Gaia: Elemental World

di 11cerbero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1-1 ***
Capitolo 2: *** 1-2 ***
Capitolo 3: *** 1-3 ***
Capitolo 4: *** 2-1 ***
Capitolo 5: *** 2-2 ***
Capitolo 6: *** 2-3 ***
Capitolo 7: *** 3-1 ***
Capitolo 8: *** 3-2 ***
Capitolo 9: *** 3-3 ***
Capitolo 10: *** 4-1 ***
Capitolo 11: *** 4-2 ***
Capitolo 12: *** 4-3 ***
Capitolo 13: *** 5-1 ***
Capitolo 14: *** 5-2 ***
Capitolo 15: *** 5-3 ***
Capitolo 16: *** 6-1 ***
Capitolo 17: *** 6-2 ***
Capitolo 18: *** 6-3 ***
Capitolo 19: *** 7-1 ***
Capitolo 20: *** 7-2 ***
Capitolo 21: *** 7-3 ***
Capitolo 22: *** 8-1 ***
Capitolo 23: *** 8-2 ***
Capitolo 24: *** 8-3 ***
Capitolo 25: *** 9-1 ***
Capitolo 26: *** 9-2 ***
Capitolo 27: *** 9-3 ***
Capitolo 28: *** 10-1 ***
Capitolo 29: *** 10-2 ***
Capitolo 30: *** 10-3 ***
Capitolo 31: *** 11-1 ***
Capitolo 32: *** 11-2 ***
Capitolo 33: *** 11-3 ***
Capitolo 34: *** 12-1 ***
Capitolo 35: *** 12-2 ***
Capitolo 36: *** 12-3 ***
Capitolo 37: *** 13-1 ***
Capitolo 38: *** 13-2 ***
Capitolo 39: *** 13-3 ***
Capitolo 40: *** 14-1 ***
Capitolo 41: *** 14-2 ***
Capitolo 42: *** 14-3 ***



Capitolo 1
*** 1-1 ***


 
Dato che la florida città di Tera è perennemente colpita da un sole splendente, viene naturale ai forestieri pensare che tutti i Teriani siano allegri e contenti, partendo dal presupposto che ognuno di noi è sempre un po’ meteoropatico. I forestieri non potrebbero sbagliarsi di più. Gli abitanti di Tera sono in uno stato di rabbia e nervosismo costante, sono tutti di fretta nel fare qualunque cosa, anche la più semplice. Contano con l’orologio i minuti di riposo, del pranzo e persino del bagno. Non è un bel posto dove fare una vacanza. E infatti i forestieri non vanno affatto a Tera per svagarsi e divertirsi. La città è estremamente florida, una delle poche al mondo a possedere la tecnologia sia magica che elettronica. Quindi il commercio va alla grande, sebbene ogni mercante lascia Tera un infastidito. Ma la cosa peggiore è vedere un Teriano commerciare con un altro Teriano. Proprio adesso un ragazzo slanciato e magro, dai capelli neri tirati in su, con l’aria furiosa, sbatte il pugno contro il bancone di un negozio di armi bianche. 
“Senta, l’ho ordinato per oggi e ho intenzione di averlo entro oggi.” Dice il ragazzo, stringendo i denti. Il commerciante al bancone è stupito per una reazione del genere, ma soprattutto infastidito da tutto il tempo che gli sta rubando.
“Te l’ho detto, non ti darò nulla prima di vedere un documento o la patente.”
“Venti anni li compio domani! Se devo aspettare che mi arrivino i documenti diventerò vecchio e non potrò usarla.”
“Per l’ultima volta: torna quando avrai i documenti o un genitore. Nulla di personale, ma potrei passare dei guai se dessi una spada a un minorenne.”
“Quando ti porterò il documento, e avrò preso la spada verrò a bruciarti il negozio.” 
Il ragazzo lascia il negozio irritato. Appena fuori, tira su la cerniera della felpa nera e osserva innervosito il paesaggio. Un miscuglio di macchine, persone che corrono, cavalli imbizzarriti e vigili infuriati. Ma nonostante tutto il cielo è costantemente limpido, è raro trovare una città caotica e soleggiata. Il ragazzo ha sempre desiderato visitare, invece, i posti più esotici. Come le rovine abbandonate di antiche civiltà, i villaggi pieni di maghi, stregoni e sciamani, i gruppi di monaci che cercano costantemente la perfezione nell’anima e nella forza. Tutti posti di cui ha solo sentito parlare. Lui è stanco di questa città frenetica, ha sempre creduto di esser nato nella città sbagliata. E quando avrà quella spada, molto probabilmente se ne andrà.
“Le tue doti da commerciante non sono così eccellenti come dici, Mikah. Avresti dovuto lasciare che ti comprassi io quell'arma.” Commenta sorridendo un ragazzo appoggiato al muro. Ha la pelle scura e stepposi capelli che cadono sulle sue spalle. Sulla cintura pende il fodero di una spada corta.
“Guarda, lascia stare. È solo questione di giorni, dopodiché potrò andarmene e non mi rivedrete più.”
Il ragazzo dalla pelle scura si accende una sigaretta, sul volto è sempre dipinta un’espressione furba. “Ancora con questo discorso. Hai intenzione di lasciare la scuola? Di abbandonare tutti i tuoi amici?”
“Certo, ho un sacco di amici io!” Risponde Mikah. “Ho Lewis, poi Lewis, e anche Lewis.” 
Ridono entrambi, ma Mikah prosegue. “Seriamente, oltre te non ho nessuno. E della scuola non me ne faccio niente.”
I due prendono a camminare, dirigendosi verso la grande piazza. Un posto teoricamente fatto per rilassarsi e fare due passi, ma è un’idea assurda per la città di Tera. Da lì si possono vedere i palazzi più belli della città. Ogni tetto è ricoperto di enormi riquadri di specchi, che assumono le colorazioni più varie.
“E invece ti sbagli. Geografia, storia, taumaturgia, alchimia, economia.. già solo queste materie sono estremamente utili per un’avventura. E tu fai schifo in tutte queste. Almeno prima di partire fatti una bella ripassata.” Commenta Lewis, tralasciando il fatto che lui non è proprio il primo ella classe. Mikah non glielo rinfaccia, perché sa che il suo amico è terribilmente permaloso. I due saltano quasi sempre le lezioni, limitandosi a bighellonare per la strada e a fantasticare sulle meravigliose avventure che potrebbero fare. Ma Lewis è sempre stato fermo sulla sua opinione: niente avventure prima del diploma. È una cosa che ha ripetuto per anni, e ormai questa sarà l’ultima volta che lo farà. Tra sei mesi ci sarà l’esame, ne usciranno insieme con pessimi voti, e potranno avventurarsi ovunque vogliano. Sebbene Mikah continui a ripetere di voler andarsene subito, ha sempre avuto intenzione di aspettare il suo migliore amico. Il problema è che quando è arrabbiato accellera i tempi. Accompagnati da una lunga e distratta chiacchierata i due amici tornano finalmente nelle loro stanze, poste nell'enorme corridoio che circonda la scuola. Vedendo  la struttura della scuola dall'alto sembra di vedere un triangolo racchiuso in un cerchio. Può sembrare un disegno stupido, ma si vocifera che invece si tratta di un simbolo di grande importanza. I due sono coinquilini in una delle numerose stanze del dormitorio della scuola, poste nella sezione sudovest del corridoio a cerchio. Per una pura e amara coincidenza, entrambi i ragazzi sono orfani. Ed è stato per questo che hanno stretto tanta amicizia. Nessuno dei due riesce ad avere relazioni interpersonali con altri umani, Mikah è rissoso e isterico, e finisce sempre per azzuffarsi con qualcuno, mentre Lewis non riesce a fare una normale conversazione senza dare dello stupido all'interlocutore almeno sette volte. Insieme si trovano bene. I due orfani hanno formato una piccola e contorta famiglia, un vero duo, il loro gioco di squadra è eccellente.
Non ci vuole molto per far sì che Lewis si addormenti sul materasso superiore del letto a castello. Mikah resta sveglio, ancora in disappunto per mille cose. Odia la società, le persone che lo circondano, il modo in cui vive, gli obblighi che lo costringono a vivere in un determinato modo. Sono pensieri che gli saltano in testa ogni volta che fa un giro in questa terribile città. Passano le ore, e il ragazzo si ricorda di ciò che ha detto Lewis. Ci vorrebbe una cultura di base per poter viaggiare. Mikah si alza, indossa nuovamente la felpa nera, e corre verso la biblioteca. I corridoi dell’edificio scolastico sono enormi, alti più di dieci metri, decorati con fronzoli di pietra scura. Lunghi poggia mano e panchine sono ricoperte di un falso ma comunque appariscente oro. Il ragazzo si è sempre interrogato sulla misteriosa altezza di quei corridoi. Come mai così alti? Per Mikah la risposta è una sola: un tempo trasportavano enormi troll ed elefanti per farli esaminare ai maghi dell’edificio. E se così non fosse? Sarebbe un duro colpo ma andrebbe bene, il sapore della fantasia ha accompagnato comunque le sue serate. Un’anta del portone della biblioteca cigola al tocco del ragazzo, sulla superficie sono scolpiti disegni apparentemente antichi di angeli e demoni. E un ritaglio di luce si dipinge sul pavimento. Per quanto l’ambiente barocco della scuola possa ricordare antichi e fantastici santuari, Mikah non riuscirà mai ad affezionarsi a quel luogo. Soprattutto per i brutti ricordi di bullismo e cuori infranti. La biblioteca pare essere chiusa; non c’è nessuno e le luci sono spente. Il ragazzo annaspa nel buio finché non trova un interruttore. Strano, però, solitamente a quest’ora c’è ancora gente. Ma non dev’essere successo nulla di grave dato che le porte non sono chiuse a chiave.
Dopo una ventina di minuti, sul tavolo sono poggiati un numero spropositato di libri di ogni genere. Dalla cucina a come riconoscere le piante nocive all’uomo. Ma l’atlante del mondo è quello che attira più l’attenzione, Mikah non vede l’ora di sfogliarlo tutto. Strano come un semplice sogno spinga a studiare più di quanto lui abbia mai fatto negli ultimi sette anni di scuola. Le centinaia di lampade al neon regalano una luce azzurra e pallida, una luce che rende questo posto alto e decorato ancora più dispersivo. Sulla punta del tacco dello stivale del regno delle due Sicilie vivono dei monaci in costante esercizio. Abitano in piccole costruzioni coniche di pietra, antiche quanto il loro credo, e vivono per raggiungere la perfezione, esercitandosi ogni giorno nelle arti del combattimento e della sopravvivenza. Quello sì che sarebbe un bel posto da andare a visitare, magari ci si potrebbe azzuffare con qualche monaco per vedere quanto sono bravi davvero. Ma la zona è piena di rocce calcaree e dolomitiche. Che diamine vuol dire? Sarà difficile esplorare la zona. Per non parlare dei briganti e banditi nascosti tra le foreste. Sull’atlante non c’è scritto nulla al riguardo, ma Mikah è sicuro della loro esistenza. Un uomo ammantato si avvicina al ragazzo, il cappuccio gli ricade sulle spalle. Ogni passo emette un secco suono di metallo. Il professore Petre sorride, e le rughe si increspano come onde su un lago. La pelle scura, i capelli corti bianchi, il naso pronunciato e gli occhi severi lo rendono un uomo affascinante e intimorente. È sempre stato severo con Mikah. È un uomo irascibile per la mancanza di impegno nella scuola, e le assenze del ragazzo lo portano a girarsi sul letto la notte. Ma in questo momento è sorridente, pacifico, addirittura dolce.
“Stai studiando per gli esami, Mikah?”
“No, prof. A dire il vero è per me.” Risponde lui a disagio, pronto per una nuova rappresaglia. E invece l’insegnante gli dà una pacca amichevole sulla spalla. “Fai bene, la cultura è la cosa più importante del mondo.”
“Che ci fa qui, professore?”
La biblioteca è immensa, le librerie sono poste accuratamente per far sì che ogni parola possa viaggiare per metri e metri. L'eco delle loro parole viaggia sinuoso e prudente.
“Devo partire entro domani. Ma ho pensato di procurarmi dei libri per il viaggio. Non c’è niente di meglio di una bella storia che accompagnano ore di noia. Ti saluto, Mikah, mi raccomando la scuola.”
E l’insegnante se ne va rapidamente, come un’ombra temeraria che sfugge alla luce. Suoni secchi e metallici lo accompagnano ritmicamente. Il ragazzo non ci fa molto caso, e torna a studiare altre tappe per il suo viaggio. Si sente più rilassato, ora che il professore Petre se n’è andato. Più ore buca da riempire con sonnellini e nessun vecchiaccio sputa saliva che lo rimprovera da mattina a sera. Ma pian piano Mikah si rende conto che leggere prende fin troppo tempo, e si è fatto tardi. Fuori è sicuramente buio e Lewis starà ancora dormendo. E tocca dormire anche lui. Probabilmente Lewis ha ragione, prima di avventurarsi per il mondo bisogna avere una cultura degna del suo nome. Dopo aver rimesso i libri al loro posto il ragazzo inciampa su qualcosa di indefinito. Infuriato sta già per giurare morte a quell’oggetto inanimato, ma nota che è stato un libro. Un libro per terra che non ha mai visto prima. La copertina rossa mostra il disegno di un cerchio in cui è racchiuso un triangolo con la punta all'insù. Ogni angolo è adornato da decorazioni di metallo. Certo che è spettacolare, e non è stato lui a lasciarlo per terra. Sarà stato forse Petre?
Mikah sente un’energia straordinaria provenire dal libro. E dire che non ne capisce nulla di energie e sensazioni. Lo rigira tra le mani e apre qualche pagina: è piena di formule e disegni. Tratterà di magia?
Incuriosito il ragazzo infila il libro nella felpa nera e attraversa gli enormi corridoi con fare apparentemente tranquillo. Cosa potrebbe esserci di male portarsi in dormitorio un complesso libro di magia? Basterà solo leggere qualche riga, così, per far passare la curiosità. Bisogna solo sperare che non arrivi qualcuno di sconveniente.. tipo..
“Mikah!” Una voce severa proviene da un professore palesemente infuriato. Petre, con il lungo mantello che sfiora il pavimento e lo stocco che tintinna a ogni passo. Tutta questa rabbia non porta a nulla di buono.
“Sì, professore?”
“Hai preso tu Il libro delle fiamme?”
Mikah non sa cosa rispondere. Ci tiene a quel libro, muore dalla curiosità di leggerlo. È quasi tentato di mentire, quando si rende conto che dire la verità porta meno scompiglio. Avere problemi con il professor Petre è fin troppo sconveniente.
“A dire il vero, io..”
“L’abbiamo messo a posto.” Dice una voce fin troppo familiare. Lewis è sbucato da chissà dove, sorridente. Nasconde perfettamente la sua espressione da furbetto. Quando vuole sembra essere la persona più innocente del mondo.
“Cosa? E dove?”
“L’ho messo io stesso nella sezione della lettera ‘I’. Ho sbagliato?”
Il professore alza le braccia, infuriato. “Certo che hai sbagliato, Lewis! Fa parte dello scomparto riservato ai professori di magia, uno studente normale non dovrebbe poterlo leggere. Lo riporterò io al suo posto, andate a dormire adesso.”
Petre sbuffando corre via, di pessimo umore.
“Ma come..” Sta per dire Mikah, ma il suo compagno poggia un indice sulle labbra e lo incita ad andarsene. Una volta tornati nella loro stanza, un posto sicuro, al caldo, solo loro, possono parlare. La loro camera, dipinta di un dolce rosa salmone, è sempre disordinata. I muri sono tappezzati di poster di gruppi musicali e disegni. Sul letto è appeso un acchiappasogni che rotea lentamente.
“Come diamine hai fatto?”
Lui picchietta l’indice sulla tempia. “Basta un po’ di intelligenza, amico mio. Appena mi sono svegliato ho visto che non c’eri, ed ero sicuro che saresti andato in biblioteca. Ti ho visto da lontano tutto furtivo: è molto facile capire se nascondi qualcosa. Portavi all’indietro il fianco dove nascondevi il libro, premendolo con il braccio. Come fanno i teppisti quando nascondono i coltelli. E se il prof era così nervoso ho solo dedotto che tu possedevi ciò che cercava lui.”
Mikah sbatte la mano sulla gamba, incredulo. Si dimentica sempre quanto è in gamba e intelligente il suo migliore amico. “Quando scoprirà che non c’è nessun libro si infurierà parecchio.”
Ma Lewis, sicuro di sé, scuote la testa. “Anche se fosse, partirà questa sera stessa. Aveva il mantello e la spada, ed era estremamente nervoso. Una persona con più tempo a disposizione la prenderebbe più tranquillamente. Ora, però, sono curioso anche io: che diamine è il libro delle fiamme?”
Mikah lo estrae dalla felpa. Passa l’altra mano tra i capelli neri corti, per il nervosismo. Lo sfogliano insieme attentamente.
“Credo sia un libro di magia.”
“Una magia molto particolare. Da quello che vedo, Mikah, è un libro del Regno delle due Sicilie, più precisamente viene da Tera. Vedi che ci sono alcuni termini Teriani? Dev’essere antico. Come se non bastasse parla del fuoco, l’elemento del nostro regno. Dev’essere proprio roba che scotta, in tutti i sensi. Che hai intenzione di fare?”
Mikah si guarda intorno, a disagio. “Credo che lo terrò un po’ con me, tanto per studiarmelo un po’. Potrebbe essermi utile, no? Dopodiché lo darò alla professoressa Passequin, e dirò di averlo trovato per la strada.”
Lewis salta agilmente sul letto superiore del letto a castello, quando si muove così sembra veramente una scimmia. La spada corta è appesa a un angolo del letto e dondola a ogni movimento. Avendo vent’anni da un bel po’, possiede già una spada ma ha sempre evitato di rinfacciarlo a Mikah, che è più piccolo e molto più rancoroso.
“Però a pensarci.. un libro sulla magia del fuoco della scuola a cui Petre tiene particolarmente. Potrebbe esserci utile.. potremmo ricattarlo.” Commenta la piccola scimmia dalla pelle scura.
“Sì, certo. Dammi solo un attimo..” Mikah ha smesso già di ascoltarlo. Vuole solo sapere cosa c’è sul libro. Le prime venti pagine sono solo di prologo: avvertono di utilizzare gli incantesimi attentamente, solo per autodifesa. Evitare di fare del male perché il karma agisce con la magia, e quel che si semina finisce sempre per esser raccolto in un modo o nell’altro.
Mikah ha studiato già un po’ di magia, ma dopo i primi tre anni obbligatori l’ha abbandonata come materia. C’è troppo da aver a che fare con spiritualità, concentrazione, anima e volontà. Cose che lui non riesce a capire, e il massimo che è riuscito a fare è spostare uno spillo. Ma questa è magia di altro tipo, non si tratta di evocare forze esterne per agire. Sebbene sia il libro delle fiamme, non insegna a evocare fuoco per fargli fare ciò che si desidera. No, è diverso. Qui parlano di polvere pirica, di esplosioni, cose ormai estinte. Migliaia di anni fa esistevano armi da fuoco, fuochi d’artificio, armi e strumenti che provocavano reazioni immense. Ma è stato tutto distrutto, proibito. Perché questo libro dovrebbe essere in circolazione? Poter diventare una bomba umana.. è mai possibile?
Polvere da sparo, esplosioni, nitroglicerina, tutte ricavabili magicamente. I pugni come detonatori, la forza dell’impatto la scintilla. Mikah rabbrividisce per qualche secondo. Un libro del genere sarebbe veramente da denuncia, o addirittura da ghigliottina. Ma la scuola lo protegge, e finché resta sotto quel tetto non rischierà di venir arrestato. Allora ha un motivo per restare a scuola: poter studiare il libro delle fiamme fino in fondo.
“Questo libro è straordinario..” Commenta il ragazzo, ma non riceve nessuna risposta. Era più una frase per cominciare una conversazione, Lewis avrebbe dovuto chiedere “perché?”. Ma sta già dormendo. Nessuno dorme più di quel ragazzo.
Mikah infila il libro delle fiamme sotto il materasso e cerca di prender sonno, inquieto. Il giorno dopo avranno tre ore libere che potranno sfruttare per studiare o ripetere per le prossime lezioni. Ma loro le useranno per dormire. Deve davvero aspettare così tanto tempo per potersi avventurare? Forse ne varrà la pena grazie al libro. E poi partirà, partirà lontano da questo posto terribile con il suo migliore amico. Magari incontreranno ragazze intelligenti e simpatiche, posti e persone interessanti.. e combattimenti. Tanti combattimenti, Mikah vuole azzuffarsi con chiunque. I ragazzi di Tera sono tutti così deboli. Persino i teppisti armati di coltello si tengono lontani da lui. Prendono la sua voglia di esplorare e combattere come una sorta di pazzia e aggressività. È solo pura e semplice competitività. Mikah, come al solito, si addormenta innervosito e di malumore.
 
“Mikah? Svegliati, svegliati subito.”
Lewis scuote violentemente il suo amico. Ha l’aria allarmata e impaurita. È ancora in pigiama e non sembra che voglia chiamarlo per andare a scuola.
“Cosa?” Dice a stento Mikah con la lingua impastata. Ma Lewis non ha intenzione di spiegare cosa sta succedendo. “Alzati e guarda.” Si limite a dire. La luce dalla finestra è aspra e fastidiosa. Il ragazzo si alza con gli occhi ancora socchiusi finché non capisce qual è il problema. Il paesaggio di Tera è immobile. È tutto completamente, ricoperto di uno spesso strato di polvere bianca. “Sta.. davvero nevicando?” Chiede incredulo il ragazzo appena sveglio. È un evento così raro che potrebbe essere paragonato a un miracolo.
“No,” risponde Lewis “l’odore è secco, sporco e fastidioso.. Tera è completamente ricoperta dalla cenere.”
“Cenere? C’entra qualcosa il vulcano..?” Mikah stringe i pugni e dallo piacevole stupore passa al terrore più puro. Lewis abbandona la finestra e cerca rapidamente dei vestiti da indossare. “No, se fosse stato il vulcano saremmo morti anche noi. Non ho idea di cosa sia successo, ma se devo ipotizzare qualcosa direi che è opera di un incantesimo.”
È assurdo. Perché diamine qualcuno dovrebbe ricoprire una città di cenere? Mikah è inizialmente scettico, ma quando vede ciò che ha visto il suo amico comprende la gravità della situazione. Le persone sono bianche. Ogni uomo, donna o bambino di Tera sono immobili, ricoperti e composti di cenere. Corpi a metà sono ancora intenti a camminare, parlare al telefono e compiere tutte le loro azioni della vita quotidiana. 
“Su, vestiti.”
“Ma.. perché?” Mikah è ancora incredulo. Non vuole schiodarsi da dove si trova. 
“Muoviti.” Insiste Lewis. “Se può farti piacere nessuno di loro si è spaventato o ha sofferto. Non vedi come sono tutti tranquilli?” 
Il ragazzo cerca distrattamente i vestiti. Nella mente ha ancora in mente la sua città ricoperta di bianca morte. “Prepara lo zaino. Non possiamo restare sempre qui. Dovremmo cercare aiuto altrove, e immagino che il cibo non sia più tanto buono.”
Tante domande escono spontanee. Cosa è successo? Se è stata davvero opera di una magia, chi l’ha evocata e come mai? Ci sono altri sopravvissuti? Come hanno fatto loro a non essere colpiti? Dove dovrebbero andare adesso? Mikah riempie lo zaino di vestiti, una tuta e oggetti per l’igiene. Ma prima di andare, gli viene in mente una cosa molto più importante. Prende il libro da sotto il materasso e cerca di infilarlo nello zaino.
“Che ne dici di andare in biblioteca a prendere altri libri?”“Ottima idea.” Lewis alza il pollice in segno di approvazione. I due corrono per il corridoio. Ovviamente non cercheranno semplici libri, ma quelli della sezione professori. Da dove viene il libro delle fiamme. Forse non è una buona idea viaggiare così appesantiti, ma ognuno di quel concentrato di informazioni ha un valore inestimabile. La cenere è entrata timidamente nei corridoi grazie al vento, e l’umidità l’ha fatta attaccare al suolo rendendola polvere nera e sporca. Impronte di scarpe marcano ancora di più la sporcizia. “Un attimo.” Lewis trova che ci sia qualcosa che non va. Afferra la manica del compagno e gli intima di stare in silenzio. Gli indica le impronte e ci vuole qualche secondo prima che Mikah capisca.
Un gran numero di persone sopravvissute sono entrate nella scuola. Che intenzioni hanno? Lewis cammina lentamente per il corridoio circolare, cercando di vedere qualcosa, e Mikah lo segue. In lontananza sembrano esserci uomini rivestiti di.. metallo? Ogni passo che fanno si sente un rumore metallico fastidioso. Indossano un’armatura? Ma i due amici non vogliono avvicinarsi troppo per farsi vedere. L’alto corridoio è illuminato unicamente da piccole finestrelle sul soffitto. Lunghe ombre nascondono perfettamente i due ragazzi. Pezzi di cenere volano ancora pigri e dispettosi. 
“Fermi. Non sappiamo niente!” Un urlo segue questa frase. Urlo di dolore e spavento. Sta succedendo qualcosa di brutto, proprio come sospettavano. I due ragazzi restano immobili. Probabilmente non è il caso di scoprire chi sono e bisogna semplicemente scappare e fuggire dalla città. Magari possono rubare un auto e correre a più non posso. Se sono davvero tutti morti non ci sarà nessuna dogana a bloccare l’uscita della tecnologia e si limiteranno a guidare finché il veicolo non consuma tutta l’energia elettrica.
“Io me la cavo nella magia d’aria.” Dice Lewis. “Potrei avvicinarmi silenziosamente a loro per sapere chi sono.”
“No.. sei impazzito? Non dobbiamo rischiare, scappiamo e basta.” Mikah digrigna i denti.
“Ma io voglio sapere..” Mugugna il ragazzo moro. “Andiamo avanti!” Urla una voce lontana. La sua sciarpa nera, sporca e rovinata, svolazza per un vento inesistente. Altri passi metallici si avvicinano. Un uomo che indossa un’armatura leggera di ferro guarda con fiera freddezza i due amici. Sembra provenire direttamente da una delle città lontane, dove le persone indossano cappe, mantelli e armature. Sul pettorale di ferro è inciso lo stemma di un animale che nessuno di due ha mai visto.
“Mikah, allontanati.” Ordina Lewis, dopodiché estrae la spada corta. L’amico si appresta a eseguire i suoi ordini. “Che idiota che sono stato. Avrei dovuto capire che più che un manipolo di banditi si trattava di un gruppo di soldati. Portamento ordinato, efficienza.. chi siete?”
Ma il soldato non si degna neanche di rispondergli. Si sporge in avanti e tira un fendente con la spada sguainata. Colpisce il collo del ragazzo, la testa si stacca di netto, rotea e rimbalza per terra e il corpo crolla subito.
L’uomo accenna a un sorriso e si avvicina a Mikah, pronto a eliminare un altro innocente. Compie qualche passo con la spada sguainata dopodiché si ferma. Sgrana gli occhi. Cade a terra morto. Sul suo corpo poggia uno stivale affusolato. Lewis ha sul volto il misto tra un sorriso e disperazione. Mikah cerca allarmato il corpo dell’amico che, fino a pochi secondi fa, era a terra stecchito. Ma non c’è nessuno.
“Ma.. cosa? Lewis!”
Il moro scuote la testa rassegnato, come al suo solito quando il suo compagno non capisce al volo qualcosa. “Dovresti davvero ripassare un po’ di magia. L’aria è l’elemento dell’illusione, è una delle prime cose che si imparano. E non sono affatto bravo in questo: non ti sei accorto con quanta facilità la testa è volata via? Quel soldato non era un combattente esperto, era davvero convinto di avermi ucciso.” Ripulisce la lama della spada sui pantaloni, con disgusto. Sul volto si intravede lo sforzo di mantenere la mente lucida e trattenere i conati di vomito.
I due si scambiano uno sguardo di intesa. Si trovano in un mare di guai, e la prima cosa da fare è scappare da questa diavolo di città piena di cenere. I due si assicurano che non ci sia nessuno all’uscita, furtivamente, si dirigono verso l’uscita. 
“Ehi, Mikah.” Lewis gli porge una spada semplice, dal manico avvolto di cuoio. Il suo defunto proprietario aveva da poco cercato di ucciderli. “Buon compleanno.” 

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Capitolo 2
*** 1-2 ***


 

Una figura ammantata resta in piedi, impalata di fronte al piccolo spettacolo donato dalla natura. Un treno deragliato riposa nella valle tutto attorcigliato, ricorda un gran serpente. Gli ultimi tre vagoni si tuffano nella profondità di un lago, come se il rettile si volesse abbeverare. La locomotiva riposa quieta da decenni. Sulla superficie incrostata e arrugginita ha dominato l'erba, crescendo ovunque fosse possibile. La bestia dalla verde pelliccia è la tana di una pericolosa strega, e Franzis lo sa bene. Lo stregone sposta dal viso una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi che toccano le spalle, dopodiché pulisce con pazienza gli occhiali grossi e quadrati. Viene da un villaggio sconosciuto ai più, nascosto tra le montagne di Lambda. Ha portato la lunga pelliccia di cervo donata dal saggio sciamano, ma con questo caldo Franzis comincia a pentirsene. La mano che stringe il lungo bastone snodato è intrisa di sudore. Non conosce nessun incantesimo che possa alleviare il calore: lui è un mago capace di utilizzare unicamente le magie dell'elemento terra. E trovarsi nel regno delle due sicilie, una terra fatta di fuoco, nonaiuta. Il sole, feroce e invadente, non ha pietà.

Franzis prende in mano il coraggio e si addentra nell'ultima carrozza, quella più vicina. Ha intenzione di trovare e appropriarsi di alcuni oggetti molto preziosi. Il problema è che se la strega ne venisse a conoscenza potrebbe non esserne troppo entusiasta. E reagire con magica violenza. Franzis avanza con cautela, a ogni passo i suoi stivali producono un fastidioso rumore metallico. Lo stregone non è mai stato una persona furtiva, probabilmente verrà scoperto e lo sa. Ma in quel caso, non gli rimarrà che affrontare la strega a viso aperto.

Non ci sono molte alternative: assoldare un ladro sarebbe stato imprudente. È una faccenda troppo importante e quegli oggetti devono essere suoi.

Anche l'interno del treno è pieno di vita. A ogni lato e angolo spuntano fili di erbaccia, ragni che scappano furtivamente e grosse sfere di polline che aleggiano pigramente nell'aria. Alla sinistra del corridoio si trovano le cabine. Ormai sono diventati veri e propri nidi. Umide, calde, piene fino al soffitto di erbaccia e piante selvatiche con proprietà magiche. Hanno frutti mai visti prima, dalla superficie setosa, vuote all'interno, ed emettono una luce azzurra e innaturale. Dei piccioni tubano sugli scompartimenti riservati originariamente ai bagagli. Fin qui sembra non esserci traccia di ciò che cerca Franzis, e neanche della strega. Nel secondo vagone lo accolgono uno sciame di zanzare affamate. Una libellula sfreccia via inseguita da un pipistrello. Di fianco allo stivale del mago striscia un serpente irrequieto. Un gatto, da qualche parte, miagola estasiato. E finalmente eccola, nella cabina dodici tutti i sedili sono stati rimossi, lasciando spazio a una libreria che ha tutta l'aria di esser stata rubata. Il mobile contiene una ventina di volumi che brillano di luce propria, ognuno con un colore diverso. Sì, Franzis ce l'ha fatta.. Sta per mettere le mani sul Libro delle rocce. Ammesso che si trovi lì. Ma prima lo stregone deve controllare se la sua ignara avversaria ha piazzato qualche trappola. Non è un bravo incantatore, anzi a dire il vero ha appena cominciato a studiare magia. Tutto ciò che sa fare si limita al saper sfruttare il suo grande intuito, ma conoscenze teoriche sono pari a zero. Solo l'idea che un apprendista voglia sfidare faccia a faccia una strega è a dir poco ridicola. Ma Franzis è disperato e la disperazione non guarda in faccia a nessuno. Concentra ogni energia sugli occhi, e la sua vista cambia radicalmente. Riesce a vedere oltre il semplice piano terrestre ora. Il suo istinto aveva ragione. Un filo bianco ed etereo è legato a un libro, e porta a un cerchio magico nascosto dietro una pianta. Se lo stregone avesse preso il libro legato al filo spirituale, il cerchio magico si sarebbe attivato e Franzis avrebbe accusato un lieve stato di morte. O qualcosa del genere, chi lo sa cosa cela quella trappola. Intinge di forza spirituale la punta del bastone annodato e lo avvicina al filo. Con un rapido ma fluido movimento, la cordicella etera si sposta e si collega a un altro libro. È fatta: non ha disinnescato la trappola ma semplicemente deviata. È stata una soluzione semplice, fin troppo. Probabilmente la strega non si aspettava un ladro in un posto così nascosto e ha apportato delle precauzioni minime. Franzis esitante ed emozionato tocca la copertina del libro precedentemente protetto.

"Che diamine stai facendo?"

Lo stregone si volta improvvisamente, colto in castagna. Una ragazza alta e dallo sguardo perfido lo guarda con i suoi occhi ambrati, da gatto. È estremamente magra, i capelli neri e lisci le ricadono sulla schiena. La frangia tagliata di netto le danno un'aria ancor più elegante. La cosa sorprendente è il suo abbigliamento: tipico delle zone moderne. Cardigan nero, jeans attillati e scarpe coi tacchi. Non lo si sarebbe mai immaginato da una strega.

"Stai rubando i miei libri?" La sua voce è melodiosa e ipnotica, tipica da strega. Gli animali sono calati in un solenne silenzio.

Lo stregone è nel panico. Cosa dovrebbe dirle adesso? Prende il coraggio in mano, le dirà tutta la verità. Nel caso lei non voglia cedergli il libro, sarà costretto a usare la forza. "Sì, stavo rubando uno dei tuoi libri."

La strega alza un sopracciglio di fronte a tanta sincerità. "Bene. Butta il bastone per terra e alza le mani."

Lo stregone obbedisce. Magari mostrarsi pacifici potrebbe portare a una negoziazione. La ragazza estrae un taccuino, ci scarabocchia qualcosa sopra e poi tocca il foglio con due dita. Dal taccuino spunta una corda etera, bianca, accompagnata da numerosi cerchi magici. La corda si avvolge attorno a Franzis come se avesse vita propria e lo stringe forte.

Franzis si lamenta con un mugugnio. Evidentemente le possibilità di negoziare sono molto basse. L'apparente calma della strega non fa presagire nulla di buono. "Stammi a sentire, fammi spiegare tutto. Ho bisogno del libro e.."

"Questa faccenda non finirà bene. Seguimi" si limita a dire lei. Insieme camminano per il corridoio del vagone in silenzio. A Franzis viene in mente quando da piccolo è stato scoperto mentre rubava delle caramelle e il mercante lo ha portato in silenzio dal capovillaggio. Stesso silenzio, stessa punizione. "Non riesco a credere che tu abbia davvero provato a rubare dalla mia libreria. Spostando il filo canalizzatore per giunta! Cosa sei, stupido?"

Franzis non risponde, mortificato.

"Davvero, dimmelo: perché? Vuoi potere? Ci sono altri modi per ottenerlo." I due escono dal vagone. L'aria fresca investe le loro narici come un treno in piena corsa.

"I miei obiettivi sono molto più nobili, strega Cassandra. Come ben saprai, buona parte della terra di Lambda è.. ormai disabitata."

La strega rimane in silenzio, non si azzarda a commentare. Comincia persino a sudare freddo.

"Grazie al libro delle rocce potrò far tornare a vivere la mia terra."

"Ma pensa. Il libro delle rocce è pieno di incantesimi di altissimo livello. Come credi di poterlo utilizzare?"

La strega Cassandra porta Franzis lontano. La strada si fa in salita, e accompagna la vallata che accoglie la locomotiva, abbracciando dolcemente il lago. La candida erba fresca accompagna il cielo perfettamente limpido e pulito, privo di nuvole. La strada si interrompe: i due incontrano un burrone, con sotto solo venti metri di vuoto e acqua fredda. La strega ha intenzione di gettarlo dalla rupe. All'orizzonte si vede il grande vulcano, in riposo da millenni. È una vista straordinaria e potrebbe essere l'ultima di Franzis.

"Nessuno esce dal mio antro vivo." Commenta perfida la strega.

"Perché dici questo? Secondo te io sono arrivato fin qui seguendo l'istinto? Qualcuno vivo è uscito, e ha sparso la voce per portarmi da te." Commenta pacifico lo stregone. Sta dando il meglio di sé per non mostrarsi nervoso.

"Ti lascerò vivere. Cadrai da questo burrone, ma con la tua magia potrai cavartela con qualche frattura. E non tornerai mai più da me."

Gli occhi da gatto lo guardano con serietà e freddezza. Sembra aver eretto un muro di ghiaccio. Ma perché? Non avrà mica paura?

"Come mai tutta questa clemenza? Da dove vengono questi sensi di colpa?"

La ragazza distoglie lo sguardo. "Quali sensi di colpa. Sono una strega, sono crudele di natura. Non cercare di fottermi."

Franzis sorride. Ha le mani legate, eppure si fa avanti. "Non sei stata tu a pietrificare il mio villaggio. Riesco a vederlo nei tuoi occhi. Ma il senso di colpa c'è."

"Fanculo, mago! Con chi credi di avere a che fare?"

E lo stregone si fa più risoluto. È giovane, ma ha sempre avuto un grande istinto nel capire le persone. E soprattutto la sua innaturale saggezza gli permette di sorridere agli insulti e comprendere ogni azione.

"Lo ha fatto qualcun altro. Permettimi di studiare quel libro e risolvere il mio problema, dopodiché me ne andrò."

Cassandra fa un passo indietro e stringe i pugni. "No, non posso." È paura, questo è certo.

"Chiunque abbia a che fare con tutto ciò non lo saprà mai, credimi." Un altro passo in avanti. La corda intrisa di energia si fa più flebile, con un po' di impegno e distrazione Franzis potrà scioglierla.

"Chi è stato? Chi ha lanciato quell'incantesimo di pietrificazione su tutta Labda?"

"Basta così, stronzo!" La strega è più terrorizzata che infuriata, e tremando estrae di nuovo il taccuino, facendo sfogliare le pagine rapidamente, quasi come se fosse posseduto. I fogli partoriscono decine di corse eteree che si avvolgono al corpo del ragazzo, gli stringono gambe, braccia e il collo, sollevandolo da terra. Sugli occhi della strega puro terrore. Ed ecco che Franzis lo vede, il motivo di tanto terrore. Un incantesimo di proibizione la lega, non può rivelare certe informazioni. Se lo facesse potrebbe morire.

Lo stregone approfitta dell'attimo di debolezza: le magie fatte di paura sono le più potenti ma allo stesso tempo più instabili. Attira dentro di sé la forza delle corde e la ricaccia via. Queste non solo lo lasciano stare, ma contemporaneamente legano la sua avversaria.

Passa qualche secondo di silenzio in cui entrambi ansimano. E poi arriva. Un rumore lontano simile a un rombo di tuono fa tremare la terra e le ossa, scuotendo i sentimenti dei due. Entrambi si girano e guardano il vulcano. Un cerchio magico di dimensioni titaniche è emerso sulla bocca del monte. E da lì parte un'onda d'urto candida che si allarga sempre di più. Al suo passaggio tutto diventa bianco e immobile. La magia si sta avvicinando a loro. La strega non può fare nulla, è intrappolata dal suo stesso incantesimo ed è incapace di compiere qualsiasi magia. Franzis evoca dentro di sé parole arcane per evocare la magia di terra più forte che conosce. Il problema è: cosa difendere, oltre sé stesso? La strega o il treno? Non è capace di estendere tanto l'incantesimo per proteggere tutte e tre le cose. E l'onda di magia si avvicina sempre di più. Sono entrambi paralizzati dal terrore. Lo stregone non ha idea di cosa possa essere quell'onda di magia ma di sicuro non è nulla di buono. Ma ormai si è fatto tardi per decidere e lascia che l'istinto lo guidi. Sperando che la sua forza magica sia sufficiente. Richiama le forze dell'incantesimo e un grosso muro di pietra si innalza di fronte a loro, avvolgendoli, e contemporaneamente l'incantesimo li investe. Passano diversi secondi in cui tutto è semplicemente bianco. Nessun altro colore è presente.

E il silenzio è così forte da risultare addirittura assordante. Finché una voce femminile non gli sfonda i timpani. La strega sta urlando. Franzis si volta e una visione terribile lo colpisce come un pugno allo stomaco. Non è riuscito a proteggere completamente la ragazza, colpa della sua indecisione. Cassandra è per terra, il suo braccio e la sua gamba destra sono completamente bianchi. E pian piano si sgretolano, come se fosse cenere. Allo stesso momento, anche il treno sta per sgretolarsi. Se corresse, Franzis riuscirebbe a entrare e prendere il libro. Già, potrebbe riuscirci. Cosa deve fare?

E gli arti della ragazza si consumano sempre di più. Sta morendo, il suo sguardo è già al di là, sta piangendo. Salvare una sola ragazza o l'intero paese dove è nato e cresciuto? No, la sua famiglia è più importante. A malincuore volta le spalle a Cassandra e si dirige verso l'unica salvezza del suo popolo. L'erosione del treno è molto più lenta, ma tra non molto cadrà. Forse potrebbe utilizzare un altro incantesimo per arrivare prima, e..

"Papà.."

Franzis si gira. La ragazza delirante si è sporta verso di lui, chiedendo aiuto. Quelle parole hanno distrutto il cuore dello stregone, come un miliardo di coltelli arrugginiti. Il ragazzo torna indietro e lascia il treno erodersi. Poggia le mani sulla ragazza, facendo il possibile per salvarla. L'incantesimo sta la divorando viva. Franzis è costretto a prendere una decisione difficile e dolorosa per lei: evoca due pezzi di legno grandi quanto gli arti. La ragazza urla dal dolore. Avere un materiale estraneo che cresce improvvisamente tra i muscoli è difficilmente sopportabile, soprattutto per una ragazza sul punto di morte. L'erosione raggiunge il legno e lo consuma. Dopodiché scompare, credendo di aver divorato tutto il possibile.

Cassandra ansima, il suo sguardo è perso nel vuoto, come se non riuscisse più a vedere. Altro legno si lega a ogni filamento di muscolo e di ossa, creando una copia perfetta del braccio e della gamba mancante. È una protesi debole e squallida, ma è il massimo che può fare.

La ragazza riacquisisce pian piano la vista e piange ancora di più. Franzis le prende il capo dolcemente e lo poggia sul suo petto. Accarezza i suoi capelli, e sussurra "Va tutto bene, bambina. Va tutto bene."

E in lontananza il rumore della salvezza di un intero popolo che si sgretola sfonda l'animo dello stregone. Ma una maledizione si può guarire. Una vita evaporata invece non può tornare indietro, non può condensarsi, se non nei sensi di colpa.

 

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Capitolo 3
*** 1-3 ***


 

Due figure incappucciate camminano in una bianca città nel buio della notte. Ogni passo lascia impronte sporche e un rumore sgradevole. Pezzi di cenere volano ovunque, spinti dal vento. I due finalmente arrivano a un vicolo cieco, bloccato da una grata di ferro. Per terra è acceso un fuoco, e più di venti persone sedute per terra cercano di riscaldarsi. Uno di loro, un uomo muscoloso con un misero moncherino al posto del braccio destro, si avvicina a loro.

"Siete forestieri? Mi dispiace, ragazzi, non possiamo darvi l'ospitalità che meritate. Come vedete siamo nei guai, e facciamo fatica anche a mangiare."

Uno di loro abbassa il cappuccio e mostra il volto di un bel ragazzo, con un sorriso rassicurante. I capelli mossi e neri sono adornati da piccole perle azzurre.

"No, buon uomo. Siamo noi a offrirvi tutto l'aiuto possibile. Siamo monaci di Venexia, il nostro maestro ha avuto una visione della vostra catastrofe e ci ha mandato per aiutarvi. Avete dell'acqua?"

L'espressione dell'uomo nerboruto cambia improvvisamente, e rivela tutta la sua fragilità. È l'unico adulto del gruppo, e per di più storpio. L'aiuto dei monaci non può che non essere gradito.

"Oh che sia ringraziato il cielo. No, signori, non abbiamo acqua. Ogni nostra risorsa è contaminata dalla cenere, non si può bere nulla che non abbia una consistenza fangosa."

"Procuratemi dei secchi allora." Il monaco sorride e fa un passo avanti, accarezzando ogni tanto i capelli di un bambino in difficoltà. Il suo compagno resta ancora incappucciato e in silenzio, non spiccica una parola. Dei ragazzi cercano più contenitori possibili, in preda all'entusiasmo finché ai piedi del monaco non sono radunati una decina di secchi. Il cielo privo di nuvole si diverte a far danzare le sue stelle, creando un'immagine a dir poco romantica. Qualcuno ci avrebbe anche pensato, non fosse per quella catastrofe che ha sterminato la popolazione di un'intera metropoli. "Siete fortunati che siamo dei monaci d'acqua. La Temperanza, vuoi darmi una mano?"

Ma il suo compagno resta immobile e non risponde. Il giovane amico sospira, come se si fosse aspettato una risposta del genere, e mormora un qualcosa che sembra "devo fare sempre tutto io". Si concentra, chiudendo gli occhi. Dopodiché gonfia i muscoli e colpisce con un pugno il terreno. I contenitori tremano violentemente.

I rifugiati sembrano non capire cos'abbia fatto il ragazzo monaco, finché non vedono l'interno dei recipienti: pieni fino all'orlo d'acqua. La cosa sembra così straordinaria che non riescono a crederci, sembra una sorta di miracolo. Gli abitanti delle città moderne non vedono mai la magia, si limitano a utilizzare l'elettricità, acqua corrente, cose del genere. E credono che i monaci si limitino a pregare, non a evocare magie. Ma la tecnica che ha utilizzato quel monaco non è propriamente un incantesimo. È il raggiungimento dell'equilibrio interiore, che permette di vedere e fare ciò per cui sono nati. È così che lo descriveva il suo maestro.

I rifugiati gioiscono dell'acqua appena ottenuta, bevendo a più non posso, schizzandosi, qualcuno corre a lavarsi completamente. Il giovane monaco si siede sulla strada a gambe incrociate, poggiando per terra qualcosa di lungo e ricoperto di bende. Il suo compagno, colui che ha chiamato La Temperanza, resta in piedi sempre in silenzio.

Il leader dei rifugiati si avvicina ai salvatori, sorridendo e con le labbra ancora umide d'acqua.

"Grazie, signore. Ci ha davvero salvato.."

"Non mi chiami signore. Sono solo un ragazzo a cui piace aiutare. È per questo che i monaci mi hanno dato Il Salvatore come nome ufficiale, può chiamarmi così."

L'uomo nerboruto sorride di fronte a tanta umiltà, sebbene un nome del genere sembri il titolo perfetto per un eroe. Indica l'oggetto ricoperto di bende, lungo almeno due metri. "Cos'è quello?"

"Un remo."

"Un remo?"

Il Salvatore scrolla le spalle, divertito. "Meglio se non ne parliamo, La Temperanza lo odia. Lo uso come arma, e questo può bastare come spiegazione."

"Ma credevo che i monaci non usassero.." E l'uomo si interrompe, dato che il Salvatore gli lancia uno sguardo di intesa. I monaci non usano armi, per questo il suo compagno odia tanto quel remo. Ma perché proprio un remo?

"Da quanto tempo siete in queste condizioni?" Chiede Il Salvatore, guardandosi intorno. Sembra che la città sia ricoperta dalla neve. Il cielo è completamente nero, neanche una stella osa risplendere.

"Due giorni. L'altro ieri mattina qualcosa è emerso dal vulcano e ha bruciato tutti gli esseri viventi della città. Stavo entrando in casa quando è successo, se avessi esitato qualche secondo il braccio non sarebbe stato l'unica cosa che avrei perso."

I due monaci si scambiano uno sguardo profondo. "Domani resteremo qui, vi daremo una mano a trovare provviste e altri contenitori. Vi daremo più acqua possibile, dopodiché ce ne andremo. Ci dirigeremo verso il vulcano, dando più aiuto possibile. Vi consiglio di andarvene da qui. L'unica città vivibile è a trenta chilometri da qui: saranno giorni di cammino faticosi ma almeno potrete mangiare. Fate attenzione alla dogana, mi raccomando."

Lo sguardo dell'uomo nerboruto vacilla. Stringe l'unico pugno che possiede.

"Forse è meglio se restassi da solo, qui. Ero un fabbro, ma senza un braccio non potrò più lavorare. Nessuno vorrà accogliere uno storpio incapace, specialmente in città come quelle, dove il lavoro d'ufficio praticamente non esiste."

Il Salvatore si alza e dà una pacca sulla spalla all'uomo. "Nelle città dove non è presente la tecnologia domina la forza magica. Troverai un guaritore che possa aiutarti."

Il monaco passa il tempo sotto l'occhio vigile del compagno curando i feriti. Non è capace di usare magie curative, possiede solo alcuni medicinali e conosce i nervi da massaggiare per alleviare dolori e stimolare muscoli. Quando l'alba sorge, i ragazzi più grandi, il fabbro nerboruto e i due monaci partono alla ricerca di oggetti utili e provviste. "Mi raccomando: la priorità va sempre al cibo ma se trovate armi, coltelli, corde e lenzuola pulite prendetele."

La piccola città è diventata un luogo fin troppo inquietante. Sembra di girare in una città fantasma, anzi, una città scheletro. I ragazzi cercano di non guardare troppo le persone tramutate completamente in cenere, quei corpi mezzi distrutti di uomini che svolgono attività quotidiane. Le porte si sgretolano al tocco, l'apparente compattezza è solo una menzogna. Tutti gli oggetti più vicini alle finestre, alle porte, a ogni fessura che dà sulla strada, è in parte incenerito. Con disappunto il gruppo scopre che gran parte del cibo è macchiato, ricoperto di una pellicola nera e appiccicosa. Persino i cereali e la pasta rinchiusa nelle scatole e le buste. Fortunatamente i barattoli di conserve hanno resistito, e sono pronti per l'uso. I ragazzi più giovani si avventano su un barattolo di latta pieno di fagioli e ne divorano l'interno, dividendo attentamente le cucchiaiate. Il fabbro svuota le bottiglie piene di liquido corrotto dalla cenere e le mette in una borsa. Sorprendentemente le abitazioni dei più ricchi sono quelle con meno conserve e barattoli.

Il fabbro mostra esultante una bottiglia di vino. "Questa sarà chiusa da una ventina d'anni, non c'è traccia di cenere all'interno. Ne vuoi un po', Il Salvatore?"

Il monaco ridacchia e alza la mano. "Mi dispiace, non posso bere alcolici di alcun tipo."

Quando il sole accenna a calare nuovamente, il gruppo decide di tornare al rifugio. Sono tutti allegri e pimpanti, dopo aver mangiato del cibo si sentono in forze. Invece i due monaci non assaggiano neanche un boccone, allo stesso tempo si mostrano risoluti e forti. Come se fossero abituati a non mangiare nulla. Il Salvatore spiega distrattamente al fabbro come raggiungere la città più vicina, uno splendido borgo tardo medioevale, quando l'istinto lo fa rabbrividire. È successo qualcosa di terribile proprio sotto i loro occhi. Appena tornati nel rifugio, notano che il fuoco, i carboni brillano ancora del loro ultimo sprazzo vitale. Sembrano essere arrivati nuovi personaggi. Tre uomini tutti impettiti osservano trionfanti i rifugiati distesi supini. Gli uomini hanno la spada sguainata e un'armatura di ferro semplice. Uno di loro si volta e li guarda, in silenzio.

"Cos'hanno fatto?" Chiede il fabbro. I guerrieri si scambiano sguardi di intesa, dopodiché decidono di avvicinarsi agli altri sopravvissuti.

"State tutti indietro, ci penso io." Esclama Il Salvatore. La cosa peggiore è il silenzio di quegli assassini. Eseguono ordini indiretti con severità e freddezza. Sono loro il motivo per cui i monaci vagano nella città, per cui Il Salvatore esiste. Mentre i sopravvissuti si allontanano, il ragazzo dà un calcio al soldato più vicino, facendolo cadere a terra. Dopodiché butta il remo che porta sempre con sé, sperando che nessuno lo calpesti.

"Prima di toccare i miei amici dovete affrontare me."

Il Salvatore cerca di non pensare ai morti. Quei rifugiati, tutti minorenni, gran parte femmine che hanno aspettato per un giorno intero le provviste. Probabilmente quando hanno visto i soldati hanno creduto per un attimo che fossero i loro amici. Che sentimenti hanno provato quando hanno visto le spade? Che espressione hanno avuto di fronte alla morte, senza i loro salvatori? I soldati guardano il monaco prima scettici, dopodiché cominciano a ridere. "Da solo contro tre uomini armati?" Dice uno con la voce rauca. "Hai proprio voglia di morire!"

"Ho fatto cadere quel babbeo e non ho l'ombra di un graffio, vogliamo vedere per quanto a lungo riesco a mantenere il record?"

Gli uomini ci mettono un po' per arrivarci. Lo ha davvero chiamato babbeo? Dovrebbe supplicare di venir risparmiato, non insultare i suoi assassini.

Il soldato che è stato direttamente insultato si rialza da terra, si toglie la polvere dai gambali di maglia e decide che quel ragazzo deve venir ucciso proprio dal babbeo. Gli si getta addosso, agitando la spada. Il Salvatore non perde la sicurezza, anzi sembra che qualcosa dentro di lui si sia risvegliato. L'adrenalina lo pervade, e centinaia di voci accompagnano i suoi movimenti. Voci del suo maestro, dei suoi superiori, che tempo addietro lo addestrarono. Ogni uomo ha il suo equilibrio, un'energia che si sbilancia sempre ai primi colpi. Perché nessuno crede di essere nel giusto quando attacca per primo. Schiva i due fendenti iniziali, dopodiché dà un rapido calcio al tallone del soldato. Le voci lo accompagnano come un severo mantello. Il nemico cade per terra e rotola in preda a un falso dolore. Non si è rotto nulla, non gli si è storta la caviglia. Un nervo colpito gli sta facendo vedere le stelle, ecco tutto.

"Il Salvatore, ricorda che non puoi ucciderli." Dice una voce profonda. Il monaco che è rimasto in silenzio per tutta la giornata finalmente sta parlando.

"Assolutamente no, sai qual è la mia etica. Non lo farei mai.. Ouch!" Il ragazzo distratto dal suo compagno non si accorge che il soldato si è rialzato. Il nemico gli dà un calcio in pieno stomaco. Gli altri due non restano a guardare, al contrario di come fa La Temperanza. Cercano di infilzare con la spada il Salvatore, ma quest'ultimo rotola lontano per poi rialzarsi, barcollando. Tieni d'occhio i tuoi nemici, nessuno sarà clemente con te. Essere clementi è il tuo compito, gli altri sono troppo deboli. A ogni passo, ogni movimento, una folata di cenere bianca si alza dal terreno creando figure bizzarre ed evanescenti.

"Quando combatti ti viene naturale uccidere. È mio dovere calmarti e farti stare attento."

Un soldato rotea la spada dopodiché mena un fendente contro il ragazzo, la cenere segue il colpo quasi fosse una scia magica. Il Salvatore afferra il suo braccio abilmente, porta a sé il corpo e con una ginocchiata al petto lo allontana facendolo barcollare. Gioca con i tuoi nemici, mostrati abile. Se sono codardi scapperanno. Tu non scappare mai.

"Lo sai che non sono bravo nelle arti marziali. Colpisci la vertebra sbagliata e, guarda un po'!, uccidi l'avversario. Non è semplice."

Altri due soldati inferociti non perdono tempo e attaccano simultaneamente. Per il monaco è come se il tempo rallenti, ogni colpo arriva al rallentatore. Li schiva tutti, e saltellando si allontana. Tiene sempre un occhio sui rifugiati che si allontanano, ma allo stesso tempo non vogliono abbandonare i due monaci che li hanno aiutati.

"Ti abbiamo addestrato per anni apposta."

Questa volta Il Salvatore non riesce ad avere i riflessi pronti, e viene colpito alla spalla da un colpo di spada. Resta paralizzato dalla sorpresa, e un altro colpo gli arriva al fianco. Un terzo fendente viene parato con fatica, e il quarto gli perfora la spalla. Non farti spaventare dalle ferite, dagli attacchi nemici. Ogni colpo ricevuto è solo un passo avanti per la sconfitta, ma la paura è una corsa verso la morte. Il terreno si macchia pian piano di sangue. Il Salvatore decide che non vale la pena lasciarsi uccidere in un modo del genere. Il colpo successivo viene parato efficacemente. Stai calmo, stai sempre calmo e combatti come se stessi giocando. Il monaco stringe con delicatezza le mani dell'avversario, preme punti particolari delle falangi, spingendoli come fragili pulsanti, e gli frattura tutte le dita. Con l'altra mano spinge il gomito del soldato in avanti, come se lo accompagnasse, rompendogli la giuntura.

L'uomo cade a terra, raggomitolandosi. Il Salvatore lo scavalca e raccoglie il remo che ha lasciato per terra, avvolto dalle bende.

"Il Salvatore.. non dovresti."

"Preferisci che mi uccidano?" La temperanza resta in silenzio. Uno sguardo di sollievo è dipinto sul volto del monaco. Ora che impugna la sua arma, per quanto possa sembrare stupida, si sente più al sicuro. Le bende si sciolgono e si srotolano, mostrando il legno. Anche i due avversari si sentono più spavaldi. L'idea di combattere contro un tipo con un'arma di legno sembra una bazzecola. Lui sarà impegnato a difendersi, l'arma si taglierà di netto per le loro lame, e mentre è tanto sconvolto dalla perdita dell'arma verrà infilzato dalle due lame. Ma appena si fanno avanti, Il Salvatore socchiude gli occhi e si lecca le labbra. La cosa più importante è sentirsi sicuri. Non basta non avere paura o timore, ma sapere che le proprie armi siano le migliori, le alleate. Per i monaci le armi migliori si trovano nel proprio corpo. Questa è una cosa che ha penalizzato profondamente Il Salvatore. Lui non è capace di utilizzare le arti marziali efficacemente. Quando si esercitava veniva steso facilmente dai monaci più giovani. Non ha paura degli avversari, ma sente che il suo corpo è troppo piccolo, incapace.

Quindi è debole. Finché Il Salvatore ha solo le mani per combattere, è debole. Ma la sicurezza, la forza, la volontà, l'efficacia, la validità del monaco escono fuori quando utilizza il suo lungo remo.

Un fendente accurato colpisce le mani di uno, e fluidamente il colpo si dirige verso le mani dell'altro, frantumandole facilmente. Le armi cadono a terra, tintinnando. Il Monaco carica più forza possibile nel proprio corpo. Raccoglie quell'energia che lui chiama equilibrio, un'energia invisibile e impalpabile, ma allo stesso tempo esiste e agisce. I monachi lo chiamano "ki", gli stregoni "energia magica". Ma per lui e solo per lui è l'equilibrio. Ondate di energia lo avvolgono, frustano il terreno. La cenere si alza e lo circondano creando un tornado bianco. E il monaco parte all'attacco, seguito dall'equilibrio e dalla cenere bianca. Il primo colpo spezza le gambe a un soldato, e il secondo rompe il braccio all'altro. Il terzo, quarto, quinto attacco sono semplicemente tocchi, docili colpi di un remo di legno, eppure le ferite si aprono e le ossa si spezzano. In meno di cinque secondi, i soldati sono a terra piagnucolanti. E la cenere torna a terra, delicata, improvvisamente nera.

Il Salvatore tira un sospiro di sollievo e butta per terra l'arma. "Nessuno riesce a sconfiggermi quando ho uno spadone."

Non è vero. Riesce a mettere in difficoltà molti dei suoi compagni monaci, questo sì. Ma La Temperanza l'ha steso usando solo una mano, senza neanche toccarlo. Usando semplicemente lo spostamento d'aria e un pizzico di ki gli ha rotto entrambe le ginocchia.

L'intero gruppo di rifugiati corre incontro ai salvatori, applaudendo. Quando però vedono nuovamente i cadaveri dei loro compagni, tornano taciturni. Non si conoscevano ma tutti loro avevano perso i loro cari e familiari. Avevano legato tanto. Il Salvatore prende per il mento uno degli uomini a terra e lo guarda negli occhi.

"Perché l'avete fatto?"

"Vallo a chiedere al generale." Il soldato sorride sprezzante, dopodiché il volto diventa paonazzo. Pochi secondi dopo, l'uomo muore. E così fanno i suoi due compagni.

Ai monaci resta solo l'amaro in bocca e un silenzio sprezzante.

"Incantesimo di proibizione?"

"Probabile." Risponde la Temperanza.

"La previsione del maestro non era esagerata. Sta succedendo qualcosa di terribile, e devo impedirlo." Gli occhi di il Salvatore si riempiono di determinazione. È destinato ad appagare la sua natura da eroe, e questo non potrebbe renderlo più felice.

"Cerca solo di non farti uccidere."

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Capitolo 4
*** 2-1 ***


Una casa grigia, ricoperta di grigia cenere che si affaccia al Corso Settembre possiede una porta che non ne vuole assolutamente sapere di chiudersi. Mikah ha imprecato numerose volte contro quella porta, ma questa a ogni tocco sembra sbriciolarsi di più. All'interno della casa non c'è più nessuno, nemmeno i rimasugli degli abitanti. Lewis ha mandato a quel paese tutto, si è tuffato su un letto matrimoniale e ha scartato con noncuranza delle foto di una donna sorridente, tutte accartocciate. In questo momento Lewis sta ancora sbavando sul lenzuolo rosa pallido, mentre il suo amico fa la guardia. Si sono resi conto che tutta la città non è stata semplicemente ricoperta di cenere, ma erosa avidamente. Il cemento ha resistito, consumandosi di una manciata di centimetri. Ma le persone, le porte, i vetri sono stati distrutti. Le macchine non funzionano più, si piegano fragilmente al tocco. Scappare a piedi da Tera non è così semplice. È una città grande, a dir poco enorme. Ci vorranno veramente giorni, e il fatto che il posto brulichi di soldati non semplifica le cose. Sembra che qualcuno non voglia che esistino testimoni dell'evento, ma perché? Quegli uomini hanno uno stemma particolare, che nessuno ha mai visto prima. Rappresenta un serpente piumato che morde la propria coda, forse vengono da una terra lontana. Eppure parlano stessa lingua dei ragazzi, senza alcun accento particolare. Se solo Mikah avesse l'atlante, potrebbe controllare nella lista degli stemmi nel mondo. Adesso è seduto sotto una finestra. Ha poggiato di fronte uno specchio, così da poter vedere i passanti mentre è nascosto. E con un occhio legge il libro delle fiamme. Prima di riuscire a utilizzare qualsiasi incantesimo lì presente, deve comprendere per bene come evocare la magia del fuoco. Cercando indizi tra le pagine del libro e nei meandri dei suoi ricordi, è riuscito a combinare qualcosa. Sono ore che si sta esercitando nella focalizzazione dell'energia. Una volta capace di immaginare perfettamente un elemento, potrebbe essere capace di evocarlo. Quindi basta pensare continuamente alla forma della fiamma e combinare questo pensiero con la forza di volontà per evocare un incantesimo. In teoria sembra facile, ma non lo è per Mikah.

Si sta esercitando con pazienza: focalizza l'immagine di una fiamma e si convince che deve apparirgli tra le dita. Ma l'unico risultato che riesce a ottenere è qualche scintilla e tanto odore di gas. Il ragazzo guarda ancora il libro. Quanto sarebbe bello riuscire a padroneggiare quella magia? Ma un timore è rintanato nel fondo del suo cuore: è possibile che l'incantesimo che ha devastato Tera provenga proprio da questo libro?

Una riga delle prime pagine lo colpisce. "Solo coloro nati nell'elemento del fuoco riusciranno a padroneggiare perfettamente queste tecniche, un incantatore estraneo dovrebbe sacrificare metà della sua anima per dedicarla a questo elemento."

Che significa essere nati nell'elemento del fuoco? Mikah non ricorda di nulla del genere nelle lezioni di magia. Questo vuol dire che ognuno nasce affine a un solo e determinato elemento? Effettivamente non è una teoria da scartare. È facile notare che una persona come Lewis sia affine all'aria, è infatti l'unico tipo di forza che si è degnato di imparare.

Un rumore di passi fa drizzare le orecchie a Mikah. Sono più di cinque persone e camminano contemporaneamente: si tratta di una truppa di soldati in perlustrazione. Il ragazzo si alza e raggiunge lentamente il suo compagno. Lo scuote violentemente e gli poggia una mano sulla bocca per evitare che urli chissà cosa.

"Pericolo" mima con le labbra senza fiatare. Ci vuole qualche secondo per far sì che Lewis capisca cosa stia succedendo. "Dove sono?" Sussurra il ragazzo.

"Zitto, o ci sentiranno." Sibila l'altro, dandogli uno schiaffo sulla testa. Lewis lo guarda inferocito. "Abbiamo bisogno di comunicazione, siamo umani perché sappiamo comunicare. Forse dovremmo imparare il linguaggio dei gesti."

Mikah si passa una mano sui capelli, nervoso. "E come facciamo?" Sussurra "Sono morti tutti. C'è un esercito di sei o sette persone sul corso Settembre, potrebbero entrare in qualsiasi momento."

Lewis si infila in fretta e furia le scarpe. "La finestra della sala da pranzo si affaccia a un vicolo secondario, da lì possiamo scappare."

La stanza è enorme, praticamente più grande di tutta la casa messa insieme. I mobili bianchi contengono vasi di porcellana, bomboniere, dei piatti con su dipinti dei gattini e frasi di incoraggiamento. Il grosso tavolo rotondo ha due gambe rotte, e si appoggia al pavimento come un animale ferito. La tovaglia candida rovesciata sembra un uccello morto, agonizzante, con una teiera spaccata in due sul fianco. La finestra senza vetro si affaccia a uno sporco e lurido vicolo, una vista veramente pessima. La casa sarà costata una miseria. Appena i ragazzi si affacciano, vedono due soldati fare la guardia. Uno di loro mantiene una lancia a cui è attaccato uno stendardo raffigurante il loro stemma. Lo sguardo viene ricambiato.
"Ehi, voi due!" Maledizione. I soldati sono furbi, una piccola truppa entra nelle case mentre le altre si appostano sulle vie d'uscita. "C'è qualcuno nell'abitazione 627."

Sentendo il richiamo dei loro compagni, altri soldati si apprestano a entrare in casa. Un totale di otto uomini in armatura e dalla spada sguainata li circondano. L'elmo ha una visiera che tutti tengono abbassata, dando l'anonimato. Sono fregati.

"Poggiate a terra le armi e chinatevi. Se obbedirete, la vostra morte sarà rapida e indolore."

Non ci sono molte vie d'uscita. Il tavolo rovesciato intralcia la strada per qualsiasi fuga improvvisata. Potrebbero buttarsi dalla finestra, ma altri due soldati li aspettano per il vicolo.

"Siete impazziti, brutti stronzi?" Ringhia Mikah, furioso e pronto a combattere. "Credete davvero di potermi chiedere una cosa del genere!?" Estrae la lama e stringe al petto il libro delle fiamme. I soldati, al posto di infuriarsi, si intimoriscono. Lewis e Mikah credono di non capire cosa stia succedendo. Uno di loro indica il suo libro.

"Lei è il generale! Per l'Oroboro, mi scusi, le chiedo infinitamente scusa." Dopodiché si inchina. Qualcun altro sembra scettico. "Il generale? Noi non lo abbiamo mai visto. È vero che è giovane e maleducato, ma non credo che dobbiamo inchinarci a tutti gli sbarbatelli che rispondono male. E poi non dovrebbe essere a Romalo?"

"Stolto, guarda il libro!" Gli intima quello già inchinato. Appena tutti i soldati notano il libro delle Fiamme tra le mani di Mikah, cala il silenzio. Dopodiché si inchinano, col cuore in gola. Il clangore delle armature rende l'inchino più solenne. Passa qualche altro secondo di silenzio, dove il ragazzo non ha idea di cosa debba fare. Ma una gomitata di Lewis lo risveglia.

"Sì. È esatto, io sono il generale." Esclama titubante Mikah. "Potete vederlo dal libro. Io sono il generale perché ho il libro delle fiamme, sì. E siccome ho il libro delle fiamme, io sono il gen.." Un'altra gomitata di Lewis lo intima di smettere di blaterare.

Il primo a essersi inchinato gli si avvicina, camminando sulle ginocchia e con il capo ancora chino. "Mi dispiace esser stato tanto indisponente, ma come lei sa nessuno dei soldati è mai riuscito a vederla."

Questa situazione capita a fagiolo. Nessuno di loro ha mai visto questo fantomatico generale, sanno solo che possiede il libro. L'unico problema ora sta nel non farsi scoprire.

"Alzatevi ora." Tutti eseguono i suoi ordini. "Cosa state facendo oggi?"

Sempre il solito soldato, che ora crede di essere il privilegiato solo perché ha scambiato quattro chiacchiere con il loro capo, risponde "Stiamo eliminando ogni superstite, come lei e i caporali avete ordinato."

Mikah si accarezza il mento. "E perché lo state facendo?"

I soldati si scambiano uno sguardo incerto, e si chiedono che razza di domanda sia.

Lewis se ne accorge, fa un passo avanti e con voce autoritaria e severa urla "Volete dire che non lo sapete!?"

Quei poveri uomini si intimoriscono ancora di più, temendo una ghigliottina cadere magicamente sulla loro testa o qualcosa del genere. "Le calamità sono giunte sulla nostra terra per distruggere i peccatori. Ma è compito nostro eliminare i sopravvissuti sfuggiti casualmente all'ira divina."

"Bravo, soldato. Il tuo nome?"

"Jorgesson, generale."

Mikah sorride al suo compagno. Lewis è veramente un genio, non fosse stato per lui sarebbero stati scoperti. Invece adesso non solo sono salvi, ma hanno anche un'informazione in più. Quindi si tratta di una punizione divina? Credono di agire nel bene? "Bene, soldato Jorgesson. Mi ricorderò di te. Adesso devo andare, con urgenza. Sai dirmi una strada dove non c'è nessuna possibilità di incontrare soldati?"

"Generale!" Continua il soldato, chinandosi ancora di più finché non raggiunge il pavimento. "Se può permettermi possiamo scortarla verso Le Chariot, così può lasciare la città velocemente e in sicurezza. E le assicuro che non ci saranno soldati, nessun soldato può avvicinarsi a Le Chariot."

I due si lanciano un secondo sguardo. Mikah confuso, Lewis di trionfo. I ragazzi so allontanano di qualche passo. "Che sarebbe Le Chariot?" Chiede Mikah. "Non lo so, credo significa la cariola, Le Chariot, o qualcosa del genere. Ha detto che tremo lasciare la città così, quindi è un mezzo di trasporto garantito."

Una volta lasciata la città, raggiungere un qualsiasi altro paese lontano e non rischiare di venir trucidati da un manipolo di soldati ogni secondo. Potranno vivere in pace. Saranno salvi. Quando i ragazzi si voltano di nuovo, hanno un'aria sicura e strepitante. "Va bene, scortateci e facciamo in fretta."

Il gruppo di soldati affiancano i protagonisti in una formazione strana, che loro chiamano parallela. Quattro soldati a sinistra e quattro a destra, camminano tutti all'unisono. Attraversano due piazze, che un tempo erano piene di vita. Ora sono vuote, buona parte delle persone erose dala cenere si sono sbriciolate per il vento. La statua più gloriosa della città, rappresentante il fondatore di Tera, è crollata finendo in mille bianchi pezzi. Nel bel mezzo di Corso Umbra è rovesciato un autobus, bloccando la strada. I soldati aprono un varco nel ventre eroso e indebolito del veicolo con la spada. Molte macchine sono andate fuori strada, creando un ambiente confusionario e apocalittico. Fortunatamente non incontrano nessun altro soldato pronto a smascherare i truffatori.

"Se posso chiedere, generale" Parla Jorgesson, guardando dritto ed evitando un qualsiasi contatto visivo "Chi è il suo accompagnatore?"

"Un mio amico." Risponde distratto Mikah.

"Amico?"

Il ragazzo si rende conto troppo tardi di aver detto una stupidaggine. Data la paura che hanno loro verso il generale, è probabile che questo sia un ragazzo senza un briciolo di sentimenti, che sparge sangue tanto per divertimento. Lewis ride prontamente con aria servile.

"Il generale mi sta prendendo in giro. Mi sono azzardato a dare una minima confidenza, e lui me ne ha fatto pentire. Ancora adesso ogni volta che nomina la parola "amico" mi vengono i brividi. No, no, no, sono il suo scudiero personale."

Il soldato annuisce e non parla più. Guardatelo, Lewis. È il truffatore in persona, un attore perfetto, la vera e propria spia, capace di ingannare chiunque tranne Mikah. Ma questo è perché sono migliori amici da anni, si conoscono perfettamente. L'uno può dire in qualsiasi momento quando l'altro mente o dice stupidaggini. Sono legati da qualcosa che va ben oltre l'immaginazione.

Superato 'Voglia di pane', la panetteria più buona di Tera, i soldati si fermano. Uno di loro indica il teatro Halhma, dall'ingresso imponente con due bidoni della spazzatura rovesciati, e dice "Le Chariot è nel teatro. Dobbiamo chiederle di proseguire da solo, nessuno di noi può avvicinarsi a Le Chariot senza previa autorizzazione. Saremmo falciati, anche in presenza del generale. Ho già mandato un avviso della sua presenza, così Le Chariot sarà pronto per voi."

"Va bene, sparite il prima possibile." Dice Mikah. Non vede l'ora che siano da soli sulla carrozza, così potranno partire a tutta velocità, il più lontano possibile da Tera. Non hano idea di cosa sia questo carro, ma siccome hanno parlato di lasciare la città, si tratterà probabilmente un mezzo di trasporto. Questi soldati posseggono armature e un accento che sembra provenire dalle zone medioevali, quindi l'idea che utilizzino una carrozza per spostarsi non è così assurdo. Ma dovevano proprio metterlo in un teatro? Il portone di ingresso è largo due metri, una carrozza riuscirebbe a passarci? I ragazzi entrano, venendo avvolti da un silenzio così imponente da restarne intimoriti. A Mikah torna subito un ricordo in mente, di qualche anno fa. Erano andati in teatro con la scuola, e il gruppo di stronzi della seconda B li aveva subito presi d'occhio. Prima di cercare i posti, sono stati fermati con una scusa stupida, una a cui nessuno dotato di buon senso sarebbe cascato. E poi giù di botte, di quelle pesanti. Uno di loro aveva un tirapugni, e aveva fatto uscire del sangue a Lewis. In quel momento Mikah non ci ha visto più, è saltato addosso ai bulli e li ha riempiti di pugni e schiaffi. Ma per gli insegnanti era colpa di loro due. Certo, sono sempre stati loro due a essere i ragazzi problematici, ma la verità è che sono i guai a insinuarsi tra di loro e non il contrario. Non importava comunque. Lewis non è mai stato in grado di cavarsela a pugni. Era dovere di Mikah difenderlo, e sempre lo sarà. Sui lunghi muri sono scolpiti in altorilievo cavalli inferociti, cervi spaventati, tori imbestialiti, come monumento al loro combattimento. Nel teatro c'è un buio opprimente. E soprattutto, i due non trovano nessuna carrozza.

Una voce giunge da chissà dove. "Pensavo che i pochi sopravvissuti fossero attaccati all'arte della loro città. O che perlomeno fossero furbi. Invece niente, non c'è nessuno qui, generale."

Le luci si accendono, aggressive, una ad una.

"Generale?"

I due notano con sgomento una nuova figura dell'esercito. Sembra di grado più alto dei semplici soldati. È un giovane uomo dai capelli rossi, tirati all'indietro. L'armatura nera è ricoperta da effigie dorate e rosse. In mano mantiene una lancia, mentre sulla cinta è appesa una spada corta.

"Tu non sei il generale. Perché diamine hai il libro delle Fiamme?"

"E chi diamine saresti tu?" Risponde sgomento Mikah. L'uomo si fa avanti mostrando feroce i denti appuntiti. "Caporale maggiore Le Chariot, comando la fanteria e mi occupo di scortare personalmente il generale."

"Siamo fottuti, Mikah." Commenta Lewis, incrociando le braccia. "Oh, se siamo fottuti. Dovevo immaginarlo, era troppo facile, davvero troppo. Non ci resta che combattere. Siamo in due, magari ce la facciamo."

Le Chariot ride forzatamente, e intanto stringe l'asta della lancia. "Credi davvero di essere in vantaggio numerico? Posso chiamare i miei soldati quando voglio."

A Lewis scatta qualcosa in mente. Sorride, sicuro di sé. "Non è vero. I soldati hanno detto che tu non puoi neanche vederli. Anche se non ho idea del perché. Sei omofobo o qualcosa del genere?"

Mikah lancia uno sguardo preoccupato al suo amico. Che diamine sta facendo? Perché lo prende in giro? Ma Lewis lo guarda tranquillo. Lui ama agire sulla mente dell'avversario prima di combattere fisicamente. E la provocazione è un modo perfetto per minare l'animo avversario. Le Chariot sarà forte fisicamente, ma senza avere una mentalità lucida riuscirà a fare ben poco. Ma funzionerà davvero contro un caporale dell'esercito?

"Non solo siete dei sopravvissuti, testimoni oculari dell'operazione Cenere. Ma vi siete finti il Generale, e avete osato prendere in giro me; un caporale. Meritate la pena di morte assoluta, verrete eseguiti da me."

Deve pur avere un punto debole. Ha sentito la necessità di minacciarli chiamando rinforzi, sebbene fosse una frottola. Perché?

"A meno che voi non vi scusiate, baciandomi i piedi, e mi restituiate il libro. Allora, e solo allora, vi darò la libertà."

Mikah si fa avanti. "Riuscirò a sconfiggerlo da solo." Dice sghignazzante. Con aria spavalda estrae la spada. La lama ruggisce silenziosamente appena fuoriesce dal fodero.

"Sei sicuro, Mikah?" Chiede Lewis.

"Tranquillo." E sorride ancora. Le Chariot sembra stizzito, compie qualche passo in avanti. A ogni passo l'armatura ringhia metallicamente.
"Devi essere davvero sicuro di te per voler combattere da solo. Cosa ti dà tanta sicurezza?"

"Vedi, caporale. Io ho un gran punto di forza." Mikah mostra il libro delle fiamme. "So che il libro delle Fiamme è di vitale importanza. A quanto pare dovrebbe essere del Generale. E quest'ultimo potrebbe innervosirsi parecchio se si rovinasse. Dovrai fare veramente molta attenzione nel combattere contro di me."

Lewis fischia. Questo è un comportamento sleale, ma che importa? Stanno per combattere, e Le Chariot potrebbe ucciderlo. Non esiste morale in guerra.

Il caporale china la testa di lato. "Ottima tattica, complimenti. Sai invece qual è il mio punto di forza?"

"Inventare frottole?"

Le Chariot ride, lentamente. "No, simpaticissimo falso generale. È l'abilità e la precisione con cui uso la lancia." Immediatamente la fa scattare, utilizzando solo un braccio. Colpisce con l'asta il libro, facendolo cadere da mano a Mikah. Lo prende utilizzando il piatto della lama della lancia e lo porta a sé. La punta d'acciaio stridisce contro il pavimento di marmo.

"Tattica annullata. Vuoi ancora combattere da solo contro di me? Avanti, puoi darmi un bacetto sui miei stivali d'acciaio, se vuoi anche con la lingua, e poi potrai andartene. Non ti costerà nulla, solo un po' di umiliazione. No? Non vuoi? Va bene, deciderò io per te."

La lancia scatta ancora verso Mikah, mirando al petto. Il ragazzo devia il colpo con la spada e fa qualche passo indietro, terrorizzato. Non riesce a credere nel guaio in cui si è cacciato. Le Chariot continua ad avanzare, punzecchiando l'avversario in punti apparentemente casuali. Mikah si limita ad alzare la spada. La lama data la sua lunghezza finisce sempre per deviare il corpo all'ultimo secondo.

"Tu non sei un guerriero. Hai la spada solo per decorazione, per bellezza. Non hai un minimo di tecnica né di riflessi. Davvero credevi di poter sconfiggere un caporale dell'esercito dell'Oroboro? Alto là, negretto, non fare un passo avanti o vi azzoppo entrambi e vi torturo."

I due restano immobili, quasi paralizzati. E presi dalla rabbia. Ma il livello dell'avversario è fin troppo alto. L'illusione di poterlo sconfiggere è svanita di colpo. Paradossalmente l'unica cosa che Lewis ha in mente è dire che non è nero, ha solo la pelle estremamente scura. Non è nero! La lama della lancia punta sul collo di Mikah, e preme leggermente facendo scorrere un rivolo di sangue. Il ragazzo tira un lungo respiro e chiude gli occhi prima di decidere cosa fare. Deve prendersi un attimo, ragionare sulla tattica migliore per combattere contro questo guerriero. Dopodiché apre gli occhi e spinge da parte la punta della lancia.

Con la testa completamente vuota e priva di qualunque tattica o osservazione, si fionda avanti con la spada sguainata, la stessa spada rubata a uno dei suoi soldati. Mena un fendente per colpirlo, ma Le Chariot tira su il manico della lancia e para il colpo con lo spazio tra le sue due mani. Dopodiché colpisce le gambe dell'avversario con la punta della lancia.

Mikah cade a terra, ma senza nemmeno indugiare si butta di nuovo avanti. Uno, due, tre, quattro colpi tutti perfettamente parati. A ogni difesa parte un contrattacco mirato alle gambe, al fianco, al braccio.

Le Chariot si difende dal quinto attacco, e ricambia subito colpendo alla spalla Mikah. Quest'ultimo si lascia colpire, e afferra l'arma dell'avversario. Il ragazzo sorride. Il caporale contrattacca sempre allo stesso modo. Basta qualche colpo per capire la sua tattica- Tirando a sé la lancia, Mikah si getta in avanti stringendo la spada. Con la lancia bloccata non potrà difendersi, né tantomeno contrattaccare. La lama arriva dritta verso il suo collo ma viene deviata all'ultimo secondo. Un irritante stridio metallico pervade il teatro. Le Chariot ha estratto prontamente la spada corta appesa alla cintura. Dà un calcio allo stomaco di Mikah, e una volta caduto a terra lo colpisce di nuovo con forza usando il bastone della lancia.

"È inutile provare a combattermi. Sono più forte in tutto: abilità, forza, riflessi. Non possiedi neanche un briciolo di energia magica. Non c'è modo per sconfiggermi."

La punta della lancia tocca il collo di Mikah mentre lui è steso per terra, così non può alzarsi.

"Omofobo, hai detto?"

"Cosa?" Chiede Mikah.

"No, mi riferisco al tuo amico bastardo. Mi hai dato dell'omofobo perché non mi circondo mai di soldati. " Le Chariot ride. "Ti sbagli, io odio il servilismo. Il che è strano per un caporale che cerca di scalare i ranghi di un esercito, vero?" Sposta la punta della lancia sulla gamba dell'avversario, premendola. Mikah cade in ginocchio, e la gamba comincia a sanguinare copiosamente.

"Esatto, io odio il servilismo. Quando le persone che si inchinano dinnanzi a me mi viene solo voglia di ucciderle."

E con la lancia colpisce l'altra gamba di Mikah. Con ferite così profonde, non sarà mai capace di camminare. Gli dà un calcio al petto e lo stende per terra. E sorride. Il caporale Le Chariot lascia il guerriero sanguinante per dopo. La battaglia non è durata neanche pochi minuti.

"Allora negretto, tocca a noi due. Se c'è una cosa che odio del servilismo sono i bulletti che si pavoneggiano. Perché tra i due c'è un brevissimo passaggio: il potere dell'avversario."

Lewis fa un passo indietro, Le Chariot ne fa uno avanti. "Lascialo stare, sono io il tuo avversario." Dice Mikah, ancora a terra.

"Prima mi hai preso in giro. Quando avrai tutti gli arti fuori uso mi pregherai come un verme di risparmiarti. Vedi? Da bullismo a servilismo, è una cosa rivoltante ma è così che funziona."

Lewis si guarda attorno in cerca di una qualsiasi via di fuga, o un modo per cavarsela. Cosa può il suo cervello di fronte a un avversario armato e molto più potente? Nulla. È pateticamente in gabbia, come un topolino all'angolo. Potrebbe girare i tacchi e scappare. Ma lascerebbe il suo migliore amico in gabbia. No, piuttosto la morte. Preferirebbe scalare la montagna dell'inferno con lui piuttosto che comportarsi da codardo.

"Omofobo di merda! Girati e combatti con me."

Le Chariot si ferma per qualche secondo, ragionando su cosa ha appena sentito. Dopodiché si volta. "Invece le persone come te sono le migliori. Mantengono la propria posizione dall'inizio alla fine: non sei cambiato da quando credevi di poter vincere."

Mikah si mette in ginocchio, in difficoltà. Il pavimento di marmo si macchia di rosso. "Non osare mai più insultare il mio migliore amico, né devi provare a fargli del male. È la persona più in gamba e intelligente che io conosca."

"Sei una persona fedele, vedo. Quale sarebbe il tuo nome?"

"Puoi chiamarmi 'no, ti prego, non la mia faccia'. Urlerai il mio nome molto presto."

Le Chariot sorride, inarcando le sopracciglia. "Vorrà dire che ucciderò il negretto per prima. Voglio vedere quanto reggerà la tua integrità, una volta messo alle strette."

Dopo qualche passo, Le Chariot si immobilizza. Non capisce. È arrivato qualcuno di nuovo? Cos'è tutta questa energia, cos'è tutta questa forza? Si volta.

Mikah è in piedi. Le ferite non sanguinano più. È suo dovere aiutare Lewis, lo è sempre stato. Nulla può permettersi di fermarlo. Sbaraglierà ogni avversario che minacci la sua vita. Lo ha fatto dieci anni fa, lo farà ora e lo farà in futuro, per sempre.

"Ho detto che non devi più insultarlo."

"Ma che.."

Mikah gli si fionda contro. Schiva abilmente la lancia, che gli sfiora la faccia rigandogli la tempia. E gli dà un pugno sul volto. Le Chariot cade e rotola per numerosi metri, fino a sbattere contro la scultura di cavalli e tori impazziti. Lewis guarda la scena sgomento. Cos'è successo esattamente? Le Chariot ha parlato di energia, si riferiva davvero a Mikah? È impossibile, il suo migliore amico non possiede un minimo di energia magica o spirituale, non è capace di fare magie. L'unica forza che possiede è quella di volontà, e la capacità di rialzarsi sempre. E soprattutto la rabbia è ciò che lo muove di più. Neanche i muri resistono a Mikah incazzato. Ma allora cos'è successo, perché Mikah è riuscito a colpirlo? E non solo, il colpo è stato così forte da farlo sbattere contro un muro. Il guerriero corre verso di lui, i suoi occhi lasciano intravedere una furia cieca. Esattamente la stessa che usava quando difendeva Lewis dai bulli della scuola, dai professori incapaci in cerca di prede facili da punire, da chiunque lo minacciasse. Chiunque. Il caporale si rialza e gli punta la lancia contro.

"Ti sgozzerò come un maiale!" Urla. E l'arma raggiunge il collo di Mikah. Ma si ferma poco prima di penetrare la carne. Il guerriero ha afferrato l'arma.

"E ho detto che non devi provare nemmeno a fargli del male." La lancia si spezza tra le sue mani. Le dita sono bianche, incandescenti. Si sente odore di legno bruciato tra la polvere e il sangue.

Un altro pugno raggiunge il volto di Le Chariot. Lui sbatte contro il muro e perde il fiato. Lewis crede di essere impazzito, non è possibile ciò che sta vedendo. Il muro contro cui è sbattuto il caporale presenta delle crepe, crepe che prima non possedeva. La testa di un cavallo cade e rotola. Non è possibile questo. E non è nemmeno possibile che Mikah stia usando la magia.

"Sai cos'altro ho detto?" Ringhia Mikah. Le sue mani sono di fuoco, bruciano. È magia, vero? Ma non è possibile, pensa Lewis, che della magia sia scatenata dalla rabbia. Ha sentito di uomini che risvegliano il proprio talento magico quando sono in pericolo di vita. Ma lui ha rischiato di morire per tutto il combattimento, eppure non è successo nulla. Invece quando Lewis è stato minacciato.. Mikah è come andato in una trance furibonda. Le mani del guerriero, completamente ricoperte dal fuoco si avvicinano al volto del caporale.

"No.. non in faccia."

"Ho detto che ti avrei sconfitto facilmente da solo."

"Ti prego, non la mia faccia!"

Le mani infuocate di Mikah premono sul volto del caporale. Puzza di carne bruciata emerge come una dispettosa messaggera.

"Brucia!" Urla Mikah. "Esplodi!" E le sue mani partoriscono un inferno. Un lampo bianco acceca tutti in pochi secondi. L'onda d'urto fa sbriciolare le porte e vibrare le statue. Cadono altre sculture, intimorite dalla rabbia del guerriero. Lewis assiste alla scena esterrefatto. Mikah ha provocato una vera e propria esplosione, una cosa che non si vede da centinaia di anni, semplicemente usando la rabbia e la forza di volontà. Forse non è solo questo. Forse è stata la presenza del Libro delle Fiamme, che possiede un'energia spettacolare, a influenzarlo e renderlo più propenso a usare la magia.

Il caporale Le Chariot è steso per terra, il suo volto è ustionato, gli mancano pezzi di pelle. Ed è svenuto. Mikah si china su di lui e prende il Libro delle Fiamme. Dopodiché stacca dalla cintura il fodero della sua spada corta, elegantemente decorata, e la estrae pronto a finirlo.

"Mikah, stanno arrivando dei soldati. Filiamocela."

Il ragazzo sputa per terra, e se ne va lasciandolo ancora vivo. Dopo una ventina di metri, come se tutto fosse perfettamente naturale, Mikah perde i sensi. Maledizione, pensa Lewis,

questo non ci voleva proprio.

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Capitolo 5
*** 2-2 ***


Cassandra apre i suoi occhi da gatto, e si guarda intorno intontita. Si trova in una piccola casa di legno che dà l’impressione di esser stata scolpita in un grosso tronco. Un ragazzo dal corpo scolpito nei punti giusti sta cucinando a petto nudo. I capelli biondi leggermente mossi gli ricadono sulle spalle. Nell'aria si sente un buon profumo. 

Lui è il mago che ha incontrato prima. Quanto tempo fa è stato? Da quando ha dormito? Il letto dove è poggiata è pieno di paglia. Lei è stata coperta con un mantello di pelliccia di cervo, e indossa una maglia non sua. L’odore del fieno è in contrasto al gustoso aroma di.. cosa? Verdure fritte? Avverte un improvviso prurito al braccio sinistro. Fa per grattarselo quando ricorda cosa è successo. Lei ha perso il braccio e la gamba sinistra per colpa di un incantesimo devastante. Adesso sono sostituiti da protesi di legno. Disegnate accuratamente ma sono comunque protesi. A quanto pare sono collegati magicamente ai suoi nervi, perché rispondono a ogni ordine che dà macchinosamente. Non è completamente disabile, a quanto pare. Cassandra sbuffa innervosita.

"Buon giorno, strega." Dice Franzis, sorridendo paternamente. Dalla porta scavata nel legno si intravede un paesaggio bianco e immacolato. Il prato e le montagne sono ricoperte dalla cenere.

Prima di parlare Cassandra deve schiarirsi numerose volte la gola. "Dove siamo?" 

"Non molto lontani da dove eravamo l'altroieri." È passato così tanto tempo? "Avevi bisogno di riposare. Tutto ciò che ti circonda l'ho creato con la mia magia."

Impressionante. Eppure lei credeva si trattasse di un mago di basso livello. Si sarà impegnato tanto per costruire la casa, è una fortuna che sia un mago specializzato nella magia di elemento terra. Un mago dell'aria o del fuoco avrebbe potuto fare davvero poco.

"I miei libri..?"

"Probabilmente sono stati tutti distrutti. Ascolta bene, strega, mi dispiace per ciò che è successo. Ti accompagnerò in un villaggio dove si trova un guaritore decente e ti lascerò lì. Dopodiché sono costretto ad andare a Tera."

La ragazza si siede sul letto. Scopre di non avere i pantaloni, ma non fa niente. A dirla tutta non ha mai avuto molto pudore. Ma Franzis non la guarda neanche.

"Perché a Tera?"

"Ci ho pensato molto, e ho realizzato che queste calamità non stanno capitando per caso. Prima l'inondazione a Venexia, che ha sterminato tutti i monaci della laguna, poi la pietrificazione di massa a Lambda. E infine un'erosione di cenere nella zona di Tera. Tra non molto arriverà l'ultima calamità, probabilmente un uragano immenso o qualcosa del genere."

"Sei stato tu a spogliarmi?" Chiede Cassandra. In lontananza un albero crolla su se stesso, disintegrandosi. Le sue ceneri volano via col vento. Una mattina senza uccelli che cantano è inquietante.
"Sì, i tuoi vestiti erano intrisi di sudore. Potevi prenderti una febbre come minimo. Dicevo, a Lambda e Venexia giravano voci dove soldati sterminavano ogni sopravvissuto: probabilmente succederà anche in questa zona. Trovare testimoni, che siano sopravvissuti o soldati, è il modo migliore per raccogliere informazioni."

"Ti è piaciuto vedermi nuda?" Il volto della strega si dipinge di sensuale malizia. Franzis esita un attimo, ragionando sulla domanda. Di sottofondo c’è il crepitio di un piccolo fuoco, controllato a dovere. E niente versi di uccelli.

"A dire il vero non ci ho fatto caso. Comunque solitamente i soldati non sono capaci di difendersi dalla magia, figuriamoci quelli mandati in una città civilizzata come Tera. Sarà facile per me intrappolarne qualcuno tra i rovi e tempestarlo di domande."

Cassandra alza un sopracciglio, seccata. Che diamine vuol dire che non ci ha fatto caso? Per una strega la seduzione è un'arma naturale e spontanea, è semplicemente assurdo che qualcuno non sia attratto da lei. A meno che non abbia gusti diversi. E sarebbe frustrante se fosse così. È un bel ragazzo, dall'aria saggia e seria, deciso ad aiutare il suo popolo e il prossimo, che ha salvato una strega intenzionata a ucciderlo. Le fa venire voglia di averlo immediatamente. Si sente come un lupo attratto da un cervo. Sì, cervo è l'animale perfetto da paragonare a lui. E poi cos'altro? Con questo corpo si sente brutta, storpia. Ha le protesi bene in vista ma lui non ha storto il naso nel vederla. L'ha curata, l'ha spogliata, ha già visto tutto di lei. Forse al mondo è l'unico capace di guardarla con naturalezza. L'unico che ora come ora potrebbe apprezzarla.

"Se non ti avessi mai incontrato a quest'ora sarei morta, vero?"

"A giudicare dalle condizioni del treno direi proprio di sì."

L'ha salvata, l'ha curata, non ha approfittato della sua perdita di coscienza. L’unica persona con cui ha avuto a che fare fino ad ora è il generale, e lui non si è fatto vivo. L’ha lasciata morire. La strega si alza e barcolla verso di lui, cerca di raggiungerlo. Perde l'equilibrio e cade in avanti, ma viene presa al volo dallo stregone. Lei è così debole, lui così forte. Da quand'è che non prova questa sensazione?

Cassandra si arrampica sul corpo dello stregone, fino ad avvolgere con le sue braccia il collo. Avvicina il viso e sforza un sorriso malizioso. 

"Facciamolo."

Il suo respiro gli appanna gli occhiali, la trova una cosa divertente.

"No." Risponde severo Franzis. "Sei già indebolita, uno sforzo del genere ti costerebbe caro." 

La prende in braccio e la poggia sul letto. Cassandra non vuole lasciarlo, ma lo stregone sguscia abilmente tra le sue braccia e torna a cucinare.

"Cosa c'è, non ti piaccio? Se è così dimmelo, non mi offendo." Sbuffa innervosita la strega, incrociando le braccia. Il contatto della pelle col legno la fa rabbrividire, ma cerca di non pensarci: presto potrà tornare normale. 

"A dire il vero credo tu sia una delle più belle ragazze che abbia mai visto." Risponde lui senza guardarla, e intanto continua a cucinare. Meno male, certo che Cassandra se la sarebbe presa.

"Allora ti piacciono gli uomini, vero?" La strega china la testa di lato, lanciandogli uno sguardo perforante. Ma lui non può vederla, le dà le spalle. Franzis esita per qualche secondo, poi risponde "No."

"Sei innamorata di un'altra?"

"Nemmeno."

"Allora perché non mi vuoi?" Ringhia Cassandra, inferocita. Vorrebbe saltargli addosso e.. fare cosa? Strappargli le carni dalla pelle per la rabbia o fare altro?

"Quando eri in fin di vita, non ragionavi più. Guardandomi hai chiamato tuo padre. Non riesco a togliermelo dalla testa, continuo a pensarci. Mi sento in colpa, sei solo.. una ragazza."

E insistendo così non fa che confermare questa visione: una ragazzina viziata che vuole a tutti i costi un regalo, un piccolo piacere.

"Il fatto che tu appena sveglia abbia pensato subito a certi.. argomenti, mi ha fatto rabbrividire. Non voglio venire a conoscenza dei rapporti disturbati che avevi con tuo padre."

"Tu e mio padre non c'entrate niente." Mente Cassandra "L’ultima volta che lo vidi ero nello stesso stato delirante. Da allora sono stata da sola, tranne che per qualche.. occasionale visita. Credo sia normale che io abbia visto lui quando speravo che qualcuno mi salvasse." La strega lo guarda seria, ma poi si addolcisce. “Con te è diverso. Tutte le donne vogliono portarsi a letto un eroe, non lo sai?”

Franzis ricambia lo sguardo. Ha il volto più disteso, rilassato, seppur tremendamente serio. Chissà quale fardello si era creato mentre lei dormiva. 

"Non lasciarmi in una città qualsiasi."

"Perché?"

Cassandra si accarezza la protesi della gamba, rattristata. "Non potevo lasciare il treno, qualcuno mi ci aveva segregata per proteggere.. dei libri."

Franzis è abbastanza accorto da non fare domande. Ha capito che si tratta dell'incantesimo di proibizione che la lega ancora, se si lasciasse sfuggire qualche dettaglio in più potrebbe morire. 

"Quei libri hanno a che fare con queste catastrofi, mi ci gioco tutto. L’ha fatto apposta a segregarmi lì, lontana da tutti. In un posto sconosciuto, dove sarei morta e nessuno sarebbe venuto a cercarmi. Temeva che io trovassi una soluzione all’incantesimo. Adesso sono ufficialmente morta per lui. Non importa dove possa andare, non verrà a cercarmi. Posso tornare ad avere legami, condividere cose, amare ed essere un'amica. Voglio essere la tua ragazza."

Lo stregone sorride dolcemente. "Non acceleriamo i tempi. Sei confusa, con delle gravi ferite, sopratutto psicologiche. Accetto di portarti con me, come semplice amica o alleata. Ma io ho intenzione di addentrarmi tra i soldati che girano a Tera. Se ho compreso bene la situazione, quell’esercito c'entra con colui che ti ha lanciato l'incantesimo di proibizione. Finirai per incontrarlo, e rischierai nuovamente la vita."

"Vedrai che troverò una soluzione."

Un caldo sole entra dalla finestra, facendosi spazio, imponente, tra le nubi e gli alberi. Al di fuori della casa decine di uccellini appaiono, chissà da dove, cantano le loro canzoni allegre. Canzoni di gratitudine verso la vita, canzoni di amore e di negazione verso la morte.

Franzis finalmente le porge un piatto fumante. "Che.. diamine è?" Chiede lei.

"Ho cucinato come meglio potevo ciò che ho trovato. Non sono ancora al livello di far crescere verdura buona da mangiare. So solo richiamare patate e carote, e come vedi fanno parte degli ingredienti.”

"Non potevi cucinare della carne?"

Lo stregone pare offeso. "Una ragazza viene mutilata da una magia e io vado in giro a cacciare cinghiali? Non lo avrei mai fatto, dovresti saperlo."

Cassandra decide che non è il caso di pretendere troppo, e mangia quel che ha. Franzis la guarda prima sorridente, poi va a mangiare la sua parte.

"Il bastone che avevi quando sei arrivato qui.. l'hai perso, vero?"

"Che domande, certo. Come tu hai perso i libri io ho perso il mio bastone. Ma non fa niente, potrò trovarne un altro."

Cassandra sorride amara. "Entrambi abbiamo perso.. tutto."

Lo stregone apre gli occhi di scatto, come se si fosse ricordato di qualcosa. Fruga nella sua borsa e le porge un taccuino, con di fianco una penna. "Questo è tuo, no?"

"Già. Grazie per avermelo dato.” 

“Non mi sembra un taccuino normale." 

I piatti di pietra ricreati in modo grezzo si svuotano in fretta, e vengono buttati in un angolo per non venir usati mai più. Con estrema naturalezza Franzis evoca un ceppo di legno che gli permette di sedersi. "Come funziona? È incantato?"

La strega si sente imbarazzata. Hanno cambiato ripetutamente argomento, passando da quelli più imbarazzanti ai più tristi. E ora eccolo qui, che si siede e la guarda negli occhi chiedendole come funziona il suo taccuino. 

"Non è l'oggetto a possedere la magia, bensì ciò che ci scrivo sopra."

"Quindi scrivi formule magiche!"

Cassandra scuote la testa. "No. La vera magia riposa nelle parole. Il linguaggio è la chiave di tutta la cultura umana, senza saremmo ancora animali. L’uomo è nato veramente quando ha cominciato a scrivere. Dopo tutti questi anni abbiamo donato a ogni parola possiede una forza immensa. La mia capacità sta nel rievocare il significato della parola stessa. Ricordi quando ti ho legato col taccuino? Ho scritto 'corda' e  ho evocato la forza del suo nome."

Franzis ha il mento appoggiato al palmo della mano e ascolta terribilmente interessato. Cassandra si sente ancora più in imbarazzo ad avere così tante attenzioni. Quegli occhi azzurri, nascosti dagli occhiali spessi, la fissano con un’intensità esasperante. Ma perché dovrebbe sentirsi in imbarazzo? Lei ha studiato magia da quando era piccola, è molto più forte e saggia di lui, un mago da quattro soldi. Dovrebbe essere lui a essere intimorito.

"Quindi basta scrivere ciò che si vuole evocare."

"Non è così semplice. Bisogna padroneggiare per bene la tecnica per evocare un oggetto animato. Per esempio, se io scrivessi semplicemente la parola corda, potrebbe uscire una corda di ferro come quella di fibre. Potrebbe essere grossa, piccola, minuscola, titanica. E nonostante tutto non è detto che la corda sia capace di muoversi."

La ragazza si sente fiera di sé per l'abilità nell'usare questo tipo di magia. Nessun altro è capace di farlo, solo lei, suo padre, suo nonno, e così via.

"Quando avevo cinque anni per fare quello che ho fatto a te avrei dovuto scrivere 'corda di fibra di tre centimetri di diametro che levita e lega il mio avversario' dopodiché avrei dovuto aggiungere il tuo nome.."

La ragazza va improvvisamente nel panico. Nome? Qual è il nome dello stregone? È stata salvata da lui, ci ha provato come una cagna, e non sa nemmeno come si chiama.

"Franzis." Sorride lui.

"Tu conoscevi già il mio nome. Credevo che non ti avrei mai più rivisto, quindi non me ne sono fatto un problema.. ma come mi conosci? Come sei arrivato fin qui?"

"Facciamo che te lo spiego in viaggio. Sarà un buon modo per passare il tempo, che ne dici?"

Cassandra si rannicchia in disappunto sul letto. A sapere che avrebbe dovuto allontanarsi così tanto da casa, si sarebbe preparata una valigia. Il padre riusciva a inserire tutti i mobili di casa in una semplice borsa, lui sì che era un vero mago. E adesso non potrà più restare stabilmente in un posto, non avrà più una vera casa. Ma l'idea la fa sentire meglio: era molto peggio restare in un cazzo di treno con il terrore che il Generale le recasse visita senza preavviso. Adesso non potrà più darle fastidio. E magari chissà, potrebbe vendicarsi.

La strega prende il taccuino e scarabocchia sopra noncurante. I libri erano la sua vera forza. Dentro sono racchiuse centinaia di pagine composte da desideri, pensieri, immaginazione, volontà. Migliaia di concetti articolati ed elaborati finemente potevano scatenare le magie peggiori. Come quel racconto di fantasia che lei amava tanto: poteva evocare veri e propri draghi. E nonostante tutto, quel potere non era abbastanza per poter uccidere un uomo come il Generale.

Tre pagine riempite da una scrittura fine, le permettono di evocare dei vestiti decenti per lei. Dureranno un paio di settimane, dopodiché svaniranno. Dovrà ricordarselo.

"Che fai, ti cambi di fronte a me?" Chiede Franzis.

"Mi hai già vista nuda, che problema c'è?"

Lo stregone sospira paziente. "Più che altro mi preoccupa il viaggio. Non potrò mica portarti sulle spalle per tutto il tempo."

Cassandra si abbottona una lunga gonna scura. Così la sua gamba di legno non si vedrà, al contrario dei semplici pantaloni. "Non sai evocare un golem?"

"No.” Per qualche motivo, Franzis sembra terribilmente frustrato. Solo a pronunciare la parola ‘golem’, il suo volto si indurisce. “Le mie capacità si limitano a richiamare oggetti inanimati." 

Quindi è davvero un mago di basso livello. Eppure è riuscito a costruire una capanna di legno da solo. Quanto si sarà sforzato per farlo? Stupisce che sia ancora in piedi. Cassandra gli butta addosso dei vestiti. "Indossa questi, sono anche più belli degli abiti che avevi prima."

La strega evita accuratamente di menzionare il fatto che potrebbero sparire senza preavviso tra poche settimane. Sarà un momento particolarmente adorabile. Poche ore dopo, i due si trovano in groppa a due cavalli silenziosi, bianchi ed eterei.

"Sono vivi?" Gli occhi degli animali sono opachi, senza vita. Non strepitano, né nitriscono per l’impazienza. Restano fermi, immobili come statue, in attesa di istruzioni.
"No, sono frutto di fantasia. Non posseggono un'anima fittizia legato a un’emozione o un’indole come i golem. Si può dire addirittura che in realtà non esistano. È l’energia delle parole che danno loro forma. "

Franzis storce il naso. "Non mi piace." 

"Arrangiati." Sospira la strega, picchiettando un dito sul legno della protesi del braccio. Se avesse studiato di più, sarebbe capace di curarsi da sola. Ma la paura del costante occhio vigile del Generale la paralizzava. Temeva che una sua crescita spirituale potesse infastidirlo e portare conseguenze drastiche.

Il viaggio è tranquillo. Comandare i cavalli fittizi è difficile, soprattutto perché non danno ascolto a Franzis, ma solo alla strega. Quindi il lavoro di Cassandra risulta doppiamente impegnativo. Ma questo è il minimo in confronto a ciò che lo stregone ha fatto per lei. Con entusiasmo, riescono a raggiungere molto presto la città più vicina: si sono allontanati dal cerchio di distruzione di Tera, e si vede. Il paesaggio ha abbandonato la morte bianca e immobile, assumendo una colorazione pallida ma accogliente. L’odore di cenere infastidisce ancora le loro narici. Cassandra tira su con il naso. “Non avevo idea che ci fosse un villaggio da quelle parti.” Dice.

“Sono riuscito a rintracciare la posizione sentendo il flusso di vita. Non è difficile, soprattutto nella terra piena di morte che ci siamo lasciati alle spalle. Ricordati che, una volta guarita, dovremo tornarci.” Cassandra si limita a fissarlo in silenzio. 

La città è più piccola di quanto si aspettassero. Si tratta più di un villaggio, dalla cultura e società retrograda. Secondo gli standard può essere catalogata come borgo del tardo medioevo. Tecnologia praticamente nulla, ma in compenso avrà un'alta quantità di magia e alchimia. E Franzis non sembra sentirsi a disagio in un ambiente del genere, probabilmente viene da un posto del genere, forse con una tecnologia ancora più retrograda. I destrieri sono costretti a sparire, un po' per evitare domande, un po' perché la strega sta cominciando veramente ad affaticarsi. Contrariamente a ogni città del periodo medioevale, il paese non ha mura difensive. Le case spuntano come funghi, affollandosi nel centro e affacciandosi curiose sulla piazza. Un cartello li invita ad addentrarsi nelle strade, pronunciando “Benvenuti a Borgo Savio”.

La strega cammina con la bocca semi aperta, assaggiando gli sprizzi di vitalità del borgo, curiosando a ogni angolo. Nell’officina di un fabbro, un uomo dal grembiule di cuoio sbatte ripetutamente il martello contro l’incudine. Il suo assistente accoglie due clienti, rivestiti d’armatura scura, mostrando loro armi di ogni genere.

Un negozio di alimentari esibisce la testa di un cinghiale. Dalla vetrina si intravede il negoziante, vestito di solo una tunica verde, che discute ad alta voce con un ragazzo dalla puzza sotto il naso. Quest’ultimo indossa una tunica, sotto-tunica, brache, mantello e stivali di altissimo pregio. Chissà se si tratta di un nobile di Borgo Savio o di un figlio di un ricco mercante che fa i capricci.

Chiedendo in giro, i due ottengono finalmente la via della clinica di un dottore che pratica taumaturgia. Del resto in posti del genere è facile trovare guaritori capaci di farti ricrescere un arto. Falegnami, fabbri, pescatori rischiano sempre un occhio, un dito o pezzi di corpo ancor più delicati. Per questo i medici si specializzano in cure estreme, rapide ed efficaci. Allo stesso momento, la popolazione del paese si dimezza all’arrivo di un’epidemia di peste o anche della febbre più semplice. È così in tutti i paesi di quel periodo. Franzis si aggira guardingo, osservando preoccupato gli uomini in armatura che passeggiano o chiacchierano tra di loro. Sono in troppi per essere dei mercenari, troppo pochi per formare un esercito e non hanno l’armatura né il portamento giusto per fare le guardie. Chi sono allora?

La casa di pietra del medico sfoggia un cartello di legno scuro, su cui è dipinta una croce avvolta da un serpente che divora la propria coda. È rannicchiata tra le altre case, in un modo quasi umile. Di fronte una fontana spruzza gentilmente acqua, nel frattempo un uccellino si bagna il becco indisturbato. All’arrivo di Franzis, che si precipita alla porte per bussare, l’uccellino vola via. Qualche secondo dopo un uomo attempato, dai capelli radi bianchi, che indossa occhiali piccoli appoggiati sulla punta del naso, apre la porta di legno. 

"Avete bisogno?" Chiede lui, guardingo. L’uomo è abituato a vedere le solite facce, e incontrare due estranei lo rende subito sospetto. Sulla tunica porta lo stesso stemma del cartello: una croce con il serpente che divora la propria coda. Cassandra si limita ad alzare la gonna, mostrando la gamba. "Deve risolvere questo."

Lui sorride, le rughe increspano il viso pallido e vecchio, dopodiché apre completamente la porta. "Accomodatevi. Sono il medico del villaggio, mi chiamano L’Hermite."

I due giovani vengono accolti da una sala d'attesa scura, illuminata con fatica da due finestrelle di vetro. Sei sedie sono poggiate al muro, una pergamena su cui è disegnata  l'anatomia umana attrae subito l'attenzione.

"Mi scusi, signore, i familiari dovrebbero aspettare fuori."

"Ma io.." Si lamenta lo stregone, che con un dito si sistema nervosamente gli occhiali.

"Il marito, giusto?" Chiede il dottore. Cassandra sorride maliziosamente. "Esatto, dottore. Ma è un uomo paziente, aspetterà."

Franzis resta in silenzio, scocciato. Va in un angolo e si siede col musone. Lui l'ha vista nuda, l'ha curata, le è stata affianco. Ha vomitato per tutto il tempo, e lui l'ha pulita. E ora non può assisterla? No, va bene così. Si limiterà a osservare la stanza. Sembra più interessante di quanto si possa dire a prima vista.

La sala medica illuminata in modo particolare. Una branda è posta al centro della stanza: un sistema di specchi e di finestre fa sì che sia perfettamente coperta dalla luce. Il resto è invece immerso nel buio, e sembra di trovarsi in un teatro macabro ma sacro. Due enormi scrivanie accolgono numerosi strumenti medici, nonché libri e provette. Pergamene magiche sono appese al muro, nascondendo arcani incantesimi presumibilmente di scopo medico.

"Si stenda, signorina.."

"Cassandra." Sorride la ragazza. Zoppica verso il lettino e si siede con difficoltà, un po' in disappunto medico che pare essersi dimenticato delle buone maniere, e non l’aiuta a stendersi. L'uomo le si avvicina, controlla il  battito con le dita, guarda attentamente le protesi.

"Questo è un lavoro ottimo. È stato suo marito, vero? Bene, bene, è stato bravo. Posso utilizzare la base della protesi per ricreare l'arto. Ma prima dovrò sedarla, dato che ovviamente sarà un'operazione molto dolorosa. Le dispiace firmare un paio di carte dopo? Sa scrivere?"

La strega annuisce mentre un ago le entra nella vena.

"Sa, è raro avere una ragazza tanto bella nella mia clinica. Un vero piacere. Il sedativo dovrà fare effetto tra poco. Le farò qualche domanda, ragionando il cervello smetterà di funzionare e riposerà. Mi dica, sa cos'è l'acrotomofilia?"

Cassandra si sente improvvisamente confusa, stanza. Che le sta chiedendo? Acrotomofilia? E che diamine sarebbe? Scuote la testa, e tutto è ancora più confuso. Il medico lega le sue braccia e gambe. Attiva una leva, che separa parte del lettino, costringendo la ragazza ad aprire le gambe. L'uomo accarezza la protesi della strega, e con un pizzico di energia magica controlla il marito. Non si è mosso, perfetto. Forse un qualche goccio di magia soporifera farebbe bene anche a lui. Attiva una pergamena con lo sguardo e sorride.

"Sarebbe una perversione sessuale, un feticcio diciamo. Indica l'attrazione verso gli arti amputati. È difficile da capire, ma io lo comprendo perfettamente. Oh, si è già addormentata signorina? Ottimo, ottimo. Questo vecchio è abituato a parlare da solo, mi scusi se lo faccio anche mentre dorme."

L'uomo chiude la porta di entrata con tre serrature. Dopodiché alza la gonna della strega. La sua mente si annebbia improvvisamente, in preda all’eccitazione. Una preda così facile, proprio sotto le sue mani. Deve trattarsi di un qualche intervento divino, non può essere così fortunato. E nessuno si accorgerà di niente. Nessuno l’ha mai scoperto. Solo i maghi più in gamba si accorgono dei suoi incantesimi e delle sue pergamene nascoste. Ma le sue prede non sembrano capire un accidente di magia. Durerà un attimo. Oh povero vecchio, lui dura sempre un attimo. Ma date le sue occasionali scappatelle, questo aspetto è diventato più un pregio.

"Dottore, le consiglierei di riallacciarsi i pantaloni."

L'uomo si volta improvvisamente verso la direzione della voce. Il marito della ragazza è dietro di lui, si sta pulendo gli occhiali, nascosto nell’ombra.

"Non conosco la prassi con cui lei cura i pazienti. Ma mi sembra un'operazione molto particolare, sa?"

"Tu come diamine sei arrivato qui?"

Franzis sorride e indossa gli occhiali finalmente puliti. "Una casa di pietre per me è come se non avesse porte. Allora, cosa ha da dire? Le dispiace se resto qui a osservarla operare?"

Il dottore fa qualche passo indietro. Avrebbe dovuto controllare per bene, prima di procedere con l'amplesso. Essere sicuro di essere al sicuro, è quello che si ripete sempre. Ma la ragazza era così avvenente che ha avuto fin troppa fretta di saltarle addosso. Eppure dà sempre uno sguardo alla forza spirituale dei pazienti e i loro accompagnatori: lui ne aveva solo un briciolo. Però ha resistito all'incantesimo soporifero ed è passato tra le rocce del suo studio, come ha fatto?

Il dottore procede con una litania mentale per evocare un bisturi. Solitamente lo usa per le emergenze: ed è proprio questo il caso. Si fionda in avanti, cercando di colpire lo stregone, come uno scorpione in difficoltà. Una volta ucciso potrà appropriarsi della ragazza come preferisce. Poi, purtroppo, dovrà uccidere anche lei.

Franzis schiva il colpo all'ultimo secondo, spaventato. Gli occhiali gli si sono rigati: ora sono completamente rovinati. Il dottore si getta nuovamente in avanti, penetrando Franzis con il bisturi. La camicia dello stregone si macchia di sangue.

Il medico sorride, fa per tirare dietro il bisturi ma non ci riesce. E non riesce a fare nessun’altra mossa. Si rende conto di essere completamente paralizzato. Abbassa lo sguardo: radici di albero sono spuntate prepotenti dal pavimento, rompendo le mattonelle, e hanno avvolto il suo corpo a una velocità straordinaria. Stringono delicatamente il suo corpo, ma allo stesso tempo in modo saldo. Non si era neanche accorto di esser stato attaccato, e ora non riesce più a muoversi.

Franzis estrae da sé il bisturi, dopodiché lo butta. Lo strumento cade per terra, emettendo un suono metallico e cristallino.

"Adesso, dottore, le consiglio di curare per bene la mia ferita, dopodiché farà ricrescere gli arti di mia moglie. Se alzerà un solo dito, magico o materiale che sia, le spezzerò il collo così rapidamente da non rendersi nemmeno conto di essere morto."

Le radici si allentano, con calma, permettendo al dottore di muoversi. Il medico respira affannosamente, in panico. Alla sua età non può permettersi una quantità così alta di stress. "Si può sapere come hai fatto? Tu non sei un semplice mago."

"Non è stato difficile. Lei ha il simbolo dell'Oroboro, un simbolo che ho già visto prima su armature dell’omonimo esercito. Il soffitto era ricoperto da cerchi magici, seppur invisibili all’occhio di un comune paesano, e questo non ha fatto altro che aumentare il mio sospetto. Mi sono allontanato, ho aspettato il momento giusto, e sono arrivato da lei. Non sono un bravo mago, lo ammetto. Ma la mia forza si moltiplica quando qualcuno tocca mia moglie."

Gli occhi del mago si dipingono di una severità glaciale. Se volesse potrebbe spezzargli tutte le ossa e lasciarlo marcire tra i rovi e le radici.

"Tu non sai con chi stai parlando. Io sono L’Hermite, dell'esercito dell'Oroboro." Ringhia il medico. Ma intanto procede con la cura della paziente, mentre il cuore gli batte al massimo. Gli sembra di essere sull’orlo del collasso. Certo, sarebbe divertente morire proprio in questo momento. E i due ragazzi passerebbero un sacco di guai.

"Se ti hanno rifilato qui vuol dire che non sei un pezzo così grosso." Commenta sarcastico lo stregone. Ora le radici tengono il dottore solo per le gambe, impedendogli di scappare, e per i testicoli, nel caso abbia intenzione di tiare qualche brutto scherzo.

"Tu non capisci: appena i miei superiori sapranno.."

"Mi stai suggerendo di ucciderti?"

"No, no, scusami." La voce del dottore si fa sempre più bassa. Lo stregone guarda le sue spalle attentamente. Cosa fare adesso? Il buonsenso suggerirebbe di finire il dottore appena finito il lavoro. Se ha davvero un nome nell'esercito dell'Oroboro potrebbe vendicarsi presto, provocare complicazioni ben peggiori di un semplice stupro da parte di una sola persona. Eppure, come può Franzis uccidere veramente un uomo? Non è altro che il prodotto di una serie di istinti perfettamente naturali. Il fatto che sia capitato in circostanze così scomode è solo una coincidenza.

Come può Franzis uccidere veramente un uomo?

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Capitolo 6
*** 2-3 ***


Il Salvatore sospira e si asciuga del sudore dalla fronte. Ha portato tutti i cadaveri al cimitero, li ha seppelliti e ha pregato per ognuno di loro. Perché tutto da solo? Nell'ultima battaglia ha osato utilizzare un'arma, per questo La Temperanza lo ha punito. Anche se teoricamente era un remo, uno strumento per nuotare su una piccola barca, ma non è importante l'oggetto bensì l'intenzione.

I pochi rifugiati sono partiti da due albe. Loro non mangiano da un ciclo di luna, e va bene. Ogni tanto Il Salvatore soffre la fame, ma è nei momenti di difficoltà che l'uomo riesce a tirare davvero il meglio di sé stesso. Due macchine elettriche rovesciate sono state smembrate dal monaco. Quest'ultimo ha dovuto utilizzare pezzi di sportelli, volanti e la leva del cambio per riuscire a creare delle tombe decenti.

"Se andassimo al centro del vulcano?" Chiede il ragazzo, mentre fascia accuratamente il remo. La Temperalza lo guarda in piedi, severo, con il cappuccio ancora alzato. Lui non si siede mai: nemmeno quando dorme. "Per quale motivo, sentiamo?" Più un uomo si priva dei piaceri, più si avvicina all'anima assoluta, così dicono. Il maestro non mangiava, non beveva, non dormiva. Si diceva che il suo cuore avesse smesso di battere da anni. Era praticamente un dio. Ma ora è morto. A quanto pare nemmeno gli dei sanno sopravvivere alle catastrofi naturali.

"La magia proveniva dalla bocca del vulcano, no? Andando lì potremmo scoprire qualcosa di più." Il Salvatore giocherella con le perline infilate tra i suoi capelli. Perline d'acqua cristallizzate che risplendono nella pallida luce di Tera.

"Quello è il lavoro per i maghi e gli eroi. Tu sei qui per aiutare, non per giocare all'eroe investigatore."

Il Salvatore, sconsolato, pulisce la polvere e il terriccio attaccato sulla tunica bianca da monaco. La corda che passa sotto il tessuto del cappuccio spunta all'altezza del petto, di un blu intenso, intrecciata finemente e dura quanto l'acciaio, si rifiuta di dondolare assieme al vento.

Dovrà continuare a girare per Tera cercando superstiti e dandogli da mangiare? Quando arriveranno le imprese eroiche come quelle di pochi giorni fa? Lui vuole combattere, vincere, sbeffeggiare gli avversari, salvare donzelle anche se non gli è permesso avere rapporti con le ragazze. Ma l'importante è l'ammirazione, il contatto platonico. "I rifugiati potrebbero cavarsela da soli, se non fosse.."

"Se non fosse?" Lo incalza La Temperanza.

"Se non fosse per quei soldati che cercano di sterminarli tutti, per opera del Generale. Ma chi è?"

Il suo compagno resta in silenzio, con le mani dietro la schiena. Una cintura arancione avvolta attorno alla vita mostra l'elevato grado tra i monaci. Due gradi in meno del maestro.

"Il vero aiuto potremo darlo noi: eliminiamo tutti i soldati."

La Temperanza scuote la testa, in disappunto. "Il mondo non è fatto di buoni e cattivi. È fatto di situazioni. I soldati uccidono perché sono malvagi? No, certo che no. È tutto circostanziale: potrebbero non volerlo, e la leva potrebbe essere obbligatoria. Potrebbero voler salvare e aiutare la loro patria. Potrebbero persino aver voluto sventare un attacco terroristico da parte di Tera, eliminando il problema alla radice. Noi non lo sappiamo."

"Va bene allora." Il Salvatore stringe i pugni. "Cerchiamo la verità. Prendiamo uno di quei buffoni e.."

"Sembra che dentro di te risieda comunque violenza." Commenta La Temperanza. Il ragazzo gli lancia uno sguardo furbo. Lui non capisce, fa parte del suo ruolo salvare innocenti e combattere contro avversari potenti. Perché avrebbero dovuto dargli questo nome, sennò? È Il Salvatore per un motivo. Ha salvato un'intera famiglia quando era solo un ragazzino, potrà salvare chiunue altro quando vuole.

La Temperanza, quel testardo, per ordine del maestro dovrebbe proteggerlo. Ma ha una concezione strana di protezione. Per lui è più un discorso morale: proteggere la sua integrità da monaco. Non ucciderlo, non ammazzarlo, lascialo stare, non importunarlo, non usare armi, non mangiare, lascia stare quel bambino. Sempre le solite cose.

Non ha scelto Il Salvatore di essere un monaco. Fosse stato per lui sarebbe andato in giro per il mondo, armato di spadone e armatura, a farla vedere ai cattivoni. È stato cresciuto lì, come tutti gli orfani di Venexia, e lì e rimasto per quattordici lunghi anni.

"Andiamo, allora. Abbiamo percorso solo parte della città e sono passati quattro giorni dalla catastrofe. Chiunque sia ancora in pericolo rischia grosso, e più tempo perdiamo peggio sarà."

I due si avviano. In realtà è passato abbastanza tempo per far sì che i superstiti se la siano cavata o siano morti definitivamente. Il Salvatore vuole che si sbrighino a trovare altri uomini dell'esercito prima che cambino zona da perlustrare. O semplicemente abbandonino Tera.

Il tempo e il vento hanno lentamente eroso la città. Prima era ricoperta di cenere, ma questa è volata via. Tera è passata da candida città bianca a un terribile cimitero nero e grigio. Ciò che non è crollato è stato eroso e mangiucchiato fino all'osso, formando così costruzioni strane, grottesche, inquietanti. La cenere soffiata via ora è nel cielo, producendo un effetto molto simile alla nebbia mista a soffocante fumo. In pratica è una città degli orrori. Cielo coperto, case magre, nere, crollate, fumo fastidioso e la maggior parte degli abitanti morti.

Il cemento delle strade praticamente non esiste più, sembra piuttosto di star camminando su della arida sabbia grigia. Toccherà camminare alla cieca finché non si imbatteranno in qualcosa. Qualsiasi cosa, e loro la risolveranno. È il loro mestiere.

"Non noti niente?" Chiede La Temperanza, mentre segue pazientemente il suo compagno, con i pugni dietr ola schiena.

"C'è un silenzio spaventoso. Come minimo questa zona è vuota da giorni."

La Temperanza resta in silenzio. Perché questa domanda? Sta diventando paranoico?

No, un attimo. Se l'ha chiesto vuol dire che Il Salvatore non ha notato qualcosa. Rallenta fino a fermarsi. "Cosa avrei dovuto notare?"

"Dimentico che hai ancora tanta strada da fare, e non riesci ad avvertire la presenza di altre persone semplicemente con lo spirito. C'è qualcuno qui vicino."

"Dove?" Chiede entusiasta Il Salvatore.

"Proprio dietro di voi." Dice un'altra voce. I due si girano di scatto per vedere chi diamine è arrivato. Una ragazza li stava seguendo. Il Salvatore degludisce di fronte a quello spettacolo.

Non si tratta di una semplice ragazza, ma di un soldato dell'esercito. Probabilmente di grado elevato, la sua armatura è fin troppo decorata per essere una soldatessa semplice. Indossa un vestito di cuoio scuro attillato, che lascia intravedere ogni sua forma. Il pettorale che stringe il più possibile i suoi seni, i parastinchi, i manicotti e gli spallacci sono gli unici pezzi d'armatura che la proteggono seriamente. La sola parte scoperta del suo corpo sono pochi centimetri sulle cosce, tra la fine del vestito di cuoio e l'inizio dei parastinchi. Può sembrare poco ma è sufficiente per attrarre l'attenzione.

Sul pettorale è disegnato un grosso serpente che divora la propria coda. I suoi capelli color cenere le incorniciano il viso. Due lunghe trecce svolazzano in preda a un vento inesistente, due fiocchi ballano con loro. Due lunghe fodere sono appese alla cintura, dai quali sporgono manici di colore diverso: uno bianco e uno nero. Due occhi di ghiaccio li fissano, senza lasciar trasparire alcuna emozione positiva.

"Allora, cosa abbiamo qui?"

Il Salvatore cerca di mantenere il sangue freddo. "Siamo due monaci di Venexia, signora."

"Venexia, eh? Credevo fosse stata inondata per la seconda volta.. affogando tutti i monaci."

"Siamo gli unici sopravvissuti." Risponde Il Salvatore. Chi è quella ragazza? Di certo è un pezzo grosso, ma non ha un'aria spaventosa o malvagia. Solo severa. Al monaco ricorda La Temperanza.

"E come mai siete qui? Volete vendicarvi?"

"No, noi monaci ripudiamo la vendetta. Come mai dovremmo vendicarci?" Risponde Il Salvatore, sospetto. Incrocia le braccia, mostrando i muscoli scolpiti e delineati.

La ragazza lancia uno sguardo penetrante al monaco. Dopodiché estrae una delle due spade.

"Io sono La Justice, caporale dell'esercito Oroboro. Faccio parte dei cinque caporali assegnati a Tera per la pulizia."

Il Salvatore e il suo compagno si scambiano un'occhiata eloquente.

"Mi sembra strano che una persona chiamata La Justice si appresti a sterminare persone innocenti. D'altronde noi siamo solo monaci che cercano di aiutare."

La caporale sorride, amareggiata.

"I piani dell'Oroboro potrebbero essere giusti, ma sicuramente non lo sono i mezzi. Vi schiaccerò sotto il pesante martello della giustizia. Ogni sopravvissuto merita di morire, in quanto minaccia. Vi dò la possibilità di fuggire, perché la morte sotto un'altra catastrofe sarà sempre più dolce rispetto al venir affettati dalle mie lame. Fuggite, ora, prima che l'ira di La Justice trionfi."

"Questa non è affatto giustizia." Il Salvatore si lecca le labbra, determinato.

"Sei troppo piccolo e insignificante per capire. Ma non fa niente, questo è il disegno di iddio. Sei nato così e sei destinato a esserlo per sempre. Ti assicuro che la tua morte garantirà un bene superiore a tutto il mondo."

Il Salvatore non ne capisce di religione. Per lui esiste solo chi fa del male e chi fa del bene. Per questo trova difficile controbattere a un discorso simile, tanto insensato. Vale la pena scontrarsi con il credo altrui? Forse no, ma quando i credenti alzano le armi è giustificato difendersi. Quale futuro benevolo toccherà la terra con la morte di tanti uomini?

"Mi pare, poi, che voi non siate persone così giuste. Siete stati voi a uccidere tre dei miei soldati, o sbaglio?"

"Sbagli. Sono stato io, il mio compagno non c'entra nulla."

"È qui infatti che arriva il mio compito. Non mi macchio le mani finché non incontro assassini e ladri. Se ti chinerai riceverai una morte indolore e rapida, per il bene universale di questo mondo grazie all'Oroboro. Se scapperai subirai una fine peggiore, non per mano mia. Cosa scegli?"

Il Salvatore procede nella sua posizione da combattimento a mani nude. Non potrà ucciderla, quindi si limiterà a romperle tutte le giunture e lasciarla lì per terra finché non cambia idea.

"Prendi la tua arma, Il Salvatore." Dice La Temperanza. Il monaco sgrana gli occhi, stupito. "Cosa? Perché?"

"Se combatterai a mani nude morirai."

Questo è sconcertante. Certo, rischiava di morire anche contro i soldati. Ma per la Temperanza non era un problema. E infatti se l'è cavata in un modo o nell'altro. Ma questa volta no. Come ha fatto a comprendere già la sua forza? Il Salvatore afferra tutto teso il remo di legno e lo punta in avanti, come se fosse una spada.

"Non ti preoccupare del mio compagno, La Justice. Non gli è permesso combattere finché ci sono io. Sarò il tuo unico avversario."

La ragazza fa roteare la spada lunga e sottile. L'elsa elegante ed esile rappresenta una rondine in volo. "Per la giustizia e gloria di un mondo migliore, muori." Recita, più a sé stessa che altro. Si fionda in avanti e colpisce il fianco del monaco con così tanta rapidità da lasciare tutti sorpresi. Il Salvatore non è riuscito nemmeno a difensersi, e ora il fianco gli sanguina copiosamente. La lama preme sulla carne, perforando ogni secondo di più.

"Hai un'arma di legno, lenta e pesante. Sei davvero sicuro di voler soffrire? Sicuro di non voler scappare?"

"Fatti avanti."

La ragazza si appresta ancora a colpire il monaco. È terribilmente agile: più che correre sembra scivolare sul terreno. Fluidamente si porta alle spalle dell'avversario, colpendolo sull'altro fianco. È come se avesse dipinto una dolce linea su di un telo. Neanche questa volta il Salvatore è riuscito a difendersi. Quest'ultimo si gira di scatto e prova a colpirla. Lei si difende. Non para l'attacco, accompagna il colpo con la lama altrove. Dopodiché affonda la punta della spada nella costola del monaco. Quest'ultimo sputa sangue, innervosito. Ferite del genere farebbero crollare per terra un uomo qualunque, ma non lui. La ragazza si ferma ancora, come per chiedere se è ancora sicuro di voler combattere. Il monaco annuisce, leggendole il messaggio negli occhi. Allora la ragazza torna a danzare, sgusciandogli sul fianco. Questa volta l'asceta si difende, parando il colpo con il remo. Scheggie di legno volano nell'aria. Se riesce a fregarlo una volta è lei che è stata brava, se riesce a fregarlo due volte è lui che è stato stupido. I due continuano a combattere: lei mena dolci e fluidi fendenti, rapidi come rondini. Lui si limita a parare, difendersi, schivare. Ma su due colpi parati il terzo va a segno, e il monaco sembra ormai un colabrodo di sangue e carne. Non riesce più a reggersi in piedi, ansima e sputa per terra.

La Justice capisce che non è più il caso di continuare. Tiene alzata la lama e decide di farla finita: si fionda contro il monaco danzando e scivolando. Il suo ultimo colpo è diretto al collo di Il Salvatore. Ma prima di colpirlo, qualcosa le devia l'attacco. Il manico del remo le ha spostato la lama.

La Justice non ci pensa: è solo un atto disperato. Ci riprova, ma il colpo viene schivato. E subito arriva il contrattacco: la punta del remo sbatte contro il suo stomaco. La ragazza si piega in due, perdendo fiato. E Il Salvatore non perde tempo: la colpisce con il piatto dell'arma in pieno volto.

"Meno un uomo vive, più è forte." Ansima lui. I monaci non si limitano solo a privarsi di cibo, di acqua e di comodità. Alcuni prima di combattere si rompono le costole per essere più forti. Non era esattamente questa la tattica di Il Salvatore.

I due riprendono il combattimento: lei danza più veloce, più forte, più veemente. Ma tre colpi su tre vengono parati, e il quarto la colpisce in pieno volto. Finché lei non si stanca.

"Sei più forte di quanto immaginassi. È un peccato che tu debba morire." Ed estrae la seconda lama. Si fionda in avanti in silenzio, senza produrre neanche un rumore, e procede con uno dei suoi attacchi più forti. In pochi secondi Il Salvatore viene colpito da più di venti fendenti. Lo stormo di rondini. Gli uccelli volano, stridono furiosi, planano e volteggiano, ferendo il monaco mortalmente. O almeno così dovrebbe accadere.

Ma Il Salvatore non presenta nessun segno di debolezza o stanchezza. Non è stato colpito, come mai? La ragazza fa qualche passo indietro, spaventata. Il Salvatore sorride.

"Avanti, provaci un'altra volta."

La Justice digrigna i denti. Questa volta non fallirà. Si fionda in avanti e danza come una rondine. La lama lo tocca dieci, venti, trenta, quaranta volte ma lui non si fa del male. La afferra per il collo.

"Sei mia."

La scaraventa contro il muro, che crolla come cenere. Il Salvatore socchiude gli occhi e richiama una delle antiche tecniche da monaco: la lama fantasma, o anche affilamento spirituale. Affilare il proprio spirito così tanto da rendere tagliente il proprio corpo, più di un bisturi. E il remo viene ricoperto da una patina bianca, simile a una lama. Sembra che stia mantenendo uno spadone etereo e magico. Appena la ragazza si rialza, Il Salvatore le si fionda contro. La colpisce con il suo ultimo attacco, così forte da spezzarle buona parte dell'armatura e la spada con cui si è difesa. L'arma dal manico bianco e le spalliere cadono per terra, dopodiché il silenzio. La Justice è riuscita a difendersi all'ultimo secondo. Ma non può durare così, è stanca, distrutta, ferita. Il prossimo colpo di Il Salvatore la distruggerà. Ma il monaco, contro ogni aspettativa, cade a terra spruzzando fontane di sangue.

La Justice non capisce cosa è successo esattamente.

La Temperanza si fa avanti, camminando lentamente. "Povero Il Salvatore. È stato bravo a richiamare il danno ritardato."

La ragazza lo guarda in cerca di spiegazioni. "Danno.. ritardato?"

"Sì. Il corpo subisce danni ma li dimentica, li posticipa. È una tecnica di noi monaci, alcuni studiosi dicono che si tratta di un vero e proprio viaggio del tempo. Straordinario. Sperava di poterti sconfiggere in questo modo. Purtroppo non ci è riuscito. Ha aspettato troppo, ha fallito. Ha tanto da imparare. Ha poca esperienza. Povero Il Salvatore."

La Temperanza si avvicina al monaco, guardandolo in modo addirittura paterno. La Justice getta la lama rotta e gli punta contro l'unica intatta. "Io dovrei uccidere anche te..!"

Il monaco si alza e sospira. "C'è qualcuno del tuo esercito in questa zona?"

"Sì, un intero plotone arriverà in mio soccorso. È meglio che tu ti arrenda adesso. Hai visto che il tuo amico non è riuscito a sconfiggermi, nemmeno tu ci riuscirai.."

Non si sa se La Justice dica il vero o no, ma il monaco preferisce prenderla come buona.

Tocca il petto della ragazza, con molta delicatezza. Come se fosse una pacca amichevole. L'armatura di La Justice si frantuma in mille pezzi, ogni brandello di cuoio che la protegge viene strappato. Lei cade per terra con gli occhi sgranati.

Il monaco prende in braccio Il Salvatore. "Quando arriveranno, fatti ricoverare. Quando tutte le tue ossa si saranno rimarginate torna per la vendetta. Quando accadrà, il mio compagno sarà ancora più forte."

Dopodiché se ne va, lasciandola per terra ansimante. La Temperanza è in cerca di un riparo dove poter curare il suo amico, finché non incontra qualcuno. Un ragazzo giovane quanto Il Salvatore scuro di pelle, porta sulle spalle un altro ragazzo, moro, e svenuto.

Sembra che qualcun altro abbia bisogno di un monaco.

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Capitolo 7
*** 3-1 ***


 

Lewis sta portando a fatica il suo migliore amico verso un posto più sicuro, quando incontra un'altra persona nella sua stessa situazione. L'uomo è incappucciato e porta sulle spalle un ragazzo svenuto, vestito al suo stesso modo.

"Siete dell'esercito?" Chiede l'uomo, la voce è profonda ma severa.

Lewis ci pensa bene prima di rispondere. Sono in difficoltà e non hanno armature. O sono civili, o sono membri speciali dell'esercito con una divisa particolare. Qualcosa gli dice che no, non è affatto così.

"A dire il vero sono stati loro a ridurci così." Risponde Lewis. È dura agire seguendo il proprio istinto per lui. Deve solo sperare che si tratti di due uomini per bene.

"Bene. Avete bisogno di aiuto?"

La voce è piatta, apatica. Non è percepibile nessuna emozione. Questo è un caso straordinario. Lewis riesce a capire che intenzione ha una persona semplicemente dall'intonazione della sua voce.

"Tu che ne dici? Ma neanche voi siete messi bene. Più avanti c'è una banca: non credo sia crollata. Forse è meglio ripararci lì per ora, è un posto ben riparato e a nessun folle in armatura verrà in mente di cercarci proprio in quel posto."

"Portami lì."

Lewis cammina con difficoltà. Non è affatto bravo nei lavori fisici. Anzi, è sempre stato un fannullone. Portare in spalla un peso morto per lui è arduo, fin troppo. La sua maglietta è ormai intrisa di sudore. L'uomo incappucciato gli si avvicina, e senza dire nulla afferra per un braccio Mikah. Dopodiché lo porta sulla spalla, insieme al suo amico svenuto. Che razza di mostro è? Lewis nemmeno riesce a immaginare quanta forza possa avere per portare sulle spalle più di centocinquanta chili.

Il portone della banca è aperto, distrutto da calci, colpi di spada e quant'altro. I pochi superstiti si sono approfittati del disastro per rubare quanti più soldi possibili. Forse sono stati i soldati, chi lo sa. L'interno però è immacolato, non ha risentito minimamente della magia distruttiva e non c'è traccia di cenere.

I due si dirigono al centro dell'enorme atrio. Il pavimento, ricoperto di mosaici, sembra rimandare all'arte araba meridionale del regno delle due Sicilie. Le grosse colonne tortile si attorcigliano verso la cupola dipinta da grandi artisti. A prima vista sembra più una chiesa che una banca. Ma non è diverso dalla realtà: a Tera l'unico vero dio era la moneta. L'uomo poggia per terra i due ragazzi, e con Lewis cerca poi di stenderli su una serie di divanetti dorati. Nel processo il cappuccio si abbassa, permettendogli di vedere il suo volto. Lewis resta molto stupito da ciò che vede: dalla voce sembrava un omaccione, un uomo duro e di mezz'età. Invece è un ragazzo, poco più grande di loro. Potrebbe avere venticinque o ventisei anni al massimo.

"Da quando è in queste condizioni?" Chiede lui. Ha i capelli corti neri, a spazzola, e il pizzetto. Gli occhi sono azzurri, dal taglio obliquo e affilato, molto particolare.

"Due giorni. Dopo aver combattuto contro uno dell'esercito è svenuto e da allora non si è più svegliato."

"Ha usato magia per la prima volta, vero?"

Dall'aspetto, carattere, modo di muoversi, vestiti sembrerebbe un maestro di arti marziali, o qualcosa del genere. È un tipo molto severo verso sé stesso. Ha il controllo su ogni movimento.

"Sì, come l'hai capito?"

"La sua circolazione magica ha avuto un blocco. Il corpo ha reagito spontaneamente addormentandosi e smettendo di produrre energia. Se fosse stato sveglio la magia si sarebbe accumulata fino a scoppiare, e avresti avuto un amico morto."

Il ragazzo esperto d'arti marziali e magia tocca delicatamente il femore di Mikah. "Ecco, ora è tutto a posto." Strano che il blocco magico si sia accumulato proprio lì.

"Come hai fatto a capirlo?"

"Usare la seconda vista è una delle prime cose che insegnano ai monaci."

Certo, è un monaco. E dal suo accento non sembra affatto del regno delle due sicilie. Sarà uno di quelli di Venexia? Lewis ne sa troppo poco per poter dirlo.

"Potresti dirmi come fare?"

Il monaco accenna a un sorriso: l'unica comparsa di sentimenti nel suo volto da quando l'ha incontrato.

"Basta concentrare ki negli occhi."

Che diamine è il ki? Forse intende l'energia magica. E anche se fosse, la mette sul facile lui. Il problema di Lewis è che non ha idea di come poter concentrare energia in un posto del genere. Certo, sa utilizzare la magia, ma a un livello bassissimo. Sa solo evocare quei pochi incantesimi che richiedono energia magica a stato casuale, senza bisogno di canalizzarlo da nessuna parte. Incantesimi d'aria pura e debole.

"Cos'è successo al tuo amico?"

"Ha perso contro un caporale."

Lewis guarda con aria preoccupata il ragazzo svenuto. "Anche lui ha combattuto contro un caporale dell'esercito?"

Entrambi i monaci sono vestiti uguali. Un lungo cappotto dall'aspetto pesante, sembrano quasi degli accappatoi. Sono di un bianco pallido, scarsamente decorate. Sotto non indossano niente, sono a petto nudo. Lewis è stupito dal gonfiore dei loro muscoli e si chiede quanto si siano allenati per raggiungere un corpo del genere.

"Sì."
"Questo è un problema. Soldati morti, due caporali sconfitti.. Ai piani alti si saprà che a Tera si trovano dei ribelli, e manderanno rinforzi sempre più forti. Dovremmo andarcene."

Lewis odia trovarsi in questa situazione. Lui è estremamente esile, un metro e settanta per cinquantacinque chili, senza un filo di muscoli. E i guerrieri che incontra sono pieni di muscoli e rabbia, capaci di fare qualsiasi cosa. È tornato improvvisamente a un mondo primitivo, dove solo il più forte può vincere. Lui è solo intelligente. Cosa può fare un uomo con la sua intelligenza in una terra di bruti?

"Hai visto superstiti?" Chiede il monaco.

Lewis sorride. "Sì, un paio. Se ne sono andati tutti, non se la sono sentiti di portare me e il mio amico svenuto. Soprattutto sapendo che ha dato grane a un caporale. Adesso non c'è più nessuno. Che stai facendo?"

Il monaco posiziona le mani in punti particolari sul corpo di Mikah. Fronte, sinistra base del collo, spalla, preme tutti quei punti e li massaggia.

"Aumento la velocità della rigenerazione del corpo. Fammi un favore, togligli la scarpa destra e massaggiagli la base dell'alluce."

Che schifo. Chissà quand'è stata l'ultima volta che Mikah si è lavato i piedi. Il ragazzo rabbrividisce. Ma è il suo migliore amico, e farebbe lo stesso per lui. O almeno così Lewis crede.

"Il mio nome è Lewis, comunque. Il mio amico si chiama Mikah."

"Io sono La Temperanza."
"E che nome è?"
"Il mio nome da monaco."

Lewis ha così tante cose da imparare. E La Temperanza è una fonte infinita di informazioni. Forse sarebbe saggio seguirlo per un po' di tempo. Ma prima bisogna vedere cosa ha intenzione di fare Mikah.

"Solitamente faccio due viaggi" Dice Lewis "Il primo per portare Mikah, il secondo per trasportare le borse. Tienilo d'occhio mentre vado a prenderle, va bene?"

Il monaco annuisce in silenzio. Lewis si affaccia furtivamente dalla porta di vetro in frantumi, dopodiché si avvia. Dovrebbe aver lasciato le borse sotto un porticato, e dovrebbe anche esserci del cibo. Il ragazzo sbava all'idea di poter mangiare un po' di tonno in scatola. Tra le cose che ha recuperato, il tonno è la più buona.

La spada tintinna mentre cammina. Il ragazzo guarda il cielo scuro. Quando si potrà sperare di vedere un po' di luce e respirare aria pulita? La città è diventata un cadavere. Scuro, putrido, fetido e divorato. Che schifo. Lewis cammina furtivo per la strada di Via Vesuvio. Centinaia di macchine elettriche, sporche e accattorciate, sono state spinte verso il marciapiede, creando un lungo corridoio di rottami. Via Vesuvio è un lungo corso pieno di negozi, senza nessun vicolo secondario. È come camminare nel fondo di una grande gola, con i palazzi alti decine di piani al posto delle rocce.

Oltre al tintinnio della spada di Lewis, si sente un altro rumore. Chi è? È il suono di passi. Cinque uomini che camminano, ma non posseggono un'armatura. Lewis corre a nascondersi. Superstiti o no, la prudenza è fondamentale per la sopravvivenza. Se solo ci fosse un appartamento dove rintanarsi, un vero e proprio nascondiglio..

"Fermi tutti. Di chi è quest'aura?" Dice una voce severa ma familiare. "Credo di conoscerla."

Lewis non può crederci. È Petre, il suo professore. Esce subito dal nascondiglio col sorriso stampato sulle labbra.

"Professore!"

Ma il sorriso scompare in fretta. Il suo lungo mantello scuro presenta uno stemma rosso. Un grosso serpente che divora la propria coda. L'uomo è accompagnato da quattro entità che difficilmente possono essere definiti uomini. Sono esseri umanoidi, privi di pelle. Come morti viventi completamente bruciati. Non hanno gli occhi, sono pelati, guardano il cielo con aria vaga. Cadaveri ustionati che camminano. Non è un buon segno.

"Oh, Lewis, che bella sorpresa. Sei sopravvissuto, dunque."

Il ragazzo non riesce a crederci. Petre fa parte dei cattivi, dei soldati, di quelli che cercano di sterminare ogni essere vivente?

"Professore.."

"Ti prego, non chiamarmi così. Non posso più essere considerato un professore, dato che tutti i miei studenti sono morti. Tutti tranne te."

Lewis fa un passo indietro, tremante. "Adesso vengo chiamato Le Bateleur. So che tu e Mikah avete rubato il libro delle Fiamme. Le cose sarebbero diverse ora, se avessi quel libro."

"Allora direi di non potermi reputare fortunato per questo incontro." Lewis sforza un sorriso, ma intanto cerca di ragionare, di trovare una via di fuga. Petre era un professore di magia, quindi è naturale che sia molto più bravo di lui negli incantesimi. Nascondersi utilizzando incantesimi d'aria sarebbe stupido, riuscirebbe a trovarlo in fretta. Allora cosa fare? Provocarlo potrebbe portare solo a una conclusione peggiore. I maghi sono uomini diversi, con un controllo sulla propria mente eccezionale.

"È stato Mikah a sconfiggere il caporale Le Chariot, vero?"

Che dovrebbe fare? Il professore non ha mai parlato di incantesimi d'attacco, quindi non sa di cosa sarebbe capace. Usa incantesimi rapidi o lenti? Vuole vederlo friggere o morire sedutastante?

"Anche lei è caporale, quindi?" Chiede Lewis. Il professore ridacchia e fa un passo avanti. I quattro cadaveri dalla pelle bruciata fanno lo seguono, titubanti.

"Stai cercando di capire se puoi combattere contro di me, vero? Sfortunatamente, sono tenente. Un grado ben più alto del caporale che hai già incontrato. Per me farti bruciare sarebbe un attimo. Ma ho bisogno di te."

Ecco uno spiraglio di luce. È pronto a negoziare, questo vuol dire che c'è una buona possibilità di venire risparmiati.

"Devi portarmi il libro delle fiamme. Ciò che succederà dopo sarà una sorpresa."

Le sue labbra si arricciano, in segno di disgusto. Oh, altro che sorpresa. Lewis sa benissimo cosa ha intenzione di fare: vuole ucciderlo in modo brutale. Non vedeva l'ora di farlo dal primo momento in cui si sono conosciuti. Ha una postazione eretta, il petto in fuori, braccia sciolte. È sicuro di sé, sa che potrebbe distruggerlo in pochi secondi. E sa che anche Lewis ne è perfettamente conscio. Quindi crede che si chinerà al suo cospetto, che non proverà nemmeno a combattere.

La tattica migliore nel combattimento è sorprendere l'avversario. Lewis gira i tacchi e scappa via, più veloce che può. Nota una risata stupita da parte del professore. L'ombra di Lewis si fa più netta e più lunga. Qualcosa di luminoso gli giunge alle spalle: sarà fuoco? Il ragazzo scarta immediatamente a sinistra, entrando in un portone di un condominio tutto consumato. Dopodiché sale di corsa le scale. Entra nel primo appartamento con la porta aperta e va in cerca di un balcone. Ignora i cadaveri sanguninanti stesi per terra, e apre la finestra, ansimando. Il professore non ha provato nemmeno a seguirlo. Se ne sta in piedi, tranquillo, e cammina. I cadaveri che lo seguono però si guardano attorno tutti svampiti. E poi lo guardano, tutti e quattro contemporaneamente: è stato scoperto. Si volta persino il professore. "Eccoti!" Urla, e lancia dalla mano una palla di fuoco. Lewis riesce a schivarlo buttandosi all'indietro. Il colpo è così forte da far crollare il balcone. Il ragazzo ansima, con gli occhi sgranati. La sua mente lavora a una velocità impressionante. Bene, ora il ruolo di quegli esseri grotteschi è chiaro: sono sentinelle. Forse anche canalizzatori di energie, enormi contenitori di carburante magico o qualcosa del genere, ma chi lo può sapere, sono solo ipotesi. Ora può fare solo due cose: rimanere in quella casa o scappare. E lo sa benissimo anche Petre: Lewis scommette che presto l'intero appartamento verrà bruciato. Vorrà dire che deve sorprenderlo. Non si aspetterà mica che si affacci di nuovo dal balcone. Deve scappare, allontanarsi il più possibile, andare da Mikah e mettersi in salvo. Ma tutto ciò non è possibile finché Petre lo insegue con quei quattro cadaveri. Sono sentinelle, e guardano in direzioni diverse. Vuol dire che ha una vista a trecentosessanta gradi. Prima di poter scappare deve trovare un modo per uccidere quelle sentinelle, ma come? Non può avvicinarsi tanto al professore per infierire fisicamente. Verrebbe scoperto subito e incenerito da una magia di fuoco. Deve colpire da lontano.. Ma certo, questa è un'idea niente male. Corre verso la cucina, aprendo ogni cassetto possibile finché non trova le posate. Non ha intenzione di preparare un banchetto per l'avversario, anche se l'idea fa sorridere Lewis. No, prende più coltelli da cucina possibili, di quelli appuntiti e duri. Non ha armi per colpire a distanza, non è capace di creare incantesimi offensivi. Le unice cose che sa fare con la magia è creare immagini fittizie, camminare silenziosmente e far levitare oggetti leggeri, come sassi o bicchieri. O, ancora meglio, coltelli. Lewis si stende per terra e striscia verso il balcone ormai distrutto. La stanza puzza di cenere e polvere. I cadaveri ambulanti hanno smesso di guardare verso di lui, cercandolo in qualche altro posto. Petre si limita ad aspettare a braccia incrociate. Quante volte Lewis l'ha visto come avversario. Ha sempre combattuto contro di lui per evitare l'espulsione o voti bassi. Ma adesso è diverso. Deve scontrarsi per sopravvivere.

Un coltello affilato rotea lentamente, volteggiando nell'aria. Lewis si concentra molto per farlo volare. Dovrebbe essere una magia semplice ma lui è sempre stato negato. Sono incantesimi per scherzi da ragazzino, non per combattere. Prende la mira, calcola la distanza, il peso del coltello, il possibile vento, il movimento delle sentinelle, e spera che vada tutto bene. La lama sfreccia nell'aria, come un proiettile. Mirare a Petre sarebbe imprudente, chissà quanti incantesimi protettivi possiede quell'uomo. E Lewis adesso ha solo due coltelli, non può sprecarli.

Il ragazzo degludisce, in ansia: ha mirato male. Il coltello sta, sì, volando ma in una direzione sbagliata, ad almeno due metri di distanza dall'obiettivo. Stringe i denti e prova a modificare la direzione del vento con l'energia magica. Ogni incantesimo rilascia una scia di energia, come una lunga corda, la coda di una stella cometa. Basta rintracciarla e.. il coltello emette una curva e si conficca sulla testa di un cadavere, che cade a terra e si sbriciola in mille pezzi.

"Evvai." Esclama soddisfatto Lewis, dopodiché si alza e scappa dall'appartamento. Come immaginava pochi secondi dopo il palazzo trema. Dev'essere successo qualcosa di terribile al posto dove si trovava prima. E sarebbe stato ancor più terribile se lui fosse rimasto lì. Dopo esser salito tre o quattro piani, Lewis si accorge di essere arrivato al terrazzo. Non si era reso conto che fosse un palazzo così piccolo. Le figure nella strada sono minuscole, distinguibili appena. Tra le file di macchine accatastate sul marciapiede si aggira il professore. Sembra essere adirato, ma non ha intenzione di entrare nel palazzo a inseguire la sua preda. Certo che no, il professore sa che Lewis è molto più veloce di un vecchiaccio pieno di dolori alla schiena. Ma allo stesso tempo sa che la sua preda apparirà per colpire ancora. E non si sbaglia. Il ragazzo afferra il secondo coltello. Dovrà prendere la mira a lungo per riuscire a colpirli. E se invece provasse a scappare? No, come potrebbe abbandonare Mikah? Eppure La Temperanza è forte, potrebbe aiutarlo. Sarebbe salvo, sarebbero salvi entrambi.

Lewis tira un sospiro. Odia essere così codardo. No, dev'essere forte e resistere per il suo migliore amico. Oppure.. può unire le due cose. Anzi, sarebbe meglio allontanarsi e farsi seguire da Petre. Così si allontanerebbe da Mikah. E quando i due saranno abbastanza lontani cosa dovrà fare? Lewis ci penserà a tempo debito.

Lancia il secondo coltello in giù, prendendo bene la mira. L'arma volteggia nell'aria ma non colpisce nessun nemico. Maledizione. Il professore si è accorto della posizione del ragazzo. La lama ha ancora la scia di energia magica, ma non ha abbastanza tempo per sferrare un nuovo attacco. Petre, piuttosto che sparargli una palla di fuoco, preferisce essere più diretto. Un'esplosione fa crollare il palazzo. L'enorme costruzione lentamente cade verso un altro appartamento, sbriciolandosi lentamente. Conosce la magia delle esplosioni e del fuoco.. un avversario maledettamente più forte di lui. Lewis è mezzo intontito e assordato, ma cerca di trovare una soluzione al problema. Cosa fare, cosa fare, cosa fare? Se non trova una soluzione alla svelta cadrà con tutto il palazzo. Mentre il terreno sotto di lui crolla e praticamente si capovolge, Lewis salta e, con un enorme sforzo e fortuna, riesce a prendere il volo per qualche metro grazie alla magia d'aria. Non avrebbe mai creduto di riuscire a fare una cosa del genere.

Lewis poggia i piedi sul palazzo di fronte, una ventina di metri più lontano da dove si trovava prima. Deve solo continuare così, e più perde tempo, più si allontana, più Mikah è in salvo. Prende il suo ultimo coltello e, facendo molta attenzione, lo lancia contro il professore. L'arma sfreccia, rotea, si fionda contro un cadavere ambulante e quest'ultimo crolla per terra e si sbriciola. Fantastico, peccato che ha finito le armi da lanciare. Il palazzo crolla ancora, e così crolla anche quello di fianco, e di fronte, e un altro ancora. Il professore è stanco di aspettare e sicuramente ha deciso che il periodo delle negoziazioni è finito.

Lewis salta da un pezzo di palazzo all'altro, aiutandosi con l'energia magica. Quanta ne ha? Pochissima, tra poco l'esaurirà. Ma va bene, si sono allontanati abbastanza dal suo migliore amico. La Temperanza si sarà accorto di tutto questo casino e avrà deciso di allontanarsi. Lewis plana lentamente verso la strada, e appena atterra comincia a correre come un pazzo per allontanarsi dalle macerie che stanno ancora crollando. Hanno praticamente creato una barriera protettiva, Petre potrebbe raggiungerlo solo arrampicandosi.

E invece no, a quanto pare Lewis si sbagliava alla grande. Le macerie si disintegrano, prendono fuoco ed evaporano. Tutto questo non ha senso, no, non senza magia. Petre avanza dal fumo emesso da tutta quella magia, sorridente.

"Il gioco è finito, Lewis. Vieni con me o vuoi morire?"

Questo è l'ultima possibilità per sopravvivere. Il professore è troppo forte, impossibile da sconfiggere nemmeno con tutta l'astuzia del mondo.

"A dire il vero.."

Il professore abbassa leggermente il labbro inferiore, interessato. Sa di star vincendo. È sicuro di se, lo è sempre stato. Adesso lo sta ascoltando attentamente, sa che è impossibile che Lewis si ribelli o che scappi ancora.

"Potrei direttamente dirti la posizione del libro, se mi lasciassi andare.."

È distratto, non si accorge di ciò che lo circonda. Ascolta solo Lewis. Quest'ultimo concentra altro residuo di energia magica. Ogni coltello ha una scia di energia magica, lunghe code di comete cadenti. Scie d'energia che vengono saldamente afferrate dal ragazzo e tirate indietro con la volontà.

"Mi ascolti bene, il libro è.."

I coltelli si infilzano nella schiena del professore, tutti e tre. "Nelle tue budella!" Grida Lewis trionfante. Il professore in preda alla rabbia si piega, lo guarda, e allunga una mano. Dubita sempre di te stesso e degli altri, non fidarti mai di nessuno, esamina la situazione. Aspettati l'inaspettabile, e avrai la vittoria. Non credere mai che gli altri siano scontati, soprattutto quando sono a un passo dalla morte. Una palla di fuoco sfreccia verso Lewis. Quest'ultimo riesce a schivarlo, ma il colpo è così forte da provocare una vera e propria esplosione quando tocca terra. Una magia combinata, sia fuoco, che esplosione.

Lewis trova il pretesto perfetto per scappare. Utilizza ogni energia residua nel suo corpo per farlo. Viene scaraventato via dallo scoppio e approfitta della forza dell'impatto come trampolino. Una volta in cielo, plana dolcemente lontano da Tera. Alza una mano in segno di saluto. "Addio professore, spero che non troverai mai il libro!"

"Sono Le Bateleur!" Urla rabbioso lui.

Lewis riesce a planare per numerosi chilometri a una buona velocità, riuscendo finalmente ad abbandonare Tera, finché non incontra un albero e ci si schianta contro, svenendo.

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Capitolo 8
*** 3-2 ***


 

Cassandra corre per il prato secco, allegra e sorridente, a piedi nudi. Volteggia sulle sue gambe, tutt'e due, poi torna da Franzis e lo abbraccia. Fa così da questa mattina.

"Grazie."

Lo stregone non le ha raccontato ciò che è successo. Per Cassandra il medico la ha curata poi è fuggito per un impegno urgente, e casualmente si è rotto una rotula. Ora possono andarsene verso un'altra città. È persino riuscito a non farle pensare a come mai abbiano abbandonato il villaggio senza rifornirsi, mangiare o farsi una bella dormita. Ormai sono ore che camminano. Si sono allontanati parecchio dal borgo: ora il paesaggio è nuovamente bianco, candido. Con entusiasmo di Franzis, gli alberi sono ancora vivi, grossi e imponenti, hanno resistito alla catastrofe. Ma più avanti andranno, meno sarà la probabilità di vederne altri. La verità è che prima si allontanano dal borgo, prima arrivano a Tera, meglio è. Quell'uomo, L'Hermite, potrebbe avere conoscenze ovunque e vendicarsi. Un uomo del genere è potente quando si nasconde dagli altri, quando agisce al buio e sorride di giorno. E Franzis non vuole avere a che fare con il suo buio. La strega ha accettato una spiegazione di poco valore: "quel posto mi faceva accapponare la pelle".

Ma chi era Cassandra per decidere cosa fare? Quell'uomo le ha salvato la vita, si è preso cura di lei. E l'ha salvata da uno stupro, anche se non lo sa. Ma è come se lo percepisse. Pensando al ricordo dell'operazione, la strega si ricorda qualcosa di vago.

"Un attimo, Franzis.."

"Sì?"

Cassandra è terribilmente seria. "Abbiamo detto in giro che siamo sposati."

Lo stregone sospira. "Sì, è vero."

"Dovremmo mantenere questa copertura, non credi?" Lei gli si avvicina sinuosa, strusciandosi addosso. "Persino quando siamo da soli. Sai, per allenarci, per crederci di più."

"Un ragazzo per terra.." Dice sbadato lo stregone.

"Sì, caro. Un ragazzo e una ragazza per terra, due sposini che.."

"No, c'è un ragazzo per terra." Franzis indica una figura stesa di fianco a un bianco albero. I due accorrono per vedere cosa gli è successo. Ha la pelle estremamente scura, sembra venire dai paesi del sud. Ha i capelli neri, stopposi ed è completamente ricoperto di fuliggine. La sua giacca in pelle è da buttare.

Franzis si inginocchia per controllarlo. Il suo mantello si appoggia soavemente sull'erba, dandogli un'aria ben più grave.

Cassandra lo guarda infastidito. "È morto?"

"Per fortuna no. È solo svenuto."

"Benissimo, lasciamolo qui. Se la caverà."

Franzis la guarda severo. "Non vedi che è vestito come un Teriano?" Lo stregone dà un paio di schiaffetti al ragazzo dalla pelle scura, finché questo non si sveglia.

"Tutto bene? Quante sono queste?" Chiede Franzis mostrando la mano.

"Due.." Sussurra il ragazzo.

"Ricordi come ti chiami?"

Il ragazzo si alza cautamente e si guarda intorno. "Lewis.."

"Bene, Lewis. Che ci fai qui?"

"Stavo volando e sono andato a sbattere contro il tronco dell'albero.." Sussurra il ragazzo.

"Oh, fantastico! Abbiamo a che fare con un pazzo. Cos'altro hai fatto, hai ballato con i delfini?"

Lewis tossisce e guarda determinato la ragazza. "Combattevo contro un mago, questo ha provocato un'esplosione e ho utilizzato la spinta per planare utilizzando la magia d'aria. Sì, sono lucido. Sì, sto bene. Grazie per l'interesse, adesso devo andare a salvare un amico." Il ragazzo si alza e fa per andarsene, zoppicando. Dopo un attimo di esitazione chiede "In che direzione è Tera?"

"Cassandra, sbaglio o ha un braccio rotto? Cosa suggeriresti di fare?"

La strega sospira. "Medicarlo e portarlo con noi a Tera, fargli un po' di domande, aiutarlo. Giusto, Franzis?"

Franzis sorride. "Questa sì che è mia moglie."

Cassandra arrossisce per pochi secondi. Lo stregone pensa che forse è il caso di smetterla di utilizzare questo giochetto, o la ragazza potrebbe prenderlo troppo sul serio. Lewis si lascia medicare in silenzio. Ha lo sguardo serio ma assente, come se stesse pensando a tutt'altro.

"Un incantesimo provocato da un certo Generale ha sterminato la popolazione di Tera, e ora l'esercito Oroboro è in cerca dei pochi superstiti. È così che è andata, vero?" Chiede Franzis.

"Pressappoco così, anche se non sono sicuro che sia stato veramente il Generale. Ho il sospetto, invece, che sia stato il mio professore di magia a evocare quell'incantesimo. Stavo combattendo contro di lui, appunto."

Lo stregone e la sua compagna si lanciano un rapido sguardo. Dopodiché, senza aggiungere altro, si avviano verso Tera, seguiti da Lewis. "Quindi non è detto che sia stato il Generale a provocare anche le altre catastrofi. Mi chiedo che ruolo abbia con i libri, allora."

Il ragazzo dalla pelle scura sussulta. "Altre catastrofi?"

"Sì. La terra di Lambda, quella da dove vengo io, è stata completamente pietrificata da un incantesimo. E a quanto sappia anche Venexia ha subito una sorte simile: inondata da uno tsunami."

Lewis si sente sprofondare. Gli vengono subito in mente i due monaci in difficoltà. La Temperanza.. chissà come sta. E perché si trovava a Tera? Probabilmente per lo stesso motivo per cui quello stregone chiamato Franzis è intenzionato a raggiungere la città. La ricerca di una risposta, o addirittura di vendetta.

"Perché volete andare a Tera?"

"Mi sembri un tipo sveglio Lewis." Risponde Franzis "Ti sei già fatto un'idea, vero? Purtroppo non hai tutti gli elementi a disposizione per capirlo, quindi te lo dirò io. Per prima cosa vogliamo sapere cosa è successo esattamente, e perché. Inoltre.. voglio trovare un modo per far tornare la mia terra come era un tempo. Per Tera e Venexia non c'è più molto da fare, ma solitamente la pietrificazione è reversibile."

"E lei?" Il ragazzo indica Cassandra. Lei si affretta a rispondere "In quanto sua moglie lo appoggio in ogni decisione, e cerco di aiutarlo."

Maledetta strega, basta che le dai un dito e lei si prende il braccio. Ma per ora è meglio non confutare questa teoria. In fondo Franzis è geloso nei suoi confronti.

"Bene. Allora vi voglio avvisare prima di entrare definitivamente a Tera. Non solo i soldati hanno avuto il compito di eliminare ogni sopravvissuto, ma con loro si trovano dei superiori molto forti. Per ora ne ho contati tre: un caporale che abbiamo già sconfitto, un altro di cui non ho nessuna informazione, e il mio insegnante, che è molto forte. Potrebbero essercene altri."

Franzis e Cassandra annuiscono con la testa.

"Tera era popolata da persone pacifiche, nessuno sapeva combattere. I pochi negozi d'armi che c'erano vendevano più souvenir che altro. Per questo sono convinto che abbiano mandato pochi caporali. Il mio migliore amico ne ha sconfitto uno, adesso è ferito e mi aspetta in una banca della città con altre due persone. Queste utlime.. sono dei monaci di Venexia. Anche uno di loro era ferito gravemente, erano ferite da battaglia. Questo significa che loro hanno sconfitto un po' di persone. Ferite del genere vogliono dire solo due cose: o si è battuto con decine e decine di soldati, o ha lottato con un altro caporale. Capite qual è il problema?"

"Sinceramente no." Dice ingenuamente Cassandra, mentre scavalca abilmente una roccia.

"Due o più caporali mandati in una città presumibilmente pacifica sono stati sconfitti. Il loro quartier generale comprenderà che c'è presenza di persone forti, magari anche importanti. E manderanno ancora più persone, sia soldati che superiori."

"Capisco." Interviene Franzis "Quindi più passa il tempo, più sconfiggeremo avversari, più nemici arriveranno."

"Esattamente, mago. E io non ho intenzione di combattere battaglie vane, prive di senso. Salverò il mio migliore amico e poi me ne andrò."

Sui tre cala un silenzio imbarazzato. Franzis pensa intensamente a cosa dire e come dirlo. Finché non chiede "Sai cos'è l'Armageddon?"

"Sinceramente no." Risponde Lewis.

"È un'antica leggenda, a dire il vero." Sorride Cassandra. "A quanto pare, dopo le quattro catastrofi arriverà il giudizio finale, l'Armageddon. Sorgeranno i quattro cavalieri dell'inferno per distruggere il mondo"

"Interessante." Si limita a dire Lewis.

"Immagino tu saprai chi sia Demo Mondo." Continua Franzis, ma lo sguardo incuriosito di Lewis gli fa cambiare idea. Il ragazzo sospira.

"È il papa di Romalo. Non ha molti seguaci, ma sembrerebbe che stia cercando di superare la sua posizione limitata di cardinale per diventare un vero politico. Vuole unire tutta la zona di Tirrenia in un solo paese, e farla diventare l'antica Italia."

"Quindi?"

"La leggenda dell'Armageddon è collegata alla sua religione."

Lewis sorride. "Ma certo. Hai detto che vuole essere un politico, giusto? O magari anche oltre, aspirerà a diventare l'imperatore della vecchia Italia. Per far sì che tutti gli abitanti di Tirrenia, compreso il regno delle due sicilie, si uniscano ha bisogno di diventare la reincarnazione stessa della speranza. Sta simulando quattro catastrofi per far sembrare vera la storia dell'Armageddon. E ha scelto appositamente i territori più sconvenienti. Venexia era popolata da soli monaci, Lambda seguiva una religione pagana mentre Tera è completamente atea. E per questo ogni superstite deve essere eliminato: se ci fosse anche solo un testimone della magia nascerebbe il seme del dubbio."

Franzis chiude gli occhi soddisfatto. "Sei davvero in gamba, come immaginavo. Ovviamente, per un perfetto estraneo queste sono solo congetture. Ma per noi che ci siamo dentro fino al collo è una vera e propria verità."

"Perché mi hai detto tutto questo?" Chiede Lewis, preoccupato.

"Ciò che il mio adorato marito" Cassandra gli lancia un'occhiataccia "sta cercando di dirti, è che tu sei tra i pochi che conoscono la verità. E in quanto tale, su di te grava una responsabilità da cui non puoi scappare. Vuoi davvero permettere che Romalo diventi un impero basato su una falsa religione, su falsi ideali e che comandi sotto una falsa paura?"

Però il ragazzo dalla pelle scura sospira, insoddisfatto. "Cosa dovrei fare?"

"Resta con noi." Dice Franzis "Il mio obiettivo è andare lì, raccogliere più informazioni possibili e liberare dalla pietrificazione il mio popolo. Già riuscire in questo vorrebbe dire minare la credibilità di Demo Mondo del novanta percento."

"Però non saprei, non sono pronto per fare.. l'eroe."

"Non si tratta di eroismo, ma di essere uomini. Devi prendere le tue responsabilità e combattere per un bene maggiore, per il bene di tutti."

Franzis pulisce pazientemente gli occhiali. Cassandra gli ha fatto il favore di aggiustarli, senza fare domande.

"E se unire tutto il popolo di Tirrenia fosse giusto? Non possiamo sapere se la loro politica sia giusta o scorretta."

Franzis gli lancia uno sguardo severo. "Cominciare il tutto con un'enorme menzogna di certo non è sintomo di una buona politica."

"Questo non è del tutto vero" controbatte Lewis "Per una potenza così piccola come quella del Cardinale, avere una voce nella politica può essere difficile. Diciamo che sta cercando di avere più attenzioni possibili, dato che crede nei propri valori."

"No." Interviene Cassandra. "Dimentichi che per ottenere questo obiettivo stanno seminando morte. Il che significa che non ci penseranno due volte a utilizzare la violenza in futuro."

Lewis resta in silenzio. Non ha una grande conoscenza né della politica né del mondo esterno in generale. I due accompagnatori sembrano saperne molto più di lui. Il viaggio dura due giorni: la sera lo stregone si siede sulle ginocchia e prega per una buona mezz'ora. Dopodiché, magicamente, dal terreno spuntano radici, legno e roccia. Assemblandosi creano una capanna. Avere con sé un mago specializzato nell'elemento terra è molto utile nei viaggi. Per i turni di guardia, tre si danno il cambio ogni quattro ore. Ma Lewis nota come i due non dormino mai insieme. Il che è strano per degli sposi. Infatti sembrano molto affiatati insieme, ma non c'è nessun segno d'amore. Come se fossero in realtà amici. Ma perché dovrebbero mentire allora? Intanto il braccio di Lewis guarisce velocemente. Franzis gli fa mangiare delle bacche speciali, che non ha mai visto prima. Il sapore è strano. Non cattivo, ma strano. Sa di latte.

Quando tocca allo stregone dare il cambio a Lewis, quest'ultimo lo ferma. "Posso parlarti un attimo?"

Lo stregone sorride generoso. "Ma certo."

I due si siedono per terra, al di fuori della casupola scavata nel tronco. È buio, ma la luna piena riesce a illuminare chiaramente tutto il paesaggio. Da lontano si vedono piccole luci, fiaccole di fuoco di città retrograde. Il nord è tutto così: antico, privo di tecnologia. Retrogrado sotto tutto il punto di vista. Il meridione è diverso. Non sprizza di elettricità come molti credono, la città più moderna era Tera, ma è decisamente più ricco e florido e il clima è perfetto sotto ogni punto di vista.

"Hai qualche dubbio?" Chiede lo stregone.

"Se ti dicessi che non voglio combattere?"

Franzis lo guarda severo. Il suo volto, dolce e affusolato, assume lineamenti duri. "Perché?"

"Odio il mondo." Risponde Lewis, dopodiché cala il silenzio. Il ragazzo continua "So a cosa stai pensando. È una crisi adolescenziale, dirai! Sembro piccolo, ma non hai molti più anni di me. E sono anni che odio il mondo. È ostile, pieno di cattiveria."

Franzis giocherella con un filo d'erba. "Hai il coraggio di dire questo dopo che due perfetti sconosciuti ti hanno curato e ti stanno scortando fino alla tua città?"

"Sei l'eccezione che conferma la regola. Devi confermarla, proprio tu che sembri.. così generoso. Hai la faccia da uomo generoso e buono. Quante volte si sono aprofittati di te?"

"Il punto è che.." Comincia lo stregone, ma viene subito interrotto.

"Il punto è che le persone si ricordano delle cose negative che fai, non di quelle positive. E in ciò che fai di buono riescono comunque a trovare i lati peggiori. Sei un eroe? Vuoi aiutare chi ti è intorno? Non è essere buoni, è essere egoisti. In realtà stai soddisfando il tuo ego che ha bisogno di complimenti. È questo che pensa la gente. È ingrata, è egoista, è rancorosa."

Franzis resta in silenzio.

"Hai la pelle scura? Torna a evocare demoni nella tua terra, straniero! Ti dimostri un bravo ragazzo? Chissà cosa starai tramando." Lewis stringe i pugni "E più la gente è al centro dell'attenzione, più vengono circondati di critiche. Perché non riescono ad apprezzare ciò che hanno, mai. Perché dovrei salvare un popolo di ingrati da una tirannia che si merita?"

"Eppure c'è qualcuno a cui tieni."

Lewis sorride inconsciamente. "È vero. È l'unica persona che mi sia mai stata vicina. E gli sarò per sempre grato per questo. Ma è uno su un milione. Non ho intenzione di salvare Tirrenia solo per salvare lui."

Franzis si sistema gli occhiali e sorride benevolmente "Sai, Lewis. Quando io ero piccolo mi trovavo nella stessa tua situazione. Senza motivo, ero odiato da tutto il villaggio. Ma sono riuscito a crescere senza risentimenti. So che le persone sono così, e bisogna accettarle. Ognuno di loro ha una vita, degli amori, amicizie, odi, proprio come te. Sono esseri viventi.. e non li si può condannare. Bisogna amare tutti, perché nessuno ne è veramente capace."

Lewis si lecca le labbra. "Quante stronzate. È una perdita di tempo, un'enorme perdita di tempo. Ami tutte le persone, e poi? Loro non cambiano mica idea, stregone. Continuano a odiarti, continuano a odiare chiunque. Così ti fai solo del male."

Il mago scuote la testa. "Bisogna dare il buon esempio, così uno, anche uno su un milione, potrà imparare. Facendo così ti metti al loro stesso livello."

Le sopracciglie del ragazzo si inarcano, le sue spalle si alzano, il torace si sporge verso Franzis. Sembra un animale innervosito e pronto ad attaccare, un gatto nero e imbizzarrito. "Certo che mi metto al loro stesso livello! Questo è un mondo di animali, dove prevale il più forte e il più aggressivo. I diversi devono venir allontanati. Tu sarai pure un cervo, un erbivoro pacifico e pronto ad aiutare chiunque, ma io sono una tigre. Non esiste nessuno come me, sono intelligente, sono feroce quando voglio e soprattutto estraggo gli artigli quando mi attaccano. Sanno che sono pericoloso, e tanto basta per volere che io muoia. Il tuo caso è diverso. Stregone, tu sei un cervo. Sei carne da macello. Finirai per morire se continuerai a comportarti in modo così.. stupido."

Franzis assume un'espressione che Lewis non avrebbe mai immaginato di vedere. Un'espressione.. indecifrabile. È arrabbiato, forse furioso. Ma soprattutto è ferito. Si alza e gli mostra le spalle.

"Ti sembra questo il modo di comportarsi con una persona che ti ha aiutato? Si è fatto tardi. Vai a dormire ora. E la prossima volta che ti rivolgi a me, ricordati che mi chiamo Franzis, non stregone."

Lewis si sente improvvisamente in colpa. Ma non si sogna neanche di chiedere scusa. Era una discussione in cui entrambi hanno detto la propria opinione.

Il giorno dopo pare che Franzis si sia dimenticato del piccolo scontro. Più città di Tera si fa vicina, più l'ambiente cambia. Gli alberi e l'erba non esistono più. Ora c'è solo un'enorme distesa di cenere, simile alla sabbia. La città è avvolta da grosse mura di confine, composte per lo più da file di colonne accuratamente decorate. Ogni porta, alta diversi metri, porta lo stemma di Tera: un triangolo racchiuso in un cerchio.

"Cosa sono quelle mura?" Chiede Franzis, spezzando il silenzio.

"È la dogana. Un tempo era piena di guardie e poliziotti. Non volevano assolutamente che la tecnologia uscisse dalla città. È lo stesso motivo per cui hanno eliminato la vegetazione nel raggio di chilometri. Chiunque fugga può esser facilmente rintracciato. Probabilmente adesso non c'è più nessuno. " Risponde Lewis, senza pensarci. Ma qualcosa gli si accende nella testa.

"No, no, no, no, no. Al contrario!" Si corregge lui "Sarà pieno di guardie. Il modo migliore per impedire ai superstiti di scappare è bloccare le vie d'uscita. E intanto piccoli gruppi di soldati girano per la città."

"Quindi per entrare dovremo usare o la forza" Cassandra si accarezza il mento. "O l'astuzia. "

La città riposa sulla cima di un'enorme collina. Trovandosi in alto, possiede un minimo di vantaggio militare. Non che Tera avesse mai avuto intenzioni belliche, ma appunto per i ladri di tecnologia le precauzioni non sono mai troppe. Un luccichio colpisce gli occhi di Lewis. Si para dal fastidioso riflesso, e cerca di capire di cosa si tratta. Qualche pezzo di vetro sulla cima delle dogane? No, ancora peggio.

"C'è un uomo con un cannocchiale lassù." Sibila il ragazzo. Gli altri due compagni comprendono la gravità della situazione. Ci sono sentinelle sulle dogane della città, e questo conferma la teoria delle guardie a ogni uscita. E probabilmente manderanno qualcuno a controllarli.

"Franzis, sai utilizzare le tue magie di terra con tutta questa cenere?"

"Il principio è molto simile, non dovrei avere difficoltà. Perché?"

Lewis si massaggia le labbra pensieroso. Deve sfruttare le loro capacità per evitare di scontrarsi, o comunque cavarsela.

"Se costruissi un tunnel?"

"Non funzionerebbe. Riuscirei a creare alberi e piante, ma allo stesso tempo il mio potere nel controllare il terreno è praticamente nullo."

Il ragazzo dalla pelle scura sorride. "Ho visto che puoi modellare il legno come vuoi. Sarebbe un problema per te evocare un albero senza punta? Come se avesse un tetto perfettamente piatto."

"Vuoi utilizzare la crescita dell'albero come un ascensore, vero? Sì, potrebbe funzionare."

Il gruppo si avvicina sempre di più alla città, con uno stato d'ansia crescente. Lewis agita il braccio preoccupato, come se avesse paura di non saperlo più utilizzare. Arrivano finalmente alle mura: hanno scelto il punto più lontano dall'entrata della dogana.

L'aria sembra diventare sempre più pesante. "Ho una brutta sensazione, Franzis.." Mormora la ragazza. "Lo so, lo sento anche io."

"Cosa? Cosa state sentendo?" Chiede Lewis, stupito.

Franzis lo fissa serio. "C'è qualcuno forte sulle mura. Potrebbe essere molto più di un semplice caporale. E usa la magia, questo è certo. La sua energia.. mi mette i brividi."

Lewis socchiude gli occhi pensieroso. Prima di fare qualunque cosa bisognerebbe conoscere l'avversario. È questo il punto cruciale di ogni strategia. Sfortunatamente per loro non si sa nulla di questa misteriosa figura, nascosta lì in alto. Poi il ragazzo sorride.

"So cosa fare." Lewis spiega rapidamente il piano ai due. Franzis sorride per la genialità della mente di Lewis. Senza di lui sarebbero finiti nei guai molto presto. Qualche minuto dopo, un albero cresce a dismisura. Ha un tetto piatto, quadrato, e i tre si lasciano trasportare come se fosse un ascensore, mantenendo l'equilibrio stringendo i grossi rami. Quando sono abbastanza in alto Lewis nota un manipolo di soldati. E tra di loro una donna dai capelli neri li guarda inferocita. I suoi occhi sono demoniaci, completamente bianchi. Demoniaci. È l'unica cosa che riesce a vedere, perché il tetto dell'albero viene tempestato da numerosi spuntoni di ghiaccio. Il colpo è improvviso e potente. La donna sembra essere un'esperta maga elementale d'acqua. I ragazzi vengono trivellati e sfondati dalla magia, senza nessuna via di scampo. Solo Lewis si è salvato, buttandosi giù e planando tranquillamente. Quando atterra, incontra i suoi due amici: Cassandra e Franzis.

"Ha funzionato?"

"Sì, contro ogni aspettativa." Sorride Lewis “Non riesco a credere a quanto sia scontata la psicologia dei maghi potenti. Danno sempre per scontato gli avversari più deboli. Ha avvertito la tua forza, Franzis, e si sarà preparata a un qualche incantesimo difensivo di buona potenza. E non si è accorta che due su tre erano solo illusioni. “

“Allora, cosa ci dici di quel mago?” Cassandra guarda in alto, preoccupata. La magia di ghiaccio che ha evocato il loro nemico non era niente male.

“È una ragazza poco più grande di noi. Non era normale: ha gli occhi di un demonio, senza né pupille né iridi. Procediamo?”

I due annuiscono. Hanno poco tempo per agire: presto la maga si accorgerà che i suoi avversari non sono ancora morti. Franzis si siede sulle ginocchia e prega. L'incantesimo che deve fare adesso è ben più potente e pericoloso di quello precedente. Adesso non si limiterà a evocare un semplice albero.

“Ci siamo, spostatevi.”

I tre si allontanano mentre il terreno trema. Qualcosa spunta dalla terra. Un enorme pino cresce a velocità disumana, esattamente sotto le barriere della dogana. L'incantesimo è così forte da piegare le colonne e le mura. In pochi secondi l'intera barriera è crollata: alcuni uomini sono caduti e si sono rotti l'osso del collo. Se l'architettura non fosse stata così indebolita dalla catastrofe, non ci sarebbero riusciti. Per terra non c'è traccia dell'incantatrice, vuol dire che ha previsto un attacco del genere ed è scappata. Oppure è stata una casualità.

I tre approfittano della confusione per superare i detriti della barriera. Potrebbero metterci ore, persino giorni, per raggiungere il posto dove si trovava Mikah. Ed è possibile che quest'ultimo si sia spostato. La città nera, piena di sabbia, scorre velocemente. Le macchine elettriche tutte accatastate sul lato della strada, ricoperte da una patina di sabbia nera. Ma la strada viene bloccata da un muro di ghiaccio, completamente bianco.

“Siete stati in gamba a superare L'Imperatrice. Ma lei non è così stupida. L'imperatrice vi ha raggiunto.” Dice una donna alle loro spalle. L'Imperatrice ha i capelli scuri, lunghi fino alle spalle. Gli occhi completamente bianchi sembrano quelli di una pazza, di una bestia furiosa e assetata di sangue. Indossa una tunica nera elegantemente decorata, e in mano mantiene un bastone di legno fine.

“L'imperatrice non fa entrare nessuno in città. Voi siete entrati, voi morirete.”

“Perché parla come una demente?” Commenta sarcastica Cassandra.

“Tu che fai sarcasmo. Vuoi essere la prima a morire? L'imperatrice te lo permetterà.”

La strega e Franzis si lanciano uno sguardo di intesa. “E sia, combattiamo.” Cassandra si fa avanti, estraendo il taccuino. Scribacchia velocemente qualcosa, e la guarda.

“Ma che sta facendo? Perché non fuggiamo?”

“Quella donna ha il preciso compito di uccidere chiunque provi a entrare. Ci seguirà fino all'inferno.”

Lewis si asciuga il sudore dalla fronte. Perché fa così caldo?

L'avversaria, la donna che si fa chiamare L'imperatrice, digrigna i denti. “Sei brava. Non riesco a congelarti.”

Ma certo. Lewis non sapeva che Cassandra possedesse poteri magici. Ha aumentato la temperatura per evitare attacchi indiretti. Ma funzionerà con gli altri tipi di attacchi?

“Vediamo se riesci a bloccare questa magia. L'imperatrice è più forte di te.”

Il suo sguardo, indemoniato, fa venire i brividi a Lewis. Non è un'umana, neanche nel modo in cui si muove. Certo, il corpo è quello di una donna comune, anche molto bella. Eppure non accenna a espressioni, neanche quelle piccole che l'uomo fa inconsapevolmente. Non arriccia il labbro, le sopracciglia sono immobili, le spalle tese ma ferme. Che razza di donna è?

Un velo bianco, semitrasparente, si avvolge su se stesso solidificandosi e creando tre stalattiti di ghiaccio, roteando lentamente sul capo della donna. Dopodiché sfrecciano verso Cassandra, come proiettili. La strega tocca il taccuino, e un muro di fuoco si innalza per difenderla. La magia di ghiaccio si rivela praticamente inutile. Il fuoco si spegne, e i proiettili svaniscono. Cassandra parte col contrattacco: tocca di nuovo il taccuino, e quest'ultimo partorisce una lingua di fuoco che serpeggia in direzione dell'imperatrice, come un dragone inferocito. L'attacco viene immediatamente bloccato: l'avversaria evoca un muro di ghiaccio che, sciogliendosi, spegne l'attacco di fuoco dell'avversaria.

Le due continuano a combattere in questo modo. Ognuna evoca una magia del proprio elemento, e l'altra si difende rendendola inutile.

“Ma che senso ha? Così continueranno all'infinito.” Chiede stupito Lewis.

“È vero. La magia del ghiaccio è molto controversa. Tecnicamente appartiene alla branca dell'acqua, debole alla terra ma forte al fuoco. Ma in questa forma assume una proprietà contraria: è forte contro l'elemento della terra, ma in parte debole al fuoco. Purtroppo il fuoco non può fare veramente nulla. Il ghiaccio avrà sempre un certo vantaggio.” Una torre di fuoco spunta dal terreno, mancando l'avversaria di pochissimo. L'Imperatrice spegne immediatamente l'incantesimo e contrattacca.

Lewis scuote la testa. “Praticamente un elemento imbattibile.”

“È vero. L'acqua da sola può sconfiggere ben due elementi insieme, anche se è difficile riuscire a padroneggiare sia la forma base che quella del ghiaccio.”

Un'enorme spada bianca, di ghiaccio, cerca di colpire Cassandra. Ma una corda di fuoco gli si avvolge attorno, sciogliendola. Il terreno è ormai fangoso, pieno d'acqua mista a cenere.

“La battaglia continuerà finché uno dei due non esaurirà l'energia magica.” Sussurra Lewis. Decisa a trionfare nella battaglia, L'Imperatrice cambia immediatamente tattica. “Se l'imperatrice non riesce a vincere usando il ghiaccio, vincerà usando l'acqua!”

Questa volta non c'è traccia di ghiaccio. La donna preferisce creare enorme sfere tremolanti composte solo d'acqua. E Cassandra non potrà difendersi utilizzando il fuoco. La potenza del colpo sarà paragonabile a un pugno di cemento di forma sferica.

“Vai!” Urla L'imperatrice. Le sfere sfrecciano verso Cassandra, ed esplodono. Ma la strega non si è fatta nulla. Qualcosa ha interrotto l'attacco. Due alberi hanno subito il colpo al posto della strega. Il danno è così ampio da esser stati sradicati e distrutti.

“Bene, L'imperatrice. Hai giocato ottimamente le tue carte.” Dice Franzis. “Sei stata sfortunata però. Noi abbiamo una cosa che tu non hai.”

L'imperatrice fa un passo indietro. Il piede sprofonda nella pozzanghera d'acqua e fango.

“Cosa?”

“Gioco di squadra.”

Un immenso albero fuoriesce dal terreno, assorbendo tutta l'acqua e il fango. Ogni ramo si avvolge sulla ragazza, come un immenso pugno che la stringe, fino a soffocarla. E l'albero cresce, cresce, cresce a dismisura fino a superare due, tre, quattro volte la lunghezza di un palazzo. Lewis sorride incredulo.

“Lo avevate previsto?”

Franzis annuisce. “Come ho già detto, il ghiaccio sconfigge l'elemento terra. Ma quest'ultima assorbe l'acqua. Fortunatamente Cassandra è in gamba e ha capito subito il gioco da fare.”

La ragazza sospira. “Esatto. A dire il vero, sul taccuino ho scritto magie di tutti e quattro gli elementi, giusto nel caso mi trovassi in difficoltà. Ma appena ho visto la prima pozzanghera d'acqua, ho compreso cosa fare. È stato incredibile, è come se io e Franzis avessimo comunicato telepaticamente.”

Lo stregone ride. “Credeva davvero che avremmo combattuto uno contro uno? Che donna stolta.”

I tre scappano da quella zona. Ci vorrà un po' prima di trovare i ragazzi, e che L'imperatrice scenda dall'albero. Lewis è preoccupato. I suoi due compagni sono fortissimi.. mentre lui è uno scarto. Non sa combattere, non è capace di fare nulla di utile. Ma a cosa gli serve un'abilità del genere? Lui non vuole combattere, vuole solo fuggire via, il più lontano possibile.

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Capitolo 9
*** 3-3 ***


 

La città di Tera. Un tempo splendeva addirittura di luce propria. I palazzi di color vivace si mischiavano con il cielo azzurro e privo di nuvole. Le persone erano nervose, certo, ma spesso capitava di incontrare persone estremamente interessanti. Uomini dotti, estremamente intelligenti, con una cultura enorme e un'esperienza profonda alle spalle. Persone che adesso sono morte. La loro intelligenza non ha potuto nulla di fronte a una catastrofe di tale portata. Petre sospira alla vista della nuova Tera. Nera, sporca, piena di quella che sembra sabbia ma in realtà è cenere. Poi posa di nuovo uno sguardo sui cadaveri dalla pelle ustionata. Ne ha già perso qualcuno per colpa di Lewis, un suo vecchio studente. Ma adesso non ne ha più bisogno. Non esistono sopravvissuti. È rimasto solo Mikah, probabilmente, e una ricerca grazie alla percezione spirituale lo porterà subito allo scoperto. Perché Petre conosce bene la sua energia spirituale. Un grandissimo potenziale, sebbene sprecato. Era quasi ovvio che sarebbe stato tra i sopravvissuti. Non si aspettava, invece, di vedere Lewis. Chissà, e se lui fosse il quarto?

L'ex professore con uno sguardo incenerisce i suoi manichini senza vita, dopodiché estrae un sigaro pregiato dalla tasca interna del mantello e lo accende con un solo tocco. D'altronde lui ne ha già incontrati tre. Uno dei monaci e Mikah, entrambi a Tera. E si spera che quel mago, giovane ma saggio, si sia tenuto lontano dalla città. Forse è davvero Lewis l'ultimo.

"A cosa stai pensando, prof?" Chiede un ragazzo. Nell'Oroboro viene chiamato Le Pendu. Ha i capelli lunghi e mossi, castano scuro. È apparentemente un tipico teriano, indossa una felpa scura e degli orribili pantaloni a tema scozzese. Inizialmente Petre si vergognava di girare con lui, ma presto il ragazzo si è dimostrato utile, abile e in gamba. Adesso è un fiero compagno, non potrebbe desiderare nessun altro al suo fianco.

"Ti ricordi di Lewis?" Chiede il professore.

Le Pendu si accarezza il mento privo di barba. "..il suo cognome qual era?"

"Nessuno, era orfano."

"Oh, yes!" Il ragazzo punta un indice verso l'alto "Il piccolo genio! Ha vinto un campionato a scacchi e ha passato la sera seguente a ubriacarsi con il suo compagno. Orfano anche lui, mi pare."

Il professor Petre sbuffa, inquieto, del fumo dal sigaro. "Esatto. È uno dei sopravvissuti, e si è dimostrato molto abile. Ho cercato di annientarlo, ma non ci sono riuscito."

Il ragazzo socchiude i suoi occhi a palla. "Non mi dica che il suo elemento è l'aria."

Petre non risponde. "No way! Vuol dire che abbiamo trovato il quarto possibile.."

"Esatto, Le Pendu. Quindi dovremo fare ancor più cautela."

I due cominciano a passeggiare con calma per le strade ricolme di sabbia nera. "Ricordi quando ti ho chiesto di unirti all'Oroboro?"

"Yes I do, professore. Fu un grande giorno per me."

Petre guarda il cielo scuro e sporco. "Lo fu anche per me. Mi dimostrasti una fedeltà inaspettata. Mi aiutasti tantissimo e in modo disinteressato. Sarò sincero, figliolo, non ho mai capito perché ti sia impegnato tanto."

Le Pendu estrae una sigaretta dal taschino della felpa e con un cenno chiede al professore di accendergliela. Lui acconsente, ed entrambi continuano a fumare.

"My father morì tanto tempo fa, lasciandomi un'eredità speciale, molto particolare. Da allora capì quanto fece per me quell'uomo. Credevo fosse uno stolto, un uomo egoista e crudele, un ubriacone. E invece mi amava più di ogni altra cosa. Non potrei essergli più riconoscente. È grazie a lui, grazie al suo ricordo, che ora sono qui. E ora sto aiutando lei, un altro father, per lo stesso motivo."

Petre sorride, e ogni sua ruga si increspa sul volto. I capelli soffici e bianchi svolazzano al vento.

Ma qualcosa turba l'attimo di quiete. Un giovane uomo zoppica verso i due. Hai capelli biondi, corti, che gli ricadono sulla tempia bagnati dal sudore. Indossa una lunga tunica biancaricoperta da decorazioni dorate. E sul volto un sorriso sforzato. Quel ragazzo ha il sorriso sforzato da quando è nato. Chrio Mondo, il figlio del cardinale, conosciuto anche come "Le Pape." Dice Le Pendu "Ero convinto foste occupato a curare La Justice."

Il ragazzo accenna a un saluto col capo, sempre sorridendo. "E non ti sbagliavi, caro amico mio. Adesso, infatti, è completamente guarita. Ci sta aspettando alla dogana nord di Tera con i soldati. Non c'è più nessuno qui, siamo solo noi."

Le Pendu rabbrividisce. Quell'uomo è inquietante e viscido. Sembra una pianta carnivora che ti attrae col suo sorriso, ma appena può ti divora.

"Ho una novità da riportarvi. Il nostro compito non è finito: a quanto pare Le Chariot ha trovato gli ultimi superstiti della città."

Dopo un attimo di esitazione, Petre accoglie il messaggio con un sorriso. Le Pendu lo imita immediatamente.

"Mi sembra stanco, Le Pape. Non è forse meglio se acceleriamo i tempi? Andiamo a dargli una mano, uccidiamo quegli stolti."

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Capitolo 10
*** 4-1 ***


Mikah apre gli occhi. Si trova in un luogo sconosciuto, sembra una chiesa. In piedi, vicino a una colonna, si trova un ragazzo muscoloso, dai capelli corti e il pizzetto. Indossa una lunga tunica, sporca di cenere e polvere.

“Finalmente ti sei svegliato, Mikah.”

“Lewis? Come sei cambiato..” Commenta il ragazzo.

“Non fare lo stupido. Io sono La Temperanza, il monaco.”

Mikah si guarda circospetto intorno. C'è un altro ragazzo svenuto, con gli stessi vestiti e pieno di sangue e ferite. “E lui chi è?”

“Il mio compagno, Il Salvatore.”

Il ragazzo si massaggia le tempie. “Dov'è Lewis?”

“È andato a prendere i vostri zaini. Ha incontrato qualcuno di molto forte, adesso non c'è più.”

“È morto!?” Urla Mikah, spaventato.

“No, è volato via. Non chiedermi come.”

Il ragazzo cerca di alzarsi, indebolito. “Devo.. cercarlo.”

“È via da un giorno. Non credo lo rivedrai presto, forse non lo vedrai mai più.”

“Credi sia vivo?”

“Sì.”

Mikah sorride. “Allora tornerà.”

Il ragazzo gira in tondo, sgranchendosi tutte le ossa. “Fino ad allora dovrò prendere a calci tutti i caporali.”

“Ne hai sconfitto uno e ti sei ridotto in questo stato. Il mio compagno è molto più forte di te, ha ricevuto un allenamento profondo e intenso fin da quando era piccolo ed è stato sconfitto da una dei caporali, si faceva chiamare La Justice.”

Mikah si incupisce. È vero, lui è debole. Come può sconfiggere tutti quei mostri? E soprattutto, ne varrebbe la pena? “Mi racconti cosa è successo da quando sono svenuto?”

La Temperanza si limita a spiegare tutto ciò che sa da quando è arrivato nella città di Tera. I sopravvissuti che sono stati uccisi dalle guardie, il combattimento contro La Justice, l'incontro con Lewis, l'energia magica bloccata nel corpo di Mikah.

“Tu non hai mai usato la magia, e sei finito nei guai per questo motivo.” Dice La Temperanza “Eppure.. sei incredibile.”

“Perché?”Mikah storce il naso.

“Sai cos'è la dualità degli elementi?”

Il ragazzo scuote la testa, rassegnato. Ciò che lui sa di magia è pari a zero. Stringe a sé il Libro delle Fiamme, perennemente nascosto dietro la sua felpa.

“Ogni elemento è debole all'altro, creando un cerchio perfetto. Fuoco divora l'aria, che è immune alla terra, che si nutre d'acqua, che spegne il fuoco. La dualità degli elementi sono quei lati particolari ed estremamente rari che permettono di invertire la ruota.”

Mikah ascolta attentamente. Contro ogni aspettativa, sta comprendendo ciò che quel ragazzo misterioso sta dicendo. Aveva ragione: non era lui a essere stupido, ma gli insegnanti a non saper spiegare. Quest'uomo è diretto e parla senza fronzoli. Sempre secco e dritto al punto. “L'aria può diventare fulmine, che assorbe potenza dal fuoco. L'acqua diventa ghiaccio che congela gli alberi. Ma la terra può essere roccia, che schiaccia e consuma il fuoco. E infine il fuoco può essere esplosione, che allontana ogni elemento esistente. I primi tre elementi sono facili da dualizzare. Quasi tutti gli stregoni di terra riescono a evocare sia il potere delle rocce che quello degli alberi. La forza dei fulmini e del ghiaccio sono già più rari, ma i maghi capaci di utilizzare il potere dell'esplosione si possono contare sulle dita di una mano. Uno è colui che, probabilmente, ha evocato questa grandissima calamità, mentre l'altro..”

“Sono io?” Chiede stupito Mikah.

“Già.”

Il ragazzo fa un passo in avanti. “Ma io non sono capace di utilizzare un potere del genere. Non puoi insegnarmi a farlo?”

La Temperanza mantiene un'espressione silente e severa. “Sono solo un monaco, questo è compito di un mago.”

È incredibile come il ragazzo riesca a fidarsi di già di queste persone. Forse è perché è risaputo che i monaci siano buoni e propensi ad aiutare. Forse perché c'è qualcosa, nello sguardo di La Temperanza, che ispira fiducia. Lewis ha affidato un Mikah morente, il suo migliore amico inerme, a due sconosciuti. Probabilmente è per questo. Se una persona intelligente come Lewis si è fidata di loro in una situazione così critica, allora anche Mikah farà bene a fidarsi.

“Sembri saperne tanto di magia, monaco.. io voglio semplicemente essere più forte. Per difendere il mio migliore amico e chiunque ne abbia bisogno. Per ora ho procurato solo guai. Non è nel tuo ruolo aiutare i più deboli?”

“Se vuoi davvero essere più forte posso insegnarti qualche fondamento dei monaci. È l'unica cosa che posso fare.”

Mikah torna a sedersi e annuisce con la testa. Deve fare in fretta, deve cercare il suo migliore amico, deve salvarsi. Gli manca stare al sicuro e fantasticare su avventure che non arriveranno mai.

“Porgimi il braccio scoperto.” Dice La Temperanza.

Il ragazzo obbedisce, silenziosamente. Il monaco gli afferra il braccio e tocca diversi punti della pelle, specialmente nell'incavo del gomito.

“Sai cos'è il ki?”

“Ovviamente no.”

La Temperanza gli lancia uno sguardo severo. “È la nostra forza spirituale. La chiamiamo così noi monaci, ma è conosciuta anche come forza magica, chakra, reiki, o ancor meglio anima. Una delle prime cose che insegniamo ai nuovi monaci è riuscire a utilizzare efficacemente il ki. Porgimi l'altro braccio.”

Mikah obbedisce. “Normalmente un allenamento del genere durerebbe anni. Ma io ti sto liberando la via del ki nei punti fondamentali. Così la fuoriuscita dell'energia ti sarà molto più semplice.”

“A cosa dovrebbe servirmi?”

“Potrai evocare i tuoi incantesimi molto più facilmente. Ma prima, devi imparare a invocarli. Non hai una minima preparazione al riguardo, quindi dovrò darti un allenamento basilare. A partire da adesso, dovrai passare il tempo a immaginare. Pensa a qualcosa, qualsiasi cosa che abbia una forma e un colore.”

“Tutto qui?”

“Ti sembra facile, ma agli inizi non lo è. La tua mente si distrarrà e l'immagine tenderà a cambiare forma. Deve rimanere sempre la stessa e più a lungo possibile.”

Mikah sembra deluso. Credeva di ricevere un addestramento di chissà quale livello, e invece si limiterà a pensare.

Sotto ordine di La Temperanza, Mikah resta seduto in un angolo a meditare. Effettivamente l'esercizio è più difficile di quanto immaginasse. Sta pensando alla mela, a una semplice mela. Ma quel frutto diventa un'arancia, poi una banana, poi una spada e poi uno spadone tutto decorato. Torna a essere una mela, ma dopo qualche secondo è già una giraffa. Maledetta mente.

Passano ore e i progressi sembrano veramente troppo pochi. Il suo stomaco comincia a brontolare. “Ho fame, chissà da quant'è che non mangio.”

“Abbi pazienza, io sono a digiuno da quasi un mese.”

“Sei impazzito? Come fai a non essere praticamente morto?”

La Temperanza lo guarda severo. “Ti do un altro esercizio. Vai a cercare del cibo, ma intanto continua a pensare all'immagine. Fare altre cose mentre ti eserciti renderà tutto più difficile, ma sarà un allenamento efficace.”

Il ragazzo si alza e se ne va, preoccupato. “Un'ultima cosa: porta del cibo anche per Il Salvatore. È a digiuno da tanto anche lui, ma non si riprenderà mai se non mangia qualcosa.”

Mikah abbandona la banca preoccupato. Chi diamine sono quei due? Non si aspettava che i monaci fossero così pazzi. L'esercizio risulta molto più difficile mentre cerca provviste. Deve stare attento alle case dove può entrare, ad accorgersi se sta girando qualche soldato, a vedere se le abitazioni non stiano per crollare da un momento all'altro. E soprattutto deve combattere contro la fame. A ogni brontolio dello stomaco la mente di Mikah si svuota. È frustrante. Entra in una casa abbandonata, dove la porta si consuma solo a guardarla, e cerca disperatamente qualcosa di utile. Fortunatamente non solo riesce a trovare del cibo in scatola, ma anche una borsa dove riporla. Contro ogni aspettativa, Mikah si abitua presto all'esercizio. Avere da fare e intanto pensare ad altro è praticamente una sua specialità. Lo faceva ogni giorno quando andava a scuola.

Dopo esser stato in giro diverse ore, riesce a tornare alla banca con la borsa piena di cibo, due cuscini e una coperta.

La Temperanza prende senza troppi complimenti un barattolo di omogeneizzati. Lo apre e ne versa il contenuto nella bocca del suo compagno, dopodiché gli massaggia la gola per farglielo ingoiare. Mikah aveva previsto che il ragazzo svenuto avesse avuto bisogno di mangiare qualcosa di non masticabile. Ma il monaco non gli fa neanche un complimento, e dopo il primo barattolo si appresta ad aprirne un altro.

“Credo di aver padroneggiato l'esercizio.” Dice trionfante Mikah.

“Ora cambia forma.”

“Cosa?”

La Temperanza lo guarda con quegli occhi glaciali e penetranti. “Allunga l'immagine, restringila, rendila diversa ma non stravolgerla del tutto. Devi padroneggiare la tua fantasia, non l'immagine.”

L'esercizio è ancora più complicato. Mentre ingurgita dei wrustel in salamoia, prova ad allungare e roteare la mela. Ma questa cambia subito forma. Mikah ha capito il concetto base dell'esercizio: non deve sostituire l'immagine ma modificarla. Invece la mente gli propone già una mela lunga, bella pronta. Non va bene così.

La parte peggiore arriva quando La Temperanza lo costringe a esercitarsi anche fisicamente. Mikah accetta di malumore, e mentre compie le sue flessioni cerca di immaginare la mela che ingrassa come un maiale.

“Per quanto tempo resterai qui?” Chiede il ragazzo tra un esercizio e l'altro.

“Finché Il Salvatore non si sveglierà. Poi sarà lui a decidere dove andare e cosa fare.” Il monaco ha tolto la tunica al ragazzo, e ora tocca punti precisi del suo petto nudo. Classiche e misteriose tecniche da monaco.

“E secondo te cosa farà?”

“Vorrà fermare questo sterminio, conoscendolo. Ma non saprà come, quindi si limiterà ad agitare i pugni contro qualsiasi cattivone.”

Mikah procede con gli addominali. E intanto immagina. “A te va bene?”

“Certo, è la mia missione.”

La mela si fa grande e poi piccola. Grande e piccola. “Tu cosa vuoi fare? Che obiettivo hai nella vita?”

“Come ogni monaco voglio raggiungere la perfezione. Ma il maestro mi ha dato un'ultima missione: devo far sì che Il Salvatore sopravviva e faccia sì che la profezia si avveri.”

La mela si allarga e si restringe, si deforma e torna normale. “Quale profezia?”

“Riuscirà a salvare questa terra. Per questa ragione gli hanno dato come nome Il Salvatore. E tu cosa vuoi fare?”

Mikah si siede, affaticato. “Voglio viaggiare per il mondo. È ciò che ho sempre desiderato.”

“Sai che non puoi farlo ora come ora, vero?”

“Lo immaginavo.” Il ragazzo sorride amareggiato. “Ci sono dentro fino al collo, eh? Come se fossi un ricercato.”

“Esatto.”

Mikah guarda un punto imprecisato della banca, distratto. “Quindi devo far sì che questo casino termini. Insomma, io e Il Salvatore abbiamo un obiettivo in comune.”

“Così parrebbe.”

Diverse ore dopo, qualcosa interrompe la sua meditazione. Il classico grugnito di un ragazzo che si è appena svegliato. Finalmente il monaco ha ripreso conoscenza.

“Non ci credo.. ti sei seduto.” Mugugna riferito al suo compagno, dopodiché si rialza. Mikah nota che ogni sua ferita è praticamente scomparsa. Eppure si ricorda benissimo quelle ferite: tagli lunghi e profondi. Come possono guarire così velocemente ferite del genere? Effettivamente anche lui era messo male, ma ora non c'è traccia dei danni provocati dal combattimento contro Le Chariot.

“Come ti senti?” Chiede La Temperanza.

“Sano come un pesce. Le tue tecniche mi stupiscono sempre. Che fine ha fatto La Justice?”

Il ragazzo ha i capelli mossi e scuri, tra le ciocche sono infilate tre perle azzurre. Le spalle grosse e gli occhi a mandorla azzurri lo fanno sembrare una persona affabile. Un eroe dovrebbe avere proprio quell'aspetto, pensa Mikah. Ed è strano per lui avere considerazioni del genere.

“Le ho fracassato le ossa, ma se la caverà. Immagino tu voglia conoscere il tuo compagno di convalescenza.”

Il Salvatore lo guarda entusiasta. “Quindi sei un sopravvissuto? Sono contento che La Temperanza sia riuscito a salvarne un altro.”

“A dire il vero, più che sopravvissuto, si tratta di un guerriero. Ha combattuto contro un caporale. Ma al contrario di te, ne è uscito vincitore.”

Mikah teme per un attimo che l'atmosfera si faccia più pesante. E invece qualcosa lo sorprende: il sorriso genuino del ragazzo. Un sorriso di apprezzamento.

“Fantastico! Il mio nome da monaco è Il Salvatore, piacere di conoscerti. Spero di imparare un sacco di cose da te.”

Il ragazzo distoglie lo sguardo imbarazzato. Non sa cosa gli faccia più piacere, se tutta la stima del monaco o il fatto che La Temperanza l'abbia chiamato 'guerriero'.

“Ho appena cominciato, a dire il vero. Probabilmente imparerò più io da te che viceversa.”

“Non si finisce mai di imparare dagli altri.” Il Salvatore sorride. “Quindi potremo essere compagni di allenamento. Resterai con noi, vero?”

Mikah esita per un attimo. “Sì, resterò con voi se me lo permetterete. Siamo in un mare di guai: questo posto brulica di soldati, e più tempo passerà, più si riempirà di gente molto forte. Come i caporali contro cui abbiamo combattuto. Come procediamo?”

Il ragazzo guarda La Temperanza, in attesa di una delle sue sagge parole. Ma lui non risponde, resta muto e come premesso lascia la decisione al suo compagno.

“Ma è ovvio, continuiamo a girare per la città salvando vite e combattendo contro i caporali.”

“Sei scemo?” chiede innervosito Mikah “Ci sconfiggeranno se andremo in giro come degli idioti.”

“È vero” Aggiunge La Temperanza “Finché resti debole come sei.”

Mikah si sente sprofondare. Non lo aveva appena chiamato 'guerriero'?

“Il Salvatore potrebbe cavarsela, ma tu no.”

Il monaco più giovane si alza da terra, entusiasta. Prende per il braccio Mikah e lo costringe a seguirlo. “Un attimo, dove mi porti?”

“A fare un allenamento sul posto, ovvio! Prendi la tua arma se ne hai una.”

Il ragazzo goffamente si china a cercare la sua spada, riposta per terra di fianco al libro.

“Ne sei sicuro?”

Interviene La Temperanza “Non potrei essere più d'accordo. Hai detto che vuoi restare con noi, e siamo dei monaci. Non esistono persone più adatte a insegnarti qualcosa.”

E alla fine Mikah viene trascinato al centro della strada ricoperta di sabbia nera.

“Estrai la spada. Io utilizzerò il braccio.”

Il ragazzo stringe il manico della spada rubata a Le Chariot, elegantemente decorata. “Sei impazzito?”

L'espressione dell'avversario però è più che determinata. Il ragazzo si ricorda che anche lui è un monaco. Probabilmente più debole di La Temperanza, ma comunque con capacità straordinarie.

“Mettiti in posa di combattimento.” Suggerisce il monaco più esperto.

“Quale posa?”

La Temperanza sospira. “Possiedi una spada corta e non hai uno scudo. Vuol dire che la tua arma avrà sia la funzione d'attacco che da difesa.”

Mikah neanche ci aveva pensato a questo. “Quando combatti scopriti il meno possibile. Porta in avanti solo il braccio dove mantieni l'arma.”

“Ma così sembro un cretino. E poi sarò svantaggiato verso altri possibili avversari.”

“È vero. Ma è la tecnica più adatta per..”

“No, fammi combattere come voglio io.”

La Temperanza sospira. “Il Salvatore, fagli vedere quanto ha torto.”

Mikah combatte mostrando il petto, a spada abbassata. Ottanta percento del suo corpo è scoperto ed è facilmente colpibile da qualunque arma.

Il Salvatore scatta in avanti, ruotando un braccio come fosse una spada. Prova a colpirlo sul petto, ma Mikah alza improvvisamente la spada, utilizzando il piatto per colpirgli l'arto. È la stessa tecnica di difesa che ha usato contro Le Chariot: utilizza tutta la lunghezza della spada per deviare qualsiasi colpo.

Il Salvatore lo colpisce allo stomaco, facendolo piegare in due.

“L'avversario non si limiterà a fare un attacco per volta. Quella difesa non funzionerà.”

“Prova a colpirmi ancora.” Mikah digrigna i denti.

Il monaco rotea ancora il braccio, prova a colpirlo sul collo. Il ragazzo alza ancora la spada per difendersi dal colpo e la riabbassa improvvisamente, per difendersi dal secondo pugno di Il Salvatore. E si difende anche dal terzo efficacemente. Dopodiché scatta in avanti e sferra lui un pugno sul volto del monaco. Infine fa scattare la spada e la punta verso il collo del rivale. Questo turno ha vinto Mikah. Il Salvatore sorride e dice “Riproviamo”

I due continuano ad azzuffarsi in tutti i modi. La cosa più esasperante di Mikah è che utilizza la spada solo per difendersi. La maggior parte dei colpi che dà è con il pugno sinistro.

Sebbene ormai siano pieni di lividi, i ragazzi si stanno divertendo. È come se stessero giocando. La Temperanza si rassegna al fatto che non può insegnare nulla di serio a Mikah, finché lui non vuole veramente imparare. L'unica cosa di cui ha bisogno davvero è l'esperienza. La cosa più importante delle battaglie è riuscire a prevedere il nemico, imparare i suoi movimenti il prima possibile, per poi sconfiggerlo nel modo migliore.

“Mikah!” Un urlo pieno di rabbia proviene da un angolo della strada. I due smettono di combattere e si rialzano. Un giovane uomo si fa avanti per la strada piena di cenere. Un'armatura leggera nuova, completamente nera, un lungo mantello rosso dall'orlo ricoperto di pelliccia con su lo stemma dell'Oroboro. Ha i capelli rossi, tirati all'indietro, e tiene un'alabarda in una mano.

Il volto ha due ustioni pesanti, ognuno su un lato della faccia, formando quasi un tatuaggio simmetrico.

“Le Chariot?” Esclama ad alta voce Mikah. Il ragazzo che lui ha sconfitto qualche giorno prima è tornato.

“Sono venuto a prendermi ciò che è mio.” Ringhia il nemico.

“Dici questa?” Mikah sorride sarcastico mentre sbandiera la spada che gli ha rubato “È un trofeo di guerra. Ora è mia.”

Le Chariot si avvicina, e il mantello svolazza col vento. “No, intendo la vendetta. Ti ucciderò come avrei dovuto fare fin dall'inizio, riprenderò il mio onore, la mia gloria e la mia spada.” Dopodiché indica i due monaci. “Siete stati voi a rompere le ossa a La Justice, vero? Ucciderò Mikah, dopodiché farò fuori anche voi.”

“Cosa ti fa credere che riuscirai a batterci?” Chiede il ragazzo.

“L'ultima volta vi ho sottovalutato, sono stato sconfitto per la sorpresa. Adesso le cose cambieranno, utilizzerò tutte le mie forze.”

Le Chariot avanza ancora di più, paziente. “Lo sai che il tuo colpo mi ha spezzato tutti i denti? Tutti, davvero, ma non ha fatto male. È stato il disonore per aver perso contro una mezza cartuccia come te ciò che ha bruciato davvero.”

Il volto di Mikah si dipinge di una smorfia di disgusto. Le Chariot mostra i denti, trionfante. Glieli hanno sostituiti con altri, metallici e appuntiti.

La Temperanza osserva attentamente il comportamento di quell'uomo. Sembra nervoso più che adirato. Lancia spesso occhiate alle sue spalle, come se si ci fosse qualcuno. Forse c'è davvero qualcuno. Chiunque sia gli sta mettendo addosso un'enorme pressione.

“Ti mostrerò come mai mi chiamano il lupo. Ti azzannerò e strapperò la tua schifosa carne da quello schifoso corpo!”

Il Salvatore si para avanti. “Fatti sotto!”

“No.” Interviene La Temperanza “Lascialo combattere da solo, come io lascio combattere te.”

Il monaco fa qualche passo indietro, silenzioso. Ha notato l'energia che possiede quell'uomo. È il tipo di forza che fuoriesce e si moltiplica con la rabbia. Molto simile a quella che possiede Mikah, ma quest'ultimo non ha una ragione valida per tirarla fuori. Le Chariot sì, ha la vendetta, l'umiliazione, la frustrazione.

Il caporale non aspetta neanche che l'avversario si difenda. Si getta in avanti roteando orizzontalmente l'alabarda. Mikah para abilmente il colpo con la spada. L'impatto provoca scintille. Il braccio del ragazzo formicola terribilmente.

Le Chariot continua a colpire, come un lupo che non vuole perdere la preda. Il ragazzo continua a difendersi, ma ogni colpo diventa sempre più potente e le sue braccia cominciano a cedere. L'ultimo colpo dell'avversario è il peggiore. L'arma si ricopre di fuoco magico, e fa sbilanciare Mikah. Preso alla sprovvista, non sa cosa fare.

Le Chariot si getta in avanti e gli dà un pugno sulla faccia, facendolo cadere. Lo afferra da terra, per la collottola. E sorride.

“Non sei niente.”

Mikah gli dà un calcio e riesce a liberarsi. Compie qualche passo indietro, ansimando. Lancia uno sguardo rapido ai suoi compagni: loro non hanno intenzione di fare nulla, sono in piedi a braccia incrociate e aspettano. Vuol dire che deve davvero cavarsela da solo. Maledizione.

“Non sei niente!” Le Chariot fa roteare l'alabarda velocemente. Il bastone colpisce il volto di Mikah più e più volte, facendogli uscire sangue dal naso. L'ultimo colpo viene parato. Il ragazzo ha il volto rigato dalle lacrime per i colpi troppo potenti alla testa. Le guance sono rosse e sanguinanti, Mikah riesce a stento a restare cosciente. Prova disperatamente a colpirlo al volto con la spada. Le Chariot para il colpo con un braccio, senza subire neanche un minimo di danno. Gli strappa l'arma da mano e gli dà un pugno sullo stomaco, ricoperto da fiamme. Lascia andare l'alabarda, approfitta dello sfiancamento di Mikah per colpirlo ancora alla schiena con due pugni.

“È una di quelle persone che più sono arrabbiate più sono forti. Mikah non ha speranza, è già stato sconfitto.” Commenta La Temperanza.

Mikah cerca di rialzarsi con fatica. Le Chariot gli poggia la scarpa ricoperta d'armatura sulla schiena. “La cosa che mi fa più incazzare, figlio di puttana, è che mi hai sconfitto per pura fortuna. Se fossi stato un avversario in gamba allora sarei stato persino giustificato.”

Silenzio. Mikah non risponde, resta giù per terra. “Non sei affatto un guerriero.”

Le Chariot punta la spada riappropriata verso il suo corpo. “Ora puoi morire.”

Mikah urla, con tutta la rabbia del corpo. “Sono un guerriero invece!” Una luce bianca lo avvolge per qualche secondo. Le Chariot viene respinto indietro di qualche metro. Il ragazzo ha evocato un'esplosione senza neanche rendersene conto. Ancora indebolito, si alza con la furia che gli fa tremare il corpo. Mikah si fionda contro di lui. Gli sferra un pugno, che viene parato. Ma il colpo è intriso di tutta la sua forza spirituale. Grazie a ciò che ha imparato da La Temperanza, riesce a scatenare altre esplosioni. Le Chariot viene respinto di nuovo indietro. Il secondo colpo viene nuovamente parato. Sebbene ci sia stata la deflagrazione, il nemico è riuscito a non sbalzare per l'impatto. Anzi, gli ha bloccato il braccio.

L'avversario gli dà un calcio alla gamba, poi al petto. “Non sei abbastanza arrabbiato. Se davvero condividiamo la stessa forza, non hai motivo per essere arrabbiato. Anzi, puoi solo avere paura.”

Con un ultimo calcio, Le Chariot stordisce Mikah, fino a farlo svenire. Il combattimento si è concluso.

“Adesso basta, caporale. Hai sconfitto il mio amico.” Si fa avanti Il Salvatore “Ora il tuo avversario sono io.”

Le Chariot sa che se provasse a finire il suo avversario, si scoprirebbe troppo. Il monaco cercherebbe di fermarlo e verrebbe colpito come un pollo. No, lui lo sa che deve stare attento. Loro sono monaci, hanno una specie di codice d'onore o qualcosa del genere. Le Chariot adora l'onore, ama come questo permetta di agire con gli altri come se fossero sempre dei pari. Questo è il rispetto per i propri avversari che ha sempre cercato.

Ma lui questo onore deve metterlo da parte. Deve scalare i gradi dell'esercito come una montagna, e riuscire a raggiungere la cima il prima possibile. Solo così può cambiare veramente le cose. Ma adesso è caporale, e per quanto improbabile possa essere lui deve obbedire sempre e comunque agli ordini.

Il Salvatore stringe il manico del suo remo. Le Chariot ha smesso di sottovalutare gli avversari. Quel tizio ha ridotto male la sua compagna, La Justice. Quindi non importa se usa un remo come arma, non deve sottovalutarlo.

I due si avvicinano sempre di più, studiandosi a vicenda con molta attenzione. Come due bestie che si esaminano prima di attaccare. Un lupo inferocito contro un drago. Il monaco ha l'arma puntata in avanti diagonalmente. Con una mano stringe il manico, con l'altra mantiene la punta. Stupefacente, è una tecnica davvero incredibile. L'ha vista da pochissime persone, e da quello che può intuire Le Chariot, quel monaco l'ha adottata da solo e personalizzata. Il Salvatore utilizza il remo come se fosse uno spadone. Il problema di quest'arma è che è molto difficile da maneggiare, si finisce a utilizzare sempre gli stessi fendenti. Mantenendo il pomolo con il palmo della mano invece la manovrabilità aumenta esponenzialmente. Il remo rispetto a uno spadone è infinitamente più leggero. Quindi ci guadagna manovrabilità, leggerezza, raggio d'azione. Ma la lama? Come può far male un'arma del genere?

L'alabarda de Le Chariot scatta in avanti verso la testa del monaco, come un lupo che azzanna la sua preda. Il suo avversario schiva prontamente chinando la testa. Dopodiché rotea il remo abilmente cercando di colpirgli la spalla, come un drago che attacca per distruggere intere città.

Il caporale si fa colpire apposta. Il remo sbatte contro la sua armatura che non si scalfisce minimamente. Ma il braccio de Le Chariot comincia a sanguinare.

“Oh.. affascinante.” Il lupo sorride, mostrando i suoi denti “La tua arma ha una lama spirituale. Colpisce solo la carne, quindi persone che indossano armature come me rischiano comunque la pelle. Complimenti.”

Il Salvatore sorride entusiasta al complimento. Molto bene. Le Chariot sa che basta osservare per bene tre mosse dell'avversario. Dopodiché si può comprendere il suo stile di combattimento, e contrattaccare nel modo migliore. Il monaco porge il remo in avanti, in una posizione difensiva, ma non usa mai la sua arma per difendersi perché sa che è fragile, e potrebbe rompersi in un modo o nell'altro. Il caporale vuole provare questa sua teoria. Fa slittare improvvisamente la sua lunga arma verso il petto dell'avversario. È un colpo stupido, lo stesso che ha fatto a Mikah. Basta parare con l'arma e contrattaccare. Invece lui salta di fianco, evitando fisicamente il colpo. Bene, il caporale aveva ragione. Ma quanto si può schivare un'alabarda? Questa è un'altra tecnica che ha adottato. Sa benissimo che i suoi avversari, coscientemente o meno, studiano allo stesso modo i suoi passi. Attaccando verticalmente per due volte di fila, il monaco crederà che sia il suo stile di combattimento. La terza volta schiverà ancora, lui lo sa perfettamente.

Le Chariot attacca per l'ultima volta con l'affondo. Il monaco schiva nuovamente e si prepara con il contrattacco. Ma l'azione del caporale non è finita. Lascia cadere la punta dell'alabarda per terra, e abbandona lo stile da lancia per adottarne uno nuovo. Il migliore modo per vincere è sorprendere l'avversario. Stringe il manico della sua arma come se fosse un'ascia, sprigiona tutta l'energia magica che è dentro di lui. L'arma vomita fuoco, il suo elemento. Le Chariot rotea l'alabarda con tutta la forza possibile, creando un vero e proprio ciclone. E intanto ride.

Il Salvatore preso alla sprovvista non riesce a schivare. Il colpo non è un affondo, ma un vero e proprio fendente di ascia. Alza l'arma per parare. La lama dell'alabarda si conficca nel remo, ma al posto di bruciare si spegne immediatamente. Perché?

Il monaco sorride. Ha richiamato il suo elemento, l'acqua, per spegnere il colpo dell'avversario. Ha perso la sua arma, ma paradossalmente l'ha fatto anche il suo avversario. I due si vedono costretti ad abbandonare le loro lunghe armi.

“Vediamo come te la cavi nel combattimento ravvicinato.” Esclama il monaco.

Ma improvvisamente si immobilizza, e fa qualche passo indietro terrorizzato. Anche Le Chariot lo sente, capisce perché è così spaventato. Delle energie spirituali estremamente potenti hanno appena fatto capolino da un angolo della strada. Tre uomini raggiungono Le Chariot. Tutte persone che lui conosce perfettamente.

“ Non ti sei umiliato abbastanza, Le Chariot?” Chiede una voce maschile penetrante. Le Bateleur, l'ex professore della scuola di Tera, si fa avanti. Avvolto nel suo mantello, sorride con lo sguardo arcigno. Il naso aquilino il volto lungo lo fanno sembrare un falco pronto ad attaccare.

“Lascialo stare. Ha perso i denti, la faccia e l'onore. È ovvio che voglia riscattarsi.”

Un'altra voce maschile, molto più giovane. Si tratta di Le Pendu. Un ragazzo che ha da poco superato i diciotto anni, ma ha dimostrato così tanto valore e forza da esser stato accolto subito tra i caporali dell'Oroboro. Estremamente magro, con i capelli lunghi mossi e dei pantaloni a tema scozzese che sono un vero e pugno nell'occhio. In mano mantiene una mazza da guerra, dura e minacciosa.

“I suoi avversari non sono da sottovalutare. Le Justice e L'imperatrice sono stati sconfitti, e questa non è di certo opera di fortuna.”

Un biondo dall'aria e la voce pacata si fa avanti. Si tratta di Le Pape, l'arcivescovo e caporale dal sorriso sforzato. La sua voce gentile e tranquilla sono così sconcertanti da terrorizzare chiunque.

“Siete venuti a darmi una mano?” Chiede sghignazzante Le Chariot.

“Sì” Risponde Le Bateleur. “La quarta catastrofe potrebbe arrivare in qualsiasi momento, dobbiamo sbrigarci..”

Il Salvatore compie qualche passo indietro, sconcertato. Quattro caporali in un sol colpo. Non ce la farà mai.

“Oh.. e chi sarebbero questi?”

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Capitolo 11
*** 4-2 ***


 

“La sentite?” Chiede Franzis, spaventato.

“Sì.” Risponde Cassandra.

“Cosa? Sentire cosa?” Chiede Lewis. Il ragazzo guarda i suoi compagni di viaggio. Entrambi guardano un punto imprecisato della città, tra i lugubri e scuri palazzi. Hanno il mento leggermente sollevato e sono addirittura intimiditi. Le persone fanno così quando sentono un rumore inquietante.. o una forza spirituale particolare. Franzis risponde solenne “Una conversione di energie spaventosa. Quattro hanno intenzioni aggressive. Una si è spenta da poco, le altre due sono pure e benevole.”

Ma Lewis che le chiede a fare certe cose? È sempre a conoscenza delle risposte. Se solo le persone smettessero di essere così.. prevedibili. Il ragazzo dalla pelle scura si accarezza il mento. “Quattro caporali contro tre superstiti forti, e uno sconfitto. Un attimo, sai percepire l'elemento?”

No, ovviamente no. Ma tanto vale chiedere. Fare domande è utile e legittimo.. ma spesso così noioso. Franzis si vede in difficoltà, ma interviene la strega. “Due d'acqua, uno di fuoco.”

“Sono i monaci, e sono in pericolo. Con loro c'è Mikah.. dici che è morto?”
“No, è svenuto.”

Lewis stringe i pugni. Vorrebbe correre ad aiutarli, ma metterebbe in pericolo i suoi due nuovi e potenti alleati.

“Andiamo da loro.” Dice Cassandra. Il ragazzo la guarda stupito. L'ha detto davvero?

“Cosa? Perché?” Chiede Franzis. Ma intanto la strega si è già avviata. Fantastico, una ragazza frettolosa che si precipita contro il nemico. Sta nascondendo sicuramente qualcosa. Ha forse sentito un'energia familiare?

I due ragazzi si scambiano uno sguardo profondo. Lewis deve approfittare del momento per salvare il suo migliore amico.

“Sono quattro contro due. I nemici sono composti da due di fuoco, uno di terra e uno d'acqua. I monaci d'acqua potrebbero combattere, anzi tutte le probabilità suggeriscono che combatteranno, contro i due del fuoco mentre agli altri potremmo pensarci noi. Salveremo delle vite e uccideremo i caporali: due piccioni con una fava.”

“Sono d'accordo” Risponde lo stregone.

“E allora che aspetti? Corriamo!”

Il trio corre per una mezz'ora buona in fretta e furia. Franzis sembra sconvolto. “Cassandra! Ricorda che non puoi uccidere nessuno. È troppo presto per la vendetta.”

Pare che anche lo stregone abbia intuito ciò che nasconde la strega.

“Perché?”

“Sarebbe un disastro. Nessuno sa quello che sta succedendo qui, potremmo renderli dei martiri e prenderci tutta la colpa del disastro. Oppure ancora peggio, potrebbero venire molti più rinforzi e ancora più forti.”

Ma Cassandra resta in silenzio ed esita, ansimante, prima di svoltare l'angolo.

Lewis rabbrividisce: finalmente riesce a percepire la forza di cui parlavano i suoi due compagni. Si fanno tutti forza, e avanzano.

 

“a quarta catastrofe potrebbe arrivare in qualsiasi momento, dobbiamo sbrigarci”

Un ragazzo con la tunica da monaco compie qualche passo indietro, sconcertato. Quattro caporali in un sol colpo. Non ce la farà mai.

“Oh.. e chi sarebbero questi?” Chiede Le Pape, il ragazzo dal sorriso sforzato.

Franzis, Cassandra e Lewis si fanno avanti, coraggiosi. Lewis guarda la sagoma per terra. È senza dubbio Mikah. Non sembra affatto essere morto.

Ma la più sconvolta sembra essere Cassandra. Si fa avanti, sconcertata.

“Papà?” Chiede.

L'uomo dalla pelle scura e i capelli bianchi simile a un falco spalanca gli occhi. “Cassandra? Che diamine ci fai qui?” Chiede Petre. Persino Le Pendu apre la bocca sbalordito.

“Tu..” Commenta Franzis. Le Bateleur ricambia con uno sguardo intenso. Intanto lo stregone studia la situazione. Augustus Petre e l'altro, dai capelli biondi, sembrano essere degli incantatori. Mentre gli altri due sono guerrieri, questo è certo.

“Franzis mi ha salvata dall'incantesimo del vulcano. Sono venuta qui per vendicarmi del Generale.” A solo nominare quell'uomo, tutti gli avversari rabbrividiscono. Tranne Petre. “E invece trovo te. Cos'è successo? Io ti ho visto morire.”

“Le Bateleur, sbaglio o lei è La Papesse, la mia futura sposa?” Chiede sorridendo l'uomo biondo e pacato, Le Pape. “Credevo fosse sparita in circostanze misteriose. Che fortuna! L'abbiamo trovata sana e salva. Potremo procedere al matrimonio, quindi..”

Franzis a sentire queste parole stringe i denti.

“Non ne era ancora a conoscenza. Soprattutto perché ho perso le sue tracce molto tempo fa, e lo sai. Cassandra, dove sono i libri?”

“Non sarà nessuna futura sposa!” Si fa avanti Franzis “Lei è mia moglie.”

Cassandra sente un vuoto allo stomaco, e sorride. “Esatto..” Sussurra.

Il Salvatore approfitta di questo momento di confusione per gettarsi in avanti, prendere il corpo di Mikah svenuto, e tornare indietro al fianco dell'altro monaco. Dopodiché i due si avvicinano lentamente ai tre nuovi arrivati. La Temperanza riconosce Lewis, e gli lancia uno sguardo di comprensione.

“La situazione è peggiorata.” Dice Petre “Catturiamoli, se è necessario uccidiamoli pure. Ma Cassandra deve vivere.”

Franzis evoca immediatamente una serie di alberi di fronte a loro, creando una vera e propria barriera. “Dobbiamo fuggire.” Esclama lui. Ma gli alberi prendono fuoco e si inceneriscono immediatamente. Il gruppo di nemici si fa avanti tra la cenere. In particolare Le Chariot, che ha preso molto più coraggio alla presenza dei suoi compagni, corre verso Il Salvatore. I due intraprendono un rapido combattimento ravvicinato. Franzis sta per evocare un altro albero quando viene colpito in pieno volto da una palla d'acqua. Si distrae e l'incantesimo si annulla.

Anche il giovane ragazzo dai pantaloni scozzesi corre. Lewis si fa avanti, disperato, ed estrae la spada corta. Non ha idea di cosa possa fare. C'è troppa gente, troppe cose improvvise, neanche un po' di tempo per pensare. Odia improvvisare, dannazione! Viene subito colpito in pieno petto dalla mazza di Le Pendu. Cade a terra e sviene immediatamente. Cassandra si volta, in cerca di aiuto, ma qualcosa la paralizza. Dietro di loro è giunta una nuova avversaria.

“L'imperatrice si vendicherà!” Urla, evocando pezzo di ghiaccio grossi quanto un camion.

La Temperanza osserva la situazione, pensieroso. Con un dito allontana Le Pendu, che stava per assaltare Franzis. Dopodiché si china e parla allo stregone.

“Mi prenderò io cura di tua moglie. Tu prenditi cura del mio allievo.” Il tempo pare rallentarsi. Una pallida luce avvolge il corpo del monaco. Nessuno capisce cosa stia succedendo. La Temperanza dà un pugno al terreno. L'onda d'urto è così forte da far tremare i palazzi. Qualcuno cade. E la strada si rompe, si apre in due.

Franzis, Lewis, Il Salvatore e il corpo svenuto di Mikah cadono giù nel burrone creato dal monaco.

Gli avversari restano stupiti di fronte a quest'evento.

“Non alzate un dito verso Cassandra. La accompagnerò ovunque andrà. Se le succederà qualcosa romperò le vostre ossa, come ho fatto con La Justice.”

E tutti si fermano. Sono convinti che manterrà la sua promessa, e che le loro ossa meritino un trattamento migliore.

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Capitolo 12
*** 4-3 ***


Silenzio. Solo tanta, tanta polvere. Cassandra tossisce e guarda lo strapiombo dove sono precipitati Franzis, Lewis e i loro amici.

La Temperanza le lancia uno sguardo sicuro. "Conosco tre su quattro e posso dirti per certo che torneranno. Torneranno per te e per me."

Un ponte di pietra si materializza dal nulla. Un zoppicante Le Pape e Le Chariot raggiungono la ragazza, che ha lasciato perdere l'idea di combattere.

"I quattro sono sicuramente morti." Dice Le Chariot "Non sento più nessuna loro energia e una caduta del genere non può che non essere letale."

"No, è impossibile." Dice Cassandra. "Non possono essere morti."

"Certo che lo sono. Mi creda." Il ragazzo le lancia uno sguardo particolare. Cassandra non sa come interpretarlo. Sembra una richiesta, una supplica. La ragazza tace. Dopodiché lancia uno sguardo a quel vecchio dalla pelle abbronzata che si sta allontanando.

"Papà, dove vai? Non osare andartene, devi tornare qui, mi devi delle spiegazioni!"

Ma Petre e Le Pendu si incamminano per andare altrove. "Papà!" Urla ancora lei. Qualcosa le tocca il viso. Sono le lisce e secche dita di Le Pape.. L'uomo la guarda, quasi ipnotizzandola, con i suoi occhi verdi.

"Bella. Bellissima, davvero. Non vedo l'ora di approfondire la conoscenza."

Dopodiché se ne va. "Le Chariot, L'Imperatrice, accompagnateli alla dogana. A quanto vedo quel monaco non ha intenzione di allontanarsi da lei."

Le Chariot intima ai due di procedere. "E se non volessimo?" Chiede Cassandra.

"Non siamo nella posizione, ragazza." Interviene il monaco. "Andiamo con loro, potrebbe essere ben più vantaggioso."

La strega accetta di mal umore. Le Chariot non commenta e, con la donna priva di pupille, li scorta verso la loro destinazione.

Dopo qualche minuto di silenzio, il monaco dice "Ti chiami Cassandra, quindi? Io sono La Temperanza, monaco di Venexia."

"Sì.." Commenta distratta lei. Dopodiché chiede "Perché hai distrutto la strada? Hai spedito dritto nei guai sia i tuoi amici che i miei."

"Non avverti niente sotto i tuoi piedi? Tera sembra possedere numerosi sotterranei. Sento l'aria fluire sotto terra, aria ed energia. C'è molta vita laggiù. Vuol dire che i nostri amici non avranno problemi nel sopravvivere. Franzis è il ragazzo che ti accompagnava, giusto? Sembra un buon mago. Sbaglio o è tuo marito?"

Cassandra sorride. "Sbagli. L'ho conosciuto pochi giorni fa, ma ho subito stretto un solido legame con lui. La storia del marito era.. uno scherzo, inizialmente."

"Teniamolo come segreto per Le Pope."

Cassandra sorride.

"Lo sai che torneranno a salvarti?"

"Sì, lo so. La ragazza stringe i pugni, determinata.

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Capitolo 13
*** 5-1 ***


 

Mikah apre gli occhi, confuso. Dopodiché si rialza, al buio più completo.

“Chi è là?”

“Sono Mikah..”

“Il guerriero di fuoco?”

“Sì.” Risponde impressionato. “Dove sono? Chi sei?”

“Fammi un favore, evoca del fuoco.”

“Non so se riesco a farlo.”

Qualche secondo di silenzio. Dopodiché “Fallo, o resteremo per sempre al buio.”

Per sempre. Chissà che significa. Quella voce non ha immagine, potrebbe restare al buio fino alla fine dei suoi giorni. Hanno davvero bisogno di luce? E chi sta parlando, poi? Cosa è successo? Che mal di testa.. Deve aver sbattuto la testa. Quella voce.. è così familiare. Sì, pensa tra sé il ragazzo, l’ha sicuramente già sentita prima.

Mikah ci mette qualche secondo per riuscirci. L'allenamento che ha fatto con La Temperanza risulta più efficace di quanto avesse immaginato. Tra le mani compare una dolce fiammella, e illumina il volto del suo interlocutore. È un ragazzo poco più grande di lui, biondo dai capelli lunghi. Indossa gli occhiali. Chi è? Mikah non l’ha mai visto prima, è pronto a giurarlo. Eppure sente un vago senso di nostalgia. Un po’ come Il Salvatore. Come se fossero tutti amici da tempo, amici e compagni mancati che avrebbero dovuto esser lì con lui fin da piccolo. Il ragazzo prova automaticamente rabbia per quella figura pallida alla luce del fuoco. Perché non ci hai protetto prima? Avevamo bisogno di te, tutti noi. Poi scuote la testa, ma che sta dicendo? Lui non l’ha mai visto prima. Il ragazzo misterioso avvicina un ramo alla fiammella, e questo prende immediatamente fuoco. Dopodiché se ne va, e comincia a bruciare molti altri rami. E dopo qualche minuto di silenzio, il luogo diventa molto più illuminato. Si trovano in una caverna finemente scavata, sembrano più delle segrete. Mikah è così lontano dall’Oroboro.. e da Tera. Vorrebbe restare qui per sempre. Sì, per sempre, magari anche al buio.

Il guerriero nota che per terra si trovano, svenuti, Il Salvatore e Lewis.

“Io sono Franzis, uno stregone. Ho accompagnato qui il tuo amico, e abbiamo incontrato te e i due monaci. Eravate circondati da quattro, anzi, cinque caporali.”

Il ragazzo è ancora confuso, ascolta con difficoltà.

“Il monaco più anziano ha detto che avrebbe difeso mia m.. una mia amica, ma in cambio avrei dovuto prendermi cura del suo allievo. Dopodiché, con la sua forza sovrumana, ha dato un pugno sul terreno. Si è aperta una voragine che ci ha inghiottiti e siamo finiti in profondità. Con la mia magia ho dovuto creare una stanza bella larga.”

“Io.. cosa dovremmo fare?” Ti prego, dì che dovremmo restare qui al caldo e al sicuro.

“Aspettiamo che gli altri si sveglino. Sono stanco.”

“Sì, per favore. Riposati.”

Lo stregone si stende per terra e resta in silenzio. Probabilmente si è già addormentato. Mikah aspetta che gli altri si sveglino. Sente un rumore in sottofondo. Sembra un singhiozzo. Lo stregone sta piangendo? È una situazione così scomoda che vorrebbe veramente sparire. No, invece no, forse è meglio se resta qui.

Dopo quelle che sembrano ore, sia Il Salvatore che Lewis si svegliano. Il suo migliore amico appena rivede Mikah lo abbraccia immediatamente. Quando si staccano, il guerriero gli dà un pugno. “Cosa sono tutte queste smancerie?”

“Dove siamo?” Chiede Il Salvatore.

“Ve lo spiegherà Franzis.”
Come immaginava Mikah, lo stregone non ha mai dormito veramente. Si siede per terra, palesemente sconvolto.

“Dobbiamo parlare.” Dice lui. Tutti si siedono per terra di fronte a lui. “Ma prima è meglio se ci presentiamo. Io sono Franzis, uno stregone. Vengo dalle terre di Lambda per salvare il mio villaggio: è stato completamente pietrificato. Ho conosciuto Cassandra, quella che sembrerebbe essere la figlia di Le Bateleur. È una bravissima ragazza.. e ora è rimasta lassù, con il monaco.”

“La Temperanza? È il mio mentore. Io sono Il Salvatore” dice il monaco “Vengo dalla laguna di Venexia, territorio dei monaci. Sono tutti morti per una calamità: Venexia è stata inondata da uno tsunami. Siamo venuti qui per salvare più persone possibili e per scoprire la verità riguardo queste catastrofi.” Il Salvatore esita. Siamo? No, La Temperanza sembra non aver mai avuto intenzione di investigare. La missione è sua.

“È opera del papa.” Aggiunge Lewis “Vuole ricostruire gli eventi dell'apocalisse per dimostrare di essere il vero messia. Io sono Lewis, e lui è Mikah. Siamo, anzi eravamo due studenti. Adesso il nostro unico scopo è andarcene da qui.”

“No, Lewis.” dice Mikah “Dobbiamo combattere. È nostro dovere.”

I due amici si guardano. Lewis non si aspettava una risposta del genere. I due si promettono silenziosamente di riparlarne in seguito.

“Cosa facciamo ora?” Aggiunge il guerriero. “Dobbiamo prendere a calci il cardinale?”

“No, non funzionerà. Ucciderlo lo farebbe diventare un martire. Dobbiamo recuperare la seconda copia del libro delle rocce. Quando la popolazione scoprirà che la maledizione delle terre di Lambda è solo una farsa, il papa perderà credibilità. Se poi vorrà ricreare l'antica Italia con la forza, ci penseranno gli eserciti. Ma siccome siamo gli unici a conoscere la verità, dobbiamo adempiere ai nostri doveri.”

“Quindi?” Chiede Il Salvatore. “Dov'è questo libro? Io voglio tornare da La Temperanza.”

Franzis scuote la testa. “Prendete quest'informazione con le pinze: il libro probabilmente si trova nel territorio del papa. E probabilmente porteranno lì Cassandra e La Temperanza appena finiranno di cercare superstiti in questa città. Forse hanno già finito.”

“Bene, dobbiamo partire subito allora.” Dice Mikah, poco convinto. Lo vuole davvero? No, certo che no. Non sarebbe meglio fuggire?

“Non così in fretta” Continua lo stregone “Siamo.. deboli. Avete visto come ci hanno ridotto? I soldati potrebbero non essere un problema ma i superiori.. saranno in ventidue, come minimo, uno più forte dell'altro.”

“Dobbiamo allenarci.” Dice Il Salvatore “Ma senza La Temperanza siamo fregati, è lui il mio mentore adesso.”

“Io e te potremmo cavarcela. Il problema sono Mikah e Lewis, loro sono appena usciti da scuola e non hanno basi. Dovremmo addestrarli noi.” Lo stregone si rivolge ai due ragazzi.

“Avete di fronte un mago e un guerriero. Io non posso insegnarvi a combattere, ma posso darvi le istruzioni per aumentare il vostro potere spirituale. Potrete migliorare in entrambi i casi, ma dovete scegliere la vostra.. strada.”

Lo stregone sembra essere veramente distrutto. Stanco per il peso di una responsabilità che non esiste.

Mikah si guarda in torno e trova quello che sta cercando.

“Io sono un somaro nella magia. Mi va bene addestrarmi col monaco. Ma voglio imparare a utilizzare questo.” Mostra il libro delle Fiamme. Franzis lo esamina attentamente, dopodiché annuisce. Lewis si butta per terra, esausto. “Potete immaginare cosa preferisco fare io. Non sono mai stato un guerriero, anzi solo l’idea di usare forza fisica mi fa venire mal di testa, ma allo stesso tempo non credo di poter essere un gran mago. Ma più cose so di magia meglio è.”

“Ottimo.” Dice Franzis. I due si scambiano un lungo e minaccioso sguardo. Non sono mai andati veramente d’accordo. Ma adesso è il cervo a dover insegnare alla tigre.

Mikah si alza e comincia a camminare in tondo. “Sono incredulo.”

Il Salvatore si toglie la tunica da monaco e, con un sol tocco, la bagna completamente. Dopodiché la lascia gocciolare, appesa a una roccia del muro, vicino alla torcia.

“Lo so, non ti saresti mai aspettato che un monaco ti insegnasse a combattere, vero?”

Il guerriero scuote la testa. “No, non parlavo mica di questo. Com’erano le vostre vite prima?” Ma Mikah non dà il tempo di rispondere “Io odiavo Tera. La odiavo nel più profondo del mio cuore. I Teriani erano terribili, e spesso ho desiderato la loro morte. Adesso invece.. mi ritrovo a desiderare la vecchia Tera, con tutti quegli stronzi.”
Il ragazzo guarda Lewis “Mi manca saltare le lezioni per bere e passeggiare per la città. Improvvisamente.. mi sento in colpa. Come se i miei desideri omicida avessero portato qui la catastrofe.”

“Non devi sentirti in colpa.” Dice Lewis “È un bene che tutti i Teriani siano morti. Erano tutte teste di cazzo, e avrebbero generato altri stronzi. Diciamo che l’Oroboro ci ha fatto solo un favore.”

Nessuno ha il coraggio di commentare. Mikah è pieno di rabbia, è vero, ma Lewis.. è cresciuto con l’odio. Uno ha vissuto proteggendo, l’altro tormentato e perseguitato.

Ma il guerriero stringe i pugni e decide di rispondere.

“Non è vero, stai generalizzando troppo. Te lo ricordi Gigie, l’edicolaio? Ci teneva da parte tutti i fumetti ogni mese! Non dirmi che lo odiavi.”

Lewis china il capo. “È diverso. Gigie doveva far andare avanti un’edicola, quindi non voleva farsi sfuggire dei clienti. Ecco tutto.”

“Allora forse ti sei dimenticato che quando non avevamo soldi, Gigie i fumetti ce li regalava.” Mikah stringe i denti.

“Questione di business. Non voleva perderci.” Si limita a dire l’altro.

“E che ne dici di Cirus? Il vecchietto col pitbull che gironzolava per le scale di Via Vargas. Quando saltavamo scuola andavamo sempre lì a mangiare schifezze e lui veniva a trovarci e chiacchierava sempre. Lo conoscevamo da cinque anni!”

Lewis socchiude gli occhi con aria di sfida. “Era vecchio, e aveva i suoi classici comportamenti da vecchio. Sapeva che eravamo due orfani scalmanati ed era curioso, ma sotto sotto ci discriminava.”

Mikah compie due passi avanti verso il suo compagno. “E quella volta che Petre fece la ronda della città per trovarci e darci una sospensione? Cirus ci avvertì, ci ospitò a casa sua e ci preparò il pranzo.”

“Fingeva di esser gentile.” Risponde il ragazzo dalla pelle scura. Mikah si getta in avanti e gli dà un calcio, ma Lewis fortunatamente riesce a schivare. Quindi il guerriero colpisce il muro e cade, urlando e mantenendosi il piede. Franzis si fa avanti “Tutto bene?”

Mikah lo ignora e, rotolando ancora per il dolore, lancia uno sguardo carico di rabbia al suo migliore amico.

“Sei un ingrato, Lewis. Sei un cazzo di ingrato, spero che almeno tu non rinneghi la mia amicizia e quella di Giulia.”

Il ragazzo dalla pelle scura si alza e volta le spalle a Mikah. “Sei sempre stato il mio migliore amico, questo non lo negherò mai.” Dopodiché se ne va.

Cala il silenzio. Franzis decide di seguire Lewis, mentre Il Salvatore resta seduto e stupito della scena.

“Wow, non mi aspettavo che..”

“Lascia stare.” Sbotta Mikah “Quello lì ha un carattere terribile. Sono l’unico a saperlo sopportare. Ma maggior parte delle volte i guai se li cerca lui. È intelligente, è vero, ma si tratta più di un difetto che un pregio.”

“Perché?” Il monaco giocherella con le perle infilate nei suoi capelli. Mikah tira un lungo sospiro, cerca di calmarsi. “Il primo giorno di lezione ai tempi delle medie, si fece beffe di tutta la classe, dando loro degli stupidi incompetenti senza cervello. Un gruppo di bulli se la prese e, fuori dalle lezioni, gli chiese spiegazioni. Cos’avresti fatto tu?”

Il Salvatore ci pensa un attimo. “Innanzitutto io non insulterei mai una persona così gratuitamente. Ho imparato che ognuno ha delle potenzialità. Immaginando che io l’abbia fatto per sbaglio, e in effetti è successo, chiederei scusa o comunque chiarirei.”

Mikah annuisce. “Esatto. Oltretutto esser da soli contro cinque bulli diciamo che non è una situazione vantaggiosa. Lui continuò a prenderli in giro. Li chiamò stupidi animali che passano il loro tempo a fare i buffoni. Venne picchiato a sangue.”

Il Salvatore però ride. “Se l’è meritato allora.”

“Già. Ho passato gli anni successivi a cercare di cambiare questo suo lato, ma è impossibile. Lui non può cambiare, non può essere corretto. Almeno sono riuscito a inculcargli un insegnamento importante: se rischi di farti male, usa l’intelligenza per evitarlo.”

“E chi è Giulia?”

Mikah non riesce a fare a meno di sospirare. “Ci innamorammo entrambi di lei.”

Ma contro ogni aspettativa, Il Salvatore ride a crepapelle, fino a cadere per terra e rotolarsi.

Il ragazzo lo guarda sdegnato. “Che hai da ridere?”

“È una delle situazioni più brutte che si possa mai immaginare per due migliori amici.”

“Che hai da ridere?” Ripete dunque Mikah. Il Salvatore smette ma sorride ugualmente.

“Siete ancora migliori amici. Quindi è una tragedia finita bene.”

Mikah sospira. “Diciamo di sì. Lei era unica, speciale. Una delle poche che non ci trattava male e non ci guardava con disprezzo. Ci innamorammo entrambi e fu un problema. Quando lo capimmo non ci parlammo per una settimana. Continuavamo a frequentarla separatamente finché.. beh, Lewis venne da me. E mi disse che io meritavo di stare con Giulia e che lui avrebbe smesso di frequentarla.”

“Un comportamento molto nobile. E tu che hai fatto?”

“Sono andato da lei e le ho detto che la odiavamo e che non doveva più presentarsi.”

Il Salvatore ride “Perché?”

“È più importante l’amicizia dell’amore.” Mikah guarda altrove, depresso. Giulia probabilmente è morta adesso. Pensa la stessa cosa anche Lewis, che sfiora il muro di terra e roccia lontano dagli occhi indiscreti.

“Complimenti, futuro eroe.” Dice Franzis, che lo ha raggiunto. “Non ho nulla da rimproverarti. Sei rimasto coerente fino all’ultimo secondo.”

Lewis sbuffa. “Credi che non mi pesi?”

“Che cosa?”

“Essere così solo. Sono l’ultimo esemplare di una specie in estinzione. Non ho scelto io di essere così, e mi pesa.”

Franzis batte le mani, amareggiato. “Complimenti. Tu sei un sacco di cose: un genio della logica, un egoista, un opportunista, un narcisistico ingrato, ma non sei affatto solo.”

Lewis mostra i denti bianchi, in contrasto con la pelle scura. “Che cosa.. come osi dirmi queste cose? Io..”

“Una persona veramente sola non può mai chiedere aiuto. Se si trova nei guai, deve cavarsela da solo. È abbandonato da tutto e tutti.”

Lewis resta in silenzio.

“Tu hai Lewis, e hai anche noi. Ma hai così tanta voglia di lamentarti, di sentirti unico e speciale, di farti credere l’ultimo animale della tua specie, che non riesci a vedere la verità. Questo non è il comportamento di una persona in gamba. L’intelligenza porta a risolvere i problemi, tu invece non fai che scavarti la fossa. E vedrai che se continui a comportarti così rimarrai davvero da solo come un cane. Sei stupido, sei la persona più stupida che io conosca. Quando ti troverai senza una famiglia né una casa, non osare tornare da noi.”

Dopodiché Franzis se ne va con l’amaro in bocca. Il ragazzo odia essere crudele, lui è una persona generosa e per bene. Ma proprio per questo si ritrova a odiare gli ingrati.

Lewis guarda la figura del ragazzo allontanarsi sempre di più.

Quando il gruppo si riunisce, decidono tutti di dimenticarsi della discussione.

Il Salvatore e Mikah cominciano ad allenarsi nel combattimento. La cosa più importante, secondo il monaco, è l'esperienza. Va bene utilizzare una propria tecnica, purché ci sia quell'intuizione che nasce combattendo sempre di più. Usano armi create dal legno. Entrambi hanno perso le loro nella superficie. Lewis invece è seduto per terra, con gli occhi chiusi. Si sta esercitando a manipolare le energie, come ha fatto qualche giorno prima il suo migliore amico. Ma è preoccupato: saprà davvero cavarsela contro mostri del genere? Varrà la pena combattere? Ma più passa il tempo, più i ragazzi si sentono soffocare in quelle catacombe. Quindi intanto Franzis si impegna nell'ingrandire sempre di più il posto con la sua magia.

“Franzis, Franzis, vieni!” Dice entusiasta Lewis.

“Cosa succede?”

“Senti qui.” Lo stregone allunga una mano e sente una dolce brezza vorticare pigramente. La discussione e il rancore di prima sembrano esser spariti, ma in realtà sono solo nascosti, serpeggiano pronti ad attaccare nel momento più opportuno.

“Sei già riuscito a evocare del vento. Complimenti, ma così non potrai mai utilizzarlo per combattere.”

Il ragazzo torna a esercitarsi con disappunto. “L'unica cosa che so fare è nascondermi, camminare silenziosamente o far levitare oggetti. Vorrei trovare qualcosa di più.. utile.”

Franzis lo osserva seriamente.

“A tal proposito.. camminare silenziosamente, creare illusioni, dove hai imparato queste tecniche? Non le ho mai viste né sentito parlare. Inizialmente credevo tu fossi esperto, ma mi sbagliavo.”
Lewis lo guarda soddisfatto. “Basta utilizzare un po' di cervello. L'elemento aria è il più tosto per il combattimento, e di certo a scuola non ti insegnano tecniche efficaci. Ci vuole una grande quantità di energia per produrre un vento forte, o tagliente. Ma l'aria non è solo questo.. Creando cuscinetti d'aria, con un pizzico di energia magica, posso evitare di far rumore quando cammino. E in fondo la luce passa per l'aria, no? Basta modificarla in un certo modo per far sì che la luce passi diversamente, lasciando un'illusione traslucida. È poco, ma nella foga della battaglia il nemico non se ne accorge. L'hai già visto.”

Lo stregone sorride, sbalordito. “Non si finisce mai di imparare. Non puoi sfruttare la tua intelligenza per creare un'arma vera e propria?”

Lewis si accarezza il mento. “Ci penserò.”

Intanto Mikah e Il Salvatore si stanno esercitando. Anche se il termine esatto sarebbe riempirsi di botte. Vanno pesante, si riempiono di lividi e sangue e spesso abbandonano le armi per rotolarsi per terra e prendersi a pugni. Questa volta il monaco riesce a bloccargli le mani e a stenderlo per terra.

“A-ah! Vinto.” e ride. Mikah digrigna i denti “Maledetto, maledetto, maledettooo!”

Dopo essersi dati una ripulita, i due si stendono per terra esausti.

“Si può sapere perché ridi sempre?” Chiede innervosito il guerriero.

“Mi piace combattere e competere. È un problema?” Risponde Il Salvatore con un enorme sorriso. Mikah sposta lo sguardo seccato. “No, certo che no. Ma sembra che tu non mi stia prendendo sul serio.”

“Assolutamente no, sei grande. Hai un talento innato per le botte, hai uno stile tutto tuo. Sfidarti è fantastico, anche se..”

“Anche se?”

“Potrei usare il colpo dei sei punti per stenderti. O la materializzazione della lama, o la rottura dell'equilibrio. Sono tutte tecniche che ho affinato da solo, e con queste potrei ferirti a morte in un combattimento serio.”

Mikah resta in silenzio.

“Devi trovare il tuo punto di forza.”

“E quale dovrebbe essere?”

Il Salvatore ci pensa su. “La rabbia. Come Le Chariot: anche lui usa la rabbia per combattere. Siete straordinari: solitamente una persona arrabbiata si deconcentra e viene rapidamente sconfitta. Invece voi due sapete vincere. Ma bisognerebbe trovare un modo per usarla efficacemente.”

“Usare un'emozione come energia nel combattimento?” Franzis si avvicina a loro, ascoltando la conversazione. “Forse un modo c'è.”

Lo stregone sorride. “Ed è molto divertente. Dovrei avere un po' di tempo per organizzarmi.”

Il tempo nelle caverne si fa sempre più sottile, fino a sparire. Non si sa più quando è giorno o notte, gli amici vanno a dormire nel momento in cui si sentono esausti e si svegliano appena si sentono abbastanza riposati.

Franzis riesce a evocare con molta fatica del cibo a stento commestibile. Le cose più buone sono le carote e le patate, ma senza un coltello con cui tagliarle restano terribili.

“Allora dicci un po', Franzis.” Chiede Il Salvatore mentre mastica una carota “Cosa facevi a Lambda? Il capovillaggio?”

“Cosa? No, no, a dire il vero io non ho mai avuto un ruolo preciso. Facevo di tutto per guadagnarmi da vivere, ma non sono mai andato a genio a nessuno.” Risponde lo stregone.

“Strano” Interviene Lewis “Hai la stoffa da capo. Prendi sempre in mano la situazione. Perché non piacevi a nessuno?”

Franzis scuote la testa “Nel villaggio danno molta importanza alla famiglia. Un figlio riceve il lavoro dal padre, tutti i suoi insegnamenti e la buona educazione. Io sono orfano, il figlio di nessuno e quindi nessuno ha voluto tenermi con sé. Solo recentemente il capovillaggio ha cominciato a seguire i miei consigli.”

“Ah sì?” Aggiunge Mikah “Anche noi due siamo orfani. All'età di sette anni siamo stati ritrovati da soli, vaganti per la città, senza alcun ricordo nel nostro passato. E per lo stesso motivo non siamo mai riusciti a fare amicizia.”

Il Salvatore inarca un sopracciglio. “Che buffo. È successa la stessa cosa anche a me. I monaci accolgono solo orfani, quindi ho vissuto una vita tranquilla. Mi trovarono senza ricordi nel novantasette, quindi avevo.. sette anni.”

Cala il silenzio. Il monaco comincia a sospettare di aver detto qualcosa di sbagliato.

“Ti hanno trovato nel novantasette? Io sono arrivato nel villaggio proprio in quell'anno. Avevo dieci anni.” Dice Franzis.

“Quattro orfani, trovati tutti nello stesso anno si ritrovano oggi a combattere insieme. Il destino della profezia si sta avverando!” Commenta Lewis, sarcastico.

I ragazzi restano in silenzio. Il Salvatore giocherella con le perle infilate tra i suoi capelli. Non dice della profezia che gli è stata rivelata. Il suo maestro ebbe una visione in cui vide il monaco, accompagnato da altri eroi, che salvava il mondo da un destino terribile.

Ha davvero a che fare con tutto questo?

I suoi nuovi amici saranno gli eroi che lo accompagneranno?

Dopo il pasto, Lewis torna ad allenarsi nella meditazione. Anche Mikah continua a farlo, nonostante non lo sbandieri in giro. Sebbene crede di non esser capace di utilizzare per bene la magia, esercitarsi di certo non gli farà male. Lui assieme allo stregone si allontanano dalla zona dove riposano.

Franzis vuole aiutarlo a diventare più forte, ma prima deve riuscire a trovare qualcosa. Si addentrano tra le viscere dei sotterranei che lo stregone ha creato.

“Guarda, questo pezzo non l'ho costruito io. C'era già qualcosa prima che arrivassimo noi.” Dice Franzis. I due armati di solo una spada di legno e delle torce, esplorano la zona che diventa man mano molto più umida, fino a vedere una luce in lontananza.

I ragazzi si sono ritrovati in un sistema fognario. L'acqua melmosa scorre tranquilla, ospitando grossi pesci deformi.

“Lo senti?” Dice sorridendo lo stregone.

“No, cosa dovrei sentire?”

“Una grossa fonte di vita corrotta dall'odio. Potrebbe essere qualunque cosa, facciamo attenzione.”

Franzis gli porge un pezzo di pietra finemente lavorato. “L'ho raccolto qui, e con un pizzico di magia l'ho reso piacevole alla vista. Tienilo sempre con te. Ora posso parlarti, finalmente.”

Mikah si mette la piccola pietra in tasca, e guarda il suo interlocutore incuriosito.

“Credo sia ora che tu te ne vada.”

“Cosa?” Il guerriero, sbalordito, spera davvero di non aver sentito bene.

“Sei debole, e per lo più inutile. Io e Il Salvatore siamo addestrati e conosci perfettamente l'enorme intelligenza di Lewis. Tu cos'hai di utile? Nulla, riesci solo ad arrabbiarti contro i tuoi nemici. E hai visto che finisci sempre e solo per farti del male. Saresti un peso, una spina nel fianco.”

Mikah stringe i denti, furioso. È una cosa che si è sempre sentita dire da chiunque. Dai suoi compagni di classe, dai professori.. e da Petre.

“È il momento perfetto. Fuggi, vai nella città più vicina e vivi da uomo mediocre quale sei.”

“Bastardo, mediocre sarà tua sorella!” Mikah tira un pugno con tutta la forza che si ritrova. Franzis compie qualche passo indietro, stordito. E il guerriero si piega in due dal dolore.

“Che cazzo mi è successo?”

Franzis ride. “È la pietra che ti ho dato, Mikah. Ho fatto sì che assorbisse la rabbia.”

Il guerriero lo guarda confuso.

“La tua rabbia è straordinaria. Una persona normale si sarebbe avvilita, tu invece mi sei saltato addosso. Conservare l'energia che emetti quando ti arrabbi può essere utile. Tienila con te, più passerà il tempo, più conserverà i tuoi sentimenti. E potrai utilizzarli nel combattimento, potrai richiamare quella forza e quella rabbia che ti servono quando invece avrai paura, o sarai in difficoltà.”

“Quindi non pensi che io sia un buono a nulla?”

Lo stregone lo guarda serio. “Hai preso in considerazione l'idea di andartene?”

“Assolutamente no.”

“Ottimo, ottimo.” I due cominciano a passeggiare, raggiungendo la luce che arriva in lontananza. Fortunatamente non c'è un odore orribile come ci si aspetta, ma un profumo quasi cristallino. Probabilmente si trovano nei canali d'acqua potabile, nulla a che vedere con gli scarichi. Come tutti i sistemi fognari, la struttura è formata da un lungo corridoio che affianca il muro, senza poggia mano o appigli. Alla sinistra della strada scorre l’acqua limpida e cristallina. La mancanza di barriere, la predominanza del colore azzurro, l’odore di cloro e prodotti chimici, fanno sembrare il luogo più a una piscina che a una fogna. “Ma tu volevi viaggiare, giusto? Non credi che sia un controsenso voler restare a combattere? Non sei una persona coerente.”

Una vena comincia a gonfiarsi sulla tempia di Mikah. Lo sta provocando ancora?

“Non ho molta scelta. Ma questo significa essere uomini, no? Prendersi certe responsabilità.”

Ma entrambi sanno che Mikah non è per nulla convinto di ciò che dice.

“E cosa ne vuoi sapere tu di essere uomini?”

Il ragazzo stringe l'impugnatura della spada di legno. “Posso solo immaginarlo.”

Giunti a uno svincolo, i due scoprono che la luce che vedevano non era affatto naturale. Ovvio che non era così, si trovano metri e metri sotto terra. Eppure lo speravano. Lampadine viola illuminano pallidamente le fogne. La strada umida, squadrata, va chissà dove. Per un attimo Franzis si preoccupa dei soldati che possano trovarli. Ma probabilmente non succederà. Che li credano morti o vivi, il gruppo ora è scomparso e l'esercito può spostarsi. L'unica preoccupazione tangibile è quell'energia vitale che va avanti e indietro per le fogne, silenziosa.

“Un attimo, e questo cos'è?” Chiede preoccupato Mikah.

“Te ne parlavo prima, ricordi? C'è una forma di vita che si aggira da queste parti.”

“Forma di vita?” Quindi non è una persona.

E da un cunicolo, in fondo al corridoio, sbuca qualcosa. Il muso di un roditore che annusa l'aria.

“Una chimera.”

Un topo fuoriesce furtivo. Un topo alto due metri, infuriato. Una schiuma bianca gocciola dalle sue fauci.

“Una meta-bestia, pseudo animale, quello che vuoi.”

“È pericoloso?”

Franzis esita. “Dipende da cosa intendi per pericoloso”

L'enorme topo si avvicina agli intrusi, sempre più veloce.

“Per pericoloso intendo capace di far del male fisico a uno di noi.”

Lo stregone ride di cuore, genuinamente. “Allora sì, si può dire che è estremamente pericoloso.”

La strada dove si trovano i due ragazzi non possiede svincoli. Si può andare solo avanti o dietro. Questo significa che possono reagire in soli due modi: combattendo o scappando. Mikah stringe forte la spada di legno, determinato a far scappare quel topolino tra le fiamme.

“Così mi piaci. È anche per questo che ti ho portato qui, sarà un ottimo allenamento.”

Il guerriero sorride.

“Attento a non farti infettare la rabbia.”

“Cosa?”

La chimera salta addosso a Mikah, travolgendolo. Il guerriero è per terra, e con le mani cerca di allontanare il muso del roditore che cerca di azzannarlo. La bava schiumosa cola dalle fauci del topo, sporcando la maglia del ragazzo.

“Cosa devo fare, Franzis? Aiutami!”

“Utilizza la pietra che ti ho dato. Devi concentrare l'energia magica, stabilire un legame con l'oggetto e la tua arma, dopodiché consolidarlo.”

Franzis osserva divertito la scena, con entrambi le mani dietro la schiena.

“Non ho idea di come si faccia!” Il guerriero utilizzando tutta la forza che possiede spinge di lato il topo, dopodiché si alza subito sfoderando la spada di legno. Quando la creatura si alza, Mikah lo colpisce al muso. Questo non fa che infuriarlo di più.

“Ci vorrà qualche giorno d'allenamento per far sì che tu sia capace di farlo.”

Il guerriero stringe i denti. “Entro allora?”

“Scappa!”

I due cominciano a correre a perdifiato nella direzione opposta da dove sono entrati.

“Ma non puoi colpirlo con la tua magia?” Urla Mikah.

“No, le chimere di quel tipo sono immuni agli incantesimi di terra.”

Il guerriero lancia uno sguardo sbalordito a Franzis, sperando stia scherzando. Ma hanno altre cose a cui pensare. La strada che hanno scelto è un vicolo cieco. Di fronte a loro c'è solo un'enorme pozzo, simile a una piscina. E intanto il topo li sta rincorrendo.

“Tuffiamoci, i topi non sanno nuotare.” Urla lo stregone. Dopodiché i due si buttano nell'acqua gelida, e nuotano lontano. Il topo raggiunge l'orlo della strada e li guarda, affamato.

“Franzis?” Il topo immerge le zampe nell'acqua.

“Sei sicuro che i topi non sappiano nuotare?”

“Certo, i topi hanno paura dell'acqua ma trovano forza nel fuoco.”

Il roditore si tuffa, sprofondando nel pozzo. Dopodiché comincia a sguazzare agilmente , girando in tondo, osservandoli bene, come uno squalo peloso.

“No, maledetto mago, è il contrario! Hanno paura del fuoco. Ma ora si è tuffato, è troppo tardi per spaventarlo.” Delle fiamme in un pozzo d'acqua così grande sarebbero veramente inutili. Di colpo Mikah si sente sprofondare, letteralmente. Qualcosa lo ha tirato giù. È stato il topo, che ha afferrato la sua gamba. Il guerriero cerca di prenderlo a calci, ma nell'acqua la forza è molto più attutita. Non ha speranza. Cerca di nuotare per raggiungere il corridoio dove potersi aggrappare. Ma questa operazione richiede troppe forze.. e Mikah non ce la fa. Sta per perdere i sensi, quando qualcosa afferra invece il suo braccio tirandolo su. La morsa del topo si allenta improvvisamente. Ogni boccata d'aria nuova sembra un miracolo divino. Apre gli occhi, Franzis è riuscito a salvarlo e a farlo salire sulla strada.

“La magia di terra potrebbe non essere nulla per te, ma vediamo come reagisci a questo.”

Prima che la chimera riesca a emergere, lo stregone evoca una quantità enorme di alberi e rocce che crescono ovunque, creando una vera e propria gabbia. Dopodiché ne crea un'altra, e un'altra, un'altra ancora fino a costruire quindici o sedici gabbie, una dentro un'altra.

Mikah si alza tossendo. “Perché non lo uccidi? Perché gli hai lasciato tutto quello spazio per respirare? Potresti affogarlo semplicemente bloccandolo sott'acqua.”

Franzis scuote la testa. “Torniamo nella tana. Dovrai allenarti, dopodiché tornerai dalla chimera. Devi sconfiggerlo tu.”

Il guerriero si appoggia al muro e guarda il topo esasperato rosicchiare la gabbia. Tra due, forse tre ore riuscirà a liberarsi ma loro saranno già lontani, al sicuro.

“Perché devo combattere contro una bestia del genere? Non basta Il Salvatore?”

“Con lui puoi affinare la tecnica, ma non il coraggio e i riflessi. Lo sai, l’adrenalina ti acceca.”

Mikah stringe i pugni. I suoi nemici saranno così: crudeli e mossi da un’irragionevole fonte d’odio. E lui deve combattere.. per cosa?

“Franzis, per cosa combatterai tu? Per Tirrenia o per Cassandra?”

Lo stregone fissa il ragazzo, meditabondo.

E Mikah aggiunge “È molto più facile combattere per qualcuno che per qualcosa, vero?”

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Capitolo 14
*** 5-2 ***


 

Cassandra, seduta sul morbido cuscino di una carrozza traballante, picchietta con le dita sul ginocchio palesemente innervosita. Di fianco a lei La Temperanza è seduto in silenzio, ascolta i discorsi degli altri uomini. Infine Le Chariot, che dovrebbe tenerli d'occhio, sta osservando il proprio volto grazie a uno specchietto portatile, palesemente per donne.

“Non riuscirò mai a far guarire questa cicatrice.” Le Chariot schiocca la lingua, innervosito. “Cerchi di uccidere un ragazzo e lui che fa? Ti ustiona la faccia. Che mondo ingrato.”

Il caporale guarda gli ospiti d'onore e nota che nessuno dei due sta ridendo. Che mancanza di senso d'umorismo, davvero.

“Entro domani dovremmo essere arrivati a Romalo, La Papesse. Abbia pazienza.” Dice il guerriero. “E grazie per lo specchietto.”

“Adesso mi dai del lei e mi chiami con quello stupido nome? Smettila, smettila assolutamente.” La strega incrocia le braccia e guarda lontano dalla piccola finestra scavata nel legno.

“È la figlia di Le Bateleur. Non posso fare altrimenti.”

Dopo qualche minuto di silenzio imbarazzato, Cassandra riprende con le sue lamentele.

“Mi fate schifo, mi fate schifo tutti voi. Sono stata rinchiusa dal Generale per anni in un posto orribile, in preda al terrore, convinta che mio padre fosse morto. Adesso scopro che è vivo, e mi ha promesso in sposa a qualcun altro. Come credeva che avessi reagito?”

“Stia calma.” Le Chariot sospira, spazientito. “Ora si trova in una situazione più grande di lei, non può che accettare questo destino passivamente.”

“Finché non verranno a salvarmi.”

Silenzio. Il caporale sente un'emozione serpeggiargli tra le viscere. È contento?

“Intende Mikah?”

“Mikah, Lewis, Franzis e Il Salvatore. Tutti loro.”

Qualcuno bussa alla porta della carrozza. È L'Imperatrice, la ragazza stregata senza carattere né iniziativa, arrivata a dargli il cambio come guardia. Prima di scendere, il caporale guarda Cassandra.

“Non vedo l'ora che arrivino, allora.”

Il percorso che stanno seguendo si chiama Autostrada. Anticamente veniva utilizzata per spostarsi rapidamente con le macchine. Ma un disastro convinse l'umanità a rinunciare a ogni mezzo che necessitava benzina o polvere da sparo. Ora l'autostrada è solo un lungo percorso vuoto. Al fianco della via sono accatastate i veicoli, ormai in disuso da centinaia di anni. Il ragazzo incontra Le Pape, che prosegue a cavallo.

“Bene bene, finalmente ti vedo. Scommetto che strepiti nell'attesa che il cardinale sappia dei tuoi trionfi.”

“Sono stato sconfitto da un paesano, non è esattamente una vittoria eclatante.”

“Già, ma il resto delle tue azioni sono praticamente eroiche. L'idea della dogana e di contaminare le acque è stata tua. Mi chiedo solo come reagirà il cardinale nel sapere che ti sei rifiutato di uccidere i cittadini.”

Le Chariot guarda l'interlocutore con severità.

“Credi che io non sappia dei tuoi piani? Vuoi aumentare di grado finché non potrai imporci le tue stupide idee pacifiste. Beh, sappi che non te lo permetterò.”

“Queste sono accuse gravi, Le Pape” Una voce femminile giunge alle loro spalle. La Justice, la bellissima ragazza dalle spade gemelle, è arrivata cavalcando un cavallo e portandone un altro al suo amico.

“Oh, La Justice. Vedo che il suo corpo funziona bene.”

“Può anche essere figlio del cardinale, ma nulla può difenderla da una falsa accusa. Ora, con permesso, devo discutere di una faccenda personale con il caporale.”

Le Chariot monta sul cavallo, e con la sua compagna si allontanano dalle orecchie indiscrete. Orecchie di quell'uomo che sa tutto di tutti, quel sorriso falso sembra appartenere al demonio in persona.

“So che sei un tipo emotivo, ma pensa sempre due volte prima di aprir bocca.”

“Scusami.” Dice il caporale, guardando in basso. Tipo emotivo. Senza dubbio è vero, e tra loro due sembra essere lui la femminuccia.

“Dobbiamo tenere duro. Se facciamo troppi passi falsi potrebbero cacciarci dall'esercito, addirittura ucciderci. No, noi dobbiamo raggiungere il nostro obiettivo. Ma fino ad allora.. “

“Fino ad allora dovremo obbedire come due cani.” Commenta secca La Justice.

“Già, ma ricorda che siamo due lupi che si fingono cani. Finché non sospettano nulla va bene.”

“Enya..” Sussurra Le Chariot.

“La Justice. Adesso sono La Justice.”

E sei anche la ragazza che amo, pensa il caporale. Ma non può dirlo, gliel'ha nascosto da.. quanto? Cinque, sei anni? Forse è stato innamorato dal primo momento in cui l'ha incontrata e non l'ha capito. Fatto sta che complicherebbe le cose dicendoglielo. Soprattutto adesso che sono nell'esercito. Le fughe d'amore sono severamente proibite, arrivano addirittura alla castrazione. Tranne per L'Imperatrice. Ma lei non ha volontà, è semplicemente sfruttata dai capi.

“Ho saputo che ti si è rotta una spada.”

“Oltre le ossa? Sì, è vero. Quei monaci mi fanno paura. E che mi dici dei tuoi denti?”

Le Chariot sorride, mostrandoli. “Ho sempre desiderato dare un cambio al mio look.”

La Justice gli lancia uno sguardo di rimprovero, ma non riesce a fare a meno di sorridere.

“Come ti sembra Cassandra?” Chiede il ragazzo.

“La Papesse, dannazione. Adesso ti prendi confidenza anche con le sconosciute?”

“Lei odia farsi chiamare così. E poi cosa c'è, sei gelosa?” Le Chariot torna a sorridere e così anche la ragazza. Dio, se è un tipo emotivo! Ogni volta che vede quell'espressione di rimprovero misto al sorriso non può resistere, miliardi di farfalle volteggiano nel suo stomaco sputando fuoco e saette.

“La storia mi puzza un po'.” Dice La Justice, accarezzandosi le lunghe trecce. “Le Bateleur per entrare nell'Oroboro offre sua figlia in sposa, mandandola in contro a un fato orribile. E cosa succede? La figlia scompare improvvisamente, e lui non ne sa nulla. Forse c'è davvero un altro traditore oltre noi due.”

Il ragazzo dai capelli rossi scuote la testa. “Ha giurato sul sacro testamento. Se avesse mentito sarebbe stato fulminato, ricordi? Eppure mi sembrava sinceramente sorpreso quando ha visto la figlia.”

I due restano in silenzio per un po', terminando ogni argomento. Dopodiché decidono di tornare con gli altri caporali. Le Pape cavalca dolcemente il suo cavallo bianco, e guarda spesso la carrozza dove è rinchiusa Cassandra. Se il matrimonio andasse a buon fine, i loro piani potrebbero andare in fumo.

“Sa, caporale Le Chariot, come mai sono qui?” Chiede Le Pape.

“Effettivamente lei non fa parte delle truppe che devono pattugliare le città. Pensavo volesse semplicemente osservare.”

L'erba ha smesso da tempo di risplendere di verde e di nascondersi dietro il bianco della cenere. Adesso è grigia, ferrea. Ai bordi dell'autostrada si ergono cancelli fatti di grate alti chilometri, come gabbie. Enormi uccelli chimera volano e si appollaiano su lampioni che hanno smesso di funzionare da tempo.

“Ho sognato nuovamente il profeta, che mi riferiva un messaggio dal Signore. Lui dice che sa quel che stiamo facendo e che mi ha mandato dei traditori, dei bestemmiatori miscredenti.”

Il caporale alza un sopracciglio. Quello è uno dei passi del sacro libro, e ha paura di suggerirgli che è stato solo un sogno dato dalla suggestione. Starà forse sospettando di lui? Poco prima lo ha accusato.. è stato colpa di quel sogno.

“Secondo il sacro libro, mio caro Le Chariot, le sette chiese riceveranno questo messaggio dopodiché comincerà l'apocalisse. Sai cosa vuol dire? Che queste catastrofi, quindi, non dovrebbero centrare nulla con l'apocalisse.”

“Ma questo..”

“Esatto, questo è impossibile. Preso dal terrore mi sono precipitato verso la penultima catastrofe, sperando di non trovare nessun sopravvissuto. E invece eccoli, non solo si sono salvati ma non siamo neanche riusciti a sconfiggerli. Caporale Le Chariot, la prossima volta che li incontrerai dai il massimo per ucciderli. Se non lo farai, il sogno rappresenterà la realtà e non saremo preparati all'evento. Quei quattro non possono essere gli eroi, capisci? Ogni speranza ora è riposta in Le Papesse.”

Il ragazzo per la prima volta manca del sorriso falso. Guarda la carrozza che sobbalza tra le rocce e la strada dissestata. La strega però pensa a tutt'altra cosa. Sta guardando L'Imperatrice e il monaco, stupita. La Temperanza sembra mostrare interesse a qualcosa che non sia Cassandra per la prima volta da giorni.

“Cosa c'è che non va?” chiede la strega.

“Un incantesimo le ha fatto un lavaggio del cervello.”

I due restano in silenzio, stupiti.

“Non risponde a stimoli esterni finché non gli si rivolge direttamente la parola. Noi stiamo parlando di lei, ma non se ne rende conto.”

“Vuoi dire che in realtà è sana?”

La Temperanza si lascia sfuggire un sorriso. “Cosa vuol dire sana? Magari è una malata mentale con una potenza magica estremamente alta, e per utilizzarla al meglio le hanno impiantato un parassita mentale.”

Cassandra sussulta. Il parassita mentale è un'entità spirituale di altri mondi e dimensioni. Una volta richiamati, assorbono tutta l'iniziativa e la personalità di una persona, rendendola un vero e proprio automa. Ma utilizzarli è proibito, è una delle tecniche di controllo più immonde.

“Come ti chiami?” Chiede dolcemente il monaco.

“L'Imperatrice.”

“Il tuo vero nome, intendo.”

Sul volto della donna appare improvvisamente un'emozione. Si tratta di pochi, pochissimi secondi, ma c'è. Disperazione pura. Dopodiché torna in silenzio. La Temperanza lancia uno sguardo profondo a Cassandra.

“Sei molto bella.” Dice il monaco. Nessuna risposta.

“Hai eseguito i tuoi ordini perfettamente, complimenti.” Aggiunge.

“Grazie signore, mio dovere e obbligo signore.” Risponde meccanicamente L'Imperatrice. Proprio come pensavano, è un vero e proprio macchinario esegui ordini.

“Dimmi, ragazza, tra i tuoi ordini c'è anche quello di non permettere gli altri di toccarti, escluse intenzioni offensive o aggressive?”

“No.”

Il monaco si avvicina alla ragazza esaminandola bene.

“Con un po' di impegno, potremmo avere un'alleata preziosa prima di arrivare a destinazione.”

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Capitolo 15
*** 5-3 ***


 

Gration osserva lo spettacolo che gli si presenta di fronte. Per la prima volta riesce a vedere l'immensa foresta della Gorgone. Già da lontano si può vedere il busto e un braccio di un gigante completamente pietrificato. Situata a nordovest da Tera, la foresta può essere una dei posti più pericolosi del mondo, ma allo stesso tempo anche uno dei più sicuri. Gration è sorpreso. Ha sempre immaginato che una foresta fosse semplicemente una grossa area piena di alberi, con un perimetro ben delineato. E invece è diverso, è una sfumatura dolce e intraprendente. Gli alberi spuntano pian piano, fino a condensarsi e a formare un vero e proprio labirinto.

Di fianco a lui c'è Petre, che prosegue con cautela. "Avanti, Le Pendu. Non avrai problemi qui: il tuo elemento naturale è la terra. Io, invece, ho già attraversato questi alberi e so di essere il benvenuto."

Il ragazzo soppesa tra le mani la lunga mazza da guerra chiamata Adamo. "Sa, professore, potrebbe anche chiamarmi col mio nome ora che siamo qui. Non c'è nessuno dell'Oroboro."

"È vero." Borbotta l'uomo di mezz'età mentre schiva un ramo particolarmente aggressivo. Si vocifera che gli alberi della foresta della Gorgone siano vivi e pericolosi, che divorino gli sventurati viaggiatori. Ma non è affatto vero. Come si può dedurre dalle sculture di pietra, questo posto nasconde ben altri pericoli.

"Now mi spieghi come mai siamo qui." Uomini di pietra perfettamente scolpiti riposano nella loro eternità. Cervi impauriti, uccelli cinguettanti, orsi minacciosi. Tutti immobili, di pietra. A prima vista possono anche sembrare sculture prodotte da un artista di grandissimo talento, ma c'è qualcosa che fa rabbrividire anche il più tonto degli avventurieri. Perché in quelle rocce c'è energia vitale. Sono creature vive immobilizzate da un tremendo incantesimo.

"Per due motivi, figliolo." Petre scarta la statua di un orso, alto almeno quattro metri, che accoglie i cuccioli grossi quanto lui. "Devo restituire un oggetto molto importante alla padrona di questa foresta. È un debito troppo grande, e troppo a lungo lo ho tenuto con me."

Gration rabbrividisce. Questa persona deve essere veramente terribile. Si sa che è stata lei a pietrificare chiunque nella foresta. E c'è da dire che erano esseri veramente spaventosi. Solo dei particolari animali non sono pietrificati: i serpenti. Serpenti bicefali, per la precisione. Non ce n'è uno con una sola testa.

"E il secondo motivo?" Chiede Le Pendu. Ma Petre non risponde. La quantità di alberi diminuisce sempre di più, dimostrando che la coppia si è finalmente addentrata in profondità raggiungendo ciò che un comune avventuriero non può sperare di vedere.

"È per sua figlia, vero?"

Sembra di essersi addentrati in un una nuova civiltà, più antica di quanto qualcuno possa ricordarsi. Una sfilza di piramidi a gradoni spuntano qua e là, tutte ricoperte di edera e licheni. Di fianco a ogni costruzione vi è più di una statua, questa volta non esseri viventi pietrificati ma vere e proprie sculture. Grossi lupi seduti, scolpiti in modo grottesco, con zanne affilate e un bel ghigno sono pronti a difendere le abitazioni dagli spiriti malvagi. Ma sembra che ora non viva più nessuno lì.

"Quella bambina è sempre stata capace di leggermi, mi scopre ogni volta che le mento. Ricordo quella volta che le dissi che il suo cane Ortro scomparve. Lei capì subito che mentivo, che in realtà era morto di vecchiaia.. oppure quella volta in cui finsi di essermi dimenticato il suo compleanno." Petre sorride dolcemente, perdendosi nei ricordi. Dopodiché torna serio. "Se capisse cosa sto organizzando sarebbe un guaio, non solo per noi due, figliolo, ma anche per lei stessa."

Proseguendo Gratian si sente sempre più inquieto.

"Professore, questa città è disabitata, vero? Non sembra esserci l'ombra di nessuno, eppure ho la sensazione che ci siano.. tante persone."

"La tua sensazione non è sbagliata, ragazzo." Superati degli alberi particolarmente fitti, Petre mostra al suo allievo la sensazionale costruzione a cui sono arrivati. Un tempio enorme, grigio ma coperto di vegetazione, che rappresenta l'antica montagna di dio. Una ziqqurat maestosa, che vomita una lunga strada come se fosse una lingua. Alle spalle della costruzione si poggia un gigantesco uomo con un solo occhio, sembra quasi in procinto di cadere. È palesemente un ciclope pietrificato, ma senza un minimo di energia vitale. Attorno c'è solo foresta a perdita d'occhio.

I due la percorrono inquieti, e Gratian nota la grande quantità di serpenti bicefali. Ma nessuna di quelle creature prova fastidio o intralcia la loro passeggiata.

"Oh my god. L'energia vitale che sentivo proviene da loro! Non vuoi forse dire che in passato erano esseri umani? Ma come è possibile che sia accaduto?"

Petre non lo guarda, continua a camminare pensieroso. "Chi lo sa. Del resto la maga Circe trasformava uomini in maiali."

Le Pendu si limita a rabbrividire e appoggia la mano su Adamo, la sua mazza da guerra. Non si sa mai ciò che potrebbe succedere. Ma entrando finalmente nella costruzione, i due stentano a credere in ciò che vedono.

Una donna a loro molto familiare urla a perdifiato. E dire che di fuori non si sentiva nulla. "Vuoi uscire fuori o no, maledetta!?"

Ha i capelli rossi lunghi fino alle spalle, mossi e morbidi. Esattamente come le curve del suo corpo, tutte al posto giusto. Eppure non si tratta di una donna attraente o provocante. Per quanto abbia un bel corpo, quella donna può essere terrificante. Ha le sopracciglia nere, e le ha sempre in una espressione corrucciata. Il volto è ricoperto da cicatrici tremende, procurate da una bestia feroce. Quella la stessa bestia è lì al suo fianco. Un leone grosso il doppio del normale chiamato Colére.

Attorno alla donna un tappeto di serpenti innervositi si sono aizzati contro di lei, sibilando.

"Magdalene?" Chiede Petre. La donna si immobilizza e lo guarda sbigottito. "Le Bateleur? Le Pendu? Che ci fate qui?"

Gratian ha la bocca aperta per la sorpresa. La Force con il suo formidabile compagno in un posto come questo! Appena i serpenti sentono il nome 'Le Bateleur' si calmano immediatamente e si allontanano.

"Credo di non capire." Asserisce Gratian. "Perché sei qui, La Force?"

La donna frusta l'aria con il suo manganello, feroce e irritata. "È legittimo che io sia qui! Vi ricordo che mi occupo di ritirare le donazioni per la chiesa. E si dia il caso che la strega Dominique ha accettato di donare una cospicua somma di denaro rateale. Sono due anni che vengo qui ogni tre mesi, ma oggi sembra non voler uscire fuori dal nascondiglio. E voi? Cosa ci fate qui?"

Sembra che i serpenti li osservino attentamente.

"Non sono affari che.." Ma Le Pendu viene immediatamente interrotto.

"La Force, tu hai sempre lavorato per la chiesa, giusto? Svolgevi lo stesso lavoro anche prima che ti reclutasse l'Oroboro, e lo fai per il bene del popolo e dei credenti. Giusto?"

Il grosso leone si stende per terra pigro, convinto che la conversazione non abbia nulla a che fare con lui. La Force punta un pugno sul fianco.

"Lo so a cosa ti stai riferendo. No, non ho niente a che fare con quella stronzata dell'apocalisse. Più mi tengo lontana meglio è."

I due uomini si lanciano uno sguardo eloquente.

"Ecco, è proprio per questo che posso dirtelo liberamente." Petre estrae dalla borsa a tracolla di pelle di cammello un libro pesante e scuro. "Sono venuto qui per restituire il terzo libro delle Rocce alla strega Dominique."

E così i muri del tempio si separano, come se fossero sempre state delle porte. Una ragazza dal fisico abbonante che indossa un vestito di pelle di serpente cammina lentamente, con uno sguardo sonnolento. I lunghi capelli biondi sono intrecciati da edera e muschio, ma non sembrano sporchi o ammuffiti. Ci stanno perfettamente.

"Ho sentito bene? Augustus, mi hai davvero portato i libri delle rocce?"

La Force biascica qualcosa, tipo un 'finalmente'. Il suo leone e Gratian guardano la strega affascinati. Il ragazzo era convinto si trattasse di una vecchia befana, o ancor meglio una donna grande e sensuale. Invece lei è giovane, non sarà più grande di lui.

"Non i libri, ma il libro. Sono costernato, Dominique, ma due copie dei libri sono andate distrutte."

Il libro delle Rocce si innalza al cielo e vola direttamente verso la Strega, come se fosse un suo famiglio. "Non fa niente, almeno ho due copie su tre." Dopodiché sbadiglia.

"E il tuo guerriero?" Chiede Petre.

"Purtroppo è morto anni fa. Ma finché resto qui direi che non ne ho bisogno."

"Bene, allora direi che posso andare." Dice il vecchio Petre, ma la strega lo interrompe. "È vero quel che si dice? Che hai provato a fermare le catastrofi?"

Le Pendu la guarda spaventato. "Come diamine fa a saperlo?"

"È la Strega della Terra. Non puoi sorprenderti." Risponde l'insegnante.

E Dominique ridacchia. "Nessuno, tranne le Streghe, può fermare le catastrofi." I suoi lunghi capelli sono immobili, danno l'aspetto di essere di pietra.

"Se può interessarti sembra che queste siano artificiali." Risponde Petre.

La Strega si limita a rispondere con un "Ohh"

Dopodiché torna a sorridere "Come sta tua figlia?"

"Non sono affari che ti riguardano." Dice Petre.

"Lo sai che se avessi accettato di renderla una Strega vera e propria non avresti più questi problemi?"

"Per poi non poterla vedere mai più? No, grazie."

"Non che il suo destino sia diverso." E la Strega torna a ridacchiare. "A proposito di destino. Il futuro sembra che stia prendendo una piega molto interessante. I quattro eroi sono interessanti. I cavalieri sono interessanti. La fine che farà l'Oroboro è interessante. Hai raccontato a Mikah di suo padre?"

Le Pendu sembra essere sempre più confuso.

"Non so niente di suo padre."

"Sai molte cose invece. Questo vuol solo dire che tu non ci sia ancora arrivato, ma va bene. "

"Gratian, è ora di andare." Petre volta le spalle alla strega e si avvia. Le Pendu lo segue, preoccupato.

"Il vostro destino è infausto. È probabile che moriate tutti." Dice la Strega.

"Non esiste il destino, Dominique." Petre si allontana sempre di più.

"Esistono le probabilità, e questo mi è sufficiente!" Risponde la Strega. I due non rispondono e se ne vanno. Nella stanza restano solo la Strega, La Force e il suo leone.

"Bene, direi che è ora di tornare a dormire." Dominique sbadiglia e si stiracchia. “Che noia, che stanchezza. Vorrei mettermi in letargo per sempre.”

"Non così in fretta, Strega!" Interviene la donna. "Ti ricordo che hai un debito con la chiesa."

"Non mi scocciare." Risponde lei. “Vado in letargo.”

"Torna subito qui e dammi i soldi! Ti ci vorrà meno di sei secondi, non vedo perché la fai così lunga." La Force è infuriata. Dominique le rivolge uno sguardo furioso e scocciato, come solo una donna millenaria può rivolgere. Senza dire nulla scatena un incantesimo, e La Force viene completamente pietrificata. La magia non ci mette neanche un secondo per avere effetto.

"Mi dispiace, gattino, temo che dovrai trovarti un'altra padrona."

E la Strega se ne va. I muri del tempio si aprono, mostrando il grosso letto fatto di liane e piante tropicali. Dominique ci si butta, stanca, e sbadiglia nuovamente. Le porte si richiudono lente finché non si immobilizzano. Da qualche parte si sente un urlo straziante. È l'urlo di rabbia di una donna. E proviene dalla statua. L'urlo si fa sempre più forte, fino a far tremare l'intera costruzione.

La Force si libera dall'incantesimo, spaccando la pietra e facendo cadere per terra grossi pezzi d'argilla. Ansima e guarda la Strega furiosa.

"Nessuno si libera così facilmente di La Force! Nessuno lascia Colére da solo! Finché uno rimane in vita, l'altro sopravviverà a qualunque costo."

Dapprima Dominique sembra infuriata. "Tu.." Poi la ragazza scoppia in una risata fragorosa. "Tu!" continua a dire.

"Sei fantastica. Complimenti, sono veramente secoli che nessuno resiste a un mio incantesimo. Che ne dici di diventare la mia protettrice? Vuoi essere la mia guerriera?"

La Force risponde secca "No, grazie."

"Sicura? Avrai quel che vuoi: non invecchierai mai, guarirai da quelle tremende cicatrici, potrai anche essere la mia amante."

La Force sembra irremovibile. "No, grazie. Il mio dovere è restare con la chiesa."

Dominique sorride. "Va bene. Ti darò i soldi che ti devo. Ma ascolta le mie istruzioni, perché sono importanti. Proteggi i guerrieri della luce finché puoi. Se ci tieni alla salvezza del mondo dovrai farlo, sarai responsabile quanto i guerrieri stessi. Ma non puoi limitarti a essere loro amica. Dovrai sfidarli, provare la loro abilità. I guerrieri della luce vivranno e si rafforzeranno finché si presenta loro un nemico. Sii loro nemica appena puoi, e quando il momento è opportuno, diventa loro amica."

"Va bene.." Si limita a dire La Force.

"Continua il tuo giro, ma stammi bene a sentire: tra una settimana dovrai trovarti alla città di Tertona."

La Force deglutisce e cerca di assimilare più informazioni possibili.

"Un'ultima cosa, un'ultima cosa ancora. La chiave per la tua avventura è solo un nome: Copernico. Tienilo a mente e usalo quando il momento sarà arrivato."

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Capitolo 16
*** 6-1 ***


 

Un deserto bianco, tanto neutro da fondersi col cielo altrettanto niveo, circonda Mikah. Si sente solo un suono, un inno triste e malinconico, cantato da centinaia di donne invisibili. E una grossa maschera di legno si innalza di fronte al ragazzo. Silenziosa, inquietante, imponente ma soprattutto severa. Mikah si sente in colpa a guardare quella maschera. 

“Saprai combattere quando arriverà il momento?” Dice una voce.

“Certo che sì.” Risponde il guerriero.

“Non mi sembri così sicuro.” Commenta la voce.

Mikah apre gli occhi. Si trova nella ancora nella triste catacomba, in quelle prigioni di roccia. 

“Tutto bene?” Chiede Franzis, l’unico sveglio nel gruppo. 

Il guerriero si stropiccia gli occhi. “Ho fatto un sogno strano. Molto inquietante. Probabilmente me lo ricorderò per il resto della mia vita.”

Lo stregone ride. “A chi lo dici. Credo di aver sognato Dio.”

“Anche io.” Mikah torna a stendersi, inquieto. “Io non ci credo, non credo in un essere superiore e tutte quelle stronzate. Ma quel sogno..”

“È normale. Dobbiamo combattere contro un’organizzazione basata su una religione, non è così strano esserne impressionati.” Risponde l’altro.

“Già. Ma lui mi chiedeva se fossi capace di combattere. Come se volesse assicurarsi che io.. non lo so. Non so descrivere la sensazione. Vuole che io lotti per lui.”

Franzis ascolta attentamente, e sospira.

“Dimentica quel sogno.”

Si dice che venir rinchiudi nel proprio corpo possa aiutare a raggiungere Dio. Taglia a una persona le gambe, le braccia, cavale gli occhi, rompile i timpani, fa sì che non senta più nessun odore né possa toccar nulla. Avvicinala alla morte, e incontrerà il signore. E quella prigione cosa sta facendo? La luce fioca li renderà ciechi. Non vi è nessun rumore, solo le loro parole e il loro respiro. Le mura fredde sono silenziose e lisce come la morte. Non c’è più nulla da mangiare, da toccare, da vedere, da sentire. È una prigione asettica e deprimente.

E questo serve a diventare più forte. Isolarsi e potenziarsi, è questo il loro scopo adesso. Ma che senso ha se è tutto così piatto?

“La vedi la mela? Questa volta non devi limitarti a immaginarla e basta, devi vederla. Esattamente qui, di fronte a te.” Dice severo Franzis. 

“La vedo.” Esclama pronto Mikah. Cerchiamo di dare colore a questo mondo scuro, triste, silenzioso, asettico.

“Bene, ora voglio che si sposti verso di me.”

“Fatto.”

“Non è vero.” Lo stregone punta i pugni contro i fianchi. “Hai eliminato l'immagine per crearne subito un'altra vicino a me. Deve muoversi davvero. Solo così potrai spostare le energie dalla pietra verso il tuo corpo.”

“Uffa!” Urla il guerriero “Io voglio combattere! Pensavo che il mio allenamento fosse con Il Salvatore.”

“Basta lamentarti. Lewis ha fatto molti più progressi di te.”

Contemporaneamente, Il Salvatore sta cercando il suo allievo. Non lo trova, ed è un bene. Stanno giocando a nascondino, con l'obiettivo di ferirsi l'un l'altro. Finalmente il monaco lo intravede, sta camminando dietro una roccia. Il Salvatore fa scattare la spada di legno contro il ragazzo, ma non c'è più nessuno. Un ramo pungola le sue spalle.

“A-ah! Era un'illusione e ci sei cascato come un fesso.”

Il Salvatore sorride sorpreso. “Incredibile. Ho sentito persino i passi, come hai fatto?”

Lewis alza i pugni trionfante. “I suoni sono onde che attraversano l'aria. Spostare altrove l'aria che contiene il suono è una bazzecola.”

“E nel caso il tuo avversario ti scopra? Cosa farai?”

“In tal caso scapperò a gambe levate.”

“Allora ti sfido a una gara, ora!” Dopodiché il monaco comincia a correre come un pazzo, rincorso da Lewis. “Non abbiamo nemmeno deciso dove arrivare!”

Lo stregone, intanto, gira attorno a Mikah, circospetto.

“Franzis, hai detto che secondo te i caporali, e tutti i soldati di alto rango, potrebbero essere una ventina.”

“Sì, allora?”

Il ragazzo gli lancia uno sguardo incuriosito. “Che ne sai?”

“Le Chariot, Le Bateleur, l'imperatrice, non ti dicono niente?”

Mikah scrolla le spalle. “Ho sempre pensato che fossero nomi buffi, è vero.”

“Sono i nomi delle carte dei tarocchi in francese, una lingua antichissima.”

Il ragazzo aggrotta le sopracciglia. “Tarocchi?”

Franzis sospira. “Sono carte ancestrali che permettevano di leggere il futuro. Sono in tutto ventuno, più quello senza numero. Probabilmente saranno di questo numero anche i soldati di alto rango.”

“Impressionante. Ma funzionano davvero queste carte?”

“Non ci credi? Vivi in un mondo pieno di magia ma dubiti dell'esistenza di carte che permettono di vedere il futuro?”

“Esattamente. Non esiste un destino già scritto, tutto dipende solo dalle nostre scelte.”

Franzis si siede per terra. “Sai, si dice che Dio ci creò a sua immagine e somiglianza. I maghi sostengono che la magia non sono altro che i suoi poteri che scorrono nelle nostre vene. Un potere del genere così grande, la nostra volontà, le nostre scelte, non possono determinare il nostro destino?”

“Può darsi, ma..”

“Secondo me le carte non sono un artefatto magico di per sé, ma sono solo uno strumento per leggere il futuro in noi stessi.”

Mikah scuote la testa. Delle falene, uscite da chissà dove, svolazzano vicino alle torce appese ai muri secchi e lisci. Sono giorni che si allenano in quel posto. Sono tutti stanchi del cibo scarso, e stanno cominciando a diventare claustrofobici.

“Continuo a non credere in queste stronzate. Andiamo, siamo parte di Dio? Non esiste nessun dio in questo mondo, Franzis. Ci creiamo tutto da soli.”

Franzis sorride a quelle parole.

“Combatto grazie a questo.” Mikah si stiracchia “Se temessi davvero che stia per arrivare un’apocalisse o qualcosa del genere per l’ira di Dio non riuscirei a dormire la notte. Per fortuna so che sono tutte stronzate.”

Silenzio. Sanno entrambi che Mikah ultimamente viene tormentato dagli incubi. Crede di aver sognato Dio. Continua a non crederci? È sincero o vuole solo mentire a sé stesso? Qualcosa si illumina tra le mani del guerriero. Qualcosa di invisibile.

“Credo di avercela fatta.” Sussurra Mikah. “Questa è la mia rabbia?”

“Solo un frammento.” La piccola luce scompare, flebile.

“Quel frammento potrebbe diventare sempre più grande. Tu sei il fuoco, Mikah, destinato a illuminare il mondo intero.”

“Perché dici questo?”

“Tu non credi nel destino. Neanche io, eppure c'è qualcosa che mi turba, che mi dice che invece è il contrario. Noi, quattro ragazzi orfani, trovati tutti nello stesso anno, ci siamo riuniti per sventare una minaccia terribile. Non ti fa pensare?”

“Franzis, tu fantastichi troppo. Non c'è nessuna minaccia terribile vera e propria, solo un papa pazzo.”

Ma il guerriero crede veramente in ciò che dice? È sempre stato un sognatore, e più di una volta ha immaginato l'eventualità che anche lui possa essere un eroe.

“Quattro ragazzi, quattro elementi, un solo obiettivo.” Sussurra Franzis, parlando per sé. Ma Mikah sente, e ci riflette. Cosa ci vuole per essere un eroe? Lui è stato il primo a voler fuggire dalla città. Ha scelto di combattere solo per obbligo, o meglio per dovere.

È davvero un eroe una persona che non vuole salvare gli altri se non per il senso di colpa? E cosa dire degli altri allora. Il Salvatore è sicuro del suo ruolo, e segue il sogno di poter salvare tutti. Mentre Lewis è un egoista, e per lo più un codardo. Non ha mai scelto di combattere tranne quando costretto. Che resti per dovere, come Mikah?

Intanto il monaco e il codardo corrono a perdifiato, coinvolti in una sfida immatura. Ma il monaco è estremamente più forte e agile, e lo dista di diversi metri. Anni e anni passati ad allenarsi non sono di certo buttati al vento. E sebbene per un monaco scappare sia proibito, Il Salvatore è riuscito comunque a ottenere una certa maestria nella corsa. Lewis invece no, ha già il fiatone, sta malissimo. Pensa a un modo qualsiasi per migliorare le sue prestazioni, per vincere. Non è forte, né fisicamente né magicamente. L'unica cosa utile che possiede è un minimo di intelligenza in più degli altri. L'intelligenza serve a risolvere i problemi coi mezzi a disposizione. Cos'ha Lewis? Può spostare l'aria, ecco tutto. Ha utilizzato i suoi poteri per planare, può farlo anche per spostarsi rapidamente. 

Lewis comincia improvvisamente ad accelerare, fino a raggiungere il suo rivale. Il monaco lo guarda stupito, non capendo in che modo sia riuscito a essere così veloce. E non sta neanche correndo. Sembra stia.. slittando, ma come?

“La forza dell'aria, bello!” esclama sorridente Lewis. Ma non sorride più quando comprende di non riuscire più a controllarsi. Il ragazzo riesce a scivolare cavalcando una serie di bolle d'aria che sfreccia in avanti. Ma queste bolle non cambiano direzione e vanno sempre più veloci. 

“Aiutami!” Urla Lewis. Ma nessuno riesce a fermarlo, e l'impatto è inevitabile. Contro ogni aspettativa, il ragazzo non si spiaccica contro le rocce. Anzi, sprofonda in avanti.

Il Salvatore si avvicina e nota che l'impatto ha creato un'apertura dove può passare. Scendendo, si accorge di trovarsi in un posto mai visto prima. Lewis si rialza, indolenzito.

“Ma che cavolo..?”

I due adesso si trovano in una stanza circolare, estremamente vasta e ampia, collegata a due corridoi. Al centro c'è un tavolo, su cui sono riposti oggetti di funzione magica. Pergamene, ampolle, disegni di cerchi magici. E per terra c'è un cadavere, completamente ustionato.

“Che posto è?” Chiede il monaco.

“Non so, sembra uno di quei studi dove i maghi organizzano gli incantesimi più potenti.” Lewis si avvicina al tavolo e osserva le pergamene. “Non ci credo..” 

Cerchi magici del fuoco, pergamene piene di incantesimi esplosivi, libri proibiti, una cartina geografica della città di Tera e il vulcano. “Probabilmente qui è dove hanno evocato l'incantesimo di erosione. Questi sono libri provenienti dalla biblioteca della mia scuola. È stato il mio professore a evocare l'incantesimo, ne sono sicuro, e si è rifugiato qui per mettersi in salvo.”

Qualcuno si alza da terra. È un cadavere pelato, privo di lineamenti distinguibili, munito solo di un antico istinto. Combattere, proteggere, seguire l'insegnamento del maestro.

E il cadavere prende fuoco e urla. I due si ritraggono, spaventati.

“Cosa dobbiamo fare?” Chiede Il Salvatore.

“Sconfiggerlo, no?” Risponde Lewis.

“Ma.. non mi sembra cattivo.”

Il cadavere salta addosso al monaco. Quest'ultimo per difendersi lo colpisce con la spada di legno, ma questa prende improvvisamente fuoco. Il Salvatore la lascia cadere per terra.

“Cazzo! Che si fa?”

Lewis si para avanti e si concentra, evocando antiche forze dell'aria. Non possiede nessun vero potere offensivo, ma può allontanarlo. Tre bolle d'aria sfrecciano verso il cadavere colpendolo. Ma l'effetto non è quello desiderato: il nemico non si allontana per il colpo. Anzi, le fiamme non fanno che divampare. 

“Scappiamo?” Chiede Lewis. “No, probabilmente sarebbe inutile. È stato messo qui per difendere il luogo, mi chiedo come..” ma il ragazzo non ha il tempo di ragionare. Il cadavere è pronto a saltargli addosso di nuovo, quindi comincia a scappare. Il Salvatore interviene, sacrificando il proprio corpo. Sferra due potenti pugni al nemico, facendolo volare via. Dopodiché soffia sulle mani, sperando che il dolore da ustione sparisca in fretta. Il cadavere dallo sguardo vacuo si rialza subito e corre verso il monaco. Basta un calcio per farlo volare via, ma il calore delle fiamme è praticamente insopportabile. Il nemico si contorce per terra, e si lamenta. E dai due corridoi arrivano altri cadaveri. Tre, quattro, cinque.. stanno diventando troppi. 

“Non c'è niente da fare! Si rialzeranno sempre, dovremmo spaccargli le gambe o qualcosa del genere.” Urla Lewis. Se solo potesse utilizzare la magia, magia vera. Riuscirebbe ad allontanarli in modo decente. Ma sono coperti di fuoco, e quest'elemento sconfigge facilmente l'aria perché se ne alimenta. 

Mentre Il Salvatore è occupato a dare calci ai cadaveri provenienti da un corridoio, quelli dell'altro lo stanno raggiungendo. Lewis è impotente. Dovrà pur far qualcosa. Ma evocare l'aria è inutile.. ma certo! Lewis si sente stupido. La magia dell'aria non deve necessariamente donare dell'aria.. ma anche sottrarla.

Improvvisamente i cadaveri alle spalle del monaco vengono sbalzati all'indietro. Il Salvatore guarda la scena stupito. “Ma cosa?”

“Vuoto d'aria, esplosione d'aria subito dopo. Te lo spiego poi, cerchiamo di allontanarli il prima possibile.”

Lewis continua con la tecnica sbalzando i cadaveri lontani. Ma non sembra sufficiente. Per due mostri allontanati, altri tre si avvicinano. Se non fossero avvolti dal fuoco potrebbero cavarsela. Il fuoco si alimenta con l'aria.. ovvio!

Il cadavere più vicino a Lewis si spegne improvvisamente. Il ragazzo sorride. Il fuoco non può aver vita senza combustibile. Il Salvatore sferra un pugno così forte da far sbriciolare la testa del nemico. Meno un cadavere. Ce la potranno fare, questo è certo. Il monaco sorride, emozionato. Questa è una sfida, una vera sfida! E può sconfiggere i nemici come gli pare, non deve aver paura di ucciderli. Sono già morti. I due continuano così anche con altri tre cadaveri, ma è un gioco di squadra debole, richiede troppo tempo. E solo all'ultimo secondo Il Salvatore riesce ad allontanare altri nemici, evitando solo per miracolo di bruciarsi.

“Cavolo, ci vuole dell'acqua!” Urla Lewis. Dopodiché cala il silenzio. Un silenzio così imbarazzato che persino i cadaveri si fermano.

“Il Salvatore.. tu sai creare l'acqua dal nulla.”

“Sì, è il mio elemento. Mi hanno addestrato a utilizzare svariate tecniche d'acqua che..”

“Usale subito, deficiente!” Urla a perdifiato Lewis. In quel momento i cadaveri decidono di attaccare. E così anche Il Salvatore.

Ne prende uno e lo colpisce con il palmo della mano. Tecnica dell'esplosione, la fuga dei draghi. Dal corpo del cadavere fuoriesce una quantità abominevole d'acqua, una vera e propria esplosione dall'interno. Altri tre cadaveri gli si buttano contro. Calcio del drago, lascia che la forza dell'acqua guidi il tuo piede e si schianti con tutta la sua forza. Il torace dei tre nemici si spezza all'impatto, tutti contemporaneamente. E cadono a terra, spenti. Il terreno è pieno d'acqua, Lewis ormai è completamente lavato. Restano altri otto cadaveri in preda alle fiamme.

Richiamo dei draghi. Lascia che l'acqua si risvegli e ti aiuti, che diventi tua alleata, che ammiri la tua forza e sia pronta a onorarla divorando i tuoi nemici. L'umidità e le pozzanghere della stanza si riuniscono per diventare un'entità pronta a combattere e fagocitare gli avversari. Un pugno, un solo pugno del monaco contro nessuno, solo contro l'aria, ribalta i nemici per la forza d’urto. L'entità, simile a un grosso serpente d’acqua, segue il pugno e si fionda e divora in un sol colpo gli otto cadaveri ambulanti, polverizzandoli, schiacciandoli, distruggendoli. 

E poi silenzio. Cadaveri bruciati ma spenti per terra, pergamene bagnate e rovinate, ma l'unica cosa importante è che loro siano vivi. E Lewis si vergogna profondamente di fronte alla magnificenza del monaco.

È un drago, un vero drago pronto a combattere, a dare il meglio di sé ogni secondo, ogni momento. E lui invece è solo un debole che deve farsi difendere.

Il monaco esamina la spada di legno, ormai ridotta a un pezzo di carbone. “Che peccato.” dice.

“Franzis non avrà problemi a creartene una simile. Piuttosto, quei cosi..”

“I morti?” Il Salvatore sorride come un cagnolino. “Sono stupefacenti. Ho potuto combattere senza limitarmi in nessun modo.”

Lewis punta i pugni sui fianchi. “Che senso ha seguire una morale quando non si vede l’ora di trasgredire le proprie regole? Non puoi uccidere ma sei contento di rompere il cranio a dei morti viventi.”

Per la prima volta, Il Salvatore perde il buon umore. “Ecco io..”

“Lascia stare, non hai bisogno di darmi spiegazioni.” Si affretta a dire Lewis. Solo il pensiero di buttar giù di morale il monaco gli fa venire un nodo allo stomaco. Come far piangere un bambino innocente. “Non era una critica, solo una mia osservazione. Continua pure a fare quel che ti pare. In ogni caso, ho visto che il mio professore controllava creature molto simili. Questo non fa che confermare i miei sospetti: quell’uomo ha contribuito alla distruzione di Tera.”

“Andiamo a vedere cosa c’è oltre quei corridoi?” Chiede Il Salvatore.

“Forse è meglio chiedere a Mikah e Franzis di venire con noi.”

Il Salvatore ridacchia. “Ma non scherziamo, possiamo cavarcela benissimo da soli.”

Lewis, in fondo, si sente al sicuro con il monaco. Probabilmente è il più forte del gruppo. Basta vedere con quanta forza e abilità ha sconfitto quei mostri. È portentoso.

“Corridoio di sinistra o destra?” Chiede Lewis.

“Ovviamente di sinistra.”

Il ragazzo incrocia le braccia. “E perché?”

“Come perché?”

Lewis aggrotta le sopracciglia. “È una domanda semplice.”

“Perché sì. Me lo dice l’istinto.”

“Allora non dire ‘ovviamente’. Per me non è così ovvio.”

“Ma per me sì. Non capisco quale sia il problema.” Commenta Il Salvatore.

“Io non voglio andare a sinistra, preferisco la destra.” Ma perché sta perdendo tempo? Neanche Lewis sa da dove esce tutta quest’aria polemica. Forse è semplicemente irritato dalla sua inutilità rispetto al monaco.

“Va bene allora, andiamo a destra.” Il monaco fa le spallucce “Dobbiamo esplorare, finiremo per andare verso entrambe. Quindi perché perdere tempo?”

Lewis annuisce, ancora irritato. I due percorrono il corridoio di destra. Le pareti prendono pian piano colore, diventando di un rosso tenue e dolce. L’unica cosa che trovano alla fine è una porta.

“Non sento niente. Non dovrebbe esserci nulla.” Dice il monaco, e apre prontamente la porta. Ciò che trovano è una stanza circolare, ben più piccola della precedente. Sembrerebbe uno sgabuzzino misto a uno studio. Una libreria si riversa su tutta una parete, troppo impegnata a prendere la polvere. In un angolo un armadio vomita scope e secchi, per terra giace un’asciugatrice elettrica. 

“Per tutti i diavoli.” Impreca Il Salvatore. Dietro una scrivania perfettamente pulita e sopra uno sgabello buttato per terra, c’è un uomo appeso a una corda. L’odore è nauseabondo, il suo volto è bianco come la sua barba ma la pancia è gonfia, pronta a esplodere da un momento all’altro. Quel vecchio si è suicidato. Lewis si avvicina alla scrivania su cui sono appoggiate delle tazze da té e diversi quaderni, non sembra minimamente scosso. Prende l’unico quaderno aperto su cui è scarabocchiato qualcosa.

“Una specie di diario. A quanto pare questo qui ha saputo della catastrofe e ha deciso di farla finita. Che cosa furba.”

Dopodiché si avvicina al corpo, imperturbabile, e fruga tra le sue tasche.

“Cos.. cosa diamine stai facendo?”

“Cerco soldi, ovvio.”

Il Salvatore sospira innervosito, prende di peso Lewis e lo porta fuori la stanza.

“Tu qui non entri fino a nuovo ordine.” Dice il monaco, palesemente innervosito. Dopodiché gli chiude la porta in faccia. 

Lewis abbandona il corridoio innervosito. La gente morta è morta, no? Non si dovrebbe forse dare più importanza ai vivi?

La sopravvivenza è tutto. Gliel’ha spiegato Mikah, è ciò su cui si basa praticamente ogni sua azione o decisione. Il ragazzo torna nell’ampia stanza rotonda e si appoggia al tavolo altrettanto rotondo. Non c’è un minimo di polvere, evidentemente la superficie deve esser stata pulita spesso. Un pennello sporco è poggiato per terra, la punta ha lo stesso colore del cerchio magico dipinto accuratamente sul tavolo. Petre deve averci messo parecchio per dipingerlo, e l’ha fatto poco prima di evocare l’incantesimo. Quel vecchio che si è suicidato dovrebbe essere una sorta di inserviente, dev’esser stato lui a pulire il tavolo. Lewis si avvicina al cerchio magico dipinto di rosso. Il colore non è sporco, è di un rosso perfetto, scarlatto. Vuol dire che è stato dipinto quando il tavolo era già pulito.

Il ragazzo si tocca un labbro, pensieroso. Trovare piccoli enigmi è un modo perfetto per distrarsi. E lui non deve proprio pensare a ciò che è successo con Il Salvatore, o finisce per innervosirsi ancora di più. Questo vuol dire che.. l’inserviente ha pulito il tavolo poco prima che Petre adoperasse l’incantesimo. Ha saputo della sorte di Tera ed è andato a suicidarsi, dopodiché Petre ha evocato decine di zombie infuocati. No, non può essere, non ha senso. Nel diario c’era scritto che lui ha saputo dell’apocalisse e non riusciva a sopportarne l’idea. Niente rabbia, solo frustrazione. Come se non stesse dando la colpa a Petre. Il tavolo aveva anche qualcos’altro. Lewis comincia a passeggiare distrattamente per la stanza. Tazze di tè. Ha bevuto molto, era nervoso, ci ha messo molto a decidere. 

Forse Petre ha sentito la forza vitale dell’inserviente e ha capito che è morto, quindi ha deciso di lasciare qui dei guardiani per difendere qualcosa. Ma cosa? 

“Che stai facendo?”

Il Salvatore è finalmente tornato. 

“Smettila di avere quell’aria severa, sei troppo buono per avercela con me.”

Il monaco sospira. “È vero, ma sono.. deluso. Come puoi non avere rispetto per le anime dei morti?”

Lewis distoglie lo sguardo. “Sei un eroe, no? È tuo compito onorare i morti quando gli altri non lo fanno. La mettiamo così?”

“E il tuo compito quale sarebbe?”

“Ottima domanda. In ogni caso, ho scoperto che..”

Il Salvatore prende Lewis per la spalla. “No, devi dirmelo. Qual è il tuo compito? Qual è il tuo ruolo nella vita?”

Il ragazzo esita. “Sopravvivere.”

Il monaco gli lascia la spalla e se ne va.

“Ascoltami, c’è un mistero da risolvere. Dovremmo cercare..”

“Se vuoi sopravvivere vattene da qui e vivi la tua vita tranquillamente. Non ho intenzione di collaborare finché non avrai deciso.”

Lewis guarda la figura del monaco andarsene. Lui è forte, coraggioso, sempre pronto a combattere. E si rifiuta di stare con un codardo e indeciso perenne.

Perché devono capitargli queste cose? Perché non è una persona diversa?

 

 

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Capitolo 17
*** 6-2 ***


 

Emozioni, miriadi di emozioni esplodono nel corpo di una donna repressa da troppo tempo. La pressione sulla nuca si affievolisce finalmente. Una pressione spirituale che ha attraversato centinaia di barriere mentali e che ha schiacciato quella piccola entità che sguazzava felice nell’apatia. L’entità si agita come un pesciolino fuor d’acqua, poi si ferma ed esala il suo ultimo respiro.

L'Imperatrice sussulta, reprime a stento un urlo. I due la guardano trionfanti.

“Tutto bene?”

“Sì..” Risponde la donna. “Voi mi avete salvato da un limbo infinito, terribile. Grazie.” 

“Come ti chiami?” Chiede La Temperanza.

“Theresa. È l'unica cosa che so.”

Una prigione di ghiaccio stretta e oscura. Non poteva muoversi, non poteva scegliere. Era in coma, un automa che eseguiva gli ordini.

Cassandra aggrotta le sopracciglia. “Che significa?”

“I miei ricordi non vanno più lontano di quel giorno.. in cui mi hanno presa.”

“Quindi sai cosa ti è successo.” Commenta Cassandra.

“Sì.”

La donna esamina il proprio vestito. Una lunga tunica nera da stregone su cui è ricamato  il simbolo dell’oroboro. In mano ha un’asta magica. Che pessimo gusto, è un abito orrendo. Se potesse lo cambierebbe immediatamente.

“Mi raccomando, è fondamentale che tu finga di essere ancora l'Imperatrice.” Dice Cassandra.

Gli occhi della donna non sono più completamente bianchi. Ora si vedono le pupille, strette come la capocchia di uno spillo, e le splendide iridi di ghiaccio. Ma lo sguardo è freddo, proprio come il colore dei suoi occhi. Gelido e arguto. Il suo passato è nell’oblio. Tutto ciò che si ricorda, la sua vita, consiste in quei anni di tortura psicologica e fisica. Mentre veniva maltrattata, stuprata, derisa ha tramato. Merita di avere la sua vendetta. E, si sa, la vendetta è un piatto che va servito freddo. Gelido come i suoi occhi e la sua ira.

“Va bene.”

Il tono della voce è tipica di una donna forte, autoritaria, che sa ciò che vuole. Un contrasto netto di fronte alla sua amnesia, che dovrebbe rivelare invece fragilità.

La carrozza improvvisamente si rallenta, dopodiché la porta si apre. Le Chariot intima di uscire. “Siamo arrivati.” 

Con un rapido schiocco di dita la donna fa sparire le sue iridi, e imita alla perfezione il modo in cui si comportava quando era stregata. 

La città del pontefice, nel bel mezzo di Romalo, è spettacolare. La santa sede e la piazza sacra sono avvolte da raggi composti da colonne che spuntano come alberi. Si dice che dall’alto sembra di vedere due soli che si scontrano. Le colonne greche che spuntano ogni due metri viste dal basso invece sembrano lunghi e spettacolari corridoi. Il piccolo esercito si è già dileguato. Sono rimasti solo loro quattro e il cocchiere.

“Ma che bel posto” Commenta sarcastica Cassandra. “Mi porti a fare un giro? Mi andrebbe un bel gelato.”

“Non ho idea di cosa sia il gelato.” Dice serio Le Chariot. “Dovrò portarti alla tua stanza. Per il tuo amico non ci siamo attrezzati. Mi dispiace.”

“Mi dispiace?” Il sarcasmo di Cassandra si fa irriverente “È una cattiveria pura ed è colpa vostra. Come fa a dispiacerti?”

“Io sono un guerriero, un comandante e un tattico ma di certo non mi occupo di queste cose. Siete ospiti, e il tuo compagno si merita una stanza.”

La strega resta in silenzio, stupita. “Ospiti? Io avrei detto prigionieri.”

Intanto il gruppo si addentra nello spaventosamente enorme edificio del pontefice, che ricorda irrimediabilmente una chiesa. All’interno contiene più di cento abitazioni, casa di uomini schiavi della religione.

“Qui non si fanno prigionieri. I nemici li si uccide e basta.” Le Chariot sospira, esausto.

“Si può sapere chi o cosa sei tu? Cosa c'entri con l'Oroboro? Perché ti vedo solo adesso? Non ho mai capito perché non esistesse nessuna La Papesse, e ora eccoti qui.”

“Il Generale mi aveva rinchiusa lontano, in un posto sperduto e abbandonato, costringendomi a custodire i suoi libri. I quattro libri dell'apocalisse.”

“Curioso” Commenta il caporale. “Ero convinto esistessero solo due copie di ogni libro. Quattro libri sono riposti qui, altri quattro erano nella scuola dove insegnava tuo padre.”

“Credimi, adesso ne esistono solo le vostre copie. La mia casa è stata distrutta, e se non fosse stato per Franzis sarei morta anche io. E probabilmente anche i libri nella scuola di mio padre avranno subito la stessa sorte.”

“Sembrerebbe che i piani del Generale siano diversi da quelli del cardinale. Eri promessa in sposa a Le Pape, e allo stesso tempo ha provato a ucciderti. Non ha senso.”

“Nemmeno per me. Quando posso parlare con mio padre?”

Il gruppo sale delle lunghe scale a chiocciola. “Le Bateleur ha preferito percorrere un’altra strada. Probabilmente arriverà tra qualche giorno.”

Raggiungono finalmente la stanza destinata a Cassandra. Un'enorme stanza con un letto a baldacchino finemente decorato. “Si può sapere da che parte stai tu?”

“Ti piace vivere in questo mondo?”

Cassandra non capisce.

“La terra non ha senso. Manca del gene dell'evoluzione. Siamo fermi da centinaia d'anni senza alcun progresso. Si dice che quando l'uomo non riesce più evolversi, deve cominciare da capo.”

“Quindi?”

“Contrariamente a ciò che si dice, l'apocalisse non è una mossa politica per conquistare il mondo. I disastri che stanno accadendo..”

Le Chariot scuote la testa “Non li stiamo provocando noi. Stanno accadendo da soli. Se tu avessi letto almeno un libro dell'apocalisse, sapresti che insegna a sopravvivere alle catastrofi.”

“Stai dicendo che siete nel giusto? Che siete la salvezza delle nostre terre?”

Le Chariot sorride. “Dopo i quattro cataclismi, quattro entità verranno partorite dalla bocca della montagna. Pestilenza, guerra, carestia e morte. Insieme combatteranno contro l'umanità, e in particolare contro gli emissari di Dio.”

“Non capisco.”

“Secondo l'Oroboro gli emissari di Dio devono morire. I cavalieri della morte dovranno dominare e dare fuoco alla terra, dando un nuovo inizio all'umanità.”

Cassandra fa un passo indietro. “Ma è assurdo. Che senso ha volere che il mondo finisca?”

Il caporale per qualche secondo non risponde. “Me lo chiedo anche io.” Conclude, dopodiché se ne va.

“Aspetta! Dimmi dov'è il bagno!” Urla Cassandra, ma non sente risposta. La strega si siede esausta sul letto e sospira.

“Sai” interviene L'Imperatrice “non vorrei sbagliarmi, ma credo che qui non ci siano bagni. Lo vedi quel vaso? Lì, devi farlo lì e poi, credo, buttarlo dalla finestra o dovrebbe venire a cambiarlo un servo o una domestica”

“Cosa? Non riuscirò mai a farla in un vaso.” Esclama esasperata Cassandra.

“Sì, lo so, lo so, è terribile, non mi ci sono mai abituata neanche io” Risponde Teresa. “Prima non era un problema, ero stregata, ma adesso mi sentirei in imbarazzo, no? Sarebbe umiliante e..”

“Vi prego, non parlate di urina.” Commenta seccato La Temperanza.

“Temperanza, se devo farla tu cosa fai? Ti giri o te ne vai proprio?” Chiede la strega.

“Prima di tutto devi chiamarmi La Temperanza, con l'articolo. Se vuoi guardo, se vuoi mi giro, dipende come ti viene più naturale.”

Dopo qualche minuto di silenzio, Cassandra si alza e si affaccia alla finestra. Chilometri e chilometri di colonne perfettamente allineate rendono il posto surreale.

“Da quello che ho visto Le Chariot non è d'accordo con ciò che sta cercando di raggiungere l'Oroboro.” Dice seria la strega.

“Hai intenzione di far sì che si allei con noi?” Chiede il monaco.

“Esatto. Sta facendo la cosa giusta, cerca di sabotare l'esercito dall'interno. Lui però è costretto a eseguire gli ordini, noi no. Questo è un vantaggio.”
“Cosa dovremmo fare?” Chiede Theresa “Le calamità avvengono naturalmente. Loro si limitano a sterminare ogni sopravvissuto, facendo sì che gli emissari di Dio muoiano prima che arrivino i quattro cavalieri della morte.”

Cassandra resta in silenzio per  qualche minuto. “Dovremmo cercare i libri dell'apocalisse, lì potremo trovare una soluzione.”

“So dove si trova la biblioteca. Potrebbero essere lì.”

Cassandra si alza, pronta. “Andiamo”

Ma appena usciti dalla porta, si ritrovano un gruppo di soldati e due caporali. Al centro si trova Le Pape. Capelli corti e biondi. Un accenno a qualche ruga e uno sguardo fermo e squallidamente gentile.

“Buona sera.” 

Cassandra stringe i denti appena lo vede. “Cosa vuoi?”

“Vedo che hai già visto la nostra stanza. Ti piace?”

“Nostra?”

Il Papa sorride. “Sì, del resto dobbiamo sposarci. L'Imperatrice, porta fuori il suo compagno. Ho bisogno di stare da solo con La Papesse.”

“Non lo permetterò.” Esclama duro La Temperanza.

“Monaco, hai di fronte otto soldati addestrati perfettamente, un guerriero di alto rango e L'imperatrice. Se glielo ordinassi, potrebbe congelare il tuo corpo e usarlo come statua decorativa del giardino interno. Vuoi davvero che glielo ordini?”

Theresa e La Temperanza si lanciano uno sguardo profondo. Devono fingere, per forza.

“Lascia che chiarisca una cosa. Tu le fai del male, io ti farò del male.”

“Vai via adesso.”

Il monaco e Theresa si allontanano, scortati dai soldati. Le Pape esorta Cassandra ad entrare nella stanza. Dopodiché la chiude a chiave.

“Spogliati.” Afferra dopo un remunerato silenzio. La strega finge di non capire.

“Ti giuro che non sarà così terribile essere sposata con me. Se vuoi possiamo anche non vederci mai. L'unico obbligo che avrai sarà adempire ai tuoi doveri di moglie.”

Dice l'uomo mentre le toglie con forza il cardigan. “Vuoi dire che devo essere la tua puttana.”

Le Pape la butta sul letto, divertito. “No, Cassandra. Sarai la mia vacca da riproduzione.”

E mentre viene obbligata a consumare l'amplesso, l'uomo le sussurra all'orecchio “Io sarò il prossimo cardinale, tu hai il sangue da strega più forte, potente, promettente del mondo. Tu farai nascere i messia.”

La ragazza, fragile e indifesa, cerca di non piangere e trattiene i conati di vomito. Ti ucciderò, brutto stronzo, lurido e squallido mostro. Farò sparire quel sorriso di merda, lo giuro.

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Capitolo 18
*** 6-3 ***


 

Magdalene passeggia per la lunga autostrada. Grossi rottami sono ammassati ai bordi della strada, sono macchine che nessuno potrà mai più usare. Colére ruggisce qualcosa, e la donna lo capisce perfettamente. "Lo so che sei stanco, piccolo mio. Un altro sforzo e siamo arrivati."

Il leone sbuffa qualcosa. È stanco, vuole riposare subito. E soprattutto ha fame, muore di fame e vuole mangiare.

"Possibile che tu debba pensare solo al cibo?" Chiede innervosita Magdalene.

Colére risponde che spesso pensa anche alle leonesse, se è per questo. La donna si intenerisce improvvisamente, ma cerca di non tradire nessuna emozione. Certo, il leone è un maschio e ormai ha raggiunto le dimensioni giuste per accoppiarsi.

Ma è una chimera, una bestia nata dagli scarti di magia. E da dove viene lui, nella grande e prosperosa Africa, non c'è un minimo di magia. È possibile che sia l'unico meta-leone al mondo, il che significa che non può riprodursi, e che non avrà nessuna eredità. Tra cento anni non ci sarà nessuna creatura con il suo sangue nelle vene. È una creatura fine a sé stessa, che vivrà e morirà egoisticamente, senza avere la possibilità di avere una discendenza.

Esattamente come Magdalene. La donna cerca di ricacciare in dentro le lacrime. Non può pensare a questo argomento, la fa soffrire troppo. I ricordi diventano come iene pronte ad attaccare la sua mente, ridacchianti e crudeli. Le viene subito in mente Ebe, il suo amato. Com'era diversa la sua vita quando era sposata con lui!

L'unica speranza che avevano i due, prima che Ebe si spegnesse per quella terribile malattia, era che  il bambino nel suo grembo potesse vivere godendo dell'eredità del padre.

Magdalene stringe i pugni. Gravidanza isterica, la chiamò Le Pape. Fu l'esperienza più orribile e degradante della sua vita. Donare l'eredità del marito alla chiesa non le pesò nulla. Neanche le cicatrici sul suo volto furono così dolorose.

La donna accarezza la criniera del leone.

"Ti amo, Colére, come se tu fossi mio figlio."

Il leone le dice che anche lui la ama, proprio come se fosse sua madre. E se qualcuno gli chiedesse chi fosse sua madre di sangue, lui risponderebbe che è lei. La sua vera madre neanche se la ricorda.

Magdalene sorride. Dopodiché la sua attenzione viene attratta da una casupola di rocce, un centinaio di metri dalla superstrada. Lontana dalle campagne, dai fiumi e da ogni città. Quale stolto vivrebbe lì?

La donna e il leone scendono dal cavalcavia con un solo balzo e raggiungono la casupola. Potrebbe aver bisogno d'aiuto, e La Force ha il dovere di offrire ogni aiuto possibile. O, nel caso, è legittimo che chieda una donazione, anche la più misera.

Dopo aver bussato, un uomo attempato apre la porta, un uomo con gli occhiali appoggiati sulla punta del naso.

"L'Hermite! Sei qui, dunque." Esclama la donna.

Il vecchio dapprima mostra esitazione, paura, ma poi si calma e la invita a entrare. "La Force, che piacere vederla! Farei entrare anche il suo leone, ma temo che la mia piccola e provvisoria casa non possa ospitarlo a dovere."

Il Leone, pigro, va a stendersi poco lontano dall'abitazione. Magdalene si siede su uno scomodo sgabello di pietra e osserva l'uomo preparare una bevanda calda. Come se non facesse già abbastanza caldo. Ogni oggetto nella piccola casa di due stanze è fatto di pietra. Sulla mensola della cucina sono appese più di dieci erbe diverse.

"Immagino che quest'abitazione sia frutto della tua magia, Malcolm."

Il vecchio sorride e annuisce, dopodiché le porge una tazza piena di liquido verde, fumante e profumato. La Force osserva riluttante la tazza.

"Se questo è il tuo ennesimo tentativo di stupro, sappi che Colére è legato spiritualmente a me e ti farebbe a fette. Santo cielo, Malcolm!, perché non ti paghi semplicemente una prostituta?"

L'Hermite ride ancora e si asciuga, agitato, la fronte.

"Non si preoccupi, La Force." Il vecchio beve un sorso della tisana. "Vede? Non succede niente. A dire la verità penso proprio di aver chiuso con gli abusi sessuali. L'ultima volta ho rischiato più di un testicolo. Non immaginerà mai contro chi mi sono scontrato!"

La donna sorride, e continua a rifiutare di bere la tazza. Con un tipo come lui la prudenza non è mai troppa.

"Fammi indovinare: uno dei quattro."

Malcolm annuisce serenamente. "Esattamente. Quello di terra, con precisione. Ha un potenziale terribile, glielo giuro."

"Questo non spiega, comunque, il perché ti trovi qui."

Il vecchio assume improvvisamente un'aria cupa. "Perché sta arrivando un periodo infausto. I quattro sono arrivati e stanno combattendo. Le Pape cercherà me per farmi condurre i suoi pessimi esperimenti. Sono un pervertito, è vero, ma non sono un uomo che gioca con i bambini, specialmente se devono ancora nascere!"

"Non ho idea di cosa tu stia parlando."

"E l'avrà presto. Sono veramente stanco di questo mondo, di queste guerre, di questo dubbio Dio che mette continuamente a prova la mia fede. Sono vecchio, capisce? Voglio solo tenermi lontano dall'Oroboro. La Force, se ha un minimo di misericordia, mi aiuti. Mandi un messaggio all'Oroboro e segnali di aver trovato il mio corpo putrefatto. Dì che sono caduto o che sono stato assalito da una bestia: sono abbastanza vecchio per far sì che ci credano. Quando muore un anziano nessuno si fa mai troppe domande."

La Force si abbandona finalmente alla tentazione e assaggia un sorso della tisana. Sebbene sia ancora bollente la trova rinfrescante e rinvigorente. Sente sapore di menta e qualche erba sconosciuta.

"Non so, Malcolm. Forse dovresti semplicemente dire la verità all'Oroboro. Sia il Papa, sia Le Maison Dieu, capiranno."

Il vecchio si agita e comincia a camminare in tondo. "No, non esiste pensione per l'Oroboro. Soprattutto per Le Pape. Lui.. lui vuole servirsi di me. Farò di tutto per allontanarmi. Potrei darle di tutto, cosa vuole? Lo sa che sono un eccellente medico. Se lo desidera, posso ripristinarle le ovaie. So che non ha le sue lune da anni. Grazie a me potrà essere fertile più di ogni donna, al primo parto darà alla luce cinque gemelli se vuole!"

Magdalene abbassa lo sguardo per qualche secondo. "No" Risponde "Anche se fosse, non ho intenzione di dare alla luce nessun bambino che non sia sangue del mio defunto marito."

L'Hermite sembra deluso.

"Ma sei molto persuasivo. Hai trovato subito il mio punto dolente." Magdalene sorride "Preferisco pensare che sia un atto generoso piuttosto che vile. Dirò all'Oroboro quanto mi hai chiesto."

La donna si alza, dato che i suoi affari qui sono finiti. Ha dato il sufficiente aiuto a un povero vecchio che sicuramente non può donare soldi.

Ma prima di andarsene, il vecchio lo ferma.

"La Force, lei da che parte è?"

"Dalla parte della chiesa e del bene." Risponde la donna.

"Quindi non tenterà di uccidere i quattro eroi, vero?"

"Contrariamente a ciò che si aspetta, sì, tenterò di farlo. Non per cattiveria, crudeltà, o perché sono una bugiarda. La Strega Dominique mi ha chiesto di combattere contro loro. Ha detto che troveranno la forza di andare avanti solo con dei nemici. Tra pochi giorni credo che li incontrerò."

L'Hermite sembra sconvolto dalla rivelazione. Si accascia disperato su una sedia di pietra, manca poco che gli prenda un colpo.

"La Strega Dominique! Non avrei mai immaginato la sua presenza in tutto ciò!"

"Sono state le quattro Streghe a dare il via a tutto. È sempre stato così. Detto questo, ti saluto e spero di non vederti mai più."

Dopodiché Magdalene se ne va.

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Capitolo 19
*** 7-1 ***


 

“Che differenza c’è tra una strada e l’altra? Immaginiamo di stare di fronte a un bivio. Che strada prendiamo? È ovvio, se non conosciamo la destinazione una vale l’altra. Infatti è stato il tuo caso, Lewis. Per te un corridoio valeva l’altro. Ma se avessi saputo che lì ci fosse stata la via d’uscita, te ne saresti andato?”

Il ragazzo si trova in un luogo vuoto. Non c’è nulla, veramente nulla intorno a lui. Solo uno sfondo bianco, terra e cielo si fondono tra di loro. E di fronte a lui una maschera. Alta almeno due metri, con un’espressione apatica, eppure si riesce a percepire un’emozione negativa, come un rimprovero. Che si tratti di Dio adirato?

“La sopravvivenza è la cosa più importante per te. Come un topo, un piccolo e insulso topo. A che cosa serve il coraggio?”

Lewis scrolla le spalle. A che serve mentire a un Dio? “È vero, sono un codardo. Puniscimi, se vuoi. Ma io do alla vita un valore immenso, dovresti prenderne atto.”

La maschera si avvicina lentamente. “Io non ti condanno perché sei un codardo. Sei una persona misera, e non potrai mai cambiare. Non è colpa tua, sei nato così.”

“Un cerchio non può morire quadrato, giusto?” Sorride il ragazzo.

“Ma dovresti porti una domanda. Sei davvero cerchio? Cosa sei davvero?”

Lewis apre gli occhi. Era solo un sogno. Mikah e Il Salvatore stanno giocando a braccio di ferro. Apparentemente sta vincendo il monaco. Franzis legge con interesse un libro. Osservando meglio, si tratta del Libro delle Fiamme.

“Lettura molto interessante, sai?” Dice il mago. “Peccato che io sia dell’elemento Terra. Non potrei mai utilizzare magie di fuoco. Insomma, sono un quadrato che non potrà mai essere cerchio.”

“Mi ricorda qualcosa.” Commenta vittorioso Il Salvatore. Mikah rotola per terra massaggiandosi il braccio e imprecando per aver perso. “Ho fatto un sogno che riguardava tutto ciò.” La luce delle fiamme delinea i suoi muscoli perfetti. “Ma non è un problema. Io sono quel quadrato che salverà il mondo, e tanto mi basta.”

Franzis pulisce con pazienza i suoi occhiali. “A tal proposito, che ne direste di fare veramente gli eroi? Mikah sembra essere pronto, tra un’oretta potremmo metterci in viaggio.”

“Non così in fretta.” Commenta il monaco “Prima dovremmo chiarire qualcosa.”

Gli altri tre ragazzi lo guardano incuriosito. Lui indica Lewis. 

“Vuoi essere un eroe o no?”

“Ah già, quello.” Commenta il codardo.

“Cosa significa quello? Cosa c’è che non so?” Chiede Mikah innervosito.

“Forse non dovrei venire con voi. Prima di tutto non vi conviene: non so combattere, vi sarei di impiccio. Poi..”

“Non credi in ciò in cui combattiamo.” Conclude il suo migliore amico, incrociando le braccia.

“Già.. e”

“e scappare significherebbe la tua sopravvivenza, ma ti dispiace lasciarci da soli. Lewis, per una volta smettila di essere scontato.” Mikah si alza e afferra il braccio del suo migliore amico. Ignorando ogni pretesta, lo porta lontano. Gli altri due ragazzi li seguono incuriositi, Franzis è parecchio divertito.

Finalmente tutti e quattro si trovano nell’asettico condotto fognario.

“Cosa vuoi fare, affogarmi?” Chiede sarcastico Lewis.

“Nemmeno io sapevo per cosa combattere veramente. Entrambi siamo cresciuti in un mondo ostile, molte persone ci odiavano.” Mikah sembra essere particolarmente sereno. Dietro un angolo spunta un muso, il muso di un ratto.

“Ma per qualcosa dovrò pur combattere. Il mondo sta affrontando una catastrofe dopo l’altra, e non me la sento di stare con le mani in mano.”

Un enorme topo ringhia e sbava. Riconosce i suoi aggressori che, per la seconda volta, hanno invaso il suo territorio. “Ti senti pronto?” Chiede Franzis.

Mikah sorride e annuisce. Mikah è calmo, deciso. Mikah non sembra Mikah. Il roditore scatta in avanti, corre infuriato, pronto ad azzannare il suo avversario. Ma un'esplosione lo sbalza via. I tre spettatori si parano gli occhi, evitando la polvere. Il ratto rotola numerose volte per terra, morto.

“La rabbia è il mezzo con cui combatto, ma la motivazione è sempre stata carente. Devo pur salvare qualcuno, insomma.” dice fin troppo calmo. “E finalmente l’ho capito. Se questa merda dell’Oroboro va avanti, rischieremo tutti la vita. Anche il mio migliore amico. La mia motivazione è questa, voglio far sì che tu ti salvi sconfiggendo una grossa minaccia. Non hai bisogno di scappare.”

Lewis sorride, imbarazzato. “E va bene, resterò con voi.”

Il gruppo si riunisce nella loro tana. Seduti per terra formano gli angoli di un quadrato perfetto.

“Okay, ragazzi. Siamo pronti a uscire?” Chiede Mikah.

Tutti annuiscono, ma Il Salvatore sembra confuso. “E da dove dovremmo uscire?”

“Sono un mago di terra.” Interviene Franzis “Con un po’ di energia potrei riuscire a farci raggiungere la superficie.”

Lewis esita. “Ragazzi, vi fidate di me?”

“A dire il vero no.” Dice Il Salvatore.

Franzis sorride e scuote la testa. “No, non direi.”

Mikah stringe i pugni. “Io sì. Cosa vuoi fare?”

Il codardo distoglie lo sguardo. “Forse so dove andare. È stupido affidarsi a percezioni del genere, è più un esperimento. Prendiamo la strada che dico io. Al massimo useremo la magia di Franzis per uscire.”

Il Salvatore si alza immediatamente in piedi. 

“Se si tratta solo di questo va bene. Ho creduto chissà cosa.”

Franzis e Mikah seguono il suo esempio. Il trio segue Lewis, che li porta nel grosso atrio magico. Quello che possiede due corridoi e contiene un tavolo usato per creare magie spaventose.. o così si crede.

Lewis li porta verso il corridoio inesplorato, quello sulla sinistra. La strada porta a delle scale, che portano a diverse porte di ferro, che portano ad altri corridoi, che portano ad altre scale. Senza le torce prodotte dalla magia combinata tra Mikah e Franzis, non riuscirebbero a vedere nulla.

E infine i quattro si ritrovano in un luogo vagamente illuminato. Un corridoio rotondo, particolarmente familiare. 

“Questa è..” Dice Mikah.

“La nostra scuola.” Completa Lewis. In quel sogno la maschera aveva detto che uno dei due corridoi avrebbe portato all’uscita. Un sogno rivelatore, una cosa completamente.. irrazionale. Cos’era quella maschera? Si trattava veramente di Dio?   

“Volete visitare le vostre camere?” Chiede Franzis.

Dopo qualche momento di esitazione, entrambi rispondono di no. Il silenzio li circonda, il gruppo lascia la scuola. La città è completamente nera, abbandonata, vuota. Non c'è più nessuno da numerosi giorni. Se ne vanno, silenziosi, verso nord. Prima però si impegnano nel cercare qualcosa di utile nelle case. Le borse rapidamente vengono riempite di vestiti, bottiglie d'acqua sporca e sapone. Riescono persino a trovare del cibo. Ma la cosa più importante è ciò che trova Lewis.

“Soldi!” Esclama il ragazzo. “Tantissimi, soldi. Fin troppi. Credo sia il guadagno di una vita di un povero lavoratore, magari per far andare il figlio in università.”

“Non credi che sia.. una cosa priva di onore rubare soldi dai morti?” Chiede Il Salvatore.

“No. Dobbiamo pensare alla nostra sopravvivenza.”

Persino la dogana è priva di vita. È una città ridotta a un ammasso di cenere e morte. Vuota e non sarà mai più viva come prima.

A Franzis viene in mente il treno dove abitava Cassandra. Chissà che fine ha fatto. E chissà come sta lei.

Il viaggio è addirittura liberatorio. Camminare tanto dopo almeno una settimana rinchiusi in uno scantinato è magnifico, la fatica non si sente nemmeno. La vita li avvolge dopo aver abbandonato la distesa di cenere e morte. Uccelli che cantano, conigli che corrono lontano, le foglie degli alberi che danzano col vento. È un vero spettacolo. 

Le luci di una città si fanno sempre più vivide. Man mano che i protagonisti si avvicinano, scende la notte. Un cartello indica che stanno per entrare nella città di Tortona. 

Piuttosto grande e dell'epoca del rinascimento. Uomini frettolosi avvolti da mantelli corrono cercando riparo da una pioggia appena nata.

“Direi che è ora di trovarsi una locanda.” Dice Lewis.

“Perché spendere soldi?” Chiede Il Salvatore “Franzis può evocare una casa e noi potremmo dormire lì.”

Mikah si stiracchia e continua a camminare. “Neanche per sogno. Tu sarai abituato a riposarti nel fango, ma a me manca la sensazione di un bel letto morbido e una colazione calda.”

 

Poco più tardi i quattro sono seduti attorno un tavolo rotondo, a una decina di metri dal camino. Mangiare una zuppa calda mentre fuori quasi diluvia, uno dei pochi motivi per cui vale la pena di vivere. 

“Ci sono i piselli.” Commenta disgustato Mikah.

“Scartali, o al limite dalli a me.” Risponde Lewis.

Il monaco ha già svuotato il piatto e si asciuga la bocca col braccio. Il Salvatore è molto più rilassato da quando manca La Temperanza, che rompe l’anima su ogni cosa.

“Cosa faremo domani, Franzis?” 

Il mago si pulisce gli occhiali. “Compere. Prenderemo provviste, armi e vestiti nuovi. Questa è una città grande, troveremo di tutto.”

“E potremo comprare quel che vorremo grazie ai soldi che abbiamo preso. Dovreste solo ringraziarmi.” Commenta Lewis sorridendo.

Il Salvatore sembra avere qualche dubbio. “Riusciremo davvero a salvare il mondo?”

“Non mi aspettavo che proprio tu vacillassi.” Dice Mikah. “Quale sarebbe il problema?”

“La catena debole del gruppo.” risponde secco il monaco. “Non sa combattere, ed è un codardo. Mikah si sta allenando, Franzis è un mago fantastico.. Ma io ho perso contro solo un caporale. E noi dovremo entrare nella loro base, entreremo nella tana del leone.”

Franzis sorride. “Sottovaluti la sua intelligenza.”

“Non vedo che utilità abbia in un combattimento.”

Lo stregone punta un dito sul tavolo. C’è una croce scavata sulla superficie del legno. “Cosa mi sai dire su questo, Lewis?”

Il ragazzo sorride. Franzis gli sta dando una possibilità per provare il suo valore. “L’ha fatta un cliente della locanda. Un guerriero direi, probabilmente rozzo o inesperto. Ha usato un coltello poco affilato, anzi per nulla. Basta osservare i graffi al di fuori dell’incisione.”

Il Salvatore scrolla le spalle, poco interessato.

“No, un attimo. Ritiro tutto. Lo ha fatto il padre del proprietario della locanda.”

Cala il silenzio. “Come fai a dirlo?” Chiede il monaco. Mikah sorride.

“Inizialmente ho pensato che avessero inciso la croce con un coltello dalla lama smussata. Ma osservate bene i graffi, non sono profondi ma belli larghi. E questa è polvere di vernice dorata. Non può che venire da un ciondolo. Deve essere abbastanza piccolo per poter essere maneggiato, ma nessuno porterebbe un oggetto di finto oro in tasca e di sicuro non è un anello, perché essendo rotondi non taglierebbero minimamente. Credo che l’unica opzione possibile sia un rosario. Inizialmente ha inciso il disegno mentre era distratto, probabilmente parlava, e ha usato la mano con cui non scriveva.”

“Un attimo” Lo ferma divertito Franzis “E questo come fai a dirlo?”

“Vedi, qui ci sono macchie di inchiostro. È poco probabile che un viaggiatore si metta a scrivere una lettera mentre mangia, quindi ho ipotizzato che sia stato uno dei lavoratori. Il ragazzo è molto giovane, poco più della nostra età, e prestante. Il padre invece, guardatelo, è molto vecchio. Probabilmente ha donato a lui la locanda, ma continua a lavorare sulle scartoffie. Sono sicuro che la locanda sia del padre. Insomma: guardate i mobili e le decorazioni. Non possono provenire da un ragazzo! Tornando a noi, il padre del proprietario sta scrivendo qualcosa, probabilmente sta segnando le spese del negozio. Si ferma perché qualcuno gli parla, ha ancora in mano la penna perché è distratto e gli cadono delle gocce di inchiostro sul tavolo. Probabilmente era angosciato dalle storie che ha sentito dalla chiesa, perché si è tolto il rosario dal collo. L’interlocutore, probabilmente il figlio, gli ha parlato dell’Oroboro o qualcosa del genere. Lui, dalla rabbia, ha cominciato a scavare molto più forte anche se inconsapevolmente. All’inizio ha fatto una semplice linea, si vede dalla profondità dei segni. Poi, cercando di calmarsi, ha fumato qualcosa. Credo sia sigaro. Ha continuato a parlare, posando la penna, e a formare inconsapevolmente il disegno. Riassumendo, un uomo ha fumato in un locale pubblico, ha scritto qualcosa con l’inchiostro e possedeva un rosario di finto oro. È stato il padre del proprietario della locanda.”

I tre sorridono, stupefatti.

“Ecco, Il Salvatore. Prova a immaginare una mente del genere che organizza un piano d’attacco contro la sede dell’Oroboro. Come ti senti?” Chiede Franzis.

“Sollevato.” Risponde il monaco. E tutti ridono.

 

I ragazzi si trovano da nessuna parte. Un luogo che è il nulla, una distesa completamente bianca priva di vita. Di fronte a loro manca la solita maschera, il Dio. Al suo posto, però, vi è un magnifico trono dorato. Intorno riposano quattro esseri viventi, ognuno ricoperto di occhi dorati in continuo movimento. Il primo ha l’aspetto di un leone, il secondo quello di un’aquila che vola. Il terzo ha una figura umanoide, come un angelo, e il quarto sembra essere un toro. Ciascuno possiede sei ali, anch’esse ricoperte di occhi.

E i quattro non cessano di ripetere “Santo, santo, santo il Signore Dio, l’Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!”

I quattro ragazzi si svegliano contemporaneamente, intrisi di sudore, ansimanti.

“Questo era veramente troppo.” Dice Lewis. “Non lo sopporto più.”

Il Salvatore si siede sul letto. “Immagino voi abbiate fatto il mio stesso sogno.”

“Il trono ricoperto di esseri inquietanti? Sì, probabilmente sì.” Dice Mikah. Cala qualche secondo di silenzio.

“È l’ennesima prova che noi siamo legati.” Franzis indossa gli occhiali, ancora pallido in volto. “Non so se sia un buon segno.”

I ragazzi però riescono a dimenticare in fretta l’incubo. Fanno una colazione frettolosa per poter fuggire il prima possibile da quella locanda e poter fare finalmente compere. Lewis però si guarda intorno preoccupato. Perché ci sono così poche persone anche a quest’ora? Ma il quesito rimane senza risposta.

Appena usciti Mikah corre subito in un'armeria, e il gruppo è costretto a seguirlo. 

“Guarda quell'alabarda, Lewis!” Esclama il ragazzo con gli occhi praticamente illuminati dall’emozione. Non sembra essersi svegliato dal sogno dove Dio si è manifestato in un modo orribile.

Il Salvatore si morde il labbro, in disappunto. Franzis lo guarda incuriosito. “Tutto bene?”

“Vorrei prendere una spada vera. La Temperanza me l'ha sempre impedito, ma ora non c'è. E io so combattere meglio con una spada.”

“Non va contro i tuoi principi da monaco?”

“Sono un'eccezione.” Sghignazza Il Salvatore. 

“Davvero? Te la vuoi cavare sul serio con una frase del genere? Dovresti essere devoto ai tuoi principi, senza nessuna scorciatoia.”

Il monaco torna ad avere una faccia seria. “Credi che utilizzare un remo con la tecnica dell'affilatura spirituale sia legittimo, allora? No, era comunque un'arma e i miei compagni monaci lo sapevano. Sono nato per utilizzarle, e su questo non posso farci nulla.”

I suoi occhi si appoggiano automaticamente su uno spadone. Alto più di una persona con una lama larga quanto un pugno. Sotto un cartello che segna cinquanta ducati. Lewis agita un borsellino pieno di soldi.

“Non te li darò finché non mi dirai che avevo ragione.”

“Avevi ragione.” Il Salvatore afferra subito il borsellino. Lewis sbuffa “Con te non c'è divertimento. Mikah impiega dalle due alle sette ore per ammetterlo.”

Il ragazzo, sentendo il suo nome, gli dà uno schiaffo sul capo. “Smettila di frignare, hai deciso cosa prendere tu? Io quella, la vedi com'è bella?”

“Sei pazzo? Costa duecento ducati e centoventi grane.” Protesta il ragazzo.

“E allora? Quanti soldi abbiamo?”

“Duemila ducati, ma contando che devo prendere trenta pugnali..”

“Trenta pugnali, ragazzo?” Sbotta l'armaiolo “Io non ne ho così tanti.”

Dopo un po' di discussioni, il gruppo riesce finalmente a mettersi d'accordo. Lo spadone per Il Salvatore, la spada per Mikah e cinque pugnali per Lewis. Ma la spesa risulta molto maggiore di quanto si aspettassero, aggiungendo il costo dei foderi e le cote per affilare le lame. Franzis è rimasto fuori dal negozio, meditabondo.

“Dovremmo comprare dei cavalli.” Asserisce appena incontra gli altri. “Così saremo più veloci.”

“Noi non sappiamo cavalcare.” Risponde Il Salvatore.

“Ehi, chi ti dà il diritto di parlare per noi?” Commenta innervosito Mikah.

“Sai cavalcare?”

“No, ma avresti dovuto prima chiedermelo.”

Ma il rumore di una folla li desta dal litigio. Le persone sembrano turbate, cercano di fuggire. I ragazzi raggiungono il luogo del trambusto.

Otto soldati sono posti nella formazione parallela. Poco più avanti una bellissima donna dai lunghi capelli rossi, morbidi, e un terribile ghigno di piacere accarezza un leone. La donna ha il volto pieno di cicatrici, sembrano morsi. Ha un vestito aderente di cuoio scuro. Attorno alla sua vita si avvolge una cintura di bronzo, che sembra raffigurare un serpente piumato che divora la propria coda. Per terra un sacco aperto sembra essere pieno di soldi. Degli uomini a turno si avvicinano e versano dentro una manciata di denaro.

“Che sta succedendo?” Chiede Il Salvatore. Franzis alza una mano. “Aspetta, restiamo a vedere.”

E intanto i due migliori amici se la sono già svignata. Si stanno avvicinando per osservare meglio il leone. Lewis ha già capito chi è quella donna. Ovviamente è un membro dell’Oroboro, ma si occupa di raccogliere i soldi per la chiesa. Conoscendo l’associazione da cui proviene, più che chiederli sta obbligando tutti. Per questo il padre del locandiere stava facendo i conti: si stava organizzando per la donazione di oggi. Quando lo stregone si accorge della scomparsa dei due ragazzi poggia una mano sulla fronte, scocciato. Avrebbe dovuto immaginarlo.

La donna piena di cicatrici si accorge della presenza dei due ragazzi.

“Voi due, non versate?”

Mikah si gratta il capo. “Versare per cosa? Posso accarezzare il leone?”

“È un'opera di beneficenza, dovreste donare dei soldi per la chiesa.” Risponde severa la donna.

Mikah scoppia dalle risate. “La chiesa ci vuole morti e noi dobbiamo donargli dei soldi? Sarebbe veramente ironico.” Dopodiché riceve una gomitata alle costole da Lewis. Il ragazzo dalla pelle scura gli si avvicina “Sei pazzo? Sei pazzo? Sei cretino, Mikah, sei deficiente, cosa sei?”

La donna senza voltarsi alza una mano. “Datemi il messaggio di Le Pape.” Un soldato arriva pronto e gli dona una pergamena arrotolata. Lei la srotola e controlla. “Faccia da scemo e il negretto. Manca il quattrocchi e il monaco. Prendeteli.”

Gli otto soldati estraggono le armi, così come Lewis e Mikah. Quest'ultimo urla arrabbiato “Ehi, perché Il Salvatore non ha un soprannome degradante!?”

La donna stringe il lungo manganello ricoperto di chiodi. “Siete di fronte a La Force, caporale responsabile dell'acquisizione di fondi per l'Oroboro. E siete in arresto.”

La Force frusta l'aria con il bastone, minacciosa. “E con arresto intendo morte immediata. Prendeteli!”

I soldati estraggono le armi, è tutto uno sferragliare impacciato di spade e asce. Gli otto uomini in armatura dell’Oroboro sono in realtà ragazzi, giovani volontari, inesperti e anche un po’ timidi. Si avvicinano esitanti a Lewis e Mikah,  ma qualcosa si scontra contro di loro, facendoli cadere come birilli. Una forza indomabile e coraggiosa. Il colpo ha inzuppato d’acqua i nemici, come se questi avessero ricevuto una ventina di secchiate d'acqua subito dopo una cannonata.

“Siete di fronte a Il Salvatore, il monaco destinato a essere il più grande eroe di tutti i tempi.” Dice lui, e l'acqua che era in cielo torna per terra, sembra quasi che piova.

“Rialzatevi, rialzatevi soldati!” Urla il caporale, addirittura divertita. Ma i ragazzi non ci riescono. Delle grosse radici scure si sono avvinghiate alle loro braccia e caviglie, immobilizzandoli. Un uomo cammina lentamente verso i soldati, a ogni passo sbocciano fiori e piante. 

“Siete di fronte a Franzis, lo stregone che salverà sua moglie e il suo villaggio.”

La Force decide di averne abbastanza. Compie qualche passo in avanti, pronta a sferrare l'attacco. Ma qualcuno lo precede. Lewis cammina, corre, compare e riappare ripetutamente di fronte a lei. La rossa rimane immobile confusa dallo spettacolo che le si è presentato. Dopodiché il ragazzo compare alle sue spalle e le dà un calcio al dorso del ginocchio, facendola chinare. 

“Siete di fronte a Lewis, l'illusionista, il truffatore, il mago dell'inganno che fotterà i vostri cervelli.”

Mikah corre in avanti. Si concentra, richiama le forze del ciondolo. E la mano si illumina di luce, di forza, di energia. Con un pugno scatena un'esplosione, fa tremare le piante, le case, la terra. La Force viene sbalzata all'indietro. 

“Siete di fronte a Mikah, un semplice studente che vi farà esplodere il culo.”

Silenzio. Nubi di polvere tornano lentamente per terra. Il popolo di Tortona osserva lo spettacolo terrorizzato e confuso. Perché stanno attaccando La Force? Sono cattivi, vogliono uccidere senza motivo. 

“Sul serio, ragazzi? Era quella la vostra frase?” Chiede Il Salvatore “Non ha senso, non ha un minimo di epicità.”

“Che ne vuoi sapere tu?” Urla Mikah “Non è colpa mia se non ho un obiettivo nobile, va bene?”

Ma una risata interrompe il loro bisticcio. La risata di una donna, una donna crudele e arrabbiata. 

“Va bene, è stato divertente. Veramente molto divertente. Ma io non sono della stessa pasta di quei soldati. Ho detto che vi avrò morti e manterrò la parola.”

Tutti restano sull'attenti. I guerrieri stringono le loro armi, i maghi richiamano alla mente gli incantesimi.

“Colère, puoi attaccare.” Dice sorridendo La Force. 

Improvvisamente il leone dall’aria pigra si rialza. Ruggendo balza addosso a Mikah, che non riesce a difendersi. Ma il terreno si riempie di croste e vomita un enorme pino. Franzis è riuscito a evocare la magia all'ultimo secondo per difendere il suo compagno.

La caporale si fa avanti e cerca di colpire Il Salvatore. Quest'ultimo para l'attacco, e ricambia. I due continuano a sferrarsi colpi, parati e schivati tutti efficacemente. 

Calcio del drago, lascia che la forza dell'acqua guidi il tuo piede e si schianti con tutta la sua forza. Il Salvatore sferra il suo attacco, ma La Force lo schiva abilmente e lo colpisce subito dopo. Una volta che il monaco è caduto a terra, il caporale si appresta a colpirlo ancora. Ma qualcosa la spinge all'indietro, come se fosse su un tappeto mobile. È stato Lewis, che corre verso il suo avversario. “Presto, Franzis, vai da Mikah. Ha bisogno di te.”

E intanto continua a spostarla usando bolle d'aria, confondendola. Ma La Force non sembra innervosita. Appare, invece, divertita. Ha uno splendido sorriso di sfida sul volto. Quando ne ha avuto abbastanza del gioco di Lewis decide di passare al contrattacco. Salta l'ennesimo spostamento d'aria, atterra e colpisce Lewis usando il randello. Ma quest'ultimo riesce a parare il colpo usando uno dei pugnali, che si sbriciola immediatamente. Il ragazzo fa qualche passo indietro nel panico. Il Salvatore è a terra, gli altri due sono lontani. Un colpo di randello di quella donna potrebbe spaccargli il cranio. Chi gliel’ha fatto fare di entrare in combattimento? Non poteva semplicemente tenersi lontano?

Nel frattempo Mikah sta cercando di non venir affettato dagli artigli del leone. Scappa a gambe levate, mentre viene rincorso dalla bestia. Franzis cerca di colpirlo con la magia, ma stanno correndo entrambi molto velocemente e non riesce a colpirli. Tempo che la pianta cresce e il nemico è già avanti di qualche metro. 

“Ti decidi a colpirlo!?” Urla Mikah.

“Mi dici come faccio se continui a muoverti?” Risponde Franzis.

“Certo, ora mi lascio mangiare così potrai colpirlo con tutta la calma del mondo.” Il ragazzo è innervosito, ma soprattutto spaventato. Come diamine può scappare da un leone? È alle sue calcagna, manca poco e  banchetterà con le sue ossa, usandole come stuzzicadenti. Non ha i poteri di Lewis per correre più velocemente.. oppure sì? Ma certo, è proprio un idiota. Mikah concentra i suoi poteri sui piedi. Il terreno esplode, ferendo il leone. E non solo, il guerriero viene sbalzato in avanti per diversi metri, completamente illeso. Ma qualcuno lo afferra al volo. 

La Force gli stringe il piede e lo sbatte per terra come un tappeto. Il Salvatore e Lewis si immobilizzano improvvisamente. “Pensate che io stia giocando con voi? Credete non sia nulla di serio? Lasciatemi dimostrare la mia serietà spaccando il cervello a questo imbecille!”

Il caporale cerca di colpire Mikah con il randello, ma quest’ultimo rotola all’ultimo secondo e schiva il colpo. Grazie a una minuscola esplosione riesce a rialzarsi agilmente, dopodiché comincia a tempestare di colpi esplosivi il nemico. La donna blocca ogni attacco tranquillamente, e schiva tranquillamente il fendente del monaco. Il Salvatore è arrivato per dare manforte al suo compagno. I due provano continuamente a colpirla ma ogni attacco viene bloccato o deviato. Ma contro ogni aspettativa arriva anche Lewis che, con un semplice sgambetto, la fa cadere a terra. Mikah sorride e raccoglie tutta la forza accumulata nella pietra. Con un solo pugno al volto, provoca decine di deflagrazioni che fanno tremare la terra. I suoi tre compagni vengono sbalzati all’indietro per l’impatto, gli alberi vengono sradicati. Ma quando la polvere si dirada, i ragazzi vedono con sorpresa che La Force è ancora lì, immobile, sorridente. Il suo volto, come il suo corpo, è ricoperto di un sottile strato di pietra che si dissolve poco a poco.

La donna è pronta a prendere a calci il soffice culo di Mikah quando qalcosa lo ferma. Il guaito di un micio troppo cresciuto. Il leone è intrappolato in una gabbia di rovi e radici che premono sul suo corpo.

“No, Colère! Fermi, fermi!”

Il Salvatore prende la donna da dietro, con una pressione sulle gambe la mette in ginocchio. Spingendo dolcemente la spalla, gliela fa uscire slogandogliela. La donna urla dal dolore. I quattro ragazzi la circondano, e restano in silenzio.

“Che dovremmo fare?” Chiede il monaco.

“Ucciderla.” Risponde Mikah, inorridito.

“Non posso farlo, è contro i miei principi.” Dice Il Salvatore. Altro silenzio.

“Ma se non la uccidiamo noi, ci ucciderà lei.” Commenta Lewis.

Franzis si posiziona di fronte a La Force, le alza il mento e la guarda negli occhi. 

“Sai perché siamo ricercati?”

“Perché avete aggredito dei caporali dell'Oroboro” Risponde la donna.

“No. Stavano uccidendo i sopravvissuti della catastrofe di Tera. La nostra unica colpa è stata di essere gli unici capaci di difendersi.”

“Come se m’importasse.” Risponde lei. La folla di cittadini torna a far capolino dopo il combattimento.

“Lasciatela stare!” Urla uno. “Non ha fatto niente!” Urla un altro.

Dopo qualche attimo di silenzio, Franzis aggiunge “Non siamo noi i cattivi. Tra venti minuti sarete liberi. Fino ad allora, resta ferma qui e non azzardarti a seguirci.”

La Force non risponde. Gli altri tre ragazzi accennano a un'approvazione allo stregone, dopodiché se ne vanno lasciandosi alle spalle la cittadina.

Appena il gruppo si dilegua, La Force si rialza spezzando le radici che la tenevano incatenata. Anche il leone si libera con facilità.

“Stupido grosso leone.” Dice lei, accarezzando il muso della bestia. “Stavi per fare quella cosa. E avresti potuto uccidere loro, i soldati e tutti gli abitanti della città.”

La donna con un calcio libera i soldati intrappolati dall’incantesimo di Franzis. Loro, imbarazzati, si inginocchiano al caporale.

“Ci scusi se siamo stati così inutili!”

Magdalene sospira. “Smettetela di fare gli imbecilli. Andate a raccogliere i fondi, su!”

“Ma..” Esita uno di loro “E i ricercati? Non possiamo lasciarli così.”

“Hai ragione. Infatti li seguirò.”

La donna salta in groppa al leone e fugge via. Mentre i due sono ancora in corsa, lei sussurra all’orecchio della bestia “Tieniti lontano, non facciamoci scoprire. Ti rendi conto? Sono davvero loro.”

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Capitolo 20
*** 7-2 ***


 

Un semi cerchio di sedie finemente scolpite nel marmo sono poste di fronte a un trono, su cui è seduto un vecchio grasso e decrepito. Tutti i maggiori dell'Oroboro, chiamati Trionfi, sono seduti diligentemente, con la schiena dritta e una goccia di sudore che serpeggia sulla tempia. Oltre le sedie, riservate solo ai Trionfi, vi sono numerose panche su cui sono seduti uomini attempati dall'aria saggia. Solo un uomo è in piedi, di fianco al vecchio. È estremamente alto, i capelli lunghi legati a una coda e il volto severo. 

“I Trionfi sono presenti, è arrivato un messaggio da parte di La Force il quale annuncia che è impossibilitata a presentarsi alla riunione, sua santità. Il Generale Le Feu è assente per i soliti motivi.”

Il vecchio apre gli occhi e mostra iridi azzurre, quanto il ghiaccio più puro.

“Va bene, va bene. Puoi sederti, La Maison Dieu. Sebbene La Force sapesse della riunione, ho saputo che è riuscita a convincere una delle streghe a elargire una grossa somma di danaro. Dunque posso chiudere un occhio per lei. Possono alzarsi gli inviati nelle terre di Lambda?”

Immediatamente, quattro persone si alzano senza fiato.

“La Maison Dieu, per favore facilitami il lavoro ed evita che i miei stanchi occhi si sforzino. Dimmi i nomi di chi si è alzato.”

“L'Empereur, L'Amoreux, La Roue de fortune e Le Soleil, sua santità.”

I quattro guerrieri sorridono orgogliosi. L’Empereur, l’uomo avvenente e coraggioso che indossa la sua tunica romana impellicciata, accarezza il pomo della spada che non può abbandonare. I suoi capelli brizzolati quasi contrastano con quelli corvini di L’Amoreux. La ragazzina dall’aria trasandata e le pesanti occhiaie ha avuto il buonsenso di lasciare in camera la sua collezione di ossa. Nonostante la cecità, La Roue de fortune riesce a mantenere un’eleganza unica e sobria. 

“Bene, bene.. Le Soleil, cos'hai trovato in quelle terre?”

La donna bionda, ricoperta da un'armatura dorata, si inchina solenne. Il movimento produce diversi clangori metallici. 

“Nessun superstite, sua santità. Tutti gli abitanti della terra sono stati pietrificati, ma secondo L’Empereur l’incantesimo potrebbe essere invertito con i giusti mezzi e le intenzioni sbagliate.”

Il vecchio con un cenno della mano chiede di sedersi di nuovo. L’Empereur pare insoddisfatto per non aver avuto ruolo nella convocazione. Lancia uno sguardo irritato al suo rivale, Le Soleil, che ricambia con un perfido sorriso di vittoria.

“Gli inviati verso le Venexia si alzino.”

Tre persone si mettono in piedi. 

“La Mort, Le Diable e L'Etoile.” Dice subito l'uomo al suo fianco, La Maison Dieu.

“Grazie. L'Etoile, fammi un resoconto del vostro viaggio.”

Certo che hanno scelto lei per parlare. Le Diable è un pazzo autistico, non spiccica mai parola tranne in casi straordinari. E anche se fosse, i suoi discorsi sono inconcludenti e spesso irritanti. La Maison Dieu si accarezza la treccia e poggia lo sguardo su La Mort. La ragazza ha lo sguardo vacuo e la bocca aperta da cui gocciola un rivolo di saliva. Non esiste un umano più vicino alla morte di quanto lo sia la poveretta. Ma non è affatto un vantaggio. L’Etoile, la donna Ryhadiana, è l’unico comincia a parlare.

“L'inondazione ha distrutto qualunque cosa a Venexia. Abbiamo solo trovato cadaveri, tranne..”

Il cardinale fa cenno di continuare.

“Tranne un uomo. Si è rivelato estremamente ostile. Abbiamo perso La Temperance.”

“Questo è un grande, grandissimo peccato. Pregherò per lui. Gli inviati verso Tera si alzino.”

Le Diable e La Mort si siedono quasi meccanicamente. L’Etoile invece si poggia sulla sedia elegantemente, come un gatto. La sua pelle scura in contrasto ai capelli bianchi, sono fonte di curiosità da parte dei forestieri. 

Cinque persone si alzano. Dopo qualche secondo una sesta, Cassandra, segue a malincuore l’esempio dei compagni. Le Chariot comincia a parlare.

“Sono il caporale maggiore Le Chariot. Con me a Tera sono venuti Le Bateleur, L'Imperatrice, Le Pape, La Justice e le Pendu.”

“Oh, Le Chariot. Mi piace questa iniziativa. Avrei scelto Le Bateleur per parlare, ma l'onore adesso spetta a te.”

Petre lancia uno sguardo di ghiaccio a Le Chariot. Quest'ultimo lo ignora.

“La città e le zone circostanti di raggio sei chilometri sono state ricoperte da un tipo di cenere erosiva.”

“Ci sono stati superstiti?”

“Sì, all'incirca..” Le Chariot esita. “Quattro, sua santità.” 

Il papa è più che d'accordo a uccidere i superstiti. È corrotto e malvagio. Le Chariot non potrà cambiare le cose neanche arrivando ai più alti livelli. A meno che.. cosa? A meno che non uccida il papa in persona?

Il cardinale accenna a un sorriso quasi emozionato.

“Ottimo, ottimo.. dove sono?”

“Ci sono.. sfuggiti, sua santità.” Le Chariot digrigna i denti.

“In tal caso dovremo aspettare.” L'entusiasmo del papa si spegne improvvisamente. “Ho sentito delle tue prodezze, Le Chariot. Ho visto bene in te, sei una persona giusta e arguta. Qual è il tuo vero nome?”

“Flynn O'conor, sua santità.”

Gli occhi del cardinale si addolciscono. “Sei partito dal basso, come soldato, ma ti sei fatto valere più e più volte. Non è la prima volta che lo faccio né, probabilmente, sarà l'ultima che farò: ti promuovo. Da adesso sarai Sergente Maggiore Capo, ti occuperai delle spedizioni e avrai un vero esercito solo per te. Ho saputo il problema che hai con i soldati, ma un membro dei trionfi deve dimostrarsi caritatevole e comprensivo. Quando la riunione sarà finita, voglio che tu venga da me. Ti illustrerò il tuo primo incarico.”

Flynn si inchina. “Sono.. onorato, sua santità.”

“Torna a sederti. Adesso abbiamo problemi ben più gravi di cui parlare.”

Tutti gli inviati verso Tera tornano a sedersi.

“Ho delle brutte notizie per voi, Trionfi. È molto probabile che la quarta calamità avverrà qui, a Romalo.” 

Un brusio sconvolto pervade la sala. Il cardinale invita al silenzio. 

“La Maison Dieu ha controllato i flussi d'aria e ha decretato che presto Romalo verrà coinvolta in un ciclone di forza apocalittica. Come al solito, vi ricordo di non far trapelare l'informazione agli abitanti della città. Se sfuggissero alla calamità, ne avverrebbe un'altra, e un'altra ancora finché il numero di vittime sarà sufficiente per l'apocalisse. La Maison Dieu si impegnerà nel trovare una nuova base dove opererete. Io resterò qui con pochi eletti.”

Le Pape si alza improvvisamente. “Ma papà, così morirai!”

“Le Pape, ti prego di chiamarmi con l'onorificenza dovuta nelle riunioni. Sono vecchio, non stupido. So che restando qui finirò per incontrare la morte, ma questo è anche il posto dove i possibili eroi verranno. E dovranno incontrare me.”

Un senso di angoscia pervade la stanza. Il cardinale si rivolge alla nuova arrivata, Cassandra. 

“Tu sei la Papesse. Probabilmente non ti ricordi di me, ma ti ho visto quando eri alta così. Eri bella allora, e sei bellissima adesso.”

“Sono Cassandra, mi rifiuto di farmi chiamare in altri modi.”

Petre deglutisce, nervoso. Spera che il carattere di sua figlia non la cacci nei guai.

“Le Chariot, per favore, potresti scortare Cassandra al mio studio? Dovrò parlare con entrambi.” Enuncia il cardinale. Con difficoltà, e aiutato da La Maison Dieu, il vecchio decrepito zoppica lontano. Il consiglio di saggi si volatilizza in fretta, sparendo chissà dove a spettegolare sui Tronfi. Anche questi ultimi si alzano, con molta più calma. L’Empereur, l’uomo con la tunica romana, stringe la mano a Le Chariot. 

“Così mi piacciono gli uomini: agguerriti e ambiziosi. Complimenti per la promozione.”

“Non sono degno delle sue parole.”

Senza aggiungere altro, l’uomo dà una pacca a Flynn e se ne va. Cassandra si guarda intorno, ma con disappunto sia Le Bateleur che Le Pendu sono spariti. La situazione è caotica, i tronfi parlano concitati tra di loro perché è da tanto che non si vedono. Una donna si para davanti alla strega. È vestita sobriamente ed è bendata. I capelli castani sono legati e formano una lunga coda che sfiora la sua schiena.

“Finalmente posso vedere La Papesse. Oh, ma che dico! Io non posso vedere.” La donna scoppia in una risata soave anche se inquietante. 

“Chi diavolo sei?” Sbotta Cassandra innervosita.

“Sergente Maggiore La Roue de fortune. Ma con tutti questi nomi in francese arcaico sarai confusa. Tu puoi chiamarmi Fortuna.”

La strega incrocia le braccia. “Preferisco non chiamarti affatto.”

Ma la donna invece sorride. “Perché non vieni a farti una partitina con me in questi giorni? Potresti trovarla un’esperienza interessante.”

Spunta improvvisamente La Justice, che accarezza il manico dell’unica sua spada rimasta. “Credo che eviterà, soprattutto se ci sono io a guardarle le spalle. Mi sbaglio, La Papesse?”

“Non credo che esista qualcosa che mi interessi di meno.”

La Justice afferra un braccio di Cassandra e la trascina verso Le Chariot, che è troppo impegnato a non farsi prendere in giro da L’Etoile.

“Non dovresti portarla dal cardinale, pezzo d’idiota?” Chiede la ragazza, adirata.

“Aspetta, le stavo spiegando di come mi sono procurato l’ustione, e..”

“Sbrigati.” Ringhia tra i denti La Justice. Il ragazzo obbedisce tristemente, e invita Cassandra a seguirla. I due abbandonano il gruppo eccitato dei Tronfi per addentrarsi nel silenzio religioso degli uffici papali.

La Maison Dieu, l’uomo alto ed elegante, fa la guardia al di fuori della porta dello studio del cardinale. È più alto di tutti, all’incirca due metri e dieci, ma è snello e ben proporzionato. In teoria lui sarebbe a capo dell’Oroboro in quanto esercito, ma preferisce invece dedicarsi completamente al cardinale.

Quando i due entrano, Le Chariot si inchina immediatamente.

“Alzati, Flynn.”

“Sono pronto a ricevere i suoi ordini, sua santità.”

Cassandra deglutisce. Non sa come comportarsi. Certo, lei disprezza l’Oroboro in ogni sua forma, eppure l’imponenza e l’evidente saggezza del cardinale le mettono soggezione.

“Flynn.. sai di cosa si occupa l'Oroboro?”

Le Chariot resta in silenzio.

“Conosci benissimo la funzione dell'apocalisse. Noi dovremo far sì che i possibili eroi arrivino qui, sani e salvi, e cerchino di salvare il mondo. Ovviamente per smascherarli. Le antiche scritture rivelano che questa terra sarà piena di falsi profeti. E il momento è arrivato, quei quattro sopravvissuti hanno la forza sufficiente per fingersi eroi. Loro sono i falsi profeti. Ora dimmi, Flynn, secondo te chi sta provocando queste catastrofi.”

Le Chariot balbetta qualcosa.

“Respira profondamente e poi dimmelo.”

“Il Generale.”

Il cardinale sospira. “Questo è impossibile. Non esiste nessun Generale Le Fou. Precedentemente esisteva.. ma ha subito un destino infausto. Adesso non c'è più. Non dico che è morto, dico che non c’è, non esiste. Ha subito un destino così terribile che ho deciso di non farlo sapere a nessuno. Teoricamente per l'Oroboro il Generale è in ritiro spirituale. Qualcuno ha preso le veci del Generale, qualcuno che trama alle mie spalle. Nessuno pare vederlo, nessuno pare sentirlo.”

“Cosa?” Le Chariot compie qualche passo indietro.

“Vedi, cercare di far arrivare l'apocalisse è peccato. Le catastrofi dovranno avvenire solo per volere di Dio, non per l'opera dell'uomo. Qualcuno, immischiato con la magia più oscura, vuol far sì che avvenga il prima possibile l'apocalisse. E come conferma tutte le catastrofi stanno accadendo nella nostra penisola.”

“Io..” Interviene Cassandra “So chi si spaccia per il Generale.”

“Avanti, diccelo.” Dice strepitante il cardinale. “Ogni tuo problema sarà risolto, ma dobbiamo scoprire chi è coinvolto in questo misfatto.”

“Non posso.” Dice tranquillamente Cassandra.

Silenzio stupito. “Perché?” Chiede Le Chariot.

Cassandra scrolla le spalle. Il cardinale la scruta intensamente. “Prova a dire 'non posso dirtelo'.”

“No.” Dice la strega.

“Ora prova a dire 'incantesimo di proibizione'”

“Mi rifiuto.”

Il cardinale poggia le sue stanche membra sul palmo delle mani. “Ottimo. Le Chariot, ti affido il compito di scoprire la vera identità sul Generale. Coinvolgi solo le persone più fidate e, per carità, accontenta quel monaco che sta facendo impazzire tutte le guardie. Ne abbiamo cinque con il braccio rotto.”

“Sarà fatto, sua santità.”

“Un'altra cosa. I quattro sopravvissuti. Fa sì che non muoiano per favore.”

“Non erano falsi profeti?” Dice Le Chariot.

“Anche i falsi profeti hanno un loro ruolo in questa storia. Andate, adesso.”

Ma Cassandra si rifiuta. “Le Pape, quel figlio di puttana, mi ha stuprato. Non voglio mai più vederlo.”

“Temo di non potere, mia cara La Papesse.”

“È tuo figlio, no?”

Il cardinale esita. “Farò il possibile, piccolina..”

 

Quando La Temperanza riesce finalmente a rivedere Cassandra si permette di tirare un sospiro di sollievo mentale. “Come è andata?” Chiede il monaco.

“Bene, ho risvolti interessanti. Lui” La strega indica Le Chariot “È un alleato.”

“L’uomo che ho visto con i miei occhi assalire il mio discepolo e Mikah? Mi chiedevo da tempo come mai evitasse così accuratamente di sferrare colpi letali.”

Le Chariot sorride. “Purtroppo sei stato l’unico ad averlo notato. Ho dato centinaia di possibilità ai tuoi amici di scappare, e non ne hanno mai approfittato. Quando erano presenti i miei compagni ero costretto a seguire il mio dovere.”

Il nuovo Sergente Maggiore porta i suoi compagni al giardino interno, e offre loro di sedersi. La Temperanza si rifiuta. 

Le Chariot si passa una mano tra i capelli, esausto. Il suo nuovo compito è scoprire l’identità del Generale, proteggere i quattro possibili eroi ed evitare di farsi uccidere. Sarà una passeggiata. Guarda intensamente Cassandra, rivedendo automaticamente la figura di Le Pape. Che sia lui il Generale? Evidentemente è il primo a volere che non ci siano eroi. È convinto che suo figlio possa essere l’eletto, per poterlo comandare. È disposto così a uccidere tutti i possibili candidati per far sì che succeda. Ma poi cosa? Cosa vuole fare esattamente, con un figlio eroe? Allo stesso tempo, quell’uomo non ha fatto ancora passi falsi. Non sembrava di aver mai visto Cassandra prima d’ora, probabilmente ne ha solo sentito parlare da Le Bateleur. Ma certo, non può essere affatto Le Pape. Se avesse incontrato prima Cassandra, adesso sarebbe già incinta. No, il figlio del cardinale va escluso.

“A cosa stai pensando, Flynn?” Chiede la strega.

“Possiamo essere migliori amici finché non usi il mio vero nome di fronte agli altri ufficiali. Sto pensando a.. al Generale, l’uomo che ti ha imposto l’incantesimo di proibizione. Ragionavo su chi fosse. Di certo non può essere Le Pape, o avresti già un bimbo nel grembo.”

“Molto arguto, Flynn.” Risponde Cassandra che si incupisce immediatamente.

“Incantesimo di proibizione?” Interviene La Temperanza “I soldati che ho incontrato io ne erano coinvolti. Appena citato il nome del Generale sono morti immediatamente.”

Le Chariot sgrana gli occhi. “Dici sul serio? È.. assurdo. Non può essere.”

“Come mai così stupito?” Chiede la strega.

“I soldati sono morti appena lo hanno nominato. Questo vuol dire che hanno ricevuto degli ordini particolari da lui, ordini che nessuno dovrebbe sapere. Nemmeno gli altri caporali.” Aggiunge il monaco.
“Esatto.” Interviene Flynn “Per qualche colpo di fortuna, alcuni soldati hanno creduto che Mikah fosse il generale. Corrispondeva alla descrizione: giovane, coraggioso, possedeva il libro delle Fiamme. Questo è perché, a quanto ho sentito, il vecchio Generale Le Feu era proprio così. I soldati, successivamente, sono venuti a dirmi che Il Generale era a Tera e voleva che io lo scortassi a Romalo. Ne sono sicuro, hanno veramente nominato ‘Il Generale’. Me lo ricordo come se fosse ieri perché mi sembrava troppo strano che un membro dell'Oroboro scomparso da così tanto tempo fosse tornato..” Le Chariot comincia a camminare in tondo.

“Questo significa che i soldati non avevano incantesimo di proibizione, a meno che quest’ultimo non sia composto in una maniera particolare. Ma no, non può essere, i soldati che hanno ricevuto degli ordini particolari dal Generale sono a conoscenza della sua identità. In conclusione, solo una parte dei soldati hanno ricevuto ordini particolari.”

“In cosa può essere utile questo turpiloquio?” Commenta annoiata Cassandra.

“Può aiutarci molto. Facciamo finta che l’Oroboro sia diviso in fazioni. Quella capitanata da Le Pape è la fazione ‘il figlio salvatore’. Ai loro diretti ordini vi è L’Imperatrice. E con lui è coinvolto anche il cardinale. Ma allo stesso tempo vi sono soldati interessati unicamente al bene della chiesa. Qui vi sono La Force, Le Pendu, e La Mort. La fazione della giustizia è quella delle persone che sfruttano la propria posizione per fare del bene, indipendentemente dai legami con l’Oroboro. Ovvero io, la Justice, e mi piacerebbe poter includere anche voi due.”

“Piacerebbe anche a me.” Risponde Cassandra “E gli altri? In che fazione sono?”

“Come ho già detto sono fazioni immaginarie che sto costruendo io, sul momento. Mentre le persone che ho citato hanno palesato, bene o male, le loro intenzioni, le altre sembrano essere dalla parte dell'obiettivo primario dell'Oroboro: combattere per far sì che l'apocalisse giunga sulla terra, come le antiche scritture. E qualcuno sta evocando le catastrofi tramite un'arcana magia, andando in contro al volere del papa. E nessuno agisce completamente da solo, quindi due o più persone hanno una fazione tutta loro. Sono quelli vogliono far sì che l’apocalisse avvenga senza salvezza, che distrugga il mondo il prima possibile”

Silenzio, tutti stanno pensando.

“Cassandra, quando è stata l’ultima volta che il Generale è venuto da te?”

“Chi lo sa.” Scrolla le spalle la strega. Ovvio, non può dire neanche questo. Deve pur esserci un modo per saperlo, per evitare l’incantesimo. Il Generale la costringeva a fare da guardia ai libri dell’apocalisse, le ha fatto credere che suo padre fosse morto, quest’ultimo invece non aveva idea di dove fosse finita sua figlia. Ha fatto in modo che il concepimento del figlio di Le Pape venisse più tardi possibile, ma non l’ha uccisa.. Vuol dire che il Generale o è una persona molto vicina a Cassandra e a Le Bateleur, o una persona molto avversa alla fazione del 'figlio messia'.

“Quand’è stata l’ultima volta che i libri dell’apocalisse sono stati toccati nel luogo in cui sei stata rinchiusa da parte di persone che non sia te stessa?”

Cassandra ci pensa un po’. “Sono successe varie volte. L’ultima poco prima che avvenisse la catastrofe a Tera, quella precedente è stata tre o quattro mesi fa.”

Le Chariot sorride. Cassandra è intelligente, proprio come suo padre. Non ha pronunciato alcun nome, così facendo ha evitato che l’incantesimo di proibizione la uccidesse all’istante. Ma allo stesso tempo gli ha rivolto un indizio fondamentale.

L’ultima persona non può essere nessuno dell’Oroboro, dato che è successo esattamente nel momento in cui è avvenuta la terza catastrofe. Tutto l’esercito è venuto a conoscenza della data delle catastrofi qualche giorno prima che arrivassero. Nessuno può essere così stupido da mettersi in pericolo per nulla. No, colui che si nasconde dietro il nome del Generale ha dato un ordine preciso a dei soldati, ha abbandonato Cassandra sperando che morisse e di sicuro era il più lontano possibile, evitando di essere coinvolto in alcun modo. 

“Sei mesi fa quattro uomini sono stati inviati a Venexia. Tre mesi dopo, altri quattro sono stati inviati a Lambda. Dopo altri tre mesi, altri quattro uomini sono stati inviati a Tera, più due in via ufficiosa. Come potrai capire, è impossibile che i primi quattro uomini possano essere il Generale. Erano lontani chilometri e chilometri. Il campo si restringe, possiamo eliminare quattro uomini. Ne restano quindici, ma io sono propenso nel pensare che sia tra gli uomini mandati verso Lambda. Ti ricordi chi sono?”

“Sì.” Risponde Cassandra.

Le Chariot osserva la strega, sperando di trovare qualche indizio tra le sue espressioni facciali. Ma niente, ha una faccia da poker eccezionale.

“Non mi resta che interrogare gli altri. Tu, piuttosto, hai notizie dei tuoi amici?”

Cassandra sembra sdegnata “E come potrei? Mi avete preso in custodia da allora.”

Le Chariot inarca un sopracciglio. “Sei una strega, no? Queste cose puoi farle.”

“Già, ma non mi sono azzardata a fare nulla di fronte agli altri.”

“Adesso ci sono io. Avanti.”

Una figura femminile entra sconvolta nella sala. “Cassandra, devi..” Dice L’Imperatrice. Ma quando nota Le Chariot si pietrifica dal terrore.

“Non preoccuparti, Theresa. È dei nostri, adesso.”

“L’Imperatrice?” Chiede il sergente maggiore “Cosa ti è successo?”

“Il monaco mi ha aiutato a riacquistare il senno, ma non ricordo nulla di ciò che ero prima. Resterò con il monaco e Cassandra per combattere l’Oroboro, dopodiché cercherò la verità sul mio passato. Non preoccuparti, Le Chariot, non ho alcun rimorso verso di te.”

Certo, ma non si può dire lo stesso di tutte le persone che la hanno stuprato. 

“Ho delle brutte notizie.” Continua Theresa “I quattro eroi hanno incontrato La Force e l’hanno sconfitta. Il caporale è riuscita a mandare la posizione dei ragazzi, e La Lune è andata a prenderli, per scortarli qui. Vi assicuro che le sue intenzioni sono tutt’altro che positive. Vuole ucciderli.”

Cala il silenzio. “La Lune.. È orribile. No, no.” Balbetta Le Chariot “Non è possibile.”

“Cosa?” Chiede Cassandra “Qual è il problema?”

“Presto sarà luna piena..”

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Capitolo 21
*** 7-3 ***



L’angolo ristoro dei Tronfi è pieno d’allegria. Dopo mesi tutti i membri dell’Oroboro sono finalmente riuniti. Mancano solo Le Chariot e La Papesse, che sono occupati a parlare con il cardinale, La Maison Dieu che è sempre a lavorare sulle scartoffie, L'Imperatrice che non ha bisogno di svago dato che è una macchina, La Mort e Le Jujement che hanno il cervello in pappa. Sui muri ben illuminati sono appesi allegri stendardi dell'Oroboro dai colori scarlatti. Tre persone sono sedute attorno un tavolo rotondo. Si trattano di L’Etoile, L’Empereur e La Roue de fortune. La donna dalla pelle scura, sinuosa come un gatto nero, esamina con attenzione le carte.
“Avanti, fatemi giocare.” Sbotta Fortuna.
“Non se ne parla, donna.” Ringhia il nerboruto L’Empereur che, in confronto alle due compagne, pare un vero e proprio orso. “Se sei convinta che riuscirai a giocare ancora d’azzardo con qualcuno sei stupida. E chiunque accetti di giocare con te è ancor più stupido.” L'uomo accarezza la profonda cicatrice sulla tempia che irrompe nell'attaccatura dei capelli castani, spruzzati di un bel grigio. Gli occhi azzurri, penetranti, ispezionano lo splendido corpo magro della ragazza dalla pelle scura. 
“Allora perché non stai giocando con lei?” Commenta sghignazzante L’Etoile.
“Perché sono troppo impegnato a farti il culo, madamigella.” L’uomo sottolinea l’ultima parola con voce sprezzante.
La donna si limita a poggiare le carte sul tavolo. “Full. Ho vinto io.”
L’Empereur alza un sopracciglio. “Stai scherzando? Ero convinto che stessimo giocando a scopa.”
“Non si gioca d’azzardo a scopa!” Sbotta La Fortuna. Una donna entra umilmente nella stanza con una brocca di vino. Senza troppi convenevoli l’uomo alza un boccale e aspetta che venga riempito fino all’orlo.
“Parlando d’altro, Sofia, che ne pensi dei quattro eroi?”
“E a me l’opinione non la chiedi?” Si lamenta Fortuna che, però, viene totalmente ignorata.
“A quali ti riferisci, ai veri o ai falsi? Perché se mi stai chiedendo cosa penso di te ti rintaneresti in un angolo a piangere.” Chiede L’Etoile, sprezzante. I suoi vestiti bianchi e aderenti non fanno che accentuare la perfezione del suo corpo.
“Prima di criticare dovresti passare almeno una notte con me. Non riusciresti più a camminare, ma perlomeno mi guarderai con rispetto e ammirazione.”
“A me non hai mai proposto nulla del genere.” Continua a lamentarsi la donna bendata. “Sarà perché non posso vedere? È davvero per questo?”
“No, è perché hai un culo enorme. E a me piacciono quelle magre e sottili, quelle che si spezzano alla mia potenza.” Risponde L’Empereur sorseggiando il vino scuro. È già riuscito a bagnare la barba ispida. 
“Allora immagino che tu abbia già adocchiato la nuova arrivata.” Sofia si sta ovviamente riferendo a Cassandra.
L’Empereur ride. “Certo, dico in giro che voglio scoparmi La Papesse e mi fanno decapitare. Molto furba, Sofia.”
“Tornando al discorso di prima, ho avuto solo informazioni poco dettagliate.” Continua L’Etoile “Ma i quattro guerrieri mi ricordano tanto gli eroi precedenti. C’è anche un Ryhadiano come me, solo che non ha i capelli bianchi. La situazione m’interessa particolarmente perché, se si riveleranno particolarmente forti, scombussoleranno tutti i piani di Le Pape.”
L’Empereur ride. “Non vedo l’ora di potermi scontrare con loro. Vorrei combattere contro quello dell’elemento dell’aria. Tanto perché mi piace combattere in svantaggio.”
“Non ne so nulla.” Si intromette Fortuna “Ma scommetto che è un mago, o non combatte a distanza ravvicinata.”
L’Etoile sorride. “Esattamente. Si tratta del Ryhadiano.”
L’omaccione sputa per terra per la frustrazione. Una serva corre subito per pulire e lui senza convenevoli le accarezza il sedere.
“In ogni caso, Bruto, forse non li incontreremo mai. La Lune è andata a fare il lavoro sporco.” Dice Sofia.
“Ma certo.” Commenta Fortuna “Chi se non lei? Scommetto che tra poco sarà luna piena. Lei e Le Soleil sono migliori amiche, giusto?”
“Diciamo che vanno dal migliori amiche all'astio più profondo. Le donne sono fatte così.” Sorride Bruto asciugando il vino dalla bocca “Mi hanno detto che si sono scontrate ripetutamente, ma è sempre finita in pareggio.”
“Come reagirà Le Soleil quando saprà che la sua migliore amica e arcinemica morirà?” Chiede Fortuna. Gli altri due restano in silenzio per qualche secondo.
“Che ne sai che morirà?” Chiede Bruto.
La donna estrae qualcosa da una tasca. “Quattro è la vittoria degli eroi, uno è la vittoria di La Lune. Io non posso saperlo, ma scommetto che è così.”
La mano si apre e cadono sedici dadi. Rotolano insieme, cozzano tra di loro, e infine si immobilizzano. Tutti e sedici sfoggiano la faccia con quattro piccoli segni rotondi. Quattro eroi, quattro elementi, quattro catastrofi.
“Di che diamine state parlando?” Chiede una donna dai capelli biondi che spunta da chissà dove. È Le Soleil. Senza armatura è bellissima, ha il seno abbondante e il fisico atletico. Una rampante leonessa, pronta a divorare ogni suo avversario. “State ancora giocando d’azzardo con lei? Quando imparerete che non potrete mai vincere?”
L'Empereur ride, e si alza trascinando la sedia. “Non imparerò mai, dovrò rassegnarmi al fatto che sono una persona stupida. Non è vero, Sofia?”
L’Etoile lo segue, sinuosa. “Lo sai che odio avere a che fare con gli stupidi.”
Poco dopo due corpi si avvinghiano tra di loro, appoggiati al muro di una camera regale. Bruto più che baciarla, sembra voler mangiare Sofia. Quest’ultima si spinge verso il corpo massiccio e duro dell’orso, eccitata.
“Odio avere a che fare con gli stupidi.” Dice lei con voce sinuosa.

"Pronta a vedere se le tue gambe reggeranno?" Bruto sussurra, e la voce profonda sembra solo il borbottio di un orso.

"No, questa volta voglio stare sopra." Risponde lei. "Dobbiamo festeggiare." Sembra molto più esile di quanto sia veramente di fianco a L'Empereur. La stanza è illuminata dalla penombra di un cielo pieno di nuvole. Sui muri sono appesi trofei di guerra, armi di nemici, scudi e armature ammaccate.

"Mi sei mancata." Dice lui. Lei ridacchia, contenta, e si toglie la maglietta. Bruto ne approfitta per baciarle i seni. "Anche tu mi sei mancato. Mi mancavano le tue mani.. e la tua bocca."

"Non intendo quello." Bruto continua a baciare parti del suo corpo, rassicurante. "Mi sei mancata come.. presenza."

Sofia si allontana e gli lancia uno sguardo torvo. "Non dirmi che.. ti stai innamorando di me?"

L'Empereur cerca di riaccoglierla tra le braccia, ma lei si allontana ancora di più. Sofia prende in fretta la maglietta e si copre. "No, non va affatto bene. Avevamo già messo in chiaro che avremmo dovuto evitare."

È l'unica donna al mondo capace di spezzare il cuore al grande guerriero e conquistatore. "Avrei dovuto capirlo da quando hai rifiutato Fortuna. Tu non rifiuti mai nessuno!"

"Senti, Sofia.."

"Per te, d'ora in poi, sono L'Etoile."

Bruto le afferra il braccio, adirato. "Senti, Sofia. Non devi scappare, resta con me. Troveremo una soluzione."

La ragazza smette di dimenarsi, e il suo volto si tinge di un'espressione triste. "Lo sai che nell'Oroboro è vietato avere rapporti fisici, figuriamoci sentimentali."

"Ho detto che troveremo una soluzione. Non lo saprà nessuno." Bruto abbraccia la donna. L'unica donna al mondo capace di ricevere un abbraccio dal grande guerriero e conquistatore.

"Credo che sia impossibile." Dice una voce sinuosa e inquietante. Un ragazzo biondo, dal sorriso falso, fa capolino dall'armadio.

"Cucù!"

"Le Pape!" Esclama Bruto, cercando subito di rivestirsi. "Lei.. che diamine ci fa qui?"

"Sapete, ho avuto difficoltà ad accoppiarmi con La Papesse. Per questo ho pensato di poter imparare da te, Bruto. Ero convinto che avresti chiamato una prostituta, non puoi immaginare la mia sorpresa nel vederti con Sofia. Dovreste cominciare a fare attenzione all'aura magica di chi vi circonda. Avrei potuto avere brutte intenzioni e assassinarvi nel sonno."

"Le Pape, per favore.." Dice L'Etoile, che viene subito interrotta dal ragazzo. 
"Non lo dirò a nessuno, per fortuna so mantenere un segreto. Però confido che sarete disponibili quando avrò bisogno di un favore."

Senza aggiungere altro, il ragazzo biondo zoppica verso la porta e se ne va. Quella lurida serpe, figlio di puttana, ha sempre sospettato di loro due. Adesso è pronto ad approfittarsene. Come un parassita che ha depositato le sue uova su di un innocuo orso. L'Empereur ruggisce dalla rabbia e prende a pugni un muro, riempiendolo di crepe.

"Credo che sia meglio se non ci vedessimo per un po'." Dice lui. L'Etoile si riveste in silenzio e senza dire una parola se ne va. L'uomo si siede sul letto e osserva la sua spada, la Crocea Mors.

"A quanto pare sei solo tu la mia unica alleata."

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Capitolo 22
*** 8-1 ***


 

Intorno a Franzis, non c'è nessuno. Solo infiniti alberi bianchi, dall'altezza infinita, disposti in file infinite. Lui è piccolo, quanti anni ha? Non indossa ancora gli occhiali. Sembra camminare in quella bianca infinita foresta da ore. Ma i ricordi si mischiano con il nulla e l'infinito, rendendo la visione ben più nitida. Gli alberi da lisci diventano ruvidi, pieni di crepe di corteccia. Fili d'erba e terriccio bagnano i piedi del ragazzino. Tutto ovviamente monocromatico. E appare anche qualcuno, o meglio qualcosa, neanche fosse una visione. È un ammasso di rocce che cammina impacciato. Sulla piccola testa pietrosa è incastonata una gemma azzurra, il suo unico occhio. E l'unica cosa che vuole vedere è il ragazzino in difficoltà. Lo segue senza dire nulla, e Franzis non sa chi sia, né chi l'abbia creato. È un golem.

E altre bestie compaiono attorno al ragazzino. Non hanno buone intenzioni. Sono sfocate, rabbiose, sbavanti. Sembrano lupi, o forse sono orsi. Sono giganteschi.

E Franzis non conosce magie, non ha armi con sé. È piccolo, quanti anni avrà? Sette, otto? Ed è confuso: dove sono i suoi genitori? Chi sono i suoi genitori, soprattutto?

Una bestia gli salta addosso e lui cade per terra, piangendo. Morirà. Verrà dilaniato e divorato da quei mostri. E la creatura rocciosa fa un passo avanti, colpisce il mostro. Difende con tutte le forze il cucciolo di umano. Finché non esaurisce le energie e cade a terra. E anche le bestie fanno lo stesso. Si stendono e scompaiono. Una maschera inespressiva appare di fronte al bambino.

“E ora cosa farai? Lo abbandonerai qui? Ha cercato di aiutarti.”

“Io..” dice il bambino.

“Fuori dai piedi, ingombro paranormale.” Dice un'altra persona. Una ragazza bellissima, dai capelli lunghi e biondi pieni di muschio e licheni. La maschera scompare immediatamente, così fa anche il bambino. Resta solo Franzis, adulto, impaurito, seduto per terra con la mano sanguinante.

“Io ti conosco.” Afferma lo stregone.

“Non è vero, questo è solo un sogno. La mente prende centinaia di volti che hai visto prima e li unisce, creando persone completamente nuove.” Afferma la donna mentre il suo lungo vestito bianco svolazza in preda a un vento inesistente.

“Tu sei una strega..”

La ragazza si inginocchia e accarezza il viso dello stregone. “Per ora limitati a pensare che io sia un sogno. In questa vita, in questa dimensione, in questo ciclo, noi non siamo destinati a incontrarci. Sto infrangendo migliaia di regole per poterti vedere.”

“Perché?” Chiede Franzis.

“Sei uno stregone dalla forza eccezionale, ma sei indietro. Non hai ancora raggiunto il secondo livello. Sei come un bruco che ha divorato una foresta intera ma non si sente pronto a fare il prossimo passo.”

“Non capisco.”

La strega sfoggia uno dei sorrisi più misteriosi che si possa mai immaginare. “Sii come il golem, difendi chi è più debole di te.”

Franzis apre gli occhi.

Il gruppo di ragazzi è seduto sotto un albero che li rinfresca, nel bel mezzo di un’antica piazza abbandonata. Sono in una delle città relitti della vecchia civiltà. Case di cemento ricoperte di muschio e licheni ospitano animali selvatici. Alberi e piante sono cresciute nei punti meno verosimili. Fuori ogni porta è dipinto il simbolo della città, una rondine.

“Tutto bene, Franzis?” Chiede Il Salvatore “Ti sei appisolato per una mezz'oretta. Ho visto che non facevi bei sogni, ma ho pensato che non era il caso di svegliarti.”

Lo stregone si mette a sedere e indossagli occhiali. “Ultimamente i nostri sogni sono..”

“Strani.” Conclude il monaco. La piazza, perfettamente asfaltata, presenta uno stonhenge su cui sono disegnati altri simboli, tutti blu. Al centro, l’albero. E sotto di esso, loro. Non c’è traccia di vita umana in quelle zone, ed è un bene. Così nessuno può disturbarli, e loro possono riposare in pace.

Il Salvatore si rialza e va da Mikah, pronti ad allenarsi di nuovo.

“Allora, come hai fatto a imparare gli incantesimi, Franzis?” Lewis spunta dai rami dell'albero, come un'agile scimmia, e mangia una mela.

“È frutto di studi.”

“Sì, ma.. come mai hai scelto di studiarla?”

I due guerrieri ora combattono con delle spade di legno. Non c’è momento inadatto per esercitarsi. Per quello che devono affrontare ogni momento è buono.

“C’è stato, effettivamente, un motivo per cui ho cominciato a interessarmi alla magia. Quando ero piccolo mi ritrovai in una foresta. Persi la memoria, fu il giorno in cui mi trovarono e mi adottarono.”

“Quindi ti trovavi in una foresta prima? Da solo?”

“Non ero da solo. C’era qualcuno con me. Un golem.” Franzis ha l’aria nostalgica.

“Le creature di creta animate?”

“Sì, questo era fatto di roccia pura. Era poco più alto di me, e non era molto intelligente. Eppure aveva un obiettivo: proteggermi. Non sapevo chi fosse, chi l’avesse evocato o cosa. Si limitava a seguirmi finché delle chimere non mi assalirono. In quella zona le chimere non sono rare, lo sai che si formano ovunque si utilizzi la magia. E proprio in quel villaggio vi era uno sciamano.”

“Il golem ti difese?”

“Sì, esatto. Utilizzò tutte le sue energie per uccidere le chimere, dopodiché si accasciò per terra inanimato. Da allora desidero utilizzare la magia per ricreare un golem simile. Non so, sarà stato quel simbolo inanimato di protezione a spingermi a essere responsabile, il protettore. E nonostante nessuno mi volesse al villaggio, io ho continuato a proteggerli da lontano.”

“Eppure..”

“Eppure non sono capace di creare golem. Gli incantesimi di roccia sono.. difficili, lontani dalla mia natura. Diciamo che ho fallito nel mio intento.”

Lewis ha uno sguardo malinconico. “Chi credi che abbia evocato quel golem?”

“Uno dei miei genitori, ne sono sicuro. Emanava protezione, istinto paterno.. o materno.”

“Sei fortunato. Tu almeno hai qualche indizio verso i tuoi. Io non ho nulla, non ho assolutamente nulla. Né un ideale, né un oggetto materiale. Niente.”

Silenzio.

“Lewis.. quando tutto questo finirà, andremo a cercare insieme i nostri genitori. I miei, i tuoi, quelli di Mikah e quelli di Il Salvatore.”

Il ragazzo dalla pelle scura sorride e annuisce. Franzis si alza e si avvicina ai due che stanno combattendo. Mikah esamina il suo pollice con disappunto.

“Che succede?” Chiede lo stregone.

“Il bastardo mi ha colpito la mano e sta sanguinando.”

“Scusa, scusa, scusa, scusa non volevo farti del male!” Urla Il Salvatore.

“Hai usato il calcio del drago!” protesta Mikah, dopodiché si piega in due dal dolore. La pietra sta assorbendo la sua rabbia. Franzis prende la sua mano e la osserva. Concentra le energie e la ferita si richiude in fretta.

“Come hai fatto?” Chiede Mikah, stupito. “Non credevo tu fossi un guaritore.”

“Le magie guaritrici sono piuttosto complicate. Bisogna unire l’elemento della terra per ricreare la carne, l’acqua per il sangue e il fuoco per disinfettare.”

“L’aria è un elemento sfigato.” Commenta Mikah guardando l’amico Lewis, che come risposta gli mostra il dito medio.

“Io mi limito a dare l’imput della crescita con l’energia della Terra. Per una ferita così piccola è facile.”

Mikah sorride. “Sei il migliore, Franzis.”

“Non è nulla.” Risponde lo stregone.

“Non si tratta solo della magia. Sei davvero una delle persone migliori che abbia mai conosciuto.”

Franzis rialza con un dito gli occhiali. Mikah continua “Basta guardare le tue motivazioni. Tu sei qui perché vuoi salvare il tuo villaggio, e per fare questo devi sconfiggere l’intero Oroboro. E lo fai perché ti senti responsabile, perché sai che se non sarai tu a farlo non potrà farlo nessun altro. Guarda noi altri. Il Salvatore è un deficiente, lo fa perché piace sentirsi acclamato. Io.. non so nemmeno perché combatto. Fosse stato per me sarei fuggito. Invece tu mi hai fatto capire quanto è importante aiutare gli altri, di come non posso fuggire dalle mie responsabilità. Se sono qui a combattere è solo per merito tuo.”

Franzis esita. “Ti può sembrare un pregio, ma per me è solo una maledizione. Tutte le volte che rischiate la vita so che è colpa mia. Sono io a farvi combattere, a portarvi verso una strada così pericolosa. E se morirete, porterò il rimorso con me per sempre. Perché non sarò stato capace di proteggervi, perché avrò sbagliato.. tutto.”

Mikah gli dà un pugno sulla spalla, abbastanza leggero da non farlo volare via, ma abbastanza pesante da fargli del male.

“Allora fa sì che non moriamo. Va bene? Facciamolo per noi, perché dopo dovremo cercare i nostri genitori.”

Il Salvatore sorride. “Sì, abbiamo sentito.”

Lewis si avvicina, interessato. “È una promessa. Dobbiamo farlo” Dice, e porge la mano.

“Hai capito, Franzis?” Interviene Mikah. “È una promessa. Un capo non infrange mai le promesse.” Dopodiché poggia la mano su quella di Lewis.

“Se falliremo, darò la colpa a te.” Ghigna il Salvatore. “Ma se ce la faremo, sarà tutto merito tuo.” Dopodiché poggia la sua mano su quella di Mikah e di Lewis.

“No.” Dice serio Franzis. “Non dipende tutto da me. Dipende da noi. Otterremo la vittoria e scopriremo la verità insieme. Forse sarà partito da me, ma il risultato potremo ottenerlo solo noi quattro. Lo prometto.” E poggia la mano su quella degli altri.

“Oh, questo sì che è un bel siparietto.” Commenta qualcuno, lontano. Una figura femminile si sta avvicinando, avvolta dal triste sole del tramonto. La voce però, sebbene sia quasi sussurrata, riescono a sentirla perfettamente. I quattro si girano verso di lei. Mikah e Il Salvatore estraggono le loro armi.

La figura si fa sempre più vicina. È una ragazza con un vestitino blu, accompagnato da pantaloni bianchi. Pezzi di stoffa ricadono per terra, come lunghe ali. I suoi capelli sono d’argento, così come i suoi occhi.

“Chi sei tu?” Chiede Mikah.

“Non importa davvero. Quello che intendi veramente è, sono un amico o un nemico?”

risponde la ragazza, e continua a camminare.

“E questo dipende dai punti di vista. È un nemico colui che tenta di salvare il mondo? No, sicuramente no direste voi. Ma è un nemico colui che tenta di farlo uccidendovi? Allora sì, sono un nemico.”

I quattro assumono una formazione tattica in un modo così naturale che sembra che combattano insieme da anni. Mikah e Il Salvatore davanti. Lewis e Franzis dietro, leggermente di lato, che osservano bene la situazione.

“Ragazza dai venti ai trenta anni, non sembra possedere forti proprietà fisiche. Non ha armi, ma parla con un incantesimo d’aria. Dovrebbe essere un’incantatrice.” Dice Lewis.

“Maledizione.” Commenta Franzis “Nessuno di noi è capace di creare incantesimi di fuoco abbastanza forti. L’esplosione di Mikah non è efficace contro l’aria. Spero che i guerrieri riescano a raggiungerla prima che evochi un qualche incantesimo.”

“Io sono La Lune, incantatrice dell’Oroboro. Giunta qui, personalmente, per uccidervi.”

“Si può sapere perché l’Oroboro ci vuole morti?” Urla Mikah, in preda alla rabbia.

“È possibile che voi siate i quattro guerrieri prescelti, coloro che potranno salvare il mondo. E questo non va bene, il guerriero deve essere di proprietà dell’Oroboro. Se voi morirete, ne nascerà un altro subito dopo. E sarà nostro.”

“Sono stronzate.” Risponde Mikah. L’erba comincia a muoversi, in preda a una rabbia ignota.

“Spostati, Mikah!” Urla Il Salvatore. Il guerriero riesce a schivare un colpo micidiale. Una lama invisibile l’ha a malapena sfiorato. Ma il terreno presenta un taglio enorme.

Il ragazzo resta immobile a guardare la ferita. Se non si fosse spostato sarebbe stato tagliato in due. Il Salvatore corre in avanti, fiondandosi contro l’incantatrice. Ma qualcosa gli impedisce di correre efficacemente. Una vampata di vento gli fa pressione, rendendogli quasi impossibile farsi avanti. Il monaco salta in alto, evitando il muro di vento, e atterra di fianco a La Lune. Poco prima di attaccare viene sbalzato via da un’altra folata di vento. Intanto Mikah non spreca il suo tempo. Si avvicina all’avversario correndo.

“Mikah, il fuoco!” Urla Lewis. Il ragazzo ascolta il consiglio dell’amico e richiama le forze della pietra. Improvvisamente La Lune viene circondato da un tornado di fuoco. Presa alla sprovvista, resta immobile e ritira tutto il vento che ha evocato. In quel preciso istante Mikah sbuca dal tornado e la colpisce con un’esplosione. La ragazza vola per l’impatto e rotola per terra. Radici possenti si avvolgono tra le sue gambe e le sue braccia, costringendola a restare chinata.

“Abbiamo già vinto?” Chiede Mikah, sbuffando. Il sole in lontananza si abbassa sempre di più, fino a sparire. Qualcosa appare nel cielo. La ragazza dai capelli argentei guarda per terra, in silenzio, apparentemente sconfitta.

“Come al solito è vietato uccidere, ragazzi.” Dice Franzis. “Lasciamola qui e andiamocene.”

I ragazzi rinfoderano le armi e danno le spalle alla ragazza. Dopodiché se ne vanno.

“Ci siamo allenati bene.” Dice fiero Mikah “Sia la pazza col leone che questa qui le abbiamo sconfitte in un battibaleno.”

Nel cielo si staglia la luna, una bellissima luna piena.

Improvvisamente Il Salvatore cade. Il suo corpo spruzza una scia di sangue.

Poco prima di capire cosa sta succedendo, un’altra folata d’aria li assale. Mikah schiva il colpo all’ultimo secondo. La ragazza si è liberata dai rovi che la tenevano incatenata. Un’altra folata di vento li investe. Franzis tira su un muro di legno, che viene subito scaraventato lontano.

“Io sono La Lune, lo stregone dell’aria e delle lame. Nessuno può sconfiggermi facilmente.”

“Franzis, dobbiamo fare qualcosa!” Urla Lewis, dopo aver schivato un’altra folata di vento. Lo stregone evoca altri muri, questa volta di pietra. È il massimo che riesce a fare con gli incantesimi di roccia. Il muro devia il vento, e utilizzandolo i ragazzi si avvicinano sempre di più a La Lune.

Mikah richiama le forze della sua ciondolo. “Se il fuoco ha funzionato prima, funzionerà anche adesso!” Urla. Ma l’effetto che ne ricava è l’opposto. Le lame di vento vengono impregnate dalle fiamme, e gli attacchi ora sono di doppio elemento: fuoco e aria. Un’altra folata di vento colpisce Mikah, bruciandolo. Il ragazzo grida e cade a terra, ustionato e ferito.

“Mikah!” Urla Franzis. È un incubo. È veramente un incubo. È stata colpa sua, lui ha detto che potevano andare, lui ha detto che la battaglia era finita, lui è stato ingenuo. Allora Lewis si fa avanti. Utilizzando tutte le forze che possiede, cerca di deviare i colpi dell’avversario. Le folate di vento cambiano direzione all’ultimo secondo. E intanto Lewis avanza sempre di più, evitando i colpi. Finché non è a un passo da La Lune. Estrae il suo pugnale per colpirla ma qualcosa lo blocca. Sotto le lunghe maniche di La Lune emergono lunghe lame a semi cerchio. Le armi nascoste penetrano la sua carne, e lui cade. È rimasto solo Franzis.

“Uno stregone di terra contro uno d’aria? Sappiamo già come finirà.”

Franzis nemmeno risponde. Evoca un albero, ma mentre cresce si piega alla forza del vento e si rompe. Ne evoca altri, ma fanno tutti la stessa fine.

“È inutile. Inutile” Urla la ragazza. Un’ultima folata di vento colpisce Franzis. Ma colpisce un albero che lo stregone ha evocato per difendersi dal colpo.

Il mago richiama ancora la forza della natura in suo aiuto. Dal terreno spuntano grosse radici che fanno slittare in avanti Franzis. È utile per muoversi velocemente, ma lui non può azzardarsi ad avvicinarsi troppo alla ragazza. Non ha armi per difendersi dalle sue lame. Le radici corrono con una rapidità sempre più alta, e lo stregone riesce a evitare all'ultimo secondo diverse folate d'aria letali. E finalmente atterra al centro dello stonhenge. Una piccola piazza circondata da roccie è un posto perfetto per difendersi dalle folate d'aria. Inoltre è lontano dai suoi compagni, così la ragazza non rischia di colpirli mentre combatte con lui.

Altre raffiche taglienti si abbattono sullo stregone, ma quest'ultimo riesce a non farsi colpire.

“Sei come un cervo. Credi che scappare sia la soluzione ideale, ma non ti rendi conto che sei in trappola. Non serve evitare gli attacchi, prima o poi riuscirò a prenderti.”

Pensa, Franzis, pensa. Cosa devi fare? No, il mago non riesce a ragionare lucidamente. È devastato dalla disperazione: per colpa sua i suoi compagni sono feriti gravemente. Ma se non ne esce allora moriranno.

“Mi fa ridere tutta questa preoccupazione dell'Oroboro per voi. Mi sembrava assurdo che non fossero riusciti a sconfiggervi.”

L'erba balla furiosamente, le foglie degli alberi si scatenano. Franzis è circondato da un tornado, e più tempo passerà, più l'incantesimo sarà forte.

“Sei un cervo, e i cervi non sopravvivono: sono carne da macello per il divertimento degli uomini e dei lupi.”

Deve sopravvivere. I cervi non sopravvivono però. Ma lui deve farlo. Ma i cervi non ne sono capaci.

L'incantatrice decide di darci un taglio. Il diametro del tornado si restringe improvvisamente, facendo crollare tutte le pietre dello stonhenge. E dal cielo cadono, come crudele pioggia, folate di vento tagliente. Un macello, sarà un vero e proprio macello. Dopo un minuto buono, l'incantesimo svanisce. Franzis, le pietre e l'albero sono stati macellati.

Un’enorme nube di polvere si abbassa. Lo stregone è ancora vivo, questo è sicuro. La Lune aggrotta le sopracciglia. Mai possibile? Come ha fatto? Qualcosa ricopre Franzis. Qualcosa di scuro, rugoso. È una tartaruga? Cos’è, un’armatura?

È un golem. Una grossa armatura vuota di pietra vola sullo stregone, accogliendolo nella sua vuota cassa toracica.

“Io non morirò!”

Il golem lo protegge da un’altra folata di vento.

“Non moriremo!” Urla ancora Franzis. Il grosso pugno di pietra ignora ogni folata di vento, colpendo La Lune.

“Noi sopravviveremo!”

La bestia continua a colpirla, fracassandole ogni ossa, schiacciandola sotto la sua punizione.

La Lune urla, e poi muore.

Silenzio, è rimasto solo Franzis.

“Mi dispiace.” Lo stregone è in lacrime. “Non volevo ucciderti. Ma non potevo.. per sopravvivere bisogna uccidere.. ma non volevo.”

Il grosso golem crolla su sé stesso, e il ragazzo si inginocchia per accarezzare il corpo rovinato della ragazza.

“Non è colpa tua. È colpa mia.”

Il terreno si squarcia e inghiotte La Lune senza vita. Quando si richiude, Franzis volta le spalle a quello spazio vuoto. Ipomee bianche fioriscono come tributo.

“Se mai ci guarderai dall'alto capirai che era necessario..”

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Capitolo 23
*** 8-2 ***


 

Le Chariot cammina avanti e indietro, in ansia. Il mantello sfiora il pavimento e si agita.

“Sergente maggiore” Dice L’Imperatrice, appena arrivata. “Ho il dovere di annunciarla che La Lune è.. morta.”

Flynn resta immobile, incredulo. “È morta? Com’è successo?”

“L’hanno uccisa i quattro eroi.”

Il sergente si siede, confuso. “La Lune è morta, per giunta in una notte di luna piena. Quei ragazzi sono incredibili, li aveva sottovalutati. “Dov’è successo?”

“Nelle rovine di Cornea.”

“Praticamente cinque giorni da qui! Devo assolutamente andare da loro.”

“Non così in fretta, sergente maggiore” Dice La Temperanza, che è sbucato dall’ombra. “Se non ricordo male il tuo compito è di far sì che gli eroi arrivino a Romalo. Potresti perdere un sacco di tempo cercando di trovarli..”

“Cosa vuoi, monaco?” Sbotta Le Chariot.

“Devi lasciarli venire qui da soli. Fa parte della loro crescita, ne hanno bisogno.”

Le Chariot resta in silenzio.

“Theresa, fammi un favore” aggiunge il monaco “Vai a fare la guardia a Cassandra, che sta dormendo. Vorrei scambiare due chiacchiere con il sergente.”

La donna risponde con un cenno del capo e se ne va. I due adesso restano soli.

“Volevo chiederti, Le Chariot, di una cosa su Venexia.”

“Tu vieni da lì, vero?”

“Sì, è esatto. Il mio maestro ha confidato a me, e al mio protetto, che presto sarebbero arrivati delle catastrofi. Ci ha fatti fuggire per poter salvare gli abitanti di Tera, ma non ci ha detto che sarebbe accaduto sia a Lambda che a Venexia stessa. E a quanto pare adesso sono tutti morti, così ho sentito dire.”

“Tutti tranne uno, il vecchio particolarmente ostile. Te l’ha detto Cassandra?”

“Sì. Ho bisogno di sapere due cose. Prima di tutto, se il vecchio corrisponde alla descrizione del maestro. Seconda cosa, se le catastrofi sono davvero naturali.”

“Ho già detto che sono naturali, e..”

“E io ho percepito del dubbio. Come mai tutte le catastrofi stanno cadendo su una sola penisola? Chiunque abbia scatenato le catastrofi merita una punizione.”

“A quanto pare te la sei presa tanto per tutte queste morti.”

“Per un monaco è vietato uccidere. È vietato, capisci? Ne va dell’onore. Se qualcuno ha messo in condizione di uccidere il mio maestro, deve subire le più atroci sofferenze.”

Le Chariot non sa cosa rispondere. Finché non gli viene in mente “Andiamo a chiederlo direttamente a qualcuno che è stato inviato a Venexia.”

I due cercano in lungo e in largo uno dei tre missionari che sia ancora sveglio. Ma non ne trovano nessuno, sembrano andati tutti a dormire. Raggiungono il cortile, pieno di colonne, rassegnati. Quando sentono una voce.

“Stavate cercando qualcuno?”

Una voce profonda, di un uomo alto e ben piazzato, ha la pelle quasi violacea. Ha i capelli neri e lunghi, gli occhi gialli e il naso adunco. È a petto nudo, e sui suoi muscoli sono dipinti simboli tribali e feroci. Sulla cintura sono appese miriadi d’armi, a prima vista sembra un demone uscito dall'inferno stesso.

“Le Diable, sei qui.” Dice Le Chariot. “Avevamo qualche domanda da farti, effettivamente.”

“Lo so, volevate sapere se il vecchio che abbiamo incontrato è il maestro del tuo monaco. La mia risposta è sì, lo era.” L'uomo parla in modo strano. Le sue frasi sono sicure e sfrontate, ma il tono di voce al contrario è titubante. È in piedi, le braccia sono distese lungo il torso, e sembra così innaturale, così finto. Come se non sapesse come si comporti un essere umano normale.

“Come sta adesso?” Chiede La Temperanza.

“È morto. L’ho ucciso io stesso.”

“Cosa?” Aggiunge il monaco.

“Erano ordini, non potevo farci nulla.”

“Sei tenente colonnello, Le Diable, non potevi ricevere ordini da nessuno tranne che dal cardinale in persona. Quindi lo hai ucciso di tua volontà.”

Le Diable sorride mostrando i denti aguzzi e le gengive orribilmente mutilate.

“Abbiamo un problema, Le Chariot. Noi due abbiamo ricevuto due ordini contrastanti. E siamo costretti a scontrarci, come è successo con La Temperance.”

Le Chariot sorride. “L’hai ucciso tu, quindi?”

“È morto a causa mia.” Dice lui. La Temperanza tira un sospiro di sollievo.

“Quest’affermazione è molto grave, Le Diable. Ho con me un testimone neutrale, ed è abbastanza da farti meritare la pena di morte. Se ti consegnerai a me, potrai ricevere una riduzione della pena.”

Le Diable scuote la testa. “Lo sai che non mi arrenderò. E sai benissimo quali sono i miei ordini: far fuori chi si oppone all’apocalisse.”

La luna aleggia con dolcezza nel cielo, più grande che mai. Le nuvole fanno spazio a quella leggiadra maestra che vuole osservare i suoi studenti, studenti che si ammazzeranno tra di loro.

Le Chariot digrigna i denti. È un peccato che non abbia portato con sé l’alabarda. Per fortuna possiede ancora la sua spada. Le Diable sferra senza preavviso un attacco con l’ascia che porta agganciata alla cintura. Le Chariot estrae immediatamente la spada, e si difende. L'impatto provoca scintille che frustano ardenti il volto dei due guerrieri. Questo non è il momento per giocare, è una battaglia vera, che richiede tutto il suo potenziale. La Temperanza resta fermo, indeciso se intervenire o lasciar combattere il suo nuovo alleato. I due lottano, sferrando un colpo dopo l’altro. E ogni fendente partorisce un’alata di fuoco. Sembrano due bestie che combattono: un lupo e un falco. Le Diable compie un salto indietro, e prepara un attacco magico. Le sue mani vengono pervase da una luce magica, che illumina con un rosso intenso il suo corpo e gli addominali scolpiti. Dalle mani sfrecciano rondini di fuoco, pronti a ferire il suo avversario. Le Chariot si difende allo stesso modo. Richiama ogni sua forza per evocare uno dei suoi attacchi migliori. Mastini infernali, dà un calcio per terra e contemporaneamente dall'asfalto della strada emergono lingue di fuoco che assumono la forma di cani. I mastini e le rondini si scontrano, provocando una vera e propria esplosione. L'attacco di Le Diable è stato neutralizzato, ma due canidi incandescenti sono riusciti a sopravvivere e saltano addosso all'avversario, azzannandolo. Con un fendente Le Diable riesce a farli sparire tranquillamente. Un altro fendente con l'ascia, carico di magia, vomita litri e litri di lava che zampillano e avvolgono Le Chariot. Quest’ultimo riesce a difendersi ricoprendo la propria pelle di energia magica difensiva, ma non è abbastanza potente da salvarlo dalla potenza del colpo. Urla, soffoca sotto la lava e cade per terra, stremato, ricoperto da lava incandescente. Dovrebbe alzarsi, togliersi da quel calderone infernale, ma gli manca il fiato. Presto le sue difese scompariranno e lui brucerà completamente

Allora La Temperanza si getta in avanti. Schiva abilmente un fendente menato da Le Diable con l’ascia, e prova a colpirlo con un pugno. L’avversario aggira il colpo, e colpendo il pavimento con il piede crea un geyser di fuoco. La Temperanza ignora il dolore e lo colpisce allo stomaco. Le Diable sussulta appena, è riuscito a creare uno scudo difensivo piccolo ma potente. Ma qualcosa lo colpisce alle spalle, facendolo urlare. Un mastino infernale gli è saltato addosso, mordendogli la schiena. Con uno sprizzo di magia Le Diable lo fa sparire, e dà un calcio a La Temperanza. Dopodiché si appresta a sferrare il suo attacco, la croce di fuoco. Afferra lo spadone appeso alla la schiena e lo estrae. Prima un fendente orizzontale, poi uno verticale e ogni colpo vomita quintali di lava fusa e incandescente. La Temperanza si ritrova quindi a dover schivare centinaia di litri di magma cocente. Ma non è così che agisce un monaco. Colpisce la lava con un pugno, Tecnica dell'esplosione, la fuga dei draghi. Dalla lava fuoriesce una quantità abominevole d'acqua, solidificandola. Calcio del drago, una vera e propria cascata accompagna il piede sprigionando una forza devastante.

Ma Le Diable scarta il colpo all’ultimo secondo. La Temperanza non si dà per vinto. Ascesa del drago, decine di geyser d’acqua spuntano dal pavimento. Richiamo dei draghi. Lascia che l'acqua si risvegli e ti aiuti, che diventi tua alleata, che ammiri la tua forza e sia pronta a onorarla divorando i tuoi nemici. L’acqua dei geyser sembra solidificarsi e prende la forma di centinaia di serpenti marini, che inseguono l’avversario. I colpi aprono squarci nel terreno profondi decine di metri. Ma Le Diable riesce a difendersi dai draghi evocando fuoco ed evaporandoli all’istante. La forza delle sue fiamme è di molto superiore dell’acqua del monaco. Le creature d'acqua svaniscono, senza aver procurato alcun danno.

La Temperanza e Le Chariot si prendono un attimo, ansimanti.

“Molto interessante, siete più forti di quanto immaginassi. Ma la mia forza va ben oltre la vostra immaginazione.” Dice Le Diable, come se stesse recitando un copione che ha ripetuto più volte nella mente. Urla, e sprigiona una forza immensa. Il suo corpo viene ricoperto da voluminose fiamme, sembrano provenire dall'inferno stesso.

“Niente male, hai raggiunto la prima trasformazione.” Commenta Le Chariot.

“Questo non è niente, pidocchio.” Le Diable urla ancora, e le fiamme aumentano sempre di più. Come se avesse una coda di fuoco, lunga dieci, venti, trenta metri.

“Seconda trasformazione, stronzi! Non mi supererete mai.”

Con un pugno, afferra l’anima stessa del fuoco e le soffia, creando un lanciafiamme lungo centinaia di metri. Ma La Temperanza è riuscito a evocare degli scudi d’acqua abbastanza potenti da proteggerli.

“Cazzo, monaco! Fai qualcosa, o non ne usciremo mai vivi di qui.”

“Ci penso io.” Dice La Temperanza. È ora di fare sul serio. È ora di combattere per sopravvivere. È ora di fare il monaco. E mentre l'avversario sembra esser diventato un vero e proprio drago e sta incendiando tutta la piazza, il monaco si rilassa. Scarica tutta l'adrenalina, abbandona la tensione e la paura. Richiama il suo ki. Tutto. Era da tempo che non utilizzava questa tecnica. Il tempo sembra essersi rallentato, l'avversario non capisce cosa stia succedendo. La Temperanza colpisce il terreno con un pugno. Il tempo rallenta sempre di più, fino a fermarsi. Colpo dell’oceano, ogni mattonella, pezzo di strada, decorazione, colonna, cemento, vomita acqua. Nel giro di mezzo secondo, i tre uomini sono circondati da una miriade di geyser. Centinaia di metri sono ricoperti d’acqua stagnante. La Temperanza colpisce ancora il terreno. Colpo dell’oceano. Colpisce il terreno, colpo dell’oceano.

“Così vuoi battermi, monaco? Riempiendomi d’acqua!?”

La Temperanza nemmeno risponde. Il tempo non esiste più. Per lui tutto è fermo. Richiamo dei draghi, secondo livello. L’acqua che si riversa per centinaia di metri si riunisce, creando un unico serpente. Alto chilometri, feroce, furibondo. “Colpisci.” Sussurra La Temperanza.

Il drago d’acqua e il diavolo di fuoco si scontrano. Un'ondata di vapore ricopre qualunque cosa nel raggio di trenta metri. Le Diable ride per la disperazione, e da il meglio di sé per vincere. Ma finisce per spegnersi. In ogni caso, è ancora vivo.

“Non è ancora morto.. io sono stremato. Le Chariot, pensaci tu..” Dopodiché La Temperanza si stende per terra. Questo è un problema. Le Diable è stato privato di ogni energia magica di fuoco, ma resta pur sempre micidiale fisicamente. E Le Chariot non è capace di combattere contro di lui senza la sua lancia. È uno scontro a vuoto, moriranno entrambi.

“Sai cosa vuol dire l’Oroboro? È il simbolo dell’infinito, del processo che il mondo deve compiere morendo e vivendo di nuovo. Non lo sai cosa succede dopo che gli eroi sconfiggeranno i cavalieri della morte? Il mondo di spegnerà, e dopo centinaia di anni tornerà a vivere. Noi non vogliamo che accada. Preferiamo l’ira dei cavalieri, piuttosto che vedere il mondo morire.” Dice Le Diable.

Qualcosa si fionda in avanti in silenzio, senza produrre neanche un rumore, e procede con uno dei suoi attacchi più forti. In pochi secondi Le Diable viene colpito da più di venti fendenti. O almeno così dovrebbe accadere. Sono molto di più. La danza della rondine del secondo, no, del terzo livello. In un secondo l’uomo viene colpito da duecento dieci fendenti. E l’attacco dura cinque secondi.

Le Diable cade a terra, senza avere idea di cosa gli sia successo. E muore.

“Cosa.. è successo?” Dice Le Chariot, tossendo.

Una figura femminile emerge dall’ombra. La Justice, che tiene in mano due spade sottili e affilate.

“Prima di andare in contro alla morte dovresti avvertirmi, compagno mio.”

“La Justice.. Smettila di pavoneggiarti e aiutami a riportare dentro il monaco.”

Sarà un vero casino. Dovranno trovare un medico decente che non faccia troppe domande, e poi dare una spiegazione per la morte di Le Diable, sperando che gli altri ci credano.

“Come facevi a sapere che eravamo qui? La tua stanza è lontana, non dirmi che avrai sentito la forza spirituale o..”

“Le Chariot, non ti piacerà saperlo.”

Flynn la guarda, spaventato. Appena entrano nell’edificio incontrano un uomo dalla tunica lunga, bianca e oro, con lo sguardo tanto gentile quanto falso.

“Non dirmi che è stato lui a portarti qui!” Chiede esasperato Flynn.

“Su, su, Le Chariot. Non mi sembra così grave. Ragazzi, portate il monaco in ufficio, ci penserò io a lui.” Dice Le Pape a persone invisibili, che alzano effettivamente La Temperanza e la portano via.

“L’hai sentito Le Diable. Lui fa parte di quelle persone che cercano che arrivi l’apocalisse, e non posso permetterglielo. Il fatto che voi l’abbiate ucciso è solo un bene, sia per voi che per me. Ci penserò io a far sì che voi non subiate conseguenze.” Sorride gentilmente lui, mentre li invita a seguirli verso lo studio. “Ah, non preoccupatevi per il cadavere. Ci penso io.”

“È vero quello che ha detto, Le Pape? Se gli eroi sconfiggeranno i cavalieri della morte, il mondo finirà?”

Entrando nel suo studio, trovano La Temperanza steso su un lettino medico. Le Pape indossa dei guanti di cuoio e accende una luce.

“Oh, ma questo non mangia da settimane, forse mesi. Comunque sì, Le Chariot, il tuo avversario non mentiva. Credevo tu avessi studiato l’apocalisse, è un argomento piuttosto in voga dato che sta arrivando e minaccia la vita di tutti noi.”

La Justice picchietta nervosa il dito su una sua spada. “E al cardinale va bene? Cioè, vuole accettare la fine del mondo così, passivamente?”

“Esatto, e così anche io. È questo che significa Oroboro. Ciclo continuo, la terra che muore e torna a vivere.”

“No, non è possibile!” Sbotta Le Chariot “Deve pur esserci un modo per fermare l’apocalisse.”

“Non c’è.” Risponde Le Pope.

“Deve!” Ringhia Le Chariot.
“No, non deve perché al mondo farà bene ricominciare.”

Le Chariot urla, innervosito. Dopodiché se ne va, abbandonando La Justice e La Temperanza lì. Torna nella sua camera, correndo, dopodiché riempie di pugni il muro fino a farsi sanguinare la mano.

È entrato nell’Oroboro per far del bene.. e non gli è possibile. Arriverà la fine del mondo, moriranno tutti, e i suoi sforzi saranno stati inutili..

Diverse ore dopo La Justice entra nella stanza del suo amico. “Quando dormi russi come un maiale. Lo so che sei sveglio.”

“Solo che.. non è giusto.”

La Justice entra nel suo letto. Flynn si paralizza dallo stupore, mentre viene abbracciato.

“No, Flynn, non è mai giusto. Ma ci riusciremo.. davvero.”

 

Quando sorge l’alba, Flynn si riveste indossando la sua armatura da caporale. Presto dovrà cambiarla, ne indosserà una da sergente. “Vado a vedere come sta La Temperanza.” Dice a La Justice, che sta ancora dormendo. Appena apre la porta però incontra un numero spropositato di soldati che puntano le armi contro di loro.

“Le Chariot e La Justice, assieme al monaco La Temperanza, siete accusati di omicidio colposo verso il caporale Le Diable.”

“Cosa?” Flynn fa un passo indietro.

“Le Pope era presente come testimone. Verrete rinchiusi nelle prigioni, dopodiché sarete processati dall’Oroboro.”

Non è possibile.

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Capitolo 24
*** 8-3 ***


 

 

“Sarebbe stato bello se fosse stata una strega come noi.” Dice una voce. Attorno Cassandra c'è tutto. La storia dell'umanità, ogni tipo di incantesimi, di luoghi, di ricordi, di memorie, che si attorcigliano e scorrono velocemente. Due ragazze guardano Cassandra, il loro volto è nascosto.

“Senza dubbio. È un tipetto interessante, sarebbe stata perfetta.” Dice un'altra voce.

“Beh, teoricamente la Strega dell'oceano è sparita. Potrebbe prendere lei il suo posto.”

“Ma sei impazzita, Dominique? Cassandra è del fuoco. Se diventasse la Strega dell'oceano le regole di questo mondo cambierebbero. Per vivere gli umani dovrebbero bere pietre e respirerebbero grazie al gas. A me il mondo piace così.”

Cassandra sbatte ripetutamente le palpebre, confusa. Dove si trova? Perché è tutto così confuso? Chi sono queste due ragazze.

“Perché non spodestiamo Ashley? È così antipatica, preferisco lei.”

“Cassandra.” Un'altra voce.

“Abbiamo già proposto a suo padre di donarci sua figlia come Strega. Ha rifiutato.”

“Cassandra.”

“Aspettiamo che il tempo segua il suo corso.. e torni indietro.”

“Cassandra!”

La strega apre gli occhi. Era un sogno, ovvio. È distesa supina su quello schifo di letto a baldacchino. Che ore sono? Quanto ha dormito? La ragazza si accorge che c'è qualcun altro nella stanza. Era la persona che la chiamava nel sonno.

Theresa, la donna dal volto severo e gli occhi di ghiaccio, la guarda impaziente. Indossa ancora la tunica da incantatrice dell'Oroboro.

“Abbiamo un enorme problema.”

“Credevo che la nostra situazione fosse già tremenda così.”

Ma Cassandra capisce dallo sguardo della donna che non è il momento di scherzare.

“Le Chariot, La Justice e La Temperanza hanno ucciso Le Diable. Sono stati scoperti e messi in prigione.”

La strega si alza di scatto. “Cosa?” Cerca subito dei vestiti da mettersi, ma non li trova. Quello stronzo di Le Pape glieli avrà rubati, non c'è neanche la sua biancheria intima. Maledetto! Cassandra prende il taccuino e scarabocchia qualcosa ancora scioccata. Dopo pochi secondi è già vestita.

“Per quel che ne so io, Le Chariot è un tipo ambizioso. Non avrebbe mai osato mettersi in una posizione tanto rischiosa uccidendo un altro membro dell'Oroboro.” Theresa comincia a camminare in tondo, anche lei nervosa. “E i monaci ripudiano la morte, quindi il fatto che fosse presente La Temperanza non fa che confermare la mia teoria: si sono difesi e qualcuno li ha incastrati.”

“E chi può essere stato?”

“L'unico testimone era Le Pape.”

Il volto di Cassandra si dipinge di un'espressione piena di disgusto. Senza aggiungere altro, prende il taccuino ed esce dalla stanza. L'Imperatrice si vede costretta ad accompagnarla.

Poco dopo, la strega irrompe nello studio di Le Pape. Gli si avvicina e gli dà uno schiaffo sul volto.

“Tu” Un altro schiaffo “Brutto stronzo.” Un altro schiaffo. L'Imperatrice la ferma immediatamente, fingendo di essere ancora ipnotizzata.

“Devo ucciderla?” Chiede lei.

Le Pape con un tocco fa sparire il dolore dei colpi. “No, non oggi.”

Il ragazzo si alza e, sempre sorridendo, si avvicina a lei. “Non ne sai niente, sei solo una vacca da riproduzione, capisci? Non osare mai più toccarmi se non per prendere il mio seme.”

Cassandra è furiosa. Se solo potesse, lo ucciderebbe all'istante. La ragazza sussulta per il dolore. Alza un braccio. Qualcosa spunta dalla pelle, qualcosa di freddo e rossastro.

“È solo ghiaccio, vacca. Tra poco si scioglierà e la ferita guarirà da sola. Non darmi più fastidio, e ora vattene.”

Eppure, nonostante tutto, quell'uomo riesce a mantenere il sorriso cordiale e falso. Sembra avere una paresi facciale. La strega fugge dalla stanza cercando di non piangere per il dolore. Ha uno spuntone di ghiaccio che le esce dal braccio, cazzo! Le ha perforato la pelle. Stronzo, figlio di puttana, bastardo. Theresa le prende il saldamente braccio e guarisce la ferita.

“Lo faceva sempre anche a me” Sussurra la donna. “Ti passerà in fretta, basta non pensarci davvero.”

Cassandra le intima un “Grazie.”

Ma la porta si apre ancora. Le due ragazze cercano di non sembrare sospette, ma questa volta l'espressione di Le Pape sembra contenere molta più malizia e perversione.

“L'Imperatrice, vai subito in camera. È ora dell'esercitazione.”

“Esercitazione? Che diavolo è?” Chiede la strega. Theresa le volta le spalle e se ne va senza dir nulla, obbedendo agli ordini come un automa.

“Perché non glielo chiedi tu? Ah già, non ti risponderà. Almeno non dovrebbe.”

La porta si richiude. Cassandra stringe i pugni per la frustrazione. È impotente, non può fare nulla. Tutti i suoi alleati ora sono rinchiusi in prigione. L'unica persona ancora al suo fianco finge di essere ipnotizzata ed è costretta a obbedire agli ordini che la feccia le impartisce.

Con frustrazione, la ragazza decide di farsi un giro. Già che c'è, potrebbe cercare suo padre. Insomma non si vedono da anni. Almeno uno dei due deve provarci. La cosa inquietante dell'edificio è che è tutto basato sui cerchi, proprio come l'oroboro. Ci saranno più di venti corridoi circolari e le stanze non hanno mai angoli.

Ma quando Cassandra incrocia un soldato o un anziano, questi subito distolgono lo sguardo e cercano di allontanarsi. Allora la ragazza si rende conto di una cosa.

Lei è intoccabile. Lei è la futura sposa di Le Pape.

Lei può fare ciò che vuole. 
Quindi comincia a sentirsi meno in imbarazzo nel girare in quei strani cerchi infernali. Apre le porte a caso, osserva ciò che c'è dentro, e chiunque ci sia saluta abbassando lo sguardo e aspetta che se ne vada. Ma quando la ragazza giunge al ventiduesimo corridoio, sente che c'è qualcosa che non va. Ventidue, il corridoio dei trionfi. Queste sono le stanze dei membri più importanti dell'Oroboro.

Ogni porta è segnata con un numero romano. La ragazza sfiora la porta con su scritto “VII”, la stanza di Le Chariot.

Tutte le camere emettono energia particolare, molto potente e inquietante. Le numero sette, otto, uno, dodici, tre e quattordici emanano sensazioni positive e piacevoli. Se conoscesse tutti i trionfi e i numeri corrispondenti potrebbe capire di chi potrebbe fidarsi. Il numero uno, il bagatto, Le Bateleur.

Cassandra apre la porta. La stanza è ovviamente vuota. E soprattutto è in disordine. La ragazza trattiene un sorriso. Papà è sempre stato disordinato, e vieta a chiunque di mettere in ordine le sue cose. Per lui il disordine è ordine.

Guarda il letto sfatto, le cartacce sulla scrivania, e..

Sul comodino c'è una foto di Cassandra da piccola.

La strega la prende e cerca di trattenere le lacrime. Non l'ha abbandonata al suo destino. No, è impossibile. Papà non può averla abbandonata apposta. La foto.. deve aver avuto tre anni. Di fianco a lei c'è sua madre, bellissima, uguale a Cassandra.

Silenzio. C'è qualcosa che non va. La strega si volta e si ritrova la faccia di un ragazzo grassoccio e inquietante a pochi centimetri dal suo naso.

“Dio santissimo, che cazzo ci fai qui!” Urla Cassandra, compie qualche passo indietro dallo spavento e rovescia un vaso e un comodino.

Il tizio continua a guardarla in modo apatico. Indossa una veste bianca, senza un minimo di decorazioni. I suoi occhi verdi sono vacui, i capelli castani sono disordinati e irregolari, come se non se li tagliasse da tempo.

Sul suo volto e sulle mani riposano tatuaggi bianchi, a prima vista sembrano code di pavone.

“La Papesse, numero due, che donna.. entusiasmante.”

La ragazza inquietata cerca di allontanarsi da quella figura. Sembra essere pervasa da una luce magica, forse sacra. Pare un angelo. Un angelo uscito malissimo.

Pare l'aborto di un angelo.

“Io sono Le Jujement, numero venti. Sono te moltiplicato per dieci, non ti fa ridere?”

“No, mi fa solo inorridire. Cosa diamine sei?”

Il ragazzo le volta le spalle e se ne va. “Seguimi” dice. Cassandra nota solo ora che non cammina. Galleggia nell'aria in modo instabile.

“Vuoi portarmi da qualche parte per punirmi? Perché se è così posso spiegare.”

“Assolutamente no.” Ora che Cassandra ci fa caso.. quel ragazzo sembra anche cieco. Guarda in direzioni casuali, non sbatte mai le palpebre.

“Sei la figlia di Le Bateleur. Che buffo che il numero uno e il numero due siano imparentati.”

“Mi scoccia ripetermi, ma che diamine sei tu?” Cassandra punta i pugni contro i fianchi. Non può essere un possibile alleato. Non può essere nessuno, non sembra un umano. È un errore, non dovrebbe esistere. È questa la sensazione che prova quando lo guarda. Sente di aver di fronte un aborto della natura.

Il ragazzo la porta in nella sua stanza. È vuota. Priva di letti o qualsiasi mobile.

“Io sono un esperimento fallito.”

“Si vede.”

Il ragazzo non ha alcuna percezione del sarcasmo.

“Ho cercato di avvicinarmi a Dio, ho evocato un angelo. Ma ho fallito. Ora non sono più umano.”

“Cosa saresti allora, un angelo?”

Le Jujement si volta verso di lei, ma non la guarda. “No, sono un abominio. Non sono nessuno.”

“Stai veramente cominciando a inquietarmi, ho la pelle d'oca. Posso andarmene?”

“No: combatti contro di me.”

Cassandra aggrotta le sopracciglia. “Non ci penso nemmeno. Finirebbe male.”

“Oh” Dice il ragazzo con gli occhi sgranati. “Cosa vuoi in cambio?”

La strega ci riflette. Effettivamente.. potrebbe rischiare di accontentare quest'uomo inquietante in cambio di aiuto prezioso.

“Diventa mio alleato.”

“Cosa significa diventare alleati? Cosa vuoi fare?”

Un rivolo di bava scende dalla bocca del ragazzo. La voce però è chiara, nitida. Come se non provenisse dalla sua gola.

“Voglio andarmene da qui con i miei amici.”

“Allora non posso farlo, numero due.”

Cassandra schiocca la lingua in disappunto. “Allora voglio informazioni.”

“Quali?”

“Tutte quelle di cui ho bisogno.”

Il ragazzo annuisce. “Va bene, e sia. Estrai pure il tuo taccuino, voglio che tu mi colpisca con più forza possibile.”

“Perché?” chiede lei, prendendo già carta e penna.

“Voglio sentire dolore. Sai tutti qui si tengono lontani da me. Non sono più Le Jujement di un tempo. Sono un mostro, sono orribile. Essere me è come leggere un libro. Vedo le mie azioni da lontano.. è così triste. E non sento emozioni. Non mangio, non bevo, non dormo, che me ne faccio di queste cose? Voglio provare un'emozione, un'emozione qualsiasi. Fammi rischiare lavita.”

Cassandra deglutisce. Scrive qualcosa sul taccuino e dieci spade nere circondano il suo avversario.

“Perché mio padre mi ha abbandonato e ha finto di essere morto?”

“Non lo so.”

Le spade si conficcano nel corpo dell'uomo. Ma lui non sembra soffrirne.

“Devi fare di meglio per rischiare di uccidermi.” La lama delle armi si sono sciolte. Per.. cosa? Per il calore della sua luce?

“Perché hai cercato di evocare un angelo?”

“Perché no?”

Cassandra digrigna i denti. È una triste e inutile pantomima.

“Chi ti ha insegnato a usare quel tipo di magia?”

“Mia madre” Risponde Cassandra. “Era una strega anche lei.”

“Perché ti limiti a scrivere magie materiali? Non puoi provare a scrivere che morirò?”

“Non posso.”

“Fallo.”

“Potrei sconvolgere il senso del mondo.”

Le Jujement apatico la guarda. “Fallo.”

Cassandra si lecca le labbra, assorta. Con la penna scrive freneticamente sul taccuino. Io e Le Jujement, la persona di fronte a me, ci trasferiremo in una sotto-dimensione creata sul momento uguale in tutto e per tutto alla nostra dimensione natia. Lui morirà, ma vedrà attraverso i miei occhi gli avvenimenti che partiranno dalla sua morte ai due giorni successivi. Passati i due giorni io e Le Jujement torneremo nella dimensione attuale, mezzo secondo dopo che io ho scritto questo attuale incantesimo, e la sotto-dimensione scomparirà e ogni effetto di questo incantesimo non avrà mai avuto luogo tranne che nei nostri ricordi.

“Sei sicuro?”

“Sì.”

Cassandra fa avverare l'incantesimo. Qualcosa cambia attorno a loro. Le Jujement non sembra capire cosa. È tutto uguale a prima, eppure ha la sensazione di aver viaggiato tanto. Dopodiché gli manca il respiro e cade per terra. L'aura che circondava il suo corpo e i tatuaggi spariscono.

Le Jujement è morto. Il tempo si blocca. Cassandra tira un lungo respiro, in ansia. L'ultima volta che ha scritto questo incantesimo era piccola, ed era diverso. Lo ha fatto con sua madre. Lei glielo ha imposto per farle capire cosa significa uccidere in questo modo con la magia delle lettere.

I muri si squartano, e delle entità senza volto fuoriescono applaudendo. Qualcuno le mette una corona sul capo, un altro le dona dei frutti. Il frutto dell'immortalità e della sapienza, lei deve mangiarli.

Il cielo si apre, un vecchio enorme, grande universi, crolla e muore. Ha il potere di far morire, ha il potere di un dio. È arrivata, è ora di diventare il nuovo dio di questo mondo.

Quattro ragazze arrivano furiose. Sono le quattro Streghe e le dicono che ha infranto delle barriere, dei limiti, che non avrebbe dovuto neanche toccare. Cassandra però è il nuovo dio. Con uno schiocco di dita le massacra, dopodiché ascende al cielo. Attorno a lei c'è il nulla.

L'umanità cambia velocemente, assumono tutti i suoi tratti somatici. Cominciano a venerarla, ma un mondo adottato non può esistere quindi crolla su sé stesso. E tutto torna in uno stato informe.

Cassandra separa la luce dalle tenebre, ci mette tutta la giornata. Ma fu buona cosa. Il secondo giorno il nuovo Dio separa le Acque che scorrono sopra le stelle e crea una sfera idrica, la forma della terra. Il prossimo giorno creerà la terra e il mondo vegetale, il giorno dopo ancora le stelle, la luna, e il sole, e in seguito gli animali.

“Infine l'uomo nascerà per l'ennesima volta.” Dice Cassandra. Le Jujement la guarda paralizzato. Persino per un'anima rotta come la sua è stupefacente.

“Non preoccuparti, ho creato un mondo di prova. Ora siamo tornati nella dimensione originale, dove non è successo nulla.”

“Incredibile, numero due. Tu sei imprigionata qui, da meri umani, eppure hai la possibilità di diventare Dio e controllare ogni dimensione nota e sconosciuta.”

Cassandra sorride. “Non è così vantaggioso. Ci sono tante limitazioni al mio potere. A ogni azione sbagliata rischio di diventare una dea o la reincarnazione del demonio o chissà che cosa. Per esempio, se io volessi sapere cosa stia succedendo e usassi la mia magia, assumerei del sapere non mio. Quindi sarebbe come aver assaggiato il frutto della conoscenza, e questo sarebbe un passo in più per diventare una divinità. E in ogni caso potrei creare per sbaglio così tanti paradossi da poter far crollare ogni dimensione e portare tutto al.. nulla.”

L'uomo la guarda ancora apatico, senza sbattere le palpebre, ma sembra stupito. Ammirato.

“Tu sei una creatura stupenda, numero due. Perché sei capace di queste cose?”

“Non lo so. Lo sapeva fare mia madre e lo ha insegnato a me.”

Una sedia d'avorio compare improvvisamente sotto Cassandra. Lei si siede e accavalla le gambe.

“Credo di aver fatto abbastanza. Adesso tu devi parlare, e devi raccontarmi davvero un sacco di cose.”

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Capitolo 25
*** 9-1 ***


 

Un enorme golem porta con se delle barelle, su cui sono riposti Mika, Il Salvatore e Lewis. Franzis cammina, depresso, nella notte, in cerca di una qualsiasi città con dentro un dottore. Piove, ma lo stregone può farci veramente poco. I quattro stanno viaggiando da ore. L'unica loro compagna è la luna che dondola tranquilla nel cielo. Non si vedono che case abbandonate. Questa è la zona della morte. Paesi in relitto da centinaia di anni sono ammassati tra di loro, privi di vita. Erano entrati nella zona sperando di non incontrare forestieri e restare al sicuro. Ma non hanno contato emergenze del genere. Ora sono in difficoltà, e non c'è nessuno che possa aiutarli.

È stata colpa di Franzis, ha distratto tutti. Se fosse stato più diligente sarebbe riuscito a salvarli. Se fosse stato capace di evocare golem prima, sarebbe riuscito a salvarli, tutti. Se fosse stato capace, se avesse parlato, se avesse pensato, sarebbe riuscito a..

Il cuore dello stregone salta un battito. In lontananza si intravede un'abitazione illuminata all'interno. Un uomo si affaccia dalla casupola, incuriosito. E Franzis non riesce a credere a ciò che vede. Un uomo attempato e stanco, dalla zoppia evidente, e una lunga tunica marrone. È lui, L’Hermite, l’uomo che tentò di stuprare Cassandra. Una furia cieca assale lo stregone, ma quest’ultimo si ferma e cerca di acquisire l’autocontrollo. In questo momento arrabbiarsi e intraprendere un’altra battaglia sarebbe un comportamento da immaturi.

“Ma guarda un po’ chi c’è, lo stregone! Ho saputo che tua moglie è figlia di Le Bateleur, ed è stata promessa in sposa a Le Pape. Quanto sei fottuto?” Ogni parola di quell’uomo è intrisa di veleno.

“Ti prego..” Ansima Franzis “Salva i miei amici. Farò quello che vuoi..” 

L’Hermite sorride alla vista di quel ragazzo pietoso. Pieno di graffi, lividi e tagli. Così sconvolto e stanco da riuscire a concludere a malapena una frase.  “Va bene, falli entrare nel mio studio.”

Franzis cerca una sedia e ci si stravacca sopra, come un morto di fame, ancora ansimante.

“Cosa ci fai qui, allora?” Dice il medico distratto dopo aver portato le barelle nella casupola.

“Ho appena ucciso La Lune.”

L’Hermite sgrana gli occhi, ma poi scoppia in una fragorosa e amara risata. “Tu cosa.. hai fatto!? Ma lo sai a cosa stai andando in contro?”

“Oh, lo so benissimo, dottore. Ma non è stata una mia scelta. La Lune è venuta da noi, chiamandoci possibili salvatori o qualcosa del genere, e ci ha assaliti.”

“Voi siete.. i quattro salvatori?” L’Hermite ride di gusto “Avrei dovuto aspettarmelo. Ho ricevuto una descrizione dei possibili candidati, e uno di loro somiglia proprio a te. Lo sai che potrei uccidervi tutti in qualsiasi momento?”

“Se continui così potrei morire dalla noia.”

Il vecchio annuisce soddisfatto. Tutto sta procedendo secondo i piani. Se Franzis non fosse stato in una situazione così critica, il loro incontro si sarebbe concluso tragicamente. Invece così non solo si salverà..

“Ho una proposta da farvi. Teoricamente io dovrei tornare al vaticano, dall’Oroboro. Ma non ho intenzione di farlo. Mi sono già messo d’accordo con qualche caporale, presto arriverà l’avviso della mia morte e non verrò accusato di diserzione. Ma se portassi i vostri corpi potrei riscattarmi, e vivere il resto della mia vita nell’oro.”

“Arriva al dunque.”

“Vi risparmierò, vi curerò completamente, darò indicazioni su come raggiungere la città del vaticano, su ogni membro singolo dell’Oroboro,  in cambio di una cosa stupidissima, veramente da niente, anzi sarà un piacere per voi aiutarmi. Farò tutto questo e anche di più in cambio del vostro seme.”

Franzis si alza di scatto “Cosa? Pervertito schifoso, cosa vuoi fare?”

L’Hermite alza le mani in segno di resa “Non pensare subito male. A me piacciono solo le donne. No, ho bisogno del seme degli eroi per una ricerca fondamentale, che può cambiare le sorti di questo mondo.”

Lo stregone esita per qualche secondo “Va bene, acconsento per dare il mio. Non posso..” Non posso decidere per gli altri, sta per dire. Ma gli vengono in mente le parole dei suoi compagni. ‘sei tu il capo’ hanno detto. Deve essere lui a prendere certe decisioni, soprattutto in momenti come questi. Donare il proprio seme a un uomo così viscido è degradante, è quasi un ricatto sessuale. Ma tutto cambia se si è costretti. Dal nemico o dal capo.

“Acconsento anche per gli altri, spero tu voglia aspettare che si sveglino prima.”

“Certo, certo” L’Hermite infila un ago della flebo nell’incavo del gomito de Il Salvatore. “Allora dimmi, possibile eroe, cos’hai intenzione di fare una volta raggiunto il vaticano? È lì che vuoi andare, no? Devi salvare la tua ragazza.”

“Esatto, dopodiché scoverò il libro delle Rocce e farò tornare alla normalità Lambda. Così la chiesa non avrà abbastanza credibilità da ricreare l’antica Italia.”

L’Hermite sorride, mentre cuce la ferita di Mikah “Credi davvero sia quello lo scopo?”

“Certo, non riesco a immaginare nient’altro.”

“Diciamo che neanche l’Oroboro stesso sa perché stia succedendo tutto questo. È possibile che le catastrofi siano causate intenzionalmente da qualcuno, eppure sua santità dice che è perfettamente naturale. Ha visto le stelle, i movimenti degli astri, ciò che accade in questo mondo..”

“Allora perché mi vuole morto?”

“L’Oroboro ti vuole morto, non sua santità.”

“E perché?”

Le ferite di Mikah si stanno rimarginando rapidamente. L’Hermite è un dottore ottimo.

“Per diversi motivi. Sai cosa succederà dopo le quattro catastrofi? Arriveranno i quattro cavalieri dell’apocalisse, che metteranno a ferro e fuoco l’intero mondo. Solo i quattro eroi, inviati da Dio, riusciranno a sconfiggerli. Dopodiché il mondo finirà. Moriranno tutti, e l’umanità ricomincerà da capo. Se non ci fosse nessun eroe, il mondo non finirebbe.”

“Ma.. che senso ha? Lo scopo degli eroi dovrebbe essere diverso, dovrebbe far sì che l’umanità continui.”

L’Hermite sghignazza. “Bella domanda. Non lo sappiamo nemmeno noi. Quindi ti pare giusto che gli eroi vengano uccisi?”

“Sì.. e no.”

“Allo stesso momento, c’è una parte dell’Oroboro che invece vuole far sì che il messia sia sotto le loro mani. Se voi moriste, nascerebbero subito altri eroi, e se loro morissero ne nascerebbero altri. Le Pape, il figlio del cardinale, è il candidato ideale per far nascere i quattro eroi. Cosa vuole fare con loro è solo un mistero, non ho ben capito se è perché vuole comandarli in un mondo distrutto dalle catastrofi o cosa. Una volta che l’apocalisse si abbatterà sulla terra, e saranno tutti morti, l’umanità rinascerà secondo il grado che aveva nella vita precedente. Forse vuole nascere potente, dato che è stato il padre dei più grandi eroi.”

“Possibile che ci siano solo uomini di merda all’Oroboro? Chi vuole l’apocalisse, chi vuole che tutto ricominci da capo, chi vuole rinascere come un uomo potente.. Che razza di chiesa è?”

“Non è forse compito degli eroi mettere in riga questo mondo rovinato?”

Franzis resta in silenzio, meditabondo. “Non è possibile semplicemente evitare che l’apocalisse avvenga?”

“Dipende. Se si trattasse veramente di una punizione divina, non credo ci sia un modo. Però la possiamo vedere diversamente. Ho pensato a lungo a questa eventualità.”

Franzis pulisce i suoi occhiali con la maglia. “Sarebbe a dire?”

“Sai come funzionano le evocazioni? Solitamente utilizzano solo parte dell’energia magica dell’evocatore. Crei un cerchio magico, soddisfi alcuni requisiti, e la creatura richiamata arriva. Capisci cosa sto cercando di dire?”

Lo stregone batte il pugno sul palmo della mano. “Ma è ovvio! Qualcuno potrebbe aver tracciato un enorme cerchio magico sulla terra, e scatenato le catastrofi come tributo per l’evocazione usando una tempistica precisa. Potrebbe non essere affatto giunta la nostra ora. L’arrivo dei quattro cavalieri dell’apocalisse non è altro che un’immensa evocazione!”

“Esatto. È la vostra unica speranza: trovare chiunque stia organizzando l’evocazione e fermarlo.”

Una luce rischiara la stanza buia di L’Hermite. È un passo in più per raggiungere la verità, un momento magico. Così magico che qualcosa sta accadendo. Pezzi di materia si uniscono e costruiscono qualcosa, al centro della stanza. Ed ecco, di fianco alle barelle e alle sedie, si materializza una scatola e una lettera.

L’Hermite, stupito, zoppica verso la lettera e la controlla. “Non avevo mai visto un incantesimo del genere prima d’ora. Di cosa si tratta? Sarà teletrasporto o materializzazione? Che cosa affascinante. E questa lettera.. Oh.” dice “È per te.”

Franzis legge, stupefatto. Dopo qualche minuto due lacrime timide scorrono sul suo viso.

“Caro Franzis, sono Cassandra. Scusami se ci ho messo tanto a farmi sentire, ma ho dovuto riempire il taccuino per riuscire a ricreare un incantesimo abbastanza efficace da farti arrivare tutto. Sto bene, La Temperanza mi fa da guardiano. È riuscito a liberare dal quello strano incantesimo L’Imperatrice, che in realtà si chiama Theresa. Ci è molto grata per quello che le abbiamo fatto, quindi ci proteggerà finché tutto questo casino non finirà.

La situazione qui allo stato del vaticano è tremenda. Sembra un esercito compatto, ma in realtà è diviso da diverse fazioni. Per fortuna sto con quella giusta. Le Chariot ha intenzione di scoprire cosa c’è dietro l’apocalisse.

A quanto pare sono coinvolta anche io, la gente mi chiama La Papesse, ma lo odio. Sono stata promessa in sposa a Le Pape, figlio del cardinale. È tutta opera di mio padre, lo credevo morto e forse anche lui credeva lo stesso. Ma in ogni caso si è rifiutato di vedermi fino ad ora, probabilmente si vergogna.

La cosa più importante è che mi manchi. Siamo stati insieme pochi giorni, ma sono stati i più intensi ed emozionanti di tutta la mia vita. Voglio tornare a stare con te, quindi sbrigati a salvarmi da questo covo di matti.

Nella scatola sono riposti dei nuovi vestiti per te, e ne ho messo qualcun altro per i tuoi amici anche se non conosco le loro misure. 

I vestiti che hai indosso sono quelli che ho evocato io con la magia, ma potrebbero consumarsi tra qualche giorno. Avrei voluto esserci per farmi qualche grassa risata, ma se non sono presente non ne vale la pena. Buon viaggio, e fai presto.

Con amore, 

Cassandra la tua finta moglie”

 

“Tua moglie, eh?” Chiede Le Hermite. 

“Sì.” Franzis si asciuga gli occhi umidicci “Fai presto a curare i miei amici. Dobbiamo andarcene il prima possibile.”

L’Hermite annuisce in silenzio.

Lo stregone non riesce proprio a dormire di notte. In parte perché è preoccupato per i suoi amici, in parte perché non si fida completamente di quell’uomo, L’Hermite. Ma c’è da dire che sta facendo un ottimo lavoro.

Le ferite e le ustioni dei ragazzi sono scomparse. Adesso sono collegati tutti a una flebo di liquido giallo.

“Hanno perso molto sangue, ma siamo fortunati. Avevo giusto quattro litri di fluido della mandragora.”

“Mi dispiace farti perdere una risorsa tanto preziosa.” Dice Franzis, anche se non gli dispiace affatto.

“Scherzi? Per tutti e quattro non sprecherò neanche un litro.”

Lo stregone esita, e controlla i suoi amici uno ad uno. Lewis è stato fenomenale. Nonostante abbia avuto molti problemi per sentirsi motivato nel combattere, non ha esitato nel difendere i suoi amici. Non ha avuto bisogno di una motivazione, ha agito e basta. Ha però il difetto di perdersi nei pensieri quando è da solo, ricavandone solo problemi inconsistenti. Mikah le chiamerebbe “seghe mentali” . Mikah. 

Franzis sfila dal suo zaino il Libro delle Fiamme. Non sarebbe saggio lasciare un libro del genere incustodito di fianco a un ex membro dell’Oroboro. Mikah lo sta leggendo ultimamente quando non è troppo impegnato ad allenarsi con il monaco. E non è riuscito ancora a carpire tutti i segreti celati nelle pagine. Anche Franzis ci ha dato un’occhiata, ma è come se le parole gli sfuggissero dalla mente poco prima di averle assimilate. Forse solo chi è dell’elemento fuoco può leggere quel libro.

“Posso esserti d’aiuto in qualche modo?” Chiede Franzis, ma il vecchio non gli risponde. Guarda assorto una boccetta vuota.

Lo stregone arriva infine da Il Salvatore. Il monaco ha aiutato tanto i due ragazzi, ma ha trascurato il suo allenamento. Lewis gli ha raccontato di lui e La Temperanza. Erano instancabili, in un allenamento continuo. Il Salvatore non mangiava, non si sedeva, non si concedeva vizi. Adesso si è impigrito, ed è colpa loro. Forse dovrebbe trovare un modo per aiutarlo.

“No.” Risponde L’Hermite mentre preleva del sangue da Lewis.

“Anzi, ti consiglio di farti una bella passeggiata, così ho lo studio libero e ti rinfreschi le idee.”  Continua il vecchio mentre osserva con attenzione il sangue del suo compagno in una boccetta. “Però stai attento. Questo posto è privo di chimere, ma ricco di creature folkloristiche. Hai qualche base di alchimia, vero? Allora potresti trovare le creature molto interessanti. Ci sono ninfe d’acqua, folletti, da qualche parte un grifone e.. cos’altro? Una manticora, stai attento alle manticore.”

E quando Franzis viene bagnato dalla dolce pioggia, si rende conto che fare quattro passi non è così male come idea. La consistenza delle gocce d’acqua è cambiata: è dolce e rinfrescante. Al contrario di prima, che era pesante, opprimente. Era una punizione, un rimprovero, era il senso di colpa. Ora tutto sta andando per il meglio. I suoi amici sono vivi, questo è l’importante. Il mattino è ormai alle porte, e il profumo di freschezza invade le narici di Franzis. Un tempo questo luogo era civilizzato. Ma era davvero tanto tempo fa. Era una città bianca, splendente. Ora sul grigio crescono muschi e licheni, fuori dalle strade di cemento cresce un’erba alta almeno quaranta centimetri. È in luoghi come questi che lo stregone si sente veramente vivo. Una deflagrazione di elemento acqua e terra, ricco di vita ma non umana.

Con la coda dell’occhio il ragazzo intravede qualcuno. Eccola, una ragazza, nascosta da qualche albero. Sembra bella, ha i capelli biondi e bagnati. Ma che ci fa una ragazza in un luogo sperduto come questo?

Franzis alza una mano per salutarla. 

La ragazza resta immobile e continua a guardarlo. Accenna a un sorriso.

Anche L’Hermite l’ha detto. Queste rovine sono piene di vita non umana. 

Lo stregone lancia uno sguardo veloce alla casupola dove si trovano i suoi amici. Dopodiché va dalla ragazza. Lei ha gli occhi verdi, tendenti al giallo. I capelli biondi le ricadono sui seni. Possiede un unico vestito bianco che le arriva sulle ginocchia completamente bagnato. Si intravede il corpo esile e nudo, ma lei non ne ha vergogna. Mikah andrebbe pazzo per questa ragazza.

“Ciao.” Dice lo stregone.

“Salve, avventuriero.” Sembra avere sedici anni o giù di lì.

Franzis sorride. Lewis non si fiderebbe affatto. “Sono un semplice stregone. Da dove vieni? Hai bisogno di aiuto?”

“Tra noi due sembra che sia tu quello che ha bisogno d’aiuto.” Può trattarsi di solo un’impressione, ma i suoi denti paiono particolarmente appuntiti. Il Salvatore si esalterebbe.

“Hai ragione, sono nei guai. Ma non credo che tu possa farci molto.” 

La ragazzina gli prende la mano e lo costringe ad addentrarsi nella foresta di fianco alla città abbandonata.

“Sì che posso farci qualcosa. Vieni con me, vieni al lago. Lì c’è la mia gente. Sono bravi a portare sollievo alle anime affrante che si aggirano per queste zone.”

Franzis è basito, ma accetta comunque di andare in questo luogo. In fondo cosa può accadere? Ha bisogno di una piccola vacanza, un momento di distrazione. Donne nude, circondate da una leggiadra luce, danzano tra gli alberi e scompaiono appena le si guarda.

“Ti piacciono? Sono ninfe. Molto sfuggenti, ma gli avventurieri che restano qualche giorno qui riescono a fare l’amore con loro.”

“Immagino non siano propense a relazioni durature. E come reagiscono alla magia della terra?” 

La ragazzina scrolla le spalle, e Franzis si ferma. Quelle creature sono così.. affascinanti. Sfuggono di continuo alla vista umana, ma di certo non alla percezione spirituale. Infatti è solo la forma fisica, l’apparenza, a essere instabile. Ma le ninfe sono sempre qui.

“Ferma, ragazzina. Voglio provare una cosa.”

“No, vieni con me!” Si lamenta lei. Lo stregone la guarda preoccupato. Non è una ragazzina normale, questo è evidente. E se ne è reso conto per davvero solo adesso, quando ha fatto attenzione alle energie spirituale delle creature.

Queste creature sono la rappresentazione perfetta dell’elemento acqua. Franzis allunga una mano e sprigiona energia magica pura. Lo spirito umano è affascinante. L’elemento di base è lo stesso: l’anima brucia nel corpo umano e produce energia, energia che può esser usata per evocare magie. Eppure ogni persona emana forze diverse, con colore e odore unico. 

Così lui, che è nato sotto il segno di terra, e ha l’anima di terra, può usare magie di terra.

“Non è una buona idea, viaggiatore. Lasciale stare.”

E quando sprigiona energia magica pura, finisce sempre e comunque per emanare energia elementale. Una ninfa bianca, eterea, incuriosita da Franzis, si avvicina annusando quella strana forza magica. Come uno scoiattolo che è incuriosito da un viaggiatore che gli porge delle noccioline.

“Si fidano solo delle persone che hanno fatto il bagno nel nostro lago. Se le tocchi prima di averlo fatto muoiono o provano a morderti e non potrai più fare l’amore con loro. Davvero avventuriero, lascia stare.”

E appena la ninfa tocca con la punta del naso, scoppia come una bolla di sapone. Tutte le ninfe scappano e spariscono, qualcuna muore per lo spavento. E la foresta smette di essere viva. Non c’è più nessuno, tranne loro due.

“Sei una persona terribile, avventuriero.” La ragazzina trema, ma cerca di farsi coraggio. “Non è che vuoi uccidere anche tutti i miei amici? Perché se è per questo non fa niente, me ne vado da sola.”

Franzis si pulisce gli occhiali, impacciato. “Non pensavo facessero questa fine, devi credermi. Io ero solo curioso.”

La ragazzina gli lancia uno sguardo di ghiaccio, che però presto si scioglie. 

“Allora andiamo.”

Franzis segue ancora la ragazza, in silenzio.

“Sei pieno di rabbia e odio, per questo hai ucciso le ninfe. Ma sai cosa? Il nostro lago è purificatore, di sicuro ti farà star meglio e smetterai di voler uccidere le persone. Poi starai meglio, ogni tuo dolore sentimentale svanirà, così come i tuoi traumi. Potrai fare l’amore con tutte le donne che vorrai, mangiare fino a scoppiare e prendere tutti i nostri tesori così diventerai ricco.”

“Sono questi i desideri dell’uomo, vero? Sesso, soldi e cibo.” Commenta lo stregone.

“Esatto.”

Gli alberi si diradano fino a mostrare un bel lago, pulito e privo di apparente vita. Delle teste spuntano dall’acqua, teste di donne bellissime, dai lunghi capelli chiari castani o biondi. Che bei volti, visi pazzeschi. Gli occhi a mandorla sono ambrati, e i loro sorrisi irresistibili.

“Vieni, immergiti nel lago, avventuriero” dice la ragazzina camminando all’indietro, e i suoi piedi nudi si inzuppano pian piano. “Ti depurerai, sarai più bello, meno cattivo e farai l’amore con tutte le donne che vuoi.”

Franzis resta immobile. Corpi nudi, corpi perfetti. I loro seni brillano alla luce candida del mattino.

“Ho detto che non sono un avventuriero. Sono uno stregone, un uomo che ha studiato, e che sa cosa sono le nix.”

Silenzio. Ogni donna suadente resta immobile, terrorizzata.

“Sei appena nata, vero? Hai superato lo stadio da girino da qualche settimana e ora sei qui, ad adempiere al tuo dovere. Ma hai avuto la sfortuna di incontrare una persona colta.”

Tutte le nix fuoriescono dall’acqua, furiose. Mostrano i denti aguzzi. Creature acquatiche che cercano di ammaliare gli avventurieri stanchi per poi affogarli e divorarli nel lago.

Una donna balza addosso al mago, ma un pino fuoriesce improvvisamente dal terreno e le squarcia il petto. Grosse radici avvolgono altre nix, bloccandole per terra.

“Lo sapevo che eri cattivo, tu sei venuto qui per ucciderci tutte.” Dice la ragazzina.

“No, sono uno studioso. Ero incuriosito.” Franzis compie qualche passo in avanti. “Potrei dirti che anche tu sei malvagia, che inganni gli avventurieri per poi divorarli. Ma so che non è così. Fa parte della natura ingannare, uccidere, mangiare. Sei come una bella pianta velenosa: gli insetti si avvicinano golosi e si trovano intrappolati, e vengono consumati dall’acido. La pianta non è cattiva, le piante non possono essere cattive, vogliono solo sopravvivere. Così come voi, così come me.”

Franzis viene circondato da altre nix. Sono decine, camminano lentamente, alcune si trascinano per terra, furiose, aggressive, pronte a mangiare la loro preda, il loro incauto cervo.

“Sono venuto qui perché avete una cosa che potrebbe essermi utile. Io non voglio farvi del male, non voglio uccidere ancora, davvero. Voi non siete davvero umani, voi siete più simili ad animali. Quindi uccidere voi equivarrebbe a uccidere una chimera, non mi farei problemi, ricordatevelo.”

Le nix si avvicinano sempre di più.

“Voglio le vostre unghie. So che hanno proprietà alchemiche eccellenti, e mi servono. Quindi con calma, prendete i vostri coltelli e fatemi questo regalo senza che nessuno si faccia male. Saremo tutti più contenti. O volete forse che ve le strappi dai vostri cadaveri?”

Una nix ruggisce.

 

Il Salvatore sbatte numerose volte le palpebre. “Dove mi trovo?” Riesce a dire con voce impastata. Un vecchio che non ha mai visto prima fa capolino da una porta e lo raggiunge.

“Franzis, vieni qui!”

Lo stregone arriva e sorride alla vista del monaco che si è ripreso.

“Il Salvatore! Ho tante cose da raccontarti. Ma prima voglio farti vedere questo.”

Franzis gli mostra una collana fatte di unghie intere. Unghie di nix, creature acquatiche, che donano molta forza spirituale dell’elemento acqua. Un regalo perfetto per un guerriero come lui.

“Grazie, Franzis” Sorride il monaco “Sei stato veramente gentile. Come sempre, sei il migliore.”

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Capitolo 26
*** 9-2 ***


 

Flynn cammina avanti e indietro nervoso, dietro a delle sbarre d’acciaio. La Temperanza ed Enya sono seduti per terra. Nessuno dei due possiede un’armatura o un’arma.

“È assurdo. Le Pape, quel traditore del cazzo, deve pagarla.” Flynn stringe i denti, furibondo.

“L’hai già detto dodici volte, Flynn.” Commenta Enya.

“Io sono Le Chariot!” Urla Flynn.

“No, non più. Non saremo più La Justice e Le Chariot. Anche se provassimo la nostra innocenza, non potremo più esercitare la nostra professione. Saremo Flynn ed Enya.”

Flynn sembra essere in lacrime dalla rabbia. Devono aspettare due giorni, dove in aula verrà formulato l’esito del processo. Dopodiché, se sarà finito male, verranno uccisi. Decapitati.

“È.. una sconfitta. Abbiamo perso.”

“Posso sapere il vostro passato?” Chiede improvvisamente La Temperanza.

I due lo guardano, stupiti.

“Perché siete così sconvolti? Cosa c’è dietro il vostro ruolo da soldati?”

Enya sembra cadere in una profonda depressione, solo a pensarci. “Che grandissima stronzata. Raccontare il proprio passato.. è come ammettere la nostra prigionia. Siamo uomini morti che camminano.” 

La ragazza sospira. “Veniamo dall’Irlanda. Io sono Enya O’Sullivan, e lui è Flynn O’Connor. Facevamo parte di due famiglie di nobili rivali. Ma era una rivalità molto particolare, che non sfociava nell’odio. I nostri genitori erano amici, ma non facevano che sfidarsi negli sport più sciocchi, o su chi aveva più proprietà.”

Flynn ricomincia a camminare in tondo. Prosegue lui la storia. “Ed è per questo che io, lei, e i nostri fratelli, fummo addestrati nella scherma. Le nostre lotte erano l’orgoglio dei nostri genitori. E combattendo, noi legammo profondamente.” E Flynn si innamorò di Enya. Ma lei questo non lo sa.

“Quando diventammo maggiorenni, ci fu data una scelta” Prosegue Enya “Restare a vivere da nobili, e vivere gestendo le nostre ricchezze e proprietà. Io avrei potuto sposarmi con un altro nobile, magari con Flynn, e vivere per sempre ricchi e beati. Oppure trovare un lavoro vero, e farci valere. Scegliemmo la seconda, e fu la scelta migliore. Vero, Flynn?”

“Esatto, amica mia.” Sorride il ragazzo “Grazie alle conoscenze dei nostri genitori ci unimmo all’esercito Irlandese: l’Oroboro.”

“Oroboro?” Chiede La Temperanza.

“Sì, esatto” Continua il ragazzo “Ma era diverso. C’erano solo dodici casate, basate sui segni zodiacali. Io toro, e lei bilancia. Proprio in quel momento avvenne la prima catastrofe: un’inondazione sterminò il lato settentrionale dell’Irlanda. Fu diverso, noi andammo lì per salvare vite. Noi cercavamo davvero i sopravvissuti per trovare gli eroi. Perdemmo i nostri genitori alla seconda catastrofe, quella delle rocce. Furono pietrificati, e non trovammo un modo per salvarli.” Flynn si interrompe, ha un nodo in gola. Enya decide di continuare “Fatto sta che nel giorno della terza catastrofe ci trovammo con Ofiuco, il nostro capo. Scoprimmo che fu tutto organizzato da lui. Aveva sentito la profezia dell’apocalisse dal cardinale in persona, e grazie a l’aiuto dell’Oroboro italiano riuscì a provocare le prime due catastrofi.”

“Quindi è confermato, le catastrofi sono artificiali.” Dice il monaco.

“Non lo so. Quando lo scoprimmo, presi quello stronzo di Ofiuco e lo sgozzai con i miei denti. Ma la terza catastrofe avvenne lo stesso. Vedi, il problema è che l’Irlanda non era un posto adatto per ospitare le apocalissi. L’isola era troppo piccola, e alla terza catastrofe morirono tutti, e dico tutti. Era molto più forte di quella avvenuta nel regno due sicilie. Solo io ed Enya sopravvivemmo. Da qui il mistero: cosa è successo veramente? A chi dobbiamo dare la colpa? Quando abbiamo saputo dell’Oroboro del vaticano, abbiamo deciso di raggiungere quel posto e fare una scenata, un massacro. Ma abbiamo capito che sarebbe stato inutile.”

Enya continua, picchiettando un dito sul ginocchio “In passato sono accadute altre catastrofi, ma l’apocalisse non è mai arrivata. Nell’impero Russo la magia del fuoco è stata così attutita che non è neanche reputata una catastrofe. L’inondazione in Africa ha fatto solo del bene. E nelle due americhe.. le quattro catastrofi sono avvenute, ma non è successo niente. Questo è perché si necessita di un’ultimo elemento, il quinto: la santità. In questa penisola c’è così tanta magia sacra che l’apocalisse arriverà quasi di per certo. Decidemmo di entrare nell’esercito grazie alla nostra esperienza, per poter impedire le vere catastrofi.”

“E ora siete qui. Che vita triste.” Commenta La Temperanza.

“Evadiamo” Se ne esce Flynn. “Non abbiamo futuro qui, finirà sicuramente male. Monaco, tu sei forte, sei l’unico capace di aprire un varco verso la libertà.”

La Temperanza resta in silenzio per qualche secondo. “Mi dispiace, ma non posso.”

“Oh, ci hai rotto il cazzo tu e i tuoi princìpi morali!” Sbotta Flynn.

“Non è questo. Le Pape mi ha fatto qualcosa, mentre mi curava. Non sono più capace di.. richiamare il ki. Ci ho provato tante, tantissime volte, ma non ci riesco.”

Flynn si butta per terra, disperato. “Siamo fottuti, siamo fottuti!”

Passano insieme la notte, lamentandosi, rigirandosi. Saranno probabilmente le loro ultime ore.

Verso ora di pranzo, un uomo vestito di tutto punto si avvicina alle sbarre, accompagnati da Le Pape.

“Cosa volete come vostra ultima cena?” Chiede ghignante l’uomo.

Flynn si scaraventa contro le sbarre, cercando di afferrarlo. “Brutto bastardo! Il processo non è neanche cominciato!”

Le Pape alza le spalle. “È vero. Ma voi mi avete minacciato di uccidermi nel caso avessi parlato. Sono stato coraggioso, ho sporto denuncia e tutti mi ammirano. State tramando contro il cardinale, ed è una fortuna che io vi abbia fermato.”

Flynn stringe le sbarre. “Sua santità non permetterà mai che accada.”

“Ricordati che a capo dell’Oroboro ci sono io, non sua santità.” Dopodiché volta le spalle e se ne va. Restano tutti allibiti, e Flynn si lascia cadere di nuovo sul pavimento.

“Allora, cosa volete come ultima cena?”

“Carne di cinghiale al sugo con patate speziate e due caraffe di vino.” Risponde svogliatamente Flynn.

“Zampe di rana ed escargot.” Dice Enya.

“Escargot? Ma sei seria?”

“Sono sempre stata curiosa di sapere che sapore hanno.”

“E se ti facesse schifo? Moriresti dopo aver mangiato delle lumache che non ti piacciono.”

Dopo un po’ di esitazione Enya aggiunge “Lascia stare le lumache, voglio l’uovo di struzzo.”

“L’uovo di struzzo è impossibile da reperire.” Commenta l’uomo.

“Allora non potete processarci!” Esulta la ragazza.

“No.. Enya, non funziona così.” Risponde Flynn.

“Del cinghiale anche per me, allora.” Sbotta Enya.

“E tu?” Chiede l’uomo rivolto a La Temperanza. “Io non mangio” Risponde lui.

“Non so che strano rapporto bulimico avete voi monaci, ma fossi in te io mangerei. Saranno le nostre ultime cene, ti ricordo.”

“Non voglio che la mia ultima cena sia in un carcere, prima di venir ucciso brutalmente.”

I due ragazzi restano molto colpiti dall’affermazione. Dopo qualche secondo di esitazione, entrambi dicono “Non portarci niente. La nostra ultima cena dev’essere da uomini liberi.”

Dopo che l’uomo se n’è andato, i ragazzi restano in silenzio, ancorati al suolo, annoiati, impauriti, preoccupati e nervosi.

“Allora, La Temperanza. Tocca a te dirci il tuo passato.” Dice Enya.

Il monaco li guarda. “Suppongo sia giusto.”

“Qual è il tuo nome? Quello vero, intendo.” Chiede la ragazza.

“Il mio vero nome è Golia, ma l’ho usato veramente poco. Vedete, sono stato adottato dai monaci appena nato. I miei genitori morirono di lebbra, i monaci curavano i lebbrosi in quel periodo e quella donna partorì grazie a loro. Lei disse il mio nome, dopodiché morì. Mio padre era già morto da tempo. Mi dissero che quando mia madre pronunciò il nome, non si stava veramente riferendo a me. Sembrava star guardando qualcuno, probabilmente suo marito o suo padre. Questo nome avrebbe dovuto significare qualcosa per me, ma non lo ha fatto. Quando gli adepti monaci superano le sette prove dei chakra abbandonano le loro vesti da apprendisti e diventano monaci ufficiali. I loro superiori donano un nome, un nuovo nome che dovranno portare con sé per sempre. Avevo dieci anni, praticamente stabilii un record. E da allora La Temperanza fu il mio nome.”

“Assurdo.” Commenta Flynn. “Eri dotato di un talento innato.”

La Temperanza sorride. “Già, lo pensavo anche io. Fui chiamato così perché ero paziente, una volta cimentato in una prova non smettevo finché non ci riuscivo. E ho sempre mantenuto la mia pazienza. All’età di quindici anni ero praticamente una celebrità tra i monaci. Dormivo addirittura nella stessa palafitta del maestro. Ero il suo pupillo. Finché non successe qualcosa di straordinario. Ci imbattemmo in un villaggio inondato dalla laguna. Una famiglia di poveri uomini stava annegando. La loro casa fu schiacciata da un albero, e non riuscivano a uscire. Prima che potessimo arrivare noi, un ragazzino di sette anni si avvicinò. Con il solo istinto, riuscì a spostare le acque e con una forza straordinaria rimosse l’albero. Salvò la famiglia, riuscendo così a superare inconsciamente l’ultima prova dei monaci: compiere un atto altruistico disinteressato. Scoprimmo che era orfano, e non ricordava da dove venisse né chi fossero i suoi genitori. Lo prendemmo con noi, e fece passi da gigante come monaco. All’età di nove anni, superò tutte le prove e divenne Il Salvatore.”

I due ragazzi sorridono al sentire quel nome.

“Ero geloso.. furibondo. Riusciva a superarmi in ogni lato. Solo nel combattimento ero più bravo io. Quindi mi allenai, mi allenai furiosamente, finché non divenni tra i più forti dei monaci. Eppure tutti continuavano a guardare lui, a vedere quanto fosse bravo, in gamba, carismatico. Solo lui ammirava me. Non c’è cosa più assurda di un conflitto dove una delle due parti è inconsapevole. Un giorno ci scontrammo, perché lui volle imparare da me delle tecniche di combattimento. Ero così furioso che con un sol colpo gli spezzai le ossa. Tutte.”

Flynn fischia per l’ammirazione.

“Già, ma questo ai monaci non piacque. Fui esiliato, e mi fu privato il nome de La Temperanza. Mi ritrovai senza una famiglia, senza un lavoro, senza più la mia vita. Odiai Il Salvatore. Ma lui venne a cercarmi, perché paradossalmente ero il suo punto di riferimento, l’obiettivo da raggiungere. Combattemmo ancora, e lui mi mostrò quanto fu migliorato. Non ebbi il coraggio di sconfiggerlo, e quando lui vinse era.. felice. Ma non adirato, o trionfante. Allora capii la sua psicologia, il suo cervello. Lui adora giocare, e se ne frega delle regole. È competitivo, fin troppo. Gli mancava un vero mentore, uno di quelli che gli ricordasse ogni secondo tutti i suoi doveri. Tornai dai monaci e mi scusai. Riconobbero il mio pentimento e mi accolsero nuovamente. Ho imparato tanto da quel ragazzino che non si arrendeva mai, che apprezzava il tempo sprecato a giocare. E col tempo siamo diventati più che mentore e apprendista. Siamo diventati amici. Poco prima dell’inondazione di Venexia, il maestro ebbe una visione dell’apocalisse ma ci parlò solo della catastrofe di Tera, e ci mandò a salvare i sopravvissuti. Ci nascose, però, che la prima catastrofe doveva abbattersi proprio su Venexia. Lo scoprimmo tardi, non c’era nulla da fare.”

“E adesso siamo qui, nonostante le nostre storie. Non è triste? È orribile che una vita umana, una storia che potrebbe essere narrata in un libro, possa finire così, per niente.” Commenta Flynn.

“Siamo giunti al nostro climax. Il punto massimo in cui si convergono tutte le energie sparse nella nostra storia. Un punto infelice, dove ci dimostrano che i nostri impegni non sono serviti a nulla.”

La Temperanza si alza in piedi e chiude gli occhi. “Non mi resta che aspettare Il Salvatore. Lui è un eroe. Forse potrà salvarci.”

Le Chariot si tocca distrattamente la cicatrice dell’ustione sul volto. Lui è un eroe. Questa è una storia.

“Ma certo. Gli eroi non si arrendono mai.”

“Stai delirando, Flynn.” Dice La Justice.

“No invece. Dobbiamo combattere e trovare ogni modo possibile per sopravvivere. E così sarà. Dovremo capire chi è il Generale. Se lo scopriremo, se scopriremo  chi trama alle spalle del cardinale, potremo sopravvivere.”

La ragazza si avvicina al suo migliore amico e lo guarda negli occhi, seria. Flynn non riesce a non pensare a quanto sia bella.

“Non darmi false speranze, Flynn.”

“Non lo farò. Vi salverò entrambi, sarò un eroe.”

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Capitolo 27
*** 9-3 ***


 

Spesso le persone sorprendono.

Credi di conoscerle alla perfezione, e poi fanno qualcosa che va oltre la tua conoscenza, oltre ogni tua previsione. E puoi rimanerci bene, come puoi rimanerci male. La cosa importante è che i tuoi amici non ti deludano. Un amico che ti mente e ti inganna non è un amico. È un traditore. E una persona che si fa fregare da un presunto amico non è una persona intelligente o in gamba. È uno stupido, un ingenuo, un inetto.

Per questo è importante farsi pochi amici. L’uomo non è capace di vivere senza compagni, questo è sicuro. Ma più alleati hai, più possibilità hai di venir deluso. E quando vieni deluso, riesci difficilmente a fidarti ancora. E la fiducia è una cosa buona, un’ottima cosa anzi. La fiducia è il sentimento più sincero che possa esistere al mondo. I cani si fidano dei loro padroni, i bambini si fidano delle loro madri. È un sentimento genuino. Non bisogna perderlo in nessun modo. Per questo è bene avere pochi amici. La possibilità che tu venga deluso è minore, così come la possibilità che tu possa perdere la fiducia verso il prossimo.

Ma bisogna stare attenti. Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io, si dice. Perché anche la propria salvaguardia è un sentimento genuino e naturale. Come si può condannare una persona che pensa a sé stessa? E se per guadagnarci questa persona si approfitta di un amico?

Forse è vero, forse non bisogna affatto avere amici. Mai fidarsi di nessuno, così nessuno potrà tradirti.

Ma finirai per non fidarti della tua stessa casa e delle mura che ti proteggono.

Come potrai mai vivere? No, devi rischiare. Devi affidarti alla fortuna. Se ti capiterà un vero amico, sarai fortunato e vivrai bene. Se ti capiterà invece un brutto bastardo.. allora mi dispiace per te, goditi quei momenti in cui non ti tradisce.

Le Soleil, la bellissima donna in armatura, è seduta su uno sgabello e si copre la faccia. Di fronte a lei c’è La Maison Dieu, l’uomo altissimo e serio.

“Non posso credere.. che sia morta.” Dice lei. E quando una tua amica muore, è meglio non indagare sul suo passato. Potresti trovare molti scheletri nell’armadio.

“Non avreste dovuto mandarla contro quei quattro guerrieri. Insomma, hanno sconfitto Le Chariot, La Justice e La Force. Avreste dovuto capire che non possono essere affrontati da soli, soprattutto perché sono in quattro.”

La Maison Dieu si accarezza diabolicamente i baffi. Gli si illumina lo sguardo dall’eccitazione “Quindi ti ha detto così? Che la abbiamo mandata noi?”

Le Soleil alza lo sguardo. Non si trucca mai, eppure resta bellissima e seria. In questi tempi una donna che sale di grado può esser sempre accusata di favoritismi. Scappatine o lavori di bocca, cose del genere. Ma quando qualcuno guarda Le Soleil, capisce che è una vera guerriera. Bella, perfetta, ma tosta. Capace di tener testa a tutto e a tutti.

“Mi ricordo ancora quando vi siete presentati entrambi alla santa sede.” Dice l’uomo torreggiante. Di fianco a lui tutti sembrano nani.

Le Soleil sorride. “Ero nel bel mezzo della mia ascesa al potere militare. Combattevo quella feccia degli ostrogoti, quando il principato vescovile di Trento si accorse di me. Accettai subito la loro proposta di unirmi all’Oroboro, e partii subito.”

Il gigante annuisce. “Sono stato io stesso a esaminare la tua cartella prima di proporre l’invito. Eri diversa da adesso, ma sempre una grandissima guerriera.”

“Ed è proprio perché sono questa grandissima guerriera che ho portato qui La Lune. Me la ricordo, Luana, mentre tentavano di bruciarla al rogo per stregoneria. Se non sbaglio fu a Mutna. Fermai quei pagani e la portai qui per farla esaminare dagli esperti.”

“E L’Etoile disse che non aveva niente a che fare con le streghe. Da allora è rimasta sempre al tuo fianco, perché le salvasti la vita. Proprio per questo, ti concedo di andare nella sua stanza per l’ultima volta. Prendi quello che ti pare, ma fallo entro le sedici perché poi verranno a ripulire la sua stanza.”

Le Soleil si alza. “Prima La Temperance, poi L’Hermite e La Lune. E ora Le Chariot e La Justice processati. Che fine farà l’Oroboro?”

“Non è un bel periodo.”

“Quando troverete i rimpiazzi?”

“Come ho già detto, non è un bel periodo.” La Maison Dieu sospira. La donna lo saluta e lo abbandona. 

Nel corridoio dei trionfi incrocia La Papesse e Le Jujement che non le rivolgono neanche uno sguardo, né un saluto. Poco importa. Porta numero diciotto, la stanza della sua migliore amica è piena di decorazioni che inneggiano alla luna. Stendardi blu e argento, libri, persino la carta da parati. Era una fissata anche prima di venir nominata “La Lune”.

Bei tempi quelli. Erano giovani, ribelli, in continuo conflitto. Dopo che le due ragazze si unirono all’Oroboro, svolsero diverse missioni insieme. Principalmente erano cacciatrici di taglie. Ed entrambe, contemporaneamente, decapitavano i criminali al patibolo di Romalo. Ma i risentimenti apparirono quando Luana cominciò a trovare più criminali di lei, a fare carriera più velocemente, e dopo un po’ finì per sgozzare i nemici al patibolo da sola.

Senza di lei.

E Le Soleil dubitò della sua onestà. Non riusciva a capire come facesse a trovarne tanti così velocemente. E le tornò in mente che venne accusata di essere una strega. E se lo fosse stata veramente?

Si incontrarono sulla punta del palazzo sacro. Un luogo magico, dove si può vedere la netta differenza tra giorno e notte, dove il buio che invade la luce è palpabile. Si incontrarono al tramonto. La Lune si rifiutò di spiegare la tecnica che usava per scovare i criminali. E poi si scontrarono. Non fu la prima volta, ma di sicuro fu l’ultima. Finì in parità, e quando la luna piena le illuminò con la sua falsa luce, lei scoppiò in lacrime.

Un libro salta agli occhi della donna. Sembrerebbe un diario. Sì, Le Soleil sapeva che teneva un diario, ma non è mai riuscita a leggerne nulla.

I ricordi la assalgono di nuovo. Lei pianse e le giurò che non avrebbe più combattuto contro Le Soleil. Perché quest’ultima le aveva salvato la vita. Lei era sua debitrice.

Luana le doveva la vita, e sarebbe rimasta al suo fianco per sempre.

Non avrebbe più cercato di superarla nella carriera.

E allora perché è andata da sola contro i quattro eroi senza dirle nulla? 

Le Soleil stringe i pugni, prende il diario e lo apre. Sulla prima pagina è scritto “Le Menzogne Della Luna”.

Legge il primo rigo della seconda pagina. “Ho detto a mia madre che le volevo bene.” La donna chiude subito il diario, agghiacciata. Che diamine è questa sensazione? Che significa quella frase?

Le Soleil abbandona la stanza, portandosi il libro. Ha bisogno di fare un po’ di domande. 

È questo il problema di investigare sulla morte di un’amica. Puoi trovare quegli scheletri negli armadi che non vorresti mai trovare. Cosa risolverebbe scoprire di più del passato di un’amica? Nulla, rovineresti solo il suo ricordo. Allora perché non gettare quel diario?

Le Soleil non lo sa. Non se lo spiega. È qualcosa che riguarda il suo onore. Le menzogne della luna, le menzogne di La Lune. Non sono forse la stessa cosa? Ma non ha senso, perché scrivere su un diario le bugie che si raccontano? 

E lei è veramente stanca delle menzogne. La vita non ha bisogno delle bugie. Basta essere sinceri. Con la sincerità si evitano tanti problemi. Certo, se una persona sbaglia deve assumersi le proprie responsabilità. La vita sarebbe più dura, ma giusta. E c’è bisogno di questo nel mondo, della giustizia. 

Che bisogno aveva suo padre di mentirle? Perché il suo ragazzo e tutte le sue amiche le hanno mentito?

Le Soleil.. no, anzi, Sabrina è stanca, stanca di tutto questo. Era stanca anche quando scoprì che le sue migliori amiche desideravano ardentemente il suo uomo, il suo compagno di vita, il suo futuro. Ed era stanca quando scoprì che il suo uomo si concedeva abitualmente alle sue migliori amiche.

Sabrina dà un pugno al muro, furiosa, lasciando una scia di fuoco e fiamme. Se volesse potrebbe vomitare lava pura.

No, lei è una brava donna. Che dice, lei è un’ottima donna! Il miglior cavaliere che ci sia. Quindi non ha sventrato le sue amiche e il suo uomo con la sua spada, anche se lo desiderava ardentemente. No, ha deciso di lasciar correre. Li ha abbandonati al loro destino. Donne non più vergini divorziate che non troveranno mai più marito perché è risaputo che ricorrono all’adulterio. Rimarranno per sempre da sole, come stupide cagne.

Sabrina sputa per terra soddisfatta. La saliva incandescente scava un buco nella pietra.

Lei non fa nulla per vendicarsi, perché è Dio che ci pensa a punire i traditori e i peccatori. Sì, lei è perfetta. Lei rappresenta il sole, l’eccellenza, ed è per questo che le è stata donata la spada di Luigi XIV di Francia. Perché è la persona più vicina all’eccellenza e alla magnificenza che possa esistere in questo mondo.

La quattordicesima spada.

Sabrina apre una porta. Un uomo di mezz’età dalla pelle scura esamina pazientemente dei manufatti antichi su un tavolo a cui manca una gamba.

“Augustus!” Tuona Le Soleil “Augustus Petre, ho bisogno della tua consulenza.”

Le Bateleur si alza e si inchina di fronte al cavaliere più grande di questo mondo e universo.

“Tutto per lei, Le Soleil.”

Sabrina sbatte sul tavolo il diario. 

“Che diamine è questa cosa?”

Petre prende Le Menzogne Della Luna e sfoglia soavemente le pagine. “Interessante. Può sembrare assurdo ma non avrei mai sospettato che La Lune fosse un’adepta della Luna.”

“Spiegati. Di che stai parlando?”

Le Bateleur la guarda serio. “Gli adepti della Luna sono persone che venerano le menzogne, si basano sul fine che giustifica i mezzi. Il loro obiettivo è donare alla luna più anime possibili affinché, nel momento della loro morte, possano essere salvati. Allo stesso tempo, per loro mentire è un peccato gravissimo. Per questo ogni adepto tiene un diario. È un mezzo di espiazione. Trascrivono tutte le loro bugie per leggerle ogni notte e fare ammenda, si scusano alla propria anima per renderla sporca e peccatrice.”

Sabrina stringe i denti. “Quindi?”

“Quindi qualsiasi cosa ti abbia detto, ti ha mentito.”

La donna non dice altro. Prende il diario e se ne va, sbattendo forte la porta. E mentre cammina legge, e mentre legge si infuria sempre di più, e più si infuria più le viene voglia di distruggere tutto e piangere.

“Ho detto a un inquisitore che non sono un’adepta della luna.”

Cammina e ogni passo lascia un’impronta infuocata.

“Ho detto che non ho ucciso io mia madre e l’inquisitore.”

“Ho detto che non praticavo magia oscura.” 

“Ho detto che non praticavo magia oscura.”

“Ho detto che non praticavo magia oscura.”

Ogni passo un’impronta di fuoco e magma.

“Ho detto che era il padre dei miei bambini.”

“Ho detto che non praticavo magia oscura.”

“Ho detto che era il padre dei miei bambini.”

“Ho detto che era il padre dei miei bambini.”

“Ho detto che non sono stata io a ucciderli.”

“Ho detto che desideravo far del bene entrando a far parte dell’Oroboro.”

“Ho detto che catturo criminali solo perché erano ordini della chiesa.”

“Ho detto che non ricavo piacere nell’uccidere.”

“Ho detto a Sabrina che la ammiravo.”

“Ho detto a Sabrina che mi dispiace.”

“Ho detto a Sabrina che per poco non mi batteva.”

“Ho detto a Sabrina che le sarei stata fedele per sempre.”

Le Soleil incendia le porte della chiesa. Ogni panca brucia fino a consumarsi. Si inchina all’altare e urla “Dio! Signore onnipotente! Se sei davvero saggio e giusto, perché mi fai questo? Vendicami, vendicami come hai sempre fatto. Sono stanca di soffrire, sono stanca delle menzogne, l’unica verità che possiedo sei tu, mio Signore!”

E quando Sabrina alza lo sguardo, sorride. I suoi occhi stanchi, rabbiosi e pazzi vedono la luna dalla finestra. Una luna che sta bruciando. Sì, sì, sì, Dio la sta vendicando.

La Lune sta bruciando all’inferno.

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Capitolo 28
*** 10-1 ***


 

Ha smesso di piovere da un bel pezzo. La città è grigia ma il cielo è colorato, ha mille sfumature.

Due golem stanno caricando sulle spalle scatole piene di cianfrusaglie. L'Hermite si sta organizzando frettoloso per il trasloco. I quattro ragazzi invece osservano le creature fatte di roccia.

"Quello del vecchio è diverso dal tuo, Franzis." Dice Il Salvatore con il ciondolo di unghie di nix. Secondo lo stregone lo aiuterà a dirigere meglio le energie dell'acqua.

"È vero, il suo sembra.. più vecchio." Commenta Mikah mentre si avvicina a una delle due creature. Il primo, quello dello stregone, ha le spalle grosse e una piccola testa forata, da dove presumibilmente vede. Il suo ventre ampio è scavato per proteggere Franzis. L'altro è fatto di pietra bianca, come i capelli del suo vecchio padrone. È piegato in avanti come se gli dolesse la schiena, ha la vita sottile e una cresta sul grosso testone vuoto.

Sentendo il discorso, L'Hermite si ferma e interviene "Certo che sembra più vecchio. È mio. E gradirei che voi vi riferiste a me con Malcolm, e non con vecchio."

L'uomo viene totalmente eclissato e dimenticato.

"Cosa è successo contro La Lune?" Chiede Lewis.

Franzis si pulisce gli occhiali, stanco. "Siete stati massacrati da lei, ho rischiato di venir fatto a pezzi anche io. In quel momento ho conosciuto il vero significato della protezione e voglia di vivere, quindi ho evocato il golem."
"Sei riuscito ad arrivare al primo stadio, ragazzo." Dice Malcolm mentre dona al suo golem l'ultima scatola.

"Primo.. che?" Chiede Mikah.

Il vecchio sorride. "Sembra che vi debba spiegare davvero tante cose. Proseguiamo, condivideremo la stessa strada per un po' e in fondo abbiamo fatto un patto."

 

Diversi minuti dopo, i quattro più il vecchio si trovano in un carro trainato dal golem.

"Non potevamo semplicemente camminare?" Chiede Il Salvatore poco convinto.

"Abbi pietà per un povero vecchio" Esclama Malcolm.

Ma Mikah non si fa distrarre. "Parlaci di questo primo stadio. Sono incuriosito."

Il vecchio allora estrae un pacchetto di sigarette e se ne accende una.

"Non ci provare" Esclama Mikah "Odio chi fuma nella mia stessa stanza."

"Questa non è una stanza, ragazzo."

"Non m'importa. Non farlo o ti prendo a pugni."

Silenzio. L'Hermite posa il pacchetto di sigarette. "Vediamo.. gli stadi. È un precetto fondamentale da imparare per i guerrafondai. Ogni uomo ha un'affinità di partenza con il proprio elemento, ci siamo? Quello è lo stadio neutrale, base, non numerato. Si limita a farti star bene di fronte a un camino se sei del fuoco, o a farti adorare il mare se sei d'acqua. Piuttosto semplice, ce l'abbiamo tutti. L'affinità aumenta di molto quando si impara a utilizzare la magia. Più è alta l'affinità con l'elemento, più quest'ultimo ti permette di sfruttarlo. Il fenomeno si chiama affinità elementale, ma è chiamato anche fedeltà."

I quattro lo ascoltano con molta attenzione e senza interromperlo.

"E una volta arrivata all'affinità giusta l'elemento permette di usare un potere in più. L'affinità si basa su diversi sentimenti o sensazioni. Ad esempio, l'elemento terra rappresenta l'amore per la vita."

Mikah sghignazza. "Sembrerebbe una cosa da froci."

I suoi compagni lo perforano con il loro sguardo gelido e iroso. "Scusate." Si limita a dire dopodiché torna nel silenzio.

"A dire il vero ha senso." Dice Franzis "Ho avuto paura di morire e che voi moriste. Il mio desiderio di salvarvi, la mia voglia di vivere, ha permesso al golem di comparire."

"E gli altri elementi? Qual è lo stadio più alto che si possa raggiungere?" Chiede Lewis sempre più interessato.

"Non si sa." Si limita a dire Malcolm "Lo stadio più alto che io abbia mai visto è il fuoco, al terzo livello. Questo elemento si basa sull'orgoglio e la rabbia. Non ho mai saputo di altri elementi che abbiano mai superato il secondo livello. L'acqua si basa sull'umiltà e l'accettazione di sé stessi. E l'aria.. a esser sincero non lo so. Nessuno ha raggiunto nemmeno il primo stadio dell'aria. Conoscendo come funziona, dovrebbe essere contrapposto al sentimento di terra. Quindi bisognerebbe odiare la vita, o amare la morte. Ma non esiste nessuno capace di arrivare a odiare tanto il mondo per raggiungere l'affinità giusta."

Lewis deglutisce. Lui forse non è così lontano dal raggiungerlo allora. L'unica cosa che lo ferma è l'amore verso i suoi amici. Tutto qui.

L'Hermit ride. "Certo che è bello vedervi così, tutti insieme. Mi riporta indietro nel tempo, mi fa sentire veramente vecchio."

"Pensavo che le rughe, i capelli bianchi e la prostata gonfia come un melone te lo ricordassero abbastanza." Dice velenoso Mikah.

Malcolm, però, ha la strana capacità di ignorare ogni frecciatina che gli si lancia.

"Sapete, quaranta anni fa ho vissuto un'avventura splendida con tre guerrieri. Eravamo un quartetto bello forte, proprio come voi. In effetti, in qualche modo, voi ci somigliate parecchio. No, Franzis, non prenderla come un insulto. Il tempo cambia parecchio, soprattutto le esperienze. C'è da dire che dopo i sessanta anni ne hai abbastanza di fare il pacifico e cominci a fare un po' di testa tua."

Lo stregone non commenta.

"Il formidabile guerriero del fuoco. Si arrabbiava per tutto e non faceva che esasperarmi. Per fortuna la maga dell'acqua riusciva a calmarlo. Lo spadaccino d'aria invece non faceva che combinare casini, litigava con chiunque, era maleducato e ingrato.. ma in fondo era un bravo ragazzo. Per fortuna il vostro membro d'aria sembra tranquillo."

Lewis deglutisce e resta in silenzio.

"Ah, quelli sì che erano bei tempi. Ero veramente felice, nonostante il nostro compito ingrato. Poi c'è chi è sparito, chi si è sposato, e ci siamo allontanati tutti."

Ancora silenzio. "Hai figli?" Chiede Franzis.

"Sì, uno. È morto dieci anni fa. Aveva chiuso i rapporti con me da tempo. Non ho mai visto mio nipote. Ma devo ammetterlo, non posso biasimarlo: sono stato un padre tremendo. Spero solo di non esser stato l'unico a piangere sulla sua tomba."

"Mi piaci, Malcolm." Afferma Il Salvatore "Sembri un uomo di buon cuore. Non ho idea di come tu e Franzis vi siate conosciuti ma è stata una fortuna incontrarti proprio adesso."

Franzis esita, ma nessuno se ne accorge.

"A tal proposito ho una cosa da chiederti. Ormai è quasi passato un mese, e non facciamo che sognare cose strane. Questa maschera.. senza espressione ci guarda e ci parla. E si riferisce a noi come gli eroi. Hai mai sentito parlare di qualcosa del genere?"

"Una maschera.." Malcolm pare innervosito. "No, non ne ho idea."

"È ora che tu ci parli dei membri dell'oroboro." Afferma Franzis. I suoi tre compagni lo guardano incuriosito.

"E lui che ne sa dell'Oroboro?" Chiede Mikah.

"Capacità di cura elevate, posizione eretta e nervi saldi. Secondo me lui fa parte dell'Oroboro." Commenta Lewis "Anzi, direi che ha abbandonato l'esercito per.. la vecchiaia, giusto?"

"Abbiamo un piccolo genio qui." Risponde il vecchio.

Mikah e Il Salvatore si irrigidiscono. "Perché diamine un membro dell'Oroboro ci sta aiutando?"

"Rilassatevi, gente. Secondo la chiesa, L'Hermite è morto. In cambio di un piccolo tributo ci aiuterà a combattere contro l'oroboro." Dice Franzis.

"Tributo? Cosa intendi?" Chiede Mikah.

"Ve lo dirò più tardi." Conclude lo stregone. Malcolm sorride.

"Cominciamo con calma. So che volete andare a Romalo per salvare Cassandra, ma c'è altro. Più vi guardo più sono convinto: voi siete i veri eroi. Per questo motivo voi avete il dovere di fermare l'apocalisse."
Lewis deglutisce. "Ci risiamo."

"Certo che ci risiamo. È vostro dovere, dovete farlo. La santa sede è un edificio enorme ma privo di soldati. Ci saranno solo i Trionfi, i più grandi guerrieri dell'Oroboro, ad aspettarvi. E state sicuri che vi stanno aspettando e non vedono l'ora di sconfiggervi. Adesso vi elencherò ogni membro dell'Oroboro e vi suggerirò i loro punti deboli.."

Il sole e la luna si alzano nel cielo numerose volte. I quattro eroi e il vecchio condividono la strada e la conoscenza. Si allenano fino a sputare sangue per diventare sempre più forti.

Il senso di inquietudine si li avvolge. Diverse creature alate passeggiano nel cielo. Sembrano angeli che vogliono osservare il combattimento definitivo.

Franzis si sente strano quando vede quel vecchio L'Hermite. Dovrebbe essere disgustato da quella figura, quel pervertito che stava cercando di stuprare Cassandra.

Invece si sta affezionando. Ha un istinto paterno quasi naturale, come lui. Va molto d'accordo con Il Salvatore, non fa che accontentarlo, e bacchetta spesso Mikah per il suo comportamento inadeguato. Solo Lewis lo guarda da lontano, diffidente. Non riceve mai complimenti da quel vecchio. Come se fossero due estranei.

Le Pape è un mago d'acqua. Per lo più un curatore, non sa combattere ma è un esperto di teologia e sa serpeggiare tra le persone e manovrarle come se fossero burattini. Sembra una volpe più che una persona. E proprio per questo non combatterà mai in prima linea, forse non lo incontreranno mai come avversario.

I nemici peggiori saranno L'Empereur e Le Soleil. Sono veri guerrieri, fissati con la guerra e la lotta. Appena sapranno del loro arrivo cercheranno di combatterli subito. E sono forti, veramente forti. Il primo è un guerriero di tipo terra, che cercherà prima di vincere usando la scherma e poi le magie. Non è capace di usare le forze della natura, quindi Il Salvatore sarà capace di sconfiggerlo anche da solo, magari con l'aiuto di Lewis.

Il problema invece sarà Le Soleil, che è simile ma opposta a L'Empereur. Userà prima le magie di fuoco puro, e poi la lotta fisica. Il Salvatore dovrebbe scontrarsi con entrambi.

Successivamente sarà il turno di L'Amoreux. Lei è un tipo pericoloso. È una maga che utilizza la paura per vincere. Anche lei utilizza l'elemento terra ma paradossalmente dovrebbe combattere proprio contro uno stregone di terra. Franzis dovrà impiegare tutte le sue forze per intraprendere una lotta invisibile agli occhi estranei. Dovrà bloccare la terra, indurirla, e impedire che le magie della ragazza fuoriescano dal terreno. Allo stesso momento qualcuno dovrà sconfiggerla fisicamente. Dovrà essere tutto un gioco di squadra. È importante, però, che si tengano lontani da La Mort e Le Jujement.

Sono due esseri pazzi, fuori da ogni senno umano. Sono estremamente forti ma instabili, potrebbero persino non apparire. Ma nel caso succeda, bisognerà bloccarli e scappare. La loro forza non è paragonabile agli umani. Loro sono esenti dalla morte.

Ma ci sarà qualcuno dal quale non potranno scappare, e dovranno affrontare per forza. Si tratta di La Maison Dieu e Le Monde.

Il primo è un mago di fuoco. Terribile, potente, capace di arrivare al terzo livello di sintonia se non oltre. E il secondo è un guerriero d'aria. Per quanto non si sia mai visto arrivare nemmeno al primo livello di sintonia elementale, è un combattente nato. Padroneggia la sua tecnica con leggiadria e precisione, nessuno lo ha mai sconfitto. Secondo alcuni, lui è il vero guerriero.

Compare un'altra scatola, infine, proveniente da Cassandra, con un'altra lettera.

Franzis suda freddo. Le cose si stanno complicando. Anche Il Salvatore impallidisce quando legge ciò che ci è scritto.

Le Chariot, La Justice e La Temperanza incarcerati. Molto probabilmente verranno giustiziati e moriranno. La Temperanza non riesce più a usare la sua forza, e il ki è stato bloccato. Non riesce a ribellarsi.

L'esito del tribunale sarà rivelato dopodomani. Allora si saprà se dovranno essere giustiziati o meno.

Cassandra è rimasta senza alleati. Solo L'Imperatrice, ma è spesso impossibilitata perché deve fingere di essere controllata da un incantesimo.

"Avete fretta di andare, vero?" Chiede il vecchio.

"Sì, Malcolm. Ci dispiace doverti abbandonare presto." Commenta Franzis.

Il Salvatore quasi in lacrime lo abbraccia. "Ci mancherai vecchiaccio, ci mancherai. Voglio assaggiare di nuovo i tuoi involtini primavera con le radici di mandragora."

"Allora cerca di non farti uccidere. Se saremo tutti vivi te ne cucinerò ancora." Dopodiché il vecchio si rivolge allo stregone. "Credo che sia ora di riscuotere un certo pagamento."

Il Salvatore ancora attaccato al collo di Malcolm chiede "Quale pagamento?"

"Non vi piacerà."

 

Diverse ore dopo, Malcolm è seduto su un suo nuovo studio. Sono ore che non vede gli eroi e sente già la loro mancanza. Ma adesso è ora di lavorare a un progetto tutto suo. È da quando era piccolo che sta studiando la creazione degli homunculus. È ora di creare il suo nuovo capolavoro.

Prende la boccetta di Franzis e ne versa tutto in un contenitore. Dopodiché resta immobile, incuriosito. C'è effettivamente qualcosa che non va in quel ragazzo. Ogni volta che lo guarda.. sente una certa nostalgia. Prende un goccio del suo seme e procede con l'analisi del DNA.

E quel che vede, diversi minuti dopo, non è descrivibile.

Numerose gocce scivolano sul volto rugoso di Malcolm. Parte del codice genetico di Franzis è condiviso dal suo.

Franzis è il nipote che Malcolm non ha mai conosciuto. È figlio di suo figlio, e l'ha scoperto troppo tardi.

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Capitolo 29
*** 10-2 ***


 

"Capisco." Dice Cassandra "Non è semplice, ma avrei dovuto immaginare che fosse questo il modo di fermare le catastrofi."

Le Jujement sbava con quell'espressione incredula. "Peccato che hai bisogno di almeno un eroe per farcela."

"Già." Sussurra Cassandra "Vorrei che si trattasse di Franzis, ma non è così. Ora come ora ho bisogno di Mikah. Ma sappi che ho mandato una lettera a loro. Tra non molto arriveranno. Mi fido di loro, sono sicura che riusciranno arrivare entro domani o al massimo dopodomani."

"Lo spero per te." Risponde l'altro.

I due ormai sono giorni che si incontrano e speculano nella stanza di Le Jujement. Nessuno li disturba, nessuno vuole mai andare a trovare quell'uomo. Sono virtualmente isolati.

"Se tu incontrassi i quattro eroi, cosa faresti?" Chiede la strega.

"Cercherei di ucciderli, ovvio."

Cassandra storce il naso, infastidita. "Insomma, dopo tutto il tempo passato insieme non hai cambiato idea?"

"Assolutamente no. Sono nato per questa parte e devo recitare il mio copione, numero due."

La strega sospira. Non c'è proprio nulla da fare. È veramente sola in questo mondo.

E contro ogni aspettativa, la porta si apre.

Le Pape non ha il falso sorriso. È solo spaventato, molto spaventato.

"Cassandra, vieni con me."

L'ha chiamata per nome, questo è un grosso passo avanti. Il matrimonio funzionerà sicuramente.

"Stavo chiacchierando con Le Jujement, se non ti dispiace." Risponde lei.

"Non c'è tempo, vai in camera tua."

"Se hai intenzione di riprodurti con me come un vitellino appena svezzato allora no, preferisco aspettare questa sera."

L'espressione gelida di quell'uomo però le fa passare ogni voglia di scherzare.

"Vai in camera tua e fai le valigie. E fai in fretta."

La strega ancora incredula si alza e saluta il suo finto compagno. Dopodiché i due si apprestano a raggiungere la camera.

"Come mai dobbiamo andare? Cosa sta succedendo?"

"La catastrofe si abbatterà tra cinque o sei giorni su Romalo, dobbiamo fuggire prima." Dice l'uomo.

"Mi stai salvando la vita, molto premuroso."

"Lo sai che non m'importa veramente nulla di te. Ma ho bisogno di mia moglie, non c'è dubbio. Almeno fallo per te stessa, potrai salvarti la vita."

Cassandra si morde il labbro inferiore. Questo è vero, potrà salvarsi. Ma i suoi amici? Stanno per arrivare proprio a Romalo e si beccheranno la catastrofe in pieno. Ma se sono veramente i quattro eroi allora si salveranno

"Così hai intenzione di lasciare che i tuoi compagni muoiano?" Chiede la ragazza una volta entrata nella stanza.

"Certo. È quello che vogliono comunque. Stanno facendo sì che l'apocalisse si abbatta su questo mondo, e di conseguenza moriranno. Che differenza fa morire nella quarta catastrofe e morire tra le fiamme dei cavalieri dell'inferno? Nessuna. Muoviti."

Un paio di righe sul taccuino le permettono di preparare la valigia in meno di cinque minuti. Una valigia bella grossa.

"E tu perché vuoi salvarti?"

"Che domande sono? È normale voler vivere." Ringhia Le Pape.

"Senti.. come ti chiami?" Assurdo, non conosce nemmeno il nome del suo presunto marito.

"Chrio Mondo." Dice lui impassibile. "Andiamo?"

I due lasciano in tutta fretta la stanza e percorrono i corridoi.

"Senti, Chrio. Perché fai parte dell'Oroboro se non vuoi morire? Non ha senso."

I corridoi scorrono velocemente, come in un sogno. La fuga è confusa, frettolosa, sembra che nemmeno se ne stiano andando.

"Io e te siamo i candidati perfetti per far nascere i quattro eroi. Ho letto ripetutamente le sacre scritture, lo so che una volta che i guerrieri vinceranno contro i quattro cavalieri dell'apocalisse il mondo verrà distrutto, ma io non ci credo. Quelle scritture non hanno mai incontrato veramente gli eroi, insomma, cosa possono saperne! Non sarebbe la prima volta che un profeta viene confuso dal demonio."

"Interessante. Chrio Mondo ha paura e non ha fede." Cassandra sfoggia il sorriso più demoniaco che Le Pape abbia mai visto.

"Sono umano, del resto. E ho preso esattamente da mio padre. Anche lui la crede così, ha cercato di far nascere i quattro eroi. Sai, teoricamente dovrebbero essere quattro gemelli. E così è stato, ma non eravamo pronti. Sono l'unico bambino sopravvissuto, gli altri tre sono morti. Li hanno trovati con la faccia divorata, e io invece ridevo. Inquietante, vero?"

I due si lasciano alle spalle l'imponente costruzione sacra. Il cielo ormai è scuro, grigio, terribile.

"Quindi io secondo te dovrei partorire quattro gemelli? Hai visto il mio fisico, morirei sicuramente."

"Ti offendi se ti dico che non m'importa?" Chrio Mondo non sorride da un bel po'.

"Quindi teoricamente sei buono, vuoi salvare il mondo." Continua la strega.

"No, voglio salvarmi la pelle."

"Certo, ragionevole." Commenta sarcastica lei. "E tuo padre? Non vuoi salvarlo?"

"Certo che voglio salvarlo." Le vesti del ragazzo sono grigie e sporche. Non si è dato neanche la briga di cambiarsi. "Ma lui ha insistito che voleva restare, vuole parlare con i quattro eroi. Eppure è strano, secondo le previsioni dei maghi e dei saggi la quarta catastrofe sarebbe dovuta arrivare tra due mesi. La cosa mi fa imbestialire."

Cassandra si ferma. "Se tanto dovranno morire tutti, potresti dire che Le Chariot, La Justice e La Temperanza sono in realtà innocenti?"

Le Pape le prende il braccio e la costringe a continuare a camminare. "No, non posso. Non avevo veramente intenzione di testimoniare contro di loro. In fondo Le Diable era un mio nemico. Faceva parte del gruppo dell'Oroboro che cerca avida la morte e l'apocalisse. È un bene che sia morto. Però mi hanno costretto. Se non avessi testimoniato contro di lui avrebbero sbandierato ai quattro venti i miei segreti, tra cui il fatto che io non cerchi veramente la fine del mondo ma il contrario."

I due si addentrano nella città di Romalo che circonda, docilmente, lo stato del vaticano. Le Pape sembra ricordare alla perfezione ogni strada e per distogliere ogni sguardo inconveniente ha scelto di percorrere la fetta di città abbandonata. Nel cielo sempre più uomini alati si stanno radunando, con armi e trombe, per osservare ciò che sta arrivando.

"Cosa? Qualcuno che ti mette in scacco così facilmente? Si può sapere chi diamine ti sta ricattando?"

Le Pape lancia uno sguardo spaventato a Cassandra.

"Dovresti conoscerlo bene. È stato il Generale. Quel bastardo è al di fuori di ogni piano dell'Oroboro, non capisco cosa voglia. Ed è ancora più bastardo perché avrebbe dovuto evitare proprio me, che sono il figlio del Papa, e invece è stato capace di incastrarmi. È un genio, non avrei mai dovuto fidarmi di lui. Più volte ha tentato di fregarmi."

La strega si morde le labbra nervosa. Quindi anche lui è a conoscenza della vera identità del Generale. Eppure..

"Non puoi dire il suo nome."

"Esatto. Sono nella tua stessa situazione, con la differenza che mi trovo in una posizione molto delicata. Rischierei la morte se si venissero a sapere i miei segreti. Allo stesso tempo lui vuole evitare che si venga a conoscenza della sua identità. Nessuno a parte noi vuole venirne a conoscenza, quindi una volta eliminati Le Chariot e La Justice risolverebbe ogni problema."

I due corrono stringendosi la mano. Prima era lui a tirare per il braccio lei. Adesso se la stringono e corrono insieme. Che strano il destino, come è infausto. E la cosa peggiore è che lei ha aspettato tanto che Franzis venisse a liberarla. E adesso si sta allontanando sempre di più. Come se non potessero mai vedersi. Il destino. È veramente il destino?

Un'ombra li supera rapidamente. I due si bloccano spaventati.

"Cos'era? Cos'è quest'energia?" Chiede Cassandra spaventata. Ma lo scopre presto. Un'enorme creatura alata si poggia di fronte a loro due. Un drago bianco dalle vene pulsanti rosse respira pesantemente, apatico. Alto diversi metri, non è neanche uno dei più grandi draghi che Le Pape abbia mai visto.

"Com'è possibile che.." Continua a chiedere Cassandra, ma Chrio alza una mano per zittirla.

"Quella creatura non è giunta qui per caso, donna. Ce l'ha mandata qualcuno contro."

Il drago senza preavviso sputa fiamme bianche. Un vero e proprio lanciafiamme che rischiara l'intero quartiere. Le Pape richiama la forza del ghiaccio per creare uno scudo impenetrabile. Un guerriero forte d'acqua sarebbe stato colpito dalle fiamme. Una strega abile come Theresa sarebbe riuscita a difendersi, ma il suo scudo si sarebbe sciolto in ogni caso.

Invece il ghiaccio evocato da Chrio è ancora presente, duro, impenetrabile, imponente. La creatura avversaria ruggisce e si getta in avanti.

Le Pape afferra il braccio di Cassandra e con un pizzico di energia magica crea dei piatti d'acqua sotto i loro piedi che sgusciano lontani e veloci, come dei pattini comandati a distanza. E schivano abilmente il colpo.

Cassandra estrae dalla borsa un diario. Ha cominciato a scriverlo recentemente, apposta per eventi come questi. Sulle pagine sono trascritti centinaia di incantesimi per ogni evenienza. Poggia la mano sulla settima pagina. Catene d'acciaio rovente si avvinghiano sul mio nemico bloccandolo e ferendolo. In un attimo la strega si rende conto del madornale errore. Ha scritto nemico. È ovvio che non può scrivere incantesimi precisi a distanza di giorni. Questo vuol dire che le catene potrebbero avvolgere qualunque suo nemico.

Ma contro ogni aspettativa, le catene appaiono magicamente e si avvolgono attorno al drago. Cassandra tira un sospiro di sollievo.

"Ottimo lavoro, donna." Esclama Chrio. Ora che il drago avversario è bloccato, può procedere con uno dei suoi incantesimi più efficaci. Lo ha studiato a fondo. Lo usava per torturare le sue vittime. La conoscenza dell'anatomia umana gli permetteva di ferire senza uccidere. Ma adesso è diverso.

Le Pape schiocca le dita e sorride, torna a sorridere falsamente. Il corpo del drago comincia a gonfiarsi sempre di più. La creatura ruggisce e poi guaisce, disperato, sofferente. Un enorme iceberg spunta dal suo corpo, lacerando ogni brandello di carne e squame.

"Donna, scrivi su quel taccuino ciò che dico io: dal terreno emergeranno obelischi di ghiaccio che penetreranno le carni dei draghi che volano nei cieli e li impaleranno."

Incredibile. È riuscito a comprendere perfettamente come funziona la sua magia in così poco tempo. Forse per un novellino non sarebbe comunque facile utilizzare questo tipo di incantesimi, ma almeno ha compreso la funzione. Ma soprattutto.. di quali draghi parla?
"Aspetta ad attivare l'incantesimo." Continua lui. "Aspetta il mio ordine."

La strega però non ha ancora finito di scrivere, quindi non è veramente un problema.

La tensione è alle stelle. Il drago è crollato per terra, gocciolante d'acqua e sangue. Vederlo fa veramente schifo. Ora il silenzio è sovrano.

Molti angeli, bianchi come la luce, sono atterrati sui tetti dei palazzi abbandonati di Romalo e osservano la scena con interesse. Si sentono così.. superiori agli umani. Come se le loro battaglie non gli riguardassero veramente.

E finalmente eccoli. Altri dieci draghi furiosi sfrecciano nel cielo e arrivano in picchiata. Delle persone normali verrebbero uccise in pochi secondi.

I draghi sputano raggi bianchi che distruggono palazzi e case. Ma quando toccano i due ragazzi, Chrio riesce a difendersi abilmente evocando altri scudi.

"Ora, usa quell'incantesimo!"

Cassandra obbedisce. Tocca il diario e attiva la magia. Dal terreno grossi spuntano pilastri di ghiaccio, anch'essi bianchi come la luce, che impalano i draghi. Ma, sarà che ha scritto male l'incantesimo, sarà che non si aspettava che i draghi fossero così grandi, i pilastri sono troppo sottili e non riescono a ucciderli con un solo colpo. Ma non è un problema per Chrio. Non voleva ucciderli così. Pilastri di ghiaccio, pilastri fatti del suo elemento. Con un'ondata di energia magica ordina ai pilastri di ingigantirsi.

Così i draghi, impalati da i pilastri, scoppiano come palloncini di carne e sangue. In pochi secondi i due ragazzi vengono ricoperti da una pioggia di sangue e pelle di drago.

"Non capisco, Chrio. Che diamine sono questi draghi?"

"Sono evocazioni, donna. Evocazioni di Le Monde." Risponde il ragazzo.

"Esattamente. Sappi, però, che non stavo cercando di ucciderti. Ero solo curioso di vedere com'erano messi i tuoi poteri." Dice qualcuno. Tra i cadaveri di drago appare un ragazzo non molto più anziano di loro. Ha i capelli bianchi e un vestito da spadaccino bianco. È Le Monde. Il vero guerriero, lui non ha bisogno di armatura, non ha bisogno di protezione.

È così forte che i draghi si sono chinati al suo cospetto e hanno deciso di seguirlo a ogni costo.

Lui potrebbe veramente essere l'eroe.

"Che diamine vuoi da me, Le Monde?" Chiede Chrio, con il suo bel sorriso finto.

Cassandra è.. affascinata da quel ragazzo albino. È perfetto, bellissimo, avvolto da un'aura stupenda di potenza e bellezza.

"Volevo solo sapere perché te ne stai andando."

"Come se tu non lo sapessi. Andiamo, levati di torno che ho una fanciulla da salvare."

Le Monde ride con la sua voce perfetta e cristallina. "Non mascherare i tuoi falsi ed egoistici propositi per cavalleria."

"Mentre tu sì che sei cavalleresco. Vuoi impedirmi di fuggire, vero?"

E il ragazzo sorride. "Non proprio. Domani ci sarà il processo per i tre ragazzi che hai fatto arrestare. C'è bisogno della tua testimonianza, e tu stai scappando. Il processo non potrà tenersi senza di te. A meno che.."

"A meno che non deleghi la testimonianza a te, vero?"

"Esatto."

Cassandra confusa guarda Chrio. "Che significa?"

"Che le sorti dei tuoi amici ora dipendono da lui. Potrebbero salvarsi.. o potrebbero subire una sorte ancor peggiore della pena di morte."

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Capitolo 30
*** 10-3 ***


 

È finita. Nessuno è più andato a trovare i prigionieri da ormai una settimana. Per Cassandra è chiaro: glielo stanno impedendo. Ma gli altri? Flynn ha fatto comunque amicizia con tutti loro. Ma non si è fatto sentire nessuno. Neanche il papa stesso, che si fidava tanto di lui e gli ha dato un compito preciso. A nessuno importa davvero se ha ragione o no, a nessuno frega nulla della giustizia.

Questo processo è una vera e propria farsa.

Che disperazione. Flynn non ha idea di chi possa essere il Generale. Lo hanno fregato, ha bisogno di parlare con gli altri tronfi, deve capire chi diamine è, qual è il segreto che si cela dietro quell'uomo e riscattarsi, e vivere.

Invece è solo, solo con quelle due persone assonnate che non mangiano da una settimana. Sono degli uomini morti che camminano, questo è tutto.

Flynn si appoggia contro il muro, disperato. È finita. Mai possibile che sia veramente finita? Dopo tre ore, venti soldati raggiungono la cella, accompagnati da La Maison Dieu.

“È l’ora. Il processo è pronto, venite con noi senza ribellarvi o usare la forza, né fisica né magica.”

I tre ragazzi si fanno ammanettare, dopodiché vengono scortati nella piazza. Un pubblico composto da soli vecchi barbuti e i Trionfi è seduto, strepitante. I tre vengono portati su un palco. Del cardinale non c’è traccia, nemmeno di Le Pape.

Le Monde, sorridente, estrae una pergamena e la passa a La Maison Dieu. Questo la legge. “Dopo aver investigato accuratamente sul caso, e cercato tutti i testimoni possibili, e aver discusso il caso con i più anziani, abbiamo deciso il decreto finale. Flynn O’Connor, ex Le Chariot. Enya O’Sullivan, ex La Justice e La Temperanza, monaco di Venexia. Siete reputati colpevoli di omicidio colposo ai danni di Laurence De Blanche, all’Oroboro chiamato Le Diable, e di cospirazione contro sua santità e tutto il reggimento dell’Oroboro. Sarà eseguita su di voi la pena di morte.”

In quel palco non ci sono amici. Solo nemici. Non c’è Cassandra, non c’è il cardinale. Non c’è Il Salvatore. Non ci sono né Lennon O’Connor, né Evans O’Sullivan. Solo nemici.

“È una bufala!” Urla Flynn “È una farsa, e lo sapete tutti benissimo!”

Le Soleil giunge alle loro spalle, con l’armatura dorata. Li costringe a piegarsi ed estrae la sua lunga spada altrettanto dorata.

“Lo sanno tutti che è una farsa. Il problema è questo. Chiudi gli occhi, Le Chariot, ti farà meno male.”

Flynn O’connor, il guerriero dotato di alabarda che veniva chiamato Il Lupo per la sua forza, ferocia coraggio è in ginocchio su di un palco pieno di nemici. Le Chariot, simbolo del carro, rappresenta la forza e la volontà di raggiungere gli obiettivi, di andare in avanti e avere successo nella vita. Era il destino di Flynn.

No, non può finire così. Lui è un guerriero, il guerriero del fuoco. È destinato a vincere, a essere forte, a salvare tutti. Da qualche parte, nella sua anima, si risveglia qualcosa. La forza magica gli torna, più potente di prima. Flynn apre gli occhi, pronto a combattere come un lupo.

La lama cade sul suo collo, tagliandoglielo di netto. La testa di Flynn cade a terra.

Enya urla, terrorizzata, dopodiché scoppia a piangere. Le Soleil le poggia una mano sulla bocca, per zittirla.

“Tranquilla, La Justice. Adesso tocca a te, non sentirai dolore.” Dice la guerriera. Ma qualcosa la colpisce. Un tronco d’albero emerge dal palco. Un altro tronco, piatto di punta, spunta sotto i piedi di Enya e La Temperanza, portandoli lontano, in alto. Quattro guerrieri arrivano, con le armi sguainate. Lewis richiama le energie dell’aria, e delle bolle d’aria sfrecciano sui piedi dei prigionieri, portandoli direttamente a loro. Enya crolla a terra, piangente. La Temperanza la stringe forte.

“Siete dei cazzo di assassini! Meritereste tutti la morte.” Urla Mikah, in preda alla rabbia. È così arrabbiato che neanche si piega in due quando la pietra gli ruba l’energia.

Tutti i membri dell’Oroboro estraggono le armi, pronti a combattere.

“Neanche per sogno, ragazzi.” Commenta Franzis. Richiama le energie di terra, e il pavimento su cui si trovano comincia a muoversi, veloce come un cavallo. Si allontanano immediatamente dai nemici, fino a trovarsi in una zona sicura.

“No! No, Flynn, lo avete abbandonato lì!” Urla Enya.

“Stai calma, rilassati.” Continua La Temperanza, mentre guarda Il Salvatore. Sembra cresciuto, più forte. E cos’ha in mano? No, ha un’arma. Uno spadone. Questo non va affatto bene.

“Che siete venuti a fare qui?” Chiede il monaco.

“Dobbiamo salvare Cassandra, e impedire che si abbatta l’inferno su questa terra.” Dice Il Salvatore.

“Non così in fretta.” Dice una voce. Una ragazza atterra soave di fronte a loro.

“L’Amoreux è qui, per fermarvi.”

Il Salvatore le si piazza contro, estraendo l’arma. “Neanche per idea, donna. Ragazzi, andate, ce la farò da solo.” Centinaia di colonne li circondano, formando un ring ideale. Sembrano tombe, tombe terribili. E quella ragazza, anch'essa terribile, sembra appartenere a quelle tombe come se lei stessa fosse un morto.

“Sei pazzo?” Chiede Franzis, in ansia.

“Sono un eroe.” Il Salvatore sorride. “Devi convincere il cardinale a non ucciderci. Se riuscirai, eviteremo quintali di combattimenti. Ma più perdiamo tempo, più dovremo combatterne. Quindi vai!”

Franzis decide che non c’è tempo da perdere. Richiamando ancora le energie magiche, sposta un’altra zolla di terra e il gruppo intero si avvicina pericolosamente al vaticano. Nel tragitto, si intravede Le Soleil che giunge contro di loro, brandendo la spada.

“Brutta stronza! Hai ucciso Flynn!” Enya si getta dalla zolla in movimento, gettandosi contro l’avversario. I ragazzi esitano. “Vado io” Dice Mikah. “Non mettetevi nei guai.” Dopodiché si getta anche lui. Sono rimasti solo in tre. La Temperanza fa strada verso le stanze di Cassandra, ma nel grosso atrio vengono interrotti da qualcuno.

“Non l’avrete vinta, non porterete qui l’apocalisse!” Urla un uomo. La Temperanza lo riconosce come L’Empereur. "Venite qui, bastardi, affrontatemi!"

“Oh, so che sto per dire una cazzata. Essere in vantaggio numerico è la cosa più importante e.. no! Andate avanti voi, Cassandra è qui vicina. Quando l’avrete salvata dovete tornare qui, ma fate presto!”

Franzis non se lo lascia ripetere ancora. Schizza verso le scale, e con La Temperanza le sale sperando di fare prima possibile. Una volta saliti, arrivano all’enorme corridoio circolare. Qualcuno li aspetta. Le Pendu, il ragazzo dai pantaloni scozzesi, mantiene la sua mazza ferrata.

“Fossi in voi non andrei lì.”

La Temperanza si para in avanti. “Franzis, continua per il corridoio. È la settima porta a destra, corri!”

Lo stregone comincia a correre senza guardarsi indietro. Infine arriva alla porta.

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Capitolo 31
*** 11-1 ***


 


L’Amoreux, una ragazza apparentemente giovane, indossa un’aderente armatura di cuoio. Come spalliera destra ha un teschio, finemente curato e levigato. La ragazza ha i capelli neri come la morte, e in mano tiene due spade corte d’osso. 
“I tuoi amici sono riusciti a fuggire in tempo, monaco. Dovrò farti fuori io.”
“Non posso permettertelo, mi dispiace.”
“Oh, sei così bello, così.. perfetto.” Dice l’Amoreux. Il monaco crede di non aver capito.
“Mio piccolo angelo..” continua la ragazza “Fatti uccidere!” Urla improvvisamente. Scatta in avanti sferrando un colpo micidiale con la spada d’osso. Il Salvatore alza lo spadone per difendersi. Il colpo viene parato, ma la spada d’osso improvvisamente si piega e cerca di lacerare il monaco.
Il Salvatore balza all’indietro urlando. “Ma che cazzo è?”
“È parte del femore del mio fidanzato. Non ti piace?”
“Ho capito, ho capito. Sei una pazza che si innamora facilmente dei ragazzi, li uccide, prende le loro ossa e li usa come armi. Ma quello era un femore! I femori non si muovono!”
La ragazza lecca il filo della lama d’osso. “I miei amori fanno quel che mi pare.”
“No, stammi lontana, seriamente, mi fai ribrezzo. Ti prego, vai via.” 
La ragazza invece fa un passo avanti, lussuriosa. “E invece mi avvicino quanto voglio, caro mio.”
Calcio del drago, lascia che la forza dell'acqua guidi il tuo piede e si schianti con tutta la sua forza. L’Amoreux schiva il colpo abilmente. Il Salvatore continua ad attaccare con forza. La ragazza schiva, scarta ed evita i colpi con un movimento macchinoso, inquietante. Dopodiché salta addosso al monaco, abbracciando stretto il suo corpo.
“Ah, no, via! Via! Mi fai schifo, vai via!”
La ragazza sorride. Dalle tasche del suo vestito emergono quattro mani scheletriche che camminano come ragni e conficcano le loro zampe nel suo corpo. Il Salvatore urla dal dolore. 
Ogni falange si spacca ed entra nel suo corpo, sotto la sua pelle. Il monaco cade a terra e rotola urlando. È fastidioso, ma soprattutto doloroso. Le falangi scavano nella sua pelle come luridi insetti. Tecnica dell'esplosione, la fuga dei draghi. Dal corpo di Il Salvatore fuoriesce una quantità abominevole d'acqua, una vera e propria esplosione dall'interno. Il monaco tossisce e vomita acqua, dopodiché si rialza e afferra la spada.
Richiamo dei draghi. Lascia che l'acqua si risvegli e ti aiuti, che diventi tua alleata, che ammiri la tua forza e sia pronta a onorarla divorando i tuoi nemici. L'umidità e le pozzanghere del terreno si riuniscono per diventare un'entità pronta a combattere e fagocitare gli avversari. Il drago d’acqua si fionda contro la ragazza inquietante, ma quest’ultima evoca una leggera e debole magia di terra. Il drago d’acqua si appesantisce, diventa di fango e crolla per terra morente.
“Oh, per giunta sei dell’elemento terra. Fantastico.” Ansima Il Salvatore. E intanto pensa. Perché sta riuscendo a fargli così tanto del male? Solitamente bastano tre, massimo quattro mosse dell’avversario per comprendere come funziona il suo stile di combattimento e quindi elaborare una tattica. Ma le mosse di quella ragazza sono stravaganti, incredibili, cambiano continuamente come se si scervellasse per trovare un modo per essere imprevedibile. Certo, probabilmente è questa la sua tattica. Basta vedere la sua arma e il suo modo di parlare. Cerca di confondere Il Salvatore comportandosi in modo stupido.
“Vieni da me, amoooore.” Dice lei. Interpretiamolo in un altro modo. Quella frase significa ‘abbi paura di me, allontanati o ti farò del male’. È come un gatto che soffia in realtà. E cerca di metterlo sulla difensiva. Perché?
Il Salvatore sferra un fendente orizzontale. La ragazza non se lo aspetta e prova a parare il colpo. La differenza di forza è enorme: L’Amoreux si sposta di qualche centimetro per l’impatto. Adesso cercherà ancora di stupirlo. La spada con cui para l’attacco comincia a muoversi come un insetto. Ma questa volta Il Salvatore non si metterà sulla difensiva. Mena un altro fendente, ma la ragazza lo schiva saltando e arrivando alle sue spalle. Il monaco non spreca neanche un secondo, continua ad attaccare. Ecco svelato il suo punto debole: non è capace di difendersi contro un’arma della sua taglia. L’unico modo per colpirla efficacemente è uno. 
“Per te è finita, mocciosa!” 
Parte il colpo verticale, dall’alto verso in basso. L’Amoreux schiva perfettamente l’attacco. Ma non è finita qui. La mano secondaria di Il Salvatore sposta il pomolo della spada come se fosse una leva, e l’altra mano dirige il colpo. Ha simulato un attacco per cambiarlo all’ultimo secondo: è una finta. Da verticale il colpo diventa improvvisamente orizzontale e la colpisce. Si sente un sonoro rumore di ossa frantumate. 
L’Amoreux viene sbalzata in aria ma poi atterra, incolume. Un’enorme scheletro la ha avvolta e ha protetto il suo corpo con la cassa toracica. Le ossa non si sono rotte, però. 
“Sei troppo debole, non mi farai mai nulla!” Urla la ragazza, trionfante. “I miei ex fidanzati non sono solo nella mia borsa, o nelle mie tasche, ma anche sotto terra o nascosti nell’ombra. Appariranno dove vorrò, e la loro forza è proporzionale all’amore che provarono per me. E indirettamente proporzionale alla tua forza.” 
Il Salvatore riparte all’attacco. Compie un’altra finta, che la ragazza schiva. Finta di tre mosse, e la terza la colpisce. Ma un altro scheletro, una sua vecchia fiamma, para il colpo. Senza subire neanche un graffio.
Il monaco ansima. Allora la difesa non era veramente un problema. Sa parare perfettamente con quei cazzo di incantesimi della morte. Allora perché si comportava così? È semplicemente pazza? Il Salvatore tira un sospiro, dopodiché sorride sprizzante di entusiasmo. 
L’Amoreux alza le sopracciglia, incuriosita. “Non hai paura? Perché sei.. felice?”
“Perché questa è diventata finalmente una sfida decente.” Sorride Il Salvatore. “Hai detto che sono troppo debole? Vediamo così!” 
Richiama il suo ki attorno l’arma, che viene circondata da una spessa patina di energia. Sembra essere la lama spirituale, tecnica che usava con il remo. Ma è diversa, è molto più palpabile, forte, vivida. Come una lama spirituale più forte. Forse il ciondolo di Franzis funziona davvero. Alla combinazione di colpi successiva, la spada intrisa di forza spirituale riesce a spaccare le costole dello scheletro di L’Amoreux. Quest’ultima pare sconvolta.
“Alla prossima non ci andrò così leggero. Le ossa che si romperanno saranno le tue!” Dice Il Salvatore, dopodiché si fionda contro di lei. Ma la combinazione di colpi non porta a nulla.
“Sei diventato più forte? Bene, sii più forte. Ma allo stesso tempo sei più lento di me. Non puoi battermi.”
Il Salvatore continua a combattere, questa volta provando a essere più veloce e forte possibile. Ma non c’è verso di colpirla. La ragazza è sempre più agile. Al terzo tentativo di attaccarla, L’Amoreux evoca un teschio che si schianta contro l’avversario.
Il Salvatore schiva e ansima. E sorride. 
“Vuoi che sia più veloce? E sia.”
Combinazione di tecnica. Calcio del drago, lascia che la forza dell'acqua guidi il tuo piede e si schianti con tutta la sua forza. No, non è questa. È diversa, è nuova. Lama del drago, lascia che la velocità dei fiumi guidi la tua lama e distrugga tutto ciò che incontra.
Il colpo è così veloce e così forte che L’Amoreux neanche si accorge di essere colpita. Semplicemente vola via, e basta, senza più un braccio. 
La spada è diversa. Non è più lo spadone di prima. L’unione tra la lama spirituale e la lama del drago ha creato un’arma nuova, completamente diversa.
“Altachiara.” Dice il monaco, senza neanche rendersi conto. Ha raggiunto il primo stadio dell'acqua. Il colpo successivo è un fulmine idrico, un fiume che si schianta come una cascata. L’Amoreux riesce a parare il colpo all’ultimo secondo, ma la spada si spezza.
“Ora basta, basta, basta!! Tu dovresti morire, e morirai adesso.”
Il Salvatore sorride. “Sferra il tuo ultimo colpo. Divertimi, voglio divertirmi. Fai presto.”
Il terreno trema, e si apre in due. “Arge, colpiscilo!” 
Dalla voragine creata emerge qualcosa. Sembra una sfera bianca dalle sfumature gialle. Ma pian piano il monaco si rende conto di che diamine sta succedendo. La ragazza ha evocato uno scheletro di dimensioni titaniche. Grande due, o tre palazzi, chi lo sa. Sulla fronte c’è un solo buco, è lo scheletro di un ciclope. Arge emerge fino al busto e mantiene una lunga clava di osso. Solo la larghezza della clava è lunga più di tre metri. 
“Così mi piace!” Urla Il Salvatore. Arge lentamente afferra la clava e lo colpisce. L’ira di un colosso che punisce gli umani. Il monaco alza lo spadone e para il colpo. Sì, ci riesce, viene spinto di diverse decine di metri all’indietro, ma ci riesce. Le nuvole di polvere si alzano e lui sorride. Un colpo alla clava e questa si riempie di crepe.
Un altro colpo, e questa sta per spezzarsi. Ma il ciclope gli dà uno schiaffo, che lo fa rotolare diversi metri per terra.
“Accidenti. Non devo farmi colpire.” Dice il monaco. Ma una pressione fin troppo elevata gli fa sputare del sangue. Arge non è solo un semplice scheletro gigante. È un ammasso di energie negative, che struggono l’avversario. Ogni colpo infligge danno anche all’anima, e lo trasporta sempre di più verso la morte. 
Ma il monaco non si dà per vinto. Corre in avanti a una velocità allucinante. Passo del fiume, l’acqua ti porterà ovunque vorrai se lo desideri. Una tecnica presa in prestito dalle bolle d’aria di Lewis. Quando è abbastanza vicino, Il Salvatore attacca. E gli attacchi sono veloci, bestiali, inimmaginabili. La nuova arma del monaco, l’Altachiara, gli dona più forza, più velocità. Come un dio sceso in terra, colpisce ovunque il titanico scheletro, che si rompe in mille pezzi.
“No, non è così che deve andare! Bronte, Stereope, avanti!” 
La situazione si fa delirante. Altri due titanici scheletri emergono dal terreno. Uno con un’ascia, l’altro con una spada. E tempestano di colpi il nemico. Il Salvatore riesce a schivare a stento tutti i colpi.
Mena un fendente alla costola di Bronte, il ciclope con l’ascia, e questa si rompe. Ma subito dopo viene colpito dallo spadone di Stereope. Una volta a terra il monaco cerca di resistere all’impulso di vomitare. Salta in alto, aiutandosi con la tecnica del Passo del fiume. Stringe la spada e colpisce il teschio di Stereope. Il teschio si rompe, ma il titano non muore. Bronte colpisce il monaco con l’ascia, un fendente verticale lo schianta per terra.
Il Salvatore riesce a non morire schiacciato creando una spessa armatura di Ki. Ma non è sufficiente. Il monaco comincia a vomitare, e trema per gli spasmi.
“Finalmente, finalmente! Ma non posso fidarmi di una persona come te.” Non può perché una persona innamorata non si fida mai. Non esiste fiducia nell'amore. No, devi stare lì a osservare il tuo fidanzato ogni secondo. Ma per forza, perché potrebbe tradirti in ogni momento. L'amore potrebbe sparire. A meno che non muoia. I morti amano per sempre, questo è sicuro. L'Amoreux sorride. È molto bello essere innamorati di un eroe. Insomma, basta guardarlo. È palesemente un eroe. Con quei suoi bei muscoli e bel visino. Ma c'è un problema. Gli eroi tendono a non voler mai morire. Bisogna obbligarli. “Caronte, trasportalo nel mondo dei morti.”
Cala il silenzio. Un altro scheletro, questa volta di dimensioni umane, emerge dalla terra su di un’enorme barca. Caronte, i traghettatore dei morti, alza la sua falce. E la ragazza sorride ancora di più. Gli eroi tendono a voler vivere, ma tutti muoiono. Tutti, nessuno escluso. Persino Dio. Ed è Caronte, il suo fidato amico, il suo potente alleato, il suo segreto amante, ad aiutarla. Una volta colpito l’avversario, questo non potrà più fuggire. Sarà costretto a restare nella barca finché non verrà portato agli inferi. E Il Salvatore non riesce a scappare. Vomita, vomita persino l’anima. Lo spadone torna alla sua normalità, perdendo ogni potere. 
La falce colpisce. A vuoto. Qualcuno è apparso e rapidamente ha portato in salvo il ragazzo. È una donna, dal volto pieno di cicatrici. Estremamente veloce e forte.
“Adesso basta, L’Amoreux. Stai esagerando. Lo sai che è un candidato a essere uno degli eroi?” Dice la donna. Il leone dietro ruggisce.
“È proprio per questo motivo che lo voglio morto. Fammelo uccidere, o dovrò uccidere anche te!” Risponde la ragazza.
“Questo è un chiaro segno di opposizione al volere di sua santità! Arrenditi subito, richiama i tuoi scheletri, o dovrò ucciderti.”
“Provaci!” Bronte cala l’ascia imponente, contro la guerriera. Quest’ultima alza il suo randello e para l’attacco, come se dovesse difendersi da una piuma. E con un rapido colpo spezza l’ascia in mille pezzi, che cadono come se fosse pioggia.
“L’hai voluto tu, L’Amoreux. Preparati a morire, in nome della chiesa!”
Colére corre in avanti e assale l’altro ciclope. Le sue zampe e le sue fauci si illuminano, come irradiate da una luce sacra. Un morso spezza l’osso del braccio di Stereope. Scende dal braccio e salta verso il suo collo, cercando di sgozzare una persona senza trachea. 
Intanto La Force, con un piede su Il Salvatore per tenerlo salvo, combatte tranquillamente usando il suo randello. Para un colpo della mano di Bronte. E subito dopo para il colpo di falce di Caronte.
Stereope cade per terra, decapitato dai morsi del leone. Un colpo ben assestato alla mano di Bronte gli fa esplodere il braccio.
Nella confusione spunta L’Amoreux, che cerca di colpirla con la lama d’osso. La Force para il colpo facilmente. Ma si rende conto troppo tardi che è stata assalita per un altro motivo. Dal braccio di L’Amoreux appaiono centinaia di braccia scheletriche che la immobilizzano. Anche dal pavimento succede la stessa cosa. E Caronte la colpisce con la falce.
La Force cade a terra e muore immediatamente. Silenzio. Pausa. Il leone sembra non volerci credere. Ruggendo, Colére salta addosso a Caronte, ma viene colpito anche lui. E muore. Il Salvatore ormai è svenuto, potrà esser ucciso tranquillamente dalla sua amata. Lo scheletro scende dal traghetto e con pazienza e difficoltà porta via i due corpi. Caronte accarezza la pelliccia del leone, dopodiché afferra il lungo remo e la barca torna negli abissi, e tutto torna alla normalità.
Restano solo L’Amoreux e Il Salvatore, che fatica a essere cosciente.
“È finita. Morirai anche tu. Non devi prendertela, però. È normale morire, è la cosa più normale del mondo. Le persone hanno fatto progressi, c'è gente che è riuscita a vivere per più di novecento anni. E poi è morta. Perché, vedi, nessuno può sconfiggere la morte. È la nostra sicurezza. Possiamo contare solo su quello. Ogni cosa con la morte diventa eterna, caro mio.”
E in lontananza si sente un urlo. Un urlo femminile. Non di dolore, ma di rabbia. Della rabbia e della determinazione più pura in assoluto. Il terreno si squarcia di nuovo, e qualcosa sale furiosa. È La Force, in groppa al leone. In mano mantiene la testa di Caronte, staccata di netto.
“Nessuno uccide La Force! La Force è il simbolo di forza, forza di volontà, forza di essere vivi!” 
Il leone diventa completamente bianco e muta forma. Diventa una mazza bianca e dorata, bellissima, luccicante. La Force cade dall’alto del cielo e sferra il colpo più forte che può sferrare. 
“Clava di Ercole!”
La clava colpisce L’Amoreux. La forza è così grande, spropositata, da provocare un terremoto, da creare un cratere profondo decine di metri, e largo il doppio.  Ogni colonna nel raggio di chilometri si spezza e cade. Di L’Amoreux non resta assolutamente traccia, solo un pugno d’ossa. 
La Clava di Ercole torna a essere Colére, il leone. La Force prende in braccio Il Salvatore e lo poggia sul dorso del leone.
“Razza di perdente, andiamo a salvare i tuoi amici.”

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Capitolo 32
*** 11-2 ***


 

Mikah afferra il braccio di Enya. “Lasciami andare, tu non sai niente!” La ragazza, ex La Justice, ringhia come un animale inferocito.
Il ragazzo, infuriato, dà un pugno in faccia a Enya. Quest’ultima cade per terra, sconvolta.
“Sei senza armi né armature, indebolita dalla prigionia. Sono qui per proteggerti, ragazza, e se ti fai uccidere probabilmente morirò anche io.”
Enya tira su col naso, emotivamente distrutta. Quegli occhi, quella determinazione, le ricordano tanto Flynn.
“Finirai per farti uccidere comunque, ragazzo.”
La donna ha lunghi capelli biondi che ricadono sull’armatura dorata. In mano tiene una spada, anch’essa dorata.
“Di che fazione sei?” Ringhia Mikah. Le Soleil alza un sopracciglio. “Scusa?”
“Oh, cavolo. Franzis me l’aveva spiegato, ma non ci ho capito nulla. Da che parte stai?”
“Continuo a non capire.” Afferma la donna dorata.
“Sei dalla parte del cardinale, di Le Pape o dell’apocalisse?” Interviene La Justice. “Credo intendesse questo. D’altronde è chiaro da che parte stai, Le Soleil. Hai mozzato la testa di Flynn, hai partecipato a tutta quella farsa.. sei senza ombra di dubbio tra i nemici.”
La donna sorride malinconica. “Hai pronunciato bene e tue parole: sono un nemico. Non avresti dovuto azzardarti a darmi della malvagia, o del torto, perché non è assolutamente così.”
Mikah estrae la sua spada metallica. 
“Contro chi combatterai, Mikah?” Chiede Le Soleil. “Chi sarà il tuo avversario?”
“Ovviamente tu, chi altri?”
La donna sposta un ciuffo biondo dal viso severo “Potresti combattere contro La Justice, per esempio. Guardiamo i fatti: io rappresento l’Oroboro. L’esercito che si batte per impedire l’arrivo dell’apocalisse. Lei è una traditrice perché ha ucciso uno dei nostri ufficiali. Non ti è abbastanza chiaro chi è dalla parte giusta e chi no?”
“Non farti ingannare dalle sue parole.” Interviene Enya “Sai benissimo che c’è molto altro. Hanno ucciso centinaia di innocenti per chissà quale motivo!”
“Se non sbaglio tu ti sei unita a noi, e hai ucciso tanti innocenti quanto i tuoi compagni.” Risponde Le Soleil.
“Qui ti sbagli. Io e Flynn siamo stati furbi. Siamo stati degli ottimi caporali.. limitando al minimo gli omicidi. Se ne ho uccisi più di due è tanto.”
“Silenzio, silenzio, silenzio!” Urla Mikah. “Lo so cosa stai cercando di fare. Ho capito chi sei. L’Hermite ce l’ha detto, tu sei quella stronza che si insinua nella mente altrui. Contro di te avrebbe dovuto combattere Lewis, dannazione.”
“Quindi?” Sorride Le Soleil.
“Quindi sei mia nemica!” Mikah si fionda contro la donna, brandendo la spada. Il colpo viene parato egregiamente, ma il ragazzo non si perde d’animo e le sferra un pugno. Anche quest’ultimo viene parato, di nuovo. Ma Mikah sorride, e dalla mano si scaturisce un’esplosione. Pezzi d’armatura della guerriera si spaccano per l’urto. Il ragazzo è pronto a colpirla di nuovo, ma viene interrotto dall’avversaria che gli sferra un pugno in pieno petto e lo allontana con un calcio. 
“Sai qual è il tuo problema, Mikah? Tu non sai per cosa combatti. Quando un uomo insegue un obiettivo, un sogno, diventa estremamente potente. Ma tu non lo sei, tu sei debole, tu non sei un guerriero, sei un ragazzo che vuole giocare. Dimmi, perché combatti?”
Mikah si rialza ansimando, cercando di riprendersi per il colpo subito. “Franzis mi ha detto..”
“Franzis! Che ne vuole sapere lui dei tuoi sogni? Non deve mica dirti lui per cosa combattere.” Esclama la donna. Enya guarda entrambi impotente, senza un’arma o un minimo di forza magica. “Mikah, non..”
“Lasciami finire, brutta stronza.” Continua Mikah a denti stretti. “Franzis mi ha detto che il mondo è in pericolo per colpa vostra, e io sono tra gli unici a poter combattere. Non ha deciso nulla per me, mi ha semplicemente dato una spiegazione. Io ho sentito di essere responsabile e ho deciso di combattere per salvare le persone da.. voi, brutti assassini.”
Enya sorride. Per fortuna il ragazzo non sta venendo intaccato dalle minacce di quella donna. È sempre stata capace di minare il coraggio e la rettitudine degli uomini.
“Ma davvero?” La spada di Le Soleil comincia a illuminarsi di una luce quasi sacra. “Ma tu non puoi combattere per questa causa.”
“Perché no?” 
“Perché tu non ami questo mondo. Tu odi le persone che ti circondano. Sei sempre stato tristemente solo. Ti odiavano tutti a scuola, ricordi? È impossibile che tu voglia combattere per difendere quelle persone.”
Mikah esita, molla la presa dalla spada.
“Avanti, non ti farai convincere da parole del genere..” Commenta Enya. Ma Mikah ha lo sguardo vacillante. “Non lo sto convincendo. Sono cose di cui è già a conoscenza, ma che ha nascosto. Ma non si possono nascondere certe cose, prima o poi torneranno. Il tuo combattimento è vano.”
“Cosa dovrei fare, allora?” Chiede Mikah.
“Lascia perdere la spada e arrenditi. Non verrai ucciso, al massimo imprigionato. Il cardinale sta cercando proprio voi quattro, i quattro possibili eroi.” La donna sorride “Ma è evidente che non sei affatto un eroe. Una persona che odia il mondo non può essere un eroe. Parlerai col cardinale e quest’ultimo ti restituirà la libertà. Non darmi il pretesto per farti uccidere.”
E Mikah molla la presa. La spada cade per terra. “Mikah..” Sussurra Enya.
Le Soleil guarda la ragazza. “Scappa pure, facciamo finta che io non ti abbia mai incontrata. Vieni, ragazzo.” 
Mikah segue Le Soleil, ammutolito. Enya resta ferma, in piedi, sbigottita, a guardarli.
“Io ho.. già combattuto in passato.” Commenta Mikah.
“È vero. Contro Le Chariot e contro La Force, vero?”
“Sì. Perché l’ho fatto?”
“Perché avevi voglia di essere violento. Tu sei una persona violenta, e appena hai avuto la possibilità del far del male non te la sei fatta sfuggire.”
Enya è lontana, li sta ancora guardando.
“Senti.. se si arrendesse anche Lewis, libereste anche lui?”
“Dovrebbe cavarsela da solo. Questo riguarda solo te.”
“Per favore.” Lo sguardo di Mikah è fermo. Le Soleil esita per qualche secondo. “Va bene, sarà libero anche lui. Andiamo, adesso.” Enya si fa sempre più lontana. 
“E Il Salvatore?”
Le Soleil alza un sopracciglio, irritata. “Va bene, anche lui.” Dopodiché prende per il braccio il ragazzo e se lo porta via, accelerando i tempi.
“E Franzis?”
“Va bene, va bene, quelli che vuoi.”
“E Cassandra e La Temperanza?”
“Che t’importa di loro? Neanche li conosci.” 
Mikah si ferma di nuovo. “È vero, però i miei amici vogliono bene a loro due.”
Enya comincia a camminare verso di loro. Le Soleil punta i pugni sui fianchi. “E sentiamo, chi altro vuoi che non uccida?”
“La Justice. Ma a essere sincero vorrei che evitaste di uccidere e basta.”
“Non può funzionare. Ci sarà sempre un motivo per uccidere, un pretesto, un qualsiasi cosa.” 
Mikah alza lo sguardo. “Allora combatterò perché non succeda.” 
Le Soleil compie qualche passo indietro. “Non puoi. Finirai per uccidere e ti contraddiresti.” 
“Lo so che è un discorso complicato, e io sono il primo a non capirci di queste cose. Ma le persone sono portatrici di eventi, spesso infausti. Una sciagura vivente, che passa la vita a uccidere, continuerà a uccidere finché non la si elimina. “
Enya corre a perdifiato con la spada di Mikah tra le mani.
“Uccidere per evitare che gli altri uccidano, a un livello non assoluto, ma mirato, intelligente. Uccidere i tiranni, i malvagi, i bruti, i bastardi senza cuore e senza anima.” Enya lancia la spada che rotea in aria, lentamente. Troppo lentamente. 
“Perché le persone non dovrebbero uccidersi tra di loro. E io ucciderò per far sì che nessuno uccida, non più.” Mikah afferra la spada al volo, pronto a combattere. Ma il volto di Le Soleil si indurisce, fino a diventare una maschera di ghiaccio.
“Non funzionerà. Perché le persone sono malvagie, lo sono di natura. E non importa quanti ne ucciderai, ne arriveranno altri.”
E il mondo scompare, lasciando solo uno spazio nero. Sono rimasti solo loro due: Le Soleil e Mikah.
“Le persone sono malvagie, persino tu sei malvagio dentro di te. Combattere è inutile, è inutile, dai retta a me, è inutile.”
L’ambientazione del nulla cambia, lasciando posto a centinaia di immagini che si susseguono. Donne che avvelenano le bevande dei propri mariti, re decapitati, ragazzine violentate e uccise. Zuffe nei bar, dove ci scappa un morto. Guerre, battaglie, annegamenti, stupri, torture psicologiche. Mikah stringe i denti.“Se vuoi mostrarmi i mali del mondo per farmi barcollare, non ci stai riuscendo. Non fai che motivarmi, sappilo.”
E allora l’ambientazione cambia, mostrando una donna dai capelli rossi china, legata e in difficoltà. Attorno a lei vi sono quattro guerrieri e un leone, anche lui imprigionato.
I quattro guerrieri sono Il Salvatore, Lewis, Franzis e Mikah. E si sentono i pensieri di quest’ultimo. Pensieri viscidi, pieni di eccitazione, malvagi. Mikah non vede l’ora di poterla uccidere, di vedere com’è una donna morta. Non c’è traccia di nobili scopi o che altro.
“Che ne pensi?” Chiede Le Soleil.
“È un trucco, non ho pensato quelle cose.”
“Sì che l’hai fatto. Prendiamo un altro esempio.”
E l’ambientazione cambia ancora. Due ragazzi all’interno di una stanza guardano dalla finestra un paesaggio distrutto dalla cenere.
“Sta.. davvero nevicando?” Chiede incredulo il ragazzo appena sveglio. È un evento così raro che potrebbe essere paragonato a un miracolo.“No,” risponde Lewis “l’odore è secco, sporco e fastidioso.. Tera è completamente ricoperta dalla cenere.”“Cenere? C’entra qualcosa il vulcano..?” Mikah stringe i pugni e dallo piacevole stupore passa al terrore più puro. E sorgono i suoi pensieri. È contento che sia successo. Tutte quelle orribili persone che lo hanno torturato sono finalmente morte. Sì, finalmente, finalmente! Era proprio ora. Mikah finge di essere sconvolto, perché altrimenti sarebbe strano.. ma è contento.
Mikah comincia a tremare. “Non è vero.. è impossibile, queste cose te le stai inventando.”
“E invece no, mio caro Mikah. Tu sei una persona fatta di odio, per questo sei iracondo. Odii chi ti insulta, odii chi ti tratta male. Ricordi quando Franzis ti ha insultato per dare potere della rabbia alla tua pietra? Lo hai odiato. Oh, se lo hai odiato.”
“E questo tu come lo sai? No, non dire stronzate. Franzis è mio amico, io non odio i miei amici.”
“Sì che lo fai. E te lo dimostrerò ancora, ti dimostrerò il potere del tuo odio. Non sei adatto a fare l’eroe, amico mio. Soprattutto quando odii il tuo migliore amico.”
“No! Non ho mai odiato Lewis!”
Le Chariot ride. "Ti sbagli, io odio il servilismo. Il che è strano per un caporale che cerca di scalare i ranghi di un esercito, vero?" Sposta la punta della lancia sulla gamba dell'avversario, premendola. Mikah cade in ginocchio, e la gamba comincia a sanguinare copiosamente.
"Esatto, io odio il servilismo. Quando le persone che si inchinano dinnanzi a me mi viene solo voglia di ucciderle." 
E con la lancia colpisce l'altra gamba di Mikah. Con ferite così profonde, non sarà mai capace di camminare. Gli dà un calcio al petto e lo stende per terra. E sorride. Il caporale Le Chariot lascia il guerriero sanguinante per dopo. La battaglia non è durata neanche pochi minuti.
"Allora negretto, tocca a noi due. Se c'è una cosa che odio del servilismo sono i bulletti che si pavoneggiano. Perché tra i due c'è un brevissimo passaggio: il potere dell'avversario."
Lewis fa un passo indietro, Le Chariot ne fa uno avanti. "Lascialo stare, sono io il tuo avversario." Dice Mikah, ancora a terra.
I due osservano questa scena. E dalla testa di quel Mikah compaiono altri pensieri. Che bastardo, Lewis. Perché è così debole? Perché devo finire nei guai per colpa sua? Sono sempre finito nei guai, e lui se l’è sempre cavata grazie a me. Quando mai mi ha difeso? Perché dovrei rischiare la vita per una persona del genere? Lo odio. Lo odio.
Le Soleil sorride, in attesa di vedere Mikah crollare. Ma anche quest’ultimo sorride.
“Oh, sei proprio una stronza. Grazie per il passo falso.”
“Cosa?”
L’illusione viene divorata dalla cenere e dal fuoco. Ora ciò che lo circonda è reale. Mikah stringe forte l’elsa della sua arma.
“Io non odio il mio migliore amico. Non l’ho mai odiato, e mai l’odierò. Mai, capisci? È una cosa di cui sono sicuro. Non so come tu abbia fatto a controllare i miei ricordi e modificarli in questo modo. Hai tentato di accecarmi, Le Soleil, ma non ci sei riuscita. Non solo, mi hai fatto capire una cosa importantissima.”
Mikah getta la spada lontano, non ne ha più bisogno. 
“La mia forza non dev’essere la rabbia o l’odio. La mia forza è la voglia di combattere per le persone a cui voglio bene. Ed è la stessa cosa che farò adesso.”
La pietra nella tasca di Mikah si illumina e cambia. Prende la funzione di un motore ad acqua, che raccoglie le emozioni giuste e le trasforma in energia pura, nella vera forza. Non sta assorbendo la rabbia, ma la voglia di proteggere e di fare del bene. E dona a Mikah il secondo, no, terzo stadio di affinità elementale. I capelli diventano di fuoco. Dal dorso della mano, fino alle spalle, si è creato un vero e proprio cratere magico. Le spalle, le braccia, la schiena, la coda, vomitano una coda di fiamme lunghe metri e metri. È il potere della forza del fuoco. 
“Secondo livello? Come.. Le Diable. Non puoi essere arrivato al livello di Le Diable. Non posso crederci.”
Mikah sferra un pugno all’aria. Il fuoco nasce dal nulla e segue il movimento delle sue braccia, diventando un vero e proprio lanciafiamme. Le Soleil schiva a stento il colpo e decide che è ora di combattere sul serio. Si fionda contro Mikah per finirlo alla svelta, ma dei geyser di fuoco emergono dal pavimento, bloccandole il passaggio. E le sue spalle continuano a vomitare lava che circondano chiunque: lui stesso, Le Soleil ed Enya. 
Le Soleil però non ha finito di combattere. Lei è forte, molto forte. E sa come reagire contro la magia di fuoco a questi livelli.
La donna prende la sua arma, la Quattordicesima Spada, e con un fendente sposta le onde di fuoco. Approfitta del momento per dirigersi verso Mikah e colpirlo. Il ragazzo, impreparato, non riesce a difendersi. Ma il colpo non arriva.
Enya ha preso la spada di Mikah da terra e ha deviato il colpo. 
“Mikah!” Urla la ragazza “vomita più fuoco possibile!”
Il guerriero sorride. “Sì.”
Enya e Le Soleil combattono scambiandosi diversi fendenti mentre Mikah sembra essere un vulcano umano. E infine il momento arriva. Enya prende la posa della sua mossa più famosa. 
“La danza della rondine del terzo livello? Sai già che non funzionerà!” Urla Le Soleil. Ma Enya non risponde. In un secondo la donna viene colpita da duecento dieci fendenti. E l’attacco dura dieci interminabili secondi. Ma non è solo una semplice raffica di attacchi. Il fuoco di Mikah ha circondato la spada di Enya. Le Soleil subisce su tutto il corpo una raffica di meteore infuocate e terribili.
E quando la danza della rondine di fuoco termina, Enya salta via. Mikah raccoglie ogni energia, ogni emozione, ogni particella di fuoco, in un ultimo potente attacco. Un pugno esplosivo, con un calore così intenso, così forte, così concentrato, che è come se un sole in miniatura avesse colpito Le Soleil. Quest’ultima urla e si carbonizza, dopodiché si sbriciola e vola via. Il fuoco scompare, rimangono solo loro due.
Mikah cade per terra, ansimante.
Enya gli si avvicina. “Alzati eroe, dobbiamo andare.”
“E dobbiamo sbrigarci!” Urla una voce femminile. La Force con in braccio Il Salvatore fa cenno di andare. 

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Capitolo 33
*** 11-3 ***



Lewis ansima. L'enorme atrio ha assunto un silenzio quasi demoniaco, spettrale. Ogni passo di L'Empereur rimbomba come zoccoli del diavolo. L'uomo ha i capelli corti, castani, quasi brizzolati. Indossa una lunga tunica bianca e immacolata, bracciali e orecchini d'oro. Un lungo mantello rosso sfiora il pavimento, all'attaccatura c'è un emblema dorato raffigurante un serpente che divora la propria coda.
“Sei rimasto da solo a combattere contro di me? Complimenti, ti fa onore.”
Lewis ansima, una goccia di sudore gli scivola sulla guancia. Guarda in alto. Sul soffitto c'è un enorme buco, una cupola inesistente, che dà spazio al cielo.
“Non riesco a credere di star facendo tutto ciò..” Sussurra tra sé il ragazzo. Ha mandato avanti Franzis e si è parato contro il suo nemico, dando al suo compagno un po' di tempo in più per andare avanti. Con lui c'è La Temperanza, sarà al sicuro.
“Mi dispiace, ma io non sono come gli altri” Dice L'Empereur “Io sono una persona che..”
“Stai zitto, non riesco a concentrarmi se parli.” Interrompe Lewis.
“Ma.. Stavo”
“Lo so benissimo cosa stavi per dire. Sei una persona autoritaria, un vero e proprio comandante, fantastico, complimenti. Come se non lo si notasse dal costume di Cesare.”
L'Empereur inarca un sopracciglio, innervosito. No, no, Lewis, non devi provocarlo. I guerrieri dell'Oroboro sono forti, più forti di te. Non cacciarti nei guai.
“Bracciali d'oro perfettamente puliti, neanche l'ombra di armatura, eppure il nome imperatore mi dà l'impressione che tu sia una persona che combatte. Giusto? O stai dietro le quinte? No, no, no, che dico, basta osservare la tua corporatura. Sei un vero guerriero, tu combatti in prima linea. E allora perché non sei in armatura?”
L'Empereur scosta il mantello, vanitoso. “Perché sono un vero guerriero, e un vero guerriero non ha bisogno di armature.”
“Tutte stronzate, lo sai benissimo anche tu.” Lewis suda sempre di più, perché più parla, più pensa al da farsi. È un ottimo modo per distrarre l'avversario e rallentare il più possibile il combattimento. “Non sei uno schermidore, sei un guerriero. Non usi l'abilità per sconfiggere gli avversari ma la forza. E per questo hai sempre bisogno di un'armatura. Sei vestito elegantemente, anche se dai gusti discutibili. È come se stessi festeggiando qualcosa. La morte di Le Chariot forse?”
L'Empereur compie un passo in avanti. Il rumore rimbomba neanche fosse un tuono. E intanto il cielo si rannuvola sempre di più. Tra poco comincerà a piovere, probabilmente. C'è umidità nell'aria.
“Cosa c'è di male nel festeggiare la morte del nemico?”
“Nessuna, ma dimmi, perché era tuo nemico? Perché ora cerchi di fermarci?”
L'uomo sorride. “Sai che l'apoca..”“Oh, non annoiarmi con la storia dell'apocalisse. C'è un motivo politico dietro tutto ciò, vero? Non credo minimamente all'idea che il mondo stia finendo, tutta questa storia dei cavalieri della morte, bah!, tutte stronzate.”
L'uomo sorride ancora. Stranamente.
“Sei orfano.”
Lewis deglutisce.
“Tutti ti odiavano fin da piccolo.”
Lewis si asciuga del sudore dalla fronte.
“E proprio dove abiti tu si è scatenata una catastrofe. Non ti sembra strano?”
Lewis è una persona intelligente. Abbastanza da saper fare due più due. Non è l'unico con queste caratteristiche. Lui, Mikah, Franzis e Il Salvatore. Quattro ragazzi, quattro elementi, quattro calamità, quattro orfani, quattro persone odiate fin da piccole.
“Sono stanco di ripeterlo, ma lo farò lo stesso. Non dire stronzate. Vuoi forse dire che noi siamo in realtà i quattro cavalieri dell'apocalisse? No, non ci credo.”
Nessun legame, nessuna amicizia, tutti li odiavano. L'Oroboro cercava di uccidere chiunque a Tera non perché sono crudeli, pazzi, vogliono fingere una catastrofe o chissà cosa. Perché vogliono evitare che sorgano cavalieri. È davvero così?
“Poco importa che tu ci creda. La realtà è questa. “ L'Empereur si avvicina sempre di più a Lewis, con la spada corta sguainata.”Il cardinale e i suoi uomini sono fondamentalmente stupidi. Credono che i guerrieri che salveranno il mondo risorgeranno dalle ceneri delle catastrofi, una caratteristica che sembra voi abbiate.
Ma non comprende la verità, è cieco, si basa su antiche scritture. I quattro eroi ce li abbiamo già, sono nell'esercito e aspettano di combattere contro i loro avversari. Questa è la verità, la unica, assoluta, verità.”
L'Empereur pugnala lo stomaco di Lewis. Quest'ultimo svanisce. Solo silenzio e pioggia. Nell'atrio solo un cerchio di pavimento viene bagnato dal temporale.
“Non esiste.” Compare Lewis di fronte a L'Empereur “Nessuna” Ne compare un altro, al suo fianco. “Unica” Ne compaiono altri dieci “Verità” Ne compaiono altri venti. L'intero perimetro dell'atrio contiene più di trenta Lewis, ghignanti.
“Sei stupido, l'ho sempre saputo. I muscoli non fanno il cervello, non importa quante battaglie hai affrontato, non importa quanta esperienza hai accumulato negli anni, l'intelligenza prevarrà sempre.”
Preso dall'ira, L'Empereur colpisce un Lewis con la spada. Questo scompare immediatamente. “Ho ucciso un drago con le mie sole mani!”
Un sasso sfreccia verso la testa del nemico, colpendolo. “Ho sconfitto a scacchi il campione di Tera.”
“Ho vissuto come schiavo nel colosseo!”
Con un colpo di spada misto a energia magica, L'Empereur sferra un potente fendente spirituale, argenteo, che colpisce almeno la metà delle illusioni del ragazzo. Queste scompaiono per riapparire qualche attimo dopo. 
“Sono un adolescente orfano di colore in una città di ragazzi razzisti. Direi che ho vinto io anche questa volta.”
L'Empereur pesta un piede per terra. Il pavimento partorisce centinaia di stalagmiti di roccia, dura, impetuosa. L'intero atrio viene ricoperto di spuntoni rocciosi, ogni illusione viene distrutta. “Ho strangolato più di trenta re!”
Compare l'ultimo Lewis, che cammina con calma verso il cerchio bagnato dalla pioggia. Il cielo tuona, le nuvole piangono. “Ho superato tutti gli esami di scuola usando la logica e senza mai studiare.”
Il ragazzo aspetta lì, sul perimetro del cerchio, evitando di bagnarsi per pochissimo. L'Empereur appena lo vede si dirige verso di lui, infuriato, inarcando le spalle.
“Ho il sangue di Cesare nelle vene, sono un imperatore nato.”
“Sono orfano e mi faccio valere lo stesso.”
L'uomo si avvicina sempre di più. Le stalagmiti si ritirano lentamente, scomparendo.
“Sono destinato a essere il vero eroe, uno dei guerrieri della luce, che sconfiggerà i cavalieri dell'apocalisse!” 
L'Empereur arriva di fronte a Lewis, bagnandosi completamente. Perché ha scelto di entrare sotto quel cerchio di pioggia? Non poteva scartare? Perché adesso è fermo?
“Ho sconfitto uno dei guerrieri della luce.”
Cinque coltelli, appoggiati per terra, rispondono a un richiamo magico. Improvvisamente sfrecciano verso L'Empereur, colpendo tutti e cinque contemporaneamente, perforandogli la carne del collo. E diventa tutto bianco. Un lampo. Poi un fulmine. Una scarica d'energia colpisce L'Empereur, bruciandolo, facendolo urlare, uccidendolo.
Il guerriero cade per terra, senza vita.
Lewis si asciuga il sudore dalla fronte. Ha vinto. Ha ucciso un uomo ma ha vinto. Ha rischiato di morire ogni secondo, ma ce l'ha fatta.
“Complimenti.” Dice qualcuno. La voce di un uomo profonda giunge da qualche parte nell'atrio. “Molto furbo. Non ti ci è voluto niente a distrarre il tuo avversario. Hai capito subito che si trattava di un uomo tronfio e pieno di vanità, e sei riuscito a distrarlo abbastanza per preparare il tuo piano d'attacco. Ti sbagli però, L'Empereur non è affatto stupido. La sua unica pecca è che non riesce a guardare oltre il mondo terreno.”
Un ragazzo cicciottello compare dall'ombra. Ha una barba rada, un doppio mento appena visibile e gli occhi verdi. Sembra guardare in un punto casuale della sala, come se non ci vedesse. Eppure non sembra affatto cieco. Indossa un vestito bianco e immacolato. 
“Ancora complimenti.”
Lewis compie qualche passo indietro. “Chi sei?” Domanda impressionante. Chi è quel ragazzo? Da dove esce? Lewis non riesce minimamente a interpretare i suoi movimenti o il suo aspetto. È come se venisse da un altro mondo.
“Io sono Le Jujement. Mi dispiace dirti che sono superiore a te e a L' Empereur. Non solo sotto l'aspetto di forza nel combattimento o di intelligenza. Io sono un'entità superiore all'essere umano, io sono un angelo sceso in terra. Io conosco il tuo passato, la tua mente, ogni tuo lato.”
Lewis si allontana ancora di più e dà uno sguardo frettoloso all'atrio. Dove può scappare? “Devo immaginare che anche tu sia venuto qui a uccidermi.”
“Te l'ho detto, io sono un angelo sceso in terra. Sono il secondo guerriero della luce. Sarei dovuto essere io il tuo avversario fin dal principio. L'Empereur avrebbe dovuto combattere contro Mikah. Questa è veramente una sfortuna a cui, però, possiamo rimediare.”
Un raggio di luce fuoriesce dalla mano destra di Le Jujement, che colpisce in pieno Lewis. Quest'ultimo non si sente ferito o danneggiato. Ma comincia pian piano a perdere la forza. Le sue gambe cedono, il cuore comincia a battere all'impazzata.
E dall'altra mano compare un oggetto oblungo, dorato, su cui è attaccato un lungo stendardo che tocca terra. Sembra una trombetta.
“È questione di fede, ragazzo mio. Non hai creduto a L'Empereur perché sembrava un semplice e stupido guerriero. Ma credi a me. Io sono un angelo, e la mia luce, il suono della mia tromba, può ferire solo i malvagi. Quel che vedi è il quinto elemento. L'elemento sacro, diverso dal fuoco, dall'acqua, dal vento e dalla terra. Solo la luce può danneggiare le creature dell'oscurità.”
E Le Jujement suona. La tromba non emette nessun rumore, ma Lewis urla dal dolore e si attorciglia per terra. La luce scotta, sembra di esser cotti in un forno. La pelle scura del ragazzo comincia a fumare.
Ma qualcosa guarisce questo dolore. Uno sprazzo di energia e acqua. Acqua fresca e guaritrice.
“Lascia stare il ragazzo, Le Jujement.”
L'angelo non si gira nemmeno per vedere chi è arrivato. Del resto sembra non poter vedere.
“Numero tre, straordinario, ero convinto che la tua volontà fosse annullata.”
Theresa, la donna, resta in a piedi pochi metri di distanza da loro. Questa volta non indossa la tunica nera dell'Oroboro che le avevano assegnato. Ha un abbigliamento nuovo, forse era già suo, composto da lunghi jeans stretti, un corpetto scuro che risalta i suoi seni e un lungo cappotto nero. Ricorda quasi un pirata.
“Tu..” Dice Lewis. Ma con un solo sguardo severo, Theresa gli intima di tacere. È l'imperatrice, lei non chiede, lei ordina con un solo sguardo.
“L'Imperatrice, L'Imperatrice. Che creatura straordinaria che sei. Suppongo che chiederti di andartene non sia sufficiente, vero?”
Lewis nota che Le Jujement non cammina, libra nell'aria a pochi centimetri dalla terra. 
“Sei uno stolto se credi di eseguire volontà divine, Le Jujement.”
“L'Imperatrice..” Sussurra lui quasi in trance “Non ho veramente idea di come abbiano fatto a imprigionare la tua mente, visti i precedenti. Hai stretto qualche patto? Volevi ottenere qualcosa?”
Theresa assume un'espressione dura. “Cosa intendi con..”“Ah, non ti ricordi?” Le Jujement sorride, mostrando le gengive prive di denti. “È fantastico. Una delle donne più potenti del mondo, anzi, dell'universo, capace persino di far inchinare Iddio in persona ai suoi piedi, non ha idea di chi sia.”
Lewis deglutisce. Ha capito benissimo dove sta andando a parare. Finalmente quel ragazzo sta mostrando un'espressione facilmente leggibile, ma avrebbe preferito non esistesse.
“Vuoi sapere del tuo passato? Vuoi sapere chi sei veramente? Lo sai che è per causa vostra, di voi quattro, che sta accadendo tutto questo, insolente malvagia?”
Theresa esita per la prima volta in vita sua, per quanto possa ricordare.
“Lasciami uccidere questo ragazzo e te lo dirò.”
Lewis poggia il capo per terra. È finita. Non ci vuole molto per capire come finirà. Theresa non cambia espressione. Resta così, immobile, pensierosa, come una statua. E intanto piove e tuona. Il pavimento è ricoperto d'acqua piovana.
“Va bene, uccidilo pure.”
La donna alza le mani in segno di resa, dopodiché volta le spalle e se ne va. Le Jujement sorride “come immaginavo.”
Dopodiché torna a suonare la tromba. Lewis urla fino a piangere, fino a chiedere pietà. Pietà, ti prego, pietà.
“Smettila, smettila, smettila!” Urla Lewis “Dammi un minuto, solo l'ultimo minuto!”
Le Jujement si ferma.
“Cosa vuoi fare in questo minuto?”
“Dire le mie ultime parole.. ti scongiuro..” Lewis singhiozza per il dolore, ogni lacrima ormai è evaporata. 
“Io sono il giudizio.. sono l'angelo sceso dal cielo. Ti dono quest'atto di pietà prima di ucciderti.”
E intanto Theresa cammina, sta per uscire.
“L'Imperatrice, quest'uomo è un falso profeta, un truffatore, menzognero, ma lo sai anche tu che è una persona coerente.”
Le Jujement torna a soffiare nella tromba prima che sia troppo tardi. Lewis si attorciglia di nuovo urlando dal dolore, senza neanche più le lacrime per piangere.
“L'imperatrice non scende a patti! L'imperatrice ordina ed esige!” Urla ancora. Dopo qualche secondo, Le Jujement smette di suonare per evitare un enorme stalattite di ghiaccio.
“Sei impazzita, L'Imperatrice? Non vuoi venire a conoscenza del tuo passato?” Chiede il ragazzo posseduto.
“Sono stanca di tutte queste urla.” Risponde Theresa. “E sono stanca di quel ragazzo che implora, e di te che fai lo sbruffone. E un suo amico mi ha salvato la vita, quindi avrei intenzione di ripagare il favore.”
Le Jujement assume improvvisamente un'espressione sbalordita, serra il mento e tira in giù le labbra.
“Quattro motivazioni per salvare lui, solo una per salvare te.”
Nell'aria si solidificano altre stalattiti di ghiaccio che roteano lentamente. “Hai qualcosa da aggiungere?”
Le stalattiti si sciolgono improvvisamente. Le Jujement punta il suo faro di luce cocente contro Theresa.
“Sì. Non volevo che tu mi lasciassi in pace perché avevo paura di combattere contro di te. Volevo evitare una scocciatura, L'Imperatrice.”
Altre stalattiti di ghiacci vengono create, e immediatamente vengono sciolte. È proprio un periodaccio per Theresa. Combatte sempre contro gli avversari meno opportuni.
La luce dalle mani di Le Jujement si amplia, illuminando almeno metà dell'atrio.
“Io sono un angelo, provengo dal paradiso, il mondo di Iddio in persona. Nessuno può sconfiggermi perché io” Suona la tromba per qualche secondo “Posseggo il quinto elemento.”
Dopodiché torna a suonare. Il calore che avvolge Theresa sembra inumano. Spropositato. Le pozzanghere per terra non evaporano, bensì cominciano a bollire sempre di più. Lewis cerca di rialzarsi, ma non ha abbastanza forze. L'unica cosa che riesce a fare è appoggiare la schiena al muro e ansimare. Ogni sua energia magica è stata prosciugata. Forse dovrebbe.. fuggire? L'Imperatrice non avrà scampo con quell'attacco.. Ma la donna non fa una piega.
“Mi stai prendendo in giro?” Chiede Theresa. “Non hai appena detto che sono una delle donne più forti del mondo? E credi che una cosa del genere possa piegarmi?”
Le Jujement compie qualche passo fluttuante indietro. I suoi occhi ciechi paiono sbigottiti. “Credevo che perdendo la memoria avessi perso anche le capacità..”
“Credevi male, stolto. Mi aliti addosso una luce che brucia appena? Per favore, potrei abbronzarmi così. Mi basta ricoprire il corpo di acqua e concentrare la forza magica per impedire che si riscaldi o evapori.”
“Ma la mia è una luce sacra, non può esser soggiogata da simili trucchetti.”
“E qui che ti sbagli. Sei un truffatore.” Continua Theresa “All'apparenza sembra il quinto elemento, ma nulla di tutto ciò può esistere in questo mondo. Il tuo è fuoco camuffato in luce, sei un truffatore, un falso profeta. Non sei affatto un angelo.”
Con uno schiocco di dita Theresa evoca un'altra sfilza di stalattiti di ghiaccio. Pronto a difendersi, il falso profeta emana la sua falsa luce sacra contro l'incantesimo dell'avversaria, e che si scioglie immediatamente. L'Imperatrice non perde tempo e fa sì che l'acqua sfrecci addosso a Le Jujement. L'acqua che ha ribollito sotto il calore della falsa luce, acqua bollente, aggressiva, bruciante.
Le Jujement urla dal dolore. Theresa gli si avvicina, allungando un braccio. Ordina all'acqua che circonda il falso profeta di sollevarlo sempre più in alto.
“Tu guardavi da lontano mentre Le Diable e tutti quei soldati mi facevano del male mentre ero sotto incantesimo. Me lo ricordo, e me lo ricorderò per sempre.”
Un tubo di ghiaccio compare nella gola di Le Jujement, soffocandolo lentamente, diventando sempre più grande, finché non emerge, sporco di sangue, dalla pelle. Il corpo del falso profeta cade a terra, senza vita. Lewis giura che, per un attimo, ha visto un'entità fuggire dal corpo del ragazzo e volare via. Sembrava davvero un angelo.
“Bene ragazzo, riesci a reggerti in piedi?”
Lewis tira un lungo sospiro, dopodiché con molta fatica si alza. Annuisce e si guarda intorno. Raccoglie per terra i coltelli da lancio e anche la spada di L'Empereur, la Crocea Mors. “Forse dovremmo preoccuparci per quelli che stanno arrivando qui.”
“Non preoccuparti. Sono amici.” Sussurra Theresa.
E da lontano si sente un “Lewis!”
La voce di Mikah, il suo migliore amico. Lewis non riesce a fare a meno di sorridere.

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Capitolo 34
*** 12-1 ***


 

Franzis si allontana sempre più velocemente.

Il ragazzo dai lunghi capelli mossi, castani, che gli coprono gli occhi e ricorda tanto un cane Yorkshire cerca di raggiungerlo, ma viene bloccato da un armadio. La Temperanza lo allontana con una mano.

“Sono io il tuo avversario, ragazzo. Sei pronto?”

“No!” Urla Le Pendu. Indossa come al solito gli stretti pantaloni scozzesi e la felpa grigia. Puzza di fumo. “Sono tra i buoni io.”

“Sei dell'Oroboro.”

Le Pendu lo guarda con aria di sfida. Si sfila la felpa grigia con su ricamato un serpente che divora la propria coda e la butta per terra. Resta solo con una maglietta scura, anonima.

“I don't care se vincerete o meno, ma L'Oroboro sta crollando. Sono morte troppe persone, ormai nessuno è più un trionfo. Io non sono Le Pendu, non più. Adesso sono Gratian, e sono vostro alleato.”

La Temperanza resta impassibile. E il ragazzo sorride e getta per terra l'arma. “Ma certo, non ti fidi. Mi sembra ovvio.”

Improvvisamente si getta in avanti e afferra la grossa mano del monaco. La Temperanza allarmato crede che si tratti di una tecnica di arti marziali, ma rimane basito quando vede ciò che succede. Gratian poggia la mano del monaco sul proprio collo.

“Qui dovrebbe esserci quel riflesso che voi monaci utilizzate per mettere fuori uso gli avversari, right? Ecco, il pollice sulla carotide per uccidermi e l'altro sul nervo per addormentarmi. La scelta sta a te. Io parlerò e se non sarai convinto potrai uccidermi.”

Dopo qualche secondo di dubbio, La Temperanza dice “Ti ascolto.”

Gratian deglutisce. “Siamo in una situazione critica. Appena la testa di Le Chariot è caduta, appena gli eroi hanno messo piede sulla sacra terra, l’Oroboro ha smesso di esistere. L’Amoreux, Le Soleil, L’Empereur e Le Jujement sono morti oggi. Le Chariot, Le Diable, La Lune e L’Hermite sono defunti da un pezzo. Siamo rimasti in tredici, Le Pape è scappato e siamo in dodici. Io, Le Bateleur, La Force, Cassandra, La Justice e L’Imperatrice non siamo considerabili come nemici. Quindi adesso sono in sei. L’Oroboro è composto solo da sei trionfi. Sono disperati, ma allo stesso tempo sono a un passo dalla vittoria.”

“Come posso fidarmi di te?” Chiede il monaco. Certo che non può. Fino a prova contraria lui è un nemico. Ha anche combattuto contro di loro. Forse è solo un modo per salvarsi la pelle.

“Certo che puoi fidarti.” Dice una voce familiare.

È Lewis, che avanza sicuro di sé. Sembra ancor più scuro in quel corridoio male illuminato. E puzza di bruciato.

La Temperanza alza un sopracciglio, e il ragazzo si appresta a spiegare “Cuscinetti d’aria sotto i piedi per attutire il rumore.”

Altre persone lo raggiungono. Mikah, Theresa, La Force con in braccio il corpo svenuto di Il Salvatore e La Justice. E in fondo c’è un leone che cammina con difficoltà nello stretto corridoio. Hanno tutti l’aria piuttosto stremata, ma è ovvio che sia così: sono tutti reduci da pesanti combattimenti.

“Ho fatto un rapido ragionamento: quel ragazzo ha protetto Cassandra fino all’ultimo secondo. Avanti, ragazzo, vuoi che lo dica?”

“Preferirei di no, of course.” Risponde Le Pendu.

La Temperanza si inasprisce. “Cosa dovremmo sapere?”

“Cosa ci stai tenendo nascosto, Lewis?” Chiede La Justice.

Il ragazzo scuote la testa. “Nulla di veramente rilevante. È il fedele compagno di Petre, il padre di Cassandra. Di conseguenza posso dire che vuole la sua salvezza esattamente quanto noi.”

Il monaco non sembra essere d’accordo ed è pronto a protestare di nuovo, quando viene zittito da Theresa.

“Non abbiamo tempo da perdere.”

“È vero.” Aggiunge Mikah “Sta per arrivare un enorme ciclone. Temo che sia..”

“Sì, la quarta catastrofe.” Continua La Force “Ma è assurdo. Secondo le previsioni l’ultima catastrofe sarebbe dovuta arrivare tra due mesi.”

“Questo significa solo una cosa.” Dice Lewis “Le quattro catastrofi sono state evocate da qualcuno. Ha saputo che stavamo arrivando e ha deciso di evocare l’ultima anticipatamente. È l’unica spiegazione. Senti, La Temperanza, potresti lasciar stare Gration? Starebbe molto più comodo se non rischiasse la vita, grazie.”

Il monaco obbedisce immediatamente. Mikah si gratta il capo. “Mi sta venendo mal di testa. Chi ha evocato l’ultima catastrofe?”

“Ovviamente è stato Petre.” Sogghigna Lewis. Gration fa qualche passo in avanti e urla “No! Non è stato lui.”

Lewis scoppia in una fragorosa risata. “Certo che non è lui. Ti stavo mettendo alla prova, e adesso sono sicuro che tu non sia un traditore. Vedi, tra quelli che conosciamo Petre è la persona che si avvicina di più alla figura che sta evocando le catastrofi. So che sei fedele al professore, ma se fossi stato tu il vero colpevole non lo avresti difeso. Saresti stato molto più al sicuro dietro quella falsa accusa. Fammi un favore, mi dici chi è rimasto vivo dell’Oroboro tranne i qui presenti?”

Gration in preda all’ansia estrae una sigaretta dalla tasca. Mikah già si infuria. “Non si fuma nella stessa stanza dove mi trovo io.”

“Mikah, è un corridoio. Ti prego, non ora.”

“Ho detto che non si fuma!” Urla ancora il ragazzo. Le Pendu, con disappunto, spegne la sigaretta e prende a camminare in tondo. “Oh well. I nostri nemici sono La Maison Dieu, Le Pape, La Roue de Fortune, L’Etoile, La Mort e Le Monde. Credo che Le Monde, La Roue de fortune e La Mort siano da escludere.”

“Sono d’accordo. Il primo si crede il vero eroe, quindi non avrebbe senso per lui far sì che l’apocalisse si abbatta davvero su questo mondo. La seconda possiede solo un minimo di controllo sulla magia e non sarebbe capace di evocare un incantesimo potente quanto la quarta catastrofe. Mentre La Mort.. non ha senno, giusto? È più paragonabile a un cane rabbioso.” Continua Lewis.

“Anche Le Pape andrebbe escluso” Dice Theresa “È uno stronzo e un codardo. Appena ha saputo del tifone ha deciso di scappare. Se l’avesse evocato lui sarebbe scappato molto prima.”

“Resta La Maison Dieu.” Mikah sta cercando di ragionare, ma non è mai stato un tipo molto sveglio. Quindi tutti questi intrighi e supposizioni gli stanno facendo venire il mal di testa. “Lui è il capo dell’Oroboro, è il primo a volere l’apocalisse. È sicuramente stato lui: andiamo e prendiamolo a calci.”

“Oppure.” Dice Gratian.

È un oppure così profondo ed enigmatico che tutti si zittiscono. Hanno escluso quasi tutti. Chi diamine dovrebbe rimanere?

“Oppure potrebbe essere il Generale.”

“Spero tu non stia scherzando, Gration.” Dice Lewis inarcando le sopracciglia. Il ragazzo alza le mani come per difendersi dall’accusa “No, non è il Generale che credi tu. Si tratta del primo Generale, quello che è morto, quello che è scomparso improvvisamente quasi un anno fa. Con lui sono morti il primo Le Chariot e La Justice. La Mort e Le Jujement hanno quasi rischiato di morire con lui. Sono sopravvissuti ma non sono più umani. Ho saputo che Le Fou, il Generale, il ragazzo più in gamba e più forte di tutto l’Oroboro è ancora vivo. Sempre in condizioni critiche, ma da qualche parte dovrà pur essere.”

“Allora andiamo a cercarlo e riempiamolo di calci.” Mikah sbatte il pugno sul palmo della mano. Ma La Justice scuote la testa. “Anche sconfiggendolo, non credo funzionerebbe. Forse non è importante trovare l’evocatore delle catastrofi, ma scoprire un modo per sciogliere l’incantesimo.”

La Force fa qualche passo in avanti, prendendo in mano la situazione. “Molto bene. Abbiamo già due cose da fare. Qualcuno dovrà andare a cercare il Generale, e mi offro volontaria. Qualcun altro dovrà andare a salvare il mago quattrocchi. Scommetto che è nei casini adesso.”

“Vado io.” Dice subito La Temperanza. “Se avessi dato ascolto al mingherlino ora sarebbe in salvo.”

“Allora vado anche io. Mi sento responsabile.” Aggiunge il ragazzo, Le Pendu.

“Ottimo. Ci resta solo cercare un modo per bloccare la quarta catastrofe.” Conclude La Force.

“Già.” La Justice incrocia le braccia “Ma come?”

Tutti restano in silenzio, meditabondi. Quando Gration alza un indice. “Of course! What an idiot sono stato. Abbiamo bisogno ovviamente dei libri dell’apocalisse. Credo quello dell’Aria.”

“Perché non ci ho pensato prima?” Commenta Lewis “Era più che ovvio. I libri sono la chiave di tutto. Petre ne possedeva un po, però. Perché non li ha usati prima?”

“Ci sono numerose pagine bianche nei capitoli che dovrebbero parlare dell’Apocalisse. Secondo il professore, solo

gli eroi sono capaci di leggerle.”

“Allora che aspettiamo?” Interviene Enya, La Justice. “Lewis, tu sei dell’elemento aria. Sicuramente nel Libro delle Tempeste si trova la risposta che stiamo cercando. Andiamo subito alla biblioteca.”

Il ragazzo annuisce.

“Molto bene” Continua La Force “Allora io andrò a cercare Le Fou. Ma prima devo trovare qualcuno che tenga d’occhio il monaco svenuto.”

L’Imperatrice incrocia le braccia “Lo terrò io in custodia. Mal che vada i nostri nemici non sanno che mi sono liberata dell’incantesimo che mi teneva ipnotizzata. Penseranno che sarò un’alleata e prima che se ne rendano conto li congelerò e li lascerò morire.”

“Bene. Allora io andrò con questa pazza.” Conclude Mikah. La Force inarca un sopracciglio “Come diamine mi hai chiamato?”

La Justice sfila dalla cintura di Lewis una spada corta. “Questa è la Crocea Mors, la spada di L’Empereur. Come mai ce l’hai tu?”

“È un trofeo, va bene?”

Mikah inspira, con la faccia rossa per l’imbarazzo. “Ragazzi, siamo in un momento critico.” È la prima volta che fa un discorso d’incoraggiamento “Tutte le probabilità, credo, stanno a indicare che moriremo. Noi potremmo non essere veramente i guerrieri leggendari della luce o come diamine si chiamano, io sinceramente non ci ho mai creduto, e allora saremmo fottuti. Oppure i nostri nemici potrebbero essere troppo forti, o l’incantesimo per fermare la catastrofe troppo difficile. Troppi errori potrebbero decretare la nostra fine.”

Qualcuno deglutisce. Non sembra affatto un discorso d’incoraggiamento, anzi, sta ottenendo l’effetto contrario.

“Ma noi vogliamo vincere, giusto? Noi vogliamo vivere. Io voglio vivere e possibilmente vincere. È questo il punto, dimostriamo a tutti che la nostra voglia di vivere è più forte della loro. Dimostriamo a Dio che non accettiamo la sua punizione divina e che siamo pronti a combattere. Dio non è nessuno di fronte a noi, La Maison Dieu, Le Monde, non sono nessuno di fronte a noi e alla nostra voglia di vivere. Ho potuto scegliere se andarmene per farmi i cazzi miei o andare a combattere per salvare Cassandra. E la situazione è peggiorata, ed è diventata questione di salvare tutto il mondo. Potevo fuggire quando volevo, eppure eccomi qui a combattere. Dimostriamo a quell’idiota di Dio che noi siamo più forti. Okay? Tutti insieme, urliamo, per la vita!”

Silenzio. Mikah si sente un cretino, ma continua a urlare “Per la vita!”

Nessuno proferisce parola. Ma il ragazzo continua “Per la vita!”

Altro silenzio. E Lewis alza un pugno “Per la vittoria!”

“Per la vita!” “Per la vittoria!”

Silenzio.

“Per la vita!” “Per la vittoria!” “Per gli amici!” Urla Gration.

“Per la vita dei nostri amici!” Urla La Temperanza, abbandonando per un attimo la sua serietà.

“Per gli amici, sia morti che vivi!” Urla Enya, abbassando lo sguardo per la vergogna.

“Per il futuro dei nostri figli!” Urla La Force. Il leone ruggisce.

“Per il nostro passato!” Urla L’Imperatrice, anche se sembra un urlo di guerra.

Mikah mostra la mano. Lewis, Gration, La Temperanza, Magdalene, Enya, Theresa poggiano le loro mani su quella di Mikah.

Tutti insieme. Combatteremo per la nostra vita.

“Per la vita!”

 

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Capitolo 35
*** 12-2 ***


Franzis apre la porta, e corre immediatamente verso una figura accasciata sul pavimento. “Cassandra!” Urla il ragazzo mentre cerca di rianimarla. Ma niente, lei sembra morta. No, è arrivato troppo tardi. È colpa sua, come sempre. Avrebbe dovuto arrivare prima e.. salvarla..
Lo stregone sta per cadere nella depressione quando qualcosa lo colpisce. “Aspetta un attimo.” Dice tra sé e sé. Guarda il corpo della bellissima ragazza priva di vita. Perché dovrebbe essere morta? Non c'è motivo per cui l'Oroboro dovrebbe uccidere Cassandra. E sapevano che i quattro eroi sarebbero arrivati per salvarla. Quindi come minimo avrebbero atteso con lei per poter incontrare lo stregone. No, invece è morta. Ed è ovvio che lui si sarebbe fiondato sul corpo della strega appena l'avesse vista.
Qualcosa si muove nel nulla. Franzis sente molto freddo, gli viene quasi da piangere. E improvvisamente, una parte dello stregone scompare. Franzis cade a terra esterrefatto. È come se fosse morto per qualche secondo. Adesso ha freddo. La sua anima se n'è andata per pochi secondi.. e poi è tornata. 
“Chi è là!” Urla Franzis ansimante. Riceve come risposta solo una risata. E dal nulla compare lui.
Una figura ammantata, nera. Dal cappuccio sporge una corona. 
La creatura non parla, continua a ridere. Il suono della risata sembra provenire da un pozzo profondo e pieno d'acqua.
“Creatura empia.. come può un esercito che aiuta la Chiesa avere tra i caporali una persona come te?”
E l'anima di Franzis se ne va ancora per qualche secondo. Le pupille si dilatano, rotea gli occhi in modo innaturale, le mani si irrigidiscono. Quando torna, lo stregone vomita dal dolore. Si stringe forte nel mantello, sta morendo di freddo. E fa qualche passo indietro.
Da qualche parte compaiono figure fugaci, apparentemente anime che camminano in direzioni casuali.
La Mort, tredicesimo Trionfo, alza un braccio. Con quel movimento, l'anima di Franzis sta per scappare ancora. Ma qualcosa lo impedisce. Sul corpo dello stregone cresce una pianta che subito avvizzisce. Franzis ha sostituito la sua anima con quella fittizia vegetale.
Deve fuggire. Non può combattere con una persona del genere. Neanche il suo golem sarebbe capace di proteggerlo. L'Hermite gliel'aveva detto. Due persone tra i Trionfi sono creature terribili. Entrambi hanno provato a evocare forti entità e sono diventati esseri a metà. Uno di loro è il più pericoloso. È posseduto dalla morte in persona, a quanto si dice. Nessuno ha mai voluto assicurarsene. Che diavolo, Malcolm aveva detto che solitamente non si interessa nelle operazioni militari! Era abbastanza sicuro che non sarebbe neanche apparso. E invece eccolo, La Mort. Nessuno si ricorda più della figura nascosta all'interno del mantello.
La Mort richiama ancora l'anima di Franzis, ma quest'ultimo cerca di resistere. Evoca subito un albero dal pavimento, che distrugge la stanza. La camera di Cassandra è in alto, e una parete è crollata.
L'albero cresciuto freneticamente viene subito prosciugato di tutta la sua energia vitale, e si sgretola come se fosse di sabbia. Il muro distrutto mostra la miriade di colonne distrutte e un cielo bianco, pieno di angeli volanti e curiosi. Sembra esserci una nebbia all'orizzonte che impedisce di vedere persino la città di Romalo. Franzis si getta dal muro distrutto. Altri cinque alberi, uno più basso dell'altro, ospitano le sue cadute formando una scala, permettendogli di scendere alla piazza principale. 
La Mort vola e lo insegue ridendo.
“Perché mi fai questo? Che vuoi? Che cazzo vuoi da me!?” Urla Franzis. Ma La Mort non parla, ride soltanto. Un enorme golem spunta sulla schiena di Franzis, proteggendolo, e sferra un colpo micidiale all'avversario. Ma quest'ultimo attraversa il pugno del golem, e ride.
“Perché? Perché!?”
L'enorme golem cade per terra, senza più vita. Sembra non ci sia via di scampo.
Le anime di persone morte lo circondano, camminano, lo guardano. Franzis ansima e rabbrividisce.
La Mort gli si avvicina e lo tocca. Silenzio. Franzis cade per terra e muore.
Contemporaneamente un minuscolo drago d'acqua colpisce La Mort. 
La Temperanza e Le Pendu arrivano per soccorrere Franzis.
“Damn, è troppo tardi.” Dice il ragazzo. “La Mort..”
“Che razza di creatura è?” Chiede La Temperanza. Intanto si massaggia i muscoli. Non riesce più a usare il ki come si deve. Il massimo che è riuscito a evocare è stato un drago piccolo come un serpente. Questo non va bene.
“Non lo so. Prima era una persona normale. È cambiata improvvisamente un giorno, esattamente quando morirono i primi Le Chariot, La Justice e Il Generale. Successe una cosa del genere anche con Le Jujement.”
La Temperanza richiama il suo Ki e lo accumula sugli occhi. Le vene gli fanno male. Ogni volta che richiama l'energia si sente quasi sopprimere. Ma non è il caso di perdere tempo, sopporterà il dolore. Ora riesce a vedere chiaramente le entità spirituali. Nella zona ci sono più spiriti di quanto immaginasse. E La Mort.. Il suo corpo è solo una copertura. Non è veramente così, c'è qualcosa sotto.. ma cosa?
La creatura impossessata si dimentica del corpo freddo di Franzis, attratta dai due nuovi personaggi appena arrivati.
“La Mort, sono Le Pendu! Sono anche io dell'Oroboro, mi avrai visto un centinaio di volte! Adesso calmati.” Ma il ragazzo cade a terra in preda al dolore. La sua anima è fuggita per qualche secondo. Evidentemente non si può ragionare con una creatura del genere. 
La Temperanza corre verso la creatura. Colpo del Ki. L'energia spirituale del suo avversario sembra esplodere. È molto simile alla tecnica dell'esplosione, la furia dei draghi. Dal corpo della vittima solitamente fuoriesce una grande quantità d'acqua, una vera e propria esplosione dall'interno. Questa tecnica è simile, ma utilizza l'energia spirituale. Serve a metter fuori uso i maghi.
Ma una creatura del genere, composta da solo energia magica, riceve tutt'altro trattamento. Ogni parte del corpo di La Mort esplode, vola via. E rimane solo una ragazza ricoperta da pochissimi stracci, estremamente magra, pallida come la morte. La ragazza cade per terra, ma non è affatto fuori uso. Ha uno sguardo indemoniato, che farebbe ribrezzo anche al più impassibile dei guerrieri. Senza un attimo di pausa, cammina all'incontrario a quattro zampe, a pancia in su. E salta addosso a La Temperanza. Quest'ultimo afferra la testa di La Mort e la schianta per terra. Il pavimento si riempie di pieghe e si rompe.
“Resuscita Franzis!”
La Mort urla con la sua foce femminile.
“Ora, fallo ora!”
La Mort non risponde, continua a urlare e a piangere. La Temperanza non si fa impietosire. Rompe un braccio alla ragazza, poi un altro.
“Fai come ti dico.”
Ma le braccia rotte della ragazza cercano di graffiare le braccia di La Temperanza. Il monaco deglutisce, inquieto. Non vorrà forse dire che Franzis è davvero morto? Le Pendu si avvicina ai due che lottano, preoccupato. Sono in una fase di stallo. La Temperanza tiene ferma La Mort, la quale si rifiuta di collaborare per resuscitare Franzis. Così non andranno da nessuna parte. Ma soprattutto, sarà veramente capace di resuscitarlo?

Il mantello della ragazza si anima come se possedesse una propria vita. Avvolge la sua proprietaria, e tutte le energie disperse si concentrano. La ragazza indemoniata torna a essere la reincarnazione della morte.

Non ride più. Afferra le braccia del monaco e gli risucchia la vita.

La Temperanza si sente fiacco, ha sempre più freddo. Forse dovrebbe lasciar perdere tutta questa lotta e lasciarsi uccidere. Ma cosa sta succedendo? Cosa sta risucchiando questa entità?

Prima di divorare la sua vita, si sta impegnando ad assorbire qualcos'altro. Un rimasuglio di vita estranea a La Temperanza.

Ci siamo. È l'incantesimo di Le Pape che gli bloccava il ki. Adesso è esaurito, e La Mort sta risucchiando l'energia del monaco.

Ma quest'ultimo ora ha tutte le carte per metter fine alla lotta. Poggia il palmo della mano sul petto di La Mort. Esplosione spirituale, dal corpo della ragazza fuoriesce un'esplosione di energia. Il mantello si straccia in mille pezzi, ogni energia malefica viene sparata via. La Temperanza chiama in raccolta tutte le energie che volano nell'aria, sia quelle precedentemente di proprietà della ragazza che quelle degli spiriti. Le sfrutta per usare una tecnica nuova. Potrebbe essere rischioso improvvisare in un combattimento contro la morte stessa. Ma l'ultima cosa di cui hanno bisogno è l'esitazione. Le cose fanno fatte subito. Inversione di chackra e reiki, conversione del colpo, resuscita. Resuscita, Franzis, fallo ora. Il monaco ha preso in prestito l'energia del suo avversario per poter utilizzare una sua magia. Anzi, non è una descrizione corretta. La Temperanza ha assunto le proprietà di La Mort per qualche secondo, e ha provato un incantesimo nuovo. Ha sperimentato due tecniche mai viste prima, una di queste può farla solo la morte.

Franzis apre gli occhi e torna in vita. Il ragazzo ansima, sconvolto.
E l'entità malvagia abbandona il corpo della bambina per avvicinarsi a loro, sia minaccioso che incuriosito.
Lo stregone si rialza a fatica e si aggrappa al corpo del monaco.
“Com'è stato morire per pochi secondi?” Chiede La Temperanza.
“Non sono morto. Sono stato lui.. per qualche momento.” Risponde Franzis.
L'entità ha smesso di attaccare. Resta lì a guardarli. 
Le Pendu fa qualche passo in avanti. “Sei stato un'entità.”
“Sì.”
“Come immaginavo, quel dolce corpicino non era più vivo da tempo. Proprio come Le Jujement, sono entrambi corpi posseduti da entità ultra terrene.”
“Perché non attacca più?” Chiede Franzis, ma si rende subito conto di cosa stia succedendo. Stanno sorgendo lentamente cinque grossi monumenti di pietra, cinque enormi volti solenni e duri. 
“L'entità della morte stessa si è impossessata di quel corpo. Ma è così debole che non riesce a esprimersi per bene.” L'aria si fa improvvisamente pesante. Franzis fa qualche rapido ragionamento. Cinque stele di pietra che formano un pentagono.. vuole forse evocare qualcosa? 
“Hai intenzione di evocare.. la morte?”
“Parzialmente. È ora di qualche domanda.” Dice Le Pendu. Franzis si allontana, ma si sente così affascinato da quella magia che vuole contribuire. Automaticamente rilascia le sue energie e le dona alle statue.
L'entità si immobilizza e comincia a parlare.
“Chi mi evoca?”
“Nessuno, eri già in questo mondo.” Risponde Le Pendu. 
“Questo spiega molte cose.” Risponde l'entità della morte. “Perché non aspettate l'arrivo della quarta catastrofe? Così emergerò nella mia forma completa e potrò rispondere a tutte le vostre domande.”
“Neanche per sogno.” Dice Franzis. “Abbiamo bisogno di risposte.”
L'entità ride. “Tu sei Franzis, il mio futuro avversario.”
Così è vero, lo stregone è uno dei guerrieri predestinati a combattere contro i cavalieri della morte.
“Non c'è modo per impedire tutto ciò?” Chiede Franzis.
“No.” Risponde la morte. “Sono già apparsa nel vostro mondo quindici volte. L'apocalisse è un fenomeno naturale, proprio come la morte. Potete impedire la catastrofe, ma non potete fermare l'apocalisse.”
Altre dieci, cento, venti statue compaiono per bloccare l'entità.
“Le Pendu, non c'è modo per esorcizzare questo individuo?” Chiede La Temperanza.
“Perché?”
“Non abbiamo tempo da perdere con lui. La quarta catastrofe sta arrivando, e lui non ha intenzione di aiutarci.”
“Ha ragione.” Dice Franzis, meditabondo.
“Avanti, esorcizzatemi pure. Non cambierà niente di niente. È vero che ero intrappolata in questo corpo, ma sedici giorni dopo la quarta catastrofe sarei tornata nella mia vera forma. E questa fanciulla sarebbe rimasta come cadavere da qualche parte."

Lo stregone guarda l'entità semi trasparente per qualche secondo. Meglio toglierlo di mezzo, o al limite lasciarlo qui ad annoiarsi. Ma non c'è nulla che si può fare alla morte in sé.

“Salve, posso richiedere la vostra attenzione?” Dice una voce femminile.

I tre si voltano e guardano una bellissima donna bendata. Alta e longilinea.

“Scommetto che mi trovo di fronte allo stregone di terra. E al monaco.”

Le Pendu fa qualche passo in avanti. “La Roue de Fortune, che ci fai qui? Perché non fuggi, semplicemente?”

“Oh, ma guarda chi si vede. No, preferisco restare qui e sconfiggervi.”

La Temperanza si sgranchisce le ossa. “Non mi sembra una persona forte. Sarà semplice sconfiggerla.”

“No, monaco.” Comincia a dire Le Pendu, ma La Temperanza lo ignora. Evoca un drago d'acqua possente che sfreccia verso la donna. E la manca.

Il monaco sembra molto imbarazzato.

“Forse è meglio se ci riprovo.”

“Non servirà a niente.” Continua a dire Le Pendu. La Roue de Fortune invece sembra divertirsi. Non importa quanto provi, il monaco continua a mancare miseramente l'avversario. Cosa si può fare di fronte alla fortuna? Cosa c'è da fare quando una folata di vento completamente casuale sposta leggermente la direzione del colpo avversario? Anche Franzis decide di attaccare. Ma si può davvero combattere contro La Roue de Fortune, quando un masso sotto terra casualmente devia la crescita del tronco che sta evocando lo stregone?

La Roue de Fortune prende un sasso per terra e lo lancia in alto, senza neanche mirare.

“Andiamo, non vorrà mica colpire con..” Dice il monaco, ma il sasso gli cade esattamente sulla fronte. La Temperanza dà il meglio di sé per non imprecare.

E la donna ride. “Non c'è nulla da fare. Quando ero piccola sono stata baciata dalla dea bendata. Non importa cosa vogliate fare: non potrete mai colpirmi.”

Franzis si pulisce gli occhiali. “Non è possibile. Questo ti renderebbe virtualmente invincibile.”

“Lo è.” Commenta Le Pendu. “Non è mai stata sconfitta prima in un combattimento. Lo so a cosa stai pensando: perché ora come ora non sta dominando il mondo se nessuno può ucciderla?”

Fortuna sorride.

“Perché non le interessa. Non si è mai interessata alla guerra o alla lotta. E infatti mi sembra strano che sia qui.”

“Voglio solo intrattenervi: vi va una partita a carte?” Continua la ragazza.

“Questa è una stupidaggine.” Ringhia La Temperanza “Dietro di noi abbiamo la morte in persona, di fronte invece c'è la fortuna. Ma dove siamo capitati?”

Franzis stringe i denti. “Non esiste una cosa come la fortuna. È solo questione probabilità. E farò in modo che non esista probabilità che ci fermi.”

Lo stregone richiama le forze della pietra. Quattro grossi sassi emergono dal terreno. Così grossi e così stretti da creare una torre. La donna sarà rinchiusa in una torre di roccia. Se non fosse che ha piovuto, e il terreno è friabile. E proprio per questo le mura della torre scivolano e crollano, facendo un gran baccano.

“Non posso.. crederci.” Commenta Franzis.

“Che restiamo a fare qui? Dobbiamo assolutamente andare. Hanno tutti bisogno di te, e dobbiamo trovare Cassandra.” Dice il monaco.

Franzis annuisce. “Va bene. Può essere fortunata quanto vuole, ma noi ci limiteremo a non attaccarla e andarcene.”

“Non sarà così semplice.” Commenta la donna. “Voi perderete tempo finché la quarta si abbatterà su queste terre.”

Centinaia di oggetti roteano attorno alla donna, come pianeti che orbitano attorno il sole.

“Che noia, che noia, che noia vincere sempre. Per questo sono interessata all'apocalisse. Voglio sfidare ogni demone e angelo a carte, voglio sfidare l'inferno stesso scommettendo la mia stessa vita. Basta con questo mondo, sono stanca.”

Carte, dadi, pugnali orbitano lentamente. Con un tocco, Fortuna ordina a una lama di sfrecciare contro Franzis.

Lo stregone evoca subito un albero, ma la corteccia non era formata interamente, era morbida, facilmente penetrabile. E la lama perfora il tronco, colpendo Franzis sul braccio. La Temperanza afferra la lama e la estrae, dopodiché la lancia contro La Roue de Fortune. Lei ovviamente schiva il colpo, ma il monaco di certo non sperava davvero di colpirla. Infatti ha approfittato del lancio della lama per distrarla e avvicinarsi sempre di più. Schiva la serie di lame, dadi e carte che sfrecciano verso di lui e infine entra in combattimento a distanza ravvicinata con la donna.

Il monaco le sferra un calcio sul volto, ma il terreno è bagnato e finisce per scivolare. Ma può davvero la sfortuna giocare con l'abilità? La Temperanza con una mano si spinge e si rialza, non facendosi minimamente male per la caduta. Le sferra un altro calcio e questa volta è lei a scivolare, ma schiva perfettamente il colpo. Le lame che la circondano partono all'attacco e sfrecciano contro La Temperanza.

Quest'ultimo alza un braccio e indurisce la pelle unendo il ki. Le lame si conficcano sul braccio e si rompono. Ma il suo chackra si spegne senza motivo per un secondo. Lo scudo svanisce, e gli oggetti colpiscono il monaco.

Lui non si è fatto male. Alza il braccio e nota che è ricoperto da un sottile strato di roccia dura. È stato Le Pendu.

La Temperanza si prepara per un nuovo attacco. Qualcosa però gli va addosso. Franzis e Le Pendu lo guardano stupito. Il monaco è preso completamente di sorpresa e non riesce a difendersi. Si tratta di un drago, un grosso cadavere di drago. La creatura stava volando nel cielo. Mangiava male ultimamente, era troppo grasso. E un infarto lo ha stroncato. È morto mentre era ancora in volo, ed è caduto su di lui. Quanto bisogna essere sfortunati per subire una sorte del genere?

“Sembra.. impossibile sconfiggerla.” Commenta Franzis.

“Ed è così. Puoi essere bravo quanto vuoi, ma la sfortuna avrà sempre un ruolo più grande del tuo.” Commenta la donna.

La Temperanza sposta con difficoltà il corpo del grosso drago. Cosa diamine dovrebbe fare?

Può essere abile quanto vuole, ma non riuscirà mai a colpirla. Finirà per venir sconfitto dalla stanchezza. Oppure..

Il monaco sgrana gli occhi. Improvvisamente si sente mancare, non riesce più a vedere nulla. Non respira più.

Un infarto. Gli sta venendo un infarto. La faccia gli diviene rossa paonazzo.

Sta morendo.. per una mera casualità.

Tutto qui? Davvero finirà tutto qui?

La fortuna non c'entra niente di fronte alla morte.

Niente.. di fronte alla morte. A La Temperanza viene un'idea. Un'idea pazza. Potrebbe veramente rischiare tutto così. Ma che importa? Sta morendo.

Ritardo del colpo. Il suo organismo si dimentica di quello che sta succedendo , ogni danno sarà ritardato.

Si alza ancora sudando.

 La Temperanza chiama in raccolta tutte le energie che volano nell'aria, sia quelle precedentemente di proprietà di La Mort, sia quelle degli spiriti che quelle della morte in persona. Le sfrutta per usare una tecnica nuova. Potrebbe essere rischioso improvvisare in un combattimento contro la fortuna stessa. Ma l'ultima cosa di cui hanno bisogno è l'esitazione.

Perché in fondo.. puoi essere fortunato quanto vuoi, ma la morte avrà sempre un ruolo maggiore.

Il monaco scaglia in avanti la forza spirituale di La Mort, urlando.

La Roue de Fortune sgrana gli occhi e non riesce a schivare nulla. Non c'è niente da fare con la morte. La morte è l'unica cosa sicura che avrai nella vita.

La donna cade a terra morta. La morte stessa, essendo stata in parte assorbita da La Temperanza, è riuscita a spostarsi dalle pietre che lo tenevano ancora nel mondo terreno. Quindi svanisce completamente, tornando nel suo mondo.

“Ce l'hai fatta!” Urla Franzis.

“Sei un grande, davvero. Ma che ti succede?” Chiede Le Pendu.

Il monaco si inginocchia, e poi si stende. Il ritardo è concluso, il suo cuore si sta fermando.

“La Temperanza!” Urla lo stregone. “Non azzardarti a morire. Non ora, non adesso che abbiamo bisogno di te.”

Le Pendu si china sul corpo del monaco.

“Franzis, vai a cercare Cassandra. Ha bisogno di te. Ci penso io a La Temperanza.”

“No, non posso abbandonarvi. E poi ho bisogno di.. risposte. Che ci fai tu qui? Non facevi parte dei nemici?”

Il ragazzo richiama la forza della vita nel corpo del monaco. Non sa quanto ne sia capace. Lui è sempre stato una persona fredda e ambiziosa. È capace di comandare solo la forza delle rocce. E proprio per questo, non è mai riuscito ad arrivare al primo livello di affinità della terra.

Il cuore del monaco torna a battere, ma lentamente. Potrebbe smettere in qualsiasi momento. È proprio una sfortuna che sia successo adesso.

Forza, amore! Cerca di uscire da questo corpicino secco ed entra nel suo cuore.

“Non sono mai stato un nemico.”

La Temperanza è a uno stato critico. Perché non c'è nessun curatore?

“A Tera hai fatto perdere i sensi a Lewis.”

“Ero costretto. Senti, io sono dalla parte di Augustus Petre. E lui è la persona più buona che ci sia.”

“Stai scherzando? Ha venduto sua figlia a un pazzo.”

Le Pendu ansima. “My god. Devo sempre spiegare tutto. Petre si è unito all'Oroboro perché era a conoscenza dei loro terribili piani. Ha finto di studiare bene le catastrofi, e in realtà ha fatto tutto il contrario: cercava un modo per contrastarle. Fatto sta che sapeva di te, sapeva chi eri, sapeva come sei fatto sia fisicamente che caratterialmente.”

Franzis deglutisce. “Per questo, a Lambda, mi ha detto di andare dalla strega. Ha detto che lei era la causa della catastrofe, ma sapeva benissimo che non era così.”

“Esatto.” Il cuore di La Temperanza prende a battere sempre di più. Perché Gration sta amando. Lui ama Petre, lo ama come se fosse suo padre. Perché è l'unica persona che lo ha sempre protetto e si è fidato di lui. E non può permettere che il suo nome venga macchiato. Non più, ora è tardi.

“Sapeva che eri uno dei quattro eroi. Ti ha mandato da Cassandra apposta per salvarla, perché gli eroi non periscono nelle catastrofi.”

Franzis resta in silenzio. Non sa cosa dire. Non sa cosa chiedere. Tutto questo non ha affatto senso. “Ma allora perché era rinchiusa lì? Chi diamine è il Generale?”

“Il Generale sono io. Per poter entrare nell'Oroboro, Petre ha dovuto promettere in sposa sua figlia a Le Pape. Ma ovviamente non voleva. Quindi ha mandato me a confinarla in un posto lontano. Ho dovuto riempirla di incantesimi di proibizione, e le ho mentito: le ho detto che suo padre era morto. Così, nel caso fosse stata trovata dall'Oroboro, lei e suo padre non sarebbero stati accusati di tradimento e frode.”

Assurdo. Non ha alcun senso.

La Temperanza apre gli occhi, ancora confuso. Ha sentito tutto, però.

E afferra il ragazzo per il bavero.

“Tu.. sei il Generale. Per colpa tua è morto Le Chariot.”

Le Pendu cerca di liberarsi dalla strepitosa morsa del monaco, ma non ci riesce. Affannosamente prova a convincerlo con le parole.

“Se non fosse stato per me, sarebbe morta Cassandra, saresti morto tu e forse anche i quattro eroi.”

“Perché anche i soldati inviati a Tera avevano l'incantesimo di proibizione? Me lo ricordo benissimo, c'ero anche io quando li ho visti per la prima volta.”

E il ragazzo sorride. “Sai come funzionano quegli incantesimi? Quando qualcuno pronuncia la parola proibita, l'incantatore lo viene a sapere. E viene a conoscenza anche della circostanza in cui è stata pronunciata.”

La Temperanza socchiude gli occhi, sospettoso.

“Quindi era necessario per sapere dove si trovassero gli eroi. Vedi, non potevamo impedire che i pochi sopravvissuti venissero uccisi. Potevamo solo far sì che chi incontrasse i candidati eroi lo venisse a dire a noi. Così potevamo comportarci di conseguenza. Purtroppo quando hanno trovato Cassandra, Petre è stato messo sotto stretta osservazione. E non abbiamo più potuto aiutarvi.”

La Temperanza lascia Gration e cerca di rialzarsi.

“È ora, Franzis. Devi andare da Cassandra.”

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Capitolo 36
*** 12-3 ***


Mikah e La Force camminano, svelti, per un lungo corridoio. Hanno abbandonato Il Salvatore disteso per terra con Theresa. Gli altri sono già lontani. Il ragazzo deglutisce in ansia. Crede davvero in ciò che ha detto? Certo che sì. Allora perché ha tutti questi dubbi?

Fino al mese scorso era semplicemente un ragazzo maltrattato a scuola. Nulla di più. Adesso è una specie di eroe, e deve fermare l’apocalisse. Ma ci rendiamo conto? Lui dovrebbe studiare ora come ora! È davvero capace di adempiere ai suoi doveri di eroe?

“Sai dove può essere questo Generale?” Chiede Mikah.

“Un’idea me la sono fatta.” Risponde la donna. “Nell’ala sud dovrebbe esserci un’area dedicata unicamente alle ricerche alchemiche. Da quel che ho sentito esistono stanze che rinchiudono chimere e altre creature pericolose, create grazie alla magia.”

Mikah alza un sopracciglio scettico. “La chiesa crea la vita grazie all’alchimia? Credevo che solo il vostro dio potesse farlo, e che per voi fosse proibito.”

Il gruppo scende le scale, frettoloso. “Non ho mai detto che è opera della chiesa. È stato l’Oroboro, in particolare L’Hermite. So che l’avete già incontrato.”

“Tu sei dell’Oroboro, e l’Oroboro è al fianco della chiesa. Non mettere le cose come se non c’entrassi nulla.” Risponde Mikah.

Lo sguardo di La Force si inasprisce. “In tal caso dovrei ammazzarti e farti sbranare da Colére. No, ragazzino, io cerco di far del bene seguendo fin dove è possibile la mia fede.”

Mikah storce il naso, da classico ateo quale è. Per lui è dura dover combattere contro la profezia di una religione in cui non crede.

La sede della chiesa e dell’Oroboro è vuota. Probabilmente perché chiunque, persino i pochi caporali rimasti, hanno deciso di salvarsi la pelle allontanandosi dalla quarta e ultima catastrofe. È successo tutto così all’improvviso. Il paesaggio fuori dalla finestra è sconcertante. Una nebbia ha ricoperto l’orizzonte, si vedono a stento le colonne.

L’ala sud sembra seguire la forma di una mezza luna. Le pareti completamente bianche e immacolate danno la sensazione di trovarsi in un luogo completamente asettico.

Le porte che danno verso le stanze delle gabbie sembra essere un cancello dell’inferno, pieno di sculture di demoni e draghi.

La strada si dirama per due lunghi corridoi. Mikah osserva dalla piccola finestrella su ogni porta. Grossi animali sono stesi per terra, stanchi, annoiati o sofferenti. Dopo qualche attimo di esitazione, il guerriero decide di liberarli tutti. Ma contro ogni aspettativa, La Force non protesta. Guarda attenta Mikah, silenziosa. E le chimere, ignorando i liberatori, fuggono dalle loro prigioni a gambe levate, senza fare domande.

“Pazza scatenata, perché non mi hai rimproverato?.”

“Ti ho già detto che non devi chiamarmi così, ragazzino.”

I due guardano le grosse chimere allontanarsi e ignorare sia loro che il grosso leone.

“Allora?”

Magdalene sospira. “Colére è una creatura molto simile a loro. Una creatura unica, senza simile, e dall’intelligenza spaventosa. Quindi a mio modo sono affezionato a quelle chimere. Prima servivano per scovare cure per malattie rare, ma adesso.. non ha più senso.”

“Quindi è vero, tu sei buona. Fai del bene.”

“Non mi credevi?”

Mikah si strofina nervoso il naso. “Perché eri nell’Oroboro allora?”

“Abbiamo poco tempo, ragazzino.” Magdalene gli dà uno schiaffo amichevole sulla nuca “Non sprechiamolo. Ti racconterò di me quando sopravviveremo, promesso.”

Il ragazzo deglutisce. L’hai promesso. Non è l’unica promessa che gli hanno fatto, e ha intenzione di sopravvivere.

I due si avvicinano all’ultima porta. Grossa, piena di cerchi magici ed energia spirituale.

La donna poggia una mano sulle inscrizioni. È magia particolare, molto forte. Creata da La Maison Dieu stesso, uno dei più grandi maghi di tutto il mondo.

Porte del genere servono per tener lontano gli sprovveduti. Ma con un pizzico di energia..

No, la porta resta chiusa.

“Non si apre. Nemmeno con la mia forza spirituale.” Commenta seccata La Force “Vuol dire che nessun caporale può aprire la porta, tranne forse qualche fortunata eccezione. Abbiamo chiuso, non possiamo proseguire.”

“Scherzi? Se non hai la chiave, la porta si apre sfondandola!” Sghignazza Mikah. “Fatti indietro.”

La donna obbedisce e osserva curiosa il ragazzo.

Mikah si sgranchisce le ossa e stiracchia i muscoli. Dopodiché si fionda contro la porta, sferrandole un pugno e  richiamando le esplosioni. Una luce bianca acceca i due per qualche secondo. Le orecchie fischiano e la polvere si è alzata. Ma non è cambiato nulla.

Magdalene ridacchia. “Ti piace fare lo sbruffone, vero? Però non ottieni niente con la violenza.”

Mikah però ha uno sguardo serio. “Se non risolvi un problema con la forza vuol dire che non stai usando abbastanza forza.”

Dopodiché il ragazzo torna ad accanirsi contro la porta. Uno, due, tre pugni potenti con tanto di esplosioni e fiamme.  Magdalene sgrana gli occhi, senza fiato. La porta si sgretola man mano fino a crollare. È stata davvero distrutta dal colpo di Mikah. Probabilmente neanche lei ci sarebbe riuscita.

Come ha fatto?

“Andiamo!” Dice il ragazzo noncurante mentre scavalca le macerie. La stanza in cui si ritrovano successivamente è strana. Principalmente non è affatto una stanza. Si trovano all’aperto, diversi metri sopra le splendide cupole di Romalo. L’atmosfera è cupa e tetra, le nuvole sono così fitte da non lasciare neanche uno squarcio di azzurro. E soprattutto c’è la nebbia, così fitta da poter essere tagliata.

I due camminano stupiti, e si accorgono di una terza presenza proprio dietro di loro.

“Il Salvatore?” Chiede Mikah “Che ci fai qui? Ti sei svegliato?”

“Non mi sono svegliato.” Sussurra il monaco. “È come se stessi ancora dormendo. Tu.. sei la donna che mi ha salvato?”

“Esatto, ragazzo” Risponde lei “A quanto pare i nostri veri corpi sono fermi, mentre solo la nostra coscienza prosegue. Questo posto è accessibile solo a pochi, è come se ci avessero invitati. Forse è per questo che manca Colére.”

Il monaco alza un sopracciglio sentendo quel nome, ma sorride ricordandosi subito dopo dell’enorme leone.

“Allora che dovremmo fare? Continuare a camminare?” Chiede Mikah.

“Forse sì. È l’unica cosa che mi viene in mente, e anche se volessimo non potremmo tornare indietro.”

Il gruppo di tre persone decide di camminare, dunque. Ma più vanno avanti, più l’ambientazione si distorce. Pezzi di paesaggio scompaiono e riappaiono molto più vicini o dove non dovrebbero. Il grigio predominante lascia posto a un viola scuro e inquietante. Dopo non molto, lo sfondo smette di avere significato. Come se stessero passeggiando sopra un puzzle rovinato e mischiato.

I tre si fermano, esasperati. “Non stiamo andando da nessuna parte.” Dice Mikah.

“Dobbiamo continuare. Neanche tornare indietro ha senso.” Suggerisce Il Salvatore. E il paesaggio continua a cambiare. Lo sfondo scuro, rovinato, deforme, scompare pian piano fino a diventare bianco. Si trovano in un luogo bidimenzionale, senza profondità. Solo bianco. E infine qualcosa appare di fronte a loro.

Apparentemente sembra un ragazzo. Ha i capelli corti neri ed è molto magro, a primo impatto somiglia a Mikah.

“Sei tu.. il Generale?” Chiede Il Salvatore. Il ragazzo, per tutta risposta, piega la testa in modo innaturale. Fino a capovolgerla, e la sua fronte ormai è all’altezza del collo. Dopodiché apre la bocca al massimo, e gli occhi scompaiono.

I tre fanno un passo indietro, sconvolti. L’immagine del ragazzo si scompone, come se fosse un errore di computer. E la figura si moltiplica, ogni immagine compie gesti casuali, si scompone e si ricompone.

Mikah sente una presenza forte dietro di lui. Si volta, e si trova il ragazzo vicino, con la punta del naso vicino alla sua. Sempre con gli occhi incavati, senza orbite, e un sorriso allucinante.

“Porca puttana!” Urla il ragazzo. Mikah sente di avere.. paura. Gli tremano le gambe. La Force gli prende le spalle con un braccio e lo porta vicino a sé, cingendolo dolcemente.

“Il Generale Le fou! Smettila di delirare e parlaci.”

“MaGDaLenE” pronuncia qualcuno, con voce tremante.

“Sì, sono io. Vedo che ti ricordi di me.”

“Sì….. Sìììììììììììììììììì” La voce parla come se fosse rallentato improvvisamente.

“Cosa ti è successo?”

Lo sfondo viene sostituito da infinite figure del Generale che roteano lentamente su se stesso.

“Ho provato a diventare Dio.” Risponde la voce. “Anche Le Jujement e La Mort ci hanno provato, ma hanno fallito.”

Mikah deglutisce. Questo vuol dire che lui ci è riuscito?

“Nooooooo” La voce urla improvvisamente. I ragazzi devono tapparsi le orecchie con le mani per non impazzire. “Non ci sono riuscito. Sono intrappolato tra infinite dimensioni senza inizio né fine, ho perso senso, non sono più definibile.”

Il Salvatore osserva la scena in silenzio. Ma poi si decide a parlare. “Che ci facciamo qui?”

“È vero, forse è meglio sbrigarci.” Commenta La Force. “Il Generale, come possiamo impedire questa catastrofe? Ci serve una risposta alla svelta.”

“Non esiste modo per impedire che arrivi la catastrofe. Dio ha deciso così, e così sarà.”

Mikah sbuffa. Un enorme volto vuoto, ormai più simile a una maschera che a un viso normale, si materializza a pochi millimetri dal viso di Mikah.

“E così tu non credi in Dio? Vivi in un mondo di magia e catastrofi e non credi in un essere superiore? Ma certo, la magia non deve necessariamente essere opera divina. Chi ti ha inculcato questo pensiero?” Un’altra maschera compare alla schiena del ragazzo. “Un’entità non può esistere se nessuno gli crede. Dimmi, se tu pensassi fosse una magia estremamente piccola e minuta cosa faresti, umano?” La voce urla l’ultima parola con foga. “Immagina una magia che crea un leggero venticello, un piccolo tornado. Cosa faresti, umano umano umano umano umano umano umano umano?”

“Stai zitto mi fai venire mal di testa!” Ringhia Mikah. “Userei il fuoco ovviamente. Le fiamme consumano l’aria, no?”

“E tu per caso non possiedi il necessario per prod..”

“Il Libro delle Fiamme!” Lo interrompe Mikah. “Generale, sei un genio. Un genio assoluto!”

“Ora che abbiamo la risposta, possiamo andare.” Dice Il Salvatore. Fa un inchino solenne. “Saremo eternamente grati per il tuo aiuto.”

La maschera guarda entrambi i ragazzi per pochi secondi.

“Avete altro da chiedermi?”

“Certo che sì.” Dice Mikah. “Già quando eri nella forma.. umana mi sembravi familiare. Ma ora eccoti, sei solo una maschera. E sono sicuro di averti già visto”

Il monaco colpisce il palmo della mano con un pugno. “Ma certo! Tu sei quello che è apparso un sacco di volte nei nostri sogni.”

Silenzio. La maschera si fa sempre più grande. “Oh.”

“Oh cosa?” Chiede spazientito Mikah. Magdalene osserva incuriosita la scena. Hanno visto il Generale Le Fou in sogno? Ma non è possibile. Il Generale è rimasto confinato in questa stanza per mesi. Nessuno l’ha più visto.

“Ho tentato di aiutarvi nel vostro compito.” Dice la voce, apatica.

“Perché?” Chiede il monaco.

“Perché è giusto così.”

“Perché?” Chiede Mikah.

“Perché lo trovavo interessante. Potreste sconvolgere questa dimensione”

I due ragazzi, disorientati, puntano i pugni sui fianchi contemporaneamente. Loro due sì che sono una squadra.

“Non potevi dirci prima che la soluzione era sotto i nostri nasi?” Si lamenta Mikah.

“Avreste comunque avuto bisogno di venire qui.”

Il Salvatore esita. “Però io voglio sapere.. come mai hai cercato di diventare Dio.”

La maschera si fa sempre più piccola. “Perché? Perché? Quale tipo di domanda è? Non è anche tuo desiderio diventare Dio? No, certo che no, piccolo minuscolo monaco. Tu sei una persona modesta, a te piace vivere in questo modo, in questa tua forma. Non cambieresti mai. Preferisci restare un possibile eroe piuttosto che un eroe vero e proprio, giusto? Mi sbaglio?”

Ma il monaco non distoglie lo sguardo e aspetta la risposta alla sua domanda. E la maschera capisce.

“Ero insoddisfatto di questo corpo. Sapevo che sarei dovuto.. evolvermi, ma non sapevo come. Io, Le Chariot, La Justice, Le Jujement e La Mort abbiamo provato a cambiare. Abbiamo letto le scritture più antiche, abbiamo chiamato gli angeli per poter chiedere aiuto a loro. Ma sapete, gli angeli sono entità superiori a noi. Decisamente superiori. Hanno una concezione di vita diverso, un’autorità splendida. Per questo non siamo riusciti a guardare loro negli occhi. Eravamo troppo.. infimi. L’Arcangelo è giunto tra di noi, umile con le sue splendide ali. E ci siamo bloccati. Non siamo stati più gli stessi.”

La voce della maschera trema. Sembrano interferenze. O forse si trattano di singhiozzi?

“Non ti manca essere un uomo?” Chiede il monaco.

“Per niente.” Risponde la maschera.

“Come ti chiamavi?” Continua a chiedere lui.

“Per niente.”

“Davvero, non avevi persone che amavi? Sogni, desideri.. eri davvero così vuoto?”

“Per niente.”

Magdalene si fa avanti e dà una pacca sulla nuca a Il Salvatore. “Lascialo stare. Non vedi com’è ridotto?”

La maschera continua a ripetere “Per niente” come se si fosse bloccato.

“È ora di andare, ragazzi. Le Fou, puoi portarci indietro?” Chiede Mikah. Ma la maschera non risponde. Continua a ripetere le stesse parole.. sempre.. per niente, per niente, per niente, per niente.

“Che cazzo hai fatto, Salvatore?” Sbotta il ragazzo.

“È Il Salvatore, con l’articolo!” Risponde il monaco. Ma non hanno tempo per litigare, la maschera si fa sempre più grossa e urla. “PEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEERRRRRR NNNIEEEEEEEEEEENNTTTTEEEEEEEEEEE”

“Cazzo!” Urla Magdalene. “Mi sta spaccando i timpani.”

“Non può farlo davvero, è solo nella nostra mente.” Risponde Mikah.

“L’Imperatrice? Cosa ci fa qui?” Chiede improvvisamente Il Salvatore. “No.. non è davvero qui. Ma sento la sua voce. Dov’è?”

“Sei impazzito, Salvatore? Siamo semplicemente addormentati, non è possibile che qualcuno possa venire a trovarci. Al massimo ti sta chiamando dal mondo esterno, quello reale.”

La donna sgrana gli occhi, dopodiché allegra dà una pacca sulla nuca al ragazzo così forte da farlo cadere.

“Allora non sei così stupido come sembri! Hai ragione, è solo nella nostra mente. E L’Imperatrice viene dal mondo reale. Colére! Colére, vieni subito a svegliarci!”

“Sei tu la stupida.” Ringhia Mikah “Stiamo solo sognando, il tuo gatto non può sentirci.”

Ma una sensazione di umidità gli fa aprire gli occhi.

Il grosso gatto di cui stava parlando gli sta leccando la faccia con l’enorme lingua ruvida. Mikah cerca di allontanarlo a fatica.

“Okay, ho capito che mi vuoi bene.. ora fuori dai piedi! Mi stai riempiendo di peli.”

La Force è già in piedi e guarda, impietosita, una figura stesa per terra.

“Eri un bel ragazzo, Le Feu. Mi dispiace che ti sia ridotto così.” Dopo qualche secondo di silenzio, sente lei e solo lei la voce della maschera. “Non è una situazione negativa come tu possa pensare. Posso osservare chiunque, sono a conoscenza conoscenza conoscenza conoscenza di ogni cosa che succede in questo e infiniti mondi mondi.”

Magdalene osserva la stanza in cui si ritrova. Quadrata, piccola, piena di cuscini e un corpo estremamente magro steso per terra, completamente nudo, di un ragazzo dell’età di Mikah e Il Salvatore.

Si avvicina al corpo e lo accarezza, impietosita.

“Guarda in che stato pietoso è.” Dice Mikah. “Non credi che dovremmo.. farlo sentire a suo agio?”

La donna addolcisce lo sguardo. “E tu ne avresti il coraggio?”

Il ragazzo esita. “No, a dire il vero no.”

“Appunto. Adesso andiamo, abbiamo un mondo da salvare.”

Mikah con un salto si arrampica sul felino fino ad arrivare in cima per poterlo cavalcare. Il leone non sembra esserne dispiaciuto. Possiede veramente un’intelligenza pari a quella umana.

“Dovremmo andare a cercare gli altri. Soprattutto dobbiamo trovare Lewis. Sta perdendo tempo in biblioteca. Ma intanto io devo cominciare almeno a leggere il capitolo sulla catastrofe.”

Magdalene annuisce, e cammina. Il leone la segue e Mikah sfoglia le pagine, cercando di non vomitare. Vediamo, vediamo, dove dovrebbe cominciare il capitolo sulle catastrofi?

Lui ha letto solo le prime venti pagine. Certo, ha imparato molto, ma forse avrebbe dovuto leggere di più. Maledizione, il capitolo si trova sicuramente tra le pagine che gli altri non possono vedere. Ma per lui non è così facile.

Ma Mikah sa che il mondo elementale è fondamentalmente collegato ai numeri. Lui non capisce niente di matematica, è un vero somaro. Ma è capace di fare due più due. E anche quattro per quattro. A pagina centosessanta trova il capitolo che gli serviva. Il ragazzo sorride. I profeti sono così scontati.

Vediamo, il capitolo presenta un’illustrazione ben curata di un vulcano avvolto da un cerchio magico.

Le catastrofi sono gli incantesimi più potenti di questo mondo. Sono la punizione di Dio per questo mondo di peccatori. Solo gli eroi sono esenti dalla punizione perché hanno l’animo buono. Certo, come no.

Dio dimostrerà che i quattro elementi con cui viviamo tanto in sintonia possono rivoltarcisi contro e punirci. Tutto è un dono del nostro signore, noi ne approfittiamo solamente. Solo gli eroi possono raggiungere il livello massimo di affinità elementale, proprio come Dio. Ma proprio perché non possono diventare come lui, il Signore ha concesso a ognuno di loro solo un elemento per volta.

Se l’eroe sente che questo mondo debba subire la più severa delle punizioni, allora può tramite una litania, sacrifici, e magia.. un attimo, questo è il modo per evocare la catastrofe di fuoco. A Mikah non serve.

“Mikah.” Dice la donna.

“Ti spiacerebbe non distrarmi? Sai, sto cercando di salvare il mondo.”

“Lewis non si trova da nessuna parte, e nemmeno Il Salvatore con L’Imperatrice.”

Il ragazzo storce il naso. “Allora è meglio se usciamo fuori e li aspettiamo. Leggere queste pagine è vitale.”

Sedici pagine solo per spiegare come evocare la catastrofe di fuoco. Ma non serve a niente.

Errare è umano, solo Dio è abbastanza giudizioso da comprendere quando l’umanità necessita una vera punizione. Quindi se un eroe cercherà di distruggere il mondo con una catastrofe, un altro eroe può dissolvere l’incantesimo. Ma è necessario l’elemento più forte. In questo libro verrà illustrato il modo per divorare il tifone dell’Aria.

Mikah sorride. Ci siamo.

L’elemento principale è il centro. Bisogna trovarsi esattamente al centro dell’uragano, e tracciare un cerchio magico del raggio di venti metri e procedere con la litania. A pagina centosettantanove è illustrato il modo corretto per tracciare il cerchio magico.

“Maledizione.” Impreca il ragazzo. I due sono riusciti a raggiungere l’uscita dell’edificio. Fuori è tutto bianco: la nebbia non permette di vedere oltre i tre metri.

“Cosa c’è?” chiede Magdalene.

“Bisogna trovare il centro del tornado e tracciare un cerchio magico. Non avremo mai il tempo per farlo.”

Ma la donna sorride. “Sembra che qualcuno ci abbia già pensato prima, invece.”

“Cosa intendi?”

“Nove mesi fa Le Bateleur ha fatto costruire una seconda piazza nel territorio della santa sede. Solo successivamente, guardando il progetto, ci siamo accorti che si tratta di un perfetto cerchio magico dell’elemento del fuoco. Nessuno ha compreso il motivo di questo gesto ed era troppo tardi per fermarlo, quindi l’abbiamo lasciato qui.”

“Ed è esattamente al centro di..”

“Sì.”

Mikah sorride. “Che genio quel vecchiaccio. Allora fai strada.”

I due continuano a camminare molto lentamente. La nebbia è troppo fitta per procedere a una velocità più alta. Il leone è così spaventato dal non vederci che continua a sobbalzare. Quindi Mikah è costretto a scendere e ad avanzare con gli altri a piedi. E intanto continua a leggere.

Sembra che possa saltare praticamente tutti i preparativi. Il libro delle Fiamme menziona anche un fulcro di energia del fuoco, ma il ragazzo non ha idea di cosa possa essere. Probabilmente si tratta di un incalanatore di energie.. e Mikah ne ha uno. La pietra che gli ha regalato Franzis. Contiene tutta la sua energia, quindi sicuramente ha l’elemento fuoco.

Poi bisogna recitare la litania.. continuamente, per sedici volte, e se l’incantesimo non sembra funzionare, bisogna continuare a recitarla. L’ideale sarebbe impararla a memoria. Ma va bene anche leggerla.

“Vieni, Santo Spirito. Manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Consolatore perfetto; ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo. Nella fatica, riposo, nella calura riparo, nel pianto conforto. O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi figli. enza la tua forza nulla è nell’uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli che solo in te confidano il tuo santo fuoco. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Dona forza ed energia.”

Mikah si sorprende a recitare perfettamente la formula. Come se la sapesse già a memoria. E infatti è proprio così: lui la conosce. L’ha sempre conosciuta.

Come se gliela cantassero quando era piccolo. Il ragazzo sente un calore accarezzargli il cuore, una grandissima nostalgia lo spinge a piangere.

Sì, nostalgia. Questa era la canzone della sua infanzia.

Mikah si volta. Nella nebbia più totale, Magdalene e Colére sono spariti. E lui si trova al centro del cerchio magico.

“Pazza furiosa! Dove sei finita?” Urla il ragazzo. Ma non riceve risposta. Non fa niente, non ha bisogno di loro. In realtà vorrebbe avere la sicurezza di qualcuno che possa appoggiarlo. Ma può cavarsela da solo. Reciterà sedici volte la ninna nanna. E vincerà.

“Chi stai cercando, Mikah?” Dice una voce. Una voce sconosciuta che non ha mai sentito prima. E tra la nebbia gli si presenta un ragazzo bellissimo. Ha i capelli bianchi, gli occhi rosa, e uno splendido e candido vestito privo di armatura.

“Non c’è problema, comunque, ci sarà Le Monde ad aiutarti.”

Il ragazzo sorride.
“A morire.”

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Capitolo 37
*** 13-1 ***


 

Lewis ed Enya corrono nel lungo corridoio curvo finché il ragazzo non si accascia su di un lato, esausto.

La Justice lo guarda innervosita.

“Non c’è tempo da perdere, avanti.”

Il ragazzo la segue zoppicante innervosito. “A me serve avere il libro, non fare una maratona. E poi riuscirei a trovare una soluzione nello stesso tempo in cui tu riuscirai a decidere quale vestito mettere per festeggiare la mia brillante intelligenza questa sera.”

La donna storce il naso. “Piuttosto, come hai fatto a capire che Le Pendu era tra i nostri?”

“Perché lui è il Generale.”

Enya si immobilizza. “Cosa..?”

“Certo che è lui. È stato un ragionamento semplicissimo. Inizialmente ero incappato in un ragionamento stupido: ho indagato sui membri dell’Oroboro che erano pro apocalisse. Ma poi mi sono reso conto che solo gli idioti la pensano così. Il Generale non è mai stato pro apocalisse, non è stato pro a niente. Il suo unico interesse era la salvaguardia di Cassandra. Per questo ha fatto fuori Le Chariot: se l’avessero scoperto avrebbero ucciso lui, Petre e sua figlia.”

Enya si butta su di Lewis, riempiendolo di pugni. Il ragazzo si copre la testa e si appallottola in un modo pietoso. “Lasciami stare!” Urla. Ma la donna continua furiosa.

“Sei idiota!? Quello stronzo ha ucciso il mio migliore amico e tu non me l’hai detto!”

“Gli ho chiesto se potevo dirlo e ha detto di no.”
“Ovvio che ha detto di no, altrimenti lo avrei ucciso!”

Enya comincia a prenderlo a calci.

“Smettila, ti prego.”

“No! Sei stupido, sei un codardo, ti odio!”

Allora Lewis si vede costretto a reagire. Con un’esplosione d’aria sbalza contro il muro la ragazza che si calma improvvisamente.

“Non lo ha fatto per cattiveria. Lo ha fatto solo per far sopravvivere le persone a cui tiene.”

“Ti odio.” Ringhia lei.

“Perché ho dato la possibilità di salvarsi a una persona per me innocente?”

“No.” È perché hai risolto in pochi minuti un enigma che ha costato la vita Flynn. Ma Enya non lo dice.

“Andiamo.”

I due proseguono in silenzio. Lewis non sa proprio cosa dire. Stupida donna, questo è il modo di ragionare di una persona stupida, di una donna stupida piena di sentimenti stupidi.

Quando i due entrano nella biblioteca, Lewis tossisce per la polvere che lo sta assaltando.

“Vedrai, la rabbia ti passerà quando avrò risolto brillantemente anche questo enigma.”

Ormai furibonda, La Justice estrae la lama e la punta contro il ragazzo. “Stammi bene a sentire, sapientone. È già tanto che io non ti faccia a fette perché stai rendendo inutile l’ultima settimana di vita del mio migliore amico. Ma non osare vantarti così tanto, mi fai infuriare, nessuno mi ha mai fatto imbestialire tanto. Quando tutta questa merda sarà finita verrò a cercarti, e la tua intelligenza non servirà a un cazzo.”

Lewis alza le mani. “Stai calma, donna. Ti stai arrabbiando per niente. Non è colpa del tuo amico se non è intelligente come me.”

“Il mio amico è morto!” Urla Enya “E potrà anche non esser stato intelligente come te, ma aveva più coraggio di quanto tu possa mai desiderare. Al contrario di lui, sei un codardo e un vanitoso. Non esisterà nessuno, e dico nessuno, più coraggioso di lui.”

La ragazza rinfodera la spada e continua a camminare.

“Mikah è più coraggioso.” Borbotta Lewis, mentre la segue.

“Mikah non sarebbe vivo se non fosse per Flynn, e neanche tu.” Enya non si gira neanche per guardarlo. La cosa peggiore è che non è vero. Loro sono gli eroi della leggenda, loro erano destinati a sopravvivere in ogni caso.

Ed ecco che arrivano nello scomparto riservato della biblioteca. Un enorme cerchio magico circonda tre libri: uno rosso, uno azzurro e uno blu scuro. Manca evidentemente il libro delle rocce.

Appena fuori il perimetro del cerchio magico, si erge un piedistallo su cui è poggiata una pergamena con una penna.

“Un codice d’accesso, immagino.” Afferma il ragazzo. Enya grugnisce qualcosa. Perché capisce sempre le cose a volo?

“E dato che non ti stai affrettando a scrivere la parola chiave, immagino tu non la conosca.”

“Esatto, brutto stronzo. Sbrigati a trovarla, se sei così intelligente.”

Lewis giocherella col labbro inferiore, pensieroso. “Non hai nessun indizio, vero?”

“No. Fai presto.”

Il ragazzo si avvicina alla pergamena. Inchiostro magico: una volta scritto sparisce dal foglio, ovviamente. Ma non cancella i segni e i graffi che lascia lo scrittore. Vediamo, una parola contenente tra le nove e le quindici lettere. Solo una parola, quindi deve essere una parola importante, forse anche attinente. Non è un nome né tantomeno un cognome, non è neanche il titolo del messia originale.

“La Justice, come si chiama il vostro libro sacro?”

“Libro sacro.”

“Non ha altri nomi?”

“Sacro testamento o bibbia.”

Lewis socchiude gli occhi. Non è nessuna delle due sicuramente. “Avete altri libri rilevanti?”

“Sei in difficoltà, vero?”

Il ragazzo le lancia uno sguardo feroce. “Sì o no?”

“Sì, si possono includere anche gli evangelium.”

“Quanti sono?”

“In tutto trentatré.”

Nove parole a stento. Potrebbe essere quello ma.. è un numero poco simbolico. Non c’è nient’altro di veramente simbolico?

“Sono tutti attendibili quei libri?”

“In che senso?”

“Non ce n’è qualcuno meno importante?”

La Justice ci pensa. “Possiamo escluderne ventidue a dire il vero. Gli undici più importanti sono insegnamenti donati a tutti, i più importanti perché contengono la parola d’insegnamento e crescita.”

Lewis sgrana gli occhi. “Ventidue? Perché quei ventidue no?”

“Perché sono apocrifi. Sono riservati a pochi, ogni libro deve venir studiato da un membro particolare dell’Oroboro e gli altri non devono venirne a conoscenza.”

“Un libro per ciascuno, ma sei scema? È quello il numero, perché non ci sei arrivata prima tu che avevi tutti gli elementi a disposizione?”

La Justice le ringhia contro senza dire nulla. Lewis si ingobbisce sulla pergamena. Otto parole, ventidue. Uno per ogni membro dell’Oroboro. Quei libri sono apocrifi, cioè riservati a pochi, esattamente come quei libri.

“Ventidue.” La penna ricalca perfettamente i segni delle scritture precedenti. Dopodiché l’inchiostro viene subito assorbito e scompare.

“Dovrei aver fatto.”

“Fai un passo avanti allora. Se sei davvero l’eroe non dovrebbe succederti niente: non puoi morire.”

“Non ci penso nemmeno!” Lewis fa un passo indietro. “Vacci tu.”

“Che cazzo di codardo che sei. Vergognati.” Enya sembra stare per oltrepassare il cerchio magico ma all’ultimo secondo afferra il ragazzo e lo spinge. Lewis urla per un minuto buono in preda al terrore quando si accorge che non gli è successo nulla.

Facendo finta di niente, quindi, prende i tre libri e si accinge ad andarsene quando qualcosa gli impedisce il passaggio. Un muro magico e invisibile è sorto tra lui e La Justice.

“Oh, maledizione. Credo che io sia costretto a portarne fuori uno alla volta.” Esclama in disappunto Lewis, uscendo con solo il libro dei venti tra le mani.

“Aspetta un attimo. Donna, passami dell’energia magica.”

“Cosa? Cosa vuoi da me? Sbrigati, trova la soluzione e andiamocene.”

“Invece no, quei libri sono troppo rari: averli con me sarebbe utile.”

La donna ci pensa un attimo, e poi decide che non è il caso di litigare. Ancora. Gli passa la mano, facendo affiorare la sua forza spirituale

“Ehi un attimo, così te ne stai prendendo troppa.”

“È difficile. Resisti.”

Lewis torna nel cerchio magico, poggia qualcosa di invisibile sulla scrivania dove sono i libri, e porta con sé il libro dell’acqua.

“Tu.. come hai fatto?”

“Una cosa molto simile agli ologrammi che creo. Ora, se mi passassi anche..”

“Non ho abbastanza energia magica da darti, ne hai presa ben tre quarti!”

Lewis storce il naso. “Va bene, allora cominciamo a lavorare sull’enigma della catastrofe.” Il ragazzo si siede per terra e comincia a leggere ad alta voce.

“Vediamo, avrete difficoltà a usare questo libro se non siete dell’elemento giusto bla bla, avvertenze varie, dovrà pur esserci un indice! No, qui all’inizio non c’è, proviamo alla fine. Umm.. nemmeno! Maledizione, devo cercare tra i capitoli. Meno male che i titoli son scritti in grande.” Con l’energia magica del vento sfoglia rapidamente le pagine osservandole attentamente. “Incantesimi di protezione, di risveglio, di evocazione, oh! oh! Eccolo! Cataclisma. Vediamo.”

Un rombo di tuono sovrasta le sue parole. I due si girano e vedono che l’ultimo libro, quello delle fiamme, è stato bruciato. Così come la scrivania che lo accoglieva.

“Ops, l’incantesimo ha scoperto il mio inganno. Non fa niente, non ci serviva il libro delle fiamme in fondo.” Il ragazzo torna a leggere il libro. “No, no, qui c’è scritto come poter evocare un cataclisma. Tu vedi questo capitolo?”

“Sinceramente no.”

“Ottimo, questo conferma il fatto che io sia uno dei guerrieri prescelti o come lo chiamate. Vediamo, creare una catastrofe.. ecco, fermarla, invertire l’incantesimo. Accidenti, qui c’è scritto come fermare una catastrofe ma solo se sei stato tu a evocarla! Altrimenti.. Ouch.”

“Cosa?” Strepita Enya “Cosa c’è?”

“Bisogna usare il libro del fuoco. Quello più vicino a noi è appena esploso per colpa mia.”

“Complimenti, tu sei un vero genio.”

“Non è tutto sprecato: Mikah ha l’ultimo libro delle fiamme teoricamente. Dovremmo andare da lui.”

I ragazzi si preparano a uscire, ma poco prima di varcare la soglia incontrano un ostacolo: un altro muro invisibile.

“Non dirmi che il cerchio magico ha..” Sussurra Lewis.

“Allora non sei un genio come sembri, sei un deficiente.” Ringhia La Justice “Non è un muro magico, l’incantesimo di prima non c’entra niente. Non vedi com’è morbido e freddo questo muro? È senza dubbio un incantesimo d’aria. Elementare, dovresti conoscerlo persino tu.”

Lewis storce il naso. “L’ho inventato e brevettato io in effetti. Non credevo che qualcun altro ne fosse capace.”

Anya poggia la mano sul muro d’aria. In pratica il vento scorre così velocemente che non è nemmeno possibile infilarci la mano dentro, diventa praticamente solido.

“Un incantesimo elementare ma tenuto su da una grande energia magica. Non riesco a scioglierlo. Proviamo ad andare verso l’altro passaggio.”

“È tutto inutile, donna! Che senso avrebbe impedirci un passaggio e lasciarcene un altro disponibile?”

E infatti Lewis ha ragione. C’è un altro muro d’aria anche dall’altra parte. I due sprecano un sacco di tempo cercando di capire cosa stia succedendo, ma non ci riescono.

Enya pesta i piedi. “Maledizione!” Urla “Se continua così verremo spazzati dalla catastrofe.”

Lewis ci pensa un attimo. “Dammi la mano.” Enya seppur riluttante accetta. È un caso disperato.

Lewis rilascia un filo di energia spirituale, lo stesso che attacca alle sue armi. Le si avvicina all’orecchio e le dice a bassa voce “Fammi un cenno con la testa se senti che la forza del muro sta diminuendo. Se sì, ti passerò tutta la mia energia magica rimasta per distruggerlo. In caso contrario lo farai tu.”

Enya annuisce in silenzio, anche se non capisce perché dovrebbe farlo. Quando Lewis si avvicina borbottando all’altra uscita, sente che il muro d’aria è più forte che mai. Mentre invece la Justice fa cenno con la testa. Il suo muro s’è indebolito! Lewis le passa più energia magica che può tramite il filo spirituale, ed Enya riesce a rompere l’incantesimo. I due corrono subito sorpassando la porta prima che si richiuda.

Enya ansima. “Ho perso.. quasi tutta l’energia che avevo. Ma cos’è successo?”

Lewis ha uno sguardo serio. “Ho intuito che qualcuno stava cercando di bloccarci nel modo più efficace possibile. C’erano solo due casi: o quel qualcuno è estremamente potente, o dava più forza magica all’uscita a cui ci avvicinavamo.”

“Wow, che genio che sei, complimenti.” La Justice sputa per terra. “Aspetta un attimo, hai detto che era una tua idea il muro d’aria?”

“Sì, perché?”

“Perché allora so contro chi stiamo per imbatterci: L’Etoile.”

“E chi sarebbe?”

“È una guerriera strana. Non possiede nessun tipo di magia particolare, nessuno è riuscito a capire a che elemento appartiene. Eppure ha un’abilità innata: è in grado di rubare le capacità e tecniche avversarie.”

Lo sguardo di Lewis si indurisce. “Sembra essere tosta, allora. Forse è meglio se ce ne andiamo: prima andremo da Mikah meglio sarà.”

I due corrono per un corridoio pieno di ampie finestre. “Non preoccuparti per un altro muro d’aria: se si tratta di una persona intelligente saprà che pur di sprecare altra energia magica preferiremmo scendere dalla finestr--Ouch!”

Lewis si ribalta cadendo per terra. “Che diamine è stato?” Chiede Enya.

“Cuscinetti d’aria che si muovono: li uso per far cadere nemici o correre più velocemente.”

Ma prima che la frase potesse finire, anche Enya cade per terra.

Lewis imprecando tra sé estrae uno dei suo pugnali e sfregia il legno delle finestre più volte. Usando un minimo di energia magica fa fluttuare la polvere e la segatura in avanti.

“Osserva bene la polvere e i suoi movimenti. Appena torna indietro vuol dire che sta per arrivare un altro spostamento d’aria e dovremo saltare.”

La Justice annuisce. I due avanzano ben attenti a non farsi fregare, guardando in basso e controllando i pezzi di polvere e legno che volano quando vengono per l’ennesima volta ribaltati da una bolla d’aria particolarmente potente. Questa volta la ricevono non sulle gambe ma in faccia.

“Complimenti, un vero genio.” Commenta stizzita La Justice. Lewis ringhia innervosito.

“Va bene, vuoi farci rallentare, L’Etoile? Allora noi prenderemo un’altra strada, una ben più comoda.”

Con un calcio fa crollare il vetro di una finestra e si accinge a scavalcarla.

“Siamo a due piani d’altezza, sicuro di volerlo fare?”

“Attutirò la caduta, fidati di me.”

I due si buttano giù contemporaneamente, e un soffio d’aria li rallenta: atterreranno dolcemente. Ma qualcosa va storto, una grossa folata di vento li fa rotolare e cadere a terra rovinosamente.

Lewis urla e scalcia in preda alla frustrazione.

“Corriamo vicino alle mura: avrà difficoltà a prendere la mira nascondendosi. Intanto cerchiamo di entrare dentro e trovare Mikah.”

La Justice che conosce il posto ha la precedenza e corre con abilità. Costeggiano le mura delle costruzioni e apparentemente non trovano nessuna difficoltà. Finché, proprio prima dell’entrata, incontrano qualcuno.

Una donna alta e magra, dalle mani curate. Ha la pelle estremamente scura, esattamente come Lewis, mentre i suoi capelli sono corti quasi rasati e bianchi. I suoi occhi sono azzurri, di ghiaccio, e le sue labbra carnose. Ha il fisico sottile e longilineo, simile a quello di Lewis. Indossa una tunica aderente bianca e una lunga spada sottile.

“Oh, non posso crederci. Uno dei miei eroi è così.. simile a me.  Un Ryadiano.” Dice la donna.

“È lei: L’etoile.” Commenta La Justice.

Lewis freme. “Cos’è.. un Ryadiano?”

La donna ride. “Non sei così geniale come tutti dicono. Ovviamente è una terra, non l’hai capito? Ryhad è la terra della tecnologia, la culla dell’umanità. Ma tu non sei come noi. I

Ryhadiani hanno la pelle scura, gli occhi chiari e i capelli bianchi o biondi. Tu possiedi solo le nostre caratteristiche somatiche, i lineamenti classici.. ma ti manca il colore dei capelli giusti, e persino degli occhi. Sei un bastardo, hai il sangue sporco.”

Lewis deglutisce. Lui i capelli se li tinge. L’unica cosa che li differenzia è il colore degli occhi. Certo, se li è tinti per evitare i bulli e i cretini che l’avrebbero attaccato ancora di più.

“Che stai facendo?” Chiede Enya, innervosita. “Non è ora di perdersi in chiacchiere. Superiamola e andiamocene.”

“No, non posso. Non vedi che.. può rivelare una grossa fetta del mio passato? Io non posso lasciarla fuggire.”

“Questo è poco ma sicuro, ragazzo.” Dice L’Etoile “Resterai qui finché la tempesta non si scatenerà del tutto, dopodiché moriremo tutti.”

“Sei pazzo, Lewis. Lasciala morire e andiamocene.” Enya estrae una spada, sicura di sé.

“No, ferma, io..” Lewis è nel panico, non sa cosa decidere. “Vai avanti tu, trova Mikah e digli di utilizzare il libro delle fiamme per scongiurare la catastrofe. Io resto qui.”

“Non hai forse detto che c’è bisogno di te per capire come fare?”

“No, mentivo, Mikah può farcela da solo.”

“Sei davvero un buffone e codardo, allora.” Commenta amareggiata Enya.

“Anche se fosse, non ti farei passare.” Aggiunge invece L’Etoile “Siete bloccati qui.” Le mani di Lewis tremano.

“Dove si trova Ryhad?” chiede.

“A sud del regno delle due sicilie, bisogna prendere una nave.”

“Patria della tecnologia.. sono tutti intelligenti?”

“Più di quanto tu possa mai immaginare.”

Lewis viene scosso dai brividi. Enya digrigna i denti: che fare? Questo bamboccio sembra esser intrappolato dalla curiosità. Se continuano così perderanno troppo tempo. Lei è furba, estremamente intelligente. Forse l’ha previsto. C’è bisogno di un aiuto esterno per scuotere questo ragazzo.

“Lewis, lei non è l’ultima Ryhadiana rimasta. Se sopravvivremo ti accompagnerò io stesso a Ryhad. Ma se continuiamo così moriremo, moriremo tutti. Lei vuole la morte, anche per sé stessa. Non è così intelligente come sembra.”

Lewis scuote la testa. È vero, bisogna agire. Se solo l’avesse conosciuta prima.. che mondo infame. Il ragazzo si guarda intorno.  Alla loro destra si trova l’enorme costruzione, la sede del pontefice e dell’Oroboro. A sinistra, invece, si intravede solo una distesa di nebbia.

È tutto grigio, scuro, confuso. Per andare da Mikah dovrebbero compiere un lungo tragitto all’interno dell’edificio, la strategia migliore sarebbe aprirsi un varco distruggendo un muro ed entrare. Ma Lewis non ha abbastanza potere magico e la sua compagna l’ha praticamente esaurito. Quindi rimane solo l’opzione di sconfiggere l’avversario. Sebbene abbia smesso di piovere da parecchio tempo, il maltempo è sempre presente. L’avversaria possiede una spada, ed evocare un fulmine su di lei sarebbe efficace.. peccato che Lewis sia troppo stanco per poterlo fare.

“Non è possibile creare una strategia complicata, Enya. Siamo entrambi a corto di risorse e di energia. L’unica cosa da fare sarebbe combattere contro di lei con la pura potenza fisica.”

Enya deglutisce. Dopodiché si fionda contro l’avversario brandendo la spada. L’Etoile estrae immediatamente la sua e para l’attacco. Le due si scambiano diversi fendenti quando l’avversaria improvvisamente sogghigna.

Si fionda in avanti e danza come una rondine. La lama lo tocca dieci, venti, trenta, quaranta volte. Enya aveva immaginato questa eventualità e para più colpi che può. Ma la danza della rondine è fin troppo veloce se usata bene. Dopo l’attacco Enya cade sul ginocchio, ansimante, mentre l’avversaria compie qualche passo all’indietro. Non le interessa uccidere, l’importante è rallentare a quanto pare.

Presa dal furore, La Justice si fionda di nuovo avanti e comincia un combattimento spettacolare. Entrambe le ragazze si scambiano colpi usando la danza della rondine. Ogni fendente viene parato dall’altro, creando una situazione di stallo.

Vincerà chi durerà più a lungo. Purtroppo, però, Enya è stata rinchiusa per chissà quanto in una cella, senza mangiare e ha ricevuto un grosso trauma psicologico. Presto crollerà.

Lewis deglutisce in panico. Deve agire anche lui. Forse colpendo l’Etoile alle spalle potrebbe vincere. Ma ogni sua arma è rimasta nel luogo dove ha sconfitto l’Empereur. Cosa gli rimane? Un tintinnio attrae la sua attenzione: la Crocea Mors, spada di L’Empereur. Lui la utilizzava per evocare rocce, spaccare colonne.. era merito suo o della spada?

Lewis stringe il manico. Una voce compare improvvisamente nel suo cervello.

“Allora, cagasotto, finalmente ti sei degnato di usarmi.”

Il ragazzo sgrana gli occhi. “Tu..?”

“Sono Bruto, cervellone. Ricordi? Hai provato a uccidermi un’ora fa.”

Lewis non sa che fare. Continua a parlare con la spada o va a soccorrere Enya? Quest’ultima si sta indebolendo pian piano.

“Ti rendi conto che stai impugnando una spada che contiene la forza dell’elemento terra? Farai più male a te che agli avversari utilizzandola.”

“Io non capisco.. perché parli?”

“La spada del guerriero è la sua anima. Me lo disse mio padre, e io decisi di prenderlo sul serio. Vuoi salvare la tua amica o no? Fatti avanti, L’Etoile è una donna in gamba ma non può rubare le tecniche da qualcuno che non sa che esiste.”

Lewis si fa avanti. Forse bisogna aspettare per fare domande.

“Fai fare a me, segui i miei ordini. Ho combattuto per tutta la mia vita, la mia strategia di guerra è superiore a chiunque. Sarò il tuo maestro. Ora, corri contro quella donna.”

Lewis odia obbedire agli ordini. Ma ora come ora non può farne a meno. Corre contro L’Etoile. Quest’ultima riesce a ferire Enya e le dà un calcio sulla pancia. La ragazza cade a terra sconfitta. Quando la Ryhadiana si accorge del nemico, crea subito un forte muro di vento e aria. La Crocea Mors si illumina. La terra si innalza improvvisamente, creando un trampolino per Lewis. Quest’ultimo salta in alto fino ad arrivare alle spalle della sua incredula nemica.

“Colpiscila ora alle spalle!”

“Non voglio ucciderla.” Dice Lewis. Ma esitare in un combattimento vuol dire morte, o gravi ferite. Il cervello agisce da solo, d’istinto, e  le colpisce un braccio. La donna reprime un urlo per la ferita. È raro che qualcuno si avvicini tanto a lei, figuriamoci essere ferita.

“Morirà comunque. Uccidila.”

Lewis le dà un calcio e la fa cadere per terra. La spada sembra sospirare.

“Nessuno l’ha mai colta così alla sprovvista. Guarda com’è scioccata. Recidile i muscoli del polpaccio, così non potrà camminare, e vattene.”

Enya cerca, con difficoltà, di alzarsi in piedi. Incredula a ciò che ha assistito. Lewis, trionfante, è su L’Etoile.

“Cosa vuoi fare, uccidermi?” Ridacchia la donna.

“No, semplicemente metterti fuori uso.” Lewis appoggia la Crocea Mors al polpaccio della donna e le taglia la carne. L’Etoile urla dal dolore.

“È tutto finito.”

“Quella è.. la Crocea Mors.”

Lewis non risponde. Fa per alzarsi, ma la donna afferra la sua mano e se la porta al petto.

“Uccidimi ora, così non dovrò non dovrò morire tra le fiamme dell’inferno.” dice con uno sguardo quasi assente.

“No. Tu sei l’unica che..”

“Ha ragione, pivello.” Osserva la spada. “Falla finita e basta.”

“Mi hai appena dimostrato che non sono la guerriera della luce. Mi hai sconfitto, sei tu il vincitore. Ho vissuto sperando di essere una vera eroina. Mi hai sconfitto con l’aiuto di un altro, usando altre abilità. Mi hai sconfitto truccando, questa non è una vera vittoria. Uccidimi, su.”

Lewis scuote la testa. “No, non posso, ho ancora un sacco di domande da farti.”

“E allora” L’Etoile sorride come una pazza “Ho vinto io.” Dopodiché si pugnala al petto usando la Crocea Mors.

“No!” Urla Lewis nel panico.

Enya si avvicina incredula. “Cosa c’è che non va? Hai raggiunto il tuo scopo.”

“No, no, no, non volevo che succedesse. Lei era l’unica.. l’unica che volevo salvare.” Esclama Lewis.

“Non fare il debole: la gente muore.” Commenta Crocea Mors.

“No. No. No! Non è possibile. Non è giusto!” Urla Lewis.

“Vaffanculo!” continua lui “Vaffanculo a te, all’Oroboro, all’apocalisse. Io me ne vado, io me ne vado, non ho intenzione di partecipare a questo massacro orribile.”

“Dove cazzo stai andando?” Chiede Enya sconvolta.

Lewis getta per terra i due libri dell’apocalisse.

“Non è più affar tuo. Me ne vado.”

Dopodiché Lewis corre via, più lontano possibile da quel cadavere.

“Sei un codardo! Eri un codardo e sarai per sempre un codardo!” 

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Capitolo 38
*** 13-2 ***


 

Franzis vaga nella nebbia. Quanto tempo sarà passato da quando ha lasciato dietro La Temperanza e Le Pendu? Forse una mezz’ora. Una persona normale si sarebbe persa, sarebbe inciampata tra le colonne distrutte e rovinate. Ma non lui. No, lui ha una capacità fin troppo utile: percepisce la vita. E questa è una distesa di morte. Inutile dire che così è molto più facile seguire le tracce di Cassandra.

Perché l’odore della sua vita è forte, unico, riconoscibile ovunque. Sarà stato con lei neanche una settimana, eppure è rimasto legato in un modo indissolubile. Deve tornare da lei perché, da quando si sono separati, ha smesso di vivere.

Ha cominciato, invece, a esistere. E dipende solo dall’idea di poterla rivedere. No, non è vero. Lui vive, vive per combattere per poterla salvare.

È la prima volta che si sente così utile. È la prima volta che si sente così vivo.

In un luogo così vuoto e chiuso come la nebbia, non può che non venirgli in mente la sua adolescenza. Le terre di Lambda potevano essere spettacolari per gli stranieri. Foreste ovunque, piccoli villaggi medioevali. Il grande lago a “forma di ipsilon rovesciata” è una grande meta turistica. Per questo gli abitanti del suo villaggio hanno pensato che i suoi genitori l’avessero abbandonato come un cane.

Sì, esattamente come uno scomodissimo animale di compagnia. Lo si porta in un luogo lontano e lo si abbandona. E se una famiglia ha abbandonato il proprio figlio un motivo ci sarà.

Per questo nessuno lo ha mai accolto.

I ragazzi, poverini, non hanno colpa. Sono sempre influenzati dai loro genitori. Il primo giorno, quando il primo giorno venne ospitato a casa dello sciamano del villaggio, giocò molto con gli altri bambini. Poi scomparvero tutti. Sì, si tennero alla larga e, col passare del tempo, si accanirono su di lui con dispetti sempre più gravi.

Neanche fosse un demonio. Sì, è come se avesse avuto un marchio del diavolo e che tutti sapessero fosse malvagio.

Ma non è affatto così, lui era bravo e faceva di tutto per piacere agli altri. Eppure non ha mai legato con nessuno. L’unico rapporto stretto che abbia mai avuto è stato con lo sciamano del villaggio. E anche lui si teneva piuttosto distante. Sì, gli dava consigli, ogni tanto lo incoraggiava a lavorare meglio. E fu lui a regalargli il primo libro di magia sciamanica.

Eppure si teneva a distanza. Forse perché l’intero villaggio lo odiava. E sapeva che si lamentavano. Parte delle loro tasse era destinato a lui, per mantenerlo. Perché dovrebbero pagare per un orfanello?

Giusto, avevano ragione. E quando un giorno si svegliò e trovò tutti pietrificati sentì.. del rimorso. Sì, non sa perché, ma si sentì colpevole.

Come se la catastrofe fosse avvenuta per colpa sua. E quando incontrò quell’anziano stregone, fu felice di sapere che poteva redimersi.

Quell’anziano, Augustus Petre, gli disse che doveva andare dalla strega Cassandra. Perché era colpa sua. Ma in realtà chiedeva aiuto. Aiutami Franzis, diceva sotto sotto, salva mia figlia, solo tu puoi farlo.

Esattamente come il suo villaggio. Aiutaci Franzis, siamo pieni di odio, tu sei l’unico che può darci veramente l’amore. Salvaci, facci capire che sei un bravo ragazzo, e noi impareremo a fidarci di più del prossimo.

Sì, avevano bisogno di lui.

Come quella ragazza, anche lei aveva bisogno di Franzis.

Aiutami, oh sconosciuto. Un uomo cattivo mi ha rinchiuso in questo treno e non posso scappare. Ti prego, dammi una mano, liberami da queste catene. Fa’ sì che io sia libera.

E lui la aiutò. E lei ne fu grata, immensamente grata.

Adesso Cassandra ha bisogno ancora di aiuto. Aiutami Franzis, sono di nuovo intrappolata. Sono un povero uccellino in una gabbia circondata da gatti.

E lui arriverà. Perché è il suo destino aiutare le persone.

Nella nebbia le sagome di due persone si fanno sempre più chiare. Finalmente li vede. Il terribile ragazzo biondo dal sorriso finto, la serpe. E Cassandra.

Il vecchio Malcolm lo aveva avvertito. Evita di combattere contro Le Pape. Sebbene sia un codardo, è un mago straordinario. Usa l’elemento del ghiaccio, contrapposto al tuo della terra. Ti divorerà. È meglio se ci combatte contro Mikah.

Segretamente lo stregone desiderava combattere contro quell’infido bastardo. Perché gli ha strappato di mano la sua donna. La sua moglie per gioco.

E non avrebbe dovuto farlo. Non importa quali motivazioni avesse. Può essere la persona più buona del mondo ma subirà la sua vendetta.

Ma sanno tutti che Le Pape non è una persona buona. Lo si capisce dal suo sorriso falso. Esattamente il sorriso che gli sta rivolgendo adesso.

“Franzis lo sciamano. Che bello poterti vedere, finalmente. Sei cambiato dal mese scorso, sai? Hai i capelli più lunghi.. e lo sguardo più cattivo.”

Franzis non risponde. Si limita a lanciargli uno sguardo omicida.

“Sei venuto qui per Cassandra? Eccola qui, prendila pure.” Le Pape spinge in avanti la ragazza. Lei, confusa, non sa cosa fare. Sta dicendo sul serio? Vuole davvero lasciarla stare?

“Stiamo per morire tutti, vacca! Che m’importa se resti qui? Vai, andatevene più lontano possibile. Ho capito che non ha più senso.”

E ancora con quel sorriso, il ragazzo spinge la donna.

Cassandra si fa avanti e raggiunge Franzis. Lei vorrebbe tanto abbracciarlo. Ma dare le spalle a Le Pape è pericoloso, lo è sempre stato.

Lo stregone prende le mani di Cassandra. “È bello poter rivedere i tuoi occhi da gatto.”

Lei sorride. “È bello poter rivedere i tuoi..”

La donna improvvisamente scivola via e torna da Le Pape. Lui ride a crepapelle, e il suo volto quasi sembra deformarsi.

“Andiamo..” Ansima, dopo la fragorosa risata “Andiamo, davvero credevi fosse così semplice? È mia moglie, cazzo! Porterà in grembo i miei figli. Sarò padre dei veri eroi, e resterò vicino a loro. Non c’è niente che tu possa fare.”

“Questo è quello che pensi tu.” Dice Cassandra furiosa. Estrae il taccuino, pronta ad attivare uno dei suoi incantesimi. Ma i fogli le si sciolgono in mano, bagnati. Le Pape mostra il sorriso più perfido che si sia mai visto.

“Eri convinta di poter fare qualcosa contro di me, troia?” Enfatizza l’ultima parola con tono sprezzante. Dopodiché fa un salto indietro, giusto in tempo per schivare la crescita di un albero.

“Fatti da parte, Cassandra. Assisti a questo spettacolo.” Dicono i due stregoni contemporaneamente. E questo non fa che aumentare la furia di Franzis.

“Stai attento, Franzis.. è veramente forte. Forse non riuscirai a sconfiggerlo. È meglio che scappi.” Dice la ragazza.

Le Pape ride ancora. “Hai sentito, Franzis? La ragazza che devi salvare ti ha consigliato di fuggire. Di fuggire! Sa che sei troppo debole, ma ti rendi conto?”

Due grosse mani di pietra emergono dal cemento. Incantesimo di pietra, mani del golem. Afferralo, schiaccialo tra le tue dita, fallo a brandelli.

Le Pape alza le braccia. Il suo mantello bianco pieno di ghirigori dorati e due simboli dell’Oroboro lo fanno sembrare una farfalla.

“No.” Dice. Le braccia si congelano immediatamente. Diventano bianche, come la nebbia, come il mantello di Le Pape. E si sbriciolano in mille pezzi. “Tocca a me!”

Un masso bianco e freddo si materializza sopra il capo dello sciamano. È così grande e pesante che se gli cadesse sul capo, il ragazzo morirebbe schiacciato. Dunque, tempestivamente, Franzis evoca quattro colonne di pietra attorno a lui che bloccano la caduta del masso. Sorreggetelo, pilastri della terra, perché l’eroe ha bisogno del vostro aiuto.

“No.” Dice sorridendo Le Pape. E le colonne di roccia si congelano. Faranno la fine delle braccia del golem. Si diverte, lui, a vanificare ogni incantesimo. Ma Franzis continuerà a combattere, testardo, finché non vincerà.

“Sì!” Urla serio lui. Altri quattro pilastri avvolgono i precedenti congelati. L’incantesimo di ghiaccio è stato dissipato.

“No.” Continua Le Pape. E ancora, le colonne vengono pervase dal ghiaccio. Cos’è questa, una sfida a chi la dura più a lungo? Ma non funzionerà, non così.

“Cosa farai adesso?” chiede il nemico “Continuerai con il tuo incantesimo venendo schiacciato? O ti schiaccerà il mio ghiaccio?”

Franzis si guarda intorno e capisce cosa intende. Lui ha evocato le quattro colonne attorno a sé per sorreggere il masso. E si sono allargate sempre di più: sia la roccia che il ghiaccio le hanno ricoperte numerose volte. Adesso è a pochi centimetri dai pilastri. Se li ingrandisse verrebbe schiacciato. Ma presto cederanno, e verrebbe schiacciato comunque dal masso.

“Ti dò io una mano.” Sorride Le Pape. Con uno schiocco di dita, fa sì che le colonne già congelate si ingrandiscano ancor di più con altro ghiaccio. Per Franzis è finita.

“No!” Urla Cassandra. I due si aspettano di vedere del sangue o urla di dolore. Ma non è successo niente. Franzis è a una decina di metri di distanza, con lo sguardo serio. Ha spostato una piccola zolla di terra sotto i suoi piedi ed è stato trasportato lontano immediatamente.

“Sì.” Risponde soddisfatto lo stregone. Alza un braccio, e qualcosa emerge dal terreno. Un’enorme spada di pietra piena di muschio e licheni, col filo alto due metri, galleggia in aria.

“Curtana, la spada della giustizia.” Sussurra Franzis. “Colpisci.”

Ma l'esagerato fendente non è diretto al nemico. Lo spadone lungo svariati metri infatti colpisce la costruzione di ghiaccio e roccia dove, poco tempo prima, si trovava proprio Franzis.

La struttura schizza via per l'impatto e si dirige contro Le Pape. Se quest'ultimo venisse colpito finirebbe sicuramente stecchito. Il ragazzo per difendersi alza di nuovo le braccia, torna ad assomigliare a una pericolosa e velenosa farfalla. La strada si riempie di ghiaccio, con grossi spuntoni acuminati che rallenteranno la corsa dell'attacco avversario.

Ma Le Pape ottiene esattamente il contrario. La costruzione prende sempre più velocità e spezza gli spuntoni. Pochi secondi e verrà colpito.

“No!” Urla lui, più come imprecazione che come scherno. Richiama subito ogni energia per creare un titanico muro di ghiaccio.

La costruzione colpisce il muro e lo manda in frantumi. Entrambi gli incantesimi si annullano l'un l'altro distruggendosi a vicenda. Le Pape ansima. È stato preso alla sprovvista, forse non dovrebbe sottovalutare tanto il suo avversario.

Franzis non gli dà tregua. Ha la mano puntata verso il pomolo dello spadone Curtana, come se lo stesse veramente mantenendo. E mena un altro fendente, questa volta verticale, contro Chrio.

Ancora ghiaccio. Bisogna congelarlo tutto per poi romperlo in mille pezzi. No, non funziona. Chrio suda freddo. Quella spada.. ha troppo potere magico all'interno. Non può essere pervasa dal ghiaccio, non può essere spezzata. “Dio mio, padre mio, che fine sto facendo?”

Tre grosse braccia di ghiaccio fuoriescono dal terreno. Un incantesimo molto simile a quelli che usa Franzis. Le mani afferrano la spada.

Cassandra deglutisce. Ottimi riflessi, senza dubbio, ottimo uso dell'intelligenza. Hai saputo assimilare dal tuo avversario per proteggerti. E non hai evocato solo una mano, no, sapresti che si sarebbe distrutta per il colpo. Tre sono sufficienti. Si romperanno subito, ma non verrai colpito.

I tre arti bianchi stringono forte la lama e la gettano per terra, la tengono bloccata. Non avrai mica intenzione di usare ancora quella piccola spadina, stregone.

Perché proprio a Chrio devono capitare avversari del genere? Perché tutte le difficoltà proprio a lui?

Deve dimostrare a suo padre che è un vero uomo. Deve dimostrargli che non è un fallimento come lui. Avrà i quattro eroi come figli e dominerà come nuovo papa in questo squallido mondo.

Non è giusto che debba guadagnarsi questa posizione con la forza. Ma sembra proprio che sia costretto. Lui è dolce, docile, elegante come una farfalla. E glielo farà vedere, a Franzis!

Attorno allo stregone compaiono dolci farfalle bianche, di ghiaccio, che fluttuano in aria. Sembra un attacco innocuo. Lo sciamano per un attimo crede che il suo avversario sia veramente a corto di idee per poter fare una cosa del genere. Ma all'ultimo secondo comprende quanto seria sia quella mossa.

Le farfalle esplodono. Dentro di loro sono cresciute stelle di ghiaccio, piene di spuntoni appuntiti e letali. Lo avevano praticamente circondato, quindi lo hanno colpito sicuramente. Sì, Franzis è stato colpito. Ma non si arrenderà.

Perché lui è stanco di deludere gli altri. I due combattono per l'esatto motivo. Non vogliono più deludere nessuno. Devono vincere per poter essere veramente felici e in pace in questo mondo. Chi perderà resterà nella vergogna per il resto della sua corta vita.

Lo spesso strato di roccia che ha coperto Franzis si dissolve. Si è difeso egregiamente da quell'attacco, ma potrà di nuovo ricorrere a questa tecnica?

“Non hai speranze con me, Le Pape.” Dice lo sciamano. “Ho raggiunto il primo livello di affinità elementale. Sono più forte di te, la nostra battaglia sarà determinata solo da chi si stancherà per primo di difendersi. E tu, ovviamente, sarai il primo. Perché ci vorranno anni luce per poter raggiungere la quantità di energia spirituale che io possiedo.”

Chrio si accascia a terra. E ride, come ha riso prima quando ha teso lo scherzo al suo avversario. “Credi davvero..” E ride, ma le lacrime sul suo volto non le vede nessuno. “Che io non sia abbastanza..”

Le lacrime si cristallizzano. Tutti lo reputano un bambino, un incapace. Tutti, persino il suo nemico giurato.

“Forte!?” Urla. Primo stadio dell'elemento ghiaccio. Il suo corpo è bianco come la neve. Luccica. Alle sue spalle migliaia di farfalle volano unite, formando enormi ali di farfalla bianche.

Le Pape urla. La strada viene ricoperta di farfalle di ghiaccio che esplodono, come prima, schizzando e riempiendo ogni spazio di aghi freddi come la morte.

Franzis è riuscito a difendersi ancora ricoprendo il suo corpo con lo strato di roccia. È pronto a contrattaccare, ma si ferma subito. Tra gli spuntoni di ghiaccio intravede un'altra coltre di farfalle.

L'unica cosa che può fare è difendersi. Evoca il suo golem che lo protegge, rassicurante. E le farfalle esplodono, colpendo la creatura di roccia. È salvo, per ora. Franzis suda freddo, ogni goccia di sudore si cristallizza immediatamente. Uno sciame di farfalle avvolgono il golem, e poi scoppiano.

Non ce la farà, se continua così.

Gli spuntoni di ghiaccio urtano la creatura di roccia. E ancora, e ancora.

Dovrebbe attaccare. Ma non ci vede, è ricoperto di massi.

Le Pape continua ad attaccare, urlando. “Vincerò! Io sarò il padre, io sarò il papa!”

La sua magia distrugge il golem. Franzis dovrà evocarlo un'altra volta. Ma ciò che vede, tra le crepe del suo protettore, non gli piace affatto.

Lo stormo di farfalle è immenso, quasi non si può più vedere. Il problema è che ricoprono il golem, ricoprono Franzis, e avvolgono Cassandra.

La sua migliore amica è in pericolo. Di nuovo.

“Golem!” Urla Franzis allarmato.

La creatura, anche se è stata fatta a pezzi, risponde al suo richiamo. Alza un braccio distrutto, afferra lo stregone. E con le ultime forze che gli rimangono, lo lancia contro la sua migliore amica. Dopodiché si sgretola e muore.

Franzis sfreccia nell'aria. Deve fare presto, non può aver fatto un viaggio del genere per niente. Non può lasciare che Cassandra muoia. No, non può, assolutamente.

Lo sciamano si getta sulla strega e la abbraccia.

Le farfalle esplodono. Centinaia di muri emergono dal terreno, proteggendoli. Ma l'attacco è troppo forte, niente può veramente fermarlo.

Ogni muro fatto di sassi e terra viene lacerato e crolla. C'è solo fumo bianco adesso.

Cassandra ansima. È.. ancora viva? Sì, certo che è viva. E sta bene. Ma Franzis? La strega reprime un urlo. È su di lei, sanguinante. È riuscito a proteggerla da ogni colpo.. ma lui non ce l'ha fatta.

Gli spilli di ghiaccio delle farfalle gli hanno perforato la carne, e il braccio e la gamba sono stati macellati. Lo stregone cade a terra.

“No, Franzis! Non può finire così.” Dice la ragazza, abbracciandolo. “Ti prego.. ti scongiuro.”

Ma lo stregone è già un piede nella fossa. Sta perdendo coscienza. Vorrebbe dire qualcosa ma non ci riesce. Tutta la vita gli scorre davanti. Il golem lo ha difeso, e poi è morto. Lo sciamano del villaggio lo ha difeso, ma è stato attaccato dai paesani. Lui cerca di proteggere tutti, ma tutti continuano a morire. Che tristezza..

“Non ti azzardare a morire, brutto stronzo! Ti odierò a morte se lo farai. Ti scongiuro, ti prego, non farlo, non farlo!”

A Franzis dispiace. Ma non può farci veramente nulla. Si lascia abbandonare, si lascia morire..

“Non deludermi!”

Non deludermi? Qualcosa si risveglia nello stregone. Cosa vuol dire non deludermi? Gliel'ha mai detto qualcuno? No, gli hanno sempre detto “mi hai deluso”.

Questa volta ha la possibilità di riscattarsi.

Sì, deve vivere.

Deve vivere per proteggere.

Deve vivere per rendere omaggio alla vita.

Deve redimersi da tutte le delusioni che ha dato.

La vita avvolge ogni cosa. Il ghiaccio scompare immediatamente, non rimane neanche l'acqua. Le farfalle diventano vere, e volano via.

Qualcosa afferra Cassandra. Un grosso golem, dalla forma molto più femminile. Ma cosa..? Le somiglia?

E Franzis si alza. È guarito, ha tutti gli arti. Ma c'è qualcosa che non va nel suo sguardo. I suoi occhi sono pervasi da una luce verde, innaturale. Sul volto, sul corpo, ovunque, sono scavate vene luminose, pulsanti, verdi. E sul suo capo sono cresciute due corna da cervo.

“Finiamola. Subito.”

Dal terreno crescono alberi, migliaia di alberi. Crescono paralleli, come a creare un lungo corridoio. A un'estremità c'è Le Pape, ancora con le ali da farfalla, e dall'altra Franzis con le corna da cervo.

“Finiamola.” Continua lui. Fa due passi in avanti, donando alla luce fiori e piante. Come un dio della natura. Tende la mano in avanti.

Un'ondata di energia verde, vivida, investe Le Pape. Quest'ultimo si difende con uno scudo fatto di sole farfalle. E urla, impallidito. Ma che cazzo è? Cos'è quest'energia verde? È forza magica di terra allo stato puro. Franzis è l'unico uomo al mondo ad aver raggiunto il secondo stadio di affinità.

Lo scudo si scioglie immediatamente. L'onda di energia sfiora il braccio di Chrio, e sulla sua pelle crescono centinaia di piante.

Le Pape le fa essiccare immediatamente. Maledetto eroe. Maledetto eroe!

“Maledetto EROE!” Urla Chrio. Miliardi di farfalle sfrecciano nel cielo, nel corridoio, per terra, pronti a colpire Franzis. Ma quest'ultimo evoca un'altra ondata di energia pura. I due attacchi si scontrano e uno dissolve l'altro.

Chrio attacca nuovamente con le sue farfalle. Non è giusto. Perché lui? Non poteva restarne fuori?

La magia di Franzis sconfigge di un pelo quella dell'avversario, e colpisce Chrio. Altre piante crescono sul suo corpo. Il ragazzo le strappa, tirando via anche la pelle.

Perché sta perdendo? Aveva tutte le carte in regola per vincere.

Altri due attacchi si scontrano. No, lui è troppo forte. Lo stormo di farfalle si estingue quasi subito. L'ondata di energia avvolge Le Pape. Erba, fiori, cespugli crescono perforando la sua pelle. Lui cade a terra. Torna normale, le farfalle alle sue spalle spariscono.

No, perderà.

Evoca un altro incantesimo di ghiaccio. Ma le farfalle svaniscono immediatamente. Chrio cade per terra, completamente ricoperto di piante. Per poco non scoppia a piangere. Sta morendo. Le piante gli stanno assorbendo tutta l'energia vitale.

Sta morendo. Ha perso.

Franzis abbraccia Cassandra. “Non ti ho deluso, hai visto?”

Non l'hai delusa. No.. oh, se non l'hai delusa. Perché lei voleva il tuo aiuto. Perché nessuno vuole l'aiuto di Chrio? Perché Cassandra non ha chiesto a lui aiuto?

Perché nessuno lo vuole? Perché Cassandra non l'ha mai voluto?

Perché suo padre ha fatto di tutto per non presentargliela?

Cos'ha fatto di male?

È nato così. Lui è nato sbagliato. Doveva nascere eroe, ma è nato come un difetto. Ha ucciso i suoi fratelli ed è stato una delusione fin da bambino.

“Non mi deludi mai..” Dice Cassandra.

Perché nessuno gliel'ha mai detto? Perché non ha mai deluso nessuno? Perché suo padre non gli ha mai detto una cosa del genere? Perché suo padre non ha mai detto “figlio, sono fiero di te”? Perché? Perché..

“PERCHÉ!?” Urla Chrio. La natura svanisce. Tutto viene pervaso dalla gelida morte. Diventa tutto bianco. Tutto. Gli alberi, la terra, le piante. Tutto è accarezzato dalla delusione di Chrio.

E quest'ultimo è ancora in piedi. Diverso. Anche lui sembra essere tornato normale.. apparentemente. Anche lui ha i tatuaggi sul corpo pervasi da una luce sacra, bianca. Bellissima. Anche lui ha uno sguardo serio, arrabbiato, carico d'odio. Anche lui si è trasformato: ha le ali da farfalla bianche e oro.

Anche lui ha raggiunto il secondo stadio dell'affinità del ghiaccio. Anche lui è il primo al mondo a raggiungerlo.

Perché nessuno gli dice “non mi deludi mai?”

Chrio batte le ali candidamente. Uno stormo di farfalle si precipita contro Franzis, così frettolose di morire che esplodono prima di essere arrivate a destinazione. Lo sciamano cerca di allontanarle con l'energia di terra, ma non ci riesce. È troppo forte.

Si difende dal colpo con la roccia. Ma sente del male. Sente tanto male e odio.

“Perché!?” Urla ancora Chrio. Altre farfalle si abbattono contro lo stregone. Quest'ultimo evoca centinaia di cervi verdi che saltano e respingono le farfalle. Ma non ci riescono. Gli aghi gli perforano un braccio. Franzis stringe i denti.

Il terreno si alza, si apre in due, e partorisce un nuovo golem. È fatto di roccia, erba, piante, alberi, e da ogni crepa e buco si intravede la luce verde della vita. La creatura cresce sempre, sempre, sempre di più.

Ma Chrio non accetta il suo destino. “Nooo!!” Urla. Un'altra creatura grossa quanto il golem appare. Bianca, alata, è un altro golem. Anche lui è capace di creare la vita! Anche lui si merita affetto!

I due titani si scontrano. Si prendono a pugni, si squartano, si distruggono.

“Franzis, è ora di sconfiggerlo.” Dice Cassandra.

“Come?” la sua voce è profonda, come se provenisse dal profondo di uno splendido pozzo.

“Insieme.”

Cassandra gli prende la mano e gli infonde più energia magica possibile, fino a prosciugarsi. Franzis stringe i denti e dona tutta l'energia al golem. Tutta. Consuma ogni goccio di forza sia suo che della sua migliore amica.

Il golem cresce a dismisura. Abbandona la roccia, gli alberi, l'erba. Resta solo una forma umanoide fatta di sola energia di terra. È finita, hanno vinto.

La creatura è così grossa da afferrare il golem di ghiaccio con una sola mano. Lo stringe forte e lo sgretola.

Franzis si inginocchia per terra, esausto. Torna normale, abbandona l'affinità dell'elemento e si accascia. È stanco morto ma ce l'ha fatta. Il golem farà il resto. Sì, lui vincerà.

Ma non è così.

Chrio ride. “Credevi davvero..” E ride ancora “Di potermi sconfiggere..” e ride. “Così?”

“CREDI CHE IO SIA STUPIDO?”

Franzis e Cassandra vengono circondate da uno stormo di farfalle.

“Potrai uccidermi così, ma morirai prima tu! E non ci sarà niente che potrai farci.”

Ed è davvero così. Perché hanno entrambi esaurito ogni goccia di energia magica. Non c'è modo per difendersi. Nessun modo.

Le farfalle scoppiano in mille stelle di ghiaccio, ricoprendo qualunque cosa. Infilzano Cassandra, infilzano Franzis, infilzano persino Chrio. Tutti muoiono, tutti periscono nel freddo ghiaccio d'inverno.

Ma se nessuno ha mai detto “sono fiero di te, Chrio”, una ragione deve pur esserci. Questo è perché quel ragazzo è nato per fallire. Sì, è un fallimento umano. E non c'è nulla che possano farci.

Deve perdere.

Franzis e Cassandra prendono un'altra splendida boccata d'aria. Non sono morti. Nessuno sembra essere morto. Le farfalle non ci sono più. Non c'è più il golem, non c'è più niente. Solo tanta, tanta, tanta nebbia. E acqua. Sì, l'acqua ricopre i loro piedi. Acqua calda: è mai possibile?

Qualcuno strascica i piedi. Qualcuno di mezz'età, con un lungo mantello nero e i capelli bianchi. Il suo sguardo da falco è riconoscibile ovunque.

“Povero, piccolo, Chrio.” Dice Augustus Petre.

“Papà!?” Urla Cassandra.

“Piccola mia, tra un attimo sarò da te. E resterò con te per sempre, non ci sarà più bisogno di bugie o menzogne. Sarà tutto finito.”

Le Pape fa qualche passo indietro. Lo spavento gli consuma ogni affinità elementale, e torna al suo primissimo stadio. Quello di mero umano.

“Sei un pessimo elemento, Le Pape. L'unico motivo per cui ho promesso in sposa mia figlia è che sapevo che avresti fallito. Sì, lo sapevo fin dall'inizio, ragazzino.”

Chrio fa un altro passo indietro. “Vuoi dire che hai previsto tutto?”

Lo sguardo severo di Petre fa accapponare la pelle.

“No, non sono un profeta. È che tutti sapevamo che avresti fallito, persino tuo padre.”

A Chrio trema un labbro. “Come puoi dire questo? Come puoi!”

Il ragazzo evoca uno stormo di farfalle. Il suo ultimo stormo, che viene divorato da splendide fiamme dorate.

“Sai chi è tua madre?”

“No..”

Petre sorride, amareggiato. “Per poter dare al mondo degli eroi c'è bisogno di un matrimonio consumato tra una strega e un papa. Tuo padre è un papa, e ha miseramente fallito. Ma sai quanto siano rare le streghe in questo mondo? Certo che non lo sai. Ha avuto la fortuna di trovare un amico”

Augustus ride di cuore. “che ha minacciato di morte lui, sua moglie, e sua figlia, per avere la strega. Si tratta di mia moglie, povero idiota. Mia moglie è stata l'unica strega che si è concessa a tuo padre. Ha fallito miseramente, sono nati tre bimbi morti e uno stronzo come te. Ma il punto cruciale non è questo.”

Hanno già tutti capito.

Tutto l'impegno, tutto il lavoro di Le Pape era inutile. Fin dall'inizio.

“Tu e Cassandra siete fratellastri. Questo vuol dire che i vostri figli sarebbero nati storpi o disabili mentalmente. Bambini del genere non possono, per forza di cose, diventare eroi. E tuo padre lo sapeva, ma per disperazione ha voluto comunque che mia figlia si sposasse con suo figlio. E io gliel'ho concessa per poter entrare nell'Oroboro e sabotare ogni vostro piano, solo perché sapevo che non ne sarebbe nato nulla.”

“Non è giusto..” Le Pape fa un altro passo indietro, ma cade per terra rovinosamente. Sembra di vedere un crudele vecchietto che stacca le ali di una bellissima farfalla. Ora lei è inerme e sta morendo. Sta solo aspettando di venir uccisa.

“Ma devo essere sincero. Hai fatto un ottimo lavoro. Se mia figlia non fosse stata tua sorella, gli eroi sarebbero sicuramente nati. Devo farti i miei complimenti. Fossi tuo padre sarei fiero di te.”

Paradossalmente, Chrio sorride. Sorride come un bambino pazzo. Incredulo delle parole che sta sentendo.

“D-davvero?” Balbetta.

“No.” Con uno schiocco di dita, Petre incendia Le Pape. Quest'ultimo urla, urla, urla e poi cade per terra. Rimangono a stento le ossa.

Petre torna da sua figlia e sorride.

“Sta finendo tutta, piccolina mia..” E la abbraccia. Poi guarda Franzis.

“Se proprio dovessi far sposare mia figlia, sceglierei te come suo marito.”

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Capitolo 39
*** 13-3 ***


 

Il nulla circonda Il Salvatore. È un nulla bianco e candido. I suoi amici sono spariti improvvisamente e lui è rimasto da solo con Le Fou; un pazzo urlante. Ma appena Mikah è uscito di scena, la maschera si è calmata. 

Si può definire una persona, quella maschera?

“Apparentemente i tuoi amici si sono svegliati.”

Il Salvatore incrocia le braccia. “Almeno stai facendo silenzio. Mi dispiace averti dato fastidio”

La maschera lo fissa. 

“Io sognavo di essere un eroe. L’eroe che avrebbe salvato il mondo dalle catastrofi.” L’eroe lo guarda scettico.

“Strano detto da uno che fa parte dellOroboro.”

La maschera si muove come se fosse un corpo che scuote la testa. Un segno di umanità.

“La Maison Dieu è un uomo deplorevole, ma ha un grande carisma e crede ciecamente nei suoi ideali. Ci crede tanto che spinge anche gli altri a crederci. Ha convinto il papa e tutto l’Oroboro che la morte sarebbe stata un dolce e nobile viaggio. Ma dopo anni di studi, come tutti gli umani dotati di intelletto, ho cominciato a farmi delle domande. E le domande hanno portato ad altre domande. Così che ho cominciato a convincermi.. che la fine non sarebbe stata così necessaria. Ma nessuno la pensava come me, e da solo non sarei mai stato capace di andare contro, fino ad arrivare a usare la forza, l’Oroboro.”

“Quindi” Prosegue Il Salvatore meditabondo “Hai cercato potere. Hai fallito e sei arrivato a.. questo.”

“Oh.” La maschera sembra mostrare sempre più sentimenti. E in questo momento sembra.. triste. “Sì.”

“E ne sei pentito?”

La maschera esita. “Sì, ma non per le motivazioni che ho avuto bensì per il risultato scadente e autodistruttivo. Ho passato la mia vita ad allenarmi, e la mia ricerca della perfezione e di un potere sempre maggiore mi ha bloccato, reso immobile come uno storpio dalle larghe e oniriche vedute.”

Ma Il Salvatore non sembra impietosirsi. Anzi, sorride. Il sorriso a trentadue denti è la specialità del monaco. È l’espressione che gli si addice di più.

“La tua storia non è ancora finita. Anzi, non è nemmeno cominciata.”

La maschera lo guarda in silenzio.

“Io credo nel destino. Credo nel fatto che tutti al mondo hanno un ruolo. Non hai ancora trovato il tuo momento, ma non sei morto e il mondo non è ancora finito. E non finirà finché tutti noi non abbiamo dato la nostra parte, adempito al nostro ruolo e permesso al fato di proseguire nel suo percorso.”

Corpi senza testa si avvicinano ai due ragazzi. Corpi del Generale, che si vergogna della sua incompletezza come un uomo di fronte a un ragazzo che si limita a essere sincero con lui.

Cerca di richiamare i corpi ma non ci riesce. Perché la sua anima è come uno specchio in frantumi, la sua volontà e i suoi desideri si riflettono deformi e inconcludenti.

“Come sai tutto questo? Io dovrei saperlo, io dovrei sapere tutto meglio di te trovandomi in una posizione superiore alla tua. Sono un Dio fatto a pezzi, ma sono comunque più in alto di te.”

Il Salvatore scrolla le spalle. “Lo so e basta. L’ho sempre saputo, perché il destino è vicino al mio elemento.”

“Stolto. Il destino non ha elemento.” Il nulla attorno a loro prende forma. È sempre tutto bianco, con vaghe sfumature di grigio. M sono comparse palafitte, alberi radi, capanne e un immobile mare.

“Questa è Venexia” dice il monaco. È molto simile a come Il Salvatore se la ricorda, ma resta comunque imprecisa. Come se fosse un disegno a matita. L’acqua è immobile, finta, e manca quella brezza marina onnipresente e rinfrescante piena di salsedine.

“Sì, ho pensato che un ambiente familiare potesse farti sentire a tuo agio.”

“Io sono solo un ospite. Dovresti scegliere un paesaggio che fa sentire bene te. Io me ne andrò presto.”

Le Fou sembra rimanerci male, e provando sincere e genuine emozioni umane, diventa apparentemente ancora più umano. I corpi si avvicinano, dando l’impressione di averne davanti solo uno ma nascosto da una moltitudine di specchi.

“Ma come, te ne vai?”

Il Salvatore annuisce. “Sì, devo seguire il mio destino.”

Le palafitte e gli alberi si diradano fino a sparire, venendo sostituiti da colonne e costruzioni greche accompagnate da un’ambiente urbano. La moltitudine di corpi riflessi si siede interessata, mentre la maschera galleggia ancora a mezz’aria e fissa il monaco.

“Parlami ancora del destino: perché credi che sia dell’elemento acqua?”

Il Salvatore si trova in difficoltà; non sa se sedersi per guardare i corpi o restare in piedi e fissare la maschera. Decide di stare alzato.

“Ogni cosa al mondo possiede un elemento, giusto? Questo mi spinge a immaginare il destino come un lungo e infinito fiume. Ma non siamo pesci, bensì.. non so come spiegarlo.”

“I sassi?”

“No, siamo l’acqua.”

La maschera, stupita, resta in silenzio per qualche secondo.

“Credevo che l’acqua fosse il destino.”

“È diverso. Il destino è.. ecco!” Il monaco sbatte il pugno contro il palmo della mano “Il destino è la corrente del fiume, mentre noi siamo l’acqua. Collaboriamo tutti per arrivare alla laguna, che sarebbe la morte, e..”

Il monaco esita ancora. “Ecco, tutti corriamo grazie al destino e seguiamo il nostro corso. Incontreremo sassi e pesci, ma finiremo comunque per arrivare alla laguna che, come ho già detto, sarebbe la morte. Il fiume, il tratto che percorriamo, è cosparso di ostacoli che tutti dovremo superare ma alla fine ognuno di noi avrà il suo ruolo.”

Il Salvatore poggia i pugni contro i fianchi, soddisfatto. Ma la maschera pare perplessa.

“Non mi sembra che tu abbia chiaro il concetto. Credo che tu abbia inventato tutto sul momento.”

Il Salvatore si strofina il naso imbarazzato.

“non ci avevo mai pensato seriamente, possedevo solo un’idea vaga quindi ho dovuto improvvisare.”

La maschera torna in silenzio meditabonda. Certo, è passato molto tempo da quando ha avuto una vera conversazione con qualcuno senza dare di matto. Eppure si aspettava che Il Salvatore, l’eroe, gli schiarisse le idee. Invece non fa che confonderlo. Forse è solo perché si tratta di un ragazzo, e un ragazzo così giovane non può cavare potenti verità velocemente e rapidamente come un mago che estrae un coniglio dal cilindro.

“Fatto sta che tu puoi ancora essere un eroe. Nulla è impossibile se lo vuoi. E io credo che tu possa farcela, perché anche solo il desiderio di voler aiutare può spingere a fare le cose più incredibili.”

“Il Salvatore” dice una voce lontana, femminile.

“La pensi così, dunque?”

“Il Salvatore” continua la voce.

“Sì. Se permetti, devo proprio andare a salvare il mondo.”

Le Fou annuisce. Ma troppo tardi si ricorda di dover ringraziare il monaco. Quest’ultimo si è già dileguato.

L’eroe apre gli occhi. Si guarda intorno e si accorge di trovarsi in un posto completamente di verso da quello in cui è svenuto. È un lungo corridoio ricurvo. Sopra di lui torreggia una bellissima donna dallo sguardo di ghiaccio, vestito come una piratessa. A Il Salvatore non può che venire in mente un appellativo: L’Imperatrice dei mari.

“Finalmente, ti ho già chiamato due volte e ti eri rifiutato di svegliarti. Mi stavo innervosendo a tal punto che ti avrei mandato alla ghigliottina.”
“Scusa se mi ostinavo a restare svenuto.” Il Salvatore si rialza barcollando. “Sei stata tu a guarire le mie ferite?”

La donna annuisce.

“E la mia spada?”

“Non credevo possedessi una spada.”

Come darle torto. Ha le vesti di un monaco di Venexia, ed è risaputo che loro non utilizzano armi di nessun genere.

“Chi sei tu? Dove sono gli altri?”

“Io sono un’amica. Puoi chiamarmi Theresa.” La Temperanza mi ha salvato la vita, e Theresa ricambia sempre i favori. Mikah e Magdalene sono appena usciti dall’edificio, Lewis ed Enya sono andati a trovare un modo per fermare la catastrofe d’aria. La Temperanza e Gration sono andati a salvare Franzis da una trappola e da quel che sento, ci sono riusciti egregiamente.”

“Sembra che non ci sia bisogno di me, quindi.”

Commenta il monaco in disappunto.

“C’è un motivo se ho insistito tanto nel svegliarti. In tutta questa pantomima mancano due attori fondamentali: La Maison Dieu e il papa. E adesso risuonano vicine le loro energie, in particolare del primo. Forse si sono appena incontrati per mettere in alto un teatrino noioso che interessa solo a loro, ma è compito nostro intervenire e far fuori quei due farabutti.”

Il monaco però appare confuso. “Chi.. sono queste persone che hai nominato?”

“I più grandi capi dell’Oroboro. Il primo si chiama in realtà Ervin Alempijevic ed è probabilmente il mago, o incantatore, più potente al mondo secondo solo alle Streghe..”

Theresa trema all’ultima parola pronunciata, ma non ha idea del perché. Decide di ignorare l’eventi. “È stato lui a ipnotizzarmi con un incantesimo estremamente complicato, e se c’è qualcuno capace di evocare davvero le catastrofi si tratta di lui. L’altro invece è Demo Mondo, il cardinale, la più grande autorità della religione cristiana. In realtà è un po’ rimbambito e soprattutto è ingenuo, si è lasciato trascinare da La Maison Dieu come un pollo. Insieme sono riusciti a radunare un potente esercito chiamato Oroboro e sono usciti di scena quando, improvvisamente, contro ogni aspettativa, ha cominciato a scatenarsi la quarta catastrofe. Dunque puoi scegliere se restare qui a girarti i pollici o venire con me e incontrare quelle due bestie.”

L’Imperatrice non lo aspetta nemmeno. Gli volta le spalle e se ne va. Il Salvatore la insegue con difficoltà. Il suo corpo non si è ancora ripreso del tutto dai traumi, sebbene tutte le ferite siano guarite.

“E perché nessuno dei miei amici sta combattendo contro di loro o qualcosa del genere?”

“Mi sono posta lo stesso quesito. Sono da soli, senza nessun avversario, a fare chissà cosa. Forse il destino ha deciso che questo è il tuo ruolo.”

Il monaco annuisce, emozionato. Mentre camminano tra gli infiniti corridoi, l’eroe osserva il paesaggio dalle finestre che scorrono rapidamente. Una distesa infinita di nebbia copre qualsiasi cosa, dando l’impressione che ci sia.. il nulla. Il cielo invece è rivestito da nubi oscure e crudeli.

Più i due camminano più Il Salvatore si rende conto di quanto immensa e potente sia l’energia e la forza di La Maison Dieu.

“Ma che fai, tremi?”

“Sì.”

“Non avrai mica paura?”

Il Salvatore sorride. “Tutt’altro.”

La coppia finalmente arriva dove si concentra l’energia magica dell’incantatore. E lo scorgono subito. La Maison Dieu è fuori da una porta elegantemente decorata, altissimo, con un lungo cappotto nero su cui è ricamato il simbolo dell’Oroboro che non fa che accentuare la sua altezza.

“Vi aspettavo.” Dice lui. Il Salvatore si mette subito nella sua posa di combattimento a mani nude, pronto a sferrare il suo primo attacco, ma l’enorme uomo torreggiante alza una mano.

“No, no, non ho intenzione di combattere. Ho palesato la mia presenza con l’energia magica per potervi parlare. Anzi, per parlare con l’eroe.”

Il Salvatore sembra rimanerci male.

L’Imperatrice invece sfodera uno sguardo omicida, pieno di odio, tagliente come le stalattiti più antiche e gelide. 

“Che diamine stai macchinando all’alba dell’apocalisse, stregone?”

L’uomo sorride con gli occhi. “Siamo all’epilogo della nostra storia, Strega, mentre voi probabilmente siete solo al prologo. Lasciateci la possibilità di recitare come pupazzi al teatrino, dobbiamo seguire il copione del nostro destino mentre tutto ci crolla addosso.”

Theresa è già pronta a sputare un’altra frase glaciale, quando Il Salvatore calma i bollenti spiriti.

“Lasciamoli recitare e uniamoci a loro. Il destino non è che un copione che tutti dobbiamo seguire.”

La Strega resta in silenzio, dopodiché fa cenno con la testa invitando a proseguire, un po’ come una regina che arriva tardi a uno spettacolo.

Le porte si aprono e La Maison Dieu entra nella stanza aspettando che i due lo seguano. Il cardinale Demo Mondo è seduto sulla sua regale poltrona, li aspettava da tempo.

Il vecchio, senza più capelli, ha lunghe occhiaie e guance flosce. Sembra un grosso e grasso cane con capi religiosi. Ansima e boccheggia a fatica.

“È un peccato che non siete in quattro come speravo. Ma mi sento fortunato, se di fortuna si può parlare, ad avere il ragazzo più emblematico per il mio discorso. Sì.. tu, ragazzino mio, possiedi tutti gli elementi che sono alla base degli eroi.”

“Gli altri.. sì, gli altri, uno combatte contro quel povero diavolo di mio figlio. L’altro è in procinto di scontrarsi contro il più grande e falso eroe di tutti i tempi e l’ultimo.. l’ultimo è in lotta con sé stesso, e sta perdendo, tormentato dai morti.”

Il Salvatore attende con pazienza il suo momento, ma Theresa non è dello stesso avviso.

“Il mondo potrebbe finire entro qualche ora, non ho intenzione di perdere tempo in chiacchiere.”

Il cardinale le lancia uno sguardo profondo e mistico.

“Il mondo non finirà finché gli eroi non saranno pronti. In ogni caso tu fai parte di quelle persone che non periranno mai, qualunque cosa succeda. Anche se, apparentemente, non ricordi chi sei e quindi non hai idea del perché.”

Theresa si zittisce, e sua Santità continua.

“Ervin, fammi un favore, prendi le scritture. Vedete, secondo la scrittrice, tutto questo sarebbe dovuto comunque succedere. Sì, era la scriba di Dio che ha appuntato i pensieri del Signore, presente fin dai tempi di Adamo ed Eva. Ha scritto un libro per tutti, ogni singolo umano nato in passato e in futuro. Si trovano nell’infinita biblioteca dell’eden. Ma qualcuno era rimasto qui, e i nostri antenati sono riusciti a trascrivere delle traduzioni che sono state, poi, tradotte e ritradotte fino ad arrivare ai tempi nostri.”

La Maison Dieu sembra sorridere.

“Lo so che inorridirai per quel che sto per dire, eroe, ma l’apocalisse è un bene per questo povero mondo. Ricorda che c’è sempre un ciclo continuo, ciò che farai l’ha sicuramente già fatto qualcun altro.”

Il vecchio apre un vecchio libro che gli ha consegnato diligentemente il suo assistente.

“Vuoi che ti legga, per esempio, la storia del vecchio fabbro assetato senza una mano?”

Il Salvatore deglutisce. “No grazie. Odio quando mi rovinano una storia anticipandomela.”

Il vecchio cardinale ride di gusto per poi scoppiare in una fragorosa tosse causata dai polmoni sfondati dal fumo.

“Osservo le sacre scritture da quando avevo dodici anni. Ero poco più piccolo di te. È vero, hai venti anni, ma alla mia età la differenza è veramente pochissima e non sarai veramente adulto finché non supererai i quaranta anni. Sapevo che quando sarebbe arrivato il momento, sette chiese e sette Papi sarebbero stati ammoniti per la loro pessima condotta dall’Angelo del giudizio. Se almeno uno di loro avesse seguito le sue indicazioni per redimersi, sarebbe andato tutto bene. Solo i papi che avrebbero ignorato l’angelo sarebbero stati trucidati e resuscitati per l’infinità. Ma no, sapevamo tutti che non sarebbe mai successo. No, no, l’Apocalisse sarebbe arrivata e lo sapevo da quando avevo dodici anni.”

La Maison Dieu ascolta in silenzio, a momenti sorride, a momenti annuisce.

“E sapevo cosa sarebbe successo dopo. Il mondo sarebbe stato tempestato da catastrofi elementali finché non avrebbero trovato il luogo giusto per l’evocazione. Un luogo che contiene energia spirituale sacra, e solo due posti sarebbero stati buoni candidati.”

“Ma sarà che ho studiato a fondo, sarà che sono in buona parte un vecchio patriottico, sapevo che le catastrofi sarebbero arrivate qui nella nostra penisola. E infatti così è stato.”

Il Salvatore si guarda intorno alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa. Ma non succede nulla. Sona tutti in attesa. La Maison Dieu è immobile. Theresa picchierella il braccio con le sue dita sottili, cosciente che qualsiasi protesta sarebbe stata inutile. Non c’è nulla da fare tranne che stare qui ad aspettare che il vecchio finisca con il suo lungo racconto pieno di nostalgia onirica e solenne.

“Cosa succederà adesso? L’ultimo catastrofe si abbatterà su questa povera terra, dopodiché ci sarà un periodo di silenzio e pace di quattro mesi. E dal cielo giungeranno quattro cavalieri su quattro cavalli diversi, ognuno evocati con un effetto ritardato dalle precedenti catastrofi. Si occuperanno personalmente di mettere a ferro e fuoco queste terre. Così morirà un terzo dell’umanità.”

Il papa sfoglia rapidamente le pagine del manoscritto.

“Non ti annoierò con i vari avvenimenti dietro le quinte, ma passerò subito al sodo. Ecco! Il drago malefico, colui che è chiamato diavolo e Satana e che seduce tutta la terra abitata, precipiterà sulla terra e con lui i suoi angeli. Il mond intero lo adorerà e i falsi profeti costringeranno gli umani a venerarlo.

E allora tutta l’umanità sarà macchiata completamente del peccato, e il signore Iddio metterà fine alla loro vita. Eviterò di elencarvi le torture che subiranno, ovviamente.”

“Ti ringrazio.” Dice sarcasticamente Theresa.

“E vi chiederete di certo che scopo ha questo racconto. È per farvi capire, farvi capire cosa ci aspetterà. Ma dovete capire che questa non è una vera punizione, ma piuttosto una prova da parte del Signore. Lui ci metterà alla prova mentre il diavolo tenterà di deviarci con le sue lusinghe e le sue false promesse. Ma il nostro scopo è quello di correggere e aiutare il popolo a superare l’apocalisse, perché se quando Satana scenderà su questa terra e fallirà nel tentare gli umani, egli perirà mentre l’umanità sarà salva e premiata da Dio. Quest’ultimo porterà l’eden in terra e sparirà la fame, la guerra, la morte e l’odio dal mondo.”

Il Salvatore aggrotta le sopracciglia, ma non commenta. Sa che non deve farlo, che deve sopportare la lunga storia del vecchio per poi potersene andare. Ma una domanda gli sorge spontaneo: dove vuole arrivare?

La Maison Dieu si strofina le mani ansioso.

“Dall’altra parte, gli eroi cercheranno di fermare tutto ciò. Ma se sbaraglieranno ogni nemico e uccideranno Satana, l’umanità non potrà dimostrare che è immune alle tentazioni del demonio. Quindi l’apocalisse tornerà e tornerà ancora, in continuazione, come il grosso serpente che si morde la coda. Per questo voglio che voi vi fermiate e smettiate di comportarvi in questo modo scandaloso. State portando la rovina in questo mondo, e dovete smetterla. Non so perché esistiate, in qualche modo ho la sensazione che voi siate estranei alla storia, estranei come le Streghe. Smettetela, smettetela di impedire all’umanità di trovare la salvezza!”

La Maison Dieu alza una mano.

“Molto bene, Demo Mondo. Hai finito di recitare la tua parte, è ora che tu esca fuori di scena.”

L’uomo si avvicina al Papa ed estrae un pugnale da un fodero nascosto dietro il cappotto. Il cardinale cerca di rialzarsi ma non ci riesce e va nel panico. 

“Fermo, Ervin, cosa stai cercando di fare? Non.. non era questo che.. fermo.”

E il vecchio continua a lamentarsi anche quando la lama gli entra nella gola. il sangue sgorga a fiotti, e la voce del Papa diventa un gorgoglio incomprensibile. 

Theresa e Il Salvatore osservano la scena in silenzio, sconvolti. Un’espressione di assoluta e malata felicità si dipinge sul viso dell’uomo. 

Si volta verso la coppia con le mani ancora inzuppate di sangue.

“Ha finito di asfissiarci l’anima con i suoi racconti noiosi. Anche voi siete sollevati, non è vero?”

“Credo di non capire cosa stia succedendo.” Esclama dubbioso Il Salvatore.

“Il suo discorso era necessario per farti capire a cosa stai andando incontro. Ma a me va bene che tu combatta, perché desidero che la morte si abbatta su tutti noi.”

“Finalmente!” Urla il monaco. Sia La Maison Dieu che Theresa guardano il ragazzo stupiti.

“Ero stanco di tutte queste chiacchiere. Fatemi capire, ora tu desideri la morte di tutti, giusto? Allora in quanto eroe devo fermarti e questo mi basta.”

La Maison Dieu sorride perfidamente “Lo vedremo.” Dopodiché apre un cassetto della scrivania del defunto papa, prende un fazzoletto e si pulisce le mani con tutta la tranquillità del mondo.

“Mi piace che tu sia così eroe, così propenso a salvare gli altri, mio salvatore. Si contrappone così perfettamente alla mia personalità gretta e crudele. Tu sei così.. squisito.”

“Combattiamo!” Urla Il Salvatore, prendendo a pugni le sue mani. Non vede l’ora di passare all’azione.

“No, non credo sia il caso di farlo. Sai, vorrei più metterti alla..”

“Io credo che sia il caso eccome, La Maison Dieu.” Si intromette L’Imperatrice. La donna infatti estrae lentamente la sua spada corta, intrisa di magia gelida e scolpita duramente da un misterioso e dimenticato fabbro. “Sì, il tuo avversario non sarà solo questo lattante col moccio sotto il naso. No, ci sarò anche io, e ti assicuro che ti darò filo da torcere.”

L’uomo sorride ancora. La sua statura è imponente, per nulla esile o grossolana. A vederlo sarebbe stato più idoneo a fare il guerriero. Così, a primo impatto, sembra così minaccioso e aggressivo che potrebbe ferire bene con una spada. Ma il suo vero punto di forza è il cervello, oltre la potenza magica.

La porta da cui i due sono entrati si apre, così come si aprono passaggi e nascondigli segreti. Decine di soldati circondano L’Imperatrice e Il Salvatore, sguainano le armi e le puntano contro di loro.

Il disprezzo di Theresa si esprime tramite uno sbuffo di sdegno. “Credi davvero che degli umilissimi umani possano sconfiggermi?”

Il monaco deglutisce.

“Sì, credo che possano sconfiggervi. Non sono un uomo vanitoso, preferisco non esprimere la mia potenza in scontri in cui sono da solo. È rischioso e inutile. Preferisco la vittoria, senza se e senza ma. Per questo in tutti i corridoi circostanti sono riempiti da soldati e stregoni, sebbene poco potenti. Più ne ucciderete più arriveranno. E se cercherete di scappare.. beh, non potete: non è fisicamente possibile. Ogni via d’uscita è bloccata da centinaia di uomini in armatura.”

“Tutta questa è una pazzia!” Esclama Il Salvatore “Ma vi rendete conto che sta cercando di gettarvi contro la morte, ragazzi? Vuole che moriate tutti entro questa sera. Che senso ha difenderlo?”

I soldati si mettono sull’attenti e, quasi come se fosse programmato, recitano un giuramento, una preghiera, un ricordo e un’idea in cui credono.

“La vita è solo una prigionia di carne e sofferenza. Il nostro compito è morire per riposare nell’eternità, il nostro compito è permettere che tutti trapassino e raggiungano l’eterna gioia.”

Il Salvatore si ammutolisce, sbigottito.

“Esattamente, signori. Ci basta ucciderne solo uno per poterne sconfiggere tutti. E la morte arriverà. Oh signori, se arriverà! E tutti mi ringrazierete per il dolce riposo che vi ho indotto.”

“Quante idiozie sparate da una bocca sola!” Esclama Theresa “Volete morire? E che morte sia, per tutti voi! Vi congelerò, congelerò le vostre ossa e la vostra anima, dopodiché abbandonerò questo edificio scavalcando i vostri cadaveri assiderati.”

La Maison Dieu sorride ancora. È un sorriso beffardo ma sottile, furbo e intelligente. Ogni soldato alza una mano e mostra un tatuaggio simbolico molto particolare. Fondamentalmente si tratta di un triangolo racchiuso in un cerchio. Il simbolo del fuoco. Theresa arretra.

“Anima del fuoco, eh? Questa è una bella gatta da pelare. Sarà impossibile congelarli, questo è vero, ma se grosse e gelide spade perforassero i loro corpi, allora sarebbe tutta un’altra storia e..” La donna perde sempre di più convinzione. Più di cento soldati ha detto? O forse è la sua immaginazione? Trafiggere tutti con un’arma sarebbe un grosso spreco di energie.. ma soprattutto dopo il primo attacco avrebbe addosso ondate e ondate di nemici pronti a ucciderla. Sarebbe un combattimento frenetico in cui non è neanche sicura di poter avere la meglio. 

“Ma hai intenzione di ucciderci.” continua la strega. “Quindi tanto varrebbe..”

“Non riuscirai mai a uccidermi, non finché il mio spirito e i miei ideali vivranno!” Esclama Il Salvatore. 

“Sì, sì, sono assolutamente d’accordo. D’altronde non ti ho mica fatto venire qui, in questa stupida stanza papale, privo di un piano.” La Maison Dieu aspetta che il cadavere del papa venga gettato in un angolo, dopodiché si siede sulla sua poltrona. Si siede, come se non dovesse combattere. Come se avesse già la vittoria in pugno.

Qualcuno urla con la bocca chiusa. È una ragazza, che viene trasportata da due possenti paia di braccia muscolose. Ha i boccoli castani, due splendidi occhi verdi rigati dalle lacrime e la bocca imbavagliata.

“Allora, parlavamo di fiaccare il tuo spirito intriso di eroismo. Ti do venti secondi per dirmi qual è la capitale della Kalaallit Nunaat. Se indovini bene, ottimo direi. In caso contrario, possiamo dire addio a questa bella donzella.”

Il Salvatore sgrana gli occhi. Si fa avanti, ma cinque picche si appoggiano contro il suo petto. Non può muoversi.

“Otto.. sette..”

Il monaco lancia uno sguardo disperato alla sua compagna, Theresa. Quest’ultima ricambia con un’espressione incredula e confusa. La ragazza imprigionata invece piange, piange rassegnata a un destino infausto.

“Due.. uno.. Oh, peccato! Ma non fa niente, era comunque una domanda a trabocchetto: Kalaallit Nunaat non possiede una capitale.” La Maison Dieu sorride amabilmente. I due soldati che tenevano stretta la prigioniera estraggono semplici e grezzi pugnali, e si accaniscono su di lei. 

La ragazza urla, per quanto le è possibile tanto che è imbavagliata. E urla anche Il Salvatore, disperato. Non riesce a trattenere l’istinto di gettarsi sul corpo, e viene perforato dalle lame di qualche centimetro. La ragazza viene gettata morente tra le braccia del monaco. 

Il Salvatore continua a urlare stringendo il corpo esanime. “Noo!!”

Ha fallito, è stato impotente. Lui è bravo solo nel combattimento. Ma al di fuori di questo.. è incapace. 

“No.. no.. vivi.. vivi..” 

“Il Salvatore, non alterarti. Sii freddo, ragazzo mio, o non potrai salvarne altri.” Dice Theresa a denti stretti. Lei è immobile, in piedi, fa fatica pure a respirare. È circondata da lame e spuntoni di lance con su incise simboli alchemici del fuoco da un lato, della terra dall’altro. La Maison Dieu si è preparato bene, non conoscendo l’abilità del suo avversario. La donna ha le mani legate.

Non piangere.. Sei un monaco, sei un guerriero, sei un eroe.. non piangere.

“Passiamo al prossimo. Sei ancora convinto di essere un eroe? Non sei riuscito a salvare una dolce ragazza, vediamo se riuscirai a farlo con qualcosa di più soffice.”

Più soffice? Di che si tratterà adesso, di gattini? Cuccioli di cane? No.. forse sarà un bambino. Non può uccidere un bambino di fronte a lui.

Invece fortunatamente dalla folla di guerrieri e soldati appare un uomo obeso a petto nudo.

Il Salvatore si sente inizialmente sollevato, poi si morde il labbro in preda al senso di colpa. È comunque un essere umano, una vita che potrebbe spegnersi in qualsiasi momento per uno stupido gioco. Un gioco fatto apposta per fiaccargli lo spirito.

“La cosa divertente è che abbiamo a che fare con un sordomuto. Non ha idea di cosa gli stia succedendo. Meglio che muoia, è un abominio che sia rimasto in vita con tutte le difficoltà che riscontra col suo handicap.” Dice La Maison Dieu. Il cadavere del Papa è dimenticato da tutti, ancora nell’angolo. Sembra impossibile che una figura così importante ora non sia che un pezzo di carne sanguinante primo di vita.

“Vedi, questo uomo è stato utilizzato spesso come dimostrazione per la mia filosofia. Un uomo che non sente e non riesce a parlare, che ha passato la sua vita elemosinando e bevendo alcool senza capire nulla, gonfiandosi a dismisura. Quanto può valere la vita di quest’uomo? Niente, non vale niente. Eppure la sua anima è forte, splendida, come tutte le anime. È solo intrappolata in una gabbia di carne.. Ti sembra giusto? No, non che non lo è.”

“È ingiusto!” Urla qualcuno.

“Che schifo!” Dice un altro soldato.

La Maison Dieu sorride. “Già, terribilmente ingiusto. Ma oggi noi porremo fine alla sua sofferenza e dimostreremo a questo impavido eroe che la nostra causa è giusta. Oh se è giusta!”

“Perché non li uccidiamo seduta stante?” Chiede qualcun altro. 

“Oh, bravo, bravissimo. Questa sì che è una domanda da porre, sebbene sia poco idonea a un soldato. Come ti chiami, figliolo?”

“Jorgesson, signore.” Risponde l’uomo.

“Certo, tu sei la recluta che ci ha informato della presenza di Mikah scambiandolo ingenuamente per il Generale. Ebbene non possiamo ucciderlo perché lui è l’eroe, uno dei quattro cavalieri della luce spuntati da chissà dove. Finché resta un eroe, non lo si può uccidere. Dobbiamo fargli abbandonare ogni proposito, dobbiamo renderlo di nuovo un umano. E poi che si fa, Jorgesson?”

“Lo si uccide.”

“Esatto, perché noi siamo uomini di cuore.” La Maison Dieu infine si rivolge a Il Salvatore. “Hai dieci secondi per dirmi il nome del vulcano, nonché monte più alto, dell’Impero del Sol Levante. Dieci.. nove..”

Il Salvatore si agita. Sta per accadere di nuovo. Un attimo, impero del Sol Levante? Il suo maestro proveniva proprio da lì. Ha imparato a trovare l’equilibrio del proprio ki tra la neve e la lava. Come si chiamava il luogo? Monte Fujiko.. Fuju-san.. Jikomoro.. Muuji..

“Monte Fuji!” Esclama Theresa. “Il vulcano dell’Impero del Sol Levante è il monte Fuji, questa la so. Lasciate stare quel povero uomo, subito.”

I soldati, pieni di rispetto e timore verso il loro capo, non sanno come reagire. Hanno indovinato. Questo non era previsto nei suoi piani. Il che è strano, dato che La Maison Dieu non sbaglia mai. Il suo intelletto superiore, la sua saggezza, non è mai stata battuta. Come può il loro capo non aver previsto una possibilità del genere?

La Maison Dieu ride di cuore e batte le mani. 

Improvvisamente il cuore di tutti i soldati si scioglie. Non è adirato. Non è adirato, per Dio! Questo è un miracolo. La Maison Dieu è un uomo pio, privo di vanità e superbia. Nonostante credesse nei suoi ideali e sperasse che l’esercito lo ascoltasse, non ha mai tentato di superare la posizione del Papa. È rimasto al suo fianco, sì, modestamente, per imparare da lui per poter insegnare meglio. 

“Complimenti, Theresa, ma il gioco era per Il Salvatore. Quindi questo turno non è valido, e l’eroe ha perso alla partenza. Jorgesson, uccidi il sordo!”

“Con vero piacere.” Risponde umilmente il soldato.

“No, noo!” Urla Il Salvatore. Si fa avanti, tentando di salvare il povero uomo, ma viene trafitto in profondità nella spalla da una lancia.

“Che bastardo..” commenta Theresa. E i due restano impotenti nel vedere il povero sordomuto venir trucidato. Le sue urla inesistenti rimbombano per tutta la stanza.

Non piangere.. non piangere.. sei un eroe. Ma il volto del monaco è solcato dalle lacrime. Che diamine sta succedendo?

“Finalmente quella povera anima ora riposa in pace. Beato lui, beato lui!” La Maison Dieu continua ad applaudire “Ma non temete, presto lo raggiungeremo tutti. Dobbiamo solo finire l’eroe, e potremo riposare.”

“Sei.. pazzo, sei un pazzo furioso.” Il Salvatore sibila come un animale maltrattato e ingabbiato. Un animale che sta per arrendersi. Sì, è un serpente in una gabbia di vetro dove scorre dell’acqua. Il serpente sa che morirà. Certo, cercherà di nuotare ma sa che finirà per affogare. Sta per arrendersi.

“Sei tu il pazzo, amico mio. Ma il colpo che sto per darti sarà bello grosso. Oh sì, un vero cliffhanger per il tuo animo da eroe. Fatelo entrare!”

E infine arriva l’ultima vittima. “Quello che sto cercando di dimostrarti, amico mio, mio dolce e infantile rivale, è che questo mondo pieno di doveri è opprimente, mentre la morte può risolvere tutto. Basta notare come tu stia soffrendo in queste poche ore. La vita è fatta di doveri e sofferenza, Il Salvatore.”

Un uomo nerboruto, senza una mano, viene portato di fronte al monaco. Ha gli occhi bendati e non ha idea di cosa stia succedendo. È il fabbro di Tera, praticamente il primo uomo che Il Salvatore abbia mai salvato da quando è cominciata la sua avventura. L’ha salvato davvero? Sarebbe in questa situazione, se non l’avesse aiutato?

“La vita è fatta di punizioni, uomini che ti torturano, morti di fame e stupri. Staresti soffrendo in questo momento se fossi morto? No, affatto. Il tuo amico fabbro sarebbe stato catturato e torturato di fronte a te, se fosse morto? Per nulla.”

“Ora basta!” Tuona Il Salvatore, facendosi avanti. La punta delle lance penetrano sempre di più nella sua carne.

“Se riuscirai a resistere a quest’ultimo enigma, che sicuramente finirà male, allora potrei lasciarti stare. Ma sappiamo entrambi che ti arrenderai, che non vorrai mai più fare l’eroe. E allora dimmi, come si chiamava l’imperatore che governò nel secolo..”

La Maison Dieu viene interrotto da un poderoso pugno al volto. Il colpo lo ha spedito verso la parete, facendolo cadere. 

“Hai rotto!”

Decine di lance si conficcano in profondità nel corpo del monaco. Ma quest’ultimo le ignora. “Basta!”

Con un rapido movimento, l’eroe spacca ogni arma che cercava di affondare nella sua carne. Afferra una lancia e la usa per spaccare il volto del soldato che la impugnava. Dopodiché, richiamando le forze spirituali, mena un fendente con l’arma e spacca le gambe ad altri quattro soldati.

“Theresa!” Urla l’eroe.

“Sì.” Esclama la strega. Non c’è molto altro da fare, bisogna combattere. Non importa come, non importa quanto si soffrirà. Bisogna combattere.

Stalattiti e stalagmiti compaiono magicamente, masticando soldati e stregoni inermi. Ma come aveva previsto La Maison Dieu, questo non fa che occupare spazio e intralciare il passaggio. Se già prima era difficile scappare, ora è praticamente impossibile.

“È inutile, vi siete scavati la fossa da soli cercando di combattere.” Dice La Maison Dieu, alzandosi sdegnato. “Morite.. Morite, è la cosa migliore.”

Jorgesson sguaina la spada e si fionda contro Il Salvatore. Quest’ultimo gli risponde dandogli un colpetto alla spalla. Il monaco per la prima volta combatte con un’espressione piena di rabbia. Ha la mascella serrata e gli occhi pieni di furia cieca. Ma non sta lottando perché è arrabbiato, no. È la voglia di salvare davvero, senza la speranza di venir ringraziati o applauditi.

Tutte le ossa di Jorgesson vanno in frantumi. Il soldato cade a terra priva di sensi. Il monaco gli prende la spada.

“Dove volete andare? Cosa hai intenzione di fare, Il Salvatore? Sei in trappola, sei un serpentello in trappola.”

Altri soldati arrivano, scavalcando i corpi morti dei loro compagni, e conficcano le loro lance nel corpo del monaco. Quest’ultimo sputa sangue, ma ritarda il danno. È l’unica cosa che gli rimane da fare.

Esplosione dell’anima. La sua forza spirituale rimbomba così forte da creare un’onda d’urto e spazza via i suoi nemici.

Il Salvatore si fionda contro La Maison Dieu, e lo colpisce in pieno petto. L’uomo si piega dal dolore per il colpo.

Richiamo dei draghi. Lascia che l'acqua si risvegli e ti aiuti, che diventi tua alleata, che ammiri la tua forza e sia pronta a onorarla divorando i tuoi nemici. L'umidità e le pozzanghere della stanza si riuniscono per diventare un'entità pronta a combattere e fagocitare gli avversari.

Con precisione, l’entità a forma di drago d’acqua si schianta contro il muro, e altri muri ancora. Fino a liberare un’uscita. Saltando dalle mura distrutte, arriverebbero alla piazza principale piena di nebbia e vuoto assoluto. 

“Theresa. Ora che puoi, distruggi tutti questi soldati. Salva il fabbro, raggiungi i miei amici, e digli che mi dispiace.”

“Ti dispiace? Per cosa?” chiede la strega.

“Per essere morto.”

Theresa deglutisce, sentendo improvvisamente un nodo in gola. Dopodiché annuisce.

Il Salvatore deve vincere. Deve assolutamente vincere, non c’è nemico che tenga. Ed è forse il destino ad averli fatti incontrare. Il monaco, l’eroe, colui che venera la vita e la lotta contro l’infido bastardo, traditore, tramatore, pazzo, colui che venera la morte. Quindi utilizzerà la tecnica del danno ritardato finché non cadrà a terra morto. Ma è l’unico modo per vincere.

Il Salvatore dà un altro pugno allo stomaco dell’avversario, dopodiché gli afferra un braccio e lo getta lontano con tutta la forza che possiede. L’uomo non è mai stato colpito fisicamente. Non ha mai permesso a nessuno di avvicinarsi così tanto. E di colpirlo così tante volte.

La Maison Dieu si riprende mentre sta ancora volando, tirato da un monaco a tutta forza neanche fosse una palla. Chiama tutte le sue forze magiche per rallentare la caduta. Significherebbe usare un po’ di magia dell’aria.. ma non è così grave.

Ma poco prima di riuscire a evocarla, lo stregone si accorge che il monaco lo ha raggiunto. È veloce, velocissimo, scivola nel cielo come un dragone. E appena i due si avvicinano, il dragone umano lo colpisce con potenza, schiantandolo al suolo.

Ervin riesce a non farsi male coprendo il suo corpo con energia spirituale indurita.

Il Salvatore atterra, ansimante. Punta la sua spada contro l’avversario. Calcio del drago, lama del drago. Il monaco evoca l’Albachiara, la sua spada, sostituendola con quella precedente. È pronto a fare a fette il suo avversario, ma viene colpito in pieno petto da un affondo incandescente.

È una catena lunga, bianca, rovente. La Maison Dieu si rialza tranquillamente, senza essersi fatto un graffio. La catena è ovviamente opera sua.

Il Salvatore osserva indifferente l’incantesimo e lo distrugge. Il suo corpo sta cedendo man mano, ma poco importa. Lui vincerà.

Il monaco si fionda in avanti, sferrando un fendente. Decine di catene compaiono dal nulla e avvolgono l’Albachiara tenendola ferma. Rovi incandescenti crescono dal terreno e avvolgono le sue gambe, e le sue braccia.

“Povero Il Salvatore, che crede di poter vincere. Tu non puoi vincere. Certo, puoi sconfiggermi, è ovvio. Ma cosa risolveresti? Nulla. Se mi uccideresti, l’avrei vinta comunque perché sarei morto, e io bramo la morte.”

Il monaco ignora il discorso. Il tempo scorre, stringe, la morte lo sta aspettando. Affinando il potere della Lama del drago, le catene si spezzano e cadono per terra. Ma Il Salvatore è ancora legato alle catene. Spuntano dal terreno, in pratica lo hanno arpionato. 

“Sai, i miei genitori vivevano in un piccolo paesino della Jugoslavia.” 

Il Salvatore rompe le catene e si fionda in avanti, brandendo la spada. Schiva all’ultimo secondo un pilastro di fuoco. Il monaco mena un fendente contro il suo avversario, ma si tratta di un fendente a vuoto.

Ervin, torreggiante, è riuscito a schivare abilmente il colpo. I suoi passi lasciano orme ricoperte di lava incandescente.

“Un giorno si svegliarono, e trovarono tutto distrutto. Sì, ricoperto dalla cenere. Erano tutti morti.”

Non c’è tempo per ascoltare le sue storielle. No, deve sconfiggerlo prima di cadere a terra e morire.

“Lavorarono la terra con sudore e fatica. Da soli, solo loro due. Quindi capirai quando ti dirò che erano il mio mondo. Non conoscevo nessun altro, oltre la cenere.”

Più veloce, più veloce, più veloce! Calcio del drago, passo del drago a più più più livelli. La lama schizza così velocemente da trascinare via il suo proprietario. Il Salvatore si ritrova dunque a menare fendenti e schizzare via.

Il cemento della strada vomita altri catenacci, lunghi svariati metri, che tentano di avvolgere il monaco e che parano ogni attacco. Sembra di combattere contro un polipo gigante, di ferro.

“Quindi anche io e mio fratello, crescendo, abbiamo lavorato con fatica. Io allevavo bestiame, ero riuscito a far riprodurre quelle poche pecore rimaste e ottenere un vero e proprio gregge. Lui, poverino, tentava di coltivare in quella terra arida.”

Il Salvatore continua a menare fendenti cercando di penetrare quella barriera fatta di tentacoli. Ma questi lo frustano, lo colpiscono ardenti, gli bruciano la carne. E la tecnica di ritardo non può durare per sempre.

Il monaco cade per terra, ansimando. Il suo corpo si sta accorgendo di tutto il danno che sta ricevendo. E comincia a reagire di conseguenza. La sua pelle si lacera e vomita sangue.

La Maison Dieu, alto come una torre, si china per vedere meglio il monaco, o forse spera che così lo senta meglio.

“Mio padre preferiva me, ovviamente. Ed è per questo che mio fratello mi uccise.”

Il sonno e il dolore stanno avvolgendo il monaco. Forse sarebbe ora di dormire in quella terra di nebbia.

“Fu bellissimo. Tredici colpi di roccia sulla nuca e morii. Vidi il paradiso, vidi l’eden, vidi quanto era fantastica l’oltretomba. E di colpo resuscitai. In un posto completamente diverso, e capii che era destino. Sì, destino che io dovessi portare tutti alla morte e finalmente..”

Il Salvatore si rialza. Tecnica del ritardo, di nuovo. Anche La Maison Dieu si alza. I due si trovano l’uno di fronte all’altro, a pochi passi di distanza.

“Finalmente sono a un passo dalla vittoria. Non c’è modo di poter perdere. Ho adempito al mio destino.”

Uno schiocco di dita, una vampata di vapore bollente ustiona il volto del monaco. Quest’ultimo urla. La tecnica del ritardo funziona anche con il dolore. Ma si sta riempiendo di falle, il monaco sta diventando sempre più debole.

Il braccio è completamente ustionato, la pelle è bruciata, piena di bolle, a tratti nera e scura.

Afferra la spada, cerca di non farla cadere. La tecnica del ritardo è ormai parziale. Mantiene forte l’anima, un braccio e una sola gamba, parte del torso e la faccia. La tecnica del ritardo si riempirà sempre più di buchi. Ma poco importa, perché tra poco morirà.

Il Salvatore mena un fendente. La Maison Dieu compie un salto all’indietro ed evoca un’altra ondata di vapore. Il monaco lo schiva, con il passo del drago giunge alle spalle dell’avversario. 

Un altro fendente viene bloccato da decine di catene che si avvolgono alla lama.

“Perdonami se sarò scontato.” Sorride La Maison Dieu mentre evoca l’ennesimo incantesimo. Dalla mano fuoriesce una palla di fuoco che investe in pieno il monaco. Quest’ultimo cade per terra, di nuovo. 

Lo stregone lo guarda soddisfatto. “Manca così poco all’arrivo della catastrofe.” ed evoca un’ulteriore palla di fuoco.

Il Salvatore non ha neanche più le forze per urlare. Sta morendo, sta morendo pian piano.

Un’altra palla di fuoco. Altre catene fuoriescono dal terreno e legano stretto il monaco. Bianche, incandescenti, gli perforano la carne.

“Sono riuscito a piegare il nostro eroe, vero? Sì che ci sono riuscito. Guardati, non hai le forze per combattere, non hai le forze per fare niente. Si dice che i guerrieri della luce non muoiano, ma sicuramente io ho ucciso il tuo spirito! Resta pure ad agonizzare finché non arriva la quarta catastrofe amico mio.”

La mano di La Maison Dieu vomita lava. Una fontana di magma bollente si riversa sul corpo del monaco, bruciandolo. Non si sa come questo ragazzo sia ancora vivo.

“E quando avrò finito con te, andrò a uccidere i tuoi amici..”

No..

“Ucciderò Franzis, già indebolito per lo scontro con Le Pape”

Non farlo, per favore.

“Ucciderò Mikah, se non ci ha già pensato Le Monde.”

Ti prego.

“Ucciderò Lewis, già debole di suo. Non preoccuparti per loro però, tu stai morendo. Non sarà più un tuo problema.”

Forse è vero. Dovrei morire, così sarò sollevato da tutte le mie responsabilità.

“Prenderò quei traditori dell’Oroboro e li ucciderò. Le Pendu e Le Bateleur per primi.”

No, non farlo però..

“Poi brucerò vive L’Imperatrice e La Force.”

Sono mie amiche, mi hanno aiutato ad arrivare fin qui.

“Ucciderò La Temperanza.” La Maison Dieu ride, guardando questo cadavere completamente nero, ustionato. “Sì se lo ucciderò, sarà molto divertente vedere la sua faccia quando gli dirò che sei morto.”

No. Non lo accetto, basta.

“Moriranno tutti. i tuoi amici, i tuoi nemici, le persone che non hai mai visto prima e che mi vedrai. Moriranno tutti e questo è quanto.”

Ho detto che non lo accetto. Ma cosa può fare quel ragazzo con entrambi i piedi nella fossa? È già morto.

Tecnica del ritardo, ancora..

Non funziona. Non basta. Ti prego corpo, ti prego ki, aiutatemi.

Tecnica del ritardo, sta funzionando. Tecnica del ristoro. Apri tutti i chakra, guarisci ogni ferita. Di certo non sarà sufficiente per curare ferite del genere.

Tecnica del ritardo, tecnica del ristoro, calcio del drago, lama del drago, aura del drago, armatura del drago, vita del drago, doppio colpo, doppia lama.

Non è sufficiente, non è sufficiente!

Eppure La Maison Dieu nota che la fontana di lava si sta seccando e non urta più il corpo bruciato del monaco.

Apertura del Muladhara chackra. La Dea Brahma assicura che le radici delle sue vene spirituali tornino a splendere, ogni ferita e ustione si rimargina molto più velocemente.

Apertura del Swadhisthana chackra. La Dea Varuna è la rappresentazione della gioia di vivere. Assicura che Il Salvatore viva, gli impedisce di attraversare il fiume della morte. La sua luna lo aggrappa alla vita.

Apertura del Manipura chackra. Rang gli permette di avere la mente pulita, priva della rabbia, dell’odio, della paura. Potrai combattere come più desideri.

Il Salvatore è pervaso da una luce quasi sacra. Si rialza mentre ogni pezzo del corpo si rigenera. Ma questo non durerà a lungo. No, quando i Chackra si chiuderanno, Il Salvatore crollerà a terra morto.

Apertura del Anahata chackra. Il Dio della forza onnipotente gli dona il potere. Sì, Shiva vomita energia spirituale e magica sul suo corpo, permettendogli di compiere le tecniche più straordinarie.

Attorno al corpo del monaco sembra materializzarsi qualcosa di azzurro.

Apertura del Vishudda chackra. Sadasiva dona potere alla sua arma, l’Albachiara, rendendola più forte, più pura, più sacra.

Apertura dell’ Ajna chackra. Shambhu rafforza l’armatura del monaco. Il Salvatore fa rimbombare la voce della sua anima. L’eco è così forte da spingere all’indietro La Maison Dieu. La luce azzurra si concretizza formando un’armatura spirituale d’argento. Le braccia, le gambe, i polsi e le ginocchia sono adornate di splendidi gioielli e bracciali.

È a petto nudo, ma una grossa cintura di stoffa azzurra gli copre i pettorali, le estremità cadono a terra per qualche metro come una lunga coda di drago.

Apertura del Sahasrara chackra. Gli occhi di Il Salvatore sono ricalcati da un trucco azzurro splendente. Dalle orecchie pendono orecchini grossi e sacri. 

Sulla tempia indossa una tiara d’argento dove sono appesi due nastri azzurri che svolazzano nel cielo.

“Tra poco moriremo insieme.. ma fatti dire che non avrai affatto vinto. Perché i miei amici, tutti i miei amici, riusciranno a fermare la quarta catastrofe, capito? E salveranno il mondo. Sì, salveranno il mondo come l’avrei salvato io. E senza di te, l’Oroboro è finito. Il tuo piano non ha senso e non ha mai avuto senso prima.”

“Avanti, fatti sotto Il Salvatore.”

No, adesso è andato ben oltre all’essere il salvatore. Non è più il monaco.

È il Rakṣaka. 

Ci sarà un motivo se nessun monaco apre tutti i chackra. Il grande maestro gliel’ha proibito. Lo proibisce a tutti. Disse che andrebbe usato solo in casi disperati. Salvare la tua famiglia non è un caso disperato. Salvare i tuoi amici non è un caso disperato. Salvare un’intera città non è un caso disperato.

Salvare il mondo lo è, maestro?

Il monaco non si aspetta di certo una risposta. Ma gli dispiace, perché sicuramente neanche questo è un caso disperato.

Mena un fendente con l’Altachiara. 

Il colpo frantuma tre dimensioni. Libertà assoluta. Un fascio di fiamme dai sette colori si cristallizza, immergendo completamente l’avversario.

La Maison Dieu non urla, non scoppia, non muore.

Smette di esistere, o forse quintuplica la sua esistenza rinascendo in mille corpi diversi. Chi può saperlo. 

Si disattiva il Sahasrara chackra. Il cervello di Il Salvatore  non riesce più a mantenere la coscienza.

Si disattiva il Ajna chackra. L’anima del monaco comincia a spegnersi.

Si disattiva il Vishudda chackra, l’Anahata chackra, il Manipura chackra.

Il Salvatore sta morendo.

Ma ha fatto un’ottimo lavoro. 

Non solo ha sconfitto il capo dell’Oroboro, ma gli ha impedito di vincere. Sì, non l’ha nemmeno ucciso. Ora i suoi amici potranno salvare il mondo.

È perfetto. Sta veramente recitando nella parte dell’eroe. Ha sconfitto il capo della setta criminale ed è morto, lasciando uno splendido ricordo ai suoi amici. Loro si ricorderanno sempre di lui come colui che ha salvato il mondo.

Però è un peccato.

Perché gli mancheranno, gli mancheranno davvero.

Il Salvatore chiude gli occhi. La tecnica del ritardo svanisce, il suo corpo marcisce e si riempie di bruciature. Dopodiché muore.

Che peccato, che gran peccato.

 

Qualche minuto dopo, Il Salvatore apre gli occhi. Sa di non essere vivo. Eppure non è neanche morto. Si trova in un luogo bianco dove non c’è nulla. Lo riconosce come Limbo.

Di fronte a lui c’è una figura vagamente familiare. Chrio Mondo, l’uomo conosciuto anche come Le Pape, ha le braccia incrociate e l’espressione corrucciata.

“Credo che dovremo restare qui finché non arriveranno tutti gli ospiti.”

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Capitolo 40
*** 14-1 ***


 

 

Le Monde ha una posizione eretta. È in piedi composto, in attesa della reazione del suo avversario.

Mikah ha ancora il libro aperto. Lancia uno sguardo rapido intorno. Magdalene è scomparsa, si è persa nella nebbia. 

Le raffiche di vento allontanano la nebbia e la ammassano lontano, creando quindi un’arena perfetta per uno scontro.

“Sei pronto a combattere contro di me, Mikah?”

Il ragazzo stringe i denti. “Non ho idea di chi tu sia, e non ho intenzione di combattere. Devo porre fine a questa catastrofe, devo fermare tutto, sono l’unico a poterlo fare.”

“Hai ragione. Saresti un vero eroe.” Dice Le Monde. I suoi capelli svolazzano al vento, gli danno un’aria ancor più cavalleresca.

“Ma come può un eroe esistere senza una nemesi?”

Il ragazzo apre il libro delle Fiamme. Lancia uno sguardo serio a Le Monde.

“Avevo una nemesi prima. Era Le Chariot, e mi ha sconfitto due volte. Nessuno è più riuscito a farlo, quindi lui resterà per sempre il mio unico rivale.”

Il suo avversario estrae lentamente la spada che emette un lamento, sottile, metallico e affilato. Sulla superficie della lama sono incisi simboli sacri che nessuno ha mai visto prima. Non sono di certo simboli inventati.

È la scrittura dei draghi. 

“Sei molto gentile a commemorare un tuo avversario. Lo immaginavo, comunque. Aspettavo da tempo di combattere contro una nemesi nuova. Ma ti manca la motivazione giusta, no? Non ci sarebbe pathos nel combattere così, senza conoscerci.”

Mikah lo ignora. Sfoglia le pagine del suo libro fino a trovare la formula che deve recitare.

“Vieni, Santo Spirito. Manda a noi..” Il ragazzo viene subito interrotto dal suo avversario. Le Monde gli si è fiondato contro,  brandendo la splendida spada magica. Mikah alza subito la spada per pararsi. 

Le due lame cozzano rumorosamente, e i due restano in una fase di stalloo dove chi ha più forza fisica può vincere.

“Il mio nome è Sigmund, e vengo chiamato anche l’eroe dei draghi. Il mio villaggio è stato distrutto dai banditi quando ero un ragazzo e ho giurato vendetta. Oh, vedo che sei forte. Vediamo come resisti così!”

Le Monde impugna la spada con due mani, usando quindi molta più forza.

“Sono stato accolto dall’anziano saggio dei draghi di comodo per anni e con i suoi bizzarri allenamenti ho acquisito molta, molta più potenza.”

Mikah si trova in difficoltà. Avendo con sé il libro delle Fiamme aperto, non può permettersi di impugnare, anche lui, la spada con due mani. Quindi è destinato a perdere questa lotta. Due mani sono sempre meglio di una.

A meno che non si utilizzi la forza dello spirito. Mikah sta per evocare un’esplosione quando vede che la sua spada dorata si illumina.

Sigmund si ritrae immediatamente.

“La.. Quattordicesima spada? Furbo, Mikah, molto furbo.”

Il guerriero sputa per terra. “Non ho idea di cosa tu intenda. Ma mi fai veramente ridere. Sappi che l’unico vero eroe dei draghi è Il Salvatore. Tu non sei mica capace di evocare i draghi.”

“Sì che sono capace.”

Mikah mostra i denti. “I tuoi sono dei fallimenti, esattamente come te.”

“Il tuo monaco è capace di far sì che l’acqua assumi la forma che desidera. Io invece richiamo le antiche bestie dal loro regno per far sì che combattano con me.”

“E chi se ne frega!” Urla il ragazzo. Punta la quattordicesima spada contro il suo avversario.

“Cerchi un avversario valido? Beccati questo, allora. Super raggio traente della morte focosa!”

Raggio? Le Monde allarmato schiva immediatamente l’attacco. Ma non succede nulla. Mikah sorride e dà un pugno per terra, chiamando le esplosioni.

Fuoco, fiamme e fumo circondano i due ragazzi.

L’ha fregato, il poveretto. Non c’è bisogno di essere Lewis per escogitare trucchetti furbi.

“Vieni, Santo Spirito. Manda a noi dal cielo un raggio della tua luce..” Comincia il guerriero.

“No, no!” Sigmund cerca di ignorare la vergogna che lo sta assalendo. Il luogo in cui si trovano è ricoperto di fumo asfissiante che nasconde il guerriero. 

“Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido..”

Così nascosto non potrà colpirlo. Le Monde evoca un semplice incantesimo dell’aria.

La raffica sposta via tutto il fumo, e Mikah è di nuovo visibile. “Dona forza ed energia.”

Ha completato la litania. Ma deve ripeterla altre quindici volte. E Le Monde non glielo permetterà.

Si fionda di nuovo contro il suo avversario brandendo la spada. I due si scambiano diversi fendenti, nessuno riesce a ferire l’altro. E Mikah continua a recitare l’incantesimo.

“Una volta raggiunto il covo dei banditi, sono riuscito a uccidere il capo. Ma ho scoperto che loro erano innocenti, per quanto la si possa vedere in questo modo. Perché un dragone tormentava loro e il villaggio in cui vivevano, chiedendo in continuazione provviste e.. Smettila di parlare mentre parlo io!” Urla infine lo spadaccino. 

Ma Mikah sorride. “Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato.” È la terza volta che la ripete.

“Sto parlando io, stiamo combattendo! Come fai a non distrarti!?”

“Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna”

La risposta alle domande del falso eroe è semplice. Ma non la riceverà mai, dato che il suo avversario è troppo occupato a salvare il mondo.

La risposta è la mela. Sì, perché da quando La Temperanza lo ha fatto allenare con la mela, lui non ha più smesso. Ha continuato a utilizzarla sempre. Mentre combatteva contro La Force, mentre parlava a Le Soleil, mentre donava il suo tributo a L’Hermite.

Così lui è capace di non distrarsi mai. Gli basta scegliere la forma della sua mela, e l’avrà sempre in mente qualsiasi cosa accada.

Adesso la sua mela è la litania.

I due si scambiano altri fendenti. 

“Non mi piace combattere così, Mikah. Voglio che tu diventa il mostro!”

Il mostro? Di che diamine sta parlando?

“Ho sconfitto il drago che torturava il povero villaggio. Il combattimento è stato così epico da aver commosso tutti gli altri draghi. E mi giurarono lealtà. Mi fu permesso di entrare nel loro villaggio, mi donarono armi e pietre preziose, mi insegnarono le tecniche più antiche. Fui un eroe.”

Un colpo piatto di spada in faccia interrompe Mikah. Le Monde sorride. Deve ripetere tutto da capo.

“Perché tu, da eroe, vuoi far sì che l’apocalisse arrivi dunque?” Chiede l’avversario.

“Sì sa, gli eroi o muoiono o diventano cattivi. Ma la risposta giusta è che non avevo più nemici, mancava la mia nemesi. Quindi ho dovuto crearla. Mi sono unito all’Oroboro appena ho saputo degli eroi elementali. Basta credere nel proprio sogno e si passa automaticamente nel giusto, vero?”

“Che stronzate!” Urla Mikah. Il guerriero si fionda in avanti e sferra un pugno a Le Monde. Quest’ultimo para l’attacco ma l’esplosione del colpo è così forte da farlo sbalzare via, e se non avesse creato uno scudo di energia magica si sarebbe irreparabilmente ustionato.

“Vieni, Santo Spirito. Manda a noi dal cielo..”

“No, non ci riuscirai.” 

Le Monde si fionda nuovamente contro Mikah. I due combattono ancora scambiandosi colpi a destra e a manca.

Sigmund sferra di nuovo il colpo improvviso di piatto, ma l’avversario riesce a pararlo. L’eroe non perde tempo e lo colpisce di nuovo. Mikah non riesce a pararlo, e interrompe la recita dell’incantesimo.

“Tra poco la quarta catastrofe sarà completa. E tutte le tue fatiche saranno inutili. Non sarà forse meglio sconfiggermi, prima?”

È vero. Sta perdendo tanto tempo.

Situazioni estreme richiedono rimedi estremi, giusto? Mikah balza addosso Le Monde. Si può sapere perché tutti i suoi compagni possiedono armi segrete, incantesimi o tecniche speciali che tirano fuori nei momenti più opportuni e lui no?

Il ragazzo sferra un pugno sul braccio dell’avversario. Lo manca per un pelo, ma l’esplosione è così forte da fargli cadere l’arma.

“Vieni, Santo Spirito..”

Mikah afferra le braccia di Le Monde. Probabilmente non riuscirà a sconfiggerlo, ma l’importante è che riesca a concludere la litania.

Provoca un’esplosione ben mirata sotto i piedi. Sigmund ha un’espressione incredula. I due, per l’impatto, vengono scaraventati in alto.

“Credi davvero di vincere così? Io posseggo il potere dell’aria, posso volare dove mi pare!”

Grida l’eroe. Ma Mikah sorride. “O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi figli.”

Sigmund sta per evocare un incantesimo d’aria per poter volare via, ma Mikah chiama ancora in raccolta  le sue forze per richiamare un’altra esplosione, questa volta sopra di loro.

I due vengono scaraventati di nuovo, questa volta verso il basso. “Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna.”

Sigmund ha gli occhi sbarrati. Che diamine sta facendo? Quando Mikah e il suo avversario stanno per toccare terra, un’altra esplosione li fa volare in alto. È un continuo flipper, che assume sempre più velocità.

Mikah è immune al suo stesso fuoco, quindi non è un problema affrontare tutte le esplosioni. Ma per Le Monde è un problema eccome. Deve costantemente mantenere uno scudo di energia magica, ma continuando così si consumerà.

Arrivati ancora più in alto, un’altra esplosione li spinge verso il basso. E Mikah ha appena concluso la seconda litania.

Non va affatto bene. Sigmund non può fare assolutamente nulla. Ha le mani bloccate dalla forte presa di Mikah. Non può evocare alcun incantesimo perché è troppo occupato a tenere una barriera spirituale per proteggersi dalle esplosioni. E intanto vola, vola, e il suo avversario sta vincendo.

Cosa fare? Cosa può fare per vincere?

A mali estremi, estremi rimedi. L’eroe si getta sul collo di Mikah e lo morde. Il guerriero urla dal dolore e il sangue sgorga.

Mikah si è così distratto da dimenticarsi di provocare l’ultima esplosione, e i due cadono per terra.

Adesso basta uno strattone.. e Sigmund sarà libero. Ma Mikah lo tiene stretto. Apre gli occhi e lo guarda furioso.

“Scudo spirituale per proteggerlo? Vediamo quanto ti dura.”

Con una mano il ragazzo trattiene il braccio dell’eroe. E con l’altra gli tira un pugno. L’esplosione è così forte da far tremare la terra.

Sigmund apparentemente non ha subito danni. Ma non è finita. 

Mikah gli sferra un pugno. Poi un altro, poi un altro ancora.

Sì.. sì! La bestia si sta risvegliando. Un Mikah semplicemente irritato è capace di ridurre il suo avversario a un brandello di ossa bruciacchiate. Chissà, chissà come sarebbe infuriato!

È il nemico perfetto per Sigmund. Da quando ha sconfitto i draghi aspettava solo questo. Ed è il momento di chiamare i suoi alleati. 

L’eroe para l’ultimo colpo, e Mikah si calma improvvisamente.

“È ora di arrabbiarsi, mia carissima nemesi. Sai com’è nato l’Oroboro? Le Monde è morto ed è resuscitato. Vagando a caso ha incontrato me. Io gli ho inculcato l’idea della morte, del ciclo della vita continuo, dell’Oroboro. Tutto è partito da me. E poi? L’umanità non era di certo pronta ad affrontare l’Armageddon! Sono stato io, sono stato io a far sì che tutte le catastrofi giungessero su questo mondo. Dalla prima all’ultima.”

Sigmund colpisce in faccia Mikah con un pugno.

“Ti chiederai come sia possibile. Solo gli eroi della luce sono capaci di evocare catastrofi. Ma non ti sembra ovvio? Io sono un eroe! Non c’è scritto da nessuna parte che gli eroi debbano necessariamente essere quattro. E se ti chiedi come io abbia fatto a evocare le catastrofi, ti ricordo che io sono il signore dei draghi. E i draghi elementali mi hanno aiutato, perché io ho ordinato loro di distruggere questo mondo.”

Le Monde colpisce ancora il suo avversario. Mikah cade a terra ancora incredulo.

“Arrabbiati, Mikah! Arrabbiati!”

Il ragazzo si rialza. “Non posso di certo arrabbiarmi per una rivelazione del genere. Sono più che altro incredulo.. dalla tua pazzia.”

Sigmund sorride e sferra un altro pugno a Mikah, veloce come il vento.

Allora l’avversario innervosito risponde con un altro pugno. 

“Allora questo ti farà davvero arrabbiare.” I due continuano a colpirsi abilmente, ma finiscono per terra avvinghiati. Ma è diverso da quando lo fanno Mikah e Il Salvatore.

Adesso stanno lottando per uccidersi.

“Ho evocato catastrofi uccidendo miliardi di persone. Ho ucciso tutti i tuoi amici e conoscenti. Ho provveduto a uccidere personalmente Lewis, Franzis, Il Salvatore.”

Mikah si immobilizza e sgrana gli occhi. Si ritrova a cavalcioni sopra di lui e gli blocca gli arti. Ma ha smesso di colpirlo. “Tu hai ucciso..”

“La Temperanza, Cassandra, Le Chariot, La Justice, La Force, L’Empereur, Le Bateleur, Le Pendu. Ho ucciso tutti loro. Per poter combattere contro di te.”

“Che.. che cazzo vuol dire!?”

“Voglio sconfiggere l’eterno arrabbiato, voglio che tu impazzisca dalla rabbia. Per questo ho ucciso tutti. Tutti quelli che conosci, gente innocente, sai, gente con cui hai fatto amicizia. Solo e unicamente per vederti impazzire.”

“Sei..”

“Sono morti per colpa tua, sono morti perché tu esisti. Sono morti perché era destino che io e te ci scontrassimo. Sono morti perché io volevo, egoisticamente, sconfiggere l’eroe a cui sono destinato.”

“Sei pazzo!?” Mikah urla così forte da provocare esplosioni attorno a lui. “Hai ucciso tutta quella gente per me!? Sei uno stronzo, sei un deficiente, sei pazzo!!”

Ogni parola scatena esplosioni. Gli occhi di Mikah si fanno bianchi, perdono le iridi e le pupille.

“Ti uccido! Ti uccido, pezzo di merda, mi fai schifo, ti uccido!!” 

La sua voce si deforma dall’odio, gracchia, sembra provenire da una bestia. Mikah sferra un pugno sul volto del suo avversario. L’esplosione provoca un cratere profondo. E poi gliene dà un altro, e un altro, e un altro ancora.

Sigmund ride. “Sì. Sì, così ti voglio. Riesco a difendermi dai tuoi colpi a stento.”

Dopodiché riceve un’altra scarica di pugni con tanto di esplosioni. Mikah, impazzito, ringhia e sbava. La pietra nella sua tasca si riempie di crepe, e poi si spacca in mille pezzi.

La belva furiosa si getta su Sigmund, azzannandogli il petto e squarciandolo. Sigmund urla dal piacere mentre il suo corpo si bagna di sangue.

Diverse ombre ricoprono i due ragazzi avvinghiati.

“Vediamo come te la cavi.. con i miei migliori amici.”

Mikah abbandona il corpo di Sigmund e rivolge la sua attenzione ai nuovi ospiti. Tre draghi lo guardano e frustano l’aria con la coda. Uno rosso, uno verde e uno azzurro.

Il primo non perde tempo. Gonfia la gola, sputa fumo dalle piccole branchie, e vomita fuoco bianco, ardente come la morte.

Mikah accoglie la fiamma con rabbia. Non si fa male, non cerca di scappare. Prima cammina, poi comincia a correre sempre di più, fino a saltare e raggiungere il lungo collo del dragone.

Mikah urla impazzito, e attorno a lui tutto esplode. Sembra di trovarsi all’inferno.

La belva pazza strangola il drago, affonda i suoi denti nelle scaglie e li perfora.

Il lucertolone si dibatte ma poco dopo cade a terra. È una povera belva indifesa, muore poco a poco.

E quando esala l’ultimo respiro, i suoi compagni non si fanno remora ad attaccarlo. Il dragone blu sputa un raggio bianco che congela qualunque cosa tocchi.

Colpisce Mikah. Quest’ultimo si ritrova in un corpo freddo e immobile. Solo il volto, privo di pupille, riesce a muoversi. E continua a urlare, e bestemmiare, e imprecare.

Il dragone azzurro lo afferra dolcemente coi denti e lo inghiotte, come un serpente. Silenzio.

Sigmund si rialza.

“Lo so che sei ancora vivo! La bestia rabbiosa non può morire in questo modo. Fatti avanti, Mikah, ti aspetto!”

Il dragone di ghiaccio spalanca gli occhi e comincia a soffocare. Fa per vomitare qualcosa. Dopodiché tutto bianco, un’esplosione acceca chiunque.

Pochi secondi dopo, del drago rimane solo una carcassa distrutta, sanguinolenta, in mille pezzi.

Mikah è in piedi, tra il sangue e la carne della sua vittima. Le sue spalle e le sue braccia vomitano sangue di lava, emozioni di fuoco e fiamme.

È un rogo vivente, che esala rabbia e frustrazione.

“Ladone” dice Sigmund “Trasmutati in spada. Dobbiamo combattere in questo modo, o farai la fine dei tuoi fratelli.”

Il grosso drago verde si ricopre di luce, dopodiché cade a terra una spada che emana energia di terra. L’eroe la raccoglie. 

“Fammi vedere di cosa sei capa..”

Sigmund viene interrotto da un pugno di Mikah. Riesce a parare il colpo all’ultimo secondo. Sorride.

“Avanti, se.”

Viene interrotto ancora. Mikah salta su di lui e lo prende ancora a pugni. La pelle dell’eroe è erosa dal fuoco, si riempie di bolle da ustione.

Forse è stata una cattiva idea farlo infuriare a questi livelli. Avrebbe dovuto immaginarlo. Ma che importa? Gli eroi o muoiono o diventano cattivi. Ma i cattivi muoiono sempre. 

Un pugno, un altro pugno, un altro ancora.

Che fine misera. È stato uno stupido. La sua protezione finisce. Si è scavato la fossa da solo. Era solo all’inizio del suo combattimento, aveva migliaia di tecniche da mostrare, un modo splendido per vincere. E invece è stato colto alla sprovvista. 

Mikah azzanna la gola di Sigmund. Quest’ultimo sorride. Sì, sta morendo. Sta davvero morendo. Come uno stupido, tra l’altro.

Pensava di poter rievocare un duello epico. Un duello tra uno splendido eroe munito della spada del drago di terra e una belva infuriata.

Mikah gli strappa la carotide. Continua a morderlo, fino a lasciare solo un lembo misero di pelle.

Che stupido..

Sono uno stupido.. 

Altro che eroe..

Sigmund finalmente muore.

Ma Mikah non è tornato alla normalità. È ancora impazzito. Continua a mordere quello stupido animale morto. Quella bestia che gli ha ucciso tutti gli amici.

Ormai la sua cassa toracica è completamente aperta. Lo splendido vestito bianco e azzurro è ricoperto di sangue. Che fine ingloriosa, divorato da un animale.

E quando Mikah capisce che il suo avversario è morto, urla. Urla dalla gioia per averlo ucciso. Urla dalla rabbia per non poter più infliggergli dolore. E le sue urla provocano esplosioni.

Le sue spalle vomitano lava. Dal terreno fuoriescono mille geyser di fuoco. L’imperatore del fuoco, così dovrebbero chiamarlo. La bestia del rogo.

E qualcuno lo colpisce in faccia con uno schiaffo. Dopodiché gli afferra il volto e lo porta dritto ai suoi occhi.

“Mikah, mi senti, brutto idiota?”

La Force è ricoperta di cenere. Una donna nel bel mezzo dell’impero del fuoco sta cercando di calmare il suo imperatore.

“Nessuno dei tuoi amici è morto. Nessuno, capito? Quello stolto stava mentendo. Ora è morto. Ora è morto, riprenditi immediatamente che devi concludere la tua missione. Devi salvare il mondo.”

Mikah ansima. I suoi occhi tornano normali. Che cosa è successo? Cosa sta succedendo?

“Fai presto!” Urla Magdalene.

Il ragazzo, ancora confuso, fa qualche passo indietro. “Grazie, Magdalene.” Ma certo, la catastrofe. Allora la recita. Ora che è tutto finito, la recita.

“Vieni, Santo Spirito. Manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Consolatore perfetto; ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo. Nella fatica, riposo, nella calura riparo, nel pianto conforto. O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi figli.  Senza la tua forza nulla è nell’uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli che solo in te confidano il tuo santo fuco. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Dona forza ed energia.”

Per una, due, tre, dieci, quindici volte.

E infine la sedicesima volta. Qualcosa nel cielo si illumina. È il sole.

La nebbia si dissipa, e il tornado scompare. Sì, ce l’hanno fatta.

Mikah sorride. Sorride a trentadue denti e abbraccia Magdalene. “Ce l’abbiamo fatta! Abbiamo salvato il mon..”

Torna la nebbia, torna il tornado, il sole sparisce.

“Che diavolo? Non ha funzionato?”

“Ha funzionato solo in parte.” Esclama La Force.

Entrambi notano qualcosa in alto. Sono delle figure. Figure umane. Figure di alberi, di case che volano, di animali.

“Abbiamo fallito. La quarta catastrofe si è compiuta.” Dice Magdalene.

“No, non voglio crederci. Non è possibile! Vieni, Santo Spirito. Manda a noi dal cielo un raggio della tua luce!” 

Mikah torna a recitare la litania. Ma non capisce che è troppo tardi.

E la recita una, due, tre, dieci, quindici volte. E alla sedicesima non succede nulla. Quindi torna a recitarla ancora e ancora.

Magdalene stringe i pugni. “Perché non è successo nulla?” Urla Mikah “Ho fatto tutto quello che dovevo fare! No.. un attimo, una cosa non funziona.. L’incalanatore di energia. Pensavo che la mia pietra avrebbe funzionato ma.. cazzo!”

Il ragazzo mostra i frammenti del suo ciondolo. “Si è rotta.”

“Incalanatore di energia?”

“Sì, nel libro c’è scritto che c’è bisogno di un fulcro di energia di fuoco. La pietra raccoglieva la mia energia che, ovviamente, era del fuoco. Ma si è rotta.”

La donna si allontana con la menta. Fulcro di energia di fuoco? C’è qualcosa che le pizzica la mente. Un ricordo.. qualcuno..

Ma certo! La strega di Terra le ha detto di ricordarsi di Copernico. E lei sa benissimo chi è.  

Copernico è colui che ha scoperto la teoria eliocentrica. E questo le riporta in mente il sole. Le Soleil non ha fatto che tormentarla al riguardo.

“La quattordicesima spada, Mikah. È lei il fulcro dell’energia del fuoco. La possedeva Le Soleil fin dall’inizio.”

Il ragazzo sorride. “Ma certo!”

Afferra la spada e deglutisce. La nebbia sta cominciando a dissiparsi.. così come il tifone. La quarta catastrofe sta terminando. Funzionerà adesso l’incantesimo?

Mikah non può perdersi in speculazioni e torna a recutare la litania una, due, tre, dieci, quindici volte. Ma alla sedici balbetta e confonde le parole. Dopodiché urla e bestemmia.

“Forse siamo ancora in tempo, ritenta.” Urla Magdalene. Ma stiamo scherzando? Ormai non c’è più nebbia. Hanno perso..

“Vieni, Santo Spirito. Manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Consolatore perfetto; ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo. Nella fatica, riposo, nella calura riparo, nel pianto conforto. O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi figli.  Senza la tua forza nulla è nell’uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli che solo in te confidano il tuo santo fuco. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Dona forza ed energia.”

E alla sedicesima volta cala il silenzio. La spada si illumina e giunge una voce che nessuno riesce a sentire. Nessuno tranne Mikah. Una voce fatta di mille voci e allo stesso tempo nessuna. Una voce. Mille voci. Infinite voci.

“Sei sicuro, cucciolo di Adamo? Ti rammento che la quarta catastrofe è giunta al termine. Non te ne sei reso conto perché eri nell’occhio del ciclone, ma più di mille umani sono morti.”

“Certo che ne sono sicuro.”

Magdalene guarda Mikah e teme sia impazzito.

“È troppo tardi.”

“Dato che sei così saccente, porta indietro il tempo!”

La voce sorride. Certo, è impossibile, ma è così.

“E così sia. Questa è cosa buona.”

Mikah si volta verso Magdalene sorridendo. “Ehi, abbiamo..”

Ma il suo cuore smette di battere e cade a terra.

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Capitolo 41
*** 14-2 ***


 

Mikah si guarda intorno disorientato. Apparentemente si trova nel nulla. Ma un nulla diverso da quello di Le Fou. Un nulla ben più fragoroso e importante, un nulla vergognoso di cui si andrebbe fieri.

“Benvenuto nel limbo, Mikah.” Esclama una voce fin troppo familiare. È Sigmund, l’eroe che è stato dilaniato dal guerriero fuori controllo.

“Tu! Brutto stronzo che non sei al..”

Sigmund alza subito le mani, in segno di resa.

“Stai calmo eroe. Non ho intenzione di combattere ancora contro di te per quanto ne abbia voglia.. Già, del reso siamo entrambi morti. Che senso avrebbe?”

Mikah si calma immediatamente. “Vuoi dire che questo è il purgatorio?”

“Esatto” Sigmund accenna a un sorriso “Come sei morto?”

“Ho evocato l’incantesimo per fermare la quarta catastrofe e questo mi ha ucciso.”

L’eroe aggrotta le sopracciglia. “Non lo sapevi?”

Mikah sorride amareggiato. “Lo sapevo eccome! Così, questo sarebbe.. una specie di vita oltre la morte, no? Mi sbagliavo, dunque, a essere ateo. Che peccato, una vita passata a sfottere i credenti per nulla. Che si fa ora?”

“Si aspetta. Dobbiamo aspettare che Dio ci collochi nel girone dell’inferno giusto. Peccato però, d’altra parte io mi aspettavo di rinascere nel paradiso dei draghi. E invece mi trovo qui, in un limbo dei poveri. Ti va di giocare ad associazione di idee?”

“Va bene, comincio io: carabiniere.”

“No” Ribatte Sigmund “Voglio cominciare io.”

“Che ti cambia?”

“Dai.”

Mikah sospira. “Va bene, comincia tu.”

“Carabiniere.” Dice trionfante Sigmund. Il carabiniere resta in silenzio per qualche secondo. Vedi un po’ se non deve arrabbiarsi anche nel purgatorio.

“Quello cos’è?” Dice poi indicando delle figure in lontananza.

“Non lo so. Non le avevo notate prima. Saranno altre persone? Mi sembrava strano che non ci fosse nessun altro.. Oltre noi due. Raggiungiamoli.”

I due decidono di incamminarsi verso le figure. Il che risulta demotivante. Senza orizzonte, senza paesaggio, senza nulla i nulla, i due non possiedono la concezione della profondità e quindi della distanza. Quelle figure potrebbero essere qualsiasi cosa. Potrebbero essere piccoli nanetti da giardino come aragoste grandi come palazzi e lontani chilometri. E loro non potranno saperlo finché non saranno arrivati. È demotivante.

“Non è vero che ho ucciso i tuoi amici, Mikah. Ho mentito.”

“Lo so.”

“Mi dispiace.”

“Ti ho praticamente sgozzato a morsi, credo che mi sia passata.”

I due continuano a camminare in silenzio. Ma Sigmund torna a parlare, e Mikah rotea gli occhi stanco.

“Era destino che io combattessi contro di te, sai. Volevo che tu fossi in gran forma, come mi disse il reverendo drago. La fenice furente ti chiamava. Eppure credo..”

“Se stai cercando un modo per espiare le colpe di aver buttato una vita nel cesso, non parlarne con me. Non ne voglio sapere niente.”

Sigmund si immobilizza. “Ma certo, Mikah. Sei un genio! Ecco perché non c’è nessun altro qui. Questo è un limbo personale, devo espiare le mie colpe per poter andare in paradiso. Probabilmente non sei neanche reale.”

“Non toccarmi la faccia brutto idiota! Certo che sono reale.”

“Questo è esattamente ciò che direbbe una mia proiezione mentale.”

Mikah, che non riesce a credere di potersi arrabbiare persino nel limbo, indica le figure in lontananza che ormai si sono ingrandite abbastanza per poter essere distinguibili.

“Non siamo soli, idiota. Guarda chi c’è lì!”

Sigmund non si sarebbe mai aspettato di vedere quelle persone.

Seduti per terra vi sono Chrio Mondo, in vita chiamato anche Le Pape, e Il Salvatore che discutono tranquillamente come se fossero vecchi amici.

In piedi, paziente, vi è Ervin che un tempo era La Maison Dieu. Ora i titoli non hanno più importanza. Sono morti.

“Guarda un po’ chi è morto!” Esclama divertito Chrio.

“Mikah! Cos’è successo?” Chiede Il Salvatore allarmato.

“Sono morto salvando la pelle all’umanità. La Sono riuscito a fermare l’ultima catastrofe.”

Chrio sorride divertito lanciando uno sguardo perfido a Ervin. Quest’ultimo invece sbianca, sdegnato.

Il Salvatore si alza e stringe la mano a Mikah. “Congratulazioni. Hai visto com’è bello il limbo? Presto ci reincarneremo in grandi eroi o animali fantastici. Tranne La Maison Dieu che rinascerà in un lombrico.”

“Ho già detto che questo posto non ha nulla a che fare con il vero purgatorio! “ Esclama Ervin “Io sono morto una volta. E posso assicurarvi che è completamente diverso da..”

“E come spieghi tutto ciò, simpaticone?” Chiede Mikah. “Secondo te tutti noi una volta morti veniamo catapultati in un luogo vuoto completamente bianco. Come lo spiegheresti se non con il purgatorio? ”

Chrio e Sigmund sorridono. Nessuno nella vita reale si sarebbe mai permesso di parlare in questo modo a il grande La Maison dieu. Ma adesso sì, adesso non ha più importanza, sono tutti morti e lontani dal mondo reale dei vivi.

“È vero, tutti voi siete morti. Ma io non lo ero. Avevo smesso di esistere. La tecnica di Il Salvatore mi aveva cancellato dall’esistenza..”

Sigmund fischia per l’ammirazione, Chrio applaude.

Ervin serra la mascella sdegnato.

“Eppure sono ancora qui.” Riprende “Come lo spiegate? Qualcuno mi ha evocato dalla condizione di nulla in cui mi trovavo. Abbiamo ancora qualcosa da fare e..”

Ma i ragazzi si sono già stufati di quel longilineo rompi scatole. Si sono riuniti in cerchio, tutti eccitati.

“Allora, devi raccontarmi tutti i dettagli della tua battaglia, Mikah. Poi devi stare ad ascoltare Chrio, il suo combattimento è stato E-PI-CO! Pensa, entrambi al secondo livello di affinità.” Dice Il Salvatore.

Ervin sta per scoppiare dalla rabbia, quando l’attenzione di tutti viene attirata dal rumore di passi.

Si girano per guardare il nuovo arrivato. Lewis giunge imbarazzato con in mano una daga. Mikah lo saluta, ma non è affatto felice di vederlo.

“Sei morto?” Chiede lui.

“Sì.”

“Chi ti ha ucciso?”

Lewis giocherella con la spada. La Crocea Mors; tutti i membri dell’Oroboro la riconoscono.

“Una colonna di pietra mi è caduta addosso mentre cercavo di raggiungervi. È crollata per colpa del tifone.”

Nessuno sa cosa dire. Finché Mikah non scoppia dalle risate.

“Sempre il solito sfigato.”

Dopodiché gli sferra un pugno sul braccio. Lewis ulula per il dolore.

“Questo è per esserti fatto fregare da una cazzo di colonna!”

Lewis si allontana subito dal suo migliore amico e raggiunge gli altri massaggiandosi il braccio. Chrio e Il Salvatore lo salutano con un cenno della mano.

“Cosa ne pensi del Limbo, Lewis?” Chiede Mikah.

“Che non è il Limbo, mi pare più che ovvio. Guardateci, siamo tre dei quattro eroi e di fronte a noi abbiamo le nostre nemesi. Tutte e quattro. Sì, c’è un quarto membro che non avete visto ed è tra le mie mani. Non è altri che L’Empereur. Dì ciao a tutti i miei amici, Bruto! Già, non posso sentirti. Solo io posso. Che sfortuna, eh? No. Ti dico di no, Bruto. No, tu.”

Mikah e Il Salvatore guardano il loro amico a bocca aperta. Ma che diamine sta facendo?

“In ogni caso, manca l’ultimo ospite per dar la parola inizio all’atto finale di questa stupida pantomima.”

“Ma Franzis non può morire.” Esclama Chrio “Era in piena salute in compagnia di Augustus e Cassandra Petre. Non potrebbe essere più al sicuro di così.”

“Già, non potevo essere più al sicuro di così, Chrio.” ESclama tranquillamente qualcuno. Franzis è sbucato da chissà dove e, trascinando il lungo mantello per terra, sospira.

“Eppure sono morto. Credo sia colpa dei numerosi contatti che ho avuto con La Mort. Il mio corpo ha ceduto improvvisamente e mi si è fermato il cuore.”

Chrio fa spallucce. “Diciamo che mi dispiace.”

“Non importa.” Interviene Ervin, torreggiante come sempre. “Siamo qui riuniti per un motivo particolare. Noi dovremo..”

Ervin si zittisce. Tutti smettono di fare qualunque cosa stessero facendo, persino respirare. Perché un rombo di silenzio assordante sfonda prepotente le loro orecchie. Una voce formata da mille voci e allo stesso tempo nessuna voce enuncia:

“In questo ciclo di tempo siete otto eroi. E uno è riuscito a fermare una catastrofe. Vuol dire che la fine del mondo non possiede l’approvazione di tutti gli eroi. I sacri testi della scriba mi vincolano dal procedere con l’Armageddon.”

Tutti guardano automaticamente in alto, il cielo, sebbene quella entità non abbia forma e non sia dunque visibile.

Stanno davvero parlando con Dio?

“Mi trovo in una situazione delicata. La quarta catastrofe si è abbattuta sulla sacra terra di Romalo e, allo stesso tempo, è stata fermata. Ho deciso dunque che darò a voi l’autorità di decidere cosa succederà.”

Silenzio. La voce scompare.
“Che stupidaggine!” Esclama Mikah. “È ovvio che scegliamo di annullare la catastrofe e non far venire nessuna stupidissima apocalisse.”

“Non sono affatto d’accordo.” Interviene La Maison dieu. “Io desidero l’apocalisse.”

“Allora dovremo lottare!” Esclama Il Salvatore, mettendosi in posizione da combattimento.

“Così.. ho un’altra occasione di combattere contro Mikah? Allora mi schiero con Ervin.” Le Monde raggiunge La Maison Dieu formando il primo accenno di schieramento.

“Siete pazzi. Combatteremo per tutta l’eternità se fosse necessario. Ma l’apocalisse non dovrà nemmeno essere concepita.”

Esclama Franzis, schierandosi di fianco ai suoi amici.

“Dunque non sarebbero stati eroi i miei figli.. Perché sono io un eroe. Lo sono davvero.

Questo è.. fantastico.” Esclama Le Pape.

“Chrio, fai la cosa giusta.” Dice lo sciamano. “Sei uno degli otto eroi, ed essere eroe comporta salvare il mondo.”

“No.” Chrio ridacchia “No, stupido stregone! Gli eroi sono solo quattro.” Dopodiché si schiera dalla parte di La Maison Dieu. “Non mi farò dire mai più da qualcuno cosa fare. E apocalisse sia!”

E restano in tre contro quattro. Lewis ride.

“Avete un grosso problema, nemici miei. Ho tra le mani il vostro ultimo possibile alleato. Tralasciamo solo per un attimo il fatto che si rifiuta di aiutarvi. Non avrebbe potuto comunque. Perché è nelle mie mani. Zitto, non sei il mio maestro!” Sibila infine.

“E con ciò?” Chiede La Maison Dieu.

“E con ciò siete in minoranza. Cinque contro tre.” Esclama esultante Franzis.

“Vi conviene arrendervi.” Dice Mikah.

“No!” Risponde Le Monde “Mi è stata data un’altra possibilità per combattere contro di te, e non me la lascerò scappare.”

“Un’altra possibilità per vincere.” Continua Le Pape.

“Un’altra possibilità per morire.” Conclude infine La Maison Dieu.

“Ma i numeri sono chiari. Il mondo intero dipende dal numero quattro.” Esclama Franzis. “Quattro eroi, quattro stagioni, quattro elementi, quattro semi, quattro Streghe.. non potete stare in tre. Avete già perso in partenza.”

“Oh.” Dice qualcuno.

È la voce di un dio a metà.

Appare la maschera di Le Fou. “Sembrerebbe che qui ci sia bisogno di un eroe.”

Il Salvatore deglutisce.

“È così, eroi? C’è bisogno di essere in quattro contro quattro per poter esprimere il desiderio.”

Il desiderio? Di che diamine sta parlando?

“Le Fou.. non credevo che tu fossi..” Balbetta La Maison Dieu.

Ma la maschera lo interrompe.

“Non ho corpo.” La dimensione i ncui si trovano si rompe in mille pezzi, come se fosse di vetro.

“Quindi non posso combattere.” I frammenti di dimensione tremano. Un vortice li sta richiamando a sé. Un vortice chiamato Le Fou.

“Ho bisogno di un corpo per poter combattere.”

Gli eroi nemici si guardano intorno. “Che diamine sta succedendo?” Chiede Le Monde. Le Pape urla, urla dal dolore. “Il mio corpo! La mia anima! Il vortice mi sta trascinando via!”

Anche i suoi compagni urlano. Ogni frammento della loro immagine sta venendo tirato via, strappato, fatto a pezzi e assorbito dl vortice.

“VOi sarete il mio corpo. Il mio corpo sarà dei quattro eroi.”

Scende il buio. Gli eroi della luce inquietati, non sanno cosa dire. Finché non esplode qualcosa. Esplode l’immagine dell’universo che invade il buio come una fastidiosa malattia. Torna tutto bianco, con tanto di nuvole celestiali. È il campo da battaglia deciso da Le Fou. Tra le nubi sorge un cancello dorato. E di fronte al cancello vi riposa un trono, un magnifico trono dorato. Intorno riposano quattro esseri viventi, ognuno ricoperto di occhi dorato in continuo movimento. Il primo ha l’aspetto di un leone, il secondo quello di un’aquila che vola. Il terzo ha una figura umanoide, come un angelo, e il quarto sembra essere un toro. Ciascuno possiede sei ali, anch’esse ricoperte di occhi.

E i quattro non cessano di ripetere “Santo, santo, santo il Signore Dio, l’Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!”

Ogni tanto gli esseri viventi urlano “Oh mio Dio” “Oh il mio corpo” “Aiutatemi” “Non voglio” “No” “Vi prego” “Smettetela”

“Santo cielo.” Esclama Franzis.

“Eravamo destinati fin dall’inizio ad affrontarli in questo modo.” Dice Il Salvatore.

“Tutto qui? Dovremmo affrontare una sedia che parla?” Chiede scocciato Mikah. Il leone, come se l’avesse sentito, apre le fauci e sputa un tornado di fuoco, un vero e proprio lanciafiamme sacro.

“Santo, santo, santo il Signore Dio, l’Onnipotente, colui che era, che è e che viene!”

I quattro si gettano di lato per schivare il colpo. Anche le altre tre bestie si svegliano e sputano raggi, colpi, raffiche elementali a caso. Folate di vento taglienti, ondate di energia vitale verde di terra, bora congelata, raggi di ghiaccio, lanciafiamme, tornado.

Franzis chiama a sé le forze dell’elemento terra, e una barriera di pietra si para di fronte a loro.

Riescono così a ripararsi momentaneamente dagli attacchi nemici. Nonostante si trovino in un piano spirituale completamente estraneo al piano fisico, i ragazzi sentono di poter evocare le loro magie. Ogni centimetro di terra è intriso di forza spirituale, capaci di adattarsi e dare forma alle tecniche. Non esiste terra nel limbo, ma esiste l’incantesimo di terra.

“Questo è..” Dice Franzis.

“Lo scontro finale.” Conclude Il Salvatore. Conclude Il Salvatore. “Non avrei mai immaginato che la predizione del mio maestro arrivasse a tanto. So che ce la faremo ragazzi.”

Gli altri sorridono.

“Ma vi rendete conto? Stiamo combattendo contro il trono di Dio per poter salvare il mondo.” Dice MIkah “Ve lo sareste mai immaginati?”

“No.” Risponde Lewis “Questo va oltre ogni mia previsione o analisi logica. È semplicemente assurdo. Direi quasi che non potremmo mai farcela” Il codardo stringe il manico della Crocea Mors “Non fosse che dobbiamo mantenere la promessa”

Franzis sorride mentre il muro che si sgretola man mano, protegge loro dagli attacchi nemici.

C’è un silenzio assoluto, interrotto solo dalle urla degli animali sofferenti e la loro infinita litania.

“Sì. Dobbiamo vincere per trovare i nostri genitori.” Continua Franzis lo sciamano..

“E per stare con i nostri amici.” Dice Mikah, il guerriero.

“Per permettere a tutti nel mondo di realizzare i propri sogni” Dice infine il monaco Il Salvatore.

“Combattiamo.” Dicono insieme. Dopodiché il muro si spacca, e i quattro scappano cercando di schivare i colpi elementali.

I raggi sono così forti da poter ucciderli in un sol colpo. Ogni tanto, quando un raggio si fa troppo vicino, Franzis evoca grosse radici ai piedi dei suoi compagni che, funzionando da piccolissime ma estremamente veloci scale mobili permettono ai ragazzi di superare agilmente gli attacchi elementali. Quando il colpo però non permette alle radici di sorgere, tocca a Lewis procedere con i suoi pratici spostamenti d’aria.

Il Salvatore approfittando di un enorme salto che ha compiuto grazie a Lewis, decide di agire. Evoca un grosso drago d’acqua che sfreccia e ruggisce contro l’immenso trono. Ma il colpo non arreca danno, perché il grosso toro ricoperto di occhi sputa una folata di energia verde che consuma il drago.

Allora si fa avanti Franzis che evoca il grosso golem munito di spada. Non fa neanche in tempo ad attaccare che viene spazzato via dall’aquila.

“Dannazione!” Urla lo stregone “Sembra immune a tutti gli attacchi.. tutti giù!”

I ragazzi schivano all’ultimo secondo un raggio congelante orizzontale.

“Come facciamo?” Chiede Il Salvatore. Lewis sorride “Se un solo elemento non è efficace, vediamo come se la cavano con due elementi! Mikah, evoca un’esplosione davanti a te.”

“Cosa hai intenzione di fare?” Chiede il compagno.

“Fidati di me.”

Il ragazzo annuisce. Dopodiché con un pugno rivolto verso l’aria richiama il suo incantesimo esplosivo. Lewis evoca una bolla d’aria attorno la magia del suo amico. È una tecnica complessa, solo due persone con una grande affinità potrebbero riuscirci. La bolla d’aria contenente l’esplosione sfreccia verso l’immenso trono.

L’angelo e il leone contemporaneamente cercano di fermare l’attacco sputando insieme la bufera di neve e il tornado di fuoco. Si avvia uno scontro di forza tra i due incantesimi, il primo che cederà si vedrà annullato l’attacco e subirà il colpo avversario.

Solo che nel trono sono in due, mentre dalla parte degli eroi c’è solo Lewis che porta avanti e dona forza alla magia. È un accozzare di spade dove l’eroe è minuscolo e l’avversario energumeno.

I compagni non hanno intenzione di restare con le mani in mano.

Il Salvatore evoca due draghi d’acqua che sfrecciano eccitati verso il nemico. Allora anche il toro decide di attaccare vomitando folate e folate di energia verde, concentrato di elemento terra.

I draghi schivano i raggi avversari e allora Franzis decide che è arrivato il suo turno. Evoca due grosse braccia titaniche, bianche, che emergono dal terreno, pronte a schiacciare il trono tra le loro possenti mani. Ma arriva il turno dell’aquila che prova a spazzare via le braccia con le folate di vento dalla spropositata forza. Sembra apparentemente una fase di stallo.

Apparentemente. Mikah sorride. Lui non ha finito il suo turno. Non è impegnato a evocare o a tenere in vita incantesimi.

Decide quindi di agire. Corre verso il trono che è troppo impegnato a difendersi dagli attacchi per poterlo allontanare.

E Quando Mikah si trova di fronte all’entità, sente i pensieri e il dolore dei suoi avversari. Se avessero saputo la fine che avrebbero fatto, si sarebbero schierati con gli eroi. Invece ora si trovano così, non saranno mai più umani.

Mikah sprigiona tutta la sua forza in una devastante esplosione.

Una nuvola di polvere argentea si solleva, e cala il silenzio. Il trono rovinato presenta spaccature nere. Dentro il trono c’è il vuoto. Degli sguardi, dei sorrisi, fanno capolino dalle spaccature mentre queste ultime si ricostruiscono pian piano. Non hanno affatto vinto. Gli animali ricoperti di occhi urlano il suo nome.

“Mikah!”

Il ragazzo fa qualche passo indietro.

“Mikah!!”

I quattro animali si illuminano. Aprono le fauci, pronti a evocare incantesimi devastanti.

“Mikah!!” Urlano ancora. Gli animali sparano un raggio combinato per colpire il guerriero. Ma quest’ultimo è stato sbalzato all’indietro, grazie a un incantesimo d’aria.

“Tutto bene?” Chiede Lewis.
“Quella cosa non è umana..” Mikah ansima.

“Certo che non è umana, cretino!” Ribatte il suo migliore amico.

“Intendo dire che non è battibile con i nostri attacchi. Guardate, si è già ricomposto.”

“Abbiamo tutto il tempo del mondo, amici miei.” Dice Franzis “Siamo in una dimensione alternativa dove il tempo non ha più consistenza. Possiamo scovare il suo punto debole anche semplicemente andando a tentativi.”

Il Salvatore però è immerso nei suoi pensieri. Lui sa che quando Le Fou diceva di voler diventare un eroe, non intendeva questo. No, lui voleva veramente aiutare il mondo. Quindi vuol dire che deve esserci un modo per sconfiggerlo molto più semplice rispetto

a quando erano separati.. ma quale?

“Il Salvatore!” Urla qualcuno. Il monaco si accorge che un devastante tornado congelato gli sta andando addosso ed è troppo tardi per schivarlo. Posto sbagliato e momento sbagliatissimo per distrarsi. A Il Salvatore non resta che pararsi e sperare che il colpo non sia abbastanza forte da ucciderlo.

Qualcosa, però, si è parato tra di lui e l’attacco del trono. Un grosso muro bianco e incandescente. Questo incantesimo non lo conosce nessuno dei suoi compagni. Allora di chi è? Chi lo ha evocato?

“Ragazzi, ma che diamine sta succedendo?”

È una voce femminile, familiare.. Cassandra!

“Che ci fai.. qui?” Chiede incredulo Franzis.

La ragazza ignora tutte le domande che la stanno bombardando e tira fuori il suo taccuino.

“Io e mio padre abbiamo avvertito un cambiamento nella dimensione spirituale.”

Il terreno si rialza improvvisamente, allontanandoli dal trono. Cassandra continua a scrivere, il terreno continua ad alzarsi. Sembra di trovarsi sul tetto di un palazzo in paradiso.

“Ho capito che c’entravate voi e dopo un po’ di tempo il varco si è aperto abbastanza da poter entrare.”

“Varco?” Chiede Mikah allarmato.

“Esatto ragazzi. Si sta aprendo un varco tra questo piano e quello reale. Non ho idea di cosa possa succedere quando si sarà aperto del tutto.”

Ma non ci vuole un genio per capire cosa potrebbe succedere. Finirà male, finirà sicuramente male.

“Cassandra. Devi aiutarci, dobbiamo trovare un modo per sconfiggere quella bestia!” Esclama Franzis.

“Io.. non lo so.. Che dovrei fare?” Risponde lei. Forse una soluzione ci sarebbe. Potrebbe sacrificarsi, diventare Dio.. E creare un mondo nuovo. Che alternative avrebbero? Guarda in che situazione si sono cacciati.

Cassandra poggia la punta della penna sul taccuino. Forse era destinata a doverlo fare.

“Ci sono!” Esclama Il Salvatore “Le fou voleva essere un eroe quindi il segreto è l’unione!”

“Ma che..” Balbetta Cassandra “Diamine stai dicendo?”

“Già, Il Salvatore, ti sei rincitrullito?” Chiede Mikah.

“No, invece tutto ciò ha perfettamente senso.” Interviene Lewis con la faccia di uno che ha ricevuto una rivelazione. “Siete voi che non sapete ascoltare. Presumo che Il Salvatore abbia avuto un colloquio privato con la maschera che abbiamo visto, giusto?” Il monaco annuisce. “E immagino che ti abbia detto di voler diventare un eroe. Mi sembra ovvio che non poteva prima. Ma adesso ne ha avuto l’occasione e ha creato un mostro molto più forte di quel che ci aspettassimo. Ma non aveva senso, vero? Sì, Il Salvatore ha avuto un’ottima intuizione. Un uomo non si contraddice così a caso e..” Lewis si interrompe schivando un raggio di energia di terra. Nonostante si siano allontanati veramente di tanto dalla creatura, quest’ultima sta comunque cercando di attaccarli.

“Non si può, dicevo, contraddirsi così a cas. Specialmente se c’è in ballo la fine del mondo. In questi casi o vuoi aiutare o no. Quindi ha voluto aiutare. Si sono uniti tutti e di conseguenza dobbiamo farlo anche noi.

Silenzio. “Va bene.” Dice Mikah. Le nuvole circondano anche il palazzo, dando ancor di più la sensazione di trovarsi molto in alto. “Ma come facciamo?”

“Cassandra, puoi..?” Dice Franzis, ma lei sa già cosa fare. Scarabocchia qualcosa sul taccuino freneticamente, fino a consumarne una pagina intera. Dal nulla appare una spada molto semplice a prima occhiata.

Ma in questo caso non ha importanza la forma quanto il contenuto.

“È un’arma spirituale.” Esclama Cassandra “Non c’è bisogno di tenerla fisicamente per mano. Limitatevi a immaginare di tenerla e poi sprigionate tutta la vostra forza. È il massimo che posso fare per voi.”

I quattro seguono le istruzioni di Cassandra. Si avvicinano all’orlo del burrone creato dalla strega tenendo saldamente l’arma spirituale che galleggia sopra di loro.

“Siete pronti?” Chiede Cassandra.
“Sì.” Rispondono loro.

I quattro rilasciano e immagazzinano la loro energia spirituale nella spada. Questa si illumina e la lama si ricopre di candida luce bianca.

La luce si ingrandisce*, si allunga sempre di più, formando una seconda lama, molto più grande. Abbastanza da raggiungere il nemico ancora furioso.

“Questa è la nostra spada.” Dice Il Salvatore “E sarà il nostro ultimo colpo.”

“Sì.” Aggiunge Franzis “E tutto questo finirà. Potremo riposare in pace poi.”

“Ti rendi conto, Mikah?” Dice Lewis “Stiamo salvando il mondo. Mi manca essere un semplice studente.”

“Anche a me.” Mikah sospira, chiude gli occhi. L’intera vita gli passa davanti agli occhi. Ma la parte più emozionante è l’ultima, dove lui combatte insieme ai suoi amici. “Attacchiamo!”

I quattro mimano un fendente col braccio, e la lama segue il loro movimento. La spada si abbatte sul trono. Una spada imponente, divina, micidiale.

Ma il trono resiste, gli animali urlano, la lama si spezza.

“Cazzo! Non siamo abbastanza forti!” Urla il guerriero di fuoco.

“Di più ragazzi, dobbiamo dare di più.” Urla lo stregone di terra “Usiamo più forza!”

Ma ogni colpo inferto non sembra affatto danneggiare il nemico. La dimensione in cui si trovano, però, subisce duri colpi. Sembra che si stia per spaccare. Se il piano spirituale si rompe, la loro avventura finirà.. con la sconfitta. Così come tutte le vite del mondo.

“Usiamo tutta la forza che abbiamo!” Urla Il Salvatore.

“Se riusciamo a distruggere il trono prima che si spacchi la dimensione, avremo vinto! Usiamo la spada fino a prosciugarci!” Dice Lewis.

I quattro urlano a pieni polmoni. La spada si gonfia sempre di più, diventando sempre più grande, sempre più forte, aspirando sempre più energia magica. E viene inferto l’ultimo colpo. Il trono viene tagliato in due.

Ce l’hanno fatta. Hanno sconfitto il nemico. Adesso non hanno più forze, ma non fa niente perché presto la voce li ricompenserà.

Ma la voce non arriva. Mikah sta per crollare dalla stanchezza.

Dalla ferita del trono emerge qualcosa. Come se fosse sempre stato un involucro, un guscio, e ora emerge la vera forma del loro nemico.

Grosse zampe minacciose spuntano dal trono, zampe di un enorme ragno nero pieno di occhi.

Le zampe permettono al guscio di sollevarsi fino a raggiungere i suoi avversari. Gli eroi non riescono a credere a ciò che stanno assistendo. Il trono tagliato in due è alla loro altezza. Dalla spaccatura fa capolino l’entità al suo interno. Nella penombra liquida sono nascosti i volti di Ervin, Chrio, Sigmund e l’ultimo molto simile a Mikah, sicuramente di proprietà di Le Fou. Questa emette sensazioni percepibili solo a guardarlo. Sprigiona speranza.

Ma i suoi prigionieri non la pensano così.* Loro provano rabbia, rimorso, rancore.. per essere capitati nella fazione sbagliata, per non essere più umani.

Ma non ha più importanza. Perché ora possono ottenere la loro momentanea vendetta, potranno esprimere il loro desiderio, torneranno in vita e vedranno l’apocalisse abbattersi su questa terra.

Gli eroi della luce non hanno più energie. E non possono più combattere. Quindi moriranno.

Hanno esaurito tutto. Non hanno più speranza, non possono continuare. E finita.

“No.” Dice Mikah.

Ma loro moriranno, loro sono finiti.

“Sta zitto!!” Urla il ragazzo contro chissà chi. “Non lo accetto, non deve finire così! Ancora, ancora, ancora, ancoraaaaa!!!!!”

La spada torna a illuminarsi, la lama di luce cresce a dismisura. I suoi amici raccolgono le forze che non hanno per alimentare ancora la spada.

“Ma Mikah.. se questo colpo non sarà abbastanza potente perderemo.” Dice Lewis.

“Lo so.. lo so.. ma non possiamo..”

“Allora facciamo sì che sia abbastanza potente.” Dice una voce maschile. Il professore Augustus Petre poggia le sue mani su quelle di Mikah. “Ti donerò forza.”

“Avanti, ragazzi.” Dice una voce femminile. Magdalene posa le mani su quelle di Franzis. “Ce la possiamo fare.”

“Sei il migliore, Franzis.” Dice Gratian, un tempo chiamato Le Pendu. Anche lui dona forza spirituale.

“Sono orgoglioso di te, Il Salvatore.” Appare persino La Temperanza. “Facciamo sì che questa battaglia abbia la parola fine.” E poggia le mani su quelle del monaco. E con le sue ci sono anche quella di una donna. Una donna chiamata L’Imperatrice.

“Stupido monaco, credevi di fuggirtene così morendo? Smettila di fare l’eroe, siamo tutti sotto lo stesso tetto.”

Lewis sorride amaramente. La spada si fa sempre più grande. Almeno i loro amici sono arrivati.. ma sarà sufficiente?

Delle dolce mani toccano le sue. “Stupido, stupido, stupido, stupido Lewis. Non vorrai scappare anche adesso?”

Enya, un tempo chiamata La Justice, gli lancia un’occhiata piena d’odio. “Non ti permetterò di fuggire.”

La spada si fa ancora più grossa.

“Non è sufficiente per sconfiggerci. Non è sufficiente nemmeno tutta la forza dell’Oroboro!” Urla l’entità mentre si avvicina sempre di più.

“Vogliamo provare?” Dice una voce che nessuno si sarebbe mai aspettato di sentire. Le Chariot si unisce a loro. “Vinciamo, okay?”

“Si è aperta una breccia anche nel piano dell’inferno. Quindi siamo venuti ad aiutarvi.”

L’Amoreux porge una mano e dona energia. Sono in così tanti che è impossibile per loro unire tutte le mani.

“Redimiamo i nostri errori, dimentichiamo tutti e facciamo sì che tutti i vivi vadano avanti.” Dicono due donne contemporaneamente. La Lune e Le Soleil li hanno raggiunti.

“Avanti, Bruto, non vorrai mica lasciarci da soli?” Chiede L’Etoile. La spada prende sempre più potenza.

“Stupido.. stupido figlio. Guardate cosa mi tocca fare, e io che speravo di poter riposare in pace una volta morto.” Il papa è fiancheggiato da La Mort e Le Jujement che ora sono due persone completamente diverse.

“Come al solito nessuno mi invita a questi bei giochetti.” Dice La Roue de Fortune.

“Sai com’è. Sei una rompi scatole.” Interviene Le Diable.

“Ce l’avete fatta, ragazzi. Incredibile.” Giunge infine L’Hermite. “La spada dovrebbe essere sufficientemente grande. Attaccate.”

I quattro eroi sorridono, increduli. “Sì..” Dicono tutti e quattro.

L’attacco parte, la spada si abbatte finalmente sul trono ragno. Ma quest’ultimo riesce a resistere. È il colpo finale, se falliscono.. perderanno.

“Avanti, ce la possiamo fare!” Urla Mikah.

“NnO, nOn POTeteE!” Risponde il trono.

“E invece sì!” Grida Lewis.

“NOOOOOO”

“Sì!” Urlano tutti. La spada diventa ancora più grande e perfora il corpo del ragno. Ma da questo emergono grossi tentacoli neri, ricoperti di occhi, che si avvolgono attorno la lama, che perde potenza.

“Che sta succedendo?” Chiede Il Salvatore.

“Il nemico sta assorbendo la nostra forza spirituale per poter diventare più forte.. dannazione..” Risponde Franzis.

Restano tutti in silenzio. La spada diventa sempre più piccola, stanno perdendo ancora. Forse era destino. Dovevano perdere, punto. L’aveva scritto la Scriba o qualcosa del genere, no?

E allora perché non arrendersi?

“BASTAAA!!!” Urla Mikah. “Siamo arrivati così lontani, non accetto e dico non accetto la sconfitta! Se perderemo prenderò a pugni tutti voi, uno per uno, CAPITO!?”

Un coro di voci esulta. Così tante voci.. molte più di quanto dovrebbero essere. Mikah guarda alle sue spalle e non riesce a crederci.

“Franzis, siamo con te!” Urla qualcuno. “Scusaci se ti abbiamo trattato male.”

L’intero villaggio di Franzis, un tempo pietrificato, si aggrega al gruppo. Un anziano si avvicina allo stregone. “Hai il supporto di tutti noi.”

Lo sciamano non sa come reagire. Ma la spada diventa ancora più grande.

“Vai, Il Salvatore!” “La Temperanza, crediamo in te!”

Anche il villaggio di monaci li ha raggiunti. Il Salvatore in lacrime non ha nemmeno il coraggio di guardarli. Il maestro però gli dà una pacca sulla spalla. “Lo sapevo che sareste arrivati fin qui.”

Però Lewis stringe i denti. Nonostante tutto la forza di tutte queste anime non è sufficiente. È mai possibile che il loro avversario sia così forte?

“Mikah!!”

“Lewis!”

I due ragazzi sgranano gli occhi.

“Ce la potete fare!”

“Sì!”

I due ragazzi si guardano. Sono davvero loro?

Sì, l’intera città di Tera, è tornata in vita solo per aiutarli.

Mikah sorride. “Va bene, gente! Questo stronzo sta assorbendo la nostra energia? Facciamolo abbuffare, quindi, fino a farlo scoppiare!”

La spada cresce, cresce, cresce. Raggiunge le dimensioni di due palazzi, tre, mille, del mondo intero, dell’universo.

La spada sacra degli eroi taglia in due il trono di Dio.

Il loro nemico urla per l’ultima volta. E tutto diventa bianco.

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Capitolo 42
*** 14-3 ***


 

 

Diversi secondi dopo la battaglia, o forse minuti o probabilmente secoli i quattro eroi aprono gli occhi. Non c’è più nessuno dei loro amici. Solo Cassandra, seduta su uno sgabello. Di fianco a lei vi è il trono, questa volta vuoto. E attorno a loro il nulla. Questa volta non c'è davvero nulla. Nemmeno i colori, nemmeno il bianco. È una dimensione crudele e difficile da comprendere.

“Avete vinto.” Dice la voce.

“Sì.” Mikah sorride.

“Cosa avete deciso?” Chiede la voce.

I quattro ci pensano. Infine Franzis dice “Penso che sarebbe sufficiente scongiurare l’apocalisse.”

“No.” Interviene Lewis. “Ho un’idea migliore: torniamo indietro di due anni. Avremo la possibilità di intervenire ed evitare fin dal principio le catastrofi. Che ne dite?”

“Ottima idea!” Esclama Il Salvatore. “Così i nostri villaggi non subiranno quella orribile, orribile fine.”

“Perfetto.” Mikah annuisce. “Facciamo così. Hai sentito, Dio? Vogliamo tornare indietro.”

E la voce risponde “Va bene. Scriba, sai cosa fare.”

Sulle gambe di Cassandra compare un enorme libro, vecchio come il mondo stesso. La ragazza ha uno sguardo triste. “Addio ragazzi. È stato bello conoscervi. Spero che ci incontreremo nella prossima vita, sebbene non mi ricorderò di voi.”

“Aspetta!” Interviene quindi Franzis. Le sue labbra tremano. Si rende conto solo adesso di cosa voglia dire tornare indietro. Sarebbero soli in un mondo nuovo. Sarà il caso di farlo davvero?

“Voglio aggiungere una cosa, e spero che voi ne converrete con me: anche i nostri compagni dovranno tornare indietro. Solo quelli vivi, però. Altrimenti ci ritroveremo con un Le Chariot morto.”

Cassandra fa del suo meglio per celare un sorriso.

“Così sia.”

“Perfetto.” Dice Il Salvatore. “Quando torneremo indietro dovremo incontrarci di nuovo e organizzarci per salvare il mondo di nuovo. Questa volta senza combinare un disastro.”

Lewis sorride. “Incontriamoci a Tera, dove tutto ha avuto inizio per noi quattro.”

“Hai sentito, Cassandra?” Dice infine Mikah. “Sbrigati a scrivere, che dobbiamo fare gli eroi.”

E Cassandra scrive, modificando in modo irreversibile la trama dell'universo.

Il che può essere inteso come trama di un tessuto, perché la vita e le dimensioni sono questo, vite e storie che si intrecciano.

Ma la scriba sa che si tratta della trama di una storia che si riavvolge. Una nuova avventura sta per cominciare, e tocca a lei scrivere.

Il mondo torna indietro, si arrotola, tenta di divorare la propria coda.

Come un immenso oroboro.

 

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