Farax

di Faraxdipanda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'arrivo ***
Capitolo 2: *** Che il Sogno diventi realtà! ***
Capitolo 3: *** L'armatura d'Argento del Panda ***
Capitolo 4: *** Il Panda ***
Capitolo 5: *** Incubi ***
Capitolo 6: *** Partenza ***
Capitolo 7: *** Nell'Oscurità, una Luce ***
Capitolo 8: *** Pensieri ed Addestramenti ***
Capitolo 9: *** L'Alluvione ***
Capitolo 10: *** La Leggenda dei Cavalieri ***
Capitolo 11: *** Argento ed Oro ***
Capitolo 12: *** Tradimento?! ***
Capitolo 13: *** Storie e Pericolo ***
Capitolo 14: *** La Stretta Del Panda ***
Capitolo 15: *** Saluti e Vecchi Amici ***
Capitolo 16: *** La Scalata ***
Capitolo 17: *** L'investitura ***
Capitolo 18: *** Vittoria in Difesa ed in Attacco ***



Capitolo 1
*** L'arrivo ***


E’ appena iniziata una luminosa giornata di sole, che riscalda l’umida distesa di bambù nella pianura sottostante la Grande Muraglia. Si intravede un ragazzino in cammino, un po’ impaurito e sconcertato, ma sempre fermo a portare a termine il suo più grande sogno, diventare cavaliere.

Cammina lento, con la sua mole maggiore rispetto alla norma di quelli della sua età, occhi e capelli scuri; sapeva di essere in ritardo, ma non se ne preoccupava più di tanto, in quanto conscio che sarebbe stato lui l’unico allievo del grande uomo che doveva fargli da mentore, ammirato e famoso per la sua forza e bontà d’animo.

Stava continuando a camminare, dirigendosi verso una delle colline che sovrastano la piana, quella designata per il suo allenamento, quando sentì un rumore pesante di un animale in corsa alle sue spalle; si voltò. Non riusciva a muoversi, era esterrefatto dall’enorme mole e violenza della bestia: era un Panda.

Appena lo vide avvicinarsi si riprese dallo sconcerto, ed iniziò a correre. Pensava che non ce l’avrebbe mai fatta a sfuggire all’animale, ma ripensando al suo sogno che si poteva frantumare proprio in quell'istante, controllò la paura con la ragione, iniziando a correre a zig-zag fra le alte canne di bambù, per far perdere le sue tracce all’enorme bestia.

Riuscì ad arrivare allo spiazzo in vetta alla collina, e si voltò rapidamente, per vedere di quanto avesse distanziato il Panda, ma si accorse ben presto che stava arrivando.

Si sentì perso, e più l’animale si avvicinava e meno riusciva a pensare al da farsi, quando da qualche parte, dietro di se, comparì un sottilissimo e velocissimo raggio rosso che si andò a conficcare su una delle zampe anteriori della bestia, che venne scaraventata indietro di qualche metro, poi fuggendo impaurita.

Il ragazzino si voltò, temendo un altro temibile pericolo, ma vide un giovane, con lunghi capelli blu e vestito con la classica tenuta da allenamento, che si stava avvicinando a lui.

Dopo un secondo di silenzio, il giovane parlò:

-Tu devi essere Farax, giusto? Molto piacere. Io sono Milo, il tuo Maestro!!!

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Capitolo 2
*** Che il Sogno diventi realtà! ***


-Oh…oh…Milo, ehm…volevo dire Maestro…la ringrazio-

-Ma figurati- rispose Milo –mica volevo perdere il mio unico allievo, poi ancor prima che iniziassi il suo allenamento; però ho da dirti una cosa: Prima Lezione – non fuggire mai davanti al pericolo, ma affrontalo; vuoi diventare cavaliere di Athena, giusto?-

-Certo Maestro, sono venuto qui apposta; voglio realizzare il mio sogno di diventare cavaliere per servire la dea della Giustizia!!-

-Bene, so che sei stanco e ancora intontito dalla paura, ma voglio che tu provi ad attaccarmi.-

-Ehm…cosa?- disse Farax sconcertato, quasi perdendo l’entusiasmo che lo aveva portato fin li.

-Hai capito bene; ah, non ti preoccupare, è solo per testare le tue capacità prima di iniziare il tuo allenamento, in modo da bilanciarlo e regolarlo esclusivamente su di te-

-Mh…ok….!?!-

Farax, ancora un po’ sconcertato, cominciò a correre verso il neo-Maestro, con il pugno teso per colpirlo, ma appena la mano giunse sul suo torace, il corpo del Maestro sparì.

-Bene, vedo che qualcosa sai già fare, hai delle buone basi!!!- rispose una voce dietro di lui.

Farax si voltò e vide Milo, che veloce come la luce era riuscito ad evitare il suo, comunque debole, attacco, ed adesso si stagliava davanti al sole del primo pomeriggio.

-Ma…Maestro- disse Farax con un mezzo sorriso di stupore e di compiacimento.

-Perfetto, adesso voglio testare la tua difesa, che devi sapere è importante quanto l’attacco!-

Senza rispondere Farax si preparò in posizione difensiva, ma non ebbe nemmeno il tempo di pensare ad una qualche mossa che subito sentì una mano di taglio che gli sfiorava appena la nuca. Ovviamente il suo Maestro era qualcosa di più di un semplice cavaliere.

-Eh-eh…ok- disse Milo –non ti scoraggiare, siamo qui apposta, no?-

-Già- rispose Farax un po’ deluso dalle sue capacità.

-Dai, rientriamo, sicuro sarai affamato dopo quella lunga corsa,e poi fra 4 o 5 ore tramonterà il sole e prima di questo voglio che tu apprenda un paio di cosette sul tuo allenamento, sulla tua costellazione e quindi sulla tua armatura.-

Al sentire queste parole, a Farax iniziò ad illuminarsi il viso, conscio che il suo sogno stava iniziando.

Ancora perso nelle sue fantasie, non si accorse subito che il suo Maestro già si era incamminato, così si avviò di fretta, correndo, raggiungendolo, e proseguendo il sentiero che portava alla casetta di legno, posta sull’altro piede della collina, insieme a lui.

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Capitolo 3
*** L'armatura d'Argento del Panda ***


Arrivati di fronte la casetta di legno, Milo aprì la porta, facendo un cenno a Farax, dicendogli di seguirlo. La casetta non era molto grande, con una prima stanza che aveva un tavolino al centro con tre sedie e un minuscolo "piano cottura" sul lato destro, mentre sulla parete di fondo vi erano due porte perfettamente simmetriche. Farax si rese conto che era abbastanza spaziosa per lui ed il suo Maestro.

-Quindi noi staremo qui- chiese Farax –durante il mio allenamento?-

-Esatto- rispose Milo –ma non siamo soli!-

-Come? Credevo che fossi il suo unico allievo-

-Si, questo è vero, infatti non ho parlato di un altro allievo! Vieni, ti devo presentare una persona.- e voltandosi dall’altra parte disse -Lin, vieni su, non farti attendere.-

Al suono di queste parole, come per incanto, si aprì una delle due porte sul fondo, quella a sinistra, e ne uscì una ragazzina, poco più grande di Farax, con capelli neri e corti, e gli occhi altrettanto scuri ma profondissimi. Si avvicino ai due, facendo un inchino, e disse:

-Molto piacere, giovane Farax, io sono Lin Teng, figlia del capo del villaggio qui vicino, e mi sono offerta volontaria per farvi da mangiare e per pulire; sono entusiasta di questo, grazie mille signor Milo per aver accettato la mia richiesta- e fece un sorriso dolcissimo, chiudendo leggermente gli occhi.

-Ci..ciao Lin, io mi chiamo Farax, ma lo sai già…ehm…il mio sogno è di diventare Cavaliere di Athena- disse risoluto –e ce la metterò tutta.-

-Bene, fatte le presentazioni, che ne dici Lin se ci preparassi qualcosa da mangiare? Sai, Farax ha fatto un lungo viaggio, e diciamo che ha già iniziato l’allenamento…-

-Certo, stamattina ho comprato un po’ di pesce giù al villaggio, spero che vi piaccia!- e si avvio così verso il cucinotto, preparò il pesce e lo mise a cuocere su un fuoco che si trovava sul retro della casetta che era acceso già da un po’. Dopo poco Lin rientrò, portando su un largo piatto di legno il pesce ben cotto.

Finito di pranzare, Milo si diresse verso l’esterno, Farax allora si alzò, ringraziò la ragazza del buon cibo, e seguì il maestro fuori.

-Adesso che ci siamo rifocillati, parliamo un po’ dell’allenamento. Devi sapere che se stamattina mi hai visto così disponibile, è perché è il tuo primo giorno, e ti volevo mettere a tuo agio. Ma da ora in poi sarò abbastanza duro con te…questo magari non ti sarà chiaro immediatamente, ma in futuro capirai.-

-Certo Maestro- rispose Farax, per nulla intimorito da quelle parole.

-Perfetto, il tuo allenamento sarà, come ti ho detto, bilanciato, forza, mente, velocità, tutte qualità da sviluppare alla pari. Per i primi mesi rafforzeremo la tua muscolatura, con esercizi ginnici, corse e quant’altro. Poi verrà il momento di spiegarti da dove proviene esattamente la forza di un cavaliere, e a quel punto dovrai raggiungere il monte Wutaishan e raggiungerne la cima per conquistare la tua armatura. Parliamo proprio di questo adesso. Devi sapere che mai nessuno ha conquistato quest’armatura. E’ stata sconosciuta la sua esistenza per molto tempo, tanto che solo da poco è visibile la costellazione corrispondente. Si dice che quando le costellazioni compaiono d’improvviso, siano pronte ad estinguersi di li a poco. Io sinceramente non credo a queste credenze, ma mi è sembrato giusto dirtelo, prima dell’inizio.-

-Certo, comunque questo di certo non mi fermerà- rispose Farax.

-Lo credo bene, comunque la costellazione di cui parlavo prima è proprio quella associata alla armatura che i stai accingendo a conquistare. Stiamo parlando della costellazione del Panda.-

A sentire il nome di quell’animale, a Farax tornò in mente l’immensa corsa della mattina stessa.

-Il Panda?- chiese –Non ho mai sentito parlare di una costellazione con quel nome, allora è proprio vero che è comparsa da poco.-

-Esatto, in realtà è esistita molto tempo fa, ma dopo la morte del suo primo e unico protetto, si è oscurata, fino a qualche anno fa; non vorrei sbilanciarmi, ma credo proprio che tu sia stato scelto da quest’armatura, appunto, l’armatura d’Argento del Panda.-

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Capitolo 4
*** Il Panda ***


"D’Argento" pensò Farax "ma se io sto per conquistare un’armatura d’Argento, il mio Maestro deve essere come minimo un cavaliere d’Argento egli stesso. O addirittura maggiore. Ma non posso chiederglielo, che figura ci farei se fosse solo di Bronzo...lasciamo stare."

-Cos’hai Farax, sembra quasi che tu non mi stia ascoltando…-

-Mh…no-no…sono attento.-

-Bene, cosa stavo dicendo?...Ah, ecco. Ti ho detto che la costellazione del Panda è sempre esistita, fino al suo oscuramento; ti chiederai dove era posizionata in cielo: si trovava precisamente al centro fra tre importanti costellazioni che seguono l’Eclittica del Sole, cioè il percorso del Sole intorno alla Terra; queste tre costellazioni sono l’Ofiuco, il Sagittario e lo Scorpione. Stasera te lo mostrerò, ma se guardi attentamente al centro fra queste tre costellazioni, noterai un ammasso di stelle, precisamente 15, che formano la neo-vecchia-costellazione del Panda.-

-Il Panda- riflettè Farax –non pensavo che proprio un animale che stamattina volesse uccidermi, potrebbe diventare il mio preferito, anzi, il mio sostegno!-

-Già, a proposito dei Panda, devi sapere che questa è la zona preferita dei Panda, anche se ne sono rimasti pochissimi esemplari! Penso tu sappia che la principale fonte di sostentamento del Panda è la pianta di bambù-

-Si…certo.-

-Infatti stamattina devi aver transitato proprio nel territorio prediletto di questo animale; ma non sono sicuro che ti abbia attaccato perché tu abbia invaso il suo, anzi, il loro territorio; certo, il Panda è un animale abbastanza violento, nonostante il suo aspetto pacioccoso, ma non è abitudine attaccare chi transita nel loro territorio.-

-Cioè? Vuole dire che qualcuno me lo ha spinto contro?-

-Oddio, non dico affatto di esserne sicuro, anzi, è solo una supposizione…-

-Ma Maestro, come avete fatto a bloccare, anzi, ad allontanare e terrorizzare quel grosso animale, ho visto che è scappato via spaventato!-

-Beh, questa è una cosa che imparerai con l’allenamento- disse Milo, sedendosi sull’erba asciutta seguito da Farax, con il rosso sole del tramonto dritto di fronte a loro -intanto ti spiego che tutto nel mondo, i fiori, gli animali, le pietre, gli uomini, anche tu ed io, tutto è composto da atomi; l’atomo è la più piccola unità di cui è formata la materia; un cavaliere diventa tale solo quando saprà scomporre la materia dal profondo, cioè dagli atomi!-

-Non tutto mi è chiaro, Maestro…-

-Ah, non ti preoccupare, col tempo e giorno per giorno ti dimostrerò e ti insegnerò come dominare questo "potere", che in realtà potere non è, in quanto tutti quanti hanno un cosmo dentro di se.-

-Cosmo?-

-Esatto, il cosmo…ogni uomo ha un cosmo dentro di se, e sono i Cavalieri i più bravi a dominarlo e ad espanderlo.-

-Capisco…-

-Ecco…adesso si vede bene, guarda, la costellazione del Panda, fra Scorpione, Ofiuco e Sagittario!-

-Wow…veramente non l’avevo mai notata!-

-Eheh…dai su…ti consiglio di andare a riposarti, domani sarà il tuo primo vero giorno di allenamento, e ti voglio preparato…ok?-

-Ok…allora, buonanotte!-

-Buonanotte Farax, di anche a Lin che può andarsi a riposare! Fra poco arrivo anche io-

-Ok, a domattina Maestro!-

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Capitolo 5
*** Incubi ***


-No…di nuovo!!! Non è possibile…eppure il Maestro ha detto che non mi avrebbero attaccato senza motivo! Quanti sono? Quattro? Cinque? Sei? Non ci posso credere…cosa volete? Quegli occhi rossi…cosa succede? Non ce la farò mai a fuggire…aiutoooooo!!!-

-Farax…Farax…tutto bene?-

-Anf…Anf…ehm…si Maestro…era solo un incubo…-

Nonostante fosse vero, Farax era ancora impaurito, aveva gli occhi spalancati ed ansimava ancora, il cuore in petto aveva raggiunto una velocità di battito insopportabile, era madido di sudore e le mani gli tremavano; guardò fuori la finestra della loro piccola camera, e vide che il sole ancora non era sorto, ma fra poco sarebbe iniziata un’altra giornata.

Entrò di colpo Lin Teng in camera, abbastanza spaventata dalle urla del ragazzo –Farax, tutto bene? Cosa è successo?-

-Era solo un incubo.- ripetè –Anche se mi sono spaventato molto, è già la terza notte che sogno queste cose!!-

-Di cosa parli?- chiese Milo.

-Mi sembrava di essere in un lungo corridoio largo e buio, e correvo…correvo velocemente- la sua voce era ancora interrotta dallo spavento –ero inseguito da Panda, non so quanti fossero, ma mi sembravano molti! Non sapevo cosa fare, le gambe mi si muovevano quasi da sole…-

-Panda?- chiese Milo –ma come….-

-Esatto. E’ da due notti che li sogno, e questa è la terza. Ieri mattina ero spaventato apposta per questo, e quando poi mi è capitata la stessa cosa nella distesa di bambù, pensavo fosse la mia fine. Ma non c’erano solo dei Panda…dietro, sopra di loro, che li sovrastava, c’erano due enormi occhi rossi che mi guardavano, e mi guardavano, mentre correvo, e la mia paura aumentava; sapevo di essere arrivato alla fine. La prima notte non ci ho fatto caso più di tanto, ma ieri notte, e ancor più stanotte, il sogno, anzi, l’incubo era sempre più reale!!!-

-Mh…questa cosa mi fa pensare. Ricordi quello che ti ho detto ieri sul comportamento di questi animali e sulla mia supposizione? Penso che non avessi torto del tutto!-

-Ma…ma chi lo vorrebbe…DIAMINE!!!- disse Farax sbattendo il pugno sul letto –Perché qualcuno ce l’ha con me?-

-Non so Farax, ma non te la prendere…dai, prepariamoci per l’allenamento!-

E uscendo gli lasciò la tenuta da allenamento sopra il letto.

-Certo…- aveva ancora le mani tremanti, ma il cuore adesso batteva regolarmente, e la paura si affievoliva.

-Farax…forza, io ho fiducia in te, non mollare mi raccomando- gli disse Lin, un po’ imbarazzata e con la testa rivolta verso il basso.

-Ti ringrazio Lin, tu mi dai una grande forza.-

Dopo poco Farax uscì dalla casetta, salutò Lin, si chiuse la porta alle spalle e raggiunse il suo Maestro in cima alla collina del giorno prima, guardandosi in giro e stupendosi della bellezza della Cina e dei suoi paesaggi incantati, mentre il sole riusciva, quasi a fatica, a fare capolino da dietro i monti lontani, ma sembrava quasi che stesse nascendo appena dietro l’immensa costruzione chiamata Grande Muraglia. L’erba era ancora leggermente umida a causa della notte, ma a minuti si sarebbe asciugata.

Raggiunto Milo, Farax si stupì di trovarlo in piedi, con gli occhi chiusi; era rivolto verso Est, e appena Farax gli giunse di fronte, lui aprì gli occhi guardando in faccia il sole nascente e disse:

-E’ bellissimo respirare l’aria del primo mattino, non trovi?-

-Vero, è ottima e salutare!-

-Bene, credo che possiamo iniziare! Allora, per prima cosa abbiamo detto che lavoreremo sulla muscolatura, quindi iniziamo con giri di corsa intorno alla collina come riscaldamento, intanto vado a prepararti il "campo da gioco"! Solo quando tornerò e ti dirò che possiamo iniziare l’esercizio, potrai fermarti dalla corsa e raggiungermi! Forza, comincia!-

E Farax iniziò a correre sulla collina, dando così veramente inizio al suo allenamento!

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Capitolo 6
*** Partenza ***


Mentre Milo finiva di preparare il campo per l’allenamento con strumenti rudimentali, quali corde, bastoni e reti, Farax continuava a correre. L’erba si stava asciugando e già Farax si sentiva accaldato nonostante fosse prima mattina, giustamente per gli innumerevoli giri di corsa sulla collina, ma anche per un piccolo residuo di inquietudine che da qualche giorno lo accompagnava fino alla piena mattinata a causa dei suoi continui incubi.

Milo terminò i preparativi, si voltò e aspetto sul lato del campo che Farax terminasse il giro, posizionandosi sulla sua traiettoria. Farax, arrivato vicino, rallentò e si fermò precisamente dove il Maestro l’aspettava.

-Possiamo cominciare gli esercizi fisici e muscolari, vieni!-

Farax sentì la durezza nella voce del Maestro, ma l’aveva avvisato del suo comportamento durante l’allenamento e sapeva che essendo suo Tutore avrebbe dovuto rispettarlo ed obbedirgli in qualsiasi caso. Iniziò ad eseguire flessioni appeso al ramo dell’albero più grande, sotto ordine di Milo; prima di andare a pranzo gli spettava un esercizio complicato, schivare enormi tronchi di legno che oscillavano attaccati agli alberi con delle corde. Lin Teng era sempre pronta a porgere un po’ di acqua fresca al giovane aspirante cavaliere, e faceva sempre trovare pronto il pranzo e la cena al ritorno suo e di Milo. Dopo pranzo l’esercizio si ripeteva a quello della mattina. E la sera dopo cena Farax era così stanco che non si reggeva in piedi. Non pronunciava una singola parola sulla sua stanchezza, provocata anche dai continui incubi che faceva la notte, e che sembravano sempre più reali, ma l’aspetto che aveva alla sera lo dimostrava, camminava ciondoloni fino al suo piccolo e scomodo letto, annunciando la buonanotte a Lin e Milo, sempre col sorriso sulle labbra. Spesso Farax si feriva, prendeva in pieno i tronchi, provocando enormi lividi sul suo corpo, ma Lin era sempre pronta a medicarlo con le misteriose erbe orientali e a fasciarlo, mentre lui riusciva sempre più ad eseguire al meglio gli esercizi.

Così le giornate passarono velocemente per Farax. Gli esercizi erano sempre i soliti, soltanto che con il passare del tempo diminuivano le pause fra l’uno e l’altro e aumentavano di sforzo. La sua velocità aumentava pian piano e la sua forza quasi non riusciva a controllarla. Durante gli esercizi, non potendo parlare risparmiando fiato, pensava…pensava ai suoi incubi, ai suoi allenamenti, alla sua forza crescente, ma specialmente alla sua famiglia che lo attendeva trionfante in un paese del centro-italia. Certo Milo e Lin non gli potevano dare l’affetto di sua madre, suo padre e delle sue sorelle, partite anche loro per divenire sacerdotesse per due diverse parti del mondo, ma in Cina si trovava bene lo stesso, e si sentiva tranquillo e sereno, sicuro di poter raggiungere il suo sogno.

Dopo un anno di duri allenamenti fisici, eseguiti in fine con grande maestria e sotto ordine del Maestro anche ad occhi chiusi, Farax era cresciuto e si era irrobustito, non che prima non lo fosse, ma adesso i muscoli avevano sicuramente la prevalenza. Milo prima di pranzo lo chiamò per potergli parlare:

-Adesso abbiamo terminato parte dell’allenamento; ti volevo parlare di una seconda parte, ma prima voglio sapere un po’ dei tuoi incubi…-

-Beh, non c’è niente da dire, si ripete sempre la stessa cosa…io scappo nell’oscurità, inseguito da non so quanti Panda, che ogni volta mi sembrano sempre più vicini, ed io ho sempre più l’impressione che la mia fine stia arrivando, mentre i due enormi occhi rossi si fanno sempre più vicini e accattivanti.-

-Mh…ok. Senti, in parte l’addestramento l’ho scelto io, ma questa è una tappa obbligata per conquistare questa armatura. Il tuo prossimo esercizio consisterà nel convivere con i Panda per 2 mesi in modo da studiare le loro attitudini e i loro comportamenti adattando ciò che hai imparato fin’ora.-

-Cosa? Ma Maestro, sapete fin dall’inizio che questa sarebbe stata una delle tante prove che mi sarebbero toccate e non mi avete detto niente nonostante il pericolo che abbia corso il primo giorno e il fatto che faccio degli incubi spaventosi tutte le sante notti?-

-Farax calmati. Ricordi la mia presupposizione che qualcuno abbia potuto spingere quel panda a rincorrerti e il fatto che "qualcuno", identificato da te con quei due enormi occhi rossi, faccia la stessa cosa nei tuoi incubi? Beh…ti dissi che poteva essere così, per questo non ho voluto riferirti nulla; adesso ho la certezza che ci sia qualcuno dietro tutto questo. Comunque dovrai andare Farax, primo per conquistare alla fine la tua armatura, secondo la potresti scoprire qualcosa a proposito.-

-Vero, se mi reco da chi ho paura posso testare se la colpa è esclusivamente dei Panda oppure di qualcun altro.-

-Esatto. Ti dovrai recare al centro della distesa di piante di bambù, là infatti si trova il covo dei Panda. La strada che hai percorso il giorno che sei arrivato è solo nella parte marginale della piantagione. Adesso la tua meta è proprio la tua paura.-

-Ok. Per quando mi avete fissato la partenza Maestro?-

-Io pensavo al più presto. Ormai per oggi ti consiglio di riposarti, ma per domattina dovrai partire.-

-No.- disse Farax deciso, con una luce sicura negli occhi -Partirò stesso dopo pranzo. Vi saluterò e mi avvierò quando il sole inizierà a scendere per la sua traiettoria.-

-Come vuoi. Ti ho visto crescere Farax e ti ho visto cambiare. Spero ti poteri vedere anche tornare, caro ragazzo. Metticela tutta e torna vincitore; poi continueremo con la seconda parte dell’allenamento, quella dedicata al cosmo!!-

-Grazie Maestro. Ritornerò, non temete.-

I due si diressero verso la casetta di legno, per poter pranzare e annunciare la notizia a Lin Teng.

Appena entrati Maestro e allievo salutarono Lin e Farax si diresse verso di lei.

-Lin, grazie di tutto per quello che hai fatto per me. Oggi ho deciso di partire per la parte centrale della piantagione di bambù, dove c’è il covo della maggior parte dei Panda qui vicino, per l’altra parte del mio allenamento. Anche io l’ho saputo solo oggi, ma sono determinato a portare a termine la mia promessa fatta a me stesso, perciò partirò subito.-

-Certo Farax- rispose Lin con la testa rivolta verso il basso, gli occhi quasi colmi di lacrime e il cuore che le piangeva –se questa è la tua decisione non posso che esserne contenta, però Farax ti prego…

-No, non dire niente- rispose Farax prima che le potesse terminare la frase, le strinse le mani fra le sue e disse –non dirlo Lin, sennò potrebbe essere un addio; so che tu sei contenta per me, ma vedrai presto sarai orgogliosa di quello che potrò fare. Ti saluterò come se andassi a fare due passi per poter ritornare dieci minuti dopo; ti terrò sempre con me nel mio cuore e quando ritornerò staremo bene insieme, di nuovo.-

-Ok, allora vado a prepararti qualcosa di speciale per pranzo, voglio che il tuo ultimo pasto qui tu lo possa ricordare per sempre, e quando fra 2 mesi ritornerai, saremo felici di riaverti con noi, continuerai il tuo addestramento e diverrai cavaliere, il miglior cavaliere.-

Farax le fece un sorriso corrisposto da lei con un altro, e si guardarono negli occhi per un momento infinito. Dopo un cenno di assenso Farax si staccò e lasciò andare Lin a preparare il pranzo, che di lì a poco sarebbe stato pronto.

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Capitolo 7
*** Nell'Oscurità, una Luce ***


I tre consumavano il pranzo in silenzio, ma tutti stavano pensando alla partenza di Farax. Mentre mangiavano, il sole riscaldava l’ambiente entrando dalla finestra sul lato della casa.

In quella luce irreale il tempo pareva essersi fermato, e Lin quasi sperava fosse così; sapeva che quello era il destino e il volere di Farax, ma, non sapendo quasi nemmeno il perché, avrebbe voluto che le restasse sempre vicino.

Finito di mangiare, Farax andò nel cucinotto, dove Lin gli aveva già preparato un fagotto con qualche cibaria; si guardarono negli occhi, quasi come se Farax avesse toccato con mano le sensazioni che poco prima toccavano il cuore di Lin. Quelli di Lin erano rossi, ma non aprì bocca, non aveva parole da proferire; si aspettava quasi che Farax le dicesse un semplice "ciao" e se ne andasse. Invece il ragazzo le toccò le chiare guance con le mani e le diede un bacio caldo sulla fronte. Lin non si trattenne, scoppiò a piangere e lo abbracciò, mentre il sole, ancora alto nel cielo, riscaldava la casa, la collina, e la pianura circostante.

Pochi minuti dopo, Farax, Milo e Lin erano fuori casa, pronti per i saluti:

-Farax, mi raccomando; studia bene il comportamento e le abilità di quegli animali, e riuscirai infine a ritornare qui e ad ottenere la tua armatura, ma potrai anche svelare il significato dei tuoi continui incubi. Ci vediamo fra due mesi!!-

-Certo Maestro, tornerò vincitore!!!-

-Farax…tieni. Questo l’ho fatto per te; sembra un oggetto normale, ma noi lo consideriamo un portafortuna; è un bracciale fatto in bambù! Buona fortuna!- disse Lin con la voce giù per la tristezza.

-Ti ringrazio Lin. Grazie di tutto l’appoggio che mi hai dato.-

Si girò, fece tre passi verso la collina, si voltò con il sorriso sulle labbra e disse:

-Ci vediamo presto amici!-

Si voltò di nuovo, e iniziò a camminare sul verde prato, verso il crinale della collina, oltrepassando gli alberi, con il vento che frusciava dolcemente, per raggiungere l’immensa distesa di bambù che già aveva incrociato il suo giorno d’arrivo, e che si trovava sull’altro piede della collina, e che dava sulla pianura che raggiungeva la Grande Muraglia.

Farax camminava lento, felice per la svolta positiva che aveva preso il suo addestramento, ma triste per aver lasciato Lin, anche se sapeva che comunque a breve sarebbe ritornato.

Aveva un’andatura lenta, perciò raggiunse la distesa di bambù in un paio d’ore. Aveva altrettanto tempo a disposizione per arrivare nel profondo della piantagione, prima che il sole tramontasse completamente, per trovarsi un posto adatto in cui passare la notte.

Entrò passando fra le enormi canne di bambù, e si diresse verso il centro, la parte più tenebrosa; all’inizio doveva crearsi lui un passaggio fra le canne, in quanto fitte ed impenetrabili, come se volessero impedire a chiunque di passare.

Dopo una mezz’oretta di cammino si trovò, scansando le ultime canne dalla sua vista, di fronte ad un enorme corridoio naturale, largo e buio, fra le canne di bambù. Il suo cuore cominciò a battere più forte,e iniziò a sudare.

°No…ti devi calmare, non sta succedendo niente° pensò Farax

Quello che aveva di fronte era lo stesso luogo dove, ogni notte a questa parte, sognava di correre inseguito da un sacco di Panda e controllato da due enormi occhi rossi; era impossibile confondersi, era proprio il luogo più pauroso che avesse mai conosciuto, ma a cui purtroppo sapeva di non poter sfuggire.

Si voltò, non con l’intenzione di fuggire, ma quasi per cercare qualcosa che lo incoraggiasse, ma un muro di canne si stagliava dietro di lui, come per impedirgli, questa volta, di poter tornare indietro, cosa che comunque non aveva nessuna intenzione di fare.

Si rilassò, si calmò, fece rallentare i battiti del suo cuore e ricominciò a camminare, proseguendo lungo il corridoio naturale di altissime canne di bambù verde brillanti, sgombro di piante cadute, o eventuali foglie e rami secchi, ma composto di umido terriccio, probabilmente a causa della scarsa intensità dei raggi solari durante il giorno.

Continuò a camminare, perdendo la cognizione del tempo, gli sembrava di essere li dentro da una vita, ma al contrario di ciò che provava prima, adesso Farax si trovava bene li, a suo agio.

Notò che la luce stava velocemente calando, segno che il sole stava per tramontare, e ciò dava un aspetto quasi argentato-dorato alle alte punte delle canne di bambù.

Poco dopo rallentò, scorgendo un luccichio in fondo al corridoio, che gli diede quasi un senso di pace. Il corridoio naturale stava terminando, già si poteva vedere che si apriva a circolo intorno a qualcosa di strabiliante, la fonte del luccichio, una stupenda visione divina. Stava li, di fronte ai suoi occhi, e Farax rimase a bocca aperta, come si fosse ricordato di essere già stato li, tanto e tanto tempo fa, cosa ovviamente impossibile.

Era una piccola oasi naturale, contornata da rocce messe a circolo quasi per contenere l’acqua che sgorgava continuamente da una cascata, proveniente dal costone roccioso retrostante, molto probabilmente le pendici dell’alto monte Wutaishan. Il tutto era abbellito e contornato da stranissimi fiori rossi che traevano energia proprio dalla fonte li vicina.

L’acqua era azzurra e limpidissima; luccicava, nonostante il sole stesse tramontando, tanto che sembrava esprimere luce propria, e sembrava quasi che la cascata non facesse rumore cadendo.

Farax lo sentiva a pelle che quello era un luogo di pace e, ancora con gli occhi in ammirazione, lo sentiva anche in fondo al cuore.

Poi diede un’occhiata alla cascata e scorse appena dietro il fluire delle sue limpide acque una cavità naturale. Sapendo che la luce sarebbe durati altri pochi minuti, decise allora che quello era il luogo che faceva per lui.

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Capitolo 8
*** Pensieri ed Addestramenti ***


Farax si aggrappò sul costone di roccia, e proseguì a sinistra verso la cascata; passò sotto, bagnandosi appena, ed entrò nell’anfratto dietro lo scorrere dell’acqua. Ispezionò il luogo, che stranamente era asciutto, non umido a causa dell’acqua. Era abbastanza piccolo, ma l’unico luogo al sicuro da pericoli e possibili intemperie, e poi, con gli incubi che lo tormentavano, non se la sentiva di dormire fuori; oltretutto aveva acqua in abbondanza e la cascata faceva anche da riparo.

Abbandonò il suo nascondiglio, scese dalla rupe e si inoltrò non nel corridoio naturale, ma nel fitto della vegetazione, per cercare un po’ di legna e foglie secche per accendere un fuoco.

Raccolse anche un paio di pietre, in modo d’avere qualcosa per poter creare un scintilla, e ritornò verso l’oasi.

Non appena giunse nei pressi dello spiazzo creato dal circolo di canne di bambù, si bloccò, non avendo il coraggio di uscire allo scoperto dal flebile seppur buon riparo dell’ultima fila di canne di bambù. Aveva scorto qualcosa che lo aveva impaurito a prima vista, proprio lì, vicino l’oasi, non molto lontano dal suo nascondiglio: un Panda si stava abbeverando all’oasi naturale.

A guardarlo non gli sembrava violento, bevevo beatamente l’acqua fresca e splendente che continuava a scendere dalla cascata. Farax continuava ad osservarlo, un po’ impaurito facendo congetture sulla reazione che l’animale avrebbe avuto se lo avesse visto.

Ad un certo punto, probabilmente saziata la sete, il Panda alzò la testa dall’acqua, si voltò, e cominciò a camminare verso il limite opposto più vicino al sottobosco; Farax in quel momento noto che la bestia era claudicante, e ne individuò immediatamente la causa: sulla zampa destra c’era una piccola cicatrice che si poteva notare dalla leggera mancanza del pelo scuro proprio in quel punto.

A Farax ritornò in mente il giorno in cui arrivò, quando un Panda infuriato lo rincorse fino in cima alla collina, dove intervenne Milo e lo bloccò con un sottilissimo raggio rosso, colpendolo ad una zampa e scaraventandolo indietro…e capì: la bestia che aveva avuto di fronte per un paio di minuti era esattamente la stessa che il Maestro aveva respinto l’anno prima.

Scomparso l’animale fra le alte canne di bambù, Farax uscì dal suo nascondiglio, ancora un po’ attonito, e velocemente, attraverso la rupe, raggiunse l’anfratto naturale dietro la caverna.

Accese il fuoco, ma solo dopo un po’ di tentativi ci riuscì, e si preparò a mangiare qualcosa; prese il fagotto che le aveva preparato Lin il giorno stesso, e iniziò a mangiare, nel silenzio del suo covo, ripensando proprio a lei, la bella ragazza dai tratti orientali, ma non eccessivamente segnati come il resto degli abitanti di quella regione, più lievi e addolciti.

Smise quasi subito di mangiare, richiuse il fagotto e si appoggiò con la schiena alle lisce e asciutte pareti della grotta, guardando l’effimero fuoco che stava quasi spegnendosi. Iniziò a pensare alla sua famiglia, a suo padre e sua madre che attendevano in Italia il suo vittorioso ritorno, alle sue sorelle che, anche se più piccole di lui, erano volute partire per andare ad allenarsi chissà dove per diventare sacerdotesse di Athena.

Ripensò al suo Maestro, e al fatto che ancora non sapesse che cavaliere fosse, ne quale costellazione lo proteggeva. Ripensò di nuovo a Lin, e con questo pensiero in mente si addormentò, lieto, pronto ad un giorno di duro allenamento, ma ricordandosi sempre di quanto le sue notti fossero agiate e frustranti.

-No, noooo!-

Si svegliò di soprassalto, il sole stava quasi per sorgere, e questo si ripeteva ormai da un anno o poco più. Ma stavolta c’era qualcosa di diverso nel suo incubo: lui che correva, i Panda dietro di se, i 2 occhi grandi e rossi che lo guardavano…tutto era come le altre volte, ma da una parte gli sembrava che qualcosa fosse cambiato, qualcosa che nemmeno lui riusciva a capire e a riconoscere.

Sudato e ancora leggermente spaventato, si toccò il bracciale di bambù che gli aveva donato Lin, come per rassicurarsi, e si alzò, ormai sicuro che non avrebbe più ripreso sonno,e visto poi che il giorno stava iniziando.

Aveva deciso che nel caso il terreno fosse stato libero dalle bestie, sarebbe andato a cacciare, in fondo le cibarie di Lin non potevano durare a lungo; nel caso invece contrario, se avesse visto Panda aggirarsi intorno all’oasi, avrebbe atteso per osservarli, non volendosi mettere in pericolo.

Si affacciò dalla caverna, senza spingersi troppo oltre, e vide già a quell’ora dei Panda che si muovevano.

° Beh, in questo ci assomigliamo ° pensò Farax tra se e se, sorridendo.

Il sole stava sorgendo, saliva su nel cielo, quella piccola grande stella rossa, verso il nuovo giorno. Farax stette ad ammirarlo, prendendo in piena faccia i primi salutari e caldi raggi che attraversavano lo scorrere della cascata. Voltò la testa verso il basso, e adesso, con la luce crescente, riusciva a distinguere i due animali: due Panda, uno più grande, l’altro più piccolo, che si stavano abbeverando li sotto. Pensò a buon ragione che fossero madre e figlio, e mentre li guardava fu stupito dalla dolcezza con cui la madre trattava e lavava il suo piccolo cucciolo, questo molto probabilmente perché i Panda femmina, come già sapeva Farax, allattano e crescono un solo cucciolo per volta, anche nel caso di nascita di gemelli.

I 2 animali poco dopo se ne andarono, e Farax, ritornando alla realtà, uscì dal riparo, scese dalla rupe e si inoltrò nel canneto. Camminava cauto e silenzioso, il suo primo pensiero era di non far spaventare eventuali animali da cacciare, ma anche per cercare di avvistare possibili bestie feroci prima che loro potessero avvistare lui.

Passò tutta la mattinata a cacciare, prima a mani nude, ma senza risultati; poi provò con piccole trappole costruite al momento con rami, rametti e un po’ di cibo per esca; in quest’ultimo modo riuscì a prendere un coniglio…non avrebbe voluto ucciderlo, ma era per la sua sopravvivenza. Prima di tornare indietro decise di posizionare le sue trappole per avere cibo per la sera, e così fece. Portò il grigio coniglio al nascondiglio, e uscì di nuovo per prendere della legna secca per il fuoco, ormai capace di accenderlo al primo colpo. Perse gran parte della mattinata a costruire trappole e a cercare di cacciare qualcosa, ma ormai non pensava di avere più rogne per quel problema. Era più o meno ora di pranzo, ancora non sapeva leggere il sole e il suo cammino, ma lo intuiva perché il suo stomaco aveva iniziato a brontolare; si mise a mangiare, d’altronde anche quello della mattinata era stato allenamento. Il pomeriggio andò ad allenarsi fra le fitte e alte canne di bambù, per migliorarsi nel salto e nella velocità fra ostacoli. La sera, quando il sole stava per tramontare, smise di allenarsi, passò per le trappole che aveva posizionato, di cui solo una era scattata, portò la preda nella grotta e si preparò la cena. Dopo aver mangiato si mise a dormire, a causa dell’allenamento era abbastanza stanco, e si addormentò subito; a causa dell’incubo si svegliò prima che il sole sorgesse, e dopodiché iniziava la sua giornata di caccia e allenamento.

Questa era la sua giornata tipo…naturalmente aveva un sacco di tempo e possibilità in cui studiare i Panda, che trascorrevano non poco tempo nei pressi dell’oasi, sembrava quasi essere il loro centro del mondo, e Farax pensò che in realtà, per quei due mesi, sarebbe stato così anche per lui.

Li i Panda si abbeveravano, si lavavano, e li accadevano la maggior parte degli eventi per loro importanti, come la nascita di un cucciolo, o lo scontro fra due maschi del branco.

In realtà Farax si trovava molto bene in quell’ambiente, ed era riuscito a studiare mosse e attacchi che riproducevano quelli appresi dall’osservazione della vita dei Panda; gli incubi lo tormentavano continuamente, ma ancora non era riuscito a cogliere quel particolare che rendeva differente gli ultimi incubi, dai primi che aveva avuto.

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Capitolo 9
*** L'Alluvione ***


Circa un mese dopo il suo arrivo li nel canneto, in una scura giornata di pioggia, Farax se ne stava nella grotta a mangiare vicino al fuoco. La pioggia aveva ingrigito tutto quanto, anche l’acqua della cascata sembrava opaca ed aveva perso la sua brillantezza. La stessa mattina, appena svegliatosi a causa dell’incubo, già pioveva, ma decise comunque di uscire a prendere da mangiare alle trappole, ma rientrò subito, e nonostante questo era tutto bagnato, la pioggia era fitta e abbastanza forte. Adesso, nel primo pomeriggio, se ne stava nel suo riparo, un po’ infreddolito, causa anche l’impossibilità di accendere un fuoco, quando sentì un boato provenire da qualche parte sopra la sua testa, probabilmente alla fonte del fiume che diveniva cascata davanti a lui; fatto provato pochi secondi dopo vedendo l’acqua, da opaca che era, divenire nera di fango, mentre il rombo continuava, sempre più vicino; Farax ebbe solo un pensiero, un’intuizione, quella di buttarsi fuori dalla grotta. Si alzò, e senza nessun ripensamento si lanciò attraverso l’acqua scura della cascata e si tuffò nell’oasi. Risalì subito in superficie, ancora spaventato a causa del terribile rumore di prima, si aggrappò al bordo dell’oasi, si tirò su mettendosi a sedere sul bordo, con le gambe ancora in acqua e si asciugò gli occhi.

Dopo ciò si guardò intorno, un gesto istintivo, ma che lo terrorizzò immediatamente: era circondato di Panda!! Ebbe un salto al cuore in un primo momento, ma poi, osservando meglio, si calmò, notando negli occhi degli animali stessi, paura e disperazione. Non ebbe il tempo di riflettere, che constatò che la sua intuizione era stata esatta.

A causa di una frana, avvenuta probabilmente a monte del fiume, per la troppa pioggia, stava venendo verso di lui un’enorme massa alluvionale di fango e detriti, la sua caverna crollò su se stessa al passaggio dell’ondata, e Farax fu contento di aver seguito l’intuito.

Ma adesso non c’era tempo di pensare, la massa di fango arrivava, e Farax, in tutta fretta, si voltò ed iniziò a correre dalla parte opposta dell’oasi, ormai oscurata e non più brillante come una volta, verso il corridoio naturale di canne di bambù, reso scuro e impenetrabile dalla pioggia e foschia.

Poi Farax ripensò a quei poveri Panda, c’era il rischio che venissero schiacciati dalla furia dell’alluvione se non scappavano; allora si voltò, preoccupato, ma continuando a correre: i Panda stavano correndo lungo il corridoio di bambù per sfuggire all’alluvione, ed erano dietro di lui, spaventati e affannati.

Farax adesso aveva capito: la paura, il pericolo, i Panda, la corsa, quello che stava accadendo rispecchiava alla perfezione gli incubi che lo assillavano. Ciò che adesso faceva e provava era il riflesso di ciò che ogni notte sognava, adesso non pensava più che fossero incubi, ma quasi premonizioni. Il particolare che rendeva differenti gli ultimi incubi dai primi non era riuscito a mai a coglierlo, questo perché non guardava mai negli occhi i Panda che lo seguivano/inseguivano, perché ne aveva timore; se invece lo avesse fatto avrebbe potuto notare solamente lo stesso affanno e spavento che adesso provavano gli animali che lo seguivano cercando di sfuggire alla morte. Farax ebbe una sensazione di sollievo, capendo ciò che gli accadeva, che però scomparve un momento dopo quando vide davanti a se il muro di canne che delimitava la parte centrale della piantagione di bambù dall’esterno, come un invisibile barriera composta di visibilissimi cancelli naturali. Si convinse che doveva riuscire ad attraversarla, e appena arrivato cercò un modo per poterla superare, dopo pochi secondi di paura e tremito, riuscì a passare oltre, ma prima di continuare si ricordò dei Panda.

° Non posso lasciarli qui a morire!!! ° pensò Farax

In effetti loro non potevano passare oltre quella strana barriera, che fino ad ora li aveva protetti da pericoli esterni, ma adesso poteva diventare la loro forca. In una frazione di secondo che gli sembrò un’infinità, Farax decise di tornare indietro, voleva aiutare i Panda, anche se non sapeva assolutamente come reagire. Pensava, e pensando volgeva la testa verso i Panda, vicini a lui, e verso l’alluvione che arrivava. Guardava le facce degli animali, e gli sembrava quasi che lo stessero pregando di salvarli, o almeno di cercare di aiutarli, e Farax era questo che si sentiva di dover fare. Non sapendo nemmeno il perché, si posizionò fra gli animali e la corrente che arrivava rapida; forte di una nuova forza, presa dal più profondo luogo del suo cuore, scosso dallo sguardo dei Panda, li aveva capiti e adesso li voleva aiutare. La frana alluvionale arrivava, lui raccolse la sua anima, sentiva i Panda vicino a lui, chiuse gli occhi se sentì un immenso calore provenire dal centro del petto. Ci fu un’esplosione verde smeraldo, una luce intensissima si proiettò in tutte le direzioni, avvistata anche da Lin e Milo dalla casetta oltre la collina. I due uscirono di casa, leggermente spaventati, cercando la fonte di quel bagliore immenso.

-Impossibile!!!- disse Milo, rimanendo a bocca aperta.

-Cosa è successo Maestro?- chiese Lin vedendo la faccia di Milo attonita.

Milo non riuscì a rispondere. Rimasero entrambi sotto la pioggia, ad osservare la luce che si affievoliva.

Adesso nella foresta di bambù c’erano detriti ovunque, molte piante erano state sradicate, altre piegate, le più forti avevano resistito; in fondo al corridoio la cascata aveva diminuito la portata e stava tornando alla normalità; mentre alla parte opposta una scena si stagliava al centro del corridoio: Farax era svenuto, tutto bagnato, steso in terra e ricoperto anche lui di fango e detriti, mentre i Panda stavano dietro, dove l’acqua dell’alluvione non li aveva nemmeno sfiorati. Il sole tramontava e si fece notte. Farax si risvegliò improvvisamente, da un sonno senza ne sogni ne incubi, si guardò intorno: adesso si trovava su un tappeto di giovani e morbide canne di bambù steso sotto una rupe rocciosa, aveva smesso di piovere, intorno a lui c’erano una decina di Panda, e in quel momento si ricordò di quello che era capitato. Una strana energia lo aveva pervaso, aveva visto una luce verde brillante scaturire involontariamente dal suo petto e dal suo corpo, che si abbatteva sull’ondata, dispersa fra le file laterali del corridoio, dopo di ciò il buio totale: aveva perso i sensi.

Ora che era sveglio vedeva il sole alto nel cielo, caldo e brillante, già in primo pomeriggio; molto probabilmente aveva dormito per un giorno, o anche più, ma questo a lui non importava, era contento che i Panda con i loro cuccioli non avessero subito nessun danno. Come a sentire i suoi pensieri, un Panda, zoppicante, quello con la cicatrice sulla zampa destra, quello che aveva bloccato Milo, quello che il giorno in cui arrivò lo rincorse, probabilmente il capo-branco, si avvicinò a Farax; il ragazzo si impaurì all’inizio, poi si calmò, alzò la mano e la passò sulla testa dell’animale: il Panda si stava strofinando affettuosamente contro la spalla di Farax.

Il ragazzo poi si alzò, si diresse verso destra, come per voler raggiungere l’oasi, anche se non avevo la minima idea di dove fosse; in quel momento i Panda lo seguirono, lo superarono e lo portarono, facendosi seguire, e assicurandosi che Farax li seguisse, proprio all’oasi, ritornata splendente.

Farax bevve dalla cascata, capì che il suo addestramento nel canneto era terminato quando quella luce era fuoriuscita di se, quando pur di aiutare qualcuno aveva rischiato la propria vita; si asciugò le labbra dall’acqua, accarezzò uno per uno tutti gli esemplari di Panda, come per salutarli, e si diresse verso il corridoio naturale, mezzo distrutto, e dove adesso la "barriera" di canne era infranta e portava all’esterno, nella zona periferica della foresta, dove il sole illuminava tutto a tratti, le canne avevano un’altezza minore e il verde brillante era leggermente più spento.

Mancava poco al tramonto, e allora decise di affrettarsi; uscì totalmente dal canneto, si diresse in corsa verso il crinale della collina, e camminò lentamente verso l’altro versante, dove riconobbe la casetta di legno. Fuori lo attendeva Milo, che probabilmente aveva capito, dopo il bagliore, che presto sarebbe tornato il suo allievo, e chiamò Lin, che si trovava dentro casa; la ragazza uscì e voltandosi verso Farax, scoppiò in lacrime di gioia, gli corse incontro e lo andò ad abbracciare. Farax ricambiò; poi, nella calda e rossa luce del tramonto, con il cuore in pace ed una nuova forza dentro di se, si diresse verso il Maestro per salutarlo.

-Bravo Farax, abbiamo sentito fin qui la tua energia e l’efficacia del tuo amore. Sei riuscito a risvegliare dentro di te, senza che ti dicessi niente, il tuo Cosmo. Complimenti!!!-

-Maestro, è stato il mio cuore a voler risvegliare quella energia di cui parlate, per poter salvare qualcuno che aveva bisogno d’aiuto,…e ne sono contento!- e ripensò ai Panda sani e salvi.

-Forza Farax, ti preparo una bella cena per festeggiare la tua vittoria. Dopodiché ti meriti un bel po’ di riposo!- disse Lin ancora tutta emozionata e con un bel sorriso splendente sul viso.

I tre entrarono in casa, con il volto sorridente, mentre fuori iniziava a farsi buio.

 

 

In lontananza, in un posto senza dimensione, due enormi occhi rossi guardavano quella scena:

-Che deplorevole situazione. Questa non ci voleva…!!!-

Il tutto venne interrotto da un grande lampo nero che squarciò la notte.

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Capitolo 10
*** La Leggenda dei Cavalieri ***


Il Sole era tramontato già da un po’; Farax, Lin e Milo erano seduti al tavolo, in legno, ancora ruvido, quasi sembrava fosse stato appena lavorato. La cena era illuminata da due candele poste all’incirca simmetriche sul tavolo, che inquadravano il viso di Milo seduto di lato, mentre Lin e Farax erano ai due capi opposti; stavano mangiando una calda zuppa di riso.

Farax lì si sentiva come a casa ormai, anche perché il suo destino l’aveva portato in quel posto già da un anno e qualche mese.

°In fondo che cos’è una casa?° pensava Farax °un luogo al coperto, dove vivi la tua vita, magari con persone che ti vogliono bene…°

Così ripenso a casa sua, la sua vera casa, dove mamma e papà lo aspettavano, in Italia. Ripensò a quella in cui stava ora, temporanea si, ma anche lì c’erano persone che gli volevano bene e che credevano in lui e nelle sue capacità, cioè Milo e Lin. E inoltre non poté fare a meno di contare un terzo luogo, una terza abitazione, anche se ormai distrutta: la grotta dietro la cascata nel canneto di bambù; anche lì aveva una parte del suo cuore, con i Panda che aveva salvato e che lo avevano "incoraggiato ed aiutato" nella sua dura impresa di allenamento, risvegliando in se il cosmo che in tutti sta sopito.

Sorrideva leggermente durante la cena, e Lin di ciò era lieta; era molto contenta che tutto fosse andato bene, anzi, alla perfezione. Da più di un anno aveva fatto la conoscenza di quel ragazzo, ma ancora sapeva poco del suo passato. Si sentiva bene quando stava vicino a lui, quando lo guardava da lontano, o solamente quando pensava a lui, ma nonostante ciò non aveva intenzione di fraintendere i propri sentimenti e le sue emozioni, un po’ per paura, un po’ per vergogna.

Milo, guida ormai per entrambi i ragazzi, si sentiva quasi di troppo fra i due, in quanto aveva capito i loro reciproci sentimenti, anzi, molto probabilmente avendo un punto di vista esterno, era l’unico che aveva chiara la loro "situazione". Esperto cavaliere, di cui ne Farax ne Lin conoscevano la casta, era disposto anche a lasciarli fare, a patto che il ragazzo fosse comunque impegnato e fisso al massimo sul suo obiettivo.

Dopo cena, passata relativamente in silenzio, ognuno sui suoi pensieri, le scodelle vuote sul tavolo e le candele consumate per metà, Farax raccontò a Milo e Lin tutto ciò che gli era capitato nel canneto dal giorno della sua partenza. La paura, la fatica, il significato del suo incubo, che incubo alla fin fine non era, e l’esplosione del suo cosmo. Però alla fine dovette ammettere che in realtà era soddisfatto della sua esperienza, e ovviamente Milo e Lin lo erano del giovane aspirante cavaliere. Continuarono a parlare, ridere, scherzare, sospirare, e quando le candele erano quasi terminate, decisero di fare in fretta a rimettere a posto e di andare a letto; Farax era molto stanco, e il suo primo desiderio, dopo aver mangiato un buon piatto della cucina di Lin, era dormire su un letto…finalmente; letto poi per modo di dire: legno, sacchi riempiti di morbido grano, juta, ruvide coperte, ma d’altronde sempre meglio che dormire per terra…e poi in fondo era un allenamento.

Farax e Milo diedero la buonanotte a Lin ed entrarono nella loro stanza, poi dopo un cenno di saluto, i due si diressero ognuno verso il proprio giaciglio. Farax si stese subito, iniziò a ripensare casualmente alla sua infanzia, alle risate e litigi con le due sorelle,e ripensava e si preoccupava per loro e per il loro addestramento:

°Chissà cosa staranno facendo in questo momento…Vi auguro di poter sentire la stessa forza che ho sentito io quel giorno, sorelle mie…io vi starò sempre vicino col pensiero…fino a quando non ci rivedremo, un giorno o l’altro!°

Dopodiché si addormentò; non sognò niente, nè ebbe incubi, per fortuna, e la mattina dopo Milo fu costretto a chiamarlo, perché Farax non ne voleva sapere di alzarsi. Il Maestro aveva capito comunque che il suo era stato un sonno tranquillo; lo aspettava però una giornata affaticante, gli avrebbe spiegato il significato di "cosmo", l’avrebbe dovuto risvegliare di nuovo, ma cercare anche di controllarlo.

-Farax…Farax…forza, giù dal letto! Ti aspetto fuori per l’allenamento…-

Il ragazzo si svegliò e si alzò, ancora un po’ frastornato, e pochi minuti dopo era già pronto; Maestro ed allievo uscirono di casa , lasciando che Lin dormisse ancora un po’, e si diressero verso la cima fresca della collina, mentre il Sole stava sorgendo, e fra poco avrebbe iniziato a sprigionare calore e luminosità su tutta la Terra. Il ragazzo vide con occhi nuovi quel giorno, sentiva che qualcosa in lui era cambiato, qualcosa che lo faceva sentire più forte ma che al tempo stesso lo controllava e bilanciava.

I due arrivarono sulla cima della collina appena imbiondita dai novelli raggi solari, Milo si girò verso l’allievo dicendo:

-Dopo i tuoi allenamenti, sarebbe il momento che tu iniziassi a risvegliare il tuo cosmo, ma questo sappiamo entrambi che è già successo, perciò diciamo che faremo una specie di ripasso! … Parlami del cosmo Farax… - e Milo si mise con le braccia conserte aspettando una risposta dal ragazzo.

-Beh Maestro…non so dirle esattamente cosa sia il cosmo, ma ho percepito una nuova forza scorrere dentro me, scaturita però dal cuore…è come se mente, corpo e cuore si fossero uniti in una cosa sola, e più il mio cosmo arde e più mi sento in quiete ed equilibrato…!-

-Perfetto Farax, era questa la risposta che volevo- disse Milo –sei riuscito a descrivere il cambiamento che il cosmo provoca in ogni cavaliere, ma devo anche dire che mi ha stupito la tua umiltà; spesso succede che molte persone, dopo essere riuscite a raggiungere il cosmo, non siano potute diventare cavaliere, questo perché credendo di essere diventate forti oltre ogni limite, hanno dimenticato la loro umanità, dedicandosi solo al raggiungimento del potere assoluto. Comunque iniziamo dal principio: la Dea Athena e i suoi Cavalieri!

"Nella mitologia greca Athena è la dea della guerra, figlia di Zeus, il re degli dei, nata dal suo cranio indossante una scintillante armatura, l’Armatura Divina di Athena. Ma ad Athena non piaceva combattere, e le sue battaglie erano sempre difensive. Combattè contro Ares, Poseidone, Hades; queste guerre duravano molto a lungo, ma la dea al suo fianco aveva dei ragazzi che la proteggevano: i Cavalieri di Athena. Ragazzi con grande forza e coraggio, arrivavano da tutto il mondo. Siccome Athena odiava l’uso delle armi, i Cavalieri combattevano solo con i loro corpi, i loro pugni fendevano l’aria e i loro calci erano in grado di spaccare la terra. Vengono chiamati i "Guerrieri della Speranza", e ricompaiono ogni volta che un pericolo incombe sulla Terra, insieme alla loro Dea."-

-Quindi Maestro, ciò significa che anche la dea Athena è rinata su questa Terra?-

-Già, o almeno dovrebbe; non è molto sicuro ciò, ed è abbastanza complicata la situazione, ma continuiamo con la nostra spiegazione:

"I Cavalieri spesso rischiano la loro vita, ma dalla loro hanno la costellazione protettrice, per sopperire, con l’aiuto del cielo, alla mancanza della loro forza"-

-Ma Maestro, cosa significa esattamente questo?- chiese Farax, in piedi, ben dritto con le braccia lungo i fianchi, assorto nel racconto di Milo, mentre il Sole già riscaldava ben-bene il luogo dove si trovavano.

-Ora te lo spiego: ti dissi che la tua costellazione protettrice è quella del Panda, così come il Panda è l’armatura che vuoi conquistare. Bene, devi sapere che le armature non sono semplici involucri, ma vivono in simbiosi con il cavaliere che proteggono, così come la costellazione, che perde la sua luminosità se il proprio cavaliere muore; ma ho da dirti anche che il potere di ogni cavaliere deriva dal suo cosmo.

"Tutto è composto di atomi, i fiori, gli animali, le pietre ed anche i nostri corpi, tutto ciò che si trova sulla Terra; ma non solo, anche le stelle che brillano nel cielo e che individuano le costellazioni, tutto quello che esiste nell’universo è composto di atomi. Quindi distruggere qualcosa significa fondamentalmente scomporla in atomi. Prima della nascita della Terra, delle stelle e dell’universo, tutto era in una cosa sola; a causa del Big Bang questa cosa unica esplose creando tutto ciò che noi possiamo vedere oggi; quindi anche il tuo corpo è un piccolo cosmo che nacque in quel momento con il Big Bang. Ogni uomo ha dentro di se un cosmo, ed i cavalieri sono quelli che riescono a conoscerlo meglio."

Ecco cosa significa quando dico che il cielo può aiutarti, sopperendo alla mancanza di forza, il cielo inteso come cosmo che hai all’interno del tuo corpo; è questo che fa di un uomo un ^Cavaliere di Athena^"

Dopo questo riepilogo, visto che già sei riuscito a richiamare il cosmo che giace dentro te, dovrai riuscire a rievocarlo e a stabilizzarlo, cercando pian piano di accrescerlo. Per ora il mio compito è terminato, dovrai riuscire a concentrarti rievocando in te i ricordi ed i sentimenti che ti hanno permesso di risvegliare il cosmo la prima volta, e dovrai farlo da solo.-

-Certo Maestro, ho ben capito cosa volete dire…grazie!-

Così Farax si mise a sedere sull’erba leggermente umida della collina ed iniziò a concentrarsi, liberando mente e cuore dai tutti i pensieri.

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Capitolo 11
*** Argento ed Oro ***


Incrociò le gambe e chiuse gli occhi, quasi a volersi scrutare all’interno. Milo intanto si allontanava dalla "zona d’allenamento" e si mise sotto uno degli alberi della collina, un grande ciliegio ancora non in fiore. Intanto Lin si era svegliata, era uscita dalla casetta di legno e si stava dirigendo verso la collina per salutare i due guerrieri. Quando vide Farax in quella posizione, seduto a terra con le gambe incrociate, la ragazza si portò una mano sul petto, cercando di capire cosa stesse facendo e quale era l’obiettivo di tale allenamento.

Milo, che ancora non era stato visto, quasi rispose ai pensieri della ragazza:

-Sta cercando di risvegliare nuovamente il suo cosmo, per poi cercare di mantenerlo; non dobbiamo disturbarlo!!-

Lin annuì, e stette ancora un paio di minuti a guardare il giovane allievo di Milo, poi, rassegnata, si diresse di nuovo verso la capanna per svolgere delle pulizie.

Intanto Farax iniziava a liberare la mente dai pensieri, concentrato così tanto al punto di cadere quasi in trance; accantonava pensieri e ricordi come in un cassetto della memoria, per poi chiuderlo conservandone gelosamente la chiave; estraniandosi dal mondo circostante, riuscì ad affievolire i pensieri che illuminavano la sua psiche, creando uno strano stato d’oscurità; poi, improvvisamente, come dal fondo di un oscuro pozzo, iniziò a salire una brillante luce verde; Farax capì immediatamente, a prima vista, che quello era un accenno di cosmo, allora cercò di farlo suo di raggiungerlo e appropriarsene, ma ciò provocò l’effetto contrario: la luce iniziò a ritirarsi, e Farax non ne capiva il perché, eppure quella era la parte d’universo che risiedeva nel suo corpo, era sua, e non poteva sfuggirgli. Riprovò a cercare di raggiungerla, e allo stresso modo la luce verde diminuì ancora di intensità, come quando, nel peggiore degli incubi, si allunga una mano per cercare inutilmente di toccare una scintilla luminosa simbolo di salvezza.

Allora Farax intuì: "Incubo…salvezza"…e ritornarono alla sua mente i ricordi di quel giorno, i Panda in pericolo, la sua volontà di aiutarli e di salvargli la vita, il significato del suo incubo….e capì. Molto probabilmente il cosmo non era un’entità da conquistare con forza o ferrea volontà, ma era da accettare, come parte del proprio corpo, del proprio cuore, della propria mente, così come aveva fatto il giorno dell’alluvione, per poi entrarne in simbiosi.

E così fece, Farax iniziò a rilassarsi, la mente libera da tutto il resto tranne le immagini stampate nella sua mente, quelle del giorno del salvataggio dei Panda. E in questo modo la luce verde brillante ritorno, il cosmo che sorgeva dai sentimenti del suo cuore iniziò ad emergere, e lui si lasciò pervadere dalla luce del suo cosmo, e lo sentiva, un cosmo pieno di amore e coraggio, pronto ad aiutare i bisognosi.

Milo, dall’altra parte della collina, percepì, per una frazione di secondo, una forza improvvisa ed impressionante, aprì gli occhi,ed era lieto del risultato raggiunto dal suo allievo: vide il ragazzo circondato da un’aura verde brillante, la stessa che individuò il giorno dell’alluvione, il cosmo del Panda d’Argento.

Farax, ancora concentrato, aprì gli occhi anche lui, e si alzò, voltandosi verso il Maestro, cercando di mantenere intatto il cosmo, senza perderne il controllo.

Milo capì che Farax poteva realmente essere l’unico guerriero sulla faccia della terra a meritarsi la protezione dell’ancestrale Armatura d’Argento del Panda.

°Lo sento, è questo il mio cosmo, la forza dell’Universo che risiede in me. Per ora è debole, lo so, e riesco difficilmente a trattenerla, ma adesso sono riuscito ad evocarlo volontariamente, e per ora mi basta°

Così, pensando questo, Farax pian piano lasciò andare quella forza, iniziava a sentirsi stanco, e per lo sforzo provato era sudato e un po’ affaticato; ma il suo cuore scoppiava di gioia, perché tutto ciò non importava, col tempo sarebbe riuscito ad unire il cosmo a se stesso con un doppio filo, creando una sola cosa fra mente, corpo e anima. La luce verde brillante iniziò ad affievolirsi intorno e dentro al corpo del ragazzo, dopodiché si spense, e Farax si sdraiò a terra. Così guardò in cielo e si accorse che il Sole era già alto, aveva perso la cognizione del tempo, doveva aver passato quasi mezza giornata a provare ad evocare il cosmo.

Milo uscì dal riparo dell’albero e si incamminò verso Farax; aveva il sorriso sulle labbra e non riusciva a nascondere un pizzico di stupore per le enormi capacità che risiedevano nel suo allievo.

-Ottimo…devo dire che sei molto meglio di ciò che mi sarei aspettato da un allievo, inesperto come te! Sei riuscito in meno di mezza giornata a rievocare il cosmo e a farlo tuo, e anche se non sei riuscito a trattenerlo a lungo, è un risultato davvero ammirevole!-

-Beh…- rispose Farax con ancora un po’ di fiatone –la ringrazio davvero Maestro- era lieto del fatto di aver stupito il Maestro, un’emozione mai provata.

-Veramente complimenti, sono rimasto sbalordito, ma è tutto merito della tua forza di volontà e della tua perspicacia!-

-Grazie… senta Maestro; le vorrei fare una domanda che mi frulla da un po’ in testa, già da prima che facessi l’allenamento speciale nella distesa di bambù, e li ho avuto molto tempo per pensare e mi sono ripromesso che avrei soddisfatto la mia curiosità.-

-Ok, dimmi pure. Tanto facciamo un po’ di pausa e dopo andremo da Lin..!-

-Ecco...mh…volevo chiederle una cosa un po’ personale- Farax era leggermente imbarazzato, più che altro perché sperava di non imbarazzare a sua volta il Maestro – OK… °mi butto° volevo chiederle qual è la vostra Costellazione protettrice…che cavaliere siete?-

-Eheh…adesso ho capito il tuo imbarazzo; non preoccuparti comunque, oltre che Maestro io ti sono anche amico, possiamo parlarne tranquillamente. Allora, saprai certamente che fra le tante costellazioni che esistono, che sono esistite, e che esisteranno, ci sono le 12 costellazioni dello Zodiaco. Questo è un argomento che pochi conoscono e tale deve rimanere, perciò di prego di non farne parola con nessuno che non sia un cavaliere: molti sanno dell’esistenza dei cavalieri di Athena, ma pochi sanno che oltre alle caste di Bronzo e d’Argento, c’è la casta dei cavalieri di maggior forza e che conoscono il loro cosmo come una parte del loro corpo; le loro costellazioni protettrici sono le quelle dello Zodiaco occidentale, e sono i Dodici Cavalieri d’Oro, che stanno a guardia ognuno di una delle 12 case a protezione del Grande Tempio di Athene, il luogo dove risiede il Grande Sacerdote, voce di Athena sulla Terra.

Io sono uno di quei 12, e la mia costellazione guida è lo Scorpione: io sono Milo Cavaliere d’Oro di Scorpio!-

Farax rimase attonito, non avrebbe mai pensato a cavalieri più forti dei Silver, e adesso che lo sapeva ne aveva proprio uno davanti, e non riusciva a capacitarsene.

-Mio Dio…è strabiliante- disse Farax quasi guardando nel vuoto e ripensando a ciò che gli era stato rivelato.

-Già- fece Milo grattandosi la testa con la mano per l’imbarazzo e lo stupore creati- è la stessa cosa che ho pensato io quando l’ho saputo; pensa al mio stupore poi quando sono diventato uno di loro…eheh!!-

-Ahah…mi immagino…- Farax si stava appena riprendendo dallo stupore, quando gli venne in mente un’altra domanda –ma Maestro, ha detto che sono 12 i Cavalieri d’Oro, lei li consoce gli altri?-

-Mh…non precisamente, e non tutti…comunque ora ti spiego la situazione…- e si mise comodo a sedere sull’erba asciutta, accanto a Farax, pronto ad iniziare il racconto.

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Capitolo 12
*** Tradimento?! ***


Milo si mise comodo a sedere sull’erba asciutta, vicino Farax e, con la faccia un po’ crucciata, iniziò il racconto:

-Ti dissi che molto probabilmente la Dea Athena è già rinata su questa terra…qualche anno fa, al Santuario di Grecia, un cavaliere d’oro tradì il Grande Sacerdote, rapì la bambina che presumibilmente era la reincarnazione di Athena, e fuggì dal Grande Tempio. Era il cavaliere d’oro del Sagittario, Aiolos (sicuramente il più forte e leale cavaliere d’oro che sia mai esistito); morì poco dopo la fuga in seguito alle ferite causate dal combattimento con un altro cavaliere d’oro, Shura del Capricorno, mandato dal Sacerdote in persona contro il traditore; solo che Shura non riuscì a riprendere la bambina, che scomparve insieme ad Aiolos. Vennero mandati alla sua ricerca 2 cavalieri d’oro, Kamyu dell’Acquario (che padroneggia le energie fredde), e Aphrodite di Pesci (che dicono sia bello quanto malvagio) ma non riuscirono a trovarla, ne la bambina, ne Aiolos, ne la Gold Cloth, e così si pensò fossero morti entrambi, e l’armatura era dispersa. Questo è quanto successe nella cosiddetta "Notte degli Inganni", chiamata molto probabilmente in questo modo a causa del tradimento di Aiolos.

Ho conosciuto altri 2 cavalieri d’oro, Shaka della Vergine (definito l’uomo più vicino a Dio) e Aldebaran del Toro (la cui forza e potenza sono pari alla sua bontà d’animo). Il cavaliere dei Gemelli, Saga, è scomparso tempo prima del tradimento di Aiolos; oltre questi sono presenti altri 3 cavalieri d’oro, di cui non conosco l’identità, e inoltre è vacante il posto del cavaliere d’oro del Leone. In riferimento a questo devo dirti che Aiolos aveva un fratello minore, Ioria, che lui stesso stava addestrando per farlo diventare cavaliere d’oro del Leone, ma dopo il suo tradimento non si seppe più niente di lui, fuggito in seguito all’onta subita a causa del fratello, per allenarsi da solo.

Questo è il quadro più o meno generale che si è venuto a creare; non so poi cosa sia successo da qui a due anni, in quanto sono qui a seguire il tuo allenamento e dal santuario non trapelano notizie.-

-Ok- disse Farax, ma intanto pensava ad altro: °Come è possibile che un cavaliere d’oro possa nuocere e rapire la reincarnazione della dea Athena, evidentemente c’è qualcosa sotto!°

-Bene Farax, è ora di andare a pranzo, credo che Lin ci stia aspettando, poi stasera faremo altri allenamenti per il tuo cosmo…-

-Certo…andiamo!-

Si alzarono e proseguirono verso la casetta di legno, mentre un leggero soffio di vento scuoteva le chiome degli alberi sulla collina. All’interno, la tavola era già apparecchiata, ma non vi era nessuna traccia di Lin. Uscirono e la trovarono vicino al fuoco, sul retro della casa, per arrostire del pesce.

-È quasi pronto, vi raggiungo subito- disse la ragazza con le guance arrossate per il calore del fuoco.

Milo e Farax allora si diressero verso la casa, entrarono e si accomodarono a tavola. Farax, nonostante fosse stato fermo e immobile per gran parte della mattinata, era molto stanco, questo perché aveva utilizzato molta energia e concentrazione per rievocare e stabilizzare il cosmo.

Lin entrò poco dopo, fece le porzioni e si sedette a tavola per mangiare.

Il pomeriggio Farax fece altri due tentativi per mantenere stabile il suo cosmo, impiegando meno tempo e sforzi. Ma ci voleva ancora un po’ di allenamento.

-Bene, basta così. Riposati un po’, te lo meriti, sei un allievo eccezionale!- disse Milo

-Uff…non riesco ancora.-

-Non riesci più che altro perché invece di concentrare il tuo cosmo, tu lo espandi ma senza contenerlo. Ti faccio un esempio molto utile: "se ti mostro un foglio bianco, senza scritto niente su, il tuo occhio non riesce a trovare un punto fisso, perciò il tuo sguardo vaga per il foglio bianco; ma, se ti mostro un foglio con un minimo segno o simbolo sopra, la tua vista si blocca su quello immediatamente". Noi cavalieri possiamo usare i nostri colpi solo se riusciamo a concentrare in un solo punto tutto il nostro cosmo senza disperderlo. Questo è quello che dovrai fare tu, cercare di richiamare il tuo cosmo, stabilizzarlo, ma senza disperderlo, bensì concentrandolo in un punto, come un dito, il palmo della tua mano, il pugno, o tutto il braccio. Solo così riuscirai veramente a stabilizzarlo, e solo così pian piano lo potrai aumentare.-

-Quindi uno dei miei scopi in questo allenamento dovrebbe essere di trovare una "traiettoria" al mio cosmo?-

-Si…ma non solo questo, anche un punto di arrivo e uno di accumulo, questo è veramente importante. È anche così che il cosmo di un cavaliere cresce, e che quest’ultimo riesce a conoscerlo nel migliore dei modi.-

-Capisco…ma adesso credo di essere troppo stanco per provare ancora e iniziare da capo, possiamo continuare domani, ormai è sera…-

-Certo…questo è a tua discrezione; se non ce la fai più e sei stanco, fermati, per ora. Il cosmo è inesauribile, ma non possiamo stressare troppo il nostro corpo e la nostra mente; quando sarai riuscito in questo e diventato cavaliere ti potrai spingere anche oltre.-

-Bene…-

-Ah, senti Farax, domattina Lin deve fare compere di provviste al mercato del suo villaggio, sarei lieto se tu la accompagnassi, per darle una mano, ed anche per stare un po’ insieme voi soli…-

Farax stava rispondendo di si, ma al suono delle ultime parole, si bloccò, arrossì, e riuscì solo lievemente ad annuire, un po’ imbarazzato.

Terminato così anche un altro giorno di allenamento, i due si ritirarono a casa, mangiarono con Lin, e dopo un po’ di conversazione andarono a dormire, pronti per una nuova giornata.

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Capitolo 13
*** Storie e Pericolo ***


Il mattino seguente Farax ebbe la possibilità di dormire un po’ più a lungo. Finalmente un po’ di meritato riposo dopo tanto tempo. Si svegliò poco dopo le sette, riposato e bello fresco; alzò la testa dal cuscino, e il suo sguardo si rivolse immediatamente sul giaciglio del Maestro, vuoto ormai già da chissà quanto tempo.

°Diamine…non si concede nemmeno un po’ di riposo quell’uomo?° E sorrise dopo averlo pensato.

Si alzò dal letto, si vestì con i soliti abiti di allenamento e preparò il mantello col cappuccio, di colore verde scuro, da portarsi dietro, dono ricevuto dai genitori prima della sua partenza. Nonostante fosse cresciuto gli andava ancora bene. Uscì dalla camera e vide che la zona pranzo era vuota, e la camera di Lin era ancora chiusa.

-Lin, è ora di alzarsi; credo sia meglio partire al più presto!- disse Farax dopo aver bussato lievemente con le nocche della mano destra. Non avendo avuto nessuna risposta, il ragazzo sperava proprio che Lin non fosse già partita, magari pensando di farlo dormire un po’ più a lungo. Allora aprì lentamente la porta, affacciando la testa fra essa e lo stipite, entrambi ruvidi e di legno scuro; vide che la ragazza era ancora li sdraiata che dormiva, nel suo letto, sulla parete adiacente a quella della finestrella. Non aveva mai visto al camera di Lin, ma non era tanto differente dalla sua, tranne se non per il singolo letto e di area leggermente più piccola. Ma, al solo pensiero di aver "sbirciato" dentro la camera di una ragazza, mentre questa dormiva, arrossì immediatamente, era facilmente imbarazzabile in queste situazioni; cercò di richiudere la porta, uscendo, ma fece rumore con la maniglia, e Lin, a quel suono, si svegliò, girandosi verso l’uscita:

-Oh, Farax; ciao… ma che ore….? Oddio…è già tardi, mi devo sbrigare…io…- disse affrettata nel tentativo di scendere dal giaciglio il più in fretta possibile, col rischio quasi di cadere e farsi male.

-No…no, calmati Lin, non è tardi, saranno circa le sette e mezza, poi abbiamo tutto il tempo che vogliamo…no? Ah, piuttosto, scusami per essere entrato così "furtivo" dentro camera tua…-

-No, non preoccuparti, anzi, hai fatto bene a svegliarmi…-

-Ok…- disse Farax sorridendo, e rimanendo sulla porta.

-Mh…io desso mi dovrei proprio vestire sai…- disse Lin arrossendo un po’, mentre Farax diventava paonazzo; così si chiuse la porta dietro di se, prese il mantello che aveva appoggiato su una delle sedie, lo indossò ed uscì dalla capanna.

Ancora nessuna traccia di Milo, e si chiese cosa facesse il suo Maestro quando lui non c’era oppure era intento nell’allenamento; ma non ci pensò più di tanto, e fece cadere questo pensiero, si diresse verso est, e si appoggiò al muro della casa, dove il sole riscaldava l’ambiente con la sua calda luce, aspettando che Lin fosse pronta.

Intanto la ragazza si vestì, prese anche lei il suo mantello, celeste come il cielo, lo indossò, prese delle monete per gli acquisti ed uscì, chiudendo la porta. Si avviò verso il sentiero d’erba e sassi a fianco la capanna, che conduceva verso la collina, e venne raggiunta da Farax, che aveva sentito la porta che si chiudeva. Insieme si avviarono verso il crinale della collina.

-Ok…partiamo allora- disse Farax sorridendo.

I due si incamminarono verso la cresta della collina, in silenzio, passo dopo passo, guardando ed osservando il rigoglioso paesaggio e le straordinarie creature dei dintorni, uccelli, insetti, piccoli roditori. Solo una volta ripresa la discesa dell’altro versante della collina, intravisto il canneto di bambù, Lin parlò:

-Qui allora è l’entrata di dove hai svolto l’addestramento…vero?-

-Mh?...Ah, si, di qui si entra nell’oasi dei Panda, una volta era un Paradiso Terrestre, ma dopo la terribile alluvione, è rimasto ben poco di quell’Elisio…-

-Sai…mi sei mancato molto quando sei rimasto "chiuso" qui per tutto quel tempo, ogni giorno pregavo nei miei pensieri perché tu tornassi!-

-Anche tu sei stata molto nei miei pensieri, Lin, ed è stato la tua, la vostra fiducia in me e nelle mie capacità a farmi portare a termine quella parte dell’allenamento! Se abbiamo tempo, al ritorno, sarei contento se entrassimo nel canneto, giusto per presentarti "dei vecchi amici"!-

-Mi farebbe piacere!!-

I due si inoltrarono nel boschetto di faggi e lo attraversarono in breve tempo; usciti, furono di nuovo accarezzati dal sole e raggiunsero un incrocio di sentieri.

A questo punto, invece di procedere verso destra, verso la strada cioè che percorse al contrario Farax circa due anni prima, al suo arrivo per l’allenamento, continuarono verso sinistra, sempre guardati dall’imponente struttura simbolo del paese, la Grande Muraglia, che proseguiva quasi parallela al sentiero appena imboccato, e che sembrava quasi sopra di loro, nonostante fosse a diversi chilometri di distanza.

-Sai, Farax, pensavo che noi, nonostante ci conosciamo da un paio d’anni, sappiamo poco l’uno dell’altra. Siamo stati poco a contatto, vero, però mi piacerebbe conoscerti più a fondo…raccontami qualcosa di te, della tua famiglia, del tuo paese…-

-Eheh…hai proprio ragione Lin; in effetti questa è la prima volta che ci troviamo soli, noi due- e a queste parole gli venne in mente il discorso di Milo del giorno precedente, pensando allegramente: °Il Maestro, ha organizzato tutto lui…ahah°.

-Beh…io sono nato e cresciuto in un piccolo paesino collinare del centro Italia, dall’altra parte della terra. Forse è per questo che amo molto la natura e gli animali, con cui sono stato molto a contatto da piccolo. I miei genitori sono due gran brave persone e si sono privati di molto per dare a me e alle mie due sorelle un’infanzia ed una vita felice. Le mie sorelle hanno poco più di quattro anni in meno di me, ma nonostante ciò sono partite anche loro per allenarsi, poco tempo dopo che sono arrivato in terra di Grecia, e avevano quasi nove anni. È da molto che non le sento, ma le tengo sempre qua vicino al mio cuore, insieme ai miei genitori. Hope, introversa e tenera, è partita per l’Artico, ed è intenta a conquistare l’Armatura d’Argento della Tigre Artica, mentre Faith, più estroversa e birichina, è andata ad allenarsi nelle calde terre della Savana Africana, per far sua l’Armatura d’Argento della Zebra. Loro sono state mandate direttamente nel loro luogo d’addestramento, mente io sono partito da Atene un paio di mesi dopo, in quanto, non so per quale strano motivo, il Grande Sacerdote, la più alta autorità del Grande Tempio, e voce della dea Athena, non mi voleva permettere di venire ad allenarmi qui in Cina per l’Armatura d’Argento del Panda. Poi, invece, sono riuscito a convincerlo, promettendo di portare l’Armatura del Panda in terra di Grecia; e sono qui. Tu invece Lin, cosa mi racconti di te?-

-Io sono nata e cresciuta qui in Cina, nel villaggio Hangziyn, protetto dai due imponenti simboli di questa regione, la Muraglia Cinese a sud, e il monte Wutaishan a nord. Io sono la seconda di tre figli, mia sorella più grande si chiama Sao, e il mio fratellino si chiama Zien. Mio padre fa il pescatore, mentre mia mamma quasi non me la ricordo, è morta a causa di una grave malattia, un anno dopo la nascita di Zien. Il nostro villaggio è stato attaccato e viene tuttora attaccato da briganti cinesi, che si fanno chiamare "Ratti del Bambù", e nonostante siano stati cacciati varie volte, al prezzo di molte vite, loro continuano a tornare, senza preavviso, per impossessarsi delle nostre provviste. È per questo che mio padre mi ha mandata a prendermi cura della capanna mentre tu ti alleni; per la mia sicurezza. Mia sorella è stata presa in moglie dal signore delle terre ad est del villaggio, e Zien è stato mandato con lei. Mio padre è rimasto da solo, e continua a lavorare, ma nonostante ci possiamo vedere pochissime volte, siamo una famiglia felice, e, come hai detto tu, ognuna porta gli altri nel proprio cuore. Uh, ecco…siamo arrivati, dietro quel crinale si scorge già il mio villaggio!-

Così i due ragazzi aumentarono il passo, procedendo la marcia, e sempre più velocemente si avvicinarono al crinale della collina. Arrivati sopra, guardarono la pianura sottostante, e il villaggio era situato li sotto, al centro. Continuarono a camminare per una quindicina di minuti, mentre ognuno ripensava alla storia raccontatagli dall’altro, quando, a pochi chilometri dalle porte della cittadina, si fermarono: acre odore di fumo era nell’aria, e proveniva proprio dal villaggio.

-Oh no, sono loro, sono i briganti, devo andare da mio padre…- disse Lin, preoccupata al massimo, avendo già capito tutta la situazione: era in atto il saccheggio dei Ratti del Bambù.

-No Lin, tu stai qua, riparati fra gli alberi, andrò io!-

-No, non posso lasciarti andare così, torno indietro per chiamare il signor Milo!-

-Troppo tardi, me la devo sbrigare io…-

-No, Farax...non puoi lasciarmi, io…io…tengo a te, e non voglio che ti succeda niente!!-

Farax a quelle parole si sentì il più felice essere umano sulla faccia della terra, e si voltò verso Lin, cingendole le spalle con le sue mani:

-Anche io tengo a te, per questo ti ho chiesto di metterti al sicuro…- a questo punto il tempo si fermò, gli occhi dei ragazzi risplendevano, ed entrambi si rispecchiavano in quelli dell’altro, i cuori tremolavano, e le labbra si unirono in un soffice, caldo e innocente bacio. Poi si staccarono, così come i ragazzi, e Farax disse:

-Tornerò, non preoccuparti…hai fiducia in me?- disse scherzoso.

-Certo…la massima fiducia- dopodiché la ragazza sorrise.

Così Lin si rifugiò fra gli alberi, nella boscaglia, e Farax si avviò correndo verso il villaggio. Entrambi si sentivano ora persone nuove, complete, e cresciute. Fortunatamente a tutto ciò aveva pensato Milo.

Farax arrivò alle porte del villaggio, che, notò, erano state aperte con la forza dopo un precedente bloccaggio. Così, con passo sicuro, si diresse verso il centro, e li vi trovò grossi uomini tutti muscoli che maltrattavano il capovillaggio:

-Ahah…lo sapete che quando arriviamo vogliamo abbastanza provviste per sostentarci per almeno un mese, e qua non ne vedo molte; mi tocca farti molto male, vecchietto, ahaha….!-

E scoppiò in una risata grassa e piena di disprezzo, seguito a ruota dagli altri cinque briganti.

-Voi non farete male a nessuno; anzi, vedete di svignarvela, se non volete essere ridotti a mangime per i pesci.-

Farax si presentò al villaggio e ai malviventi con un‘aura verde smeraldo che gli vorticava intorno. Si tolse il mantello, per evitare di rovinarlo durante un eventuale combattimento, e disse:

-Mh…vedo che siete anche sordi oltre che ritardati e disgustosi…- °Spero che il mio cosmo regga,e che le mie forze non mi abbandonino°.

Evidentemente Farax non era ancora sicuro delle sue potenzialità, ma non poteva lasciare quella gente alla sorte impostagli dai malviventi, così si mise in posizione di difesa, un braccio leggermente più su dell’altro, una gamba più indietro rispetto all’altra, le mani pronte ad attaccare e difendere, e nel caso ce ne fosse stato bisogno, di evocare il massimo del cosmo.

Il capo dei Ratti, un tipo alto, muscoloso, con la testa rasata con ciocche di capelli solo dalle parti laterali e con una vistosa cicatrice sull’occhio destro, lasciò cadere pesantemente il vecchio capovillaggio, aiutato poi da altra gente del villaggio stesso, e si diresse verso il ragazzo:

-Bene…un moscerino vuole essere schiacciato oggi; forza ragazzi, mostrategli quello che sappiamo fare-

E così gli altri cinque bestioni, molto simili di statura e corporatura al capo, tutti con qualche cicatrice sparsa qua e la, si lanciarono addosso a Farax, pronti a farlo fuori.

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Capitolo 14
*** La Stretta Del Panda ***


Il respiro regolare, il cuore quieto, Farax si preparava alla lotta con i cinque "ragazzoni" del gruppo. Il capo era dall’altra parte della piazza, e si preparava a godersi l’incontro, fin troppo sicuro che i suoi avrebbero vinto. Ecco che il più veloce dei cinque briganti si stava avvicinando; non un movimento, né un’esitazione da parte di Farax. L’atmosfera era tesa e non soffiava un alito di vento sul villaggio. Gli abitanti erano tutti accantonati in un angolo della piazza, impotenti ed impauriti, nemmeno i più forti erano riusciti a scacciare la banda, e temevano per la sorte loro e del ragazzo. A pochi istanti il loro destino sarebbe stato deciso.

Farax, in posizione di difesa, attese quei pochi secondi che sembravano ore; il tempo, che fino ad allora sembrava essersi congelato, si sbloccò, continuando a scorrere normalmente, e l’individuo, con una grossa cicatrice sulla gola, spiccò un balzo in aria, proteso in avanti con la gamba caricata a colpire Farax alla testa; ma il ragazzo era più veloce, si abbassò in una frazione di secondo e, mentre l’uomo, sbigottito per la mossa dell’avversario, era sospeso sopra di lui, Farax caricò il pugno dal basso, andando a colpire l’altro alla spina dorsale, facendolo cadere a terra poco lontano, dolorante alla schiena.

Niente riposo, ne preparazione, arrivava il secondo, poco più slanciato degli altri, e quindi più veloce del primo; Farax si rialzò per prepararsi, ma fece appena in tempo a pararsi il viso con il braccio sinistro dal pugno micidiale dell’altro, tirando immediatamente un calcio destro verso l’addome dell’altro, scansandolo e facendolo arretrare dolorante, piegato in due a terra, vicino al compagno. Farax aveva un fastidioso dolore al braccio col quale si era parato il colpo precedente, ma non poteva preoccuparsene, in quanto il terzo e il quarto arrivavano, pronti ad attaccarlo insieme. Sembravano gemelli, stessa corporatura, e capelli neri e corti. I due caricarono i pugni adiacenti, uno il destro e l’altro il sinistro, molto probabilmente agivano sempre in coppia, e questa era la loro tecnica infallibile. Ma Farax, dopo aver atteso che i due si fossero avvicinati il più possibile, spiccò un balzo verso l’alto ed atterrò dietro di loro, colpendoli entrambi alla nuca con il taglio della mano. Ecco l’ultimo, gli arrivava alle spalle; si voltò e lo vide: era il più grosso, quasi quanto il capo, aveva capelli neri e lunghi legati dietro a codino; diresse il suo destro, dall’alto verso il basso, rivolto verso l’addome di Farax, che fece appena in tempo a saltare di lato per vedere gli effetti devastanti del colpo sul terreno, la sua forza era proporzionale alla corporatura, ma era lento e si era stancato subito con quell’attacco, e adesso era indifeso, così Farax lo colpì con un calcio al retro delle ginocchia, facendolo cadere ginocchioni a terra, dolorante. I cinque non ce la facevano a rialzarsi, Farax si voltò verso il capobanda, ed una goccia di sudore scorreva sul suo viso in conseguenza della lotta, ma era pronto a fermare anche l’ultimo, e sicuramente era il più forte.

-Ahahaah…bravo, i miei complimenti; ma cosa pensi di fare contro di me, semplicemente saltellando come un grillo di qua e di la? Ti spezzerò le ossa; te la farò pagare, a te e poi a tutta la gente del villaggio. Forse questa è la volta buona che ci dovremmo cercare un altro villaggio da saccheggiare…eheheh!-

-Beh, dopo che ti avrò sconfitto avrai ben altro a cui pensare…eheh- rispose a tono Farax.

Il ragazzo non era mai stato così attaccabrighe e violento, ma qualcosa si era risvegliato in lui, ed era la situazione in cui si trovava ad averlo fatto diventare in tal modo.

-Continuerai a fare lo sbruffone anche dopo che ti avrò fatto in tanti pezzettini, ragazzino?-

-Beh…vediamo…prima provaci…bambinone!-

Al suono di queste parole il capo della banda dei "Ratti del Bambù" si lanciò furioso all’attacco del ragazzo con il pugno caricato, e in pochi secondi attraversò la piazza; il colpo stava per abbattersi sul viso di Farax, che spostò velocemente la testa verso il lato opposto per evitarlo, ma improvvisamente sentì una fitta di dolore allo stomaco: il boss lo aveva colpito col sinistro inaspettatamente, e Farax indietreggiò con una mano sullo stomaco, dolorante. Il ragazzo alzò la testa, e vide che un calcio si stava dirigendo verso di se; dimenticò per un attimo il dolore allo stomaco, schivò l’attacco, rimettendosi in posizione di difesa.

-Devo dire che te la cavi bene bestione…-

-Anche tu piccoletto, ma non sopravviverai per molto….muahahaha!!-

Farax era sudato, dolorante ed affaticato, mente il suo avversario era ancora fresco. Eccolo che ritornava, la sua carica sembrava quella di un bisonte, ma la sua velocità era di molto maggiore a quella dell’animale a cui somigliava; riuscì ad evitare un pugno rivolto all’addome, semplicemente arretrando con il corpo, ma con lo stesso trucco di prima il capobanda lo colse di sorpresa, prendendolo per il collo ed alzandolo con una sola mano. Questo era il suo attacco segreto, confondeva l’avversario con un attacco veloce, ma lo sorprendeva con uno a sorpresa. La potenza della stretta aumentava, e Farax quasi non riusciva a respirare:

°Non può finire così…Cosa posso fare? Cosa???°

-Nooo…lascialo stareeee!-

Farax spalancò gli occhi…riconobbe quella voce…era Lin!

-Vai via Lin, non dovevi venire qui! Ti avevo detto di rimanere nascosta nella boscaglia!- disse il ragazzo col poco fiato che gli rimaneva-

-Hai ragione…Lin scappaaaa; non ti immischiare anche tu in questa storia, te ne prego!- era un signore abbastanza anziano che aveva parlato, un abitante del villaggio. Aveva i capelli grigi legati a codino sul dietro, e aveva un grembiule bianco alla vita.

-Padre…non posso permettere che ciò accada…lo amo! E non voglio che lui mi lasci!- disse Lin a quello che era suo padre.

Un leggero alito di vento soffiò sul villaggio, e i lunghi capelli neri di Lin, che teneva sempre legati, vennero carezzati da quella brezza.

-Mi dispiace bellezza, ma dopo toccherà anche a te e a tutti i tuoi cari amici di questo sgradevole villaggio. Intanto questo ragazzo farà proprio una brutta fine-

Il capobanda aumentò al presa, Farax non ce la faceva più, e inoltre era spaventato per tutta la situazione. Ma gli venne in mente che ancora non aveva provato tutto. Capì che era l’occasione per testare le sue vere capacità, e se davvero i suoi allenamenti erano serviti a qualcosa.

°Mi dispiace, ma questo accadrà a te, e molto presto°- pensò Farax; chiuse gli occhi, richiamò dentro di se, dal profondo della sua anima, il flusso verde brillante del suo cosmo; arrivò subito, sentendo il bisogno del ragazzo, e lo pervase immediatamente, infiltrandosi in ogni atomo del suo corpo, mentre un’aura verde lo circondava.

°Eh? Ma cosa sta succedendo? Cos’è tutta questa luce verde brillante?°

-Questa è la punizione che ti meriti; hai fatto troppo male nella tua vita, di le tue ultime preghiere, perché io non ti perdono. Non farai del male a questa gente, ne a nessun altra persona. La pagherai…ADESSO!-

Farax aprì gli occhi e la sua aura diventava incandescente. Lentamente alzò le braccia, che fino ad allora aveva tenuto lungo il corpo, e le diresse verso il collo dell’avversario, proprio come l’altro faceva con lui. Nella mente del ragazzo scorsero immagini del suo addestramento nel canneto, e del giorno dell’alluvione, l’esplosione del suo cosmo; di quando osservava i Panda battersi fra di loro, il modo in cui agivano, in cui si contrastavano, e la stretta che utilizzavano per sconfiggere e sottomettere l’avversario al loro dominio.

°Amici…questa è la vostra tecnica di combattimento, per sconfiggere il capo della banda dei "Ratti del Bambù", il peggior nemico dei Panda; io sono uno di voi, e voi siete me;datemi al vostra forza!°

Farax ampliò il suo cosmo fino a bruciarsi dentro, e colpì:

-HANGING PANDA!- il cosmo del ragazzo si concentrò nel palmo delle mani, e da li intorno al collo dell’avversario, che pian piano stava mollando la presa.

°Cosa…succede…?°

La stretta che operava Farax era fortissima, mentre quella del capobanda diminuiva celermente; il ragazzo riuscì a liberarsi dalla morsa dell’altro, e, appena atterrato, lasciò anch’egli la presa, ma solo per sferrare un calcio potentissimo al suo addome mandandolo a fracassare il muro di una delle case che davano sulla piazza.

I sei della banda erano sconfitti, e gli abitanti del villaggio ancora non ci credevano; pian piano si qualcuno si alzò dalla loro posizione, aiutando gli altri a fare lo stesso, dirigendosi poi al centro della piazza, come appena svegli dopo un incubo terminato in sogno, come se fosse la prima volta che vedessero il mondo con una luce di speranza per il proprio futuro.

Farax, conscio che non c’era più nessun pericolo, si lasciò andare, stanco e dolorante cadde a terra; Lin gli corse incontro, lo voltò, e lo sorreggeva.

-Farax…tutto bene? … Sei stato un grande, il migliore!-

Il capovillaggio, arrivato vicino Farax, chiese silenzio e attenzione, dopodiché parlò:

-Cari amici, sono immensamente felici di annunciarvi che questa minaccia è stata annientata, e la banda dei "Ratti del Bambù" è stata sconfitta. Grazie a questo ragazzo di nome Farax. Onore a Farax!-

-Onore a Farax!- urlarono tutti insieme, più e più volte.

Allora il ragazzo, ancora stanco, ma deciso, si rialzò in piedi e disse:

-Sono contento…che siate tutti salvi…-

Poi si voltò verso Lin, la guardò negli occhi, e lei ricambiò lo sguardo; i due si baciarono, sotto gli applausi di tutta la gente del villaggio. Arrivò il padre di Lin, i due ragazzi lo guardarono, e insieme si abbracciarono. Il capovillaggio pregò poi i ragazzi di restare li per la notte, e loro non poterono fare altro che accettare, sarebbero partiti il mattino seguente. Così tutti insieme si diressero verso il resto degli abitanti.

Ad osservare la scena, dall’alto di una rupe, non poteva che esserci Milo, il Maestro che, vestito con la sua sfavillante Armatura d’Oro dello Scorpione, orgoglioso del suo allievo, decise che era il momento che Farax conquistasse una volta per tutte la sua Armatura d’Argento del Panda. Dopodiché voltò le spalle alla valle in cui risiedeva il villaggio, ma un sorriso di soddisfazione rimase sul suo viso.

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Capitolo 15
*** Saluti e Vecchi Amici ***


La sera Farax e Lin cenarono con il resto degli abitanti del villaggio, con semplice ma ottimo pesce di lago, riso e una strana bevanda che sapeva di fermentazione; si erano radunati tutti nella grande taverna del villaggio, e ovviamente il tutto non poteva essere che gratuito per i due ragazzi, dopo quello che Farax aveva fatto per tutto il villaggio. I 6 della banda dopo due o tre ore si erano ripresi dallo shock della sconfitta e, ancora doloranti, se ne andarono in silenzio per evitare di prendere altre batoste, giurando che avrebbero cambiato stile di vita. Alla cena furono chiamati anche Sao e Zien, sorella e fratellino di Lin, e Farax potè constatare che bella famiglia che erano rimasta, nonostante vivessero in diverse parti della regione. Dopo la cena, e forse per il troppo bere, tutti erano stanchi e barcollavano ognuno verso le proprie case; Sao e Zien tornarono alla loro dimora, insieme al compagno della ragazza, verso una collina poco distante dal villaggio, mentre Farax, Lin e suo padre, che aveva bevuto un bel po’, tornarono alla loro casa. Entrarono, e Farax notò stranamente che era abbastanza spoglia, forse per colpa dei continui attacchi dei briganti; un tavolo, qualche sedia, uno sgabello, reti da pesca un po’ vecchie raggruppate nell’angolo sinistro, vi era un breve corridoio di fronte l’entrata, lungo il quale c’erano due stanze, mentre altre due erano sul lato sinistro e destro di questo; ma, nonostante tutto, dovette riconoscere che era molto accogliente.

-Farax, pensavo di farti dormire nella vecchia camera di Sao, c’è sempre il suo letto, ma è da un po’ che nessuno ci dorme, molto probabilmente sarà freddo e impolverato, ma questo passa il convento…eheh!- disse il padre di Lin con il viso allegro. Era una persona solare con un sorriso coinvolgente.

-Si…credo che sia perfetto. Poi sono così stanco che potrei dormire anche per terra…eheh.-

-Va bene, io vado a riposare, che domattina devo uscire per la pesca; buona notte Lin, figlia mia; buona notte Farax, ancora grazie di tutto! Buon viaggio domani.- sorrise e andò verso camera sua.

-Farax, vado a letto anche io, domani mattina partiremo quando ti sarai riposato, non c’è nessuna fretta; poi ho da preparare le provviste da portare per noi e il Maestro. Buona notte!-

-D’accordo, ho proprio bisogno di una dormita. Notte Lin!-

Così Farax si avvicinò alla ragazza, la baciò, e dopo che lei gli indicò la ex-camera di sua sorella, si diresse verso la sua stanza, e prima di chiudere la porta, fece un sorriso a Farax. Il ragazzo, dopo che Lin chiuse la porta, andò verso la camera, si buttò sul letto, e si addormentò immediatamente. Sognò cose strane, indefinite, nel buio, che non riuscivano a prendere forma, e che egli stesso non riusciva a riconoscere; duravano per poco, e poi scomparivano, e lui non sapeva cosa fare; poteva stare solo fermo a guardare e a sentire, come se fosse incatenato al muro; non riusciva a distinguere i sentimenti che provava: paura, no; tristezza, forse; incapacità, molto probabilmente; non era un incubo, ne ovviamente un sogno, gli sembrava come una premonizione, uno sguardo sul futuro, o sulla verità universale, qualcosa che lo avesse spiazzato e bloccato ogni suo movimento. Poi sognò la luce, e la vetta di un monte innevata a tratti, dove il sole risplendeva ed abbagliava a causa del bianco manto, e dormì sonni tranquilli. Il mattino dopo si svegliò all’abbaiare di un cane; al primo momento non aveva idea di dove si trovasse, poi si ricordò della camera della sorella di Lin, irriconoscibile adesso, illuminata al sole del tardo mattino. Così si alzò, si vestì e arrivo nella stanza d’ingresso che faceva da sala da pranzo e cucina, un po’ come la loro casetta sulla collina. Non c’era nessuno in casa, e nemmeno le reti da pesca, segno che il padre di Lin ancora non era tornato dal lago. Farax decise di uscire, per prendere una boccata d’aria, e girare un po’ il villaggio. La casa di Lin si trovava in uno dei quattro vicoli che stavano sugli angoli della piazza e che conducevano ad essa. Oltre la taverna, situata sul lato nord della piazza, vi erano la bottega del pesce, che il padre di Lin mandava avanti insieme ad un amico, e quella della carne sul lato est, poi c’erano quella della frutta e altri banchi di viandanti e commercianti mobili sul lato sud, e il piccolo tempio al dio del monte Wutaishan, situato sul lato ovest del villaggio, proprio sotto la grande sagoma del monte stesso. Mentre passava per le botteghe, per dare un’occhiata, Farax riceveva i saluti di tutti coloro che incontrava, e lui ricambiava. Lo guardavano con ammirazione e gratitudine, nonostante egli gradisse poco tutta questa attenzione. Si sentì chiamare alle spalle, si voltò, e c’era Lin:

-Ah…allora ti sei alzato…possiamo comunque partire, io ho finito di far provviste.-

-Va bene, ma tuo padre, non lo aspettiamo?-

-No, lui rimarrà al lago fino a metà pomeriggio oggi, quindi possiamo anche andare…la porti tu quella roba?- indicando una cesta in vimini piena di chissà quanto cibo

-Certo, non ti preoccupare!-

Farax si mise la cesta sulle spalle, e con Lin salutò la gente del villaggio, pronti per tornare alla collina. Il tempo era buono, ed il sole non era troppo caldo, quindi una giornata perfetta da passare all’aperto. Fecero a ritroso tutto il cammino, e arrivarono all’incrocio che stava sotto il boschetto di faggi. Qui si fermarono decisi a mangiare un boccone, giusto per proseguire tranquilli il cammino. Entrarono nella boscaglia e uscirono, ritrovandosi di fronte al canneto di bambù. Farax propose a Lin di andare a trovare i suoi amici Panda, e la ragazza accettò, onorata di poter vedere il luogo dell’addestramento speciale di Farax.

Allora, decisi e senza dubbi, iniziarono a passare fra le grandi canne, che si stagliavano alte e verdi. Farax stava davanti, e teneva il passaggio aperto per facilitare il cammino a Lin. Si ricordò di quando la dovette lasciare per eseguire l’addestramento li dentro, i sentimenti provati ma non espressi, la tristezza nel doverla lasciare, pur se per poco tempo. Lin invece era felicissima di poter entrare in quel luogo, finalmente poteva vedere e toccare con mano dove Farax era stato per così "tanto" tempo lontano da lei. Intanto il cammino proseguiva, ed entravano nella parte più interna del canneto; ma a Farax adesso non sembrava più paurosa ed oscura, e nemmeno le canne sembravano tanto impenetrabili come la prima volta; pensava che probabilmente era stato a causa dell’alluvione che la piantagione si era sfoltita, ma non poteva mentire a se stesso: adesso non era più un posto sconosciuto e pieno di pericoli, ma era una sua altra "casa". I due ragazzi proseguivano in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri, fin quando arrivarono alla fine delle canne, e si trovarono davanti il corridoio naturale.

-Qui Lin, è dove ho fatto esplodere il mio cosmo per la prima volta, per salvare quei poveri Panda, e dove l’onda li stava travolgendo.-

-Oh Farax, è proprio come me lo hai descritto tu. È veramente un posto stupendo!- disse Lin, potendo osservare, in fondo al corridoio non tanto scuro quanto in passato, la bellissima oasi naturale, rigeneratasi in poco tempo, grazie alla natura incontaminata che la circondava e che rappresentava. Proseguirono il cammino lungo la parete sinistra del corridoio naturale, e Farax scorse che c’erano ancora resti di grandi canne buttate a terra quel giorno dalla furia dell’acqua, ma avevano dato posto a nuove e morbide canne che presto avrebbero potuto saziare i suoi amici.

Arrivarono all’oasi, ma era deserto, non si vedeva nemmeno un Panda. Farax pensò che forse li avevano spaventati entrando in modo "furtivo" in quello che era il loro rifugio; quindi decise di dare un accenno del suo cosmo, che forse li avrebbe potuti richiamare.

-Lin, stringiti a me, ti abbraccerò col mio cosmo e richiamerò i Panda!-

Lei, senza dire una parola, gli cinse la vita, e Farax iniziò a richiamare il suo cosmo verde brillante dal profondo del cuore, come una canzone segreta di cui solo lui conosceva il motivo e le parole. Ma adesso non c’era bisogno di farlo esplodere, quindi decise di farlo divagare nell’aria come un dolce profumo di natura e gioia, e così fece; Lin poteva distinguere le onde concentriche che Farax emanava dal suo corpo, così gli fece sentire la sua presenza costante, abbracciandolo e dandogli un bacio sul collo. Le onde di cosmo si diffusero in tutta la distesa di Bambù, e, in lontananza, i Panda, che si erano nascosti per paura di un pericolo, alzarono il muso, e come se una musica li guidasse, uscirono da dietro i grandi arbusti e gli antichi massi, e si diressero verso la fonte di quel profumo così buono e familiare. Farax sentì immediatamente la presenza degli amici nei paraggi, e così iniziò a richiamare a se il cosmo, in modo che anche i Panda si avvicinassero a loro; Lin adesso li potè vedere: erano molto grandi, ma non aveva paura, sapeva che se stava vicino al ragazzo, loro amico fraterno, non gli avrebbero fatto niente. Così i grandi animali si diressero verso i due ragazzi, guidati dal capo branco, il Panda ferito da Milo il giorno in cui Farax arrivò per l’addestramento, si avvicinò col muso al ragazzo, iniziando a strofinarsi il muso sul palmo della mano.

-Adesso puoi discostarti Lin, vieni, carezzalo anche tu.- e così dicendo prese la mano della ragazza, e la portò sulla pelliccia folta dell’animale, che capì che non c’era niente da temere da lei.

Anche gli altri membri del branco si avvicinarono, vecchi e cuccioli, maschi e femmine, e cos’ stettero per gran parte del pomeriggio.

Quando il cielo poi iniziava ad arrossire, Farax e Lin dovettero alzarsi dal morbido e verde manto d’erba, per dirigersi verso casa; Farax prese la cesta di nuovo sulle spalle, salutò il capobranco, e si avviarono verso il corridoio naturale e quindi verso l’uscita della piantagione.

Nel breve viaggio di ritorno i due ragazzi parlarono della splendida esperienza di quel pomeriggio, sicuri che sarebbero ritornati dai Panda per altri incontri.

Arrivati alla collina, riconobbero la forma familiare della loro casetta di legno, così accelerarono il passo, entrando di gran lena in casa. Li trovarono Milo in tenuta da allenamento con il sorriso sulla bocca e gli occhi raggianti.

-Salve Maestro!- dissero insieme i due ragazzi.

-Bentornati!-

-Bene…vado a preparare la cena.- disse Lin.

-Aspetta…vi devo fare un grande annuncio; ho visto quello che ha fatto Farax al villaggio, perciò ho preso una decisione: domani, il nostro ragazzo potrà salire sul monte Wutaishan per conquistarsi la sua Armatura d’Argento del Panda; complimenti Farax: il tuo addestramento è terminato!!-

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Capitolo 16
*** La Scalata ***


-Cosa??- esclamarono insieme i ragazzi, ancora scioccati per la grande notizia.

-Wow…così presto…non ci posso credere Maestro!- disse Farax emozionantissimo e incredulo allo stesso tempo aveva udito ciò che da un sacco di tempo si voleva sentir dire, ma non sapeva assolutamente come comportarsi, in quanto dopo solo quasi due anni di addestramento già gli si presentava questa straordinaria occasione. Poi però ripensò al fatto che se fosse riuscito a conquistare la sua Armatura, avrebbe sicuramente dovuto abbandonare Lin li in Cina per ripartire verso la Grecia, e magari verso casa, per poi essere sballottato di qua e di la per le missioni che gli avrebbe affidato il Grande Sacerdote.

-Farax…non mi sembri contento di questa notizia?!?- disse Milo accorgendosi che il ragazzo si era imbambolato con lo sguardo nel vuoto ed un espressione molto triste sul viso.

-Hey Farax, su…questo è un grande giorno, e domani lo sarà ancor di più, perché sono sicura che riuscirai a conquistarti l’Armatura del Panda. Giusto?-

-Si…si…vero…però, pensavo che se avessi fatto mia l’Armatura, poi inevitabilmente io e il Maestro ce ne dovremmo andare da qui per tornare in Grecia, e ti dovrò lasciare qui da sola; ciò non me lo posso permettere, ma soprattutto non lo voglio!-

°Eheh…questa è la conferma non solo che fra i due c’è qualcosa, ma quel "qualcosa" è stato tirato fuori e dichiarato!° -Penso non ci siano problemi nè per Lin né per suo padre se la ragazza fa un viaggio in Europa…no?-

Farax guardò Milo negli occhi, rimanendo con la bocca aperta; poi fissò Lin, che semplicemente gli annuì, facendogli capire che l’avrebbe seguito in Grecia.

-Oh…grazie Lin…ti amo...ed è anche questo che mi piace di te! Grazie ad entrambi, questo discorso mi ha dato nuova forza, e ciò riempie ancor più il mio cuore di un brillante cosmo, più incandescente di prima. Domani raggiungerò la cima del monte Wutaishan e tornerò, giurò che tornerò vincitore!!-

-Si…benissimo…allora adesso posso andare a cucinare, faremo una grande cena stasera!-

-Si…bene. Domattina Farax, mentre tu ti dirigerai verso la cima del Wutaishan, manderò una missiva per il Santuario, al Grande Sacerdote, per avvertirlo della tua prova finale. Non preoccuparti, semplici formalità!-

-Bene, se Maestro poi mi può accompagnare al mio villaggio, per annunciare la notizia e salutare la mia famiglia le sarei grata!-

-Certo…nessun problema!-

-Perfetto, va bene!- disse Farax.

Durante la cena a base di buon pesce fresco e verdure stufate i tre parlavano di ciò che avrebbero fatto in Grecia, dopo essere arrivati e svolte le faccende più importanti. Farax promise a Lin che l’avrebbe portata a visitare tutto il Santuario, oltre naturalmente l’Acropoli e tutte le bellezze greche, e Milo gli assicurò il permesso per il passaggio attraverso le Dodici Case, luogo transitabile quasi esclusivamente dai Dodici Cavalieri d’Oro. Finita la cena e riordinato tutto, Farax sentiva che qualcosa lo richiamava dall’esterno, e chiese a Lin di accompagnarlo per una passeggiata. I due ragazzi uscirono di casa, ma non chiusero a chiave la porta, in quanto Milo, dopo cena, come tutte le altre volte, era sparito chissà dove, e non sapevano nemmeno quando sarebbe tornato. Farax e Lin si incamminarono non verso la collina retrostante la casa, ma verso quella a nord, molto più alta, dove sembrava quasi di poter toccare il cielo con un dito. Durante il cammino parlava quasi esclusivamente Farax, era diventato abbastanza chiacchierone negli ultimi tempi, e raccontava a Lin di sua madre e suo padre, del fatto che la ragazza sarebbe piaciuta immediatamente ai suoi genitori, gli parlò di Artax, il suo cane, e di come era affettuoso con tutti, e sempre giocherellone, gli parlò del suo paese, dell’ambiente circostante la sua casa, della raccolta autunnale dell’uva e di quella primaverile di frutta di tutti i tipi. Arrivati in cima alla collina, sgombra di alberi e per questo molto somigliante ad un altopiano, si sdraiarono a terra, col viso rivolto verso il cielo, a guardare le brillanti costellazioni nel periodo primaverile. Fu in quel momento, mentre Farax narrava a Lin la storia dell’Armatura del Panda, che si rese conto che quel fischio, quell’attrazione che qualcosa esercitava su di lui quella notte si faceva ancora più forte: era la Costellazione del Panda che lo chiamava. La guardò, e, nonostante prima non se ne fosse accorto, le sue quindici stelle erano diventate molto più brillanti della prima volta che l’aveva vista, quella sera con Milo, all’incirca due anni fa.

-Lin…le vedi anche tu le quindici stelle del Panda quanto stanno brillando?-

-Si...vero…molto bello, sarà che ha sentito il richiamo del suo protetto!-

-Si…e molto probabilmente non mi crederai, ma anche lei mi sta chiamando; sento un fischio provenire dall’alto, ed è come se una forza cercasse di tirarmi su, ma non forzandomi, bensì cullandomi! È bellissimo!-

A questo punto Lin si girò verso Farax, posandogli una delle sue dolci mani sui suoi addominali, lui si girò, e si guardarono negli occhi infinitamente; poi Lin disse:

-Voglio amarti Farax!-

Farax la abbraccio stretta a se, poi si baciarono, dolcemente e con passione, si accarezzavano, un po’ timidi entrambi, ma certi di quel che facevano e di ciò che significava, entrambi dimostrando il proprio amore all’altro, per poi diventare un’anima sola. Stettero poi ancora a guardare il cielo, e Lin sentiva il verde e caldo cosmo di Farax protetta e sicura. Poi, in tarda notte, i due ragazzi si ricomposero e tornarono in casa, si divisero davanti le porte delle loro camere, ed entrarono chiudendosele alle spalle. Farax vide che Milo era già a letto, ma sveglio, col viso pensieroso verso il soffitto, le mani dietro la nuca, ed un ginocchio alzato.

-Notte Maestro…- disse Farax, un po’ imbarazzato per l’ora tarda, come quando un bambino fa qualcosa di sbagliato e non lo dice, ma glielo si legge in faccia.

-Buonanotte Farax, e in bocca al lupo per domani; io non ci sarò quando tu ti sveglierai, ma sarò qui ad attenderti al tuo ritorno!-

-Crepi il LUPO e tutti i lupini!- disse il ragazzo adesso convinto e sempre più pronto all’imminente ultima prova. Così si mise a letto e si addormentò pensando già al domani, che molto presto sarebbe giunto.

La mattina dopo, al suo risveglio, Milo era già partito ad incontrare il messo per mandare la notifica al Grande Tempio che Farax avrebbe tentato di conquistare l’Armatura d’Argento del Panda, mentre Lin molto probabilmente era ancora a dormire. Il ragazzo si vestì ed uscì dalla camera, si diresse verso il cucinotto e prese del pane, giusto per mangiare qualcosa. Nel frattempo sentì la porta della camera di Lin aprirsi, e la ragazza che ancora assonnata si diresse verso Farax, lui si voltò, e i due si abbracciarono, baciandosi. Dopo i saluti Farax si incamminò verso il monte Wutaishan, senza voltarsi indietro, senza salutare da lontano la sua amata Lin, per evitare di espandere il distacco temporaneo che si stava creando fra loro.

Il sole stava sorgendo in quel momento, e Farax fu lieto di poter godere dei caldi raggi, ancora un po’ assonnato per la breve dormita e il leggero freddo che aleggiava ancora nel territorio collinare della zona. Non aveva portato niente con se, nemmeno il mantello, troppo prezioso e ricco di valore intrinseco per portarlo sul monte e rischiare di rovinarlo. Il suo passo era regolare e veloce, ma pure essendo impaziente non aveva nessuna fretta di arrivare sulla cima del monte. Arrivò alle nere pendici laviche della grande montagna, e da lì iniziò a seguire lo stretto e ripido sentiero che portava fino a circa metà del monte. Già da quell’altezza si poteva vedere tutto il paesaggio dei dintorni, le due colline, la casetta di legno, la distesa di bambù che finiva a ridosso delle pendici del monte, il boschetto di faggi retrostante la collina, e l’imponente massa della Grande Muraglia, vicina pur se lontana.

Lungo il tragitto Farax non riusciva a pensare a nient’altro che alla notte passata con Lin, il suo amore, i suoi sentimenti, il suo calore, sapeva che lei era la donna della sua vita, e giurò che non l’avrebbe mai lasciata e che il suo amore sarebbe durato per sempre.

Il sentiero proseguiva a spirale lungo il monte, e sembrava quasi di procedere verso il sole; l’aria man mano si faceva più rarefatta, ma si poteva ancora respirare; c’era della leggera nebbia, che cresceva proporzionalmente al procedere; inoltre iniziava a fare più freddo, e ciò fece pentire a Farax di non essersi portato dietro il mantello; comunque più saliva e più il sole si faceva caldo e vicino, quindi il ragazzo pensò che non avrebbe dovuto soffrire più di tanto il freddo. Il cammino era abbastanza sgombro, come se fosse un passaggio usato continuamente, cosa ovviamente impossibile: la montagna era creduta sacra ed abitata da spiriti, fatto che allontanava tutta le gente del luogo a fare passeggiate lungo il monte. Salendo si trova solo qualche cespuglio sul cammino, comunque facilmente scansabile, e, a metà salita, il sentiero si interrompe, a strapiombo sulle pendici della montagna. Farax temette a questo punto di dover proseguire fino in cima scalando le ripide pendici, ma si ricredette, trovando una grotta-cunicolo che evidentemente conduceva in alto, verso il centro e quindi la cima del monte. La nebbia fitta non gli aveva permesso di notare subito l’anfratto, ma per sua fortuna aveva avuto la buona idea di riflettere prima di agire, e ciò aveva sicuramente giovato alla sua salute. Così si abbassò, notando che gli era obbligatorio proseguire a carponi lungo il cunicolo, e rassegnato all’idea di farsi un bel po’ di strada in ginocchio, si piegò e proseguì il più veloce possibile camminando sui palmi delle mani.

°Vediamo un po’…pensavo avrei fatto veloce, ma speriamo che questo cunicolo mi porti direttamente sul posto dell’Armatura!° pensò il ragazzo.

Intanto, appena fuori l’anfratto, subito dopo che Farax iniziò la sua scalata, la nebbia iniziò a condensarsi in un unico punto, formando un vortice che si espanse, creando una vaga figura dall’aspetto umano, di cui solo un particolare era ben definibile:

Due occhi rossi fuoco!

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Capitolo 17
*** L'investitura ***


Farax proseguiva lungo l’anfratto piuttosto velocemente, i muscoli in tensione nello sforzo di strisciare e salire nello stesso tempo lungo il cunicolo, buio e freddo, la cui superficie era solo appena ricoperta di muschi soffici e bagnati e arbustelli secchi e scheletrici. Il ragazzo all’interno del passaggio perse la cognizione del tempo; gli sembrava di aver proseguito carponi per mesi, le ginocchia erano doloranti, come pure la schiena e le spalle, e sperava tanto di non aver sbagliato a proseguire per quella strada; forse l’unico modo per raggiungere la cima del monte Wutaishan era scalare la parete esterna, correndo tantissimi rischi sulla roccia friabile della montagna, col pericolo di cadere per un appiglio mancato, e terminando li la sua avventura. Ma la fortuna quel giorno era rivolta dalla sua parte, lo abbracciava e lo sosteneva, ed è così che scorse, girata l’ultima curva, l’uscita del tunnel, una debole luce che chiamava Farax verso di se, per far si che il suo sogno si avverasse.

Il ragazzo era impaziente, e sperava che il momento del risveglio dell’Armatura non fosse troppo lontano. Così affrettò il cammino, scostando velocemente gli arbustelli e cercando di poggiare il più possibile i palmi delle mani sul fresco muschio, visto il rossore provocato dalla posizione forzata. Vedeva così la luce avvicinarsi sempre più, e il suo cuore batteva sempre più velocemente, mentre i suoi occhi già guardavano oltre quell’apertura, per cercare di scorgere ciò che di più importante c’era per lui su quel monte.

Arrivò all’uscita, e si sporse nell’intento di uscirne, ma venne accecato dalla luce esterna che, pur non essendo molto forte, lo costrinse a socchiudere gli occhi voltando la testa di lato, a causa della poca luce nel passaggio che aveva appena percorso. Poi, lentamente, riaprì gli occhi, e cercò di scorgere qualcosa; si aspettava di trovare un bel prato verde illuminato e carezzato dalla calda luce del sole e un dolce profumo di alberi in fiore che circondavano un grande altare di forma cilindrica con sopra l’argenteo scrigno dell’Armatura; ma quando la vista si abituò alla luce presente, rimase deluso dalla visuale che aveva: una radura nebbiosa, coperta di erba grigia e bassa, probabilmente a causa della poca luce solare che arrivava, senza poter distinguere nient’altro oltre il limite della coltre di nebbia. Ma non stette a rimuginarci più di tanto, uscì dalla caverna, poggiando i piedi sull’erba umida, e ricominciò a camminare, prima lentamente per dare la possibilità alle gambe di sgranchirsi, poi più celermente, nell’intento di poter scorgere qualche indizio per il proseguimento della sua ricerca. Camminando sentiva che c’era qualcosa di strano, che non riusciva ad identificare; era una strana zona, pur se inviolabile per altri, era troppo vuota, troppo… silenziosa!

°Vero…non ci sono uccelli qui, e non un insetto o roditore nell’anfratto che porta qua su! Come mai?°

Mentre pensava questo, Farax non si accorse che stava girando a vuoto, e perse così l’orientamento. Camminando, scorse un bagliore rossiccio attraverso il muro di nebbia, e iniziò a correre verso quella direzione, pensando che magari poteva essere una fiaccola che illuminava il tempietto sacro che stava sul monte, ma dove nessuno più veniva ad adorare la divinità del posto. Correva, ma pur avvicinandosi, la distanza fra se e il bagliore non diminuiva, e sembrava che questo stesse scappando dal ragazzo; improvvisamente si bloccò, facendo qualche passo indietro, come se avesse avuto paura di qualcosa: davanti a se c’era un precipizio, e se non si fosse fermato ci sarebbe caduto dentro.

-Ma cosa sta succedendo qua…questo non sembra un luogo sacro, piuttosto demoniaco!-

Il bagliore rosso che si intravedeva si fermò, e adesso era chiaro, veniva verso di lui, molto velocemente, e mentre proseguiva la nebbia che sembrava impenetrabile si dissolveva, creando un passaggio per permettere a qualcosa di indefinito di raggiungere il ragazzo.

Farax strinse gli occhi, cercando di vedere più a fondo, e quando ci riuscì, ne fu spaventato: una figura informe, fatta di nebbia scura e contaminata, lo stava raggiungendo, e focalizzò anche la fonte del bagliore: due enormi occhi rossi.

Farax non ci poteva credere, erano quelli del suo incubo, che l’avevano accompagnato per poco più di un anno, tutte le notti, dal suo arrivo in Cina. Era pietrificato, e non riusciva a muoversi, ma doveva reagire, se quella "cosa" gli voleva fare del male, e sicuramente era questo il suo fine, doveva innanzitutto spostarsi dal ciglio del precipizio, arretrare, e combatterla. E allora si sbloccò, come se d’incanto fosse ritornata elettricità a tutti i suoi muscoli, e fece uno scatto all’indietro, saltando di un 5-6 metri allontanandosi dal baratro, mentre la figura proseguiva il suo cammino immateriale ed irreale verso di lui.

-CHI SEI?- urlò Farax alla figura, ma non ebbe risposta, se non il semplice avvicinamento di quella cosa infome.

-HO CHIESTO CHI SEI?-

-Ahahah…chi sono?...difficile dirlo…mi hanno chiamato in molti modi…ma tu puoi chiamarmi semplicemente MALE! Uhahahaahah…- la voce era come se provenisse da tutte le direzioni, e non solo dalla figura.

°Eh? Ma dove sono finito? Cosa c’entra questo Odio con me? Io non ho fatto del male a nessuno!°

-COSA VUOI DA ME?- disse Farax urlando, ma poi capì che non c’era bisogno di farlo, in quanto l’avrebbe sentito lo stesso.

-La tua fine…ovvio!-

Farax sbarrò gli occhi e rimase a bocca aperta: °La mia fine???°

-Ma io cosa ti ho fatto per meritare questo? Non ho mai fatto del male a nessuno che non se lo meritasse!- ripensando così agli uomini della banda dei Ratti del Bambù.

-No…vero…su questo hai ragione tu. Non mi hai fatto niente….in questa vita!!!- dicendo questo la strana figura poggiò i piedi a terra, sul limite del precipizio, senza il timore di poter cadere giù.

-Cosa significa questo?-

-Ah…questo significa che non hai ancora recuperato i ricordi della tua vita passata…bene…ti spiegherò tutto io: circa 180 anni fa, uno dei pochi abitanti rimasti dell’isola di Mu, un vecchio di nome Atla, costruì, sotto richiesta del Grande Sacerdote di Grecia, ma per il volere della Dea Athena, tre forti Armature d’Argento. Con la sua Polvere di Stelle, la Stardust, Atla le unì in simbiosi con tre mutabili Costellazioni, e una di queste era quella del Panda, facendo nascere quella che tu proprio adesso stai cercando: l’Armatura d’Argento del Panda! Pochi furono i pretendenti a questa armatura, e solo un ragazzo dal cuore puro e coraggioso, riuscì a meritarla e ad indossarla; si chiamava Faxa, e fu ammirato da tutti per molto tempo. Un giorno però il Santuario fu attaccato da una forza sconosciuta, e, vista la mancanza di tre Gold, furono incaricati della protezione delle tre rispettive case, Vergine, Scorpione e Acquario, i tre Cavalieri protetti dalle Armature appena create, e Faxa si mise a protezione dell’ottava casa, quella dello Scorpione!-

°Panda, Scorpione, Faxa, Milo, Farax…sono tutte cose collegate...ma possibile che questo fosse nel mio destino?° Pensò Farax.

-Tutti i Cavalieri a protezione della Case furono sconfitti, ma sopravvissero, grazie alla loro Armatura; e il Grande Sacerdote, in mancanza di Athena, fu costretto a creare una barriera per espellere il male dal Santuario, e per far preparare tutti i Cavalieri alla battaglia finale. 2 mesi dopo l’entità organizzo i suoi fedeli combattenti, e lo scontro finale si tenne nelle steppe desolate della Russia, perché la si trovava la base dell’entità. In questa battaglia molti Cavalieri morirono, ma tutti i guerrieri dell’entità maligna furono sconfitti. Anche Faxa morì, ma solo alla fine della battaglia, perché fu lui, con la propria vita, a sigillare l’entità maligna in una dimensione senza tempo. L’Armatura del Panda scomparve, così come pure la Costellazione protettrice, e l’investitura di questa fu bandita dalle regolari, insieme alle altre due armature speciali, quella della Tigre Artica e quella della Zebra.

-Cosa??? Non è possibile!! Le mie sorelle sono quindi in pericolo? RISPONDI!-

-No…non ancora, a loro penserò dopo che tu sarai scomparso!!! Muhahahah.-

-Non te lo permetterò…piuttosto ti porterò via con me nel mondo dei morti!…Eh? Ma cosa sono queste immagini che mi vorticano in testa? Ma…questa è la guerra di cui mi narravi…Oh no! Quell’entità malvagia che attaccò il Santuario quasi 200 anni fa…SEI TU! IL MALE!-

-Si…era l’ora che tu ricordassi ciò che successe nella tua vita precedente…Faxa!-

-Come mi hai chiamato? Ahah…vero…Faxa. Ma ti sbagli sai? Non sono più ne Farax, ne tantomeno Faxa, sono solo l’unione dei due, un Cavaliere che è furioso per il tuo ritorno, e che adesso ti sconfiggerà per sempre, senza rinchiuderti in nessuna dimensione…AAAAAAHHH!!-

Così, Farax, riavuti i ricordi della vita di Faxa, fece esplodere il suo cosmo, creando un’enorme colonna di luce verde brillante che si alzò nel cielo, richiamando l’attenzione di chi già la conosceva: Lin, dalla collina retrostante la casa; Milo, che stava tornando dal villaggio dove aveva incaricato un corriere di spedire la missiva al Santuario; gli abitanti del villaggio natale di Lin, che capirono che qualcosa incombeva su di loro, ma che il giovane Cavaliere non avrebbe permesso che qualcuno gli facesse del male; e i Panda, dalla piantagione di Bambù, che guardavano in alto, verso un’indefinita vetta del monte, pronti a dare la loro vita per quella di Farax.

°No…che cosmo potente…forse l’ho sottovalutato, dovevo ucciderlo prima, quando ancora non sapeva niente del suo passato!° penso il Male, preoccupato per la riuscita del suo malefico piano.

Alle vibrazioni del cosmo che Farax espandeva sulla cima del monte, rispose qualcosa, che si trovava da qualche parte fra la nebbia, che si librò in aria, e si diresse a gran velocità verso il ragazzo, atterrando davanti ai suoi piedi: era uno scrigno d’Argento, quello dell’Armatura del Panda.

-VIENI A ME ARMATURA DEL PANDAAAA!-

Lo scrigno si aprì lentamente, come una finestra che è stata chiusa per troppo tempo, e si spalancò, facendo fuoriuscire prima la sagoma di un enorme Panda di cosmo che entrò nello spirito di Farax, poi l’Armatura, splendente come nuova, senza un graffio ne un’ammaccatura, rigenerata appieno dalla sua lunga degenza nello scrigno, e, pezzo per pezzo, si dispose sul corpo di Farax, che si mise in posizione di difesa, forte del suo cosmo, dell’appoggio di chi gli vuol bene, dell’anima di Faxa, e della brillante Armatura, pronto a sconfiggere anche questo nemico.

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Capitolo 18
*** Vittoria in Difesa ed in Attacco ***


I due si guardavano, senza proferire parola, mentre la nebbia si diradava, grazie al cosmo di Farax e della luce della sua Armatura.

Solo adesso il ragazzo si era accorto di non sentire affatto la corazza su di se, come se fosse parte del suo corpo e della sua mente, nonché del suo cuore. Risplendeva di bagliori verdi, come se non ce la facesse più a contenere la sua forza e quella del ragazzo. In quel momento altri ricordi di Faxa entrarono nella testa di Farax, i momenti della scomparsa del Male alla fine della guerra. Era come se Farax fosse li sul posto, non ad osservare la scena da un punto esterno, ma era Faxa, e i suoi occhi guardavano con gli occhi dell’antico cavaliere. Il cosmo verde di Faxa era concentrato grazie alle due mani unite ai polsi e diretto verso la figura immateriale, il Male, segno del suo vicino sacrificio, pur di liberare la terra da questo nemico. Poi si accorse che non era da solo, e che altri due raggi, che partivano da poco vicino le sue spalle, si dirigevano verso il Male; si voltò prima a destra, seguendo la traccia di un raggio di cosmo bianco, e intravedendo una figura femminile che indossava un’Armatura bianca candida, con qualche leggera striatura più scura e dotata di artigli: la Tigre Artica. Alla sua sinistra, voltando lentamente la testa da quel lato, e non facendo caso alla grigia desolazione dei dintorni, seguendo invece la traccia del cosmo rosso mattone, notò un’altra figura di donna, con un’Armatura altrettanto bianca, ma con striature nere e più marcate dell’altra: la Zebra.

E capì.

Non solo lui era predestinato ad ottenere l’Armatura del Panda, ma lo stesso valeva per le sue sorelle, Hope e Faith, discendenti attraverso i secoli delle Sacerdotesse Guerriero della Tigre Artica e della Zebra.

°Ho capito! Noi siamo loro, e loro sono ora in noi! Ma questa battaglia la vincerò da solo, senza coinvolgere Hope e Faith, forte del mio e del cosmo di Faxa!°

-Male! Il tuo tempo qui e in qualsiasi altra dimensione è ormai terminato! Io ti sconfiggerò….!!!- disse Farax con una sfavillante luce negli occhi, di forza e sicurezza.

-Non credere, stupido ragazzino, di potermi battere solo perché hai qualche nuova immagine dentro quella testa vuota!-

-È qui che ti sbagli! Non è solo "qualche immagine" che ho ricevuto in eredità da Faxa…provare per credere!-

-Come vuoi tu!- detto questo allungò il braccio destro, teso verso sinistra, e richiamò a se la nebbia rimanente, plasmandola a suo piacimento, e creando un enorme falce a lama grossa, di color nero profondo, brillante di una luce maligna.

-Questa è la Falce del Male, e non avrò bisogno di nient’altro per sconfiggerti, perché questo è il tuo destino, e non fare l’eroe con qualche ricordo che nemmeno tu cmprendi! Ahahaha!-

°Mh…non c’è bisogno di chiederglielo…si vede da lontano che quella lama è più che affilata, devo fare attenzione!°

-Dai…che è successo, hai già cambiato idea? Anche se ti volessi tirare indietro non c’è più tempo, ragazzino. MUORI!-

La Falce prese un’altissima velocità nonostante fosse ferma fino ad un secondo prima. La capacità dell’entità di potersi muovere senza dover camminare sulla terra era un grande svantaggio per Farax, che per ora poteva solamente schivare continuamente i fendenti della falce, pensando nel frattempo ad una tattica da utilizzare per l’attacco. Il Male era molto più veloce del ragazzo, che aveva già riportato qualche ferita al volto e sulle gamba e sulle braccia, dove non protette dall’Armatura. Provò ad abbassarsi, colpendo il nemico con un calcio alle caviglie, ma successe ciò che non si sarebbe mai aspettato: la sua gamba passò attraverso la figura, senza toccarla ne tantomeno nuocerle; solo un’immensa sensazione di freddo e vuoto l’aveva pervaso, ma la cosa che spaventava maggiormente il ragazzo era il fatto che l’avversario fosse intangibile, almeno ai suoi attacchi materiali. La sua difesa era in stato ancora peggiore, e la sua unica speranza risiedeva nell’usare esclusivamente il cosmo per poter cercare di respingere e sconfiggere il Male.

-Che è successo Farax, hai perso mordente? Ahahah!-

-No…sto solo studiando le tue mosse…e adesso, dopo un arduo lavoro di osservazione, so come attaccarti. Viaa!- così dicendo lanciò un pugno pieno di cosmo verde brillante, appena caricato sul palmo della mano, verso il fianco della figura, che venne leggermente consumato.

-Bravo! Hai capito che puoi colpirli solamente usando il cosmo, ma non mi hai fatto assolutamente niente. Inoltre…sei già stanco. Non arriverai molto lontano. Ahahah!-

Farax dovette riconoscere che il suo nemico aveva dannatamente ragione: era ferito in più punti, stanco ed affaticato.

°Devo trovare un modo per potermi difendere usando il cosmo, è l’unico modo per poter recuperare almeno parte delle mie forze!°

Immediatamente dopo, come un sogno ad occhi aperti, come un miraggio per il sole troppo forte, vide il canneto, i suoi amici Panda, lo sfondo di stretta trama di canne di Bambù, di cui all’inizio egli stesso provava timore, avendo paura del rischio di rimanere chiuso per sempre nella piantagione. Capì che i Panda gli volevano suggerire qualcosa, un aiuto inaspettato, ma ancora incomprensibile. Allora cercò di riflettere sul "messaggio psichico" trasmessogli, e, mentre continuava a difendersi dai fendenti della falce, procurandosi ancora tagli qua e la, ripensò al giorno che arrivò alla sorgente del canneto per il suo addestramento speciale. L’oasi, i Panda, la grotta, il suo cosmo, l’alluvione…no, c’era qualcosa di più, ma non riusciva a riflettere più di così, come se ci fosse di fronte la sua mente un muro, o una barriera; ebbe un sussulto:

°Certo! La Barriera di Bambù!!°

Capito appieno il messaggio di aiuto dei Panda, li ringraziò col cuore e con la mente, schivò un altro fendente della falce, saltando poi indietro di un paio di metri. In una nuova posizione, gambe ben tese e leggermente divaricate, dispose le braccia tese davanti al torace, i polsi uniti, i palmi delle mani rivolte verso l’entità e la sua falce che si avvicinavano, incurante di un possibile attacco del ragazzo, e le dita rivolte di lato. La falce si stava per abbattere su Farax, e il ragazzo giocò il tutto per tutto, sbattè i polsi fra di loro, come per creare una sorta di energia implicita al suo gesto, e allargò le braccia, come in repulsione fra di loro, dirigendo le mani verso l’esterno:

"BAMBOO BARRIER!"

Dal terreno davanti a Farax fuoriuscirono, ad alta velocità, grandi canne di bambù composte da cosmo, che, alte, si disposero improvvisamente a difesa del Cavaliere, bloccando il potente fendente dell’ebanea falce del Male.

°Ma come ha fatto…credevo che non potesse usare appieno il suo cosmo per produrre simili attacchi!°

L’entità allora cercò di ritirare a se l’arma, con sforzo enorme la estrasse dal muro di cosmo, ma ciò provocò una conseguenza imprevista per il Male, e ideata da Farax: il muro di Bambù, fino ad ora arma difensiva, all’estrazione della falce dalla sua trama, si frantumò; ma non andò in pezzi cadendo a terra, bensì, come quando un vetro si rompe per la troppa pressione, diventò un arma offensiva, e i frammenti si scaraventarono addosso all’entità, che venne respinta indietro, fino al bordo del precipizio, perdendo il controllo sulla sua arma, che cadde al di sotto.

Ancora a terra, il Male disse:

-Ma come hai fatto….tu…TU…una così insulsa persona…tutta colpa dei ricordi di Faxa!-

-No, ti sbagli, questa è la forza datami dai miei amici Panda, e del loro credere in me, e gli sono grato per tutto ciò che hanno fatto per me. È per questo che ho deciso di dedicare il mio nuovo colpo a loro; che questa sia la tua fine Male; i miei amici saranno al sicuro, le mie sorelle saranno al sicuro, il mondo sarà al sicuro, e le anime di Faxa e delle due sacerdotesse della Tigre Artica e della Zebra saranno libere; addio per sempre: PANDA’S FURYYY!!!!-

Farax si posizionò con il braccio sinistro lungo il fianco, piegato e con il pugno rivolto verso l’alto, mentre il braccio destro teso di fronte al suo viso, il palmo della mano aperta, rivolta verso il Male. Al grido di Farax, dal canneto i Panda risposero con un verso acuto e prolungato; ciò provocò l’innalzamento di piccoli raggi di luce verde brillante, provenienti da ogni esemplare di Panda, che si diressero verso il luogo dove il Cavaliere stava combattendo, concentrandosi sul palmo del ragazzo. Dopodiché il colpo di Farax partì, composto da una miriade di Panda composti di cosmo che si dirigevano ad alta velocità verso il Male, che si stava appena rialzando, disgregandolo all’istante. Solo i due occhi rossi rimasero, ed una voce cupa e pesante:

-Mi hai battuto Farax, ma questo solo perché hai riavuto i ricordi della tua vita precedente, e il cosmo di Faxa ti ha aiutato e sostenuto. Nemmeno Faxa stesso era riuscito a fare ciò, con l’aiuto delle due sacerdotesse. Mi hai sconfitto, si, ma ricordati che il mondo è pieno di Male; e un giorno, quando mi sarò ricomposto, utilizzando questo abbondante sentimento, ritornerò, e cercherò di soggiogare di nuovo tutta la Terra sotto il mio potere. Pensi che il bene vinca sempre? Ok, ma ricordati che il Male non muore mai…Ahahahaha!-

Così dicendo anche gli enormi occhi rossi dell’entità sparirono, così senza lasciar traccia del Male. La nebbia intanto si era diradata completamente, e dietro di se Farax potè scorgere un grande altare, dove sicuro era posizionato lo Scrigno dell’Armatura d’Argento, proprio come l’aveva immaginato.

Si diresse verso l’enorme e antica pietra intagliata, lasciò un pensiero per il coraggioso Cavaliere Faxa, e guardando oltre scorse la fonte del fiume che arrivava all’oasi dei Panda. Notò che lungo il letto del fiume c’era un camminamento, un po’ ripido, ma non pericoloso, e percorrendolo sarebbe arrivato giù, fin dai suoi amici Panda, dal suo Maestro Milo, e dalla sua Lin.

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