i wanna feel your love.

di Roxy Grover
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** i wanna feel your love. ***
Capitolo 2: *** i can hardly breath. ***
Capitolo 3: *** oh my dirty mind. ***
Capitolo 4: *** kiss me like i wanna be loved ***
Capitolo 5: *** open your ears ***
Capitolo 6: *** don't tell anybody. ***
Capitolo 7: *** i'd like to love you. ***
Capitolo 8: *** love Game. ***
Capitolo 9: *** dance, dance. ***
Capitolo 10: *** my overdose. ***



Capitolo 1
*** i wanna feel your love. ***


Boston, Massachusetts.
Harry Styles usciva dalla sua sala da ballo, la stessa che lo aveva formato ballerino da quando aveva l’età di dieci anni. Il clima non era assolutamente variabile, quella sera del 24 Gennaio. La zona costiera veniva governata da un tempo dettato dall’Oceano Atlantico, quindi con clima mite nel periodo invernale, ma fresco in quello estivo. Quella sera, indossava una sciarpa larga che gli copriva metà volto, aveva la sua tuta e la sua felpa della Hollister con tasche sulle pancia dove ripose le mani, dopo aver messo in spalla il suo borsone. Camminava lungo il viale scuro che lo avrebbe diretto a casa, arrivando però prima ad una piazzetta. Ogni martedì era la stessa storia, ogni sera alle 22.00 preciso, si trovava all’angolo di quella piazzetta, fermo al quadrivio  preparandosi psicologicamente, ad affrontare quelle che sarebbero state battutine provocatorie e se ci stava, qualche spinta. Alle 22.00 di ogni Martedì, i giocatori di hockey della High School di Boston, si ritrovavano al bar dopo gli allenamenti. Harry non era un ragazzo molto loquace, spesso se ne stava da solo ed era raro trovarlo in mensa insieme a tutti ad ora di punta. Lo più delle volte, restava in palestra con la squadra di pallavolo , altre volte firmava un permesso per uscire prima da scuola, così da non doversi sorbire nuovamente insulti e prese in giro. Non aveva nulla di sbagliato, non capiva perché i ragazzi e la gente “normale” c’è l’avessero così tanto con lui. Non dava fastidio a nessuno, se ne stava sempre per fatti suoi chiuso nel suo mondo composto dalla danza e da John Mayer e Coldplay. Forse era proprio questo che alle persone che gli stavano attorno dava fastidio, il fatto che Harry avesse personalità, che Harry a differenza di altri giovani della sua età, o giù di lì, non si metteva nei casini e non andava per i bar fino alle due del mattino. Non aveva molti amici, forse non aveva quasi nessuno, se non la sua mamma. Era la persona che contava di più per lui, spesso pensava che quella casa che condivideva solo con lei e i suoi gatti, era troppo grande per solo due persone e la guardava seduto dal divano in cucina. Ma quando poi qualcuno entrava in quella casa, si accorgeva di quanto in realtà fosse piccola e comoda abbastanza per viverci da solo con Anne, nella pace più assoluta. Sua mamma era la sua unica migliore amica, l’unica persona della quale lui si fidasse cecamente, nessuno valeva per lui quanto valeva sua madre, l’unica che non lo aveva davvero mai lasciato nemmeno nel momento in cui Harry dovette affrontare un periodo critico dove, da come ne parlava, sembrava avesse perso ‘se stesso’ e si fosse ritrovato in un'altra persona, un altro corpo, un altro Harry. Poi si decise ad accettarlo, e sua madre fu l’unica a stringergli la mano. A volte restava steso sul suo letto e si chiedeva dove fosse finito Zayn, il suo unico amico. Insomma, quello che definiva tale alle elementari e poi alle medie, lo stesso che sparì dissolvendosi nel nulla all’età di quindici anni, lasciandolo da solo. Lasciando Harry.
Diciotto anni compiuti entrambe e l’assenza di Zayn non pesava più così tanto ad Harry, così come si immaginava. O almeno così quanto pesava ai primi anni. Non sapeva se si era arreso o se si era solamente abituato all’assenza di lui, ma ad ogni modo ogni volta che sentiva il bisogno di parlare con una presenza maschile, si sentiva abbastanza solo da restarsene a depressione e magari trattenersi quei pensieri e tenerli per sé. Comunque sia quei pensieri, sebbene volesse esprimerli con un ‘maschio’, erano pensieri che andavano compresi. Un maschio che aveva bisogno di parlarne con un maschio, riguardo a pensieri verso i maschi. Mi spiego?
Restò fermo al quadrivio, ancora, pensando a tutto questo. Poi si fece coraggio quasi arrendendosi a quello che avrebbe affrontato, rimise più su la borsa e passò avanti al bar con passo determinato e abbastanza veloce. Mise una mano nella tasca dei pantaloni della tuta, e con l’altra teneva su il borsone. Vedeva che spesso tutti i giocatori di Hockey facevano cosi, pensò che se lo avessero visto comportarsi in quel modo, avrebbero smesso di offenderlo continuamente e magari avrebbero evitato per una sola volta, per quella sera, di farlo tornare a casa con la voglia di lasciare Boston e fuggire da lì. Andare dove nessuno lo conoscesse così da potersi ricreare una vita e rivivere, o meglio..vivere. Nuovi visi, nuove persone e Harry probabilmente avrebbe scelto le giuste amicizie, avrebbe potuto scegliersi le persone disposte a non lasciarlo mai, a differenza di tutte le persone che lo avevano lasciato in principio. Gli scappò un colpo di tosse mentre camminava contro vento, attirò l’attenzione di James, il capitano, che ovviamente alzò gli occhi su di lui e lo chiamo con quel tono rozzo, lurido ed arrogante di un diciannovenne bullo. Harold non si fermò, fingendo di non aver sentito il ragazzo chiamarlo, ma quest’ultimo si alzò dalla sedia in ferro. Qualcuno tentò di fermarlo prendendogli il braccio ed implorandolo di lasciarlo perdere, ma Zayn parlò in vano. L’amico lasciò la sua sedia e si avvicinò ad Harry; “Perché non ti fermi?” Styles cercò di ignorarlo, riprese a camminare volendosi allontanare dalla presa viscida e dall’odore di paura che lo avvolse non appena James, gli toccò la spalla. “Perché è tardi, devo tornare a casa.” Accennò un sorriso prima di provare a riprendere a camminare, ma l’arroganza fatta persona lo fermò nuovamente, questa volta in modo più brusco. Lo fece finire contro il muretto che divideva il piazzale del bar dalla stradina, ed Harry non potè più muoversi. Anche nel momento in cui stava per essere mal menato ancora una volta, provò a guardare negli occhi del giovane cercando invano di capire, cosa mai nella sua vita fosse andato storto, così storto da sfogare tanta rabbia repressa su qualcuno di innocente. Alla fine, era quello il motivo del suo bullismo e probabilmente il suo essere un metro e novanta, valeva poco sul modo in cui lui faceva paura alle matricole, era il modo in cui..puzzava. Ogni volta che James ti passava di fianco, un terribile odore di fifa ti avvolgeva fino a farti vomitare dal terrore che nello stesso istante, provavi a causa sua. “James, smettila.”  Quella voce, con quel tono, fece quasi ridere Harry che abbassò il capo mentre il colletto della sua felpa era stretto tra le dita del mal ragazzo. “Zayn ma che cazzo dici?” l’altro per un momento, sembrò essersi dimenticato di Harry che continuava a stare lì contro quel muretto guardando i due che discutevano sul lasciarlo andare o meno. Si mostrò interessato quando Zayn lo degnò di uno sguardo, poi si schiarì la voce. “Non vorrei disturbare, ma se devi farmi qualcosa puoi stringere i tempi? Sai, mia madre mi aspetta per la cena e..” quella frase venne interrotta da un pugno allo stomaco. Harry si inclinò in avanti  procreando un lamento non definito, ma esprimeva tanto dolore.“Cristo..” poi esclamò a stento; tossì. Nello stesso momento in cui Harry venne colpito cosi forte da fargli vedere sfocato, Zayn spintonò James allontanandolo dall’amico. “Sei un coglione.” Poi scosse il capo e alzò il viso ad Harry. “stai bene?” e l’altro accennò un ‘si’ con il capo, ma in realtà avrebbe voluto sprangarlo pesantemente. Per quale ragione aveva lasciato che James gliele desse di santa ragione, tutti gli altri giorni e non quella sera? Come prima cosa, pensò alla probabilità che forse Zayn si era finalmente accorto che per danzare aveva bisogno delle gambe, e che se quindi qualcuno avesse contribuito all’evitare che il bullo dai sentimenti repressi evitasse di rompergliele, sarebbe stato un gesto carino. Uno di quello che ti mandano in paradiso, hai presente? Uno di quei gesti che devi fare per sentirti a posto con la coscienza. “Tu sei come lui..” il ‘mostro della quinta C’, come lo chiamava tutta la scuola, si rivolse a Zayn sistemandosi la giacca rossa con su il nome della squadra. Il moro si voltò dopo aver preso da terra la borsa dell’amico e avergliela restituita e si mise tra il suo capitano e il povero danzatore. “Quando la smetterai di sparare cazzate e prendertela con chi non c’entra nulla? Dimmi quando la smetterai di provare a farti figo comportandoti da figlio di puttana. “ il tono di Malik sembrò diventare serio quanto incazzato, ciò fece sgranare gli occhi ad Harry che rimise in spalla la sua borsa. Intanto James restò impassibile dinnanzi le parole dell’amico, il suo cervello lavorava troppo lentamente per ricevere gli insulti in modo veloce e quando si accorse che in effetti quelli di Zayn non erano per niente complimenti, si avvicinò di tutto colpo verso il ragazzo spingendolo. Cominciò a piovere ed Harry fu il primo ad accorgersene, poi abbassò lo sguardo su Zayn che cominciò ad azzuffarsi col tipo. “Zayn?” guardava entrambi, restandoci distante circa due metri. “Vattene cazzo, Styles!” incredibile che Zayn riuscì a parlare sebbene l’altro pressasse la sua testa contro il muro, prima di ricominciare a menarlo. Harry alzò il cappuccio della felpa e fece qualche passo all’indietro continuando a fissare la scena, quella scena da film. Poi cominciò a correre, quando si rese conto che gli altri tre ragazzi che erano seduti insieme a Zayn e James, presero a seguirlo. Non riuscì a capire perché, ma eventualmente fù perché Zayn per salvargli il culo, si era messo in mezzo lasciandolo andare. “Cazzo cazzo cazzo”
Sebbene i suoi piedi gli implorassero di arrivare a casa ed uscire da quelle Supra , battevano sul marciapiede bagnato violentemente cooperando nell’evitare che Harry tornasse a casa con i lividi addosso anche quella sera. Pensava, mentre correva, che se fosse successo questa volta non avrebbe saputo cosa inventarsi con sua madre. Si rifugiò in un viale scuro, nascondendosi dietro buste enormi di immondizia, rimase assediato contro d'essp e cercò di respirare poco, poi strizzò gli occhi quando la pioggia gli cadde sul viso, ma rinunciò al muoversi per non creare nessun tipo di ombre sull’asfalto, essendo nella piena consapevolezza che i due gli erano alle caviglie. Passarono cinque minuti prima che il riccio si decidesse a fare capolino dal vicoletto per vedere se era tutto apposto, voleva davvero ritornare a casa e fare una doccia. Scacciare tutti i pensieri, e poi mettersi a letto senza dormire e pensare a quanta altra merda avrebbe dovuto andare oltre il giorno dopo. Avrebbe detto un'altra bugia alla madre, le avrebbe detto di nuovo che all’uscita dall’accademia, era andato tutto favolosamente e che si era bagnato soltanto perché si era fermato a bere un cappuccino, qualcosa che di solito poi portava anche alla sua mamma ma avrebbe dovuto inventarsi anche che quella sera non ci era riuscito, e probabilmente avrebbe dovuto inventarsi anche un qualche strano motivo per non farla preoccupare. Anche se dopo poco sua madre sarebbe ugualmente salita in camera, si sarebbe ugualmente seduta ai piedi del letto di Harry, lo avrebbe lo stesso spronato a raccontargli come realmente la serata fosse andata, si sarebbe ugualmente sorbita lo stesso solito sfogo di suo figlio, e gli avrebbe ugualmente e sicuramente detto che la mattina successiva sarebbe andato tutto bene, che prima o poi tutto quello sarebbe finito e che finalmente avrebbero cominciato a lasciarlo in pace. E poi? Poi si sarebbe di nuovo svegliato, avrebbe fatto la doccia, mangiato latte e cereali, si sarebbe diretto a scuola, sarebbe passato avanti casa di Zayn, avrebbe guardato alla sua finestra ricordandosi di quando lo aspettava al mattino per andare a scuola e di tutto le volte che lui tardava, poi avrebbe percorso la strada verso scuola, avrebbe evitato le pozzanghere, sarebbe entrato a scuola dal retro, così per non essere preso di mira, avrebbe cambiato aula ogni ora da solo, avrebbe sopportato tutte gli armadietti che gli chiudevano in faccia con un tempismo perfetto, almeno riuscivano ad evitare che lui avesse le mani vicino lo sportellino dell’armadietto, così da non mozzargli anche le dita.
Aprì gli occhi rendendosi conto che era ancora sotto la pioggia, si avviò verso la strada principale ma quando sentì dei passi fare rumore sulle pietrine dell’asfalto, ci ripensò e non uscì dal vicoletto come era intenzionato a fare. Non aveva ben capito di chi fosse il corpo che correva affaticato, ma pregò ugualmente che non notasse il viale; pregare non servì a nulla, e l’esile corpo gli finì contro qualche attimo dopo. “Shh, fermo fermo, sono io.” Zayn si difese dai colpi a vuoto che Harry diede, non appena il suo corpo ebbe contatto con quello del moro. “Che cazzo vuoi?” entrambi respiravano a stento. Harry per la paura, Zayn per la corsa. “Zitto.” Malik mise una mano sulla bocca del riccio, sapendo che era troppo spaventato e troppo nel panico da poter zittire, per non farsi trovare da James, che nello stesso momento in cui Zayn ammantò la bocca del ragazzo, passò sullo stradone. Entrambi guardarono verso il gruppetto che tornava nelle loro rispettive case, una volta spariti dalla loro vista Harry con un gesto brusco, si liberò dalle mani di Zayn che fino a  pochi minuti precedenti erano state sul suo corpo. Harry si era sentito preso alla sprovvista, non aveva mai sentito il corpo di un ragazzo contro il suo, era la prima volta e ad ogni prima volta, si sa, ci si sente sempre spaventati ed Harry lo era. Tanto.
“Perché mi hai aiutato?”arrivarono sotto casa di Harry, distante pochi isolati da quella di Zayn. Il riccio parlò tenendo il capo basso, poi guardò l’orologio che puntava le undici. “Vorrei che la smettessero e poi..” Zayn cercò lo sguardo dell’amico e quando lo trovò, continuò la sua frase. “.. mi sei amico.” L’altro rise. Non poteva crederci che Zayn avesse davvero detto quella frase. Amici? Aveva la minima idea di cosa significasse essere amici? Sicuramente per Harry non valeva dire conoscersi da bambini in fasce e poi rinunciare al rapporto alla prima cosa storta che capita ad uno dei due. “Amici? Amici, Zayn? Dici davvero? Ma ti prego. “ roteò gli occhi ed aprì il cancello principale per entrare in casa, ma Zayn gli prese la mano facendolo fermare. Si voltò, Edward, e restò a fissare quelle mani per qualche minuto senza capire nulla di quello che Zayn gli stava riferendo, poi riuscì a sentire un “..ti voglio bene.” Tolse la mano da quella di Zayn e lo guardò riavvicinandosi al cancello che l’amico non aveva attraversato. “e allora perché mi hai lasciato?” si sentì debole, ma allo stesso tempo forte abbastanza da poter evitare di scoppiare in lacrime come segretamente faceva dieci notti su trenta. “Perché ero un codardo,  forse lo sono ancora ma mi dispiace,  credimi. Tu sei mio amico, probabilmente il più vero che abbia mai avuto.” Ma Harry non riusciva a non pensare a tutte le volte che , anche se fintamente, Malik se la rideva senza muovere un dito ogni volta che Harry veniva preso di mira. Ad Harry tutto questo non faceva piacere, ad Harry faceva solo male e non riusciva più a fidarsi delle persone, non riusciva nemmeno a credere alle parole di Zayn e avrebbe tanto voluto rispondergli qualcosa, ma al momento non sapeva che cosa rispondergli e si limitò a guardarlo. A fissare il suo viso perfetto, ma non troppo. Zayn, così bello al punto giusto ma non esageratamente, col corpo esile ma non troppo. Perfetto anche quello, così come il suo taglio d’occhi. Scuri ma perfetti. Per Harry era l’esempio umano dell’aggettivo stesso; l’essere perfetti. Quel tatuaggio sul polso che gli si vedeva appena dalla giacca, e quella maglia blu aderente, ma non troppo da stringersi al busto superiore. Anche un piccolo movimento di lui, gli sembrava ottimo. Delicato, attento, curato. Forse Harry avrebbe dato tutto per tornare ai vecchi tempi, per riavere di nuovo quell’amico accanto, ma ci avrebbe provato a non vederlo sotto un altro aspetto. Lo stesso aspetto che or ora, stava fondendo agli occhi di Styles. Alzò gli occhi dal bracciale di lui e li portò sulle sue labbra e prima che potesse accorgersene, erano incredibilmente vicino alle sue. “Zayn!” quasi spaventato, inclinò il capo all’indietro. “Scusa. Scusa, non..”
Il ragazzo prima spaventato, riprese ad innervosirsi di nuovo ma non riusciva a smettere di fissare Zayn. Perché il suo corpo nonostante il cancello che arrivava ai fianchi d’entrambe, era cosi vicino al suo? E per quale motivo Zayn, mentre Harry era fin troppo assurdamente concentrato nell’adularlo, aveva provato ad avvicinare le sue labbra a quelle di Harry? Magari era stata solo un impressione di Harry, ma per quale irrealizzabile, utopistico, folle, astrale, chimerico, delirante ed infine ancora una volta assurdo motivo, Harry ebbe quell’impressione?
“Smettila di guardarmi così’”
“Così come?”
“Così” ripetè il ragazzo dalla carnagione scura, poi rise.
“Buona notte Zayn” annuì Harry, e tornò in casa.
Chiuse il portone alle spalle e gli si poggiò contro fissando il vuoto. Provò a ricapitolare ogni momento della giornata. Si era alzato, fatto la doccia, mangiato latte e cereali, uscito di casa, saltato le pozzanghere, arrivato a scuola, entrato dal retro, cambiato aula da solo, passato l’ora di punta in palestra, evitato di farsi mozzare le dita. Poi ancora aveva fatto un permesso per uscire prima da scuola, passato a casa, mangiato qualcosa, preso la borsa ed andato a scuola di ballo. Era uscito, era arrivato al quadrivio, era stato mal menato, era stato difeso, si era nascosto, era stato raggiunto da Zayn e ci aveva parlato dopo mesi e mesi e poi? Lo stesso ragazzo provò a sfiorare quelle labbra così immacolate e sante. Gesto immotivato, ingiustificabile, per niente accettabile, ma Harry non avrebbe mai dimenticato la distanza che c’era tra i loro lembi. Un fiato. Era solito sentire strani odori che associava a sensazioni e aspettative, ed Harry in quel momento, si sentiva sicuro del fatto che non avrebbe mai dimenticato l’odore che sentì quando Zayn quasi osò sfiorare la sua bocca. Un odore di sicurezza, e perché non l’aveva fatto?
Esattamente. In quel momento sentiva una fottuta voglia di riuscire di casa e raggiungerlo, prendergli il viso e fargli conoscere il sapore dei suoi baci. Ma in fin dei conti, nemmeno lui stesso sapeva che sapore i suoi baci avessero. 

- okay, ciao a tutte stupende lettrici. Questa era una One Shot che ho scritto su Zarry, e premetto che la bromance Zayn-Harry a me non piace molto, essendo io gelosissima di Larry. (?) però mi sono voluta mettere alla prova, scrivendo di un qualcosa che diciamo non preferisco e questo è il risultato. Come potete vedere, non ho avuto il coraggio di lasciarla One Shot. Spero vi piaccia e ci tengo a dire che questa storia la dedico a @kissmestyles e @juliettosaur (twitter) perchè mi hanno spronata a scriverla e perchè Ilaria è innamorata di questa bromance, mentre a Giulia non piace ed è Larry come me, ma è rimasta colpita ugualmente. Quindi, questo è tutto. Come al solito vi ricordo il mio twitter che è itsloveforpayne e spero voi recensiate, per favore. Grazie per il vostro tempo, adios.

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Capitolo 2
*** i can hardly breath. ***


" Do you remembe the time? when we fall in love.. "

Non faceva così freddo, Harry optò per una maglia a mezze maniche. Aprì il cassettone e prese la maglia grigio scuro dei Ramones. Sua madre dal pian terreno gli gridava di fare presto, era tardi e avrebbe perso la prima ora di lezione. A lui non sarebbe dispiaciuto entrare alla seconda ora, così nel parco non avrebbe trovato nessun rompi palle che gli avrebbe dato fastidio dal ‘buongiorno’. Scese di sotto tenendo la tracolla griffata ‘converse’ su una spalla, mentre con l’altra maneggiava il cellulare. Scendeva le scale velocemente, facendo muovere le rayban che teneva sul colletto della maglia, in modo oscillare. “Arrivo.” Fu l’ultima parola prima di toccare il parquet, poi entrò in cucina osservando il modo in cui la luce del giorno, oltrepassava le tendine color panna. Si avvicinò a sua madre e le mollò un bacio sulla guancia mentre lei riponeva il suo pranzo in un contenitore ermetico, poi gli sorrise mentre il ragazzo poggiò sul tavolo la sua cartella prima di avvicinarsi al frigo e tirar fuori il suo latte. Si sporse a prendere i cereali, poi richiuse l’anta del mobile con delicatezza. “Son quasi finiti, ne abbiamo altri?” posò la confezione di cereali sul piano cottura e controllò nella dispensa. Prese la sua ciotola con su scritto ‘i love boston’ ,cosa che trovava ridicola se non ironica, e la riempì fino all’orlo; a lui così piaceva prendere il latte. Ci aggiunse tre cucchiai di cereali e cominciò a mangiare, mentre guardava sua madre. Aveva un vestito stretto in vita che arrivava al ginocchio, tutto in fiori con base beige. Masticava come un mulo, un punto d’educazione che faceva disperare sua mamma, le sorrise e poi come suo solito parlò col boccone. “Dove vai?” ed ingerì riportando lo sguardo nella ciotola ed osservando il modo in cui i cereali, generassero un giro confuso torno il bordo della ciotola. “Ho un colloquio per un nuovo lavoro” disse con timidezza, ed Harry fece cadere il cucchiaio nella porzione di latte che era diminuita, e parlò nuovamente col boccone. “Perché? Questo non ti piace? È successo qualcosa?” sua madre si affrettò a tranquillizzarlo. Harold era un tipo ansioso, la minima cosa che gli veniva detta la inquadrava subito come un problema. “No,no. E’ che se mi va bene, quest’altro lavoro mi pagheranno di più anche se farò qualche ora in più ma va bene.” E sorrise ancora. Harry si convinse che sua madre era apposto sul serio, ma gli si chiuse lo stomaco. Sua madre passò accanto ad un porta chiavi che aveva attaccato al muro e prese di  volata il suo mazzetto di chiavi, poi si fermò sotto lo stipite della porta e si voltò verso Harry.“ Oh, sbrigati. In salotto ti aspettano.” Aspettano? “ti” ? chi mai era in quella casa, ad aspettare Harry? Era un evento che non succedeva più da anni, ormai. Nessuno più entrava in quell’accogliente casa per aspettare Harry. Prese lo zaino e si avviò verso l’ingresso, oltrepassando il corridoio tra la cucina e il salotto sentì il leggero profumo di cannella che dei petali finti profumati apposta, sua madre aveva messo in un posa cenere da esposizione. Si soffermò per un momento a respirare quell’odore che gli piaceva tanto, pensando a chi mai potesse essere e quando arrivò in camera rimase sorpreso. “Tu..”sgranò gli occhi, il suo parlare fece distogliere all’altro lo sguardo dai quadri in stile vittoriano, e portarli su di lui.“Che ci fai qui?” si posizionò accanto alla poltroncina, mentre Zayn si alzava da una quest’ultima disposta di fronte. “Cristo.” In un primo momento chiuse gli occhi e prese un respiro, Harry lo aveva spaventato parlando improvvisamente. Tenne una mano sulla pancia e poi deglutì. “okay.” Disse tra se e se avvicinandosi al ragazzo. “E’ che sono uscito di casa e ho visto che l’auto di tua madre era ancora lì quindi ho pensato che non fosse andata ancora a lavoro e che quindi tu fossi ancora a casa e che..magari ti andasse di andare a scuola insieme” era sempre stato cosi. Al mattino Harry raggiungeva sua madre di sotto che non lasciava casa fino a che Harry non fosse completamente pronto per la scuola, poi uscivano di casa insieme e se ci stava, sua madre gli dava uno strappo ma lo più delle volte preferiva camminare. Gli piaceva camminare di prima mattina e godersi l’aria fresca della zona costiera, lo faceva ogni mattina e se ne stava tranquillo da un marciapiede all’altro osservando il paesaggio e salutando ogni bottegaio in vicinanza, che aprisse il suo negozio. Molte volte rideva quando pensava al fatto che si sentiva un po’ Belle di la Bella e la Bestia. Avrebbe voluto mandare fuori da casa sua Zayn a calci, così per godersi piccoli momenti della sua mattinata come ogni mattina d’altronde, senza avere Zayn affianco e senza assistere al modo in cui avrebbe riso di scherno nei confronti di esso stesso, quando James anche quella mattina come suo solito, lo avrebbe infastidito. “Oh, ma che gesto carino.” Poi sorrise quasi dolcemente. “Beh no..”sorrise di nuovo questa volta come uno stronzo farebbe, poi aprì la porta invitando il moro ad uscire. Così fece; Malik si avvicinò alla porta ma per tutto il tempo che andò verso l’uscita, non tolse gli occhi dal riccio che continuava a fissarlo di rimando osservandolo in ogni minimo movimento. “Vorrei sapere cosa ti ho fatto. Quello che ti ho mostrato ieri è una parte di me che non conosce nessuno, fai in modo che rimanga tra noi.” Harry tenne un sopracciglio alzato, anche quando Zayn uscì dalla porta di casa sua urtandogli la spalla, forse di proposito. Lo fece in modo arduo, quasi con delicatezza. Tutte le altre spinte che Harry riceveva ogni giorno e che vedeva quasi sotto un aspetto imperturbabile e che probabilmente aveva cominciato a tollerare nonostante il dolore che egli provocavano, erano decisamente peggiori e forse Zayn scelse di essere buono quella mattina e di non comportarsi come i suoi amici. Harry rimase sotto la porta pensando a tutto quello che la sera prima era successo e pensò anche al momento in cui aveva lasciato che il suo corpo bagnato, scivolasse contro il portone chiuso di casa sua evitando il pensiero poco mascolino di tornare indietro e toccargli, almeno toccare, le sue labbra. Fargli capire che sentire le sue mani su di lui e il suo corpo contro il suo, lo aveva praticamente scosso e che però lo aveva fatto in un modo positivo. Harry stava bene e il modo in cui lo trattò qualche istante prima, fù proprio a causa del fatto che stava fin troppo bene.“Zayn!” così si decise, si chiuse la porta alle spalle e percorse il piccolo vialetto dalle gradinate al cancelletto, Zayn si fermò voltandosi solo col capo. Teneva le mani nelle tasche dei jeans a candela che gli cadevano perfettamente, sotto la sua giacca nera, aurea.  Il ragazzo non era mai parso agli occhi di Harry, così indenne e divino. Forse era la luce del giorno, o forse l’aria che tirava che lo faceva apparire così raffinato e mirabile. Gli andò in contro avanzando il passo, gli restò di fronte. “..mi farebbe piacere.” E sorrise mettendo le mani anche lui nellr tasche dei suoi pantaloni. Spostò di poco la borsa dai suoi fianchi e cominciò a camminare, fissandosi le scarpe. “Non hai mai smesso di fare questa strada” disse Zayn per rompere il ghiaccio sorridendo, ma senza guardare a lui direttamente. “No, mai. Te ne sei accorto?” l’altro invece lo guardò.“Si che me ne sono accorto, sono anni che resto alla finestra aspettando che tu passi. Quando passi tu significa che sto facendo tardi a scuola” accennò una risata che venne compresa da Harold ed ifatti lo seguì a ruota. Non volle ammettere a  se stesso che per un momento si era soffermato ad ascoltare la bellissima melodia della sua risata che alle otto e dieci del mattino, rimbombava tra un palazzetto e l’altro. “Ogni volta che passo dinnanzi casa tua, mi viene voglia di bussarti ed insultarti perché stai tardando.” Risero ancora. “come facevamo qualche anno fa, ricordi?” erano lì, entrambi con comportamenti assolutamente normali sulla loro stradina di Boston diretti verso scuola, a parlare come se quell’amicizia non fosse mai terminata e come se loro non avessero mai smesso di parlarsi, vedersi e restare in contatto in qualsiasi senso. Qualcuno dei due, voltato l’angolo, decise di cominciare a prendere la questione di quell’incontro un po’ sul serio. “Non voglio chiederti perché l’hai fatto, ma quello che volevi fare ieri era inteso davvero?” Harry si morse il labbro nervosamente mentre senza pensarci due volte e senza scrupolo, porse la domanda all’amico che sospirò e abbassò il capo. “Volevo davvero.” Tono deciso e sicuro, mai sentito prima d’ora. Harry accennò un gesto col capo, poi guardò verso la scuola e notò la ‘banda’ dell’amico avvicinarsi. “Oh no. “ disse tra se e se seccato e roteando gli occhi. “Faccio meglio ad andare.” Disse poi, indietreggiando. Zayn gli prese il polso e lo tirò nuovamente accanto a se. “resta.” L’altro scosse il capo  “Non mi va di metterti nei casini “ ma l’altro sembrava determinato nel non mollargli la mano “Styles ma quanto parli? Non ricordavo di averti mollato così caga sotto.” Harry lo guardò male, poi con un gesto altezzoso, si liberò della presa.“Io invece ti ho lasciato proprio così stronzo.” Tempo di una risatina bastarda dell’altro, e i ragazzi della squadra li raggiunsero.L’omone diede uno sguardo schifato ad Harry e poi portò gli  occhi su Zayn che teneva su, la bretella della sua cartella.“Dopo ci vediamo nel cortile, che fai vieni?” il moro alzò un sopracciglio apprendendo le parole dell’altro, poi accennò ad una smorfia tipica di una persona che pensa. “uhmm..no” gli sorrise e gli passò accanto. Harry lo seguì a ruota. “Perché non ti stanno seguendo e non ti stanno minacciando?” chiese poi il ragazzo con tono spianato fissando Zayn sott’occhio. “Perché dovrebbero?”

Varcarono insieme i portoni della scuola; nonostante la prima campanella fosse già suonata nessuno si era diretto nelle proprie classi per cominciare le lezioni. C’era sempre il solito odore di detersivo che non si era asciugato dal mattino presto, tra i corridoi. Le pareti perfettamente in ordine ma con armadietti imbrattati di tag e disegni vari  ma nessuno faceva mai davvero caso a cosa ci fosse scritto o appunto disegnato. Harry si avvicinò al suo armadietto per recuperare i suoi libri seguito da Zayn, che aveva i propri nella cartella. Poi quest’ultimo si poggiò contro uno stipite facendo compagnia ad Harry e specchiandosi nel retro dell’iphone.“Allora.. oggi hai da fare?” Harold rimase scioccato, tanto da arricciare le sopracciglia e guardarlo per svariati istanti prima di poter replicare, e notando i movimenti con la bocca e le espressioni che faceva, mentre guardava il suo riflesso nel retro del cellulare. “Mi stai chiedendo di uscire, o..” il ragazzo precedentemente rinominato da Malik cagasotto, non finì la sua domanda. Zayn rise e finalmente la smise di ravvivarsi il ciuffo quel mattino sistemato male, dal telefono e guardò l’amico.“Si, ti chiedo di uscire..come prima. Come una volta.” L’altro chiuse l’anta con delicatezza, poi rimessa in spalla la cartella e avanzò verso l’aula di letteratura inglese. “Beh, non credo. Non faccio quasi niente di pomeriggio, e il mercoledì non vado all’accademia.” Zayn annuì mentre la sua mano destra scivolava nelle tasche dei jeans, nuovamente. “Quindi ti andrebbe di venire con me in un posto?” l’altro accennò un segno positivo. “Che posto?” Styles era un tipo curioso, alla fine si trattava di tante cose, tante esperienze che lui non aveva vissuto essendo che non usciva mai dal suo piccolo pianeta. A volte nemmeno sua madre riusciva a farlo restare con i piedi sulla terra, quella che tanto non sopportava. Era curioso del ‘posto’ di cui Zayn parlava, curioso di quello che avrebbero fatto e con chi, curioso di sapere come ci si doveva vestire per questo posto, curioso di sapere che personaggio essere. Curioso di quest’ultima cosa soprattutto, perché aveva imparato a fingersi chiunque pur di essere accettato e sentirsi.. normale.

Nel mezzo della conversazione dei due, James dal fondo del corridoio urlò il nome di Zayn. L’altro non si mosse ma al contrario, avanzò il passo. Il riccio guardò alla fine dell’atrio e notò i movimenti incazzati del ragazzo che si avvicinava. “Beh..ehm..Harry..facciamo che ora corri, ci vediamo dietro il campo. Vai.” Ma Harry lo guardò confuso, e fece come gli chiese non appena Zayn scomparve una volta svoltato il pian terreno. Corse al lato opposto del luogo in cui si trovava, ripercorrendo la stessa strada e lo stesso corridoio. Correva veloce mentre nella sua mente cominciarono a crearsi mille dubbi, mille domande e mille perché. Perché Zayn doveva correre? Perché James sembrava sull’orlo di prenderlo a botte? E perché Zayn ne era consapevole e non lui? E ancora perché chiese ad Harry di correre anche lui? Rimase allibito e intanto continuava a correre, oltrepassando i paletti dinnanzi il portoncino che portava sul campetto. Arrivò lì affannato e si mise all’ombra aspettando Zayn. Prese dalla cartella una bottiglina d’acqua e cominciò a bere, mentre continuava a tenere un groppo in gola. Dopo pochi minuti vide Zayn arrivare tenendo la cartella tra le mani. Rise osservando il modo sguaiato in cui il moro si avvicinò a lui, aveva letteralmente la lingua di fuori. “Ma che cazzo hai combinato?”  l’altro voleva ridere pensando al casino commesso, ma decise che in quel momento era più importante respirare.“Gli ho..distrutto..l’auto.” parlando tra i respiri, poi rise.“Tu sei pazzo, ti ammazzerà” l’altro si riprese dall’affanno quando Harry gli porse un po’ della sua acqua. “Ti va di fare una sega?” ..come? Harry sgranò gli occhi sperando di aver frainteso le parole dell’amico, intanto lo guardò stranito “…cosa?” chiese con voce sottile“Una sega!.. dai non ne hai mai fatta una?” Cominciò sul serio ad impressionarsi, poi pensò; non doveva essere così difficile. In fondo la sua natura era quella, l’uomo lo attirava e se non ci provava non ci sarebbe mai riuscito, eppure cominciò a farsi mille paranoie e mentre con un espressione dall’allocco fissò il vuoto, Zayn cominciò a ridere piegandosi in due.“Oddio, sto male!” Harry scosse il capo e si riprese.“Che c’è? Scusami se sono un tipo riservato, Malik fammiunasega!” disse sollevando un sopracciglio, ma l’altro la piantò di ridere solo quando si accorse di non avere forze abbastanza per continuare.“Intendevo se ti andasse di marinare scuola! A quanto ho capito non l’hai mai fatto. Dai andiamocene” 

 

Certo, il mondo di Harry non solo era un mondo situato aldilà del normale, ma in quel momento si accorse che era un mondo nutrito da perversione e voglia di sesso.


Camminarono per circa mezz’ora mentre Harry praticava la sua prima sega..cioè, il suo primo marinare la scuola. Lo aveva fatto altre volte, ma era sempre tornato a casa avvisando sua mamma, quella volta invece non lo avrebbe fatto. Sarebbe stato fuori tutto il giorno con Zayn e non avrebbe detto nulla a sua madre. Arrivarono in una strada deserta, arrivando poi ad un parco abbandonato. “Qui ci vengo spesso a pensare o quando ho bisogno di stare da solo” disse Zayn lasciando che l’amico ammirasse, in quanto inospitale e desolato, quel luogo tranquillo e poetico, poi seguì Zayn che attraverso con poche difficoltà una lastra in ferro sottile, che portava in quel parco. Harry aspettò prima di imitare le sue gesta, poi si convinse mettendo in pratica i suoi movimenti elastici da danzatore, per quanto la sua  professionalità non fosse per niente danza classica o ginnastica. Si sedettero al centro di questo, lasciandosi coprire dal sole che stranamente quel giorno scaldava. Zayn tirò fuori dalla cartella un portafogli con su rappresentatoci il segno dello ying yang, uno dei suoi simboli preferiti. “ci credi?” chiese Harry per niente intimorito. Zayn fece di sì. “E’ uno dei miei simboli preferiti..” gli mostrò il tatuaggio sul polso raffigurante appunto, quel simbolo. Prelevò da questo un accendino ed un pacchetto di sigarette evidentemente usato e riusato più volte. “Vuoi?” gli porse gentilmente mentre con le labbra rosse, reggeva una sigaretta dalla cartina bianco trasparente, dalla quale era possibile notare il non tabacco, ma qualcosa dal colore verdastro. Fece di no col capo e poi sorrise “A dire il vero non ho nemmeno idea di come si faccia” rise nervoso. “Non hai mai fumato?” chiese poi Zayn e nella sua voce non c’era un velo di egocentrismo o presunzione. “Già” annuì tenendo d’occhio i suoi modi di fare, così che la notte stessa avesse potuto avere qualcosa a cui pensare prima di addormentarsi, pensieri positivi. Zayn si avvicinò con tutta la delicatezza possibile tenendo tra le dita la sigaretta, o meglio rinominata ‘canna’; con uno sguardo lo convinse e gli poggiò sulla bocca la sostanza stupefacente, sussurrandogli il modo in cui doveva aspirare. Tossì, ma solo al primo tiro. Cominciò a prenderci gusto, forse era il movimento del braccio che avvicinava quella piccola sostanza alla bocca, e il modo in cui poi lo calava aspettando che il suo cervello gliene chiedesse ancora. O forse era il modo in cui vedeva il prato che non era piu verde, o il fatto che non sentisse per nulla freddo nonostante il sole cominciasse a calare. Guardò Zayn che finì la sua di sigaretta e che gli sorrideva. Restarono a guardarsi per un po’ mentre gli occhi di entrambi brillavano, poi uno dei due osò parlare. “Mi piaci.” L’altro sorrise.

Harry alzò gli occhi al cielo quando una goccia si posò sulla sua fronte scorrendogli lungo il naso; Zayn si alzò recuperando le loro cartelle nonostante la pioggia che divenne più forte e poi seguì Harry sotto il tettuccio di una casetta in legno, una tipica che si trova nei parchi per bambini. Si strinsero nelle loro giacche aspettando che la pioggia terminasse, per poi rincasare. Harry si sentiva diverso e strano, ma strano in un modo che cercava di vedere a tutti i costi positivo. Voleva capire cosa significasse essere Zayn, voleva sapere in quegli anni il suo amico cosa fosse diventato senza di lui, mentre il moro gli poggiò una mano dietro la schiena dandogli la possibilità di poggiare il capo sulla sua spalla. Delirava ma a lui piaceva quella sensazione, non aveva mai provato nulla di tutto quello. Non era mai stato in un parco abbandonato dove l’accesso era vietato, non era mai stato sotto la pioggia e non aveva mai fumato, tantomeno della droga. Più di tutto non era mai stato tra le braccia di un ragazzo, tanto vicino da poter sentire l’odore del suo shampo, in una casetta in legno in attesa di un cessare della tempesta. Si strinse di più a se stesso quando i tuoni si fecero più forti, poi alzò lo sguardo su Zayn che aveva il capo poggiato contro la sottile parete in legno impermeabile. “Resti con me?”  e poco gli importava se appariva come un ossessionato cronico, l’unica cosa di cui gli interessava era restare con Zayn. Non pretendeva di restare in quella casetta per sempre, non pretendeva le sue braccia attorno a lui per sempre, ma voleva solo la sua presenza accanto..per sempre. “Si che resto con te..” disse poi l’amico tirando sul col naso, rendendo felice Harold. Sul suo volto si accese un sorriso, e cominciò a credere che quella era la volta buona in cui Harold Edward Styles, ricominciasse a vivere. Con la sua nuova personalità, col suo nuovo vecchio ritrovato amico, e con la sua nuova compagnia. Alla lista avrebbe potuto aggiungerci una di quelle seghe, qualcuna in più.

Mezz'ora dopo.

La pioggia cessò, il sole riprese a chiarire il prato bagnato e la casetta inzuppata esteriormente. Harry riaprì gli occhi appurando un forte mal di testa. Si staccò dall'appoggio offertogli dall'amico e si guardò attorno. Notò un piccolo mozzone bruciacchiato alla fine, accorgendosi e ricordando solo dopo, che aveva fumato la sua prima sigaretta. Ragionandoci sarebbe arrivato alla conclusione che non era una sigaretta normale, eppure dal modo in cui la testa gli girava era già assodato. "Zayn.." provò a svegliare l'amico che non diede cenno di questo. "Zayn svegliati!" provo ancora, scuotendolo un pò. Uscì dalla casetta e rimise il giubotto restando col volto verso il sole e aspettando che il moro lo imitasse così per poter tornare a casa. "Che ore sono?" chiese poi una volta fuori Malik strofinandosi un occhio. "Le cinque, mia madre sarà preoccupatissima." poi sboffò raccongliendo le sue cose. L'altro annuì e con un tono assonnato replicò "Fortuna che tua madre è preoccupata." sbuffò pulendosi i jeans ed imprecando contro il fatto che il terriccio un pò bagnato gli si era attaccato alle ginocchia. Il vento si alzò e Zayn mise in testa il cappuccio della felpa che aveva, mentre camminava lentamente e inciampando appena nei suoi stessi passi, la cosa fece ridere Harry. Potrei raccontarvi del fatto che Zayn per la prima volta restò a guardare lui e si accorse di quanto lucente e divino fosse il sorriso di Harold. Per quella volta non era il riccio a fissarlo, anche se lo fece per tutta la mattinata, ma era Zayn che ne rimase abbagliato. "Perchè l'altra sera non mi hai sorriso cosi? Voglio dire, hai abbassato il capo.." Harry si avvicinò a lui sorregendolo di poco giusto per farlo camminare in modo stabile mentre sul suo viso era notabile un punto interrogativo. "Non ci pensare, delirio." disse poi mentre si rimisero sulla strada di ritorno.


"Sono stato bene, insomma..è stata una bella giornata" Zayn sorrise mentre si teneva aggrappato al cancelletto di casa sua. "Anche io sono stato bene." si avvicinò al suo viso, comportandosi in modo assolutamete normale, lui rimase immobile non sapendo cosa fare. Sentì le labbra di Zayn sulla sua guancia rossa e calda schioccare, poi si allontano tenendo su sempre lo stesso sorrido e gli voltò completamente le spalle rientrando in casa. Harry rimase confuso, e continuava a guardarlo mentre saliva i pochi gradini sballando a destra e sinistra. Lo aveva liquidato in un modo assurdo, ma volle pensare che era a causa del mal di testa. Forse Zayn era cambiato, ma non aveva ancora capito 'cosa' lo avesse cambiato, o meglio...chi.

- Come vi ho detto nel capitolo precedente, questa era una One Shot che non so come è diventata Fan Fiction, forse un pò sono stata influenzata da amiche che amano la bromance. Insomma per non tirare a lungo, ho scritto un secondo capitolo e boh, come sempre spero recensiate. Anche questo capitolo voglio "dedicarlo" a due mie amiche che voglio tanto bene che sono @curls e @rescuemepayne (twitter) :) byebye.

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Capitolo 3
*** oh my dirty mind. ***


“Cos’è successo?” 
“Niente”
“Sei sicuro?”
“Diavolo, è la terza volta che me lo chiedi.”
“Ti vedo strano..”
“Sto bene.”
“No, ti vedo strano.”
“Ti dico che sto bene”

Si, stava bene ma non guardava sua madre negli occhi altrimenti avrebbe lei potuto notare le pupille dilatate del ragazzo. I suoi occhi erano ancora lucidi, anche dopo la doccia e non appena la mamma riscese di sotto affondò il viso nei cuscini. Sorrideva come un ebete, ed era felice come una pasqua. Non aveva mai provato così tante emozioni insieme, una dopo l’altra, e gli piaceva. Gli piaceva l’eccitazione che aveva nel prima, l’ansia e il batticuore nel durante, e quel piacevole sapore che ti rimaneva sulla bocca. Quelle piccole allucinazioni e il leggero ridacchiare che succedevano il tutto. Spostò il viso dal cuscino ancora sorridente e guardò la sveglia che puntava le otto e trenta di sera. Avrebbe cenato tra qualche minuto, precisamente alle nove meno venti come prestabilito da sua mamma, e come facevano tutte le sere. Ma non quella sera; aveva deciso di non cenare, aveva ancora le farfalle nello stomaco e non sarebbe riuscito a mandar giù boccone. Pensò che cenando  avrebbe potuto mandar via quelle farfalle, ma così il ricordo della giornata? Pensiero stupido ma non voleva, quindi non raggiunse il tavolo apparecchiato di sotto. Restò per un po’ a fissare il nulla, poi rotolò all’altro capo del letto prendendo il suo computer. Sapeva che Zayn era iscritto ad ogni social network causa sua popolarità a scuola, voleva vedere come se la passava, come stava in quel momento dopo la giornata trascorsa insieme e se per caso, come lui, ci stava pensando almeno un po’.  Si connesse a Twitter, Facebook gli era mai piaciuto. Andò sul suo profilo e scorse i tweets. Non sapeva cosa aspettarsi, il suo viso non esprimeva nessuna tale emozione nel leggere ciò che scriveva fino a che trovò un tweet che diceva quanto fosse triste. Alcune persone cominciarono a chiedergli cosa mai fosse capitato, e così si pose questa domanda anche lui e quando notò che Zayn aveva semplicemente perso il suo specchietto, chiuse il laptop con un gesto veloce e cominciò a ridere.

“Sei proprio deficiente” fù l’sms che poco dopo Harry mandò lui. Per tutta la sera era stato a letto rigirandosi il cellulare tra le mani, che non squillava ne riceveva un sms di risposta. Controllò più volte che in camera ci fosse campo, spense e riaccese il cellulare ma poi si addormentò tenendo quest’ultimo sul ventre. La testa gli girava ancora un po’, sebbene l’effetto della sostanza gli fosse passato. Il suo organismo non aveva retto più di così e alla sua prima volta, vomitò cacciando l’anima. Si era addormentato con i vestiti addosso e le uniche cose che aveva tolto erano i suoi bracciali e le scarpe ancora sporche di fango. Precedentemente riuscì a spegnere la luce sul comodino che lo aiutò a riposare. Fissava il riflesso del suo viso che per metà gli compariva nella tazza larga e bassa, mentre beveva del latte. Aveva deciso di non usare più la solita tazza con su scrittoci una frase stupida e che non pensava, ma era un regalo.
Beh, certo, suo padre glielo regalò quando andò a fargli visita, ma il fatto che suo padre venisse da Londra e gli portò una tazza di Boston gli fece chiaramente capire che in effetti se ne era dimenticato di un vero regalo, e forse anche di quanto suo figlio fosse cresciuto e divenuto abbastanza intelligente da accorgersene. Calò la tazza sul tavolo e fissò sua mamma che gli passò accanto mollandogli un fazzolettino sulle labbra, che gli rimase attaccato a causa del baffo di latte che gli si creò dopo aver bevuto. “Posso restare a casa?” lo disse con un tono sicuro del fatto che sua mamma glielo avrebbe permesso. Harry andava tutti i giorni a scuola e quella volta che le chiedeva di restare a casa, sua madre glielo permetteva. Ignara del fatto che anche il giorno a precedere suo figlio aveva fatto assenza a scuola, glielo permise e quindi Harry posò la tazza ed il cucchiaio nella lavastoviglie e si stese sul divano. Anne sarebbe rientrata nel tardo pomeriggio, quel giorno, per questioni di lavoro. Lasciò a lui una porzione di pasta precotta in un termos, gli raccomandò di non aprire a nessuno e di rispondere al telefono solo se squillava più di quattro volte. Di chiudere le tende, di non affacciarsi troppo dato il vento che tirava, ed infine di non stare tutto il giorno avanti ai videogiochi.

Come dire, se sua madre per videogiochi intendesse ‘materiale audace ed erotico’ sicuramente non avrebbe potuto darle ascolto, per come si sentiva quella mattina. Almeno le avrebbe promesso che non si sarebbe fatto venire il gomito del tennista. 

Rammentò qualche attimo dopo che aveva lasciato il cellulare al piano superiore, sul suo letto intatto; si era addormentato senza scoprire le coperte. Non aveva controllato, appena sveglio, se un sms gli fosse arrivato quindi lo fece quando tornò a recuperarlo, e si..Zayn gli rispose. “Hey, ci tengo alle mie cose. Ci vediamo a scuola ? :D” I sorrisini irritavano Harry, gli davano l’impressione che fosse qualcosa di falso e non un modo carino per finire la frase. Non gli rispose.

Passò tutta la giornata a fare avanti ed indietro per casa, nutrendosi di  un alimentazione scorretta e giocando ai videogiochi, esattamente come sua madre gli aveva pregato di non fare. Imprecava contro il controller della xbox quando sentì dei colpetti alla finestra. Immaginò che fosse pioggia, quindi distolse lo sguardo dal vetro della finestra, e lo riportò sul controller. “Dai, parti. Non puoi romperti adesso.” Altri colpi attirarono la sua attenzione nuovamente. Si catapultò giù dal letto, e si sporse alla finestra senza aprire il vetro. Sua madre aveva ragione, faceva proprio freddo. Si ritrovo quella luce di bellezza avanti gli occhi, e non riuscì più a reagire. Improvvisamente sparì anche l’odio che provava in quegli istanti verso la sua console. Guardò per un po’ Zayn con un espressione alla ‘che ci fai qui?’ e poi si decise a scendere dopo un cenno del moro. 
Aprì la porta con delicatezza e si appoggiò contro lo stipite. “Hey.” L’altro sorrise “Hey” si guardarono per un momento e Harry pensò che da un momento all’altro avrebbe cominciato ad avere uno di quei suoi pensieri perversi, dove Zayn non indossava affatto quella maglia dei Boyce Avenue e quel cappellino di lana, il tutto accompagnato da dei jeans scuri praticamente perfetti ed una catenina dello stesso colore. Si schiarì la voce e alzò gli occhi dal cavallo dei jeans del ragazzo. “Allora, che ci fai qui?”  l’altro tenne le mani nelle tasche mentre si leccava le labbra, facendogli comprendere fossero gesta di nervosismo. Ma non c’era bisogno della minima supposizione, perché era così. “Sai, mi andava di passare un po’ di tempo con te e..” Harry alzò un sopracciglio incrociando le braccia, quando cominciò a rendersi conto che quelle dell’amico erano tutte palle. Zayn non era lì per passare del tempo con Harry, ma per passare del tempo con qualcuno e basta ed era facile capirlo dal tono di voce di lui. Dal modo in cui parlava facendo dedurre che non sapeva nemmeno che cosa dire. Finì di parlare, ed Harry lo guardò ancora con la stessa espressione. “Ripeto, perché sei qui?” disse poi senza muoversi da quella posizione. L’altro sbuffo roteando gli occhi. “Ho litigato con i miei, non so dove cazzo sbattere.” Replicò facendo spallucce.“Oh e quindi sei venuto da me, convinto del fatto che io ti lasci entrare. Così non sei al freddo in giro, da solo per altro perché per farti bullo hai scassato la macchina del tuo ‘capo banda’..” assecondò la conversazione facendo virgolette con le dita, poi riprese.“ e hai pensato bene di venire qui in modo da passare il pomeriggio con qualcuno che possa considerarti. Giusto?” e comparve sul viso di Harry un sorriso. Era notevolmente uguale ad uno di quelli che faceva Zayn quando tutto quello che voleva era snobbare qualcuno.“Esatto! Sei un amico” disse poi sospirando. Harry lo guardò ancora, poi fece per chiudere la porta. 

 

Non avrebbe accettato la sensazione dell’essere usati da una persona per la quale stava praticamente perdendo la testa, o forse per meglio definirla, la sua prima cotta


“No, no hey hey, dai..scusa..cioè..per favore..si gela.” Bloccò la porta, ed Harry come una mamma comprensiva l’aprì accogliendo l’amico che lo ringraziò con un sorriso. Uno di quelli sinceri.“Che è successo con i tuoi?” l’altro si fermò nell’ingresso dinnanzi le scale e fece spallucce.“Hanno trovato un po’ di quella roba che ti piace tanto, tra le mie mutande.” Annuì poi quasi ridendo. “Mia madre è un impicciona. “ ci fu uno strano silenzio tra i due, poi Harry s’incamminò verso la stanza superiore. La sua.“E quindi i tuoi genitori ti hanno sbattuto fuori casa. E ora che fai?” l’altro si accomodò sul letto giocando a tirare in aria ripetutamente un cuscino, quasi come se fosse casa sua.“E ora sto qui, poi non lo so.. magari me ne vado a Londra, da un amico” Harry tolse la felpa, nel mentre che l’altro gli spiegava ciò che aveva intenzione di fare.“Londra?” si voltò dopo aver poggiato la felpa su una sedia, accanto la sua scrivania. “Eh, Londra..è l’unico posto dove ho qualcuno” fece di nuovo spallucce, poi si rimise seduto sul letto.“E’ bella la tua stanza.” Guardò ogni angolo d’essa squadrandola nei particolari.“E’..accogliente. Non come la mia.” Harry gli sorrise e rimase alzato poggiandosi contro l’armadio.“Com’è la tua?” chiese inclinando il capo in modo curioso continuandolo a guardare. Era un occasione per lui, non voleva perdere un minimo movimento del ragazzo. “Beh..ci sono poster di ragazze ovunque”disse ridendo.“Ed è stupido quanto inutile. Ed è scura, qui invece c’è una bella luce.” Continuò guardandosi attorno e poi ancora verso la finestra. Ad Harry bastò già il fatto che riteneva inutile avere poster di ragazze in camera; si soffermò su quella frase.“In che senso è inutile?” chiese di nuovo. Zayn si alzò con uno sguardo ammiccante, uno di quelli che non riuscivi ad evitare.“Cos’è il terzo grado, Styles?” 
Harry lo guardò trattenendo poi una risata, ma rimanendo irritato dal suo comportamento. “Chi ti capisce..” si spostò dall’armadio, lasciando che Zayn toccasse i suoi giochi e le sue cose. Si andò a mettere sul letto e calò un silenzio tombale tra i due. “Beh, non hai un po’ di musica? Che so, i Far East Movement, Born Again, Alexandra Stan, Inna..” cominciò ad elencare stili musicali ad Harry sconosciuti.“Scusa?” Zayn sospirò annoiato e andò verso il pc. “Okay, ti scuso.” Harold rimase sconvolto dal suo fare così decise di reagire. Quella camera era il suo terreno, non ci faceva entrare nessuno ed era gia tanto, forse troppo, che lui fosse lì e avesse anche il ‘privilegio’ di toccare le sue cose. E quella scrivania, o meglio dire quel computer. In quei metri quadri Harry si comportava come un cane che urina su un albero marcandolo e facendolo suo. “Credi davvero di poter venire in camera mia, e comportarti come se fosse la tua? L’hai detto tu, non ci somiglia nemmeno un po’. “ Malik rise e quella risata rimase nella testa di Harry per un minuto intero, anche quando lui smise di ridere. “Rilassati.” Dal computer mise quella musica di cui parlava prima. Cominciò a muovere la testa a ritmo mentre Harry continuava a fissarlo e a battere le palpebre. “Abbassi il volume per favore? A me non piace questa musica.” Si alzò dal letto dopo aver appurato che Zayn non aveva intenzione di farlo. Si avvicinò alle casse del computer, ma la mano del ragazzo gli ferrò il polso bloccandolo. "Ah no? e che musica ascolti?" lo guardò dritto negli occhi e poi si decise a rispondere. "Coldplay, Mayer, Williams..questa è la musica." Zayn arricciò le sopracciglia, "Offendi la mia di musica, però." spalancò di poco la bocca e restò nuovamente a guardarlo senza accorgersi che Zayn in effetti non gli aveva ancora lasciato il polso. "Beh chiamala musica una voce elettronica adattata a dei dischi che mossi avanti ed indietro fanno qualche 'unz' e qualche 'tunz'" il moro rise e fece scendere la sua mano, su quella del riccio. Harry cominciò ad avere il batticuore, manco lo stessero molestando o facendo una rapina. Non aveva quell’ansia e quel sudare freddo nemmeno quando James lo rincorreva per tutta la scuola, o quando sua madre gli gridava contro per aver preso un brutto voto a scuola, o quando non aveva messo a posto la camera. Il ragazzo si spostò dalle circostanze del computer, camminando contro Harold. Non gli lasciò il polso nemmeno per un momento, al contrario gli camminò contro facendolo finire vicino la parete accanto la porta. “Zayn..” voleva dire qualcosa, ma improvvisamente il fiato gli mancò. Cercava di deglutire per trovare parola, non voleva capacitarsi del fatto che l’amico gli stava provocando una strana reazione. 

 

Sentiva qualcosa smuoversi all’interno di lui, e quasi sicuramente anche all’interno dei suoi pantaloni.


Quando Zayn lo notò scoppiò a ridere. “Te lo ripeto, rilassati.” Disse con tono più convincente. Avevano entrambe deciso di evitare parola. Harry si era quasi tranquillizzato e convinto del fatto che non stava avendo uno di quei suoi momenti quando gli capitava di pensare a lui e gli capitava spesso. La mano di Zayn finì sui suoi fianchi mentre con l’altra continuava a tenergli la mano, poi fece scendere quella stessa mano sulla sua incrociando le dita con le sue. Le labbra cominciarono a sfiorare il collo del riccio che non sapeva cosa fare ne come reagire. Non aveva mai avuto un rapporto sessuale con una ragazza, figurarsi se lo aveva avuto con un ragazzo. La patta dei pantaloni di Harold cominciò a sbottonarsi e non per mangia, ma per mano di Zayn. Il moro lo toccava ovunque con movimenti delicati e lenti; sapeva per l’amico quanto fosse .. difficile. Styles restò immobile contro quella parete muovendosi soltanto per respirare, mentre il ragazzo si abbassò di poco, portando le dita sui lembi dei boxer del ragazzo. Ogni pensiero che Harry stava avendo in quel momento, erano esattamente pensieri quasi premonitori. Tutto quello che si immaginava, accadeva l’istante dopo. Le labbra di Zayn era morbide anche in quell’occasione, proprio come lui se lo immaginava. Intanto la musica alta, copriva i gemiti e l’ansimare dell’altro. Harry, che continuava a pressare il suo corpo contro la parete, abbassava di tanto in tanto il capo per guardarlo. I movimenti di Zayn erano lenti ma veloci abbastanza per far godere in un modo particolare. L’ansimare di Harry cominciava a diventare più forte e quasi la musica non era più sufficiente a coprire quest’ultimo. Un ultimo gemito e.. “Oh! Mi segui? Terra chiama Harry” Harry la smise di fissare Zayn e scosse il capo per riprendersi. “Eh, cosa?” lo guardò deglutendo.L’altro arricciò le sopracciglia.“Perchè sudi? .. comunque ti parlavo della festa alla scogliera di stasera. Ci sei o no?” era capitato di nuovo. Harry aveva di nuovo dato sfogo alla sua immaginazione perversa.



Piccola piccola recensione? ç_ç please. :3
thanks. x

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Capitolo 4
*** kiss me like i wanna be loved ***


La spiaggia era bagnata e le scarpe nuove di Harry fondavano in questa ad ogni passo, ed ad ogni passo le scarpe diventavano più umide. "Diavolo." disse tra se e se raggiungendo la passerella in legno, una volta guardatosi le scarpe. Alzò poi il viso verso un gazebo in lontananza che abbondava di ragazzi ubriachi marci sebbene la festa fosse cominciata da solo un ora e mezza. C'era qualche luce qua e la, e la musica prosperosa era possibile udirla dalla strada, ed era la musica che Harry odiava, quella che non sapeva ballare e che non sapeva nemmeno da dove provenisse. Mise le mani in tasca e si avviò verso questa, ignorando ogni sguardo e occhiatacce di estranei che lo guardavano stranito. Harry Styles, il tipo perfetto e secchione della High School Boston era ad una di quelle feste dalla quale non ne uscivi se non strafatto. Nel mentre percorreva il rialzo in legno posto in direzione della casetta si ritrovò davanti una ragazza. "Ciao!" disse sorridendo, per poi traballare sui suoi tacchi, Harry si guardò attorno e poi notò un gruppo di ragazzi e ragazze che vedevano la giovane agire e capì che erano amici di lei. "Ciao.." disse timidamente e non perché si sentiva in soggezione ma semplicemente perché non voleva darle corda. Voleva trovare Zayn e chiedergli in che razza di posto era finito. "Io sono Prescott Valentini, è un piacere" le passò accanto facendo attenzione a non urtarla e le sorrise freddamente. "Harry" disse poi e le camminò avanti. La ragazza dai capelli quasi arancioni restò a guardarlo, poi guardò verso la sua amica che la spronò a continuare a parlargli. Prima sbuffò, poi gli andò dietro. "Non ti ho mai visto qui" affrettò il passo per stare a quello di Harry tenendo in mano il suo drink. "Infatti"rispose ancora freddamente, continuando a guardare verso la casa. "Sai, queste feste non si organizzano spesso, a volte combinano anche più casini e non ne esci sempre sobrio" sembrava una persona loquace, con la quale era bello avere una conversazione ma ad Harry non interessava, sebbene gli piacesse la sua risata, ignorò il suo parere riguardo la festa e si fermò guardandola. "Sto cercando Zayn."  si leccò le labbra guardandosi ancora attorno nella speranza di vederlo. "Zayn Malik" specificò, la ragazza alzò un sopracciglio e poi accennò un mezzo sorriso. "Zayn?..vieni con me." gli prese la mano tirandoselo dietro, manco fosse una persona che conosceva da anni. La ragazza raggiunse la casa tenendo la mano di Harry, si faceva spazio tra la folla e poi arrivo in un salotto ridotto abbastanza male. "E' lì, ha la camicia azzurra. E' con una mia amica" poi sospirò e guardò Harry negli occhi, quegli occhi così .. indescrivibili. "E' stato un piacere.. Harry!" lo guardò ancora sperando di ammiccarlo "Ci vediamo" non finì di parlare che Harry andò verso Zayn. Lo intravide.
Era seduto su una poltrona e non era solo; su di lui c'era una ragazza in un vestitino rosa molto 'ino' , aveva le gambe divaricate, si stavano baciando. Si chiese il motivo per la quale lo invitò. Rimase immobile a fissare quella scena, e sapeva che da quel momento il rischio di avere pensieri perversi su di lui non ci sarebbe più stato. Mentre Zayn sperimentava uno scambio di salive con una bionda, guardò Harry che aveva già voltato le spalle ai divanetti. Si spostò la ragazza da dosso e gli andò dietro "Hey, Harry" prese una decisione, il riccio. Quella di non considerarlo, non volergli parlare, voleva semplicemente dileguarsi da quel luogo e andarsi a nascondere dietro la scogliera, magari sparire, diventare nulla. "Hey!" alzò il tono di voce, l'altro, convinto che Harry non lo sentisse, eppure lo sentiva perfettamente semplicemente non voleva fermarsi. Continuò a camminare, era talmente incazzato che non si accorse che le sue scarpe nuove erano di nuovo nella sabbia. Gli prese il polso, e quel terzo 'hey' fece scazzare Harry che si voltò e con uno scatto si liberò dalla presa. "Se mi hai fatto venire qui solo per farti trovare...così come ti ho trovato, potevi fare a meno" lo guardò per un momento e notò il modo in cui Zayn arricciò le sopracciglia mostrandosi confuso. "Lascia stare" si voltò ancora e si avviò verso la riva, togliendo il giubbotto di finta pelle nera. "Guarda che era solo una scopata..cioè quasi" Harry a quella frase si bloccò "ah quasi? se non ti avessi interrotto, anzi, se non mi avessi notato quindi non avresti smesso, Zayn ma vai a cagare!" si rese conto della cazzata e lo seguì, sebbene Harry continuasse a camminare non intenzionato a voltarsi."Perché ti comporti così? a te che importa?" Zayn poneva lui queste domande quasi come se volesse metterlo in difficoltà e ci stava riuscendo. "Mi importa perché se mi hai fatto venire qui per assistere al tuo slinguazzare, me ne sarei restato a casa!" quest'ultima frase reggeva un tono incazzato e quasi nutrito da una gelosia infondata. Entrambe rimasero uno di fronte l'altro, poi Zayn azzardò a parlare. "..io ti piaccio, non è così? dì la verità Harry, tanto me ne sono accorto" ed Harold per un momento gli avrebbe detto la verità che lui voleva, ma poi ci pensò. "Ma smettila.." e riprese a camminare arrivando alla scogliera. Zayn gli arrivò accanto e si posizionò di fronte a lui, mentre teneva uno sguardo basso. Il moro incrociò le braccia al petto e lo fissò. “Allora? Mi dici che hai?” Harry distolse lo sguardo dal fossetto sulle pietrine che aveva fatto con un piede preso dal nervoso e poi si sedette per terra, in direzione del mare. “Nulla sul serio, hai ragione, non avrei dovuto reagire cosi.” Poggiò i gomiti sulle ginocchia e non riuscì a guardare il ragazzo, fino a che l’altro non decise di sedersi accanto a lui. “C’è…qualcosa che vuoi dirmi?” il vento che tirava dalla costa cominciò ad infreddolire Harold, che di brividi ne aveva già di suo dall’imbarazzo. Lo stesso vento, mosse i capelli di Zayn “Ci sarebbero tante cose che voglio dirti Zayn, ma purtroppo non posso.” L’altro si mostrò più interessato, infatti si avvicinò di più e gli poggiò il giubbotto sulle spalle, visto che il suo era abbastanza leggero a differenza di quello di Zayn. “Perché? Insomma…non voglio costringerti, però ormai sono qui e ormai so tu chi sei. Anzi, mi dispiace se per caso ti ho fatto qualcosa..di qualsiasi cosa si tratti.” Harry sogghignò e lo guardò di volata.“Non mi hai fatto niente, avrei dovuto evitarlo io” con un sospirò riportò gli occhi verso le onde che si schiantavano contro scogli.“Mi..” schiarì la voce.“Mi dispiace se non riesco a ricambiarti..” Harry sorrise“Non devi, non stiamo giocando.” Poi si alzò e pulendosi il lato posteriore dei Jeans, lo salutò.“Dromi bene, e dimentica tutto..cioè, dimentichiamo..tutto.” 
Appena aprì il portone di casa sua, un aria calda lo abbracciò. Prese un respiro e si chiuse la porta alle spalle. Erano le undici e trentacinque e poco dopo essersi allontanato dalla spiaggia, aveva fatto un giro da solo per il posto. Andò in cucina per lasciare le chiavi di casa sul tavolo poi tornò verso il salotto del piano sottostante in cerca di sua madre. Si guardava attorno mentre toglieva la giacca, e la lasciò sul divano come suo solito e si sedette accendendo la televisione aspettandosi che le voci della telenovela in onda, potessero essere d’aiuto per non far sentire lui invece la voce dei suoi pensieri. Quei tremila pensieri, che per la prima volta non riguardava il modo in cui Zayn era vestito o il modo in cui lo aveva guardato e toccato, e poggiatogli la giacca sulle spalle. Nemmeno il modo in cui gli aveva chiesto di parlargli di quello che provava, lo aveva fatto con un modo così curato prendendo alcuni intervalli, quasi come se stesse scegliendo con cura i termini adatti. Ma in fondo cosa provava Harry? Forse tutto l’amore del mondo, tutta l’infatuazione esistente, o forse semplicemente niente. Un niente che si trasformava in tanto semplicemente quando Zayn gli era attorno.
La musichetta irritante di sottofondo del telefilm, gli stava solo dando fastidio. Si alzò e ricordando solo dopo che sua madre non era scesa a salutarlo, ne l’aveva trovata in cucina. Salì le scale e si soffermò nel corridoio tra l’ultimo gradino e la porta della sua camera. La porta della camera di sua madre era socchiusa, ma dalla serratura anche se fioca era visibile una luce. “Mamma?”chiamò ancora una volta, e forse l’ultima. Aprì la porta con fare lento trovandosi dinnanzi gli occhi una scena che avrebbe preferito non vedere. Sua madre mostrava la pelle candida e liscia ad un uomo dagli occhi neri e i capelli arruffati. Aveva le spalle larghe, ed era grosso. Quasi sfigurava sul corpicino di sua madre, quella madre che non lo aveva mai tradito. Alzò un sopracciglio quasi stupito, mentre sua mamma rotolò dal letto coprendosi con un lenzuolo. L’uomo si alzò coprendosi le parti intime con le mani e si diresse in bagno. Harry ignorò l’uomo alto e prosperoso e tenne gli occhi su sua madre che rimise una camicia da notte dal tessuto sottile e si avvicinò a lui, camminando con cura quasi come se da un momento all’altro potesse rompere il pavimento e non era insicurezza, era solo consapevolezza di aver ferito. “Harry non..” il ragazzo mostrò subito alla madre una mano aperta, in segno di zittire. La donna così fece ed Harry indietreggiò. “Torno quando in questa casa troverò di nuovo mia madre” attraversò il corridoio ed entrò nella sua camera dove l’aria fredda lo divorò nuovamente. Dopo aver rifatto il letto sua madre aveva anche dimenticato la finestra aperta, cosa che non capitava mai. Cosa stava andando storto? Perché non c’era più il solito odore di incenso alla vaniglia per casa, e quelle candele aromatizzate lungo le scale? E dov’erano i cuscini sistemati in ordine di colore sul letto del ragazzo? E cosa ci facevano ancora i vestiti della sera precedente su quella sedia. Forse sua madre non aveva addirittura minimamente messo piede in camera di suo figlio, forse era troppo presa a pensare a se stessa, a sentirsi donna e non più ragazza madre. Furioso aprì tutti i cassetti, rovistando tra le sue cose. Dalle maglie ai jeans, dalle mutande ai calzini in cerca di quella sostanza che Zayn aveva rimasto a casa sua, prima di andarsene la sera prima. Riprese una felpa e scese di sotto prendendo il cellulare, poi riprese a camminare su quella strada invasa dall’umidità che era già scesa sulla città. Ogni passo era un passo che avrebbe fondato sull’asfalto se poteva esprimere con gesta e movimenti quello che sentiva, ma ad ogni modo si ritrovava con quella strana sigaretta che brillava rossa tra un lampione e l’altro, alcuni che illuminavano il lungo viale ad intermittenza. Arrivò sulla spiaggia e ancora una volta andò in cerca di Zayn.
Non era cambiato assolutamente niente in quella casa, da quando l’aveva lasciata. Forse solo il numero di ragazzi ubriachi e di ragazze svestite, quello si. All’entrata della casa, su un tavolo c’erano delle birre e probabilmente non l’avrebbe mai fatto prima, e nonostante ciò si ritrovò con una di quelle tra le mani. Alternava un sorso di birra ad un tiro di canna mentre restava seduto su una poltrona aspettandosi che Zayn gli comparisse avanti, tipo Medjugorje. Si arrese, quando poi lo vide uscire anche se la sua vista non era delle migliori. Cominciava a girare tutto e la vista si faceva sempre più offuscata. Passò tra la folla che si esibiva in balli scatenati accompagnati dalla musica assordante. Un ragazzo tenendo la gamba della sua fanciulla con una mano, mentre con movimenti del bacino ricostruivano una specie di rapporto sessuale. Almeno così sembrava, era sicuro che non era visto dall’occhio della sua perversione. “Zayn?” chiamava più forte ad ogni passo, ed ad ogni passo riceveva una spinta dai gruppi che ballavano, mentre la musica gli faceva eco nel cervello. Si sentiva in una tomba dalla quale non riusciva ad uscire, quasi come seppellito vivo. Sudava, cominciò a sudare lentamente e poi raggiunse l’uscita ritrovandosi per terra sulla sabbia. Prescott Valentini che prima non aveva lasciato la festa, si avvicinò a lui riconoscendolo. “Stai bene?” lui la guardò arricciando le sopracciglia senza riconoscere il suo volto e la persona, si alzò da terra aiutato dalla ragazza, poi gli sorrise. “Sei ubriaco!” esclamò ridendo e si avvicinò a lui. Lo toccava, e lo toccava come una ragazza vogliosa e in cerca di sesso poteva fare, alla fine anche lei non si era resa conto di che persona era diventata una volta varcata la soglia di quella casa. Cercò di rifiutarsi, lui, ma non ci riusciva. I movimenti della ragazza erano più veloci dei suoi, e non potette difendersi dalle labbra rosse della ragazza che morsero le sue. Le mani di lei gli tastavano il petto e sembrava che un attimo dopo, cercassero qualcosa sotto il suo maglione. Spostò il viso dalla rossa e vide per quanto ci riuscisse un ragazzo avvicinarsi. La ricordate quell’odore di paura che sentiva ogni volta che aveva Jason tra le palle? Quell’odore era ritornato, e quella volta era più forte. Quest’altro lo tirò per il cappuccio facendolo sbattere contro il muro e cominciò a prenderlo a pugni. La testa di Harry era troppo poco ‘sveglia e sobria’ per poter reagire o almeno evitare che l’altro gli rompesse il naso. Riusciva a malapena a riconoscere la voce della ragazza che gli implorava di smetterla, poi si ritrovò di nuovo e ancora una volta col viso sulla sabbia. Sentiva i minerali sulle labbra, le stesse dalla quale scorreva qualche goccia di sangue dovuta ad una spaccatura sul labbro inferiore. Si rialzò con fare lento e traballante essendo lui abituato a colpi così pesanti. Si pulì col lembo delle maniche la sabbia dal viso e camminò per quanto poteva verso la spiaggia dove vide Zayn avviarsi. Lo trovò mentre infilava le chiavi nella serratura della sua macchina e si appoggiò ad un cancello chiamandolo con un tono basso e rauco. “Zayn..” il ragazzo si voltò per caso, non aveva minimamente sentito il ragazzo chiamarlo. “Che cazz..” si avvicinò a lui e lo sorresse per la spalla, portandolo fin dentro la sua auto.
Per tutto il tragitto Harold spiegò a ZJ quanto accaduto, e lui non faceva altro che annuire e alla fine lo degnò di un commento. “Devi stare attento a certi tipi.” Poi lo guardò e fermò la macchina a metà strada. “Vuoi che ti accompagni a casa o magari vuoi restare da me? Se non ti va di rivedere tua madre pu..” e venne interrotto dal riccio che gli sorrise.“Non mi va di rivedere mia madre.” Ripeté ed uscì dall’auto andando da solo verso casa di Zayn. “Non ho nemmeno la più pallida idea di chi sia quella ragazza, non l’ho mai vista in vita mia” Zayn rise al dire dell’amico che dolente si poggiò contro la porta in attesa che lui l’aprisse. Poi lo fece accomodare chiudendosi il portone blindato alle spalle. “E’ Prescott Valentini, la sorella minore di Grant. Viene nella nostra scuola, strano che tu non l’abbia mai vista” l’altro sbuffò ed entrò in casa seguendo Zayn“Abbiamo fatto amicizia subito, a quanto pare.” Ed entrambi risero. Zayn si avvicinò alla credenza nella cucina dalla quale tirò fuori dello spirito e un po’ d’ovatta. Si avvicinò ad Harry che era seduto sul divano e lo guardò“Brucerà un poco, ma poi passa subito” ed un sorriso rassicurante era il modo migliore per tranquillizzarlo. Si piegò sulle ginocchia stando di fronte a lui, e gli prese il mento. Improvvisamente fu come se attorno ad Harry si fossero spente tutte le luci e l’unica cosa che brillava di luce propria fosse solamente Zayn, che illuminava anche lui cosi tanto da scaldarlo. Evitò addirittura di prestare attenzione al bruciore che le ferite sul labbro gli provocavano quando Zayn ci poggiava sopra lo spirito. Si sentiva d’altra parte, come se non fosse con lui in quel momento e cominciò a sussurrare qualcosa mentre fissava Zayn che con movimenti delicati, voleva fare in modo che quelle ferite al labbro si sanassero. Come se potesse centrare qualcosa con le ferite che Harry aveva all’interno del suo essere e della sua persona. Erano graffi all’anima, quelli di Harold, e non si sarebbero risanati mai. Mai, se Zayn lo avesse lasciato ancora. Ormai quella era l’unica soluzione che vedeva, e l’unica cosa e persona che non voleva più lasciare. “E’ come dicevi tu. Mi piaci, e non voglio che tu sparisca di nuovo” Zayn smise di tamponare e guardò il ragazzo per un po’. Lungo una frazione di secondo Harry tenne lo sguardo ma poi lo portò sulla prima cosa che gli capitò di vedere; una foto di famiglia. Non si aspettava che Zayn potesse ricambiare, glielo aveva chiaramente detto nelle ore precedenti, ma si aspettava che almeno gli avesse promesso che sul serio non si sarebbe più dileguato nel nulla. Lo seguì con gli occhi mente rimetteva a posto gli oggetti presi prima e facendo ordine in cucina, mentre faceva ordine anche nella sua testa e dopo minuti di silenzio lasciando Harry in un agonia muta, lo guardò. “Non vado da nessuna parte e non vado da nessuna parte perché so che per quello che sono, tu non mi seguiresti.” Ed Harry rimase confuso. Tirò un espressione persa e vuota. “Non capisco cosa intendi” Zayn sospirò e restò poggiato contro il tavolo, poi abbassò il capo mentre Harry lasciò la sua postazione per arrivare accanto all’amico. “Io credo che..semplicemente non mi va di ammetterlo. Per farla breve, ti ho visto e mi hai stravolto.” Ed alzò gli occhi in quelli di Harry che subito smisero di esprimere tanta soggezione e dolore, considerando il suo labbro gonfio.“Non avere paura, è una cosa naturale.” Rimase poco distante da Zayn che si passò una mano su un braccio ripetutamente quasi come se volesse scaldarsi ed Harry ne dedusse alcuni brividi, gli stessi che aveva lui fino a poco prima.“Per quanto possa essere naturale, non lo è per me. Ho paura che la mia sia solo voglia di essere amato.” – “Se la vedi cosi, non penso al mondo non ci sia nessuno che ti ami.” Il dialogo tra i due affondava di tono mentre ogni passo di Harry, riduceva quella distanza infame. “E tu? Cosa faresti adesso?” chiese Zayn sospirando poi. Harry gli sorrise ancora una volta e gli prese la mano.“Ti abbraccerei, forse ti bacerei.” Non reagì alla sua presa, il moro, si limitò a capirlo e restò con la mano nella sua e poi gli chiese. “Baceresti? Come?” il ragazzo dalla pelle chiara sulla quale due guance rosse spiccavano eliminò definitivamente quella distanza che li stava uccidendo.“Come se vorresti essere amato” come si era promesso, aveva fatto in modo che nessuna scena perversa si fosse ripetuta, che non avrebbe più pensato a lui in situazioni oscene ed in ambiti poco normali. Ma quel bacio, quel dannato bacio fu una scarica di emozioni esagerata, da parte di entrambi. Meglio delle canne, meglio dell’incenso, meglio dei cuscini colorati, meglio dei cereali, meglio dei Coldplay, meglio del sesso. Era un bacio basato su qualcosa di vero e di nascosto. Un bacio che aveva reso l’idea di quanto desiderio ci fosse tra i due, quel bacio che doveva forse restare segreto ma che intanto aveva smesso di vagare nella mente del giovane ed era divenuto ciò che in pratica era; una cosa che entrambi volevano e che non riuscivano ad ottenere. Zayn si sentiva amato ed Harry finalmente, accettò se stesso scoprendo che sapore aveva un bacio.

  -Hello bella gente. Ho messo un font piu grande visto che molte persone mi han detto che uso un font microscopico, spero il chap vi piaccia abbastanza da farvi recensire. xo :) 

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Capitolo 5
*** open your ears ***


In your world we were the same
In mine now you’re the one to blame
You can’t remember my name

We’re lost, it’s such a shame.

Aveva lasciato la casa dell’amico nel bel mezzo della notte, ed ora era da solo nel mezzo della città. Camminava stringendosi nella giacca e fissava i suoi piedi mentre l’acqua schizzava ad ogni passo in una pozzanghera. Non faceva molto freddo ma c’era molta umidità ed Harry non voleva ammalarsi per rinunciare a qualche settimana di danza quindi mise su il cappuccio e alzò la zip del cappotto fin su. Era al centro della strada e camminava da solo alzando lo sguardo verso la fine del viale, ogni tanto, per istinto. Da quelle parti di notte non passavano molte macchine ma l’indole del ragazzo voleva che lui osservasse almeno per un po’ verso la strada per sicurezza, eppure per un motivo ad Harry sconosciuto lui decise di sfidare l’impulso naturale e continuare ad andare verso casa in quelle prime ore del mattino, senza più controllare possibili passaggi di bus o automobili. Scorreva le canzoni sull’iPod quando decise di fermarsi su Paradise, aveva il volume al massimo e non sarebbe riuscito a sentire un clacson o una frenata di qualche genere. Continuava tranquillo la sua passeggiata quando contemporaneamente ad un colpo di tosse, i fari di un auto lo abbagliarono. Non riuscì a fare molto, Harry, e si lasciò prendere in pieno mentre l’auto strisciò sull’asfalto lasciando un fastidioso odore di gomme consumate. La carrozzeria del guidatore era in perfetto stato se non per un brutto colpo sul paraurti frontale a causa del corpo del ragazzo che ci finì violentemente contro per poi rotolare per terra e restare lì sulla strada senza la possibilità di muoversi. Respirare si, ma le gambe avevano perso ogni senso di tatto, ed ogni possibilità di movimento.
 
Si svegliò in un bagno di sudore sussultando finendo con la testa contro la mensola posta sopra il letto di Zayn. L’amico dormiva beatamente, ed Harry ricordava bene che prima di addormentarsi Malik indossava una maglia a mezze maniche; chiedersi perché ora era senza maglia gli venne quasi spontaneo. Scese dal letto cercando di non ripetere nessun altro rumore simile a quello della testata, per non svegliare Zayn e scomodarlo. Si diresse in bagno con una tranquillità assurda ed una volta dentro, si chiuse la porta alle spalle e tolse la maglia. Si fissò allo specchio per un po’ rimembrando il sogno intero e ricordandosi l’ansia e la paura che aveva mentre vedeva se stesso per terra. Sembrava la vignetta di un film, un film che avrebbe odiato semmai fosse successo. Non stava diventando matto, probabilmente era l’effetto post – erba che lo faceva stare così di merda, essendo la seconda volta che se ne faceva una. Probabilmente lo avrebbe chiesto a Zayn.
Guardò l’orologio attaccato alla parete al di sopra della porta del bagno, appurando che erano le sei e trentacinque e che dovevano entrambi andare a scuola. Zayn si sarebbe sicuramente svegliato tra un ora tardando, ma forse non quella mattina perché Harry avrebbe prestato cura ed attenzione alla situazione, avvisandolo e svegliandolo prima. Aprì l’acqua e si lavò il viso, poi fece lo stesso sotto e sulle braccia. Lasciò ancora che l’acqua gli scorresse sul collo, mentre restava inclinato verso il lavabo. Al termine prese un’ asciugamano e tolse via tutto il bagnato e tornò nella camera. La poca luce che entrava nella camera, dava fastidio a Zayn che si girava visibilmente annoiato nel letto cercando di evitare la luce, così si avvicinò alla finestra facendo scendere le tendine in modo da offuscare la luce e farlo riposare ancora. Guardò verso il letto e si sedette su una sedia accanto la finestra. Iniziò a guardarsi attorno, a notare quanto tutto quello che Zayn gli diceva riguardo la sua camera, fosse vero. Notò il modo in cui la luce arrivasse poco e niente, i poster un po’ stropicciati e un po’ con le orecchiette di donne in intimo provocantemente vestite (o meglio svestite); chi sedute su un motorino, chi in divisa da poliziotto. Gli venne da ridere e annuì, prese l’iPod e mise in play una playlist di Ed Sheeran. Il volume era basso, ma non molto, era un volume ottimo per la situazione. Non infastidiva Zayn che continuava il suo dormire mentre Harry cercava una maglia decente e che gli andasse;  ne prese una a caso. Era una maglia sulla quale c’era ancora il suo profumo, l’Iceberg che fino a qualche tempo prima avrebbe giurato di odiare. La indossò e si avvicinò allo specchio fissandosi, fissava la maglia in ogni sfumatura e il modo in cui gli cadeva perfettamente. “Ti sta bene, ma poi me la restituisci” fu Harry questa volta a spaventarsi dal parlare improvviso di Zayn che si svegliò forse a causa dell’odore del bagnoschiuma che aveva usato Harry, o magari era sveglio dalle sei e trentacinque ma semplicemente non aveva voglia di alzarsi.“Oh..scusa, è che..” non riuscì a finire la sua frase perché trovava abbastanza stupido spiegargli che aveva avuto un incubo su lui stesso, decise di abbozzare un qualsiasi annuire e poi lo guardò.“Ho bisogno di una maglia pulita.” Disse ridendo. Zayn si alzò dal letto e si passò una mano per i capelli, poi sbadigliò e finalmente si mise in piedi. “Puoi tenerla” e gli sorrise sparendo poco dopo dalla stanza dileguandosi di sotto. Per un momento pensò di seguirlo di sotto senza perdere un istante di più da solo a pensare a chi gli avrebbe dato la forza di restituirgli la maglia, ma poi lo fece qualche minuto dopo. Mise le scarpe, le stesse che aveva la sera prima, e lo raggiunse di sotto. La casa era deserta ma era perfettamente in ordine, almeno fino a che Zayn dormiva. Entrò in cucina e lo guardò combinare casini per mettere del latte in due tazze, capì che in verità non ci aveva nemmeno mai provato a prepararsi la colazione così si avvicinò e decise di aiutarlo. “Lascia, faccio io” gli sorrise prendendogli le tazze e versandoci all’interno il latte, poi si sporse a prendere i cereali e successivamente portò al tavolo delle fette di pane, lo stesso alla quale Zayn si era precedentemente recato. “Ti fa male?” morse il pane, il moro, chiedendogli poi come si sentisse riguardo le botte prese ieri e gli guardò il labbro. Era rosso ma le spaccature non sanguinavano più, sembrava si fosse già sanato. “No, non molto” si sedette di fronte a lui mangiando poco e niente, era troppo preso dalla sera precedente ma non aveva intenzione di chiedergli qualcosa a riguardo. Più che altro si aspettava sarebbe stato lui a proferire parola a riguardo; non lo fece.
Il sole era alto, e come loro solito avevano fatto tardi senza nemmeno accorgersene. Uscirono di casa e con passo avanzato andarono verso scuola. “Ti aspetto all’uscita?” chiese Harry mentre Zayn si allontanava verso la palestra, gli alzò un pollice in segno di approvazione e il riccio capì che sarebbe dovuto restare a scuola tutto il giorno senza provare a fuggire. Si recò verso l’aula di storia e andò al suo banco; l’ultimo vicino la finestra, in fondo all’aula dove al massimo arrivava l’eco della voce del professor Blood. “Valentini Prescott” l’appello andava avanti e al quel nome Harry alzò la testa che aveva poggiato sulle braccia e si guardò attorno. Vide la ragazza oltrepassare l’aula e sedersi esattamente accanto a lui. Si spostò sulla destra cercando di evitarla, fingendo nemmeno di conoscerla ma la ragazza insistentemente provò a mettere su una conversazione. “Ti spiace provare a stare in silenzio? Vorrei passare l’esame e ho bisogno di seguire la lezione se voglio fare una tesi.” Glielo chiese gentilmente, e così la ragazza che gli aveva solo chiesto come il suo labbro e la sua pancia stessero e se si ricordava qualcosa riguardo la sera precedente, zittì portando lo sguardo sul professore senza lasciare quel sorriso che aveva messo su dal buongiorno. La lezione continuava ad Harry imperterrito fissava il labiale del professore sperando che la campanella della seconda ora suonasse al più presto, ma allo stesso tempo apprendeva quanto più poteva per l’interrogazione del giorno successivo. Incredibile come anche in una situazione psicologica come quella del ragazzo, lui stesso continuasse a concentrarsi su ciò che aveva la precedenza ed era più importante; la scuola. Harry si vedeva un ragazzo ai piani alti con un buon lavoro, voleva girare il mondo, andare in Italia, girare l’Europa, fare le migliori esperienze e poi chi sa .. trovare qualcuno che lo faceva stare bene e per pensare in grande, mettere su famiglia. Avere una bella casa, col giardino e la piscina. Una paga prosperosa, un bambino da rendere felice e dare lui una presenza paterna a lui stesso sempre mancata, una mancanza che continuava a sentire sebbene suo padre fosse in realtà vivo e vegeto a Londra con la sua nuova famiglia e con dei figli piccoli che non aveva mai presentato ad Harry. Durante l’ora di letteratura si poggiò con la testa sul banco, era ancora reduce da una notte passata a rigirarsi a letto e a svegliarsi ogni ora per strani incubi e infatti lentamente il sonno lo divorò.
Era per terra ma trovò la forza di strisciare per arrivare vicino ad un muro e poggiarsi contro di esso, i fari dell’Alfa restarono puntati su di lui e si teneva la gamba che cominciò a gonfiarsi. Un uomo alto e robusto uscì dalla macchina avvicinandosi lentamente al ragazzo che non riuscì a guardare bene in viso il pirata di strada a causa della luce che gli entrava dritto nella vista.“Ragazzo..stai bene?” Harry continuava a sudare freddo e ad avere l’ansia, e si sforzò di parlare con un tono più alto “Non riesco a muovermi. La gamba..credo sia rotta” di conseguenza fu’ possibile notare un panico dal parte dell’uomo che gli disse poi di stare fermo. “Chiamo un ambulanza, stai lì” certo, ‘stai lì’ come se in effetti con una gamba rotta potesse andare lontano. Ad ogni modo roteò gli occhi e poggiò la testa contro il muretto e attese che l’uomo riuscisse dall’auto dopo aver telefonato un soccorso, ma invece vide dopo qualche istante l’auto fare marcia indietro e poi sfrecciare via lasciando il ragazzo sulla strada agonizzante, sotto un marciapiede così come si fa con i gatti che vengono colpiti in pieno quando attraversano una strada pericolosa. Non sapendo cosa fare, restò per terra e arrivò addirittura ad ipotizzare di restare lì fino alla luce del giorno, sperando che il mattino successivo Zayn potesse trovarlo esattamente in quel punto, quando si sarebbe diretto a scuola.
 
“Styles!!”era probabilmente la terza volta che il professor Blood lo chiamava e lo interpellasse riguardo la lezione che si stava svolgendo. Alzò di colpo la testa dal banco portando lo sguardo sul viso irritato del professore. “Si. Mi scusi..” disse poi assonnato ma sgranò ugualmente gli occhi nonostante avesse le immagini di quell’incubo ancora avanti. “E’ la terza volta che ti richiamo, ma a che cosa stai pensando?” disse il professore seccato, con quell’aria da persona saccente e da sbruffone qual’era. Dal centro dell’aula un ragazzo si voltò verso Harry e dalla sua sedia esclamò “Pensava alla sua dolce metà e casualmente indossa jeans e nike” e non solo per questo, venne deriso dall’intera classe. Si guardò attorno annoiato e poi rispose al professore che nel mentre, aveva invitato il giovane compagno di classe a farsi i cazzi propri. “Mi scusi, ho avuto un calo. Posso uscire?” chi sa perché dall’espressione del professore, si poteva dedurre una strafottenza unica nei riguardi di Harold; gli permise di uscire senza concedergli un tempo limite. Si recò nei bagni dove nessuno andava, preferivano pisciare nei cassetti della segreteria oppure nei giardini del parco ma lui no, più che altro in bagno ci andava per starsene con se stesso almeno lì. Aprì la porta ed entrò nella stanza convinto di essere solo, ma quando alzò il capo verso la finestra si accorse di non essere solo. Zayn era comparso, si era teletrasportato o si era solo dileguato dalla classe in forma di polvere e si era ricomposto nel bagno?“Oh, ciao.” Zayn che in precedenza lo aveva visto entrare, gli sorrise e scese dal davanzale della finestra gettando il mozzicone di sigaretta. “Ciao!” si avvicinò accanto a lui e gli mollò un bacio sulla guancia, manco fosse tutto normale. Restò per un momento allibito l’altro, poi si avvicinò al lavabo e cominciò a farsi scorrere l’acqua sui polsi. “Come mai sei qua? Non ci viene mai nessuno..” chiese Harry. Si schiarì la voce e portò lo sguardo sul fondo del lavandino giusto per non fargli notare l’imbarazzo. “Ah, è per questo motivo che è così pulito.” E abbozzò una risata, forse la più bella che Harry avesse sentito in due settimane da parte sua. “Volevo starmene un po’ da solo. Che hai? Ti vedo un po’ scosso.” Inclinò la testa sulla destra e restò a guarda Harry che riprese a balbettare e a non riuscire a profanare parola assalito dall’ansia. “Nulla, un demente in classe.” Fece spallucce e tirò dal contenitore in plastica attaccato al muro, un po’ di carta per asciugarsi le mani. “Che ha fatto? Chi?” – “Non ne ho idea ma comunque lascia perdere, me la prenderei di più se non fosse vero” e rise. Non ci fù bisogno di spiegare a Zayn a cosa si riferisse, perché Zayn capì al volo. “Ti ha preso in giro?” – “Se per lui è un divertimento ridere degli altri, perché interrompergli un momento di gioia così bello come il ridere?” annuì ancora sperando che quella fosse l’ultima domanda che l’amico gli avrebbe posto e poi gli sorrise. In quel bagno era tutto toccabile, tutto in odore e tutto in ordine, era proprio visibile anche a primo impatto che proprio nessuno ci metteva mai piede lì. Le pareti bianchissime, il pavimento anche. Non una carta per terra, non una porta dei water imbrattata da pennarelli indelebili o fluorescenti. La finestra affacciava sul parco e da questo non arrivava una voce o un frastuono, faceva più rumore il solo silenzio. Harry decise che forse era il momento giusto per cominciare a mettere in chiaro le cose, non aveva capito come il mondo di Zayn funzionasse, non si era reso conto della persona che era e del modo in cui si comportava con le persone.. o  di come si relazionasse con gli amici gay ritrovati dopo tanto tempo. Lo guardò e dopo essersi torturato le mani per un po’ che ritornarono bagnate ma solo perché cominciò a sudare, glielo chiese. “Zayn, riguardo a ieri.. cioè non voglio dire che non è successo nulla, quindi anche se tu vorrai metterla che non sia successo nulla, la mia parola contro la tua perché non è non successo nulla” e dopo aver confuso se stesso riportò gli occhi sulle scarpe dell’amico. Erano Nike.

“Non ti ho mai detto che dopo averti baciato, avrei preteso che non fosse successo nulla”lo disse con tanta tranquillità, avendo sul viso un sorrisetto divertito, quasi come se gli piacesse vedere le vampate che Harry prendeva ogni volta che lui gli parlava usando termini specifici anziché fare giri di parole come faceva lui. “No, non è proprio questo quello che voglio dirti, insomma. Non riesco a capire tu che persona sei, ed io sono così e comincio a provare sentimenti e se per te non è lo stesso io preferisco smetterla da subito, non ne vale la pena per me.. poi.. capisci?” cominciò a parlare a manetta, non sapeva nemmeno lui cosa stesse dicendo o forse non era proprio lui a parlare. Notò che Zayn per tutto il tempo gli sorrideva imbambolato, restando poggiato contro la parete col piede. “Rilassati Harry, sei sempre nervoso quando parli con me.” Sbuffò e replicò subito dopo.

“Smettila di ripetermi che devo rilassarmi, non posso rilassarmi quando parlo con te, non sei Zayn e basta, sei Zayn il mio ex migliore amico, Zayn quello che mi fotte la ragione, Zayn che mi presta le maglie e Zayn che mi prepara la colazione, sei Zayn che viene in casa mia per mettere musica house a tutto volume e sei Zayn che mi difende dai bulli, sei Zayn che mi ha cercato dopo la prima sera, e sei il Zayn che mi piace da morire, lo stesso Zayn che mi ha baciato e della quale sono geloso.”

Poi si decise a respirare e pensò che in futuro avrebbe regolato i termini e gestito le parole magari alternando un respiro ad una frase. Guardò Zayn con l’espressione di qualcuno che sperava l’interlocutore non avesse sentito una sola parola, voleva rimangiarsi tutto ma purtroppo non si poteva e dalla posizione di Zayn, distante un palmo dal suo corpo, si accorse che aveva capito tutto e fin troppo bene.

“Io sono Zayn, e sono quello che potrà prestarti tutte le maglie di questo mondo, far si che nessuno ti tocchi più, darti un passaggio all’accademia, venirti a prendere, portarti in giro, ai concerti. Sono il Zayn che vorrà prepararti la colazione ogni volta che tu lo chiederai anche se sono un incapace, il Zayn che ti ha ritrovato e che non potrebbe essere più felice. Non importa che persone io frequenti, ne se esco con le ragazze o meno. Tu sei tu e sei speciale.. per questo mi piaci.”



Listen to me
Stop making me see
What I’ve been waiting for

Il viso di Harry diventò dal paonazzo al pallido. “Quindi..” – “Quindi non importa quanto giusto o sbagliato sia, non importa ciò che siamo o che diventeremo, l’importante è che ci siamo e ci siamo insieme. Qui, ovunque, adesso e sempre.” Gli occhi verdi del ragazzo cominciarono a brillare e ad inumidirsi, abbassò di nuovo il capo e tornò a torturarsi le mani. Dal nervoso cominciava a tirarsi le pellicine vicino le unghie; Zayn gli prese le mani pensando che fosse stato capace di tirarsi via la pelle intera. “Però.. non c’è niente tra noi, giusto?” chiese ancora per sicurezza e fece sorridere Zayn. “Cosa che vuoi che ci sia Harry? Ci siamo noi e basta.”

 

In quel bagno perfettamente pulito, dove nessuno entrava mai e dove solo loro facevano scena. Quel bagno dove si poteva vedere il cortile e la squadra di cheerleader allenarsi, quel bagno che faceva da eco alle loro voci, e solo alle loro. Lo stesso bagno nel quale probabilmente era appena stato confermato la più grande e segreta e strana relazione o rapporto che sia, tra due persone. Non una persona, se non loro due, sapeva cosa stava succedendo. Anzi..forse ad Harry sarebbe servito del tempo, per capirci qualcosa in più. In quanto al sogno, probabilmente era dovuto all'ansia, o forse alla paura di perdere qualcosa di importante per lui. Se fosse stato così, nel sogno la danza compariva come quel qualcosa che avrebbe perduto per sempre, nella realtà sarebbe potuto eguagliare a Zayn, ma questo lo avrebbe capito solamento col tempo.

 

It's only time. 

Dududù Dadadà, here i am. Okay, spero vi piaccia (?) so che allungo il brodo in ogni capitolo ma purtroppo son fatta cosi. ç_ç Sappiate, btw, che quando posto dopo un pò di tempo è perchè aspetto una qualche bella idea, infatti ho postato questo capitolo in modo particolarmente sforzato perchè le idee le sono quasi andata a cercare io, per questo vi chiedo di essere gentili e di recensire ugualmente anche sa fa tanto defecare. Bacini. 

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Capitolo 6
*** don't tell anybody. ***


No mamma, non ci vado.”Ancora parlava col boccone, mentre sua madre riponeva nella lavastoviglie i piatti della quale avevano usufruito per la cena. “Ma perché no? Il professor Blood, ha detto che sarà una bella esperienza.” Lui alzò un sopracciglio e poi lasciò cadere la forchetta nel piatto. “Mamma, ci saranno Jason e i suoi amichetti. Non voglio farmi torturare anche in gita.” Porse il piatto a sua madre e si poggiò contro il piano cottura incrociando poi le braccia e fissando il lampadario che faceva cadere una luce bianca al centro della stanza. “Non mi va..” sottolineò ancora una volta. “Ma è una bella esperienza ti dico.” E si pulì le mani bagnate, sullo straccio da cucina. “Potrai fare questa specie di campo estivo in questo bosco, mangiare con gli amici, dormire con loro, è divertente..” cercò ancora Anne, e poi lo guardò con un sorriso appagato. “Già, perché tu ne sai qualcosa di divertirsi e dormire con gli amici.” Guardò sua madre metabolizzando solo dopo le sue stesse parole appena pronunciate, poi fece un passo avanti staccandosi dal piano cottura notando come sua madre era rimasta senza parole e non gli aveva risposto. “Scusa.” – “No, hai ragione ad essere arrabbiato.”

“Non lo so, Zayn. Mi scoccia!” – “Ma dai! Ci divertiremo.. fallo..per me?” il ragazzo muoveva il dito sulle lenzuola in modo circolare mentre reggeva con una mano il cellulare.“Per te?” disse poi con tono dolce, e aspettò che l’amico glielo ripetesse con altro e tanto tono.“Okay, allora verrò.” Sentì Zayn all’altro capo del telefono esultare e quando staccarono finì per immaginarsi quel weekend con la scuola, in quella specie di boscoa fare probabilmente lo scoutin Inghilterra.

Due giorni dopo, si ritrovò sul pullman diretto all’aeroporto.

Seguì la massa e il professore mentre passavano dal parcheggio, all’atrio dell’aeroporto. C’era tanta gente e la sua claustrofobia lo fece sentire soffocante, quindi si avvicinò ai finestroni e bevve un po’ d’acqua. Dopo mezz’ora buona, distante da tutte quelle persone riluttanti a suo modo e fastidiose, nonostante il vociare che gli era ancora rimasto in testa si accomodò al suo posto nell’aereo, intento nel leggere un libro. “Che leggi?” una voce sospirando, gli pose una domanda. Harry voltò il capo alla sua sinistra per un momento. “La solitudine dei numeri primi.”Disse poi seguendo un sorriso, voltò la pagina. “Wuh..” accennò stupore Zayn e sorresse il capo con la mano mentre continuava a guardare Harry. “Cosa?” disse ridendo. “Non lo so, non ti mette ansia?” – “Hai letto questo libro?” – “Visto il film, non è piu o meno la stessa cosa?” – “I libri sono per persone intelligenti, che amano lo scritto e amano immaginarsi posti, luoghi e sensazioni. Ecco perché tu guardi film.” Rise ancora e l’altro lo spinse leggermente. “Hey! Guarda che leggo molti fumetti.” – “Oh si Zayn, puoi confrontare Diabolik con un libro di Meg Rosoff, perché no?” rise ancora prendendo in giro l’amico, poi tirò dalle pagine precedenti un segnalibro e lo mise alla pagina che aveva finito di leggere in modo da poter riprendere da li. “Quando la smetterai di prendermi in giro, tornerò.” Fece per alzarsi roteando gli occhi, ma Harry gli prese il polso dolcemente facendolo risedere. “E dai, non sapevo fossi anche permaloso.” – “Non lo sono infatti.” Harry gli sorrise, poi guardò fuori dal finestrino nonostante tutto ciò che riusciva a vedere fossero nuvole e azzurro. “Dov’è che stiamo andando poi?”
Lo scricchiolio ad ogni passo della ghiaia sotto le scarpe di Harry, gli fecero immaginare che non sarebbe stata un così poi esaltate fine settimana con la scuola. Si fermarono sotto un salice, col sole che attraversava le foglie e gli alberi. Accanto era notevole una casa col tetto spianato ed un intonaco rosso che sembrava essere abbastanza vecchio, realizzò che probabilmente erano quelle le loro camere. “Bene, potete anche mettere le tende.” Harry sgranò gli occhi al dire del professore.“Qui?!” il professore lo guardò come se si aspettasse quella domanda da parte del ragazzino.“Si, qui signor Styles. Si aspettava un albergo a cinque stelle?” – “O uno strip club?” ancora una volta, lo stupido della sezione urtò i coglioni ad Harry che riuscì a trattenersi, a differenza di Zayn che guardò minaccioso il ragazzo senza fare alcun passo.“Ripetilo.” Il professore roteò gli occhi e si voltò verso uno dei pick up mal messi con la quale avevano raggiunto il bosco, intento nel posare sul cofano la lista dell’appello per poter separare i due che si sarebbero sicuramente acciuffati.“Uno strip club, sono sicuro che preferirebbe vedere uomini con le piume” fece un movimento femmine con le mani tenendo la bocca a mo di bacio, il deficiente, facendo incazzare ancora di più Zayn che gli saltò addosso di tutto colpo. Cominciò a colpirgli in viso, tenendogli con una mano fermo il braccio destro in modo da non farlo muovere.“Malik!” il professore lasciò cadere la sua ventiquattrore separando i ragazzi. Harry restò poggiato contro il salice con le mani in viso, stufo di subire questa situazione e preoccupato di dover affrontare botte che Zayn si sarebbe preso da quel momento in avanti, per difenderlo.“Che carino, Zayn. Non credi?” labbra rossissime piene di gloss, vestitino rosa e calze colorate. Le sue bamboline azzurre stonavano con tutto il suo abbigliamento e la collana con un gufo, metteva ansia ad Harry.“E’ mio amico, è ovvio che gli dia fastidio.” – “Oh, per favore Harry.” Alzò un sopracciglio facendo intendere al riccio che aveva capito, lui la guardò e poi provò a dire qualcosa.“Prescott, senti..” ma lei alzò una mano per fermarlo.“Tranquillo, abbiamo un segreto” avrebbe voluto specificarle che non gli interessava se l’intera scuola veniva a saperlo di lui, visto che era dichiarato, ma gli interessava parare il pacco a Zayn.


                                                                                             
Il cielo era solcato da striature rosse e gialle mentre il sole calava dietro l’orizzonte e, come promesso, il professore lasciò loro la serata per divertirsi. “Niente alcol e droghe.” Specificò prima di andare via nell’abitazione, dove insieme agli altri professori avrebbe riposato, ma gli alunni presero per niente in considerazione quelle parole, e mandavano giù pasticche di ogni cosa come fossero caramelle. Harry se ne stava attorno al falò, buttandogli dentro il resto del suo drink che non aveva ingerito. Non era ancora abituato a buttar giù un assenzio tutto insieme, e quindi ne rimaneva sempre un po’. Sembrava essere in una discoteca all’aperto, mentre quella doveva essere una settimana da scout. Probabilmente avevano drogato anche i professori, quei ragazzi erano capaci di tutto. Le luci attaccate alla cazzo e poggiate sugli alberi, davano fastidio ad Harry, il terriccio che gli si attaccava sotto le scarpe lo facevano impazzire e il vociare di tutti gli studenti esaltati facevano eco nella sua testa, facendolo delirare. Bevve un po’ d’acqua e guardò in direzione della ‘festa’ ancora, notando dopo un po’ Zayn. Ballava con una ragazza, muovendosi dietro di lei mentre lei faceva su e giu sul corpo di lui, come fosse un palo. La teneva per i fianchi e teneva su quel sorriso da maniaco bastardo, quello che aveva anche nei pensieri erotici di Harry. Buttò giù l’ultimo sorso d’acqua, e prese dalla giacca di Zayn delle sigarette, cominciando a fumare. Tossì.

Divenne subito scuro e l’unica luce che illuminava il viso sudato di Harry, era la luce di quel falò che gli stava facendo da compagnia da ore.


“Hey!”Zayn si avvicinò con l’affanno. “Hey.” Rispose Harry comportandosi come un ghiacciolo. Zayn restò a guardarlo decifrando il suo sguardo. “Eddai te la sei presa..” – “Me la prendo sempre, Zayn.” Zayn rise e notando il modo in cui Harry muoveva le gambe capì che era nervoso. “Vieni con me.” Lo tirò su tenendogli le mani e andò verso il centro del bosco.“Ho paura del buio.” Ciò fece fermare il moro che lo guardò per un momento, prendendogli la mano. “Hai paura anche di me?” Harry osservò gli occhi del ragazzo brillare e si prese un attimo per metabolizzare una frase concreta, ma poi.. “No.” E lo seguì. La rugiada dell’erba bagnarono le scarpe di entrambi, ma nessuno dei due ci fece caso mentre Zayn continuava ad allontanarsi. “Non credi ci stiamo allontanando troppo?” – “No” e spostò un ramo che gli impediva di camminare. Harry proseguì, poi udì il frinire dei grilli e lo sbattere le ali di un corvo, che gli passò sopra. “Sicuro di saper tornare indietro?” finalmente l’amico si fermò e gli finì contro, Zayn si voltò e gli prese il mento delicatamente facendogli alzare lo sguardo nei suoi occhi. “A me non importa tornare indietro, resterei qui per sempre.” Harry sorrise dimenticando le scarpe scivolose, i grilli e i corvi, il buio e la distanza dal resto della scuola. Restarono entrambi fermi e mentre Harry sentiva gli occhi di Zayn su di lui, capì le intenzioni del ragazzo. Non era troppo tardi per andarsene, ma non trovò la forza di voltarsi e lasciarlo li. Nel mezzo del nulla. Pensò che comunque fosse, non aveva amici ne persone con cui parlare seppure fosse tornato alla festa, quindi decise di restare. Almeno con lui si sentiva al sicuro.
                                                                     
                                                                              
La musica di ‘Glad You Came’ si sentiva fino lì, dove entrambi si erano impadroniti del tempo, non riuscendo più a distinguere i minuti dai secondi. Le mani di Zayn giocavano con la maglia di Harry, nessuno dei due però decise di andare oltre; faceva ancora troppo freddo, soprattutto in quel bosco. E poi erano in Inghilterra, non più a Boston. I movimenti dolci e lenti dei due, e quel tocco delicato di Zayn, facevano sentire Harry in estasi, lo stringeva contro di lui e non riuscendo a parlare non faceva che pensare.
 

‘Baciami, baciami, non smettere, di più. Ancora, abbiamo tutto il tempo. Baciami Zayn, non smettere. Baciami, baciami, amami. Amami?’


I baci cominciarono dall’ essere a stampo, alla francese. Non gli bastava più far incontrare le loro labbra, volevano di più e lo volevano tanto non potendo ottenere ciò che desideravano in quel momento. Le mani di Zayn accarezzarono i capelli di Harry, e poi così fece col suo viso. Continuò a fissarlo odiando il buio che non gli permetteva di vedere il verde dei suoi meravigliosi occhi, ed intanto pensava al male che gli stava facendo. Non voleva che Harry s’innamorasse di lui, per questo non gli dava mai una risposta, ma dall’altra parte non riusciva a stare senza di lui e il suo.. corpo. Pensò che ormai era già troppo tardi, nello sguardo di Harry era possibile vedere quanto fosse perso e cotto pesante di Zayn e questo lui lo sapeva. Non riuscì a fare altrimenti e decise di amarlo anche lui.
“Siete tanto dolci insieme.” Dal lato opposto al loro, una fioca ombra accompagnata dal leggero brillare di una sigaretta, una sagoma si alzò aspirando il fumo. “Prescott?” Harry guardò stupito la ragazza, mentre Zayn velocemente chiuse la zip dei pantaloni. La ragazza si alzò e si rimise sulla strada per tornare alla festa. “Non dirò niente, non mi interessa. Vi cercano, comunque.” E sparì di nuovo. “Ma chi è Dio?!” – “Può darsi.."

 

Allora, come avete potuto notare mi son fermata parecchio ma non avevo idee, poi mi son trovata a parlare con @heyhoran che è una mia cara amica e mi ha aiutato ad ideare qualcosa, so here you are. Vorrei dedicare questo capitolo a @juliettosaur perchè voglio che sorrida, visto che non posso abbracciarla. Ci tenevo a spiegarvi una cosa, date le vostre recensioni. Da queste recensioni ho capito quanto questa fan fiction vi piaccia e quanto vi piace il modo in cui 'descrivo' le sensazioni e i sentimenti di Harry, beh quando parlo di Harry è come se Harry fossi io. Associo a lui le mie caratteristiche, sono timida e romantica, sono claustrofobica ed ho paura del buio. Insomma, Harry è un pò me (?). Bene, volevo solo dirvi questo, grazie per tutte le recensioni e grazie infinite per l'affetto che mostrate sempre. Grazie.

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Capitolo 7
*** i'd like to love you. ***




Te lo avevo detto che non era da questa parte!
“Andiamo Harry, cammina e zitto.”
“Non dirmi cosa devo fare.”
“Vuoi restare qui per sempre o trovare gli altri e tornare a casa?”

Harry roteò gli occhi e si rimise in cammino, seguendo Zayn che si preoccupava di trovare la classe. Il bosco era enorme e qualche ora prima scelsero di ignorare Prescott e non seguirla, perdendo l’orientamento. Zayn era sicuro fossero arrivati dal lato destro, ricordava l’erba corta e l’ortica. Harry ricordava invece una quercia, e la ricordava bene perché si ritrovo sbattuto contro di essa in un arco di secondo.
“Ci siamo persi.” Disse Harry nuovamente scocciato. “Maddai?!” replicò Zayn con tanto di scazzo in più.
“Si ma non agitarti, è colpa tua.” – “E’ colpa mia?” – “E’ colpa tua, ti avevo chiesto se saresti riuscito a ricordare la strada e mi hai detto di si.”Alzò il sopracciglio e restò a fissare l’amico. “Beh Styles, non ho un buon senso dell’orientamento.” – “Potevi evitare di portarmi qui, allora.” Al che Malik si voltò fermandosi di colpo. L’aria umida gli si era attacca addosso. “Scusa tanto se volevo stare un po’ con te, Harold. Prima dici che non ti dimostro nulla, poi lo faccio e mi dai la colpa.” Cominciò a tirare un vento poco freddo che smosse i capelli al riccio. Harry restò tre passi dietro Zayn mentre lui riprese a camminare arrivando dopo poco sulla strada. “Mi spiace.” – “Lascia stare.” Zayn sembrava non dare importanza all’accaduto visto che voleva semplicemente tornate alle tende e continuare la loro gita. Teneva una mano poggiata sulla fronte per coprire la vista dal sole che c’era, anche se leggero. In lontananza vide la casetta dei professori ma non c’erano tende e lì parcheggiato c’era una sola Range Rover delle cinque che arrivarono. “Lì vedo la casa, ma è praticamente dall’altra parte del bosco. Come ci siamo finiti qui?” il moro si voltò verso Harry che fece spallucce e riprese a camminare. “Abbiamo camminato per ore, è da mezzanotte che camminiamo senza sosta e senza sapere dove andare.” Sospirò e riprese il passo. Prese dalla tasca il cellulare per telefonare sua madre, ma non c’era campo. “Non c’è campo.”Sbuffò e fece per rimettere il cellulare in tasca ma Zayn glielo prese prima che potesse riporlo e cominciò a “specchiarsi” nel lato posteriore della foderina. “Ti sembra il momento di fare il figo?” Harry alzò un sopracciglio mentre Zayn contemplava la sua figura nello specchietto del cellulare. “Che c’è? Metti che ci trovano e ho i capelli scomposti?” il ragazzo rise innervosito e gli prese il cellulare. “Quando hai detto che..” ma s’interruppe inciampando in alcuni rami, poi riprese con tono più duro e deciso. “Quando hai detto che non t’importava tornare alla classe, lo pensavi davvero?” attraversavano una decina di alberi, lungo un sentiero che sembrava portasse alla casetta. “Ti sembra il momento di parlarne?” – “Tu eviti sempre il discorso.” Zayn si fermò per un attimo e guardò il ragazzo. “Si, lo pensavo sul serio. Ma non significa che non voglio ritrovare i miei compagni, tornare a casa, fare una doccia e smetterla di vivere come un uomo delle caverne.” La dolcezza di Zayn in quelle occasioni, non era mai una delle migliori ma Harry sapeva che era nervosismo momentaneo.
“Sai, io sono paranoico..” disse continuando a camminare dietro a Zayn che riprese a sbuffare, non pronto psicologicamente a subire tutte le idee dell’amico. “E sono anche un ottimo pessimista, infatti sono sicuro che non riusciremo a trovare la strada in tempo.” Zayn alzò un sopracciglio e si fermò per un attimo guardandosi attorno. Harry fece lo stesso ma senza sapere il motivo. “Che c’è?” L’altro fece un giro su se stesso cercando la direzione giusta, probabilmente seguiva il vento, infatti poi riprese a camminare cambiando direzione. “Dicevo..” continuò Harry “che in casi come questi mi fido del mio alter ego.” – “ Beh sto per prenderlo a pugni.” Disse Zayn con tono annoiato arrivando alla fine del sentiero e trovandosi ad un bivio. “Chi?” chiese ingenuamente Harry con un punto di domanda stampato in viso. “Il tuo alter ego Styles, se non stai zitto.” Harry prese un respiro profondo. “Sto solo cercando di distrarmi.” – “No, stai solo dando fastidio a me.” Harry lo guardò male e si fermò accanto a lui. “Da che parte andiamo?” Zayn lo guardò seriamente scocciato “Io di qua” disse indicando una strada sulla destra. “Che significa ‘io di qua’ ? ” citò Harry intimidito. “Significa che o respiri e ti calmi così vieni con me, o ti lascio in preda ai bracconieri.” Harry sospirò e chiuse la bocca. Il sole era alto, anche se il cielo era nuvoloso, e da quello capirono che erano circa le 12.00 e per sicurezza Harry guardò il cellulare. “E’ già mezzogiorno.” Disse stupito pestando i rami secchi e le foglie ingiallite. “Harry.” Lo riprese Zayn con tono annoiato. “Okay, scusa. Sto zitto.”

Cominciò a piovere e l’impermeabile dei ragazzi, non era mai stato così utile. I folti capelli di Harry si bagnarono ugualmente a differenza di Zayn. “Che facciamo adesso?” raggiunsero la casetta e si rifugiarono nell’unico fuori strada rimasto. Erano magicamente spariti tutti, probabilmente si erano spostati alla successiva.. com’era.. ehm.. tappa?. Entrarono nell’auto e tirarono entrambe un respiro di sollievo, poi Harry cominciò a ridere. “Perché ridi?” chiese Zayn alzando un sopracciglio, con uno sguardo stanco. “Niente.” Harry si poggiò contro il sedile, poi si slacciò l’impermeabile e dai sedili posteriori prese una coperta per scaldarsi. “Lo avevo detto che non volevo venire.” – “Però ci sei venuto” rispose Zayn come se il motivo per la quale fosse successo tutto quello ad Harry dipendeva semplicemente dal fatto che era stata una sua scelta andare in questa gita in mezzo al freddo anche in piena primavera. “Una persona me l’ha chiesto per favore.” Disse con tono acido guardandolo di sottecchi. “.. e questa persona ora mi siede affianco.” Poi scosse il capo quasi esausto ed infastidito dal comportamento dell’amico. Zayn si passò una mano in viso poi si asciugò la fronte bagnata dalla pioggia, con un fazzoletto che trovò nell’auto. “Mi spiace per prima, non volevo trattarti così, ero semplicemente in ansia.” Harry alzò la mano per fermarlo. “Non mi devi spiegazioni, non c’è niente che non va. E’ tutto chiaro.” Zayn si girò su un lato poggiando la testa contro il sediolino, in modo tenero. “Tutto chiaro cosa?” Harry lo guardò e fissando quell’espressione gli si bloccò il respiro per un momento. Abbassò lo sguardo cercando la forza di parlare, sapeva che era l’unico modo per riuscirci. “Tutto chiaro, cioè..” ma voleva mettersi alla prova; decise di guardarlo di nuovo in viso e si bloccò nuovamente. Gli occhi di Zayn erano grandi e lucidi, il suo viso era stanco e bagnato. L’umidità gli aveva penetrato le ossa, sentiva freddo e lo si capiva dal suo pallore anche se non aveva detto niente, essendo abituato a mostrarsi sempre quello forte. Il vento fece staccare una serie di foglie che si appoggiarono sui tergicristalli e attirarono l’attenzione del moro che diede uno sguardo ad esse. “..che probabilmente è meglio rimanere ciò che siamo.” Nonostante si girasse i pollici in attesa di qualcosa, una risposta non arrivò. 

- Zayn sembrava troppo stanco anche per dirgli quello che pensava. Probabilmente si sarebbe avvicinato a lui, gli avrebbe alzato il viso delicatamente e lo avrebbe guardato negli occhi facendolo crepare, un male che in realtà faceva solo del bene all’animo del giovane. Poi gli avrebbe accarezzato il viso e gli avrebbe sorriso cercando in lui una sicurezza che non aveva per dirgli che lo amava con ogni singola particella del suo corpo, ma che non poteva. Non poteva dimostrargli tutto l’amore che aveva per lui perché un giorno sarebbe finito tutto. Troppa chimica, troppo fumo e troppe sostanze stupefacenti avevano ormai raso al suolo gli organi di Zayn. Il suo fegato non reggeva più e probabilmente era in una fase lenta per incontrare l’overdose. Negli ultimi mesi sveniva spesso, febbre alta e asme frequenti, ma non voleva dirlo ad Harry e rovinargli le giornate più di quanto non fossero rovinate a causa di altre persone. Nelle ultime settimane, Harry ritrovò un sorriso che era andato perso e Zayn ritrovò quella compagnia che negli ultimi anni gli era mancato. Era sparito, si, non era colpa di Harry se la loro amicizia era andata a farsi fottere, ma quel ragazzo aveva avuto fin troppi problemi fino a giorno del loro rincontro. Da quando aveva perso di vista Harry, si era dato alla vita facile. Andava in giro per bar e locali insieme a compagnie che gli fece scoprire il mondo della droga, del sesso occasionale e di ogni tipo di fantasia immaginabile. Gli spiegarono che poteva sentire il mondo nelle sue mani, poteva correre attorno i pianeti senza mai aver da pensare a cosa era giusto e cosa non lo era. Gli dissero che qualunque cosa capitasse, era l’unico modo per sentirsi bene e sentirsi meglio. Zayn Malik era sempre stato un ragazzo senza la testa sulle spalle, ma nemmeno lui si aspettava comportamenti del genere da parte sua. I suoi genitori erano disperati e sua sorella era l’unica che gli stava accanto e cercava di aiutarlo ogni volta che tornava a casa con le pupille dilatate. Incontrare Harry lo fece riprendere appena, in quelle settimane aveva frequentato solo ed esclusivamente lui allontanandosi da ogni tipo di sostanza chimica.. tranne dall’erba. Quella non riusciva a lasciarla, fu per questo che tirò dentro anche Harry, ma si rese conto dopo poco che stava sbagliando anche se adesso era Harry quello che non ne poteva fare a meno. Tutto quello che fece, fù sorridere. -


“Io mi stendo dietro.. se hai bisogno di qualcosa, chiamami. Pare tu stia poco bene.” Annuì ancora Zayn guardando l’amico spostarsi ai sedili posteriori. Per un momento gli passò per la testa che dirglielo sarebbe stata la cosa migliore. “Harry?” l’altro si voltò “si?” lo guardò dallo specchietto retrovisore, Zayn, ma poi cambiò idea – ancora - . “No..niente.. se vuoi avvisare tua madre, qui c’è campo.” Sospirò stringendosi nella coperta che Harry aveva lasciato a lui e con occhi lucidi riprese a fissare la strada piena di fango, avanti a loro. “Oh giusto.” Riprese il cellulare e chiamò sua madre. “Mamma? È successo un casino, io e Zayn ci siam persi, è da ieri che vaghiamo per il bosco…” mentre Harry continuava la conversazione con sua madre, scivolò contro il sedile poggiando la testa contro il vetro. Una lacrima gli solcò il viso ma lui la recuperò subito, portandola via dalla sua guancia. “Ti amo anche io.” Sussurrò. La sua voce era bassa e tremante, il fiato gli venne quasi a mancare, ma Harry non lo sentì. Nascose il viso nella coperta per il resto della conversazione di Harry con Anne, poi aspettò che Harry mettesse giù per voltarsi e chiedergli.. “Pronto a tornare a casa?” Harry aggrottò le sopracciglia e lo guardo. “Casa?” Zayn rise e mise in moto mettendosi sulla strada, dritto per arrivare all’aeroporto e pronto a ritornare a Boston. 

Non se la sentiva più di mentirgli, la sua persona non aveva cali di emozioni e non era sensibile, il Zayn dalle lacrime di dispiacere non era il Zayn che lui stesso conosceva. Era una recita che stava andando alla grande, un copione che non poteva stracciare.. non in quel momento. Non più.

I was prayin that you and me may end up togheter.



Ollellè, ollalà, eccoci qua, eccoci qua. Okay no. Bene, ehm, si, done. Sentitevi libere di odiarmi per questo capitolo. Vi scongiuro una piccolissima recensione, ci terrei tantissimo ç_ç 

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Capitolo 8
*** love Game. ***


“Non ho nemmeno la più pallida idea di come siamo arrivati qui.”

Harry fece spallucce e calò il suo sacchetto di thé ancora una volta nella sua tazza fumante, poi guardò ancora Patricia che sospirò restando poggiata al tavolo. “Zayn è un ragazzo particolare, tu lo conosci. Non è abituato a starsene a letto per un raffreddore.” Poi ridacchiò cercando di scacciare qualche brutto pensiero. La seguì con lo sguardo. “Posso immaginarlo, è iperattivo, euforico..” poi fece spallucce quasi come se non volesse continuare la sua frase e bevve per tenere la bocca occupata. La madre di Zayn tolse dal fuoco la tisana che aveva preparato a quest’ultimo e la posò su un vassoio. Ne versò un po’ in una tazza azzurra e poi zuccherò il tutto quanto bastava, come a Zayn piaceva prendere il thè quando era malato. Harold sentì il rumore del l’acqua colorita scorrere e finire nella tazza, e nel mentre osservava il fumo uscire da quest’ultima. “Ti va di raccontarmi cosa è successo? Come mai vi siete persi?” Sembrava la donna volesse approfittarne del fatto che suo figlio dormiva beato in camera sua al piano di sopra, per conversare col ragazzo che non aveva più visti negli ultimi anni. Harry sgranò gli occhi e poggiò la tazza sul tavolo, poi giunse le mani. “Beh..” Non poteva dirle che suo figlio era in preda ad una crisi di sesso omosessuale, non poteva dirgli che Zayn aveva voglia di entrare nei suoi pantaloni - e visto che se fosse capitato lui ci sarebbe stato alla grande - non voleva nemmeno raccontarlo. “Avevamo voglia di .. diciamo esplorare il posto.” Poi sorrise finendo il thè e maledicendo il suo nervosismo che fece in modo che finisse il suo contenuto in modo veloce, cosi da restare senza per occupare di nuovo la sua bocca in caso di necessità. Intanto sperava davvero che il vociare del piano sottostante potesse svegliare Zayn così che corresse in salvo all’amico. Lei gli sorrise e poi sospirò. “Il preside voleva sospendervi per esservi messi in viaggio da soli, soprattutto con una macchina non vostra, ma quando l’ho minacciato di denuncia visto che non aveva fatto un appello per vedere dove vi eravate cacciati, ha ritirato ogni sua parola e ha detto che per fortuna eravate a casa.” Rise facendo ridere anche Harry che si alzò stirandosi i jeans. “Bene, io vado, è stato un piacere parlarle dopo tanto tempo.” Chinò il capo in avanti in segno di grazie e poi fece per prendere la sua giacca. “No, dai.. resta. Non abbiamo scuola.” Il ragazzo scorse Zayn che attraversò l’ingresso andando nel soggiorno, fece capolino e poi li vide buttarsi sul divano di tutto peso. Guardò ancora la madre di Zayn e risposò il cappotto. “Bene, allora vi lascio.” Strinse la sciarpa color salmone perfettamente intonata al suo vestito - uno di quelli che metteva anche sua madre – e poi si avviò verso la porta. “Tornerò in tarda sera Zayn, pretendo di trovare casa così come l’ho lasciata.” Annuì sua mamma preoccupata, poi sospirò e con un cenno della mano salutò ‘Harry caro’, come qualche anno prima era abituata a chiamarlo. Harry fissò la porta fino a che non si chiudesse del tutto, poi si voltò verso Zayn con un espressione alla ‘e ora che facciamo?’ e attese che gli facesse segno di avvicinarsi per invitarlo a sedere sul divano accanto a lui, e così accadde. “Sei rimasto qui tutta la notte?” chiese Zayn cambiando canale e fermandosi su una partita dei Lakers. “No, sono tornato stamattina.” Annuì Harry, poi gli porse la tazza ma Zayn arricciò il naso e scosse il capo. “Tua madre ha detto che ti piace prendere il thè quando sei malato.” Chiese allora Harry confuso poggiando poi la tazza su un tavolino lì avanti. Zayn guardò Harry di sottecchi. “La scaricavo nel water della mia camera. Era solo perché non rompesse più” fece spallucce e incrociò le gambe sul divano. Harry alzò le sopracciglia e poi si poggiò allo schienale del divano guardando la TV. “Perché così silenzioso, Styles?” Harry si voltò e lo guardò. “Perché così silenzioso, Malik?” e risero. Spense la TV, e si voltò verso di lui. “E’ sabato mattina, facciamo qualcosa.” Restò a guardare il ragazzo ammiccandolo con lo sguardo e cercando di convincerlo. Harry si guardò attorno. “Tipo..?” Il ragazzo si leccò le labbra roteando gli occhi, pensando a qualcosa da fare. Poi si mise in ginocchio sul divano di fronte ad Harry che per un momento riacquistò le sue perversioni ormai da un po’ lasciate. Harry chinò il capo indietro, forse per allontanarsi da lui, forse per guardarlo meglio. “Tipo.. giocare a Just Dance.”


                                                                                                                                                                            

Sorrise divertito e scese dal divano pimpante, saltellando fino alla console. Harry sospirò quasi sollevato poi rise e si alzò aspettando che il ragazzo facesse partire il tutto. Mentre il gioco cominciava, spostò il divano in modo che potessero avere lo spazio necessario per muoversi, poi partirono. “Ti prego.. non ne posso più.” Parlò con un po’ d’affanno Harry mentre praticava l’ultimo salto della gara, e poi una giravolta a gambe incrociate. Zayn rideva, e confermò quanto la melodia della sua risata gli piacesse più di Just Dance di Lady Gaga. “Muovi quel culo, Harry!” rise ancora stringendo il controller. “Ma .. tanto ho perso.. abbi pietà.” Fece un gran sospiro e si fermò contemporaneamente al gioco che finì nello stesso momento in cui si lasciò cadere sulla poltroncina. Zayn rise e corse in cucina tornando poco dopo con i mano due bottigline d’acqua. Ne diede una ad Harry e poi si sedette sulla poltroncina accanto ad Harry bevendo. “Non mi va di stare fermo.” Harry lo guardò posando la bottiglia per terra. “Hai anche il raffreddore e stai sudando” scosse il capo in segno di disappunto. “Non lo sento nemmeno il raffreddore addosso.” Fece spallucce e si guardò attorno. “Mai giocato a twister?” – “A cosa?”

                                                                                             

“Fai girare la freccia sulla girandola, si fermerà su un colore che rappresenterà un articolazione del corpo e tutto quello che dovrai fare, sarà poggiarti con quest’arte su uno dei colori presenti sul tappeto.” Indicò un tappetino steso poco prima dinnanzi loro e si tirò su i pantaloni della tuta. “Comincio io?” disse Harry incerto. “Certo che cominci tu.” Rise Zayn incrociando le braccia. Harry si chinò e fece girare velocemente la freccia per poi posare la mano su un pallino giallo. “Adesso?” alzò leggermente il capo verso Zayn e anche se sottosopra potette notare Zayn a torso nudo mentre toglieva la maglia. “Adesso tocca a me.” Fece lo stesso, poggiando un piede sul pallino celeste presente sul tappetino. Giocarono per circa mezz’ora ed Harry cominciò a sudare di più, un po’ era per la vicinanza dei corpi che si strusciavano tra di loro nel tentativo di restare sempre nel gioco, ma c’era anche il calore che si era creato nella stanza. Era tutto chiuso e il sole primaverile cominciò a farsi sentire. “Posso fermarmi per un attimo e togliere la camicia?” Harry chiese ridendo con un tono quasi implorante, ma Zayn non era intenzionato a spostarsi per far passare l’amico. “Anche no, perderai.” Disse facendo spallucce. “Capirai, non possiamo più muoverci, chi la gira la freccia adesso?” Zayn sbuffò. “Hai ragione. Okay non muoverti, provo a girarla” Harry annuì osservando l’amico e riprese a ridere. “Smettila di ridere che ti mancano le forze e crolli.” Ma il ragazzo continuava imperterrito e non riusciva a spiegarsi il perché. “Non so perché mi viene da ridere, mi sento come.. non so .. un contorsionista e comincia a farmi male la schiena e i legamenti muscolari, oddio.” Riprese a ridere contagiando anche Zayn. “Harry, Harry, è importante.” Continuava a chiedergli di smetterla di ridere. Il ragazzo smise per un po’ voltando il capo verso lui. “Cosa?” lo guardò cercando di evitare le risate tenendo sempre su il suo sorriso divertito. “E’ che.. diavolo.. mi prude il naso.” Harry riprese a ridere. “Facciamo che adesso mi volto e ti gratto il naso, così perdo e tu vinci e la smettiamo” Zayn lo assecondò osservandolo. “Sei uno sfigato.” Il riccio si voltò lentamente muovendosi con lentezza sotto di lui per non far prendere a lui la sua posizione. “Lo so, me lo dicono tutti da quando sono nato.” Rise non dando peso alla frase dell’amico e poi gli grattò il naso con tutta la lentezza possibile in modo da poter restare a fissare i suoi occhi quanto più a lungo potesse. “Fatto.” Gli sorrise soddisfatto e dolcemente. Si accorse che Zayn si stava praticamente incantando. L’intero CD di Lady Gaga era finito ma i due erano ancora nella posizione di gioco. Harry riprese a ridere e gli strinse il naso. “Smettila di fissarmi!” Zayn istintivamente alzò una mano dal tappetino e se la portò al naso perdendo l’equilibrio e finendo addosso ad Harry.. completamente. “Mi hai fatto male.” Fece un espressione tenera e dolce, manco fosse un cane bastonato. Harry gli sorrise. “Mi dispiace.. ma così non riesco a respirare.” Disse ancora una volta tra le risate. Zayn restò in quella posizione poggiando soltanto nuovamente le mani per terra per sollevare il peso da dosso il corpo dell’amico. “Sei più carino da vicino.” Osservò Zayn facendo roteare gli occhi ad Harry anche se a lui aveva fatto piacere sentirglielo dire. “Questo non me l’ha detto nessuno, da quando sono nato..” rispose. “Cioè.. a parte mia madre, ovvio.” Considerò poi facendo spallucce. Zayn gli sorrise a mezzo labro poi d’un lampo abbassò il viso contro il suo mollandogli un bacio dolce e veloce anche se per Harry sembrò durare un eternità. “E questo era..?” ormai abituato di già a ritrovarsi improvvisamente le labbra del suo ‘amore’ contro le sue, trattenne ogni emozione anche se avrebbe voluto ‘fangirlinare’ - nel gergo di una fan – ed esprimere tutti i suoi sentimenti in quel momento. “Era un grazie.” Zayn sembrava tranquillo mentre le sue gambe erano in mezzo a quelle del ragazzo. “Grazie per cosa?” chiese Harry inclinando il capo. “Grazie per.. farmi sentire così.. amato.” Zayn che faceva il dolce. Harry pensò era merito del raffreddore. “Beh.. non c’è di che.”
 
                                                                                                                                                                                                               
La verità però era che Harry continuava a pensare al fatto che in realtà Zayn non aveva mai ricambiato in parole, quando sentirselo dire era tutto quello che lui desiderava al mondo. Non aveva intenzione di rovinare tutto così si limito a sporgersi in avanti mettendo una mano dietro il collo del moro per attirarlo di più verso il suo viso e baciarlo. Rimasero in quella posizione continuando a strusciare le labbra dell’uno contro quelle dell’altro per un paio di minuti, poi Zayn poggiò il viso contro il suo con delicatezza. “Lo vuoi sapere un segreto?” Harry annuì incuriosito aspettandosi una sua qualunque cazzata. “.. ti amo anche io.” Non poteva essere vero, alle orecchie di Harry suonò come la canzone più bella dei Coldplay, quella frase. Anzi, forse al momento non esisteva canzone che potesse descrivere come si sentiva, gli sorrise. Gli sorrise mostrando gli occhi umidi di felicità e pieni. Una lacrima gli solcò il viso ma non stava piangendo. Indipendentemente dal fatto che se l’avesse fatto, sarebbe stato di felicità. “Piangi?” il ragazzo gli raccolse questa, passandogli un dito sulla guancia. “No, mi capita sempre.” Ridacchiò e senza perdere altro tempo tirò il ragazzo di nuovo verso di se, Harry, facendolo appoggiare nuovamente su di lui questa volta senza però doversi tenere con le mani sul pavimento. Gli diede definitivamente la possibilità di strusciare il suo corpo contro quello di lui, stavolta non lo avrebbe fermato nessuno. Né sua madre, ne una telefonata, ne Prescott, ne nient’altro. Erano arrivati a dichiararsi l’uno all’altro e Zayn si era finalmente convinto di ciò che era, fregandosene di quello che sarebbe capitato dopo. Lo amava e sentiva il bisogno di dirglielo.. e dimostrarglielo. Fece scendere la mano sui jeans di Harry, ed era proprio come Harry aveva sempre immaginato. Gli sbottonò poi la camicia ricordando con quanta disperazione precedentemente gli aveva chiesto di toglierla, visto che stava morendo dal caldo. Era notevole i respiri profondi che Harry teneva mentre guardava Zayn muoversi.. su di lui. Il tatto del riccio cominciò a correre verso l’elastico della tuta di lui, ma i baci non finivano mai. Non avevano terminato una sola volta, da quando Zayn azzardò a baciarlo. Gli passò una mano tra i capelli e gli sorrise. “Vuoi?“ il tono di Zayn divenne improvvisamente il più dolce esistente, in quel momento agli occhi di Harry sembrava il poeta più strabiliante di tutti i tempi, niente e nessuno che potesse competere col suo ragazzo. “Non lo so..” Le labbra dell’altro finirono sul collo di Harold, mentre lasciavano una leggera scia umida di baci pieni di passione, amore ma anche sensi di colpa e tristezza. “Y, O, L, O” scandì Zayn. “Cosa significa?” chiese Harry abbozzando un sorriso. “You only live once, Harry..” Ad Harry sarebbe piaciuto capire con quale forza d’attrazione Zayn lo convisse a tirare via i suoi jeans e con quale potere riuscì lui a tirare via quelli di lui. “Sarà solo.. diverso da come hai sempre saputo.” Trasmise con un gran sorriso sincero, sicurezza ad Harry al quale non bastava che togliere anche i suoi boxer. Da qualche parte Zayn tirò del lubrificante, probabilmente lo teneva sotto la poltrona. Harry non era l’unico a farsi il muscolo al braccio destro, era appurato. Anche se non riusciva a comprendere per quale motivo ne avesse bisogno. Solo quando – finalmente, dopo aver preso il coraggio necessario ed avergli chiesto per la terza volta se era sicuro – lo penetrò capì che ne aveva bisogno perché da un po’ non andava più a letto con una ragazza. La vera persona di Zayn era quella che scaldava ancora i corpi di entrambi con movimenti alternati ai lenti e ai veloci. Harry teneva la testa inclinata all’indietro e deglutiva difficilmente mentre l’unica cosa che riusciva a fissare era il muscolo nel braccio destro di Zayn che appariva ogni volta che pressava la mano contro il pavimento per reggersi. “Aspetta, aspetta.” Harry fermò i respiri regolari sulla quale cominciò a concentrarsi. Zayn confuso si fermò di colpo, parlando con affanno. “Che c’è?” Harry alzò di poco il corpo tirando da dietro la schiena il controller del Just Dance della quale aveva usufruito prima. “Mi faceva male.” Risero entrambi e Zayn riprese tornando a baciarlo, quasi come se quei cinque secondi gli avessero creato una forte astinenza dai suoi baci, dal suo corpo e dal suo amore. Harry pressava le mani sulla schiena lasciando segni bianchi che andarono a sparire con lentezza. Non riuscivano a ribaltare le posizioni e Zayn capì che non era il caso, trovando Harry impacciato. Capì che se voleva arrivare a fare qualcosa, doveva fare tutto lui. Harry probabilmente non metabolizzò nemmeno immediatamente cosa stesse succedendo, e perché sul tappetino del Twister, per altro. I gemiti aumentarono e si sentivano solo quelli di Harry che stringeva gli occhi trattenendo il fiato a spezzoni. Ogni volta che Zayn vedeva quell’espressione cercava di rallentare, ma non era colpa sua se la voglia di fare sesso con quel ragazzo aumentava ad ogni spinta e ad ogni battito cardiaco che accelerava. Si sporse ancora una volta in avanti volendosi rendere partecipe dell’accadente cominciando a baciargli il lobo dell’orecchio quando Zayn poggiò il capo nell’incavo del suo collo. Smisero per un attimo ed il petto di Harry fecero da dimora alle labbra di Zayn. Nessuno dei due si stancava dell’altro, nessuno chiedeva di smetterla, nessuno voleva che l’altro la smettesse. Nonostante le foto di famiglia poggiati sul caminetto li fissavano, Harry prese convinzione e cominciò ad ignorarli stringendosi al corpo di Zayn. Gli prese il viso tra le mani e parlò tra gli affanni. “Non finirà nulla dopo, vero?” Zayn lo guardò respirando a fatica. “Te lo prometto.” Rimasero stesi uno accanto l’altro tenendosi per mano. Come se non fosse successo niente, come se stessero semplicemente riposando sul tappeto del loro rapporto e del loro amore segreto agli altri, ma libero per loro e finalmente concesso. Harry voltò il capo verso Zayn e gli sorrise mentre la fronte sudata di Zayn, prelevava sul suo sorriso e sugli occhi grandi e scuri. Si avvicinò a lui poggiandosi contro il suo petto, quando il bussare alla porta sconvolse tutto. La figura di una ragazza faceva ombra dietro alla porta. “Porca puttana. E’ mia sorella, ed è in anticipo” Harry guardò Zayn non sapendo che fare, si alzarono entrambe ed Harry raccolse i suoi vestiti. “Va di sopra, di sopra!” rimise i pantaloni della tuta senza curarsi d’indossare prima i boxer; li spinse sotto la poltrona con un piede. Harry corse in camera di Zayn chiudendosi nel bagno della camera stessa, mentre Zayn solo dopo si accorse di aver indosso ancora il profilattico. Lo tolse con velocità lanciandoselo alle spalle e corse alla porta. “Ciao Doniya! Già di ritorno?”


 

hey hey hey vi ho finalmente dato ciò che volevate, quindi ora darete a me una bella recensione.. per favooore. <3

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Capitolo 9
*** dance, dance. ***


                                                                 Are you strong enough to stand?
                                                    Protecting both your heart and mine?

 “Harry?” il ragazzo adagiò nella sua camera, in cerca del suo amico che si era rifugiato in bagno. Continuò a camminare lanciando prima un occhiata alla porta principale della stanza nel caso sua sorella lo avesse raggiunto. “Harry??” ripeté ancora, poi aprì la porta del bagno in contemporanea ad Harry che appena lo vide scoppiò a ridere. “Ti prego, devo sedermi.” Uscì dal bagno andando a sedersi sul letto mentre indossava solamente gli jeans e le scarpe. Zayn abbozzò una risata, poi gli lanciò la maglia. “E smettila!” rise ancora. “Dona è tornata da Manchester. E’ lì che studia col ragazzo, ma era in anticipo, sarebbe dovuta arrivare domani.” Annuì e poi si rivestì  “Giuro che non ho mai riso così tanto.”  Continuò Harry aggiustandosi poi i capelli dopo aver messo la maglia. Zayn gli si avvicinò cingendogli la vita. “Si che hai riso.”  Disse lui alzando un sopracciglio “Il twister non ti dice niente?” sta volta risero entrambe prima che Zayn lo baciasse per poi staccarsi da lui ed andare di sotto.
Era quasi ora di pranzo, il sole era molto alto. Al piano inferiore c’era uno strano odore di cucina italiana, Doniya ai fornelli era una regina. Fece capolino dalla porta della cucina e l' avvisò che sarebbe uscito per poi rientrare a tarda sera, essendo sabato. Quando chiuse la porta della cucina, l’odore di cibo arrivò anche ad Harry che fece un espressione piacevole. “Dove andiamo?” disse uscendo dalla porta, tirando su le maniche della camicia. “A conoscere dei miei amici.” Harry gli passò le chiavi dell’auto che aveva preso precedentemente sotto suo ordine, e poi entrò in questa. La sua Audi nera aveva una tappezzeria che attirava l’osservazione di chiunque mettesse piede in quella macchina. Si poggiò contro il sediolino e mise la cintura mentre si guardava attorno. Zayn mise le chiavi nel quadro e rise notando l’espressione di Harry. “Un regalo della mia famiglia per il compleanno. Genitori e parenti insieme.” Annuì e mise in moto.
                           
                                                                   
“Esattamente, questi tuoi amici chi sono?” Harry aveva un tono sicuro ed un avambraccio poggiato sul finestrino della macchina. “Amici e basta.” Fece spallucce guardandosi poi il ciuffo dallo specchietto retrovisore. Harry aprì il cruscotto e prese lo stereo. Lo inserì e lo accese aspettandosi una qualsiasi canzone house o electro che fosse. Rimase sorpreso quando la canzone che partì fu Viva La Vida dei Coldplay. Si voltò con lentezza e poi con mezzo sorriso guardò Zayn che capendo i pensieri di Harry, rise. “E questo?” chiese Harry estasiato. “Eddai, anche a me piacciono.” Voltò il viale prima di fare spallucce e continuare il loro cammino. Zayn percorse una strada lunga e abbastanza popolata, di sabato molte persone non andavano a lavoro così come gli studenti non andavano a scuola e ne approfittavano per passare la giornata arrangiando qualche lavoro per guadagnarsi qualcosa, magari per pagarsi i corsi avanzati di studio tanto per ottenere qualche punto in più per passare l’anno, oppure cominciare  a tenere da parte qualche soldo per una qualche università. Gli amici di Zayn, ad esempio, si tenevano occupati con il car wash. Non era chiaro nemmeno a lui per quale motivo stesse portando Harry lì, da quelle persone che aveva frequentato per tutto il tempo che i due ragazzi non si erano più visti, ma qualunque esso fosse un motivo c’era. Si fermarono d’innanzi questa specie di cantiere e Zayn col suo solito sorrisetto guardò Harry.
“Siamo arrivati?” disse il ragazzo battendo le palpebre e sistemandosi il colletto della camicia, poi mise gli occhiali da sole. “Siamo arrivati.” Confermò Zayn. Prese dal sediolino posteriore la giacca e poi uscì dall’auto facendosi figo come suo solito e poggiando la giacca in pelle su una spalla. Harry lo seguì tenendo le mani nella tasca dei jeans, neri a sigaretta. Come sempre. Da lontano era possibile notare dei ragazzi che si davano da fare con macchine di ogni tipo. Da quelle di massimo valore a  quelle più sciatte e di poco prezzo. Alcuni erano senza maglia, altri invece erano in canottiera sfidando il sole, anche se era notevolmente grazie al sole se la pelle di alcuni di loro era più scura. Zayn alzò la mano in segno di saluto verso un ragazzo dai capelli biondissimi, quasi platino, che da lontano lo riconobbe. Posò la spugna nel secchio e si pulì su un’ asciugamano che teneva poggiato su una spalla; era uno di quelli senza maglia e con la carnagione più scura. “Riley!” i due si scambiarono un saluto scambiandosi una stretta di mano e poi una specie di abbraccio. “Zayn, che piacere vederti. Dov’eri finito?” il biondo diete un occhiata ad Harry che gli sorrise e gli porse poi la mano. “Lui è Harry, un .. amico.. da tanto.” Dal tono di Zayn, più che insicurezza, si poteva capire che non sapeva bene cosa dire. Riley strinse la mano ad Harry in modo superficiale “Piacere di conoscerti, Harry.”
Riley aveva una presenza ottima, mentre si avviavano nel cuore del cantiere e dell’auto lavaggio Zayn gli sussurrò che per un periodo Riley fù un modello dell’ Abercrombie & Fitch ma che poi si licenziò per colpa del suo .. ragazzo.
“Aspetta, mi stai dicendo che..” Harry si fermò per un attimo mentre notò Zayn ridere alla sua reazione. Si avvicinarono all’intero gruppo ed Harry restò ad osservare due ragazzi che asciugavano un auto in lontananza, mentre lasciò che Zayn salutasse i suoi amici. Riley si affiancò ad Harry passandosi uno straccio tra le mani. “Allora? Che fai nella vita, Harry?” il ragazzo sembrò scettico quando poi guardò da capo a piedi il riccio. “Frequento la HS Boston e sono un ballerino.” Abbozzò un sorriso e si guardò ancora una volta in torno e poi si tolse gli occhiali. “Tu?” sta volta fu lui a guardare dal basso il ragazzo sui diciannove anni. “Sono un modello, ma non a tempo pieno. Ho puntato tutto sullo studio, adesso.” Annuì, notò il modo in cui Harry guardava una Lamborghini 300. “Ah, non è nostra.” Harry da prima guardò confuso il ragazzo, poi ribatté. “Di chi è?” l’altro strizzò gli occhi a causa del sole e mise le mani in vita. “Di uno di quei finti ricchi che dicono di venire qui per aiutare i giovani, quando invece spendono dieci dollari, anziché trantacinque in un autolavaggio per bene.” Rise. Zayn si voltò un per un attimo dando un occhiata ad Harry, nonostante i trenta metri che li dividevano. Harry fece per raggiungere Zayn quando una domanda lo fece fermare e voltarsi rimanendo di pietrificato. “E’ il tuo ragazzo?” Harry lo guardò male senza avanzare ne diminuire di un passo. “Scusa?” alzò un sopracciglio e fissò il biondo. “State insieme? È il tuo ragazzo?” Harry scosse il capo confuso, quasi come se avesse tanto voluto fraintendere la domanda dell’amico di Zayn.
“Perdona la franchezza, qui siete tutti gay?” lo disse ridacchiando, ma in effetti dopo aver notato il modo in cui un giovane ragazzo, alto dai capelli biondo cenere che precedentemente sentì chiamarlo Blaze, squadrò Zayn ed il modo in cui gli poggiò una mano sulla spalla, cominciò ad irritarsi. L’altro fece spallucce. “Siamo un gruppo d’amici, una decina. Io, Aaron, Blaze, Dave, Matt, Benj..” Harry lo fermò subito. “Chiaro, chiaro, non mi interessa conoscere tutti.” Rise cercando di rendere quella frase un po’ simpatica. “La risposta è si, tranne due di loro, e se Zayn ti ha portato qui significa che anche tu lo sei.. no?” Harry sbiancò. Avrebbe giurato di sentire le gambe cedere; tornò di fronte a lui dopo che il ragazzo si passò l’asciugamano sulla fronte. “Mi stai dicendo che Zayn è stato qui con qualcun altro? Quando?” chiese incuriosito togliendo le mani dalle tasche dei suoi jeans. Intanto il sole cominciava a picchiare pesantemente, e diventò abbastanza insostenibile starci sotto. “L’estate scorsa, dopo che ci siam lasciati..” annuì l’altro facendo spallucce. Lasciati? Com’era possibile? Ecco perché aveva così tanta cura nel fare sesso con lui. Ecco perché gli disse che sarebbe stato solo un po’ diverso da come lo aveva sempre immaginato. Stronzo? Un bastardo? Falso? Chiamatelo come volete, ma Harry era solo davvero incazzato. Il riccio non si accorse di aver spalancato la bocca un po’ troppo esageratamente e quindi si affrettò a chiuderla. Riley a quella espressione cercò di riparare. “Non.. lo sapevi? Cioè, pensavo ti avesse spiegato chi siamo.” Harry inclinò il capo sulla destra, poi abbozzò una risata.“Non l’ha fatto.” Fissava l’asfalto bagnato a causa dei secchi che scaricavano su quest’ultimo per cambiare acqua. Alzò ancora gli occhi e gli sorrise sforzatamente. “E’ stato un piacere conoscerti, Riley. Salutami il resto dei ragazzi.” Si affrettò ad allontanarsi senza voltarsi una sola volta. Riley raggiunse Zayn che subito gli chiese dove fosse finito Harry, l’amico gli spiegò di cosa avevano parlato. Il moro guardò Riley senza addossargli nessuna colpa, era un problema loro e ovviamente colpa di Zayn che non glie ne aveva parlato.
Gli corse dietro. “Harry porca troia, quanto cazzo corri.” – “E tu quanto cazzo fai schifo?” continuò a camminare senza fermarsi, nemmeno quando Zayn gli prese il polso. Ci provò ancora e al secondo tentativo riuscì a fermarlo. Harry si poggiò contro un muro. “Perché mi hai portato qui Zayn? Credevo di essere il primo, l’unico. E quello che mi dicesti a scuola, in bagno? Eh? Che non sapevi chi fossi, che non conoscevi te stesso e che .. che eravamo solo io e te perché tu eri il primo a non essere niente.” Il fiato gli mancava un po’ a causa della lunga camminata a passo avanzato. “Volevo solo che tu mi conoscessi” – “Io credevo di conoscerti. Cazzo hai fatto prima sesso con me e poi mi hai portato qui, dal tuo caro e vecchio Riley. Perché Zayn? Mi hai fatto credere che fosse la prima volta per entrambi.” Si portò le mani in viso per un momento e poi le fece scendere attraversando i capelli. Zayn gli si avvicinò poggiando le mani sul cancello posto sul muretto, in modo che Harry non potesse allontanarsi. “Andiamo Harry, non puoi prendertela davvero.” Zayn tossì, leggermente. “Ah, io non posso prendermela mai ma tu puoi continuare a mettermelo in culo!” Zayn trattenne una risata, facendo uno strano rumore col naso, quasi come se non riuscisse proprio a trattenersi. “Non letteralmente.” Harry roteò gli occhi stufo, ma più che altro lo fece per non dargli a vedere che anche lui stava per ridere, poi scoppiò a causa di Zayn che rise per primo. “Eddai.. non sai tenere nemmeno una discussione seria.” Zayn gli sorrise e poi sospirò. “Non devi prendertela per tutto.. ti ho detto di amarti, non l’avrei fatto se non lo pensassi. Ti ho portato qui per farti capire che persone ho frequentato così che ti convincessi del fatto che la mia non è un infatuazione e che sono sicuro di me, quando ti dico che ho scelto di stare con te. Ho già provato tutto questo prima, ma mai è stato come lo è con te.” Gli accarezzò il viso convincendolo. Insomma quello sguardo poteva convincere anche il Diavolo a fare dell’inferno, un paradiso. Harry ricambiò il sorriso e si alzò dal muretto avvicinandosi al suo viso per baciarlo. “Stasera vanno in giro, magari si fermano in qualche locale.. perché non andiamo con loro?” Zayn parlò con tono dolce mentre gli toccava il colletto della camicia. Harry fece di ‘si’ col capo. “Ma prima..” sospirò “Avrei bisogno di vestiti nuovi.” Rise. “Non sono mai uscito di sabato, nelle ultime quattro settimane ho frequentato solo te e non siamo mai usciti in compagnia di altri, quindi..” Zayn rise e lo abbracciò in vita. “Hey, stai parlando col re dello stile.” Poi fece un espressione convinta. “Sono io quello che si chiama Styles, hey.” Harry lo spintonò e poi si avviarono entrambi verso l’auto.
 
                                                                
“Non abbiamo nemmeno tempo di tornare a casa, vestiamoci stesso qui che son già le sette.”L’Hollister era ancora aperta, c’era un assurdo via vai di gente che entrava per acquistare ed usciva con buste piene di compere. I due fecero la stessa cosa tardando all’appuntamento con gli altri. Erano rimasti a pranzo fuori insieme, avevano passeggiato e andato in giro in macchina con la musica a tutto volume, avevano fatto poi benzina e fermatosi sulla spiaggia in attesa che i negozi aprissero mangiando un gelato. Harry indossò una semplice maglia bianca con una giacca marrone mentre Zayn indossava anche lui una maglia bianca, accompagnata però da una Letterman blu. Uscirono dal negozio ritrovandosi nuovamente sul marciapiede del centro di Boston e lasciarono l’auto in un parcheggio lì vicino. Avrebbero raggiunto il bar nella quale li aspettavano Riley e gli altri, facilmente a piedi. Dopo mezz’ora di cammino, arrivarono ad un bar dalle dimensioni quasi esagerate, dal punto di vista di Harry. Le giacche che indossavano erano perfette per la temperatura che scese improvvisamente su Boston, faceva poco freddo ma non tirava molto vento. Zayn vide il gruppo di ragazzi attorno ad un tavolo, poi guardò Harry. “Pronto?” Harry annuì con sicurezza. “Pronto.” Si tirò su i pantaloni che a momenti avrebbe potuto ritrovarsi sulle ginocchia e poi fece per entrare. Zayn gli prese la mano, superandolo poi e portandolo con se fino al tavolo dei suoi amici. Quella volta si presentarono tutti a Harry, anche i famosi Blaze, Dave, Mark, Aaron e Benj o com’era, visto che Harry non gli fece finire la frase. Quello che che si presentò come Blaze, teneva un braccio attorno le spalle di Riley, quello che disse di chiamarsi Dave era seduto accanto a Mark che guardavano entrambi qualcosa da un cellulare, e poi c’erano Aaron e Benjqualcosa che parlavano tranquillamente della squadra di Hockey della loro scuola. Si salutarono e non appena Zayn prese posto accanto a Riley insieme ad Harry, si fece portare due drink. Ne porse uno ad Harry che lo guardò in ansia, poi fottendosene cominciò a bere il drink finendolo in men che non si dica. Ogni vodka alla fragola veniva ingerito come fosse acqua. Dopo qualche ora Riley propose di passare nella discoteca vicino il mare dove andavano di solito. Le luci che cadevano pesanti su di loro di quel locale, abbagliarono Harry che dovette stringere gli occhi e poi sgranarli per rivedere di nuovo bene e in modo normale. “Per noi va bene. Vero Harry?” Zayn guardò Harry aspettando una sua replica; gli rispose di si senza probabilmente nemmeno aver capito di cosa stessero parlando. Stava pensando al fatto che aveva ingoiato il pezzo di fragola nel bicchiere senza averlo masticato o al fatto che la sua vista lo stava lasciando a causa delle luci abbaglianti? Dopo poco si ritrovarono tutti nel privè della discoteca.
La musica era altissima, quasi assordante. Zayn muoveva la testa a ritmo di musica battendo la mano sullo schienale del divanetto mentre Harry gli sedeva accanto fissando una coppia che si sbatteva in un muro.. o meglio, come lui sbatteva lei nel muro.  “E’ sempre così?” si avvicinò all’orecchio di Zayn esponendo il suo quesito per poi indicargli i due giovani. Zayn rise. “Quasi sempre e non solo tra etero.” Fece spallucce e poi gli indicò un piano superiore ai di sopra della pista da ballo. “Lì ci sono anche delle stanze, tante persone all’improvviso entrano lì e le vedi uscire dopo qualche ora.” Disse con tono divertito, Zayn. Poi sia alzò e restò di fronte ad Harry. “Ti va di ballare?” – “Zayn, non so giocare a Just Dance, figurati se so ballare in discoteca.” Zayn gli porse la mano tirandolo su. “Tu segui il mio corpo.” Lo trascinò in mezzo alla follae per un momento Harry avrebbe voluto gridargli ‘il tuo cosa?’ ma mente pensava a come comporre il senso della frase, il bacino di Zayn era già contro il suo che si muoveva in modo circolare. La sua mano dietro il fondo schiena di Harry che lo teneva stretto contro il suo petto e poi lo guardava. Lo guardava negli occhi, quasi come se sapesse le pene che Harry stava soffrendo in quel momento. Gli piaceva troppo ballare in quel modo, e gli piaceva il modo in cui Zayn lo teneva stretto a se, quasi dichiarando sua proprietà. Harry guardò oltre la spalla di Zayn e notò il modo in cui Riley li guardava, mentre Blaze gli si strusciava contro. Se avesse avuto abbastanza coraggio da andargli vicino e chiedergli cosa avesse da guardare, lo avrebbe fatto. Oh, si che lo avrebbe fatto. Zayn era suo, apparteneva a lui e nessun altro poteva mettersi tra di loro. Ne uno sconosciuto, ne una vecchia fiamma.

 

                                     

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Capitolo 10
*** my overdose. ***


If i was your boyfriend i’d never let you go, i could take you place you’ve never been before. Baby take a chance or you’ll never ever know, I got money in my hands that I really like to blow.

 
“Siamo stati insieme per circa otto mesi, poi.. diciamo che mi ero stancato, ma sembrava lui si fosse sul serio innamorato di me.”
Si accese la sigaretta ed Harry dalla cabina dove stava urinando, riuscì a sentire il rumore dell’accendino. Uscì dopo poco e si avvicinò ai lavamano prendendo un po’ di sapone per pulirsi le mani, poi guardò Zayn dallo specchio con aria turbata. Il moro si spostò dalla parete e gli si avvicinò cincendogli da dietro la vita, con una sola mano, e poggiò il mento sulla sua spalla. “Non so cosa voglia, ma stai sicuro che qualsiasi cosa sia, non gliela darò.” Harry annuì e calò leggermente il capo sulla sinistra poggiandolo contro il suo, poi chiuse l’acqua e Zayn gli diede di fuggita un bacio sul collo. Uscirono dai bagni della discoteca e ripercorrendo la stessa strada per tornare alla sala, trovarono Blaze sui divanetti da solo che muoveva nervosamente la gamba. Harry lo indicò a Zayn che nonostante vedesse l’amico un po’ preso male, non lasciò la mano di Harry. “Blaze, che hai?” l’altro alzò il viso e con lo stesso fece un cenno verso la fine dei divanetti dove Riley si dava da fare con un ragazzo dai capelli rossastri. Zayn lo guardò disgustato e poi riportò gli occhi su Blaze che diventò paonazzo. “Eddai, chi se ne frega. Conosciamo tutti Riley..” lasciò la mano di Harry sedendosi accanto all’amico. “E’ diverso quando provi qualcosa, tu provi qualcosa no? Si vede come guardi Harry, lui non lo nota nemmeno.” Blaze alzò per un attimo gli occhi su Harry che era rimasto in piedi di fronte ai due ed Harry dovette deglutire un groppo che era diventato fin troppo grande e pesante. Si allontanò dai ragazzi e Blaze guardò Zayn con un espressione alla ‘cosa sta facendo?’ e Zayn gli rispose con altra e tanta espressione alla ‘lascialo fare.’ .. qualunque cosa fosse.
Si fece spazio tra tavolini, e la musica assordante gli faceva credere che nella sua testa ci fossero enormi tamburi che battevano ferocemente. L’aria si fece insostenibile e ormai, fattasi una certa ora, c’erano solo ragazzi drogati da ogni parte e chi faceva sesso da un'altra, erano pochi quelli ancora ballavano, e ballavano. Si avvicinò a Riley toccandogli la spalla. “Possiamo parlare?” – “Sono occupato.” – “Beh, chi se ne frega.”
Harry assunse un espressione seria e Riley si strofinò un occhio, allontanandosi dal ragazzo. “Sei un coglione” Riley scosse il capo e guardò Harry. “Io sono cosa?” - “Un coglione.” Ripetè Harry con fare convinto, poi continuò. “Perché gli fai questo?” l’altro sbadigliò, ma capì subito a chi si stesse riferendo Harry. “Non puoi restarne fuori e basta?” – “No perché ci sta male. Dovresti vedere com’è conciato.” – “Beh tu non sei nessuno per fare il giudice di guardia.” “E tu non sei nessuno per trattare così una persona. Ti ama, e che ti importi o no se almeno vuoi fare la troia, non farlo avanti i suoi occhi.” Blaze si alzò e Riley da lontano notò il modo in cui Zayn lo strinse. Gli voleva bene e dalla stretta, ne era visibile. Perché non poteva più stringere Riley in quel modo? Cosa c’era che non andava più tra Zayn e Riley e soprattutto di chi era la colpa? Si passò una mano tra i capelli non appena Harry tornò dai due, e con passo avanzato li raggiunse, Riley. “Mi dispiace, Blaze.” L’amico si voltò chiudendosi nella giacca. “Dispiace più a me.” Poi annuì triste ed uscì fuori dal locale insieme Zayn ed Harry. Cosa fece Zayn? Non lo guardò nemmeno. Arrivarono tutti e tre alla macchina di Zayn e Blaze li salutò ringraziandoli per non aver lasciato che la sua serata finisse in modo peggiore. Zayn gli sorrise ed Harry lo lasciò con una stretta di mano. Finalmente c’era .. aria. Harry respirò di nuovo e la cosa gli sembrò quasi incredibile. Si sedette nell’auto e sospirò. “Come fate a respirare lì sotto?” Zayn rise e chiuse lo sportello. “Ci sei riuscito, dopo un po’ ci si abitua.” Harry lo guardò arricciando il naso. “Non mi starai chiedendo di abituarmici” entrambi risero. “Può darsi.” Calò di poco i finestrini ed Harry mise le mani nelle tasche. Erano le due e si sarebbero sicuramente fermati a mangiare un cornetto o qualcosa simile. “Aspetta, aspetta.” Harry si spinse in avanti staccandosi dallo schienale e cominciò a cercare nel cappotto e nei jeans. “Cosa? Che hai perso?” Harry guardò Zayn scocciato. “Credo di aver dimenticato la carta d’identità al PR per entrare.” Sbuffò sonoramente e Zayn sogghignò. “Faccio subito.” Si avvicinò verso il viso del ragazzo facendogli cenno di volere un bacio, il ragazzo lo accontentò baciandolo dolcemente, facendo schioccare le labbra, poi gli sorrise. Harry uscì dall’auto e si calò verso il finestrino per metà aperto e “Tieni il cellulare vicino.” Gli disse quasi come avesse avuto una premonizione. Zayn fece un espressione pensierosa, poi guardò il ragazzo allontanarsi, ed intanto prese la radio mettendola sulla stazione Virgin Radio. Abbassò il volume e fischiettò il motivetto della canzone che stavano dando.
Harry arrivò nuovamente alle porte del nightclub, scese le gradinate ed arrivò a bancone d’entrata. “Mi scusi, credo di aver dimenticato la carta d’identità.” Poi continuò dopo un cenno del PR con “Harry Styles.” Per fare in modo che il ragazzo trovasse il suo documento. Si guardò in torno per un po’ nel mentre che attendeva di ritirare la sua carta, notò Riley seduto su un divanetto con un bicchiere trasparente tra le mani. Fissava il fondo di questo, pensando chissà a cosa. Sorrise gentilmente al giovane che gli restituì finalmente la sua carta d’identità e poi si avvicinò a Riley. “Hey.” Disse standogli di fronte. L’altro alzò il viso e al “Stai bene?” di Harry, fece di si con un cenno del capo. “A me non sembra. Dai vieni..” gli si avvicinò di più intento nel prendergli il braccio e aiutarlo a mettersi in piedi. Magari lo avrebbe tirato fuori da quella sala piena di fumo e anidrite carbonica e lo avrebbe riaccompagnato a casa insieme a Zayn.. o almeno così sperava le cose andassero. Non appena gli toccò il braccio, Riley lo spinse e si alzò posizionandosi avanti a lui, così vicino da potersi specchiare nei suoi occhi. “Sei impazzito? Sto solo cercando di aiuta-“ non riuscì a finire, che il ragazzo lo colpì dritto sul naso. Nessuno se ne accorse, così Riley lo spinse fuori. “Sai quante volte è venuto Zayn da me quando ne aveva bisogno?” Harry si manteneva il naso che cominciò a sanguinaree si poggiò contro il muro. “Non ti ho chiesto nulla.” Harry sembrava non voler fare la parte della vittima; se c’era una cosa che aveva imparato da Zayn era: mai sottovalutarsi.
“Ah, vieni anche a fare lo spiritoso?”lo colpì ancora facendogli battere la testa contro il muro. Harry rise e deglutì. “Sei solo ubriaco.” A quest’ultima affermazione, Riley tornò di colpo verso Harry che nel frattempo aveva messo la mano nei jeans per prendere il cellulare. “Io sarò anche ubriaco, ma a Lui ci penso ancora.” Poi si allontanò e teneva un’ espressione da persona a pezzi. Sembrava quasi volesse piangere, ed Harry non riuscì ancora a realizzare quello che stava succedendo. Cliccò sul tasto delle chiamate e riuscì a chiamare Zayn, prima che l’altro gli facesse finire il cellulare per terra.
“Ridammelo, Harry. Ridammi Zayn.” Il riccio scivolò contro il muro sedendosi per terra e strinse gli occhi dal dolore che cominciò a sentire a causa del naso che prese a sanguinare più velocemente.“Non hai pensato per un momento che se non sta più con te è per qualche motivo valido? Non sei un santo, Riley.” Riley si passò una mano tra i capelli e poi in viso, notando quanto stava sudando. Poi tirò su col naso e non disse niente più.“Se lo ami davvero, devi lasciarlo vivere.. con qualsiasi persona lui scelga di farlo.” In quel momento arrivò Zayn che si affrettò ad avvicinarsi ad Harry e a farlo alzare.“Stai bene?” l’altro fece di si col capo, e Zayn si avvicinò a Riley.“Ma che ti è saltato in mente?” il tonoda persona incazzata quale era, di Zayn, fece allarmare Harry che gli si avvicinò fermandolo per il braccio. “E’ solo ubriaco, io sto bene Zayn, davvero.” Zayn indietreggiò a causa della presa di Harry e lo puntò col dito. “Non farti piu vedere Riley.” Esclamò il moro prima di uscire dal locale. Arrivarono alla macchina ed Harry cercò nel cruscotto un paio di fazzoletti che poi portò sotto al naso. Tenne il capo alto mentre Zayn cominciò a guidare senza dire una parola. Harry pensò che tutto quel silenzio era abbastanza imbarazzante, alla fine anche se aveva un naso rotto, non se l’era presa così tanto. Si decise ad aprire un argomento. “Ci fermiamo a prendere qualcosa?” disse guardando il ragazzo di sottecchi che teneva la mano salda sul cambio marce. Lui la guardò per quanto potette, poi allontanò il fazzoletto dalla mano e vide che il naso aveva smesso di sanguinare. Portò la mano su quella di Zayn che era teso quanto innervosito, e al suo toccò sembro cambiare radicalmente umore. “Eddai.. ti riprendi?” gli chiese Harry con tono dolce, poi si fermarono nel parcheggio di un ospedale e Zayn lo guardò. “Mi dispiace, non avrei dovuto lasciarti andare da solo.” Annuì sinceramente dispiaciuto e triste, ma Harry gli sorrise accarezzandogli il viso. “E’ tutto apposto, era solo ubriaco..” Zayn spense l’auto e lo guardò. “Che cosa ti ha detto?” Harry scosse il capo. “Non ha importanza, perché siamo qui?” disse dando un occhiata al posto. “Un piccolo controllo, sono preoccupato.” Ma il riccio rise e “Sto bene, davvero.” Zayn gli sorrise convincendosi delle parole del suo.. ragazzo. Non vedeva l’ora di pensarla così, sentì Harry chiamarlo ancora. “Sto preparando un saggio per la finale di una gara alla quale sto partecipando, e se vinco mi daranno una borsa di studio e andrò in California.” Gli confidò allora lui. Zayn lo guardò male. “Cosa significa che andrai in California?” l’altro gli prese la mano.“ Significa che farò questo viaggio per una settimana di lezioni con un professore di hip hop e danza moderna di altissimo livello e.. tu verrai con me.” “Puoi portare qualcuno?” Harry fece di si col capo. “Mia madre capirà. Allora, ti va di venire?” Zayn sembrò pensarci su poi gli sorrise.“E’.. grandioso. Una vacanza, in California. Con te, poi. Grandioso, davvero. Si.. mi va.”
 
Arrivarono a casa di Zayn alle ore 3.00 passate del mattino, e in casa di Zayn c’era soltanto sua sorella che già dormiva. I suoi genitori erano andati a trovare degli zii che vivevano all’altro del posto e probabilmente rimasero lì per la notte. “Resta pure nel salotto, io faccio una doccia al piano di sotto e poi andiamo di sopra.” Harry annuì sorridendo e attraversò l’ingresso guardando Zayn andare dall’altra parte della casa. Si avvicinò nel salotto e guardò lo spazio dove qualche sera prima ci misero un Twister e giocarono fino allo sfinimento, lo stesso posto dove poi ebbero la loro prima volta insieme. Per Harry, la prima volta in assoluto. Sorrise rimembrando e poi si adagiò sul divano. Si guardava attorno e una foto di famiglia particolarmente vecchia, attirò la sua attenzione tanto da farlo alzare di nuovo dal divano. Delle piccole foto incorniciate erano sopra un mobile in mogano antico, ai suoi genitori non piacevano le case moderne come a sua madre, ne tanto meno l’arredamento. Fatto sta che il loro stile cadeva sull’Old. Prese in mano la foto che lo incuriosì e notò il modo in cui Zayn non era assolutamente cambiato a 10 anni di distanza da quella foto, poi la poggiò nuovamente sul mobile e tra questi notò delle carte, documenti. In un primo momento cercò di non intrigarsi, sarebbe potuto essere qualsiasi tipo di documento, da una questione economica, ad una qualsiasi questione familiare. Poi notò il nome di un’ ospedale e subito dopo – Paziente: Zayn Jawaad Malik. –
Prese la carta e cominciò a leggere.

La morte per overdose da eroina avviene fondamentalmente per ipossia cerebrale: in altre parole la depressione del respiro provoca una mancato arrivo di ossigeno al cervello. Naturalmente se questa riduzione di ossigeno è molto intensa avviene la morte, se invece la riduzione (magari perché la depressione respiratoria non è completa) è mono intensa si possono avere dei danni al cervello senza che avvenga la morte.

A cosa serviva ai Malik una spiegazione su cosa fosse l’Overdose? E perché mai sotto il nome di Zayn? Non voleva pensarci nemmeno per un attimo che Zayn potesse essere anche minimamente malato di questo, si portò una mano sul viso e cercò di trattenere un qualsiasi tipo di crisi nervosa. Si poggiò contro la poltroncina non riuscendo più a reggersi in piedi; sentiva che le gambe non riuscivano più a reggere il suo peso, o comunque il peso che sentiva dentro. Si dovette sedere mentre si coprì la bocca con un palmo di mano, non avendo parole. I pensieri facevano lotta tra di loro, e quasi sembrò mancargli l’aria. In quel momento Zayn uscì dal bagno avvolto nel suo accappatoio. “Spero tu abbia mangiato qualcosa, se avevi fa-“ non riuscì a finire la frase che trovò Harry seduto sulla poltrona con a fianco quelle carte d’ospedale. “Che cosa..” chiuse per un attimo gli occhi come se all’apertura per un attimo potesse trovare davanti un'altra scena. “Perché non me l’hai detto?”       

"Harry makes me happy."     

                                                                                                                                  

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