Detective Conan: Conflitto finale

di _martyart_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Svolta ***
Capitolo 2: *** Pericolo ***
Capitolo 3: *** Una serie di sfortunate coincidenze ***
Capitolo 4: *** I pezzi combaciano ***
Capitolo 5: *** Ricordi dal passato ***



Capitolo 1
*** Svolta ***


Conan Formattato

Svolta


Erano passati due anni da quando lo studente liceale Shinichi Kudo era stato trasformato in bambino, ma aveva continuato a vivere la sua vita come se niente fosse.
Era un luminoso pomeriggio estivo. Niente compiti, niente preoccupazioni. Conan Edogawa era intento ad osservare insieme ai suoi amici le nuvole, cerando di capire di quale buffa cosa assumessero le somiglianze.


Genta ne aveva già individuate otto a forma di diversi tipi di alimenti. Ayumi si era sbizzarrita 

immaginandosi un castello abitato d fate e giovani principi mentre Mizuiho ascoltava assorto le 

fantasie dei due. Io invece mi limitavo ad annuire ogni volta che facevano il mio nome, perché 

sinceramente avevo la testa altrove. Stavo ancora ripensando alle parole di Jodie, che avevo 

sentito appena due ore prima per telefono:

"Conan, Kir mi ha avvisato che ci sono degli importanti cambiamenti all' interno 

dell'organizzazione. Si stanno muovendo, e hanno in mente qualcosa di grosso,quindi... 

Fai molta attenzione e tieni d'occhio Ai da parte mia. Chissà cosa potrebbe mettersi in testa quella

ragazza..."

"Ti ha già parlato di che genere di cambiamenti?" Gli avevo chiesto.

"Di sicuro non si faranno fermare da nessuno pur di raggiungere i loro scopi."

Purtroppo non avevo potuto partecipare attivamente ai piani di "contrattacco" ideati dall' FBI, 

perché ad un tratto tutti avevano bisogno del grande ispettore Goro e Ran aveva deciso di 

chiamare più frequentemente Shinichi per sapere come stava (che per carità non mi dispiaceva).

Sembrava che quando fosse il momento dell'azione non potessi mai esserne partecipe...colpa del 

mio corpo da bambino! Ecco perché dovevo rintracciare al più presto gli Uomini in nero.

Come se fosse una cosa facile. Eppure facevo del mio meglio grazie all'aiuto di Heiji che 

svolgeva dei lavoretti per me in tutto il paese.

Se solo avessi saputo i loro scopi! Tutto sarebbe stato più semplice...


Eppure le soluzioni non erano molte, ma se solo fossero passati a fatti concreti,reali! Si 

diceva...


Dato che l'organizzazione era un punto morto non mi restava che sperare nelle mie piccole 

sicurezze quotidiane: sarei passato prima dal Professor Agasa per osservare i progressi del lavoro di Ai.

Agasa era impegnato in quello che definiva "la sua più grande creazione", (frase che ormai 

sentivo abitualmente), prima che esplodessero in una nuvola di fumo nero.

"Shinichi! Ma che piacevole sorpresa!"Esordì squadrandomi. Ai alzò gli occhi al cielo: li andavo a

trovare praticamente tutti i giorni...sorrisi.

"Buongiorno professore"Salutai.

"Shinichi"Salutò freddamente Ai attenta ad osservare dei vetrini al microscopio.

"Ai" Contraccambiai. "Niente di nuovo?" Chiesi come al solito. Silenzio.

Una fiammella di speranza si accese nel mio cuore. Ero abituato a risposte del tipo "non ne sono 

sicuro", o "forse", mentre quel silenzio inatteso e mai ricevuto poteva essere la condanna dei miei

dolori o l'inizio della mia fortuna.

"Questo" Prese a dire Ai consegnandomi una scatoletta contenente una pillola "potrebbe essere 

un antidoto che può arrivare alla durata di una settimana, se sei fortunato. Non è stato 

testato, quindi la sua durata è continuamente variabile. Nel senso che: preso da te potrebbe 

durare tre giorni, mentre preso da me quattro. Dipende anche da 

quando lo assumi, influiscono le situazioni di stress ma anche quelle in cui sei rilassato. 

Oppure quello che hai mangiato prima, così come quello che mangerai dopo."

"Continuamente variabile, eh? Ma può arrivare a durare una settimana..." Mi feci pensieroso.

Una settimana da Shinichi dopo tanto tempo! Poter abbracciare Ran, così come vestirsi da 

adulto...arrivare allo scaffale dei dolci... (Purtroppo la mia trasformazione mi aveva  fatto 

ritornare delle brutte abitudini che avevo quandoavevo bambino).

"Ed è pronto per la sperimentazione?!" Chiesi eccitato.

"Quando vuoi" Rispose sorridendomi.

"Ragazzi,ragazzi...non sarebbe meglio aspettare fino a domani?" Propose il professore "Così 

potrai chiedere a Ran il permesso di venire in campeggio con noi..."

"Mentre Shinichi decide di prendersi una pausa dal lungo, complicatissimo caso per diciamo...una

settimana con possibili anticipi" Conclusi io assorto.

"Mi sembra la soluzione migliore" Confermò Ai.

Dopo aver pianificato la settimana ritornai a casa da un'infuriata Ran che si lamentava per il mio 

orario di rientro e per il fatto che Shinichi non rispondesse al cellulare.

Ed è così che dopo aver frettolosamente cenato decisi di fare uno squillo a Ran che si addolcì al 

suono della mia voce, imitata dall'immancabile farfallino.

"Ciao, Ran, ho visto che hai tentato di chiamarmi."

"Oh,si..."Disse confusa, poi partì alla carica con le sue solite domande "Perché non mi hai 

richiamata subito?"

"Scusa,scusa! Ma lo sai che sono sempre molto impegnato!"

"Molto impegnato?! Ma lo sai CHE MI HAI FATTO STRARPREOCCUPARE???"

"Ti ripeto che mi dispiace un sacco!!!!!!"

"La prima volta che ci vediamo mi sa proprio che faremo una bella chiacchierata!"

"Ah...allora non dovrai aspettare molto...:mi sa questa settimana posso prendermi una pausa per 

poterti venire a trovare."

"Dici sul serio?!"Rispose euforica.

"Si. Una settimana più o meno...potrei avere degli anticipi e dover tornare sul posto."

"Allora domani vieni?!"

"Si,si"

"Che bello!Non vedo l'ora di rivederti...e comunque non ti devi preoccupare: anche solo un 

istante con te vale più di qualunque cosa."

"Ran..."

"A domani! E non tardare...ti aspetto."

"Si, ciao."

E così mi ero addormentato con il felice pensiero di come sarebbe stato rivedere Ran nel corpo di

Shinichi, ancora assalito da un'infinità di dubbi: e se l'APTX-4869 non avesse fatto effetto? E se 

mi fossi ritrasformato in Conan davanti ai suoi occhi? No...questa volta no: non l'avrei permesso, 

non mi sarei ritrasformato tanto facilmente, era ingiusto.

Esattamente la mattina seguente ero davanti ad un'eccitata Ran contentissima all'idea che il "suo 

Shinichi", (come aveva cantilenato tutta la mattina), sarebbe venuta a trovarla e accettò di buon 

grado il programma del campeggio.

E così dopo aver inscenato una finta partenza, appena svoltato l'angolo, mi fecero scendere 

all'incrocio dei semafori perché sarei andato a villa Kudo a piedi mentre il Professore e Ai 

deciso veramente di andare in campeggio per prendersi una pausa dai continui, esastuanti studi.

Imboccai il vialetto di casa mia, e armato di chiavi entrai in casa.Mi imbucai in cucina, mi 

preparai un bicchiere  d'acqua e riflettei per un secondo. Avevo già assunto vari antidoti non 

ancora testai da Ai, e sapevo che faceva male trasformarsi... Il battito cardiaco accelerava, 

i polmoni sembravano essere accorto d'aria e poi una fitta attraversava tutto il corpo e in un men 

che non si dica ero da Conan a Shinichi o da Shinichi a Conan.

La misi in bocca. Bevvi un sorso d'acqua, sentì la pillola scorrermi in gola, chiusi gli occhi. 

Li riaprii. Ero già diventato Shinichi!

La cosa strabiliante era che la mutazione era stata indolore e istantanea; i vestiti di Conan mi si 

erano lacerati addosso. Ops.

Prima avrei dovuto cambiarmi...Dopo aver risolto il problema uscì di casa, con la netta 

sensazione che avrei passato una settimana (o meno) fantastica.





Perchè ho deciso di "ripubblicare la stroria?" Non mi piaceva molto il proologo, che è sembrato

abbastanza squallido  e una persona mi aveva fatto notare che avevo commesso degli errori

abbastanza rilevanti. E così ho deciso di  correggerli.... fatemi sapere se così va meglio!


Grazie e ciao a tutti,


Marty

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Capitolo 2
*** Pericolo ***


Detective Conan formattato Capitolo 2: Pericolo


Pericolo



E così si incamminò verso casa Mouri, con in tensa solamente il pensiero della reazione che avrebbe avuto 

Ran e che cosa avrebbe potuto dirgli del contenuto di un pacchetto regalo in cui aveva accuratamente 

riposto un piccolo pensiero che le aveva comprato quando era ancora Conan, e che si era ripromesso di 

consegnarle appena ne avrebbe avuto l'occasione.

Era in piedi davanti l'uscio, a metà tra la più totale sicurezza e a più totale incertezza. Suonò il campanello.

La porta si aprì, e nell esatto momento in cui mi trovai davanti Ran, mi ritrovai al collo le sue braccia.

Contraccambiai con la stessa intensità l'abbraccio, immergendo la faccia nei suoi morbidi capelli castani ed 

annusando le dolci note floreali del suo shampoo.

"Shinichi!" Urlò quasi isterica.

"Ran... Ti sono mancato,eh?"

Quasi piangeva dalla felicità, ma trtteneva le lacrime stringendo le mani in pugni; io invece che la conoscevo da 

sempre avevo notato subito la sua reazione: da settimane era stato quasi un impresa faraonica farla anche solo 

sorridere. Ma adesso era raggiante, rideva, ma soprattutto sprizzava da tutti i pori la bellezza che aveva solo quando 

era felice...

"Lo sai che mi sei mancata proprio tanto,tanto, vero?"Le chiesi sorridendo. Ovviamente mi riferivo a quella Ran, 

perché ce l'avevo davanti tutto il giorno tutti i giorni, e standoci a stretto contatto erano affiorate in lei sfaccettature 

del suo carattere che non avevo mai provato prima a vivere in prima persona.

"Anche tu mi sei mancato tanto,tanto."Rispose.

"Mi fai entrare o allestiamo un salotto qua fuori?"

"Vieni,avanti!!!!!"Disse ridendo.

Parlammo del più e del meno, mi inventai qualche particolare del caso che mi teneva così occupato da non poterla 

mai andare a trovare ed infine annunciai che le avevo portato un regalo.

"Un regalo? Per me? Davvero Shinichi... Non dovevi... Sei stato veramente carino."

Le consegnai il pacchetto con le mani che tremavano. Lo scartò lentamente, per gustarsi il momento fino in fondo. 

Devo dire che apprezzai anch'io quel attimo, col fiato sospeso ed il cuore in gola, ma curioso di vedere la sua 

reazione.

Ed ecco: si ritrovò in mano una lunga catenina d'oro alla cui estremità era appeso un sacchettino portafortuna, con 

ricamati sopra i nostri nomi.

“Così mi avrai sempre accanto, anche quando non sono con te” Le anticipai prima che potesse proferire parola.

Rimase in silenzio, in totale silenzio, con una lacrima che le scorreva lungo la guancia.

"Che c'è? Non ti piace...vero?"

"No. E' troppo bello, tutto qua... Insomma: è il regalo più bello che abbia mai ricevuto. Grazie, Shinichi. Lo 

apprezzo, veramente." Era sincera. Mi tese la collana per fargliela legare al collo ed accettai volentieri.

"Come mai hai deciso di farmi un regalo così? Non me lo merito."

"Ran, sciocchina, per te questo e altro. Il punto è che sono sempre assente, non ci sono mai per te e volevo farmi 

perdonare... Anche se so che solo questo non basta."

"Ma è un inizio." Mi disse fissandomi negli occhi con i suoi che sembravano nuvole colme di pioggia.

Erano bellissimi. Indescrivibili. E non potevo fare altro che fissarli ammagliato e continuare a ripetermi che dovevo 

respirare, ma non ci riuscivo. Intanto lei si avvicinava ancora di più... Troppo vicina. Troppo. Il mio cuore non 

reggeva più lo sforzo e non sapevo che cosa dovevo fare, ma forse si: la strada era quella... Avrei solo dovuto farmi 

guidare dalle emozioni.

La porta si aprì di colpo. Maledizione: come poteva essere? Due occhi dallo sguardo truce mi fissavano dall'uscio. 

Ebbi un tuffo al cuore: adesso si che sarebbero stati guai!

Goro era in piedi, sulla porta, perfettamente sobrio (per mia immensa sfortuna). Non sapevo come comportarmi, e 

così finì per dirigermi verso la porta per stringere la mano al "famoso" detective, ma rimase sospesa per aria senza 

che avesse ricevuto una stretta di ricambio.

"Da quanto tempo che non ci vediamo, signor Mori! Ho seguito tutti i suoi casi alle televisione e sul giornale, e credo 

che lei sia un fantastico detective!" Mi complimentai con troppa foga.

Ma niente. Lui era ancora lì che mi guardava male.

" E' il mio idolo, sul serio! Goro il dormiente: che idea eccezionale che ha avuto!"Il suo sguardo incominciava a 

sciogliersi ai miei complimenti, ma era troppo deciso a farmi pagare quello che stavo per fare per mollare.

"Ran, voglio una spiegazione." Tuonò con un vocione possente per fare il gradasso.

"Papà, ma che modi! Shinichi è venuto a trovarmi e l'ho solamente salutato! Dopo tanto tempo che non vi vedete lo 

accogli così?"

Allora mi strinse la mano con molta "non chalance" e con troppa intensità apposta per mettermi in guardia da ciò che 

mi avrebbe potuto fare se avessi "toccato" sua figlia.

"Papà" Annunciò energicamente la ragazza "oggi lui rimane a mangiare da noi. "Non ti preoccupare, sarà come 

mangiare con Conan" Quella frase non mi fece sussultare, perché loro non sapevano niente della mia doppia identità, 

e quel pensiero mi inquietava un tantino.

Allora sotto il severo sguardo del padrone di casa aiutai come al solito Ran ad apparecchiare e (quel poco che 

riuscivo) a cucinare. Era veramente brava lei! Ormai non potevo più fare ameno della sua cucina, e non vedevo il 

motivo perché non avrei dovuto rinunciarci in futuro.

Alla fine della cena ringraziai e mi preparai a fare ritorno casa mia, totalmente assorto nei miei pensieri.

Purtroppo non avevo un mezzo valido per farlo! Una moto non me l'ero ancora fatta comprare per colpa di qualche 

piccolo inconveniente, un passaggio non sapevo a chi chiederlo... E così mi rassegnai all'idea di farla a piedi. Dopo 

una buona mezz ora ero ai piedi di una casa disabitata in stile occidentale, con tutte le persiane chiuse. Mi stavo 

avvicinando al cancello, quando comparve dal fondo della via una porche nera, con una pistola spianata fuori dal 

finestrino. Panico: non volevo pensarci, ma quelli dovevano essere per forza Gin e Vodka.

In quel momento mi sentivo così preso alla sprovvista che inizialmente non seppi cosa fare. Entrare in casa?

Inutile. Fuggire? Sarei stato un bersaglio ancora più facile. Un colpo d'avvertimento, indirizzato ai miei piedi. 

Insomma: “è inutile scappare, perché ti facciamo fuori lo stesso” era il messaggio.

Strabuzzai gli occhi alla vista di una moto che schizzava nella mia direzione; non mi importava chi fosse, ma appena 

mi fu vicino saltai in sella senza pensarci due volte: volevo solo lasciarmeli alle spalle.

Il pilota sembrava pensarla come me e non accennò a rallentare finché li avemmo seminati.

Quando decelerò abbastanza da potersi fermare, scese dalla sella un ragazzo della mia corporatura, con la pelle più 

scura della mia.

“Grazie Heiji, non sapevo cosa avrei fatto senza di te.” Dissi come se non fosse successo nulla.

“Scusa?!” Chiese strabuzzando gli occhi.“Ti fai quasi ammazzare ed è tutto quello che mi dici?!”

“Emh... Perché ti trovavi lì?” Abbozzai per farlo contento.

"Questa doveva essere la tua prima domanda. “ Disse lui guardandomi storto. “Ma prima ne ho una da fare io a te: 

perché sei Shinichi e non Conan?!”

“Diciamo che lui è partito per il campeggio insieme ad Ai ed il Professore...” Accennai io con un sorrisetto.

“Ah, bene. Ed hai scelto il momento peggiore” Disse lui con un tono di voce improvvisamente più serio e 

preoccupato.

“Perché?” Chiesi io ignorandone completamente la ragione.

“Sai che mi avevi chiesto di pedinarli seguendo l'aggancio a quel caso?”

E come potevo dimenticarmelo?

*Era successo l'ennesimo omicidio davanti gli occhi del Detective Mori. Questa volta, l'unico a poter 

commettere l'omicidio tra i tre possibili indiziati era un uomo, di media corporatura, interamente vestito 

di nero e dallo sguardo truce. Aveva creduto che il suo fosse il delitto perfetto,ma inspiegabilmente quel 

detective di cui tutti parlavano tanto, con quel incapace modo di indagare e quegli assurdi 

baffetti,l'aveva incastrato. Ma non sapeva che lui aveva un asso nella manica. Sorrise, soddisfatto.

Non finisce qui.” Aveva tuonato con aria beffarda, e da una tasca interna del sopra abito nero aveva 

estratto una pistola,con cui da lì a pochi minuti si sarebbe suicidato.

L'aveva puntata alla tempia e aveva annunciato: “Queste sono le mie volontà. Dite alla TV che le mie 

ultime parole sono state: Ho finito il lavoro, date a mia moglie il mio compenso. Ci si vede in paradiso!”

E tutto era finito in uno sparo netto e sonoro, che aveva stroncato a metà il silenzio creatosi nella 

stanza...

Il giorno dopo, la notizia era stata annunciata al telegiornale. Un uomo sulla quarantina, dopo essere 

stato accusato di omicidio dall' infallibile Goro Mori, si era suicidato, lasciando da comunicare ad un 

anonimo un messaggio. Dalle sue parole, Shin e Heiji avevano dedotto che fosse ricattato da qualcuno.

Oh che fosse pagato da qualcuno. Infatti la loro deduzione li aveva portati a pensare che fosse un sicario 

dalla doppia vita, ingaggiato dall'organizzazione per uccidere quell uomo. Ma se anche i defunti ne 

facevano parte? Dovevano scoprire chi erano. Era un obbligo. E così si misero a rimuginare sul da farsi.

Rintracciarono la moglie dell'uomo suicidatosi e così scoprirono che in giornata aveva trovato versata un 

ingente somma di denaro sul suo conto corrente, da uno sconosciuto. Il loro scopo era scoprire chi era 

questo ignoto. Con metodi che richiesero due mesi, il coinvolgimento della polizia e dell FBI, erano 

riusciti a risalire ad un conto corrente che non aveva soldi depositati, ma che era stato usato due mesi 

prima, per l'appunto, per fare il versamento.

Metà della somma era stata data alla banca per far creare lo stesso in modo temporaneo, e questo stupì 

visibilmente i due giovani. Era stato solo per coprire la loro identità che avevano speso tanto denaro? O 

sotto c'era qualcos'altro? In seguito vennero a sapere che non era intestato ad una persona, bensì ad uno 

strano numero...


“17-1-14per2-9-1-11-13-3-8-9-17-5-9. 20-9-12-3-5-16-5-11-13-12-13-9. 1-16per-5-12-4-9-18-9.”


E di seguito la frase:


Pensa in modo letterale, non numerico”. **

Era un enigma stupido, ma comunque non indifferente. Attirava la sua attenzione in modo particolare il 

fatto che fosse rivolto a qualcuno... Ci pensò a lungo.

Poi, un giorno, la soluzione fu lampante: con orrore pensò che potesse essere rivolto a lui, ma non volle 

crederci. E così dopo ancora parecchie settimane di interminabile attesa, sempre grazie a quelli dell FBI, 

era venuto a conoscenza del fatto che un loro complice era stato fermato ed era tutt ora sotto 

interrogatorio.

Niente, non aveva rivelato niente; non voleva parlare: sapeva che l'avrebbero fatto fuori. Così toccò a 

Conan ed a Heiji entrare in scena.

Cosa pensi? Che se comunque quelli del FBI ti lasceranno andare non verranno a cercarti? Fidati: ti 

troveranno in ogni caso. Poi puoi decidere tu cosa fare,ma sappi che è meglio parlare e pensare che per 

lo meno qualcuno sta facendo qualcosa, che non dire niente e lasciargliela fare ancora franca.” Aveva 

dettol'investigatore del Kansai con foga, sbattendo un pugno sul tavolo.

Se poi parlerai, ti potremo inserire nel programma di protezione testimoni.” Continuò Jodie.

Me e la mia famiglia?”Aveva chiesto l'uomo con un accento inglese.

Certo. Ma solo se ci fornisce le informazioni che ci servono.” Aveva detto il piccolo Conan.

Vi dirò tutto quello che so” Aveva annunciato in tono solenne “ma non so quanto possa esservi utile.”

Mi chiamo Tatsuhiko Numayama, ho 45 anni e lavoravo per un industria che produce cosmetici.

Questa ditta stava andando in fallimento, per questo decisero di chiamare un commercialista per fare i 

bilanci delle spese. Con questo il direttore si rese conto che occorreva fare una taglio agli stipendi, e 

decise di licenziare le persone che avrebbe tranquillamente potuto sostituire dai macchinari moderni, 

che lavorano più velocemente, producono di più e non vanno pagati. Non trovavo un lavoro: mi stavano 

sempre di più sommergendo i debiti. Così venni a sapere da un mio amico che c' era un suo conoscente 

che mi poteva fornire un lavoro semplice e ben pagato. Senza sapere nemmeno di cosa si trattava, decisi 

di accettare.

La cosa era abbastanza sospetta,ma non mi feci problemi... Il giorno dopo avevo già un colloquio con un 

uomo, in uno dei quartieri più malfamati della città. Non sapevo che cosa mi passasse per la testa, ma 

decisi di incontrarlo egualmente. Mi dissero che l'unica cosa che dovevo fare era portare in giro delle 

valigette. Me ne consegnavano una e poi accompagnato da altri uomini dovevo dirigermi verso un 

determinato luogo ad una determinata ora, spesso stando ad aspettare per addirittura mezze giornate 

fuori, in piedi, seduto su una panchina, lo decidevano loro.

L'unico compito affibbiatomi era quello, per l'appunto, di entrare in questi edifici (per lo più alberghi) e 

lasciare alla hall questa valigetta che per nessun motivo dovevo aprire.

Iniziai a preoccupami quando nei luoghi dove mi avevano lasciato un incarico, poco dopo, avvenivano 

delle esplosioni. Il primo credetti che fosse un caso, ma poi non ebbi più dubbi”

Ma certo! I casi delle 708 stanze! Le esplosioni sono avvenute sempre e solo in alberghi con 708 

stanze!”Tuonò Heiji.

Per l'appunto.” Disse l'uomo. “Mi spaventai. Al terzo attacco decisi di andare a parlare all'uomo che 

mi aveva dato lavoro, ma prevedendo le mie mosse mi telefonarono quello stesso pomeriggio dicendomi

che se avessi rinunciato avrebbero ucciso i miei cari. Poco dopo la telefonata mi arrivò un fax con una 

foto di mia moglie e mio figlio abbracciati scattata da fuori una finestra. Non volevo che gli accedesse 

qualcosa.

Poi loro mi hanno fermato” E fece un cenno a una squadra di tre agenti “E non sapevo nemmeno il 

perché.”

Vedete” iniziò Jodie facendogli attraversare un altra stanza “Stavamo pedinando Gin e Vodka da un 

po'.

Trovammo quell'uomo che discuteva con Gin mentre era in macchina, e così i miei uomini l'hanno 

fermato.”

Ma così non risulta evidente che li state seguendo?” Chiese Conan.

No, vedi, l'abbiamo seguito per un po' finché non l'abbiamo ritenuto sicuro.”

Avete controllato se aveva addosso dei cip?” Domandò ancora il bambino occhialuto.

Gli occhi di Jodie si rimpicciolirono; “No. Non ci abbiamo pensato! Non possiamo prendere con noi un 

uomo così e poi perquisirlo.”Un brutto presagio si era fatto strada nel cuore dei tre.

Voi!” Disse ad un paio di agenti di passaggio. “Perquisite immediatamente l'uomo che abbiamo 

fermato. Controllate se ha dei cip o roba simile addosso!”

Alla fine si scoprì che addosso non gli era stato impiantato niente, e anche questo risultò molto sospetto.

L'unica traccia rimasta da seguire era quella del luogo dove era stato fatto il colloquio di lavoro, ma la 

palazzina risultò essere stata coinvolta in un incendio il giorno stesso: era stata sicuramente opera loro!

Si erano detti. E l'unico aggancio con l'organizzazione sembrava essere sfumato...

Ma l'infallibile Kudo Shinichi, si era dato da fare e come il suo eroe preferito Sherlok Holmes aveva 

cercato la verità nelle cose ovvie . Dopo una instancabile ricerca era giunto a costatare che c'era un solo 

posto dove cercarli, e aveva messo sulle loro tracce il suo amico Heiji.

Adesso era stato lui stesso a salvarlo, e facendo due rapidi calcoli aveva capito che dovevano starlo 

pedinando, a suo malgrado.

“Shinichi? Shinichi,ci sei?” Lo chiamò il ragazzo del Kansai, risvegliandolo dai suoi morbosi pensieri.

“Si,si,certo.” Disse lui con un rapido gesto della mano. “Ma adesso? Il prof è fuori, casa mia non è sicura, e non 

posso approfittare ancora di Ran...”

Heiji lo guardava male, con un occhio semi-aperto.

“Ma sei scemo?! Dove credi che alloggi io tutte le sere che sono in giro a fare per te i tuoi stupidi lavoretti?”

“Per quanto ne so io potresti stare benissimo a dormire per strada su una panchina” Gli risposi con aria scherzosa. 

Continuava a fissarmi fulminante, e se avesse potuto mi avrebbe strozzato con le sue stesse mani.

“Uno ti salva la vita e questo e tutto quello che ottieni in cambio?” Domandò lui cinico “Io avevo anche affittato una 

stanza d'albergo dove dormire, ma se tu vuoi rimanere qui...” Poi si fece pensieroso e si mise ad osservare il cielo, 

rannuvolato. “Peccato, perché per stasera davano acqua...” Concluse, e fece per andarsene.

“Dai! Lo sai che mi piace scherzare...” Gli dissi mentre con una mano gli afferrai il polso, per non lasciarlo andare. 

“Ti offro io la cena,ok?”

“Speravo che o dicessi” E sul volto gli comparve un sorrisetto malefico “perché stasera sono molto affamato, e mi è 

venuta una gran voglia di Suchi!”

Mi rassegnai all'idea che per farlo cenare, come vendetta, quella sera non avrei speso meno di cinquanta euro. Mi  

auguravo che almeno sarebbe stata piacevole...





*A titolo informativo, ho deciso di usare il corsivo sia per la narrazione in terza persona, che per i flashback. Per i

secondi però è in corsivo, per semplificare la lettura.

** Per il mio ed il vostro divertimeno, mi sembrava carino aggiungere dei piccoli enigmi da poter risolvere

aggiungendo una recensione. La risposta sarà sempre nel capitolo seguente (=

Ecco qua: il secondo capitolo. Dalla trama non si è capito molto, ma è proprio per questo che è nel genere "mistero".

Che poi  così misterioso non è...  -_-"

Credo che ormai chiunque legga abbia capito che è la mia visione su come andrà a terminare la serie di DC.

.Grazie e alla prossima!
Marty


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Capitolo 3
*** Una serie di sfortunate coincidenze ***


Detective Conan formattato Capitolo 3: Errori


Un serie di sfortunate coincidenze


Quella sera era stata davvero piacevole. Dopo una bella mangiata, infatti, i due detective si erano lasciati 

sprofondare nel sonno nella camera di Heiji che, notò Shin,  prenotata per due posti letto. Aveva previsto 

tutto questo? Si era chiesto. Forse si, forse no, ma tanto l'indomani si sarebbe chiarito tutto.


E quindi? Adesso cosa facciamo? Siamo fregati! Li abbiamo persi per l'ennesima volta!” Gli avevo 

urlato contro inviperito Shinichi, nei panni di Conan.

Per me non è come dici tu!” Aveva replicato il diciassettenne del Kansai ”Ci deve, ci deve essere una 

soluzione!”

Questo era il breve dialogo che i due detective si erano scambiati quando avevano scoperto che l'uomo 

ucciso da quello suicidatosi non era registrato all'anagrafe. Non avevano nessuna informazione su di lui, 

 in pratica. L'unica soluzione era che fosse uno straniero in viaggio; quando tutto sembrava perso, un 

barlume di speranza era brillanto negli occhi di entrambi: Numayama* poteva ancora condurli 

all'organizzazione.

Protetto dall' FBI, questa volta, avrebbe compiuto il lavoretto della valigetta, ma essendo scortato dagli 

agenti i complici degli uomini nero sarebbero caduti nelle loro mani.

O perlomeno, questo era quello che speravano. Ma poi c'era stato quell imprevisto...


Fui ripotato alla realtà di sobbalzo: era stato Il mio cellulare a svegliarci. In un dormi-sveglia guidato per lo più dal 

subconscio avevo raggiunto rantolando il telefonino che stava sul freddo pavimento e squillava con insistenza, 

avvicinando poi la cornetta alla bocca e rispondendo con un assonnato: “Pronto?”Mi ero così ritrovato a parlare al 

telefono a testa in giù sul letto.

Shinichi! Ciao” Squillò una voce femminile dall' altra parte.

Ran!” Rinvenni io.

Ti ho svegliato?” Mi chiese premurosamente.

No,no! Eh che... Insomma: ti stavo per chiamare!”

Dal letto di Heiji provenne quello che sarebbe dovuto essere un risolino, ma suonò più come un mugolio assonnato.

Cosa è stato?”

No, niente, sta tranquilla. Stavo facendo il caffè” Le risposi mentre mi dirigevo verso il bagno, infilandomi i 

pantaloni.

Un altro suono più simile ad una risata provenne da sotto le coperte, ed io per farlo zittire gli lanciai la prima scarpa 

che mi passò sotto mano. Come risposta ebbi un gorgoglio indispettito. Una volta entrato in bagno e chiusa la porta 

alle spalle, riuscì a continuare la conversazione.

Ti va se oggi facciamo qualcosa assieme?” Mi domandò.

Oggi?” Divagai un po' “Certo. Oggi è perfetto. Dove ti piacerebbe andare di bello?”

Sai che giorno è?” Mi domandò con fare sospetto.

Emh... Oggi...” Non sapevo proprio dove andare a parare. Che giorno era? 13... No: 14 Marzo. 14 Marzo, 14 

Marzo... Il White Day!**

Oh, guarda non me lo ricordo” La stuzzicai.

Shinichi” Sibilò con una punta di asprezza nella voce. “Oggi è il White Day”

Certo! Non me ne ero dimenticato!” Le risposi con fare ironico. “Quindi... Cosa pensavi di fare?”

Emh” Iniziò imbarazzata “Sai, ci sarebbe il luna-park che inaugurano proprio per questo giorno”

Arrossi violentemente. Voleva che la portassi alla festa per il White Day?

Emh ma non c'è bel tempo... Nel pomeriggio non davano acqua?” Il mio tentativo di sviare la gita era dettato 

solamente dal mio imbarazzo.

No. E' una giornata fantastica!”

Dai Ran... Ci sono talmente tante altre mete che potremo scegliere!”

E' inutile che vuoi sempre avere ragione tu -ci sono talmente tante altre mete che potremo scegliere- “ Disse 

imitando la mia voce “Almeno per una volta, perché non lasci scegliere a me dove andare?!” Sbottò.

Emh... “ Non sapevo cosa dire: ero un tantino sotto choc. “Al-allora che ne dici se facciamo venire anche Hattori e 

la sua amica?” L'ultimo, futile tentativo di salvarmi.

Heiji e Kazuha?! Ma come? Sono qui a Tokio?!”

Si. Ieri ho incontrato Heiji, e mi ha detto che qui con lui c'era anche lei. Se vuoi posso invitarli.”

Infatti la sera stessa aveva scoperto che Hattori aveva prenotato una camera per due solo perché con lui era venuta 

quella ragazza che conosceva dall'infanzia: Kazuha; per un attimo me ne ero completamente dimenticato!

Ma quando la giovane aveva scoperto che avrebbero dovuto dormire assieme aveva rinunciato all'idea e si era fatta 

assegnare un'altra stanza. E così si era liberato quel posticino per me...

Più ci pensavo e più questo fatto mi incuriosiva. Io e quel ragazzo avevamo un sacco di analogie, ma anche tante 

differenze. Entrambi siamo detective, tutti e due abbiamo un'amica dell'infanzia che ci stanno a cuore, sia io che lui 

abbiamo una passione irrefrenabile per il pericolo... Ma io sono il detective dell'ovest, lui è quello dell'est. Lui è più 

impulsivo di me. Tutto il Giappone ci conosceva, ed almeno una cosa era certa: insieme formavamo una coppia 

inimitabile.

Speravo che fossimo solo noi due. Ma va bene: ho voglia di vederli.” Disse sospirando.

Le sue parole mi riportarono alla realtà ed insieme mi stupirono. Solo noi due. Lei voleva che fossimo stati solo noi 

due...

Ma cosa ti frulla in quel cervello???” Mi aveva urlato quando avevo comunicato al mio amico i nostri piani per 

quella giornata “Come ti è saltato in mente di volere accettare il suo invito?!” Sputacchiando una fetta di pane 

generosamente cosparsa di marmellata.

Non mi lasci nemmeno finire le frasi”Gli dissi con uno sguardo scocciato “le ho subito suggerito di cambiare meta.” 

Continuai, mentre mi riaffioravano in mente le sue parole: Speravo fossimo noi due....

Tanto lo so che che ci vuoi andare” Mi stuzzicò “Ti devo dire che però avevo pensato che tu non volessi più uscire 

di casa: dimmi la verità. L' avevi decifrato anche tu quel messaggio:

-Sappiamo chi sei. Vinceremo noi. Arrenditi-.*** 

Cosa intendi fare, geniaccio?!”

Se si faranno vedere, semplicemente li affronterò”

Shinichi Kudo” Disse lui con una lentezza teatrale “la semplicità con cui tratti le questioni di vita e di morte mi 

stupisce sempre. Metterai in pericolo Ran se ti vedranno con lei. Lo sai questo, vero?”

Certo che lo so!” Esclamai indignato “Ma almeno io non mi porto dietro la ragazza nonostante sappia come stanno 

le cose!” Sbottai, un po' per ribattere un po' per vedere la sua reazione.

"Lei... Lei non è la mia ragazza!”Esclamò arrossendo “Poi anche tu! Dovevi proprio decidere di andare alla festa per

il White Day?! Adesso me la devo portare dietro!”

All'improvviso ci ritrovammo davanti una giovane alta, bruna, con i capelli raccolti disordinatamente in una coda, 

attentamente legata da un nastro. Indossava un una minigonna celeste abbinata ad un maglione avorio.

Chi è che ti dovresti portare dietro?!” Esclamò fissandoci torva.

Oh, n-no niente...” Balbettò Hattori.

Kudo! Ciao!” Mi disse appena mi notò, dapprima sorpresa, regalandomi in seguito un sorriso.

Ciao Kazuha” La salutai rispondendo a mia volta “ti va oggi di venire a fare un giro?” Diventò viola.

I-io e t-te?!” Chiese sbigottita.

Ma che cosa pensi?” Intervenne Heiji, evidentemente ingelosito “nessuno ti chiederebbe di uscire!”

Lei si fece scura in volto “Heiji sei una maleducato!” Le rispose mentre stava già tirando fuori la borsetta da 

sfoderare come arma. Per fortuna intervenni prima che questo accadesse.

Ti spiegheremo tutto mentre andiamo...” Le dissi per non tirarla per le lunghe.

E mentre uscivano dall'albergo, solo per un istante, a Shinichi parve di intravvedere allontanarsi una Porshe

nera. Ed un brutto presentimento si impossessò di lui, scuotendolo fin dentro le ossa.

Dovete sapere che il Luna-park è un posto infido per tutti i giovani accompagnati da una partner.

In ogni angolo dove può arrivare l'occhio umano è appostata una bancarella, di quelle che vendono braccialetti, 

collanine o vestiti solitamente artigianali. Oltre a questi, alcuni producevano cose da mangiare. I più gettonati erano i 

dolci come brioscine, cioccolato o pasticcini, ma essendo ad una fiera di divertimenti non mancavano zucchero filato e 

attrazioni, come le montagne russe e i giochi come il tiro al bersaglio con le pistole ad acqua o a pallini.

Ran aveva un bellissimo sorriso dipinto sul volto, e sembrava davvero compiaciuta mentre si gustava il suo dolcissimo 

zucchero filato rosa, che per poco non mi aveva appiccicato in testa.

Anche Kazuha se ne era fatto comprare uno da Heiji, e se lo “dividevano” beatamente seduti sulla panchina a pochi 

centimetri da noi. Battibeccavano ogni volta che mentre la ragazza era distratta a parlare con Ran lui allungava la mano

e gliene rubava un pezzo. E la mia Ran rideva di gusto, allungandomene spontaneamente un po' del suo.

Quando rideva era come se niente avesse più senso. Niente. Adoravo ogni cosa di lei quando era felice.

Le si illuminavano gli occhi di una luce speciale, i suoi capelli ondeggiavano spensieratamente al minimo alito di vento e 

le guance le si coloravano di una sfumatura rosa. Cosa che capitava raramente quando non c'ero io, nei panni di 

Shinichi. Mi sorrideva contenta e di quando in quando si faceva cullare dalle mie braccia, mentre srotolava un pezzetto 

di zucchero e me lo adagiava sulla lingua.

Scusate un attimo” Dissi io fissandole entrambe negli occhi “avete rotto tanto per venire qui e adesso preferite 

starvene su una panchina?” Fecero delle facce scioccate, poi improvvisamente si interessarono alle punte dei capelli, 

come se avessero qualcosa che fino a quel momento non avevano notato.

Lasciagli finire in pace il loro zucchero filato” Sentenziò il mio compare “abbiamo tutto il pomeriggio!”

Mi tornò in mente il fantasma della porche che avevo visto poco prima che uscissimo: volevo ribattere, ma non lo feci.

Eppure il resto della mattinata trascorse lento, come se un enorme orologio avesse deciso di fare scorrere il tempo più 

lentamente per mettermi in difficoltà. Intanto mi opprimevano con la loro aurea pressante i tantissimi palloncini a forma 

di cuore appesi alle numerose bancarelle, che gonfiati ad Elio svolazzavano qua e là occupando ogni angolino dove non 

ancora si era infilato un pedone. Le ragazze ci fecero fare il giro di tutti gli stand almeno tre volte, soffermandosi su 

ogni chincaglieria che non avevano notato al giro precedente. E fidatevi se vi dico che non finivano più.

Alla fine, sfiniti, decidemmo di fare una breve pausa pranzo in un locale non poco lontano. Avevamo tutti bisogno di 

rilassarci dopo una marcia sfiancante, che sembrava infinita, in mezzo alla folla e l'idea di sedermi ad un tavolo con 

davanti un piatto colmo di cose da mangiare era molto allettante. Appena entrammo corse verso di noi una giovane 

cameriera, che ci scortò ai nostri tavoli affidandoci i menù: c'era solo l'imbarazzo della scelta!

Non ci credo!” Vidi la faccia di Heiji illuminarsi “In questo ristornante fanno i Takoyaki****?!”

Non li avete solamente voi” Gli rammendai assottigliando gli occhi.

Allora vi sfido!” Annunciò trionfante “Vedremo se cucina meglio la gente di Tokio o quella di Osaka!"

Decidendo di accettare la fida, ci facemmo portare Takoyaki per tutti, ma lo vidi sciogliersi non appena ne mise uno in 

bocca. Da li in poi seguii una discussione allucinante su quale delle due città era la migliore, concludendosi in parità. Ma 

volle la rivincita, che sapevo che un giorno non avrebbe mancato di ricordare.

Notai che al balcone di quel piccolo, accogliente locale si era appena seduto un uomo, di media statura, che portava un 

pesante impermeabile nero. Indossava gli occhiali e aveva con se una capiente ventiquattrore sigillata da un piccolo 

lucchetto. Una cameriera gli si avvicinò con in mano la sua ordinazione, la posò sul bancone, non fece in tempo ad 

andarsene che la stava già degustando.

Vidi le sue pupille dilatarsi mentre con un rantolo cadeva dalla sedia e si accasciava sul pavimento, vittima di 

soffocamento. Il mio amico sembrava essere assorto tanto quanto me dalla scena, e in un batter d'occhio eravamo già 

in piedi: lui a sbarrare la porta agli eventuali fuggitivi, io che correvo a chiedere di un telefono per avvisare ambulanza e 

polizia. In preda all'euforia e alla adrenalina del momento, sentii qualcosa che non andava: mi faceva stranamente male 

il petto e mi sembrava che ogni semplice movimento che facevo valesse per tre.

Brutto segno: era stato commesso un omicidio, ero in compagnia di Ran e stavo ritornando piccolo.




*Capitolo prima, il testimone fermato dall' FBI.

**Il White Day è una ricorrenza giapponese e si festeggia il 14 Marzo. In questa data, infatti, i ragazzi 

devono donare qualcosa alle ragazze le quli il 14 Febbraio (San Valentino) gli hanno regalato del cioccolato.

*** La soluzione! Mi piacerebbe tanto sapere chi ha indovinato... Recensione ;)

****Polpettine di polpo di forma sferica, originarie di Osaka.

Scusatemi tutti!!!!!!!! Mi dispiace tanto per non aver aggiornato da subito. Volevo godermi le vacanze di 

Pasqua :D. Vediamo............ Qui i mitici Shin ed Heiji subiscono un risveglio, per così dire, 

“traumatico”. La trama si infittisce: Quale è stato il piano organizzato dai due giovani per 

mettersi sulle tracce dell'organizzazione? Perché il nostro eroe ha un brutto presentimento? 

Riuscirà il nostro Shin a cavarsela? 


Grazie a tutti!!!!

Marty (=





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Capitolo 4
*** I pezzi combaciano ***


Detective Conan formattato capitolo 4: I pezzi combaciano

I pezzi combaciano



Un uomo giaceva inerme sul pavimento, deceduto di una morte inspiegabile. I due ragazzi 

l'avevano esaminato attentamente, ma non c'erano tracce sul cadavere che potessero spiegare in 

modo logico la situazione, in quanto non sembrava né avvelenato, né soffocato.

Una morte naturale come un arresto cardiaco? No, era una tesi che avevano già scartato in 

quanto il suo volto non disegnava un espressione di dolore, ma era rimasta uguale alla faccia che 

aveva quando stava consumando quello che sarebbe diventato il suo ultimo pasto.

Inoltre non si stringeva il petto con una mano, cosa ricorrente per chi moriva di infarto. Non c'era 

una spiegazione: era come se fosse morto così, per mano di niente e di nessuno. Il caso si sarebbe 

protratto oltre il dovuto, e il detective di Tokio iniziava ad accusare forti dolori al petto. Ma come?

Quella saggiente scienziata non gli aveva detto che l'antidoto sarebbe dovuto durare una 

settimana? Preso da questi dubbi, dalla risoluzione del caso e dal timore che si potesse 

ritrasformare davanti a Ran, iniziò a non vederci più.

Rinvenni seduto su una sedia, circondato dai miei amici le cui facce erano trasfigurate dalla 

preoccupazione.

Heiji, appena mi vide riaprire gli occhi, colse al volo l'occasione per trascinarmi in bagno.

Ma che ti succede?” Mi domandò terrorizzato.

I-io...” Tentai di parlare, ma non ci riuscivo. Decisi allora di fare uno sforzo, perché era una cosa di 

massima urgenza. “I-Il farmaco... L-la sua d-durata dovrebbe essere di una set-settimana c-circa...” 

Ebbi un'altra fitta.

M-ma può variare a seconda d-di quello che ma-mangio, alle situazione di stress e”

Il volto gli si trasformò in una vera e propria maschera di terrore quando, per un istante, mi 

ritrasformai in bambino. Era avvenuto temporaneamente e subito dopo ero Shinichi...: Dovevamo 

chiamare Ai.

Professore!” Gridò in preda al panico Hattori appena il Dottor. Agasa rispose dall'altra parte del 

telefono.

E' urgente. Mi serve che mi passi quella bambina” Comprendendo dal tono di voce del mio amico la 

situazione, senza opporre domande, gli passò la “bambina”.

Da lì in poi fu solo un vociare confuso, ma quello che capii fu più o meno questo:

Cosa è successo?” Domandò Haibara.

“E' Kudo. La tua medicina ha qualche difetto”

Se magari tu mi spiegassi i sintomi, capirei cosa non va”

“Si... giusto. Ha iniziato a stare male quando nel locale dove abbiamo mangiato oggi è successo 

un omicidio.”

C'è Ran, vero?”

“Si...” Aveva ammesso il ragazzo, comprendendo che cosa era successo.

E' sicuramente stress. Siete fuori, c'è stato un omicidio e c'è anche Ran. Era inevitabile”

Aveva detto, confermando i dubbi dell'investigatore.

“Allora che facciamo?”

L'unica soluzione è farlo riposare. Lascialo da solo per una manciata di minuti, l'ideale 

sarebbe fargli raffreddare i polsi sotto l'acqua fredda.”

“Grazie per i consigli. Se peggiora ancora ti chiamo di nuovo.”

Certo...”

E avevano chiuso la telefonata, senza nemmeno salutarsi, poi si era girato verso di me e mi aveva

riferito tutto quello che le aveva detto di fare la mia amica.

Se hai bisogno di me, fai un fischio, ok?” Avevo risposto con un cenno e dopo si era 

volatilizzato passando per la porta di servizio.

Avevo la nausea e mi girava la testa, i polsi che avevo lasciato in ammollo sotto lo scorrere dell' 

acqua fredda sembravano di gelatina, quindi dovevo rimanere semi-cosciente almeno per 

assicurarmi che non venissero sciolti dal flusso che defluiva. Che stupido che ero.

Ero così contento ed eccitato di poter ritornare nel mio corpo da non considerare i pericoli, i 

rischi, le conseguenze. Ma io non ero altro che un uomo. Come potevo aspettarmi che tutto 

andasse per il verso giusto? C'erano rischi a destra e a manca ma io pensavo che li avrei schivati 

tutti, come avrebbe potuto fare un superman alle prese con una pioggia di meteoriti bello spazio.

Il tempo non mi apparteneva, ed io non ero immortale. Vivevo solamente immerso nel mio 

mondo, e non potevo farci niente, perché pensare si poterne uscire era impossibile. Allora mi 

ritornò alla mente uno squarcio del caso che ci aveva condotti sulle tracce di quegli uomini che 

erano riusciti a rovinarmi la vita:

Numayama aveva accettato subito di collaborare. Avrebbe fatto di tutto per liberarsi da quegli uomini, 

che tanto lo perseguitavano. Solo negl'ultimi tre giorni gli avevano mandato una ventina di sue foto 

scattate ogni qual volta faceva uno spostamento da un edificio all'altro.

Se lo stavano pedinando in quella maniera, perché non sapevano che quelli dell'FBI lo avevano 

interrogato? Temeva per la sua vita e per quella della sua famiglia. Ma gli agenti avevano già fatto 

imbracare sua moglie e suo figlio, e dopo aver finito quel lavoro lui sarebbe potuto partire per l'America 

e raggiungerli. Non aveva spiegato loro il perché di tutto questo.

Sua moglie si accontentava di sapere che c'erano i soldi per pagare il mutuo e quelli per fare la spesa, 

non gli importava da dove venivano; ma sapeva che c'era sotto qualcosa di losco.

E l'improvvisa partenza per l'estero ne era la prova.

Il luogo dell'incontro era il famoso hotel vip “Laguna Beach”, dove erano disponibili 708 lussuosissime 

suite per tutti i vacanzieri ricchi sfondati.

Il 708 era un caso o una scelta? Si chiedeva sempre l'uomo quando attendeva il segnale per entrare. Era 

in collegamento con un auricolare con quelli dell'FBI, che visionavano da lontano ogni sua mossa. A 

quell'appostamento erano presenti anche il ragazzo del Kansai e l'occhialuto Conan.

Perché non si fanno vedere?”Aveva imprecato Jodie, che era accanto a loro.

Sanno.” Aveva risposto il ragazzino.

E' ovvio che sanno. Non si faranno vedere tanto facilmente.” Aveva continuato il detective dalla pelle 

color cappuccino.

Quello che ancora non capisco” Aveva continuato il moccioso “è cosa accomuni un luogo di un attacco 

con un altro. Si, va beh, tutti hanno 708 stanze, ma non può essere una scelta casuale basata solo su 

quello.”

Ci deve essere dell'altro” Aveva concordato il praticante di Kendo.

E tocca a noi scoprire cosa, cool guys!” Aveva detto Jodie.

Tutti e tre scrutavano lo sfarzoso ingresso dell'hotel, che risplendeva come una meteora a causa di tutti i 

lampioni e faretti disseminati per il red carpet che conduceva all'entrata.

Le fronde delle palme da cocco ondeggiavano lente al minimo alito di vento, che rinfrescava quella calda

serata estiva, mentre qualche stella compariva fioca nel cielo, ma erano talmente rare che dovevano 

emettere una luce fortissima per riuscire brillare nonostante l'alone di inquinamento luminoso che 

circondava la città.

Solo l'andirivieni delle limousine rompeva la calma del luogo, facendo scendere spesso giovani attrici in 

abito da sera che si pavoneggiavano davanti ala macchina fotografica dei paparazzi.

Ad un certo punto, nella mischia, si vide arrivare una stupenda  auto d'epoca, che a Conan risultò molto 

familiare. L'aveva già vista quell'auto... Ma dove? Tutti i suoi dubbi vennero schiariti quando una 

donna alta, castana e terribilmente attraente nonostante l'età scese dall'auto.

Assomigliava mostruosamente... a lui! Quando la vide era sicuro che fosse riuscito a perdere tre anni di 

vita. Infatti lei, l'ex attrice di successo Yukiko Fujimine, per un assurda e a lui ignota ragione era 

ritornata in Giappone, senza dirgli niente, adesso stava per entrare nel luogo dove avrebbe dovuto 

scoppiare una bomba capace di far saltare in aria l'intero hotel.

Mi voltai vero Heiji: la sua faccia e la mia erano due maschere di terrore; in preda al panico 

ragionavamo velocemente: che cosa potevamo fare? Difficilmente si portava dietro il cellulare, cosa che 

avevamo categoricamente escluso, e sembrava una follia che due ragazzini facessero irruzione in un 

albergo di quel rango per annunciare l'imminente scoppio di una bomba.

La copertura del nostro unico filo che ci teneva collegati all'organizzazione si sarebbe rotto; con ogni 

probabilità sarebbe stato ucciso da un cecchino, e con lui tutte le nostre speranze.

Non potevamo fare niente se volevamo che il piano non saltasse, ma c'era in gioco la vita di sua madre e 

il solo pensiero di perderla lo tormentava profondamente. C'era una sola cosa da fare...

All'improvviso sentii il tocco leggero e delicato di qualcuno, che mi accarezzava lentamente la 

testa, facendo scorrere la mano su e giù.

Feci per voltarmi, ma lei mi fece raddrizzare il capo in modo che potesse appoggiarare 

cautamente il mento tra le mie scapole.

“Shinichi?” Domandò cautamente la bellissima voce di Ran.

“Si?” Risposi accorgendomi che riuscivo di nuovo a parlare; ma mi accorsi che la parola mi era 

morta in gola quando avevo scoperto che era stata proprio lei ad accarezzarmi.

“Stai bene?” Mi chiese preoccupata.

“Adesso si. Sei gentile ad avermelo chiesto”

“Ma ora te ne vai via da me?” Mi interrogò con voce tremate, mentre notai che qualche lacrima 

le solcava il volto e ricadeva sulla mia T-shirt. Mi fece quella domanda perché di solito quando 

avevo quelle fitte mi ritrasformavo in Conan, e quindi dovevo lasciarla.

Ran...

Mi girai con delicatezza per farle spostare la testa, poi le presi il volto tra le mani e l'abbracciai.

“No.” Le dissi, più a me che a lei “Questa volta non me ne vado. Questa volta non ti lascerò 

sola.” Quelle parole, che sembravano tanto una promessa, mi riecheggiavano ancora nella testa.

Ancora e ancora, e avrei voluto rimanere per sempre stretto in quell'abbraccio, che sembrava la 

sugellazione del mio destino.

La morbidezza del suo tocco, la sua voce così familiare, ma solamente la sua presenza 

sembravano aver ristabilito la mia pace interiore, e ora finalmente stavo riacquistando lucidità. 

Con stupore, mi resi cono che l'unica medicina che avrei potuto desiderare era proprio lei, la 

persona a cui più volevo più bene, che curava i miei mali e scacciava le mie sofferenze.

“Adesso mio detective” Disse staccandosi dal mio petto.

“E' stato commesso un omicidio impossibile. Va e cattura quel criminale da parte mia!”

Poi mi sorrise raggiante, e la felicità del momento coinvolse anche me, dandomi la forza 

necessaria per farmi credere che avrei potuto fare tutto se solo lei mi fosse rimasta accanto.

Allora mi alzai dallo sgabello su cui ero seduto ed insieme a lei mi diressi sulla scena del crimine, 

dove trovai già sul posto Megure accompagnato dall'agente Takagi.

“Shinichi!” Esclamò l'uomo vedendomi “Ero quasi sicuro che ci fosse Conan, non mi aspettavo 

di trovare te!”

“Salve ispettore! Eh già...” Dissi io accigliato “Spero che possa comunque dare una mano!”

“Lo sai vero che potrebbe essere un semplice morte naturale? I miei uomini stanno ancora 

esaminando il cadavere ma da quello che è risultato per ora la ragione sembra quella”.

“Lo sa che io sono il primo a considerare tute le piste possibili, ma questa faccenda mi puzza 

tanto di omicidio.”

“Si vedrà” Replicò Megure ghignado eccitato all'idea di poter darmi una lezione , in quanto 

quando ero presente sulla scena di un delitto svolgevo sempre le indagini al posto suo.

E mentre quelli della scientifica esaminavano il luogo del reato ed il medico legale cercava di 

capire la causa della morte dell'uomo, io, Hattori e quelli della polizia iniziavamo già ad 

interrogare i presenti per escludere chi fosse innocente.

Ascoltammo le testimonianze, le compararono con ciò che avevamo visto noi e accumulammo 

così dati sufficienti a far rimanere tre possibili indiziati. Nessuno di loro, secondo quanto 

dicevano, conosceva la vittima.

Il primo si chiamava Katsumasa Ogura*, aveva 43 anni ed era il cuoco del locale. Per lui sarebbe

stato un gioco da ragazzi avvelenare la vittima perché era l'unico cuoco del locale, e quindi 

lavorava in cucina da solo. La seconda era la giovane cameriera ventitreenne , Toshiko 

Hirukawa*, che aveva portato l'ordinazione alla vittima. Senza farsi notare, nel breve tragitto 

dalla cucina ai tavoli, avrebbe potuto mettere del veleno nel piatto del morto.

Ed infine Isao Sawaguri*, 37 anni, che sedeva vicino la vittima al momento dell' omicidio.

Tutte e tre avevano protestato sconvolte quando erano stati etichettati come “possibili omicidi” e 

ritenevano che non potessimo svolgere delle indagini se non sapevamo nemmeno perché fosse 

morto.

Non avevano tutti i torti, ma non potevo fare a meno di iniziare a indagare per un possibile 

omicidio.

Li interrogammo tutti, uno alla volta, e nessuno sembrava avere un'alibi sospettabile; il primo fu il

cuoco:

“Stia tranquillo” avevo iniziato per calmarlo “ se risponderà in modo onesto non avrà problemi e 

potrà andarsene presto.”

“Non ho niente da nascondere” Disse l'uomo senza protestare.

“Ok. Vediamo... Le è arrivata l'ordinazione in cucina. Per semplicità so che scrivete sulle ricevute

gli orari a cui il cibo viene ordinato, per non fare aspettare i clienti. Che ore erano?” Domandò 

Heiji estrapolando la domanda da una lista.

“Tredici e ventisette. Per preparare i Takoyaki ci si mette dieci minuti circa**. Mi ricordo bene la

sua ordinazione perché li ha ordinati senza le alghe secche. Anzi, se ben mi ricordo sono arrivate 

due ordinazioni di Takoyaki senza alghe. Al quanto strano, in una giornata... " Finì per dire.


Hattori stava per procedere con la seconda domanda, ma io lo interruppi:

"Per quale altro tavolo erano?!"

"Il numero tredici, se non ricordo male."

Sgranai gl'occhi. Tavolo tredici? Era quello a cui stavamo mangiando noi. E Ran era stata l'unica

a ordinare quelle polpette senza alghe secche. Un brutto presentimento si insinuò nella mia mente:

e se il piatto con il cibo avvelenato fosse stato diretto a lei?





*DC n. 73: Che ci volete fare? Non sono brava con i nomi giapponesi e ho dovuto ricorrere al

copia-incolla. Il numero 73, l'ultimo uscito, è il primo che mi è passato sottomano.

**Sinceramente non so la durata effettiva della preparazione!

Ed eccomi tornata con il quarto capitolo!!! Mi dispiace tanto di non riuscire ad aggiornare 

molto velocemente, ma una storia per essere scritta ha bisogno dei suoi tempi! ;)

Che ve ne pare dell'entrata in scena della mamma di Shinichi? E il piatto incriminato 

che avrebbe potuto (o sarebbe dovuto  :P) caitare a Ran?

Ebbene, per chi vuole sapere cosa succede, dovrà continuare a seguirmi!!!

Grazie un mondo a Silver Spring e a Sherry Myano!!!! Ma anche per chi legge solo....

Alla prossima!

Marty

P.s: Chi riesce a capire chi è l'assassino e che cosa ha usato?

P.p.s: Spero presto di riuscire a risolvere il problema dell'andare a capo in mezzo alla pagina 

della scrittura un po' piccola, un po' grande!!!

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Capitolo 5
*** Ricordi dal passato ***


Detective Conan formattato capitolo 5: Una serie infinita di dubbi


Ricordi dal passato

L'avevano notato tutti che l'umore del giovane detective era cambiato repentinamente. Come poteva essere
altrimenti? Era appena venuto a conoscenza di un fatto sconvolgente, che l'aveva profondamente scosso.
L'avevano trovato. Non c'erano più dubbi. Prima sua madre, adesso la sua Ran...
No, non poteva finire così. Quella volta aveva evitato per un pelo il pericolo, che minacciava la sua normalità già alterata a tal punto. Era come un elastico che viene portato oltre il punto di rottura: poteva  rimanere spezzato, inerme e irreparabilmente ferito ma poteva anche essere fatto un nodo, simile ad una saldatura, che lo rinforzava.
Ma le fibre spezzate sentivano tutte le volte il dolore e non dimenticavano.
Quasi gli venne da piangere mentre osservava la ragazza che stava in piedi in un angolo a parlare con la sua amica, serena e non curante dell'imminente pericolo. E mentre i suoi pensieri erano un flusso di interminabili emozioni, un altro avvenimento venne a fargli mancare la terra sotto i piedi.


"Ispettore" Disse un uomo basso e corpulento venuto a portare una cartellina che teneva stretta in mano "abbiamo i risultati sulla morte dell'uomo".
L'agente fece per allungare la mano per prenderla, ma io con uno scatto felino la presi prima di lui. La lessi.
Se prima ero bianco, a quel punto dovevano avermi scambiato per il cadavere. Mi tremavano le mani ed in preda all'agitazione stavo per far scivolare i documenti e farli cadere a terra, ma Heiji fu più accorto di me e prima che questo potesse accadere l'afferrò. 
"Morte naturale" Lesse ad alta voce a tutti i presenti .
"Hattori" Gli intimai facendogli un cenno "dobbiamo parlare in privato."
Ci ritirammo in un isolata saletta dalle pareti scolorite, che doveva fungere da piccolo magazzino.
"Che c'è Kudo? Non è un omicidio. Il caso è risolto."
"No" Dissi scuotendo la testa. "Non ti ricordi già più degli sviluppi di quel caso?" Sapeva benissimo di cosa parlavo.
Si fece pensieroso, e fece per replicare: " L'ho pensato anch'io" Disse scuotendo la testa "Ma chi ne fa parte tra i sospettati?" Si riferiva all'organizzazione. Qualunque cosa pensassimo o facessimo in quegli ultimi minuti mi riportava alla mente quegli assai dolorosi ricordi, che tanto avevo deciso di insabbiare.
Eppure sembrava inevitabile, perché ormai tutto dipendeva da quel episodio...


Scrutavano l'oscurità coperti dal manto della notte, nel turbinio che alternava il buio e la fiebile luce dei lampioni. Fiebile almeno per lui, Conan Edogawa. Si sentiva svuotato dall'interno, e sentiva che la sua anima stava lentamente abbandonando il suo corpo per andare chissà dove.
Strizzava gli occhi mentre il suo cervello cercava di assimilare cosa stava succedendo; rimaneva immobile, non perché non volesse fare qualcosa, ma perché non riusciva a muoversi.
"Boys" Richiamò la loro attenzione Jodie, noncurante di ciò che accadeva "Listen" Disse indicandogli una una piccola ricetrasmittente posata sul palmo della sua mano.
"Ci siamo" La voce di Numayama risuonava forte e chiara nella sera, producendo una sorta di eco.
"Tra poco
entro..." Le pupille del bambino si rimpicciolirono, ed in preda al panico afferrò l'aggeggio e se la portò alla bocca: "No!"
Heiji non aveva fatto in tempo a fermarlo. Solo pochi secondi dopo comprese la portata del suo errore. Arrivarono due uomini: uno prese il loro complice per la manica della camicia e lo strattonò via, l'altro prese in cura la valigetta e lo seguì. Jodie scrutò il ragazzino con aria severa e scioccata. Non poteva credere a ciò che aveva appena fatto, anzi lei si rifiutava di crederci.
"Child" Si mise in ginocchio per raggiungere la sua statura " What did you do?! Cosa hai fatto?! Conosci quella women?"
Fu costretto ad alzare la testa e a fissarla negli occhi, e in quel momento non poté mentire.
"Si, la conosco." Rispose poi riabbassando la testa.
"So... Why? Perché l'hai fatto? L'avremmo messa al sicuro e avremo preso quegli uomini"
"Lei...." Non riuscì ad esprimersi. Non poteva rivelare che Yukiko era sua madre. " Non voglio che le accada qualcosa... Lei è importante per me."
"Ok. I know" disse con un accenno di assenso. Le rinvennero in mente un sacco di ricordi a proposito di quel ragazzo, Shuichi Akai, che tanto aveva amato. Lui si era sacrificato per catturare quelli dell'organizzazione, ed ormai era diventato l'unico scopo della sua vita. Cosa pensava? Che lei non avesse sofferto in quegl'ultimi mesi per la sua morte? L'aveva sempre protetta e accanto a lui si sentiva come cullata dalle ali di un angelo, che con sguardo attento e vigile la osservava da sopra il cielo.
Ma no. Lui per il suo lavoro si era innamorata di un'altra, l'aveva lasciata e fatta sprofondare nella solitudine, e solo il dolce ricordo di quei momenti passati insieme era venuto a colmare le giornate che mai sarebbero state come un tempo. Era quasi sicura di stare piangendo, ma con naturalezza incoraggiò il bambino che mai avrebbe ritenuto così sfrontato e impulsivo ad accomodarsi in una delle loro auto.
"Mi servono rinforzi" La sua voce era chiara e limpida nella sera mentre si accingeva ad estrarre dal fodero la pistola e a portarsela al petto"dobbiamo intervenire prima che sia troppo tardi" Farfugliò un po' a se, un po' ai suoi uomini.
Dalla piccola radiolina che fino a qualche istante prima faceva da media tra loro ed il loro complice provenne un rantolio. Ma cosa... Pensò la donna afferrandola. Se la portò all'orecchio per cercare di captare quanti più suoni riuscisse. Ad un tratto udì la voce grave di un uomo, col sottofondo di alcuni passi e di vari gemiti "Allora avevi avvisato qualcuno, eh? Adesso per colpa tua l'operazione è annullata!"
"Avevamo detto al capo di non fidarci di te" continuò un secondo, mentre si sentivano ancora diversi lamenti.
"Gli avevamo persino detto che eri stato catturato ed interrogato da quelli dell'FBI, ma lui non ha voluto sentire ragioni. Aveva detto di tenerti in vita fino alla fine" Continuò il primo "ma ci aveva dato l'ordine di farti saltare le cervella non appena avrebbe ottenuto le informazioni che gli servivano, e tu non ci fossi servito più."
Ad entrambi si disegnò un ghigno malefico in volto, mentre all'unisono estraevano dalla tasca interna della giacca una pistola munita di silenziatore.
"Vi prego! Lasciatemi spie..." BAM! Non ci fu uno sparo, ma un rumore secco.
"Peccato che non ci lascino divertire più come un tempo, quando potevamo usare le pistole!" Esordì il primo.
"Eh già" Confermò il secondo "adesso ci toccano questi strani veleni, che ci privano di tutto lo spasso!"
Strani veleni? Pensò insospettita l'agente. "Ma che diavolo...?" Uno dei due mascalzoni doveva aver notato la radio accesa, ed infuriato sbraitò contro il suo compagno, poi la spense bruscamente interrompendo la conversazione.
"Fate in fretta" Li incitò Jodie temendo il peggio; ma arrivarono troppo tardi sul posto, che ormai era diventata scena del crimine. Numayama giaceva a terra inerme, con gl'occhi sbarrati e del sangue fresco che scorreva da una ferita inferta da un colpo sulla nuca;  poi quei due avevano parlato di veleno: doveva essere quella l'arma del delitto. In una posizione quasi assurda uno dei pochi uomini disposto ad aiutarli per mettere fine a quel traffico di ingiustizie dell'organizzazione degli uomini in nero era spirato, portando via con se tanti sogni e speranze. La testa rigirata verso il cielo, le pupille dilatate e una mano sul petto. Ovunque fosse adesso, penso Jodie, sperava fosse un posto migliore di quello.
 Era quasi un luogo indecoroso per la sua morte, dato che li aveva aiutati tanto. I medici e quelli della scientifica fecero al cadavere esami di ogni tipo, ma nulla sembrò confermare l'ipotesi di avvelenamento.
Ad un tratto vide arrivare da dietro il vicolo i due pseudo ragazzini detective. Si sentì montare dentro una rabbia crescente, ma riconoscendo che avevano dimestichezza con il mestiere decise di andasene lei più che cacciare loro. In seguito rifletté a lungo su ciò che era accaduto...
Perché quei due "bambini" fossero entrati a far parte della sua vita era ancora un mistero per lei. Ok, erano collegati al caso, ma non essendone partecipanti diretti non veda la ragione per cui dovessero partecipare alle indagini. Eppure quel Conan Edogawa le sembrava che ci fosse dentro fino al collo in quella faccenda, e che in qualche modo era il capo della matassa, la soluzione a cui poteva arrivare e che cercava così disperatamente. Se ci fosse stato Akai... lui e quel ragazzino andavano così d'accordo.
Era decisa a farsi rivelare la verità, e appena ne avesse avuta l'occasione niente e nessuno avrebbero potuto impedirle di venire a conoscenza di ciò che per lei era lecito sapere.
Ad un tratto i suoi ragionamenti vennero interrotti da chi proprio non gli si toglieva dalla testa.
"Signorina Jodie" mormorò il marmocchio con fare risentito "mi rendo conto di ciò che ho fatto.
E'-e' solo... che mi sono fatto prendere dal panico. Mi riterrò sempre responsabile della morte di quell'uomo, e non potrò mai perdonarmelo!"
"Conan" Disse lei con fare comprensivo "è lecito riconoscere i propri errori, ma non è colpa tua. Prima di tutto sarei dovuta arrivare subito, e non aspettare che loro agissero indisturbati. Secondo non avevo calcolato che avemmo messo a repentaglio la vita di tutte le persone che frequentano l'Hotel. Sono stata una stupida..."
"Non si preoccupi. Vedrà che un giorno o l'altro li prenderemo"
"Non è compito tuo, piccolino." Le rispose accarezzandogli la testa.
"Dovremo farle delle domande" Intervenne Hattori che non sopportava le moine.
"Delle domande?" Chiese lei ingenuamente.
"Su ciò che ha ascoltato alla radio..."
"Ma certo. Adesso vi racconterò tutto." E così fece, non tralasciando neanche un particolare.
Tornarono sulla scena del crimine. Ne aveva viste tante di vittime morte per tante cause diverse, ma quello era uno dei più raccapriccianti non solo per dove fosse, ma più perché credeva fosse una vera ingiustizia.
"Sono certa al cento per cento che questa non sia una morte naturale. Io ho sentito quegli uomini che discutevano di come ucciderlo! Anzi, volevano addirittura sparargli! Ma ho sentito un rumore sordo, come di qualcosa che sbatteva..."
"E coincide con l'ipotesi che l'abbiano ferito alla nuca, con la pistola magari" Sorrise Heiji.
"Ma è troppo poco per uccidere..." continuò Conan "Deve esserci sotto qualcos'altro."
A Shinichi più cose in quella morte ricordavano qualcosa che aveva già visto; ma non riusciva a capire cosa. Lui e Hattori provarono di tutto, finché non decisero di mimare la scena.
L'organizzazione scopre che l'uomo è in contatto con qualcuno quando Conan interviene.
Arrivano i due uomini che lo trasportano via. Viene trascinato fino al luogo del delitto, poi viene stordito da un colpo alla nuca. Devono farlo fuori... Parlano di veleno...
Fu allora che al giovane Edogawa si accese la lampadina. Lui era stato aggredito in testa! A lui era stato fatto ingerire un veleno misterioso! Solo che non era morto, bensì rimpicciolito per un assurdo, tragico errore... Il suo amico notò la sua espressione allucinata e intervenì prima che potesse accasciarsi per terra.
"Kudo" Bisbigliò il praticante di Kendo.
"E' solo una teoria" Ansimò il piccolo.
"Ma... L'apotinix. Era stato creato come veleno per uccidere, giusto? Chi ci dice che non stanno continuando ad usarlo? Io sono stato solo una controindicazione di quel medicinale. Forse....forse..."
Anche i suoi occhi si rimpicciolirono.
"E' possibile" Sentenziò in fine.
Ad un tratto si sentì un boato, che fece venire i nervi a fior di pelle ad entrambi. Si fiondarono al luogo dove erano appostate le auto degli agenti e con occhi increduli si resero conto che l'Hotel era in fiamme, metà della facciata strappata via dall'onda d'urto dell'esplosione della valigetta-bomba.
Ma come? L'operazione non era stata forse annullata?


I suoi uomini le riferirono ciò che era successo: tutto era andato secondo i piani. Le si dipinse un ghigno malefico sul volto, e la soddisfazione le pervase, arrivando a essere in ogni cellula del suo corpo. Non vedeva l'ora di reincontrarlo. Lei non vedeva l'ora di fronteggiare di nuovo quel Silver Bullet, che sperava fosse la risoluzione dei suoi problemi. Aspirò un'altra tirata della sigaretta che stringeva tra le dita, poi si mise ad osservare le foto di quei due ragazzi che teneva come trofei attaccate con due freccette ad un bersaglio, sulla parete. " Ci siamo..." Disse tra se, e un altro sorriso le affiorò sulle labbra.






Mi scuso con tutti per il mio ritardo ritardissimo!!!!!!!!!  >.<  
Un po' non avevo un buono spunto per scrivere, un po' i compiti e la scuola... Poi non sono stata bene...
Insomma, volevo che questo capitolo fosse perfetto, e ci ha messo un po' per essere scritto ^^
Vediamo.... adesso iniziate a capire la causa della morte dell'uomo nel ristorante? ^^
Spero di riuscire a metterci di meno per il  prossimo capitolo :D
Grazie a Sherry Miano e a Silver Spring, alla prossima!
Marty


P.s: Finalmente ho risolto il problema dell'andare a capo!!!! :P



 



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