Dreamer.

di StrangerAlien
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un ragazzo misterioso ***
Capitolo 2: *** Can you dream? ***
Capitolo 3: *** Daniel ***
Capitolo 4: *** He's a dreamer. ***



Capitolo 1
*** Un ragazzo misterioso ***


2130.
La pioggia correva insistente lungo le pareti dell’anonima casa grigia,nel centro di quella che sarebbe stata la vecchia Londra. Adesso,era solo uno dei tanti distretti,il trecentoventottesimo. Christina, seduta sul davanzale di marmo, teneva la testa posata contro il vetro, guardando le gocce battere trasversali, guidate dal vento, lungo il vetro. I capelli biondi, raccolti in una cipolla, lasciavano ricadere qualche ciocca lungo il viso roseo. I suoi occhi castano chiaro, quasi color miele, scrutavano con attenzione la poca gente che passeggiava per la strada. La noia si stava impadronendo di lei, che sola a casa, non sapeva cosa fare. Vide il suo gatto scendere dal divano, annoiato anche lui. Si avvicinò con il suo manto rosso alla ragazza, strusciandosi contro i suoi pantaloni della tuta. Lei sorrise. Il gatto si avvicinò pigro alla porta, strusciandosi al portone. Christina capì che doveva uscire per fare i suoi bisogni, così scese dal davanzale e aprì il portone. Il gatto uscì, andandosi a riparare sotto la tettoia. La bionda si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Qualcosa catturò la sua attenzione lungo il viale poco popolato. Scrutò gli occhi verso quella che gli sembrava una massa nera. Sussultò quando vide che sotto l’enorme giaccone nero vi era un ragazzo,zuppo e tremante. Christina corse fuori il proprio vialetto, sentendo le gocce bagnarle il corpo. Si avvicinò al ragazzo e lo tirò su. Quando lo portò in casa ancora tremava. Christina lo sedette sul divano e gli scostò il cappuccio. Rimase stupita di tanta bellezza. Il ragazzo dagli occhi castano intenso la guardava. Il suo volto era simmetrico, un piccolo neo si trovava sotto le sue labbra, umide e schiuse. I capelli di lui, zuppi, gli scendevano lungo la fronte.
“Stai bene?” chiese Christina, guardandolo.
Lui annuì, non doveva avere più di ventun anni.
“Come ti chiami?”
Lui smise poco a poco di tremare, si stava scaldando. Lei gli tolse il giacchetto, gettandolo sull’appendiabiti.
“Wilhelm.. Grazie per avermi portato qui.”
“Oh,figurati. Io sono Christina. Ti posso fare un tè?”
Lui annuì. “Mi farebbe molto piacere,grazie.”
Christina andò in cucina, estraendo un pentolino dal cassetto inferiore del mobile verde acido. Lo riempì d’acqua e lo mise a bollire. Guardò verso il divano in salotto, dove era seduto Wilhelm. Lui si stava guardando intorno con aria incuriosita. Poi girò lo sguardo verso di lei, e le rivolse un sorriso che lasciò la ragazza senza fiato. Si alzò, e Christina notò che era magrissimo. Si appoggiò allo stipite della porta, infilandosi le mani in tasca,poi starnutì.
“Aspetta, ti do’ dei vestiti asciutti, vieni.”
Christina lo condusse nella stanza del padre, tirò fuori da un cassetto un paio di pantaloni elastici e una felpa.
“Vuoi farti una doccia?”
“Magari..”
Lei gli mostrò dove fosse il bagno e tornò in cucina. Sentì lo scrosciare dell’acqua che scorreva dalla doccia. L’acqua sul fornello iniziò a bollire, così Christina la spense e vi aggiunse il filtro del tè, girandolo. L’acqua cambiò colore, lei lo versò in due tazze e aggiunse dello zucchero. Sentì l’acqua fermarsi e la doccia aprirsi. Poco dopo uscì dal bagno Wilhelm, negli abiti del padre di lei, teneva in mano i vestiti zuppi e aveva i capelli umidi. Lei glieli prese e li mise sul termosifone. Lui si sedette davanti la tazza e la prese in mano, sorseggiando piano il caldo liquido. Lei lo guardò.
“Allora, cosa ti porta a vagare per la strada in una bella giornata come questa?”
Lui sorrise enigmatico. “Cercavo un amico, mi sono imbattuto in un guaio e ho trovato una ragazza gentile ad accogliermi.”
Christina prese il proprio tè. “Un guaio?”
“Non ti basta se ti dico un guaio e basta?”
“No.”
Wilhelm sorrise, portando l’indice sulla punta del naso di lei. “Dovrai accontentarti.”
Christina alzò un sopracciglio verso il misterioso ragazzo e sorrise.
“Per ora.”

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Capitolo 2
*** Can you dream? ***


Christina guardava il ragazzo, sempre più curiosa. Lui per un istante ricambiò lo sguardo.
“Sei sola in questa casa?”
“C’è mio fratello e i miei genitori, ma sono fuori.”
Wilh guardò le braccia di lei, scoperte. Le sue mani tenevano delicatamente la tazza, le labbra rosee vi soffiavano sopra. Lei lo osservò con attenzione.
“Dove andrai ora?”
Lui guardò fuori.  “Ha smesso di piovere.. Mh,non so.”
Christina aggrottò la fronte, perplessa, così lui si trovò costretto a spiegare. “Il mio amico non è più qui, perciò non so dove poggiarmi stanotte.”
Lei propose al ragazzo che poteva stare da loro, almeno per la notte, poi avrebbe visto che fare. Lui acconsentì.
La porta di casa si aprì, ed un ragazzo di diciotto anni entrò nell’abitazione. Christina si alzò, andandogli incontro e baciandogli la guancia mentre Wilh li guardava. Erano molto simili, ma lui doveva aver avuto un anno o due meno di lei, e i capelli erano castano chiaro invece di biondi.
“Sam,ti presento Wilhelm.. Wilh, lui è mio fratello Samuel.”
Il ragazzo salutò gentile, Wilh si alzò e gli porse la mano. Christina spiegò al fratello la strana vicenda, che ascoltava interessato. SI sedettero sul divano. Wilh ci si rilassò, osservando i due. 
Si udì un rumore di sirene della polizia per la strada, e il ragazzo si irrigidì. Christina lo notò e domandò divertita “Cercano te?”; la risposta di Wilh fu un mezzo sorriso.
“In realtà, si.”
I due fratelli si avvicinarono istintivamente a lui, guardandolo con la stessa curiosità negli occhi. Ancora una volta Wilhelm si ritrovò a spiegare, anche se contrariato.
“Conoscete i Dreamer?”
Samuel intervenne. “Sono solo un vecchio gruppo di ribelli, a quanto ne so.”
Wilh scosse la testa. “Non ribelli. Conservatori.”
Christina lo fissava. “Cosa è Dreamer?”
“è una parola in una vecchia lingua, una delle cose che, appunto, si cerva di conservare.”
I fratelli non capivano. Era astratto per loro il concetto di altre culture, altri mondi, altre lingue. Gli era stato insegnato che era così il mondo, da sempre. Non sapevano cosa fosse la diversità culturale, altre lingue al di fuori dell’unica che conoscevano. Quello era il loro mondo, per questa ragione non capivano. Wilhelm lo sapeva, per questo si prese la briga di spiegare loro il mondo antico, antiche culture, antiche lingue, diede loro un assaggio di tutte le scoperte, tutti gli illustri nomi dei grandi inventori, la nascita delle civiltà. Alla fine di quello che sembrava uno splendido racconto, i ragazzi erano confusi, come lo era stato molto tempo prima Wilh. Era custode di un prezioso tesoro e una pericolosa verità, l’uomo che aveva voluto eliminare tutto ciò che aveva vera importanza.
“E come fate a capirvi tra voi? I membri di questo.. Gruppo?” sussurrò Christina.
“We are Dreamers.” Rispose sorridendo lo splendid ragazzo moro.

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Capitolo 3
*** Daniel ***


“Dobbiamo fermare quel dannato gruppo di ribelli!” esclamò Peter ai suoi consiglieri, tutti radunati attorno al lungo tavolo ovale. E al fianco del governatore che stava in piedi, paonazzo per la rabbia, sedeva un ragazzo sui ventun anni, con dei rasta mori che scendevano dalle sue spalle. Era sbragato sulla poltroncina bordeaux, giocherellava con una penna ascoltando distratto. Cominciò a fare dei disegni astratti sul foglio che aveva davanti. Il padre si girò e glielo strappò di mano.
“Daniel,vuoi sentire e crescere, per una buona volta?!”
Il ragazzo lo guardò,ancora apatico.
“Non trovo sia un grande problema. Voglio dire, se vogliono continuare a conservare qualcosa del passato, che male c’è?” Il rasta si accese una sigaretta, sfidando con lo sguardo il padre che lo incenerì con lo sguardo.
“Non capisci, Daniel! I nostri genitori hanno fatto sacrifici per liberarci dalle guerre,loro vogliono  riportarle!”
“Non è detto.” Si levò un mormorio da tutta la sala, mentre Daniel fumava in tutta tranquillità. Il padre,furioso,lo cacciò.
Daniel era sempre stato freddo nei confronti di questa causa. Suo padre era colui che governava tutto il mondo,affiancato dai suoi consiglieri. Era un uomo equilibrato, uno dei requisiti che il governatore doveva avere, ma secondo il ragazzo era estremista nei confronti dei Dreamers. Per lui erano solo persone che volevano conservare la vecchia vita. Per il padre erano una vera e propria minaccia. Daniel continuò a fumare,affacciandosi alla finestra. Trovava ingiusta anche la riforma dell’abolire le culture. Il mondo era arrivato ad un punto di non ritorno nel passato, e Daniel lo capiva. Ma addirittura abolire la diversità, gli sembrava allucinante.
Si legò i rasta in un elastico, lasciandoli morbidi. Gettò la sigaretta finita dalla finestra e scese le scale. La segretaria si voltò a guardarlo.  Era in effetti molto bello. I suoi tratti erano marcati,ma non esagerati.  Portava raramente abiti formali, ed era un ragazzo molto estroverso e aperto. Gli piaceva ridere, ma sapeva essere serio all’occorrenza. Un ragazzo deciso, se voleva qualcosa la otteneva, non scendeva a compromessi,mai.
Daniel amava il fumo,amava le belle ragazze e amava la vita.
Daniel era un Dreamer, ma ancora non lo sapeva.

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Capitolo 4
*** He's a dreamer. ***


Christina era sdraiata sul letto, nella sua camera color crema. Le sue mani erano posate sulle grandi cuffie a casco bianche, che rilasciavano delicate note nelle sue orecchie. I suoi occhi verdi, contronati da una sottile striscia di eyeliner, erano chiusi. La sua mente cercava di immaginare un mondo diverso, a lei sconosciuto, diverso, con tantissime “culture”, come il ragazzo le aveva chiamate. La sua famiglia e Wilh erano a letto ormai da un pezzo, ma lei non riusciva a prendere sonno. Allungò indietro la mano, accendendo la lunga lampada a muro dietro di sé. Si alzò, afferrando il suo Ipod, e si avvicinò alla finestra. I lampioni dalla luce fioca illuminavano la strada deserta. Christina alzò lo sguardo verso la luna. Da sempre era attirata da quel piccolo satellite. Era sempre la stessa, fin dall’origine della terra. Quante cose la luna aveva visto, quanti cambiamenti, nascite, morti, quante vite erano passate sotto gli occhi della luna, eppure era sempre lì, fredda, gelida, immutata, immobile, che osservava l’umanità tutte le notti, quando le vere persone uscivano fuori. Christina era troppo presa dai suoi pensieri per accorgersi che Wilh era entrato nella sua stanza. Lui picchiettò sulla sua spalla, e lei sobbalzò. La bionda di scatto si tolse di scatto le cuffie, posandole sul collo.
“Scusa se ti ho spaventata..”
“Fa nulla.” Sussurrò lei, tirandosi ancora più giù la maglia già lunga fino alle cosce, mentre sorrideva imbarazzata. Il ragazzo era a petto nudo sopra i grigi pantaloni elasticizzati. La parte superiore del ragazzo era magra come il resto del corpo, la carnagione era molto chiara. Sopra il suo pettorale destro, inciso a piccole lettere, vi era una scritta in corsivo, Freedom. Christina alzò la mano, carezzando con la punta delle dita il tatuaggio e sussurrando lievemente “Cosa vuol dire?”.
“Libertà.”
Lui la guardava, affatto infastidito dal gelido tocco della mano della ragazza, che era ancora adagiata sul suo petto nudo e caldo.
“Lo vuoi vedere ciò che ti ho detto oggi?”disse lui con un sorriso che incurvava le sue labbra. Lui le aveva parlato di un magazzino inutilizzato nei paraggi, dove vi erano conservati alcuni oggetti antichi. Lei annuì.
“Vestiti.” Il ragazzo uscì dalla stanza prima che Christina potesse replicare. Era incuriosita da morire, gettò l’Ipod sul letto, aprì l’armadio e velocemente si infilò un pantalone blu e una maglia a maniche lunghe bianca.  Prese il giacchetto ed uscì dalla stanza, Wilh la guardava con già addosso i suoi abiti. Uscirono silenziosamente, andando per strada. Era circa l’una del mattino.
Arrivarono davanti un grande edificio, sporco e consumato dal tempo. Le luci lì non arrivavano, perciò erano quasi completamente al buio. Wilh tirò fuori dalla tasca un mazzo di chiavi, ne scelse una ed aprì la grande porta arrugginita. Quando entrarono, era spaventosamente buio.Wilhelm andò ad alzare la leva piatta e le luci si accesero lungo tutto l’edificio.Christina sgranò gli occhi.

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