-E....Vissero felici e contenti?....-

di Medy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** -Malfoy è in città!- ***
Capitolo 3: *** -NO Pink...NO Party- ***
Capitolo 4: *** -Ti verso da bere Granger?- ***
Capitolo 5: *** -Menti a te stesso...- ***
Capitolo 6: *** -Vorrei odiarti, ma non posso...- ***
Capitolo 7: *** -Tra passato e presente- ***
Capitolo 8: *** -Interviste....scomode- ***
Capitolo 9: *** -Scelte definitive....?- ***
Capitolo 10: *** -Problemi di convivenza- ***
Capitolo 11: *** -...Le ragioni del cuore....che la ragione non conosce- ***
Capitolo 12: *** -...Il destino ha la sua puntualità....- ***
Capitolo 13: *** -Di Nuovo il buio- ***
Capitolo 14: *** - Tra sogno e realtà- ***
Capitolo 15: *** -Il dolore dell'anima- ***
Capitolo 16: *** -Notizie da aldilà del Mare- ***
Capitolo 17: *** -La Forza del Dolore- ***
Capitolo 18: *** -La battaglia Finale- ***
Capitolo 19: *** -Non è che solo L'inizio- ***
Capitolo 20: *** -Epilogo- ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


A CELINE.... la dedico a te amica di "penna", sperando 
di avvicinarti a questo genere e sperando di non lasciarti delusa....

 





-E….Vissero felici e contenti?....
* Prologo*
 
 

Occhi lucenti saettarono lungo la strada, in cerca di lei, la trovarono per puro caso, per pura fortuna, ma quando la  puntarono , il cuore riprese a battere, riprese nuovamente a tamburellare forte, a farsi sentire. Eccola era li, era come lui la ricordava. Aveva tormentato i suoi sogni per anni, aveva tormentato i suoi pensieri, facendogli rimpiangere i gesti mai fatti e le parole mai dette, ma adesso, il tempo avrebbe risolto ogni cosa. Tutto sarebbe ritornato al posto giusto, tutto sarebbe ritornato a come era stato lasciato, lei tra le sue braccia, le sue labbra sulle sue, lei al suo fianco, lei con lui. L’osservò mentre camminava tranquillamente , sorrideva e teneva attaccato all’orecchio quello strano oggetto Babbano, che lui ancora doveva imparare ad usare. Sorrideva al suo interlocutore, sorrideva…Nuovamente il cuore fece rumore, bussò, e lui cercò di zittirlo , ma non ci riuscì. Ci aveva provato per anni, stando lontano da lei, uscendo dalla sua vita, ma era stato tutto inutile, lui aveva continuato a chiedere di lei, aveva continuato a chiedere di quella donna. Si stava avvicinando sempre più. Con passo lento, ancheggiando , e gettando i capelli al vento. Era la perfezione manifestatasi donna, era la SUA donna. Improvvisamente quel passo fu interrotto da un imprevisto che fu di suo vantaggio. Il tacco che si spezza e lei che , imprecando, con ancora l’aggeggio all’orecchio cerca di sistemarlo. Ma non può, troppi passanti che potrebbero vederla. È sempre stata attenta alle regole, sempre preparata a non infrangerle, sempre rispettosa di tutto. Sorride Lui, guardandola, mentre prende la scarpa tra le mani, e cammina senza di essa. I passanti la guardano incuriositi e lui non riesce più a trattenersi. Esce dal suo nascondiglio , si rivela, si rivela a lei. I loro occhi si incrociano, nuovamente. Lei si blocca, e farneticando qualcosa , interrompe la comunicazione  , porta l’aggeggio nella borsa, lo sigilla bene li, per dedicare del tempo a Lui, che è li, fermo. Sguardo fiero, alto, più di lei, come lo era sempre stato. Sorriso stupendo che si disegna sul volto e brividi che le percorrono il corpo. Anni trascorsi a pensare a lui e come fosse stato se…. Quel “se” che avrebbe cambiato molto. La sua vita soprattutto. Ma quel “SE” era rimasto solo un “ se” e nulla più. Sorrise anche lei, felice di vederlo, felice di riaverlo li.
“Hai bisogno di aiuto?” Quella voce. Che aveva  creduto  di aver dimenticato, ma si era sbagliata. Era come lei aveva sempre immaginato e ricordato. Era la sua voce, la voce che le aveva sussurrato parole dolci, parole dure, parole…
“Ho rotto un tacco e dovrei ritornare a casa…”  lui Abbassò lo sguardo divertito. Divertito di ascoltare nuovamente lei, rivolgersi in quel modo, come se non fosse mai accaduto nulla, quando invece qualcosa era accaduto. Rialzò nuovamente lo sguardo su di lei, che gli sorrise, e li nuovamente il cuore bussò , e mandò messaggi che lui gettò via.
“Ti accompagno” Sussurrò lui, e sfoderando quell’eleganza che faceva parte della sua natura, aprì la porta di quell’auto nera che ormai era divenuto il suo mezzo di trasporto giornaliero. Lui che non aveva mai apprezzato nulla del mondo Babbano , adesso era li, a usufruirne delle sue tecnologie, anche se con difficoltà. Perché era stata lei a fargli apprezzare ogni cosa di quel mondo, era stata lei ad aprirgli gli occhi e fargli notare quanto simili erano tra di loro i maghi e i Babbani. E lui aveva accettato quella visione, si era integrato, viveva in quel mondo come se fosse uno di loro e doveva ringraziare lei. Entrambi salirono in auto.
“Francis cambio di programma” Sussurrò lui piano, dando nuove indicazioni al suo Chauffeur che partì per condurlo a destinazione. Un silenzio imbarazzante scese in quell’auto e più volte si scambiarono sguardi sfuggevoli, segreti, sorrisi imbarazzati e sorrise nascosti. Lei non parlò , e lo stesso lui. Quel silenzio era snervante, era la prova che le parole da dire erano troppe e un viaggio di soli cinque minuti non sarebbe bastato




Angolo posta:
RIECCOMI nuovamente con una nuova Fanfiction!! Vi saìtarete chiedendo "ma questa non ha un cacchio da fare?" e io vi rispondo " Nooo!! " ahahahahahhaha..... comunque amici e amiche di EFP questa mia nuova storia è una DRAMIONE...l'ennesima... Io amo questa coppia e quest'idea mi è venuta cosi per caso, e non ho potuto attendere ... ho dovuto subito postarla!! Ho ancora da finire un'altra FF ,ma non l'ho certo abbandonata!!....Prima di continuare però ho da fare alcune premesse...Prima di tutto questa sarà una "What if..." Quindi ho completamente abbandonato l'idea di rendere Malfoy un mangiamorte assassino, o almeno farà in modo che lo sarà, nel passato e si rivelerà, nel presente un degno eroe...Perchè appunto qui plasmerò la storia con l'idea che Malfoy è stato uno degli eroi dell'aultima guerra ma non si è preso il merito..... ha lasciato che altri si crogiolassero nella vittoria e nella fama. Sono passati tre anni dalla sconfitta di Voldemort e dai M.A.G.O quindi i nostri protagonisti avranno i loro 20 anni. Giovani e in carriera questa sarà una storia dedicata esclusivamente ai sentimenti!! Nessuna guerra , nessuna minaccia....Ma solo i sentimenti di adolescenti cresciuti e gettati nel mondo babbano... Si perchè ormai i maghi sono tra noi!! Anche se nascondendosi sempre , farà in modo che saranno più Babbani e meno maghi! La vedrete qualche maggia, ovviamente, ma non ci saranno battaglie lo ripeto!.... Forse con queste premesse mi sono giocata i lettori...ma è opportuno che voi sappiate!!!..... Detto questo, vi ringrazio in anticipo e spero in commenti e visite!! Grazieeee A tuttiiiii!!!!!!! un bacio 
SFIAMMELLA!!......

p.s Celin... tu dovrai leggerla tutta....anche se non ti piace, se non è il tuo genere oppure ti scoccia...questo è un esperimento e devo assolutamente convertirtii!!!...hahahahahahhaha.... amica mia di pennaaaaaaa leggiiii!! che qst è tutta tutta per teeeeeeeeeeeee!!! un bacioooooooooooooo Ramosaaaaaa!! ;) <3 <

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Capitolo 2
*** -Malfoy è in città!- ***


A CELINE 
con la quale sorrido   e faccio pensieri poco genitli su Malandrini scapezzati!! 
Ti adoro! *.* 




-      E …Vissero per sempre felici e contenti?- 
                              
 
                     -First Chapter-
 
 
                -Malfoy è in città-
 

 
Luthien Lestrange  aveva sempre ricoperto una gran fama tra i suoi simili e coetanei, non solo per la straordinaria bellezza tipica dei maghi purosangue, ma anche e soprattutto per le sue spiccate doti di Strega. Si, perché Luthien era una delle streghe più brillanti che la cara e vecchia Hogwarts aveva messo al mondo. Fin da piccola aveva dimostrato interesse per qualunque tipo di materia, soprattutto per pozioni, e fin da piccola era stata degna concorrente delle menti più brillanti del castello. Luthien , per la sua arguzia e talento , era ancora temuta e soprattutto per il passato oscuro che aveva alle spalle. Figlia di Bellatrix Lestrange, era fonte di paura e pregiudizi. Tutti vedevano in lei la madre, e tutti temevano che lei sarebbe stata la sua fedele erede. Ma Luthien non badava alle dicerie. Lei era cresciuta bene, era stata amata e le era stato insegnato l’amore verso il prossimo e soprattutto verso i “diversi”. Sua zia Andromeda l’aveva sottratta dalle braccia della madre quando era ancora in fasce e l’aveva cresciuta come fosse sua. L’aveva amata, le aveva dato i giusti insegnamenti che lei aveva appreso con il cuore e le aveva adottati anche nel mondo reale. Luthien non aveva la minima traccia di cattiveria, e non aveva la minima traccia della sua discendenza con l’oscuro mangiamorte che per anni aveva gettato il mondo magico  nelle tenebre. Anche il suo aspetto era completamente diverso da quello della madre . Tutti accostavano la sua bellezza a quella della zia Narcissa. Pelle porcellanata, capelli biondi e portamenti regali, Luthien era degna appartenente alla famiglia Black. Ma da tempo ormai , le questioni di sangue non ricoprivano più un ruolo fondamentale, quindi lei non si sentiva altro che Luthien, una ricca ragazza Londinese. Doveva ringraziare la defunta madre di tutto quello sfarzo e ricchezza. Doveva ringraziare la vecchie e decrepita Bellatrix se lei, dopo conseguito i M.A.G.O si era potuta godere la sua giovinezza senza porsi il problema “lavoro”. Luthien Lestrange si era insierita bene nel mondo babbano, tanto da essere considerata una delle ereditiere più ricche al mondo, e la sua presenza era richiesta a tutti gli avvenimenti mondani. Sempre al centro dell’attenzione Luthien ricopriva il ruolo di degna IT-GIRL babbana.
Anche quella mattina Luthien si era concessa del tempo per lei, come se il tempo che aveva a disposizione non bastava ma . Era rientrata dalla palestra e dopo un bagno caldo, si era gettata tra i morbidi cuscini del suo letto a doppia piazza , a giocherellare con quello strano aggeggio babbano che mostrava piccole icone , e con la quale doveva ancora istaurare un buon rapporto. Il mondo babbano era sempre stato affascinante e viverci, condividere quelle scoperte e quegli aggeggi, lo era ancora di più. Ma doveva ammettere Luthien che la vita da Babbana era difficile. Ogni giorno si domandava come facessero a vivere senza l’utilizzo della magia, che rendeva ogni cosa facile. Erano forti i Babbani, erano forse più forti di loro maghi che si nascondevano dietro una bacchetta e senza la quale non sarebbero valsi nulla. Tra uno spot e l’altro e tra una telenovelas e un Gossips,  La sua attenzione fu attirata dal rumore della porta che si apriva, il cigolio seguito da un leggero tonfo. Passi leggeri raggiunsero la stanza e per un attimo Luthien rimase a fissare con circospezione la ragazza ferma , appoggiata allo stipite della porta scorrevole. Aveva tra le mani le scarpe, una delle  quali  era rotta priva di tacco , i piedi scalzi e il viso perso in un’espressione indecifrabile . Harmione Jane Granger, sua coinquilina e migliore amica, non parlò, fin quando lei la invitò ad accomodarsi nell’enorme letto. Harmione si fece largo gattonando e non appena i cuscini furono a sua disposizione, affondò il viso in quella morbidezza di seta e piuma d’oca. Luthien continuava a non capire.. Spense il televisore e si afflosciò accanto a lei .
“Ehi, Granger…Si può sapere cos’hai?”. Prese a giocherellare con quei capelli, verso la quale aveva perso del tutto la speranza. Aveva tentato molte volte di renderli morbidi, fluidi, e ben definiti, ma nonostante l’utilizzo della magia e dei migliori parrucchieri di Tutta Londra, il risultato era rimato quello. Crespo, perennemente crespo.
Hermione scosse la testa, decisa a voler rimanere con il viso affondato nel cuscino. Magari quella morbidezza avrebbe risucchiato i suoi ricordi e i pensieri poco raccomandabili che stava facendo in quel momento. Ma nonostante fosse abituata a vedere stranezze, ciò non accadde ed Hermione dovette cedere a quei pensieri e a quell’unico pensiero.
“Hermione” Esclamò l’amica, con tono di rimprovero. La scosse leggermente, cercando di comprendere cosa fosse accaduto alla sua amica.
“Draho è honato….” Le parole di Hermione furono ammortizzate dalla morbidezza del cuscino pregiato. Luthien alzò gli occhi al cielo e strattonando l’amica la costrinse a voltarsi e mostrare il suo sguardo perso nella disperazione totale. Aveva gli occhi bassi e il broncio, sembrava una bambina alla quale avevano negato un giro in una giostra. Luthien sorrise a quella maschera di tristezza, e cercando di rincuorarla, le chiese di ripetere nuovamente ciò che aveva appena detto. Hermione si sfregò le mani, si mangiò qualche unghia, ricevendo schiaffi violenti sulle mani e poi, prendendo fiato, decise di dire a Luthien cosa la rendeva così triste.
“Draco è in città….” Sussurrò lei piano, per poi nascondersi nuovamente il volto tra le mani. Volle nascondere all’amica il debole sorriso apparso nel pronunciare quel nome. Si perché il semplice pronunciarlo la rendeva felice. Luthien sobbalzò, si mise seduta con occhi spalancati e cuore pulsante.
“Draco? Il mio adorato Draco è tornato?” Squittì lei . DRaco Malfoy il suo adorato cugino era ritornato in Città. Dopo anni in cui le sue tracce erano completamente sparite, il rampollo e unico erede di casa Malfoy finalmente aveva deciso di ritornare .
“Si…Mi ha accompagnato lui fino a qui. È sbucato dal nulla, improvvisamente, e prima che io potessi defilarmi, mi ha chiesto di salire in auto …” Hermione riportò la mente a ciò che era accaduto solo pochi istanti prima. Al silenzio imbarazzante calato su di loro, alle mille domande che le sollecitavano la mente, ma che non erano state in grado di trovare via d’uscita. Era stata accanto a lui, per un tragitto di cinque minuti, completamente in silenzio, ad osservarlo in segreto e constatando purtroppo che il tempo non lo aveva cancellato dalla sua mente e soprattutto dal suo cuore. Che aveva picchiettato forte per tutto il tragitto, che aveva urlato il suo nome fino a quando non era entrata in casa e aveva visto sparire l’auto. Certe ferite non si rimarginano, soprattutto se sono del cuore.
“Oh per la Barba di Merlino…Ti ha accompagnata fin sotto casa? E cosa ti ha detto? “ Luthien era in estasi. Conosceva il debole che Hermione aveva sempre avuto nei confronti del cugino e sapeva anche cosa c’era stato tra di loro prima che lui facesse perdere le sue tracce del tutto. Harmione sbuffò, scocciata e ferita. Ferita da se stessa che non aveva cercato di creare un approccio iniziale, che si era fatta scappare l’occasione di conoscere tante cose, tra cui quella più importante, il motivo che l’aveva spinto ad andar via. Luthien attese la risposta dell’amica, sperando di vedere la vecchia Hermione, fiera Grifondoro cacciare le unghie, ma ciò che vide, era solo una ragazza, troppo insicura per fare un passo del genere, troppo impaurita, persino per una semplice domanda.
“Siamo rimasti in silenzio per tutto il tragitto…” Luthien si accasciò sconfitta accanto all’amica e rimasero così, in silenzio a fissare il soffitto.
“Lo ha visto?” Chiese Luthien , persa negli intagli pregiati che lo adornavano.
“No…L’ho nascosto prima che potesse notarlo” Ammise amaramente Harmione. Luthien si portò le mani al viso, sorridendo per quel gesto azzardato, forse il primo e unico gesto azzardato  e pericoloso che Harmione Jane Granger avrebbe fatto .  
 
 
 
                                           *******
 
 
 
Draco Malfoy fece il suo ingresso in quell’enorme casa procuratagli dal suo caro e vecchio Amico Blaise Zabini. Amico di vecchia data che non si era tirato indietro quando una sua lettera lo aveva raggiunto per informarlo che sarebbe ritornato a Londra e che avrebbe avuto bisogno di una dimora. Lui si era mobilitato, si era preoccupato e alla fine aveva trovato la dimora adatta al suo caro amico Malfoy. Era un appartamento molto spazioso, con divani che ricoprivano gran parte della sala e con un piccolo bar nell’angolo, particolare che attirò immediatamente la sua attenzione. Le pareti erano grigie , un grigio scuro, freddo, prorpio come il suo sguardo il quel momento. La camera da letto era separata dal resto delle stanze da un pregiato separè di vetro e diamanti, particolare che Malfoy definì pacchiano, ma non ci badò molto. Non avrebbe trascorso molto tempo in quella casa, aveva degli affari che doveva portare a termine, affari che aveva lasciato e che non potevano essere rimandati ulteriormente. Scappare via dopo aver conseguito i M.A.G.O era stata la scelta più stupida che lui avesse potuto fare. Aveva lasciato tutto, l’eredità del padre, gli amici, l’amore. Aveva abbandonato tutto per pura follia, ma ritornare alla sua adorata Londra, ritrovare le cose lasciate, lo rincuorarono. Forse nulla era stato perso. Forse c’era ancora qualche speranza di recuperare tutto, o almeno una parte. L’incontro con Hermione gli aveva fatto male, gli aveva riportato alla mente ciò che era stato durante il periodo ad Hogwarts, durante la guerra e cosa aveva rinunciato dando tutto nelle mani di Potter e Weasley. Loro erano gli eroi del mondo magico e del mondo in generale, mentre lui era solo Malfoy, Draco Malfoy. Il rampollo di una famiglia antichissima, con una gran bravura per gli affari  e per le pozioni, che aveva aiutato gli eroi, che aveva ripudiato il signore Oscuro. Solo quello e nulla più. Non era stato riconosciuto per i suoi veri meriti. Si guardò intorno , per poi osservare il piccolo elfo domestico che pazientemente sistemava le sue cose. Nonostante il mondo magico avesse superato quel periodo oscuro, nonostante le differenze abbattute, alcune abitudine erano rimaste le stesse.
“Devi provare a guardare gli elfi come tuoi simili”
“Granger ma cosa dici? Non possono essere paragonati a noi…Noi maghi siamo esseri superiori mentre loro…bhe sono elfi”
“Anche Voldemort lo pensava , ma loro hanno poteri che vanno al di la della nostra conoscenza. Potresti imparare molto da loro”
“Smettila di dire sciocchezze del genere e torna qui…”
Sorrise al ricordo di quelle parole. I suoi sciocchi tentativi di fargli capire cosa che lui avrebbe visto sempre diversamente. Gli elfi non potevano essere paragonati ai maghi, i loro poteri erano soppressi dal fatto che il loro compito era quello di servire , servire il padrone a cui promettevano fedeltà eterna. Eppure guardando quel piccolo elfo, con enormi occhi vitrei e abiti logori, quelle parole che continuavano a rimbombare nella sua testa sembrarono prendere un senso diverso. Un significato vero. Si avvicinò a lui, e mostrando un sorriso che spiazzò l’elfo gli consegnò un calzino, un suo calzino. Naturalmente non era nulla di prezioso , ma per un elfo domestico era la via della salvezza , era la via della libertà.
“Signore , io non posso accettarlo…” Sussurrò piano lui, Draco percepì una nota di commozione.
“Naturalmente verrai a servire a casa mia, ma ti pagherò…” Disse lui piano, provocando un pianto fraudolento che sembrò non avere fine.
“Lei è buono signore è buono davvero. Ha un cuore grande signore” Draco si sentì a disagio, lui non era buono era solo pentito e avrebbe cercato di rimediare a tutti i suoi sbagli. Scosse le spalle e si allontanò da quell’omino che senza perdere tempo si gettò a capofitto nel suo lavoro. Draco si appoggiò al banco del mini bar e con sua grande sorpresa trovò una bottiglia di pregiato scoth con un biglietto.
“Brinda alla tua nuova casa e alla tua nuova vita….
                                                                               Blaise”.
Draco sorrise e seguì il consiglio dell’amico e si versò quel liquido bronzeo nel bicchiere. Un sorso , diretto, che spense per un attimo i suoi pensieri, ma che ritornarono più vivi di prima.
 
 
 
 
 
 
Luthien apparve di fronte all’elegante porta di legno lucido di quella che doveva essere la dimora dell’adorato cugino. Si guardò intorno, e non potè notare che il quartiere nel quale Draco aveva deciso di stabilirsi era uno dei più eleganti di tutta Londra. Naturalmente il rampollo purosangue era sempre stato abituato all’eleganza e raffinatezza, e non avrebbe mai rinunciato a ciò. Si indirizzò immediatamente verso la porta, e prendendo il battente tra le mani sottili bussò alla porta. Tre tocchi , e in un attimo fu accolta da un piccolo elfo che le sorrise radioso.
“Buon giorno signora. Cosa desidera la signora?” Luthien sorrise a quell’elfo e non si stupì di vedere quella creatura a casa Malfoy. Draco era sempre stato circondato da servitori magici e alcune abitudini erano difficili da lasciare. Ma la cosa che la stupì maggiormente fu il calzino,stretto intorno alla gola a mò di sciarpa. Rise pensando a cosa era giunto. Aveva seguito la linea filosofica di Hermione, che per anni aveva cercato di ignorare. Quell’elfo sarebbe stato pagato come un qualsiasi dipendente al suo servizio, e Luthien percepì che quello era il primo passo per un cambiamento.
“Vorrei parlare con il Signor Malfoy” Si sporse verso quell’omino, che a contatto con i bellissimo occhi azzurri come due lapislazzuli, arrossì, e inchinandosi la fece accomodare in quella dimora.
Luthien attraversò il lungo corridoio per trovarsi infine nell’enorme salone d’ingresso. Draco era seduto al piccolo bar personale, e tra le mani stringeva un bicchiere colmo di scath , lo stringeva e in una pausa di due secondi lo portava alle labbra per assaporarne il gusto.
“è una casa troppo grande per un uomo solo” La voce della ragazza rimbombò nella spaziosa sala, e quel freddo di solitudine fu riscaldato da quella voce dolce . Draco si voltò di scatto verso di lei, e sorridendo le andò incontro per prenderla tra le braccia.
“Luthien che bello vederti” Sospirò lui incontrando i bellissimi occhi della cugina e accogliendo quel bellissimo sorriso.
“Anche per me, e avrei voluto ricevere tue notizie. Sei sparito senza dire nulla a nessuno. Sono stata molto preoccupata in questi anni…” Luthien si liberò del trench che gettò su uno dei divani che circondava l’enorme sala, e si accomodò accanto al cugino che versò nel suo bicchiere un goccio di Scotch.
“Sono grande abbastanza per badare a me stesso. Piuttosto tu, che cosa mi racconti? Mi sono giunte notizie interessanti” Malfoy Ghignò ripensando ai vari giornali Babbani che avevano visto come prima pagina notizie riguardanti quella ragazza che non faceva altro che mettersi in mostra.
Luthien sorrise fiera di se stessa .
“Ho bisogno di perdere del tempo e ne approfitto facendo parlare di me. Sono la nuova IT GIRL Babbana. “
“Non ne dubito. Ma magari, con le tue doti non potresti dedicarti ad altro?” Luthien guardò il cugino con sguardo stupito.
“Da quando DRACO LUCIUS MALFOY fa la predica?” Draco sorseggiò nuovamente quella bevanda, che era in grado di spegnergli il cervello e scontrando il suo sguardo con quello di Luthiena sorrise beffardo.
“Da quando sono ritornato qui a Londra…”
“E il motivo per cui lo hai fatto è…” Luthiena era giunta li, oltre per salutare il caro cugino che non vedeva da anni, ma anche per capire alcune cose. Cose che molti ancora si chiedevano e ancora dovevano trovare alcuna spiegazione ovvia. Aveva lasciato tutti, dopo la morte del padre. Era partito verso mete nascoste e sconosciute. Non aveva lasciato traccia di se e ne indizi che potessero condurlo a lui. Aveva deciso di lasciare tutti e dedicare del tempo a se stesso, ma nessuno sapeva il perché.
“è che ho fatto fortuna e voglio allargare i miei domini anche qui, IN Inghilterra” Rispose lui semplicemente, deludendo Luthien che si sarebbe aspettata una risposta diversa.
“Non me la conti giusta! E poi di quale fortuna avevi bisogno, se il tuo patrimonio ti permette di mantenere un tenore di vita degno di un Malfoy per altri 300 anni. Noi non abbiamo bisogno di lavorare” Il successo le era andato alla testa. Quei discorsi non erano da lei. E Draco finse di non aver ascoltato quelle stupidi parole. Era vero, lui avrebbe potuto condurre una vita di puro ozio, Lucius Malfoy era stato molto generoso nel suo testamento, lasciando tutto al suo unico erede Draco Malfoy e conservando un piccolo gruzzoletto per permettere alla moglie cara di continuare a vivere dignitosamente. Ma Draco non aveva mai accettato sul serio quell’eredità. Aveva lasciato che la madre avesse tutto e lui era andato in cerca di quella fortuna trovata nel mondo Babbano. New York era il suo impero, e Londra sarebbe stata presto assorbita da quella potenza che era diventato. Draco non aveva continuato gli studi dopo i M.A.G.O e dovette ammettere a se stesso che parte della sua fortuna era stata data dalla magia. Draco Lucius Malfoy era conosciuto oltre oceano, come il filantropo più generoso di tutti i tempi, e nessuno sapeva da dove venisse la sua fortuna. E quel segreto sarebbe rimasto irrisolto perché lui era deciso a non svelarlo a nessuno,  senza fare eccezioni con la cugina e gli amici. Avrebbe fatto credere che tutto ciò che possedeva era grazie all’eredità di Lucius.
“ allora ti piace la mia dimora?” Il tentativo di cambiare discorso e puntare l’attenzione di Luthien verso altro avvenne con successo. Infatti la ragazza spostò il suo sguardo azzurrino per l’appartamento, e storse il naso, chiaro segno di disapprovazione.
“è troppo grande per una sola persona, è troppo freddo ed è troppo spoglio”
“Lo ha scelto Blaise… Sai da quando è divenuto Ministro della Magia non ha più gusto “ Luthien annuì divertita. In quei tre anni davvero era cambiate molte cose. Blaise Zabini, ministro della Magia, il più giovane Funzionario politico della storia magica e Babbbana. Se avesse dovuto scommettere Draco come gran parte del Popolo magico non avrebbero messo nemmeno uno zellino. Era stata una notizia da prima pagina, offuscando per alcuni giorni , la figura di Luthien.
“Draco , Hermione mi ha detto che l’hai accompagnata a casa questa mattina…” Luthien divenne improvvisamente seria, e Draco rischiò di strozzarsi con il liquido bruno.
“Le notizie girano veloci”Esclamò lui cercando di apparire tranquillo e non tradire se stesso. Luthien gli prese la mano e assunse un’aria comprensiva, materna che infastidì molto Malfoy.
“Se sei venuto qui per lei è importante che tu sappia alcune cose…” Luthien non andava contro l’amica ma lui doveva conoscere i vari avvenimenti accaduti durante la sua assenza. Gli avrebbe detto tutto, senza risparmiargli nulla, anche se lo avrebbe ferito.
“Luthien cara mia, non sono qui per Hermione e gia so ogni cosa. Non sono sciocco. Ho i miei informatori fidati. Ma ti ripeto sono qui per affari nulla di più” Draco ritirò la mano e riempì il bicchiere rimasto per l’ennesima volta vuoto. Luthien era ancora al suo primo bicchiere, colmo, mentre lui…Aveva perso il conto.
“E allora cosa ci facevi a Notthing Hill ad aspettare Hermione?”
“Luthien non aspettavano nessuno, ero solo di passaggio e Hermione ha avuto bisogno del mio aiuto. Sbadata com’è ha rotto un tacco. Non era da gentiluomo lasciarla passeggiare per le strade di Londra a piedi nudi. Sono un Malfoy e le buone maniere non si negano a nessuno ” Draco si alzò stizzito da quel discorso che stava entrando troppo nei particolare. Luthien e Draco avevano sempre avuto un legame particolare, dovuto non solo al sangue che li legava, ma anche ad un affetto profondo, incondizionato che andava oltre la semplice parentela e Luthien era in grado di leggerlo dentro , di coglierne i disagi, di conoscere le bugie e di leggere la felicità brillare nei suoi occhi. Ma in quel momento quella felicità non brillava, il tono di voce era rigido, come se non volesse proseguire in quel discorso, e il suo allontanarsi da lei era il segno che Draco temeva di essere vulnerabile al suo sguardo.
“ Allora non ti dispiacerà se domani sera mi accompagni al PINK PARTY” Luthien avrebbe giocato tutte le carte a sua disposizione, avrebbe fatto ammettere al suo adorato cugino che la sua presenza li, a Londra , non era dovuta solo ad affari ma ad altro. La notizia gli era giunta all’orecchio e lui era li per constatare di persona che ciò che i magazine magici parlavano da mesi. Lui era li per farsi del male, per vedere la sua adorata Hermione per un’ultima volta prima di accettare la sconfitta. Ma l’orgoglio che albergava in lui non gli avrebbe permesso di ammettere ciò che provava, e infatti, armandosi del miglior falso sorriso si rivolse a Luthien.
“Se non hai nessun accompagnatore , verrò volentieri a questa tua stupida festa babbana…Non so cosa dovrebbe farmi rifiutare”. Luthien ghignò, assumendo uno sguardo di sfida, degno di un Black.
“Allora non avrei problema ad indossare uno Smoking rosa e incontrare Hermione e gli altri…” Draco si irrigidì. Il rosa non gli donava affatto e incontrare nuovamente Hermione, dove luci e drink avrebbero potuto confondergli i sensi. Cosa aveva in mente quella Purosangue puramente bastarda? Cosa aveva intenzione di fare? Aveva sicuramente capito qualcosa. Ma Draco non si fece abbattere da quelle parole, non  si fece soggiogare dallo sguardo di sfida della cugina. Era una sfida che lui avrebbe accettato , era il suo debole e Luthien lo sapeva.
“Il rosa non mi dona, ma potrò fare un’eccezione”. Si guardarono ancora per un po’, entrambi sorreggendo lo sguardo dell’altro. Nessuno dei due sembrò cedere, entrambi decisi a non darla vinta. Ma poi, Luthien decide di lasciare il campo , si sarebbe divertita l’indomani.
“A domani , DRACUCCIO” esclamò radiante e dopo un bacio dato a volo uscì dalla nuova dimora Malfoy.
Draco si accomodò nuovamente al mini bar , guardò la bottiglia di Scotch , la fissò, fissò quel liquido danzare nel vetro cristallino, e decise che per quel giorno ne aveva abbastanza. Si dedicò al paesaggio che si apriva d’avanti a lui, e un solo pensiero attraversò la sua mente. Era tornato, Draco Malfoy era tornato in città.



Angolo Posta:
Ecco con il primo capitolo! L'ho postato più in fretta possibile, sperando di non aver fatto un macello!!!!.... Ho iniziato con la presentazione di questo Nuovo Personaggio, la bellissima Luthien Lestrange, figlia di Bellatrix, ma come detto non ha nulla della madre, essendo cresciuta con la dolce Andromda! Anche se l'ho resa un pò.... FRRIVOLA!.... amante della vita agiata e approfittatrice del fatto che la madre l'ha lasciata con un'eredità invidibile alla stessa regina d'Inghilterra!!!...però nel seguito della storia, la mostrerò in modo diverso, perchè sono la prima che odia questo genere di ragazzette!.... Per quanto riguarda Draco, bhe che dire.... è un Draco umano, finalmente!! Rendiamolo un pò più sentimentale e in possesso di un cuore, ma non per questo mancherà lo spirito Malfoyano!!!!.... Spero che vi sia piaciuto questo inzio!!.... spero in altri commenti e in altre visiteee!!!! Vi ringraziooooooooooo!!!!! A prestooo!!!
Sfiammella!! :D !
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** -NO Pink...NO Party- ***


 

Anche questo va a te CELINE....
E alla nostro "amore" per i malandrini....e ai NINJA  della Rowling...
;)  ti voglio bene amica di "penna" 


-E ….Vissero per sempre Felici e Contenti?-
 
-Second Chapter-
-NO Pink …NO Party-

 
 
Hermione si guardò per l’ultima volta nello specchio, storse il naso ed ebbe la tentazione di strapparsi quello stupido abito da dosso. Era troppo pomposo, troppo rosa e …troppo rosa. Quel rosa che non si addiceva affatto a lei. Luthien le aveva procurato quell’abito e il viso raggiante dell’amica quando lo aveva consegnato era stato più forte di un rifiuto. Non se l’era sentito di rifiutare quel regalo, anche perché sicuramente le era costato più del suo stipendio, ma più lo guardava e più pensava che era orribile, non tanto l’abito ma lei CON l’abito.
Abbassò il capo di lato, sperando che il cambio di visuale potesse rendere il risultato migliore, ma il risultato rimase invariato. Sbuffò e maledì sottovoce Luthien , che ancora doveva rientrare. Non aveva lasciato nemmeno un biglietto, non le aveva mandato un gufo o un messaggio per dirle che stava bene. Nulla, aveva fatto perdere le sue tracce e l’aveva lasciata in balia del Rosa. Quel rosa che lei più guardava e più odiava.
Improvvisamente la porta di casa si spalancò e come se i suoi pensieri fossero stato un richiamo nascosto,  Luthien fece il suo ingresso. Andava di fretta, corse verso la camera da letto, senza degnare di un solo sguardo l’amica ancora imbambolata d’avanti allo specchio e ancora indecisa se bruciare o meno l’abito. Ne uscì poco dopo stringendo tra le mani un involucro contenente sicuramente il suo abito e si indirizzò verso la porta, ma prima di lasciare casa si voltò verso Hermione, forse ricordando della sua presenza.
“Sei spettacolare..” Esclamò , fissandola rapita da quello sfarzoso abito e non notando il broncio di Hermione.
“ma mi vedi? Sembro un’enorme …”
“Zitta, sei perfetta! Ti aspetto alla festa e se non vieni…non ti parlo più” Non la lasciò parlare, non voleva ascoltare le sue lamentele, e prima che potesse ribattere nuovamente, Luthien scappò via. Hermione sorrise divertita. Luthien era sempre in fuga, in fuga dal tempo. Per lei non bastava mai , avrebbe prolungato le notti se avesse potuto, se fosse stato possibile e legale.Hermione in fondo la invidiava, era capace di gettarsi tutto alle spalle, anche ciò che l’aveva ferita profondamente e ritornare all’attacco con un nuovo sorriso e con una nuova voglia di ricominciare, mentre lei, Hermione Jane Granger era ancora legata a qualcosa che non esisteva più, era ancora legata al suo passato e non riusciva a vivere il presente in modo giusto. Ogni giorno si armava di una maschera di pura ipocrisia e falsità e andava avanti, ma la sua mente era sempre li, attaccata al passato e con esso il suo cuore. E adesso che il passato era ritornato, sarebbe stato più difficile indossare la maschera . Si guardò per l’ultima volta e rassegnata accettò quell’abito, come aveva accettato la vita che si era presentata per lei.
 
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“No, ma tu sei pazza…” Draco strabuzzò gli occhi non appena  Luthien sfoderò un orribile smoking rosa pallido. Era tutto ciò che Draco non avrebbe mai indossato. Il rosa non gli si addiceva, e per di più in contrasto con la sua pelle chiara gli avrebbe dato un aria effemminata, e lui aveva una reputazione da tenere alta, e quell’abito l’avrebbe solo fatta sprofondare.
“Draco, se non lo indossi non puoi venire al party” Luthien sembrò scocciata, scocciata di spiegare a tutti la medesima cosa. Quel Party era stato indetto dal comitato femminista Londinese , e il rosa era d’obbligo.
“Allora non verrò” Fu semplice trovare un compromesso. Non sarebbe andato e non avrebbe indossato quell’abito.
“No! Non puoi lasciarmi così, devo avere un accompagnatore! E tu sei perfetto” Luthien iniziò a farsi prendere dal panico, se Draco avesse deciso di non andare con lei, Luthien non avrebbe trovato altra occasione per farlo incontrare con Hermione. Anche se ancora doveva trovare l’utilità della cosa, dato che i due già avevano avuto l’onore di vedersi e non era accaduto nulla. Ma forse , tra fiumi di Champagne e musica dolce , sarebbero affiorati sentimenti lasciati sprofondare nel subconscio e non più ripescati. Forse, era solo una supposizione della bella Lestrange, ma provare non sarebbe costato nulla. Conosceva entrambi e conosceva ciò che c’era stato tra i due,  e sentimenti del genere non sciamavano improvvisamente.
“Luthien non posso indossare una cosa del genere…” Ripetè Draco toccando con mano l’abito e notando, piacevolmente, che era di ottima fattura. Ma nonostante ciò, non lo avrebbe indossato. Luthien sbuffò. Era anche lei in ritardo e non avrebbe perso altro tempo nel convincere il cugino cocciuto a fare qualcosa che non voleva.
“Fa come vuoi , ma se cambi idea , il party è alle otto…E ci sarà anche Hermione…” Cercò di giocare la carta della vecchia fiamma e sembrò funzionare. Deglutì, e guardò nuovamente l’abito. Ne sarebbe valsa la pena indossare quell’abito per incontrare Hermione Jane Granger, magari accanto al suo nuovo fidanzato, magari con lo sguardo sfuggevole e magari con il rifiuto di una parola? Luthien rimase in attesa della risposta. Vide lo sguardo di Draco mutare, vide gli occhi persi nel vuoto, le labbra arricciarsi,lo vide perdersi in mille pensieri, in mille riflessioni ,lo  vide versarsi quel maledetto scotch e come se avesse appena ingurgitato la pozione Felix Felicis , strappò  l’abito dalle sue mani e scoccandole un’occhiata torva  si barricò in camera , e Luthine Lestrange vide la sua ennesima vittoria.
 
 
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Il rosa regnava sovrano in quell’enorme stanza addebita con cura, anche gli stuzzichini erano stati colorati, e bevande rosee erano strette nelle mani degli ospiti. Tutti in rosa, tutti felice e onorati di far parte di quell’evento mondano , evento che aveva attirato le massime figure della scena Babbana e anche Magica , naturalmente in incognito, spacciandosi per semplici ricchi Babbani.
“Almeno non siamo gli unici a sembrare delle Puffole Pigmee” Hermione sorrise alle parole di Ron. Era stretta al suo braccio e insieme, seguiti a ruota da Harry  e Ginny si fecero largo nella sala.
“Luthien si getta sempre in questi eventi così…. Frivoli” La voce di Ginny raggiunse Hermione che alzò gli occhi infastidita. Tra le due ragazze non c’era mai stata una vera amicizia, ma essendo entrambe amiche di Hermione, avevano imparato a sfoderare sorrisi falsi, e avevano imparato a evitarsi quando potevano. 
“Invece è un’idea molto originale. Vestirsi di Rosa…mangiare tartine rosa e bere liquido rosa… “
“Si molto originale Harry, non ci sarei mai arrivata”. Ginny si infastidì quando costatò che l’idea di Luthien Lestrange era nelle grazie del suo fidanzato. Sapeva il potere che esercitava sugli uomini, e soprattutto su di Lui, che era sempre stato attirato da quella ragazza incredibilmente bella e incredibilmente brillante.
“ Non la vedo, vorrei ringraziarla per averci invitati” Hermione allungò il collo in cerca di lei. Ma incontrò solo sguardi estranei o sguardi non graditi. Poco lontano da loro vide il suo odiato capo, Rita Scheeter. Lavorava con lei ormai da due anni, e soprattutto per i loro trascorsi, si odiavano a vicenda e Rita non rinunciava mai a gettare nell’ombra il talento di Hermione. Scrivere per la Gazzetta del Profeta sarebbe apparso impossibile se questo pensiero si fosse rivelato qualche anno prima, quando il suo obbiettivo era quello di diventare Auror. Ma dopo la guerra , Hermione aveva deciso di abbandonare quel campo, non avrebbe usato la magia in modo violento mai più, a meno che non si fosse presentata l’occasione o fosse stata costretta. Ron , invece, con Harry, avevano scelto quella strada, disegnata per loro fin dal primo anno.
Hermione cercò di allontanarsi da li, in modo da non dover fingere di essere piacevolmente sorpresa di quella presenza, e trascinando Ron come se fosse una borsa, si nascose dietro le decorazioni culinarie dell’elaborato Bouffet. Ron si riempì il piatto di tartine al salmone ed Harry e Ginny affiancarono i due amici per sorseggiare i loro coktail rosei. Era una festa tranquilla, con persone tranquille, che tranquillamente si muovevano per la sala. Hermione per un breve periodo della sua vita aveva partecipato a feste del genere, amandole, ma adesso appariva tutto completamente diverso. Gli sguardi che incontrò non furono  gli stessi che molto tempo prima aveva visto, i sorrisi che ricambiò non furono gli stessi che tempo prima aveva apprezzato.  Erano persone diverse quelle, con vite diverse che non avevano nulla a che fare con la sua.
 
 
 
Draco fece il suo ingresso con Luthien ben saldata al suo braccio, molti Flasch volarono nella loro direzione e molti giornalisti,  alcuni dei quali della Gazzetta del Profeta e di altri giornali Magici, si fiondarono su di loro in cerca di risposte alle loro domande che si confusero tra loro. Luthien era abituata a tutto ciò e dopo qualche sorriso e un debole accenno al motivo di quell’evento si allontanò con Draco, con lo sguardo perso tra la folla.
“C’è anche quell’odiosa di Rita Sckeeter, non voglio che mi veda… “Luthien cercò di evitare quell’incontro poco piacevole e si indirizzò verso il centro della sala. Poco distante da loro, Draco notò piacevolmente la figura di Blaise Zabini, il vecchio amico , che non appena incontrò il suo sguardo , lo accolse con un sorriso radioso, colmo di gioia. Liquidò alcuni uomini con la quale stava tenendo una conversazione alquanto noiosa e si diresse dai due. Abbracciò l’amico ex serpeverde. Lo guardò con gli occhi illuminati di gioia, gioia immensa di averlo visto.
“Draco ! Londra scarseggiava di stronzi come te” Nonostante l’alta carica occupata, il vecchio Blaise non era cambiato. Viso beffardo, occhi furbi e spirito irresponsabile.
“Blaise mi domando chi ti ha proposto come Ministro della Magia” Quella domanda era stata l’ossessione di molti, compreso lui. Fece spallucce
“In questo mondo ci vogliono persone come me! Luthien sempre splendida” Si voltò verso di lei, non potendo ignorarla, le baciò delicatamente la mano.
“E tu queste buone maniere da dove le hai pescate!” Luthien si finse sorpresa e lui le sorrise ammiccando. Tra i due c’era sempre stato uno strano rapporto, un continuo corteggiamento, un continuo punzecchiarsi, ma mai una conclusione , senza mai scegliere o bianco o nero, sempre sospesi nel grigio, cosa che rendeva la situazione più piacevole e divertente.
“Hai ricevuto il mio regalo?” Blaise ritornò , con amarezza ad occuparsi dell’amico, sarebbe rimasto a fissare quella bellezza per tutta la sera e anche oltre se solo lei glielo avesse permesso.
“Certo e ti ringrazio” Rispose lui, notando quel particolare che lo fece sorridere.
“Lo ha finito in un giorno” Luthien si intromise, sperando di attirare nuovamente l’attenzione del Ministro su di se, cosa che avvenne. Si fissarono allungo, sorridendo entrambi e Draco si sentì fuori posto. La sua presenza li stava frenando i due , stava frenando la loro voglia di parlare in privato.
“Blaise mentre io mi dedico al rinfresco, perché tu non fai da accompagnatore alla mia bellissima cugina, ho bisogno di stare lontano dai riflettori…” Porse a Blaise il braccio di Luthien che fu stretto al suo, e con gli occhi sorpresi di entrambi sulla schiena si diresse in fondo alla sala, dove il banco del rinfresco lo accolse.
“è tornato per lei?” Chiese Blaise, ritornando a perdersi negli occhi scintillanti di Luthien.
“Io credo di si,ma lui ha parlato di affari. Non lo ammetterà mai” Si fissarono come se entrambi avessero gli stessi pensieri da condividere. Entrambi non credevano a quella scusa banale di Draco, entrambi sapevano che il motivo vero erano due occhi color nocciola, ed entrambi sperarono che quegli occhi intercettassero la sua presenza.
 
 
 
 
Draco stringeva tra le mani un bicchiere colmo di scotch, lucido , bronzeo, in netto contrasto con l’intero ambiente di quella sera. Come del resto lui. Era giunto li, e non si sentiva a casa. Era li la sua patria, eppure si sentiva fuori posto , si sentiva completamente spaesato in un mondo che fino a due anni prima aveva sentito suo. Eppure giunto li non aveva trovato nulla che gli riportasse quella familiarità. Nulla, oltre l’incontro del giorno prima, oltre quello, il resto era completamente estraneo.
Sorseggiò ancora quel liquido che scese piano, dolcemente e dolcemente gli diede pace, pace e tranquillità. Ne chiese un altro, e ne bevve un altro ancora. Ormai quella bevanda era diventato la sua compagna, la compagna in quel mondo sconosciuto.
Si voltò verso quei bambocci messi a tiro, verso quelle false persone che si sorridevano tra loro prima di piantarsi coltelli alle spalle.
Sorrise all’idea che in quel mondo lui aveva vissuto per ben anni, era cresciuto tra quelle persone, era cresciuto tra quello sfarzo e bellezza superficiale, e aveva imparato ad amarlo, aveva imparato a fingere di essere compiaciuto , ad essere felice di ricevere quegli sconosciuti in casa propria , a rispondere domande alla quale avrebbe evitato di rispondere. Abbassò la testa come per scacciare via quei pensieri che piano lo stavano riportando alla sua adolescenza, e quando lo rialzò il cuore perse un battito. Come se gli occhi lo avessero indirizzato verso ciò che il cuore stava chiedendo, come se il suo sguardo avesse seguito un richiamo silenzioso, impercettibile. I suoi occhi si posarono su di lei, che dall’altro capo della sala sorrideva , aveva il viso basso, che incerta, come lo era sempre stato, si nascondeva dietro la figura di Ronald Weasley, che non appena incrociò il suo di sguardo, sorrise piano, leggermente, come intimorita di essere scoperta , come se avesse paura di commettere uno sbaglio. Draco alzò il bicchiere verso la sua direzione, e le gambe lo indirizzarono verso di lei, ma la testa iniziò a farneticare qualcosa, come a persuaderlo di raggiungere quel gruppo. Avrebbe resistito ? Avrebbe accettato di vederla tra le braccia di quella piattola dai capelli rossi ? Sarebbe stato bravo a mentire a se stesso e soprattutto agli altri che la sua presenza li era per altro e non per lei? Quelle domande non trovarono risposta, o almeno giunsero troppo tardi, perché lui gia era li, di fronte a loro, di fronte a lei.
“Malfoy…” Ron si irrigidì, fissò prima Hermione poi lui, e ritornò a fissare Hermione , che intanto aveva distolto lo sguardo.
“Weaslye” Rispose lui, cercando di apparire impassibile di fronte a quella situazione scomoda.
“Draco, è un piacere rivederti” Il benvenuto di Harry fu più amichevole. Tra i due le cose erano cambiate con la guerra, Harry era in debito con Draco di molte cose, ed entrambi avevano lasciato i vecchi rancori che per anni li avevano resi acerrimi nemici. Draco strinse la mano di Harry energicamente e non gli negò un sorriso, cosa che non fece con Ginny, che distolse lo sguardo storcendo il naso.
“ cosa ti porta qui…Malfoy?” Ron non nascose il suo fastidio, non  nascose il rancore che ancora albergava nel suo cuore.
“Affari che non ti riguardano Weasley” Come lui, anche Draco manifestò il suo odio.
“ Ottimo , se non sono affari che non mi riguardano, vado in pista con la Mia ragazza a ballare un po’… Ci si vede Malfareth” Ron enfatizzò molto sulla parola Ragazza, e prendendo Hermione per mano la trascinò in pista. Non aveva mai amato ballare ma improvvisamente Ron sentì il desiderio di farlo, voleva che Hermione  rimanesse lontana da lui, voleva che i suoi occhi non si incrociassero con quelli di Malfoy e magari far rinascere un qualcosa che lui aveva faticato ad eliminare. Voleva che lui la smettesse di guardarla in quel modo, e voleva che lei , tra la folla non cercasse lui. Ma purtroppo, dovette accontentarsi di stringerla tra le braccia, e far finta che i loro sguardi non si cercassero.
“Allora Draco, cosa ti porta qui? A me puoi rispondere non sono Ron” Harry cercò di riportare un’atmosfera più tranquilla, e cancellare quella tensione creata da entrambi.
“Per affari” Non sapeva quante volte lo aveva detto, quella medesima frase , quella medesima scusa.
“Draco, non ho mai avuto occasione per ringraziarti…per tutto…”
“Avrai modo, mi trattengo molto quindi avrai tutto il tempo che vuoi, adesso se volete scusarmi vado da Luthien….” Non gli andava di ascoltare tentativi di ringraziamenti, Harry era nervoso e lui lo percepì. Sembrava sospeso tra Lui e il suo migliore amico e Draco gli avrebbe risparmiato la scelta finale, uscendo di scena prima che potessero esserci altri problemi a causa sua. Salutò entrambi, e li lasciò. Passò per la pista, guardò Hermione, che lo seguì con lo sguardo. Si guardarono, si seguirono e insieme furono catapultati in ricordi che fecero male, un male da mancare il fiato, un male albergato nell’anime e che dopo due anni di silenzio uscì urlando










Angolo posta:
Eccomiii fanciullee!! Sono tornata con il secondo capitolo!!!! ..... In questo capitolo non ho mostrato nulla di nuovo o particolare, ho cercato di mettere in luce i vari sentimenti dei personaggi. Sono apparsi volti Noti , come RON, HARRY, GINNY e BLAISE, divenuto...per la sorpresa di tutti, nientemeno che Ministro della Magia.... ve lo aspettavate!?!? NOOO!! NEMMENO IO! AHAHAHA... perchè questa scelta? Per far capire che dopo la guerra tutto è cambiato, e tutti sono cambiati...niente rancori, niente odii, niente discriminazioni! Draco è diverso... maturo, con un cuore e con sentimenti che non rifiuta...infatti li ho messi in chiaro. Naturalmente la scusa degli "AFFARI" è una scusa per non far entrare nei suoi veri "affari" le persone impiccione, come la cugina Luthien.... è orgoglioso, e farà affidamento solo sulle sue forze!.... x fare cosa...voi vi chiederete...bhe... le cose pian piano saranno più chiare!! spero che continuerete a seguirmi e che questo capitolo non vi abbia gettato nello sconforto totale e quindi vi ha indotti a lasciarmi del tutto!!!..... Grazie x i commenti, grazie a chi mi segue e per chi ha inserito la mia storia tra le preferite.... vi ringrazieròò sempre sempre sempre!! ( potrò apparireee pallosa...maaaaa cvi ringrazieròòò in eternoo!!! ) Baciiiiiiiiiiiiiiii!!
Sfiammella!

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Capitolo 4
*** -Ti verso da bere Granger?- ***


A  CELINE... e al tentativo di nascondere il suo
Fidanzatino eroe del mondo magico...;) .....




-E….Vissero per sempre Felici e Contenti?-
   -Thirth Chapter-
-Ti verso da bere , Granger?-

Rita Scheeter aveva sempre ricoperto una gran fama nel mondo giornalistico. I suoi articoli era stati sempre fonte di turbamento generale, e avevano sempre dichiarato la verità, anche se scomoda. Proprio per questo , Rita Scheeter non era molto amata, molti la temevano, e altri la odiavano . Ma a lei poco importava, il suo lavoro valeva molto più dell’amicizia o addirittura dell’amore. La sua schiettezza, la sua voglia di gettare fango sul volto e sulla reputazione delle persone, la sua voglia di mettere con le spalle al muro chiunque avesse la sfortuna di entrare nel suo mirino, erano le uniche cose che davvero l’appagavano. Il suo fiuto per gli scoop era una dote innata, dote aiutata anche dal suo piccolo segreto che cercava bene di tenere appunto segreto, Era un vero allibratore di SCOOP Rita, e ciò gli aveva permesso anche di diventare, dopo anni di gavetta e anni di perfidia e cadute a  compromessi, redattore capo della Gazzetta del Profeta. Il vecchio datore di lavoro aveva dato le dimissioni con lo scoppio della guerra, mentre lei, mettendo a repentaglio la sua stessa vita, aveva continuato a scrivere, non prendendo le parti di nessuno, ma semplicemente riportando la realtà dei fatti, e anche per questo, il posto era più che meritato. Adesso Rita aveva il potere , aveva il potere di ripotare alla luce scoop lasciati marcire sul fondo.
Rita era china sulla sua scrivania a leggere uno stupido articolo sugli elfi domestici, e di come , in alcuni paesi d’Europa, questi esserini magici erano ancora utilizzati come schiavi, nonostante il decreto che il Ministero aveva emanato dopo la fine della guerra. Lesse le stupide parole di sfida , lesse la rabbia del perché ancora il Ministero permettesse ciò e lesse, alla fine, l’autore di quel disastro. Hermione Jane Granger. Avrebbe dovuto immaginarlo. Quella ragazzina aveva del talento, ma era sprecato. Combatteva ancora per i diritti degli elfi, combatteva ancora portando ovunque la parabola del C.R.E.P.A. Era sprecato quel talento, era sprecato e faceva solo perdere tempo a Rita, che aveva interessi ben diversi.  Improvvisamente la sua lettura fu interrotta da un picchiettare alla porta, Rita alzò lo sguardo, per incontrare la capigliatura crespa della Granger, che senza attendere di essere invitata entrò nell’ufficio del suo capo e si accomodò di fronte a lei. Tra le due non c’era mai stato un buon rapporto, dovuto anche dal fatto che Hermione era l’unica a conoscere il suo piccolo scarabeo, e ogni volta che Rita minacciava di gettarla fuori di li, lei le ricordava quel piccolo particolare, che la frenava completamente. Era diventata furba la piccola Granger, era diventata una vera e propria iena.
“Granger cos’è questo?” Rita naturalmente l’aveva fatta chiamare proprio per quell’articolo che più leggeva e più comprendeva che il suo talento era sprecato. Hermione guardò la bozza dell’articolo consegnato il giorno prima e fingendo un sorriso rispose.
“è l’articolo sugli elfi domestici…Non si capisce?” Quel tono dispettoso, mandò Rita su tutte le furie. Non tollerava quelle prese in giro, non tollerava che una piccola mocciosa inesperta provasse a farle le scarpe. Strinse i pugni, e cercando un pizzico di pazienza si tolse gli occhialini strassati. Si strofinò gli occhi, e ritornando a guardare la ragazza, cercò di apparire calma.
“è un vero disastro… non importa a nessuno se gli elfi domestici in Spagna sono ancora sotto schavitù. Non importa a nessuno che secondo i principi del C.R.E.P.A gli elfi devono essere pagati regolarmente! Granger i lettori non vogliono conoscere cose che gia sanno. Secondo il Ministro gli elfi possono ribellarsi ai proprio padroni e se vogliono lavorare a pagamento oppure gratis. Adesso sono liberi di fare ciò che vogliono”
“Ma dato che molti padroni li minacciano, minacciano di ucciderli , più delle volte , molti di loro preferiscono rimanere con i padroni piuttosto che morire” Hermione non era mai stata brava ad ascoltare, soprattutto quando si trattava di argomenti sul quale lei si era battuta per anni. Dopo la guerra la sua organizzazione C.R.E.P.A aveva assunto un ruolo di massima importanza. Il ministero lo aveva reso ufficiale e molti aderivano a quel movimento . Non si stava battendo per sciocchezze , ma per cose giuste , vere, importanti, soprattutto per gli elfi che ogni giorno venivano brutalmente maltrattati e rimanevano in silenzio nel loro dolore.
“A noi non interessa! Non interessano queste cose… Piuttosto, perché non ti occupi di qualcosa che potrebbe attirare l’attenzione di un vasto pubblico” Rita gettò l’articolo di Hermione nel camino accanto alla scrivania. Un lavoro di una settimana lasciato alle fiamme, un impegno e una dedizione lasciati bruciare . Fu tentata di gettarle una maledizione, ma il lavoro e la libertà valevano più di una piccola vendetta del genere. Strinse i pugni e continuò ad ascoltare quella voce odiosa che continuò a spiegarle il suo nuovo compito.
“Allora, come ben sai il signor Malfoy è ritornato a Londra. Nessuno sa bene il perché. Lui dice per semplici affari,cosa che potrebbe anche ingannare le persone ma non certo me. Malfoy è troppo ricco e ha troppa fama, soprattutto oltreoceano, e il suo arrivo a Londra riguarda qualcosa di più…io credo , LOSCA. Dopo tutto è un Malfoy… Ha voluto ingannare il mondo magico aiutando il tuo amichetto Harry Potter, ma come sempre non ha ingannato me! Quindi voglio un’intervista al Signor Malfoy, e …voglio che lo pedini…voglio conoscere ogni suo movimento e voglio sapere con chi ha questi affari”. Hermione si sentì sprofondare non appena le labbra rugose della Scheeter pronunciarono quel nome, pronunciarono il suo nome. Avrebbe dovuto rincontrarlo e questa volta avrebbe avuto un incontro diretto, più personale. Gli avrebbe dovututo chiedere il motivo per cui era ritornato e scoprire se davvero era qui per puri e semplici affari. Lo avrebbe dovuto seguire, e magari scoprire che negli ultimi due anni si era creato una vita nuova che non prevedeva la sua presenza, come aveva fatto lei. Magari era sposato, magari aveva una famiglia. Anche se ne dubitava dato che negli ultimi due giorni, in cui aveva avuto il piacere di incontrarlo, non aveva notato alcun anello e lo aveva visto solo, senza accompagnatrice. Anche se non spiegava nulla . Anche Draco come lei, avrebbe potuto aver nascosto le prove di una nuova vita, magari per non far entrare nei suoi affari persone scomode , come lei. Deglutì, immaginandosi la scena di loro due seduti magari nel suo ufficio, e lui che , sorridendo le mostrava le immagini di pargoli sorridenti. Avrebbe retto? Certo che no, il semplice immaginarlo le faceva male.
Odiò Rita con tutta se stessa, non era un caso che avesse dato a lei quel compito. Avrebbe avuto le sue notizie senza problemi e senza l’aiuto di Hermione se avesse voluto, ma dato che Rita non faceva mai le cose solo per caso, ma tutto aveva un perché, aveva scelto Hermione.
“Perché io? Non puoi farlo semplicemente tu, puoi seguirlo senza destare sospetti…Non posso pensare che usi il tuo magnifico potere solo per essere la prima a conoscere i pettegolezzi del giorno. Se hai questi sospetti su Malfoy, pedinalo tu stessa. Io non sono brava ad estorcere la verità …Sono una semplice giornalista , non ho talento come te” Hermione cercò di apparire calma e di non mettere in evidenza la sua paura di dover affrontare faccia a faccia Draco. Si sentiva debole, sarebbe stata debole. Lo aveva dimostrato qualche sera prima al PINK PARTY, nonostante la presenza di Ron, lo sguardo di Malfoy era stato tagliente e aveva riportato alla luce ricordi spiacevoli.
Si sarebbe trovata sola in una stanza con lui, e non era sicura che avrebbe controllato le sue emozioni. Anche perché le domande da porgli erano troppe  e non riguardavano il lavoro appena affidatogli da Rita.
“Lo potrei fare io, è vero, ma dato che tu e il Signor Malfoy eravate intimi ai tempi di Hogwarts, credo che con te sarà più propenso ad aprirsi e magari ti renderà partecipe della sua misteriosa vita. È in città da una settimana e nessun giornale scandalistico è riuscito a intercettare i suoi movimenti.  Ha una vita semplice, frequenta locali alla moda con la cugina Luthien, e ha stretti contatti con i maggior Magnati Londinesi. E tutto ciò mi puzza..E tu sei la persona ideale per mettere a nudo le sue vere intenzioni” Rita aveva gli occhi che brillavano di una luce perfide, avrebbe incastrato Malfoy in qualcosa, avrebbe trovato qualcosa che lo avrebbe messo con le spalle al muro, avrebbe scavato nel suo passato, avrebbe trovato retroscena della sua vita che il mondo magico aveva gettato nel dimenticatoio. Avrebbe fatto tutto ciò che aveva in suo potere per creare questo Scoop. Hermione assottigliò lo sguardo.
“E vuoi che io faccia il doppio gioco? “
“Perspicace. Si voglio che tu faccia il doppio gioco e voglio che tu entri nelle sue grazie. Non ti sarà difficile, dopo che sei entrata nel suo letto per tanti anni…. “La lingua biforcuta di Rita non era mai ferma.  Era sempre pronta a mettere le persone in situazioni scomode.
“Non voglio mettere a rischio il mio matrimonio, sai che io e Ron a breve…”
“Si, si… certo. Ma non preoccuparti per Ron, potrai parlare con lui della cosa, naturalmente dovrà tenere la sua boccaccia chiusa , sigillata. Se poi, la tua carriera non ti sta a cuore, puoi anche sgombrare la scrivania..” Rita ritornò ad occuparsi degli articoli disposti sulla sua scrivania. Non guardò Hermione irrigidirsi dalla rabbia, non vide il suo sguardo di fronte a quelle minacce. Hermione era debole in quel momento, nonostante conoscesse il piccolo segreto di Rita non poteva usarlo, perché quel lavoro per lei era importante . Si alzò e senza salutare si chiuse la porta alle spalle. Avrebbe parlato con Ron sperando di essere compresa, e avrebbe parlato con Luthien sperando che lei avesse potuto aiutarla ad incontrare Draco. Lei non era più nelle sue grazie, non lo era da tempo, e anche questo fu difficile d’accettare.
 
 
 
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Draco strinse la mano ai due uomini in giacca e cravatta che in quel momento entrarono nel suo appartamento. Elegantemente li fece accomodare nel salone principale, e chiamando Tomhas, l’elfo domestico, tramutato in un anziano uomo vestito di tutto punto, offrì ai suoi ospiti la sua bevanda preferita. Scotch invecchiato e pregiato. L’ospitalità di Draco fu molto gradita dai due uomini e questo fu un primo punto a suo vantaggio che avrebbero favorito l’affare. Dopo i convenevoli, divennero seri e discussero del vero motivo della loro presenza. Ma mentre proprio le questioni stavano diventando serie, Luthien fece il suo ingresso, attirando su di se l’attenzione degli uomini, che molto gentilmente si alzarono in sua presenza.
“Signori, questa è mia cugina, Luthien Lestrange…” Draco fu costretto a presentarla, cosa che non infastidì i due uomini che si presentarono piacevolmente alla splendida ragazza.
“è un piacere conoscervi, ma se potete perdonarmi, devo rubarvi Draco per tre secondi, non ci impiegherò molto” Strinse il braccio di Draco, e con il consenso dei due , portò Draco nella camera da letto, chiuse la porta e insonorizzò l’ambiente in modo da poter parlare tranquillamente senza essere ascoltata.
“Luthien ho da fare e quei signori non hanno tempo” Draco fu infastidito dal comportamento della cugina, era sempre stata così. Metteva da parte gli interesse altrui per soddisfare i suoi. Luthien si mise seduta sul letto di Draco e gli sorrise. Un sorriso perfido e degno di una Lestrange.
“Non credo che diranno nulla,erano imbambolati a guardarmi. Ti perdoneranno” Draco incrociò le braccia al petto con aria scocciata. Non sapeva il motivo per cui lei fosse piombata li, e non voleva saperlo. Voleva ritornare nel salone e voleva concludere quel maledetto affare.
“Luthien cosa vuoi?”
“Voglio darti un’informazione . Hermione mi ha chiesto di combinare un appuntamento con te, per un’intervista. Io credo che sia solo una scusa per poter stare con te e non destare sospetti . Ron era furioso quando ha saputo della cosa, ma lei non si è fatto alcun problema. Vuole questo appuntamento e lo vuole entro domani”. Il cuore di Draco cominciò a tamburellare forte, forse troppo. Per un attimo temette che schizzasse fuori. Cercò di calmarlo, cercò di calmare anche la sua mente e di darsi un contegno.
“E allora?” Disse lui semplicemente, aveva un desiderio di saperne di più, voleva più dettagli, ma non poteva certo farlo capire  a Luthine.
“Allora vi ho prenotato una cena, domani sera , si terrà qui. Romantica, solo voi due.. E potrete chiarire alcune cose”
“Luthien! Ma cosa cazzo ti dice la testa!? “ Draco perse quel contegno che aveva mantenuto fino a quel momento. Si portò le mani al viso e iniziò a percorrere la stanza a passi pesanti . Si dimenticò del tutto i signori che lo attendevano di la, si dimenticò dell’affare che rischiava di andare a monte e si dimenticò di mantenere segreto il suo stato d’animo. Luthien sorrise malefica, sorrise trionfante.
“Draco io lo faccio per te! Nessuno si è bevuto la storia degli affari a Londra, sappiamo che il tuo vero motivo è un altro. Ed io voglio darti l’occasione di risolvere all’enorme stronzata fatta due anni fa.” Draco si fermò e saettò il suo sguardo su di lei. Uno sguardo carico di odio, avrebbe voluto strozzarla. Odiava quando qualcuno si intrufolava nella sua vita e si sentiva padrone di essa. Lui era li per lei, ma non certo per incastrarla. Voleva vederla prima che potesse intraprendere la sua vita da donna sposata, voleva rivederla l’ultima volta per poi lasciarla andare nuovamente. Voleva solo vederla felice, e sapeva che l’incontro dell’indomani avrebbe solo peggiorato le cose, avrebbe solo ferito Hermione e portato confusione nella sua vita.
“ Hermione sta per sposarsi! È felicemente fidanzata! Non posso farle questo”
“Avresti dovuto esserci tu al posto di Ronald Bilius Weasley. Tu avresti dovuto sposare Hermione e non lui. Tutti lo sanno, anche lo stesso Ron lo sa. E adesso tu te la riprendi! “ Luthien si alzò e si diresse verso di lui con fare minaccioso. Non aveva mai perdonato il cugino per quel comportamento irrazionale e stupido. Non aveva mai accettato la sua decisione improvvisa di abbandonare tutto e tutti, soprattutto lei, e scappare via, oltre oceano,per un motivo che solo lui conosceva.
“Hermione non è un oggetto che posso riprendermela! Lei può decidere della sua vita,e ha deciso di stare con Weasley. Io non posso piombare e scombussolarle i piani” Draco aveva il viso paonazzo di rabbia, i capelli, elegantemente sistemati in modo da conferirgli un’aria da vero imprenditore Newyorkese, adesso gli ricadevano scombinati sul volto. Si allentò il nodo della cravatta e ritornò a fissare la cugina con sguardo omicida
“Ha fatto questa scelta perché tu sei sparito dalla sua vita! Ti ha aspettato , ma Ron ha fatto in modo che ti dimenticasse, e l’ha portata via da te”
“Luthien le persone non si dimenticano, le persone che hai amato rimangono nel cuore e forse io non ho mai avuto l’onore di occupare quel posto, quindi non è solo colpa mia se Hermione ha scelto di stare con Ronald Weasley” Lutihe si irrigidì, DRaco era furioso e lei lo aveva percepito. Non poteva continuare quella conversazione, si sarebbe potuta concludere in mal modo. Si sistemò lucenti capelli, e sfoderando il suo sorriso salutò il cugino con un tenero bacio.
“Dirò ad Hermione che non ci sarà nessuna intervista” Sospirò lei, ma prima di lasciare la stanza Draco la fermò
“No, l’intervista ci sarà…Non ho detto di non volerla incontrare, ma ho detto che non proverò a convincerla che ciò che sta per fare è sbagliato”
“Non c’è bisogno che tu la convinca. Hermione se ne accorgerà da sola” Gli accarezzò la mano e lasciò il campo. Draco cercò di calmarsi, cercò di riassumere la sua aria professionale e armandosi di sguardo deciso ritornò dai suoi ospiti, più agguerrito che mai, pronto per concludere l’affare.
 
 
                                                             ********
 
 
Hermione era ferma li, di fronte a quella porta da più di venti minuti. Esitante, impaurita. Avrebbe dovuto bussare , e avrebbe dovuto mantenere la calma. Era un vecchio amico, un vecchio amico con la quale aveva condiviso attimi di vita ormai passata. Riperselo per tutto il viaggio, e continuare anche in quel momento, non rese i pensieri convincenti. Era tesa come le corde di un violino, e si sarebbe spezzata se non fosse andata via. Ma Rita voleva quell’intervista, e dovette ammettere che il suo cuore voleva quell’incontro. Lei era sempre stata più mente che cuore, ma in sua presenza quella mente tanto brillante sembrava spegnersi, e il cuore ne approfittava per parlare, anzi per urlare. Tirò un sospiro, ne tirò un altro, e tirato il terzo, bussò alla porta. Non dovette attendere molto. Un piccolo omino, con occhi incredibilmente grandi accolse l’ospite con un regale inchino. Hermione si infastidì molto, e dovette ammettere , amaramente a se stessa, che Malfoy davvero non era cambiato. L’uso di Elfi domestici nella sua abitazione era sempre stata un’abitudine che il rampollo non si era certo negato. Ma quando notò che quel piccolo servetto, indossava abiti puliti, nuovi e costosi, una piccola vocina nella sua testa le fece ammmettere che forse, Malfoy era cambiato.
L’elfo le fece da guida, e la condusse in un enorme salone d’ingresso, illuminato fiocamente da alcune luci. Un tavolo era stato posto al suo centro, apparecchiato sontuosamente. Ed Hermione iniziò a temere che la sua presenza li avrebbe solo portato guai ad entrambi.
“Benvenuta nella mia modesta dimora” Draco fece il suo ingresso, camminando lentamente verso di lei. Hermione si voltò e per un attimo il tempo sembrò tornare indietro, sembrò ricordare le cene come quelle a Malfoy Manor, quando dopo la guerra entrambi avevano deciso di svelare al mondo il loro amore, e di come Narcissa aveva accettato quella decisione , trattandola come una figlia. Una morsa al petto e il tentativo di lacrime calde scendere sul suo viso, tentativo che lei riuscì a stroncare , per sostituirlo con un sorriso.
“Tanto modesta non direi” Esclamò Hermione cercando di rimanere impassibile di fronte al bacio, che Draco le scoccò sulla guancia. Si perse in quel tempestoso sguardo, in quell’ammaliante sorriso, e il cuore balzò, balzò per dirle che nulla era cambiato nei suoi confronti, che nulla era mutato.
“Ora Tomhas ci porta la cena, intanto sediamoci, e iniziamo con l’intervista se ti va…” Hermione si fece condurre al tavolo, si liberò del pesante cappotto che indossava poggiandolo allo schienale della sedia. Prese un quaderno e sfoderò la sua penna prendi appunti, e posandola sulla sua lingua lasciò che scrivesse e descrivesse l’intera scena che si stava presentando ai suoi occhi. Naturalmente quel gesto affrettato era un chiaro messaggio per Draco, per fargli capire che la sua presenza li era sola ed esclusivamente per lavoro.
“Chi è Thomas?” Domandò lei, incuriosita davvero di conoscere il proprietario di quel nome.
“è il mio Elfo.Ha un nome troppo complicato per me, e per rendermi la vita più facile gli ho dato un nome più semplice” La penna scrisse qualcosa, ed Hermione storse il naso.
“Gli hai cambiato l’identità per rendere le cose più facili a  te? Non pensi che reazione può avere sulla sua autostima, come reagiresti tu ad un cambio di nome? È come obbligare qualcuno a cambiare identità” Hermione sembrò dimenticarsi dell’intervista e iniziò la prima parte del suo dibattito per i diritti per gli elfi. Draco sorrise divertito.
“Non sei cambiata . è stata una decisione di entrambi. Lui ha scelto il nome, ed io l’ho accontentato” L’elfo di nome Thomas li raggiunse, portando sul suo capo un’enorme vassoio dal quale proveniva un’invitante profumo. Draco lo aiutò a metterlo sulla tavola e l’elfo sorridente si incamminò verso la cucina.
“Visto? È felice, non è ne abbruttito, né maltrattato. I tuoi insegnamenti sono stati efficaci anche su di me” Hermione seguì con lo sguardo il piccolo elfo scomparso nell’altra stanza, per poi ritornare a lui, che mostrando quell’eleganza che solo lui era in grado di mettere in evidenza, anche in situazioni normali come quella, le riempì il piatto con un raffinato ed elegante pezzo di carne, decorato per bene, ed Hermione per un attimo temette di rovinare quel capolavoro. Ma Draco la invitò a mangiare e lei, piano e con cura iniziò ad assaporare la Faraona con il retrogusto di pistacchio. Era una delizia.
“Allora…Iniziamo con la prima domanda…” Draco ricordò ad Hermione che lei era li per le domande per la sua intervista e non per mangiare faraona.
“Si, ehm…hai ragione.Allora prima domanda….. Perché sei ritornato a Londra dopo anni trascorsi a New York?” Draco sorrise e fissò intensamente la sua ospite.
“è una domanda che mi pongono i lettori o tu Grangere…perché ho due risposte differenti”
Hermione deglutì e arrossì come una stupida ragazzina innamorata. Maledetto Malfoy, e maledetto il suo modo di guardarla in quel modo.
“Naturalmente sono qui per affari, ne ho concluso uno ieri mattina e un altro lo concluderò a breve. Sono contratti con aziende babbane che hanno bisogno di fondi, perché sono allo scatafascio, ed io, le aiuto più che volentieri” Draco si schiarì la voce , lasciando perdere il tentativo di imbarazzo. La penna scrisse freneticamente sul quadernino, e dopo che Hermione ebbe visionato ciò che aveva scritto passò con la seconda domanda.
“Durante la tua permanenza in America, hai avuto modo di conoscere il mondo babbano che non hai mai voluto conoscere. Il motivo di questa scelta?” Hermione indurì il viso, e cercò di apparire decisa. Ma Draco conosceva quella ragazzina, e conosceva che il suo era solo un tentativo per ingannarlo. Sorseggiò del vino, scoccò le labbra, e sorrise con nochalancè.
“Quando si è giovani si commettono errori, errori che si ha la possibilità di rimediare. Ed io ho voluto rimediare a quegli sciocchi errori fatti in gioventù, come appunto sottovalutare la cultura Babbana, che ho trovato affascinante, infatti mi sono integrato molto bene” Hermione non poteva credere a ciò che stavano udendo le sue orecchie. Draco Malfoy per anni aveva rifiutato la cultura babbana, anche quando entrambi avevano iniziato a frequentarsi e nonostante i mille tentativi della ragazza a fargli cambiare idea, e solo adesso, quando le loro vite non erano più strette tra loro, lui aveva deciso di abbandonarsi a quella cultura? Aveva una  vera e propria faccia tosta, quella faraona sarebbe stata bene spiaccicata sul viso di Malfoy, e forse avrebbe anche nascosto quel ghigno che stava mandando Hermione su tutte le furie.
Hermione abbassò la forchetta e sorseggiò anche lei il suo vino. Nonostante non le piacesse, un po’ di alcol nel sangue forse le avrebbe dato la forza di continuare quell’intervista.
Ci fu anche la seconda portata, e con essa anche le altre domane. Draco continuava ad essere il rampollo scapolo di sempre. Non aveva alcun legame con nessuna, e non aveva intenzione di averne. A New York era molto apprezzata la sua filantropia, e anche il suo denaro,che finanziava le massime industrie della grande mela. Anche nel mondo magico aveva dato i suoi contributi, ricostruendo gli edifici che la guerra aveva raso al suolo. Informazioni che avrebbero dato alla sua immagine più notorietà e avrebbero mandato Rita Scheeter su tutte le furie. La cena si concluse, Thomas sparecchiò , e Draco ed Hermione si spostarono nell’altra stanza, nel secondo salone, dove Draco si fiondò al bar. Hermione aveva terminato il suo lavoro, poteva anche andare, ma qualcosa la tratteneva li, qualcosa di familiare, qualcosa che la mise a suo agio, anche quando Draco, si accomodò accanto a lei, reggendo tra le mani due bicchieri e dello Champagne Babbano.
“Ti verso da bere Granger?” Sussurrò lui, Hermine annuì, e Draco versò quel liquido d’orato e frizzante in due calici di cristallo, uno lo tenne tra le mani mentre l’altro lo porse a lei, che prendendolo , scontrò le sue dita sul dorso della mano di Malfoy. Quel tocco fu d’effetto, entrambi si scontrarono con lo sguardo, entrambi sentirono il cuore prendere un ritmo veloce, quasi da infarto ed entrambi si sentirono improvvisamente completi, come se qualcosa che fino ad allora fosse mancato nelle loro vite , fosse ritornato al suo posto. Draco non avrebbe perso tempo, era ciò che entrambi volevano, era ciò che davvero avevano desiderato per tutta la sera, e ciò che Hermione aveva temuto potesse accadere. Appoggiò il suo bicchiere sul basso tavolino in mogano,senza staccare gli occhi da lei, e si fiondò sulle sue labbra. Hermione rispose a quel bacio, rispose al tocco di Draco, quando le sue mani sprofondarono nei folti capelli, rispose con un gemito al tocco che , presuntuoso e inopportuno, si intromise sotto l’abito , che accarezzò le gambe, e la portò con violenza verso di se, facendo in modo da trovarsi su di lei. Quel bacio era stato atteso da entrambi, quel bacio che doveva esserci gia al primo incontro, quel bacio che stava cercando di più. Ma Hermione fu attirata da un luccichio del suo dito , il suo anulare le ricordò di possedere un anello, regalatole pochi mesi prima da Ron, Ron che in quel momento soffriva per aver lasciato che lei andasse da lui. Ron che aveva predetto quel momento, che non si era sbagliato quando le aveva urlato contro, e quando aveva cercato di impedirle di andare da lui. Ron che le era stata accanto quando lui, Draco , era andato via, e che le aveva promesso amore eterno. Si staccò da lui, con dolcezza. Non voleva che la smettesse, ma voleva andare via prima di cadere nell’errore di amare qualcuno che non fosse Ron, di amare qualcuno che l’aveva abbandonata senza un valido  motivo e che dopo le mille promesse, era sparito, lasciando solo bugie.
“Draco, no…” Sospirò lei, allontanandosi. Draco chiuse gli occhi e  si passò una mano nei capelli, pentendosi di ciò che aveva fatto, pentendosi di quel gesto avventato, pentendosi di essersi lasciato trascinare dall’istinto e non dalla ragione.
“Hermione scusami” Non riusciva a guardarla.Non avrebbe potuto senza ricadere nuovamente in balia di ciò che pulsava dentro di lui.
“è meglio che vada…” Hermione si alzò, e ancora spaesata prese le sue cose, e senza attendere che Thomas la riaccompagnasse alla porta, andò via. Dracò sentì il tonfo della porta e si maledì. Gettò un urlo di pura rabbia e le bottiglie di liquori e i bicchieri di cristallo, andarono in frantumi. Aveva bruciato la possibilità di vederla felice. Egoisticamente aveva messo in primo piano ciò che sentiva lui senza pensare a ciò che avrebbe sentito lei, adesso che si trovava divisa . Aveva reso Hermione infelice, e l’aveva gettata nel caos che lui non voleva che cadesse.
 

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Capitolo 5
*** -Menti a te stesso...- ***


 

Sempre a  GIUGIOLA... 
la mia piccina picciò  che ha tempo da dedicare ai  suoi sogni e che
capisce i signifati nascosti....



-E....vissero per sempre felice e contenti?-
-Fourth Chapter-
-Menti a te stesso...-








Hermione entrò nell’appartamento ancora con il sapore di Draco sulle labbra a ricordargli la sua debolezza. Si appoggiò alla porta e si coprì il viso con le mani. La testa l’aveva abbandonata nel momento peggiore. Aveva lasciato spazio al cuore che per l’ennesima volta si era fatto del male, aveva lasciato che i sentimenti si impadronissero di lei, e adesso era li, a pagarne le conseguenze. Aveva il viso basso, le gambe molli e una gran voglia di urlare. Di sentire la sua voce squarciare il silenzio , sentire la sua voce aprirsi per manifestare ciò che aveva dentro. Ma si trattenne, Luthien era nella sua stanza e se l’avesse sentita urlare si sarebbe preoccupata e avrebbe fatto domande che lei avrebbe dovuto rispondere , ma che non avrebbe voluto .
Si tolse le scarpe, liberando i piedi da quei tacchi vertiginosi che aveva iniziato ad indossare e che aveva imparato ad amare. Poggiò i piedi sul pavimento freddo che le donò sollievo, e cercando di fare meno rumore possibile si diressi in camera sua, posta dall’altra parte dell’enorme appartamento.
“Come è andata?” Hermione chiuse gli occhi , accettando quella sconfitta. Luthien era appoggiata alla porta della sua stanza e guardava la coinquilina con circospezione. Stava leggendo i pensieri di Hermione, solo guardandola negli occhi.
“Bene, ho materiale interessante per convincere quella perfida a non licenziarmi” Il tono di voce la tradì. Era sottile e imbarazzato. Luthien assottigliò lo sguardo e si avvicinò lentamente. Quel modo di fare era tipico dei purosangue o era solo coincidenza?
“Mi stai mentendo…cosa è accaduto?” Erano abbastanza vicine da non poter scappare. Forse se si fosse smaterializzata, ma poi non sarebbe potuta rientrare più in quella casa. Optò per la menzogna, forse se fosse stata più sicura, un tantino più convincente.
“Nulla, sono stanca voglio andare a letto…” Stupida scusa, che non convinse Luthien.
“Abbiamo sempre dormito insieme, perché sai che non mi va di dormire in quel letto da sola. Cosa è successo Herm?” Particolari, piccoli particolari che mettono nel sacco. Nascondersi non sarebbe servito, anche perché Draco si sarebbe confidato con Luthien e lei lo avrebbe saputo comunque. Si afflosciò sul divano e gettandosi un cuscino sul viso, cercò il coraggio di dire tutto a quell’amica che l’avrebbe capita e non giudicata.
“HOBACIATODRACO” Luthien le tolse il cuscino dal viso, perché non capì una sola parola di ciò che aveva appena detto tutto d’un fiato. La rimproverò con lo sguardo.
“Luthien promettimi di non arrabbiarti” Hermione cercò di acquistare tempo, forse si sarebbe scocciata e l’avrebbe lasciata stare.
“Come potrei ? Sei la mia migliore amica . Su, racconta “ Le prese la mano, e attese la risposta che tardò. Ma lei era li per ascoltare le parole dell’amica, era li per sostenerla e darle il giusto consiglio. Non l’avrebbe giudicata nemmeno se fosse stata un mangiamorte assassino.
“Io e Draco ci siamo baciati..:” Lentamente quelle parole uscirono dalla sua bocca e lentamente Luthien assorbì quell’informazione e lentamente il suo viso tramutò. Divenne una maschera di incredula felicità.
“Finalmente!” Esclamò lei, alzando al cielo un pugno in segno di vittoria. Hermione strabuzzò gli occhi incredula di ciò che l’amica avesse appena fatto.
“Cosa dici Luthien?” Hermione si scansò dalla sua presa e la fulminò con lo sguardo.
“Herm mia cara, era ovvio che accadesse. Voi siete innamorati! Ed io ho sempre fatto il tifo per voi” La sua sincerità non fu apprezzata da Hermione che si alzò furiosa.
“IO STO PER SPOSARMI! Sembra che qui nessuno lo voglia capire” L’urlo di prima stava per prendere il suo spazio. Avrebbe urlato se Luthien non avesse smesso di sorrderle in quel modo. Non c’era nulla di divertente e nulla di cui festeggiare.
“ L’unica che ancora deve capirlo sei tu…. Non avresti baciato Draco se davvero fossi stata convinta delle tue parole. Herm ascoltami tesoro, è ovvio che nemmeno tu sei tanto convinta di ciò. E l’arrivo di Draco ti ha scombussolato ulteriormente…ed è comprensibile. Ma smettila di mentire a te stesso e soprattutto Ron , che per quanto io possa considerarlo inutile è un bravo ragazzo” Hermione non riusciva a credere a ciò che stava ascoltando. Non riusciva a credere a quelle parole . Luthien la fissava come se le cose appena dette fossero perle di saggezza da prendere al volo. Ma per Hermione furono solo perle di stronzate belle e buone.
“Io sposerò Ron, questo bacio non è mai accaduto e non ne parleremo più…D’accordo ? Buona notte Luthien”
“Buona notte tesoro, spero che la notte ti porti la ragione che hai perso”. Il tonfo della porta che si chiudeva fece capire a Luthien che le sue parole erano state ascoltate.
 
                                                               *****************
 
Due corpi immersi nell’oscurità, i loro sospiri , i loro corpi avvinghiati, le loro labbra  , loro due e il mondo lasciato fuori. Nessuno che possa disturbarli, nessuno che possa impedirli di amarsi. Le loro differenze, lasciati fuori, abbandonate. Solo loro e nulla più. Le mani di lei che allentano piano la cravatta verde e argento, lui che le bacia il collo e si perde nel suo profumo. Lei che gioca con i ciuffi biondi messi in disordine e intanto il mondo fuori, gira. Gira senza di loro, ma loro poco importa, perché loro girano senza il mondo.
“Quando potremmo uscire alla luce del giorno?” Quella domanda per troppo tempo aveva avuto come risposta solo silenzi, silenzi dolorosi.
“Te lo prometto, quando ogni cosa ritornerà al suo posto. Silente mi ha dato una missione ed io la porterò a termine per te…” Il suo sguardo così glaciale eppure cosi vero. Altri baci proibiti, altri segreti, altre parole sussurrate piano.
“ Non ti lascio , ho faticato tanto per averti e adesso non ti lascio” Quelle promesse, cosi vere eppure non mantenute. Quei baci, cosi dolci, quel tocco da brividi. Eppure solo ricordi….
Hermione aprì lentamente gli occhi rimanendo a fissare il soffitto per alcuni minuti, prima di realizzare di aver dormito nel suo letto e non con Luthien come ormai facevano da sempre. Rimase in ascolto del movimento delle stoviglie in cucina. Luthien stava forse preparando la colazione per farsi perdonare? Cosa impossibile, soprattutto per lei. Si alzò piano e in punta di piedi andò in cucina, e per sua immensa sorpresa i suoi sospetti si rivelarono reali. Luthien era alle prese con i fornelli e stava dimostrando quanto non ci sapesse fare.
“Non devi farti perdonare , soprattutto in questo modo” Hermione la raggiunse prima che potesse mandare a fuoco l’intero appartamento.
“Invece devo..sono stata una vera stronza ieri sera” LUTHIEN rivolse all’amica uno sguardo da cucciolo bastonato, sguardo che intenerì Hermione.
“Si sei stata una vera stronza, ma ti voglio bene” L’abbracciò, mettendo tregua a quella piccola guerra scoppiata solo 12ore prima.
“Mi sei mancata…” Sussurrò Luthien facendola sorridere.
“Ma se non sono passate nemmeno ventiquattro ore” Esclamò lei.
“Mi sono svegliata senza la tua criniera leonina che mi grattava il viso” Risero insieme, come avevano sempre fatto e come avrebbero fatto per sempre. Luthien era un’amica sincera e lei non l’avrebbe allontanata . Le parole della sera prima erano sincere, erano schiette , proprio come lei, ma Hermione non voleva accettare la cruda realtà e come unica difesa aveva utilizzato la rabbia. Ma Luthien era buona e l’aveva perdonata come aveva fatto lei.
“Togliti dai fornelli, principessa. Ti preparo io la colazione” Hermione la spintonò delicatamente vicino al tavolo e si mise all’opera.
“Non so come farò quando sarai sposata!” Aggiunse lei con una note di malinconia, riportando alla luce le incertezze e le paure che la notte aveva, momentaneamente cancellato.
 
 
                                                                   *********
Ron ed Harry si guardarono le spalle , prima di fare irruzione in un sudicio negozio a Nocturn Alley. Il proprietario si accasiò contrò il muro con le mani alzate, e Ron , senza attendere lo legò con corde che uscirono dalla bacchetta, mentre Harry ispezionava il luogo. La soffiata era giunta quella mattina, e avrebbero sicuramente trovato materiale oscuro illegale.
“Guarda cosa aveva il nostro amico, Libri sulla magia oscura, pozioni a base di organi umani…Bene, sono sufficienti prove per sbatterti dentro.Ron portalo fuori” Harry sventolò sotto il naso del proprietario le prove della sua colpevolezza , e Ron lo strattonò furiosamente fuori, dove altri auror presero l’uomo per trasferirlo ad Azkaban.
“ Siamo nervosi oggi?” Harry affiancò l’amico ,che con il viso perso in una smorfia di rabbia , iniziò a sigillare il negozio.
“No…” Rispose lui, con tono altrettando nervoso. Harry gli posò una mano su una spalle.
“Siamom amici da troppo e non puoi mentirmi…”Ron si voltò verso l’amico e sentì che con lui poteva confidarsi. Ne avevano passate tante insieme , era come un fratello, e non avrebbe avuto misteri con lui, soprattutto su ciò che stava provando in quel periodo.
“Temo Malfoy” Disse lui semplicemente. Harry si sistemò gli occhiali con fare nervoso. Conosceva le paure dell’amico e del perché temesse l’ex Serpeverde.
“Credo che dovresti avere fiducia in Hermione…”
“Il problema non è Hermione, ma Malfoy. È capace di stregarla, per riaverla indietro” Harry non annuì ma rimase in silenzio. Non sapeva se credere alle parole di Ron oppure credere al suo buon senso. Malfoy era cambiato completamente dopo la guerra. Non era più l’odioso e perfido ragazzo di dodici anni che aveva insultato Hermione e che aveva costretto Ron a vomitare lumache. Malfoy era cambiato, era maturo ed era innamorato, e quando qualcuno ama non fa del male.
“Ron credo che siano solo paranoie le tue. Draco è qui da una settimana e non ha tentato un minimo approccio con Hermione… “
“Ieri sera ho litigato con lei perché ha dovuto…ha dovuto fare un’intervista a Malfoy… “ Le fu difficile spiegare ciò a Harry, anche perché la rabbia che era riuscito a tener a bada si fece risentire, e lo sguardo che Harry gli rivolse peggiorò la cosa.
“è il suo lavoro Ron…Rita Scheeter sicuramente vuole mettere Draco con le spalle al muro e…”
“Non cercare di consolarmi o mettermi le bende agli occhi Harry. Ho visto il modo in cui si guardavano al Pink Party, non sono stupido. Non posso biasimarla. Lo ha amato e lo ama ancora…lo stupido sono io che cerco di sostituire qualcuno di insostituibile.” Harry guardò il suo viso, guardò gli occhi perdersi in quei pensieri dolorosi, pensò al tentativo di Ron di far dimenticare ad Hermione ciò che lei non aveva mai dimenticato. Si stavano facendo male a vicenda e non se lo meritavano. Le poggiò una mano sulla spalla , impotente di fronte a quella situazione, non sapend cosa fare per far sentire l’amico meglio. Ron alzò lo sguardo verso l’amico e sospirando cercò di fingere un sorriso.
“Andiamo , ti offro una burrobirra” disse  e con l’amico si diresse verso Diagon Alley, sperando che l’aroma dolciastro avrebbe reso il suo animo meno amaro.
 
 
 
                                                                  *************
 
 
“Questa volta devo congratularmi con te Granger… hai estrapolato informazioni utili….ma voglio di più” Lo sguardo di Rita , attraverso le lenti strassante, fecero presagire ad Hermione che il suo compito non era terminato.
“Di più cosa? Sono rimasta tutta la sera a cercare di conoscere i suoi veri progetti, ma non ha detto nulla di diverso da ciò che ho scritto”
“Non sei rimasta abbastanza. Potevi anche trattenerti un po di più…magari svelando i vostri segreti più INTIMI” Rita sorrise allo sguardo infastidito di Hermione.
“Su scherzo Granger, so bene che tu sei una donna felicemente fidanzata e a breve sposerai l’auror più conosciuto del mondo magico dopo Harry Potter, ma devi anche ammettere che questo lavoro richiede sacrificio, impegno dedizione e compromessi…” Si sporse verso di lei, con la sua tipica luce negli occhi. Hermione si irrigidì cercando di apparire calma e non intimorita di fronte a quel viso rugoso  che la diceva lunga.
“Questo articolo naturalmente andrà sul Profeta, ma…. Voglio che tu ti avvicini a Malfoy quel tanto da smascherare il vero motivo per cui è qui… “ Fissò Hermione dritta negli occhi, mostrando la sua voglia di gettare nel baratro e nello scandalo quell’uomo. Il motivo era oscuro, Rita aveva riservato quella passione solo per Harry e adesso per lui, ma il motivo era oscuro ed Hermione fu tentata di rifiutare. Ma Rita non stava chiedendo , stava ordinando di fare quel lavoro, e un rifiuto non sarebbe stato accettato.
“Va bene, vedrò cosa posso fare..” Rispose Hermione, per uscire nuovamente da li e sentirsi nuovamente un peso al cuore.
 
 
 

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Capitolo 6
*** -Vorrei odiarti, ma non posso...- ***


Alla piccola e fantasiosia Giugiola...
sperando di non essere caduta in un clichè
A chi mi segue, e che con coraggio legge ciò che scrivo....
A zia Row, che ci ha dato la possibilità di perderci in un mondo immaginario e non aver paura di amarlo....
a chi come me, ama scrivere ..... 


-E….Vissero per sempre Felici e Contenti?-
              -Fifth Chapter-
- Vorrei odiarti, ma non posso…-

La porta si aprì piano, e una donna sulla quarantina con enormi occhiali ,entrò nell’ufficio del Ministro. Blaise alzò il capo per accogliere la sua segretaria che con passo incerto si avvicinò alla scrivania .
“Signor Ministro, c’è una ragazza alla porta che chiede di lei”. La vocina pacata e debole  della donna tremava, come se si aspettasse una sfuriata dal suo capo, interrotto dal suo lavoro.
“La faccia entrare …” Disse lui, ritornando sulle sue scartoffie che occupavano gran parte della superfice lucida. La donna uscì e al suo posto entrò Luthien, che chiudendosi la porta alle spalle si avvicinò lentamente a Blaise, che lasciò del tutto il suo lavoro per dedicarsi completamente alla sua ospite. Si alzò e l’accolse con un caloroso abbraccio e un malizioso bacio all’angolo delle labbra.
“Quale onore…” Il suo sorriso colpì il suo sguardo e Blaise dovette ammettere che donne come quelle erano un’eccezione , o un privilegio. E lui in quel momento il privilegio lo stava avendo.
“Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere ricevere una mia visita. Tutte queste scartoffie, la vecchia segretaria…. Ti possono rendere la giornata un po’…NOIOSA” Luthien si staccò da lui e iniziò a curiosare per l’ufficio. Camminava lenta , con passo elegante. Le lunghe gambe che si muovevano lentamente, il bacino che ondeggiava ad ogni passo , i lunghi capelli che le accarezzavano la schiena. Era una visione, era una dea , una Veele che si muoveva per la stanza trasmettendo tutta la sua bellezza e facendo nascere pensieri  intensi nella mente di Blaise. Aveva sempre avuto un debole per lei, e quel debole non era svanito con gli anni.
“Posso offrirti da bere?” Blise cercò di puntare la sua attenzione al carrello colmo di bibite, cercò di distrarsi con dell’idromele, ma quando lei gli fu pericolosamente vicino, e gli prese il bicchiere tra le mani, si vide costretto a cedere a quei pensieri, e il suo sguardo fu chiaro.
“Sono qui per parlarti di una cosa…” La sua voce era un sussurro, un sussurro invitante. Blaise si soffermò alle labbra,  per poi cadere sugli occhi che continuavano a guardarlo con intensità .
“Dimmi tutto ciò che vuoi…” Avrebbe voluto passare direttamente ai fatti, avrebbe voluto che rimanesse in silenzio, mentre lui le assaporava le labbra e la dava vinta ai suoi istinti. Ma lui era una figura di alta carica e l’autocontrollo doveva essere una delle caratteristiche maggiori.
“Draco ed Hermione devono assolutamente tornare insieme. Si amano, ma sono troppo sciocchi per ammetterlo e quindi noi dobbiamo aiutarli…” Luthien parlò veloce, il tono divenne rigido e forte, distogliendo Blaise dai suoi pensieri.Lutihen  Si allontanò e prese posto su una delle sedie di fronte alla scrivania.
“Luthien non so da dove iniziare…e poi loro sono maturi, se davvero vogliono stare insieme risolveranno la cosa tra di loro…” Blaise si versò altro idromele, e si accomodò di fronte a lei. Non capiva il perché era li a proporgli quella stupida richiesta. Draco era il suo migliore amico, ma era anche un uomo e aveva una propria coscienza, aveva una propria volontà, e conosceva i suoi limiti. Aveva la situazione sotto controllo e il suo intervento non sarebbe servito.Se davvero voleva ritornare con Hermione lo avrebbe fatto senza che loro due intervenissero . Il loro intervento avrebbe solo fatto infuriare Draco.
“Blaise lo so che pensi che Draco sa ciò che fa, ma ha dimostrato il contrario in questi giorni. È ritornato a Londra solo per un motivo, e non ha ancora avuto il coraggio di dirlo ad Hermione. Si sono visti ieri sera, e hanno dimostrato entrambi che c’è ancora qualcosa che li lega…. Ma naturalmente continuano a negarlo, ed Hermione è decisa a sposarsi con Weasley…” Blaise abbassò lo sguardo , riflettendo su quelle parole. Continuava a non capire il motivo per cui Luthien stesse chiedendo il suo aiuto. Lui era Il Ministro della Magia, non Cupido, e non vedeva l’utilità del suo intervento. Si rigirò il bicchiere tra le mani, cercando di trovare le parole meno offensive per spiegarle che non gli andava di fare quello stupido gioco. Non erano più dei ragazzini, avevano delle responsabilità, e quei giochetti non avevano più gusto.
“Luthien non credo che noi potremmo fare qualcosa. Sono adulti , come lo siamo noi. Non sei stanca di questi giochetti?” I suoi pensieri si fecero parola, e la reazione predetta si fece reale. Luthien accigliò incredula di quel rifiuto.
“Non hai intenzione di aiutare il tuo amico? Blaise questo non è un gioco. Draco sta buttando all’aria l’occasione di essere felice con lei, per la seconda volta, ed io ho intenzione di aiutarlo. Volevo il tuo aiuto, ma se la metti in questo modo…farò da sola!” Luthien poggiò il bicchiere sulla scrivania, con tale forza da far schizzare del liquido fuori che si riversò sui documenti. Blaise non imprecò per educazione e per il rispetto che nutriva per quell’amica.
“Luthien non ho detto che non voglio aiutare Draco, ma ti ripeto: è ADULTO sa ciò che vuole e sa come averlo… Non ha bisogno di noi” Blaise cercò nuovamente di farla ragionare, ma Luthien non lo ascoltò, o non volle ascoltarlo. Si alzò e con passò affrettato di diresse alla porta e senza augurargli il buon proseguimento di giornata lasciò l’ufficio. Blaise sfoderò la bacchetta e asciugò i documenti fradici di Idromele. Quando voleva, Luthien Lestrange era in grado di farsi odiare.
 
                                                    *******
 
 
 
“Ehi Ron , ma cos’hai?”  Hermione cercò di voltare Ron , che continuava a tenergli le spalle. Quell’atteggiamento lo aveva mantenuto per tutta la sera, provocando alla Tana , un’atmosfera pesante e incerta.
Molly aveva notato quella freddezza che il figlio aveva riservato alla futura moglie, e aveva cercato di comprendere la motivazione. Hermione aveva provato a parlare con lui, ricevendo come risposta dei grugniti e cenni con il capo. Era chiaro che qualcosa non andava, e adesso, trovandosi soli in cucina , Hermione voleva sapere , voleva la spiegazione a quell’atteggiamento.  
“Nulla…” Ron ritornò ad occuparsi dei piatti stipati nel lavabo. Quella sera toccava a loro sparecchiare e lavare.  Era divertente farlo con Hermione che lo costringeva a non utilizzare la magia, era divertente farlo con lei, che giocava con l’acqua. Era stato divertente con lei fino a quella sera. Quella sera in cui Ron aveva le incertezze che non gli permettevano di guardare Hermione negli occhi, per paure di scorgere un qualcosa di diverso, che gli avrebbe fatto capire che il suo posto non era li con lui.
“Ron, mi hai ignorata per tutta la sera… Non mi hai rivolto un solo sguardo,una sola attenzione…cosa ho fatto per meritarmi cosi tanta indifferenza?” Hermione lo scavalcò e si mise tra lui e il lavello. Le braccia di Ron appoggiate alla superfice di legno, e il volto basso, a pochi centimetri da quello di Hermione. Era rigido, fermo. Hermione porse le mani verso il viso, costringendolo ad alzarlo e a guardarla negli occhi. Ciò che vide non era il suo Ron, il ragazzo allegro e spensierato,ma qualcuno di completamente diverso. Una strana luce di cattiveria vide attraversargli gli occhi, e per un attimo le sembrò di rivedere Draco ai tempi di Hogwarts.
“Hermione… Non sono più cosi sicuro di volerti sposare” Quelle parole pesarono. Hermione si sentì debole, la testa iniziò a girarle e improvvisamente sembrò che la stanza stesse perdendo forma e realtà. Sorrise debolmente, un sorriso amaro, un sorriso falso, un sorriso doloroso.
“Ron ma…” Hermione perse del tutto la parola. La voce le sembrò essersi bloccata a metà dell’epiglottite. Deglutì, per riprendere fiato e lasciare il suo cervello il tempo per ragionare e assorbire quell’informazione quasi surreale.
“Hermione non sono più convinto di noi… In realtà non lo sono mai stato davvero. Ma ho voluto mentire a me stesso. Ho voluto sognare , ho voluto pensare che con il tempo avresti imparato ad amarmi, come io amo te… Ma è stata solo un’illusione…. Non si impara ad amare, si ama e basta, incondizionatamente e tu non mi hai mai amato come ami Malfoy…” Ron dovette trovare tutto il coraggio e la forza che aveva dentro di sé, per pronunciare quelle parole e ammettere ciò. Dovette trovare tutto il coraggio  per staccarsi da lei e non baciarle le lacrime , dovette trovare tutto il coraggio per allontanarsi piano, e fingere indifferenza , indifferenza di fronte a quel viso che fu coperto dalle mani , che si abbassò, e fu coperto dai capelli. Dovette trovare tutto il coraggio che non aveva  per non abbracciare quel corpo tremante.
“Hermione voglio vederti felice… e per vederti felice devo vederti lontano da me…”
Hermione non voleva ascoltare più una sola parola, voleva che il silenzio di impadronisse di lei, e che quelle parole non rimbombassero cosi doloranti nel suo cuore. Stava rivivendo un qualcosa che aveva lasciato una cicatrice profonda dentro di lei. Nuovamente era stata lasciata sola, nuovamente si sentiva persa, in balia del nulla. Nuovamente abbandonata, con la convinzione di renderla felice. Alzò lo sguardo verso colui che si era tanto prodigato a non farla soffrire, che le aveva promesse che nessuna lacrima avrebbe solcato le sue guance e che il suo cuore si sarebbe risanato. Anche lui era un bugiardo, anche lui l’aveva mentita. L’aveva ingannata solo per convincerla che non tutti erano uguali, ingannandola e accertando le sue paure e i suoi pensieri. Non riusciva a non piangere e non riusciva a non  essere arrabbiata con se stessa. Perché debole. Con Ron perché Bugiardo. Con Draco , perché ritornato per gettare la sua vita in un caos senza uscita. Ron fece un passo verso di lei, non riuscendo più a sopportare quelle lacrime, ma Hermione alzò una mano, per fargli capire che qualunque suo gesto, qualunque sua parola, qualunque suo gesto, sarebbe stato vano. Ormai la sua decisione era stata presa e il dolore insopportabile aveva scelto per lei. Si asciugò le lacrime, e senza dire altro, si smaterializzò. Ron fissò il punto rimasto vuoto. Non aveva mai fatto scelte giuste nella sua vita. Aveva sempre sbagliato, ma c’era sempre stata lei al suo fianco pronta a metterlo sulla buona strada , ma adesso,lei non c’era , lei non era accanto a lui, e le sue decisioni erano state causa di quell’abbandono.
 
                                              ******
 
 
“TU!” un ringhio feroce lo fece voltare . Draco si scontrò con il volto paonazzo e vide in quegli occhi rabbia, dolore, odio. Hermione era apparsa nel suo appartamento improvvisamente cogliendolo di sorpresa. Lo guardava come se da un momento all’altro avrebbe potuto ammazzarlo. Draco rimase fermo, inerme, inconsapevole di quell’apparizione e inconsapevole del perché fosse cosi furiosa.
“Brutto stronzo… bastardo, senza cuore che non sei altro. TU! Mi hai rovinato la vita… sei apparso così, improvvisamente! Dopo che mi hai lasciato, dopo che hai deciso di abbandonarmi. Non accetti che qualcuno ti stia lontano di sua spontanea volontà. Devi essere tu a ferire le persone, non le persone a ferire te! “ Lo assalì , gli puntò un dito contro, e ad ogni parola , detta con rabbia , con odio, ci fu una spinta. Un debole pugno al petto, una nuova spinta fino a metterlo con le spalle al muro.
“Hermione ma cos…”
“Zitto e non chiamarmi Hermione. Dove è finito il vero Draco Malfoy? Perché ti sforzi ad apparire buono!? Dov’è il  Malfoy cinico, bastardo, senza cuore e senza scrupoli ? Dove sono andate a finire quei tuoi atteggiamenti che mi hanno portato ad odiarti? Dove?” Hermione stava delirando. Erano parole senza senso. La voce era alta e il viso era una maschera di odio e rabbia. Draco continuava a ricevere pugni, spinte, ma non reagiva. Non voleva reagire, non voleva farle del male, nonostante lei lo stesse facendo a lui.
“Perché sei tornato? Perché non mi hai lasciato continuare la mia vita senza di te? Perchè?”.
Le fermò i polsi, li strinse, forse troppo forte, perché lei si fermò, si zittì, e con le lacrime agli occhi continuò a gettargli occhiate d’odio e rabbia.
“Sono tornato per te, sono tornato perché sono stato uno stupido a lasciarti andare. Io ti amo Hermione, ti ho sempre amata, ma avevo paura che il vecchio Malfoy ti avrebbe solo fatto del male. Sono andato via e sono cambiato e adesso sono qui per dimostrarti questo cambiamento, per dimostrarti che sono migliore adesso” Finalemnte si decisa a gettare fuori la realtà. Era li per lei, era li per rimediare ai suoi sbagli. Nonostante lei fosse di un altro, nonostante lei gli stesse riservando solo parole di odio e rabbia, era li per tornare nuovamente ad amarla come  non aveva fatto quando aveva avuto l’occasione di farlo, come non aveva mai fatto con nessuno.
“e per scoprire te stesso hai dovuto lasciarmi andare? Non potevi farlo con me accanto? Non potevamo farlo insieme? Mi hai lasciato tra le braccia di un altro? Hai sopportato tutto questo? Non è amore Malfoy, questo è…Masochismo, violenza! Sei uno stupido…solo uno stupido….” Hermione piano si abbassò, come se quella sfuriata le avesse scaricato le energie, cadde a terra e con lei Draco. Entrambi seduti sul pavimento, ancora con lui che le stringeva i polsi, ancora con lei che piangeva e non riusciva a guardarlo, per paura di mostrarsi più debole di come gia si stava dimostrando.
“Hermione sono stato uno stupido , è vero…Ma adesso, sono qui, e voglio stare con te…” Fu dura per Draco pronunciare quelle parole. Fu dura ammettere di aver bisogno di qualcuno, e fu dura baciarla e accettare un suo rifiuto.
“è tardi Malfoy. Non voglio sentire parlare di te mai più. Per me sei morto! A causa tua Ron mi ha lasciata. Il tuo arrivo ha ferito molte persone….compresa me …Non voglio vederti mai più….” Hermione mutò completamente. Si caricò di nuova rabbia, non si soffermò sul fatto di essere stata baciata dal ragazzo che amava, dal ragazzo che aveva aspettato per due anni, e che avrebbe aspettato per sempre. Ma in quel momento solo quelle parole si fecero spazio , solo quelle parole presero il sopravvento su tutto, sui veri sentimenti , sui veri pensieri. Odiava la sua debolezza che il suo cuore ferito le procurava , odiava il fatto che nonostante tutto, nonostante il male che le aveva provocato, nonostante le delusioni, nonostante le ferite, nonostante il dolore, non riusciva ad odiarlo. Lei voleva odiarlo, desiderava odiarlo, ma il cuore glielo impediva. Impediva a quella sciocca di prendere la giusta strada. Si alzò, si staccò da lui, lui la riprese per mano e l’attirò a se. Aveva lasciato Ron , o Ron l’aveva lasciata. Non importava, importava solo che adesso Hermione poteva ritornare da lui, importava che potessero ritornare insieme come una volta.
“Hermione lo vedi? Anche lui è consapevole che noi due dobbiamo stare insieme. Sei l’unica a doverlo ancora capire? È stato tutto un maledetto sbaglio! Tutto…ma adesso possiamo rimediare!” Draco non avrebbe gettato la spugna tanto facilmente, non si sarebbe arreso.
“ Avresti potuto rimediare molto tempo fa….Avresti potuto fare in modo che tutto questo non accadesse! Avresti potuto rimanere e adesso staresti tu al posto di Ron…. Non hai scelto me due anni fa e adesso sono io a non scegliere te! Dimenticami, e per sempre” Si staccò con violenza da lui,e gettando tutto a monte. La sua carriera, la sua vita, il suo cuore , sparì nuovamente. Draco era rimasto li, immobile senza un filo di voce in gola, senza la forza di seguirla. Aveva fatto la sua scelta e non era lui. Aveva deciso di ricominciare e non con lui. Non potè fare a meno di incolparsi di tutto .



 

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Capitolo 7
*** -Tra passato e presente- ***



 

Sempre a Giugiol, che ogni giorno crea nuovi personaggi, sempre più pazzi e interessantii!! <3


-E….Vissero per sempre Felici e Contenti?-
-Sixth Chapter-
-Tra passato e presente-


 



Un ragazzo dall’aria pallida entrò in aula Attirando l’attenzione su di se e interrompendo la lezione . La professoressa Mcgranith si irrigidì e non mancò la sua solita aria corrugata.Odiava i ritardatari nella sua aula e odiava quando questo ritardo non veniva seguito da scuse.
Il ragazzo si accomodò ai primi banchi, accanto ad una ragazza dai capelli cespugliosi, gia incontrata giorni prima sul treno per Hogwarts. Si guardarono per un attimo, un debole sorriso di scambio e poi lei ritornò ad osservare la donna che continuò la sua lezione, senza rivolgere una sola parola al giovane. Poco dietro due ragazzi, si guardarono e fecero segni di protesta, cercando di non farsi vedere dalla professoressa. Anche loro avevano fatto l’errore di entrare in classe e interrompere la lezione ma in compenso avevano ricevuto un gran rimprovero e punizione. Il mondo era ingiusto, persino tra i maghi c’era chi poteva e chi no, e quel ragazzo dall’aria pallida e stanca e dai capelli di un biondo quasi bianco, era tra quelli che potevano
 

 
Hermione aprì lentamente gli occhi, voltò la testa e si accorse di essere sola. Luthien non c’era, ma il rumore delle stoviglie scontrarsi con il pavimento le fecero costatare che era di nuovo alle prese con i fornelli. Si strofinò gli occhi, per riprendersi dal sonno disturbato della notte prima e sperando di poter prevenire ad un disastro si diresse in cucina.
“Buon Giorno tesoro” Luthien sentì i passi di Hermione e si voltò per accoglierla e per augurarle una buona giornata. Sperando che gli avvenimenti della settimana fossero solo ricordi.
“Buon giorno …” Rispose lei, baciando l’amica per poi accomodarsi a tavola. La testa era pesante, e la voglia di gettarsi nuovamente nel letto si stava nuovamente facendo strada dentro di lei. Era quasi una settimana che la sua vita si era ridotta a quell’appartamento. E le sue passeggiate solo tra il letto e cucina. Non usciva di li da giorni, troppo stanca per affrontare il mondo. Aveva perso ogni cosa. Aveva perso il lavoro, o almeno lei aveva preferito perderlo , aveva perso Ron, e aveva perso Draco. Era inutile far vedere la sua faccia in giro. Era come se  fosse caduta in un baratro di paura , paura di essere giudicata dal mondo, essere criticata e non compresa . La sua casa era il suo guscio protettore e lei si sentiva al sicuro li.
“Ho preparato la colazione …o almeno ci ho provato” Luthine si avvicinò a lei porgendole un piatto contenente qualcosa di informe , ormai bruciato e immangiabile. Nemmeno un colpo di bacchetta avrebbe potuto risolvere quel disastro. Hermione lo punzecchiò con la forchetta prima di spingerlo da parte, incurante dell’espressione offesa di Luthien.
“Devi ammettere che è immangiabile. Non voglio trascorrere l’intera giornata in bagno cercando di purificare il mio corpo da questa roba…”
“Il mio intento era quello di farti riprendere un po’ e magari , uscire insieme …” Luthien le si accomodò accanto e le prese la mano. Era preoccupata per l’amica. Tutto ciò che le era capita l’aveva indebolita. Il viso pallido, le occhiaie pesanti , il sorriso che si vedeva di rado. Erano segni che Hermione stava attraversando una fase difficile. Draco chiedeva di lei, ma Luthien cercava di tenerlo lontano. Ron era completamente sparito, e la sua carriera era distrutta. Tutto ciò per colpa della troppo bontà della ragazza.
“Lo sai Luthine, non mi va di uscire…almeno non adesso…” La sua voce era un sussurro, come se avesse perso la forza anche per quello. Aveva perso la sua vivacità,la sua determinazione , e Luthien non sopportava di vederla in quello stato.
“Ti prego Hermione…. Basta con questa storia. Non posso crederci che ti sei arresa di fronte alla vita. Ok, il tuo matrimonio è andato a rotoli e con lui la tua carriera, mio cugino è un vero coglione e tu per tutto questo butti la vita? Sei giovane, hai talento, ANZI sei la strega più ingamba che il mondo magico ha avuto l’onore di avere , la tua faccia è finita anche sulleFIGURINE MAGHI E STREGHE FAMOSE , e tu cosa fai ? Rimani in pigiama , a riempirti la testa di libri che hai letto e riletto, e ingozzandoti fino a scoppiare? No, non posso accettarlo. Ora tu ti vesti e vieni con me” Il discorso di Luthien fu ascoltato volentieri, ma ciò era quello che per ora serviva ad Hermione. Il non far nulla, il non preoccuparsi cosa indossare, cosa andare e cosa fare. Per ora lei voleva perdersi nei suoi libri, che le davano ancora la forza di sognare, voleva perdersi nella dolcezza dei Muffin al cioccolato o nella scoperta delle gelatine tutti gusti +1 . Voleva rimanere sola con i suoi pensieri, e non cimentarsi nel mondo, ma avere uno proprio, dove Malfoy non è mai esistito, il nome Ron non richiama ricordi felici e lei, è semplicemente Hermione Jane Granger e nulla più.
“Luthien, non mi va di uscire. Voglio rimanere in casa, voglio leggere i miei libri e voglio ingozzarmi …Mi piace stare cosi, per adesso” Si alzò e si diresse nuovamente in camera , dove il morbido letto era pronta ad accoglierla volentieri nel suo morbido abbraccio . Luthien le andò dietro e prima che lei potesse lasciarsi cadere su di esso la prese per mano  e la fermò.
“Se non andassimo per Londra? Se andassimo ad esempio a…Parigi? In italia? Ovunque tu voglia, basta che esci da questo tugurio, indossi qualcosa di carino e cerchi di riprendere questi capelli, che sono più orribili di quando sono normali…. Ti prego Hermione, fallo per me. Fallo per la tua migliore amica che ti ha sempre voluto bene e che adesso ti chiede solo di fare uno sforzo…” Lutihen  non aveva mai pregato nessuno. Non aveva mai costretto nessuno a seguirla, perché  le era facile essere seguita ed ascoltata, ma per quella volta, per quell’amica si gettò a chiedere e pregare di essere ascoltata, di essere seguita e non ignorata. Hermione spostò lo sguardo da lei al letto e poi nuovamente dal letto a lei. Si morse il labbro. Forse una semplice e piccola passeggiata non le avrebbe fatto male . Forse se avesse passeggiato per i luoghi babbani, non avrebbe incontrato nessuno che le avrebbe potuto fare domande indiscrete o le avesse fatto riportare alla mente Ron e Draco.
“Voglio andare al Richmond Parck. E  non osare portarmi da nessun’altra parte…Non vorrei rischiare di fare brutti incontri…” Luthien l’abbracciò forte. Forse quello sarebbe stato il primo passo per una riprese , forse Hermione si sarebbe convinta che la vita poteva continuare a scorrere normalmente, nonostante gli avvenimenti avevano fatto in modo di bloccare quel flusso. Luthine aveva sempre seguito la filosofia della vita è come uno specchio. Riflette esattamente ciò che sei. Se sei triste sarà triste anche lei , mentre se sorridi, ti sorriderà. Filosofia che le consentiva ogni giorno di avere stampato in volto un gran sorriso. Una filosofia che le permetteva di stare in pace con se stessa e con gli altri. Non avrebbe mai pianto, e non avrebbe mai permesso agli altri di rovinargliela. E avrebbe tanto voluto che cosi fosse stato anche per Hermione.
 
 
                                                  *********
 
Leggere era sempre stata la sua passione, lo aveva notato nell’osservarla ogni giorno. Era sempre impegnata in una qualsiasi lettura, e la sua attenzione non era rivolta ad altro. I capelli cespugliosi talvolta le impedivano la visuale, e lei, con aria scocciata, cercava di domarli, cosa che le risultava difficile , come difficile era attirare la sua attenzione. Aveva avuto molte occasioni, ma le aveva bruciate tutte. Si avvicinò piano, scorrendo tra i vari scaffali, cercando di non disturbare gli altri. Era quasi ad un passo da lei, avrebbe potuto dirle un semplice “CIAO”, Oppure chiamarla per cognome, oppure avrebbe potuto tamburellarle con le dita sulle spalle, oppure…oppure nulla, avrebbe atteso che il libro non fosse stato più interessante e l’attenzione si fosse rivolta altrove. Ma non accadde. Continuò a leggere. Quindi optò per il “ciao”. Quel “ciao” apparentemente semplice, eppure, cosi difficile da pronunciare. Quel “ciao” che si erano scambiati sul treno, e che non era stato più un loro saluto. Quel “ciao” che fu interrotto dall’arrivo di Weasley e Potter e lui, dovette dileguarsi come nebbia, e lei non avrebbe mai saputo che le era rimasto accanto per troppo tempo, esitando se dirle o no “ciao”
 
 
“Offrirmi il pranzo non è da te Blaise”
“Voler stare con un amico adesso è un reato? “ . Il sole di inizio Marzo rendeva l’atmosfera Londinese splendida. Il debole sole che nascosto dietro le nuvole faceva sentire la sua presenza era sollevante e caloroso, e l’aria primaverile si sentiva nei polmoni. Blaise Zabini e Draco Malfoy consumavano lietamente il pranzo di quella giornata. Il Mildred’s era un piacevole ristorante vegano dove i due amici avevano deciso di trascorrere quelle poche ore nel totale relax.Lo stress del lavoro era diventato ormai insopportabile. Blaise sempre alle prese con i problemi del mondo magico, e Draco occupato in nuovi affari babbani che gli occupavano gran tempo. Infondo era contento di essere occupato in quel modo, la sua mente era persa in pratiche e contratti e quindi non si perdeva nel pensare ad Hermione e che fine avesse fatto. Non sapeva nulla di lei, non sapeva come stava, non sapeva dove si trovava , e Luthien in questo non aiutava. Non l’aveva più cercata, e in fondo era giusto cosi. Le avrebbe concesso del tempo, l’avrebbe aspettata e se lei avesse voluto tornare lui l’avrebbe accolta a braccia aperte.
“ Come vanno i tuoi affari?” Blise sorseggiò il suo buon vino e addentò il suo fagottino, che ripose nel piatto con aria disgustata.
“Bene…anche meglio del nostro stomaco” Rispose Draco, imitando l’amico.
“è orribile questa roba! Questi Babbani avvolte sono disgustosi….” . Pagarono e continuarono la loro giornata di completo Relax a passeggiare come ormai non facevano da tempo.
“ Sei strano avvolte Draco…” Blaise rivolse  lo sguardo alla sua destra, Draco camminava silenziosamente, e non volle chiedere il perché di quella affermazione. Ormai tutti gli avevano dato dello strano.
“Arrivi qui, solo per Hermione e nonostante lei non ti vogli, rimani …. Ancora con la scusa degli affari. Cosa ti trattiene?” . Draco fece spallucce. Stare li aveva i suoi buoni motivi, voleva rimanere per non cadere nuovamente negli errori passati, voleva attendere Hermione, voleva che lei si schiarisse le idee , ma cosa gli assicurava che una volta fatto non sarebbe corsa tra le braccia di Ron? Cosa gli assicurava che stare li gli avrebbe ridato la sua Hermione? Nulla. Era la prima volta che Draco non aveva certezze ,che il suo futuro era oscuro, era la prima volta che Draco Malfoy si sentiva sconfitto.
“Questa volta sono davvero gli affari…. Hermione non centra nulla” Mentì nuovamente, mentì a se stesso e all’amico. Ma Blaise conoscendolo non badò a ciò che disse, non credette alle sue parole.
“Sarà….Qualche settimana fa venne Luthien nel mio ufficio”. Non fu una sorpresa per Draco. Luthien aveva sempre avuto un debole per Blaise e aveva colto l’occasione del Pink Party per riallacciare i rapporti. Non rispose, rimase ad ascoltare le parole dell’amico.
“Mi ha chiesto  di aiutarla. Voleva che ti facessi avvicinare ad Hermione…Perché tu non eri in grado di farlo. Ed io non ho accettato” Quell’incontro con la cugina era stato un segreto fino ad allora, ma adesso era inutile continuare a nasconderlo. Ormai le cose erano accadute, Hermione e Draco si erano incontrati e i piani di Luthien non erano andati come lei aveva pianificato . Non erano ritornati insieme, non avevano coronato il loro amore e Draco era nuovamente al punto di partenza.
“ Luthien è sempre vissuta in un mondo tutto suo. Non ha mai preso nulla sul serio. Non conosce davvero la realtà. Non sa che le principesse non esistono e che non tutti gli uomini arrivano in sella al cavallo bianco”
“alcuni arrivano in sella a manici di scopa”. Risero i due amici. Ma Draco aveva parlato seriamente. Luthien era rimasta una spensierata dodicenne , la sua vita era rimasta a colori  e l’amore quello raccontato nelle fiabe babbane. Guardava tutto diversamente, guardava con occhi bendati e non spalancati. Non capiva davvero ciò che stava accadendo a lui e alla sua migliore amica.
“A me piace molto tua cugina…solo che è troppo…”
“Inaffidabile?” Blaise annuì. Avrebbe voluto invitarla a cena, avrebbe voluto iniziare un qualcosa con lei, ma come aveva detto Draco, non prendeva mai nulla sul serio. Era inaffidabile e per di più amava ancora i giochetti che loro erano soliti fare ad Hogwarts. Erano stati divertenti al loro tempo, ma adesso, non avevano più il dolce gusto . Ora la vita si presentava diversamente, non c’erano solo feste e solo balli. Non c’erano solo complotti amorosi o solo abiti costosi da indossare e poi gettare. Adesso c’era altro. C’erano le responsabilità da voler condividere in due, ma se uno dei due non voleva, era meglio affrontarle da soli, e rafforzarsi per due.
“ Forse con te mette la testa a posto” Azzardò Draco , scettico persino lui delle sue parole.
“Si, come tu hai fatto con la Granger Mezz….” Draco lo zittì con lo sguardo, e Blaise sorridendo fieramente al nuovo Draco Malfoy, si congatulò con una leggera pacca sulla spalla, per poi continuare quel Tour nella Londra Babbana.
 
 
“Malfoy non ho sentito bene….”
“Vieni con me al ballo del ceppo” Quelle parole erano stonate, imprevedibile e per di più inverosimili. Draco Malfoy, purosangue rigido e fiero, era li di fronte a lei a chiederle di accompagnarlo al Ballo del Ceppo che come tradizione accompagnava il torneo Tremaghi, che quell’anno era stato indetto ad Hogwarts. Hermione si appoggiò al muro e abbassò lo sguardo nascondendo un sorriso trionfante e divertito.
“Allora?”
“Allora? Malfoy ci siamo ignorati per tre lunghissimi anni e adesso tu mi chiedi di venire al ballo con te? Hai bevuto?”
“Tu mi hai ignorato per tre anni, io ho sempre cercato un approccio”
“Si, chiamandomi mezzosangue…”
“Mi sono scusato non appena dopo dieci minuti…”
“Mandando fierobecco al patibolo…”
“Si è salvato….”
“E prendendo in giro i miei due migliori amici….”
“Sono dettagli Granger. Io voglio andare al ballo con te…” . Draco si avvicinò piano a lei, e la bloccò poggiando due mani alle sue spalle. Aveva trovato finalmente il coraggio di farsi avanti. Dopo anni in cui si era nascosto dietro insulti e sguardi di disprezzo.
Hermone lo guardò , come se non riuscisse ancora a credere ciò che lui le aveva semplicemente chiesto , ricordano gli innumerevoli atteggiamenti nettamente in contrasto tra di loro. Ricordando il modo in cui si scusò quando la chiamò Mezzosangue difronte a tutti, ricordando il modo in cui, nei primi tre anni lo aveva sorpreso a fissarla per poi abbassare lo sguardo, ricordando gli insulti che non mancava mai a rivolgere agli amici.
“Sei venuto tardi…Ho gia un accompagnatore” Un debole sorriso dipinse il volto del bel serpeverde. Il rifiuto era un’opzione che non aveva scartato, aveva predetto quelle parole.
“Lenticchia si è fatto avanti?” L’interesse che provava per Hermione non gli impediva certo di prendere in giro i suoi amichetti.
“No…Non è Ron”
“Allora Sfregiato”
“No Harry no…”
“allora chi?” Draco iniziò a preoccuparsi, se i suoi due migliori amici non l’avevano invitata, chi era stato? Qualcuno che nutriva il suo stesso interesse per quella ragazzina, qualcuno che lo aveva battuto sul tempo.
“Lo scoprirai al ballo come tutti…” Esclamò lei, cercando di sfuggire da quella presa, ma Draco la bloccò nuovamente al muro.
“Disdici e vieni con me, semplice”
“Non sarebbe gentile, e poi non voglio….”
“Non pensare ad essere gentile…”
“E poi non pensi che se ci vedessero i tuoi amici la tua notorietà calerebbe? Non pensi a cosa direbbe tuo padre se ti vedesse? Anzi, se ci vedesse? “
“Pensi troppo Granger. Vieni semplicemente al ballo con me e non fare storie…” Draco aveva messo in esame tutte quelle opzioni. Ed era arrivato ad un’unica conclusione, fregarsi di tutto e di tutti e per una volta agire come lui voleva, senza essere il burattino di nessuno. Hermione aveva sempre suscitato il suo interesse, fin quando si erano per caso scontrati sul treno, e adesso, sentendosi più maturo e meno legato a quelle stupide idee che il padre non faceva altro che ripetergli, aveva deciso di farsi avanti. Le conseguenze le avrebbe affrontate poi in seguito.
“Al ballo con te non ci vengo. Ho gia chi mi accompagna e non sono maleducata nel disdire. Sei arrivato tardi Malfoy. , magari in una prossima vita!” .
Malfoy si staccò da lei, mantenendo un ghigno sul volto. Il suo morale era a pezzi, ma non lo avrebbe fatto notare. Non l’avrebbe data vinta certo a lei. L’orgoglio era troppo.
“Bene, allora ci si vede al ballo Granger…” E senza attendere la risposta della ragazza si incamminò verso i sotterranei. Hermione rimase ferma li, a fissare il biondino sparire. Avrebbe voluto tanto disdire , ma per questione di orgoglio avrebbe varcato le porte della Sala Grande al braccio del suo accompagnatore e Malfoy avrebbe solo potuto guardare e invidiare.
 
 
“Ron abbiamo un’altra soffiata preparati…” Harry lo scosse per le spalle , ma Ron rimase fermo immobile alla sua scrivania. Aveva il volto perso nel vuoto. Giocherellava con la penna a piuma d’oca e sembrò essersi estraniato dal mondo.
“Ehi Weaslye…” Il tono di voce di Harry, alzato di un tono, non lo smossero, Ron continuò a rimanere fermo immobile a fissare il vuoto  e perdersi nei suoi pensieri.
“Ron….” Harry si accomodò accanto all’amico e fece scoccare le dita, gesto che lo riportò alla realtà. Ron sobbalzò.
“Harry , cosa?” Sembrava spaesato.
“Non hai sentito Hermione in questa settimana?” Naturalmente Harry conosceva il motivo di tanta distrazione. Come sempre Ron aveva agito d’istinto, e adesso era più che pentito, ma l’orgoglio era più forte e gli impediva di cercare Hermione. Ma il pensiero era sempre li, era sempre rivolto a lei, era sempre nella sua direzione.
Ron scosse il capo, rassegnato e pentito. Si coprì il volto con le mani, come se volesse coprire il suo pentimento .
“Harry sono stato uno sciocco! Non dovevo dirle quelle cose, ma ho avuto paura che se non fossi stato io a mandarla via lo avrebbe fatto lei prima o poi. E non volevo stare male. Ma è stato inutile, ora sto una merda…. Mi manca! “ Ron non  aveva mai esternato i suoi sentimenti in quel modo, nemmeno con Harry, ma in quel momento si sentì in dovere di farlo, lo fece per se stesso che stava quasi per scoppiare . Quelle insicurezze , quelle paure e quei pentimenti lo stavano tormentando. Il desiderio di cercarla e chiederle scusa era forte mapiù forte era l’orgoglio e l’insicurezza.
“Va da lei e rimedia a tutte le sciocchezze  che le hai detto. Non  posso pensare che tu non voglia più sposarla. Ami Hermione da sempre, e lei anche ti ama….” Harry era sicuro delle sue parole, credeva a ciò che diceva. I due erano destinati a stare insieme. Erano destinati a trascorrere ilm resto della loro cvita l’uno accanto all’altro. Ron del canto suo, non sapeva se credere a quelle parole o pensare che Harry le pronunciasse solo per aiutare l’amico a tentare un nuovo approccio e tentare nuovamente di stare con lei, di cercarla e tentare nuovamente di creare una vita insieme.
“Ma Malfoy…lei…”
“Malfoy è storia vecchia ormai. Non fare il suo errore. Non lasciarla scappare. Ron va da lei e dille ciò che provi….” . Harry cercò di incoraggiarlo con lo sguardo. Cercò di indurli tutto il coraggio di cui aveva bisogno. Ron guardò l’amico, pensò ad Hermione e a quanto avesse sofferto a causa di quel serpeverde da strapazzo. Pensò a lei, e al suo sorriso che aveva recuperato solo grazie a lui. Lui c’era stato quando Malfoy era scappato a gambe levate, lui c’era stato sempre per lei, e anche quella volta ci sarebbe stato a differenza di Malfoy, che continuava a far sentire la sua assenza e a farla pesare. Lui amava Hermione e non lo avrebbe nascosto. L’amava , voleva stare con lei, e non lo avrebbe nascosto. Sarebbe andato da lei, le avrebbe detto tutto, e non lo avrebbe nascosto. Si alzò dalla sua postazione, ringraziò l’amico con un sorriso raggiante, degno di un Weasley e si smaterializzò sotto gli occhi fieri di Harry.
 
 
 
“Granger! Ehi Granger….” Hermione conosceva bene quella voce, ormai la perseguitava da giorni. Il quinto anno era  iniziato male, Harry considerato pazzo, la paura di Voldemort che era ritornato e che non tutti riuscivano ad accettare , l’arrivo della nuova Professoressa di Difesa contro Le Arti Oscure che non faceva altro che leggere agli studenti stupidi paragrafi di libri elementari e in più Malfoy che non faceva altro che starle dietro. L’anno prima si erano lasciati bene, potevano considerarsi amici , cosa alquanto strana , soprattutto per quei tempi, ma in fondo,in periodo come quelli, alleati improbabili potevano essere utili. Alzò gli occhi al cielo, e si lasciò raggiungere, curiosa anche di sentire cosa aveva da dire .
“ Cosa c’è Malfoy?” . Draco le si fermò di fronte, con un sorriso dipinto sul volto. Sorriso che Hermione aveva visto poche volte, e che considerava davvero bello.
“Posso accompagnarti a lezione?” Quella proposta ormai era diventata un’abitudine, che Hermione non accettava volentieri.
“Perché dovesti? Sono solo una mezzosangue , mentre tu....”
“Ancora con questa faccenda? Siamo cresciuti Granger, e i tempi stanno cambiando. Le differenze di sangue non valgono più” . Hermione non potè trattenersi dal ridere.
“IN realtà queste differenze le avete fatte sempre voi Serpeverde. Per me non sono mai esistite. E non capisco questo tuo cambiamento, improvviso”
“Le persone crescono e cambiano. Io sono cambiato, e ti chiedo di non soffermarti su ciò che ti ho dimostrato in questi anni. Sono davvero cambiato Granger, posso dimostrartelo….” Quelle parole erano strane, soprattutto se a pronunciarle era Malfoy, ma Hermione non si era mai soffermata alle apparenze, lei era sempre andata oltre, aveva sempre dato alle persone la possibilità di mostrarsi davvero per ciò che erano, e lui non avrebbe fatto la differenza, anche lui avrebbe avuto quella possibilità.
“Ok, dimostramelo allora”. Accadde tutto velocemente, tanto da non poter permettere ad Hermione di poter reagire in modo diverso. Draco si sporse verso di lei e la baciò delicatamente le labbra. Quel gesto lo aveva sempre immaginato e desiderato. Quelle labbra sulle sue, aveva sempre desiderato toccarle quei crespi capelli e perdersi in quegli occhi cosi dolci. E finalmente dopo cinque anni di sotterfugi e sentimenti repressi, Draco agisce nel modo più giusto e sbagliato. Nel modo che lui aveva sempre considerato giusto, nel modo ritenuto sbagliato per altri. Nel modo più inaspettato per Hermione.
“Ora posso accompagnarti a lezione?” Si divisero e la risposta venne da se.
 
 
 
Passeggiare in silenzio per il Richmond Park era stata sempre un bel passatempo, soprattutto quando i pensieri erano troppi e le risposte mancavano del tutto. Luthien non proferiva parola, temendo di apparire indiscreta o dire qualcosa di davvero sciocco. Camminavano silenziosamente, e ammiravano la natura selvaggia, rimasta incontaminata in una città tanto sviluppata. Londra era magica, Hermione l’aveva sempre amata, e viverci era sempre stata il suo sogno. La nebbia, il freddo, la pioggia, tutto ciò la rendevano spettacolare, la rendevano unica e regale. Camminavano , passo dopo passo, silenziosamente, l’una accanto all’altra, ascoltando solo silenzio.
Rivivere il mondo, rivivere il vento, rivivere l’aria fresca. Hermione era stata rinchiusa troppo allungo in quattro mura, era stata troppo tempo rinchiusa nelle sue paure e nei suoi tumori. Riassaporare l’odore della terra , l’odore del cibo fatto male, l’odore delle persone. Le era mancato tutto questo. Una settimana trascorsa in quella casa era stata come un anno rinchiusa in un Bunker senza vie d’uscita, senza finestre dal quale entrava il sole, senza respirare quell’aria cittadina. Ormai era uscita, e ormai doveva ricominciare, e lei voleva farlo. Voleva ricominciare d’accapo e lo avrebbe fatto a modo suo.
“Ho pensato di chiamare Luna….” Luthien si voltò in sua direzione, attenta ad ascoltare le parole dell’amica.
“Ritorno a scrivere ma Rita Scheeter non avrà più l’onore di ricevere un solo articolo. Luna sarà più che entusiasta ad accogliermi nel suo Team” Sorrideva finalmente, era decisa finalmente, era decisa a non lasciarsi abbattere dagli eventi, dalla sfiga che sembrava averla presa di mira.
“Ottimo! Ero sicura che una bella passeggiata all’aria aperta ti avrebbe ridato la ragione! Luna sarà più che felice.” Si abbracciarono e continuarono a godersi il bel paesaggio che si offriva a loro.
 
 
“MALFOY? Tra tutti i ragazzi che Hogwarts ti offre tu scegli Malfoy?” Hermione aveva deciso di informare i cari amici della relazione appena iniziata tra lei e Draco Malfoy. Cosa impossibile, impensabile, eppure era accaduta. Ginny non riusciva a non cancellare l’espressione stupita, Harry era rimasto in silenzio, intento a trovare le parole giuste da dire all’amica e Ron invece , non aveva pensato nulla, ma aveva sparato a raffica parole non passate prima per la testa.
“Cosa ha Malfoy che non va?”
“è un serpeverde” Ginny prese parola.
“è un Purosangue sfegatato e amante delle sciocche tradizioni” Harry la seguì a ruota.
“Ed è MALFOY” Ron sottolineo quel nome che per anni era stato sinonimo di “bastardo da tenere alla larga” .
“Ma mi sta dimostrando che vuole cambiare e vuole stare lontano dalle stupidi tradizioni” Hermione era sicura di ciò che stava facendo. Malfoy aveva deciso davvero di cambiare , lo aveva deciso da molto tempo e stare con lei avrebbe velocizzato quel cambiamento. Ron e Harry si scambiarono uno sguardo incredulo, come se non riuscissero a capire cosa la mente di Hermione stesse fabbricando. Ginny si alzò e si accomodò accanto all’amica.
“Il fatto di essere amica della cugina non vuol dire che ti debba piacere anche Malfoy. So che tra te e Luthien c’è questa strana amicizia, ma tra te e Draco non può esserci attrazione….” Hermione la guardò incredula.
“Non c’entra nulla Luthien, io le voglio bene e non influenza questa mia decisione…. Ragazzi ve ne ho parlato solo per non aver segreti con voi e non per un consiglio. Sono sicura di ciò che sto facendo che a voi piaccia o no!”
“Hermione ma ti ascolti? Non sono parole tue…Cosa ti ha fatto quel furetto? Ti ha stregata? Hai bevuto il filtro d’amore di Fred e George?” Ron la scrollò per le spalle come se volesse farle uscire quelle idee dalla mentre. Hermione si scostò da Ron , infuriata.
“Non ho bevuto un bel nulla! Ti stai comportando esattamente come ti sei comportato quando Krum mi invitò al ballo! È come se non volessi accettare l’idea che qualcuno provi qualcosa per me! Non sono un granchè come ragazza, ma ho altre mille  qualità , qualità che tu in cinque anni non hai mai visto davvero!” adesso la discussione era diventata solo loro , non c’erano ne Harry e né Ginny, ma solo loro. Ron divenne paonazzo, le orecchie si infuocarono.
“e qui che tu sbagli. Io conosco le tue qualità , Draco è quello che non conosce un bel niente! Ti sta sfruttando! È anche diventato un tirapiedi della Umbridge! Insomma Hermione è cosi chiaro! “
“è diventato un tirapiedi della Umbridge per depistarla, e non farle scoprire dell’esercito di Silente!”
“Hermione glielo hai detto?” Questa volta fu Harry a saltare giu dal divano come se fosse stato scottato. Hermione si morse un labbro colpevole e annuì silenziosamente. Harry si gettò le mani al volto.
“Prega che non parli! O saremo tutti fregati” . Harry lasciò la sala comune,per dirigersi ai dormitori e lo stesso fece Ron , prima di gettarle un’occhiataccia torva.
Ginny le rivolse un’occhiata di rimprovero e anche lei imitò i due, lasciando Hermione sprofondare nel rimpianto.
 
 
“Ascoltami stupido idiota incompetente, non mi interessa nulla , no…ascoltami. Voglio quell’appuntamento per domani! E non voglio scuse! …Idiota !”  . Draco scaraventò per aria quell’aggeggio babbano che aveva imparato ad usare con difficoltà . I capelli sparati in aria, per la foga , il viso paonazzo per la rabbia, e la gola che bruciava per le urla di poco prima. Si appoggiò alla sua scrivania e cercò di riprendere la calma. Questi babbani incompetenti potevano causargli solo problemi. Lavorare con loro era un’impresa ogni giorno, un’impresa che portava alla luce il vecchio Malfoy.
Bussarono alla porta, e Draco alzò piano lo sguardo, cercando di non maledire chiunque entrasse da li.
“Avanti….” . L’ingresso di Harry Potter lo stupì. Guardò l’ospite per poi invitarlo con un cenno ad accomodarsi su uno dei divani che occupavano l’ufficio. Harry si accomodò e rimase in silenzio in modo  da trovare le parole giuste che potevano giustificare la sua presenza li.
“Cosa c’è Potter? “ Draco era perso con la testa nei suoi documenti, ma l’attenzione era interamente rivolta a lui. Harry si sfregò le mani, e cercò di spiegarsi nel miglior modo possibile.
“ Ron è innamorato davvero di Hermione, e voglio sapere se tu lo sei come lui…” . Draco alzò lo sguardo su di lui, lasciando perdere del tutto il suo lavoro. Quando si parlava di Hermione niente valeva di più, niente poteva essere più importante.
“Perché mi chiedi questo?”
“Perché in questa storia ci sono di mezzo i mie due migliori amici, e non voglio che soffrono …. Se tu mi dici che Hermione è la persona più importante della tua vita, io ti dico lascia tutto e va da lei, ma se non sei sicuro, lascia che Ron ritorni da lei e soprattutto lascia lei….. “ Harry era li perché stufo di vedere il suo migliore amico a pezzi, era li perché voleva che tutto ritornasse come prima. Che quella tempesta fosse superata da tutti e che tutti ne uscissero indenni, ma per farlo, molte cose dovevano diventare chiare, e per farlo qualcuno doveva gettare la spugna. Draco guardò Harry , e maledì se stesso. Certo che amava Hermione, certo che sarebbe andato da lei volentieri, ma lei davvero lo attendeva? Lei voleva che apparisse lui o voleva che Weasley arrivasse al suo capezzale e le dichiarasse il suo amore? Lui voleva il bene di Hermiono e nulla più, voleva la sua felicità e se per ottenerla doveva sparire completamente dalla sua vita lo avrebbe fatto.
“ Cosa vuole davvero Hermione?”
“Non lo so… Non vedo Hermione ormai da settimane…. “
“Bene, finchè non sarà Hermione a dirmi cosa realmente vuole io rimango in scena, esattamente come Weasley.” Harry si irrigidì, Draco sembrava non voler capire. Non poteva continuare a rimanere in scena , soprattutto se Ron ed Hermione avevano intenzione di ritornare insieme, la sua presenza avrebbe gettato i due a rifare esattamente le medesimi cose. Ron sarebbe rimasto nelle sue incertezze esattamente come Hermione.
“Draco, ascoltami. Ron è intenzionato a ritornare con Hermione, è intenzionato a volerla sposare, ma se tu rimani qui e fai sentire la tua presenza, tra i due andrà sempre male..” Forse spiegargli come stavano le cose avrebbe risolto qualcosa, forse Draco avrebbe capito, era cambiato, non era più il cinico , bastardo senza cuore. Ormai aveva lasciato completamente quella fase, era maturo, e forse avrebbe capito.
“Se il tuo amico si sente cosi minacciato da me, allora non è sicuro di Hermione, enon vedo come può sposarla….” Quelle parole fecero riflettere Harry. Aveva più che ragione. Anche lui aveva sposato Ginny con la sicurezza che lei era e sarebbe rimasta sua in eterno. Non c’erano dubbi su di lei, non c’erano incertezze, e ciò lo aveva indotto a prendere una decisione tanto importante.
“Ron è sempre stato insicuro… e la tua presenza rende le cose più difficili. Io non ti sto dicendo di uscire di scena, ti sto solo chiedendo se sei disposto a perdere tutto per Hermione, come Ron …. Se non sei sicuro, se hai le stesse insicurezze che ti hanno condotto a lasciarla due anni fa, allora lascia che lei sia felice con Ron, perché lui è sicuro di amarla per sempre…. “
“Harry, tra noi c’è sempre stato odio, anche quando Hermione ha cercato di farci avvicinare è stato difficile. Ho iniziato a rispettarti solo con l’inizio della guerra, quando tu come lei mi hai accolto all’Ordine e ti sei fatto scivolare addosso i vari disguidi nati tra di noi, e ti ringrazio…ma adesso non sono disposto a sentirmi dire cosa devo o non devo fare. Anche se Weasley   sposerà Hermione, ma lei non mi avrà detto di sparire dalla sua vita, io rimango al mio posto,  pronto ad accoglierla tra le mie braccia, e ad amarla, forse anche più di quanto Weasley  è disposto a fare. Mi dispiace Harry, ma io non abbandono il campo…” Draco era deciso, era deciso a rimanere li, a combattere anche in silenzio, perché in cuor suo sapeva che Hermione era ancora legato a lui , sapeva che anche Lei sentiva quel legame, quel bisogno di lui. Le parole di odio sputate settimane prima erano state solo la reazione, il non accettare il loro legame, ma Hermione avrebbe preso coscienza di se, e sarebbe ritornato da lui. Draco lo sentiva, lo sapeva.
“Va bene Draco… Ma io non farò il tifo per te. Ron è il mio migliore amico, e posso dirti che ha dato ad Hermione ciò che tu non le hai mai dato davvero. L’hai sempre mentita, l’hai sempre tenuta da parte, mentre Ron no. L’amata prima ancora che tu potessi incrociare il suo sguardo. L’ha amata dopo e prima la guerra, l’ha amata anche quando stava con te, e ha sopportato il dolore di averla lontano. L’ha aspettata e adesso è pronto a darle tutto ciò che tu non potrai mai darle…” Harry non avrebbe girato le spalle al suo migliore amico, non lo avrebbe mai fatto. Era come un fratello per lui, era il suo braccio destro, il suo consigliere, la sua famiglia, e per quanto poteva rispettare Malfoy, per quanto poteva essere in debito con lui per averlo salvato durante lo scontro con Voldemort, avrebbe sempre sostenuto Ron, fino alla fine. Draco sorrise amaramente.
“Allora che vinca il migliore..” Esclamò, Harry fece un semplice cenno di capo ed uscì di scena.
 
 
“HERMIONE TU NON ANDRAI” Le urla diDraco erano insopportabili, come insopportabile era il bivio che in quel momento si era presentato d’avanti a lei.
“Devo, devo andare con loro, sono i miei migliori amici” Calde lacrime le rigarono il volto. Il cuore le doleva, e in quel momento avrebbe voluto tornare indietro, a sette anni prima, quando ancora undicenne non conosceva tutta la malvagità del mondo. Quando il ritorno di Lord Voldemort era solo un sogno lontano.
“Non posso permettere che tu rischi la vita per aiutare Harry. Puoi farlo in un altro modo? C’è soluzione diversa?” Draco la prese per le spalle, non curandosi di quelle lacrime. Il pensiero di vederla vittima ,di vederla morta, torturata, gli annebbiava la vista. Non vedeva il dolore di Hermione, ma solo lo sciocco tentativo di poter salvare il mondo. Era compito di Potter , non suo. Doveva rischiare Potter non lei.
“Non posso! Devo andare, non puoi impedirmelo” Hermione non avrebbe abbandonato i suoi amici, non li avrebbe lasciati soli, avrebbe messo a repentaglio la sua vita, ma Harry e Ron avevano bisogno di lei, come lei di loro.
“Allora lasciatemi venire con voi:…” Quella proposta era esclusa. L’ordine gli aveva affidato un altro compito. Lui serviva ad altro. Hermione scosse il capo.
“No …Non puoi venire…mi dispiace Draco….” . Hermione con il male nel cuore si scostò da quella presa, e si concesse un ultimo bacio. Un bacio d’ addio forse, o una bacio di promessa, promessa di ritornare da lui e riabbracciarlo nuovamente.
“ Mi stai lasciando per andare via con loro? Non pensi a me? Non pensi a come potrei stare senza poter sapere come stai, cosa ti è capitato. A pensarti con lui, con Weasley?”
“Draco non dire queste sciocchezze. Ne vale della salvezza del mondo.Dobbiamo sacrificarci in modo da dare ai nostri amici la possibilità di vivere in un mondo migliore….” . Non voleva che quel discorso di prolungasse ulteriormente. Stava tardando. Avrebbe dovuto raggiungere il matrimonio di Bill e Fleur , per poi andare via con Harry e Ron. Un ultima carezza, un ultimo bacio e poi Hermione sparì tanto in fretta da non riuscir a vedere deboli lacrime uscire dagli occhi tempestosi di Malfoy, Forse le prime , forse le uniche, ma vere.
 
 
Hermione rimase paralizzata, incredula e senza fiato quando vide Ron seduto ai piedi della sua porta. Luthien rimase a fissare entrambi e senza dir nulla si incamminò in casa, lasciando i due soli a parlare.
“Ciao….” Ron come sempre mostrò la sua insicurezza. Le mani si muovevano nervose, e lui non riusciva a guardare Hermione.
“ciao…” Rispose lei, sperando che quel discorso si sarebbe prolungato oltre.
“Dove sei andata?” La sua voce era fioca, dolce, ed Hermione pensò a quanto gli era mancato quel ragazzo. A quanto gli era mancata la sua voce.
“In giro….” Fu la sua semplice risposta. Ron si avvicinò ancora di più a lei, e notò a malincuore che l’anulare della mano sinistra era vuoto.
“Hai tolto l’anello…” gli fece notare lui. Hermione si guardò la mano, e sorrise amaramente.
“Tu mi hai detto che non volevi più sposarmi….Non vedo il motivo per cui dovevo ancora portarlo” Ron non potè darle torto. Era stato lui lo sciocco. Era stato lui a dirle che tra loro non poteva funzionare, parole che rimbombavano ancora nella sua testa , pronte a fargli ricordare quanto fosse stato sciocco.
“Hermione, perdonami. Sono stato uno sciocco, uno scemo….un imbecille, chiamami come vuoi. Ma ti prego , dopo tutti gli insulti, dopo tutti gli schiaffi, di perdonarmi, e tornare con Me…Voglio sposarti. Voglio che tu sia mia moglie. Voglio tanti bambini con te. Voglio svegliarmi la mattina e trovarti accanto a me…. Voglio te…” Ron era nervoso, eppure Hermione lo trovò dolcissimo. Non potè fingere indifferenza. Anche lei lo amava e aveva atteso quell’arrivo da una settimana. Si fiondò sulle sue labbra e quel bacio fu la risposta alle sue richieste. Lo avrebbe sposato. Avrebbe condotto la sua intera vita con lui, avrebbero avuto bambini, e lo avrebbe amato come lui si meritava. Avrebbe gettato tutto alle spalle, e avrebbe vissuto solo il presente con lui. 



Angolo posta:
Ciao!!! Eccomi con il seguito...lo so, ci ho messo un bel pò, e il risultato è stato ORRIBILE! voglio scusarmi con tutte voi che leggendo questo capitolo rimarrano inorridite, ma da un pò di tempo l'ispirazione mi ha abbandonata del tutto!!!!..... uff...povera meeeeeeeeeee!!!..... cmq come sempre non manco a ringraziare chi mi segure, chi commenta, chi mi ha inserito tra le preferite e chi semplicemente per caso si imbatte nella mia storia e con coraggio la legge..... :D Grazieeee a tuttiii!!!!!! Spero di non essere stata banale, ripetitiva o noisa e spero di vedere altri commentiii!!!!!! Un bacio, con affettooooo
SFIAMMELLA!!! <3 

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Capitolo 8
*** -Interviste....scomode- ***


-E ...Vissero Felici e Contenti?- 

-Seventh Chapter-
-Interviste...scomode....- 





Lo sguardo di Luthien stava mettendo Hermione in netta difficoltà. Ogni volta che incontrava quegli occhi intensi non poteva non sentire un grosso groppo alla gola. Non era l’emozione della prima prova abito, non era l’emozione che tra qualche mese avrebbe percorso la navata per sposare Ron, non era nulla di ciò. Era solo la consapevolezza che stesse per compiere l’ennesimo sbaglio. Avrebbe forse dovuto aspettare prima di gettarsi nuovamente tra le braccia di Ronald Weasley, forse avrebbe dovuto darsi del tempo, tempo da dedicare alla sua vita, riprendere nuovamente una visione singola , solo di se stessa , e non una visione di coppia. Ma adesso le carte erano state svelate e lei non poteva tirarsi indietro. Indossò l’ennesimo abito , e per l’ennesima volta volle strapparselo di dosso, non sentendolo proprio. Non sentendolo suo. Luthien era seduta in un angolo dell’Atelier, sorseggiava con molto nochalancè il suo calice di Champagne, ed Hermione notò a malincuore che ne  una sola parola , né di approvazione e né di critica arrivò al suo orecchio. Il silenzio totale. Solo sguardi, sguardi trucidi, e torvi. Sguardi che rendevano quella prova vestito più complicata di quanto Hermione si fosse aspettata. Intanto Ginny, non nascondendo il suo fastidio dovuto dalla presenza di Luthien, era li,pronta a consigliare, e forse la sua voce era troppo assordante, e i suoi consigli troppo invadenti.
“Oh, Hermione sei perfetta….” Hermione si incamminò a fatica al centro della sala, per sfoderare , l’ennesimo abito pomposo e bianco. Troppi fronzoli, troppo merletto che pizzicava alla pelle, e per di più era fin troppo bianco. La tradizione lo richiedeva, ma lei aveva sempre odiato il bianco, o forse lo aveva iniziato ad odiare solo ora , in quel momento. Perché forse la purezza non faceva più parte di lei. Forse perché si sentiva bugiarda, subdola e perfida. Si guardò allo specchio, girò su se stessa, si toccò il ventre, accarezzando quel merletto che al contatto con i palmi, era rigido e fastidioso. Cercò di immaginarsi, cercò di immaginare l’intera scena, cercò di vedersi attraversare la navata con quell’abito. Ma  non ci riuscì. Perché non era il suo, non faceva parte di lei . Scosse il capo, e notando il piccolo sorrisetto trionfante di Luthiene nascosto dietro al calice, si chiuse nuovamente nel camerino e si spogliò e si sentì libera. Non ne poteva più. Voleva correre a casa, voleva gettarsi sotto la doccia e magari ingoffarsi di gelato con Luthien. Ma il volto di Ginny che apparve al di la della porta, le fece capire che quel progetto doveva essere rimandato.
“Allora? Nessuno di questi ti convince?”.
“No… non perché sono brutti, ma perché…” Non riuscì a spiegare il motivo per cui, dopo due ore di prova non aveva ancora trovato il suo abito nuziale. Li guardò nuovamente uno ad uno, nuovamente cercò di immaginarsi con indosso uno di quelli, ma la sua fantasia sembrò essere stata distrutta, e la sua mente completamente chiusa. Non riusciva a capire cosa fosse a bloccarla, ma sapeva che adesso doveva uscire da li. Improvvisamente iniziò a sentire caldo, e quel camerino iniziò a rimpicciolirsi. Guardò il volto di Ginny, che continuava a guardare anche lei quegli abiti.
“Questo ti stava molto bene…. “ Ne prese uno, che Hermione non guardò. Glielo poggiò addosso, e sorrise nell’immaginare come le sarebbe calzato. Immaginando ogni cosa, immaginando ciò che Hermione non riusciva a vedere .
“No Ginny…davvero… Non voglio provarne altri. Voglio andare a casa, sono stanca e ho un forte mal di testa….” Non si preoccupò di apparire brusca, si scostò l’abito dal volto , e uscì dal camerino, respirando affannosamente. Si abbassò sul pavimento e cercò di riprendersi da quella paura inaspettata , da quella paura improvvisa. Luthien la raggiunse e le prese le spalle, cercando di alzarla, e farla riprendere.
“Ehi, ehi…. Calmati” Il sussurro di Luthien sembrò calmarla. Ginny le si posizionò accanto.
“Scusa, non volevo renderti la cosa più difficile. La scelta del vestito è importante, e solo tu puoi sapere quale è giusto per te! Scusami Herm….” Hermione si voltò verso Ginny. Le accarezzò il dorso della mano per rassicurarla , farle capire che quella paura , quell’ansia non era dovuta a causa sua. Infondo lei voleva aiutarla, voleva consigliarle, e nulla più. Non era li per costringerla a fare qualcosa che non voleva, nessuno lo stava facendo, era lei decisa a compiere quel passo, nessuno glielo aveva imposto.
“Voglio andare a casa….domani torniamo nuovamente, magari ho più la mente lucida e saprò decidere….”
 
 
 
                                                             ***********
 
 
 
L’incontro di quel giorno fu inaspettato. Draco Malfoy rimase fermo, esitante, prima di accomodarsi al tavolo e incontrare gli occhi vispi e attenti di Rita Scheeter. Non aveva mai avuto l’onore di guardarla cosi da vicino, ma  la sua fama l’aveva resa famosa , e sembrò che incontri come quelli gia c’erano stati in precedenza. Il gufo anonimo planato nel suo appartamento aveva incuriosito molto Draco, e per un attimo sperò che fosse una strana idea di Hermione, ma non aveva messo in conto che una giornalista , accanita e affamata di notizia potesse interessarsi a lui.
“Salve, Miss Rita….” Draco sfoderò il suo buon costume, accomodandosi di fronte a lei.
“Chiamami semplicemente Rita…” esclamò lei , porgendogli una mano che venne educatamente stretta. La donna si mise ben seduta sulla sedia, e sistemò gli occhialini strassati, e arricciando le labbra in un sorriso che non presumeva nulla di buono, guardò per alcuni minuti Malfoy, che non seppe cosa volesse da lui.
“Presumo che questa non sia un pranzo  di piacere….” Lui fu a rompere il ghiaccio, essendo di fretta, ma troppo educato per alzarsi e andar via.
“Sarò Breve , Draco…. Sono qui perché voglio avere alcune informazioni da lei su di lei…. La mia informatrice è stata poco professionale, e non ha portato a termine il compito che le avevo assegnato” . Il suo tono infastidì molto Draco, come il modo in cui continuava a guardarlo. Vide cattiveria in quegli occhietti coperti da lenti spesse, e vide veleno in ogni parola pronunciata da quella megera bionda.
“ Prego , chieda tutto ciò che vuole… Sono pronto per rispondere…” Draco non aveva intenzione di farsi intimorire da quella donna, e gettò il guanto di sfida che Rita Scheeter raccolse con voglia. Uno schiocco di dita ed apparve  un blocchetto con la penna prendi appunti, che a Draco ricordò quella di Hermione. Ormai ogni cosa gli ricordava lei, e maledì la sua mente che non lo aiutava .
“Il suo ritorno a Londra dopo due anni di …esilio, se cosi possiamo definirlo. Una fuga dovuta alla morte di tuo padre o semplicemente la voglia di scoprire mondi nuovi?”. Draco sorrise. La donna era ben diretta, era giunta li con domande gia pronte e forse anche con le risposte.
“Per entrambi i motivi… Sono andato via anche per cercare me stesso, per scoprire il mio lato buono, quello da non mangiamorte. Dopo la morte di mio padre ho sentito troppe responsabilità cadermi sulle spalle e quindi ho voluto anche scappare. Forse è stato da codardo questo mio gesto, ma in quel momento ho pensato solo di andar via, lontano da tutto e tutti….” Quella maledetta Megera gli riportò alla mente la dolorosa perdita di suo padre. Fin quando era stato in vita , Lucius Malfoy , non aveva ricoperto il ruolo di padre esemplare, ma nel suo piccolo aveva cercato di non fargli mancare quell’affetto che lo aveva aiutato a diventare ciò che era oggi. Forse quella perdita lo aveva fatto maturare, ma prima di farlo, aveva lasciato dietro di se ricordi tristi, di un ragazzini impaurito , viziato e frivolo, ricordi che Draco voleva seppellire nel suo profondo, e non essere costretto a riportarli nuovamente alla luce. La penna verde iniziò a scrivere freneticamente, aggiungendo sicuramente qualcosa in più alle vere parole pronunciate da Draco, che finse di non badarci.
“ Bene…. E quando hai deciso che era il momento di ritornare? Cosa ti ha spinto a farlo? Tua madre, la bellissima Narcissa, cosa ha pensato quando sei partito e quando sei tornato?” . Rita sembrò prendere gusto, sembrò deliziarsi di  quel tentativo di metterlo in difficoltà.
“ Il mio ritorno non ha avuto un vero motivo…Ho iniziato a sentire la mancanza di Londra , la mancanza di Diagon Alley, del Manor e anche la notizia che Blaise Zabini era divenuto Ministro della Magia mi ha spinto a farlo. Mia madre naturalmente è stata più che felice, anche perché il Manor per lei è sempre stato troppo grande, e ha cercato di convincermi a ritornarci , ma io naturalmente non ho accettato….” Draco sapeva che quella risposta avrebbe generato una nuova domanda, ma anche lui era li per divertirsi con la giornalista e vedere a cosa sarebbe arrivata, quali altre domande aveva in riservo per lui.
“Ricordi troppo tristi? Ricordi oscuri? Se non sbaglio, nel periodo della Guerra li , tu-sai-chi aveva il suo nascondiglio. Il Manor era divenuto il rifugio dei Mangiamorte….. Luogo di antichi segreti e di antica magia Oscura….”
“Il Manor è semplicemente una villa costruita dai miei Avi, e nulla più. Voldemort lo utilizzò per punire mio padre , ma i segreti oscuri non erano certo custoditi li….Per quanto lei è informata, mi stupisce che non sappia che gli Auror non trovarono nulla dopo la Guerra….” . Rita sorrise malignamente. Stavano iniziando a trattare l’arogomento che veramente le interessava. Voleva conoscere la realtà di quella casa, i segreti che custodiva, e il motivo reale della presenza dell’unico erede Malfoy, ex Mangiamorte pentito che aveva aiutato l’ordine ed Harry Potter nella sconfitta di Voldemort.
“ Molti ipotizzarono che la mancanza di prove era dovuta al fatto che tuo padre fu troppo furbo, e riucì a disfarsi di ogni cosa che lo legava a Tu-sai-chi…” Naturalmente Rita non avrebbe mai pronunciato il nome di Voldemort, la sua intraprendenza aveva dei limiti, e quel nome era uno di essi. La penna intanto era presa da un ritmo frenetico, e Draco notò che alcuni babbani furono attirati da quel fenomeno alquanto strano.
“Le consiglio di iniziare a scrivere normalmente, i Babbani non sono abituati a penne fluttanti…” Draco glielo fece notare con sarcasmo, e Rita continuando a mantenere un sorriso falso e velenoso, prese la penna tra il pollice e l’indice, e finse di scrivere.
“Mio Padre è stato un degno seguace di Voldemort, ma le posso assicurare che nel Manor non c’è mai stato nulla di oscuro. Mio padre ha sempre tenuto per la mia incolumità….” Draco tralasciò il particolare che al suo secondo anno ad Hogwarts Lucius aveva cercato di disfarsi di un diario che egli stesso considerò oscuro,rivelatosi poi un Horcrux. Sorrise al pensiero di quel gesto cosi ingenuo. Avevano dato un aiuto ai “Buoni” involontariamente.
“ Non è parso cosi quando ti ha candidato per il ruolo di Mangiamorte e per uccidere Silente, cosa che poi non hai fatto. Un piccolo sedicenne con le mani sporche di sangue…Il vecchio Preside non lo avrebbe mai permesso….” Adesso Rita stava iniziando ad entrare nei particolari più oscuri. Draco non era stato mandato al patibolo come lei e forse molti altri pensavano. La scelta di entrare a far parte dei Mangiamorte e di uccidere Silente stesso era stato un idea che Lui , Piton e Silente avevano architettato per far in modo che entrambi entrassero nelle grazie di Voldemort, cosa che riuscì molto bene, e quindi permettere a Draco di lavorare per L’ordine cosi come Piton. Naturalmente non tutti conoscevano quel particolare della storia, e Draco non lo avrebbe certo spifferato ai quattro venti.
“ Diventare Mangiamorte è stato una mia scelta. Ero stupido all’epoca, e credevo che facendo ciò avrei trovato la gloria…Non capendo che stavo distruggendo la mia vita. Ho rimediato ai miei errori. Ho aiutato Harry Potter, e  per me questo vale molto, come anche per lui….” Draco avrebbe continuato a dire ciò. Avrebbe continuato con quella storia, non svelando a nessuno , che non fossero stati i membri dell’Ordine – o almeno quelli che ne rimanevano- la realtà dei fatti. Rita socchiuse gli occhi soddisfatta di ciò che stava riportando alla luce, e notando il viso di Malfoy cambiare espressione. Sembrò perdersi in dolorosi ricordi, e quel particolare non sfuggi nemmeno alla frenetica penna che riportò ogni minimo particolare di quell’incontro non programmato  che Draco sperò avesse breve durata.
“ Tu ed Harry non avete mai avuto un buon  rapporto. Siete stati rivali per molti anni.. Cosa è cambiato tra di voi dopo la guerra? Cosa vi ha spinto a deporre le asci e aizzare una bandiera di pace?”. A Rita Scheeter non sfuggiva nulla, Draco presunse che sapeva del suo rapporto con Hermione, e di come questo aveva cambiato completamente il suo atteggiamento verso il bambino sopravvissuto. Era stato l’amore che lo legava a lei a fargli cambiare visuale, era stato il desiderio di farla felice ad accettare Harry Potter come amico. Draco unì le mani e sorrise divertito a quel tentativo di Rita Scheeter di non essere edotta agli avvenimenti che legavano lui, e gli altri. Sapeva bene che la storia con Hermione era stata un fenomeno di scandalo: Il Mangiamorte con la Salvatrice del Mondo Magico, il cattivo Malfoy, con l’intelligente e buona Granger. Tutti ne avevano parlato e lei , sicuramente non era tra quelle non informate. Lei , che conosceva le notizie prima ancora che potessero accadere. Draco optò per la verità. Essere sinceri non avrebbe causato altri danni, avrebbe rivelato senza preoccupazioni le vere motivazioni di quel cambiamento e di quell’avvicinamento ad Harry Potter, nemico di una vita.
“Come Silente ha sempre voluto spiegare a tutti noi, L’amore è la magia più potente. Capace di mettere le persone di fronte a scelte che pensate in un’altra situazione possono sembrare impossibili e impensabili. Si sacrifica la propria vita, ci fa cambiare,e non sempre in meglio, anche in peggio. Ed io ho avuto la fortuna di incontrare quell’amore che mi ha cambiato in meglio. Ho accettato il mio peggior nemico solo per rendere felice la donna più importante della mia vita, ho deciso di tradire Voldemort e la mia stessa famiglia, solo per difendere lei. Quindi è questo che mi ha portato a cambiare completamente e ad abbracciare anche la cultura Babbana, con la quale ormai vivo ogni giorno da ben due anni e devo ammettere ho trovato interessante….” . Rita sembrò aver appena assaggiato un delizioso Bignè. Il volto che assunse era una vera e propria maschera di felicità, di estasi. Aveva informazioni inedite che L’erede Malfoy non aveva mai svelato fino ad allora. La Penna Prendi Appunti ormai scriveva come impazzita, e Rita non si preoccupò più dei Babbani.
“ La cosi detta donna più importante, non è altro che la NATA BABBANA Hermione Jane Granger? La stessa Hermione che tra due mesi sposerà il suo migliore amico , nonché grande Auror e miglior amico del prescelto,  Ronald Bilius Weasley?  Come hai preso questa notizia? Ti sei sentito tradito? Sei arrabbiato con il mondo? Con te stesso? Con lei?”. Draco assottigliò lo sguardo a quella notizia. Fino ad allora aveva pensato che Hermione avesse deciso di lasciarsi alle spalle sia lui che Weasley, sapeva che il matrimonio era saltato, e adesso, invece , la giornalista più informata al mondo gli stava dicendo che non era come lui si aspettava. Hermione si sarebbe sposata, aveva scelto con chi trascorrere la sua vita, e quella scelta non era ricaduta su di lui. Cercò di apparire calmo, e al corrente di quella notizia che gli aveva scaraventato il mondo addosso. I suoi occhi sembrarono perdere colore  , e il volto si irrigidì, assumendo un’aria indignata.
“Non sono arrabbiato con nessuno. Ognuno di noi ha preso la propria strada. Io spero che Hermione sia felice, e non si penta di questa scelta. Nonostante siamo maghi, non abbiamo il dono di modificare gli eventi, e una volta compiuto il passo decisivo, non si può più tornare indietro”. Quella risposta fu pronunciata con un tono piatto, come se Draco avesse voluto mandare un messaggio, forse l’ultimo, ad Hermione. Rita Scheeter assorbì con piacevole soddisfazione quelle parole, riportandole sul suo Blocchetto prendi appunti. Rimase nuovamente a fissare il suo ospite che non  distolse lo sguardo da lei, e sentì nell’aria un forte profumo di notizie nuove e scoop che avrebbero dato al Profeta quella spinta che aveva perso dopo la guerra.
“Ti ringrazio Draco…Spero di poter lavorare ancora con te!” Si alzò dalla sua postazione e lo stesso fece Draco, rispettando le regole del Galateo.
“Anche per me è stato un piacere e non vedo l’ora che l’articolo esca ….” Era la pura verità. Adesso era curioso di leggere la reazione sul volto di Hermione e Weasley quando entrambi lo avrebbero letto. Cosa avrebbe pensato Hermione non appena avesse saputo che lei era stata la fonte del suo cambiamento? E Weasley si sarebbe infuriato? Improvvisamente provò una malinconia verso le cattiverie riservate a quel rivale , a colui che non aveva perso tempo a rubargli la donna dal sotto il naso, a portargliela via.
“Anche io non vedo l’ora…” Rispose lei, sorridendo malignamente, e congedandosi con altrettanto sorriso si allontanò.
 
 
 
 
“Hermione a me puoi dire la verità. Cosa ti è preso questa mattina?” Luthien le porse un’abbondante ciotola di gelato alla vaniglia. La cura ideale per i mali d’amore. Quella dolcezza arrivava fino al cuore pieno di graffi e tagli, cercando di risanarli.
Hermione giocherellò per un po’ con quella crema color bianco avorio, fredda, fredda come sentiva in quel momento la sua anima, freddo come sentiva il suo cuore.
“Ho la testa colma di dubbi…. Ho troppi sentimenti contrastanti. Quando Draco sbucò da quell’auto un mese fa, pensai che seguirlo sarebbe stata la mia unica scelta, quando lo baciai durante quella cena, pensai a quanto mi era mancato, ma quando Ron mi ha dato la libertà di andare via da lui, qualcosa mi ha bloccata. Qualcosa che mi ha tenuta stretta a Ron, e desiderare ad un suo ritorno, ma adesso che è tornato… Non so se davvero lo voglio….” . Non riuscì a trattenere quelle maledette lacrime. In quel momento sperò di partire lontano, solo lei e Luthien. Non le sarebbe importato davvero dove fossero andate, ma l’unica cosa che le interessava era dare un taglio a quella faccenda , allontanarsi via, spegnere il cervello e dimenticare entrambi. Luthien la prese tra le braccia, sperando che quelle lacrime potessero trovare freno nelle su braccia, cosa che non accadde. Piangeva troppo ultimamente, e doveva assolutamente smetterla. Non era cosi la vera Hermione GrANGERE. Non era debole, non era piagnucolona, ma era una Grifondoro, intelligente, forte, che era riuscita a resistere alle torture di Bellartrix Lestrange, che era riuscita a combattere una battaglia dove la morte era l’unica strada , dove le speranze della vita avevano abbandonato  ormai tutti. Non poteva lasciare che un sentimento del genere la stroncasse.  CHE La sua confusione la mettesse al tappeto. Aveva una mente brillante , aveva il coraggio che le sgorgava nelle vene.  Avrebbe reagito, avrebbe preso una decisione saggia , giusta che non le avrebbe portato rimpianto , che non avrebbe reso la sua vita infelice. Lo avrebbe fatto, avrebbe trovato un modo, avrebbe trovato una soluzione,anche se per il momento le lacrime furono l’unica soluzione che lei riuscì a considerare.
 
 
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Una nuova mattina era sorta nell’affollata e cupa Londra. Un nuovo giorno attendeva gli abitanti di quella magica città, immersa nel caos e nel mistero, e nuove notizie avrebbero risvegliato chi ancora dormiva, ancora ignaro di tutto, che presto avrebbe avuto notizie che avrebbero scosso quel risveglio preannunciato tranquillo.
Harry Potter aprì lentamente gli occhi risvegliato dal buon’odore di Pan cake proveniente dalla cucina. Anche quella mattina la sua adorata Ginny si era prodigata a regalare al suo eroe personale un momento di dolcezza e amore . Si mise seduto ai bordi del letto, facendo penzolare in piedi, prima di poggiarli sul freddo pavimento. Si diresse nel bagno, dove si liberò del liquido in eccesso  , della notte appena trascorsa, poi, attirato più che mai dal dolce aroma di cannella, raggiunse la moglie, che lo accolse con un sorriso raggiante e colmo d’amore. Il piccolo James Sirius giocherellava con la sua pappa d’avena , anche lui era gia pimpante, nonostante fosse mattina presto. Un leggero bacio al piccolo, che cercò di impiastricciarlo, e poi a Ginny. Che ricambiò amorevolmente. Si accomodò al suo tavolo e attesa l’abbondante colazione che stava giungendo .Ma a guastare le feste fu un gufo, il solito, quello che portava , puntualmente la Gazzetta del Profeta.
“Ueelino!” Il piccolo James additò il volatile, felice di rivederlo come accadeva ormai  ogni mattina.
“Si, che porta il giornale a papà” Disse Harry, sventolando il giornale in direzione del pargolo che rise ancora di più, ricevendo quel venticello fresco sul viso paffuto. Harry come da rituale consegnò lo zellino al gufo che planò nuovamente via, e aprì il giornale, e rimase a bocca spalancata, quando lesse l’articolo che occupava la prima pagina. Era preso nella lettura, lesse freneticamente parola per parola, non credendo a ciò che il Profeta stava riportando, tanto da non notare la poltiglia che gli colpì i capelli corvino.
 
La Tana ormai non era più il luogo affollato di una volta. Bill e Charly avevano abbandonato quel nido da tempo, e lo stesso avevano fatto Parcy e George e con loro Ginny. L’unico rimasto ancora saldamente legato a quel luogo era stato Ronal Weasley. Ma presto anche lui avrebbe lasciato quella dimora, per condividerne una nuova, una diversa, con la sua anima gemella. Ma fino ad allora, era intenzionato a godersi ogni attimo di vita che vivere in quel luogo gli donava con tanto amore. Si stiracchiò per bene, e sobbalzò dal letto, spedito in direzione della cucina, dove la vecchia Molly preparava la colazione per i suoi due unici uomini rimasti in casa. Arthur sorseggiava il suo buon caffe. Da quando quella bevanda babbana aveva toccato le sue papille gustative, lui non era più riuscito a disfarsene. Donava la carica giusta per affrontare qualsiasi giornata.
“ ‘giorno” Esclamò Ron raggiante, accomodandosi accanto al padre e servendosi dei buon dolcetti che Molly aveva preparato per il suo ometto speciale.
“Anche tu un po’ di clafè?” Chiese Molly.
“Molly è caffe! Non clafè” La corresse Arthur ricevendo come risposta un’occhiataccia. Ron annuì, e senza dover aspettare gli fu servito quel nettare nero, scuro e forte, che invase con il suo aroma, le narici di Ron e si scontrò con le sue papille gustative, facendolo risvegliare del tutto.
Molly era in continuo movimento, sempre a mettere via una pentola o una tazza, sempre a pulire e ad asciugare, ma tutto questo impegno non le impedì di intravedere un fiero gufo che come ogni mattina planò nella stanza e poggiò delicatamente il giornale sul tavolo, per poi, andar via nuovamente. Arthur fece il gesto di prendere quel mezzo di informazione tra le mani, ma Ron fu più veloce. Aprì con noncuranza la prima pagina, e ciò che vi trovò fece cascar giù dalle sua labbra le ciambelle che Molly aveva preparato con tanto amore.
 
 
 
Blaise uscì dalla doccia ancora con i capelli bagnati e il corpo umido. L’enorme casa era vuota e silenziosa, e solo i suoi passi rompevano quel silenzio. Ogni mattina si svegliava solo nel letto, e ogni mattina desiderava una sagoma che occupasse quel vuoto, una sagoma da lunghi capelli biondi e occhi di un intenso azzurro cielo. Desiderio che forse non avrebbe mai potuto esaudire, sagoma che non avrebbe mai potuto vedere nel suo letto e che sarebbe rimasta solo un desiderio lontano e irrealizzabile. Si diresse verso la cucina, dove trovò un piccolo elfo alle prese con i fornelli. Aveva quasi dimenticato che la sua unica compagnia ormai erano diventati quegli esserini dallo sguardo vitreo. Si era circondato di Funzionari e uomini di legge, ma di amici nessuna traccia, o forse qualcuna, lontana, che ormai aveva preferito chiudersi anche lui nel mondo del suo lavoro. Pensò a Draco, pensò a Luthien, e di ciò che erano stati molti anni prima. Alla loro amicizia che ancora allora era forte, resistente, e di come questa amicizia si fosse tramutata in qualcos’altro. Naturalmente Draco era rimasto il suo caro amico Draco Malfoy. Ma Luthien era diventata qualcosa di più, ma lei aveva preferito rimanere la Luthien di Hogwarts, la bella Serpeverde che non amava legami, e che ancora adesso non amava quei rapporti che le imponevano dipendenza da qualcuno. Lei era libera e cosi sarebbe rimasta, libera per sempre. Indossò l’elegante abito da Ministro e si accomodò a tavola , dove l’elfo domestico aveva dato vita ad una colazione che avrebbe potuto sfamare l’intera Londra. Ma Blaise si accontentò di succo di zucca  e un Muffin al cioccolato. Lo addentò piano e lo assaporò con tranquillità. Quando quel morbido dolce sarebbe finito, la sua giornata sarebbe iniziata , frenetica, veloce e senza un attimo di respiro. Quindi avrebbe assaporato con calma quella delizia.
Il piccolo Elfo rientrò in sala, e tra le mani stringeva la posta di quella mattina, tra cui la Gazzetta del Profeta. Non si interessò di nulla oltre del profeta, anche perché la sua attenzione fu attirata da una foto che  catturava l’immagine di qualcuno di sua conoscenza.Non aveva mai amato leggere quel giornale. La redattrice era un’odiosa zitella che come unico sfogo cercava di rovinare la vita degli altri. Aprì la prima pagina, e ciò che lesse gli fece nascere un debole sorriso.
 
 
 
Draco Malfoy era gia in piedi, pronto per affrontare quell’ennesima giornata di lavoro.  Quella mattina era colma, tra incontri e riunioni, avrebbe rivisto l’appartamento quella sera stessa. Tra le mani stringeva una tazza di succo di zucca e ammirava il paesaggio che si estendeva di fronte a lui, e per un attimo sentì il desiderio di ritornare al Manor, di vedere come stesse sua madre, ma poi quel pensiero lo abbandonò con l’arrivo della sua nuova segretaria , una giovane babbana, molto sveglia che aveva appena lasciato una scuola di cui Draco non ricordava bene il nome, con i massimo dei voti, e che si era offerta volontaria per gestire l’intera vita del Magnate Malfoy.
“Signor Malfoy, tra un po’ avete l’incontro con i Giapponesi, per quanto riguarda la faccenda…”
“Si lo so Tiffany, tra un po’ andiamo via” Draco la interruppe subito, infastidito da quell’interruzione di pensieri. La ragazza acconsentì silenziosamente e abbandonò la sala, lasciandolo nuovamente solo.Il piccolo elfo Thomas, tramutato nuovamente nel cameriere Thomas si avvicinò al padrone e gli porse un giornale arrotolato, accompagnato da un biglietto:
“Ottimo lavoro…forse otterremo entrambi qualcosa”
Semplici parole che sintetizzarono ciò che Draco andò a leggere subito dopo. Fissò divertito il titolo riportato a caratteri cubitali, guardò la sua foto, e lesse le sue Risposte , che Rita Scheeter aveva gentilmente storpiato, ma ciò che colpì la sua attenzione fu un piccolo passaggio, che lesse più volte prima di assimilare e comprendere le parole riportate su carta.               
 
 
 
“LUTHIEN!LUTHIEN” l’urlo di Hermione invase l’intero appartamento, e costrinse la giovane Strega ad uscire dalla doccia , ancora con il copro bagnato e i capelli ricoperti di schiuma. Hermione era in piedi, in mezzo al salone, e tra le mani stringeva qualcosa. Gli occhi si muovevano frenetico lungo le linee continue di parole, il petto andava su e giu freneticamente, e le labbra tremavano.
“Hermione ma cos…”
“Leggi! Guarda! Rita Scheeter è una stronza, manipolatrice , senza cuore “Il profeta le arrivò dritto in faccia, e prima che potesse cadere sul pavimento, Luthien lo prese tra le mani e iniziò a leggere ciò che aveva reso Hermione più isterica del solito:
IL VERO “perché” DEL RITORNO DELL’UNICO EREDE MALFOY:
“HERMIONE JANE GRANGER, L’UNICA DONNA DAVVERO IMPORTANTE DELLA MIA VITA”
Dopo anni di esilio , il giovane Malfoy ha deciso di fare il suo rientro in patria, trionfante, con il passato gettato ormai alle spalle e con una forte decisione e convinzione di riprendersi ciò che è stato suo.
Draco Lucius Malfoy, occhi di ghiaccio, bellezza sopraffina e sorriso sensuale, mi guarda pronto a rivelarmi ogni cosa sul perché del suo ritorno. Dopo tentativi inutili di incontrarci segretamente per non attirare su di noi occhi indiscreti, il fiero mago Purosangue decide di uscire allo scoperto non volendo più nascondere nulla, non volendo più camminare nell’ombra. Si siede di fronte a me, ordiniamo due coktail babbani e sorseggiando quelle bevande che bruciano alla gola, parliamo del più e del meno, come vecchi amici ritrovati. Il sole risplende sul bel volto del giovane e come se quella luce lo illuminasse di coraggio inizia a raccontare la sua storia, inizia a rivelare la realtà di ogni cosa:
“Rita, il mio ritorno ha avuto tanti perché. La mancanza della splendida Londra, della vecchia Diagon Alley, del mio bel Manor , dove ho custodito segreti antichi che poi magari ti rivelerò in privato- qui ammicca, mostrando le sue doti di vero seduttore- e anche mia madre è stato un motivo del mio ritorno. Mia madre devota, che mi ha sempre amata, mi ha sempre sostenuto  e protetto anche quando mio padre mi costrinse a portare il Marchio nero e servire Voldemort. Non potrò mai ripagare i sacrifici di mia madre, e di ciò che ha fatto per me- una strana luce illumina il suo volto, coraggio, per aver pronunciato il nome del più grande mago oscuro di tutti tempi, e amore verso la madre devota- . Grazie a lei ho deciso di essere un uomo migliore e di migliorare me stesso, ma non solo per lei Rita. C’è un’altra donna che mi ha cambiato nel profondo, rendendomi un uomo diverso, un uomo migliore. Hermione Jane Granger, l’unica donna davvero importante della mia vita….
Luthien deglutì e spostò lo sguardo su Hermione che  aveva il volto coperto tra le mani, come se stesse cercando di recuperare una calma e pazienza che ormai aveva perso del tutto.
Continuò a leggere e ciò che trovò continuando a farlo non fu migliore:
“ci siamo conosciuti ad Hogwarts. Non è stato amore a prima vista, anzi, abbiamo avuto molti scontri, ma questo era solo l’inizio del nostro rapporto. Ci siamo innamorati al quinto anno ad Hogwarts e per un po’ abbiamo deciso di rimanere nell’ombra incontrandoci di nascosto e fingendo indifferenza alla luce del sole. Quando mio Padre decise di marchiarmi e diventare Mangiamorte , Hermione mi è stata accanto, cercando di cambiarmi e nonostante io sia stato colpevole della morte del Preside Albus Silente, lei non mi ha mai giudicato, mi ha sempre amato. Purtroppo il nostro rapporto ha trovato le prime difficoltà quando lei è partita con Potter e Weasley alla ricerca degli Horcrux di Voldemort. Per mesi non ho avuto sue notizie e il solo pensiero che lei era in compagnia di Weasley, che per anni ha cercato di portarmela via mi ha quasi portato alla pazzia. Dopo la Guerra, io e Hermione abbiamo deciso di vivere la nostra storia in piena libertà , nonostante il dissenso di molti. Ma dopo la morte di Mio Padre ho sentito troppe responsabilità cadermi sulle spalle e ho lasciato tutto, lei, la mia vita, e sono andato via, oltre oceano, ma adesso sono qui, deciso più che mai a riprendermi ciò che era mio….”
Il giovane Malfoy ha un tono deciso , cosa che mi fa pensare che sia davvero convinto delle sue parole, e che sia più che convinto nel riconquistare Hermione Granger, che tra qualche mese sposerà il suo migliore amico Ronald Weasley. Ma siamo sicuro che la decisione della ragazza sia dato dall’amore o semplicemente da una forte delusione che l’ha condotta a prendere la strada più sicura ? Secondo alcune fonti sicure anche Hermione Granger  non ha ancora dimenticato Draco Malfoy e sempre secondo queste fonti tra i due c’è ancora un’ardente passione riscoperta dopo un bacio che i due “accidentalmente” si sono scambiati. Bacio che non ha , però , persuaso Hermione Granger ad attraversare la navata e diventare la Signora Weasley….
Luthien chiuse di botto il giornale, non volendo pù continuare a leggere quelle cattiverie che avrebbero sconvolto la vita di molte persone.
“Da quando il Profeta è diventato un giornale di Gossip?” Hermione era furiosa, con Rita Scheeter che ancora una volta non si era fatta scappare l’occasione di rovinare qualcuno, con Draco che aveva permesso che quella donna entrasse in possesso in quei particolari fin troppo intimi, e con se stessa che aveva permesso di dar vita ad una storia scandalistica che sarebbe stata usata contro di lei, per colpirla e ferirla.
“Hermione , cara, vedrai che le cose si risolveranno. Non posso credere che Draco le abbia detto quelle cose….”
“Luthien non puoi negare l’evidenza! È Stato Draco ha dirle tutto e adesso l’intera comunità magica , compreso Ron conosce qualcosa che io avevo sperato di tener nascosto! È strano che non si sia smaterializzato qui per chiedere chiarimenti, sicuramente lo avrà letto….” Si mordicchiò un’unghia con fare nervoso, e più volte il suo sguardo saettò in direzione del camino.  Forse sarebbe stato l’ideale andare da lui e spiegargli ogni , Ron aveva bisogno di conoscere la verità, meritava di non essere trattato come lo zimbello di quella storia. Hermione si incamminò verso il bagno e lasciando Luthien senza risposte e domande, si gettò sotto la doccia. Adesso non aveva bisogno di parlare, non voleva farlo, e non lo avrebbe fatto finchè non avrebbe incontrato Ron . Draco Malfoy non era cambiato per nulla, era rimasto il solito, bastardo , doppiogiochista. Aveva permesso a quella megera di publicare quell’articolo sapendo che cosi facendo avrebbe sabotato il suo matrimonio. Era ritornato davvero per riprendersi qualcosa che era sua, o meglio, che era stato suo, e per farlo avrebbe utilizzato qualsiasi arma, qualsiasi mezzo, rischiando di far del male a molte persone, compresa lei, nonostante l’avesse definita “unica donna importante della sua vita”. Hermione sentì le budella torcersi, sentì che la testa stava scoppiando e per la prima volta provò odio per Draco. Per quella pugnalata che le aveva riservato, per averle dimostrato quanto poco fosse cambiato e quanto lei si fosse sbagliata, per averle dimostrato che lei, più di lui, era li , pronto a far soffrire le persone, a tradirle. Lui era capace di cacciar fuori il suo lato peggiore, quel lato che nemmeno lei sapeva che esistesse. Rimase allungo sotto la doccia, a rimuginare su di lei, su di Ron e Draco, a ripensare ogni cosa, a cercare le parole giuste per spiegare a Ron che era stato tutto uno sbaglio, ma non le trovò , perché in cuor suo sapeva che non era stato uno sbaglio quel bacio, sapeva che lui non aveva sbagliato nel pensare che lei era ancora innamorata di Malfoy, non era uno sbaglio pensare che Rita Scheeter avesse alzato un polverone che forse l’avrebbe aiutata ad uscire dall’ombra delle bugie. Forse avrebbe dovuto accettare che la verità era venuta a galla e accettare che lei aveva sperato che ciò accadesse , per trovare un aiuto nel svelare a Ron e tutti i suoi veri sentimenti. Era difficile , era complicato, e la testa in quel momento non riuscì a sorreggere quel flusso di pensieri che l’attraversarono troppo velocemente.


Angolo Posta:
Ciaooo ragazzeeee!!!!!!!!!!!!! Lo so..... mi sono fatta attendere un pò troppo con questo capitolo, che a mio parere non è nemmeno un granche.... ma ho avuto problemi con la connessione e.... sono stata senza Internet per troooppo troooppo tempo!!!... Una vera tragedia!!!..... Spero che non vi abbia perso!!!!..... Voglio come sempre ringraziare chi ha commentato, chi mi segue e chi legge semplicemente!! Non vorrei deludervi, ma purtroppo l'ispirazione sembra avermi abbandonata...quindi , non mi aspetto che voi commentiate...anche se qualche commento è sempre ben accettato!!!.... al prossimo capitolo con la speranza di non farvi attendere tutto questo tempo e quindi portarvi alla noia!!! Un bacioooooooooooooooooooo a tuttee!!!!! con affettoooo
Sfiammella!!! 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** -Scelte definitive....?- ***


-E...Vissero Felici e Contenti?-

-Eight Chapter-

-Scelte definitive......?- 






L’articolo di Rita Scheeter aveva gettato Draco in una nuova convinzione, e in un nuovo mondo. Aveva aperto gli occhi, aveva realizzato che ciò che aveva fatto quella donna non era stato un gesto di malvagità. Per la prima volta Rita Scheeter aveva utilizzato la sua assenza di moralità per un fine benevole. Per la prima volta Draco aveva accettato quell’aiuto e aveva accettato di uscire allo scoperto, senza preoccuparsi dell’ennesimo rifiuto , senza preoccuparsi di fronteggiare chiunque si fosse interposto tra lui e il suo sogno. E quella sera sarebbe stata l’ideale per mettere in chiaro i suoi sentimenti, sarebbe stata l’ideale per non attendere ma per uscire allo scoperto e riconquistare ciò che un tempo era stato suo , ciò che lui, scioccamente si era fatto sfuggire tra le dita come sabbia. Quella sera, sarebbe stata la sua sera, la sera in cui Draco Malfoy avrebbe fatto capire le sue reali intenzioni. In fondo era davvero la sua serata quella , non solo perché Draco aveva deciso di far capire ad Hermione che voleva stare con lei e che non avrebbe aspettato ulteriormente, che era disposto a sposarla se fosse stato necessario, ma quella sera era per lui, perché Draco Malfoy era riuscito a conquistare anche il vecchio continente, era riuscito in pochi mesi a far parlare di se, non solo nel mondo Babbano ma anche in quello Magico. Il suo cambiamento, il suo ritorno e il suo divenire uomo migliore, erano state qualità apprezzate da tutti, e meritavano di essere ricompensate. Meritavano di essere festeggiate .
Draco si specchiò nuovamente , e ammirò la sua immagine e ammirò come quello smoking blu notte gli donava. Era un rampollo e l’eleganza era parte di lui come un arto, era essenziale . Eppure sapeva che non bastavano quelle qualità per portare Hermione da lui, sapeva che la Ex Grifondoro ammirava altro di lui. Ammirava la sua intelligenza, il suo animo sensibile che aveva mostrato solo a lei, amava il suo talento a farla sentire donna e non una stupida ragazzina. Si erano amati per molto, e lui aveva imparato a conoscere ciò che Hermione amava di lui, e lui aveva imparato ad ammettere ciò che amava di lei, senza tentare di nasconderlo, come aveva fatto per troppo tempo, ma adesso non avrebbe osato fare ciò, adesso lo avrebbe confessato apertamente al mondo.
“Sei molto bello , figlio mio….” L’eleganza e la bellezza di Narcissa si specchiarono alle spalle di DRaco. Nonostante gli anni passati, suo madre era sempre bella . I lineamenti delicati erano stati marcati da qualche ruga in più, e i morbidi capelli biondi erano colorati da qualche filamento argenteo . Eppure riscuoteva ancora grande successo, ma la sua fedeltà era rimasta al suo unico marito, purtroppo morto. La solitudine era diventata piacevole per quella donna. Non era più presente ai grandi ricevimenti e alle grandi occasioni, come un tempo era solita fare, ormai amava il silenzio dell’enorme Manor, e le visite occasionali della sua dolce sorella Andromeda, che nonostante tutto, le era rimasta accanto, e non aveva dimenticato il legame di sangue che le legava. Anche Luthien era solita farle visita, ma Draco, era come se rifiutasse di entrare nuovamente in quella casa, troppi ricordi dolorosi riportava alla mente, e lui aveva gettato alle spalle ogni doloroso ricordo legato ai tempi di quella Guerra che aveva gettato il mondo nell’oscurità e che aveva fatto allontanare da lui la persona più importante della sua vita.
“Anche tu , madre.” Rispose lui con pacata dolcezza. I lineamenti sottili di Narcissa di mossero in un sorriso.
“Perché hai voluto che ti accompagnassi io a questo ricevimento? Avresti potuto scegliere tra miliardi di pretendenti” . Il tono di Narcissa era di rimprovero. La proposta del figlio di accompagnarlo al ricevimento indetto in suo onore l’aveva rallegrata, ma anche insospettita. Sapeva bene la decisione della madre di rimanere in disparte come un eremita, conosceva bene la motivazione, eppure lo aveva fatto comunque, come se volesse che anche lei si desse una mossa, e prendesse la vita in modo completamente diverso.
“Perché nessuna pretendente è bella come te” Esclamò lui, mostrando le sue doti di seduttore bugiardo. Il vero motivo era che nessuna pretendente era all’altezza dell’unica che lui avrebbe voluto al suo fianco, ad eccezione della sua bella madre, che per anni gli era stato accanto e aveva sostenuto ogni sua decisione, anche quella considerata folle, anche quando aveva deciso di tradire lo stesso Voldemort, Narcissa lo aveva sostenuto e aveva appoggiato quella decisione folle. Amava suo figlio come ogni madre, e lui amava sua madre come pochi figli erano in grado di fare.
“Bugiardo. Farò finta di crederci” Sospirò lei, conoscendo in cuor suo la verità, ma non volendo insistere ulteriormente. Avrebbe accettato come sempre qualsiasi sua decisione, giusta o sbagliata, e lo avrebbe appoggiato come sempre.
Draco le porse il braccio, e lei lo strinse e per un attimo si sentì nuovamente giovane, accanto al suo amato, che purtroppo l’aveva lasciata. Lucius era stato il suo unico amore, e lo sarebbe stato in eterno. E Draco , ogni giorno , assomigliava sempre di più a lui e Narcissa ogni giorno rivedeva in lui il suo amato marito ed ogni giorno sentiva una morsa al cuore, una malinconia che non svaniva, un rimpianto per cose non dette, per aver nascosto molte volte i suoi sentimenti, nonostante fosse sua moglie. E adesso a guardare Draco e a ciò che era riuscito a diventare, guardare  Il suo Draco   diventato   uomo, l’uomo che anche  Lucius aveva segretamente sognato che diventasse.
 
 
 
Anche il mondo della Magia ormai aveva preso le sembianze del mondo Babbano. Ogni cosa richiamavano alla mente le consuetudini di quel mondo semplice, e privo di magia, che agli occhi dei Maghi appariva complicato , che agli occhi di qualunque mago appariva un’impresa . I fotografi erano appostati fuori la Location, in attesa degli invitati, in attesa di un succulento scoop da mettere in prima pagina e vendere , vendere a chiunque fosse interessato a conoscere la vita dei massimi esponenti di quel mondo che non tanto diverso da quello Babbano.
Le auto eleganti si fermarono all’ingresso, e maghi e streghe ben vestiti varcarono la soglia dell’elegante location adibita per quell’occasione. Hermione seguì Luthien, che mostrò la sua naturalezza di fronte a quei Flasch accecanti. Hermione cercò di sorridere, ma l’unico risultato furono una serie di foto con lei con gli occhi chiusi. Si sentiva a disagio, ma Luthien la costrinse a farsi fotografare e farsi vedere più radiosa che mai.
“Odio le foto” Sussurrò lei, venendo colpita da un altro lampo che la colpì in pieno.
“Schh… zitta e sorridi” Luthien sfoderò il suo magnifico sorriso, e costrinse Hermione a fare lo stesso.
“Entriamo?” il grido speranzoso fu accolto, e sorridendo per l’ultimo fotografo, Luthien seguì Hermione ed entrambe fecero il loro ingresso nell’elegante salone, ed Hermione non riuscì a non trattenere una risata nervosa. Per tutta la sala erano stati sistemate foto che ritraevano l’ospite d’onore, in ogni angolo c’erano spiegazioni sulla vita del giovane Malfoy e di come era cambiato. Hermione si sentiva di troppo, sapeva che la sua presenza li era fuori luogo, ma Luthien l’aveva costretta e lei, come sempre, era caduta in quella trappola. Strinse la piccola Pouchet , e mostrando un falso sorriso si diresse al centro del salone con Luthien che salutò con molta naturalezza i presenti.
“Ti ammiro.” Sussurrò Hermione.
“Perché?”. Un altro sorriso in direzione di un Auror che mostrò apprezzamento per le due ragazze che avanzavano nel salone.
“Sei cosi naturale! Non ti fanno male le mascelle?”. Il sorriso di plastica rivolto in direzione di due donne fu sostituito da uno vero, sincero e divertito.
“Si, sinceramente di solito arrivo a fine serata che non mi sento più la faccia” Esclamò lei, stringendo il braccio dell’amica. Sapeva che portarla li non era stata un’idea ingegnosa, tutti gli occhi sarebbero stati puntati su di lei, vista come la “donna del cambiamento” , ma in cuor suo sapeva che Draco aveva bisogno di quella presenza, come Hermione aveva bisogno di rivederlo. Dopo l’articolo di Rita, Hermione sembrò essersi munita di una maschera. Nonostante fosse stata nuovamente lasciata sola, non aveva mostrato la minima traccia di dolore, o rimpianto. Era ritornata l’Hermione di sempre. Era ritornata a lavorare, a scrivere nuovamente e a battersi per i diritti degli Elfi che ancora venivano brutalmente sfruttati. Era ritornata l’adolescente Grifondoro che amava rendersi invisibile. E Luthien percepì che quel comportamento non era altro che l’inizio di un ipotetico e forse imminente crollo di nervi. Forse rivederlo, o rivedere entrambi avrebbe portato Hermione ad ammettere i suoi sentimenti, e a scoprire ciò che davvero lei voleva e sentiva.
“Ho bisogno di bere qualcosa…” Hermione iniziò a sentirsi nervosa. Aveva visto visi conosciuti e sguardi insistenti. Anche lei li poteva essere considerata l’ospite d’onore, e ciò non l’entusiasmava molto.
“C’è il tavolo del rinfresco andiamo” Cercarono di oltrepassare gli ospiti e passare inosservate, ma ci riuscirono a fatica. Furono fermate più volte e più volte Hermione cercò di puntare l’attenzione altrove, e mostrando il suo desiderio di non dare spiegazioni, portò via Luthien e finalmente raggiunsero il tavolo del rinfresco.  Il delicato sapore dell’idromele cancellò per un attimo l’ansia di quella sera. Forse il suo posto non era li, e forse andar via sarebbe stato il gesto più responsabile, eppure, un forte desiderio la tratteneva in quella sala, e non la fece muovere.
“Hermione ti dispiace se vado da Blaise?” La richiesta di Luthien fu accettata da Hermione, che nonostante in quel momento rimanere soli era la peggior opzione possibile, comprese il desiderio dell’amica di raggiungere il moro, che da lontano ammiccò in sua direzione, desideroso quanto lei di averla accanto.
Hermione annuì con il capo e Luthien, ondeggiando nel suo abito lungo lo raggiunse.
Blaise fu rapito dalla sua bellezza, fu ammaliato dal suo profumo, e stringerle il fianco fu automatico, come automatico fu poggiare delicatamente le labbra sulle belle guance. Hermione ammirò tutto da lontano sperando che al più presto Luthien ammettesse quell’amore che da anni ormai era nascosta nei meandri del suo cuore.
“Ciao…” La pacata voce di Harry le fece distogliere l’attenzione da quella coppia che con nochalance si muoveva per la sala, mostrando il loro sentirsi a proprio agio in quella situazione che ad Hermione andava scomoda.
“Harry!” Hermione fu felice di vedere un viso amico, il viso del suo migliore amico, che nonostante tutto era li, accanto a lei a sorriderle.
“ Sola?”. Una domanda retorica, avendo visto la sua accompagnatrice poco prima. Hermione scosse il capo.
“Tu?” Quello scambio di informazioni avvenne con un tono teso.
“Ginny chiacchiera con Luna e Nevill. Ho saputo che adesso lavori per il Cavillo”. Harry accennò la presenza di Ginny, che Hermione vide in fondo alla sala. Chiacchierava allegramente con i vecchi amici , e quando i loro sguardi si scontrarono, ad Hermione le fu riservato puro odio. Dopo l’articolo anche Ginny si era sentita ferita, tradita. Non perché Hermione aveva tradito Ron, ma perché non aveva visto in lei una degna confidente. Era stata la sua migliore amica, dopo Luthien, e si era vista tagliata fuori, cosa che l’aveva gettata in uno stato di sofferenza , e aveva deciso di tagliare per sempre i rapporti con Hermione, proprio come aveva fatto Ron.
“ Si, ho deciso di lasciare quel luogo di bugie, e usufruire del mio talento per fini migliori”. Harry la rimproverò con lo sguardo. Voleva forse giustificare ciò che l’articolo di Rita aveva portato alla luce? Voleva forse nascondere ciò che la giornalista aveva svelato?
“Hermione , con me puoi essere sincera. Sia tu che Ron siete i miei migliori amici, e voglio il bene per entrambi. E se tu vuoi trascorrere la tua vita con un altro uomo, che non sia Ron io lo accetto. Chiunque esso sia. Ma devo incolparti di non essere stata sincera con tutti noi” . Ad Harry toccava sempre il ruolo di pacifista del gruppo. Era sempre stato cosi . Voleva bene a tutti e non poteva prendere una posizione in quelle discussioni. Doveva essere neutrale, ma non per questo non mettere in luce il suo personale pensiero.
“ Non riesco ad essere sincera nemmeno con me stessa….” Sussurrò Hermione, per la prima volta dopo mesi aveva ammesso il suo stato d’animo. Non era sincera con se stessa, non sapeva davvero ciò che lei voleva. Le mancava Ron , ma le mancava anche Draco, in modo diverso. Draco era sempre stato li, nel suo cuore,mentre Ron era sempre stato al suo fianco. Forse la figura di Ron era stata una figura di sostegno, una figura che aveva sostituito l’assenza di Draco, che l’aveva fatta sentire nuovamente amata, dopo che Draco aveva lasciato in lei un senso di abbandono e vuoto. Aveva usato Ron come uno zerbino, ed era arrivata addirittura al punto importante del Matrimonio. Era stata meschina con  se stessa , con Ron , con Ginny, con Harry e con lo stesso Draco.
“ Ron ti ama, ma tu ami Draco… Tutti sanno la verità e tutti l’accetteranno prima o poi. La cosa importante adesso e che tu trovi la felicità. Che sia Malfoy a dartela, che sia Ron o che sia te stessa. Ricorda , però, che avrei sempre il tuo vecchio amico Harry”. Hermione non si trattenne nell’abbracciarlo forte. Harry era capace con poche parole di donargli amore e di sostenerla. Era sempre stato un tassello importante nella sua vita e lo sarebbe stato per sempre.
“Harry Potter, sei l’amico migliore del mondo….” Sussurrò Harmione , ringraziando quell’amico con quelle semplice e povere parole,  che non sarebbero bastate per esprimere tutta la sua gratidutine.Forse quella serata avrebbe donato i frutti giusti e tanto attesi. Forse la sua presenza li era indispensabile, e forse la sincerità che il suo cuore chiedeva l’avrebbe raggiunta e avrebbe smesso di nascondersi, e rendersi invisibile. Ron o Draco non aveva importanza. Ciò che aveva importanza in quel momento era la sua felicità, e lei conosceva chi sarebbe stata la fonte. Sapeva chi sarebbe stato a donargli quella felicità che sarebbe durata tutta la vita, e quella sera sarebbe stata l’ideale per ammettere tutto ed essere finalmente sinceri.
Harry si allontanò fiero di se e dei consigli che aveva appena dato alla sua migliore amica. Meritava tutto l’amore che i due pretendenti erano disposti a donarle. Meritava di essere felice con uno dei due o addirittura con nessuno dei due, ma meritava comunque la felicità. Meritava l’amore e meritava il bene. Ginny l’avrebbe perdonata, lui lo sapeva. Conosceva la moglie e conosceva il bene che la legava ad Hermione. Ron avrebbe dimenticato, anche se non sarebbe stato facile. Sarebbe ritornato ad amare e avrebbe guardato Hermione non più con rancore. Sapeva che le cose sarebbero ritornate al punto giusto. Sapeva che ogni cosa avrebbe ripreso il posto designato, il tempo sarebbe stato l’artefice, avrebbe risolto tutto. Solo con il tempo tutto avrebbe ripreso l’ordine di una volta.
 
 
 
 
 
 
“Forse stasera finalmente Harmione e Draco ….”
“La smetti di parlare solo di loro due?”. Blaise era stufo ormai di sentire i nomi di quei due invadere le conversazioni tra lui e Luthien. Voleva bene a Draco come un fratello ma sapeva anche che lui era in grado di farcela da solo. Se davvero voleva Hermione al suo fianco, l’aiuto di Luthien non sarebbe stato richiesto. Era stufo di mettere da parte ciò che li legava e far finta di non vedere il modo in cui Luthien ricambiava gli sguardi, il modo in cui rispondeva ai suoi gesti. Era evidente che anche lei come lui, voleva che quel rapporto evolvesse, ma qualcosa la frenava, un qualcosa che Blaise non capiva,e non riusciva a cogliere.
“ E di cosa dovrei parlare? Sono le persone che amo più al mondo e voglio vederli felici” Luthien si sentì offesa. Per la prima volta l’aveva zittita, e per la prima volta la guardava con durezza. Blaise le aveva sempre riservato un trattamento esclusivo, le aveva sempre donato il suo lato migliore . Eppure in quel momento non sembrava tanto tollerante. Non sembrava volerle dare l’esclusiva.
“Voglio parlare di Noi! Luthien siamo adulti ormai. Non siamo più ad Hogwarts e credo che sia evidente ciò che io voglio da te” . Luthien sentì il cuore prendere ritmi incontrollabili, sentì le gambe tremare e per la prima volta si sentì insicura di se stessa. Non era mai accaduto. Lei Luthien Lestrange era la migliore, lo era sempre stata eppure in quel momento sembrò essere una sciocca ragazzina. Blaise voleva qualcosa dalei, quel qualcosa che lei non aveva mai donato a nessuno. Quel qualcosa che le avrebbe cambiato la vita.
“Non…Capisco…” Finse di non capire, finse di non aver afferrato ciò che Blaise le stava comunicando con il semplice sguardo.
“ Non fare la sciocca perché non lo sei. Per anni ci siamo nascosti e il motivo forse è semplicemente perché non volevamo rinunciare alla nostra libertà non capendo che la libertà non è solo star soli e non avere limiti. Ma la libertà sta anche nel fatto di ammettere ciò che davvero si è, la libertà e mettersi in gioco e mettere a nudo la propria essenza. Noi ci siamo resi schiavi dell’ipocrisia. Non ammettendo ciò che poteva nascere tra di noi. Sono stufo di svegliarmi la mattina in un letto vuoto. Sono stufo di non condividere la mia vita, i miei successi con nessuno! “. Luthien era appoggiata al suo braccio, con gli occhi puntati nei suoi e la sala improvvisamente sembrò non esserci più. C’era solo lui e le sue parole, c’erano solo loro due. Perché quelle parole improvvise? Non era la situazione ideale quella. Tutti gli occhi e l’attenzione erano puntati su di loro. Lui il Ministero della Magia, e lei , l’ereditiera di Madame Lestrange. Non potevano, non potevano perdere il controllo in quel momento. Avrebbero parlato di loro, e se le cose non fossero andate come dovevano andare? Se tutto ciò che sentivano era solo illusione. Non poteva rischiare Luthien, non voleva farlo.
“Blaise non è il momento questo…” Riuscì a pronunciare solo quelle parole. Non riuscì a dire altro, e ciò fece male a Blaise che si staccò con delicatezza da lei. Mostrò un sorriso falso, finto che portò Luthien nuovamente alla realtà, questa volta però le fece male.
“Se questo non è il momento, credo che non ce ne sia un altro. Luthien io voglio stare con te. Voglio che il mondo sappia che tu sei mia. Ma se tu non vuoi, io non insisto e ti lascio andare”. Ciò che Blaise stava facendo in quel momento era lasciar scegliere a Luthien. Lei avrebbe dovuto decidere se rimanere sola o se iniziare una vita con lui. Guardò Blaise , lo scrutò sperando che quelle parole non fossero solo menzogne. Sperando che quell’interesse non si soffermasse solo sul suo bell’aspetto. Poi ricordò, ricordò i momento in cui lei si era mostrata semplicemente Luthien, quando lui le aveva riservato quello sguardo anche in momenti diversi da quello, in momenti peggiori, e a quando ogni volta lui l’aveva cercato e lui si era presentato a lei senza chiederle nulla. Ma adesso le stava chiedendo di rimanere al suo fianco per sempre, e di dedicargli ogni momento della sua vita.
“Blaise e se non funzionasse tra noi?” Quella domanda non faceva altro che tormentarla, la teneva incatenata e non la rendeva libera.
“Dobbiamo provare , rischiamo insieme…” Blaise era pronto a mettersi in gioco. Era pronto a soffrire, ma l’avrebbe amata senza inibizioni , senza limiti. Non avrebbe commesso l’errore dell’amico, che aveva lasciato andar via quel qualcosa che realmente contava.
“Mi sento cosi…sciocca” Luthien sorrise all’idea di rischiare e donare a qualcuno che non fosse lei stessa una parte di se.
“Luthien andiamo via da qui. Lasciamo questa gente falsa e viviamo la vita reale. Questo non è ciò che realmente vuoi. La Luthien di una volta amava mettersi in mostra non per la sua bellezza, ma per il suo talento. Sei cambiata , ma nonostante ciò , io vedo ancora la Luthien di una volta”. Blaise le sussurrava piano quelle parole, non donando attenzione ai presenti che gli passavano accanto e chiedevano attenzione dal Ministro. Per lui non contava nessuno, oltre che lei.
“ Perché adesso? Perché solo ora mi chiedi questo?” Erano anni che Luthien non perdeva di vista quel ragazzo. Per anni aveva visto Blaise al fianco di donne anonime e senza nome, e per anni lui le aveva solo riservato sguardi e sorrisi ,senza realmente farsi aventi, nascondendo quel sentimento che stava sbocciando ora.
“Perché non lo so… Questi dieci secondi di coraggio mi sono mancati tutta la vita, e solo adesso hanno deciso di emergere e spingermi da te! Ma cosa importa? Non conta quanto tempo ci abbia messo, ma conta che lo abbia fatto e adesso ti chiedo di restare al mio fianco non solo come amica…ma anche come compagna di vita!” I lineamenti di Blaise si addolcirono , la rabbia di poco prima sembrò essere svanita , con il solo pensare di averla al suo fianco. Luthien aveva sempre avuto attenzione dagli uomini, i complimenti e le belle parole  le erano sempre state riservate, ma questa volta sentì che era diverso. Sentì quelle parole e fu come se fosse la prima volta, sembrarono sconosciute ai suoi sensi, e il rossore alle guance e il battere del cuore lo dimostrarono. Per tanto tempo non si era mai legata a nessuno, il suo cuore aveva sempre rifiutato tutti e forse il motivo era solo che stava aspettando quel momento, come se gia conoscesse le vere intenzioni di Blaise, e come se fosse rimasto li ad attendere e finalmente quel momento era arrivato.
“Sembra tutto cosi…Irreale!” Luthien continuava a mostrare titubanza, come se la sua mente non fosse in concordo con il cuore. Sarebbe stata in grado di amare? Sarebbe stata in grado di mettere tutto da parte , mettere se stessa da parte e donare a qualcun altro gran parte del suo tempo. Sarebbe stata in grado di non essere più egoista? Sarebbe stata in grado di non farlo soffrire come il cugino prima di lei aveva fatto soffrire Hermione? Queste domande non avrebbero trovato risposta a meno che lei non si fosse fiondata a capofitto tra le sue braccia e avrebbe accettato quella proposta di rischiare. Di saltare giu, con lui al suo fianco, di mettersi in gioco .
“Rendilo reale con me….” Blaise le mandò l’ennesimo segnale, le porse nuovamente la mano, sperando di stringere quella di lei e non lasciarla più. Luthien chinò il capo, forse per trovare le parole giuste, o semplicemente per nascondere il rossore delle guance, ma quando lo rialzò e si rivolse a Blaise, il suo sguardo alleggerì il cuore del Ministro. Non ci furono parole, ma solo gesti. Gesti che fecero comprendere la sua risposta. Luthien gli strinse la mano, e non badando agli sguardi che saettarono su di loro, e ai Flasch dei paparazzi fece aderire le sue labbra a quelle di lui , e si gettò tra le sue braccia. Blaise sentì quelle labbra calde, accarezzo la pelle delicata e si lasciò alle spalle per un momento la sua alta carica, spogliandosi completamente delle sue paure, e dei suoi doveri. In quel momento non era Il Ministero della Magia, in quel Momento era Blaise Zabini, il ragazzo che per anni aveva sognato di vivere quel momento.
 
 
 
 
La tempistica è un elemento fondamentale nella vita. Il tempo è  causa di avvenimenti. Se sé ne  perde troppo, qualcosa può sfuggire via, scivolare, e non ritornare, se lo si lascia scorrere velocemente , le cose possono sembrare diverse, fraintendere e cadere in errore. Il talento sta nel prendere una giusta quantità, utilizzarla e vivere il giusto della propria vita.
Hermione correva, correva troppo velocemente forse, tanto da non notare i capelli andar per aria, ritornare crespi e il trucco rovinarsi. Correva troppo, forse troppo per le sue scarpe vertiginose, che senza preoccuparsi se le sfilò dal piede e le lasciò cadere, e con esse le proprie paure. Correva troppo velocemente per poter notare Draco che piano si diresse dai suoi ospiti, che piano sperò di incrociare lo sguardo che aveva atteso tutta la sera, che forse troppo piano notò l’assenza di lei e la presenza di Ron che con passo svelto si diresse ai piani superiori , dove poco prima aveva visto Hermione dirigersi. Salì le scale, cercando di mantenere una calma che non aveva mai posseduto prima, vide le scarpe di Hermione, e seguì quella traccia lasciata involontariamente.  La raggiunse, e la vide appoggiata al muro, con il viso tra le mani . Lo nascondeva e Ron desiderò che quelle mani si staccassero dal viso per mostrare ancora quel viso che non riusciva ad odiare e che nonostante tutto avrebbe amato forse per sempre, o sicuramente per sempre.
“Hermione”. Quando lei lo guardò sembrò delusa, come se quella presenza non era desiderata, come quella presenza non era ciò che lei avrebbe voluto.
“Ron…” Sussurrò lei semplicemente, nascondendo il dispiacere e la delusione e cercando di imitare un sorriso gioioso, ma come unico risultato ebbe una smorfia.
“Perché qui?” Chiese lui, non riuscendo a dire altro, non riuscendo a pronunciare ciò che davvero sentiva in quel momento, ciò che realmente lui voleva.
“E tu perché qui?” Non le andava di rispondere, perché la motivazione avrebbe ferito Ron e questo lei non lo desiderava. Desiderava che fosse felice Ron, desiderava quei sorrisi buffi, e quell’indifferenza che per molto le era stata dedicata. Perché era dovuto nascere l’amore tra loro? Perché si erano amati ? L’amicizia non era bastata come era bastata per lei ed Harry?
“Io non dovrei ne qui, e ne di sotto….Non sono stato invitato”. Non seppe il perché la informò di quel particolare, forse per rendere il suo gesto più apprezzato? Forse per apparire più tenace, intraprendente? O forse per mettere in cattiva luce il rivale, che sembrava trionfare in qualunque momento e in qualunque situazione.
“Ah, mi dispiace….” Rispose lei, mostrando sincero dispiacere. Ron era fermo immobile a pochi passi da lei, e non riusciva a muoversi, come se il suo corpo fosse immobile, nonostante la sua mente lo incitava a raggiungerla e baciarla, accarezzarla e sussurrarle parole d’amore, o semplicemente le parole che nella sua mente aveva ripetuto per tutto il viaggio per arrivare in quel posto.
Si guardarono ancora , prima che le cose prendessero una piega completamente diverse, e donassero a quel silenzio imbarazzante un motivo valido. Ron scattò verso di lei e la fronteggiò. Il corpo aveva ceduto alla volontà della mente, aveva detto “si “ a agli ordini che la mente gli aveva impartito. Era di fronte a lei, e per l’ennesima volta era pentito per averla fatta scappare via, per averla lasciata andare. Quell’articolo gli aveva offuscato la mente, la rabbia si era impadronita di lui e le sue paure sembravano aver preso vita, ma poi, la lontananza, il non sentirla, il non poterla stare accanto, baciarla, stringerla a lui lo aveva fatto impazzire, e adesso la voleva nuovamente, la rivoleva indietro, accettando ogni cosa.
“Hermione, devo….” Hermione lo zittì, scuotendo la testa. Non voleva ascoltare le sue parole, non voleva che lui nuovamente si sacrificasse per lei, voleva solo che fosse felice, e lei non poteva donargli quella felicità.
“Ron non dire che mi perdoni, che puoi rimediare alle cose. Sappiamo entrambi che non è cosi” Quelle parole facevano male non solo a lui, ma anche a lei, che vide lo sguardo di Ron cadere. Gli occhi si offuscarono, divennero tristi, e le labbra si arricciarono, come se le parole che stavano per pronunciare gli fecero male, causarono dolore.
“Ho parlato con Harry e mi ha fatti aprire gli occhi. Devo prendere una decisione, devo decidere cosa realmente voglio, e so….” Dei passi interruppero il suo discorso, entrambi si voltarono ed entrambi incrociarono lo sguardo incredulo di Draco che li fissava , sperando che ciò che stava vedendo non era reale. Ron ed Hermione avvinghiati, abbracciati, i visi pericolosamente e dolorosamente vicini. E quella scena rese chiare le parole non dette di Hermione. Nonostante l’articolo, nonostante lui avesse reso pubblici i suoi sentimenti Hermione aveva deciso. Ron Weasley era stato scelto, e lui era stato scartato senza ricevere una dovuta spiegazione.
“Weasley cosa ci fai qui? Non sei stato invitato”. Draco fulminò Ron con lo sguardo e lo stesso fece Ron, che lasciò Hermione e fronteggiò il nemico. Forse quella sarebbe stata la resa dei conti.
“E non contavo in un tuo invito. Sono qui per Hermione” la risposta di Ron fece saettare lo sguardo di Draco su Hermione, che intanto si era alzata e sosteneva il suo sguardo. Una morsa al cuore, vederli uno accanto all’altro. Rivederli nuovamente insieme.
“ Se dovete parlarvi vi prego di farlo fuori, questa è una festa in mio onore, e non ho intenzione di farmela rovinare da entrambi”. Hermione si sentì confusa. Il perché le stava riservando quel trattamento era oscuro anche per lei. Lei che era corsa ai piani superiori per parlare con lui, per avere un po’ di Privacy e mettere in chiaro alcune cose, quelle cose che li aveva fatto allontanare. Eppure quello sguardo le era familiare. Era lo sguardo di un Malfoy, ,lo sguardo riservato alle creature che riteneva inferiori, quello sguardo che Hermione aveva visto poche volte sul suo volto, quelle poche volte riservata a lei, riservate a lei per proteggerla, nel periodo oscuro della guerra.
“ Draco io cercavo te…” Hermione non voleva attendere, voleva assolutamente parlare con lui, ma la presenza di Ron glielo avrebbe impedito. Ron si voltò incredulo verso di lei, e Draco cercò di nascondere il sorriso trionfante.
“Hermione no! Ti ha appena cacciata , di nuovo, e tu cosa fai? Ritorni da lui?” Ron era incredulo. Stava nuovamente correndo tra le braccia di Malfoy, che non avrebbe atteso per farla soffrire di nuovo.
“Weasley non decidi tu per lei!” Draco voleva ascoltare ciò che Hermione aveva da dirgli. Voleva sentire nuovamente la sua voce rivolgersi a lui con dolcezza e tranquillità, cancellando l’ultimo ricordo nel quale lei lo aveva odiato e maledetto.
“ Zitto Malfoy! Hai gia fatto troppi danni! Non ho intenzione di vederla nuovamente soffrire per causa tua. Non riesco a sopportare l’idea di rivederla in quello stato! “ Ron era furiosa, si voltò verso il suo nemico, sfoderando la bacchetta e pronto ad attaccare se fosse stato necessario. Draco non si mosse, non temendo l’ira di Ron.
“Ron, non fare cosi ti prego”Il sussurro di Hermione non bastò a calmarlo , ma fu zittito. Era la prima volta che Ron lo faceva, era la prima volta che Ron si rivolgeva a lei con un tono colmo di rabbia, ed era la prima volta che Ron urlava contro di lei, cosa che bastò a far infuriare Draco.
“Ehi, come ti permetti di rivolgerti a lei in questo modo?”
“Adesso te ne importa Malfoy? Dov’eri quando non faceva altro che piangere? Dov’eri quando non mangiava e ha rischiato di morire? Dov’eri quando non dormiva la notte? Io ero li con lei, al suo fianco,  come è sempre stato e sempre sarà. Io che le sono stato accanto quando il mondo era sotto sopra, mentre tu ti rendevi bello agli occhi di tutti . Io ero con lei quando quella pazza di tua zia le ha marchiato il braccio con quel modo vostro di definirla. Io ero con lei quando le hai spezzato il cuore! E adesso vieni a dirmi come mi devo rivolgere a lei? “ Ron aveva perso del tutto la calma, ed Hermione stava sentendo il peso delle colpe su di lei. Era colpa sua se adesso Ron stava soffrendo in quel modo, era colpa sua se Draco aveva assunto nuovamente quello sguardo che lei aveva cercato di cancellare, donandogli amore, era colpa sua se i ricordi dolorosi della guerra erano stati nuovamente portati alla mente. Era colpa sua se quel bel ricevimento stava per essere rovinato da uno scontro che avrebbe occupato la prima pagina non solo del Cavillo, ma anche del Profeta. Era solo colpa sua.
“Le sei stato affianco per troppo tempo. Adesso è il momento di farti da parte Weasley. E lascia decidere a lei” Anche Draco ormai aveva lasciato la calma, ed era pronto anche lui a combattere ed affrontare finalmente l’avversario.
“Lei ha scelto quando ha indossato l’anello , lei ha scelto quando nonostante tu sia tornato è rimasta con me, ed è ritornata da me quando io l’ho lasciata andare. Cosa che non ha fatto con te, nonostante quel maledetto bacio, che Hermione, ti giuro ho gia dimenticato”. Hermione si sentì ancora più in colpa, sentì un macigno poggiarsi sullo stomaco, e le gambi molli. Il modo in cui Ron le aveva appena comunicato il suo perdono, il modo in cui Draco continuava a guardarla, e il modo in cui due persone erano pronte ad attaccarsi e a ferirsi per lei. Doveva mettere fine a quella tragedia, prima che il finale potesse essere devastante.
“ Finchè Hermione non mi dirà che non vuole stare con me, che non vuole più ivedermi, e finchè non attraverserà la navata e ti dirà si, io rimango qui, ad attendere. Non la lascio andare nuovamente! E sopattutto non la lascio a te”. Ormai c’era una sfida tra i due, ed Hermione era il premio, cosa che non la rese felice, ma la fece sentire ancora più in colpa. La sua scelta era stata presa, lei aveva deciso cosa voleva, e chi voleva, ma quella scelta le sembrava sbagliata in quel momento. Sentiva che Draco avrebbe retto il suo rifiuto, mentre continuava a vedere Ron come fragile e privo di carattere. Non avrebbe potuto sopportare una sua sofferenza, non riusciva ad immaginarlo. Strinse i pugni, stufa di sentire quelle urla, che continuavano a blaterale cose insensate, e non lasciavano che Hermione avesse la sua idea da esporre , non lasciando Hermione la facoltà di scegliere e decidere. LO stavano facendo loro, stavano decidendo loro per lei,  e ciò non le stava affatto bene. Lei , Hermione Jane GRanger che non poteva parlare? Non era possibile, non lo sarebbe stato in quel momento e non lo sarebbe mai stato.
“Zitti!” L’urlo di Hermione sovrastò quello di entrambi, che si zittirono e si voltarono verso di lei.
“Non permetto a nessuno dei due di decidere per me! Ho un cervello, abbastanza dotato, e ho ancora la capacità di prendere le giuste decisioni”. Hermione si sentì più forte ora che entrambi avevano l’attenzione verso di lei. Ma si sentì doppiamente meschina, stava nuovamente mentendo, e nuovamente non dava voce ai suoi veri sentimenti.
“ è strano a dire una cosa del genere ma…Io amo entrambi, vi amo in modo diverso, ma purtroppo vi amo entrambi…ma so che devo prendere una decisione….” Draco abbassò lo sguardo, incredulo di quelle parole.
“Non puoi amare due persone! È impossibile ed io non lo accetto” Non riuscì a trattenere quel pensiero che lo feriva. Lui amava solo lei, e non avrebbe accettato che lei amasse oltre a lui anche Weasley. Non poteva affatto accettarlo. Non amava condividere le sue cose con nessuno, e tantomeno con un pezzente come Ronald Weasley.
“Non devi accettare un bel niente Malfoy! “ Ron tornò a rivolgersi al nemico, e attese con impazienza il continuo di quel discorso. Avrebbe accettato quella condizione, avrebbe accettato che Hermione amasse anche Malfoy, ma la cosa importante era che lei avrebbe scelto lui come compagno di vita, e avrebbe lasciato Draco solo ai ricordi.
“è una cosa impossibile da pensare, ma purtroppo è cosi. Io amo entrambi ma devo scegliere uno solo e lasciare l’altro, e ciò mi fa male….” Le parole di Hermione continuavano a risuonare stonate per Draco , che continuava a non capire come si potesse amare due persone. Lui aveva trovato spazio solo per una persone, ed era inconcepibile per lui che si potesse avere un cuore abbastanza grande per contenere due persone e amarle. Non riusciva a concepire una tale situazione, non riusciva a capire.
“Ascoltami Hermione, non ho tempo da perdere! Io ti amo, e voglio stare con te, ma non ho intenzione di dividerti con nessuno. Quindi adesso mi dici cosa vuoi davvero e finiamo questa faccendo che sono stufo e ho un discorso tra poco, ho degli ospiti di sotto e non mi va di passare un’intera serata in compagnia di Weasley, e vederlo gongolare in questo modo, quindi adesso, scegli senza troppi giri di parole”.
“Lo vedi? Non ha intenzione di aspettare , non ha intenzione di dedicare del tempo a te! Come puoi poter stare con lui? Ti trascurerà per il lavoro, e forse anche per altre donne. Mentre io Hermione, ti amerò ogni giorno, come se fosse il primo. Ti sosterrò e sono pronto ad aspettare”.
Le parole di entrambi misero in evidenza il loro vero essere. Le loro qualità che Hermione aveva amato e che continuava ad amare. Draco Malfoy, abituato ad avere tutto e subito, che amava le sue cose più di ogni altra cosa, che odiava dividere qualcosa con qualcuno. Il rampollo fiero che non aveva mai messo in luce i suoi veri sentimenti, ma che li aveva dimostrati in diverso modo, in un modo che solo Hermione riusciva a comprendere e cogliere.
Ron Weasley, abituato ad attendere, abituato ad accontentarsi, abituato a pendere dalle labbra dell’unica donna che avesse mai amato. Succube e un po’ schiavo di lei, ma non si vergognava di dimostrarlo, anche perché Hermione non era un’approfittatrice. Solo lei era in grado di appezzare quella particolarità che agli occhi degli altri appariva un difetto o una debolezze.
Guardò entrambi, e ammise che una decisione definitiva sarebbe stata do
vuta per il bene di tutti. 




Angolo Posta:
Eccomi con l'ottavo e forse penultimo capitolo di questa interminabile storiaaaa!!! Mi scuso con tutte voi...... mi sto facendo troppo attendere con il postare capitoli, ma purtroppo la connessione a internet schifo....e continua a fare i capricci..... Uff uff......cmq, spero che questo capitolo vi sia piaciuto.....Finalmente Luthien e Blaise hanno deciso di darsi una mossa!!! Luthien nel suo profondo non è cinica e priva di sentimenti come vuole mostare. Forse è piena di sentimenti, ma ha paura di metterli in bella mostra! Paura che Blaise è capace di cancellare e gettar via. 
Poi Ron....forse ho un pò esagerato nel farlo uscire fuori di testa..... urlare contro Hermione, come un pazzo....mmmmmmmmmmm....la Rowling mi citerà e mi denuncerà per "storpiamento di personaggio!"....Oh mio Dio :S ....HHAHAHAH....!! Comunqueeeeeeeeeee come sempre naturalmenye ringrazio alle 26 persone che mi seguonoo!!! 26 non è un numero di poco conto...anziiiiiiii!!!! Ragazze vi ringrazio..... siete meraviglioseee!! tutte e 26!!!.... Ringrazio alle 4 che hanno inserita questa storia tra le preferite!!!!!.... GRAZIE DI VERO CUORE... mi sento lusingata!!! uhuhuh.... e all'unica ma non meno importante che l'ha inserita tra le ricordate!!!! Grazieee a tutteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!! senza di voi credo che non varrebbe la pena scrivere!!!! quindi mi scuso nuovamente per l'attesaa!! e vi prego...statemi accanto ancoraaaaaaa!!!!! Un baciooooo 
con affettooooooooooooooooo
SFIAMMELLA!!!! <3 

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Capitolo 10
*** -Problemi di convivenza- ***



-E...Vissero per sempre felici e Contenti?....-
-Ninth Chapter-
-Problemi di convivenza-

 

Hermione si alzò lentamente , tenendo stretta la coperta al petto. I capelli crespi le ricadevano sul viso, e il rossore che le ricopriva le gote era ancora visibile. Guardò sulla sua sinistra e notò di essere rimasta nel letto sola, cosa che per un attimo la sollevò. Ma il rumore in cucina le fece presagire che quella solitudine non sarebbe durata presto e che avrebbe dovuto affrontare l’argomento della sera precedente. Sospirò piano sentendo ancora fresco il suo odore sulla pelle, il cuore era andato all’aria e sulle labbra il calore dei suoi baci era ancora vivo e intenso. Cercò qualcosa che potesse coprirla, e trovò con sorpresa un elegante vestaglia di seta poggiata poco lontana dal letto, che indossò e sentì la pelle perdersi in brividi dovuti dal contatto di quella stoffa cosi delicata e fresca. Cercò di rendersi presentabile, ma i capelli glielo impedirono e anche il suo viso. Non riusciva a vedere nulla di bello in lei, aveva troppi difetti, difetti che lasciò allo specchio. Si diresse in cucina e si fermò sulla soglia e sorrise alla vista di Draco alle prese con i fornelli. Era gia pronto per affrontare quella nuova giornata di lavoro, ma prima di lasciare casa voleva preparare per Hermione una buona e sostanziosa colazione. Non si accorse della sua presenza fino a quando lei non si accomodò al banco accanto alla cucina.
Draco si voltò, attirato dal rumore della sedia spostarsi e l’accolse con un sorriso radioso, un sorriso che da molto non si vedeva dipinto su quel volto sottile . Fu come se il sole lo avesse illuminato improvvisamente dopo anni di buio.  Hermione ricambiò quel saluto timidamente, e riuscì a sorridere appena. Si sentì in imbarazzo, si sentì una sciocca ragazzina, di fronte al primo amore, insicura, timorosa di non essere all’altezza di lui, insicura di non essere stata all’altezza. Draco si appoggiò sui gomiti e si porse verso di lei, scoccandole un dolce bacio sulla guancia. Non smetteva di sorridere, come se la visione di lei era l’unica cosa che aveva atteso per tutta una vita, e adesso che era reale, non avrebbe rinunciato ad un solo istante in sua compagnia.
“Buon Giorno” Finalmente sentì la sua voce, era calma, calorosa.
“Buon giorno” Hermione si lasciò andare, e sorrise radiosamente. Forse la lontananza aveva posto tra i due una sottile barriera che sarebbe stata infranta presto, e che avrebbe riportato quella forte complicità che li aveva uniti per molto tempo.
“Ho preparato la colazione. Tra un po’ esco, vado a lavoro, ho alcune faccende da sbrigare. Thomas è a tua piena disposizione, chiedigli tutto ciò che vuoi….e…” Hermione zittì quel turbine di parole  poggiando  le sue labbra su quelle di Draco e si perse in quella sensazione di poche ore prima, si sentì nuovamente  viva e lo considerò il modo migliore per augurare il buon giorno. Non le importava della colazione che stava andando a fuoco, non le importava di far tardi in ufficio, non le importava della disponibilità di Thomas l’elfo, l’unica cosa che importava in quel momento era quella sensazione di vita che le era mancata tanto, quella sensazione di sentirsi donna e amata che solo lui era capace di trasmetterle. Affondò le sue mani nei morbidi capelli biondi, accarezzò quel viso sottile, e si perse in quei occhi tempestosi, che l’avevano tormentata per troppo tempo. Era lui il suo destino, aveva scelto la strada della felicità, e quella strada l’aveva condotta da lui, in quella casa, dove la sera prima si erano amati nuovamente, dove si erano scambiato le anime, la pelle . Dove tutto era ritornato al posto giusto, dove il tempo si era fermato, e dove i ricordi erano entrati violentemente riportando alla luce ciò che c’era stato , e ciò che ci sarebbe stato da quel momento in poi. Draco era ritornato per lei, e lei lo aveva accolto, anche se con fatica, nella sua nuova vita, una nuova vita che comprendeva quella parte del passato che non aveva mai realmente lasciato.
“ Devo andare….” Sussurrò lui,  amaramente, avrebbe preferito trascorrere l’intera giornata rinchiuso li, in quella casa, abbracciato a lei, e recuperare i due anni trascorsi lontano. Ma il dovere lo chiamava, e lui non poteva rimandare. Hermione comprese che il lavoro doveva avere la priorità maggiore, ma non riuscì a non trattenere il broncio. Draco indossò il soprabito, e scoccando un ultimo bacio, intenso e profondo, si diresse verso l’uscita, lasciando Hermione sola, in quell’enorme e fredda casa. Si guardò intorno. Quell’appartamento era stato arredato in modo freddo e anonimo , era molto evidente l’assenza della presenza femminile, e ne fu felice. Lei era stata la prima ad aver varcato quella soglia, e sarebbe stata anche l’ultima. Il tocco femminile non sarebbe mancato, ma dovette metterlo in secondo piano, adesso aveva altre faccende da eseguire, e prima di gettarsi nella frenesia del lavoro,  aveva una piccola faccenda da non lasciare in sospeso.
 
 
 
Si smaterializzò nel salone di casa sua e la scena che vide non fu molto gradita. Blaise sussultò sentendo l’urlo di imbarazzo che Hermione gettò, e con gesto istintivo cercò di coprirsi al meglio. Il corpo del Ministro della magia non era coperto da alcun indumento e Hermione non né fu molto entusiasta.
“COPRITI COPRITI IMMEDDIATAMENTE” Hermione si voltò di scatto dall’altra parte, sperando di eliminare al più presto quell’immagina dalla sua mente.
“Hermione, ehm..come ti salta in mente di piombare qui in questo modo” Blaise con fare nervoso si portò un cuscino all’altezza del bacino, comprendo ciò che aveva di più caro.
“Voglio ricordarti che questa è casa mia! Piuttosto, dovresti spiegarmi tu il motivo della tua presenza….”
Hermione ritornò a rivolgersi a quell’ospite inaspettato e notando anche il suo di imbarazzo, scosse il capo , rifiutandosi di ricevere risposta. Sapeva bene il motivo di tale presenza, e non voleva cadere in  particolari.
“C’è bisogno che ti spieghi…”
“No , certo che no…Ho appena fatto colazione…Luthien dov’è?”. Hermione cercò di concentrare la sua attenzione altrove, e non soffermarsi sul cuscino ricamato che copriva il sesso del ragazzo, che continuava a rimanere immobile in mezzo al salone.
“In…in bagno…” Blaise cercò di apparire naturale, e senza muovere un muscolo, indicò la strada che Hermione gia conosceva. Lei Si fiondò in bagno, e chiudendosi la porta alle spalle, tirò giu la tenda della doccia, rivelando Luthien , colma di schiuma, che senza badare al fatto di poter inzuppare l’amica, le si fiondò addosso , abbracciandola.
“Hermione! Che bello rivederti! Ho da dirti molte cose….”
“Luthien, purtroppo gia so tutto. Ho appena visto Blaise , completamente nudo nel nostro salone…..” , Luthien strabuzzò gli occhi per la sorpresa, per poi scoppiare a ridere. Si risparmiò la lunga spiegazione riguardante ciò che c’era stato tra loro la notte prima, ciò che si erano detti durante il Party in onore di Draco , ma non risparmiò di spiegarle quanto fosse stato magnifico stare con lui , e non si risparmiò di elencare le innumerevoli ragioni che designarono a Blaise Zabini il titolo di  re delle notti di passioni.
“Ok, ho afferrato. Blaise è uno stallone senza rivali….” Luthien sorrise divertita difronte a quella considerazione, che Hermione espose con tono ironico. Ritornò sotto il getto di acqua calda, e attese di ricevere le spiegazioni legate all’assenza dell’amica della notte prima, assenza che le aveva permesso di trascorrere la notte migliore della sua vita. Hermione si allontanò dalla doccia, per evitare di ritrovarsi zuppa, e attese che Luthien finisse per iniziare il suo lungo racconto su ciò che era accaduto la notte prima, per raccontare ciò che la festa in onore di Draco aveva causato, e il coraggio di scegliere la giusta strada l’aveva raggiunta poche ore prima, aiutandola di non incorrere nuovamente in errore.
“ Ma continuo a sentirmi male….Adesso sono felice perché amo Draco, ma…penso a Ron, e a quanto male gli ho fatto, non meritava tutto questo”. I sensi di colpa che tormentavano Hermione non riuscirono a rimanere nascosti, doveva dire all’amica ciò che provava, e non avrebbe solo elencato le sensazioni di benessere che la presenza di Draco le aveva dato. Lo sguardo di Ron di fronte a quella scelta finale, era ancora vivo nella sua mente, e non poteva fare altro che tormentarsi, non poteva fare a meno di sentirsi colpevole e meschina.
“ Sapeva che non aveva alcuna speranza, conosceva il pericolo di poterti perdere, ma nonostante ciò ti è rimasto accanto… è stato davvero ammirevole, ma adesso non puoi star male solo perché hai seguito il tuo cuore! Hai pensato per una volta a te stessa, e credo che non sia un reato”. Hermione considerò esagerato il tono rigido di Luthien. Aveva ragione, per la prima volta aveva messo la sua felicità prima di tutto, aveva preso la strada che da sempre era stata disegnata per lei, quel percorso interrotto dai timori di Draco, ma mai persa davvero, e Ron sapeva il rischio di poterla perdere, e adesso non poteva fare altro che essere felice per lei, ma Hermione sapeva che non sarebbe stato facile, e non avrebbe preteso nulla da lui, con ancora il cuore colmo di graffi e ferite. Era vulnerabile, e andare da lui per scusarti avrebbe solo peggiorato le cose. Non avrebbe potuto farlo, per lei e soprattutto per non ferire nuovamente tutti.
“ Hai ragione Luthien, ma non è una questione di amore, è una questione di bene. Io voglio bene a Ron, e vederlo star male per colpa mia…. È devastante” Luthien non potè trattenersi nel riservarle uno sguardo di rimprovero. Era sempre stata cosi, anteponeva la felicità degli altri alla sua, astenendosi nell’essere qualche volta egoista.
“ smettila di rendere la faccenda ancora più tragica… Hai fatto la tua scelta e adesso non rovinarla solo perché vecchi ricordi di un’amicizia ormai andata ti frenano e non ti fanno vivere la storia con Draco. Avete gia perso molto tempo, e credo che adesso la cosa migliore è gettarvi il passato alle spalle e godervi ogni attimo ….”
“ Ok, non mi farò tormentare da nulla, ma solo da te! Adesso, prima che Luna mi cruci, vado a lavoro, che ho gia perso molto tempo “. Luthien sbuffò, rifiutandosi di lasciarla andare. Voleva trascorrere altro tempo con l’amica e chiacchierare e confrontare le due novità che avevano portato una rivoluzione nella loro vita, che aveva permesso ad entrambe di trovare la loro felicità. Ma la dedizione per il lavoro era più forte della voglia di trascorrere l’intera mattina a girovagare per Londra a ciarlare con la migliore amica.
“Promettimi però che questa sera mi dedichi un po’ di tempo”
“Non posso….Devo vedermi con Draco”. Il sorriso sbarazzino di Hermione fece sorridere Luthien e le fece comprendere che adesso avrebbe visto di meno l’amica, ma ciò le portò più gioia. Finalmente era felice, e ciò contava più di tutto.
Hermione ritornò nel salone principale, e salutò di tutta fretta Blaise, che intanto, aveva indossato degli abiti che coprissero le sue intimità. Quel saluto frettoloso , fece capire ad entrambi che l’imbarazzo di poco prima non era passato con la stessa velocità con la quale il Ministro si era ricomposto.
 
 
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Ron Weasley aveva sempre condiviso le sue paure e il suo dolore con i suoi due amici più cari. Loro conoscevano tutto di lui, conoscevano ciò che più gli faceva paura, ciò che lo rendeva felice . Erano a conoscenza di quel suo mondo interiori che non tutti avevano avuto il privilegio di attraversare e conoscere. Ma adesso, Ron Weasley sentiva che quel mondo non avrebbe avuto più ospiti, sapeva che ogni cosa di lui sarebbe rimasto un mistero per tutti, adesso che un suo componente principale gli aveva fatto del male, gli aveva preso a pugni il cuore, senza rispetto, senza pensare a ciò che lui avrebbe potuto provare. Vederla allontanarsi da lui, vederla mano nella mano con il suo nemico , vederlo vincere, era stato devastante, tanto da rendere Ron un cinico uomo, senza alcuna motivazione per rendersi migliore agli occhi di qualcuno. Il suo lavoro ormai era diventato un passatempo noioso, e la voglia di far del bene era sfumata , il vento l’aveva portata lontana. Adesso di lui c’erano solo i resti di ciò che era stato. L’amore può essere devastante, e Ron lo aveva provato in prima persone, e forse quella devastazione non sarebbe stata più risanata. La voglia di una nuova donna nella sua vita l’aveva abbandonato completamente. Il viso di lei si rispecchiava negli occhi di tutte e tutte avevano il suo profumo, fattore che non contribuiva ad una guarigione. Si stiracchiò per bene sulla sua poltrona. Era passato quasi un mese da quando lei lo aveva lasciato…Lei…..  non riusciva nemmeno a pronunciare il suo nome. Aveva paura di farlo, il cuore tremava ogni volta che le sue labbra si muovevano per pronunciare quel nome che solo dolore era capace di provocare. Odiava se stesso, per aver permesso a Malfoy di portarla via da lui, odiava lei che lo aveva mentito, odiava se stesso ancora, per aver sperato in qualcosa che non poteva esserci, una sua illusione ,una sua speranza. Si stiracchiò sulla poltrona e volse lo sguardo verso l’enorme orologio astrale che ricopriva la parete del suo ufficio. Era quasi ora di cena, ma il suo stomaco non gli comunicò di aver fame. Ormai era chiuso, serrato, non voleva ricevere alcuna nutrizione, come il suo cuore. Anche esso chiuso , sbarrato, ostile a chiunque, ostile all’amore.
“ Weasley, io vado via…. Lei rimane ancora qui?”.
“Si, Sophia…. Buona serata….”
“Buona serata anche a lei….”
Non guardò la sua cadetta andar via, non si accorse dello sguardo triste e compassionevole che gli rivolse. Non si accorse del silenzio che calò intorno a lui e della solitudine che piano invase ,non solo l’intero quartier generale degli AUOR , ma anche il suo cuore. Quella solitudine era diventata  tanto piacevole, da non sentirne più il peso.
 
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Hermione spense le candele poste sulla tavola e rassegnata si diresse verso la camera da letto, dove da ormai un mese condivideva con Draco. Si spogliò velocemente e gettando gli abiti sul pavimento si gettò sotto le coperte, con la rabbia che gli ardeva dentro. Piccoli passi attirarono la sua attenzione, l’elfo Thomas entrò nella stanza e  cercando di non disturbare alzò gli abiti dal pavimento .
“Thomas, non preoccuparti, posso farlo io….” La voce di Hermione lo fece sussultare, che si inchinò come era solito fare. Hermione era contraria al ruolo che quella piccola creatura occupava in quella casa , ma l’elfo si ostinava ad informarla che lui era felice di servire sia lei che il signor Malfoy.
“No, signora Malfoy… Io sono felice di aiutare e servirla…”
“Thomas sono Hermione non la signora Malfoy” . Più volte aveva cercato di correggere quell’errore innocente, ma più volte l’elfo si era riferito a lei in quel modo.
“ Signora Malfoy, mi scusi… cercherò di non farlo più…” Hermione sorrise notando che involontariamente il piccolo elfo si era riferito a lei nel modo in cui lei gli aveva appena detto di non fare, ma tralasciò. Conosceva la natura degli elfi, e sapeva che la compagna del proprio padrone assumeva per loro lo STATUS di moglie a prescindere se i due fossero sposati o meno. Infondo era bello essere chiamata Signora Malfoy, la faceva sentire importante e degna di vivere in  quell’appartamento che solo grazie alla sua presenza aveva preso colore e calore.
“Thomas… non andare via, siediti accanto a me….ho voglia di parlare….” Thomas l’elfo si fermò in tempo sul uscio della porta, e si voltò verso di lei, con occhi spalancati e timorosi.  Non aveva mai ricevuto una richiesta del genere , e adesso si sentiva impreparato. Cosa poteva mai dirle? E cose lei voleva dirgli a lui. Si incamminò piano, trascinando gli abiti di Hermione e si accomodò ai suoi piedi. Hermione sorrise alla creatura. Nonostante fosse un mese che si trovava in quella casa, non aveva mai scambiato una semplice parola con Thomas, non conosceva nulla di lui. Non aveva mai tempo per chiamarlo a se, e conoscere i piccoli particolari che componevano la sua semplice vita. Lo scrutò, e notò uno sguardo timoroso. Forse non era abituato ad essere trattato così, semplicemente come un essere da tener in considerazione e non solo come un essere capace solo di rassettare la casa e preparare del cibo. Hermione aveva sempre considerato gli elfi domestici creature affascinanti, dotati di una grande magia ,ma sottovalutati. Dotati di un gran cuore, ma ritenuto privi di sentimenti.
“Qual è il tuo vero nome Thomas?” Quella domanda le frullava nella testa da molto. Non poteva credere che fosse l’unico elfo con un nome pronunciabile. Tutti gli elfi che lei aveva avuto il piacere di conoscere e incontrare possedevano nomi indicibili, difficili da ricordare e pronunciare.
“Signora… il mio vero nome è….Narbaleth, ma il signor Malfoy è stato tanto gentile da chiamarmi come un babbano….  E questo nome piace molto a Narbaleth…perché si senta umano….” Il piccolo elfo aveva lo sguardo basso, ma Hermione riuscì ad intravedere un sorriso dolce, come se l’idea di essere considerato un qualcosa in più di un semplice elfo gli faceva piacere. Hermione sorrise, pensando che Draco era davvero cambiato. Aveva cambiato il nome a quel piccolo elfo solo per non farlo sentire diverso, per farlo sentire un normale collaboratore domestico e non uno schiavo.
“Narbaleth è un nome stupendo…. “
“Lei è gentile signora Malfoy… Troppo con Thomas…. E Thomas è contento di servire la padrona”.
Hermione sentì pronunciare quel nome, e le suonò strano. Lei non era padrona di nessuno , tantomeno di quell’omino cosi dolce che non mancava di trattarla come una vera principessa.
“ Voglio pagarti Thomas…. Non puoi lavorare senza un contributo…..”
“No, signora Malfoy. Il signor Malfoy paga gia Thomas, tre galeoni al mese, che Thomas conserva ….”. L’elfo saltò giu dal letto, intimorito di ricevere un ulteriori compenso. Gia quello che Draco gli offriva era abbastanza per lui, e non avrebbe permesso alla Signora Malfoy di riempire le sue tasche di altri galeoni. Non sapeva come usarli. Li conservava accuratamente e intanto pensava bene di soddisfare i suoi padroni cosi gentili. Hermione guardò l’elfo per poi lasciarlo andare. Rimanere li lo metteva a disagio, e lei non voleva che non si sentisse a suo agio. Thomas piegò gli abiti e inchinandosi si congedo da quella conversazione . Hermione si rigettò tra i morbidi cuscini di quell’enorme letto che ormai sentiva vuoto troppe volte. Draco era sempre fuori per lavoro, e lei sentiva quell’assenza , che pesava . affondò il viso nel cuscino, e si addormentò. Non le andava di aspettarlo, lo aveva fatto per tutta la sera  e lui non si era degnato nemmeno di mandarle un messaggio per avvertirla che sarebbe mancato anche quella sera. Non le andava di attendere che arrivasse e pretendesse silenzio, perché la testa gli scoppiava. Non le andava tutto ciò. In quel momento l’unica cosa che voleva era dormire, e ciò accadde.
Draco entrò in casa poco dopo, e si diresse verso la stanza. La vide addormentata, e cercando di non svegliarla si diresse verso la cucina, per concedersi un bicchiere di buon schotch prima di gettarsi nelle morbide e calde coperte che l’attendevano nella stanza opposta. Ma ciò che vide gli fece comprendere che stava incorrendo nuovamente in un errore passato. Thomas stava sparecchiando una tavola colma di vassoi e pietanze, e le candele consumate gli fecero capire che Hermione lo aveva atteso quella sera per festeggiare qualcosa, o semplicemente per festeggiare loro due. Si fermò ad osservare come il suo elfo sparecchiasse quella bellissima tavola, e capì che nuovamente, stava incorrendo in vecchi errori, stava nuovamente allontanando Hermione da lui. La stava nuovamente lasciando scivolare via come sabbia tra le mani.
 
 
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“Buon Giorno” Gli occhi profondi, azzurri e terribilmente belli e spiazzanti si scontrarono con quelli di Blaise, che ebbe un risveglio ottimo , come aveva sempre sognato. Il bel viso di Luthien si sporse verso di lui, e si unirono in un bacio lungo e provocatorio. Strinse il corpo sottile della bella Lestrange e il desiderio di rimanere a letto con lei era forte, ma non potè cederci. Il sole era appena sorto, e i raggi comunicarono a Zabini che il lavoro lo reclamava. Il mondo magico aveva bisogno di lui, e quei desideri di prima mattina dovevano essere lasciati al dopo.
“Ti preparo la colazione?”. Quella domanda fece sorridere il ministro che piano si alzò dal letto, non molto convinto di quella proposta. Conosceva bene Luthien,e  conosceva le sue capacità. La cucina non risiedeva in quelle, e per evitare di mandare la casa a fuoco, con lo sguardo le privò di gettarsi in quell’impresa che si sarebbe conclusa non tanto bene.
“C’è Blanch che ci prepara la colazione!” Esclamò lui, richiamando a se la piccola elfa che entrò nella stanza inchinandosi ai suoi due padroni. Luthien essendo vissuta per molto tempo con sua zia Andromeda e poi con Hermione era stata influenzata dall’idea che gli elfi erano esseri liberi, e capaci di amare e odiare proprio come loro, e Blanch per lei non era una schiava, ma semplicemente un aiutante che si prodigava di eseguire le faccende che Luthien non era in grado di fare.
“No, ho voglia di preparartela io….” Il broncio da bambina che Luthien sfoderò fece abbassare le difese di Blaise, che senza badare all’ora e senza badare a Blanch, si fiondò su di lei e la riempì di baci. Ogni parte del suo corpo non fu risparmiato. Amava ogni cosa di lei, dalla punta del naso alla punta dei piedi. La sua pelle cosi morbida al contatto con le sue labbra. I suoi capelli pieni, e caldi , i suoi occhi, grandi e profondi . Quel risveglio lo aveva immaginato per tanto tempo e si era presentato proprio nel modo in cui lui lo aveva immaginato. Il suo sorriso che accoglieva il suo risveglio. La sua voce ancora impastata di sonno che gli augurava il buon giorno, i suoi occhi che gli comunicavano di restare ancora un po’ con lei, e la delusione su quel viso perfetto quando lui usciva di casa, per poi accoglierlo la sera, con un sorriso, quel sorriso che aveva pensato per tutto il giorno. Non aveva dubbi, Luthien Lestrange sarebbe stata la sua compagna di vita, e l’avrebbe amata sempre, per sempre e comunque. Anche quando il tempo le avrebbe reso la pelle meno morbida. Anche quando il biondo dei capelli sarebbe stato sostituito dal bianco degli anni, anche quando la forza e la vitalità le sarebbero mancati. Avrebbe amato lei come nessuno. Avrebbe amato lei per sempre.
“Il tuo sguardo mi comunica che devi andare ….ma il tuo corpo no….” La malizia che sfoderò Luthien lasciò Blaise sospeso tra passione e dovere. Il forte desiderio di rimanere li con lei sembrava avere la meglio ed ebbe la meglio. Si fiondò nuovamente sulle sue labbra e si perse in lei, incurante dei suoi doveri. Incurante di tutto. Incurante anche del gufo che planò in casa per poi andar via silenziosamente. La lettera fu letta poco dopo, e la sua presenza era richiesta il più presto possibile.
“Devo andare….” Luthien sfoderò nuovamente il broncio, ma questa volta Blaise non cedette, la baciò frettolosamente e un attimo dopo si smaterializzò per raggiungere il suo ufficio.
Luthien si perse nuovamente nelle soffici coperte e si addormentò, assaporando  l’odore di Blaise che ancora aderiva al suo corpo.
 
 
 
 
“ NON CI SEI MAI! E QUANDO DICO MIA, è MAI! NON CENIAMO INSIEME DA UN MESE, UN MESE è DA QUANDO MI SONO TRASFERITA DA TE! NON SO COSA TI TIENE IMPEGANTO , MA SPERO CHE SIA QUALCOSA DI DAVVERO IMPORTANTE!”. Le urla di Hermione rimbombarono per il salone. Quella mattina Draco si era svegliato molto presto e in punta di piedi si era vestito pronto per dirigersi in ufficio, ancora prima di attendere che Hermione potesse salutarlo o augurargli il buon giorno. Ma lei aveva atteso quel momento per scatenare tutta la sua ira. L’ira dovuta al fatto che la sera precedente l’aveva lasciata sola ad attenderlo, la furia dovuta al fatto che lui mancava di attenzione nei suoi confronti. Forse troppo sicuro di se, forse troppo impegnato. Hermione ancora in pigiama lo aveva fermato alla porta, e gli aveva urlato contro. Quella convivenza stava dando i suoi frutti, frutti indesiderati.
“Hermione calmati…” Draco cercò di rimanere calmo, e di trasmettere la sua calma ad Hermione che a quelle parole divenne paonazza. Non poteva trattarla in quel modo, voleva che l’ascoltasse, che le desse le giuste spiegazione, che le spiegasse il vero motivo per cui rimaneva in un ufficio babbano per troppo tempo. Lui che poteva evitare tutto quel lavoro, lui che poteva dedicarle del tempo, lui che non avrebbe avuto problemi a saltare un giorno di lavoro e dedicarsi magari a lei.
“NON MI CALMO! SONO STUFA DI ASPETTARTI LA SERA , DI CENARE DA SOLA E DI DORMIRE DA SOLA! CAVOLO DRACO , NON PENSI A ME? NON PENSI CHE IO DEBBA RICEVERE ATTENZIONI!? QUELLE ATTENZIONI CHE MI DAVI FINO A QUALCHE MESE FA….” Faceva male pensare che solo fino a poche settimane prima, fino a quando i due non avevano condiviso lo stesso tetto, Draco si era preoccupato di donarle tutte le attenzioni di cui lei aveva bisogno, l’aveva fatta sentire donna e amata, sensazioni che erano svanite nel momento in cui lei aveva messo piede in quell’abitazione. Non poteva pensare che Draco fosse quel tipo di uomo che una volta ottenuto ciò che aveva esasperatamente cercato, lo abbandonava per cercarsi qualcos’altro da fare, e da cercare. Il suo Draco non era cosi, lui  non si era mai preoccupato di amarla, e di darle le giuste attenzioni, anche quando il loro amore era segreto, clandestino, lui aveva sempre cercato di essere presente e non farle dimenticare quanto amore provava per lei. Eppure , in quel momento, Draco appariva cosi diverso. Il lavoro sembrava un pretesto per starle lontano.
“Hermione smettila di fare la moglie isterica. Devo andare a lavoro, ho dei doveri e non ho intenzione di trascurarli. Soprattutto adesso che non vengo visto come il cinico Malfoy, ma ho ripreso nuovamente la mia gloria. Ti prometto che stasera non mancherò a nessuna cena che riserverai per me…Ora lasciami andare a lavoro e smettila con questa stupida tragedia”. Draco non aveva mai rinunciato al suo essere egoista e dolorosamente sincero. Amava Hermione, ma quella parte di lui non sarebbe mai cambiata davvero. Non sarebbe mai stato il fidanzato perfetto, dolce,lei era avanti a tutto, lei era la sua musa, il suo raggio di sole che gli metteva allegria, ma nonostante ciò il suo lavoro, la voglia di ribalta, e la soddisfazione di essere riconosciuto nuovamente come parte integrante del mondo magico andavano a sollecitare il suo orgoglio e il suo alterego, e quindi si era visto costretto di lasciare ad Hermione meno campo, e dedicarsi un po’ di più alla sua figura che stava riemergendo. Hermione si irrigidì, strinse i pugni, e si trattenne nello schiaffeggiarlo. Le sembrò di ritornare ad Hogwarts  , quando litigi del genere sfociavano in insulti e sbattute di porte, quando la sua mano scivolava verso la bacchetta pronta ad essere puntata al viso, quando per settimane intere si evitavano e fingevano di essersi indifferenti. Draco Malfoy non aveva lasciato del tutto il suo vecchio comportamento. Si era integrato nel mondo Babbano, considerava gli elfi come suoi pari, aveva ammesso di amare una Mezzosangue, ma il suo carattere narcisista non lo aveva lasciato, il suo mettersi prima di tutto continuava a mandare su tutte le furie la fiera e orgogliosa Grifondoro, che non riuscì a sopportare quelle parole, che Draco non lasciò passare prima al vaglio della mente per poi pronunciarle. Lui era fatto cosi, ciò che pensava diceva, senza preoccuparsi delle conseguenze.
“Non sono una moglie isterica…” Esclamò Hermione, mantenendo lo sguardo fisso nelle iridi argentee di Draco, che mantenne un sorriso divertito.
“Amo quando ti arrabbi…” Sussurrò lui , sfoderando le sue doti di seduttore. Cinse i fianchi di Hermione e si avvicinò a lei, appoggiando la punta del naso sulla guancia, che Hermione gli aveva porto come punizione, rinnegandogli le labbra.
“Ed io odio quando fai cosi…” Sussurrò lei, arrossendo. Non riusciva a non arrossire. Non riusciva a frenare il cuore che batteva forte, perché quel cuore avrebbe reagito sempre cosi, solo per lui. Quel movimento frenetico ci sarebbe stato sempre e solo per lui.
“Cosi come?...” Il sussurro stuzzicante fece sorridere Hermione, sorriso che cercò di nascondere, ma che Draco colse subito. Le prese il volto tra le mani e la costrinse a voltarsi verso di lui. Guardò quegli occhi cosi intensi, cosi profondi, e non osò immaginare di non poterli rivedere nuovamente. Non avrebbe potuto reggere la lontananza da lei, era stato uno sciocco la prima volta, non sarebbe incorso in un secondo errore.
“Hermione ti prometto che questa sera non mi tratterrò a lavoro più del dovuto. Non arrabbiarti ti prego. Voglio uscire da questa porta sapendo che al mio ritorno ci sarai tu ad attendermi , senza broncio…. Ti amo, ti ho sempre amata e ti amerò per sempre, non essere paranoica e smettiamola di litigare….” . Era capace di maneggiarla come creta, era capace con la sola voce di infonderla calma e amore. Era un incantatore , e il suo sguardo glaciale, le sue parole pronunciate piano, dolcemente, erano state capaci di affievolire quella rabbia che l’aveva svegliata. Draco era capace di gettarla in un turbine di sentimenti contrastanti, era sempre stato capace di ciò, l’aveva sempre tenuta in pugno, e questo l’aveva sempre spaventata, e ancora adesso la gettava in dubbi timorosi. Qualunque cosa avrebbe fatto Draco, qualunque suo atteggiamento, qualunque sua parola, sarebbe svanita al solo incrociare il suo sguardo. E questo le fece capire quanto lei fosse debole, e la fece temere di non essere all’altezza di contrastare un qualunque atteggiamento futuro di Draco.
“Promettimi che stasera ceniamo insieme….” Gli occhi di Hermione si illuminarono di una luce infantile, che lo fece sorridere. La baciò, un bacio dolce, frettoloso, ma coinvolgente.
“Promesso….”. Hermione lo vide uscire, e una parte di se le disse di non fidarsi, di non cadere in false speranze. Quella parola l’aveva sentita pronunciata da lui troppe volte e troppe volte l’aveva infranta. Si voltò rassegnata e guardò Thomas avvicinarsi a lei , tra le mani reggeva una tazza colma di THE caldo, e con un sorriso gliela porse. Fu un gesto di comprensione e conforto, che Hermione non riuscì a percepire.

Angolo posta:
Eccomiiiii!!!! con un nuovo capitolo!!!! ..... allora per prima cosa voglio ringraziare il numero di lettrici che mi seguono che cresce ogni giorno!!!..... sono davvero felicissima di questo!! ^.^ !!!..... ringrazio come sempre chi mi ha inserito tra le preferite e anche chi tra le ricordate e chi semplicemente passa a farmi visita!!!! è davverooo strepitosoo!!!!Però   devo fare un ringraziamento particolare a ....
-Ladyathena
-titty13
-chiaram e come sempre _Giugiola, che si prodigano a recensire i capitoli della mia storia!! Ragazze vi ringrazio di vero cuore!!!! .... è bello vedere quel numerino che richiama la mia attenzione ed è bello sapere che un pokito la mia storia vi abbia appassionatee!!! :D....
Comunqueeee!!!! Alloraaa vi è piaciutoo questo capitolo!?!?! Questa sorpresinaa?!?!?! Alla fine Hermione ha fatto la sua scelta.... DRACO! olèè!!! che bello !!! apriamo lo champagne , congratulazioni , auguroni bla bla blaaa...ma dato che io sono un pò sadica e non amo molto le cose facili, vorrò rendere la vita dei due novelli fidanzati un tantino complicata...eh si...purtroppo è cosii!!!!..... convivono insieme, si amano alla follia, ma Draco, tormentato dai suoi errori passati, cerca di riemergere dedicandosi alle sue opere filantropiche per i babbani e non solo trascurando molto la sua amata, insoddisfatta della sua carriera. Si è ridotta a scrivere per il Cavillo....scusandomi con Luna, ma il Cavillo non può essere paragonato al Profeta...ed Hermione ne è consapevole..... Quindi nei capitoli seguenti nasceranno nuovi problemi, nuove incomprensioni e bla bla blaaaaaaaaa!!!!..... quindi vi avverto....questa storia sarà mooooooooooooooooooto lunga!!! Poveree voi...salvatevi finchè siete in tempo!!!!!! Fuggite viaaaaa!! hahahahahahah...no spero che non seguirete questi miei consigli dettati dal sonno, ( xk come sempre sto scrivendo alle 3:25 di notte.....O.O ! ) e continuerete a seguirmi e a commentareee!!! Ragaaa vi pregoooo ditemi come sta andandooo ho bisogno di voiiiiiii!! Quindi COMMENTATE COMMENTATE COMMENTATE ( Alla mò di Gemma del Sud..... " wuaho....che fine!! uahahahhahahahahaha ) A prestooooooo mie adorateeeee!!!!! ......un bacioo, un abbraccio e tanto amoreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee da
SFIAMMELLA ( USCITA LETTERALMENTE FUORI DI TESTAAAAAA) <3 <3 <3 <3 <3 <3 !!!! 
 

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Capitolo 11
*** -...Le ragioni del cuore....che la ragione non conosce- ***


Il tempo è l’unico  vero capitale che un essere umano ha, e l’unico che
non può permettersi di perdere….
(Thomas Edison.)
 

 

 -E...Vissero Felici e Contenti....-
-Thenth Chapter-
- .... Le Ragioni del cuore....che la Ragione non conosce....- 

Quando una persona è felice lo si può vedere guardando semplicemente i suoi modi di fare. Il suo viso,i suoi occhi, o semplicemente il modo in cui prende una penna e scrive, o magari il modo in cui beve il caffe . Ad occhio sembrerebbe una persona normale, che semplicemente esegue un gesto normale, eppure osservandolo davvero e non solo semplicemente vedendolo si può notare quella luce negli occhi, quel sorriso nascosto, quella leggerezza che richiama la felicità. Draco era felice, aveva una leggerezza nel cuore , in quel sorriso nascosto , in movimenti semplici, aveva  qualche traccia di una felicità cercata affannosamente e finalmente trovata. Il suo viso fiero, il suo sguardo glaciale erano oscurati da quell’alone di leggera felicità che si aggirava intorno a lui, donando al bel viso una luce diversa, che rendeva il rampollo più affascinante , più rilassato. Il viso tormentato, le occhiaie di chi non dorme da giorni , le labbra arricciate , non erano più visibili, era tutto diverso adesso. Adesso che Draco Malfoy aveva trovato la sua felicità.
Svegliarsi ogni mattina con lei, sentire il suo profumo, e non sentirsi mai sazio dei suoi baci. Anche vederla sbraitare ed urlare erano elementi essenziali per lui.
Nulla sembrò intaccare quella bolla leggiadra nel quale lui si era rifugiato, nulla sembrò poter guastar quella semplice mattina. Nulla. O almeno cosi sembrò a Draco. Ma molte volte la vita è strana. Inaspettata, colma di trappole difficili da scansare, difficili da vedere. La vita volta sempre al contrario con il mondo, non segue una linea retta, ma segue sempre le devianze, per renderei ogni cosa più gustoso, per rendere tutto difficile , per rendere tutto una sorpresa. E ciò che Draco Malfoy trovò nel suo ufficio fu una vera sorpresa, una sorpresa che gli fece comprendere che le sue pene  non erano concluse, per fargli capire che ciò che  aveva vissuto era stato  solo un assaggio. Un assaggio reso amaro dall’incontro di quella mattina.
Attraversò l’elegante androne del edificio dove ogni giorno perdeva il suo tempo, negandolo alla sua adorata Mezzosangue.  Il suo ingresso fu accolto allegramente, ricambiò qualche saluto distrattamente, prese le informazioni che la sua segretaria gli porse, e senza intrattenersi ulteriormente si chiuse nel suo ufficio. Lontano dal mondo, lontano da tutto, si chiuse tutto alle spalle, pronto per affrontare i mille impegni che lo avrebbero tenuto occupato , e che avrebbe dovuto concludere il più presto possibile. Hermione lo attendeva a casa quella sera, e lui glielo aveva promesso, promessa che non avrebbe gettato al vento. Chiuse le porta, e voltando lo sguardo verso l’ufficio rimase paralizzato. Il volto si irrigidì , abbandonando quella spiensieratezza e tranquillità di poco prima. Assunse improvvisamente lo sguardo del Malfoy di un tempo. Gli occhi divennero lame taglienti, i lineamenti si irrigidirono. Guardò quell’ospite indesiderato sperando che la sua presenza non fosse un segno nefasto. Ma il sorriso di Astoria Grengrass non fece presagire nulla di buono. Il modo in cui lo attendeva, sedutasi sulla sua poltrona, il modo con cui accolse il suo ingresso, gli fece capire  che quella mattina non sarebbe stata come tutte le altre. Gli fece capire che i suoi problemi avevano inizio in quel momento.
“Malfoy….” La voce bassa, persa in un’allegria sadica, malefica. Si alzò da quella postazione , e si diresse piano verso di Draco, che non aveva mosso un solo muscolo. Era rimasto paralizzato avanti la porta, con le mani che stringevano la bacchetta che portava fedelmente nella sua tasca. Nonostante ormai si fosse integrato nel mondo Babbano, non avrebbe mai rinunciato alla sua fedele bacchetta, farlo sarebbe stato come rinnegare se stesso.
“Astoria….” Il tono di voce era teso, e Draco continuava a fissare la figura snella e sensuale che piano si avvicinò a lui, per fermarsi ad un palmo del suo naso, e assaporando il profumo del ex serpeverde. Lo sguardo smeraldino scrutò piano il viso del bel rampollo, e il corpo comunicò il desiderio di avvinghiarsi a lui e consumare il desiderio che in quel momento gli sollecitava la mente.
“ Quanto tempo….  Sei scomparso cosi, improvvisamente….” Abbassò il capo di lato, e si aggrappò alle sue spalle avvicinandosi ancora di più a lui , che continuava a fissarla rigido, senza lasciar trapelare alcun sentimento. L’autocontrollo era sempre stato una delle sue qualità maggiori, qualità che lo aveva aiutato a sopportare il periodo oscuro della guerra, qualità che lo aveva aiutato a proteggersi dai sentimenti, a proteggersi da coloro che volevano ingannarlo. E adesso, quella qualità lo stava aiutando a mantenere la calma e a non vedersi costretto a schiantare quell’ospite indesiderato, che aveva reso la sua mattina un disastro. Gli aveva rovinato quella felicità che per un attimo aveva creduto eterna. Lo aveva rigettato nuovamente nella realtà e nella paura di poter perdere ogni cosa.
“ Cosa vuoi Astoria?”. Draco voleva farla andar via, non voleva quelle mani sul suo corpo, non voleva che quegli occhi lo scrutassero in quel modo, non voleva la sua semplice presenza li. Non voleva lei.
“ Nulla. Sono solo ritornata a Londra per salutarti…. Ho letto quell’articolo smielato su te e  la mezzosangue, e volevo assicurarmi che fossero solo voci…ma a quanto pare non è così….” . Astoria non aveva abbandonato i suoi modi intolleranti, non aveva mai smesso di vedere le cose con occhi diversi come aveva fatto lui, era rimasta aggrappata agli ideali legati alla discendenza, agli ideali che privilegiarono le famiglie nobili della comunità babbana. Continuava a considerarsi superiore  , continuava ad essere aggrappata a quelle tradizioni che ormai molti maghi avevano abbandonato del tutto. Il suo atteggiamento era frutto di anni di insegnamenti e anche di donna ferita. Ferita di fronte a quella scelta finale , la scelta che aveva spiazzato tutti. Lui, Draco Malfoy, aveva deciso di continuava la sua vita accanto ad un inutile Mezzosangue,  inutile ragazzina che non era degna di ciò. Astoria era una donna ferita, e quindi una donna pericolosa.
“ Adesso che hai confermato le tue ipotesi, puoi anche andare via…” Draco si scansò bruscamente, e mantenendo sempre quel tono scostante e quello sguardo privo di qualunque sentimento benevole si diresse verso la sua scrivania. Deciso ad ignorare del tutto Astoria e dedicarsi completamente sul suo lavoro. Ma lei non demordeva, non avrebbe lasciato il campo facilmente. Avrebbe combattuto fino alla fine, e solo quando avrebbe riportato ferite gravi , avrebbe lasciato perdere. Ma fino ad allora, sarebbe rimasta li, pronta a scombussolare la vita di Draco Malfoy, che aveva illuso l’ennesima vittima, che aveva mentito nuovamente.
“ Non credo che mi vuoi lontano da qui… Anche io conosco la Scheeter e so che sarà molto interessata di conoscere ciò che ho da dirle…..” Astoria si accomodò , senza alcun invito , sull’elegante e pregiata scrivania, e si sporse verso di lui, scontrando i suoi occhi con quelli di Draco, comunicandogli che la sua presenza li aveva motivazione non gradite. Draco sfoderò un sorriso amaro, e non temendo quelle minacce la prese per i polsi e gettandola contro il muro, riempì il suo volto di ira pura, un ira che fu chiara anche ad Astoria.
“ Ti ho detto di andar via. Non amo ripetere le cose “ . Il vecchio Malfoy fece il suo ingresso in quella stanza, la presa ai polsi di Astoria divennero forti, tanto da provocarle dolore, ma lei continuava a mantenere quel sorriso che stava gettando Draco in un turbine di ira e voglia di sgretolarla tra le mani. Sentimenti che non affioravano in lui da tanto, forse troppo tempo.
“ Mi piaci quando ti arrabbi in questo modo. Vedo il vero Draco. Sei cambiato , per colpa di un’inutile mezzosangue. Ritorna ciò che eri prima. Il viscido, infame, fiero Serpeverde che ha servito il signore Oscuro…. Ritorna ad essere te stesso….” . Quelle parole descrissero perfettamente quella parte di lui che aveva cercato di gettare via, quella parte di lui che gli aveva rovinato la vita, dal quale lui aveva sempre cercato di scappare, riuscendoci piano, riuscendoci in parte. E adesso l’arrivo di Astoria aveva portato con se il passato che Draco aveva sperato di tener lontano.
Ma sapeva che avrebbe dovuto affrontarlo il suo passato per poterlo finalmente tenerlo lontano da lui, per poterlo eliminare dalla sua vita e continuare a rimediare ai suoi errori.
“Astoria ti ho detto di andar via….” Il viso di Astoria si avvicinò ancora di più, fino a sfiorargli le labbra. Solo quando lui la scaraventò via, come se quel tocco lo avesse bruciato, solo quando ebbe sfoderato la bacchetta Astoria decise che per il momento poteva bastare . Lo avrebbe tormentato pian piano, assaporandone ogni boccone.
“ per adesso vado via…. Ma non riuscirai a tenermi lontana…. “  Un bacio dato al vento per poi sparire e lasciare dietro di se solo odio e rabbia. Malfoy si accasciò sulla poltrona e fece fatica a trattenersi. Un desiderio incontrollabile di spaccare tutto lo invase, il desiderio di seguire Astoria e infliggerle pene sofferenti lo tormentarono la mente. L’animo cattivo, oscuro, stava iniziando nuovamente a farsi sentire, a tamburellare contro le pareti del corpo, con la volontà di voler uscire e sprigionare quell’ira repressa. Ma la calma lo raggiunse in tempo. Il suo collaboratore entrò senza chiedere , senza bussare ma si fermò a metà strada notando il viso sconvolto.
“Malfoy, sta bene?”. Draco scosse il capo e cercò di recuperare la calma.
“Bando alle ciance Stewarth, dimmi solo perché sei qui….” Draco cercò di ricomporsi e fulminando con lo sguardo l’uomo che continuava a guardarlo con preoccupazione si dedicò pienamente a ciò che Stewarth era giunto a portargli.
 
 
                                                           ********
 
 
 
Hermione si scompigliò nuovamente i capelli, e nuovamente ordinò alla sua penna prendi appunti di cancellare ciò che lei le aveva dettato. L’articolo sulle nuove leggi emanate dal Ministero le stava dando davvero filo da torcere, e il litigio di quella mattina stava mettendo nuovi ostacoli. Pensava a Draco e al suo modo di comportarsi. Le faceva male pensare a quel suo cambiamento, e ai vari cambiamenti che ogni giorno doveva assistere. Un attimo prima  era romantico, capace di fare pazzie, di gettare tutto all’aria per dedicarsi completamente a lei,  e un attimo dopo, ritornava ad essere Draco Malfoy, uomo d’affari , filantropo e completamente preso dalla sua ribalta , che sembrava ormai avergli succhiato via ogni cosa. Quei pensieri, e quei tormenti non la lasciavano lavorare bene, non lasciavano che la sua creatività e il suo talento uscissero e si manifestassero . Si grattò la nuca e alzò gli occhi verso il soffitto, sperando che i colorati disegni con la quale Luna lo aveva decorato , l’aiutassero. Ma si distrasse nuovamente, perdendosi nei lineamenti di uno strana creatura, con capelli biondi , che le riportò alla mente Draco e ai suoi sbalzi di umore. Non avrebbe concluso nulla finchè non avesse chiesto spiegazioni , e finchè gli occhi di Draco si fossero scontrati con lei, e quel sorriso  le avrebbe fatto abbassare ogni difesa, quelle spiegazioni non sarebbero mai arrivate e lei sarebbe stata costretta a tormentarsi ogni giorno, in cerca di spiegazioni che non sarebbero mai giunte.
“Hermione, non riesci a trovare pace?”. La voce pacata e dolce di Luna la fece sobbalzare. Gli occhioni vacui e vitrei della ragazza la scrutavano , forse quello sguardo era puntato su di lei da molto tempo. Luna era silenziosa, ma un’ottima osservatrice e forse stando li a fissarla per tutto quel tempo aveva scorto in lei un qualche disagio. Hermione cercò di riassumere la sua solita aria, cercando di apparire normale, e scacciando via ogni pensiero che la collegasse a Draco.
“ No-no…. Stavo solo…ehm, pensando a cosa scrivere. Ho preso una piccola pausa, ma adesso riprendo….” Le sembrò strano dover trovare scuse per giustificare quel  suo momentaneo stato di Trance. Le sembrò strano dare spiegazioni alla sua vecchia amica Luna, che sorrise nuovamente e avvicinandosi ancora di più a lei, continuò a scrutare ogni minimo particolare, e puntando i suoi occhi in quelli di Hermione, sembrò volerla leggere dentro per riuscire a comunicare direttamente con la sua anima.
“Nascondi qualcosa… Lo vedo….” . Luna sembrò essere persa in un mondo immaginario, un mondo che poteva vedere solo attraverso gli occhi di Hermione, un mondo che lei non avrebbe mai potuto scorgere.
“ No, Luna davvero…” Hermione cercò di non apparire nervosa, eppure le fu difficile. Si sentì una sciocca per un attimo, una sciocca che temeva di essere letta davvero dentro, una sciocca che sperava di non essere letta dentro, per non riportare alla luce segreti nascosti, inquietudini  e malumori.
“ Si invece… Sei felice ma non soddisfatta. Innamorata ma non sicura…. Sei preoccupata e stanca….e non appagata …..” . Quelle parole di Luna le fecero venire i brividi, e come da lei temuto, Luna aveva riportato alla luce ciò che lei cercava di tener ben nascosto. Ciò che lei non avrebbe mai confessato nemmeno a se stessa. 
FELICE MA NON SODDISFATTA
 Era felice di aver ritrovato finalmente Draco , di aver preso finalmente la strada giusta per lei, felice per aver ascoltato per una volta il suo cuore e non la sua testa. Ma non era soddisfatta dei risultati ottenuti. Aveva perso i suoi migliori amici. Non vedeva Harry ormai dal giorno in cui aveva comunicato a lui e Ginny la sua decisione. Ginny le aveva riservato solo parole di disprezzo e rabbia, e da allora Hermione aveva sentito spezzarsi qualcosa dentro di lei, quel qualcosa che la teneva unita ai due. Di Ron ormai non aveva più sue notizie, non sapeva come stava, dove stava e come la sua vita stava proseguendo. Non poteva certo andar in giro a chiedere sue notizie, ma ogni giorno sperava di sentire il suo nome pronunciato alla radio, o intravisto tra qualche articolo di giornale. Ma nulla, era come se Ronald Weasley non fosse mai esistito. Come se lui non avesse mai camminato su questa terra.
 
INNAMORATA MA NON SICURA
L’amore che provava per Draco andava oltre ogni aspettativa, oltre il tempo, oltre gli errori commessi in passato. Lei era sicura di ciò che provava per lui, era sicura che il suo cuore era sempre appartenuto a lui e mai era riuscito a dimenticarlo. La sua insicurezza si riferiva ad altro. Era insicura di Draco, temeva che ancora adesso, nonostante tutto, nonostante le averle dimostrato che il tempo non era stato bravo a cancellare le sue tracce dal suo freddo cuore  , lui avrebbe sbagliato di nuovo, lui l’avrebbe abbandonata di nuovo. Il pensiero di ricadere in quella solitudine le faceva male. Le si fermava il cuore ripensando al baratro nel quale era vissuta per tanto tempo, ripensando al dolore che le aveva infitto. L’insicurezza si riferiva a ciò. Non era sicura che quella splendida sensazione appagante sarebbe durata allungo. Temeva che sarebbe svanita con un batter di ciglia.
PREOCCUPATA E STANCA
Preoccupata di Draco, preoccupata per Harry, per Ginny , per Ron. Stanca dei litigi inutili con Draco, che accompagnava gran parte delle loro giornate. Stanca di dover lavorare per un giornale che non la rendeva fiera di se stessa. Stanca di essere stata comunque costretta a dover rinunciare a qualcosa. Stanca del dolore che aveva inferto alle persone che aveva di più care. Semplicemente stanca….
 
“Luna, davvero , va tutto bene… Ho solo preso una pausa….” Ripetè ciò che si ostinava a far credere a Luna e a se stessa. Si ostinava a ripetersi che la mancanza di ispirazione era dovuta alla semplice stanchezza e alla poca caffeina che nel cavillo ancora doveva essere conosciuta. SI ostinava a ripetersi che lei sarebbe stata capace di non farsi abbindolare da Draco, che se fosse ricaduta nella menzogna si sarebbe rialzata fieramente e che le prime ferite non si sarebbero riaperte, ma rafforzatee. Si ostinava a far credere a se stessa che non gli mancava l’allegria di Harry, il sorriso di Ginny, e la testardaggine di Ron , si ostinava a ripetersi che le sue non erano paure ma solo precauzioni, che le sarebbero servite. Ma più si ostinava a ripeterselo e più le convinzioni sciamavano.
“Sarà… ma i tuoi occhi dicono altro. So che con me non ti va di parlare, e che la tua gentilezza ti impedisce di dirlo apertamente. Ma non mentire a te stessa….  Prenditi una pausa se ti va…. “. Luna era semplicemente unica. Non mentiva mai, il suo sguardo Lunatico era magnetico e indagatore, e la sua sincerità era spiazzante. Capiva tutto e subito. Capiva quando qualcuno le mentiva o quando semplicemente qualcuno mentiva a se stesso.  Leggeva le anime delle persone, ma nessuno era capace di leggere la sua. A volte sembrava estraniarsi completamente dal mondo, sembrava entrare in uno stato mentale tutto suo. Come era capitato poco prima, quando si era immersa nel mondo interiore di Hermione.
“Grazie….” Sussurrò sinceramente Hermione. Forse un po’ di pausa le avrebbe fatto bene, le avrebbe donato un pizzico di tranquillità che le mancava. Luna sorrise di rimando, e trasportando il peso dell’enorme pancia che ogni giorno le ricordava di essere in dolce attesa , si incamminò per la sede del Cavillo, pronta a dar consigli ad altri dipendenti, e a perdersi in altri mondi.
                                                *********
 
 
“E ho vinto di nuovo….” Ron sfoderò un raggiante sorriso, forse l’unico per quella giornata, ma Harry ne fu felice lo stesso. Ron ormai si era ridotto allo stremo delle forze. Era diventato magro, pallido e gli occhi nascondevano una tristezza non pronunciabile. Era cambiato, l’amore gli aveva risucchiato ogni traccia di vitalità, e quelle poche volte in cui un debole sorriso gli attraversava il volto, erano un evento da non trascurare. Quella mattina nel Quartier Generale degli Auror , l’attenzione era riservata solo a come poter trascorrere la giornata lavorativa. Nessuna soffiata , nessun avvistamento sospetto. C’era una tranquillità snervante. L’azione , il rischio, l’adrenalina, erano diventati fondamentali per Ron , erano un ottimo anestetico per mettere a tacere i pensieri e soprattutto il cuore, che doleva troppo, che non smetteva di urlare. Il gioco degli scacchi magici era un ottimo passatempo, ma Harry doveva ammettere che non ci sapeva proprio fare. Ron era sempre stato un ottimo giocatore, e forse proprio per quello che lui accettava le sfide dell’amico, almeno quel gioco gli avrebbe donato il sorriso, un sorriso temporaneo, ma comunque una flebile e sottile traccia di allegria avrebbe attraversato per un attimo il suo animo.
Ennesima sfida persa, ennesimo galeone consegnato. Ormai Harry aveva le tasche vuote, mentre Ron quel giorno era riuscito a rubacchiare un abbondante gruzzoletto.
“Basta cosi…Mi hai prosciugato” Esclamò Harry alzandosi dalla sua postazione , lasciando a Ron la soddisfazione della vincita.
Anche gli altri Auror erano impegnati a non fare nulla, e ciò avrebbe reso la giornata lunga e stressante. Mancavano ancora 8 ore , 8 ore e quella giornata sarebbe terminata. 8 ore che non sarebbero passate con un batter di ciglia.
“Ho voglia di Burrobirra….” La richiesta di Ron fece storcere il naso al Capo Auror.
“Magari anche un sigaro , tanto per rendere la giornata più rilassante?”  Quella domanda sarcastica rivelò i desideri di Ron , che si sarebbe volentieri perso in nuvole di fumo pesante e maleodorante. Avrebbe fumato volentieri qualsiasi cosa, avrebbe bevuto volentieri qualsiasi cosa, qualsiasi cosa che gli avrebbe spento per un attimo il cervello e lasciato viaggiare lontano da li, lontano da quei visi burberi, da quei modi ortodossi e poco gentili.
Il vociferare degli Auror, fu interrotto improvvisamente da un forte rumore, che  comunicò ai presenti l’arrivo del Ministro della Magia. Il giovane Ministro era apparso in mezzo alla sala, e fu accolto con il saluto ufficiale degli auror. Tutto lo salutarono alzando le bacchette verso il cielo, tutti, tranne Ron che rimase seduto scomodamente , a giocherellare con le piccole pedine, che si muovevano frenetiche tra le sue mani. Il capo Auror si voltò verso di lui, pronto ad un rimprovero, ma Blaise lo fermò in tempo. Era tollerante, e sapeva il motivo di quel malumore. Aveva visto il suo amico ridotto in quel modo prima di lui, e  adesso capiva lo stato d’animo di Ronald Weasley. Non avrebbe preteso attenzione, e non avrebbe preteso un saluto da lui. Il dolore che provava in quel momento oscurava i suoi doveri, oscurava il suo lavoro, e la sua diligenza. Il tempo avrebbe messo a posto ogni cosa, ma per il momento Blaise si sarebbe accontentato di un Auror privo di motivazione e di grinta. Avrebbe atteso che il tempo gliele donasse nuovamente.
“comodi signori….” Blaise amava pronunciare quelle parole. Dentro di lui, il ragazzo sbarazzino sorrise divertito nel sentire quelle parole pronunciate da lui stesso. Cercò di mantenere l’atteggiamento rigido e autoritario, ma gli era ancora strano dare ordini a persone con più esperienza e con più capelli bianchi. Ma lui era il  Ministro, e ciò rientrava nei suoi doveri e ciò che stava per comunicare non aveva nulla di buffo. La lettera di quella mattina lo aveva gettato nel caos, caos che nessuno ancora era al corrente. Il suo piccolo ragazzino interiore ritornò serio,e Blaise si schiarì la voce , pronto a dare la notizia, che avrebbe donato ai presenti una carica in più.
“Questa mattina mi è arrivata notizia che qualcuno ha intenzione di far cadere il Ministero corrente. Cioè vuole uccidermi….Non è molto bello ricevere una notizia del genere di prima mattina, ma purtroppo sono stato svegliato in questo modo….” Blaise deglutì, pensando al fatto di aver tenuto allo scuro Luthien di fronte quella faccenda, e pensando a chi volesse la sua morte. Il  mondo magico era riuscito a trovare la tranquillità tanto sperata, quella tranquillità che aveva visto la  morte di molte persone, ma adesso, continuava ad incorrere il male, la volontà di distruzione. Il desiderio di riportare caos e rovina. Lo sguardo di Blaise ritornò a concentrarsi sugli Auror, che attendevano gli ordini. Attendevano carichi più che mai le volontà del Ministro.
“Quindi ho bisogno di tutti voi….Ho bisogno di una squadra che si metta sulle tracce di questo presunto assassino, o questi assassini. Non sappiamo quanti ne sono, in verità non sappiamo nulla. Ho bisogno di una squadra che si metta a sorvegliare me e mia….la mia fidanzata….” La parola “moglie” stava quasi per uscire dalle sue labbra, ma Blaise riuscì a frenarla in tempo. Luthien non aveva ancora avuto l’onore di indossare l’anello che Blaise custodiva amorevolmente nella sua camera Blindata alla Gringhot, era allo scuro anche di quella faccenda, non sapeva della proposta che sarebbe giunta il più presto possibile.
“ e voglio che ci sia anche una sorveglianza per le strade di Londra, sospettiamo che possano iniziare nuovamente gli attentati, come è accaduto l’ultima volta….” Riferendosi alla guerra terminata solo pochi anni prima, Blaise puntò il suo sguardo su tutti loro, e costatò con meraviglia e orgoglio che i presenti fecero sentire il loro coinvolgimento  , la loro determinazione. La loro volontà di dare al Ministro la giusta sicurezza. Nonostante fosse molto giovane , Blaise Zabini, aveva la piena stima dell’intera comunità magica. Molti si erano dimostrati avversi nei suoi confronti, dubitando del suo operato, ma lui era stato capace di zittire quelle male lingue dimostrandosi un degno Ministro della Magia, capace di mettere al primo posto i desideri e la volontà del popolo.
“ Si , signora sarà fatto” Il capo auror Woolstrhong parlò a nome di tutti, e assicurò al Ministro che non avrebbe dovuto più temere per l’incolumità sua e della sua signora. Blaise salutò i presenti, e un attimo dopo sparì nuovamente.
“Weasley alza le tue belle chiappe da quella sedia. Ti occuperai del Ministro. Tu e Weber sarete la sua scorta… “ Woolstrhong non perse tempo, si voltò verso la sua squadra pronto a dare ordini. Ron guardò prima Harry e poi Sophia che sorrise timidamente. Sophia Weber , l’unica matricola del gruppo, da poco aveva conseguito i M.A.G.O , e nonostante la sua giovane età aveva dimostrato un grande talento, talento che le aveva consentito di affiancare Ron ed Harry per molto tempo, il tempo necessario per imparare dai migliori Auror in circolazione, per imparare dal Bambino Sopravvissuto e dal suo fedele amico. Far parte di quel trio era stato un onore per lei, ed essere assegnata come spalla di Ron era un’occasione che non avrebbe sprecato. Harry sorrise in direzione dell’amico, e con una semplice alzata di spalle le comunicò che la decisione del capo   non poteva essere contraddetta , e anche se avesse potuto non lo avrebbe fatto. Sperò che la compagnia di quella ragazzina avrebbe ridonato a Ron quell’allegria ormai spenta da quel cuore malato. Sperò che quel caratterino acceso, quella personalità particolare , avrebbe riportato Ron ad affrontare la vita a testa alta e non rifugiarsi più nel dolore che ormai tormentava ogni suo giorno.
 
 
 
 
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Hermione guardò il cielo diventare cobalto. Il sole ormai aveva terminato il suo lavoro, ritornava a dormire , ritornava a nascondersi per lasciar posto alla sua amica Luna, che avrebbe sorvegliato la notte. Era quasi ore di cena,e sospirando, si diresse verso la camera da letto. Anche quella sera le promesse di Draco erano state lasciate al vento. Non era li con lei a condividere la fine di quel giorno, non era li con lei a condividere i pensieri che l’aveva accompagnato per tutte quelle ore lontano da lei. Un vuoto allo stomaco, un vuoto al cuore, un vuoto in quella casa. Solitaria , silenziosa. Quel silenzio ormai era diventato suo compagno. L’assenza di Draco ormai  rimbombava in quella casa come rumore assordante. Quell’assenza che sempre, costantemente , le faceva pesare l’amore che provava per lui, la faceva sentire una sciocca e continuava a gettarla in dubbi privi di risposta. Era stato giusto rinunciare a tutto, per stare con lui, che continuava a rubarle del tempo, per dedicarlo ad altro. Era giusto amare senza condizioni, senza limiti, qualcuno che poneva quell’amore dopo stupidi impegni di lavoro. Era giusto aver voltato le spalle a persone che aveva amato, che le mancavano ogni giorno. Era giusto sopportare quel silenzio cosi pesante, così opprimente?
Il forte rumore che provenne dal salone le fece presagire che Draco era giunto a casa. Il cuore le sussurrò di accoglierlo amorevolmente come era solita fare, come era solito dimenticare. Ma questa volta l’orgoglio sembro prendere la meglio. Sembrò riemergere dopo un periodo di letargo incredibilmente lungo. Quell’orgoglio che le stava ricordando che quell’ennesima promessa era stata infranta. Quell’orgoglio che le stava urlando di non gettarsi a compromessi che l’avrebbero resa più debole. Lei odiava essere debole, non lo era mai stato, e solo con lui cadeva in quel baratro che odiava. Odiava sentirsi in quel modo. Odiava sentirsi delusa dalle persone che amava, e soprattutto da lui, che amava più di tutti, più di tutto, più di se stessa. Ma questa volta l’orgoglio soppresse quei sentimenti e la fecero rimanere immobile li, distesa sul letto, ad ascoltare i passi che piano si avvicinarono. Sentì la porta aprirsi delicatamente e nuovamente i passi. Finse di dormire. Strinse forte gli occhi, e cercò di regolare il respiro, cercò di non tradirsi. Cercò di trattenere la rabbia che la concitò a balzare e prenderlo a pugni. Sentì il letto cedere sotto il peso. Draco si era accomodato accanto a lei, e piano le accarezzò il viso. Sentì lo sguardo di lui puntato sul suo volto. Gli occhi le chiedevano di allettarsi della sua figura. Le chiedevano di essere spalancati e di perdersi in quel viso tanto amato. Ma l’orgoglio continuava a ripeterle di ignorare del tutto quella presenza. Il desiderio di svegliarsi e lasciar perdere tutto nuovamente, dimenticare quella promessa mancata, dimenticare quell’ennesimo ritardo,  stava quasi prendendo la meglio. Voleva essere nuovamente illusa, voleva illudersi per sempre, se fosse stato lui ad illuderla. Ma lo spirito Grifondoro era forte, tanto da spegnere quel desiderio, e impedire agli occhi di aprirsi e tradirla.
“Scusa…” Parole sussurrate sulle labbra dolcemente. La baciò, un bacio tanto delicato da sentirlo appena, tanto dolce che fece perdere un battito al cuore. L’accarezzò nuovamente, e poi, sentendo quella pressione ritornare leggera, Hermione capi che aveva appena lasciato la stanza.
La mattina seguente il risveglio fu solito. Ormai Hermione lo considerava come il “risveglio del perdono”. Draco maneggiava pentole e fornelli con Thomas al suo fianco che lo aiutava a preparare una sostanziosa colazione, una colazione che avrebbe portato dolcezza nello sguardo rigido della Grifondoro. O almeno cosi sperò Draco.
Hermione si addentrò con passo lento nella luminosa cucina, e si divertì molto a spiarlo. I capelli, erano sparati in aria, nel modo che lei aveva sempre adorato che li portasse, ma che lui aveva sostituito con una capigliatura ordinata ed elegante, che lo avvicinava molto al suo status di rampollo. Il viso contratto in un espressione confusa e di panico. Come se ciò che stesse preparando fosse la pozione più difficile  e pericolosa della sua vita. Thomas il piccolo elfo sorrideva , nascondendosi il viso con le spigolose mani  , temendo di essere punito per quella sua ilarità scomoda.
Ma Hermione nello spiarlo, scorse anche in lui un sorriso rivolto all’esserino che come lei rimase paralizzato di fronte a quello scambio di allegria. Anche Draco rideva, sfoderando il suo splendido sorriso, rivolto verso Thomas, sorrideva divertito prendendosi gioco della sua incapacità ai fornelli. Facendosi prendere in giro dal piccolo esserino, considerandolo suo equale, considerandolo degno di stargli accanto e condividere con lui quel semplice momento mattutino.
“Buon Giorno…” Hermione interruppe quel momento cosi inverosimile. Aveva ancora la voce impastata dal sonno, ma Draco sentì una vena di rancore ancora udibile. Si voltò verso di lei per accoglierla tra le sue braccia . Quella visione mattutina fu paradisiaca per Hermione. Il viso di Draco era ricoperto di farina e impasto per frittelle, i capelli sparati in aria , e un sorriso da far perdere fiato. Quel risveglio per un attimo le fece dimenticare il motivo per cui si era svegliata di malumore, motivo che le venne riportato alla mente appena in tempo per non cadere nuovamente nella debolezza dell’amore. Il dolce bacio di Malfoy non fu ricambiato, ma lui non cercò spiegazioni. Era consapevole di ciò che aveva provocato quel malumore, era consapevole che il motivo di quel viso corrugato e torvo era lui. Lui che continuava a cadere in sbagli sciocchi, che potevano essere evitati, sbagli che forse Hermione avrebbe imparato a perdonare oppure avrebbe imparato a farglieli pesare quegli errori ,  pesare come stava facendo quella mattina. Lo sguardo di Hermione non mutò , rimase impassibile e duro, anche quando amorevolmente Draco le coprì gli occhi , pronto a rivelarle una sorpresa cosi inaspettate. Hermione cercò di mantenere la calma, cercò di apparire fredda e scostante, ma dentro di lei, una forte allegria la stava rapendo. Curiosità, gioia , eccitazione. Un mix perfetto che le prese la pancia, solleticandola. Le labbra avrebbero voluto arricciarsi in un sorriso curioso, ma per orgoglio non lo fece. Si morse la lingua , si morse il labbro, e cercò di trattenere quella gioia che stava provando in quel momento.
“Non osare sbirciare , Granger. “ L’utilizzo del cognome, il finto tono rigido e freddo , riportò alla luce ricordi di un passato andato. Quando il loro rapporto era fatto di sotterfugi, segreti e sguardi sfuggevoli. Quando Malfoy solo per incontrarla fuggiva dalla sala Grande, quando lui pur di vederla e amarla , chiudeva la mente per il signore Oscuro, nascondendo i pensieri rivolti solo a lei. Quando la sua attenzione era solo per lei. Ricordi lontani, di un passato lontano.
“Non preoccuparti Malfoy, non ho intenzione di sbirciare perché non mi interessa….” . Hermione non vide il sorriso sghembo che si dipinse sul volto di Draco. Sorriso dovuto al tono utilizzato da Hermione, dovuto a quel ritorno della Grifondoro so-tutto-io Granger, unica a tenerlo testa, unica a risponderlo a tono senza temere la sua ira, senza temere le sue sfuriate . Era sempre stata capace di affrontarlo a testa alta, come una vera Grifondoro, e forse proprio questo era ciò che amava di lei. La sua tenacia, la sua forza.
“ Quando vedrai cosa ho in serbo per te, cambierai idea…” Quel gioco stava iniziando a piacergli. Un piccolo salto nel passato, quando entrambi erano adolescenti arrabbiati in piena crisi di ormonale. Quando i loro sentimenti erano ancora un forse, quando ancora non avevano ammesso di amarsi, quando ancora non avevano ammesso di rischiare la vita l’un dell’altro pur di stare insieme.
“Non ci conterei….” Risposta secca, accompagnata da un lieve sorriso. Draco la condusse al centro della stanza. Le baciò il collo, provocandole leggeri brividi. Hermione si scansò , fingendo di essere infastidita, ma quel sorriso di piacere la tradì. Draco la prese tra le braccia, e si perse nei suoi occhi e lo stesso fece lei.
“ Sei sempre il solito Draco Malfoy….”
“ Ma non sarei il solito Draco Malfoy senza di te….”. Le posò le labbra sulle sue, e questa volta lei rispose a quel bacio, con la stessa dolcezza. Non poteva resistergli, era più forte di lei. Non poteva non cedere a quel tocco, a quegli occhi, a quella voce che le solleticava il cuore. Non poteva fingere odio, non poteva pensare di odiarlo, perché non riusciva ad odiarlo nemmeno un minuto, nemmeno un secondo. E forse cedere era la sola cosa possibile. Doveva cedere a quella sua debolezza e farsi trasportare solo dai sentimenti. Non pensare, ciò era la cosa migliore. Chiudere del tutto la ragione, chiudere i pensieri. E ascoltare il cuore. Anche perché solo il cuore conosceva le ragioni che la ragione non conosce, e il suo cuore le avrebbe dettato cose che la sua mente non avrebbe mai compreso.
“Ho un regalo per te….” Sussurrò lui, staccandosi da lei, e dirigendosi verso l’altra stanza. Hermione attese , e questa volta non nascose il volto immerso in un ‘allegra eccitazione. E quando Draco ritornò , non potè trattenere un urlo di gioia e di sorpresa. Tra le mani stringeva un piccolo batuffolo, scuro e con due occhioni che saettarono verso di lei. Era un cucciolo di cane, cosi piccolo, cosi fragile, eppure tra le mani di Draco sembrò trovare sicurezza.
“Ma è adorabile…” Lo prese anche lei tra le braccia, lasciando che il piccolo cucciolo potesse annusarla e riconoscerla. Le leccò piano il dorso della mano, come per farle capire di averla accettata e averle comunicato che aveva la sua piena fedeltà da adesso in avanti.
“ So che ami gli animali, e dopo che Grattastinchi è rimasto dai tuoi genitori, ho pensato che ti sarebbe piaciuto…” Per la prima volta Hermione sentì nella voce del freddo Malfoy un tono intimidito e timoroso. Timoroso che il suo regalo non fosse ben accettato, timoroso che quel gesto potesse essere considerato stupido e troppo smielato , soprattutto per lui, che aveva il cuore duro, e l’animo nero.
“ Ti amo….” Quelle semplici parole fecero capire a Malfoy che quel gesto fu accolto con grande gioia. Thomas guardava la scena in disparte, commosso di assistere a quei gesti d’amore. Gesti cosi quotidiani, cosi sinceri, cosi veri.
“ Chiamiamolo Bruthus….” Hermione storse il naso, contraria di affibbiare a tanta tenerezza un nome tanto rude.
“No, Sweeth….” Propose lei, provocando la medesima reazione.
“Il mio cane non si chiamerà Sweeth…” Pronunciò quel nome con del sarcasmo, canzonandola.
“Il mio cane non si chiamerà Bruthus….” Esclamò lei di rimando, stringendo il piccolo cane al petto, come per proteggerlo da quel tentativo di sabotare tanta  dolcezza.
“ Invece è cosi che si chiamerà , ha anche la targhetta….” Draco giocò sul tempismo,  e fece apparire dal nulla un collare con una targhetta che scintillante metteva in risalto quel nome , che Hermione si rifiutò di pronunciare.
“ NO! DRACO non puoi…” Protestò lei, cercando di evitare che fosse marchiato per sempre , ma fu tardi. Al collo del piccolo Bruthus pendeva quel collare che decretò la scelta finale. Hermione sbuffò, e dovendo ammettere la sconfitta si accomodò a tavola per consumare la colazione che Draco e Thomas le avevano preparato con molto amore.
“ Adesso che c’è Bruthus qui con te, adesso posso stare tranquillo….” Draco si era accomodato accanto a lei, e rivolgendosi al cane, pronunciò quelle parole che insospettirono Hermione. Strinse il cane ancora di più a se, e lasciando la colazione , rivolse la sua attenzione a quelle parole.
“ Perché?” . Draco alzò lo sguardo verso di lei, e accarezzandole piano il viso, sfoderò un sorriso che non fece presagire nulla di buono. Un sorriso colpevole. Che Hermione percepì.
“ Quando io non ci sarò qui con  te avrai….” Non concluse la sua spiegazione, ad Hermione le fu tutto chiaro.  La rabbia che l’aveva abbandonata , sostituita da amore e dolcezza, ritornò a galla, rendendo il volto di Hermione paonazzo. Il cuore prese nuovamente a dolere, e la delusione si fece spazio tra i sentimenti. Nuovamente Draco le stava riservando delusione, nuovamente Draco si stava rivelando il meschino serpeverde di un tempo, il meschino serpeverde che agiva sempre con secondi fini, meschino amante che giocava sul suo cuore, sui suoi sentimenti.
“Mi hai regalato questo cane in modo da potermi lasciare sempre da sola? Avrò la sua compagnia invece che la tua? Condividerò questa casa solo con un cane ed un elfo? E tu intanto? Eh, cosa mi dici? Che rapporto sarà il nostro…come potremo costruire una famiglia?”. Draco strabuzzò gli occhi di fronte all’ultima frase, pronunciata da Hermione senza pensarci. Nuovamente aveva lasciato parlare il cuore e non la mente , aveva lasciato uscire fuori i suoi sentimenti più intimi, invece di lasciarli sommersi dentro di lei. Il desiderio di crearsi una famiglia con lui, di non vivere perennemente come due ragazzini innamorati, la voglia di essere considerata realmente la Signora Malfoy, costituivano il repertorio dei suoi segreti più intimi che non aveva mai osato rendere pubblici, né a lui , né ad altri. Ma adesso in preda alla frustrazione, in preda alla paura di essere lasciata nuovamente sola, era riuscita ad esternare tutto ciò. Si morse la lingua, sperando che Draco si fosse distratto in quell’ultima parte, ma lo sguardo che le rivolse le fece capire che quelle parole  gli furono chiare e limpidi.
“ Hermione non iniziare nuovamente con le tue stupide scenate….” Draco era scattato in piedi, pronto a darle le spalle e non mostrare lo sguardo che incorniciava il suo volto. Era forse paura? Timore? Insicurezza ? Ciò che in quel momento provava non seppe spiegarlo. Lui non era pronto per una famiglia. Non era pronto per crearsi qualcosa di cosi impegnativo. Ciò che Hermione voleva era sicurezza, responsabilità, una spalla solida su cui fare affidamento. Inoltre non si sentiva pronto per diventare padre. Lui padre? Non era possibile, non sapeva tenere in braccio un cane, figuriamoci un pargolo. Non poteva, non era in grado, non sarebbe stato in grado di impartirgli i giusti insegnamenti. Lui che un padre non lo aveva avuto realmente, lui che per un padre aveva fatto pazzie, e sciocchezze, lui che per un padre si era quasi fatto ammazzare. Non aveva mai avuto una figura di riferimento e non si sentiva una figura su cui fare affidamento. Non poteva, e soprattutto non voleva.
“Non sono stupide scenate Draco….Sono stufa della tua assenza! Sono sempre sola, vivo da sola! Con la differenza che condivido il letto con qualcuno, qualcuno di completamente estraneo” Ora Hermione non poteva non discutere su quel problema che tormentava da mesi il suo animo. Era davvero stufa di tutto ciò, di come stava proseguendo quella relazione che aveva piantato delle solidi radici, radici che si stavano rivelando marce. Draco si voltò nuovamente verso di lei, cercando di mantenere una autocontrollo, cercando di non apparire sconvolto da quelle dichiarazioni.
“ Ti sono estraneo io? Non mi conosci Hermione?” Aveva un tono di voce completamente diverso, diverso da quello di poco fa. Hermione sentì freddezza e aggressività, e come se temesse per se, strinse ancora di più al petto il piccolo cucciolo che si dimenava, infastidito dagli urli e dalla stretta della sua padrona.
“ Credevo….ma a quanto pare mi sono sbagliata….” Il sussurro di lei fu come una pugnalata al petto. Stava forse ammettendo che tutto ciò era uno sbaglio? Stava forse ammettendo che lei non era sicura della sua scelta finale? Stava giocando lo stesso gioco fatto con Weasley?
“ Mi stai dicendo forse che non ti soddisfo? Che non sono il Draco Malfoy che avevi immaginato per tutto questo tempo? Non ti vado bene Hermione? NO?” Thomas era confuso. Poco tempo prima i due si erano amati e adesso , sputavano veleno l’uno contro l’altro. Ferendosi e impartendosi dolore.
“ Smettila…. Non ne voglio parlare…..” Hermione abbassò lo sguardo temendo di scoppiare a piangere, intontita da quelle parole pronunciate cosi velenose e così malignamente. Draco stava perdendo il controllo, stava lasciando che la paura, l’insicurezza e la gelosia prendessero il sopravvento. Si sentì una morsa allo stomaco, e la testa iniziò a dolergli forte. Si sentiva schiacciato, voleva che lei dicesse ciò che davvero pensasse e non nascondersi dietro la maschera di tristezza che non lasciava trapelare i sentimenti reali.
“ no, spiegami….”Voleva conoscere il motivo di quelle parole. Lui lavorava sodo per permettere ad Hermione di poter essere fiero di lui, di non dover vergognarsi di aver accettato un ex Mangiamorte nella sua vita. Eppure lei lo stava giudicando. Lei, che sembrava averlo accettato in momenti peggiori. Lei che gli era stato accanto quando il mondo lo aveva tenuto fuori, quando la sua pelle era stata marchiata. Ma adesso quei due ragazzi, sembravano tanto cambiati. Sembravano due estranei in cerca di qualcosa che c’era stato.
“Cosa c’è da spiegare? Non mi sento più amata! Hai fatto tanto per ritornare con me, e poi continui a trascurarmi ogni giorno! Lo hai fatto solo per una tua vittoria? Solo per veder soffrire Ron? O perché mi ami davvero e ciò che penso sono solo sciocchezze? “ Hermione si sentiva una sciocca. Pensava davvero ciò ? Pensava davvero che il ritorno di Draco fosse dovuto solo ad una sete di vittoria che non era riuscito a colmare e che adesso che aveva ottenuto ciò che voleva , poteva definirsi anche sazio di lei, sazio di quella vita , sazio di quell’amore che lei non riusciva a reprimere. Draco sorrise amaramente, come se quelle parole suonassero stonate, come se ciò che aveva udito era stata una battuta di poco gusto. Deglutì , e si gettò le mani nei capelli, incredulo di ciò che stava accadendo . Quel semplice regalo non era un modo per abbindolarla, per ammaliarla , per confonderla e gettarla in un sogno, per addormentarla, e prendersi gioco di lei. Lui amava Hermione più di se stesso, più di qualunque altra cosa al mondo e ammettere ciò era stato molto difficile per lui che non aveva mai esternato i suoi sentimenti, li aveva sempre tenuti dentro, repressi nel suo IO , tenuti nascosti a chiunque e avvolte anche a se stesso. Quel semplice , comune regalo era solo una prova di affetto, un messaggio che le comunicava che nonostante lui non ci fosse stato sempre, avrebbe avuto Bruthus a farle compagnia e magari a proteggerla quando lui non avrebbe potuto. Perché era stato frainteso tutto? Perché lei doveva pensare ciò? I suoi sbagli avevano fatto in modo che lei non si fidasse più, avevano fatto in modo che lei dubitasse ogni giorno dei suoi sentimenti. Non voleva che soffrisse in quel modo. Vederla ogni giorno triste, arrabbiata ,e mai serene era un tormento. Draco temette che la sua felicità stava per essere nuovamente intaccata. Perché le cose splendide, meravigliose avevano sempre una fine? Perché i sorrisi radiosi di Hermione duravano qualche attimo, mentre quelle lacrime sembravano eterne? Perché soffrire richiedeva un tempo indeterminato, mentre sorridere richiedeva alcuni piccoli e insignificanti secondi? Perché quella mattina doveva iniziare in quel modo? Draco si sentì ardere di rabbia. Rabbia verso se stesso. Era una rabbia che bruciava dentro, simile al bruciore che pochi anni prima aveva provato sull’avambraccio, quel dolore che lo aveva lacerato l’anima. Hermione era infelice a causa sua. Quella tristezza visibile nei suoi occhi era a causa sua. Era sempre stato cosi. Lui era sempre pronto a farla soffrire, era sempre pronto a non donarle la gioia che meritava. Eppure quando era ritornato, quando aveva messo piede a Londra, aveva ripromesso a se stesso che una cosa del genere non sarebbe capitata mai più. Solo felicità nella sua vita, solo gioia. Eppure lui continuava a sentirsi portatore di cattiveria, proprio come il suo cognome comunicava. Malfoy, malafede, cattiveria, malignità. Ma lui ormai non era più cosi. O almeno aveva sperato . Quel alone di dolore ormai non faceva più parte di lui, e della vita di entrambi. Poi il ricordo di Astoria , presentatasi nel suo ufficio solo il giorno prima lo attraversò violentemente la mente. La sua venuta, il suo tentativo di farlo cedere in tentazioni , le sue minacce , erano state il segno che anche lei non credeva a quel cambiamento, ed era stata la prova che lui continuava a mentire ad Hermione come aveva sempre fatto. Non le aveva detto nulla, non le aveva parlato di quell’incontro sgradevole. Non le aveva parlato della sua vita in quei due anni, lontano da casa e soprattutto lontano da lei, che di Draco non conosceva quasi nulla , nemmeno di ciò che era stato costretto a fare durante la guerra. La sua purezza, il suo amore, erano spiazzanti. Fidarsi di lui, tendergli la mano, rischiando di ferirsi, senza chiedere nulla, senza aver avuto le sue certezze. Perché Hermione doveva sempre evidenziare la differenza che li aveva sempre contraddistinti. Lui era rimasto il solito meschino Serpeverde. Si era illuso di essere cambiato, ma era solo l’ennesima bugia,  aveva mentito anche a se stesso, che aveva creduto di essere cambiato. Le opere di beneficenza, l’accettare i diversi e trattarli come suoi pari , non lo rendevano diverso dal vero Malfoy. Dentro di lui sentiva ancora del marcio, del marcio che non poteva essere grattato via, con semplici menzogne.
“Devo andare a lavoro…..” Non poteva rimanere un secondo di più in quella casa. Si sentiva soffocare, sentiva i sensi di colpa invaderlo e stringerlo ovunque, affogandolo, punendolo dei continui inganni che continuava a tendere ad Hermione che non meritava tutto quello.
Hermione boccheggiò incredula. Sentì la testa girarle vorticosamente, e trattenne a stento le lacrime di rabbia che le sfiorarono le guance, lacrime che Draco finse di non vedere, che ignorò del tutto. Quando l’attraversò, le passò accanto senza tentare di farle ritrovare pace, Hermione strinse i denti, e questa volta non attese che il cuore le desse le direttive del suo comportamento. Ormai il cuore aveva subito troppi colpi, tanti da non poterne sopportare altri. Ancora una volta maledi quell’amore che non continuava a provare per lui, nonostante continuasse a farle del male. Un male che la stava sfinendo, che rese quel risveglio stancante. Si voltò di scatto verso di lui, ancora con le braccia intorno al piccolo cucciolo, che sembrò percepire quel dolore. Si sporse verso di lei, e le leccò via quelle lacrime salate, gesto che Draco avrebbe voluto fare  , gesto che Hermione si aspettava di ricevere da lui, ma non avvenne.
“Non puoi andare via cosi! Non ho finito di parlare” Protestò lei tra le lacrime. Ma quella protesta sembrò non essere ascoltata. Draco era gia accanto alla porta, e prima di uscire si voltò piano verso di lei. L’espressione sul suo volto gelò Hermione. Per un attimo le sembrò di vedere il vecchio Malfoy. Il Malfoy che era stata costretta a vedere durante la guerra. Colui che non aveva risparmiato, per salvare lei e se stesso, di macchiarsi l’anima di crimini che non avrebbe mai voluto commettere. Per un attimo Hermione fu costretta a rivivere quei tempi bui che aveva costretto i due a fingersi estranei, nemici. Per un attimo Hermione rivide il Mangiamorte che aveva sperato di cancellare dalla sua mente.
“Se non ti troverò…Capirò…”. Poche parole, lasciate in quella stanza, per poi sparire. Quelle parole, pronunciate cosi freddamente, così spiazzanti. Hermione si sentì le gambe cedere, e non riuscì a trattenere un urlo di dolore. Sentiva mille lame perforarle il cuore. Le doleva ogni parte del corpo, come se anche esse fossero state tagliate brutalmente, come se quel dolore non avesse voluto risparmiare nulla di lei. Si accasciò piano sul pavimento freddo, come freddo sentiva il suo cuore, come freddo era stato il suo sguardo, come freddo era ciò che sentiva dentro di lei, su di lei, intorno a lei.Nuovamente il dolore che l’aveva attraversata anni prima, e la mancanza di quel sostegno che l’aveva sorretta e aiutata. Le colpe si pagano, le bugie, i tradimenti. Il karma non risparmiava nessuno, e lei non sarebbe stata risparmiata. Il suo errore di fidarsi nuovamente, il suo errore di aver mentito, il suo errore di aver tradito. Sembrò ritorcersi contro di lei. Bruthus balzò via, lontano dalle sue braccia, lasciandola sola, lasciandola solitaria a soffrire. Sentì le mani spigolose e sottili di Thomas poggiarsi sulle sue spalle, e silenziosamente ringraziò la bontà degli elfi domestici.

 
 
 

Quando tutte le parole 
sai che non ti servon più 
quando sudi il tuo coraggio 
per non startene laggiù 
quando tiri in mezzo Dio 
o il destino, o chissà che 
che nessuno se lo spiega 
perché sia successo a te 

quando tira un po' di vento che ci si rialza un po' 
e la vita è un po' più forte del tuo dirle "grazie no" 
quando sembra tutto fermo la tua ruota girerà. 
Sopra il giorno di dolore che uno ha. 
Tu ru ru... 

Quando indietro non si torna 
quando l'hai capito che 
che la vita non è giusta 
come la vorresti te 
quando farsi una ragione 
vorrà dire vivere 
te l'han detto tutti quanti 
che per loro è facile 

quando batte un po' di sole dove ci contavi un po' 
e la vita è un po' più forte del tuo dirle "ancora no" 
quando la ferita brucia la tua pelle si farà. 
Sopra il giorno di dolore che uno ha. 
Tu ru ru... 

Quando il
cuore senza un pezzo 
il suo ritmo prenderà 
quando l'aria che fa il giro 
i tuoi polmoni beccherà 
quando 
questa merda intorno 
sempre merda resterà 
riconoscerai l'odore 
perché questa è la realtà 

quando la tua sveglia suona e tu ti chiederai "che or'è?" 
che la vita è sempre forte molto più che facile 
quando sposti appena il piede, lì il tuo
tempo  crescerà 
 sopra il  giorno di dolore che uno ha 
Tu ru ru...

 
(“Il giorni di dolore che uno ha”
….Ligabue)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 

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Capitolo 12
*** -...Il destino ha la sua puntualità....- ***



-E...Vissero Felici e Contenti?-
- Eleventh Chapter-
-... Il destino ha la sua puntualità...-




Ron posò nuovamente lo sguardo sul profilo di Sophia, che fissava con attenzione la strada , in cerca di un qualsiasi movimento sospetto. Era tesa e immobile, con la bacchetta stretta salda tra le mani. Scrutarla ormai per Ron era divenuto normale, e notare quanto fosse bella era strano per lui, che prima e dopo Hermione, non aveva mai guardato nessuno in quel modo. I capelli neri come la pece che le tagliavano il viso , i zigomi alti, e gli occhi intensi e profondi. Era bella Sophia, bella e di un talento innato , un talento che solo pochi possedevano e che lei utilizzava a pieno. Ma nonostante questa bellezza, nonostante il grande Talento, Ron non riusciva a sostituire il ricordo di Hermione con la sua presenza concreta e reale di quel momento. Non riusciva a non pensare a lei, e non riusciva a tentare un nuovo approccio, un nuovo tentativo. Non riusciva nuovamente a mettersi in gioco. Sophia sorrise piano, resisi conto dello sguardo insistente del suo Istruttore. Si voltò per ricambiare quello sguardo e per un attimo entrambi si dimenticarono del loro ruolo in quel momento. Si dimenticarono del tutto di avere nelle mani la vita del Ministero, Minacciato a Morte solo qualche ora prima.
“Weasley , vuoi dirmi qualcosa?” Chiese lei, sperando di poter scambiare qualche parola con uno dei suoi idoli. Erano quasi coetanei i due, e lei ricordava bene Ron Weasley , Harry Potter ed Hermione Granger al tempo di Hogwarts. Li ricordava bene, ricordava bene cosa avevano fatto per la comunità magica. Erano stati  i suoi eroi, i suoi idoli, e adesso lavorare con due di questi la rendeva fiera di se e le faceva amare il suo lavoro ancora di più. Loro erano stati ad indirizzarla verso la Carriera Auror, quei giovani che con poche conoscenze, ma con tanto cuore, erano stati capaci di eliminare il mago più potente e oscuro al mondo. Loro erano stati la sua ispirazione, e ancora adesso erano un modello molto importante da seguire.
“Nulla Weber…. Giornata tranquilla…” Sospirò lui  ritornando a fissare la strada che pululava di passanti ma nessuno che potesse suscitare sospetti nei due Auror posti fuori l’appartamento di Luthien e Zabini. Un tempo quell’appartamento era stato abitato anche da Hermione, ma adesso lei era altrove, con il Purosangue Malfoy , che era riuscito ad ottenere ciò che era venuto a riscuotere. Un'altra morsa al cuore, un altro pensiero  rivolta a lei e uno  in meno rivolta alla bellissima e in gamba ragazza che lo affiancava e che questa volta era lei a guardarlo in modo insistente.
“Molto, purtroppo…” Rispose lei, continuando a fissare quel viso lentigginoso che trasmetteva sicurezza e bontà . Ritornò nuovamente a fissare la strada e nuovamente piombarono nel silenzio, silenzio rotto da qualche clacson troppo rumoroso, o da uno stridere di ruote di qualche automobilista troppo di fretta.
Altri sguardi sfuggevoli, altri sorrisetti appena accennati, e nulla di minaccioso che potesse rendere quella mattina movimentata o frenetica. Era tutto tranquillo, e Ron per un attimo sperò che quella tranquillità durasse, in modo da poter guardare ancora Sophia.
Ma il rumore che provenne dall’interno dell’appartamento spezzò quel desiderio e fece piombare i due nuovamente alla realtà . Ron abbandonò il suo sguardo spensierato, per perdersi in uno concentrato. Prese Sophia e la posizionò dietro le sue spalle, e irruppe nell’appartamento pronto ad attaccare. Avanzò a passo veloce lungo il corridoio, con la bacchetta posizionata d’avanti a se. Il cuore palpitava freneticamente e la mente si concentrava a formulare gli incantesimi conosciuti per battere una qualsiasi minaccia .
Ma si fermò non appena incrociò lo sguardo di Hermione, che ferma immobile, teneva stretto tra le braccia un cane. Erano passati mesi dall’ultima volta in cui aveva guardato quel viso, e nonostante ciò era sempre li, a far male, era sempre li a rovinare quel briciolo di felicità trovato per un attimo , trovato e subito perso, ad un batter di mani.
Hermione boccheggiò confusa, temendo di essersi materializzata nel posto sbagliato. Guardò Ron , con occhi ancora colmi di lacrime, e sperò che non notasse quel particolare.
“ Ron, Ron… Cosa è successo ?” Sophia lo raggiunse , con la bacchetta puntata avanti a se, e non appena vide la fonte del rumore, si calmò e abbassò la guardia. Entrambe si salutarono con un sorriso accennato , entrambe in imbarazzo. Il piccolo Bruthus si dimenava tra le braccia di Hermione, e stanco di essere stretto in quella dolce morsa, sgusciò via, e iniziò ad annusare l’appartamento sconosciuto ai suoi sensi.
“Hermione, co_cosa ci fai qui?” Esclamò confuso Ron , riponendo la bacchetta nel fodero portato alla cintura.
“Sono venuta per Luthien… e tu? “ Hermione cercò di mantenere un tono calmo, moderato e non far trasparire l’emozione di rivederlo nuovamente. Cercò  di riasciugarsi gli occhi, ancora inumiditi di dolore.
“Lunga storia…. Luthien è di la con il Ministro. Entrambi non possono uscire di casa” Ron sembrò del tutto dimenticare Sophia, che intanto si era posizionata al suo fianco, e spostando lo sguardo da Ron ed Hermione, riuscì a percepire la tensione tra i due.
“Oh, va bene… allora vado di la. Dovreste aumentare gli incantesimi di protezione però, non è stato difficile entrare….” . Ron accettò quel consiglio con un semplice cenno del capo. Si guardarono ancora per un po’, non sapendo cosa dire , non sapendo cosa fare. Il Piccolo Bruthus si avvicinò a Ron e lo annusò.
“Hai un cane…” Disse lui, mantenendo il tono rigido. Guardò il piccolo animaletto rivolgerli uno sguardo umido e basso.
“è un regalo di Draco….”. Quello scambio di poche battute stava rendendo la situazione ancora più pesante. Hermione avrebbe voluto corrergli incontro e abbracciarlo forte, e in quell’abbraccio ritrovare il suo caro amico, ma non poteva. Lo avrebbe solo gettato un una confusione tale da non poterne uscire. Non poteva fare questo a Ron e non poteva fare una cosa del genere a Draco, che se solo avesse saputo della sua presenza in quella casa, sarebbe andato su tutte le furie e non avrebbe esitato a schiantarlo.
Ron annui a quell’informazione che non fu molto gradita. Ancora quel nome, ancora quel pensiero che non faceva altro che tormentargli la mente, ancora loro due e lui ancora solo, senza di lei.
Sophia assisteva a quella scena in silenzio, ancora confusa. Aveva letto qualcosa riguardo a loro due, su un articolo della giornalista più odiata nel mondo magico. Ma non ci aveva dato molta attenzione. Non amava il gossip e non amava leggere il Profeta che ormai aveva perso ogni credibilità e serietà. Persa molto prima di quel momento, perso quando aveva gettato fango sulla reputazione di Harry , molti anni prima .
Hermione rimase a fissare Ron, ancora con una gran voglia di corrergli incontro e abbracciarlo e sciogliersi in quel pianto che stava trattenendo a fatica , ma l’intervento di Luthien , disturbata dalle voci provenienti dal salone, ebbe una gran tempistica e permise ad Hermione di non cadere in quello sbaglio che avrebbe rovinato tutto, ancora.
“Hermione, mia cara, cosa ci fai qui?” Luthien guardò Ron in cerca di una spiegazione che potesse giustificare la presenza di Hermione li. Non si vedevano da molto ormai, ma nonostante ciò l’accoglienza fu amorevole. Hermione ricambiò l’abbraccio della giovane Lestrange, e si perse per un attimo in quella stretta. Adesso che c’era lei andava tutto bene, poteva cedere nelle sue debolezze e chiedere una mano su ciò che avrebbe dovuto fare.
“Devo parlarti …” Le sussurrò .
“Certo , ora andiamo nella nostra stanza, come ai vecchi tempi. E mi racconterai ogni cosa…Ron, Sophia se permettete noi andiamo all’altra stanza”. Luthien accarezzò il capo di Hermione amorevolmente, e percepì con l solo guardarla negli occhi che qualcosa non andava. Spostò lo sguardo verso i due Auror che annuirono e senza dire altro ritornarono alla loro postazione, lasciando le due amiche dirigersi nella stanza, con il piccolo Brhutus alle calcagni .
“E lui?” Luthien notò la piccola palla di pelo solo una volta entrati nella stanza che fino a pochi mesi prima era stata occupata da entrambe. Nulla era cambiato, era rimasto tutto immutabile, e Luthien non avrebbe portato alcun cambiamento in quella stanza che racchiudeva i due anni di convivenza con la sua adorata Hermione.
“è un regalo di Draco….” Rispose Hermione, riprendendolo tra le braccia e poggiandolo sul letto. Il piccolo Brhutus si accoccolò tra i morbidi cuscini e rimase a fissare la padrona.
“ Per farti un regalo del genere allora Draco ha intenzioni serie. Non ha mai amato gli animali…Ricordi quanto odiava Grattastinchi? A proposito dove lo hai lasciato quel gattone…”
“Grattastinchi è rimasto da mamma e papà in Australia, ma non sono venuta per questo… Ho bisogno di parlarti di Draco.” Il tono di Hermione fece distogliere l’attenzione di Luthien da Bruthus che si godeva della carezze della bella strega. Gli enormi occhi color azzurro intenso  guardarono l’amica , concedendole la sua piena attenzione. Hermione era nervosa, lo si poteva notare da come si mangiucchiava le unghie, ormai ridotte male. Era successo qualcosa di grave, tanto da condurla li e saltare il lavoro.
“Da quando io e Draco conviviamo insieme, lui non è più lo stesso. Non c’è mai a casa, sempre impegnato con il suo maledetto lavoro filantropico. Non fa altro che concedere tempo alle opere babbane che hanno bisogno di essere ristrutturare oppure alle strutture bisognose di fondi. È magnifico ciò che fa, ma lo fa con troppa…foga! Non ha mai tempo per me. E non facciamo altro che litigare. Questa mattina inoltre, si è presentato con questo regalo, Bruthus – che inoltre è un nome orrendo- e abbiamo litigato di brutto. Ho detto delle cose orribili, accusandolo di essere ritornato da me solo per una vittoria personale e lui, si è comportato esattamente da Draco… Mi ha dato la possibilità di decidere se continuare a stare con lui o imboccare nuovamente una strada senza di lui….”
Luthien sospirò rassegnata, maledicendo la presunzione e l’orgoglio del cugino, che non faceva altro che mettere al primo posto le cose sbagliata, non pensando a cosa davvero era giusto. Hermione aveva solo bisogno di maggior attenzioni, e lui sembrava non volerlo capire. Sembrava essere bendato , e voler negare che quelle attenzione gliele stava negando per motivi che potevano essere lasciati in secondo piano. Il suo lavoro filantropico era da apprezzare , ma secondo un vecchio detto Babbano….il troppo storpia….
“ Ovviamente non ha ammesso di essere troppo preso dal suo lavoro, e sicuramente ti ha dato della sciocca avendo pensato a queste cose…Comportamento tipico da lui, negare l’evidenza e continuare a comportarsi nel modo in cui si è sempre comportato. È troppo orgoglioso per ammettere di sbagliare, e cosi rischia nuovamente di perderti….Ovvio”. Hermione annuì rassegnata a quella affermazione, non stupendosi che Luthien avesse centrato il problema. Conosceva bene entrambi e conosceva il reale problema che conduceva i due a non fare altro che scontrarsi. Era sempre accaduto, anche a scuola, due teste dure in netto contrasto tra di loro, due animi fieri e orgogliosi in contrasto tra di loro, e questo non faceva altro che gettare benzina sul fuoco e quindi non spegnere lo spirito ribelle di entrambi.
“ E ciò che mi ferisce di più è che ha deciso nuovamente di lasciarmi andare, come anche l’ultima volta. Non fa altro che questo, ed io sono stanca….” Hermione non riuscì a trattenere quelle lacrime che premevano forte, e finalmente sgorgarono lungo il suo viso. Hermione era stanca di soffrire in quel modo, era stanca di piangere, ed era stanca di sentire in lei la paura di essere abbandonata  , di essere lasciata nuovamente. Era un dolore perenne, ogni volta si faceva sentire più forte che mai. Il ricordo di due anni prima era doloroso , come il pensiero di essere lasciata nuovamente sola.
“ Io dovrei essere forte, eppure con Draco mi sento una sciocca ragazzina indifesa….” Sospirò tra le lacrime. Luthien la strinse a se e la coccolò , accarezzandole i crespi capelli, e sperando che quel dolore passasse. Ma non sarebbe passato con una semplice carezza. Non sarebbero bastate parole dolci e di conforto, ciò che aveva bisogno Hermione era la sicurezza di Draco, la sicurezza di non essere abbandonata e di essere amata come lei amava lui.
“ essere innamorati porta a sentirsi vulnerabili. Mettiamo a nudo i nostri sentimenti, le nostre paure, i nostri desideri. Ci mostriamo per ciò che siamo, è normale sentirsi indifesi. E credo che sia normale, anzi è anche stupendo sapere che quella fragilità è causata da un'unica persona, la stessa che ti rinforza, la stessa che ti da mille motivazioni per essere migliore. Forse Draco non fa altro che lavorare per dimostrare di meritarti. In fondo ha sempre pensato che tu sia migliore di lui, e adesso con questi atti a fin di bene, Draco vuole dimostrarti di essere alla tua altezza e di poter stare davvero con te” Luthien era sempre stata brava con le parole, era sempre stata brava a riservare per lei parole di conforto e di coraggio. Luthien era sempre stata li per lei, ad aspettarla e ad accoglierla a braccia aperte. Non l’avrebbe mai abbandonata, e desiderava sentire quella protezione anche con Draco, protezione che non riusciva a percepire. Era sempre a rischio con lui, era sempre pronta a ricevere una batosta, ad essere stroncata e lasciata nuovamente. Desiderava quel senso di protezione che solo Luthien era capace di donargli.
“Io credo che dovresti andare da lui  e parlare. Questa mattina eravate arrabbiati entrambi e avete lasciato che la rabbia parlasse per voi. Draco non pensa realmente ciò che ha detto. Non desidera certo vederti andar via nuovamente. Ora calmati e va da lui” Hermione sorrise lievemente, essere giunta li era stata la scelta migliore. Sapeva che non appena fosse entrata  avrebbe trovato conforto , avrebbe trovato parole giuste che l’avrebbero aiutata a prendere la scelta giusta. Lei non desiderava andare via da Draco, non voleva lasciarlo, ma temeva che se fosse rimasta avrebbe sofferto ancora, e ancora e lei era stanca .
Si alzò dal letto , pronta a raggiungere Draco.
“Bruthus rimane un po’ qui, è cosi dolce” Esclamò Luthien prendendolo tra le braccia e lasciando che le leccasse il viso.
“Non tarderò molto, promesso!” Hermione salutò entrambi e fece per uscire dalla stanza ma si voltò nuovamente con su il viso una smorfia di curiosità.
“Perché c’è Ron con una ragazza in casa nostra , cioè TUA?”
“Lunga storia, te la spiegherò magari un altro giorno! Cerca di far vedere più spesso quel tuo faccino, intesi?”
“Intesi”. Un ultimo sorriso di intesa e poi Hermione si smaterializzò. Non le andava di incontrare nuovamente Ron, non voleva rivedere il suo viso deluso. Non poteva non sentirsi in colpa e non voleva che quel sentimento continuasse a tormentarle il cuore. Voleva bene a Ron, ma l’amore che lui aveva sperato non era mai nato. Aveva mentito per troppo tempo ad entrambi, e adesso ricordare il dolore provocato non migliorava la questione.
Ron sentì il forte “Pop” e capì che Hermione era ritornata da lui, nuovamente, come aveva sempre fatto e come avrebbe sempre fatto.
 
 
 
 
Draco attraversò l’elegante androne a passo pesante e frettoloso. Non ricambiò i saluti dei suoi colleghi e la rabbia non l’aveva ancora abbandonato del tutto. Era ancora li, a farsi sentire, a farlo tremare, e a fargli desiderare un buon e lungo sorso di quello scotch rinchiuso nel suo frigo bar di casa. Desiderò per un attimo saltare il lavoro e andare via, altrove, e non dover pensare a quelle parole pronunciate poco prima. Desiderò non averle mai dette, desiderò non aver mai costretto Hermione a prendere una decisione che non avrebbe fatto altro che allontanarla da lui, di nuovo. Odiava quel suo temperamento, odiava quel suo non pensare , odiava quella rabbia che gli offuscava la mente. Strappò dalle mani della sua segretaria i vari messaggi lasciati per lui, e non si scusò per quel comportamento , e non notò lo sguardo che lei gli rivolse. Entrò nell’ufficio e la scena sembrò ripetersi, la scena del giorno prima si materializzò nuovamente. Astoria sedeva scompostamente nella poltrona, a giocherellare con un ciondolo che aveva al collo, sembrava essere persa in pensieri propri. Lo sguardo smeraldino fissava un punto impreciso del pavimento, e sembrò non notare l’ingresso di Draco, che sbattè la parta con fare rumoroso. La rabbia di poco prima sembrò nulla a confronto di quella provocata alla vista di Astoria.
“ Dovrò ricordarmi di dotare questo edificio di incantesimi adatti a tener lontano persone come te…” Astoria sorrise e alzò lo sguardo verso di lui. Ripose il piccolo ciondolo sotto la candida camicetta e si diresse verso di lui, lasciando la postazione vuota.
“ Ti avevo detto che mi sarei fatta viva nuovamente, ed io mantengo sempre le promesse. Non sei felice?”, gli buttò nuovamente le braccia al collo e avvicinò il viso , troppo, tanto da mandare Draco su di giri, e far scatenare quella rabbia che ribolliva in lui. La prese per le spalle e la scostò a se, con aggressività, con rabbia, con voglia di farle del male.
“ Sarei felice se te ne andassi , e questa volta per sempre” Ringhiò lui, provocando in Astoria un sorriso divertito. Divertito di fronte a quella rabbia che lo riportava nuovamente ad essere quello di un tempo, rabbia che faceva brillare gli occhi tempestosi di una luce che Astoria ricordava, quella luce spenta a causa della Mezzosangue.
“Non posso andare via, soprattutto adesso. Draco, stiamo ritornando più forti che mai, e vogliamo che anche tu ti unisca a noi! Non rinnegare ciò che sei stato…..” Ritentò un nuovo approccio, accarezzando piano il braccio destro di Draco.
“ Alcune ferite non si cancellano, e il passato non si dimentica….” Il sospiro di Astoria gli fece raggelare il sangue nelle vene e in quegli occhi rivide il suo passato che aveva cercato di dimenticare e che adesso si stava ripresentando nuovamente. Le mani di Astoria accarezzarono l’avambraccio, per poi scoprirlo del tutto. Il marchio nero brillava ancora , era ancora lucente e minaccioso, nonostante Draco avesse cercato di tenerlo nascosto, nonostante avesse cercato di cancellarlo del tutto  ,nonostante avesse cercato di cancellare quel periodo in cui aveva finto fedeltà a Voldemort, perdendo tutto, perdendo Hermione, perdendo se stesso.
Ritirò il braccio, come se quel tocco lo avesse scottato, come le mani di Astoria fossero state incandescenti.
“ Non puoi rinnegare ciò che sei, ciò che sei stato. Tu eri un Mangiamorte, hai servito Voldemort, hai ammazzato Silente per lui. E adesso speri di dimenticare tutto solo con queste azioni benefiche? Speri di apparire migliore portandoti a letto una schifosa Mezzosangue? Speri di cancellare tutto cacciandomi via da questo ufficio. Quando sei scappato via, non hai gettato alle spalle il tuo passato, quando mi hai lasciata non ti sei disfatto realmente di me. Draco smettila di fingere, togliti questa stupida maschera e ammetti che sei rimasto il Serpeverde di sempre. Il Draco Malfoy privo di sentimenti, il rampollo disgustato dagli esseri inferiori come i mezzosangue, colui che ha reso fiero il Signor Oscuro.  Draco ti rivogliamo con noi…io ti rivoglio!” Astoria avanzò ancora, tanto da riavvicinarsi nuovamente al suo volto, rigido e privo di espressione. Ma quelle parole furono letali. Ricordi dolorosi ritornarono alla mente e si aggiunsero a quelli della mattina che stava passando. Astoria stava dicendo la verità. La sua era solo una maschera, che non sarebbe stata sostenuta per abbastanza tempo. Lui era sempre stato cinico, e bastardo e avrebbe continuato ad essere. Lui era stato un assassino, nonostante quel comportamento era stato a fin di bene, nonostante fosse stato lo stesso Silente a porgli una tale richiesta, lui rimaneva un assassino. Aveva lacerato la propria anima, aveva permesso a quel marchio nero di soggiogarlo e indirizzarlo verso la strada sbagliata. Aveva mentito a se stesso per molto tempo, aveva mentito a Hermione, aveva mentito anche ad Astoria, e allo stesso signore Oscuro e adesso non sapeva più quale fosse la realtà. Lui aveva sempre amato Hermione, insultata per anni solo per appagare quel senso di vuoto provocata dalla sua indifferenza, uscito allo scoperto forse troppo tardi, e costretto ad allontanarla per volere dell’Ordine che all’epoca lo utilizzò come spia, e che all’epoca , per entrare nelle grazie di Voldemort e dei mangiamorte aveva ucciso Silente, l’unico , oltre ad Hermione, a non aver mai dubitato di lui, l’unico ad essere sempre presente e a soccorrerlo e aiutarlo. L’unico a perdonarlo. Astoria era stata un’altra vittima della follia del Signore Oscuro. Anche lei reclutata come guerriero, e anche lei resa partecipe, con tutta la sua famiglia a quella lotta persa. Il vero ruolo di Draco non era mai uscito allo scoperto, e la sua presenza li lo spiegava. Nessuno aveva mai saputo del suo doppio gioco, nessuno oltre L’Ordine. Nemmeno l’articolo di Rita Scheeter aveva fatto credere ad Astoria che Draco avesse tradito la sua stessa famiglia. Poi quelle parole , le parole di Astoria fecero nascere nuovi sospetti in lui. Chi, oltre a lei, rivoleva la sua presenza, chi si stava rinforzando nuovamente?. Forse se avesse finto , forse se avesse cercato di ingannarla nuovamente come aveva fatto gia in passato, Astoria avrebbe parlato e avrebbe potuto dar fine a qualcosa che doveva ancora iniziare. Appoggiò delicatamente le mani sui sottili fianchi della Bella Astoria e sfoderò il sorriso che un tempo aveva ingannato lo stesso signore Oscuro.
“ Chi è che mi rivuole… Se devo ritornare in campo, voglio che accada con le persone giuste! “ . Astoria rispose con un sorriso altrettanto persuasivo, altrettanto velenoso.
“Per ora non posso dirti né i nomi e né i piani. Ma se tu mi assicuri di essere dei nostri, non te ne pentirai!” Soffiò Astoria avvicinando pericolosamente le labbra , Draco tentò di non apparire infastidito. Se avrebbe dovuto far parlare Astoria doveva convincerla che era riuscita a conquistarlo e attirare la sua attenzione. Avrebbe sfoderato le sue armi più subdole, ma Astoria avrebbe svelato ciò che aveva in mente.
“ Se mi vuoi nuovamente con te, devi dirmi chi sono e cosa hanno in mente…” Il tono basso, gli occhi piantati in quelli di lei, il viso che sfiorava quello di Astoria, il sorriso sghembo e ammaliatore. Tutte armi giuste per far parlare una donna innamorata, tutte armi giuste per condurre Astoria a svelare qualcosa di celato, qualcosa di proibito. Astoria socchiuse gli occhi e rivisse nuovamente il periodo in cui aveva vissuto con Draco, quando entrambi erano agli ordini di Voldemort , quando entrambi servivano il loro signore con fedeltà.
“Non posso…anche se vorrei tanto. Voglio renderti partecipe di ogni cosa , ma Loro non ne sono molto convinti, anche perché Blaise Zabini è ormai Ministro, e temono che tu , essendo un suo vecchio e caro amico potresti tradirli … “. Draco accarezzò dolcemente la chioma bruna di Astoria, e si avvicinò pericolosamente alle sue labbra. Ma si fermò in tempo. Nonostante volesse scoprire chi fossero i presunti individui  a voler ritornare e riportare il mondo magico nel caos, non avrebbe tradito Hermione con quel bacio. Non poteva e non voleva farlo. Il suo cuore apparteneva a lei, e fare un gesto del genere avrebbe solo rinnegato quell’amore che bruciava dentro di lui.
“Astoria, pensa…Ritornare nuovamente a gettare il caos tra i Maghi, combattere nuovamente fianco a fianco con me… Potrebbe ritornare tutto come prima se tu mi rassicurassi su chi sono gli altri implicati in questa faccenda. Non posso lasciare la mia copertura per gettarmi in un gruppo di idioti….” Draco avrebbe voluto utilizzare le sue doti di Legilimens, ma sapeva che Astoria era un’abile Occlumante come lui, e non avrebbe svelato con molta facilità i suoi pensieri.
“Vuoi dire che la Mezzosangue è solo una copertura?” Quell’informazione sembrò rallegrarla, e questo fece rilassare un tantino la fonte, e forse se avesse giocato bene quella bugia, Draco avrebbe svelato i nomi.
“ Certo. Mi sono visto costretto , ho visto il Signore Oscuro cadere e non potevo continuare a mantenere l’idea che avevano su di me. Adesso tutti mi vedono come un eroe e posso soggiogare lo stesso Harry Potter, che si fida di me. Posso essere molto utile a questi tuoi nuovi amici, ma prima voglio assicurarmi che tutto questo non sia una fandonia. In fondo tu fino a ieri mi hai minacciata andando dalla Scheeter e gettare nuovamente fango su di me. Come posso fidarmi?” Il tono viscido di Draco convinse Astoria, e confuse lo stesso Draco. Non ricordava di avere una dote spiccata per la persuasione, non ricordava di essere capace di sfoderare tanta falsità. Si sentì meschino nei confronti di Hermione, lasciata quella mattina sola in casa a versare lacrime per lui. Non meritava quel dolore , non meritava tutto questo. Anche se fosse a fin di bene, Hermione non meritava quel comportamento. Faceva bene a pensare di non essere alla sua altezza, perché non lo era. Hermione era migliore di lui, in tutto, e in quel momento lo stava dimostrando.
Astoria appoggiò il viso sul palmo della mano di Draco e si perse in quel tocco. Avvicinò le sue labbra alle dita e ne prese una tra le labbra, assaporando quella pelle che desiderava da tanto. Draco ebbe la tentazione di scostarsi da lei, di gettarla nuovamente fuori, fregandosene di quei nomi e facendo bastare quell’informazione come l’inizio della caccia , ma il desiderio fu affievolito da quello di sapere, di incastrare quella maledetta che lo stava gettando nuovamente nell’errore e stava facendo nascere in lei sentimenti contrastanti.
“Draco voglio fare l’amore con te. Mi manchi, e voglio averti nuovamente!” A quella confessione Draco cercò di divincolarsi dalla sua presa ma lei fu più veloce, senza preavviso si aggrappò a lui e si fiondò sulle sue labbra, sfoderando tutta la passione che aveva in lei, dando dimostrazione delle parole appena pronunciate. In quel momento il destino ebbe la sua maledetta puntualità * , facendo spalancare la porta dell’ufficio e facendo entrare Hermione, che cancellò il suo sorriso dal volto quando assistette alla scena. Draco scostò con fatica Astoria scaraventandola sul pavimento, dimenticando del tutto quel tentativo di estorcere le informazioni da Astoria che guardò con sguardo velenoso Hermione , ferma immobile alla porta.
“Hermione posso…” Ma non potè spiegare, perché Hermione gia era fuori , lasciando in quel luogo i frammenti del suo cuore.
Draco non attese ulteriormente, diede carica alle sue gambe e la inseguì fuori. Zittì la segretaria con un distratto movimento di mano, e iniziò la corsa verso Hermione, che a molti passi prima di lui si affrettava ad uscire da quell’edificio diventato opprimente. Altre lacrime scivolarono sul viso, e notò che quel giorno troppo sale era sceso dai suoi occhi. Draco riuscì a raggiungerla e tirandola con forza verso di lui la fece voltare. Hermione rimase in silenzio a fissare quegli occhi in attesa di ricevere una spiegazione che calmasse quella rabbia che stava pian piano nascendo in lei , ma il silenzio di Draco e il modo in cui la fissava la fece scoppiare e non potè trattenere il forte e straziante urlo di dolore, dimenticando di essere per strada e di poter attirare l’attenzione dei passanti.
“QUANDO LA SMETTERAI DI CALPESTARMI IL CUORE? LO FAI SEMPRE, SEMPRE! NON TI ARRENDI, NON SEI DISPOSTO A CAMBIARE! LE TUE STUPIDI ATTENZIONE SONO PER OFFUSCARE I TUOI CONTINUI SBAGLI? ASTORIA GREGRASS ADDIRITTURA? ASTORIA? MENTRE IO HO NUOVAMENTE SCELTO TE, HO NUOVAMENTE DECISO DI METTERMI IN GIOCO, DI METTERE IN GIOCO IL MIO CUORE, TU ARCHITETTAVI CON QUELLA SERPE COME CALPESTARLO NUOVAMENTE? COME SBRICIOLARLO? “
Draco cercò di rassenerarla , cercò di frenare quel pianto, ma lei non glielo permise. Si scostò violentemente al suo tentativo di abbraccio, e puntò un dito contro il suo petto.
“NON-TOCCARMI. NON PERMETTERTI DI TOCCARMI CON QUELLE DISGUSTOSE MANI, MALFOY”
“Calmati, Hermione, c’è una spiegazione, Astoria è implic…”
“NON VOGLIO SENTIRE UNA SINGOLA PAROLA. NON VOGLIO SENTIRE LA TUA VOCE , NON VOGLIO VEDERE IL TUO VISO MAI Più. QUESTA VOLTA VADO VIA IO, QUESTA VOLTA NON MI VEDRAI DAVVERO Più. NON SONO DISPOSTA A SOPPORTARE TUTTO QUESTO”. Si portò le mani alle orecchie, non volendo sentire una sola parola pronunciata da lui, parole che avrebbero cercato di farle credere che tutto questo era solo un malinteso, ma lei era stanca di essere trattata come una bambola priva di sentimenti. Lei aveva un cuore, o almeno lo aveva avuto. In quel momento temette di svenire li, il dolore allucinante che provava al petto e allo stomaco gli fece offuscare per un attimo la vista, e la gola iniziava a bruciare. Stava urlando, stava cacciando fuori il dolore che provava in quel momento, il forte dolore che aveva cercato di sopprimere ogni volta che era stata costretta a cenare da sola, ogni volta che aveva occupato un letto troppo grande e freddo. Ogni volta che aveva desiderato la sua presenza con lei.
“Non dire queste sciocchezze Hermione, va a casa ne parliamo stasera” Draco continuava a peggiorare la situazione, rimandando quella questione delicata a quella sera . Hermione non ci vedeva più dalla rabbia, non poteva sopportare un umiliazione simile. Alzò il viso al cielo e quando ritornò su di lui, scosse il capo,volendo rifiutare tutto quello , volendo rifiutare quelle parole.
“No, Draco, non né parleremo più….” Fu un sospiro, colmo di dolore. Draco non riuscì a trovare altre parole utili a farla rimanere li. Hermione si smaterializzò, fregandosene dei passanti, che non notarono quel particolare , e Draco non riuscì a non chiamarla, più volte sperando di poter fermare quella fuga. Si gettò le mani ai capelli, maledicendosi e odiandosi più che mai. Aveva nuovamente gettato ogni cosa al vento, solo per la sua voglia di conoscenza, per il suo narcisismo di conoscere qualcosa che gli avrebbe permesso di ottenere meriti. Si smaterializzò anche lui, non dando peso allo spavento che provocò nei passanti  al sentire il forte rumore, che non conoscendo la fonte sobbalzarono.
Draco giunse nell’appartamento,sperando di trovarla li, sperando che i suoi timori fossero infondati. Si precipitò in camera da letto, che trovò vuota, in cucina , vuota anche essa. Nella stanza degli ospiti, ancora vuota. Percorse l’enorme appartamento a passo frettoloso e pesante con il cuore che palpitava forte . Trovò l’intera casa vuota, senza di lei. L’elfo Thomas apparve silenziosamente.
“Il signor Malfoy è preoccupato, e Thomas si domanda il perché” La fievole voce lo fece voltare.
“Thomas la signorina Hermione è venuta qui?” Domandò lui, sperando che l’elfo potesse conoscere la destinazione della materializzazione di Hermione.
“La signora Malfoy è andata dalla signora Lestrange. Doveva parlare con lei, per una cosa urgente, tanto da non andare a lavoro” Quell’informazione fu apprezzata e dopo un “grazie “ sussurrato appena , Draco si smaterializzò a casa di Luthien. SI ritrovò nell’ingresso del vecchio appartamento di Hermione, e non potè evitare di sfoderare la bacchetta di fronte a Ron Weasley che aveva a sua volta la bacchetta puntata su di lui.
“Cavolo Malfoy, ma non conosci la porta?” Esclamò Ron riponendo la bacchetta per la seconda volta deluso.
“Se ricordi siamo maghi, e le porte vengono usate di rado” Rispose Malfoy riponendola a sua volta ma continuando a guardare il vecchio rivale con sguardo aspro.
“ Dov’è Luthien?” Chiese, non volendosi perdere in chiacchiere inutili con l’inutile individuo fermo d’avanti a se. Non voleva sapere il motivo della sua presenza, e voleva assolutamente parlare con Luthien.
“è di la con Zabini…” Rispose lui, accennando la camera da letto. Draco senza aggiungere altro piombò in stanza, facendo sobbalzare entrambi, che stesi sul letto giocavano con Bruthus.
“Cosa cavolo fate con il mio cane?” Domandò lui, riconoscendolo.
“ Buona giorno anche a te Draco, è sempre bello vederti” Esclamò Blaise guardandolo sottosopra. Luthien si voltò verso il cugino, sorridendo. Anche se non trovò nulla di divertente o delizioso nel vedere il viso sconvolto e i bei capelli scarmigliati.
“Ok , scusate , sono qui per un altro motivo. Luthien hai visto Hermione, è venuta da te? “ Draco riportò la sua attenzione al problema reale. Luthien si alzò dal letto e annuì con il capo.
“è venuta prima, ma poi mi ha detto che sarebbe venuto da te…Cosa hai combinato?” Chiese lei, cancellando nuovamente il sorriso di conforto dal volto di Draco, che per un attimo sperò di aver terminato quella ricerca.
“è una lunga storia…Prima devo trovarla” Esclamò lui, cercando di andar nuovamente via, senza lasciare le spiegazioni dovute ai due. Ma Luthien lo fermò in tempo, prendendolo per la camicia e costringendolo ad accomodarsi sul letto.
“No, tu adesso spieghi ogni cosa. Quando è venuta da me era sconvolta! Ha pianto come una bambina, e adesso è scomparsa. Voglio sapere cosa cavolo stai combinando!” Luthien era infuriata. Draco aveva dimostrato che le paure di Hermione erano fondate. Blaise si alzò a sua volta e fronteggiò l’amico, lasciando Bruthus la libertà di camminare per la stanza e annusare il tutto.
Draco guardò entrambi, e mantenendo il suo sguardo furente e teso spiegò ogni cosa ai due, che rimasero in ascolto. A fine racconto, Luthien non si preoccupò di risparmiare una ramanzina al cugino, criticandolo e rimproverandolo della sua stupidaggine, del suo non voler cambiare. Mentre Blaise si congratulò con lui, spiegandogli le minacce ricevute la mattina precedente, e il rischio che correvano lui e Luthien.
“E avete messo Weasley a proteggervi?” Draco sembrò disgustato dall’idea che  ad uno come Weasley che non aveva mai avuto una spiccata dote per gli incantesimi, fosse stato assegnato la protezione della vita del Ministro della Magia.
“ Weasley è migliore di te ! In qualunque campo. Idiota!” Luthien era furiosa e non risparmiò un nuovo rimprovero, seguito da mille altri, che non misero Draco in agitazione o in difficoltà. Quelle critiche lo fecero infuriare ancora di più
“Non c’è bisogno di evidenziare il mio sbaglio e il mio orrendo carattere. Adesso ho solo bisogno di sapere dov’è Hermione e spiegargli ogni cosa” Urlò lui contro Luthien che, essendo sua cugina, e avendo ereditato non solo la bellezza che caratterizzava le sorelle Black, si infuocò ancora di più.
“Spero che non la trovi, e spero che sia andata il più lontano possibile da te! Non posso credere che tu sia ricaduto nello stesso errore di nuovo ! Sei un disastro Draco, un vero disastro” La delusione di Luthien fu testimoniata dal fatto che lasciò la stanza con le lacrime agli occhi. Blaise non provò a fermarla. Sapeva che in quel momento la sua adorata fidanzata aveva bisogno di rinchiudersi nella stanza che solo pochi mesi prima era stata occupata da lei e Da Hermione. Scrutò Draco e si accomodò accanto a lui.
“ Hai agito di istinto. Volevi solo renderti utile, e questo è apprezzabile, ma potevi farlo anche se ne parlavi con Hermione,e le spiegavi del primo incontro con Astoria , forse lei avrebbe capito. Adesso non credo che tu debba preoccuparti di dove si trova Hermione anche perché andare da lei non concluderà nulla. Aspetta che Luthien le parli  e poi magari aspetta che lei sia a tornare. “ Blaise poggiò amichevolmente una mano sulla spalli di Draco , sperando che il suo consiglio apparisse sensato e apprezzabile. Draco guardò l’amico e annuì, accettandolo,e accettando per la prima volta di arrendersi. Si alzò , e accennando appena un sorriso, salutò Blaise e sparì , questa volta per ritornare a casa e non a lavoro. L’avrebbe attesa li, sperando di poterla rivedere rientrare dalla porta, con il suo sorriso stampato in volto, e con la voglia di ascoltarlo.
 
 
 
Hermione non seppe il reale motivo per cui si materializzò li, ma quando vide i grandi occhi marroni di Ginny , sentì che li era il posto giusto. Ginny si alzò di scatto dalla tavola, dove stava servendo la colazione al piccolo James Sirius che non appena vide Hermione scoppià in un urlo di gioia.
“Hermione” Esclamò Ginny, lasciando per un attimo il piccolo pargolo e avvicinandosi a lei , che con ancora il viso rigato dalle lacrime e paonazzo di rabbia, fissava come spaesata l’amica.
“Scusa Ginny_ma, non sapevo dove andare….” Sussurrò lei, lasciando che le sottili braccia dell’amica le circondassero la vita e la conducessero verso la tavola.
“Ti preparo un tè” Sussurrò lei, notando il viso sconvolto. James Sirius iniziò a fare baccando con i pochi utensili sparsi sul seggiolone, e Ginny cercò di zittire, in modo dolce , quel frastuono.
“Amore di mamma, fa piano che Zia ‘Mione non sta molto bene” Sussurrò lei dolcemente.
Il piccolo bambino rivolse i suoi occhini verde smeraldo, ereditati dal padre, verso Hermione, e facendo più baccano di prima fece comprendere ad entrambe di aver capito, ma non intenzionato a smettere.
“Si è fatto davvero grande…” Sospirò Hermione divertita di fronte a quel sorriso privo di denti che il piccolo James Sirius sfoderò. Accarezzò il dorso della mano paffuta e morbida, con fare malinconico. Ricordava quanta gioia avesse portato la nascita di James Sirius, e la decisione di Harry e Ginny di designare lei e Ron i padrini del piccolo.
“Ed è davvero una piccola peste! Combina guai ogni giorno. Ecco perché ho dovuto lasciare le Arpies…” Ginny si accomodò di fronte l’amica e le porse una tazza fumante di Tè alle rose, che Hermione strinse tra le mani ma non bevve. Aveva lo stomaco completamente chiuso, e non sarebbe stata capace di ingurgiatare nemmeno quel liquido fumante. Ginny rimase a fissarla in silenzio, chiedendosi cosa fosse accaduto , cosa l’avesse condotta a Godrick’s Hollow alle prime luci del mattino. James Sirius continuava a scalpitare e gettare latte ovunque. Hermione aveva lo sguardo basso, fisso nella tazza, e non riusciva a guardare l’amica e spiegarle il motivo della sua presenza. Farlo sarebbe stato come ammettere di aver sbagliato fin dall’inizio.
“Harry dov’è? “ Chiese lei , sperando di guadagnare tempo e trovare quel coraggio che le mancava.
“ è a lavoro, o meglio è sotto copertura. Ieri mattina Zabini ha ricevuto un messaggio di minacce da presunti sostenitori di ….Voldemort….Si pensa che sia solo uno scherzo di cattivo gusto, ma intanto è stato posta una sorveglianza continua ed Harry è in cerca di qualche informazioni che lo possa aiutare.”. Quell’informazione spiegò il motivo per cui Ron si trovava nel suo ex appartamento. Blaise era nei guai e con lui Luthien, e lei non era stata avvertita. Non lo avevano fatto, Luthien aveva omesso una cosa tanto importante.
“ E tu sei qui a badare il piccolo James Sirius… Come riesci a sopportarlo?” Hermione rivolse uno sguardo curioso verso Ginnny che sorrise , e rivolse lo sguardo al su piccolo che si sporse verso di lei , in cerca dell’abbraccio amorevole che solo una mamma era in grado di poter concedere.
“ Purtroppo sono le condizioni del matrimonio. Non posso dirgli di non farlo, altrimenti il piccolo James Sirius non ha di che mangiare, e inoltre Harry è innamorato del suo lavoro. Ama ciò che fa e vederlo felice mi rende felice… Io amo Harry e chiedergli di abbandonare il suo lavoro sarebbe un’azione egoistica “ Prese il suo piccolo tra le braccia e lo coccolò dolcemente. James prese i capelli della madre tra le mani e sembrò riappacificarsi. Quella scena fu davvero dolce, ed Hermione si perse a fissare quell’attimo cosi colmo d’amore.
“Ma tu hai rinunciato a ciò che ti piace, al tuo lavoro che ami, per dedicarti pienamente a loro…” Osservò Hermione, ripensando al suo atto egoistico. Draco amava il suo lavoro, e lei lo aveva quasi condotto a lasciarlo. Ripensare a Draco fece stringere la prese intorno alla tazza, e il mal di testa sembrò ritornare. Non poteva accusarsi di nulla, Lui l’aveva tradita, e lo aveva fatto con la persona più meschina al mondo, e non poteva negarlo, avendolo colto infraglante .
“Io amo stare qui, e prendermi cura di loro. Ciò che facevo prima era solo un modo per occuparmi il tempo, ma con la nascita di Jeams è cambiato ogni cosa. Desidero stare il più possibile con lui e con Harry…Inoltre sono di nuova in dolce attesa…Ma Harry ancora non lo sa, sono poche settimane” Ginny aveva desiderato tanto informare Hermione di quella nuova attesa e adesso che lei era li non potè trattenersi a farlo. Il litigio tra le due aveva condotto ad entrambe di non cercarsi più e non fare più appoggio reciproco, ma nonostante ciò, Ginny si sentiva ancora legata alla sua cara e vecchia amica, e condividere quella notizia con lei le riempì il cuore di gioia, e lo stesso fu per Hermione, che sostituì quello sguardo tetro in uno luminoso e colmo di gioia.
“Oh per la barba di Merlino! Ginny ma è STRAORDINARIO! “ Hermione per un attimo sembrò dimenticare ciò che era accaduto poco prima, e si concentrò sulla gioia che quella notizia aveva portato.
“Bhe , diciamo. James è ancora cosi piccolo, ho paura che si senta trascurato e non amato quando nascerà lui o lei… Ron si è sempre sentito emarginato per essere il sesto fratello, come diceva lui… non sono né il maggiore e né il più piccolo. Charly e Bill sono i grandi da cui prendere esempio, Percy è quello saggio , Fred e George sono i gemelli  sgangherati da cui stare alla larga e Ginny è quella da proteggere, ed io? Sono solo il sesto! “ risero entrambe a quell’imitazione , ed Hermione fu contenta di essere giunta li. Andare da Luthien avrebbe  significato incontrare Draco, che sicuramente sarebbe andato li a cercarla. Mentre a Godrick’s Hollow era al sicuro, Draco non avrebbe mai pensato di trovarla li, e ciò la rincuorò. Non voleva vederlo, e forse avrebbe ritenuto saggio seguire la mente questa volta, e lasciar perdere completamente Draco e il suo tentativo di trovare del buono in lui.
Il cambio di espressione di Hermione non passò inosservato a Ginny. Il riportare alla mente Draco aveva spento l’entusiasmo di quella notizia. Ginny allungò una mano verso di lei, e gliela strinse, come ormai non faceva da tempo. Quel contatto riportò l’affetto che le due avevano provato l’una per l’altra per molto tempo, affievolito a causa delle scelte di Hermione che Ginny non aveva mai condiviso.
“ Hermione , cosa c’è ?cosa è successo ?” La domanda fatidica arrivò ed Hermione non potè più rimandare. E non volle farlo. Voleva che Ginny conoscesse ciò che l’aveva portata li, perché sapeva che l’avrebbe aiutata. Sapeva che questo avrebbe ferito molto Luthien, tenuta fuori. Ma anche lei sarebbe stata informata, ma adesso c’era Ginny e non avrebbe nascosto quel dolore a lei.
Sospirò, e riponendo la tazza sul tavolo di legno , ancora colma e non sfiorata minimamente con le labbra, raccontò ogni cosa  senza tralasciare nulla. Ma questa volta nemmeno una lacrima sembrò rigarle il volto. Fu un racconto lento, privo di emozione, ormai consumate . Non sentiva più nulla dentro di se, oltre un vuoto , un vuoto che le portava un enorme stanchezza. Ginny ascoltò ogni parola senza interrompere e non appena terminò, non aggiunse nulla, ma continuò a stringere la mano dell’amica, continuò a starle vicino silenziosamente.
“ Ora portiamo James Sirius alla Tana e ci concediamo una giornata per sole donne. Diagon Alley è il luogo perfetto per gettare questa questione alle spalle…” si guardarono ed Hermione  annuì, felici di essersi  ritrovate.
 
 
 
 
 
Luthien entrò in casa sbattendo la porta e facendo sobbalzare il piccolo Bruthus accoccolato sul tappeto persiano che occupava il salone principale. Aveva il viso teso, e Ron non osò rimproverarla per essere uscita quando non avrebbe dovuto.Percorse l’appartamento senza mutare l’espressione e si fiondò nell’ufficio di Blaise dal quale Ron fu testimone sonore delle urla della bella Lestrange.
“ IL TUO AMICO è UN IDIOTA ! UN EMMERITO IDIOTA. SONO ANDATA OVUNQUE , E NON SO DOVE CAVOLO SIA!è SPARITA E LA COLPA è DEL TUO AMICO IDIOTA”. Ron sentiva ogni cosa, e incuriosito si avvicinò allo studio , speranzoso di sapere cosa provocasse tanta rabbia.
“ Luthien mia cara , calmati. Hermione è adulta ed è anche molto responsabile. Adesso non vuole nessuno intorno, ed è voluta sparire per un po’. Dovresti capirla e quando vorrà, si farà viva” Ron si irrigidì sentendo il nome di Hermione. Si avvicinò ancora di più, non poteva essere sparita, per cosa inoltre? Forse le visite improvvise di entrambi avvenuti quella mattina avevano a che fare con quella discussione che stava portando Luthien ad urlare in quel modo.
“ HO CHIESTO ANCHE A QUELL’ESSERINO , NARBALETH O THOMAS COME CAVOLO SI CHIAMA LUI E LO SAI COSA MI HA RISPOSTO….LA SIGNORA MALFOY NON VUOLE ESSERE TROVATA …  STAVO PER STROZZARLO. E DRACO? È RIMASTO SEDUTO CON LA SUA ESPRESSIONE IDIOTA E NON HA VOLUTO AIUTARMI NELLA RICERCA”
Ron sentì lo stomaco contrarsi, Malfoy era l’artefice di quella scomparsa di Hermione e non prestava il minimo interessa a volerla trovare.
“Draco è cosi…. tutto orgoglio e poco tatto. Vedrai che anche lui ha un piano….” Blaise sembrava non essere interessato e non sembrava preoccuparsi dell’agitazione di Luthien.
“SEI INCREDIBILE BLAISE! Non ti importa minimamente di ciò che sta accadendo! Hermione è scomparsa! È inutile parlare con te….” La porta si spalancò ancora prima che Ron potesse sgagliattolare via e si ritrovò faccia a faccia con Luthien.
“Stavi origliando?” Luthien si chiuse la porta alle spalle e incrociò le braccia la petto, guardando Ron con sguardo glaciale . Non aveva nulla contro di lui, ma ciò che stava accadendo stava portando via tutta la sua gentilezza e pazienza. In quel momento non avrebbe tollerato nessuno.
“ Stavi urlando, non potevo non origliare” Rispose lui, cercando di non farsi intimorire dallo sguardo glaciale che l’accostava molto alla figura di sua madre.
“Allora saprai cosa è accaduto. Inutile che te lo dica” Esclamò lei cercando di andar via, ma Ron le si parò d’avanti , volendo sapere realmente cosa fosse accaduto , ma non dovendo origliare, ma ascoltarlo da lei, che ne sapeva qualcosa.
“Voglio riascoltare” Azzardò lui, sperando di non dover scendere ad uno scontro con Luthine, dato che lui era addetto alla sua sicurezza e non ad altro.
Luthien lo scrutò per un po’, guardò i suoi occhi, incredibilmente sinceri, e seppe che Ron desiderava conoscere , quanto lei , dove fosse Hermione in quel momento, e forse sarebbe stata un buon alleato a differenza di Blaise e Draco che sembravano non interessati  minimamente di dove fosse in realtà Hermione.
“Andiamo in cucina, ho un leggero languorino..”disse lei, accennando con il capo la stanza accanto. Ron annuì e seguì la padrona di casa . Luthine chiamò Blanche e le ordinò di preparare una deliziosa torta al cioccolato e di farlo immediatamente. La piccola Elfa non sembrò contraria a quella richiesta apparentemente impossibile. Entrambi si accomodarono si divani in salone, occupato da Bruthus, che rimase disteso a sonnecchiare mentre Blache si cimentò nella preparazione della deliziosa torta che Ron avrebbe consumato volentieri.
“ Non piacerà a Draco il mio comportamento. Ma a me interessa più scoprire dove si trova Hermione in questo momento, che cosa potrebbe pensare Draco . Non c’è bisogno che ti dica cosa sia accaduto, puoi immaginarlo da solo”
“Malfoy ne ha combinato un’altra delle sue….” Sospirò lui, odiando ancora di più quell’uomo che si stava dimostrando il solito narcisista viziato. Aveva ottenuto ciò che voleva e adesso vedeva il diritto di farne ciò che voleva. In quel caso aveva preso il cuore di Hermione e lo aveva , nuovamente, stritolato tra quelle viscide mani. Non sapeva cosa avesse fatto, ma sapeva che qualunque cosa fosse accaduto aveva ferito molto Hermione che aveva visto il desiderio di sparire completamente, e non avvertire nemmeno la sua più cara amica.
“ Ovviamente, ma questa volta non ha chiuso solo con Hermione. Io non né posso più dei suoi innumerevoli sbagli che la fanno soffrire, e in parte mi pento di averla spinta nuovamente tra le sue braccia….” Ammettere ciò non fu facile per lei, ma non aveva mai mentito né a se stessa e né agli altri. Essere tremendamente sincera faceva parte di lei, e in quel momento era ciò che pensava. Aveva convinto lei a dare una seconda possibilità a Draco e adesso i timori di Hermione avevano preso forma.
“ quindi ammetti che sei stata tu a portarmela via….” Ron si morse la lingua per quella sciocchezza appena detta. Sapeva a cosa andava incontro , sapeva che nonostante lei avesse accettato di sposarlo, lui sarebbe sempre rimasto il suo Ron , il Ron che l’aveva affiancata per anni come amico, e Malfoy non avrebbe mai abbandonato il suo cuore. Ma nonostante ciò , lui aveva provato a rimpiazzarlo, fallendo miserabilmente.
“ Hermione non è mai stata innamorata di te. Ha sempre amato quell’idiota senza cervello! E continuerà ancora, nonostante non smetta di farle del male…” Luthien scosse i capelli, come se appena detto non potesse trovare obbiezione. Ron sorrise amaramente a quelle parole dure.
“Evviva la sincerità” Esclamò sporgendosi in avanti, intrecciando le mani, sperando di trovare risposta nella palla di pelo posta ai suoi piedi. Il piccolo cane sonnecchiava tranquillamente, senza pesi sulle spalle che potessero turbare il suo sonnellino, e in quel momento Ron desiderò essere un cane, desiderò essere coccolato proprio come veniva coccolato lui ogni volta che poggiava il suo sguardo umido su qualcuno. Desiderò essere un piccolo e docile cane di casa , senza problemi e con persone che non fanno altro che amarti in modo incondizionato.
“Hanno litigato, e adesso Hermione non vuole farsi trovare….Ed io non posso andare in giro a cercarla perché sono incatenata qui a causa di idioti che vogliono metterci paura…. Inoltre Draco ha scoperto che dietro a questo c’è Astoria Grengrass…. “ Ron zittì Luthien con lo sguardo e per un attimo sembrò aver dimenticato Hermione . 
“Cosa sa Malfoy ? Come ha scoperto che c’è Astoria Grengrass?”
“Astoria è andata da lui questa mattina e ha svelato che qualcuno, oltre a lei, lo rivuole in squadra, che stanno riprogettando un nuovo gruppo di sostenitori di Voldemort…. Il rischio di farlo ritornare in vita non c’è, ma il rischio di pazzi pronti a tutto per portare alto il suo nome si… E Astoria ha svelato questo particolare a Draco e adesso pensiamo che ci siano loro dietro alla lettera minatoria che è stata mandata a Blaise” . Ron ascoltò quel breve racconto con attenzione e senza perdere altro tempo chiamò Sophia che lasciò la sua postazione all’ingresso e raggiunse entrambi in cucina.
“Sophia, va al Dipartimento Auror e chiama Woolstrong e fallo venire qui e chiama anche Harry. Di che è urgente e che riguarda un presunto ritorno di Mangiamorte” Sophia annuì e senza aggiungere domande si smaterializzò. Quando Ron si voltò verso Luthien si scontrò con un sorriso soddisfatto che le colorava il viso.
“Carina la tua collega” Esclamò lei, trovando appoggio nel rossore che ricoprì il volto di Ron.
“più che altro è davvero ingamba…” Esclamò lui, ritornando a fissare il cagnolino. Blanche arrivò con passo lento e silenzioso e porse ad entrambi una bella fetta di torta al cioccolato, decorata con panna e fiorellini di zucchero. Luthien ci si fiondò elegantemente, e ad ogni morso la sua rabbia sembrava svanire, mentre Ron esitò prima, per poi prendere a mangiare apprezzando il capolavoro ad ogni boccone.
“ Credo che anche tu le piaccia…” Azzardò Luthien, che in realtà non aveva notato nulla. Non era in vena di osservare i comportamenti di entrambi e di scoprire chi piaceva a chi, ma azzardò speranzosa di estorcere qualche informazione da Ron , che per poco non si strozzava a quell’affermazione.
“Non posso piacerle. Sono il suo Ispettore capo, e per di più sono troppo vecchio per lei…”
“ Troppo vecchio? Ci saranno due anni di differenza… io la ricordo ad Hogwarts, era completamente diversa allora, e se ricordo bene era una Corvonero” Luthien rivolse a Ron uno sguardo che gli fece capire che quelle parole non la convincevano. Non c’era alcuna differenza abissale che li divideva e poteva rendere quell’unione impossibile.
“ Si , era corvonero, ma io non la ricordo affatto…allora avevo solo occhi per…” Deglutì e si ficcò un altro pezzo di Torta in bocca, facendo sorridere Luthien.
“Hermione… In quel periodo un po’ troppe persone avevano occhi solo per lei. Anche Draco non faceva altro che dannarsi . Ha sempre amato Hermione, ma non ha mai sopportato quell’indifferenza che solo lei gli concedeva. Era divertente vedere il modo in cui di dannava , e le sue stupide scenate di gelosia quando vedeva Hermione in tua compagnia. Mi divertivo un mondo”. Luthien si perse in quei pensieri , sorridendo a Ron che ne fu sorpreso. Lui e Luthien non avevano mai parlato , e non si erano mai confrontati, Lui come Ginny , la vedeva inutile e presuntuosa , nonostante fosse stata la migliore amica della sua ex Futura moglie. Ma adesso sembrava simpatica, e quella sincerità spiazzante le donavano un tocco in più. Non era solo incredibilmente bella, ma anche vera, sincera, e questo forse, aveva fatto “innamorare” Hermione.
“Al ballo del Ceppo mandò su con i ghangheri non solo me , quindi” Aggiunse Ron , ricordando la profonda rabbia e la dolorosa gelosia che aveva provato, quando l’aveva vista al Braccio di Victor Krum. Quando aveva visto la sua bellezza illuminarsi ancora di più sotto le luci della sala, e come il suo sorriso fosse il più bello che lui avesse mai potuto vedere .
“ No, Draco fu tentato nell’avvelenare Krum, lo avrebbe fatto se io e Blaise non glielo avessimo impedito. All’epoca andò al ballo con Pansy….sperando di fare ingelosire Hermione, ma non la scalpì minimamente!” Luthien poggiò il piatto ormai vuoto sull’elegante tavolino in cristallo, e si poggiò sui morbidi cuscini che ornavano le poltrone, e sorrise al ricordo di quello splendido ballo che aveva caratterizzato il suo terzo anno.
“Non sapevo che Malfoy avesse provato a farla ingelosire…” Ron non ricordava di aver notato qualche comportamento sospetto in Malfoy. Corrugò lo sguardo e imitò Luthien, perdendosi anche egli in quei momenti andati.
“ Tutto ciò che faceva Draco era per far ingelosire Hermione. Mi disse che la prima volta che la incontrò fu sul treno al primo anno. L’aveva vista correre per tutti gli scompartimenti alla ricerca di un rospo, e anche se era piccolo, vide in quel faccino furbo un qualcosa che lo affascinò, che poi crescendo quel qualcosa è divenuto…Amore” Ron non potè evitare di storcere il naso. Non poteva pensare che Malfoy potesse amare qualcuno, tanto meno Hermione che per anni aveva insultato, e con solo l’arrivo del quinto anno aveva iniziato a frequentare, cosi improvvisamente , scatenando stupore e rabbia in lui ed Harry, gli unici a conoscere quella relazione segreta. Fino alla fine della guerra quei due si erano amati in segreto e con la fine Malfoy l’aveva abbandonata.
“Se l’amava davvero , non avrebbe mai dovuto lasciarla, e inoltre sono stati nascosti per molto tempo. Io questo non lo chiamo amore, ma solo  egoismo Malfoyano ,perché per Malfoy , Hermione era solo un premio, come lo è stato anche adesso….” . Il broncio di Ron , le parole usate, furono un buon mix per dar a Luthien un po’ di allegria al suo umore. Rise sonoramente.
“Ron , sei davvero simpatico. Ecco perché Hermione ti adora! E tu odi mio cugino più di quanto pensassi” Luthien dovette ammettere che quelle parole, non furono utilizzate per farla sorridere, ma solo per evidenziare l’odio che provava per Draco. Ron sorrise appena, non cogliendo l’elemento divertente delle sue parole. Improvvisamente la loro conversazione fu interrotta da un sonoro “Pop” seguito dalle figure di quattro persone. La figura imponente di Woolstrong, seguito da quella piccola di Sophia, e da quelle più alte di Harry e Draco.
“Sophia, ti avevo detto solo Woolstrong e Harry” Ron notò il viso beffardo del suo nemico e non potè rimproverare la sua cadetta.
“ Woolstrong mi ha detto di venire, Weasley. Inoltre non devo avere il tuo permesso per spostarmi” Malfoy non evitò di rispondere, nonostante si trovasse in una posizione che non glielo permetteva. Luthien si alzò dal divano, e fulminando il cugino con il solo sguardo ordinò alla piccola elfa di chiamare Blaise, che il Capo Auror lo attendeva in salone. Dopo un po’ si aggiunse anche il Ministro, e tutti si accomodarono in salone, e ognuno ebbe un piattino di torta al cioccolato, che apprezzarono. Tutti, tranne naturalmente Draco, che preferì dello Scotch.
“Tutti sappiamo perché siamo qui…” tuonò la voce roca del Capo Auror, tutti annuirono.
“Bene, quindi cambiamo totalmente i piani. Allora Weasley e Weber continuano la ronda a casa del Ministro. Potter tu abbandona le ricerche e collabora con il signor Malfoy, che rientra nuovamente in gioco…”
Ron e Draco si guardarono, fulminandosi con lo sguardo. Luthien strinse la mano al fidanzato, che la rassicurò con lo sguardo, ed Harry annuì afferrando la questione.
“ Cosa devo fare con precisione?” Domandò Draco, ritornando a concentrarsi sulle direttive che il capo Auror stava segretamente esponendo solo a quel gruppo ristretto.
“Ciò che hai sempre fatto. Infiltrati , fa in modo che si fidino di te, e scopri ogni cosa… Solo noi sapremo del tuo doppio gioco, nessun’altro dovrà saperlo” Draco annuì, ma sentì un nuovo vuoto dentro di se. Se nessuno , oltre loro, avessero saputo del suo doppio gioco, anche Hermione avrebbe creduto ad un suo ritorno tra i Mangiamorte, e ciò voleva dire perderla per sempre.
“ Tu Potter dirigerai una squadra, e per un po’, dovrai stare sul campo, fare ricerche e abbattere ipotetiche cellule….Ministro , lei dovrà continuare a rimanere qui, e far in modo che nessuno lasci questa casa. Inoltre aumenteremo gli incantesimi di Protezione. Ciò che sembrava una sciocchezza si sta rivelando qualcosa di più serio…” Blaise annuì, e rivolse a Luthine un nuovo sguardo, questa volta di rimprovero. Luthien annuì, afferrando il concetto.
Woolstrong si alzò, non avendo nemmeno toccato la sua torta, e senza aggiungere altro, ritornò al suo lavoro, lasciando tutti in quella casa. Era un uomo di poche parole ma agiva, e agiva anche in modo efficace. Calò nuovamente il silenzio. Blaise fissò di sottecchi Luthien che sembrava non intenzionata a voler rivolgere la parola a Draco che fissava con sguardo Glaciale Ron che ricambiava lo sguardo, non intenzionato a rimanere in silenzio e non rispondere ad una qualsiasi provocazione. Harry e Sophia sembravano gli unici a non essere coinvolti in quella atmosfera fredda e tesa, erano gli unici a preoccuparsi solo per ciò che stava accadendo nuovamente nel mondo magico.
“ Potter quindi dovrei nuovamente sparire “ Domandò Draco, sperando di aver abbastanza tempo per trovare Hermione e spiegarle ogni cosa. Non poteva sparire nuovamente senza dirle la verità. Avrebbe frainteso quel comportamento, avrebbe pensato ad un nuovo abbandono, ad un nuovo tradimento, e lui non voleva che pensasse a ciò e che lo odiasse ancora di più.
“ Purtroppo si , hai sentito Woolstrong. Nessuno , oltre noi, dovrà sapere del tuo doppio gioco. Anche Hermione dovrà rimanere allo scuro di tutto questo. Ci parlerò io, o Luthien e la faremo ragionare” Lo sguardo di rammarico che Harry rivolse a Draco, lo fece infuriare ulteriormente. Non voleva che provassero pietà per lui, ciò che stava facendo era per il bene più di Hermione che per altri. Se fosse riuscito a scoprire i pazzi che progettavano quell’ipotetico attacco al Ministero e al Ministro stesso  , Hermione sarebbe stata fiera di lui, ma se non ci fosse riuscito, lei era in pericolo. I mezzosangue sarebbero state le prossime vittime di quel gruppo che stava nascendo e lui non poteva rischiare di metterla in pericolo.                Doveva scoprire dove si trovava , doveva scoprirlo per metterla in salvo.
“ Se sempre riusciremo a trovarla” Rispose Ron , volendo sottolineare il disastro che Draco non aveva risparmiato. Harry gli rivolse uno sguardo confuso, e Draco lo fulminò con lo sguardo.
“Non sta a te  trovarla Weasley. È la mia fidanzata e lo farò da solo” Rispose lui, concentrandosi solo su di lui, che in quel momento sorrideva soddisfatto . Ancora una volta Malfoy aveva dimostrato il suo lato peggiore, e lui era li pronto a sottolineare quella malvagità che lo aveva sempre caratterizzato. Harry continuava a guardare entrambi e non capire. Sophia come lui era confusa, ma si tenne fuori da quella faccenda. Conosceva l’astio che divideva i due, e sapeva che non sarebbe mai finito. Luthien si alzò , stanca di quei litigi e aiutò Blanche a dar una sistemata al tavolino , occupato dai piattini con ancora la torta al cioccolato non mangiata da nessuno dei presenti, e Blaise era pronto ad intervenire se mai i due non si fossero fermati alle semplici parole.
“ Si, dopo che l’hai  lasciata scappare via! È scomparsa Malfoy e tu sei ancora qui a porti domande su come farla soffrire ancora” Ron era livido di rabbia, e aveva la lingua che fremeva. Aveva una gran voglia di maledire con i peggior incantesimi quello sbruffone platinato, ma il suo buon senso lo fermò . Draco , invece a sua differenza, si alzò di scatto dalla poltrona che occupava e si diresse verso di lui pronto ad attaccare, ma fu fermato in tempo da Bliase, che lo prese per le spalle e lo fermò a metà strada, non riuscendo però ad evitare che estraesse la bacchetta e gliela  puntasse in mezzo agli occhi.
“ Weasley non impicciarti in affari che non ti riguardano” Ringhiò Malfoy. Ron si alzò piano dalla sua di postazione e si avvicinò a passo lento, e con ancora il sorriso dipinto sul viso.
“ Saranno sempre affari miei finchè ci sarà di mezzo Hermione…” Sibillò lui, cercando di trattenere la voglia di assetargli un pugno in pieno viso.
Harry intanto aveva imitato il gesto di Blaise, posizionandosi alle spalle dell’amico, e sperando di poter fermare una qualsiasi reazione violenta di Ron.
“ Hermione non è più affar tuo da quando ha scelto me, lasciandoti qualche settimana prima del matrimoni” Malfoy sapeva che quelle parole avrebbero ferito Ron, e infatti, il modo in cui abbassò lo sguardo fece comprendere che ancora gli faceva male quel pensiero. Ma non ci mise molto per riprendersi e ritornare all’attacco.
“ Se avesse scelto me, non avrei lasciato che se ne andasse via. Me la sarei tenuta stretta e non l’avrei tradita con la prima puttana che si fosse presentata nel mio ufficio”
“Adesso state un po’ zitti entrambi. Hermione è scappata via, ed è stata la cosa migliore , per lei. Avere due idioti come voi che si battono per avere la minima attenzione metterebbe in fuga chiunque! Entrambi avete sbagliato. Ron che ha creduto di fare dimenticare un amore vero e Draco convinto che quell’amore avrebbe perdonato qualunque cosa. Hermione è scappata e non vuole farsi trovare e adesso dovete solo pensare alla missione che Woolstrong vi ha assegnato. Lasciandola stare” Luthien irruppe nuovamente nel salone, zittendo entrambi . Ron abbassò lo sguardo ammettendo le sue colpe, mentre Draco lo mantenne alto, alzettoso . Non avrebbe mai ammesso le sue colpe, nonostante una piccola voce nella sua testa gli stesse ripetendo più volte che in parte la colpa era anche sua. Quella voce che riuscì a sopprimere subito, senza permetterle di soggiogarlo e fargli ammettere del tutto le sue colpe.
“Stop, stop, fermi tutti…Hermione è scappata? Perché?” Harry riavvolse le parole di Luthien e le analizzò per bene.
“Si, è scappata perché questo idiota si è fatto beccare in ufficio che amoreggiava con Astoria Greengrass”Luthine spiegò la questione con semplici parole.
“ Ma lo stava facendo solo per estorcere informazioni da Astori,riguardanti questi nuovi ipotetici Mangiamorte, che lo rivogliono..” Blaise intervenne in difesa di Draco, che lo ringraziò con lo sguardo.  Ron invece sbuffò contrariato da quella giustificazione che per lui non aveva validità.
“ Si, conosco questo particolare, ma Draco aveva omesso la fuga di Hermione” Harry era incredulo. Non poteva credere che la sua amica fosse scappata e chi sa dove, chi sa con chi era in  quel momento. Fu tentato di abbandonare la missione e iniziare le ricerche di Hermione.
“Ovviamente. Non poteva certo dirti che a causa sua Hermione è scappata, e non sappiamo dove trovarla” Intervenne Ron , con una gran voglia di attaccare briga. Draco cercò di divincolarsi dalla presa di Blaise , ma non ci riuscì.
“ Cerchi rogne Weasley” Ringhiò nuovamente.
“Cosa c’è Malfoy? La verità fa male?” Ron non aveva intenzione di rimanere in silenzio come gli era stato ordinato da Luthien.
“ Credo che facendo cosi, continuerete solo ad allontanarla da voi. Hermione non vuole che il suo migliore amico e il ragazzo che ama litighino in questo modo, e se solo lo sapesse …credo che ne rimarrebbe delusa.” Questa volta a parlare fu Sophia, rimasta in disparte per troppo tempo. Luthine la guardò e accennò con il capo l’ammirazione che provò  in quel momento per quelle parole.
“ E questa chi è?” Le buone maniere di Malfoy ormai erano andate a farsi benedire, e il suo modo irriverente e senza scrupoli si fece sentire.
“Sophia Weber… cadetto Auror… “ si presentò lei , sperando di non apparire sciocca. Draco la scrutò e scoccando le labbra comunicò quanto poco potesse importargli in quel momento .
“ Adesso, se volete scusarmi signori  ho una missione da compiere. Non come altri che devono scaldare la poltrona….” Ron scattò in avanti ma Harry lo trattenne per le spalle, e il sorriso amaro di Malfoy lo fece infuriare ancora di più.
“Patetico….” Sospirò quest’ultimo prima di sparire, lasciando dietro di se un senso di rancore e rabbia.
 
 
 
 
 
Harry si materializzò in casa, con il volto ancora sconvolto dalle notizie ricevute in quelle poche ore. In quelle poche ore in cui era cambiato tutto , quelle poche ore in cui aveva dovuto prendere decisioni che avrebbero fatto soffrire la sua piccola famiglia. Rivide il sorriso di Ginny, che ogni volta che faceva ritorno a casa, lo accoglieva calorosamente. Sentì il calore delle sue braccia, e la dolcezza dei suoi baci, e seppe che quei piccoli momenti non li avrebbe mai cambiati con nulla al mondo. Quei piccoli attimi di serenità e dolcezza erano la sua fortuna più grande. Come lo scalpitare frenetico di James Sirius, che vedendolo si dimenò , speranzoso di essere preso tra le braccia ed essere coccolato, cosa che Harry non esitò a compire. Prese il suo piccolo tra le braccia e lo strinse forte al petto. Assaporando quel profumo di latte e avena , non odiando lo sbavare del piccolo sul mantello da viaggio, desiderando di rimanere cosi in eterno.
“Harry, ho da dirti una cosa…” Sussurrò Ginny, interrompendo quel momento dolce. Harry sorrise alla moglie, un sorriso amaro, perché anche lui aveva da dirle delle cose, cose non belle, cose che avrebbero distrutto quel momento di dolcezza e felicità.
“ Anche io, Ginny…” Sospirò lui, riponendo James Sirius nel Box e prendendo le mani di Ginny.
“Prima io…” Ginny era agitata. Dirgli di essere nuovamente incinta, dirgli che avrebbero ospitato Hermione per un tempo indeterminato, non era facile.
“ Va bene…” Esclamò Harry, capendo dallo sguardo e dal modo in cui si rivolse , che le notizie di Ginny erano migliori delle sue.
“ dovresti sederti…perché diciamo che sono notizie abbastanza forti” Ginny lo condusse al divano posto poco lontano dalla piccola e rustica cucina, simile a quella della Tana. Harry iniziò a preoccuparsi, e si accomodò senza chiedere altro, in attesa di ricevere quelle notizie che iniziavano a sembrare peggiori di quelle che avrebbe dovuto dire lui.
“Harry…. Hermione è qui, e vuole rimanerci per un po’….” Harry sorrise raggiante a quella notizia, per poi corrugare la fronte , dimostrando la rabbia verso l’amica che non aveva dato notizie di dove fosse andata.
“La stanno cercando ovunque! Sono tutti preoccupati per lei. Dov’è quella stupida?” Harry balzò in piedi , sperando che le sue urla la facessero apparire, in modo da poterla rimproverare e convincerla ad avvertire anche gli altri. Ginny lo riprese per le mani, e lo fece accomodare nuovamente.
“Harry…. Sono incinta”. Harry dimenticò del tutto Hermione e si concentrò sulla sua adorata moglie, e vide la luce che le illuminava il volto, la stessa luce che vide alla nascita di James Sirius. Sentì il cuore prendere ritmi veloci e lo stomaco contrarsi. Non sapeva se piangere o prenderla tra le braccia e stringerla forte a se. Scelse la seconda opzione. La prese tra le braccia e la fece volteggiare per la casa.
“Sarò di nuovo papà! Oh Per le Mutande di Merlino , sarò nuovamente padre” Harry aveva sempre desiderato una famiglia numerosa, e Ginny era li ad esaudire quel sogno, mettendo da parte i suoi desideri e sacrificando il suo tempo.
“Harry, Harry…Mi gira la testa” Ginny rideva a crepapelle, ma volteggiare in quel modo le fece venire il vomito.
“Scusa amore…. Oh Merlino…Sei di nuovo incinta” Un bacio a fior di labbra, e un nuovo sorriso. Nulla in quel momento sembrava turbare quell’atmosfera di felicità, nulla tranne le notizie che Harry avrebbe dato non solo a Ginny ma anche ad Hermione che apparse poco dopo sulle scale , con i capelli bagnati, e con il pigiama enorme preso in prestito da Harry, senza chiedere permesso. Guardò entrambe, e seppe che quella felicità avrebbe avuto una fine una volta conosciuto ogni cosa.
 “Ho interrotto qualcosa?” Chiese Hermione , scendendo piano le scale a chiocciola e rivolgendo ad Harry un sorriso allegro, colmo di scuse per non aver avvertito.
“No, anzi, volevo parlare con entrambe” Confessò Harry, sedendosi a tavola e invitando entrambe ad accomodarsi accanto a lui. Ginny si scambiò uno sguardo scettico con Hermione, entrambe non capendo il tono preoccupato utilizzato da Harry.
“ Ho bisogno che ascoltiate e non mi interrompiate per alcun motivo….” Continuò lui, ed  quando entrambe annuirono , Harry iniziò a spiegare cosa era accaduto in quella giornata, parsa infinita. Raccontò del suo nuovo compito, e del fatto di dover sparire per un po’. Ginny strinse forte le sua mani a quelle di Harry e trattenne a stento le lacrime, lacrime di paura ma anche di fierezza. Fierezza per quel marito coraggioso, quel marito buono, pronto a sacrificarsi per il bene comune. Raccontò della preoccupazione che Luthien e Ron avevano per la scomparsa di Hermione, omettendo Draco, che apparse nel suo racconto poco dopo. Secondo le direttive di Woolstrong nessuno doveva conoscere del suo ruolo, e per Harry fu difficile confessare ad Hermione il ritorno di Draco tra quei presunti Mangiamorte. Hermione rimase immobile , nella sua postazione, senza dire una sola parola. Lo sguardo fisso su Harry, uno sguardo vuoto, che non lasciava trapelare alcuna fonte di emozione. Ginny guardò Harry, preoccupata per quella reazione. Nemmeno una lacrime, nemmeno un urlo, nulla. Solo silenzio. Poi Hermione si alzò da tavola, sussurrando qualcosa, e fece per dirigersi su , nella stanza preparatale da Ginny, ma non riuscì a compire più di due passi, che si accasciò a terra , inerme.  Solo buio intorno a lei, buio e dolore.
 
 Angolo Posta:
Ciaoooo a tuttii!! Come sempre sono tremendamente in ritardo.... ma ho tanti tantissimi impegni che non mi permettono di aggiornare come prima! Vi prego di perdonarmi!!!....Comunque eccomi con l'undicesimo capitolo...ALTRI problemi per Hermione e Draco, problemi che si aggravano maggiormente con il ritorno di Astoria che si ripresenta nuovamente da Draco, questa volta però, mettendo in chiaro il motivo per cui è li....C'è qualcuno che lo rivuole con loro...Loro chi!?!??.... Allora , vorrei scusarmi con tutti  perchè io nel prologo dissi che non avrei messo alcun complotto o cose del genere...Ma è più forte di me, i complotti, omicidi, ritorni oscuri, mi affascinano e ho dovuto cambiare e ho dovuto inserire questo particolare!! Forse sarà banale, ma mi è venuto guardando un poliziesco in cui c'era questo infiltrato ( donna però ) che facendo innamorare uno tizio di un'organizzazione ricercata dall'FBI riusciva a incastrarli e bla bla bla...si conosce la storia, allora mentre guardavo il film  ho pensato a Draco e di come utilizzarlo e non farlo apparire come uno semplice uomo d'affari ....eho attuato questa idea che mi è GUSTATA molto!!!! >.< spero anche a voiiI!!!!! Purtroopo come gia detto a molti, i guai per Hermione e Draco non sono finiti e non finiranno...ci saranno altri pettegolezzi e altri guai.... spero di non apparire noiosa e pallosa, ma ho voglia di dare a questa coppia qualche problemino!!!!! ... cattiva che sono, lo so! ;)
Poi c'è Sophia, è adorabile e Ron non sembra indifferente alla bella cadetta...sarà in grado di cancellare il marcio che ricopre il cuore del nostro adorato Ronald Weasley?!?!... bha.... Poi Luthien tremendamente sincera....è forte!! Questi personaggi mi piacciono, e spero anche a voi!!!! Come sempre ringrazio TUTTI/E......  siete splendidiiiii!!!!! *.* vi adoro!!!!!.... al prossimo capitolo, sperando di non deludervi e di non...APPALLARVI!!! Baciiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Sfiammella!! <3
 
  P.S
"Il destino ha la sua puntualità", è una frase de Grande Ligabue...."Lettera G....." Stupenda!!!!

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Capitolo 13
*** -Di Nuovo il buio- ***


-E...Vissero per sempre Felici e Contenti?-
-Twelfth chapter-
-Di nuovo il buio-

Draco percorse il lungo corridoio buio, immerso in un silenzio teso e soffocante, ogni passo sembrava echegiare come frastuono, e quel buio spettrale gli fu familiare. Quella casa immersa nel nulla, gettata a se stessa, traspariva malvagità e Draco non riuscì a non rabbrividire, ricordando come quella sensazione lo aveva affiancato nei periodi oscuri di Lord Voldemort. Astoria lo affiancava e come lui sembrava tesa, e incerta sul da farsi. Qualcosa non andava in quel luogo, qualcosa che metteva i brividi allo stesso Malfoy , cosi poso influenzabile, soprattutto da un luogo come quello. Eppure era sicuro che quella casa, non era un luogo sicuro, né per lui, né tantomeno per Astoria.Nonostante non avesse mai amato quella ragazza, non poteva evitare di preoccuparsi per lei, anche perché, una volta giunti nella brughiera , in cui la casa era persa, Astoria aveva cambiato del tutto il colorito e l’espressione del viso. Era pallida e il viso era teso. Le mani stringevano la bacchetta , eppure tremavano, e gli occhi verdi sembravano spenti, privi di malizia e malvagità che l’avevano sempre caratterizzata. Quel luogo parve averle risucchiato l’energia vitale. Astoria lo condusse verso una porta, invecchiata dal tempo, e si fermò, con il cuore che le palpitava in gola. Draco non capiva, non riusciva a comprendere il perché Astoria avesse cambiato del tutto umore. Fino a poco prima era rimasta soddisfatta di se , e del fatto di riaverlo ricondotto verso la strada del male, eppure adesso, sembrò pentirsene. Lo prese per un braccio, e prima che lui potesse aprire la porta lo allontanò da essa, che sembrava l’ingresso verso l’inferno.
“Ascoltami , chiudi la mente, non pensare! “Draco la guardò confusa, ma lo sguardo terrorizzato di Asotoria lo convinse ad utilizzare le sue doti di Occlumante. Ma voleva sapere il perché di quell’avvertimento.
“Astoria , cosa sta accadendo?” Astoria abbassò lo sguardo, e sorrise amaramente, come se adesso, solo una volta giunti li, e incapaci di ritornare indietro., si era  pentita di ogni sua azione, di averlo condotto li, e averlo coinvolto in quel qualcosa di  misterioso privo di risposte. Draco le prese il viso tra le mani e la costrinse a guardarlo. Adesso erano li, e adesso voleva ciò che gli spettava. Giuste spiegazioni. Aveva lasciato ogni cosa, aveva lasciato l’amore della sua vita per infiltrarsi in quel luogo nascosto, e adesso , con i soli occhi pretendeva che la ragazza parlasse .
Astoria lo scrutò attentamente, perdendosi in quegli occhi che le erano mancati tanto, e ricordando i meravigliosi giorni che avevano condiviso insieme, giorni come quelli, bui , freddi, privi di felicità, eppure meravigliosi, meravigliosi perché in sua compagnia, tra le sue braccia. Forse meritava che sapesse , meritava di conoscere la verità prima che quella stessa verità lo avrebbe sconvolto. Le cose erano cambiate nel mondo magico, erano cambiate nuovamente. Qualcosa di oscuro era ritornato, qualcosa di potente e malvagio, e Malfoy avrebbe caratterizzato un tassello fondamentale. Tutto gli sarebbe stato spiegato una volta varcata la soglia di quella stanza, eppure lei si sentiva in dovere di metterlo in guardia. Lo aveva richiamato a se solo per l’egoismo di riaverlo vicino, e non perché realmente credeva a tutte la sciocchezze che ancora circolavano in giro. Si sentì una vera sciocca a pensare che per amore, aveva immischiato entrambi in qualcosa di davvero pericoloso. Aprì la bocca per dare a Draco ciò che aveva chiesto, ma il quel momento la porta si spalancò e un ragazzo, alto , magro e con il volto incavato, avvolto in una tunica nera, simile a quella indossata un tempo dai Mangiamorte, accolse entrambi. Draco sentì un gelo invadergli il corpo, e sentì che quel gelo era stato provocato dallo sguardo che quel ragazzo puntò su Astoria, che rabbrividì.
“Astoria, puoi anche andare Non abbiamo bisogno della tua presenza …ADESSO” La voce flebile pacata, eppure capace di raggelare il sangue, di un accento diverso, sicuramente dell’Est Europa. Astoria annuì, e scoccando un ultimo sguardo a Draco, sguardo che lo mise in allerta, si allontanò a passo veloce, come se temesse che la sua negligenza sarebbe stata punita seriamente. Draco seguì con lo sguardo la figura fino a quando non sparì del tutto e lasciò lui in compagnia di quel ragazzo, che non doveva essere più grande di lui, forse erano coetanei, eppure non lo aveva mai visto prima.
“Signor Malfoy, se vogliamo affrettarci…” Il sussurro del misterioso ragazzo mise anche lui in agitazione, agitazione che con gli anni aveva imparato a gestire e nascondere. Parve impassibile, e senza accennare un minimo cenno di assenso, lo seguì all’interno di quella misteriosa sala , che si rivelò presto ai suoi occhi. Non era diversa dal resto della casa, in molti punti mancava il parato, e molta polvere ricopriva gli innumerevoli piani, cristallini che la occupavano. Il ragazzo lo affiancò , silenziosamente, non lasciando che lui potesse percepire la sua presenza, e con un gesto elegante della mano lo invitò a proseguire, e raggiungere il fondo della sala. Draco eseguì, senza lasciare lo sguardo e il portamento fiero. Erano soli, nessuno era li con loro, eppure più proseguiva più sentiva quella malvagità aumentare e divenire forte. Strinse la bacchetta, consapevole che non sarebbe servito. Si fermarono al centro della sala, e il ragazzo lo superò , affiancando una poltrona scarlatta, apparentemente vuota. Ma pian piano, quella poltrona fu occupata da una figura, che si materializzò lentamente. Un Liquido argenteo salì lentamente sui braccioli della poltrona, per unirsi al centro di essa e dar vita ad una ragazza, dai profondi e penetranti occhi neri, come la notte, come il male che si sentiva in quella sala. Non aveva mai visto una magia del genere, e in quel momento sembrò realizzare che forse si trovava di fronte a qualcuno di davvero potente e pericoloso. Lei sorrise , un sorriso privo di espressione, privo di allegria.
“Draco Malfoy. Abbiamo atteso con desiderio il tuo arrivo…” Il tono era basso, roco. L’accento non era uguale a quello del ragazzo.
“ E io mi domano il motivo di tanto desiderio” Rispose lui, non rinunciando a voler scoprire il motivo di tutto cio. Ostinato a conoscere la provenienza di quei due, che sembravano appartenere ad un mondo completamente estraneo al suo. I loro volti erano affossati, i loro sguardi privi di allegria. Il ragazzo continuava ad affiancare lei, che sorridendo in direzione del Rampollo Serpeverde. Ma quando si alzò dalla poltrona ,per dirigersi verso di lui, Draco notò che anche essa aveva la stessa tunica del ragazzo, e non portava scarpe. I piedi nudi aderirono alla superficie di legno, una volta che lei gli fu abbastanza vicino.
“Astoria non ti ha parlato molto di noi” Aggiunse, scrutandolo dall’alto in basso.
“Non ne ha avuto modo..”Rispose lui in tono imprudente. Lo sguardo glaciale di Malfoy si incrociò con quello di lei, e quel suo dare prova di non temere la sua presenza, sembrò divertire molto la misteriosa ragazza che rise  sguaiatamente.
“Sei identico a tuo padre...”.Quelle parole non furono dette con affetto e non furono un apprezzamento. Ma solo un’attenta analisi di quell’atteggiamento, che lo accumunava molto al padre, come l’aspetto.  
Draco si irrigidì sotto al tocco freddo di lei, che gli accarezzò piano il viso .Si irrigidì non solo per quello: Lei  aveva conosciuto suo padre ,e ciò rese la cosa ancora più strana .Quella ragazza che aveva appena la sua stessa età, proprio come il suo compare, che rimaneva silenzioso nella sua postazione conosceva suo padre, o almeno lo aveva conosciuto, essendo morto due anni prima. Non si ricordava di lei, e tantomeno del fantoccio, che continuava a fissarlo in modo inquietante, non li aveva mai visti al Manor, e non aveva mai incrociato per caso una loro foto. Chi erano quei misteriosi ragazzi?
“ Molti me lo ripetono spesso, anche se non ne vado tanto fiero” Draco si scostò da quel tocco, e tornò a guardare torvo entrambi. Era stanco di rimanere li, nell’ignoto , nell’inconsapevolezza e nel mistero che avvolgeva quei due individui.
“ Non essere fiero delle proprie origini non è un comportamento degno di un buon figlio…Un buon figlio porta alto l’onore della sua famiglia, non la rinnega…Non getta fango sul suo nome….Come hai fatto tu, Draco Malfoy”. Il sorriso della ragazza si contorse , e il bel viso assunse un espressione arrabbiata, infuriata. E ancora prima che Draco potesse fare qualcosa, si ritrovò schacciato sotto il dolore e il peso della Maledizione Cruciatus. Non aveva mai immaginato che un dolore del genere potesse essere sopportato da un essere umano, eppure in quel momento lui stava cercando di resistere e non urlare dal dolore. Mille pugnali sentì penetrare dentro di lui, sentì le ossa torcersi, e i muscoli irrigidirsi e divenire doloranti. Strinse i pugni, i dento affondarono nelle labbra, cercando di trattenere le mille urla di dolore che avrebbe voluto gettare fuori, ma l’orgoglio era forte in lui, e non diede vinta a quella pazza che senza aver svelato la sua identità, che senza aver rivelato le sue reali intenzioni, aveva deciso di torturarlo . Nonostante fosse schiacciato contro il pavimento legnoso, i suoi occhi non si staccarono da quel viso, perso in una smorfia di malvagità.
“Infettare il tuo sangue con quello di una Mezzosangue, la stessa che ha aiutato Potter a sconfiggere Lord Voldemort! Il tuo signore! Malfoy non sei mai caduto cosi in basso” . Altro dolore, seguirono le parole della ragazza, altra volontà di non urlare e non pregarla di smettere, anche se in quel momento avrebbe voluto. Sentì il legno ruvido a contatto con il viso, sentì qualche scheggia graffiarlo, e poi, sentì un dolore al capo. La ragazza Aveva preso la chioma bionda tra le mani, e  con forza , lo costrinse ad alzare lo sguardo verso di lei. Gli occhi avevano cambiato del tutto espressione, erano malvagi , ma nonostante ciò lui non distolse lo sguardo, continuò a guardarla in modo spavaldo, sfidandola a fare di peggio.
“ Ma adesso, sei qui…. E mi servi. Non posso perdere un componente prezioso come te. C’è ancora il Malfoy Mangiamorte, lo vedo guardandoti negli occhi. Leggo la voglia di rivalsa, la voglia di farla pagare a molti e io ti darò la possibilità di farti perdonare per gli sbagli che hai commesso… Che la tua famiglia ha commesso…” Lasciò la presa , lasciando che il viso andasse a sbattere contro il pavimento con forza. Sentì il sangue scivolargli lungo il naso, per cadere sulle labbra, martoriate dai denti, affondati al loro interno, per trattenere le urla. Fissò la ragazza che aveva ripreso posto su quella poltrona polverosa, in attesa di una sua risposta. Per un attimo fu tentato di scagliarsi contro di lei, e rifilarle lo stesso trattamento, anche peggiore, solo per aver Chiamato Hermione Mezzosangue, solo per aver pensato di considerare Lord Voldemort il suo signore. Poi pensò al compito che Woolstrock gli aveva assegnato. Pensò ad Hermione, e a quanto desiderasse in quel momento i suoi abbracci calorosi e amorevoli. Ripensò alle parole di Astoria di chiudere la mente e lo fece. La chiuse del tutto, e si rialzò, non cancellando dal suo volto l’espressione boriosa, tipica di lui.
“Sono a tua completa disposizione…” Aggiunse, pulendo con il bordo della camicia, quel sangue che colava dal naso quasi rotto.
“Bene, per adesso Efiam ti accompagna ai piani superiori di questa catapecchia. Tra un po’ arriveranno anche gli altri, e conoscerai ogni cosa…. “Draco annuì voltando la sua attenzione al taciturno Efiam, che lasciò la postazione e si propose di accompagnare il nuovo ospite in una delle camere di quella casa vecchia e ormai malandata. Per un attimo titubò. Voleva conoscere il suo nome, le sue intenzione, non riuscendo ad attendere anche gli altri. Ma la ragazza sembrava in vena di non voler dare ulteriori spiegazioni, riguardante la sua identità e le sue intenzioni.
“Tutto a tempo debito Draco, non preoccuparti” Ripetè , sorridendo appena. In quei sorriso Draco scorse lo sforzo , la fatica impiegata nell’aprirsi in quelle espressioni che sembravano provocarle solo dolore . Non provava gioia reale , sembrava non riuscisse a provare nulla.Solo rabbia, e malvagità e quel particolare l’avvicinò pericolosamente  a Lord Voldemort. Draco deglutì, sperando che ciò che la sua mente stava farneticando non fosse la dura realtà. Si pulì nuovamente il naso, e accennando un saluto con il capo, si diresse con Efiam fuori da quella stanza. Lasciando il dubbio e la paura incatenati al suo interno.
 
 
                                                                                       *
 
 
 
Hermione boccheggiò, non sapendo come e se  rispondere a ciò che il medimago, chiamato da Ginny, le aveva appena comunicato. Harry spostò lo sguardo da lei all’anziano uomo, per poi far ricadere il suo sguardo pallido e cinereo sull’amica, che giaceva a letto. Si tirò la coperta fin sotto al mento, incredula e spiazzata dalla notizia. Il medimago scrisse qualcosa su una pergamena che porse a Hermione.
“Signorina Granger…Riposo, assoluto riposo.se non vuole rischiare di perdere il bambino”. Nuovamente quelle parole gettarono tutti in un silenzio imbarazzante, che accompagnò l’uscita del medimago,che con un sonoro “POP” si smaterializzò fuori l’abitazione dei Potter.
James arrivò correndo in modo impacciato e saltò sul letto di Hermione.
“No, James, andiamo a fare il bagno…” Ginny lo prese tra le braccia, e ancora incredula della notizia , uscì dalla stanza, lasciando Harry e Hermione guardarsi con imbarazzo.
“ Non…sapevo che….”
“Nemmeno io” Concluse Hermione, distogliendo lo sguardo dall’amico, e fissando un punto impreciso tra le lenzuola. Harry le si accomodò accanto, rimanendo con lei in silenzio, come se poi quel rimanere zitti avrebbe potuto dare le risposte di cui avevano bisogno tutti.
“è di …Malfoy?” Domanda sciocca, pensò Harry, eppure non potè evitare di porla, non riuscendo a  frenare  la lingua. Harmione annuì debolmente per poi immergersi sotto le coperte e coprirsi del tutto. Voleva nascondere quelle dolorose lacrime che aveva tentato di trattenere con scarso successo. Non voleva che Harry la vedesse in quel modo.Nuovamente debole, nuovamente in lacrime, nuovamente stupidamente ferita. Avrebbe voluto sparire , e dimenticare le miriade di cose accadute in quei giorni. Maledì il ritorno di Draco, e maledì la sua debolezza che l’aveva fatta cedere a lui,e questa volta era stata punita, ricevendo un dono speciale, e non potendo condividerlo con l’uomo che amava, lo stesso uomo che aveva deciso nuovamente di lasciare alle tenebre lo spazio per impadronirsi del suo cuore, e della sua anima, se sempre ormai c’è l’avesse un’anima.   il suo caro amico, le si coccolò accanto, e appoggiò il capo su quella che , essendo coperta dalle lenzuola, doveva essere la sua spalla.
“Scusa, è ovvio che è di Malfoy….” Aggiunse , sperando che quella domanda non fosse stata la causa di quei deboli singhiozzi.
“Oh Harry! Mi sento una sciocca…Non ho più un lavoro, dato che dovrò licenziarmi anche da Cavillo, non ho più amore! Draco ha deciso di andare via e unirsi ad una banda di estremisti pazzi, e mi sento cosi debole…Sono solo una sciocca…solo una sciocca….”Harry deglutì con forza, e mordendosi la lingua , riuscì a non svelare i reali piani di Draco, che era scappato via solo per aiutare tutti loro a smascherare la banda di estremisti pazzi, appena pronunciati da Hermione, inconsapevole di tutto ciò. Cercò di rassicurarla con una semplice carezza, ma seppe che nulla avrebbe dato ad Hermione la forza di ricominciare, anche senza di lui, senza Malfoy, nulla oltre lei stessa.
“Sei la donna più forte che io abbia mai conosciuto. Abbiamo affrontato Lord Voldemort in persona, e siamo usciti inermi, sapremo anche gestire,questa cosa….” Hermione uscì dal suo nascondiglio e guardò l’amico.
“Ti rendi conto che stai parlano al plurale?”
“Certo….” Rispose lui, consapevole delle sue parole, e convinto di ciò che aveva appena detto. Avrebbe aiutato l’amica , le sarebbe stata accanto fino alla fine, e anche Ginny non si sarebbe tirata indietro.
“Mi stai dicendo che…. “
“Puoi rimanere qui fin quando vuoi! Inoltre tu e Ginny porterete la gravidanza avanti insieme, so che queste cose piacciono a voi donne…” . Harry riuscì a trionfare anche quella volta. Le strappò un sorriso divertito, e l’abbraccio che gli dedicò fu un sollievo.
“Adesso penso che Luthien voglia sapere cosa ti sia accaduto. Era davvero preoccupata quando sono andato da lei…” .
Le dita di Harry raccolsero dolcemente le ultime lacrime di Hermione, che si scostò con grazia  da lui , prendendo in considerazione le sue parole. Non aveva avuto modo di vedere Luthien, e sicuramente era in pena per lei. Annuì, ma  si sentì nuovamente stanca. Forse troppe emozione l’avevano invasa tanto da portarla allo sfinimento. Il caldo letto era invitante, come i morbidi guanciali che Ginny le aveva procurato.
“ Magari domani, adesso sono stanca” Sussurrò lei, perdendosi tra le lenzuola, e socchiudendo appena gli occhi. Harry annuì, e senza insistere le augurò la buona notte lasciandola vagare in una quietezza  priva di sogni.
 
                                                                                  *
 
Qualcuno bussò delicatamente alla  porta della stanza verso la quale era stato condotto , e prima che lui potesse accettare di farla accomodare, Astoria entrò sinuosamente in quella stanza buia e polverosa. Draco non si mosse dal letto, ma ritornò a fissare il soffitto cercando di non dare attenzione alla ragazza, accomodatosi al suo fianco. Le sottili dita di Astoria gli accarezzarono il viso, sfiorando appena il flebile graffio che attraversava la pelle pallida. Draco si scostò bruscamente, non potendo sentire fastidio a quel tocco che non apparteneva ad Hermione. Astoria parve comprendere e irrigidì il volto.
“Non credo che Saphiria ne sarà felice nel sapere che pensi a lei….” Draco continuò a volgere il suo sguardo al soffitto, ma era attento alle sue parole.
“ è pericolosa… Lo avrai capito quando sei entrato in quella stanza. Non scherza, ha dei piani in mente davvero malvagi, e quel Ephiam, è ancora più pericoloso….”
“Sta zitta….” Le mani di Draco strinsero le braccia sottile di Astoria, e lo sguardo Glaciale che le rivolse fu alla pari di quello della ragazza misteriosa, dal nome sconosciuto come lei. Saphiria, non aveva mai sentito un nome simile pronunciato né da suo padre, né dagli altri mangiamorte. Il mistero continuava ad infittirsi e lui continuava a non capire cosa stesse davvero accadendo. Ciò che apparentemente si era rivelato solo il tentativo di pazzi estremisti, si stava rivelando tutt’altro. Questa Saphiria aveva qualcosa che aveva provocato paura in Draco, quel qualcosa che l’aveva accumunata a Voldemort in persona. Era giovane, e quindi l’ipotesi che fosse un Mangiamorte con la sete di vendetta era stata scartata a priori. Anche se, prima di lei, anche Draco e Astoria avevano sacrificato la loro giovinezza per servire il signore Oscuro, e la prova era scritta sulla loro pelle. Quel segno, il marchio che non sarebbe stato più cancellato.
“ Tengo a te Draco, più di quanto tu possa pensare! Ti ho portato qui perché riaverti con me è sempre stato il mio desiderio… Siamo implicati nuovamente in qualcosa che non possiamo fermare. Nuovamente insieme , perché io e te siamo destinati…” Nonostante la presa fosse forte, nonostante lo sguardo di Draco fosse una lama che le trafisse il cuore,ferendola , lei sorrise nel pronunciare quelle parole, come convinta di ciò che stava dicendo.
Draco lasciò la presa, e strinse le labbra. Avrebbe voluto urlargli contro che loro non erano destinati a stare insieme, perché il suo destino non era li, non si trovava nel buio di quella casa, ormai lasciata a se stessa. Era lontana, senza di lui, e con il cuore a pezzi. Ritornò a stendersi sul letto, e sperò di non tradirsi con quei pensieri, che non poteva evitare di non dedicarle. Aveva lasciato il suo cuore nelle sue mani, nonostante lei avesse pensato il contrario. Lei era sempre stata la padrone del suo cuore, e nulla avrebbe potuto evitarlo. Hermione era il suo destino, nonostante quel destino glielo avessero sottratto senza chiedere permesso.
Astoria gli fu sopra, ancora prima che lui potesse evitarlo, e le sue labbra si posarono su quelle di Draco, perdendosi in quel bacio dal sapore sbagliato, dal sapore diverso. Draco la scostò da lui, trattenendo a stento la tentazione di scaraventarla via, e guardò le sue iridi smeraldine, che al buio brillavano di passione.
“Astoria non credo che sia il luogo adatto…” Sospirò, cercando di apparire convincente.
“Io credo che sia un ottimo luogo. Draco sei andato via senza dirmi nulla, sei scomparso . Ritrovarti a Londra con la Mezzosangue è stata una vera delusione per me, e per gli altri…ma dimostra che ciò che hai fatto è stato solo un tentativo per sopravvivere in questo mondo che è cambiato, a causa di Harry Potter e dei suoi stupidi ideali di uguaglianza. Stavamo meglio senza i Mezzonsangue, stavamo meglio insieme , stavamo meglio quando il Signore Oscuro regnava. Adesso non incorrere nell’errore di tradire…Loro non perdonano, ed io non posso rischiare di perderti” Il viso di Astoria perse l’espressione malvagia e ritornò ad assumere un aria completamente diversa, che Draco osò far coincidere con quello di Hermione. Gli occhi lucidi, come se le lacrime volevano ribellarsi al suo tentativo di trattenerle. La voce persa in un sospiro, e il cuore che batteva forte. Era innamorata Astoria, e Draco sapeva che quell’amore non lo avrebbe mai ricambiato. Ma vederla in quel modo, vederla soffrire a causa sua, fu una morsa al cuore, e non trattenne il desiderio di accarezzarle il viso, e mentendo a se stesso la rassicurò.
“ Non rischierò tanto. Non ho intenzione di tradirli. Come fatto gia in passato, non preoccuparti Astoria….”
Il sorriso debole di Astoria lo fece sentire in colpa. Stava mentendo a troppe persone. A se stesso, ad Hermione e adesso anche a lei. Forse avrebbe dovuto solo lasciare che le tenebre si impadronissero di lui, come gia accaduto in passato e non farle forza, avrebbe lasciato Hermione, l’avrebbe permesso di condurre la sua vita lontano da lui, senza stravolgerla ulteriormente , Lui non meritava di ricevere amore da una come lei, lui meritava quell’oscurità, quella tristezza che si impadronì nuovamente di lui.  Avrebbe ceduto ai baci di Astoria, a quelle mani sottili che gli accarezzarono il torace, e che piano si insinuarono nei luoghi proibiti.  Piano sentì le loro pelli unirsi , aderire l’una all’altra , era debole in quel momento e lo sarebbe sempre stato , nonostante avesse giurato a se stesso di donare il suo cuore solo a Lei. Si ritrovò a sovrastarla e consumare il suo desiderio, soddisfare le sue voglie e sentire i suoi gemiti caldi consumarsi sul suo collo, e sentì un forte peso posarsi sul cuore. Sentì il desiderio di andare via, ma il suo corpo rimase li, a compiere quel atto ingiusto. Sentì le  gambe di  allacciarsi fortemente ai suoi fianchi come se temesse di lasciarlo andare, sentì le unghie affondare nella sua carne,e sentì deboli parole, sussurrate, che cercò di non ascoltare. Cercò con tutto se stesso di dimenticare Hermione, ma chiudendo gli occhi il suo viso, deluso, sofferente , ritornava nella sua mente, e quando rincontrava gli occhi cerei di Astoria una nuova rabbia si impadronì di lui. Deluso e schifato da se stesso. Ma adesso, in quel momento aveva varcato la soglia proibita, quella soglia che non lo avrebbe più fatto tornare indietro.
 
 
 
                                                                                     *
 
 
Luthien fu svegliata dal piccolo Bruthus, che si strofinò contro il suo viso. Era mattino presto, eppure Zabini gia era sveglio e pronto ad urlare contro chi non eseguiva i suoi ordini. Si alzò piano, accarezzando appena il piccolo cagnolino, che ormai viveva con lei. Si incamminò in punta di piedi verso il salone, dove provenivano le urla e ascoltò ogni parola, sperando di non svelare la sua presenza, che avrebbe messo fino a quella discussione.
Blaise si era scagliato contro Ron, che con sguardo torvo cercava di non perdere la pazienza contro quello che doveva essere il suo capo, ma che lui non aveva mai considerato come tale. Nonostante fosse una figura di massima importanza, Ron continuava a considerare Blaise Zabini, come il serpeverde odioso , con la quale aveva intrapreso battibecchi e scontri.
“Ascoltami Zabini, il mio compito è quello di tenerti al sicuro, e lo faccio perché è mio compito, e non perché tengo alla tua via! Quindi non osare uscire da questa casa, o non mi preoccuperò di schiantarti” La bacchetta di Ron era minacciosamente puntata contro di lui, che in risposta aveva sfoderato la sua.
“Ottimo, quindi Weasley togliti dalle palle e lasciami uscire…”esclamò lui sorridendo appena. Luthien si sporse ancora di più, per comprendere il motivo di tanta agitazione. Scorse Sophia Weber interporsi tra i due.
“Ministro, ci ascolti. Non può uscire di qui, fin quando non siamo certi se la vostra vita è in pericolo oppure no” Sophia con un atteggiamento blando cercò di far ragionare il giovane Ministro che sorrise sarcasticamente verso di lei.
“ se non ha capito , signorina Weber  sono morti centinaia di Babbani. E per di più l’ufficio dove il signor Malfoy operava è stato disintegrato!” . Luthien si portò le mani alla bocca e riuscì a trattenere a stento un urlo di dolore. Non poteva rimanere all’oscuro di ciò, voleva conoscere cosa fosse accaduto, e incurante dello sguardo torvo del Fidanzato chiese le spiegazioni di quelle parole, e lo fece con il suo solito autoritario.
“Luthien ritorna a letto…” Fu l’unica risposta di Blaise, che la liquidò agitando distrattamente una mano, ma lei incrociò le braccia, e socchiuse gli occhi, rifiutandosi categoricamente di lasciare la stanza senza le necessarie spiegazioni. Ron abbassò la bacchetta, consapevole che la presenza di Luthien avrebbe aiutato lui e Sophia a trattenere il Ministro, che in quel momento era alle prese con una fidanzata isterica.
“Cosa è accaduto a Draco? E a quelle centinaia di persone. Blaise cosa diamine  sta accadendo?” Blaise ingoiò a vuoto e scoccò un’occhiata a Ron che si irrigidì, e involontariamente con il solo sguardo indicò una copia della Gazzetta del Profeta posta sul tavolino in salotto, e prima che Blaise potesse fermarla , Luthien la evocò a sé e lesse tutto d’un fiato il malevole articolo firmato da Rita Scheeter.
L’apparenza inganna: l’ingannevole volto di Draco Lucius Malfoy
Cenere ovunque, silenzio inquietante e volti sconvolti. Queste sono le prime immagini di una mattina apparentemente normale, nel centro di Londra. Era iniziata come sempre , i soliti individui recarsi nei soliti uffici pronti ad dar inizio al loro lavoro, dedicandosi completamente ad esso. Eppure qualcosa ha sconvolto ogni cosa. Un lampo di luce verde, uno scoppio,delle urla e poi, nulla più. Poveri babbani ignari di tanta malvagità implicati e vittime di una cattiveria senza confronto. L’edificio in  questione è, anzi era, il “the great edifice of equality and charity of London” , la prima istituzione , magica ad occuparsi di problemi legati al mondo Babbano. Il promotore principale, e capo di tale istituzione apparentemente filantropica era il rampollo di casa Malfoy: Draco Lucius Malfoy. Ritornato a Londra dopo anni trascorsi lontano a investire il suo patrimonio in azioni benefiche, l’affascinante rampollo ha ingannato molti con le sue azioni amorevoli a favore dei Babbani, che per molto tempo erano stati odiati dalla famiglia Purosangue , fedele  per molti anni al Signore Oscuro.Ma secondo un detto Babbano, il lupo perde il pelo ma non il vizio, e Draco Lucius Malfoy ha dato prova che questo detto dichiara la verità. Secondo le indagini della squadra Speciale Auror, l’artefice di tale disastro è stato proprio lui, il nostro filantropo dagli occhi di Ghiaccio. Ricordiamo quando Draco Lucius Malfoy a soli sedici anni ha servito il signore Oscuro uccidendo il vecchio preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, e ricordiamo come , durante il suo regno di terrore ha portato alto lo stendardo dei Mangiamorte. Nulla è cambiato fino ad allora, Draco Lucius Malfoy è rimasto quel ragazzino affascinato dalla magia oscura,  che ha cercato , con il suo sorriso affascinante di ingannare tutti noi. Ma dopo questo attacco , il capo Auror Alvar Woolstrhong ha dichiarato caccia all’uomo,  e dopo ciò Draco Lucius Malfoy è stato dichiarato nemico pubblico n°1 …..”
Luthien non riuscì a continuare in quella lettura velenosa. Gettò il giornale per terra e con occhi adirati guardò Blaise.
“ Senti cosa dice questa strega della Scheeter…. Cosa deve sopportare Draco! E Woolstrong che non fa nulla , ma continua a gettare fango sul suo nome…Non è giusto tutto questo, non è giusto che Draco si ritrovi a dover essere considerato un assassino, quando poi sappiamo che non è stato lui. Come la prenderà Hermione questa notizia? Non è giusto….”
“Sono i rischi che Draco deve correre per far in modo che si fidino di lui. Noi, quanto Woolstrong sappiamo che Draco non è implicato in questo attacco improvviso all’edificio Babbano. Ecco perché voglio andare al Ministero e parlare con Woolstrong, ma questo genio non vuole farmi passare” Blaise accennò con il capo la figura di Ron che rimaneva ancora immobile ad ostruire il passaggi verso l’uscita.
“Il mio lavoro , è quello di proteggervi e se ti rechi al Ministero rischi di essere attaccato. Woolstrong verrà qui a spiegare ogni cosa , ma prima di allora non dovete muovervi” Ron ripetè nuovamente ciò che gli era stato ordinato. Era stanco di fare da balia a quel Ministro che sembrava non capire, sembrava poco coscienzioso , ma quello era il suo lavoro, in quanto capo dell’ufficio della Sicurezza speciale. Non poteva abbandonare la sua postazione e non poteva rischiare che lo facessero i suoi protetti.
“Io, invece , vado a cercare Hermione, e tu Ronald Weasley verrai con me! Cosi non potrai dire che non ho protezione!” Luthien si voltò e si diresse a passo affrettato versa la sua stanza intenta a prepararsi e raggiungere Hermione. Non sapeva dove fosse, ma aveva intenzione di trovarla e starle accanto. Tutte quelle notizie, comunicate troppo in fretta sicuramente l’avevano sconvolta. Era debole, era vulnerabile, e immaginò il suo stato d’animo in quel momento.
“Luthien, non posso lasciare la postazione! Non posso rischiare di ….”
“Zitto Weasley, Sophia è abbastanza in gamba da tenere sotto controllo Blaise e gestire un eventuale attacco…” La voce di Luthien li raggiunse dalla stanza. Sophia strabuzzò gli occhi e cercò aiuto da Ron . Blaise non avrebbe certo lasciato ad una ragazzina il compito di preservare la sua vita, inoltre non si sarebbe preoccupato di andar via, e non ascoltare una sola parola . Ron si gettò le mani al volto, ormai rassegnato da quei comportamenti infantili.
“Sophia non faremo nulla di tutto questo, non preoccuparti…” Sussurrò poi, per rassicurare la giovane Auror che continuò a volgere lo sguardo spaventato verso il suo capo.
“Ron accompagna Luthien da Hermione…” Ordinò Blaise , ritornando nel suo ufficio.
“Non so dove si trova…Anche se volessi non potrei..” Aggiunse lui, urlandogli dietro, e ricevendo come risposta solo il rumore della porta che venne sbattuta violentemente.
“Ottimo… facciamo da Balia a stupidi bambocci viziati” Ron si accasciò sul divano, rassegnato e stanco.Anche quella notte l’aveva trascorsa sveglio, vigile, ad assicurarsi che nessun attacco potesse interrompere il quieto sonno del Ministero e Signora. Anche Sophia aveva sul volto le tracce di una notte che l’aveva stremata. Entrambi avevano bisogno di riposare.
“ Purtroppo è il nostro lavoro. E purtroppo dobbiamo fare da balia a questi due bambocci viziati” Esclamò lei ,accomodandosi accanto . e perdendosi nella soffice comodità che avevano da offrire i cuscini. Appoggiò il capo su uno di essi e chiuse piano gli occhi, concedendosi alcuni secondi di silenzio mentale, e relax, secondi che passarono velocemente e che furono interrotti da un forte “Pop “ che mise in allerta i due auror che balzarono e puntarono la bacchetta verso Harry che augurò il buon giorno con un sorriso confuso.
“Ehi, siete tesi” Esclamò lui, soffermandosi sugli sguardi che gli furono rivolti.
“Harry, buon giorno…” Esclamò Ron riponendo la bacchetta e gettandosi nuovamente sul divano. Sophia rimase nella sua postazione, sperando di non aver gettato su di se cattiva luce, per quel suo comportamento poco professionale. Assopirsi sul posto di lavoro non era un comportamento degno di un Auror professionista, che d’altronde aveva nelle sue mani la vita del Ministero della Magia in persona, la figura più importante nel mondo magico, anche se quella figura era un moccioso ventenne viziato, che non voleva dar ascolto a nessuno.
“Sono venuto per Luthien” Informò Harry, guardandosi intorno. Ron accennò con il capo che la ragazza si trovava in stanza.
“Cosa vuoi?” Domandò poi, curioso di sapere cosa avesse portato Harry in quell’appartamento per prelevare la giovane Lestrange, che proprio in quel momento uscì dalla camera da letto, con stretto al petto il piccolo Bruthus.
“Harry! Buon giorno” Esclamò sorpresa di vederlo li.
“Hermione, vuole vederti…” Quelle parole misero in allerta non solo Luthien ma anche Ron che balzò in piedi.
“ Dove si trova?” Chiesero all’unisono. Sophia guardò entrambi silenziosamente, sentendosi di troppo in quella circostanza. Senza dire nulla abbandonò la sua postazione per posizionarsi a quella prefissata per lei da Woolstrong.
“A Godrick’s Hollow. Ginny si sta prendendo cura di lei, ma vuole che la raggiungi, ha bisogno di vederti e l’articolo di questa mattina…Ha peggiorato la situazione…” Harry lasciò perdere Ron, interessato quanto lei a conoscere dove si trovasse Hermione. Ma la sua presenza sarebbe stata di troppo, avrebbe peggiorato la situazione creatasi a causa di quel piano che stava gettando il mondo di Hermione al crollo. Luthien forse avrebbe potuto confortarla e rassicurata, mentre la presenza di Ron l’avrebbe gettata in una confusione che non avrebbe fatto bene al bambino, che piano stava crescendo dentro di lei. Omise quel particolare, che si sarebbe rivelato con il tempo.
“Vengo subito…. “Sussurrò lei, senza perdersi in inutili chiacchere si aggrappò al braccio di Harry che ignorando le proteste di Ron , di avere anche lui il diritto di vederla, sparirono insieme , smaterializzandosi insieme e giungendo all’ingresso della rustica casa che un tempo era appartenuta ai genitori di Harry.
 
 
Hermione si era alzata dal letto, con ancora le forze non riprese del tutto. Aver letto quel velenoso articolo della Scheeter era stato doloroso, ma nonostante ciò, era decisa a non lasciarsi sconfiggere da quelle notizie che stavano invadendo il suo mondo con una tale violenza da consumarla lentamente. Ginny era uscita con il Piccolo James Sirius a fare compere, lasciandola sola. Forse quella solitudine  le avrebbe fatto bene. La notizia del bambino, la notizia di Draco che aveva deciso nuovamente di ritornare al lato oscuro, e per dimostrarlo aveva assassinato tutte quelle persone, erano giunte troppo in fretta e troppo crudelmente.  Girovagava per la casa , ammirandone i piccoli dettagli e notando come la presenza di un bambino potesse cambiare ogni cosa. Non c’era ordine in quella casa, giocattoli erano sparsi ovunque  e per di più in alcuni punti erano incisi graffiti imprecisi , di una mano imprecisa ma di una mente fantasiosa. Si toccò il ventre, ancora piatto, eppure nonostante ciò, sentì la presenza di quella creatura, frutto di un amore. Era li, che pian piano cresceva, e che avrebbe portato gioia nella sua vita. Immaginò una casa come quella, in cui il suo bambino avrebbe potuto giocare e graffiare i muri con le pitture colorate. Eppure la presenza di Draco non sembrò far parte di quella visione, perché la sua consapevolezza le comunicò che Draco non sarebbe mai stato li con lei, per condividere quella gioia immensa. Loro non avrebbero mai avuto il loro “per sempre e felici e contenti” come Ginny ed Harry, loro non sarebbero stati una famiglia felice. Una nuova stretta al cuore. Ma Hermione era stanca di versare lacrime, non faceva altro da mesi, e non ne poteva più. Avrebbe reagito ad ogni cosa d’ora in avanti, lo avrebbe fatto non per lei, ma per la sua creatura che stacva crescendo nel suo ventre.  Entrò nello studio di Harry, e si accomodò dietro la scrivania e si persa ad ammirare le innumerevoli foto che occupavano il piano lucido. Sorrise nell’incrociare il suo volto da undicenne, che sorrideva insieme a Ron ed Harry. Salutavano e si spintonavano. Era rimasta quell’allegria adolescenziali, di tempi in cui l’oscurità era solo paura e non una realtà che invadeva l’anima. Anche se, anche allora , lei , Harry e Ron avevano affrontato per la prima volta Lord Voldemort, in uno stato pietoso, ma lo avevano pur sempre affrontato. Aprì uno dei cassetti , e incrociò per caso la vecchia copia di “Animali fantastici dove trovarli” appartenuta ad Harry. La teneva ancora conservata, forse solo per i graffiti lasciati da Ron, che ricordavano come quella materia era una dei problemi maggiori che potevano affliggere i loro giorni ad Hogwarts. Aprì e sfogliò delicatamente le pagine ingiallite dal tempo, e non potè ridere , forse di malinconia, oppure di semplice felicità, leggendo le considerazioni sciocche di Ron . Lesse il breve battibecco che ricopriva la prima pagina di quel manuale, e ricordò quel pomeriggio trascorso ad Hogsmede, a comprare stupide Caccabombe consumate la sera stessa. Come le fu strano pensare che la loro vita da allora era cambiata davvero. Al quarto anno, quando Voldemort aveva deciso di ritornare in vita e aveva deciso di gettare nuovamente il mondo nell’oscurità. Quante cose erano cambiate nel tempo, anche i loro visi, i loro sguardi e le loro paure. I loro sentimenti, che prima di allora erano assopiti dalla convinzione che avrebbero avuto tempo per capire, per comprendere cosa davvero volessero, eppure con il suo arrivo, la paura di perdere attimi importanti, di perdere parole e di rimpiangere gesti si fece spazio nei loro cuori. Quando lei era partita lontano con Harry e Ron, l’amore per Draco non era mutato, ma si era rinforzato ancora di più, eppure lui era andato via, e Ron, sempre li, a proteggerla, sempre li a sostenerla, ma adesso, non aveva nessuno dei due a farle forza. L’amore della sua vita, e l’amico di mille avventure andati via, lontani, e lei rimasta sola senza di loro. Chiuse il libro per riporlo nuovamente in quel cassetto. Perdersi in quei ricordi l’avrebbe solo resa schiava del dolore e lei non voleva quello. Voleva riemergere più forte di prima, voleva essere forte, voleva affrontare la vita senza più lacrime ma solo con un sorriso raggiante. Si alzò da quella sedia e si diresse nella stanza preparatale da Ginny. Aveva voglia di uscire, di prepararsi e augurare il buon giorno alla vita, ma Luthien apparve e scombinò i suoi piani.
“Ingrata, stupida, incoscienze Hermione Jane Granger” Il bel volto di Luthien alla vista di lei fu rigato da lacrime di preoccupazione . Lasciò il piccolo Brthtus sul pavimento e le corse incontro abbracciandola. Hermione la strinse forte a se, e le face capire quanto anche lei le era mancata e quanto avesse desiderato correre da lei per rassicurarla che andava tutto bene, nonostante il suo cuore ormai era solo un mucchio di cenere.
“Non farlo mai più! Mai più…. “ Altri singhiozzi accompagnarono quel rimprovero, detto con poca rabbia. Non era arrabbiata con lei,ma solo preoccupata. Preoccupata per il suo cuore, per i suoi sentimenti.
“Luthien , sono incinta” Hermione decise di rivelare tutto subito, senza stupidi giri di parole, o discorsi esorbitanti. Ma solo semplici parole sarebbero state necessarie, e quelle semplici parole ebbero l’effetto pensato. Gli occhi cristallini di Luthien fissarono quelli di Hermione. Increduli, sorpresi, gioiosi. Un sorriso si allargò sul suo volto, e la gioia la illuminò mostrandola ancora più bella.
“Per la barba di Merlino, ma è meraviglioso! Oh, Hermione, non so cosa dire…cioè, avremo un bambino, no cioè avrai un bambino, ma ti giuro, ti sarò accanto, e lo cresceremo insieme! Non sarai sola, mia piccola Hermione, non lo sei mai stata e non lo sarai adesso…” Hermione si aggrappò saldamente a lei, la strinse forte e la ringraziò in silenzio, come ringraziò Harry con un semplice sguardo,  che in disparte assistette a quella scena. Un piccolo cenno del capo, in direzione dell’amica ed Hermione sentì che davvero non era più sola.
 
                                                                                *
Draco si svegliò di soprassalto, il sogno che aveva accompagnato quella notte era stato spaventoso e inquietante . Guardò la sua sinistra e con una stretta al cuore ricordò. Aveva consumato il piacere con la persona sbagliata, con Astoria, che in quel momento dormiva, coperta da leggere e polverose coperte. Si gettò le mani al viso, incredulo e disgustato di se stesso. Aveva tradito Hermione, e questa volta non poteva tornare indietro. In fondo non avrebbe dovuto stupirsi, era nella sua natura compiere atti meschini, e lui non avrebbe mai potuto evitarlo. Scivolò giu dal letto, e si fermò con la testa tra le gambe. Aveva bisogno di aria, di luce, e di calore. Tutto ciò che non apparteneva a quel luogo, freddo e solitario, disperso in qualche brughiera oscura e dimenticata da Dio. Non sapeva che ora fosse, e nemmeno il sole poteva aiutarlo ad orientarsi, dato che nemmeno un raggio sembrava volesse accostarsi in quel luogo. Draco sentì che quello era il luogo adatto a lui, l’inferno forse sarebbe stato molto più piacevole, e per i suoi peccati non lo avrebbe nemmeno meritato. Si mise alla ricerca dei suoi indumenti, sparsi per il pavimento, e nel cercarli intravide una copia della Gazzetta del Profeta, dove a lettere cubitali vide il suo nome. Le mani iniziarono a tremare, e il suo cuore percepì che nulla di buono poteva essere stato riportato su quel quotidiano. Lesse tutto d’un fiato e sentì qualcosa morire dentro. Gli occhi divennero vacqui e increduli, e la bocca iniziò a diventare secca, tanto da non riuscire a pronunciare una singola parola. Lui , nemico Pubblico n*1.Ciò aveva segnato il suo destino. Non avrebbe potuto vedere mai più Hermione, non avrebbe mai più potuto avvicinarsi a lei, perché sicuramente quella notizia era giunta anche a lei. Si sentì un verme , e sentì l’odio verso Woolstrongh che lo aveva tradito in quel modo, solo per far in modo che la sua copertura fosse stata più convincente, e sicuramente lo era stato. Ma chi potevano essere gli artefici di quel disastro? Lui era rimasto in quel luogo tutta la notte, e sapeva che non era stato lui. Il suo pensiero saettò alla ragazza misteriosa, a Saphiria, e seppe che la colpevole non poteva che essere lei.  Sentì un debole bussare alla porta che si aprì solo quando lui acconsentì il permesso di entrare. Il volto pallido di Ephiam irrigidì Malfoy, che attorcigliò il giornale tra le mani.
“Signor Malfoy, l’attendono di sotto…” Il suo accento Bulgaro lo infastidì ancora di più, tanto da sentire il giornale andare in fiamme.
“Vengo….” Sussurrò , e attese l’uscita del ragazzo per indossare i suoi indumenti e scendere di sotto, e rincontrare il volto malefico della ragazza che lo accolse con un sorriso falso, privo di allegria.
“Draco, accomodati, voglio presentarti alcuni amici…” la sala che fino a poche ore prima era stata completamente vuota adesso era occupata da visi sconosciuti di giovani maghi e streghe che Malfoy non aveva mai visto prima. Si incamminò al centro di essa e rimase a fissare con sguardo glaciale e borioso la donna che aveva chiesto di lui.
“ spero che tu abbia letto il giornale di questa mattina.La Scheeter è sempre velenosa quando ha uno scoop tra le mani…” Deboli risate si alzarono intorno a lui, che si spensero quando Saphiria continuò a parlargli.
“Adesso sei nemico pubblico n* 1, di una cosa non commessa da te. Come è ingiusta la vita a volte…vero Malfoy?” Una strana luce sembrò attraversarle  gli occhi. Forse era soddisfazione, dovuta ad una vendetta appena compiuta.Malfoy strinse i pugni sperando di riuscire a trattenere la rabbia che lo stava invadendo in quel momento, e prima che lei potesse entrargli nella mente, chiuse ogni cosa, e cercò di fare lo stesso con il cuore, sentendo che forse sarebbe stata capace anche di leggere li.
“Cosa è accaduto con precisione, mia signora?” Malfoy cercò di apparire convincente. Saphiria lo scrutò attentamente, e senza che potesse accorgersene, le scivolò accanto, prendendogli il viso tra le mani.
“ Hai ucciso dei babbani Malfoy! Gli stessi che lavoravano per te, in quella stupida agenzia per aiutare i Babbani in difficoltà…nemmeno gli stessi babbani lo avrebbero fatto, perché tu si?” Malfoy seppe che in quel momento lo sguardo di Saphiria non era puntato nel suo a caso, ma lo stava facendo per leggerlo dentro, e lui, chiuse la mente, come Piton e suo padre gli avevano insegnato anni prima.
“NON OPPORTI A ME” la voce di Saphiria assunse una tonalità inquietante, e il suo sguardo si contorse in un’espressione maligna, e Draco si ritrovò schiacciato sotto il peso della maledizione Crociatus, nuovamente desiderò che la smettesse, ma nuovamente si morse le labbra, per trattenere quella preghiera. Saphiria poggiò il suo piede sinistro sul suo torace, per tenerlo fermo, mentre la maledizione compiva il suo dovere.
“Guardate come l’onorevole Malfoy assaggia la mia ira. Non credere che non possa capire quando tenti di chiudere la mente, Malfoy! Non sono Voldemort, che si faceva ingannare semplicemente! Conosco i tuoi trucchi, che quel viscido di Piton ti ha insegnato! Conosco abbastanza di te, da poterti schiacciare come un verme schifoso…ma mi servi…” Il dolore smise, e lui sentì i muscoli rilassarsi, e il peso di Saphiria cessare. Gli dava le spalle, ma fissava gli altri componenti del suo gruppo che avevano smesso di ridere di gusto, con il cessare della tortura.
“Ho in mente grandi cose per questo mondo schifosamente corrotto dal sangue dei traditori, e dai Mezzosange. Gli stessi progetti che Voldemort non ha potuto compiere e portare avanti a causa di quello sciocco di Harry Potter. Progetti risalenti a secoli precedenti, quando Salazar Serpeverde aspirava alla distruzione dei sangue impuri. E come lui io voglio iniziare da Hogwarts….” Draco sentì il sangue raggelarsi nelle vene. Mettere in pericolo anime innocenti. Ragazzini con il solo desiderio di imparare e conoscere. Innocenti fanciulli che ancora non avevano conosciuto il primo amore, la prima sbronza, le prime delusioni. Cercò di trattenere il disgusto che stava provando in quel momento anche perché, Ephiam lo sorvegliava attentamente dal fondo della sala.
“ Molti di voi provengono da li, e conto su di voi…” Draco scrutò meglio i personaggi che quel pomeriggio avevano preso parte all’incontro, e notò con maggior disgusto che portavano le casacche della sua ex scuola. Non tutti appartenevano a Serpeverde, scorse molti di Grifondoro, e anche qualche Corvonero e Tassorosso. Molti studenti purosangue erano li, per ascoltare le parole di quella pazza e compiere ciò che lei avrebbe deciso.
“ Adesso è ancora molto presto, ma quando io deciderò , voi ci aiuterete ad impossessarci della scuola e sterminare gli indegni, coloro che non meritano di stare li…mentre tu Malfoy” Il suo sguardo si puntò nuovamente su di lui.
“Mi aiuterai a sterminare il Ministro, che una volta morto, il Governo crollerà e sarai tu a prendere il suo posto e guidare secondo le nostre idee e sterminare i mezzosangue che infettano il nostro mondo. Opporremo ai Babbani i nostri voleri, e saremo noi a governare ogni cosa….” Le mani erano gelide, come gelido era il viso di lei,che si scontrò con quello di Malfoy. Poggiò le sue labbra sulla sua guancia destra, alitando sul suo viso,e provocandogli brividi glaciali, che lo fecero male al cuore.
“Ma tutto questo avverrà piano, senza fretta…Il ministro ha gia abboccato alla trappola. La lettera minatoria inviatagli ha fatto in modo di segregarlo in casa, e renderlo ancora più vulnerabile. Ron Weasley non è una protezione sicura”. Saphiria sapeva ogni cosa, e ogni cosa stava proseguendo per il suo volere.Lei era quella che giostrava ogni cosa, muoveva i fili di tutti, che aveva reso solo sue marionette. Malfoy si sentì un vero sciocco, sciocco per aver pensato di poter vincere . Ma adesso sapeva, che nemmeno Harry Potter sarebbe stato in grado di fermare lei, quella ragazza misteriosa, spuntata dal nulla .
Saphiria si accomodò nuovamente sulla poltrona che sovrastava la sala, e rimase a fissare le sue pedine, soddisfatta dei suoi piani,sicura di poter portare a termine senza alcun intoppo.
“Adesso non ho bisogno di voi, potete andare, mentre tu Malfoy rimani qui con me, non puoi più far vedere il tuo faccino in giro…Ormai sei poco desiderato….” Rise freddamente, prendendosi gioco di lui, che non potè ribattere ,ma si sentì costretto a rimanere zitto, ed essere soggetto di quelle prese in giro. Altre risa di scherno si levarono in sala, per poi essere accompagnate da rumorosi suoni che fecero capire a Malfoy che le giovani reclute avevano abbandonato la base. Ephiam invitò Malfoy a lasciare la sala e recarsi nella prigione che si trovava ai piani superiori e lui acconsentì senza dire parola. L’orgoglio dei Malfoy era stato schiacciato nuovamente , e nuovamente Draco si sentì impotente.  
 
 

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Capitolo 14
*** - Tra sogno e realtà- ***


-E...Vissero per sempre Felici e Contenti?-
-thirteenth chapter-
- Tra sogno e realtà-

Hermione si alzò a sedere su quel letto che non apparteneva a lei. Era scomodo e le coperte erano ruvide al tocco. Completamente diverse da quelle di seta pregiata che Draco aveva acquistato per la loro dimora, ormai abbandonata e resa spoglia dalla loro assenza,  per di più il languorino notturno, che ormai rendeva quelle notti insonne, la invase nuovamente. Scese dal letto, e rabbrividì quando i piedi toccarono il pavimento freddo. La stanza degli ospiti ,che Ginny ed Harry, le avevano volentieri ceduto , era adiacente alla cucina, quindi non fu difficile raggiungere la stanza ambita. James Sirius e Ginny dormivano, ma lei cercò di fare meno rumore possibile. Si indirizzò in punta di piedi verso il frigorifero babbano, e lo spalancò, permettendo alla debole luce invadesse un piccolo spazio di cucina. Rimase a fissare ciò che quell’aggeggio Babbano, familiare, gli offriva,e  la sua attenzione ricadde sul pasticcio di carne che quella sera era avanzato . Nonostante fossero le tre di notte, Hermione non riuscì a resistere, e prendendo il piatto circondato con la pellicola, si diresse verso il tavolo e con un colpo di bacchetta lo riscaldò. L’odore forte e pungente, gli scosse un po’ lo stomaco, ma la fame era forte, e senza badare ad intaccare la linea, iniziò a mangiare lentamente , nel silenzio del luogo. Ormai era passato quasi un mese da quando la sua vita era stata travolta da innumerevoli eventi. La Fuga di Draco, l’attesa di un figlio, Harry sparito a causa di una missione top secret, Luthien e Zabini segregati in casa, e Ron che una volta scoperto dove si fosse nascosta, le faceva visita ogni volta che poteva lasciare la sua postazione di guardia. Era ritornato da lei, per starle accanto e farle superare l’ennesima delusione ricevuta, inconsapevole di ciò che stava accadendo dentro di lei. Era l’unico allo scuro di quella gravidanza ed Hermione non si sentiva pronta per dargli quella notizia. Ron era ancora innamorato di lei, lo leggeva nel suo sguardo, e nei suoi modi di fare. E lei non poteva permettere di fargli ancora più male, anche se prima o poi avrebbe dovuto svelare ogni cosa. La pancia piatta avrebbe mutato, diventando più gonfia, e tra nove mesi avrebbe dovuto giustificare la presenza di un piccolo pargolo nelle sue braccia. Si toccò la pancia, immaginando il suo bambino, e sperando che gli occhi del padre avrebbero illuminato il suo volto. Nonostante Draco l’avesse ferita, non poteva smettere di amarlo. L’amore non poteva spegnersi come un interruttore e anche se fosse stato possibile, lei non rimpiangeva di aver provato un sentimento tanto forte per qualcuno. Non rimpiangeva nulla di loro due. Nemmeno la piccola creatura, che avrebbe rivoluzionato la sua vita. Portò un altro pezzo di pasticcio alle labbra, ma deglutì con forza, quando vide la Gazzetta del Profeta  , nascosta malamente sotto gli stracci da cucina. Si alzò, senza badare al rumore che la sedia provocò e che avrebbe potuto intaccare il dolce sogno di James e Ginny, e la prese tra le mani, leggendo le parole velenose di Rita Scheetter. Odiò quella donna ancora di più. Nuove accuse versate ai danni di Draco, questa volta accusato di un nuovo attacco, accusato nuovamente di essere artefice degli ultimi attacchi avvenuto in quel periodo. Ormai Draco era divenuto il nuovo nemico del mondo magico.Era al bando, gli Auror erano in allerta e si erano gettati alla sua ricerca, e la prigione di Azkaban lo attendeva con la bava alla bocca. Sarebbe stato un prigioniero invitante per i mostruosi Dissenatori. Gettò il giornale nella spazzatura che lo triturò per bene. Strinse il piano rigido , e trattenne a stento le lacrime. Ogni volta che leggeva il suo nome, ogni volta che la sua mente la catapultava da lui, non poteva evitare di versare quelle maledette lacrime e lasciare che la consumassero dentro. Il viso pallido, le guance incavate e gli occhi opachi,erano il chiaro segno che tutto ciò che stava accadendo la stava logorando l’animo.
Si portò una mano alla bocca, e prima di egurgitare il pasticcio di carne in cucina corse in bagno , dove si inginocchiò all’altezza del Water e cacciò fuori ogni cosa, ma quel senso di nausea e di malessere non le passò. Non si sentì svuotare, non sentì benessere, ma solo un disgustevole sapore.
 
                                                                                    *
 
Occhi glaciali , privi di espressione erano posati sulla luna, che quella notte era opaca e poco visibile. Un vento freddo scompigliò i capelli neri della giovane ragazza che lasciò che quel freddo le entrasse fino dentro alle ossa. Quel freddo che aveva sentito per anni, che per anni l’aveva paralizzata in fondo ad un baratro di oscurità e tristezza, lo stesso baratro che aveva rafforzato la sua corazza, rendendola impenetrabile, rendendola forte . Tamburellò con fare stanco le dita affusolate, e fece nascere alcuni cristalli su quella pietra antica. Il suo potere si rinforzava ogni giorno, e i suoi piani sembravano intaccabili. Ogni cosa stava proseguendo nel giusto modo, e Draco Malfoy era il caprio espiatore perfetto. Nessuno conosceva la sua esistenza, nessuno poteva farlo. Era stata nascosta allungo e per bene, e avrebbe dovuto sopportare quell’ isolazione ancora per un po’ , per poi uscire allo scoperto e rigettare ogni cosa nell’oblio. Sentì dei leggeri passi e si voltò mantenendo quello sguardo inespressivo  sul volto pallido di Ephiam che chinò appena la testa, segno di reale e convinta fedeltà.
“Saphiria, se mi permetti , vorrei uscire…La fame è insostenibile…” L’accento marcato di Ephiam tremò alla gola, come un latrato sofferente. Saphiria lo raggiunse lentamente, e poggiandogli una mano sul viso sorrise malignamente.
“ Rendi questa notte rossa , e soddisfa la tua fame…” Sospirò freddamente, godendo al solo pensiero di ciò che avrebbe causato la forte astinenza appena terminata. Il volto di Ephiam si aprì in un sorriso accennato, e chinandosi per ringraziare la sua Signora, uscì da quel luogo freddo e lugubre, pronta ad imbrattare la brughiera con il sangue di vittime innocenti e inconsapevoli del loro atroce destino.
 
                                                                                  *
Luthien sarebbe impazzita se le cose avessero continuato a proseguire in quel modo. Era un mese ormai che non metteva la testa fuori quella casa. Ovunque c’erano rabbiosi Auror pronti a frenare una sua eventuale fuga. La sorveglianza era aumentata dopo gli altri attacchi ad altri edifici babbani, dove l’artefice era stato nuovamente individuato in Draco. Woolstrongh era venuto a fare visita a Blaise poche volte, e in quelle rare occasioni si erano rinchiusi nello studio a confabulare alle sue spalle. Altro fattore che l’avrebbe gettata alla pazzia: Non conosceva cosa stesse realmente accadendo. La Gazzetta del Profeta diceva solo sciocchezze, e la penna velenosa di Rita Scheeter , non frenava la sua voglia di gettare veleno sul nome di Draco, che ormai era divenuto il prigioniero più ambito nella prigione di Azkaban. Luthien sapeva che tutta quella storia era solo una montatura, perfettamente messa in piedi, per gettare Draco nella tana nel lupo, in modo che potesse portare , in modo dettagliato e preciso ciò che stava accadendo, ma era pur vero che di lui nessuno aveva traccia, e ciò l’aveva gettata nel baratro della preoccupazione. Quel pomeriggio , come ogni pomeriggio, Luthien cercò di trovare interesse in libri polverosi e poco piacevoli, che Sophia, la sua ormai , guardia del corpo le aveva procurato. Ogni pagina era letta con noia, e poco entusiasmo, e ogni libro appariva pesante e complicato. La testa sembrava essere colma di un qualcosa di pesante, che la portava a desiderare di sbatterla contro il muro innumerevoli volte. Quel divano, che ormai aveva assunto la forma del suo corpo, era diventato scomodo, e il pensiero di comprarne uno nuovo reggiungeva la mente nello stesso istante in cui realizzava, che il sole era ancora un privilegio per lei, e forse lo sarebbe stato ancora allungo.
Guardò ancora per un po’ quel libro, per poi gettarlo a terra con un tonfo. La noia ormai si stava impadronendo di lei, in ogni punto, gettando i muscoli a dolere e la sonnolenza ad aumentare. Blaise era sempre rinchiuso in quel maledetto ufficio, a confabulare chi sa cosa, con chi sa chi. E lei, era in trappola, una trappola creata da pazzi che avevano deciso che quella pace, nel mondo magico, non poteva durare, e non sarebbe durata allungo. Il caos stava pian piano prendendo forma, anche se in modo latente, ambiguo. Soprattutto per i Babbani, soggetti a incantesimi di memoria, e costretti a dimenticare anche le persone a loro care, che sfortunatamente erano divenute innocenti vittime, di una guerra non loro. Gettò il capo tra i cuscini, e sperò che il sonno la rapisse, in modo da far trascorrere quelle interminabili ore . Chiuse chi occhi, ma fu catapultata in nessuno luogo, ma rimase su quel divano tanto scomodo e insopportabile. Rimase a fissare il buio, cercando di perdersi in un’altra realtà, in un altro luogo, lontano da li, lontano da quelle paure,lontano dal timore di perdere le persone che amava. Blaise era in pericolo ogni giorno, dopo quella lettera minatoria. E ogni giorno lei temeva di svegliarsi sola, in un letto freddo e vuoto senza quegli occhi profondi e intensi che le auguravano dei meravigliosi giorni, nonostante fossero giorni chiusi in quattro mura. Durante la notte si era ritrovata a svegliarsi in preda al panico, e temendo di trovarsi sola, aveva tastato la sagoma di Blaise, che dormiva al suo fianco, ritrovando rassicurazione e conforto. Perderlo sarebbe stato devastante, e lei non poteva permetterlo. Rimase ancora con gli occhi chiusi, trattenendo stupidi e inutili lacrime causate da quei pensieri, apparentemente irrealizzabili, eppure lei, sentiva che quel timore non era infondato, sentiva che quelle paure avevano un loro significato , un loro “perché” che le faceva nascere. Rimase ancora con gli occhi chiusi, rimase ancora a fissare il vuoto, l’oscurità, prima di cadere in un sonno profondo, ed immergersi in una raduna, fiorita, radiata da raggi di sole che riscaldavano il suo viso. Lei camminava a piedi nudi su quella terra umida e provava piacere nel farlo. Sentì una voglia irefrenibile di danzare e lo fece. Volteggiò in quel prato , forte, tanto da sentire la testa girarle, tanto da voler trovare pace nel cascare giu e perdersi in quei fiori profumati e soffici, che apparivano un po’ sfocati, in alcuni punti, rendendoli irreali. Rimase a fissare il cielo, colorato di azzurro. Un azzurro limpido, dolce. Rimase a fissarlo allungo,come rapita da quei batuffoli di nuvole che le passavano sopra la testa. Sorrise , a se stessa e a nessuno. Sorrise prima di sentire tremare la terra. Rimase paralizzata in quella posizione, non riuscendo ad alzarsi, a muoversi, e dovendo forzatamente assistere al cambiamento del cielo. Si spaccò, divenne rosso come il sangue, e le nuvole sparirono, l’erba soffice divenne secca, che si sbriciolò sotto le sue mani, e quei fiori tanto belli e irreali divennero ossa. Voleva urlare, voleva chiedere aiuto, ma le labbra sembravano sigillate. Cercò di sfuggire a quello spettacolo inquietante, ma quando lo fece si pentì amaramente. Una figura incappucciata l’osservava da lontano. Aveva le spalle curve, e riuscì a vedere , dall’oscurità del cappuccio, solo due piccoli luminosi occhi. Iniziò a muoversi, in modo disconnesso, movimenti lenti ne susseguivano veloci. Luthien voleva scappar via, ma sentì una presa alle spalle che la costrinse a rimanere li. Sentì le guance bagnarsi di lacrime di terrore e paura. Si avvicinò ancora , per poi ritrovarsi all’altezza del suo viso. Il cappuccio fu abbassato, e rivelò un volto di una bambina. Pallida, dai lunghi capelli neri, e da occhi glaciali. Le labbra sottili si aprirono in un sorriso meschino. Che fece rabbrividire Luthien, che senza aver bisogno di guardarsi, constatò che anche lei era bambina. I riccioli biondi le ricadevano sulle spalle, e quella paura, sentì essere di una bambina, di lei, quando ancora guardava gli occhi con innocenza. Sentì quella presa alle spalle farsi sempre più forte, tanto da provocarle dolore. Voleva la sua mamma, sapeva solo quello, che le mancava la sua mamma. Quella mamma mai conosciuta, che l’aveva abbandonata per inseguire il signore Oscuro. Ma nonostante ciò, nonostante quell’odio che credeva provasse per quella donna, in quel momento sentì il bisogno di essere stretta tra quelle braccia meschine, inconsapevoli dell’amore, dell’affetto e del calore di una figlia.Quella bambina misteriosa, spense il suo sorriso, come se avesse appena letto i suoi pensieri, e voltò le spalle per correre via, verso un baratro , privo di luce. Per chiudersi in quel baratro oscuro, che fece rabbrividire Luthien, che iniziò nuovamente a singhiozzare. La presa si fece sempre più forte e iniziò a scuoterla, forte, con decisione, fino a costringerla ad aprire gli occhi, e riportarla nel salone di casa sua, con Blaise che la guardava con viso preoccupato.
“Amore, svegliati…Luthien mi senti?” Quelle parole la ridestarono dal Trance, e la riportarono dalla sua Luce. Che passandole una mano sul bel volto, le diede conferma che aveva pianto, le lacrime versate anche nel sogno. Guardò Blaise in modo confuso, e non riuscì a trovare una sola parola che potesse spiegare quelle lacrime.
“Blaise…” Balbettò, guardandolo, che preoccupato , attendeva  una spiegazione. Ma non arrivò. Luthien sentì il bisogno di gettarsi tra le sue braccia e farsi coccolare. Blaise non le negò quel gesto amorevole, nonostante non sapesse il motivo che aveva causato quello sguardo turbato e spaventato. In quegli occhi limpidi Blaise aveva letto paura e terrore, e sapeva che semplici sogni non ti gettavano in quello stato.
“Sono qui con te adesso…” soffiò piano al suo orecchio, e Luthien annuì, stringendolo ancora più forte a se. Forse aveva urlato per aver attirato  l’attenzione di Blaise, che aveva abbandonato il suo lavoro per soccorrerla. Forse aveva pronununciato quel nome che non aveva mai osato pensare, forse aveva chiamato quella persona che aveva sempre odiato. Ma di cui non poteva evitare di sentire la mancanza, nonostante non fosse mai stata presente. Rimasero allungo abbracciati, in silenzio, senza sentire il bisogno di dire nulla, e di spiegare nulla. Solo l’arrivo improvviso di Narcissa Malfoy, e Andromeda Tonks, con al seguito il piccolo Teddy, fece staccare i due, che guardarono sorpresi quell’arrivo improvviso e inaspettato.
“Zia Cissy, Zia Andromeda … Come…quando…” Luthien sperò che l’espressione sconvolta non fosse ancora visibile sul suo volto, e non riuscendo a formulare una semplice domanda, si alzò dal divano, per correre incontro a quelle due donne, che per vent’anni erano state la sua famiglia. Il viso bonario di Andromeda  sorrise e ricambiò quell’abbraccio caloroso che Luthien le rivolse. Il piccolo Teddy Lupin guardava incuriosito quel luogo, e non appena vide il piccolo Bruthus appollaiato sul tappeto persiano, si fiondò a torturare quella povera creatura. Narcissa salutò Blaise con un accenno del capo, e abbracciò Luthien in un modo tanto freddo da farle venire i brividi. Il volto della bella Narcissa, era in netto contrasto con quello della sorella. Bella come sempre, di una bellezza immutabile ed eterna, le labbra , morbide e piene erano strette , serrate come per trattenere parole poco gentili, e gli occhi, lucenti, erano opachi e un velo di tristezza sembrava accarezzare quel volto, che ricoperto da qualche ruga del tempo, era più pallido del solito. La pelle diafana e porcellanata era stata sostituita da un pallore malaticcio, e anche il corpo sembrò aver risentito di quel malanno, proveniente dal cuore. Guardò Luthien, come se fosse colpevole di qualcosa,e senza attendere un invito, con portamento elegante e regale, da degna Signora Malfoy, si accomodò sul divano , accanto a Blaise, che sembrò essere colpito, anche lui in pieno da quella freddezza.
“Luthien mia cara, è sempre bello vederti. Vero Cissy?” Andromeda tentò di cancellare quell’atmosfera tesa, ma lo storcere del naso di Narcissa non fu da sostegno a quelle parole. Andromeda tossicchiò nervosamente e accennando con lo sguardol Blaise, invitò Luthien a presentargli quel “Giovanotto tanto attraente”, anche se le presentazioni non erano d’obbligo, in quanto Blaise Zabini era il Ministro della Magia, e il suo volto era noto a tutti.
“Molto lieto, signora Tonks, lei può chiamarmi semplicemente Blaise” Si era alzato, con eleganza e aveva stretto la mano della donna, che arrossì e ridacchiò in direzione della nipote, felice ed estasiata di conoscere il Ministero della Magia, di persona, nonché fidanzato della sua adorata Nipote, che aveva cresciuto amorevolmente e amato come una figlia. Narcissa rimaneva ferma immobile sul divano, sguardo alto, non avrebbe mai abbassato il capo, la fierezza dei Purosingue e del Black ardeva in lei, e Luthien percepì che quella non era stato un semplice passaggio. C’era qualcosa che Narcissa aveva bisogno di dire, e non avrebbe atteso ancora.
Un altro rumore, interruppe quello scambio di presentazioni e titoli, e Luthien sorrise alla vista di Hermione, seguita da Ginny e dal Piccolo James Sirius. Accompagnati da Ron ,che rimase fermo in mezzo al salone, alle spalle di Hermione.
“Hermione, tesoro! Che gioia” Luthien non trattenne quella gioia, causata alla vista della cara amica, che ricambiò quell’abbraccio amorevole e forte. Ginny sorrise appena, lasciando la presa che stringeva intorno a James , per farlo correre incontro a Teddy e tormentare con lui, quel piccolo cane che assecondava gli innocenti dispetti dei due bambini. Hermione guardò alle spalle di Luthine, e rabbrividì quando, occhi familiari, di un grigio tempestoso, le rivolsero l’attenzione, cruciandola e schiaffeggiandola. Narcissa aveva sempre accettato la decisione di suo figlio di intrattenere una relazione con Hermione Granger. Sapeva che le sue potenziali erano ammirevoli, e sapeva che amava Draco e lo avrebbe reso felice ,eppure in quel momento, Narcissa Malfoy non riuscì ad odiarla. A disprezzarla e non riuscire a intravedere quelle qualità. E il suo sguardo era chiaro e limpido come l’acqua. Stava rimproverando Hermione di qualcosa, che lei non riusciva a cogliere.
Andromeda salutò le due ragazze con lo stesso affetto e calore riservato a Luthien. Durante la guerra aveva avuto modo di conoscere entrambe e di volerle bene allo stesso modo cui voleva bene Luthien, e non le negò quel caloroso abbraccio e quel sorriso tanto dolce, da farle sentire a casa,e far distogliere per un attimo l’attenzione di Hermione , dallo sguardo glaciale e freddo di Narcissa.
“Basta con queste smancerie inutili, veniamo al punto per cui ci siamo scomodate dal Manor… “ La voce fredda di Narcissa si levò sopra le loro teste, facendo voltare tutti, e Andromeda tossicchiò nuovamente , sempre con fare nervoso e colpevole.
“Zia Cissy , credevo che foste venute per…” Le parole le morirono in gola, quando vide dipingersi sul bel volto della zia quel sorriso amaro e privo di allegria. Narcissa accavallò le lunghe e affusolate gambe, mantenendo sempre una posizione rigida e regale.
“Non crederai, mia cara Luthien , che mi sia scomodata solo per conoscere il tuo bel fidanzato? Conosco bene Blaise Zabini, e inoltre il via vai di Auror che nuovamente vogliono confiscare i miei beni, non mi permette di preoccuparmi di questo….” Hermione sentì una morsa allo stomaco. Narcissa stava rivivendo lo stesso inferno vissuto solo pochi anni prima, come anche Hermione. Entrambe stavano assistendo alla ripetizione di quella storia struggente e difficile da accettare. Hermione era nuovamente stata abbandonata e Narcissa aveva perso nuovamente un figlio, e ogni cosa che apparteneva a ricordi legati a lui e al suo defunto marito. Allora perché, quello sguardo duro, era rivolto solo lei? Non c’era solidarietà, non c’era complicità in quelle due donne, che amavano la medesima persona. Eppure Hermione si sentiva cosi legata a lei, comprendeva quel dolore, e avrebbe tanto voluto trovare un modo per aleviarlo . Ma Narcissa continuava a rivolgerle uno sguardo poco rassicurante.
“Non posso crederci! Ancora? Adesso cosa  vogliono da te?” Luthien si sentì ardere di rabbia. Non solo Draco stava rischiando la sua vita per il Ministro stesso, e Woolstrong e altri sapevano la sua innocenza, adesso anche i beni , appartenenti alla famiglia Malfoy, collezionati nei secoli, e guadagnati con  tanta fatica, erano stati toccati. Woolstrong avrebbe potuto impedirlo, eppure sembrava volerne stare fuori, non proferendo parola. Blaise guardò Luthien, e la incitò a rimanere zitta, come se avesse compreso le sue intenzioni, che avrebbero potuto rovinare la copertura di Draco e quindi tutto il piano.
“Non so, oltre rovinare ulteriormente la mia vita…” Esclamò sorridendo in modo sarcastico. Ginny e Ron si guardarono  entrambi sentendosi completamente estranei a quella faccenda, e forse abbandonare la stanza, e lasciare risolvere quegli affari tra i componenti di quella famiglia, sarebbe stata la cosa più giusta. Ma Ron fu frenato dalla presenza di Hermione, che vide diventare tesa, a quelle parole.
“ Comunque sono venuta qui, per parlare con la Signorina Granger, se non vi dispiace” Continuò cogliendo tutti di sorpresa. Hermione arrossì lievemente. Poche volte aveva avuto modo di parlare con la signora Malfoy, e quelle poche volte erano avvenute in presenza di Draco. Hermione era del tutto allo scuro di ciò che le avrebbe detto, ma sapeva che qualunque parola le fosse stata rivolta, non sarebbe stata né gentile e né di conforto. Lo sguardo aveva gia parlato per lei.
“Cissy credo che Hermione non possa darti le risposte che cerchi” Andromeda affiancò la sorella, e le strinse le mani, come per incitarla a lasciar perdere le sue intenzioni. Luthien fissò Hermione che rispose con una lieve scrollata di spalla, inconsapevole quanto lei di cosa le avrebbe potuto dire Narcissa.
“No  Andromeda . Lei viveva con Draco e lei è stata l’ultima a vederlo prima che potesse ritornare a comportarsi come un emmerito stupido e pazzo…anche se, crediamo tutti, che dietro a questa faccenda non ci sia Draco…Giusto , Hermione?” . Lo sguardo tedioso e di biasimo ricadde nuovamente su  Hermione, che strinse i pugni,intimorita da quella donna.
“Io, da ex giornalista, posso dire che molte volte le notizie vengono forviate, ma hanno sempre un pizzico di verità….” Ron sorrise appena, sentendosi in colpa di quel senso di trionfo provato per un attimo. L’egoismo dell’uomo innamorato e ferito lo stava conducendo a desiderare di vedere Hermione , provare un forte odio verso Malfoy, e magari ritornare da lui. Ma la risposta che seguì , lo scaraventò brutalmente nella dura realtà, mai cambiata.
“Ma conoscendo Draco,e amandolo, nonostante tutto…. So che non lo farebbe mai…. Lui non è l’artefice di nessun attentato. Qualcuno vuole gettare fango su di lui..” Hermione sentiva realmente che Draco non era colpevole di nulla. E sperò che quell’intuizione non fosse gestita dal forte amore, tanto forte da offuscare la realtà. Ginny si infastidì notando il sorriso sarcastico dipingersi sul volto di Narcissa, sorriso accusatore. In quel momento Lady Malfoy stava accusando Hermione.
“Da donna innamorata tu credi che lui non sia stato…Ma da Donna innamorata non hai avuto la forza di fermarlo, non hai cercato di aprirgli gli occhi, e farlo rinvenire da questa sua pazzia….” Il tono aspro non fece sobbalzare solo Hermione, che sentì lo stomaco rivoltarsi, e la bocca diventare secca. Non cercò di difendersi da quelle accuse ingiuste , ,e lasciò che Narcissa continuasse con parole dolorose, che la ferirono , che la fecero sentire colpevole.
“ Ho perso nuovamente mio figlio, che nuovamente si è gettato sulla strada sbagliata, nuovamente si è macchiato le mani di sangue innocente.  E tu Hermione, non sei stata abbastanza forte per fermarlo, non gli hai dato un giusto motivo per non fare quest’ennesima scelta sbagliata…”
Ron corrugò la fronte, deciso a rispondere per lei, che lasciava a Narcissa lo spazio per gettarle addosso quelle accuse, quelle parole che la dipinsero come la colpevole di tutto. Ma Hermione lo zittì con la mano , sentendosi in dovere di lasciare che Narcissa parlasse e scaricasse quella rabbia, quel dolore che la stava devastando.
“Zia Cissy non puoi pensare realmente a ciò che dici. Hermione è stata la miglior cosa che Draco abbia mai avuto, e se fosse qui, non ti permetterebbe di parlarle in questo modo” Luthien intervenne in aiuto di Hermione, infuriata con quella zia cocciuta e ingiusta. Andromeda era rigida sul divano, imbarazzata di fronte al comportamento irrazionale della sorella. Blaise si sentiva del tutto fiori luogo, e guardava il pavimento, tenendo le mani in tasta, per nascondere il movimento frenetico con cui si tormentava le unghie , e Ginny iniziò a provare un  odio sempre maggiore per quella donna,madre e moglie di due uomini meschini , che non facevano altro che portare dolore ovunque . E odiò Hermione, che lasciava che quelle parole uscissero da quelle labbra cattive e ingiuste.
“si, cosi migliore, che è fuggito nuovamente , non è  stata utile per nulla!”
“Cissy! Non puoi parlare cosi…sei ingiusta” Andromeda si scusò con Hermione con lo sguardo, e notò che gli occhi color nocciola erano inumiditi, ma apprezzò la forza che quella ragazza stava mostrando. Ginny non né potè più, si scagliò contro quella donna, non riuscendo a trattenere le parole, e difendere Hermione.
“Non osare accusare Hermione ! Tuo figlio è sempre stato attratto dalle arti oscure, è sempre stato meschino, bastardo e ha sempre , sempre , ferito Hermione! Lei ha sempre cercato di intravedere del giusto in lui, un pizzico di bontà. È stata l’unica a concedergli mille possibilità, che ha sprecato . Ha sputato sulla sua fiducia, spassandosela con altre, e ritornando a gettare il mondo nel caos. Siete una famiglia malvagia, e non cambierete mai…Quindi se lo hai perso, è solo colpa del sangue che scorre nelle sue vene…” . Narcissa si alzò, schiaffeggiata violentemente da quelle parole. Gli occhi sgranati, i pugni tesi, il viso tremante. Era indignati da quelle accuse velenose. Andromeda si portò una mano alla bocca, cercando di trattenere mugolii disperati,e  anche Luthien rivolse a Ginny uno sguardo severo, avendo attaccato la sua famiglia. Lei non sapeva il perché Draco si fosse comportato coSI. Non poteva accettare che Narcissa accusasse Hermione, ma non poteva nemmeno accettare che Ginny, inconsapevole di ogni cosa, offendesse il sangue che scorreva nelle vene di Draco, lo stesso che in parte scorreva in lei.
Luthien era una Black e una Lestrange, figlia della strega più meschina, terrorizzante, e pazza che il mondo magico avesse conosciuto, eppure lei non era mai stata attratta da quel lato della magia. Non aveva mai lacerato la sua anima e mai lo avrebbe fatto. Draco non era attratto dalla magia oscura, ma era legato a lei, dovendo cedervi per un fine maggiore.  
“ Impertinente ragazzina. Come osi? “ Narcissa tramutò quella sua bellezza, assumendo la solita aria alsettora che la vita accanto a Lucius Malfoy le aveva donato. Blaise sperò di non dover essere vittima di una sceneggiata tipica femminile, con urla e forse qualche strattonata violenta.
“ Ginny ti prego…” Hermione prese parola, solo per zittire Ginny, che la guardò confusa. Nonostante quelle accuse, lei continuava a difendere la donna, che stava accusando lei l’artefice di tutto.
“ Hermione, lasci che questa donna ti parli in questo modo? Non ti capisco più. Lasci che ti feriscano, lasci che ti trattino in questo modo? Dove è finita la Hermione che metteva a tacere il mondo? Dove? Hermione?” Ginny cercò l’amica negli occhi di quella sconosciuta, ma il viso basso, le lacrime , e lo scuotere piano il capo, le fece comprendere che forse non l’avrebbe ritrovata mai più. Ormai Hermione Grangere era stata sdradicata da quel corpo, lasciandolo vuoto, privo di carattere e forza .
“ Ginny ti prego….” Ripetè Hermione, stringendole le mani. Ginny rimase delusa da quella richiesta, e dandola vinta a Narcissa , si staccò dalla presa dell’amica, e si diresse verso James, che giocava ancora con Ted.
“Hai letto cosa la Scheeter scrive di lui? Dopo averlo elogiato e acclamato, dopo tutto ciò che ha fatto per i babbani…. Sono disgustata” Narcissa ritornò a sedersi, e abbassò lo sguardo, riportando alla mente gli articoli che avevano troneggiato in prima pagina in quel mese. Draco Malfoy era l’argomento principale, presente sulla bocca di tutti.
“Sei ingiusta. Non puoi accusare Hermione, smettila” Luthien ritornò ad attaccare Narcissa, agguerrita a farle capire che quelle accuse erano inutili. Andromeda le strinse nuovamente le mani, ma lei le ritirò, infastidita da quei tentativi di farla ragionare. In quel momento odiava quella ragazza, nonostante non ci fosse una vera motivazione.Perchè sapeva in cuor suo che tutto ciò che stava nuovamente travolgendo la sua vita, non era colpa di lei. Forse poteva solo ringraziarla, di averlo amato,  di continuarlo a farlo, nonostante tutto, nonostante quel dolore che scorgeva in quegli occhi.
“ Signora Malfoy, credo che dovremmo parlare…In privato. Ho da chiarire alcune cose” Blaise intervenne , stanco di ascoltare quelle parole sciocche. Avrebbe informato Narcissa sul reale ruolo di Draco, continuando a nascondere ogni cosa ad Hermione, che se avesse solo saputo , nulla l’avrebbe frenata a cercare Draco,. Luthien ed Hermione lo guardarono, confuse. E Andromeda incitò la sorella a seguirlo nello studio, ma quel rifiuto da parte della bella donna iniziò a rendere le cose più complicate.
“Se riguarda Draco, credo che la sua ex ragazza , proverebbe interesse nel conoscere queste cose da chiarire” Narcissa sembrava una dispettosa bambina, pronta a ferire la sua rivale. Quel comportamento immaturo e poco degno per una donne nobile ed elegante come lei, fece perdere la pazienza Ad Andromeda, stanca della Sorella, giunta li per infastidire Hermione, che continuava, senza batter ciglio, a lasciarle campo libero. Ron affiancò Hermione e intrecciò la sua mano in quella di lei . Fu un gesto innocente, un semplice gesto per farle capire che lui era li per sostenerla di fronte a quelle parole , di fronte a quella realtà che forse si sarebbe presentata. Ma quel gesto fu colto da Narcissa e travisato.
“Ovviamente la mancanza di mio figlio è stata appagata…come gia accaduto….”Hermione si staccò con forza dalla presa di Ron, e puntò il suo sguardo verso di lei. Avrebbe lasciato che le accuse le scivolassero addosso, senza rispondere, ma non avrebbe lasciato che Narcissa potesse confondere quel gesto. Non era stata lei a voler rimanere sola, né allora e né in quel momento. Draco aveva sempre fatto il passo doloroso, gettandola nella decisione di scegliere se vivere una vita lontano da lui  o con lui, ed Hermione aveva sempre privilegiato la vita con lui. Nonostante fosse sempre in fuga, soprattutto quando le cose iniziavano a prendere pieghe serie .
“ Narcissa, posso accettare di essere accusata per la decisione  di Draco di intraprendere nuovamente questa strada sbagliata, posso capire questo odio che provi nei miei confronti, odio dettato dal dolore di aver perso un figlio, nuovamente. Ma non posso tollerare l’accusa di aver appagato l’assenza di Draco. Assenza che non riuscirò mai ad appagare. Nonostante il male ricevuto, continuo ad amarlo e mi odio per questo. Ho provato ad odiarlo, ho provato a cancellarlo dalla mia mente, ma è sempre li, a ricordarmi quanto amore provo per lui. E forse proprio questo amore , cosi malsano, mi ricorda che sono viva, perché quando Draco se ne è andato ho sentito un dolore allucinante, che mi ha fatto desiderare di morire , di sparire….Ma ho resistito, forse perché ancora speranzosa di vederlo apparire, oppure di svegliarmi da questo incubo, che si è ripetuto ancora. Capisco il dolore che stai provando Narcissa, ma non posso capire questa tua ostinata voglia di scaricare tutto su di me…”
Narcissa strinse i pugni, leggendo in quegli occhi tristezza. Il viso pallido , e la figura smilza di Hermione, erano i testimoni di quelle parole. Ron al suo fianco sentì lo stomaco rivoltarsi, e abbassò appena lo sguardo. La consapevolezza di non poter sostituire l’assenza di Draco era dolorosa, eppure avrebbe dovuto accettarla. Non poteva nuovamente chiudere gli occhi, e sperare di sostituirlo. Lo aveva fatto, in passato, e il risultato aveva portato ad un dolore collettivo , comune. Luthien sorrise dolcemente all’amica, intenerita da quella confessione , e Blaise sentì i sensi di colpa farsi sempre più pesanti, quasi insostenibili. Se solo avesse saputo Hermione, avrebbe smesso di stare cosi male. Andromeda guardò severamente sua sorella, che sembrò non essere addolcita da quelle parole.
“Cissy, mi hai trascinato qui con forza e volevi sapere se la povera Hermione sapesse qualcosa di Draco, è chiaro che vi trovate nella stessa barca ed è chiaro che dovrete affiancarvi e aiutarvi a vicenda. Non puoi rimproverarla ! “ Narcissa di alzò di scatto dalla poltrona e diede a tutti le spalle, come se volesse rifiutare di dar ascolto a quelle parole, che le stavano facendo ripensare e ammettere che quel suo comportamento era ingiusto . Si era fiondata li, aveva richiamato Hermione , senza pensare realmente a ciò che avrebbe voluto conoscere da lei, senza ad un comportamento razionale. Sapere la dura realtà, conoscere la vera natura di suo figlio, rivedere il suo viso in prima pagina, additato come un criminale, era stato uno strazio al cuore, e la ragione, la calma e la tolleranza l’aveva abbandonata del tutto. Suo figlio era nuovamente un assassino e nuovamente stava facendo soffrire tante persone.
“Non posso essere solidale con lei! Non ci troviamo nella stessa barca, la mia sofferenza è maggiore. Draco è mio figlio! E un dolore di una madre non può essere paragonato a quello di una fidanzata, che non è nemmeno sua moglie, oltre tutto. Può rifarsi una vita, può amare nuovamente. Ma perdere un figlio, è un dolore che non può essere spiegato, e non può essere capito da una ragazzina che non ha avuto ancora l’onore di provare questo amore….” Hermione si toccò il ventre, e sentì una forte rabbia invaderla. Non poteva parlare cosi, oltretutto non conoscendo cosa realmente provasse.
“Sembra che stiate parlando di un morto. Draco è vivo, e nessuno ancora lo ha perso! Zia Cissy, smettila di essere cosi tragica! Non hai perso un figlio. Sono sicura che ogni cosa ritornerà al giusto posto” Luthien guardò Blaise in cerca di aiuto, sperando che un suo nuovo intervento potesse  convincere Narcissa a seguirlo ed ascoltare la realtà, cercando di tenerla per se, e non diffonderla e rischiare di perdere realmente il suo adorato ragazzo.
“ Draco è morto ormai. Anche se venisse svelato il suo nascondiglio, i cacciatori Auror sono li fuori pronti ad accoglierlo e a farlo fuori! I dissenatori attendono solo lui, e la sua anima… Mio figlio è davvero morto, io ho realmente perso un figlio! Ma ripeto nessuno di voi, potrebbe capirmi! NESSUNO” Narcissa si voltò nuovamente verso i presenti, e gli occhi lucidi la tradirono, come la voce tremante . Quel pensiero era devastante.
“Cissy non dimenticare che io ho perso un marito una figlia e un genero , che adoravo….Ted ha perso entrambi  i genitori,  Ron Weasley  ha perso un fratello… ognuno di noi , in questa stanza , ha perso qualcuno, ma non siamo qui per confrontare i dolori maggiori. Draco è vivo, ha solo perso la via di casa, e anche se venisse trovato e gettato ad Azkaban, non è solo…Nonostante tutto” I tentativi di Andromeda di far calmare la sorella furono inutili. Narcissa sorrise amaramente, e puntò uno sguardo perfido su Hermione, che non abbassò lo sguardo, questa volta decisa a non accettare critiche maligne.
“Naturalmente, se finisse ad Azkaban  Hermione Granger non si tirerebbe indietro. Continuerebbe ad amarlo” Il tono sarcastico di Narcissa le portò altra rabbia, non capiva perché quei comportamenti . Non capiva perché continuava a volerla ferire.
“Certo… ogni giorno… “ Rispose lei, mantenendo lo sguardo fiero ritrovato per caso, che avrebbe perso nuovamente, una volta riportato alla mente il ricordo doloroso di Draco.
“ Anche se gli verrebbe portata via l’anima, Hermione Granger continuerebbe ad amarlo. Certo non può mica dimenticarlo. Lo ama, Hermione, e vivrà nel suo ricordo per sempre . Non cercherà di farsi una nuova vita, non cercherà di amare qualcun altro. Perché Draco le ha lasciato un ricordo profondo, le ha lasciato la solita cicatrice nel cuore.ma che visione romantica, tipica di quei stupidi libri babbani….” Il viso era contratto in una smorfia disgustata , sputò quelle parole con disprezzo, non credendoci minimamente. Non avrebbe mai creduto che lei, e nell’idea che nonostante tutto avrebbe continuato ad amarlo. Lo avrebbe abbandonato, lo sapeva. Avrebbe abbandonato il suo unico figlio, e avrebbe intrapreso una nuova vita, accanto a quel Weasley, che continuava a starle vicino. Hermione non né poteva più con quelle accuse , non né poteva più di quel disprezzo che le stava scaraventando contro, senza un reale motivo, e prima che potesse portare le sue parole al vaglio della ragione, prima di preoccuparsi della reazione che avrebbero potuto causare nei presenti, Hermione rivelò ogni cosa. Fregandosene del dolore che Ron provò in quello stesso istante.
“Nessuna cicatrice, Narcissa, ma un figlio. Draco mi ha lasciato la prova che nel suo cuore un pizzico d’amore c’è. La prova che mi amava e la prova che forse questi suoi comportamenti hanno una motivazione che solo il tempo ci svelerà. Porto in grembo il figlio di Draco, e la prova che c’è ancora un po’ d’amore in lui. O almeno c’era….” Ron spalancò gli occhi, e guardò Hermione, dimenticandosi di quel lungo battibecco, dimenticandosi perfino il suo nome. Sentì solo il vuoto nella sua testa, sentì solo dolore nel suo corpo. Non riuscì a pronunciare una sola parola, forse paralizzato dal troppo dolore, paralizzato da quella notizia che spiazzò anche Narcissa Malfoy, che addolcì il suo viso, e Andromeda che si alzò e si indirizzò verso di lei, accogliendola nuovamente nel suo caloroso e amorevole abbraccio.
“Cara, ma è una notizia meravigliosa” Le sussurrò piano all’orecchio,e quell’abbraccio le strappò via quella momentanea forza. Aveva rivelato quella stupenda notizia in un momento di odio e di conflitto. Aveva immaginato diversamente quella scena, magari con Draco al suo fianco, che stringendole le mani amorevolmente, avrebbe rivelato tutto ad una Narcissa raggiante e gioiosa, e invece era stata costretta a farlo da sola, con l’amaro e la tristezza nel cuore. Narcissa si appoggiò al divano, incredula di ciò che aveva appena udito. Non riuscì a pronunciare altre parole velenose, che avessero potuto ferirla, non adesso che aveva scoperto che dentro di lei, stava crescendo il suo unico nipote, unico figlio di Draco, unico ricordo dell’umanità del suo ragazzo. Luthien le sorrise, ma notando il viso di Ron , temette in una sua reazione violenta, ma la sua uscita di scena, le fece comprendere che in quel momento il dolore forte gli impediva addirittura di infuriarsi e sbraitare violentemente.
Narcissa rimase a fissarsi le scarpe, ancora con il viso incredulo . Strinse lo schienale della poltrona, e un senso di colpa la invase. Era stata cosi meschina nei confronti di quella ragazze, che forse soffriva anche più di lei. Le parole di Andromeda erano state giuste. Dovevano aiutarsi a vicenda, sostenendosi, e sperando in un suo ritorno. Fece scivolare le lacrime sul bel volto, e soffermò lo sguardo inumidito su di lei.
“Perdonami… “ Sussurrò, non riuscendo a dire altro. Sentiva la meschinità dei Malfoy invaderla, sentì il desiderio di rimangiarsi ogni singola parola, ma non riuscì a dire altro, che una semplice richiesta di perdono.  Hermione si staccò con dolcezza dall’abbraccio di Andromeda, e notando l’assenza di Ron decise di seguirlo. In quel momento chi soffriva di più era lui, e Hermione non poteva lasciar che accadesse. Ron avrebbe accettato quella notizia, ma per farlo aveva bisogno di lei. Lasciò la stanza, rimandando Narcissa a dopo. In fondo meritava una momentane sofferenza. Aveva sparato parole dolorose contro di lei, ingiustamente , senza prove reali . Luthien rimproverò sua zia con lo sguardo, ma non le negò un abbraccio.
“Hermione è giusta, e ti ha gia perdonato” La rassicurò lei, accarezzando la chioma aurea , sperando di rassicurarla.
 
 
Hermione si fermò a pochi passi da Ron, appoggiato al muro. Era immobile e le dava le spalle , ma appena percepì Hermione avvicinarsi a lui, alzò una mano incitandola a fermarsi, e non avvicinarsi ulteriormente a lui , ed Hermione acconsentì senza battere ciglio.
“Quando avresti avuto intenzione di dirmelo?” Disse , voltando appena il capo. Hermione non riuscì a scorgere l’espressione dipinta sul volto, ma il tono fu abbastanza. Era duro, freddo.
“ Non lo so….” Ammise lei colpevole, portandosi una mano al ventre.
“Avevi almeno intenzione di dirmelo?” Il tono di Ron divenne severo e altero, ed Hermione scosse appena la testa, ammettendo la colpa di aver voluto  tener nascosto quella meraviglia, che in quel momento non poteva essere definita tale. Ron si voltò di scatto  tuonando contro di lei, rabbioso, infuriato, ferito.
“Avevi intenzione di tenermi tutto nascosto? Avevi paura che avresti potuto ferirmi!? EH? Dì la verità… avevi paura di vedermi frignare, di vedermi struggere per te!?E questo non ti rende migliore , non ti permette di sentirti superiore” Hermione alzò lo sguardo, nuovamente inumidito. La sua sensibilità era aumentata, e non faceva altro che piangere, rendendosi a se stessa odiosa . Anche Ron condivise quella considerazione, e non preoccupandosi di ferirla ulteriormente continuò a ringhiare ferocemente.
“Smettila di frignare ! Smettila di mostrarti debole! Tu hai voluto tutto questo! È solo colpa tua! Se solo…se solo avessi deciso di rimanere con me, questo bambino avrebbe potuto avere un padre, e non essere un BASTARDO! “ Hermione si sentì schiaffeggiare da quelle parole, sentì l’incapacità di difendersi.
Le urla di Ron continuarono, ingiuste, velenose, cattive.
“ Hermione, io ti amo! Ancora… maledizione! Maledizione” Il muro venne preso a calci, e le mani di Ron si scagliarono contro i suoi capelli, venendo martoriati con violenza. Hermione scoppiò in lacrime, piangeva come una bambina, non riuscendo a smettere. Sentiva tutte le colpe ricadere su di lei, si sentiva cattiva, ingiusta.
“ Quando quell’idiota di Malfoy è andato via, ho provato gioia, perché ho pensato che magari, avresti aperto gli occhi, e avresti capito che io ero la cosa giusta per te! Quando hai detto quelle parole, questa convinzione è continuata a rimanere dentro di me, e anche adesso, che so che hai un figlio , il figlio di quel bastardo, sono convinto di poterti amare ancora….e amare questo bambino come se fosse mio! E mi odio! Perché tu non proverai mai quello che provo io, ma non odio te, odio me…maledizione, odio me , ancora convinto di poterti farti mia, poterti riportare da me! Hermione, maledizione….capisci che non riesco a provare odio verso di te?LO CAPISCI?” Ron si gettò le mani nei capelli, mostrando il viso paonazzo, e gli occhi sgranati. La gola doleva, per le urla di dolore che stava gettando fuori, e tremava, alla vista di Hermione che piangeva come una bambina, tremante e impaurita. Quelle urla avevano attirato l’attenzione di Sophia, che rimase a pochi passi da loro, ascoltando quella conversazione . Anche Ginny era stata richiamata da quelle urla, e adesso, stringendo James tra le braccia, stava assistendo a quello strugersi di cuori.
“Ron , ti prego, smettila… Smettila di farti del male! “ Signhiozzo Hermione, allungando una mano verso di lui. Avrebbe voluto appagare quel dolore, ma farlo ne avrebbe solo provocato altro. Ron si ritirò da quel tentativo, e sorrise amaramente.
“ Per smetterla dovrei dimenticarmi di te, ma non riesco…non ci riesco” Sussurrò lui, e prima di peggiorare la cosa, si materializzò fuori, fregandosene del suo compito di sorvegliante speciale Auror  . Ginny mise giu James, e corse ad abbracciare Hermione, ignorando del tutto Sophia , e stringendo calorosamente Hermione  si perse nel suo abbraccio, odiandosi, e maledicendosi . Si aggrappò saldamente a lei, e affondò il suo viso, rigato di lacrime, nei capelli soffici di Ginny.
“Schh… va tutto bene, tutto bene” Quelle parole suonavano cosi false, nulla andava bene, le due persone che più amava si stavano facendo del male a vicenda, il mondo era nel caos, e suo marito era chi sa dove, nulla andava bene, eppure si sentì in dovere di dirlo, e di consolare quell’amica che non la smetteva di piangere.
“Andiamo via…. “ Aggiunse, e prendendo il piccolo James Sirius, che fissava entrambe con aria spaventata, si smaterializzarono lontano da li
. Sophia, uscì in punta di piedi , posizionandosi nuovamente accanto all’entrata. Appoggiò le spalle al muro, e sentì una forte stretta al cuore. Ron amava ancora Hermione, glielo aveva confessato in quel momento, e lei era stata presente. Sentiva quel dolore farsi sempre più opprimente. Strinse le mani intorno alla camicetta, tanto da rendere le nocche bianche,  tanto da sentire raschiare il tessuto sulla pelle. Aveva assistito alla confessione di Ron, era stata costretta ad osservare e non dire nulla. Aveva dovuto sopportare di sentire quelle parole che rimbombavano ancora nella sua testa. L’amore poteva rendere le persone cosi masochiste, da preferire il dolore al dimenticare e cancellare del tutto una persona dal cuore, e Ron , come Hermione, stavano preferendo sottoporsi a quel dolore allucinante, piuttosto che gettarsi il passato alle spalle. E lei capiva entrambi. Amava anche lei qualcuno che non aveva mai conosciuto né il suo nome, né il suo viso, fino ad allora. Amava qualcuno che aveva donato il cuore ad un’altra persona, amava qualcuno che aveva deciso di soffrire per l’altra persona, di starle accanto e sopportare l’indifferenza. Lei amava Ronald Weasley, da sempre , e aveva preferito rimanere nell’ombra, stargli accanto anonimamente e silenziosamente. Si morse le labbra, e trattenne quelle lacrime salate, appena in tempo. Luthien  l’aveva raggiunta .
“Hermione è andata via?” Chiese, con sguardo serio. Lei annuì, piano. Cercando di riassumere un atteggiamento degno del suo ruolo, e non lasciare che quei stupidi sentimenti, repressi e nascosti allungo, potessero intaccare il suo lavoro. Far parte della scorta personale del Ministero della Magia era un onore, e non era intenzionata a lasciar che le sue debolezze da donna potessero rovinarle ogni cosa.
Luthien minimizzò un ringraziamento accennato, e senza dire altro si diresse nuovamente nel salone dove Narcissa e Andromeda sedevano sulla poltrona, con Ted che continuava a tormentare il piccolo cucciolo, ormai dimenticato in quella dimora. Blaise era poggiato al muro e guardava tutti di sottecchi, solo quando Luthien gli diede il via libera, rivelò ad entrambe ciò che realmente stava accadendo. Entrambe le donne rimase ad ascoltare le parole del Ministro, senza batter ciglio e senza interrompere. Anche Luthien partecipò al racconto, spiegando che Hermione , come Ginny Weasley dovevano rimanere allo scuro di tutto, anche se ciò avrebbe portato solo dolore. Dolore appena manifestato nel corridoio  di quella casa. Le urla di Ron erano arrivata fin li, e Narcissa non aveva potuto evitare di sentirsi in colpa, perché in fondo  ers anche un po’ colpa sua, se Hermione aveva rivelato quella notizia che doveva ancora rimanere nell’ombra. L’aveva attaccata e accusata ingiustamente, senza pensare alle conseguenze e al dolore che le sue parole avrebbero potuto causare. Ma quel dolore provato, ogni volta che il suo sguardo si posava su articoli velenosi del Profeta, non la facevano ragionare in modo giusto,  e le parole sparate non erano dettata dalla ragione. Ma quando il racconto terminò e tutte le spiegazioni furono date , Narcissa potè sospirare sollevata . Il suo Draco non l’aveva delusa,e non aveva deluso nemmeno Hermione, anche se lei era completamente inconsapevole di quell’atto di coraggio. Andromeda si poggiò una mano sul cuore, rilassando i muscoli del volto, trattenuti rigidamente fino alle ultime parole, tesa , per quelle notizie cosi irreali eppure vere. In fondo in quel buio che stava ricoprendo il mondo, un barlume di luce ci sarebbe sempre stato, e forse nulla era completamente perduto.
 
 
                                                                                     *
 Draco si accomodò al solito posto, in quella sala gelida e cupa. Intorno a se nuovamente visi sconosciuti . Intorno a se solo tensione e paura. Astoria sedeva al suo fianco, tenendo la mano stratta al suo braccio, e testa bassa, non riusciva a fissare gli occhi glaciali di Saphiria che scrutava i presenti con viso soddisfatto ma brutale. Ephiam era posto accanto a lei, e il viso sembrava rinvigorito, anche se il colore giallastro predominava , e le guance incavate gli donavano ancora un espressione malaticcia sul volto. Era fermo immobile, incapace di muovere addirittura le palpebre, ma il suo sguardo era sempre puntato su Draco che non accennava alcun segno di voler cedere. Un forte vento scuoteva gli alberi della brughiera, e il sole era assente da quasi un mese . Draco ormai non sapeva più che giorno fosse,non sapeva nemmeno se il sole esistesse  ancora. Era come essere immersi in un mondo completamente diverso,mai esistito , mai conosciuto. Non respirava aria fresca da un mese,e i suoi polmoni desideravano uscire furi da quel luogo opprimente. La presa di Astoria si fece più salda, quando Saphiria si alzò dalla sua postazione, e si mise al centro del salone. Tutti gli occhi erano puntati su di lei.  Compresi quelli di Draco, che mantenendo uno sguardo rigido non era intenzionato a far trapelare il suo bisogno di scappare via,e  di sostituire quelle mani che scivolarono sul palmo della sua mano. Quel tocco non gli provocò nulla, né un brivido, né un sospiro. Ormai era quasi un mese che era completamente incapace di provare qualcosa. Nemmeno odio,o paura. Nulla . Era un automa, privo di anima.
“ Spero che abbiate letto la Gazzetta del profeta….” Il tono glaciale rimbombò in quella sala . Nessuno parlò, ma ci fu un annuire collettivo.
“Dobbiamo ringraziare il nostro Draco Malfoy, che sta prestando la sua presenza come capo espiatorio…. “ Il sorriso che gli rivolse non apparteneva a qualcuno che davvero era grato. Ma era solo sarcasmo maligno. Draco accennò appena con la testa,e sentendo la presa di Astoria farsi più forte , strinse le sottili mani, come per rassicurarla. Astoria non era mai stata pronta per quel ruolo, né accanto a Voldemort, e né accanto a Saphiria. Eppure continuava a servirla in modo impeccabile, compiendo atti assassini e violenti. Lei, con l’aiuto di altri giovani studenti avevano fatto crollare il TOWER BRIDGE, ricostruito alla meglio da esperti Auror, anche se il loro intervento non aveva salvato le migliaia di persone, ormai sepolte nei fondali del Tamigi. Lei, aveva  distrutto Stratford Upon Avon, rendendola solo una landa desolata. Astoria era l’artefice di quasi tutti i delitti, che la stampa attribuiva a lui, e nonostante avesse dimostrato coraggio e sangue Freddo,  Astoria era debole , soprattutto al cospetto di Saphiria.
“ Ma , adesso basta nasconderci…. Sono stanca, e ho un forte desiderio di riprendere in mano le sorti del mondo….” Altro silenzio, solo le sue parole rimbombavano in quella sala.
“ Ho una missione per tutti voi…” Girò su se stessa , indicando ad uno ad uno i presenti in quella sala: Ragazzini  attratti dalla bellezza della magia oscura. Draco li osservò ad uno ad uno. I loro volti erano spaventati, eppure si poteva scorgere curiosità, bramosia, voglia di schiacciare nelle proprie mani gli esseri che ritenevano inferiori. 
“E una anche per te, mio diletto…” L’attenzione ricadde nuovamente su Draco, che rivolse l’attenzione alla ragazza, che piano si avvicinò a lui. Le lunghe e sottili dita scivolarono sul suo viso, accarezzandolo, e ammirandolo. Sembrava rapita da quel viso sottile e affascinante, beata da quegli occhi glaciali e profondi, da quelle iride grigiastre. Sorrise , un sorriso mefitico, che fece rabbrividire Astoria che abbassò nuovamente lo sguardo , rapito per qualche secondo da quegli occhi neri e demoniaci.
“Tu avrai l’onore di uccidere il Ministero della Magia…Queste tue mani si macchieranno del suo sangue, e regnerai con me nel nuovo mondo che io stessa creerò…..” Le mani di Saphiria strinsero quelle di Draco, che rimase impassibile a quel tocco gelido. La sua pelle era fredda come quel sorriso che gli dedicò. Era spettrale, e inquietante il modo in cui si rivolse a lui.
“ Il Ministro è rinchiuso nella sua dimora. Con qualche Auror a sorvegliarlo. È un topo in trappola” Saphiria si riferiva unicamente a Draco,che annuì , chiudendo la sua mente.Lei sapeva quanto fossero legati lui e Blaise Zabini, attuale ministro della Magia, e LUI avrebbe dovuto sospettare che un compito del genere sarebbe stato affidato a lui, anche come prova di iniziazione, per accertarsi che lui era davvero dalla loro parte. Si guardarono allungo, sfidandosi con lo sguardo, cercando di penetrare nei loro pensieri, ma fallendo miserabilmente entrambi. Saphiria si staccò da lui, e continuò a rivolgersi ai presente, ritornati a fissarla rapita.
“ Tu, Malcom Yaxley…Sarai a capo della missione….Tuo Nonno sarebbe stato fiero di te” Un giovane Grifondoro raggiunse Saphiria al centro della stanza, stringendo la mano che gli tendeva. Era un diciassettenne con una vistosa spilla da Prefetto che brillava sulla toga di Hogwarts, e gli occhi blu erano bramosi, e grati a quella donna, che gli stava permettendo di dar sfogo ai suoi desideri tenuti troppo nascosti, a causa del nuovo Governo che Harry Potter aveva portato con forza, ammazzando il Signor Oscuro.
“ Voglio rendere Hogwarts debole, penetrabile, e senza barriere. Cosi Ephiam, potrà entrare , con la sua truppa di “cani rabbiosi”, e annientare i nati babbani, e i traditori del loro sangue. Minerva Mcgranith non sarà risparmiata. Quella vecchia megera avrà ciò che si merita…E tu, mio caro ragazzo troverai il modo per rendere possibile tutto ciò .” Il ragazzo acconsentì abbassando appena il capo, per poi ritornare a sedere alla sua postazione. Draco lo guardò e scorse un velo di orgoglio dipingere quegli occhi opachi. Malcom Yaxley avrebbe avuto l’onorevole compito di gettare Hogwarts nel baratro di dolore e sangue. Come lui fece tre anni prima, quando riuscì a far entrare i Mangiamorte ad Hogwarts per poi assassinare Silente. Come lui, quel giovane stava per macchiare le sue mani di sangue innocente. Saphiria si rivolse nuovamente nella sua direzione, questa volta ad Astoria, che alzò appena lo sguardo , incapace di guardare quegli occhi malefici e oscuri.
“Tu, invece, recluterai i vecchi mangiamorte, che non hanno risposto alla mia chiamata. Sono sicura che tua sorella Daphne si unirà volentieri a noi, anche perché il piccolo Alexander ha bisogno della sua adorata madre, non la smette di frignare…” Il volto di Saphiria era una smorfia di soddisfazione malefica, e Astoria strinse la mano di Draco ancora più forte, impallidendo a quella notizia . Non vedeva Daphne da anni ormai, ma lo scambio di lettere aveva permesso ad entrambe di non abbandonarsi e non dimenticarsi. Sapeva che Daphne si era sposata e viveva lontano da Londra, e aveva avuto un figlio : Alexander Griffiths, piccolo appena di due anni . Non lo aveva mai visto , nonostante le innumerevoli promesse della sorella di volerlo riportare a Londra, per presentarglielo e fargli conoscere la sua adorata zia. E Saphiria lo sapeva, sapeva che Daphne ormai era debole e vulnerabile, e il piccolo Alexander era il motivo di tale debolezze. Non riuscì a provare rabbia, ma solo dolore e preoccupazione. E non riuscì a rifiutare , ma solo ad acconsentire e ritornare silenziosa al fianco di Draco,che irrigidì appena il viso, disgustato da quella ragazza che  non mostrava alcuna pietà, per nessuno, tantomeno per un piccolo bambino innocente.
“Astoria….ADESSO” Quell’ordine scosse Astoria, che si staccò tremante da Draco, per smaterializzarsi via da quel luogo buio e gelido.  Saphiria si portò una mano al viso, con fare stanco, e voltando le spalle tornò ad accomodarsi , rimasero tutti in silenzio, temendo che una singola parola avrebbe potuto scatenare quella forza , ancora nascosta, che racchiudeva quel corpo sottile. Ephiam scrutò tutti, e puntò nuovamente Draco, osservandolo con sguardo cagnesco e aggressivo . Draco non accennava voler cedere, e rimase a fissare quelle iridi scure, e sperò di essere attaccato, in modo da poter dar sfogo a quell’oppressione che sentiva tormentarlo dentro. Ma non accadde nulla, oltre al congedo dei giovani studenti che lasciarono la stanza, e permisero a Saphiria di comunicare solo ed esclusivamente con Draco . L’attentato al Ministero avrebbe preso forma, e non avrebbero aspettato ancora. Saphiria era desiderosa di riprendere le redine del potere tra le mani, desiderosa di gettare tutti sotto il suo potere,e  farsi conoscere. Non  né poteva più di rimanere allo scuso, e non poter dar voce alla sua rabbia , al suo potere oscuro, che scorreva violentemente dentro di lei, rendendola spietata, assetata di sangue e di violenza. Ritornò a fissare Draco, e con quel sorriso che ormai predominava sul suo volto, iniziò a dar le direttive che lo avrebbero aiutato ad adempiere ai suoi ordini .
 
                                                                                                       *
 
 
Luthien si rigirò la tazza fumante tra le mani, e rimase incantata a fissare il liquido fumante e roseo contenuto in essa. Era sgagliattolata via dal letto, e nonostante fosse molto tardi, e nonostante avesse gli occhi gonfi e stanchi, la paura di chiuderli e perdersi nuovamente nel mondo dei sogni, era forte, e sperò di non cedere a quel desiderio di riposo. Non né aveva parlato con nessuno di quello strano sogno. Quella bambina con quel viso cosi familiare le aveva seccato la gola, e le aveva impedito di comunicare quell’inquietudine che non le permetteva di cedere ad un sonno tranquillo tra le braccia del suo Blaise. Non aveva mai fatto sogni del genere, e sapeva che nel mondo magico sogni tanto reali non presagivano nulla di buono. Il cielo dipinto di rosso , i fiori tramutati in ossa, erano ancora nitidi nella sua mente, e temeva che quelle immagina si sarebbero potute ripresentare , magari più reali, magari più terrorizzanti. Vide  uno dei sorveglianti sporgersi dall’entrata per assicurarsi che tutto andasse bene. Luthien lo rassicurò con un debole sorriso  che si cancello rapidamente dal suo viso, che si abbassò ad osservare nuovamente il contenuto della sua tazza. Altri passi alle sue spalle la fecero voltare, e quel viso preoccupato si addolcì alla vista di Blaise, che con occhi chiusi e sguardo assonnato le si avvicinò , abbracciandola amorevolmente. Poggiò il viso sulla spalla ossuta di Luthien e si perse nuovamente in un leggero sonno.
“Perché non sei a letto?” Chiese lei, accarezzando i volti capelli scuri.
“perché non ci sei tu…” Soffiò lui, strappandole un altro sorriso.
“Non ho sonno….” Sospirò lei, mentendo. Aveva tanta voglia di perdersi in quelle lenzuola morbide e candide, ma la paura la paralizzava. Blaise scosse il capo, continuando a sonnecchiare sulla sua spalla, assaporando quel dolce profumo.
“Non è vero … C’è qualcosa che ti turba…” Le baciò la spalla, e ritrovando un pizzico di energia la guardò dritta in volto, amando ogni lineamento di quel viso perfetto. I capelli biondi erano legati distrattamente in una treccia, e la mancanza di trucco le conferivano una bellezza soffice, pura, delicata e vera. Quegli occhi profondi e limpidi nascondevano qualcosa, legato a ciò che aveva turbato il suo sonnellino pomeridiano. Dal suo studio l’aveva sentita urlare, un urlo di dolore, di sofferenza, urlo che aveva attirato l’attenzione dei sorbeglianti, che temendo in un attacco erano corsi in suo aiuto. Quelle lacrime prive di un reale significato, lo avevano preoccupato, e nonostante lei avesse gettato la spiegazione nel dimenticatoio, Blaise era deciso a ripescarla.
“No davvero, Blaise è tutto ok….” Mentì  sfiorando le sue labbra con un leggero bacio, che non fu abbastanza convincente e non fu in grado di corromperlo.
“Non è tutto ok , Luth…. Qualcosa ti turba, e vorrei che mi rendessi partecipe di ciò che ti ronza per la testa..” . Luthien abbassò lo sguardo sorridendo, stringendo la presa alle mani di Blaise, e convincendosi che parlare con lui non sarebbe stato un errore. Infondo lui aveva imparato a conoscerla, scorgendo nel semplice modo di tenere una tazza qualcosa che poteva turbarla. Era in grado di leggerla dentro, e il tentativo di sottrarsi al suo sguardo ,e negare l’evidenza era inutile, perché Blaise conosceva Luthien , e sapeva che qualcosa non andava.
“Ho…fatto un brutto sogno…” Balbettò lei , incerta, cedendo allo sguardo indagatore che Blaise continuava a rivolgerle.
Tirò un sospiro, e riprendendo la tazza tra le mani, come se quel calore potesse infonderle coraggio Raccontò ad occhi bassi il sogno che l’aveva turbata. Blaise rimase in ascolto, annuendo in modo comprensivo, ascoltando con attenzione ogni singola parola. E quando quel racconto inquietante terminò, Blaise sentì il bisogno di abbracciarla , e di sentire la sua pelle al contatto con lui. Sentì che quel gesto potesse infonderle rassicurazione, amore, e coraggio. Luthien si perse nel suo profumo forte, in quel abbraccio caloroso, e lo ringraziò silenziosamente.
“ Quindi dobbiamo trovare il modo per non farti dormire…” Blaise cercò di portare la questione su un livello meno teso, e ammiccò maliziosamente.
“Che hai in mente…” Soffiò lei, mordendosi appena le labbra, e la risposta che le fu data fu molto piacevole. La prese per mano e la trascinò in camera, dove chiudendosi la porta alle spalle, gettarono quel mondo travolto da eventi strani e disastrosi fuori da quel  luogo, ritagliato solo per loro, vissuto unicamente da entrambi,  rimasero solo loro due, unicamente loro due a fissarsi . Le mani di Blaise scivolarono su quelle piccole e sottili spalle, facendo scivolare le bretelle della camicetta da notte sottile , che con leggerezza si posò sul pavimento, permettendogli di ammirare la bellezza di quel corpo, candido e perfetto. I piccoli seni sodi, la pancia piatta, le gambe lunghe e snelle. Era una visione divina, e nonostante si presentasse ogni volta che lui voleva, non smetteva di desiderare quel corpo, e di perdersi in lei. Le si avvicinò e iniziò a baciarle delicatamente le spalle, per poi scendere verso il basso, e accarezzare con dolcezza quel ventre morbido e candido. Luthien era immobile, lasciando alle mani esperte  e alle labbra morbide e carnose di Blaise di donarle brividi di piacere. Lasciò che si dedicasse nuovamente  alle sue labbra, per poi spogliarlo a sua volta e dando a quel corpo bruno la possibilità di mostrarsi. Tracciò con le dita le linee perfette del torace e dell’addome, per poi fiondarsi su quelle labbra morbide. Con la medesima dolcezza fu gettata sul letto , sovrastandola e spingendo con delicata passione. Le loro mani si intrecciarono, le loro labbra si unirono e quei corpi divennero indissolubile. Si amarono tutta la notte, sussurri di piacere e di passione si levarono in quella stanza, e Blaise le regalò una notte dolce , priva di incubi che potessero turbarla. 


Angolo Posta:
Rieccomi con il tredicesimo e "infinito" capitolo...L'ho denominato cosi, perchè ci sto lavorando da troppo tempo , sperando di renderlo "leggibile" ma il risultato colmunque è stato disastroso e quindi ho deciso di pubblicarlo lo stesso.... Che dire, oltre che spero che vi abbia fatto piacere leggerlo e magari un commentino non guasterebbe!!! >.< ... 
Voglio ringraziare come sempre tutte colore che mi seguono, che l'hanno inserita tra le preferite , ricordate o chi semplicemente legge! Voglio ringraziare ladyathena che commenta ogni mio capitolo con molta pasienza e che mi segue "fedelmente" , ti ringrazio con il cuore! *-* .... e Pinkprincess, sperando di non averla delusa come l'ultima volta!.... A prestoooo!!!! Un bacioo a tutteeeeeeeeeeeeeeeee....con affetto!
Sfiammella <3 <3 !!

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Capitolo 15
*** -Il dolore dell'anima- ***


 

-E...vissero per sempre Felici e Contenti?-

-Thirteenth Chapter-

- Il Dolore dell'anima-


 

La pioggia quella sera era fitta, il cielo era un tutt’uno con l’asfalto nero e il buio privo di luci. Tuoni e lampi illuminavano di rado il cielo  , di una luce veloce, rapida, per poi sparire e gettare tutto nuovamente nell’oscurità assoluta. Quella notte I sorveglianti Auror erano di ronda ma non in allerta come loro solito, e il Ministro e signora si godevano il caldo del loro appartamento, con il piccolo Bruthus che non mancava di fare le feste, e scodinzolare freneticamente.
Era una notte tranquilla. Nessun pericolo parve essere scorto oltre quelle nubi nere e tenebrose. Nessuna notizia sconcertante aveva raggiunto Luthien e Blaise, e che potesse rovinare il loro dolce far nulla. Erano accoccolati sul divano, silenziosi, senza la necessità di dirsi nulla. Parlavano con gli occhi, con i sorrisi e con i baci, e Luthien pensò che era tutto ciò che in quel momento aveva bisogno. Lui, Blaise, che la fissava di tanto in tanto, con i suoi occhi profondi, che sembravano leggerle l’anima. Adorava guardare quel sorriso, che creava fossette dolci ai lati delle guance scure, e quelle mani, che non la smettevano di sfiorarle la schiena, come se fosse la cosa più naturale. Non si stancava, non si annoiava di stare li , in silenzio. Aveva avuto attenzioni simili nella sua vita. Aveva visto uomini fare pazzie per lei, cercare di comprarla con regali costosi o promesse che avrebbero fatto cadere in ginocchio innumerevoli donne, ma che a lei non avevano scalfito minimamente. Aveva sempre ricevuto attenzioni di ogni genere, eppure che non l’avevano mai realmente resa felice, soddisfatta della sua bellezza . Solo quello sguardo scuro e profondo l’aveva sempre fatta sentire DONNA, desiderata e unica. Quello sguardo che non aveva mai smesso di guardarla, che mai aveva rivolto ad altre. Quello sguardo che solo su LEI voleva posarsi, e soffermarsi ore ore, senza mai stancarsi. Blaise era l’unico capace di non farle odiare quel suo viso splendido e irreale, quel suo corpo perfetto e desiderabile, Blaise era l’unico….
“Ho pensato ad una cosa…” Blaise ruppe il silenzio, mantenendo l’attenzione su di lei e non cercando di deviare il percorso di Bruthus che arrampicandosi a fatica su di lui, poggiò le piccole e morbide zampe sul suo petto, come per bloccarlo, imbrattando il viso di saliva. Era disgustoso, ma vedere Luthien ridere a quella scena,  lo convinse a lasciarlo fare, e sospendere un attimo le sue parole. Luthien prese il piccolo cane tra le braccia, lasciando Blaise libero di continuare.
“Perché non ci sposiamo….” Quelle parole raggiunsero Luthien come un fulmine. Bruthus rimase sospeso tra le sue mani, e lo sguardo di Luthien che apparentemente era posato su di lui, in realtà guardava un punto impreciso del pavimento. Quelle parole le sentì rimbombare forte nella sua mente, sentì il cuore accellerare , e il sorriso uscì fuori dal suo controllo. Sorrise senza che lei potesse chiederlo. Sorrise senza che lei potesse accorgersene. Spostò lo sguardo cristallino su Blaise, che seduto scompostamente sul divano, attendeva, con il sorriso  la risposta che tardava ad essere pronunciata, ma gia evidente e chiara. Ma Luthien non  meritava una proposta priva di romanticismo e gesti teatrali. Lei meritava molto, lei meritava il meglio, lei meritava vederlo inginocchiarsi ,e far apparire,magicamente l’anello, quell’anello che avrebbe segnato il cambiamento, che avrebbe segnato e stabilito quell’amore per farlo divenire eterno. Luthien poggiò Bruthus sul pavimento , si coprì il viso con le mani, per nascondere quelle stupide e inutili lacrime.
“Luthien, amarti come meriti, non mi sarà difficile. Ti amerò più di tutti, ti amerò come è giusto farlo, ti amerò come ho sempre fatto, e continuerò a farlo fino a quando quel tuo viso, diverrà rugoso, e i tuoi denti non più lucenti…” Luthien rise tra le lacrime, Blaise continuò, divenendo più serio, divenendo deciso , facendole capire che non era un gioco, ma ciò che realmente lui voleva in quel momento, ciò che lui aveva sempre voluto.
“Non ti amo solo per la tua bellezza, non ti amo solo per il tuo corpo, o per il tuo sorriso. Ti amo perchè sei l’unica che mi fa tremare il cuore, sei l’unica che ha sempre acceso in me il meccanismo complicato che mette in moto il battito di questo mio cuore arido…TI AMO Luthien, e voglio che tu sia mia moglie” Un tuono fece tremare le finestre dell’appartamento, ma non li smosse. Quel temporale non c’era in quel momento, i tuoni, la pioggia, il frastuono, non esisteva. C’era solo lo sguardo di Blaise, in attesa della risposta fatidica, e Luthien che piangeva di felicità, sapendo cosa dire, ma non trovando le parole giuste per farlo. Un semplice SI sarebbe stato più che necessario. Solo un SI e avrebbero celebrato il loro amore, rendendolo immortale. Un semplice SI, che non riuscì ad uscire dalle sue labbra, perché proprio in quel momento, le urla, il frastuono di oggetti rotti e l’arrivo improvviso di uno dei Sorveglianti Auro interruppe ogni cosa. Aveva un braccio sanguinante, e disse qualcosa, un qualcosa che Luthine non ascoltò bene, perché proprio in quel momento si sentì trascinare via. Blaise lasciò cadere l’anello sul pavimento, e tirando Luthien per una mano, gettandola in camera da letto, e chiudendosi la porta alle spalle. Non l’avrebbero toccata, né sfiorata, lui non lo avrebbe permesso. Si voltò , ancora con il cuore che batteva all’impazzatae con la paura che rendeva le mani tremanti e prive di forza, si voltò lentamente , sentendo i passi dell’attentatore e lasciò che lo sguardo di Draco entrasse nella sua traiettoria. Era  bagnato fradicio, qualche rivolo di barba ricopriva il viso pallido e spigoloso. Era magro, troppo, e gli abiti indossati non erano perfetti e impeccabili. Draco era cambiato, ed era giunto li, perché costretto da una forza maggiore. Luthien provò più volte ad aprire la porta, ma Blaise glielo impedì, bloccandola del tutto, e zittendo, insonorizzando la stanza, le urla di Luthien, che avrebbe voluto capire cosa o chi aveva rovinato il suo momento perfetto. Il sorvegliante Auror giaceva a terra , privo di conscenza. Non era morto, svenuto forse, ma non morto. Blaise guardò nuovamente l’amico, e vide in quegli occhi glaciali il dolore, il pentimento e la paura, la stessa che aveva provato solo qualche anno prima, quando , sempre costretto, aveva puntato la stessa bacchetta contro Silente, quando sempre costretto, aveva messo fine alla vita di qualcuno, quando la sua anima si era frantumata, spezzata e lo aveva reso un mostro. Blaise impugnò la sua bacchetta, e attese.
“Uccidimi” Le parole uscirono debolmente dalle sue labbra. Tremava Draco, era impaurito. La bacchetta era puntata verso il suo bersaglio, ma lo stava facendo solo per far reagire Blaise, in modo da essere colpito e mettere fine a quell’esistenza che lo stava rendendo vuoto, meschino e privo di amore. Draco non sentiva nulla, non più. Ognin cosa era cambiata . Quella missione lo aveva reso un automa, freddo privo di sentimenti. Non poteva continuare il quel modo. Saphiria era capace di succhiare via ogni pensiero felice, ogni pensiero rivolto ad Hermione. Aveva dimenticato anche il suo viso, il suo profumo e la sua voce. Non poteva continuare in quel modo. Non voleva farlo. Avrebbe preferito morire, piuttosto che vivere in quell’oscurità in cui la sua anima era piombata.
“ Credo che avresti dovuto farlo tu” Esclamò ironicamente Blaise, strappando da quel viso , ormai ridotto ad ossa , un sorriso sghembo. Draco abbassò la bacchetta, e allargò le braccia.
“Uccidimi…” Ripetè arrendendosi del tutto. Anche Blaise fece lo stesso. Non lo avrebbe mai attaccato. Non avrebbe nemmeno cercato di disarmarlo o ferirlo.
“Non posso” Sussurrò lui, avvicinandosi di qualche passo . Erano uno di fronte all’altro. A scrutarsi, a sorridersi amaramente, sperando di poter scoprire che tutto ciò che stava accadendo era solo un sogno. Tra un po’ si sarebbero risvegliati entrambi, e magari avrebbero ripreso le loro vite, come le avevano lasciate solo pochi mesi prima. Tutto era cambiato troppo velocemente, troppo in fretta, senza che loro potessero decidere se farlo accadere o meno. Il suo arrivo a Londra , improvviso che aveva sconvolto la vita di Hermione, l’arrivo di Astoria che aveva sconvolto la sua, che stava finalmente prendendo la piega giusta, che finalmente stava condividendo con la donna che amava, che aveva sempre amato, e che avrebbe amato per sempre. Guardò Blaise, che sembrava leggere quei pensieri e condividerli. Non poteva ucciderlo. Lui era sempre stato l’unico a non soffermarsi al cognome, all’aspetto e al sangue, lui era sempre stato l’unico a guardare le persone nell’animo, prendendo la parte buona e mettendola in mostra, nonostante fosse nascosta.Blaise era migliore di lui, come d’altronde tutti erano migliori di lui. Hermione sarebbe stata meglio se non lo avesse mai incontrato. Luthien sarebbe stata meglio se quel primo di settembre, lui non avesse rivelato a quella piccola undicenne di essere suo cugino, e creare quel rapporto indissolubile che l’aveva resa una sorella. Blaise sarebbe stato meglio se non lo avesse considerato più di un amico, più di un fratello. Lui sarebbe stato meglio se non ci fosse stato, se solo due anni prima Voldemort lo avesse ammazzato,mettendo fine alla sua stirpe, a LUI.  
“Blaise prima di uccidermi devi sapere delle cose….” Draco non avrebbe lasciato il mondo da verme. Sarebbe uscito di scena , nel migliore dei modi, con la consapevolezza di poter essere utile a porre fine a quell’inferno che Saphiria stava progettando di mandare in terra. Aveva tanto da dirgli, tanto da temere che non ci fosse il tempo necessario. Era giunto li da solo. Aveva messo K.O. i sorveglianti, compreso quello stupido di Weasley. Non aveva avuto nemmeno il tempo di pronunciare il suo nome, che Draco lo aveva steso . Lo aveva guardato, e per un attimo aveva sperato di vedere i suoi occhi spalancarsi e ritornare in piedi, pronto ad attaccare,e magari mettere fine al suo tentativo, ma ciò non era accaduto. Era un debole, lo era sempre stato. Uno come lui non poteva stare con la sua Hermione, non sarebbe stato in grado di proteggerla. Eppure una vocina, nella sua testa, o nel suo cuore, ormai non sapeva più  se ciò che batteva nel suo petto era un cuore con sentimenti, oppure solo il muscolo che lo teneva in vita, gli sussurrò che Weasley avrebbe dato ad Hermione ciò che lui non le avrebbe mai dato: La sicurezza di essere amata come meritava. Lui l’amava, ma non aveva rinunciato a lasciarla nuovamente, per un bene superiore si diceva, ma in realtà era solo per la smania di mostrarsi migliore, oppure perché il suo spirito era ancora attratto verso l’oscurità dell’animo. Non aveva rinunciato a mentire , e ingannare, promettendo nuovamente ad Astoria amore eterno, dimostrandoglielo ogni notte. Quelle notti che avrebbe preferito trascorrere con Hermione. Sfiorare un corpo divero, baciare diverse labbra che non appartenevano a lei, assaporare profumo, pelle, diversa, non lo aveva frenato. Lui continuava , sentendo solo un gran vuoto dentro l’animo. Tutta quella meschinità, quelle bugie, quel mostrarsi peggiore, o mostrarsi per ciò che era, sarebbe stato appagato , anche di poco, o forse non affatto, solo se lui, in quel momento avrebbe dato a Blaise la possibilità di conoscere ogni cosa. I piani, l’esistenza di una forza forse più potente di Voldemort, di studenti corrotti, che non avrebbero risparmiato nessuno, che avrebbero reso Hogwarts la rocca forte di quel male, che si sarebbe dilagato a macchia d’olio, gettando tutto di nuovo nella paura.
“ Non ho detto che lo farò” prima che Draco potesse continuare, Blaise si sentì in dovere di spiegargli, anzi, di dirgli apertamente, che non avrebbe mosso un solo incantesimo contro di lui. Che non avrebbe cercato di proteggersi. Non avrebbe fatto nulla. Forse avrebbe solo accettato il suo destino cosi come si presentava. Se il destino aveva deciso che la sua fine era giunta, forse un motivo c’era, e se c’era , Blaise sperò fosse valido.
“ Lo farai…” Draco sorrise , come se in quel momento non stesse accadendo nulla. Come se dopo mesi di lontananza i due si erano ritrovati nuovamente. Anche se , tempo per sorrisi, battute e abbracci non c’era. Quello era un lavoro di pochi istanti, e se avesse indugiato, l’arrivo degli altri avrebbe rovinato ogni cosa, e Draco non avrebbe potuto fornire ciò che sapeva.
“Abbiamo poco tempo…” Continuò, sperando di non dovere dare alle sue parole altra pausa. Blaise non parlò , ma lo invitò a continuare.
“Quella lettera minatoria di qualche mese fa era un esca per far in modo che fossi confinato in questo appartamento . Ci siete cascati come polli, e adesso sta a me ammazzarti, per prendere il tuo posto.
Ma non intendo farlo. Tu mi ammazzerai, ma prima di farlo devi conoscere chi c’è dietro a tutta questa faccenda. Saphiria, non conosco molto di lei, e i servizi segreti magici non hanno nessuna documentazione. Ma so solo che la sua forza è pari a quella di Voldemort, o forse più potente, e so che lei è molto legata a Voldemort, per un motivo oscuro a me e a tutti colore che sono dalla sua parte. Con lei c’è sempre un certo Ephiam...è un lica. Non se ne vedevano da secoli, eppure credo che lui sia l’ultimo della sua stirpe, e sta dilagando ovunque questo morbo, cercando di creare un esercito… Anche Hogwarts è in pericolo. Molti studenti sono dalla sua parte, e questa sera cercheranno di attaccare Hogwarts…. Il progetto di Saphiria è quello di ammazzare tutti i mezzosangue, e riportare l’ordine che Salazar Serpeverde aveva in mente secoli prima, e che dopo di lui , Voldemort ha provato di portare avanti. È una storia che si ripete, ma questa volta temo che sono decisi , più decisi… e forse sono in grado di portare questo progetto avanti….” Draco parlò velocemente, senza fermare a dare spiegazioni più dettagliate e precise, il tempo scorreva, e il tempo a sua disposizione era poco. Altri tuoni fecero tremare ogni cosa in quella stanza, e i tentativi di Luthien di abbattere la porta furono molti. Lanciò incantesimi esplosivi, cercò di abbatterla solo con l’aiuto delle sue ossuete spalle, o semplicemente battendo freneticamente le mani su di essa. Ma Blaise non si mosse, era in piedi di fronte a Draco , ad assimiliare ogni parola appena pronunciate. Non poteva ammazzare Draco, cosi, a sangue freddo. Non poteva mettere fine alla sua vita, tagliando di un solo colpo, senza pensare, il filo che lo teneva vivo. Erano maghi purosangue, unici discendenti delle famiglie più potenti al mondo magico. Erano un Malfoy e un Zabini, e le loro vite le avrebbe gestite le loro bacchette, che si sarebbero affrontate lealmente. Si portò una mano tra i capelli, e né sfilò un filo argenteo.
“ Io non ti ucciderò senza un valido motivo. Sfidiamoci. All’ultimo sangue….” Senza guardarlo negli occhi, depositò con cura quel ricordo in un ampolla di vetro, che depositò con cura nel suo mantello. Se fosse morto, avrebbero trovato quel ricordo,  e avrebbero potuto conoscere ogni cosa, come Draco aveva fatto in quel momento, lui avrebbe fornito informazioni utili. Quelle informazioni che lo avevano spiazzato.
“ NO! DEVI AMMAZZARMI” Draco non poteva sfidarlo. Non poteva rischiare di ammazzarlo, non voleva ritornare in quell’inferno. Era un codardo e lo sapeva, ma era stanco. Si avvicinò ancora di più a lui, e afferrando la mano di Blaise , lo costrinse a puntare la bacchetta alla sua gola.
“UCCIDIMI” urlò ancora, stringendo saldamente la presa intorno al braccio di Blaise, che allentò la presa intorno all’arma.
“Sfidami! Non voglio essere considerato un codardo , che ha ucciso il proprio avversario disarmato. Combatti da vero Mago Purosangue, non essere codardo, Malfoy” Parole dettate dall’orgoglio, e dalla voglia e desiderio di vederlo reagire, e finire entrambi le loro esistenze in un modo migliore. Da veri duellanti.
“NO” urlò nuovamente Draco, premendo ancora di più la punta della bacchetta alla gola provocando un piccolo solco .
“Allora mi vedo costretto…” Blaise sorrise piano, e dalla punta della sua bacchetta uscirono deboli scintille, ma l’effetto non fu quello desiderato da  Draco. Improvvisamente non si sentì più padrone del suo corpo. La mente sembrava svuotata, e sentì che ogni sua azione fosse controllata da una forza maggiore che comandava i suoi movimenti come se fosse un burattino legato a dei fili invisibili. Nella sua mente sentiva un voce , soffocata, ma chiara, che gli comunicava di combattere, di sfidarlo, fino a quando uno dei due non avessero smesso di respirare. Quel maledetto lo aveva incantato con la Maledizione Imperius e lui prima ancora di poter leggere i suoi pensieri, o chiudere la sua mente, in modo da non permettere alla maledizione di prendere il controllo, sfoderò l’arma, e iniziò a combattere ferocemente. Lui non voleva farlo, ma il suo corpo non rispondeva del suo dovere. Scintille color rosso fuoco o verde acido, si propagarono per la stanza, soffocando i tuoni che irrompevano fuori , colpendo alla cieca ogni cosa. Draco era da sempre stato un duellante eccezionale, e la Maledizione Imperius sembrò intensificare quel suo talento. Duellava con ferocia, rabbia , evocando incantesimi che mai avrebbe lanciato contro Blaise, che stava facendo lo stesso, anche se un dolore e la paura di poterlo colpire , lo paralizzava a tratti. Si gettò a capofittò dietro ad una colonna, che fu abbattuta senza il minimo sforzo e lo stesso fece Malfoy , trovando riaparo dietro al divano capovolto. Entrambi con il fiato corto, con il cuore accelerato, con rivoli di sudore che ricoprivano i loro volti. Draco si sentiva un verme, ma la coscienza era stata soffocata, ciò che dominava era la maledizione, l’ordine ricevuto da Blaise, di sfidarlo ad un duello mortale, e non riusciva  a non cedervi, era potente. Blaise avrebbe voluto non farlo, ma sapeva che chiunque fosse questa Saphiria lo avrebbe fatto pagare a Draco questa sua negligenza. Si sarebbero affrontati lealmente e il destino avrebbe deciso per loro….
“Sono Malfoy Draco Malfoy” Quel sorriso fiero, provocato da suo cognome che avrebbe parlato per lui, non smosse lo spirito cinico di Blaise, appena smistato nei serpeverde.
“Blaise Zabini” Rispose , senza il minimo accenno di sorpresa per quel ragazzino, che sembrava saperla lunga, che pensava potesse dominare la scena, con il suo cognome,con il suo volto pallido e spigoloso.
“I serpeverde sono i migliori” Era un tentativo di fare amicizia quello? Blaise alzò semplicemente le spalle, non acconsentendo del tutto a quella valutazione.
 
 
“Schifosa Mezzosangue!” Blaise alzò appena lo sguardo , appena in tempo per vedere il viso dell’ormai , migliore amico , contorto in una smorfia di rabbia pura. Sorrise, ma la domanda sul perché fosse tanto adirato non fu porta. Sapeva che , Draco , avrebbe sputato tutto fuori.
“ Sempre con quell’aria da saputella del cazzo…. Sempre pronta, preparata… Mi dà il voltastomaco” Blaise sorrise silenziosamente. Lo aveva ancora ignorato del tutto, e lui ancora si ostinava a negare che quell’odio era dovuto solo dalla rabbia , rabbia provocata dall’indifferenza che Hermione Grangere si ostinava , orgogliosa Grifondoro, a riservargli. Draco Malfoy si ostinava ancora a negare la tremenda cotta che aveva per lei, una Mezzosangue , appartenente a Grifondoro, e per di più migliore amica di Potter e Weasley. Per un Malfoy era un affronto, ma per Blaise era un divertimento unico.
 
 
“Blaise….” Non aveva mai sentito la voce di Draco dimezzata di un tono. Si era sempre rivolto in modo austero, prepotente e sicuro. Ma quella volta non fu cosi. Sembrava intimidito. Blaise alzò gli occhi dal libro di Pozioni, e finse di non aver notato quella particolarità, seguita da un sorriso da ebete dipinto sul viso, e dall’incertezza , manifestata dal grattare energicamente la nuca.
“Draco” Disse, preparandosi al peggio, o al meglio. Forse avrebbe riso più del solito quella volta.
“Credo di essermi innamorato” Quella confessione lo spiazzò, e il sorriso uscì fuori controllo. Si allargò sul suo viso. Sapeva chi fosse colei che aveva reso Draco un po’ più umano e meno…MALFOY.
“Hermione…” Continuò, e Blaise non lo schernì, ma sentì una felicità invederlo. Finalmente aveva ammesso a sé stesso di poter amare, qualcuno , qualcuno diverso , che non ricopriva le aspettative del Padre . Qualcuno che nonostante l’apparenza, era migliore di molti maghi Purosangue.  
 
 
“Cazzo Draco! Non puoi! Possiamo trovare una soluzione “ Draco aveva appena rivelato all’amico il suo compito. Quel compito che lo avrebbe reso un mostro, che gli avrebbe lacerato l’animo, rendendolo simile a molti maghi che erano appartenuti ai serpeverde, e che avevano dato a quella casa la denominazione di Casa del Male. Draco non poteva farlo, non doveva,avrebbe potuto sottrarsi, L’Ordine Della Fenice, lo avrebbe aiutato più che volentieri.
“No , Blaise non posso…sono gia stato marchiato” Quel marchio scintillò quando, con mani tremanti , Draco lo mostrò alla luce della luna. Blaise sentì lo stomaco ribaltarsi. Ormai era marchiato, era un Mangiamorte a tutti gli effetti. Alzò lo sguardo sul volto dell’amico, e lesse nei suoi occhi paura.
“Hermione?”. L’unica capace di riportarlo indietro, l’unica capace di trovare quella parte di umanità che il marchio aveva oscurato.
“Non lo sa…. E non lo saprà fino a quando non ucciderò Silente, dopo di allora… non lo so” Abbassò il volto, permettendo ai capelli biondi di ricoprire per un attimo lo sguardo terrorizzato. Non per ciò che avrebbe fatto, ma per ciò che avrebbe perso facendolo. Blaise non era li per giudicarlo. Era stato costretto, non poteva sottarsi, la sua Famiglia era stata marchiata, suo padre era un mangiamorte, e anche a lui era toccata la stessa sorte. Non gli avrebbe girato le spalle, ma sarebbe rimasto al suo fianco. Per la prima volta lo abbracciò. Forse quello sarebbe stato l’unico abbraccio che i due si sarebbero scambiati, ma Blaise seppe che in quel momento le parole sarebbero state inutili.
 
Blaise riaprì gli occhi, dissolvendo quei ricordi, appartenuti a momenti passati. Draco era di nuovo ricaduto nella volontà di altri. E nuovamente non si era sottratto. Nuovamente avevano scelto lui, per compiere quel compito sporco, che lo avrebbe gettato nell’oscurità totale.
“Draco” La voce di Blaise fu sentita dalla sua coscienza, e per un attimo sembrò sottarsi a quella maledizione.
“ sei stato un grande amico “ Quelle parole suonarono come un addio. E furono quello. Entrambi uscirono dal loro nascondiglio, entrambi si puntarono le bacchette contro, ed entrambi lanciarono il medesimo incantesimo. La luce verde invase la stanza ed entrambi abbracciarono il loro destino, senza sottrarsi ad esso. L’appartamento fu completamento raso a suolo, ricoprendo ogni cosa solo di polvere e detriti. La pioggia continuava a cadere incessante, e i tuoni furono nuovamente udibili.
Luthien spalancò gli occhi, per ritrovarsi nel buio. Sentiva la povere entrarle nei polmoni, graffiarle la pelle , e la paura divenne padrone. Non sapeva dove fosse, ricordava solo di essere stata scaraventata nella camera da letto, da Blaise, per impedirla di assistere a ciò che era capitato fuori, per evitare di conoscere chi fosse stato a  ferire il sorvegliante Auror. Cosa era accaduto ? Aveva sentito solo frastuono , prima di ritrovarsi a fissare il buio. Con le mani cercò la sua bacchetta, e la trovò. Era accanto a lei, non era danneggiata, ma fu utile per permetterle di uscire allo scoperto. Si alzò piano , trovandosi a fissare il cielo scuro. L’acqua cadeva fitta, bagnandola. Non si trovava più nel suo appartamento, si trovava fuori, sotto la pioggia. Cosa era accaduto ? Non riusciva a trovare risposta. Era confusa e disorientata , non capiva, cosa fosse accaduto, mentre lei era in quella stanza, cercando, invano di gettare la porta giù, e rendersi utile. Si alzò, aveva la testa dolorante, e notò che era ferita in alcuni punti. Deboli graffi, forse dovuti allo schianto, ai detriti che le erano caduti addosso. Si scrollò la polvere dagli abiti, e si voltò, inconsapevole della scena che si sarebbe materializzata d’avanti ai suoi occhi. Rimase paralizzata , le gambe sembravano fatte di cemento, e i piedi aderivano al terreno fangoso. La presa intorno alla bacchetta si allentò, e in gola un urlo di disprezzo, di paura, di rabbia , incredibilità, si bloccò, provocandole dolore . Non c’era nulla intorno a lei, oltre detriti e fango.  Cosa era accaduto? Quella maledetta domanda non riusciva a trovare risposta. Perché risposta non c’era. Lei era stata rinchiusa in quella stanza, senza poter assistere al caos che si propagava a soli pochi metri da lei. Quel caos a cui non aveva potuto partecipare, perché la barriera di legno glielo aveva impedito. Sentì il bisogno di scaraventarsi a cercare, perché li, sotto quel mucchio di Macerie, c’era Blaise. Forse ancora vivo, forse in attesa di essere trovato. Si incamminò a fatica, tremante, con gli occhi che bruciavano. Le lacrime sembavano nascoste, non volevano uscire. Le labbra tremavano, un dolore al petto le impediva di respirare, e il buio rendeva tutto più difficile . Non vedeva nulla. Solo buio e confusione.
“BLAISE” Quell’urlo uscì involontario, graffiandole la gola.
“BLAISE” Lo chiamò ancora, sperando di vederlo sbucare, con il suo sorriso sulle labbra. Ancora in attesa della risposta.
“BLAISE” Gli avrebbe detto SI senza indugiare, senza attendere, senza accettare l’anello, ormai perso. Gli avrebbe detto SI perché il suo desiderio era stargli accanto. E amarlo ogni giorno come LUI meritava. Lui meritava di essere amato, incondizionatamente, appassionatamente. LUI meritava ogni cosa.
“BLAISE” Urlava, ma nessuno la sentiva. Altri lampi, tuoni, altra pioggia.
“BLAISE” Si inginocchiò sui detriti, abbassando il capo. Nessuna risposta, solo il silenzio di una notte cupa e tempestosa. Anche le strade di Londra erano vuote. Non passava nessuno di lì. Era sola completamente sola.
Improvvisamente vide un corpo uscire dalle macerie. Arrancava a fatica, aveva il braccio sanguinante, e il volto basso. La pioggia e l’oscurità non aiutavano la vista. Luthien si alzò, scivolando sui detriti, e si gettò verso quella figura. La speranza che appartenesse a Blaise svanì quando il volto confuso e impaurito di Sophia fu visibile.
Si fissarono confuse. Entrambe non riuscivano a parlare, la paura, lo sconforto e la confusione era padrona. Sentirono altri detriti scivolare sul fango, e questa volta il capo rosso di Ron spiccò nel buio.
“MALEDETTO MALFOY” Il ringhio che uscì dalle sue labbra fece sobbalzare Luthien. Si gettò sui detriti, sotto lo sguardo attonito di entrambi, e iniziò a spostare a mani nude , l’ammasso di legno e pietra. Si graffiò, la pelle si scorticò, le unghie si spezzarono, ma tutto quel dolore non era pari al pensiero che gli aveva attraversato la mente. Draco era stato lì, Draco aveva attaccato i sorveglianti Auror, Draco aveva raso al suolo il suo appartamento. E Blaise non aveva risposto al suo richiamo. Era sotto le macerie, forse intrappolato,forse in sua attesa. Ron e Sophia non rimasero in disparte, aiutarono Luthien a spostare i detriti. Molti sorveglianti furono aiutati ad uscirne, alcuni svenuti, altri vigili ma feriti, e altri ancora morti. Bruthus balzò fuori dalle macerie, con le zampette doloranti. Si avvinghiò a Luthien, scodinzolando e felice di rivedere la sua padrone. Finalmente le lacrime decisero di uscire allo scoperto. Solcando il suo viso, confondendosi con la pioggia che non la smetteva di cadere, rendendo ogni cosa triste, bagnata. Bruthus sembrò percepire il suo dolore, e continuò a fare feste, leccarle il viso, con la speranza di poter trasmetterle un po’ di gioia. Sentì le mani gonfie e le braccia dolore. Non aveva la forza di scavare ancora, perché sapeva che la scena che avrebbe dovuto assistere , sarebbe stata straziante. Il dolore al petto si sarebbe intensificato. Avrebbe dovuto dire SI senza indugiare. Perché lo aveva fatto? Avrebbe dovuto dirgli semplicemente SI…
 
                                                                                                   *
 
Malcolm Yaxley era sempre stato uno studente modello , dal primo giorno in cui aveva varcato i cancelli di Hogwarts. Nonostante fosse il nipote di uno dei Mangiamorte più temuti nel mondo magico, il cognome,  croce che avrebbe potuto rendere la sua permanenza in quel luogo un tormento, non era mai stato preso in considerazione. Hogwarts non giudicava i propri studenti per cose fatte in passato, o per gli errori degli avi. Hogwarts era una casa, pronta ad accogliere a braccia aperte, calorosamente, chiunque fosse parte di essa. Ma molte volte, la fiducia riposta, veniva infranta. Molte volte l’essere amorevoli e tolleranti, non donava gli effetti desiderati. Malcolm Yaxley camminava stancamente lungo i corridoi bui di Hogwarts. Quella sera la pioggia irrompeva violentemente. L’odore di erba e terreno bagnato si confuse con odore di cambiamento e morte. Quella notte la fiducia riposta in lui, le sperazne della fine di un mondo oscuro privo di violenza, e la convinzione della sicurezza che offriva Hogwarts sarebbe stata abbattuto per sempre. Ogni cosa era stata progettata con arguzia e precisione, e lui non avrebbe sbagliato. Sfoderò la bacchetta e si diresse verso il suo obbiettivo.Da buon prefetto e caposcuola, non gli fu difficile raggiungere l’ufficio del preside e salire le scale a chiocciola. Come Draco Malfoy, prima di lui, il suo compito sarebbe stato quello di mettere fine alla vita della Professoressa Mcgranitt , preside di Hogwarts. La sua morte avrebbe permesso ad Ephiam di entrare e ripulire la scuola come meglio doveva. Si ritrovò di fronte alla porta di legno lucido, e senza chiedere il permesso, la spalancò con violenza . Non avrebbe permesso alla paura di intralciare la sua missione. Avrebbe reso fiero suo Nonno, costretto a trascorrere gli ultimi giorni della sua vita, resi inutili, nella prigione di Azkaban. Saphiria gli aveva promesso gloria e potere, e lui non ci avrebbe rinunciato.
Minierva Mcgranitt rimase paralizzata , quando constatò cosa stesse accadendo. Malcolm Yaxley era a pochi metri da lei, con sul volto un ghigno malefico, che le fece raggelare il sangue. Essere presa alla sprovvista le fu fatale. Un lampo di luce verde invase l’ufficio e il corpo della donna toccò con violenza il pavimento freddo. Rimase a fissare quel corpo, con occhi spalancati e vide come la pelle divenne sempre più pallida, fino a diventare smorta, priva di vita. Sentì la pioggia battere violenta sui vetri, e solo quando sentì le urla , i latrati violenti, e il frastuono degli incantesimi che avrebbero spaccato ogni cosa, capì che la sua missione era conclusa e il risultato sperato era stato raggiunto: Hogwarts era INVASA.
 
                                                                                  *
 
 
Hermione era un disastro. Quei giorni , quegli avvenimenti, quelle notizie improvvise, l’avevano invasa e schiacciata, rendendola uno straccio. Aveva il viso pallido, era diventata magra, troppo magra. Un magro malato, che sicuramente avrebbe fatto male anche alla piccola creatura che stava crescendo in lei. Non mangiava più come prima, non usciva , non le andava di scrivere, di leggere o di parlare semplicemente. Rimaneva a letto, ore, giorni. Con la voglia solo di stare sola, in quel silenzio dell’animo. Ma quella sera, quando Ginny spalancò la porta con il viso sconvolto, e il piccolo James Sirius che piangeva tra le sue braccia,  seppe che era il momento di prendere in mano la sua vita, e non gettarla come stava facendo da troppo tempo.
“Hermione…Luthien, Blaise…. “ Balbettò confusamente. Aveva le lacrime agli occhi e tremava. Era accaduto qualcosa, lo si leggeva nel suo sguardo, lo si percepiva nella voce. Era accaduto qualcosa di grave, qualcosa che si sarebbe aggiunta a tutto, intensificando solo il dolore che ormai le invadeva l’animo, le ossa, il cuore. Si alzò dal letto, e senza indugiare cercò di mettersi al meglio per raggiungere Luthien. Il pianto di James  Sirius era nervoso, e Ginny sembrava sul punto di impazzire.
“Ginny è meglio che tu rimanga…”
“No! Perché anche Ron è ferito, e Harry è lì, e-e….” Ginny era confusa, disorientata. Non sapeva cosa fare. James Sirius piangeva nervosamente, non la smetteva e lei non sapeva come fare per calmarlo. Hermione la guardò di slancio, per poi fiondarsi a cambiarsi. Fece il più presto possibile, e indossando la prima cosa che le capitò a tiro, prese Ginny per un braccio, e entrambe si smaterializzarono .
Hermione si aspettò di ritrovarsi nel salone dell’appartamento che un tempo aveva abitato. Ma il salone elegante e antico del Manor balzò al suo sguardo , riportando alla mente ricordi dolorosi. Gia era stata li, e il suo passaggio era manifestato dalla cicatrice , che brillava lucente sul suo braccio, sempre pronta a ricordarle che un tempo persone come lei erano condannati a morte.
Erano tutti li. Narcissa e Andromeda che stringevano tra le braccia Luthine che piangeva silenziosamente. Ron e Sophia che lasciavano che gli elfi domestici , compreso Thomas, potessero curare le ferite che avevano riportato alla nuca , sulle braccia e gambe. Harry era in piedi accanto a Woolstrong e ad un uomo, dallo sguardo cristallino e i capelli neri come quella notte. Aveva una leggera barba che gli ricopriva il viso sottile, e Hermione scorse nella fondina il manico di una pistola argentea. Non sapeva chi fosse , ma quell’arma Babbana era insolita se a tenerla era un Mago. Ginny si diresse verso Harry , con James Sirius che alla vista del padre sembrò calmarsi. Le piccole mani si stesero verso di lui , ed Harry non negò al suo piccolo James un abbraccio, colmo d’amore, lo stesso che rivolse a sua moglie. Rimasero abbracciati per un po’, estraniandosi del tutto. Luthien alzò lo sguardo intercettando  Hermione, e non esitò a mettersi in piedi e fiondarsi verso di lei,  gettandole le braccia al collo, e piangendo tra la chioma folta e ribelle.
“Dra-co, lo ha ucciso…Draco LO HA UCCISO” Hermione strinse tra le braccia il corpo scosso da brividi e singhiozzi.  In quel momento era lei a dover essere forte, era lei a non dover cadere nelle tenebre, ma a porre la mano verso Luthien, e provare a tirarla fuori, nonostante si  sentì il mondo crollarle addosso , nuovamente. Draco aveva ucciso ancora, e ancora aveva ucciso una persona che aveva sempre creduto in lui, una delle poche che erano rimaste accanto, nonostante gli innumerevoli sbagli, non giudicandolo, non girandogli le spalle. Draco era ricaduto davvero nelle tenebre, era nuovamente il mostro di una volta, il Mangiamorte spietato, senza scrupoli, privo di amore. Sentì le lacrime di Luthine scivolarle sulle spalle, sentì il dolore , la disperazione, e sentì l’odio , mostrarsi sui suoi indumenti, che vennero stretti dalle mani sottili , martoriate e scorticate in alcuni punti. Sanguinavano , esattamente come il suo cuore .
Luthien piangeva, stringeva le mani in torno al maglione ispido di Hermione, le sussurrava parole di scongiura contro Draco, odiandolo, desiderando di averlo tra le mani e ucciderlo. Non avrebbe avuto il perdono tanto facilmente questa volta, o forse non lo avrebbe avuto affatto.  Hermione avrebbe voluto piangere con lei, unire le loro lacrime, e condividere il dolore di quel momento. Ma Hermione non aveva nulla dentro di lei, nulla che potesse aiutarla a versare lacrime salate e dolorose. Aveva un vuoto che aleggiava , un vuoto che la rendeva insensibile, priva di umani sentimenti. Era immobile, a stringere Luthien, senza sentire un solo pizzicore dolerle il cuore. Ascoltò quei singhiozzi, e solo con carezze le comunicò di volerle stare accanto e sperare di poterla aiutare.
“Luthien, so che non è il momento giusto, ma devo parlarvi. “ Harry fece qualche passo avanti, distaccandosi da quella cerchia privata. Tutti gli sguardi si spostarono su di lui, e Andromeda andò a prendere James, che non esitò a farsi condurre nelle stanze superiori del Manor.
Luthien prese per mano Hermione , conducendola sul divano, accanto a Narcissa, che questa volta l’accolse con più garbo e meno distacco. Ron era seduto a pochi metri da lei, e per un attimo i loro sguardi si scontrarono. C’era ancora rabbia e delusione, ma non  le negò un sorriso accennato, che per un attimo rincuorò Hermione, e le diede una minima, piccolissima, debole scossa.  Ginny era accanto ad Harry,  e gli stringeva la mano. Sophia era silenziosa, e lasciava agli elfi il diritto di medicarla a dovere. Woolstrong e l’uomo dagli occhi limpidi e misteriosi , guardavano i presenti in sala, con aria seria e austera.
“ Sono riusciti ad arrivare al Ministro, e ad …ucciderlo” Harry spostò lo sguardo smeraldino su Luthiene,che fu scossa da nuovi singhiozzi. Hermione le fece abbassare il capo sulla sua spalla, e cercò di rincuorarla, con paroli dolci, ma inutili. Nessuna parole sarebbe stata utile, nessun gesto o tentativo avrebbe potuto cancellare quel dolore. Era insopportabile , faceva male al petto, un dolore che soffocava.
“è Stato quello schifoso di Malfoy ! Sapeva dove fossero nascosti, e sapeva chi fosse a sorvegliare l’appartamento !Era solo…. “ Ron intervenne, senza preoccuparsi della reazione delle sue parole. Narcissa puntò il suo sguardo glaciale sul ragazzo che aveva appena pronunciato quelle parole velenose, ed Hermione, sentì il cuore prendere un battito, un battito doloroso.
“Non parlare di mio figlio in questo modo Weasley. Sappiamo tutti il vero motivo per cui è reso schiavo , e per cui ha dovuto ammazzare Blaise. Era il suo migliore amico, non si sarebbe macchiato le mani del sangue del suo migliore amico se non fosse stato costretto” Narcissa urlò contro Ron , ricordando tardi che Hermione non conosceva tutti i dettagli della faccenda.Si morse la lingua, pentendosi , e chiuse gli occhi quando la domanda di Hermione fu rivolta a Harry, che si vide ormai costretto a rivelarle la verità.
“Quindi… Voi avete mandato Draco a scoprire chi ci fosse dietro a quelle minacce che furono  mandate a Blaise , rischiando di farlo ammazzare?” Le iridi marroni di Hermione si spalancarono, e quel pallore si colorò appena di un rosso infuriato. Si era alzata e stringeva i pugni e non riusciva a non mostrare rabbia verso ciò che Harry aveva appena confessato, con lo sguardo colpevole. Ginny lasciò la presa e guardò il marito con sguardo deluso. Aveva mentito non solo alla sua migliore amica, che ogni giorno soffriva in un letto, desiderando di chiudere gli occhi e non doverli riaprire più, ma aveva mentito anche a lei, facendogli odiare, più di quanto gia potesse odiarlo, Draco Malfoy, che stava dimostrando di voler auitare tutti, e per farlo non aveva dato peso alla sua vita, al suo amore e alla sua Hermione.
“Harry…” il sussurro deluso, fece sentire Harry più in colpa, e fece pentire Narcissa di non aver tenuto a freno la lingua. Luthien si asciugò gli occhi, aspettandosi di ricevere un rimprovero anche lei. Non meritava di non riceverlo, nonostante la situazione che stava vivendo in quel momento. Ma Hermione non si gettò contro di lei, e non lo fece nemmeno contro Harry. Rimase in piedi, in mezzo all’enorme salone, a fissare Harry.
“Signorina Grangar, informarla non c’era d’obbligo” La voce graffiante e dura di Woolstrong parlò per Harry, giustificando quel silenzio di mesi.
“Invece si! Io vivevo con Draco, e vederlo sparire improvvisamente non è stato affatto piacevole . Leggere il suo nome sui giornali, vedere le accuse di omicidio non è stato uno spettacolo gradito! Mi era dovuto sapere! Dovevo sapere il perché lo stesse facendo” Hermione sembrò aver ritrovato la carica persa in quei mesi. Finalmente riuscì a provare qualcosa: Rabbia, pura e intensa rabbia.
“Era un operazione segreta. Pochi ne dovevano essere a conoscenza. Per evitare di far uscire allo scoperto la doppia identità del signor Malfoy. Ma lo abbiamo perso di vista. Non abbiamo avuto più sue notizie dopo almeno un mese. E adesso questa notizia, ci ha dato conferma che il signor Malfoy ha deciso da che parte stare” . Luthien non riuscì a dire il contrario. Aveva appena dovuto accettare la morte di Blaise, per mano di Draco e non poteva pensare che lo avesse fatto solo per non rischiare di far saltare la copertura. Avrebbe potuto evitarlo, se solo lo avesse voluto. Avrebbe potutoo contattare Woolstrong, Harry , e avrebbe potuto evitare tutto. E invece non lo aveva fatto. Glielo aveva portato via, le aveva sottratto con forza e violenza il suo amore, la sua anima gemella, ancora prima di potergli dire SI , prima ancora di potergli dire quanto lo amasse, e quanto avesse desiderato quell’attimo, attimo rovinato e sottratto dalla stessa persona che aveva costituito la sua famiglia, quella famiglia che le era mancata fin da sempre. Draco avrebbe potuto sottarsi da tutto , avrebbe potuto scegliere, ma non lo aveva fatto, e le parole di Woolstrong non furono contraddette.
“Woolstrong , Signore, Draco non ha scelto! È stato costretto a fare ciò che ha fatto, come gia successe in passato. È solo una vittima , come lo siamo noi” Harry si rivolse a Woolstrong , cercando di mantenere la calma . Non poteva permettere a Woolstrong di far credere ad Hermione che Draco avesse nuovamente ceduto all’oscurità, al male. Draco era stato mandato al fronte, mandato in prima linea, senza sapere chi dover affrontare, senza conoscere il pericolo che avrebbe potuto correre. Aveva rischiato ogni cosa, mentre loro monitoravano tutto in lontananza, sottraendosi al rischio di poter porre fine alla propria vita.
“Ma perché allora ha smesso di scrivere rapporti? Ne abbiamo ricevuti due, ed entrambi non sono stati tanto utili” Ron partì alla carica ostinato a ricoprire la figura di Malfoy di accuse.
“ Sono stati utili invece…” Questa volta fu l’uomo misterioso a parlare. L’accento marcato fece presagire che non fosse Inglese. Lo stesso accento Hermione lo aveva gia sentito, l’accento appartenuto a Victor Krum.L’uomo  Affiancò Woolstrong e rimase a fissare i presenti. Il suo intervento teatrale fece posare l’attenzione di tutti su di lui.
“E questo chi è?” La sensibilità di Ron mancava del tutto e non si preoccupò dello sguardo torvo di Woolstrong. L’uomo sorrise e continuò , presentandosi prima, cosa non fatta quando avrebbe dovuto. Era piombato li improvvisamente , senza spiegare il suo ruolo in quell’intera questione.
“Perdonate la mia mala educazione! Sono Sargay Popov, cacciatore specializzato” Tutti rimasero a fissarlo confusi. Nessuno mai aveva sentito quell’appellativo: CACCIATORE SPECIALIZZATO.
Ron storse il naso, e rivolgendosi a Sophia , chiese delle spiegazioni. Lei ne sapeva quanto lui, e in risposta ebbe solo una semplice e confusa alzata di spalle. Hermione guardò Harry, ma non incrociò il suo sguardo. Era occupato a spiegare a Ginny chi fosse l’uomo.
“Il signor Popov  è un Auror russo, ma è specializzato in altro…” Woolstong continuava a mantenersi sul vago,  volendo passare ad altro. Ma Hermione, come tutti in quella stanza, volevano conoscere il ruolo di questo “cacciatore specializzato”. Sergay posò una mano sulla spalla massiccia del capo Auror e sorrise ad Hermione.
“Caccio Lican , signorina Granger, se si stesse chiedendo in cosa sono specializzato a cacciare” sorrise come se ciò che avesse appena detto fosse la cosa più naturale. Ron strabuzzò gli occhi, facendo sorridere Sophia, del tutto persa ad osservarlo che posto di fronte a lei, era ricoperto da bende e cerotti di ogni tipo. I Piccoli e timorosi elfi non avevano lasciato la stanza, forse in attesa di essere congedati dalla padrone di casa, che seduta sul divano, era rapita da quell’uomo che aveva appena rivelato la sua professione, alquanto interessante.
“Ma i lica si sono estinti secoli fa” Hermione conosceva le storie ricamate intorno a questa figura leggendaria, e credere che potessero ancora esistere le parve inverosimile.
“Estinti no, ma dimezzati si. Sono creature pericolose, e mantenendo la loro coscienza umana, a differenza dei Lupi Mannari,sono molto intelligenti e quindi difficili da trovare,  ma noi Cacciatori specializzati abbiamo un buon fiuto…” Sorrise nuovamente e qualcosa di affilato e scintillante fu intravisto. Hermione sentì il sangue raggelarsi nelle vene. Era un vampiro. Dopotutto, vampiri e Lican erano sempre stati nemici mortali, quindi l’ipotesi non poteva essere sbagliata.
“ E se si stesse chiedendo se possa essere possibile di trovarsi di fronte ad un vampiro, le do conferma alle sue domande. Sono un vampiro, uno dei pochi rimasti al mondo. La lotta interminabile tra Vampiri e Lica ci sta rendendo creature rare . Noi siamo più controllabili, loro decidono di non esserlo , e scelgono di perdere il controllo, divertendosi a sbranare le persone. Come sta accadendo nelle brughiere russe. Sono stati trovati uomini sbranati , privi di arti. E i bambini ,soprattutto i più giovani ,  stanno sparendo. Tipico comportamento da Lica….” Quelle informazione invasero tutti come un secchio di acqua gelida. Il vento e i tuoni che irrompevano al di fuori rendevano l’atmosfera lugrube , degna di film dell’orrore.
“La differenza non mi è chiara. Lupi Mannari o Lica… Sono entrambi cani rognosi assetati di sangue” Ron intervenne nuovamente, privo di tatto e sensibilità. Ma le parole di Ron fecero sorridere Sergay, che si voltò in sua direzione.
“ Magonò e maghi non sono la stessa cosa. Come non lo sono i Lica e i lupi Mannari. In apparenza può sembrare il contrario ma non è cosi. E spiegare le sottili differenze potrà solo far perdere tempo al capo Auror Woolstrong, che ha notizie più interessanti.” . Ron abbassò lo sguardo mormorando adirato. Mormorio che fu colto dall’udito fine e sensibile di Sergay che ignorò del tutto, porgendo la scena a Woolstrong che ritornò a fissare tutti, e soprattutto Ron , con sguardo austero.
“Adesso che il Ministero è caduto, il rischio è alto. La sede è stata invasa... e siamo tutti in serio pericolo! Inoltre, il signor Blaise Zabini, prima di morire, ci ha lasciato questi frammenti di ricordo. Li ho osservati, e sono stati utili! Ci hanno fornito informazione su una certa Saphiria. Non sappiamo un granchè su di lei, ma IL SIGNOR Potter partirà al più presto,con il signor Weasley alla ricerca di informazioni su questa donna. Mentre Saragay, ci ha fornito tutta una documentazione sui Lica registrati, uccisi , e scappati sotto il controllo della comunità russa. Abbiamo abbastanza materiale da poter affrontare un imminente guerra” Il modo con cui mostrò ogni particolare, spiegò con precisione ogni cosa, fu distaccato e privo di sensibilità. Non si mostrò dispiaciuto o impaurito. Era freddo , rigido, esattamente come un Capo Auror.
“Una guerra? Cosa vi fa pensare che ci possa essere una nuova guerra?” Narcissa era tesa , le mani congiunte , e il bel viso tirato in una smorfia contrariata.
“ Saphiria è potente. E ha dalla sua parte non solo un esercito di Lica assetati di vendetta e di sangue, ma anche altre creature oscure. Inoltre  , nei ricordi lasciati da Zabini, si è scoperto che i suoi poteri sono maggiori , persino a quelli del Signore Oscuro. “ Sergay riprese parole, ricevendo il consenso da Woolstrong.
“Abbiamo gia combattuto , e insieme abbiamo sconfitto il mago più temuto al mondo. Non ci è nuovo nulla . “ Hermione guardò Harry, che sorrise, riportando alla mente il ruolo fondamentale che sia lei che Ron avevano ricoperto in quel periodo. Come il loro sostegno, la loro amicizia, fosse stato indispensabile. Sergay sorrise ancora, mostrando i canini scintillanti .
“So cosa avete fatto voi per il mondo magico, e forse le parole non saranno mai abbastanza per ringraziarvi. Ma questa volta il nemico è forte,e voi non siete forti abbastanza….”
“Soprattutto tu , Hermione Granger.Porti in grembo un bambino che forse non conoscerà mai il vero padre. Un bambino che ti ha allontanato dal tuo migliore amico. Hai perso ogni cosa….l’amore, l’amicizia, e anche quel coraggio che un tempo ardeva in te…”
Hermione sentì quella voce rimbombare solo nella sua testa. Cosa ne sapeva lui del bambino? Cosa né poteva sapere lui delle incertezze e paura che risedevano nel suo cuore. Seppe che quelle parole non furono ascoltate da tutti, ma solo lei fu in grado di udirle, perché sussurrate alla sua mente.
“ Siamo forti, perché insieme” Ginny prese finalmente parola, non demordendo, non lasciandosi intimorire da quel vampiro sbucato improvvisamente.
“ Saphiria farà in modo che voi possiate allontanarvi. Già è a buon punto…” Ancora lo sguardo fu posato su Hermione.
Tu più di tutti ti senti lontana da coloro che una volta era la tua famiglia. Senti il distacco,senti che nulla tornerà più come prima…”
Hermione mantenne lo sguardo, non avrebbe abbassato gli occhi. Sargay voleva sfidarla? E lei lo avrebbe fatto vera Grifondoro. Quei sussurri non l’avrebbero gettata al tappeto. Quel tentativo di aumentare le sue paure non sarebbe portato a termine. Lei non avrebbe reso quelle paure reali.
Improvvisamente Thomas , l’elfo che una volta aveva servito Hermione e Draco sparì, lascindo tutti di stucco.
Ma quando riapparve poco dopo, tutto fu chiaro . Neville Paciok stringeva la presa intorno al braccio sottile del piccolo elfo, e non era solo. Hermione non riuscì a contarli tutti, ma gran parte degli studenti di Hogwarts era li, impauriti e bagnati fradici.
“Buona sera ragazzi” Il viso di Neville si allargò in un sorriso radioso, accanto a lui c’era la moglie, ex studentessa Tassorosso. Hanna Abbot salutò tutti timidamente. Anche lei bagnata fino alla punta dei capelli.
“Neville, tu cosa ci fai qui? E questi ragazzi?” Harry abbracciò l’amico, che ormai non vedeva da anni. Essere professore di Erbologia, lo teneva più impegnato di Harry. Non vedeva quel faccione rotondo, quei denti larghi e lo sguardo dolce da molto, e fu felice di averlo li, anche se la sua presenza, accompagnata da quella di innumerevoli studenti, impauriti, non preannunciava notizie migliori di quelle avute fino ad allora.
“Harry, Hogwarts è stata invasa. La Mcgranitt è ….MORTA”. Hermione non poteva crederci. Perché tutto in quella notte? Perché tutto in quel momento? Luthine trattenne il fiato, e Ginny si lasciò andare in un pianto doloroso. Woolstrong si irrigidì ancora di più, puntando lo sguardo in quello di Sargay, che annuì. Si comunicarono un qualcosa, che non fu colto da nessuno in quella stanza. Harry fissò incredulo l’amico, non volendo credere a quelle parole, ma dal suo cambio di espressione, che avvenne in tempo record, Harry capì che non era uno scherzo di cattivo gusto.
“C’erano studenti spia. Erano d’accordo con … non so come definirli, ma so solo che hanno attaccato soprattutto i nati babbani. Harry c’è stato un massacro, sono riuscito a trarre in salvo solo alcuni di loro, per il resto…” Neville abbassò lo sguardo,  incapace di continuare. Ora che lo notava meglio Harry, i segni della battaglia erano presenti su di lui . Gli abiti erano sporchi di sangue e fango, il viso era tagliato in alcuni punti, e i capelli erano arruffati. Anche Hanna sembrava sconvolta, ma nessuna lesione era presente su di lei, a differenza di molti studenti, che oltre ad essere impauriti, erano feriti. Erano tutti molto giovani, e appartenenti a tutte e quattro case.
“Narcissa, è possibile ospitare questi ragazzi fino a quando le famiglia non saranno avvertite?” Harry si rivolse alla padrona di casa che senza indugiare ordinò ai suoi elfi di preparare le camere da letto per gli ospiti, e anche di proccuparsi delle loro ferite.
“Ho ospitato Mangiamorte in passato, non farò problemi per studenti bisognosi” Rispose regalmente, aiutando i suoi servitori a preparare tutto.
“Bene…credo che sia il momento di richiamare il Nuovo Ordine della fenice” Harry guardò Hermione che annuì silenziosamente, per poi posare lo stesso sguardo su Ron, che sorrise, acconsentend
o a quel tuffo nell’ignoto. Se ci sarebbe stata una guerra loro non sarebbero stati impreparati. 

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Capitolo 16
*** -Notizie da aldilà del Mare- ***







 -...E vissero per sempre Felici e Contenti?...-

-Fiftheenth Chapter-
- Notizie da aldilà del mare-

“ Daphne ti prego” Astoria strinse le mani intorno al braccio della sorella, fermandola tra i corridoi bui e silenziosi di Hogwarts. Grosse lacrime uscirono  senza controllo, la voce tremava , e le parole furono un sussurro , che squarciò quel silenzio vuoto. Daphne si voltò , sentendo la presa divenire forte , si voltò con scatto, con rabbia, le puntò il suo sguardo limpido ma spento sul volto . Rimproverandola, facendole capire che le preghiere non erano chieste, e non sarebbero state ascoltate. Si divincolò con forza.
“Ho fatto quello che mi è stato detto. E adesso voglio mio figlio” Daphne aveva il coraggio di madre che le ardeva dentro. Aveva il coraggio di affrontare quella donna, che le aveva strappato via il suo bambino con violenza, dolorosamente, minacciandola e costringendola a scendere in compromessi che l’avevano resa un mostro senza scrupoli. Aveva fatto irruzioni in quella che un tempo era stata la sua casa, aveva preso in ostaggio studenti innocenti, inconsapevoli di ciò che stava accadendo, inconsapevoli del perché stava accadendo a loro, aveva ucciso quelli che un tempo erano stati i suoi mentori. Aveva distrutto la sua anima, lo aveva fatto solo per poter riabbracciare il suo bambino.
“Ti prego Daphne, Saphiria è pericolosa” I denti stretti, la gola che faceva male, la stretta al braccio forte, che trasmise tutto il terrore che Astoria provava verso quella donna, apparsa improvvisamente, con un solo scopo: gettare il mondo in quell’oscurità architettata molto prima da Voldemort. Anche Hogwarts sentiva che in lei una forza malvagia stava crescendo. Il cielo era buio, privo di luna e di stelle. Anche se la pioggia fosse terminata, l’aria era gelida, e tutto intorno al castello si erano formati cristalli ghiacciati, come a dimostrare che anche l’anima della scuola si stava consumando. I fantasmi erano scappati via, o almeno erano nascosti, e i quadri, erano silenziosi e molti avevano deciso di abbandonare le proprie cornici.
“Non mi importa! Voglio Alexander, il mio piccolo che non ha nulla a che fare con questa faccenda, è solo un bambino…MALEDIZIONE” Si divincolò nuovamente con forza, ma non proseguì per la sua crociata. Il muro freddo fu da conforto, lasciando che potesse scivolare lungo di esso, e gettare il volto tra le mani.I suoi singhiozzi rimbombavano nel silenzio e Astoria l’affiancò , sperando che la sua presenza potesse calmarla. Ma fece uno sbaglio quando appoggiò le mani sulle spalle della sorella per confortarla. Il capo di Daphne scattò , e gli occhi, inumiditi, erano freddi , dolorosi e rabbiosi.
“è colpa tua ! Tu ci hai cacciato in questo pasticcio! Blaise, il nostro amico Blaise è morto, e ad ucciderlo è stato Draco! Mio figlio è ostaggio di una pazza, e mio marito adesso è costretto a dover plagiare il Ministero, per permettere a Draco, di poter essere nominato ministro, e quindi aiutare quella pazza a mettere le mani sul mondo! È colpa tua! È solo colpa tua!” Astoria  sentì lo stomaco ribaltarsi, e sentì altre lacrime calde scivolarle sul viso. Gli occhi erano rossi, e sciupati, come la sua pelle , il suo viso, come lei.
“ Cosa cavolo hai in quella testa eh? Perché Astoria? Perché non ti sei rivolta all’ordine? Loro ci avrebbero aiutati, come l’ultima volta”Non le importava se qualcuno potesse ascoltarla, non le importava se quelle parole le avrebbero solo concesso un viaggio dritto all’inferno. Era madre, era coraggiosa, e voleva suo figlio. Astoria era stata un’incosciente. L’ordine Non si sarebbe sottratta, le avrebbe aiutate, e avrebbero potuto evitare tutto quel massacro. Astoria si portò una mano alla bocca , come per soffocare altri singhiozzi, come per gettare giu alla gola le parole , la realtà del perché aveva accettato la proposta di Saphiria. Ricordava il perché, ma si vergognava di dirlo. Era stata debole e Saphiria aveva letto la sua debolezza solo guardandola negli occhi.
 
 
“Astoria Greengrass….” Astoria sfoderò la bacchetta istintivamente. Una ragazzina, dalla pelle candida e dai lunghi capelli neri come l’ebano sedeva scompostamente su una delle poltrone del suo attico New Yorkese. Era scalza, e giocherellava con alcuni cristalli che fece sparire , per ritornare a fissare la padrona di casa. Il suo sguardo era inquietante, nonostante appartenesse ad unaragazza giovane, forse molto più di lei.
“Come sei entrata? Chi sei?” Quelle domande furono d’obbligo, ma Astoria sentiva che non avrebbero trovato risposta. E infatti la ragazza rise , una risata maligna, priva di allegria. Rideva di lei, della sua sciocca domanda, del suo sguardo confuso e sciocco. Rideva della sua incertezza che sentiva, percepiva , della sua paura che annusava nella stanza.
“Non importa chi sono…ma ciò che importa è  cosa tu farai per me” Astoria la guardò confusa.
“Un bel niente” Rispose di rimando, decisa a mandarla va di li il più presto possibile. Ma la sua impertinenza non fu tralasciata.  Improvvisamente la temperatura si abbassò, la brina ricoprì le finestre e Astoria , si ritrovò a fissare due occhi neri, lucenti e maligni. La ragazza era a pochi centimetri da lei,si era avvicinata senza il minimo rumore, senza che potesse accorgersene , senza che un sottile vento potesse avvertirla, e Astoria sentì la paura strisciare sotto la pelle.
“Leggo quanto dolore racchiudi … Leggo i tuoi desideri , desideri che posso avverare..”Avicinò le labbra all’orecchio sinistro e soffiò piano. Astoria sentì lo stomaco ribaltarsi.
“Posso fare in modo che Draco Malfoy lasci quella sporca mezzosangue e diventi TUO….Per sempre. Ma tu, devi servirmi senza opporti” Quelle parole le strinsero il cuore, e la debole natura di donna innamorata si fece largo e spuntò fuori. Quelle parole avevano colpito dritte al punto cardine del cuore, avevano tirato fuori ciò che si ostinava a nascondere. Vederlo andare via, lasciare l’appartamento con la banale richiesta di restare amici, di dimenticare ciò che c’era stato perché falso, inesistente, sapere che era ritornata da lei, aveva reso il suo cuore solo un muscolo privo di battiti frenetici, privo di amore . E adesso quella ragazza, dalle pupille profonde, dal sorriso maligno, e dalla pelle diafana e fredda le stava proponendo uno scambio: La sua fedeltà per Draco, per averlo al suo fianco, per sempre. Accettò senza pensare alle conseguenze che quel “si” avrebbe provocato…
 
Astoria scacciò quei pensieri con un battito di ciglia e le parole le sfuggirono dalle labbra, rispondendo a quella domanda rabbiosa.
“Draco…l’ho fatto per avere Draco , di nuovo” Astoria si sentì sciocca . Adesso che rivelava il perché di tutto poteva definirsi realmente una sciocca. Daphne era rimasta paralizzata, con qualche lacrima che ancora pendeva sulle lunga ciglia, incerta se cadere oppure no.
“Saphiria mi aveva promesso che Draco sarebbe ritornato da me se avessi fatto ciò che mi fosse stato chiesto, ed io…perdonami Daphne” Astoria le si gettò tra le braccia e Daphne non trovò la forza di cacciarla e riservarle la stessa rabbia di poco prima. La strinse forte, lasciando scivolare via la rabbia che aveva provato verso di lei. I suoi gesti irresponsabili erano stati guidati dal desiderio di avere accanto il ragazzo che le aveva rubato il cuore. E adesso si ritrovava imprigionata in una gabbia creata da se stessa.
“Ed è tornato… ma lo sento distante…è tornato solo per non destare sospetti in Saphiria….Aspetto un figlio da un uomo che non mi ama, ma che io amo più di me stessa…” Daphne la strinse ancora di più, accarezzandole la chioma corvina che le ricopriva il volto.
“riusciremo a mettere fine a tutto… te lo prometto. Ma devi essere pronta a tutto” Daphne non aveva idea di cosa avrebbe fatto e non era tanto sicura di poter trovare asilo all’interno dell’ordine , dopo tutto ciò che era accaduto, ma era ostinata a non rimanere li succube di quella malvagità. Avrebbe trovato chi come lei si sarebbe ribellata  , avrebbe trovato degli alleati all’interno di quel freddo e paura. Pensò a Theodore e Pansy* che a differenza di molti non avevano risposto alla chiamata del marchio. Anche loro chi sa dove, a condurre una vita lontano da tutto quel disastro, da quelle lacrime e dolore. Pensò a loro, pensò a come poterli contattare , senza che Saphiria e i suoi scagnozzi potessero scoprire le sue intenzioni. Pensò ad Harry Potter e all’ordine, e all’aiuto che avrebbe chiesto. Pensò ad Alexander, il suo piccolo bambino, e a Dorian* , suo marito, messo alle strette anche lui, costretto a gettare il suo orgoglio, costretto a mentire, e uccidere, costretto a eseguire gli ordini di una ragazzina pazza, che stava mostrando come la paura fosse ingovernabile, o governabile, a  seconda del ruolo che si ricopriva, e in quel momento la loro paura era ingovernabile, tanto da giostrare le loro azioni, tanto da averli resi assassini privi di cuore, assassini privi di pietà. Sentiva ancora le urla dei giovani studenti, che con coraggio avevano deciso di proteggere la propria casa, i propri amici la propria vita. Aveva ancora le mani tremanti e sporche del loro sangue, sentiva ancora la puzza nauseabonda di morte, che ormai si era impregnata all’interno del castello.  Pensò di chiudere quei pensieri , pensò di non dover pensare, perché il potere di Saphiria arrivava a colpire anche i punti profondi della mente, del cuore e dell’animo.
 
 
 
                                                                                             *
 
 
Toc Toc…
Hermione alzò lo sguardo verso la porta di legno pregiato della stanza che le era stato assegnata. La stanza che era appartenuta a Draco, quando ancora frequentava Hogwarts. Ogni cosa era rimasta immutata, ogni cosa comunicava il suo passaggio. I colori verde argento dominavano le pareti, foto in movimento salutavano beffardamente, un Draco tredicenne con il braccio fasciato, accanto a Blaise , che spintonava, e un Theodore che silenziosamente , sorrideva sotto i baffi. Un’altra in cui Draco abbracciava tre ragazze, due delle quali provavano a vincolarsi da quella presa , divertite, ma fingendo di essere infastidite, mentre l’altra, si lasciava stringere, sorridendo felice. Hermione si perse in quella foto, sentendo una morsa al cuore, che sembrò sottrarle l’aria. Perché Narcissa aveva insistito tanto a farla restare in quella stanza, dove ogni cosa parlava di lui, quel LUI che voleva dimenticare, anche se sarebbe stato impossibile. Era sempre li, dentro di lei, a ricordarle che esisteva, a ricordarle che aveva amato solo lui nella sua vita semplice, come il suo amore. Ogni cosa in quella stanza la catapultava nel passato  , passato non tanto diverso dal presente….
Toc Toc…
Hermione sobbalzò , ricordando che chi in quel momento aveva bussato, attendeva di essere invitato ad entrare.
“Avanti…. “. Il volto di Harry si intravide tra la porta e la stanza, e il suo sorriso fu contagioso. Hermione sorrise di rimando, e lo invitò ad entrare. Si accomodò sul letto accanto a lei ed entrambi silenziosamente si lasciarono scivolare sul letto ,  si stesero a fissare il soffitto , ornato dal marchio dei Malfoy, che predominava in tutto il manor.
“ Bell’edificio…” Harry non sapeva come dar inizio ad una discussione, non sapeva come far parlare Hermione, e farle dire ciò che da tempo teneva custodito dentro di sé. Era silenziosa , cosa non da lei. Non interveniva più in ciò che accadeva, ma rimaneva in disparte , ad osservare e ad accettare, ed Harry non riusciva a scorgere la “sua” Hermione, in quell’involucro di carne con le sue sembianze.
“ Potrei perdermi per quanto è vasto” Rispose Hermione. Non conosceva bene quel luogo, perché l’unica volta che aveva varcato quei cancelli era rimasta nell’enorme e oscuro salone,cercando di resistere alle torture di Bellatrix. Ricordi dolorosi, di tempi dolorosi. Draco li aveva salvati, li aveva aiutati a scappare, l’aveva anche rimproverata, aveva rimproverato la sua stoltezza che l’aveva condotta li.
“ Cerca di non curiosare in giro, anche se so che il Manor ospita una delle più vaste collezioni di libri antichi di tutta la Gran Bretagna , è quasi alla pari con quella di Hogwarts” Harry la guardò con la coda dell’occhio, aspettandosi di vedere il viso dell’amica illuminarsi, aspettandosi di vederla sobbalzare da letto e uscire con prepotenza da quella stanza , alla ricerca della libreria invitante che Harry le aveva appena fatto presente, ma quando vide la reazione disinteressata, il semplice annuire , Harry si sentì in dovere di svolgere il suo ruolo di migliore amico. Ascoltare ogni singola parola , ascoltare le sue inquetudini , ciò che l’aveva resa uno straccio,pallida, priva di quella luce che l’aveva resa speciale , unica e bellissima.
“Come sta Luthien?” Harry si voltò su un fianco e le prese una ciocca con le dita accarezzandola piano. Nonostante stesse vivendo un inferno, trovava sempre il tempo di preoccuparsi per gli altri.
“Sta riposando…Andromeda si sta occupando di lei e dei bambini…Narcissa è con Sophia e Ginny, si stanno prendendo cura dei ragazzi, alcuni sono feriti, altri spaventati…gli elfi sono con loro , e anche Thomas, e Ron e Neville sono partiti …. “ Hermione voltò la testa, e guardò il volto di Harry, rimasto sempre lo stesso, rimasto dolce, bizzarro e amorevole.
“è partito…” Ripetè lei , con tremore nella voce, e un senso di colpa che le stava corrodendo ogni fibra del corpo.
“Si….” Harry annuì, attendendo altre domande.
“Non riesce a restare nello stesso luogo in cui ci sono io…. soprattutto se sa che ci sono io” Hermione si stava accusando, si stava incolpando, si stava punendo.
“Hermione….Ron  Non ti odia , ma cerca di capire…. Ti ama, ma sa che è inutile amarti, perché tu non lo amerai mai…o almeno non quanto ti ama lui, e adesso che sa del bambino… “ Hermione voltò nuovamente il capo verso il soffitto e istintivamente si portò la mano al grembo, lì, nel punto in cui immaginò di trovare il piccolo feto che ancora doveva svilupparsi del tutto. Non lo sentiva muoversi, non sentiva il suo battito, non sentiva nulla che potesse assicurarla che ci fosse, eppure sapeva che era li, silenzioso, accovacciato , in attesa di crescere , consapevole di dover prendere parte alla vita. Era lì, la prova che Draco non era stato irreale, che Draco l’aveva amata, a modo suo, in modo sbagliato, ma l’aveva amata.
“ Harry, ricordi quando io tu e Ron non eravamo amici…” Harry annuì, continuando a giocherellare con quei ricci crespi e ribelli. Perché quel tuffo nel passato?
“ E quanto fossi odiosa, ostile… e non vi andavo giu?” Harry annuì nuovamente , ricordando bene il suo primo anno ad Hogwarts, ricordando la ragazzina che era entrata nel loro scompartimento , mostrando la sua aria da saputella, aria che aveva mostrato anche quando aveva varcato i cancelli di Hogwarts, quell’aria che l’aveva tenuta alla larga da loro, per un lungo periodo.
“ Ricordo quanto mi sentii ferita quando sentii le parole di Ron… perché non avevo amici, e desideravo fare amicizia con qualcuno, ma nessuno voleva essere amico mio…Mi nascosi in bagno, piansi tutto il giorno, e piansi ancora quando notai che alla sera nessuno era venuto a cercarmi, solo Lavanda, ma lei lo aveva fattp solo per non sentirsi in colpa, e non perché realmente le importava. Nessuno venne ad avvertirmi quando il mostro fu liberato, nessuno avvertì i professori o i prefetti per far notare la mia assenza…poi tu e Ron mi veniste in soccorso. Gli unici a notare la mia assenza, gli unici a preoccuparsi davvero di me. Lavanda e le altre sapevano della mia assenza, ma nessuno ritornò indietro… voi invece si” Harry rimase in silenzio, annuendo ad ogni parole. Ricordando perfettamente la notte di Halloween di dieci anni prima e come da allora le cose erano cambiate. Quell’amicizia che li legava era nata quella notte. Quando la vita di tutti era in pericolo, quando due giovani studenti inesperti avevano osato e si erano gettati a capofitto nell’affrontare un mostro, per salvare un’amica.
“ e quando vi vidi, quando vi vidi affrontare quel mostro, nonostante fossi stata odiosa , nonostante non fossimo amici, mi sentii … “Un singhiozzo interruppe quelle parole, e Harmione, per quante volte avesse pianto di fronte ad Harry, si coprì il viso vergognandosi.
“  siete la mia famiglia, e vi voglio un bene indescrivibile. Tu e Ron siete le persone più importanti della mia vita! Ed io non faccio altro che ferirvi… Da sempre! Ho preso in giro i sentimenti di Ron , l’ho ingannato.. dicendogli di amarlo…lo stavo per sposare….” Le parole erano soffocate dalle mani, che Harmione non tolse dal viso. Piangeva e parlava, cercando di nascondersi, cercando di non guardare dritto negli occhi Harry che non l’avrebbe giudicata , ma le avrebbe fatto notare solo di aver sbagliato tutto dal primo momento, di aver ingannato e illuso chi non lo avrebbe mai fatto. 
“Io vi devo la vita… da quella notte ho pensato che qualunque cosa avessi fatto non sarebbe mai stato abbastanza, perché voi mi avete salvato la vita, senza che io ve lo chiedessi, semplicemente perché siete persone eccezionali e ho avuto la fortuna di avervi al mio fianco per anni…. E adesso sto rischiando di rovinare tutto” Aveva gia rovinato ogni cosa, aveva gettato tutto all’aria. Aveva strappato quell’amicizia con violenza, ingannando Ron che le aveva rivelato i suoi sentimenti, e lei , da egoista e da donna ferita , aveva accettato quell’amore sicuro , giusto, che non l’avrebbe fatta soffrire.
“Harmione , smettila di dire sciocchezze del genere! Io ti voglio bene , nonostante le tue decisioni, e Ron…non smetterà mai di starti accanto… lo so che è doloroso pensare che nonostante le innumerevoli ferite , è ancora innamorato di te e non ti lascerà mai, ma per Ron sei importante ” Harmione lasciò che le mani scivolassero lungo il viso , per posarsi sulle soffici coperte pregiate. Sentì la mano di Harry stringere la sua. Le parole di Harry erano dannatamente vere. Ron avrebbe fatto sentire la sua presenza, il suo amore. Sarebbe stato sempre dietro le quinte, per apparire ogni volta che lei fosse caduta, ogni volta che il suo cuore avrebbe subito una nuova  e profonda ferita. Ron era il suo angelo custode, mentre Draco, era il diavolo del suo dolore, le sue fiamme, nel quale lei amava bruciarsi. Ron era sempre li, e Draco era sempre altrove. Ma lei continuava a inseguire quell’amore sfuggevole .
Harmione annuì piano, non riuscendo a dire altro , o non volendo dire altro. Era stanca , il corpo  , la mente era stanco e stremato, desiderava riposare, desiderava chiudere gli occhi e riaprirli solo al momento della fine. Quando tutto fosse terminato, quando ogni cosa fosse stata più chiara e facile.
“ Quel Sargay non mi piace…” Harry ritornò a stendersi, portando il discorso su altro. Su quell’uomo che era apparso improvvisamente. Woolstrong si fidava ciecamente di lui, sembrava essere ammaliato, incantato da quegli occhi glaciali, e dal sorriso scintillante. Harry gli aveva stretto la mano, e aveva sentito un gelo pervaderlo . Gelo che aveva suscitato in lui sospetti. Avevano parlato poco, Sargay faceva parte del Ministero Della Magia Russo, era un Auror, nonostante fosse un vampiro. Aveva frequentato Durmestrang ed era un grande cacciatore di Licantropi. Un curriculum degno di nota, eppure Harry vedeva in lui qualcosa di …MALVAGIO.
“è un vampiro. Ovvio che non può piacerti! “ Harmione sorrise, ripensando a quell’uomo, o meglio, a quella creatura, capace di leggerle dentro. Non né aveva parlato con Harry, e né con altri, ma le parole di Sargay le rimbombavano ancora nella testa. Chi sa se altri avevano sentito la sua voce. Chi sa se altri avevano visto violare i propri pensieri, le proprie paure. O solo lei aveva sentito la sua voce, ripeterle e sottolineando ciò che lei custodiva segretamente dentro di lei.
“Non solo per questo! Sento che le sue intenzioni hanno un fine non uguale al nostro. Noi vogliamo capire chi è questa Sphiria, non conoscendo nulla di lei, mentre io credo che lui sappia gia tutto. E voglia solo usarci…” Harmione lo fissò allungo.  Forse lui avrebbe dovuto conoscere, in modo da chiarire l’identità di quell’uomo. E forse insieme avrebbero dovuto far luce su molte cose. Si alzò a sedere, trovando difficoltà.Le girava la testa, e le forze le mancavano del tutto. Non toccava cibo da molto, e in quel momento desiderò un buon piatto di Roast Beef , cucinato da sua madre. Amore, passione e sorrisi, erano gli ingredienti giusti che avrebbero reso il pranzo ottimo da gustare. Sua madre e suo padre, che non vedeva da molto, i suoi genitori, che non conoscevano nulla di ciò che stava accadendo .
“Harry..credo che dovremmo indagare su questo Sargay” Disse, chiudendo per un attimo gli occhi, il tempo necessario per trovare la forza.
“Hai notato qualcosa ?” Harry aveva sempre preso in considerazione i consigli di Hermione, si fidava di lei ciecamente, e anche questa volta non avrebbe fatto eccezione.
“ Non ho notato nulla ma….” . Proprio in quel momento la porta si spalancò interrompendo i due e la voce di George Weasley rimbombò nella stanza, facendo sorridere enrambi
“Potter! Ti abbiamo trovato”  Il solito sguardo malandrino e vivace, il solito sorriso serafico dipinto sul viso. La mancanza di un orecchio e di una copia, che lo affiancava, rendeva meno reale la sua figura, ma era lui, appoggiato allo stipite della porta.
“ Harry!” Charley Weasley apparve dietro di lui. I capelli rossi , stretti in una coda, sul viso un sorriso allegro, e all’orecchio un dente di Drago, che dimostrava la sua passione.
“ Hàrmionè…” Il bellissimo viso di  Fleure spiccò tra quelli lentigginosi dei due fratelli Weasley. Il sorriso radioso e bellissimo invase la vista di Hermione, che sorrise di rimando , lei  entrò nella stanza , tra le braccia stringeva la piccola Victoire , che scrutava con gli occhi limpidi e innocenti quel luogo a lei sconosciuto. Era bella , nonostante avesse appena tre anni. Uguale a Fleure poco accostabile alla bellezza di Bill, che seguì la mogli per salutare Harry. Il volto riportava alcuni tagli, ricordo della furiosa battaglia di qualche anno prima, ma il sorriso non gli mancava.
“ Buona sera Harry” Anche Parcy era presente. Sorrise ad Harry, sistemandosi , gli spessi occhiali sul naso, e rimanendo rigido accanto a George, che rivolse il suo sguardo al fratello, disgustato.
“Rilassati un po’! Non siamo mica sotto esame” La pacca pesante sulla spalla fece scivolare nuovamente gli occhiali giu al naso, per poi essere riportati nuovamente al suo posto.
“ Vi siete rintanati qui? Giu ci sono tutti che vi aspettano” George riprese parola, non resistendo a non poter dominare la scena. Harry guardò i Weasley confuso. L’ordine della Fenice era gia riunita in quel luogo? Ron e Neville avevano fatto prima del previsto. Harmione strinse la mano di Harry che le venne porta, e tutti abbandonarono quella stanza. Il brusio di voci si poteva sentire dalle scale. Scesero la rampa in silenzio, e Harry sentì il cuore riempirsi di una nuova speranza . All’ingresso del Manor non erano solo presenti i studenti di Hogwarts giunti li , ma molti visi conosciuti e nuovi, si voltarono dalla sua parte , accogliendolo.
“Ron ha fatto un buon lavoro no?” Harry annuì alle parole di Charly, e intravedendo Ron , in disparte, lontano da quella folla, si congratulò con lui solo fissandolo , solo sorridendolo. Sguardo e sorriso che valse più di mille parole, di mille pacche sulle spalle, e di mille “Grazie”. Harmione fissò ad uno ad uno i presenti. Riconoscendone alcuni, a differenza di altri. Ma tre visi più di tutti attirarono la sua attenzione. Victor Kruum era seduto accanto a Sophia e parlava animatamente con lei, sorridendo di tanto in tanto. Anche lui era li, pronto a combattere, pronto ad aiutare Harry Potter. Non la vide, e lei non cercò di attirare la sua attenzione. I saluti sarebbero stati lasciati al dopo. Lo sguardo di Hermione si spostò per la sala, e gli occhi profondi e silenziosi di Theodore Nott la fecero sobbalzare. Era accanto a Pansy, che si guardava intorno, con la solita aria alzettosa, e i soliti capelli neri che le accarezzavano le spalle. Aveva le braccia conserte al petto e quando anche lei si accorse di Hermione, un saluto, semplice accenno di capo, fu rivolto in sua direzione. La presenza di entrambi era rassicuarante, ma anche sospetta. Loro Ex Mangiamorte* , non avevano risposto alla chiamata di Saphiria, ma erano li, disertori , rischiando più di tutti. Ginny li raggiunse affiancando il marito, con un sorriso che si estendeva da un orecchio all’altro.
“Ron e Neville hanno radunato quante più persone, e nessuno si è tirato indietro. La notizia che Hogwarts è stata invasa non ha lasciato nessuno in disparte. Molti sono qui pronti a sottrarre Hogwarts dalle mani di quella pazza” Harry guardava uno ad uno i presenti . Molti ex compagni erano presenti, anche molti ex nemici, eppure erano li, pronti a salvare e liberare la loro adorata scuola. La loro casa, il loro castello che li aveva ospitati per sette anni, facendoli sentire a loro agio, facendoli sentire a casa.
“Harry credo che vogliano che tu parli” Harmione si avvicinò appena ad Harry, sussurrandogli ciò che le parve evidente. Erano li, in mezzo al salone elegante e vasto del Manor a fissarlo, in attesa , forse di parole di conforto, di parole che avrebbero dato carica e forza. Harry guardò il viso radiante di Ginny che annuì con il capo. Nonostante non fosse il capo Auror, nonostante non fosse ministro, Harry Potter rimaneva comunque il bambino che è sopravvissuto, scampato più volte a morte certa, scampato più volte al Signore Oscuro. Era un ripetersi della storia, e come avvenuto allora, Harry Potter sarebbe stato ascoltato e seguito. Ma Harry non aveva mai amato i discorsi, non aveva mai amato convincere le persone a seguirlo e cambiare le loro idee, la loro visione della vita, per trasmettere ciò che lui pensava. Non era mai stato bravo con le parole, eppure si schiarì la voce, e fece qualche passo avanti, lungo le scale, per guardare bene i presenti, e per farsi guardare bene. Cadde il silenzio. Victor Krum distolse lo sguardo da Sophia, Theodore e Pansy si avvicinarono appena , e il resto degli ospiti spensero le loro voci, per ascoltare ciò che Harry Potter aveva da dire.
“ Hogwarts è stata invasa, e lì fuori c’è qualcuno ostinato a riportare caos nel nostro mondo, quel mondo che ha trovato pace dopo anni di lotte, e guerre…” Gli occhiali gli scivolarono sul naso, e lui li risistemò, imitando i gesti patologici di Pansy, che accanto a lui imitò gli stessi gesti.
“Abbiamo perso cari, familiari , e abbiamo vissuto nella paura per molto… e adesso qualcuno vuole gettarci nuovamente in questa paura, rinnegandoci la felicità…” Ginny gli strinse la mano, che penzolava ad un fianco, gliela strinse , per comunicargli la sua presenza, quella presenza che ci sarebbe sempre stata.
“L’Ordine è sempre stata al servizio della giustizia, ha sempre aiutato chiunque avesse chiesto il suo aiuto, e anche adesso non si tirerà indietro, ma l’Ordine ha bisogno di nuovi componenti… ma non sono qui per convincervi . Voglio che siate voi stessi ad essere decisi per affrontare l’ignoto. Perché non sappiamo nulla su questa donna, che ha deciso di riprendere il vecchio progetto di Voldemort”. Quel nome era ancora fonte di disagio e paura, fonte di brividi di terrore e sospiri spaventati. Harry guardò ad uno ad uno i presenti. Si soffermò sui giovani studenti, con ancora qualche taglio che ricopriva i loro giovani visi, il sangue e la polvere ancora impregnati sulle divise. Vittime incoscienti, vittime spaventate e ancora confuse. Ma tra quelle vittime, si alzò una ragazza, dai capelli biondi, lunghi e in disordine. I grandi occhi verde scintillavano, privi di paura, privi di timori, erano coraggiosi e colmi di speranza, e sulla toga brillava il simbolo dei Tassi e anche una spilla, era un Prefetto.
“Signor Potter, mi scusi se la interrompo. Mi chiamo Daiane Mcraian, e sono una nata babbana… io , come molti ero presente quando sono entrati nel castello. Erano in migliaia, e c’erano anche dei Lincantropi. Grossi uomini che avevano la bava alla bocca, e …hanno attaccato molti studenti e anche professori…senza pietà…io so perché hanno attaccato   Hogwarts, mentre cercavo di portare in salvo i miei amici ho sentito una donna che parlava ad uno dei Licantropi. Ci hanno scoperti, ma il Professor Paciock ci ha salvati in tempo…. L’attacco ad Hogwarts è avvenuto  per eliminare gli studenti impuri, e ho sentito anche che non si limiteranno solo a depurare la scuola, ma il mondo sarà depurato dagli…sporchi mezzosangue…” Daiane interruppe quel racconto, che aveva rapito l’attenzione di tutti, vergognandosi di quella parole , che aveva pronunciato con disgusto, ma continuò , continuando a guardare Harry negli occhi, continuando a trasmettere quel coraggio che illuminava il suo volto, sporco di fuliggine e sangue.
“ Quando ho sentito cosa avevano in mente avrei voluto attaccarli, avrei voluto fargliela pagare, per tutto ciò che stavano facendo…Signor Potter , quello che le voglio dire è che NOI, Hogwarts, e il mondo magico, vive nel suo ricordo, vive in ciò che lei ha fatto per tutti. Aveva la mia stessa età quando ha affrontato V-voldemort, i mangiamorte, senza timore, senza paura… siete leggenda, lei, la signorina Granger e anche il signor Weasley. Si parla di voi ovunque , e il vostro coraggio è per noi un modello da seguire. Quindi io le dico con convinzione e fierezza che…Sarei lieta di far parte dell’ORDINE, di prestare la mia limitata conoscenza, e di salvare Hogwarts.” Quelle parole furono come una dose di coraggio che invase tutti gli studenti presenti in quel momento. Le parole di Daiane fecero alzare anche un altro studente, un serpeverde questa volta, dai folti capelli castani e dallo sguardo solitario, simile a quello visto su molti volti appartenuti a quella casa.
“ Mi chiamo Stephan Harper, e sono orfano signor Potter…. Hogwarts è la mia casa, la mia famiglia, la mia vita, e adesso me l’hanno portata via… e non credo di poter rimanere con le mani in mano” Lo sguardo di Ron lo raggiunse dal fondo della sala, stupito, divertito e speranzoso. Anche altri studenti annuirono, tutti decisi a riunirsi, a sacrificarsi per salvare la loro casa, per salvare il mondo in cui vivevano, per salvare ogni cosa. Harry annuì, stupendosi di quel risultato, che quelle parole , pensate al momento avevano causato.
“ Hogwarts ha sfornato piccoli eroi” la voce di George rovinò quel momento memorabile, e Harmione non riuscì a trattenere lo scappellotto che colpì perfettamente la sua nuca.
 
 
 
Il discorso di Harry aveva dato carica e forza a tutti, ma per il momento, avrebbero atteso gli studenti, prima di poter vendicare la propria casa. Narcissa, Ginny e Sophia, aiutarono i pochi studenti ad occupare le camere del Manor, e li aiutarono a mettersi al meglio e contattare le proprie famiglie. Harry sarebbe ripartito quella notte stessa , e con l’aiuto di Woolstrong sarebbe andato in cerca di qualche indizio che avrebbe reso chiara l’identità di Saphiria e di chi l’avrebbe seguita fedelmente. Ron era seduto con Neville e Victor Krum, e speravano di trovare distrazione negli scacchi magici, mentre Andromeda e Fleure erano nella stanza di Luthien a tener a bada i bambini. Il resto dell’ordine girovagava per il Manor, ammirando la tenuta che un tempo era stata la dimora dello stesso Voldemort .
“ è una meraviglia dell’arte medievale e barocca. Ogni cosa richiama lo stile regale dei Malfoy. Verrebbe la bava alla bocca ai folletti della Gringott” Charley Weasley percorreva , rapito, ogni centimetro di quel luogo, ammirandolo, scorgendone i particolari. Lì ogni cosa era un tesoro e reliquia preziosa. E lui, da buon cacciatore di tesori, ammirava quella bellezza.
“La bava sta venendo a te, cagnolino” George era disteso su uno dei divani del salone, e cercava di ritrovare riposo. Il lungo viaggio era stato stancante, e la preoccupazione per sua moglie Angelina, gli causava un forte e snervante mal di testa. Come lui, anche Parcy aveva preferito far restare la propria moglie a casa. Non sarebbero state pronte per affrontare tutto ciò che stava accadendo.
“ Non riesci ad apprezzare le bellezze dei tesori  nascosti in questo luogo” Charly non distolse lo sguardo dalle bellezze che si aprivano a lui. Avrebbe chiesto a Narcissa di fargli vedere altro di quel luogo, e magari convincerla a dargliene qualcuno .
Harmione sedeva sulle scale, e osservava tutti, con sguardo disinteressato e annoiato. Il brontolio allo stomaco le comunicò di voler mangiare, l’avvertì che era ora di ingurgitare qualcosa, e non rimanere a stomaco vuoto. Ma la voglia di farlo mancava, mancava la voglia di fare ogni cosa. Desiderava solo rimanere li, seduta a guardare come la vita le scorreva d’avanti.
“ Granger, dobbiamo parlarti” La voce stridula e stanca di Pansy la  fece alzare lo sguardo verso di lei, che a braccia incrociate la guardava. Accanto a lei, c’era Theodore. Quei due erano sempre stati inseparabili, come se uno non potesse vivere senza l’altro. Come se i loro destini fossero uniti, indissolubili. Come se le loro anime fossero incollate, incatenate. Erano uniti in tutto, ed ogni cosa , ogni azione, passava al vaglio di entrambi.
“Sono qui. Sono tutta orecchie” Hermione ritornò a fissare oltre. Non aveva mai sopportato la presunzione e lo sguardo di superficialità che Pansy Parkinson le aveva sempre rivolto. Eppure Draco le aveva sempre proposto, consigliato e a volte anche ordinato, di provare a conoscerla:
 
 
“se solo provassi…”
“No Draco, non voglio provare a conoscerla. È antipatica, e non fa altro che piagnucolare…” Hermione si staccò dal suo abbraccio. Si trovavano nel solito cubicolo oscuro, lontano da sguardi indiscreti, lontano dal mondo.
“Pansy è solo apparenza. Nasconde molto” Draco le cinse nuovamente  i fianchi , avvicinandola a lui. Non riusciva a tener lontano quel profumo, quello sguardo caldo, quel sorriso stupendo. Non riusciva a tenerla lontano da lui, nonostante stessero litigando, lo avrebbero fatto stando abbracciati.
“ Peggio per lei. Io non voglio conoscerla! Non solo perché piagnucola, ma anche perché mi guarda… in modo strano” Harmione provò ancora a staccarsi da lui. Odiava stare tra le sue braccia quando doveva fingere di essere arrabbiata. Non riusciva a farlo, quando il suo profumo, il calore del suo corpo, quegli occhi belli da morire, si soffermavano su di lei. Era difficile farlo, soprattutto quando sorrideva appena.
“Ti guarda in quel modo perché… le ho parlato di NOI” Harmione sentì la debole e inutile rabbia svanire, lasciare il suo corpo, e cedere il posto alla felicità. Sorrise senza pensare di averlo fatto , sorrise tanto da coinvolgere anche lui, che sorrise ancora di più, rendendo quel viso sottile ancora più bello.
“Pansy è l’unica a saperlo, oltre a Blaise…e non è affatto contraria…anche se…” Draco si interruppe, abbassando lo sguardo, per rendere tutto d’effetto. Conosceva la curiosità di Hermione, e conosceva quanto lei odiasse attendere, e non sapere tutto subito. Infatti  LEI si alzò sulle punte , avvicinandosi al suo volto, gettandogli le braccia al collo.
“Anche se?” Hermione avvicinò appena le labbra a quelle di Draco.
“Anche se…  Non può esserti amica e sostenerci…Non può farlo per…”
“Astoria…” Hermione concluse per lui. Conoscendo cosa ci fosse alle spalle di tutto. Astoria era destinata a Draco fin da sempre. Tra le famiglie dei Maghi Purosangue, erano ancora in voga i matrimoni combinati, per non permettere al sangue di contaminarsi e divenire sporco. E Draco era stato predestinato alla piccola di casa Greengrass, anche se lui si sarebbe opposto, o almeno cosi le diceva ogni volta che quel discorso veniva tirato in ballo.
“Ehi, lo sai che tu sei l’unica….” Le prese il mento tra le dita, costringendola ad avvicinarsi a lui. Non sopportava di averla lontano, e non avrebbe sprecato quei pochi momenti per litigare. Avrebbe goduto di lei ogni secondo, ogni attimo. Avrebbe baciato quelle labbra fino a quando il fiato gli sarebbe mancato, avrebbe accarezzato quei capelli, quel viso , quella pelle, fino a quando il cielo si fosse oscurato e loro sarebbero divenuti solo ombre. Loro si appartenevano realmente. Loro era il destino , loro sarebbero rimasti eterni. Harmione lasciò che quelle labbra si posassero sulle sue, lasciò che le mani scivolassero lungo il suo corpo, raccogliendone ogni frammento, e lasciò che il pensiero di vederlo andar via con qualcun’altra le scivolasse via, esattamente come in quel momento Draco fece scivolare via la camicetta…
 
“Noi sappiamo abbastanza su questa Saphiria…” Hermione ritornò a guardarla. Quello sguardo era odioso, esattamente come lo era stato ai tempi di Hogwarts. Ma avrebbe dovuto tenere quell’odio a bada, lontano. Avrebbero dovuto collaborare, e non permettere che l’odio alimentasse i loro rapporti, le loro decisioni.
“Ma ne vogliamo parlare anche con Harry” Questa volta fu Theodore a parlare. Il tono calmo, lo sguardo cupo , che aveva sempre ricoperto la sua figura di una luce interessante e misteriosa. Molte ragazze cascavano ai suoi piedi esattamente per quel modo disinteressato di volgersi alla vita, al giorno e a chiunque si fosse presentato a lui.
“ Andiamo a cercarlo….” Propose Harmione, rimanendo sempre sulla stessa posizione. Non avrebbe riservato a nessuno dei due un sorriso, o un accenno di amicizia. Era coerente in tutto ciò che faceva, e lo sarebbe stato anche in quel momento. Si aiutò ad alzarsi con lo scorri mano, ma barloccò appena, e Pansy , sorprendentemente la sorresse per le spalle.
“Sei pallida Granger…Hai bisogno di stenderti” Quella gentilezza non era da lei, eppure la preoccupazione che lesse sul volto da carlino sembrava sincera.
“No grazie….” Rispose lei, scostandosi con grazia. Non le avrebbe riservato modi aggressivi, non lo avrebbe fatto perché non se lo meritava. Ma i limiti li mise, e non sarebbero stati valicati.
“Andiamo a cercare Harry , prima che vada via con Woolstrong” Ripropose, e insieme salirono nuovamente la lunga rampa di scale, sperando di incontrare Harry prima di vederlo partire per poi dover attendere il suo arrivo, che non avrebbe avuto né ora e né data.
 
                                                                                      *
 
 
Era buio intorno, silenzio , e un senso di vuoto che le invadeva il cuore. Non sapeva dove fosse, ma il freddo penetrava dentro le ossa intorpidendole, rendendole rigide e dolorose. Il corpo non seguiva la sua volontà, sembrava essere paralizzata, schiacciata da una forza maggiore, che non le permetteva di muoversi. Gli occhi non si abituarono al buio, ma scorse lontano uno spiraglio di luce. Avrebbe voluto raggiungerlo,ma il corpo continuava a rimanere paralizzato. Poi vide avvicinarsi quello spiraglio di luce, lo vide farsi sempre più vicino, sempre più visibile e raggiungibile. Si ritrovò nuovamente bambina. Accovacciata in un angolo, a spiare.  Aveva la gambe strette al petto, e stava spiando qualcuno che non sarebbe stato felice di saperlo . Voltò lo sguardo verso la sua sinistra, e rivide nuovamente quella bambina. Anche lei accovacciata, anche lei che spiava. I lunghi capelli neri le ricoprivano il viso, ma non abbastanza da nasconderle gli occhi profondi e la pelle pallida. Anche lei si voltò nella sua direzione , e portò lentamente l’indice alle labbra, per incitarla a rimanere in silenzio. Quella bambina le faceva paura, eppure si fidò di lei, rimase in silenzio, rimase zitta. In attesa. Non riusciva a vedere bene ciò che stava accadendo fuori da quel nascondiglio. Ombre e voci sconnesse, solo ciò era comprensibile e visibile. Poi lo spiraglio si allargò, divenne luce accecante, e il viso della madre fu visibile. Era come lei la ricordava: Occhiaia profonde, viso incavato e pallido e sguardo severo , rigido, gli occhi sgranati . Allungò una mano verso di lei , ma non fu lei a stringerla. La bambina al suo fianco la strinse e si lasciò trascinare fuori. Anche Luthien le seguì , ma nessuno  sembrava accorgersi di lei. Era un fantasma, invisibile. Solo quella bambina poteva vederla e quando si posizionò al centro dell’enorme tavolo, sorrise in sua direzione. Questa volta fu un sorriso allegro e non inquietante. Dolce, innocente, inconsapevole di ciò che sarebbe accaduto. Bellatrix si rivolse ai presenti, che Luthien non conosceva. I Volti sembravano essere fumo, cancellati , sfocati, incerti. Disse qualcosa, ma Luthien vide solo le labbra muoversi , ma nessun suono ne uscì. Poi una luce, rossa ricoprì la stanza, la bambina al centro del tavolo fu ricoperta di quella luce, un ultimo sguardo, questa volta di dolore e rabbia , e poi tutto fu buio, di nuovo.
Luthien balzò e gli unici occhi che incontrò furono quelli caldi e amorevoli di Andromeda, incredibilmente uguale alla madre, ma con l’amore che le colorava ogni angolo del viso.
“Luthien mia cara. Cosa ti ha turbato?” Andromeda le accarezzò dolcemente il viso, notando l’inquietudine apparsa nei grandi occhi cristallini.
“Nulla… sono ancora un po’ scossa” Sussurrò, asciugandosi il velo sottile di sudore che le ricopriva la fronte. Ancora sogni confusi, senza senso, privi di significato che potesse aiutarla a capire chi fosse quella bambina, il motivo per cui sua madre tormentava i suoi sogni. Non aveva mai sentito il bisogno di conoscerla, di scoprire qualcosa di lei, anche perché ciò che sapeva era abbastanza , abbastanza da tenerla lontana. Forse avrebbe dovuto parlare con Andromeda, lei avrebbe potuto aiutarla. Ma guardandola nuovamente non vide la necessità di turbarla ulteriormente. Gia era preoccupata , non poteva renderle i pensieri più  turbati di quanto gia non fossero. Si distese nuovamente, guardando il soffitto, e sperando di non cedere alla stanchezza. Quella notte pareva eterna. Come se le volesse rendere ogni cosa più difficili, come per marcarle affondo ciò che era accaduto. Non voleva giungere a termine, non voleva regalargli piccoli attimi di pace e di amnesia. Non voleva che lei dimenticasse ciò che era accaduto, ciò che doveva ancora realizzare concretamente. Il buio era inoltrato e non sapeva che ora fosse. Era tardi, o era gia passato un giorno e quello era la fine di un’ennesima notte, trascorsa nel letto , dando spazio a sogni inquietanti di rendere tutto più difficile. Ormai non aveva più senso sapere che giorno fosse, che ora fosse. Ormai Luthien aveva perso ciò che di più importante avesse. Blaise era morto, il suo Blaise non c’era più . Nessuno avrebbe capito come realmente si sentisse in quel momento. Nessuno l’avrebbe aiutata davvero , avrebbero solo provato, ma non ci sarebbero riusciti. Erano inutili dipingersi sul viso quello sguardo amorevole, preoccupato. Era inutile dire “si , capisco, ma devi essere forte” , perché la forza adesso non c’era, e anche se avesse voluto esserci, Luthien era stanca di mostrarsi forte. Era stanca di dimenticare e proseguire. Con la morte di Blaise, c’era stata anche la morte di lei , lei che ormai avrebbe desiderato annullarsi, distruggersi. Ma non le sarebbe stato permesso, perché la vita era cosi: Non ti permetteva di farla finita con un semplice gesto e lasciare il dolore sulla terra. Non avrebbe potuto trovare quella tranquillità che desiderava. Non avrebbe spento quelle voci, quei consigli, non avrebbe potuto chiuso gli occhi e abbandonare il suo corpo, per andare via, ma avrebbe dovuto subire, fino alla fine. Avrebbe sofferto la sua assenza, e forse un giorno, lontano, molto lontano, si sarebbero ritrovati, ma per il momento lei sarebbe stata sola, avrebbe percorso quella vita da sola, senza Blaise che le stringeva la mano, senza il suo sorriso che la svegliava e le augurava l’inizio di un nuovo giorno.
“Ti preparo una tisana?” Andromeda non la smetteva di parlare, e lei avrebbe voluto restare sola. Voleva farla finita con domande sciocche che riguardavano il cibo, il voler prendere aria, il voler parlare. Nulla di quelle cose le avrebbero ridato Blaise, che senso aveva proporgliele. Che senso aveva ? Nessun senso, perché quelle cose, non le avrebbero ridato indietro Blaise.
“No, voglio solo riposare…” Era una bugia, ma forse quella bugia l’avrebbe convinta a lasciare la stanza, e permetterle di assaporare il silenzio.
“ Se hai bisogno di me, mi trovo nella stanza accanto… Fleure avrà bisogno di me, quei bambini messi insieme sono irrequieti” Luthien annuì appena, nascondendo il poco interesse di ciò che stava accadendo al di la di quelle mura. Non le importava se i bambini erano irrequieti, se la guerra era in corso o se una pazza progettava la fine del mondo. Era diventata strafottente alla vita. Si voltò di lato, e finse di dormire. Sentì la carezza di Andromeda, sentì il letto alleggerirsi , e sentì la porta socchiudersi con delicatezza. Era rimasta sola. Ma sentì un qualcosa , che intrufolandosi, interruppe la sua solitudine. Bruthus le fu addosso , senza chiederle il permesso. Puntò i suoi occhietti profondi e scuri in quelli di lei, e le leccò il viso. Luthien lo lasciò fare, come se quel gesto volesse strappare via ogni dolore. Bruthus forse fu l’unico degno a rimanere li, perché con il suo silenzio, la faceva star bene.
 
                                                                          *
“ Daphne ci contattò poco prima che Alexander fosse  rapito e Dorian fosse ricattato. Il marchio bruciava, e ci chiese se anche a noi era riapparso. è come una maledizione, ci ricorda sempre ciò che abbiamo fatto e ci tormenta… Ma solo loro hanno risposto al richiamo. Molti mangiamorte sono morti, o rinchiusi Ad Azkaban, i pochi rimasti liberi, si sono rifiutati, mentre altri, sono stati costretti a seguirla… “Theodore sfiorò con le dita affusolate l’avambraccio, per poi piantare con prepotenza lo sguardo cupo e disinteressato in quello di Harry, che fermo accanto al camino, era rimasto in ascolto in ciò che i due avevano da dirgli. Non li aveva notati prima nel salone, e la loro presenza li lo stupì, come aveva stupito Hermione. Entrambi non si vedevano in giro dalla fine della guerra, erano scappati al di là del mare, , scegliendo  di continuare la loro vita lontano dalle diffidenze che ancora perseguitavano il loro nome.Come appena detto da Theodore, quel marchio era come una maledizione, li tormentava, li accusava di ciò che era accaduto anni prima.
Harry  Era stato fermato in tempo, aveva ancora il mantello da viaggio poggiato sulle spalle, e l’arrivo di Harmione , accompagnata da Pansy e Theodore, avevano tardato il viaggio. Woolstrong era rimasto, nonostante Harry lo avesse incitato a proseguire senza di lui, incuriosito di ascoltare quale storia assurda avevano da dire i due ex mangiamorte. Era in disparte, a guardare i due ragazzi con sguardo severo, il solito sguardo che rivolgeva a tutti. Era anziano ed esperto, e storie e tentativi di plagio ne aveva visti, e non aveva mai ceduto. Non aveva mai creduto alle preghiere, alle richieste , ai pianti. Erano criminali, e non avrebbero avuto clemenza. Scrutava entrambi, pronto a cogliere quel particolare che li avrebbe incastrati. Ma il loro volto teso in un espressione neutra, rendeva il suo tentativo difficile.
“ Come mai voi non siete stati costretti come lei?” Harry era diffidente come Woolstrong,ma era più propenso ad ascoltare. Harmione era appoggiata allo stipite della porta, tenuta rigorosamente chiusa.
“ Perché Saphiria non ha trovato nulla con cui ricattarci… Tutti sono stati ricattati, brutalmente.” Pansy prese parole, avvicinandosi ad Harry, e sfidandolo con lo sguardo. Sapeva che le sue parole non sarebbero state prese sul serio, ma valeva la pena provarci.
“ Voi non avete nulla che può rendervi ricattabili? Ammirevole” la voce raschiosa di Woolstrong pronunciò quella parole sarcastiche, mostrando la diffidenza che provava verso i due , che parvero non dar peso a quelle parole. Rimasero a fissare Harry, senza dar conto al capo Auror che avrebbe fatto di tutto per provocarli, e rendere le loro parole poco convincenti e vere.
“ Quindi sappiamo che Daphne qualunque cosa abbia fatto, lo ha fatto solo perché è stata costretta, cosi come Draco, e Astoria” Pansy continuò senza dar peso a Woolstrong che soffiò contrariato. Harry invece, era pronto ad ascoltare.
“Draco lavora sotto copertura per noi, quindi se ha fatto ciò che ha fatto è stato solo per non far saltare tutto…” Pansy si voltò verso Harmione, non mutando il suo sguardo.
“Non sapevamo questo particolare…” Theodore sembrò preoccupato. Si scambiò uno sguardo d’intesa con Pansy , che lo scorse appena, per poi ritornare a fissare Harmione.
“ Voi dell’Ordine lo avete mandato?” Chiese Pansy. Irrigidendosi. Hermione annuì, percependo parole non dette e forse non intenzionate ad essere pronunciate.
“ Come l’ultima volta…Non cambiate mai tattica” La critica di Pansy fece sorridere amaramente Woolstrong, non intenzionato ad ascoltare i due mocciosi, travestiti da cupi paladini, pronti a impartire ramanzine e apparire ciò che non erano mai stati.
“Voi avreste potuto fare di meglio?” Chiese sarcasticamente. Theodore si rivolse a lui, avvicinandosi lentamente.
“ Non avremo certo mandato un nostro amico a morire..”
“Meglio un verme che persone innocenti” Soffiò Woolstrong, e Theodore scattò in avanti, gettando e calpestando la maschera neutra. Pansy lo afferrò in tempo, trascinandolo lontano da li. Lo bloccò al muro, e gli sussurrò parole che non furono percepite dai presenti. Harry guardò Hermione, perplesso e il medesimo sguardo gli fu rivolto dall’amica, che come lui non sentì nulla, ma vide solo l’effetto che ebbero su Theodore, che sembrò calmarsi. Abbassò lo sguardo e annuì e ritornò silenzioso e cupo.
“ Pansy, voi sapete qualcosa in più di questa Saphiria..” Hermione non si era mai rivolta a Pansy in quel modo, ma sentì che era il momento di sotterrare le vecchie asce di guerra, e aiutarsi in modo da mettere fine a tutto ciò che stava accadendo.
“Può darsi, ma Woolstrong deve uscire da qui..” Pansy si rivolse al Capo Auror , che si irrigidì , sdegnandosi di quella proposta.
“ Non prendo ordini da una criminale” Woolstrong diventò paonazzo, ed Harry percepì che quell’incontro avrebbe solo recato problemi. Pansy non fu scossa dall’accusa ma continuò a fissare l’uomo , sfidandolo.
“Signore, credo che debba andare adesso….” Harry fu costretto a cacciarlo, rischiando di venire radiato dal suo incarico, con il rischio di subire l’ira di Woolstrong. Ma avrebbe rischiato, se Pansy avesse parlato per fornirgli informazioni utili ad eliminare, o almeno a conoscere meglio il proprio avversario.
“Potter come ti permetti! Non mi faccio cacciare da quattro bambocci e il fatto di essere stato il bambino sopravvissuto non ti permette di impartirmi ordini. Non sono come quei sciocchi ragazzini che pendono dalle tue labbra. Sono un Auror esperto e con meriti notevoli ! E non permetto di essere messo da parte” Woolstong era sul punto di esplodere. L’indignazione era tale da rendere il viso paonazzo e gli occhi che quasi fuoriuscivano dalle orbite. Sputò qualche rivolo di saliva, disgustando Hermione, che dovette distogliere lo sguardo, per non rischiare di vomitare. Era diventata troppo sensibile, le disgustava anche la più minima e insignificante cosa, che ai suoi occhi poteva apparire strana.
“ signor Woolstrong lei sta intralciando le ricerche. Se Pansy non parla d’avanti a lei , un motivo c’è e noi dobbiamo rispettarlo”
“Il motivo è che sei una carogna Woolstrong e hai nascosto molte cose a molti di noi” Pansy ghignò maleficamente, rendendo Woolstrong ancora più rabbioso. Sfoderò la bacchetta e la puntò contro la ragazza,che rimase impassibile, a differenza di Harry e Theodore, che risposero entrambi .
“Potter abbassa la bacchetta” Ordinò Woolstrong.
“No signore, l’abbassi lei” Esclamò Harry, continuando a tenere la mira al collo, se avesse colpito, lui avrebbe fatto altrettanto.
“Questo non lo accetto Potter… rischi il posto”
“Signore  non conta più adesso. Il mondo è di nuovo allo sbaraglio, e l’ultima cosa che mi interessa davvero è il posto al Ministero, divenuto corrotto e meschino…di nuovo” Harry guardò Theodore, che accanto a Pansy , teneva la bacchetta alta, pronta a difenderla. Non era mai stato amico di entrambi, ma sentiva che valeva la pena ascoltarli. Le mani di Woolstrong tremavano di rabbia di fronte al disertare di Harry e alle minacce dei due Mangiamorte, che a parole della ragazza, sapevano qualcosa che lui non aveva rivelato . Dovette abbassare la bacchetta, e scoccando un ultima occhiata al suo Allievo, si arrese, momentaneamente .
“Bene, vado via… Ma non vi aspettate un mio aiuto futuro” Detto questo sparì tra le fiamme verdastri del camino, permettendo ad Harry ed Hermione di poter ascoltare qualunque cosa avessero da dire Theodore e Pansy. Harry aveva rischiato, si era messo contro il suo capo auror, ma non gli importava realmente. Ciò che importava era salvare quel mondo, che sarebbe stato il futuro dei suoi bambini.
“ Adesso potete parlare?” Pansy guardò Theodore, che senza attendere ordini sapeva gia cosa fare. Insonorizzò la stanza, e chiuse per bene la porta, permettendo cosi ad Hermione di accomodarsi su una delle poltrone vittoriane , disposte causalmente per quel salone, uno dei tanti , disposti nell’enorme Manor.
“ La cosa vi sembrerà inverosimile , ma dovete crederci. La nostra non è una richiesta di aiuto, ma solo un informazione che spero si presenterà utile… “ Pansy parlava sempre al plurale, lo faceva involontariamente, ma farlo sottolineava il loro legame, quel legame che sembrava essere retto da catene , potenti , forti.
“Conosciamo molto bene Saphiria…. Anche Draco l’ha conosciuta ,ma non se ne ricorda, perché Lucius cancellò la sua memoria….” Questa volta fu Theodore a parlare.Era un continuo aiutarsi,un continuo essere complici , l'uno completava la frase dell'altro , o semplicemente comunicavano solo sfiorandosi con gli occhi, come se il legame si estendesse oltre al semplice amore, al semplice essere una coppia. Quel legame si estendeva all’anima, rendendole l'essenza di loro stesse.
“ dovrete ascoltarci senza fiatare…quando avremo finito , forse saremo in grado di rispondere alle vostre domande….”Pansy zittì Hermione, prima che lei potesse tartassarla di domande in relazione a Draco e al legame che poteva esserci con Saphria. Alzò la mano, prima che lei potesse esprimere una singola parola, o rumore, o tentativo di parola. La zittì per poi continuare nel suo racconto che stava mettendo Harry in agitazione. Qualunque cosa gli avessero detto, non sarebbe stato piacevole.
“ Prima di parlarvi di Saphiria è giusto che voi sappiate una storia…una storia che si racconta da secoli, tra i Licantropi e i Vampiri, una storia divenuta leggenda, e non molti sono certi che sia reale...” Pansy si schiarì la voce e si cambiò un ultima occhiata d’intesa con il suo compagno che acconsentì  a rivelare quella storia, a rivelare il segreto che aleggiava intorno alla figura di Saphiria. Si schiarì la voce, e iniziò con voce calma la storia, che rapì Hermione ed Harry, che ascoltarono rapiti quel lungo fluire di parole, non intenzionati a interromperne una singola sillaba….
“In Un tempo, un tempo lontano, ancora prima che Hogwarts fosse creata, ancora prima che i Maghi fossero gettati al bando, costretti a nascondere se stessi e il proprio mondo , ancora prima di tutto, due fazioni di creature , oggi considerati frutto di pura e mera fantasia, si facevano la guerra, per la supremazia del potere, per definire chi fosse degno a restare al mondo, e incorporare nelle proprie mani ogni cosa:  I Licantropi e i Vampiri, nemici mortali, di motivi nati secoli prima, motivi  sconosciuti, di motivi non definiti né allora e né mai. Ogni giorno lotte violente ricoprivano la terra di sangue e cenere. I Maghi, che allora erano considerati saggi ,  e le loro parole erano perle di saggezza , decisero di non rendersi complici di quelle lotte prive di  motivazioni,  forse  solo legate al gusto di sentire il sangue sulle labbra, sentire ansimare il nemico, e nulla più.  E Decisero di lasciare che le due fazioni si distruggessero, fino a decimarsi, e divenire piccoli gruppi, con la rabbia che giostrava le loro azioni. Rabbia che non fu più solo rivolta ai propri avversari, ma pian piano entrambi i gruppi si scagliarono su Maghi e Babbani, e le cose iniziarono a peggiorare, rendendo il mondo solo un campo di combattimento, dove nessuno era vittima, ma solo soldati , costretti a combattere ferocemente ogni giorno. Stanchi di tale condizioni, il consiglio degli anziani Maghi, si riunì, e il capo del Consiglio,  sacerdotessa egizia Menhit ,decise di gettare un incantesimo sui capi delle due fazioni. La Regina Agape, vampiro purosangue, di indescrivibile bellezza , e il guerriero senza timore Ercanbald, capo dei Licantropi, forte , e dotato di vero coraggio. Un incantesimo che sarebbe stata una maledizione, una maledizione che forse avrebbe frenato quelle lotte. Entrambi i capi furono attirati con l’inganno nei ghiacciai della Russia, e al freddo e al buio, nacque l’amore. Solo i loro cuori parlarono in quel momento, sussurrando ciò che la rabbia e la guerra non avrebbe mai rivelato. La sacerdotessa Menhit sperò che il suo incantesimo avrebbe unito entrambi i gruppi, ma quel legame non fece altro che alimentare l’odio e la voglia di rivendicare la propria specie. Il posto di Agape salì al potere un altro vampiro, più spietato, più ostinato e bramoso al potere. Sargay, un purosangue senza il minimo accenno di compassione che potesse scorrere nel suo gelido corpo. Anche i Licantropi in un primo momento furono tentati di sostituire il proprio padrone, ma la fedeltà dei Licantropi, si dice sia eterna e indissolubile, e cosi fu. Rimasero fedeli al proprio padrone e alla sua dama, nonostante quest’ultima incarnasse il loro nemico mortale. La guerra si propagò ancora, e ancora, fino a quando dall’amore dei due nacque una bambina, un ibrido un mezzosangue che avrebbe controllato entrambi le fazioni per portare pace in quel caos di guerra e sangue…. La Bambina, si narra, avesse poteri da poter esercitare su entrambe le specie, e non tutti furono contenti di questo controllo, soprattutto Sargay che non voleva la pace, quindi decise di ucciderla, ma non riuscì a trovarli perché spariti nel nulla della fredda Russia, divenuta loro dimora eterna…“
Harry guardò Hermione che ricambiò lo sguardo confuso e al contempo sorpreso. Ascoltare quella storia era stata travolgente, e interessante, ma adesso ogni cosa stava prendendo il giusto spessore, il giusto posto in quella faccenda. Nulla era come sembrava, Saphiria non era una persona qualsiasi con l’obbiettivo di depurare il mondo dai Mezzosangue, e Sergay non era il cacciatore di licantropi, che avrebbe aiutato l’ordine, ma ciò che stava facendo era solo il lavoro abbandonato anni , o forse secoli prima.
Ma ad Hermione sfuggivano ancora molte cose. Il ruolo di Draco in quella faccenda,  il perché occupare Hogwarts e , come detto da Sergay, il rapimento di bambini. Ancora molte cose rimanevano nell’ombra.
“ Naturalmente questa leggenda fu dimenticata, e nessuno più andò in cerca della figlia di Agape e Ercanbald, tranne…Voldemort” Theodore interruppe i tentativi di Hermione di trovare una risposta .
“Voldemort sapeva che se avesse avuto dalla sua parte i Vampiri e i Licantropi avrebbe potuto governare il mondo …Quando nessuno credeva al suo ritorno lui ne approfittò per andare alla ricerca di questa creatura leggendaria. Fu una ricerca molto ardua, anche per Voldemort stesso, ma alla fine la trovarono…. ” Pansy  aveva pronunciato nuovamente il nome di Voldemort, senza provocare brividi a se stessa o ad altri . quel sapere troppo, e quel pronunciare il nome con tale facilità fecero sorgere nuove domande nella mente di Hermione, domande che attendevano di essere porte. Pansy si i fermò nuovamente, interrotta dalla porta del salone che  fu sbatacchiata violentemente.
“Ehi C’è Harry?” La voce di Ron provenne dall’altro capo della porta, e dal tono si capì che fosse contrariato  a starsene in disparte nel salone, senza l’amico che non si era degnato nemmeno di salutarlo. Sull’apice , Ron aveva deciso di interrompere  tutto, permettendo a quel racconto di non essere raccontato. Hermione alzò gli occhi al cielo, e sotto lo sguardo contrario dei due ex Mangiamorte, e di Harry, aprì la porta con violenza, ritrovandosi faccia a faccia con Ron , che boccheggiò in sua presenza. Non avevano più parlato dopo il furioso litigio, e dopo la dolorosa confessione. Qualche accenno di capo, e sorriso stentato, ma nessuna parola che potesse far comprendere ad Hermione se la loro amicizia fosse finita, o se ancora lui, ardeva d’amore. Sperò che la seconda ipotesi non fosse pensabile, ma il modo in cui abbassò lo sguardo per poi rialzarlo verso di lei, le fece capire che forse non sarebbe mai cambiato ciò che lo teneva incorato a lei.
“Ron , Harry è occupato in questo momento” Le faceva male essere aggressiva e Stronza, come lo era in quel momento, ma doveva farlo. Avevano trovato la chiave, che forse, avrebbe aperto la porta della vittoria, forse conoscevano il modo per sconfiggere Saphiria, bandire Sargay, e salvare Draco, per farlo ritornare da lei, per permettergli di poter diventare padre, e amarla, amarla come non gli era stato possibile farlo, e Ron non poteva interrompere quel momento cruciale.
“Oh, va bene…Volevo solo sapere se prima di partire aveva bisogno di … qualcosa da mangiare per il viaggio” Ron allungò il collo all’interno della stanza, e corrugò la fronte quando incontrò gli sguardi cupi di Pansy Parkinson e Theodore Nott. Forse nessuno in quel luogo aveva notato la loro presenza, Hermione , ipotizzò , vedendo il modo con cui Ron spostò lo sguardo da i due ad Harry, sperando una spiegazione plausibile. Ma Harry si avvicinò a lui, e chiudendo appena la porta , rimase con il viso tra di essa .
“Ron, dì a Ginny che tardo la partenza… “ Sussurrò Harry, e senza attendere una risposta, chiuse la porta,lasciando Ron al di fuori di tutto, fuori da quella stanza  insonorizzandola nuovamente, e chiudendo per bene la porta. Entrambi si voltarono in direzione dei due, e attesero il continuo di quella storia inverosimile, ma reale.
“ si trovava in una brughiera russa, all’interno di una casa antica e dimenticata da Dio… Era molto piccola, avrà avuto l’età di Luthien Lestrange quando la trovarono, aveva appena tredici anni e inoltre scoprirono che il suo organismo era molto lento, quindi ,nonostante la sua nascita fosse stata data molti secoli prima, rimaneva ancora una ragazzina. Quindi Voldemort, sapendo che Bellatrix aveva una figlia, l’affidò a lei. Dei genitori nessuna traccia, era sola, ma stava bene…se l’era cavata per molti secoli da sola senza l’aiuto di nessuno…” Pansy riprese il racconto dal punto lasciato, non spiegano il perché  lei potesse sapere quei particolari. Ma Harry ed Hermione pensarono che domande come quelle sarebbero state porte in seguito , la curiosità era tale da tenere a bada entrambi, senza che potessero intervenire e quindi frenare il racconto, che più proseguiva più diveniva interessante.
“  Voldemort provò a dominarla, ma la ragazzina più cresceva e più diveniva forte e indipendente. Fino a quando Bellatrix non fornì informazioni alquanto interessanti….”
“Trovò il modo per assopire i poteri dell’ibride e poterli comandare . In modo da tener sotto controllo i Vampiri e i Licantropi, i pochi rimasti…” Theodore interruppe Pansy, che fece con la gola secca, per il troppo parlare, fece  apparire del thè che fu versato in quattro tazze, che volarono nelle mani dei presenti. Anche l’odore dell’acqua calda al limone, diede la nausea ad Hermione, che appoggiò la tazza al camino, e incrociò le braccia, stanca di quelle continue interruzioni inutili. Sembrava eterna quella storia. E lei si sentiva ancora stanca e spossata e per di più non era ancora andata da Luthien per assicurarsi che stesse bene, anche se quella parola non l’avrebbe sentita pronunciare da Luthien per molto tempo.
“ Un incantesimo antico e mai utilizzato, ma era risaputo che Voldemort trasgrediva ogni limite, e come gia fatto con gli Horcrux, fece anche con questo incantesimo…”
“Voi sapevate degli Horcrux” Harry non riuscì a trattenersi. Aveva faticato allungo  per scoprire il modo per sconfiggere Voldemort, e adesso Theodore gli rivelava che loro conoscevano del segreto che aleggiava intorno al potere del mago più temuto al mondo. Pansy sorrise amaramente, girando il cucchiaino all’interno della tazza. Sorseggiò piano la bevanda calda, e riprese lei la parola.
“Lo abbiamo saputo solo in seguito, e se ci lasci continuare , tutto ti sarà spiegato” . Harry si afflosciò su una delle poltrona dell’immensa stanza, una a caso che lo accolse morbidamente, e che lui trovò conforto  offeso e indignato dal modo in cui Pansy lo  aveva zittito . Ripresero il racconto, ed Hermione dovette faticare per ascoltare e non perdere il filo del discorso. Le gambe erano molli e tremolanti, e la testa era pesante. Avrebbe voluto stendersi, o mangiare qualcosa, ma quello non era il momento . Voleva sapere, voleva agire, voleva permettere a Draco di sottrarsi da Saphiria e ritornare da lei.Perchè sentiva che lui desiderava starle accanto, desiderava stare con lei, desiderava come lei di riabbracciarla.
“ Non sapevano se avrebbe funzionato, ma rischiarono. Cioè di cui avevano bisogno era del sangue, sangue puro, di un Mago purosangue, e dato che Voldemort non lo era, fu Bellatrix ad offrire il suo… Lo trasmisero a Saphiria in modo da poterla controllare, e ci riuscirono, dopo quell’incantesimo Voldemort ebbe sotto il suo controllo i Licantropi e i Vampiri, tra cui Sargay Popov. Come molti, dopo la disfatta, ritornò con una scusa valida, ma si sapeva che Sargay era sottomesso a causa della ragazzina, che involontariamente esercitava un potere enorme su di lui, e anche sugli altri. Ma tutto questo avveniva perché Bellatrix glielo ordinava. Considerava quella donna come la propria madre….”
“Quando poi, Bellatrix non ha mai fatto da madre alla sua vera figlia” le parole le uscirono involontariamente, ma ricordava bene gli anni in cui Luthien soffriva a causa del fatto che sua madre l’aveva abbandonata, ripudiata, sbattuta fuori dalla sua vita, perché le aspirazioni malefiche, di fedele alleata di Voldemort, erano più importanti di compiere il suo dovere di madre, amarla come meritava, e lasciare ogni cosa, per dedicarsi solo ed esclusivamente a lei. Se solo avesse saputo, che quel ruolo lo aveva eseguito, ma con la persona sbagliata, il cuore di Luthien sarebbe divenuto polvere. Bellatrix non aveva mai avuto un cuore, un ‘anima, e non aveva mai avuto il coraggio e la passione di crescere una figlia, eppure , per il volere del suo Signore, aveva cresciuto una creatura, pericolosa, e l’aveva ingannata senza pietà.
“ Dettagli Granger, ciò che vogliamo dirvi è che quando voi eravate impegnati alla ricerca degli Horcrux, Lucius Malfoy era impegnato a scoprire il modo per uccidere Saphiria, e quindi , spezzare il legame che fu creato tra Voldemort i Vampiri e i Licantropi. Lucius ha sempre agito in incognito, per non coinvolgere Narcissa e Draco, e quando trovò il modo , chiese a noi di aiutarlo” Pansy si fermò, in attesa della domanda che arrivò fulminea.
“perché VOI?” Hermione la porse, rapita ormai da quel racconto e desiderando di giungere al punto in cui si sarebbe spiegato il ruolo di Draco.
“Perché se Daphne lo avesse saputo lo avrebbe detto ad Astoria, e Astoria, essendo innamorata di Draco non avrebbe esitato di dirgli ciò che il padre aveva in mente, e se Draco lo avesse saputo non glielo avrebbe permesso, ma si sarebbe sacrificato lui stesso….Quindi io e Theodore eravamo i meno coinvolti. E durante la guerra, quando Bellatrix morì, Saphiria fu nuovamente libera dall’incantesimo, e imprigionarla fu più facile….o cosi credevamo! “
“ Infatti, Lucius non è morto ad Azkaban come tutti credono….Lucius è morto durante il tentativo di imprigionare Saphiria…. Con i CRISTALLI DEL TEMPO….”le parole di Theodore iniziarono ad essere confuse e sconnesse. Come la vista, divenne pian piano sempre più opaca. Hermione sentiva le forze venirle meno, ma non poteva cedere proprio adesso, adesso che ogni cosa stava assumendo una trama precisa e chiara.
“Eravamo due mocciosi di appena diciassette anni, eppure Lucius ci ritenne all’altezza…. E lo aiutammo a rinchiudere Saphiria in questa prigione, ma il nostro potere era debole,  e quindi….sapevamo che sarebbe tornata” nella voce di Theodore si scorse una nota di rammarico. Posò la tazza ormai vuota sul tavolini di legno antico e oro, e si portò una mano alla tasca sinistra.
“Lucius è morto, essendo stato lui stesso imprigionato all’interno della prigione di Cristallo. E riuscimmo , con l’aiuto della Mcgranitt a cancellare la memoria a molte persone , per far credere che …Lucius era morto ad Azkaban , far dimenticare ad Astoria , Daphne e Draco di Saphiria, e quindi gettare tutto nel dimenticatoio. Anche Sargay finse di non saperne nulla, credendo di aver risolto il problema e quindi poter governare la sua piccola colonia di Vampiri, ormai decimata a causa delle varie guerre susseguite in secoli e secoli , cosi come quella dei Licantropi, fedele unicamente a Saphiria, nel quale scorre il sangue del loro primo e fiero guerriero….” Harry aveva lo sguardo puntato al pavimento, ma era attento ad ogni parola . Anche la Mcgranitt conosceva questa storia, e non aveva mai parlato con nessuno. Sergay era un impostore, munitosi di una maschera benevole, e pronto a vendicare il suo popolo  e soprattutto la supremazia su di esso. In Saphiria scorreva il sangue di Belletrix , come anche in Luthien . Alzò lo sguardo verso entrambi, preoccupato di volgere la tesi appena balenata nella sua mente. Temeva di dar voce ai suoi pensieri e quindi dover accettare la faccenda, che si stava rendendo più complicata di quanto non sembrasse.
“In Saphiria e Luthien scorre lo stesso sangue… come anche In Draco…essendo cugini da parte di madre, e quindi….”
“Luthien potrebbe essere legata a Saphiria, e Draco sia stato chiamato da Saphiria perché lei teme che conosca il modo per imprigionarla, e teme che possa usarlo contro di lei” Pansy rivelò , senza attendere le preoccupazioni di Harry, rendendole reali. Luthien era legata a qualcuno di cui non conosceva l’esistenza. E quel legame sarebbe stato spezzato solo con la morte di entrambe, o una sola delle due. Ad Harry gli sembrò di rivivere l’incubo del suo destino….  “l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvivere” ….
Le parole della profezie erano ancora vivide nella sua mente, e il senso di paura lo assaliva sempre, ogni volta che riviveva, a stralci , ciò che avevano comportato quelle parole. Ma forse Saphiria non conosceva l’esistenza di Luthien, o forse non sapeva del legame che c’era tra loro. Considerava solo Draco, credendo che lui potesse conoscere l’incantesimo che l’avrebbe rinchiusa nuovamente nella prigione di Cristallo, credendo che avesse ereditato quella conoscenza da suo padre, non sapendo che Lucius aveva fatto in modo che Draco non sapesse nulla di tutto ciò. Herry fissò Theodore e Pansy, rimasti in silenzio, avendo terminato il racconto e forse in attesa delle numerose domande nate durante il racconto. Domande che sembravano essersi paralizzate nella mente, dimenticate volontariamente, per permettere di poter realizzare cosa appena avevano ascoltato.
“Perché allora vuole eliminare i Mezzosangue e ha voluto occupare Hogwarts? Non è lei stessa una Mezzosangue e la prova di pace tra le diverse creature?” Hermione aveva quella domanda sulla punta della lingua da troppo tempo. Non riusciva a capire come, un essere nato tra l’amore tra due persone completamente diverse, un tempo nemico, abbia potuto scegliere la strada del male.
“Perché in lei scorre sangue malefico, il sangue di Bellatrix Lestrange, che le ha succhiato via ogni sentimento benevole….e inoltre Hogwarts è un luogo di conoscenza. Ha le ambizioni di Voldemort, essendo cresciuta sotto la sua influenza” Theodore rispose, ma era distante.Aveva ancora la mano poggiata sulla tasca sinistra, e lo sguardi rivolto a Pansy, come in attesa di conferma.
“Adesso che sapete abbastanza,  dovete sapere anche questo ultimo e importante particolare. Io e Theodore , furono designati da Lucius come Guardiani, ma come gia detto il nostro potere non era abbastanza, e quindi , la barriera che bloccava la prigione di Cristallo fu distrutta…adesso abbiamo bisogno di nuovi Guardiani…” Le parole di Pansy furono il via che mosse Theodore. Da quella tasca che martorizzava da troppo tempo ne estrasse un cristallo dalla forma sottile e allungata, simile ad una spada, un po’ più piccola e meno accuminato. Anche Pansy fece lo stesso ed Harry ed Hermione fissarono rapiti quei gioielli, che illuminati dalle fiamme guizzanti, riproducevano giochi di colore al soffitto.
“Per poter far funzionare questo incantesimo c’è bisogno di tre componenti. DUE GUARDIANI e una Vittima….” Pansy lanciò il cristallo nelle mani di Hermione , che prese in tempo, per un attimo le sembro che le potesse scivolare tra le mani.
“ I cristalli funzionano con chiunque, ma è difficile trovare la vittima..perchè dovrà sacrificare la sua vita per poter aprire il varco temporale….” Theodore lo passò ad Harry, ma fu più cauto, glielo poggiò tra le mani.
“ Dovrete attirare Saphriria all’interno di un piccolo cerchio, che dovrete creare con del sale…è un procedimento molto rudimentale e antico, ma è potente a seconda della potenza dei Guardiani…Quindi tu ed Harry siete gli ideali…” alle parole di Pansy, entrambi scattarono, prima guardandosi e poi guardando lei.
“Non possiamo essere noi i guardiani” Esclamò Harry, pensando alla potenza che avrebbe dovuto impegare Hermione, potenza che non le apparteneva più, dato la sua gragilità non solo emotiva ma anche fisica.
“ Invece lo sarete, intanto io e Theodore ci metteremo in contatto con Daphne…sappiamo che lei e Draco non sono coinvolti quando Astoria, e cercheremo di farvi incontrare” Pansy si rivolse ad Hermione, spostando per un attimo lo sguardo sul ventre, leggermente gonfio, ma ancora impercettibile.
“So della tua Gravidanza, e anche Draco ha il diritto di saperlo…” continuò , rivolgendosi questa volta esclusivamente a lei. Per un attimo entrambe parvero isolarsi da quella stanza. I loro occhi erano incollati. E Pansy si distaccò dalla sua metà per rivolgersi a lei, solo a lei.
“Io ho sempre voluto bene a Draco, è stato mio amico per anni, e anche adesso lo è, nonostante tutto. E ho sempre pensato che tu sia stata la prima cosa bella che ha avuto dalla vita…Anche se non l’ho mai confessato apertamente, né a te e né a lui. Ma adesso vedo l’esigenza di dirtelo, perché forse non avrò modo, come non ho avuto modo di salutare Blaise, per l’ultima volta…” Hermione trattenne a fatica le lacrime, cosa che non fece Pansy. Vederla piangere fu un esclusiva, dolorosa. L’espressione sul viso non muto, solo gli occhi si inumidirono, e furono attraversati da un velo di tristezza. Cercò di asciugare quelle lacrime il più in fretta possibile e voltandosi verso Theodore, ritornò ad essere quella di sempre.
“ Adesso noi dobbiamo andare…ci faremo vivi al più presto…” Lo prese per mano, e prima di smaterializzarsi, Pansy si sentì in dovere di un ultimo avvertimento, prima di lasciare il Manor.
“Sergay è pericoloso, ha gia offuscato la mente di Woolstrong, e non si preoccuperà di farlo anche con altri. Tenetelo d’occhio…” Quelle furono le ultime parole prima di sparire e lasciare che Harry ed Hermione realizzassero cosa fosse accaduto . Si guardarono, e per un po’ non riuscirono a parlare. Leggende, incantesimi antichi e potenti, maledizioni, e sacrifici…quelle parole avevano assediato quella stanza, rendendo le ore minuti, e permettendo alla luna di abbandonare il cielo, per dare al giorno la possibilità di nascere. Il cielo si colorò di un viola delicato e soffice, e i deboli raggi di sole illuminarono appena quel luogo, che riprese le bellezze originali. Erano rimasti in quella stanza troppo allungo, sicuramente abbastanza da destare sospetti. Non avrebbero parlato , per il momento. Hermione sentì la testa ronzare, e la gola era divenuta secca. Forse avrebbe rivisto Draco. Cosa avrebbe fatto?Come avrebbe reagito? Cosa gli avrebbe detto? E cosa lui le avrebbe detto? Aveva paura. Ma alla paura si mescolò la felicità di poter riabbracciarlo, di poter perdersi nuovamente nei suoi occhi. Sentì nuovamente le gambe farsi molli, e sentì che questa volta non avrebbe resistito, si lasciò cadere sul pavimento, e accettò volentieri l’aiuto di Harry e la proposta di mettere qualcosa sotto i denti.
 
                         
 
                                                                                    *
 
Draco spalancò con rabbia la porta, entrando come una furia, in quello che un tempo era stato l’ufficio del suo migliore amico. Ogni cosa in quel luogo gli urlava contro la sua colpevolezza, gli urlava quanto fosse meschino , malvagio, gli urlava ciò che lui era :
Un assassino. Era stufo ormai. Stava massacrando se stesso, Hermione e chiunque fosse legato a lui. Avrebbe preferito farla finita , piuttosto che continuare in quel modo. La sua fragilità lo stava rendendo schiavo di desideri che mai avrebbe pensato di voler esaudire. Reagiva cosi , solo perché Hermione non gli era accanto. Se solo lei ci fosse stata, avrebbe trovato le parole giuste per fargli cancellare dalla mente quei pensieri . Si appoggiò alla scrivania, e quella meledetta foto che balzò agli occhi fu come un coltello che piano penetrò nel cuore, torturandolo con quieta , rendendo quel dolore soffocante. Blaise teneva quella foto sulla scrivania, per ricordare l’amicizia che era nata tra loro, quell’amicizia che non chiedeva e non dava esplicitamente, ma che esisteva perché doveva esistere. Era un’amicizia che forse sarebbe andata oltre ogni cosa, oltre il tempo e anche oltre l’orgoglio. Ma non oltre la morte. Blaise teneva quella foto sul comodino non per ricordarlo, ma semplicemente per ammirare quei sorrisi giovani, sorrisi allegri. Solo per ammirare quell’amicizia che era percepibile semplicemente , senza il bisogno di dimostrazioni eclatanti. Abbassò il capo, lasciando che i capelli lo esiliassero per un momento dal mondo, permettendo alla rabbia di placarsi, senza che l’ira si manifestasse. Ma non fu facile trattenere l’ira, mostro enorme, che prese potere del suo corpo, e lo costrinse a scaraventare tutto per aria. Ogni cosa fu gettata contro il muro, i vetri si distrussero, ampolle, bottiglie e oggetti pregiati si disintegrarono. L’unica cosa che rimase fu quella foto. La prese tra le mani e si perse a fissarla. Ormai solo quello gli fu rimasto, solo il sorriso allegro, i loro sorrisi allegri, di un tempo ormai perduto. La porta si spalancò, privandolo di quell’attimo di dolore. Dorian Griffiths ,  responsabile dell’ordine Magico internazionale, e membro giovane del Winzegamooth , si paralizzò di fronte allo spettacolo che ebbe di fronte . Ogni cosa era disintegrata, e gli ultimi frammenti sparsi per l’ufficio. I vetri ormai non c’erano più, e l’aria fredda dell’alba entrava prepotente. Guardò Draco, che poggiando la foto , sul piano , ritornò a ricomporsi. Si voltò verso di lui e attese ciò che aveva da dirgli.
“Cosa….?” Dorian non formulò la domanda, stroncato immediatamente dallo sguardo glaciale che lo trafisse .
“Draco, c’è Astoria che vuole parlarti” Continuò, lasciando perdere la domanda e anche la risposta. Draco sbuffò. Non aveva alcuna voglia di parlare con Astoria, mentirle, fingere di importarsi realmente di lei stava diventando un compito arduo e difficile da compiere. Era sicuro che si sarebbe tradito, e se lo avrebbe fatto, lo avrebbe fatto con coscienzioso rischio. Non amava Astoria, amava Hermione, non avrebbe dovuto ammazzare Blaise, ma Saphiria e quel cane rognoso di Ephiam, che le stava dietro come una calamita. Se solo avesse avuto modo di sorprenderlo da solo… Non aveva mai visto un Licantropo , a dirla tutta, aveva sempre pensato ai Licantropi come esseri simili ai Lupi Mannari, accostandoli addirittura e confondendoli come simile, ma adesso, che stava a stretto contatto con loro capiva quella sottile differenza. I Licantropi decidevano di essere mostri, mangiavano e mordevano esseri umani per il piacere di farlo, mentre i Lupi Mannari no. Erano i figli della Luna, dipendevano da essa, e ogni assassinio era dovuta alla sfera che illuminava la notte, che una volta al mese, decideva di completare il giro, mostrandosi in tutta la sua bellezza, e dando modo ai Lupi di impazzire e sbranare a piacimento.
“Si, falla accomodare” Draco ritornò con i piedi per terra, e le diede libero accesso. Entrò poco dopo, e il viso sciupato e triste non comunicò nulla di buono . Draco era appoggiato alla scrivania, con il volto sempre rivolto al basso, e l’attenzione sempre altrove, non li, non a lei…
“Draco, dobbiamo parlare” Quelle semplici parole erano preambolo di un disastro, l’avvertimento che le cose continuavano a peggiorare , di ora in ora. Ne aveva abbastanza, forse era tempo che a parlare era lui. Alzò il volto verso di lei, pronto a ricevere la notizia .
“Dimmi Astoria…” Quelle parole diedero il permesso di espressione, permesso che fu preso al volo. Non ci fu alcuna pausa, non ci furono pianti o stupidi giri di parole. Astoria andò dritta al punto, spedita e rapida, provocando una rapida sorpresa, seguita da un lento e forse, incancellabile, senso di responsabilità che lo invase.
“Draco aspettiamo un bambino”
Lui non aspettava nulla, era lei che teneva chiuso nell’involucro di carne un bambino. Eppure sapere che era suo, gli fece cancellare quei pensieri insensibili. Anche lui lo aspettava, perché era suo, anche se, non era stato voluto. Era suo quella piccola e inesistente creatura che stava nascendo dentro di lei. Dentro Astoria, e non Hermione. Non era Hermione che aspettava un figlio da lui, ma Astoria. Era Astoria che si trovava di fronte a lui, con l’incertezza e la paura negli occhi. Quegli occhi smeraldini che lo fissavano, allungo e insistenetemente. Era Astoria. La sua mente formulò quel nome rassegnandosi . Forse il destino aveva voluto tutto ciò per un motivo: Non erano fatti per stare insieme. Si amavano, si erano amati e forse si sarebbero amati per sempre, ma loro non si incastonavano bene, non si sarebbero mai incastonati alla perfezione. Sarebbero stati sempre pezzi diversi, distinti e contrastanti, anche se il loro amore era sincero e incredibilmente grande. Ma l’amore a volte non è tutto, e quindi il destino aveva deciso di metterli su strade diverse. Sarebbe stato padre, avrebbe avuto un figlio da una donna che non amava, ma dalla donna giusta che il destino aveva deciso di mettergli sulla strada.
“Mi prenderò cura di entrambi” Senza accorgersene aveva fatto una promessa, una promessa più importante del patto infrangibile stesso una promessa che avrebbe mantenuto, senza sforzo, senza timore, ma lo avrebbe fatto perché semplicemente sapeva di doverlo fare. La strinse forte a se, e per un attimo, dimenticò Hermione. 

Angolo Posta:
Salveeeeeee!! Non scrivo un "angolo posta " da un bel pò di capitoli..ma questa volta è dovuto, anche perchè ho da mettere in chiaro alcune cose:

  1. Ho reso Pansy, Daphne , Astoria, e Theodore , dei Mangiamorte esattamente come Draco. Lo so che non lo sono stati , ma l'ho fatto per dare un senso a ciò che sta accadendo. Quindi perdonatemi per questa mia modifica della trama originale.
  2. Dorian Griffiths è un personaggio da me inventato, esattamente come Sergay Popov  , il Capo Auror Woolstrong e Sophia Weeber, non si conoscono le storie, e tantomeno come , nel caso di Dorian e Daphne , si siano conosciuti, ma ho dato qualche indizio che possa rendervi un pò chiara l'idea ( Sophia è qualche anno più piccola di Ron Harry ed Hermione, ed è stata sempre innamorata di Ron, ma Ron non le ha mai degnato di un solo sguardo...questo particolare l'ho inserito nei cap precedenti) 
  3. Victor Krum avrà un ruolo importante, ma non avrà nulla a che fare con Hermione, gia tartassata di problemi a causa di Draco e Ron, quindi il trio non si trasformerà in un quadrato... non vi preoccupate...
  4. Dato che mi è stato espressamente chiesto da driverly98 ( che inoltre ringrazio di vero cuore per le recensioni e per i complimenti, non meritati XD ) di non far morire Draco, purtroppo, come gia detto anche lei, voglio informare a tutti che ci sarà un sequel e la presenza di Draco non è rischiesta...forse sarà momentanea oppure no,ma cmq ci sarà un sequel... si...tutte queste donne gravide non sono un caso, o semplicemente il frutto di un Draco Malfoy estremamente fertile... noooo XD ...ci sarà un sequel, e spero che l'idea possa piacervi.....
Voglio terminare con i ringraziamenti!!! Ringrazio  ladyathena che mi segueee SEMPREEE , sei davvero adorabile e non smetterò mai di ringraziarti, e spero tanto che non ti deluda ad ogni capitolo, ma che ti appassioni sempre di piùùù......Ringrazio  nuovamente driverly98 , sperando di aver postato abbastanza in tempo e di non perderla come lettrice!!! Perdona la mia vena assassina!!! XD Ringrazio le 39 persone che hanno inserita tra le seguite, le 4 tra le ricordate , e le 6 tra le preferite!!! 
Vi ringrazio di vero cuoreeeeeeeeeeeee!!!!! Un baciooooooo a tutte! alla prossimaaaaaaaaaaaa.... (sperando di ricevere qualche commentino, anche piccolo piccolo) ....
SFIAMMELLA! <
3 <3 <3 

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Capitolo 17
*** -La Forza del Dolore- ***


 A    ladyathena ,
Fedelissima Lettrice , a cui non smetterò mai di dire GRAZIE! 
 


-E…Vissero Felici e Contenti?...-
-Sixtheenth Chapter-
- La forza del dolore-

 
Ginny aprì lentamente la porta entrando a passo felpato e silenzioso in quella stanza, circondata dal buio e dal silenzio. Le tende verde spento, ricoprivano le lunghe finestre ,  non permettendo al sole , che brillava fuori , di infastidire il luogo con la sua luce. Luthien era distesa a letto, con il cuscino e Bruthus stretti al petto. I lunghi capelli biondi le ricadevano sul viso, coprendo le lacrime silenziose che ormai non la smettevano di rigarle le guance. Hermione le era accanto, con lo sguardo fisso e perso su un oggetto, acuminato e mai visto prima. Aveva rapito del tutto la sua attenzione, tanto da non farle notare, la sua entrata improvvisa. Ginny rimase appoggiata alla porta a fissare entrambe, non sapendo cosa realmente desiderasse . I piani inferiori erano infestati da innumerevoli persone giunte li, reduce degli orrori che stavano accadendo al di fuori del Manor. Il potere di Saphiria stava diventando grande,si stava potenziando, stava gettando il mondo nell’oscurità, esattamente come aveva fatto, prima di Lei , Lord Voldemort. Hogwarts ormai era divenuta la roccaforte del male, e il Ministero della Magia era divenuto impenetrabile. Era tutto nelle sue mani e in quelle dei suoi scagnozzi, e loro si trovavano con le mani legate, priva di piani  , priva di assi nella manica che potessero essere utilizzati per riportare la luce in quel mondo ormai logorato dall’oscurità. E lei , aveva bisogno di sottrarsi da quel dolore che poteva essere letto negli occhi degli studenti, sottrattosi dalla morte, da molti che avevano deciso di sottarsi dalla schiavitù. Erano tutti riuniti, per ricordare a tutti che il mondo che ricordavano ormai era sparito per sempre.E lei aveva deciso di sottarsi , sperando di trovare conforto in Hermione  completamente assente, che ignorando  del tutto Ginny, continuava  a guardare  quell’oggetto, mordendosi le labbra, martoriandole , chiaro segno che pensieri confusi le aleggiavano nella testa. Pensieri colmi di domande a cui non riusciva a dare risposta.
“Ehi” Ginny decise di  sottarla da quel suo mondo, e la sua voce, inciampò nei pensieri, facendola sobbalzare. Hermione Tentò di nascondere quell’oggetto, sperando di non destare sospetti. Lo nascose sotto il cuscino, e finse indifferenza. Ginny fece finta di non averlo notato, e le si avvicinò con un radioso sorriso sul viso.
“Ehi”  Rispose Hermione, sorridendo a sua volta, sperando in cuor suo, di non aver rovinato il tentativo di lasciare ancora tutto avvolto nell’ignaro. Con Harry aveva deciso di nascondere ogni cosa, avevano deciso entrambi di tenere quelle notizie, arrivate improvvisamente, che avevano squarciato con violenza il telo di speranza che avvolgeva le idee di lei ed Harry, ben nascoste. Sapere di trovarsi di fronte ad una creatura priva di punti deboli, contesa tra varie creature , immortali e invincibili, aveva cancellato ogni ipotetica speranza di poter ridare a quel mondo la giusta pace. Non erano trascorsi nemmeno due anni, da quando il regno di Voldemort aveva creato dolore e paura, e adesso tutto sembrava ripetersi, e questa volta , non avevano nulla, solo qualche stupido cristallo , di cui non conoscevano il reale potere, e la preoccupazione di ricercare qualcuno che avrebbe sacrificato la sua stessa vita per poter imprigionare quella donna in un luogo oscuro e sconosciuto. Hermione si sentiva spaesata , si sentiva impotente e priva di speranza. E non voleva che quelle sensazioni potessero avvolgere i suoi cari. Se Ginny avesse saputo, se Luthine fosse stata al corrente, se Ron , I signori Weasley, Andromeda o Narcissa, avessero solo saputo, non si sarebbero tirati indietro, e forse avrebbero potuto sacrificarsi, e lei non voleva che altri mettessero a repentaglio le proprie vite. Ma Theodore e Pansy erano stati chiari: Dovevano trovare una vittima, decisa e convinta di sacrificarsi solo per tentare di imprigionare , forse per sempre, o forse per poco, quella creatura.
“Come sta?” Ginny interruppe nuovamente i suoi pensieri e inquietudini . Hermione seguì lo sguardo di Ginny e entrambe guardarono Luthien, ormai rinchiusa in quel luogo da troppo tempo . Non aveva voglia di reagire, non aveva voglia di combattere, ma solo di perdersi in sogni, che forse avrebbero tenuto lontano quel dolore che ormai premeva su di lei.
“ Non lo so… Non mi parla… non parla con nessuno” Hermione sentiva distanza tra lei e Luthien e non poteva evitare ciò. Non poteva evitare di sentire solo silenzio. Luthien aveva perso la sua forza e la sua voglia di vivere. La mancanza di Blaise si faceva sentire con violenza, e dolore, e lei non voleva riviverlo realmente parlandone.
“ E tu , come stai?” La mano di Ginny si protrasse  e dolcemente accarezzò il ventre che appena manifestava la presenza di una vita, che piano stava crescendo dentro di lei. Hermione sorrise, questa volta e forse la prima, radiosamente, cancellando per un attimo dal viso tutta la tristezza che l’aveva trasformata del tutto.
“Bene… “ sussurrò , coprendo la mano di Ginny con la sua, e stringendola forte, sperando di ricevere quella forza che le mancava, sperando di trovare conforto in quell’amica, fedele e amorevole.
“ Io non tanto! Questo GIOVANOTTO  mi sta dando problemi, e anche seri” Risero entrambe , risero allegramente, risero di gusto, come facevano un tempo, come avevano sempre fatto.
“Come fai a sapere che è un maschietto? Sono appena due mesi …” Hermione si stupì nel vedere la sicurezza illuminare gli occhi di Ginny. Lei sapeva che tra li a sette mesi avrebbe avuto un bambino, un maschietto, e se avesse potuto avrebbe scommesso volentieri , sapendo di vincere.
“Ho gia esperienza! E sono sicura che sarà un altro maschietto. Harry ha gia deciso il nome” Ginny alzò gli occhi al cielo, non mostrando la minima paura o fastidio. Era bello parlare di altro, lasciare per un attimo quella guerra che irrompeva al di fuori di quella casa, al di fuori del Manor, e darsi ai tipici discorsi tra amiche. Era giusto prendere una pausa da quel caos, e dedicarsi a se stesse e alle bellezze che la vita era in grado di donare.
“Spero che non stiate pensando ad un doppio nome…Ancora!” I sospetti di Hermione furono confermati da un risolino nervoso di Ginny. Annuì con il capo, perdendosi in nuove risa. Hermione alzò gli occhi al cielo, incredula dal tentativo di entrambi di voler danneggiare quei poveri bambini costringendoli a portare un doppio nome, rendendolo chilometrico e noioso da pronunciare.
“Albus Severus Potter” Aggiunse Ginny,  gettando Hermione in uno stupore divertito e contrario. Scosse il capo freneticamente, non accettando quella decisione, con un valido motivo, ma comunque inaccettabile.
“Glielo ho promesso! E non posso tirarmi indietro… E tu? Deciso il nome?” Hermione si gelò improvvisamente, lasciando al sorriso che fino ad allora era stato vivo sul viso, di spegnersi e cancellarsi ancora. Scegliere il nome sarebbe stato divertente, dolce, intimo, se solo avesse avuto la possibilità di condividerlo con qualcuno, con LUI, che nemmeno sapeva dell’esistenza del piccolo. Fin da sempre aveva desiderato e sognato questo momento. I litigi per idee contrastanti, il tentativo di convincere l’altro, la scelta con bigliettini o scommesse. Erano cose dolci e importanti da condividere con il proprio partner, con colui che avrebbe vissuto la gioia di ricevere in dono un figlio. Ma lei avrebbe dovuto rinunciare, avrebbe dovuto trovare da sola il nome, senza confrontarsi, senza trovare uno sfidante a cui tener testa e con cui scambiarsi opinioni. Scosse ancora il capo, perdendo del tutto la parola, e ritornò ad oscurare lo sguardo. Ginny si sentì improvvisamente in colpa, in colpa per la sua piccola felicità. Le strinse le mani, ancora, cercò di trasmetterle più amore possibile, e sperò di poter essere d’aiuto.
“Posso aiutarti io! Posso darti qualche consiglio.Hermione, non sei sola! Non lo sarai mai” Hermione alzò appena lo sguardo, temendo che sotto quel sorriso dolce, potesse riscoprire la sua fragilità, che con forza stava cercando di cancellare e sostituire con quella forza che l’aveva aiutata a superare una qualsiasi difficoltà. Era stanca di esserlo, ed era stanca di apparire fragile come vetro. Doveva trovare la forza, per lei, per Luthien, per Ginny, che credeva in lei, e per il suo bambino.
“Solo se non mi costringete a mettere al mio piccolo un secondo nome! “ Tentò con del sarcasmo, e ci riuscì, per poco a sorridere ancora. Ginny la strinse tra le braccia, facendo sentire la sua presenza, facendole capire che quelle parole non erano solo tali.
Si tennero, si strinsero, e rimasero in silenzio a confortarsi, dal dolore e dalla paura. C’era un caos li fuori, ma loro potevano zittirlo  , con lo stare insieme, con l’essere uniti, con il rinunciare alla rabbia e ai vecchi rancori. Sentirono Luthien muoversi appena, mugolare parole sconnesse e confuse, si rigirò nel lato opposto, per poi ritornare a dormire , non accorgendosi delle due presenza, che , silenziosamente, le facevano compagnia sperando di poter essere d’aiuto. La porta si riaprì nuovamente, e il viso dolce di Andromeda apparve nella stanza.
“L’abbiamo trovata , ecco la mamma” James Sirius, con ancora qualche lacrima che gli bagnava le ciglia, sorrise alla vista dell’unica donna che avrebbe amato, fino all’età della giovinezza. Stringeva tra le mani un piccolo pupazzo dall’aria malandata, che poteva essere un serpente, con qualche cucitura andata, e qualche strato di polvere di troppo. Lo stringeva gelosamente al petto, e non lo lasciò nemmeno quando raggiunse il luogo sicuro , tra le braccia della madre, che lo coccolò amorevolmente al petto.
“Avete fame , ragazze care?” Andromeda adorava prendersi cura di chiunque. Era una donna servizievole e dolce,e cercava di risollevare chiunque con i suoi dolci e succulenti pranzetti. Hermione non aveva fame, aveva perso la voglia di ingerire qualsiasi cosa, ma forse provarci non le avrebbe fatto del male.
“un po’…” Rispose Ginny, intimidita nel chiedere di poter essere preparato qualcosa. James Sirius non piangeva più, era accoccolato al petto della madre , con il pupazzo che pendeva lungo il letto. Andromeda annuì felice di poter rendere sazio e felice qualcuno. Poi guardò Hermione, porgendole la medesima domanda ma solo con un sorriso.
“S-si…” accettò con incertezza, temendo di non riuscire a ingurgitare nulla. Andromeda accettò le richieste di entrambe, e senza dire altro lasciò la stanza con il solito sorriso. Era straordinaria, forte, priva di paura o dolore che potesse renderla schiava , che potesse strappargli il sorriso dalle labbra. Aveva accettato il disegno tracciato per lei senza abbandonare l’allegria e l’amore, senza voltare le spalle alla vita. Aveva perso tutti durante la prima Guerra, un marito, che aveva amato per anni , ignorando l’indignazione della famiglia, una figlia, l’unica, speciale e forte come lei, ma con il doloroso destino di dover sacrificarsi per il mondo. Aveva perso una sorella, nonostante l’odio che aleggiava tra loro. Eppure era ancora in piedi  , con il sorriso della vita che le dipingeva quel viso stupendo. Andromeda forse era l’unica in quel luogo a poter reggere un tale stress , un tale dolore, ed Hermione desiderò essere come lei. Desiderò non dover soffrire in quel modo.
“Canta, canta bel bambino che il cielo è tutto turchino; tutto turchino, pieno di stelline da riempirti le manine. Due ti son cadute dentro gli occhi, te n'è caduta una dentro il cuore per donarti il suo splendore.” La dolce voce di Ginny riempì la stanza, e il gorgogliare del piccolo si mischiò a quella dolce ninna nanna. Lo dondolava, lo baciava piano, accarezzandogli i capelli arruffati, che lo rendeva incredibilmente simile al suo omonimo. James Sirius Stringeva quel pupazzo con forza, temendo di poterlo perdere. Gli occhi piano si chiusero, e James Sirius si addormentò sul petto della madre, con la voce che dolce gli augurava la buona notte. Ginny non lo fece stendere, ma continuò a coccolarlo, a baciarlo, e ad amarlo, come se temesse che tutto questo non bastasse. Si leggeva nel suo sguardo , le preoccupazioni di una madre, si leggeva l’amore, posseduto solo da loro. Hermione immaginò il suo bambino, immaginò il viso del suo piccolo. Non lo conosceva, non sapeva ancora nulla di lui, eppure gia lo amava. Poteva amare una persona di cui non conosceva nulla? Poteva, perché stava accadendo. Lo amava, amava il suo bambino, ancora prima che potesse nascere, ancora prima che potesse vedere o conoscere il suo viso.  Si toccò la pancia, e non sentì nulla. Ma sapeva che lui era li, sapeva che stava sentendo il suo amore, e sapeva che sentiva il suo tocco, e il suo battito. Poi realizzò. Capì Ginny e la sua sicurezza . Anche lei sapeva che il suo sarebbe stato un giovanotto. Lo sentiva nel cuore. Sentiva di conoscerlo, sentiva che di lui sapeva gia tutto. Non poteva essere spiegato il perché o il come potesse sapere tutto, ma una madre lo avrebbe capito, avrebbe condiviso quella sensazione che rendeva Hermione gioiosa. Lo amava gia, amava il suo bambino, e non avrebbe mai smesso. Avrebbe scelto il suo nome, lo avrebbe guardato crescere, lo avrebbe amato, lo avrebbe alzato, quando sarebbe caduto , lo avrebbe accompagnato ovunque e gli sarebbe stato accanto. Sapeva che tutto ciò sarebbe avvenuto senza sforzo, lo avrebbe fatto con amore. Da sola , e sarebbe stato forte per entrambi.
La porta si spalancò ancora, e questa volta il viso timoroso e lungo di Thomas si fece spazio . Spostò i suoi grandi occhi liquidi da Ginny a Hermione e appena la vide, squittì allegramente.
“Signorina Hermione, perdoni la mia intrusione… Ma volevo lei, è urgente, deve seguirmi, ma non faccia domande a Thomas, perché Thomas non può rispondere” Ormai Thomas non le si rivolgeva più come Signora Malfoy, e in parte Hermione gli fu grata di questo. Farlo le avrebbe solo ricordato ciò che aveva perso. Ginny scrutò dubbiosa l’elfo, ed Hermione fece lo stesso. Dove l’avrebbe condotta? Perché non doveva fare domande?. Poi ricordò le parole di Pansy:
“intanto io e Theodore ci metteremo in contatto con Daphne…sappiamo che lei e Draco non sono coinvolti quanto Astoria, e cercheremo di farvi incontrare
Il cuore iniziò a battere freneticamente, e lo stomaco sembrò in subbuglio. Cercò di apparire serena e non nervosa come realmente si sentiva, e senza dire nulla, si alzò dal letto e si avvicinò a Thomas, che le porse la mano.
“Ginny tieni d’occhio Luthien e …aspettami…” Furono le ultime parole , prima di smaterializzarsi con Thomas, ancora prima di spiegare a Ginny di non preoccuparsi, ancora prima di chiedere allo stesso elfo dove aveva intenzione di portarla, ancora prima che Ginny potesse chiedere cosa fare. Sparì subito, e Ginny annuì troppo tardi.
 
 
Sentì l’aria mancare, provò un gran freddo e dolore, e per un attimo fu tentata nel chiedere a Thomas di riportarla indietro . Il suo vecchio appartamento, quello condiviso per pochi, eppure importanti giorni, con Draco, si era materializzato d’avanti ai suoi occhi. Li dove tutto aveva avuto inizio. Li dove, Draco dopo il suo ritorno le aveva fatto capire quanto le mancava, e quanto stupido si sentisse per averla abbandonata, li, dove tutto era finito con un sbattere violento di porta e lacrime amare. Li dove avevano consumato il loro amore,dove si erano ripromessi di non sbagliare più, di non lasciare più che qualcosa o qualcuno li potesse dividere. Li dove quelle parole erano divenute solo bugie. Era privo di luce, privo di vita. Era freddo, era spoglio, non sembrava più il luogo tanto amato. Sembrava un involucro di ferro e pietra. Di ceramica e stoffa. Era vuoto. Thomas le era accanto e con incertezza la condusse su quel divano, che rimasto immobile per molto tempo, per quel tempo, aveva accumulato su di se polvere. La fece accomodare,  e senza dire altro, sparì , lasciandola sola. Hermione sentiva i muscoli immobili e rigidi. Non riusciva a reagire, a parlare, a muoversi in alcun modo. Sapeva perché fosse stata trascinata li, senza chiederle il permesso, ma solo di seguirlo senza fare problemi. Sapeva perché si trovava seduta su quel divano, e cercò di prepararsi psicologicamente. Cercò di preparare se stessa , e sperò che quell’incontro non l’avrebbe paralizzata. Sentì dei passi, incerti, eppure familiari. Non ebbe bisogno di voltarsi per capire di chi fossero. Strinse le mani tanto forti da provare dolore.  Aveva paura di voltarsi e rivivere ogni cosa. Non era pronta, non si sentiva tale. Eppure avevano deciso per lei, ritenendola all’altezza . Respirò lentamente, chiuse gli occhi, e poi prese coraggio. Si alzò, ancor con le spalle rivolte a lui. Respirò ancora, strinse ancora le mani, si martoriò ancora la pelle con le unghie e poi accettò di guardare e di rivivere. Ma non rivisse, morì. Si sentì morire, sentì il fiato abbandonarla. Lasciare i suoi polmoni, permettere al petto di dolere violentemente. Non sentiva più il suo cuore. Non batteva. Aveva smesso , era silenzioso. Non sentiva più il corpo. Non era sicura di possederne uno. Non sentiva più alcun rumore, era come immersa in acqua. Ogni rumore intorno a se fu spento. L’unica cosa che le potè assicurare di essere ancora viva furono i suoi occhi, la consapevolezza di essere ancora in grado di vedere, e ciò che vide fu dolce e amaro. Le provocò dolore ma lo guarì anche. La spezzò, la divise, ma al contempo la fece sentire nuovamente se stessa, unita nel corpo e nell’anima. Draco era cambiato. Aveva il viso incavato, gli occhi circondati da profonde occhiaie, e lo sguardo spento. I capelli gli ricadevano flosci sul viso, e qualche filo di barba ricopriva la pelle diafana. Gli abiti erano gli stessi. Sempre impeccabili, sempre eleganti, ma in lui non c’era nulla che potesse accostarlo a quella fierezza, che tentava di mostrare con l’abbigliamento. Draco sembrava privo di anima. Gliela avevano strappata via con violenza e forza. Lo avevano costretto a farlo. Entrambi si guardavano, privi di parole, privi di gesti. Erano fermi , in mezzo a quella che una volta era stato il loro rifugio. Si guardarono allungo. Soffermandosi solo sui loro occhi e non su come si erano ridotti. Poi i gesti parlarono per loro. Draco non riusciva a parlare, ma raggiungerla con passo frettoloso, prenderla tra le braccia e assaporare finalmente il sapore delle sue labbra fu inevitabile. Lo aveva sognato per mesi, lo aveva desiderato ogni ora di ogni giorno trascorso lontano da lei. Affondò le mani affusolate nei suoi crespi capelli. Stringendoli , con dolcezza, e non con violenza. Le passò una mano lungo la schiena, premendo al centro, e permettendo ai loro corpi di aderire, di sentire il calore l’uno dell’altro. Di sentirsi. Quella passione era rimasta sempre li, non era mai andata via. Non era mai stata cancellata, come il loro amore, che nonostante tutto aveva trovato il modo di scoppiare ancora fuori, e farsi sentire con voce prepotente e viva. Quell’amore desideroso di ardere , di manifestarsi con tutta la sua bellezza, la sua forza e la sua grinta. Sarebbero passati giorni, anni o mesi, ma loro si sarebbero amati sempre come la prima volta, sempre come i primi minuti, i primi attimi della loro storia. Hermione si staccò di poco, si staccò per poco, volendo ammirare i suoi occhi, e li lo riconobbe. In quegli occhi che stavano parlando per lui. Era rimasto il suo Draco, vedeva l’amore che passava in quella tempesta, vedeva il desiderio di non volersi dividere, di non voler che le scivolasse nuovamente via.
“è un sogno?” Chiese con voce tremante. Non riuscendo a realizzare se fosse vero, se lui fosse li o se tutto ciò fosse solo un lurido e brutto sogno, e che al suo risveglio le avrebbe donato altro dolore.
“Non so…ma se è cosi non svegliarmi” riuscì solo a sussurrarlo appena, per poi perdersi ancora nel sapore di Hermione. Draco desiderava solo prenderla e farla sua, ancora una volta. Voleva abbandonare ogni cosa, voleva cancellare per un momento la realtà che stava irrompendo al di fuori. Voleva dimenticare le mostruosità che stava compiendo e che avrebbe dovuto compiere. Volle dimenticare quelle responsabilità che lo avevano assalito improvvisamente. Hermione lasciò che la spogliasse, lasciò che le facesse cadere ogni velo, ogni abito, ogni barriera. Lasciò che quella mani le accarezzassero il corpo, che quelle labbra le baciassero il seno , le gambe , il ventre. Lasciò che la prendesse , la facesse sua ancora, e ancora. Senza smettere, senza che qualcosa potesse fermarli. Senza permettere al dolore e alla consapevolezza che tutto ciò sarebbe terminato, lasciando altro vuoto e dolore. Sentì nuovamente il suo corpo caldo sotto le sue mani, sotto di lui. Sentì nuovamente i suoi sospiri, i suoi gemiti, il suo desiderio . Sentì ancora e nuovamente la vita scorrergli dentro e renderlo vivo. Solo con lei sentiva la vita attraversarlo in ogni punto. Non smise di guardarla. Non smise di baciarla. Non smise, continuò a farlo, e desiderò farlo per sempre. Ma con l’arrivo del giorno tutto ciò finì. La guardò per l’ultima volta , la fissò mentre dormiva, e scopri una nuova dolcezza nel suo volto. Forse dimenticata a causa della lontananza, o semplicemente acquisita in quel periodo, ma la considerò perfetta. Era perfetta Hermione, sotto la luce del primo mattino. Era perfetta con le guance arrossate e con le labbra ancora piene dei suoi baci. Si sentì un verme, si sentì vuoto, quando silenziosamente uscì ancora, nuovamente dalla sua vita. Lasciò la casa, ma prima di farlo  diede a Thomas il compito di riaccompagnarla a casa e di consegnarle una busta, che sperò potesse servirla a non farla sentire abbandonata. Perché , nonostante fosse andato nuovamente via, il suo cuore era rimasto li, ad amarla , e lo avrebbe fatto per sempre. Instancabilmente.
 
 
 
Hermione non si stupì , quando aprendo gli occhi si ritrovò sola. Ancora. Il letto vuoto, il freddo intorno a se e la consapevolezza , dura,e dolorosa che forse non lo avrebbe rivisto più. Si erano amati per l’ultima volta, si erano detti addio, nel peggior modo. Lacerandosi l’anima, facendosi del male. Nessuna parola, nessuna lacrima, nulla. Solo amore. La consapevolezza di amarsi ancora, di provare ancore quell’inrefrinibile passione, era peggiore dell’odio, era peggiore delle parole dure, sputate con violenza. Perché odiarsi avrebbe reso ogni cosa più facile. Ma loro non si odiavano, non lo avrebbero mai fatto. Sempre e solo amore li avrebbe uniti e li avrebbe ricordati . Si alzò lentamente da quel letto, che improvvisamente aveva assunto un aspetto orribile e nauseante. Non poteva resistere ancora, doveva andare via, e di fretta. Raccolse gli abiti, anche quelli divenuti orridi e privi di vita. Li indossò, con disgusto, e si preparò ad andar via. Ma Thomas , l’elfo apparve nuovamente, con sul viso uno sguardo triste. Aveva le orecchie basse e gli occhi erano lucidi. Le si avvicinò con passo sottomesso, come se la temesse. La guardò allungo, timoroso di proferire parola.
“Signorina Hermione, signora…Thomas è pronto per riportarla al Manor” La voce era un filo sottile. Era dolce e sofferente, e la mano tremante si protrasse verso di lei. Thomas stava soffrendo, come lei. Thomas provava quel dolore che stava provando lei. Ed Hermione si chiese se tra il padrone e il proprio elfo potesse esistere un legame di anime, che potesse far condividere ad entrambi le stesse sensazioni, o se Thomas fosse legata a lei solo perché si era sentito trattare come un suo pari. Hermione allungò la mano verso di lui, e la strinse intorno a quella rugosa e scheletrica del piccolo elfo. Thomas la guardò ancora, ma non si smaterializzarono via. La tirò a se, e facendola sedere sul pavimento e  l’abbracciò. Comportamento strano e inverosimile per un elfo, eppure lo fece. L’abbracciava forte, amorevolmente, come se fosse una figlia, a cui gli avevano strappato la felicità.
“Signorina Hermione, non si arrabbi con Thomas, ma Thomas vuole bene alla Signorina Hermione, e Thomas odia vederla piangere, ma se vuole piangere lo può fare, perché Thomas è qui adesso…” Hermione sentì il bisogno di farlo. Sentì il bisogno di cacciare via quel marcio che aveva dentro, quel dolore che le faceva mancare il fiato. Lo avrebbe fatto li, in quella casa avrebbe lasciato che le lacrime, le ultime lacrime potessero rovinarle il viso. Pianse forte, strinse la tunica lurida di Thomas, sbraitò, urlò, e ogni lacrima fu dolore liquido che uscì , che fu scacciato. Quando finalmente l’ultima lacrima le solcò il viso, ripromise a se stessa , che una volta lasciato quel luogo, anche l’Hermione debole, sofferente e priva di coraggio , sarebbe stata abbandonata. Era il momento di ritornare, e questa volta più forte che mai. Si asciugò il volto. Si sistemò al meglio, e stringendo con decisione la mano di Thomas , fu pronta a lasciarsi alle spalle ogni cosa. Si erano detti addio, e con quell’addio, Hermione era ritornata con una nuova forza. Ma prima di andare Thomas le porse una busta. Una lettera.
“Il signor Malfoy ha detto a Thomas di darla a lei, e lei deve leggere signorina Hermione…” Hermione la prese , ma non l’apri, la ripose in tasca, non volendo leggere una sola parola scritta da Draco. Avevano deciso di dirsi addio, e leggerla avrebbe significato solo accettare di restare legata a lui. Guardò ancora Thomas, e insieme ritornarono al Manor, questa volta, con una nuova forza che bruciava dentro.
 
 
 
 
Era ancora immersa nel buio, e quel silenzio intorno a se era piacevole, non faceva male, non provocava quel dolore allucinante che le faceva mancare il fiato. Era immersa nel buio , nessuno poteva disturbarla li, nessuno poteva porle domande inutile e prive di risposta. Era sola, e quella solitudine le faceva bene. Era distesa, sentiva la morbidezza del letto, il calore delle coperte, e il pelo raschioso di Bruthus, ma non voleva aprire gli occhi. Non le andava di vedere la luce, i visi . Non le andava di muovere un solo muscolo. Voleva rimanere incatenata a quel letto, fin quando ne avrebbe avuto voglia, e per ora , la voglia era molta. Non sentiva nulla, ma improvvisamente qualcosa strisciò alle sue spalle, lieve, dolce, sentì delle braccia forte stringerle i fianchi e tirarla a se. Sentì Il SUO soffio caldo sul collo, sentì le SUE mani che le scostavano appena i capelli, e sentì la SUA voce. Non era possibile, che lui fosse li. Non era possibile quel tocco, quella dolcezza nei suoi modi , non erano possibili e veri quei baci. Maledetti baci che bruciavano come fuoco, dolorosi. Eppure li sentiva, li stava rivivendo. Aprì gli occhi, e con un dolore al petto, scoprì di non essere al Manor, ma di trovarsi nel suo vecchio appartamento, nel suo letto con lui. La luce del mattino entrava prepotente , illuminando ogni cosa, di una luce diversa, soffice, delicata, pacata,paradisiaca. Era forse morta senza aver la possibilità di provare dolore esattamente come Blaise. Era caduta tra le sue braccia perché il destino aveva deciso che divisi non potevano stare. Perché il loro era un amore indivisibile? Se era vero, non riuscì a descrivere tutta la felicità che stava provando in quel momento. Era di nuovo tra le sua braccia, e non importava come ci fosse finita o chi c’è l’avesse mandata. Era tra le braccia di Blaise, e ci starebbe rimasta per sempre.
“Ehi, amore…Svegliati” La sua voce. Non ricordava quanto fosse bella. Non ricordava quel tono dolce, caldo e amorevole. Non ricordava quanto le fosse mancata. Si voltò piano, con il cuore che batteva forte, che martellava la cassa toracica tanto violentemente da provare dolore, da sentire il fiato corto. Il viso di Blaise era esattamente come lo ricordava. Bellissimo e perfetto. Morbido sotto il suo tocco, e profumato al suo olfatto. Era cosi reale, da credere che tutto ciò che era accaduto in quei giorni fosse stato solo un sogno , un brutto sogno, e adesso era ritornata al mondo reale , con il suo Blaise ad augurarle in buon giorno.
“Blaise, è solo un sogno vero?” Nonostante fosse reale, Luthien doveva accettare quella situazione, che ciò che stava accadendo era solo un sogno. Frutto della sua mente, del suo cuore, della sua voglia di ritornare da lui, da farlo ritornare. Ma doveva ammettere ciò che stava accadendo, che tutto era solo un doloroso sogno. Gli occhi di Blaise si abbassarono , si concentrarono su una ciocca che stringeva con dolcezza tra le dita. Le labbra si storsero in un sorriso amaro e sarcastico.
“Temo di si… “ Rispose, e Luthien sentì il mondo crollarle addosso , sentì nuovamente quel dolore allucinante martorizzarle il petto, e sentì il desiderio  di stringerlo. E quando lo fece , sentì i loro corpi aderire, sentì il suo calore, la sua pelle. Lo sentì intensamente.
“Perché allora sei cosi reale? Perché mi stai facendo questo?” Le lacrime solcarono il suo viso. Le stesse che ormai non la smettevano di farle del male.
“ Perchè ho bisogno di dirti delle cose. E voglio che tu mi ascolti senza fiatare “ Blaise le strinse dolcemente il mento tra le dita, e permise allo sguardo di Luthien di scontrarsi con il suo.
“ Non so spiegare questa cosa, ma possiamo dire che sono stato mandato qui per te. Per dirti queste cose, che non ho idea da chi le abbia sapute. Non so dirti nemmeno se sono un fantasma o solo il frutto della tua immaginazione….
Luthien devi reagire, perché hanno bisogno di te. Sei legata a Saphiria, nelle vostre vene scorre lo stesso sangue…Siete legate involontariamente. E tu hai il potere di controllarla. Hai il potere di controllare il suo potere, e hai la possibilità di sconfiggerla e salvare tutti….” Luthien si alzò di scatto , incredula di ciò che stava ascoltando. Non capiva, non riusciva a pesare quelle parole e renderle reali, renderle sue. Accettarle.
“Lo so è tutto cosi strano. Lo è anche per me… cioè ritrovarmi qui, quando invece dovrei essere da qualche altra parte, non so dove…. Ma hai bisogno di me in questo momento. Hai bisogno della mia guida, e hai bisogno di ritrovare la voglia di vivere, che hai perso…” Blaise parlava cosi velocemente , da non lasciarla il tempo di rispondere, di provare a capire, di dire la sua. Stava sparando parola su parole, e nemmeno lui, sapeva spiegare da dove o da chi le avesse sapute.
“ Non riesco a reagire perché tu non ci sei…Blaise mi manchi cosi tanto” Strinse la mani al petto, cercando di placare il dolore che continuava a calpestarla. Sentiva altre lacrime , sentiva altro bisogno di abbracciarlo e di rimanere in quel luogo per sempre, fregandosene di ciò che stava accadendo al di fuori. Rifugiarsi in quel sogno, vivere in quel sogno, sapendo di essere felice con lui.
“ Anche tu. Mi manchi, e mi fa rabbia non averti vissuto come avrei voluto. Ma a volte il destino si burla di noi, strappandoci dai nostri sogni. Ma non puoi lasciare che ciò ti abbatta , ti renda debole. Luthien devi essere forte per entrambi. Devi ritornare alla vita e questa volta più forte. Fallo per me…ma fallo ancora di più per te” Luthien scosse il capo, rifiutando ogni parola, pronunciata con troppa semplicità.
“Come posso rivivere? Come puoi chiedermi questo? Non ci riesco Blaise! Mi manchi ogni giorno. È una mancanza che non mi permette di muovere un solo muscolo. Non mi permette di respirare! Blaise non voglio vivere se tu non ci sei! Non ci riesco, e non puoi chiedermi questo” Il capo si abbassò, i cappelli ricaddero sul viso, coprendolo, nascondendolo. C’era troppo dolore , troppa rabbia, e lei non voleva sprecare quell’occasione in quel modo. Lo sentì avvicinarsi, sentì i capelli abbandonargli il viso, e ritornò a fissare il suo volto, aperto in un’espressione dolce .
“ Ma io ci sono Luthien. Non ti ho mai abbandonata, e non ti abbandonerò mai. Siamo legati, io e te, lo siamo sempre stati ,e un amore come il nostro non lo cancella nemmeno la morte! Noi siamo in grado di sconfiggerla e anche burlarci di lei. Noi ricordiamo noi continuiamo ad amare, nonostante tutto. E io ti amo, Luthien, ma devi lasciare che io sia solo un dolce ricordo, da custodire nel cuore. Non lasciare che tutto ciò ti possa spezzare la vita….” Sentì le sue labbra poggiarsi dolcemente , sentì il suo bacio, quel bacio che le dedicava ogni attimo, ogni momento.
“Adesso svegliati Luthien, e porta la luce nel mondo. Tu puoi farlo, tu hai il compito di sconfiggerla! Siete legate, e puoi governare i suoi poteri…” soffiò Blaise, dolcemente, all’orecchio. Le accarezzò ancora i capelli, e le diede ancora un bacio.
“Non odiare Draco per quello che ha fatto… L’ho costretto io” Luthien alzò lo sguardo stupita, non riuscendo a comprendere. Non chiese il motivo, in quanto Blaise la zitti con un altro bacio.
“Ti amo….” Sospirò ancora, e la baciò ancora. Privando a Luthien l’opportunità di chiedere, di urlare , di piangere o dire qualunque cosa.
“ svegliati adesso….” Concluse, con un ultimo bacio, e un ultimo tocco. Luthien sentì il corpo divenire pesante, lo sguardo divenire opaco, e la voglia di poggiare il capo sul morbido guanciale. Si sarebbe addormentata, per ritornare nel mondo reale, e spegnere per sempre il contatto con quel mondo, che le avrebbe permesso di guardare Blaise, di gustarsi di lui e di sentirsi ancora amata. Lo avrebbe fatto, per lui, per onorarlo, per fargli comprendere che lo amava e che lo avrebbe fatto per sempre, ma prima, doveva dare risposta a quella domanda fatidica, rimasta in sospeso. Fece forza su se stessa, e riprese controllo del suo corpo.
“Ti avrei risposto SI” Disse in un filo di voce. Lo vide sorridere, e annuire.
“Lo so….” Rispose , prendendole la mano sinistra, e ornando il suo dito con un anello sottile semplice, lo stesso di quella sera, lo stesso perso con il crollo di quell’appartamento. Le baciò la mano  ,si staccò dolcemente da lei, e sparì con un sorriso, divenì nulla, divenì buio.
Luthien Aprì gli occhi, sobbalzando, scattando , come se fosse appena stata scottata, bruciata. Sentiva il sudore ricoprirle la fronte, sentì il dolore al petto, lo stesso che aveva provato nel sogno, e sentì il profumo di Blaise ancora ancorato su di se. Spostò rapidamente lo sguardo alla sua mano sinistra e il cuore balzò quando scoprì che l’anello era esattamente li, che brillava, che le ricordava quella risposta non data, quell’amore strappatole via. Si portò una mano alla bocca, sperando di trattenere i singhiozzi, ma non fu abbastanza. Scoppiò in lacrime , in singhiozzi rumorosi, in singhiozzi dolorosi . Aveva toccato Blaise, lo aveva rivissuto , ma era stato solo un addio. Sentì altre braccia stringerla, e si stupì quando vide lo sguardo preoccupato di Ginny posarsi su di lei.
“Luthien stai bene?” Era preoccupata davvero, lo si leggeva nel suo sguardo. Non c’era indifferenza, odio o rancore, sentimenti che l’avevano accompagnata per molti anni, ma c’era solo preoccupazione. Reale e dolce preoccupazione. Luthien la guardò , con le lacrime che pendevano , con le guance arrossate, con il cuore in fiamme, e si gettò tra le sue braccia, permettendole di consolarla e permettendosi di cacciare via il dolore. Si svuotò e si sentì libera.
“Grazie…” Sospirò, asciugando quel sale sceso dai suoi occhi.
“Dovere…” Rispose semplicemente lei accennando un sorriso dolce. Rimasero ancora in silenzio. Non sapendo cosa dirsi.  Ginny non volle insistere, ma lesse il dolore nei suoi occhi. Il piccolo James Sirius era acciambellato in un angolo del letto, e dormiva tranquillamente, e Bruthus gironzolava per la stanza, mordendo ogni cosa. C’era un silenzio strano, come se le parole avrebbero potuto rovinare quella momentanea tranquillità. Ma il silenzio fu squarciato da un sonoro Crack,e Hermione apparve nella stanza. Aveva trascorso tutta la notte fuori, era stata lontana senza dar notizie di se. Ginny sobbalzò, e Luthien fu riempita da un nuovo coraggio. Il suo viso era diverso, era vivo, era attraversato da una luce di forza. Era duro, era rigido, e privo di fragilità. Hermione sembrava rinata.
“  è ora di reagire” Esclamò con grinta.
 
 Hermione ed Harry erano  in piedi al centro del salone. Tutti gli occhi erano puntati su di loro, e il silenzio permise alle loro voci di risuonare chiare e vive nell’enorme salone del Manor. C’erano molti visi conosciuti , e altri del tutto estranei, ma nonostante ciò, tutti erano uniti dall’interesse del perché erano stati riuniti . Tutti pendevano dalle loro labbra, e lo stesso Harry sembrava stupito da quella riunione improvvisa. Hermione era arrivata a passo di carica e lo aveva scovato e costretto a rivelare a tutti ciò che Theodore e Pansy erano giunti a dire. E adesso erano tutti li, in attesa. Harry si schiarì la voce, e si scambiò con Hermione uno sguardo di intesa. Sguardo  che fu il segnale di inizio. Harry iniziò a parlare, iniziò a raccontare ogni cosa. Raccontò la leggenda, racconta , delle origini di Saphiria e del legame che aveva avuto in passato con Voldemort e con Bellatrix. Raccontarono del loro ruolo, lo stesso ricoperto prima da Theodore e Pansy. E il compito di trovare una vittima che avrebbe sacrificato se stesso. Tutti ascoltavano in silenzio, senza dire parola senza interrompere. Hermione intravide Narcissa. I grandi e profondi occhi azzurri erano sgranati, impauriti e dolorosi. Sembrava fosse paralizzata , seduta nell’elegante divano. Stringeva le mani di sua sorella Andromeda, scoprendo la verità sulle sorti di suo marito , creduto morto nelle prigioni di Azkaban. Vide il volto di Luthien, che sembrava gia conoscere ogni cosa. Vide i volti dei suoi vecchi compagni di scuola , rimasti amici, tanto da correre in loro soccorso, per aiutarli . Luna stringeva la mano di suo marito, e  nonostante avesse dato alla luce da poco due dolci marmocchietti, non si era tirata indietro , non aveva rinunciato a stendere la mano in loro aiuto. Nessuno in quel luogo si era dimostrato un codardo. Ascoltavano le loro parole con attenzione e interesse, e Hermione percepì coraggio in quegli sguardi e in quel silenzio. Quando le parole di Harry terminarono, ci fu un silenzio di transizione, silenzio che permise ai presenti di riflettere, di trovare giuste parole.
“Possiamo entrare ad Hogwarts entrando per i vecchi passaggi… Non credo che questa Saphiria possa sapere della loro esistenza” La voce di George fece il suo ingresso in quel silenzio. Era poggiato in fondo alla sala, con il piccolo Fred Jr avvinghiato a lui , con il capo poggiato su una sua spalla. Angelina e Fred Jr erano giunti li, non appena lo stato di allerta era aumentato. Il piccolo bambino aveva i medesimi tratti del padre e quindi del suo omonimo. E la vivacità non era da meno, anche se in quel momento l’energia lo aveva abbandonato e le braccia del padre erano divenute un rifugio sicuro. Le parole di George furono prese sul serio, e tutta l’attenzione era caduta su di lui.
“Ricordo ancora i vecchi passaggi, che io e Fred usavamo quando dovevamo sfuggire da Gazza. Alcuni sono stati chiusi ma non quello nella stamberga Strillante, e neanche quello del vecchio Halberphort” Gli occhi cristallini di George si incupirono  , nel ricordo della sua anima gemella persa. Hanna Abott , EX tassorosso alzò  la mano , sentendosi chiamata in causa.  
“La testa di porco non è stata rasa al suolo. E il passaggio è sempre rimasto aperto. Possiamo tentare di passare da li…come gia faceste voi” Accennò a Hermione e Harry, e Ron , nascosto in un angolo del salone, si fece avanti di poco. Guardò i due amici con rimprovero. Gli avevano tenuto nascosto quella faccenda, quando lui era sempre stato presente in tutto. Ma non c’era tempo per altra rabbia.
“Si, sperando che Hogsmede non sia invasa . Non possiamo entrare senza attirare attenzione” Luthien ricordò come Voldemort aveva messo a guardia del villaggio i suoi mangiamorte, e ipotizzò che Saphiria avesse fatto lo stesso. 
“ Affronteremo chiunque si presenti , senza temere. Hogwarts non può restare nelle sue mani. È stata la casa di tutti noi, e non possiamo abbandonarla… “ Hermione fece qualche passo in avanti, mostrandosi in tutta la sua fierezza. Mettendo in luce che la paura ormai non tormentava più il suo animo.
“ Hermione ha ragione. Noi siamo in molti, e siamo potenti. Non dobbiamo permettere a quella donna di gestire le nostre paure per poi utilizzarle contro di noi. Giungeremo ad Hogsmede come un esercito e affronteremo chiunque si metta sulla nostra strada”  Sophia si alzò, mostrando la sua grinta ai presenti, appoggiando le parole di Hermione, ricevendo dei cenni con il capo che fecero comprendere che tutti in quel luogo, studenti, Auror, madri, figli e amici, erano uniti da un unico obbiettivo. Ridare al mondo la pace,  e mandare Saphiria dritta all’inferno.
“Potrei inviare gufi al Ministero Bulgaro, e anche a quello Russo, e avere più rinforzi”  L’accento bulgaro inconfondibile di Victor Krum risuonò fiero. Un vociferare di assensi risuonò , e Victor, dopo l’accenno di Harry, si fece indicare dove avrebbe potuto trovare qualche gufo. Andromeda si offrì di accompagnarlo, e con eleganza lo condusse ai piani superiori.
“Dobbiamo solo stabilire chi rimarrà al Manor, e chi invece verrà con noi” Harry guardò Ginny, conoscendo gia le sue intenzioni.
“Non rimango qui, mentre voi vi fate ammazzare! “ Ginny fissò torvo il marito, che si portò le mani al viso, cercando di trovare la giusta pazienza per sopportare la sola idea di vedere sua moglie, la madre dei suoi due bambini, farsi ammazzare fieramente, non preoccupandosi di poter rendere orfano il suo bambino di soli due anni.
“Invece lo farai! Rimarrai con Narcissa , Andromeda e le altre, a badare i bambini! Non possiamo rischiare, e non puoi rischiare di perdere il bambino” Fu Hermione a parlare per Harry, prendendo Ginny per mano, e sperando di farle comprendere il pericolo che avrebbe potuto correre, facendole comprendere che la sua vita era importante , e non potevano rischiare di perderla.
“ Mia madre rimarrà con James, e se mi capiterà qualcosa gli racconterà di noi, e sarà solo fiero di ciò che ho fatto” Quelle parole gia erano state dette , prima di lei, da una madre, che aveva sacrificato se stessa e la felicità di crescere il suo bambino, per combattere il male, e dare un futuro a tutti loro.
“ Ginny non dire sciocchezze….. Non puoi permettere che tuo figlio possa perdere una madre” Hermione scosse il capo, non volendo dar adito a quelle parole. Non poteva sopportare di strappar via , al piccolo James , sua madre, di cui ne avrebbe avuto bisogno. Luthien le raggiunse, affiancando Ginny.
“Neanche tu dovresti. Sarò io a sigillare Saphiria… Tu rimani qui”  Luthien guardò Hermione con sguardo duro, e per la prima volta non sostenne le sue idee, non le era complice.
“Non dire sciocchezze! Theodore ha richiesto me e Harry come custodi, e non voglio tirarmi indietro. “
“ Io posso controllare Saphiria, posso governare i suoi poteri e le sue azioni. Tu no! Posso anche costringerla ad ammazzarsi da sola senza l’utilizzo di stupidi incantesimi che possono anche risultare nulli” la sua voce divenne in un sussurro . Il particolare del presunto legame tra lei e Saphiria era stato omesso. Ginny guardò entrambe con sospetto non capendo a cosa si riferisse Luthien . Hermione invece fu stupita nel sentire che lei sapeva.
“Come lo sai?” Hermione era confusa. Quel particolare lo conoscevano solo lei ed Harry, oltre Pansy e Theodore. Forse aveva parlato con loro senza dire niente a nessuno?
“ è una storia lunga, e difficile da spiegare…ma so che io posso controllare Saphiria e quindi il mio intervento è il più importante” Luthien aveva ragione. Lei aveva un ruolo importante in tutta quella faccenda, e non sarebbe rimasta in disparte.
“ Non accetto restare in disparte mentre  voi due vi prendete tutto il merito! Vengo anche io con voi e non voglio risposte negative al riguardo” Ginny si intromise, non demordendo. Non era da lei restare fuori al caos. Si sarebbe gettata a capofitto, e avrebbe lottato fieramente.
“ Ginny ha ragione, se lei rimane fuori, lo fai anche tu! “ Hermione sbuffò sonoramente, e voltandosi in direzione di Harry, sperò di ricevere aiuto.
“Non posso costringerla a restare qui… Quindi….” Harry si rassegnò al primo colpo, senza cercare una soluzione, che avesse potuto convincere o costringere sua moglie a rimanere al Manor e prendersi cura di se stessa e dei due bambini. Ginny sorrise trionfante, vincendo anche questa piccola e breve battaglia.
Hermione sospirò e riportando la propria attenzione sulla folla che attendeva ordini, ritornò a parlare del modo con cui avrebbero affrontato Saphiria.
Ci fu uno scoppio di idee contrastanti. Le voci si mischiavano e si scontravano, e nessuno parve trovare un accordo che potesse unire le varie idee che occupavano le numerosi menti presenti nel salone.
“ Non possiamo andare adesso, senza un progetto ben preciso “ Daiane Mcraian , tassorosso, si intromise nuovamente, dando dimostrazione del fatto che nonostante la sua giovane età non sarebbe rimasta in disparte. Hermione sorrise soddisfatta in sua direzione.
“ Si trova sempre un modo per distruggere un progetto, nonostante questo sia  ben progettato. Io credo che dovremmo agire semplicemente e lasciare che l’istinto ci guidi” George intervenne, cancellando le parole della studentessa.
“ No, George, non possiamo fiondare li senza sapere cosa fare. Senza un piano preciso. Soprattutto quando gli Auror di Woolstrong non hanno intenzione di prestarci il loro aiuto” escalmò Parcy, confutando l’idea troppo libera di George, che storse il naso, disgustato dalla troppa precisione del fratello che non  mancava mai di sottolineare. Hermione si scambiò un occhiata con Harry. Entrambi sapevano il perché Woolstrong e il suo gruppo non prestava aiuto all’Ordine. Sargay li comandava a bacchetta , e aveva altri progetti per loro.
“Forse dovremmo dire il perché Woolstrong non ci presterà mai il suo aiuto” Sussurrò Hermione in sua direzione. Harry si sentiva con le mani legate. Si trovava a dover governare una situazione ingovernabile. Non sapeva come tener a bada quelle innumerevoli idee contrastanti e convincere tutti a seguirne una sola. Un tempo era stato semplice, ma adesso, sembrava che lui non esercitasse molto potere.
“Si, forse…” Sussurrò, ritenendo l’aiuto di Hermione indispensabile. E ritenendo i suoi consigli utili.
Hermione si schiarì la voce, e nuovamente il silenzio cadde intorno. Nuovamente gli innumerevoli sguardi si puntarono su di loro.
“C’è altro che dovete sapere, in modo da poter gestire meglio ogni cosa… Riguarda Woolstrong e Sargay….” Hermione non ebbe il tempo di continuare, che le porte del Manor si spalancarono con violenza, interrompendo ogni cosa. Tutti si voltarono verso l’entrata, e sfoderarono le bacchetta all’unisono. Un orda di uomini e donne fecero il loro ingresso, insieme all’aria fredde che proveniva da fuori. Dai loro volti, si potè comprendere quanto fossero diversi. Erano incredibilmente belli, eleganti, e inquientanti. Avanzarono lentamente al centro della sala, e Hermione sentì un forte terrore invaderle ogni fibra del corpo. Sargay capeggiava il gruppo, con un sorriso sadico che gli ricopriva il volto.
Narcissa , si alzò indignata, non accettando quell’intrusione improvvisa.
“Come osate?” Tuonò il direzione di quel gruppo di vampiri, che guardavano tutti con sguardi famelici. Sargay rise , e il suono era agghiacciante.
“Non siamo stati invitati a questa deliziosa riunione, ma abbiamo deciso di venire lo stesso” Lo sguardo cristallino si spostò su Hermione, che trasalì. Sperò di non ascoltare nuovamente la sua voce che si insediava nel suo animo, ma ciò accadde.
“è INUTILE nascondere la propria paura. Lascia che ti logori e che ti assedì e lascia questo compito a chi lo saprà gestire. Non puoi sconfiggere Saphiria, è troppo potente per te. Lasciala a noi…”
Hermione strinse forte i pugni, e cercò di chiudere la sua mente e scacciare quella voce strisciante. Voce che smise di rimbombarle nella testa, ma si protrasse nella sala.
“ Sappiamo molto più di voi  riguardo a questa Saphiria e avevamo pensato di darvi una mano” Sargay ironizzò uno sguardo gentile, sguardo che non riuscì a convincere nessuno in quella sala. Il suo aspetto non mostrava nulla di gentile o buono.
“Non vogliamo aiuto da dei Vampiri….” Ron si fece avanti, con la bacchetta puntata alla gola del capo gruppo intenzionato a far comprendere a quel gruppo di demoni sanguinari che l’alleanza con loro non ci sarebbe mai stata, mettendo in chiaro che la loro presenza non era gradita. Il suo gesto non passò inosservato,  Una donna, dai lunghi capelli biondi, balzò avanti, e scoprì le lunghe zanne, puntando in sua direzione una spada lucente e affilata. Ron sbiancò, ma non indietreggiò, rimase in prima linea fingendo di non aver risentito della paura. Quel minaccioso gesto fece sussultare Hermione che avanzò a passo di carica, raggiungendo Ron, affiancandolo e attendendo di essere attaccata per poter colpire la donna. Ma Sargay intervenne:
“Savannha, no! Siamo giunti qui per chiedere un’alleanza e non per un ‘altra guerra” Le poggiò una mano sulla spalla. La Vampira , spostò di poco i grandi occhi cupi sulla mano che le strinse le ossute spalle, e ritornando a fissare Ron con sguardo omicida ripose la spada all’interno della fondina, per indietreggiare e porsi alle spalle di Sargay, che sorrise ad entrambi , sperando di riportare calma in quegli animi scossi.
“ Non vogliamo nessuna alleanza, con voi. Non ci importa se sappiate più di noi su Saphiria, o su altri. Noi ce la caviamo da soli “ Harry raggiunse RON ed Hermione  affiancandoli , e sostenendo leparole dell’amico. Il sorriso di Sargay si cancellò dal volto affascinante. Gli occhi brillanti si oscurarono, e i canini furono messi in mostra, come per intimorire i presenti.
“Non credo  che vogliate come nemici anche noi Vampiri. Siamo potenti, e IMMORTALI. Averci dalla vostra parte sarà vantaggioso per voi. Saphiria è potente, ma noi siamo numerosi, e possiamo tener testa ai cani rognosi che sono dalla sua parte” L’odio era visibile sul suo volto, esattamente come nella sua voce, divenuta più marcata, raschiosa e prepotente. Stava perdendo la pazienza.
“ Sappiamo il vero motivo per cui volete Saphiria morta, e accettare la vostra alleanza sarebbe come porvi il mondo su un piatto d’argento” l’accusa di Hermione lo fece sorridere di nuovo, ma il suo sorriso rimaneva malefico e privo di allegria.
“ Sapete solo ciò che Voldemort ha voluto mettere al corrente. Saphiria va sconfitta e per farlo non serviranno quegli insulsi cristalli e qualche trucchetto ! ci vuole l’intervento di noi Vampiri, IO devo ammazzarla…Sono un Cacciatore, un vampiro Purosangue, il capo di questa congregazione e il mio compito è quello di ammazzare chiunque possa essere pericoloso per la mia gente! “ Il volto di Sargay si contrasse, deturpando di poco, i perfetti tratti del viso. Harry guardò Hermione, comunicandole di aver in mente qualcosa. Hermione scosse il capo.avrebbe dovuto avvertirlo sul potere di Sargay di leggere nella mente, di poter penetrare nell’animo con facilità e dirle il piano che gli tamburellava la mente, sarebbe stato come dirlo allo stesso Sargay, ma in parte Hermione comprese. Avrebbero dovuto mentire, per permettere che la potenza dei Vampiri passasse dalla loro parte ma senza rischiare di farla prevalere.
“Sai anche tu che hai bisogno di me…Non puoi farcela da sola…Non c’è nessuno che possa sacrificare la sua vita, non c’è nessuno che possa difendere la tua e quella del tuo bambino. Woolstrong è sotto il mio controllo, e posso fare lo stesso con tutti loro, rivoltandoli contro di te. Posso giostrare i tuoi amici a mio piacimento, e renderli mie marionette…accetta la mia alleanza, e non te ne pentirai…”
Nuovamente la sua voce nella sua testa.Hermione era stata violata nuovamente nell’animo, e il volto di Sargay era mutato ancora. Aveva un espressione soddisfatta e compiaciuta. Era inquietante il modo con cui quel volto si trasformava e metteva in mostra i vari sentimenti provati da quel vampiro. Hermione abbassò la bacchetta, rimponendola , rassegnandosi a quelle parole che erano entrare dentro di se senza chiedere. Sargay aveva ragione, avevano bisogno di lui e del suo esercito. Non potevano sconfiggere Saphiria solo con il metodo proposto e usato da Theodore e Pansy, non c’era una vittima, e Hermione non aveva il coraggio di chiedere a nessuno di sacrificarsi per altri. Lucius Malfoy lo aveva fatto per la sua famiglia,  e lo aveva fatto senza timore. Ma adesso chi lo avrebbe fatto? C’era qualcuno che non aveva nulla da perdere? Nessuno. Ognuno in quella stanza aveva un motivo per continuare a vivere e lei non avrebbe negato quel privilegio a nessuno.
“ Se noi accettiamo, promettete, TUTTI VOI, di non attaccare nessuno al di fuori di Saphiria e dei Licantropi?” Il vociferare di disapprovo la fece sentire un verme traditore, ma per il momento doveva  accettare quell’alleanza. Ron la fulminò con lo sguardo, non riuscendo a pronunciare una sola sillaba, e Harry non riusciva a credere quella decisione presa senza consulto. Sargay , si avvicinò, con passo strisciante, viscido esattamente come lui. Le si parò avanti, sorridendo a quella vittoria.
“ Io e i miei diamo la nostra parola che azzanneremo SOLO i nostri nemici mortali…con i vostri ve la vedrete voi. Saphiria la cederai a noi?” Hermione non ascoltava più nessuno, si tappò le orecchie , scacciò gli innumerevoli NO urlati. Lasciò che Ron ed Harry parlassero a vanvera. Sargay aveva il potere dalla sua parte, e per il momento avrebbe accettato.
“Si….” Rispose, lasciando che il comando passasse a lei , e mettendo da parte le opinioni comuni.
“Bene, Woolstrong e gli auror vi raggiungeranno appena possibile. Io e i miei saremo al vostro fianco, non appena avrete le idee più chiare, e al più presto libereremo Hogwarts e ridaremo al VOSTRO mondo quella pace che tanto desiderata…” Hermione annuì, mettendo fine a quell’accordo. Sargay le porse la mano. Era bianca, sottile, e al tocco gelida. Hermione la strinse appena, suggellando un accordo che non ebbe l’approvazione di tutti. Sargay sorrise ad Hermione, provocandole un sussulto allo stomaco. Forse paura o disgusto, e lei ritirò la mano più in fretta possibile. Sargay la guardò ancora allungo, prima di inchinarsi, per salutare i presenti. Abbandonarono il Manor con la stessa rapidità con la quale era stato raggiunto. I passi risuonavano all’unisono in quel grande e immenso salone. Tutto il gruppo di Immortali uscirono di scena, lasciando dietro di se solo freddo e disapprovazione. Adesso c’era poca unione tra loro, ed Hermione aveva rivoltato su di se, il dissenso di molti. Narcissa ordinò ai suoi elfi di chiudere le porte e i cancelli della maestosa villa, intensificò gli incantesimi di protezione, sperando di impedire un ‘altra visita sgradita. Si voltò verso Hermione, non riuscendo a nascondere il disapprovo. Il bel viso era duro, i suoi occhi la rimproverarono, e il suo silenzio la schiaffeggiò. Abbandonò la sala, non volendo ascoltare altro. Hermione si voltò verso Harry e Ron ,che non riuscivano ancora a capire il perché avesse accettato, il perché avesse preso le redini di tutti loro, tra le mani, senza attendere di riunirsi e meditare sulla proposta.
“ Possiamo utilizzare la loro forza a nostro vantaggio.  Entreremo con loro, e poi…”
“lasceremo che la loro natura si sazi dei nostri compagni e magari anche di noi” Le parole di Hermione furono interrotte da uno studente, un Grifondoro, che levò la sua voce indignata. I compagni si schierarono con lui e la sua idea.
“No, lasceremo che ci aiutino ad entrare, poi noi scoviamo Saphiria e mandiamo quella stronza all’inferno” Luthien non sarebbe mai stata contro di lei, l’avrebbe sempre affiancata, e nonostante quel suo atteggiamento non l’aveva resa felice, le sarebbe sempre stata alleata. Aveva capito le intenzioni di Hermione, ammettendo a se stessa, che i Vampiri non si sarebbero fatti fregare cosi facilmente. Sicuramente lo avevano gia predetto, ma dovevano rischiare. Inoltre loro avevano qualcosa dalla loro parte. I vampiri non conoscevano del legame tra lei e Saphiria, e non sapevano il particolare importante che avrebbe reso tutto diverso. Luthien avrebbe governato Saphiria , una volta saputo come fare.
“Io sostengo Hermione! Ci resta solo rischiare, non possiamo pensare e meditare…Non abbiamo tempo” George si fece sentire, sorridendo in direzione dell’amica.
“Anche io …” Ginny si avvicinò a lei, stringendole le mani , trasmettendole il coraggio che ardeva dentro di se, il sostegno, il bene.
“ Hermione ha sempre avuto idee geniali, e anche questa non sarà da meno” La voce sottile e sognante di Luna si fece sentire in sala. Attraversò la sala, con Rolf al seguito, schierandosi accanto ad Hermione.
“ Sono stato con voi quando rischiavamo la pelle, e lo sono anche adesso…che la rischiamo comunque” Neville e Hanna acconsentirono al piano, sorridendo e felici di ritornare nuovamente sul campo. Questa volta forse più forti, ma con un nemico più potente. 
“ Non mi tiro adesso indietro. Ci sarò fino alla fine”  il tono di Sophia era fiero e duro, ed Hermione riconobbe forza in lei, quella forza maturata in poco tempo. Era in gamba, lo aveva sempre saputo, e adesso stava dando dimostrazione di ciò.
“la famiglia Weasley non può dividersi , quindi, anche noi siamo  pronti” Charley prese Parcy e Bill per le spalle, spingendoli in avanti, e mostrando il loro coinvolgimento. Anche il signor Arthur si fece avanti, con Molly, che sorrideva fiera di tutti loro. Li aveva visti crescere, aveva vissuto con loro il dramma di Voldemort, aveva combattuto con loro, dalla loro parte, e non si sarebbe tirata indietro nemmeno quella volta.
“ Credo che voi signor Weasley è meglio che rimaniate qui… Fate combattere noi giovani” Fleur riuscì a strappare delle risa generali, nonostante l’indignazione dipinta sul viso del signor Weasley, profondamente colpito nell’orgoglio. Poi il bel volto si spostò su Hermione , Harry e Ron.
“Non avete mai sbagliato, avete sempre agito nel modo giusto, e anche adesso so che farete lo stesso. Nuovamente ci troviamo nelle vostre mani….”. Quelle parole sembrarono avere un effetto efficace sul resto dei presenti, fino ad allaora schierati diversamente. Hermione , Harry e Ron sarebbero sempre rimasti i salvatori del mondo. Avevano sventato Voldemort, e allora erano solo studenti inesperti e impauriti. Adesso erano maturi, erano cresciuti , erano potenti. Avevano molti più alleati, e le possibilità sembravano maggiori rispetto a prima. Coloro rimasti in disparte a ricoprire una posizione neutra si fecero avanti, mostrando il loro entusiasmo e il loro intervento, e coloro rimasti contrari, si ritrovarono a dover accettare, perché in minoranza, e in poco tempo tutti acconsentirono al folle piano di stabilire un’alleanza con le creature della notte. Victor Krum ritornò in sala, con Andromeda al seguito, e portò la notizia di aver appena inviato più gufi possibili al Governo Russo e Bulgaro, e ben presto avrebbero ricevuto risposta. Il loro esercito sarebbe aumentato, e avrebbero liberato Hogwarts da quella donna malvagia , appropiatosi della sua anima.  Harry , Ron ed Hermione si guardarono, assorbendo quelle notizie , buone notizie. Il Golden Trio era ritornato, era nuovamente compatto, forte e deciso a portare il sorriso sul volto di tutti. Hermione strinse ad entrambi le mani, riunendo le loro anime, nuovamente, riunendo quell’amicizia, temuta perduta, e un nuovo coraggio si impadroni di lei, cancellando quella paura nascosta e scovata , con l’inganno, da Sargay Popov, altro nemico , che avrebbero sconfitto.
 

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Capitolo 18
*** -La battaglia Finale- ***


I can’t buy your love, don’t even wanna try
Sometimes the truth won’t make you happy, so I’m not gonna lie
But don’t ever question if my heart beats only for you, it beats only for you

 




-E ...Vissero Felici e Contenti?-

-Seventheenth Chapter-

-La battaglia Finale-





Sembrava tutto surreale. Hermione non riusciva a distinguere i diversi corpi, che si gettavano nella mischia, privi di terrore che potesse gestire i loro  movimenti. C’era buio intorno a lei, urla che rompevano il silenzio, e odore di sangue che disgustava l’olfatto. Era come ritornare indietro con i ricordi, quando la paura si mischiava con la speranza. Quando la rabbia e il dolore venivano scaraventate fuori, e quando le ferite non faceva male, e le lacrime non pesavano. Era tutto come anni prima. C’era la stessa rabbia dipinta sui volti, la stessa forza scaraventata fuori , gli stessi ideali e le stesse idee che governavano tutti loro. Hermione sentiva i muscoli intorpiditi e rigidi, sentiva la testa vorticare velocemente, gli occhi, la mente, non riuscivano più a mettere luce sui volti e sulle sagome che la spintonavano con violenza,  rischiando di scaraventarla  sul pavimento di pietra, freddo e rigido. Erano riusciti a penetrare le difese nemiche, con fin troppa semplicità. Non avevano trovato alcuna difesa che potesse fermare la loro avanzata. Erano entrati ad Hogwarts, nel cuore della notte. Avevano squarciato il silenzio e interrotto il sonno tranquillo di chi la occupava, esattamente come invasori sanguinari e privi di clemenza, erano penetrati in quel luogo senza un piano, dopo mesi di silenzio , dopo mesi rimasti nascosti nella protezione del Manor, mentre al di fuori tutto si sgretolava sotto la forza potente di Saphiria, che aveva esteso il suo male oltre il Ministero, oltre Hogwarts. Non sarebbero potuti rimanere ancora nascosti, era ora di agire, era ora di combattere, e lo avevano fatto. Avevano abbattuto i cancelli della loro amata scuola, e lei era rimasta immobile, aveva lasciato che le sue mura crollassero, come per permettere a loro di salvarla , di sottrarla dalle grinfie di Saphiria.E la guerra aveva avuto inizio, con una tale velocità da non permettere di prendere il controllo di tutto. Tanto in fretta da perdersi, da scivolare via, divisi . C’erano tutti, erano giunti tutti. L’Ordine, composto da nuovi e coraggiosi membri uniti  agli stessi che avevano lottato anni prima contro Voldemort, gli stessi che avrebbero lottato sempre e comunque, per non accettare l’usurpazione della propria libertà, della propria volontà, gli stessi che avrebbero lottato insieme, per sconfiggere il male.. Gli Auror Bulgari e Russi, che con l’aiuto di Victor Krum avevano accettato di aiutare tutti loro. I signori Weasley, che nonostante l’età  non avrebbero negato il loro aiuto. Gli studenti , scampati alla morte, che avrebbero affrontato i propri amici,compagni, facendo pagare a chi era di dovere, del male procurato. Erano tutti li, come promesso. Tutti pronti ad aiutare il mondo a liberarsi del male, ancora.
  Hermione era ferma , in mezzo a quella battaglia , come se qualcosa la fermasse, la stringesse forte, per impedirle di reagire, di aiutare i suoi amici che lottavano con foga e grinta. Riusciva ad assistere solo a  ciò che stava accadendo intorno: Vampiri e Licantropi si azzannavano, graffiavano e trucidavano senza pietà. C’era il loro sangue e le loro ceneri ovunque. La battaglia , lasciata in sospeso per troppi secoli, era stata riaperta, la vendetta scorreva sulle loro labbra, tra le loro mani . Erano alla resa dei conti, e quella notte non sarebbero sopravvissuti entrambi.Vide Gli Auror di Woolstrong, che seguivano i Vampiri con devozione, soggiogati dalla volontà di Sargay , che aveva prestato aiuto , solo per ottenere ciò che bramava ormai da secoli. Li vide morire sotto i suoi occhi, li vide combattere, li vide respingere attacchi violenti. E lei ancora li , ferma , che non riusciva a muovere un solo muscolo. Stringeva la bacchetta in una mano, e nell’altra il cristallo sembrava rovente come se avesse una volontà: Quella di ritrovare la sua prigioniera, scappata da quel luogo nascosto . Poi  Un colpo al ventre la fece chinare su se stessa e la costrinse  a guardare  il pavimento di pietra, sporco , e scivoloso, freddo. Quel colpo che la stava rendendo  debole e incapace di lottare. Si sentiva inutile ,per lei stessa, per coloro che avevano riposto fiducia nelle sue parole, e per il  bambino, che sentiva vivo in LEI, che proprio in quel momento, aveva deciso di manifestare la sua presenza,  calciando dolorosamente, forse per avvertirla di star ferma, di non agitarsi di non rischiare per entrambi. Ma lei non aveva dato ascolto  a nessuno, non aveva lasciato il suo compito in mani di altri. Aveva deciso di mettere a repentaglio la sua vita, ed egoisticamente, anche la vita di quella creatura che ancora non aveva assaporato il dolce sapore della vita. Alzò  nuovamente il capo e sperò di trovare la forza necessaria che avrebbe dato la spinta al suo corpo che l’avrebbe aiutata ad alzarsi, e dirigersi verso il suo compito. Ma un altro colpo la fece accasciare su se stesse. Lei era accasciata sul pavimento, mentre intorno a se , irrompeva una guerra. Sentiva le urla di dolore , di rabbia, risa divertite e macabre, pizzicarle l’udito. Sentiva la polvere dei detriti essere assorbita dai suoi polmoni, che ad ogni respiro dolevano. Sentì il fruscio degli incantesimi, i latrati dei Licantropi, il ringhiare dei Vampiri feroci e assetati di sangue. Alzò lo sguardo , e l’inferno si materializzò nuovamente ai suoi occhi , troppa violenza stava imperversando in quel luogo. Troppo sangue stava macchiando le mura di Hogwarts. Ragazzi , fin troppo giovani, stavano trovando la morte in quel luogo . Guardava ogni cosa come al di fuori di tutto ciò . Sembrava non essere li con il corpo ma solo con la mente. Vide Victor e Sophia che senza indietreggiare , senza temere la ferocia di quei esseri leggendari, avanzavano con bacchette alte e coraggio che ardeva in loro. Vide gli auror Bulgari, Russi, gli auror della squadra di Woolstrong, non risparmiare nessuno. Schiantare chiunque si gettasse sulla loro strada, chiunque cercasse di azzannarli. Non avevano timore della morte, ballavano con lei, la gestivano, sarebbero stati capaci di affrontarla con un sorriso fiero e gioioso. Spostò lo sguardo su George, che a qualche metro da lei, teneva testa ad un Licantropo, grosso, feroce, con il sangue che colava dalla bocca,  aperta in un sorriso rabbioso, con bramosia di assaggiare la sua carne. Lo sovrastava, eppure sul volto di George non traspariva il minimo accenno di terrore . George Weasley, lo affrontava con grinta, con un sorriso fiero  . George Weasley, che nuovamente si ritrovava a rivivere qualcosa di doloroso, che nuovamente combatteva per difendere la sua famiglia, la sua vita, era li, ad affrontare tutto senza timore , senza lasciare che la paura potesse fermarlo, schiacciarlo o soggiogarlo. Combatteva da vero Grifondoro, con il cuore che ardeva di coraggio.  Vide Percy , Bill, Charley, unirsi a lui, aiutarlo, e fermare altri sanguinosi Licantropi che si gettarono su di loro. C’era l’amore che li univa, che li aiutava a combattere. Erano uniti, e uniti avrebbero sconfitto ogni cosa. Anche la morte stessa. Lei era accasciata sul pavimento, mentre altri si lasciavano morire senza timore. Le forze sembravano volerla abbandonare. Proprio in quel momento meno opportuno. Non poteva lasciarsi andare, doveva combattere. Alzò il volto e vide Ron , agguantarsi su un Licantropo, che l’aveva individuata come vittima facile. Ron lo aveva scaraventato via, e senza attendere era scivolato al suo fianco.
“Hermione! Mi senti? Miseriaccia Hermione parla” Urlava Ron, e nella voce una nota di paura era udibile. Le poggiò una mano intorno ai fianchi, sperando di poterla aiutare a rialzarsi.
“ Sto bene…Il bambino ha deciso adesso di manifestare la sua presenza” la debole voce di Hermione sembrò calmarlo, e aiutandola a rialzarsi, la trascinò via da li, nascondendola dietro un pilastro, rimasto ancora in piedi.
“ Ti avevo detto di rimanere al Manor! Tu non sei quella che agisce impulsivamente! Tu sei quella che pensa prima di fare una cosa! Perché proprio adesso hai deciso di strafare” Il volto di Ron era pallido e maltrattato in vari punti. Qualche taglio gli attraversava il labbro inferiore, e dal capo un rivolo di sangue scendeva giu, fino a depositarsi sulla guance. Gli abiti erano sporchi di detriti e polvere .
“Ho un compito Ron ,  non dimenticarlo! “ gli ricordò ancora Hermione, sorridendo appena. Aveva perso Harry ancora prima di invadere Hogwarts, e Luthien era avanzata alla ricerca di Saphiria, senza chiedere aiuto. Si erano persi, erano divisi, e quel compito, che a parole era sembrato semplice si stava rivelando un’impresa difficile.  Ron sbuffò sonoramente e rivolse al ventre di Hermione uno sguardo preoccupato.
“Non puoi combattere Hermione! Non vedi cosa sta accadendo ? Rischi di perdere il bambino” Troppa premura. Non lo meritava Hermione. Eppure lui non sembrava condividere quel pensiero. Le accarezzò la pancia, che in quei mesi era cresciuta fin troppo, rendendole un qualsiasi movimento difficile e impossibile. Eppure lei non aveva visto quel particolare come un ostacolo. Aveva continuato ad architettare il piano con Harry, e ancora adesso, aveva intenzione di trovare Saphiria e spedirla in quella prigione , dal quale non sarebbe più uscita. Non sarebbe stata più una minaccia. Le avrebbe fatto pagare la sofferenza che aveva gettato su tutti loro , quella sofferenza che li aveva travolti, rovinando la semplicità della loro vita.
“Ron non c’è tempo per questo! Adesso devo trovare Harry e anche Luthien, prima che faccia qualcosa che possa metterla in pericolo” . Le intenzioni di Luthien erano chiare a molti. La giovane Lestrange era ostinata a vendicare Blaise, e avrebbe usato il legame che c’era tra lei e Saphiria per farlo. Aveva fatto numerose ricerche su quel legame, e il solo modo per spezzarlo era la morte di una delle due o di entrambe. Luthien poteva governarla, poteva gestire i suoi poteri, ma non avrebbe potuto frenare Ephiam che non avrebbe esitato ad eliminarla, e quindi dar a Saphiria il pieno dei suoi poteri. Dovevano trovare Luthien e impedirle di agire da sola . Hermione si alzò a stento , ma trovò Ron a sorreggerla . La guardava con aria preoccupata, la teneva stretta a lui, sperando di poterla convincere ad agire come era realmente giusto.
“Hermione, dai a me questo maledetto cristallo! So che non sono potente quanto te, ma non puoi rischiare” la implorava con le parole,  con lo sguardo. Ma nulla di ciò la convinse a lasciar perdere. Scosse il capo vigorosamente, e scivolando via, dalla presa di Ron , si gettò nella battaglia. Non avrebbe dato alla paura la soddisfazione di piegarla, di paralizzarla e non farle adempiere al suo dovere. Avanzò da fiera Grinfondoro, non risparmiando alcun nemico. Ron era a pochi passi da lei, a scortarla e difenderla. Sarebbe sempre rimasto li, con lei, a sorreggerla quando il mondo diveniva troppo pesante , quando il dolore troppo forte e la paura ingestibile. Ron le avrebbe sempre teso una mano, e l’avrebbe sempre aiutata e amata.
La potenza che sprigionò non aveva una fonte precisa, ma era li, che si faceva largo, che le permetteva di avanzare indisturbata tra la folla.  Passò al vaglio della mente ogni tipo di incantesimo conosciuto. Schiantò , di malavoglia, qualche giovane studente, al quale qualche promessa troppo convincente , li aveva indotti a compiere azioni sbagliate . Erano stati soggiogati dalla bramosia e dalla vendetta, non capendo che il loro ruolo sarebbe stato quello di semplici e povere marionette. Avanzò ancora, nonostante il dolore al ventre cercava a tutti i costi di fermarla. Il bambino sentiva il pericolo, e sentiva il diritto di salvare la propria madre, impendendole di compiere quell’azione suicida. Ma lei zittì quel dolore e avanzò ancora. Poi lo vide, e li il suo mondo si fermò. Si fermò tutto, si fermò il respiro, il battito. Si spensero le voci, le urla. Si spense la paura e il dolore. Draco era a pochi metri da lei, e combatteva, non contro ma con loro. Era accanto Ad un Auror, e lo spalleggiava, cercando di abbattere un feroce licantropo, che pareva immune ai loro attacchi. Aveva un braccio ferito, i capelli erano opachi esattamente come il suo viso, ma gli occhi tempestosi ardevano di rabbia. Erano vivi, esattamente come lui.  Dal loro ultimo incontro Hermione non avrebbe mai sperato di rincontrarlo, ma forse quel destino creduto nemico, li voleva ricompensare, riunendoli, e facendoli ritrovare, in quel caos , in quel frastuono. Li avrebbe fatti ritrovare ovunque , per permettere ad entrambi di riavvolgere il nastro della loro vita spezzata e amarsi come avevano sempre desiderato. Le gambe si mossero ancora prima che lei potesse pensarlo, saettarono in direzione di Draco, che sembrò essere richiamato dal suo silenzio. Distolse lo sguardo dal suo avversario, compiendo lo sbaglio di voltarsi. La vide, e attese che quel corpo si gettasse tra le sue braccia, per goderne del calore , mancatogli troppo allungo. In quel momento però, la ferocia del Licantropo non ebbe pietà per i due amanti. Draco fu agguantato alle spalle. Draco sentì la sua pelle venir strappata con ferocia. Sentì un dolore allucinante e inspiegabile, che non avrebbe trovato manifestazione in un comune urlo. Strinse le labbra, e abbassò lo sguardo, per impedirsi di assistere alla sofferenza di Hermione.
Lo vide cadere, piano, dolcemente, come una foglia scossa dal vento. Non vide il suo sguardo, ma sentì il suo dolore. Il Lincantropo si era aggrappato a lui con bramosia e si gustava il sapore del caldo sangue che scendeva tra gli angoli della spaventosa bocca, ricoperta da zanne. Avanzò, con tutta la forza che potè ritrovare nelle sue gambe, ma l’Auror che lo affiancava fu più veloce. Un lampo di Luce verde colpì in pieno il volto del licantropo, e la scapola di Draco fu liberata dalla presa violenta. Hermione scivolò di tutta fretta al suo fianco.
“Draco… “ Riuscì a sussurrare appena quel nome. Gli teneva il capo stretto tra le mani, ma gli occhi erano serrati chiusi. Ed Hermione sperò che il tempo non fosse finito per lui. Ma quando vide un piccolo sorriso dipingersi sul suo volto, il cuore riprese a battere.
“Granger testarda! Cosa ci fai qui?” Alzò quegli occhi tempestosi, cupi, che alla vista della sua Hermione, si illuminarono. Non attese risposta, e nonostante intorno a loro ci fosse l’inferno, puntò alle sua labbra, rivivendo nuovamente. Poco importava del dolore che stava provando in quel momento. Quello sarebbe passato, a differenza della dolorosa convinzione che forse quel bacio non sarebbe ritornato più.
“Draco, non puoi rimanere qui, sei ferito” L’auror salvatore interruppe quel ricongiungimento, e facendo scivolare un braccio di Draco intoro al  suo collo cercò di aiutarlo a mettersi in piedi e lasciare quel luogo divenuto più pericoloso, a causa della profonda ferita che stava rendendo Draco debole. Hermione non aveva mai visto quell’uomo , ma dal modo con cui si rivolse a lui, e dal modo in cui Draco si aggrappò senza indietreggiare comprese che c’era da fidarsi, e non osò interporsi tra loro. Draco fu trascinato a fatica su per le scale di Hogwarts, ormai ridotte ad un cumulo di pietra trabballante,ed Hermione, con al seguito Ron , li seguirono, passando quasi inosservati tra quella lotta violenta e sanguinaria. Furono condotti ai piani superiori, dove il pericolo sembrava scampato, e dove poterono esaminare più  a fondo le condizioni di Draco, che in quel breve tragitto aveva perso del tutto i sensi. L’uomo gettò giu una porta con un semplice calcio  e un’aula vuota li accolse nel suo buio, apparentemente sicuro. Hermione sarebbe dovuto correre alla ricerca di Harry, di Luthien, ma in quel momento la sua priorità era Draco, sospeso tra la vita e la morte. Non dava segni di vita. Era spenta la sua espressione, e il respiro si sentiva appena. Ron era posizionato tra l’aula e il corridoio , che non dava segno di vita. Nessuno ancora era giunto ai piani alti. La guerra imperversava giu, nella sala principale, da dove provenivano ancora rumori molesti e inquietanti. Lo sguardo cristallino di Ron si spostava da Hermione a ciò che accadeva al di fuori, per assicurarsi di non essere preso alla sprovvista e per non rischiare di perdere Hermione.
L’uomo misterioso esaminava la ferita di Draco con calma e attenzione. Come se sapesse cosa fare. Poi si rivolse ad Hermione.
“ Se non lo ucciderà, Draco rischia di essere tramutato…” Quella notizia non fu rassicurante, ed Hermione si sentì spiazzare e le labbra non si mossero, e non tentò alcuna parola. Non sapeva cosa dire. Non sapeva cosa fare. L’uomo si tolse il lungo mantello che gli copriva le spalle e affagottandolo lo posizionò sotto il capo di Draco e si sedette sul pavimento freddo, perdendo lo sguardo nel vuoto, e gettando il silenzio intorno a loro.
“Cosa facciamo adesso? Hermione non possiamo restare qui, dobbiamo trovare Harry” Ron lasciò perdere l’ingresso dell’aula, avvicinandosi ad entrambi. Si rivolse ad Hermione, sperando che la ragione la raggiungesse e le desse la forza di reagire, e non perdere altro tempo a rimuginare . Non potevano permettersi di starsene li, a perdere tempo., quando di questi ce ne era poco ed era prezioso più dell’oro.
“ Ha ragione Ron , a Draco ci penso io! Voi dovete trovare Harry Potter e gettare Saphiria nella prigione di cristallo! Ogni minuto è prezioso! “ Quell’uomo sembrava conoscere ogni cosa, sembrava conoscere tutti loro, ma nessuno era a conoscenza della sua identità. Ron lo guardò torvo e pose la domanda che farneticava nella mente di Hermione, incapace di uscire , per la gola secca e per la preoccupazione di poter rischiare, nuovamente, di perdere Draco.
“Chi diavolo sei tu?” Ron mancò di tatto. Mai posseduto e mai voluto avere. Aveva i nervi a fior di pelle, il cuore che palpitava frenetico, e la mancata sicurezza di poter vedere il giorno sorgere, i suoi cari, il suo migliore amico. Era stanco, dolorante, e una morsa allo stomaco rendeva ogni cosa un dramma, ma doveva resistere.  Avrebbe aiutato Hermione a ritrovare Harry, avrebbe aiutato i suoi due migliori amici a sconfiggere quella pazza che aveva scatenato tutto quel caos infernale. L’uomo sorrise appena, scostando dalla fronte qualche ciuffo biondo, che aderiva alla fronte. Il volto era pallido, ma non mancava di fascino, e gli occhi erano di un azzurro glaciale. Hermione non aveva avuto tempo per soffermarsi su i particolari che le avrebbero dato le risposte, ma adesso, poteva, e la risposta venne da se , ancora prima che lui potesse parlare.
“ Isey… “ Rispose semplicemente, senza aggiungere quei particolari che avrebbero potuto rendere quella breve convivenza dispiacevole.
“Sei un vampiro di Sargay?” Hermione strisciò piano accanto a Ron, con la bacchetta ben puntata al petto dell’uomo, e nascondendo il cristallo alle sue spalle. Sargay bramava quel cristallo, bramava la sua distruzione, bramava i poteri di Saphiria, il controllo che lei aveva sui Lican e sui vampiri stessi, e sapeva che come lui, anche la sua gente desiderava che quel piano giungesse a termine. Ron la prese e la fece scivolare alle sue spalle, difendendola da un qualunque attacco di quell’essere immondo. Isey scosse vigorosamente il capo, alzando le mani in segno di resa e sorridendo amaramente, non biasimando la reazione di entrambi.
“ No, al contrario! Sono qui per fermarlo,  e per permettervi di imprigionare Saphiria. Non sono solo. Tra i seguaci di Sargay ci sono molti infiltrati della mia famiglia. Siamo amici anche di Theodore e Pansy…Loro ci hanno avvertiti di tutto, quando noi credevamo che era finito l’incubo”  Hermione lo scrutò allungo. Poi rivolse lo sguardo al corpo di Draco, che piano stava diventando pallida, priva di colore. Sentì il panico invaderla. Si sentiva con le mani legate. Si sentiva un’incapace. Non sapeva cosa fare. Come gestire ogni cosa. Non sapeva se credere oppure no alle parole di quel vampiro, sbucato dal nulla, presentatosi come alleato. Ron non le permise di avvicinarsi a Draco, non voleva rischiare.
“ Non vi chiedo di credermi, ma vi chiedo di andare da Harry Potter. Sicuramente anche lui vi starà cercando. Saphiria non è al pieno dei suoi poteri, ma se lo sarà , nemmeno i cristalli potranno aiutarci” Ron continuava ad esaminare Isey con circospezione e sospetto. Continuava a tenere Hermione alle sue spalle, e continuava a sprecare del tempo. Tempo sottratto ad ogni singola persona di quel luogo. A chi, fieramente, combatteva ai piani inferiori. A Draco, che ad ogni minuto impallidiva sempre più, e al loro compito. Era come possedere tra le mani una bomba ad orologeria che sarebbe esplosa improvvisamente, provocando vittime e sangue.
“ Cosa ci dice che tu non ci stia gettando nella tana del lupo? Magari Harry è gia morto e voi aspettate solo che noi ci caschiamo come polli, e diamo al tuo amico Sargay la possibilità di prendere il controllo di ogni cosa….” Ron non poteva essere biasimato. Aveva il diritto di porre quelle domande, domande che sottraevano ogni secondo alle loro azioni. Isey si scompigliò i capelli, con fare nervoso e rivolse lo sguardo su Hermione, frenata dal braccio di Ron.
“Sono rimasto in contatto con Draco per tutto questo tempo. Abbiamo architettato insieme il modo per farvi penetrare ad Hogwarts ,senza che poteste  trovare qualche ostacolo. Ho aiutato Daphne e Astoria a fuggire prima che Saphiria potesse riversare su di loro la sua potenza, ho dato una mano a Theodore e Pansy in passato. Conosco il segreto di Luthien e anche i rischi che corre . Posso aiutarvi, se solo me ne deste la possibilità”
“Amico non provarci nemmeno a convincere lei” Ron si spostò ancora un po’ verso Hermione coprendola del tutto, come per proteggerla dal quelle parole. Ma Hermione non lo temeva, perché Isey non assomigliava a Sargay. Era completamente diverso. Nei suoi occhi non scintillava alcuna luce affamata o macraba, quella luce che Hermione aveva visto negli occhi dell’orda di Vampiri che aveva visto per la prima volta solo qualche mese prima. Non c’era aggressività sul suo volto, ma solo speranza di venire ascoltato e creduto. Ron rimaneva ostile a quella creature, mentre Hermione desiderava solo avere la certezza di potersi avvicinare a Draco, senza il rischio di essere attaccata, e la certezza che quelle parole fossero vere, in modo da trovare un alleato in più  in quella lotta che sembrava eterna e persa.
“ Sargay non vuole uccidere Saphiria… Vuole impossessarsi di lei . Gli basta morderla e nutrirsi del  suo sangue , ma per farlo deve rompere il vecchio incantesimo che Bellatrix fece quando era solo una bambina…. E per poterlo rompere deve uccidere Luthien. Molte cose non sapete, e forse è meglio che siano lasciate nel dubbio. Anche perché non c’è tempo! Ma adesso dovete trovare Harry Potter , e dovete fare in modo che la vittima sia Ephiam… Dovete credermi! Vi prego” Isey digrignò i denti , mostrando le lunghe e lucenti zanne che spuntarono minacciose. Non voleva né  minacciarli,né  aggredirli,e tantomeno intimorirli,  ma stava perdendo la pazienza. Stava porgendo loro una mano, venendo rifiutata . Ron si mosse in avanti , pronto ad attaccare, ma Hermione lo fermò in tempo, mettendolo da parte , e raggiungendo Draco nuovamente. Gli scivolò accanto e gli  Tastò il polso, ascoltando il battito che si affievoliva sempre più. Ascoltò il fiato, divenuto freddo e lento. Toccò la pelle, ghiacciata. Lo stava perdendo, e non aveva alcun potere di fermare l’avanzata della morte, che sembrava averlo preso, averlo circondato con il suo manto , pronto a strapparglielo via. Era impotente, era priva di idee, e  Sentì le lacrime pizzicarle gli occhi, ma le trattenne con forza. Non c’era il tempo per le lacrime o per il dolore. Doveva reagire. Era rimasta troppo tempo a nascondersi codardamente. Adesso avrebbe mostrato la sua vera anima. Lo sguardo saettò su Isey. Non conosceva nulla di lui, e forse non avrebbe dovuto fidarsi. Ma non c’era il tempo per pensare, per rimuginare , per domande o sospetti. Era solo il tempo di reagire. Le conseguenze le avrebbero affrontate dopo che tutto sarebbe stato risolto.
“ Non puoi fare nulla per Draco?” Isey scosse il capo, deluso da se stesso e dalla sua incapacità di non poterle dare una mano.
“Possiamo solo sperare che il suo corpo sia abbastanza forte, ma anche in quel caso, Draco non sarebbe più lo stesso. Il morso di un Licantropo ti tramuta in un Lupo Mannaro… Quindi non so cosa sia peggio, la morte o una vita sanguinaria” Hermione non aveva una risposta chiara e sincera a quella domanda si Isey. La sua morte sarebbe stata dolorosa, ma conosceva la condizioni di chi viveva all’ombra di una punizione tanto grande. Aveva visto Remus Lupin dannarsi, soffrire, per ciò che non poteva controllare, e non sapeva dire se avesse preferito, per Draco, questo alla morte.
“ Dobbiamo trovare Harry… e scovare Saphiria. Non si è gettata nella battaglia! Forse i suoi poteri non sono al massimo, e non vuole rischiare” Parlava più a se stessa che ai presenti . Sfiorò con i polpastrelli i capelli di Draco, scostandoli appena dal suo viso, che aveva perso del tutto il colore della vita.  Ron era in silenzio alle sua spalle, in attesa di agire.   Cadde il silenzio tra loro, interrotto da altri scoppi provenienti dal basso. La battaglia stava imperversando ancora con violenza. E la mente di Hermione agiva velocemente, in cerca di una soluzione, di un idea , di qualcosa. Ma nulla, per la prima volta era completamente vuota. Non riusciva a pensare, riusciva solo a focalizzare Draco in quello stato. Sembrava eterno quel tempo. Sembrava che le lancette non si muovessero e non lasciassero che il tempo scorresse. Non avveniva nulla che potesse cambiare la loro condizione. Nulla che potesse portarli ad agire , a combattere . Poi un altro violento scoppio venne dall’esterno. Un gran polverone invase il corridoio. Isey e Ron si misero in allerta. Bacchetta alta e pugnali alla mano , in attesa di attaccare chiunque si fosse azzardato ad attaccarli. Hermione sembrò non aver sentito alcuno schianto. Sembrava impassibile di fronte a quel frastuono. La polvere si abbassò piano, e rivelò chi si nascondeva dietro essa.
Harry era malconcio. Tagli e ferite varie, ricoprivano piccoli centimetri di pelle. Gli occhiali pendevano ad un orecchio , ormai del tutto inutili. Ma non potè non sorridere nel vedere gli amici , persi con lo scoppio di quella battaglia infernale.
“Harry! Vecchio stronzo! Ci hai fatto prendere un colpo” Ron lo abbracciò, felice di rivederlo, vivo  , accartocciato e malconcio, ma pur sempre vivo.  Lo sguardo di Harry si spostò su Isey, che depose i pugnali nelle fondine , dei calzoni, e ritornò a calmare il suo istinto Vampiresco.
“Lui chi è?” Harry corrugò lo sguardo, scrutando affondo il vampiro, che non aveva mai visto, e di cui si sarebbe fidato poco. 
“Isey, e non abbiamo tempo per le presentazioni” Esclamò lui, spostandosi accanto ad Hermione. Che solo quando sentì i passi di Harry , farsi vicino, sembrò rendersi conto della sua presenza.
“Cosa è accaduto a Malfoy” Harry si inginocchiò accanto all’amica, poggiandole una mano sulle spalle. Hermione voltò appena il capo in sua direzione .
“è stato morso da un Licantropo… “ Sussurrò appena. Chiuse gli occhi, cercando quanto coraggio avesse ancora. Anche se le sembrava di aver prosciugato ogni cosa. Era stanca e non solo nello spirito. Il suo corpo chiedeva riposo. La sua mente, i suoi occhi, ogni cosa le chiedeva di lasciare perdere tutto e poggiarsi ovunque avesse avuto la morbidezza necessaria per aiutarla a raggiungere il regno di Morfeo e immergersi nel caldo sonno. Ma tutto ciò aveva bisogno di essere gettato al dopo. Harry era giunto li da lei, e adesso che erano riuniti, era giunto il momento di reagire. Accarezzò per un ultima volta il suo volto. Sperando che quello non sarebbe stato l’ultimo saluto. Strinse la mano di Harry , che ancora poggiava sulla schiena e si alzò, affiancandolo.
“Harry, raggiungiamo quella maledetta e rimandiamola all’inferno” Harry annuì, accettando di gettarsi in quell’impresa che forse non avrebbe donato i risultati sperati. Forse non avrebbe funzionato quella magia, rudimentale, apparentemente facile , semplice. Forse non avrebbero scovato Saphiria, nascosta in qualsiasi luogo di quel castello. Forse non sarebbero stati in grado di donare ai propri amici, familiari, al mondo , una nuova era, ma avrebbero rischiato. Come una volta, come sempre.
“Mi prenderò io cura di lui… Farò del mio meglio. Sperando nella forza d’animo di Draco” Isey puntò le sue iridi cristalline in quelle di Hermione , comunicandole di porre la sua fiducia in lui. Di fidarsi come aveva fatto Draco e di non temere per la sua vita. Hermione accennò un breve, ma significativo sorriso, e con il peso sul cuore, lasciò Draco, solo, in balia di se stesso e di quella lotta personale che stava avvenendo in se.
Percorsero il corridoio buio, come se d’avanti a loro ci fosse una luce a guidarli. Conoscevano ogni centimetro di quel luogo, e nonostante fosse oscurato, non era un mistero. Conoscevano bene ogni cunicolo e passaggio della loro casa, e le avrebbero donato lo splendore di un tempo.
“Luthien dov’è?” La domanda, a fiato corto di Hermione, accompagnò i passi affrettati del Golden Trio,nuovamente intenti a salvare il mondo.
“L’ho persa di vista. Ho dovuto trascinare fuori molti studenti, e ho dovuto convincere Ginny a lasciare il castello  prima che le cose peggiorassero” i loro passi si mischiavano al frastuono della lotta e alle loro voci. Ron si voltò verso l’amico.
“Sei riuscita a farla andare via?” Ginny come Hermione, non era in condizioni di restare li, ma nessuno era stato capace di persuadere le due Grifondoro. Si era gettate, nonostante il loro stato, nel rischio . Ma per fortuna, una delle due , aveva avuto la coscienziosa idea di ascoltare suo marito, e abbandonare il campo.
“Si, con lei sono andati via molti ragazzi feriti gravemente. Mentre quei pazzi che hanno permesso a Saphiria di entrare ad Hogwarts, sono stati gettati nei sotterranei. Non potevano ammazzare degli stupidi studentelli, incapaci di intendere e volere. Erano soggiogati da chi sa quali parole pronunciate con fi  troppa convinzione” Ron ed Hermione annuirono in contemporanea , appoggiando la decisione del Bambino sopravvissuto. Le loro colpe le avrebbero pagate non con la morte. Avrebbero meditato i danni provocato nella prigione di Azkaban, che avrebbe trovato un posto per loro e per le loro azioni. Svoltarono e raggiunsero le scale, che li condussero ai piani superiori. Dove nulla si muoveva. Dove alcun rumore poteva infastidirli o distrarli. Li, c’era solo silenzio e umidità. I quadri erano vuoti, e i fantasmi erano scappati .
“I vampiri di Sargay sono spietati… A differenza nostra , i stupidi studentelli , hanno offerto il loro sangue… Sargay però è sparito quasi subito. Non ho avuto tempo di….” Harry si fermò a metà strada. Strappandosi gli occhiali dal viso. Non sapeva dove andare per scovare Saphiria, e la preoccupazione aveva deciso di raggiungerlo in quel momento. Si scompigliò i capelli freneticamente, sperando di ricevere un’illuminazione dalla folta capigliatura corvino.  Hermione lo affiancò , strappandogli gli occhiali tra le mani.
“Oculus Reparo” Quell’incantesimo mai imparato lo fece sorridere. In fondo non era mai cambiato nulla. Sembravano i soliti studenti, solo con qualche anno in più e con qualche responsabilità maggiore. Ma erano li, uniti.  E questa convinzione sembrò rincuorarlo. Prese gli occhiali che Hermione gli porse.
“ Dove può nascondersi Saphiria?” Harry si guardò intorno, come se sperasse che quelle mura immobili gli dessero una risposta che potesse aiutarlo.
“ Ovunque, ma non qui”
“Perspicace Ronald”  lo sguardo torvo di Hermione fu d’obbligo. Ron alzò le spalle, ritenendo più che ovvia quella risposta. Si trovavano in uno degli innumerevoli corridoio dell’immensa scuola e non sapevano che direzione prendere. “Hogwarts è sempre pronta a dare una mano a chi lo avesse chiesto”, le parole dette un tempo da Albus Silente, ebbero la loro conferma. Il vecchio Nik-quasi-senza-testa balzò fuori da una delle pareti di pietra fredda.
“OH Ser Potter e compagni! Finalmente. Non speravo più nella vostra venuta” L’inchino regale fu rivolto ai tre.
“ Ser Nicolas, ci aspettava?” Harry salutò radioso il fantasma che non gli aveva mai negato una forte e sincera amicizia. Ser Nicolas annuì sorridendo.
“Non potevo scappare via, come hanno fatto gran parte dei miei compari Fantasmi. Codardi, privi di cuore. Io sono un Grifondoro, e NESSUNO, dico NESSUNO, può mandarmi via dalla mia dimora” Il fantasma posò fieramente di fronte ai tre ragazzi. Facendoli sorridere, e portando un po’ di ilarità tra loro. Poi riassunse uno sguardo serio.
“è nell’ufficio del Preside. È barricata li dentro. Ha paura di essere sconfitta…. Ma fate attenzione ragazzi… è potente! Ma io conto su di voi…Hogwarts conta su di voi” lo sguardo terso del fantasma si spostò su i tre ragazzi cresciuti in quel luogo. Sorrise a quegli eroi, che non avrebbero mai fatto mancare al mondo la loro bontà, la loro forza e il loro coraggio. Si inchinò a loro per poi sparire nuovamente.
“Andiamo” Esclamò Harry, e la loro corsa riprese , questa volta sicura .
 
 
 
 
 
Isey affiancava il corpo di Draco, freddo e immobile, poggiato sul pavimento di pietra. Il volto ormai era pallido , cinereo, privo di vitalità, e sentiva il battito del cuore affievolirsi sempre più. Riusciva a vedere ogni fibra capillare che attraversava il suo corpo, privo di sangue caldo che potesse scorrere, e il petto, lentamente smise di alzarsi e abbassarsi ad intermittenza. Non sarebbe sopravvissuto a quell’atroce attacco. La ferita alla scapola stava assumendo un brutto aspetto. Era infettata e stava trasmettendo quell’infezione nel corpo smorto. Il frastuono ai piani di sotto sembrava essersi spento. La guerra aveva trovato una tregua. Riusciva a sentire rumori lontani. Passi affrettati, passi lenti. Respiri appena accennati o carichi di timore. Ogni rumore era ben udibile ai suoi sensi da Vampiro. Cercò di intercettare Harry Potter, perso in chi sa quale corridoio di quella maestosa scuola, e sperò che la loro missione avrebbe raggiunto il traguardo sperato. Chiuse gli occhi, e cercò i loro battiti, i loro respiri. Ma i suoi sensi colsero altro. Un leggero scricchiolio di pietra, proveniente poco distante da luogo in cui si trovava. Alzò lo sguardo in direzione della bella donna, poggiata allo stipite della porta , fracassata poco prima. I lunghi capelli , neri come la notte le ricadevano d’avanti al volto, coprendolo. La donna, non riportava alcuna ferita, sembrava non aver riportato alcun danno di quella battaglia. Era integra, impeccabile nel suo abbigliamento nero, che le avrebbe dato aiuto nel nascondersi dietro il velo della notte, e agire indisturbata.
“Maya… perché non sento nulla più?” Il tono di Isey parve infastidito e adirato. Gli occhi cristallini si incupirono , nascondendo la luce splendida che li circondava.  La donna alzò lo sguardo , mostrando lo splendido volto, messo in risalto dalle iridi glaciali. Non sorrise verso Isey, ma rimase seria, soffermandosi sul corpo di Draco, immobile.
“Sargay è sparito, e con lui anche i Licantropi. Sono rimasti solo alcuni Auror, feriti, altri sono morti. Wolstrong e i suoi uomini hanno ripreso conoscenza, ma non ricordano nulla. Pansy e Theodore se ne sono occupati. Saphiria è ancora nel castello, e credo che sia stata raggiunta da Luthien Lestrange” Maya riportò dettagliatamente ogni cosa, senza tralasciar alcun particolare, con voce atona, piatta mentre il suo sguardo rimaneva incollato a Draco.
“ Dovremmo agire. È il momento di farlo.” Isey si alzò dal pavimento, ritrasse il mantello da sotto il capo di Draco, con delicatezza. Se lo mise in spalla e avanzò verso la porta, ma Maya rimaneva ferma al suo posto, con gli occhi incentrati su quell’ennesima vittima di quell’eterna lotta.
“E Malfoy?  Sai che non possiamo lasciarlo cosi… Dobbiamo sterminarlo” Isay si fermò a metà strada. Non si voltò, rimase a darle le spalle.
“ è ormai spacciato. Non ha resistito al morso… Non sarà un pericolo” Il tono di Isay era neutro, privo di emozioni, ma Maya riuscì a percepire una nota di incertezza, dimostrazione di menzogna.
“Isay, non mentirmi. Non ti riesce con me! Sai anche tu che Malfoy è in piena fase di trasformazione. E noi non possiamo permetterlo. Conosci il nostro compito, Isay. Siamo Cacciatori, e non possiamo permettere che altri come lui infestino il mondo. Ci fu affidato questo compito secoli fa, e non ho intenzione di disobbedire agli ordini” Maya digrignò i denti, e le unghie, si allungarono, tanto da assumere forma simile a lame affilate. Si voltò verso Isay, scontrandosi con il suo sguardo. Anche esso adirato, cupo. Aveva i denti scoperti, ma ciò sembrò non intimorire la bella vampira, che resse al suo sguardo.
“Non voglio discutere su questo! Ho detto che non resisterà al morso, morirà tra poco tempo! Adesso è il momento di raggiungere Saphiria ,ed imprigionarla, e questa volta per sempre” Ogni parola fu marcata con rabbia e impazienza. Non avrebbero perso altro tempo sul discutere se accelerare oppure no la morte di Draco. Ma Maya sembrava volerlo fare. Rimase immobile , nella sua posizione, con le affilate armi pronte ad attaccare e con la convinzione che premeva sulle sue parole, pronunciate poco prima.
“ Non prendo ordini da te , Isay . Dobbiamo sterminare ogni Licantropo. E non ho intenzione di lasciarne uno impunito, solo perché è stato utile in questa battaglia. Non risparmiamo , non rendiamo schiavi, o cerchiamo di governare, non siamo Sargay! Noi siamo Cacciatori, e cacciamo ! Adesso lasciami compiere il mio lavoro”  Maya si voltò , e si diresse a passo spedito verso il corpo immobile e indifeso. Ma sentì una stretta fermare la sua opera. Sentì il pavimento mancarle da sotto i piedi, e si ritrovò scaraventata dall’altra parte della stanza. Si schiantò contro il muro, fracassandolo, e ricoprendo il luogo di polvere e mattoni.
“Ti ho detto di stare ferma! “ il ringhio di Isay era adirato, e il volto affascinante dell’uomo si tramutò in una maschera terrificante, e malvagia. Gli occhi divennero neri come la notte, e le lunghe zanne furono scoperte. Era un vampiro, non aveva sangue che scorreva nelle sue vene, non aveva battito cardiaco , non possedeva calore nel corpo. Ma un pizzico di umanità viveva in lui. Secoli vissuti tra quelle creature lo avevano trasformato, lo avevano cambiato. Fin a gettarlo a considerarli non più come cibo, o futuri seguaci. Possedevano sentimenti, ognuno di loro possedeva una vita,  qualcuno che li amava, li odiava li criticava. E sottrarli da tutto ciò, era divenuto come immondo, come sbagliato, nonostante fossero la sua fonte di cibo primaria. Si nutriva di loro, parzialmente, lasciando una piccola , eppure fondamentale, goccia di sangue, che non li avrebbe condotti alla morte. E adesso uccidere Draco Malfoy, solo perché il suo destino era stato scritto da mani ingiuste, su fogli sbagliato, gli pareva tanto sbagliato da voler difendere quel ragazzo, che piano , si stava trasformando in una creatura altrettanto malvagia, altrettanto immonda. Priva di umanità.
“ Isay, sei un traditore, esattamente come Sargay! Non sei diverso da lui” Maya si alzò dai detriti, con facilità, scrollò la polvere in eccesso dagli indumenti, e ritornò a fissare il compagno, che in quel momento la stava affrontando esattamente come si affronta un nemico. Isay abbassò gli occhi, per poi rialzarli, e mostrare nuovamente il suo bel volto, rimasto inespressivo.
“Non voglio lottare con te. Draco potrà vivere una vita apparentemente normale. Gli potrà essere fornita la pozione che calmerà la sua sete di sangue, e non costringerci a dover ammazzare un ragazzo innocente, che ha sacrificato se stesso , per una lotta di cui non era né carnefice e né vittima.  Ha gia pagato abbastanza” . Maya abbassò il capo di lato, sorridendo incredula a quelle parole, che sembravano non frutto Della mente di Isay.
“Sei diventato cosi sensibile agli umani. Ci siamo ripromessi di non torcere un solo capello a nessuno di loro, ma provare affetto per loro, è decisamente disgustoso” storse appena il naso, mantenendo l’aria sarcasticamente divertita. Isay sorrise di rimando, non volendo discutere ulteriormente. La raggiunse, e prendendola per un braccio con la forza , trascinandola fuori di li. Ma un urlo di dolore li frenò. Si voltarono, e sotto i loro occhi, la trasformazione, dolorosa , avvenne. Maya si divincolò da quella presa,e fulminandolo con lo sguardo, lasciò indignata l’aula. Isay rimase li, in attesa che quel dolore terminasse, per spiegare a Draco Malfoy, come la sua vita era cambiata tanto velocemente da non poterlo impedire.
 
 
 
 
Luthien era sgusciata via, lontano dalla folla impazzita, lontano da quella lotta sanguinaria. Lo aveva fatto come una codarda, aveva abbandonato Hermione, nonostante le avesse promesso di starle accanto, di proteggere lei e il bambino, nonostante avesse ripromesso a se stessa di non lasciare la sua mano, e abbandonarla in quel caos. Ma lo aveva fatto, era scattata in avanti, verso le scale, lontano da Vampiri e Licantropi con il desiderio di sangue e vendetta. Era scappata via , dirigendosi verso Saphiria. Quel legame , tenuto nascosto , sembrava essersi intensificato, sembrava essere più vivo. Sapeva dove andare, sapeva dove Saphiria si nascondesse, e non avrebbe perso un solo minuto. Avrebbe ucciso quella donna, cancellando per sempre quel legame che li univa, che rendeva le sue notti inquiete, infestate da sogni incerti, confusi, che la terrorizzavano e la paralizzavano il fiato nel cuore della notte. Avrebbe vendicato Blaise, morto a causa di quella donna e del suo sogno di schiacciare chiunque potesse intromettersi con i suoi piani. Avrebbe vendicato l’amore di Hermione, reso tormentoso e doloroso. Avrebbe vendicato le vittime che proprio in quel momento stavano rischiando la vita. Avrebbe vendicato anime innocenti, che forse non avrebbero avuto un vero futuro. Avrebbe vendicato Hogwarts, resa una prigione oscura , che si era sentita svuotare della sua anima immortale. Salì la lunga rampa di scale, con passo veloce . Stringeva forte la bacchetta tra le mani, sentendo il legno rigido aderire ai palmi.  Il cuore accelerava ad ogni passo,  consapevole di essere sempre più vicina alla sua meta. E quando la raggiunse, non perse tempo nel rimuginare su ciò che avrebbe fatto una volta entrata li. Sapeva cosa fare, e dando adito all’istinto e non alla ragione, spalancò la porta di legno lucida e irruppe nell’ufficio del preside, con la rabbia e la vendetta che pulsava violentemente nelle vene.
Il volto di Saphiria non le era nuove. Aveva infestato i suoi sogni per lungo tempo. Era seduta sul piano lucido della scrivania. I piedi nudi penzolavano , giocosamente , e sul volto era dipinto un’espressione divertita. Sapeva che stava arrivando, esattamente come Luthien sapeva dove andare. Erano legate l’una leggeva  la mente dell’altra. Entrambe potevano esplorare i segreti più intimi, più nascosti. Potevano leggersi dentro, e usare ogni cosa contro, per sconfiggersi.
“Luthien Lestrange! Finalmente mi hai trovata” La sua voce era strisciante, il tono divertito. Luthien chiuse con un tonfo la porta , e la bloccò con un incantesimo di adesione. Nessuno avrebbe interrotto quell’incontro. Luthien avrebbe sconfitto quella donna malefica da sola, senza rischiare che altri potessero essere coinvolti. Il piano architettato da Harry ed Hermione, con l’aiuto di Pansy e Theodore, non gli era sembrato valido. Era sicura che avrebbe trovato qualche intoppo, e non avrebbe rischiato.
Saphiria balzò giu  con eleganza, poggiando i piedi sul pavimento di pietra. Si avvicinò a lei, piano, senza fretta. Non c’era del tempo che scorreva intorno. Avrebbero reso quell’incontro infinito, se fosse stato necessario. Lei comandava ogni cosa in quel luogo, e anche Luthien era di sua proprietà.
“ Ho scoperto , negli ultimi mesi, qualcosa di davvero interessante… i miei poteri non sono al culmine della loro potenza , e la colpa è solo tua” Si fermò a qualche centimetro da lei. Quel volto pallido e tetro era attraversato da un sorriso privo di allegria. Non c’era felicità in quel volto, ma solo pura malvagità.
“ Quindi, mi sono chiesta come avrei potuto risolvere a questo problema… e come unica soluzione OVVIA , ho ritenuto…la tua morte” Un violento colpo attraversò il volto di Luthien, ancora prima che potesse rendersene conto, volò per la stanza schiantandosi contro il muro . La bacchetta le rotolò via dalle mani, finendo sotto i piedi di Ephiam, il cane da guardia rimasto nell’ombra. Vide un sorriso sadico attraversare il volto di quel mostro, poi si sentì sollevare da terra, e il volto di Saphiria rientrò nella sua traiettoria.
“ Sai, inizialmente credevo che Draco fosse il mio problema. Ho fatto in modo che passasse dalla mia parte, in modo da tenerlo sotto controllo, ma quando ho scoperto che Bellatrix aveva una figlia, tutto mi è parso più chiaro.” Un dolore acuto e violento, invase ogni fibra del suo corpo Sentì le ossa accartocciarsi, sentì mille aghi penetrargli nella pelle, sentì il fuoco invaderla. Un urlo violento provenne dalla sua bocca, nonostante lei avesse cercato di trattenerlo. Urlava , forte, con tutto il fiato che aveva in gola. Il dolore diveniva sempre più forte, e Luthien desiderò la morte. Ma poi passò.Quel dolore finì, si affievolì, ridonandole pace.
Saphiria si allontanò da lei  , poggiandosi nuovamente alla scrivania.
“Voglio confessarti una cosa, che pochi sanno. Io non ero cosi… Cioè non avevo tutta questa malvagità che mi scorreva in corpo.Ero  buona… ricordo di esserlo stata. E ricordo anche come Voldemort mi abbia trovata, e presa con se. Mi ha gettato nelle vene lo schifoso sangue di tua madre, quel sangue che ci lega!LO SCHIFOSO SANGUE CHE MI HA RESO COSI ! “ Luthien si coprì il capo appena in tempo.Ogni cosa esplose in quel luogo. Vetri, la lunga pila di oggetti , appartenuta un tempo da Albus Silente. La scrivania , sul quale era appoggiata la stessa Saphira. Ogni cosa fu distrutta. Il vento gelido di quella sera entrò con violenza  invadendo tutta la stanza. Ephiam continuava a stringere sotto i piedi la bacchetta di Luthien impedendole di raggiungerla e attaccarla , prima che fosse lei ad attaccarla nuovamente, e invadere il suo corpo di nuovo e irresistibile , dolore.
“ io e te siamo una cosa sola! Abbiamo gli stessi poteri, grazie allo schifoso sangue! Siamo la stessa persona io e te” Ridacchiò isterica, si avvicinò saltellando a lei, e porgendosi verso il suo viso, le scostò i lunghi capelli biondi dal volto, scoprendolo  e mostrando i segni della sofferenza che stava provando. La stava torturando con malvagità.Si stava venducando di ciò che le era stato fatto. Della condizione che gli era stata imposta.
“Io posso fare trucchi di magia, e tu puoi controllare Vampiri e Licantropi , esattamente come posso farlo io! Ecco perché devo eliminarti, devo disfarmi di te. Non posso rischiare di venir ammazzata e non portare a termine il compito che il vecchio e ormai defunto Voldemort mi aveva affidata. Mi dispiace Luthien…sei cosi bella. Non assomigli affatto a quella strega di tua madre….” Luthien si scostò con rabbia dal tocco delicato della sua mano gelida. Era disgustata dal suo tocco, e avrebbe voluto gettare fuori la rabbia che ardeva in lei, ma sembrava che la forza le mancasse, o semplicemente , Saphiria l’aveva battuta sul tempo. Aveva trovato il modo di controllare il suo corpo, e impedirle di fare lo stesso con lei. Doveva guadagnare tempo, doveva permettere ad Hermione ed Harry di raggiungerli e forse salvare tutti.
“ Non ho mai aspirato ad assomigliare a mia madre. Anche perché non l’ho mai conosciuta…” Prese parola, schiarendosi la gola divenuta secca per la paura, forse di morire, o semplicemente per quelle notizie che l’avevano invasa improvvisamente.  Saphiria mantenne lo sguardo puntato in quello di Luthien, mantenne quel sorriso sarcastico dipinto sul suo viso.
“Non ti sei persa un granchè. C’era tanta cattiveria in quella donna da far impallidire lo stesso lord Voldemort, e adesso c’è anche in me… Quindi , adesso pagherete per gli sbagli fatti in passato…” Si alzò e si diresse verso Ephiam, che gli porse la bacchetta di Luthien.
La prese tra le mani, se la rigirò tra le mani, come indecisa sul da farsi. Guardò il Licantropo , come per ricevere il consenso di ciò che stava per fare.
“Ephiam, non ho voglia di sporcarmi le mani con il mio stesso sangue…Faresti tu il lavoro sporco per me?”
“Con molto piacere” Ephiam fece passare , con bramosia, la lingua tra i denti, gia assaporando il gustoso sangue che avrebbe toccato le sue labbra. Il volto del Licantropo, si tramutò, si allungò, divenne scuro, i denti divennero zanne, e il ringhio feroce fece tremare ogni cosa  . Luthien chiuse gli occhi e attese…. Attese quel dolore che sarebbe arrivato, attese che la sua vita le fosse strappata via con prepotenza. Attese di abbandonare il suo corpo e raggiungere Blaise, e sperò che tutto sarebbe accaduto velocemente e indolore.
Ma qualcosa andò storto. Qualcosa impedì che quella morsa violenza la prendesse  e la lacerasse. Sentì degni schianti, del frastuono. Sentì rumori assordanti. Si sentì prendere per le spalle e trascinare lontana. Aprì gli occhi, e riconobbe i capelli scarlatti di Ron. La stringeva tra le braccia, scaraventandola lontano. Sentì le urla di dolore dell’animale ferito, e quello rabbioso di Saphiria.
Aprì gli occhi, e sentì il cuore farsi leggero. Harry , Hermione e Ron , fronteggiavano Saphiria e Ephiam. Erano corsi in suo aiuto. Non l’avevano abbandonata, nonostante lei lo avesse fatto.
“Harry Potter e i suoi seguaci! Che onore conoscere di persona i salvatori del mondo” Saphiria spostò lo sguardo su ognuno di loro. Un velenoso sorriso le colorò i lineamenti tesi dalla rabbia , quando lo sguardo cadde sulle linee rotonde di Hermione.
“Non dovresti rischiare, nelle tue condizioni , mia cara” Viscidamente cercò di avvicinarsi a lei, ma Harmione parò la sua avanzata con un incantesimo di difesa.
“ Non voglio perdere altro tempo! Voglio finire questa farsa …Ephiam prendili “ Nonostante fosse ferito, il grosso Licantropo si fiondò contro i tre. Harry e Ron si posero tra lui ed Hermione, schiantando quel grosso animale contro il muro di pietra. Saphiria guardò i tre , indignata dall’affronto appena subito.  Sospirò stancamente, e riprendendo fiato, sprigionò la sua ira.
Ron fu schiacciato contro il pavimento, aderendo del tutto, spiaccicandosi ad esso. Harry fu gettato contro Luthien, sbattendo la testa violentemente, ed Hermione fu l’unica a non essere attaccata. Saphiria le si avvicinò con la bacchetta puntata al petto. Aveva il viso contratto in una smorfia di rabbia, e fissava Hermione dritta negli occhi.
“Tu, morirai velocemente! I tuoi amici avranno tempo per sentire dolore, tu no” Hermione precedette la sua intenzione, schiantando Saphiria lontano, prima che la morte le fosse gettata addosso. Saphiria volò qualche metro , prima di riprendere padronanza del suo corpo, e atterrare , integra, priva di danni. Sorrideva, si beffava di quel tentativo di difesa. Si burlava di loro e del loro piano. Hermione era scivolata accanto ad Harry e Luthien.
“Tu puoi governarla! Luthien, provaci” Le preghiere di Hermione furono annunciate con fretta e con affanno. Sapeva che Luthien aveva fatto lunghe ricerche sull’argomento, sapeva che lei conosceva il modo per poter governare il potere dirompente e inespugnabile di Saphiria. Sapeva che lei poteva farcela, sapeva che il piano non avrebbe trovato ostacoli , se solo avessero voluto. Luthien non si fece pregare ulteriormente, si alzò con prepotenza, volendo ripagare i suoi amici, giunti in tempo per salvarle la vita. Non aveva alcuna bacchetta alla mano, non era sicura di poter sprigionare il suo potere senza di esso. Ma avrebbe tentato, avrebbe cercato di fare del suo meglio. Tenne lo sguardo fisso su di lei, che avanzava piano, ma decisa. Aveva sul volto uno sguardo impazientito, stanco di giocare. Luthien si concentrò, puntò sugli occhi, puntò sulla mente, su ogni parte di lei. Avrebbe comandato ogni articolazione, ogni volontà, ogni potere. L’avrebbe obbligata ad entrare nel cerchio di sale che avrebbero formato per lei, per poterla imprigionare. Lei avanzava, sempre più vicina, sempre più minacciosa, arrabbiata. Luthien protrasse una mano d’avanti a se, e vide la scena cambiare, mutare a suo favore. Saphiria era ferma a metà strada, era posta in mezzo alla sala scoperta in ogni punto. Si guardava intorno incerta , sbigottita , confusa. E Luthien sentì un pizzicore alla mano , segno che aveva funzionato. Quel legame c’era, e lei poteva controllarlo. Ron fu liberato dalla tortura , che ancora l’obbligava ad aderire al pavimento. E Luthien sentì di potercela fare , questa volta, che non era sola.
“Cosa pensi di fare?” Saphiria stava perdendo sicurezza. Aveva il volto spaventato. La maschera di ferocia si sgretolò, mostrando per la prima volta, il suo vero volto. Era una ragazzina , spaesata, costretta ad indossare gli abiti della malvagia, del nemico invincibile.
“ Ciò che è giusto…” Luthien evocò a se la bacchetta, e piano, intorno a lei, formò un cerchio di sale. Nel momento in cui le due estremità si unirono, uno scudo di luce la circondò, impendendole ogni movimento. Hermione e Harry non avrebbero perso altro tempo. Si alzarono, brandendo entrambi i cristalli. Alla vista di quei due oggetti, Saphiria perse il controllo. Urlava, pregava di non rimandarla in quella prigione, dove non c’era nulla. Dove lei non era nulla. Supplicò, con voce graffiante e implorante. Ma le sue preghiere non vennero ascoltate. Ron , imprigionò il corpo possente di Ephiam tra le catene, e lo spinse verso di lei. Avevano ogni elemento a loro favore. Avrebbero messo fine a tutto. Hermione avrebbe rincontrato Draco, lo sentiva. Sapeva che non era morto, e sapeva che qualunque fosse stato il suo destino, lei lo avrebbe affrontato al suo fianco. Stringeva quel cristallo tra le mani, sentendo dentro di se la speranza crescere, divenire forte, divenire sicura. Ma poi ogni cosa si sgretolò come sabbia, come polvere tra le mani scivolò tutto al vento. Hermione fece scivolare il cristallo sul pavimento, e sentì una forza spingerla lontano. Sentì un tocco freddo che la fece rabbrividire, e quando fu con le spalle al muro , il volto di Sargay era a pochi centimetri dal suo. I denti erano sfoderati e visibile, grazie all’incurvatura viscida delle labbra sottili. Gli occhi, che Hermione ricordava azzurri, erano neri, profondi e infernali. Sentì il fiato pungente sul volto , e la sua voce, ghiacciante, arrivarle prepotentemente all’udito.
“ Non posso permettervi di rovinare i miei piani! Saphiria è mia…devo essere io ad ucciderla. Ma prima…Devo sterminarvi uno ad uno” Sentì le labbra ghiacciate poggiarsi sul collo, erano fredde e una paura la invase. Cercò di disarcionarsi da quella presa, ma era forte, era salda. Non riusciva a muovere nessuna parte del corpo. Sentì il bambino muoversi, come se volesse attaccare per difenderla. Si agitava quella piccola creatura. Si agitava sentendo quella malefica presenza.
“ Potrei anche donarti la vita eterna, se lo vuoi…Un alleato in più mi sarà d’aiuto…Anzi due”i lunghi artigli le accarezzarono il ventre con desiderio e bramosia. Hermione sentì il bisogno di allontanarsi da lui, di allontanare il suo bambino da quel mostro. Cercò di muoversi, ma riuscì solo a calciare al vento. Sargay rise, una risata roca, malefica, inquietante.
“Conosco i tuoi punti deboli, Hermione. Vuoi fare la forte, ma non lo sei. Sei un libro aperto per me! Posso giocare con i tuoi pensieri, posso divertirmi con te a tormentarti…INOLTRE carne fresca non si nega di certo” Le labbra le sfiorarono l’orecchio, sussurrando quelle parole, con tono untuoso, viscido.
“Non toccarmi, MOSTRO” Hermione ritrovò le parole, le urlò, facendo ridere non solo Sargay. Altre voci si levarono, ed Hermione fu invasa dal panico. Non era solo, con lui c’erano tutto il suo gruppo. Quel gruppo che non avrebbe risparmiato nessuno.
“Savhanna…uccidi Ephiam” L’ordine di Sargay fu eseguito senza ribattere. Hermione sentì solo l’urlo di dolore, e lo squarciare di carne. La Vittima, la loro speranza, giaceva immobile a terra priva di vita. Anche l’urlo di dolore che Saphiria gettò , raggelò il sangue nelle vene. Soffriva per la morte del suo fedele servo. Ma era incatenata, e anche i suoi poteri non erano nulla contro la prigione nel quale era stata gettata.
“Schifosi Vampiri” Ron sputò quelle parole, che rimpianse subito dopo averle pronunciate. Fu colpito dolorosamente al capo da un grosso Vampiro, che non risparmiò, una volta a terra, di sferrarli un calcio allo stomaco.
“Ora vedrai come tutti i tuoi amici soffrono e muoiono, piano e dolorosamente” Sargay si avvicinò ancora a lei, facendole giungere all’orecchio quelle parole . La prese con prepotenza il volto tra le mani, e indirizzò il suo sguardo oltre le sue spalle. Harry veniva mantenuto da un altro Vampiro, più mingherlino, ma non meno forte, di quello che aveva schiantato a terra Ron. Luthien veniva tenuta per i capelli , e calde e grosse lacrime le rigavano il volto. Quando individuò lo sguardo di Hermione, mimò un “mi dispiace”, nonostante non avesse nulla di cui dispiacerti. Di tutto ciò erano solo colpevoli gli avidi maghi , gli avidi Vampiri, che non si bastavano solo di ciò che possedevano. L’avidità rendeva chiunque malvagio, e nonostante loro fossero creature immortali, potenti, superiori, persino agli insulsi Babbani, non mancavano mai di mostrare di possedere le stesse idee di avidità. E non mancavano mai di mostrare quanto fossero peggiori, dei Babbani stessi. Hermione sorrise ad Harry, per poi passare a Luthien. Avevano impiegato tutte le loro forze, ma quella volta non era bastato. Non avrebbero dato al mondo ciò di cui aveva bisogno. Non avrebbero donato a chi aveva diritto, un giorno nuovo , colmo di speranze. Chi aveva lottato quella notte, lo aveva fatto con onore, per una causa valorosa, per qualcosa per cui valeva la pena lottare, ma lo avevano fatto invano. Perché quella volta il MALE aveva avuto la meglio.
“Saluta i tuoi amichetti, mezzosangue” Il tono di disprezzo non poteva fare più male del dolore della delusione, della paura. Quelle parole parvero lontane. Non le aveva assorbite, le aveva cancellate , eliminate. Aveva chiuso gli occhi, immergendosi in un mondo tutto suo, dove tutto ciò non era mai accaduto. Dove lei e Draco , gioivano della nascita del loro bambino. Dove lei, Ginny e Luthien sparlavano del più e del meno. Dove ancora scriveva per i diritti dei suoi elfi, con Luna, che dispensava consigli. Erano tutti insieme a vivere in un mondo privo di tutto quel caos. Non c’era caos, non c’era frastuono, ma solo tranquille risate, spensierate, prive di dolore. Si sentì un forte ringhio. Ed Hermione si ritrovò nuovamente scaraventata sul pavimento. Alzò lo sguardo, e capì di essere sfuggita alla presa di Sargay. Si guardò intorno e vide che Harry e Luthien erano stati liberati anche loro dalla presa dei vampiri, scivolò nella loro direzione, afferrando il cristallo, e preparandosi nuovamente, all’attacco finale. Intanto intorno a loro, una nuova guerra sembrò aver appena iniziato.
Isey padroneggiava con esperienza sottili eppure efficaci coltelli, che faceva volare per la sala, colpendo i suoi simili. Una ragazza lo affiancava, dai lunghi capelli neri. Non aveva alcuna arma con se, ma solo la propria forza. Riduceva in polvere chiunque si presentasse sulla sua strada. Ma ciò che fece impallidire Hermione, fu notare l’avversario di Sargay:
Draco era cambiato, mutato  , trasformato da quel morso. Aveva gli occhi neri,privi di pupilla. Possedeva una prodigiosa agilità. Graffiava, mordeva, tirava pugni e calci con ferocia. Stava tenendo testa a quel vampiro. Hermione guardava incantata quella scena , ammirando la padronanza delle sue azioni. Non era governato dalla forza o dall’aggressività, era lui che governava entrambe. Prese Sargay per il collo, stritolando con forza. Poi lo scaraventò sul pavimento, ma non fu abbastanza. Sargay lo prese per il polso, stritolandolo, torcendogli il braccio, facendolo ululare di dolore. Cacciò la pistola dalla fondina e la puntò dritta alle tempie.
“ Sei solo un cane rognoso” Gli urlò contro.
“E tu solo uno schifosa sanguisuga” Draco con l’altro braccio raggiunse la pistola, stritolandola , rendendola solo un cumulo di cenere. Altri attacchi . Nessuno parve intromettersi tra i due. Poi Harry fece ritornare Hermione a concentrarsi sul loro compito. Saphiria era ancora imprigionata, ma non lo sarebbe stato ancora allungo. Se avessero perso altro tempo, i granelli si sarebbero divisi  e la prigione frantumata. Avrebbero dovuto trovare una vittima, da sacrificare con lei, e Sargay era l’ideale.Avrebbero eliminato entrambi, debellando al loro minaccia. Quell’idea attraversò la mente di entrambi.
“Draco! Getta Sargay nel cerchio” La voce di Hermione lo raggiunse, e fu una distrazione fatale. Sargay lo agguantò con i lunghi denti. Affondandoli nella carne, perforandola e provocando in Draco dolori indescrivibili. L’urlo di dolore fu accompagnato da quello di Hermione, che sfoderando la bacchetta tentò di colpire Sargay. Ma tra la rabbia, il dolore, la paura di perderlo ancora, di perderlo per sempre, Hermione puntò al cerchio , spostando i granelli e rompendo il sigillo.
Ciò che accadde fu tutto un momento, un attimo, che non potè essere frenato. Saphiria tentò di fuggire via , ma il controllo di Luthien era ancora attivo. I passi erano frenati dalla sua volontà. Draco gettò Sargay via , con un colpo, che lo scaraventò fuori la finestra , priva di vetro . Agguantandosi su Saphiria. La strinse forte , fermando la sua fuga. Hermione non riusciva a capire nulla. Sembrava paralizzata. Non ebbe la perspicacia di unire i cristalli. Ma Luthien lo fece per lei. I cristalli si unirono , si fusero, e un fascio di luce ricoprì ogni cosa. Era accecante, abbagliò tutti. Le urla di Saphiria si propagarono per ogni dove. Il volto di Draco intercettò solo quello di Hermione. Non c’era rumore intorno a loro, ma solo i loro volti. Che si salutarono, con un “ti amo” sussurrato, prima di dividersi, e gettare tutto di nuovo nel buio. Hermione si accasciò sul pavimento, priva di sensi. 

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Capitolo 19
*** -Non è che solo L'inizio- ***


Premessa:
Questo è l'ultimo capitolo, prima dell'EPILOGO.... 
Quindi, spero che vi sia piaciuta , che non vi abbia delusa, e che 
continuate a seguirmi, in quanto ci sarà un Sequel... Naturalmente la Nuova Generazione sarà messa in primo piano, ma non mancheranno i "vecchi" personaggi... anche loro MOLTO importanti.... Si spera in qualche commento...anche critico! ....Ringrazio tutte voi che mi avete seguito, che siete riusciti ad arrivare fino a qui, senza stramazzare a terra per l'orrore, chi l'ha inserita tra i preferiti, tra le ricordate e chi semplicemente l'ha lette!!! :D 
Buona lettura RAGAZZEEEEEE!!!! .... Un bacioneeee a tutte voi....
Sfiammella!<3




-E ...Vissero felici e contenti?-

-Eighteenth Chapter-

-Non è che solo l’inizio
-

Quella notte il San Mungo fu invaso da una miriade di maghi e streghe, che arrivarono con spiazzante sorpresa in quel luogo, mobilitando ogni Guaritore presente nella struttura. Ferite gravi, bruciature, ossa rotte e gravi stati di svenimenti, gettarono l’intero ospedale magico in un via vai frenetico . Le diagnosi urlate al vento, gli ordini dei superiori di non frenare il lavoro, i pivelli incerti su cosa fare , dove agire , incapaci ancora di riconoscere le varie ferite, di classificarle. Ancora incapaci di conoscere cosa fare e dove mettere le mani, e i familiari dei  pochi superstiti usciti indenni da quella guerra che aveva coinvolto quella miriade incontenibile di giovani studenti, giovani Auror, persone semplici, che avevano combattuto duramente quella notte, sacrificando la loro stessa vita, raggiunsero l’ospedale, chiedendo, urlando ,pretendendo notizie sulle condizioni. Ogni Guaritore, parlava poco e agiva meticolosamente e in fretta, ogni minuto era minuto perso per salvare chi poteva essere salvato. Ginny teneva tra le braccia James, e la sua corsa era intaccata da quel corpicino, e dal peso , che portava al grembo. L’avevano cacciata dal campo di battaglia, e la preoccupazione non le aveva dato pace e la notizia che ogni cosa era finita le era arrivata , dando pace al suo cuore, straziato ogni minuto dai pensieri  tormentati che la conducevano ad immaginare  suo marito pallido e cinereo, disteso sul pavimento di pietra, privo di vita. Ma il fagiano planato a villa Malfoy le aveva alleggerito il cuore. Stavano tutti bene, nessuno era morto. E lei poteva riabbracciarli tutti , uno ad uno, non negando a nessuno le lacrime di gioia. Attraversò il lungo corridoio della sala d’aspetto. Spalancò con fretta le porte che l’avrebbero condotta ai corridoi delle camere dei pazienti, ignorando il richiamo della Guaritrice di turno, e di Andromeda Black, che , trascinando per una mano il piccolo Ted, e con al seguito, Narcissa, e le mogli dei coraggiosi Weasley che avevano preso parte alla battaglia, si gettò in cerca di qualche guaritore che l’avrebbe aiutata a conoscere gli esiti finali delle sorti della sua famiglia al completo. Eroi, nuovi, di una nuova battaglia sventata con successo.
“Signora, dove crede di andare? “ Un guaritore, frenò la corsa di Ginny, prendendola per un braccio. Il tocco leggero e gentile, non trovò intoppi. Riuscì a farla indietreggiare, e la unì al resto del gruppo.
“ In questo momento non possiamo far entrare alcuna persona. I pazienti hanno bisogno di cure e soprattutto di silenzio e riposo. Vi prego di aspettare all’ingresso” Il volto severo dell’uomo si spostò su ogni singola persona presente in quel momento. Avevano tutte, compresi i bambini, un volto sconvolto , che richiedeva di fare uno strappo alla regola e permettere ,quindi , di riabbracciare i propri cari. Ma  Mr Murray non aveva mai , prima e durante la sua carriera da Guaritore, strappato le regole per calpestarle con vivacità. Non poteva permetterlo, e non lo avrebbe fatto, nonostante comprendesse quelle persone. Erano stati tempi molto duri, gli ultimi mesi. Anche lui, Guaritore capo, ex Tassorosso, e per di più figlio di Babbani, aveva vissuto ogni attimo di ansia, paura e terrore per se e per la sua famiglia, e adesso che la notizia che , ancora una volta , il giovane Harry Potter , aveva sventato quel pericolo, era giunta con rapidità , poteva tirare un sospiro di sollievo. Ma non per ciò , avrebbe fatto passare quelle donne, e avrebbe intaccato il lavoro dei suoi colleghi. Allargò le braccia, scuotendo vigorosamente il capo, e puntando lo sguardo severo e austero, sulla giovane donna, dalla capigliatura scarlatta, che nuovamente ritentò di scavalcare le sue difese.
“Sono la moglie di Harry Potter, esigo vedere mio marito e assicurarmi che stia bene” Ginny porse il piccolo James Sirius a Fleur, che lo prese tra le braccia, permettendole di mostrare , nella sua piccola statura, tutta la sua imponenza . La presunzione che sfoderò non le apparteneva, ma in quel momento c’era bisogno di sfoderare quella carta, e sperare di trovarsi di fronte a qualcuno che si facesse intimorire da una voce alta e rabbiosa. Ma ciò non accadde. Mr Murray, scosse ancora il capo, e le invitò nuovamente a lasciare il corridoio e permettergli di ritornare al suo lavoro. Ma nessuno si mosse. Ginny capeggiava quel gruppo indisponente e disubbidiente.
Altri passi si sentirono per quel corridoio. Non erano frettolosi, ma dolci, delicati. Semplici. Erano piccoli passi, di piccoli piedi su tacchi troppo alti.La porta si spalancò, e la figura di Rita Sckeetr apparve sullo sfondo di quel luogo. Aveva la sua solita aria invadente, il sorriso commediante che alzò appena gli angoli della bocca, e la sua penna prendi appunti alla mano. Quella donna era scomparsa dopo gli innumerevoli articoli, che avevano gettato fango su Draco, e adesso, che ogni peggio era passato era ritornata sulla scena. In attesa di degustare altri stuzzicanti e piacevoli scoop, che avrebbero reso la sua fama leggendaria, e il suo giornale unico nel suo genere. Era arrivata ancora prima degli altri giornalisti, ancora prima degli stessi parenti delle vittime, e la presenza di quel gruppo, non la demoralizzò. Si fece avanti, con passo sicuro.
“Salve a tutte, mie care donne” il saluto sornione fece storcere il naso a tutte, compresa Narcissa Malfoy, che avanzò verso di lei. Mantenendo la sua solita postura elegante. Aveva odiato quella donna in passato, quando ai tempi di Hogwarts, aveva sempre amato i pettegolezzi, rendendo la vita degli alunni un vero inferno, compresa la sua. L’aveva odiata quando, era divenuta redattrice capo della Gazzetta del Profeta, gettando sul nome di suo figlio, accuse velenose e malvage, e la odiava adesso, che con i suoi piccoli, velenosi, invadenti occhietti,  protetti, dagli occhiali strassati e vintage, guardava tutti.
“Signora, anche lei non può stare qui! Tutte fuori adesso” Mr Murray stava perdendo la pazienza. Il suo lavoro lo attendeva, i suoi pazienti lo attendevano. Mentre lui, era alle prese con donne bisbetiche e irascibili. Rita Sckeeter sembrò non aver ascoltato una sola parola del Guaritore. Avanzò di qualche passo verso di lui, come se la sua presenza li fosse obbligatoria.
“Mio caro…  MR MURRAY…” calcò il nome del Guaritore, prendendo tra gli artigli colorati, la piccola targhetta appuntata al camice.
“Sono Rita Sckeeter, inviata ufficiale della Gazzetta del Profeta, non che redattrice capo della suddetta. Sono qui per scrivere un articolo , e per conoscere meglio i dettagli della furiosa battaglia avvenuta tra le mura di Hogwarts. I suoi pazienti hanno farneticato nulla? La minaccia è davvero sventata, o è solo una tregua? La misteriosa Saphiria in realtà chi era? “ Lo spirito curioso balzò fuori ancora prima di prendere parole. La penna “prendi appunti” , iniziò a scrivere ancora prima che il Guaritore potesse autorizzare quell’intervista e la sua presenza.
“Senti un po’ strega –scrivi- stronzate , perché non vai via? La tua presenza qui non è affatto gradita” Ginny Weasley in Potter prese parola, sfoderando tutto il suo spirito iracondo, riversando tutta la sua tensione su quella donna, che senza dar peso ai sentimenti di ogni individuo, presente in quel momento, aveva gia iniziato a mitragliare di domande quell’uomo, che boccheggiò , privo di parole da dire. Rita Sckeeter sorrise maleficamente, dando adito alla penna, verde e viscida , esattamente come lei di prendere appunti .
La giovane strega Ginevra Weasley, moglie del famoso Harry Potter, mostra il suo scarso autocontrollo, tanto da aggredire, l’indifesa reporter Rita Sckeeter, giunta al San Mungo, solo per fornire e donare ai propri lettori il resoconto di quella battaglia infernale accaduta , solo poche ore prima, all’interno della famigerata scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts….” Dettò silenziosamente quei brevi appunti, permettendo all’oggetto, di riportarli con precisione sulla lunga fila di fogli, che si scostavano per dar spazio alle parole di fluire su di essi. Quelle parole non  sfuggirono a nessuno presente . Fleur divenne paonazza di rabbia, e scostandosi da Victoire e James Sirius, puntò un dito contro il naso della Sckeeter , sommergendola di parole incomprensibili. Facendole decadere tutta l’eleganza francese.
Laide sorcière, il s'en va avant que mon poing ne viendra pas sur ce visage hideux qui n'a pas le droit d'être vu par n'importe qui. Réfugiés dans votre tanière, serpent venimeux.”  .
Signora si calmi, la prego. E lei, la smetta di provocare” Mr Murray si contrappose tra le due donne, spingendo il gruppo ad allontanarsi ancora . Fleur , pronunciò altre parole, incomprensibili, con disgusto , per poi abbandonare il campo, trascinando con se, la piccola Victoire , seguita da James Sirius e Teddy. La penna prendi appunti non si fece sfuggire quella divertente sfuriata che avrebbe dato alla delicata Fleure Delacoure, in Weasley, un volto nuovo, diverso.
“ Mr Murray, le chiedo ancora di farmi passare e permettermi di fare il mio lavoro, come io le permetterò di fare il suo” La Sckeeter non demordeva. Avrebbe raggiunto le camere delle vittime ed estrapolato informazioni necessarie per il suo scoop. Ginny scosse il capo, infastidita da quell’atteggiamento cosi privo di tatto di quella donna. Non avrebbe accettato un rifiuto, o altri, avrebbe tentato qualsiasi cosa, pur di ottenere ciò di cui aveva bisogno.
“In questo momento non mi state aiutando ad aiutarvi. Più mi trattenete qui più io privo ai vostri cari la possibilità di essere curati al meglio. Signore vi prego, andate ad accomodarvi fuori” Mr Murray non lasciò che il tentativo della Sckeeter potesse intercedere con il suo lavoro, e permettere a quella donna di ottenere interviste da povere vittime ancora confuse di ciò che era accaduto.
“Ci perdoni, Mr Murray, vi lasciamo al suo lavoro….” Narcissa intervenne con molta eleganza, chinando appena il capo, e nascondendo, dietro alla maschera di indifferenza, la preoccupazione e il desiderio di avere notizie su Draco. Avrebbe voluto schiantare quell’uomo, privandosi di razionalità, e perlustrare ogni stanza in cerca del suo unico figlio, per assicurassi che stesse bene, ma doveva lasciare che ognuno , in quel luogo, svolgesse il proprio compito, e il suo era quello di attendere in disparte. Prese Ginny per mano, e la trascinò via, scusandosi ancora con l’uomo che apprezzò molto quell’eleganza che offuscò del tutto Rita Sckeeter che ancora si ostinava nel voler oltrepassare quel ostacolo. Ma Mr Murrey non demordeva, e la spintonò nuovamente verso l’uscita.
“Signora, la prego, non mi faccia usare maniere forti” la prese per un braccio, e questa volta la presa non fu gentile come quella dedicatagli a Ginny. Le stritolò appena il braccio. Ma quel gesto fu interrotto.
“Mr Murray, deve assolutamente correre, c’è un giovane, con spasmi  e convulsioni…credo che sia in piena trasformazione” Una giovane Guaritrice lo raggiunse, richiamando la sua attenzione. Rita Sckeeter non fu più un problema, Mr Murray corse al suo lavoro, permettendo alla vipera bionda, di fare il suo, e di avanzare indisturbata alla ricerca di qualche scoop gustoso che avrebbe saziato la sua fame.
 


*

 
Ginny non riusciva a stare ferma un solo attimo. Percorreva a passi pesanti l’enorme sala d’aspetto, non riuscendo a concentrare la rabbia e l’ansia dentro di se, come invece sembrava accadere alle sue accompagnatrici. Che sedevano nelle scomode poltrone dell’ospedale, poco illuminato, ancora privo di vita, per il troppo tempo rimasto sigillato al mondo, non permettendo di poter servire gli infermi bisognosi. Angelina coccolava amorevolmente il piccolo Fred Jr, pregando in silenzio di poter rivedere il volto frizzante e vitale del suo George. Fleure cantava delicate canzoni Francesi alla sua Victoire , accarezzandole i morbidi capelli rossicci. James e Teddy ascoltavano rapiti la dolce voce  di Andromeda , che per distrarli, aveva  rievocato i vecchi racconti di Beda il Bardo, sperando di distrarre i due bambini. Audrey sedeva silenziosa e pacata , con l’eccezione delle mani, che martoriava con violenza. Narcissa invece , fissava Ginny, con sguardo corrugato. Non biasimava quella ragazza, ma quel comportamento non avrebbe potuto risolvere la loro situazione. Avrebbero dovuto attendere, e sperare di riabbracciare tutti. Altre persone raggiunsero il San Mungo, chiedendo dei propri familiari, chiedendo dei propri mariti, sorelle o mogli, che avevano preso parte a quella strage. La risposta era sempre uguale. Il tono piatto della Guaritrice annunciava a tutti di dover attendere , mentre i suoi colleghi avrebbero fatto del proprio meglio per guarire tutti e permettere di riabbracciarli.
C’era solo tristezza in quel luogo. Nonostante il pericolo sventato, non c’erano sorrisi, o sguardi sereni. Solo preoccupazione e lacrime. Quel dolore pareva eterno. Gli effetti del male aleggiavano ancora prepotenti su tutti, non dando la possibilità di riporre ogni disagio nel baratro del dimenticatoio. Sul volto di tutti era visibile la sofferenza che quella lotta aveva inflitto . Nessuno aveva chiesto tutto ciò, nessuno aveva chiesto che i propri ragazzi, ancora adolescenti, prendessero parte a quel massacro. Nessuna moglie o marito, aveva accettato di vedere il proprio compagno disteso su un letto privi di vita, nessun amico avrebbe accettato di dimenticare amici con cui era cresciuto e con cui avrebbe desiderato sorridere ancora. Nessuno di loro era pronto ad attendere notizie che avrebbero rovinato il proprio mondo, la propria routine quotidiana. Nessuno avrebbe accettato risposte negative sulle condizioni dei propri cari.
Poi, come se quel dolore non volesse aver fine, nuovi personaggi apparvero sulla scena, travolgendo ogni cosa con le loro notizie poco rassicuranti. Le porte di quell’ospedale si erano aperte tante di quelle volte, che nessuno parve notare il gruppo composto da tre uomini e due donne che entrarono con passo prepotente e austero in quel luogo. Erano avvolti in lunghe tuniche nere, e i loro volti erano maschere di ghiaccio, prive di espressione. Occhi grigi come il ghiaccio, ornavano visi affascinanti, tracciati con lineamenti diversi , e colori altrettanto differenti. Si muovevano all’unisono, ogni piede batteva nello stesso istante il pavimento, in sincrono. Avanzarono indisturbati tra l’orda di persone. Non richiamando su di essi alcuno sguardo, ad eccezione di quello di Narcissa Malfoy, che nel vedere quelle figure sbiancò, incredula. Quelle figure erano solo sogni, protagonisti di racconti inventati, di leggende che venivano tramandate tra i Purosangue, solo per il gusto di farlo. Andromeda come lei li avrebbe potuto riconoscere, ma la sua attenzione era del tutto rapita dai due bambini, che seduti ai suoi piedi, si deliziavano della sua voce. Narcissa Strinse i pugni, e sperò di non far trasparire , dal volto, alcuna espressione che potesse tradirla. Ma la perspicacia di Ginny la tradì. Gli occhi brillanti di Ginny si spostarono e seguirono la linea immaginaria , tracciata dallo sguardo di Narcissa. Li vide giungere di fronte alla ragazza che , cercava da sola, di tener a bada le persone che insistentemente, le chiedevano di lasciarli passare. Vide come , uno di loro, un uomo bruno, dai lineamenti marcati, puntò il suo sguardo in quello della guaritrice, e come lei, senza batter ciglio, si fece da parte , dando la possibilità a quel gruppo di avanzare indisturbato verso il confine, che li divideva.
“Andromeda, tieni James con te per favore…” Il sussurro di Ginny arrivò appena all’udito della donna, ma non scappò a Narcissa, che si alzò di scatto, non appena vide il corpo di Ginny scattare in direzione di quel gruppo.
“Signorina , lei non può…” La guaritrice non ebbe il tempo di trattenere Ginny lontano da quel gruppo sospetto, che gia li aveva raggiunti, e con lei Narcissa. Valicarono nuovamente quella porta che le condusse nel lungo corridoio, inaccessibile. I GUARITORI avanzano freneticamente tra una stanza e l’altra, e questa volta non c’era nessuno che potesse impedirle di gettarsi in cerca di Harry e degli altri. Vide il gruppo avanzare senza problemi , e continuò la sua corsa. Narcissa le stava dietro, maledicendo la testardaggine di quella ragazza. Era in gamba, e la degna compagna di Harry Potter, ma quel suo spirito indomato , in quel momento era fuori luogo.
Quel gruppo , avanzava senza problemi, non voltandosi per controllare e accertarsi di non essere seguiti. Si affacciavano in ogni stanza, in cerca di qualcuno in particolare. Ginny li seguiva, confondendosi tra i Guaritori, che sembravano non aver notato la presenza di entrambe. Le urla di dolore, i pianti isterici e le imprecazioni di fallimento dei Guaritori, facevano da sottofondo alla corsa di Ginny . Guardava quel gruppo, sperando che le loro intenzioni fossero nobili, sperando che la loro ricerca sarebbe terminata presto e non avrebbe coinvolto altri membri della sua famiglia. Poi si bloccarono, a metà strada. Tutti, nessuno si muoveva se l’altro non accennava un passo. Non c’era un unico comandante di quell’armata, erano un  tutt’uno, erano uniti, indissolubili. Voltarono il capo,  tutti allo stesso modo, allo stesso istante. Fu una scena che le fece raccapponare la pelle. Brividi di terrore le attraversarono la schiena , facendola rabbrividire. Gli occhi di quegli individui erano terrorizzanti, erano ghiaccio e freddo. Erano privi di espressione, privi di anima. Sembravano spettri . Narcissa la raggiunse alle spalle, e le toccò appena una spalla, comunicandole la sua presenza. Il gruppo fece qualche passo indietro, e improvvisamente , ad uno ad uno, il loro volto mutò. Assunse un aspetto normale, comune. Ognuno di loro apparve diverso e diviso tra loro. Avanzarono con passo lento, e su qualche volto, era dipinto un sorriso di rassicurazione.
“Ginevra Weasley, moglie del salvatore del mondo Magico! È un piacere poter conoscere la donna che dona forza al nostro eroe” A prendere parola fu lo stesso uomo che aveva incantato la Guaritrice all’entrata. Aveva un sorriso caloroso e bonario, e l’espressione di poco prima non era minimamente accennata sul volto, bruno, soffice , del  giovane uomo. Aveva le mani congiunte, e Ginny notò un grosso anello d’oro, imponentemente poggiato sull’anulare .
“ Narcissa Malfoy, ancora più bella di persona ” continuò l’uomo, come se conoscesse quella donna da sempre , volgendole il suo sorriso. Narcissa  ne accennò uno appena, in segno di ringraziamento. Continuava a stringere la spalla di Ginny, e lei sentì l’incertezza in quella stretta. Sembrava terrorizzata , di fronte a quel gruppo di sconosciuti.
“ Vorrei dire lo stesso di voi, se solo sapessi il vostro nome” Ginny non si lasciò abbindolare da quel sorriso di plastica, e da quel tono disgustosamente dolce. Mantenne lo sguardo corrugato, e il tono austero.
“La nostra presenza, sembra aver disturbato molto la giovane donna…” questa volta non fu l’uomo a parlare, ma una ragazzo , giovane, e di una bellezza indescrivibile. Gli occhi che prima erano ghiacciai penetranti, adesso erano perle scure e profonde. Guardò Ginny, con aria boriosa e arrogante.
“ Mi disturbano le persone maleducate , che non si degnano di spiegare chi siano e cosa vogliano da un gruppo di infermi, appena sopravvissuti ad una guerra” L’arroganza di Ginny sbalzò fuori come un proiettile, e ogni parola fu masticata con veleno, e rabbia. Narcissa si irrigidì ancora di più , e cercò di tirar via Ginny da li, e lasciar perdere quel gruppo. Ma lei non si mosse di un solo passo. Rimase ferma, in mezzo a quel corridoio che puzzava di morte e dolore, puntando il suo sguardo su ognuno. Li contò. Erano cinque. cinque individui, divisi tra uomini e donne, cinque individui che avevano preteso di entrare prima degli altri, che avevano preteso di essere ignorati. cinque individui che sembravano conoscere ognuno , con le loro storie e le loro vite. cinque individui con sguardi glaciali, nascosti da maschere gentili e giovani. cinque individui che mettevano paura all’arrogante e boriosa Lady Malfoy.
“ Vogliamo congratularci con i salvatori del mondo. Harry Potter non manca mai di intervenire all’ultimo momento per portare ogni cosa al posto giusto” Una donna avanzò tra loro.  Lunghi capelli neri incorniciavano un volto dai lineamenti orientali ,e la voce era musica. Era dolce, soave  , leggiadra. E quelle parole , povere e brevi, sembrarono musica, poesia, pronunciate con la sua voce.
“ Mr Murray, ha detto che i feriti hanno bisogno di riposo. Non possiamo disturbarli” Ginny rinvenì da quella dolce musica, che aveva incantato per un momento la sua mente, spegnendola e ammaliandola. Sbattè ripetutamente gli occhi, per ritrovare la concentrazione, e il tono arrogante. L’uomo che capeggiava il gruppo storse appena il volto in un espressione contrariata, ma non si tradì: Ritornò a sorridere con dolcezza, mentre il ragazzo ringhiò infastidito, mostrando apertamente il fastidio che quella ragazza recava. 
“ Bene, allora credo che Harry Potter dovrebbe essere disturbato comunque. Abbiamo da comunicargli qualcosa di importante. “ Il tono dell’uomo era scarso di pazienza, e Ginny si sentì trionfante. Avrebbe obbligato quel gruppo nel mostrarsi realmente. Intrecciò le braccia sotto il petto, e sfidò con lo sguardo l’uomo senza nome, che pretendeva di aver precedenza .
“Potete anche dire a me, mi preoccuperò di comunicarglielo non appena si sveglia e starà bene” Narcissa vide lo sguardo mutare dei presenti. Vide come la rabbia si impadronì di ognuno di loro. Come la pazienza scivolò via dai loro modi. Ginny stava giocando con un fuoco molto feroce, che l’avrebbe bruciata.  Il più giovane, fece qualche passo in avanti, fronteggiando l’impertinente Weasley.
“ Non abbiamo bisogno di intermediari. Il nostro lavoro lo facciamo da soli. Non saresti cosi prepotente se sapessi con chi hai a che fare” Ringhiava con rabbia e ferocia. Scosse appena il mantello, indirizzando la mano alla fondina che portava legata alla cintura , ma il braccio gli fu fermato  da un quarto componente del gruppo. Il più anziano, il più silenzioso, e forse il più pericoloso.
“Signore, perdonate l’irascibilità di Icaro, è ancora giovane e non sa come comportarsi. Capiamo molto la vostra condizione , ma dovete permetterci di fare il nostro dovere.  Tutto vi sarà spiegato a tempo debito. Adesso, vi prego di allontanarvi e non fare domande” Il braccio del giovane Icaro fu stretto in una morsa violenta, che rischiò quasi di spezzarglielo con furia. Icaro , non mostrò alcun segno di dolore, ma le labbra serrate e la mascella contratta, erano chiari segni di dolore e sofferenza. Fu gettato indietro, per permettere all’uomo anziano, dalla pelle scura, e dagli occhi opachi, di farsi avanti. Era molto vecchio, lo si poteva notare dalle rughe che attraversavano il suo volto,a differenza degli altri.
“ Vi prometto che tutto vi sarà più chiaro al momento giusto” Continuò, puntando il suo sguardo in quello di Narcissa che trasalì. Sembrò volerle comunicare qualcosa, con i soli occhi, e quel qualcosa giunse a destinazione chiaro, come se avesse appena parlato apertamente. Narcissa strinse la presa intorno alla spalla di Ginny, tirandola via, ancora, ma questa volta con più pressione, con maggior insistenza. Ma Ginny non demordeva. Voleva conoscere le intenzione di quelle persone in quel momento. Non avrebbe sopportato attendere ulteriormente, e dar adito a quegli sconosciuti di compiere chi sa cosa, che avrebbe potuto mettere in pericolo la vita di suo marito e degli altri. Appoggiò la sua mano su quella di Lady Malfoy, scrollandosela da dosso, cercando di non riservarle alcun trattamento arrogante.
“Non mi muovo da qui, finchè non mi dite chi siete e cosa cercate” Calcò ogni parola con insistenza. Fissando l’uomo intensamente, in attesa di ricevere risposta.  Cadde del silenzio intorno a loro. Solo sguardi critici, torvi , di sfida. Narcissa attendeva con il fiato corto, e Ginny voleva chiarire ciò che era completamente offuscato.
Quelle persone non le comunicavano alcuna rassicurazione. I loro occhi potevano nascondere ciò che erano davvero, ma Ginny non si sarebbe fatta abbindolare da quella semplicità. Non erano maghi qualunque, percepiva in loro una potenza nuova. Percepiva qualcosa che non apparteneva al suo mondo. Erano diversi, erano pericolosi.
“Non siamo intenzionati ad usare maniere forti con voi! Anche perché non è nella nostra natura farlo. Quindi, se non siete intenzionati a collaborare, mi vedo costretto ad accontentarvi. Lasciamo questo luogo, e troviamone uno più …INTIMO “ L’anziano del gruppo si rassegnò sotto lo sguardo insistente dell’ex Grifondoro, che non demordeva  e non avrebbe lasciato nulla in sospeso. Guardò gli sguardi contrariati dei suoi compagni,ma non ci badò. Fece cenno a Ginny e Narcissa di seguirli, e , con un leggero tocco, come se avesse appena accarezzato qualcosa di impercettibile, d’avanti a loro si spalancò una porta, mai stata li.
“Prima le signore” Invitò elegantemente l’uomo, ma Ginny indietreggiò.
“Non me ne vogliate , ma ho sempre dubitato e preferisco che avanziate prima voi” L’uomo ammirò quella donna, che gli stava tenendo testa in modo egregio. Sorrise, e seguito dagli altri quattro, entrò in quella stanza, con al seguito Ginny e Narcissa, che si ritrovarono in una delle stanze dell’ospedale. Ma queste era privo di pazienti o letti. Era solo una stanza bianca, candida e fresca. Inondata di luce . C’era un debole eco dei loro passi, che si spense, quando tutti e sette furono fermi uno di fronte all’altro. Narcissa era accanto alla giovane Weasley, come per proteggerla. Cosa che la sbalordì molto. L’odio tra le loro famiglie era sempre stato violento, i loro trascorsi non erano stati dei migliori. Ma adesso Narcissa parve dimenticare tutto ciò, e starle accanto , proteggerla , esattamente come avrebbe fatto anche sua madre, che in quel momento era del tutto incapacitata, le parve ovvio. Altro silenzio , altra attesa. Altri sguardi contrari rivolto al più vecchio dei cinque. Poi , la parola fu ripresa ma questa volta , i volti dei cinque cambiarono. Riassumendo la medesima espressione, che aveva terrorizzato Ginny. Gli occhi divennero ghiacciati e freddi, spettrali. E nuovamente , sembrarono divenire un’unica cosa, come era accaduto nel corridoio.
“ Ciò che noi siamo, è qualcosa che è sempre esistito…” La parola fu ripresa dal più anziano del gruppo, ma il tono era soffuso, sottile e privo di ira.
“Siamo ciò che mantiene ordine nell’universo…” riprese la donna, la sua voce era uguale a quella dell’anziano. Era  come se stesse continuando a parlare lui, ma con altre sembianze.
“ Ma non siamo mai presenti in ciò che accade” Questa volta le parole furono pronunciate dall’uomo bruno, che aveva mostrato una fittizia gentilezza.
“ Noi non ci manifestiamo MAI…Non esistiamo. Non hanno memoria di noi, perché non vogliamo che ciò accada. Noi siamo nessuno, non siamo nulla. Non abbiamo volto, non abbiamo forma.” La quinta componente di quel gruppo, che fino ad allora non aveva proferito parola, intervenne, con la medesima voce di tutti loro. Era giovane, molto giovane. Poteva essere un adolescente.
“ adesso siamo qui per portare ordine, quell’ordine che è stato minacciato ! “ Icaro , l’unico di cui Ginny e Narcissa conoscevano il nome, parlò, avanzando di qualche passo, avendo cancellato del tutto lo sguardo austero e borioso. Ginny guardò Narcissa , comprendendo che forse anche lei conosceva quegli individui.
“ Si narra di loro, ma tutti pensano che sia solo una leggenda. Nessuno ha memoria… “ Narcissa spiegò frettolosamente ciò che lei sapeva. Quelle piccole e povere  spiegazioni, che fin da piccola aveva ascoltato nei racconti, che ogni famiglia purosangue, si tramandava, erano vive nei suoi ricordi. Ascoltava sua madre rapita dalle sue parole , che narravano di esseri supremi, né maghi, né demoni, né spiriti, che regolavano ogni cosa, e non prendevano parte a nulla, ma rimanevano in disparte ad assistere , nella loro dimora aurea ad assistere silenziosamente senza agire . Si raccontava di quegli esseri supremi, ordinatori del mondo, con un certo timore. Loro potevano distruggere ogni cosa, cosi come la potevano creare, dargli forma e vita.
Ginny era basita e priva di parole. La sua sicurezza , la sua arroganza era svanita insieme alle parole, incredula a ciò che stava accadendo. La sua famiglia conosceva tutto del mondo della magia, essendo una degna famiglia purosangue, con qualche preferenza per la cultura babbana, ma storie come quelle apparivano sempre inverosimili. Come se appartenessero ad un mondo fantasioso e inesistente.
“ è accaduto qualcosa che non era nei piani. E noi siamo qui per cancellare questo sbaglio…” L’anziano del gruppo riprese a parlare, come se quel discorso esigesse un passaggio circolare di parole. Ginny continuava a non capire . Harry che ruolo aveva in tutto ciò? Cosa era andato storto che aveva indotto i cinque a scomodarsi e giungere al San Mungo.
“ Troppe vittime innocenti, troppi coloro che sono stati vittima delle maledizioni delle creature della notte. Tutto ciò non era nei piani.Tutto ciò porterà l’ordine del mondo a sgretolarsi” Le parole della donna furono conclusive. Gli occhi dei cinque ritornarono normali. Le loro anime si divisero e ognuno assunse il proprio aspetto e carattere, lasciando le due donne nel dubbio. Icaro si fece avanti , con sguardo adirato.
“Hanno saputo fin troppo . Adesso possono anche togliere il disturbo” passò lo sguardo dall’uomo a Ginny e Narcissa, mostrando quanto poco gradita fosse la loro presenza.
“Icaro , dovresti imparare a governare la tua rabbia, o potresti finire male” Ginny sembrò dimenticare le parole e le informazioni assorbite poco prima. Aveva di fronte un ragazzino sfrontato, fin troppo arrogante, con la lingua fin troppo biforcuta. E i nervi a fior di pelle, non avrebbero retto ulteriormente . Lo fronteggiava come se di fronte a lei ci fosse un semplice ragazzo, che non la smetteva di darle sui nervi. Non mostrava nulla di superiore o divino, non c’era alcuna traccia di trascendenza in lui. Ma solo di un viziato ragazzino nervoso e bisbetico.
“Osi minacciarmi, Ginevra Weasley, insulsa mortale?”la sua voce raggiunse tono elevato e rabbioso. Iracondo come il suo sguardo. Lo scontro tra i due sembrò del tutto isolare gli altri presenti in quella sala vuota , irradiata da fin troppa luce, che dava alla testa. Ginny era furiosa. Non c’era attimo di pace in quella vita. Tutto veniva travolto da notizie sempre più confuse, disconnesse tra loro, e imprevedibili. E loro , si ritrovavano sempre allo stesso punto. Non conoscevano nulla, non sapevano come reagire, cosa fare. Narcissa affiancò Ginny .
“Non sfidare queste creature. Non renderle tue nemiche” Il sussurro di Narcissa fu soffiato con delicatezza . Ginny soffiò con stanchezza. Il mal di testa era divenuto violento e sentiva il bisogno di mettere fine a quello scontro iniziato improvvisamente. Abbassò lo sguardo, stanca di quella farsa, e fece un passo indietro.
“ Non oso sfidare nessuno, ma solo capire ….” Ginny prese la coscienziosa decisione di intrattenere con i presenti una discussione pacifica, priva di urla e frecciatine velenose. Avrebbero parlato, e lo avrebbero fatto con calma . La donna dai tratti orientali e dalla voce melodiosa si fece avanti, poggiando sulla spalla di Icaro una mano sottile ed elegante, ornata da strani tatuaggi , bouardex e d’orati. Appoggiò con delicatezza la mano, invitandolo a dar spazio alle sue parole.
“Avete fatto un eccellente lavoro. Avete combattuto con fierezza e avete meritato di essere felici. Anche se adesso è ancora presto per dirlo…” Gli occhi scuri si spostarono sul volto di Narcissa,  confortandola con un semplice sorriso. Narcissa presagì che quel gesto non fu un caso, e una strana sensazione si impadronì di lei. Pensò al peggio, e si preparò ad accettare qualunque notizia le fosse giunta. Forse sarebbe stata insopportabile, dolorante, straziante. Le avrebbe ridotto il cuore in piccoli brandelli, ma lei avrebbe resistito e avrebbe accettato ciò che era in serbo per lei.
“ Ma noi siamo qui per altro e non per congratularci con voi. Siamo qui per eliminare esseri malvagi, che non erano previsti . La guerra è stata violenta e tutto è proseguito secondo gli schemi, secondo le regole. Oltre al fatto che molte sono state le vittime dei Licantropi, esattamente come lo sono state quelle dei Vampiri. E noi non possiamo permettere che questi esseri infestino il mondo….” Ginny alzò una mano interrompendo quel flusso melodioso di parole. Nuovamente si scrollò di dosso quell’incanto, e ritornò ad analizzare le parole meticolosamente, restando basita e sconvolta di ciò che quella donna le aveva appena comunicato.
“Quindi, tutti quegli innocenti ,  tutto il terrore nel quale abbiamo vissuto per tutti questi mesi, il dolore che abbiamo dovuto sopportare, non è altro che uno schema di qualche piano di voi menti superiori?” Ginny guardò Narcissa in cerca di supporto. Guardò quei cinque, incredula di ciò che credeva di aver compreso. Incredula che ogni cosa accaduta poteva essere sventata con un semplice schiocco di dita. Con il semplice intervento di quegli esseri misteriosi. La donna annuì , muovendo appena il capo.
“ OH Merlino maledetto! Siete dei pazzi! Siete rimasti in disparte per tutto questo tempo, mentre noi ci facevamo uccidere? CI SONO PERSONE CHE SOFFRONO IN QUESTO OSPEDALE , CHE SOFFRONO A CAUSA DI UNA GUERRA MALEDETTA , SCOPPIATA IMPROVVISAMENTE, SENZA CHE NOI POTESSIMO REAGIRE , SENZA CHE NOI POTESSIMO AVERE LA POSSIBILITà DI PREPARARCI!  Mentre voi vi godevate tutto dal vostro mondo, dal vostro regno segreto e inaccessibile! “ Il volto di Ginny divenne paonazzo, le urla le raschiarono la gola, rendendo la voce roca . I capelli erano scossi da impulsi rabbiosi, esattamente come il suo corpo. E lacrime di ira le pizzicarono gli occhi. Tremava , tremava di rabbia.
“Ginevra, calmati. Nelle tue condizioni non dovresti agitarti in questo modo “ L’uomo bruno, dai modi gentili, la invitò a calmarsi, a trovare la pace che aveva perso.
“Non è facile calmarsi di fronte a confessioni del genere! Siete provi di moralità.” Narcissa prese per le spalle Ginny, accarezzandole con dolcezza, sperando di calmare quell’animo . Era scossa da pianti isterici e rabbiosi, e sembrava non volersi calmare.
“è L’ordine del Mondo . Se è accaduto è perché scritto nel destino di ognuno di voi. Non possiamo reagire, non possiamo fare nulla, ma solo far in modo che tutto prosegua nel modo che deve proseguire” La ragazzina fu a rispondere alle accuse lanciate da Ginny e Narcissa. Ogni parola era più contorta della precedente, e priva di significato o di informazioni utili. Informazioni che Ginny pretendeva.
“ Adesso non è momento di provare rabbia o odio, ma è giusto che voi sappiate una cosa. L’unica cosa che ricorderete una volta usciti da questa stanza” L’anziano del gruppo aveva appena comunicato ad entrambe che di quell’incontro non avrebbero ricordato nulla, e loro dovettero accettare senza poter contraddire le sue parole. Non avrebbero potuto impedire a quel gruppo di cancellare la loro memoria. Non avevano abbastanza potere. Ginny stava iniziando a sentire la nausea. Troppo in poco tempo . Sentiva un peso enorme gravare su di se. Sentiva la voglia di urlare , la voglia di cercare Harry, assicurarsi che stesse bene. La voglia di ritornare a Grimmuld Place e riprendere le redini della loro vecchia vita, dimenticando tutto ciò. Ma non era ancora possibile. Quegli individui avevano da dire un ‘ultima cosa. Forse la più importante.
“è importante che Luthien Lestrange rimanga al sicuro. È importante che rimanga viva, e che scopra il suo potere…Il suo reale potere . Che rimanga consapevole di ciò che può compiere, e che trovi qualcuno che possa farlo al suo posto. Qualcuno degno di poter controllare i Licantropi e i Vampiri e condurli verso la pace” L’anziano riprese parola. Oscurando i suoi compagni, avanzando verso le due donne.
“Perché non può farlo Luthien?” La domanda di Narcissa fu spontanea. Lei aveva un grande potere e anche un grande cuore. Era più che giusta per portare alla pace le creature che avevano infestato quella notte, sporcando il mondo di sangue  e dolore.
“Perché lei non lo vuole. Non desidera avere una tale responsabilità! Ma dovrà scegliere lei stessa la persona degna. Ma dovete fare attenzione, perché c’è qualcun altro che desidera quel potere. Qualcuno che questa notte è riuscito a scappare e rifugiarsi lontano, ma non ha intenzione di nascondersi per sempre….” Ginny sentì le viscere contrarsi nella consapevolezza che ciò che era accaduto fino ad allora era solo l’inizio di ciò che sarebbe accaduto , ciò che avrebbe travolto le loro vite.
“Se voi sapere chi è, non potete fermarlo prima che compia il suo piano? Non siete i regolatori del mondo?” Narcissa porse la domanda che aveva attraversato anche la mente di Ginny. Perché chiedere a loro, a Luthien e ad altri di fare ciò che avrebbero potuto fare senza riportare danni o vittime. Perché sacrificare persone innocenti , quando loro avrebbero potuto scoccare le dita e risolvere tutto senza problemi.
“ Non abbiamo risposte per ciò. Farete solo ciò che vi abbiamo chiesto, senza ribattere e senza opporvi. L’ordine richiede questo. Adesso, ritornate dai vostri cari” L’anziano del gruppo sorrise ad entrambe. E prima che loro potessero opporsi, o potessero respingerlo, le mani dell’uomo accarezzarono i loro capi. Piano, con dolcezza, sfiorando appena i visi. Una luce bianca invase il loro sguardo e videro le cinque figure sparire, divenire fumo, lasciare quel luogo.
Quando entrambe aprirono gli occhi, si ritrovarono all’ingresso dell’Ospedale. Non ricordavano nulla, ma sapevano di dover parlare con Luthien e gli altri di ciò che sapevano ma che non sarebbero riusciti a spigare da dove avessero preso la fonte, attendibile, di tale informazione.
 
 
 
 
 
 

 *

 
 
Ron spalancò gli occhi, e si ritrovò a fissare un soffitto candido, illuminato da una luce giallastra. Sentiva la testa pesante, come se su di essa padroneggiasse un macigno enorme, e la bocca impastata, era il segno che aveva dormito molto. Cercò di alzarsi , ma il braccio gli doleva. Si accasciò nuovamente tra le lenzuola e rimase a fissare ancora quel soffitto, che gli stava recando la nausea. Gli sembrò di rivivere il suo terzo anno ad Hogwarts , quando il vecchio e caro Sirius, gli aveva quasi troncato la gamba, prendendola a morsi come se fosse una gustosa bistecca al sangue. Di sangue ne aveva sentito, sicuramente. Non poteva muoversi, e non ricordava molto di ciò che era accaduto prima di ritrovarsi li. Alzò a tentoni il braccio, quello che doleva di meno, e si tastò il viso. La pelle gommosa era intatta sotto il tocco dei polpastrelli. Fece scendere la mano lungo il lato sinistro, e sobbalzò quando toccò la ferita dolente. Aveva riportato un grave taglio su tutto il braccio sinistro. Ma oltre quello non vide altro che potesse impedirgli di alzarsi e cercare i suoi amici. Cosa ricordava? Nulla.
Chiuse gli occhi, li strizzò per bene, e attese che il suo cervello, non molto brillante, lo aiutasse a ricordare. Immagini sconnesse iniziarono a susseguirsi nella sua testa, e iniziò a ricordare cosa e chi lo aveva incastrato in quel letto : La battaglia con i rognosi Licantropi e le sanguisuga dal bell’aspetto, era vivida nella sua mente. Esattamente come Hermione, chinata sulla salma immobile di Malfoy. Ricordò quel vampiro, il vampiro che li aveva aiutati a nascondersi nell’aula. Ricordò l’arrivo di Harry, e la corsa contro il tempo, per trovare Saphiria e imprigionarla. Ripensò nuovamente ad Hermione, e l’immagine di lei, china su se stessa, che si stringeva il ventre, lo assalì con violenza. Mugolò, e a tentoni, si alzò a sedere, zittendo il dolore, ignorandolo del tutto. Adesso la stanza si apriva al suo sguardo. Molti letti erano occupati da maghi , che addormentavi, speravano di zittire il dolore delle violenti ferite . In un letto poco lontano dal suo riconobbe il capo Auror Woolstrong. Il viso era ricoperto interamente da bende, e anche entrambe le braccia. Ron storse la bocca, notando quanto fosse messo male.
Anche altri Auror occupavano i letti. Tutti addormentati. Tutti feriti e fieri delle cicatrici che avrebbero raccontato per loro quella storia. Guardò fuori la porta, rimasta semi aperta, e vide il via vai frenetico dei Guaritori. Sarebbe sgagliattolato via dalla stanza e si sarebbe gettato alla ricerca di Hermione. Balzò giù dalla branda, e con una certa difficoltà, dovuto al braccio dolente, e al brusco risveglio, si incamminò verso gli armadietti, dove ipotizzò, ci fossero i suoi abiti. Spalancò ad uno ad uno gli armadietti di metallo e quando trovò i suoi abiti li indossò. Erano ancora sporchi di polvere , sangue e fuliggine. Su di loro c’erano ancora i segni della battaglia, ancora i segni del terrore e del terrore che solo poche ore prima aveva stretto il cuore a molti, compreso lui, che aveva impiegato tutte le sue forze per poter salvare Hermione, Harry e il mondo stesso. Aveva tentato , nelle sue possibilità, scarse e impacciate, di essere utile, di essere valido . Prese la bacchetta, poggiata tra i vestiti, e chiudendo con un tonfo l’armadietto, si incamminò fuori quella stanza attento a non attirare su di se l’attenzione dei guaritori. Si sporse appena, scrutò allungo il lungo corridoio illuminato da una luce scintillante e viva, e non appena vide il campo liberarsi, iniziò la lunga ricerca . Non sapeva da dove iniziare; non sapeva dove avessero portato Hermione, e non era sicura di trovarla insieme ad altri. Magari l’avevano condotta in una stanza diversa, per la sua condizione di donna gravida. E chiedere lo avrebbe aiutato a trovarla. Il passo divenne più frenetico , e lo sguardo non si soffermava più per le stanza, che racchiudevano solo persone ferite ed impaurite. Seguì alcune Guaritrici , senza chiedere dove fossero dirette o dove lui avrebbe dovuto dirigersi. Vide dei Guaritori, del tutto persi in propri pensieri , tanto da ignorarlo e non controbattere la sua presenza. Arrivò all’ultima stanza di quel lungo corridoio, che si apriva d’avanti ad una rampa di scale, ma qualcosa gli disse di non proseguire, ma di fermare la sua corsa li, in quel punto. Si voltò ed Hermione era distesa in quel letto fin troppo grande per il esile corpo. Dormiva  e sembrava serena. Il viso era disteso in un espressione tranquilla, non invasa da alcun dolore o ricordo che potesse tormentare i suoi sogni. I lunghi ricci spinosi e crespi, erano aperti a ventaglio sul cuscino e le lenzuola fresche erano tirate fin sotto il petto. Il suo viso, come gran parte del corpo erano rimasti indenni , privi di alcun segno o ferita che avrebbe potuto deturpare la sua pelle .
Quella stanza era solitaria, e lei dormiva beatamente tra quel silenzio. Ron si accostò al letto, e rimase ad osservarla, Tracciandone ogni linea che dava vita a quel viso sottile, steso in quell’espressione di pura serenità. La osservava, in silenzio. E non riusciva a non provare ciò che aveva provato per anni, ciò che era sempre rimasto nascosto, e che aveva deciso di saltar fuori fin troppo tardi. Era sempre stata di Malfoy, non aveva mai deciso di dimenticarlo e riscrivere la sua storia con lui, accettare il suo “ per sempre felici e contenti”, condividerlo con lui, e riscrivere un finale meno sofferente. Sapeva che la felicità di cui aveva bisogno la poteva trovare solo in lui, ma Hermione aveva deciso di soffrire ma amare. Le scostò piano una ciocca di capelli e le passò una mano al ventre, speranzoso di sentire quel battito di vita, leggero , accennato , che dimostrava la presenza di quella creatura che lui avrebbe potuto amare come se fosse suo, se solo lei glielo avesse chiesto. Ma il sangue gli si raggelò nelle vene. E un vuoto si impadronì di lui. Non c’era più la lieve protruberanza che aveva reso la sua sottile figura, tonda , dolce, che l’aveva resa più bella. Luminosa, viva . Non c’era più la presenza di quella vita, ma ciò che le sue mani tastarono furono solo il suo ventre ritornato nuovamente piatto.
“Ha perso il bambino durante lo scontro” Ron chiuse gli occhi a quella notizia, che sembrò sgretolarle ogni fibra del cuore. Renderlo polvere , e privarlo di ogni battito.Sentì quel dolore che avrebbe frantumato anche Hermione. Sentì le colpe avvolgerlo, e schiacciarlo. Non era stato abbastanza convincente, abbastanza forte per convincerla ad andar via e lasciare quel compito a lui, e mettere al sicuro se stessa e il bambino .  Sentì i passi avvicinarsi, e un freddo invaderlo . La figura del vampiro di Nome Isey gli era accanto, e come lui guardava Hermione, con sguardo preoccupato. La sua pelle porcellanata sembrava fosse trasparente sotto la luce della camera, e nessuna traccia della battaglia era visibile sui suoi abiti o sul viso. Lui era uscito indenne e intatto dal caos.
“E Malfoy…?” Quella domanda fu posta con incertezza. Ron ricordava del sacrificio di Malfoy, ma sperò che ciò che ricordava era solo una parte di ciò che era accaduto realmente. Isey spostò il suo sguardo da Hermione a Ron , e irrigidì ancora di più il volto. Gli occhi erano freddi, ghiacciti, eppure si poteva scorgere il buio dell’animo. La tristezza, la delusione . Tutto era proseguito secondo i piani, ma il prezzo pagato era stato caro e salato.
“Hermione merita un lieto fine….” Ron arricciò lo sguardo, non comprendendo quelle parole.  
“Draco si è sacrificato esattamente come fece Lucius prima di lui… E ad Hermione gli si spezzerà il cuore se solo sapesse le grandi perdite che è stata costretta a subire”  Isay lo guardava con insistenza. Stava chiedendo a Ron qualcosa. Gli stava chiedendo  di impedire quella sofferenza. Gli stava chiedendo di essere la guida di Hermione, di intervenire per lei, proteggerla, e trovare la felicità in quel mare di dolore. Gli stava chiedendo di provare a farle dimenticare ogni cosa. Cancellare dalla sua mente e dal suo cuore la felice consapevolezza che forse avrebbe potuto avere una vita semplice e felice con Malfoy . Sentì il cuore stringersi ancora, sapendo che non si sarebbe tirato indietro a quella proposta. Ron era li per lei. E per lei avrebbe fatto di tutto per farla sorridere ogni giorno, per assicurarsi della sua felicità. Lui sarebbe stato il garante del suo sorriso, della sua felicità. Nonostante fosse consapevole che quando si sarebbe svegliata il mondo le sarebbe crollato addosso con violenza inaudita, impedendole anche solo di respirare .  
“ Ronald, se ti chiedo questo è solo perché sei la persona giusta per far si che Hermione non soffra . Tu puoi donarle quel lieto fine che Draco non è mai stato capace di fare…. Non per volere, ma per forze maggiori che hanno deciso di rendere ogni cosa più difficile” Isay parlava con calma, lentamente. Ma lo sguardo lo tradiva. Era triste, per tutto ciò. Ron non sapeva che esseri  , come i Vampiri, potessero provare sentimenti. Lui li considerava solo piattole, sanguisuga che vivevano a discapito di altri. Eppure Isey gli stava dimostrando altro.
“ Ho visto la forza di Draco, la forza che lo ha portato a ribellarsi, a sacrificare se stesso e la sua felicità. E l’ho ammirato. Inoltre gli devo la vita… Ma questo è un particolare che possiamo tralasciare...” Sospirò, chiudendo gli occhi, facendosi carico della forza necessaria o semplicemente per ponderare parole convincenti che inducessero Ron ad agire nel modo giusto, nel modo che lui gli stava chiedendo.
“Adesso chiedo a te , di aiutarmi a realizzare ciò che lui ha sempre desiderato per Hermione. Lui viveva per il suo sorriso, per la sua felicità, e sapevamo entrambi che ciò tu non glielo hai mai negato.” Isey continuava a parlare , senza chiedere. Continuava a formulare parole su parole , senza arrivare al punto.
“Non sono affatto la persona giusta. Insomma, non sono Malfoy. Sono Ron , semplicemente Ron” Ron spalancò gli occhi cristallini, alzando le spalle con incertezza. Lui poteva donarle la felicità che desiderava, ma quella felicità non era desiderata con lui.
“Non posso  travestirmi da Malfoy, ed imitare i suoi modi. Anche perché non ne sarei capace.” Isey sorrise a quella critica , che infiammò le orecchie e le guance. Scosse il capo, facendogli capire di aver frainteso le sue parole.
“Non ti chiedo questo. Ma… Hermione si sveglierà e ricorderà solo ciò che tu vuoi che ricordi” Ron strabuzzò gli occhi, capendo finalmente la folle richiesta di Isey.
“No, no no! Miseriaccia NO! Non voglio cancellare la memoria ad Hermione, magari rischiando di farla diventare tocca! NO! Assolutamente no” Scuoteva il capo freneticamente. Con gli occhi sgranati e il viso paonazzo. Sbatacchiava il capo da una parte all’altra, rifiutando apertamente ciò che Isey gli stava chiedendo con troppa calma. Non pensando alle conseguenze, non mettendo in conto che anche gli altri avrebbero rifiutato quella proposta folle. Pensando a cosa gli avrebbe fatto Ginny se avesse saputo che aveva modificato la memoria di Hermione , rischiando di danneggiare la sua mente brillante.
“ Non ci sarà alcun effetto collaterale. Sarò io stesso a preoccuparmi di ciò. Accetta, e assicurami che con te Hermione non soffra” Isey lo implorava, come se la sua risposta avrebbe decretato la sua fine o no, a seconda se avesse accettato o meno. Ron era combattuto, era incerto. Farla soffrire o mentirle? Entrambe le strade erano insidiose e colme di conseguenze pericolose. Se Hermione si fosse svegliata, e avrebbe realizzato che in una sola notte aveva perso ogni cosa. L’uomo che amava e il figlio che avrebbero potuto amare insieme, il suo cuore sarebbe stato straziato dal dolore. Lei sarebbe divenuta vuota, prima di vita, e Ron avrebbe dovuto accettare la perdita della sua amata Hermione. Ma se avesse accettato, e se tutto , anche a distanza di anni, sarebbe stato scoperto, o se la memoria le sarebbe ritornata, l’avrebbe persa comunque, perché sapeva quanto Hermione odiasse essere mentita. Mentirla per anni, per sempre. Avrebbe retto un peso tale, che avrebbe coinvolto non solo lui, ma tutti? Isey lo guardava con fin troppa insistenza. Teneva tanto a ciò. Perché mai?
“Malfoy te l’ho ha chiesto?” Ron ipotizzò che tele insistenza fosse determinata solo da una richiesta di Malfoy, anche se suonava stonata. Malfoy era troppo orgoglioso per chiedere ad un pezzente di un Weasley tale richiesta.
“ Si, ma non avrebbe voluto che si dicesse in giro. Me lo ha chiesto espressamente lui, quando ha deciso di divenire egli stesso la Vittima. Anche se io ero contrario. Ephiam era stato scelto, ma è Morto ancora prima che potessimo gettarlo nel cerchio, e Draco…. ha avuto più tempistica di noi” Sorrise amaramente, rivolgendo lo sguardo nuovamente ad Hermione, che si mosse appena. Ron sentì una lieve soddisfazione dentro di se. Soddisfazione che lo fece sentire un verme subito dopo. Si sentiva un approfittatore. L’avrebbe mentita, e non lo avrebbe fatto perché Malfoy lo aveva chiesto espressamente. Lo avrebbe fatto solo per se stesso, per vivere ciò che mesi prima, l’arrivo di Malfoy, gli aveva sottratto. Hermione sarebbe dovuta diventare sua moglie, se solo il biondo platinato non si fosse presentato alla sua porta. Ma adesso poteva riprendersi tutto ciò che gli era stato tolto. Ma nonostante il desiderio di farlo era forte, non era abbastanza, da fargli accettare quella proposta. Stava approfittando della morte di un eroe. Draco Malfoy era un eroe e lui stava approfittando della sua morte, eroica.
“No, non posso” Sussurrò rassegnato. Rimpiangendo quel rifiuto, ma convinto di non voler rimuginare e tornare indietro.
“Ronald, pensa ad Hermione. Se Draco lo ha chiesto , ha visto in te il suo sostituto degno. Avrebbe potuto preferire cancellarle la memoria e farla vivere sola, e permetterle di crearsi una nuova vita. Invece ha scelto te! Pensa Ronald…pensa il perché” Isey si voltò di scatto, quando quel rifiuto lo investì in pieno. Non poteva rifiutare Ron Weasley. Non poteva permettere ad Hermione di rimanere nel suo dolore e non permetterle di vivere felice. Lo prese per le spalle, e lo scrollò con vivacità, come se stesse cercando di far smuovere il suo cervello e farlo ragionare.
“Ehi! “ Ron si allontanò contrariato, ma rimase a pochi metri da lui. E rimuginò nuovamente. Forse avrebbe dovuto rischiare, e pregare ogni giorno Merlino e Morgana che ciò non sarebbe mai venuto a galla. Avrebbe dovuto sperare che tutto proseguisse nel giusto modo. Isey era un vampiro, e forse il suo potere era più forte dello sventolio di bacchetta di qualsiasi altro mago, che quei ricordi sarebbero stati gettati in fondo al suo sub conscio che non sarebbero stati ripescati mai più.
Compiere quell’atto egoistico, strappandole via ogni ricordo , ogni dolore, ogni sorriso , che ne caratterizzava le bellezze o darle il dolore che la verità e la realtà pretendevano. Quel dolore che forse non sarebbe mai passato. Quel dolore che avrebbe reso il suo cuore arido, privo di vita.si sarebbe perdonato nel vederla distrutta, vedere il suo bel viso rigato di lacrime ogni giorno? Si sarebbe perdonato di quei sorrisi inconsapevoli di ciò che le era accaduto , di ciò che avrebbe potuto distruggere il suo mondo, ma che , grazia a lui, grazie al semplice fatto che lievi ricordi erano stati cancellati, avevano tenuto in piedi quel castello cosi fragile? Ron era in balia di un mare di indecisioni e di incertezze. Era in balia se compiere l’atto egoistico, e cancellare per sempre il suo nemico, e tenersi per se Hermione, oppure , dare il giusto merito a Malfoy, elogiarlo, congratularsi con lui e con il suo eroismo, e permettere ad Hermione di piangerlo per sempre e forse di non crearsi mai più una vita. Le risposte non arrivarono, e Ron desiderò che il soggetto di quell’indecisione non fosse Hermione, perché solo lei sarebbe stata capace di aiutarlo a prendere una decisione giusta e ben meditata. Aveva bisogno di lei come nessuno non ne aveva mai avuto; e forse quel bisogno fu la risosta alle sue domande.
“ Non so perché Malfoy ti abbia chiesto di fare questo! Ma se mi assicuri che Hermione non ricorderà nulla e che io non rischio di perderla, per questa meschina bugia…allora va bene” Ron pronunciò ogni parola con decisione, ma in sé sentì le colpe farsi spazio, e calpestargli lo stomaco. Isey sorrise fiero. E annuì, accertandogli che nulla avrebbe rovinato ciò che sarebbe ri-nato tra loro. Tutto avrebbe ripreso dal punto in cui si erano lasciati. Ogni ricordo di Draco sarebbe stato gettato via, in modo da permetterle di continuare ad essere felice, e accettare la sua scomparsa con meno dolore.
“Parlerò io con gli altri. Spiegherò ad ognuno ogni cosa, in modo da non rischiare. Adesso, spostati…” Isey lo fece scostare dal letto,con delicata gentilezza, e senza attendere altro, si avvicinò ancora di più al letto. La sottile mano , passò tra i capelli di Hermione, e Isey, senza pronunciare parole, senza alcuna luce che potesse manifestare che quella magia avesse avuto effetto,fu tutto cosi veloce che Ron era  incerto se credere che quel Vampiro avesse compiuto il suo obbiettivo. Ma dal sorriso che gli rivolse,  gli fece comprendere che era accaduto.
“Non dimenticherà ciò che è accaduto, ma non saprà che Lei e Draco aspettavano un bambino, e non ricorderà di aver scelto lui a te…Sarà come se voi non vi siate mai lasciati. Nulla è cambiato tra voi” Ron storse la bocca infastidito al ricordo che era stato lasciato pochi mesi prima del matrimonio a causa della stessa persona che gli stava concedendo il privilegio di poter ricominciare. Malfoy faceva sentire la sua superiorità e il suo trionfo anche dal mondo dei Morti.
“Incoraggiante, grazie” Esclamò , con il senso di colpa che gravava su di lui. Isey accennò un ultimo sorriso, e stringendo la mano di Ron, che trasalì al suo tocco freddo, uscì di scena, lasciandolo, solo con Hermione, che ancora dormiva indisturbata e inconsapevole che i suoi ricordi le erano stati strappati via, senza che lei avesse potuto chiederlo. Ron rimase ancora un po’, accanto a lei, ad accarezzarle il viso. Era splendida nel suo sonno indisturbato.
Si mosse appena, e piano le palpebre tremarono, per poi aprirsi con lentezza. Gli occhi ebbero difficoltà ad abituarsi alla luce, ma quando lo fecero, un’espressione raggiante si dipinse sul volto alla vista di Ron.
“Ehi” Sussurrò , strizzando gli occhi, ancora ostili alla luce. Allungò una mano verso di lui, accarezzandogli dolcemente il viso.
“ Ehi” Ron aveva la voce tremante. Rivederla sorridere, fu uno spettacolo mozzafiato. Non vedeva quell’espressione da molto, e se ne gustò ogni tratto, guardandola co intensità.
“ Cosa ti è accaduto?” Hermione strabuzzò gli occhi, quando, sotto sguardo attento , vide la ferita che attraversava il braccio di Ron e lo rendeva inagibile.
“Nulla…Come ti senti?” Ron tralasciò i particolari , volendo conoscere solo le condizioni in cui lei si trovava in quel momento. Lei era importante, la sua salute lo era.
“Ron, non fare lo sciocco e fa un po’ vedere” Hermione si alzò a fatica a sedere, ma ci riuscì e senza accettare le lamentele di Ron , lo fece accomodare sul letto, per controllare il braccio.
Tastava con delicatezza la profonda ferita che lo attraversava, e Ron tratteneva, orgogliosamente gli strilli di dolore che avrebbe tanto voluto far volare al vento.
“Non lamentarti , fifone” i piccoli mugolii di dolore non passarono inosservati. Hermione sorrise , mentre osservava lo stato del braccio di Ron. Poi , sorprendendolo, lo baciò.
Ron sentì quel bacio umido e salato, a causa delle lacrime che piano, senza rumore, scendevano lungo il viso di Hermione. Lo baciò ancora, e ancora. Lo abbracciò forte, e sommerse il suo viso nel suo petto, lasciandosi coccolare amorevolmente.
“Ho avuto paura di perderti… “ Singhiozzò piano, e Ron sentì il peso delle colpe fargli male. Quelle parole non erano per lui. Non erano dedicate a lui. Come quel bacio, come quelle lacrime. Era tutta finzione. Eppure lui non si ostinò a rifiutare quella bugia. Ma la strinse forte a se, e promise, in un sussurro, che non l’avrebbe mai perso. Né ora e né mai.
 
 


*




Isey si chiuse con leggerezza la porta alle spalle , lasciando la possibilità ad entrambi di ritrovarsi. Draco aveva porto quella richiesta con difficoltà , quando aveva gia preso la folle decisione di sacrificarsi, mesi prima. Quando Theodore e Pansy erano riusciti a mettersi in contatto con lui e spiegargli il loro piano, che avrebbe coinvolto anche LEI. Quel sacrificio sarebbe stato il gesto che avrebbe appagato ogni suo sbaglio, soprattutto nei confronti di Hermione, che aveva sofferto allungo. Rimanere solo un ricordo sfocato le avrebbe permesso di riprendere le redini della sua vita tra le mani, e viverla come meglio meritava. L’aveva amata, ma gli innumerevoli sbagli avevano reso quell’amore arido e non meritato. Aveva reso ogni parola, ogni gesto, nulla. Sapeva che Hermione sarebbe stata felice con Ron, e dimenticarlo, le avrebbe permesso di vivere ogni giorno con un nuovo sorriso, e non con la sua ombra che pesava sul cuore. Aveva chiesto a Isey di compiere quel compito e spingere Ron Weasley a mentire, esattamente come avrebbero fatto anche gli altri. Mentire, e negare l’esistenza dell’amore che un tempo aveva legato Draco Malfoy e Hermione Granger. Mentire e negare che quell’amore si era manifestato e strappato via, come se anche il destino avesse deciso di appoggiare la sua richiesta. E cancellarlo per sempre dalla vita di Hermione. Isey aveva accettato, solo perché convinto che Draco non avrebbe mai commesso il folle gesto. Ma non aveva messo in conto la folle mente dell’erede dei Malfoy. Sospirò rassegnato. Malfoy era morto , senza poter usufruire della felicità che quella notizia gli avrebbe recato. Anche prima di lasciare questo mondo, ancora prima di decidere di volersi sacrificare, lo aveva fatto. Aveva sposato Astoria, e riconosciuto il figlio che lei portava in grembo. Aveva fatto ciò che desiderava più al mondo con la persona sbagliata. Si era imprigionato in qualcosa che non avrebbe mai accettato. E forse lasciare questo mondo, era stata la scelta migliore. Tutti si sarebbero ricordati di lui, come un eroe, finalmente riconoscendo lo. Ma non avrebbero sofferto molti. Il bambino o la bambina che cresceva in Astoria , sarebbe stato fiero nel sapere che suo padre era morto per altri, per salvare il mondo, e Hermione sarebbe stata orgogliosa di lui, nonostante non ricordasse nulla di ciò che li aveva legati. In lei c’erano solo i ricordi dolorosi della prima guerra con Voldemort, e la sua fuga negli Stati Uniti. In lei c’erano ancora i ricordi che la legavano a Ron , e che l’avrebbero legata per sempre a lui , che le era stato vicino , amandola sempre .
Isey Si appoggiò alla parete del corridoio, fingendo indifferenza. Non diede peso ai Guaritori che lo guardavano con sguardo circospetto, chiedendosi chi fosse. Non diede peso ad alcuna persona che in quel momento gli passava accanto, eccetto un particolare.  Con sguardo furtivo guardò alla sua sinistra. I grandi occhi cristallini si posarono su Un piccolo e insignificante scarabeo gli passò accanto. Isey sorrise, burlandosi della stupidità di quella donna, che credendosi furba aveva ottenuto informazioni che avrebbe dato vita ad un articolo che avrebbe padroneggiato la prima pagina della Gazzetta del Profeta.Succulente notizia che le avrebbe fatto venire la bava alla bocca. Vide il disgustoso animale , sgaiattolare lungo la parete, senza notare Isey, che non avrebbe permesso che ciò potesse accadere. Si mosse rapidamente, e con la medesima rapidità, strisciando lungo il muro, riuscì ad afferrare l’insetto. Lo teneva stretto nel pugno freddo, intenzionato a farla manifestare. La scosse con energia,fin quando, il sorriso teatrale di Rita Scheeter non apparve nel corridoio.
“Wuaho, non ho mai visto,tanto tempismo” La voce strisciante si abbassò di un tono, e i lunghi artigli laccati, tracciarono le linee del torace del bel Vampiro.
“Ed io non ho mai visto nessuno di cosi meschino” Rispose a tono Isey, guardando torvo la donna, che si trovava a pochi centimetri da lui.
“è una delle mie migliori qualità” una risatina stridula accompagnarono le sue parole. Isey non accennò il minimo movimento del volto. Non incurvò le labbra e non mosse il suo sguardo, che rimase puntano in quello della Giornalista, che Isey scrutò allungo. Il nome di quella donna la precedeva, come la sua fama e la sua stessa meschinità. Ogni notizia le arrivava con perfezione all’orecchio, e il segreto non era noto a molti.
“Mi dia il suo materiale” le parole di Isey furono un ordine,Che Rita non prese sul serio. Ridacchiò ancora come una vecchia cornacchia, e sistemandosi per bene gli occhiali sul naso, lo guardò cinicamente.
“ Mio caro ragazzo, sappiamo entrambi che è impossibile! Io sono una giornalista, e non po….” Le parole le morirono in gola. Il volto del Giovane aveva cambiato del tutto aspetto. Le lunghe zanne da vampiro erano del tutto scoperte e gli occhi erano oscuri e malvagi. La presa intorno all’esile polso di Rita, si fece sempre più stretto. Il sorriso sparì del tutto dal suo volto.
“Mi dia il materiale” Ripetè con voce ringhiosa. Gli occhiali le scivolarono lungo il naso, e senza opporsi ulteriormente, porse ad Isey tutto ciò che aveva. Il vampiro lo strappò con violenza dalle sue mani, e lasciando la presa intorno al polso, cambiò nuovamente espressione, ritornando il bel ragazzo di poco prima.
“La ringrazio…” Sospirò soddisfatto di se, e delle sue azioni. Non aveva mai agito in quel modo su un essere umano, ma quel momento lo richiedeva. Richiedeva che la sua natura fosse svelata in tutta la sua malvagità.
La piccola borsa iniziò a sgretolarsi tra le sua mani, e in poco tempo divenne solo un mucchio di cenere.
“Arrivederci Miss Scheeter” Concluse infine, e lasciando la Giornalista in corridoio si allontanò, consapevole che non avrebbe recato alcun danno da quel momento in avanti.
 
 

 *

 
 
La notte sembrò infinita. In sala di Attesa erano tutti accalcati, assonnati e trepidanti di attesa. Nessuno si ostinava a lasciare quel luogo. Tutti attendevano di poter rivedere i propri cari e riabbracciarli. C’era silenzio di ansia , che si mischiava alla stanchezza di attendere e di temere.
Solo quando il sole iniziò a colorare il cielo , cancellando le stelle e lasciando posto ai caldi raggi del sole, Mr Murray si avvicinò a Ginny . Aveva il volto pallido e stanco, eppure la sua espressione felice , rincuorò molto tutte loro.
“Signore, adesso potete accomodarvi” Quelle parole furono pronunciate con un raggiante sorriso  e diedere il via, per poter attraversare quella porta, rimasta per lungo tempo invalicabile. Ginny fu la prima a scattare in piedi e correre verso le stanze, con un piccolo James Sirius, che si trascinava a fatica , ancora assonnato e stanco. Ginny fu seguita dalle altre e piano, delicatamente, come se il tempo scorresse a rallentatore, piano, senza fretta, gli eroi di quella guerra si materializzarono d’avanti agli occhi dei propri cari. James Sirius acquisì tutta la forza necessaria per correre incontro al padre, che con qualche benda, si trascinò verso di lui. Lo prese forte tra le braccia, sussurrandogli dolci parole, e quando vide sua moglie, la sua Ginny, che nonostante i capelli spettinati, il viso pallido, e le occhiaie profonde, era stupenda. Si scambiarono un bacio intenso, privo di vergogna . Colmo solo d’amore. Si abbracciarono allungo. Harry accarezzò dolcemente il pancione, salutando anche quel piccolo che ancora non faceva parte del mondo, ma che era amato. Non notando gli altri intorno a loro , non ascoltando le risa divertite  , i pianti di felicità, continuarono a rimanere uniti .
Tutti si ritrovarono, si abbracciarono forte. SI ripromisero di non lasciarsi mai più.Si riunirono nuovamente. Amici, fratelli, mariti, figli. Tutti si ritrovarono in quel corridoio . L’attesa era stata lunga, ma ne era valsa la pena.
Narcissa avanzò indecisa, con Andromeda che le stringeva la mano,e Teddy che la guardava con i suoi grandi occhi, che quel giorno erano di un verde frizzante, in netto contrasto con i folti capelli blu elettrico.
Il cuore di Narcissa palpitava freneticamente, e la voglia di piangere si faceva sempre più viva. Vedeva mille facce , eccetto la sua. Vedeva mille sguardi, ma non il suo. Vide la sua Luthien, che avanzò a fatica, con le lacrime agli occhi. Si gettò tra le braccia delle sue adorate zie, che l’accolsero con amore. La coccolarono. La baciarono amorevolmente. Narcissa ascoltò le parole di Luthien con una fitta al cuore. Accettò la decisione di Draco. Accettò il suo destino, ma non potè impedire di sciogliersi in un pianto straziante. Sentì le braccia di Andromeda , Luthien e del piccolo Teddy, stringersi intorno a lei, e seppe che quella separazione sarebbe stata meno dolorosa che loro le fossero state accanto. Con loro, sarebbe stata più forte, ma per ora il dolore era il ben venuto nel suo cuore.   


 

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Capitolo 20
*** -Epilogo- ***


- E...Vissero Felici e contenti?-
-Epilogo-
-Epilogo
 -

 
La felicità la si può trovare all’improvviso. Ti travolge con dolcezza, con cautela, senza che possa far sentire il rumore dei suoi passi, ma lascia che la sua presenza si radichi piano e ti innalzi verso l’alto.
Ron Weasley aveva con cautela assaporato la bellezza della felicità, lasciandosi alle spalle il vecchio dolore che lo aveva assalito anni prima. Lasciandosi alle spalle vecchie colpe che ormai aveva dimenticato per sempre. Aveva trovato la sua felicità, in due occhi cristallini, vispi, vivaci, in un sorriso accennato, timido ed incerto che non gli veniva mai negato.Quella felicità assaporata due volte, ma con la stessa frenesia ed emozione.
Le sue piccole creature,  erano state il tassello che aveva completato quel mosaico iniziato con Hermione, dopo la battaglia. Erano stati il tassello più importante , che aveva dato la bellezza ricercata in quella famiglia. Rose , nata  dopo due anni dal loro matrimonio, aveva inaugurato la sua vita, con il suo paffuto viso, sul quale  i suoi occhi si erano posati con gioiosa sorpresa, ammirando quel fagotto  , stretto da Hermione. E poi Hugo, nato un anno dopo, piccolo e magro, eppure forte e grintoso verso la vita. Ogni cosa, aveva assunto una forma diversa. Era stato amore a prima vista il loro. Si era creato quel legame senza il bisogno di parlare, o di conoscersi affondo. Perche  lui , gia li conosceva,  li aveva amati ancora prima di vederli, ancora prima della loro nascita.Con Rose si era creato un legame , nel momento in cui  Le sue manine lo avevano cercato, nonostante gli occhi , ancora socchiusi, non le permettevano la vista. E quando avevano trovato il volto di quel padre, non si erano staccate più da lui. Aveva percepito quella presenza, che per nove mesi aveva vegliato sul suo “guscio”, aveva sentito il suo amore, ricambiandolo, nonostante non conoscesse ancora , nemmeno il suono di tale parola. Quel legame si era creato senza chiedere che accadesse, senza progettarlo. Hugo era stato molto più difficile. Era stato più distante, meno curioso, eppure c’era stata la nascita di quell’amore inspiegabile e indissolubile. E adesso, Ron, assaporava ogni giorno quella felicità che le tre persone, divenute le   più importanti della sua vita, gli donavano ogni giorno, con semplici sorrisi e baci, di cui non avrebbe mai fatto a meno.
 
 Sette anni erano trascorsi velocemente. Erano scivolati sui loro volti, e su di loro con silenzio, senza che loro potessero sentire il peso di quella convivenza, il peso di quell’innocente bugia con la quale Ron era costretto a condividere ogni giorno. Mentire ad Hermione era una tortura giornaliera . Hermione lo amava, non mancava mai di mostrarlo apertamente, ma nonostante ciò, Ron , doveva convivere con la realtà, che solo lui poteva conoscere. Tutti avevano accettato quel “piano” architettato da Isey, e tutti avevano deciso di non parlarne più. Di mettere  quel segreto sottochiave e proteggerlo con cura.
Erano passati Sette meravigliosi anni, e Ron si saziava ogni mattina delle risa trillanti della sua piccola Rose,della pacata e dolce voce del suo Hugo  e delle carezzevoli attenzioni di Hermione, che nonostante il suo impiego nel giornale di Luna, divenuto impegnativo, non si azzardava, a fargli sentire la mancanza. Sette  anni dei loro sorrisi, delle loro attenzione, e della felicità ritrovata , di quell’amore, di cui si era impossessato nuovamente , e che non avrebbe ridato indietro. Sette anni in cui, la nascita di quei due meravigliosi bambini che avevano cambiato ogni cosa.
La neve scendeva piano , ricoprendo le strade , i tetti, le finestre. Imbiancando il paesaggio, donandogli un aspetto romantico e malinconico. Natale era alle porte, e quel pomeriggio l’intera famigliola Weasley avrebbe raggiunto la Tana, per condividere i giorni di vacanze con tutta la famiglia. I piccoli passi di Rose risuonarono come un frastuono, mentre si precipitava in cucina, inseguita dal padre, che tentava , inutilmente, di convincerla ad indossare il cappotto in maglina.
“Rosei non fare la dispettosa vieni qui e indossa questo maledetto cappotto” Ron era paonazzo , e aveva il fiatone. Combattere contro i Maghi oscuri ormai per lui non era più un problema, soprattutto dopo aver rimpiazzato Woolstrong, mandato in pensione in netto anticipo. Ma combattere contro una bambina dispettosa e decisa a non eseguire gli ordini, risultava molto più complicato e impossibile. Rose scosse il capo.
“NO” Esclamò decisa , battendo un piede sul pavimento in segno di protesta. Imbronciò il volto e corse nuovamente verso le stanze, con Ron che cercava di tener il passo frenetico della sua “principessa capricciosa”.  Hugo era gia pronto, e attendeva i due accanto alla porta, con il volto del tutto sommerso dal pesante cappello e la sciarpa regalatagli l’anno prima da Nonna Weasley. Il cappotto ricopriva del tutto il corpicino esile del piccolo, che annoiato assisteva a quella lotta, che sembrava non aver fine.
“Hermione! Vieni a darmi una mano” Ron si appoggiò alla rampa di scale, che conduceva ai piani superiori, urlando il nome della moglie, sperando che potesse accorrere in suo aiuto. Era tornata da poco da Lavoro, e si era concessa un minuto di meritato Relax, interrotto subito  dalle urla della sua bambina, e dalle lamentela del suo maritino bambinone, che non riusciva a tener a bada una bambina vivace come Rose.
Si guardò allo specchio, cercando di trovare rimedio a quei capelli crespi, mai domati del tutto. Cercò mille soluzioni, e ne trovò una. La più pratica e semplice. Avrebbe indossato un cappello e una volta alla Tana avrebbe chiesto aiuto a Ginny o Fleure. Loro si che facevano miracoli. Prese il cappotto poggiato sul letto e il cappello che l’avrebbe aiutata a nascondere l’orrido crespo che affliggeva i suoi capelli, e si diresse verso i piani inferiori.
Ron era appoggiato alle scale. Il viso paonazzo e il fiatone. Stringeva il piccolo cappottino verde di Rose, che intanto era accanto a Hugo e lo incitava a togliersi quel peso, e giocare con lei. Proposta che non fu presa in esame dal piccolo Weasley, che scosse il capo in segno di rifiuto.
“Ron , caro, dai a me” Hermione baciò delicatamente il marito, e sfilandogli l’indumento dalle mani si avvicinò a Rose, che notando la madre, addolcì lo sguardo, ritornando l’angelo con gli occhi cristallini e i capelli scarlatti e ribelli come il suo animo. Hermione si abbassò , giungendo a guardare la sua bambina dritta negli occhi.
“Rosei, perché non ascolti papà?” Dolcemente la rimproverò, e Rose sentì quel rimprovero forte e chiaro, tanto da abbassare lo sguardo e riappropriarsi dello sguardo torvo.
“Non voglio andare alla tana… “ Confessò in un sussurro, lasciando stare il tentativo di corruzione rivolto a Hugo, che si era allontanato , per raggiungere il padre, anche lui pronto a partire.
“Perché non vuoi andare? Ci saranno tutti. Dominique e Lily  non vedono l’ora di giocare con te. Zia Ginny e Zia Fleure mi hanno scritto dicendomi che non chiedono altro da giorni. E Al ha detto che le manchi tanto…” Hermione vide Rose cambiare espressione al nome di Al. I due avevano un forte legame che li univa, nonostante la differenza di età. Erano più che cugini. C’era un innocente bene che li univa, privo di compromessi, di richieste o favori. Era limpido esattamente come le loro anime di bambini. Esattamente come Lily e Dominique, che ormai Rose considerava come sorelle. Nate tutte e tre a distanza di mesi, potevano essere considerata tali. Rose si morse le piccole labbra, incerta se svelare oppure no il piccolo problema che affliggeva la sua giovane vita, temendo di non essere capita dalla mamma, troppo grande per considerare un suo problema, un problema reale. Alzò appena lo sguardo sulla mamma , e si perse in quel caloroso sguardo. Privo di noia , o di rabbia. Pazientosa difronte a quei capricci.
“James e Fred mi rubano sempre Dream ,e le fanno del male…” Rose confessò con una certa timidezza il reale e unico motivo per cui voleva stare lontana dalla Tana, che lei adorava. Adorava trascorrere i pomeriggi con il Nonno Arthur, che la faceva ridere con i suoi oggetti buffi. Adorava ascoltare le canzoni di Zia Fleure e i biscotti fumanti di Nonna Molly , che le permetteva di mangiarne quanto ne voleva, fino a sentire il pancino gonfio e sazio. Adorava Zia Ginny, che ogni volta che glielo chiedeva, le leggeva le favole. Adorava Zio Harry, che la portava sempre in giro con la sua scopa, zittendo i lamenti della mamma, che considerava pericoloso quell’affare, che a suo parere era magnifico. E adorava Al, Domy  e Lily, con la quale giocava ogni giorno. Ma la sua bambola era preziosa e non poteva permettere ai due suoi cugini peggiori di farle del male.
“ E tu non lasciarglielo fare. Difendi la tua Dream. Sei cosi forte quando vuoi. Non posso credere che la mia Bambina non riesce a tener testa a due stupidini come James e Fred” Hermione sorrise , felice di trasmetterle tanta sicurezza da farle subito confessare quel suo disagio. La sua piccola Rose. Cosi forte, cosi viva e grintosa. Mostrarsi debole quando non doveva. Quel difetto , maledetto difetto, lo aveva ereditato da lei. Perdere il controllo e non riuscire a ragionare quando qualcosa di caro e prezioso le veniva sottratto. Un dolore forte le colpì la testa, e immagini contorte le si presentarono d’avanti agli occhi. Immagini che la tormentavano da anni, ma che lei non riusciva a capire. Chiuse gli occhi , per riprendere il controllo e il senso. Sentì le manine di Rose poggiarsi sul viso. Le stava dedicando una leggera carezza.
“Mamma, non ti senti bene?” La voce innocente e preoccupata le fece riaprire gli occhi, e nonostante il capo doleva, non le negò un sorriso.
“No, sono un po’ stanca. Piccola indossa il cappotto, che andiamo…” Hermione aprì l’indumento per permettere a Rose di indossarlo, e lei lo fece , questa volta , senza troppe storie o lamentele. Le piccole manine tentarono con difficoltà di abbottonarsi l’indumento, e i riccioli scarlatti furono schiacciati dal cappello in tinta con il cappotto. Erano tutti pronti per raggiungere la Tana. Si avviarono verso il camino. Avrebbero utilizzato la polvere volante. Nonostante Hermione non avesse rinnegato le sue origini Babbane, di alcune comodità magiche non ne poteva fare a meno. Guardò l’ora. Erano puntuali. Ron prese una manciata di polvere e si indirizzò verso il camino, ma quest’ultimo si illuminò di fiamme verdi. Una giovane donna, dai lunghi capelli biondi, luminosi e setosi uscì dal camino, puntando i grandi occhi azzurri su Rose e Hugo e poi su Hermione e Ron , rimasti a bocca aperta nel vederla. Al suo fianco, un enorme cane scodinzolò felice nel rivedere quella che un tempo era stata la sua padrona, ma che adesso non ricordava nulla di lui.
“Luthien” Hermione abbandonò l’espressione sorpresa per dare spazio ad un sorriso radioso e allegro. Pronunciò il suo nome in un sussurro e lasciando la manina della sua bambina si fiondò verso l’amica. Stringendola forte a se , e riacciuffando quel bene mai andato via , nonostante le loro vite si fossero divise. Luthien ricambiò quell’abbraccio, scoccando a Ron un delicato sorriso.
“Ho disturbato vero?” Sussurrò al suo orecchio, sentendosi un’intrusa.
“Non disturbi mai tu” Hermione la strinse ancora più forte a se, felice di rivederla li. Ron prese Rose per mano , allontanandola da quel quadretto.
“Hermione, noi andiamo, ci vediamo alla tana” Ron si sentì in dovere di lasciare le due amiche sole, e permetterle di recuperare quegli attimi rubati, negati dai diversi impegni che aveva occupato le giornate di entrambe. Salutò sua moglie con un leggero bacio, e trascinò i due bambini con lui dentro il camino. Hermione li vide sparire, e sorrise nel sentire  la voce di Rose, che si spense quando le fiamme l’inghiottirono .
“Papà, ma chi è quella bellissima signorina…? “ . Non fu ascoltata risposta, in quanto le loro sagome erano gia sparite lasciando il camino vuoto.
Hermione le fece segno di avanzare e accomodarsi nel piccolo e accogliente salotto . Il grosso cane era tranquillo accanto alla padrone, che non appena prese posto, si accasciò ai suoi piedi, poggiando il grosso capo sulle zampe. Luthien si guardò intorno , ammirando quella casa cosi ben tenuta, curata e accogliente. Si soffermò su alcune foto, poggiate su una deliziosa mensola in legno. Foto che ritraevano momenti di attimi di vita  resi immortali con un semplice “click”  . In quella casa ogni cosa manifestava la presenza di una famiglia, di bambini e d’amore. Luthien strinse i pugni, soffrendo per le bugie che era stata costretta a rivolgere a Hermione, motivo che l’aveva condotta ad allontanarsi da lei. Non poteva starle accanto e mentirle ogni volta che apriva bocca. Non poteva omettere verità accadute, verità che Hermione avrebbe voluto conoscere. Ma che gli erano state negate con prepotenza. Gli occhi cristallini di Luthien ritornarono su Hermione, che , per motivi pratici, aveva fatto apparire un vassoio colmo di pasticcini, accompagnati da del buon tè fumante , che versò in tazze in porcellana liscia e luminosa.
Era tempo che non vedeva la sua cara amica , e non avrebbe rinunciato quel piccolo attimo in sua compagnia. La neve continuava a sgorgare dal cielo, imbiancando ogni cosa.
“ Hai dei bambini stupendi” Esclamò Luthien incentrando la sua attenzione sulla foto che padroneggiava sulle altre. Raffigurava un bambino imbronciato, con i corti capelli rossicci accanto alla bambina, che sorrideva radiosa, a braccia aperte, con i boccoli che le ricadevano ribelli sul volto, non nascondendo i due grandi occhi identici a quelli di Ron. Luthien sentì un crampo allo stomaco, nell’immaginare un’altra creatura, che avrebbe potuto affiancare i due, forse con qualche tratto differente, ma comunque il frutto di un amore. Ad Hermione gli era stata negato la felicità, il destino le aveva strappato ogni cosa, ma le aveva dato la possibilità di dimenticare ogni cosa, e cosi era accaduto. Lei non avrebbe sofferto per quello spazio vuoto, perché inconsapevole che potesse esserci.
“Si. Hugo è tranquillissimo. È di una dolcezza infinita. Mentre Rose, ha ereditato la grinta di Ginny, ma è tutta sua padre” Hermione sorseggiò il suo tè, e si gettò in piacevoli aneddoti, tipici, e quotidiani, che raccontavano la storia della sua vita e dei suoi bambini. Risero come un tempo . Risero come se non si fossero mai allontanate, come se tra loro non si fosse mai creato quel baratro che avesse reso le loro vite diverse. Parlarono allungo , e il tempo scorse  e entrambe non si accorsero che la sera era calata su di loro e che Hermione era in un spiacente ritardo. Avrebbe dovuto raggiungere la Tana ore fa, ma la compagnia di Luthien aveva spento gli orologi e zittito il tempo.
“Ho una cosa per te… te l’avrei mandata via Gufo al Manor, ma adesso che sei qui, ne approfitto” Hermione non diede peso all’ora. Doveva ancora fare e dire molto a Luthien. Si alzò e non ascoltando le sue proteste si catapultò in camera sua, ritornando poco dopo con un piccolo pacchetto scarlatto. Luthien sentì un groppo alla gola. Non l’aveva dimenticata. Non aveva tralasciato la sua importanza. Non le aveva rinnegato alcuna attenzione. Lo prese con mani tremanti, e lo rigirò tra le mani. Era piccolo , ma per Luthien era un forziere contenente un tesoro prezioso.
“Aprilo! Natale è tra una settimana, ma voglio vedere la tua faccia” Esclamò Hermione accomodandosi accanto , sorridendo raggiante. Luthien aveva gli occhi lucidi e un sorriso che sarebbe stato spezzato dalle lacrime. Acconsentì, e sfilando il nastro d’orato , liberò la piccola scatoletta. E quando l’aprì non riuscì a trattenere le lacrime di gioia. Un piccolo ciondolo ovale d’argento invecchiato pendeva da una sottile catenina.
“Leggi dietro…” Hermione aveva la voce tremante, anche lei coinvolta da quell’emozione. Aveva visto quel ciondolo mesi prima, girovagando per Londra e aveva pensato a lei, alla sua migliore amica, che non sentiva da anni. Che non aveva mai dimenticato. Aveva visto quell’oggetto , vecchio, antico, eppure splendido e resistente allo scorrere dei minuti e delle ore. Esattamente come la loro amicizia, che avrebbe resistito ad ogni cosa. Luthien aveva le mani tremanti e voltando l’oggetto  lesse silenziosamente la frase incisa su di esso: io ti sto vicina, non sarai sola mai”.
Luthien scoppio in un pianto fragoroso e abbracciò quell’amica cara, che avrebbe dovuto lasciare.
“Ehi, ehi… Non pensavo fosse cosi orrendo da farti piangere” Hermione cercò di strapparle un sorriso, e ci riuscì. Si staccarono, e Luthien recuperò qualche lacrima con il dorso del maglione che indossava. Riguardò l’oggetto, che Hermione, fece spalancare con un semplice tocco ai lati di esso. La foto ritraeva entrambe. Era piccola, ma si vedeva chiaramente. Erano ad Hogsmede , terzo anno per Luthien e quarto per Hermione. Facevano linguacce e smorfie, ridendo a crepapelle. Luthien ricordava alla perfezione quel giorno. Come ricordava alla perfezione ogni giorno trascorso con lei .
“Sei magnifica Hermione…” Sussurrò , questa volta sorridendo. Cacciando via quelle lacrime, e dando a quel momento la felicità.
“è una sciocchezza! Ma sappi che è vera quella frase. Non sarai sola mai! Avrai sempre me” Le strinse le mani e puntò i suoi grandi occhi nocciola in quelli cristallini e umidi di Luthien.
Quello sguardo era un ostacolo difficile da superare. Avrebbe dovuto dirle il reale motivo per cui era li, quel motivo che avrebbe chiuso ogni contatto, ogni sua notizie, che avrebbe lasciato Hermione solo nel ricordo. Strinse ancora di più la prese, e ricercò quel coraggio, che le era scivolato via con quel gesto imprevisto.
“ Hermione, io …sono venuta qui per salutarti. Questa notte partirò…”Luthien pronunciò ogni parola velocemente, come per renderle meno dolorose. Strappando con violenza il cerotto che avrebbe fatto male. Il sorriso di Hermione si spense e gli occhi divennero cupi.
“Partire? Stanotte? Dove… dove andrai?” Balbettava, e non capiva. Non voleva capire quelle intenzioni. Luthien calò lo sguardo. Non voleva guardare la delusione attraversarle gli occhi, non voleva vedere altro dolore passarle in volto.
“Ho una missione da compiere, e devo farlo il più presto possibile. Questo potere non mi da pace. Ho gli incubi ogni notte, ho dolori alla testa allucinanti. E non voglio attendere ulteriormente. Voglio andare in cerca di chi , a mia differenza,sarà felice di possederlo” Hermione ricordò le parole di Ginny di anni prima. Ricordò la minuziosa spiegazione sul compito di Luthien , sulla sua ricerca di colui o colui che avrebbe accettato quel potere enorme, che avrebbe messo pace nell’eterna lotta tra Licantropi e Vampiri. Luthien poteva farlo , ma non voleva. Luthien era degna di quel potere, era giusta, ma lei non voleva . Sarebbe andata in cerca di qualcuno meritevole. Ma Hermione capi che per farlo aveva bisogno di spazio, silenzio intorno a se. Aveva bisogno di allontanarsi, e inoltrarsi nei meandri della terra. Quella ricerca era importante, e avrebbe impiegato gran parte della sua vita. Questa volta fu Hermione a versare lacrime, ma non d’emozione. Lacrime di dolore. Luthien l’abbracciò. Lasciò che il capo si poggiasse sulla sua spalla, e le lacrime scendessero lungo i suoi occhi. Sentì le mani stringersi intorno al maglione, fare forza.
“Prometto che tornerò. Non starò via per sempre…” Non sapeva se quella promessa fosse reale , non sapeva dove l’avrebbe condotta quel viaggio. Se non avesse trovato nessuno degno, sarebbe stata costretta a prendere le redini del suo destino e sacrificarsi, per comandare un’armata di esseri mitologici e immortali.
“Quando lo farai, sarò io ad accoglierti. Quando ritornerai corri qui… non fermarti da nessuna parte, ma vieni qui…” esclamò Harmione tra le lacrime, non lasciando la presa. Rimasero abbracciate ancora un po’. Lasciarono che le lacrime si asciugassero, e infine si salutarono ancora, questa volta per l’ultima volta.
Luthien si indirizzò nuovamente verso il camino, con Bruthus alle calcagne. Lui sarebbe stato la sua guardia del corpo. Lui l’avrebbe protetta. Il grosso cane, che non l’aveva più abbandonata. Prese una manciata di polvere e rivolgendole un ultimo sorriso, fu inghiottita tra le fiamme, sparendo .
 
 
 
Hermione raggiunse la Tana poco dopo. Le lacrime del tutto sparite dai suoi occhi.
L’accoglienza fu calorosa. Fu travolta da innumerevoli abbracci. Era tra le persone che l’amavano , era con la sua famiglia, e aveva trovato la sua piccola semplice ma pura felicità in quei sorrisi , sinceri, che mai l’avrebbero mentita. Hermione aveva finalmente trovato il suo “E vissero felici e contenti…”
 
 

Angolo Posta:
Ciao a tutti!!! Ecco siamo giunti alla fine (?) …Non proprio! Questa è la fine della prima parte della mia storia! Inizialmente non aveva questa idea…Infatti nei primi capitoli si può capire che l’idea iniziale era quella di dar vita ad una semplice Fic incentrata solo su il triangolo amoroso Draco-Hermione-Ron, ma purtroppo la mia testolina ha voluto strafare e dar vita a questo “casino” di roba mischiata e contorta. L’epilogo ha accennato un po’ di cosa, come ad esempio che piccoli ricordi si fanno vivi nella mente di Hermione. Luthien è partita per la sua missione, in cerca di qualcuno degno di possedere quel potere, che le fu trasmesso, involontariamente, anni e anni prima….Ma non ho accennato a Scorpius o Narcissa…lo farò nel sequel,  che , come gia accennato nell’ultimo capitolo, sarà centrato sulla Nuova generazione, e vi dico che sarà una Rose/Scorpius…quindi per chi non sostiene questa coppia, voglio dirvi che non ci saranno solo loro… Non potranno mancare Teddy, James Sirius, Albus Severus, Fred Jr , Dominique, Lily, Hugo, Molly , Lysander e Lorcan, e naturalmente il mio Rigel Dolohov…. Che introduco in qualunque fic sulla nuova generazione. Ma non solo! Appariranno vecchi personaggi…tra cui anche Luthien …ritornerà, certo che ritornerà!! Perché non sarà tutto rosa e fiori…. Ok, sto dicendo un po’ troppo! Comunque spero che vi sia piaciuta la mia fic…anche se le recensioni non sono state assidue… vi ringrazio lo stesso. Ringrazio chi mi ha seguito, chi l’ha inserita tra le preferite, chi tra le ricordate, chi ha recensito, chi l’ha letta soltanto…Vi ringrazio soprattutto per essere giunti fin qui..ci vuole fegato , tanto fegato!!!!.... Ultima cosa….avrei dovuto inserire una MAGNIFICA COVER , fatta da Hakigo …che ringrazio infinitamente, ma non ho potuto…però nel Sequel cercherò di farlo, perché questa ragazza fa miracoli con le immagini! è un genio! Vi consiglio di farci un salto!... Detto questo…Vi ringrazio di vero cuore!!!! A prestissimo mie fedeli lettrici!!!!! Sperando di ricevere piccole recensioni, almeno conclusive! Fate questo sforzo vi prego!!
Un bacio!!! A presto!!!!
Sfiammella! <3 …. 

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