Farax di Faraxdipanda (/viewuser.php?uid=18140)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'arrivo ***
Capitolo 2: *** Che il Sogno diventi realtà! ***
Capitolo 3: *** L'armatura d'Argento del Panda ***
Capitolo 4: *** Il Panda ***
Capitolo 5: *** Incubi ***
Capitolo 6: *** Partenza ***
Capitolo 7: *** Nell'Oscurità, una Luce ***
Capitolo 8: *** Pensieri ed Addestramenti ***
Capitolo 9: *** L'Alluvione ***
Capitolo 10: *** La Leggenda dei Cavalieri ***
Capitolo 11: *** Argento ed Oro ***
Capitolo 12: *** Tradimento?! ***
Capitolo 13: *** Storie e Pericolo ***
Capitolo 14: *** La Stretta Del Panda ***
Capitolo 15: *** Saluti e Vecchi Amici ***
Capitolo 16: *** La Scalata ***
Capitolo 17: *** L'investitura ***
Capitolo 18: *** Vittoria in Difesa ed in Attacco ***
Capitolo 1 *** L'arrivo ***
E’ appena iniziata una luminosa giornata di sole, che
riscalda l’umida distesa di bambù nella pianura sottostante la Grande Muraglia.
Si intravede un ragazzino in cammino, un po’ impaurito e sconcertato, ma sempre
fermo a portare a termine il suo più grande sogno, diventare
cavaliere.
Cammina lento, con la sua mole maggiore rispetto alla
norma di quelli della sua età, occhi e capelli scuri; sapeva di essere in
ritardo, ma non se ne preoccupava più di tanto, in quanto conscio che sarebbe
stato lui l’unico allievo del grande uomo che doveva fargli da mentore, ammirato
e famoso per la sua forza e bontà d’animo.
Stava continuando a camminare, dirigendosi verso una
delle colline che sovrastano la piana, quella designata per il suo allenamento,
quando sentì un rumore pesante di un animale in corsa alle sue spalle; si voltò. Non
riusciva a muoversi, era esterrefatto dall’enorme mole e violenza della bestia:
era un Panda.
Appena lo vide avvicinarsi si riprese dallo sconcerto,
ed iniziò a correre. Pensava che non ce l’avrebbe mai fatta a sfuggire
all’animale, ma ripensando al suo sogno che si poteva frantumare proprio in quell'istante,
controllò la paura con la ragione, iniziando a correre a zig-zag fra le alte
canne di bambù, per far perdere le sue tracce all’enorme
bestia.
Riuscì ad arrivare allo spiazzo in vetta alla collina, e
si voltò rapidamente, per vedere di quanto avesse distanziato il Panda, ma si
accorse ben presto che stava arrivando.
Si sentì perso, e più l’animale si avvicinava e meno
riusciva a pensare al da farsi, quando da qualche parte, dietro di se, comparì
un sottilissimo e velocissimo raggio rosso che si andò a conficcare su una delle
zampe anteriori della bestia, che venne scaraventata indietro di qualche metro,
poi fuggendo impaurita.
Il ragazzino si voltò, temendo un altro temibile
pericolo, ma vide un giovane, con lunghi capelli blu e vestito con la classica
tenuta da allenamento, che si stava avvicinando a lui.
Dopo un secondo di silenzio, il giovane
parlò:
-Tu devi essere Farax, giusto? Molto piacere. Io sono
Milo, il tuo Maestro!!!
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Capitolo 2 *** Che il Sogno diventi realtà! ***
-Oh…oh…Milo, ehm…volevo dire
Maestro…la ringrazio-
-Ma figurati- rispose Milo –mica
volevo perdere il mio unico allievo, poi ancor prima che iniziassi il suo
allenamento; però ho da dirti una cosa: Prima Lezione – non fuggire mai davanti
al pericolo, ma affrontalo; vuoi diventare cavaliere di Athena,
giusto?-
-Certo Maestro, sono venuto qui
apposta; voglio realizzare il mio sogno di diventare cavaliere per servire la
dea della Giustizia!!-
-Bene, so che sei stanco e ancora
intontito dalla paura, ma voglio che tu provi ad
attaccarmi.-
-Ehm…cosa?- disse Farax
sconcertato, quasi perdendo l’entusiasmo che lo aveva portato fin
li.
-Hai capito bene; ah, non ti
preoccupare, è solo per testare le tue capacità prima di iniziare il tuo
allenamento, in modo da bilanciarlo e regolarlo esclusivamente su di
te-
-Mh…ok….!?!-
Farax, ancora un po’ sconcertato,
cominciò a correre verso il neo-Maestro, con il pugno teso per colpirlo, ma
appena la mano giunse sul suo torace, il corpo del Maestro
sparì.
-Bene, vedo che qualcosa sai già
fare, hai delle buone basi!!!- rispose una voce dietro di
lui.
Farax si voltò e vide Milo, che
veloce come la luce era riuscito ad evitare il suo, comunque debole, attacco, ed
adesso si stagliava davanti al sole del primo pomeriggio.
-Ma…Maestro- disse Farax con un
mezzo sorriso di stupore e di compiacimento.
-Perfetto, adesso voglio testare la
tua difesa, che devi sapere è importante quanto l’attacco!-
Senza rispondere Farax si preparò
in posizione difensiva, ma non ebbe nemmeno il tempo di pensare ad una qualche
mossa che subito sentì una mano di taglio che gli sfiorava appena la nuca.
Ovviamente il suo Maestro era qualcosa di più di un semplice
cavaliere.
-Eh-eh…ok- disse Milo –non ti
scoraggiare, siamo qui apposta, no?-
-Già- rispose Farax un po’ deluso
dalle sue capacità.
-Dai, rientriamo, sicuro sarai
affamato dopo quella lunga corsa,e poi fra 4 o 5 ore tramonterà il sole e prima
di questo voglio che tu apprenda un paio di cosette sul tuo allenamento, sulla
tua costellazione e quindi sulla tua armatura.-
Al sentire queste parole, a Farax
iniziò ad illuminarsi il viso, conscio che il suo sogno stava
iniziando.
Ancora perso nelle sue fantasie,
non si accorse subito che il suo Maestro già si era incamminato, così si avviò
di fretta, correndo, raggiungendolo, e proseguendo il sentiero che portava alla
casetta di legno, posta sull’altro piede della collina, insieme a
lui.
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Capitolo 3 *** L'armatura d'Argento del Panda ***
Arrivati di fronte la casetta di
legno, Milo aprì la porta, facendo un cenno a Farax, dicendogli di seguirlo. La
casetta non era molto grande, con una prima stanza che aveva un tavolino al
centro con tre sedie e un minuscolo "piano cottura" sul lato destro, mentre
sulla parete di fondo vi erano due porte perfettamente simmetriche. Farax si
rese conto che era abbastanza spaziosa per lui ed il suo Maestro.
-Quindi noi staremo qui- chiese
Farax –durante il mio allenamento?-
-Esatto- rispose Milo –ma non siamo
soli!-
-Come? Credevo che fossi il suo
unico allievo-
-Si, questo è vero, infatti non ho
parlato di un altro allievo! Vieni, ti devo presentare una persona.- e
voltandosi dall’altra parte disse -Lin, vieni su, non farti
attendere.-
Al suono di queste parole, come per
incanto, si aprì una delle due porte sul fondo, quella a sinistra, e ne uscì una
ragazzina, poco più grande di Farax, con capelli neri e corti, e gli occhi
altrettanto scuri ma profondissimi. Si avvicino ai due, facendo un inchino, e
disse:
-Molto piacere, giovane Farax, io
sono Lin Teng, figlia del capo del villaggio qui vicino, e mi sono offerta
volontaria per farvi da mangiare e per pulire; sono entusiasta di questo, grazie
mille signor Milo per aver accettato la mia richiesta- e fece un sorriso
dolcissimo, chiudendo leggermente gli occhi.
-Ci..ciao Lin, io mi chiamo Farax,
ma lo sai già…ehm…il mio sogno è di diventare Cavaliere di Athena- disse
risoluto –e ce la metterò tutta.-
-Bene, fatte le presentazioni, che
ne dici Lin se ci preparassi qualcosa da mangiare? Sai, Farax ha fatto un lungo
viaggio, e diciamo che ha già iniziato l’allenamento…-
-Certo, stamattina ho comprato un
po’ di pesce giù al villaggio, spero che vi piaccia!- e si avvio così verso il
cucinotto, preparò il pesce e lo mise a cuocere su un fuoco che si trovava sul
retro della casetta che era acceso già da un po’. Dopo poco Lin rientrò,
portando su un largo piatto di legno il pesce ben cotto.
Finito di pranzare, Milo si diresse
verso l’esterno, Farax allora si alzò, ringraziò la ragazza del buon cibo, e
seguì il maestro fuori.
-Adesso che ci siamo rifocillati,
parliamo un po’ dell’allenamento. Devi sapere che se stamattina mi hai visto
così disponibile, è perché è il tuo primo giorno, e ti volevo mettere a tuo
agio. Ma da ora in poi sarò abbastanza duro con te…questo magari non ti sarà
chiaro immediatamente, ma in futuro capirai.-
-Certo Maestro- rispose Farax, per
nulla intimorito da quelle parole.
-Perfetto, il tuo allenamento sarà,
come ti ho detto, bilanciato, forza, mente, velocità, tutte qualità da
sviluppare alla pari. Per i primi mesi rafforzeremo la tua muscolatura, con
esercizi ginnici, corse e quant’altro. Poi verrà il momento di spiegarti da dove
proviene esattamente la forza di un cavaliere, e a quel punto dovrai raggiungere
il monte Wutaishan e raggiungerne la cima per conquistare la tua armatura.
Parliamo proprio di questo adesso. Devi sapere che mai nessuno ha conquistato
quest’armatura. E’ stata sconosciuta la sua esistenza per molto tempo, tanto che
solo da poco è visibile la costellazione corrispondente. Si dice che quando le
costellazioni compaiono d’improvviso, siano pronte ad estinguersi di li a poco.
Io sinceramente non credo a queste credenze, ma mi è sembrato giusto dirtelo,
prima dell’inizio.-
-Certo, comunque questo di certo
non mi fermerà- rispose Farax.
-Lo credo bene, comunque la
costellazione di cui parlavo prima è proprio quella associata alla armatura che
i stai accingendo a conquistare. Stiamo parlando della costellazione del
Panda.-
A sentire il nome di quell’animale,
a Farax tornò in mente l’immensa corsa della mattina stessa.
-Il Panda?- chiese –Non ho mai
sentito parlare di una costellazione con quel nome, allora è proprio vero che è
comparsa da poco.-
-Esatto, in realtà è esistita molto
tempo fa, ma dopo la morte del suo primo e unico protetto, si è oscurata, fino a
qualche anno fa; non vorrei sbilanciarmi, ma credo proprio che tu sia stato
scelto da quest’armatura, appunto, l’armatura d’Argento del
Panda.-
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Capitolo 4 *** Il Panda ***
"D’Argento"
pensò Farax "ma se io sto per conquistare un’armatura d’Argento, il mio Maestro
deve essere come minimo un cavaliere d’Argento egli stesso. O addirittura
maggiore. Ma non posso chiederglielo, che figura ci farei se fosse solo di
Bronzo...lasciamo stare."
-Cos’hai
Farax, sembra quasi che tu non mi stia ascoltando…-
-Mh…no-no…sono
attento.-
-Bene, cosa
stavo dicendo?...Ah, ecco. Ti ho detto che la costellazione del Panda è sempre
esistita, fino al suo oscuramento; ti chiederai dove era posizionata in cielo:
si trovava precisamente al centro fra tre importanti costellazioni che seguono
l’Eclittica del Sole, cioè il percorso del Sole intorno alla Terra; queste tre
costellazioni sono l’Ofiuco, il Sagittario e lo Scorpione. Stasera te lo
mostrerò, ma se guardi attentamente al centro fra queste tre costellazioni,
noterai un ammasso di stelle, precisamente 15, che formano la
neo-vecchia-costellazione del Panda.-
-Il Panda-
riflettè Farax –non pensavo che proprio un animale che stamattina volesse
uccidermi, potrebbe diventare il mio preferito, anzi, il mio
sostegno!-
-Già, a
proposito dei Panda, devi sapere che questa è la zona preferita dei Panda, anche
se ne sono rimasti pochissimi esemplari! Penso tu sappia che la principale fonte
di sostentamento del Panda è la pianta di bambù-
-Si…certo.-
-Infatti
stamattina devi aver transitato proprio nel territorio prediletto di questo
animale; ma non sono sicuro che ti abbia attaccato perché tu abbia invaso il
suo, anzi, il loro territorio; certo, il Panda è un animale abbastanza violento,
nonostante il suo aspetto pacioccoso, ma non è abitudine attaccare chi transita
nel loro territorio.-
-Cioè? Vuole
dire che qualcuno me lo ha spinto contro?-
-Oddio, non
dico affatto di esserne sicuro, anzi, è solo una
supposizione…-
-Ma Maestro,
come avete fatto a bloccare, anzi, ad allontanare e terrorizzare quel grosso
animale, ho visto che è scappato via spaventato!-
-Beh, questa è
una cosa che imparerai con l’allenamento- disse Milo, sedendosi sull’erba
asciutta seguito da Farax, con il rosso sole del tramonto dritto di fronte a
loro -intanto ti spiego che tutto nel mondo, i fiori, gli animali, le pietre,
gli uomini, anche tu ed io, tutto è composto da atomi; l’atomo è la più piccola
unità di cui è formata la materia; un cavaliere diventa tale solo quando saprà
scomporre la materia dal profondo, cioè dagli atomi!-
-Non tutto mi
è chiaro, Maestro…-
-Ah, non ti
preoccupare, col tempo e giorno per giorno ti dimostrerò e ti insegnerò come
dominare questo "potere", che in realtà potere non è, in quanto tutti quanti
hanno un cosmo dentro di se.-
-Cosmo?-
-Esatto, il
cosmo…ogni uomo ha un cosmo dentro di se, e sono i Cavalieri i più bravi a
dominarlo e ad espanderlo.-
-Capisco…-
-Ecco…adesso
si vede bene, guarda, la costellazione del Panda, fra Scorpione, Ofiuco e
Sagittario!-
-Wow…veramente
non l’avevo mai notata!-
-Eheh…dai
su…ti consiglio di andare a riposarti, domani sarà il tuo primo vero giorno di
allenamento, e ti voglio preparato…ok?-
-Ok…allora,
buonanotte!-
-Buonanotte
Farax, di anche a Lin che può andarsi a riposare! Fra poco arrivo anche
io-
-Ok, a
domattina Maestro!-
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Capitolo 5 *** Incubi ***
-No…di nuovo!!! Non è possibile…eppure il Maestro ha
detto che non mi avrebbero attaccato senza motivo! Quanti sono? Quattro? Cinque?
Sei? Non ci posso credere…cosa volete? Quegli occhi rossi…cosa succede? Non ce
la farò mai a fuggire…aiutoooooo!!!-
-Farax…Farax…tutto bene?-
-Anf…Anf…ehm…si Maestro…era solo un
incubo…-
Nonostante fosse vero, Farax era ancora impaurito, aveva
gli occhi spalancati ed ansimava ancora, il cuore in petto aveva raggiunto una
velocità di battito insopportabile, era madido di sudore e le mani gli
tremavano; guardò fuori la finestra della loro piccola camera, e vide che il
sole ancora non era sorto, ma fra poco sarebbe iniziata un’altra
giornata.
Entrò di colpo Lin Teng in camera, abbastanza spaventata
dalle urla del ragazzo –Farax, tutto bene? Cosa è successo?-
-Era solo un incubo.- ripetè –Anche se mi sono
spaventato molto, è già la terza notte che sogno queste
cose!!-
-Di cosa parli?- chiese Milo.
-Mi sembrava di essere in un lungo corridoio largo e
buio, e correvo…correvo velocemente- la sua voce era ancora interrotta dallo
spavento –ero inseguito da Panda, non so quanti fossero, ma mi sembravano molti!
Non sapevo cosa fare, le gambe mi si muovevano quasi da
sole…-
-Panda?- chiese Milo –ma come….-
-Esatto. E’ da due notti che li sogno, e questa è la
terza. Ieri mattina ero spaventato apposta per questo, e quando poi mi è
capitata la stessa cosa nella distesa di bambù, pensavo fosse la mia fine. Ma
non c’erano solo dei Panda…dietro, sopra di loro, che li sovrastava, c’erano due
enormi occhi rossi che mi guardavano, e mi guardavano, mentre correvo, e la mia
paura aumentava; sapevo di essere arrivato alla fine. La prima notte non ci ho
fatto caso più di tanto, ma ieri notte, e ancor più stanotte, il sogno, anzi,
l’incubo era sempre più reale!!!-
-Mh…questa cosa mi fa pensare. Ricordi quello che ti ho
detto ieri sul comportamento di questi animali e sulla mia supposizione? Penso
che non avessi torto del tutto!-
-Ma…ma chi lo vorrebbe…DIAMINE!!!- disse Farax sbattendo
il pugno sul letto –Perché qualcuno ce l’ha con me?-
-Non so Farax, ma non te la prendere…dai, prepariamoci
per l’allenamento!-
E uscendo gli lasciò la tenuta da allenamento sopra il
letto.
-Certo…- aveva ancora le mani tremanti, ma il cuore
adesso batteva regolarmente, e la paura si affievoliva.
-Farax…forza, io ho fiducia in te, non mollare mi
raccomando- gli disse Lin, un po’ imbarazzata e con la testa rivolta verso il
basso.
-Ti ringrazio Lin, tu mi dai una grande
forza.-
Dopo poco Farax uscì dalla casetta, salutò Lin, si
chiuse la porta alle spalle e raggiunse il suo Maestro in cima alla collina del
giorno prima, guardandosi in giro e stupendosi della bellezza della Cina e dei
suoi paesaggi incantati, mentre il sole riusciva, quasi a fatica, a fare
capolino da dietro i monti lontani, ma sembrava quasi che stesse nascendo appena
dietro l’immensa costruzione chiamata Grande Muraglia. L’erba era ancora
leggermente umida a causa della notte, ma a minuti si sarebbe
asciugata.
Raggiunto Milo, Farax si stupì di trovarlo in piedi, con
gli occhi chiusi; era rivolto verso Est, e appena Farax gli giunse di fronte,
lui aprì gli occhi guardando in faccia il sole nascente e
disse:
-E’ bellissimo respirare l’aria del primo mattino, non
trovi?-
-Vero, è ottima e salutare!-
-Bene, credo che possiamo iniziare! Allora, per prima
cosa abbiamo detto che lavoreremo sulla muscolatura, quindi iniziamo con giri di
corsa intorno alla collina come riscaldamento, intanto vado a prepararti il
"campo da gioco"! Solo quando tornerò e ti dirò che possiamo iniziare
l’esercizio, potrai fermarti dalla corsa e raggiungermi! Forza,
comincia!-
E Farax iniziò a correre sulla collina, dando così
veramente inizio al suo allenamento!
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Capitolo 6 *** Partenza ***
Mentre Milo finiva di preparare il campo per
l’allenamento con strumenti rudimentali, quali corde, bastoni e reti, Farax
continuava a correre. L’erba si stava asciugando e già Farax si sentiva
accaldato nonostante fosse prima mattina, giustamente per gli innumerevoli giri
di corsa sulla collina, ma anche per un piccolo residuo di inquietudine che da
qualche giorno lo accompagnava fino alla piena mattinata a causa dei suoi
continui incubi.
Milo terminò i preparativi, si voltò e aspetto sul lato
del campo che Farax terminasse il giro, posizionandosi sulla sua traiettoria.
Farax, arrivato vicino, rallentò e si fermò precisamente dove il Maestro
l’aspettava.
-Possiamo cominciare gli esercizi fisici e muscolari,
vieni!-
Farax sentì la durezza nella voce del Maestro, ma
l’aveva avvisato del suo comportamento durante l’allenamento e sapeva che
essendo suo Tutore avrebbe dovuto rispettarlo ed obbedirgli in qualsiasi caso.
Iniziò ad eseguire flessioni appeso al ramo dell’albero più grande, sotto ordine
di Milo; prima di andare a pranzo gli spettava un esercizio complicato, schivare
enormi tronchi di legno che oscillavano attaccati agli alberi con delle corde.
Lin Teng era sempre pronta a porgere un po’ di acqua fresca al giovane aspirante
cavaliere, e faceva sempre trovare pronto il pranzo e la cena al ritorno suo e
di Milo. Dopo pranzo l’esercizio si ripeteva a quello della mattina. E la sera
dopo cena Farax era così stanco che non si reggeva in piedi. Non pronunciava una
singola parola sulla sua stanchezza, provocata anche dai continui incubi che
faceva la notte, e che sembravano sempre più reali, ma l’aspetto che aveva alla
sera lo dimostrava, camminava ciondoloni fino al suo piccolo e scomodo letto,
annunciando la buonanotte a Lin e Milo, sempre col sorriso sulle labbra. Spesso
Farax si feriva, prendeva in pieno i tronchi, provocando enormi lividi sul suo
corpo, ma Lin era sempre pronta a medicarlo con le misteriose erbe orientali e a
fasciarlo, mentre lui riusciva sempre più ad eseguire al meglio gli
esercizi.
Così le giornate passarono velocemente per Farax. Gli
esercizi erano sempre i soliti, soltanto che con il passare del tempo
diminuivano le pause fra l’uno e l’altro e aumentavano di sforzo. La sua
velocità aumentava pian piano e la sua forza quasi non riusciva a controllarla.
Durante gli esercizi, non potendo parlare risparmiando fiato, pensava…pensava ai
suoi incubi, ai suoi allenamenti, alla sua forza crescente, ma specialmente alla
sua famiglia che lo attendeva trionfante in un paese del centro-italia. Certo
Milo e Lin non gli potevano dare l’affetto di sua madre, suo padre e delle sue
sorelle, partite anche loro per divenire sacerdotesse per due diverse parti del
mondo, ma in Cina si trovava bene lo stesso, e si sentiva tranquillo e sereno,
sicuro di poter raggiungere il suo sogno.
Dopo un anno di duri allenamenti fisici, eseguiti in
fine con grande maestria e sotto ordine del Maestro anche ad occhi chiusi, Farax
era cresciuto e si era irrobustito, non che prima non lo fosse, ma adesso i
muscoli avevano sicuramente la prevalenza. Milo prima di pranzo lo chiamò per
potergli parlare:
-Adesso abbiamo terminato parte dell’allenamento; ti
volevo parlare di una seconda parte, ma prima voglio sapere un po’ dei tuoi
incubi…-
-Beh, non c’è niente da dire, si ripete sempre la stessa
cosa…io scappo nell’oscurità, inseguito da non so quanti Panda, che ogni volta
mi sembrano sempre più vicini, ed io ho sempre più l’impressione che la mia fine
stia arrivando, mentre i due enormi occhi rossi si fanno sempre più vicini e
accattivanti.-
-Mh…ok. Senti, in parte l’addestramento l’ho scelto io,
ma questa è una tappa obbligata per conquistare questa armatura. Il tuo prossimo
esercizio consisterà nel convivere con i Panda per 2 mesi in modo da studiare le
loro attitudini e i loro comportamenti adattando ciò che hai imparato
fin’ora.-
-Cosa? Ma Maestro, sapete fin dall’inizio che questa
sarebbe stata una delle tante prove che mi sarebbero toccate e non mi avete
detto niente nonostante il pericolo che abbia corso il primo giorno e il fatto
che faccio degli incubi spaventosi tutte le sante notti?-
-Farax calmati. Ricordi la mia presupposizione che
qualcuno abbia potuto spingere quel panda a rincorrerti e il fatto che
"qualcuno", identificato da te con quei due enormi occhi rossi, faccia la stessa
cosa nei tuoi incubi? Beh…ti dissi che poteva essere così, per questo non ho
voluto riferirti nulla; adesso ho la certezza che ci sia qualcuno dietro tutto
questo. Comunque dovrai andare Farax, primo per conquistare alla fine la tua
armatura, secondo la potresti scoprire qualcosa a
proposito.-
-Vero, se mi reco da chi ho paura posso testare se la
colpa è esclusivamente dei Panda oppure di qualcun altro.-
-Esatto. Ti dovrai recare al centro della distesa di
piante di bambù, là infatti si trova il covo dei Panda. La strada che hai
percorso il giorno che sei arrivato è solo nella parte marginale della
piantagione. Adesso la tua meta è proprio la tua paura.-
-Ok. Per quando mi avete fissato la partenza
Maestro?-
-Io pensavo al più presto. Ormai per oggi ti consiglio
di riposarti, ma per domattina dovrai partire.-
-No.- disse Farax deciso, con una luce sicura negli
occhi -Partirò stesso dopo pranzo. Vi saluterò e mi avvierò quando il sole
inizierà a scendere per la sua traiettoria.-
-Come vuoi. Ti ho visto crescere Farax e ti ho visto
cambiare. Spero ti poteri vedere anche tornare, caro ragazzo. Metticela tutta e
torna vincitore; poi continueremo con la seconda parte dell’allenamento, quella
dedicata al cosmo!!-
-Grazie Maestro. Ritornerò, non
temete.-
I due si diressero verso la casetta di legno, per poter
pranzare e annunciare la notizia a Lin Teng.
Appena entrati Maestro e allievo salutarono Lin e Farax
si diresse verso di lei.
-Lin, grazie di tutto per quello che hai fatto per me.
Oggi ho deciso di partire per la parte centrale della piantagione di bambù, dove
c’è il covo della maggior parte dei Panda qui vicino, per l’altra parte del mio
allenamento. Anche io l’ho saputo solo oggi, ma sono determinato a portare a
termine la mia promessa fatta a me stesso, perciò partirò
subito.-
-Certo Farax- rispose Lin con la testa rivolta verso il
basso, gli occhi quasi colmi di lacrime e il cuore che le piangeva –se questa è
la tua decisione non posso che esserne contenta, però Farax ti
prego…
-No, non dire niente- rispose Farax prima che le potesse
terminare la frase, le strinse le mani fra le sue e disse –non dirlo Lin, sennò
potrebbe essere un addio; so che tu sei contenta per me, ma vedrai presto sarai
orgogliosa di quello che potrò fare. Ti saluterò come se andassi a fare due
passi per poter ritornare dieci minuti dopo; ti terrò sempre con me nel mio
cuore e quando ritornerò staremo bene insieme, di nuovo.-
-Ok, allora vado a prepararti qualcosa di speciale per
pranzo, voglio che il tuo ultimo pasto qui tu lo possa ricordare per sempre, e
quando fra 2 mesi ritornerai, saremo felici di riaverti con noi, continuerai il
tuo addestramento e diverrai cavaliere, il miglior
cavaliere.-
Farax le fece un sorriso corrisposto da lei con un
altro, e si guardarono negli occhi per un momento infinito. Dopo un cenno di
assenso Farax si staccò e lasciò andare Lin a preparare il pranzo, che di lì a
poco sarebbe stato pronto.
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Capitolo 7 *** Nell'Oscurità, una Luce ***
I tre consumavano il pranzo in silenzio, ma tutti
stavano pensando alla partenza di Farax. Mentre mangiavano, il sole riscaldava
l’ambiente entrando dalla finestra sul lato della casa.
In quella luce irreale il tempo pareva essersi fermato,
e Lin quasi sperava fosse così; sapeva che quello era il destino e il volere di
Farax, ma, non sapendo quasi nemmeno il perché, avrebbe voluto che le restasse
sempre vicino.
Finito di mangiare, Farax andò nel cucinotto, dove Lin
gli aveva già preparato un fagotto con qualche cibaria; si guardarono negli
occhi, quasi come se Farax avesse toccato con mano le sensazioni che poco prima
toccavano il cuore di Lin. Quelli di Lin erano rossi, ma non aprì bocca, non
aveva parole da proferire; si aspettava quasi che Farax le dicesse un semplice
"ciao" e se ne andasse. Invece il ragazzo le toccò le chiare guance con le mani
e le diede un bacio caldo sulla fronte. Lin non si trattenne, scoppiò a piangere
e lo abbracciò, mentre il sole, ancora alto nel cielo, riscaldava la casa, la
collina, e la pianura circostante.
Pochi minuti dopo, Farax, Milo e Lin erano fuori casa,
pronti per i saluti:
-Farax, mi raccomando; studia bene il comportamento e le
abilità di quegli animali, e riuscirai infine a ritornare qui e ad ottenere la
tua armatura, ma potrai anche svelare il significato dei tuoi continui incubi.
Ci vediamo fra due mesi!!-
-Certo Maestro, tornerò
vincitore!!!-
-Farax…tieni. Questo l’ho fatto per te; sembra un
oggetto normale, ma noi lo consideriamo un portafortuna; è un bracciale fatto in
bambù! Buona fortuna!- disse Lin con la voce giù per la
tristezza.
-Ti ringrazio Lin. Grazie di tutto l’appoggio che mi hai
dato.-
Si girò, fece tre passi verso la collina, si voltò con
il sorriso sulle labbra e disse:
-Ci vediamo presto amici!-
Si voltò di nuovo, e iniziò a camminare sul verde prato,
verso il crinale della collina, oltrepassando gli alberi, con il vento che
frusciava dolcemente, per raggiungere l’immensa distesa di bambù che già aveva
incrociato il suo giorno d’arrivo, e che si trovava sull’altro piede della
collina, e che dava sulla pianura che raggiungeva la Grande
Muraglia.
Farax camminava lento, felice per la svolta positiva che
aveva preso il suo addestramento, ma triste per aver lasciato Lin, anche se
sapeva che comunque a breve sarebbe ritornato.
Aveva un’andatura lenta, perciò raggiunse la distesa di
bambù in un paio d’ore. Aveva altrettanto tempo a disposizione per arrivare nel
profondo della piantagione, prima che il sole tramontasse completamente, per
trovarsi un posto adatto in cui passare la notte.
Entrò passando fra le enormi canne di bambù, e si
diresse verso il centro, la parte più tenebrosa; all’inizio doveva crearsi lui
un passaggio fra le canne, in quanto fitte ed impenetrabili, come se volessero
impedire a chiunque di passare.
Dopo una mezz’oretta di cammino si trovò, scansando le
ultime canne dalla sua vista, di fronte ad un enorme corridoio naturale, largo e
buio, fra le canne di bambù. Il suo cuore cominciò a battere più forte,e iniziò
a sudare.
°No…ti devi calmare, non sta succedendo niente° pensò
Farax
Quello che aveva di fronte era lo stesso luogo dove,
ogni notte a questa parte, sognava di correre inseguito da un sacco di Panda e
controllato da due enormi occhi rossi; era impossibile confondersi, era proprio
il luogo più pauroso che avesse mai conosciuto, ma a cui purtroppo sapeva di non
poter sfuggire.
Si voltò, non con l’intenzione di fuggire, ma quasi per
cercare qualcosa che lo incoraggiasse, ma un muro di canne si stagliava dietro
di lui, come per impedirgli, questa volta, di poter tornare indietro, cosa che
comunque non aveva nessuna intenzione di fare.
Si rilassò, si calmò, fece rallentare i battiti del suo
cuore e ricominciò a camminare, proseguendo lungo il corridoio naturale di
altissime canne di bambù verde brillanti, sgombro di piante cadute, o eventuali
foglie e rami secchi, ma composto di umido terriccio, probabilmente a causa
della scarsa intensità dei raggi solari durante il giorno.
Continuò a camminare, perdendo la cognizione del tempo,
gli sembrava di essere li dentro da una vita, ma al contrario di ciò che provava
prima, adesso Farax si trovava bene li, a suo agio.
Notò che la luce stava velocemente calando, segno che il
sole stava per tramontare, e ciò dava un aspetto quasi argentato-dorato alle
alte punte delle canne di bambù.
Poco dopo rallentò, scorgendo un luccichio in fondo al
corridoio, che gli diede quasi un senso di pace. Il corridoio naturale stava
terminando, già si poteva vedere che si apriva a circolo intorno a qualcosa di
strabiliante, la fonte del luccichio, una stupenda visione divina. Stava li, di
fronte ai suoi occhi, e Farax rimase a bocca aperta, come si fosse ricordato di
essere già stato li, tanto e tanto tempo fa, cosa ovviamente
impossibile.
Era una piccola oasi naturale, contornata da rocce messe
a circolo quasi per contenere l’acqua che sgorgava continuamente da una cascata,
proveniente dal costone roccioso retrostante, molto probabilmente le pendici
dell’alto monte Wutaishan. Il tutto era abbellito e contornato da stranissimi
fiori rossi che traevano energia proprio dalla fonte li
vicina.
L’acqua era azzurra e limpidissima; luccicava,
nonostante il sole stesse tramontando, tanto che sembrava esprimere luce
propria, e sembrava quasi che la cascata non facesse rumore
cadendo.
Farax lo sentiva a pelle che quello era un luogo di pace
e, ancora con gli occhi in ammirazione, lo sentiva anche in fondo al
cuore.
Poi diede un’occhiata alla cascata e scorse appena
dietro il fluire delle sue limpide acque una cavità naturale. Sapendo che la
luce sarebbe durati altri pochi minuti, decise allora che quello era il luogo
che faceva per lui.
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Capitolo 8 *** Pensieri ed Addestramenti ***
Farax si aggrappò sul costone di
roccia, e proseguì a sinistra verso la cascata; passò sotto, bagnandosi appena,
ed entrò nell’anfratto dietro lo scorrere dell’acqua. Ispezionò il luogo, che
stranamente era asciutto, non umido a causa dell’acqua. Era abbastanza piccolo,
ma l’unico luogo al sicuro da pericoli e possibili intemperie, e poi, con gli
incubi che lo tormentavano, non se la sentiva di dormire fuori; oltretutto aveva
acqua in abbondanza e la cascata faceva anche da riparo.
Abbandonò il suo nascondiglio, scese
dalla rupe e si inoltrò non nel corridoio naturale, ma nel fitto della
vegetazione, per cercare un po’ di legna e foglie secche per accendere un
fuoco.
Raccolse anche un paio di pietre, in
modo d’avere qualcosa per poter creare un scintilla, e ritornò verso
l’oasi.
Non appena giunse nei pressi dello
spiazzo creato dal circolo di canne di bambù, si bloccò, non avendo il coraggio
di uscire allo scoperto dal flebile seppur buon riparo dell’ultima fila di canne
di bambù. Aveva scorto qualcosa che lo aveva impaurito a prima vista, proprio
lì, vicino l’oasi, non molto lontano dal suo nascondiglio: un Panda si stava
abbeverando all’oasi naturale.
A guardarlo non gli sembrava
violento, bevevo beatamente l’acqua fresca e splendente che continuava a
scendere dalla cascata. Farax continuava ad osservarlo, un po’ impaurito facendo
congetture sulla reazione che l’animale avrebbe avuto se lo avesse
visto.
Ad un certo punto, probabilmente
saziata la sete, il Panda alzò la testa dall’acqua, si voltò, e cominciò a
camminare verso il limite opposto più vicino al sottobosco; Farax in quel
momento noto che la bestia era claudicante, e ne individuò immediatamente la
causa: sulla zampa destra c’era una piccola cicatrice che si poteva notare dalla
leggera mancanza del pelo scuro proprio in quel punto.
A Farax ritornò in mente il giorno
in cui arrivò, quando un Panda infuriato lo rincorse fino in cima alla collina,
dove intervenne Milo e lo bloccò con un sottilissimo raggio rosso, colpendolo ad
una zampa e scaraventandolo indietro…e capì: la bestia che aveva avuto di fronte
per un paio di minuti era esattamente la stessa che il Maestro aveva respinto
l’anno prima.
Scomparso l’animale fra le alte
canne di bambù, Farax uscì dal suo nascondiglio, ancora un po’ attonito, e
velocemente, attraverso la rupe, raggiunse l’anfratto naturale dietro la
caverna.
Accese il fuoco, ma solo dopo un po’
di tentativi ci riuscì, e si preparò a mangiare qualcosa; prese il fagotto che
le aveva preparato Lin il giorno stesso, e iniziò a mangiare, nel silenzio del
suo covo, ripensando proprio a lei, la bella ragazza dai tratti orientali, ma
non eccessivamente segnati come il resto degli abitanti di quella regione, più
lievi e addolciti.
Smise quasi subito di mangiare,
richiuse il fagotto e si appoggiò con la schiena alle lisce e asciutte pareti
della grotta, guardando l’effimero fuoco che stava quasi spegnendosi. Iniziò a
pensare alla sua famiglia, a suo padre e sua madre che attendevano in Italia il
suo vittorioso ritorno, alle sue sorelle che, anche se più piccole di lui, erano
volute partire per andare ad allenarsi chissà dove per diventare sacerdotesse di
Athena.
Ripensò al suo Maestro, e al fatto
che ancora non sapesse che cavaliere fosse, ne quale costellazione lo
proteggeva. Ripensò di nuovo a Lin, e con questo pensiero in mente si
addormentò, lieto, pronto ad un giorno di duro allenamento, ma ricordandosi
sempre di quanto le sue notti fossero agiate e frustranti.
-No, noooo!-
Si svegliò di soprassalto, il sole
stava quasi per sorgere, e questo si ripeteva ormai da un anno o poco più. Ma
stavolta c’era qualcosa di diverso nel suo incubo: lui che correva, i Panda
dietro di se, i 2 occhi grandi e rossi che lo guardavano…tutto era come le altre
volte, ma da una parte gli sembrava che qualcosa fosse cambiato, qualcosa che
nemmeno lui riusciva a capire e a riconoscere.
Sudato e ancora leggermente
spaventato, si toccò il bracciale di bambù che gli aveva donato Lin, come per
rassicurarsi, e si alzò, ormai sicuro che non avrebbe più ripreso sonno,e visto
poi che il giorno stava iniziando.
Aveva deciso che nel caso il terreno
fosse stato libero dalle bestie, sarebbe andato a cacciare, in fondo le cibarie
di Lin non potevano durare a lungo; nel caso invece contrario, se avesse visto
Panda aggirarsi intorno all’oasi, avrebbe atteso per osservarli, non volendosi
mettere in pericolo.
Si affacciò dalla caverna, senza
spingersi troppo oltre, e vide già a quell’ora dei Panda che si
muovevano.
° Beh, in questo ci assomigliamo °
pensò Farax tra se e se, sorridendo.
Il sole stava sorgendo, saliva su
nel cielo, quella piccola grande stella rossa, verso il nuovo giorno. Farax
stette ad ammirarlo, prendendo in piena faccia i primi salutari e caldi raggi
che attraversavano lo scorrere della cascata. Voltò la testa verso il basso, e
adesso, con la luce crescente, riusciva a distinguere i due animali: due Panda,
uno più grande, l’altro più piccolo, che si stavano abbeverando li sotto. Pensò
a buon ragione che fossero madre e figlio, e mentre li guardava fu stupito dalla
dolcezza con cui la madre trattava e lavava il suo piccolo cucciolo, questo
molto probabilmente perché i Panda femmina, come già sapeva Farax, allattano e
crescono un solo cucciolo per volta, anche nel caso di nascita di
gemelli.
I 2 animali poco dopo se ne
andarono, e Farax, ritornando alla realtà, uscì dal riparo, scese dalla rupe e
si inoltrò nel canneto. Camminava cauto e silenzioso, il suo primo pensiero era
di non far spaventare eventuali animali da cacciare, ma anche per cercare di
avvistare possibili bestie feroci prima che loro potessero avvistare
lui.
Passò tutta la mattinata a cacciare,
prima a mani nude, ma senza risultati; poi provò con piccole trappole costruite
al momento con rami, rametti e un po’ di cibo per esca; in quest’ultimo modo
riuscì a prendere un coniglio…non avrebbe voluto ucciderlo, ma era per la sua
sopravvivenza. Prima di tornare indietro decise di posizionare le sue trappole
per avere cibo per la sera, e così fece. Portò il grigio coniglio al
nascondiglio, e uscì di nuovo per prendere della legna secca per il fuoco, ormai
capace di accenderlo al primo colpo. Perse gran parte della mattinata a
costruire trappole e a cercare di cacciare qualcosa, ma ormai non pensava di
avere più rogne per quel problema. Era più o meno ora di pranzo, ancora non
sapeva leggere il sole e il suo cammino, ma lo intuiva perché il suo stomaco
aveva iniziato a brontolare; si mise a mangiare, d’altronde anche quello della
mattinata era stato allenamento. Il pomeriggio andò ad allenarsi fra le fitte e
alte canne di bambù, per migliorarsi nel salto e nella velocità fra ostacoli. La
sera, quando il sole stava per tramontare, smise di allenarsi, passò per le
trappole che aveva posizionato, di cui solo una era scattata, portò la preda
nella grotta e si preparò la cena. Dopo aver mangiato si mise a dormire, a causa
dell’allenamento era abbastanza stanco, e si addormentò subito; a causa
dell’incubo si svegliò prima che il sole sorgesse, e dopodiché iniziava la sua
giornata di caccia e allenamento.
Questa era la sua giornata
tipo…naturalmente aveva un sacco di tempo e possibilità in cui studiare i Panda,
che trascorrevano non poco tempo nei pressi dell’oasi, sembrava quasi essere il
loro centro del mondo, e Farax pensò che in realtà, per quei due mesi, sarebbe
stato così anche per lui.
Li i Panda si abbeveravano, si
lavavano, e li accadevano la maggior parte degli eventi per loro importanti,
come la nascita di un cucciolo, o lo scontro fra due maschi del
branco.
In realtà Farax si trovava molto
bene in quell’ambiente, ed era riuscito a studiare mosse e attacchi che
riproducevano quelli appresi dall’osservazione della vita dei Panda; gli incubi
lo tormentavano continuamente, ma ancora non era riuscito a cogliere quel
particolare che rendeva differente gli ultimi incubi, dai primi che aveva
avuto.
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Capitolo 9 *** L'Alluvione ***
Circa un mese dopo il suo arrivo li nel canneto, in una
scura giornata di pioggia, Farax se ne stava nella grotta a mangiare vicino al
fuoco. La pioggia aveva ingrigito tutto quanto, anche l’acqua della cascata
sembrava opaca ed aveva perso la sua brillantezza. La stessa mattina, appena
svegliatosi a causa dell’incubo, già pioveva, ma decise comunque di uscire a
prendere da mangiare alle trappole, ma rientrò subito, e nonostante questo era
tutto bagnato, la pioggia era fitta e abbastanza forte. Adesso, nel primo
pomeriggio, se ne stava nel suo riparo, un po’ infreddolito, causa anche
l’impossibilità di accendere un fuoco, quando sentì un boato provenire da
qualche parte sopra la sua testa, probabilmente alla fonte del fiume che
diveniva cascata davanti a lui; fatto provato pochi secondi dopo vedendo
l’acqua, da opaca che era, divenire nera di fango, mentre il rombo continuava,
sempre più vicino; Farax ebbe solo un pensiero, un’intuizione, quella di
buttarsi fuori dalla grotta. Si alzò, e senza nessun ripensamento si lanciò
attraverso l’acqua scura della cascata e si tuffò nell’oasi. Risalì subito in
superficie, ancora spaventato a causa del terribile rumore di prima, si aggrappò
al bordo dell’oasi, si tirò su mettendosi a sedere sul bordo, con le gambe
ancora in acqua e si asciugò gli occhi.
Dopo ciò si guardò intorno, un gesto istintivo, ma che
lo terrorizzò immediatamente: era circondato di Panda!! Ebbe un salto al cuore
in un primo momento, ma poi, osservando meglio, si calmò, notando negli occhi
degli animali stessi, paura e disperazione. Non ebbe il tempo di riflettere, che
constatò che la sua intuizione era stata esatta.
A causa di una frana, avvenuta probabilmente a monte del
fiume, per la troppa pioggia, stava venendo verso di lui un’enorme massa
alluvionale di fango e detriti, la sua caverna crollò su se stessa al passaggio
dell’ondata, e Farax fu contento di aver seguito l’intuito.
Ma adesso non c’era tempo di pensare, la massa di fango
arrivava, e Farax, in tutta fretta, si voltò ed iniziò a correre dalla parte
opposta dell’oasi, ormai oscurata e non più brillante come una volta, verso il
corridoio naturale di canne di bambù, reso scuro e impenetrabile dalla pioggia e
foschia.
Poi Farax ripensò a quei poveri Panda, c’era il rischio
che venissero schiacciati dalla furia dell’alluvione se non scappavano; allora
si voltò, preoccupato, ma continuando a correre: i Panda stavano correndo lungo
il corridoio di bambù per sfuggire all’alluvione, ed erano dietro di lui,
spaventati e affannati.
Farax adesso aveva capito: la paura, il pericolo, i
Panda, la corsa, quello che stava accadendo rispecchiava alla perfezione gli
incubi che lo assillavano. Ciò che adesso faceva e provava era il riflesso di
ciò che ogni notte sognava, adesso non pensava più che fossero incubi, ma quasi
premonizioni. Il particolare che rendeva differenti gli ultimi incubi dai primi
non era riuscito a mai a coglierlo, questo perché non guardava mai negli occhi i
Panda che lo seguivano/inseguivano, perché ne aveva timore; se invece lo avesse
fatto avrebbe potuto notare solamente lo stesso affanno e spavento che adesso
provavano gli animali che lo seguivano cercando di sfuggire alla morte. Farax
ebbe una sensazione di sollievo, capendo ciò che gli accadeva, che però
scomparve un momento dopo quando vide davanti a se il muro di canne che
delimitava la parte centrale della piantagione di bambù dall’esterno, come un
invisibile barriera composta di visibilissimi cancelli naturali. Si convinse che
doveva riuscire ad attraversarla, e appena arrivato cercò un modo per poterla
superare, dopo pochi secondi di paura e tremito, riuscì a passare oltre, ma
prima di continuare si ricordò dei Panda.
° Non posso lasciarli qui a morire!!! ° pensò
Farax
In effetti loro non potevano passare oltre quella strana
barriera, che fino ad ora li aveva protetti da pericoli esterni, ma adesso
poteva diventare la loro forca. In una frazione di secondo che gli sembrò
un’infinità, Farax decise di tornare indietro, voleva aiutare i Panda, anche se
non sapeva assolutamente come reagire. Pensava, e pensando volgeva la testa
verso i Panda, vicini a lui, e verso l’alluvione che arrivava. Guardava le facce
degli animali, e gli sembrava quasi che lo stessero pregando di salvarli, o
almeno di cercare di aiutarli, e Farax era questo che si sentiva di dover fare.
Non sapendo nemmeno il perché, si posizionò fra gli animali e la corrente che
arrivava rapida; forte di una nuova forza, presa dal più profondo luogo del suo
cuore, scosso dallo sguardo dei Panda, li aveva capiti e adesso li voleva
aiutare. La frana alluvionale arrivava, lui raccolse la sua anima, sentiva i
Panda vicino a lui, chiuse gli occhi se sentì un immenso calore provenire dal
centro del petto. Ci fu un’esplosione verde smeraldo, una luce intensissima si
proiettò in tutte le direzioni, avvistata anche da Lin e Milo dalla casetta
oltre la collina. I due uscirono di casa, leggermente spaventati, cercando la
fonte di quel bagliore immenso.
-Impossibile!!!- disse Milo, rimanendo a bocca
aperta.
-Cosa è successo Maestro?- chiese Lin vedendo la faccia
di Milo attonita.
Milo non riuscì a rispondere. Rimasero entrambi sotto la
pioggia, ad osservare la luce che si affievoliva.
Adesso nella foresta di bambù c’erano detriti ovunque,
molte piante erano state sradicate, altre piegate, le più forti avevano
resistito; in fondo al corridoio la cascata aveva diminuito la portata e stava
tornando alla normalità; mentre alla parte opposta una scena si stagliava al
centro del corridoio: Farax era svenuto, tutto bagnato, steso in terra e
ricoperto anche lui di fango e detriti, mentre i Panda stavano dietro, dove
l’acqua dell’alluvione non li aveva nemmeno sfiorati. Il sole tramontava e si
fece notte. Farax si risvegliò improvvisamente, da un sonno senza ne sogni ne
incubi, si guardò intorno: adesso si trovava su un tappeto di giovani e morbide
canne di bambù steso sotto una rupe rocciosa, aveva smesso di piovere, intorno a
lui c’erano una decina di Panda, e in quel momento si ricordò di quello che era
capitato. Una strana energia lo aveva pervaso, aveva visto una luce verde
brillante scaturire involontariamente dal suo petto e dal suo corpo, che si
abbatteva sull’ondata, dispersa fra le file laterali del corridoio, dopo di ciò
il buio totale: aveva perso i sensi.
Ora che era sveglio vedeva il sole alto nel cielo, caldo
e brillante, già in primo pomeriggio; molto probabilmente aveva dormito per un
giorno, o anche più, ma questo a lui non importava, era contento che i Panda con
i loro cuccioli non avessero subito nessun danno. Come a sentire i suoi
pensieri, un Panda, zoppicante, quello con la cicatrice sulla zampa destra,
quello che aveva bloccato Milo, quello che il giorno in cui arrivò lo rincorse,
probabilmente il capo-branco, si avvicinò a Farax; il ragazzo si impaurì
all’inizio, poi si calmò, alzò la mano e la passò sulla testa dell’animale: il
Panda si stava strofinando affettuosamente contro la spalla di
Farax.
Il ragazzo poi si alzò, si diresse verso destra, come
per voler raggiungere l’oasi, anche se non avevo la minima idea di dove fosse;
in quel momento i Panda lo seguirono, lo superarono e lo portarono, facendosi
seguire, e assicurandosi che Farax li seguisse, proprio all’oasi, ritornata
splendente.
Farax bevve dalla cascata, capì che il suo addestramento
nel canneto era terminato quando quella luce era fuoriuscita di se, quando pur
di aiutare qualcuno aveva rischiato la propria vita; si asciugò le labbra
dall’acqua, accarezzò uno per uno tutti gli esemplari di Panda, come per
salutarli, e si diresse verso il corridoio naturale, mezzo distrutto, e dove
adesso la "barriera" di canne era infranta e portava all’esterno, nella zona
periferica della foresta, dove il sole illuminava tutto a tratti, le canne
avevano un’altezza minore e il verde brillante era leggermente più spento.
Mancava poco al tramonto, e allora decise di
affrettarsi; uscì totalmente dal canneto, si diresse in corsa verso il crinale
della collina, e camminò lentamente verso l’altro versante, dove riconobbe la
casetta di legno. Fuori lo attendeva Milo, che probabilmente aveva capito, dopo
il bagliore, che presto sarebbe tornato il suo allievo, e chiamò Lin, che si
trovava dentro casa; la ragazza uscì e voltandosi verso Farax, scoppiò in
lacrime di gioia, gli corse incontro e lo andò ad abbracciare. Farax ricambiò;
poi, nella calda e rossa luce del tramonto, con il cuore in pace ed una nuova
forza dentro di se, si diresse verso il Maestro per
salutarlo.
-Bravo Farax, abbiamo sentito fin qui la tua energia e
l’efficacia del tuo amore. Sei riuscito a risvegliare dentro di te, senza che ti
dicessi niente, il tuo Cosmo. Complimenti!!!-
-Maestro, è stato il mio cuore a voler risvegliare
quella energia di cui parlate, per poter salvare qualcuno che aveva bisogno
d’aiuto,…e ne sono contento!- e ripensò ai Panda sani e
salvi.
-Forza Farax, ti preparo una bella cena per festeggiare
la tua vittoria. Dopodiché ti meriti un bel po’ di riposo!- disse Lin ancora
tutta emozionata e con un bel sorriso splendente sul viso.
I tre entrarono in casa, con il volto sorridente, mentre
fuori iniziava a farsi buio.
In lontananza, in un posto senza dimensione, due enormi
occhi rossi guardavano quella scena:
-Che deplorevole situazione. Questa non ci
voleva…!!!-
Il tutto venne interrotto da un grande lampo nero che
squarciò la notte.
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Capitolo 10 *** La Leggenda dei Cavalieri ***
Il Sole era tramontato già da un po’; Farax, Lin e Milo
erano seduti al tavolo, in legno, ancora ruvido, quasi sembrava fosse stato
appena lavorato. La cena era illuminata da due candele poste all’incirca
simmetriche sul tavolo, che inquadravano il viso di Milo seduto di lato, mentre
Lin e Farax erano ai due capi opposti; stavano mangiando una calda zuppa di
riso.
Farax lì si sentiva come a casa ormai, anche perché il
suo destino l’aveva portato in quel posto già da un anno e qualche
mese.
°In fondo che cos’è una casa?° pensava Farax °un luogo
al coperto, dove vivi la tua vita, magari con persone che ti vogliono
bene…°
Così ripenso a casa sua, la sua vera casa, dove mamma e
papà lo aspettavano, in Italia. Ripensò a quella in cui stava ora, temporanea
si, ma anche lì c’erano persone che gli volevano bene e che credevano in lui e
nelle sue capacità, cioè Milo e Lin. E inoltre non poté fare a meno di contare
un terzo luogo, una terza abitazione, anche se ormai distrutta: la grotta dietro
la cascata nel canneto di bambù; anche lì aveva una parte del suo cuore, con i
Panda che aveva salvato e che lo avevano "incoraggiato ed aiutato" nella sua dura
impresa di allenamento, risvegliando in se il cosmo che in tutti sta
sopito.
Sorrideva leggermente durante la cena, e Lin di ciò era
lieta; era molto contenta che tutto fosse andato bene, anzi, alla perfezione. Da
più di un anno aveva fatto la conoscenza di quel ragazzo, ma ancora sapeva poco
del suo passato. Si sentiva bene quando stava vicino a lui, quando lo guardava
da lontano, o solamente quando pensava a lui, ma nonostante ciò non aveva
intenzione di fraintendere i propri sentimenti e le sue emozioni, un po’ per
paura, un po’ per vergogna.
Milo, guida ormai per entrambi i ragazzi, si sentiva
quasi di troppo fra i due, in quanto aveva capito i loro reciproci sentimenti,
anzi, molto probabilmente avendo un punto di vista esterno, era l’unico che
aveva chiara la loro "situazione". Esperto cavaliere, di cui ne Farax ne Lin
conoscevano la casta, era disposto anche a lasciarli fare, a patto che il
ragazzo fosse comunque impegnato e fisso al massimo sul suo
obiettivo.
Dopo cena, passata relativamente in silenzio, ognuno sui
suoi pensieri, le scodelle vuote sul tavolo e le candele consumate per metà,
Farax raccontò a Milo e Lin tutto ciò che gli era capitato nel canneto dal
giorno della sua partenza. La paura, la fatica, il significato del suo incubo,
che incubo alla fin fine non era, e l’esplosione del suo cosmo. Però alla fine
dovette ammettere che in realtà era soddisfatto della sua esperienza, e
ovviamente Milo e Lin lo erano del giovane aspirante cavaliere. Continuarono a
parlare, ridere, scherzare, sospirare, e quando le candele erano quasi
terminate, decisero di fare in fretta a rimettere a posto e di andare a letto;
Farax era molto stanco, e il suo primo desiderio, dopo aver mangiato un buon
piatto della cucina di Lin, era dormire su un letto…finalmente; letto poi per
modo di dire: legno, sacchi riempiti di morbido grano, juta, ruvide coperte, ma
d’altronde sempre meglio che dormire per terra…e poi in fondo era un
allenamento.
Farax e Milo diedero la buonanotte a Lin ed entrarono
nella loro stanza, poi dopo un cenno di saluto, i due si diressero ognuno verso
il proprio giaciglio. Farax si stese subito, iniziò a ripensare casualmente alla
sua infanzia, alle risate e litigi con le due sorelle,e ripensava e si
preoccupava per loro e per il loro addestramento:
°Chissà cosa staranno facendo in questo momento…Vi
auguro di poter sentire la stessa forza che ho sentito io quel giorno, sorelle
mie…io vi starò sempre vicino col pensiero…fino a quando non ci rivedremo, un
giorno o l’altro!°
Dopodiché si addormentò; non sognò niente, nè ebbe
incubi, per fortuna, e la mattina dopo Milo fu costretto a chiamarlo, perché
Farax non ne voleva sapere di alzarsi. Il Maestro aveva capito comunque che il
suo era stato un sonno tranquillo; lo aspettava però una giornata affaticante,
gli avrebbe spiegato il significato di "cosmo", l’avrebbe dovuto risvegliare di nuovo,
ma cercare anche di controllarlo.
-Farax…Farax…forza, giù dal letto! Ti aspetto fuori per
l’allenamento…-
Il ragazzo si svegliò e si alzò, ancora un po’
frastornato, e pochi minuti dopo era già pronto; Maestro ed allievo uscirono di
casa , lasciando che Lin dormisse ancora un po’, e si diressero verso la cima
fresca della collina, mentre il Sole stava sorgendo, e fra poco avrebbe iniziato
a sprigionare calore e luminosità su tutta la Terra. Il ragazzo vide con occhi
nuovi quel giorno, sentiva che qualcosa in lui era cambiato, qualcosa che lo
faceva sentire più forte ma che al tempo stesso lo controllava e
bilanciava.
I due arrivarono sulla cima della collina appena
imbiondita dai novelli raggi solari, Milo si girò verso l’allievo
dicendo:
-Dopo i tuoi allenamenti, sarebbe il momento che tu
iniziassi a risvegliare il tuo cosmo, ma questo sappiamo entrambi che è già
successo, perciò diciamo che faremo una specie di ripasso! … Parlami del cosmo
Farax… - e Milo si mise con le braccia conserte aspettando una risposta dal
ragazzo.
-Beh Maestro…non so dirle esattamente cosa sia il cosmo,
ma ho percepito una nuova forza scorrere dentro me, scaturita però dal cuore…è
come se mente, corpo e cuore si fossero uniti in una cosa sola, e più il mio
cosmo arde e più mi sento in quiete ed equilibrato…!-
-Perfetto Farax, era questa la risposta che volevo-
disse Milo –sei riuscito a descrivere il cambiamento che il cosmo provoca in
ogni cavaliere, ma devo anche dire che mi ha stupito la tua umiltà; spesso
succede che molte persone, dopo essere riuscite a raggiungere il cosmo, non
siano potute diventare cavaliere, questo perché credendo di essere diventate
forti oltre ogni limite, hanno dimenticato la loro umanità, dedicandosi solo al
raggiungimento del potere assoluto. Comunque iniziamo dal principio: la Dea
Athena e i suoi Cavalieri!
"Nella mitologia greca Athena è la dea della guerra,
figlia di Zeus, il re degli dei, nata dal suo cranio indossante una scintillante
armatura, l’Armatura Divina di Athena. Ma ad Athena non piaceva combattere, e le
sue battaglie erano sempre difensive. Combattè contro Ares, Poseidone, Hades;
queste guerre duravano molto a lungo, ma la dea al suo fianco aveva dei ragazzi
che la proteggevano: i Cavalieri di Athena. Ragazzi con grande forza e coraggio,
arrivavano da tutto il mondo. Siccome Athena odiava l’uso delle armi, i
Cavalieri combattevano solo con i loro corpi, i loro pugni fendevano l’aria e i
loro calci erano in grado di spaccare la terra. Vengono chiamati i "Guerrieri
della Speranza", e ricompaiono ogni volta che un pericolo incombe sulla Terra,
insieme alla loro Dea."-
-Quindi Maestro, ciò significa che anche la dea Athena è
rinata su questa Terra?-
-Già, o almeno dovrebbe; non è molto sicuro ciò, ed è
abbastanza complicata la situazione, ma continuiamo con la nostra
spiegazione:
"I Cavalieri spesso rischiano la loro vita, ma dalla
loro hanno la costellazione protettrice, per sopperire, con l’aiuto del cielo,
alla mancanza della loro forza"-
-Ma Maestro, cosa significa esattamente questo?- chiese
Farax, in piedi, ben dritto con le braccia lungo i fianchi, assorto nel racconto
di Milo, mentre il Sole già riscaldava ben-bene il luogo dove si
trovavano.
-Ora te lo spiego: ti dissi che la tua costellazione
protettrice è quella del Panda, così come il Panda è l’armatura che vuoi
conquistare. Bene, devi sapere che le armature non sono semplici involucri, ma
vivono in simbiosi con il cavaliere che proteggono, così come la costellazione,
che perde la sua luminosità se il proprio cavaliere muore; ma ho da dirti anche
che il potere di ogni cavaliere deriva dal suo cosmo.
"Tutto è composto di atomi, i fiori, gli animali, le
pietre ed anche i nostri corpi, tutto ciò che si trova sulla Terra; ma non solo,
anche le stelle che brillano nel cielo e che individuano le costellazioni, tutto
quello che esiste nell’universo è composto di atomi. Quindi distruggere qualcosa
significa fondamentalmente scomporla in atomi. Prima della nascita della Terra,
delle stelle e dell’universo, tutto era in una cosa sola; a causa del Big Bang
questa cosa unica esplose creando tutto ciò che noi possiamo vedere oggi; quindi
anche il tuo corpo è un piccolo cosmo che nacque in quel momento con il Big
Bang. Ogni uomo ha dentro di se un cosmo, ed i cavalieri sono quelli che
riescono a conoscerlo meglio."
Ecco cosa significa quando dico che il cielo può
aiutarti, sopperendo alla mancanza di forza, il cielo inteso come cosmo che hai
all’interno del tuo corpo; è questo che fa di un uomo un ^Cavaliere di
Athena^"
Dopo questo riepilogo, visto che già sei riuscito a
richiamare il cosmo che giace dentro te, dovrai riuscire a rievocarlo e a
stabilizzarlo, cercando pian piano di accrescerlo. Per ora il mio compito è
terminato, dovrai riuscire a concentrarti rievocando in te i ricordi ed i
sentimenti che ti hanno permesso di risvegliare il cosmo la prima volta, e
dovrai farlo da solo.-
-Certo Maestro, ho ben capito cosa volete
dire…grazie!-
Così Farax si mise a sedere sull’erba leggermente umida
della collina ed iniziò a concentrarsi, liberando mente e cuore dai tutti i
pensieri.
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Capitolo 11 *** Argento ed Oro ***
Incrociò le gambe e chiuse gli occhi, quasi a volersi
scrutare all’interno. Milo intanto si allontanava dalla "zona d’allenamento" e
si mise sotto uno degli alberi della collina, un grande ciliegio ancora non in
fiore. Intanto Lin si era svegliata, era uscita dalla casetta di legno e si
stava dirigendo verso la collina per salutare i due guerrieri. Quando vide Farax
in quella posizione, seduto a terra con le gambe incrociate, la ragazza si portò
una mano sul petto, cercando di capire cosa stesse facendo e quale era
l’obiettivo di tale allenamento.
Milo, che ancora non era stato visto, quasi rispose ai
pensieri della ragazza:
-Sta cercando di risvegliare nuovamente il suo cosmo,
per poi cercare di mantenerlo; non dobbiamo disturbarlo!!-
Lin annuì, e stette ancora un paio di minuti a guardare
il giovane allievo di Milo, poi, rassegnata, si diresse di nuovo verso la
capanna per svolgere delle pulizie.
Intanto Farax iniziava a liberare la mente dai pensieri,
concentrato così tanto al punto di cadere quasi in trance; accantonava pensieri
e ricordi come in un cassetto della memoria, per poi chiuderlo conservandone
gelosamente la chiave; estraniandosi dal mondo circostante, riuscì ad
affievolire i pensieri che illuminavano la sua psiche, creando uno strano stato
d’oscurità; poi, improvvisamente, come dal fondo di un oscuro pozzo, iniziò a
salire una brillante luce verde; Farax capì immediatamente, a prima vista, che
quello era un accenno di cosmo, allora cercò di farlo suo di raggiungerlo e
appropriarsene, ma ciò provocò l’effetto contrario: la luce iniziò a ritirarsi,
e Farax non ne capiva il perché, eppure quella era la parte d’universo che
risiedeva nel suo corpo, era sua, e non poteva sfuggirgli. Riprovò a cercare di
raggiungerla, e allo stresso modo la luce verde diminuì ancora di intensità,
come quando, nel peggiore degli incubi, si allunga una mano per cercare
inutilmente di toccare una scintilla luminosa simbolo di salvezza.
Allora Farax intuì: "Incubo…salvezza"…e ritornarono alla
sua mente i ricordi di quel giorno, i Panda in pericolo, la sua volontà di
aiutarli e di salvargli la vita, il significato del suo incubo….e capì. Molto
probabilmente il cosmo non era un’entità da conquistare con forza o ferrea
volontà, ma era da accettare, come parte del proprio corpo, del proprio cuore,
della propria mente, così come aveva fatto il giorno dell’alluvione, per poi
entrarne in simbiosi.
E così fece, Farax iniziò a rilassarsi, la mente libera
da tutto il resto tranne le immagini stampate nella sua mente, quelle del giorno
del salvataggio dei Panda. E in questo modo la luce verde brillante ritorno, il
cosmo che sorgeva dai sentimenti del suo cuore iniziò ad emergere, e lui si
lasciò pervadere dalla luce del suo cosmo, e lo sentiva, un cosmo pieno di amore
e coraggio, pronto ad aiutare i bisognosi.
Milo, dall’altra parte della collina, percepì, per una
frazione di secondo, una forza improvvisa ed impressionante, aprì gli occhi,ed
era lieto del risultato raggiunto dal suo allievo: vide il ragazzo circondato da
un’aura verde brillante, la stessa che individuò il giorno dell’alluvione, il
cosmo del Panda d’Argento.
Farax, ancora concentrato, aprì gli occhi anche lui, e
si alzò, voltandosi verso il Maestro, cercando di mantenere intatto il cosmo,
senza perderne il controllo.
Milo capì che Farax poteva realmente essere l’unico
guerriero sulla faccia della terra a meritarsi la protezione dell’ancestrale
Armatura d’Argento del Panda.
°Lo sento, è questo il mio cosmo, la forza dell’Universo
che risiede in me. Per ora è debole, lo so, e riesco difficilmente a
trattenerla, ma adesso sono riuscito ad evocarlo volontariamente, e per ora mi
basta°
Così, pensando questo, Farax pian piano lasciò andare
quella forza, iniziava a sentirsi stanco, e per lo sforzo provato era sudato e
un po’ affaticato; ma il suo cuore scoppiava di gioia, perché tutto ciò non
importava, col tempo sarebbe riuscito ad unire il cosmo a se stesso con un
doppio filo, creando una sola cosa fra mente, corpo e anima. La luce verde
brillante iniziò ad affievolirsi intorno e dentro al corpo del ragazzo,
dopodiché si spense, e Farax si sdraiò a terra. Così guardò in cielo e si
accorse che il Sole era già alto, aveva perso la cognizione del tempo, doveva
aver passato quasi mezza giornata a provare ad evocare il
cosmo.
Milo uscì dal riparo dell’albero e si incamminò verso
Farax; aveva il sorriso sulle labbra e non riusciva a nascondere un pizzico di
stupore per le enormi capacità che risiedevano nel suo
allievo.
-Ottimo…devo dire che sei molto meglio di ciò che mi
sarei aspettato da un allievo, inesperto come te! Sei riuscito in meno di mezza
giornata a rievocare il cosmo e a farlo tuo, e anche se non sei riuscito a
trattenerlo a lungo, è un risultato davvero ammirevole!-
-Beh…- rispose Farax con ancora un po’ di fiatone –la
ringrazio davvero Maestro- era lieto del fatto di aver stupito il Maestro,
un’emozione mai provata.
-Veramente complimenti, sono rimasto sbalordito, ma è
tutto merito della tua forza di volontà e della tua
perspicacia!-
-Grazie… senta Maestro; le vorrei fare una domanda che
mi frulla da un po’ in testa, già da prima che facessi l’allenamento speciale
nella distesa di bambù, e li ho avuto molto tempo per pensare e mi sono
ripromesso che avrei soddisfatto la mia curiosità.-
-Ok, dimmi pure. Tanto facciamo un po’ di pausa e dopo
andremo da Lin..!-
-Ecco...mh…volevo chiederle una cosa un po’ personale-
Farax era leggermente imbarazzato, più che altro perché sperava di non
imbarazzare a sua volta il Maestro – OK… °mi butto° volevo chiederle qual è la
vostra Costellazione protettrice…che cavaliere siete?-
-Eheh…adesso ho capito il tuo imbarazzo; non
preoccuparti comunque, oltre che Maestro io ti sono anche amico, possiamo
parlarne tranquillamente. Allora, saprai certamente che fra le tante
costellazioni che esistono, che sono esistite, e che esisteranno, ci sono le 12
costellazioni dello Zodiaco. Questo è un argomento che pochi conoscono e tale
deve rimanere, perciò di prego di non farne parola con nessuno che non sia un
cavaliere: molti sanno dell’esistenza dei cavalieri di Athena, ma pochi sanno
che oltre alle caste di Bronzo e d’Argento, c’è la casta dei cavalieri di
maggior forza e che conoscono il loro cosmo come una parte del loro corpo; le
loro costellazioni protettrici sono le quelle dello Zodiaco occidentale, e sono
i Dodici Cavalieri d’Oro, che stanno a guardia ognuno di una delle 12 case a
protezione del Grande Tempio di Athene, il luogo dove risiede il Grande
Sacerdote, voce di Athena sulla Terra.
Io sono uno di quei 12, e la mia costellazione guida è
lo Scorpione: io sono Milo Cavaliere d’Oro di Scorpio!-
Farax rimase attonito, non avrebbe mai pensato a
cavalieri più forti dei Silver, e adesso che lo sapeva ne aveva proprio uno
davanti, e non riusciva a capacitarsene.
-Mio Dio…è strabiliante- disse Farax quasi guardando nel
vuoto e ripensando a ciò che gli era stato rivelato.
-Già- fece Milo grattandosi la testa con la mano per
l’imbarazzo e lo stupore creati- è la stessa cosa che ho pensato io quando l’ho
saputo; pensa al mio stupore poi quando sono diventato uno di
loro…eheh!!-
-Ahah…mi immagino…- Farax si stava appena riprendendo
dallo stupore, quando gli venne in mente un’altra domanda –ma Maestro, ha detto
che sono 12 i Cavalieri d’Oro, lei li consoce gli altri?-
-Mh…non precisamente, e non tutti…comunque ora ti spiego
la situazione…- e si mise comodo a sedere sull’erba asciutta, accanto a Farax,
pronto ad iniziare il racconto.
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Capitolo 12 *** Tradimento?! ***
Milo si mise comodo a sedere sull’erba asciutta, vicino
Farax e, con la faccia un po’ crucciata, iniziò il racconto:
-Ti dissi che molto probabilmente la Dea Athena è già
rinata su questa terra…qualche anno fa, al Santuario di Grecia, un cavaliere
d’oro tradì il Grande Sacerdote, rapì la bambina che presumibilmente era la
reincarnazione di Athena, e fuggì dal Grande Tempio. Era il cavaliere d’oro del
Sagittario, Aiolos (sicuramente il più forte e leale cavaliere d’oro che sia mai
esistito); morì poco dopo la fuga in seguito alle ferite causate dal
combattimento con un altro cavaliere d’oro, Shura del Capricorno, mandato dal
Sacerdote in persona contro il traditore; solo che Shura non riuscì a riprendere
la bambina, che scomparve insieme ad Aiolos. Vennero mandati alla sua ricerca 2
cavalieri d’oro, Kamyu dell’Acquario (che padroneggia le energie fredde), e
Aphrodite di Pesci (che dicono sia bello quanto malvagio) ma non riuscirono a
trovarla, ne la bambina, ne Aiolos, ne la Gold Cloth, e così si pensò fossero
morti entrambi, e l’armatura era dispersa. Questo è quanto successe nella
cosiddetta "Notte degli Inganni", chiamata molto probabilmente in questo modo a
causa del tradimento di Aiolos.
Ho conosciuto altri 2 cavalieri d’oro, Shaka della
Vergine (definito l’uomo più vicino a Dio) e Aldebaran del Toro (la cui forza e
potenza sono pari alla sua bontà d’animo). Il cavaliere dei Gemelli, Saga, è
scomparso tempo prima del tradimento di Aiolos; oltre questi sono presenti altri
3 cavalieri d’oro, di cui non conosco l’identità, e inoltre è vacante il posto
del cavaliere d’oro del Leone. In riferimento a questo devo dirti che Aiolos
aveva un fratello minore, Ioria, che lui stesso stava addestrando per farlo
diventare cavaliere d’oro del Leone, ma dopo il suo tradimento non si seppe più
niente di lui, fuggito in seguito all’onta subita a causa del fratello, per
allenarsi da solo.
Questo è il quadro più o meno generale che si è venuto a
creare; non so poi cosa sia successo da qui a due anni, in quanto sono qui a
seguire il tuo allenamento e dal santuario non trapelano
notizie.-
-Ok- disse Farax, ma intanto pensava ad altro: °Come è
possibile che un cavaliere d’oro possa nuocere e rapire la reincarnazione della
dea Athena, evidentemente c’è qualcosa sotto!°
-Bene Farax, è ora di andare a pranzo, credo che Lin ci
stia aspettando, poi stasera faremo altri allenamenti per il tuo
cosmo…-
-Certo…andiamo!-
Si alzarono e proseguirono verso la casetta di legno,
mentre un leggero soffio di vento scuoteva le chiome degli alberi sulla collina.
All’interno, la tavola era già apparecchiata, ma non vi era nessuna traccia di
Lin. Uscirono e la trovarono vicino al fuoco, sul retro della casa, per
arrostire del pesce.
-È quasi pronto, vi raggiungo subito- disse la ragazza
con le guance arrossate per il calore del fuoco.
Milo e Farax allora si diressero verso la casa,
entrarono e si accomodarono a tavola. Farax, nonostante fosse stato fermo e
immobile per gran parte della mattinata, era molto stanco, questo perché aveva
utilizzato molta energia e concentrazione per rievocare e stabilizzare il cosmo.
Lin entrò poco dopo, fece le porzioni e si sedette a
tavola per mangiare.
Il pomeriggio Farax fece altri due tentativi per
mantenere stabile il suo cosmo, impiegando meno tempo e sforzi. Ma ci voleva
ancora un po’ di allenamento.
-Bene, basta così. Riposati un po’, te lo meriti, sei un
allievo eccezionale!- disse Milo
-Uff…non riesco ancora.-
-Non riesci più che altro perché invece di concentrare
il tuo cosmo, tu lo espandi ma senza contenerlo. Ti faccio un esempio molto
utile: "se ti mostro un foglio bianco, senza scritto niente su, il tuo occhio
non riesce a trovare un punto fisso, perciò il tuo sguardo vaga per il foglio
bianco; ma, se ti mostro un foglio con un minimo segno o simbolo sopra, la tua
vista si blocca su quello immediatamente". Noi cavalieri possiamo usare i nostri
colpi solo se riusciamo a concentrare in un solo punto tutto il nostro cosmo
senza disperderlo. Questo è quello che dovrai fare tu, cercare di richiamare il
tuo cosmo, stabilizzarlo, ma senza disperderlo, bensì concentrandolo in un
punto, come un dito, il palmo della tua mano, il pugno, o tutto il braccio. Solo
così riuscirai veramente a stabilizzarlo, e solo così pian piano lo potrai
aumentare.-
-Quindi uno dei miei scopi in questo allenamento
dovrebbe essere di trovare una "traiettoria" al mio cosmo?-
-Si…ma non solo questo, anche un punto di arrivo e uno
di accumulo, questo è veramente importante. È anche così che il cosmo di un
cavaliere cresce, e che quest’ultimo riesce a conoscerlo nel migliore dei
modi.-
-Capisco…ma adesso credo di essere troppo stanco per
provare ancora e iniziare da capo, possiamo continuare domani, ormai è
sera…-
-Certo…questo è a tua discrezione; se non ce la fai più
e sei stanco, fermati, per ora. Il cosmo è inesauribile, ma non possiamo
stressare troppo il nostro corpo e la nostra mente; quando sarai riuscito in
questo e diventato cavaliere ti potrai spingere anche
oltre.-
-Bene…-
-Ah, senti Farax, domattina Lin deve fare compere di
provviste al mercato del suo villaggio, sarei lieto se tu la accompagnassi, per
darle una mano, ed anche per stare un po’ insieme voi soli…-
Farax stava rispondendo di si, ma al suono delle ultime
parole, si bloccò, arrossì, e riuscì solo lievemente ad annuire, un po’
imbarazzato.
Terminato così anche un altro giorno di allenamento, i
due si ritirarono a casa, mangiarono con Lin, e dopo un po’ di conversazione
andarono a dormire, pronti per una nuova
giornata.
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Capitolo 13 *** Storie e Pericolo ***
Il mattino seguente Farax ebbe la possibilità di dormire
un po’ più a lungo. Finalmente un po’ di meritato riposo dopo tanto tempo. Si
svegliò poco dopo le sette, riposato e bello fresco; alzò la testa dal cuscino,
e il suo sguardo si rivolse immediatamente sul giaciglio del Maestro, vuoto
ormai già da chissà quanto tempo.
°Diamine…non si concede nemmeno un po’ di riposo
quell’uomo?° E sorrise dopo averlo pensato.
Si alzò dal letto, si vestì con i soliti abiti di
allenamento e preparò il mantello col cappuccio, di colore verde scuro, da
portarsi dietro, dono ricevuto dai genitori prima della sua partenza. Nonostante
fosse cresciuto gli andava ancora bene. Uscì dalla camera e vide che la zona
pranzo era vuota, e la camera di Lin era ancora chiusa.
-Lin, è ora di alzarsi; credo sia meglio partire al più
presto!- disse Farax dopo aver bussato lievemente con le nocche della mano
destra. Non avendo avuto nessuna risposta, il ragazzo sperava proprio che Lin
non fosse già partita, magari pensando di farlo dormire un po’ più a lungo.
Allora aprì lentamente la porta, affacciando la testa fra essa e lo stipite,
entrambi ruvidi e di legno scuro; vide che la ragazza era ancora li sdraiata che
dormiva, nel suo letto, sulla parete adiacente a quella della finestrella. Non
aveva mai visto al camera di Lin, ma non era tanto differente dalla sua, tranne
se non per il singolo letto e di area leggermente più piccola. Ma, al solo
pensiero di aver "sbirciato" dentro la camera di una ragazza, mentre questa
dormiva, arrossì immediatamente, era facilmente imbarazzabile in queste
situazioni; cercò di richiudere la porta, uscendo, ma fece rumore con la
maniglia, e Lin, a quel suono, si svegliò, girandosi verso
l’uscita:
-Oh, Farax; ciao… ma che ore….? Oddio…è già tardi, mi
devo sbrigare…io…- disse affrettata nel tentativo di scendere dal giaciglio il
più in fretta possibile, col rischio quasi di cadere e farsi
male.
-No…no, calmati Lin, non è tardi, saranno circa le sette
e mezza, poi abbiamo tutto il tempo che vogliamo…no? Ah, piuttosto, scusami per
essere entrato così "furtivo" dentro camera tua…-
-No, non preoccuparti, anzi, hai fatto bene a
svegliarmi…-
-Ok…- disse Farax sorridendo, e rimanendo sulla
porta.
-Mh…io desso mi dovrei proprio vestire sai…- disse Lin
arrossendo un po’, mentre Farax diventava paonazzo; così si chiuse la porta
dietro di se, prese il mantello che aveva appoggiato su una delle sedie, lo
indossò ed uscì dalla capanna.
Ancora nessuna traccia di Milo, e si chiese cosa facesse
il suo Maestro quando lui non c’era oppure era intento nell’allenamento; ma non
ci pensò più di tanto, e fece cadere questo pensiero, si diresse verso est, e si
appoggiò al muro della casa, dove il sole riscaldava l’ambiente con la sua calda
luce, aspettando che Lin fosse pronta.
Intanto la ragazza si vestì, prese anche lei il suo
mantello, celeste come il cielo, lo indossò, prese delle monete per gli acquisti
ed uscì, chiudendo la porta. Si avviò verso il sentiero d’erba e sassi a fianco
la capanna, che conduceva verso la collina, e venne raggiunta da Farax, che
aveva sentito la porta che si chiudeva. Insieme si avviarono verso il crinale
della collina.
-Ok…partiamo allora- disse Farax sorridendo.
I due si incamminarono verso la cresta della collina, in
silenzio, passo dopo passo, guardando ed osservando il rigoglioso paesaggio e le
straordinarie creature dei dintorni, uccelli, insetti, piccoli roditori. Solo
una volta ripresa la discesa dell’altro versante della collina, intravisto il
canneto di bambù, Lin parlò:
-Qui allora è l’entrata di dove hai svolto
l’addestramento…vero?-
-Mh?...Ah, si, di qui si entra nell’oasi dei Panda, una
volta era un Paradiso Terrestre, ma dopo la terribile alluvione, è rimasto ben
poco di quell’Elisio…-
-Sai…mi sei mancato molto quando sei rimasto "chiuso"
qui per tutto quel tempo, ogni giorno pregavo nei miei pensieri perché tu
tornassi!-
-Anche tu sei stata molto nei miei pensieri, Lin, ed è
stato la tua, la vostra fiducia in me e nelle mie capacità a farmi portare a
termine quella parte dell’allenamento! Se abbiamo tempo, al ritorno, sarei
contento se entrassimo nel canneto, giusto per presentarti "dei vecchi
amici"!-
-Mi farebbe piacere!!-
I due si inoltrarono nel boschetto di faggi e lo
attraversarono in breve tempo; usciti, furono di nuovo accarezzati dal sole e
raggiunsero un incrocio di sentieri.
A questo punto, invece di procedere verso destra, verso
la strada cioè che percorse al contrario Farax circa due anni prima, al suo
arrivo per l’allenamento, continuarono verso sinistra, sempre guardati
dall’imponente struttura simbolo del paese, la Grande Muraglia, che proseguiva
quasi parallela al sentiero appena imboccato, e che sembrava quasi sopra di
loro, nonostante fosse a diversi chilometri di distanza.
-Sai, Farax, pensavo che noi, nonostante ci conosciamo
da un paio d’anni, sappiamo poco l’uno dell’altra. Siamo stati poco a contatto,
vero, però mi piacerebbe conoscerti più a fondo…raccontami qualcosa di te, della
tua famiglia, del tuo paese…-
-Eheh…hai proprio ragione Lin; in effetti questa è la
prima volta che ci troviamo soli, noi due- e a queste parole gli venne in mente
il discorso di Milo del giorno precedente, pensando allegramente: °Il Maestro,
ha organizzato tutto lui…ahah°.
-Beh…io sono nato e cresciuto in un piccolo paesino
collinare del centro Italia, dall’altra parte della terra. Forse è per questo
che amo molto la natura e gli animali, con cui sono stato molto a contatto da
piccolo. I miei genitori sono due gran brave persone e si sono privati di molto
per dare a me e alle mie due sorelle un’infanzia ed una vita felice. Le mie
sorelle hanno poco più di quattro anni in meno di me, ma nonostante ciò sono
partite anche loro per allenarsi, poco tempo dopo che sono arrivato in terra di
Grecia, e avevano quasi nove anni. È da molto che non le sento, ma le tengo
sempre qua vicino al mio cuore, insieme ai miei genitori. Hope, introversa e
tenera, è partita per l’Artico, ed è intenta a conquistare l’Armatura d’Argento
della Tigre Artica, mentre Faith, più estroversa e birichina, è andata ad
allenarsi nelle calde terre della Savana Africana, per far sua l’Armatura
d’Argento della Zebra. Loro sono state mandate direttamente nel loro luogo
d’addestramento, mente io sono partito da Atene un paio di mesi dopo, in quanto,
non so per quale strano motivo, il Grande Sacerdote, la più alta autorità del
Grande Tempio, e voce della dea Athena, non mi voleva permettere di venire ad
allenarmi qui in Cina per l’Armatura d’Argento del Panda. Poi, invece, sono
riuscito a convincerlo, promettendo di portare l’Armatura del Panda in terra di
Grecia; e sono qui. Tu invece Lin, cosa mi racconti di te?-
-Io sono nata e cresciuta qui in Cina, nel villaggio
Hangziyn, protetto dai due imponenti simboli di questa regione, la Muraglia
Cinese a sud, e il monte Wutaishan a nord. Io sono la seconda di tre figli, mia
sorella più grande si chiama Sao, e il mio fratellino si chiama Zien. Mio padre
fa il pescatore, mentre mia mamma quasi non me la ricordo, è morta a causa di
una grave malattia, un anno dopo la nascita di Zien. Il nostro villaggio è stato
attaccato e viene tuttora attaccato da briganti cinesi, che si fanno chiamare
"Ratti del Bambù", e nonostante siano stati cacciati varie volte, al prezzo di
molte vite, loro continuano a tornare, senza preavviso, per impossessarsi delle
nostre provviste. È per questo che mio padre mi ha mandata a prendermi cura
della capanna mentre tu ti alleni; per la mia sicurezza. Mia sorella è stata
presa in moglie dal signore delle terre ad est del villaggio, e Zien è stato
mandato con lei. Mio padre è rimasto da solo, e continua a lavorare, ma
nonostante ci possiamo vedere pochissime volte, siamo una famiglia felice, e,
come hai detto tu, ognuna porta gli altri nel proprio cuore. Uh, ecco…siamo
arrivati, dietro quel crinale si scorge già il mio
villaggio!-
Così i due ragazzi aumentarono il passo, procedendo la
marcia, e sempre più velocemente si avvicinarono al crinale della collina.
Arrivati sopra, guardarono la pianura sottostante, e il villaggio era situato li
sotto, al centro. Continuarono a camminare per una quindicina di minuti, mentre
ognuno ripensava alla storia raccontatagli dall’altro, quando, a pochi
chilometri dalle porte della cittadina, si fermarono: acre odore di fumo era
nell’aria, e proveniva proprio dal villaggio.
-Oh no, sono loro, sono i briganti, devo andare da mio
padre…- disse Lin, preoccupata al massimo, avendo già capito tutta la
situazione: era in atto il saccheggio dei Ratti del Bambù.
-No Lin, tu stai qua, riparati fra gli alberi, andrò
io!-
-No, non posso lasciarti andare così, torno indietro per
chiamare il signor Milo!-
-Troppo tardi, me la devo sbrigare
io…-
-No, Farax...non puoi lasciarmi, io…io…tengo a te, e non
voglio che ti succeda niente!!-
Farax a quelle parole si sentì il più felice essere
umano sulla faccia della terra, e si voltò verso Lin, cingendole le spalle con
le sue mani:
-Anche io tengo a te, per questo ti ho chiesto di
metterti al sicuro…- a questo punto il tempo si fermò, gli occhi dei ragazzi
risplendevano, ed entrambi si rispecchiavano in quelli dell’altro, i cuori
tremolavano, e le labbra si unirono in un soffice, caldo e innocente bacio. Poi
si staccarono, così come i ragazzi, e Farax disse:
-Tornerò, non preoccuparti…hai fiducia in me?- disse
scherzoso.
-Certo…la massima fiducia- dopodiché la ragazza
sorrise.
Così Lin si rifugiò fra gli alberi, nella boscaglia, e
Farax si avviò correndo verso il villaggio. Entrambi si sentivano ora persone
nuove, complete, e cresciute. Fortunatamente a tutto ciò aveva pensato
Milo.
Farax arrivò alle porte del villaggio, che, notò, erano
state aperte con la forza dopo un precedente bloccaggio. Così, con passo sicuro,
si diresse verso il centro, e li vi trovò grossi uomini tutti muscoli che
maltrattavano il capovillaggio:
-Ahah…lo sapete che quando arriviamo vogliamo abbastanza
provviste per sostentarci per almeno un mese, e qua non ne vedo molte; mi tocca
farti molto male, vecchietto, ahaha….!-
E scoppiò in una risata grassa e piena di disprezzo,
seguito a ruota dagli altri cinque briganti.
-Voi non farete male a nessuno; anzi, vedete di
svignarvela, se non volete essere ridotti a mangime per i
pesci.-
Farax si presentò al villaggio e ai malviventi con
un‘aura verde smeraldo che gli vorticava intorno. Si tolse il mantello, per
evitare di rovinarlo durante un eventuale combattimento, e
disse:
-Mh…vedo che siete anche sordi oltre che ritardati e
disgustosi…- °Spero che il mio cosmo regga,e che le mie forze non mi
abbandonino°.
Evidentemente Farax non era ancora sicuro delle sue
potenzialità, ma non poteva lasciare quella gente alla sorte impostagli dai
malviventi, così si mise in posizione di difesa, un braccio leggermente più su
dell’altro, una gamba più indietro rispetto all’altra, le mani pronte ad
attaccare e difendere, e nel caso ce ne fosse stato bisogno, di evocare il
massimo del cosmo.
Il capo dei Ratti, un tipo alto, muscoloso, con la testa
rasata con ciocche di capelli solo dalle parti laterali e con una vistosa
cicatrice sull’occhio destro, lasciò cadere pesantemente il vecchio
capovillaggio, aiutato poi da altra gente del villaggio stesso, e si diresse
verso il ragazzo:
-Bene…un moscerino vuole essere schiacciato oggi; forza
ragazzi, mostrategli quello che sappiamo fare-
E così gli altri cinque bestioni, molto simili di
statura e corporatura al capo, tutti con qualche cicatrice sparsa qua e la, si
lanciarono addosso a Farax, pronti a farlo fuori.
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Capitolo 14 *** La Stretta Del Panda ***
Il respiro regolare, il cuore quieto, Farax si preparava
alla lotta con i cinque "ragazzoni" del gruppo. Il capo era dall’altra parte
della piazza, e si preparava a godersi l’incontro, fin troppo sicuro che i suoi
avrebbero vinto. Ecco che il più veloce dei cinque briganti si stava
avvicinando; non un movimento, né un’esitazione da parte di Farax. L’atmosfera
era tesa e non soffiava un alito di vento sul villaggio. Gli abitanti erano
tutti accantonati in un angolo della piazza, impotenti ed impauriti, nemmeno i
più forti erano riusciti a scacciare la banda, e temevano per la sorte loro e
del ragazzo. A pochi istanti il loro destino sarebbe stato
deciso.
Farax, in posizione di difesa, attese quei pochi secondi
che sembravano ore; il tempo, che fino ad allora sembrava essersi congelato, si
sbloccò, continuando a scorrere normalmente, e l’individuo, con una grossa
cicatrice sulla gola, spiccò un balzo in aria, proteso in avanti con la gamba
caricata a colpire Farax alla testa; ma il ragazzo era più veloce, si abbassò in
una frazione di secondo e, mentre l’uomo, sbigottito per la mossa
dell’avversario, era sospeso sopra di lui, Farax caricò il pugno dal basso,
andando a colpire l’altro alla spina dorsale, facendolo cadere a terra poco
lontano, dolorante alla schiena.
Niente riposo, ne preparazione, arrivava il secondo,
poco più slanciato degli altri, e quindi più veloce del primo; Farax si rialzò
per prepararsi, ma fece appena in tempo a pararsi il viso con il braccio
sinistro dal pugno micidiale dell’altro, tirando immediatamente un calcio destro
verso l’addome dell’altro, scansandolo e facendolo arretrare dolorante, piegato
in due a terra, vicino al compagno. Farax aveva un fastidioso dolore al braccio
col quale si era parato il colpo precedente, ma non poteva preoccuparsene, in
quanto il terzo e il quarto arrivavano, pronti ad attaccarlo insieme. Sembravano
gemelli, stessa corporatura, e capelli neri e corti. I due caricarono i pugni
adiacenti, uno il destro e l’altro il sinistro, molto probabilmente agivano
sempre in coppia, e questa era la loro tecnica infallibile. Ma Farax, dopo aver
atteso che i due si fossero avvicinati il più possibile, spiccò un balzo verso
l’alto ed atterrò dietro di loro, colpendoli entrambi alla nuca con il taglio
della mano. Ecco l’ultimo, gli arrivava alle spalle; si voltò e lo vide: era il
più grosso, quasi quanto il capo, aveva capelli neri e lunghi legati dietro a
codino; diresse il suo destro, dall’alto verso il basso, rivolto verso l’addome
di Farax, che fece appena in tempo a saltare di lato per vedere gli effetti
devastanti del colpo sul terreno, la sua forza era proporzionale alla
corporatura, ma era lento e si era stancato subito con quell’attacco, e adesso
era indifeso, così Farax lo colpì con un calcio al retro delle ginocchia,
facendolo cadere ginocchioni a terra, dolorante. I cinque non ce la facevano a
rialzarsi, Farax si voltò verso il capobanda, ed una goccia di sudore scorreva
sul suo viso in conseguenza della lotta, ma era pronto a fermare anche l’ultimo,
e sicuramente era il più forte.
-Ahahaah…bravo, i miei complimenti; ma cosa pensi di
fare contro di me, semplicemente saltellando come un grillo di qua e di la? Ti
spezzerò le ossa; te la farò pagare, a te e poi a tutta la gente del villaggio.
Forse questa è la volta buona che ci dovremmo cercare un altro villaggio da
saccheggiare…eheheh!-
-Beh, dopo che ti avrò sconfitto avrai ben altro a cui
pensare…eheh- rispose a tono Farax.
Il ragazzo non era mai stato così attaccabrighe e
violento, ma qualcosa si era risvegliato in lui, ed era la situazione in cui si
trovava ad averlo fatto diventare in tal modo.
-Continuerai a fare lo sbruffone anche dopo che ti avrò
fatto in tanti pezzettini, ragazzino?-
-Beh…vediamo…prima
provaci…bambinone!-
Al suono di queste parole il capo della banda dei "Ratti
del Bambù" si lanciò furioso all’attacco del ragazzo con il pugno caricato, e in
pochi secondi attraversò la piazza; il colpo stava per abbattersi sul viso di
Farax, che spostò velocemente la testa verso il lato opposto per evitarlo, ma
improvvisamente sentì una fitta di dolore allo stomaco: il boss lo aveva colpito
col sinistro inaspettatamente, e Farax indietreggiò con una mano sullo stomaco,
dolorante. Il ragazzo alzò la testa, e vide che un calcio si stava dirigendo
verso di se; dimenticò per un attimo il dolore allo stomaco, schivò l’attacco,
rimettendosi in posizione di difesa.
-Devo dire che te la cavi bene
bestione…-
-Anche tu piccoletto, ma non sopravviverai per
molto….muahahaha!!-
Farax era sudato, dolorante ed affaticato, mente il suo
avversario era ancora fresco. Eccolo che ritornava, la sua carica sembrava
quella di un bisonte, ma la sua velocità era di molto maggiore a quella
dell’animale a cui somigliava; riuscì ad evitare un pugno rivolto all’addome,
semplicemente arretrando con il corpo, ma con lo stesso trucco di prima il
capobanda lo colse di sorpresa, prendendolo per il collo ed alzandolo con una
sola mano. Questo era il suo attacco segreto, confondeva l’avversario con un
attacco veloce, ma lo sorprendeva con uno a sorpresa. La potenza della stretta
aumentava, e Farax quasi non riusciva a respirare:
°Non può finire così…Cosa posso fare?
Cosa???°
-Nooo…lascialo stareeee!-
Farax spalancò gli occhi…riconobbe quella voce…era
Lin!
-Vai via Lin, non dovevi venire qui! Ti avevo detto di
rimanere nascosta nella boscaglia!- disse il ragazzo col poco fiato che gli
rimaneva-
-Hai ragione…Lin scappaaaa; non ti immischiare anche tu
in questa storia, te ne prego!- era un signore abbastanza anziano che aveva
parlato, un abitante del villaggio. Aveva i capelli grigi legati a codino sul
dietro, e aveva un grembiule bianco alla vita.
-Padre…non posso permettere che ciò accada…lo amo! E non
voglio che lui mi lasci!- disse Lin a quello che era suo
padre.
Un leggero alito di vento soffiò sul villaggio, e i
lunghi capelli neri di Lin, che teneva sempre legati, vennero carezzati da
quella brezza.
-Mi dispiace bellezza, ma dopo toccherà anche a te e a
tutti i tuoi cari amici di questo sgradevole villaggio. Intanto questo ragazzo
farà proprio una brutta fine-
Il capobanda aumentò al presa, Farax non ce la faceva
più, e inoltre era spaventato per tutta la situazione. Ma gli venne in mente che
ancora non aveva provato tutto. Capì che era l’occasione per testare le sue vere
capacità, e se davvero i suoi allenamenti erano serviti a
qualcosa.
°Mi dispiace, ma questo accadrà a te, e molto presto°-
pensò Farax; chiuse gli occhi, richiamò dentro di se, dal profondo della sua
anima, il flusso verde brillante del suo cosmo; arrivò subito, sentendo il
bisogno del ragazzo, e lo pervase immediatamente, infiltrandosi in ogni atomo
del suo corpo, mentre un’aura verde lo circondava.
°Eh? Ma cosa sta succedendo? Cos’è tutta questa luce
verde brillante?°
-Questa è la punizione che ti meriti; hai fatto troppo
male nella tua vita, di le tue ultime preghiere, perché io non ti perdono. Non
farai del male a questa gente, ne a nessun altra persona. La
pagherai…ADESSO!-
Farax aprì gli occhi e la sua aura diventava
incandescente. Lentamente alzò le braccia, che fino ad allora aveva tenuto lungo
il corpo, e le diresse verso il collo dell’avversario, proprio come l’altro
faceva con lui. Nella mente del ragazzo scorsero immagini del suo addestramento
nel canneto, e del giorno dell’alluvione, l’esplosione del suo cosmo; di quando
osservava i Panda battersi fra di loro, il modo in cui agivano, in cui si
contrastavano, e la stretta che utilizzavano per sconfiggere e sottomettere
l’avversario al loro dominio.
°Amici…questa è la vostra tecnica di combattimento, per
sconfiggere il capo della banda dei "Ratti del Bambù", il peggior nemico dei
Panda; io sono uno di voi, e voi siete me;datemi al vostra
forza!°
Farax ampliò il suo cosmo fino a bruciarsi dentro, e
colpì:
-HANGING PANDA!- il cosmo del ragazzo si concentrò nel
palmo delle mani, e da li intorno al collo dell’avversario, che pian piano stava
mollando la presa.
°Cosa…succede…?°
La stretta che operava Farax era fortissima, mentre
quella del capobanda diminuiva celermente; il ragazzo riuscì a liberarsi dalla
morsa dell’altro, e, appena atterrato, lasciò anch’egli la presa, ma solo per
sferrare un calcio potentissimo al suo addome mandandolo a fracassare il muro di
una delle case che davano sulla piazza.
I sei della banda erano sconfitti, e gli abitanti del
villaggio ancora non ci credevano; pian piano si qualcuno si alzò dalla loro
posizione, aiutando gli altri a fare lo stesso, dirigendosi poi al centro della
piazza, come appena svegli dopo un incubo terminato in sogno, come se fosse la
prima volta che vedessero il mondo con una luce di speranza per il proprio
futuro.
Farax, conscio che non c’era più nessun pericolo, si
lasciò andare, stanco e dolorante cadde a terra; Lin gli corse incontro, lo
voltò, e lo sorreggeva.
-Farax…tutto bene? … Sei stato un grande, il
migliore!-
Il capovillaggio, arrivato vicino Farax, chiese silenzio
e attenzione, dopodiché parlò:
-Cari amici, sono immensamente felici di annunciarvi che
questa minaccia è stata annientata, e la banda dei "Ratti del Bambù" è stata
sconfitta. Grazie a questo ragazzo di nome Farax. Onore a
Farax!-
-Onore a Farax!- urlarono tutti insieme, più e più
volte.
Allora il ragazzo, ancora stanco, ma deciso, si rialzò
in piedi e disse:
-Sono contento…che siate tutti
salvi…-
Poi si voltò verso Lin, la guardò negli occhi, e lei
ricambiò lo sguardo; i due si baciarono, sotto gli applausi di tutta la gente
del villaggio. Arrivò il padre di Lin, i due ragazzi lo guardarono, e insieme si
abbracciarono. Il capovillaggio pregò poi i ragazzi di restare li per la notte,
e loro non poterono fare altro che accettare, sarebbero partiti il mattino
seguente. Così tutti insieme si diressero verso il resto degli
abitanti.
Ad osservare la scena, dall’alto di una rupe, non poteva
che esserci Milo, il Maestro che, vestito con la sua sfavillante Armatura d’Oro
dello Scorpione, orgoglioso del suo allievo, decise che era il momento che Farax
conquistasse una volta per tutte la sua Armatura d’Argento del Panda. Dopodiché
voltò le spalle alla valle in cui risiedeva il villaggio, ma un sorriso di
soddisfazione rimase sul suo viso.
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Capitolo 15 *** Saluti e Vecchi Amici ***
La sera Farax e Lin cenarono con il resto
degli abitanti del villaggio, con semplice ma ottimo pesce di lago, riso e una
strana bevanda che sapeva di fermentazione; si erano radunati tutti nella grande
taverna del villaggio, e ovviamente il tutto non poteva essere che gratuito per
i due ragazzi, dopo quello che Farax aveva fatto per tutto il villaggio. I 6
della banda dopo due o tre ore si erano ripresi dallo shock della sconfitta e,
ancora doloranti, se ne andarono in silenzio per evitare di prendere altre
batoste, giurando che avrebbero cambiato stile di vita. Alla cena furono
chiamati anche Sao e Zien, sorella e fratellino di Lin, e Farax potè constatare
che bella famiglia che erano rimasta, nonostante vivessero in diverse parti
della regione. Dopo la cena, e forse per il troppo bere, tutti erano stanchi e
barcollavano ognuno verso le proprie case; Sao e Zien tornarono alla loro
dimora, insieme al compagno della ragazza, verso una collina poco distante dal
villaggio, mentre Farax, Lin e suo padre, che aveva bevuto un bel po’, tornarono
alla loro casa. Entrarono, e Farax notò stranamente che era abbastanza spoglia,
forse per colpa dei continui attacchi dei briganti; un tavolo, qualche sedia,
uno sgabello, reti da pesca un po’ vecchie raggruppate nell’angolo sinistro, vi
era un breve corridoio di fronte l’entrata, lungo il quale c’erano due stanze,
mentre altre due erano sul lato sinistro e destro di questo; ma, nonostante
tutto, dovette riconoscere che era molto accogliente.
-Farax, pensavo di farti dormire nella
vecchia camera di Sao, c’è sempre il suo letto, ma è da un po’ che nessuno ci
dorme, molto probabilmente sarà freddo e impolverato, ma questo passa il
convento…eheh!- disse il padre di Lin con il viso allegro. Era una persona
solare con un sorriso coinvolgente.
-Si…credo che sia perfetto. Poi sono così
stanco che potrei dormire anche per terra…eheh.-
-Va bene, io vado a riposare, che
domattina devo uscire per la pesca; buona notte Lin, figlia mia; buona notte
Farax, ancora grazie di tutto! Buon viaggio domani.- sorrise e andò verso camera
sua.
-Farax, vado a letto anche io, domani
mattina partiremo quando ti sarai riposato, non c’è nessuna fretta; poi ho da
preparare le provviste da portare per noi e il Maestro. Buona
notte!-
-D’accordo, ho proprio bisogno di una
dormita. Notte Lin!-
Così Farax si avvicinò alla ragazza, la
baciò, e dopo che lei gli indicò la ex-camera di sua sorella, si diresse verso
la sua stanza, e prima di chiudere la porta, fece un sorriso a Farax. Il
ragazzo, dopo che Lin chiuse la porta, andò verso la camera, si buttò sul letto,
e si addormentò immediatamente. Sognò cose strane, indefinite, nel buio, che non
riuscivano a prendere forma, e che egli stesso non riusciva a riconoscere;
duravano per poco, e poi scomparivano, e lui non sapeva cosa fare; poteva stare
solo fermo a guardare e a sentire, come se fosse incatenato al muro; non
riusciva a distinguere i sentimenti che provava: paura, no; tristezza, forse;
incapacità, molto probabilmente; non era un incubo, ne ovviamente un sogno, gli
sembrava come una premonizione, uno sguardo sul futuro, o sulla verità
universale, qualcosa che lo avesse spiazzato e bloccato ogni suo movimento. Poi
sognò la luce, e la vetta di un monte innevata a tratti, dove il sole
risplendeva ed abbagliava a causa del bianco manto, e dormì sonni tranquilli. Il
mattino dopo si svegliò all’abbaiare di un cane; al primo momento non aveva idea
di dove si trovasse, poi si ricordò della camera della sorella di Lin,
irriconoscibile adesso, illuminata al sole del tardo mattino. Così si alzò, si
vestì e arrivo nella stanza d’ingresso che faceva da sala da pranzo e cucina, un
po’ come la loro casetta sulla collina. Non c’era nessuno in casa, e nemmeno le
reti da pesca, segno che il padre di Lin ancora non era tornato dal lago. Farax
decise di uscire, per prendere una boccata d’aria, e girare un po’ il villaggio.
La casa di Lin si trovava in uno dei quattro vicoli che stavano sugli angoli
della piazza e che conducevano ad essa. Oltre la taverna, situata sul lato nord
della piazza, vi erano la bottega del pesce, che il padre di Lin mandava avanti
insieme ad un amico, e quella della carne sul lato est, poi c’erano quella della
frutta e altri banchi di viandanti e commercianti mobili sul lato sud, e il
piccolo tempio al dio del monte Wutaishan, situato sul lato ovest del villaggio,
proprio sotto la grande sagoma del monte stesso. Mentre passava per le botteghe,
per dare un’occhiata, Farax riceveva i saluti di tutti coloro che incontrava, e
lui ricambiava. Lo guardavano con ammirazione e gratitudine, nonostante egli
gradisse poco tutta questa attenzione. Si sentì chiamare alle spalle, si voltò,
e c’era Lin:
-Ah…allora ti sei alzato…possiamo comunque
partire, io ho finito di far provviste.-
-Va bene, ma tuo padre, non lo
aspettiamo?-
-No, lui rimarrà al lago fino a metà
pomeriggio oggi, quindi possiamo anche andare…la porti tu quella roba?-
indicando una cesta in vimini piena di chissà quanto cibo
-Certo, non ti
preoccupare!-
Farax si mise la cesta sulle spalle, e con
Lin salutò la gente del villaggio, pronti per tornare alla collina. Il tempo era
buono, ed il sole non era troppo caldo, quindi una giornata perfetta da passare
all’aperto. Fecero a ritroso tutto il cammino, e arrivarono all’incrocio che
stava sotto il boschetto di faggi. Qui si fermarono decisi a mangiare un
boccone, giusto per proseguire tranquilli il cammino. Entrarono nella boscaglia
e uscirono, ritrovandosi di fronte al canneto di bambù. Farax propose a Lin di
andare a trovare i suoi amici Panda, e la ragazza accettò, onorata di poter
vedere il luogo dell’addestramento speciale di Farax.
Allora, decisi e senza dubbi, iniziarono a
passare fra le grandi canne, che si stagliavano alte e verdi. Farax stava
davanti, e teneva il passaggio aperto per facilitare il cammino a Lin. Si
ricordò di quando la dovette lasciare per eseguire l’addestramento li dentro, i
sentimenti provati ma non espressi, la tristezza nel doverla lasciare, pur se
per poco tempo. Lin invece era felicissima di poter entrare in quel luogo,
finalmente poteva vedere e toccare con mano dove Farax era stato per così
"tanto" tempo lontano da lei. Intanto il cammino proseguiva, ed entravano nella
parte più interna del canneto; ma a Farax adesso non sembrava più paurosa ed
oscura, e nemmeno le canne sembravano tanto impenetrabili come la prima volta;
pensava che probabilmente era stato a causa dell’alluvione che la piantagione si
era sfoltita, ma non poteva mentire a se stesso: adesso non era più un posto
sconosciuto e pieno di pericoli, ma era una sua altra "casa". I due ragazzi
proseguivano in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri, fin quando
arrivarono alla fine delle canne, e si trovarono davanti il corridoio
naturale.
-Qui Lin, è dove ho fatto esplodere il mio
cosmo per la prima volta, per salvare quei poveri Panda, e dove l’onda li stava
travolgendo.-
-Oh Farax, è proprio come me lo hai
descritto tu. È veramente un posto stupendo!- disse Lin, potendo osservare, in
fondo al corridoio non tanto scuro quanto in passato, la bellissima oasi
naturale, rigeneratasi in poco tempo, grazie alla natura incontaminata che la
circondava e che rappresentava. Proseguirono il cammino lungo la parete sinistra
del corridoio naturale, e Farax scorse che c’erano ancora resti di grandi canne
buttate a terra quel giorno dalla furia dell’acqua, ma avevano dato posto a
nuove e morbide canne che presto avrebbero potuto saziare i suoi
amici.
Arrivarono all’oasi, ma era deserto, non
si vedeva nemmeno un Panda. Farax pensò che forse li avevano spaventati entrando
in modo "furtivo" in quello che era il loro rifugio; quindi decise di dare un
accenno del suo cosmo, che forse li avrebbe potuti
richiamare.
-Lin, stringiti a me, ti abbraccerò col
mio cosmo e richiamerò i Panda!-
Lei, senza dire una parola, gli cinse la vita, e Farax
iniziò a richiamare il suo cosmo verde brillante dal profondo del cuore, come
una canzone segreta di cui solo lui conosceva il motivo e le parole. Ma adesso
non c’era bisogno di farlo esplodere, quindi decise di farlo divagare nell’aria
come un dolce profumo di natura e gioia, e così fece; Lin poteva distinguere le
onde concentriche che Farax emanava dal suo corpo, così gli fece sentire la sua
presenza costante, abbracciandolo e dandogli un bacio sul collo. Le onde di
cosmo si diffusero in tutta la distesa di Bambù, e, in lontananza, i Panda, che
si erano nascosti per paura di un pericolo, alzarono il muso, e come se una
musica li guidasse, uscirono da dietro i grandi arbusti e gli antichi massi, e
si diressero verso la fonte di quel profumo così buono e familiare. Farax sentì
immediatamente la presenza degli amici nei paraggi, e così iniziò a richiamare a
se il cosmo, in modo che anche i Panda si avvicinassero a loro; Lin adesso li
potè vedere: erano molto grandi, ma non aveva paura, sapeva che se stava vicino
al ragazzo, loro amico fraterno, non gli avrebbero fatto niente. Così i grandi
animali si diressero verso i due ragazzi, guidati dal capo branco, il Panda
ferito da Milo il giorno in cui Farax arrivò per l’addestramento, si avvicinò
col muso al ragazzo, iniziando a strofinarsi il muso sul palmo della
mano.
-Adesso puoi discostarti Lin, vieni, carezzalo anche
tu.- e così dicendo prese la mano della ragazza, e la portò sulla pelliccia
folta dell’animale, che capì che non c’era niente da temere da lei.
Anche gli altri membri del branco si avvicinarono,
vecchi e cuccioli, maschi e femmine, e cos’ stettero per gran parte del
pomeriggio.
Quando il cielo poi iniziava ad arrossire, Farax e Lin
dovettero alzarsi dal morbido e verde manto d’erba, per dirigersi verso casa;
Farax prese la cesta di nuovo sulle spalle, salutò il capobranco, e si avviarono
verso il corridoio naturale e quindi verso l’uscita della
piantagione.
Nel breve viaggio di ritorno i due ragazzi parlarono
della splendida esperienza di quel pomeriggio, sicuri che sarebbero ritornati
dai Panda per altri incontri.
Arrivati alla collina, riconobbero la forma familiare
della loro casetta di legno, così accelerarono il passo, entrando di gran lena
in casa. Li trovarono Milo in tenuta da allenamento con il sorriso sulla bocca e
gli occhi raggianti.
-Salve Maestro!- dissero insieme i due
ragazzi.
-Bentornati!-
-Bene…vado a preparare la cena.- disse
Lin.
-Aspetta…vi devo fare un grande annuncio; ho visto
quello che ha fatto Farax al villaggio, perciò ho preso una decisione: domani,
il nostro ragazzo potrà salire sul monte Wutaishan per conquistarsi la sua
Armatura d’Argento del Panda; complimenti Farax: il tuo addestramento è
terminato!!-
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Capitolo 16 *** La Scalata ***
-Cosa??- esclamarono insieme i ragazzi, ancora scioccati
per la grande notizia.
-Wow…così presto…non ci posso credere Maestro!- disse
Farax emozionantissimo e incredulo allo stesso tempo aveva udito ciò che da un
sacco di tempo si voleva sentir dire, ma non sapeva assolutamente come
comportarsi, in quanto dopo solo quasi due anni di addestramento già gli si
presentava questa straordinaria occasione. Poi però ripensò al fatto che se
fosse riuscito a conquistare la sua Armatura, avrebbe sicuramente dovuto
abbandonare Lin li in Cina per ripartire verso la Grecia, e magari verso casa,
per poi essere sballottato di qua e di la per le missioni che gli avrebbe
affidato il Grande Sacerdote.
-Farax…non mi sembri contento di questa notizia?!?-
disse Milo accorgendosi che il ragazzo si era imbambolato con lo sguardo nel
vuoto ed un espressione molto triste sul viso.
-Hey Farax, su…questo è un grande giorno, e domani lo
sarà ancor di più, perché sono sicura che riuscirai a conquistarti l’Armatura
del Panda. Giusto?-
-Si…si…vero…però, pensavo che se avessi fatto mia
l’Armatura, poi inevitabilmente io e il Maestro ce ne dovremmo andare da qui per
tornare in Grecia, e ti dovrò lasciare qui da sola; ciò non me lo posso
permettere, ma soprattutto non lo voglio!-
°Eheh…questa è la conferma non solo che fra i due c’è
qualcosa, ma quel "qualcosa" è stato tirato fuori e dichiarato!° -Penso non ci
siano problemi nè per Lin né per suo padre se la ragazza fa un viaggio in
Europa…no?-
Farax guardò Milo negli occhi, rimanendo con la bocca
aperta; poi fissò Lin, che semplicemente gli annuì, facendogli capire che
l’avrebbe seguito in Grecia.
-Oh…grazie Lin…ti amo...ed è anche questo che mi piace
di te! Grazie ad entrambi, questo discorso mi ha dato nuova forza, e ciò riempie
ancor più il mio cuore di un brillante cosmo, più incandescente di prima. Domani
raggiungerò la cima del monte Wutaishan e tornerò, giurò che tornerò
vincitore!!-
-Si…benissimo…allora adesso posso andare a cucinare,
faremo una grande cena stasera!-
-Si…bene. Domattina Farax, mentre tu ti dirigerai verso
la cima del Wutaishan, manderò una missiva per il Santuario, al Grande
Sacerdote, per avvertirlo della tua prova finale. Non preoccuparti, semplici
formalità!-
-Bene, se Maestro poi mi può accompagnare al mio
villaggio, per annunciare la notizia e salutare la mia famiglia le sarei
grata!-
-Certo…nessun problema!-
-Perfetto, va bene!- disse Farax.
Durante la cena a base di buon pesce fresco e verdure
stufate i tre parlavano di ciò che avrebbero fatto in Grecia, dopo essere
arrivati e svolte le faccende più importanti. Farax promise a Lin che l’avrebbe
portata a visitare tutto il Santuario, oltre naturalmente l’Acropoli e tutte le
bellezze greche, e Milo gli assicurò il permesso per il passaggio attraverso le
Dodici Case, luogo transitabile quasi esclusivamente dai Dodici Cavalieri d’Oro.
Finita la cena e riordinato tutto, Farax sentiva che qualcosa lo richiamava
dall’esterno, e chiese a Lin di accompagnarlo per una passeggiata. I due ragazzi
uscirono di casa, ma non chiusero a chiave la porta, in quanto Milo, dopo cena,
come tutte le altre volte, era sparito chissà dove, e non sapevano nemmeno
quando sarebbe tornato. Farax e Lin si incamminarono non verso la collina
retrostante la casa, ma verso quella a nord, molto più alta, dove sembrava quasi
di poter toccare il cielo con un dito. Durante il cammino parlava quasi
esclusivamente Farax, era diventato abbastanza chiacchierone negli ultimi tempi,
e raccontava a Lin di sua madre e suo padre, del fatto che la ragazza sarebbe
piaciuta immediatamente ai suoi genitori, gli parlò di Artax, il suo cane, e di
come era affettuoso con tutti, e sempre giocherellone, gli parlò del suo paese,
dell’ambiente circostante la sua casa, della raccolta autunnale dell’uva e di
quella primaverile di frutta di tutti i tipi. Arrivati in cima alla collina,
sgombra di alberi e per questo molto somigliante ad un altopiano, si sdraiarono
a terra, col viso rivolto verso il cielo, a guardare le brillanti costellazioni
nel periodo primaverile. Fu in quel momento, mentre Farax narrava a Lin la
storia dell’Armatura del Panda, che si rese conto che quel fischio,
quell’attrazione che qualcosa esercitava su di lui quella notte si faceva ancora
più forte: era la Costellazione del Panda che lo chiamava. La guardò, e,
nonostante prima non se ne fosse accorto, le sue quindici stelle erano diventate
molto più brillanti della prima volta che l’aveva vista, quella sera con Milo,
all’incirca due anni fa.
-Lin…le vedi anche tu le quindici stelle del Panda
quanto stanno brillando?-
-Si...vero…molto bello, sarà che ha sentito il richiamo
del suo protetto!-
-Si…e molto probabilmente non mi crederai, ma anche lei
mi sta chiamando; sento un fischio provenire dall’alto, ed è come se una forza
cercasse di tirarmi su, ma non forzandomi, bensì cullandomi! È
bellissimo!-
A questo punto Lin si girò verso Farax, posandogli una
delle sue dolci mani sui suoi addominali, lui si girò, e si guardarono negli
occhi infinitamente; poi Lin disse:
-Voglio amarti Farax!-
Farax la abbraccio stretta a se, poi si baciarono,
dolcemente e con passione, si accarezzavano, un po’ timidi entrambi, ma certi di
quel che facevano e di ciò che significava, entrambi dimostrando il proprio
amore all’altro, per poi diventare un’anima sola. Stettero poi ancora a guardare
il cielo, e Lin sentiva il verde e caldo cosmo di Farax protetta e sicura. Poi,
in tarda notte, i due ragazzi si ricomposero e tornarono in casa, si divisero
davanti le porte delle loro camere, ed entrarono chiudendosele alle spalle.
Farax vide che Milo era già a letto, ma sveglio, col viso pensieroso verso il
soffitto, le mani dietro la nuca, ed un ginocchio alzato.
-Notte Maestro…- disse Farax, un po’ imbarazzato per
l’ora tarda, come quando un bambino fa qualcosa di sbagliato e non lo dice, ma
glielo si legge in faccia.
-Buonanotte Farax, e in bocca al lupo per domani; io non
ci sarò quando tu ti sveglierai, ma sarò qui ad attenderti al tuo
ritorno!-
-Crepi il LUPO e tutti i lupini!- disse il ragazzo
adesso convinto e sempre più pronto all’imminente ultima prova. Così si mise a
letto e si addormentò pensando già al domani, che molto presto sarebbe
giunto.
La mattina dopo, al suo risveglio, Milo era già partito
ad incontrare il messo per mandare la notifica al Grande Tempio che Farax
avrebbe tentato di conquistare l’Armatura d’Argento del Panda, mentre Lin molto
probabilmente era ancora a dormire. Il ragazzo si vestì ed uscì dalla camera, si
diresse verso il cucinotto e prese del pane, giusto per mangiare qualcosa. Nel
frattempo sentì la porta della camera di Lin aprirsi, e la ragazza che ancora
assonnata si diresse verso Farax, lui si voltò, e i due si abbracciarono,
baciandosi. Dopo i saluti Farax si incamminò verso il monte Wutaishan, senza
voltarsi indietro, senza salutare da lontano la sua amata Lin, per evitare di
espandere il distacco temporaneo che si stava creando fra loro.
Il sole stava sorgendo in quel momento, e Farax fu lieto
di poter godere dei caldi raggi, ancora un po’ assonnato per la breve dormita e
il leggero freddo che aleggiava ancora nel territorio collinare della zona. Non
aveva portato niente con se, nemmeno il mantello, troppo prezioso e ricco di
valore intrinseco per portarlo sul monte e rischiare di rovinarlo. Il suo passo
era regolare e veloce, ma pure essendo impaziente non aveva nessuna fretta di
arrivare sulla cima del monte. Arrivò alle nere pendici laviche della grande
montagna, e da lì iniziò a seguire lo stretto e ripido sentiero che portava fino
a circa metà del monte. Già da quell’altezza si poteva vedere tutto il paesaggio
dei dintorni, le due colline, la casetta di legno, la distesa di bambù che
finiva a ridosso delle pendici del monte, il boschetto di faggi retrostante la
collina, e l’imponente massa della Grande Muraglia, vicina pur se lontana.
Lungo il tragitto Farax non riusciva a pensare a
nient’altro che alla notte passata con Lin, il suo amore, i suoi sentimenti, il
suo calore, sapeva che lei era la donna della sua vita, e giurò che non
l’avrebbe mai lasciata e che il suo amore sarebbe durato per sempre.
Il sentiero proseguiva a spirale lungo il monte, e
sembrava quasi di procedere verso il sole; l’aria man mano si faceva più
rarefatta, ma si poteva ancora respirare; c’era della leggera nebbia, che
cresceva proporzionalmente al procedere; inoltre iniziava a fare più freddo, e
ciò fece pentire a Farax di non essersi portato dietro il mantello; comunque più
saliva e più il sole si faceva caldo e vicino, quindi il ragazzo pensò che non
avrebbe dovuto soffrire più di tanto il freddo. Il cammino era abbastanza
sgombro, come se fosse un passaggio usato continuamente, cosa ovviamente
impossibile: la montagna era creduta sacra ed abitata da spiriti, fatto che
allontanava tutta le gente del luogo a fare passeggiate lungo il monte. Salendo
si trova solo qualche cespuglio sul cammino, comunque facilmente scansabile, e,
a metà salita, il sentiero si interrompe, a strapiombo sulle pendici della
montagna. Farax temette a questo punto di dover proseguire fino in cima scalando
le ripide pendici, ma si ricredette, trovando una grotta-cunicolo che
evidentemente conduceva in alto, verso il centro e quindi la cima del monte. La
nebbia fitta non gli aveva permesso di notare subito l’anfratto, ma per sua
fortuna aveva avuto la buona idea di riflettere prima di agire, e ciò aveva
sicuramente giovato alla sua salute. Così si abbassò, notando che gli era
obbligatorio proseguire a carponi lungo il cunicolo, e rassegnato all’idea di
farsi un bel po’ di strada in ginocchio, si piegò e proseguì il più veloce
possibile camminando sui palmi delle mani.
°Vediamo un po’…pensavo avrei fatto veloce, ma speriamo
che questo cunicolo mi porti direttamente sul posto dell’Armatura!° pensò il
ragazzo.
Intanto, appena fuori l’anfratto, subito dopo che Farax
iniziò la sua scalata, la nebbia iniziò a condensarsi in un unico punto,
formando un vortice che si espanse, creando una vaga figura dall’aspetto umano,
di cui solo un particolare era ben definibile:
Due occhi rossi fuoco!
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Capitolo 17 *** L'investitura ***
Farax proseguiva lungo l’anfratto piuttosto velocemente,
i muscoli in tensione nello sforzo di strisciare e salire nello stesso tempo
lungo il cunicolo, buio e freddo, la cui superficie era solo appena ricoperta di
muschi soffici e bagnati e arbustelli secchi e scheletrici. Il ragazzo
all’interno del passaggio perse la cognizione del tempo; gli sembrava di aver
proseguito carponi per mesi, le ginocchia erano doloranti, come pure la schiena
e le spalle, e sperava tanto di non aver sbagliato a proseguire per quella
strada; forse l’unico modo per raggiungere la cima del monte Wutaishan era
scalare la parete esterna, correndo tantissimi rischi sulla roccia friabile
della montagna, col pericolo di cadere per un appiglio mancato, e terminando li
la sua avventura. Ma la fortuna quel giorno era rivolta dalla sua parte, lo
abbracciava e lo sosteneva, ed è così che scorse, girata l’ultima curva,
l’uscita del tunnel, una debole luce che chiamava Farax verso di se, per far si
che il suo sogno si avverasse.
Il ragazzo era impaziente, e sperava che il momento del
risveglio dell’Armatura non fosse troppo lontano. Così affrettò il cammino,
scostando velocemente gli arbustelli e cercando di poggiare il più possibile i
palmi delle mani sul fresco muschio, visto il rossore provocato dalla posizione
forzata. Vedeva così la luce avvicinarsi sempre più, e il suo cuore batteva
sempre più velocemente, mentre i suoi occhi già guardavano oltre quell’apertura,
per cercare di scorgere ciò che di più importante c’era per lui su quel
monte.
Arrivò all’uscita, e si sporse nell’intento di uscirne,
ma venne accecato dalla luce esterna che, pur non essendo molto forte, lo
costrinse a socchiudere gli occhi voltando la testa di lato, a causa della poca
luce nel passaggio che aveva appena percorso. Poi, lentamente, riaprì gli occhi,
e cercò di scorgere qualcosa; si aspettava di trovare un bel prato verde
illuminato e carezzato dalla calda luce del sole e un dolce profumo di alberi in
fiore che circondavano un grande altare di forma cilindrica con sopra l’argenteo
scrigno dell’Armatura; ma quando la vista si abituò alla luce presente, rimase
deluso dalla visuale che aveva: una radura nebbiosa, coperta di erba grigia e
bassa, probabilmente a causa della poca luce solare che arrivava, senza poter
distinguere nient’altro oltre il limite della coltre di nebbia. Ma non stette a
rimuginarci più di tanto, uscì dalla caverna, poggiando i piedi sull’erba umida,
e ricominciò a camminare, prima lentamente per dare la possibilità alle gambe di
sgranchirsi, poi più celermente, nell’intento di poter scorgere qualche indizio
per il proseguimento della sua ricerca. Camminando sentiva che c’era qualcosa di
strano, che non riusciva ad identificare; era una strana zona, pur se
inviolabile per altri, era troppo vuota, troppo… silenziosa!
°Vero…non ci sono uccelli qui, e non un insetto o
roditore nell’anfratto che porta qua su! Come mai?°
Mentre pensava questo, Farax non si accorse che stava
girando a vuoto, e perse così l’orientamento. Camminando, scorse un bagliore
rossiccio attraverso il muro di nebbia, e iniziò a correre verso quella
direzione, pensando che magari poteva essere una fiaccola che illuminava il
tempietto sacro che stava sul monte, ma dove nessuno più veniva ad adorare la
divinità del posto. Correva, ma pur avvicinandosi, la distanza fra se e il
bagliore non diminuiva, e sembrava che questo stesse scappando dal ragazzo;
improvvisamente si bloccò, facendo qualche passo indietro, come se avesse avuto
paura di qualcosa: davanti a se c’era un precipizio, e se non si fosse fermato
ci sarebbe caduto dentro.
-Ma cosa sta succedendo qua…questo non sembra un luogo
sacro, piuttosto demoniaco!-
Il bagliore rosso che si intravedeva si fermò, e adesso
era chiaro, veniva verso di lui, molto velocemente, e mentre proseguiva la
nebbia che sembrava impenetrabile si dissolveva, creando un passaggio per
permettere a qualcosa di indefinito di raggiungere il
ragazzo.
Farax strinse gli occhi, cercando di vedere più a fondo,
e quando ci riuscì, ne fu spaventato: una figura informe, fatta di nebbia scura
e contaminata, lo stava raggiungendo, e focalizzò anche la fonte del bagliore:
due enormi occhi rossi.
Farax non ci poteva credere, erano quelli del suo
incubo, che l’avevano accompagnato per poco più di un anno, tutte le notti, dal
suo arrivo in Cina. Era pietrificato, e non riusciva a muoversi, ma doveva
reagire, se quella "cosa" gli voleva fare del male, e sicuramente era questo il
suo fine, doveva innanzitutto spostarsi dal ciglio del precipizio, arretrare, e
combatterla. E allora si sbloccò, come se d’incanto fosse ritornata elettricità
a tutti i suoi muscoli, e fece uno scatto all’indietro, saltando di un 5-6 metri
allontanandosi dal baratro, mentre la figura proseguiva il suo cammino
immateriale ed irreale verso di lui.
-CHI SEI?- urlò Farax alla figura, ma non ebbe risposta,
se non il semplice avvicinamento di quella cosa infome.
-HO CHIESTO CHI SEI?-
-Ahahah…chi sono?...difficile dirlo…mi hanno chiamato in
molti modi…ma tu puoi chiamarmi semplicemente MALE! Uhahahaahah…- la voce era
come se provenisse da tutte le direzioni, e non solo dalla
figura.
°Eh? Ma dove sono finito? Cosa c’entra questo Odio con
me? Io non ho fatto del male a nessuno!°
-COSA VUOI DA ME?- disse Farax urlando, ma poi capì che
non c’era bisogno di farlo, in quanto l’avrebbe sentito lo
stesso.
-La tua fine…ovvio!-
Farax sbarrò gli occhi e rimase a bocca aperta: °La mia
fine???°
-Ma io cosa ti ho fatto per meritare questo? Non ho mai
fatto del male a nessuno che non se lo meritasse!- ripensando così agli uomini
della banda dei Ratti del Bambù.
-No…vero…su questo hai ragione tu. Non mi hai fatto
niente….in questa vita!!!- dicendo questo la strana figura poggiò i piedi a
terra, sul limite del precipizio, senza il timore di poter cadere
giù.
-Cosa significa questo?-
-Ah…questo significa che non hai ancora recuperato i
ricordi della tua vita passata…bene…ti spiegherò tutto io: circa 180 anni fa,
uno dei pochi abitanti rimasti dell’isola di Mu, un vecchio di nome Atla,
costruì, sotto richiesta del Grande Sacerdote di Grecia, ma per il volere della
Dea Athena, tre forti Armature d’Argento. Con la sua Polvere di Stelle, la
Stardust, Atla le unì in simbiosi con tre mutabili Costellazioni, e una di
queste era quella del Panda, facendo nascere quella che tu proprio adesso stai
cercando: l’Armatura d’Argento del Panda! Pochi furono i pretendenti a questa
armatura, e solo un ragazzo dal cuore puro e coraggioso, riuscì a meritarla e ad
indossarla; si chiamava Faxa, e fu ammirato da tutti per molto tempo. Un giorno
però il Santuario fu attaccato da una forza sconosciuta, e, vista la mancanza di
tre Gold, furono incaricati della protezione delle tre rispettive case, Vergine,
Scorpione e Acquario, i tre Cavalieri protetti dalle Armature appena create, e
Faxa si mise a protezione dell’ottava casa, quella dello
Scorpione!-
°Panda, Scorpione, Faxa, Milo, Farax…sono tutte cose
collegate...ma possibile che questo fosse nel mio destino?° Pensò
Farax.
-Tutti i Cavalieri a protezione della Case furono
sconfitti, ma sopravvissero, grazie alla loro Armatura; e il Grande Sacerdote,
in mancanza di Athena, fu costretto a creare una barriera per espellere il male
dal Santuario, e per far preparare tutti i Cavalieri alla battaglia finale. 2
mesi dopo l’entità organizzo i suoi fedeli combattenti, e lo scontro finale si
tenne nelle steppe desolate della Russia, perché la si trovava la base
dell’entità. In questa battaglia molti Cavalieri morirono, ma tutti i guerrieri
dell’entità maligna furono sconfitti. Anche Faxa morì, ma solo alla fine della
battaglia, perché fu lui, con la propria vita, a sigillare l’entità maligna in
una dimensione senza tempo. L’Armatura del Panda scomparve, così come pure la
Costellazione protettrice, e l’investitura di questa fu bandita dalle regolari,
insieme alle altre due armature speciali, quella della Tigre Artica e quella
della Zebra.
-Cosa??? Non è possibile!! Le mie sorelle sono quindi in
pericolo? RISPONDI!-
-No…non ancora, a loro penserò dopo che tu sarai
scomparso!!! Muhahahah.-
-Non te lo permetterò…piuttosto ti porterò via con me
nel mondo dei morti!…Eh? Ma cosa sono queste immagini che mi vorticano in testa?
Ma…questa è la guerra di cui mi narravi…Oh no! Quell’entità malvagia che attaccò
il Santuario quasi 200 anni fa…SEI TU! IL MALE!-
-Si…era l’ora che tu ricordassi ciò che successe nella
tua vita precedente…Faxa!-
-Come mi hai chiamato? Ahah…vero…Faxa. Ma ti sbagli sai?
Non sono più ne Farax, ne tantomeno Faxa, sono solo l’unione dei due, un
Cavaliere che è furioso per il tuo ritorno, e che adesso ti sconfiggerà per
sempre, senza rinchiuderti in nessuna
dimensione…AAAAAAHHH!!-
Così, Farax, riavuti i ricordi della vita di Faxa, fece
esplodere il suo cosmo, creando un’enorme colonna di luce verde brillante che si
alzò nel cielo, richiamando l’attenzione di chi già la conosceva: Lin, dalla
collina retrostante la casa; Milo, che stava tornando dal villaggio dove aveva
incaricato un corriere di spedire la missiva al Santuario; gli abitanti del
villaggio natale di Lin, che capirono che qualcosa incombeva su di loro, ma che
il giovane Cavaliere non avrebbe permesso che qualcuno gli facesse del male; e i
Panda, dalla piantagione di Bambù, che guardavano in alto, verso un’indefinita
vetta del monte, pronti a dare la loro vita per quella di
Farax.
°No…che cosmo potente…forse l’ho sottovalutato, dovevo
ucciderlo prima, quando ancora non sapeva niente del suo passato!° penso il
Male, preoccupato per la riuscita del suo malefico piano.
Alle vibrazioni del cosmo che Farax espandeva sulla cima
del monte, rispose qualcosa, che si trovava da qualche parte fra la nebbia, che
si librò in aria, e si diresse a gran velocità verso il ragazzo, atterrando
davanti ai suoi piedi: era uno scrigno d’Argento, quello dell’Armatura del
Panda.
-VIENI A ME ARMATURA DEL PANDAAAA!-
Lo scrigno si aprì lentamente, come una finestra che è
stata chiusa per troppo tempo, e si spalancò, facendo fuoriuscire prima la
sagoma di un enorme Panda di cosmo che entrò nello spirito di Farax, poi
l’Armatura, splendente come nuova, senza un graffio ne un’ammaccatura,
rigenerata appieno dalla sua lunga degenza nello scrigno, e, pezzo per pezzo, si
dispose sul corpo di Farax, che si mise in posizione di difesa, forte del suo
cosmo, dell’appoggio di chi gli vuol bene, dell’anima di Faxa, e della brillante
Armatura, pronto a sconfiggere anche questo
nemico.
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Capitolo 18 *** Vittoria in Difesa ed in Attacco ***
I due si guardavano, senza proferire parola, mentre la
nebbia si diradava, grazie al cosmo di Farax e della luce della sua
Armatura.
Solo adesso il ragazzo si era accorto di non sentire
affatto la corazza su di se, come se fosse parte del suo corpo e della sua
mente, nonché del suo cuore. Risplendeva di bagliori verdi, come se non ce la
facesse più a contenere la sua forza e quella del ragazzo. In quel momento altri
ricordi di Faxa entrarono nella testa di Farax, i momenti della scomparsa del
Male alla fine della guerra. Era come se Farax fosse li sul posto, non ad
osservare la scena da un punto esterno, ma era Faxa, e i suoi occhi guardavano
con gli occhi dell’antico cavaliere. Il cosmo verde di Faxa era concentrato
grazie alle due mani unite ai polsi e diretto verso la figura immateriale, il
Male, segno del suo vicino sacrificio, pur di liberare la terra da questo
nemico. Poi si accorse che non era da solo, e che altri due raggi, che partivano
da poco vicino le sue spalle, si dirigevano verso il Male; si voltò prima a
destra, seguendo la traccia di un raggio di cosmo bianco, e intravedendo una
figura femminile che indossava un’Armatura bianca candida, con qualche leggera
striatura più scura e dotata di artigli: la Tigre Artica. Alla sua sinistra,
voltando lentamente la testa da quel lato, e non facendo caso alla grigia
desolazione dei dintorni, seguendo invece la traccia del cosmo rosso mattone,
notò un’altra figura di donna, con un’Armatura altrettanto bianca, ma con
striature nere e più marcate dell’altra: la Zebra.
E capì.
Non solo lui era predestinato ad ottenere l’Armatura del
Panda, ma lo stesso valeva per le sue sorelle, Hope e Faith, discendenti
attraverso i secoli delle Sacerdotesse Guerriero della Tigre Artica e della
Zebra.
°Ho capito! Noi siamo loro, e loro sono ora in noi! Ma
questa battaglia la vincerò da solo, senza coinvolgere Hope e Faith, forte del
mio e del cosmo di Faxa!°
-Male! Il tuo tempo qui e in qualsiasi altra dimensione
è ormai terminato! Io ti sconfiggerò….!!!- disse Farax con una sfavillante luce
negli occhi, di forza e sicurezza.
-Non credere, stupido ragazzino, di potermi battere solo
perché hai qualche nuova immagine dentro quella testa
vuota!-
-È qui che ti sbagli! Non è solo "qualche immagine" che
ho ricevuto in eredità da Faxa…provare per credere!-
-Come vuoi tu!- detto questo allungò il braccio destro,
teso verso sinistra, e richiamò a se la nebbia rimanente, plasmandola a suo
piacimento, e creando un enorme falce a lama grossa, di color nero profondo,
brillante di una luce maligna.
-Questa è la Falce del Male, e non avrò bisogno di
nient’altro per sconfiggerti, perché questo è il tuo destino, e non fare l’eroe
con qualche ricordo che nemmeno tu cmprendi! Ahahaha!-
°Mh…non c’è bisogno di chiederglielo…si vede da lontano
che quella lama è più che affilata, devo fare attenzione!°
-Dai…che è successo, hai già cambiato idea? Anche se ti
volessi tirare indietro non c’è più tempo, ragazzino.
MUORI!-
La Falce prese un’altissima velocità nonostante fosse
ferma fino ad un secondo prima. La capacità dell’entità di potersi muovere senza
dover camminare sulla terra era un grande svantaggio per Farax, che per ora
poteva solamente schivare continuamente i fendenti della falce, pensando nel
frattempo ad una tattica da utilizzare per l’attacco. Il Male era molto più
veloce del ragazzo, che aveva già riportato qualche ferita al volto e sulle
gamba e sulle braccia, dove non protette dall’Armatura. Provò ad abbassarsi,
colpendo il nemico con un calcio alle caviglie, ma successe ciò che non si
sarebbe mai aspettato: la sua gamba passò attraverso la figura, senza toccarla
ne tantomeno nuocerle; solo un’immensa sensazione di freddo e vuoto l’aveva
pervaso, ma la cosa che spaventava maggiormente il ragazzo era il fatto che
l’avversario fosse intangibile, almeno ai suoi attacchi materiali. La sua difesa
era in stato ancora peggiore, e la sua unica speranza risiedeva nell’usare
esclusivamente il cosmo per poter cercare di respingere e sconfiggere il Male.
-Che è successo Farax, hai perso mordente?
Ahahah!-
-No…sto solo studiando le tue mosse…e adesso, dopo un
arduo lavoro di osservazione, so come attaccarti. Viaa!- così dicendo lanciò un
pugno pieno di cosmo verde brillante, appena caricato sul palmo della mano,
verso il fianco della figura, che venne leggermente
consumato.
-Bravo! Hai capito che puoi colpirli solamente usando il
cosmo, ma non mi hai fatto assolutamente niente. Inoltre…sei già stanco. Non
arriverai molto lontano. Ahahah!-
Farax dovette riconoscere che il suo nemico aveva
dannatamente ragione: era ferito in più punti, stanco ed
affaticato.
°Devo trovare un modo per potermi difendere usando il
cosmo, è l’unico modo per poter recuperare almeno parte delle mie
forze!°
Immediatamente dopo, come un sogno ad occhi aperti, come
un miraggio per il sole troppo forte, vide il canneto, i suoi amici Panda, lo
sfondo di stretta trama di canne di Bambù, di cui all’inizio egli stesso provava
timore, avendo paura del rischio di rimanere chiuso per sempre nella
piantagione. Capì che i Panda gli volevano suggerire qualcosa, un aiuto
inaspettato, ma ancora incomprensibile. Allora cercò di riflettere sul
"messaggio psichico" trasmessogli, e, mentre continuava a difendersi dai
fendenti della falce, procurandosi ancora tagli qua e la, ripensò al giorno che
arrivò alla sorgente del canneto per il suo addestramento speciale. L’oasi, i
Panda, la grotta, il suo cosmo, l’alluvione…no, c’era qualcosa di più, ma non
riusciva a riflettere più di così, come se ci fosse di fronte la sua mente un
muro, o una barriera; ebbe un sussulto:
°Certo! La Barriera di Bambù!!°
Capito appieno il messaggio di aiuto dei Panda, li
ringraziò col cuore e con la mente, schivò un altro fendente della falce,
saltando poi indietro di un paio di metri. In una nuova posizione, gambe ben
tese e leggermente divaricate, dispose le braccia tese davanti al torace, i
polsi uniti, i palmi delle mani rivolte verso l’entità e la sua falce che si
avvicinavano, incurante di un possibile attacco del ragazzo, e le dita rivolte
di lato. La falce si stava per abbattere su Farax, e il ragazzo giocò il tutto
per tutto, sbattè i polsi fra di loro, come per creare una sorta di energia
implicita al suo gesto, e allargò le braccia, come in repulsione fra di loro,
dirigendo le mani verso l’esterno:
"BAMBOO BARRIER!"
Dal terreno davanti a Farax fuoriuscirono, ad alta
velocità, grandi canne di bambù composte da cosmo, che, alte, si disposero
improvvisamente a difesa del Cavaliere, bloccando il potente fendente
dell’ebanea falce del Male.
°Ma come ha fatto…credevo che non potesse usare appieno
il suo cosmo per produrre simili attacchi!°
L’entità allora cercò di ritirare a se l’arma, con
sforzo enorme la estrasse dal muro di cosmo, ma ciò provocò una conseguenza
imprevista per il Male, e ideata da Farax: il muro di Bambù, fino ad ora arma
difensiva, all’estrazione della falce dalla sua trama, si frantumò; ma non andò
in pezzi cadendo a terra, bensì, come quando un vetro si rompe per la troppa
pressione, diventò un arma offensiva, e i frammenti si scaraventarono addosso
all’entità, che venne respinta indietro, fino al bordo del precipizio, perdendo
il controllo sulla sua arma, che cadde al di sotto.
Ancora a terra, il Male disse:
-Ma come hai fatto….tu…TU…una così insulsa persona…tutta
colpa dei ricordi di Faxa!-
-No, ti sbagli, questa è la forza datami dai miei amici
Panda, e del loro credere in me, e gli sono grato per tutto ciò che hanno fatto
per me. È per questo che ho deciso di dedicare il mio nuovo colpo a loro; che
questa sia la tua fine Male; i miei amici saranno al sicuro, le mie sorelle
saranno al sicuro, il mondo sarà al sicuro, e le anime di Faxa e delle due
sacerdotesse della Tigre Artica e della Zebra saranno libere; addio per sempre:
PANDA’S FURYYY!!!!-
Farax si posizionò con il braccio sinistro lungo il
fianco, piegato e con il pugno rivolto verso l’alto, mentre il braccio destro
teso di fronte al suo viso, il palmo della mano aperta, rivolta verso il Male.
Al grido di Farax, dal canneto i Panda risposero con un verso acuto e
prolungato; ciò provocò l’innalzamento di piccoli raggi di luce verde brillante,
provenienti da ogni esemplare di Panda, che si diressero verso il luogo dove il
Cavaliere stava combattendo, concentrandosi sul palmo del ragazzo. Dopodiché il
colpo di Farax partì, composto da una miriade di Panda composti di cosmo che si
dirigevano ad alta velocità verso il Male, che si stava appena rialzando,
disgregandolo all’istante. Solo i due occhi rossi rimasero, ed una voce cupa e
pesante:
-Mi hai battuto Farax, ma questo solo perché hai riavuto
i ricordi della tua vita precedente, e il cosmo di Faxa ti ha aiutato e
sostenuto. Nemmeno Faxa stesso era riuscito a fare ciò, con l’aiuto delle due
sacerdotesse. Mi hai sconfitto, si, ma ricordati che il mondo è pieno di Male; e
un giorno, quando mi sarò ricomposto, utilizzando questo abbondante sentimento,
ritornerò, e cercherò di soggiogare di nuovo tutta la Terra sotto il mio potere.
Pensi che il bene vinca sempre? Ok, ma ricordati che il Male non muore
mai…Ahahahaha!-
Così dicendo anche gli enormi occhi rossi dell’entità
sparirono, così senza lasciar traccia del Male. La nebbia intanto si era
diradata completamente, e dietro di se Farax potè scorgere un grande altare,
dove sicuro era posizionato lo Scrigno dell’Armatura d’Argento, proprio come
l’aveva immaginato.
Si diresse verso l’enorme e antica pietra intagliata,
lasciò un pensiero per il coraggioso Cavaliere Faxa, e guardando oltre scorse la
fonte del fiume che arrivava all’oasi dei Panda. Notò che lungo il letto del
fiume c’era un camminamento, un po’ ripido, ma non pericoloso, e percorrendolo
sarebbe arrivato giù, fin dai suoi amici Panda, dal suo Maestro Milo, e dalla
sua Lin.
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