo.
Il silenzio e il buio calano su di noi in un istante.
Le tenebre ci circondano ma l’aria si impregna di elettricità.
Rimango immobile, supina, con le braccia strette al petto, le dita serrate sulle morbide lenzuola, come a proteggermi dalla consapevolezza di avere Ian a pochi centimetri di distanza da me.
Percepisco i suoi occhi puntati sul mio viso.
Dopo istanti di totale oscurità i miei iniziano ad abituarsi alla notte e, spinta dalla curiosità, mi volto lentamente verso il mio amico e riesco a scorgere i contorni e alcuni dettagli del suo viso.
Sento il calore del suo corpo infrangersi sul mio pigiama ed entrarmi sotto pelle, provocandomi mille brividi.
Lo avverto muoversi impercettibilmente, tanto che il suo piede finisce per cozzare contro il mio.
E a quel contatto sussultiamo entrambi.
<< Hai i piedi ghiacciati Nina. >> sussurra nel buio, ma percepisco nel suo influsso di voce, una nota compassionevole.
<< Vieni qui. >> aggiunge dolcemente avvicinandosi ancora di più e, con mio stupore,  mi avvolge le braccia intorno alle spalle e mi trae a sé.
Così finisco con il viso premuto sul suo petto muscoloso, il ventre schiacciato contro il suo fianco sinistro e le nostre gambe intrecciate in un groviglio particolarmente intimo.
Arrosisco per quella vicinanza e cerco di scostarmi un po’, per evitare di stare troppo appiccicata a lui, ma la stretta sulle mie spalle si rafforza e mi impedisce qualsiasi movimento.
Con il cuore a mille, sollevo lievemente il viso e cerco il suo sguardo.
Anche lui è fisso ad osservarmi e quando i nostri occhi si incatenano, un brivido ci scuote dalla testa ai piedi.
Al buio riesco comunque a scorgere il luccichio delle sue pupille e noto il brillio dei suoi denti risplendere nelle tenebre.
Sorrido anch’io poi, socchiudendo le palpebre, porto una mano stretta a pugno sul suo petto, e rilasciando un sospiro estasiato, mi stringo a lui e aspetto che il sonno mi trascini nel suo mondo.
<< Buona notte >> biascico con le ultime energie.
Dopo attimi di silenzio, un sussurro dolcissimo mi arriva alle orecchie come un ninna nanna meravigliosa.
<< Buona notte, mia piccola Nina >> mormora sui miei capelli, percependo il suo respiro caldo infrangersi sulla mia cute e rilasciarmi intensi brividi.
Il mio cuore perde un battito a quelle parole così dolci, ma soprattutto all’aggettivo che ha usato per descrivermi.
“ MIA”.
Prima che possa fare o dire qualcosa, Morfeo mi rapisce e oscura la mia mente.
 


Un senso opprimente di calore e pesantezza mi avvolge e grava su di me.
Non riesco a respirare. L’aria mi arriva densa e carica di anidride carbonica e io boccheggio in cerca di fresco.
Quando avverto nuovamente la sensibilità ai miei arti, mi muovo leggermente e capisco, finalmente, che la causa di tutto quel calore e peso, non è altro che il corpo di Ian, per metà schiacciato contro il mio.
Io sono girata su un fianco, un braccio di Ian è poggiato mollemente sul mio fianco e il mio ventre, e il suo petto ampio e muscoloso cozza contro la mia schiena.
Apro gli occhi ormai sveglia e scosto le coperte per il troppo caldo, scoprendo metà dei nostri corpi e prendo una boccata d’aria ristoratrice.
Il corpo di Ian pesa su di me, ma, anche se non respiro bene, il sudore ha imperlato i nostri corpi e l’aria è poca, non riesco ad alzarmi dal letto.
Non abbiamo mai avuto un contatto così intimo e ravvicinato e la cosa mi crea uno scombussolamento di sentimenti ed emozioni dentro.
Il respiro leggero di Ian mi accarezza l’orecchio, tanto il suo viso è vicino alla mia nuca.
Riesco ad avvertire il battere regolare e lento del suo cuore sulla mia schiena e questo mi fa crescere una bolla d’amore nel petto.
Muovo leggermente le gambe e le districo dal groviglio intricato creato con quelle di Ian.
Sempre lentamente e stando attenta a non svegliarlo, alzo il suo braccio, che mi blocca la vita, mi giro dal suo lato e riappoggio la sua mano sul mio fianco.
Sorrido quando sento le sue dita calde restare immobili sulla mia pelle nuda, lasciata scoperta dalla maglietta, durante il movimento.
Finalmente lo vedo.
Ancora immerso nel sonno il suo viso si rivela più angelico e bello che mai.
Schiudo le labbra incantata da quella visione e analizzo ogni singolo dettaglio, imprimendolo a fuoco nella mia mente.
I capelli scompigliati e le seriche ciocche corvine che gli ricadono disordinatamente sulla fronte liscia e rilassata, gli occhi incorniciati da lunghe ciglia nere, sono chiusi e abbandonati al torpore, studio la linea del naso, le guance appena rosee, forse a causa del calore dei nostri corpi, e infine giungo alle labbra socchiuse e meravigliosamente carnose.
Le fisso stupita e sento dentro di me la voglia e il desiderio di assaporarle, crescere a dismisura.
Un movimento quasi impercettibile cattura la mia attenzione e rialzo, di poco, lo sguardo incontrando due iridi di ghiaccio che mi fissano ancora un po’ assonnate ma anche brillanti di curiosità.
<< Buon giorno. >> mormoro accennando un sorriso e cercando di spezzare la tensione che si sta ricreando nella stanza.
<< Mmhh… ‘giorno. >> biascica con la voce ancora impastata dal sonno richiudendo le palpebre, abbozzando un sorriso e affodando, con un mugolio, la testa nel cuscino.
Mi fa una tenerezza incredibile. Sembra un bimbo ancora intontito dalla stanchezza, con i capelli arruffati e un’espressione sonnolenta estremamente dolce.
La tentazione è troppo forte così alzo la mano e affondo le dita tra i suoi setosi e profumati capelli e li tiro lievemente cercando di riscuoterlo dal torpore.
<< Mmhh >> un altro mugolio, questa volta, infastidito e contrariato arriva ovattato alle mie orecchie.
<< Su brontolone, svegliati. Sono le sette, tra due ore dobbiamo essere in aereoporto. >> mi avvicino al suo volto ancora sepolto nel cuscino e, inavvertitamente premo il mio seno contro la sua spalla e un brivido mi percorre.
Le sento irrigidirsi a quel contatto e subito il sorriso scompare dal mio volto e i miei muscoli si tendono.
L’intimità del momento, la dolcezza e l’amore presente nei nostri gesti mi colpiscono in pieno viso come uno schiaffo doloroso.
Invasa dall’imbarazzo e  dal timore di quello che potrebbe succedere, mi ritraggo e scosto definitivamente le coperte dalle mie gambe e il fresco della stanza mi invade.
Mi volto e gli dò le spalle, consapevole ora, del suo sguardo ardente sulla mia schiena.
Non riuscendo a reggere l’intensità del momento mi alzo dal letto e, portandomi una ciocca dietro l’orecchio, muovo qualche passo verso il bagno di fronte a me poi confusa aggrotto la fronte.
I pensieri tornano a vorticare incessantemente nella mia mente e, scuotendo leggermente la testa, mi volto nuovamente verso di lui, che ora è seduto sul materasso.
Una gamba stesa, il ginocchio dell’altra ripiegata, su cui poggia il suo braccio sinistro e la mano destra puntellata sul cuscino a sorreggersi, gli occhi fissi nel vuoto con sguardo confuso.
<< Ehm, io dovrei lavarmi e vestirmi… >> inizio incerta, amareggiata per doverlo cacciare, ma ho paura di me stessa e, in minima parte anche dei suoi comportamenti così particolari.
 << Oh, certo. >> mormora sconsolato rialzando lo sguardo sul mio viso.
Rimango inebetita a guardarlo, mentre velocemente si infila le ciabatte e si avvia verso la porta.
Quando abbassa la maniglia mi rivolge un altro sguardo penetrante, che mi fa rabbrividire, poi la richiude con uno schiocco secco, che mi fa sobbalzare.
Schiudo le labbra confusa e colpevole.
E se avessi sbagliato a mandarlo via?.
La mia ragione mi rimprovera dicendomi che, invece, ho fatto bene a farlo mentre il mio istinto mi urla contro i peggio epiteti.
Strizzo gli occhi e scuoto la testa scacciando i pensieri negativi e inizio a prepararmi.
 
 
<< Buon giorno Nina. Dormito bene? >> mi chiede sorridente Paul, passandomi accanto con il piatto ricolmo di prelibatezze.
Ricambio il sorriso e mi giro a guardarlo.
<< Sì, abbastanza. Tu? >> rispondo cortesemente, mentre aspetto l’omelette che il cuoco mi sta preparando di fronte.
<< Anch’io bene. >> dice con occhi brillanti.
Lo vedo sveglio, riposato e carico per un’altra giornata.
Ci aspetta il volo del ritorno e alcune scene da girare questo pomeriggio.
Prevedo che sarà una giornata molto intensa.
Il cuoco sorridente mi porge l’omelette e io allungo il piatto ringraziandolo educatamente.
<< E’ andata bene ieri, che ne dici? Essendo stata la nostra prima convention direi che ce la siamo cavata alla grande >> mormora Paul, camminando al mio fianco mentre raggiungiamo un tavolo rettangolare, posto sul lato destro della grande sala, accanto ad un separè di carta.
<< Sì, direi di sì. Tutto sommato ci siamo divertiti ed è stata una bella esperienza. Presto ce ne attenderanno delle altre. >> commento appoggiando il vassoio sul legno e prendendo posto sulla sedia accanto al muro.
Paul si accomoda di fronte a me.
<< Già, è vero. >> dice alzando le sopracciglia in modo eloquente, poi per un attimo il silenzio ci avvolge. Lui sorseggia il suo succo d’arancia e io inizio a tagliare la mia omelette.
<< Hai visto Ian? Dovrebbe essere già sceso da dieci minuti. >> la domanda improvvisa di Paul mi fa perdere un battito e per un secondo mi irrigidisco, poi scacciando i mille pensieri che avviluppano la mia mente, alzo lo sguardo sul mio amico e rispondo.
<< No, sinceramente no. Infatti, mi sto chiedendo anch’io perché ci stia mettendo così tanto. >> mormoro stringendo le labbra e le spalle.
Vedo Paul voltarsi e puntare lo sguardo verso l’entrata della sala.
<< Ah, eccolo. >> dice sorridente osservando l’amico e agitando una mano a mezz’aria per farsi notare.
Un brivido corre lungo la mia spina dorsale e mi costringo a non voltarmi.
Dopo tutto quello che è successo questa notte e stamattina non riesco a impedirmi di pensare ai nostri gesti così intimi, ogni volta che lo guardo.
D’un tratto avverto la sua presenza accanto al tavolo, ma continuo a guardare il piatto di fronte a me come se niente fosse.
<< Ehi amico, ci stavamo giusto chiedendo che fine avessi fatto. Come mai ci hai messo così tanto? >> chiede Paul tra l’incuriosito e il divertito.
Percepisco i suoi occhi indugiare per pochi istanti su di me.
La voglia di rivedere il suo viso si impossessa del mio corpo, così alzo lo sguardo.
Quello che vedo, però, mi colpisce in pieno come una secchiata d’acqua gelida.
I suoi occhi mi fissano freddi, inespressivi e imperscrutabili, la mascella è contratta e le labbra tirate in una smorfia sprezzante.
Il mio cuore di stringe in una morsa e schiudo le labbra sorpresa e, al contempo, ferita.
<< Stavo parlando al telefono >> risponde secco voltandosi verso Paul e addolcendo leggermente lo sguardo.
Poi senza più degnarmi di uno sguardo gira le spalle e si avvia verso il buffet.
Il mio amico si volta verso di me lievemente  perplesso e mi guarda in una muta domanda.
Io continuo a fissare, ferita, il punto dove fino a pochi secondi prima si trovava Ian e mi chiudo nel mio mondo. Non riesco a chiarire i dubbi di Paul. Non in questo momento, perché non ne sono in grado neanche io.
Le orecchie mi fischiano e i suoni mi giungono ovattati e lontani, intorno a me tutto è sfocato.
Dentro di me, invece, si agitano convulsamente milioni di sensazioni e domande.Il mio cuore ha rallentato il suo battito ed è stato racchiuso in una morsa di confusione.
Durante tutta la colazione Ian non fa altro che ignorarmi completamente, chiacchierando animatamente con Paul.
Talvolta il mio amico cerca di coinvolgermi nel discorso, ma Ian glielo impedisce, catturando più volte la sua attenzione con argomenti futili.
Alla fine mi chiudo nel mio silenzio, finisco velocemente la colazione e mi alzo dalla sedia, non riuscendo più a sopportare la situazione estremamente fredda.
<< Vado a finire di chiudere la valigia. Ci vediamo tra dieci minuti giù nella hall. >> dico, ricevendo da Paul un sorriso dolce e da Ian un'altra occhiata sprezzante.
Con un colpo al cuore e la confusione a stordirmi, mi avvio in camera.
Non capisco che cosa sia successo.
Come mai così di punto in bianco l’umore e il comportamento di Ian siano cambiati drasticamente. Ripenso a quanto accaduto questa mattina, ripercorro ogni minimo istante e gesto, cercando qualcosa che lo abbia infastidito, ma non trovo nulla.
Forse quando è tornato in stanza ha ripensato a qualcosa.
Forse la telefonata avuta con quel qualcuno l’ha messo di cattivo umore ed è solo una cosa passeggera.
Faccio un intenso respiro, chiudo per un secondo gli occhi e, quando li riapro, decido che lo tratterò come sempre e lo tirerò su di morale.
Sono sicura che la causa del suo nervosismo non sia io, bensì qualcos’altro o qualcun altro.
Questo perché non riesco a trovare nulla che io abbia sbagliato.
O almeno spero che sia così.
 

Quando saliamo sul nostro pullmino privato, che ci porterà all’aeroporto,vedo Paul sedersi accanto alla nostra seconda truccatrice Marilyn e scuoto la testa sorridendo del suo modo buffo di corteggiare, poi cerco Ian con lo sguardo, finchè non lo trovo, seduto al penultimo posto.
Vedo che il posto accanto al suo è vuoto, così facendomi coraggio, prima che il pullman parta, prendo la mia borsa e mi avvio nella sua direzione.
Mi faccio coraggio e sorridente mi fermo di fronte a lui, aspettando che alzi lo sguardo.
E’ assorto a guardare il traffico londinese, che ci circonda.
Poco dopo, avvertendo una presenza, finalmente alza gli occhi.
Le sue iridi blu mi fulminano e mi guardano freddamente.
Ignoro il glaciale dolore che si sta insinuando sotto la mia pelle e gli sorrido dolcemente.
<< Posso sedermi accanto a te? >> mormoro gentilmente. Nella mia voce avverto una nota quasi intimorita, per la risposta che potrebbe arrivarmi.
Ian sbatte le palpebre, e per un secondo mi sembra di scorgere nelle sue pupille un luccichio di sorpresa e compassione, poi il gelo invade nuovamente il suo sguardo e lo rende duro e affilato, come la lama di un coltello, pronto a colpirmi.
<< No. >> pronuncia secco.
Senza aggiungere altro si volta di nuovo verso il finestrino e continua ad osservare le auto che camminano.
Il mio cuore sprofonda e un nodo mi si forma in gola, impedendomi quasi di respirare.
Reprimo a stento un singhiozzo e velocemente mi volto e prendo posto due sedili davanti a lui, però nella fila opposta alla sua.
Sento gli occhi pizzicare e le lacrime salire dal profondo del mio petto.
Non voglio piangere, non devo. Sono una donna forte che non si fa abbattere da questi comportamenti.
Dalla borsa afferro il mio i-pod e infilo le cuffiette, immergendomi le mio mondo fatto di musica e pensieri.
Subito la canzone “ Little House” di Amanda Seyfried parte e cerco di comprendere, nuovamente, il motivo di questo suo comportamento improvvisamente glaciale nei miei confronti.
Le note e la melodia avvolgono il mio corpo e mi ritrovo ad osservare distrattamente le case, le macchine che scorrono veloci di fronte a me.
Per fortuna sono seduta, accanto al finestrino. In momenti come questi ho solo bisogno di rimanere da sola.
Ringrazio che Paul non sia venuto a farmi compagnia e sia invece rimasto a chiacchierare con Marilyn.
Non avrei avuto la forza di spiegargli tutto, perché non conosco nemmeno io la causa del comportamento così strano di Ian.
Sento ancora il dolore e la confusione premere, come un macigno, sul mio petto, bloccandomi quasi il respiro, per questo non riesco a fermare una lacrima solitaria, che sfugge al mio controllo.
Subito la scaccio con le dita e, sentendomi osservata, mi controllo intorno, sperando che nessuno mi abbia vista.
Il mio sguardo inevitabilmente cade su Ian, ancora fisso a guardare fuori dal pullman il paesaggio.
Così voltandomi nuovamente torno a curare la mia anima e il mio cuore ferito.
 

<< Signore e signori vi invitiamo ad allacciare le cinture di sicurezza, a controllare la chiusura del tavolino di fronte a voi ed a mantenere lo schienale della vostra poltrona in posizione verticale fino a decollo avvenuto. L’arrivo a destinazione è previsto dopo otto ore dal decollo. Vi ringraziamo per la vostra attenzione… >> la voce dell’hostess mi arriva lontana e l’ascolto distrattamente.
Purtroppo questa volta con i posti, non siamo stati così fortunati.
Mentre all’andata sedevamo tutti e tre vicini, adesso Paul si trova tra due ragazze giapponesi al primo posto della fila centrale e io siedo sulla fila laterale, in mezzo ad un signore di mezza età, alla mia sinistra e, il fato a voluto che alla mia destra sedesse, proprio lui. Ian.
Anche questa volta, osserva attentamente fuori dal finestrino, come a voler imprimere nella sua mente tutti i dettagli della pista.
Non mi ha più rivolto la parola dal pullman, neanche degnata di uno sguardo.
Ho incassato il colpo e ho cercato di ignorarlo.
Ma ora, averlo a pochi centimetri di distanza da me, non è facile, resistere all’impulso di gettargli le braccia al collo e supplicarlo di spiegarmi che cosa gli ho fatto, o quale sia la causa di questo suo mutismo e questa sua freddezza.
Non mi accorgo neanche che l’aereo si stacca da terra e inizia il suo volo, tanto sono presa dai miei pensieri.
Una rabbia e una curiosità cieca e morbosa crescono in me a dismisura,
Sento come se stessero per esplodere da un momento all’altro.
Pochi istanti dopo la mia bocca e la mia voce superano la mia mente e si animano di vita propria.
<< Ian perché fai così? Che cosa è successo? Dimmelo, ti prego. >> lo supplico, con tono quasi disperato.
Poi sgrano gli occhi sconcertata di quello che ho appena detto e mi porto una mano alle labbra come a voler cancellare ciò che ho appena pronunciato.
Ian si volta e mi guarda tra il sorpreso e il disgustato.
<< Non sono affari tuoi >> dice glaciale, osservandomi con disprezzo.
In questo momento la lama del coltello mi trafigge il cuore mozzandomi il respiro.
 
Angolo Autrice
 
Buonsalve ragazzuole!
Avete visto che ho già esaudito il vostro desiderio di leggere questo nuovo capitolo? Oggi è San lorenzo! La notte delle stelle cadenti e dei desideri ( che puntualmente non si realizzano mai…. Ahahahah )
Passando a noi, scusate se ci ho messo così tanto ma volevo renderlo almeno decente, e spero che ci sia riuscita.
Sono accadute un paio di cosette.
C’è stato una specie di tira e molla d’attrazione tra Ian e Nina, questo perché sono ancora parecchio confusi per i loro sentimenti.
Qui entra in scena anche Megan che con la sua litigata non fa altro che innervosire Ian, ma lo spinge anche tra le braccia di Nina….
I loro gesti sono così incredibilmente dolci e intimi che già sembrano una coppietta, per questo Nina si ritrae intimorita, perché si accorge di questa cosa e sa che sarà difficile resistere, ma l’unico modo per evitarla è scappare o mettere le distanze.
Abbiamo riassaporato le battutine sarcastiche tra Ian e Nina, momenti di spensieratezza, attrazione e dolcezza.
Fino a quando l’umore e il comportamento di Ian nei confronti della piccola dobrev sono cambiati radicalmente.
Secondo voi perché è successo questo?
Quale sarà la causa di questa freddezza?
Negli scorsi capitoli ho ricevuto moltissime recensioni, addirittura nel punultimo ben 19!
Volevo ringraziarvi immensamente dei vostri splendidi commenti!.
Però volevo chiedere a tutte voi, so che è estate, la voglia di mare, la pigrizia e le vacanze spesso diminuiscono l’interesse a recensire ma volevo chiarirvi che noi scrittrici, per quanto mi riguarda, lavoriamo in continuazione, per scrivere e produrre un capitolo, quantomeno decente.
Mi impegno sempre moltissimo, cercando di scrivere al meglio e sperando di regalarvi qualcosa di bello, per questo vorrei che lasciaste una recensione.
Anche come gratificazione per il lavoro svolto, anche poche e semplici parole possono rendere felici noi scrittrici che cerchiamo sempre di impressionarvi.
Perciò , in poche parole, vorrei sentirvi in molte. Scrivete le vostre domande, perplessità, curiosità, sensazioni che avete provato, supposizioni…
Soprattutto qualche personcina nuova! Non siate timide, non vi mangiamo mica ;)
Grazie di cuore a tutte coloro che hanno inserito la storia fra le preferite/seguite/ricordate, ai lettori silenziosi, ma soprattutto a chi recensisce.
Un bacione.
A presto.
Fede Xoxo
 
Pubblicità:
Britt4ever “ L’amore guarda non con gli occhi ma con l’anima” ( lettrice stupenda!! )
 Iansom “Cause you'll always be my only destiny “ ( storia magnifica, molto intrigante e intense. Waho !!=))
Elen91 ( che stimo molto sia come scrittrice che come commentatrice, sei bravissima =)) “ Can you immagine that love?” e ( scoperta da poco ma veramente magnifica! ) “Breathe me”
Fergyyy “ day by day” ( chi è appassionato di storie Robsten, questa fa proprio per voi, magnifica! =))
Meiousetsuna “His Beauty and the Moonlight overthrew You “ (meravigliosa One-shot Delena ambientata dopo la 3x19 leggetela è stupenda!! )
Giuls_somerhalder “San Valentino A New York” ( sul cast di TVD, veramente molto carina, allegra e scritta molto bene. Ve la consiglio assolutamente! )
Emily petrova “La fidanzata dell'ibrido” ( Intrigante e davvero originale. Magnifica. Non ci sono altre parole per descriverla. )
BloodyMary94 “Tutto Cambia Per Un Bacio” ( questa storia è una delle mie preferite, la seguo assiduamente e con passione. E’ sulla coppia Delena veramente Stratosferica!! Hihihi Leggetela! )
Gaspard “The biginning of a new story”, scrittrice molto brava e storia molto intrigante e romantica =)

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Capitolo 8
*** A blind alley. ***


NEED YOU NOW                          



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Ian’s pov



Con la coda dell’occhio vedo Nina, fissare il vuoto, sconvolta.
Ha le labbra socchiuse, gli occhi lucidi, colmi di lacrime pronte a debordare e lo sguardo assente e ferito.
Una stretta dolorosa, creata dal senso di colpa, avviluppa il mio cuore in una morsa lancinante.
Sposto lo sguardo dal corpo rigido di Nina e provo, in tutti i modi, a concentrarmi sul panorama all’esterno. Stiamo sorvolando le sconfinate e incontaminate campagne inglesi.
La mia mente e il mio cuore però non riescono a gioire di questi ambienti stupendi, perché sono totalmente rivolti alla sofferenza che ho causato a Nina e al senso di colpa che mi sta uccidendo.
Trattarla così freddamente mi addolora e mi fa sentire un mostro terribile.
Vorrei solo la sua felicità, la sua spensieratezza e i suoi sorrisi sinceri, ma non posso averli.
Non dopo la chiamata di Megan.
Al ricordo delle parole e del tono minaccioso della mia ragazza un brivido mi corre lungo la schiena.
“Scusami Nina. Scusami tanto, ma è per il tuo bene” penso intensamente questa frase che mi giunge dal cuore e la indirizzo a lei.
Chiudo gli occhi e trattengo a stento le lacrime che mi sono salite agli occhi, tanto la sofferenza mi sta consumando l’anima.
Vorrei poterla abbracciare, consolare e spiegare la causa di questo mio comportamento distaccato e meschino, ma non posso.
Se lo facessi, se provassi anche solo un istante ad avvicinarmi a lei, rischierei di far concretizzare le parole di Megan e non voglio che la carriera e la vita di Nina si rovinino per colpa mia.
 
Richiudo la porta alle mie spalle e mi soffermo un secondo a pensare e riflettere su quello che è appena accaduto.
Certo Nina mi ha praticamente cacciato dalla sua stanza, ma comprendo la situazione e capisco che volesse un po’ di privacy ma, soprattutto, volesse fare chiarezza dentro di sé.
Siamo entrambi confusi, e spesso, non mi rendo conto di ciò che faccio, tanto sono annichilito dalla sua presenza.
Ieri sera avevo bisogno di qualcuno accanto. Avevo bisogno di conforto e di un consiglio e lei era la persona giusta a cui chiederlo.
Socchiudo le palpebre e mi lascio andare al ricordo del calore del corpo di Nina e dei suoi gesti così dolci e amorevoli.
Mi passo, come estasiato, le dita fra i capelli, proprio dove lei pochi istanti prima e ieri sera le ha posate. Percepisco ancora la pressione, involontaria, del suo seno sulla mia spalla. Così morbido e al contempo sodo.
Un brivido d’eccitazione mi percorre le membra e si inoltra nel mio stomaco, fino giù, al basso ventre.
Sento il mio cuore aumentare i battiti e piccole scosse di piacere attraversarmi la schiena, stuzzicando dolcemente la mia fantasia.
Subito l’immagine di noi due uniti in un abbraccio passionale, nudi, sotto le lenzuola si inoltra nei meandri della mia mente e mi fa rilasciare un sospiro trasognato.
Percepisco un grande calore avvolgermi e desidero intensamente avere Nina tra le mie braccia.
La sua risata cristallina e sincera mi risuona nelle orecchie come il tintinnio di tante campanelle e mi fa distendere le labbra in un sorriso inebriato.
Vorrei ubriacarmi del suo profumo, saggiare la sua meravigliosa pelle olivastra, accarezzare le sue curve, nutrirmi dei suoi respiri, gustare il sapore delle sue labbra carnose e sprofondare nel cioccolato fuso dei suoi occhi.
Improvvisamente un suono stridulo e fastidioso interrompe le mie elucubrazioni e mi strappa crudelmente dai miei dolci pensieri.
Apro gli occhi  e sbatto le palpebre, riprendendomi dal sogno che stavo vivendo e rimango un attimo sbalordito di come la mia mente abbia creato queste immagini, poi, scuotendo la testa, torno definitivamente al presente e trasporto quei sogni nell’angolo più recondito della mia mente.
Localizzo il punto da cui viene la suoneria del telefono e velocemente lo raggiungo.
Mi fermo per un istante davanti al comodino bianco e fisso il mittente, mentre il turbamento, la rabbia e l’irritazione tornano ad invadere il mio corpo.
Faccio una smorfia, scocciato, rilasciando un sonoro sbuffo, e afferro il cellulare accettando la chiamata.
<< Ian? >> subito la voce di Megan mi arriva intimorita e al contempo speranzosa.
Non ho voglia di parlare con lei ma so che se non le rivolgessi la parola tutto il giorno, impazzirebbe, finendo per chiamare tutti, compreso Paul, cercando disperatamente il loro aiuto. Oltre a mettermi in imbarazzo con gli altri, per il disturbo e la divulgazione dei nostri problemi in pubblico, mi irrita parecchio, perché comportandosi in questo modo dimostra di non essere abbastanza matura da prendersi le sue responsabilità e risolvere la situazione da sola. Cosa che invece sa fare Nina.
Dopo attimi di silenzio decido di rispondere.
<< Cosa c’è? >> cerco di mantenere il tono di voce calmo e pacato, anche se avverto un groviglio di sensazioni negative ribollirmi nel petto e le sue accuse di ieri sera, di non essere un uomo di parola, volteggiarmi nella mente.
<< Ian… mi dispiace per ieri sera. Non avrei dovuto dirti quelle cose. Scusami. >> le parole balbettanti e incerte di Megan mi fanno capire che è veramente dispiaciuta e che cerca il perdono.
Per un attimo sono tentato di non accettarlo, tanto mi sono stancato dei suoi continui comportamenti infantili, ma la parte razionale mi strattona riportandomi sulla via della ragione.
Così, rilasciando un flebile sospiro e alzando gli occhi al cielo, rispondo.
<< Scuse accettate Megan, ma non voglio più sentire accuse del genere, quando sai benissimo che tutte le promesse che ho fatto le ho sempre mantenute. Oggi sarò impossibilitato a venire, l’aereo atterrerà alle tre e poi dovrò girare alcune scene. A stento arriverò vivo a stasera figurati se sarò in grado di presenziare ad una cena con i tuoi. >>
<< Va bene. >> mormora Megan, con tono colpevole, poi avverto dall’altra parte della cornetta, un fruscio di pagine e il suo respiro mozzato.
<< Allora ci sentia… >> non riesco neanche a finire di parlare che Megan m’interrompe.
<< “ Gli attori Ian Somerhalder e Nina Dobrev, della nuova serie televisiva The Vampire Diaries, sono stati avvistati giovedì scorso davanti casa della bella bulgara in atteggiamenti molto intimi.  Inoltre sappiamo che il bel vampiro tenebroso è entrato dentro casa di quest’ultima, rimanendone fino a notte tarda, quando è sgattaiolato via con la sua macchina.
Cosa sarà successo all’interno di quelle mura? Ma soprattutto, l’attuale ragazza del Salvatore cattivo è a conoscenza di questi appuntamenti notturni? “ >> la voce di Megan arriva incrinata dall’ira e dallo stupore.
Rimango a bocca aperta davanti a queste parole e il ricordo di quella notte mi torna alla mente.
Era la sera in cui Nina aveva la febbre e sono stato ad accudirla tutto il tempo, tenendole compagnia e andandomene quando poi si era addormentata.
Mi stupisco che Megan possa credere a queste fandonie.
<< Lo sapevo. Lo sapevo. >> sibila con il tono più acuto e stridulo a causa della rabbia.
Non mi da neanche il tempo di formulare la frase che inizia ad urlare.
<< Lo sapevo! Tu quella sera mi avevi detto che saresti andato da Paul per tenergli compagnia, perché era solo e invece sei andato da quella ragazzina! >> sputa con rabbia e odio le parole e chiama Nina con un aggettivo che mi fa ribollire il sangue nelle vene dal fastidio e dall’irritazione.
<< Nina non è affatto una ragazzina. In questo momento, con questo comportamento sei tu la ragazzina che crede a questi stupidi gossip. >> do voce ai miei pensieri con tono freddo e tagliente.
<< Come puoi anche solo pensare per un istante che sarei in grado di tradirti? >> continuo stringendo il pugno e cercando di calmare i battiti frenetici del mio cuore e il mio respiro affannoso.
<< Ci sono anche le foto Ian! Si vede benissimo che sei sulla soglia di casa sua, molto vicino a lei. E ce n’è un’altra che ti ritrae mentre raggiungi la tua auto, di fronte casa di quella, a notte fonda. Come hai potuto? >> mi chiede in un decrescendo di tono, singhiozzando e tirando su col naso.
Roteo gli occhi palesemente infastidito e ancora irritato.
<< Non voglio che la vedi più Ian. Escluso il set dove, obbligatoriamente, devi lavorare con lei, non proverai mai più ad avvicinarti così tanto, altrimenti la farò cacciare dallo show. >> mi minaccia velatamente Megan.
Rimango sbigottito dalla cattiveria e dal suo comportamento meschino.
Come si permette di imporre queste proibizioni nella mia vita? Di comandarmi e minacciarmi?
Sento la rabbia montarmi dentro come un vulcano pronto ad eruttare. Contraggo la mascella e espiro sonoramente con il naso.
<< Non ti permettere di dirmi quello che devo o non devo fare, Megan. Queste minacce non serviranno a tenermi più vicino a te, anzi, per quel che mi riguarda, dopo questa, possiamo anche salutarci definitivamente. Non posso continuare a stare con una persona immatura. Mi dispiace. >> finalmente tiro fuori la verità. Ciò che, inconsapevolmente, covavo e tenevo nel mio petto da molto tempo.
Ormai iniziavo a capire che il nostro rapporto non era più come prima e ora, dopo ciò che ha detto, non posso, ulteriormente, pensare di continuare a stare con una donna del genere.
<< Cosa? Mi stai lasciando?! >> urla Megan in preda all’isteria.
Mi scosto lievemente la cornetta dall’orecchio per evitare di perdere l’udito e il mio vulcano erutta e sputo la lava amara che mi stava consumando avidamente il cuore.
<< Sì, è così, Megan. Ti sto lasciando. Dopo tutte le litigate, i casini che mi hai fatto e ciò che hai detto adesso, non posso continuare. Ti ho sempre perdonato tutto anche quando mi hai fatto soffrire davvero tanto, ma le minacce verso Nina e me, sono imperdonabili.
L’unica che mi è stata veramente sempre vicina è proprio colei che critichi tanto. E sai una cosa? Nei momenti difficili c’era lei, non tu. Perciò non provare più a dirmi certe cose perché… >> Ormai non sono più io a parlare ma il mio cuore, ma vengo nuovamente interrotto.
<< Bene. Quando tornerai avrai pronte le valigie con tutte le tue cose. Non voglio più vederti. Ma sappi una cosa. Se proverai anche solo per un istante ad avvicinarti a lei, giuro che la farò licenziare e perderà il suo lavoro. Lo sai, Ian che sono capace di farlo e che ho conoscenze che in pochi minuti potrebbero rovinarla completamente. Se invece la lascerai in pace, non le farò niente. Quindi a te la scelta. Addio, stronzo!. >>
Megan riattacca il telefono e io rimango completamente sconvolto, in piedi, con ancora il cellulare in mano e lo sguardo perso nel vuoto.
La rabbia e l’irritazione sono state sostituite dalla paura, dal timore e dallo sconcerto totale.
Una miriade di pensieri iniziano a vorticare velocemente nella mia mente.
Che cosa farò?
Non posso perdere Nina. Non sopporterei una vita senza una ragazza fantastica come lei accanto.
 
Torno al presente, percependo gli occhi pizzicare e la vista annebbiarsi per le lacrime che li hanno invasi.
Trattengo il respiro e alzo lo sguardo al cielo nell’intento di ricacciare indietro le stille salate che minacciano prepotentemente di solcare le mie guance.
Non posso mostrarmi debole.
Non di fronte a Nina.
Non dopo il piano che ho deciso di attuare e seguire. Si accorgerebbe che c’è qualcosa che non va.
Questo, purtroppo, è l’unico modo per salvare la sua carriera e la sua vita. So che sarà un duro colpo per entrambi.
Soffriremo.
Ma so che Megan è capace di mettere in pratica le sue minacce.
La rabbia per essermi fidato di lei, per non averla lasciata prima di conoscere Nina, mi riempie l’anima e mi maledico mentalmente per aver continuato a stare con una donna tanto immatura quanto meschina.
Per un attimo non trattengo la curiosità e, con la coda dell’occhio, osservo Nina.
Stringe le labbra nell’intento di trattenersi dal piangere e artiglia convulsamente i braccioli del sedile, come ad aggrapparsi a qualcosa che la sostenga.
Il cuore fa un tuffo nel mio petto e sprofonda dolorosamente, procurandomi un’intensa sofferenza e una lancinante fitta.
Sapere che sono io la causa del suo patimento mi manda completamente fuori di testa.
Non sono mai stato un uomo cattivo, non amo far soffrire le persone, anzi, cerco sempre di aiutarle in ogni modo a farle stare bene.
Stringo il pugno e osservo le mie nocche sbiancare per quanto la stretta è forte e decisa.
Devo trovare una soluzione, non posso continuare a vivere con l’angoscia e soprattutto facendo soffrire la persona a cui tengo più in assoluto.
Ma come posso fare?.
Le domande e i dubbi volteggiano senza sosta nella mia mente per tutto il viaggio.
Dopo circa un’ora di smarrimento totale Nina si è addormentata sotto l’effetto soporifero e tremendo del dolore.
La fisso mentre è abbandonata nel suo mondo irreale e non posso evitare di pensare a quanto sia bella. Dentro e fuori.
Schiudo le labbra mentre osservo i dettagli del suo viso.
L’espressione serena e rilassata dipinta sul suo volto, però, è solo un’illusione.
So che dentro, appena riprenderà conoscenza, l’amara e terribile delusione di aver perso un amico la invaderà e so che la sua sofferenza ricomincerà a tormentarla.
Chiudo gli occhi completamente distrutto dalla situazione e da ciò che mi sta succedendo.
Vorrei tanto poterglielo dire, farle capire che la maschera di freddezza e cattiveria che sto indossando è finta, che la sto trattando in questo modo per salvarla.
Il desiderio di stringerla tra le braccia, consolandola, magari accarezzandole i setosi capelli profumati, lasciandole, di tanto in tanto, qualche lieve bacio sulla fronte, occupa totalmente la mia mente.
Per un attimo mi sembra di sprofondare in un stato di dormiveglia angoscioso.
Quando dischiudo le palpebre mi sembra di essere stato investito da un’auto in corsa.
Un forte mal di testa mi ha avvolto le meningi nel suo cerchio fastidioso. Gli arti sono pesanti e intorpiditi. La schiena è contratta sotto una strana tensione e i muscoli sono indolenziti e anchilosati. Il petto è i polmoni sono come schiacciati sotto il peso gravoso del senso di colpa.
Le orecchie mi fischiano e la gola è secca e riarsa e ogni qual volta deglutisco mi pizzica procurandomi fastidio. Il respiro è affannoso e sembra che da un momento all’altro io possa morire di asfissia.
Se questo è solo l’inizio della sofferenza che mi perseguiterà giorno e notte, quando finirà tutta questa messa in scena come sarò diventato?.
Mi guardo velocemente intorno e noto che l’aereo è immerso nella penombra e la maggior parte dei passeggieri sta riposando placidamente. Nuovamente mi accorgo che siamo a circa metà viaggio e quando alzo lo sguardo sul display, attaccato al soffitto dell’aereo, che mostra i chilometri percorsi, la quota a cui ci troviamo e l’ora, sobbalzo alla vista dei  numeri.
Ho dormito quasi quattro ore.
Il pensiero di Nina si riaffaccia nella mia mente e lentamente mi volto verso di lei.
Non mi accorgo di trattenere il respiro fin quando non rilascio l’aria in un sospiro sollevato.
E’ ancora immersa nel mondo dei sogni.
Con la testa è leggermente inclinata verso il mio sedile e il resto del corpo è celato sotto la copertina rossa di cotone sintetico, che distribuiscono sull’aereo prima del decollo.
La sua bellezza mi colpisce e mi disarma totalmente.
Seguo ogni dettaglio del suo viso.
I capelli che le ricadono sulle spalle in morbide e delicate onde castane. La fronte liscia e distesa, gli occhi chiusi circondati da lunghe ciglia nere. Il nasino piccolino e all’insù. E infine le labbra leggermente schiuse, rosate e carnose.
Così invitanti…
Un brivido di piacere mi corre lungo la schiena, quando mi soffermo a pensare a quando vorrei assaggiarle davvero.
Sul set ho avuto solo il piacere di sfiorarle, ma non di gustarle appieno.
Il suo profumo inebriante e terribilmente buono m’invade le narici e mi scombussola totalmente, annebbiando e annullando qualsiasi funzione razionale della mia mente.
Così mi ritrovo ad avanzare lentamente con il viso verso il suo, impossessato dalla bramosia e dal desiderio di baciarla.
Pochi centimetri ci dividono e io continuo, ipnotizzato, a fissare intensamente quei due petali di rosa che sembrano irretirmi sempre di più.
Il petto di Nina si alza e si abbassa lentamente, seguendo il ritmo del suo respiro rilassato e calmo.
Posso contare sulla punta delle dita la distanza che ci separa ormai.
Quando improvvisamente un sospiro più pensante, seguito da un mugolio incomprensibile e da una parola strascicata mi fanno perdere un battito e allontanare lievemente dal suo viso.
<< Ia-n… >> mormora sempre ad occhi chiusi muovendo di poco le braccia e le gambe.
Le labbra invece si modellano lentamente come se stesse baciando qualcuno.
Una stretta di compassione, sorpresa ed emozione mi attanaglia lo stomaco e la consapevolezza che mi sta sognando si fa strada in me sempre più velocemente.
Rimango basito e stupito di fronte a ciò e non posso fare altro che osservarla rapito, mentre aggrotta impercettibilmente la fronte e corruccia le labbra.
Improvvisamente le palpebre di Nina si schiudono e il mio cuore perde un battito, strappandomi un respiro.
Per un attimo nel suo sguardo scorgo sbigottimento, confusione e meraviglia.
Mi rendo, subito, conto che sono ancora a pochi centimetri di distanza da lei e sto sprofondando nei suoi occhi color nocciola, caldi ed estremamente brillanti.
Così mi ritraggo, tornando seduto composto e assumendo un’espressione fredda e distaccata.
Percepisco ancora il suo sguardo confuso indugiare su di me, per pochi secondi, poi mordendosi il labbro, lentamente, si posiziona meglio sulla sedia e si guarda intorno disorientata.
Continuo a fissarla con la coda dell’occhio, mentre vedo il suo viso farsi triste e avvilito e una nuova ondata di senso di colpa mi travolge.
Scosto lo sguardo stringendo le labbra e sopportando il peso gravoso che mi procura vederla così afflitta a causa mia.
Il resto del viaggio prosegue così. Con una tartassante fitta al petto che mi assilla e Nina accanto che cerca di distrarsi leggendo un libro, guardando un film e sonnecchiando un po’.
Ma sul suo viso è costantemente dipinta un’espressione infelice e cupa e cerca sempre di evitare il mio volto.
 
Quando salgo gli ultimi gradini dell’edificio, con il borsone ancora in spalla, sospiro esausto e terribilmente amareggiato. Per fortuna hanno rimandato le riprese a domani. Non ce l’avrei fatta con questo umore e con la stanchezza del viaggio ad immedesimarmi nel personaggio ed a recitare.
Subito qualcosa mi strappa dalle mie elucubrazioni.
La mia attenzione viene subito catturata da tre valigie di media grandezza poste sulla soglia dell’appartamento di Megan.
Rimango sbigottito e attonito. Sgrano gli occhi e boccheggio stupito.
L’ha fatto davvero.
Ha impacchettato tutta la mia roba e mi ha veramente cacciato di casa.
Mi avvicino lentamente ai borsoni e, appoggiando a terra quello che ho sulla spalla, li fisso senza parole.
Su di uno, spicca un foglietto bianco.
Mi chino leggermente e lo afferro.
Queste sono tutte le tue cose. Ti ho fatto anche il favore di piegartele.
Rivoglio indietro la chiave del mio appartamento.
Puoi lasciarmela nel vaso sulla tua destra.
Addio.”
La mia mente è diventata un groviglio indistinto di pensieri che non riesco neanche a formulare.
Con una crescente irritazione estraggo la sua chiave dal mio mazzo e la conficco nel terriccio della pianta, poi afferro il cellulare e digito freneticamente i tasti.
Mi porto la cornetta al telefono e alzo gli occhi al cielo esasperato.
Contraggo la mascella e batto aritmicamente un piede a terra in attesa di una risposta.
Quando, l’unica persona in grado di aiutarmi in questo momento, accetta la chiamata, inizio a parlare.
<< Paul? >> lo chiamo.
 
 Mi ritrovo nell’appartamento del mio amico con quattro borsoni carichi di vestiti e oggetti di mia proprietà.
Paul mi ha gentilmente offerto ospitalità fin quando non troverò un nuovo appartamento.
Il mio l’avevo venduto per andare a convivere con Megan. Pessima mossa.
Una delle tante sciocchezze che ho fatto quando stavamo ancora insieme e che, difficilmente, commetterò di nuovo.
<< Allora Ian, spiegami meglio cosa è successo. E voglio tutta la verità. Sai che qualsiasi cosa mi dirai resterà dentro di me. Sono una tomba, mi conosci. >> sorride parlando gentilmente mentre stappa due bottiglie di birra, lanciandomi un’occhiata comprensiva dalla cucina, comunicante con il salone.
Rispondo al sorriso e rifletto un attimo.
Sono intrappolato in un vicolo cieco. Mille dubbi mi tartassano ma, soprattutto, non posso andare avanti in questo modo. Non posso allontanarmi dalla mia Nina.
Non so cosa fare e ho bisogno di qualcuno che mi aiuti.
Rialzo lo sguardo su Paul e lo guardo mentre sta armeggiando con le bottiglie.
So che su di lui posso contare e che, sicuramente, saprà aiutarmi con questa situazione terribile.
Quando mi raggiunge in salone, ci sediamo tutti e due sul divano e, porgendomi la bottiglia di vetro verde, mi lancia un’occhiata d’incoraggiamento e rimane in attesa.
Lo guardo, mi porto la birra alle labbra, ne gusto un sorso chiudendo gli occhi e facendo chiarezza sul discorso che devo fargli, poi, rilasciando un flebile sospiro, inizio a raccontargli tutto.
 

Nina’s pov

 
Giro la chiave nella toppa e, finalmente, la serratura scatta facendo aprire la porta.
Ormai completamente esausta e affaticata, a passo strascicato entro in casa e richiudo il portone alle mie spalle, rilasciando un flebile sospiro.
Faccio alcuni passi e lascio ricadere accanto alle scale, che portano al piano di sopra, con un tonfo sordo, il borsone che sorreggo sulla spalla.
Poi come un automa mi dirigo verso il ripiano della cucina e lascio le chiavi della macchina e di casa, accanto al recipiente di frutta, mi appoggio al granito grigio con entrambe le mani e chiudo gli occhi cercando di riacquistare un minimo di lucidità.
Il viaggio di ritorno è stato il più brutto che io abbia mai vissuto.
Ho cercato di distrarmi quanto più potevo. Ogni qualvolta mi svegliato pregavo affinchè l’oscurità mi rapisse nuovamente, per non vivere la tremenda realtà di delusione, dolore e perdita che sto subendo.
E’ come se la sofferenza e il forte dispiacere mi avessero succhiato via tutte le energie.
Non ho più un briciolo di voglia. Non ho intenzione di fare nulla.
Né sistemare i vestiti del viaggio, né chiamare mia madre, né mangiare.
Il mio stomaco si è chiuso dolorosamente e un groppo d’angoscia e tristezza mi si è formato il gola, impedendo al mio respiro di essere regolare e tranquillo.
La mia mente, come il mio cuore, è completamente avvolta da una fitta nube di inquietudine e amarezza.
Le parole di Ian mi rimbombano ancora nella mente e mi trafiggono la testa come milioni di spilli incandescenti.
“Non sono affari tuoi”.
Il suo tono freddo e intriso di cattiveria mi pugnala al cuore facendomi mancare il respiro e boccheggiare in cerca d’aria.
Riapro gli occhi non riuscendo a sopportare ulteriormente quei ricordi dolorosi.
Mi trascino stancamente verso il divano e, togliendomi la giacca, il reggiseno che mi stringe, le scarpe e i jeans mi avvolgo nella coperta di pail e mi accascio sul divano ormai esausta.
Il viaggio, sommato alle milioni di sensazioni contrastanti che ho provato alla convention, ciò che è successo con Ian nella mia camera d’albergo e il repentino e straziante cambiamento che ha avuto nei miei confronti, mi hanno totalmente scossa e scombussolata.
Un miagolio lamentoso e l’apparizione di Miss Links con un saltino mi fanno tornare, solo per un secondo, il sorriso sulle labbra.
Subito le fusa riecheggiano nella casa silenziosa e lo strusciare continuo della mia piccola sul mio braccio, mi riportano un po’ alla realtà.
E’ contenta di vedermi. Le sono mancata.
Le mie mani accarezzano il pelo soffice e lei alza il musino guardandomi intensamente con i suoi grandi occhi gialli.
Si avvicina sedendosi sulle mie gambe e mi scruta incuriosita, con un cipiglio perplesso.
Spesso mi stupisco di quanto i gatti siano intelligenti.
Ha capito perfettamente che c’è qualcosa che non va. Che qualcosa mi turba. Ed è come se mi stesse chiedendo cosa mi affligge.
Le accarezzo dolcemente la testa e le lascio qualche grattino sotto il mento, cosa che la induce a chiudere le palpebre e ad abbandonarsi al piacere delle coccole.
<< Solo tu non mi tradirai mai. >> mormoro guardandola mentre si acciambella sulle mie gambe in cerca di calore e compagnia.
Percepisco un vuoto dilaniante nel petto iniziare a divorare lentamente ogni singola cellula del mio corpo.
Mi sento così sola e il dolore di quelle parole e quegli sguardi freddi e pieni di cattiveria e odio, contenuti in quelle iridi spettacolari, tornano a tormentarmi e a mozzarmi il respiro.
Non sento neanche le lacrime salirmi agli occhi, tanto il vuoto mi privando anche di quelle.
In questo mare di amarezza, però, un dubbio e un ricordo mi colpiscono in pieno come uno schiaffo.
La reminiscenza degli occhi di Ian carichi di amore e adorazione e il suo viso a pochissimi centimetri dal mio, quando mi sono svegliata dal sogno bellissimo, ma totalmente illusorio, che stavo facendo sull’aereo, mi torna alla mente immobilizzandomi.
In quello sguardo, quei pochi istanti in cui ci siamo scrutati intensamente, ho rivisto il mio Ian. Il mio amico con cui amo scherzare e stare insieme e, forse, ho notato anche qualcosa in più. Qualcosa di molto più forte ed intenso.
Poi, però, tutto è tornato come prima.
Il gelo e la freddezza l’hanno nuovamente posseduto e il dolore e la delusione mi hanno riempito l’anima come un acido corrosivo.
Il freddo mi avvolge, la confusione mi tormenta e io mi stringo la coperta intorno, in cerca di calore e salvezza dalla sofferenza.
Ho bisogno di evadere dal mio corpo e di distrarmi.
Non voglio soffrire ulteriormente.
Afferro il telecomando che mi sta accanto e accendo la televisione decisa a chiudere, per poche ore, il mio cuore e la mia anima all’angoscia.
La stanchezza prende il sopravvento su di me e s’infiltra sotto la mia pelle, appesantendo le mie palpebre e annebbiando completamente le mie funzioni celebrali.
Chiudo gli occhi e l’oscurità esaudisce il mio desiderio di perdere coscienza.
 

Angolo autrice
 
Ciao a tutte ragazzuole!!
Lo so, il mio ritardo non è giustificabile.
Voglio essere sincera con voi e dirvi, che me la sono presa un po’ comoda. Cercherò di non farlo ricapitare…
Inoltre ho un blocco tremendo con Love Bites e non so proprio come superarlo, spero che abbiate pazienza.
Comunque, premettendo che questo capitolo non mi convince per nulla, anzi, mi sembra proprio tremendo, passo comunque a spiegarvi alcuni punti salienti:
-Voglio dirvi, prima di tutto, che il gossip che scopre Megan sul giornale è puramente inventato. Anche se penso che qualcosa sia successo. Ma quello è totalmente inventato. Mi serviva un motivo per far lasciare Megan e Ian.
- Secondo. Il flashback, in cui poi si lasciano, se non l’avete capito bene, avviene dopo la notte di dolcezza tra i nostri due protagonisti, quando Nina la mattina seguente “ caccia” Ian dalla sua stanza.
- Con questa minaccia Ian si trova veramente in un vicolo cieco e possiamo comprendere quanto sia combattuto, amareggiato e sofferente, ma decide di rivelare ciò che è successo a Paul, sapendo che il suo amico non potrà mai tradirlo e, forse, aiutarlo a risolvere questa situazione, alquanto critica.
- abbiamo avuto anche un piccolo POV NINA e abbiamo visto quanto anche lei sia scossa, confusa e sofferente della situazione. Povera cucciola =(.
Spero che, comunque, vi sia piaciuto.
Ora voglio dire una cosa che volevo dire da un po’. Vedo che le persone che inseriscono la mia storia tra le preferite e le seguite aumentano sempre. E di questo vi ringrazio di cuore.
Devo essere sincera, però, e dire che una cosa mi lascia un po’ perplessa, e cioè che nemmeno la metà delle persone che segue la mia storia recensisce.
Non pretendo che lo facciate ad ogni capitolo, ma una recensione ogni tanto non costa nulla.
Dico male? Io credo che, ogni tanto, lasciare un commento ad una storia sia un modo di avere rispetto per tutto l'impegno e il tempo che l'autore impiega per scriverla.
Con dispiacere, invece, vedo che la maggior parte delle persone che mi ha inserita tra gli autori preferiti, o che ha inserito la storia fra le seguite e le preferite non ha quasi mai recensito. Altri, invece, si sono fatti sentire in un solo capitolo poi sono spariti, nonostante la storia rimanga lì, fra le loro preferite o seguite.
Con questo non voglio criticare nessuno o sembrare insistente, perché davvero sono grata ad ogni singolo lettore, ma ho voluto precisare che, ad un autore, dispiace vedere che c'è gente che non fa mai sapere la propria opinione sulla sua storia.
Quindi, per favore, spendete due paroline per farmi sapere cosa ne pensate.
Come sempre, ringrazio tutti coloro che hanno inserito la mia storia fra le preferite/seguite/ricordate, e anche i lettori silenziosi.
Grazie mille per tutto!.
Un bacione grande.
A presto.
Fede Xoxo.
 
P.S. SE VORRETE CONTATTARMI SU FACEBOOK, QUESTO E' IL MIO INDIRIZZO: http://www.facebook.com/federica.pediconi

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Britt4ever “ L’amore guarda non con gli occhi ma con l’anima” ( lettrice stupenda!! )
Iansom “Cause you'll always be my only destiny “ ( storia magnifica, molto intrigante e intensa. Waho !!=))
Elen91 ( che stimo molto sia come scrittrice che come beta, sei bravissima =)) “ Can you immagine that love?” “Breathe me” e meravigliosa e nuova “50 sfumature di tenebra”
Fergyyy “ day by day” ( chi è appassionato di storie Robsten, questa fa proprio per voi, magnifica! =))
Meiousetsuna “Everything of Me” (meravigliosa One-shot Delena ambientata dopo la 3x19 leggetela è stupenda!! )
Giuls_somerhalder “San Valentino A New York” ( sul cast di TVD, veramente molto carina, allegra e scritta molto bene. Ve la consiglio assolutamente! )
Emily petrova “La fidanzata dell'ibrido” ( Intrigante e davvero originale. Magnifica. Non ci sono altre parole per descriverla. )
BloodyMary94 “Tutto Cambia Per Un Bacio” ( questa storia è una delle mie preferite, la seguo assiduamente e con passione. E’ sulla coppia Delena veramente Stratosferica!! Hihihi Leggetela! )

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Capitolo 9
*** The illusion of reality ***


NEED YOU NOW                          



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Nina’s pov



Varco la soglia della stanza, immergendomi nella penombra e negli ultimi barlumi di luce rossastra del tramonto che riempiono lo spazio.
I contrasti di luce e ombra crearti dal sole e da alcune abat-jur poste agli angoli della camera, donano al luogo un’atmosfera calda, accogliente ed estremamente rilassante.
In completa opposizione al groviglio caotico di emozioni, che si agita convulsamente nel mio corpo e nel mio petto.
Prendo un bel respiro e cerco di trovare quel lato di me più forte e determinato.
In un momento riesco ad isolare dalla mia mente quei sette giorni passati, estremamente difficili e dolorosi.
Trasporto nell’angolo più recondito tutti gli sguardi freddi e intrisi di cattiveria, che mi ha lanciato Ian in quella settimana. Ad ogni occhiata sentivo il mio cuore gelarsi tra le spire di dolore e sprofondare nel mio petto, sgretolandosi ogni secondo di più.
Ma la parte più brutta di tutta questa situazione è che non so assolutamente il motivo del suo comportamento. Come mai si stia comportando tanto malignamente con me.
Interrompo i miei pensieri, che hanno iniziato ad animarsi, e mi concentro sul momento.
Muovo qualche passo di fronte a me, avvertendo il ticchettio dei miei tacchi sul parquet, echeggiare leggeri nell’ambiente, e, perplessa scruto con lo sguardo i dettagli della stanza; poi lentamente mi volto e osservo le scale dalle quali sono venuta alla ricerca di qualcuno.
<< Stefan? >> domando esitante e incerta, aspettando una risposta.
<< Meglio. Io. >> una voce più calda e vellutata risponde con una nota sarcastica alla mia domanda e il mio cuore inizia subito una corsa impetuosa.
Sussulto e perdo un paio di battiti quando i miei occhi incontrano il suo corpo.
Schiudo le labbra e il mio respiro si fa trafelato proprio nel momento in cui il mio sguardo percorre lentamente ogni singolo dettaglio dei suoi addominali e pettorali, lasciati completamente scoperti.
Infatti indossa solamente un paio di jeans aderenti, neri, con una cinta in vita.
Osservo affascinata ogni centimetro di quella pelle diafana.
Dalla lieve e sottile striscia di peluria, che parte da sotto la stoffa ruvida e nera dei pantaloni, all’ombelico, che mi fa contrarre lo stomaco in una morsa piacevolmente fastidiosa. Il solco marcato tra gli addominali e le varie fasce muscolari cesellate dell’addome. Risalgo fino al petto dove i muscoli sviluppati sono più esposti. Osservo estasiata quei due cerchietti rosa che per il freddo si sono inturgiditi e un brivido d’eccitazione mi attraversa la schiena.
Continuo la mia analisi estremamente dettagliata e piacevole, passando a scrutare le spalle possenti e ampie, che mi fanno nascere la voglia di accarezzarle e vezzeggiarle per intere ore, arrivo ai bicipiti torniti e marcati e finisco per risalire sul suo volto.
Ostenta un’espressione lievemente corrucciata, ma non mi sfugge il guizzo di compiacimento e malizia che gli passa nello sguardo.
Il tutto non dura più di pochi instanti, che però a me, sembrano minuti interi.
Mi riprendo dall’annichilimento che quella vista mi ha causato e aggrotto la fronte, accigliandomi e guardandolo con un cipiglio dubbioso.
<< Sembri… >> mormoro iniziando la frase con tono quasi autoritario ma lui mi interrompe iniziando la sua lenta, estenuante e strascicata camminata verso di me.
<< Affascinante? Stupendo? >> chiede con una nota di malizia nella voce, fintamente impastata dalla stanchezza e dall’alcool.
Si avvicina di un altro passo catturando e imprigionando il mio sguardo al suo, costringendomi ad indietreggiare con il busto, a causa della sua vicinanza troppo repentina e improvvisa.
<< Irresistibile? >> sussurra, finendo la serie di domande, ad un centimetro dalle mie labbra, stregandomi con l’azzurro intenso dei suoi occhi.
Il cuore mi batte talmente forte che mi rimbomba nelle orecchie e il mio respiro si fa irregolare e quasi ansante, ma riesco, nonostante tutto, a celare almeno in minima parte, le milioni di sensazioni contrastanti che volteggiano nel mio corpo.
C’è una cosa che mi stupisce in maniera quasi dolorosa, ed è il fatto che adesso Ian è normale. E’ il mio Ian. E’ tornato ad essere il vero lui. Lo vedo nel suo sguardo, lo colgo nei suoi gesti naturali e lo percepisco dal calore che emana.
Una domanda mi sorge spontanea e non posso fare a meno di chiedermi come mai solo durante le riprese Ian torni ed essere il mio migliore amico e un attimo dopo che le telecamere vengono spente, il suo sguardo si raggeli e torni ad essere freddo e meschino.
<< Distrutto >> mormoro guardandolo per un secondo con compassione.
<< Sembri davvero distrutto. >> aggiungo sentendo le parole provenirmi dal cuore e con lo sguardo cerco di trasmettergli una muta richiesta.
E’ quasi ironico vedere come, in questo momento, le battute dei copioni corrispondano perfettamente alla realtà
A quell’affermazione scrolla le spalle con nonchalance e alza le sopracciglia in un gesto incurante.
<< Non ce n’è ragione >> mastica lentamente e difficilmente le parole, interpretando alla perfezione la parte della persona non perfettamente lucida.
Quelle parole mi arrivano dritte al cuore come una stilettata.
Mentre ripete la frase posa lo sguardo nel mio e il mio cuore perde un battito. Sta cercando di dirmi qualcosa. Lo scorgo nelle sue pupille dilatate e lucide.
Sì che c’è una ragione.
E’ questo che sta cercando di dirmi.
Il copione e le battute di questa scena sono talmente uguali a tutta la situazione che stiamo vivendo, che la coincidenza mi fa rabbrividire. Stiamo vivendo la stessa realtà per due volte e ciò, per un secondo mi fa girare la testa.
Mi sento quasi di stare per svenire. Improvvisamente tutto è diventato troppo strano, troppo doloroso e confuso. Non riesco più a distinguere quale sia la realtà e la finzione.
Ian sta fingendo anche nella nostra vita o solo ora? Cosa stanno cercando di dirmi quei due occhi speranzosi e carichi di senso di colpa?
In questo momento è Damon, l’Ian freddo e meschino o il mio migliore amico?
Socchiudo le palpebre e inspiro l’aria cercando di calmare i battiti frenetici del mio cuore e di far sparire l’improvviso e occludente cerchio alla testa, che mi sta stordendo, comprimendomi il capo in una morsa dolorosa, che mi procura continue fitte lancinanti.
Il respiro è stato ostruito da un improvviso groppo di ansia e preoccupazione, che mi si è annidato in gola e un senso di forte ansia mi ha attaccato lo stomaco.
Le orecchie iniziano a fischiarmi e percepisco le mie gambe diventare tutto ad un tratto, deboli e incapaci di sostenere il peso del mio corpo.
Le ultime cose che sento sono lo “stop” di Kevin e il mio nome, pronunciato da quelle labbra con un tono estremamente angosciato e terrorizzato.
Poi i dettagli del viso scioccato di Ian sbiadiscono e ogni cosa si appanna fin quando l’oscurità mi travolge, trascinandomi con sé nel buio totale.
 
<< Nina >> un sussurro dolce e melodioso mi arriva ovattato e sconnesso alle orecchie, stuzzicando il mio cuore e la mia lucidità.
Avverto i muscoli intorpiditi delle gambe e delle braccia riacquistare la sensibilità e qualcosa di soffice e delicato sfiorarmi appena una guancia.
Riesco lentamente a risalire in superficie, da quel mare di oscurità e tenebra e scorgere, a poco a poco, la luce farsi più intensa, fin quando cautamente dischiudo le palpebre.
Quel qualcosa che stava disegnando forme astratte sulla pelle del mio viso, si ferma evidentemente catturato dal mio risveglio.
Impiego pochi secondi per riacquisire la nitidezza e mettere a fuoco le forme e i dettagli di ciò che mi circonda.
Appena le mie pupille si dilatano, incontrano due iridi color ghiaccio, che mi osservano sollevate e un sorriso rassicurato e brillante che mi lascia senza fiato per alcuni secondi.
Aggrotto la fronte e corruccio le labbra perplessa, portandomi una mano alla tempia, cercando di capire e ricordare cosa è successo.
Lancio un’occhiata veloce al luogo in cui mi trovo e mi stupisco di vedere che sono nel mio camerino, stesa sul divano morbido e comodo.
Sbatto le palpebre cercando di estrapolare i ricordi di come sono finita qui, accanto ad un Ian che ora mi guarda pensieroso.
Scavo nella mente ma l’unica reminiscenza che ho, è l’espressione di puro terrore sul viso del mio amico e i dettagli della camera da letto di Stefan che sbiadivano lentamente, offuscandosi poi del tutto.
<< Che cosa è successo? >> biascico con voce flebile e arrochita, evitando di guardarlo.
Cerco di tirarmi su a sedere quando una mano mi blocca, afferrandomi gentilmente per la spalla.
Subito un brivido di sorpresa e stupore si propaga nel mio corpo a quel contatto.
Da quanto Ian non mi parlava più? Non mi toccava più? Da quanto non sentivo il calore del suo corpo così vicino, avvolgermi come una coperta?
Alzo il viso attonita e incrocio i suoi occhi cristallini che mi guardano premurosamente e dolcemente.
<< E’ ancora presto per alzarsi. Rimani ancora un po’ stesa, lascia che il tuo corpo riprenda sensibilità. Vuoi un cuscino? >> chiede gentilmente, lasciandomi completamente senza parole.
Schiudo le labbra sbigottita e annuisco flebilmente come un automa, fissandolo per interminabili minuti mentre, rivolgendomi un altro sorriso di rassicurazione, si piega leggermente verso la poltrona e afferra un cuscino che poi mi sistema dietro la testa in modo tale che io possa stare più comoda e guardarlo meglio, mentre si risiede compostamente sul bordo del divano, accanto al mio corpo ancora disteso.
Un groviglio di pensieri confusi inizia a riempirmi la testa.
Dove sono finita? In un universo parallelo nel quale Ian è tornato ad essere il mio Ian, o sto semplicemente sognando?.
<< Sei svenuta circa dieci minuti fa. Hanno detto che, probabilmente, è stato un improvviso calo di pressione. >> mi informa con voce calibrata e pacata, soppesando le parole, in attesa di una mia reazione.
Io continuo ad evitare il suo sguardo, saettando distrattamente da un parte all’altra del camerino in cerca di qualcosa che attiri la mia attenzione ma a quella notizia, trattengo il respiro sorpresa.
Non mi ricordo di essere svenuta. Nella mia testa ora c’è solo una gran confusione. Non riesco a comprendere ciò che mi sta capitando intorno.
<< Ci hai fatti preoccupare molto. >> aggiunge, continuando a guardarmi.
Percepisco i suoi occhi indugiare su di me e questo mi fa battere il cuore a mille ma le parole che pronuncia e, soprattutto, quella particella pronominale che coinvolge anche lui, mi fa mancare un battito.
Quella frase cattura la mia attenzione e alzo lo sguardo nuovamente meravigliata.
Non possono essere vere queste due pupille ardenti di una strana luce di preoccupazione, senso di colpa e sollievo. Cosa sta succedendo?.
Dove è finito quell’Ian freddo e meschino che fino a meno di un’ora fa mi lanciava occhiate disgustate, non si avvicinava neanche ad un metro di distanza da me e non mi rivolgeva alcuna parola?.
Questi sbalzi d’umore repentini e drastici mi stanno confondendo ancora di più le idee.
<< Sto sognando. >> mormoro convinta, una volta arrivata alla conclusione del mio ragionamento.
Non ci può essere altra soluzione. Deve essere per forza un’illusione quella che sto vivendo.
Lo sguardo del mio amico s’incupisce lievemente e corruga la fronte sorpreso e al contempo perplesso.
<< Perché dici che stai sognando, Nina? Questa è la realtà. >> mi assicura lui, avvicinandosi con il busto al mio petto e diminuendo la distanza tra i nostri visi.
Mi scruta incuriosito. Arpiona le mie pupille e, nuovamente le fonde alle mie, cercando di entrarmi dentro e leggere la mia anima ma io mi ritraggo, spaventata da ciò che potrebbe succedere. Succube del dubbio, della confusione e del dolore lo guardo intimorita.
La sua espressione cambia al mio sguardo e si fa mortificata. Leggo nei suoi occhi l’amarezza e il senso di colpa e ciò mi colpisce come uno schiaffo in pieno viso.
<< Non può essere vero che tu sia tornato a parlarmi. Deve essere solo un’illusione. So che quando mi sveglierò, tornerò ad essere tormentata dal dolore. >> mormoro convinta delle mie parole.
Sono capitata in un meraviglioso sogno che purtroppo, so che finirà presto.
Il viso di Ian si rabbuia e abbassa lievemente il capo, nascondendo la verità che gli si potrebbe leggere negli occhi.
Mi accorgo che ho pochi istanti per sapere la verità.
Sento il tempo scorrermi veloce sulla pelle e ciò mi procura una scarica d’adrenalina, che si propaga in tutto il corpo, lasciandomi ansante e ancora più confusa.
I pensieri sono divenuti un brusio insopportabile che mi rimbomba nella testa e nelle orecchie.
Agitata, mi alzo velocemente in ginocchio sul morbido tessuto e in un gesto improvviso, dettato dall’istinto, afferro il viso di Ian tra le mani e lo sollevo di poco per incrociare i suoi zaffiri.
I suoi occhi tradiscono i suoi sentimenti. Mi ritrovo di fronte due pupille dilatate per la sofferenza, lucide per le lacrime che si stanno formando e cariche di senso di colpa.
Il cuore mi batte talmente forte che credo che da un momento all’altro possa uscirmi dal petto.
Non ho tempo da perdere, ho i minuti contati e percepisco già le grinfie dell’oscurità e della realtà afferrarmi per la stoffa della maglietta e strattonarmi verso il precipizio del tormento e del dolore.    
<< Se questa è la realtà e forse ho solo questi pochi minuti per parlare con il mio amico, allora voglio chiedergli che cosa è successo. Perché è cambiato così profondamente. Cosa ti ho fatto? >> mormoro velocemente scuotendo leggermente il suo viso, chiuso a coppa tra le mie mani.
I suoi occhi si sgranano impercettibilmente per lo stupore e le sue labbra si schiudono in cerca d’aria.
La pelle liscia e morbida del suo viso a contatto con i miei palmi mi attanaglia il cuore in una morsa di felicità. Mi beo della sensazioni di conforto e sicurezza che mi da e continuo a stringerlo in attesa di una risposta.
Quanto mi era mancato accarezzare la sua pelle e crogiolarmi nel suo profumo delizioso…
<< Ti prego Ian, dimmi cosa è successo. Non riesco ad andare avanti senza di te. >> mormoro sconfortata mordendomi irrequieta un labbro.
Rimango io stessa stupita della mia affermazione, venuta direttamente dal cuore. Sono sicura che è solo un’illusione, che presto svanirà ogni cosa e nessuno si ricorderà nulla di tutto ciò, perché questo, sono convinta, è totalmente frutto della mia immaginazione.
Leggo nello sguardo di Ian meraviglia, titubanza e confusione.
Il cuore mi batte all’impazzata e l’attesa della risposta mi porta una nuova scarica di adrenalina, che mi mozza il respiro nel petto.
Lo supplico con gli occhi e vedo, le sue labbra aprirsi, inspirare l’aria e sussurrare.
<< Io… >> inizia lentamente ma le sue parole vengono interrotte, d’un tratto, da alcuni colpi secchi e cadenzati al legno della porta.
Attonita volgo lo sguardo al legno, che si socchiude e mostra il viso sorridente di Paul, che spunta da una fessura.
La consapevolezza che tutto ciò che ho appena vissuto sia reale, mi travolge in pieno come un’onda anomala e,  di scatto, scosto le mani dal viso di Ian, come scottata da quel contatto.
Poi lo guardo atterrita e sbigottita.
Le rivelazioni che gli ho appena fatto erano vere? Tutto questo era vero? Il mio amico era veramente qui con me? Quello che si è sempre preso cura di me, con cui ho sempre scherzato e a cui voglio un bene dell’anima?.
Sgrano gli occhi terrorizzata e mi allontano dal suo corpo, finendo sul bordo opposto del divano.
Il corpo di Ian si è irrigidito e ora mi guarda estremamente mortificato e sofferente, come se gli avessero legato al petto, con pesanti catene di metallo, il macigno gravoso del senso di colpa.
<< Vi lascio soli. >> mormora con tono neutro e impassibile, mentre si alza fluidamente dal divano  e si incammina a passo lento e dinoccolato, verso l’uscita della stanza.
Passo a guardare Paul, che a sua volta sta osservando Ian e che gli  lancia un’occhiata comprensiva e d’incoraggiamento.
Sposto lo sguardo dal corpo dell’uno a quello dell’altro completamente sbigottita.
La confusione e la sofferenza penetrano sottilmente nella mia pelle e riempiono ogni singola cellula, costringendomi ad aprire la bocca in cerca d’aria ed a sgranare gli occhi scioccata.
La consapevolezza che tutto è tornato alle realtà e che la freddezza e la meschinità di Ian sono pronte, nuovamente, a torturarmi, s’infiltra nel mio sangue e arriva al cuore, dove percepisco come minuscoli spilli incandescenti trafiggermi ogni millimetro del muscolo che batte nel mio petto, procurandomi continue e perpetui fitte di dolore allo sterno.
Un forte senso di inquietudine si è annidato nel mio stomaco, comprimendolo in una dolorosa morsa e gli arti mi formicolano fastidiosamente, diventando, ad ogni mio respiro, sempre più trafelato, pesanti e molli.
La testa mi pulsa e roventi lame affilate mi escoriano le tempie, costringendomi a strizzare gli occhi per evitare di urlare dal dolore.
Un groppo di ansia, terrore, confusione e amarezza cresce, pian piano nella mia gola, impedendomi di respirare bene.
Boccheggio e sento salire il groviglio di sensazioni ai miei occhi, formando grosse e dense lacrime salate che mi appannano la vista.
I battiti esagitati del mio cuore mi rimbombano nelle orecchie come il suono di mille tamburi in una marcia.
Riesco a malapena a scorgere Paul, che con sguardo terribilmente dispiaciuto e compassionevole, mi si avvicina e, senza dire una parola, capendo il mio stato d’animo e la situazione, mi avvolge le braccia intorno alle spalle e mi attira a sé, lasciandomi sfogare.
Affondo il viso nel suo petto e, non riuscendo più a reggere tutta la tensione, lo stress, l’inquietudine, il dolore e la confusione che mi hanno posseduta in questi giorni, mi lascio andare ad un singhiozzo liberatorio e, finalmente, scoppio a piangere, stringendo convulsamente la stoffa della camicia azzurra del mio amico tra le dita.
Mi rannicchio accanto a lui e mi lascio andare.
Le lacrime scendono silenziose, ma estremamente pesanti e logoranti sulle mie guance. Lasciano scie trasparenti dietro di loro, che sulla mia pelle bruciano come acido.
Chiudo gli occhi e trattengo a stento un singulto, sentendo la mia mente elaborare milioni di pensieri.
Perché mi stai facendo questo, Ian? Cosa ho fatto di male per meritare questo castigo?.
Con queste domande a solcarmi profondamente l’anima e il cuore, continuo ad abbandonarmi al calore, all’affetto e alla vicinanza del corpo del mio amico, che mi accarezza dolcemente i capelli, come farebbe un fratello e mi mormora parole dolci.


Ian’s pov


Cretino.
Ecco cosa sono.
Un miserabile cretino.
Questo è solo uno dei milioni di epiteti poco carini, che mi sta ripetendo insistentemente una vocina maligna e sarcastica dentro la mia testa.
Stringo le labbra e continuo a camminare a lunghe e veloci falcate per gli intricati corridoi degli studios.
Ho bisogno d’aria. Tutto ad un tratto, le pareti, il luogo e il colletto della mia camicia sono divenuti soffocanti e asfissianti.
Il respiro mi si blocca in gola e un forte senso di nausea mi occlude la bocca dello stomaco.
Il viso devastato, confuso e sbigottito di Nina continua a riaffiorare nei miei ricordi ed a comparirmi di fronte, procurandomi fitte di pura sofferenza al cuore.
Abbasso il capo e mi porto una mano alla tempia, massaggiando leggermente la pelle, come a supplicare il brusio fastidioso e persistente dei miei pensieri a smettere di tormentarmi.
Uno spasimo di dolore mi trafigge lo sterno quando, i pochi minuti passati, prima, in compagnia di Nina, riemergono nella mia mente.
Le sue parole sconfortate e quasi disperate rimbombano nelle mie orecchie, causandomi brividi lungo la spina dorsale.
Sento ogni cellula del mio corpo prendere fuoco e le terminazioni nervose dilaniarsi sotto i potenti colpi del senso di colpa.
Spire incandescenti avvolgono il mio cuore in una morsa e liberano gli spilli che contengono, lacerando le arterie e i muscoli.
Trattengo un gemito, strizzando gli occhi e per pochi istanti, mi blocco ansimando, in cerca d’ossigeno.
Mi appoggio con la spalla alla parete del corridoio e alzo fiocamente lo sguardo di fronte a me, vedendo l’uscita di sicurezza, che in questo preciso istante, per me rappresenta la mia ancora di salvezza.
Strascico i piedi cercando di raggiungere la porta d’acciaio.
A stento mi sorreggo, tanto il senso di colpa mi sta abbattendo sotto i suoi potenti colpi.
Le gambe si sono fatte pesanti e ponderose, quasi incapaci di sostenere il peso del mio corpo.
Di nuovo la preoccupazione, il turbamento e l’ansia mi travolgono, riportandomi alla mente l’istante in cui, il corpo di Nina, di fronte a me, perdeva i sensi.
La consapevolezza di essere io la causa del suo male, mi fa sentire un verme. Meschino. Insensibile.
Come ho potuto fare una cosa del genere alla mia piccola Dobrev?.
Come una visione, compaiono di fronte a me  quegli occhioni color nocciola, carichi di speranza, fiducia e illusione.
Credeva fosse in un sogno.
Un’altra stilettata rovente mi trapassa il cuore, quando il pensiero corre a quel momento.
L’ho ferita talmente tanto che non riusciva più a riconoscere quale fosse la realtà e l’utopia, la confusione e il patimento l’hanno sopraffatta. E’ arrivata  a vaneggiare  a causa mia.
Il viluppo di amarezza, afflizione e strazio che mi sta logorando l’anima, sale fino alla testa e mi riempie gli occhi di lacrime calde e salate.
Finalmente, ansante e senza fiato, raggiungo la porta con qualche difficoltà, a causa della vista appannata e della debolezza e spossatezza che hanno posseduto i miei muscoli.
Afferro la maniglia e l’abbasso, spingendo sul vetro con il corpo.
L’uscita si apre e gli ultimi raggi arancioni del sole mi colpiscono il viso, costringendomi a socchiudere le palpebre.
La fredda brezza invernale mi pizzica il viso e mi punge la gola, quando, prendo una grossa boccata d’ossigeno, come se fossi rimasto in apnea per venti minuti.
L’aria pulita e fresca mi ridona vigore, controllo e lucidità, aiutandomi, almeno in parte, a calmare i battiti frenetici del mio cuore e ad ammutolire, di poco, il brusio insistente dei miei pensieri.
Attirato dal senso di libertà e di agiatezza che mi da quello spazio aperto, avanzo di qualche passo, aprendo le palpebre e alzando il volto al cielo, dove striature opale  colorano il cielo creando giochi di colore meravigliosi.
I muscoli delle gambe, improvvisamente cedono e incespico sui miei piedi, perdendo l’equilibrio.
Mi ritrovo, così, con il corpo e il viso schiacciato sul gelido e duro asfalto del retro dell’edificio.
Sono talmente devastato, confuso e costretto, per tutta questa situazione, che non riesco più ad avere neanche il controllo sul mio corpo.
Mi ritrovo a fissare, come in trance, le nuvolette di vapore che fuoriescono velocemente dalla mia bocca, a causa del mio respiro affannoso e stremato.
Alzo lentamente gli occhi al cielo e, debolmente, mi giro supino, ritrovandomi così, di fronte, quello spettacolo della natura che è il tramonto.
Il gelo dell’asfalto umido, sotto di me, m’infonde brividi e s’insinua nella stoffa leggera della mia camicia nera, infrangendosi sulla mia pelle.
In questo momento, però, non avverto nulla.
Tutto intorno a me è sparito.
Il battito del mio cuore rallenta e si calma, i miei respiri si attenuano, divenendo regolari e i miei pensieri si fermano rilassandosi lievemente.
Nonostante tutto, però, non posso evitare di non pensare a quanto io sia stato crudele e meschino e a quanto tutta questa situazione stia diventando insostenibile, dolorosa e terribilmente difficile.
Non so cosa fare, ma non possiamo continuare così.
Questo è sicuro.
Per un attimo mi perdo nell’infinità del rosa sfumato del cielo e il mio sguardo è catturato dalla vista di un uccello che volteggia serenamente e spensieratamente, godendosi la libertà che ha sempre avuto.
Il pensiero mi rammarica e le milioni di sensazioni devastanti tornano a percuotermi l’anima, mozzandomi il respiro.
Ma prima che il senso di colpa possa tornare a dilaniarmi, una salvezza mi appare di fronte.
Gli occhi verde foglia del mio amico mi scrutano perplessi e addolorati.
Non riuscendo ad emettere alcun suono, gli trasmetto con lo sguardo una supplica.
Per mia grazia, coglie al volo la situazione e senza proferire parola, mi aiuta ad alzarmi.
Mi prende il braccio destro, avvolgendoselo lentamente sulle spalle e, portando l’altra sua mano sul mio fianco sinistro, per sorreggermi, mi guida e mi sostiene fino alla porta degli studios.
<< Ian. >> mi chiama voltandosi a guardarmi.
Mi sento malissimo. Un senso forte di nausea mi ha avviluppato lo stomaco, rischiando di farmi risalire continui conati di bile su per la gola. So che il mio viso è una maschera grigia di pura sofferenza, ma in questo momento, l’unica cosa che mi interessa è risolvere questa situazione e poter spiegare ogni cosa a Nina.
Alzo il capo e incontro gli occhi preoccupati di Paul, che alla vista dei miei, si sgranano impercettibilmente divenendo una ammasso di apprensione, inquietudine e ansia.
<< Ho parlato con Nina, ho cercato di tranquillizzarla e si è sfogata. Quando l’ho lasciata a raccogliere le sue cose, mi è sembrata molto più serena. E’ una ragazza forte, Ian, riuscirà a superare questa cosa. >> mi informa Paul soppesando cautamente le parole.
Gli rivolgo uno sguardo intimorito e scuoto leggermente la testa, per fargli capire che non voglio che Nina si allontani da me, nonostante io sia facendo di tutto per farle fare il contrario.
Per farmi odiare.
<< Ascoltami Ian, per quanto ne so, l’unica soluzione sarebbe andare a parlare direttamente con Megan. Chiarendo la situazione, facendole capire che non c’è bisogno di rovinare la tua vita e quella di Nina per far in modo che tu non abbia più nessuna dopo di lei. Sono sicuro che capirà. Ci ho pensato a lungo, queste sere e questa è l’unica via d’uscita che ho trovato in questo pandemonio. >> mi dice Paul.
Gli occhi mi si illuminano di speranza e il cuore intraprende una corsa senza eguali.
Perché non ci ho pensato prima? Anziché crogiolarmi nel senso di colpa avrei potuto già mettere fine a tutto ciò. Mi do mentalmente dello stupido e ringrazio Paul con tutto il cuore.
<< Grazie amico. Senza di te non saprei cosa avrei fatto. >> sussurro sinceramente, avvicinandolo a me e abbracciandolo forte.
<< Di niente. Quando vuoi, sono pronto a tutto >> dice divertito e io colgo la punta di ilarità nel suo tono e il sorriso che gli aleggia sul viso.
Scuoto la testa abbandonandomi anch’io ad un sorriso di speranza e gratitudine e gli do un’amichevole pacca sulla spalla.
I miei timori, i miei patimenti e le mie sofferenze, sono state completamente spazzate vie e rimpiazzate dal fuoco della speranza e della forza, che ora danza in me fieramente.
Sono pronto ad affrontare la situazione.
Lancio l’ennesimo sguardo di gratitudine al mio amico e insieme varchiamo la porta d’ingresso.

Nina’s pov


Afferro i pantaloncini, appoggiati alla rinfusa sulla panca di legno e li piego ordinatamente infilandoli nella sacca nera, poi finisco di allacciarmi lentamente il fiocco dei pantaloni della tuta e di chiudere la zip del giacchetto bianco.
L’odore familiare del bagnoschiuma e del disinfettante della palestra mi circondano e mi aiutano a concludere la giornata, con un abbozzo di sorriso.
I rumori frenetici e il chiacchiericcio concitato delle mie compagne di corso, riescono ad arginare dalla mia mente, possibili pensieri e ricordi brutti della giornata e dell’intera settimana.
Chiudendo definitivamente il borsone e controllando un’ultima volta di non aver scordato nulla nell’armadietto o sull’appendiabiti, mi dirigo verso l’uscita salutando cordialmente le mie amiche.
<< Ciao Nina! Ci vediamo martedì alle otto. >> mi sorride calorosamente Ellyson.
Io ricambio il sorriso e con un cenno del capo mi congedo.
Lo yoga ha un effetto estremamente calmante e rilassante, che mi aiuta sempre a superare ogni ostacolo e di questo ringrazio infinitamente il mio maestro, per le meravigliose e intense lezioni che ogni volta ci impartisce.
Ogni qualvolta mi concentro sulla respirazione e sulla ricerca del mio IO interiore, tutti i grovigli di sentimenti contrastanti, i pensieri e i ricordi più dolorosi, sfumano nel nulla, lasciandomi la mente vuota e un grande senso di pace e serenità.
In quell’ora e mezzo riesco a ritrovare me stessa. Scavo nei meandri del mio cuore e della mia anima e alla fine la trovo. Instauro un contatto e inizio la mia danza sinuosa con lei.
Con il corpo e con la mente.
E’ qualcosa di unico, speciale ed estremamente intimo.
A testa bassa m’incammino lungo il corridoio grigio che porta all’uscita e un barlume di ricordo, della giornata, si affaccia lentamente nella mia mente, ma con una scrollata di spalle e di testa lo scaccio via, timorosa di rivivere il dolore di questo pomeriggio.
Un brivido mi percorre la schiena quando la sfumatura del pensiero alleggia in me.
Non appena apro la porta ed esco, i ricordi e il viluppo di emozioni tornano a tormentarmi, con la folata di vento gelido che mi sferza il viso.
Rabbrividisco e la morsa di dolore al cuore torna a pulsare e a farsi sentire viva, mentre uno spasmo allo stomaco mi costringe a portarmi una mano al ventre, sofferente.
Avevo pregato affinchè tutto svanisse e invece è ricominciato tutto daccapo.
Ansante e boccheggiante raggiungo con passo lento e strascicato la mia auto, nel parcheggio buio e semideserto.
Alzo gli occhi al cielo, agognando l’ossigeno e mi appoggio con la schiena alla portiera della mia auto.
Le stelle e la mezza luna brillano nel firmamento come tanti piccoli diamanti incastonati sul velluto blu di vestito.
Il brusio insopportabile dei miei pensieri torna a tormentarmi le orecchie e la testa, graffiando le tempie, come spilli arroventati.
Trattengo un gemito di sofferenza e mi concentro su Venere, la stella più luminosa, e provo a calmare i battiti, divenuti esagitati, del mio cuore.
Riesco nel mio intento e mi concentro sulla respirazione irregolare e trafelata.
Faccio dei grandi respiri cercando di distendere la tensione che mi ha attanagliato il corpo e sortisco l’effetto desiderato.
Dopo pochi minuti il brusio si attenua e le sconvolgenti sensazioni si smorzano, lasciandomi un po’ di serenità.
Ritrovo la parte forte, decisa e sicura di me, sospirando di sollievo.
D’un tratto però il ricordo delle parole di Paul mi torna alla mente come un uragano.
 “ Sta affrontando un periodo molto difficile, Nina. Ha dai problemi che neanche immagini.
La situazione in cui si trova ora è terribilmente delicata. Cerca di non pensarci. Lo so che è difficile, è il tuo amico, ma credimi quando ti dico che per ora non è un buon momento stargli accanto. “
Le frasi mi rimbombano nel cervello come un forte eco e ciò m’infastidisce terribilmente.
La confusione s’infiltra nella mia pelle e giunge al centro del mio petto.
Perché Ian ha raccontato tutto a Pual e a me no?.
Il discorso del mio amico, questo pomeriggio, ha avuto l’effetto di calmarmi ma non ha chiarito nessuno dei dubbi che mi ossessionano.
Esausta di tutta la situazione, chiudo per un secondo gli occhi e mi passo febbrilmente le dita sulle palpebre cercando di distendere i muscoli contratti e il fascio di nervi tesi.  
Alla fine, acquisto il controllo di me stessa e apro la sacca alla ricerca delle chiavi della macchina.
Come sempre non riesco a trovare nulla, così sono costretta ad appoggiare il borsone a terra, ad inginocchiarmi sull’asfalto umido e freddo e a scostare freneticamente tutti i vestiti e gli asciugamani, pregando di trovare in fretta ciò che cerco, in maniera tale da tornare finalmente a casa e concedermi una doccia calda e rilassante.
Mentre continuo la mia indagine e il vento gelido continua a sferzarmi il viso e ad intrufolarsi sotto i miei abiti pungendomi la pelle e facendomi rabbrividire.
D’un tratto noto qualcosa di strano muoversi accanto al muretto della palestra nel vicoletto dell’entrata posteriore.
Perplessa e circospetta, aggrotto la fronte e assottiglio lo sguardo provando a vedere nitidamente la figura scura.
Fermo la ricerca e incuriosita mi alzo in piedi avvicinandomi di un passo per scorgere meglio di chi si tratti.
A quel punto distinguo, non una, ma ben due figure, avvinghiate tra loro in un abbraccio passionale.
Lo schiocco dei loro baci mi arriva ovattato e quasi indistinto alle orecchie, ma una stilettata rovente mi giunge dritta al cuore lo stesso.
Perché tutti riescono ad essere felici tranne me?. Cosa ho fatto di male?.
La curiosità, prende il sopravvento sul resto delle mie emozioni e mi spinge ad avvicinarmi di un altro passo alla coppietta.
Ora distano solo pochi metri da me e, per fortuna, sembrano non essersi accorti della mia presenza.
Quando il pensiero che io possa risultare una guardona e impicciona mi sfiora la mente, mi riprendo e cerco di abbassare lo sguardo e tornarmene sui miei passi, ma un particolare cattura la mia attenzione prima che possa andarmene.
Il ragazzo che sta baciando la ragazza è piuttosto alto.
Il suo fisico è asciutto e tornito, fasciato in una tuta nera con delle strisce bianche lungo le braccia e le gambe.
Ha un accenno di barba incolta sul mento e i capelli castano scuri, abbastanza lunghetti gli ricadono sulla fronte in ciocche disordinate.
Il naso è aquilino e la mascella squadrata.
Improvvisamente un nome mi balena nella mente e riassocio l’appellativo al volto.
E’ Mark! L’insegnante di aerobica del corso delle sette.
Un accenno di sorriso si dipinge sulle mie labbra. Sono contenta per lui.
Almeno ha trovato qualcuno che gli scalda il cuore e lo ama…
La mia curiosità, allora si acuisce, ma decido di non impicciarmi troppo.
La massa di capelli biondi della ragazza, però mi frena e mi colpisce.
E’ più bassa di me di alcuni centimetri e, ora, indossa un paio di pantaloni bianchi e un giacchetto fucsia che le fascia il corpo minuto e snello.
Assottiglio ancora di più le palpebre, sentendo il mio cuore iniziare ad aumentare il ritmo, quando un dubbio enorme mi assale.
I lineamenti del viso di quella ragazza mi sembrano così familiari…
Improvvisamente i due si staccano e si guardano intensamente negli occhi.
In quel momento la mia domanda riceve una risposta scioccante.
Sbarro gli occhi sconvolta e un nome mi balugina nella mente.
Un nome che mi lascia completamente a bocca aperta e senza parole.
Megan.

Augolo autrice

 
Buonsalve ragazzuole! ^.^
Scusate il ritardo ma ho avuto alcuni problemi familiari e non ho avuto tempo di scrivere. In più è ricominciata la scuola perciò…
Premettendo che penso sia venuto una vera schifezza, e non lo dico per farmi compatire, ma lo reputo davvero il capitolo più brutto che abbia scritto finora, passo comunque a commentarlo
È stato praticamente un parto. Sono partita con lo scrivere la prima riga e cancellarla e ricancellarla un centinaio di volte perché non mi convinceva affatto. Così è stato per quasi tutto il resto del capitolo.
Alcuni chiarimenti:
La scena di inizio capitolo, se non lo avete capito, è una parte della puntata 1x15.
Inoltre avevo letto da qualche parte, un po’ di tempo fa, di questo presunto svenimento di Nina sul set, durante le riprese della prima stagione, perciò è tutto vero e non inventato.
Non mi sto riferendo a quella volta che ha battuto la testa ed ha avuto una piccola commozione celebrale, quella è stata durante le riprese della terza stagione.
Paul in questo capitolo è stato un amico fantastico. Ha aiutato entrambi i nostri protagonisti con la sua premura e dolcezza. Paul, a differenza di Stefan, mi sta veramente simpatico e lo trovo un uomo molto buono perciò ho deciso di evidenziare queste sue qualità.
Ho voluto inserire anche il punto di vista di Ian. Quel momento mi sembrava perfetto, anche per far capire come stesse e cosa pensasse il nostro bell’attore.
Inoltre ho preferito introdurre alcune scene quotidiane, come il fatto della lezione di yoga di Nina, questo perché voglio creare anche uno spaccato con la realtà ed evidenziare il fatto che gli attori sono persone normalissime come noi, che mangiano, vanno in palestra, fanno shopping. Quindi spero di esserci riuscita.
Infine la rivelazione finale.
Megan che si bacia appassionatamente con Mark, l’istruttore di aerobica.
Secondo voi ora che succederà? E questa presunta relazione è iniziata prima o dopo la separazione di Ian e Megan? A voi le supposizioni =).
Spero che vi sia piaciuto e che vi abbia emozionate, che sia all'altezza degli altri, anche perché a me sembra di non saper più scrivere, in questi giorni…
Devo ringraziare la mia amatissima IanSom, perché è sempre presente con la sua dolcezza e le sue meravigliose recensioni. ( tesoro non ti ho dedicato questo capitolo perché lo reputo orribile, perciò quando penserò, ad uno dei prossimi, che sarà venuto bene sarà tutto tuo ;). Te lo meriti )
Va beh, ora vado, ringraziando di cuore chiunque abbia inserito la storia fra le preferite/seguite/ricordate e anche i lettori silenziosi.
Un bacio.
A presto.
Fede Xoxo

P.S. So che le lettrici di Love Bites mi uccideranno prima o poi ma voglio dirvi che sono veramente in crisi con questa storia. Dire che ho un blocco dello scrittore è un eufemismo.
Mi manca un po’ per finire il nuovo capitolo, però non vi prometto nulla, perché ho totalmente perso l’ispirazione per questa storia e, invece l’ho acquistata per questa e per una nuova originale che sto scrivendo. Perciò scusatemi davvero. Ma non so quando tornerò a riprenderla, nel frattempo non mi resta altro che dirvi: godetevi queste altre storie, mentre provvederò a cercare nei meandri della mia mente l'ispirazione per LB.


Ultimissima cosa. SE VORRETE CONTATTARMI SU FACEBOOK, QUESTO E' IL MIO INDIRIZZO: http://www.facebook.com/federica.pediconi

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Capitolo 10
*** A hug in the middle of the night. ***


NEED YOU NOW                          



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Dedico questo capitolo, che reputo migliore del precedente, alla mia dolcissima IanSom che riesce ogni volta ad emozionarmi con le sue splendide parole e recensioni. Tesoro è tutto tuo! Beh, che altro posso dirti se non di godertelo, sperando che ti piaccia? ^.^



Nina’s pov

 
Continuo a fissare sconvolta Megan e Mark di fronte a me, ancora incuranti della mia presenza, e il mio respiro si blocca nel petto mentre milioni di pensieri brulicanti e formicolanti si addensano nella mia testa.
L’aria gelida mi entra nella bocca e mi pizzica le tonsille e quando, una nuova sferzata di vento freddo mi staffila il viso, sbatto le palpebre sbigottita, riprendendomi dall’annichilimento che lo shock mi ha causato.
Ancora scombussolata e con il cuore stretto in una morsa di confusione, afflizione e rammarico trascino lentamente i piedi verso la mia auto decisa ad andarmene il più presto possibile da lì, prima che riescano a scorgermi ed a riconoscermi.
Con le dita tremanti per il clima rigido e la situazione appena vissuta, afferro le chiavi della macchina dalla borsa e apro lo sportello, entrando velocemente nell’abitacolo fresco.
Come un automa, ancora in trance, poggio il borsone sul sedile del passeggiero accanto e mi stringo il collo del giacchetto sulla gola e ne martorio i lembi con le dita, mentre con lo sguardo vacuo, mi perdo nell’oscurità della sera di fronte a me.
I pensieri mi rimbombano nella testa come tante voci altisonanti ed echeggianti, provocandomi brividi di fastidio e malessere.
Sento lo stomaco attorcigliarsi in un groviglio sconnesso e la bile risalirmi in bocca, mentre il suo retrogusto amaro mi invade il palato facendomi venire il voltastomaco.
Non posso credere a ciò che ho appena visto.
Nella foresta fitta e intricata dei miei pensieri, lentamente, si fa strada l’idea che ciò che ho appena vissuto sia la prova del tradimento di Megan nei confronti di Ian.
Una stilettata rovente mi perfora il cuore e un mugolio di dolore fuoriesce dalle mie labbra mentre mi porto una mano al petto e spingo, nella speranza di spegnere quelle fiamme incandescenti di pura sofferenza che mi hanno avviluppato il costato.
Strizzo gli occhi e boccheggio in cerca d’aria mentre i pensieri, animati dall’improvvisa stoccata al cuore, aumentano il loro pulsare frenetico alle tempie.
Piccole fitte dolenti mi trafiggono la testa, causandomi subito stordimento e una forte confusione mentale e fisica.
Quelle iridi color ghiaccio così intense e dolci mi compaiono davanti come una visione e subito un’altra ondata di smarrimento mi colpisce in pieno, come una secchiata d’acqua gelida, acuendo gli spasimi.
Non posso pensare a ciò che ho appena visto.
Ian non si merita questo.
Subito i pensieri iniziano a vorticare freneticamente nella mia testa, facendo affiorare milioni di domande senza, purtroppo, alcuna risposta.
Cosa farò? Dovrò dirglielo? Ma come farò?.
Non posso neanche immaginare come lo distruggerà questa notizia.
Io non voglio che soffra. Nonostante tutto quello che mi sta facendo passare, gli voglio ancora un bene dell’anima e non potrò mai recargli dolore.
La situazione in cui mi sono cacciata è terribile.
Espirando sonoramente, mi prendo esasperata la testa fra le mani e, chiudendo gli occhi, appoggio la fronte sulla fredda pelle nera del volante, cercando di calmare i battiti esagitati del mio cuore e il brusio oneroso delle mille domande che mi stanno tormentando.
Mi concentro su me stessa isolando dalla mia mente, anche se con qualche difficoltà, il groviglio insormontabile di pensieri e portando la mia attenzione sul respiro.
Mi focalizzo sull’ossigeno che entra nei polmoni, che li gonfia e seguo lo stesso percorso che fa per uscire.
Il tutto non dura che pochi istanti, per me incredibilmente fondamentali per riacquisire la calma e distendere il garbuglio di emozioni e sensazioni contrastanti.
Lo sconvolgimento e il disorientamento del momento si sono acquietati e ora rimangono quasi, solo un ricordo lontano.
Al posto del brusio insostenibile di pensieri confusi e caotici ora c’è solo un leggero ronzio e un’incertezza nebulosa.
Riapro gli occhi lievemente più sicura quando un  barlume di speranza si fa largo in me, stuzzicando la mia mente con un’idea fiduciosa.
Allacciandomi la cintura giro la chiave nel quadro, sentendo il familiare rombo del motore accendersi e, ingranando la marcia, esco dal parcheggio.
Durante il tragitto cerco di mantenere sotto controllo i pensieri prepotenti che spingono per scoppiare in trambusto esultante, mantenendo il respiro regolare e sostenendo la pace dei sensi, applicando tutti gli insegnamenti che il mio maestro di yoga mi ha spiegato, riuscendo in parte,  a metterli in pratica.
Velocemente parcheggio e, senza un attimo da perdere, scendo decisa dall’auto.
Salgo le scalette del portico rapidamente e, con mia grandissima fortuna, trovo il portone principale socchiuso.
Percorro speditamente le cinque rampe di scale di granito grigio e quando arrivo sul pianerottolo mi concedo una piccola sosta per riprendere fiato.
Ansimo in cerca d’aria, con il cuore che batte frenetico nel petto e le gambe molli e pesanti per i continui alti e bassi di pressione a cui è sottoposto il mio fisico.
Dopo pochi secondi riacquisto la lucidità e, con la speranza emergente al centro del mio sterno, allungo un dito e premo sul bottoncino bianco del campanello, appena sotto la scritta “ Wesley”, avvertendo il trillo ovattato del campanello risuonare all’interno dell’appartamento.
Ho proprio bisogno di parlare e sfogarmi con il mio amico.
Ho necessità di un consiglio e  devo rigurgitare tutto ciò che mi è successo, che ho visto e che ho provato.
Non posso tenermelo più dentro, rischierei di impazzire e crollare corrosa dalla sofferenza giorno dopo giorno.
Mi mordo un labbro irrequieta sperando con tutta me stessa che sia in casa.
Mi vesso le dita delle mani convulsamente mentre muovo i piedi aritmicamente da una parte all’altra del piccolo zerbino beige, posto davanti alla porta di mogano.
Alzo gli occhi al cielo implorando che qualcuno mi risponda.
L’attesa è snervante.
<< Ti prego. >> mormoro guardando il soffitto bianco, inoltrando una muta supplica a Dio.
Non ottenendo alcun responso, afflitta e amareggiata, pur sentendo venir meno la fiducia, non mi do per vinta e premo nuovamente il campanello aspettando trepidante.
Non riesco più a contenere il vulcano di pensieri, emozioni e sensazioni, che sembra vogliano eruttare da un momento all’altro.
Finalmente percepisco dei rumori provenire dall’interno della casa e una voce smorzata e attutita gridare.
<< Arrivo! >>.
La fiammella della speranza si ravviva in me, divenendo un fuoco che mi invade il cuore e subito un sorriso di pura gioia si allarga sul mio viso.
I passi si avvicinano e i battiti del mio cuore aumentano il ritmo durante l’attesa.
Improvvisamente la serratura della porta scatta e il legno si apre.
Il mondo mi crolla addosso non appena incontro due iridi di ghiaccio che mi guardano sorprese e stupite.
Sgrano gli occhi sopraffatta dalla scossa di pura sofferenza che mi ha appena attraversata.
Il respiro mi si è mozzato nel petto e il cuore si è fermato per interminabili secondi.
I miei muscoli si sono contratti e irrigiditi e quasi sento la mia mente staccarsi dal mio corpo e ottenebrarsi da una fitta nebbia di puro stallo.
Non ci credo.
Il mio cervello non riesce ad elaborare alcun pensiero, né frase.
Rimango sbigottita con la bocca schiusa e un ronzio assordante che mi fischia nelle orecchie.
Subito il vulcano esplode, questa volta rigettando la sua lava nera come petrolio, corrosiva come l’acido all’interno del mio corpo. Peregrina ogni singola terminazione nervosa infiltrandosi nel mio sangue e invadendomi con il suo dolore lancinante.
Le fitte e gli spasmi mi percorrono dalla testa ai piedi, costringendomi a stringere i denti per impedirmi di urlare dal dolore.
Continuo a fissarlo in trance, senza emettere alcun suono, mentre sono succube del destino avverso che sta tentando di uccidermi.
Nelle sue iridi particolarmente azzurre vedo passare un centinaio di emozioni ma riesco a coglierne solo alcune.
Turbamento, smarrimento, stupore, confusione, senso di colpa e incredulità.
Vedo il suo controllo vacillare. Lo percepisco dai movimenti quasi impercettibili delle labbra, tirate in una smorfia  disorientata, dalla sfumatura velata che assume il suo sguardo, dal guizzo dei muscoli delle sue braccia causato dalla sorpresa.
Solo ora noto il suo abbigliamento.
Indossa un vecchio pantalone scolorito di una tuta nera, una maglietta bianca a mezze maniche e i piedi scalzi poggiano sul lucido parque.
I pensieri in un secondo tornano a tormentarmi e la scena del tradimento di Megan riappare prepotentemente di fronte ai miei occhi, facendomi perdere un battito.
Il controllo del mio corpo barcolla e percepisco gli occhi pizzicare per le lacrime che hanno iniziato ad addensarsi.
Mi mordo un labbro fortemente, fino a sentire il sapore ferroso e salato del mio stesso sangue scivolare nella mia bocca.
Stringo le mani a pugno, avvertendo le unghie conficcarsi nei miei palmi ma questo fastidio non è niente in confronto all’angoscia che sto provando dentro.
Mille domande si accalcano nella mia mente.
Perché non è venuto ad aprirmi Paul? Che cosa ci fa Ian qui? Perché il destino mi sta giocando questi brutti scherzi?.
La mia vista si annebbia e solo in questo momento capisco che le lacrime, amare e dense stanno per debordare.
Non voglio mostrarmi debole e non voglio affrontarlo.
Abbasso lo sguardo in fretta chinando la testa e a malapena riesco a scorgere Ian che fa un passo verso di me, pronto per afferrarmi e dirmi qualcosa, che mi precipito verso le scale in una corsa pericolosa e veloce.
Non sento più nulla.
Solo il rimbombare del mio cuore nelle orecchie e il mio respiro affannoso.
Un groppo di turbamento e inquietudine mi ha ostruito la gola, arrestando la respirazione.
Percorro gli scalini due a due, rischiando anche ad un certo punto di cadere, tanto è la foga di scappare il più lontano possibile da lui.
Incespico sui miei piedi ma, reggendomi alla ringhiera, evito di scivolare.
Trattengo un singulto che mi scuote mentre le lacrime rompono gli argini e mi solcano le guance in scie roventi di pura sofferenza.
L’ultima cosa che sento prima di catapultarmi fuori da quell’inferno è un nome.
Il mio nome. Urlato da quelle labbra in una supplica addolorata.
<< Nina! Asp… >>.
Un’altra stoccata mi colpisce il cuore e io trattengo il respiro.
Le gambe, animate di vita propria, continuano una folle corsa verso la macchina.
Tutto quello che provo in questo momento è solo dolore.
Soffro per il mio migliore amico. Soffro per ciò che inconsapevolmente gli è successo. Soffro per come mi tratta e mi ha trattata. Soffro per la confusione di tutta la situazione. Soffro per il fardello che mi porto dentro. Soffro per i sentimenti contrastanti che provo. Soffro perché nonostante tutto non posso smettere di volergli così bene tanto che darei la mia vita per lui.
In un attimo mi ritrovo davanti alla mia macchina.
Con la vista appannata dalle copiose lacrime che continuano a scendermi senza sosta, lasciandomi scie umide e appiccicaticce sulle gote, tasto la portiera alla ricerca della maniglia mentre trattengo un singhiozzo.
Una voragine immensa ed enorme di pura afflizione e patimento si è formata all’interno del mio petto, risucchiando ogni singolo briciolo di emozione positiva e lasciandomi in balia del vuoto.
Riesco a sedermi sul sedile del guidatore e richiudere la portiera.
Nell’abitacolo regna un silenzio pesante e carico di tormento, solo qualche mio singhiozzo e sospiro affannoso spezzano di tanto in tanto la quiete.
Devo sfogarmi.
Sento le sensazioni riempirmi l’anima fino allo stremo, fino a straripare.
Ho bisogno di espellere l’agglomero di angoscia, turbamento, dolore e confusione che mi occlude il corpo.
Mi porto le mani sul viso e chino il capo, aprendo la bocca per emettere qualche suono, tanto mi manca il respiro, ma non una vocale esce dalle mie labbra.
Nel frattempo le lacrime salate continuano a bagnarmi le mani, a scendere lungo il volto, fino allo collo bagnandomi il giacchetto e i polsi.
Il cuore non ha smesso per un secondo di battermi all’impazzata tanto da farmi provare acute fitte allo sterno e avverto il suo pulsare all’interno dei polsi e sulle tempie.
La mia schiena e il mio fisico è scosso da continui tremiti, singulti e brividi e la mente è un intricato intreccio di pensieri confusi.
Ho perso la cognizione del tempo e dello spazio.
Con ancora gli occhi chiusi sono sprofondata in una dimensione fatta di oscurità, tenebre e incubi terribili.
 
D’un tratto dei colpetti cadenzati e smorzati mi giungono alle orecchie attirando la mia attenzione.
Prima che possa alzare il volto, però, un terribile dubbio mi assale.
E se fosse Ian?.
Non sono ancora pronta per rivederlo, per guardare quei suoi occhi così ignari e innocenti e vedervi riflessa l’immagine dello spudorato tradimento di Megan. Non riuscirei a sopportarlo.
Ciò nonostante mi impongo di reagire. Non posso rimanere per sempre in questa macchina.
Devo farmi forza, coraggio e affrontare le situazione con determinazione.
Non era forse questa la Nina che un tempo vinceva e sovrastava le paure a testa alta, guadagnandosi i propri risultati?.
Con un granello di fermezza alzo lentamente il volto e inclino il capo verso il finestrino in maniera tale da riconoscere chi mi ha chiamata.
Il sollievo e la consolazione si impossessano del mio corpo quando incrocio gli occhi verde foglia del mio amico Paul, che mi squadrano angosciati e  preoccupati.
In un moto di felicità apro lo sportello e, senza neanche dargli il tempo di formulare la frase che sta per dire, mi getto tra le sue braccia scoppiando in un pianto liberatorio.
So che probabilmente penserà che sono una piagnucolona ma in questo momento l’unico che realmente può aiutarmi e che conosce bene la situazione, anche dalla parte di Ian, è lui.
Inoltre non voglio coinvolgere Candice o Jessica angosciandole inutilmente con questa storia.
Le braccia muscolose e confortanti di Paul mi circondano, infondendomi un profondo senso di gratitudine e pace.
<< M-mi di…spaic-ce p..ian-go di c-contin..uo >> borbotto avvilita tra un singhiozzo e l’altro.
Percepisco le labbra del mio amico tirarsi in un sorriso spontaneo e le sue braccia trarmi ancora più a sé.
<< Non dirlo neanche per scherzo, Nina. Io sarò sempre qui. Anche quando allagherai tutta Atlanta con le tue lacrime. >> dice serio e al contempo ilare.
Un accenno di sorriso spunta sulla mia bocca a quella battuta e le lacrime cessano di tormentarmi.
I singulti si riducono, come anche i tremolii e il pulsare alle tempie e al petto.
Paul ha la capacità di calmarmi e tranquillizzarmi anche solo con un’occhiata e di questo ringrazio la fortuna che mi assiste sporadicamente.
I secondi passano lenti e interminabili mentre finisco per chiudere gli occhi ormai indebolita e spossata per tutta la situazione e l’orribile giornata trascorsa e abbandonarmi tra le muscolose braccia del mio amico.
Le lacrime sulle mie guance si asciugano, pizzicando lievemente a causa della brezza gelida che si è alzata.
Un sospiro caldo soffia tra i miei capelli e sulla mia cute facendomi rabbrividire.
<< Nina è meglio se rientriamo. Ti va questa notte di rimanere da me? >> mi propone gentilmente con ancora una nota d’apprensione a colorargli il tono.
Sciolgo l’abbraccio mentre sento riaffiorare il dubbio e l’angoscia.
Alzo lo sguardo puntandolo nelle sue iridi verdi e spalanco intimorita gli occhi, come a supplicarlo di non farmi dormire sotto lo stesso tetto con Ian.
<< Stai tranquilla. E’ andato via. Comunque non accetto un no come risposta. Non ho intenzione di lasciarti guidare la macchina in queste condizioni. >> Paul comprende i miei pensieri riuscendo a placare il tormento che minaccia di beneficiare della mia anima e io spalanco la bocca per protestare.
Prima che possa replicare alla sua minaccia velata e sentenza severa, però, afferra il mio borsone dal sedile del passeggiero e richiude la macchina, infilandosi, poi, le chiavi nella tasca dei jeans, così io non posso far altro che richiudere la bocca e aspettare.
<< Forza andiamo. Dobbiamo parlare parecchio. >> mi incinta lanciandomi un’occhiata esplicita mentre mi circonda premurosamente le spalle con un braccio e mi guida fino all’interno dell’edificio.
Non appena varco la soglia dell’entrata principale e il mio sguardo cade sulle rampe di scale, percorse in fretta e furia appena pochi minuti prima, il panico mi assale e m’irrigidisco mentre i pensieri si animano nella mia mente.
Paul si volta verso di me e mi avvicina a sé, capendo il mio stato d’animo.
<< Ti assicuro che è andato via. Sei rimasta chiusa in quell’auto per venti minuti Nina e io sono stato un quarto d’ora a battere sul finestrino chiamandoti, ma ti eri chiusa dentro e, credo, anche nel tuo mondo. Comunque lui è uscito cinque minuti dopo che sei corsa via.  >> mi conferma il mio amico mentre mi rivolge un sorriso dolce.
Impallidisco non appena il mio cervello elabora la frase.
Venti minuti in macchina? Sono rimasta chiusa dentro la vettura per venti interi minuti, senza sentire alcun suono?! Com’è possibile? Mi sembrava che fossero passati solo tre minuti e che fossi circondata da un silenzio tombale.
Un brivido mi percorre la schiena e mi stringo nelle spalle, sentendo il freddo permeare nei miei vestiti e raffreddarmi la pelle.
Saliamo le scale e dopo poco ci ritroviamo nuovamente di fronte al portone di casa, teatro di molti avvenimenti.
Apre la porta e, posando la mia borsa a terra, mostra il suo salone moderno con vista mozzafiato su tutta Atlanta.
Non è di certo la prima volta che vengo a casa di Paul ma non posso fare a meno di stupirmi ogni volta che varco la soglia.
Con le labbra schiuse mi osservo intorno guardinga e, timorosa, muovo qualche passo oltrepassando l’uscio e ritrovandomi nell’ampio salone, contornato da vaste vetrate posizionate ad angolo in direzione dei grattacieli e del centro di Atlanta.
Il camino moderno di fronte ai divani di pelle bianca orna ancora di più l’ambiente, rendendolo meravigliosamente caloroso e accogliente.
Un fuoco scoppiettante e vivace sfrigola, donando al luogo una sensazione di calma e pace.
La cucina adiacente alla porta di ingresso in laccato bianco e legno nero rivela elettrodomestici e accessori ancora quasi del tutto inutilizzati.
Mi stupisco della vista che si può godere anche dai fornelli. Basta solo girarsi e ammirare quel capolavoro.
E’ un appartamento di medie dimensioni esaltato, soprattutto, da quel particolare che la rende la più lussuosa delle abitazioni.
Paul è stato veramente fortunato a trovare un alloggio del genere anche ad un prezzo conveniente. Nonostante ciò rimango decisa e fiera della mia casa.
<< Nina porto la tua roba in camera mia. Dormirai lì stanotte, va bene? >> mi chiede gentilmente il mio amico, facendomi tornare alla realtà.
Annuisco flebilmente e mi limito a sospirare un mesto “ok”.
Mentre aspetto che torni, il richiamo melodioso e avvolgente del calore del camino e del divano, su cui è ingarbugliata disordinatamente una coperta di pail grigio, mi avviluppa, costringendomi ad accoccolarmi nel tepore dei cuscini e a perdermi con lo sguardo nel gioco sinuoso che fanno le fiamme.
Rimango a fissare inebetita quello spettacolo di bagliori e riverberi, avvolta nella trapunta fino al collo con le ginocchia strette al petto.
Ora mi sento estremamente serena e rilassata.
L’inquietudine, la confusione e l’afflizione si sono dissolti nel nulla lasciandomi questa sensazione di tranquillità infinita, cullata dalla consapevolezza di avere accanto un amico che mi sostiene e mi aiuta nel momento del bisogno.
La mia mente percorre infiniti pensieri, fin quando non percepisco il posto accanto al mio avvallarsi sotto il peso di qualcuno.
La mia attenzione viene catturata dal gesto gentile del mio amico di coprirmi i piedi lasciati esposti al fresco.
Mi volto lentamente e gli rivolgo un sorriso carico di gratitudine e riconoscenza, che lui ricambia con un’occhiata affettuosa.
<< Nina, vorresti raccontarmi cosa è successo? >> mi chiede cautamente Paul calibrando le parole e il tono di voce, guardandomi intensamente negli occhi, accertandosi che non crolli nuovamente.
A quelle parole, però, il mio copro non può fare a meno di irrigidirsi e tendersi sotto l’orribile ricordo del tradimento di Megan e degli occhi ingenui e innocenti di Ian.
Mi stringo le ginocchia al petto, fino a sentire dolore agli arti e al torace e mi mordo un labbro irrequieta mentre avverto il mio cuore aumentare i battiti.
Nelle pupille del mio amico passa una sfumatura d’apprensione e timore ma cerca di mascherarla sorridendomi placidamente, nell’intento di calmare il subbuglio di emozioni che si stanno rianimando nel mio corpo.
L’espressione di Paul, con mio grande stupore, riesce a lenire e rabbonire la mia anima confusa e ferita.
Rilasso i muscoli e mi lascio sfuggire un sospiro liberatorio.
Abbasso lo sguardo sulle dita che muovo inquieta, ora fuori dalla coperta per l’improvvisa zaffata di calore che mi ha colpita, a causa dell’imminente agitazione e turbamento, e mi concedo alcuni secondi per chiarirmi le idee, fare dei respiri profondi e calmare il tumulto di nervosismo e trambusto che minaccia di possedermi.
Poi rialzando gli occhi e facendomi forza, inizio a raccontare del tradimento di Megan.
<< Non so cosa fare Paul. Non so se dirglielo o no. Ma così lo ferirei e, inoltre, non mi rivolge più la parola da settimane. Non so se è il momento giusto, non so se potrebbe prendersela con me. E’ una situazione terribile. >> mormoro con voce arrochita dal freddo e dal pianto trattenuto.
Mi prendo la testa tra le mani sconfortata e socchiudo le palpebre cercando di contenere le lacrime che incombono per traboccare.
La vista degli occhi sconcertati e sbigottiti di Paul mi tormenta la mente.
<< Ehi, Nina. >> mi chiama dolcemente il mio amico avvicinandosi a me, circondando il mio esile corpo con le sue braccia e traendomi a sé, così finisco per poggiare la testa sulla sua spalla e abbandonarmi al calore e all’affettuosità della sua presenza.
Mi impongo di non piangere e di mostrarmi più forte e sicura di me e, per fortuna, riesco a rinsavirmi.
<< Stai tranquilla >> sussurra teneramente mentre mi copre con il plaid una spalla lasciata scoperta.
Il cuore mi si stringe in una morsa di tenerezza quando compie quel gesto.
Paul sa essere un amico incredibile e di questo non posso che ringraziare il giorno in cui l’ho incontrato. E’ il secondo fratello che non ho mai avuto.
Ricaccio indietro le lacrime e riapro gli occhi, puntando poi lo sguardo su di lui.
<< Ascoltami attentamente Nina. >> inizia voltandosi con il corpo nella mia direzione e prendendomi delicatamente per le spalle.
Rivolge il suo sguardo nel mio e io vi leggo determinazione, una venatura di rancore, sicuramente nei confronti di Megan e una traccia d’inquietudine.
<< Per ora non dirgli nulla. Ha avuto dei problemi con Megan queste ultime settimane ed è questa la causa del suo comportamento freddo e distaccato. Gli serve ancora tempo, perciò ti consiglio di aspettare il momento giusto. >> mi dice serio, scrutando minuziosamente i movimenti del mio viso.
La risposta che mi ha dato non ha fatto altro che confondermi ancora di più le idee.
Che vuol dire che ha avuto problemi con Megan? Hanno litigato? Si sono lasciati? E il momento giusto quale sarebbe?.
Corruccio le labbra e aggrotto la fronte perplessa e, quando apro la bocca per replicare incerta, lui mi precede rispondendo al garbuglio di domande che ora affolla la mia mente.
<< Sarà lui a farti capire quando sarà il momento giusto. >> mormora, rivolgendomi un sorriso intenerito dalla mia espressione confusa e dal mio broncetto infantile.
Perché Paul mi da sempre risposte così ambigue e criptiche? Questa situazione è un enorme enigma e io mi trovo al centro del labirinto correndo confusa da una parte all’altra alla ricerca della via d’uscita.
Più vado avanti più il sentiero si infittisce, costringendomi a rimanere ferma nello stesso punto, soccombendo alla situazione soffocante.
Cos’altro dovrei fare se non aspettare?.
La mia attenzione viene catturata dal movimento di Paul e dal suo dirigersi verso la cucina.
Lo osservo distrattamente mentre mi abbandono lentamente al tepore della coperta e al torpore della stanchezza della giornata.
<< Vuoi qualcosa da mangiare? Io preparo la cena. >> mi chiede il mio amico voltandosi con un sorriso gentile dipinto sul volto.
Scuoto la testa stringendo le labbra e rannicchiandomi sotto la trapunta.
<< Non ho molta fame. Grazie lo stesso. >> aggiungo prima che possa ribattere, vedendo la sua occhiata autoritaria e severa scrutarmi meticolosamente.
Alla fine la sua espressione si rabbonisce e borbotta un “ok” sconfitto.
Il resto della serata passa tranquillamente, nel silenzio e nella quiete di una fredda sera di novembre, incorniciata da qualche chiacchiera e battutina ilare, che riesce a farmi tornare il sorriso.
La spossatezza e la stanchezza, però, si fanno presto sentire e io non posso fare altro che augurare una buona notte a Paul e andare a dormire in camera sua.
Appena varco la soglia della sua stanza il suo profumo dolce e leggero mi circonda e un senso di familiarità si infonde in me.
Chiudo la porta  e mi avvicino al letto, sulla quale è posata una maglietta degli Aerosmith, un pantalone lungo di una tuta, uno spazzolino nuovo e un asciugamano.
Un sorriso mi affiora spontaneo quando penso a quanta premura abbia nei miei confronti e non posso fare altro che ringraziarlo mentalmente per tutto ciò che sta facendo per me.
Devo ricordarmi di regalargli per Natale qualcosa di veramente significativo, che esprima tutta la mia riconoscenza.
D’un tratto la fiacca mi possiede e le palpebre si fanno pesanti.
Con gesti meccanici mi infilo il “pigiama” che mi sta estremamente largo e lungo, quasi ci potrei navigare, mi lavo i denti, sciolgo i capelli dalla coda spazzolandoli con cura poi, distrutta, raggiungo il grande e morbido materasso che profuma di Paul.
Scosto le coperte e mi infilo nel letto rimanendo un attimo a fissare la camera ordinata e pulita e la mia mente non può evitare di mettere a confronto queste qualità con il continuo disordine e caos di Ian.
Quando il cervello colloca il paragone, il mio cuore perde un battito e io trattengo il fiato.
Differenziano anche in profumi.
Mentre l’odore di Paul è delicato e tenue con un sentore di vaniglia, quello di Ian è forte, deciso e terribilmente intenso, che mi fa andare in visibilio. E’ un’essenza dal retrogusto muschiato e afrodisiaco. Qualcosa che inibisce totalmente i miei sensi, mandandomi in tilt.
Rabbrividisco al pensiero e alla sensazione e, voltandomi su un fianco, spengo l’abat-jur e la penombra mi circonda.
Purtroppo, però, l’oscurità non porta via questo strano senso di inquietudine che, tutto ad un tratto , mi ha  invasa e io mi mordo un labbro inquieta.
Serro le palpebre con decisione e stizza mentre cerco di ritrovare la calma.
Espiro sonoramente e con un braccio circondo il secondo cuscino, sentendomi più al sicuro e più comoda.
Muovo le gambe un paio di volte, alla ricerca di un punto fresco, perché d’un tratto il piumone è diventato troppo soffocante e irritante.
Scosto un lembo di coperta con un gesto secco e sdegnato mentre ricerco il sonno.
Lentamente precipito in uno stato di dormiveglia angustiato e tormentato, in cui non faccio altro che girarmi e rigirarmi, oscillando perennemente tra il mondo utopico e reale.
 
 
I miei sogni sbiaditi, indistinti e confusi mi trasportano nel loro vortice illusorio, strattonandomi e spintonandomi violentemente tanto che dietro di me si apre una voragine profonda e io cado, agitandomi a mezz’aria con il cuore a mille e il principio di un urlo bloccato in gola.
Mi sveglio di soprassalto, sbarrando gli occhi e portandomi subito a sedere sul materasso.
Ancora la brutta sensazione della caduta veleggia in me tanto che ho il respiro affannoso e il battito frenetico.
Scossa e scombussolata mi porto una mano alla tempia rintracciando quella poca lucidità che mi è rimasta.
Dopo alcuni secondi di angoscia, la calma torna ad invadermi.
Mi volto lentamente captando con lo sguardo i numeri fluorescenti, rossi della radiosveglia di Paul che segnano le tre e diciassette della notte.
Rilascio un flebile sospiro sconsolato e mi guardo intorno ancora assonnata e spaesata.
La secchezza della mia gola e la bocca impastata mi costringono, però, a cercare una fonte d’acqua potabile.
Con lo sguardo, anche se con qualche difficoltà a causa della penombra, cerco una bottiglia ma, purtroppo, non sgorgo nulla.
Con ancora il torpore e la sonnolenza ad offuscare la mia mente e il mio corpo, scosto le coperte aggrovigliate disordinatamente e, alzandomi lentamente, cerco di orientarmi nell’oscurità muovendo incerta i passi e tastando il buio di fronte a me.
Barcollo leggermente e le palpebre pesanti minacciano di chiudersi ma lotto contro la fiacca e, a passo lento e strascicato, nella semioscurità dell’appartamento, cercando di fare il meno rumore possibile, raggiungo la porta.
Afferro la maniglia e con estrema attenzione l’abbasso, evitando fragori bizzarri e, con gli occhi ormai adattati all’oscurità, controllo che non ci sia nessuno nel corridoio.
Tendo l’orecchio e, smorzato e attenuato, percepisco solo il lieve russare di Paul che mi fa allargare la bocca in un sorriso divertito.
Certa che sia tutto tranquillo, in punta di piedi, mi dirigo in cucina.
Il ripiano di granito e gli sportelli lucidi sono rischiarati dalle luci della città e della luna, che creano un effetto di irradi e chiarori, donando al luogo un aspetto ordinato e silenzioso.
Tutta la casa è immersa nel quiete, solo il ticchettare ritmico della lancetta dell’orologio spezza ad intervalli regolari la pace.
Guardinga e attenta a non procurare possibili rumori, mi avvicino al lavello e apro l’anta che contiene le stoviglie.
Mi sollevo in punta di piedi e afferro un bicchiere, richiudo con cura il battente poi prendo la bottiglia d’acqua e verso il liquido trasparente nel vetro.
Mi appoggio con la schiena al  piano di pietra e mi gusto la città scintillante, osservando affascinata anche i fasci di luce argentea che giocano sul parque mentre sorseggio l’acqua che rinfresca il mio palato e allevia il pizzicore alle tonsille.
Finisco di bere e, sazia, metto il bicchiere nel lavabo, cosciente che il giorno dopo lo sistemerò nella lavastoviglie.
Ancora di spalle, intenta a sistemare la bottiglia, sento improvvisamente uno scricchiolio che cattura la mia attenzione.
Incuriosita da quel rumore mi volto lentamente ma non appena vedo che cosa, o meglio, chi sia la fonte di quel fruscio, perdo un battito.
La figura di Ian si staglia di fronte a me in tutto il suo splendore.
Un vortice di sensazioni negative e caotiche inizia ad agitarsi nel mio petto e non posso fare altro che soccombere cominciando ad essere attraversata da tremiti convulsi.
Nascondo le dita dietro la schiena tormentandomi le mani in difficoltà, come una bambina colta in flagrante a rubare le caramelle.
Provo in tutti i modi a non alzare lo sguardo sul suo viso, ben consapevole dei suoi occhi penetranti che mi stanno esaminando, ma la voglia di rivederlo mi induce a farlo.
I miei occhi sono subito catturati dai suoi, che brillano come diamanti nella penombra del luogo.
Schiudo le labbra incantata e immediatamente le sensazioni negative sono rimpiazzate da brividi piacevoli che percorrono la mia schiena e il mio stomaco, formicolando fino al cuore, che aumenta i battiti.
La sua pelle diafana è rischiarata dal bagliore argenteo dell’esterno. Il suo profilo marcato viene disegnato dal contrasto di luce e ombra. Le seriche ciocche corvine, che gli ricadono disordinatamente sulla fronte in ciuffetti scarmigliati, rivelano riflessi splendenti che mi fanno venire voglia di abbandonare ogni riserva e remora nei suoi confronti e correre da lui infilando le dita in quella massa setosa, beandomi della sensazione di morbidezza e malleabilità.
Quelle labbra piene e socchiuse mi invitano a vezzeggiarle e a vagliarne la consistenza, sicuramente, altrettanto vellutata.
Solo ora noto che indossa gli stessi indumenti di qualche ora prima e di questo mi stupisco.
Così come sono arrivate, le sensazioni di angoscia e timore, spariscono lasciandomi in balia di altre emozioni più ammalianti e seducenti.
Nelle sue pupille nere scorgo solo un’infinita dolcezza che mi incita al dubbio.
Non sto forse sognando?.
La risposta alla mia domanda arriva nel momento in cui Ian si avvicina a me, tenendo sempre imprigionate le mie iridi alle sue.
Il mio cuore palpita e scalpita nel petto, come impazzito, tanto che le costole mi dolgono.
Una morsa fastidiosamente piacevole mi reprime la bocca dello stomaco e il respiro si fa esagitato e irregolare.
Dietro la schiena mi pizzico un braccio per accertarmi che io sia realmente sveglia e ne trovo conferma non appena avverto il dolore.
Le mie pupille si dilatano quando Ian si ferma a pochi centimetri da me.
Non un rumore ora ci circonda.
Nulla.
Non c’è neanche più Megan, il tradimento, il dolore, la confusione.
Siamo solo io e lui.
Occhi negli occhi.
E nei suoi vi leggo infinite storie, parole e domande.
Così ci ritroviamo a fissarci intensamente mentre ci trasmettiamo sensazioni e muti interrogativi.
Il suo profumo avvolgente e inebriante mi circonda e manda completamente in visibilio il mio, già vacillante, autocontrollo, facendomi boccheggiare in cerca d’aria.
Alla fine la magia del momento viene arricchita da un sussurro caldo e suadente che fuoriesce dalle sue labbra.
<< Mi dispiace >> mormora seriamente pentito e amareggiato mentre si avvicina ancora di più a me. I nostri abiti si sfiorano e lui, in un moto d’amore, alza i polpastrelli e li avvicina al mio viso, saggiando teneramente la pelle della mia guancia, scostandomi poi delicatamente una ciocca di capelli che mi era scivolata di fronte al volto.
Quando la punta delle sue dita lambisce la mia pelle un brivido di puro piacere mi attraversa tutta la linea della schiena.
Quanto mi era mancato il contatto con lui, il suo profumo e il suo sguardo meravigliosamente intenso.
I pensieri si fanno incontrastati e accalcati. Una bolla di sconvolgenti emozioni si sta espandendo sempre di più nel mio petto, fino quasi a farmi tremare le gambe per l’intensità.
Com’è possibile che improvvisamente Ian sia tornato ad essere il mio migliore amico e tutto il dolore, l’angoscia e la confusione siano state spazzate via dai suoi occhi meravigliosi?.
Sento il cuore battermi in gola e la voglia di toccarlo e sprofondare nelle sue braccia si fa sempre più acuta, ogni secondo di più.
Un movimento impercettibile delle sue labbra e dei suoi occhi mi scuotono dallo stato catartico in cui sono caduta e mi incitano a guardarlo.
Nei suoi occhi leggo rimorso, mestizia, nostalgia ma anche affettuosità, dolcezza e amore.
La bolla di emozioni gratificanti, piacevoli e felici scoppia in me, lasciandomi completamente senza fiato. Tanto che apro la bocca e ansimo prossima ad un pianto di gioia.
Nelle pupille di Ian passa una sfumatura d’apprensione e, preoccupato, si avvicina ancora di più distando, ormai, solo pochi centimetri dal mio volto.
La mia vista si offusca a causa delle lacrime di felicità e un sorriso estatico aleggia sul mio volto.
Non potendo più resistere, spinta dalla voglia irrefrenabile di avere un contatto più vagliato, in un gesto inatteso, circondo il suo torace ampio e muscoloso con le mie braccia e affondo il mio viso nel suo petto, chiudendo gli occhi e godendomi l’attimo meraviglioso.
Percepisco il suo corpo irrigidirsi lievemente per quel mio atto avventato e improvviso, ma dopo pochi istanti, rilassarsi subito.
Premo le dita sulla sua schiena calda lambendo le fasce muscolari al di sopra della maglietta, godendomi il contatto intimo e nitido con il suo corpo.
Il mio orecchio premuto sul suo busto capta i battiti irregolari del suo cuore e, il mio, a quel suono, fa una capriola nel petto, costringendomi a stringere spasmodicamente le braccia intorno a lui.
Come se non lo volessi lasciare andare. Come se quel contatto, agognato da troppo tempo, sia diventato la mia principale priorità e fonte di vita.
Inspiro una boccata d’aria pregna del suo odore inconfondibile e mi rilasso su di lui, finalmente libera della prigionia della sofferenza.
Dopo alcuni minuti avverto le sue braccia circondarmi la schiena, chiudendomi nella sua nicchia e il suo volto e il suo sguardo abbassarsi di poco per guardarmi.
Percepisco le sue labbra tendersi in un sorriso di pura gioia e le sue dita accarezzarmi i capelli e la schiena.
<< Mi sei mancata Nina. >> un sospiro che spezza la quiete e che s’infrange sulla mia cute e nel mio cuore, avvolgendolo in un fiotto avviluppante di calore.
<< Anche tu, Ian >> mormoro ammaliata, vivendo il mio sogno divenuto realtà.

Angolo autrice
 
Buonsalve ragazzuole! ^.^
Scusate il ritardo ma ho avuto alcuni impegni e ho dovuto giostrare un po’ il tempo. In più la scuola incombe ogni giorno perciò…
Premettendo che ancora qualcosa non mi convince. (Ebbene sì, sarò un’eterna indecisa e insicura, lo ammetto.) Credo che sia venuto un pochino meglio del precedente. O almeno lo spero.
Tra l’altro per il precedente ho trovato conferma alle mie supposizioni (cioè che era venuto una schifezza) grazie anche alle poche recensioni che ho ricevuto.
Con questo non voglio assolutamente lamentarmi ma almeno chiedervi e cercare di capire cosa io abbia sbagliato perché non riesco proprio a capirlo. Anche il fatto di aver ricevuti molti meno commenti rispetto al normale. Questa cosa mi da un gran dispiacere. =(
Comunque, tralasciando per un attimo lo scorso capitolo passiamo a concentrarci su questo.
Assistiamo alla reazione di Nina di fronte al tradimento di Megan.
Povera cucciola, scioccata e terribilmente in difficoltà. Non vuole ferire il suo amico rivelandogli la cosa, nonostante sia stata trattata male da lui per più di una settimana.
Non appena capisce la complessità della situazione corre da Paul. Un amico magnifico che tutti vorremmo avere.
In grado di sostenere ambo le parti, di ascoltare i discorsi deliranti, le crisi, i pianti e gli urli, mantenendo una calma e una lucidità quasi raccapriccianti.
La porta di casa Wesley, però, non viene aperta da Paul bensì da Ian. Proprio colui che Nina non voleva ancora vedere.
Ciò le causa una sofferenza e un crollo interiore profondo che la inducono a scappare via.
Per fortuna la situazione viene ripresa nuovamente in mano da Paul che riesce ad orchestrare con grande maestria ogni particolare non rivelando il segreto di Ian ma, al contempo, aiutando Nina a fare un po’ di chiarezza.
Alla fine nel cuore della notte la nostra bella bulgara si ritrova in cucina a bere e improvvisamente compare Ian.
Basta solo un gioco di sguardi e la forte mancanza dell’uno nei confronti dell’altro che ogni brutto ricordo sparisce e i due si riabbracciano amorevolmente.
Spero che la scena sia stata descritta bene, perché è quella che mi convince meno in tutto il capitolo, beh staremo a vedere…
Sicuramente vi starete chiedendo che fine avesse fatto Ian per tutta la serata, visto che è rincasato solo quando tutti dormivano.
Beh questo si scoprirà nel prossimo capitolo con un bel POV Ian.
Spero che vi sia piaciuto e che vi abbia emozionate, che sia all'altezza degli altri, anche perché a me sembra di non saper più scrivere, in questi giorni…
Va beh, ora vado, ringraziando di cuore chiunque abbia inserito la storia fra le preferite/seguite/ricordate e anche i lettori silenziosi.
Un ultima cosa poi vi lascio tranquille =).
Volevo chiedere a tutte voi, so che è ottobre, è ricominciata la scuola, il lavoro, gli impegni spesso ostacolano il tempo per recensire ma volevo chiarirvi che noi scrittrici, per quanto mi riguarda, lavoriamo in continuazione, per scrivere e produrre un capitolo, quantomeno decente.
Mi impegno sempre moltissimo, cercando di scrivere al meglio e sperando di regalarvi qualcosa di bello, per questo vorrei che lasciaste una recensione.
Anche come gratificazione per il lavoro svolto, anche poche e semplici parole possono rendere felici noi scrittrici che cerchiamo sempre di impressionarvi.
Perciò, in poche parole, vorrei sentirvi in molte. Scrivete le vostre domande, perplessità, curiosità, sensazioni che avete provato, supposizioni…
Soprattutto qualche personcina nuova! Non siate timide, non vi mangiamo mica ;)
Un bacio.
A presto.
Fede Xoxo

 
P.S. So che le lettrici di Love Bites mi uccideranno prima o poi ma voglio dirvi che sono veramente in crisi con questa storia. Dire che ho un blocco dello scrittore è un eufemismo.
Mi manca un po’ per finire il nuovo capitolo, però non vi prometto nulla, perché ho totalmente perso l’ispirazione per questa storia e, invece l’ho acquistata per questa e per una nuova originale che sto scrivendo. Perciò scusatemi davvero. Ma non so quando tornerò a riprenderla, nel frattempo non mi resta altro che dirvi: godetevi queste altre storie, mentre provvederò a cercare nei meandri della mia mente l'ispirazione per LB.


P.P.S Avete visto la 4x01? Che ne pensate? Vi è piaciuta? Io devo dire che mi è piaciuta abbastanza. Abbastanza, perché sinceramente mi aspettavo un po’ meglio da tutti gli spoiler e i trailer. Abbiamo rivisto le solite cose. Bonnie che fa un incantesimo per salvare il sedere agli altri. Qualcuno viene rapito, qualcuno li salva ( Damon ) uno viene ferito ( sempre Damon ) Matt buttato a caso qua e la, uccidere Klaus, Stefan ed Elena piccioncini per la vita… ( bleah, mi è venuto il diabete per quelle scene così sdolcinate ) ( con tutto il rispetto per chi è team Stelena, non sto affatto criticando voi , sia chiaro ).
Non vorrei essere troppo critica però mi aspettavo quel pizzico in più che coinvolgesse maggiormente il telespettatore invece siamo tornati alla solita routine.
Anche se, sembra, che quest’anno noi Delene verremmo ampiamente soddisfatte. Almeno spero… =) Beh come si dice? La speranza è l’ultima a morire e io, da Delena convinta, non la perderò mai, fino alla fine della serie ;)
Quali sono le vostre aspettative per la stagione? Secondo voi questa scena hot tra Damon ed Elena come sarà? E ci sarà??
Inoltre avete sentito?
IL PRIMO OSPITE, CONFERMATO, ALLA CONVETION DI PERUGIA E’… ( rullo di tamburi )       IAN!!!!
Ebbene sì ragazze mie, il nostro amatissimo e meraviglioso Ian somerhalder verrà qui in italia dal 31 maggio al 2 giugno!!!
Chi di voi andrà?? Siete pronte per vederlo? Io non vedo l’ora!! E il biglietto l’ho già comprato a maggio, perciò sono già preparata!
Forse ci vedremo lì! =)
Fatemi sapere nei commenti =)
 
 
Ultimissima cosa. SE VORRETE CONTATTARMI SU FACEBOOK, QUESTO E' IL MIO INDIRIZZO: http://www.facebook.com/federica.pediconi
DI TANTO IN TANTO SPOILERERO’ QUALCOSINA E SCRIVERO’ ALTRO PERCIO’ SE SIETE INTERRESATE O CURIOSE, CONTATTATEMI
 
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Britt4ever “ L’amore guarda non con gli occhi ma con l’anima” ( lettrice stupenda!! )
Iansom “Cause you'll always be my only destiny “ ( storia magnifica, molto intrigante e intensa. Waho !!=))
Elen91 ( che stimo molto sia come scrittrice che come beta, sei bravissima =)) “ Can you immagine that love?” “Breathe me” e meravigliosa e nuova “50 sfumature di tenebra”
Fergyyy “ day by day” ( chi è appassionato di storie Robsten, questa fa proprio per voi, magnifica! =))
Meiousetsuna “Everything of Me” (meravigliosa One-shot Delena ambientata dopo la 3x19 leggetela è stupenda!! )
Giuls_somerhalder “San Valentino A New York” ( sul cast di TVD, veramente molto carina, allegra e scritta molto bene. Ve la consiglio assolutamente! )
Emily petrova “La fidanzata dell'ibrido” ( Intrigante e davvero originale. Magnifica. Non ci sono altre parole per descriverla. )
BloodyMary94 “Tutto Cambia Per Un Bacio” ( questa storia è una delle mie preferite, la seguo assiduamente e con passione. E’ sulla coppia Delena veramente Stratosferica!! Hihihi Leggetela! ) 

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Capitolo 11
*** Significant words ***


NEED YOU NOW                          



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Ian’s pov



Il campanello emette un trillo conciso mentre io sono ancora affaccendato a sistemare il letto della camera degli ospiti di Paul, memore di un mio breve riposo angustiato e sbiadito.
Tiro un lembo della coperta e con le mani stendo la stoffa evitando così di creare pieghe o grinze  che possano rovinare il materasso.
Mi fermo un attimo e rilascio un sospiro esausto poi, con passo indolente, esco dalla stanza e mi ritrovo nel corridoio principale.
Improvvisamente un altro trillo spazientito mi arriva alle orecchie e io alzo gli occhi al cielo irritato.
<< Paul la porta! >> esclamo seccato,  attendendo una risposta.
Dopo pochi istanti la sua voce mi arriva smorzata e attenuata dall’interno del bagno.
<< Sono sotto la doccia. >> urla a titolo informativo.
Sbuffo esasperato e a lunghe e veloci falcate raggiungo il salone, prima che quel qualcuno possa andarsene.
<< Arrivo. >> grido accellerando il passo.
Giungo davanti al portone e afferro deciso la maniglia d’ottone abbassandola e spalacando poi il legno.
Non appena mi appare la persona che ha suonato, il mio cuore sobbalza nel petto e sprofonda, lasciandomi completamente senza fiato.
Rimango basito e attonito.
Percepisco i miei muscoli contrarsi e irrigidirsi davanti a quelle pupille dilatate che ora mi guardano sconvolte.
Schiudo le labbra e boccheggio in cerca d’ossigeno mentre un fiume di sensazioni mi travolge, soffocandomi totalmente.
Spalanco gli occhi e stringo tra le dita la maniglia della porta. Tendo talmente il muscolo che avverto le nocche sbiancarsi e il sangue smettere di fluire al mio arto, tanto la stretta è vigorosa.
Milioni di sensazioni mi riempiono l’anima.
Dallo sbalordito, al sofferente, all’incredulo.
Provo per pochi istanti a fare chiarezza nella mia mente, dove si accalcano pensieri sempre più ponderosi e soffocanti.
Scruto la figura di Nina che si trova di fronte a me e il mio battito accellera vertiginosamente.
I suoi respiri trafelati e affannosi mi giungono alle orecchie tuonanti ed eccheggianti.
Catturo con lo sguardo i tremolii e i brividi che l’attraversano e una stretta di puro dolore e angoscia mi occlude la bocca dello stomaco.
Risalgo fino al suo viso dove due occhi smarriti, terrorizzati e lucidi di lacrime debordanti mi accolgono, lasciandomi in balia di una stilettata rovente al cuore.
Le sue iridi color cioccolato immerse in quel mare di lacrime amare e dense, mi fissano cariche di una sofferenza sconvolgente, quasi mi stessero gridando di aiutarla.
Ma prima che possa anche solo muovere un muscolo, la vedo mordersi a sangue un labbro e precipitarsi giù per le scale.
L’istinto mi spinge a reagire e immediatamente scatto in avanti per afferrarla e la richiamo con voce quasi supplicante, tanto il peso gravoso del senso di colpa mi sta logorando l’anima.
<< Nina! Asp… >> pronuncio cercando, invano, di raggiungerla ma troppo presto la vedo percorrere con foga le scale.
Verso la fine della gradinata scivola e in quell’attimo il mio cuore perde un battito e trattengo il respiro terrorizzato. Stringo tra le dita la ringhiera delle scale e, combattuto se raggiungerla o no, continuo a guardarla dall’alto mentre si aggrappa al corrimano e con impeto si rialza, catapultandosi fuori dall’edificio.
I suoi singhiozzi e il suo respiro ansante risuonano ancora per la tromba delle scale e arriva dritto al mio cuore come un’incandescente lama di puro strazio.
Rimago alcuni minuti immobile, sconvolto, a fissare il portone principale ancora in parte socchiuso.
Il cuore mi batte talmente forte nel petto che le costole mi dolgono e ansimo in cerca d’aria.
A stento riesco a respirare perché mi sento soffocare a causa del senso di colpa e del terrore che mi hanno ostruito la gola e compresso lo sterno.
Il brusio oneroso e incessante dei miei pensieri non mi da tregua e mi costringe a prendermi la testa tra le mani e a stringere spasmodicamente le dita sulla cute, come a supplicare la mia mente di tacere.
Nel groviglio di parole sconnesse, nella mia testa, si fa strada lentamente l’idea che, ciò che ho appena vissuto, sia il punto di non ritorno.
Sono arrivato al limite.
Io e Nina siamo arrivati al limite.
Non possiamo più andare avanti così.
Lei con la sua inconsapevolezza e dolore per quello che sta succedendo a me e io con il mio senso di colpa logorante.
Devo risolvere una volta per tutte questa situazione.
Con una determinazione nascente nel petto e una forza interiore, che non credevo di possedere, celermente rientro in casa e a lunghe e ampie falcate raggiungo la camera degli ospiti.
In pochi minuti indosso qualcosa di più pesante e mi infilo le scarpe da ginnastica.
Afferro in un soffio le chiavi della macchina e esco dalla stanza, quasi con il fiatone.
Nell’uscire dal corridoio mi scontro con Paul, appena vestito e con i capelli ancora umidi per la doccia.
<< Scusami. >> mormoro trafelato.
Il mio amico mi scruta perplesso e con un cipiglio preoccupato.
<< Stai uscendo? >> chiede serio.
Annuisco concitatamente mentre percepisco i secondi passare veloci e il tempo scorrermi incessantemente sulla pelle.
<< E’ successo un casino Paul. Prima alla porta era Nina. Evidentemente cercava te. Era sconvolta e terrorizzata, ho provato a parlarle ma non mi ha neanche dato il tempo perche è corsa via. Non so cosa le sia successo e, sinceramente, sono molto preoccupato. Sono sicuro che è ancora qui sotto. Io devo fare una cosa importante. Promettimi che la tranquillizzerai e la farai dormire qui stanotte, non mi fido a lasciarla tornare a casa da sola. Era troppo distrutta. Cercala e prenditi cura di lei, per favore. >> pronuncio velocemente le parole e, persino io, riesco a captare una nota turbata e angosciata   nell’influsso della mia voce.
Per un istante fisso lo sguardo confuso di Paul poi, senza neanche dargli il tempo di rispondere, esco di casa senza indugio.
Appena varco la soglia del portone principale l’aria fredda di novembre mi pizzica il viso facendomi rabbrividire. Mi guardo intorno attentamente e, con mio grande sollievo, noto la macchina di Nina parcheggiata poco distante dal vialetto principale.
Rilascio un sospiro sollevato e il cuore rallenta i battiti, mentre io accellero il passo.
Raggiungo la mia auto, velocemente salgo e metto in moto con gesti meccanici e rigidi.
Devo sbrigarmi. Non voglio perdere altro tempo prezioso.
La situazione e diventata talmente ingestibile e logorante da corrodere lentamente le nostre anime.
Per mia grande fortuna trovo la maggior parte delle strade deserte, o almeno poco trafficate, in questo modo riesco ad arrivare prima.
In un attimo parcheggio la macchina in un piccolo spazio vuoto, tra un cassonetto e una fila di auto e scendo subito, correndo verso l’entrata principale del palazzo.
Percorro a due a due  i gradini, ignorando la fatica e il respiro spezzato e affannoso che ho e, senza remora, suono all’appartamento 1C.
Sento montare dentro di me un tumulto di sensazioni asfissianti e opprimenti.
D’un tratto la sicurezza lascia il posto al panico che mi stringe nella sua avvolgente e attanagliante morsa.
E le dita delle mani iniziano a tremarmi, mentre l’ansia prende il sopravvento sul mio essere.
Percepisco il rumore metallico del catenacchio scoccare e dopo poco la porta aprirsi.
Trattengo il respiro quando incrocio quegli occhi celesti che ho amato per mesi, ma che ora non mi lasciano niente se non un senso di fastidio e disagio.
Così provo a fare chiarezza e ad elaborare un discorso serio.
Vedo l’espressione del suo viso mutare. Da stupita ad irritata.
Serra la mascella e assottiglia lo sguardo, scrutandomi con disprezzo.
<< Che ci fai qui? >> mastica con stizza le parole tra i denti e la sua bocca si tende in una smorfia seccata.
La razionalità conquista l’istinto e finalmente la mia mente e il mio corpo collaborano.
Mi lascio andare ad un sospiro liberatorio e, puntando i miei occhi nel suoi, inizio a parlare.
<< Megan non sono qui per litigare. Voglio solamente chiarire alcune cose con te. >> calibro le parole e la guardo sicuro di me, mentre attendo un cenno d’assenso.
Ostenta un’espressione di malcelata perplessità e irritazione.
Dopo alcuni secondi i suoi muscoli contratti e rigidi si rilassano e la sua espressione si addolcisce.
Sospira pesantemente e con un cenno del capo mi invita ad entrare.
Il sollievo mi invade completamente e la speranza mi riempie talmente l’anima che la sento straripare e sprizzare da ogni singolo poro della mia pelle.
Mi apro in un sorriso felice e varco la soglia di quella casa, in cui ho vissuto per mesi e la raggiungo in salone, dove si è seduta.
La vedo rimanere ancora un po’ rigida e quasi in difficoltà.
Mi accomodo accanto a lei e la osservo, corrucciando la fronte e increspando le labbra.
Il silenzio cala su di noi come un pesante macigno che grava sulle nostre teste, avvolgendo l’ambiente in un’amosfera quasi raccapricciante.
<< Allora di cosa vuoi parlarmi? >> Megan rompe la quiete con un tono tagliente e frettoloso, tanto che sussulto sorpreso della sua improvvisa domanda.
Mi schiarisco la voce e deglutisco, cercando di riassumere il più possibile il discorso e di limitarmi a pronunciare solo le cose più importanti.
<< Innanzittutto voglio chiederti scusa per come è finita la nostra storia e come ti ho lasciata. Il chiudere il nostro rapporto al telefono non è stato un gesto molto galante e di questo mi dispiace. >> inizio provando ad incanalare nel tono le mie scuse sentite.
Mi dispiace davvero.
Non sono un tipo così superficiale e meschino, perciò la mia azione ha bisogno di una giustificazione.
Per un attimo nei suoi occhi vedo passare un luccichio di sorpresa e stupore e le sue labbra si schiudono colpite.
Prendo un altro respiro e continuo, notando che pian piano sto riuscendo a spianare il terreno con attenzione e cura.
<< Poi vorrei chiarire anche il motivo per cui ci siamo lasciati. >> continuo, vedendo però, i suoi occhi chiudersi impercettibilmente in una smorfia stralunata.
Un brivido mi percorre, quando avverto l’argomento farsi più spinoso.
Devo andarci con i piedi di piombo. Lei potrebbe, in un attimo, rovinare la carriera di Nina.
<< Megan, tu mi conosci. Sai che sono un uomo fedele. Non ti ho mai tradita, te lo posso assicurare. Quella sera, in cui i paparazzi mi hanno fotografato, sono andato a casa di Nina, è vero, lo ammetto. Ci sono andato perché aveva la febbre e stava molto male. Mi sono sentito in dovere di aiutare un’amica. Non ho forse sempre aiutato anche Paul quand’era in difficoltà? Dovevo forse non starle vicino solo perché è una donna? Ti ho mentito su dove ero andato proprio perché sapevo che ti saresti ingelosita. Credimi se ti dico che l’ho fatto solo per non farti stare male e invece ho combinato l’esatto opposto di quello che mi ero prefissato di evitare. >> abbasso lo sguardo e la testa e attendo.
So che il mio discorso ha avuto un certo effetto.
Glielo leggevo negli occhi ad ogni parola pronunciata.
D’un tratto due dita sottili si posano sotto il mio mento e mi costringono delicatamente ad alzare il volto.
Seguo il movimento e mi ritrovo lo sguardo carico di compassione di Megan che mi scruta quasi addolorata.
<< Mi dispiace Ian. Non avrei dovuto comportarmi in quel modo così avventato e spietato. Ho sbagliato a minacciarti, d’altronde Nina non centra nulla, hai ragione. La cosa riguarda me e te. O meglio… riguardava. >> mormora pentita, torturandosi nervosamente le dita delle mani.
Un fiotto caldo di felicità e sollievo invade il mio cuore e illanguidisce le mie membra fredde e rigide.
Sento i miei occhi scintillare di speranza e gioia mentre ringrazio la buona sorte che sta dalla mia parte.
<< C’è una cosa che devo dirti però. >> il mio sogno idilliaco viene spezzato da quella frase che non promette nulla di buono e inizia a farmi pensare subito al peggio.
La gaiatezza se ne va e lascia il posto al dubbio e al pessimismo.
Incontro i suoi occhi e vi leggo una macchiata e turpe verità.
<< Non sono stata completamente onesta con te. >> sussurra flebilmente, mordendosi agitata un labbro.
Aggrotto la fronte e la scruto perplesso.
Che significa che non è stata completamente onesta con me?
Le trasferisco questa muta domanda con un occhiata e lei, sospirando, rigetta la verità.
<< Ti ho tradito con Mark, il mio insegnante di aerobica, va avanti già da due mesi. >> abbassa lo sguardo colpevole.
Quelle parole mi giungono ovattate e s’insinuano lentamente in ogni singolo poro della mia pelle come minuscoli spilli incandescenti, che perforano ogni fibra del mio essere.
La delusione, lo sbigottimento, il dolore, la rabbia e l’idea di essere stato tradito permeano nella mia anima lasciandomi completamente di stucco.
Sgrano gli occhi e apro la bocca senza parole mentre la mia mente assimila quella frase, terribilmente pungente e ustionante.
Il cuore viene avvolto in fitte spire nebulose di sconforto e il petto compresso sotto il peso elevato del dolore.
L’ira monta al centro del mio sterno, ma viene quasi subito assopita dal mio cuore.
Nonostante l’idea di essere stato tradito mi abbia procurato una certa sofferenza, non tanto per Megan quanto per il fatto che lei abbia spezzato la fiducia e la fedeltà che c’era nel nostro rapporto, non riesco ad arrabbiarmi.
Così com’è arrivata, la sofferenza svanisce e mi stupisco di quanto poco io ci sia rimasto male.
Il pensiero che forse il mio, nei suoi confronti, non è mai stato amore vero ma solo un grande e profondo affetto, mi sfiora la mente e mi chiarisce le idee.
Le mie elucubrazioni vengono improvvisamente interrotte da alcuni singhiozzi e singulti che provengono di fianco a me.
Mi risveglio dallo stato catatonico in cui sono precipitato e mi volto nella sua direzione, trovandola con il viso coperto dalle mani e il corpo scosso da tremiti e tremolii.
<< Mi di..spia-ce, io…. Sc..usa, mi disp… >> farfuglia addolorata tra le lacrime.
<< Megan, ti perdono. Non piangere. Io ti perdono. >> mormoro addolcito dalla vista di quella scena e, teneramente, scosto le mani dal suo viso, accogliendo con un sorriso rassicurante quegli occhi sgranati, arrossati e lucidi di lacrime umide che solcano le guance accaldate.
Con i pollici asciugo le lacrime sul sue gote e mi chino fino a raggiungere con il volto la sua altezza.
Mi guarda smarrita, intimorita e spaesata, tanto che quella vista mi fa stringere il cuore in una morsa di compassione.
<< Ti perdono, Megan. Evidentemente la nostra storia non funzionava più. E se hai trovato l’amore con un altro uomo sono contento per te ma tu, allora, devi lasciarmi vivere la mia vita con tranquillità. Con chi sarò amico, con chi passerò le mie serate o la mia esistenza non ti dovrà più interessare. Questa è veramente la fine della nostra storia. Spero che sia tutto chiarito, che tu abbia ritirato le tue minaccie >> mentre pronuncio le parole, le lacrime di Megan cessano.
Mi guarda sbalordita per la mia calma e annuisce concitatamente al mio discorso.
<< E, inoltre, ti auguro una vita serena e felice con chiunque sia il tuo fidanzato o futuro marito. Promettimi, però, che non ti immischierai più nella mia vita privata e non ti azzarderai più a minacciare nessuna delle persone a cui tengo di più, chiaro? >> finisco con una cipiglio autoritario, serio e quasi minaccioso, mentre mi alzo in piedi.
Megan si limita ad annuire e a mormorare con voce arrochita dal pianto.
<< Grazie. Anche a te auguro ogni bene. >> si alza lentamente e, incerta di una mia reazione negativa, si avvicina di un passo mostrandomi la sua intenzione.
Abbozzo un sorriso e circondo le sue spalle con le mie braccia attirandola a me.
Si stringe al mio petto e chiude gli occhi.
Un abbraccio che sancisce la pace. Un abbraccio che pone fine ad una storia. Un abbraccio di speranza per il futuro.
Un abbraccio che sa di libertà.
Dopo alcuni secondi sciolgo la stretta e, guardandola un’ultima volta, sorridente, le sussurro un “ ciao” carico di mille significati.
Lei ricambia il saluto e l’occhiata di perdono e sollievo, mentre varco l’uscio, ritrovandomi sul pianerottolo ma anche al centro della felicità più totale e pura.
Mi sento così sollevato, libero e raggiante che la mia anima sobbalza di beatitudine.
Scendo le scale quasi saltellando sui gradini, tanto mi sento invaso da un’allegria radiosa.
Esco dall’edificio e, incurante del freddo, inspiro a pieni polmoni l’aria gelida che rinfresca la mia gola e colma il mio petto.
Alzo gli occhi al cielo scuro e gremito di stelle e invio un pensiero di gratitudine.
Rilascio un sospiro lieto, che si trasforma in una nuvoletta di vapore e raggiungo la mia auto.
Una volta in macchina avverto lo stomaco richiamare prepotentemente la mia attenzione così, con pensieri di pura gaiatezza, mi dirigo verso il primo fast food che trovo.
 
 
<< Salve signore, cosa vuole ordinare? >> una voce gioviale e simpatica mi riscuote dalla contemplazione del menù.
Solitamente cerco di evitare cibi grassi o poco sani, perciò opto per una semplice insalata e un bicchiere d’acqua.
Sorrido alla giovane e solare  cameriera, che ha preso il mio ordine e le ridò la lista delle vivande.
Mentre aspetto il mio piatto, giocherello distrattamente con la saliera e m’immergo nei miei pensieri.
Un senso di profonda libertà mi ha invaso totalmente.
Mi sembra quasi di essere uscito di prigione. La situazione in cui mi trovavo era una vera galera di sofferenza e dolore.
Una posizione controversa e terribilmente soffocante e angosciante.
Ora il mio cuore e la mia anima sono stati prosciolti dal tormento.
Un nome e un viso si fanno improvvisamente spazio nei miei pensieri e, perdo un battito, quando il suo volto mi appare nella mente.
Nina.
Un’attanagliante morsa di emozioni contrastanti mi occlude la bocca dello stomaco e piccoli brividi roventi mi attraversano la schiena.
Ora che finalmente la situazione si è risolta posso spiegarle ogni cosa. Chiderle scusa per il modo iniquo e spietato con cui l’ho trattata.
Il senso di colpa torna, d’un tratto, ad erodere e graffiare il mio cuore, lasciandomi ansante e scosso.
Devo risolvere al più presto quest’ultima situazione.
Nina è la persona più importante che io abbia mai avuto, dopo la mia famiglia.
Chiudo per un secondo gli occhi, sospiro fiacco e provo con tutte le mie forze a cancellare ogni singolo pensiero e sensazione negativa.
Devo festeggiare, gioire per aver risolto una circostanza quasi indeperibile. Dischiudo le palpebre e abbozzo un sorriso mentre afferro il cellulare per controllare l’ora.
Non appena la schermata si illumina mostrandomi l’orario, le 21.37, il cuore sobbalza e il sorriso sparisce dal mio volto.
Il viso sorridente di Nina nella foto, che uso come sfondo, accanto al mio gioioso, mi da una scossa di puro sconquasso.
Inizio a scrutare la sua figura abbagliato dalla sua bellezza e dalla sua solarità.  
Gli occhi color nocciola così espressivi e luminosi, mi trafiggono il petto con una staffilata di adorazione. I capelli castani, lasciati sciolti in morbide onde, le incorniciano il viso ovale, quasi fosse un ritratto.
Le guance colorite sembrano fatte di porcellana, tanto la pelle del volto è liscia e  perfetta.
I denti bianchi risplendono in un sorriso gaio.
E, infine, le labbra carnose e rosse calamitano il mio sguardo e mi fanno palpitare il cuore.
Sento l’immaginazione e la mente prendere il sopravvendo e poco dopo mi ritrovo a fantasticare su che sapore abbiano quei due petali di rosa.
La consistenza così morbida e soffice, appena pregustata in qualche scena sul set, torna a farmi correre brividi di piacere lungo la schiena.
Il ricordo del calore del suo corpo, della sua pelle vellutata, del suo profumo così delicato e fresco, quasi dal sentore di fresia, mi manda in visibilio.
Mi ritrovo ad immaginare di saggiare con le dita la linea sinuosa della sua schiena, di scendere con i polpastrelli a lambire i suoi fianchi, risalendo con una mano a vezzeggiare la curva del suo…
<< Signore, ecco il suo ordine. >> una voce allegra mi strappa, improvvisamente, dal mio sogno ad occhi aperti.
Sgrano gli occhi sorpreso e guardo prima il piatto di insalata di fronte a me, poi la cameriera, che mi lancia un’occhiata ammiccante mentre se ne va.
Poso nuovamente lo sguardo sulla pietanza posta sul tavolo e rabbrividisco sconcertato.
Il pensiero su Nina mi ha lasciato completamente scombussolato, accaldato e particolarmente euforico.
Mi stupisco di come la mia mente abbia elaborato un simile pensiero e di come il mio corpo abbia reagito a questo.
I battiti esagitati del mio cuore mi procurano il respiro trafelato e ansante e le dita delle mani mi tremano per il turbamento.
Chiudo il telefono e lo poso sul ripiano, accanto a me.
Deglutisco impacciato, mi osservo intorno guardingo e mi sistemo meglio sulla sedia, aggiustandomi i pantaloni della tuta.
Avvampo per l’imbarazzo e chino il capo sul piatto, iniziando a mangiare silenziosamente.
Non mi era mai capitata una cosa del genere.
Di solito riesco a controllare le emozioni e i pensieri di un certo tipo, questa volta invece, mi hanno trascinato con loro nel vortice del desiderio e non sono stato in grado di gestirli.
Inizio a pensare alle cose più banali, cercando di spegnere le fiamme calde di pura frenesia che hanno avviluppato le mie membra illanguidite.
Riesco nel mio intento e finisco di mangiare tutto, bevendo, poi, un sostanzioso bicchiere d’acqua fredda che sbollenta, una volta per tutte, le sensazioni contrastanti che hanno assediato il mio petto.
Mentre aspetto il conto, dò un’occhiata all’ora oramai tarda e decido di mandare un messaggio a Paul.
Con la fronte aggrottata, concentrato sulle parole, chiedo al mio amico se è riuscito a parlare con Nina, se lei è al sicuro e se io posso tornare a casa.
 
 
La risposta arriva due minuti dopo, proprio mentre sto pagando la cena.
Lascio la mancia sul piattino e apro il messaggio.
 
“Stai tranquillo Som. Ci ho parlato, l’ho tranquillizzata ed è già andata a dormire nella mia stanza. Puoi tornare. Promettimi però che non le parlerai stasera. E’ ancora troppo provata per quello che le è successo, perciò stalle alla larga.
Io vado a dormire, sono distrutto.
Fai piano quando entri, potresti svegliarla.
P.S. ti ho preparato il letto sul divano. Dormirai lì stanotte.”
 
Sorrido divertito dell’ultima frase e scuoto la testa pensando alla punizione implicita che mi sta dando Paul. Quando però i miei occhi rileggono le frasi precendenti, il sorriso svanisce e l’angoscia e la preoccupazione invadono ogni singola cellula del mio corpo, lasciadomi quasi in balia del terrore.
Che vuol dire che Nina è ancora provata per quello che le è successo? Cosa le è accaduto? Qualcosa di grave? Qualcuno le ha fatto del male?.
Subito inizio a pensare al peggio, cominciando a costruire mille supposizioni.
Devo tornare al più presto. Non importa se Paul mi ha chiesto di non parlarle, devo sapere che cosa le è successo, devo sapere se sta bene.
Mentre mi infilo velocemente il giacchetto compongo un sms di risposta a Paul, consapevole di non poter mantere la promessa.
 
“Grazie per tutto amico. Le starò alla larga, promesso.
Certo farò pianissimo.
E… va bene papà dormirò sul divano, da bravo bambino.”
 
Ribatto ironicamente, invio il messaggio e, velocemente raggiungo la mia auto.
Voglio arrivare il più presto possibile.
In una manciata di minuti, infatti giungo all’appartamento.
Estraggo le chiavi e, lentamente, cercando di fare meno rumore possibile, giro la chiave nella toppa, abbasso la maniglia ed entro.
Accompagno il legno, evitando fragori fastidiosi e, silenziosamente, solo al chiarore della luna, mi tolgo il giaccone, posandolo delicatamente sul bracciolo del divano poi, senza più alcun indugio imbocco il corridoio e a lunghe e mute falcate giungo di fronte alla porta chiusa della camera di Paul.
Il cuore mi scalpita impazzito nel petto e quasi sono indeciso se aprire o no ma il timore che le sia successo qualcosa di grave mi incita ad afferrare la maniglia e ad abbassarla cautamente.
Con una veloce occhiata controllo che non vi sia nessuno e tendo le orecchie assicurandomi che il mio amico stia dormendo.
Dopo solo alcuni secondi, il suo russare mi giunge ovattato e biascicato.
Abbozzo un sorriso e torno al mio intento.
Lentamente schiudo la porta e controllo attraverso un sottile spiraglio se Nina sia sveglia o meno.
La camera è completamente immersa nella penombra e nella quiete più totale.
Con passo felpato m’intrufolo nella stanza e provo ad adattare la vista all’oscurità.
Rimango con le spalle alla parete e cerco di distinguere l’ammasso indistinto di coperte e cuscini che si trova sul materasso.
Il mio cuore sobbalza lieto quando riesco a scorgerla nel groviglio.
Le mie labbra si tendono in un sorriso carico di tenerezza e divertimento quando vedo la posizione buffa in cui si è addormentata.
Una gamba ripiegata e nuda spunta dall’ammasso di coperte intrecciate, che coprino l’altra stesa.
Una parte della schiena è celata dal lenzuolo bianco. Un braccio, scoperto, avvolge e stringe il cuscino come se fosse una persona e l’altro è nascosto sotto il pail disordinato.
Infine il capo è poggiato su un angolo del guanciale.
Il viso è contratto in una smorfia infantile.
La fronte è lievemente increspata in un’espressione perplessa e quasi turbata, le guance sono gonfie d’aria e la bocca schiusa di pochi millimetri, con il labbro inferiore sporgente, corrugato in un broncio puerile. 
Mi avvicino al letto completamente rapito da quella visione e mi fermo a pochi centimentri da lei, conteplando silenziosamente la sua figura, immaginando di poterla stringere dolcemente tra le braccia e scoprire i suoi pensieri e i suoi sogni.
D’un tratto un piccolo mugolio riporta la mia attenzione sul suo volto, dove le sopracciglia e le labbra si muovono quasi impalpabilmente in un cipiglio confuso e disturbato.
Sento montare dentro di me la preoccupazione e il desiderio di lenire il suo dolore.
Il mio cuore si stringe in una morsa di compassione e amore.
Lentamente avvicino le dita alla sua guancia e, con i polpastrelli, accarezzo la pelle liscia e vellutata della sua gota rosea, beandomi di quel contatto.
Vorrei poterle togliere tutta la sofferenza, i pensieri negativi che la tormentano e ciò che le è accaduto di brutto.
Scruto attentamente e meticolosamente il suo viso cercando una qualche prova o segno particolare dell’accaduto, ma non trovo nulla.
Esala un flebile sospiro e si umetta le labbra, ora con più serenità.
I miei occhi vengono calamitati sulla sua bocca carnosa e uno spasmo di pura brama mi attraversa lo stomaco, lasciandomi desideroso di assaporare e gustare appieno quei due petali di rosa.
Rimarrei ore a guardarla dormire.
E’ una cosa che mi affascina terribilmente.
D’un tratto il fruscio delle coperte, causato dal movimento delle sue gambe, mi ridesta dalla contemplazione e mi costringe a tornare sui miei passi.
Sollevato dal fatto di non aver riscontrato segni particolari sul suo corpo e deciso di non strapparla egoisticamente al sonno per sapere l’accaduto, esco dalla camera e richiudo silenziosamente la porta con il cuore e l’anima allietata da quella vista.
 
 
Da ore continuo a fissare il soffitto, con la mente gremita e affollata di pensieri contrastanti.
Cosa sarà accaduto di così grave alla mia Nina? Perché non potrò parlarle? Quanto ancora dovrò attendera prima di stringerla nuovamente tra le braccia?.
Il sonno non accenna neanche lontamente ad avvicinarsi a me, consapevole dell’ansia e del turbamento che riempie ogni singola fibra del mio essere.
Scruto annoiato il soffitto bianco, immerso nella quiete surreale della notte e lascio scorrere il tempo sulla mia pelle.
D’un tratto uno scricchiolio e un cigolio, però, catturano il mio interesse e io, lentamente, mi porto a sedere guardano verso la fonte del rumore.
Il mio cuore sobbalza e perde un battito quando vedo il corpo di Nina in cucina, fasciato nel largo pigiama di Paul,  che mi da le spalle, intenta a posare un bicchiere nel lavabo.
Un brivido mi corre lungo la schiena e silenziosamente mi alzo, avvicinandomi cautamente a lei.
Disto pochi metri ormai ma lo strofinio dei miei pantaloni della tuta, scopre la mia presenza.
La guardo mentre si volta con calma e, non appena scorge la mia figura, sussulta sorpresa e spaventata.
Il mio petto inizia ad essere scosso da piccoli brividi e fitte evanescenti alla vista dei suoi occhi meravigliosamente profondi, che brillano al chiarore lunare.
Improvvisamente noto il suo corpo attraversato da tremolii intangibili e il mio cuore viene stretto in una morsa di compassione quando intravedo nella sua espressione contratta una sfumatura intimorita.
Abbassa lo sguardo e cerca di evitare i miei occhi, consapevole del fatto che continuerò a guardarla e a trasmetterle la muta richiesta di ricambiare.
Questa può finalmente essere l’occasione giusta per chiarire la situazione.
Continuo a scrutarla ammaliato e vedo il suo dissidio interiore.
E’ combattuta.
Lo riscontro dalla contrazione della mandibola e dai movimenti convulsi delle sue dita, che si vessano tra di loro.
L’attesa di un suo sguardo mi porta a formulare milioni di pensieri e soprattutto le indirizzo, con un’intensità sconvolgente, la supplica di guardarmi.
D’un tratto, come richiamata dalla mia preghiera silenziosa rialza lo sguardo e io in un attimo lo catturo mentre il mio cuore scalpita impaziente nel petto.
Schiude le labbra colpita dalla fierezza dei miei occhi e mi fissa avvinta.
Vedo il suo sguardo percorrere il mio corpo, analizzando i miei vestiti con un cipiglio stupito, per poi tornare ad indugiare sulla mia bocca.
Dentro di me mi apro in un sorriso a trentadue denti, quando avverto che anche lei desidera un nostro riavvicinamento.
Scrutandola con dolcezza e, lentamente, cercando di non spaventarla mi avvicino a piccoli passi, fin quando non mi ritrovo a pochi centimetri da lei e il suo odore particolarmente dolce e inebriante, mi circonda in una carezza agognata da giorni.
Non voglio più pensare a nulla, solo immergermi nei suoi occhi, porta della sua anima.
E così accade.
I nostri sguardi s’incatenano e il resto del mondo svanisce nel nulla, in un battito di ciglia.
Ci ritroviamo nella nostra bolla di intima riservatezza.
Non trovando la forza di parlare, tanto il tumulto interiore di emozioni mi sta bloccando il respiro, trasmetto i miei pensieri, le mie domande, le mie spiegazioni attraverso le iridi.
E la cosa che mi fa mancare un battito è quando comprendo che Nina mi capisce.
Lo riconosco dal suo sguardo dolce e, quasi materno, che mi rivolge.
Stringe impercettibilmente le labbra e gonfia lievemente le guance in un’espressione di pura compassione e rammarico.
Quel gesto mi da la forza di formulare una frase, contenente milioni di significati.
Tutto quello che le vorrei dire, spiegare, chiedere e mormorare si raccoglie in un semplice sussurro indelebile.
Una forza sconosciuta gorgoglia dentro il mio petto e spinge verso l’alto un nodo di emozioni che, in un colpo, esalo con due semplici parole.
<< Mi dispiace >> mormoro.
E lo sento.
L’amarezza, il pentimento, il dispiacere e il forte senso di colpa.
Lo percepisco profondamente in quelle poche sillabe cariche di questi sentimenti.
Le incanalo tutte in ogni lettera, sentendole provenire direttamente dal cuore.
Mi avvicino ancora di un passo a lei e il leggero frusciare dei nostri abiti mi fa capire che siamo davvero vicini.
Il calore del suo corpo si infrange sul mio come la spuma delle onde sulla battigia.
Io, spinto dall’irrefrenabile voglia di riaverla accanto, alzo lentamente una mano, facendole intendere il mio volere, come a darle il tempo di scostarsi o meno e la avvicino alla sua guancia rosea.
Mi guarda tra l’intimorito e lo sbalordito e schiude le labbra tremante.
Qualcosa però mi spinge a continuare, così, con delicatezza accarezzo la pelle olivastra della sua gota e passo poi a scostarle gentilmente una ciocca di capelli che le era ricaduta davanti al volto.
D’un tratto mentre continuo a scrutarla meticolosamente noto il suo corpo essere scosso da impalpabili brividi e tremolii e il suo sguardo farsi vacuo e fissarmi assorta.
Per un attimo la confusione mi attraversa e una domanda mi sorge spontanea.
Ha paura del mio contatto oppure le fa piacere?
Non riesco a capire.
La analizzo per un secondo e muovo le labbra come a chiederle qualcosa.
Ciò la desta dalla sua trance e le fa puntare, nuovamente, i suoi occhi nei miei.
Nei suoi vi passano milioni di emozioni contrastanti che mi lasciano perplesso.
Improvvisamente vedo le sue pupille dilatarsi maggiormente, le sue labbra schiudersi e degli ansimi sconnessi uscire dalla sua gola. Il suo petto alzarsi e abbassarsi aritmicamente e le sue iridi riempirsi di lacrime.
Questo drastico e improvviso cambiamento mi fa sobbalzare il cuore nel petto e temere il peggio.
Qualcuno ha provato a molestarla e ora è scioccata dalla vicinanza di un uomo? Qualcuno le ha fatto del male? Chi?.
Terrorizzato e preoccupato per ciò che sta succendendo mi avvicino di più al suo volto, provando a tranquillizzarla con un’occhiata, ma la cosa che mi lascia scovolto è il suo sguardo brillante di gioia e felicità.
La sua bocca si allarga in un sorriso estatico che mi fa contrarre lo stomaco in uno spasmo convulso.
Poi tutto accade in un secondo.
Le sue esili braccia circondando il mio torace, colma la poca distanza tra i nostri corpi e appoggia il viso sul mio petto.
Il gesto improvviso e inaspettato mi fa irrigidire e contrarre i muscoli, mentre pensieri confusi e perplessi si accalcano spasmodicamente nella mia testa e il mio cuore parte in una corsa irrefrenabile.
Quando percepisco il suo calore e profumo permeare nella mia pelle, fluire nel mio sangue ed entrarmi dentro, rilascio un breve sospiro e mi rilasso.
Il mio petto e il mio cuore si sono gonfiati talmente tanto d’amore e di felicità che sento quasi che da un momento all’altro possano scoppiarmi, tanto mi impediscono il respiro.
Avverto le sue sottili dita premere sulla mia schiena e vezzeggiarne ogni centimetro, come ha chiedermi di stringerla forte tra le braccia.
Sento montare in me una bolla di sensazioni brulicanti che, in un attimo, esplodono in un fragore rovente che mi avviluppa la mente e il costato.
Spinto da ciò, finisco per circondare la schiena di Nina e abbassare il mio volto e il mio sguardo per guardare il suo volto rilassato e felice.
Gli occhi sono chiusi e le labbra schiuse mentre percepisco i battiti esagitati del suo cuore sul mio petto.
Ormai colmo dalla gioia più pura, lambisco con le dita la sua schiena e il suoi capelli lisci e mi lascio andare ad un mormorio del cuore.
<< Mi sei mancata Nina. >> il mio sussurro spezza la quiete apparente che veleggia nella casa e fortifica la nostra bolla di personale initimità.
<< Anche tu, Ian >> sospira completamente abbandonata.
Un abbraccio desiderato tanto intesamente da far male. Un abbracio tra due anime affini. E’ questo il nostro rapporto.
Un abbraccio che sa di amore puro.
 
 
Angolo autrice
 
Cuccioleee!!! Sono tornata!
Come va? Come state? Come avete passato Halloween?
Ad intagliare zucche e a fare incantesimi travestite da vampiri e streghe o come una normale serata di fine ottobre?
Partendo  dal fatto che per scrivere questo capitolo mi ci è voluto davvero molto, ma soprattutto ci ho dedicato davvero tutta me stessa, passo all’analisi di alcune cose che possono risultare non molto chiare:
Innazitutto, come avete visto, il Pov Ian riguarda lo stesso episodio del capitolo precedente, solamente visto dalla parte del nostro bell’attore, ovviamente, con qualche novità! Altrimenti che nuovo capitolo sarebbe?
Come vediamo già dall’inizio Ian è al capolinea e la scena della corsa sconclusionata di Nina giù per le scale, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
E’ lui che chiede a Paul di portare al sicuro Nina, di proteggerla e tranquillizzarla =) visto che Paul era all’oscuro di quanto successo sulle scale!
Perciò una curiosità in più dal capitolo scorso. Inoltre chi avesse ipotizzato che c’era lo zampino di Ian, beh, ragazze non posso che farvi i complimenti per la vostra perspicacia! =)
Ian decide finalmente di andare dalla fonte di tutto questo trambusto e dolore e di chiarire una volta per tutte.
Megan, inizialmente restia e fredda, alla fine chiede umilmente scusa per ciò che ha fatto ed inoltre confessa il suo tradimento.
Sinceramente, e so che probabilmente molte di voi mi urleranno contro, Megan mi ha fatto una tenerezza assurda.
Si è resa conto di aver sbagliato, di aver recato dolore ad Ian e per questo chiede venia.
Ovviamente quel pianto e quell’abbraccio non significavano nulla di implicito. Era una abbraccio d’addio. Megan ama Mark e Ian… si vedrà.
Perciò, evitando fraintendimenti, ribadisco e sottolineo che Megan è definitivamente uscita dalla storia, che non farà più ritorno nella vita di Ian. ( per la gioia di tutte coloro che la odiavano ;) )
Passiamo a vedere un altro spaccato di quotidianità, come il magiare in un fast food.
Come quante di voi ben sanno, oltre a Nina, anche Ian è un salutista per questo non mi sembrava molto carino fargli mangiare un piatto grasso come hamburger e patatine fritte, perciò ha optato per un’insalata =)
Durante la cena pensa a Nina e, beh… sì, penso l’avrete capito cosa gli succede.
*una me che arrossisce fino alla punta delle orecchie.
Beh, ragazze mie anche lui è umano e, soprattutto, uomo, perciò non stupitevi se capitano cose del genere =) inoltre, siccome la storia è a rating arancione, ci saranno altre occasioni particolarmente “calde” hihihi.
Tornando a noi, Ian manda un sms a Paul chiedendo notizie di Nina e la risposta che riceve lo manda nel panico.
Povero cucciolo, inizia a pensare che qualcuno abbia molestato o fatto del male a Nina. D’altronde era talmente sconvolta e scioccata che il suo comportamento poteva dare adito a pensare ad un tentato abuso.
Questo è quello che passa nella mente di Ian dopo alcuni ragionamenti.
Alla fine la osserva mentre dorme placidamente e non ha il coraggio di svegliarla.
Quella è una delle scene che preferisco, dopo il pezzo alla tavola calda… =P
Infine l’abbraccio e la scena finale vista dal suo punto di vista.
Beh, che dire? Spero che sia stato abbastanza chiaro come capitolo, perché d’ora in poi entreremo  nel vivo della storia e del loro rapporto ;)
Va beh, ora vado, ringraziando di cuore chiunque abbia inserito la storia fra le preferite/seguite/ricordate e anche i lettori silenziosi.
Un ultima cosa poi vi lascio tranquille =).
In riferimento alle ultime recensioni ricevute, visto che si sono dimezzate drasticamente vorrei fare un appello. So che posso risultare monotona ma non riesco a capire se sono io che non scrivo più bene o sono altri fattori che influiscono.
Per favore fornitemi almeno una spiegazione.
Inoltre volevo chiedere a tutte voi, so che è novembre, siamo nel mezzo della scuola, del lavoro, degli impegni che spesso ostacolano il tempo per recensire ma volevo chiarirvi che noi scrittrici, per quanto mi riguarda, lavoriamo in continuazione, per scrivere e produrre un capitolo, quantomeno decente.
Mi impegno sempre moltissimo, cercando di scrivere al meglio e sperando di regalarvi qualcosa di bello, per questo vorrei che lasciaste una recensione.
Anche come gratificazione per il lavoro svolto, anche poche e semplici parole possono rendere felici noi scrittrici che cerchiamo sempre di impressionarvi.
Perciò, in poche parole, vorrei sentirvi in molte. Scrivete le vostre domande, perplessità, curiosità, sensazioni che avete provato, supposizioni…
Soprattutto qualche personcina nuova! Non siate timide, non vi mangiamo mica ;)
Un bacio.
A presto.
Fede Xoxo
 
P.S. * sbandierando bandiera bianca e supplicando di non uccidermi. Vi informo che mi manca davvero pochissimo per finire il capitolo di Love Bites e che in parte l’ispirazione è tornata.
So che ho detto che entro due settimane avrei pubblicato, ma ho avuto alcuni problemi perciò, adesso manterrò la promessa. Entro due settimane, neanche, avrete il nuovo capitolo  di LB.
Anche se premetto che penso sia venuto una schifezza…
Beh, uomo avvisato mezzo salvato! Ahahah
 
Ultimissima cosa. SE VORRETE CONTATTARMI SU FACEBOOK, QUESTO E' IL MIO INDIRIZZO: http://www.facebook.com/federica.pediconi
DI TANTO IN TANTO SPOILERERO’ QUALCOSINA E SCRIVERO’ ALTRO PERCIO’ SE SIETE INTERRESATE O CURIOSE, CONTATTATEMI
 
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Britt4ever “ L’amore guarda non con gli occhi ma con l’anima” ( lettrice stupenda!! )
Iansom “Cause you'll always be my only destiny “ ( storia magnifica, molto intrigante e intensa. Waho !!=))
Elen91 ( che stimo molto sia come scrittrice che come beta, sei bravissima =)) “ Can you immagine that love?” “Breathe me” e meravigliosa e nuova “50 sfumature di tenebra”
Fergyyy “ day by day” ( chi è appassionato di storie Robsten, questa fa proprio per voi, magnifica! =))
Meiousetsuna “Everything of Me” (meravigliosa One-shot Delena ambientata dopo la 3x19 leggetela è stupenda!! )
Giuls_somerhalder “San Valentino A New York” ( sul cast di TVD, veramente molto carina, allegra e scritta molto bene. Ve la consiglio assolutamente! )
Emily petrova “La fidanzata dell'ibrido” ( Intrigante e davvero originale. Magnifica. Non ci sono altre parole per descriverla. )
BloodyMary94 “Tutto Cambia Per Un Bacio” ( questa storia è una delle mie preferite, la seguo assiduamente e con passione. E’ sulla coppia Delena veramente Stratosferica!! Hihihi Leggetela! )
    
   
 
  

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Capitolo 12
*** Surprise! ***


NEED YOU NOW                          



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Nina’s pov



Lentamente e flemmaticamente il sonno scivola via da me e riacquisto sensibilmente percettibilità agli arti e al corpo, quando, d’un tratto, avverto qualcosa di ruvido, umido e caldo accarezzarmi una guancia.
Corrugo la fronte perplessa, mentre l’obnubilamemto di torpore si dirada nella mia mente e un dubbio aleggia nella mia testa.
Volto leggermente il capo verso la fonte di quel vezzegiamento, dischiudo cautamente le palpebre, sentendole ancora pesanti, e le sbatto un paio di volte nel tantivo di mettere a fuoco ciò che mi sta di fronte.
Non appena riesco a scorgere la figura, un’altra carezza umida e ruvida mi lambisce la punta del naso.
Arriccio le labbra e, finalmente, riconosco la causa, ritrovandomi due occhioni gialli a pochi centimetri dal volto, e un miagolio che mi accoglie teneramente nella realtà.
<< Miss Links, mi mancava che mi svegliassi con una leccata sul viso. >> mormoro, mentre mi abbandono ad un sorriso, nel momento in cui vedo le sue pupille dilatate, scrutarmi con un cipiglio soddisfatto.
Muove la coda in un gesto oscillante e sinuoso, mentre, incuriosita, si avvicina ancora di più inclinando la testa da un lato ed emettendo un mugulio indispettito, tra una fusa e l’altra.
Ormai completamente sveglia, estraggo le braccia da sotto il piumone e la prendo delicatamente sotto il torace, appoggiandomela al petto, mentre rilascia un altro miagolio contrariato.
Ci copro con la trapunta pesante e le inizio a fare le coccole, accarezzandole il liscio manto tigrato. Le faccio qualche grattino sotto il mento e dietro alle orecchie, e ciò la induce a chiudere gli occhi e a fare le fusa per il piacere.
Ancora con il mezzo sorriso a colorarmi il viso, mi lascio andare ai miei pensieri e subito una consapevolezza si fa strada in me e mi fa, immediatamente, aumentare i battiti per l’emozione.
Oggi è il giorno. Quel giorno.
Emozionata stringo i denti e arriccio il naso, poi ripercorro mentalmente tutti i punti salienti che dovrò affrontare e mettere in atto.
Volto il capo verso la mia sinistra, in direzione del comodino, e leggo l’orario. Le 6.13.
E’ presto, e la sveglia non è ancora suonata ma, so, che oramai non riuscirei più a riaddormentarmi, perciò scosto le coperte e Miss Links, infastidita, con un balzo scende dal letto e corre al piano di sotto evidentemente in cerca di calore e comodità sul divano.
Con una crescente vivacità ed emozione nel petto, mi dirigo in bagno e inizio a preparami per la giornata.
Sarà un giorno fantastico. Lo so.
Ne sono certa.
Cerco di calmare le sensazioni che, sempre più velocemente, si stanno amplificando e, togliendomi lentamente e con cura il pigiama, prendendomi con tranquillità ogni singolo minuto, accendo l’acqua della doccia e aspetto che questa diventi calda.
L’aria fredda di dicembre accarezza la mia pelle, provocandomi piccoli brividi e la pelle d’oca.
Nonostante i riscaldamenti siano accesi, la temperatura veramente rigida non permette alla casa di raggiungere il giusto calore che avvolga gli ambienti in un dolce tepore, perciò sono sempre costretta a vestirmi con indumenti pesanti.
Mi riscuoto dal mio momentaneo attimo di distrazione e noto i vetri della cabina essersi appannati per il vapore, perciò decido di entrare.
Subito la gradevole calura avviluppa il mio corpo in una carezza profonda che rilassa i miei muscoli irrigiditi dal freddo e sciacqua via la poca sonnollenza rimasta.
Affondo la testa sotto il getto caldo e subito l’acqua scivola sulla mia cute, incintandomi a chiudere gli occhi e a godere di quella sensazione fantastica di benessere.
Mi dedico con dedizione alla cura del mio corpo, assaporando il caloroso senso di familiarità che l’inverno è in grado di darmi.
Finisco di preparmi e mi infilo un paio di leggins neri, con l’interno felpato, un maglione di lana lungo fino a metà coscia, dello stesso colore dei pantaloni, arricchito con grandi bottoni dorati posti su tutta la linea del petto fino all’orlo, una sciarpa fucsia, che dona un po’ di luminosità.
Il mio immancabile cappellino di lana color ocra e un caldo piumino nero, con un ampio collo di pelliccia sintetica, che riesce a riscaldarmi parecchio.
Mangio al volo un toast, lancio un’occhiata all’orario con un sorriso, le 7.40, afferro la mia ampia borsa e le chiavi della macchina.
<< Ciao Links, a più tardi! >> esclamo entusiasta al mio micio e mi chiudo la porta alle spalle.
Subito la pungente aria invernale mi pizzica il viso, ma io, euforica, prendo una grande boccata sentendo l’ossigeno frizzante di vivacità riempirmi i polmoni e fluirmi nel sangue, elettrizzando ogni singola cellula.
Con un perenne sorriso di gaiatezza salgo in auto, metto in moto e parto in direzione del set.
 
 
Sono passate già tre settimane da quando io ed Ian siamo riusciti a chiarire e a ristabilire il nostro rapporto.
Ricordo ancora quando, il giorno dopo l’abbraccio di quella sera, lui mi ha chiarito ogni cosa.
Di come fosse impossibilitato a spiegare la situazione di incredibile disagio in cui si trovava, costretto a muoversi sotto minaccia da parte di Megan. Di come il suo atteggiamento freddo e scostante nei miei confronti fosse solo un modo per proteggermi ed evitare che io perdessi il mio lavoro. Di come, nonostante tutto, attraverso Paul, si curasse di aiutarmi in qualsiasi circostanza e fosse sempre presente.
Quando mi ha raccontato di Megan, che aveva rivelato il suo tradimento, che mi aveva minacciata, ma soprattuto che lo aveva trattato male ho provato una tale rabbia, ira e rancore che quasi stentavo a trattenermi dall’andare a casa di quella donna e fargliela pagare, ma l’unica cosa che mi ha trettenuta sono stati gli occhi di Ian.
Così carichi di bontà e gentilezza dal costringemi a desistere.
“L’ho già perdonata, Nina”.
Mi aveva sussurrato quella frase, lasciandomi completamente basita, tanto che non riesco ancora a credere che un uomo possa possedere tutta quella magnanimità e benevolenza.
Ma mi sono ricreduta. Anche nell’instante in cui, preoccupato, mi aveva chiesto perché fossi così sconvolta e se avessi subito delle molestie o dei maltrattamenti.
E di fronte a quelle iridi angosciate non ho potuto fare a meno di abbandonarmi ad un sorriso intenerito, e a spiegargli che il mio crollo era stato dovuto al fatto di aver visto il tradimento di Megan di fronte ai miei occhi e del fatto che lui mi avesse trattata con freddezza e crudeltà.
Ancora mi si stringe il cuore in una morsa di tenerezza e amore al ricordo delle sue parole così dolci e rincuoranti e del suo sguardo intriso di ardore e affettuosità.
La nostra amicizia è tornata a quella di un tempo.
O quasi.
Perché c’è qualcosa di indelebile, ormai, che si è infiltrato dentro di noi e che giorno dopo giorno sta crescendo e si sta espandendo nel nostro cuore.
Sono confusa e frastornata.
E’ una sensazione che non ho mai provato prima.
E’ come se la mia ragione, in sua presenza, si assopisse del tutto, lasciando l’istinto libero di agire incontrastato.
Il cuore ha subito tanti di quegli alti e bassi, che ancora mi stupiscono di come non abbia smesso di battere.
Lo stomaco si aggroviglia e mi scuote talmente tanto che ogni volta mi lascia con il respiro affannoso.
E’ qualcosa che non posso controllare.
Una corrente di pura energia, calore e ardore che m’investe completamente e mi trascina nel suo vortice, avvolgendomi il petto in un’avviluppante spirale di gioia, serenità e pienezza.
Interrompo le mie profonde elucubrazioni, parcheggio l’auto accanto a quella di Candice e spengo il motore.
Mi soffermo un attimo a riflettere e riordino le idee nella mente.
La prima cosa che devo fare è assicurarmi che tutti abbiano recepito il messaggio e abbiano attuato il piano, la seconda è che devo isolare il più possibile tutte le emozioni pullulanti e palpitanti che stanno scalpitando nel mio sterno, in attesa di scorgere quegli occhi di ghiaccio così profondi ed espressivi, e indossare la maschera di inconsapevolezza e insipienza, trascorrendo la giornata come se fosse normalissima.
Un sorriso divertito affiora spontaneo sul mio volto non appena immagino l’espressione confusa e ferita di Ian, alla vista del nostro atteggiamento.
Fiera della mia idea organizzata tutta nei minimi dettagli, curata nei più piccoli particolari da giorni interi, afferro la borsa e con un gesto fluido me la poso sulla spalla.
Esco dalla vettura, la chiudo e a lunghe e decise falcate mi dirigo verso l’entrata dello studios.
Le porte scorrevoli si aprono al mio passaggio e una folata di calore mi accarezza il viso.
Sorrido gioiosamente alla receptionist e la saluto cordialmente.
<< Buongiorno Ashlee. >> mormoro radiosa della giornata che sto per affrontare.
Lei colpita della mia solarità, ricambia timidamente il saluto e il sorriso, tornando poi a controllare alcuni fogli posti sull’ordinata scrivania.
Mentre cammino e, dirigendomi velocemente verso il mio camerino, inizio a sfilarmi la sciarpa dal collo ed a sbottonarmi il giaccone.
A differenza di casa mia e dell’esterno, qui, sul set, la temperatura è sempre perfetta e il gelo non si percepisce mai, perciò non siamo costretti a rimanere imbacuccati con mille strati di vestiti indosso.
Saluto gioisa ogni tecnico e individuo che incontro per i corridoi e che incrocio tra una stanza e l’altra, indaffarati a sistamare luci, telecamere e altri particolari e vengo ricambiata con saluti cordiali e sguardi perplessi per la mia infinita gioia, esternata attraverso le parole, e attraverso i miei occhi luccicanti di gaiatezza.
La luce grigiastra e opaca di questa mattina di dicembre, attraversa i vetri delle finestre dei corridoi e delle salette, immergendo l’ambiente in un’avvolgente senso di familiarità e tepore.
Il cielo bianco, ricoperto interamente da soffici nuvoloni lattei, suscitano nel mio petto un moto di freschezza e vitalità.
Inspiro euforica e carica d’energia l’aria del mattino e il consueto e zuccheroso profumo delle brioche appena sfornate, misto a quello intenso e aromatico del caffè  appena fatto, impregna l’aria, facendomi irrimediabilmente venire l’acquilina.
Svolto l’angolo del corridoio che porta ai camerini e, d’un tratto, compare di fronte a me un viso sorridente e aggraziato, che riconosco immediatamente.
<< Candice! >> la saluto raggiante, mentre con un’occhiata affettuosa esamino il suo fisico snello e longilineo.
Indossa un paio di stivali grigi con l’interno di pelliccia, caldi e comodi, un paio di jeans elasticizzati blu e un maglioncino verde scuro che mette in risalto i suoi occhi luminosi. I capelli biondi sono lasciati lisci e sciolti lungo le spalle e un leggero velo di trucco completa il tutto, donando al suo viso una linea elegante e graziosa.
<< Ehi Nina. >> ricambia l’esclamazione ammiccandomi dolcemente, mentre con un braccio circondo la sua esile vita e le lancio, di sottecchi, un’occhiata cospiratoria, che lei immediatamente ricambia con un’alzata eloquente di sopracciglia.
<< Vieni, accompagnami nel mio camerino. Poso le cose e poi andiamo a prenderci un caffè. >> la incinto a seguirmi, mentre raggiungiamo il mio stanzino.
Accendo la luce e do’ una veloce occhiata sommaria, controllando che tutto sia in ordine.
Appurato ciò, poso la borsa sulla scrivania nera, appendo il giaccone e la sciarpa nel piccolo armadio accanto alla porta e, con un gesto della mano, in un muta richiesta, induco la mia amica a chiedere per un attimo il legno.
Lei comprende le mie intenzioni e obbedisce senza repliche.
Una volta arrestato il contatto con il mondo esterno, mi volto verso di lei e con un’occhiata le inoltro il mio pensiero.
<< L’hai ricordato agli altri? >> sussurro impercettibilmente, timorosa che qualcuno possa sentirci.
Lei annuisce con un sorrisino spiritoso.
<< Saremo imperturbabili e senza alcun rimorso. >> aggiunge portandosi le mani ai fianchi e assumendo una posa quasi diabolicamente dittatoriale.
Sorrido a quella vista e mormoro.
<< Bene. Che la fase di “ignoro” abbia inizio. >> sogghigno malefica sfregandomi le mani soddisfatta.
Sembriano due agenti dell’FBI in missione segreta e la cosa è talmente elettrizzante e divertente che, per pochi attimi, mi fa riassaporare un ricordo della mia infanzia.
<< Ho bisogno di cominciare al meglio questa giornata e senza la mia dose quotidiana di caffeina non ne sono in grado, perciò andiamo. >> m’invita Candice riaprendo la porta bianca e facendomi segno con il capo di seguirla fino alla postazione delle vivande.
Percorriamo i lunghi e intricati corridoi grigi, chiacchierando del più e del meno e abbandonandoci a risatine e sospiri sognanti.
Apriamo la porta dell’uscita di sicurezza sul retro e, subito, una folata di vento gelido ci investe totalmente, infiltrandosi nei nostri vestiti, pizzicando la nostra pelle e facendoci rabbrividire.
<< Brr, che freddo. Sbrighiamoci, non voglio diventare un ghiacciolo. >> borbotta la mia amica, stringendosi le braccia al petto per trattenere un minimo di calore.
La imito annuendo e affretto il passo per raggiungere la postazione mobile delle vivande, nella quale Tony, l’addetto ai cibi, sta appena scaricando dolci appena sfornati, sandwich e frutta varia.
Questo è il mio posto preferito sul set, in assoluto.
Passo più tempo su questo furgoncino che sul set e Ian non fa altro che prendermi in giro per la mia fame incontenibile, e il fatto che io abbia al posto dello stomaco un pozzo senza fondo.
A quel pensiero gonfio le guance stizzita, poi però mi abbandono ad un sorriso quando entriamo nel piccolo luogo e l’invitante profumo degli alimenti ci avvolge, facendoci socchiudere le palpebre e inspirare a pieni polmoni la fragranza dolce e zuccherosa delle ciambelle e brioche fumanti.
L’acquolina in bocca non tarda a farsi sentire e io mi lascio andare ad un mugolio di piacere.
<< Sempre qui ad ingozzarti come un maiale eh, Dobrev? >> quella domanda retorica, interrompe il godimento dei miei sensi, non appena quella voce vellutata e ilare mi arriva dritta al cuore, facendomi mancare un battito.
Immediatamente milioni di pensieri iniziano a ronzarmi nella testa come api impazzite, pronte a pungere, e il cuore accellera il ritmo.
Non pensavo di incontrarlo così presto questa mattina, ma soprattutto sarò in grado di guardarlo e resistere, mantenendo un atteggiamento e un’espressione normale e inconsapevole?.
<< E tu sempre lo stesso cavernicolo senza modi eh, Smolder? >> ribatto sarcastica, riaprendo gli occhi e puntandoli con sfida nei suoi.
Quando incontro il blu intenso e profondo delle sue iridi, arricchite da pagliuzze color ghiaccio, e due pupille dilatate e luminose, che mi osservano con un cipiglio felice, divertito e speranzoso, il respiro mi si mozza nel petto e trattengo il fiato, sentendo tremare le gambe. Tanto che sono costretta a sorreggermi al ripiano dietro di me e a Candice che, nel frattempo, con una ciambella in bocca, ha bofonchiato un saluto distorto ad Ian, il quale ha ricambiato subito.
Questa mattina è di una bellezza sconvolgente.
Forse perché è un giorno speciale, o forse perché la luce opaca del mattino e il profumo annebbiante dei dolci hanno annichilito i miei sensi, mostrandomi il suo viso come il più bel capolavoro della natura, mai visto prima.
I capelli corvini scarmigliati in delicate ciocche,  che gli conferiscono un’aria ancora più misteriosa e attraente e che mi fanno venire voglia di affondare le dita in quella massa setosa, giocando con i ciuffetti e gustandomi la sensazione dei suoi morbidi capelli tra le mie mani.
La fronte liscia e distesa in un’espressione serena e riposata, due occhi brillanti e carichi di un’immensa gioia, la linea graziosa del naso e, infine, due labbra rosse e carnose, tirate in un sorriso sghembo, che rivela due file di denti perfettamente bianchi e allineati e che mi fa correre un brivido di piacere lungo la schiena.
La barba appena fatta cela la scura ombra della ricrescita dei peli e il profilo marcato e virile della sua mascella è disegnato perfettamente della luce opaca del giorno.
Il suo fisico statuario è avvolto in un paio di jeans grigi, scarponicini neri e una maglioncino a maniche lunghe rosso scuro, molto attillato, con uno scollo a V che rivela parte del petto nudo, che irrimediabilmente, mi fa contrarre lo stomaco in uno spasmo di piacere.
Il tutto, infine, è coperto da un pesante piumone color avorio.
Ritorno al suo viso dove il suo sorriso lentamente sta svanendo, lasciando posto ad un’epressione di  attesa e perplessità.
Nonostante dentro di me il divertimento mi stia costringendo a rivelare tutto, inspirando una boccata d’aria, mi faccio forza ed esterno le mie doti di attrice, ignorandolo totalmente.
Mi rivolgo a Candice, che nel frattempo ha finito tutta la ciambella e sorregge tra le mani due bicchieri di caffè bollente.
Senza farmi notare da Ian, inclino lievemente il capo e, con un’occhiata significativa, incito la mia amica ad andarcene.
<< Scusaci tanto Ian ma ora dobbiamo proprio andare. Ci vediamo più tardi. >> farfuglio velocemente mentre usciamo dal furgoncino.
Prima di scendere il gradino, mi volto un attimo per osservare la sua espressione, che mi trafigge al petto come una stilettata rovente.
Il cipiglio confuso è incrementato ulteriormente dal suo sguardo intristito, nel quale vi leggo delusione e amarezza.
Abbasso gli occhi sconfortata e rammaricata mentre la voglia di dirgli la verità si fa più prepotente e insistente, incitandomi a ritornare dentro e ad allacciargli le braccia al collo, mormorandogli felice tutto ciò che gli sto nascondendo.
Ma prima che possa anche solo muovere un muscolo, mi ritrovo strattonata per un braccio, già lontana da lui.
<< So che stavi pensando, Nina. E stavi per combinare un casino. Sei tu la prima che ha raccomandato a tutti di non farsi impietosire dai suoi occhi da cucciolo indifeso e poi sei tu stessa che rischi di rivelargli tutto, facendo salatre il piano?! >> mi rimprovera velatamente Candice, assottigliando lo sguardo.
Ritorno in me e, perplessa, scuoto la testa schiudendo le labbra, incapace di riordinare le caotiche emozioni e i pensieri constrastanti che vociferano ancora nella mia mente e si agitano nel mio petto.
La consapevolezza che stavo per rovinare ogni cosa, m’investe in pieno, come se fossi appena uscita da una trance, ma la forza e l’idea, che alla fine di questa giornata il piano sarà portato a termine con grande successo, mi aiuta a riprendermi e ad annuire concitatamente.
<< Hai ragione, scusami. Un attimo di debolezza. >> mormoro colpevole, abbassando lo sguardo, non prima, però, di aver notato una luce spigliata e particolarmente perspicace negli occhi di Candice, che però resta in silenzio.
<< Va bene, andiamo. >> sospira, infine, sconfitta sorseggiando il caffè caldo ed entrando dalla porta.
Prima di varcare la soglia però, mi fermo sull’uscio e mi volto nuovamente, attirata da una sensazione particolare.
Non appena lo faccio, infatti, mi scontro nuovamente con due occhi cerulei, terribilmente intensi, che mi guardano feriti e mestizi dall’autoveicolo.
Un brivido mi corre lungo la schiena e s’inoltra tra le mie ossa, raggiungendo velocemente il cuore che per un alcuni secondi smette di battere.
Trattengo il respiro e mi mordo un labbro irrequieta mentre, con le dita tremanti, inoltrandogli un pensiero di scuse, mi volto e rientro all’interno dell’edificio.
La mattina e parte del primo pomeriggio trascorrono così, tra riprese, luci, set e camerini.
Per mia grande fortuna non ho dovuto recitare parti con Ian.
Non ce l’avrei fatta a resistere alla tentazione di rivelargli tutto.
L’ho solo incontrato, casualmente, un paio di volte per i corridoi che camminava a passo lento e dinoccolato, con uno sguardo vitreo e un’espressione triste e quasi delusa sul volto.
Quelle poche volte che ha incrociato gli occhi con i miei il mio cuore ha sobbalzato, ma io non ho fatto altro che rivolgergli un debole sorriso timido, quasi per incoraggiarlo a non abbattersi, perché in realtà lo attende qualcosa di veramente piacevole, ed ho proseguito per la mia strada.
Anche Julie, consapevole del piano, ha agito come noi e ci ha concesso, inoltre, di poter tornare prima a casa, per finire di sistemare gli ultimi particolari e prepare il locale, già prenotato da una settimana.
Mentre risistemo il camerino, preparandomi per andarmene, il ricordo di alcuni giorni prima, torna nella mia mente.
 
<< Manca qualcuno? >> domando a Paul, stringendo nella mano la maniglia della porta e sporgendomi leggermente verso il corridoio per controllare che non sia rimasto nessuno.
<< No, ci sono tutti. >> mi risponde dolcemente entrando nella stanza e prendendo posto a sedere mentre il vociferare, quasi caotico, dei miei amici dona al luogo un aspetto sconclusionato e concitato.
<< Ian è andato via, ho accampato la scusa che dovevo fare alcune cose, per non insospettirlo e se l’è bevuta, perciò possiamo parlare tranquillamente. >> aggiunge il mio amico informandomi dei risvolti e, io, grata, gli rivolgo un’occhiata e un sorriso riconoscente.
Richiudo con cura la porta e a passi lenti, mentre il chiacchiericcio aumenta d’intensità, mi posiziono di fronte all’ampio tavolo, al quale sono seduti tutti i componenti del cast e alcuni nostri assistenti personali, e mi schiarisco sonoramente la voce, cercando di attirare la loro attenzione.
Dopo poco il brusio si affievolisce, cessando poi del tutto e mi ritrovo gli occhi di tutti puntati addosso.   
Deglutisco e tranquillamente faccio chiarezza nella mente, al fine di imbastire un discorso lineare  e comprensibile.
Poggio i palmi delle mani sul tavolo di legno e osservo i loro volti che mi guardano incuriositi e in attesa poi, prendendo un bel respiro, inizio.
<< Vi ho chiamato tutti qui perché devo informarvi del piano che sto elaborando >> i loro sguardi si fanno attenti e coinvolti così, aprendomi in un sorrisino ironico, continuo.
<< Come la maggior parte di voi sa, la prossima settimana sarà il compleanno di Ian e ho già chiamato il locale, che ha dato la disponibilità per l’otto sera alle otto. >> informo i presenti del mio, già compiuto, avvio dell’organizzazione, e alcuni sospiri sorpresi popolano la stanzetta delle riunioni.
<< Dovremmo dividerci i compiti, perché voglio che questa festa sia meravigliosa e perfetta, perciò… >> non termino la frase che subito una Candice totalmente entusiasta all’idea, si alza in piedi con un sorriso smagliante.
<< Io porterò le decorazioni, i palloncini e curerò tutti gli aspetti stilistici. >> annuncia battendo le mani, con uno sguardo luccicante d’euforia.
Vengo contagiata dalla sua esuberanza e anch’io mi abbandono ad un sorriso, mentre sento il cuore battere veloce per l’emozione e il mio orgoglio crescere, per l’approvazione e la disponibilità che sto ricevendo.
<< Io, invece, porterò un mio amico che si occuperà della musica e io mi darò da fare per sistemare il karaoke >> sorride Katherina incrociando le braccia al petto, sul tavolo.
<< Io darò una mano con le luci, mi metterò d’accordo con i proprietari del locale e le sistemerò secondo un certo ordine e in una precisa disposizione >> annuisce felice Zach e io mi compiaccio di come tutto si stia già sistemando perfettamente.
Riprendo la parola, mentre avverto nuovamente il brusio rianimarsi.
<< All’organizzazione di tutto perciò ci penserò io, anche per la torta mi darò da fare, sistemando tutto nei minimi particolari. Ma la parte più importante e difficile sarà affidata a Paul. >>
Mi rivolgo a lui, osservandolo con un sorrisino e un cipiglio ironico.
Nelle iridi color verde foglia intravedo una sfumatura perplessa e quasi intimorita, alla vista della mia espressione diabolica.
<< Ebbene sì, caro il mio Paul, dovrai portare Ian al locale con una scusante e non fargli sospettare nulla di tutto ciò. Come ben sai, Ian è un tipo difficile da ingannare, è molto sospettoso e perspicace, perciò a te l’incombenza di doverlo tenere a bada >> sogghigno divertita, mentre lo vedo stringere i denti e fulminarmi con lo sguardo.
<< Ciò ovviamente è rivolto a tutti voi. >> riprendo a parlare puntando il dito su ogni persona nella saletta, tornando ad un tono di voce autoritario e ad un’espressione seria e posata.
<< Non dovrete assolutamente rivelare a Ian ciò che stiamo facendo per lui. Dovrete comportarvi come fate di solito e il giorno del suo compleanno, non dovrete fargli né gli auguri né dargli adito di pensare che ve ne siete ricordati. Dovrà pensare che tutti si sono scordati del suo compleanno in maniera tale da non creare alcun sospetto in lui e accrescere il valore della sorpresa. Intesi? >> chiarisco, con una nota sarcastica nella voce, calibrando e sottolinenado le parole.
Tutti i presenti nella sala annuiscono soddisfatti e ghignano complici, lanciandosi occhiate d’intesa.
 
Posteggio l’auto nel parcheggio del locale e, mentre afferro la grande borsa e il quaderno con tutti gli appunti e gli scritti per l’organizzazione della festa, lancio un’occhiata all’orologio del cruscotto e impallidisco. Le 16.57.
Ho a malapena il tempo di ricontrollare che ogni cosa sia in ordine, di tornare a casa e prepararmi.
Rapidamente scendo dal veicolo ed entro nella sala, studiando meticolasamente ogni particolare.
Parecchi tavoli circolari, coperti da semplici tovaglie bianche, piatti con giochi di colori sui bordi, bicchieri e centri tavola, costituiti da piccole lampade tonde e colorate, che cambiano automaticamente sfumatura ogni trenta secondi e, intorno ad esse alcune intelaiature di rametti, foglie verdi e fiori bianchi, occupano metà dell’ampio salone.
Ai lati della stanza sono stati attaccati dei palloncini e ogni parete è decorata e arricchita da tulle disposto a balze su ogni muro.
Sposto lo sguardo sul piccolo rialzo, posto sulla parte sinistra, dove sono state posizionate le casse e la postazione musicale con tutti gli accessori per il karaoke.
Ad ampie falcate raggiungo il tecnico che sta controllando lo schermo del computer e lo riconosco.
<< Ciao Brian. >> sorrido cordiale e catturo la sua attenzione.
Il ragazzo, alto, moro, capelli sempre acconciati col gel, occhi verdi e perenne sorrisino compiaciuto e sicuro di sé, ricambia l’occhiata, comprendendo la mia muta richiesta.
<< Ciao Nina. Stai tranquilla. Ho provato le casse, la musica, il karaoke e la consol. E’ tutto okay, e funziona tutto alla perfezione. >> mi acquieta.
Io annuisco soddisfatta e lo saluto ricordandogli l’appuntamento per le sette e tre quarti, poi passo a controllare le luci.
Mi avvicino a due uomini che, uno in piedi su un scala e l’altro sotto di essa, stanno sistemando alcune apparecchiture, che proiettano luce colorata e stroboscopica sulla pista, facendo prove e borbottando tra di loro.
Timidamente mi schiarisco la voce e aspetto che si accorgano di me.
Lentamente si voltano perplessi e mi squadrano dapprima confusi, poi quando realizzano chi sia, si aprono in un sorriso e si lanciano un’occhiata complice.
<< Le luci funzionano Signorina Dobrev, dobbiamo solamente aggiustare quest’ultima, che presenta alcuni problemi di intermittenza, e poi sono perfette, per il resto può stare serena. Il controllo dell’apparecchiatura verrà affidato ad Antony, che sarà qui per l’ora prestabilita da lei. >> mi chiariscono garbatamente.
<< Va bene, grazie mille. >> mormoro rivolgendogli un sorriso carico di gratitudine.
Velocemente, camminando sul parquet in rovere della grande sala, mi dirigo verso le cucine ed entro.
Vedo i primi cuochi iniziare a predisporsi e a darsi da fare, per preparare il menù, già commissionato e approvato da me, e con lo sguardo cerco il pasticciere.
Lo intravedo mentre sta parlando con un altro cuoco e, cercando di non intralciare il passaggio del personale, lo raggiungo, dando una scorsa alla mia lista.
Il pasticcere interrompe il discorso con il ragazzo e mi rivolge un’occhiata gentile.
<< Volevo sapere se la torta era pronta e se era stata curata secondo le indicazioni da me fornitogli.  >> domando dolcemente.
L’uomo abbozza un sorriso e annuisce.
<< E’ pronta ed è venuta proprio come lei aveva chiesto. Ora è nel frigo e quando sarà il momento la tireremo fuori. Per quanto riguarda il menù, stiamo iniziando a preparare ora. Le assicuro che sarà tutto come lei aveva chiesto. >> mi rassicura con tono di voce pacato e calibrato.
Inclino la testa e sussurro un “ grazie “ poi esco dall’affollata cucina.
Ricontrollo la lista e mi salta all’occhio l’ultimo punto.
M’incammino verso il banco del proprietario e trovo una ragazza bionda, giovane e sorridente che mi accoglie dolcemente.
<< Sono la signorina Dobrev, ho prenotato per questa sera alle otto, la scorsa settimana, volevo sapere se era tutto regolare. >> chiedo mestamente, appoggiando le braccia al banco di legno scuro.
La ragazza mi guarda per un attimo sorpresa poi annuisce, agitando la coda di cavallo, e si china leggermente a sfogliare e controllare alcuni fogli e il libro delle prenotazioni.
<< Sì, certo. Eccolo qui. >> rialza lo sguardo su di me, puntando l’indice su un punto scritto con una bella grafia elegante, poi aggiunge.
<< E’ tutto regolare. >> corruccia le labbra in una smorfia puerile e scrolla le spalle allegra.
<< Un ultima cosa. Gli invitati arriveranno tutti verso le sette e tre quarti, compresa io. Dovrete spegnere tutte le luci e quando arriverà il festeggiato riaccendere tutto. Deve essere una sorpresa, d’accordo? >> sottolineo assicurandomi che ciò venga ricordato e fatto.
La biondina sorride mormorando un “sì, sì” concitato.       
Quando risalgo in macchina, mi concedo un minuto e sbarro con una penna tutte le cose fatte, poi  controllo le rimanenti.
Non mi resta altro che passare in lavanderia a prendere il vestito di Candice e portarglielo, visto che mi aveva chiesto questo favore, affaccendata com’è con le riprese e con l’aiutare sua madre con alcune questioni. Passare da Paul per prendere il suo regalo per Ian, visto che non avrebbe potuto nasconderlo alla vista del suo amico. Andare a fare benzina, perché la macchina è in riserva, e ritirare i soldi al bancomat.
Rimetto in moto e ricomincio i giri.
 
Finalmente rientro a casa alle 18.45 e rapidamente, mi dirigo nella mia camera e mi fiondo sotto la doccia. Ho solamente cinquanta minuti per lavarmi, vestirmi, acconciarmi, truccarmi e ricordarmi dei regali e delle ultime cose.
Riuscirò a fare tutto?
Completamente esausta, rilascio un pesante sospiro e mi abbandono per dieci minuti sotto il getto caldo della doccia, che riesce a rilassare i miei muscoli irrigiditi e contratti e ad alleviare la tensione e l’ansia della giornata.
Mentre mi insapono il corpo alcuni pensieri pungenti s’infiltrano nella mia mente.
Come reagirà Ian alla sorpresa? Sarà contento? Ma, soprattutto, gli piacerà quello che gli ho regalato? Spero vivamente che questa sera si abbandoni, si lasci andare e si diverta. La verità è  anche un’altra però. Vorrei comprendere il motivo di alcuni suoi strani atteggiamenti nei miei confronti.
Talvolta capita che, ritrovandoci in una situazione di particolare confidenza o amichevole intimità, in lui cambi d’un tratto qualcosa e si raffreddi, o meglio, si chiuda a riccio, cambiando argomento o declinandolo totalmente, per poi trovare una scusa e andarsene.
Non riesco a capire come mai si comporti in questo modo.
Faccio qualcosa di sbagliato?.
Mi mordo un labbro e trasporto quelle domande e quei dubbi, che mi assillano e mi scuotono l’anima, nell’angolo più recondito della mia mente ed esco dalla doccia, asciugandomi immediatamente.
Decido di indossare un semplice vestito blu a mezze maniche, arricchito da strisce verticali con sfumature  bordeux e verde, un paio di decolletè blu di raso e un giaccone ugualmente blu scuro, con una sciarpa rosso amaranto sul collo.
Mi spazzolo i capelli lasciandoli lisci, passo un leggero velo di trucco e finisco con una spruzzata di profumo al gelsomino.
Infine prendo tutto e, traendo un bel respiro, con un sorriso gaio e gioioso, esco di casa.
 
<< Chi manca? >> chiedo affannata, mentre mi barcameno tra un ospite e l’altro, informandoli che tra poco meno di due minuti arriveranno Paul e Ian.
<< Mi sembra nessuno. Calmati, tesoro. Hai il fiatone. >> mi sorride e rincuora caldamente Jessica, accarezzandomi un braccio.
Deglutisco con il cuore a mille e il respiro ansante, e annuisco poco convinta, mentre continuo a controllare e ripassare mentalmente la lista degli invitati, assicurandomi che tutti siano nella sala.
Sento l’adrenalina e l’emozione iniziare a scorrermi dentro sempre più velocemente e ciò mi porta a controllare l’orologio, posto sul muro, ogni cinque secondi.
Seguo come un automa la lacetta dei secondi che ticchetta a ritmo scandito e in un attimo mi riprendo come svegliata da una scossa.
Mi guardo intorno scrutando scrupolamente i volti riassegnandoli ai nomi, fin quando non mi sento pungolare un braccio.
Mi volto verso la persona che mi ha chiamata e incontro il viso della recepionist, contratto in una morfia tra il preoccupato, il sorpreso e l’affannato.
<< Signo…rina, sta arrivando. >> sussurra flebilmente a causa della corsa dal parcheggio fino qui.
Impallidisco e il mio cuore perde un battitto, mentre sgrano gli occhi basita.
I miei pensieri si fanno accalcati e caotici e l’emozione mi annebbia la mente.
<< Oh mio Dio. >> mormoro tra me e me, lanciando un’occhiata all’orologio  che segna le otto in punto.
La gola mi si secca tutto ad un tratto ma, mi faccio comunque forza e, prendendo un bel respiro, annuncio a voce alta.
<< Tutti ai propri posti. Ian è qui! >>.
Il chiacchiericcio e il brusio fastidioso, alle mie parole, cessa in un attimo e tutti sorpresi e stupiti si voltano verso di me, poi scattano ognuno ai propri posti.
Chi accucciandosi dietro le sedie, chi dietro alcuni muri perimetrali, chi dietro ad alcune piante che decorano l’ambiente, e io mi ritrovo, in un secondo, la sola al centro della sala.
Le luci vengono spente, la musica s’interrompe e il silenzio regna sovrano.
Ho le palpitazioni e un groviglio intricato di emozioni contrastanti vorticano nel mio petto alla velocità della luce.
Spaesata e a tentoni nel buio, raggiungo un tavolo e mi accuccio dietro esso, scoprendo che accanto a me si è nascosta Candice, nella penombra la riconosco dalla liscia chioma bionda e dal suo grazioso profilo.
<< Nina sei tu? >> bisbiglia, assottigliando lo sguardo.
<< Sì, sono io, però ora, mi raccomando, facciamo silenzio. >> la prego mentre sorrido, consapevole della sua espressione divertita per la mia preoccupazione.
D’un tratto sentiamo delle voci sommesse provenire dall’esterno, avvicinarsi sempre di più.
Aguzzo l’orecchio e capto, in parte, il discorso.
<< Paul, ma si può sapere che siamo venuti a fare qui? >> si lamenta capricciosamente Ian.
Al suono del suo tono di voce, il mio stomaco si stringe in una morsa di suggestione e il mio cuore aumenta il ritmo come impazzito.
<< Ian, te l’ho già ripetuto due volte, devo prendere una cosa che serve ad un mio amico e mi ha chiesto di prelevare l’ordine questa sera a quest’ora. Lo sai che sono uno che rispetta sempre le promesse. Glielo devo, perciò non ti lamentare e accompagnami. >> risponde prontamente Paul, riuscendo ad essere molto persuasivo e convincente.
Alla fine, mentre si avvicinano sempre di più alla porta della sala, sento il sonoro sbuffo seccato di Ian, che mi fa aprire in un sorriso intenerito.
<< Lo so che stai sorridendo per Ian, vedo i tuoi denti e i tuoi occhi brillare anche con questo buio totale. >> mi sussurra Candice, stuzzicandomi e provocandomi velatamente.
Colta in flagrante, ribatto con uno “sshh” di rimprovero, mentre le mie guance s’imporporano per l’imbarazzo e ringrazio, silenziosamente, che nessuno mi abbia vista avvampare.
D’un tratto la porta si apre e il bagliore dell’esterno illumina fiocamente il luogo.
I passi dei due riecheggiano per la sala, conto mentalmente fino a tre poi do il segnale ad Antony, accendendo una piccolissima spia bianca ad intermittenza. Lui comprende e in un attimo la luce torna.
<< Ma che diavo…? >> inizia Ian, confuso e scosso, mentre tutti noi saltiamo in piedi gridando un sonoro << Sorpresa! >> all’unisono.
Sorridiamo felici e partiamo con uno scrosciante applauso e, alcuni fischi e schiamazzi si levano dal gruppo, mentre altri si avvicinano augurandogli buon compleanno.
Osservo la sua espressione mutare dallo spaesato, al confuso, allo sbigottito.
I suoi occhi brillano di una luce quasi commossa e grata, mentre guarda ancora basito e felice ogni persona, cercando tra la folla un volto.
Seguo il suo percorso fin quando non ritrovo il mio sguardo incatenato al suo e, in quell’istante, il mio cuore fa un tuffo nel petto, mozzandomi il respiro.
Le sue iridi di ghiaccio mi scrutano con un’intensità sconvolgente.
Nelle sue pupille leggo tutte le sensazioni che sta provando. La consapevolezza che sono stata io ad organizzare tutto, il sollievo perché la freddezza di quella mattina era solo una finzione, ma soprattutto un qualcosa di talmente forte che riesce ad attorcigliarmi lo stomaco. Qualcosa che mi avvolge il cuore in una spirale calorosa, che mi fa sentire al centro dell’attenzione, e l’unica donna in tutta la sala che lui considera veramente cara e vicina.
Boccheggio lievemente e schiudo le labbra colpita.
Gli invitati iniziano a circondarlo e il tramestio e il parlottio torna ad invadere la sala.
Ian si volta verso Paul stupito, e gli da una giocosa spallata, rimproverandolo scherzosamente per non avergli detto nulla.
<< Non te la devi prendere con me, è Nina che ha organizzato tutto. >> si difende prontamente Paul, alzando le mani in segno di resa, sorridendomi sfacciatamente.
Spalanco la bocca basita e fulmino il mio amico con lo sguardo, poi vedo le iridi di Ian guizzare da lui a me, con una sfumatura di ilare vendetta.
<< Oh, oh. >> bisbiglio tra me e me, mentre lo vedo avanzare tra le persone con un’espressione di finta ira.
Riduce gli occhi a due fessure e con uno strano ghigno si avvicina a me, fino a distare pochi centimetri.
L’emozione mi punge ogni terminazione nervosa, facendomi prudere le braccia e tremare le gambe.
Il suo volto luminoso e serafico mi scruta con un cipiglio quasi malizioso e,  a quella vista, un brivido mi corre lungo la schiena.
<< E così sei stata tu ad organizzare tutto senza dirmi niente, anzi, illudendomi che tutti si fossero scordati del mio compleanno, facendomi passare una giornata di tristezza e solitudine? >> mi chiede ironicamente, pungendomi sul vivo.
Mi mordo un labbro nervosamente e percepisco il sangue ribollirmi sulle guance.
<< Sì, ma guarda il lato positivo, era tutto uno scherzo e ora sei il protagonista di questa magnifica festa. >> rispondo sorridente del suo atteggiamento brioso e rigiro l’argomento a mio favore, riuscendo ad ammutolirlo per pochi secondi, nei quali mi osserva attentamente, quasi rapito del mio modo tranquillo e al contempo gioioso di reagire alla sua battutina ironica.
Assottiglia nuovamente lo sguardo e mormora spiritosamente con voce suadente e vellutata.
<< Te la farò pagare, Nina >> sorride divertito, poi si abbandona ad una risata genuina, aggiungendo.
<< Scherzo ovviamente, piccola Dobrev. Ma come ti è venuto in mente? >> si avvicina ancora di più scrutandomi con una luce raggiante negli occhi.
Sorrido, stringendomi timidamente  nelle spalle e mi umetto involontariamente le labbra, catturando maggiormente la sua attenzione
<< Volevo farti una bella sorpresa e regalarti qualcosa di speciale, che ti rimanesse impresso come un bel ricordo >> gli confido sinceramente, accarezzandomi con una mano un braccio scoperto.
La sua espressione e il suo sguardo mutano alle mie parole, divenendo da divertito e ilare a serio e colpito.
Lo vedo aggrottare lievemente la fronte, corrucciare le labbra e saettare con le pupille da una parte all’altra del locale, come a cercare un appiglio per farsi coraggio e replicare qualcosa.
Ma prima che possa anche solo pronunciare una sillaba, veniamo interrotti da alcuni suoi amici che mi chiedono se possono rubarmelo.
Perplessa e lievemente confusa, annuisco, stringendo le labbra e lanciando un’altra occhiata veloce al viso di Ian, che mi guarda sconsolato e afflitto, mentre lo trascinano via.
La nostra conversazione, rimasta in sospeso, mi tormenta per tutta la serata, nella quale non ho neanche un attimo di tempo per rimanere un po’ sola con lui.
Neanche a tavola riesco a proferire parola, tanto è assillato da domande e discorsi vari.
Solo, di tanto in tanto, lo vedo rivolgermi occhiate cariche di gratitudine, felicità e qualcosa di più profondo e intimo che non riesco a decifrare.
Circa a metà serata, finito il servizio delle pietanze, mi alzo, chiedendo con permesso, e mi dirigo verso il dj spiegandogli che quando le luci si spegneranno, dovrà far partire il sottofondo musicale della classica canzoncina d’auguri e lui annuisce assicurandomi che sarà fatto.
Faccio un segnale ad Antony, mimando con le labbra “ un minuto e spegni “ poi, senza farmi notare troppo, m’intrufolo nella cucina e informo il pasticciere di darmi la torta, perché è giunto il momento.
Voglio essere io a portargliela, lo voglio guardare negli occhi mentre esprimerà il desiderio, voglio essere lì quando l’età scatterà inevitabilmente di un anno.
<< Scusami, potrei avere un accendino? >> chiedo ad un cuoco, mentre posiziono la torta sul bancone d’acciaio.
<< Certo, ecco. >> mi risponde gentilmente, porgendomi l’oggetto.
Con cura accendo le quattro candeline, poi, sorreggendo bene la torta, con il timore che possa  cadere, inizio a camminare piano e mi faccio aprire la porta da un cameriere.
Immediatamente la musichetta scatta, la luce già spenta crea atmosfera e gli invitati iniziano ad intonare la canzoncina, mentre io, attenta a qualsiasi pericolo, provo a cercare Ian con lo sguardo, finchè non lo trovo, già in piedi, circondato da alcuni amici.
Avanzo lentamente sorridendo e ridendo della sua espressione imbarazzata e quasi infantile, di fronte alla torta.
In pochi sencondi gli sono di fronte e sorreggo il dolce, mentre lui, impacciato, sorridendo, con entrambe le mani, si tocca la nuca e affonda le dita tra le ciocche corvine.
La canzone sta quasi per terminare, e il momento di spegnere le candeline è vicino.
<< Ian, devi esprimere un desiderio >> gli ricordo dolcemente, sorridendogli incoraggiante.
Lui, come un bimbo al suo primo compleanno, stringe le labbra, e prima di socchiudere le palpebre, mi rivolge un’occhiata talmente intensa e carica di significato, che mi scuote l’anima e il cuore, lasciandomi basita. In quelle iridi ho letto un’emozione forte e sconvolgente nei miei confronti. Ho visto la sua anima messa a nudo solo per pochi istanti. Il suo desiderio più grande.
Poi, chiudendo e strizzando gli occhi, intracciando le dita e le mani dietro la testa, soffia, spegnendo in un colpo le piccole fiammelle e facendo partire un applauso scrosciante e intenso, seguito da schiamazzi e fischi.
Tagliamo il dolce e lo gustiamo con piacere, mentre io ancor, scossa e provata dall’occhiata di Ian e da quanto successo prima, provo, con tutte le mie forze, a sopprimere il mio istinto e il mio cuore che minacciano di confondermi ancora di più.
Finita la torta, tutto torna alla normalità e la musica riparte, istigando inevitabilmente a ballare e a divertirsi.
Ian è trascinato a destra e a sinistra dagli invitati, impegnato a chiacchierare con alcuni amici, indaffarato a spiegare alcune cose su un suo progetto ambientale futuro e a ringraziare per gli auguri, così io finisco, inevitabilmente, per rimanere seduta al tavolo a giocherellare distrattamente con alcune briciole di pane rimaste sulla tovaglia.
E’ quasi ironico vedere come la situazione si sia ribaltata. Se prima ero stata io ad organizzare tutto anche per trascorrere più tempo con lui, ora mi ritrovo completamente sola a rimuginare sui miei pensieri.
La note della canzone “Love takes over" di David Guetta ft. Kelly Rowland,  invadono l’ambiente, procurandomi una certa malinconia.
Mi volto leggermente con il viso e osservo le coppie e le persone che stanno ballando in pista, mentre il dj controlla le apparecchiature ed Antony, di tanto in tanto, cambia l’intermittenza delle luci stroboscopiche, tornando poi a chiacchierare animatamente con alcuni amici.
Avvisto Paul e Katherina muoversi a ritmo di musica con grande enfasi e ciò mi procura un sorrisino divertito. Scostando lo sguardo, individuo Zach e Matt Davis imparare alcune mosse con i piedi e mi lascio andare ad una risatina sommessa quando colgo l’espressione imbronciata di Matt.
Scorgo Candice ballare divertita con un ragazzo e infine lo vedo.
Scarponcini neri, jeans grigi, maglietta a mezze maniche, aderente, nera.
Labbra schiuse in un abbozzo di sorriso, guance imporporate per il caldo e per il movimento, occhi socchiusi per il piacere del divertimento, capo lievemente inclinato all’indietro e capelli corvini completamente scompigliati e scarmigliati.
A quella vista perdo un sospiro e lo ammiro rapita.
Quando, d’un tratto, vedo una biondina accostarsi a lui.
E’ vestita con un mini abito color prugna, che le fascia il corpo come una seconda pelle, mettendo in risalto l’abbondante decoltè e le gambe tornite e slanciate su un paio di tacchi vertigionosamente alti; agita la coda di cavallo, ridendo sguaiatamente e muovendosi sensualmente di fronte ad Ian, che non manca di ammiccarle maliziosamente, avvicinandosi ancor di più a lei.
Quando la scena si presenta ai miei occhi, percepisco dentro di me, lo stomaco sussultare per l’attanagliante morsa fastidiosa in cui è costretto e il cuore subire una perforazione lenta, dolorosa e dilaniante, che mi lascia senza respiro e senza pensieri.
Mi volto come un automa e l’immagine continua a tormentarmi, mentre una strana e profonda sensazione di fastidio e irritazione, s’impadronisce di ogni singola fibra del mio corpo.
Sento montare dentro di me una sorta di stizza e fastidio nei confronti di quella ragazza terribilmente esibizionista.
Ma la cosa che mi ferisce di più è vedere come Ian non ignori il suo comportamento, bensì lo assecondi e addirittura lo incoraggi, iniziando a flirtarci.
Sento quel poco di torta che ho mangiato, minacciare di tornare su, tanto mi sento ferita, tradita e amareggiata.
Nonostante Ian per me sia solo un amico, non riesco a sopportare l’idea che qualcun’altra possa ronzargli intorno.
Però, se Ian per me è solo un amico, perché mi preoccupo così tanto per lui e mi irrito a vederlo con un’altra? Questa domanda vortica nella mia mente, provocandomi una forte confusione.
Ma cosa sto facendo?.
Lui non è il mio fidanzato, è libero di fare ciò che vuole con chi gli pare. Perché me la sto prendendo così tanto?.
Avverto i primi sintomi di un mal di testa iniziare a veleggiare minacciosi su di me.
Improvvisamente l’aria del locale è diventata irrespirabile e soffocante.
Ho bisogno di una boccata d’ossigeno.
Mi alzo velocemente dalla sedia e prima di uscire, passo nello stanzino dove tengono i giacconi e i soprabiti e prendo il mio, consapevole della temperatura fredda all’esterno.
Indosso il giacchetto e, sperando che nessuno mi segua, mi dirigo verso la porta finestra che da su un ampio balcone, ed esco.
Immediatamente l’aria frizzante e fresca della sera mi pizzica il viso, ridonandomi vigore e lucidità.
Ne inspiro una sostanziosa boccata, percependola invadermi, gonfiarmi i polmoni e rinfrescare tutto il mio corpo.
A passo lento raggiungo la ringhiera e, appoggiandoci i gomiti, alzo il capo e rimango a contemplare estasiata, il cielo nero gremito di tante, piccole stelle che risplendono come diamanti.
Rilascio un sospiro sconsolato e riabbasso la testa, mordendomi irrequieta il labbro inferiore.
I pensieri tornano a vorticare freneticamente nella mia mente costringendomi quasi a sottostare al loro volere, divenendo così una marionetta nelle loro mani.
Sto quasi per lasciarmi andare, quando avverto qualcosa di pesante e caldo posarsi sulle mie spalle.
Trasalgo stupita a quel contatto e abbasso lo sguardo sulla mia clavicola, vedendo un giaccone nero,  coprirmi la schiena e un’inconfondibile fragranza muschiata stuzzicarmi l’olfatto.
Poi alzo di poco il volto e incontro due iridi color ghiaggio che mi guardano con dolcezza e calore, trasmettendomi tutta la loro affettuosità.
Il mio cuore si stringe in una morsa di tenerezza ed amore di fronte a quel gesto così premuroso e, non posso far altro che abbozzare un sorriso e ricambiare l’occhiata.
<< Grazie >> sussurro flebilmente, stringendo i lembi dell’indumento per trarne calore.
Solo in quel momento realizzo che Ian è rimasto completamente al freddo. Alla temperatura di soli 4°-5°C indossa la maglietta a mezze maniche nera.
Scuoto la testa in segno di dissenso e faccio per sfilarmi la sua giacca, quando la sua mano morbida, grande e calda ferma la mia, posata sul colletto.
<< Prenderai freddo. >> inizio con tono quasi infantile e lamentoso.
La sua bocca si tira un sorriso divertito e inclina il capo in segno di diniego.
<< Sto benissimo, Nina. Inoltre avevo bisogno d’aria. Ho caldo, e là dentro si soffoca. >> mi chiarisce indicando l’interno del locale con un cenno.
Un brivido mi percorrere la schiena, e non so se sia per il freddo o per la sfumatura della sua voce così vellutata e sensuale.
Rimango a fissarlo inebetita alcuni istanti, mentre si appoggia alla ringhiera e osserva la strada semideserta.
Poi mi riscuoto dall’attimo, umettandomi e mordendomi confusa le labbra e mi impongo di calmare la furiosa battaglia che sta imperversando all’interno del mio corpo. Tra stizza e irritazione, per averlo visto ballare con quella, e tenerezza e gratitudine, per l’essere sempre così gentile e premuroso nei miei confronti.
Alla fine, mi decido e placo le emozioni, assopendole con un grande respiro e il desiderio di tornare calma, che, con mia grande sorpresa, viene esaudito.
<< Allora, ti stai divertendo? >> gli domando con un accenno di sorriso, avvicinandomi di più a lui, fino a distare pochi centimetri tra spalla e spalla.
Ian inclina lievemente il capo nella mia direzione, appoggiando il mento sul suo bicipite muscoloso e contratto, e mi scruta con sguardo meravigliosamente intenso.
Le pupille dilatate mi osservano contemplative e quasi adoranti, come un cucciolo indifeso. Alcune seriche ciocche corvine gli ricadono intorno al viso, dandogli un’aria sbarazzina e infine le iridi di una profonda sfumatura tra il blu oceano e il ghiaccio cristallino, scintillano nella penombra della notte, illuminata solo da alcune fioche luci, poste ai lati del balcone.
<< Sì, mi sto divertendo molto. E tu? >> risponde felice, alzando il busto in posizione eretta, appoggiandosi con la schiena al parapetto e con i gomiti sulla sbarra di ferro.
Lo imito, con un movimento un po’ impacciato, per via del grande giaccone sulle mie spalle, che, però, mi avvolge nel suo invitante tepore, e abbasso lo sguardo indecisa su cosa dire.
Se fossi sincera, gli rovinerei l’umore e il suo compleanno, perciò opto per una piccola bugia a fin di bene.
Sfodero tutte le doti di attrice, che possiedo, e indosso per pochi attimi, la maschera della menzogna.
Sfoggio un sorriso convincente e rialzo gli occhi, facendomi coraggio.
<< Moltissimo. Sono contenta che ti piaccia la festa e, sinceramente, aspettavo da tanto questo giorno, volevo che fosse tutto speciale e perfetto. >> gli confido apertamente.
Il cuore inizia ad aumentare il ritmo, quando lo vedo stringere le palpebre in parte scettico, per la veridicità della risposta alla sua domanda. Noto i suoi occhi analizzare minuziosamente ogni particolare del mio viso, per cogliere qualcosa di anomalo.
Io, seppur in difficoltà e terribilmente intimorita che possa capire la verità, mi impongo di non muovere un solo muscolo e di rimanere con un mezzo sorriso imbarazzato, dipinto sul volto e uno sguardo paziente e sereno.
Il tutto non dura che pochi secondi, con la resa di Ian, che, anche se ancora poco convinto, scosta lo sguardo puntandolo all’interno della sala, dove ancora tutti gli  invitati si stanno scatenando in balli e canti euforici.
Ormai fuori pericolo, rilasso i miei muscoli e mi concedo il lusso di esalare un sospiro sollevato mentre socchiudo le palpebre fiaccamente.
Pian piano inizio a percepire la stanchezza di tutta la giornata iniziare a permeare nella mia pelle, annichilendo lentamente la mia mente.
<< Posso chiederti una cosa? >> d’un tratto la voce calda e quasi dubbiosa e timorosa di Ian, spezza la mia quiete interiore, portandomi a sbarrare di scatto gli occhi ed a farmi perdere un battito per la sorpresa e la paura di  ascoltare cosa voglia dirmi.
E’ ancora fisso ad osservare distrattamente l’interno del locale, mentre io mi guardo intorno spaesata, cercando un modo per defilarmi al più presto, evitando quel qualcosa che  sta per succedere e che il mio sesto senso ha captato, gridandomi a squarciagola di scappare il più lontano possibile da lui.
Eppure non riesco a muovere un solo muscolo, o anche semplicemente ad imporre un volere al mio corpo, perciò rimango a fissarlo incuriosita.
So che dentro la sua mente si stanno accalcando milioni di pensieri e che, in realtà, sta formulando qualche pensiero particolare.
Fin troppo particolare, per i miei gusti.
E’ troppo serio ora e spaventosamente concentrato e bello, tanto da mozzarmi il fiato, e il mio cuore inizia ad accellerare il ritmo.
<< D-dimmi. >> balbetto impacciata, iniziando a preoccuparmi per la domanda che sta per pormi.
Si volta lentamente nella mia direzione e si avvicina di un passo, puntando i suoi zaffiri, carichi di milioni di emozioni che mi spiazzano e terrorizzano totalmente, nei miei occhi.
Ciò fa, irrimediabilmente, correre un brivido lungo la mia spina dorsale e fino alle mie membra, aggrovigliate in una fredda matassa, che a quel contatto sussultano e si districano in un languido piacere.
Lo vedo aggrottare quasi impercettibilmente le sopracciglia, ma la piccola rughetta che gli si forma sulla fronte, mi da la conferma della sua titubanza nelle parole che sta per pronunciare.
La sua espressione è di una serietà e di uno spaesamento tale, da indurmi a pensare alle idee più assurde e improbabili.
Mi scruta indeciso, poi, d’un tratto,come se qualcosa dentro di lui fosse scattato, acquista sicurezza in se stesso e una determinazione, che mi lasciano boccheggiante per un secondo.
La luce nel suo sguardo è cambiata divenendo più decisa e risoluta.
<< Vorrei esprimere un desiderio. >> mormora suadente, irretendomi e ammaliandomi con le sue iridi e la sua voce, ora più profonda e carezzevole, che mi fa tremare le gambe per la sconvolgente traboccanza di emozioni profonde che contengono.
Schiudo la bocca attonita e perplessa dell’affermazione, che ha appena pronunciato e corruccio le labbra un un’espressione puerile.
Non riesco neanche a spostare lo sguardo, perché lui ha incatenato e imprigionato le mie pupille, cominciando la sua abituale opera di ricerca della mia anima, che mi fa contorcere lo stomaco in una morsa di piacevole sorpresa.
Sento i muri di difesa della ragione, crollare immancabilmente sotto quelle emozioni così forti, che portano l’istinto e il cuore all’invasione e alla conquista totale del mio corpo.
<< Qualsiasi cosa… >> sussurro ormai in trance, senza avere il minimo controllo sulla mia mente e sulla mia bocca che esala quelle parole.
Noto le sue pupille dilatarsi maggiormente e nel suo sguardo passare un luccichio di sorpresa e meraviglia.
Con lo sguardo traboccante di un’incerta gioia, si avvicina di un altro mezzo passo, arrivando a distare solamente pochi centimetri dal mio corpo e dal mio viso.
Sussulto sbalordita e il mio cuore sobbalza nel petto, mentre sgrano gli occhi attonita e i pensieri si fanno più convulsi e intricati, facendo emergere consapevolezze terribilmente scioccanti.
I nostri abiti si sfiorano e percepisco il calore del suo corpo infrangersi sul mio, e, a quello, il cuore inizia una corsa impazzita nel petto.
Lo fisso incredula, completamente immobile, e vedo le sue iridi baluginare e soffermarsi sulle mie labbra, indugiando instanti interminabili, che mi fanno contrarre il basso ventre uno spasmo di piacere.
Perdo un paio di battiti quando comprendo le sue intenzioni, ormai chiare, e il mio respiro si spezza divenendo affannoso e ansante.
Continua a fissare rapito le mie labbra, che automaticamente si schiudono e avverto i freni inibitori arrendersi di fronte a quella sensazione e lasciare che l’istinto prevalga, privandomi completamente di qualsiasi, anche più piccolo, controllo sulle mie azioni.
Vedo il suo volto avvicinarsi lentamente al mio, come a darmi il tempo di ritrarmi o meno, e i suoi occhi tornare a sprofondare nei miei.
Nelle sue pupille così nere e infinite, leggo un’ardente bramosia, ma anche timore e una piccola sfumatura di titubanza e confusione.
Quasi come se anche lui fosse stato trascinato dal vortice del desiderio e dell’istinto e ora sia in balia di esso.
Il mio cuore batte impazzito nel petto, così forte che mi procura dolore al torace e mi rimbomba nelle orecchie come il suono altisonante di mille tamburi.
Le dita delle mani, serrate intorno alla balaustra, per evitare di cadere, iniziano a tremarmi e non per il freddo.
Fatico a tenere le palpebre aperte, tanto il desiderio mi sta invogliando a socchiudere gli occhi e ad abbandonarmi tra le braccia di Ian.
Avanza con lentezza, fino a che le punte dei nostri nasi si sfiorano.
E solo lì capisco che è la fine.
Il mio buonsenso e la ragione sono emigrati dal mio corpo e la mia mente si è disconessa, privandomi di pensieri coerenti.
Automaticamente il mio sguardo, oramai abbandonato e rivelato completamente a quello di Ian, scorre sulle sue labbra carnose, pregustando il momento in cui saggerò quella bocca così sensuale che ho sempre desiderato scoprire.
<< Questo. >> sussurra flebilmente, con voce roca, rotta dal desiderio e dal momento così intimo e privato, che ci ha avvolto nella sua bolla calda e che ha fatto sparire il resto del mondo in un secondo.
Rialzo lo sguardo giusto in tempo per rientrare in contatto con l’anima di Ian, prima di sentire il suo fiato caldo infrangersi sulle mie labbra ed entrare nella mia bocca schiusa.
Il mio cuore sobbalza nel petto, costringendomi a trattenere il fiato, mentre lo stomaco e il basso ventre si aggrovigliano in una morsa di piacere e brama.
Le sue labbra sfiorano impercettibilmente le mie e io chiudo gli occhi, sopraffatta dall’intenso sentimento che, dal mio cuore, si sta espandendo a macchia d’olio in tutta la mia anima e mi abbandono aspettando un contatto più nitido.
<< Ehi ragazzi, i regal… >> una voce, però, interrompe il magico momento.
 
Angolo autrice
 
Ehi bellezze!! =)
Come va?. Spero tutto bene.
Innanzitutto vorrei scusarmi per il piccolo ritardo, ma, come vedete, il capitolo è venuto molto più lungo del solito, ed è stato impegnativo.
Ma ce l’ho fatta a pubblicarlo.
Prima di passare all’analisi però, vorrei ribadire e sottolineare, quanto, in questo momento, mi senta amareggiata.
Non riesco a capire cosa io stia sbagliando. Se sto scrivendo capitoli orrendi, schifosi e per nulla coinvolgenti basta dirmelo almeno interrompo subito la storia e mi dedico ad altro. Perché non comprendo come mai le recensioni siano calate drasticamente da tre-quattro capitoli a questa parte.
Ci ho pensato a lungo e ho preso una decisione davvero difficile.
Se in questo capitolo riceverò altrettante poche recensioni come negli scorsi, sarò costratta ad abbandonare la storia.
Non mi capacito di come ragazze che ( senza nulla togliere ) abbiano scritto alcune storie davvero contorte, grammaticalmente e sintatticamente scorrette e piene di errori, con una trama banale e troppo semplicistica, abbiano ricevuto molte e ripeto, MOLTE più recensioni di me, che ci metto cuore e anima per questa storia.
Non sapete quanto io mi impegni ogni giorno per scrivere un capitolo, quantomeno decente.
Anche stanca morta della giornata piena di impegni, scuola, compiti, e affari vari, nonostante tutto, mi metto lì e scrivo, per me e per voi.
E non sapete quanto mi rammarichi e deluda leggere così poche recensioni, dopo ore di impegno e dedizione.
Spero sia solo un momento e che vi facciate sentire.
Anche noi scrittrici abbiamo bisogno di recensioni e commenti positivi, ci fanno capire che possiamo continuare la storia e ci risollevano l’umore, gratificandoci.
Spero capiate il mio stato d’animo e il mio desiderio di leggere tante nuove recensioni, da persone nuove e vecchie =).
Altrimenti mi vedrò costretta ad abbandonare la storia.
Finita questa lunga e importante parentesi, torno al capitolo.
Premettendo che come al solito non mi convince affatto, anzi penso sia venuto anche male, passo comunque a chiarire alcuni punti.
-        Abbiamo visto Nina organizzare la festa per Ian e impegnarsi al massino, affichè tutto risultasse perfetto in ogni dettaglio e particolare, anche se lei stessa faticava a mantenere il segreto di fronte a lui. *.*
-        E inoltre abbiamo visto come si è risistemato il rapporto tra Ian e Nina, anche se qualcosa tra loro sta cambiando...
-        Abbiamo visto la nostra bella bulgare, “irritata” da quell’ochetta bionda che ballava intorno ad Ian, ma abbiamo visto altrettanto quanto in realtà Ian tenga a lei, soprattutto nella scena finale.
Tra l'altro secondo voi chi li ha interrotti?? Si accettano scommesse... ahahah scherzo =)
  
Lo so, lo so non uccidetemi per aver interrotto sia il capitolo che il momento magico tra i due sul più bello, anche si vi immagino lì a tirarmi pomodori marci e a gridarmi rabbiosamente “buu”, ma era necessario.
Purtroppo non è ancora il momento.
Sono confusi, attratti l’uno dall’altro sì, e si vede in questo capitolo, ma non sono ancora pronti per comprendere a fondo il pronfondo sentimento che sta nascendo.
Posso solo dirvi, che sta iniziando a germogliare, ma prima che giunga a maturazione ci vorrà un pochino.
Non odiatemi per questo! Ma credetemi quando vi dirò che poi non ve ne pentirete ;) Ho già un sacco di idee in mente…
Un ultima cosa poi vi saluto.
So che a questo primo compleanno di Ian era presente anche megan, ci sono le foto che lo dimostrano, e ci ho pensato a lungo prima di inserirla o meno.
Alla fine ho deciso di non metterla perché:
1 non avrei saputo giustificare appieno la sua presenza lì, visto che ormai i rapporti con Ian erano stati conclusi.
2 il capitolo sarebbe venuto troppo lungo e non sarei riuscita ad inserire parti più importanti a cui invece ho dato priorità.
Perciò per vostro piacere, o dispiacere, dipende dai gusti, Megan è stata per sempre bandita dalla storia =)
Beh, che altro dire?.
Ringraziodi cuore chiunque abbia inserito la storia fra le preferite/seguite/ricordate e anche i lettori silenziosi.
Un bacione grandissimo.
A presto.
Federica Xoxo
 
P.S. avete letto tutti gli spoiler della 4x07?! Avete visto il promo??!! Io non vedo l’ora di vedere la puntata!! Delena sex is coming!!!! WAAAA Can’t wait!
 
Ultimissima cosa. SE VORRETE CONTATTARMI SU FACEBOOK, QUESTO E' IL MIO INDIRIZZO: http://www.facebook.com/federica.pediconi
DI TANTO IN TANTO SPOILERERO’ QUALCOSINA E SCRIVERO’ ALTRO PERCIO’ SE SIETE INTERRESATE O CURIOSE, CONTATTATEMI
 
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Iansom “Cause you'll always be my only destiny “ ( storia magnifica, molto intrigante e intensa. Waho !!=))
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Capitolo 13
*** Moody gift. ***


NEED YOU NOW                          



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Nina’s pov



Improvvisamente, come se qualcuno mi avesse tirato una secchiata d’acqua gelida sul viso, mi ridesto dalla trance e dal momento, percependo ritornare all’interno del mio corpo, con forza e prepotenza, la ragione e i pensieri, che immediatamente iniziano a ronzarmi fastidiosamente nelle orecchie.
L’impatto con la realtà e la rottura dolorosa e improvvisa della piccola bolla intima e privata che si era venuta a creare tra me e Ian, mi strappa crudelmente dal momento, costringendomi ad aggrottare le sopracciglia confusa e a schiudere le palpebre, sbattendole un paio di volte, come a riacquistare controllo di me e comprendere cosa realmente stia succendendo.
E non appena lo faccio, mi ritrovo di fronte due occhioni smarriti, delusi e amareggiati che mi guardano desolati.
L’espressione di Ian mi lascia attonita e senza fiato.
Le labbra ora schiuse per lo stupore, le ciocche corvine scompigliate dalla lieve brezza invernale e le pupille dilatate contenenti una luce sconsolata e afflitta.
È questo il suo ritratto.
In questo momento ha imposto una distanza di sicurezza, allontanandosi di un passo da me.
Mi volto lentamente in direzione della porta, che conduce dal terrazzo all’interno del locale, e perdo un battito mentre il respiro mi si mozza nel petto, non appena i miei occhi squadrano la figura impietrita di Candice.
Ci fissa con gli occhi sgranati e la bocca schiusa per lo sbigottimento.
Immediatamente un’occludente morsa d’imbarazzo, confusione e smarrimento mi stringe il torace, imponendomi di rafforzare la presa sul parapetto, per evitare di cadere a terra a causa dell’improvviso appesantimento delle mie gambe.
Il sangue mi affiora violentemente alle guance, per il disagio e il brusio oneroso dei miei pensieri e delle mie emozioni contrastanti, che mi inducono ad indietreggiare da Ian, quasi fossi terrorizzata dalla sua presenza.
Lo vedo osservarmi con rimpianto e amarezza.
Abbasso la testa colpevole e con un macigno gravoso a riempirmi l’anima, senza dire nulla, consapevole dello sguardo di entrambi su di me, barcollante e incerta raggiungo la soglia della porta, sulla quale è ancora impietrita Candice e provo ad oltrepassarla a capo chino.
Ovviamente mi sento afferrata e trascinata subito da un lato, all’interno del locale.
L’aria calorosa e pregna di anidride carbonica, soffocante, s’infiltra nei miei polmoni facendomi boccheggiare, desiderosa nuovamente dell’aria fresca e pulita dell’esterno.
I pensieri mi vorticano caoticamente nella testa e le sensazioni, così intense, provate in quel breve attimo con Ian, riaffiorano e stagnano ancora indelebili sulla mia pelle, provocandomi piccoli brividi e scosse.
Sento il mio braccio venire strattonato e poco dopo mi ritrovo con una luce fredda e asettica che mi pizzica gli occhi, e il fresco profumo di lavanda e pulito, che aleggia nel bagno chiaro.
So che ora subirò il terzo grado di Candice e sono talmente scombussolata e scossa, che l’unica cosa che voglio fare è andarmene il più presto possibile da questa festa.
La verità è che sono terribilmente spaventata.
Non da Ian, bensì dai miei sentimenti, dalle sensazioni e intense e profonde emozioni, che mi stravolgono totalmente ogni qualvolta mi ritrovo così vicina a lui.
Mi destabilizza completamente e, come è successo poco prima, rischio di non avere controllo sul mio corpo e sulle mie azioni, abbandonandomi all’istinto e al desiderio che s’infiltrano nel mio cuore, rischiando così di commettere grossi errori.
Mi stringo le braccia al petto e mantengo gli occhi a terra, evitando il più possibile lo sguardo indagatore di Candice che mi sprona ad alzare il capo.
Solo in quell’istante mi rendo conto che sulle mie spalle è posato ancora il giaccone di Ian.
Un brivido di puro calore mi attraversa la schiena quando il suo odore così inebriante, afrodisiaco e muschiato mi stuzzica l’olfatto annebbiandomi la mente.
<< Posso avere una spiegazione a quello che ho appena visto? >> la voce stridula, stizzita e incrinata della mia amica mi giunge alle orecchie, facendomi perdere un battito, e il mio cuore aumenta il ritmo, esagitato, mentre il respiro si spezza e diventa affannoso.
Il problema è che non so spiegarlo neanche a me stessa.
Rialzo il capo rammaricata e punto i miei occhi nei suoi, stringendo le labbra in difficoltà.
Scuoto lievemente il capo e mi vesso freneticamente le dita delle mani.
<< Non lo so nemmeno io. >> mormoro flebilmente, abbassando lo sguardo a terra.
Sento lo stupore invadere la mia amica e poco dopo un sonoro << Cosa? >> risuona tra le pareti del bagno.
<< C-che significa che non lo sai nemmeno tu? Stavate per baciarvi, Nina! Di solito si è consapevoli di stare per baciare una persona… >> balbetta con voce acuta e quasi isterica, presa dalla frenesia.
 I suoi occhi sgranati mi fissano interdetti e sbalorditi mentre agita le mani in preda al momento.
<< Candice, sono confusa. Ho bisogno di tornare a casa. >> sussurro portandomi una mano alla tempia e socchiudendo le palpebre, provando a calmare il groviglio di emozioni che si agita nel mio petto e il forte mal di testa che si sta infiltrando ed espandendo, con dolorose e lancinanti fitte, in tutta la testa.
La mia amica, comprende il mio stato d’animo e, anche se ancora perplessa e attonita, si avvicina circondandomi con un braccio le spalle e provando a sostenermi.
<< Nina, non so cosa stia succedendo tra voi due, ma sicuramente non puoi andartene ora. Non dopo aver fatto tutto questo, ma soprattutto non prima che Ian apra i regali >> mi consiglia dolcemente, rilasciando un sospiro sconfitto.
Quanto vorrei sapere anch’io cosa mi sta succedendo. Cosa ci sta succedendo.
Non capisco come mai Ian abbia voluto osare così tanto.
Non capisco perché io non mi sia tirata indietro.
Non capisco perché la sua mente abbia formulato un pensiero del genere, se io sono solo la sua migliore amica.
Tra migliori amici non dovrebbe esserci un’attrazione così sconvolgente a calamitante, ma solo un profondo affetto fraterno.
C’è qualcosa che non va.
Qualcosa che sta cambiando.
E io ho paura.
Il mio respiro si spezza e diviene subito affannoso mentre il cuore accellera il ritmo e l’inquietudine e l’agitazione mi occludono la gola con un nodo fastidioso.
<< Calma Nina. Stai tranquilla. Sono sicura che è stato un momento particolare, dettato dall’euforia e dall’allegria. Adesso torniamo di là, fai finta di nulla e domani, quando tutto sarà tornato alla normalità proverai a chiedergli spiegazioni. Che ne dici? >> mi consiglia e sostiene Candice, incoraggiandomi con un piccolo sorriso.
Stringo le labbra e la osservo con occhioni sgranati, poi capisco che quello è l’unico modo per affrontare la cosa e chiarire la situazione, perciò annusico e abbozzo un sorriso mentre rilascio un sonoro sospiro, placando le fastidiose e soffocanti sensazioni e, insieme, usciamo dal bagno.
Subito la musica rimbombante e il calore del luogo ci riavvolgono e io mi accorgo di camminare a testa bassa, proprio per evitare di incontrare due occhi di ghiaccio sicuramente feriti e amareggiati, che so, mi lascerebbero preda del senso di colpa e del dolore.
La mia amica mi conduce tra i tavoli, mentre saluta alcuni invitati e sorride calorosamente a questi ultimi.
D’un tratto sento la giacca di Ian scivolarmi sulla spalla, lasciando la pelle scoperta e, solo in quel momento, mi ricordo nuovamente che indosso ancora il suo indumento che, tra l’altro, mi fa crogiolare nel suo profumo e calore, annebbiandomi completamente la mente.
<< Aspetta Candice. Devo ridare la giacca ad Ian. >> mormoro frenandola un attimo.
La mia amica si volta e mi scruta per un secondo con un cipiglio preoccupato, ma la rincuoro annuendo lievemente e corrucciando le labbra.
<< D’accordo. Allora io vado dagli altri e li avverto che tra poco Ian scarterà i regali e li faccio sistemare. >> m’informa, mentre con un’occhiata fiduciosa, mi lascia per un secondo al mio destino.
Il cuore inizia a battermi forte e le orecchie iniziano a fischiarmi, mentre con timore, dolore, angoscia alzo lo sguardo e provo a cercare il volto di Ian.
Ho paura di leggervi la verità.
La confusa, incomprensibile verità.
Lentamente, ancora in cerca del suo viso, mi avvicino al nostro tavolo e, d’un tratto cambio idea, decisa a non incontrarlo più.
Presa dal panico e dal terrore.
Mi sfilo la giacca e l’appoggio sullo schienale della sedia, poi con cautela, quasi stessi commettendo un crimine, senza voltarmi inizio ad indietreggiare in direzione della reception, per prendere il cappotto e andarmene.
Anche se Candice mi ha consigliato di non farlo, la ragione e la marea di emozioni contrastanti, ma soprattutto la paura di guardare i suoi occhi, mi constringono a scappare il più lontano possibile da lì.
Improvvisamente, però, la mia schiena cozza bruscamente contro qualcuno e il mio cuore salta nel petto per il contatto, la sorpresa e il timore che possa essere Ian.
Mi ricompongo impacciata e, racimolando un briciolo di coraggio e autocontrollo, mi preparo ad affrontare quel qualcuno che si è scontrato con me.
Mi volto velocemente e mormoro.
<< Scusam… >> ma le parole mi muoiono in bocca non appena scruto e riconosco il viso dell’individuo, riportandomi bruscamente alla mente milioni di ricordi.
I suoi occhi verdi mi guardano sbalorditi e sbigottiti non appena mi riconosce e le sue labbra schiuse per lo stupore mi sconbussolano l’anima.
<< Ben? >> farfuglio meravigliata mentre spalanco la bocca sgomenta e lo squadro velocemente da capo a piedi.
Sempre stesso fisico alto e asciutto, fasciato in una camicia azzurra e un paio di jeans scuri che mettono in risalto il suo volto sorridente, i suoi capelli neri e ondulati e i suoi occhi luminosi e dal taglio particolare.
<< Nina? >> pronuncia il mio nome stupito e altrettanto ammirato.
Vedo il suo sguardo rapito vagare bravemente sul mio corpo, e a quel gesto le mie guance s’imporporano per l’imbarazzo, per poi tornare al mio viso.
Senza preavviso mi ritrovo immediatamente circondata dalle sue braccia e stretta al suo petto.
M’irrigidisco momentaneamente per l’inaspettato atto, ma poi mi rilasso circondando a mia volta le sue spalle.
<< Come va? E’ da tanto che non ci vediamo… >> asserisce sorridente e con un cipiglio colpito, mentre scioglie la presa e si stringe nelle spalle con nonchalance.
<< Bene, tu? Sì è vero è da quasi un anno e più ormai. >> annuisco stringendo le labbra e accarezzandomi un braccio, per scacciare l’improvvisa pelle d’oca che mi ha velato la pelle.
Ho una strana sensazione.
Come se qualcuno ci stesse osservando. Mi  stesse scrutando con un’intensità sconvolgente e invece carica di onde negative nei confronti di Ben.
Lancio una veloce occhiata in giro per scoprire chi sia la fonte di quell’emozione, che mi fa correre i brividi lungo la schiena, e a malapena, accanto alla postazione del dj, riesco a scorgere una chioma corvina scompigliata, che volta subito la testa, non appena viene localizza dal mio sguardo, e poi scompare tra la massa ingarbugliata di corpi che si agitano a ritmo di musica.
Assottiglio lo sguardo e provo a seguire il suo corpo diretto chissà dove, ma Ben cattura nuovamente la mia attenzione con la sua voce e le sue parole.
<< Anch’io sto bene. Per quanto riguarda il lavoro che mi dici? Reciti ancora in quella serie di vampiri? >> chiede smagliante riallacciando i suoi smeraldi ai miei color nocciola.
Sorrido, provando a sotterrare le strane emozioni causate da quella sensazione e mi concentro sulla conversazione.
Ben.
Ben Hollingsworth.
Mio ex fidanzato del liceo.
Ci siamo conosciuti a scuola e ci siamo messi insieme al quarto anno, per poi lasciarci una volta consegnati i diplomi. Siamo rimasti in contatto per tre mesi.
Poi abbiamo deciso di riprovarci e così abbiamo passato altri sei mesi insieme, duranti i quali abbiamo anche girato delle scene insieme nella serie TV “Degrassi: the next generation”.
Alla fine le nostre strade si sono immancabilmente separate, quando io mi sono trasferita qui ad Atlanta e ho cominciato con altri piccoli ruoli per poi sbarcare con un contratto fisso, sulla CW.
<< Sì, ormai ho un posto fisso in The Vampire Diaries. E tu, invece? Stai lavorando in qualche serie? Ma soprattutto, che ci fai qui? >> chiedo scherzosamente mentre rido della sua espressione buffa da finto offeso.
Mi è sempre piaciuto il suo atteggiamento ilare, ma al contempo dolce e tranquillo.
E’ sempre stato un ragazzo pacato e sereno.
Nulla a che fare con un signorino lunatico e terribilmente complicato.
Una risata genuina esce dalle labbra di Ben e mi si stringe il cuore a rivederlo e a risentire la sua voce.
Nonostante tutto, soprattutto la sopresa per averlo rivisto, devo ammettere che mi è mancato.
<< Sono qui ad Alanta per girare una mini-serie di cinque episodi. Si intitola “the Beautiful life”. E se intendi qui, qui… >> sorride alzando il viso con aria pensierosa, provando a mettere suspance, mentre s’infila le mani nelle tasche dei pantaloni.
<< E’ perché ho un caro amico, che è stato invitato a questa festa e mi aveva chiesto di riaccompagnarlo a casa, ma credo di essere venuto troppo in anticipo. >> mi chiarisce, fissandomi poi con quei suoi occhi così splendenti e verdi, da farmi riaffiorare nella mente vecchi ricordi passati, del periodo in cui stavamo insieme.
<< In tal caso, puoi restare. Non c’è alcun problema. Ora il festeggiato aprirà i regali, se vuoi puoi accomodarti >> propongo entusiasta, mentre mi volto un attimo a guardare il resto degli invitati che si stanno avviando verso il tavolo, su cui sono posti i pacchetti, in attesa di Ian.
Ben mi ringrazia gentilmente ed educatamente mentre i pensieri mi vorticano senza sosta nella mente.
Tutto e troppe cose insieme, tutte la stessa sera.
Rischio seriamente di impazzire di questo passo.
E se invece Ben fosse capitato proprio in un momento giusto della mia vita?.
E se la fortuna, per una volta buona, mi assistesse?
Dopottutto nulla è lasciato al caso e tutto avviene per una determinata circostanza.
Forse il destino vuole che io mi distragga da quello che mi sta succedendo con Ian, forse Ben è la mia ancora di salvezza, la mia soluzione.
Strizzo gli occhi ancora più confusa e incerta mentre le domande continuano a vorticare senza sosta.
Scuoto il capo come a cercare di eliminare ogni incertezza, e raggiungo gli altri ospiti che si sono disposti a semicerchio intorno al tavolo.
Mi sistemo accanto ad un gruppetto che sta animatamente chiacchierando e ridendo e scruto attentamente i volti sorridenti degli ospiti, alla ricerca di quello della mia amica, per trovare conforto, aiuto e forza.
Purtroppo però, nello stesso istante in cui la trovo, il suo volto viene coperto da uno ancora più magnetico e ora terribilmente serio, contratto e con una strana luce di irritazione nelle iridi cerulee.
Un brivido pungente mi percorre la schiena, strappandomi un respiro e un battito.
La sua epressione è indecifrabile.
Il suo corpo teso e irrigidito e i suoi capelli, un groviglio setoso e scompigliato, che gli conferiscono un’aria selvaggia, quasi come se ci avesse passato le dita tirandoli e scarmigliandoli, lo fa sembrare un leone fiero e maestoso.
Ciò mi fa contrarre lo stomaco in uno spasmo di piacevole fastidio, mentre provo ad abbassare lo sguardo, sentendo il cuore venire racchiuso in una morsa d’angoscia e confusione.
Mi mordo un labbro irrequieta e provo ad abbozzare un sorriso.
Dopotutto è il suo compleanno, non voglio venga rovinato.
Anche se, con quello che sta succendendo, purtroppo siamo sulla buona strada.
Mi prendo un secondo di tempo per riflettere razionalmente, mentre le luci del locale tornano a schiarire meglio l’ambiente e la musica, quasi assordante, abbassarsi fino a divenire un sottofondo delicato e gradevole.
La verità è che ora come ora, pur avendo dentro di me un garbuglio di emozioni talmente intricato, forte ed espanso, quasi ad occludermi l’anima, voglio far vivere ad Ian il più bel compleanno di sempre.
Glielo devo.
Dopo tutto quello che ha passato.
E che abbiamo passato.
Sento che qualcosa tra noi sta cambiando.
Sta succedendo qualcosa di strano.
Ma ora voglio accantonarlo. Solo per questa sera.
So che domani i pensieri torneranno prepotentemente a tormentarmi, ma per ora ho deciso di non assecondarli.
La mia amicizia con Ian non deve finire.
Per nessuna ragione al mondo permetterò a niente e nessuno di separarci.
Esalo un profondo respiro, conscia di essere riuscita a placare lo tsunami di sensazioni e, come se nulla fosse accaduto, osservo Ian, ora girato di spalle nella mia direzione, iniziare a sorridere e ringraziare i vari ospiti.
Un sorriso malandrino si dipinge sul mio volto e di soppiatto mi avvicino alle sue spalle.
Per fortuna non si è accorto di nulla, ancora intento a parlare.
E in un attimo scatto, mentre l’istinto e un moto infantile e giocoso mi trascinano nel loro mulinello.
Con un piccolo saltello, da dietro, circondo teneramente il suo collo con le braccia e mi aggrappo a lui, ridendo divertita del mio gesto innocente.
I miei piedi si sollevano da terra, perché la sua statura è maggiore della mia, il seno e il mio fisico premono, involontariamente, sulla sua schiena ampia e il mio viso poggia sulla sua spalla destra, inclinato ad osservare l’espressione e la reazione sul suo volto.
A quel contatto percepisco i muscoli del suo corpo irrigidirsi e contrarsi, mentre intravedo il suo sorriso di cortesia, rivolto agli ospiti, sparire immediatamente e venire sostituito da una linea tesa e contratta e da due occhi, lievemente sgranati per lo stupore e, al contempo, caricati di una sfumatura quasi stizzita.
A quella vista il mio cuore perde un battito mentre la delusione e il dolore s’infiltrano e fluiscono nel mio sangue e nel mio fisico, annidandosi al centro del petto.
Nonostante questo però, non mi do per vinta e in ricordo della nostra meravigliosa amicizia lo provoco un po’.
<< Ehi Smolder pronto per scartare i regali e vedere quanti cateteri e deambulatori ti hanno comprato? Inizi ad essere vecchietto eh? >> lo prendo in giro sorridendo e ridendo cristallinamente alla mia battuta, mentre, per risollevarlo ancor più di morale, scosto una mano dal suo petto, a cui mi ero aggrappata per sostenermi, e la passo tra le sue ciocche corvine morbide e setose, scompigliandole ancora di più.
Il chiacchiericcio e il brusio animato degli ospiti continua a circondarci e le persone non fanno tanto caso al modo intimo e giocoso con cui sto trattando Ian, consapevoli della nostra profonda amicizia.
Torno a rivolgere la mia attenzione a lui, ancora silenzioso e, lentamente scendo dalle sue spalle, preoccupata  che gli stia procurando fastidio e mi scosto, posizionandomi al suo fianco e alzando lo sguardo sul suo viso, sul quale stanno passando milioni di emozioni.
Dal perplesso, al divertito, all’irritato e infine al lieto.
Si concede pochi istanti per riflettere e io ammaliata, osservo ogni sfaccettatura e ogni minimo cambiamento e movimento sul suo volto.
Dalle palpebre che si stringono impercettibilmente, quasi a cercare una soluzione e chiarirsi le idee, alla fronte che si aggrotta leggermente perplessa, alle labbra che si piegano in una piccola smorfia di riconciliazione con se stesso.
Pochi secondi e mi ritrovo un sorriso smagliante che mi abbaglia con la sua luminosità e due occhi che sfavillano di un sfolgorio euforico.
Il mio cuore accellera il ritmo a quella vista, e un fiotto di calore e gioia va a lenire e rabbonire la mia anima turbata, avvolgendola in una languida carezza.
Sono così contenta che anche Ian abbia deciso di accantonare per poche ore, quei pensieri confusi e di divertirsi con noi, che non riesco a trannermi, spinta del potente e immenso sentimento d’affetto e amore che mi ha saturato il petto, dal gettargli le braccia al collo, stringendolo fortemente a me.
Le mie braccia circondando il suo collo e, nonostante i tacchi, mi sollevo lievemente sulle punte per avere un contatto più nitido.
Avverto le sue ciocche delicate sfiorarmi la pelle del collo, provocandomi un brivido di piacere lungo tutta la spina dorsale, che mi fa rizzare i peli delle braccia, tanto è intensa la sensazione.
Le sue braccia muscolose mi cingono la vita e mi traggono a lui in un fervido e bisognoso contatto.
Il calore e il profumo del suo corpo mi pizzicano e filtrano nella mia pelle scuotendomi le membra e facendomi scalpitare il cuore nel petto.
Socchiudo le palpebre presa dal momento e i miei muscoli si rilassano e abbandonano totalmente a lui, tanto sto riponendo tutta la mia fiducia nelle sue mani.
<< Piccola Dobrev, tra poco serviranno a te. Non vedi quanto sei più acciaccata e malconcia di me? >> mi sussurra ironicamente, sfiorandomi l’orecchio con il suo fiato caldo, causandomi l’ennesimo brivido che mi fa contrarre le dita dei piedi.
Il mio cervello impiega alcuni minuti per elaborare la sua frase, ma quando giunge alle sinapsi, finalmente il mio corpo reagisce, scherzosamente stizzito.
<< Ehi! >>  ribatto piccata, mentre sciolgo l’abbraccio e gli do una spintarella giocosa ridendo.
Ci scambiamo un’intensa occhiata complice poi mi affianco a lui e lo aiuto con i regali.
Scarta ogni pacchetto, sacchetto e la carta stropicciata e strappata cade a terra con un leggero fruscio.
Ian immensamente grato a tutti, ringrazia subito per i meravigliosi pensieri, poi afferra delicatamente l’ultima busta e il mio cuore sobbalza.
Il muscolo nel petto inizia a battermi incessantemente e le gambe iniziano a tremarmi mentre la mente si affolla di pensieri.
Ha appena impugnato la busta contente il mio dono.
Ne esamina voluttuosamente le fattezze, lanciandomi poi un’intensa occhiata di sottecchi, facendomi percorrere da un fremito.
Il dubbio e il timore iniziano a crearsi e ad agitarsi nel mio corpo, mentre mi mordo un labbro irresoluta.
E se non dovesse piacergli ciò che gli ho fatto?
Fino all’ultimo ero così indecisa e titubante su cosa comprargli, poi ho optato per qualcosa di leggero e interessante, e una cosa che lo farà andare letteralmente in un brodo di giuggiole.
O almeno spero.
I suoi occhi mi fissano incuriositi, allettati e con una sfumatura di aspettativa nelle iridi meravigliosamente glauche, e le sue labbra sono tirate in un sorrisino malizioso che gli disegna  sulla guancia una piccola e adorabile fossetta.
Le sue dita sciolgono agilmente il fiocco bianco, che avevo accuratamente posizionato sui manici, e la sua attenzione torna al contenuto del sacchetto nero e, tirandone lievemente i lembi, lo apre.
I suoi occhi balunginano sempre più attratti all’interno della busta e si sgranano sorpresi e sbigottiti
Schiude la bocca sbigottito e subito con la mano estrae una busta delle lettere, e una meravigliosa cornice argentata, con ghirigori di filigrana ad arricchire i bordi, con all’interno una nostra foto.
Quell’immagine è stata scattata sul set circa un mese e mezzo fa, quando stavamo girando le riprese dell’ undicesimo episodio, in Georgia.
Ed immortalava un momento particolare di quella giornata.
Era il tramonto e la luce arancione del sole ci illuminava i volti, rendendo la nostra pelle olivastra.
Ian mi aveva cinto il corpo in un tenero abbraccio, mentre depositava ad occhi chiusi, un dolce bacio sui miei capelli.
E io avevo abbozzato un sorriso, ma la verità è che ero stata travolta dalla marea ingente di emozioni, che mi avevano lasciata scombussolata.
Tanto è vero, che ciò si può dimostrare scrutando attentamente il mio sguardo.
Avevamo trascorso una giornata meravigliosa e mi sembrava giusto potergliela regalare, così da guardarla tutti i giorni prima di uscire di casa, magari mettendola nel suo nuovo appartamento.
Le sue pupille dilatate e lucide, le sue gote arrossate e l’espressione da cucciolo, mi fanno accellerare i battiti.
Senza proferire alcuna parola, si avvicina a me e prima che io possa rendermi conto della sua azione, mi ritrovo le sue labbra carnose, morbide e calde premere dolcemente sulla mia guancia destra.
Perdo un battito e sgrano gli occhi sorpresa di quel gesto, ma soprattutto dell’intenso calore e piccole scosse che si stanno irradiando proprio su tutto il mio zigomo, penetrando in profondità.
Completamente sopraffatta dall’emozione, socchiudo le palpebre abbandonandomi al momento.
Troppo presto il suo viso si scosta lentamente dal mio, inchiodandomi con i suoi zaffiri, liquidi di un sentimento così grande, forte e potente da sconquassarmi le membra.
<< Grazie >> soffia a pochi centimetri dal mio volto, lasciandomi boccheggiante ed attonita.
<< N-non è finito >> balbetto flebilmente, schiarendomi la voce in cerca di contegno, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e guadagnandomi un’altra occhiata sorpresa e colpita da parte di Ian.
Torna a controllare nel sacchetto e ne estrae incuriosito la busta di carta.
Mi rivolge un altro sguardo di sottecchi e la apre, tirandone fuori il contenuto.
Spalanca la bocca senza fiato e, con uno sguardo scintillante di gioia, si volta nella mia direzione, scuotendo il capo quasi non credendoci.
<< Due biglietti in prima fila per la partita del prossimo mese, dei Lakers?! Stai scherzando vero? >> esclama sbigottito.
Sul mio viso si dipinge un sorriso divertito e lieto, fiera di avergli regalato qualcosa di emozionante.
Immediatamente mi trae a sé e con un braccio mi circonda le spalle stringendomi a lui, mentre mi deposita un tenero bacio sui capelli.
<< Tu sei tutta matta, Dobrev. Come hai fatto a trovarli? >> mi sorride estasiato, mentre mi contagia con la sua ilarità.
<< Eh, ho le mie conoscenze, Smolder… >> assottiglio lo sguardo e corruccio le labbra, assumendo un’espressione maliziosa e misteriosa.
Lui in risposta, mi scompiglia lievemente i capelli, trattenendo a stento l’euforia.
<< Come vedi ci sono due biglietti, il che vuol dire che potrai invitare chi vorrai >> gli chiarisco più seria, ma sempre sorridente.
<< Certo, deciderò poi… >> lascia intendere, con un’alzata eloquente di sopracciglia e un’occhiata maliziosa al mio viso.
<< Grazie mille Nina. Mi hai reso davvero felice. >> mi sussurra grato, stringendomi ancora a lui e lasciandomi con il cuore a mille.     
Una volta raccolti e riordinati tutti i regali, alcuni invitati tornano a sparpagliarsi nel grande salone mentre altri ancora, si avviano, oramai stanchi ed esausti per la lunga serata trascorsa, verso la reception chiedendo dei soprabiti e cappotti, per coprirsi ed andare via.
Lentamente inizio a percepire anch’io i segni della spossatezza e dell’interminabile e duratura giornata.
Le gambe iniziano ad appesantirsi e la pianta del piede e le dita iniziano a subire piccole fitte dolorose, perché ancora costretti nei tacchi alti.
Mi osservo attentamente intorno e, non notando nessuno, ancora accanto al tavolo dei regali e al vassoio ormai vuoto, che sorreggeva la torta, mi avvicino e mi abbandono su una sedia libera.
Assaporo per pochi attimi il sollievo e il piacere che mi da, riposare un po’ il fisico.
Scruto circospetta la sala, già meno affollata, che si appresta ad ospitare lentamente, solo un mucchio di cartacce e festoni, e sicura di non essere vista da alcuno, mi concendo un piccolo godimento, sfilandomi i tacchi e poggiando i piedi doloranti sul fresco parque.
Socchiudo le palpebre gustandomi la forma naturale e rettilinea del pavimento sotto la pianta dei miei piedi, e mi mordo un labbro inclinando lievemente il capo verso sinistra, pregustando la sonnollenza e il torpore della fiacca, compenetrare ed espandersi in ogni fibra del mio essere.
Il brusio e chiacchiericcio dei pochi invitati rimasti, si affievolisce drasticamente e il mondo esterno scompare per un attimo, lasciandomi immergere nel bagno caldo di stanchezza.
Sto sprofondando completamente nella prostazione, quando un tintinnio di bicchieri e un lieve stridio, mi riscuotono dalla spossatezza, costringendomi ad aprire cautamente le palpebre e a riprendere il contatto con la realtà.
Ciò che mi trovo di fronte, mi fa sobbalzare il cuore per la sorpresa.
<< Ben. >> mormoro flebilmente, manovrata dal torpore.
I suoi occhi verdi e splendenti mi osservano con un cipiglio spigliato e incuriosito, mentre la sua bocca si piega in una smorfia divertita.
Abbozzo un piccolo sorriso e ritorno in me, imponendomi di resistere ancora per un po’ e di riprendermi dall’attimo di catalessi.
<< Prima che io e il mio amico ce ne andiamo, volevo chiederti una cosa. >> mi sussurra dolcemente, mentre finisce di avvolgersi una sciarpa nera intorno al collo.
Vedendolo in piedi accanto a me, per educazione, mi alzo anch’io, ma non appena noto la marcata differenza di altezza, anche a causa dei miei mancati tacchi, arrossisco vistosamente imbarazzata.
Lui stringe le labbra per trattenersi, poi però scoppia in una risata intenerita.
<< Scusami Nina, è che era da troppo che non ti vedevo in tutta la tua splendida altezza >> borbotta ironicamente tra gli sghignazzi, facendomi spalancare la bocca colpita e divertita.
<< Certo, è un’altezza perfetta. 1.68 è giustissima. >> ribatto piccata, schioccando la lingua e alzando il mento con aria superiore, mentre mi gusto un’altra risata di Ben, alla mia reazione altezzosa e infantile.
Mi abbandono anch’io al riso, poi lentamente entrambe vanno affievolendosi e scemando, lasciando al loro posto un leggero silenzio imbarazzante.
<< Quindi… che mi volevi chiedere prima? >> cerco di rompere la strana sensazione e aspetto  una sua risposta.
<< Ecco, volevo sapere se un giorno di questi ti andava di andare a predere un caffè insieme, così per fare quattro chiacchiere e rimetterti in pari con le cose che ci sono successe tutto questo tempo che non ci siamo visti. Che ne dici? >> chiede titubante e speranzoso, torturandosi le mani in difficoltà, mentre un lieve rossore gli imporpora le guance.
Nonostante la sua reazione così dolce e tenere, la domanda mi spiazza totalmente lasciandomi per alcuni istanti completamente sorpresa.
Mi concedo un momento per riflettere e la stessa strana sensazione di prima, ovvero di essere osservata da qualcuno, si fa prepotente ed insistente, mentre il cuore inizia ad accellerare la sua corsa e il ritmo dei secondi dell’orologio, si scandisce nella mia mente con un suono cadenzato.
Ho bisogno di staccare un attimo la spina.
Di provare ad allontanarmi per un po’ da Ian. Rimandendo sempre amici, ma evitando così, di cadere in tentazioni pericolose.
E Ben mi sembra la persona giusta.
Certo, da parte mia è un po’ egoistico sfruttarlo per una questione, dalla quale voglio fuggire, ma d’altronde non faccio nulla di male ad accettare un semplice caffè, no?
Ormai decisa, rialzo lo sguardo sul volto ancora in attesa di Ben e mi apro in un piccolo sorriso rincuorante.
<< Certo, mi farebbe molto piacere. Che ne dici di mercoledì prossimo alle quattro? >> rispondo sollevata mentre vedo nei suoi occhi brillare di una luce di felicità.
<< E’ perfetto! Allora ci vediamo mercoledì. >> rimarca entusiasta aprendosi in un sorriso abbagliante.
<< Aspetta però, non ho il tuo numero. Lasciamelo, così possiamo accordarci e tenerci in contatto per qualsiasi cosa >> asserisce d’un tratto, ricordandosi della questione.
Annuisco divertita della sua euforia e contentezza e attendo che estragga il cellulare dalla tasca.
Gli detto il mio numero e ci salutiamo con la promessa di vederci mercoledì e risentirci in settimana.
Non appena vedo Ben uscire dalla sala, un profondo senso si maliconia e disagio m’investe, facendo riaffiorare l’istinto, messo a tacere precedentemente, che inizia a rimproverarmi e ad urlarmi contro i peggio epiteti e giudizi, confondendomi l’anima.
E se invece avessi sbagliato ad accettare quest’uscita?
Un sottile senso di colpa s’insinua nel mio stomaco, causandomi fastidiose fitte.
Il nome di Ian aleggia nella mia mente insieme ai più svariati pensieri.
E come se gli stessi facendo un torto, quando in realtà è innocente.
Il respiro diviene affannoso e il timore di aver fatto una stupidaggine mi pressa gravemente lo sterno, sconvolgendomi.
Con lo sguardo vacuo, perso ad osservare distrattamente il legno chiaro del pavimento, non mi accorgo di una figura che si avvicina a me, finchè una voce femminile mi richiama con tono perplesso.
Mi volto, sbattendo le palpebre, cercando di darmi un contegno e sopprimendo l’istinto e lo strano senso d’angoscia che mi ha graffiato l’anima.
Il viso di Katherina mi appare preoccupato e con una sfumatura d’apprensione negli occhi.
<< Stai bene? >> chiede tentennante, aggrottando la fronte.
Infilo la maschera della menzogna e celo il tutto con un sorriso rinfrancante.
<< Sì certo, stavo solo pensando ad una cosa >> affermo convinta, sperando che creda alla scusa.
Mi osserva attentamente per un attimo, poi i muscoli contratti del suo viso si rilassano e torna a sorridermi.
<< Nina ci serve una mano con i passaggi. Siccome sono andati via tutti gli invitati, sono rimasti solo alcuni nostri colleghi, ci stiamo accordando. >> inizia spiegandomi la situazione.
Mi guardo intorno sbigottita notando che non è rimasta neanche più una persona e un brivido mi percorre la schiena.
Non mi sono davvero accorta di nulla?
E’ questo l’effetto che mi fa Ian.
Mi fa completamente dimenticare del resto del mondo, lasciandomi in balia delle mie emozioni e pensieri.
Mi riprendo dal momentaneo shock, scuotendo leggermente il capo, e torno ad ascoltare la mia amica.
<<  Allora io riporterò a casa Candice e Brian, Paul scorterà Zach e Matt e l’unico che è rimasto senza passaggio, perché era stato accompagnato da Paul, è Ian. Perciò ti volevamo chiedere se potevi farci il favore di riaccompagnarlo tu >> mi spiega e propone gentilmente Katherina, facendomi perdere un battito a quel nome.
Trattengo il respiro lievemente sconcertata e, anche se non lo do a vedere, rimango ancora più attonita quando la domanda mi giunge chiara e limpida alle orecchie.
Con questa volta posso decisamente affermare che la fortuna non è dalla mia parte, bensì mi sta palesemente dando contro.
Nascondendo il profondo garbuglio e subbuglio di sentimenti avversi, che sta tempestando nel mio torace, annuisco impercettibilmente e asserisco.
<< Va bene, certo >> con voce sensibilmente impassibile e distaccata, guadagnandomi un’occhiata bieca dalla mia amica, che, sempre perplessa, mi saluta e mi volta le spalle, raggiungendo gli altri che si stanno già infilando le giacche e i cappotti, pronti per uscire.
Le gambe iniziano a tremarmi mentre una miriade di pensieri si affolla nella mia testa, procurandomi insistenti e fastidiose fitte che mi obbligano a strizzare gli occhi in cerca di sollievo e a massaggiarmi le tempie con insistenza, provando a placare la forte emicrania che si sta formando nella mia mente.
“Ok, ora calmati, respira e stai tranquilla. E’ solo un passaggio, lo riporti a casa, lo saluti e te ne vai. “ ripeto a me stessa questa frase, come un mantra, cercando di autoconvincermi che non sia nulla di grave.
E se invece mi chiedesse di Ben? Cosa dovrei rispondergli? E se invece dovesse rivangare la questione del “quasi-bacio” avuto questa sera? Cosa dovrei dirgli?.
Le domande mi assillano e asfissiano, tanto che il nodo di confusione e tormento di sta ostruendo le vie respiratore causandomi affanno.
Forse sto semplicemente esagerando. D’altronde è il mio migliore amico e tra amici può capitare di avere delle incomprensioni o dei fraitendimenti.
Con ancora le palpebre serrate e la fronte increspata, percepisco le sensazioni all’interno del mio corpo iniziare a diradarsi e placarsi e ringrazio ancora una volta gli insegnamenti del mio maestro di yoga, nel controllare l’ansia.
D’un tratto qualcosa di caldo e morbido sfiora la mia guancia, facendomi sobbalzare il cuore nel petto, trasalire spaventata e sgranare di colpo gli occhi, mentre un ansito sonoro fuoriesce dalle mie labbra.
Mi porto automaticamente una mano al petto cercando di calmare il battito frenetico del mio cuore, che rischia veramente di scoppiarmi e respiro affannosamente.
Due iridi di ghiaccio mi scrutano mortificate e preoccupate.
<< Scusami, non volevo spaventarti. Stai bene? >> mormora costernato, avvicinandosi di un passo e inchiodandomi con le sue pupille nere come la notte, e analizzando minuziosamente ogni particolare del mio viso, cogliendone ogni sfumatura ed espressione.
Lo sbigottimento, viene presto sostituito da terrore, che possa ricapitare qualcosa come quella successa poco prima, che si trasforma poi in irritazione e freddezza.
Assumo una postura più eretta, tiro le labbra in una linea dura e rigida, lascio ricadere le braccia lungo i fianchi e gli rispondo velocemente e senza alcuna inflessione nel tono di voce.
<< Sì, sto bene. Prendo le mie cose e andiamo. >> lo liquido con un’occhiata  indifferente e indossando rapidamente le scarpe, a lunghe e celeri falcate lo supero, non prima di aver colto sul suo volto e nei suoi occhi una luce di dolore e afflizione.
Con il cuore stretto in una morsa di accoramento e, disgusto verso me stessa, per avergli comunque, rovinato il compleanno, mi dirigo velocemente verso la reception, afferro il mio cappotto con gesti secchi e stizziti, dettatti dalla rabbia che provo per me stessa e lo infilo rapidamente.
Il martellare incessante del mio cuore mi rimbomba nelle orecchie, il respiro è spezzato e ansante e percepisco gli occhi pizzicare per l’addensarsi prepotente di grosse e brucianti lacrime.
Mi sento così confusa e stranita da tutto questo accalcarsi frenetico di situazioni, eventi ed equivoci.
Non riesco a pensare lucidamente e razionalmente, in questo momento.
Ho solo bisogno di tornare a casa, alienarmi dal mondo intero e riflettere su questo uragano di emozioni che mi sta dilaniando l’anima.
Riprendo la borsa dall’armadio, ormai vuoto, e inizio a cercare le chiavi della macchina.
Come al solito, sono costretta a posarla a terra, ad inginocchiarmi ed a scostare le milioni di cose che mi ostino a portarmi dietro, fin quando, con uno sbuffo spaziantito le riconosco e le afferro.
Mi rialzo, sistemo la stoffa del giaccone, lievemente spiegazzata e cerco la recepionist, per ringraziarla almeno dell’ottima organizzazione e della disponibilità che ci hanno prestato.
Una volta scorta, raggiunta  e ringraziata, osservo l’ampia sala, cercando con lo sguardo Ian, senza però trovarlo.
Avverto la stizza e l’indignazione scemare a poco a poco e la preoccupazione e l’angoscia crescere.
Più volte controllo in bagno, sul terrazzo, nelle cucine mentre l’agitazione e il senso di colpa per averlo trattato in quel modo, crescono.
Lo richiamo intimorita che se ne sia andato da solo, a piedi, nel bel mezzo della notte, con soli 3°C.
Noto la sedia su cui era posto il suo giacchetto essere vuota, segno che deve averla indossata.
Sconsolata e afflitta, con il cuore a mille e uno straziante e logorante senso di colpa a comprimermi lo sterno, causandomi un respiro ansante, raggiungo la ragazza del locale.
<< Mi scusi, ha visto per caso il festeggiato uscire? >> domando esagitata mentre le dita delle mani iniziano a tremarmi.
La recepionist mi scruta con un cipiglio perplesso e dubbioso, stringendo le labbra e assottigliando lo sguardo come a cercare di rimembrare.
<< Sì, mi sembra di averlo visto uscire poco fa. >> asserisce infine, facendomi mancare un battito e mozzare il respiro.
Farfuglio un “grazie” affannato e tiro la maniglia aprendo la porta, fiondandomi poi all’esterno, dove una folata gelida mi staffila prepotentemente il viso.
Boccheggio rantolante mentre un terribile ed enorme senso di colpa si forma e ingigantisce all’interno del mio petto, mozzandomi il respiro con un nodo occludente di tristezza e apprensione.
Che cosa ho fatto? Ho rovinato ad Ian il giorno più bello della sua vita, a causa del mio egoismo?
Mille pensieri iniziano a tormentarmi e pungermi il cuore, come tanti minuscoli spilli incandescenti e io, nonostante il dolore, comincio a cercare il mio amico nell’oscurità del parcheggio, mentre la fredda brezza invernale mi scompiglia i capelli e mi pizzica la pelle, intorpidendola.
<< Ian? >> chiamo spaesata, mentre barcollo avanzando nel parcheggio ormai deserto e un pensiero mi balugina d’un tratto nella mente.
Non ricevendo alcuna risposta, e trovando conferma ai miei sospetti, inspirando profondamente una sostanziosa boccata d’aria, che mi sale al cervello ridonandomi lucidità e controllo, affrettando il passo, raggiungo la mia auto e subito entro nell’abitacolo mettendo il moto.
Faccio retromarcia ed esco dal cancello immettendomi nella strada desolata e deserta, iniziado ad avanzare a passo d’uomo controllando minuziosamente ogni marciapiede e crocevia.
Il cuore mi martella talmente forte nel petto da offuscarmi la vista, ma, ricacciando indietro le lacrime ed emarginando l’angoscia, continuo a ricercare sperando di trovarlo il più presto possibile.
La strada dal locale a casa sua è lunga ben 5 km, e io non ho intenzione di farlo camminare al freddo, al gelo, da solo, di notte, per di più il giorno del suo compleanno, o meglio il giorno dopo il suo compleanno visto che l’orologio segna mezzanotte e mezza passata.
Il mio cuore sobbalza e trattengo un respiro quando vedo, in lontananza, la sua chioma corvina, camminare a passo lento e incerto, sul marciapiede poco illuminato.
Premo il piede sull’accelleratore e in pochi secondi lo raggiungo.
Mi affianco con la macchina al salvagente e abbasso il finestrino, richiamandolo.
Non si volta, non si ferma, e non mi ascolta.
Continua a camminare dritto senza fare caso a me e ciò mi procura un dolore lancinante al petto.
Lo osservo proseguire e così, mossa da un impeto di sensazioni contrastanti, governate dal senso di colpa, dal timore, dalla tenerezza e dalla strana emozione calorosa che mi avvolge il petto, spegno il motore della vettura e senza alcun indugio, scendo.
<< Ian? >> lo richiamo nuovamente, con voce incrinata dal tormento e aspetto una sua reazione.
Ma ancora niente.
Mi ignora completamente continuando a camminare, con le mani infilate nelle tasche del giaccone e con il volto abbassato.
Non voglio che finisca così.
Una potente e forte emozione mi spinge nella dua direzione e velocemente mi porto a pochi centimetri da lui e finalmente, facendomi forza, afferro la manica del cappotto, costringendolo a voltarsi.
Perdo un battito quando il suo sguardo ferito e deluso mi inchioda al cemento.
Un brivido di puro rammarico e dolore mi scivola sulla spina dorsale, facendo crollare tutti i muri che mi sono costruita dentro fino ad ora.
Gli occhi mi si colmano di lacrime e la vista si appanna, mentre stringo le labbra nel tentativo di non farle debordare.
Le sue iridi e i suoi tratti contratti e tesi, alla mia reazione, si sciolgono e addolciscono mentre la linea dura e severa delle sue labbra assume una smorfia contrita, e nelle sue pupille passa un barlume di tenerezza e compassione.
<< Mi dispiace >> erompo, quasi singhiozzante, provando in tutti i modi a trattenere le lacrime, per non mostrarmi debole.
<< Non volevo trattarti male. Scusami, ti ho rovinato il compleanno. Sono la peggiore amica che possa esistere >> mormoro abbassando il viso con espressione colpevole e completamente distrutta mentre percepisco le lacrime debordare e scivolarmi lente sulle guance, raffreddandomi la pelle per la brezza fresca che mi accarezza il volto.
Mi stringo nelle spalle mentre un singulto mi scuote il corpo e mi mordo le labbra nervosa e inquieta.
D’un tratto mi sento sollevare il mento e sorpresa, mentre il cuore batte furiosamente nel petto, incrocio gli occhi meravigliosamente intensi di Ian, che mi trasmettono tutta la loro compassione e indulgenza.
<< Non mi hai rovinato affatto il compleanno, Nina. Tu l’hai reso ancora più speciale. E non sei la peggiore amica del mondo, non voglio più sentirtelo dire. >> mi rimprovera bonariamente, lanciandomi un’occhiata di sottecchi.
Il mio cuore a quelle parole fa una capriola nel mio petto e lo stomaco si contrae in uno spasmo colpito.
Sgrano impercettibilmente gli occhi e  rimango basita del suo atteggiamento.
Nonostante io l’abbia trattato male e lo abbia liquidato appena dopo il nostro “quasi-bacio” continua a trattarmi con gentilezza e dolcezza, cercando di non farmi stare male e sentire in colpa.
Il suo polpastrello posto sotto il mio mento, mi procura una piccola scossa e le sue pupille dilatate, circondate da lunghe ciglia folte, che mi guardano amorevolmente, mi fanno schiudere la bocca, incapace di concepire un tale improvviso impeto d’amore nei suoi confronti.
Prima che la situazione possa degenerare per me, in qualcosa di più complicato, gli rivolgo un timido sorriso e sussurro un flebile “ grazie “, mentre lo rassicuro con lo sguardo che va tutto bene.
<< Andiamo, prima di trasformarci in ghiaccioli. >> gli propongo sorridente, mentre lo vedo sciogliersi, annuire e seguirmi silenziosamente.
Il tragitto fino a casa di Paul, dove ancora soggiorna Ian, è silenzioso e l’abitacolo è saturo di una strana elettricità sfrigolante.
Quando, infine, parcheggio sotto l’appartamento e spegno il motore, la quiete diviene quasi imbarazzante.
I pensieri iniziano a vorticarmi e le emozioni si fanno avverse e contrastanti.
Non riesco a capire cosa mi succeda quando sono accanto ad Ian.
Sembra che il mio buonsenso e la razionalità, in sua presenza si volatizzino.
Qualcosa è cambiato tra di noi.
Sta succendendo qualcosa di diverso.
E’ come se tra noi due si fosse infiltrata una strana patina che, però, anziché allontanarci, ci avvicina e attira ancora di più l’uno all’altro.
Ho bisogno di chiarezza, di risposte.
Lo schiocco di apertura della portiera mi ridesta dalle mie elucubrazioni e mi volto verso Ian, mentre lo vedo stare per spalancare la portiera, non prima di aver pronuncinato.
<< Grazie mille della bellissima serata, del regalo, e della sorpresa. Te ne sono molto grato >> le sue parole sono cariche di riconoscenza e dolcezza, tanto il suo tono è pacato e quasi distaccato.
Prima che possa scendere dalla vettura, presa dall’impeto della confusione e dal desiderio di risposte e spiegazioni, lo fermo.
<< Ian, aspetta. >> il tono mi esce flebile e arrochito dal groviglio di emozioni e dal freddo.
Vedo il mio amico, girarsi spaesato nella mia direzione con le labbra schiuse in un’espressione puerile, la fronte aggrottata e le pupille dilatate, in attesa che io continui.
Il cuore mi batte all’impazzata e le orecchie iniziano a fischiarmi, mentre le gambe mi formicolano e le dita delle mani mi tremano.
Il respiro spezzato e incrinato mi spezza la voce, ma ormai spinta dal momento, mi butto.
<< Ian, che cosa ci sta succedendo? >>.
 
Angolo autrice

Questa è la foto che Nina regala ad Ian.


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Eccomi qui, cucciole belle!
Come va?
Io distrutta perché sono appena tornata da una giornata intensa, carica di impegni e milioni di cose.
Ma, nonostante la stanchezza, prima di crollare in un sonno profondo, (* sperando di sognare quel gran pezzo di uomo di Ian) eccomi qui ad aggiornare.
Premettendo che questo capitolo lo reputo veramente venuto una schifezza.
Anzi, forse il più brutto che abbia scritto finora, e non lo dico per guadagnarmi elogi, ma lo penso realmente.
Comunque ora passo a chiarire alcuni punti:
-        Per tutte coloro che avevano ipotizzato che la cockblocker fosse Candice, beh ragazze complimenti! Vi guadagnate un bell’Ian da sbaciucchiare tutto, contente? ahahah =) scherzo.
-        La nostra povera Nina è sempre più confusa, spaesata e non sa davvero come comportarsi. In questo capitolo poi l’abbiamo vista proprio lunatica. Un’attimo prima voleva cercare Ian, quello dopo voleva fuggire da lui, un secondo scherza con lui, quello dopo lo allontana e lo tratta male. Per questo c’è una spiegazione plausibile che ve lo chiarirò sottoforma di quesito. Non vi comportereste anche voi così se iniziaste a provare una forte e sconvolgente attrazione e uno strano sentimento profondo, per il vostro migliore amico, che fino a pochi giorni prima consideravate come un fratello?. Beh, così si sente la nostra Nina.
-        Per quanto ringuarda questo terzo punto. Ok, sono pronta a ripararmi dalla frutta marcia e dagli ortaggi andati  a male che siete pronte a tirarmi. Ebbene sì, c’è stata una sorpresa e una nuova comparsa.
Ben.
L’ex di Nina. ( anche nella realtà! Non me lo sono inventato, se scrivete Nina dobrev e Ben hollingsworth su google immagini, vi usciranno loro due insieme! )
Vedremo cosa succederà ora che è entrato in scena anche lui.
Abbiamo già anche notato che un certo signorino…. Guardava Ben fulminandolo e soprattutto aveva un certo mostriciattolo verde che lo tormentava. Vi do un indizio: inizia per G e finisce per Elosia. Beh ci siete arrivate? Ahahah =)
-        Un altro passo importante è il regalo che Nina fa ad Ian. Oltre alla foto, quei biglietti sono di fondamentale importanza per un qualcosa che avverrà più avanti e che in qualche modo contribuirà a segnare un po’ il loro rapporto. Ma non voglio anticiparvi altro. Perché non sarà tutto rose e fiori come vi aspettate. Ora che è arrivato Ben le cose si complicheranno…
-        Anche Ian è piuttosto scosso da tutto ciò che gli sta succedendo e anche lui risulta abbastanza insicuro e lunatico.
-        Per quanto riguarda il “quasi-bacio” invece. So che molte di voi avrebbero voluto averlo, ma credetemi se vi dico che è ancora troppo presto. Sia per loro che per la storia. Sono confusi, non sanno ancora quello che fanno, sono quasi esperimenti che i loro istinti e le loro emozioni profonde stanno facendo su di loro. Ma non temete, se pazienterete ancora un po’ avrete qualcosa di meraviglioso.
Con questo credo di aver detto tutto.
Spero di essere stata chiara e che il capitolo, nonostante sia terribile, vi sia piaciuto.
Se avete domande, curiosità, volete ulteriori chiarimenti, chiedetemi pure, oppure contattatemi sul mio profilo facebook:
 
http://www.facebook.com/federica.pediconi
 
Un ultimissima cosa che riguarda la storia e le recensioni.
Siccome ho visto che le recensioni sono aumentate, come anche i commenti, ( e di questo vi ringrazio ) ho deciso che continuerò la storia. MA. Perché c’è un MA.
Ma se dovessi vedere che , come i precedenti capitoli, le recensioni diminuiranno nuovamente, allora riconsidererò di nuovo la questione.
Non  è una minaccia la mia, è solo per vedere se vale la pena continuare la storia oppure interromperla.
Dipende tutto da voi. =)
Con questo, chiudo definitivamente questo sproloquio vaneggiante e mi ritiro nel mio letuccio, al caldo e soprattuto al sonno!.
Un grazie speciale a tutte coloro che hanno inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate, ai miei lettori silenziosi e a quelli che commentano.
Grazie mille per tutto! Mi sostenete sempre =)
Un bacione grande.
A presto,
Fede Xoxo.
 
Pubblicità
Britt4ever “ L’amore guarda non con gli occhi ma con l’anima” ( lettrice stupenda!! )
Iansom “Cause you'll always be my only destiny “ ( storia magnifica, molto intrigante e intensa. Waho !!=))
Elen91 ( che stimo molto sia come scrittrice che come beta, sei bravissima =)) “ Can you immagine that love?” “Breathe me” e meravigliosa e nuova “50 sfumature di tenebra”
Fergyyy “ day by day” ( chi è appassionato di storie Robsten, questa fa proprio per voi, magnifica! =))
Meiousetsuna “Everything of Me” (meravigliosa One-shot Delena ambientata dopo la 3x19 leggetela è stupenda!! )
Giuls_somerhalder “San Valentino A New York” ( sul cast di TVD, veramente molto carina, allegra e scritta molto bene. Ve la consiglio assolutamente! )
Emily petrova “La fidanzata dell'ibrido” ( Intrigante e davvero originale. Magnifica. Non ci sono altre parole per descriverla. )
BloodyMary94 “Tutto Cambia Per Un Bacio” ( questa storia è una delle mie preferite, la seguo assiduamente e con passione. E’ sulla coppia Delena veramente Stratosferica!! Hihihi Leggetela! )
   
P.S. avete visto LE puntate?! Mio Dio! Damon ed Elena insieme sono qualcosa di… unico! E le scene hot?! Avete sentito? Dicono che nella prossima, la 4x09 ci sarà un’altra scena di sesso! =) anche se mi chiedo: riusciranno a farlo con la casa invasa da ben 3 cockblocker? Quali: Bonnie, Jeremy e Shane?!
Boh… staremo a vedere. Nel frattempo torno a godermi questi due, che con le loro scene calde., mi fanno venire i brividi! =)
Bye!   

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Capitolo 14
*** Sometimes seduction is the only card to play... ***


NEED YOU NOW                          



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Nina’s pov



La fronte increspata in un’espressione perplessa, confusa e stupita, le pupille dilatate e nere in uno sguardo smarrito e indifeso, le labbra corrucciate e lievemente schiuse e alcune ciocche ribelli che, sbarazzine, ricadono intorno al viso e sulla fronte, sono il ritratto perfetto di Ian, in questo momento.
E’ spaesato e frastornato dalla mia domanda e ciò non fa altro che agitarmi e turbarmi ancora di più.
Dopo il mio quesito un silenzio carico di tensione ed elettricità è sceso su di noi, sfrigolando sulla nostra pelle e costringendoci ad impietrirci, ognuno in attesa di una qualunque mossa dell’altro.
Il battiti frenetici ed esagitati del mio cuore mi riecheggiano nelle orecchie e mi spezzano il respiro, causandomi affanno, mentre piccoli brividi di timore mi percorrono la pelle.
Ho paura di aver osato troppo con questa domanda.
E Ian non dà segni di risposta.
Continua a stare fermo, immobile con il corpo per metà fuori dall’auto e con lo sguardo vacuo e perso, mentre posso avvertire distintamente la sconvolgente marea di emozioni che lo sta attraversando.
Presa dal senso di colpa nel vederlo così disorientato, inclino il capo e corruccio le labbra dispiaciuta.
Non volevo metterlo in difficoltà, né scombussolargli i penseri, già sicuramente, caotici.
Sto per dirgli di lasciar perdere e di passare una buona notte, quando la sua voce mi precede e interrompe.
<< Nina, io… non lo so. >> inizia incerto, rialzando lo sguardo e puntandolo nei miei occhi, facendomi così mancare un battito alla vista delle sue iridi cariche di una luce indistinta e quasi restia.
<< Io so solo che sta combiando qualcosa tra di noi. Io credo, credo che… >> balbetta insicuro ed esitante, saettando con le pupille da una parte all’altra dell’ abitacolo, come a cercare di fare chiarezza nella mente.
Lo fisso in attesa, con il cuore impazzito e lo stomaco avvinto in una stretta d’aspettativa.
Sporgo il busto nella sua direzione, anche se ancora costretta dalla cintura di sicurezza, come per incitarlo a continuare, mentre lo contemplo ansiosa.
Dopo attimi che a me sembrano interminabili, punta le sue meravigliose iridi cristalline nelle mie.
<< Niente, lascia stare. >> biascica sconfitto, scuotendo lievemente il capo, mentre un sorriso amaro gli arriccia le labbra e punta lo sguardo in direzione dell’edificio.
Un freddo brivido di delusione e amarezza mi sciovola lungo la schiena e nebulose spire di dubbio e indecisione mi avviluppano il cuore rallentando i battiti, fino ad ottenebrarmi la mente di una fitta foschia bianca, in grado di offuscarmi la vista.
<< Buona notte, Nina. Grazie ancora per la magnifica serata. >> sussurra Ian, rivolgendomi un’occhiata carica di gratitudine e stringendo le labbra in un mezzo sorriso cordiale, mentre con un cenno del capo si allontana e lo schioccare sonoro della portiera richiusa, mi fa trasilire.
<< ‘Notte >> farfuglio completamente invasa dal dubbio e dall’incertezza più totale.
La testa si fa pesante  e si svuota totalmente mentre la consapevolezza che neanche lui abbia saputo rispondere alla domanda che mi assilla da giorni, ma addirittura abbia sviato il discorso, si fa prepotentemente strada in me, riempiendo ogni afratto del mio corpo e lasciandomi in balia dello sgomento.
Con gesti meccanici e dettati dall’apatia che, in meno di un secondo, si è impossessata di me, riaccendo il motore e parto in direzione di casa mia.
Lentamente dentro di me s’infiltra una strana sensazione che fluisce tutta al centro del petto.
Come una macchia d’olio questa si espande e si allarga andando ad ammantare tutta l’area dello sterno. Poi d’un tratto, un macigno gravoso d’ansia, angoscia e stress si fondono in un unico enorme e opprimente magone che mi schiaccia e comprime i polmoni, lasciandomi senza fiato.
Boccheggio e annaspo in cerca d’aria mentre la testa inizia a girarmi e pulsarmi.
Avverto i battiti rallentare spaventosamente e le orecchie iniziare a fischiarmi.
Lo sento e lo so.
Sto per svenire e nessuno è qui ad aiutarmi né tantomeno ad evitare che ciò accada.
Con un ultimo sprazzo di lucidità e raziocinio, con il respiro affannato, le palpebre pesanti che minacciano di serrarsi e il petto che si alza e si abbassa convulsamente, provo a farmi forza e a resistere alla tentazione di abbandonarmi al torpore.
Stringo le dita intorno al volante e mi costringo a tenere duro.
Almeno fino a che non abbia messo piede in casa.
E così, con la mente obnubilata da una caligine densa e piccoli tremiti e tremolii che mi scuotono, raggiungo la mia abitazione.
Esco a fatica dall’auto, sorreggendomi debolmente alla portiera, mentre le gambe, molli e pesanti, minacciano di cedermi.
Strascico i piedi e lentamente salgo il porticato appoggiandomi con un braccio alla ringhiera, mentre le meningi continuano a pulsarmi e dolermi, come se fossero state trafitte da tanti microscopici aghi incandescenti.
Con difficoltà estraggo le chiavi dalla borsa e mi appoggio al portone con una spalla, mentre esalando sempre più frequentemente flebili e blandi respiri, con la mano tremante e la vista appannata, cerco la toppa.
Dopo svariati ed inutili tentativi, a causa del tremore che mi ha invaso il braccio sinistro, riesco ad inserire la chiave e ad aprire il battente.
Le gambe minacciano di cedermi di nuovo, tanto le percepisco affaticate e appesantite, come se fossero fatte di gelatina.
Non so neanche perché mi stia succendendo questo.
So solo che la stanchezza, lo stress, l’ansia, il timore e la miriade di sensazioni contrastanti e intense mi stanno trascinando con loro nell’oblio della pazzia.
Arranco fino al mio appartamento e un nuovo sospiro esausto e sconsolato prorompe dalle mie labbra alla vista di un’altra toppa.
Ripetendomi che manca davvero poco che io sprofondi nelle soffici, calde e avvolgenti coperte del mio morbido letto, mi riprendo per un attimo e, anche qui, dopo alcuni sforzi, la serratura scatta e la porta si apre.
Con un tonfo sordo la richiudo e, senza curarmene, lascio cadere a terra la borsa.
Barcollante giungo fino al bancone della cucina e mi tolgo le scarpe, scostandole poi con un piede.
Le palpebre appesantite si chiudono invitate dal sopore, per poi riaprirsi a fatica costrette dalla poca lucidità rimastami.
La testa mi gira vorticosamente e il senso dell’equilibrio mi gioca brutti scherzi.
E’ come se avessi bevuto dieci bicchierini di tequila tutti d’un fiato.
Mi slaccio il giaccone e lo lascio scivolare a terra, noncurante di lasciarlo lì, mentre incespico sui miei piedi e mi ritrovo mezza inginocchiata sulle scale, che conducono al piano di sopra, alla mia camera da letto.
“ forza ancora sei gradini “ mi ripeto, strascicando i piedi.
Arranco con il respiro affannoso, la testa vuota e pesante e un formicolio fastidioso che pervade ogni muscolo e arto.
Mentre percorro carponi le scale, un nome continua a vorticare freneticamente nella mia mente.
Ian.
Il suo volto mi appare in tutte le sue sfaccettature più svariate, dall’imbronciato, al sorridente, all’ammiccante.
Comincio seriamente a dubitare di non aver bevuto qualcosa di strano che mi stia procurando le allucinazioni.
Ma quando quel briciolo di razioncinio mi comunica che non ho assunto nulla di compromettente, allora inizio a diffidare della mia sanità mentale.
Il mio stesso respiro spezzato e ansate mi arriva ovattato alle orecchie e i contorni degli oggetti si annebbiano e sbiadiscono.
Esalando un profondo sospiro fiacco e completamente distrutto, con estrema fatica mi rimetto in piedi e raggiungo il materasso, mentre flemmaticamente mi sfilo il vestito e lo lascio scivolare a terra.
Chiudendo finalmente gli occhi, scanso le coperte e, solo in intimo, m’infilo sotto il tiepido tepore del soffice piumone e, la leggerezza e il vuoto totale mi invadono.
E mentre l’oscurità, il buio e la stanchezza annebbiano completamente la mia mente, un ultimo pensiero aleggia in me.
L’immagine del volto sorridente di Ian, con un vivido bagliore negli occhi cristallini, mi provoca un brivido di piacere, poi le tenebre risucchiano ogni cosa.
 
 
                                                                 *  *  *  *  *
 
<< Allora Nina, verrai stasera a casa di Matt? Abbiamo organizzato una serata di pizza e film tutti insieme, che ne dici? >> la voce solare e gentile di Zach mi riscuote dalle mie elucubrazioni e dal pensiero che tra meno di dieci minuti dovrò incontrarmi con Ben per un caffè.
Sposto lo sguardo sul suo volto sorridente e dolce, e schiudo le labbra sorpresa della domanda, stringendomi timidamente nelle spalle, mentre increspo la fronte.
<< Perché no? Va bene, ci sarò. >> asserisco retoricamente con un cipiglio cordiale, mentre incedo di un passo, pronta per uscire dall’edificio e dirigermi alla caffetteria.
<< Ci vediamo alle otto. >> aggiunge Zach, scostandosi di poco per farmi passare e infilando le mani nelle tasche, abbozzando un timido sorriso.
<< Grazie. >> gli rivolgo un’occhiata carica di gratitudine, poi con un cenno del capo lo saluto e, infilandomi i guanti, esco.
Le porte scorrevoli al mio passaggio si aprono e, immeditamente, la pungente e glaciale brezza invernale mi pizzica il viso, infiltrandosi negli abiti e intorpidendo la pelle.
Il cappellino di lana e il pesante cappotto felpato riescono, per fortuna, a trattenere il calore e ad evitare che il freddo penetri, e per questo ringrazio di essere stata più accorta.
Sospiro inumidendomi le labbra e una nuvoletta di vapore si disperde nell’aria.
Alzo per un istante lo sguardo al cielo e lo ritrovo ricoperto da una fitta cappa di nuvoloni lattei dalla parvenza soffice e spumosa, quasi fossero fatti di panna montata.
Alcuni timidi e flebili raggi solari tentano di attraversare la coltre ma vengono ostacolati,    conferendo, così, alla mattinata l’aspetto di una tipica giornata invernale.
Coprendomi la bocca con la sciarpa e infilando le mani nelle tasche del giaccone, mi avvio lentamente verso la caffetteria, che dista solamente tre isolati dagli studios.
Mentre percorro il marciapiede, osservandomi distrattamente intorno, milioni di pensieri iniziano ad agitarsi nella mia mente, e mi ritrovo così ad immergermi completamente nel flusso.
Il fatto che sia mercoledì e siano già passati quattro giorni dal compleanno di Ian, mi mette i brividi.
Il tempo scorre sempre più velocemente e le giornate paiono passare in un soffio, catapultandomi in un battito di ciglia nella loro corrente.
E così vale anche per le vacanze natalizie.
Infatti la pausa inizierà tra meno di una settimana e io sono così contenta di poter ritornare a casa per stare con la mia famiglia, che quasi non vedo l’ora che le ore scorrano più in fretta.
Ho bisogno di staccare, di riposarmi e di estraniarmi per un po’ dall’ambiente di lavoro e, soprattutto, da una certa persona che continua a comportarsi in modo strano e ambiguo.
Ultimamente sul set non ha fatto altro che lanciarmi occhiate incuriosite, traboccanti di un bagliore lucente, talvolta perplesse ed estremamente ansiose, altre volte ancora sguardi freddi e distaccati.
Ma sempre più spesso trapelanti di un’abbagliante guizzo d’irritazione, soprattutto le volte in cui mi vedeva con il cellulare tra le mani.
Non riesco a capire questi suoi comportamenti strani. E’ quasi inavvicinabile quando si comporta in questo modo, infatti non ci parliamo più dalla sera del suo compleanno.
Forse la mia domanda o quel “quasi-bacio” che c’è stato tra di noi ha insidiato e lacerato un po’ il nostro rapporto e di questo ne soffro.
Ne soffro perché mi manca il mio amico, quella genuina e meravigliosa amicizia che si era instaurata tra di noi.
E poi c’è Ben.
Così dolce, educato e gentile.
E’ rimasto il ragazzo meraviglioso che era una volta e per cui, all’ultimo anno di liceo, avevo preso una cotta.
Dalla sera della festa di Ian non facciamo che chiacchierare al telefono, spesso con messaggi, anche se io preferisco di gran lunga le chiamate, sfortunatamente però non troviamo mai il tempo, perciò ci limitiamo ad sms amichevoli.
Ben ha la capacità di farmi sorridere e rilassarmi e, in questo momento, ho proprio bisogno di ciò.
Ma c’è una cosa che mi confonde, turba e inquieta ancora di più.
Ed è il fatto che il mio corpo quotidianamente ospita una feroce e sanguinosa battaglia tra ragione e istinto, cervello e cuore, che mi fa arrovellare l’anima in un continuo turbinio di emozioni e sensazioni avverse.
Ian e Ben.
Ben ed Ian.
I due poli a cui sono attratta e respinta al tempo stesso.
Da una parte la gentilezza, la sicurezza e un paio di occhi smeraldini dolci e premurosi.
Dall’altra brividi, palpitazioni e uno sguardo fiero e maestoso arricchito da due iridi color ghiaccio spettacolari.
Sono ancora più confusa ed indecisa.
Per questo ho bisogno di allontanarmi da tutto e da tutti, di stare con la mia famiglia e non pensare a nessuno al di fuori di loro, perché altrimenti, continuando così, rischierei seriamente di impazzire.
Improvvisamente una strana sensazione mi assale.
Mi sento osservata.
Corrugo perplessa la fronte e assottiglio lo sguardo scrutandomi intorno, non notando però nulla di
strano.
Il mio cuore inizia a battere frenetico e le mie mani iniziano a tremare.
Chi è che mi sta seguendo?.
Accellero di poco il passo ma la sensazione, come un’opprimente calura, non si scrolla da me.
In pochi minuti senza neanche rendermene conto, mi ritrovo di fronte al locale.
Immediatamente mi accoglie il tendone a strisce bianche e verdi con la scritta “Vortex Bar & Grill” in cubitali lettere nere e subito un senso di protezione e sicurezza si infonde in me.
Il caffè dall’esterno sembra molto sobrio e semplice.
Sotto il tendone la facciata frontale è composta da un’ampia vetrata sorretta da intelaiature di metallo nero, che mostrano l’interno del locale.
Esattamente al centro la porta di vetro è decorata con intarsi di metallo disposti in disegni floreali, che danno al vetro un tono aggraziato e armonico.
All’esterno, sotto la tenda, sono disposti alcuni tavolini rotondi di ferro, circondati da un piccolo recinto d’acciaio al quale sono state attaccate delle edere rampincanti e dei fiori, che donano all’ambiente ancora più delicatezza e garbatezza.
A quest’ora i tavolini all’esterno del locale sono completamente vuoti.
Non appena entro nel caffè, infatti, mi rendo conto che tutte le persone sono all’interno e il calore del riscaldamento, nel momento stesso in cui varco la soglia, m’investe con un lieve soffio e la mia pelle intirizzita subito si ammorbidisce.
Il brusio e il chiacchiericcio leggero mi accoglie allegramente e per un secondo l’ansia e l’irrequietezza si placano.
Mentre mi sfilo la sciarpa e tolgo il giaccone, lancio un’occhiata all’orologio che segna esattamente le 9.55.
Appendo gli indumenti ad un appendiabiti vuoto e sorridente mi avvicino al bancone del bar.
<< Buongiorno Derek. >> saluto cordialmente il proprietario del locale, intento a sistemare alcuni bicchieri di vetro dietro il banco.
<< Oh, ciao Nina! Come stai? >> alza lo sguardo sorpreso e mi sorride gentilemente.
E’ un uomo alto, robusto, sulla sessantina, con un viso molto simpatico. Il volto paffuto è delineato da grandi e folte basette che si collegano con una barba bianca, tagliata al punto giusto per contornare  il viso.
I pochi capelli rimasti, sono pettinati ordinatamente. Gli occhi sono di un particolare color marrone che esprimono solo felicità e serenità. Il naso lievemente più largo conferisce al viso un’espressione perennemente divertente. E infine la bocca fina e sottile è in parte celata dai folti baffi bianchi.
<< Bene grazie, e tu? >> rispondo educatamente, appoggiandomi con le braccia coserte al piano di legno, avvicinandomi con il busto a lui.
<< Bene, si lavora sempre… >> asserisce con tono fiacco, mentre anche lui si appoggia al bancone con i gomiti.
Poi increspa la fronte perplesso e, dopo avermi lanciato un’occhiata inquisitoria, aggiunge.
<< Ma quello sbruffone di Ian, dov’è? >> mormora mentre osserva attentamente il locale e i tavoli in cerca del mio amico.
A quella domanda non posso fare  a meno di irrigidirmi e il mio cuore aumenta i battiti mentre mi mordo un labbro irrequieta.
Io ed Ian veniamo sempre in questo posto quando abbiamo la pausa, perciò Derek è ormai abituato a vederci insieme.
<< E’ sul set, doveva girare alcune scene, comunque sto aspettando un altro mio amico. Allora mi metto al solito posto. >> abbozzo un sorriso, trovando una scusa plausibile prima che l’interrogatorio continui, ma soprattutto prima che le emozioni e l’istinto mi ringhino contro.
Abbasso lo sguardo in difficoltà e mi avvio al tavolo nell’angolo in fondo del locale.
Il tavolo mio e di Ian.
Arrivata di fronte alla sedia, uno strano e forte senso di colpa mi avviluppa il cuore.
Questo è il nostro tavolo.
Non riuscirei ad incontrare Ben proprio nello stesso luogo dove io ed Ian abbiamo passato momenti stupendi.
Con un’occludente groppo in gola di amarezza e tristezza, cerco con lo sguardo un altro posto vuoto e, con mia grande fortuna, lo trovo proprio accanto alla vetrata che mostra l’esterno.
Mi accomodo sulla sedia e lancio uno sguardo all’orologio che segna le dieci in punto.
D’un tratto il telefono nella mia tasca vibra per ben due volte, così lo estraggo e controllo il numero.
Ben.
 
“Faccio dieci minuti di ritardo. Scusami ho avuto un imprevisto.”
Inclino il capo e abbozzo un sorriso.
Ben non ha mai fatto un ritardo, né quando stavamo insieme, né quando ci frequentavamo, perciò so che c’è stato veramente un problema.
Come invece qualcuno che è perennemente in ritardo e ogni volta si inventa una scusa improbabile,
facendo sempre ridere tutti.
Quando mi rendo conto del confronto che ha elaborato la mia mente, un brivido di puro sconforto mi attraversa la schiena.
Mi manca Ian.
Mi manca la nostra amicizia sana e serena che avevamo un tempo. Ora è entrato qualcosa in gioco tra di noi che ci ha turbati, confusi e attratti irrimediabilmente l’uno all’altra. Di un’attrazione che va ben oltre la semplice amicizia.
E questo mi spaventa più di tutti.
Scuoto la testa scacciando i pensieri mesti e mi costringo ad isolare Ian in un angolino recondito della mia mente per almeno un’ora.
Mi mordo le labbra e rispondo al messaggio con una semplice rassicurazione e la spiegazione della posizione del tavolino.
Mentre riguardo distrattamente le foto contenute nel telefono e aspetto l’arrivo di Ben, me ne compare una che raffigura me ed Ian insieme.
E il mio cuore sobbalza nel petto a quella vista.
L’avevamo scattata in un momento di euforia, nel corridoio del set di notte.
Dovevamo girare alcune scene esterne e, una volta terminate, con ancora i cappotti indosso, entusiasti di aver finito di recitare ma anche stanchi ed affaticati, avevamo deciso di immortalare il momento in una posa buffa e divertente.
Abbiamo entrambi il braccio sinistro alzato, la bocca aperta per il finto urlo di gioia che stavamo facendo ed siamo molto vicini, tanto che Ian ha il mento posato sulla mia testa.
D’un tratto una voce dolce e lievemente incrinata per il respiro spezzato, dovuto alla corsa, mi riscuote dalla contemplazione e mi fa sobbalzare il cuore  nel petto.
Immediatamente con un gesto nervoso e frenetico chiudo il telefono e lo poso sul tavolo, mentre prendendo un gran bel respiro, mi rilasso totalmente e mi volto verso Ben.
Il suo sguardo brillante e felice mi accoglie con le sue iridi smeraldo e un sorriso caloroso.
Educatamente ricambio il sorriso e mi alzo, avvicinandomi.
Capendo le mie intenzioni, Ben si abbassa di poco e ci scambiano un cordiale bacio sulla guancia.
<< Come va? >> chiedo gentilmente, tornando a sedermi e osservandolo sfilarsi il cappotto  e la sciarpa.
Mentre si accomoda, mi perdo per un secondo a scrutare i dettagli del suo viso.
I capelli neri ondulati e alcune ciocche ricciute gli ricadono disordinatamente sulla fronte, conferendogli un’aria sbarazzina, la fronte liscia e distesa dalla pelle lattea sembra quasi fatta di porcellana.
Gli occhi di un verde particolarmente intenso e brillante sono incastonati e incorniciati da folte ciglia nere. Le gote sono arrossate per il freddo e gli conferiscono una sfumatura puerile e infine le labbra piene e carnose sono tirate in un blando sorriso.
E’ vestito con dei semplici jeans blu e un maglioncino nero con scollo a V che gli fascia il fisico asciutto e muscoloso alla perfezione.
Il suo profumo agrumato e dal retrogusto di lavanda mi avvolge e mi fa tornare alla mente ricordi di quando stavamo insieme.
<< Bene, grazie. E tu? >> le sue pupille nere e dilatate per l’emozione si puntano su di me, facendomi affluire, timidamente, il sangue alle gote.
<< Bene. Allora come prosegue il lavoro? >> gli chiedo educatamente mentre ci sistemiamo comodamente sulle sedie e iniziamo a chiacchierare del più e del meno.
L’ora passa così, tra chiacchiere tranquille e una bella tazza di tè caldo.
L’unica nota che stona in tutto il contesto quasi idialliaco e la perenne e tartassante sensazione degli occhi di qualcuno  su di me.
Più volte irritata e al contempo spaventata, mi scruto intorno alla ricerca della fonte che continua a farmi formicolare gli arti, a farmi battere il cuore all’impazzata e a stringermi lo stomaco in una morsa opprimente.
Quando l’ora passa e l’appuntamento giunge al termine ho quasi il terrore di rimanere sola, ma non voglio costringere Ben a rimanere solamente per una mia, sicuramente inutile, paranoia.
Perciò lo saluto affettuosamente con la ripromessa di sentirci e di prepararmi per un nuovo e più formale appuntamento.
E proprio mentre le labbra di Ben si posano delicatamente sulla mia guancia, io arrossisco e un brivido mi attraversa la schiena, la sensazione di penetranti occhi su di me, si fa più insistente e intensa, tanto che un brivido più acuto e vivido mi scivola gelidamente e lentamente sulla schiena, provocandomi piccole scosse e tremolii.
Le labbra calde di Ben si staccano dalla mia pelle e per un attimo i suoi occhi incatenano i miei, assopendo, per un istante, la fastidiosa e persistente sensazione, con un’occhiata che mi trasmette tutta la sua gratitudine e felicità.
<< Grazie per la chiacchierata. Sono stato benissimo. Spero che ci rivedremo presto. >> nelle sue parole sussurate colgo una sfumatura speranzosa e carezzevole, tanto che mi ritrovo ad annuire, mentre i pensieri convulsi e caotici si acquietano al suono del suo tono gentile.
<< Anch’io sono stata benissimo. Grazie anche per avermi offerto il tè, non dovevi… >> mormoro stringendomi nelle spalle e corrucciando le labbra timidamente.
<< E’ stato un piacere >> finisce, scoccandomi un sorriso e un’occhiata premurosa e affettuosa.
Poi lo vedo voltare le spalle e uscire dal locale con una camminata fiera e ordinata.
Lo seguo fin quando non lo vedo sparire dietro l’angolo e il mio cuore allietato e sereno, torna improvvisamente a battermi esagitato nel petto.
I pensieri si fanno accalcati e convulsi mentre la sensazione di essere seguita e osservata torna ad attanagliarmi il petto in un’ingorgante stretta spasmodica di panico e atterrimento.
Decido, allarmata e presa dall’impeto dell’inquietudine, di uscire subito dal locale per sfuggire il più velocemente possibile da quella situazione angosciosa e quella sensazione terribilmente spaventosa.
A passi frenetici e nervosi mi dirigo verso l’appendiabiti e mentre indosso il cappotto e la sciarpa, piccoli tremolii e brividi invadono ogni singola cellula del mio corpo, spezzandomi il respiro e aumentando i battiti del mio cuore divenuti ormai esagitati.
D’un tratto una potente scarica d’adrenalina attraversa tutto il mio fisico, riempiendo con il suo fiotto caldo e formicolante ogni più piccolo anfratto e fibra del mio essere, annebbiandomi per pochi istanti la mente di una fitta foschia di puro panico.
Quegli occhi invisibili e penetranti continuano a fissarmi scrupolosamente. Li avverto su di me, analizzare ogni mio singolo movimento e studiarmi con incredibile intensità.
Un brivido freddo e raccapricciante mi scivola lungo tutta la colonna vertebrale e mi costringere ad espirare sonoramente, mentre la testa comincia a pulsarmi dolorosamente.
Devo uscire.
Il luogo è diventato asfissiante e soffocante e ho bisogno di ossigeno.
Racimolo quel poco di forza e di coraggio che mi è rimasto e, rivolgendo un cenno di saluto con la mano a Derek, che risponde con un’occhiata tra il perplesso e il cordiale, sospingo la porta e l’orribile sensazione svanisce, non appena varco la soglia e la gelida brezza mi pizzica la pelle del viso.
Prendo un profondo respiro e acquieto le emozioni divergenti e avverto il panico e il terrore scivolare via da me, lentamente.
I miei occhi si posano sui tavolini che si trovano all’esterno e noto che alcuni sono occupati.
Mentre sto per avviarmi in direzione degli studios, il mio sguardo viene però catturato da un tavolo, posto piuttosto in disparte rispetto agli altri, accanto alla vetrata e al parapetto di legno sul quale l’edera rampicante è cresciuta, occupato solo da una persona, celata da un giornale.
Aggrotto la fronte e assottiglio lo sguardo tra il perplesso e il dubbioso, mentre una vocina dentro la mia testa mi dice che quel qualcuno, nascosto dietro la carta, è la fonte del mio timore.
Mi avvicino di mezzo passo alla fila di tavolini e, ora incuriosita, analizzo il corpo dell’uomo, ancora coperto dal quotidiano.
D’un tratto, ancora ferma a fissarlo, evidentemente richiamato dal mio sguardo, una chioma corvina scompigliata ad arte ed inconfondibile, spunta da un lato del foglio e due iridi color ghiaccio che riconoscerei tra milioni di altre, fanno capolino da un lembo della carta, confuse e titubanti.
Le sue pupille nere, dilatate e traboccanti di una luce tra l’innocente e il birichino, baluginano nella mia direzione, ma io scosto immediatamente il mio sguardo e lo punto di fronte a me.
Milioni di sensazioni caotiche e sconclusionate iniziano a vorticare freneticamente nel mio petto mentre la mente si affolla di pressanti pensieri.
In un secondo il panico e il timore di poco prima vengono sostituite da irritazione, stizza e indignazione nei confronti di Ian.
Come diavolo si è permesso di spiare il mio appuntamento con Ben?.
Lo sdegno si impossessa di me e, con la coda dell’occhio  controllo che non mi stia osservando, poi agilmente, a passo felpato, faccio il giro dei tavoli, senza farmi notare e subito mi ritrovo alle sue spalle.
Lui, che ancora non si è accorto di nulla, continua a fingere di leggere il giornale e nuovamente inclina il capo per cercarmi con lo sguardo.
Sogghigno alle sue spalle soddisfatta che non mi abbia trovata e decido di fargliela pagare.
Di soppiatto mi avvicino ancora di più e con un gesto secco e fulmineo gli sfilo il giornale dalle mani, scoprendolo.
Vedo il suo corpo sobbalzare sorpreso e spaventato e voltarsi di scatto nella mia direzione, mentre le pupille si dilatano per lo stupore, l’imbarazzo e la vergogna.
Una luce di risentimento gli luccica negli occhi e schiude la bocca, incapace di emettere alcun suono, mentre le guance si imporporano per il disagio.
Sono veramente infuriata con lui.
Si è permesso di spiarmi durante un appuntamento, soprattutto di spaventarmi a morte, facendomi temere di essere perseguitata da non so quale maniaco.
Stringo le labbra in un’espressione austera e lo fulmino con lo sguardo, mentre lo vedo stringersi nelle spalle in difficoltà e con gli occhi saettare da una parte all’altra del locale, cercando un giustificazione plausibile e una scusante valida al suo gesto insolente ed irriverente.
<< Mi hai delusa Ian. Come ti sei permesso di spiarmi in quel modo? >> nella mia voce c’è amarezza e sconforto e una punta di irritazione più che motivata.
Il cuore mi scalpita frenetico nel petto e le dita delle mani mi tremano per le sensazioni prorompenti che mi hanno invasa.
Ian mi guarda con uno sguardo smarrito, colpevole e dispiaciuto, mentre più volte apre la bocca per parlare ma altrattante le volte la richiude confuso e riluttante.
Scuoto la testa, stringendo le labbra e increspando la fronte, mentre mi volto pronta per andarmene.
Non voglio più neanche ascoltare una sola sua parola.
Mi ha mancata di rispetto.
Mi sento tradita e ferita.
Delle piccole e affilate spire avvolgono il mio cuore, lacerando le fibre e il muscolo, lasciandomi ansante e senza fiato.
Prima che possa anche solo muovere un passo, però, la sua voce mi blocca.
<<  Lo rivedrai? >> domanda con voce fredda, distaccata e tagliente, mentre il mio cuore sobbalza e sprofonda nel petto.
M’immobilizzo colpita e attonita dal suo quesito e un turbinio di emozioni mi attraversa da capo a piedi.
Una forte tensione, attrazione, irritazione e indignazione nei suoi confronti si riversa prepotentemente in me.
Da un parte vorrei tornare indietro e schiaffeggiarlo per la presunzione e la sfacciataggine che ostenta, dall’altra vorrei invece affondare le dita tra le sue ciocche ribelli e abbandonarmi al sapore delle sue labbra carnose.
Gustandone l’essenza e il retrogusto sicuramente inebrianti.
Ma non appena mi rendo conto dell’ultimo pensiero che la mia mente ha formulato, quel briciolo di lucidità rimastami, mi riporta alla realtà e mi fa sgranare gli occhi sbigottita di aver avuto un’idea del genere.
Scuoto nuovamente la testa scacciando quell’impellente attrazione e tensione palpabile che ho nei suoi confronti e mi volto lentamente nella sua direzione riducendo gli occhi a due fessure, con tutta l’intenzione di incenerirlo.
Come si permette anche di chiedermi con quel tono impudente se rivedrò Ben, come se avesse una  qualche autorità sulla mia vita?.
Non appena incrocio il suo sguardo però, un tremolio m’invade le gambe e il mio cuore inizia a sgretolarsi dolorosamente in minuscoli frammenti, togliendomi il fiato.
Mi fissa con due pupille traboccanti di ira, disgusto e quella che scorgo è gelosia?.
Le labbra così carnose e belle sono tirate in una smorfia sprezzante, che mi lascia una scoccata al cuore e mi mozza il respiro, mentre un acuto e fitto spasimo mi attraversa il petto e i miei occhi si riempiono automaticamente di lucciconi pronti a debordare.
Mi mordo un labbro nervosamente, fino a sentire il sapore ferroso del mio sangue e stringo i pungi lungo i fianchi fino a percepire le unghie conficcarsi nella tenera carne dei miei palmi.
Un tumulto di emozioni cresce e gorgoglia in me fin quando non erompono prepotentemente.
<< Non ti azzardare ad avanzare una qualsiasi pretesa sulla mia vita, Ian. Con chi esco e chi frequento non ti deve interessare. Hai capito? Non ti azzardare mai più a spiarmi, a pedinarmi e ad incasinarmi la vita! >> sibilo tra i denti in un crescendo di tono, gonfiando le guance stizzita e provando a trattenere le stille salate che minacciano di uscire, mentre noto nei suoi occhi passare un luccichio dispiaciuto e il senso di colpa colmare le sue pupille.
La sua espressione da dura e contratta, si addolcisce e i suoi limeamenti si rilassano mentre schiude le labbra pervaso dal rimorso e si alza guardandomi mortificato e con occhi da cucciolo smarrito e indifeso.
Ma questa volta non cederò al suo sguardo, ai suoi modi gentili e alle sue scuse.
<< Nina, mi dispiace non volevo dire... >> inizia con voce rotta dalla tristezza e dal dispiacere.
Ma prima che possa fermarmi o continuare, impossessata dalle travolgenti emozioni e con il cuore a pezzi, mi volto e fuggo via.
Lontana da tutto.
E soprattutto da lui.
 
 
                                                                 *  *  *  *  *
Mi martorio nervosamente i lembi del capotto con le dita, mentre sfrego tra loro le gambe in cerca di calore.
Il freddo pungente penetra nei sottili leggins neri, negli stivaletti di pelliccia grigia, nel soprabito nero e nel maglioncino viola con ricami grigi sullo scollo a V.
Lo scoccare della porta d’ingresso mi ridesta delle mie contemplazioni e, immediatamente alzo il volto.
<< Ciao Matt >> sorrido educatamente, cercando di mascherare al meglio il vortice di sensazioni ed emozioni profondamente divergenti che si annidano nel mio petto e scalpitano, ansiose di uscire.
Fino all’ultimo minuto ero decisa a non venire più alla “serata cinema”, proprio perché so che verrà anche lui, poi però la ragione, la determinazione e il mio orgoglio mi hanno convinta a vestirmi, sistemarmi, salire sull’auto e venire fino qui, proprio sulla soglia di casa di Matt Davis.
Questa sera ho deciso che lo ignorerò completamente e dimostrerò a me stessa e a lui che sono in grado di affrontare divergenze del genere e situazioni particolari.
L’espressione affettuosa e felice di Matt mi accoglie calorosamente mentre mi invita ad accomordarmi nell’appartamento di medie dimensioni, dove un dolce tepore e l’atmosfera briosa e allegra mi avvolgono e attirano.
La casa del mio amico è semplice ed essenziale ma al contempo molto ariosa, ben arredata modernamente e molto accogliente.
La cucina annessa e adiacente al salone, tramite un piano bar, crea uno spazio simpatico e particolare per intrattenersi.
Due grandi e ampi divani di pelle nera sono disposti ad angolo retto e di fronte ad essi, sul muro è appeso un grande televisore al plasma, che in questo momento trasmette la fine della partita dei Red Sox contro gli Yankees e gli schiamazzi e i gridolini di Paul, Zach, Candice, Steven e Katherina mi fanno affiorare sul viso un sorriso spontaneo e divertito.
Vedere i miei amici scherzare animatamente e passare una tranquilla serata, tutti in compagnia, è una delle cose che riescono sempre ad allietarmi il cuore e l’anima, scacciando i brutti pensieri dalla mente.
Mi avvicino all’appendiabiti e mi sfilo il cappotto, appendendolo al gancio di legno e mi sistemo poi la maglietta mentre raggiungo gli altri.
<< Ciao ragazzi! Come va? >> sorrido entusiasta, mentre sollevo la mano in un gesto di saluto.
Candice e Katherina, intente ad infastidire Steven e Zach, troppo presi dalla partita, rivolgono lo sguardo su di me e si aprono in sorriso caloroso.
<< Ehi Nina! Vieni anche tu ad infastidirli. Guarda Paul è rimasto solo… >> mi bisbiglia Candice, assottigliando lo sguardo con fare cospiratorio, mentre con un cenno del capo mi indica il mio amico, seduto sul divano opposto, tutto solo, completamente rapito dalle immagini vivide che scorrono sullo schermo.
Tutti e tre i ragazzi sono seduti rigidamente sul ciglio del divano, con gli occhi fissi sul grande schermo piatto, con i pugni chiusi, le labbra schiuse, pronti a scattare in piedi qualora la loro squadra segnasse un punto. Mentre le mie amiche sono abbandonate svogliatamente sui morbidi cuscini neri e cospirano per distrarre i ragazzi o fargli qualche scherzo.
Con un sorriso di puro divertimento alla vista della scena, mi accomodo accanto a Paul e, per un secondo mi rilasso socchiudendo le palpebre.
<< Allora chi vince? >> la voce incuriosita e al contempo tesa di Matt, aleggia nel salone invaso totalmente dalle parole del telecronista della televisione.
<< Sono in vantaggio gli Yankees, ma mancano solo due punti. >> risponde automaticamente Zach, senza staccare, neanche per un istante, gli occhi dai giocatori, intenti a correre da una parte all’altra del campo.
Percepisco Matt tornare in cucina e trafficare con delle bottiglie.
Lo capisco dal tintinnare del vetro e dal rumore metallico dell’apribottiglie che stappa le birre.
Decido di riaprire gli occhi e noto Katherina osservarmi con un cipiglio perplesso e preoccupato.
Scuoto la testa e le lancio un’occhiata rassicurante, abbozzando un sorriso.
<< Che film avete deciso di vedere? >> domando, guardando le mie amiche e provando a scacciare la miriade di emozioni che sono tornate a stordirmi.
<< Noi volevamo vedere “Il caso curioso di Benjamin Button” ma loro ci hanno imposto “Una notte da leoni” >> sibila con voce sarcastica Candice, fulminando con lo sguardo Paul che ha finalmente mostrato segni di vita, voltandosi in direzione dell’altro divano.
<< Non è che vi abbiamo imposto, semplicemente la maggioranza ha deciso quel film e vedremo quello. Ehi siamo in democrazia >> asserisce il mio amico, alzando innocentemente e in segno di resa le mani, mentre sul viso gli spunta un sorriso birichino, che fa gonfiare le guance a Candice stizzita e le fa incronciare le braccia al petto come una bimba di cinque anni che fa i capricci.
<< E poi, sinceramente, vedere uno che da vecchio ringiovanisce e poi muore lo stesso, è veramente noioso, e non mi va di sentire i vostri piagnucolii per tutto il film. >> aggiunge Matt, con tono ironico e un’epressione divertita, mente offre le birre a tutti.
Io scuoto il capo quando me la porge e ringrazio del gesto.
Già è difficile andare avanti per conto mio, figuriamoci con l’alcool ad annebbiarmi il cervello.
Nuovamente il salone piomba nel silenzio, rotto solamente dalle fasi del gioco e dal commento cadenzato e scandito dei telecronisti.
<< Chi stiamo aspettando? >> chiede inaspettatamente Katherina, alzando lievemente il busto dal divano e guardandosi intorno lentamente.
<< Manca solo Ian, dovrebbe essere qui a minuti. >> risponde meccanicamente Paul, che è tornato a fissare assorto e concentrato lo schermo.
A quel nome il mio cuore perde un battito e ancora di più quando il trillo del campanello mi fa trasalire sorpresa.
Il muscolo nel petto inizia a battere frenetico, mentre l’istinto e la ragione tornano a sfoderare le armi e a scontrarsi duramente nel mio corpo.
Decido, nonostante i pensieri caotici mi stiano confondendo, di ignorarlo completamente.
Non lo guarderò, non gli parlerò e soprattutto non gli starò accanto.
Non dopo quello che ha fatto.
Il mio orgoglio è ancora ferito e ringhia infastidito al pensiero di essere nuovamente stuzzicato.
Serro la mascella e incrocio le braccia al petto mentre accavallo le gambe e poso lo sguardo sulla televisione, anche se poco interessata.
Avverto i passi di Matt dirigersi verso il portone, aprirlo e un mormorio sommesso di saluti, invadere l’atrio, poi la sua  presenza si fa più reale e insistente.
Un lieve formicolio invade ogni singola fibra del mio essere e mi fa comprendere che ilsuo sguardo è posato su di me e mi osserva intensamente.
La tentazione di scontrare i miei occhi con i suoi, sprofondare nella sua anima e osservare il suo viso serafico, si fa pressante ma la ignoro bellamente con tutta la forza che ho e rivolgo la mia attenzione a Paul, accomodandomi più vicino a lui e posando innocentemente una mano sul suo bicipite teso, per la posizione in cui è sistemato.
Io poggio il mento sulla sua spalla, fingendomi interessata alla partita e chiedo al mio amico il punteggio.
Lo sguardo fiammegginate di Ian continua a rimanere posato su di me con insistenza.
Lo sento che le sue pupille luccicano di irritazione, e le onde negative che il suo corpo emana, raggiungono ovattate il mio.
Lo percepisco fin dentro le ossa.
Per fortuna, però, Matt lo distoglie e lo invita a togliersi il giacchetto e ad accomodarsi, mentre il campanello squilla di nuovo.
<< Ragazzi sono arrivate le pizze >> annuncia fiero il proprietario di casa, mentre la sua voce viene smorzata da un urlo improvviso e vittorioso, proveniente da Zach, Steven e Paul, che si sono alzati contemporaneamente con uno scatto dal divano.
Il loro gesto mi fa sobbalzare spaventata e portare una mano al petto, mentre il cuore perde un battito.
Le voci lamentose e acute delle mie amiche rimproverano i ragazzi dell’atteggiamento infantile e tremendamente caotico che hanno avuto, mentre loro borbottano felici e si danno pacche sulle spalle soddisfatti.
E mentre tutti si risistemano sul divano, tranne Paul che va ad aiutare Matt con le pizze, io rimango sola nell’angoletto tra i cuscini.
D’un tratto avverto il corpo di Ian avvicinarsi a passo incerto al sofà e osservarmi contrito, mentre la sua fragranza muschiata e terribilmente afrodisiaca mi avvolge nella sua nebbia.
Prima che il mio istinto, la mia compassione e il mio buon cuore prevalichino, mi alzo seccata e mi dirigo verso il bancone della cucina, con l’intento di aiutare i miei amici a sistemare i cartoni contenenti le pizze e le bevande.
Una volta disposto il tavolo, richiamando tutti gli altri, ci accomodiamo sulle sedie e iniziamo a mangiare.
Io prendo posto tra Candice e Paul, che non fanno altro che scambiarsi battuttine simpatiche per tutta la cena, rallegrando la serata insieme a Matt e Steven che raccontano aneddoti esilaranti e Katherina che ridacchia divertita mentre io abbozzo sorrisi svagati e Ian, seduto tra Katherina e Steven, dalla parte opposta del tavolo, fissa distrattamente la pizza nel piatto.
Con la coda dell’occhio lo vedo abbassare le spalle affranto e il viso e il suo sguardo incupirsi e abbandonarsi allo sconforto.
A quella vista il cuore mi si stringe di tenerezza e chiedo seriamente a me stessa, se non ho realmente esagerato ad avere una reazione del genere. L’orgoglio e la ragione però subito mi scrollano e rimproverano di aver, anche solo per un secondo, dubitato della gravità del gesto.
Di tanto in tanto Paul e Steven chiedono ad Ian il motivo della sua stranezza e tristezza di quella sera e lui si giustifica rifilando la solita storia della stanchezza causata dalle riprese e dalla giornata.
Nessuno ci crede, ma tutti hanno il buonsenso e l’educazione di non chiedergli di più. Così lo lasciano ai suoi pensieri, mentre Paul mi rivolge un’occhiata impensierita e turbata come a chiedermi una spiegazione, consapevole che la causa dell’atteggiamento di Ian sono soprattutto io.
Gli rispondo scuotendo il capo e stringendo gli occhi in un’espressione severa e risentita.
Il mio amico coglie al volo e sospira sconfitto alzando gli occhi al cielo.
Finiamo di sistemare e mentre io aiuto Matt a portare la spazzatura fuori casa, gli altri prendono posto sul divano, pronti per vedere il film.
Quando rientro, sfregandomi freneticamente le braccia con le mani per farmi calore, ritrovo l’appartamento immerso nella penombra e tutti accomodati già sui sofà.
Richiudo velocementa la porta e li raggiungo.
Hanno appena inserito il disco e premuto “play”.
<< Avanti Nina, sbrigati. >> bisbiglia Candice, stretta tra Steven e Katherina.
Il mio sguardo balugina per un secondo su entrambi i divani e il mio cuore perde un battito iniziando poi a martellare esagitato nel petto.
Tutto il primo divano è completamente e totalmente occupato da tutti, tranne Ian che, da solo si è sistemato su un angoletto di quello vuoto.
Sono sicura che qui c’è lo zampino di Paul.
Non appena realizzo la cosa, mi volto nella sua direzione e lo fulmino con lo sguardo, mentre lui mi rivolge un sorriso incoraggiante e le sue pupille luccicano di divertimento.
Non posso credere che anche Paul mi stia dando contro.
Il mio intento era proprio quello di ignorare Ian, tutta la serata e ora me lo ritrovo accanto?
Non credo resisterò alla tensione tutto il tempo.
Con un’aggrovigliata matassa di emozioni che mi pulsa nel petto, e il respiro spezzato e ansante per le sensazioni contrastanti, emettendo un flebile sibilo infastidito e sconfitto, incrociando seccata le braccia al petto, mi lascio ricadere dal lato opposto del divano.
In modo da porre una distanza sufficiente tra me ed Ian.
Lo sento seguire i miei movimenti.
Quando mi porto, tremante, una ciocca di capelli dietro l’orecchio a quando mi muovo irrequieta tra i cuscini trovando una posizione più comoda, perché tutto, questa sera, pare rivoltarsi contro di me, a quando infine mi mordo un labbro nervosamente.
I titoli di testa partono contemporaneamente alla musichetta cadenzata e orecchiabile, mentre tutti fissano coinvolti e interessati il film io invece osservo distrattamente le figure sullo schermo, troppo concentrata e attenta a qualsiasi movimento di Ian e a controllare le mie emozioni che mi stanno erodendo l’anima.
Mi sembra quasi che il suo corpo lentamente ed a piccole mosse si stia avvicinando a me.
Continuo a guardare la televisione per pochi minuti, non capendo neanche i nomi dei personaggi e la trama della storia, quando con la coda dell’occhio, troppo curiosa, mi volto lievemente verso Ian e mi accorgo che ora dista solo pochi centimetri da me.
Il mio cuore sobbalza nel petto a quella vista e subito il respiro mi si blocca, mentre roventi brividi mi attraversano il corpo e lo stomaco viene costretto in una morsa spasmodica.
La sua fragranza ed essenza terribilmente inebriante mi avvolge e inebria totalmente, mettendo a tacere in un istante la ragione, animata improvvisamente da un spirito bellico.
La foschia ammaliante assopisce completamente la mente e il mio istinto esulta vittorioso mentre il
timore che io possa cedere ad esso, s’infiltra sotto la mia pelle e mi fa irrigidire ogni muscolo.
Percepisco il suo fiato fresco e mentato accarezzarmi dolcemente una guancia e questo oltre a mandarmi nel panico, mi fa capire quanto in realtà sia vicino a me.
Dalla mia gota si irradiano piccoli e tempestanti brividi che mi mandano in visibilio.
Mentre sono completamente rapita dalle sensazioni dirompenti, percepisco il braccio muscoloso e forte di Ian, avvolgermi le spalle con delicatezza, finendo con la mano sulla mia clavicola.
In un ultimo sprazzo di raziocinio, prima che ceda totalmente, la ragione mi grida che Ian se ne sta approfittando e che non devo farmi incantare dai suoi modi e dai suoi gesti.
Ma prima che possa riacquistare la forza per allontanarlo, il buon senso sprofonda nuovamente nella caligine e il mio cuore continua a battere frenetico nel petto, tanto che pare voglia uscirmi.
D’un tratto avverto i suoi polpastrelli caldi e morbidi, iniziare a saggiare lentamente e con delicatezza, quasi abbia paura di essere rifiutato, la pelle della mia clavicola e della mia spalla, lasciata scoperta dal maglioncino, scivolato leggermente durante un movimento.
A quel contatto il mio respiro si spezza divenendo più irregolare e stentato, mentre caldi fiotti e venature si espandono dalle dita di Ian fino ad ogni più piccolo anfratto del mio corpo.
Improvvisamente sento il suo respiro infrangersi sul mio orecchio, causandomi la pelle d’oca e le sue labbra sfiorare impercettibilmente il lobo.
Quel gesto mi fa fremere e socchiudere le palpebre per il piacere, mentre il resto del mondo intorno a noi scompare.
Non sento neanche più la televisione o i mormorii dei miei amici.
Sento solo lui.
<< Nina, mi dispiace davvero tantissimo di essermi comportato in quel modo oggi >> inizia Ian sussurrandomi con voce calda, bassa e carezzevole, proprio sul mio orecchio, le sue scuse.
Milioni di brividi di puro piacere e godimento mi attraversano la schiena, facendo formicolare i muscoli e contrarre piacevolemente lo stomaco.
<< Non avrei dovuto seguirti, spiarti e soprattutto risponderti in quel modo. Ti ho fatta soffrire e di questo me ne pento amaramente. Quello che voglio è la tua felicità. E quello che ti chiedo ora è di perdonarmi, con la promessa con non accadrà più. >> bisbiglia contrito e speranzoso, mentre le sue dita continuano a tracciare figure astratte sulla pelle della mia spalla.
E a quelle parole un turbinio di emozioni mi travolge e riscuote totalmente.
Sta giocando sporco.
Sa che con questa tecnica non sarò in grado di dirgli di no.
Però come faccio a non perdonarlo, dopo queste sue parole così sincere e intrise di rincrescimento?
<< O almeno mi conterrò >> farfuglia incomprensibilmente, quasi tra sé e sé, mentre si allontana di poco per permettermi di riflettere un secondo, concedendomi così di riacquisire un minimo di lucidità.
Una miriade di pensieri sconclusionati iniziano a veleggiare prepotentemente nella mia mente, confondendomi e destabilizzandomi.
Ormai però il mio cuore ha deciso e la ragione ha perso la battaglia.
Lentamente mi volto verso Ian e nonostante la penombra del salone, i miei occhi vengono incatenati ai suoi che brillano di una luce talmente intensa da farmi perdere un sospiro.
Le sue iridi cristalline traboccano di un bagliore carico di speranza, aspettativa ma anche timore e dubbio.
Le sue labbra schiuse in un’espressione innocente e puerile mi fanno stringere il cuore in una morsa di tenerezza e il suo volto angelico mi fa saturare l’anima di una sconvolgente emozione e sentimento.
<< Sì, ti perdono >> mormoro, ormai sopraffatta mentre noto le sue pupille dilatarsi per lo stupore e un brillio di pura felicità attraversargli lo sguardo.
 
 
Angolo autrice 
 
Cucciolotte mie! ^.^
Scusate il ritardo ma ho avuto parecchie cose da fare e, soprattutto, le ultime due settimane di scuola, infernali, mi hanno proibito di dedicarmi alla scrittura, così ho dovuto spostarla in secondo piano.
Ma nonostante tutto, eccomi qui con questo nuovo capitolo.
Premettendo che, come al solito, a me non convince per niente, anzi mi sembra sia venuto quasi una sciatteria. E’ scialbo e insipido… non so, non mi dice granchè.
Spero che invece a voi abbia fatto un effetto diverso.
Voglio comunque sottolineare il fatto che, nonostante per me sia venuto malissimo, mi ci sono comunque impegnata da morire, mettendoci tutta me stessa.
Sono stata ore ed ore a rileggerlo, correggerlo, modificarlo e sistemarlo e per questo spero che almeno spendiate due paroline per farmi sapere cosa ne pensate.
Anche per gratificare il mio lavoro.
Perché scrivere, per me, non è solo una passione che amo mettere in pratica ma è anche gioia e soddisfazione nel vedere il vostro apprezzamento e lo faccio volentieri anche per voi, perché so che avete piacere di leggere storie scritte per bene e interessanti.
Perciò spero davvero tanto che apprezziate i miei sforzi e ricambierete il mio inteso e profondo lavoro con semplici e poche paroline.
Ho notato che anche nel precedente capitolo sono calate nuovamente le recensioni e invece sono aumentate quando ho detto che ero indecisa se abbandonare la storia o meno.
Ma come devo fare per farvi lasciare un commentino? Minacciarvi ogni volta? =) ahahah
Scherzo ovviamente… anche se sembra l’unico modo. -.-
Scusate di questo piccola precisazione ma era necessaria per me farla.
Passando al capitolo:
Nina ha ricevuto la risposta di Ian alla sua domanda, ma non è cambiato praticamente nulla… perché anche lui non sa cosa stia succedendo, quale sia la causa del loro cambiamento, ma soprattutto è confuso e frastornato.
Abbiamo visto la nostra bella bulgara andare all’appuntamento e stare in compagnia di Ben, senza mai in realtà staccarsi dal pensiero di Ian.
La vediamo in cerca di tranquillità, ma soprattutto di una “via d’uscita momentanea” all’improvviso labirinto di emozioni in cui è caduta.
E quando Nina scopre che Ian l’ha pedinata e spiata? *.*
Povero cucciolo lui… era preoccupato, incuriosito e soprattutto ingelosito.
La reazione di Nina è più che comprensibile e giustificata. Ian non si doveva permettere di arrivare a tanto, soprattuto quando viene messa in dubbio la fiducia, in questo modo.
Alla fine notiamo la determinazione e la forza di Nina, nonostante tutto.
Nella prima parte della serata riesce ad ignorare il nostro bell’attore, ma quando le cose si complicano e Ian inizia a giocare sporco, lei non capisce più nulla e cede e si abbandona a lui.
Beh chi non lo farebbe? *.*
Una piccola precisazione da fare: Ian ha usato quella tecnica, solamente perché non aveva altro modo. Aveva provato ad avvicinarsi, a parlarle normalmente ma lei non l’aveva ascoltato e tutte le volte era scappata via, perciò l’ultima carta che poteva giocarsi era proprio quella. =)
Spero non siate arrabbiate con me per aver inserito questo gesto.
Comunque alla fine Nina, in preda al momento, lo perdona.
Ma sarà un vero perdono o solo un perdono dettato dall’attimo di seduzione e abbandono?
Uuhh, qui sorge il dubbio…
Lo scoprirete nel prossimo capitolo.
Eh già ragazze, sto diventando un po’ troppo Plec.
Me l’avete fatto notare in molte, ma che ci posso fare se quella ci ha talmente fatte soffrire per il Delena, e tutt’ora lo fa, facendoci impazzire e non capire più nulla?
Ho sviluppato la sindrome di Stoccolma…
Dai prometto che non sarò crudele quanto lei =)
*una me che si sfrega le mani, ghignando malignamente*
Dai ragazze, proverò ad aggiornare in tempo questa volta!
Un bacione grandissimo e, soprattutto:
TANTI CARISSIMI AUGURI PER UN FELICE ANNO NUOVO. CHE VI PORTI TANTA GIOIA E AMORE!
VI VOGLIO BENE <3
Federica. Xoxo
 
Se avete domande, curiosità, volete ulteriori chiarimenti, chiedetemi pure, oppure contattatemi sul mio profilo facebook:
 
http://www.facebook.com/federica.pediconi
 
 
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Capitolo 15
*** Disappointment can increase or decrease love? ***


                                                  Need you now                               




                                                   Image and video hosting by TinyPic


Ian's Pov

Tornare ad essere amici come prima e seppellire in profondità le strane emozioni che mi sconvolgono quando sono accanto a lei.
Me lo sono ripromesso più e più volte e, nonostante ciò mi costi un’enorme fatica, sto continuando ad andare avanti come se nulla fosse.
Ripeto nella mia mente questa frase come se fosse un mantra, provando ad autoconvincervi del fatto che tutto deve tornare alla normalità che c’era prima. A prima che questo garbuglio pulsante di un’intenso sentimento, si annidasse nel mio petto e mi offuscasse completamente il raziocinio.
Quando sono in sua presenza, oramai tutto cambia.
Mi sono imposto severamente di non mostrare assolutamente ciò che mi stravolge dentro ma di rivelarmi sempre sorridente e scherzoso.
Nonostante alcune volte vorrei scaraventare il telefonino di Nina a terra, tanto sono irritato.
Non mi piace che si scambi in continuazione messaggi con quella specie di eunuco.
Credo che Nina l’abbia notato e io troppe volte, ho cercato di celare l’indignazione con un sorrisino.
Ma si capiva fin troppo bene che era un sorriso forzato e non deve esserle sfuggita la luce di stizza che sicuramente lampeggiava nel mio sguardo.
Come se nulla fosse, però, è tornata a prestare attenzione a quel Ben.
Ben.
Che poi che nome stupido è, Ben?
E’ così banale e insipido che mi ricorda vagamente un cane davvero poco intelligente, di un vecchio cartone animato che guardavo quando ero bambino.
Non riesco davvero a capire cosa ci trovi Nina di tanto bello in lui. E davvero non capisco come riesca ad essere così divertente da farla ridere ad ogni singolo messaggio.
Anch’io sono divertente.
Inalo l’aria con un profondo respiro e gonfio il petto addrizzando il busto e la schiena.
Mi rendo immediatamente conto del gesto orgoglioso e saccente che ho appena compiuto e, abbattuto, mi rilasso nuovamente sullo schienale della sedia, che usiamo noi del cast, quando, tra una scena e l’altra, attendiamo il nostro turno di recitare e ci soffermiamo a ripassare le battute.
Sono solo, per ora, nell’atrio del capannone, in cui è stato costruito l’interno del salotto di casa Salvatore.
In questo momento stanno girado Nina e Paul e io attendo la mia scena, masticando un sospiro esausto e abbandonandomi ancora di più allo schienale di stoffa nera, con stampato il mio nome a caratteri cubitali bianchi.
Lievemente seccato per i pensieri poco tranquilli che la mia mente sta elaborando e con una fastidiosa morsa alla bocca dello stomaco, afferro svogliatamente il mio copione, posto sul tavolinetto accanto a me, e lo sfoglio distrattamente.
Non faccio neanche caso alle parole che leggo, perché la mia mente in realtà è concentrata totalmente su altri pensieri, che non riguardano neanche minimamente le battute con Stefan.
Mentre sento brulicare nella mia testa milioni di parole, uno strano trillo acuto cattura la mia attenzione.
Aggrotto la fronte perplesso e mi volto verso la fonte di quel rumore.
Alla mia sinistra, proprio accanto a me, fa bella mostra di sè la sedia vuota di Nina, come al solito piena di scartoffie, copioni vecchi, nuovi, penne e quant’altro.
Un sorrisino divertito mi spunta sulle labbra a quel pensiero, poi però la curiosità mi costringe nuovamente a ricercare la fonte di quel suono.
E non appena noto la schermata principale del cellulare di Nina, illuminata per l’arrivo di un nuovo messaggio, un brivido mi percorre frenetico la schiena, causandomi la perdita di un battito mentre il mio respiro si spezza sorpreso.
In un secondo un vortice immenso di emozioni, prende a turbinare in me, confondendomi e costringendomi a schiudere le labbra lievemente attonito, mentre la voglia di sapere chi sia il mittente e di leggere il contenuto dell’sms, si fa più prepotente e s’insinua in ogni fibra del mio essere.
Sono talmente combattuto su cosa fare, perché da una parte la ragione mi strattona e mi grida a gran voce di allontanare l’idea, dall’altra la tentazione mi circonda di sottili spire annebbianti.
Non lo saprebbe nessuno.
Non se ne accorgerebbe nessuno.
Continua a sussurrarmi la vocina maligna nella mia testa.
Strizzo gli occhi confuso e scuoto leggermente il capo.
Non potrei farlo.
Sarebbe come tradire Nina.
La sua fiducia.
Eppure la morbosa voglia di sapere chi le abbia scritto mi fa prudere le braccia per la tensione e scalpitare il cuore nel petto.
Ci metterei solo un attimo.
Tra l’altro Paul e Nina sono entrati da poco all’interno del capanno e ne avranno ancora per un po’, inoltre i tecnici delle luci e dei macchinari non fanno neanche caso a me, troppo indaffarati nelle loro faccende.
Fisso nuovamente lo sguardo sul telefono ancora illuminato e in un attimo vengo sopraffatto dalla tentazione e la ragione sospira sconfitta.
Scrutandomi attorno guardingo con una mano afferro velocemente il cellulare e, con le dita tremolanti, premo il tasto di apertura del messaggio e subito il display viene sostituito dalla pagina dell’sms.
I miei occhi scorrono famelici sullo schermo.
Mittente: Ben
A quel nome il mio cuore viene costretto in una spasmodica stretta di irritazione, mentre le gambe mi formicolano e i piedi si fanno pesanti.
Causato anche l’improvvisa e calorosa dispersione di adrenalina nel mio corpo.
Do un’altra veloce occhiata in giro, non notando nessuno, e mi concedo un’altra scorsa al messaggio, percependo le emozioni saturare la mia anima e il mio petto, gonfiandolo di nervosismo.
Contraggo la mascella e stringo un pugno, talmente tanto forte da avvertire le unghie conficcarsi nella tenera pelle del mio palmo.
 
Ahahah Oh Nina, sei rimasta la ragazza spiritosa e divertente di un tempo.
Mi piace parlare con te. Riesci a risollevarmi sempre l’umore e di questo ti ringrazio.
Ma per sdebitarmi completamente per questo tuo essere così dolce e amichevole nei miei confronti, che ne dici di andare a cena insieme domani sera?
Non vorrai certo dire di no ad un povero Micetto intristito, no?.
Ci tengo davvero molto alla nostra amicizia ripresa e al nostro rapporto.
Mi mancavi e vorrei tanto recuperare il tempo perso.
 
Sento i miei occhi emettere bagliori incandescenti tanto l’astio mi sta ribollendo nelle vene.
Stringo le labbra adirato e ogni singolo muscolo all’interno del mio corpo si contrae.
Ma come diavolo si permette questo rammollito di scrivere queste sdolcinatezze da quattro soldi alla mia Nina?
Amicizia ripresa?
Si conoscevano già da prima?
Il mio cuore perde un battito a quella domanda, mentre i pensieri si fanno sempre più pressanti e la  rabbia nei confronti di questo eunuco si fa sempre più viva.
Micetto intristito?!
Ma stiamo scherzando?. Ma che cosa vorrebbe dire? E’ forse un soprannome che Nina usa per chiamarlo scherzosamente?
Un brivido di puro sconforto mi attraversa la schiena riversandosi all’interno del petto, divenuto una voragine gorgogliante di frustrazione.
Mi mancavi e vorrei tanto recuperare il tempo perso.
Questa è la frase che mi ferisce più in assoluto, perché vuol dire che Nina gli ha dato una speranza.
Che sta davvero uscendo e riprendendo i rapporti con lui, forse per un qualcosa di più serio di una semplice amicizia.
E questo mi lacera nel profondo, facendo sprofondare dolorosamente il mio cuore nel petto, tanto che un improvviso senso di vuoto  mi invade l’anima.
Queste sono le tipiche parole che un uomo pronuncia quando è seriamente interessato ad una donna.
Quando vuole intraprendere un percorso più complesso, che non rientra neanche lontamente nella semplice amicizia che abbiamo io e Nina.
Amareggianto e con un occludente nodo di tensione ad ostruirmi la gola, ripongo frettolosamente il cellulare sulla sedia, non curandomi nemmeno di chiudere la schermata, tanto sono sopraffatto dalle travolgenti sensazioni e mi alzo dalla sedia, dirigendomi verso la porta di servizio che conduce all’esterno.
Ho bisogno di una boccata d’aria.
Perché tuttto improvvisamente si è fatto troppo soffocante.
Non avrei dovuto leggere quel messaggio.
Il senso di colpa si fa strada in me come un glaciale rivolo strappandomi alcuni sospiri.
Ho solo fatto del male a me stesso, scoprendo quelle cose.
E sicuramente a Nina, ora che scoprirà che qualcuno ha letto il messaggio.
Ma non ho neanche la forza di pensare a questo.
La cosa mi ha talmente scosso che sembra mi abbiano appena liberato da una tortura agonizzante.
Non riesco neanche ad immaginare la mia Nina tra le braccia di un altro, specie di quel Ben.
C’è stato già qualcosa tra di loro.
Questo l’ho intuito e mi ha ferito ancora di più.
Non posso pensarci.
Boccheggio in cerca d’aria mentre i raggi calorosi del sole mi colpiscono il viso, riscaldando la pelle e abbagliandomi, costringendomi a socchiudere le palpebre, infastidite dall’improvvisa luminescenza.
Mi abituo un secondo alla luce del giorno, visto che dentro gli studi è perennemente tutto illuminato da asettiche luci artificiali, e strascico qualche passo incerto in direzione di una vecchia panchina, posta proprio sul retro dell’edificio.
Ho bisogno di fare chiarezza nella mente, nel mio cuore e nella mia anima.
Il cielo è terso e limpido e il cinguettare sonoro degli uccellini, riesce a placare lievemente il brusio incessante dei miei pensieri.
Per essere una giornata di metà dicembre è davvero particolare.
Il termometro infatti segna 14°C e l’affilato vento che soffiava fino a pochi giorni fa è stato sostituito da un lieve brezza gradevole, dall’aspetto primaverile, che dona alla giornata la tipica caratteristica di una mattina di aprile.
La vista mi si offusca leggermente per le caotiche sensazioni che si stanno scontrando ferocemente nel mio corpo e a tentoni raggiungo il legno della panchina, abbandonandomici poi fiaccamente.
Chiudo gli occhi per un secondo, rilasso le braccia lungo il corpo, stendo le gambe di fronte a me e prendo una sostanziosa boccata d’aria che ridona un briciolo di lucidità alla mia mente martoriata.
Percepisco l’ossigeno gonfiarmi i polmoni e fluire nel sangue con un’aria frizzantina.
Ciò riesce, con mia grande sopresa, ad acquietare gran parte del garbuglio di sentimenti e di aiutarmi a formulare pensieri più positivi.
Non è detto che Nina voglia per forza intraprendere una relazione con lui. Questa è stata una mia deduzione.
Forse vuole solo riallacciare i rapporti di un’amicizia finita.
Forse le mie sono state solo ipotesi azzardate, dettate dall’euforia del momento.
Troppi forse, poche certezze.
E’ questo il problema più grande, causa del mio malessere.
Perché non sapendo la verità, non conoscendo i suoi desideri non sono sicuro di cosa voglia realmente. Cosa le passi per la testa e cosa abbia intenzione di fare.
Quello che dovrei fare ora, sarebbe trattarla come ho sempre fatto, concentrami sullanostra amicizia ed evitare di rovinarla ulteriormente, dando così più possibilità all’eunuco di avvicinarsi a lei.
Devo stare attento.
Indagare, chiederle spiegazioni, fingendomi però quasi poco interessato alla questione, evitando di far trasparire le mie vere intenzioni.
E soprattutto cercare di sabotare l’eunuco.
Non mi sta simpatico, non voglio che si avvicini a lei.
Il perché?
Perché sono semplicemente e totalmente geloso della mia Nina.
 
 
Nina’s Pov
 
Rilascio un flebile sospiro, mentre il sorriso sul mio viso, causato da una battutina di Paul, svanisce a poco a poco, lasciandomi un’espressione sollevata all’idea che sia il nostro penultimo giorno di riprese prima della vacanze natalizie.
<< Allora Paul, dove andrai di bello per le vacanze? >> chiedo solare inclinando il capo da un lato e osservando il mio amico, che mi cammina accanto, mentre ci dirigiamo a recuperare le nostre cose sulle sedie e a cambiare set, per girare un’altra scena.
Mi rivolge un mezzo sorriso rilassato e s’infila le mani nelle tasche con nonchalance.
<< Credo che andrò dalla mia famiglia. E’ da quest’estate che non li vedo. Tu? >> mormora con una sfumatura di nostalgia nella voce.
<< Anch’io, non vedo l’ora di riabbracciare mio fratello, cucinare con mia mamma e passare le feste in compagnia di tutta la mia famiglia. >> esclamo aprendomi in un sorriso raggiante, quasi fossi una bimba di cinque anni di fronte al primo regalo di Natale.
Raggiungiamo velocemente le nostre sedie, posizionate proprio dietro il grosso capanno e raccogliamo distrattamente i nostri copioni e oggetti personali, portandoceli dietro.
Mentre seguo Paul verso il prossimo set, sorreggendo in un braccio il copione e portandomi una ciocca di capelli lisci dietro l’orecchio, afferro il mio cellulare, curiosa di leggere la risposta di Ben al mio messaggio.
Non appena premo il pulsante centrale e la schermata s’illumina, il mio cuore sobbalza sorpreso e io corruccio la fronte confusa, mentre leggo velocemente l’sms sempre più turbata.
La causa della mia incertezza non è il contenuto del messaggio, bensì il fatto che io l’abbia trovato già aperto e visualizzato.
Chi diavolo si è permesso di invadere la mia privacy?.
Il sangue comincia a ribollirmi prepotentemente nelle vene, mentre l’irritazione si fa strada in me velocemente.
Un nome nella mia mente vortica caoticamente.
Ian.
Nonostante la mia supposizione sia totalmente infondata c’è un qualcosa dentro il mio petto che mi suggerisce sia lui l’usurpatore del mio telefonino.
Un tornado di ingenti emozioni inizia a colmare la mia anima.
Come si è permesso, nuovamente, di stracciare la fiducia che c’è nel nostro rapporto leggendo i miei messaggi?.
Sento una vivida fiamma di ira ardere nelle mie pupille, la mascella contrarsi e un sospiro adirato fuoriuscire dalle mie labbra.
Rispondo celermente all’sms accettando l’invito a cena, poi infilo il cellulare nella tasca dei jeans e, con un falcata, mi affianco al mio amico e celo l’indignazione con un sorriso appena tirato.
Appena finite di girare le scene, andrò a parlare con Ian e gli chiederò tranquillamente se ha osato distruggere la mia fiducia nei suoi confronti.
Le mie d’altronde sono solo ipotesi, è anche probabile che mi sbagli e sia stato qualcun altro.
Fatto sta, che parlerò comunque con lui.
 
 
                                                                                                                                                                *  *  *  *  *

 
Dopo aver passato altre due ore tra set, camerini, sala trucco e sala vestiti e senza aver neanche mai incrociato Ian per i corridoi o averlo minimamente visto, quasi fosse scomparso, nella piccola pausa che ci lasciano, mi concedo di rilassarmi un attimo, dirigermi alla postazione delle vivande per mangiare un sandwich.
Visto che l’orologio sul mio telefonino segna già le 13.45.
Durante la breve pausa decido di utilizzare il tempo rimastomi per andare a cercare Ian, decisa a parlargli e chiarirmi il dubbio che mi assilla da ore.
La stizza continua a fluire nelle mie vene con impressionante velocità, destabilizzandomi completamente.
Devo avere assolutamente una spiegazione. O almeno la conferma o la smentita che sia stato lui.
Perché potrebbe anche essere stato qualcun altro.
I miei sospetti però sono focalizzati principalmente su Ian, perché è l’unico che nelle ultime due settimane che ho parlato con Ben e sono uscita con lui, si è comportato in modo strano.
Dal giorno del pedinamento, avvenuto circa quattro giorni fa, in cui l’ho perdonato, mossa a compassione a ieri quando, per l’ennesima volta con una battutina sprezzante, mi ha rimproverata del fatto che stessi perennemente attaccata al cellulare a rispondere ai messaggi di Ben.
Sostanzialmente è l’unico, tra tutti, che si innervosisce per una situazione del genere e che, con goffa e malcelata furbizia nasconde il fatto di essere totalmente fissato con questa storia.
D’altronde perché Candice, Jessica, Paul e Katherina dovrebbero andarmi a leggere un messaggio?
Cosa ne ricaverebbero?.
Con un turbinio di domande a colmarmi la mente, percorro celermente i lunghi  corridoi, osservandomi attentamente intorno in cerca di Ian.
Incrocio più volte un paio di addetti al set e tecnici degli effetti speciali che si spostano da un punto all’altro del grande edificio e chiedo se hanno visto il mio collega.
Ma la maggior parte di essi scuote la testa dispiciuto, scusandosi e torna al proprio lavoro.
Nonostante lo sconforto si voglia insinuare in me, non mi do per vinta e ancora più determinata di prima, vado nell’unico luogo dove potrebbe mai essere durante la pausa.
Il suo camerino.
Imbocco il corridoio che porta agli stanzini degli attori e affrettando il passo lo raggiungo in una manciata di secondi.
Rimango un attimo impietrita di fronte alla porta bianca, incerta  su cosa fare.
Schiudo la bocca ed inspiro profondamente l’aria, raddrizzando le spalle e contraendo la mandibola, poi, facendomi forza, batto cadenzatamente le nocche sul legno.
Attendo alcuni istanti, in cui percepisco distintamente un mugolio smorzato provenire dall’interno del camerino e alcuni passi strascicati giungermi ovattati alle orecchie.
Il mio cuore inizia ad aumentare il ritmo mentre una vocina mi grida a gran voce di non litigare con lui e di evitare qualsiasi tipo di scontro, cosa che invece non fa l’orgoglio che mi rimprovera, urlandomi che non devo assolutamente farmi mettere i piedi in testa da nessuno.
Mi torturo nervosamente i lembi della maglietta tra le dita e abbasso lo sguardo sulla moquette e suoi miei piedi, fissandomi la punta delle scarpe in tremenda tensione.
I pensieri pullulano talmente tanto nella mia testa, quasi da annebbiarmi la vista, e un calore fastidioso si disperde lungo tutte le mie gambe.
Lo schiocco sordo della porta mi fa trasalire lievemente e il mio cuore sussulta, mentre io rialzo lo sguardo, decisa ad assumere un cipiglio austero.
Ma quando mi ritrovo di fronte il volto di Ian, le barriere di ghiaccio che la mia ragione si stava costruendo intorno, iniziano a creparsi e a sgretolarsi per l’improvvisa tenerezza e amore che mi hanno saturato il cuore.
I ciuffi corvini gli ricadono estrememamente scompigliati intorno al viso e sulla testa, la fronte è impalpabilmente increspata, solo l’ombra della piccola rughetta tra le sopracciglia mi fa capire che è lievemente perplesso.
I suoi occhi cerulei e, ancora in parte socchiusi, mostrano nitidamente il torpore e il sonno che fino a pochi istanti prima li stavano colmando.
E le labbra schiuse e carnose rivelano un respiro rilassato.
Si appoggia stancamente alla porta e mi osserva ancora assonnato.
Sembra un bambino innocente e terribilmente dolce che mi fa palpitare il cuore nel petto.
La luce fredda del corridoio penetra nel camerino buio e illumina con il suo bagliore l’ombra degli oggetti che vi sono all’interno.
Quando il mio sguardo si posa sulla coperta aggrovigliata in una massa scomposta e disordinata, sul comodo divano, capisco definitivamente che Ian stava facendo un piccolo riposo pomeridiano.
La ragione che urla e sfodera le armi, come impazzita, all’interno del mio corpo viene completamente ammutolita dall’amore.
Come faccio  ad arrabbiarmi con lui?.
Lo fisso disorientata, mentre i pensieri si accalcano frenetici e le meningi iniziano a dolermi.
Ian, ora lievemente più rinvigorito, punta i suoi occhioni celesti sul mio volto e aggrotta maggiormente la fronte.
<< Ehi, tutto bene? >> mi domanda con voce ancora impastata dal sonno, che mi fa correre un brivido di piacere su tutta la spina dorsale.
E a quel quesito rinsavisco e la ragione torna a prendere le redini della mia mente e del mio corpo, possedendolo completamente.
<< No, non va affatto bene. Possiamo parlare? >> rispondo secca, talmente tanto che io stessa mi stupisco di avere un tono così autoritario.
Gli occhi di Ian si sgranano leggermente per lo stupore e uno scintillo di timore gli attraversa le pupille nere mentre, contraendo la mascella in difficoltà, annuisce flebilmente e si scosta di poco dalla porta, lasciandomi entrare.
Con il corpo rigido e la schiena ben eretta ad ampie falcate, varco la soglia.
Ian ancora frastornato, scuotendo appena il capo, la richiude accompagnandola delicatamente e accende poi la luce che con il suo bagliore schiarisce il camerino.
Poi si volta perplesso nella mia direzione ed emettendo un flebile sospiro angosciato punta i suoi occhi nei miei.
Il mio corpo si tende, mentre stringo le labbra in un cipiglio austero e l’indignazione mi ribolle nelle vene.
<< Sei stato tu a leggere il mio messaggio questa mattina? >> arrivo dritta al sodo con tono gelido, mentre lo scruto attentamente, pronta a catturare con lo sguardo qualsiasi movimento nervoso del suo corpo e del suo viso.
Schiude appena le labbra sorpreso e un guizzo di senso di colpa balugina nelle sue iridi celesti.
Ma il gesto con il quale si tradisce definitivamente è quello di increspare impercettibilmente le sopracciglia e di passarsi la lingua sulle labbra, in evidente difficoltà.
Ormai ho imparato a conoscere il suo corpo e le sue reazioni ad alcuni eventi.
E quando si innervosisce, o mente o cerca di nascondere qualcosa, compie sempre ed involontariamente questo gesto.
Un doloroso senso di delusione s’infiltra tra le mie membra e arriva dritto al mio cuore come una pugnalata.
Mi sento tradita, violata e terribilemente amareggiata.
Non mi sarei masi aspettata un gesto del genere da lui.
Continua a rimanere impietrito, senza dire una parola, mentre il silenzio intorno a noi si condensa e si fa pesante.
La quiete è più riecheggiante di una parola e grida a gran voce la verità.
Scuoto la testa delusa dal suo comportamento e piegando la bocca in una smorfia sprezzante, lo supero a veloci falcate.
Un turbinio di emozioni contrastanti iniziano ad occludermi la gola togliendomi il respiro e facendo risalire un nodo di lacrime che spinge per fuoriuscire.
Prima, però, che io possa raggiungere la porta sento una mano serrarsi ostinatamente intorno al mio braccio, bloccandomi il movimento.
Il cuore accellera i battitti esponenzialmente, mentre la rabbia erutta al centro del mio petto, bruciando come acido.
Mi volto astiosa e, con una luce di ira negli occhi, lo fulmino strattonando il braccio e provando a liberarmi dalla sua stretta, che però si serra maggiormente.
I suoi occhi e il suo viso sono diventati una maschera di pura freddezza, mentre nelle sue pupille fiammeggiano vivide lingue di gelosia.
<< Lasciami. >> sibilo furiosa provando di nuovo a liberarmi dalla presa, che invece si intensifica, fino quasi a bloccarmi la circolazione.
<< Ti sembra giusto quello che mi stai facendo? >> domanda freddamente con una sfumatura di sofferenza nel tono.
Sgrano gli occhi stupita di fronte al suo atteggiamento e alle sue parole.
<< Che cosa? Adesso sarei io quella nel torto? Ma stiamo scherzando?! >> alzo il tono della voce, sentendo l’ira ribollirmi ancora più prepotentemente nelle vene.
<< Sì Nina. Sei tu. Sei tu quella che mi sta torturano da giorni con questo tuo comportamento incompresibile. Sei tu che mi confondi ogni ora che passa. Sei tu che mi stai complicando la vita.
Ora anche con questo Ben del cavolo! >> sputa con astio, soprattutto il nome del mio amico, dilatando le pupille e sgranando gli occhi in preda alla foga.
Il mio cuore perde un paio di battiti a quella confessione così sentita e un rivolo di stupore si fa spazio tra le montagne della rabbia, cresciute all’interno del mio petto.
Ma in un attimo esso viene prosciugato e il furore torna a possedermi, soprattutto quando nomina Ben in quel modo.
<< Come ti permetti anche solo di giudicarlo e chiamarlo in quel modo se nemmeno lo conosci? E, inoltre, chi ti ha dato il diritto di invadere la mia privacy così spudoratamente e meschinamente? Eh? >> gli rinfaccio alzando il tono della voce, che si incrina lievemente.
Per una attimo rimane in silenzio, colto sul vivo e i nostri respiri affannosi e il frenetico battere dei nostri cuori sono gli unici rumori che colmano lo spazio.
<< Dov’è finita la mia Nina sorridente e allegra di un tempo? Cosa ci sta succedendo? Perché non siamo più come prima? >> domanda, guardandomi con occhi traboccanti di sofferenza.
Quelle parole mi lasciano completamente basita e per pochi attimi, senza fiato.
<< C’è sempre Ian. Purtroppo, però, l’hai profondamente delusa. Sai che difficilmente riavrai la mia fiducia. >> inizio con tono rassegnato e finisco con una sfumatura più dura.
A quelle mie parole, le iridi di Ian si colmano tutto ad un tratto di un profondo senso di colpa ma ancora di più di un forte struggimento.
L’ho talmente colpito con la mia frase, che incredulo allenta la presa sul mio braccio e si irrigidisce ansante.
Non voglio rimanere un istante di più in questo stanzino.
Approfittando della stretta meno vigorosa sul mio braccio, mi dileguo in frettolose falcate e velocemente apro la porta ed esco, richiudendomela alle spalle con uno schiocco secco, che fa sobbalzare il mio cuore nel petto e aumentare i battiti esagitati del mio piccolo muscolo.
L’ultima cosa che vedo prima di correre via, è il volto di Ian, ridotto ad una maschera di puro strazio, con lo sguardo traboccante di tristezza, puntato nel vuoto.
 
 
                                                                                                                                                                     *  *  *  *  *


Giocherello distrattamente con alcune briciole di pane, sparpagliate sulla delicata tovaglia bianca e annuisco flebilmente.
Le parole di Ben mi arrivano smorzate e il chiacchiericcio fastidioso degli altri commensali mi sfiora le orecchie, come un sottofondo appena udibile, mentre sono completamente immersa nei miei pensieri.
Il dolore e la sofferenza di aver litigato con Ian proprio il giorno prima, mi dilania ancora il petto.
Il senso di colpa per averlo trattato in quel modo mi graffia amaramente il cuore.
Ma più di tutti non averlo visto oggi.
L’ultimo giorno di riprese, in cui tutti ci siamo scambiati felicemente gli auguri di Natale e buon anno.
Lui non era presente.
Ha chiesto a Julie di poter anticipare di un giorno le vacanze, accampandole una scusa personale.
Il pensiero di averlo ferito così profondamente, mi stringe talmente spasmodicamente il cuore, da farmi schiudere le labbra e boccheggiare in cerca d’aria.
<< E quindi stavo pensando… ehi, Nina tutto bene? >> s’interrompe Ben chiedendomi con voce perplessa.
Mi riscuoto dalle mie dolorose elucubrazioni e rialzo lo sguardo, livemente stordita, sul volto corrucciato di Ben, che mi scruta con un cipiglio apprensivo.
<< Sì, sto bene. >> mento, accennando appena un sorriso rincuorante, che gli fa distendere la fronte increspata e aprire le labbra in un sorriso emozionato.
<< Allora, ti stavo dicendo. Ho pensato a lungo a noi due, in questa settimana e mezzo. Rivederti, parlare di nuovo con te mi ha fatto ricordare di quanto fosse bello stare insieme. Per questo ti voglio chiedere una cosa. >> riprende il discorso, con tono più sicuro, mentre nelle sue iridi smeraldine si accende una luce di speranza.
Un brivido mi scivola freddo lungo la schiena, non appena intuisco dove voglia andare a parare il discorso e i miei muscoli si irrigidiscono in attesa, mentre un groviglio pulsante di emozioni si agita in me.
Un nodo di amarezza mi occlude la bocca dello stomaco, quando il mio pensiero giunge ad Ian.
<< Ti andrebbe di tornare ad essere la mia ragazza? >> esala poi con voce incrinata per la trepidazione.
Quella domanda mi strappa, quasi dolorosamente un battito.
E l’oglioglio mi riporta crudelmente alla mente il ricordo del gesto meschino di Ian.
La piccola fiammella di questo, già intenso sentimento, che provo nei confronti di Ian, viene totalmente sotterrato dal raziocinio.
La voglia di porre fine a questa confusione, che mi assilla ogni giorno da quando sto accanto a lui, mi travolge possedendomi e facendomi desiderare intensamente di scappare, per un po’, da questa situazione.
Così rispondo meccanicamente.
<< Sì, vorrei tornare ad essere la tua ragazza >>.
 

Angolo autrice

 
Ok, sono pronta per gli insulti, le grida e gli scleri.
Perché so che dopo questo capitolo mi ripudierete tutte.
Vale lo stesso se sbiadiero un fazzoletto bianco in segno di pace?.
Prima di spiegare bene il motivo di tale decisione, passo ad approfondire alcuni punti precendenti:
 
1. Innanzitutto ho deciso di inserire il POV Ian, per farvi capire anche i sentimenti del nostro bell’attore. Povero cucciolo lui… così confuso e gelosone *.*.
E che cosa fa, non appena vede il telefono di Nina accedersi per l’arrivo di un messaggio?
Ma è ovvio, lo stupidotto lo va a leggere!
Comunque dai, cercate di capirlo, preso dalla gelosia e dalla curiosità ha ceduto alla tentazione senza pensare alle conseguenze, se non dopo aver già fatto il danno.
Poi sconvolto e pentito torna a prendere una boccata d’aria e decide di riavvicinarsi a Nina sabotando “l’eunuco” ahahah.
2. Beh, come poteva reagire Nina se non incavolarsi, giustamente con lui? D’altronde stavolta l’ha fatta più grossa dell’altra volta. Come biasimarla?.
Leggere un messaggio, ovvero anche invadere la privacy, per vostra informazione è una violazione di corrispondenza punibile con il carcere…, giusto per farvi un’idea della gravità della cosa.
E questa volta Nina non passa sopra alla cosa, anzi lo va a cercare decisa a trovare conferma al suo sospetto.
Ma quando lo vede assonnato e dolce come un bimbo, ha un attimo di incertezza e il cuore si riempie d’amore. Che dolce *.*
Però poi rientra in campo la ragione che distrugge tutto.
Ammetto io stessa che la parole di Nina sono crudeli e dure, che feriscono talmente tanto Ian da fargli saltare l’ultimo giorno di riprese, ma in quel momento era presa dalla rabbia,cercate di capirla.
3. Per quanto riguarda il finale… come al solito Nina è estremamente combattutta tra ragione ed istinto e ancora una volta il cuore viene ammutolito e prevarica la mente.
Decide di accettare la proposta di Ben, non tanto per l’AFFETTO ( non a caso l’ho scritto in maiuscolo ) che prova nei suoi confronti, quanto per il fatto di staccare un attimo il filo che la lega così intensamente ad Ian.
Povera illusa… non sa ancora che non riuscirà facilmente a toglierselo dalla mente ( e questo, se non l’avete capito, era un piccolo spoiler ;) )
Perciò non iniziate ad urlare, perché vi informo che questo passaggio e questa decisione sarà fondamentale per la continuity della storia.
E un'altra cosa, presto rivedremo Nina e Ian tornare a scherzare come un tempo ed essere solari e gioiosi. =)
Abbiate pazienza e vedrete che sarete accontentate più che bene!
 
Se avete domande, dubbi e perplessità o curiosità chiedetemi pure.
Per quanto riguarda le recensioni, non starò nuovamente ad ammorbarvi con il solito discorso, spero ricordiate quello che ho detto in precedenza e faccio affidamento sulla vostra serietà e comprensione.  =)
Ringrazio tutte coloro che hanno inserito la storia tra le seguite/ricordate/preferite, a tutte coloro che recensiscono assiduamente, soprattutto aria3, Iansom, FedeVampire, TVD_Lover, pilvia_s, __marghe__  e tutte coloro che recensiscono sporadicamente.
Un bacione grandissimo a tutte.
A presto.
Fede Xoxo
 
P.S HO PUBBLICATO IL PRIMO NUOVO CAPITOLO DI LOVE BITES, MI FAREBBE PIACERE SE FACESTE UN SALTO A LEGGERLO E A COMMENTARLO, PER FARMI SAPERE SE DEVO CONTINUARE O MENO LA STORIA. SPERO VI PIACCIA.
 
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Britt4ever “ L’amore guarda non con gli occhi ma con l’anima” ( lettrice stupenda!! )
Iansom “Cause you'll always be my only destiny “ ( storia magnifica, molto intrigante e intensa. Waho !!=))
Elen91 ( che stimo molto sia come scrittrice che come beta, sei bravissima =)) “ Can you immagine that love?” “Breathe me” e meravigliosa e nuova “50 sfumature di tenebra”
Meiousetsuna “Everything of Me” (meravigliosa One-shot Delena ambientata dopo la 3x19 leggetela è stupenda!! )
Giuls_somerhalder “San Valentino A New York” ( sul cast di TVD, veramente molto carina, allegra e scritta molto bene. Ve la consiglio assolutamente! )
Emily petrova “La fidanzata dell'ibrido” ( Intrigante e davvero originale. Magnifica. Non ci sono altre parole per descriverla. )
BloodyMary94 “Tutto Cambia Per Un Bacio” ( questa storia è una delle mie preferite, la seguo assiduamente e con passione. E’ sulla coppia Delena veramente Stratosferica!! Hihihi Leggetela! )

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Capitolo 16
*** In vino veritas ***


                                                  Need you now                               




                                                   Image and video hosting by TinyPic


Nina's Pov

Socchiudo appena le palpebre, reclinando il capo all’indietro, sul morbido e soffice cuscino, abbandonandomi ad un soffuso sospiro, mentre le labbra umide e calde di Ben depositano una scia di baci lungo il mio collo e sulla clavicola.
Nella mia mente però s’insinua bruscamente un nome, come succede ormai da settimane, che ha lo sconvolgente effetto di freddare completamente anche il più piccolo accenno di piacere che si stava infiltrando in me.
Ian.
Non posso fare a meno di irrigidirmi e riaprire di scatto gli occhi, come mi fossi svegliata da un terribile incubo, mentre Ben, non accortosi della mia improvvisa reazione, continua a scendere con le labbra, fino al solco tra i seni, ancora coperti dal reggiseno di pizzo nero.
I suoi baci e le carezze lascive delle sue dita sui miei fianchi, ancora coperti dal pantalone del pigiama, hanno l’improvviso effetto di infastidirmi ed irritarmi.
Abbasso lo sguardo sul suo corpo seminudo, percorrendo il suo petto muscoloso e scoperto, e le sue gambe tornite ancora fasciate dai pantaloni della tuta e un brivido di disturbo mi attraversa la schiena.
E’ la prima volta in tre settimane che mi spingo così in là con Ben e la verità è che continuo a non sentirmi pronta.
Proprio nei momenti più delicati, in cui credo finalmente che il pensiero fisso di una persona non mi tartassi, torna invece più pressante di prima a riempirmi la mente.
E non riesco ad andare avanti. Non ce la faccio.
E’ come se mi sentissi sporca, come se stessi facendo un torto, stessi compiendo una grave azione.
Come se lo stessi tradendo.
E il pensiero che tra due giorni tornerò sul set e lo rivedrò, mi fa irrigidire maggiormente e sbuffare nervosamente per le insistenti e inopportune carezze di Ben sul mio ventre.
Dopo questo periodo di vacanze natalizie, in cui sono riuscita in parte ad isolarlo dalla mia mente, grazie ai meravigliosi momenti passati con la mia famiglia, pensare di doverlo rivedere  mi turba ancora di più e incrementa quel senso di immoralità e risentimento, che mi ha invasa da quando ho accettato di rimettermi con Ben.
Spesso, durante questa pausa dal set, mi sono chiesta se ho fatto realmente la cosa giusta.
Ho deciso, in preda alla rabbia e alla confusione nei confronti di Ian, di accettare la proposta di Ben, senza sapere che quel groviglio di emozioni e sentimenti che mi ero prefissata di scacciare, non sarebbero mai spariti e non sarei mai riuscita a seminarli.
Infatti sono sempre rimasti lì, nel profondo della mia anima, pronti a tormentarmi tutti i giorni, facendomi sentire tremendamente in colpa nei confronti di Ben, ma soprattutto di Ian.
Incapace ancora di sopportare la soffocante calura del corpo di Ben, premuto su di me, e il fastidioso nodo di livore e angoscia che mi occlude la gola, mugulo irritata e mi scanso dalle continue attenzioni che lui dedica al mio corpo.
Il volto di Ben, corrucciato in un cipiglio perplesso, si alza sul mio viso e le sue iridi smeraldine mi scrutano preoccupate.
<< Ehi tutto bene? >> mormora inginocchiandosi sul morbido materasso e allungando una mano per scostarmi delicatamente una ciocca di capelli, che mi era scivolata sulla fronte.
Scuoto appena il capo mentre il mio respiro si spezza e il battito del mio cuore aumenta, così come la frustrazione e il senso di colpa che mi logorano ancora di più.
Mi accosto con la schiena alla testata del letto e, seduta, mi puntello sulle mani mentre scosto disorientata lo sguardo di fronte a me.
<< Non ce la faccio >> rantolo tra gli ansiti, avvertendo il mio petto alzarsi e abbassarsi cadenzamente, in sincrono con il ritmo del mio cuore.
Sposto poi gli occhi sul viso di Ben, smarrita e terribilmente confusa cercando un appiglio a cui aggrapparmi per non finire trascinata dalle ingenti emozioni che mi strattonano prepotentemente, ma quello che mi ritrovo di fronte mi fa schiudere le labbra perplessa.
Ben ostenta un’aria seccata e stizzita, mentre alza gli occhi al cielo con un gesto plateale e sbuffa sonoramente infastidito.
<< E’ sempre così, Nina. Sono tre settimane che stiamo insieme e tre settimane che mi dici che non ce la fai. Ogni volta che provo ad avvicinarmi ti scansi o trovi una scusa per andartene. Sono stufo. O mi dici cos’hai o me ne vado. >> sibila severo, con la mascella contratta e uno sfavillio d’indignazione nelle pupille nere.
Alle sue parole e di fronte alla sua espressione un brivido mi percorre la schiena, stordendomi maggiormente.
Perché mi comporto in questo modo? Perché ogni qualvolta Ben mi coccola o si avvicina a me non riesco a smettere di pensare ad Ian?.
Le domande mi vorticano nella mente senza sosta e io non posso fare a meno di balbettare incomprensibilmente.
<< I-io non ho niente… >> mi vesso nervosamente le dita della mani tra di loro, sentendomi improvvisamente troppo scoperta; sia dal punto di vista fisico che sentimentale.
<< Quando avrai smesso di predermi in giro, chiamami. >> sibila con disprezzo Ben, lasciandomi a bocca aperta per la durezza delle sue parole e del suo tono, che mi colpiscono allo stomaco come un pugno, mozzandomi il respiro.
Rimango impietrita a fissarlo mentre scende dal letto e raccoglie la maglietta da terra infilandosela con gesti spazientiti, passando ad indossare le scarpe, ugualmente seccato, senza mai degnarmi di uno sguardo, e finire poi con l’afferrare le chiavi della sua macchina dal comodino, con ampie falcate attraversare la mia camera da letto e scendere le scale.
I suoi passi pesanti rimbombano tra le pareti come il suono di mille tamburi e il senso di colpa a quel ritmo mi percuote l’anima. Lo schiocco secco della porta mi da il colpo di grazia, facendo sobbalzare il mio cuore, così il mio fisico viene immediatamente percorso da tremiti convulsi e dense ed amare lacrime mi pungono le cornee offuscandomi la vista. Il respiro si spezza divenendo affannoso e automaticamente mi porto le ginocchia al petto, circondandole poi con le braccia in cerca di conforto e calore.
Perché tutti quelli a cui voglio bene mi feriscono?.
Non ero così. Cosa è cambiato dentro di me?.
Devo e voglio tornare ad essere la Nina di una volta.
Come ho fatto ad essere così meschina con Ian?. Certo, i suoi comportamenti non sono stati  particolarmente appropriati né tantomeno educati, ma mi sono mai soffermata a chiedermi come mai e cosa l’abbia spinto a fare dei gesti simili?.
Sono subito saltata alle conclusioni senza domandargli la reale causa che l’ha indotto a compiere quelle azioni.
Quale persona orribile sono?.
Tre settimane.
Tre settimane di pura sofferenza, senza sentirlo né vederlo, e la cosa mi ferisce ancora di più del battibecco con Ben.
Lui  non mi ha più cercata.
Ma come biasimarlo d’altronde? Gli ho praticamente voltato le spalle quando forse aveva più bisogno di me.
Che amica orribile sono diventata?.
La vera Nina non si vendicava mai, non era cattiva, non era così attenta ai formalismi, era una ragazza sorridente e gioiosa che non piangeva mai, che non si arrendeva di fronte alle difficoltà e affrontava a testa alta i problemi.
Era sempre sincera e, seppur confusa o impaurita da qualcosa, rimaneva sempre accanto alle persone che amava.
Che fine ha fatto?.
E’ ancora qui, dentro di me, che aspetta il momento giusto per uscire e scacciare questa malinconia che mi invade da mesi. Ed è questo il momento.
Contraggo la mandibola, prendendo un profondo respiro e ricaccio indietro le lacrime.
Basta alle vendette, basta ai litigi, alle bugie, alle sofferenze e ai continui sbalzi d’umore. Questa volta voglio chiarire una volta per tutte con Ian. Ho bisogno di parlargli prima di rivederlo sul set.
L’unica mia paura è che non risponderà alla mia chiamata.
Ma la vera Nina cosa si ripete sempre?. Non arrenderti mai. E non lo farò.
Con una prorompente e disarmante energia che cresce nel petto e un vivido sentimento di coraggio e determinazione, scendo dal letto, raccolgo da terra la maglia del piagiama e la indosso, scrollando le spalle dai pensieri negativi.
Devo porre anche fine alla storia con Ben.
Il gesto di accettare la sua proposta è stato forse uno dei più meschini che io abbia mai fatto in vita mia. L’ho illuso e ferito senza rendermene conto, sfruttandolo solo per dimenticarmi di Ian.
Mentre scendo le scale per raggiungere la cucina, dove ho sicuramente lasciato il cellulare, un dubbio quasi doloroso mi assale, costringendomi ad impietrirmi di colpo.
E se Ian sapesse di questa mia storia con Ben?.
Impallidisco, boccheggiando mentre il cuore accellera esponenzialmente i battiti lasciandomi ansante.
Ripercorro mentalmente e velocemente tutti i numeri e le persone che ho sentito durante le feste e quelle alle quali ho detto della mia relazione con Ben.
Due nomi, di due persone che difficilmente rinunciano al gossip, terribilmente preoccupanti, balenano nella mia mente.
Candice e Jessica.
Escludendo a priori Jessica che sono sicura non abbia riferito nulla, visto che non conosce così profondamente Ian da rivelargli un particolare della mia vita, tutti i miei dubbi si convogliano su Candice.
Non le scarico nessuna colpa, visto che non le avevo detto di mantenere il segreto.
Ma la mia incertezza viene incrementata maggiormente quando il ricordo di una conversazione avuta con lei poco prima di Capodanno, mi torna alla mente.
 
 
<< Ehi Nina, come va? >> la voce squillante ed entusiasta della mia amica risuona nella cornetta del telefono, riuscendo a donarmi un pizzico di allegria e al contempo di nostalgia.
<< Tutto bene tu? Come proseguono le vacanze? >> sospiro, accennando appena un sorriso e accomodandomi sul divano, tra i morbidi cuscini, che mi accolgono nel loro calore.
<< Benissimo! Sono stata dalla mia famiglia per Natale e per Capodanno alcuni miei amici mi hanno invitato ad una festa fantastica. A proposito tu cosa farai? >> il tono brioso riesce a coinvolgermi maggiormente e me la immagino dall’altra parte del telefono indaffarata a scegliere i vestiti per il party.
<< Andrò anch’io ad una festa, è stata organizzata da alcuni amici di Ben. A parte lui però non conosco nessuno… >>mormoro amareggiata, mentre il desiderio di tornare presto sul set per rivedere i miei colleghi si fa impellente.
<< Comunque hai sentito più nessuno dei nostri? >> domando incuriosita, cercando di sviare il discorso, in imbarazzante difficoltà.
<< A parte Paul, Kayla e Ian, nessun’altro… >> mormora con una sfumatura tesa nella voce. Riesco a coglierlo nel tono, soprattutto quando pronuncia l’ultimo nome, che è in grado di farmi rabbrividire e aumentare i battiti del mio cuore.
Per alcuni attimi il silenzio cala nel salone e dall’altra parte della cornetta mentre i pensieri si affollano accalcanti  nella mia mente.
<< E come sta? >> chiedo con un filo di voce, spinta dalla curiosità e da un profondo sentimento.
Candice comprende al volo a chi sia indirizzato il mio riferimento e riesco a percepire il sospiro mesto che fuoriesce dalle sue labbra.
<< Sinceramente? Non credo stia bene. Quando l’ho sentito rispondeva a monosillabi, era abbattuto e tormentato. Lo sentivo. Soprattutto quando mi ha detto “ ormai l’ho persa per sempre “ >>.
 
Un brivido talmente forte mi percorre dolorosamente la schiena, tanto da strapparmi crudelmente un sospiro e da farmi perdere un battito.
Ansimo e saetto con lo sguardo da una parte all’altra del piccolo corridoio, avvertendo la mia determinazione vacillare pericolosamente.
ormai l’ho persa per sempre”.
La frase torna ad insinuarsi nuovamente nella mia mente e a farmi rinsavire di colpo.
No, Ian. Non mi hai persa per sempre.
Rispondo mentalmente al mio amico percependo la sicurezza tornare ad invadere ogni singolo anfratto del mio corpo, spingendomi a scendere le scale e ad afferrare il telefonino poggiato sul bancone di granito grigio della piccola cucina.
Premo il pulsante principale e il display del blackberry si illumina mostrando la foto di me e Ben abbracciati.
Un tremito di pura mestizia e nostalgia mi fa fremere il cuore al ricordo della foto che c’era prima e che ritraeva me ed Ian sorridenti e spensierati.
Scuoto il capo determinata a non farmi possedere da alcun sentimento negativo e inizio a costruirmi meticolosamente una corazza per di difendermi da essi.
Compongo il numero, seppur con un lieve tremolio alle dita, tanta è l’emozione di risentire la sua voce, dopo tre settimane, e rimango per un attimo a fissare il pulsante di “avvio chiamata”.
In un secondo il timore e la titubanza, riescono a penetrare da alcuni piccoli spiragli lasciati scoperti dalla corazza ed entrano in me, facendomi mordere nervosamente un labbro, indecisa.
M’impongo severamente di smetterla di essere così tentennante e confusa e senza più alcuna incertezza premo il tasto.
Mi porto il cellulare all’orecchio e attendo gli squilli, mentre il mio cuore martella impazzito nel petto, talmente tanto forte da farmi pulsare le tempie e l’interno dei polsi.
Primo squillo.
Mi mordo un labbro in attesa, battendo nervosamente le dita sul piano di granito.
Secondo squillo.
Alzo gli occhi al cielo e stringo le spalle speranzosa.
Terzo squillo.
Un flebile sospiro fuoriesce dalle mie labbra e il mio cuore presegue la sua corsa esagitata.
Quarto squillo.
Il dubbio e il timore ritentano ad insinuarsi sotto la mia pelle per destabilizzarmi, ma li scaccio con una scrollata accennata del capo.
Quinto squillo.
La speranza comincia a vacillare e i pensieri iniziano ad accalcarsi frenetici nella mente.
Sesto squillo.
Mi abbandono ad un respiro più profondo e l’angoscia cresce in me, invadendo ogni poro della mia pelle.
Settimo squillo.
<< Segreteria telefonica di… >> la voce asettica e fredda della registrazione parte e io chiudo la telefonata ancora più insicura.
Nonostante ciò non mi abbatto e riprovo a richiamarlo.
Il suo cellulare è acceso, questo già è un buon segno, vuol dire che sta ricevendo le mie telefonate, la cosa negativa è che o mi sta evitando, o è talmente impegnato a fare qualcosa da non poter rispondere.
Ritento due, tre, quattro volte camminando nervosamente per il salone.
Il cuore continua a battermi esagitato nel petto e il mio respiro spezzato e affannoso mi turbina nelle orecchie. Lo sconforto cerca di valicare il muro impenetrabile che la mia anima si è costruita intorno, non riesce nel suo intento ma accerchia il mio cuore con i suoi tentacoli roventi.
Non voglio abbandonarmi alla demotivazione. Sono tornata la Nina di una volta, e lei non si faceva avvilire da niente e da nessuno.
Così inspirando un’ingente boccata d’aria, scorro sul menù principale del telefono e compongo un messaggio.
 
“Ian, ho bisogno di parlare con te. Ti prego, è importante. Ti aspetto a casa mia. Per favore, vieni.”
 
Frettolosamente invio l’sms e mi concendo un attimo per riguardarlo.
Breve, conciso e traboccante di disperazione.
Sì perché sono disperata all’idea di aver perso per sempre Ian. E questa volta non è lui che ha perso me, ma sono stata io.
Mi mordo talmente forte un labbro, tanta è l’agitazione, da avvertire il sapore ferroso e salato del sangue pungermi la lingua.
Appoggio il cellulare sul bancone e lo fisso per un secondo, chiedendomi cos’altro potrei fare per contattarlo.
Rilascio un flebile sospiro esausto, mentre il cuore rallenta i battiti, quando capisco che ho fatto tutto quello che ho potuto e che non mi rimane altro che attendere.
Socchiudo le palpebre percependo il brusio oneroso dei miei pensieri acquitarsi e il respiro tornare regolare, così mi passo febbrilmente le dita sulla fronte, scostando alcune ciocche di capelli e tranquillizzandomi un poco.
Il nome di Ben però riaffiora nella mia mente come un fulmine a ciel sereno, sono quindi costretta a riflettere su cosa fare con lui e questa situazione terribilmente spiacevole in cui mi sono infilata.
Dovrò parlargli e chiarire, spiegargli che quando ho accettato, sono stata presa dal momento e che andando avanti mi sono resa conto che non sono in grado di continuare una storia con lui.
Questo, purtroppo però, non è il momento adatto. E’ ancora irritato per la cosa successa alcuni minuti fa e non mi sembra il caso di aggiungere altro dolore alla giornata.
Lo lascerò sbollire per questa sera e domani proverò a ricontattarlo e chiedergli se possiamo parlare. Ormai so com’è fatto e so anche che questa sera non si degnerà di cercarmi o chiamarmi. E’ troppo orgoglioso per farlo.
Scrollo le spalle trascinando il ragionamento nell’angolo più recondito della mia mente e il mio sguardo cade nuovamente sulla schermata oscurata del blackberry.
Nonostante cerchi di isolare le sensazioni negative non posso fare a meno di avvertire un pizzico di amarezza e delusione insinuarsi nel mio petto.
Prima di precipitare in una spirale di autocommiserazione, lancio un’occhiata all’orologio. Le 19.20 di un triste sabato sera.
Non ho nessuna intenzione di uscire, specialmente ora che sto aspettando una risposta da Ian.
La mia mente non vuole smetterla di tartassarmi con mille pensieri, perciò, anche se ho perso completamente l’appettito per tutto quello che è successo, per distrarmi decico di preparare un dolce.
Cerco la ricetta sul mio libro, controllo che abbia tutti gli ingredienti e poi mi dò da fare.
 
 
                                               *  *  *  *  *
 
Sono ore che aspetto ormai.
La fragranza dolce e zuccherina del dolce al cioccolato, sfornato da circa un paio d’ore, invade ancora la casa, stuzzicando le mie papille gustative, senza però ricevere alcuna minima reazione dallo stomaco, che rimane costretto e serrato da un fastidioso nodo di risentimento.
Sposto stancamente lo sguardo sulle immagini colorate che scorrono sullo schermo piatto della televisione e cerco di concentrarmi sul programma che stanno trasmettendo, senza però alcun risultato.
Sono le 24.05 ormai e di Ian nessun segno e nessuna risposta.
La delusione, nonostante la forte determinazione che mi proteggeva, alla fine è penetrata in me invadendomi completamente.
D’altronde cosa mi aspettavo?. Che mi rispondesse subito e corresse da me, pronto a chiarire e a tornare amici come prima?.
Povera ingenua, illusa.
Non recupererai più il rapporto con lui. L’hai perso per sempre.
Ghigna malignamente una vocina dentro la mia testa, facendomi tendere per il dolore e la durezza di quelle parole.
Non voglio abbattermi. Scuoto il capo cercando di mettere a tacere quella fastidiosa vocina e torno alla mia attività di distrazione.
Osservo Links, acciambellata sulle mie gambe che sonnecchia beatamente. Mi apro in un piccolo sorriso alla vista del tenero musino e spinta dalla dolcezza le lascio qualche carezza sul morbido manto tigrato della testolina.
In risposta la vedo schiudere appena gli occhi gialli e fissarmi con un cipiglio assonnato, piacevolmente abbandonata alle mie coccole.
Immediatamente il suono delle sue fusa mi circonda e riesce a scacciare tutte le brutte sensazione che incombono su di me. Nuovamente rinvigorita afferro il telecomando e cambio canale, finendo su un documentario sugli animali.
Alla vista dei variopinti e particolari uccelli che vivono in Amazzonia il mio cuore, costretto ora in una morsa di nostalgia e dolore, non può fare a meno di ricollegare la cosa ad Ian e al fatto che lui adori i documentari sugli animali.
Tutto mi ricorda lui.
E questo mi crea un terribile senso di angoscia e risentimento.
Con un gesto secco spegno la televisione e la quiete scende sul salone.
Socchiudo le palpebre oramai completamente distrutta dall’attesa e dalla giornata e, spostando delicatamente Links, che con un miagolio contrariato mi rimprovera, mi alzo dal divano e mi dirigo al piano superiore, decisa ad andare a dormire.
Ho perso le speranze.
So che Ian non potrà mai arrivare a quest’ora. Non è il tipo di persona che disturba o importuna ad ore improbabili, tra l’altro, se avesse voluto chiarire davvero con me, sarebbe arrivato prima.
Lancio un’altra occhiata  all’orologio che segna mezzanotte e un quarto passata e afferrando il telefono, salgo le scale pronta per abbandonarmi al sonno.
Non voglio neanche farmi sopraffare dal dolore. Non avrebbe senso e non risolverei nulla, se non stare ancora peggio, perciò, cercando di isolare il più possibile qualsiasi emozione, costruendomi così un’ulteriore barriera apatica e protettiva, poso il cellulare sul comodino, accendo l’abat-jur e mi siedo fiaccamente sul soffice materasso.
Con già il pigiama indosso, scosto le coperte e mi infilo sotto il morbido piumone, che con il suo tepore che mi avvolge e mi accarezza, m’invita ad abbandomarmi al sonno.
Spegno la luce e l’oscurità mi assale, così come il silenzio pesante e quasi agghiacciante. Nonostante non veda nulla continuo a tenere gli occhi aperti e ad aspettare che la vista si adatti, in modo tale da sentirmi più a mio agio.
Quando riesco a scorgere i contorni dei mobili della mia camera il mio cuore si allieta e socchiudo le palpebre. Sospiro, completamente priva di qualsiasi emozione, tanto le ho sotterrate nel profondo della mia anima e inizio ad avanzare verso il mondo di Morfeo.
Un trillo acuto ed improvviso, però, mi fa sobbalzare il cuore nel petto e balzare seduta di scatto sul materasso. Mi concedo un secondo per capire se sia stato frutto della mia immaginazione o io abbia realmente sentito suonare il campanello, ma quando un altro mezzo squillo mi giunge nitido, la mia domanda trova una risposta.
Il cuore inizia a martellare impazzito nel petto mentre il dubbio e il terrore che sia qualcuno di poco raccomandabile penetrano in me.
E se fosse Ben?.
Scuoto il capo autonconvincendomi che non possa essere lui. Non è il tipo da fare certe cose, soprattutto ad un’ora così tarda della sera.
E se fosse qualche ubriaco?.
Un brivido di puro timore mi scivola lungo la schiena, mentre tremante riaccendo l’abat-jur e scosto le coperte dal mio corpo, riappoggiando i piedi a terra ed alzandomi, lievemente intontita.
Un altro trillo prolungato e acuto mi giunge fino al cervello frastornandomi e agitandomi ancora di più.
Mi guardo intorno spaesata, in cerca di qualcosa con cui proteggermi in caso di aggressione, fin quando non scorgo, dietro la poltrona su cui è poggiata la mia vestaglia bianca di pail, l’ombrello che ho usato questa mattina per uscire.
A passi frettolosi la raggiungo, m’infilo la veste calda e afferro poi l’oggetto.
Con il cuore in gola per la paura e l’adrenalina a scorrermi in ogni vena del corpo, causandomi il respiro trafelato e un lieve tremore alle dita, scendo al piano inferiore e avanzo lentamente verso il portone, sorreggendo l’ombrello tra le mani come se fosse una mazza da baseball, pronta per difendermi.
Un altro squillo del campanello mi perfora fastidiosamente i timpani e mi costringe a strizzare gli occhi.
Lungo la schiena scivola un gelido brivido che mi fa costrarre i muscoli, pronta per scattare. Afferro con una mano la maniglia della porta, trattenendo il respiro e nell’altra l’ombrello, pronta per colpire, poi l’abbasso e apro il battente.
Non appena scorgo la figura che si staglia di fronte a me, tutte le barriere che mi ero meticolosamente costruita cedono e i sentimenti sepolti riaffiorano in superfice con una tale prepotenza da far fermare per alcuni istanti il mio cuore.
Boccheggio senza parole e schiudo le labbra attonita.
Ian.
Il suo fisico statuario è appoggiato fiaccamente al muro dell’ingresso esterno, quasi a sorreggersi. I jeans neri, sgualciti e il maglioncino, dello stesso colore, stazzonato, che gli fasciano il corpo stanco e che emanano un pungente odore d’alcool e quello che sento è fumo? Mi lasciano ancora di più a bocca aperta.
Il viso stravolto e cinereo, dove la barba incolta rivela il segno dei giorni in cui si è lasciato andare e le palpebre socchiuse, mostrano appena due iridi color ghiaccio terribilmente lucide e due pupille nere, estremamente dilatate, che mi fanno correre un formicolio d’appresione lungo tutto il corpo.
Le morbide e lucenti ciocche corvine di un tempo, sono diventate una massa scarmigliata e spenta, dall’aspetto trasandato e dalle labbra esangui e schiuse fuoriescono ansiti sconnessi.
<< Bu,ons…er-a >> biascica accennando appena un sorriso e sbilanciandosi pericolosamente in avanti, perdendo quasi l’equilibrio.
E’ totalmente ubriaco.
Trasalgo stupita e subito scatto in avanti per sorreggerlo, temendo che possa finire a terra.
L’odore pungente dell’alcool mi arriva alle narici facendomi storcere il naso, ma la sorpresa di averlo rivisto, mista allo sgomento per averlo trovato in queste condizioni, fuso al gravoso senso di colpa per aver capito che la causa di ciò sono io, sommato all’apprensione per il suo stato, mi fanno battere incessantemente il cuore e agire subito d’impulso.
<< Mio Dio… >> mormoro ancora sconvolta, aiutandolo ad entrare.
Sorreggendolo per un secondo per la spalle, temendo che possa perdere l’equilibrio, richiudo il portone di casa e poso l’ombrello a terra, accanto all’appendiabiti.
Con le spalle ricurve, le braccia e il capo ciondolanti e le ginocchia piegate, si appoggia fiaccamente al ripiano di granito della cucina mentre farfuglia versi e parole incomprensibili.
Immediatamente afferro dolcemente un suo braccio e me lo porto sulle spalle, poi con l’altro circondo il suo fianco e, sostenendolo, lo guido lentamente verso il salone.
Il suo peso abbandonato grava incredibilmente su di me e per tenerlo in piedi faccio un enorme fatica, ma non posso farlo cadere o lasciarlo in questo stato, perciò con tutte le energie che possiedo lo assisto.
<< Mmhh, you…a-re. Ir-…res-ist..ble, ta, na… mh >> borbotta incomprensibilmente il motivetto di quella che mi sembra essere una canzone, e schiude appena le palpebre alzando il volto e voltando il capo verso il mio viso.
Le sue pupille dilatate ed estremamente lucide mi osservando con un cipiglio confuso e quasi saccente, mentre le sue labbra si tirano in un mezzo sorriso sghembo.
<< Ian, ma quanto hai bevuto? >> gli chiedo estremamente preoccupata date le sue condizioni.
Lo vedo alzare di poco la mano e stringere il pollice e l’indice tra di loro formando uno spazio piccolissimo, facendomi intendere la quantità inverosimile di alcool che ha trangugiato.
Scuoto appena il capo non potendo evitare di  accennare un sorriso divertito per la sua perenne ironia, anche nei momenti più difficili.
Mentre strascichiamo lentamente i passi verso il divano del salotto, Ian si sbilancia incespicando sui piedi, trascinando pericolosamente anche me.
Il cuore mi schizza in gola per la paura di cadere ma l’adrenalina in circolo mi fa contrarre i muscoli e trattenere il corpo del mio amico.
Ansimo affannata per lo sforzo di mantenere il suo fisico in posizione eretta.
<< Avanti Ian, collabora, non ce la faccio a tenerti. Sei troppo pesante. >> mormoro col fiatone sospingendolo verso il divano, ora più vicino.
<< Sa..pe,vi che i… di-a…manti veng..o-nno d..la graf…ite? >> bofonchia richiudendo le palpebre stanche e aprendosi in un sorriso divertito mentre un singulto lo scuote. Sembra quasi un bimbo che ricerca attenzioni.
<< No, non lo sapevo. Grazie dell’informazione >> rispondo cercando di assecondare il suo contorto ragionamento e discorso.
Fisso il suo profilo, mentre ci sbilanciamo nuovamente un poco, e il mio cuore si stringe in una morsa di tenerezza.
Quanto mi era mancato?.
Tanto. Forse anche troppo.
E ora che è qui ho intenzione di prendermi cura di lui e, domani, quando sarà più lucido, cercare di chiarire.
Raggiungiamo finalmente i morbidi cuscini del divano e, nonostante le difficoltà, aiuto Ian a stendersi, mentre continua a farfugliare discorsi incomprensibili, con voce impastata dalla stanchezza e dall’alcool.
Mi sposto subito verso le sue gambe e con attenzione e cura gli sfilo gli scarponcini neri e li poggio a terra, poi mi dirigo velocemente in cucina e, tenendolo sempre d’occhio che non si faccia del male o cada dal divano, frettolosamente cerco un’aspirina nella credenza delle medicine.
Preparo un bicchiere d’acqua e faccio sciogliere la pastiglia effervescente, poi torno di nuovo da lui. Gli sollevo con delicatezza il capo e lo aiuto a bere, ricevendo in risposta mugolii infastiditi e contrariati.
<< Ian devi bere, altrimenti domani ti svegliarai con un’emicrania terribile. Già è una fortuna se avrai solo un semplice mal di testa, con tutto quello che ti sei bevuto… >> sussurro con tono lievemente ironico e al contempo estremamente preoccupato.
Dopodichè posiziono sotto la sua testa un soffice cuscino e mentre lo faccio le ciocche corvine scarmigliate mi accarezzano le dita infondendomi un dolce brivido, e osservo il suo viso ora più rilassato, catturandone ogni dettaglio.
La fronte liscia e distesa, le lunghe ciglia nere che incorniciano due occhi meravigliosi, ora chiusi, la linea del naso, le guance rosee e accaldate per l’alcool in circolo nel suo corpo, le labbra rosee lievemente dischiuse e la barba incolta che colora la mandibola e parte del collo.
Sembra quasi un modello. Di quelli che si trovano sulle riviste patinate che sfoggiano i loro strani look trasandati ma estremamente affascinanti.
L’idea che però sia io la causa della sua sofferenza e della sua perdita di controllo mi fa contrarre lo stomaco in uno spasmo doloroso e il senso di colpa mi invade completamente.
Non avrei mai voluto fargli questo, farlo arrivare a questo punto.
Devo rimediare. Voglio fare qualsiasi cosa per lui, e inizierò portandogli anche una coperta per coprirlo. Deve stare al caldo.
Sicura che stia già dormendo, mi alzo lentamente e senza far rumore provo ad avviarmi verso la mia camera, ma qualcosa mi trattiene per il polso.
Mi volto stupita e sento la flebile stretta della dita di Ian serrarmi il polso e un mugugno contrariato fuoriuscire dalle sue labbra.
Mi apro in un sorriso intenerito e mi riavvicino di mezzo passo a lui, piegandomi lievemente sulle ginocchia, in maniera tale da colmare la distanza che ci separa.
Scruto nuovamente rapita il suo volto serafico, mentre lo vedo muovere un poco il capo, inumidirsi le labbra e corrucciarle, mentre le palpebre faticano a riaprirsi.
Il suo respiro pesante e affaticato s’inisinua nel mio petto come piccole punture di spilli, facendomi trattenere il fiato.
Ma non appena le sue iridi incredibilmente celesti, dalla sfumatura quasi grigia si fissano nelle mie e mi guardano con incredibile fermezza, un brivido mi formicola lungo la schiena.
Le sue pupille nere, nonostante siano offuscate dal torpore dell’alcool, mi trasmettono tutto il suo dolore e la sua sofferenza, creando proprio al centro del mio petto un nodo di risentimento.
<< So.. di t-e e B..en >> mastica quasi con disprezzo le parole e il mio cuore a quella frase, per interminabili secondi, cessa di battere.
Schiudo le labbra sobbarcata dal dilaniante senso di colpa, mentre una lama incadescente perfora il piccolo muscolo al centro del mio petto, togliendomi ogni facoltà di replica.
Mi fissa ancora annebbiato e ora nuovamente sopraffatto dalla stanchezza.
<< Oh Ian io… >> mormoro afflitta e satura di mortificazione per aver causato tutto questo tormento ad Ian.
E vorrei dirgli che in realtà avevo agito per impulso, che ho sbagliato a rimproverarlo e a prendermela così tanto per i suoi gesti, che avrei dovuto stargli accanto e capire cosa lo confondeva e lo rendeva così irrequieto, che per Ben non provo alcun sentimento, se non semplice affetto, e che un sentimento profondo sta nascendo dentro di me.
Ma so che se glielo dicessi adesso, l’indomani lui non si ricorderebbe nulla di tutto ciò ma avrebbe solo un ricordo sbiadito e confuso.
<< Perché non sei venuto da me quando ti ho chiamato oggi pomeriggio? >> chiedo con un filo di voce, sedendomi sul bordo del divano, accanto al suo corpo e, non resistendo all’impulso, gli scosto teneramente qualche ciocca corvina dalla fronte, accarezzando con la punta dei polpastrelli la pelle calda e liscia, fissandolo con dolcezza. Sento il mio cuore venire avviluppato da un fiotto caldo d’amore che mi spinge a compiere gesti simili.
Non è più la ragione che comanda, ormai è il cuore.
Lo osservo schiudere appena le palpebre e farfugliare.
<< E…ro conf.so, no..n ce la f…cevo >> increspa di poco la fronte come a rimembrare il motivo di tanta irresponsabilità.
<< Perché sei arrivato a tanto, Ian? >> chiedo con un pizzico di angoscia, tanto è il dispiacere nel vederlo ridotto così.
Il suo petto ora si alza e si abbassa lentamente e il suo respiro si fa più regolare, in questo modo capisco che la stanchezza e il sonno lo stanno per invadere completamente.
<< Perch… f-a, ma..l-e  e …rchè cre-do di in…ziar-e  a prov..ar… >> biascica con un filo di voce, fin quando il tono si affievolisce ulteriormente fino a smorzarsi del tutto lasciando la frase incompleta, così come il mio battito cardiaco.
 
 Angolo autrice
 
 
Ragazzuole!!
Scusate il ritardo ma sono stata impegnatissima e per scrivere questo chappy ho dovuto fare i salti mortali.
Dunque, come si dice? In vino veritas…
Dite la verità, all’inizio vi si è preso un colpo vero? Credevate davvero che Nina sarebbe andata fino in fondo con l’eunuco? Ahahah.
Quanto sono sadica, eh?
Questa volta andrò per ordine:
Abbiamo visto la nostra Nina reagire negativamente alle attenzioni di Ben e il suo pensiero rimanere costantemente su Ian.
Diciamo che l’eunuco ha reagito un po’ eccessivamente… ma dei difetti ce li doveva pur avere questo tizio, no? Hihihi Diciamo che la pazienza non è una delle sue qualità migliori.
Subito dopo la “dipartita” di Ben, Nina si accorge FINALMENTE che c’è qualcosa che non va ed inizia a farsi un bell’esame di coscienza.
Per tutte quelle che l’hanno un po’ odiata in questo periodo, vi dico ufficialmente che pian piano tornerete ad amarla. =)
Si è resa conto di aver sbagliato tutto, sia con Ben ma soprattutto con Ian. E ora vuole rimediare.
E dopo una serata intera ad attendere, povera cucciola perde le speranze. Beh, chi non l’avrebbe perse?. Così se ne torna a letto ma qualcosa disturba il suo “quasi-sonno”.
Sorpresa!
Dite la verità non era tanto una sorpresa, scommetto che lo sospettavate, non è così?
Forse sto diventanto troppo scontata… ci vuole qualcosa di ancor più movimentato. Vedremo… XD
Ian è tornato. Ubriaco come una zucchina… ahahah Povero cucciolo. Tutto trasandato e abbandonato.
E la nostra Nina quando se lo ritrova di fronte dice addio all’apatia.
Si prende cura di lui e lo aiuta con amore, nonostante il senso di colpa sia onnipresente.
E la frase finale beh…
Sarà tutta illusione oppure come dice il detto “in vino veritas” lui ha quasi rivelato qualcosa? Staremo a vedere cosa succederà =)
Vi anticipo che il prossimo chappy, per la vostra gioia sarà un Pov Ian e inoltre ci sarà una sorpresa con un altro Pov… la domanda ora è, di chi sarà? =)
 
Spero di leggere tante vostre opinioni. Sapete, le recensioni aiutano lo scrittore a migliorare e io voglio farlo, perciò aspetto i vostri commenti. Visto che nell’ultimo capitolo ne ho ricevute poche, spero con questo di rifarmi, altrimenti mi vedrò costretta a prendere in considerazione nuovamente alcune decisioni.
Grazie a tutte coloro che hanno inserito la storia tra le seguite/ricordate/preferite a tutte le mie lettrici, a tutte coloro che recensiscono e anche coloro che non lo fanno =)
Un bacione a tutte quante!
Al prossimo aggiornamento: tra 2 settimane e mezzo ( due settimane non mi bastano poi in ogni caso vi avvertirò ).
Fede Xoxo.
 
P.S. VERY IMPORTANT: Ho creato un gruppo su fb sulle mie storie. In questo gruppo però parleremo di tutto. Consigli in generale, le puntate, la Con, domande, piccoli spoiler, anticipazioni o avvisi che potrei fare e tante altre cose! Insomma un vero e proprio salotto letterario “virtuale” in cui condividere la nostra passione per la scrittura, la lettura ma anche un luogo per stringere amicizie e conoscerci meglio!    Per chiunque volesse aggiungersi è più che ben accetto! =) Vi aspetto.
 
Questo è il link:  
 
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Iansom “Cause you'll always be my only destiny “ ( storia magnifica, molto intrigante e intensa. Waho !!=))
Elen91 ( che stimo molto sia come scrittrice che come beta, sei bravissima =)) “ Can you immagine that love?” “Breathe me” e meravigliosa e nuova “50 sfumature di tenebra”
Meiousetsuna “Everything of Me” (meravigliosa One-shot Delena ambientata dopo la 3x19 leggetela è stupenda!! )
Giuls_somerhalder “San Valentino A New York” ( sul cast di TVD, veramente molto carina, allegra e scritta molto bene. Ve la consiglio assolutamente! )
Emily petrova “La fidanzata dell'ibrido” ( Intrigante e davvero originale. Magnifica. Non ci sono altre parole per descriverla. )
BloodyMary94 “Tutto Cambia Per Un Bacio” ( questa storia è una delle mie preferite, la seguo assiduamente e con passione. E’ sulla coppia Delena veramente Stratosferica!! Hihihi Leggetela! )

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Capitolo 17
*** Forgive or not forgive? ***


                                                  Need you now                               




                                                   Image and video hosting by TinyPic


Ian's Pov

Delle insopportabili ed insistenti fitte alla testa mi strappano crudelmente dal sopore in cui ero precipitato, facendomi riacquistare a poco a poco sensibilità agli arti.
Avverto il mio corpo poggiato su qualcosa di morbido e un tepore invitante che mi avvolge il fisico, così incuriosito mi muovo cautamente, come a diradare la nebbia di torpore che mi ha ottenebrato la mente.
Mugulo insofferente per l’opprimente cerchio alla testa che mi costringe e mi infastidisce e i pensieri assopiti, iniziano a rianimarsi e a pullulare frenetici.
Ricordi sconnessi e sbiaditi mi tornano alla mente facendomi immediatamente aprire gli occhi e guardare intorno confuso.
Osservo i dettagli del salone e l’arredamento sobrio ed equilibrato della casa, schiudendo la bocca stupito.
Il salotto di Nina.
Cosa ci faccio a casa di Nina?. E soprattutto, come ci sono arrivato?.
Le domande iniziano a sorgere spontanee e il dubbio mi assale togliendomi quasi il respiro.
Gli ultimi ricordi che possiedo, prima di essere caduto definitivamente nell’oblio, sono di aver preso la macchina, in preda al dolore per la situazione che sto vivendo da settimane, e di essermi rifugiato in un pub, affogando la sofferenza nell’alcol, perdendo poi il numero di bicchieri trangugiati.
E ora sono qui.
Proprio sul divano, nella casa della donna che mi tiene in un bilico di disperazione.
Sbatto le palpebre frastornato e mi sguardo spaesato intorno.
Il salotto già illuminato dal chiarore aranciato del sole appena sorto, assume un aspetto tranquillo e sereno mentre il silenzio più totale regna sovrano nell’appartamento.
Mi giro lentamente su un fianco ed evitando movimenti bruschi, mi porto a sedere.
Immediatamente le fitte alle tempie si intensificano costringendomi a strizzare gli occhi e a portarmi le dita alla fronte, massaggiando la pelle nell’intento di placare la morsa fastidiosa.
Impalpabilmente riapro gli occhi e rilascio un flebile sospiro, notando poi, con mia grande sorpresa dello strano abbigliamento che indosso.
Un semplice pantalone scuro di una tuta e una maglietta grigia a maniche lunghe.
Increspo la fronte perplesso mentre rimembro di non aver mai indossato questi vestiti prima di uscire.
Che io mi sia cambiato nelle ore in cui non avevo pieno possesso delle mie facoltà mentali?
La mia domanda trova immediatamente una risposta, quando il mio sguardo è catturato da una camicia nera e da un jeans scuro ripiegati e poggiati accuratamente sul tavolino di vetro di fronte a me.
Noto inoltre che anche gli scarponcini che indossavo ieri sera sono sistemati sotto di esso.
Un improvviso pensiero balugina nella mia testa facendomi perdere un battito e imporporare le guance per l’imbarazzo. Che Nina mi abbia cambiato mentre ero in stato incosciente?.
Riguardo gli abiti che indosso, trovando nuovamente la conferma che provengono dal mio armadio, o meglio dall’armadio di Paul, perché ancora non sono riuscito a trovare un appartamento.
Che Nina sia andata fino a casa di Paul ieri sera per prendere i miei vestiti, sia tornata e mi abbia cambiato per farmi dormire più comodo?.
Un'altra conferma si palesa di fronte ai miei occhi. Le chiavi dell’appartamento di Paul, che solitamente tengo nella tasca dei jeans, sono sistemate sopra il tavolino accanto ai vestiti ripiegati, impregnati ancora di un lieve sentore di fumo ed alcol.
Scosso e turbato per la situazione e per l’accalcarsi frenetico di emozioni nel mio petto, mi passo febbrilmente una mano sul viso e poi tra i capelli già comunque scompigliati, nell’attesa che il terribile mal di testa, che mi sta torturando, finisca.
<< Oh, Buongiorno. >> un sospiro spezzato e sorpreso, pronunciato da quella voce, mi strappa un battito e mi fa irrigidire.
Non posso non guardarla, ma se lo facessi, sono sicuro che le fragili barriere che si è costruito il mio cuore in queste tre settimane, cederebbero sotto la forza devastatrice del dolore.
La tentazione però è forte e mi costringe a voltare appena il capo e ad alzare lentamente lo sguardo su di lei, percorrendo tutto il suo fisico slanciato, fasciato da un semplice paio di pantaloni a scacchi grigi e neri del pigiama e una felpa bianca con la scritta “ New York”  sul petto. Ai piedi indossa un paio di semplici ciabattine nere e i capelli sono tirati su in una coda alta, che le scopre l’esile ed elegante collo.
Quando i miei occhi giungono ad incatenarsi ai suoi, un brivido di puro dolore mi attraversa la schiena mozzandomi il fiato e il mio cuore viene stretto in una morsa d’angoscia.
Le sue iridi color cioccolato, così calde e luminose, piene di vita, mi perforano l’anima di nostalgia.
Quanto mi erano mancate?.
Sono stato settimane intere a tormentarmi per dimenticarmi, almeno per un po’, di lei. Ma il suo pensiero fisso non andava via, neanche quando per Natale a casa dei miei genitori mi sono imposto categoricamente di non ricordarla. I miei parenti riuscivano a distrarmi per qualche ora, ma poi la sera le immagini del suo viso tornavano più vivide e dolorose che mai.
Riabbasso lo sguardo sofferente, incapace di trattenerlo un secondo di più nel suo e avverto chiaramente Nina soffocare il respiro turbata.
Le fitte alle tempie si acuiscono costringendomi a portare una mano alla fronte e nuovamente a cercare di massaggiarmela nell’intento di smorzare il fastidio.
<< E’ tanto forte il mal di testa? >> la sua voce mi arriva dolce e al contempo preoccupata mentre percepisco ancora i suoi occhi su di me.
Non ho il coraggio di guardarla nuovamente, mi tornerebbero alla mente tutte le deprimenti serate che ho passato a crogiolarmi nella sofferenza più totale.
Stringo le labbra, corrucciando la fronte e annuendo lentamente.
Mentre cerco di nuovo quel briciolo di autocontrollo che mi aiuta a non cedere davanti ad una situazione del genere, sento Nina darsi subito da fare, accendendo il fuoco, preparando il pentolino per riscaldare il tè, afferrando dalla mensola la scatola delle medicine e trafficando con un bicchiere e dell’acqua.
Socchiudo le palpebre pregando che il terribile mal di testa e questa situazione finiscano al più presto.
Voglio andarmene da questa casa, non posso rimanere con Nina sapendo che sta con quell’eunuco. Non posso neanche più osservarmi intorno senza immaginare che ogni posto possa essere stato toccato dai loro corpi avvinghiati in un abbraccio o intenti a baciarsi.
Il pensiero mi fa sussultare il cuore e una strana irritazione e stizza, nei confronti di Ben, si annida nel mio petto.
Da quando Candice mi ha dato la notizia non passa ora che io non pensi alla mia Nina tra le braccia di quell’essere e a quanto la cosa mi faccia soffrire incredibilmente.
Sono talemente immerso nei miei pensieri chd non mi accorgo neanche che Nina si  è avvicinata a me e ha lasciato sul tavolino di fronte un bicchiere riempito per metà d’acqua e una piccola pasticca bianca accanto.
<< E’ un’aspirina. Ti aiuterà ad alleviare il mal di testa. Hai bevuto parecchio ieri sera. Ma… se ti serve qualcosa, qualsiasi cosa, chiedimi pure. >> le parole sono incerte e il tono titubante e quasi timoroso, mentre indugia in piedi, vicino al divano tormentandosi nervosamente le dita delle mani, in attesa di una mia risposta.
<< Grazie >> rispondo cortesemente, ma con una punta di freddezza.
La verità è che anch’io ho paura. Paura di soffrire, paura di perderla e soprattutto paura di questo sentimento che cresce ogni giorno di più dentro al mio cuore.
Con la coda dell’occhio la vedo abbassare amaraggiata lo sguardo e mordersi un labbro in preda all’inquietudine.
Mi si stringe il cuore a vederla soffrire, ma altrettante le volte mi si è stretto per il tormento che, forse anche involontariamente, è stata lei a causarmi.
La osservo  ritornare in cucina e continuare a prestare attenzione al pentolino in cui l’acqua si sta scaldando.
Rimane con la testa bassa e un braccio poggiato sul bancone, come a sorreggersi, mentre mi da le spalle.
Scaccio, con una lieve scossa del capo, il dispiacere di vederla così e, intenzionato ad andarmene, afferro la pastiglia bianca dal tavolino di vetro, nell’altra mano il bicchiere d’acqua e poi con una sostanziosa sorsata la ingoio.
Mi alzo cautamente dal divano, per evitare di avere capogiri e lentamente riprendo i miei vestiti ripiegati, sottobraccio, mi infilo disordinatamente le scarpe, la giacca e con un crescente e occludente senso d’angoscia a saturarmi il petto mi avvicino al bancone della cucina, lanciando un’occhiata al corpo di Nina ancora di spalle.
Mi mordo nervosamente un labbro e poggio silenziosamente il bicchiere sul ripiano, poi, prendendo un profondo respiro, facendomi coraggio, inizio a parlare.
<< Grazie Nina, per avermi aiutato ieri sera. Perdonami se ti ho disturbato. Ci vediamo sul set. >> mormoro sbrigativo e atono, intenzionato maggiormente ad andarmene.
Le pareti si sono fatte ad un tratto troppo soffocanti e l’aria è talmente pesante e densa, che mi impedisce quasi di sospirare.
Mi volto frettolosamente e mi dirigo ad ampie e veloci falcate verso la porta, non prima di aver visto il volto di Nina voltarsi frastornato.
Prima che possa raggiungere l’uscita però, qualcosa mi trattiene per un braccio.
<< Ian aspetta… >> la sua voce è appena un flebile e sconnesso suono, tanto il suo respiro è spezzato.
Il mio cuore sobbalza alle sue parole e alla stretta incerta che le sue dita infliggono sul mio avambraccio.
Il muscolo nel petto inizia a palpitarmi irrequieto e  un brivido mi scuote le membra intorpidite.
Dio, quanto mi era mancata…
Per un attimo socchiudo appena le palpebre, mentre la sua fragranza dolce e dal sentore di fresia mi stuzzica l’olfatto, annebbiandomi i sensi.
Trattengo il respiro estremamento confuso e con un groviglio di emozioni pullulanti nello sterno.
La ragione, l’unica che in queste tre settimane mi ha evitato di cadere totalmente in depressione, mi urla di non ascoltarla e di andarmene il prima possibile, prima che l’ennesima stoccata mi spezzi l’anima. Il cuore invece, ancora più rigonfio d’amore per la ritrovata vicinanza con Nina, mi spinge a voltarmi lentamente e ad alzare lo sguardo sul suo viso.
E non appena incrocio due pupille dilatate e lucide di lacrime, traboccanti di senso di colpa e smarrimento, le barriere fredde che la mia anima si era eretta intorno, si sciolgono e frantumano e il raziocinio viene ammutolito e rilegato in fondo al mio essere.
Il mio cuore alla vista dell’espressione così indifesa e persa di Nina sussulta e si stringe talmente tanto di compassione da farmi corrucciare le labbra e increspare la fronte.
<< Ti prego, resta. Voglio chiarire con te. >> il suo mormorio, spezzato da un lieve singulto, mi giunge così nitido che un brivido mi percorre.
<< Cosa c’è da chiarire? >> la parte di me, ferita, e l’orgolio si animano di vita propria e pronunciano le parole con tono tagliente, tanto che il corpo di Nina trasale.
Mi volto nella sua direzione e osservo il suo fisico iniziare ad essere percorso da tremolii e la sue pupille dilatarsi maggiormente, straripando di risentimento, mentre consistenti lucciconi iniziano a formarsi.
La vedo trattenere il respiro e stringere le labbra quasi come a frenarsi dal cedere.
La bocca del mio stomaco viene attanagliata in una morsa di compassione e il mio cuore accellera i battiti.
Inclino appena il capo e l’orgoglio e la parte della mia anima lesa vengono spinti nel profondo della mia persona.
Non ce la faccio a vederla in queste condizioni, seppur io sia stato veramente male  in queste ultime settimane non riesco a lasciarla in questo stato.
Quante volte mi è stata vicina in momenti difficili?.
Perché io dovrei abbandonarla adesso?
Certo, nell’ultimo mese non ha fatto altro che cambiare umore e comportarsi freddamente con me, ma può capitare a tutti di passare brutti periodi in cui si può perdere se stessi, no?.
E poi non è da me vendicarmi, e far soffrire le persone. Soprattutto Nina.
Nonostante abbia passato il mese più brutto della mia vita, a saperla tra le braccia di quello, non posso evitare di cedere alla tentazione di stringerla di nuovo a me, consolarla, inspirare la sua fragranza e sentire il calore del suo corpo e la morbidezza della sua pelle.
E così faccio.
Il mio cuore, ormai traboccante di amore e compassione, spinge la mia mente e il mio corpo ad avvicinarmi a lei.
Incateno i suoi occhioni smarriti e lucidi di lacrime ai miei e, sopraffatto dalle emozioni, circondo la sua schiena con le braccia e la traggo a me.
Immediatamente la sento rannicchiarsi maggiormente contro il mio petto, come in cerca di rifugio, e stringendo spasmodicamene la stoffa della mia maglia tra le dita, affonda il volto sulla mia clavicola.
Il singhiozzo a stento trattenuto e un tremito che l’attraversa mi fanno ben intendere che le lacrime hanno avuto la meglio su di lei. E ne trovo un ulteriore conferma quando avverto delle calde stille unimidirmi la maglietta.
Il sollievo e la pace che si irradiano in me, nell’istante in cui avverto il suo corpo premuto contro il mio sono talmente forti, che mi lasciano senza fiato.
Poggio la guancia sui suoi capelli e socchiudo appena le palpebre stordito dal groviglio di emozioni, ma soprattutto dal fatto che mi sembra un’illusione poterla stringere di nuovo a me.
Quanto ho sofferto senza di lei? Mancava una parte di me.
Rilascio un flebile sospiro e percepisco il martellare impazzito e aritmico del suo cuore contro il mio torace e la cosa fa esagitare anche il mio.
<< I-an… mi dis-piace. Perdo..nami ti pr-e..go. >> le parole sono spezzate da singhiozzi irregolari e da ciò capisco quanta fatica faccia a pronunciare la frase e la cosa mi stringe ancora di più il cuore in una morsa di compassione.
<< Sshh… adesso mi dirai tutto. Prima calmati e fai dei bei respiri. Sono qui, Nina. Non vado via >> sussurro dolcemente mentre alzo una mano e le accarezzo delicatamente la testa, mentre con l’altra le sfioro la schiena.
Immediatamente i singulti si smorzano e le lacrime cessano, così come anche il suo respiro affannoso che si regolarizza pian piano.
Il calore del suo corpo riesce a penetrarmi dentro infondendomi tanti minuscoli brividi di piacere e la voglia di sciogliere l’abbraccio si fa sempre più lontana.
E se rimanessimo così per sempre?.
Mi apro in un accenno di sorriso al pensiero che la mia mente ha elaborato e mi vedo costretto a districare a poco a poco la stretta.
I suoi muscoli prima tesi ora si sono sciolti e nei suoi occhi  riesco a scorgere un bagliore di stupore, nonostante siano ancora inumiditi dalle lacrime e arrossati per il pianto.
La vedo mordersi appena un labbro e abbassare per un secondo lo sguardo come per fare chiarezza dentro di sé.
E io mi allontano di mezzo passo, per concederle spazio e aspetto le sue parole.
Poi punta nuovamente gli occhi nei miei ora più decisa.
<< Ian, so che sicuramente dopo questo discorso non mi perdonerai, ma almeno ci avrò provato. >> inizia con una nota maliconica nella voce.
Sto per replicare alle sue parole, ma vengo interrotto dal suo discorso, così richiudo la bocca e rimango in silenzio ad ascoltare.
<< Mi sono comportata come un mostro senza cuore, lo so. Ma credimi se ti dico che non ero in me. Tu la conosci la vera Nina, sai come sono e devi anche sapere che non ho passato un bel periodo. Ma ciò che mi ha condotto a comportarmi in quel modo… sono state… delle strane… ehm, emozioni >> il suo tono s’incrina, evidentemente in difficoltà, e la vedo tormentarsi le dita della mani.
Ma le parole che sta dicendo m’incuriosiscono maggiormente e smuovono quella parte della mia anima che ha una certa affinità con la sua.
<< Io… io ero confusa, lo sono ancora un po’ adesso. Il fatto è che qualcosa tra di noi è cambiato. >> balbetta inizialmente indecisa poi, puntando nuovamente i suoi occhi nei miei, finisce la frase più sicura di sé e con uno sfavillio nelle pupille che mi fa correre un brivido sulla schiena.
M’irrigidisco involontariamente alle sue parole e schiudo le labbra colpito.
La verità è che la sento anch’io la confusione, eppure non mi sento ancora abbastanza pronto per parlare di questo. Sono parecchio scosso dalla miriade di emozioni che stanno pullulando nel mio corpo e dalle settimane che mi hanno visto depresso e senza vitalità.
<< Comunque ti volevo chiedere scusa per tutto il dolore che ti ho recato e la mia relazione con Ben è stata una decisione presa avventatamente e in preda alla rabbia per il fatto che avevi letto i miei messaggi. E di questo ne parlerò con Ben. Non posso portare avanti un relazione dove non c’è sentimento, non sono quel tipo di persona. >> mormora più a se stessa che a me, mentre saetta con lo sguardo da una parte all’altra della stanza.
Un improvviso ed enorme sollievo si diffonde in me al sentire le sue parole. E sapere che troncherà la relazione con Ben perché non ne è innamorata mi fa gioire incredibilmente.
Il mio cuore inizia a palpitare irrequieto e un sorriso involontario si dipinge sul mio volto. Non è innamorata di Ben.
Non è innamorata di Ben.
La cosa mi rende talmente euforico che sento che potrei addirittura correre in strada ed urlarlo al mondo intero.
Ma i suoi occhioni che mi guardano incuriositi e al contempo perplessi mi fanno tornare in me, e il buon senso mi suggerisce di sopire la gioia.
Mi schiarisco la voce e alzo un po’ il mento squadrandola interessato.
<< Mi dispiace, Ian. Non sai quanto mi dispiace. Non volevo farti soffrire e non volevo rovinare il nostro rapporto. Sono imperdonabile, scusa. >> scuote la testa con voce spezzata per le occludenti emozioni, che sicuramente la stanno scuotendo.
Il mio cuore prende il sopravvento e prima che possa vederla scoppiare di nuovo in lacrime per il lacerante senso di colpa che le leggo negli occhi, mi riavvicino a lei e le prendo delicatamente il viso tra le mani.
Incateno le mie pupille alle sue inumidite e dilatate e con i pollici carezzo appena la pelle liscia degli zigomi.
<< Nina, tranquilla. Ti perdono. Capisco che non eri in te e anzi devi scusare anche me. Non mi sono comportato nel modo giusto. Invadere la tua privacy è stata la cosa più brutta che potessi fare. Mettiamoci una bella pietra sopra, vuoi? >> le chiedo seriamente pentito mentre sento il suo corpo sussultare appena per la sorpresa e un’espressione di puro stupore dipingersi sul suo volto.
Schiude le labbra attonita e muove appena il capo in un cenno d’assenso.
Il mio cuore si scioglie e sento definitivamente la vitalità e la gioia tornare ad invadermi.
Un boccata di vita mi ridona vigore e io mi apro in un sorriso felice.
<< Amici? >> domanda titubante con un accenno di sorriso che le spunta agli angoli della bocca, mentre tende tentennate una mano.
La sua domanda mi fa perdere un battito.
Amici? E’ questo che voglio? Finchè non chiarirò il sentimento che nutro nei suoi confronti, sì.
<< Come prima e molto più di prima >> rispondo sorridente, circondandola nuovemente in un abbraccio caloroso, cogliendola di sopresa.
Oh, Nina. Questo sarà l’inzio di un nuovo percorso che intraprenderà il nostro rapporto. Mormoro dentro di me, mentre socchiudo gli occhi e mi godo il suo corpo premuto contro il mio e il calore e il profumo della sua pelle.
 
                                                                     *  *  *  *  *


Paul's Pov

 
Afferro il cestino rosso del supermercato e, osservandomi intorno impensierito m’incammino verso il labirinto infinito di corridoi, stracolmi di ogni tipo di alimento.
Rilascio un flebile sospiro e mentre percorro tranquillamente le corsie, cerco di ricordare la lista delle cose che devo comprare.
Controllo i grandi tabelloni blu che indicano il numero e il tipo di reparto cercando quello che contiene i cibi in scatola.
Mi fermo un attimo a verificare dove si trovi e una volta adocchiato, mi dirigo in quella direzione.
Gli intricati passaggi e gli alti scaffali mi impediscono di vedere se qualcuno provenga alla parte opposta, così quando volto l’angolo, finisco per scontrarmi con una persona.
Il tonfo del cestino di quel qualcuno mi fa capire che tutto il suo contenuto sia caduto a terra.
Prontamente mi chino a raccogliere i sacchetti contenenti frutta e verdura che si sono rovesciati sul pavimento.
<< Scusa, mi dispiace. Non ti avevo visto… >> balbetto in imbarazzo, mentre raccolgo freneticamente gli alimenti e li ripongo nel cestino.
<< Non fa niente, non preoccupar… >> la voce  dolce e femminile che viene pronunciata da quel qualcuno mi  fa correre un brivido lungo la schiena, mentre vedo delle esile e sottili mani aiutarmi a recuperare le cose.
Mi è familiare. Decisamente troppo familiare.
Non do neanche le il tempo di finire la frase, che alzo lo sguardo di fronte a me, per vedere il volto a cui appartiene quella voce.
Non appena lo vedo un sussulto di puro stupore mi scuote talmente l’anima e il cuore  da strapparmi un sospiro e un paio di battiti, mentre noto anche la sua espressione mutare e divenire incredula.
Quegliocchi color nocciola, ora sgranati per la sorpresa, li riconoscerei tra miliardi.
Gli occhi della persona di cui mi innamorai due anni fa, che non rividi più dopo il suo trasferimento, ma che non smisi di pensare un solo giorno.
Torrey. Torrey Devitto. La mia Torrey.
 
 
 Angolo autrice
 
  
Cucciolotte belle!
Eccomi tornata, con un pochino di ritardo ma ci sono =)
Questa volta sarò breve e concisa.
Tralasciando la parte in cui ripeto che il capitolo non mi piace affatto ( ma credo che ormai siete abituate alla mia insicurezza cronica ahaha), passo ad analizzare alcuni punti fondamentali.
-        Abbiamo avuto il nostro POV Ian, in cui abbiamo potuto finalmente comprendere i suoi pensieri, sentimenti e il fatto che abbia sofferto tantissimo in questo periodo. Povero cucciolo =( Spero che la descrizione dei suoi pensieri ed emozioni sia stata abbastanza chiara,perché è quella che mi terrorizza di più.
-        Un’altra cosa fondamentale che molte mi hanno scritto nelle recensioni. Nonostante voi mi abbiate chiesto di “ripagare” Nina con la stessa moneta che ha usato lei con Ian,  non me la sono sentita. Non volevo che lui si vendicasse di questa cosa, d’altronde Nina non l’ha fatto con intenzione, ha agito d’impulso e in preda alla confusione. Inoltre Ian non mi sembra un tipo vendicativo e soprattutto quando una persona chiede perdono in quel modo, non ci si può rifiutare.
-        Vi avevo promesso che sarebbero tornati al loro rapporto d’amicizia e, come vedete, mantengo sempre le promesse. ;) Ricordate i biglietti della partita dei Lakers che Nina aveva regalato ad Ian per il suo compleanno? Beh… stanno per essere utilizzati ( e questo era un piccolo spoiler, se non l’avete capito ).
-        Infine abbiamo scoperto che il Pov a sorpresa era quello del nostro amato Paul Wensley. E si è scoperta una cosa sulla sua vita privata… Torrey! Mi sono informata su internet ed ho scoperto proprio che il loro amore è sbocciato sul set di un film nel 2007 e quindi… insomma staremo a vedere come proseguirà anche quest’altra Love Story. =)
 
Con questo è tutto! Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Ringrazio come sempre tutte le mie lettrici, silenziose e anche quelle che recensiscono, coloro che hanno inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate e le mie dolci pazzerelle del mio gruppo fb!
Un bacione a tutte.
A presto. Fede Xoxo
 
PICCOLO SPOILER:
Torneremo sul set e rivedremo tutti quanti dopo le feste. Assisteremo ad un chiarimento tra Nina e Ben e….     
 
Al prossimo aggiornamento: tra 2 settimane e mezzo ( due settimane non mi bastano poi in ogni caso vi avvertirò ).
 
P.S. VERY IMPORTANT: Ho creato un gruppo su fb sulle mie storie. In questo gruppo però parleremo di tutto. Consigli in generale, le puntate, la Con, domande, piccoli spoiler, anticipazioni o avvisi che potrei fare e tante altre cose! Insomma un vero e proprio salotto letterario “virtuale” in cui condividere la nostra passione per la scrittura, la lettura ma anche un luogo per stringere amicizie e conoscerci meglio!    Per chiunque volesse aggiungersi è più che ben accetto! =) Vi aspetto.
 
Questo è il link:  
 
http://www.facebook.com/groups/549936175030783/
 
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Britt4ever “ L’amore guarda non con gli occhi ma con l’anima” ( lettrice stupenda!! )
Iansom “Cause you'll always be my only destiny “ ( storia magnifica, molto intrigante e intensa. Waho !!=))
Elen91 ( che stimo molto sia come scrittrice che come beta, sei bravissima =)) “ Can you immagine that love?” “Breathe me” e meravigliosa e nuova “50 sfumature di tenebra”
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Giuls_somerhalder “San Valentino A New York” ( sul cast di TVD, veramente molto carina, allegra e scritta molto bene. Ve la consiglio assolutamente! )
Emily petrova “La fidanzata dell'ibrido” ( Intrigante e davvero originale. Magnifica. Non ci sono altre parole per descriverla. )
BloodyMary94 “Tutto Cambia Per Un Bacio” ( questa storia è una delle mie preferite, la seguo assiduamente e con passione. E’ sulla coppia Delena veramente Stratosferica!! Hihihi Leggetela! )

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Capitolo 18
*** What's happening? ***


                                                  Need you now                               




                                                   Image and video hosting by TinyPic


Nina's Pov

<< Ciao ragazzi! Come va? Come avete passato le vacanze? >> domando sorridente mentre oscillo sulle gambe, quasi come seguissi il ritmo della musica di sottofondo, trasmessa dalla radio.
Ci siamo riuniti nella saletta principale per salutarci, augurarci nuovamente un buon anno e per raccontare le nostre vacanze.
<< Ciao Nina, benissimo! Sono stata dai miei per Natale e a Capodanno sono tornata a Los Angeles per festeggiare con alcuni miei amici. >> mi risponde Katherina aprendosi in un sorriso e avvicinandosi a me per stringermi teneramente tra le braccia.
Ricambio il gesto e passo a salutare Matt e Zach, che mi raccontano di come abbiano preso chili ai pranzi di Natale e come li abbiano poi persi sciando a Capodanno.
Mi intrattengo a chiacchierare con loro, raccontando anch’io come ho passato le mie vacanze, tentando di controllare la sfumatura malinconica della mia voce.
Non voglio destare dubbi e perplessità. Quando si tratta di questioni personali sono una persona molto riservata e, seppur io voglia molto bene a tutti i miei colleghi, non me la sento di raccontargli della situazione con Ianche si era venuta a creare durante le vacanze. Candice sa già che non deve dire nulla a nessuno e mi fido di lei.
Inoltre so che Ian non ne parlerebbe. Al massimo potrebbe dirlo a Paul, ma tanto ormai  Paul è diventato il nostro intermediario.
Prima o poi lo proclameranno Santo.
Mi apro in un sorriso all’idea, mentre fisso un punto indecifrato di fronte a me, immersa completamente nei miei pensieri.
<< Sempre persa nel tuo mondo, piccola Dobrev? >> un sospiro caldo, appena sussurrato accanto all’orecchio mi riscuote dalle mie elucubrazioni, facendomi correre un brivido di piacere lungo la schiena.
Perdo un battito per la sorpresa mentre mi volto, aprendomi in un sorriso smagliante e puntando i miei occhi nellesue iridi color ghiaccio.
<< Mai quanto te Smolder. Sei sempre con la testa fra le nuvole. >> sghignazzo divertita mentre lo punzecchio.
Mi avvicino maggiormente a lui e al suo viso, che ora ostenta un broncio che farebbe invidia ad un bimbo di cinque anni.
Corruccia le labbra, gonfiando le guance come stizzito, mentre nelle sue pupille luccica il divertimento e la fronte increspata è coperta da qualche ciuffetto ribelle.
Sul viso e nelle iridi di Ian non vi è più alcuna traccia di dolore o rancore. Come se non fossero passate solo ventiquattro ore dal nostro chiarimento.
E’ tornato tutto alla realtà, ed è tutto talmente vero che mi mette i brividi.
Coma ha fatto Ian a superare in poche ore una sofferenza provata per tre settimane?.
Non riesco ancora a capire dove abbia trovato la forza.
Scuoto appena il capo, trasportando quei ragionamenti contorti in un angolino recondito della mia mente e, alzandomi appena sulla punta dei piedi, arrivo a lasciargli un dolce bacio sulla guancia.
Chiudo gli occhi mentre mi godo per quei pochi secondi la sensazione della sua pelle liscia e profumata sotto le mie labbra e mi lascio irretire dal calore del suo corpo.
Il mio cuore accelera il ritmo e schiocco le labbra, avvertendo un tremito scuoterlo.
Mi accorgo che ho indugiato anche più del dovuto per un semplice bacio sulla guancia, così mi ritraggo e nascondendo il rossore che mi imporpora le gote, chino un po’ il capo.
<< Buongiorno Ian. >> mormoro, stringendomi nelle spalle con fare timido.
Rialzo lo sguardo sul suo viso e le sue labbra schiuse e l’espressione quasi sbalordita che si è dipinta sul suo volto mi fanno mancare un battito. Le sue iridi rilucenti di un bagliore sorpreso e ammaliato, incatenano le mie, facendomi quasi boccheggiare.
Poi lo vedo tentare di celare lo stupore, mascherandolo con un sorrisino beffardo che mi fa scuotere la testa divertita.
<< Buongiorno anche a te, Nina. Pronta per tornare sul set e ai miei scherzi? >> ammicca maliziosamente inclinando il capo da un lato.
<< Sempre pronta a recitare, ma soprattutto a distruggerti con i miei di scherzi >> rispondo piccata, assottigliando lo sguardo e incronciando le braccia al petto.
Immediatamente lo vedo cogliere la proposta esplicita nella mia frase, tanto che lo scorgo ridurre gli occhi a due fessure con fare fintamente intimidatorio.
<< Che sfida sia, allora. >> mormora alzando un indice e oscillandono con fare autoritario.
Adoro le sfide, adoro gli scherzi ma ancora di più adoro il fatto che Ian sia tornato il mio Ian e io sia tornata la vera Nina.
Ma soprattutto la vera Nina ha capito una cosa fondamentale, per cui non ha chiuso occhio per tutta la notte, per cui si è girata e rigirata tra le coperte immersa tra mille pensieri e per cui ora lo osserva voltarle le spalle ed incamminarsi a salutare gli altri con occhi totalmente diversi e con il cuore che batte esagitato nel petto.
Credo di aver capito finalmente, che ciò che provo per Ian non è più solo un profondo affetto bensì qualcosa di più prepotente, intenso e grande.
Amore.
La verità è che mi sto innamorando di Ian.
Nuovamente il mio cuore perde un battito quando la mia mente elabora il pensiero.
Sono stata ore ed ore a scavare nel profondo della mia anima analizzando anche il più piccolo dei sentimenti, ricordando ogni singola situazione e momento passato con lui, ogni mia reazione fisica e mentale al suo tocco, alla sua vicinanza, alle sue parole. Prima ero confusa, o meglio la mia mente lo era il mio subconscio me lo gridava a squarciagola, ma più lo faceva più la parte più razionale di me l’ammutoliva, costringendomi a non accettarlo, anzi a negarlo a me stessa, per troppo tempo.
Ma ora l’ho capito.
Mi sto innamorando di Ian.
E la cosa mi destabilizza totalmente, mi spaventa perché non so a cosa andrò incontro ma soprattutto non so se verrò mai ricambiata. Per questo ho deciso che semplicemente li nasconderò il più possibile almeno fino a quando non capirò realmente cosa prova Ian nei miei confronti.
Forse gli ci vorrà più tempo per capirlo, più certezze o forse semplicemente non è attratto da me come qualcosa in più dell’amicizia.
Lo scoprirò piano piano.
Per ora mi atterrò a celare il mio sentimento.  
 
 
                                                                        *  *  *  *  *
 
<< E stop! >> pronuncia secco Kevin, scendendo dalla sedia.
<< Perfetto ragazzi, questa scena va bene così. >> aggiunge poi lanciando un’occhiata soddisfatta a me e a Paul.
Tiro un sospiro di sollievo al sentire le sue parole e rivolgo un sorriso amichevole al mio amico.
Poi voltandomi e vedendo tutti i tecnici spostarsi freneticamente in un’altra stanza per girare altre scene, mi dirigo celermente nella sala vestiti pronta per sfilarmi gli abiti di Elena e indossare i miei.
Per oggi ho finito. Così apro la porta ed entro.
<< Oh, ciao Candice. >> saluto gaiamente la mia amica, mentre la intravedo intenta ad allacciarsi un paio di stivaletti, dietro file e file di abiti appesi.
<< Ehi, Nina >> soffia ricambiando il sorriso e rialzandosi in piedi.
I capelli color grano sono lasciati sciolti in morbide onde e il trucco semplice ma luminoso mi fanno ben indentere che si stia finendo di prepare per girare alcune scene.
<< Devo tornare tra cinque minuti sul set, altrimenti Julie mi strilla. >> mi conferma ridacchiando divertita mentre finisce di sistemarsi le maniche della giacchetta blu.
<< Ma dimmi un po’… >> inizia puntando i suoi occhi verdi nei miei e scrutandomi con un cipiglio arguto.
Il mio cuore accelera il battito a quella frase che so non preannunciare nulla di buono.
<< Perché poco fa ho visto Ian fischiettare spensierato e lanciarti un’occhiata beffarda come se foste tornati quelli di una volta? >> domanda perplessa, inarcando un sopracciglio color del grano.
Ecco che i miei sospetti trovano una conferma.
Mi mordo un labbro titubante e mi martorio le mani all’altezza dello stomaco, mentre i pensieri si affallano nella mia mente.
<< Perché forse è così? >> rispondo retorica, piegando la bocca imbarazzata.
Vedo gli occhi della mia amica sgranarsi stupiti e le sue pupille dilatarsi per la sorpresa.
<< Davvero avete chiarito? >> mormora senza parole, schiudendo le labbra.
Annuisco abbozzando un sorriso e stringendomi nelle spalle.
<< Devi raccontarmi tutto! Come, dove e quando è successo?! >> esclama impaziente mentre mi afferra per un polso e mi trascina accanto all’ampia finestra, da cui penetra il sole che illumina gran parte dell’immenso spazio.
<< Ehi, aspetta, ma tu non devi essere sul set? >> chiedo perplessa cercando di rimandare il discorso.
Ma l’occhiata eloquente che mi riserva la mia amica mi costringere a desistere dall’intento.
<< Dirò a Julie che ho avuto un contrattempo. Due minuti non hanno mai ucciso nessuno. Avanti inizia a parlare o sarò costretta a cavarti le parole di bocca? Sai che so farlo… >> mi minaccia velatamente Candice assottigliando lo sguardo.
<< D’accordo, d’accordo. Ti dico tutto, ma Candice, sai che mi fido di te. >> mi arrendo alla fine, fissandola intensamente negli occhi e facendole bene intendere che la faccenda non deve uscire dalle sue labbra per nulla al mondo.
Lei annuisce seria e poi attende.
Così inizio a raccontarle brevemente di come avessi realizzato di aver sbagliato tutto, di come mi fossi accorta di quanto ero cambiata e quindi di aver immediatamente cercato Ian. Di come avessi atteso una giornata intera combattendo per non perdere la speranza e di come alla fine me lo sia ritrovato alla porta, completamente ubriaco.
Alle mie parole vedo Candice spalancare sempre di più la bocca e sgranare gli occhi allibita.
Riprendo il racconto descrivendogli velocemente come io lo abbia aiutato a sistemarsi e di come lo abbia accudito.
<< Aspetta, fammi capire bene. Tu sei andata a casa di Paul, con le chiavi di Ian sei entrata, mentre lui dormiva hai preso i suoi abiti, sei tornata, lo hai spogliato e l’hai cambiato per farlo stare più comodo? >> esala Cadice in un crescendo di tono, completamente esterrefatta.
Il sangue mi fluisce violentemente alle gote e annuisco imbarazzata, abbassando lo sguardo.
<< Credo di non aver mai sentito una cosa del genere. >> sussurra divertita, più a se stessa che a me.
<< Mi dispiaceva lasciarlo dormire con i jeans stretti e la camicia tutta sporca e stazzonata. Inoltre era distrutto. In tutti i sensi. E’stato il minimo che ho potuto fare. >> mi giustifico stringendomi nelle spalle.
La mia amica mi rivolge un’occhiata intenerita e comprensiva, poi evidentemente colta dal pensiero, controlla l’ora sull’orologio appeso al muro e impallidisce, sussultando.
<< E’ tardissimo, Julie mi ucciderà! Dopo finirai di raccontarmi. >> urla mentre si catapulta fuori dalla stanza in una corsa sconclusionata.
Un sorriso divertito si dipinge sul mio volto e rimango in piedi a scuotere la testa per il suo carattere così simpatico.
<< E così mi hai spogliato per goderti la vista, eh ? >> mormora improvvisamente una voce familiare, che mi strappa un paio di battiti e mi fa trasalire e irrigidire sconvolta.
Schiudo le labbra e boccheggio senza fiato.
Non può aver sentito tutto.
<< Da quanto stavi ascoltando e non ti hanno insegnato che origliare è cattiva educazone? >> ribatto piccata ma il sorriso torna ad invadermi per lo sguardo di lui, anche se il terrore che possa aver ascoltato tutto il discorso si impossessa di me facendomi mancare quasi il respiro.
<< Più o meno da quando sei andata a casa di Paul per prendere i miei abiti. >> mormora, fissandomi intensamente e avanzando con passo leggero e felpato.
Sembra un felino, così elegante sinuoso e terribilmente seducente…
Scuoto la testa scacciando quel pensiero dalla mente e riprendendo il controllo di me stessa.
<< Sai piccola Dobrev che pagherai per questa cosa vero ? >> mormora con finto tono sadico, mentre un brivido mi attraversa la schiena e una serie di immagini di noi due si proiettano nella mia mente.
Deglutisco sonoramente mentre lo vedo posizionarsi di fronte a me, a pochi centimentri dal mio viso, studiandomi con meticolosa attenzione.
<< Non mi prenderò la vendetta adesso. Non ci sarebbe gusto. Preferisco godermela e assaporarla piano piano >> sussurra incatenandomi con le sue iridi a lui.
Sembra talmente tanto Damon in questo momento che mi mette i brividi. Stesso sguardo magnetico, stessa espressione e stesso tono sensuale di voce.
Perché mi sembra di leggere nelle sue pupille un altro significato da quello letterale della frase?
Perché tutto ad un tratto la mia testa si fa leggera e il mio cuore scalpita impazzito nel petto, facendomi trattenere il fiato?
Prima che possa anche solo elaborare una frase per poter ribattere, lo vedo ammiccarmi maliziosamente, con il suo solito sorrisino beffardo e allontanarsi, uscendo dalla stanza.
Mi ritrovo così, sola nel luogo, completamente frastornata, con una miriade di pensieri a vorticarmi freneticamente nella testa e il respiro affannoso per l’impetuoso battitto.
Perché ormai sono totalmente assuefatta a lui? Come ci sono arrivata fino a questo punto?.
Cerco di regolarizzare il respiro e, socchiudendo le palpebre e portandomi una mano al petto, di calmare i battiti esagitati del mio cuore.
Andando avanti di questo passo rischierò un infarto.
 
 
                                                               *  *  *  *  *
 
Il trillo del campanello mi ridesta da alcuni pensieri, così spengo la televisione e mi alzo dal divano.
So chi è.
Una volta per tutte dobbiamo chiarire cosa è successo e devo scusarmi con lui per come mi sono comportata.
Senza pensarci ulteriormente apro la porta e con un sorriso accennato punto i miei occhi nelle sue iridi verdi.
Intercorrono attimi di silenzio, in cui nessuno dei due riesce però a guardarsi e un velo di imbarazzo scende su di noi.
<< Vieni, Ben. Accomodati pure. >> lo invito poi gentilmente scostandomi dalla soglia per farlo passare.
Sul suo viso è dipinta un’espressione a metà fra il rassegnato e il perplesso, mentre lentamente varca la soglia, guardandosi distrattamente intorno, con le mani infilate nelle tasche dei jeans.
E’ vestito con un maglione nero pesante, un paio di pantaloni chiari e dei mocassini neri ai piedi.
Richiudo la porta, mentre lo osservo e sento il disagio  crescere dentro il mio petto.
<< Posso offrirti qualcosa? >> domando incerta, mordendomi un labbro.
Lo osservo voltarsi, le labbra strette in una smorfia rassegnata e la mascella tesa e contratta, così come il suo corpo irrigidito, evidentemente consapevole del perché io l’abbia chiamato.
<< No, grazie >> risponde educatamente abbassando lo sguardo.
Rimaniamo entrambi in piedi per un paio di minuti, mentre l’incertezza e il risentimento mi colpiscono e si annidano nella mia anima rendendo la situazione ancora più difficile.
Infine, decisa ad affrontare e chiudere una volta per tutte la questione, prendo un profondo respiro e inizio a parlare.
<< Ben, penso tu abbia capito perché ti ho chiamato, ma voglio mettere in chiaro le cose prima che si creino malintesi o situazioni spiacevoli. >> comincio puntando i miei occhi nelle sue iridi smeraldine che ora mi scrutano attente.
Rimane in piedi a pochi passi da me, con le mani nelle tasche dei jeans e un’espressione tranquilla dipinta sul volto.
Non voglio essere scorretta, né tantomeno comportarmi in maniera indifferente nei suoi confronti. Merita una spiegazione al mio comportamento.
<< Ho fatto un gesto avventato ad accettare di uscire con te e lo è stato altrettanto acconsentire a rimetterci insieme. Non ho mai voluto sfruttare qualcuno per dimenticarmi di qualcun altro. Per questo ti chiedo scusa, mi sono comportata in maniera ineccepibile. >> abbasso lo sguardo colpevole.
Mi sento così meschina e immeritevole nei suoi confronti che non mi reputo neanche degna di guardarlo in viso.
L’ho sfruttato per dimenticarmi di Ian, ho giocato con i suoi sentimenti, illudendolo che ricambiassi per poi lasciarlo. Non l’avrei mai fatto.
La vera Nina non avrebbe neanche potuto mai immaginare di fare una cosa simile. Ma in quel periodo non ero me stessa.
La confusione, i sentimenti inespressi per Ian, le varie situazioni mi avevano trasformata talmente tanto da portarmi a compiere simili gesti e a prendere tali decisioni.
Una lieve carezza sulla guancia mi riscuote dai miei pensieri e mi costringe a rialzare lo sguardo di fronte a me.
Incontro gli occhi di Ben che mi scrutano amorevolente, tanto che la cosa mi stupisce incredibilmente.
Schiudo le labbra perplessa e increspo la fronte.
<< Non preoccuparti Nina. Sono arrivato in un momento della tua vita perticolarmente pieno, e inoltre anch’io ho sbagliato ad affrettare così le cose. Perciò dispiace anche a me. Ho capito che il tuo cuore ora batte per lui. L’ho sempre saputo, ma nutrivo la fievole speranza che un giorno tornassi a guardare me con quegli occhi. Ma non è successo. Abbiamo passato comunque un anno fantastico quando siamo stati insieme e mi porterò dentro, per sempre, il ricordo della nostra storia d’amore. Non c’è bisogno che tu dica più niente. >> mi ammutolisce per un istante, vedendo il mio tentativo di replicare stupita.
<< Le nostre vite si separano. Ti auguro di proseguire nel migliore dei modi la tua carriera professionale e di riuscire a vivere con lui quello che non hai vissuto con me. >> finisce, sorridendomi dolcemente.
Le sue parole e il suo discorso mi lasciano completamente basita, tanto che solo poco dopo mi rendo conto che ho trattenuto quasi il respiro.
Sbatto più volte le palpebre come a constatare se io mi sia immaginata tutto e fisso meravigliata il volto di Ben, che avvicinandosi al mio, mi lascia un tenero bacio sulla guancia.
<< Buona fortuna, Nina. Per ogni cosa. >> bisbiglia accanto al mio orecchio.
Un brivido di puro stupore mi scivola lungo la schiena e la mia mente rimane contorta in una matassa di pensieri indistricabili.
Poco dopo sento i suoi passi riecheggiare nell’appartamento e poi lo schiocco della porta che si chiude.
Rimango inebetita, confusa e sbalordita da ciò che è appena successo.
Non dovevo essere io a chiarire le cose? Come mai ho avuto quel blocco?.
Le domande continuano a tormentarmi, ma l’idea che finalmente la situazione tra me e Ben si sia chiarita e sistemata mi fa aprire in un sorriso di pura gioia.
Il macigno di risentimento e ribrezzo per me stessa si dissolvono in un attimo e un senso di leggerezza e libertà mi colmano il petto, facendomi inspirare profondamente.
Sono così felice che saltellerei per tutta la casa.
 
Ma adesso devo tranquillizzarmi.
Mi porto una mano al petto cercando di placare il battito esagitato del mio cuore ed espiro ancora sorridente per essermi tolta un simile peso dall’anima.
Vorrei chiamare Paul, Candice, Katherina e Jessica e organizzare una serata tutti insieme per stare in compagnia, ma quando alzo lo sguardo sull’orologio mi accorgo che ormai è troppo tardi.
Le lancette nere segnano infatti le 19.45.
Staranno sicuramente già cenando o l’avranno già fatto e, inoltre, ora che ci penso, domani dobbiamo svegliarci di nuovo alle sei per ricominciare le riprese.
Al pensiero di dovermi alzare presto e riniziare il frenetico trambusto quotidiano, dopo tre settimane di puro relax, un sonoro sbuffo seccato fuoriesce dalle mie labbra.
Abbandono quindi l’idea di fare un’uscita tutti insieme e raggiungendo lentamente il divano, mi lascio andare ai morbidi e avvolgenti cuscini.
Non ho affatto fame e non ho molta voglia di guardare la televisione, perciò opto per la lettura di un libro che mi ricordo mi avevano regalato per Natale.
L’ho lasciato proprio nella saletta da pranzo, adiacente al salone, insieme ad altri pacchetti scartati ma che non ho ancora sistemato.
Mi alzo e raggiungo il tavolo di mogano, afferrando il volume e tornando a stendermi sul divano.
Links miagola indispettita per richiamare la mia attenzione, poi con un balzo, sale sulle mie gambe.
La guardo sorridendo e, intenerita, le lascio qualche grattino sulla testolina, poi trovando la posizione giusta si acciambella su di me, e chiude gli occhi.
La copertina rossa, con l’immagine di una bella ragazza dagli occhi verdi, i capelli color biondo tiziano e la carnagione chiara ornata da un velo di letiggini, appoggiata con un braccio e la testa al finestrino di un auto e con lo sguardo perso, m’incuriosisce, così come il titolo.
* “Ti prego, lasciati odiare”.
Sempre più attirata sfoglio le prime pagine e m’immergo nella lettura del primo capitolo.
La protagonista è, come al solito, in ritardo al lavoro e nella fretta per recuperare il suo badge, rovescia l’intero contenuto della sua borsa ha terra.
Poi improvvisamente una voce profonda alle sue spalle la deride.
Manco un battito e trattengo il respiro quando la protagonista in un breve monologo interiore, descrive il collega odiato e lo nomina.
Si chiama Ian.
Come il mio Ian.
E ha setosi capelli corvini, scompigliati ad arte e due occhi più azzurri che siano mai stati creati.
Riamango senza parole quando leggo la frase.
E’ uno scherzo vero?.
Decisamente un brutto scherzo del destino.
Com’è possibile che abbia iniziato a leggere un libro ritrovandomi il protagonista maschile uguale, identico, spiccicato al mio Ian?
Richiudo il libro di scatto e lo poggio sul tavolino di vetro di fronte a me, quasi come se le pagine mi avessero scottato le dita. Non posso continuare a leggere questa storia, anche se la morbosa curiosità di sapere le vicende che i due protagonisti vivranno e cosa succederà al loro rapporto mi spinge a riavvicinare la mano.
Prima che possa toccare la copertina rigida e colorata lo squillo acuto del campanello, mi fa trasalire spaventata.
Dopo un primo momento di confusione, aggrotto la fronte perplessa. Non aspettavo nessuno.
Mi alzo dal divano, scostando Miss Links, che mugula contrariata, e raggiungo la porta.
Afferro la maniglia e apro il battente.
<< Pensavi di liberarti così velocemente di me? Sbagliato. >> mormora retorico con malcelata ironia.
Schiudo le labbra sbigottita, mentre lo vedo rivolgermi il suo sorriso sghembo e un’occhiata di palese apprezzamento, mentre divertito varca la soglia.
Il mio cuore non ha accennatto a smettere di battere come impazzito nel petto dall’istante in cui ho incontrato i suoi occhi di ghiaccio.
Ma sto forse sognando? O qualcuno si sta divertendo giocando con i particolari della mia vita?.
Sono finita in un mondo parallelo controllato da un ente superiore che studia ogni momento della mia esistenza? La cosa mi ricorda molto il film “the Truman Show”.
Sono diventata il Truman della situazione? E la mia vita è un film?.
Scossa dall’improvvisa apparizione di Ian nel mio appartamento, dall’aver letto che uno dei protagonisti di una storia d’amore si chiama Ian ed è la sua fotocopia, inebetita richiudo la porta e mi volto verso di lui.
Lo ritrovo seduto sul divano, e, come se fosse a casa sua, afferra il telecomando e si accomoda accendendo la televisione.
Non so nemmeno cosa dire. La mia mente si è tutto ad un tratto svuotata e le mie gambe si sono come fissate al terreno, impedendomi di muovermi anche solo di un centimentro.
Senza rendermene conto mi perdo ad osservare i suoi lineamenti e il suo volto concentrato a guardare un programma, incredibilmente interessante per lui, visto che è totalmente assorto nello scrutare le immagini che scorrono sullo schermo piatto.
E’ vestito con un semplice jeans, un paio di scarponcini neri, un maglione grigio e una giacca di pelle marrone, che però si è sfilato e ha lasciato sul bordo del divano.
In effetti, ora che ci penso, e che la mia mente sta riprendendo a funzionare normalmente, almeno un poco, mi domando cosa ci faccia  qui, ma soprattutto perché si sia presentato così a quest’ora in casa mia, per piazzarsi di fronte al televisore.
<< Fai come se fossi a casa tua, eh. >> soffio sarcastica, avvicinandomi a lui e catturado la sua attenzione.
I suoi occhi cerulei si fissano così intensamente nei miei che un brivido caldo mi scuote le membra, mentre un sorrisino beffardo si dipinge sulle sue labbra. Stende le braccia sui bordi e inarca elegantemente un sopracciglio nero.
<< Beh, grazie, lo sto facendo. >> mormora ironico, suscitando in me un moto di irritazione.
Sembra così tanto Damon in questo momento, con il suo modo sfacciato di rispondere e di comportarsi che mi mette i brividi.
Incrocio le braccia al petto e sospiro spazientita.
<< Ian, che ci fai qui? >> domando.
La verità è che la sua presenza mi destabilizza totalmente e nascondere i sentimenti prorompenti che ormai provo per lui, mi risulta più difficile con lui vicino.
<< Non avevo nulla di meglio da fare, perciò mi sono detto “ perché non andare a rompere le scatole alla mia piccola Dobrev?” >> recita continuando a fissarmi dal basso del divano.
<< E non hai pensato che magari non potessi essere a casa? >> chiedo sempre più confusa.
<< Avrei corso il rischio >> soffia con tono di sfida, stringendosi nelle spalle.
Cosa diavolo sta succedendo?.
Perché Ian piomba così in casa mia, invadendo il mio spazio e divertendosi a giocare al vampiro sfrontato Damon Salvatore?.
Sento ancora il suo sguardo sul mio corpo e non posso fare a meno di rialzare gli occhi e scrutarlo dubbiosa.
Abbozzando un sorriso batte la mano sul posto vuoto accanto a lui e con un gesto del capo mi invita ad accomodarmi. Riduco gli occhi a due fessure e stringendo le labbra ancora incerta, prendo posto.
Immediatamente il suo braccio mi circonda le spalle e mi stringe, avvicinandomi maggiormente a lui, tanto che finisco per metà corpo premuto sul suo fianco.
Il mio cuore schizza in gola a quella vicinanza,  quel gesto e soprattutto a quando la sua frangranza pungente, che sa di pulito, di fresco… di Ian,mi  avviluppa e mi irritisce.
 
 
Sento le sue dita premere sulla mia spalla, ma è come se stessero trasmettendo scariche di puro calore in tutto il mio corpo.
Improvvisamente la temperatura nel salone pare salire di dieci gradi e l’aria impregnarsi di elettricità e tensione.
Sento i suoi occhi così penetranti studiarmi meticolosamente, ma io cerco in tutti i modi di evitarli per non finire persa per sempre.
<< Posso offrirti qualcosa? >> balbetto incerta con lo sguardo puntato a terra.
Tutto ad un tratto il tappeto steso sul parque mi sembra così interessante…
Non so neanche perché gli ho fatto questa domanda. La mia mente si sta aggrovigliando in una matassa sconnessa, più del dovuto, e il mio cuore rischia seriamente di uscirmi dal petto.
Percepisco gli angoli della sua bocca tendersi in un sorriso, così la curiosità mi tradisce e faccio il grosso errore di rialzarli.
Immediatamente le mie iridi vengono catturate con prepotenza dalla sue e mi ritrovo impietrita ad ammirarle.
Ian non fa che tenermi stretta a lui, e il calore che emana il suo corpo, fuso con il mio creano intorno a noi una bolla quasi surreale.
Le sue pupille luccicano di uno sfavillio di puro desiderio. Posso leggervi tutta la brama che contengono. La cosa mi spaventa talmente tanto che il mio cuore sussulta intimorito.
Non posso permettermi di perdere la lucidità. Non ora e soprattutto non con Ian che mi guarda così.
Perché poi lo sta facendo?.
Perché la sua espressione, improvvisamente seria e al contempo determinata, appare come il preludio della nostra fine? Perché le sue labbra così carnose e rosse, calamitano il mio sguardo e sembrano urlare “baciami”? Perché le sue dita non smettono di carezzarmi lentamente la spalla.
E perché il suo viso si sta avvicinando al mio?.
Il cuore comincia  a palpitarmi maggiormente nel petto, tanto che credo possa scoppiarmi da un momento all’altro, e il respiro si spezza, mentre una miriade di sensazioni contrastanti combattono nel mio sterno una lotta impari.
Questa volta il cuore ha più possibilità di vincere, supportanto dall’ardente desiderio che mi spinge ad abbandonarmi.
E’ successo tutto così in fretta che ora mi ritrovo completamente storidita, a pochi centimentri dal volto di Ian, che non smette di fissarmi rapito e con un brillio di bramosia negli occhi.
Delle seriche ciocche gli ricadono sulla fronte distesa, le iridi possiedo, questa sera, una sfumatura grigia che le rende ancora più belle e particolari, le guance sono appena rosate, quasi anche lui sentisse il cambio improvviso di temperatura che io sento, e le labbra sono un bocciolo di rosa pronte per essere gustate.
Dei pensieri particolari iniziano ad invadere la mia mente, portandomi ad arrossire violentemente per l’imbarazzo.
Ian pare notare questo dettaglio, visto che accenna un sorriso divertito e si avvicina maggiormente a me, continuando a tenere prigionieri i miei occhi.
<< Nina… >> mormora il mio nome con tono talmente basso e sommesso, cosìsensuale, che un brivido mi contrae lo stomaco e il basso ventre.
Rilascio un sospiro soffuso e mi trattengo dal non ansimare tanto ho il fiato corto.
Pochi centimetri ora separano i nostri volti.
E ormai le intenzioni si sono più che palesate.
Ma perché lo sta facendo? Aveva deciso di venire qui a casa mia, già intenzionato a compiere questo gesto?. Le domande che nascono nella mia testa però vengono spazzate vie non appena sento i polpastrelli di Ian poggiarsi sul mio zigomo e le sue labbra sfiorare le mie, mentre continua a tenere fisso il mio sguardo nel suo.
Quasi volesse godersi la mia reazione al suo gesto.
Il mio cuore perde un paio di battiti e io sgrano gli occhi sconvolta.
Le nostre labbra si schiudono sfiorandosi, ma prima che entrino in contatto uno squillo acuto e improvviso, spaventa entrambi facendoci sobbalzare.
Ian si allontana di scatto e io rimango impietrita, senza fiato e con il cuore che batte impazzito.
Il campanello trilla nuovamente, ma io non rispondo troppo sbigottita anche solo per pensare.
COSA DIAVOLO E’ APPENA SUCCESSO?!
 
 
Angolo autrice
 
Buonasera ragazze!!!
Sono finalmente tornata. Sì, lo so sono da denuncia.
3 mesi di ritardo… non so davvero come farmi perdonare, il fatto è che l’ispirazione si era andata a farsi benedire.
Metteteci i miei impegni scolastici, metteteci che avevo preso tutta l’ispiraizone per Love Bites e metteteci pure che la rottura dei Nian mi ha sconvolta… il risultato è stato un imperdonabile ritardo.
Comunque ora ce l’ho fatta, dopo settimane… e non mi piace neanche come è venuto!
Penso che sia il capitolo più brutto che abbia mai scritto, dico sul serio.
A parte questo, e non mi offenderò se riceverò critiche negative, i comportamenti dei personaggi verranno giustificati e spiegati nel prossimo capitolo, soprattutto quelli di Ian ;)
Ci sarà infatti un POV IAN nel nuovo chappy.
Per questo però dovrete attendere un mesetto circa, o poco più, perché domani partirò per una serie di viaggi e non farò un ritorno definitivo, almeno fino all’11 agosto.
Io per quei pochi giorni che tornerò a casa proverò ad aggiornare LOVE BITES. Per need you now dovrete pazientare ancora un po’ ;) Scusate ma ce la sto mettendo tutta almeno per regalarvi capitoli quantomeno decenti e leggibili, anche se questo non mi sembra affatto uno di quelli, ma volevo regalarvelo prima di partire, non avrei potuto farvi aspettare un altro mese e mezzo!
In caso quando tornerò vedrò di rivederlo e correggerlo ;)
Scusate tantissimo per il disagio, prometto che non ricapiterà più!
Alcuni chiarimenti sul chappy:
-        Abbiamo finalmente visto che la nostra Nina ha capito cosa prova per Ian ( era anche ora, no? ) e di come però abbia deciso di nasconderglieli. Sappiamo tutte dall’intervista rilasciata alla rivista SEVENTEEN, che Nina i primi tempi ha cercato di combattere i suoi sentimenti per il collega, reprimendoli, ma poi sappiamo come sono andate a finire le cose. Quindi io mi sto attenendo anche alla realtà!
-        * “Ti prego lasciati odiare” è un romanzo carinissimo che ho comprato poche settimane fa, per leggerlo sotto l’ombrellone, dirvi che l’ho divorato sarebbe un eufemismo. Davvero il protagonista maschile si chiama Ian e ha gli occhi azzurri e i capelli neri, tanto che quando l’ho letto mi è preso un infarto. Ragazze vi consiglio di leggerlo è davvero fantastico inoltre non costa neanche tanto ;) nella sezione di narrativa, romanzi rosa lo trovate ;) ( ahaha sì sto facendo pubblicità al libro )
-        Infine, le vostre domande sullo strano e improvviso comportamento di Ian verrano chiarite nel prossimo chappy con il suo POV.
Beh ragazze, con questo mi sembra di aver detto tutto.
Ringrazio tutte coloro che leggono la mia storia e la recensiscono, le lettrici silenziose e tutte quelle che hanno inserito la storia tra le seguite/ricordate/preferite.
Grazie a tutte!
Spero solo di non avervi perso durante questa lunga attesa!
Aspetto tanti vostri commenti.
Un bacione grandissimo.
Fede.
 
P.S.  HO RICEVUTO POCHISSIME RECENSIONI AGLI ULTIMI CAPITOLI DI LOVE BITES E LA COSA MI HA DEMORALIZZATA MOLTO, MI DISPIACE CHE NON VI PIACCIA E SE NEL PROSSIMO CAPITOLO VEDO CHE ALTRETTANTE POCHE PERSONE RECENSIRANNO PENSERO’ A COSA FARE DELLA STORIA …
 
P.P.S. VERY IMPORTANT: Ho creato un gruppo su fb sulle mie storie. In questo gruppo però parleremo di tutto. Consigli in generale, le puntate, la Con, domande, piccoli spoiler, anticipazioni o avvisi che potrei fare e tante altre cose! Insomma un vero e proprio salotto letterario “virtuale” in cui condividere la nostra passione per la scrittura, la lettura ma anche un luogo per stringere amicizie e conoscerci meglio!    Per chiunque volesse aggiungersi è più che ben accetto! =) Vi aspetto.
 
Questo è il link:  
 
http://www.facebook.com/groups/549936175030783/
 
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Britt4ever “ L’amore guarda non con gli occhi ma con l’anima” ( lettrice stupenda!! )
Iansom “Cause you'll always be my only destiny “ ( storia magnifica, molto intrigante e intensa. Waho !!=))
Elen91 ( che stimo molto sia come scrittrice che come beta, sei bravissima =)) “ Can you immagine that love?” “Breathe me” e meravigliosa e nuova “50 sfumature di tenebra”
Meiousetsuna “Everything of Me” (meravigliosa One-shot Delena ambientata dopo la 3x19 leggetela è stupenda!! )
Giuls_somerhalder “San Valentino A New York” ( sul cast di TVD, veramente molto carina, allegra e scritta molto bene. Ve la consiglio assolutamente! )
Emily petrova “La fidanzata dell'ibrido” ( Intrigante e davvero originale. Magnifica. Non ci sono altre parole per descriverla. )
BloodyMary94 “Tutto Cambia Per Un Bacio” ( questa storia è una delle mie preferite, la seguo assiduamente e con passione. E’ sulla coppia Delena veramente Stratosferica!! Hihihi Leggetela! )

    

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Capitolo 19
*** AVVISO ***


AVVISO
 
Buonasera ragazze, come va?
Sono sparita per un bel po’ come avrete notato e le storie sono rimaste a lungo in sospeso, ma tutto ciò ha una spiegazione.
Iniziamo dal principio.
Esattamente tre mesi fa tutto nella mia mente è cambiato.
No, non sono stata rapita dagli alieni e no, non hanno fatto esperimenti su di me. Almeno così credo… ahaha =)
Scherzi a parte, poco prima che iniziasse la scuola mi sono ritrovata a riflettere su molte cose. Il futuro, la vita, la strada che dovrò affrontare e percorrere, questo mio ultimo anno di liceo, l’esame di maturità a cui andrò incontro ( per chi non lo sapesse, sì ho 18 anni ;) ) ma soprattutto qualcosa dentro di me si è spezzato. ( termine duro ma vero )
Quel qualcosa era la mia infantilità.
Sì perché, nonostante l’età, vivevo ancora nel mondo dei sogni, dove i miti del cinema erano i miei “ compagni di vita” e l’America era la terra dove credevo avrei fatto fortuna. Sì ero ancora chiusa sotto una campana di vetro.
Non so bene quale sia stata la causa del mio cambiamento radicale e improvviso, fatto sta che una mattina mi sono svegliata completamente diversa.
Quasi stento ancora a riconoscermi.
E’ come se mi guardassi indietro e vedessi una triste me stessa che mi saluta da lontano, quella che era ancora una bambina. Quando quelle rade volte ripenso a com’ero prima ammetto che una morsa di malinconia mi stringe il cuore, era una parte di me, ero IO.
Ma crescere e maturare significa anche questo. Abbandonare la propria essenza “bambina” e accogliere quella adulta e responsabile.
Ho finalmente aperto gli occhi e visto il mondo com’è realmente, per questo arrivo al punto del mio discorso, che è anche uno sfogo personale. ( altrimenti scrivo un poema e voi invecchiate di fronte al computer mentre lo leggete ahaha )
Con quella parte di me che se n’è andata purtroppo, almeno per ora ( e lo sottolineo, ALMENO PER ORA ) è andata via anche l’ispirazione e l’immaginazione per le mie storie. Appartengono alla mia vecchia persona e non so se sarei in grado di riprenderle in mano come una volta dopo questo cambiamento.
Non mi ci rivedo e ritrovo più. Faccio fatica a immaginare le storie di Damon ed Elena, Ian e Nina come facevo prima. E piuttosto che scrivere di malavoglia delle pagine fredde adesso, rispetto alle altre in cui mettevo tutta me stessa ( visto che erano l’unica cosa che mi teneva compagnia ), mi fermerei.
NON cancellerò le storie, ma non le continuerò. Almeno per ora.
Non me la sento e non so se, causa anche la maturità di quest’anno e lo studio che mi prende tutti i giorni, fino alla sera, quando letteralmente crollo sul letto alle 21.30, potrò rifarlo a breve.
So che sarete piuttosto tristi per questa notizia e anzi già vi immagino a maledirmi, ma prendetevela con la nuova Federica matura e responsabile e non con quella che non aveva occhi che per The Vampire Diaries.
Che ci posso fare? A tutti prima o poi capiterà la stessa cosa, o forse vi è già capitata, quindi capirete di cosa sto parlando.
E poi chi l’avrebbe mai detto che una come me, che fino a quest’estate non poteva neanche sentir parlare di economia e politica,  avrebbe iniziato ad approfondire gli argomenti, seguire le varie vicende al telegiornale, informarsi e rimanere costantemente aggiornata sugli eventi attuali di qualsiasi tipo essi siano?
Se me l’avessero detto cinque mesi fa non ci avrei minimamente creduto, eppure eccomi qua. Pronta ad ogni cosa per seguire finalmente la strada che ho scelto di percorrere.
LA VITA.
P.S. Ve l’avevo detto che adesso il mio sogno non è più incontrare Damon Salvatore ma diventare una Giornalista? ;) Cambiano le cose eh…
Spero che questo mio lungo commento su me stessa non vi abbia annoiate, spero tanto che non mi odiate e vi lascio con la speranza che prima o poi tornerò, confido solo che SE e QUANDO accadrà, voi sarete ancora lì a leggere le mie storie o, chi lo sa, magari i miei articoli sul giornale! Ahahah
Auguro a tutte voi uno splendido anno, tanta fortuna e gioia.
Volevo soprattutto ringraziarvi con tutto il cuore per il supporto che mi avete sempre dato, i consigli, i complimenti infiniti, le vostre parole sempre dolci e meravigliose che mi hanno resa davvero felice e che soprattutto mi hanno spinta a scegliere una strada nella mia futura vita lavorativa.
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!!
Vi voglio un mondo di bene!
Un bacione grandissimo.
Federica Pediconi. ( futura giornalista, magari ahaha )       
Xoxo
 
Se vorrete comunque entrare a far parte del gruppo che ho creato su fb mi farà davvero piacere! Quello continuerà ad esistere e soprattutto potremmo continuare a parlare di tante altre cose.
Anche di Vampire Diaries e TO ( ehi, anche se cambiata non vuol dire che ho smesso di guardare TVD eh! Quello mai ahah )
Questo è l’indirizzo:
 
http://www.facebook.com/groups/549936175030783/
 
Ancora un grosso bacio a tutte! =)
Bye, Bye.

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