Il burattinaio

di _Sihaya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Ultimo Capitolo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Il burattinaio

Il burattinaio

By Sihaya10

 

* * *

 

Premessa (da leggere per capire la storia!): la fic è una “A.U.” perché è ambientata cinque anni dopo il torneo. Ed è una “What if…?”: siccome la conclusione (se si può considerare tale) del manga mi ha fatto letteralmente schifo, ho cambiato il finale e ho pensato a come sarebbero poi proseguiti gli eventi.

Ho stravolto un po’ tutto: la trama, i poteri dei personaggi, l’ambientazione… spero non troppo il loro carattere.

Ho immaginato che Hao vincesse il torneo divenendo Shaman King e che da quel momento trascorressero cinque anni in cui ha regnato incontrastato; che Yoh&Co abbiano tentato invano più volte di contrastarlo e che in questi scontri qualcuno abbia perduto la vita. Più precisamente il gruppo di Yoh sarà composto da Horohoro, Ryu e Ren (…in effetti l’ho sfoltito un pochino…-_-”)

Ci sarà qualche flashback, ma non descriverò quasi nulla di questi eventi passati, li introduco nella premessa perché per seguire la storia dovete almeno sapere che li ho immaginati.

Un’ultima cosa: Opacho sarà considerata una bambina, come nella versione giapponese.

 

* * *

 

Master of puppets, I'm pulling your strings
Twisting your mind and smashing your dreams
Blinded by me, you can't see a thing
Just call my name, 'cause I'll hear you scream
Master!  Master!

 

* * *

 

Burattinaio, manovro i vostri fili

Contorcendo la vostra mente e distruggendo i vostri sogni

Accecati da me, non riuscirete a vedere nulla

Chiamate il mio nome, perché vi udirò urlare
Padrone!
Padrone!

 

Metallica, Master of puppets

 

* * *


Prologo

 

Shaeera guardò la sorellina che urlava in preda alla disperazione, accasciata sopra ai corpi senza vita dei loro genitori. D’istinto si portò le mani alle orecchie per far tacere quel pianto acuto e devastante.

«ASSASSINO!» Gridò con odio feroce. «Ti ammazzerò, lo giuro!»

Le sue parole si spensero sovrastate del frastuono della libreria che le crollava addosso. Senza che facesse in tempo ad accorgersene era stata scagliata contro il mobile da una forza spaventosa e terrificante, che quell’uomo sapeva controllare alla perfezione.

 

Non aveva mosso un passo dalla soglia della porta, eppure aveva sterminato la sua famiglia.

 

Il Re degli Sciamani.

Hao Asakura.

 

La piccola Tam continuava a piangere, ormai non aveva più voce.

Shaeera la invidiò. Anche lei voleva piangere, ma non una maledetta lacrima bagnava il suo viso; le sue palpebre erano congelate e i suoi occhi fissi sull’assassino, la cui ombra, proiettata dalla luce che proveniva alle sue spalle, si prolungava fino ai suoi piedi.

Cercò di rialzarsi. Le costole le dolevano in modo insopportabile, le schiacciavano i polmoni rendendole difficile il respiro. Era impensabile mettersi in piedi: una fitta alla coscia, come un coltello affondato nella carne, la costrinse a ricadere a terra. Il femore… forse era rotto, oppure…

 

Cos’altro poteva averle fatto quel mostro che uccideva con un solo sguardo?

 

Respirare divenne ancora più faticoso.

I suoi genitori erano morti; sua sorella Sibilla, pure. Il suo corpo giaceva a terra con la folta chioma bionda, di cui andava tanto fiera, intrisa di sangue scuro.

 

E lei non riusciva a distogliere lo sguardo da Hao.

Aveva ucciso i suoi genitori che stoltamente avevano provato ad affrontarlo, e Sibilla che aveva cercato di fermarlo.

 

Ma perché si tratteneva ancora? Cos’altro cercava?

 

All’improvviso la piccola Tam sollevò la testa dal corpo della madre e si alzò in piedi fronteggiando il nemico. «TI ODIO!» gridò con tutto il fiato che aveva.

 

No Tam! NO!

 

Shaeera gridò ma avvenne solo nella sua mente: anche la sua voce era congelata dalla paura.

 

Lo Sciamano alzò la mano destra in aria. «Non fare tanto chiasso…» disse con il tono dolce che si usa coi bambini. Poi puntò l’indice verso la bambina e sorrise.

In un istante la piccola crollò a terra priva di vita.

 

Come ha fatto!?

 

Shaeera tremò sconvolta.

Lo Sciamano volse lo sguardo verso di lei, che giaceva a terra fra i resti del mobilio devastato, in quella che fino a poco prima era stata la sua camera da letto. La ferita alla coscia sanguinava cospicuamente e si stringeva tremante contro la parete. Aprì la bocca per parlare, ma non vi riuscì.

 

Il Re degli Sciamani ghignò osservando gli occhi verdi della sua prossima vittima.

Vibravano, ma non era semplicemente paura.

Probabilmente lei non ne era nemmeno conscia, ma ciò che si leggeva nell’iride color smeraldo era… ammirazione.

 

Puro terrore misto ad ammirazione.

 

Il fascino del potere. Hao sorrise compiaciuto.

 

E’ un peccato sbarazzarsi di lei, ma non c’è modo di evitarlo… pensò con una smorfia capricciosa.

 

Ma si sbagliava.

Sorprendendolo, con un fili di voce Shaeera parlò: «risparmiami.»

Non era una supplica. Sembrava piuttosto una sfida.

Shaeera aveva trovato, nei reconditi del proprio cuore, il coraggio di affrontare il suo nemico e di questo andava orgogliosa. Il fatto che lui non si muovesse e continuasse a guardarla senza agire le diede ancora più forza: «risparmiami! Io…»

 

«Non darmi ordini!! » Hao fu sul punto di darle una lezione definitiva, ma…

 

No. Non è un ordine.

La frase era rimasta in sospeso, come se ci fosse ancora qualcosa da dire… o da offrire.

 

Un’offerta! Gli occhi di Hao s’illuminarono. La ragazza stava mercanteggiando!

Chiedeva di essere risparmiata in cambio di qualcosa; Hao divenne curioso.

 

«Che vantaggio ne trarrei nel risparmiare la tua vita?» chiese impaziente di conoscere la merce.

La ragazza inspirò profondamente: «posso darti…»

Hao si mosse in quel momento; il suo poncho strisciò in terra e contro la sua pelle. Era eccitato.

Non era mai sentito così: era la prima volta che un semplice essere umano osava contrattare con lui.

Si spostò lentamente e si appollaiò sul letto della camera, in parte distrutto. Incrociò le gambe e appoggiò i gomiti sulle ginocchia in una posa infantile. Una mano appoggiata sulla gamba, l’altra sotto al mento.

La ragazza rimase in silenzio per tutto il tempo, in attesa della sua attenzione.

 

Quando lo Sciamano fu comodo e la guardò negli occhi, riprese: «ti offro il mio corpo», disse sostenendo il suo sguardo.

E con quale arroganza!

Hao ne fu deliziato… ma non soddisfatto: «c’è di meglio…», sibilò imbronciato.

 

Shaeera era determinata: «sarò per sempre al tuo servizio…». Parlava a fatica, le costole le dolevano ad ogni respiro: «salvami la vita e ti servirò con il mio corpo…» tossì «…e con i miei poteri.»

Hao si sporse un poco verso di lei; un sorriso malizioso gli incurvò un angolo della bocca: «quali poteri?»

La ragazza rantolò, era allo stremo delle forze: «io non sono uno Sciamano, ma sono in grado di …»

Hao sbuffò e s’alzò in piedi con fare sbrigativo: «di fare cosa?» domandò annoiato.

 

La risposta giunse imprevista: «posso controllare le persone, faccio fare loro quello che voglio.» di nuovo un colpo di tosse; un rivolo di sangue scese dalle labbra della ragazza.

 

Hao si trattenne incerto. Fino a che punto poteva essere vero quello che diceva?

 

«Dimostramelo.»

«Tu salvami la vita.»

 

Giusto, pensò Hao, stiamo ancora contrattando.

 

«Dimostramelo e ti salverò la vita…»

La ragazza chiuse gli occhi certa che, se lo avesse soddisfatto, lo Sciamano non avrebbe mancato la sua parola. Era il momento di mostrare la sua merce.

 

Inginocchiati.

 

Un ordine perentorio rimbombò nella testa di Hao. Chi ha parlato?!

La sua vittima teneva gli occhi chiusi, le sue labbra non si erano mosse. 

 

Inginocchiati!

 

Che violenza in quell’ordine!

Hao tremò impercettibilmente. Sentì l’incavo delle ginocchia dolergli come se l’avesse colpito la sferzata di una frusta.

 

Inginocchiati!

 

Il suo corpo si mosse contro la sua volontà e il ginocchio destro si piegò fino a toccare terra. Sentì i muscoli delle gambe tesi al limite per opporsi a quel movimento.

Da dove diavolo proveniva quella forza? Era lei? Lo stava davvero costringendo a fare ciò che ordinava? Poteva entrargli nella testa e corrompere il suo corpo piegandolo al suo volere: era quello dunque il suo straordinario potere?

 

La voglio! La voglio al mio servizio!

 

Inginocchiati! Continuava…

 

Hao inspirò profondamente e si rialzò da terra. Era forte, la ragazzina, ma non abbastanza da controllare il re degli Sciamani. …Questo no di certo!

La guardò dall’alto in basso.

Teneva ancora gli occhi chiusi, il respiro era debole e quasi impercettibile. Non sentiva più la sua voce nella testa. Stava morendo.

Hao congiunse le mani in un gesto simile alla preghiera e recitò una formula in lingua antica: «il tuo potere sarà al mio servizio» disse «…per sempre.»

 

Continua…

 

* * *

 

NdA:

 

Tutti i personaggi di questa fic appartengono a H. Takei e al mondo di Shaman King, tranne Shaeera e la sua famiglia (di cui avete letto in questo prologo) che sono una mia creazione; inoltre sono tutti maggiorenni (esclusa ovviamente Opacho).

 

Questa storia è nata per caso. Ho letto una frase (che più avanti citerò) e da quella è nato tutto. Man mano che ho scritto, però, migliaia di cose mi hanno ispirato e vorrei ringraziarle tutte.

Ecco le mie fonti d’ispirazione:

 

-          i manga, gli anime e le colonne sonore di Shaman King (…ovviamente…), Chrno Crusade, Naruto, Saiyuki;

-          i libri della saga di Dune (F. Herbert), Q (Luther Blisset), Cuore di tenebra (J. Conrad);

-          i brani musicali Master of puppets (Metallica), Bring me to life (Evanescense), Crash & Burn (Savage Garden);

-          i film Memorie di una Geisha (regia di Rob Marshall) e La tigre e il dragone (regia di Ang Lee);

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Il burattinaio

Il burattinaio

By Sihaya10

 

* * *

 

Il tempo non cesserà di elargire sconfitte e vittorie a chi proseguirà la lotta.

Luther Blissett, Q

 

* * *


Capitolo 1

 

Da quando Hao Asakura aveva vinto il secolare torneo diventando Re degli Sciamani, il mondo era entrato in una nuova era, caratterizzata dal dominio incontrastato della natura. Nel giro di cinque anni la Terra si era ricoperta di foreste rigogliose ed incontaminate, fra le quali sorgevano piccoli villaggi che parevano parte di esse.

Il suo ambizioso progetto prevedeva lo sterminio d’ogni uomo che non fosse uno Sciamano, poiché solo questi ultimi erano in grado di percepire le forze naturali, d’integrarsi con esse e di trarne potere senza divenirne i parassiti.

 

Yoh questo non lo aveva mai accettato, e con lui era l’esiguo gruppo di ribelli che rinnegava la sconfitta. Fino all’ultimo, fino allo stremo delle forze, con i suoi compagni si era battuto per impedirgli di attuare il suo folle progetto, ma aveva fallito.

Aveva perduto degli amici e parte della serenità che lo aveva da sempre caratterizzato.

 

Anche perché alla fine Anna lo aveva lasciato.

Come aveva sempre sostenuto, lei era destinata ad essere la compagna del Re degli Sciamani.

E così era.

 

* * *

 

Hao si agitò inquieto attraversando a grandi passi la sala principale del suo palazzo: un’immensa costruzione che nasceva fra le rocce ed era un tutt’uno con esse. Un’opera della natura, non dell’uomo, scaturita dalla sua mente e dalla potenza che ora possedeva.

Appoggiata agli stipiti del grande arco all’ingresso c’era lei, Shaeera, la sua nuova seguace. Ritta in piedi con dignità al suo cospetto, ma con le mani intrecciate dietro la schiena, in segno di sottomissione e di fiducia.

 

«Sei inquieto Hao-sama. Cosa ti succede?» 

 

«Non riesco a trovarlo!» sbottò il Re.

 

«A trovare chi?»

 

Anna, appoggiata poco distante contro la fredda pietra di quelle altissime pareti, nascosta nell’ombra, assunse un’espressione disgustata ed incrociò le braccia sul petto.

 

Possibile che la nuova arrivata non conoscesse una risposta tanto ovvia?!

 

«Yoh Asakura.» 

 

E Hao aveva anche perso tempo a risponderle!

 

Anna provò un moto di rabbia che trattenne stringendo ancor più forte le braccia al petto.

 

«Io sono il Re degli Sciamani, sono il più forte, il più potente! Perché non sono in grado di trovarlo?! Dove si nasconde?!» Hao stava inscenando una sfuriata plateale. Era agitato più del solito.

Anna assistette al suo sfogo guardandolo di sottecchi.

Sinceramente, non riusciva a credere che Yoh si stesse nascondendo. Piuttosto se lo immaginava a ronfare tranquillo in qualche misera locanda, magari con accanto Horohoro e Ryu.

E comunque… Yoh, con tutti i suoi difetti, non era un codardo …e di certo non aveva paura di Hao.


Probabilmente…


Yoh non sapeva nemmeno cosa fosse la paura.

 

Hao percepì il suo distacco e si voltò a guardarla mentre lo scrutava con aria impietosita.

 

«A cosa stai pensando?» le domandò stizzito.

«A nulla.»

«Pensi che Yoh sia più forte di me? È questo che pensi!»

 

Si stava innervosendo oltremisura, ma Anna lo affrontò: «penso che siete gemelli. Penso che dopotutto nelle vostre vene scorre lo stesso sangue, che i vostri cuori battono all’unisono.»

 

«E questo cosa significa?!»

 

«Significa che Yoh è molto più forte di quello che dici, e lo sai bene, altrimenti non mi spiego per quale motivo tu lo desideri tanto. Perché mai il Re degli Sciamani - che può controllare il mondo intero! - perderebbe il suo tempo a cercare un ragazzetto qualunque?»

 

«Dannazione!» Ruggì Hao stringendo i pugni rabbioso.

 

Ancora una volta Anna aveva ragione! Aveva dannatamente ragione!

 

Era per questo che l’aveva al suo fianco, che l’amava. Per la sua sagacia, per la sua capacità di analizzare freddamente il suo animo impetuoso, per l’arroganza con cui riusciva a tenergli testa.

 

All’improvviso Shaeera prese la parola: «posso cercarli io per te» propose.

Anna la fulminò con lo sguardo. Hao fece altrettanto.

 

Era una proposta azzardata: la ragazza pensava forse che il Re degli Sciamani non fosse in grado ritrovare suo fratello?

 

Hao pensò di punirla in modo esemplare, ma poi…

 

Osservò i lineamenti marcati del suo viso e gli occhi verdi che brillavano convinti, ignari del rischio che aveva corso, e cominciò ad eccitarsi. Era nel modo in cui lo guardava, un mescolarsi di timore e ammirazione, il motivo per cui aveva deciso di darle una chance.

 

Ancora una volta…

 

Sorrise.

 

Vediamo cosa sai fare.

 

«Va bene», disse ritrovando il suo buonumore, «ti affido il compito di trovarli».

 

* * *

 

Quella notte Horohoro non era riuscito a prendere sonno e quindi - com’era divenuta sua abitudine da qualche anno - era uscito all’aperto per fare una passeggiata nei boschi circostanti al villaggio.

 

Camminare di notte nella foresta gli trasmetteva una serenità unica. Era come se nel silenzio e nell’oscurità i suoi sensi si amplificassero a percepire ogni elemento intorno a lui. Il lieve scrosciare dell’acqua di un ruscello, il soffio dolce del vento, lo stridio di una civetta. Se poi si allontanava dal centro del villaggio addentrandosi sempre più nel bosco, la serenità diventava eccitazione, un piacere fisico. Percepiva il proprio corpo unirsi alla natura che lo circondava.

 

Ironia della sorte, quei luoghi che tanto adorava, erano il risultato della potenza di Hao, il suo peggior nemico.

 

Respirò a pieni polmoni, cercando di non pensarci, e proseguì nella boscaglia. Capì d’essere vicino ad una fonte d’acqua, poiché l’odore delle foglie bagnate gli invadeva le narici e l’umidità gli penetrava nelle ossa. Un leggero scroscio proveniva da est e lui proseguì in quella direzione, uscendo dal sentiero, sempre più nell’oscurità, guidato solo dallo scorrere di un ruscello che non poteva vedere; finché raggiunse una radura. Lì, la luna era di nuovo padrona e illuminava un piccolo lago dall’acqua limpida.

 

Fece per avvicinarsi, ma si trattenne vedendo che sulla sponda camminava una giovane donna. Era nuda, completamente. I capelli neri, sciolti, lunghi fino alle spalle, brillavano illuminati dalla luce pallida.

 

Horohoro arrossì pensando che quella ragazza aveva il corpo più bello che avesse mai visto.

E poi c’era quella sensazione magnifica. Tutto quello che ella sfiorava con le mani sembrava un’unica cosa con il suo corpo. Sembrava parte della natura stessa, prima era un filo d’erba e ora l’acqua dello stagno; il fiore sulla sponda, poi la foglia di felce.

 

Si abbandonò ipnotizzato ad ammirarla e capì che se lei si fosse voltata in quel momento, avrebbe fatto qualsiasi cosa le sue labbra gli avessero chiesto.

 

 

Continua…

* * *

 

NdA:

 

Grazie mille a tutti per aver letto e commentato il primo capitolo!! Spero che continuiate a seguire questa fic e che vi piaccia!

Ancora non siamo nel vivo della storia (anche se si comincia a delineare qualcosa…) per cui non traete subito conclusioni affrettate, e non sottovalutate nulla… ogni dettaglio è significativo! Come ha detto Simmy-Lu: “ho molti ed intricati progetti…” ^_^

 

Baci,

Sihaya10

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Il burattinaio

Il burattinaio

By Sihaya10

 

* * *

 

Viviamo come in un sogno... soli...

J. Conrad, Cuore di tenebra

 

* * *

 

Capitolo 2

 

«Dove sei stata?»

 

Shaeera si arrestò sorpresa dal tono indagatore di Anna, più che dalla sua presenza. Era abituata a vederla comparire all’improvviso ovunque. Non le sfuggiva nulla, Anna aveva occhi e orecchie per tutto l’immenso palazzo.

La stranezza era che s’interessasse a lei.

Da quando era arrivata, lei e Anna non avevano quasi mai parlato: era evidente la poca considerazione che aveva nei suoi confronti. Agli occhi dell’ambiziosa Itako, il fatto di non appartenere alla categoria degli Sciamani la relegava immediatamente allo stato di “arredamento” del palazzo.

Ma ora invece chiedeva di lei.

 

«Ho fatto un giro…», rispose.

«È notte fonda.»

«Sì, ma la luna… è così bella…», parole tanto sincere quanto vaghe, che Anna non seppe controbattere.

Guardò in silenzio la ragazza che quel pomeriggio era stata in grado di placare la rabbia di Hao. Scrutò il suo corpo magro, ma dai lineamenti morbidi, e il suo volto sereno.

Assurdamente sereno.

Sapeva il modo in cui era entrata a far parte dei più stetti seguaci di Hao; sapeva che aveva perduto la famiglia per mano dell’uomo che ora serviva.

Possibile che avesse rimosso quel dolore?

Possibile che riuscisse ad indossare quella maschera di finta serenità (perché doveva essere una maschera!) senza alcun crollo psicologico? Dopotutto aveva venduto se stessa al nemico.

Il suo non era semplice servilismo, né rassegnazione. C’era un rimorso che la divorava, Anna ne era sicura; più la fissava mentre s’allontanava lungo il corridoio evitando il suo sguardo, più quella certezza si consolidava.

 

* * *

 

Puntando le mani sul materasso, ancora in parte frastornato dal risveglio, Yoh sgusciò fuori dalle coperte e si alzò a sedere sul letto, stropicciandosi gli occhi. Poi lentamente cominciò a realizzare.

 

Aveva sognato.

Anna era entrata nella sua stanza, nella notte, aveva cominciato a baciarlo, giurandogli d’amarlo e promettendo d’essere sua per sempre. Il calore e la morbidezza delle sue labbra erano ancora una sensazione reale.

 

Eppure era stato solo un sogno. Terribilmente dolce e incredibilmente vero.

Ma solo un maledettissimo sogno.

 

Una morsa dolorosa cominciò a stringergli lo stomaco.

Aveva creduto che il loro legame fosse indissolubile, in grado di vincere l’eternità; ma l’unica cosa che non aveva fine era la sofferenza.

Si affondò la mani fra i capelli stringendo le palpebre per impedirsi di essere debole, di lasciare che i ricordi lo divorassero. Erano trascorsi cinque anni, ma non era riuscito a dimenticare. Reprimeva il dolore in un angolo del cuore (nascosto a se stesso e agli amici), ma quello non cessava, anzi, cresceva, alimentato dai sogni e dalla solitudine che sempre più spesso cercava.

 

Ren Tao entrò nella sua stanza e lo vide in quello stato: «tutto bene Yoh?»

«Sì…» rispose l’altro esitante «ho solo fatto un sogno…» un sorriso tranquillizzante stampato sul viso.

«Un incubo?» ipotizzò Ren notando il pallore sulle sue guance.

«Sì» mentì Yoh «…un incubo.»

 

Bugiardo.

 

Ren aveva capito cosa turbava l’amico, ma non osò parlarne. L’argomento Anna era un tabù.

Non per volontà di Yoh, ma perché ogni volta che l’Itako veniva nominata, lo sciamano piombava in uno stato di totale alienazione, a volte scomparendo per diverse ore.

«Non è da te agitarti tanto per un sogno», commentò.

 

Yoh lo guardò dapprima sorpreso, poi si portò una mano sulla nuca ed esibì un sorriso dolce: «hai ragione Ren: non è da me!»

 

* * *

 

La locanda che ospitava Yoh e i suoi amici era situata lontano dal centro del villaggio. Vi si accedeva tramite un’unica strada sterrata che attraversava un immenso prato verde. Un cancello dai pilastri in pietra la circondava e si apriva su un vialetto che conduceva dritto all’entrata.

Una volta entrati, a destra rispetto alla porta, vi era una sala arredata con alcuni tavoli, nella quale gli ospiti potevano intrattenersi e mangiare.

 

Ren, Ryu e Yoh si erano seduti proprio presso uno di quei tavoli davanti a tre fumanti tazze di the. Nonostante sapessero che Hao li cercava e lo scontro finale era imminente (e che, per questo, li aspettava una giornata di duro allenamento), l’ora della colazione era un momento sacro.

 

«Dov’è finito Horohoro?» Domandò Ren sorseggiando un po’ di the.

Yoh scosse la testa e fece spallucce: «io non l’ho visto.»

«E’ uscito in piena notte, ma non è ancora tornato.»

«Esce spesso di notte, gli piace.», Yoh spiegò un’abitudine dell’Ainu nota ed ovvia a tutti: «lui dice che è tutto più tranquillo di notte, ma io preferisco dormire…», Sbadigliò ancora assonnato, «camminare di notte… mi fa sentire solo.»

 

Come se sapesse che si stava parlando di lui, Horohoro entrò in quel momento, spalancando la porta d’ingresso e si diresse al tavolo degli amici emettendo un lungo e prolungato sospiro.

«Mh… eccolo…» bofonchiò Ren bevendo un sorso di the e vergognandosi d’essersi preoccupato.

«Buongiorno a tutti!», salutò gioviale lo sciamano.

I tre seduti a tavola lo guardarono in attesa delle sue prossime parole, prevedendo qualche stupidaggine su cui fare due risate.

Lui si avvicinò al tavolo, tirò indietro una sedia e si spaparanzò su di essa. Tese le gambe in avanti, rilassò le braccia facendole cadere mollemente verso terra, appoggiò la nuca sullo schienale e rivolse la testa a fissare il soffitto con sguardo inebetito: «aaahhhh!», sospirò di nuovo, «mi sono innamorato!»

 

Ren sputò il the che stava bevendo.

 

«E di chi?» domandò Ryu trattenendo una risata.

«Non lo so -altro sospiro- ma è bellissima!» precisò esaltato.

 

Questa volta la risata esplose generale.

«La smettete di ridere? Sto parlando sul serio!», protestò Horohoro piccato.

Ma Ren non era convinto: «come sempre, dici un mucchio di stupidaggini!»

Horohoro si issò in piedi: «Hei!! Come osi!?»

«Lo scontro con Hao è imminente e tu pensi a queste cose. Stai solo perdendo tempo! E poi… figurati se ti sei innamorato! Sarà la solita fanciulla indifesa che hai spiato o pedinato in qualche vicolo!» ironizzò Ren azzeccandoci in pieno.

Horohoro si fece rosso in volto.

«Smettetela di litigare voi due!» Ryu s’intromise nella discussione ma non ottenne alcuna attenzione.

« E tu che ne sai?! Se ti dico che mi sono innamorato vuol dire che… »

Ren lo interruppe: «non sai chi è, e probabilmente lei non sa nemmeno chi sei tu! Decisamente due solidi presupposti per innamorarsi…»

Horohoro divenne ancora più rosso.

«Smettetela!» Di nuovo un vano tentativo da parte di Ryu.

«Lo so e basta!» Sbottò Horohoro nervoso, deciso a non darla vinta al compagno.

«Smettetela ho detto!»

«L’amore è un sentimento reciproco, non può essere reale se non è ricambiato.» Parole fredde, ma che pronunciate da Ren erano normali.

 

Yoh si alzò di scatto dalla sedia, le mani puntate sul tavolo, lo sguardo basso.

Ryu batté forte un pugno sul tavolo: «dannazione! La volete smettere di dire stupidaggini?! Nessuno di voi due ha la più pallida idea di cosa stia dicendo!» Gridò ottenendo finalmente l’attenzione e il silenzio dei compagni, ma troppo tardi: Yoh era già uscito dalla stanza; la porta si chiuse dietro di lui.

 

Un pensiero fu immediato e contemporaneo a tutti e tre.

 

Anna.

 

Horohoro, Ren e Ryu si guardarono in faccia colpevoli, i primi due per aver parlato di un argomento che sapevano di non dover toccare, il terzo per non aver saputo mantenere l’ordine.

 

«Con le tue perle di saggezza l’hai fatto scappare!» accusò Horohoro puntando il dito verso Ren.

Ren lo guardò con aria di sfida, ma non rispose.

«Dobbiamo andare a cercarlo, non voglio che rimanga da solo», suggerì Ryu alzandosi da tavola; Ren e Horohoro lo imitarono.

 

* * *

 

Seduto su una roccia, presso l’entrata del suo immenso palazzo, Hao guardò all’orizzonte il sole che lentamente stava sorgendo. C’era tanta meraviglia in quell'atto che si ripeteva identico ogni giorno, che un sorriso sincero si dipinse sul suo volto. Opacho, seduta ai piedi della sua postazione, sorrise insieme a lui.

Allora Hao l’osservò. Indossava una semplicissima tunica bianca, che le arrivava poco sotto le ginocchia, e giocherellava a piedi nudi con la terra scura su cui sedeva. Era cresciuta molto in quei cinque anni: era diventata più alta, i capelli erano più lunghi, ma ugualmente scuri e ricci. I lineamenti del viso erano cambiati, ma lo sguardo era rimasto lo stesso: infantile e ingenuo come i suoi pensieri, puri, chiusi in un limbo senza tempo.

 

A lei aveva sempre chiesto consiglio e decise di farlo di nuovo.

 

«Dimmi Opacho… secondo te quale delle due mi tradirà per prima?» Chiese con una nota di cinismo nella voce. Il sorriso dolce che aveva l’istante prima era scomparso.

Opacho non fu sorpresa di quella domanda. Portò un dito alla bocca pensierosa e poi diede la sua opinione: «Shaeera, credo».

Hao pensò a quell’evenienza: «e perché non Anna?»

«Perché Anna sa cosa vuole. Anna vuole il potere che ti appartiene, il potere del Grande Spirito. Shaeera, invece…» fece una pausa riflettendo «…lei non ha niente da perdere. Non è opportuno fidarsi di chi non ha più nulla, si venderà al miglior offerente.»

 

Hao guardò Opacho con una strana espressione, simile all’ammirazione: «avevo dimenticato quanto fosse utile il tuo aiuto.» mormorò.

«Grazie Hao-sama.»

 

«Cosa mi consigli di fare, quindi? Quelle due hanno enormi poteri e sarebbe straordinario se riuscissi a farle lavorare insieme. Se andassero d’accordo…»

«Non è una buona idea lasciare che due donne si alleino tra loro.» Sottolineò Opacho.

Hao di nuovo fu sorpreso dalla bambina.

Nella sua ingenuità e purezza, sembrava aver compreso la natura degli uomini più lei di chiunque altro. A lui invece molto restava incomprensibile.

Pur potendo conoscere i loro pensieri, non li comprendeva. Seguivano logiche distorte, legate agli istanti del presente, piuttosto che al futuro, senza comprendere che in quel modo diventavano vittime di loro stessi; senza comprendere che non erano altro che marionette in uno spettacolo di strada, che una volta concluso veniva dimenticato.

Erano decisamente esseri stupidi… E inutili. Questo fu il pensiero di Hao.

 

Rievocando le parole appena pronunciate da Opacho, una luce perfida balenò negli occhi del Re: «ancora una volta hai ragione, Opacho…» sogghignò maligno «sai cosa farò, allora?»

 

«Cosa farete, Hao-sama? »

 

«Le metterò una contro l’altra, e starò a guardare cosa succede …Credo che sarà divertente!»

 

 Continua…

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Il burattinaio

Il burattinaio

Di Sihaya10

 

* * *

 

C'è un tempo e un luogo per cui ogni cosa abbia un inizio e una fine.

E poi ci sono cose che invece ritornano. Salgono a galla dagli anfratti dell'anima come pezzi di sughero sulla superficie di un lago.
Quasi minacce oscure, o ragioni per vivere, vendette, frammenti, schegge.

Luther Blisset, Q

 

* * *

 

Capitolo 3

 

Ryu, Ren e Horohoro avevano impiegato l’intera mattinata a cercare Yoh. Ormai era ora di pranzo e i tre amici si erano ritrovati alla locanda (come pattuito prima di iniziare le ricerche), ma di Yoh nessuna traccia. Ren era nervosissimo: avevano sprecato un sacco di tempo e non si erano allenati nemmeno per un minuto; Ryu era preoccupato come non mai e Horohoro afflitto dal senso di colpa. 

 

Quando entrarono nella locanda stavano discutendo su dove potesse ancora nascondersi l’amico, ma l’attenzione di Horohoro venne catturata da una ragazza che sedeva sola presso un grande tavolo in fondo alla sala, davanti ad una coppa di gelato.

S’incantò imbambolato a fissarla, finché gli altri si accorsero del suo stato.

«Pronto?! Terra-chiama-Horohoro!» Lo canzonò Ryu movendo una mano su e giù davanti ai suoi occhi. L’Ainu si riprese e senza staccare gli occhi dalla ragazza, mormorò: «…è lei…»

«Lei chi?» Chiese Ren a voce troppo alta.

Horohoro lo guardò minaccioso: «lei, quella di cui mi sono innamorato! Che fortuna!» Sussurrò contento. Poi, sentendosi pieno di coraggio, senza che gli amici facessero in tempo a commentare, corse in fondo alla sala e scivolò sulla panca fino a porsi di fronte a lei.

Pronunciò un “ciao” acuto, esageratamente cordiale, e lei fu costretta ad alzare gli occhi dal suo gelato. Occhi verdi che si impossessarono di quelli dello sciamano, togliendogli il fiato.

«Ciao», rispose in un soffio, imbarazzata e allo stesso tempo tremendamente diffidente.

Horohoro inspirò profondamente, ma non riuscì né a parlare né a distogliere lo sguardo da lei; sentì il calore salirgli alle guance.

Ren e Ryu lo raggiunsero al tavolo e si sedettero il primo al suo fianco, il secondo accanto alla ragazza. Quest’ultimo non perse tempo: «ciao! Io sono Ryonosuke!»

Lei lo ascoltò attenta, senza parlare, poi volse lo sguardo al cinese, che era interessato a tutt’altro.

Horohoro gli tirò un calcio da sotto il tavolo.

«Ahio! Che cavolo fai!» Sbraitò Ren.

Hohohoro avvampò di vergogna: «Presentati scemo!» Gli disse.

«Mi chiamo Ren Tao» Grugnì Ren.

«Shaeera.» Disse lei sintetica.

Poi prese una cucchiaiata di gelato e se la infilò in bocca. Horohoro rimase in contemplazione, con il cuore che batteva ad una velocità pazzesca.

 

Ren era proprio uno scemo…

Lui non poteva neanche immaginare cosa si provasse ad essere innamorati...

Lui non aveva neanche la più pallida idea di cosa volesse dire!!

 

Pensò, annotandosi mentalmente di chiarire questo particolare all’amico.

Sovrappensiero, lo sciamano del ghiaccio aveva distolto per un istante lo sguardo dalla ragazza, e si accorse solo dopo un po’ che lei lo stava fissando: «e tu?» Gli domandò.

Horohoro rimase un attimo titubante - io? - poi si ricordò che era l’unico a non essersi presentato.

«Ah! Scusa!! Io …io sono Horohoro…vengo dall’Hokkaido.» Esclamò imbarazzato.

Sentì gli altri sghignazzare sotto i baffi.

«Tu c-cosa fai qui?» le domandò poi.

«Mangio un gelato.» La risposta lo seccò.

Lanciò un’occhiata assassina a Ren che aveva preso a tossicchiare in modo ironico.

 

Stava forse facendo la figura dello scemo?!

 

«No, io volevo dire qui, in questo villaggio…» cercò di rimediare, «ci vivi o sei di passaggio?»

Ogni parola gli costava infinite energie per controllarsi, perché lei non distoglieva mai lo sguardo da lui.

«Sono di passaggio».

Le risposte di Shaeera erano secche e fredde, ma non era più abituata alla confidenza, a quel colloquiare fra amici. Ormai da tempo, non era più nemmeno abituata ad avere tante persone intorno. Ma stava riscoprendo quanto era piacevole e improvvisamente sorrise. Sorrise a tutti e tre.

Horohoro ebbe un tuffo al cuore e si dovette portare una mano sul petto.

«Sto cercando una persona, mi hanno detto che forse si trova in questo villaggio.» Aggiunse lei, quasi senza accorgersene.

Ryu ne fu sorpreso: «sei venuta qui… da sola?»

«Sì …perchè…?»

Horohoro non si fece sfuggire l’occasione: «beh… ecco sei… sei così carina che… non hai paura?»

Lei arrossì di colpo e nella sua mente improvvisamente scattò qualcosa.

Provò calore. Senti il proprio viso accaldato, e le mani tiepide… era un calore che non ricordava più. Era calore umano, quello che solo degli amici e una famiglia possono darti.

E lei questo l’aveva dimenticato.

Solo ora, debolmente, riaffiorava.

Lacrime impercettibili le velarono gli occhi, facendoli luccicare. Prima che qualcuno potesse accorgersene, Shaeera si alzò in piedi dal tavolo e corse via, senza dare alcuna spiegazione. Senza lasciare nulla che potesse servire a rintracciarla.

 

* * *

 

“E va bene! E’ colpa mia. Sistemo io questo casino.” Aveva detto Horohoro prima di partire da solo alla ricerca di Yoh.

Dopo pranzo, Ren si era arrabbiato per tutto il tempo tolto agli allenamenti. Aveva protestato per un po’ contro Ryu e contro di lui che, steso sul divano, aveva la testa altrove.

Pensava a lei, ovviamente. Un chiodo fisso.

Ma diversamente da quello che sosteneva il cinese, non si era perso una virgola di quello che stava accadendo. E soprattutto, anche lui era preoccupato per Yoh.

 

Stanco, ma non ancora rassegnato, Horohoro si concentrò su quale luogo poteva essere il temporaneo rifugio di Yoh. Non si era fatto vedere per pranzo, ed era quasi ora di cena… non poteva essere lontano, a quell’ora di certo moriva di fame!

 

Infatti era così. Yoh si era allontanato di poco, ma abbastanza da essere lasciato in pace.

 

Poco fuori dal villaggio scorreva un torrente, il cui letto formava una piccola ansa in un punto protetto da una formazione rocciosa. Quel luogo era ideale per nascondersi, lo avevano constatato entrando nella cittadina, ed inoltre era magnifico. Nell’aria era diffuso un intenso profumo di fiori e tutt’intorno al fiume il terreno era cosparso di curiose pozze d’acqua trasparente, in alcuni casi calda; sembravano terme naturali.

 

Lì, Horohoro trovò Yoh, accovacciato sulla riva con lo sguardo perso all’orizzonte.

«Eccoti!» esclamò.

Yoh non disse nulla. Si limitò a stringersi ancora di più le ginocchia al petto.

Horohoro non resse il silenzio: «hai saltato il pranzo…» fece notare «…non vorrai saltare anche la cena?!»

 

Yoh, sorrise debolmente e si voltò verso l’amico: «vi ho fatto stare in pensiero, vero?»

«Sì» ammise Horohoro.

«Perdonatemi.» disse sincero l’altro; poi cambiò discorso: «sono felice che tu abbia trovato una ragazza.»

Horohoro arrossì fino alle orecchie. Non è la mia ragazza! Pensò imbarazzato.

Poi fu sopraffatto dal senso di colpa. Come sempre trattava ogni cosa in modo superficiale e quella mattina aveva fatto lo stesso, parlando dei propri sentimenti, parlando d’amore senza nemmeno saper bene cosa fosse.

Era colpa sua se Yoh si trovava in quello stato…

«Yoh… scusami… non avrei dovuto parlare di questo stamattina…»

Yoh gli sorrise: «sono io che dovrei scusarmi per il mio comportamento così stupido.»

«Ma che cosa dici!?»

«Ren ha ragione, stiamo perdendo tempo. Ed è solo colpa mia.»

«Yoh... Ren non voleva dire questo…»

«Sì invece, lui teme che io voglia evitare uno scontro diretto con Hao…» disse il moro alzandosi in piedi e scuotendosi via la polvere dai pantaloni, «…ma io non sono un vigliacco… non sto scappando…»

 

«Nessuno ha mai pensato questo!»

 

«E’ solo che non sono pronto, capisci? Non voglio incontrare mio fratello ora.», disse d’un fiato.

 

E non voglio incontrare Anna! Tacque questo pensiero all’amico.

 

«Ren ha ragione in tutto. Devo smettere di pensarci…» aggiunse poi in un sussurro, parlando più che altro a sé stesso.

 

«Nessuno pensa che tu sia un vigliacco Yoh!» Lo rimproverò Horohoro. «Abbiamo tutti paura. Ci stiamo allenando duramente per questo… e quando sarà il momento…»

 

Yoh lo interruppe, non lo stava ascoltando: «è solo che se… se è vero quello che dice Ren…» strinse i pugni chiusi guardando Horohoro negli occhi, «…se è vero che l’amore non è reale se non è ricambiato, perché non riesco a dimenticarla? Perché il suo volto, i suoi occhi, la sua voce non escono dalla mia testa e mi tormentano? Me lo sai spiegare?! Sai dirmi perché… perché sto così male?!», gridò ed Horohoro indietreggiò di un passo, percependo l’immenso dolore con cui quelle parole venivano pronunciate e la sua impotenza di fronte ad esso.

 

* * *

 

Anna Kyoyama, l’Itako compagna di Hao Asakura, aveva libero accesso a qualunque stanza o cortile del palazzo reale. Questo le permetteva di controllare ogni cosa, proprio come piaceva a lei, proprio come aveva sempre desiderato.

Quella notte era salita sulla torre più alta del palazzo, dalla quale poteva vedere l’intera vallata, il fiume che l’attraversava, il villaggio alle pendici del monte e le montagne, alte e maestose, ricoperte di verdi boschi, che scendevano sinuose a valle o si interrompevano con ripidi strapiombi.

Cullata dalla bellezza del paesaggio e dalla dolce brezza notturna, si lasciò andare a ricordi e riflessioni.

 

L’aveva capito al termine del torneo, dopo la vittoria di Hao, che quello era il suo vero destino.

 

Si chiese quanto le era dispiaciuto abbandonare Yoh, e in risposta sollevò le spalle.

 

Non molto. Non avrei avuto tutto questo.

 

Yoh aveva fatto una promessa che non aveva saputo mantenere e da quel momento ogni legame tra loro aveva cessato d’esistere.

Era stata arrabbiata con lui, molto. Lui l’aveva tradita.

 

La domanda fu inevitabile: provo ancora qualcosa per Yoh?

 

Anna ebbe un brivido e si coprì le spalle con uno scialle.

Aveva amato Yoh, prima che lui tradisse la sua promessa.

 

… Ma Anna non perdona chi tradisce.

 

Dopotutto si era trattato di un patto impari: lui aveva promesso una vittoria, lei se stessa. Il suo amore, il suo orgoglio, la sua dignità. Ma il patto era stato sciolto: lui aveva perso contro Hao e lei si era ritrovata tradita, e …libera.

Ed a sé stessa aveva fatto un’altra promessa: davanti a nessuno avrebbe più abbassato la maschera, per rivelare le sue debolezze.

Lei, Anna Kyoyama, non avrebbe più amato nessuno.

Questa era la sua promessa.

 

E dopo questo?

 

Dopo aver perso la lealtà di Yoh in cui aveva sempre creduto, cos’era rimasto?

 

Il potere.

 

Ciò che più di ogni altra cosa voleva. Quello che Hao possedeva più di ogni altro.

 

E così l’aveva seguito. Libera da ogni vincolo, aveva scelto di stargli a fianco, in qualità di compagna, di amante, di regina.

 

All’improvviso in un piccolo angolo del suo cuore un ricordo sepolto salì a galla. Non era doloroso, ma aveva il sapore amaro di un bel sogno interrotto.

Si ricordò che c’era un’altra cosa che aveva tanto desiderato e che, col passare del tempo, aveva dimenticato.

Le terme.

 

Guardò lontano verso il villaggio, lungo il fiume che scorreva nella valle. Sì, c’era un posticino laggiù che era ideale per costruire le sue terme.

 

Poteva ancora farlo, …perché no?

 

…Ma non ora…

 

C’era uno scontro imminente a cui pensare, poi Hao unendosi con Yoh avrebbe raggiunto il massimo potere.

 

E allora… ci sarebbe stato anche il tempo per occuparsi delle terme…

 

Così pensando, guardò verso il basso ai piedi della torre e vide una figura uscire dal cortile. Camminava guardinga, era Shaeera.

 

Di nuovo!

 

Usciva nella notte.

 

La vide allontanarsi dal palazzo con passo rapido. Dove diavolo sta andando?

 

Anna non aveva mai approvato la scelta di Hao di far entrare quella ragazza nella cerchia dei suoi seguaci.

Hao aveva impresso su di lei un sigillo indelebile, aveva legato le loro vite. Lui le donava il flusso vitale di cui aveva bisogno per sopravvivere e lei di questo soltanto viveva. Non aveva nemmeno la libertà di scegliere tra vita e morte, poiché tutto di lei apparteneva al Re.

Una mossa sbagliata, un errore e Hao avrebbe potuto spezzare il legame, la sua vita si sarebbe dissolta in pochi istanti. Ma questo Hao non intendeva farlo, perché lei aveva un talento che lui non possedeva: controllava le menti.

Come potesse un semplice essere umano disporre di un simile potere, era una questione aperta a cui né Hao, né nessun’altro avevano trovato risposta. 

 

Anna poteva capire che questo fosse l’interesse di Hao, ma ciò che non approvava era l’ingenuità con cui riponeva in lei la sua fiducia, in quella che, alla fine, era un semplice essere umano... Una donna.

 

Hao aveva forse dimenticato il suo obiettivo?

 

O era quel sigillo che, in qualche modo, aveva vincolato anche lui?

 

Continua…

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Il burattinaio

Il burattinaio

Di Sihaya10

 

* * *

 

Let me be the one you call

If you jump I'll break your fall

Lift you up and fly away with you into the night

 

Savage Garden, Crash & Burn

 

* * *

 

Capitolo 4

 

Horohoro sospirò: era tornato di nuovo nella foresta, quella notte, ma non per girovagare senza meta. Sperava d’incontrare di nuovo la ragazza, Shaeera. Sperava che la foresta fosse per lei un richiamo, come lo era per lui.

Era uscito dal villaggio e aveva attraversato il bosco, giungendo fino in fondo alla valle e risalendo in parte il crinale; era passato presso il lago in cui l’aveva vista, ma di lei non c’era traccia. Infine, scoraggiato, si era arrampicato su di una roccia che spuntava come una macchia chiara fra gli alberi, e da lì si era alzato in piedi ad ammirare il panorama.

 

Aveva quasi perso la speranza quando, all’improvviso, la vide.

Poco più in basso, seduta sul ciglio di un dirupo. Si dondolava dolcemente, come cullata da un vento inesistente.

Era lontano, non si vedeva altro che una sagoma scura, ma il cuore dello sciamano era sicuro che fosse lei anche se gli occhi non potevano confermarlo. Ma prima che potesse raggiungerla, prima ancora che decidesse di incamminarsi, con uno scatto improvviso la sagoma saltò nel vuoto.

 

«NO!» Horohoro gridò istintivamente vedendola scomparire.

 

Allora saltò giù dalla roccia ed invocò lo spirito di Kororo: «nello snowboard!» Gridò e con il suo aiuto si creò una strada di ghiaccio sulla quale scivolare velocemente a raggiungere la ragazza.

L’aria gli sferzava il viso mentre scendeva ad una velocità impressionante.

Incitò Kororo a dare il massimo. Sciava talmente veloce che lo spirito del koropokkur faceva appena in tempo a costruirgli la strada davanti. Quando raggiunsero il dirupo, si lanciarono verso il basso;  Horohoro tirò le ginocchia al petto e saltò, affidandosi completamente al suo snowboard e allo spirito che lo possedeva, con l’unico obiettivo di riuscire a raggiungere la ragazza che precipitava.

 

L’afferrò al volo prendendola in braccio e la sentì gridare.

Quando ricadde sulla scia di ghiaccio spostò i piedi perpendicolarmente in modo da frenare a attutire la caduta, ma l’impatto troppo forte gli fece perdere l’equilibrio e cadde, scivolando per qualche metro, con la ragazza stretta a sé.

 

Era lei.

 

I capelli scuri e morbidi, un profumo dolce… Era lei, come aveva saputo fin dall’inizio.

 

L’abbracciò e si rilassò in terra, con il battito cardiaco a mille, inspirando ed espirando affannato con lei distesa sul petto.

 

Shaeera strinse la giacca a vento dello sciamano, le sue braccia tremavano; tenne le palpebre serrate per qualche minuto, frastornata dall’impatto e dal susseguirsi rapido di eventi che non riusciva a riordinare. Quando si calmò aprì gli occhi e alzò la testa, mettendo lentamente a fuoco il volto del ragazzo. Horohoro le sorrise, le accarezzò i capelli e di nuovo si lasciò andare, sfinito, sulla lastra di ghiaccio.

 

«Horohoro?» Chiese lei cercando di rialzarsi.

Mettendo le mani in terra si accorse del ghiaccio sotto di lei e guardò il ragazzo interrogativa.

 

Lui si mise a sedere di malavoglia: «ti sei fatta male? Ti ho vista cadere e sono corso a salvarti.» Spiegò.

 

Cadere…

 

Pensò lei con un'invisibile smorfia. Non era caduta, l’aveva fatto di proposito.

Cercando di ingannare se stessa, convinta di potersi togliere la vita, ben sapendo che non era libera di fare quella scelta: la sua vita non era più in suo possesso, apparteneva ad Hao.

Era stata sciocca a commettere un gesto simile.

Aveva rischiato molto, se Hao avesse scoperto quel tentativo…

 

Si costrinse a sorridere al suo improvvisato salvatore: «sono scivolata…» sussurrò «… ma… questo?» Disse sfiorando con la mano il ghiaccio sotto di loro.

«E’ ghiaccio…» rispose Horohoro.

Lei abbozzò un sorriso ironico: «… lo vedo…».

 

Horohoro arrossì imbarazzato… stava di nuovo facendo una magra figura

 

Afferrò il suo snowboard e lasciò che Kororo ne uscisse.

Lei vide lo spirito e s’illuminò: «che carino!»

Horohoro la guardò stupefatto: «p-puoi vedere Kororo?»

«Certo! Oh, è meraviglioso!»

«Kkle!» Kororo ringraziò felice.

Horohoro rimase incantato a guardarla mentre giocherellava con il piccolo koropokkur, sorrideva e i suoi occhi verdi brillavano nella notte.

 

«Sei uno sciamano?» Fece lei risvegliandolo.

«Io…? Sì. Sono lo sciamano del ghiaccio. Non pensavo che anche tu…»

«Io non sono uno sciamano… », lo precedette Shaeera.

«Ma puoi vedere …»

«Sì... ed è davvero carino! Come si chiama?»

«Kororo»

«Kkle! Kkle!» Lo spirito confermò. Lei rise e Horohoro credette di toccare il cielo.

Poi, si mosse dalla sua posizione, tirandosi la gonna sotto le gambe, «fa freddo qui… » mormorò.

Horohoro balzò in piedi notando che si trovavano ancora sulla lastra di ghiaccio: «scusa! Non ci pensavo! E’ che …io ci sono abituato…» le allungò la mano per aiutarla ad alzarsi, arrossendo fino alle orecchie.

«Non c’è nulla di male, se questo è il tuo potere… » commentò lei afferrando la mano tesa.

Col suo aiuto si alzò e si pulì gli abiti. Poi lo guardò negli occhi: «sei strano», disse, «puoi controllare il potere del ghiaccio, ma le tue mani sono bollenti… »

«Le tue mani invece sono gelide.»

«Lo so.» Ammise lei pervasa da un’immensa tristezza, che però ricacciò velocemente nei meandri della mente scuotendo leggermente la testa.

Horohoro non lo notò, era preso da un desiderio intenso e quando lei alzò gli occhi a guardare i suoi, senza quasi accorgersene, unì le proprie labbra alle sue.

A differenza delle mani, erano calde, morbide, dolci.

Lei ricambiò il bacio, senza pensarci. Horohoro sentì il cuore pulsargli nella testa e il fiato mancare. Ma se per lui quel gesto era un’emozione unica, per lei era …un’abitudine.

Aveva imparato a non tirarsi indietro, a soddisfare ogni desiderio del suo padrone, sapeva cosa fare e sapeva farlo bene. Ma quella volta c’era qualcosa di diverso, lui …tremava.

Quando lei staccò le labbra subito la baciò ancora, senza darle il tempo di prendere fiato. La stringeva forte, quasi fosse terrorizzato dall’idea di separarsi.

Shaeera cominciò a divincolarsi per uscire dalla stretta: «devo andare», lamentò.

Horohoro strinse l’abbraccio fingendo di non sentire.

Lei inspirò profondamente puntando le mani sul suo petto per allontanarsi: «devo andare… farò arrabbiare qualcuno se non torno. »

 

«Io... », mormorò lui un istante prima di liberarla, «… io mi sono innamorato di te!» Confessò d’un fiato, impulsivamente, come se quella fosse la sua unica occasione per farlo.

 

Lei si scostò bruscamente, guardandolo con un’espressione indecifrabile.

 

Paura?…Sorpresa?…Rimorso?

 

«Non seguirmi…», farfugliò, «verrò io a cercarti.»

Quelle parole pronunciate in fretta, in tono indifferente, furono una stilettata al cuore del ragazzo, che rimase a fissarla con un groppo in gola mentre s’allontanava senza voltarsi.

 

«Non farmi aspettare, guarda che non ho pazienza!» Le gridò baldanzoso, come a voler esorcizzare il dolore, ma il dolore non s’attenuò.

 

* * *

 

Anna entrò spalancando la porta della stanza regale di Hao, la porta sbatté contro la parete e ritornò indietro chiudendosi alle spalle della ragazza.

«L’ha fatto di nuovo!» Esordì colma di soddisfazione.

Hao, per nulla sorpreso dal suo arrivo, osservò divertito l’ingresso nella sala e attese che lei lo avvicinasse. Quando fu ad un metro di distanza si guardarono in faccia a lungo, finché Anna non sopportò più il silenzio e sfogò la propria soddisfazione: «l’ha fatto di nuovo, è uscita anche questa notte!»

«Di chi parli?»

«Shaeera!» Un sorriso compiaciuto brillò sul volto dell’Itako.

Hao la scrutò serio, osservando i lineamenti decisi, le labbra rosse e gli occhi neri e carichi di orgoglio. Lei proseguì: «l’ho vista uscire la notte scorsa, e anche questa notte. Esce di nascosto, non so dove vada, ma se fossi in te non mi fiderei di lei così tanto!»

«Tu dici? E allora cosa dovrei fare?»

«Cacciarla, è ovvio.»

Lo sciamano mostrò un ghigno: «sei gelosa?»

«Non sono gelosa!» Scandì Anna trattenendo a stento l’indignazione: «sono qui per aprirti gli occhi, Hao! Quella è semplicemente una ragazza, dipende da te ma non sostiene, né comprende la tua causa, …e per questo non è affidabile!»

 

«Domani mattina sentirò la sua versione. Non c’è motivo di preoccuparsi ora.» Ribatté Hao in tono annoiato, «vieni a dormire…»

 

Gli occhi di Anna fiammeggiarono: «fa quello che ti pare, Hao! Ma poi non venire a piangere sulla mia spalla se i tuoi piani vanno storti!» Gridò uscendo dalla stanza così com’era entrata.

 

Piangere!?

 

Hao corrugò la fronte allibito: “Non venire a piangere sulla mia spalla!!”

 

Ma gli aveva davvero detto quella frase!?

 

Si sfilò il mantello con stizza.

 

Anna l’aveva trattato come… come un bambino!

 

No, peggio ancora…

 

L’aveva trattato come Yoh!!

 

Continua…

 

N.d.A.

 

Grazie mille a tutti i lettori!! Spero che la fic vi stia piacendo!

- x Ayko_Chan: grazie infinitamente per i commenti che lasci ogni volta che mi rendono felice e mi spronano nella scrittura! La fic è quasi finita, mancano più che altro dei dettagli, ma purtroppo non riesco ad essere tempestiva nell’aggiornare. Dispongo di poco tempo libero e a rallentare il tutto c’è la mia pignoleria per cui i capitoli non mi sembrano mai completi.

- x Simmy-Lu: che farei senza di te!? Grazie per le tue graditissime recensioni! Come ti ho già detto, scrivendo questa fic specialmente la personalità di Hao ha assunto una profondità che forse nel manga non è presente, e che è andata crescendo man mano che scrivevo… spero comunque che possiate apprezzarlo. Inoltre, hai ragione (ed è incredibile che tu l’abbia percepito!) è stato proprio un mito greco (anzi due) ad ispirarmi in alcuni momenti. Si tratta solo di idee vaghe e ampiamente rielaborate, ma credo che in certi capitoli ne traspaia l’atmosfera… mi dispiace non poterti svelare ora le fonti, …ma si tratta di esigenze narrative!! Presto lo farò! ^^

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Il burattinaio

Il burattinaio

Di Sihaya10

 

* * *

 

C'è sempre un grano di pazzia nell’amore,

così come c’è sempre un grano di logica nella follia.

 

F. W. Nietzsche, Così parlò Zarathustra

 

* * *


Capitolo 5

 

Era ancora mattina presto quando Shaeera sobbalzò vedendo Hao entrare nella sua stanza con un’espressione minacciosa sul viso. Si costrinse a non indietreggiare quando lui la raggiunse e, prendendole il mento tra l’indice e il pollice della mano destra, strinse forte la sua mascella.

Il suo sguardo era spaventoso.

Shaeera fissò terrorizzata la propria immagine riflessa nelle pupille dello sciamano.

Più lui stringeva la sua mascella, più il suo respiro si faceva ansante; le sfuggì un grido di dolore smorzato dall’orgoglio.

Hao si avvicinò ancora, tanto che lei poté sentire il suo fiato sulle labbra.

«Anna dice che non devo fidarmi di te…» sibilò.

Shaeera ebbe un brivido: «n-non c’è motivo… io …non ho mai tradito la tua fiducia.»

«Anna dice che esci di notte… di nascosto.»

 

Gli occhi della ragazza furono percorsi da un lampo di terrore che non sfuggì allo sciamano.

 

«Hai paura?»

«N-no…»

 

«Non mentire! Devo ricordarti perché sei mia debitrice?» Minacciò Hao stringendo di più il viso della ragazza e spingendola indietro.

 

«No! …A… Anna… ha ragione…» Shaeera inspirò profondamente e alzò la testa incrociando i suoi occhi «io a volte… vado nel bosco… lo faccio perché… mi aiuta a riflettere.» Disse il più fermamente possibile, affinché non sospettasse che qualcosa era stato taciuto.

 

Hao sogghignò. Ora sì che la riconosceva: terrore incombente dietro uno sguardo fiero.

 

«N-non arrabbiarti…» pregò lei, trovando il coraggio per alzare una mano ad accarezzargli una guancia. Un gesto dolce e carico di follia.

 

Pazza.

 

Hao si chinò istintivamente a baciare le sue labbra rosse. Prima sfiorandole, poi entrandogli con la lingua in bocca. Shaeera si aggrappò a lui e rispose al suo bacio con uguale intensità.

 

Folle umana che si concede ai capricci di un dio.

Che teme la sua rabbia ma non il suo potere.

 

Shaeera insinuò le mani gelide sotto il mantello del re, a toccargli il petto, per poi scendere ai pantaloni. Hao ebbe un brivido. L’afferrò per i capelli tirandoli indietro, scoprendole il collo e mordendo la sua pelle chiara.

Lei gemette aggrappandosi alla cintura dei suoi pantaloni e cominciando a slacciarla.

 

Ed io che, pur sapendo che vali tanto poco, non so trattenermi.

 

Lo Sciamano mormorò il proprio piacere e pose una mano sulla sua nuca della ragazza, spingendola in basso fra le gambe costringendola ad inginocchiarsi.

Un capriccio che di certo lei avrebbe soddisfatto.

 

«Ma che diavolo state facendo?!» Un grido nevrotico echeggiò nella stanza.

 

Hao spinse Shaeera lontano da sé. «Anna! Tu non dovresti essere qui!»

 

Uno sguardo omicida: «io ho libero accesso a tutto il palazzo!»

 

Hao non osò ribattere: «cosa vuoi?»

 

Anna sbuffò rimandando a più tardi lo sfogo per dare la precedenza a qualcosa di più importante.

«Mentre tu te ne stavi qui a dilettarti in squallidi giochetti» esordì la terribile Itako, «io ho scoperto qualcosa.»

 

Hao si fece serio: «che cosa?»

 

«Yoh è qui vicino.»

 

I suoi occhi s’illuminarono: «dove?!»

 

«Non lo so ancora. D’altronde non era compito mio scoprirlo… », rispose Anna con forte sarcasmo, indicando Shaeera con un cenno della testa, ma mantenendo gli occhi puntati su Hao.

Hao distolse lo sguardo da Anna e guardò la ragazza inginocchiata a terra, chiedendo spiegazioni.

 

« Io avevo alcune informazioni… » si difese lei. Poi sfidò Anna: «ma desideravo indagare più a fondo prima di credere a voci qualsiasi…»

Anna non si mosse, ma lei fu certa che non aveva apprezzato quell’osservazione.

 

«Che cosa hai saputo?» Chiese Hao all’Itako.

«Yoh, Horohoro, Ren e Ryu sono stati visti presso il villaggio in fondo alla vallata.»

 

«Horohoro?» Domandò Shaeera sorpresa.

 

Anna la guardò con aria impietosita: «Horohoro - lo sciamano del ghiaccio - Ren Tao e Ryonosuke - detto “spada di legno” - sono i seguaci di Yoh. Gli unici ancora in vita in grado di creare problemi… », spiegò senza risparmiarle una frecciatina sarcastica: «credevo che stessimo cercando la stessa persona!»

 

«Non sapevo che Yoh Asakura avesse dei compagni...» Shaeera tornò sulla difensiva.

E Anna continuò ad attaccare: «siamo in ottime mani… vero Hao?» Ironizzò guardando il compagno negli occhi e avvicinandosi a lui. «Mi chiedo come mai tu le abbia affidato questo compito… visto che ci sono cose che sa fare molto meglio…»

Hao strinse gli occhi in fessure: «va fuori.» Ordinò alla ragazza ai suoi piedi.

Shaeera s’alzò senza esitare ed uscì immediatamente, anche se si trattava della sua stanza.

 

Appena chiuse la porta, Hao guardò Anna minaccioso: «stai cercando di dirmi che sono stato imprudente ad affidarle questo compito?»

 

Anna non attendeva altro che essere provocata: «hai affidato a lei qualcosa che tu non sei riuscito a fare in cinque anni! Ad una qualsiasi… ad una che sarebbe dovuta essere già morta se non fosse per un tuo capriccio!» Accusò fiera. «Oh, no! Questa non è imprudenza, Hao, questa è  s t u p i d i t à!»

 

Lo sguardo dello Sciamano s’inacidì: Anna aveva oltrepassato il limite!

«Cambia tono quando parli con me!» Ordinò fra i denti.

 

«Io ti parlo come mi pare!» Fu la risposta.

 

Hao, deciso a non tollerare oltre quell’arroganza, si avvicinò all’Itako con grandi passi e l’afferrò per un polso.

 

Evidentemente non è ancora chiaro chi comanda qui. Vedrò di fartelo capire!

 

* * *

 

Non appena uscì dalla sua stanza, Shaeera si accorse che le sue gambe tremavano.

Aveva avuto paura.

 

Una paura… folle.

 

E di cosa, poi? Cosa poteva farle Hao?

 

Se anche avesse scoperto il gesto che aveva compiuto (invano) durante la notte, il peggio che poteva capitarle era che s’infuriasse a tal punto da spezzare le catene che la tenevano in vita, ma questo… Questo sarebbe stato un sollievo.

 

Quando aveva fatto quella scelta, quando aveva deciso di accettare la schiavitù in cambio della vita… Era stata una scelta istintiva.

 

L’aveva fatto per loro: per Sibilla e Tam, per la sua famiglia. L’aveva fatto per non rendere inutile la loro morte, per non rendere vani i loro tentativi di proteggerla.

 

All’improvviso il respiro venne a mancarle e la colse un dolore forte alle tempie; si morse le labbra per trattenere un grido. Si appoggiò alla parete con una mano, ma non riuscì a reggersi in piedi e crollò in ginocchio, comprendendo drammaticamente qual era la causa di quel malore improvviso.

Una verità sconvolgente che emergeva dall’oscurità dell’inconscio.

 

Era rimorso.

 

No. Non l’aveva fatto per la sua famiglia, ma solo per se stessa.

 

Egoista.

 

Perché, credendo di poter dimenticare il passato, non era stata capace di rinunciare alla vita.

 

Perché, semplicemente, non voleva morire a diciannove anni.

 

Ed ora si ritrovava ad affrontare un nemico troppo forte. Il potere che aveva non le serviva a nulla per combattere contro se stessa, contro un dolore e un rimorso dilaganti che la consumavano senza darle pace.

 

Ma…

 

Hao questo doveva saperlo!

 

Certo! Hao leggeva nella mente… Lui capiva!

 

Ma allora, perché…?

 

Lui sapeva quello che aveva fatto, probabilmente aveva sondato nella sua mente scoprendo ogni istante trascorso della sera prima.

 

… Perché non l’aveva punita?

     

Avrebbe potuto, ma non l’aveva fatto.

 

… Perché?

 

Probabilmente aveva visto anche Horohoro nei suoi ricordi e aveva colto l’emozione che aveva provato standogli accanto. Horohoro che aveva risvegliato un calore perduto, che diceva di volerle bene senza sapere con chi aveva a che fare.

 

Horohoro seguace di Yoh Asakura… Il peggiore tra i nemici del suo padrone.

 

Shaeera aveva cominciato a piangere senza accorgersene. Si asciugò con l’avambraccio le lacrime dal viso.

 

Cosa devo fare, ora?

 

Non poteva riferire tutto questo ad Anna. Anna sembrava una leonessa in agguato famelica, in attesa di un suo passo falso.

 

Anna è perfida.

 

Meglio non coinvolgere nessuno.

 

Fissò sotto ai suoi piedi il pavimento marmoreo color del ghiaccio, e all’improvviso ebbe un’idea. Sapeva come portare a termine il proprio compito senza l’aiuto di nessuno!

 

Avrebbe trovato Yoh, come voleva il suo padrone, e… Horohoro era un punto di partenza.

 

Qualcuno avrebbe sofferto, forse, ma non era importante ora che aveva trovato la sua soluzione.

 

Egoista fino in fondo e fedele solo a se stessa.

Perché non le rimaneva altro che quello.

 

* * *

 

Hao trascinò Anna per alcuni passi, poi la spinse sul letto della stanza di Shaeera.

Doveva imparare a portare più rispetto verso il suo Re!

 

Lei cadde sulle coperte, il suo sguardo era furioso: «non toccarmi!».

Hao salì sul letto e si chinò su di lei, bloccandole i polsi sopra la nuca.

Lei strinse i denti in segno di sfida e socchiuse gli occhi in fessure minacciose.

«Lasciami!» Ringhiò.

Hao non le diede ascolto. Era ancora eccitato da prima e non l’avrebbe lasciata andare.

La guardò intensamente. Dopotutto era la sua donna, questo era il modo in cui aveva accettato di stare al suo fianco. E lei lo sapeva. Per quanto facesse la testarda, era una cosa che sapeva fin troppo bene.

 

Anna dimenò le gambe cercando di colpirlo, ma lui rise della futilità di quel gesto.

Scivolando su di lei, premette il proprio corpo contro le sue forme. Con le labbra calde le sfiorò il viso e quando iniziò a morderle il collo, Anna sentì i propri muscoli tendersi e il respiro accelerare.

I capelli corvini e lunghi dello sciamano si erano sparsi su di lei, coprendole il viso. Un profumo dolciastro le arrivò alle narici, riportandola inaspettatamente indietro nel tempo.

 

Quegli odori …

 

… e quel calore …

 

Sembravano provenire da Yoh.

 

In fondo, lui ed Hao erano gemelli.

I loro cuori forse erano diversi, le loro menti agli antipodi, ma il loro corpo… Il profumo e il calore della pelle… Quelli erano identici.

 

Hao si fermò all’improvviso intuendo che qualcun altro era lì con loro, in quel momento.

Non lesse nella mente di Anna quelle sensazioni, poiché in essa ora vorticavano soltanto emozioni confuse. Non furono i suoi poteri di sciamano a fargli cogliere quella sfumatura, fu semplicemente il suo istinto.

 

«Di un po’…», mormorò allora con voce suadente, guardandola dritto negli occhi.

«Chi vuoi che sia oggi? Vuoi che sia Hao? …» lo sguardo si fece scuro e minaccioso «… O vuoi che sia Yoh?»

 

Anna sussultò.

Trattenne il respiro e i suoi occhi neri vibrarono, riflettendosi in quelli dello sciamano.

 

Lui ghignò perfido e scivolò con le sue mani sotto all’abito dell’Itako. Lo sfilò lentamente facendolo passare sopra alla nuca; lei non si oppose.

 

«Hao.»

 

Fu la risposta, dopo un lungo silenzio.

 

«Voglio che tu sia Hao… Yoh non esiste più.»

 

Il Re degli Sciamani si lasciò sfuggire una smorfia.

 

Non era vero.

 

Sapevano entrambi che Yoh esisteva ancora, ma…

 

Hao baciò Anna sulla bocca, avidamente, sentendo crescere il desiderio di quel corpo dalla bellezza statuaria. Con le mani percorse di nuovo la sua pelle, risalendo lungo le braccia fino ai polsi sottili e vi strinse le dita intorno.

Anna ebbe la sensazione che i suoi palmi le bruciassero la pelle, generando il pizzicore che accompagna una scottatura. «Ah!» Si lamentò.

 

Hao le lanciò un sorrisetto malizioso: « … stai già gridando e io non ho ancora fatto nulla … » disse e, sollevandosi da lei, le accarezzò i seni per poi scendere a baciarle il ventre.

Anna si morse il labbro inferiore, afferrò le coperte e inarcò la schiena all’indietro. Hao trovò estasiante quel movimento e scese ancora di più, continuando a baciarla.

 

Sì, Yoh esisteva ancora, … ma aveva perso tutto.

 

Pensò guardando Anna gemere per l’audacia dei suoi baci.

E quel pensiero … fu un piacere immenso.

 

Continua…

 

* * *

N.d.A.

 

X Ayko_chan: mi fanno sempre molto piacere i tuoi commenti!! Sono contenta che ti piacciano le frasi con cui concludo i capitoli, in effetti mi diverto molto a scriverle! ^^

X Lithia del Sud: anche se questa volta mi è servito più tempo, continuerò senza dubbio a pubblicare i capitoli!! Grazie del commento!!

X Simmy-Lu: thanx!! Sai che mi sono quasi commossa leggendo il tuo commento? Sono troppo felice che ti siano piaciuti i capitoli fino ad ora!! Ammetto che ho un po’ paura di sapere cosa penserai del seguito della trama… ma in ogni modo sta’ sicura che ci sarà un sacco di suspance!! ^^ E questo di certo ti piacerà!! Hehe…

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Il burattinaio

Il burattinaio

Di Sihaya10

 

* * *

 

- Abbiamo l’eternità, amor mio.

- Tu hai l’eternità. Io ho soltanto l’attimo presente.

F. Herbert, Messia di Dune

 

* * *

 

Capitolo 6

 

Hao inclinò la testa di lato e guardò Anna seduta sul bordo del letto, composta, ma con i muscoli tesi come corde di violino, le braccia allungate, i pugni stretti sulle ginocchia e lo sguardo basso.

Di solito quando Anna faceva la capricciosa in quel modo i motivi potevano essere due: o era arrabbiata, o non aveva il coraggio di chiedere qualcosa. In quel caso si trattava di entrambi, era facile indovinarlo anche senza leggere nei suoi pensieri.

Hao sorrise tra sé e sé: Anna era così divertente! Era divertente il modo in cui cercava di nascondere le emozioni trattenendo i muscoli dal contrarsi nervosamente.

 

«Anna…» La chiamò.

 

L’Itako lo guardò dapprima di sottecchi, con le labbra tese in un’espressione assente, poi parlò: « voglio tener d’occhio quella ragazza! »

 

Hao si sorprese: Anna aveva manifestato piuttosto in fretta la causa del suo malumore. Doveva averci rimuginato per tutta la giornata… e forse di più!

 

«Ma tu puoi farlo, non hai bisogno del mio permesso.» Commentò in tono leggermente provocatorio.

 

Anna lo guardò sospettosa.

 

«Tu puoi fare quello che vuoi, amore mio.» Aggiunse il Re sfoderando un sorriso raggiante.

 

Lei si alzò in piedi, decisa a non mostrare gratitudine verso quella concessione, poiché era convinta fosse un suo diritto. «Bene, allora vado a cercarla.» Disse allontanandosi a testa alta, con passo vittorioso; pensando già a come trovare Shaeera.

 

«Chiedi ad Opacho, ti aiuterà a cercarla!» Le suggerì Hao, mentre usciva della stanza, sicuro che avrebbe seguito il consiglio.

 

* * *

 

Per la terza notte consecutiva Horohoro era tornato presso il lago in cui aveva visto Shaeera per la prima volta, convinto che quella radura fosse l’unico luogo in cui poterla rincontrare.

Avvicinandosi allo specchio d’acqua, vide la propria immagine riflessa e gli venne voglia di fare il bagno. Senza pensarci troppo, si sfilò gli abiti lasciandoli sulla riva e mise uno dopo l’altro i piedi nel lago.

Era gelido.

Lentamente, avanzò verso il centro, dove l’acqua era un po’ più profonda e gli arrivava quasi alle spalle; trattenne il respiro e s’immerse.

Rimase sotto per un po’, sommerso dall’acqua e dai pensieri. Quando le tempie incominciarono a dolergli per il freddo e non riuscì più a trattenere il respiro, tornò in superficie. La sua testa azzurra sbucò fuori dall’acqua con tutti i capelli appiccicati sulla fronte. Stava cercando di sistemarli indietro, quando percepì una presenza alle sue spalle e si volse di scatto, spaventato.

Il cuore gli balzò in gola appena vide che si trattava di Shaeera.

 

«Ciao…» Sussurrò lei, dolce. Aveva le gote rosse per il freddo.

Horohoro notò i suoi capelli asciutti e pensò che dovesse essere appena arrivata. Era di poco più bassa di lui e l’acqua le copriva quasi le spalle, ma era troppo limpida per nascondere le sue forme e la sua pelle nuda.

Nel tentare di rispondere al suo saluto, scoprì di essere privo di voce.

 

Fra loro c’erano soltanto pochi centimetri ed inaspettatamente lei coprì quella distanza, appoggiandogli entrambe le mani sul petto e alzandosi in punta di piedi, per regalargli un bacio a fior di labbra.

Horohoro ebbe l’impressione che il terreno cedesse sotto ai suoi piedi e rimase a fissarla incredulo, senza parole, con la bocca semiaperta.

 

«Scusa, se ti ho fatto aspettare… » Sussurrò lei, guardandolo colpevole, dal basso verso l’alto. Poi lo sorprese di nuovo, baciandolo una seconda volta, rapida.

Lo sciamano, per il quale lo scorrere del tempo sembrava essersi arrestato, così come il battito cardiaco, la strinse in un abbraccio istintivo. Percependo il corpo di lei che premeva morbidamente contro il suo, fu percorso da un’ondata di calore; sentì salire l’eccitazione e nascose il viso accaldato sulla sua spalla, fra i capelli neri.

Lei attese un poco, prima di liberarsi lentamente dall’abbraccio; quindi lo prese per mano e lo condusse con sé fuori dall’acqua.

Lui la seguì senza porsi domande, inebetito, come in un sogno.

 

Uno accanto all’altra, si distesero sulla sponda. Poi Shaeera si mosse sopra di lui, e lo baciò in un modo così tenero che il ragazzo chiuse gli occhi temendo di risvegliarsi dall’illusione.

 

« … Io ti amo … » Confessò all’improvviso, spontaneo, sulle sue labbra, compiacendosi del suono stesso delle proprie parole; esse lo sedussero e lo eccitarono. Come stava facendo lei, con quelle mani sottili che esploravano il suo corpo; con i capelli scuri che sfioravano la sua pelle e con la bocca che scivolava sul suo petto, e risaliva alle spalle, al collo…

 

Ricevette un altro bacio.

 

Lo sciamano smise di chiedersi se quello fosse un sogno o la realtà e di nuovo dichiarò il proprio amore.

E lei lo baciò.

 

Lo baciò ancora… e ancora…

 

Ogni volta che lui ripeteva la sua estemporanea confessione, lei lo baciava chiudendogli le labbra, come in un gioco puerile.

Fino a quando divenne impossibile continuare a giocare.

Allora, senza attendere, senza pensare, si unirono e fecero l’amore muovendosi al ritmo dolce che lei dettava e che, lentamente, divenne più aspro finché l’estasi li travolse. Impetuosa, percorse i loro corpi sudati e bagnati, e poi fugace, li abbandonò ancora ansimanti, uno accanto all’altra.

 

Horohoro, febbricitante, si distese con la schiena sul terreno umido e il viso rivolto verso il cielo.

Attese con calma che il battito del cuore rallentasse e il respiro ansante s’affievolisse. Inspirò a pieni polmoni l’aria salubre della notte, poi guardò Shaeera e le sorrise.

 

«Ti amo.» Sospirò per l’ennesima volta.

 

Volgendo di nuovo lo sguardo alle stelle, pensò che qualcuno avrebbe biasimato quella sua impulsività, ma a lui non importava: era quello che provava.

E nemmeno il silenzio di lei lo preoccupava, avevano parlato i gesti, i movimenti, il suo ansimare arrendevole.

 

«Ti amerò sempre.» Ribadì infantile. Insistente.

 

Allora lei, paziente, si sollevò appoggiandosi su un gomito e si voltò verso di lui per baciarlo ancora una volta; l’ultima volta, prima di addormentarsi.

 

* * *

 

Quando Shaeera aprì gli occhi non era nemmeno l’alba; il cielo stava assumendo un colore più chiaro sulla linea dell’orizzonte, ma le stelle brillavano ancora nel blu.

Si mosse leggermente sollevandosi dal fianco di Horohoro, ancora profondamente addormentato. La giacca che lui le aveva messo addosso per tenerle caldo scivolò scoprendole spalle. Lei accarezzò l’indumento e si chiese quale dei due, se il tessuto o il corpo del ragazzo, fosse la vera sorgente di quel tepore.

 

Studiò il sonno di Horohoro e le sembrò sereno, quindi ripose la sua giacca sul terreno accanto a lui.

Si alzò in piedi e all’improvviso rabbrividì, percependo la temperatura reale di quella notte.

Guardò nuovamente il ragazzo e decise di non esitare più.

Andò a raccogliere i propri abiti poco distante e li indossò. Poi, silenziosamente, si allontanò dalla radura inoltrandosi nella foresta.

Camminando con passo lento, attenta a non fare rumore, calpestava il sottobosco rigoglioso, illuminato qua e là da una fioca luce rosea, segno che il sole stava sorgendo.

Non percorse molta strada che fu costretta a rallentare e ad appoggiarsi al tronco di un albero.

Un nodo le aveva stretto la gola e invocò tutta la propria forza d’animo per scioglierlo: non era il caso di lasciare che uno stupido senso di colpa ostacolasse i suoi piani…

 

Continua…

 

* * *

 

N.d.A. Capitolo corto, lo so, ma vi giuro che scriverlo è stata veramente dura. E’ stato faticoso cercare di non essere troppo banale, ma più di tutto si è rivelato difficile trovare il modo di trasmettervi una sensazione ben precisa. Spero di essere riuscita nel mio intento, anche perché con questo capitolo si chiude un po’ la cornice del quadro che ho in mente e col prossimo la trama inizierà a complicarsi.

 

X Lady Antares DL: oh-santi-numi… sono super commossa!! Un tuo commento ç_ç Oh cielo! Quando l’ho visto m’è venuto quasi un infarto per la gioia! Davvero, non avevo nemmeno il coraggio di sperare che tu commentassi una mia indegna fanfiction! Sono contenta che tu abbia scelto questa perché è l’ultima che ho scritto e decisamente la più impegnativa.

Grazie infinite e… beh… non chiamarle inezie! Se noti qualcosa che non va non farti scrupoli a dirlo! Sii schietta perché io non mi faccio problemi: da te posso solo imparare!^^

 

X Ayko-chan: ogni giorno!? Che onore!! ^//^ Sono davvero contenta che ti piaccia, ci ho lavorato e ci sto lavorando tanto e sapere che l’apprezzi così è davvero una grande soddisfazione e un incentivo a fare del mio meglio!

Sì sì, ho grandi progetti!! ^^ La mia mente malata si è impegnata molto nell’ordire questa trama…

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Il burattinaio

Il burattinaio

Di Sihaya10

 

* * *

 

It takes your enemy and your friend, working together, to hurt you to the heart;

the one to slander you and the other to get the news to you.

 

M. Twain, Following the Equator

 

* * *


Capitolo 7

 

Horohoro strinse le palpebre infastidito dalla luce diffusa del mattino. Sbadigliò e si mise a sedere ancora assonnato e sognante, in balia degli odori e dei sospiri della notte trascorsa.

Osservando il piccolo lago vide i meravigliosi colori che l’acqua assumeva: quel luogo era tanto incantevole di notte, quanto di giorno!

Sbadigliò di nuovo e si stirò allungando le braccia.

Guardandosi intorno si accorse, suo malgrado, che Shaeera non era accanto a lui. Immaginò che si fosse allontanata per un po’, così si avvicinò al lago e si lavò il viso con l’acqua fresca, poi indossò i suoi abiti ancora sparsi sulla sponda; quindi, non vedendola tornare, decise di cercarla.

Cercò tutt’intorno alla radura, anche se in cuor suo sapeva che non l’avrebbe trovata.

 

Dopotutto era scappata ogni volta che si erano incontrati, perché non farlo anche questa volta?

 

Un cinguettio vivace lo accolse fra gli alberi, accompagnandolo all’interno del bosco.

 

Perché questa volta… le cose erano diverse.

 

Un nodo si formò in gola al ragazzo che si appoggiò sconsolato ad un albero. Sorrise amaramente.

 

Diverse in che modo? Diverse … per chi?

 

Improvvisamente qualche goccia cominciò a cadere fra le foglie, in terra e sul suo viso. Horohoro scrutò il cielo fra le fronde degli alberi e notò che si stavano addensando nubi scure quanto il suo umore. Non che avesse qualcosa in contrario con la pioggia, ma quel temporale imminente gli parve il presagio di una pessima giornata.

 

* * *

 

Ren accelerò il passo scorgendo un temporale all’orizzonte che avanzava rapido verso il villaggio. La sorte era stata crudele con lui quel giorno. Aveva lasciato che pescasse quel maledetto bastoncino lungo due centimetri più degli altri, costringendolo ad andare a fare la spesa: il più degradante tra tutti i compiti che avesse mai svolto.

Il suo spirito, Bason, lo seguiva fluttuando silenzioso, incerto se parlare o lasciarlo in pace, temendo una terribile rappresaglia.

 

«Bason!»

«Sì!» Scattò sull’attenti.

«Quale diavolo è il negozio di alimentari!?»

«Qu-quello, credo….» Lo spirito indicò una vetrina sul lato destro della strada.

«Bene.» Grugnì il suo padrone, incamminandosi verso l’ingresso.

Stava per varcare la porta scorrevole quando una ragazza che accompagnava per mano una bambina, uscì venendogli incontro. La bambina, che camminava tutta intenta a leccare un gelato, veniva dritta verso di lui e lo costrinse a cedere il passo. Ren la fissò vendicativo con la precisa intenzione di fulminarla con il solo sguardo, ma quando lei alzò innocentemente gli occhi, il suo cuore perse un battito.

 

Ma questa è…

 

… E’ Opacho!

 

Che cosa diavolo ci fa qui?

 

Il tempo di imprecare mentalmente e di alzare lo sguardo verso la ragazza che accompagnava la piccola e si ritrovò di nuovo il cuore in gola: la ragazza con Opacho era la stessa dell’altro giorno!

 

La ragazza di Horohoro!

 

I loro occhi s’incrociarono per un istante solamente, ma sufficiente per permettere ad entrambi di riconoscersi.

Shaeera strinse forte la mano di Opacho.

 

Non così presto! Pensò allontanandosi con passo veloce e trascinando la piccola con sé.

 

« Perché è troppo presto? » Le domandò Opacho smettendo di leccare il gelato.

 

Lei si bloccò nel mezzo della strada. Guardò la bambina ad occhi sbarrati, sicura di non aver parlato.

 

Opacho poteva leggere nei suoi pensieri?!

 

Cercò di convincersi che non era possibile, ma si rese conto che aveva paura di lei.

 

« Opacho… io devo andare… » Disse in fretta.

« Hai promesso che mi avresti accompagnato. » Le ricordò la piccola; non si trattava di una lamentela ma di una semplice constatazione.

« Lo so », ammise Shaeera, « ma… devo fare una cosa urgente… non posso aspettare…»

«A lui non piacerà…» Era chiaro che parlava di Hao, anche se Opacho non aveva fatto il suo nome.

Shaeera s'inginocchiò davanti a lei, le prese le spalle e la guardò negli occhi con fermezza: «lasciami andare, non ho molto tempo…».

Forse Opacho poteva leggere nella sua mente ogni cosa, ma lei per cautela, non aggiunse spiegazioni.  «Ti prego…», supplicò.

La bambina la guardò con occhi ingenui, ma in realtà aveva capito molto più di quel che Shaeera potesse immaginare.

«Va bene ti aspetterò qui…» Accettò, e così dicendo si sedette a gambe incrociate nel mezzo della strada, continuando ad assaporare il suo gelato.

 

Ren non assistette a tutta la scena, né sentì le parole del loro discorso, l’unica cosa che gli importava era che fra quelle due c’era un legame.

«Bason!» Richiamò il suo spirito che si accingeva ad entrare nel negozio.

«Si!» Di nuovo il guerriero scattò sull’attenti.

«Andiamo!»

«Ma… la spesa…?»

«Lascia perdere la spesa!» Ordinò. «Devo trovare Horohoro! Ci sono un sacco di cose che quel traditore dovrà spiegarmi!»

 

Traditore?!

 

Bason notò gli occhi fiammeggianti del proprio padrone: era inviperito!

 

* * *

 

Lungo il sentiero che portava alla foresta, Ren marciava rabbioso, borbottando insulti all’ignaro Ainu e tendendo la lancia davanti a sé, pronto a distruggere qualsiasi cosa tentasse di ostacolarlo. Non dubitò nemmeno un istante di poter trovare lì lo sciamano del ghiaccio.

 

Di certo è nel bosco!

 

Ren roteò la lancia potando un indifeso cespuglio, la cui colpa era quella di aver lasciato che i propri rametti invadessero il sentiero sterrato, poi alzò lo sguardo davanti a sé, seguendo la strada fino al punto in cui s’inoltrava tra gli alberi.

 

Horohoro è sempre nel bosco! Specialmente quando ci si deve occupare della spesa!

 

Il cinese non fece in tempo a terminare il pensiero che l’incriminato sbucò dal fitto degli alberi. Immediatamente si arrestò vedendo Ren andargli incontro, armato.

 

Un rombo di tuono echeggiò nell’aria.

 

«Ren! Che cosa ci fai qui?!»

Lo sguardo del cinese era minaccioso quanto il cielo: «sei un traditore!» Accusò.

Horohoro sgranò gli occhi: «…e tu sei un deficiente!» Ribatté, facile alla provocazione.

 

Ren soffiò dalle narici come un toro infuriato e andò dritto al punto: «che cosa hai fatto nella foresta tutta notte?!»

Horohoro diventò rosso come un peperone: « non sono affari tuoi! »

« Aspettavi quella ragazza, vero? » Sbuffò Ren, sarcastico.

Ad Horohoro andò di traverso la saliva e cominciò a tossicchiare.

« Beh… oggi non verrà! » Lo rassicurò Ren mostrando grande soddisfazione.

« E… E tu cosa ne sai?! Per tua informazione noi… » Horohoro esitò un istante imbarazzato e Ren non gli permise di proseguire: puntò la lancia contro il suo sterno, pronto a  combattere.

 

«Dì un po’… lo sapevi che la tua bella appartiene al team di Hao?»

 

«Ma che cavolo vai dicendo!? Come ti salta in mente una cosa del genere!?» Rise Horohoro.

 

«Non fare il finto tonto! L’ho vista con Opacho…»

 

Con … Opacho!?

 

Horohoro credette per un attimo che la lancia di Ren lo avesse trapassato.

L’istante dopo aveva già ripreso sicurezza: « Avrai avuto un’allucinazione! …Oppure lo dici perché sei invidioso… » Sogghignò.

« Non ho avuto nessuna allucinazione.» Sillabò il cinese (sorvolando sulla questione dell’invidia) «ci vedo perfettamente, e ho visto quella ragazza con Opacho! »

Poi spostò la lancia dallo sterno alla gola del compagno: «smettila di difenderla. Hai deciso di venderti al nemico?!»

 

In quel momento Horohoro ebbe paura. Non di Ren, ma delle sue parole.

 

“Smettila di difenderla.” Cominciava a temere che l’amico dicesse il vero.

 

«Forse… si trattava di un’altra persona…» Tentennò.

«Ho detto che ci vedo benissimo!»

Horohoro strinse i pugni: «ma… forse… Di certo c’è una spiegazione per questo!»

«Certo che c’è una spiegazione Horohoro!» Ribatté Ren «ma non è quella che credi tu!»

 

Di nuovo il tuono si fece sentire e grosse gocce d’acqua incominciarono a cadere, sempre più fitte.

 

Lo sciamano dai capelli blu dapprima corrugò la fronte, nervoso, poi cominciò a ridacchiare: «stai dicendo un sacco di balle! Se volevi batterti con me bastava dirlo! Questi giochetti psicologici sono armi da vigliacchi!» Gridò, sfilando l’Ikupasui dalla sua custodia.

 

Ma una voce alle sue spalle gli impedì di proseguire: «il tuo amico ha ragione.»

 

Horohoro si voltò con il cuore in gola poiché l’aveva riconosciuta: «S-Shaeera!» Balbettò.

 

«Il tuo amico non si sta sbagliando …» ripeté lei con freddezza, «… la piccola Opacho era con me fino a poco tempo fa.»

 

La verità tolse il respiro al povero Ainu che boccheggiò indietreggiando di un passo.

 

«Siamo venute al villaggio per trovare una persona…» continuò Shaeera scostandosi i capelli dietro le orecchie e avanzando verso i due sciamani. L’espressione sul suo viso era insondabile.

 

«…Si chiama Yoh Asakura… Lo conoscete?»

 

Continua…

 

* * *

 

X Dana: ecco il nuovo capitolo ... spero che tu non stia meditando di uccidermi o cose simili, ma dovevo proprio sospendere qui!! Prometto che farò tutto il possibile per pubblicare il prossimo al più presto!

 

X Shark Attack: oh grazie! Grazie del bellissimo commento lo ritengo davvero prezioso! Avevo paura quando ho iniziato a pubblicare questa fic, perché ci ho messo tantissimo impegno per scriverla e temevo che non piacesse a nessuno! Spero che continuerai a leggerla e che non ti deluda!


X Ayko_chan: grazie per la tua presenza costante! Ogni volta che commenti mi rendi felice e mi carico un sacco!^^ Perchè ho scelto Horohoro? Mh, dunque … devi sapere che all’inizio, quando era ancora solo nella mia testa, la trama di questa fic era molto diversa da quella che leggi ora, e come protagonista, al posto di Horohoro avevo scelto Ryu. Poi ho incominciato a scrivere ma, nel tentativo di rimanere “In Character”, il personaggio di Ryu mi appariva sempre troppo banale, un po’ come lo vedevo nel manga. Mi annoiavo a scrivere di lui e mi annoiava la trama, così ho accantonato la fic per un po’. Quando l’ho ripresa la prima cosa che ho pensato è stata che con Horohoro potevo fare di meglio, così ho cambiato il protagonista, e di conseguenza, spontaneamente, è cambiata anche la trama diventando forse un po’ più complicata, ma decisamente più stimolante da scrivere. Da perfida autrice, direi che Horohoro mi è sembrato perfetto per farlo soffrire, perché ha un carattere molto intenso. Inoltre è il mio personaggio preferito ^.^ (dopo di lui vengono Hao e Yoh, ugualmente protagonisti di questa fic!) e ... cosa c'è di più divertente che scrivere dei propri personaggi preferiti?!

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Il burattinaio

Il burattinaio

Di Sihaya10

 

* * *

 

“ … E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. ”

dal film Blade Runner (Regia di Ridley Scott)

 

* * *

 

Capitolo 8

 

Una figura dallo sguardo inquietante nascosto da lunghi capelli fradici e neri come il petrolio camminava fiera fra le strade del villaggio, stretta nel suo mantello, sotto la pioggia scrosciante, diretta verso un batuffolo di capelli ricci appallottolato nel mezzo della strada.

 

«Opacho…»

 

La bambina mosse le palpebre appena sentì pronunciare il proprio nome. Si stropicciò gli occhi, sbadigliò e si alzò a sedere. Si era addormentata lì, nel centro della strada principale, dopo aver mangiato il suo gelato, senza accorgersi che aveva cominciato a piovere e che tuttora era sotto all’acqua, inzuppata dalla testa ai piedi.

 

«Oh, Hao-sama…» mormorò in tono dispiaciuto.

Hao la osservò con un curioso sorriso: «ti sei addormentata.»

«Mh…», ammise lei con un cenno della testa, «mi dispiace…»

«Non ha importanza….» Disse Hao tendendo la mano destra alla bambina.

«Shaeera è andata nel bosco…» raccontò Opacho prendendo la mano del ragazzo «…credo che Anna l’abbia seguita…»

Il re degli Sciamani le sorrise e, stringendo le sue dita morbide, l’aiutò ad alzarsi in piedi e la trascinò sotto al mantello, riparandola dalla pioggia. «Andiamo, faremo a tutti una bella sorpresa…» gioì.

 

* * *

 “…Si chiama Yoh Asakura, lo conoscete?

 

Le parole di Shaeera rimbombavano nella testa di Horohoro, ripetendosi all’infinito, accavallando i suoni e le sillabe in una danza crudele, sotto la pioggia battente.

 

Dunque era stato ingannato: era stato lo strumento di Hao per arrivare a Yoh!

 

Guardava incredulo la ragazza; incapace di accettare la realtà davanti ai propri occhi. Il suo respiro era un affanno e gli impediva di parlare.

Quella voce atona non poteva essere la sua. Quello sguardo e quegli occhi inespressivi e gelidi più del ghiaccio non le appartenevano!

 

«Se mi dici dove posso trovare il tuo compagno, non ti creerò altri problemi…» Fece lei.

 

A Horohoro parve di poter toccare i pensieri di Ren al suo fianco: “Te l’avevo detto!

E sentì il petto bruciare, come se un ferro incandescente gli imprimesse sulla pelle il marchio dell’umiliazione.

 

«Tu ... mi hai ingannato, mi… mi hai usato!» Disse a denti stretti. Le sue parole erano cariche di frustrazione.

«Io non ti ho mai ingannato… Sei tu, Horohoro, che hai visto solo quello che volevi vedere.» Rispose lei freddamente, sbriciolando quel poco che rimaneva del suo orgoglio.

 

Il temporale si fece di nuovo sentire, squarciando il cielo con un lampo e tuonando nell’aria.

 

Ren, stanco di aspettare una mossa da parte dell’Ainu, decise di agire al posto suo e puntò la lancia verso la ragazza: «se vuoi Yoh, dovrai prima sconfiggerci!»

Lei lo guardò e spalancò le braccia: «ma non ho armi per combattere…» fece notare con un tono terribilmente ingenuo. Coi capelli e gli abiti tutti fradici pareva un agnellino indifeso.

 

«Meglio!» Esultò Ren «…così sarà più facile batterti!»

Horohoro sentì lo stomaco contrarsi. Alzò una mano a trattenere il cinese: «NO!»

I due si sfidarono con lo sguardo. Ren strinse i pugni impaziente ma non ebbe il coraggio di opporsi: gli occhi del compagno erano pieni di disperazione.

 

«E’ questo che fa Hao?! Manda i suoi soldati allo sbaraglio?» Domandò Horohoro.

 

Shaeera lo guardò contrariata: «non sono qui per conto di Hao. E non sono un suo soldato.»


«No? E allora chi saresti?»

 

«E che importanza ha?!» Intervenne Ren sperando di far rinsavire il compagno: «fa parte comunque dei seguaci di quel bastardo!» Gridò e un istante dopo invocò lo spirito di Bason per raggiungere l’Oversoul, incapace di trattenersi oltre dall’attaccare quello che, ai suoi occhi, era solamente un nemico. Grazie all’abbondante umidità nell’aria sapeva di essere in vantaggio; la sua lancia fiammeggiò posseduta dallo spirito e fece per scagliarsi contro di lei.

Horohoro non fece nemmeno in tempo a reagire per fermarlo, che l’amico crollò a terra senza aver fatto nemmeno un passo. Lo vide tentare di alzarsi in piedi, ma le sue gambe tremarono e ricadde in ginocchio.

 

«Ren!» Chiamò allarmato, «Ren … REN! Che ti succede?!»

 

Il compagno era inginocchiato a terra e si teneva la testa fra le mani.

 

Non muoverti!

 

Un grido strideva insistente nella sua mente privandolo d'ogni forza. Strinse i denti per non urlare.

 

Non muoverti!

 

Quella voce acuta sembrava dilaniargli le membra. Ogni muscolo del suo corpo era completamente fuori controllo. Soltanto le mani potevano abbracciare la nuca cercando invano di alleviare il dolore.

 

«Falla tacere! Falla smettere!» Gridò il moro accasciato in terra, supplicando lo sciamano del ghiaccio, il cui sguardo interrogativo saltava da lui alla ragazza e viceversa, senza capire.

«Cosa ti sta succedendo Ren!» Domandò all’amico.  «Cosa gli hai fatto?!» Urlò a Shaeera.

 

Su di loro la pioggia continuava a scrosciare, inzuppando gli abiti e inondando il terreno.

 

Non muoverti!

 

Ren sentì il proprio corpo schiacciato a terra, le gambe e le braccia sempre più pesanti, quasi dovesse sprofondare nel fango.

 

«Esci dalla mia testa! ESCI DALLA MIA TESTA, MALEDETTA!» Gridò.

 

Horohoro guardò Shaeera pieno di rancore, ancora faticava ad accettare la verità: «tu… tu chi sei?!»

«Mi conosci.» Rispose sicura la ragazza. I suoi occhi e le sue parole non mostravano alcun sentimento.

«NO!» Gridò il ragazzo in una disperata ribellione al dolore che gli pesava sul cuore come un macigno, «tu non sei quella che ho conosciuto!»

 

Un sogghignare perfido e una voce graffiante giunsero di sorpresa alle spalle di Shaeera, interrompendo il confronto tra i due: «allora avevo ragione. Le cose sono più intricate di quel che sembra!»

 

Grazie a quell’improvvisa interruzione, Ren trovò finalmente sollievo e la voce nella sua mente smise di tormentarlo. Di nuovo padrone di se stesso non perse tempo e strinse la lancia nella mano destra rimettendosi in piedi; ma quando alzò lo sguardo davanti a sé, rimase impietrito a bocca spalancata.

Horohoro sembrava nello stesso stato catatonico.

 

Shaeera si guardò alle spalle, riconoscendo la voce che li aveva sorpresi: «Anna!» Esclamò nervosa, «t-tu cosa ci fai qui?!»

 

Anna ignorò la domanda e le passò accanto, superandola, avanzando incurante dell’acqua che le bagnava i capelli e appiccicava gli abiti al suo corpo esile. Si fermò a metà strada tra lei e i due sciamani; lì, divaricò le gambe e incrociò le braccia sul petto scrutando i presenti uno ad uno.

 

Nessuno parlò.

 

Per diversi secondi solo il temporale fu padrone; finché Horohoro spezzò il silenzio: «a-allora sei davvero una di loro… sei al servizio di Hao…» mormorò rassegnato, parlando più con se stesso che con Shaeera. Ren sbuffò: finalmente si è convinto!

 

«Ti sbagli. Non è al servizio di Hao, lei appartiene a Hao» sottolineò Anna «per la precisione … è la sua puttana.»

 

La sua…

 

C o s a?! Horohoro spalancò gli occhi sconcertato. Fu un colpo al cuore. 

 

Ren scrutò l’Itako: una nota aveva incrinato la sua voce. Gelosia?

 

Shaeera non si scosse per la frase di Anna. Guardò Horohoro dritto negli occhi e le sue labbra si tesero lievemente in un sorriso complice: «indicami dov’è Yoh.» Ordinò.

 

Lo sciamano del ghiaccio scosse la testa: « No. Sono uno stupido, ma non un vigliacco! Non tradirò i miei compagni!»

 

«Lo farai. Ogni cosa ha il suo prezzo…» Affermò lei, e quelle parole furono un violento pugno nello stomaco che Horohoro non ebbe nemmeno il tempo di incassare, poiché una nuova interruzione giunse inaspettata.

 

«Non avere fretta, Shaeera. Ora che hai stanato i suoi amici, vedrai che anche Yoh uscirà presto dal nido…»

 

Un’altra interruzione. Un’altra voce.

Profonda. Sicura. Terribile.

 

«HAO!» Fu il grido unisono dell’Ainu e di Ren.

 

«Finalmente ci rivediamo.» Il Re degli Sciamani regalò loro un sorriso di scherno.

 

«Maledetto! Ti ucciderò con le mie mani! ORA!»

 

«Calma la tua furia, Ren Tao. Non sono qui per combattere…» Lo arrestò Hao. «Vengo a recuperare ciò che mi appartiene…»

E così dicendo cinse la vita di Shaeera in un abbraccio possessivo e l’istante dopo, insieme con Anna e Opacho, scomparve davanti ai loro occhi.

 

Lasciandoli soli, sotto la pioggia incessante, sovrastati da un cielo tetro e freddo; in balia di ira, frustrazione e umiliazione: una miscela che avvelena il sangue.

Ren strinse i pugni talmente forte che le sue braccia cominciarono a tremare.

Gli occhi di Horohoro si velarono di lacrime.

 

Continua…

 

* * *

 

Grazie infinite a tutti per i commenti!

 

X Ayko_chan: grazie!! Sono contenta che ti sia piaciuto il colpo di scena, ma se consideri il capitolo 7 un colpo di scena … non so come potrai chiamare i prossimi! ^^” Spero che continuerai a leggere e ad apprezzare questa fic!

 

X Dana: ehm, chiedo perdono, ma temo che il peggio debba ancora venire (è che proprio mi diverto a lasciare i capitoli in sospeso!).

 

X Shark Attak: non sono certo i pochi minuti che impiego a ringraziarti che mi fanno perdere tempo e mi impediscono di aggiornare!! ^^ Figurati! Quindi: grazie ancora!

 

X Simmy-Lu: grazie per i comments!!! Sono troppo felice che ti piaccia la fic!! Anna e Shaeera sono personaggi contorti e contradditori, di solito impiego un sacco di tempo a scrivere le loro parti, anche Hao è incasinato, di lui riesco a scrivere solo quando sono molto ispirata! I capitoli 7 e 8 inizialmente erano uniti, ma poi ho deciso di separarli: credo che lo scarso spessore di Horohoro nello scorso capitolo, fosse dovuto anche al fatto che a lui toccava entrare in gioco in questo. Fammi sapere se la cosa è migliorata! In ogni modo … prometto che mi impegnerò nel dare a Horohoro … tutta la profondità che merita!! ( @_@ … mi chiudo in un pietoso silenzio … )

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Il burattinaio

Il burattinaio

Di Sihaya10

 

* * *

 

Sapevo che tutto ciò che mi davi, maestro, era solo perché a te non serviva più.

E sapevo anche di essere solo un tuo giocattolo.

Hazuye Minekura, Saiyuki #9

 

* * *

 

 

Capitolo 9

 

Ren, Horohoro, Ryu, e Yoh, riuniti insieme nella camera da letto della locanda in cui alloggiavano, si guardarono l’un l’altro in silenzio per diverso tempo.

Horohoro, spogliatosi degli abiti bagnati, sedeva sul letto a gambe incrociate, con le braccia tese e le mani strette sulle caviglie; teneva un asciugamano steso sulla testa china e aveva l’aria di un cane bastonato. Ren era in piedi appoggiato ad una parete; non si era preoccupato di cambiarsi, né di asciugarsi e dai suoi vestiti cadevano grosse gocce d’acqua che finivano con l’accumularsi in una pozza sempre più grande sotto ai suoi piedi. Più cupo che mai, lanciò un’occhiata fuori dalla finestra attraverso i vetri rigati dalla pioggia: il temporale si era acquietato, ma una pioggia leggera continuava a cadere ormai da ore. Ryu, seduto su una seggiola rivolta al contrario, con il mento appoggiato sopra alle mani intrecciate sullo schienale, guardava i compagni muti e preoccupati. L’unico che come sempre sembrava sereno era Yoh. Nonostante Horohoro e Ren avessero descritto il loro incontro con Hao, il ragazzo continuava a starsene beatamente sdraiato sul letto, con le braccia dietro la nuca, e un sorriso tenero sul viso. Non solo non era agitato, ma non sembrava nemmeno sorpreso, come se conoscesse in anticipo quanto era stato appena raccontato.

Probabilmente non avrebbe potuto conservare quella calma se i due ragazzi avessero parlato anche di Anna, e Ryu pensò che era stata una buona idea tacere quel dettaglio (se lo si poteva considerare un dettaglio…).

 

Quando Ryuaveva visto comparire nel vialetto d’entrata Horohoro e Ren inzuppati d’acqua, era corso loro incontro ed era stato messo immediatamente al corrente dell’accaduto, scoprendo che Ren aveva già deciso da solo di nascondere a Yoh la presenza di Anna. Non per la sensibilità di evitare a Yoh una sofferenza, ma con un motivo più pratico: ora più che mai era necessario che Yoh si concentrasse al massimo sugli allenamenti.

 

Dopo un lungo silenzio fu proprio l’Asakura a parlare. Un particolare dell’accaduto lo aveva interessato più degli altri: «Ren, questa ragazza di cui parli… credi davvero che fosse la sua voce nella tua testa?»

Ren lo guardò serio: «sì. Non so spiegare come… mi impediva di muovermi, controllando i miei pensieri… credo.»

Yoh spostò l’attenzione su Horohoro che continuava a rimanere in silenzio a testa china; non aveva aperto bocca sin dall’inizio. Poi guardò di nuovo Ren: «era una suggestione?»

«Non ero paralizzato dalla paura, se è questo che intendi!» Si stizzì Ren. L’orgoglio gli rendeva difficile ammettere la sconfitta, ma anche lui, come Yoh, desiderava capire: «i muscoli mi facevano male e non rispondevano al mio volere!»

 

«Se dobbiamo scontrarci con un potere come quello sarà un problema…» constatò Ryu sfornando una serie di domande tutte ugualmente preoccupanti: «credi che sia uno sciamano e che possa controllare la mente? Come riesce a farlo? Può bloccare più persone alla volta? …Ma per quanto tempo?!»

«E che ne so!» Rispose Ren lanciando ad Horohoro un’occhiata di rimprovero.

 

A che cosa diavolo pensava?! Stava ascoltando?

Lui la conosceva, perché non diceva qualcosa che potesse aiutarli? Possibile che non si rendesse conto della situazione e continuasse testardamente a proteggerla!?

 

Interpretando la sua espressione Ryu parlò per lui: «Horohoro… tu lo sai?»

L’Ainu strinse le mani sulle caviglie senza alzare lo sguardo: « no », rispose seccamente, « non so niente... Io sono uno stupido… io… non credo a nulla finché non lo provo sulla mia pelle. » Le parole uscirono intrise di una tale frustrazione che nessuno ebbe più il coraggio di interpellarlo.

 

Yoh, con un sorriso sdrammatizzante non troppo riuscito, rivoltò il senso della sua ultima frase: «già…», mormorò, «…scopriremo le risposte quando l’affronteremo.»

 

«Non è detto che dovremo affrontarla di nuovo. La ragazza appartiene ad Hao, ma ha detto di non essere un suo soldato e che non agiva per conto suo.» Lo corresse Ren.

 

Per la prima volta durante quella discussione Horohoro sollevò lo sguardo, incrociando gli occhi del cinese. Rievocando la frase di Anna, Ren aveva agitato ulteriormente il caos di emozioni che lo tormentava, ma più di tuttolo aveva stupito il fatto che l’amico desse peso a parole di Shaeera, cui nemmeno lui aveva creduto.

 

Yoh li osservò entrambi, sorpreso da quel muto scambiarsi di sguardi, e in quel momento intuì - suo malgrado - che condividevano qualcosa che gli era stato volutamente taciuto.

 

Fece per parlare, ma Ren emise una successione di tre starnuti consecutivi.

Horohoro si strofinò l’asciugamano sui capelli ancora umidi e sogghignando leggermente lo lanciò al cinese: « asciugati e va’ a cambiarti! Se ti ammali, dovrai saltare gli allenamenti!» Ironizzò.

Ren afferrò l’asciugamano e glielo rilanciò immediatamente indietro: «sta zitto! Non accetto consigli da un idiota in mutande!» 

«Idiota a chi?! L’unico idiota qui dentro sei tu!» Lo rimbeccò Horohoro. Pareva tornato quello di sempre!

Ren allora dovette abbassare lo sguardo per nascondere l’insolito sorriso che gli era sfuggito, e infilandosi le mani in tasca si ritirò in bagno.

Sentendo che Horohoro, oltre la porta, gridava ancora, pensò che l’Ainu era davvero terribilmente volubile (bastava una banale provocazione per risvegliare il suo orgoglio!) ...Ma questo lato del suo carattere, tutto sommato, non era poi così male.

 

* * *

 

La stanza del palazzo del Re Asakura in cui alloggiava Shaeera disponeva di un ampio balcone che  dava su un dirupo. Shaeera aveva l’abitudine di affacciarsi spesso da quel punto e perdeva ore a fissare in basso la foresta sempreverde e rigogliosa.

Quel giorno, in particolare, si era seduta sulla balaustra del balcone, con una gamba penzolante nell’aria e il vento a scompigliarle i capelli.

Le piaceva in modo quasi morboso la sensazione di paura provocata dal vuoto che si stendeva sotto di lei. In bilico fra la vita e la morte. In lotta fra l’istinto che la costringeva a stringere le mani attorno al cornicione di pietra e il desiderio innaturale di lasciarsi cadere, per vedere se, in qualche modo, imparava a volare.

Chiuse gli occhi, ma non riuscì a svuotare la mente da ogni pensiero come avrebbe voluto.

Lui, i capelli azzurri e gli occhi vispi, era sempre lì davanti, con quell’espressione incredula, restia ad accettare la verità.

 

Perché impiegava così tanto?

 

Gli era sembrato così caldo e impulsivo, capace di provare odio e amore in modo ugualmente intenso.

 

Aveva forse sbagliato a giudicarlo?

 

«Hao ti sta cercando, è nella sala principale.»

 

Shaeera aprì gli occhi, sorpresa. Non si era minimamente accorta del suo arrivo, ma Anna era sulla soglia del balcone.

 

«Sì, vado.» Disse saltando giù dal cornicione, pronta a raggiungere il Re degli Sciamani, che non amava attendere; ma Anna rimase ferma davanti alla porta, impedendole il passaggio.

Shaeera esitò guardandola in faccia.

Anna era così diversa da lei. Era impassibile e priva di sentimento, ma nei suoi occhi si leggeva un tale determinazione che era difficile credere che non provasse realmente emozioni.

Il vento mosse i capelli biondi dell’Itako, che si spostò dalla porta raggiungendo la balaustra del balcone e guardò di sotto.

 

Shaeera, pur avendo libero il passaggio, non si mosse perché Anna aveva cominciato a parlarle.

 

«Anche una come te può capire da sola, che affrontare i compagni di Yoh senza un piano è una mossa troppo stupida.» Disse la regina: «perché l’hai fatto?»

 

Shaeera sapeva perfettamente che era stupido affrontarli, ma il suo progetto seguiva un percorso che Anna non avrebbe capito (ma forse avrebbe approvato) … In ogni modo, non era sua intenzione renderla partecipe: «Avevo una faccenda da sistemare.»

 

Anna emise uno sbuffo sarcastico: «stai facendo un gioco pericoloso.»

 

«Non capisco di cosa parli.» Fu la risposta immediata di Shaeera; troppo immediata per essere sincera.

 

«Lo sai benissimo, parlo di Horohoro. Non so che diavolo di legame ci sia fra voi, ma non credere che Hao ne sia all’oscuro.»

 

Shaeera trattenne il respiro per qualche istante. Forse lei e Anna erano molto diverse, ma in una cosa si assomigliavano: nessuna delle due era in grado di intrecciare legami. La seconda per potersi avvinghiare con tutta se stessa al potere che Hao elargiva, la prima perché era incatenata ad esso senza possibilità di fuga.

 

«Non c’è alcun legame. E se anche ci fosse sarebbe inutile tentare di nasconderlo, Hao può leggermi nel pensiero in qualsiasi momento…»

 

«Non dovresti provocare chi è più potente di te.»

 

«Fino ad ora, ciò che ho fatto non lo ha turbato.»

 

«Stupida! Il solo motivo per cui Hao ti tiene ancora in vita è perché il tuo potere lo incuriosisce!» Affermò Anna.

 

Sei gelosa. Perché temi di dover dividere con me quello che ora ti appartiene. Fu il pensiero di Shaeera.

 

«Tu sei come una scatola dorata e luccicante, e Hao è il bambino che la vuole aprire per scoprire ciò che contiene; ma qualunque sia il valore del suo contenuto, dopo averci giocato un po’, si stancherà e la getterà via.» Concluse l’Itako, senza mascherare una certa soddisfazione.

Dopodiché le due ragazze si studiarono a lungo, guardandosi negli occhi; indagando l’una nell’animo dell’altra per capire ragioni e sentimenti che non potevano essere rivelati con le sole parole.

 

Credi forse di ferirmi dicendo questo, Anna? Shaeera si lasciò sfuggire un sorriso amaro.

 

«Né la scatola, né il suo contenuto mi appartengono. Io non ho più nulla.» Mormorò.

 

Anna non comprese la portata di quelle parole o, semplicemente, non se ne preoccupò. Con aria  assente si sporse un poco dal balcone, guardando di nuovo in basso; un’aquila gridò volteggiando sopra agli alberi ad ali spiegate. Poi, dopo un lungo silenzio, sollevando la nuca verso il cielo per seguire il volo del rapace, parlò.

Fino all’ultimo aveva esitato, ma alla fine inspirò profondamente e disse quello per cui era venuta, le sole parole che avrebbe dovuto pronunciare fin dall’inizio: «la prossima volta che andrai da loro … voglio venire con te.»

 

La mora non disse nulla, si limitò a fare un cenno d’assenso con la testa per poi andarsene.

Anna tirò un sospiro di sollievo: il costo di quella richiesta era stato più economico del previsto.

 

* * *

 

Ren rientrò dall’allenamento serale che la notte era ormai scesa. Aveva smesso di piovere, ma il cielo era ancora nuvoloso e terso. Appena varcò l’ingresso del vialetto che conduceva alla locanda,  fu costretto a fermarsi, trovandosi davanti a Yoh.

Un cenno di saluto e un sorriso fecero capire a Ren che il giapponese voleva parlargli: « da quando siete tornati, tu e Horohoro vi comportate in modo troppo strano. E’ accaduto qualcosa che non avete raccontato.» Affermò con sicurezza.

 

«Nulla di importante. Horohoro l’ha presa male, quella ragazza è…»

 

«Lo so, ma… non è questo.» Yoh esitò un istante, incerto. « C’era anche Anna vero? »

 

Ren spalancò gli occhi guardando l’amico.

Un “sì” rassegnato gli sfuggì dalle labbra: non era possibile mentire ad una domanda diretta, mentre Yoh ti guardava negli occhi.

 

Yoh abbassò lo sguardo. Era quello che già sapeva e che si aspettava, credeva di essersi preparato, ma un vortice improvviso di emozioni lo travolse.

 

Vedendo l’amico così combattuto eppure così pacato nella sua inquietudine, fu facile per Ren comprendere quanto aveva sbagliato a tenergli nascosta la verità.

 

«Ti ricordi, Ren?» Disse Yoh amichevolmente, «anche io ho provato a tacere la verità, sperando di non appesantirvi con problemi che riguardavano soltanto me, ma mi avete dimostrato che in realtà sbagliavo e che potevo… no anzi, dovevo contare su di voi… Questo… questo perché siamo amici.»

 

Ren si stupì che non ci fosse delusione nelle sue parole, ma solo un lieve rammarico. Eppure Yoh aveva intuito tutto fin dall’inizio, senza che lui parlasse. Ora era lì solamente per un conferma. Solamente per fargli sapere che…

 

«Credevo che ti fidassi di me…»

 

Ren chinò la testa, colpevole.  Io mi fido di te, ma…

 

«Adesso Hao sa dove ci nascondiamo e non tarderà a raggiungerci. Non puoi più tirarti indietro, Yoh.» Disse senza il coraggio di guardare in faccia l’amico.

 

«Non ho perso di vista il mio obiettivo», il tono del giapponese era calmo ma amaro, «…è solo che ho fatto una promessa che non ho saputo mantenere. E questo era ugualmente importante.»

 

«Tutti possiamo commettere errori, ma possiamo anche lasciarci alle spalle il passato e riscattarci, Yoh… questo me lo hai insegnato tu.»

 

Yoh non aggiunse nulla. Ren diceva bene, e lui stesso condivideva quel punto di vista, ma ora…

 

… Perché provava tutto questo?

 

Aveva sempre pensato che rivedere Anna sarebbe stato troppo doloroso da affrontare, eppure ora desiderava incontrarla più di ogni altra cosa.

 

Ora, invidiava Ren e Horohoro che avevano potuto rivederla!

 

«Yoh, devi trovare Hao, prima che lui venga da te.» Incalzò Ren, dando voce ancora alle sue preoccupazioni.

 

«Lo so. Solo così saremo in vantaggio.»

 

* * *

 

Quando Shaeera entrò nella sala principale del palazzo fu investita da una vampata di calore. Tutte le finestre erano state chiuse e solo una luce fioca illuminava a stento la stanza; non riuscì a determinarne la fonte: se si trattasse di candele o di qualche diavoleria a lei incomprensibile... probabilmente soltanto Hao ne conosceva l’origine.

Seduto sul trono nel centro della sala, il potente re degli sciamani sorrise con evidente malizia, attendendo pazientemente che la fanciulla si avvicinasse.

Lei camminava lentamente, guardandosi intorno un po’ spaesata. Gli odori di quel luogo, che avrebbero dovuto esserle famigliari, erano diversi e risvegliarono in lei frammenti di ricordi sconnessi, ai quali non fu in grado di dare una forma precisa. Notò che in terra giacevano alcuni sigilli spezzati, di cui non conosceva l’origine, né la funzione.

Stranamente non aveva paura, o perlomeno non tanta quanta ne aveva di solito al cospetto del Re; provava soltanto una remota inquietudine.

 

«Ci hai messo molto tempo…» La rimproverò Hao. Il suo tono di voce era calmo e sensuale e contribuiva a placare la paura della ragazza, che chinò la testa in segno di scuse: «perdonami Hao-sama, sono stata trattenuta da… Anna.»

 

Anna… Hao sogghignò. Cosa diavolo stai architettando, eh?

 

«Conosci il motivo per cui ti ho fatta chiamare?» Chiese a Shaeera, che ormai l’aveva raggiunto.

 

«No.» In effetti non le era stata data alcuna spiegazione. Anna le aveva detto di raggiungere Hao e lei aveva obbedito senza porsi domande.

 

«Voglio insegnarti alcune cose…» Spiegò lui.

«Insegnarmi…?»

«Sì. Ho visto che sei smaniosa di batterti con i ragazzi di Yoh…» Il sarcasmo nella sua voce fu tagliente, ma Shaeera non capì se la stava deridendo per la sua mossa avventata o se la stava mettendo alla prova.

 

«Vedi…», proseguì l’Asakura alzandosi in piedi «…loro sono sciamani: anche se possiedi poteri sovrannaturali, non puoi affrontarli disarmata, senza uno spirito che combatta per te.»

«Ma io non posso controllare uno spirito, perché non sono uno sciamano!» Protestò Shaeera. Le parole uscirono spontaneamente ironiche, come a far notare un’ovvietà.

In una diversa occasione, il Re non avrebbe gradito il tono, ma era in buona e trovò persino divertente quella reazione.

«Invece, probabilmente lo sei…» spiegò, «o avresti potuto diventarlo… In ogni modo, hai molto più potere di quello che immagini. E io ti insegnerò come sfruttarlo.»

«Ma se anche imparassi, non avrei uno spirito con cui combattere!»

Shaeera perseverava con lo stesso modo di fare.

Hao poté leggere chiaramente la sua rilassatezza; era senza dubbio l’atmosfera della stanza a trasmetterle sicurezza, a farla sentire “a casa”, libera di essere completamente se stessa. Comprendere questo, rese ancora più delizioso il sapore delle sue prossime parole: «a questo possiamo porre rimedio … ti presterò uno dei miei spiriti.» Disse tendendo le labbra in un ghigno perfido.

Tutto in un colpo Shaeera ritrovò il terrore che l’accompagnava ogni volta che si presentava al suo cospetto.

Anzi, non era terrore… Quella volta la sensazione era peggiore: era il presagio di un terribile evolversi.

 

La voce di Hao vibrò d’eccitazione: «ad esempio… C’è qualcuno, qui, che sembra impaziente di vederti...»

Shaeera alzò gli occhi verso il trono e dietro lo schienale scorse una sagoma che si nascondeva timidamente. Quando Hao le fece un cenno, la sagoma uscì allo scoperto, camminando leggiadra e  scuotendo delicatamente una folta chioma bionda e riccia.

 

Shaeera sbarrò gli occhi sentendo un nodo stringersi in gola fin quasi a soffocarla: « S… Sibilla…!» Esalò.

 

La sagoma sorrise e alzò la mano destra in cenno di saluto. “Ciao sorellina!” parve leggersi sulle sue labbra.

 

Continua…

 

* * *

 

NdA.

 

 

X Dana: mi dispiace, ma non posso proprio svelarti nulla sulla storia! Ma presto avrai la risposta alla tua domanda, anzi, forse qualcosa si intuisce già in questo capitolo…

 

X Shark Attak: grazie per quello che hai scritto. Ci sto mettendo tantissimo impegno a scrivere questa fic e spero che non ti deluda. L’idea di un personaggio che “appartiene” a qualcuno piace molto anche a me, anche perché si presta terribilmente bene a complicare le trame… Hehe….   In questa fic l’ho usata anche con l’intenzione di mostrare la potenza che io immagino per lo Shaman King (tale da poter vincolare la vita delle persone) e allo stesso tempo … mh, mi fermo qui altrimenti faccio uno spoiler enorme!^^

 

X Ayko_chan: eh, sì! Anna non è proprio fine! Tranquilla non invadi nessuno spazio: i capitoli della storia sono 16 più il finale, che è nel diciassettesimo, ma non è completo e io non riesco ancora a prendere una decisione se tenerlo come capitolo unico o se spezzarlo in due capitoli. Quindi diciamo che in tutto saranno 17 o 18 capitoli. Appena avrò preso questa decisione di  vitale importanza, probabilmente pubblicherò più rapidamente…

 

X Lithia del Sud: la risposta alle tue domande sarà in questo e nei prossimi capitoli! ^^ Però nel tuo caso posso fare un po’ di spoiler: … rullo di tamburi …Opacho non prenderà il raffreddore! (In ogni caso, Hao avrebbe impiegato un attimo per guarirla!)

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Il burattinaio

Il burattinaio

Di Sihaya10

 

* * *

 

You still are blind, if you see a winding road

‘cause there’s always a straight way to the point you see.

Akeboshi, Wind – Naruto OST

 

* * *

 

Capitolo 10

 

Già in piedi di prima mattina, Horohoro incontrò Ren sulla soglia dell’ingresso alla locanda, pronto per uscire. Entrambi gli sciamani erano armati ed indossavano gli abiti dell’allenamento, quindi erano evidenti le rispettive intenzioni; nonostante questo il cinese si stupì di trovare l’Ainu alzato a quell’ora.

«Non sei stato nella foresta questa notte?» Gli domandò.

Che fosse o meno voluta, Horohoro non poté fare a meno di sentire una lieve derisione in quella domanda. «No.» Rispose nervosamente.

«Avevo ragione a …»

«Risparmiami la predica!»

Ren sospirò paziente, poi mise una mano sulla maniglia della porta: «sto andando ad allenarmi, vieni anche tu?»

Lo sciamano dai capelli azzurri sbuffò polemico, ma poi accettò.

Il moro aprì la porta facendo entrare la luce e l’aria mattutine, ignaro della sorpresa che li attendeva presso l’entrata del vialetto. I ragazzi, infatti, fecero solo pochi passi poi furono costretti ad arrestarsi.

Appoggiate di schiena ai pilastri del cancello d’entrata c’erano Anna e Shaeera, una di fronte all’altra. Fissavano la terra, in silenzio, e alzarono gli occhi sentendo uscire i due sciamani.

Ren non si fece sopraffare dallo stupore e mantenne il controllo scattando immediatamente in posizione di battaglia, ma Horohoro rimase immobile.

«Che… che cosa ci fate qui?» Balbettò.

Gli rispose Shaeera, e la sua voce - gentile questa volta - gli procurò un brivido che scese dalla schiena alle ginocchia.

«Lo sai perché siamo qui.» Disse in tono quasi materno.

Horohoro corrucciò la fronte, confuso.

 

Perché tanta aggressività e allo stesso tempo tanta gentilezza nei suoi confronti?

 

Non capiva. Non riusciva a distinguere quale fosse la vera Shaeera né quali fossero le sue intenzioni… O forse non voleva accettarle.

 

Quali sentimenti provava lei per lui? E… Quali aveva provato?

 

Horohoro avrebbe voluto gridarle queste domande, ma lì, davanti a tutti, si limitò a scrutare la ragazza per un tempo infinitamente lungo, tentando di capire se davvero lui era stato solo uno strumento per arrivare a Yoh. A questo pensiero provò una fitta al cuore, reale e dolorosa, come la vergogna e la rabbia che si mescolavano allo strano sentimento che provava, simile alla pietà, e che solo pochi giorni prima aveva chiamato “amore”.

 

«Occupati di loro, io vado a prendere Yoh.» Disse all’improvviso Anna alla compagna, capendo che la situazione in cui si trovava poteva protrarsi più a lungo del previsto.

 

Non potevano dimenticare che Yoh Asakura era il loro vero obiettivo!

 

Fece alcuni passi verso l’entrata della locanda, ma la lancia di Ren calò davanti a lei come una sbarra per impedirle il cammino.

«Tu non vai da nessuna parte.» Minacciò.

Anna gli lanciò un’occhiata colma di ironica pietà e, scostando la lancia con la mano sinistra come se niente fosse, oltrepassò l’ostacolo. Camminava con una sicurezza e un’arroganza tali da permetterle di mostrare incautamente le spalle al nemico armato: sapeva che Ren non l’avrebbe fermata.

 

Non le avrebbe torto un solo capello, altrimenti Yoh l’avrebbe odiato per sempre.

 

Nonostante mostrasse tanta durezza nel carattere, egli era legato a Yoh e agli altri da una profonda amicizia. E ora quell’amicizia (…e l’amore che in passato aveva unito lei e Yoh…) si rivelavano per il cinese una pesante zavorra di cui non era possibile sbarazzarsi.

Anna, invece, aveva sciolto quel vincolo nel momento in cui aveva deciso di seguire Hao, allontanandosi da tutto e da tutti. Per questo ora percepiva in modo chiaro la propria superiorità.

 

La spietata biondina non fece che un paio di passi quando la porta d’ingresso si spalancò per far uscire Yoh e Ryu.

Yoh sbadigliò e si stiracchiò le braccia: «hei! Da quando avete preso l’abitudine di alzarvi così presto la matt…»

Le parole gli morirono in gola.

Mai avrebbe immaginato di vederla, lì, in quel momento, e il suo cuore si arrestò.

Anna incrociò le braccia sul petto, impassibile: «Yoh… seguimi! Ti porto da Hao.» Ordinò. Il pensiero che lo sciamano potesse rifiutare non la sfiorò nemmeno per un istante.

Yoh guardava la ragazza attonito, senza respirare, a bocca semiaperta. Travolto da una valanga di emozioni inscindibili, che Horohoro – adesso – poteva comprendere più di ogni altro.

«Yoh! Non ascoltarla! Non fare sciocchezze!» Gridò voltandosi verso l’amico che non sentiva e non vedeva altro che lei.

 

«Hei!» Shaeera richiamò l’attenzione su di sé. «Lascia perdere il tuo amico, o dovrò fermarti combattendo contro di te.»

Horohoro sgranò gli occhi, incredulo: «Non…»

«Che c’è? Credi che non sia in grado di farlo?»

La sicurezza con cui lanciava quella sfida lo sconvolse: «io non voglio battermi con te.»

«E per quale motivo?»

Horohoro non rispose.

«Se non hai niente da dire, affrontami!» Incalzò Shaeera.

«No.»

«Io non provo nulla per te, ti attaccherò anche se non vorrai difenderti!»

 

Horohoro provò un’altra fitta al petto. Quelle parole dette apposta per ferire erano dannatamente dolorose! Rimase immobile, intenzionato a non alzare un dito nemmeno per difendersi, qualsiasi cosa lei intendesse fargli.

 

All’improvviso Shaeera invocò un nome: «Sibilla!» Chiamò e accanto a lei comparve una figura che né Horohoro né Ren avevano mai visto. Una fanciulla incantevole, dalla chioma bionda e folta; alta e longilinea, con la pelle chiara e le forme di una donna adulta. I lineamenti del viso erano marcati e spigolosi, come quelli di Shaeera; la somiglianza era evidente.

«Ti presento mia sorella Sibilla. Combatterà per me … contro il tuo Kororo.»

 

Horohoro impallidì. Tutto quello che stava accadendo era a dir poco sconcertante!

 

Shaeera aveva detto di non essere uno sciamano, lui lo ricordava bene, ma ora stava sfidando il suo spirito. Inoltre, quella ragazza bionda - sua sorella stando a quanto diceva -  aveva qualcosa di strano. Non sembrava uno spirito, eppure veniva certamente dall’aldilà: tutt’intorno a lei aleggiavano le tenebre della morte.

 

Rabbrividì senza capirne il motivo.

 

E… qual era il mezzo, l’arma con cui Shaeera intendeva combattere?

 

L’essere chiamato Sibilla lo avvicinò con passo lento.

Horohoro vide che i suoi occhi vacui erano privi di pupille, sembravano semplici lastre di vetro dietro le quali trionfava il buio completo. Erano vuoti.

Indietreggiò senza nascondere l’orrore, ma lei fu fulminea e lo raggiunse in un attimo (lo sciamano quasi non se ne accorse) e, assestandogli un violento destro nello stomaco, lo scagliò lontano un paio di metri. Una potenza immensa!

Horohoro rovinò a terra, ma si rialzò immediatamente. Era furioso, ma non abbastanza da accettare quella sfida. Non voleva combattere contro di lei!

 

Ren divenne impaziente. Comprendeva perfettamente le intenzioni di Horohoro, ma non le condivideva affatto; così, non attese oltre e si lanciò contro il nemico.

Il suo scatto veloce lo portò a poco più di un metro di distanza da Sibilla, ma all’improvviso, come già era successo una volta, si arrestò contro il proprio volere.

I muscoli del suo corpo si strapparono costringendolo a gridare dal dolore.

 

Di nuovo quella voce gracchiava ordini nella sua testa!

 

Gridò con rabbia, impotente di fronte ad una tecnica che non poteva essere sconfitta con la sola forza. Ansimò agitato e cominciò a sudare, febbricitante, nel tentativo esasperato di liberarsi, ma era come se se i suoi arti fossero incatenati ad una invisibile parete e una melma densa lo incollasse al terreno.

 

Horohoro sentì montare l’ira vedendo l’amico ricadere nella trappola della ragazza: «che diavolo gli stai facendo!?» Gridò «Dannazione! Lascialo in pace!»

Anche Ryu pensò di dover fare la propria parte: «se cerchi qualcuno contro cui batterti, sarò io il tuo avversario» Disse all’improvviso.

«NO!» Horohoro gridò angosciato.

 

Sembrava che nessuno…

…Che nessuno volesse credere che quella ragazza lì davanti, non era all’altezza!

Che la sua era una farsa, che non aveva possibilità di batterli!

Non capivano che la stavano sopravvalutando?!

 

«Preoccupati di Yoh, penso io a questa mocciosa!» Comandò Ryu. Dal tono di quell’ordine Horohoro capì che l’amico lo faceva per proteggerlo, per evitargli il peso - secondo lui troppo doloroso -  di dover affrontare la ragazza che amava.

«Ryu!! Lascia perdere!! Questa faccenda non ti riguarda!»

 

«Non preoccupatevi per me. Non intendo seguirla.» Li interruppe Yoh.

Horohoro e Ryu si volsero sorpresi.

 

Cosa?! Gli occhi di Anna s’infiammarono: «se non mi seguirai, Hao verrà comunque a prenderti. Intendi scappare ancora come un vigliacco?» Schernì.

«Non sono io quello che se n’è andato…» mormorò Yoh con sarcasmo malriuscito.

Anna spalancò la bocca, ma Yoh non la lasciò parlare: «Non abbandonerò i miei amici, sono tutto quello che ho.»

«Hao possiede molto di più.»

«Ed è per questo che te ne sei andata per stare con lui?» La voce di Yoh tremò.

Anna lo notò e si lasciò sfuggire un sorrisetto compassionevole: «sono cambiata Yoh, dimenticami.»

Ma lui voleva una risposta: «é solo per questo che te ne sei andata?» Ripeté imperterrito.

«Essere la moglie dello Shaman King è ciò che ho sempre voluto.»

«Mi sembra un motivo tanto stupido.» Commentò Yoh in modo (almeno all’apparenza) infantile.

Anna fu sull’orlo di perdere la pazienza; si morse l’interno del labbro e strinse i pugni, nascosti sotto alle braccia incrociate.

 

Approfittando di quel momento di tregua, Sibilla avvicinò Ryu e lo ghermì alla gola con la mano destra. Le sue dita lunghe e affusolate si strinsero intorno al collo dello sciamano e i pollici premettero forte sulla gola. Ryu colto di sorpresa tentò di liberarsi, ma la vista si appannò troppo presto, data la difficoltà di respirare, e la testa cominciò a girare.

 

Horohoro capì che il tempo a sua disposizione era finito. Non poteva più temporeggiare.

E improvvisamente il suo sguardo cambiò, diventando sicuro e fiero. Senza nemmeno essere invocato, Kororo fu al suo fianco in un istante.

Lo sciamano s’inginocchiò e poggiò il palmo aperto della mano sul terreno. «Mososo Kuruppe

Immediatamente una scia di ghiaccio si generò sottoterra, protraendosi fino ai piedi dello spirito nemico; enormi cunei appuntiti fuoriuscirono dal terreno bloccando i suoi arti. La bionda si dimenò per liberarsi, ma senza successo, e fu costretta a lasciare la presa intorno al collo di Ryu.

Le sue orbite vuote si diressero su Horohoro che fu colto da un senso di nausea. Cercando di non pensarci corse verso il compagno, inginocchiato a terra, che tossiva e ansimava per riprendere un respiro regolare.

«Stai bene?!» Chiese chinandosi e appoggiandogli una mano sulla spalla.

Lui annuì.

«Lascia perdere, Ryu.» Gli disse così determinato che l’amico si spaventò.

«Ma io…»

«Questa faccenda non ti riguarda.» lo zittì lo sciamano del ghiaccio; poi si voltò verso Shaeera, il suo sguardo era furente: «anche se sono stato così stupido da lasciare che ti prendessi gioco di me, non ti permetterò di toccare i miei amici!»

Lei parve felice di quella reazione.

Lui sfilò l’Ikupasui dalla custodia e strinse l’impugnatura con veemenza. Kororo era pronto al suo fianco. «Se farai loro del male… io… io potrei anche…»

 

«Fermati Horohoro!» Gridò Yoh alle sue spalle.

L’Ainu si voltò con espressione interrogativa: ora che aveva trovato il coraggio di affrontarla, Yoh tentava di trattenerlo!

«Guardale al collo!» Esclamò Yoh, «guarda le catene che porta al collo, le vedi?! Sono un sigillo! Non agisce per sua volontà, è prigioniera!»

Horohoro aggrottò la fronte, guardò Shaeera e subito dopo il compagno: «ma di che diavolo parli?!» Si lamentò. Lui non vedeva altro che la pelle rosea della ragazza, e per un istante il ricordo del suo corpo morbido gli oscurò la ragione.

Ren, pur essendo ancora immobilizzato, sentì le parole di Yoh e spalancò gli occhi sorpreso: era vero!! C’era un grosso collare dorato intorno al collo di Shaeera e ai polsi portava due bracciali identici.

Come aveva fatto a non vederli prima?

«Io non vedo niente, Yoh!! Stai farneticando!» Gridava Horohoro.

«Non cercare i segni sul suo corpo, devi guardare la sua anima!»

Horohoro roteò gli occhi: «Yoh… sei impazzito? Che stupidaggini vai dicendo? Io non vedo un bel niente!»

Ma era l’unico.

Anche Ryu lo vedeva, e lo disse.

 

«Come hai fatto ad accorgertene? Yoh… sei migliorato!» Un espressione maliziosa contorse le labbra di Anna. Yoh parve sinceramente contento del complimento: «grazie ai tuoi allenamenti, Anna», disse.

L’espressione sicura sparì per un secondo dal volto della ragazza, che però riguadagnò subito la propria freddezza: «è un sigillo, è vero, ma c’è un errore in quello che hai detto. La volontà è sua. Agisce per se stessa e con i propri desideri, ma lo fa utilizzando strumenti che appartengono ad Hao. Il Re tiene prigioniero il suo corpo, ma le scelte sono sue. Ogni parola, ogni azione, provengono soltanto da lei e dalla sua volontà. E’ buffo che Hao le abbia lasciato una simile libertà, non trovi… », Anna si concesse un sorriso amaro, « …non trovi che sia… inutile?»

Lo sguardo di Yoh si fece serio come solo poche volte lei lo aveva visto: «io lo trovo perfido.»

La risata divertita dell’Itako risuonò nell’aria.

Ma Yoh non aveva scherzato: «credi forse che quella ragazza non l’abbia capito di essere soltanto un divertimento? Non pensi a quanto possa soffrire?»

Anna rise ancora. Così forte che la risata divenne esagerata. Yoh tirò le labbra in una smorfia.

 

Ancora, come una volta, continui a nascondere le tue debolezze nonostante tu sappia che posso leggerle nei tuoi occhi.

Non fingere con me, Anna, io ti conosco.

E non ostentare la tua forza, conosco anche quella.

 

«Ti sbagli, Anna, non sei cambiata affatto», disse a denti stretti.

All’Itako non piacque per nulla quell’arroganza.

 

Ryu afferrò la mano che Horohoro teneva sulla sua spalla e i due amici incrociarono i loro sguardi. «Ricordi cosa ha detto Ren, ieri?!» Chiese il motociclista al giovane snowboarder, «ha detto che lei appartiene ad Hao! E’ vincolata a lui da quel sigillo, capisci?»

Horohoro scosse la testa. Non capiva e non vedeva nulla di quello che stavano dicendo!

Si voltò di nuovo a guardare Shaeera. Lei esternò la propria impazienza sbuffando, poi chiuse gli occhi verdi e inspirò profondamente. L’istante dopo li spalancò catturando quelli dello sciamano del ghiaccio.

Il povero ragazzo ebbe la sensazione che qualcuno gli perforasse le tempie. Un sibilo lieve ma insopportabile gli attraversò la mente, poi una voce suadente cominciò a parlare.

 

Uccidilo! Suggeriva.

 

Horohoro non si accorse della sua mano sinistra, che agendo come una pedina fuori controllo, si stringeva lentamente intorno al collo di Ryu, prendendo il posto delle dita affusolate del corpo imprigionato nella trappola di ghiaccio. Solo quando le unghie del compagno affondarono nel suo polso tentando di liberarsi, capì quello che stava accadendo.

Guardò spaesato Ryu che di nuovo era intrappolato e con lo sguardo pregava di liberarlo.

Ma una voce nella sua mente sovrastava ogni altra cosa, divorando la sua volontà.

 

“Uccidilo!”

 

E’ lei? Questo è il suo potere? E’ questa la voce che sente Ren? E’ così che lo controlla?

 

Horohoro cercò di opporsi con tutto se stesso, ma più scendeva dentro di sé concentrandosi per raggiungere i luoghi che quella voce violava, più la voce diveniva stridente e rabbiosa.

 

“Uccidilo!”

 

Gli occhi di Ryu erano spaventati e supplichevoli, ma non poteva parlare, poteva soltanto sperare che il compagno riprendesse il controllo di sé prima che fosse troppo tardi.

 

“Uccidilo! UCCIDILO!”

 

La mano destra di Horohoro lentamente si aprì, dito dopo dito, lasciando cadere a terra l’Ikupasui, senza che egli potesse opporsi; i muscoli si contrassero per condurla a fianco dell’altra mano, a stringersi intorno al collo di Ryu nell’intento di soffocarlo.

All’improvviso incontrollate lacrime di disperazione gli rigarono il viso e la sua mano si oppose al movimento obbligato fermandosi a mezz’aria.

 

“Uccidilo!”

 

Fece appello a tutta la sua forza di volontà. “Non voglio!” Protestò dentro se stesso.

 

“Uccidilo!”

 

“NO!”

 

Lei…

 

Quello che gli stava facendo… quello che gli chiedeva… Era tremendamente crudele.

 

…Forse mi odia?

 

 “UCCIDILO!”

 

Lei… così… Era spietata!

 

«TACI!» Urlò con tutta la voce che aveva. Il suo grido fendette l’aria come un proiettile. «Non puoi farmi fare questo! TU NON PUOI!!!»

 

La carica d’angoscia nel grido di Horohoro si rivelò mille volte più forte di quanto Shaeera potesse immaginare. La volontà concentrata in quella ribellione fu tale che per un istante perse il controllo.

Gli occhi determinati - che ancora non volevano arrendersi all’evidenza - con cui l’Ainu la sfidò, la fecero tremare istintivamente.

E in quell’attimo ogni voce cessò.

Fu un istante soltanto di debolezza, ma fu sufficiente.

Sufficiente perché Ren potesse impugnare la propria lancia, invocare Bason e lanciarsi contro di lei. Il tutto in frazioni di secondo. Shaeera se ne accorse soltanto quando lo sciamano fu a pochi centimetri dal suo viso, quando la lancia impossessata dallo spirito in Oversoul, affondò con potenza inaudita nel sigillo dorato che portava al collo.

Horohoro, libero da ogni violenza, la vide barcollare all’indietro sfiorata dall’arma del compagno e balzò in piedi, sentendo mancare il respiro.

Cieco, di fronte alla lama affilata che affondava nel metallo generando una crepa che si estese da una parte all’altra del collare.

Inerme, quando Ren estrasse la lancia e il sigillo si spezzò.

 

Continua…

 

* * *

 

NdA

Come sempre, grazie a tutti per i commenti!^ç^

Scusate!! Mi dispiace lasciarvi a metà proprio con questo capitolo, ma non credo riuscirò a pubblicare il seguito prima di andare finalmente in vacanza. Tornerò il 19 agosto e posterò il seguito, inoltre ho ormai definito quasi tutti i dettagli di questa fic e quindi al mio ritorno pubblicherò più rapidamente!  Prometto!!!

 

Intanto … BUONE VACANZE anche a voi!! ^_^

 

X Simmy-Lu: … ehm … sì, decisamente i personaggi hanno ancora molto da dire, specialmente alcuni di loro!^^

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Il burattinaio

Il burattinaio

Di Sihaya10

 

* * *

 

“…L’acqua si scava la strada attraverso la pietra e, quando è intrappolata,

l’acqua si crea un nuovo varco.”

 

Dal film Memorie di una Geisha

(Regia di Rob Marshall)

 

* * *

 

Capitolo 11

 

Shaeera scivolò indietro, cadendo di schiena sul terreno. Il suo sguardo era colmo di stupore verso lo sciamano che le stava davanti vittorioso, ma all’improvviso le pupille si dilatarono, come se i suoi occhi fossero piombati nell’oscurità, e tutt’intorno a lei le immagini si offuscarono.

Il suo respiro divenne asmatico. Puntellandosi a terra con i talloni si contorse, annaspando in cerca d'ossigeno. Si portò una mano alla gola in fiamme mentre le unghie dell’altra si conficcavano nella terra in cerca di un invisibile appiglio.

 

Ren la fissava dall’alto, paralizzato. Non capiva. Nelle sue intenzioni non c’era quella di farle del male, voleva solo spezzare il sigillo che la teneva prigioniera, ma ora lei era in preda ad un dolore dilaniante.

 

Horohoro si precipitò verso di loro.

 

«Cosa le sta succedendo?!» Domandò Yoh.

Anna gli rispose con freddezza: «Sta morendo.»

«Cosa?!»

«Se il sigillo viene spezzato, lei muore.»

 

Yoh scattò allarmato verso la fanciulla pensando che lui non aveva combattuto, che il suo furyoku era ancora al massimo e forse poteva fare qualcosa per salvarla.

Anna gli bloccò il passaggio capendo le sue intenzioni: «cosa credi di fare? Quel sigillo è un incantesimo di Hao, pensi che sia così facile eluderlo?»

Il ragazzo non volle rassegnarsi.

«Sta fermo.» suggerì lei e Yoh riconobbe l’Anna di sempre: calcolatrice e sicura di sé. In quel suggerimento gli parve anche di sentire una nota tranquillizzante, suonata solo per lui.

«Non morirà qui. C’è chi ritiene che la sua vita serva a qualcosa.» aggiunse lei con forte sarcasmo.

Yoh trattenne il fiato. Si riferiva a suo fratello?

 

«Levati!» Lo sciamano del ghiaccio scansò Ren con aggressività e s'inginocchiò sulla ragazza. «Shaeera!» Chiamò più volte, prendendole il viso tra le mani, « cosa ti succede?!»

 

Lei non poteva rispondere. La gola le bruciava e non vedeva, né sentiva nulla. Le sue pupille erano dilatate in modo innaturale e si dimenava come un animale, graffiando il terreno e boccheggiando nel tentativo di mandare aria ai polmoni.

 

«Dannazione Ren! Che diavolo le hai fatto?!» Gridò Horohoro mentre, chino sulla ragazza, le stringeva il volto fra le mani e l’abbracciava forte, schiacciando il proprio corpo contro il suo per trattenerne i movimenti convulsi.

 

Avrebbe fatto qualsiasi cosa per alleviare quel dolore ma non capiva quale ne fosse la sorgente. Nessun taglio segnava la sua gola, quindi Ren non l’aveva ferita al collo come inizialmente aveva creduto, eppure dalla sua bocca colavano saliva e sangue.

 

«Ren tu…», la minaccia uscì roca e intrisa di rancore, «Ren… se muore io… » L’Ainu non ebbe il coraggio di continuare.

 

Il cinese fissava i due sconvolto e colpevole, con il cuore stretto da un’angoscia, che gli pareva rasentare i limiti della sopportazione.

 

Poi, improvvisamente, una folata di vento caldo sorprese i presenti.

 

Yoh ed Anna furono i primi a comprendere cosa stava accadendo. Ren lo capì soltanto quando vide il Re degli sciamani poggiare i piedi in terra, accanto a Shaeera ed Horohoro.

L’Ainu alzò la testa intuendo la sua presenza, ma non fece in tempo a vederlo. La mano di Hao Asakura si strinse come una morsa intorno alle sue tempie, coprendogli gli occhi e sollevandolo di peso fino a fargli staccare i piedi da terra, per poi scagliarlo in un istante contro i pilastri del cancello d’ingresso; lo sciamano del ghiaccio batté forte la testa contro la pietra.

 

Yoh, privo di parole, osservò il fratello chinarsi su Shaeera, sfiorare il collare spezzato e ricomporlo intorno alla sua gola. La ragazza smise in breve di divincolarsi e riprese a respirare normalmente, come se dormisse un sonno profondo.

Il Re passò un braccio sotto la sua nuca e l’altro sotto alle ginocchia sollevando il corpo privo di sensi e, in un paio di passi, si dileguò.

 

Yoh incontrò gli occhi di Anna. Era proprio come aveva detto lei: a Hao quella vita premeva.

 

«Anna… », mormorò, senza sapere bene cosa dirle. Cercava solo una scusa per tenerla ancora lì.

«Seguimi.» Fece lei voltandogli le spalle.

«Non posso.»

«Allora non cercare di trattenermi!»

«Non posso. Tu non sei libera e io voglio aiutarti.»

«Quanto sei infantile!» Lo biasimò lei con le spalle scosse da una risatina derisoria: «dopo tutto questo tempo, speri di poter rimediare a qualcosa? Non starò qui ad alleviare il tuo senso di colpa.»

 

Yoh abbassò lo sguardo; i capelli neri gli scesero davanti al volto, nascondendo gli occhi eburnei che erano divenuti lucidi.

 

«Forse una volta avevo davvero bisogno d’aiuto, ma ora sono cambiata. Anna Kyoyama è diventata un’altra persona.» Annunciò con orgoglio.

 

Yoh non riuscì più a trattenere le lacrime, ma Anna gli dava le spalle e non si accorse di nulla.

 

«Smetti di fare il bambino e dimenticati di me!» Ribadì lei in una sorta di rivalsa.

 

“NO!!”

 

Quel rifiuto, urlato con tutta la violenza che si potesse immaginare, la travolse togliendole il fiato e si voltò spaventata a guardare lo sciamano.

Yoh teneva la testa china e i pugni stretti, i capelli scuri gli ricadevano davanti agli occhi nascondendo le lacrime che scivolavano inarrestabili lungo le guance.

Il respiro di Anna divenne affannato, come in un attacco di panico, le battevano i denti e il suo corpo tremava.

 

«Ho detto che devi dimenticarmi! » Gridò con rabbia. «O ti costringerò a farlo!» La sua voce uscì troppo acuta, rivelando che la paura la tormentava.

 

“Non lo farò!”

 

Di nuovo parole prepotenti, impetuose, dal tono aggressivo che mai aveva sentito nella voce di Yoh.

 

“Non ti dimenticherò, Anna. Non lo farò!”

 

La ragazza rabbrividì ancora, poi sentì una fitta alle tempie che, inizialmente lieve, crebbe rapidamente fino a farle male e si portò le mani fra i capelli per alleviare il dolore.

Yoh continuava ad evitare il suo sguardo fissando la terra, sembrava talmente assente che si chiese se fosse consapevole che lei era ancora lì davanti.

Quella domanda la illuminò e ad un tratto capì.

Le sue labbra si spalancarono in un'espressione di angoscia e stupore.

Capì l’origine della paura che provava.

Capì da dove venivano la violenza e la rabbia che impregnavano le parole di Yoh.

 

…Erano i suoi pensieri!

 

Erano i pensieri di Yoh che si mescolavano a quelli di tutti gli altri.

 

“Non voglio dimenticarti. Non voglio farlo!”

 

Nella sua testa tutto era un brusio incessante, ma la voce di Yoh spiccava su tutte.

Qualche lacrima cadde dal viso del ragazzo sul terreno e Anna capì solo allora che stava piangendo.

 

“Non ti dimentico, Anna, perché io

 

Credeva di aver perduto quel potere, ma probabilmente era solamente sopito in qualche angusto cassetto. Ed ora, per inspiegabili ragioni, riemergeva come un fiume in piena, travolgendo gli argini dell’inconscio e insinuandosi in ogni luogo dentro di lei.

 

“Ti amo.”

 

Strinse entrambe le mani intorno alla testa per placare l’intrusione devastante di quella voce.

 

Lei aveva sempre odiato quel potere!

 

“Io ti amo!”

 

«TACI!» Urlò e si mise a correre, fuggendo lontano da quel luogo.
Gridando forte per sovrastare le mille voci che s'impadronivano della sua ragione e, soprattutto, per zittire quella di Yoh.

 

Continua…

 

* * *

N.d.A

 

X Simmy-Lu: c’era bisogno di dire qualcosa in più sui pensieri dei personaggi, così ho cercato di fare del mio meglio! Sono contentissima che ti sia piaciuta la parte di Ren, ho lavorato tantissimo a quel pezzo!

X Ayko_Chan: beh, “aggiorna presto” sono due paroloni… comunque sono tornata ed ecco il capitolo, spero che ti sia piaciuto!^^

X Hikari: grazie infinite pucci, sono felice che tu abbia commentato questa fic e sono troppo contenta che ti piaccia! Far agire Anna mi piace tantissimo, ma mai quanto Hao. Quando scrivo di Hao mi esalto un sacco … ma ancora non è giunto il suo momento! ^^ Quello che hai detto di Shaeera mi ha fatto un gran piacere, hai colto esattamente quello che volevo trasmettere!!

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Il burattinaio

Di Sihaya10

 

In questo capitolo troverete uno dei due miti greci che mi hanno ispirato per questa fic, dei due, questo ha lasciato una traccia più evidente. Più avanti troverete l’altro.

 

* * *

 

«…si demissior ibis, unda gravet pennas,

si celsior, ignis adurat…»

 

Ovidio, Metamorphoses (Libro VIII)

 

«…[volando] troppo in basso, l'umidità appesantirà le penne,

[volando] troppo in alto, il Sole le brucerà…»

 

* * *

 

Capitolo 12

 

Anna chiuse con rabbia la pesante porta della stanza in cui si era rifugiata. Una stanza anonima fra l’infinità dei luoghi del palazzo reale. Una stanza inutile di cui nessuno aveva bisogno e che lei aveva scelto proprio per quello.

Si lasciò cadere contro lo stipite e scivolò lungo di esso con la schiena, fino a sedersi sul pavimento freddo. Il suo respiro era ansioso, frenetico, come quello di chi ha corso in preda al panico per sfuggire alla furia del nemico.

Immerse le mani fra i capelli e tirò le ciocche bionde finché non sentì dolore, come se quel gesto potesse risvegliarla da un terribile incubo; ma lì, nel silenzio e nel buio pesto della stanza, dove lei credeva di trovare sollievo, la disperazione prese più facilmente il sopravvento.

Nella completa solitudine non vi erano pensieri estranei a tormentarla, ma l’eco della voce di Yoh e la consapevolezza di non potersi liberare da quel castigo, divennero devastanti.

E la ragazza scoppiò in lacrime, brucianti di rabbia.

Odiava quelle voci che s’impadronivano della sua mente, come viscidi serpi che s’insinuano fra le crepe di una casa in rovina; e odiava gli altri, il peso insopportabile delle loro angosce che, come una valanga di fango, l’intrappolavano trascinandola a fondo.

 

Lasciatemi sola. Sola per sempre.

 

Pensava di aver perduto quel potere…

 

Quella maledizione.

 

Pensava di averla sconfitta grazie a Yoh… e invece era di nuovo lì, sadica, a tormentarla. Viva dentro di lei. Un singhiozzo la scosse e il pianto si fece più disperato, furioso. Strinse le palpebre umide e premette forte i palmi delle mani contro le tempie.

 

Odiava quel potere… dio quanto lo odiava!

 

Pianse forte, a lungo, senza riuscire ad accettare la propria impotenza; finché senza più respiro, riaprì gli occhi e pian piano si calmò, realizzando ciò che era ovvio fin dall’inizio: nel buio e nell’isolamento di quella stanza non vedeva e sentiva nulla. Non scorgeva forme, né rumori.

Il silenzio assoluto l’avvolgeva.

 

Adorato silenzio.

 

Nessuno intorno a lei e nessuno dentro di lei.

 

Silenzio fugace, da assaporare come l’ultimo istante di vita.

 

A quella banale rivelazione le lacrime salate smisero di scenderle lungo il viso e pian piano si seccarono sugli zigomi, il respiro affannato si calmò. Il petto le doleva a causa del troppo tempo in cui era stato teso e contratto, e gli occhi bruciavano, gonfi e arrossati.

Nonostante questo la ragazza cominciò a riflettere.

Subito si chiese perché aveva riacquisito quella capacità: era stato Yoh a risvegliarla? Lui, che in passato aveva saputo placare quel tormento, ora gli restituiva beffardamente lo stesso dolore?

Ebbe paura di una risposta e respinse quella supposizione.

 

Non tutto il male vien per nuocere, si disse. Il suo era pur sempre un potere.

 

Odiato, sì, ma potente.

 

In effetti, era lo stesso potere che possedeva Hao, la sua maggior forza.

 

Una prerogativa delle persone sole (o forse diretta conseguenza della loro ambizione…)

 

Anna sogghignò amaramente a quel pensiero e lasciò la propria mente vagare in quella direzione, meno dolorosa della prima strada.

 

Pensò che avrebbe potuto leggere persino nella mente di Hao, per conoscere i suoi piani e quindi attingere direttamente alla forza del Grande Spirito.

O semplicemente… per scoprire se era uguale a lei.

 

In seguito a quella riflessione, riemerse vago fra i suoi ricordi, un episodio di alcuni anni prima, di un giorno di scuola come tanti. Quel giorno in classe avevano letto una storia. Parlava di un ragazzo che, indossando ali finte incollate al corpo con semplice cera, volò sempre più in alto verso il Sole finché, data l’eccessiva vicinanza, il calore della stella sciolse la cera. Le ali si staccarono ed egli precipitò in mare.

 

Quel ricordo fu un monito: leggere nella mente di Hao era rischioso. Egli avrebbe scoperto che anche lei possedeva un uguale potere, e magari avrebbe sospettato della sua lealtà.

 

Era come avvicinarsi al Sole infuocato con squallide ali di cera.

 

Perché Hao è come il fuoco, che brucia chiunque si avvicini troppo a lui.

 

Conoscere la forza di Hao, però, significava conoscerne anche le debolezze. E quel potere ne aveva una. Una via di fuga spesso cercata in cambio di un’effimera serenità.

 

Non pensare.

Lasciare che ogni emozione rimanga confusa, a fluttuare nell’incertezza e nel caos.

Vivere di sensazioni istintive, come un animale.

 

* * *

 

Yoh Asakura non riusciva a dormire la notte seguente a quegli eventi, ma non era l’unico.

Era uscito a respirare una boccata d’aria notturna, convinto ormai di non poter prendere sonno, e si era fermato in piedi sul pianerottolo, presso l’entrata della locanda, ad osservare il cielo stellato.

Pensò a Horohoro, che si trovava alle sue spalle più silenzioso che mai. Anche lui non riusciva a dormire.

Yoh non si voltò per vederlo, ma sapeva che entrambi avevano lo sguardo perso negli astri. La luna di quella notte doveva ancora sorgere e la volta celeste, sebbene puntellata di stelle, sembrava un abisso scuro e immenso, spaventoso e allo stesso tempo ammaliante. Ogni sciamano sapeva che in quelle stelle era scritto il destino dell’Universo e avrebbe dato tutto pur di controllarlo, ma lui… lui non desiderava nemmeno conoscerlo.

Gli venne in mente quella ragazza - Shaeera - a cui probabilmente stava pensando anche l’amico, con il suo destino privo di significato, vittima dei capricci di suo fratello… O forse di se stessa, come lo era Anna.

 

«Intendo partire domani mattina», disse.

 

L’amico alle sue spalle annuì.

 

«Intendo cercare Hao e trovarlo. Non voglio più esitare.»

 

Horohoro pensò che Ren sarebbe stato contento di sentire quelle parole e si scoprì lui stesso  agitato: «cercheremo il suo nascondiglio e lo coglieremo di sorpresa.» Disse in segno d’approvazione.

 

«Non conto su questo, non credo che potremo sorprendere mio fratello», commentò Yoh insolitamente pragmatico, «ma voglio essere io a raggiungerlo, prima che lui venga a cercarmi di nuovo.»

 

Horohoro abbassò lo sguardo, si era dimenticato per un istante di quanto le cose fossero complicate: Yoh ed Hao erano fratelli.

«E poi… cosa intendi fare?» Chiese incerto.

 

«Hao non merita di essere Shaman King. Anche se ormai sono trascorsi cinque anni, lui si è appropriato di questo potere senza averne il diritto.» Rispose Yoh determinato. «Io lo troverò e …sistemerò ogni cosa.»

 

«Pensi di farcela?»

 

«Con il vostro aiuto… sì, penso di farcela.»

 

* * *

 

Hao entrò nella stanza di Shaeera. La ragazza dormiva sul letto dove lui l’aveva distesa poco prima. Il suo corpo non era ferito, ma lei aveva rischiato di morire.

E questo a Hao non era piaciuto.

Non gli era piaciuto perché nessuno - né Yoh, né nessun’altro – poteva permettersi di fargli una cosa simile.

 

Pagherai, Yoh, per aver ostacolato tuo fratello.

 

Nessuno poteva arrogarsi il diritto di togliergli ciò che possedeva, e di procurargli quell’insopportabile dolore.

 

Il dolore di perdere qualcosa … di cui aveva ancora bisogno.

 

E i tuoi stupidi amici, Yoh, loro pagheranno per ciò che mi hanno tolto.

 

Hao guardò il petto della ragazza addormentata che si alzava e s’abbassava in modo regolare. Si avvicinò lentamente al suo letto e con le dita della mano sinistra le sfiorò un braccio. Poi si chinò sulle sue labbra e la baciò.

Shaeera si svegliò e socchiuse gli occhi. Guardò con timore lo sciamano, scuro in volto come la notte.

 

Nemmeno lei avrebbe dovuto fare una cosa simile.

Nemmeno lei.

 

Hao la baciò di nuovo e lei sentì le labbra del Re muoversi sicure sulle sue. Non c’erano, in quel gesto, l’emozione e il languore che aveva rubato ai baci di Horohoro. C’era invece la certezza di essere padrone della fragile bambola protagonista del suo teatrino, di essere cardine della sua dipendenza.

Eppure la sua mano si stringeva possessiva sull’avambraccio di lei, tradendo paura e dubbio, rabbia e insoddisfazione; alimentate, forse, dall’eterea consapevolezza che senza una bambola - la sua bambola - nessuna storia può essere raccontata.

 

Allontanandosi tiepidamente da lei, Hao la costrinse a sedersi sul letto. Shaeera si alzò con la rassegnazione dipinta negli occhi.

 

«Vai alla Sala Grande e aspettami là.» Ordinò lo Sciamano, «Aspetta là, finché non sarò arrivato.»

«Sì.»

 

Shaeera annuì e scese dal letto con un po’ di fatica. Sentiva le membra doloranti, ma non ricordava esattamente quanto le era accaduto; l’ultima immagine nei suoi ricordi era il sorriso vittorioso di Ren. Hao lasciò andare il suo braccio ed ella, anche se pervasa da una grande debolezza, uscì dalla stanza per obbedirgli.

 

Lui la seguì con lo sguardo, ma con il pensiero già altrove.

Si era ricordato del volto di Anna, quando si era chinato a soccorrere Shaeera.

Aveva quell’espressione indifferente e superba che la caratterizzava, ma lo infastidiva il fatto che non fosse rivolta a lui, bensì a Yoh.

 

Forse la piccola Opacho si era sbagliata ed Anna aveva deciso di tradirlo prima del previsto?

 

Hao sbuffò con sufficienza. Per quanto gli interessava, Anna poteva anche andarsene. Lui non aveva certo la pazienza di Yoh, per sopportare i suoi capricci.

 

Se invece ciò che desiderava Anna era un potere più grande… allora glielo avrebbe dato, ma solo dopo aver costretto Yoh a fondersi con lui.

 

Se tu lo vorrai Anna, ogni cosa che possiedo sarà tua ed insieme controlleremo il destino.

Ma se tu vorrai andartene….

Se anche dovessi rimanere solo e intorno a me si estendesse il deserto…

 

Io sarò comunque il Re.

 

E tutti, uno dopo l’altro, pagherete per ogni granello di sabbia che mi avete rubato!

 

Perché Hao Asakura è come il fuoco, che brucia chiunque s’avvicini troppo a lui.

 

Perché io sono Spirit of Fire… e lontano da me, troverete solo la morte.

 

Continua…

 

 

N.d.A.

 

X Krisma: grazie ^_^ Adoro Yoh, mi fa tenerezza … Però non potevo proprio resistere all’idea di angosciare anche lui in questa fic!!

X Ayko_chan: mi piaceva l’idea di far incontrare Hao e Yoh, ma non dar loro il tempo di confrontarsi… però adesso devono accadere molte cose e il “povero Yoh” avrà il suo da fare!! Ren angosciato mi ha lasciato perplessa per un po’ perché non ero sicura che la sua reazione fosse IC, però ho pensato che la sua angoscia potesse essere credibile se non esternata con gesti o parole…. Dopotutto Horohoro è un suo amico.^^

X Shark Attack: ... mmh ... no. Non posso proprio spoilerare sul finale, ma lieto o no, dovranno sudare ancora un po’ tutti quanti!! Ma proprio tutti!

Io vedo Anna sicuramente fredda e astuta, ma per essersi innamorata di un personaggio adorabile come Yoh, almeno un lato debole l’avrà, no?

X Shizuka: la fic è ambientata 5 anni dopo il manga, dove i protagonisti hanno tra i 13 e i 17 anni, quindi direi che sono più o meno maggiorenni. Solo che quando parlo dei personaggi di Shaman King tendo ad immaginarli senza età, immobili nel tempo. Mah, avrò dei problemi seri?

X Black_bleach: ciao e grazie infinite della recensione! ^///^ Non ti preoccupare, la storia è scritta per intero e la pubblicherò tutta! 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

Il burattinaio

Di Sihaya10

 

* * *

 

Una partita a due. Due che hanno combattuto le stesse battaglie.

Un solo vecchio conto da regolare.

Luther Blisset, Q

 

* * *

 

Capitolo 13

 

La mattina seguente Yoh ed i suoi amici avevano lasciato definitivamente la locanda e si erano allontanati dal villaggio per partire alla ricerca di Hao. Gli Sciamani, accompagnati dai rispettivi spiriti, avevano seguito il corso del fiume che scorreva nella valle e stavano risalendo verso le montagne. Nessuno di loro aveva una minima idea di dove cercare lo Shaman King, ma Yoh camminava sicuro davanti a tutti e questo trasmetteva la giusta determinazione al gruppo, che lo seguiva fiducioso.

Ad un certo punto il giapponese si arrestò nel mezzo del sentiero; il suo spirito, Amidamaru, si fermò accanto a lui: «…tutto bene?»

Yoh annuì ed indicò una piccola figura che avanzava verso di loro con passo calmo. Quando fu abbastanza vicina, tutti poterono riconoscere che si trattava di Opacho. Indossava una tunica bianchissima, che contrastava con la pelle scura, i capelli ricci erano legati in piccole treccine, tenute insieme da fiorellini bianchi, e si mostravano per la loro reale lunghezza; anche se l’abito era semplice, apparve evidente che la bambina si era preparata per un’occasione importante.

 

Opacho raggiunse il gruppo ed esibì un caloroso sorriso. «Seguitemi, Hao-sama vi sta aspettando.», disse. A quel punto fu chiaro a tutti che Hao aveva anticipato le mosse del gemello, e aveva mandato la bambina con il preciso intento di farsi trovare.

Ren, Ryu e Horohoro, pur mantenendo un atteggiamento sospettoso, fecero per incamminarsi dietro di lei, ma Yoh non si mosse. La piccola, allora, si avvicinò a lui e gli tese la mano, sussurrando: «…anche lei ti sta aspettando.»

Yoh incontrò gli occhi vispi della bambina e trattenne il respiro, sorpreso. Nemmeno lui avrebbe saputo descrivere il proprio stato d’animo, né dare una spiegazione al suo temporeggiare, ma la piccola Opacho sembrava capirlo. Allungò le dita verso di lei, come attratto da una forza magnetica, e si lasciò prendere per mano, per essere condotto al cospetto di suo fratello.

 

* * *

 

Hao entrò nella propria stanza e, come immaginava, vi trovò Anna. L’Itako gli volgeva le spalle.

 

«Sei pronta?» Le domandò.

 

Attese invano una risposta.

Anna taceva meditabonda, ma i suoi pensieri - notò l’Asakura - gli erano preclusi.

Lo sguardo di Hao, fisso sulla schiena di lei, si fece freddo.

 

«C’è qualcosa di cui vuoi parlarmi?» Chiese.

 

Anna rabbrividì: quelle parole così pacate celavano una sottile minaccia.

 

Che lui … sapesse?

 

Anna si era calata volutamente in uno stato apatico ed assente per cercare di mascherare i propri pensieri, affinché Hao non scoprisse che adesso entrambi possedevano il potere di leggere nella mente, ma quella domanda, il tono con cui era stata posta, le fecero sospettare che lo Shaman King conoscesse già il suo segreto.

 

E se le cose stavano così, mentirgli ora significava tradirlo e perdere tutto.

 

Si chiese se ne valeva la pena; se voleva davvero rinunciare a combattere ora che s’avvicinava il momento dalla vittoria.

 

Ora che con le dita poteva quasi sfiorare il sole, nonostante le sue ali di cera.

 

Anna Kyoyama - l’ambiziosa - decise di non rischiare.

 

«Ieri… » disse senza voltarsi verso lo Sciamano « … ho letto nei pensieri di Yoh.»

 

Hao fu chiaramente sorpreso (ma lei non poté vederlo): «hai di nuovo il tuo potere.» Constatò.

 

L’Itako annuì e attese un’altra domanda, ma lo Sciamano non chiese più nulla. Dopotutto, anche lui aveva letto i pensieri del fratello e aveva già saputo tutto quello che gl’interessava.

 

«Andiamo, tra poco arriveranno.» S’incamminò Hao. Anna lo seguì, chiusa in un tacito consenso.

 

* * *

 

Il gruppo guidato da Opacho aveva attraversato la valle ed era giunto ai piedi del monte più alto della regione, quindi, attraverso piccoli sentieri che si diramavano all’interno dei boschi, era salito sulla montagna fino a giungere, quando il sole volgeva al tramonto, presso la residenza dello Shaman King.

Davanti alla struttura gli sciamani non nascosero il loro stupore. L’edificio si confondeva con la natura rigogliosa che gli cresceva tutt’intorno in modo perfettamente equilibrato, tanto che, riconobbe Yoh, era impossibile immaginare Hao Asakura a vivere in quel luogo.

 

Opacho fece strada all’interno del palazzo regale; attraverso stanze immense e lunghi corridoi, guidò il gruppo presso il maestoso arco d’ingresso che introduceva al salone principale.

Horohoro e Ren irruppero per primi nella sala, certi di incontrare Hao, ma il primo perse ogni sicurezza vedendo Shaeera, in piedi al centro, che gli dava le spalle, affiancata dallo spirito della sorella.

Sentendo un po’ di frastuono, la ragazza si voltò con le labbra semiaperte nell’intento di dire qualcosa, ma si trattenne vedendo i ragazzi.

Sul suo viso si lesse palesemente lo stupore e Horohoro capì che stava attendendo qualcun altro, che il loro arrivo per lei era imprevisto. L’incertezza negli occhi di lei, accrebbe il suo risentimento: «ci rincontriamo» disse aspro.

 

Lei non rispose.

Hao l’aveva ingannata.

 

L’aveva mandata appositamente in quella stanza ad accogliere ospiti indesiderati, e di certo non intendeva correre in suo aiuto, nonostante la sua debolezza.

 

Forse per questo aveva evocato Sibilla mettendola a combattere al suo fianco…

 

E forse era questo che intendeva Anna con le parole: “non dovresti sfidare chi è più potente di te.”

 

In ogni modo, qualsiasi fosse il progetto di Hao, il suo ruolo lì era chiaro: “non passerete oltre”; per cui doveva sbrigarsela da sola, contro tutti.

 

«Dov’è Hao!?» Ren l’aggredì impaziente.

 

Shaeera sorrise sarcastica: «che sciocchi. Siete caduti anche voi nella sua trappola!»

 

«T-trappola!?» Balbettò Ryu sorpreso: «Opacho! Hai detto che Hao ci stava aspettando!» Sgridò rivolto alla bambina.

 

«Opacho…?» Shaeera ridacchiò in modo quasi isterico, «Opacho è una bambina cattiva!»

 

A quelle parole la piccola strinse inconsapevolmente la mano di Yoh, che ancora la teneva, e aggrottò la fronte: era tanto il dolore dentro al cuore di quella ragazza da colpire chiunque indistintamente. Lo Sciamano percepì la sua tensione e le mise una mano sulla nuca in un gesto tranquillizzante.

 

Shaeera pose sua sorella Sibilla come guardiano di fronte a sé, poi, certa che quello fosse il suo momento, rivolse lo sguardo ad Horohoro. « … Siamo alla resa dei conti.» disse.

 

«…Io non … » l’Ainu balbettò e strinse i pugni, l’emozione gli tolse la voce e non riuscì a concludere la frase; nello stesso momento lo spirito biondo controllato dalla ragazza si lanciò contro di lui. La sua velocità era impressionante, sfrecciava muovendosi a zig-zag nell’immensa sala e puntando dritto sul suo nemico.

Ancora una volta, con infinita testardaggine, Horohoro non volle difendersi; chiuse gli occhi e alzò un braccio a ripararsi il volto preparandosi all’impatto… Ma nulla avvenne.

 

Lentamente il ragazzo aprì un occhio dopo l’altro e con sua sorpresa vide Ren, davanti a lui, che con la lancia disposta trasversalmente aveva bloccato l’aggressione di Sibilla.

Horohoro si scoprì senza parole: Ren lottava contro quell’essere solo per proteggerlo, resisteva con fatica alla sua forza, ma alla fine ebbe la meglio e respinse l’attacco scagliandolo lontano; poi si voltò verso di lui e lo rimproverò con superiorità: «che diavolo ti è preso!?»

E dandogli di nuovo le spalle si preparò a fermare un altro attacco, poiché lo spirito dai capelli biondi si stava già rialzando nonostante la violenza del colpo subito.

 

«Così sei solo un peso, vedi di darti una svegliata!» Aggiunse tra i denti.

 

Il rimprovero non cadde nel vuoto per il ragazzo dai capelli azzurri. Ren aveva ragione: così facendo sarebbe stato solo una palla al piede per tutti. Eppure…

 

Eppure lui non voleva combattere contro di lei.

 

Perché lui … ne era innamorato.

 

Ne era ancora innamorato, nonostante tutto.

 

…O forse Ren aveva ragione e non era veramente innamorato, ma …“amore” era l’unica parola che conosceva per chiamare quella sensazione. Quel desiderio inspiegabile di proteggerla, di abbracciarla e stringerla a sé, di averla accanto per sempre.

 

Anche se la conosceva appena, anche se lei lo odiava.

 

Il corpo di Sibilla si rialzò e di nuovo si scagliò contro i due Sciamani.

Ren Tao affiancò Horohoro mentre Shaeera rimase immobile, nel centro della sala, a dirigere le mosse del suo soldato biondo, che si lanciava nuovamente contro le vittime.

 

Fu allora che Horohoro, affiancato da Kororo, si chinò in terra e pose entrambi i palmi sul terreno. Nel compiere quel gesto alzò la testa a guardare Shaeera e un turbine di emozioni lo attraversò quando incontrò i suoi occhi, dai quali non si separò più, finché il terreno tremò e un immenso muro di ghiaccio si erse tra lui e lei.

 

L’attacco nemico, troppo rapido per potersi arrestare in tempo, si infranse contro la barriera emettendo uno stridio acuto.

 

Ren lanciò all’amico un’occhiata d’approvazione.

 

«Dobbiamo trovare il mezzo con cui riesce a controllare lo spirito di sua sorella.» Gli disse Horohoro; sembrava aver deciso di combattere sul serio! «Se distruggiamo il mezzo lei non potrà…»

 

Ren, approfittando della tregua fornita dalla protezione di quella gelida barriera, lo guardò serio: «allora… non te ne sei accorto?»

 

Horohoro assunse un espressione interrogativa e un po’ offesa: «di cosa?!»

 

Cos’altro diavolo c’era che non riusciva a vedere?!

 

«Non è uno spirito, è un cadavere.»

 

L’Ainu trasalì: «u-un cadavere?» Balbettò. Poi si ricordò di quello che aveva già notato (ma non aveva compreso): gli occhi vuoti di Sibilla, che lo disgustavano, la tangibilità del suo corpo e l’odore di morte che aleggiava intorno a lei.

 

«La tua ragazza dev’essere una specie di doshi, come mia sorella,» spiegò Ren, «probabilmente ha rievocato un kyonshi privo di vita, ed ora lo controlla secondo il proprio volere. Non serve alcun mezzo, solo un rituale d’evocazione … »

 

«Se è così quel corpo… » esitò Horohoro «…è reale.»

 

Ren annuì: «l’unico modo che abbiamo per fermarlo è distruggerlo.»

 

Lo sciamano dai capelli azzurri si alzò in piedi ed impugnò l’Ikupasui; la determinazione brillò nei suoi occhi: «ho capito - disse - allora me ne occupo io».

 

«No.» lo fermò Ren «del cadavere me ne occupo io».

Horohoro non nascose il proprio disappunto, ma l’amico non gli lasciò il tempo di protestare: «tu devi distrarre la ragazza, devi impedirle di usare quel potere. …Hai capito?!»

 

A quelle parole, un nodo serrò la gola dello sciamano del ghiaccio e il “sì”, che uscì dalle sue labbra, fu un impercettibile sospiro.

 

Continua…

 

* * *

 

Oh cavolo!! Sono in ritardissimo col chapter!! Scusatemi! T_T

 

X Krisma: perdonami, ma purtroppo non posso chiarirti il dubbio! Hao è un personaggio complicato e dovrà rimanere tale fino alla fine della fic!^^

X black_beach: già niente blocco dello scrittore!! Però non ho potuto postare il capitolo prima dell’inizio di “quella cosa orribile” ç_ç perdono please!!

X Shizuka: grazie pucci! Quello che hai detto di Anna ed Hao mi ha fatto un enorme piacere, soprattutto perché è proprio quello che volevo riuscire a trasmettere di loro!

X Ayko_chan: già ci siamo quasi,  e io mi darò da fare al massimo per descrivere l’incontro. Spero di non deluderti!^^

X SimmyLu: sì sì, brava!^^ Si avvicina al finale, quindi sto per “mettere le carte in tavola” e anche Horohoro avrà la sua parte, non ti preoccupare! Spero che ti piaccia!

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Il burattinaio

Il burattinaio

Di Sihaya10

 

* * *

 

And all of our memories, so close to me, just fade away...

 Avril Lavigne -  My happy ending

 

* * *

 

Nel bel mezzo dello scontro fra Horohoro, Ren e Shaeera, Hao fece il suo ingresso nella Grande Sala osservando, compiaciuto, che Opacho aveva guidato fin lì tutto il gruppo di suo fratello. Dopo di lui, anche Anna varcò la soglia; seguiva i suoi passi con lo sguardo fisso in terra, persa in chissà quale riflessione, e non considerò nessuno dei presenti.

Nel preciso istante in cui l’Itako comparve, Yoh distolse l’attenzione dal combattimento e la pose su di lei, senza staccarle gli occhi di dosso per tutto il tempo che ella impiegò a portarsi al fianco dello Shaman King. Vide che indossava un abito semplice, di un tessuto scuro e leggero, consono allo stile che lui ricordava, e teneva avvolta intorno al braccio destro la collana dalle milleottanta  perle; con l’indice e il pollice giocherellava con le perline, come se avesse dovuto usarla da un momento all’altro.

Non sei cambiata affatto, pensò vedendo quel suo sguardo assente e inespressivo, che in passato aveva conosciuto molto bene. Indugiò ancora con lo sguardo su di lei, seguendole il profilo del viso, scendendo dal collo alle spalle, lungo le braccia dalla pelle chiara lasciate nude dall’abito nero, fino ai polsi e alle dita sottili. Finché sentì un vuoto nello stomaco.

 

… Che cosa le hai fatto Hao?

 

«Brava Opacho, hai portato proprio tutti!» Hao Asakura esultò avvicinandosi al trono regale posizionato nel centro della sala. Prima di sedersi passò in rassegna i presenti, poi sorrise e il suo sorriso parve identico a quello di un bambino viziato sepolto di regali, che possiede tutto ma vorrebbe ancora di più. Infine, i suoi occhi fissarono Yoh.

 

«A cosa devo l’onore di questa visita? Hai deciso di unirti a me, fratello?» Domandò in tono evidentemente provocatorio.

 

«Ho già risposto una volta a questa domanda.» Rispose Yoh, pacato.

 

«Pensavo ci avessi ripensato … ora che non hai più nulla.» Sghignazzò Hao e con il braccio destro avvolse Anna in vita, la trascinò sé e la baciò sulla bocca; lei ricambiò, arrestandosi per un istante di tormentare le perle della sua collana.

Yoh distolse lo sguardo. Trattenne il respiro per qualche istante, cercando di ignorare il dolore che gli trafiggeva il petto.

 

«Se ti unirai a me, fratello, divideremo tutto quello che ora mi appartiene…» propose sibillino Hao, allontanando da sé la ragazza.

 

Yoh corrugò la fronte in un gesto misto di dolore, gelosia e rabbia, poi si mise sulla difensiva e chiamò Amidamaru.

 

«Avrò bisogno di tutta la tua forza.» mormorò. Il Samurai lo guardò solidale.

 

Allora, l’Asakura si sentì più forte e sfidò il gemello corrotto: «non voglio dividere nulla con te. Sono venuto qui per toglierti quello che ti sei preso con la forza.»

 

Hao si sedette sul trono e parlò con la stessa calma che caratterizzava il fratello: «In tal caso … sarò costretto a divorarti!»

 

*

 

Horohoro non era affatto pronto a svolgere il proprio ruolo quando Ren fece roteare la lancia e con un colpo secco affettò la barriera di ghiaccio che aveva eretto. Davanti ai due sciamani Sibilla fece ondeggiare la chioma bionda con un movimento meccanico della testa e si lanciò di nuovo all’attacco.

Il cinese si mise in difesa per respingere il colpo troppo lentamente e venne travolto dal cadavere.

Horohoro, vedendo l’amico rovinare a terra e scivolare lungo il pavimento marmoreo del palazzo, slegò lo snowboard che portava dietro le spalle e se lo agganciò al braccio sinistro. «Nipopo…Punch!» gridò, dirigendo il proprio colpo verso Shaeera.

In pochi attimi gli arti della ragazza si trasformarono in blocchi di ghiaccio che si estesero fino ad ingoiare tutto il suo corpo. Solo il collo e la testa rimasero liberi e lei non poté fare altro che divincolarsi inutilmente in quella trappola raggelante.

Horohoro si trattenne dal colpirla, come avrebbe fatto con un qualsiasi nemico, e la sfidò con lo sguardo, senza riuscire a parlarle.

Lei rispose provocandolo, ancora una volta, con le parole: «…e con questo cosa credi di fare?»

 

*

 

Ren, che teneva ancora la lancia stretta in mano nonostante il colpo incassato, si rialzò repentinamente. Non aveva che una piccola ferita sul labbro ma era abbastanza per farlo innervosire.

 

Com’era possibile che quell’essere senza vita riuscisse a tenergli testa?!

 

Decise che era il momento di far vedere al nemico la propria potenza, quello per cui si era allenato assiduamente, e si preparò per sferrare un colpo unico, violento e definitivo, contro l’avversaria.

 

«Bason! Oversoul!»

 

«Ren… NO!»

 

Il cinese si volse di scatto, sorpreso, verso Yoh e gli lanciò un’occhiata inferocita.

 

Perché diavolo si era intromesso?! Perché lo aveva fermato? 

 

Ma bastò un semplice scambio di sguardi con il compagno e comprese il messaggio nascosto: Yoh era stato più accorto di lui ed aveva compreso il piano del fratello.

 

«Dannazione!» Imprecò fra i denti Ren Tao.

 

Ecco cosa voleva Hao!

 

L’Asakura mirava ad estenuarli con un inutile combattimento, costringendoli a consumare il loro furyoku per poi sconfiggerli definitivamente senza difficoltà.

 

Il cinese sbuffò insoddisfatto per non poter dar sfogo all’immensa forza di cui era padrone, ma Yoh aveva ragione: era indispensabile annientare il nemico con il minimo spreco di furyoku.

Ciò significava protrarre la lotta a lungo, e Ren non sapeva per quanto Horohoro avrebbe potuto tener occupata la ragazza… non era nemmeno sicuro che fosse in condizione di farlo.

Era evidente, infatti, che lo sciamano del ghiaccio (forse solo lui!) non aveva compreso il piano dello Shaman King, perchè consumava le proprie energie senza alcuna prudenza.

 

Mentre pensava a questo, Ren saltò schivando per un pelo un altro attacco; il kyonshi aveva allungato la mano e le sue unghie affilate gli avevano sfiorato il petto sdrucendo un lembo dell’abito che indossava. Indietreggiando, il cinese lanciò un’occhiata preoccupata all’Ainu: forse ora Horohoro era l’unico in posizione di svantaggio, ma senza dubbio il progetto di Hao era quello di spremerli tutti quanti!

 

*

 

Già, cosa credo di poter fare?

 

Horohoro biasimò se stesso e poi minacciò a Shaeera con voce tremante, rotta da un’ormai insopportabile incertezza: «io… io non so perché vuoi combattere contro di noi, ma… se continui così… Ren ucciderà tua sorella. »

 

«Quello è soltanto il corpo di Sibilla, che io posso muovere a mio piacimento.» Fu la secca risposta di Shaeera. «Mia sorella è morta molto tempo fa.» Impossibile nascondere la sofferenza che tracimava da quella frase, e il sovraccarico di dolore si trasformò in cinismo:« quello è un contenitore vuoto, … proprio come me.»

 

A quelle parole, Horohoro guardò Shaeera avvolta nella sua gelida trappola: i capelli scuri e umidicci per il contatto con il ghiaccio le cadevano dritti lungo le guance contrastando con il viso che aveva assunto un pallore quasi irreale. All’improvviso, come in un’eterea visione, i ricordi del suo corpo morbido che camminava nudo lungo la sponda del lago, della sua pelle liscia e dei suoi intriganti occhi verdi si condensarono insieme formando una bolla informe che, d’un tratto, svanì.

Solo allora lo sciamano vide la ragazza che aveva davanti per quello che era realmente: un’anima in pena, travolta dal tormento interiore.

 

Nonostante questo, non riusciva a trovare il coraggio di affrontarla come un nemico.

 

Come se percepisse la sua indecisione, Shaeera chinò la testa di lato, per quanto le fu possibile, e assunse un’espressione di sfida: «…non hai ancora capito? Se vuoi aiutare il tuo amico … devi fermare me

 

*

 

Ren impugnò la lancia e osservò le mosse del cadavere che avanzava: erano caotiche, sconclusionate, senza strategia. Quel corpo continuava a scagliarsi contro di lui con movimenti privi di logica, come se si lanciasse addosso ad un portone con il solo obiettivo di abbatterlo.

Allora ricordò che il doshi che controllava il cadavere aveva detto di non essere uno sciamano, … probabilmente era la verità.

Ne dedusse che aveva di fronte un’avversaria pressoché incompetente, che non agiva in modo strategico, ma istintivo e che, per batterla in fretta senza usare furyoku, bastavano la sua astuzia e la sua abilità.

Non era del tutto certo della supposizione, ma tanto valeva tentare. Quando vide Sibilla caricare verso di lui per l’ennesima volta, arretrò con un balzo; il cadavere lo mancò per un soffio.

Fece una capriola all’indietro schivando le sue unghie affilate, poi ne fece un’altra, e un’altra ancora… quindi spostò il peso sulle ginocchia per saltare una terza volta ma, invece che gettarsi all’indietro, si lanciò in avanti contro Sibilla, spingendo la lancia dritta davanti a sé. In un batter d’occhio infilzò il corpo, trapassandolo da una parte all’altra e sfilò rapidissimo l’arma dal fianco destro del nemico per poi abbatterla su di esso dall’alto, tranciandolo in due. Un sorriso sardonico gli illuminò il volto quando vide il cadavere crollare a terra in pezzi.

 

Aveva visto giusto!

 

Ren sentì che ora riusciva a capire, anche se non approvava, il motivo per cui Horohoro si rifiutava di combattere. Shaeera si batteva mossa da una forte motivazione, ma era totalmente inesperta. Non era uno sciamano e non era nemmeno un soldato; aveva soltanto la fortuna di possedere un potere straordinario, che però nessuno le aveva insegnato a sfruttare sul serio.

 

Per lo sciamano la soddisfazione della vittoria fu grande (Hao avrebbe dovuto escogitare un altro piano!), ma non durò molto. All’improvviso sentì l’aria rarefarsi nei polmoni e un sibilo perforò la sua mente.

 

Non respirare … suggeriva.

 

Ren deglutì sconvolto. Era di nuovo lei! Hao disponeva di un’arma inarrestabile!

 

Istintivamente, gridò la propria ribellione, ma dalla sua gola uscì un solo lamento, dopodiché l’aria venne meno. Provò ad inspirare ma non vi riuscì, tentò più volte disperatamente fino a suscitarsi  conati di vomito, ma ogni tentativo fallì.

 

Non respirare.

 

Ren fu sopraffatto dal terrore. Si portò entrambe le mani alla testa che, violentata dal fastidioso mormorio e privata dell’ossigeno necessario, gli sembrava eccessivamente pesante; lo scenario davanti ai suoi occhi prese a girare su sé stesso, egli perse l’equilibrio e cadde, accasciandosi su sé stesso.

 

Il diabolico sussurro divenne un ordine insistente.

 

Non respirare … Non respirare!

 

*

 

Horohoro, che aveva assistito alla vittoria dell’amico e alla sua successiva caduta, non capì esattamente quello che gli stava accadendo, ma ne indovinò facilmente la causa.

 

Non era stato capace di distrarre Shaeera come Ren gli aveva chiesto, ma ora doveva riuscire assolutamente a fermarla!

 

La raggiunse con balzi decisi, stringendo fra le mani l’impugnatura dell’Ikupasui, sul quale aveva formato una sottile lama di ghiaccio tagliente; con esso premette contro la gola della ragazza:«Liberalo.» Ordinò.

Shaeera scrutò il volto del ragazzo a pochi centimetri dal suo. Aveva lo sguardo colmo di rabbia, ma le mani che spingevano quel pugnale di legno contro la sua gola non avevano la forza necessaria per farle del male.

 

Come se avesse intuito i suoi pensieri, Horohoro abbassò gli occhi per nascondere l’indecisione e premette un po’ più forte l’Ikupasui contro la pelle della ragazza.

 

« Liberalo… oppure…»

 

Le mani del ragazzo tremarono e la lama affilata ferì lievemente la pelle della ragazza. Dal sottile taglio uscì qualche goccia di sangue rosso che macchiò il ghiaccio sull’arma.

Horohoro alzò lo sguardo verso Shaeera con espressione confusa e colpevole, ma per quanto i loro volti fossero vicini, egli non comprese il significato di quel sorriso dolce, inspiegabilmente soddisfatto, che le era nato sul viso.

 

«Che stai aspettando? Non vedi che il tuo amico muore?» Chiese Shaeera, e quando sentì il respiro dello sciamano farsi teso e ansante, aggiunse sottovoce: «devi uccidermi…»

 

Horohoro tremò. «C-cosa?» Riuscì appena a farfugliare. Il suo cuore batteva all’impazzata.

 

« … Tagliami la gola» sussurrò lei con un filo di voce, ed un altro brivido attraversò il ragazzo.

I loro sguardi si incontrarono per un interminabile istante, poi gli occhi di lui si fecero lucidi.

 

Perché aveva capito che quelle ultime parole non erano una sfida.

Quelle ultime parole erano una supplica.

 

* * *

Continua…

 

X Krisma: grazie mille! In questo chap è comparsa finalmente Anna, anche se il suo non può definirsi ancora un incontro con Yoh …  Ma abbiamo ancora tempo, no? ^^

 

X Fabio93:  ^//^ Grazie infinite per aver letto e commentato! Grazie anche per i consigli! Mi rendo conto di essere veramente scarsa con le descrizioni (a volte mi capita anche di non rendermi effettivamente conto di averne bisogno per introdurre una scena!), per me sono la parte più difficile da affrontare quando scrivo un testo ed è anche per questo che mi piace moltissimo il tuo stile. In ogni caso, cercherò di fare del mio meglio in questa fic, dato che ormai è agli sgoccioli … e mi impegnerò al massimo nelle prossime!^^

 

X Lithia del Sud: Thanx^^ Mi dispiace sempre pubblicare con ritardo perché non voglio trascurare la fic, però ti ringrazio tantissimo della comprensione!!

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

Il burattinaio

Di Sihaya10

 

* * *

Ok, sono in ginocchio sui ceci come penitenza per questo ritardo infinito… e per farmi perdonare questa volta sono stata buonissima! Pubblico un capitolo lungo che all’inizio volevo dividere in due parti (e leggendo, data la mia perfidia, capirete perfettamente dove volevo interromperlo… )

Può bastare? Mi perdonate?  ç_ç

 

Questa fic ed in particolare questo capitolo sono stati ispirati anche da un altro mito greco: Ulisse e le sirene. Il primo titolo che volevo dare alla storia, infatti, era proprio “il canto della sirena”, ma in corso d’opera ho cambiato molti dettagli e “il burattinaio” mi è parso molto più calzante…

 

Buona lettura!

 

* * *

 

The door is locked now, but it’s open if you’re true
If you can understand the me, than I can understand the you

 

Metallica, Unforgiven II

* * *


Capitolo 15

 

«Ho provato a farmi odiare… » mormorò Shaeera, quasi chiedesse perdono, «… Ma tu… »

 

Horohoro scrutò il volto pallido della ragazza ed ebbe l’impressione che nella grande sala del palazzo reale ogni cosa fosse diventata di ghiaccio; non solo il corpo di lei, ma tutti i presenti gli parvero immobilizzati. Il marmo sotto ai suoi piedi e le pareti di pietra grigia gli instillarono il gelo, che penetrò dalle membra, fino a mordergli lo stomaco.

 

“Ogni cosa ha il suo prezzo.”

 

All’improvviso le parole di Shaeera gli tornarono alla mente e, come un cielo terso che si rasserena, ogni cosa gli divenne chiara. Lei aveva detto la verità: non agiva per conto di Hao, ma solo per se stessa; e aveva scelto lui, ma non come compagno.

 

Lei cercava la morte.

 

Provando a farsi odiare, convinta, forse, che un cuore ferito cerchi sempre vendetta.

 

Lei cercava la morte per mano sua, perché sapeva che non l’avrebbe ottenuta da nessun’altro.

 

Perché, egoista ed oppressa dal senso di colpa, non vedeva altra via d’uscita.

 

Come si poteva arrivare a tal punto? Era troppo … anche solo da immaginare. Horohoro scosse la testa in segno di rifiuto e cercò, invano, l’insicurezza negli occhi della ragazza, ma in essi scorreva soltanto l’ansia dell’attesa, come se fosse solo questione di tempo: era sicura che lui avrebbe compiuto quel gesto irreversibile.

D’istinto, lo sciamano rabbrividì di viscerale paura e, stoltamente, cercò rifugio proprio nelle iridi verdi di Shaeera. Lei gli sorrise, tranquillizzante, e lui si sentì cullato da quel sorriso come quando si è sull’orlo del precipizio e si guarda verso l’abisso, irretiti dal canto del vento che invita a scivolare nel vuoto.

 

Se non puoi farlo per odio, fallo per amore.

 

Horohoro chiuse gli occhi, rassegnato, mentre un nodo alla gola lo soffocava.

Una parte di lui si oppose debolmente, poi le pupille di lei si ritrassero e la sua voce gli entrò dentro, offuscandogli la ragione.

E seppe che non era più libero di scegliere. Lei avrebbe ottenuto ciò che voleva.

 

A dire il vero … si era già presa molto più di quanto le servisse.

 

* * *

 

Yoh ed Hao si sfidavano con lo sguardo, sicuri ed arroganti, stringendo i pugni nervosamente, l’uno in bella vista, l’altro da sotto l’ampio mantello. Anna li studiò e non vide alcuna differenza tra loro. Fratello contro fratello, si preparavano a lottare per sopraffarsi a vicenda … ma nessuno dei due avrebbe vinto.

Diventeranno un’unica cosa, pensò la ragazza e quella constatazione accese in lei il desiderio di addentrarsi nelle loro menti ma, prima che potesse farlo, una voce sconosciuta s’impadronì della sua attenzione. All’inizio le sembrò solo un pensiero informe senza padrone, ma pian piano divenne più definito e fu capace di riconoscerne l’origine: Shaeera. Di lei non si era mai interessata prima, e nemmeno avrebbe voluto farlo ora, ma quel tormento drammatico, che invocava la morte, era invadente ed assillante.

Così, l’Itako ascoltò. Si districò attraverso un intreccio contorto di pensieri e sensazioni contrastanti, indefinite, che si anteponevano l’una all’altra senza trovare equilibrio.

C’era la consapevolezza d’aver deluso lui, il Re, e la paura di essere l’oggetto di un piacere che non desiderava più; perché faceva male non essere voluta, ma allo stesso tempo era quella la salvezza, la liberazione da un legame opprimente che costringeva a confrontarsi con il passato.

Poi c’era il tentativo, illogico, di farsi odiare dall’altro, per soffocare emozioni pericolose, che erodevano lentamente l’inconscia convinzione di aver bisogno di una prigione per vivere.

 

Di aver bisogno di un padrone che le ordinasse di farlo.

 

Addentrandosi in quel labirinto, l’Itako, lesse il piano. Capì che la ragazza desiderava morire e chiedeva ad Horohoro di compiere quel gesto per lei, convinta che fosse l’unico modo per  liberarsi dalla sofferenza. Poi lesse il sentimento che provava il ragazzo, così intenso da confonderlo ed indebolirlo fino a cedere a quell’assurda preghiera; fino a farsi trascinare da lei, inesorabilmente, nell’oscurità del suo cuore. Là, dove prevaleva l’istinto e il dolore si placava … Ma il rimorso, ovunque, bruciava.

 

Scuotendo la testa con disapprovazione, Anna si liberò alla svelta da quel groviglio incoerente ed eccessivamente pesante di pensieri ed angosce: il progetto di Shaeera era per lei irrazionale e stupido, avrebbe creato scompiglio nel momento meno opportuno, ma soprattutto era un inutile tentativo di fuga che Hao avrebbe stroncato sul nascere.

 

Sempre se …

 

Anna aprì leggermente le labbra, indecisa, poi guardò Hao e non parlò.

 

Sempre se Hao era ancora interessato a lei …

 

Diversamente, avrebbe anche potuto lasciarla morire …

 

Anna accennò un sorriso (poteva considerarsi un punto a suo favore!), ma immediatamente un sapore amarognolo le impastò la bocca. Era il gusto di una vittoria che odorava di sconfitta.

 

«Che hai fatto ad Anna?!»

 

Yoh riportò la ragazza alla realtà pronunciando il suo nome. Lei alzò lo sguardo verso di lui e i pensieri del morettino la investirono tutti in una volta. Erano un insieme caotico di emozioni tra cui spiccavano rabbia, preoccupazione e compassione. La cosa la innervosì, soprattutto perché sembravano riversarsi tutte su di lei.

 

Allora prese la parola, senza dare il tempo allo Shaman King di ribattere: « unisciti ad Hao, Yoh» propose manifestando volutamente una certa malizia, «divideremo questo potere.»

 

«Solo chi ha un animo libero può controllare il potere del Grande Spirito.» Replicò Yoh in un tono profondamente triste, ma fermo.

Anna non si chiese da dove provenisse la certezza di quell’affermazione. «Noi siamo liberi», gli fece notare con orgoglio: «e lo diventerai anche tu. Libero di controllare non solo il tuo destino, ma quello dell’intera umanità.»

 

Yoh strinse l’impugnatura dell’Harusame: «Tu non sei libera …  Davvero non comprendi quello che ti ha fatto?» Domandò rivolgendo a lei parole cariche di compassione, ma continuando a fissare il fratello con rancore.

 

Hao non mostrò reazioni, ma Yoh vide l’inquietudine sfilare dietro ai familiari occhi neri.

 

Anna si ribellò alle affermazioni del ragazzo: «Io sono libera! Da ogni legame e da ogni promessa, libera di scegliere, persino, di stare al fianco di tuo fratello!»

 

Yoh spostò lo sguardo sulle pareti della sala, alla sua destra. «Tu non sei libera.», ripeté testardo.

 

Anna rise di quell’atteggiamento e lui si arrabbiò: «Tu hai scelto di stare con lui, ma non sei libera di lasciarlo. Apri gli occhi! Ti tiene legata a sé, come fa con quella ragazza! Io … io posso capirlo, è mio fratello, lo fa perché ha paura, una paura terribile di … »

 

«Adesso basta!» Tuonò furioso il Re degli Sciamani, che fino a quel momento aveva contenuto le proprie reazioni.

 

Il viso di Anna si tirò in un’espressione perplessa e il tono della sua voce si fece incerto: «C-Che significa questo, Hao? » Domandò, ma lui non la stava ascoltando. Un muro di fuoco si innalzò all’improvviso alle sue spalle, tagliando fuori la parte del salone che si trovava dietro al trono e Spirit of Fire, in tutta la sua immensa potenza, si materializzò fra le fiamme, imponente e terrificante.

 

Yoh e Ryu (che fino a quel momento era rimasto al suo fianco senza prendere parte al confronto)  indietreggiarono istintivamente di un passo, ma non si lasciarono intimorire. Ryu sfoderò la spada e chiamò Tokageroh.

Yoh passò rapidamente in rassegna i presenti, per conoscerne posizione.

Horohoro, Shaeera nella sua trappola di ghiaccio e Ren, inginocchiato in terra, erano alla sua sinistra, distanti alcuni metri; Ryu stava al suo fianco destro. La piccola Opacho sedeva in terra dietro di lui, presso l’ingresso della sala, ed era tutta assorta a giocherellare con uno dei fiorellini che portava fra i capelli.Anna era arretrata di qualche passo, si era ritirata accanto al trono regale e fissava il pavimento. Lei, forse, conosceva il piano.

Suo fratello, dallo sguardo provocatore, lo fronteggiava.

 

Yoh invocò Amidamaru: «Spirit of sword!» Gridò preparandosi all’attacco dello Shaman King, ma Hao non lo attaccò. Le fiamme intorno a lui si espansero, alimentate dal potere del Grande Spirito, e scivolarono sul marmo fino a raggiungere il luogo in cui si stavano scontrando Horohoro e Shaeera. Il calore cominciò a sciogliere il ghiaccio che imprigionava la ragazza, liberandole parte del corpo. Ella perse l’equilibrio e la concentrazione cadendo in ginocchio, Horohoro arretrò istintivamente di un paio di passi.

Nello stesso istante Spirit of Fire si gonfiò e il terreno cominciò a tremare. Gli occhi di Hao erano in fiamme. Parte del ghiaccio che ancora non si era sciolto crepò, spezzandosi in grossi frammenti che si sollevarono, volteggiarono caotici nell’aria, poi s’abbatterono come una scarica di proiettili sugli sciamani.

Yoh raggiunse Opacho e insieme a lei si riparò dall’attacco con l’aiuto di Amidamaru.

Ryu corse ad aiutare Ren, ancora accasciato al suolo, che tossiva e cercava di respirare. Gli fece scudo con il proprio corpo e Tokageroh protesse entrambi, deviando le lame ghiacciate che piovevano su di loro.

Fortunatamente l’attacco durò poco; in breve il pavimento smise di tremare e la raffica terminò.

 

Allora Ren, chino a terra, biascicò qualcosa che Ryu inizialmente non capì. «Stai bene?» Gli chiese.

«S-sì, ma…» La voce di Shaeera non lo tormentava più, consentendogli di essere di nuovo padrone del proprio corpo. « … Horohoro?»  Domandò con un filo di voce.

 

Shaeera gridò.

I due sciamani sollevarono lo sguardo.

Sul pavimento di marmo cristallino, schizzarono gocce di sangue rosso.

Ryu balzò in piedi, Ren imprecò.

Pochi metri davanti a loro, Horohoro, barcollante, mise un piede indietro per mantenere l’equilibrio.

Teneva le mani aperte, sospese nell’aria all’altezza dello stomaco e guardava, incredulo, il pezzo di ghiaccio che gli si era conficcato sotto allo sterno e il proprio sangue che colava e schizzava copioso, macchiando gli abiti di rosso; lo sentiva caldo, scivolare sul ventre, sotto ai vestiti, mentre un sapore metallico gli riempiva la bocca.

 

«Maledizione!» Inveì Ryu, poi scavalcando Ren e incespicando su di lui, corse verso l’amico.

 

«NO! NO!» Shaeera urlava disperata, dimenandosi, per liberarsi dalla porzione di ghiaccio che ancora la imprigionava e che Hao sembrava aver lasciato apposta, come a sottolineare che lei ancora gli apparteneva.

 

Horohoro tremava, sangue misto a saliva gli scendeva da un lato della bocca; in volto era pallido come un cencio, il suo cuore batteva veloce e la testa gli girava rendendo la vista nebulosa: era sotto shock. Provò ad inspirare e fu trafitto da un dolore lancinante. A malapena riuscì a prendere fiato; poi tossì e sputò sangue.

 

Qualcuno gridò il suo nome.

 

«Horohoro!»

 

Lo sciamano rabbrividì di nuovo, poi crollò in ginocchio. Privo di forze, s’accasciò al suolo.

 

Di nuovo il suo nome…

 

Una piccola parte di lui ancora cosciente riconobbe la voce di Shaeera e vide l’ombra di Ryu su di sé; poi le immagini persero forma e i suoni s’affievolirono, fino a spegnersi completamente.

 

 *

 

Opacho aveva smesso di giocare con il fiorellino bianco che ornava i suoi capelli quando Yoh era corso a proteggerla dall’attacco di Hao: lo sciamano aveva creduto che potesse essere in pericolo e lei l’aveva considerato un gesto davvero gentile. Ora che l’attacco era finito, osservava curiosa e ammirata il ragazzo; in particolare, pensò che le enormi cuffie arancione che, come cinque anni prima, portava abituale sulla nuca davano un tono vivace alla stanza, che in quel momento sembrava pietrificata.

Yoh si era alzato in piedi e guardava impallidito il drammatico scenario, mentre un prepotente desiderio di vendetta gli scorreva nelle vene, accelerandogli il battito cardiaco e annebbiandogli la vista. Le grida disperate di Shaeera, che si contorceva nel tentativo di liberarsi dal ghiaccio, tormentavano i timpani e il sangue di Horohoro, colpito dalla furia dello Shaman King, colorava il pavimento, mentre il suo odore inaspriva l’aria.

Ryu, chino sul ragazzo, fremeva. Sapeva di poter aiutare l’amico utilizzando la propria energia, ma era come se attendesse un segnale da parte di Yoh, … come se solo lui potesse prendere quella decisione.

 

«RYU!» sgridò Yoh, «Che stai aspettando?!»

 

Bastò uno sguardo e i due si capirono. Il furyoku del motociclista si espanse al massimo.

 

Ren, inginocchiato, tremava di rabbia perché di nuovo si era lasciato sopraffare e, a causa sua, presto sarebbero stati in due (Ryu ed Horohoro) a trovarsi fuori gioco, mentre Hao s’avvicinava di un altro passo al proprio obiettivo.

 

Yoh scatenò la propria rabbia: «Spirit of heart!»

Hao spalancò la bocca sorpreso: suo fratello aveva imparato a controllare uno spirito dei Gandhara!

 

Fantastico!

 

Hao riconobbe che i Pache avevano addestrato suo fratello proprio come un degno Re degli sciamani, anche se quello non era il suo ruolo.

Con piacere ricordò lo scontro nei Plant, quando aveva conquistato il potere del Grande Spirito e il titolo di Shaman King. Saty aveva radunato gli spiriti dei cinque guerrieri Gandhara, per un ultimo tentativo di opporsi alla sua vittoria, ma Yoh e il suo gruppo si erano rivelati deboli ed inesperti e non avevano saputo sfruttare la potenza dei guerrieri elementali.

Chocolove, Lyserg e Spirit of Wind erano stati divorati dal Grande Spirito e Yoh aveva dovuto rassegnarsi alla bruciante sconfitta.

 

Ma Yoh aveva impiegato troppo tempo per imparare a controllare Spirit of Heart, si rammaricò Hao. Il Grande Spirito aveva risorse straordinarie, egli era l’insieme di tutte le forze della natura: era lo spirito della terra, del fuoco, dell’acqua, dell’elettricità e del vento uniti insieme, e poteva assumere ognuna di quelle forme.

Spirit of Earth, ora, appariva solo un debole nemico.

 

«Non ti perdonerò per quello che hai fatto ad Horohoro!» La voce di Yoh tuonò nella sala carica dell’arroganza di chi è pronto a tutto pur di fare giustizia.

 

Giustizia… Pensò Hao, come può un essere umano comprendere un concetto di cui non vede che la superficie?

 

«Perché ti scaldi tanto? Non hai bisogno di lui… non hai bisogno di loro» Commentò caustico Hao, «Quando io e te diventeremo una cosa sola, non avrai bisogno di nessuno!»

 

«Sei un vigliacco!»

 

«Il vigliacco sei tu, che non hai il coraggio di ammettere di fronte a tutti il vero motivo per cui sei qui…»

 

«Io sono qui per sconfiggerti!» Yoh strinse la spada tanto forte che le vene sul dorso della mano si ingrossarono.

 

«Bugiardo…» Hao lo rimproverò con fare divertito: «io riesco a leggerti nel pensiero… ma loro non possono farlo. Quindi, Yoh Asakura, dimostra che non sei un vigliacco e dì ai tuoi amici qual è il vero motivo per cui mi stai sfidando…»

 

«Non ti perdonerò.», ripeté Yoh «e se dovesse essere necessario, ti ucciderò … anche se sei mio fratello!»

 

Il Re degli sciamani mise il broncio: «mi sorprendi, non credevo che saresti arrivato a dirmi una cosa tanto cattiva…»

 

Yoh era furioso, la sua vista annebbiata dal rancore: «Pagherai davvero per tutto questo!»

 

Lo sguardo di Hao si fece improvvisamente serio.

 

«“Tutto questo”?!» Canzonò «“tutto questo” è opera tua! Tu hai trascinato qui i tuoi compagni ben sapendo che non sarebbero stati in grado di sconfiggermi, e loro ti hanno seguito come cani fedeli, fino a rischiare la vita …per la tua causa! » Sogghignò. « Guarda! » Ordinò indicando Horohoro, accasciato a terra coperto di sangue, «Questo è il risultato delle tue scelte. Questa è la tua storia!»

Disse aprendo le braccia su ogni cosa che gli stava di fronte, poi accennò un inchino teatrale come un attore che esce di scena…

 

«Tu hai scritto la trama, Yoh, io non sono altro che il burattinaio!»

 

Continua…


* * *


Fabio93: ^//^ grazie!! Sono felicissima di sapere che ti sta piacendo questa fic! Io sono indietrissimo nella tua, spero di recuperare al più presto, ma stai tranquillo che non l’ho dimenticata!

 

Krisma: la fine della fic è vicinissima, quindi scoprirai presto cosa farà Anna e anche cosa farà Yoh!! ^^ Speriamo che non ti facciano troppo arrabbiare!! =P

 

Huskygirl: già! Finale pessimo, ma… chissà che penserebbe Takei di questo finale… -_- ho paura…

 

Shark Attack: Bentornata!! Sono felice che la fic continui a piacerti!!

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

Il burattinaio

Di Sihaya10



* * *



Ecco la frase che ha ispirato tutto. Può sembrare assurdo che da così poche parole sia nata una fic di 17 capitoli, ma è proprio così. Ho iniziato a rimuginare sui burattini e sui fili, poi ho unito mille altre idee … e pian piano ho scritto tutto. Spero che ne sia valsa la pena!



Ah, se questo capitolo vi sembra filosoficamente delirante … non è apparenza. ^^”



* * *



Non si può manovrare una marionetta con un solo filo.

F. Herbert, La rifondazione di Dune



* * *



Capitolo 16



Io sono il burattinaio.



Le parole di Hao mostravano, in tutta la sua immensità, l’abisso che lo separava da ogni altro sciamano: egli era un onmyōji, vedeva il futuro, intrecciava i fili del destino e ne tesseva la trama, muovendo ogni forma di vita a suo piacimento, come una pedina su di una scacchiera; ma era anche un fratello, pensò Yoh, un amico che aveva sperato di poter aiutare creando un equilibrio instabile, venuto a mancare nel momento in cui aveva superato il limite, appropriandosi del Grande Spirito senza averne il diritto.



Yoh Asakura studiò il fratello e poi guardò i propri compagni: Ryu stava esaurendo le proprie forze per salvare la vita di Horohoro e Ren, al suo fianco, fremeva di rabbia.

Un nodo gli bloccò il respiro e deglutì, colpevole.

Si erano conosciuti essendo tutti guidati dal sogno di diventare Shaman King, ed erano diventati amici, uniti per salvare l’umanità dal terribile progetto di Hao; ma ora, di fronte al nemico, la determinazione che scorreva nel sangue del ragazzo - che non aveva dimenticato l’obiettivo ultimo di quello scontro – era alimentata da un bisogno diverso che, da sempre residente nel suo cuore, era cresciuto in lui fino a diventare principale obiettivo.

Inevitabile era il senso di colpa, per aver contato sul sostegno degli amici nell’affrontare una battaglia di cui - forse Hao aveva ragione - non conoscevano la vera causa.



Eppure sapeva, sentiva, che l’avrebbero seguito in ogni caso.



Perciò decise che era il momento d’essere sincero, con loro e con se stesso, dato che non era un vigliacco.



«Io sono uno sciamano e per questo devo sconfiggerti, Hao, e privarti del Grande Spirito; ma in realtà, ciò che muove i miei passi ora, è soltanto quello che provo per Anna. Voglio portarla via da te.»



Hao rise forte: «Corretto come sempre, Yoh! Rivela la verità e ti mostrerò il destino che la segue!» Schernì, la sua esaltazione era al culmine: «Ma non ti sarà possibile togliermi ciò che possiedo senza pagare il suo valore!»

Pagherò qualsiasi prezzo, pensò Yoh, ma non trovò la voce per dirlo. Fino a quel momento, erano stati i suoi amici ad aver rischiato la vita per lui, che avrebbe pagato qualsiasi prezzo ma, in realtà, non possedeva nulla.

Hao tese il braccio destro e lasciò che Spirit of Fire s’avvolgesse intorno ad esso prendendo la forma di un’immensa spada infuocata.

Yoh trasferì l’Oversoul di Spirit of Earth nell’Harusame e Amidamaru si affiancò allo spirito della Terra consentendogli di sfruttare la potenza di entrambi.



Se Hao poteva leggere nel pensiero di suo fratello, anche Anna poteva farlo.

Le parole e i pensieri del ragazzo, che rivelavano una verità forse più ovvia di quanto egli credesse, le avevano trasmesso una strana inquietudine. Come se lui avesse altro da dire, che lei ancora non aveva capito.

Anna si chiese di nuovo perché, dopo ben cinque anni, era ancora legato a lei in quel modo. Perché non la odiava o, semplicemente, non l’aveva dimenticata?

Conoscendolo, probabilmente non si era mai rassegnato alla sua scelta di abbandonarlo per Hao.

O forse, non credeva che fosse una scelta.



All’improvviso, ricordò le sue parole: “Non sei libera di lasciarlo.”

Il cuore le balzò in gola e intuì ciò che Yoh aveva tentato di dirle dal primo momento in cui l’aveva rivista. Si guardò i polsi e sbarrò gli occhi: attorno alla sua pelle chiara era avvolto un sigillo dorato, come quello che legava Shaeera.



Non l’aveva mai notato!



Quel sigillo era di fattura identica, ma non poteva avere lo stesso effetto, pensò l’Itako, perché lei, a differenza di Shaeera, non aveva bisogno di Hao per sopravvivere. Quindi non si trattava dello stesso sigillo, si trattava semplicemente di catene. Catene invisibili e senza fine, indolori, che le lasciavano la libertà di essere in ogni luogo, ma che sempre avrebbero ricondotto Hao da lei.



Come aveva fatto Yoh a vederlo?

E soprattutto, quando aveva perso la libertà?



Di certo in un momento in cui Hao aveva dubitato della sua fedeltà, pensò, quella scelta era il riflesso della paura d’essere lasciato o tradito.

Poi si ricordò. Era accaduto quella sera, quando lo aveva redarguito per la sua stupidità, quando le mani di Hao si erano strette intorno ai suoi polsi procurandole quell’insolito pizzicore, … quando lei aveva notato che il profumo della sua pelle era identico quello di Yoh.

Era stato allora che lui aveva deciso di incatenarla a sé con qualcosa di più vincolante di un semplice patto, perché probabilmente in quel momento, per la prima volta, aveva avuto paura di perderla, così come lei aveva temuto di perdere se stessa.



Come aveva potuto, Hao, giocarle un simile inganno?!



Era meschino e vile.



Era imperdonabile.



«Non dimenticare che io sono lo Shaman king!» La voce di Hao tuonò mentre si avventava sul fratello. Yoh rispose all’attacco parando il suo colpo con pari forza, ma maggiore fatica.

Per qualche istante i visi dei due fratelli furono così vicini che poterono sentire l’uno l’ansimare affaticato dell’altro. Poi Hao balzò indietro e scoppiò a ridere, consapevole dell’insormontabile dislivello che li separava: Yoh avrebbe resistito ancora per poco, mentre lui poteva permettersi di giocare.

Attaccò fendendo l’aria in diagonale. «Non hai speranze di battermi, posso prevedere ogni tua mossa!» Minacciò.

Le spade dei due fratelli si scontrarono. Yoh arrancò e dovette aiutarsi con entrambe le mani per arrestare la violenza del colpo, ma nessuno sembrava disposto a cedere il passo.

Nessuno, forse, era deciso a fare sul serio.



Gli occhi di Anna guizzavano nervosi da uno sciamano all’altro mentre le sue mani scivolavano frenetiche lungo la collana di perle, arrotolandola, tirandola, forzandola nervosamente, facendo digrignare le perline l’una contro l’altra, in un crescere di collera inarrestabile. Esigeva una spiegazione per ciò che le era stato fatto, ma non intendeva interferire nella battaglia per il titolo di Shaman King.

I due Asakura stavano combattendo l’uno contro l’altro per il potere.



… O per lei?



Fu la considerazione di un istante.

Il tempo sufficiente per indurre le mani della ragazza a tendere con troppa forza il filo della collana dalle milleottanta perle; un sibilo sottile ne precedette la rottura. Senza che ella se n’accorgesse, una perlina ribelle scivolò dalla guida e rimbalzò in terra e, rotolando placida, si fermò proprio accanto alla piccola Opacho.



Nello stesso momento, Spirit of Fire riprese la propria forma e, issandosi Hao sulle spalle, si erse fra i presenti in tutta la sua divinità; il Grande Spirito pulsava al suo interno come un'inesauribile fonte d’energia. Lo Shaman King assaporò il piacere di osservare dall’alto il campo di battaglia. «Divorerò i tuoi spiriti prima che tu te n'accorga, e poi toccherà a te!» Annunciò a Yoh con un ghigno vendicativo. In risposta il terreno tremò: Spirit of Earth si liberò della forma che il suo maestro gli aveva dato e riprese la propria essenza, torreggiando alla pari con lo spirito del fuoco.

Spirit of Fire allora s’ingigantì, raddoppiando la propria figura fino a danneggiare il soffitto.

Pietre e calcinacci franarono in terra.



Si sentì il grido spaventato di Shaeera. La ragazza aveva gli occhi gonfi, arrossati dal pianto e il suo unico pensiero era la crudeltà con cui Horohoro era stato colpito.

Hao la guardò stizzito.



Inutili lacrime per un insignificante sciamano!



Ella aveva intuito che Ryu, chino sul ragazzo da un tempo interminabile, gli avrebbe ridato la vita, eppure frignava senza sosta, lacrime miste di impotenza e colpevolezza. Desiderava la fine di ogni sua sofferenza e nello stesso tempo si riparava dal crollo innocuo di qualche ciottolo.

Hao trovò quel comportamento grottesco, esplicativo della natura umana che preferisce il calore del bacio di un uomo, piuttosto che il potere di un dio.



Che cosa vedi in lui, che sia migliore del mio regno?



La rabbia di Hao crebbe alimentando le fiamme del Grande Spirito, affinché esse sciogliessero anche l’ultima porzione di ghiaccio che imprigionava Shaeera.



Hai deciso di lasciarmi, ma non avevi il permesso di farlo.

Hai tradito il Re, per questo hai perso.



Shaeera non perse un istante, si rialzò e corse verso Horohoro senza chiedersi il perché di quell'improvvisa libertà, ma non fece che pochi passi. Spirit of Fire la strinse nel proprio pugno sollevandola da terra.



Lei gridò per la stretta dolorosa che le toglieva il respiro. Senza speranza, cercò di liberarsi.

«Lasciala andare!» La minaccia di Yoh giunse ad Hao flebile come l’eco di un grido lontano.



Tu scrivi la trama, fratello.



Lo spirito del fuoco aprì la mano con cui stringeva la ragazza facendola precipitare.

Lei piangeva ancora, sembrava che non riuscisse a smettere di farlo, osservò Hao affondando il viso nell’ampio risvolto del mantello e chiudendo gli occhi, come se in quel modo fosse possibile placare il bruciore che accompagnava quello stupido senso di solitudine.



«E’ questo che volevi, no? Morire…» mormorò e, congiungendo le mani, recitò l’incantesimo che necessario per sciogliere il sigillo.

In quel momento Spirit of Earth s’avventò contro con Spirit of Fire.

«Combatti contro di me! Maledizione!» Gridò rabbioso Yoh.

Fra le fiamme che si spandevano per la sala generando un calore quasi insopportabile, Yoh si scontrò con Hao, riportando la sua attenzione sulla vera battaglia.



Lo Shaman King sentì istintivamente di voler motivare quell’improvvisa tregua: «più saranno le mie vittime, maggiore sarà il mio potere!» affermò «Divorerò tutte le marionette che hai condotto con te e infine, quando avrò la tua anima, sarò perfetto.»

Un potente assalto di Spirit of Fire seguì le sue parole, questa volta non diretto contro lo spirito della terra, ma contro Yoh. Lo sciamano fu sbalzato lontano dalla sola onda d’urto di quella forza; con fatica si rialzò per evitare la violenza del colpo, ma non fu raggiunto dall’attacco.

A bloccare il nemico si ergeva, accompagnato dal crepitio di una scarica elettrica, Spirit of Thunder, con Ren alla sua guida. «Io non sono una marionetta!» Esclamò il discendente dei Tao, «ma tu sei un bastardo! Combatto con Yoh perché io ho scelto di farlo, perché noi … Noi condividiamo qualcosa … che tu non puoi capire!»



Quelle parole, colme d’orgoglio e allo stesso tempo d’emozione, diedero a Yoh una nuova energia.

Non ammetterà mai più d’averle dette, pensò il giapponese e affiancando l’amico gli sorrise candido: «grazie», mormorò.

«A quanto pare, hai sempre bisogno di me.» Sbuffò Ren.



In quella sala Opacho era l’unica a non preoccuparsi per l’incontro, e fu la sola anche a notare la perlina lucida e brillante che era rotolata ai sui piedi. Si allungò per raccoglierla e rimase affascinata dalla sua lucentezza; percepì che racchiudeva un immenso potere, ma che non valeva nulla senza le sue compagne. Così alzò lo sguardo per verificarne la provenienza e vide Anna, traboccante d’inquietudine e di rabbia.

La piccola si chiese se Hao, tanto preso da quella battaglia così lunga, si fosse accorto di ciò che realmente si stava sgretolando in quella stanza.



Il Re degli Sciamani non nascose la propria sorpresa per l’inaspettato risvolto dello scontro: sapeva che Yoh, essendo suo fratello gemello, era in grado di controllare uno degli spiriti elementali, ma non immaginava che anche Ren Tao potesse raggiungere quel livello.

Doveva essere accaduto dopo gli scontri nei Plant, quando l’avevano attaccato come impavidi novellini senza la minima idea di cosa significasse sfidare lo Shaman King. Dopo la cocente sconfitta, probabilmente li aveva radunati Saty, la principessa infernale, con l’obiettivo di addestrare nuovi guerrieri votati ad impedire che lo Shaman King regnasse indiscusso.

Data questa svolta, era possibile che almeno uno degli altri due sciamani possedesse abbastanza forza spirituale per controllare Spirit of Rain.

In condizioni ottimali, pensò Hao osservando Ryu, sudante ed affannato, che aiutava Horohoro a rialzarsi. In quello stato, forse, non erano in grado di farlo.



Ryu si lasciò andare, sfinito, sul marmo lucido, ansimava forte, come se avesse combattuto fino allo stremo, ma in realtà non aveva fatto nulla. Tutta la sua energia era svanita e sapeva di non poter essere d’aiuto più a nessuno, ma in realtà aveva salvato Horohoro.

L’Ainu si era finalmente ripreso. Era seduto e guardava, ancora un po’ frastornato, i propri abiti sporchi di sangue, finché si accorse dello scontro che imperversava tra Hao e i suoi amici e si passò una mano fra i capelli spettinati, scostandoli dalla fronte. Guardandosi intorno cercò la fascia che si era slacciata, la raccolse e la strinse fra le mani; infine, si volse verso Ryu.

Non ci fu bisogno di alcuna spiegazione.

«Grazie amico», mormorò al motociclista pur sapendo che le parole non sarebbero bastate ad esprimere la sua riconoscenza. Ryu, troppo debole per parlare, fece un cenno col capo.

Horohoro allora si alzò in piedi e si riallacciò la fascia sulla nuca, poi si sbarazzò della giacca insanguinata gettandola a terra.

In quel momento vide Shaeera, distesa a terra, ferita e priva di sensi, provò l’impulso di correre da lei.

«Horohoro… » lo trattenne Ryu, affaticato dallo sforzo di mantenere un voce ferma e severa.

Il ragazzo dai capelli azzurri si voltò verso di lui quasi offeso, mostrando nello sguardo un’immensa determinazione: «so cosa devo fare, Ryu. Non commetterò altri errori.»



Insieme ad Horohoro anche Opacho si alzò in piedi, un po’ annoiata da tutto quel baccano, si mosse lenta, quasi irreale, come se fosse rimasta lì immobile per secoli e quello fosse il momento del suo risveglio, in modo talmente anonimo e silenzioso che nessuno la notò. Nemmeno Anna, che la vide soltanto quando se la ritrovò di fronte.

La piccola le mostrava il palmo della mano destra sul quale brillava la perlina ribelle.

Senza dire una parola, Anna prese la perla fra l’indice e il pollice e la infilò nella collana, che all’improvviso si richiuse, ricostruendo magicamente il filo spezzato.



«E’ una collana piena di poteri» commentò la piccola con un dolce sorriso.



Anna scrutò silenziosa la bambina.

Senza averne motivo pensò una cosa che non aveva mai immaginato. Pensò che Opacho possedesse un potere ben più grande della capacità di leggere la mente, che conoscesse il futuro. Non come chiaroveggente, ma che in qualche modo, fosse in grado di vedere tutte le strade che si snodano davanti ad una scelta.

E lei, confusa com’era, avrebbe voluto chiedere alla bambina di decidere al posto suo, lei che poteva valutare la via più conveniente; ma la piccola era impaziente e voleva tornare ai propri giochi: «Si perde sempre qualcosa…» mormorò volgendole le spalle.



Anna allora osservò Hao, e poi Yoh: mentre il primo si scagliava sul nemico con straordinaria potenza, il secondo, benché travolto in difesa da un vorticare di energie, chissà come, trovò il tempo di guardare verso di lei.



La sensazione improvvisa - sulla pelle - fu come se cinque anni non fossero mai trascorsi.



Quando i loro occhi s’incrociarono l’espressione di Anna era gelida ed impassibile, ma a Yoh bastò perdersi in quegli occhi scuri appena un istante, per sentire il cuore saltargli in gola e per capire che suo fratello, Hao Asakura, aveva dimenticato una cosa importante.
Aveva dimenticato che si possono imprigionare i corpi, si possono controllare le menti e si può sigillare una vita, ma non c’è nulla che possa possedere un cuore.
Specialmente, se è quello di Anna Kyoyama.



Perché se tu sei con me, Anna, io posso vincere.



* * *



Continua…



* * *



Innanzi tutto, auguri di Buon Anno a tutti i lettori!
Mi scuso se non rispondo ai vostri ultimi commenti, ma sono di corsa e vorrei pubblicare il capitolo!! Risponderò a tutti nel prossimo, che poi sarà l'ultimo!! Bye bye, Sihaya

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Capitolo 18
*** Ultimo Capitolo ***


Capitolo 17

Il burattinaio

Di Sihaya10

* * *

Ed ecco - finalmente - l’ultimo capitolo!

Scusate per avervi fatto attendere tanto, ma c’era bisogno di qualche revisione. Pensate che l’epilogo è stata la prima cosa che ho scritto di questa fic… Come sempre comincio dalla fine!^^”

Grazie a tutti per aver seguito la storia fin qui, spero che il finale non vi deluda!!

Sihaya

* * *

Se il pugno è chiuso, la mano è vuota. Solo se la mano è aperta puoi possedere tutto.

Dal film La Tigre e il Dragone

(Regia di Ang Lee)

* * *

Capitolo 17


Durante l’attacco Hao si era accorto dello sguardo che suo fratello ed Anna si erano scambiati: era uno sguardo d’intesa attraverso il quale, forse, s’erano detti qualcosa di pericoloso; pensò che fosse giunto il momento di smettere di giocare. Un sorriso arrogante si allargò sul suo volto e in una vampata di fiamme Spirit of Fire si ritirò dalla battaglia, lasciando il posto all’immensa figura del Grande Spirito, avvolta in una scintillante armatura dorata.

Contemporaneamente Horohoro raggiunse Yoh e Ren e si dispose in mezzo a loro; senza farsi attendere, affiancò Spirit of Rain agli spiriti elementali dei compagni.

«Allora, cosa mi sono perso?» Domandò determinato.

Ren studiò cupo lo sciamano del ghiaccio: aveva il viso pallido e due grosse occhiaie, sudava ed ansimava affaticato, tentando di controllare lo spirito della pioggia pur disponendo sì e no della metà del furyoku necessario.

Non può farcela, pensò.

Come se sapesse perfettamente cosa passava nella mente del cinese, Horohoro lo fulminò con un’occhiata: «Non provare a fermarmi.»

«Non ne ho la minima intenzione.»

«Anche perché senza il mio aiuto saresti spacciato.»

Ren scosse la testa. Quell’idiota era appena scampato agli inferi, aveva la maglietta lacera, gli abiti pieni di sangue, una ferita cicatrizzata all’altezza dello stomaco, probabilmente il cuore a pezzi … eppure era carico come una molla! Sbuffò seccato: d’altronde si trattava di Horohoro, era normale che non mostrasse un briciolo di buonsenso.

«Grazie» mormorò Yoh sorridendo caloroso all’Ainu, che arrossì imbarazzato.

In fondo tutti e tre sapevano che avrebbe resistito ancora per poco, ma il suo aiuto era prezioso date le esigue speranze vittoria.

Anche Hao era ben conscio delle loro scarse possibilità, specialmente quelle di Horohoro, e da spietato stratega guidò l’attacco proprio contro di lui.

I due spiriti si scontrarono frontalmente. Per qualche istante sembrò che lo sciamano del ghiaccio potesse tener testa allo Shaman King, poi il Grande Spirito forzò l’equilibrio di Spirit of Rain.

Horohoro cedette. Le forze lo abbandonarono e fu costretto ad appoggiare un ginocchio a terra, ma resistette tenace, finché Spirit of Thunder venne in suo aiuto infrangendo sul nemico una portentosa scarica elettrica.

Hao accusò il colpo ma non distolse la propria attenzione dall’Ainu, più vulnerabile nell’animo che nel corpo: «mi nutrirò della tua anima», sibilò, «esattamente come ho fatto con lei…»

Ad Horohoro mancò il respiro; i suoi occhi terrorizzati corsero sulla ragazza stesa a terra: pensava fosse svenuta, l’idea che avesse perduto la vita non l’aveva nemmeno sfiorato.

Stai mentendo!

Strinse i denti preoccupato, cercando di ritrovare la concentrazione, ma il nemico s’abbatté su di lui scagliandolo sul marmo lontano alcuni metri.

«Non hai capito?» Domandò Hao. Il tono era quello di un capriccio, misto a vendetta e rancore: «Ciò che io non posso ottenere, non può averlo nessun’altro!»

Di nuovo il Grande Spirito tentò di colpire il ragazzo, e di nuovo Spirit of Thunder si frappose fra loro; nel frattempo Spirit of Earth attaccò dal fianco.

Horohoro si passò una mano sulla fronte sudata e si rimise in piedi.

«Sei ridicolo, Hao! Non sei altro che un moccioso mai cresciuto!» accusò a denti stretti, ordinando a Spirit of Rain di attaccare.

«… Con una fottuta paura di rimanere solo.» Aggiunse Ren, con un ghigno sarcastico.

«Sparirà questa vostra arroganza quando vi avrò spediti tutti all’inferno!» Ruggì Hao, certo di avere la vittoria in pugno: il Grande Spirito, infatti, teneva testa a tutti e tre gli avversari contemporaneamente; ma la sua sicurezza s’incrinò pochi istanti dopo quando, per caso, incontrò gli occhi neri di Yoh, lucidi e colmi di pietà.

Il sangue gli si gelò nelle vene appena lesse i suoi pensieri.

Perdonami.

Non fece in tempo a chiedersi nulla.

All’improvviso sentì defluire fuori dal proprio corpo tutta la sua energia spirituale, come attratta da una fonte sconosciuta.

Furyoku

Nullification

Privo della forza necessaria, perse il controllo del Grande Spirito e di Spirit of Fire.

«Yoh, tu … ?» Balbettò allibito.

No.

Non Yoh.

… Anna!

Hao si voltò sconvolto verso la ragazza, attorniata da Zenki e Gouki, gli Shikigami; le milleottanta perle della sua collana volteggiavano impazzite nell’aria mentre ella sorrideva a se stessa, compiaciuta, percorsa dal brivido di chi è ad un passo dalla vittoria.

Lei conosceva quella tecnica alla pari di lui, l’aveva appresa dal Chou Senji Ryakketsu.

E lui …

Aveva inspiegabilmente dimenticato quanto lei gli somigliasse.

Anna era l’unica ad avere dentro di sé la forza necessaria per regnare al fianco dello Shaman King, eppure lui sapeva fin dall’inizio che lei l’avrebbe tradito; era solo questione di tempo.

Ma non aveva voluto crederci …

Non era riuscito nemmeno ad accettare l’idea.

Perché, in fondo, ciò che voleva Hao Asakura era stringere fra le mani il potere del Grande Spirito e, allo stesso tempo, essere come lui.

Come Yoh.

*

La tecnica di annullamento del furyoku durò pochi attimi nei quali Spirit of Earth, Spirit of Thunder e Spirit of Rain attaccarono insieme, tutti in una volta, senza esitare.

Hao, prosciugato della propria forza spirituale, non contrattaccò né si difese e, colpito in pieno, si schiantò contro la fredda parete alle sue spalle.

Più che dolore, sentì la gola bruciare d’amara sconfitta.

E tutt’ad un tratto, pensò che non aveva più nessuna voglia di combattere.

Indebolito nel fisico e nel cuore, chiuse gli occhi, pervaso improvvisamente da una grande stanchezza.

*

Nella stanza, il silenzio regnò per alcuni secondi, poi un’immensa colonna di luce bianca sfrigolante d’energia si aprì nel centro della sala. Perforando il soffitto e il pavimento, s’innalzava dalle viscere della terra fin verso il cielo: era il potere del Grande Spirito nella sua forma originale, in attesa d’appartenere al nuovo vincitore.

Gli sciamani deposero le armi.

Yoh guardò i propri compagni in cerca di un sostegno e loro sapevano d’essere lì per quello: Ren con un cenno della testa, Horohoro con un gesto della mano, Ryu con un sorriso gli dissero che spettava a lui quel ruolo.

Egli si trattenne un istante per ottenere anche l’approvazione di Anna, tutta presa ad ammirare l’intenso potere. Sperò che si voltasse, per dirle che, anche se l’aveva fatta aspettare, manteneva la sua promessa, ma lei rimase in contemplazione della colonna lucente, commossa e affascinata.

Allora Yoh si avvicinò per sfiorare appena l’immensa energia; una scossa elettrica lo attraversò e una voce parlò alla sua anima: “Shaman King è colui che governa il futuro, che dispone del potere di condurre alla gloria o alla deriva l’umanità, che scandisce l’evolversi dell’Universo. Yoh Asakura, sei pronto per questo compito?” Quindi, la colonna di luce si estinse e tutto il potere fluì nel corpo dello sciamano.

Elettrizzato ed eccitato, Yoh si allontanò dalla voragine che si era aperta nella grande sala. La prima cosa che notò era che, grazie alla nuova energia vibrante dentro di lui, poteva percepire i pensieri di tutti, ora condensati in uno stupore corale... con un’unica stonatura: Shaeera. Nella ragazza scorreva ancora un impercettibile alito di vita, che di lì a poco si sarebbe consumato, a cui ella si attaccava avidamente recitando una silenziosa, ma insistente, preghiera.

I sentimenti del ragazzo, dall’eccitazione per la vittoria mutarono in un’inspiegabile insoddisfazione. Per quanto egli non lo condividesse, comprendeva ora il disprezzo che Hao provava per gli uomini: essi erano fonte di dolore e vittime delle proprie angosce, illogici nel vivere un istante insignificante del lento avanzare del cosmo, perché incapaci di vedere oltre il tempo.

Di nuovo il Grande Spirito gli parlò: “Shaman King è colui che porta sulle spalle il peso delle scelte dell’umanità.”

Un sorriso amaro tirò le labbra di Yoh, ed egli passò in rassegna i suoi amici: tutti loro avevano delle aspettative, nessuno aveva mai abbandonato il proprio obiettivo, nemmeno dopo tutto quel tempo avevano perso la speranza. Ma anche lui aveva un sogno: voleva una vita tranquilla, e portare sulle spalle il peso degli errori umani non era esattamente ciò che intendeva per serenità.

Schiacciato da quella responsabilità, comprese che la furia e il desiderio di vendetta che corrodevano il cuore di Hao, erano stati alimentati da quell’amara delusione. Egli aveva creduto, impossessandosi del Grande Spirito, di poter soggiogare il cuore umano alle proprie esigenze; aveva capito troppo tardi che l’essenza dello Shaman King era la solitudine e che solo un’anima pura, libera da pregiudizi e da emozioni - un’anima che basta a se stessa - poteva assumere quel ruolo.

Per questo Hao desiderava unire i loro corpi: non per diventare più forte, ma per sentirsi completo.

Perché ciò che mancava ad Hao Asakura, padrone dell’Universo, era un fratello.

*

Una questione urgente distolse Yoh dalle sue riflessioni: Horohoro, inginocchiato accanto a Shaeera, teneva la ragazza fra le braccia e mormorava il suo nome, cercando disperatamente di risvegliarla.

Apri gli occhi. Ho bisogno di sapere … una cosa importante.

Svegliati, placa il dolore e la rabbia che mi divorano lo stomaco.

Parlami, ti prego.

Una volta soltanto, mi basterà.

Yoh si diresse verso di loro, poi si chinò e strinse una mano intorno al collo di Shaeera.

Horohoro lo guardò spaventato: «Cosa fai? Yoh ... no … aspetta! »

Il Re degli sciamani lo zittì: «lascia che sia lei a scegliere ciò che desidera.» Disse.

L’Ainu tacque trattenendo il fiato. Non prese respiro finché, con sua grande sorpresa, Shaeera si svegliò e mormorò: «Ancora una volta mi servo di te.»

A fatica Horohoro ricacciò indietro le lacrime che gli riempivano gli occhi.

Non era sicuro di aver compreso il senso la frase, ma la vide sorridere mentre richiudeva le palpebre fra le sue braccia, e questo gli bastò. Intrecciò la mano calda con le dita di lei, sottili e gelide, e fu allora che vide, per la prima volta, il sigillo che ella portava al collo: era dorato, brillante e attingeva avidamente energia ... proprio dal suo corpo.

Horohoro alzò sorpreso lo sguardo verso Yoh.

«Il sigillo che Hao le aveva imposto era la sua fonte di vita, annullarlo causerebbe la sua morte,» spiegò lo Shaman King, «ma non voleva morire così ho ricostruito l’incantesimo e … beh, penso che tu possa prenderti cura di lei meglio di quanto potrei fare io.» Concluse rispondendo con un sorriso gioviale allo sguardo inebetito dell’Ainu, che non riusciva a spiaccicare parola.

Yoh pensò che era sorprendente il modo in cui il suo amico del nord accettava il dolore: per lui era come uno dei tanti volti della natura; era sorprendente quanto la fierezza con cui si rialzava da ogni caduta, più forte e tenace di prima.

Grazie a lui trovò la forza di prendere una decisione.

«Perdonatemi», disse a tutti alzandosi in piedi, «Non si tratta di rinunciare ai vostri sogni, si tratta solo di continuare a costruirli passo dopo passo, con le vostre forze.»

«E’ quello che abbiamo fatto fino ad ora.» gli rispose semplicemente Horohoro.

Ryu sospirò, tra il rassegnato e il divertito: «Tanta fatica per niente...»

«Vorrei mantenere le promesse che vi ho fatto, ma il prezzo da pagare è troppo alto per me.»

«A me non hai fatto nessuna promessa!» Ribatté secco Ren.

«Che diavolo ti salta in mente?!» Minacciò l’Itako dopo aver letto i suoi pensieri. «Sei diventato pazzo, Yoh?!»

Sì, devo essere proprio pazzo. Pensò il ragazzo andando verso di lei.

Avvicinatosi le prese i polsi e li accarezzò.

«Yoh, ti prego... » supplicò lei, ma lui non la lasciò concludere.

«Mi dispiace, Anna, ma questa è l’unica cosa che farò per te in qualità di Shaman King.» Disse sciogliendo le catene che ancora la legavano ad Hao.

Ti deluderò di nuovo ... ma la colpa è anche un po’ tua.

Gli occhi di Anna si riempirono di lacrime: «Yoh, non essere stupido, io e te possiamo … » un nodo alla gola le tolse le parole.

Com’era difficile dire quello che provava senza apparire avida di potere!

Yoh le lasciò i polsi e fece per andarsene.

«No! Non farlo Yoh!» Anna gridò istericamente e gli si parò davanti, bloccandogli la strada. Impulsiva, lo afferrò per le braccia e, in un ultimo tentativo disperato, lo baciò sulla bocca.

A quel contatto il tempo si fermò e Yoh sentì fin dentro le ossa il brivido di una sorda necessità.

Avevi promesso.

Lo so.

«Non puoi rinunciare a tutto adesso ... » supplicò Anna sulle sue labbra.

Appena si scostò, Yoh vide che stava piangendo.

Solo chi ha un animo libero può controllare il Grande Spirito. Te l’ho già detto, vero?

Sì. Solo non capisco …

Yoh arrossì, come a voler nascondere l’imbarazzo le prese il viso tra le mani e appoggiò la fronte contro la sua. Lei sentì le sue mani calde scorrerle sulla pelle e avvolgerle le guance mentre i pollici cercavano invano di asciugare lacrime inarrestabili e capì, dal modo in cui la sfioravano, così dolce e allo stesso tempo impaziente, che l’amore che Yoh provava per lei era rimasto sempre lo stesso.

Io non sono libero, Anna. La mia mente forse, ma il mio cuore… il mio cuore ti appartiene.

«Mi dispiace, non posso mantenere la mia promessa.» Mormorò lui allontanandola da sé con un gesto rallentato che durò un’eternità.

Un singhiozzo scosse la ragazza spezzando il suo pianto silenzioso.

Io sono Yoh e basta.

Non posso essere lo Shaman King, lo sai anche tu.

E lei lo sapeva, davvero, ma proprio non riusciva a smettere di piangere mentre lo seguiva con lo sguardo raggiungere la piccola Opacho e chinarsi accanto a lei.

La piccola gli sorrise serena, come se sapesse fin dall’inizio che le cose sarebbero andate in quel modo. Pur rimanendo seduta tese la mano destra verso Yoh, il ragazzo la strinse fra le sue e lasciò che tutto il potere del Grande Spirito si trasferisse in lei: «custodiscilo tu per me, finché non sarò pronto.» Disse sorridendo.

La bambina annuì consapevole del proprio compito: «Sì.»

«Ah, e ... prenditi cura di mio fratello. Si sente così solo.» Disse Yoh, rialzandosi in piedi.

Poi si voltò di nuovo verso Anna: non piangeva più, ma continuava a fissare il pavimento di marmo.

«E adesso? » Mormorò scoraggiata, senza alzare lo sguardo.

Yoh scorse languido la figura della biondina. Adesso, potresti darmi un altro bacio ... pensò sorridendo, ma l’Itako non trovò la cosa ugualmente divertente: «Idiota!» Ringhiò «posso leggerti nel pensiero! Intendevo: cosa faremo adesso che hai gettato all’aria tutto quello per cui ho lavorato?»

Yoh, con il viso in fiamme, si portò una mano alla nuca chinandosi in segno di scuse, ma non diede molto peso alla rabbia con cui Anna inveiva su di lui, dopotutto quello sfogo era un buon segno: era segno Anna che non era cambiata affatto.

«Io pensavo che ... » tentò il ragazzo «ecco... c’è un posto giù al villaggio, vicino al fiume, che ... »

Anna lo interruppe: «sì l’ho notato. E’ il posto ideale per aprire le terme di Funbari.»

Yoh sorrise. «Sempre se vuoi ancora realizzare il progetto… » tentennò.

«Certo che realizzerò questo progetto ... dato che non mi rimane molto altro da fare» lo gelò lei «e tutti voi lavorerete per me.» disse esaminando con occhi glaciali i presenti, cosicché nella stanza calò un tetro silenzio.



* * *


Epilogo

Hao aprì gli occhi solo dopo molto tempo, quando fu certo che nella sala non c’era più nessuno. Anna, Shaeera, suo fratello e i suoi amici se n’erano andati definitivamente credendolo (forse) privo di sensi; ma lui aveva assistito immobile ad ogni istante trascorso dopo la sua sconfitta. Non aveva mai perso conoscenza, si sentiva solo inibito da una pesante spossatezza: era come se la tecnica usata da Anna l’avesse privato non solo del furyoku, ma anche di forza fisica e volontà.

Guardò la stanza con disgusto, soffermandosi nervosamente sui particolari più evidenti della trascorsa battaglia. Le pareti erano parzialmente distrutte, sul pavimento marmoreo il ghiaccio ormai sciolto si mescolava alla chiazza di sangue rappreso e nel centro della sala si apriva un immenso squarcio circolare. Tutto era grigio e vuoto, esattamente come si sentiva lui.

Fra quei toni cinerei, solo la piccola Opacho, in piedi sull’orlo della voragine, sembrava possedere un colore. La bambina era rimasta nonostante tutti se ne fossero andati; questo non stupì Hao ma rese il suo disprezzo meno soffocante.

Lei gli dava le spalle e sembrava non essersi accorta del suo risveglio, così Hao si lasciò andare ad osservarla. Aveva ancora quelle lunghe treccine adornate da un fiore, il vestito era candido e la sua pelle scura brillava indorata, come se su di lei splendesse il sole; il suo portamento trasmetteva una forza indescrivibile: la forza dello Shaman King.

Il potere di controllare l’Universo ora apparteneva a lei, si rammaricò Hao, perché lui, volendo troppo, aveva perso tutto.

All’improvviso Opacho si voltò verso di lui, dimostrando di essere al corrente del suo risveglio e probabilmente anche dei suoi pensieri. «Ognuno ha fatto la propria scelta.» Gli disse avvicinandosi.

«Io non ho fatto nessuna scelta.» Si lamentò capriccioso Hao scostando lo sguardo da lei e fissandolo a terra.

«La farete ora, Hao-sama.»

Hao sbuffò. Opacho continuava ad usare quell’appellativo come se lui fosse ancora il suo padrone, mentre invece era lei a possedere ogni cosa!

«Ebbene, che cosa desiderate fare Hao-sama?» Gli chiese lei. La sua voce era calma e profonda.

«Nulla.» Rispose lui seccamente.

Opacho sorrise comprensiva e gli tese la mano. «Se non avete nulla da fare, allora vorrei che mi accompagnaste in un luogo che intendo visitare.»

Hao sollevò lo sguardo verso la ragazzina, sospettoso.

«Non voglio andare in nessun posto.» Disse.

Lei allora ritirò la mano; ma sul suo viso non si lessero né delusione, né offesa. «Non siate arrabbiato, Hao-sama, come ho promesso a Yoh custodirò il vostro potere solo finché non sarete pronti per essere un’unica cosa.»

«Non accadrà mai, siamo troppo diversi.»

«Non in questa vita», disse Opacho comprensiva, «forse nella prossima o in quella dopo ancora, nel peggiore dei casi fra cinquecento anni...»

Hao fece una smorfia, un misto di ironia e rassegnazione.

Opacho gli tese di nuovo la mano: il suo invito era implicitamente riproposto.

Hao la scrutò ancora. Era davvero diversa dalla bambina che gli era sempre stata accanto. Ora i suoi occhi erano profondi quanto l’oceano, le iridi sembravano nascondere ricordi antichi e mai raccontati. Ora, lui lo sapeva bene, era carica di tutto il peso dell’umanità. Eppure … la sua espressione ingenua e pura era sempre la stessa.

Hao si concesse una specie di sorriso forzato, poi lasciò che lei lo prendesse per mano e notò che era piacevolmente calda: «Va bene, Opacho.» Disse con fare sostenuto. «verrò con te.»

Opacho gioì colma di felicità quando il suo Re si alzò in piedi chiedendo:«allora, dove andiamo?»

Lei lo guidò: «con il vostro permesso, Hao-sama, vorrei tornare al luogo in cui sono nata.»


F I N E


UAH! Finita! E’ stata una faticaccia, ma sono contenta d’averla portata a termine. Spero che non siate rimasti troppo delusi…

Grazie infinitissime a tutti per aver letto e commentato!

Doverose spiegazioni

Opacho, per come mi è parso di capire, è una/un trovatella/o, e quindi non sono note le sue origini. Così ho immaginato che una volta acquisiti i poteri di Shaman King le fosse possibile risalire facilmente anche al suo luogo di nascita e che, a dimostrazione del fatto che è pur sempre solo una bambina, il suo primo desiderio fosse conoscere la propria famiglia.

Il burattinaio. Non so se l’avete notato, ma “il burattinaio” in questa fic è come una matrioska. Ha tre modi di comparire, uno dentro all’altro. Il più banale compare per primo in ordine cronologico ed è il potere di Shaeera, che le permette di controllare le persone come fossero – appunto - burattini. Il secondo è il controllo che Hao ha sulla vita di Shaeera. Il terzo, che è il vero filo conduttore ed è ciò su cui ho basato tutto, è il significato stesso del ruolo: chi muove marionette dispone del grande potere di controllare la scena, ma non può raccontare nulla se non possiede una trama. In questa fic, come dice Hao, egli rappresenta il burattinaio, Yoh è l’autore. Da soli non possono costruire nulla, ma insieme creano una storia. ^^

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