Clarice Piton e la Pietra Filosofale

di ValeDowney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incomincia la magia Parte I ***
Capitolo 2: *** Incomincia la magia Parte II ***
Capitolo 3: *** Finalmente ad Hogwards Parte I ***
Capitolo 4: *** Finalmente ad Hogwards Parte II ***
Capitolo 5: *** E' dura diventare una strega Parte I ***
Capitolo 6: *** E' dura diventare una strega Parte II ***
Capitolo 7: *** Il papà di Clarice Parte I ***
Capitolo 8: *** Il papà di Clarice Parte II ***
Capitolo 9: *** Quidditch e sorprese Parte I ***
Capitolo 10: *** Quidditch e sorprese Parte II ***
Capitolo 11: *** Quidditch e sorprese Parte III ***
Capitolo 12: *** Lo Specchio delle Brame Parte I ***
Capitolo 13: *** Lo Specchio delle Brame Parte II ***
Capitolo 14: *** Lo Specchio delle Brame Parte III ***
Capitolo 15: *** Lo Specchio delle Brame Parte IV ***
Capitolo 16: *** La verità su Nicholas Flamel Parte I ***
Capitolo 17: *** La verità su Nicholas Flamel Parte II ***
Capitolo 18: *** La verità su Nicholas Flamel Parte III ***
Capitolo 19: *** Il mistero si infittisce Parte I ***
Capitolo 20: *** Il mistero si infittisce Parte II ***
Capitolo 21: *** Il mistero si infittisce Parte III ***
Capitolo 22: *** La Pietra Filosofale Parte I ***
Capitolo 23: *** La Pietra Filosofale Parte II ***
Capitolo 24: *** E' Hogwarts casa mia Parte I ***
Capitolo 25: *** E' Hogwarts casa mia Parte II ***
Capitolo 26: *** E' Hogwarts casa mia Parte III ***



Capitolo 1
*** Incomincia la magia Parte I ***


Una notte buia e nebbiosa a Londra: Privet Drive, una delle tante vie di questa città. Un uomo, dalla lunga barba bianca e con un vestito che lo faceva assomigliare ad un mago, passeggiava per questa via, la quale era debolmente illuminata dalla luce fioca dei lampioni. Il vecchio prese fuori, da una tasca, un Deluminatore e, tramite esso, spense, una dopo l’altra, tutte le luci dei lampioni, così che nessuno, nel caso fosse passato di lì, lo avesse visto. Stava spegnendo l’ultimo lampione, quando sentì miagolare. Finì di spegnere la luce nell’ultimo lampione e, quando ebbe messo via il Deluminatore, si voltò verso il gatto e, sorridendo disse: “Dovevo immaginare che l’avrei trovata qui, Professoressa McGranitt”. Il gatto si mosse e, mentre camminava verso il vecchio mago, si trasformò, assumendo le sembianze di un’anziana strega, la quale disse: “Buonasera, Professor Silente”. I due, poi, incominciarono a camminare e la Professoressa McGranitt disse: “Albus, crede davvero che sia il caso di dover lasciare la bambina con queste persone ? Li ho osservati tutto il giorno e sono la peggior specie di babbani immaginabili. Dico sul serio !”. “Sono i soli parenti che ha” disse Silente. “Albus, lo sai anche tu che questo non è vero” disse la Professoressa McGranitt. “Ma farla andare a vivere con il padre sarebbe un pericolo in più per la piccola” disse Silente. Prima che la Professoressa McGranitt potesse dire qualcos’altro, Silente la fermò dicendo: “Severus è d’accordo con me, anche se non è stato semplice convincerlo: mi ci è voluta un’intera settimana per fargli cambiare idea”. “E certo che non è stato semplice: quale spregiudicato dividerebbe un padre dalla sua bambina e non gliela farebbe vedere per un sacco di anni ?!” disse stupita la Professoressa McGranitt. Silente la guardò, quindi la Professoressa McGranitt disse: “Ovviamente, per spregiudicato, non intendevo lei; però, non continuo a ritenerla una cosa giusta”. “Credimi, Minerva: è meglio per entrambi; e, poi, Severus la rivedrà quando incomincerà a frequentare la scuola” disse Silente. Ci fu un po’ di silenzio; poi la Professoressa McGranitt chiese: “ E la bambina ?”. “Hagrid la porterà qui” rispose Silente. “Lei trova saggio affidare ad Hagrid un compito importante come questo ?” domandò la Professoressa McGranitt. “Oh, Professoressa: affiderei ad Hagrid la mia stessa vita” rispose Silente e, appena ebbe finito la frase, si sentì un rumore: i due anziani maghi si voltarono, per vedere una motocicletta scendere dal cielo e fermarsi davanti a loro. Dopo che chi la guidava la spense si voltò verso i due e, alzandosi gli occhialoni da gli occhi, disse: “ Professor Silente, signore; Professoressa McGranitt” e, mentre scendeva dalla moto, Silente gli chiese: “Nessun problema spero, vero Hagrid ?”. “No, signore: la marmocchia si è addormentata mentre volavamo sopra Bristol” rispose Hagrid mentre camminava verso i due maghi anziani, e prima di consegnare la bambina in braccio a Silente, aggiunse dicendo: “Cerchi di non svegliarla” e gliela diede in braccio. I tre incominciarono a camminare verso la casa dove avrebbero lasciato la piccola e, quando la raggiunsero, la Professoressa McGranitt disse: “Questa piccina diventerà famosa: non ci sarà bambino nel nostro mondo che non conoscerà il suo nome”. “Esatto. Sarà molto meglio per lei crescere lontano da tutto questo…finché non sarà finito” disse Silente, mentre guardava la bambina addormentata che teneva in braccio; poi, l’adagiò davanti alla soglia della porta, mentre ad Hagrid scese qualche lacrima. Silente, quindi, lo guardò e disse: “Via, via, Hagrid: questo non è un vero addio, dopotutto”, ma Hagrid affermò solamente, anche se alcune lacrime continuavano a scendere lungo il viso. La Professoressa McGranitt e Silente si rivoltarono verso la piccola ed anche la Professoressa McGranitt era molto triste: d’altronde lei sapeva come erano questi suoi zii, visto che li aveva osservati per tutto il giorno, ma non poteva fare diversamente. Silente lasciò una lettera sopra la piccola; sulla busta vi era scritto: “Mr. and Mrs. Dursley – 4 Privet Drive, Little Whinging, Surrey; poi disse: “ Buona fortuna, Clarice Piton”.

I tre stettero a guardare, tristemente, la piccola, poi, come per magia, se ne andarono. Poco dopo, la piccola iniziò a piangere; le luci all’ interno della casa si accesero ed una signora, dopo aver aperto la porta, vide la bambina sulla soglia della porta e disse: “ Vernon ! Vieni qua !” e, dall’interno dell’abitazione, si sentì un’altra voce domandare: “Che cosa c’è, Petunia ?” e, quando arrivò dalla moglie, seppe già da solo la risposta; quindi disse: “Ci mancava solo questa ! Ma come ha fatto a farsi uccidere quella stramba di tua sorella ?!”. Petunia prese in braccio la bambina la quale stava continuando a piangere  e, di conseguenza, prese in mano anche la lettera; poi, disse: “Non lo so !” e, mentre rientravano in casa, Vernon disse: “Questa mocciosa è una maledizione per noi: diventerà stramba come i suoi genitori ! Guardala: di tua sorella ha solo gli occhi ed il naso: tutto il resto è di quello svitato del padre. Tu l’hai conosciuto quando era un bambino e mi hai detto che era svitato quanto tua sorella: non faceva altro che parlare di magia”. “La bambina non dovrà sapere chi erano veramente i suoi genitori, né tanto meno della magia” disse Petunia e si sedette sul divano in salotto. Ci fu un po’ di silenzio; poi Vernon, dopo aver aperto la lettera, la lesse; quindi Petunia, mentre cercava di calmare la bambina, gli chiese: “Che cosa c’è scritto ?”. “C’è scritto che ci ringraziano perché ci prendiamo cura della figlia di Lily e Severus Piton, ma che anche non dobbiamo rivelarle nulla sull’esistenza della magia, né chi erano veramente i suoi genitori e come è morta sua madre. Inoltre, c’è scritto che quando la bambina avrà compiuto undici anni, dovrà frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts” rispose Vernon. I due si guardarono; poi, Vernon disse: “No ! La mocciosa non frequenterà quella dannatissima scuola ! Vivrà come le diremo noi !”. “Hai perfettamente ragione, tesoro: questa bambina non scoprirà mai che, in realtà, è una strega come i suoi genitori” disse Petunia.

Da questo giorno, passarono 7 anni, nei quali la piccola Clarice Piton visse una vita a dir poco squallida, visto che i suoi zii non la trattavano molto bene e suo cugino Dudley era sempre cattivo con lei, prendendola in giro o facendole ogni tipo di dispetto. Una mattina, Clarice stava dormendo nel ripostiglio del sottoscala, ovvero la “camera da letto” che le avevano appropriato i suoi zii, quando un bussare forte e veloce la svegliò, ovviamente accompagnato dalla voce non poco gentile di sua zia Petunia, la quale disse, più gridò: “ Sveglia ! Alzati ! Subito !” e, dopo avere aperto il catenaccio che chiudeva il ripostiglio, se ne ritornò in cucina. Clarice si alzò e, dopo aver accesso la piccola luce che vi era, si mise gli occhiali e si guardò nell’altrettanto piccolo specchio appeso alla parete, nel quale poté vedere il suo aspetto: occhi verdi, capelli neri e lunghi ed una cicatrice a forma di saetta sulla fronte. Clarice non sapeva come se la fosse procurata: forse era caduta dall’altalena o, semplicemente, era stato suo cugino facendole uno dei suoi dispetti, anche se, una specie di sesto senso, le diceva che non era andata veramente così. Inoltre, ogni qual volta che chiedeva ai suoi zii che fine avevano fatto i suoi genitori, loro cambiavano discorso, mandandola il più delle volte nel ripostiglio del sottoscala senza cena, oppure le dicevano che erano morti in un incidente d’auto. Inoltre, Clarice doveva fare tutti i lavori più umili e faticosi: da pulire per terra ed i mobili, a preparare la colazione, pranzo e cena; il più delle volte, doveva rimanere a casa da sola, mentre i Dursley se ne andavano in giro per Londra, perché lei non era ritenuta una della famiglia e, quando ritornavano a casa, pretendevano dalla piccola, che avesse già preparato da mangiare e che lavasse loro i vestiti. Ma Clarice non sapeva che, da quel giorno in poi, la sua vita sarebbe completamente cambiata. Clarice si stava alzando da letto, quando sentì dei forti passi sopra di sé: era Dudley che stava scendendo le scale ed un elefante era più leggero di lui. Dudley sapeva benissimo che, nel ripostiglio, ci dormiva sua cugina; quindi, risalì di qualche gradino e, mentre saltava, in modo che la polvere andasse tutta addosso a Clarice, disse: “ Sveglia cugina: andiamo allo zoo !”; poi, dopo aver saltato ancora un po’, scese ridendo gli altri gradini e, passò davanti al ripostiglio, proprio nel momento che stava uscendo Clarice; quindi, si fermò e rispuntò Clarice dentro al ripostiglio, chiudendo la porta con un piede ed andando in cucina, dove Petunia gli disse: “Ecco che arriva il nostro festeggiato”. Clarice riuscì dal ripostiglio, massaggiandosi la testa, per la botta che le aveva dato suo cugino e, mentre apriva la porta per andare in cucina, sentì Vernon dire a Dudley: “ Buon compleanno, figliolo”. Clarice entrò in cucina e Petunia, in un modo non molto gentile, le disse: “ Tu prepara la colazione e vedi di non bruciare niente” e, mentre Clarice si avvicinò ai fornelli, dicendo, un po’ seccamente, “Sì, zia Petunia”, Petunia mise le mani sopra gli occhi del figlio, conducendolo verso il salotto; poi, disse: “ Voglio che ogni cosa sia perfetta il giorno speciale del mio Dudley”. Clarice, intanto, stava mettendo le frittelle, che vi erano nella padella, nel piatto, anche se con scarsi risultati visto che, orni volta che prendeva una frittella con la spatola, essa ricadeva dentro alla padella. “ Sbrigati ! Il mio caffè, ragazza” disse Vernon. “ Sì, zio Vernon” disse Clarice, riuscendo, finalmente, a mettere le frittelle nel piatto. Petunia tolse le mani da sopra gli occhi di Dudley il quale, mentre guardava i tanti regali che c’erano davanti a se, disse: “ Non sono meravigliosi, tesoro ?”. Dudley si voltò verso suo padre e, arrogantemente, domandò: “Quanti sono ?!” e Vernon rispose dicendo: “36. Gli ho contati io stesso”. “36 ?! Ma l’anno scorso… l’anno scorso ne ho avuti 37 !” replicò dicendo Dudley. Clarice lo guardò e, mentre versava il caffè a suo zio, scosse negativamente la testa. “ Sì, certo, ma alcuni sono più grossi di quelli dell’anno scorso” disse Vernon. “Non mi importa quanto sono grossi !” replicò Dudley. “Non urlare, tesorino mio; ecco che cosa facciamo quando siamo fuori: ti compreremo altri due regali; che ne dici, zuccherino ?” disse Petunia. Clarice li guardò, ma non disse nulla, perché sapeva che, se avesse contraddetto anche solo una cosa che dicevano, l’avrebbero mandata immediatamente nel ripostiglio. Clarice desiderava tanto che qualcuno le facesse un regalo visto che, ogni volta che aveva compiuto gli anni, non aveva mai ricevuto niente: a lei, bastava anche uno piccolo ma, anche se non ne riceveva, voleva l’affetto di qualcuno che le volesse veramente bene e che non la trattasse mai male. Dopo aver fatto colazione, si vestirono ed uscire di casa. Petunia e Dudley salirono subito in macchina ma, proprio quando Clarice aprì la sportella di dietro, Vernon gliela richiuse, dicendole: “ Guarda che ti avverto, ragazza: niente faccende bizzarre, niente di niente, o rimarrai senza mangiare per una settimana !”. Ci fu un po’ di silenzio, nel quale Clarice lo guardò, senza dire nulla; poi Vernon, sgarbatamente, disse: “Sali !” e, dopo che furono saliti in macchina, partirono.

Poco dopo, allo zoo, e dopo averlo visitato quasi tutto, andarono al Rettilario e, mentre stavano guardando un boa, Dudley disse: “ E fallo muovere !”. Vernon, allora, bussò contro la vetrata e disse: “Muoviti !”. Dudley, bussò ancora più forte e gridò: “Muoviti !”. “Sta dormendo” disse Clarice. “Che barba” disse Dudley e, lui ed i suoi genitori, se ne andarono a vedere altri rettili, mentre Clarice rimase a guardare il boa, dicendo: “ Devi scusarlo: non capisce cosa significhi stare sdraiati, giorno dopo giorno, a guardare tante brutte facce premute contro il vetro”. Quando finì di parlare, il boa si svegliò e strabuzzò gli occhi, perché quella bambina stava parlando proprio con lui; quindi la guardò e Clarice, stupita chiese: “ Riesci a sentirmi ?!” ed il boa, sibilando, annuì positivamente. “ Vedi…non ho mai parlato con un serpente” disse titubante Clarice; poi, domandò: “Tu…insomma…parli spesso con la gente ?” ed il boa scosse negativamente la testa. “Vieni dalla Birmania, vero ? Era bello lì ? Ti manca la famiglia ?” chiese Clarice, ma ricevette la risposta, quando il boa voltò lo sguardo a sinistra; quindi anche Clarice lo voltò e, sulla targhetta appesa, lesse: “Cresciuto in cattività”; poi, i due si riguardarono e Clarice continuò dicendo: “ Capisco. Vale anche per me: neanche io ho mai conosciuto i miei”. A rovinare la bella conversazione che Clarice stava avendo con il boa, arrivò Dudley che, fino a quel momento, stava guardando un’altra teca: “Mamma ! Papà ! Venite qui: venite a vedere che cosa fa il serpente” disse Dudley e spinse Clarice da una parte, facendola cadere per terra. Dudley, poi, mise entrambi le mani sulla vetrata. Clarice lo guardò e, come per magia, la vetrata scomparì, facendo cadere Dudley nell’acqua davanti a lui. Clarice non poteva credere ai suoi occhi: come aveva fatto la vetrata a scomparire ? Gli oggetti non scompaiono al solo guardarli, eppure, qualcosa era successo, solo che non riusciva a spiegarselo. Comunque, Clarice rise nel vedere suo cugino nell’acqua: del resto, era proprio quello che si meritava, soprattutto dopo averla sbattuta per terra con noncuranza. Dudley si sedette nell’acqua, proprio mentre il boa strisciò accanto a lui, per poi fermarsi davanti a Clarice; poi, sibilando le disse: “Grazie”. “Ma ti pare” disse Clarice ed il boa, riprese a strisciare spaventando, nel frattempo, tutti i visitatori. Mentre tutti correvano a destra ed a sinistra per la paura del serpente, Dudley si rialzò in piedi ma, quando cercò di uscire, non vi riuscì, perché la sua mano toccò la vetrata che, magicamente, era ricomparsa. In preda al panico, il ragazzo battè contro la vetrata, dicendo: “ Mamma ! Mamma !”. Sentendosi chiamare, Petunia voltò lo sguardo, per poi gridare, nel vedere il suo Dudley, all’interno delle teca. “Aiutami !” supplicava Dudley. Petunia, allora, mise le mani sulla vetrata e, mentre cercava un modo per liberarlo e capendo, allo stesso tempo, come poteva esserci finito lì dentro, Vernon guardò malamente Clarice, la quale era ancora seduta a terra e se la rideva di gusto ma, quando vide lo sguardo minaccioso dello zio, smise subito di ridere, capendo di trovarsi nei guai.

Dopo aver liberato Dudley ed avergli messo addosso una coperta, visto che tremava dal freddo per essere caduto in acqua, ritornarono a casa e, mentre Petunia conduceva il figlio a riscaldarsi, dicendogli: “ Va tutto bene, zuccherino mio: ora ti togliamo questi vestiti fradici”, Vernon aveva Clarice per un orecchio; la mollò solamente per chiudere la porta; poi, la prese per i capelli e le domandò sgarbatamente: “ Cosa è successo ?”. Clarice gridava per il dolore, ma riuscì a rispondere, dicendo: “ Lo giuro, non lo so: un minuto prima c’era il vetro e, poi è sparito, come per magia”. Mentre le teneva i capelli con la mano destra, con la mano sinistra aprì il ripostiglio e, dopo averla spinta dentro, lo richiuse, per poi replicare dicendo: “ Non esiste quella robaccia: la magia !” e chiuse anche la piccola grata da dove proveniva la luce. Quella giornata era finita proprio male, ma Clarice, ormai, ci aveva fatto l’abitudine: è da quando aveva tre anni che abitava con i suoi zii e avrebbe tanto voluto che i suoi genitori non fossero morti; almeno, loro, l’avrebbero trattata con amore ed affetto e, soprattutto, non l’avrebbero fatta dormire in un ripostiglio.

Il mattino seguente, un gufo volava nel cielo di Privet Drive, portando tra le sue zampe una lettera, che poi fece volare dentro la buca delle lettere che c’era alla porta dei Dursley; poi, il gufo si andò a posare su un’antenna. In casa Dursley, Petunia stava facendo le foto a Dudley, il quale era vestito molto elegantemente e, in testa, portava un cappello di paglia: “ Sorridi” disse Petunia e gli scattò un’altra foto. “Vernon, guarda come è bello: non riesco a crederci che, fra una settimana, andrà a SnobKing” disse Petunia. “Ave a SnobKing: non sono mai stato così orgoglioso” disse Vernon. “Devo metterla anche io ?” chiese Clarice. Vernon e Petunia voltarono lo sguardo verso di lei; poi, Petunia disse stupita: “Cosa ?! Tu, andare a SnobKing ?!” e Clarice annuì positivamente. Vernon, Petunia e Dudley si misero a ridere; poi, Petunia disse, mentre andava verso i fornelli: “Non fare la sciocca, tu andrai alla scuola pubblica: quello è il tuo posto”. Quindi, dopo aver preso due tenaglie, si avvicinò alla pentola e, mentre estraeva qualcosa da essa, disse: “No, tu metterai questa, non appena avrò finito di tingerla”. “ Ma quella è la vecchia divisa di Dudley: sembrerà la pelle di un vecchio elefante” disse Clarice. Petunia la guardò e replicò dicendo: “ Addosso ti starà benissimo”; poi, aggiunse dicendo: “Va a prendere la posta. Corri !” e Clarice ubbidì. Uscì, quindi, dalla cucina e, prese in mano la posta e, mentre guardava le varie lettere, una attirò la sua attenzione; di fatti, sulla sua busta lesse: “ Signorina Clarice Piton, Ripostiglio del Sottoscala – 4, Privet Drive, Little Whinging, Surrey” e Clarice disse semplicemente: “Uao !” e ritornò in cucina, dove Petunia stava continuando a tingere la divisa che si sarebbe dovuta mettere Clarice, mentre Vernon e Dudley stavano facendo colazione. Clarice diede la posta a suo zio, tenendosi, però per se, la lettera intestata a lei e, mentre la guardava, Vernon disse, guardando una cartolina: “ Margie sta male: le aringhe erano guaste”. Dudley, ovviamente, si accorse che Clarice aveva tenuto una lettera in mano; quindi, gliela prese dalle mani e disse: “Papà, Clarice ha ricevuto una lettera” e, mentre gliela diede, Clarice replicò dicendo, voltandosi verso di loro: “ Ehi, ridammela: quella è mia !”. “ Tua ?! E chi mai ti scriverebbe ?” disse ridendo Vernon e, voltandola, vide che era intestata alla bambina, mentre, voltandola dall’altra parte, vide uno strano stemma, con scritto “Hogwarts”. Vernon guardò preoccupato Petunia; poi, tutti e tre, guardarono Clarice, la quale li guardava a sua volta, non capendo del perché i suoi zii fossero così preoccupati.

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Capitolo 2
*** Incomincia la magia Parte II ***


Ma non rispondendo a quella lettera, fu un grave errore da parte dei Dursley, perché i giorni successivi, per loro, furono un inferno: i gufi continuavano a portare molte altre lettere e, se non ricevevano una risposta, questa volta aspettavano chi sulle antenne e chi, addirittura, sulle macchine; di fatti, quest’ultima sorpresa, se la trovò Vernon sulla sua macchina, quando un giorno stava andando al lavoro. Ma ciò, non bastò: di fatti, Petunia trovò delle lettere, persino nelle uova che stava rompendo e, ogni qual volta che Vernon vedeva una lettera intestata a Clarice e con lo stemma di Hogwarts sul retro, la strappava in mille pezzi.

Un giorno, mentre Clarice stava giocando con dei modellini in legno, sentì il rumore di un trapano; quindi, dopo aver aperto lentamente la porta e di poco, vide suo zio Vernon in ginocchio, trapanare delle assi di legno sulla buca delle lettere, mentre diceva: “ Niente più posta attraverso questa buca delle lettere !”, poi, Clarice richiuse la porta. Una sera, Clarice andò in salotto, per vedere suo zio in ginocchio davanti al caminetto acceso, mentre gettava le lettere intestate a lei, dentro al fuoco. Vernon si accorse di lei e, con un sorriso malizioso, gettò via le ultime lettere. Clarice guardò tristemente quelle lettere che, piano, piano, venivano bruciate dalle fiamme, ma ahimè, non poteva ribellarsi.

Arrivò la domenica e la famiglia Dursley era nel salotto e, mentre Clarice dava loro dei biscotti, Vernon disse: “ Bel giorno la domenica. A mio parere, il migliore di tutti; sai perché Dudley ?”. “Perché non c’è posta la domenica” disse Clarice dandogli un biscotto e Vernon disse, prendendo il biscotto: “ Ben detto, Clarice: non c’è posta la domenica” e, mentre continuava a parlare, Clarice sentì un rumore e qualcosa volare fuori la finestra; quindi, dopo aver appoggiato il piatto con i biscotti sopra al tavolino, si avvicinò ad essa e scostò le tende, per vedere una miriade di gufi, sia in strada, che su i tetti. “No, signore: neanche una schifosa, miserabile, lett…” disse Vernon, ma non fece in tempo a finire la frase, che proprio una lettera, gli volò addosso. Clarice si voltò, quando il camino tremò e, da esso, uscirono tantissime lettere, ad una velocità soprastante. Clarice rideva contenta, mentre le lettere, tutte intestate a lei, riempivano il soggiorno, sotto le urla di Vernon, Petunia e Dudley; e, per non bastare, altre lettere entrarono dalla buca delle lettere, rompendo le assi di legno che aveva messo Vernon. Clarice andò sul divano e saltava cercando di prendere una lettera: quando la prese, scese giù dal divano e corse verso il ripostiglio, inseguita però da Vernon che riuscì a prenderla prima che potesse entrarci dentro: “Lasciami” disse Clarice cercando di liberarsi, ma Vernon la teneva per stretta. Anche Petunia e Dudley li raggiunsero. “Lasciami: le lettere sono mie ! Lasciami stare !” replicò Clarice. Mentre le lettere continuavano ad entrare in enorme quantità nella casa, Vernon disse: “ Ora basta ! Ce ne andiamo molto lontano, dove non possono trovarci !”. Dudley e Petunia lo guardarono preoccupati; poi Dudley domandò: “Papà è impazzito, non è vero ?”, ma Petunia non rispose, non sapendo, al momento, cosa dire.

Presero lo stretto necessario, ed andarono a stare su un’isolotto di pietre ed in una casa decrepita, e intorno con il mare in burrasca. Mentre Vernon e Petunia dormivano, in un letto, al piano superiore, Dudley e Clarice erano al piano inferiore, ma Dudley dormiva sul divano, mentre Clarice per terra e dentro ad un sacco a pelo. Non riuscendo a dormire, Clarice aveva disegnato, sulla sabbia, una torta con candeline con scritto “Buon Compleanno” ; poi, dopo aver voltato lo sguardo verso l’orologio da polso di suo cugino, scoccò la mezzanotte; quindi, rivoltò lo sguardo verso la torta che aveva disegnato e disse: “Esprimi un desiderio, Clarice”, ma, appena soffiò via la sabbia da sopra le candeline, si sentì bussare fortemente sulla porta. Ciò sveglio tutti, tranne ovviamente Clarice la quale, per la paura, si andò a nascondere dietro una parete, mentre Petunia e Vernon, quest’ultimo con in mano un fucile, scesero le scale ed accesero la luce. La porta batté ancora, finché non cadde per terra ed un grosso uomo, tipo gigante, entrò a grandi passi; per poi disse: “Scusate tanto” e, ritornando dalla porta, con solo una mano, la rimise a posto; poi, si voltò verso i Dursley e Vernon disse: “ Se ne vada immediatamente, signore: questa è un’e frazione !”. Il mezzo gigante andò davanti ai due e disse: “Essiccati Dursley, vecchia prugna !” e, prendendo il fucile, lo piegò e lo sparò, formò un buco nel soffitto; poi, il mezzo gigante andò dai bambini, per vedere Dudley che tremava come una foglia; quindi Clarice, per “salvargli” la vita, uscì dal suo nascondino e disse: “Io sono Clarice”. “Ma sicuro che sei tu” disse il mezzo gigante; poi, aggiunse dicendo: “Ho una cosetta per te: mi sa che mi ci sono seduto sopra ad un certo punto, ma sono certo che avrà, lo stesso, un ottimo sapore” e, dalla tasca, tifò fuori un pacchetto e mentre la consegnava a Clarice, aggiunse dicendo: “L’ho fatta con le mie mani: scritte e tutto il resto”. Clarice l’aprì e, al suo interno, ci trovò una torta di compleanno, con scritto “Buon Compleanno, Clarice”. Clarice alzò lo sguardo verso il mezzo gigante e, sorridendo disse: “Grazie”. “ Mica tutti i giorni, una bambina compie 11 anni, vero ?”; poi, dopo essersi andato a sedere sul divano, tramite la punta del suo ombrello rosa, accese il camino. Clarice rimase stupita nel vedere ciò; quindi, dopo aver appoggiato la torta da una parte, si avvicinò al mezzo gigante e gli chiese: “ Scusami, ma…emmmm…tu chi sei ?”. “Rubeus Hagrid: custode delle chiavi e dei luoghi ad Hogwarts. È chiaro che saprai tutto di Hogwarts ?”. “ Mi spiace, no” disse Clarice. “ No ?! Perdinci, ma non ti sei mai chiesta dove i tuoi hanno imparato tutto ?” disse stupito Hagrid. “Tutto cosa ?!” domandò Clarice. “ Tu sei una strega, Clarice” rispose Hagrid. “Io sono cosa ?!” chiese stupita Clarice. “ Una strega. Una strega con i fiocchi, direi…una volta studiato un pochetto” rispose Hagrid. “No, ti sbagli…insomma…non…posso essere una…una strega. Voglio dire…sono…solo…Clarice…solo Clarice” disse titubante Clarice. “Bé, solo Clarice…Fai mai capitare qualcosa ? Qualcosa che non ti spieghi, quando sei arrabbiata o spaventata ?” disse Hagrid. Clarice lo guardò, capendo che, quando era scomparsa la vetrata dalla teca del boa, in realtà era stata lei utilizzando la magia: di fatti, in quel momento era arrabbiata con Dudley, perché l’aveva spinta per terra. Hagrid capì che Clarice aveva usato, senza neanche accorgersene, la magia; quindi, dopo essersi alzato in piedi, sotto lo sguardo impaurito di Dudley, prese fuori una lettera dalla sua giacca e gliela consegnò. Clarice poté, finalmente, aprirla; poi lesse le prime righe: “ Cara Signorina Piton, siamo lieti di informarla che Lei è stata ammessa alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts”.Vernon andò di fianco a lei e replicò dicendo: “Non ci andrà, glielo assicuro: lo abbiamo giurato, quando la abbiamo presa. Basta sciocchezze !”. “Lo sapevate ?!” disse stupita Clarice guardando Vernon; poi, voltando lo sguardo verso Petunia, continuò domandando: “Sapevate che sono una strega e non me lo avete mai detto ?!”. “Sì che lo sapevamo. E come potevi non esserla: la mia perfetta sorella era quello che era; oh, mia madre e mio padre erano così fieri il giorno che lei ricevette la sua lettera… “Abbiamo una strega in famiglia, non è meraviglioso ?”. Io ero l’unica a vederla come era veramente: una spostata;  poi conobbe quel Piton e nascesti tu ed io lo sapevo che saresti stata come loro, altrettanto strana; altrettanto anormale; poi, se permetti, sono saltati in aria come un petardo e ci sei capitata tu tra capo e collo !” spiegò Petunia, mentre se ne stava accanto a Vernon. “ Saltati in aria ?! Mi avevate detto che erano morti in un incidente d’auto !” disse stupita Clarice. “Un incidente d’auto ?! Un incidente d’auto ha ucciso Lily e Severus Piton ?! Bé, Severus non è morto, ma non è stato quello ad uccidere Lily Piton” disse stupito Hagrid. “Dovevamo dire qualcosa” disse Petunia e, mentre parlavano, Dudley prese il cartone con dentro la torta e se l’andò a mangiare in un angolo, dando di schiena a tutti. “E’ un affronto ! E’ uno scandalo !” replicò dicendo Hagrid. “Lei non ci andrà” disse Vernon. “Oh, oh, oh: e immagino che glielo impedirà un grosso babbano come te, vero ?” disse Hagrid. Clarice lo guardò e stupita disse: “Babbano ?!”. “Uno senza i poteri magici” le spiegò Hagrid; poi, riguardando i due, aggiunse dicendo: “Questa ragazza è iscritta dal giorno che è nata. Andrà alla migliore scuola di magia e stregoneria del mondo e sarà sotto il miglior preside che Hogwarts ha mai visto: Albus Silente”. “Non intendo pagare perché un vecchio strampalato le insegni i trucchi di magia” disse Vernon, ma questa volta l’aveva fatta grossa, perché sul viso di Hagrid comparve uno sguardo minaccioso, capace di far rabbrividire chiunque; quindi, puntandogli il suo ombrello rosa contro, gli disse: “Mai insultare Albus Silente davanti a me !” e, spostando lo sguardo, vide che, in un angolo, vi era Dudley che mangiava golosamente la torta che Hagrid aveva portato per Clarice; quindi,gli puntò l’ombrello e, dal suo sedere, spuntò una coda rosa a ricciolina, proprio come quella dei maiali. Dudley se ne accorse, così come i suoi genitori e, mentre gridavano, se ne corsero da un’altra parte della casa, mentre Clarice rideva contenta. Hagrid, si schiarì la voce, per poi dire rivolto a Clarice: “Ti sarei grata se non ti scappasse detta con nessuno ad Hogwarts su questa cosa: a dirtela breve, non mi è permesso fare magie”. “D’accordo” disse Clarice. Hagrid guardò il suo orologio da taschino; poi, disse: “ Oh, siamo molto in ritardo: dobbiamo andare” e, andando dalla porta, la batté per terra con una sola mano; poi, voltandosi verso Clarice, aggiunse dicendo: “ A meno che tu non preferisci restare” ed uscì. Clarice stette un po’ ferma a pensare; poi, alzò lo sguardo verso il piano superiore, dove erano andati i Dursley, ripensando a tutti quegli anni che aveva trascorso con loro: di certo, non erano stati molto belli e, forse, andare in questa scuola di magia e stregoneria, non sarebbe stato tanto male: intanto, peggio di così, non poteva andarle; quindi, prese la sua giacca e, poi, seguì Hagrid fuori dalla porta. Il mezzo gigante era sopra un’enorme moto; Clarice si avvicinò ed Hagrid le disse: “Non temere: questo mezzo è molto sicuro”. Clarice si avvicinò ancora un po’ ed Hagrid la prese in braccio, mettendola davanti a se; poi, disse: “Reggiti bene, mi raccomando”. Clarice non se lo fece, certo, ripetere due volte e, dopo che si fu aggrappata a qualche cosa, Hagrid accese la moto e questa si alzò in alto, volando nel cielo. Clarice non osava guardare in basso, ma Hagrid la rassicurò, dicendole: “Puoi anche guardare: intanto, quando sarai a scuola, ti insegneranno a volare su una scopa, così non avrai più paura delle altezze”. Sentendo quest’ultima cosa, Clarice guardò Hagrid, il quale aggiunse dicendo: “Secondo me, tu sarai molto brava a cavalcare una scopa: tua madre non lo era, ma tuo padre era un campione”. “Hagrid, puoi parlami un po’ del mio papà ? Da quello che hai detto poco fa, lui è ancora vivo” disse Clarice. “Bé…ecco…tuo padre amava molto tua madre ed anche a te voleva molto bene: avrebbe rischiato la sua stessa vita pur di proteggervi; di fatti, gli si spezzò il cuore quando Silente decise di portarti via da lui per farti andare a vivere con i Dursley: vivere con lui, sarebbe stato un pericolo, per entrambi. Ehhhhhhhhh, per Severus fu una decisione molto brutta che, il giorno dopo che Silente ti affidò ai tuoi zii, si rinchiuse nei sotterranei e ci rimase per tre giorni, non volendo né vedere, né parlare con nessuno; solo Silente riuscì a farlo venire fuori e farlo ragionare. Comunque, è sempre stato un grande uomo, dai grandi poteri e da grandi potenzialità: la sua specialità è preparare pozioni ed usare le arti oscure” spiegò Hagrid. “Lo incontrerò mai ?” chiese Clarice. “Io suppongo di sì” rispose Hagrid. “Ma mi vorrà ancora bene, come me ne voleva quando ero piccola ?” domandò Clarice. “Mi dispiace, ma a questa domanda non posso risponderti: dovrai scoprilo tu stessa” rispose Hagrid. Clarice rivoltò lo sguardo in avanti, pensando alle parole che le aveva appena detto Hagrid: se suo padre era ancora vivo, dove si trovava in quel momento ? Stava pensando a lei ? E, soprattutto, le avrebbe voluto ancora bene, proprio come quando era piccola ?.

Il giorno dopo, Clarice ed Hagrid erano in metropolitana, mentre Clarice continuava a leggere la sua lettera: “ Gli studenti del primo anno dovranno avere: 3 completi da lavoro in tinta unita; una bacchetta” e, qui, alzò lo sguardo verso Hagrid, il quale disse: “Quello è un attrezzo essenziale, Clarice”. Clarice, quindi, riguardò la lettera, e continuò a leggerla: “ Un paio di guanti in pelle di drago”; alzò nuovamente lo sguardo verso Hagrid e gli chiese: “Hagrid, intendono un drago vero ?” ed Hagrid rispose dicendo: “ Bé, non parlano certo di un pinguino, no ? Perdinci, vorrei un drago”.  “Ti piacerebbe un drago ?” domandò Clarice. “Nessuno le capisce quelle bestiole, Clarice; nessuno le capisce a fondo” rispose Hagrid. Dopo essere scesi dalla metropolitana, Clarice ed Hagrid stavano camminando lungo le vie di Londra, mentre Clarice continuava a leggere la sua lettera: “ Tutti gli studenti devono essere forniti di: un calderone in peltro misura standard 2 e possono portare, se lo desiderano, o un gufo, o un gatto, o un rospo”; poi, alzò lo sguardo verso Hagrid e chiese: “ Tutto questo lo troviamo a Londra ?”. “Se sai dove andare” rispose Hagrid e, condusse Clarice davanti una porta nera, dove vi era un’insegna con scritto “Il Paiolo Magico”: l’aprì ed al suo interno si trovavano tante persone strane, che Clarice non aveva mai visto. Dopo aver chiuso la porta dietro di se, Hagrid e Clarice camminarono per il pub e, mentre camminarono, il barista, vedendo il mezzo gigante, disse: “Oh, Hagrid: il solito immagino”. Hagrid si fermò, così come Clarice, e rivolto al barista disse: “ No, grazie Tom, sono in servizio ufficiale per Hogwarts: aiuto la giovane Clarice a comprare le cose per la scuola”. Il barista guardò Clarice e stupito disse: “Per tutti i folletti: è Clarice Piton”. Sentendo il nome, tutte le persone si fermarono di parlare tra di loro e guardarono Clarice, la quale li guardava un po’ imbarazzata. Un signore si avvicinò a lei e, mentre le stringeva la mano, disse: “Bentornata, signorina Piton; bentornata” e, quando si fece da parte, le si avvicinò una signora la quale, anche lei stringendone la mano, le disse: “Doris Krofort, signorina Piton, non ci posso credere: finalmente la conosco”. Hagrid e Clarice ripresero a camminare tra la folla, quando arrivarono davanti ad uomo con un turbante il quale, balbettando, disse: “Clarice Pi…Pi.. ton, non so dirti la felicità di conoscerti”. “Salve, Professore: non l’avevo vista. Clarice, lui è il Professor Raptor: sarà il tuo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure ad Hogwarts”. “Oh, tanto piacere” disse Clarice mostrando la mano, ma il Professor Raptor, invece di stringergliela, gliela guardò e balbettando disse: “ Una materia te…te…rribilmente affascinante. No…no…no che a te serva, Cla…Clarice Piton”. “Sì…bé…ora dobbiamo andare: tante spese” disse Hagrid. “Arrivederci” disse Clarice al Professor Raptor e, lei ed Hagrid, uscirono sul retro del pub, ritrovandosi davanti ad un muro. “ Visto, Clarice: sei famosa”. “Ma perché sono famosa, Hagrid ? Tutta quella gente lì dentro: come fanno a sapere chi sono io ?” domandò Clarice. “Non credo di essere la persona più adatta per dirtelo, Clarice” rispose Hagrid, poi, dopo aver battuto il suo ombrello rosa contro alcune pietre, il muro si aprì a metà, rivelando dietro di se, una città piena di negozi: “Benvenuta, Clarice, a Diagon Alley” disse Hagrid. I due incominciarono a camminare lungo quella via piena di negozi e, allo stesso tempo, anche piena di maghi, mentre Clarice si guardava intorno con curiosità; quindi, Hagrid iniziò a spiegare: “Qui troverai le penne d’oca e l’inchiostro; e, di là, tutte le cianfrusaglie per fare le stregonerie” ed indicava i vari negozi che diceva. Clarice continuava a guardarsi intorno con curiosità e, allo stesso tempo, anche con contentezza: essere una strega, faceva proprio per lei. Mentre continuavano a camminare, passavano accanto al negozio di sartoria ed al negozio degli animali dove fuori, nelle gabbie, vi erano gufi, civette e, attaccato al trespolo, persino un pipistrello; poi, passarono davanti al negozio del Quidditch, lo sport dei maghi, dove davanti alla vetrina, vi erano alcuni ragazzi che stavano guardando l’ultimo modello di scopa appena uscito sul mercato: “ Una scopa da corsa bellissima” disse uno dei ragazzi. “Guardate che roba la nuova Nimbus 2000” disse un altro ragazzo. “Va come un fulmine” disse un terzo. “Ma Hagrid come farò a pagare tutto questo: io non ho un soldo ?” chiese Clarice. “I tuoi soldi sono lì, alla Gringott, la Banca dei Maghi: non c’è posto più sicuro, non c’è; forse, solo ad Hogwarts” rispose Hagrid, indicando un’enorme e strana banca che si ergeva davanti a loro. Hagrid e Clarice vi entrarono e, al suo interno, vi era tanta gente che lavora; bé, non era gente, ma… “ Emmmm…Hagrid…cosa sono, esattamente, questi cosi ?” domandò, con un po’ di paura, Clarice. “Sono i folletti. Astuti come non mai i folletti, ma non tra le bestie più amichevoli. Stammi vicino, è meglio” rispose Hagrid. I due, si fermarono davanti ad un anziano folletto, il quale stava scrivendo qualcosa su una pergamena; Hagrid, quindi, si schiarì la voce ed il folletto li guardò; poi, Hagrid disse: “ La signorina Clarice Piton desidera fare un prelievo”. Il folletto anziano voltò lo sguardo verso Clarice e, mentre lei lo guardava con un po’ di paura, si sporse verso di lei e chiese: “ Ahhhhhh…e la signorina Clarice Piton ha la sua chiave ?”. “Oh, un momento…ce l’ho da qualche parte” rispose Hagrid e, mentre la cercava, l’anziano folletto si rimise seduto. Hagrid la trovò e, mostrandola all’anziano folletto, disse: “ Ah, eccola la diavoletta”; poi, sottovoce aggiunse: “Ed ho anche un’altra cosa” e, prendendo fuori una lettera, continuò dicendo: “Questa me l’ha data il Professor Silente” e la diede all’anziano folletto, il quale la guardò; poi, Hagrid disse, sempre sottovoce: “  Riguarda…lei sa cosa…la camera blindata…lei sa quale”. Clarice li guardò stranamente, cercando di capire che cosa significa quella frase, ma ovviamente, né Hagrid, né l’anziano folletto, dissero qualche informazione in più da farle capire di che cosa si poteva trattare. “Molto bene” disse l’anziano folletto.

Poco dopo, Hagrid, Clarice ed un altro folletto erano su di un carrello da miniera, il quale, mentre scorreva lungo delle rotaie, passava accanto alle varie camere blindate e non, che vi erano ai lati. Il carrello si fermò ed il folletto disse: “Camera blindata 687”; poi, questo folletto scese e disse: “La lampada, prego” ed Hagrid gliela consegnò. Hagrid e Clarice scesero, anche loro, dal carrello, per fermarsi davanti alla camera blindata, dove sopra vi era il numero 687; il folletto si voltò verso i due e disse: “La chiave, prego” ed Hagrid gliela consegnò. Il folletto, quindi, la girò nella serratura e la porta si aprì, rivelando al suo interno tantissime monete d’oro e d’argento: gli occhi di Clarice si illuminarono nel vederne così tante. “ Non avrai pensato che i tuoi genitori ti lasciavano all’asciutto” disse Hagrid. Dopo che Clarice ne ebbe presi un po’, risalirono sul carrello, il quale si fermò un po’ più avanti e, dopo che furono scesi, il folletto disse: “Camera blindata 713”. “ Cosa c’è lì dentro, Hagrid ?” domandò Clarice. “Non te lo posso dire: affari di Hogwarts. Segretissimi” rispose Hagrid. “Indietro” disse il folletto ed Hagrid e Clarice fecero quello che gli era stato chiesto. Il folletto, di fatti, mise una sua lunga unghia lungo la serratura e tutti gli ingranaggi al suo interno si sbloccarono, per poi aprire la porta: al suo interno, vi era un piccolo pacchetto. Hagrid si avvicinò e, dopo averlo preso, se lo mise in tasca; quindi si voltò verso Clarice e le disse: “ Non parlarne mai con nessuno, Clarice” e Clarice annuì positivamente con la testa. Quando ebbero finito alla Gringott, ritornarono per la via di Diagon Alley, per acquistare gli oggetti scolastici di Clarice: avevano già preso i vestiti; le penne d’oca;  l’inchiostro e un paio di guanti in pelle di drago.

Mancavano il calderone in peltro misura standard 2, una bacchetta ed un animale. “Ora devo comprare un calderone in peltro misura standard 2” disse Clarice, mentre guardava la lista delle cose che doveva comprare. “Bé, puoi sempre andare da Arthemus: li si vendono calderoni ed anche tutto il necessario per preparare le pozioni” spiegò Hagrid, indicando quel negozio, non poco distante da loro. “E ci sono anche i libri sulle pozioni ?” chiese Clarice. “Lo sai, sei tale e uguale a tuo padre. Bé, credo proprio che ne troverai” rispose Hagrid. Clarice entrò, da sola, nel negozio, dove al suo interno, si sentì un gradevole profumo di incenso. Clarice camminò per il negozio, alla ricerca del calderone prestabilito dalla lista e, intanto, guardava la miriade di pozioni che vi erano sugli scaffali. Era talmente intenta a guardarle, che non guardò, però, dove stava andando e, infatti, andò a sbattere contro una persona; quest’ultima, disse: “Ehi, piccola, non lo sai che si guarda sempre avanti”. Clarice si aggiustò meglio gli occhiali e, quando guardò davanti a lei, poté vedere un uomo alto, vestito tutto di nero, con un mantello nero, gli occhi neri ed i capelli lunghi e neri, proprio come i suoi. “Mi scusi, signore: la prossima volta starò più attenta”. “Sì, come no” disse l’uomo; poi, vedendo la lista in mano alla bambina, aggiunse dicendo: “Primo anno, eh ? Bé, allora capisco del perché non guardi dove vai: non riesci a trovare quello che stai cercando”. “E’ vero, signore: in effetti, secondo la lista, mi servirebbe un calderone in peltro standard 2, però non riesco a trovarlo da nessuna parte” spiegò Clarice. “Ti aiuto io; non so tu, ma hai qualcosa di famigliare” disse l’uomo e si mosse per il negozio, seguito, ovviamente da Clarice. “Ecco qua: questo è il calderone che stavi cercando; vacci piano: perché non mi piace farlo cambiare” disse l’uomo e, mentre Clarice lo prendeva in mano, alzò lo sguardo verso di lui e domandò: “In che senso non le piace farlo cambiare ?”. “Sei un primo anno, quindi imparerai a conoscermi fin troppo bene” rispose l’uomo. “Bé, allora, la ringrazio per avermi aiutata: senza di lei, sarei ancora qua a cercare questo calderone, quando c’è Hagrid che è fuori ad aspettarmi” disse Clarice. “Hai detto Hagrid ?!” disse stupito l’uomo. “Sì, ho detto Hagrid; perché, lo conosce ?” disse Clarice, ma l’uomo, non dicendole niente, uscì dal negozio. “Che tipo strano; però, è stato molto gentile” disse Clarice e, dopo aver pagato alla cassa, aprì la porta ed uscì, ma Hagrid non era lì davanti; anzi, era nell’angolo del negozio e stava parlando con lo stesso uomo che l’aveva aiutata a trovare il calderone. Clarice, quindi, si avvicinò ai due per sentire che cosa si dicevano; infatti, sentì dire dall’uomo: “Hagrid, devi dirmelo: quella è o non è Clarice ?”. “Il Professor Silente mi ha detto di non dirti niente” sentì dire da Hagrid. “ Non mi interessa quello che dice Silente ! Quella bambina aveva gli occhi verdi ed i capelli neri e lunghi, proprio come i miei: non c’è dubbio che si trattava di Clarice” sentì dire dall’altro uomo. Hagrid stava per dire qualcosa, quando si accorse della presenza di Clarice; anche l’uomo si accorse di lei e le chiese: “Hai bisogno di qualcos’altro, piccola ?”. Mentre Clarice si avvicinava ai due, non notò l’occhiataccia che Hagrid diede all’uomo; poi, quando fu davanti a loro, rispose: “Mi manca ancora una bacchetta ed un animale”. L’uomo stava per dire qualcosa, quando Hagrid lo interruppe dicendo: “ Allora ci vuole Olivander, non c’è posto migliore; perché non vai avanti e mi aspetti lì: devo fare ancora una cosa e non ci impiegherò molto”. “Allora, io vado” disse Clarice. “Se vuoi, Hagrid, posso accompagnarla io: intanto, devo passare da quelle parti” propose l’uomo. “Non ti devi disturbare: intanto Olivander è proprio lì” disse Hagrid, indicando il negozio non molto distante. “Non mi disturbo affatto; anzi, così rischia di non perdersi” disse l’uomo e, prima che Hagrid potesse dire qualcos’altro, l’uomo e Clarice si diressero verso Olivander. Mentre camminavano, Clarice guardò l’uomo accanto a se e si chiedeva come mai fosse così gentile nei suoi confronti; nessuno, a parte Hagrid, era mai stato così gentile con lei, forse solo i suoi genitori, però non si ricordava quasi nulla di loro. “Signore, se posso chiedere, come mai lei è così gentile nei miei confronti ? Non mi conosce ed io non conosco lei” domandò Clarice. “Perché sei una brava bambina e so di potermi fidare di te” rispose l’uomo. “Anche dentro di me, c’è qualcosa che mi dice che posso fidarmi di lei” disse Clarice. L’uomo la guardò, ma non disse nulla. I due raggiunsero “Olivander”; poi l’uomo disse: “Io ti aspetto qua fuori: vai pure dentro” e Clarice entrò dentro al negozio, dove, però, non vi era nessuno; quindi chiese: “ C’è nessuno ? C’è nessuno ?” e, appena ebbe finito la frase, da sopra una scala comparì un uomo anziano il quale, vedendola, disse sorridendo: “ Mi domandavo quando è che l’avrei conosciuta, signorina Piton”. Mentre Clarice osservò l’uomo anziano che scendeva la scala, questi disse, mentre sceglieva tra alcune scatole: “ Sembra che sia stato ieri che sua madre e suo padre sono venuti a comprare la loro prima bacchetta magica”; poi, dopo che ebbe trovato la scatola che cercava, andò al bancone, dove dall’altra parte vi era Clarice e, aprendo la scatolina, ne estrasse una bacchetta, che diede a Clarice. Clarice la guardò, non sapendo che fare, quindi Olivander disse: “ Via, la agiti” e Clarice la agitò, e tutte le scaffalature vennero fuori. Clarice appoggiò la bacchetta sul bancone e Olivander disse: “A quanto pare, no” ed andò a prendere un’altra scatola; quando la trovò, la aprì sul bancone, e diede un’altra bacchetta a Clarice, la quale la agitò e, questa volta, ruppe un vaso di fiori. “ No ! No ! Assolutamente, no ! Non importa” disse Olivander e, mentre andava a scegliere un’altra scatola, Clarice appoggiò delicatamente la bacchetta sul bancone. Quando Olivander trovò la scatola, si fermò un po’ e disse: “Mi chiedo se…” e, dopo essere andato nuovamente al bancone, aprì la scatola e ne estrasse una terza bacchetta e, quando la diede in mano a Clarice, una luce la avvolse. “Curioso. Davvero curioso” disse Olivander. “Scusi, ma cosa c’è di curioso ?” domandò Clarice. Olivander, quindi, prese la bacchetta dalla mano di Clarice e rispose: “ Io ricordo tutte quelle che ho venduto, signorina Piton. Si da il caso appunto che l’unicorno, il quale crine risiede nella sua bacchetta, abbia dato un altro crine; soltanto uno e basta ! E’ curioso che lei sia destinata a questa bacchetta, quando la sua gemella appartiene a suo padre”. “A mio padre ?! Cioè, io ho la stessa bacchetta magica di mio padre ! Ma come è possibile ?!” disse stupita Clarice. “Oh, questo non lo so, starà lei a scoprirlo, signorina Piton. Dovrà scoprire il legame che c’è tra lei e suo padre, ma dovrà stare molto attenta in quello che fa” disse Olivander. Ci fu un po’ di silenzio; poi Clarice, chiese un po’ titubante: “E, per quanto riguarda la mia cicatrice ? Lei sa chi è stato ?”. “Oh, noi non pronunciamo il suo nome. Credo che dobbiamo aspettarci grandi cose da lei. Dopotutto: Colui che non deve essere nominato, ha fatti grandi cose, terribili, certo, ma grandi” rispose Olivander e ridiede la bacchetta in mano a Clarice, la quale pensò alle parole che le erano appena state dette. I suoi pensieri furono distolsi, quando sentì qualcuno bussare alla vetrina; quindi voltò lo sguardo e fuori vide Hagrid e l’altro l’uomo; poi Hagrid disse: “Buon compleanno, Clarice” e Clarice vide accanto a lui, una gabbia con al suo interno una civetta bianca. Dopo aver pagato ed aver preso la bacchetta, Clarice uscì dal negozio ed Hagrid disse: “Bene, ora che abbiamo comprato tutto, possiamo anche andare a mangiare”. “Va bene” disse Clarice; poi, voltando lo sguardo verso l’uomo, aggiunse domandando: “Signore, viene con noi ?”. L’uomo guardò Hagrid; poi, riguardò Clarice e le rispose dicendo: “Mi dispiace molto, piccola, ma ho delle importanti faccende da sbrigare”. Clarice ci rimase un po’ male; quindi, tristemente chiese: “Ci rincontreremo ancora ?”. L’uomo si abbassò per vedere Clarice dritto negli occhi e, appoggiandole le mani sulle spalle, le rispose: “Sono sicuro di sì, piccola, ed anche molto presto direi” e, alzandosi in posizione eretta, salutò Hagrid, diede una veloce carezza sulla guancia a Clarice, per poi andarsene. Clarice lo guardò andarsene via; poi Hagrid disse: “Coraggio, Clarice: andiamo al Paiolo Magico” e i due, tre se si conta anche la civetta, si diressero verso il bar.

Alla sera, Hagrid e Clarice stavano cenando ad un tavolo ed Hagrid notò che Clarice era molto silenziosa; quindi le domandò: “ Ti senti bene, Clarice ? Stai zitta, zitta”. Clarice guardò Hagrid e disse: “Ha…ha ucciso mia madre, vero ? Chi mi ha fatto questa” e si indicò la cicatrice; poi, continuò dicendo: “Tu lo sai Hagrid: so che lo sai”. Hagrid fu un po’ titubante; poi, guardando Clarice, disse: “Primo, e ricordalo Clarice, perché è molto importante: non tutti i maghi sono buoni. Alcuni diventano cattivi; anni fa c’è stato un mago che è diventato cattivissimo: il suo nome era Vo…il suo nome era Vo…”, ma Hagrid non riusciva a pronunciarlo. “Magari prova a scriverlo” propose Clarice. “No, non so come si scrive…e va bene…” disse Hagrid; poi, sottovoce aggiunse dicendo: “Voldemort”. “Voldermort ?!” disse stupita Clarice. “Sshhhhhhhhh” disse Hagrid; poi, spiegò: “Erano tempi bui, Clarice, molto bui: Voldemort cominciò a raccogliere seguaci; li condusse sulla via del male. Chi cercava di fermarlo, trovava la morte. I tuoi genitori combattevano contro di lui: nessuno sopravviveva se lui decideva di ucciderlo e, fu così, che tua madre morì. Nessuno, neanche uno…tranne te”. “Me ?! Voldemort voleva uccidere…me ?” chiese stupita Clarice. “Sì. Non è un taglio qualsiasi quello che hai sulla fronte, Clarice. Un segno come quello ti rimane solo quando sei toccato da una maledizione, una maledizione potente” rispose Hagrid. “Cosa è successo a…Tu sai Chi ?” domandò Clarice. “Bé…c’è chi dice che è morto: baggianate, così penso io. No ! Per me è ancora in circolazione, troppo stanco per andare avanti. Ma una cosa è assolutamente certa: qualcosa di te lo ha fatto sbarellare quella notte. Per questo sei famosa; per questo tutti conoscono il tuo nome: tu sei la bambina sopravvissuta”. Clarice lo guardò, non sapendo che dire; poi chiese: “E mio padre ? Lui come ha reagito…bé…quando ha scoperto che Tu sai Chi aveva ucciso mia madre ?”. “Non lo scoprì: lo vide. La stessa sera che tua madre venne uccisa, tuo padre era in commissione a Londra per conto del Professor Silente, ma, quando ritornò a casa e vi chiamò entrambe, non ricevendo nessuna risposta, andò nel panico, finché…finché non trovò il corpo di tua madre, disteso a terra e privo di vita e tu, al suo fianco, che piangevi. Tuo padre pianse molto per la morte di tua madre; ma, poi, ritornarono, in lui, le speranze quando vide che tu eri ancora viva; quindi, ti prese tra le sue braccia e ti portò ad Hogwarts. Il Professor Silente, però, ritenne più opportuno mandarti a vivere con i tuoi zii, visto che con tuo padre saresti stata in pericolo ma non solo tu, anche lui. Tuo padre non voleva abbandonarti nelle grinfie dei tuoi zii, ma non aveva nient’altra scelta: il gesto di tuo padre fu pieno di amore ed affetto ed era l’unico modo per proteggerti. Credimi, dopo tanti anni che conosco tuo padre, quella fu la prima volta che lo vidi distrutto e molto, molto triste: in una sola notte, non solo aveva perso la moglie che tanto amava, ma aveva perso anche la figlia prediletta” spiegò Hagrid. “Il mio papà deve aver sofferto molto in questi anni, vero ?” disse Clarice. “Oh, credimi, Clarice, ha sofferto e tanto, direi. Ma, comunque, è sempre andato avanti per la sua strada: con il passare del tempo, ha imparato a mascherare i propri sentimenti, perché sono proprio questi che ti rendono debole di fronte al nemico” spiegò Hagrid. “E lui, ora, dove è ?” domandò Clarice. “E’ ad Hogwats: il Professor Silente gli ha dato un lavoro come professore; ma non chiedermi nient’altro, perché non posso dirti di più” rispose Hagrid. “Un professore ?! Il mio papà è un  professore ?! E che cosa insegna ?” chiese stupita Clarice. “Te l’ho detto, Clarice: non posso dirti di più. Intanto, domani incomincerai a frequentare Hogwarts, quindi lo scoprirai tu stessa” rispose Hagrid e, ricominciò a mangiare la cena. Ancora Clarice non ci credeva che, ad Hogwarts, avrebbe rivisto suo papà che, per di più, era un professore: che cosa insegnasse, non lo sapeva, ma lo avrebbe, di sicuro, scoperto il giorno dopo, quando avrebbe incominciato a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove gli avrebbero insegnato a diventare una strega a tutti gli effetti.

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Capitolo 3
*** Finalmente ad Hogwards Parte I ***


L’indomani mattina, Hagrid portò Clarice a King’s Cross, la stazione dove Clarice avrebbe dovuto prendere il treno che andava ad Hogwarts. I due stavano camminando sopra un ponte, all’interno della stazione, che passava sopra le rotaie e, mentre Clarice spingeva il suo trolley, con sopra la valigia con lo stemma di Hogwarts, nella quale vi erano tutti gli acquisti fatti il giorno prima a Diagon Alley, e la gabbia con dentro la civetta bianca, altre persone guardarono stranamente Hagrid il quale, guardandole a sua volta, disse: “Che avete da guardare ?” e rivoltò lo sguardo in avanti; poi, prese fuori il suo orologio da taschino e, dopo aver visto l’ora, si fermò, così come Clarice, e disse: “Perdinci, è già l’ora ! Scusa, Clarice, ti devo lasciare: Silente vorrà vedere la sua…emmmm…bé…mi vorrà vedere. Allora, il tuo treno parte tra dieci minuti: questo è il tuo biglietto. Tienitelo stretto, Clarice: è molto importante. Tienitelo stretto” e consegnò il biglietto a Clarice, la quale lo guardò e lesse: “ Da Londra a Hogwarts…Binario 9 e  ¾”; poi, accorgendosi di aver letto “Binario 9 e ¾, disse: “ Ma Hagrid, deve esserci un errore; qui dice Binario 9 e ¾ , ma non esiste, vero ?”, ma quando voltò lo sguardo, Hagrid non c’era più. Si guardò intorno, ma di Hagrid non vi era proprio traccia, neanche l’ombra; quindi, visto che il treno partiva tra dieci minuti, non le restò altro da fare che cercare, da sola, quel binario.

Mentre camminava tra i vari binari, guardò in alto ma, ai lati, vi erano solo i numeri 9 e 10, e nessun 9 e ¾ ; decise, quindi, di andare a chiedere informazioni ad un controllore, il quale stava parlando con una signora, la quale teneva in braccio la bambina; quest’ultima, ovviamente, notando la civetta bianca nella gabbia, si voltò per vederla meglio e, quando la signora ebbe finito di parlare con il controllore, Clarice si avvicinò ad esso e gli domandò: “ Mi scusi, signore: sa dirmi dove posso trovare il binario 9 e ¾ ?”. “9 e ¾ ?! Vuoi fare la spiritosa ?!” disse stupito il controllore e, mentre se ne andava, dietro di lui passò, di corsa,  una famiglia, la quale madre disse: “ La stessa cosa tutti gli anni: pieno zeppo di babbani. Forza”. Clarice, sentendo la parola “babbani”, capì che quella era una famiglia di maghi, quindi decise di seguirla, nella speranza che loro sapessero dove si trovava il binario 9 e 3/4. Dopo di un po’, la famiglia si fermò tra i binari 9 e 10 e Clarice arrivò appena in tempo, per vedere il ragazzo più grande, attraversare il muro, proprio in mezzo ai due binari. Clarice rimase senza parole. La madre si voltò verso i due gemelli e disse: “Fred, tocca a te”. “Lui non è Fred: io sono Fred” disse uno dei due gemelli. “Parola mia; insomma e dici di essere nostra madre” disse l’altro gemello. “Oh, scusami George” disse la donna. Il gemello che era stato chiamato prima, passò accanto e lei e ridendo disse: “Te l’ho fatta: io sono Fred” e passò attraverso il muro, seguito dal gemello. A quel punto, Clarice non riuscì a capirci più niente; quindi, si avvicinò alla signora e le chiese: “ Mi scusi: può…può dirmi come…come…” ma la signora finì la domanda per lei, dicendo: “…come raggiungere il binario ? Non preoccuparti, cara: anche Ron sta andando ad Hogwarts per la prima volta” ed indicò l’altro figlio accanto a Clarice; poi, indicando il muro, continuò dicendo: “ Non devi fare altro che camminare dritto verso il muro, fra i binari 9 e 10. Meglio se vai di corsa se sei nervosa” e, mentre Clarice si preparava, l’altra bambina, le disse: “Buona fortuna”. Clarice fece un respiro profondo; poi, corse ed attraversò il muro e, quando si trovò dall’altra parte, spinse il trolley e si trovò di fronte ad un bellissimo treno rosso, con scritto “Hogwarts Express”; poi,  alzò lo sguardo e lesse il binario 9 e ¾. Un fattorino aiutò Clarice a mettere i bagagli sul treno; poi salì e trovò uno scompartimento vuoto e si sedette accanto al finestrino.

Poco dopo, il treno fischiò e partì. Durante il viaggio, mentre Clarice stava guardando il panorama, il ragazzo dai capelli rossi che Clarice aveva incontrato con l’intera famiglia, gli disse: “Scusa, ti dispiace: il treno è tutto occupato”. “Vieni pure” disse Clarice ed il ragazzo, entrando nello scompartimento, si sedette proprio di fronte a lei; poi, disse: “ A proposito, sono Ron: Ron Weasley”. “Io Clarice: Clarice Piton” disse Clarice. Ron rimase a bocca aperta; poi, titubante disse: “Allora…allora è vero ?! Voglio dire…hai veramente la…la..”. “La cosa ?” domandò Clarice. “Cicatrice” rispose Ron. “Oh, sì” disse Clarice e, spostando una ciocca di capelli dalla fronte, rivelò la cicatrice a forma di saetta. “Cavolo” disse entusiasta Ron e Clarice si rimise a posto i capelli. Passò di lì la signora che spingeva il carrello con sopra i dolci, la quale chiese: “Qualcosa dal carrello, cari ?”. Ron e Clarice la guardarono; poi Ron, mostrando un misero pacchetto di biscotti, rispose: “ No, grazie: sono a posto”. Clarice, notando il poco cibo del nuovo amico, disse: “ Prendiamo tutti” e, dalla sua tasca, prese fuori molte monete d’oro e d’argento. Ron disse semplicemente: “Uao !” e la signora del carrello, dopo aver dato loro ogni sorte di dolce, riprese a spingere il carrello per il corridoio del treno. Nel frattempo, Ron era andato a prendere il suo topo e, mentre se lo teneva sulle ginocchia, lui e Clarice mangiavano i dolci che avevano preso: “ Gelatina tutti i gusti + 1” disse stupita Clarice, mentre guardava un pacchetto con dentro queste gelatine. “Tutti i gusti per davvero: e c’è cioccolato e menta piperita; e c’è anche spinaci, fegato e trippa” e, mentre Clarice se ne mise una in bocca, aggiunse dicendo: “ George giura che ne ha trovata una al gusto di caccole” e, a quel punto, Clarice si prese subito fuori dalla bocca la gelatina che stava mangiando; poi, prese in mano un’altra confezione sulla quale lesse “ Cioccorane” e guardando Ron gli domandò: “ Non saranno mica rane vere ?”. “ E’ solo un incantesimo, ma sono le figurine che contano: in ogni confezione ci sono una strega o un mago famosi. Io ne ho circa 500”. Clarice l’aprì e la rana saltò subito sul vetro: “ Attenta” disse Ron; ma la rana, dopo essersi arrampicata, saltò fuori dal finestrino, trasportata via dal vento. “ Ahhhh, questa è iella: fanno solo un salto come si deve” disse Ron. Clarice riguardò la confezione e disse: “ Ho trovato Silente”. “Io ne avrò sei di lui” disse Ron, ma quando Clarice riguardò la figurina, Silente non c’era più: “ Ehi, è sparito” e guardò Ron, il quale disse: “ Bé, non puoi pretendere che resti lì tutto il giorno, no ?”; poi, guardando il topo, aggiunse dicendo: “ A proposito, lui è Crosta: patetico, vero ?”. Anche Clarice lo guardò e disse: “ Solo un pochino”. “Fred mi ha insegnato a farlo diventare giallo: vuoi vedere ?” chiese Ron. “Sì” rispose ridendo Clarice. Dopo essersi schiarito la voce, Ron mosse la bacchetta sopra il topo ed iniziò con la formula: “ Per…”, ma non fece in tempo a continuare, che una bambina si presentò nel loro scompartimento e domandò: “ Qualcuno ha visto un rospo ? Un ragazzo di nome Neville l’ha perso” e Ron rispose: “ No” ed anche Clarice scosse negativamente la testa. La bambina, notando che Ron teneva in mano la bacchetta, disse: “Oh, state facendo magia: vediamo allora”. Ron si schiarì nuovamente la voce e riprese con la formula: “ Per il sole splendente, per il fior di corallo, stupido topo diventa giallo” ma, invece di farlo diventare giallo, fece cadere per terra lo scatolino nel quale Crosta stava mangiando. Ron ci rimase male, ma la bambina disse: “ Sei sicuro che sia un vero incantesimo ? Bé, non funziona, direi. Naturalmente anche io ho provato a farne alcuni semplici e mi sono riusciti sempre”; poi, dopo aver preso fuori la sua bacchetta, entrò nello scompartimento e sedendosi di fronte a Clarice, puntò la bacchetta contro gli occhiali e disse: “ Per esempio…Ocolus Repara” e gli occhiali di Clarice si aggiustarono e, mentre se li toglieva per guardarli, la bambina disse: “ Va meglio, dico bene ? Oh, per tutte le cavallette, ma tu sei Clarice Piton ! Io sono Hermione Granger” e, voltando lo sguardo verso Ron, finì col chiedere: “E…tu sei ?”. Ron Weasley” rispose Ron con la bocca piena. “Piacere” disse Hermione; poi, voltò lo sguardo verso Clarice ed aggiunse dicendo: “ Vi conviene indossare le vostre divise, credo che manchi poco all’arrivo” e si alzò, ma prima di uscire dallo scompartimento, si fermò e voltandosi verso Ron, si indicò il naso e gli disse: “ Hai dello sporco sul naso, a proposito, lo sapevi ? Proprio qui” e, dopo che Ron si pulì, se ne andò.

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Capitolo 4
*** Finalmente ad Hogwards Parte II ***


Il treno arrivò, poco dopo, alla stazione di Hogsmeade dove, ad attendere gli studenti, vi era Hagrid con in mano una lanterna. Uno dopo l’altro, gli studenti, con addosso le loro divise, scesero dal treno, mentre Hagrid disse: “ Primo anno ! Primo anno ! Da questa parte. Su, dai, non siate timidi, coraggio !”. Clarice e Ron si avvicinarono a lui e dietro di loro, vi erano gli altri del primo anno: “Ciao, Clarice” disse Hagrid. “Ciao, Hagrid” disse sorridendo Clarice. “Uao !” disse Ron, guardando il mezzo gigante. “Bene, da questa parte per le barche; avanti, seguitemi” disse Hagrid e, voltandosi, si incamminò, seguito dagli studenti del primo anno. Quando arrivarono all’imbarco per le barche, Hagrid spiegò dicendo: “Mi raccomando, state quattro per barca; non dondolatevi e, per nessuna ragione, mettete le mani nell’acqua” e, salì, da solo sulla prima barca. Clarice, invece, salì con Ron e con altri due ragazzi. Le barche, quindi, avanzarono nel grande lago dove, poco dopo, su di un’altura e davanti a loro, si potè vedere il maestoso Castello di Hogwarts: gli occhi di Clarice e Ron brillarono di gioia nel vederlo, ma anche quelli degli altri e, più si avvicinava, più Clarice non vedeva l’ora di vedere il suo papà, anche se non aveva ancora detto niente a Ron che suo padre era un professore ad Hogwarts. Quando le barche si fermarono e tutti scesero, Hagrid spiegò: “ Dovete andare sempre dritto e salire su per le scale: là, troverete la Professoressa McGranitt che vi condurrà nella Sala Grande. Ci vediamo dopo” e se ne andò.

I bambini, allora, entrarono dentro al castello e salirono su per una scala; quando arrivarono in cima, ad aspettarli vi era un’anziana strega, la quale disse: “Benvenuti ad Hogwarts. Dunque, tra qualche minuto varcherete questa soglia e vi unirete ai vostri compagni, ma prima che prendiate posto verrete smistati nelle vostre Case: sono Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Per il tempo che starete qui, la vostra Casa sarà la vostra famiglia. I trionfi che otterrete, le faranno guadagnare punti e ogni violazione delle regole, le farà perdere punti. Alla fine dell’anno, alla Casa con più punti verrà assegnata la Coppa delle Case”. Davanti alla Professoressa McGranitt vi era un piccolo rospo ed un bambino gridò: “Oscar !” e prese il rospo, ma quando alzò lo sguardo, vide lo sguardo disapprovo della Professoressa McGranitt; quindi disse: “Mi scusi” e, mentre ritornava nel gruppo, gli altri risero un po’, per poi riguardare la Professoressa McGranitt, la quale disse: “ La cerimonia dello smistamento inizierà tra pochissimo” e, voltandosi, entrò nella Sala Grande. I bambini stettero lì ad aspettare, quando un bambino disse: “ E’ vero, allora, quello che dicevano sul treno: Clarice Piton è venuta ad Hogwarts” e tutti gli altri stupiti dissero: “Clarice Piton ?! Proprio lei”. “Loro sono Tyger e Goyle ed io sono Malfoy” disse il bambino e, mettendosi davanti a Clarice, terminò dicendo: “Draco Malfoy” e Ron rise. Draco, quindi, lo guardò e replicò dicendo: “Il mio nome ti fa ridere, eh ? Non c’è bisogno che ti chieda il tuo: capelli rossi; una vecchia toga di seconda mano…devi essere un Weasley” e Ron lo guardò malamente; poi, Draco rivoltò lo sguardo verso Clarice e disse: “ Scoprirai che alcune famiglie di maghi sono migliori di altre, Piton; non vorrai fare amicizia con le persone sbagliate” e guardò minacciosamente Ron; poi, rivoltò lo sguardo verso Clarice e continuò dicendo: “ Posso aiutarti io” e gli mostrò la mano, aspettando che Clarice gliela stringesse; Clarice gliela guardò; poi, riguardò lui e disse: “ So riconoscerle da sola le persone sbagliate, grazie”. Draco ci rimase molto male, ma si dovette fare da parte, quando la Professoressa McGranitt arrivò dietro di lui e, con la pergamena che teneva in mano, lo picchiettò sulla spalla. La Professoressa McGranitt guardò il resto dei bambini e disse: “ Siamo pronti per ricevervi. Seguitemi” e voltandosi, le porte si aprirono ed entrò nella Sala Grande, seguita dagli studenti del primo anno: in prima fila, vi erano Clarice e Ron, a seguire tutti gli altri.

Mentre camminavano, gli studenti più grandi, i quali erano seduti nei tavoli delle proprie Case di appartenenza, li guardavano, mentre loro erano più intenti a guardare il soffitto: “ Il soffitto non è vero, sembra un cielo stellato, ma è una magia. È nel libro Storie di Hogwarts: io l’ho letto” spiegò Hermione, alla bambina che camminava di fianco a lei. Nel cielo, oltre ad essere stellato come aveva detto Hermione, vi erano anche tantissime candele che fluttuavano in aria. Quando sembrava un’eternità che stessero camminando,  finalmente arrivarono di fronte al tavolo dei Professori dove, ovviamente, vi erano seduti tutti i Professori e, al centro, vi era il Professor Silente. La Professoressa McGranitt salì i pochi scalini che vi erano; poi, voltandosi verso i bambini del primo anno, disse: “ Bene, aspettate qui, per favore” e i bambini si fermarono, disponendosi a ventaglio; poi, la Professoressa McGranitt continuò dicendo: “Dunque, prima di cominciare, il Professor Silente vorrebbe dirvi alcune parole” e Silente si alzò in piedi. Tutti, professori compresi, avevano l’attenzione su di lui; quindi Silente spiegò dicendo: “ Desidero dare, a voi tutti, alcuni annunci di inizio anno: il primo anno, prenda nota, l’accesso alla foresta è severamente proibito a tutti gli studenti; inoltre il nostro guardiano, il Signor Gazza, mi ha chiesto di rammentarvi che la parte destra del corridoio del terzo piano, è zona preclusa a tutti coloro che non desiderano fare una fine molto dolorosa. Grazie” e si risedette, lasciando tutti in silenzio. La Professoressa McGranitt aprì la pergamena, per poi dire: “ Quando chiamerò il vostro nome, verrete avanti: io vi metterò il Cappello Parlante sulla testa e sareste smistati nella vostra casa”; poi, lesse il primo nome sulla lista: “Hermione Granger”. Gli altri la guardarono e, mentre si avvicinava al cappello, Hermione tra se disse: “ Oh, no, coraggio, sta calma” e, mentre si sedeva e la Professoressa McGranitt le mise il Cappello Parlante sulla testa, Ron disse a Clarice: “ E’ matta quella là, te lo dico io”. “Ahhhhhhh, molto bene…bene…ci sono: GRIFONDORO !” disse il Cappello Parlante e tutti applaudirono, ma più di tutti, applaudì il tavolo dei Grifondoro, dove Hermione andò a sedersi. La Professoressa McGranitt guardò la lista e chiamò il nome seguente: “Draco Malfoy” . Draco andò da lei, ma non fece neanche in tempo a sedersi, che il Cappello Parlante gridò: “SERPEVERDE” ed il tavolo dei Serpeverde applaudì molto forte. “Tutte le streghe ed i maghi diventati cattivi, erano Serpeverde” spiegò Ron a Clarice. La Professoressa McGranitt chiamò un altro nome dalla lista: “Susan Hossass” e, mentre la bambina andava verso il Cappello Parlante, Clarice guardò verso il tavolo dei Professori: vide Hagrid e lo salutò con un cenno della mano ed il mezzo gigante contraccambiò il gesto; poi, spostò lo sguardo dall’altra parte e vide lo stesso uomo che aveva incontrato a Diagon Alley e che l’aveva aiutata a trovare il calderone. L’uomo la fissava, come Clarice lo fissava a sua volta, ma, mentre lo guardava, la sua cicatrice le fece male; quindi Ron le domandò: “Clarice, che c’è ?”. “Niente” rispose Clarice, riguardando l’uomo, il quale spostò lo sguardo al suo vicino, il quale Clarice riconobbe come il Professor Raptor. Chissà che cosa aveva quell’uomo, del perché la sua cicatrice le facesse male: d’altronde, quell’uomo era stato molto gentile con lei e non sembrava affatto una persona cattiva; anzi, era come se Clarice lo conoscesse da molto tempo, ma non sapeva il perché. Finalmente, dopo che Susan Hossass venne smistata in Tassorosso, la Professoressa McGranitt chiamò il prossimo nome: “Ronald Weasley”. Quando si sentì chiamare, Ron sbiancò; ma poi, si andò a sedere sullo sgabello e la Professoressa McGranitt gli mise il Cappello Parlante sulla testa; poi, il Cappello Parlante disse: “ Ah, un altro Weasley; so esattamente cosa fare con te….GRIFONDORO !” e Ron, dopo aver tirato un sospiro di sollievo, si andò a sedere al tavolo dei Grifondoro, i quali lo applaudirono calorosamente, mentre Clarice sorrideva contenta per il suo amico. La Professoressa McGranitt, quindi, guardò nuovamente la lista e lesse il prossimo nome: “Clarice Piton”. Nella stanza calò il silenzio più assoluto e, sia il Professor Silente, Hagrid e l’uomo che aveva aiutato Clarice a Diagon Alley, si fecero più attenti di tutti gli altri messi insieme. Mentre saliva i gradini, Clarice si guardò intorno, per vedere che tutti, ma proprio tutti, avevano l’attenzione su di lei; quindi, dopo essersi seduta sullo sgabello, la Professoressa McGranitt le mise il Cappello Parlante sulla testa; il Cappello Parlante, poi, iniziò a dire: “ Ummmm…difficile, molto difficile; coraggio da vendere, vedo, ma anche un cervello niente male: c’è talento, oh sì e desiderio di mettersi alla prova ed aiutare gli altri; ma dove ti colloco ? Tua madre era una fiera Grifondoro, mentre tuo padre un audace ed abile Serpeverde: nelle tue vene, scorre sangue di entrambe le case”. “Non, Serpeverde; non, Serpeverde” disse Clarice. “Non, Serpeverde, eh ? Ne sei sicura ? Potresti diventare grande, sai: è tutto qui, nella tua testa e Serpeverde ti aiuterebbe sulla via della grandezza, su questo non c’è dubbio, no ?” disse il Cappello Parlante, mentre Clarice continuare a ripetere: “ No, ti prego; ti prego. Tutto ma non Serpeverde”; quindi il Cappello Parlante disse: “ Bé, se ne sei sicura, sarà meglio…GRIFONDORO!” ed anche Clarice, proprio come aveva fatto prima Ron, tirò un sospiro di sollievo. Il tavolo dei Grifondoro si alzarono in piedi ed esultarono in un turbine di applausi, mentre Clarice andava verso di loro, uno dopo l’altro le strinsero la mano. Clarice, poi, voltò lo sguardo verso il tavolo dei Professori e il Professor Silente alzò il calice in suo onore. Poco dopo, quando tutti quelli del primo anno vennero smistati, la Professoressa McGranitt, la quale era seduta a destra del Professor Silente, picchiettò, con un cucchiaio, contro il suo bicchiere e disse: “ Attenzione, per favore”. Il Professor Silente si alzò in piedi e disse: “ Abbia inizio il banchetto” e, sopra ogni tavolata, comparvero tante pietanze e gli occhi di tutti, specialmente dei nuovi arrivati, brillarono nel vederle. Clarice non aveva mai visto così tanto cibo in vita sua e nemmeno Ron, il quale prese subito, non una, ma ben due cosce di pollo e se le mangiò. Mentre mangiava, Clarice guardò verso il tavolo dei Professori e domandò a Percy, il ragazzo accanto a lei: “ Dimmi, Percy, chi è che parla con il Professor Raptor ?”. “Ah, è il Professor Piton: il capo della Casa Serpeverde” rispose Percy. “Cosa insegna ?” chiese Clarice. “Pozioni; ma tutti sanno che ha un debole per le Arti Oscure: sono anni che aspira al posto di Raptor” rispose Percy. Clarice lo guardò ancora un po’ e se ne rendeva conto solo adesso delle parole che quell’uomo le aveva detto il giorno prima, quando lei gli aveva chiesto se lo avrebbe rivisto ancora e, lui, le aveva risposto dicendole di sì ed anche molto presto; ma, anche quando le aveva detto, mentre erano nel negozio delle pozioni, che a lui non piaceva far cambiare il calderone. Poi, proprio quando Clarice riprese a mangiare uno dei due gemelli, il quale era seduto di fronte a lei, le domandò: “Ehi, Clarice: per caso hai qualche parentela con il Professor Piton ?”. Clarice lo guardò e rispose: “Non lo so”. “Come non lo sai ?! Avete lo stesso cognome” disse l’altro gemello. “Potremmo anche avere lo stesso cognome, come potremmo anche non essere imparentati. Gli unici parenti che ho in vita, sono gli zii da parte di mia madre” spiegò Clarice. “Non starli ad ascoltare: loro si comportano sempre così” le disse Percy. “Già: fare gli scherzi ai professori è la nostra specialità” disse Fred. “Ma anche restare a vedere qual’è la loro reazione dopo lo scherzo” terminò di dire George. “Ma non vi vergognate: vi comportate peggio dei bambini” disse Hermione. “Già e ne andiamo fieri” disse Fred. “Vedrete quest’anno: vi faremmo molto divertire” disse George. “Forse non è il caso, ragazzi: scusa se ve lo dico, ma siamo venuti qua per imparare a come usare la magia e non per giocarci” disse Clarice. “Caspita ! Quando parli così, assomigli proprio al Professor Piton” disse Fred. “E, poi, vieni dire, a noi, che non sei sua parente ! Se ci parli, andrete d’amore e d’accordo” disse George. Clarice scosse negativamente la testa; poi, riprese a mangiare. Ron stava per prendere un’altra coscia di pollo, quando un fantasma comparì in mezzo al piatto e disse: “Salve, come andiamo ? Benvenuti a Grifondoro” e, appena ebbe finito la frase, altri fantasmi entrarono nella Sala Grande, passando in mezzo alle tavolate degli studenti. “Salve Sir Nicholas: passato una bella estate ?” chiese Percy. Sir Nicholas, il fantasma, uscì completamente dalla tavola e, voltandosi verso Percy, gli rispose: “ Tetra: hanno, di nuovo, respinto la mia richiesta di partecipare alla caccia senza testa” e, voltandosi, passò tra Ron e Fred; poi si fermò, quando Ron gli disse: “ Io lo so chi sei: Nick Quasi Senza Testa”. Il fantasma si girò e disse: “Preferisco Sir Nicholas, se non ti dispiace”. “Quasi senza testa ?! Come puoi essere quasi senza testa ?” domandò Hermione. “Così, ecco” rispose Sir Nicholas e, prendendosi la testa con la mano destra, se la tolse, ma la testa rimaneva attaccata, per poco, al corpo. Hermione, Clarice e Ron lo guardarono disgustati; poi, quando Sir Nicholas si fu rimesso a posto la testa, volò verso Clarice e disse: “Oh, ma guarda chi c’è: Clarice Piton. Era da parecchio che volevo incontrarti”. “Molto piacere di conoscerla, Sir Nicholas” disse Clarice. “Il piacere è anche mio, Clarice Piton. Non è da tutti sconfiggere un mago potente e cattivo quando Colui che non deve essere nominato: ci vuole molto coraggio, proprio come hai dimostrato tu” disse Sir Nicholas. “Anche se, sopravvivere, avrei preferito che mia madre non morisse e che non mi portassero via da mio padre” disse Clarice. “Ma un tuo genitore, è più vicino di quanto tu creda” disse Sir Nicholas e se ne volò via, lasciando Clarice con molti dubbi. “Lo sappiamo” dissero insieme Fred e George. Clarice li guardò, vedendo i due gemelli che ridevano; poi, voltò lo sguardo verso il tavolo dei Professori, per vedere il Professor Piton che stava mangiando ma, alzò lo sguardo verso di lei . Non appena, però, la guardò, Clarice spostò subito lo sguardo sul suo piatto e riprese a mangiare. Il Professor Piton la guardò ancora un po’, sapendo che quella bambina nascondeva qualcosa; poi, riprese a mangiare.

Terminata la cena, il prefetto, di ogni casa, condusse gli alunni del primo anno nei propri dormitori. Nel caso dei Grifondoro, il prefetto era Percy il quale, mentre stava camminando arrivò ad un’enorme sala, dove le scale si muovevano: “ Questa è la via più diretta per i dormitori, ma tenete d’occhio le scale: a loro piace cambiare” spiegò Percy. Quest’ultimo riprese a camminare su per una scala, mentre gli alunni del primo anno erano rimasti sorpresi a guardare le scale che si muovevano; quindi Percy chiamò la loro attenzione, dicendo: “ Tenete il passo, per favore e seguitemi” e gli studenti ripresero a seguirlo. Ma, in quella stanza, non solo le scale si muovevano: anche i dipinti erano animati e, mentre passavano davanti a loro, li salutavano, dandogli il benvenuto ad Hogwarts. Arrivarono al quinto piano e Percy camminò per un lungo corridoio, fino ad arrivare davanti al dipinto di una signora in rosa, la quale chiese: “Parola d’ordine ?”. “Caput Draconis” rispose Percy e, dopo che il dipinto si fu aperto, vi entrò, seguito da gli altri. Quando furono entrati tutti, Percy spiegò: “ Questa è la Sala di ritrovo dei Grifondoro: il dormitorio dei maschi è di sopra in fondo a sinistra; per le ragazze lo stesso a destra. Troverete che tutti i vostri effetti sono già nelle vostre stanze. Se avete bisogno di qualcosa, non dovete fare altro che chiamare il vostro capo Casa, ovvero la Professoressa McGranitt, ma ricordatevi che non dovete lasciare il dormitorio dopo l’orario di coprifuoco. Con questo, vi auguro una Buona Notte e, mi raccomando, domani non fate tardi al vostro primo giorno di lezione: mentre sarete a tavola, la Professoressa McGranitt passerà tra di voi e vi consegnerà l’orario di ogni singola lezione che sosterrete” e, quando ebbe finito, uscì dal dormitorio. “Cavolo ! Non pensavo che mio fratello fosse così bravo a parlare” disse Ron. “Che cosa ti aspettavi, da lui ?! E’ un prefetto ed è il loro lavoro fare così con i nuovi arrivati” disse Hermione; poi, aggiunse dicendo: “Se non vi dispiace, me ne andrei a letto: domani non voglio fare tardi alle lezioni” e salì su per le scale, andando nel dormitorio delle ragazze. “Come ti ho detto prima: quella lì è tutta matta” disse Ron, mentre con Clarice, era voltato verso le scale. “Emmmm…scusate…posso disturbarvi solo un pochino” domandò un ragazzo dietro di loro. Clarice e Ron si voltarono verso di lui e Clarice rispose: “ Certo e, poi, non ci disturbi affatto”. “Ho perso Oscar e non riesco a trovarlo da nessuna parte: non è che mi dareste una mano a cercarlo ?” disse il ragazzo. “Certo; come no” disse Ron e, insieme al ragazzo, cercarono il rospo. “Ehi, che state facendo ?” chiese un ragazzo di colore, al quale fianco vi era un altro ragazzo. “Stiamo cercando un rospo di nome Oscar: volete darci una mano ?” rispose Clarice, guardandoli. “Certamente” disse l’altro ragazzo e si unirono ai tre. Poco dopo, Clarice riuscì a trovare Oscar e, mentre lo consegnava al ragazzo, disse: “Ecco il tuo rospo: la prossima volta, cerca di starci più attento. Più legame ai con il tuo animale e più lui, poi, non scapperà via così spesso”. “Grazie, siete stati tutti molto gentili. A proposito: io sono Neville Paciok”. “Io Seamus Finnigan” disse l’altro ragazzo. “Ed io Dean Thomas” disse il ragazzo di colore. “Molto piacere” dissero sia Clarice, che Ron. “Io sono Ron” si presentò Ron. “Mentre io sono Clarice Piton” disse Clarice. “Lo sappiamo: fai senza presentarti” disse Seamus. “Ormai tutta la scuola, professori compresi, sa che sei qui e, ovviamente, chi sei” disse Dean. “Non credevo di essere così famosa nel mondo della magia: quando vivevo con i miei zii, mi trattavano malissimo” disse Clarice. “E i tuoi genitori che fine hanno fatto ?” domandò Seamus. “Mia madre è morta quando ero molto piccola, mentre sono stata allontanata da mio padre, subito dopo che Colui che non deve essere nominato, ha ucciso la mia mamma. Però, vi dirò un segreto che mi ha detto Hagrid” rispose Clarice e gli altri tre si fecero ancora più vicino a lei; quindi Clarice, sottovoce, aggiunse dicendo: “Mio padre è un professore qui ad Hogwarts”. “Cosa ?!” dissero stupiti gli altri tre. “Ma ne sei proprio sicura ?” chiese Neville. Clarice annuì positivamente con la testa; poi, disse: “Però, non so chi sia”. “Bé, c’è solo un’altra persona che fa di cognome Piton ed è un professore” disse Seamus. “Voi pensate che il Professor Piton possa essere il mio papà ?” domandò stupita Clarice. “Prova un po’ a pensarci, Clarice: ci sono troppe cose che combaciano” rispose Seamus. “Come per esempio ?” chiese Clarice. “Che il Professor Piton insegna qui” rispose Dean. “Ha il tuo stesso cognome” aggiunse Neville. “Avete lo stesso color di capelli” aggiunse Seamus. “E ti ha guardato per tutta la cena” finì di dire Ron. “E con questo ?! Anche io l’ho guardato per tutta la cena” disse Clarice. “Sì, ma non nel modo che ti guardava lui: sembrava quasi che ti conoscesse. Clarice, se metti insieme tutte queste cose, capirai che non ci stiamo sbagliando” disse Ron. “L’unico modo sarebbe chiederglielo” disse Clarice. “Chiederglielo ?! Ma hai visto che espressione che aveva: metteva molta paura” disse Neville. “Bé, a me non mette paura” disse Clarice. “Buon per te, perché anche se non sono ancora incominciate le lezioni, io ho già paura delle sue” disse Neville. Ci fu un po’ di silenzio; poi Clarice disse: “Va bene, ragazzi: sarà meglio che andiamo a letto, o se no domani mattina rischiamo di far tardi alle lezioni” e, dopo aver dato loro la buonanotte, se ne andò nel dormitorio delle femmine.

Clarice scelse il letto vicino a quello di Hermione ma, dopo essersi cambiata e messa il pigiama, non andò subito a letto, perché era troppo eccitata di come stavano andando le cose e, soprattutto, l’indomani avrebbe incominciato a seguire le varie lezioni che l’avrebbero trasformata, nel corso degli anni, in una strega a tutti gli effetti. Quindi, dopo aver preso fuori Hedwige la sua civetta bianca dalla gabbia, si sedette con lei, davanti alla finestra e, mentre accarezzava il dolce piumaggio della civetta, guardava il bellissimo lago che, sotto il cielo stellato di quella incantata notte, sembrava ancora più splendente. Stette ancora un po’ a guardare il lago; poi, decise, anche lei, di andare a dormire, perché se no veramente, l’indomani mattina non si sarebbe svegliata e, di certo, non voleva fare tardi nel suo primo giorno di lezioni. Quindi, dopo aver rimesso Hedwige nella gabbia, si distese a letto, aggiustandosi le coperte. In due giorni aveva scoperto che era una strega e, che il suo papà, era ancora vivo: le cose non potevano andare meglio, quando Hagrid, il giorno prima, le disse che il suo papà era un insegnante ad Hogwarts e, forse, proprio quella sera lo aveva persino visto. Che sia lo stesso uomo che l’aveva aiutata a Diagon Alley con quel calderone ? D’altronde, secondo Hagrid, suo padre era molto bravo con le pozioni e, in quel negozio, non ci si va se non intendi di pozioni o ne sei appassionato; e, poi, Percy aveva anche detto che il Professor Piton insegnava pozioni, ma era da anni che voleva la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure e, da quello che si ricordava, Hagrid le aveva detto che una delle specialità di suo padre, era usare le arti oscure. Come avevano detto Ron, Seamus, Dean e Neville, troppe cose combaciavano, ma sapeva che, prima o poi, avrebbe scoperto chi era suo padre; quindi, chiuse gli occhi e cercò di dormire. La prima giornata, ad Hogwarts, era trascorsa, ma per Clarice è solo l’inizio. Capirà di chi si deve fidare e di chi, invece, no; padre e figlia, dopo tanti anni, finalmente riusciranno a riabbracciarsi e Clarice avrà delle specialità che non sapeva di avere.

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Capitolo 5
*** E' dura diventare una strega Parte I ***


Arrivò il mattino ed era un nuovo giorno ad Hogwarts, soprattutto per gli studenti del primo anno, visto che era il loro primo giorno di lezioni. Clarice stava dormendo profondamente, quando venne svegliata da Hermione, la quale disse: “Clarice ! Su, coraggio, svegliati o farai tardi per la colazione !”. Clarice guardò Hermione e disse: “Buongiorno, Hermione”. “Buongiorno anche a te, dormigliona” disse Hermione e, mentre usciva dal dormitorio, aggiunse dicendo: “Sarà meglio che esci subito da quelle coperte, se non vuoi arrivare tardi al nostro primo giorno di lezioni”. Clarice si stiracchiò e, dopo aver sbadigliato, scese dal letto e, stava per rifarlo, quando una strana creatura comparve affianco a lei: Clarice sobbalzò all’indietro, cadendo per terra, dalla paura; poi, domandò: “Tu…tu…che cosa sei ?”. La strana creatura si voltò verso di lei e rispose: “Signorina Piton, quale onore servirla. Io sono uno degli elfi di Hogwarts ed è compito degli elfi di Hogwarts aiutare i nuovi studenti”. Clarice si rialzò in piedi e disse: “Quindi, tu sei un elfo, giusto ? Però, non ti devi disturbare: lo rifarò io il mio letto; ormai sono abituata”. “Problema per lei non è, Signorina Piton, perché compito questo è nostro. Lei, ora, si vesta e mangiare vada” disse l’elfo dando i vestiti a Clarice e spingendola nel bagno.

Dopo essersi vestita, Clarice arrivò in Sala Grande andandosi a sedere di fianco a Ron, il quale le chiese: “Oh, ciao, Clarice; lo sai, sei arrivata appena in tempo: la Professoressa McGranitt sta iniziando a distribuire il calendario delle lezioni”. Clarice, allora, guardò a fondo tavola, per vedere la loro capo Casa distribuire il calendario; poi, guardò la colazione nel piatto e disse: “Scusami per il ritardo, ma sono stata intercettata da un elfo: io volevo rifare il mio letto, ma lui ha insistito che dovevo solo andarmi a vestire e venire qua a fare colazione”. “Gli elfi sono fatti così: è il loro lavoro servire i maghi” spiegò Hermione, la quale era proprio seduta di fronte a loro. Clarice e Ron si guardarono; poi Clarice sottovoce gli chiese: “Ma come fa a sapere così tante cose ?”. “Non lo, ma sarà meglio tenerla d’occhio” gli rispose sottovoce Ron. I due furono interrotti, quando la Professoressa McGranitt arrivò dietro di loro e disse: “Buongiorno, ragazzi; ecco il calendario con l’orario delle lezioni che attenderete: mi raccomando, non dovrete perderlo” e diede un calendario a Clarice; uno a Ron ed uno ad Hermione; poi andò a dare il calendario agli altri studenti della Casa. Mentre Ron ed Hermione guardavano il calendario, Clarice si voltò all’indietro, per vedere il Professor Piton che stava dando il calendario ai Serpeverde. Ad un certo punto, il Professor Piton si fermò e guardò Clarice la quale, però, questa volta, non spostò lo sguardo da un’altra parte, ma continuò a fissarlo; era intenzionata, persino, andare da lui e parlarci, quando Ron la fece rivoltare, dicendole: “Ehi, Clarice, lo sai che abbiamo Trasfigurazione alle prima due ore; però, è con i Serpeverde. Ehi, Clarice ?! Ma mi stai ascoltando ?!”. Dopo che il Professor Piton ebbe ripreso a consegnare il calendario agli studenti della sua Casa, Clarice si rivoltò e disse: “Con i Serperverde hai detto ?”. “Certo, con i Serpeverde; ma, allora, non hai proprio ascoltato quello che hai detto” disse Ron. “Per forza non ti ha ascoltato, fratellino” disse Fred. “Stava guardando il Professor Piton, il quale la stava guardando a sua volta” finì di dire George e, i due gemelli si sedettero uno accanto a Ron e l’altro accanto a Clarice; poi Fred, dando un’occhiata al calendario, disse: “Ehi, oltre a Trasfigurazione, dovrete subirvi i Serpeverde anche a Pozioni: non vi invidio affatto”. “Perché non ci dovresti invidiare ?” domandò Ron. “Perché Piton predilige solo i suoi Serpeverde e, i punti, li da solo a loro” rispose George. “E un’altra cosa, ma questo te lo diciamo, Clarice, perché sei tu: se ti dovesse fare qualche domanda, anche se le sai, non rispondere, mi raccomando” disse Fred. “Ma non è scorretto non rispondere ?” chiese Clarice. “Non se sei un Serpeverde. Durante il suo primo anno, Percy ha risposto correttamente ad una domanda che gli aveva fatto il Professor Piton” iniziò a dire Fred. “Ma, al termine della lezione, venne preso a pugni da un Serpeverde” finì dire George. “Quindi, se ci tieni alla tua salute, non rispondere” disse Fred. Clarice e Ron si guardarono preoccupati negli occhi, mentre Hermione sembrava molto tranquilla.

Dopo aver finito di fare colazione, Clarice e Ron ritornarono nella Sala Comune dei Grifondoro per prendere i libri che servivono e, mentre uscivano, Ron domandò: “Forse, non sarebbe il caso se guardassimo la mappa ?”. “No: mi farò guidare dal mio sesto senso; e, poi, fidati, che non ci perderemo” rispose Clarice, ed uscirono dalla Sala Comune. Cinque minuti dopo… “Lo sapevo che dovevamo guardare la mappa: al diavolo il tuo sesto senso !” disse Ron, mentre insieme a Clarice correva per i corridoi della scuola. “La prossima volta che ti dico che userò il mio sesto senso, dammi una bella botta in testa e lasciami senza sensi nella Sala Comune” disse Clarice. “Non riusciremo mai a trovare l’Aula di Trasfigurazione e, quando arriveremo, la Professoressa McGranitt ci darà subito una detenzione” disse Ron. “Non arrivare subito a queste conclusioni: se siamo fortunati, troveremo qualcuno e chiederemo a lui dove si trova l’aula” disse Clarice ma, per loro sfortuna, l’unica persona che trovarono fu proprio il Professor Piton il quale, vedendoli correre, disse: “Signorina Piton ! Signor Weasley ! Non si corre per i corridoi !”. I due si fermarono, riconoscendo la voce del loro professore di pozioni e, mentre si voltarono verso di lui, il quale stava camminando verso di loro, Ron disse sottovoce a Clarice: “Ecco la persona che cercavamo: tra tutti i professori che ci sono, proprio lui ci doveva capitare”. “Taci, Ron ! Oggi, è iniziata proprio male” gli disse sottovoce Clarice. “Mi spiegate del perché stavate correndo in quel modo ? E, soprattutto, perché non vi trovate a lezione ?!” chiese arrabbiato Severus. “Ecco…noi…noi…” rispose con paura Ron; ma Clarice rispose, invece, decisa: “Stavamo andando a Trasfigurazione, ma ci siamo persi”. “E non avete pensato bene di guardare prima la mappa che avete appesa sulla bacheca nella vostra Sala Comune ?” domandò Severus. “Io glielo avevo detto a Clarice, ma lei ha detto che ci saremmo fatti guidare dal suo sesto senso” rispose Ron. Clarice gli lanciò un’occhiataccia; poi, riguardando Severus, gli chiese: “Professor Piton, sempre se non la disturbiamo, non è che potrebbe accompagnarci a Trasfigurazione ?”. Severus li guardò entrambi, ma guardò di più Clarice: qualcosa dentro di lui, gli diceva di aver già visto quella bambina ma, soprattutto, di aver già visto quegli occhi: quegli occhi verdi che un tempo amava; quindi rispose: “ Va bene, vi accompagnerò, ma che sia l’ultima volta”. Clarice e Ron sorrisero e, poco dopo, si trovarono davanti all’aula di Trasfigurazione: “Io vi lascio: se vi accompagnerei dentro, i vostri compagni vi potrebbero prendere in giro per il vostro ritardo” disse Severus. “E’ meglio così: non voglio essere preso in giro proprio il primo giorno di scuola” disse Ron. “Siete fortunati che non vi tolga subito punti dalla vostra Casa, perché non siete i primi che si perdono durante il loro primo giorno di scuola” disse Severus e, voltandosi, stava per andarsene, quando Clarice lo fermò dicendogli: “Grazie per averci accompagnato, Professor Piton”. Severus voltò lo sguardo e disse: “Cercate di non fare tardi alla mia lezione: dopo Trasfigurazione, avete Pozioni” e, guardando in avanti, se ne andò. “Secondo me, non è tanto male” disse Clarice. “Neanche secondo me, però, sarà meglio lo stesso seguire i consigli di Fred e George, quindi, dopo, se ti dovesse fare qualche domanda, non rispondergli” disse Ron. Clarice lo guardò e disse: “Tranquillo: non ho intenzione di finire in infermeria”; poi, aggiunse dicendo: “Andiamo: sarà meglio che entriamo, prima che la Professoressa McGranitt si arrabbi ancora di più” disse Clarice e, insieme a Ron, entrò a Trasfigurazione dove, però, non videro la Professoressa McGranitt ma , sulla cattedra, vi era seduto un gatto grigio; quindi, mentre camminavano tra i banchi, Ron disse: “ Ce l’abbiamo fatta: te la immagini la faccia della McGranitt se eravamo in ritardo”; ma, appena ebbe finito la frase, il gatto che era seduto sulla scrivania, saltò e si trasformò proprio nella Professoressa Mc Granitt la quale, dopo essere andata da i due, Ron le disse, a bocca aperta: “E’ stata maledettamente brava”. “Oh, grazie per questo giudizio, Signor Weasley. Forse risulterebbe più utile se trasformassi la Signorina Piton e te in un orologio da taschino: almeno, uno di voi, sarebbe puntuale” disse la Professoressa McGranitt. “Ci siamo persi” disse Clarice. “Magari dovevate guardare la mappa che c’è esposta sulla bacheca nella Sala Comune, no ? Spero che troviate, lo stesso, i vostri posti” disse la Professoressa McGranitt e, mentre ritornava alla cattedra, Ron e Clarice si sedettero nei primi, e unici, posti davanti; poi, dopo che ebbero preso fuori il libro di Trasfigurazione, una pergamena, le loro penne d’oca e l’inchiostro, Ron disse sottovoce a Clarice: “Meno male che il Professor Piton ci ha accompagnato qui”. “Non vedo l’ora che arrivi Pozioni” disse sottovoce Clarice.

Poco dopo, sia i Grifondoro, che i Serpeverde, dove ovviamente Draco era nel tavolo davanti insieme a Tiger e Goyle, erano nell’Aula di Pozioni e stavano aspettando il Professor Piton, il quale non era ancora arrivato. Ron, che era seduto accanto ad Hermione, la quale era seduta di fianco a Clarice, notò che Clarice era un po’ agitata; quindi, le disse: “Ehi, Clarice, va tutto bene ? Ti vedo molto agitata”. “Sto bene; è solo che non vedevo l’ora che arrivasse questa ora, eppure sono così agitata e non dovrei esserlo” rispose Clarice. “Ricordati di quello che ci hanno detto Fred e George a colazione” disse Ron. “E’ proprio questo che mi agita; forse, se prendo appunti, il Professor Piton non mi farà domande” disse Clarice e, prese fuori la pergamena, una penna d’oca e l’inchiostro. Proprio in quel momento, la posta si aprì sbattendo, ed entrò velocemente il Professor Piton, il quale disse, mentre camminava verso la cattedra: “Non ci saranno sventolii di bacchette o stupidi incantesimi in questo corso !” e, quando fu arrivato alla cattedra, si voltò verso gli studenti, e continuò con il suo discorso: “Come tale: non mi aspetto che molti di voi apprezzino la sottile scienza e l’esatta arte del preparare Pozioni, comunque ai pochi scelti dal fato che possiedono la predisposizione” e guardò Malfoy. Ci fu un po’ di silenzio, nel quale si accertò che tutti avessero l’attenzione su di lui; poi, mentre prese il suo lungo mantello e se lo mise intorno alle braccia, disse, mentre guardava un po’ tutti gli studenti, ma più di tutti, guardava Clarice la quale, però, non lo stava guardando, ma stava scrivendo tutto ciò che diceva: “ Io posso insegnare come stregare la mente; irretire i sensi; posso dire come imbottigliare la fama; approntare la gloria e fino anche mettere un fermo alla morte”. Ci fu dell’altro silenzio; poi Severus continuò dicendo: “ Tuttavia: magari, alcuni di voi, sono venuti ad Hogwarts in possesso di abilità così formidabili, da non prestare attenzione !”. Hermione diede una leggera gomitata a Clarice, la quale si rese conto che il Professor Piton stava parlando di lei; quindi, dopo aver alzato lo sguardo verso di lui, Severus si spostò di un po’ e disse: “Signorina Piton: la nostra nuova celebrità. Dimmi, cosa ottengo se verso della Radice di Asfodelo in polvere in un infuso di Artemisia ?” ed Hermione alzò la mano. “Non lo so, signore” disse Clarice. “ Non lo sai ? Bene, riproviamo: dove guarderesti, Piton, se ti chiedessi di trovarmi un Bezoar ?” domandò Severus, ma Clarice rispose nuovamente: “Non lo so”, mentre Hermione teneva ancora su la mano. “E quale è la differenza tra Aconito e Luparia ?” chiese Severus, ma Clarice scosse negativamente la testa, non rispondendo, mentre Hermione, teneva ancora la mano alzata. In realtà, Clarice sapeva benissimo tutte e tre le risposte, visto che aveva letto un libro di pozioni, la sera che lei ed Hagrid erano al Paiolo Magico, ma non voleva rispondere, seguendo il consiglio che le avevano dato Fred e George. “Peccato. È chiaro che la fama non è tutto, vero Signorina Piton ?”. “E’  chiaro che Hermione lo sa. È un peccato non chiederglielo” replicò dicendo Clarice e, gli altri della classe, risero un po’, finché Severus non disse: “Silenzio !” e si zittirono subito. Ci fu silenzio, poi, Severus andò di fronte a Clarice e, mentre si sedeva di fronte a lei, disse rivolto ad Hermione: “ Abbassa la mano, sciocchina !” ed Hermione l’abbassò subito; poi, Severus guardò Clarice e spiegò: “ Per tua informazione, Piton: Asfodelo ed Artemisia creano una pozione soporifera potentissima: il Distillato della Morte Vivente; un Bezoar è una pietra che si trova nella pancia delle capre e che salva da molti veleni; riguardo all’Aconito e alla Luparia sono la stessa pianta, chiamata con due nomi diversi !”. Poi, Severus vide che gli altri non stavano facendo niente; quindi disse: “ Ebbene: perché voi tutti, non prendete appunti ‘” e, mentre stavano prendendo appunti, Severus ritornò alla cattedra e, dopo che si fu seduto, prese la penna d’oca dall’inchiostro e, mentre scriveva, disse: “ Quelli di Grifondoro annotino che 5 punti verranno tolti alla loro Casa: la loro compagna è irriverente !”. Draco voltò lo sguardo verso Clarice e fece un sorriso malizioso; poi, lo rivoltò in avanti. Hermione guardò malamente Clarice, la quale guardò Severus; quest’ultimo la guardò, ma poi riprese a scrivere sulla sua pergamena. Clarice ci rimase molto male: non si aspettava un comportamento simile da parte di quell’uomo, che era stato molto gentile con lei a Diagon Alley. Anche Pozioni finì e tutti se ne andarono in Sala Grande a pranzare.

Nel pomeriggio, mentre stavano facendo i compiti in Sala Grande…“Clarice, non essere così dispiaciuta: vedrai che domani ti tratterà meglio” disse Ron, mentre guardava lo sguardo dispiaciuto di Clarice. “A me non sembra che sia mio padre, ma se lo dovesse essere, allora si è dimenticato di avere una figlia” disse Clarice. “Noi vi avevamo avvertito che, il Professor Piton, favoriva solamente i suoi Serpeverde” disse Fred. “Sì, ma voi mi avevate anche detto di non rispondere se mi avesse fatto qualche domanda” disse Clarice. “E non stai bene ?! Nessun Serpeverde ti ha picchiata” disse Geroge. “Io le sapevo tutte e tre quelle risposte” disse Clarice. “Le sapevi ?!” domandò stupito Ron. “Certo che le sapevo: le avevo lette su un libro pozioni che avevo preso da Arthemus, lo stesso giorno che Hagrid mi portò a fare compere a Diagon Alley” rispose Clarice. “Cavoli ! Allora, sei proprio uguale a lui” disse Ron. “Uguale a chi ?” chiese Clarice. “Al Professor Piton e a chi se no” rispose Ron. “No, non siamo uguali” disse Clarice, scuotendo negativamente la testa. “Sì che lo siete e, magari, lui sta nascondendo il fatto che siete padre e figlia” disse Fred. Clarice lo guardò, ma non disse nulla. Nel frattempo, mentre guardava un libro, Seamus stava cercando di trasformare dell’acqua in whisky, mentre recitava il seguente incantesimo: “Occhio di coniglio; rumore di fischi: trasforma quest’acqua in fischi”, ma, quando guardò all’interno del calice, l’acqua era come prima. Mentre ci riprovava, Clarice domandò: “Cosa vuole fare Seamus con quel bicchiere d’acqua ?”. “ Trasformarlo in whisky: ha ottenuto un leggerissimo thé ieri” rispose Ron; poi, si sentì uno scoppio e Seamus si ritrovò tutto coperto di nero e gli altri risero. Ad un certo punto, si sentì un verso; Ron, quindi, voltò lo sguardo verso l’alto e disse: “ Ahhhhh, posta in arrivo” e tantissimi gufi entrarono nella Sala Grande, lasciando le lettere ed i pacchetti ai propri padroni. Anche Ron ricevette qualcosa, Clarice ovviamente no, visto che i Vernon odiavano la magia. Ron mise da una parte il giornale che aveva ricevuto; quindi Clarice gli chiese: “ Me lo presti ?” e Ron annuì positivamente con la testa. Neville, invece, aprì il pacchetto che aveva ricevuto, per trovarci una palla trasparente con dentro del fumo grigio: “ Ehi, guardate: Neville ha avuto una Ricordella” disse Dean. “So tutto sull’argomento: quando il fumo diventa rosso, significa che hai dimenticato qualcosa” spiegò Hermione ed il fumo diventò rosso. “Ma il problema è che non ricordo cosa ho dimenticato” disse Neville. Clarice lo aprì e la prima pagina, dove la foto si muoveva, la lasciò senza parole; poi, disse: “ Ehi, Ron, qualcuno ha scassinato la Gringott. Ascolta: - Si ritiene che sia opera di ignoti maghi e streghe delle arti oscure. I folletti delle Gringott affermano che nulla è stato trafugato. La camera blindata numero 713, era stata svuotata in precedenza lo stesso giorno”; poi, si fermò, ed aggiunse dicendo: “ Che strano: è lì che siamo andati Hagrid ed io” e Ron ed Hermione, si guardarono preoccupati.

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Capitolo 6
*** E' dura diventare una strega Parte II ***


Poco dopo, Grifondoro e Serpeverde erano fuori in giardino per la loro prima lezione di Volo. “Che bello: finalmente cavalcheremo una scopa !” disse entusiasta Ron. “Secondo quanto mi ha detto Hagrid, dovrei cavarmela molto bene, anche se mia madre era un disastro” disse Clarice. “E dovresti cavartela bene, visto che tua madre era un disastro ?” domandò Ron. “Mia madre lo era, ma mio padre era un campione” rispose Clarice. “Era un campione nel cadere dalla scopa ?” disse stupito Ron. “No, era un campione nell’altro senso, però, non so in cosa…bé, era molto bravo con la scopa” disse Clarice. “Vedi di rispondere, sfregiata, alla Professoressa, se non vuoi che altri punti dalla tua Casa se ne vadano via” disse ridendo Draco ed anche gli altri di Serpeverde risero. “Smettila, Malfoy !” replicò dicendo Clarice. “Non rispondergli, Clarice: se dovesse arrivare Madama Boom e ti vede litigare, ti toglierebbe veramente dei punti” disse Ron. “Già, ascolta pel di carota !” disse ridendo Draco. In quel momento, arrivò Madama Boom, la quale mentre si stava mettendo a posto un guanto e passava tra Grifondoro e Serpeverde, disse: “ Buon pomeriggio, ragazzi” e tutti dissero: “Buon pomeriggio, Madama Boom”; poi, quando fu alla fine, si voltò e spiegò: “ Benvenuti alla prima lezione di Volo. Allora, cosa aspettate: mettetevi alla sinistra della vostra scopa. Avanti, su, fate presto !” e tutti si misero alla sinistra della propria scopa; poi, Madama Boom continuò col dire: “ Stendete la mano destra sulla scopa e dite SU !”. Gli studenti ci provarono; Clarice stese la mano destra sulla scopa e gridò: “SU !” e la scopa le volò subito in mano; il secondo che ci riuscì, fu Draco. Gli altri ci provarono, ma solo alcuni ci riuscirono: persino Hermione non ci riusciva. Ron gridò “SU !” ma la scopa, invece di finirgli in mano, gli diede una bella botta sul naso, per poi ricadere per terra. Clarice rise e, mentre Ron si toccava il naso, le disse: “Stai zitta, Clarice !”. Quando tutti ebbero preso la propria scopa, Madama Boom camminò in mezzo a loro e spiegò: “ Una volta afferrata la scopa, voglio che ci montiate e aggrappatevi bene: non vorrete scivolare a terra ?”; poi, quando tutti furono montati sopra la propria scopa, Madama Boom continuò dicendo: “ Quando soffio nel fischietto, con i piedi vi darete una spinta forte. Tenete la scopa ben salda ! Sollevatevi un momento; inclinatevi leggermente in avanti e ritoccate terra. Al mio fischio: Tre…Due…Uno…” ma, appena fischiò, la scopa di Neville si alzò, da sola, in aria. Neville cercava di farla scendere, così come Madama Boom, ed i suoi amici: “Signor Paciok ! Signor Paciok !” lo richiamava Madama Boom. Neville diceva: “Giù ! Giù !”, ma la scopa, prese a volare verso il cielo e tutti lo guardarono. “ Signor Paciok, mi spieghi con esattezza dove credi andare ?! Torna giù immediatamente !” disse arrabbiata Madama Boom, ma ogni parola era all’aria. Di fatti, la scopa, ormai era impazzita, tanto che andò a sbattere, per più volte, contro una parete del Castello; per poi, volare a tutti velocità, verso gli studenti e Madama Boom, i quali si dovettero spostare da una parte, per non essere “investiti” dalla scopa di Neville. La scopa, poi, volò fino in alto, facendo cadere Neville su una statua, rimanendo intrappolato, con il mantello, alla lancia stessa. Tutti si fecero sotto di lui e Clarice lo guardava con occhi pieni di paura. Neville non era di meno; di fatti guardava giù e con voce piena di paura, disse: “ Aiuto !”, quando il mantello si ruppe e lui cadde per terra. Madama Boom corse subito da lui ma, quando cercò di alzarlo per il braccio, Neville disse: “Ahi, ahi”. “Oh, oh, oh, o santo cielo: il polso si è rotto. Su, coraggio: in piedi ! ” e, mentre lo aiutava a rialzarsi, Draco si accorse che Neville aveva perso la sua Ricordella, quindi, la raccolse. “ Dovete tenere tutti i piedi saldamente a terra, mentre accompagno il Signor Paciok in infermeria, intesi ?! Se vedo solo una scopa per aria, chi la monta si ritroverà espulso da Hogwats, prima che riesca a dire Quidditch !” disse Madama Boom e portò Neville in infermeria. Quando se ne fu andata, Draco disse: “ Avete visto che faccia ?! Se avesse stretto questa, si sarebbe ricordato di cadere sulle chiappone” e, mentre gli altri ridevano, Clarice si avvicinò a Draco e gli disse: “ Dammi qua, Malfoy !”. Draco si voltò verso di lei e disse: “ No ! La metterò dove Paciok dovrà cercarsela” e, dopo essere salito sulla scopa, si alzò in aria; poi, guardando gli altri, aggiunse dicendo: “ Che ne dici del tetto ? Cosa c’è, Piton: pensi di non arrivarci ?”. Clarice lo guardò; poi, montò, sulla scopa, ma Hermione le disse: “ Clarice, non se ne parla: Madama Boom l’ha vietato e per di più non sai nemmeno volare” ma, quando finì la frase, Clarice raggiunse Draco, mettendosi di fronte a lui. “Che razza di idiota !” disse Hermione. “Dammela, Malfoy, o ti butto giù da quella scopa !” disse Clarice. “Ahhhh, è così ?!” disse Draco, mentre faceva andare su e giù la Ricordella che teneva nella mano destra. Clarice cercò di prenderla, ma si ritrovò dietro a Draco il quale, voltò lo sguardo e le disse: “ Facciamo a modo tuo, allora” e lanciò la Ricordella. Clarice passò di fianco a Draco e, volò a tutta velocità, cercando di prendere l’oggetto. Lo prese appena in tempo, prima che potè finire contro la finestra, ma non si accorse che, in realtà, dietro a quella finestra vi era la Professoressa McGranitt la quale, alzandosi dalla scrivania, si affacciò dalla finestra, per vedere Clarice, che scendeva trionfante tra i suoi amici, che accorsero da lei, con la Ricordella in mano. Ma la gioia durò poco, quando la Professoressa McGranitt andò da loro e disse: “Clarice Piton !”. Clarice la guardò, quindi la Professoressa McGranitt aggiunse dicendo: “Seguimi !” e Clarice seguì la sua capo Casa all’interno del Castello, mentre Draco ed i suoi amici avevano un sorriso beffardo sul volto. “Che cosa avrà fatto di male, da essere richiamata dalla McGranitt ?” disse Ron. “Ha disubbidito a Madama Boom: evidentemente stava ritornando dall’infermeria e, avendo visto Clarice sulla scopa, deve averlo riferito alla Professoressa McGranitt” disse Hermione. In quel momento, arrivò Madama Boom la quale, vedendo che mancava un altro componente del gruppo, chiese: “Dove è finita la signorina Piton ?” e Ron ed Hermione si guardarono preoccupati.

La Professoressa McGranitt continuò a camminare, seguita da Clarice, la quale stava ancora tenendo la scopa in mano, per un lungo corridoio, finché arrivò davanti ad una porta e, dopo essere arrivata, vi entrò e disse: “Professor Raptor, mi scusi, mi scusi: potrei avere Baston solo per un momento ?”. “Sì, certo” disse il Professor Raptor e, dopo che lo studente fu uscito, la Professoressa McGranitt lo condusse davanti a Clarice, e disse: “ Piton: lui è Oliver Baston. Baston…ti ho trovato una Cercatrice” e Clarice rimase senza parole. Poco dopo, già tutta la scuola sapeva che Clarice Piton era la nuova Cercatrice dei Grifondoro. Persino i fantasmi lo sapevano; di fatti, Sir Nicholas disse ad un altro fantasma, mentre volavano insieme: “Hai sentito: Clarice Piton è la nuova Cercatrice dei Grifondoro. Lo sapevo che si sarebbe distinta”. Ron e Clarice stavano camminando per un corridoio, in mezzo a tanti altri studenti: “ Cercatrice ?! Quelli del primo anno non hanno mai fatto parte di una squadra. Tu devi essere, la più giovane giocatrice da…” disse Ron, ma Clarice finì la frase per lui, dicendo: “…da un secolo, secondo la McGranitt”. Fred e George comparirono dietro di loro e Fred disse, rivolto a Clarice: “Ehi, complimenti, Clarice: Baston ci ha informati”. “Anche Fred e George sono nella squadra: Battitori” disse Ron. “Il nostro compito è assicurarci che tu non ne esca insanguinata di brutto. Non promettiamo niente, è chiaro. Gioco duro il Quidditch” spiegò George. “Brutale ! Ma sono anni che non muore nessuno. Qualcuno sparisce di tanto in tanto” disse Fred. “ Ma rispunta fuori dopo un mese o due” finì di dire George. “E, poi, se non ti proteggiamo, chi lo sente il tuo caro paparino ?” disse Fred e se ne andarono per un’altra strada, mentre Ron e Clarice, andarono nel giardino centrale. “Oh, coraggio, Clarice: il Quidditch è fantastico ! Il miglior gioco che esiste. Sarai fantastica anche tu” disse Ron e, mentre parlava, passarono di fianco ad Hermione la quale, vedendoli, si affiancò a loro. “Ma io non ho mai giocato a Quidditch; e, se facessi la figura dell’idiota ?”. “Tu non puoi fare la figura dell’idiota: ce l’hai nel sangue” disse Hermione e, condusse i due, a vedere una teca, dove al suo interno, vi era un sacco di trofei, ma anche le targhette di chi era stato precedentemente nella squadra di Quidditch. Hermione, quindi, indicò una targhetta e Clarice e Ron poterono vedere il nome su quella targhetta: Severus Piton – Cercatore”. “Cavolo ! Non posso crederci: il Professor Piton era un cercatore” disse stupito Ron; poi, guardando Clarice, le chiese: “Questo Hagrid non te lo aveva detto ?”. Clarice continuava a guardare la targhetta con sopra il nome del suo Professore di Pozioni; poi rispose: “No, non me lo aveva detto”. “E’ per questo che non farai una brutta figura: tuo padre era un Cercatore, proprio come lo sei tu” disse Hermione. Clarice la guardò e le domandò: “E tu che ne sai che il Professor Piton è mio padre ?” ma, prima che Hermione potesse rispondere, la fermò dicendo: “E non dirmi perché io e lui abbiamo lo stesso cognome”. Hermione, quindi, non disse nulla; quindi Clarice, dopo aver sospirato, disse: “Scusate se vi lascio, ma voglio andare a studiare per la lezione di Incantesimi di domani: ci vediamo fra poco” e si diresse nel giardino fuori la scuola, mettendosi sotto un grande albero, che vi era alla riva del lago. Clarice era così intenta a fare esercizi con la sua bacchetta, che non si accorse dell’arrivo di qualcuno…bé…se ne accorse, quando vide un’ombra sopra il suo libro; quindi, alzò lo sguardo e disse: “Oh, buona sera Professor Piton”. “Buona sera, signorina Piton” disse Severus.

Ci fu un po’ di silenzio; poi Severus disse: “Lei lo sa, Signorina Piton, che questo si tratta dell’albero dei Serpeverde: se qualcuno della mia Casa dovesse scoprirla qua, non sarebbe molto contento”. “Lo so che si tratta dell’albero dei Serpeverde, ma è qui dove vengo sempre per studiare. Sa: qui si sta bene e non viene mai nessuno a disturbarmi” spiegò Clarice. Severus accennò ad un piccolo sorriso; poi chiese: “Va bene, se le faccio compagnia ?”. “Oh, sì, sì, volentieri” rispose Clarice e, mentre riguardava il libro di Incantesimi, Severus si sedette accanto a lei; poi, vedendo che la bambina stava muovendo la bacchetta, le domandò: “Con che tipo di incantesimo si sta esercitando ?”. “Con il Wingardium Leziosa: è la lezione che domani terrà il Professor Viltious” rispose Clarice. “E tu, prima di ogni nuova lezione, leggi di che cosa si tratterà giusto ?” chiese Severus. “Sì, proprio così. Sa, Professor Piton: io non voglio mai trovarmi impreparata in nessuna lezione” rispose Clarice. “Tranne nella mia ?” domandò Severus. “Bé…non esattamente…io, in realtà, le risposte alle sue domande, le sapevo tutte” rispose Clarice. “E, allora, perché non me le ha dette ? L’avrai premiata, invece di toglierle dei punti” chiese Severus. “Perché, a colazione, Fred e George mi avevano detto che se rispondevo a delle sue domande, poi, a fine lezione, sarei stata picchiata da un Serpeverde: è successa la stessa cosa a Percy, durante il suo primo anno di scuola. Però, io le risposte le sapevo, perché le avevo lette sul libro di pozioni che avevo acquistato due giorni prima da Arthemus, quando ero andata con Hagrid a fare compere a Diagon Alley” rispose Clarice. “Sì, lo so” disse Severus. “Ma, allora, lei è veramente l’uomo che mi ha aiutato con il calderone ?!” disse stupita Clarice. “Certo che sono io” disse Severus, accennando ad un altro piccolo sorriso. Clarice riprese con l’esercitazione; poi Severus, guardando meglio la bacchetta della bambina, notò una cosa; quindi, le domandò: “Potresti darmi, un attimo, la tua bacchetta ?”. “Certo” rispose Clarice e gliela diede; poi, Severus tirò fuori la sua bacchetta e mise le due bacchette una di fianco all’altra e Clarice stupita disse: “Ma…ma…” e Severus finì la frase per lei: “Esatto, piccola: sono uguali”. “Ma come è possibile una cosa del genere ?! Il Signor Olivander mi aveva detto che l’unicorno aveva dato solamente un altro crine e, che quel crine, era nella bacchetta del mio papà” disse Clarice e guardò il Professor Piton, il quale la guardò a sua volta. I due si guardarono in silenzio e il Professor Piton stava per dirle qualcosa, finché Ron ed Hermione non comparvero all’entrata del Castello e Ron disse: “Clarice ! Muoviti, che fra poco si cena”. “Arrivo !” disse Clarice, guardando i due; poi, chiuse il libro e, alzandosi in piedi, disse: “Mi scusi, Professor Piton, se scappo, ma come ha appena detto il mio amico Ron, è quasi ora di cena; quindi, farei meglio a portare questi libri nella Sala Comune, prima di andare nella Sala Grande. Ci vediamo a cena” e se ne andò, prima che Severus, dopo essersi alzato in piedi, potesse fermarla, per darle la sua bacchetta magica. Severus scosse negativamente la testa; poi, entrò, anche lui, nel castello.

Quando molti studenti avevano già finito di cenare e se ne erano andati nelle loro Sale Comuni, Clarice, Ron, Hermione ed altri Grifondoro, erano ancora seduti a tavola e, stavano parlando, quando il Professor Piton si fermò dietro a Clarice e Ron e disse: “ Spero che sia stata una cena piacevole”. Clarice e Ron voltarono lo sguardo verso di lui e Clarice disse: “Oh, era molto buona. Grazie, per avercelo chiesto”. Severus prese fuori qualcosa da una tasca interna del suo mantello e disse: “Presumo che questa sia sua, vero signorina Piton ?” e, mentre gliela consegnava, Clarice disse: “La mia bacchetta magica ?! Ecco, dove era, allora !”; poi, guardò Severus e disse: “Grazie, grazie di cuore, Professor Piton per avermela riportata. Come potrei sdebitarmi ?”. “Mi faccia alla perfezione la Pozione Soporifera di domani e si sarà già sdebitata” disse Severus e continuò per la sua strada. “Piccola, sei fantastica: continua così ed il Professor Piton incomincerà a regalarci punti” disse Fred. “Visto che avevamo ragione noi: basta che ci parlavi, per scoprire che tu e lui siete uguali” disse George. “Clarice, è fatta: ora che il Professor Piton ti ha preso in simpatia, non favorirà più solo i Serpeverde, ma anche noi Grifondoro” disse Ron. “Però, c’è una cosa che non mi quadra” disse Hermione. “Che cosa, Hermione ?” chiese Ron. “Di solito, il Professor Piton non dice mai le pozioni che farà preparare nella lezione successiva, eppure, questa volta, ha detto quale sarà la pozione di domani” rispose Hermione. “Bé, e che importa: ce lo ha detto, così ci possiamo preparare bene e domani prenderemo il massimo del punteggio” disse Ron. “Ma non capite che, se lo ha detto, è solo per favorire Clarice ? A voi altri, non gliene importa niente” disse Fred. “E come mai dovrebbe favorire Clarice e non me, visto che io sono molto più brava di lei ?” domandò Hermione, guardando i due gemelli. “Perché Clarice è sua figlia” rispose George. Hermione rivoltò lo sguardo verso Clarice, la quale disse: “Non è vero: il Professor Piton non è il mio papà…bé…anche se ora, sto incominciando a pensare seriamente che lo sia”.  “Hai altre prove che lo dimostrano ?” chiese Ron. “Una” rispose Clarice; poi, continuò dicendo: “Quando prima stavo parlando con lui, mi ha chiesto se potevo dargli la mia bacchetta; poi, ha preso fuori la sua e, quando le ha messe vicine, le due bacchette risultavano uguali, praticamente identiche”. “Ma ci sono un sacco di bacchette uguali al mondo” disse Ron. “Ma non gemelle. Quando Olivander mi diede la mia bacchetta, mi spiegò anche che l’unicorno, il quale crine risiede nella mia bacchetta, ha dato un altro crine e solo uno e, questo crine, risiede nella bacchetta del mio papà. Ora non dimmi che è solo coincidenza che il Professor Piton abbia la bacchetta magica uguale identica alla mia ?” spiegò Clarice. Sia Ron, che Hermione rimasero senza parole nel sentire ciò; poi Ron disse: “Mi sa tanto, che Fred e George non abbiano poi così torto”. “Coraggio: sarà meglio che torniamo nella Sala Comune, se domani vogliamo arrivare in orario alle lezioni” disse Hermione e, mentre usciva da dove era seduta, Clarice e Ron la seguirono; poi Ron disse: “Domani, mi interessa, soprattutto, fare una decente pozione, così il Professor Piton prenderà in simpatia anche me”. “Ma non hai ancora capito, che il Professor Piton non vi prenderà mai in simpatia ? Ha preso solo in simpatia Clarice” disse Fred. “Perché è la sua dolce figlioletta prediletta” aggiunse George e, i due, se ne andarono. “Potrei documentarmi sulla vita del Professor Piton: magari, in Biblioteca, trovo qualche libro” disse Hermione, mentre insieme a Clarice e Ron salì su per le scale. “Sai quella mi fa venire i brividi: sa più cose lei di te, di quanto ne sappia tu” disse Ron, mentre camminava accanto a Clarice, la quale disse: “E chi non le sa”. Ad un certo punto, la scala si mosse e Clarice domandò: “ Ma che succede ?”. “Alle scale piace cambiare; ricordate ?” rispose Hermione, quando la scala si fermò. “Andiamo di qua” disse Clarice, salendo su gli ultimi gradini. “ Prima che le scale si muovano di nuovo” aggiunse dicendo Ron, seguendola con Hermione e, i tre entrarono dentro ad una porta, il quale corridoio era buio e pieno di ragnatele. “Qualcuno ha la sensazione che non dovremmo essere qui” disse con un po’ di paura Ron. “Noi non dovremmo assolutamente essere qui: questo è il terzo piano. È proibito” spiegò Hermione e, stavano per uscire da lì, quando dietro di loro comparve un gatto. “E’ il gatto di Gazza” disse Hermione. “Scappiamo !” disse Clarice e corsero dall’altra parte. Mentre attraversavano il lungo corridoio, tutte le torce ai lati si accendevano al loro passaggio. “Presto: nascondiamoci dietro quella porta” disse Clarice, mentre correvano. Finalmente arrivarono in fondo al corridoio, ma quando Clarice cercò di aprire la porta, essa era chiusa: “ E’ chiusa !” disse Clarice, con un po’ di rabbia. “E’ la fine: siamo spacciati” disse Ron, voltando lo sguardo all’indietro. “Ah dai, spostati !” disse Hermione e, dopo aver spostato Clarice da una parte, puntò la bacchetta contro il lucchetto e disse: “Alohomora !” e, dopo che la porta si fu aperta, vi entrarono in un batti baleno. “Alohomora ?!” disse stupito Ron. “Libro standard degli incantesimi: capitolo 6” spiegò Hermione.

Entrarono appena in tempo, perché proprio in quel momento, dietro alla sua gatta, arrivò Gazza il quale, mentre teneva in mano una lanterna, disse: “ C’è qualcuno, tesoro mio ?” , ma la gatta miagolò soltanto. Gazza guardò meglio, alzando un po’ la lanterna, per vedere fino in fondo al corridoio ma, quando non vide nessuno, disse: “Andiamo” e, lui e la gatta, se ne andarono. “Gazza se ne è andato” disse Hermione. “Penserà che la porta è chiusa” disse Ron, mentre con Hermione, si voltò e raggiunse Clarice, la quale era già voltata e stava guardando qualcosa. “Infatti era chiusa” disse Hermione. “E per un buon motivo” disse Clarice. Quello che i tre bambini videro, non era molto bello: di fatti, davanti a loro, c’era un enorme cane a tre teste che, proprio in quel momento, si stava svegliando. Nel vederli, il cane a tre teste ringhiò contro di loro e, i tre, gridarono come non mai, per poi uscire velocemente da quella stanza, chiudendo la porta, prima che il cane a tre teste potesse loro mordere.

I tre corsero velocemente per tutto il corridoio: salirono su per le scale, fino al quinto piano e, solo quando rientrarono nella loro Sala di Ritrovo, ripresero fiato. Clarice e Ron si sedettero sul divano di fronte al camino, mentre Hermione rimase in piedi: “ Ma come gli salta in testa, di tenere un coso come quello, chiuso in una scuola ?!” disse stupito Ron. “Tu non li usi gli occhi, vero ? Non hai visto su cosa poggiava le zampe ?” chiese Hermione. “Non gli ho guardato le zampe: era un tantino preoccupato per le teste, o forse tu non le hai notate: erano tre !” replicò dicendo Ron. “Almeno tu, Clarice, devi aver visto dove poggiava le zampe quel coso, no ?” domandò Hermione. “Bé…non con esattezza, perché anche io, come Ron, ero concentrata sulle teste e, soprattutto, a scappare. Però, se devo essere sincera, secondo me, le zampe erano appoggiate sul pavimento, se no dove ?” rispose Clarice. Hermione alzò gli occhi; poi disse: “ Stava sopra una botola, il che significa che non era lì per caso: fa la guardia a qualcosa”. “La guardia a qualcosa ?!” disse stupita Clarice. “Sì, esatto. Ora, se a voi due non dispiace, io me ne vado a letto, prima che ad uno di voi venga un’altra brillante idea per farci uccidere, o peggio, espellere !” e, voltandosi, salì le scale, per andare nel suo dormitorio. “Quella ha bisogno di rivedere le sue priorità” disse Ron. “Hai ragione: secondo me, si da un po’ troppe arie” disse Clarice. “Lei pensa di essere brava in tutto, ma non sa che tu sei più brava di lei in pozioni; insomma, ce lo hai nel sangue” disse Ron. “Non dire sciocchezze, Ron ! Il Professor Piton non ci ha ancora fatto preparare una pozione: come fai a sapere che sarò migliore di Hermione ?” disse Clarice. “Te l’ho detto: ce l’hai nel sangue. Nelle tue vene, scorre sangue di un Professore di Pozioni; quindi, per te sarà un giochetto preparare una pozione, credimi” spiegò Ron. “E, se invece, ho preso da mia madre ? Magari, lei, faceva schifo in pozioni” disse Clarice. “Bé, a quanto pare, nel Volo hai preso da tuo padre, così come i capelli; in Difesa contro le Arti Oscure vai molto bene e, per quanto riguarda pozioni, bisogna aspettare domani” spiegò Ron. “Vorrei avere la fiducia che hai tu” disse Clarice. “Vedrai che ritroverai tuo padre e, secondo il mio sesto senso, che non fa cilecca come il tuo, è molto vicino” disse Ron e, dopo essersi alzato dal divano, andò nel dormitorio dei maschi. Clarice sospirò; poi, andò anche lei nel dormitorio delle ragazze, dove si addormentò subito, per la pesante giornata che aveva passato. Una cosa, ora, era sicura: il Professor Piton era l’unica persona molto uguale a suo padre e, lei, avrebbe scoperto, a tutti i costi, se lo era veramente lui. Diventare una strega è molto duro, soprattutto seguire le lezioni.

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Capitolo 7
*** Il papà di Clarice Parte I ***


 
Fu un nuovo giorno ad Hogwarts e tutti gli studenti, insieme ai Professori, erano già nella Sala Grande a fare colazione ed ognuno era seduto nella tavola della rispettiva Casa di appartenenza: “Clarice, smettila di leggere quel libro e pensa, piuttosto, a mangiare” disse Ron, mentre guardava Clarice la quale, mentre mangiava, contemporaneamente stava anche leggendo un libro. “Voglio essere molto preparata a lezione di Incantesimi: se riuscirò a fare un perfetto Wingardium Leviosa,il Professor Viltious ci darà dei punti” spiegò Clarice e, mettendosi in bocca un altro pezzo di pane, puntò nuovamente l’occhio sul libro. “Non ti devi preoccupare così: intanto, ci sarà Hermione che ci farà guadagnare i punti” disse Ron, indicandola. “Lo so, ma anche io voglio fare bella figura: guarda che se non si è bravi, si rischia di venire bocciati e, tu, non vuoi essere bocciato, vero ?” disse Clarice. “Assolutamente no, anche perché se no chi la sente mia mamma: quando si arrabbia, diventa una belva. Sei molto fortunata, Clarice, a non avere un genitore che ti sgrida” disse Ron. Clarice lo guardò e disse: “Preferisco avere anche solo un genitore che mi sgrida, piuttosto che non averne neanche uno”. “Scusami, Clarice: spero che non ti sia offesa” disse Ron. “Scuse accettate. E, no: non mi sono offesa” disse sorridendo Clarice e riguardò il libro. “Non mi sembra che Clarice sia la figlia del Professor Piton” disse Fred. “Già, perché lei è molto più buona di lui” aggiunse dicendo George. “Ok, ragazzi, io ho finito: ci vediamo a lezione” disse Hermione e, dopo aver preso i libri, si diresse nell’aula della prima ora di lezione. “Cavolo ! Deve amarle molto le pozioni; però, oggi, le farai vedere che sei più brava di lei” disse Ron. “Ormai, pozioni non mi preoccupa più; il problema è un altro” disse Clarice. “Che tipo di problema ?” domandò Ron. Clarice, allora, dopo aver appoggiato il libro, prese fuori la bacchetta magica e rispose: “Questo problema”. “Che ha di strano la tua bacchetta magica ?” chiese Ron. “E’ questo il punto: non lo so” rispose Clarice. “Bé, allora se non lo sai, perché dici che è un problema ?” domandò Ron. “Non saprei, ma questa bacchetta non sembra la mia: c’è qualcosa che mi dice, che questa non è la mia bacchetta magica” rispose Clarice. “Scusa, Clarice, ma proprio non ti seguo; sì, insomma, a me sembra la tua bacchetta: è uguale identica a quella che hai sempre avuto” disse Ron. “Lo sai che Olivander ha detto che è la bacchetta a scegliere il mago” disse Clarice e, dopo che Ron ebbe annuito positivamente, continuò dicendo: “Io penso, allora, di non sentire dentro di me che, questa, sia la mia bacchetta; capisci cosa intendo, ora ?”. “Più o meno sì; però, dai Clarice: anche se non si dovesse trattare della tua bacchetta, le magie le dovrebbe fare lo stesso, no ?” disse Ron. Clarice lo guardò, non dicendo nulla; poi, guardò la bacchetta che teneva in mano. Era sicura che quella non si trattava della sua bacchetta ma, allora, se non era sua, di chi era ? E, soprattutto, chi aveva la sua bacchetta ?.

Poco dopo, a Pozioni… “Dopo che avrete ricopiato tutti gli ingredienti che ci sono scritti alla lavagna, preparerete la Pozione Soporifera con il compagno, o la compagna, che vi ho assegnato. Mentre lavorerete, passerò tra i banchi a vedere come ve la cavate. Mi raccomando: non voglio che nessuno, e dico nessuno, faccia saltare in aria un calderone o subirà delle tremende conseguenze, chiaro ?!” spiegò Severus. Tutti gli studenti, i quali questa volta erano Grifondoro e Corvonero, erano in uno stato di completo silenzio; quindi Severus disse: “Coraggio ! Al lavoro che non ho tempo da perdere !”. “Ah, che sfortuna: non sono in coppia con Clarice” disse Ron, mentre guardava Clarice, la quale era davanti a lui e, in coppia con lei, vi era Neville. “Invece di pensare a Clarice, perché non mi aiuti con questa pozione ? Se il Professor Piton passa di qui e vede che non stiamo facendo nulla, non solo ci toglierà del punti, ma ci metterà anche in detenzione” disse Seamus, il quale era il suo compagno di lavoro. “Se davvero il Professor Piton è suo padre, allora Clarice dovrebbe avere talento nel preparare pozioni, ed è proprio per questo motivo che preferivo capitare con lei, oppure con Hermione” spiegò Ron. “Durante la mia lezione, non si chiacchiera, signor Weasley !” disse Severus, mentre stava di dietro a Ron e Seamus; poi, aggiunse dicendo: “10 punti in meno ai Grifondoro: per la sua poca voglia di lavorare” e se ne andò da un’altra coppia. “Te lo avevo detto di non pensare a Clarice, ma di aiutarmi !” replicò dicendo Seamus. “Sì,sì, adesso ti aiuto subito, prima che il Professor Piton mi tiri via altri punti” disse Ron ed aiutò Seamus a preparare la pozione. “Ok, Neville: ora mi serve un po’ di fagioli sopoforosi” disse Clarice, mentre lesse gli ingredienti che aveva trascritto sul suo foglio di pergamena. “Emmmm…forse sono questi…no,no, non sono questi….o forse questi” disse con indecisione, Neville. “Oh, Neville, non è poi così difficile: guarda che, per preparare questa pozione, servono solamente due ingredienti e, se guardi bene, di fianco al calderone, ci sono esattamente due ingredienti; non è che, per caso, non sai distinguere delle lumache da dei fagioli, vero ?” disse Clarice e, mentre metteva un po’ di fagioli nel calderone, Neville disse: “Mi…mi dispiace tanto, Clarice, ma quando arriva il momento di Pozioni, io mi agito molto”. “Non ti preoccupare, Neville: neanche io credo di essere molto brava con le pozioni” disse Clarice, cercando di consolarlo. Neville sorrise e, proprio in quel momento, dietro di loro arrivò Severus il quale, dopo aver guardato la pozione all’interno del calderone, disse: “ Immagino che questo ottimo lavoro non sia del Signor Paciok, vero ?”. “Bé, Professor Piton: abbiamo lavorato tutti e due” disse Clarice. “Ottimo lavoro, Signorina Piton. Devo dire, che ha più talento lei che della Signorina Granger” disse Severus. Sentendo queste parole, Hermione guardò stupita Clarice, la quale stava guardando il Professor Piton; quest’ultimo disse: “10 punti a Grifondoro, per la splendida e perfetta pozione che ha fatto la Signorina Piton” e, dopo che se ne andò da alcuni Corvonero, Clarice e Neville si guardarono e sorrisero. “Ehi, Clarice: grazie a te abbiamo recuperato i 10 punti che avevo perso prima io” disse Ron. Clarice lo guardò e disse: “Il merito non è solo mio, ma anche di Neville” e rivoltò lo sguardo verso Neville il quale disse: “Però, il Professor Piton ha dato il merito solo a te”. “Secondo me, invece, ha sottointeso anche te” disse Clarice. “Ma no: ha parlato solo di te. E, poi, hai visto anche tu che non riesco a distinguere una lumaca da un fagiolo: sono un vero disastro” disse Neville. “Bé, allora, vorrà dire che tu sarai molto più bravo di me in altre materie; e, poi, ricordati che tutti non siamo perfetti” disse Clarice. “Grazie, Clarice: tu sai sempre come tirarmi su di morale” disse Neville. “Non so da chi possa aver ereditato questa capacità: forse, dalla mia mamma” disse Clarice. Severus, mentre stava ritornando alla cattedra, ovviamente sentì questa frase e guardò Clarice la quale, però, stava parlando con Neville: “Quando è che le potrò dire che io sono suo padre ? Quando è che potrò finalmente abbracciarla ? Oh, se solo Silente non mi impedisse di raccontarle tutto: devi aspettare il momento più adatto, ha detto quel vecchiaccio. Glielo do io il momento più adatto ! La mia piccola Clarice mi sta riempiendo il cuore di orgoglio e felicità: non solo è bravissima a preparare pozioni, insomma, è logico che quel capolavoro non l’ha preparato quella zucca vuota di Paciok, e, inoltre, è diventata Cercatrice dei Grifondoro. La mia piccola e dolce Clarice: oh, se solo trovassi il momento più adatto per dirle tutto: saremmo più felici entrambi. Però, per il momento, sarà meglio non dirle niente” disse tra se Severus.

Dopo che Pozioni finì, Clarice e gli altri si diressero verso Incantesimi e, mentre Hermione camminava un po’ più avanti di loro, Ron disse: “Clarice, dovevi vedere la faccia di Hermione, quando il Professor Piton ha detto che hai più talento tu di lei”. “Davvero, Ron: io non voglio essere superiore a lei. A me, basta solamente fare bella figura alle lezioni” disse Clarice. “Te lo avevo detto che avresti avuto talento: ciò dimostra che il Professor Piton è veramente il tuo papà” disse Ron. “Non trarre delle conclusioni affrettate: non ne siamo ancora certi” disse Clarice, mentre salirono su per delle scale. “Bé, è un altro tassello che si aggiunge agli indizi che avevamo: il Professor Piton insegna Pozioni e tu, di conseguenza, hai talento nel preparale. È logico che devi aver ereditato questa capacità da lui” spiegò Ron. “Ok, ho capito: il Professor Piton potrebbe essere benissimo il mio papà; però, ora, vorrei pensare a fare una decente figura anche ad Incantesimi” disse Clarice, mentre entravano nell’Aula di Incantesimi. “La farai, se no stamattina non avresti studiato mentre mangiavi” disse Ron e, lei e Clarice, si sedettero uno accanto all’altro, nella prima fila, che c’era al lato destro della stanza. Di fianco  Clarice si sedette Seamus; come se non bastasse, di fianco a Ron, si mise Hermione; mentre Draco, Tiger, Goyle ed alcuni altri Serpeverde, si sedettero in seconda fila, nel lato sinistro. Il Professor Viltious, che per la sua bassa statura, era in piedi sopra una pila di libri; dopo che tutti gli studenti furono arrivati, iniziò col spiegare: “Ora tutti zitti, ragazzi, che iniziamo con la lezione. Dunque: una delle abilità più rudimentali di un mago è la Levitazione o capacità di far sì che gli oggetti volino. E, avete le vostre piume ?” e, dopo che Hermione gliela ebbe fatta vedere, continuò dicendo: “ Bene. Ora non dimenticate il bel movimento del polso che abbiamo provato nella scorsa lezione: agitare e colpire ! Coraggio” e, insieme agli studenti, ripeté dicendo: “Agitare e colpire !”. “Bene; poi enunciate Wingardium Leviosa. Su, provate” spiegò il Professor Viltious. Tutti ci provarono, ma nessuno ci riuscì; poi Ron disse: “ Wingardium Leviosà” e mossa la bacchetta come se stesse tagliando qualcosa con un coltello. Hermione lo guardò e gli disse: “ No, fermo, fermo, fermo: così caverai l’occhio a qualcuno. Per di più sbaglio pronuncia: è Leziosa e non Leviosà”. “Fallo tu, visto che sei una sapientona. Dai, forza !” disse Ron. Hermione, allora, guardò la piuma e disse: “ Wingardium leziosa” e la piuma si librò in aria. Tutti guardarono ed il Professor Viltious disse: “ Molto bene ! Avete visto, ragazzi: la Signorina Granger ce l’ha fatta. Splendido ! 5 punti ai Grifondoro”, ma, mentre parlava, ci provò anche Seamus, ma la sua piuma esplose; quindi Clarice disse: “ Credo che ci vorrà un’altra piuma qui, Professore”. Mentre camminavano nel giardino, Ron disse, imitando la voce di Hermione: “E’ Leviosa e non Leviosà. È insopportabile, dico davvero: per forza che, poi, non ha amici”; ma, sfortunatamente, Hermione era proprio dietro di loro e, dandogli una leggera spinta mentre gli passava accanto, se ne andò avanti, piangendo. Clarice, Ron, Seamus e Dean si fermarono; poi Clarice disse: “ Ti ha sentito, credo”. “Non era mia intenzione farglielo sentire” disse Ron, mentre ripresero a camminare. “Bé, sai che ti dico: che sei stato proprio uno stupido !” replicò dicendo Clarice. “Ehi, grazie per il complimento: adesso, da quando in qua, provi simpatia per quella là ?” disse Ron. “A volte, potrebbe anche essere un po’ Sotuttoio, ma secondo me, se ci parlassimo di più,  potrebbe risultare anche simpatica” spiegò Clarice. “Ma Clarice, hai sentito quello che ha detto Ron: quella là non ha amici e ci sarà un motivo, no ?” disse Seamus. Clarice si fermò, così come gli altri tre, e disse: “E allora ?! Questo che cosa centra ?! Solo perché non ha amici, non è detto che non ne debba avere, no ?”. Mentre parlavano, non si accorsero che il Professor Piton, il quale stava camminando nella loro direzione, si fermò e non facendosi vedere, cercò di ascoltare la loro conversazione: “Da quello che ci stai dicendo, tu vorresti essere sua amica, non è così ?” domandò Ron. “E se anche fosse, saresti tu a fermarmi Ronald Weasley ? Provaci se ne hai il coraggio, ma se lo farai, giuro che andrò dal Professor Piton e, se lui è veramente il mio papà, allora sarai in grossi guai” rispose Clarice. Ron deglutì per la paura, mentre Severus disse tra se: “Questa è la mia bambina ! Si vede che ha preso da me per il carattere: Lily me lo diceva sempre”. “Scusami, Clarice: hai ragione tu” disse Ron. “Davvero ?! Ho ragione ?! E perché ?” chiese stupita Clarice. “Bé, perché non avrai dovuto prenderla in giro. Quelli dei Serpeverde mi prendono sempre in giro e, quindi, so come ci si sente” rispose Ron. “Sì, ma tu, Ron, al contrario di Hermione, mica ti metti a piangere” disse Dean. “Anche questo è vero; però, non avrei dovuto dire quelle cose su di lei; adesso non vorrà mai più rivolgermi la parola ed io non so come farmi perdonare” disse Ron e guardò Clarice, la quale disse: “Ah, no, io non ti aiuterò: dovrai cavartela da solo. E, poi, adesso, devo andare: Oliver Baston mi deve spiegare le regole del Quidditch” e, dopo averli salutati, si avviò verso l’altro giardino, passando di fianco al Professor Piton, che però non vide. “Accidenti: ci siamo dimenticati di dire a Clarice della nostra idea per la festa di Halloween che ci sarà stasera” disse Ron, ricominciando a camminare. “Bé, vorrà dire che gliela diremo quando ritornerà in Sala Comune” disse Seamus, ma fecero in tempo a fare qualche altro passo, che il Professor Piton si mise davanti a loro e disse: “Buon pomeriggio: che cosa ci fate in giro, quando dovreste essere a lezione ?”. “Proprio adesso Clarice se ne doveva andare: lei è l’unica che riesce a rispondere al Professor Piton e, soprattutto, che non ha paura di lui” disse sottovoce Ron agli altri due. “Cosa c’è, Signor Weasley: ha bisogno dell’aiuto della Signorina Piton per rispondere alla mia domanda ?” disse Severus e Ron scosse negativamente la testa. “Non abbiamo lezione in questo momento, Professor Piton” disse Dean. “Allora vi consiglio di andare a fare i vostri compiti e vi consiglio di andarci di corsa, se non volete che vi tolga altri punti !” replicò dicendo Severus e i tre bambini, sparirono subito dalla sua vista e, mentre li guardò andarsene, sentì dire da Ron: “Sono tali uguali, credetemi. Se Clarice si azzarda a dire, anche solo un’altra volta, che il Professor Piton non è il suo papà, giuro che la pietrifico !” e Severus fece un sorriso compiaciuto.

Intanto, Clarice stava aiutando Baston a portare un pesante baule e, mentre camminavano, Baston spiegò dicendo: “ Il Quidditch è facile da capire. Ogni squadra ha 7 giocatori: 3 Cacciatori; 2 Battitori; il Portiere ed il Cercatore…saresti tu” e, dopo che ebbero appoggiato il baule a terra, Batson si inginocchiò e lo aprì, rivelando al suo interno due piccole palle ai lati ed una grossa palla rosso scuro al centro. Baston prese in mano la grossa palla rosso scuro e, rialzandosi in piedi, spiegò: “ Ci sono 3 tipi di palle” e, dopo averla data a Clarice, continuò dicendo: “ Questa si chiama Pluffa. I Cacciatori si lanciano la Pluffa e cercano di farla entrare in uno di quei tre anelli” ed indicò i 3 anelli che c’erano nel Campo da Quidditch lì vicino; poi aggiunse dicendo: “ Il Portiere, cioè io, difende gli anelli. Mi segui fin qui ?”. “Credo di sì” disse Clarice e gli riconsegnò la palla; poi, guardando nel baule, domandò: “ Quelle cosa sono ?”. Baston rimise via la Pluffa e, dopo aver dato il bastone da Battitore a Clarice, liberò uno delle due palle più piccole, la quale volò a gran velocità verso l’alto; poi, mentre scendeva, Baston disse: “ Attenta, torna indietro” e, quando fu vicina, Clarice la colpì con la mazza che aveva in mano, facendo passare la palla, all’interno di una specie di anello che una statua, in cima ad una delle torri, formava con le due spade. “Non male, Piton. Brava come Battitore”. La piccola palla ritornò indietro sempre a gran velocità e Baston, dove averla presa, la rimise a fatica nel baule, intrappolandola con una catena. “Che cosa era ?” chiese Clarice. “Un Bolide. Rognosi i Bolidi, ma tu, sei una Cercatrice” rispose Baston e, dopo aver aperto un piccolo scompartimento, ne prese fuori una pallina oro; si rialzò in piedi e disse: “L’unica cosa di cui ti devi preoccupare è questo: il Boccino d’Oro” e lo consegnò a Clarice, la quale disse: “ Mi piace questa palla”. “Ah, ti piace ora, ma vedrai: è velocissimo e quasi impossibile da vedere” disse Baston. “E cosa devo farci ?” domandò Clarice. “L’acchiappi…prima dell’altra squadra. Se l’acchiappi, la partita è finita. Acchiappalo, Piton, e noi vinciamo” rispose Baston e, appena ebbe finito la frase, il Boccino aprì le ali e se ne volò un po’ in giro.

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Capitolo 8
*** Il papà di Clarice Parte II ***


Arrivò la sera di Halloween e, per l’occasione, nella Sala Grande, al posto delle candele fluttuanti, erano state messe delle zucche e persino sul tavolo dei Professori vi erano delle zucche. E, la cena, era a base di piatti tradizionali della stagione e tanti, tantissimi dolci. Mentre mangiavano, Ron chiese: “Allora, Clarice, hai già pensato come vestirti dopo per la festa che terremo nella Sala Comune ?”. “Ancora no, anche perché lo so adesso da te che, dopo, ci sarà una festa” rispose Clarice. “Volevamo dirtelo dopo la lezione di Incantesimi, ma sei scappata molto velocemente” disse Dean. “E’ scappata prima di incontrare il Professor Piton” disse Seamus. “Non ditemi che vi ha tolto altri punti ?” domandò Clarice. “No, fortunatamente no, ma non saprai mai cosa mi ha detto” rispose Ron. “Cosa ti ha detto ?” chiese Clarice. “Bé, non riuscivo a rispondere alla domanda che mi aveva fatto e, quindi, mi ha chiesto se mi ci voleva sempre il tuo aiuto per rispondere alla domanda” rispose Ron. Ci fu un po’ di silenzio; poi Clarice, guardando accanto a se e non vedendo Hermione, domandò: “ Dov’è Hermione ?”. “La sua amica Calì ha detto che non è più uscita dal bagno delle ragazze: è rimasta chiusa lì dentro tutto il pomeriggio, a piangere” rispose Neville; quindi Clarice guardò minacciosamente Ron e stupita gli disse: “Non dirmi che non ti sei ancora scusato con lei per averla presa in giro ?”. “Se mi fossi scusato, sarebbe seduta accanto a te” disse Ron e mangiò un altro dolce.

All’improvviso, il Professor Raptor entrò, di corsa, sbattendo la porta e gridando: “Troll ! Nei sotterranei ! Troll ! Nei sotterranei !”; poi, si fermò a metà sala, sotto lo sguardo silenzioso di tutti. “Io ve l’ho detto” e cadde per terra privo di sensi. Tutti gli studenti gridarono per la paura ed incominciarono a correre a destra ed a sinistra; finché Silente, si alzò in piedi e gridò: “SILENZIO !” e, dopo che ci fu silenzio, disse con più calma: “ Ragazzi, per favore, niente panico…Bene…I Prefetti riporteranno gli studenti della loro Casa nei dormitori; gli insegnanti mi seguiranno nei sotterranei” e, mentre gli studenti si muovevano fuori dalla Sala Grande, ed i Professori nei sotterranei, il Professor Piton, che aveva sospettato qualcosa, uscì invece, da una piccola porta nera dietro di se, dirigendosi al Terzo Piano. Mentre si dirigevano verso il loro dormitorio, Percy disse: “Grifondoro tenete il passo e state allerta !”. “ Come avrà fatto ad entrare ?” chiese Clarice. “Certo non da solo: i Troll sono molto stupidi. Qualcuno ha voluto fare uno scherzo” rispose Ron. Clarice lo prese da una parte e si fermò; quindi Ron chiese: “Che c’è ?”. “Hermione. Lei non sa niente” e, senza farsi vedere da Percy, corsero in direzione dei sotterranei.

Corsero ancora un po’ ma, quando svoltarono l’angolo, un po’ più avanti di loro, videro passare un enorme Troll: “Credo che il Troll sia uscito dal sotterraneo” disse Ron e, insieme a Clarice, si nascose dietro una parete. Quando riguardarono, Clarice disse: “ Va nel bagno delle ragazze”. “Che cosa possiamo fare ?” domandò Ron, ma la risposta la seppe già, quando Clarice corse verso il bagno delle ragazze; quindi non gli restò altro che seguirla e disse: “Ma perché il Professor Piton non ha fatto una figlia con meno coraggio e più sale in zucca ?”. Hermione, la quale aveva pianto per tutto il tempo, in una delle toilette del bagno, vi uscì ma, proprio mentre si stava asciugando le ultime lacrime, vide due grossi piedi e, piano, piano che saliva sullo sguardo, si rese conto che, quello che le stava di fronte, era un enorme ed orribile Troll. Il Troll avanzò verso di lei ed, Hermione, di conseguenza, indietreggiava: in uno scatto veloce, Hermione rientrò dentro ad una delle toilette ma si dovette abbassare e gridare, quando il Troll buttò la sua clava contro la parte alta delle toilette, distruggendola. Clarice e Ron entrarono nel bagno e Clarice gridò: “ Hermione, spostati !” ed Hermione gattonò ancora un po’, ma il Troll distrusse, con la sua clava, il resto delle toilette e, i pezzi di legno, finirono tutti addosso ad Hermione la quale, proteggendosi, gridò: “Aiuto !”. “Dobbiamo pensare a come distrarre il Troll, così per permettere ad Hermione di andarsene” disse Clarice, mentre si guardava intorno. “Sì, ma come ?” disse Ron. Clarice spostò lo sguardo verso il pavimento e fu lì che le venne la soluzione; allora, prese i pezzi di legno distrutti e li lanciò al Troll: stessa cosa, fece anche Ron. Continuarono a lanciarli, ma il Troll non li sentiva neanche: “Ehi, cervello di gallina !” disse Ron e gli lanciò un pezzo di legno in testa. Il Troll sembrò, per un momento, confuso: di fatti, ciò permise ad Hermione di sgattaiolare via, gattonando fino sotto ai lavandini. Il Troll se ne accorse e, con la clava colpì una parte del lavandino di fianco a quello dove era nascosta sotto Hermione, la quale urlò nuovamente per la paura. “Questi pezzi di legno non gli fanno niente: bisogna pensare a qualcos’altro” disse Clarice. “Ottima proposta; ma cosa mi diresti se ti dicessi che, al momento, non ho in mente nulla ?” disse Ron. “Ti dirò che hai ragione, perché neanche io ho in mente qualcosa…a meno che…” disse Clarice e prese fuori la bacchetta magica; poi, la puntò contro il Troll e gridò: “ Wingardium Leviosa !”, ma non successe nulla. “Cosa speravi di risolvere ? Un incantesimo del genere non può sollevare un Troll grosso quanto una montagna” disse Ron. “Io non volevo sollevare il Troll, ma la sua clava, in modo che così non potesse più creare danni” spiegò Clarice. “Però, ingegnoso: a questo non ci avevo proprio pensato” disse Ron. “Che strano: ho lanciato l’incantesimo, ma non è successo nulla” disse Clarice, guardando la bacchetta. “Per forza non è successo nulla: un incantesimo così semplice, non funziona con cose così grosse” disse Ron. “No, non è per questo…ma certo, la bacchetta” disse Clarice. “Cosa ?!” disse stupito Ron. “Ti ricordi quando questa mattina ti ho detto che dentro di me è come se non sentissi che questa bacchetta è la mia ? Bé, avevo ragione: questa bacchetta magica non è la mia ed ecco perché l’incantesimo non ha funzionato. Olivander aveva ragione: è la bacchetta a scegliere il mago e, per questo motivo, funziona solo in mano al suo possessore” spiegò Clarice. “Ma se questa non è la tua bacchetta, allora, di chi è ?” chiese Ron. “Piton… Questa bacchetta è del Professor Piton” rispose Clarice. “Ma certo: stamattina mi avevi anche detto che tu e lui avevate le bacchette gemelle; quindi, lui ha la tua bacchetta magica” disse Ron. “Quando me l’ha consegnata, deve essersi confuso con la sua e non credo che lo abbia fatto apposta. È normale confondersi, quando le bacchette sono praticamente uguali” disse Clarice. “Dobbiamo andare da lui e farti dare la tua bacchetta, così, poi, puoi distrarre il Troll” disse Ron. “No, non ci sarebbe tempo; e, poi, i Professori si aspettano che noi siamo, in questo momento, nei nostri dormitori e non a combattere contro un Troll” spiegò Clarice. “Ma, allora, che cosa si può fare ? Io non vedo nessun’altra alternativa” disse Ron, ormai in preda al panico. “C’ è solo un modo” disse Clarice e, aggrappandosi alla clava, salì sulle spalle del Troll. Il Troll si mosse a destra ed a sinistra, cercando di vedere chi aveva sulle spalle; ma si mosse talmente veloce che la bacchetta che Clarice aveva in mano, finì in una narice del Troll. Sia Ron, che Hermione fecero un’espressione di disgusto. Il Troll, vedendo questa cosa “indesiderata” nella sua narice, incominciò a starnutire ma, allo stesso tempo, era anche un modo per togliersela dalla narice.

Nello scuotersi troppo velocemente, il Troll riuscì a prendere Clarice per una gamba e, mentre la teneva a testa in giù, cercò di colpirla ma, ogni volta che la clava stava per colpirla, il Troll l’alzava. In un momento che il Troll non la colpiva, ma che la teneva a testa in giù, Clarice disse: “ Fai qualcosa !” e venne tirata in alto, prima che la clava la colpisse e Ron domandò: “Cosa ?!”. Quando ritornò normale, Clarice rispose: “Qualunque cosa ! Sbrigati !” e fu rialzata nuovamente in aria, prima che la clava la colpisse. Ron, allora, prese fuori la bacchetta ma, prima che scagliasse l’incantesimo, Hermione, facendogli vedere con il movimento del polso, disse: “ Agitare e colpire !”. “ Wingardium Leviosa !” disse Ron e la clava, prima che potesse colpire Clarice, si fermò a mezz’aria. Il Troll si accorse di non avere più la clava in mano; quindi, guardò in alto, proprio nel momento, che la clava lo colpì in testa. Il Troll lasciò andare Clarice, la quale cadde a terra e, mentre avanzava verso di lei barcollando, ad un certo punto, cadde a terra, ma Clarice si spostò appena in tempo. Ci fu un momento di silenzio, nel quale Clarice si rialzò in piedi; Hermione raggiunse i due e, fuori, si sentiva solo il rumore dei tuoni. “E’…morto…?” chiese con un po’ di paura Hermione. “No, non credo: lo abbiamo messo al tappeto” rispose Clarice e, dopo essersi chinata, riprese la bacchetta dalla narice del Troll; quando si rimise in piedi, tutti e tre avevano un’espressione di disgusto, per la bacchetta era tutta piena di muco e caccole: “Che schifo: caccole di Troll !” disse disgustata Clarice e, mentre la puliva nella sua tunica, Ron le disse: “Quando riconsegnerai quella bacchetta al Professor Piton, sarà meglio che non gli dici che è stata nella narice di un Troll”. “Contaci, che non glielo dirò” disse Clarice. Si sentirono dei passi, ed arrivarono la Professoressa McGranitt; il Professor Piton ed il Professor Raptor i quali, vedendo il Troll disteso a terra, si fermarono sulla soglia e la Professoressa McGranitt, disse: “ Oh, santo cielo”; poi, vedendo Clarice e Ron, aggiunse dicendo: “Esigo…esigo una spiegazione da voi due !”. “Bé…ecco…vede…noi…”dissero insieme Clarice e Ron, ma Hermione li fermò, dicendo: “ E’ colpa mia, Professoressa McGranitt”. La Professoressa McGranitt ed il Professor Piton ( il Professor Raptor, invece, stava guardando il Troll) voltarono stupiti lo sguardo verso Hermione e la Professoressa McGranitt stupita disse: “Signorina Granger”. “Stavo cercando il Troll: ho letto sull’argomento ed ho pensato di potermela cavare. Ma mi sbagliavo ! Se Clarice e Ron non fossero venuti a cercarmi…probabilmente sarei morta” spiegò Hermione. Quando finì la finta spiegazione, Clarice voltò lo sguardo verso il Professor Piton, sperando di potergli dire che aveva lei la sua bacchetta, ma quello che la colpì, fu il grosso taglio profondo che il Professor Piton aveva sulla gamba destra. Severus si accorse che Clarice stava guardando il taglio, quindi lo coprì subito con il suo mantello; poi, entrambi, rivoltarono lo sguardo verso Hermione, che stava ricevendo una ramanzina dalla Professoressa McGranitt, la quale disse: “ Pur stando così le cose, il tuo è stato un gesto estremamente incosciente. Da te mi sarei aspettata un comportamento più razionale; mi hai molto deluso, Signorina Granger ! 5 punti verranno tolti a Grifondoro, per la tua grave mancanza di giudizio”; poi, voltando lo sguardo verso Clarice e Ron, continuò dicendo: “ Quanto a voi due, Signor Weasley e Signorina Piton, spero vi rendiate conto di essere stati molto fortunati: non molti studenti del primo anno sanno affrontare un Troll di montagna ed essere in grado di raccontarlo. 5 punti…verranno assegnati ad ognuno di voi, per la vostra sfortuna sfacciata. E, adesso, ritornate tutti e tre nel vostro dormitorio !” e se ne andò, seguita dal Professor Piton il quale, prima di seguirla, guardò minacciosamente il Professor Raptor e, poi, se ne andò. Il Professor Raptor entrò un pochino nella stanza e disse: “Fareste meglio ad andare: potrebbe svegliarsi” ed i tre uscirono.

Mentre camminavano per il corridoio, Clarice disse: “Sei stata carina a tirarci fuori dai guai”. “Bada bene: le abbiamo salvato la vita” disse Ron. “Bada bene: non ce ne sarebbe stato bisogno se tu non l’avessi insultata” disse Clarice. Ron, allora, guardò Hermione e disse: “E uno che amico è, se no ?” ed Hermione sorrise. Stavano per salire le scale, quando Clarice si fermò; quindi, anche Ron ed Hermione si fermarono e Ron le chiese: “Clarice, che cosa c’è ?”.  “Non sarebbe corretto” rispose Clarice. “Che cosa non sarebbe corretto ?” domandò Hermione. “Scusatemi, ma devo riportare la bacchetta al Professor Piton” disse Clarice e si voltò, ma Hermione la fermò dicendo: “Non puoi andare nei sotterranei adesso: la McGranitt ha detto di ritornare nei nostri dormitori”. Clarice voltò lo sguardo verso di loro e disse: “Lo so, ma io devo sapere” e rivoltando lo sguardo in avanti, corse verso i sotterranei, cercando di non farsi scoprire. “Quella si farà scoprire e farsi espellere: questo è poco, ma sicuro” disse Ron. “Ma, allora, che cosa stiamo aspettando” disse Hermione e si incamminò. “E, ora, dove pensi di andare anche tu ?” chiese Ron. “Nei sotterranei” rispose Hermione e si diresse dove era andata Clarice. “Ma come ho fatto a meritarmi queste due come amiche” disse Ron; poi, le seguì.

Clarice era già arrivata nei sotterranei e, si trovava di fronte all’ufficio del Professor Piton, tenendo sempre la bacchetta in mano, però non osava bussare. In quel momento, arrivarono anche Hermione e Ron; Clarice voltò lo sguardo e, mentre i due andarono verso di loro, domandò: “E voi, che cosa ci fate qua ? Pensavo che andaste nei dormitori”. “Che amici saremmo, se ti avessimo lasciato venire da sola” rispose Hermione. “Già e, poi, il Professor Piton potrebbe essere molto arrabbiato, dopo quello che ha visto” disse Ron. “Non mi importa ! Questa bacchetta, con me, non funziona, quindi rivoglio indietro la mia; e, poi, ho il diritto di sapere se lui è o non è il mio papà” replicò dicendo Clarice. Hermione e Ron rimasero in silenzio: Clarice fece un lungo sospiro; poi bussò. Dapprima non si sentì niente; poi, dall’altra parte si sentì la voce del Professor Piton che, in modo scocciato, chiese: “Chi è ?”. “Ecco, lo sapevo: è arrabbiato. Forse sarà meglio che ce ne andiamo” disse Ron piagnucolando. “Ssssh, stai zitto Ron” gli disse Hermione. “Sono Clarice Piton, Professore, ed avrei una cosa da darle” rispose Clarice. “E’ una brutta idea; una brutta idea” continuò a ripetere Ron, finché dall’altra parte, il Professor Piton disse: “Entra !” e la porta si aprì; poi, aggiunse dicendo: “Ma solo tu ! I tuoi amichetti aspetteranno fuori” e, dopo che Clarice fu entrata, la porta si richiuse, sbattendo, lasciando fuori Ron ed Hermione. “Non mi piace stare qui, Hermione: ritorniamo nel nostro dormitorio” disse Ron. “Smettila di piagnucolare, Ron ! E, poi, non possiamo andarcene: lo abbiamo promesso a Clarice, quindi, l’aspetteremo” disse Hermione. “Sì, ma se fra dieci minuti non esce, io ritorno nel dormitorio” disse Ron e, entrambi, si sedettero sul pavimento, ai lati della porta. Severus nel frattempo, aveva condotto Clarice, nella sua stanza, proteggendo la porta con un incantesimo insonorizzato; poi domandò: “Che cosa mi devi dare ?”. “La sua bacchetta, Professore. Quando me l’ha consegnata, si deve essere confuso con la sua” rispose Clarice e consegnò la bacchetta a Severus, il quale disse: “ Allora ecco perché, quando ho provato a lanciare un incantesimo, non ha funzionato”. “Anche io, prima, ho provato a lanciare un incantesimo, ma non è successo nulla” spiegò Clarice.  Severus, allora, prese fuori una bacchetta da una tasca interna del suo mantello e disse: “Allora, questa, deve essere la sua e, stavolta, non mi sbaglio” e, mentre gliela dava, Clarice disse ridendo: “Stia tranquillo: stavolta, questa, è proprio la mia bacchetta” e, mentre la metteva via, il Professor Piton, invece, metteva la sua in una tasca interna del suo mantello. Ci fu un po’ di silenzio, nel quale nessuno dei due disse qualcosa; poi Clarice, disse: “Bé…ora io dovrei andare, anche perché Hermione e Ron mi stanno aspettando e non vorrei farli aspettare ancora” e, voltandosi, si diresse verso la porta, ma Severus la fermò, dicendo: “Clarice, sappilo che io ti ho sempre voluto bene: anche quando il Professor Silente ha deciso di portarti via da me”. Clarisse si voltò e, stupita disse: “Allora, è vero ?! Sei tu il mio papà !”. “Sì, Clarice: sono io il tuo papà; solo che il Professor Silente, mi ha proibito di dirtelo” spiegò Severus. Clarice aveva già le lacrime agli occhi e, gridando, disse: “Oh, papà adorato !” e corse tra le sue braccia. “ La mia piccola Clarice: non sai quanto mi sei mancata” disse Severus, mentre abbracciava la sua adorata figlioletta e gli scendeva anche qualche lacrima. Clarice non diceva nulla, ma continuava ad abbracciare il suo papà, mentre le lacrime rigavano il suo viso. Quando si staccarono dall’abbraccio, si guardarono e Severus, disse, mentre toglieva con un dito, le lacrime dal viso di Clarice: “No, piccola mia, non c’è motivo di piangere: ora sai che sono qui per te e ci sarò sempre”. “Però, ora che ti ho ritrovato, come farò durante l’estate ? Devo ritornare dai Dursley ?” chiese Clarice, mentre Severus stava in ginocchio davanti e lei e con le mani sulle sue spalle. “Questo non lo so, piccola: sarà il Professor Silente a decidere” rispose Severus. “Ma io voglio stare con te: i Dursley mi hanno sempre trattato male” disse Clarice. “Anche voglio che tu viva con me: l’ho sempre voluto, ma secondo il Professor Silente, se avessi vissuto con me, saremmo stati entrambi in pericolo” spiegò Severus, mentre spostò una ciocca di capelli dalla fronte di Clarice, mostrando la cicatrice a forma di saetta. “Olivander mi ha detto che è una cosa molto insolita che mi sia capitata la gemella della tua bacchetta e, inoltre, mi ha anche detto che dovevo trovare il giusto legame che c’è tra me e te” spiegò Clarice. “Ma noi lo abbiamo già trovato, non ti pare ?” disse Severus. “Già, hai ragione” disse ridendo Clarice. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Severus disse: “Scusami per come ti ho trattata il primo giorno: non volevo, lo giuro”. “Oh, stai tranquillo: Fred e George mi hanno detto che hai una reputazione da mantenere ed è per questo che prediligi i tuoi Serpeverdi più di tutti gli altri” spiegò Clarice. “Sono il loro capo Casa, quindi, è logico che mi comporti meglio con loro che con le altre case” disse Severus. “Però, ci sono rimasta molto male, quando mi hai trattato male il primo giorno; ma, forse, non eri sicuro che fossi tua figlia” disse Clarice. “Lo sapevo che eri la mia dolce Clarice; l’ho sempre saputo fin dal primo momento che ti ho vista da Arthemus” spiegò Severus. “Ma volevi la certezza, chiedendo ad Hagrid, vero ?” domandò Clarice. “Sì, visto che avevi detto che ti aveva accompagnato. Solo che non me lo poteva dire” rispose Severus; poi, aggiunse dicendo: “Ehi, ma tu, ora, sei una Cercatrice e, quindi, bisogna festeggiare” e, mentre si rimetteva in posizione eretta, la prese in braccio. Clarice rise contenta, perché era la prima volta che qualcuno la prendeva in braccio e, quel qualcuno, era proprio il suo papà. “Allora, vediamo che cosa possiamo fare…che ne dici di una torta: una bellissima e deliziosa torta con fragole e crema. Se ben ricordo, era la tua preferita, quando eri piccola” disse Severus. “Papà, non credo sia il caso di mangiare una torta proprio adesso e, poi, dovrei ritornare nel dormitorio, prima che la Professoressa McGranitt si accorga che tre studenti della sua Casa manchino all’appello” disse Clarice; sentendo queste parole, Severus la rimise a terra; poi, aprì la porta, dove trovò Hermione e Ron; quest’ultimo, con paura disse: “Sta…stavamo andandocene, ma Hermione ha insistito per aspettare Clarice…”, ma venne interrotto da Severus, il quale disse: “ Non cerchi di tirare fuori qualsiasi scusa, Signor Weasley; per questa volta chiuderò un occhio, ma che non si ripeta mai più, intesi ?!” e Ron ed Hermione annuirono velocemente con la testa. “Forse, ora, è proprio il momento di ritornare nel dormitorio” disse Clarice. “Lo penso anche io, visto che, non voglio che il sangue del mio sangue, si cacci nei guai, di quanto non lo sia già” disse Severus e Clarice, Ron ed Hermione, si guardarono stranamente. Finalmente, Clarice ha ritrovato il suo papà, che è il Professor Severus Piton, il professore più temibile della scuola. Ma, ora, Clarice dovrà anche partecipare alla sua prima partita di Quidditch: come andrà ?

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Capitolo 9
*** Quidditch e sorprese Parte I ***


“Clarice ! Clarice ! Clarice, su, coraggio: svegliati !” disse Hermione, mentre scuoteva Clarice, la quale disse: “Lasciami dormire ancora cinque minuti, papà” e si girò dall’altra parte. “Tuo padre verrà qua, se non ti vede nella Sala Grande per fare colazione” disse Hermione; poi, scuotendola ancora, disse: “Avanti, Clarice: non puoi continuare a dormire così tanto” disse Hermione; poi, vedendo che non riusciva a svegliarla, aggiunse dicendo, sospirando: “Bé, mi dispiace molto per te, Clarice, ma non mi lasci altra scelta” e, dopo aver preso fuori la sua bacchetta magica, gridò: “ Incantum Hologram” e, davanti a se, comparve un’immagine perfetta, ma trasparente, di Severus il quale, con voce piena di rabbia, disse: “Clarice Piton, esci subito da quel letto, se non vuoi che usi le maniere forti !”. Sentendo la voce arrabbiata di suo padre, Clarice si spaventò e cadde dall’altra parte del letto; poi, voltò lo sguardo verso Hermione, per vedere l’immagine di suo padre scomparire ed Hermione ridere: “ Non sei divertente” disse Clarice, mentre si massaggiava il sedere, per la caduta fatta. Hermione smise di ridere e disse: “Scusami, Clarice, ma non c’era proprio modo che ti svegliassi” e, mentre si rialzava, aggiunse dicendo: “E, poi, non dirmi che ti sei dimenticata che, oggi, hai la partita di Quidditch”. Sentendo quest’ultima parola, Clarice si alzò immediatamente e, mentre si vestiva in fretta e furia, disse: “Perché non me lo hai detto subito ?! Accidenti: me lo ero proprio dimenticata !”. “Almeno, questo, non lo hai ereditato da tuo padre” disse Hermione.

Poco dopo, Clarice ed Hermione entrarono nella Sala Grande, la quale era già gremita di gente: “Clarice, ma guardati: non ti sei neanche pettinata i capelli”. “Forse, se mi avresti svegliata prima, sarei riuscita a pettinarli” disse Clarice. “Ma se tu ti fossi svegliata prima, quando ti chiamavo, non sarei dovuta passare alle maniere forti” disse Hermione e, mentre si sedettero al tavolo dei Grifondoro,  Ron domandò, mentre mangiava: “Quale manieri forti ?”. “Ron non ci piace vedere quello che mangi” disse Hermione. “Davvero ?!” disse Ron e più briciole uscirono dalla sua bocca. “Sei disgustoso” replicò dicendo Hermione ed incominciò a mangiare. “Allora, che maniere forti ha utilizzato Hermione per svegliarti ?” chiese Ron, rivolto a Clarice, la quale gli rispose dicendo: “ “Ha fatto comparire un’immagine trasparente del mio papà, il quale con voce fremente di rabbia, è riuscito a buttarmi giù dal letto”. “Cavolo !” disse Ron. “Eh, già, proprio cavolo” disse Clarice. “Non abbiamo fatto a meno di ascoltare delle “maniere forti” che Hermione ha usato su di te questa mattina” disse Fred. “Bé, sappilo che oggi, alla partita di Quidditch, faremo di tutto pur di proteggerti” aggiunse George; poi, insieme, finirono di dire: “Se no, il caro paparino Piton si arrabbierà moltissimo”. Clarice li guardò e sorrise. “Su con la vita, Clarice: vedrai che, oggi, andrà tutto bene” disse Ron. Clarice prese la forchetta con sopra la colazione ma, non riusciva a mangiarla, perché le tremava troppo la forchetta e la colazione le ricadeva nel piatto. “Clarice, cerca di stare calma: non ti accadrà nulla” disse Ron. “Già, anche perché Fred e George ti proteggeranno: quali Battitori, è il loro compito proteggere la Cercatrice” spiegò Hermione. “Sì, ma non mi possono proteggere per tutta la partita” disse Clarice, mettendo la forchetta nel piatto. “Ti proteggeranno finché non riuscirai a prendere il Boccino. Su, Clarice, non essere così preoccupata e prova a mangiare qualcosa” disse Ron. “Ron ha ragione, Clarice: hai bisogno di forze, oggi” disse Hermione. “Non ho fame” replicò dicendo Clarice. Ad un certo punto, si sentì il verso di una civetta ed Hedwige, la civetta bianca di Clarice, volò sopra i tavoli, mentre tutti la guardavano.

Dopo aver lasciato un grosso e lungo pacco davanti a Clarice, se ne volò verso il tavolo dei Professori. “Un po’ presto per la posta, no ?” disse Hermione. Clarice disse: “Ma io, non ricevo mai posta”. “Dai, apriamola” disse Ron e, insieme a Clarice ed Hermione l’aprirono, rivelando un manico di scopa. “E’ un manico di scopa” disse Clarice. “Non è un semplice manico di scopa: è una Nimbus 2000” disse entusiasta Ron. “Uao ! E’ la scopa più veloce che ci sia: con questa, vinceremo di sicuro la partita di oggi” disse Fred. “Ottimo, Piton: inizi alla grande. Però, chi te l’ha data, deve esserle costata un patrimonio” disse Baston. “Ma chi…”disse Clarice e, voltando lo sguardo verso il tavolo dei Professori, vide il Professor Piton che stava accarezzando Hedwige; poi, voltò lo sguardo verso di lei e sorrise. Clarice gli sorrise a sua volta, ringraziandolo. “Però: il Professor Piton ci sa fare” disse Fred. “Zitto, Fred: non vogliamo che tutta la scuola sappia che il Professor Piton era un Cercatore” disse George. “Guardate che tutta la scuola lo sa già” disse Hermione, guardandoli.  “Lo sappiamo” dissero insieme Fred e George; poi, Fred aggiunse dicendo: “ Ma noi vogliamo che Clarice diventi famosa anche nelle altre scuole magiche”. “Così, sapranno che qui, ad Hogwarts, c’è la miglior Cercatrice che ci sia mai stata” finì di dire George. Clarice sorrise; poi Baston disse: “Coraggio, Piton: è ora di prepararsi” e si alzò dal tavolo, seguito da Fred, George e da altre tre ragazze. “Clarice, coraggio: devi andare con loro” disse Hermione, spintonandola. “Ma non ho neanche mangiato” disse Clarice. “Non c’è più tempo: devi andare” disse Ron e, mentre Clarice si alzava, Hermione disse: “Noi saremo alla tribune e faremo il tifo per te”. “Grazie amici” disse sorridendo Clarice. “Stracciali tutti, Piton” disse Ron. Clarice, poi, guardò verso il tavolo dei Professori e suo padre gli fece cenno di andare; quindi, Clarice, rivoltò lo sguardo in avanti ed uscì dalla Sala Grande.

Poco dopo, i Grifondoro, già preparati per la partita, stavano ascoltando Baston, nella loro tenda, il quale stava spiegando loro lo schema che dovevano seguire: “I Weasley si metteranno nei lati; mentre Katie, Angiolina e Loren attaccheranno al centro” spiegò Baston. “Chiaro” dissero i menzionati. Clarice, invece, aveva lo sguardo rivolto verso il basso; quindi Baston chiamò la sua attenzione: “Piton !” e Clarice, dopo aver alzato lo sguardo verso di lui, continuò dicendo: “Il tuo unico compito è quello di acchiappare il Boccino: tienilo ben d’occhio, perché è molto importante”. “D’accordo” disse Clarice. “ Va bene; allora, se siamo tutti pronti, possiamo anche uscire” disse Baston e, uno dopo l’altro e, con le loro scope in mano, uscirono dalla tenda. Clarice era l’ultima della fila ed era molto agitata. Il gruppo fu fermato dal Professor Piton il quale, mentre camminava verso di loro, chiese: “Baston, potrei parlare con mia figlia ?”. “Certo, Professor Piton” rispose Baston e, mentre Clarice andava da lui, il Professor Piton disse: “ Non vi preoccupate: vi riporterò subito la vostra Cercatrice” e, dopo aver messo una mano intorno a Clarice, la condusse dietro agli spalti.

Appena furono da soli, Clarice lo abbracciò e disse: “Grazie, grazie, per la favolosa scopa”. “Consideralo il regalo del tuo ultimo compleanno” disse Severus, abbracciandola a sua volta. Finito l’abbraccio, disse: “Oliver ha detto che la Nimbus 2000 costa tantissimo: quanto hai speso ?”. “Piccola, è che regalo sarebbe se ti dicessi il prezzo, no ?” disse Severus. “Hai ragione, papà. Però…sì, insomma: si tratta del mio primo regalo, bé, dopo Hedwige, che me l’ha regalata Hagrid” disse Clarice. Severus sorrise; poi, abbassandosi, le disse: “Clarice, ora ascoltami bene: i Serpeverde non sono corretti a giocare e, quindi, tieni gli occhi bene aperti, mi raccomando”. “Contaci, papà: li terrò tutti e due, anzi, tutti e quattro, visto che ho gli occhiali, ben aperti” disse Clarice. “ E, inoltre, non andare troppo veloce sulla tua nuova scopa: è vero, vuoi provarla perché è nuova, però non voglio comprartene un’altra” disse Severus. “Allora Oliver aveva ragione: la Nimbus 2000 ti è costata un patrimonio” disse Clarice. “Accidenti alla mia bocca: parlo troppo” disse Severus. “Tranquillo, papà: non la romperò” disse ridendo Clarice. “Ti conviene, se no, da domani, starai in punizione con me” disse Severus, rimettendosi in posizione eretta. “Bé, allora, la romperò, così starò sempre con te: intanto, già tutta la scuola sa che sono tua figlia” disse Clarice. “Buon per noi, no ?” disse Severus. “Professor Piton, mi scusi, ma la partita sta per incominciare e, a noi, servirebbe la nostra Cercatrice” disse Baston, comparendo dietro di loro. “Stia tranquillo, Signor Baston: la vostra Cercatrice giocherà; se no, non le avrei regalato una scopa così costosa” disse Severus. “Papà !” disse Clarice. “Accidenti, ancora, alla mia bocca…va bene, Clarice, ritorna dalla tua squadra, se no, senza di te, perderanno, anche se vedo poche speranze” disse Severus e, mentre Clarice raggiungeva la squadra, voltò lo sguardo verso Severus, e gli domandò: “Papà, farai il tifo per me ?”. “Sarà un po’ difficile, visto che giochi contro la mia Casa, però, sei la mia figlioletta prediletta ed io tiferò per te: te lo prometto” rispose Severus. Clarice sorrise e, stava per andarsene, quando Severus la raggiunse e si mise davanti a lei: “Papà, ma che fai ?! Non è che non mi rivedrai più” disse stupita Clarice. “No, ma non voglio che la mia bambina giochi conciata così” disse Severus e, con un colpo di bacchetta, le sistemò i cappelli; poi, disse: “Non va meglio così ?”. “Grazie: sei il papà migliore del mondo” disse Clarice. “Su, mio piccolo leoncino: raggiungi la tua squadra” disse Severus e, dopo che Clarice ebbe raggiunto Baston e gli altri, Severus si diresse verso la tribuna dei Professori, per sedersi accanto al Professor Silente, il quale disse: “Ottima giornata per una partita di Quidditch, non è vero Severus ?”. “Sì, veramente magnifica” disse sarcasticamente Severus. “Su, Severus: non dirmi che non sei contento che giochi Clarice” disse Silente. “Certo che sono contento; è solo che, proprio oggi doveva giocare ?!” disse Severus. “Prima o poi, tutte le squadre si devono incontrare e, oggi, è spettato Grifondoro contro Serpeverde” spiegò la Professoressa McGranitt. “Guarda caso” disse Severus. “Hai paura che Serpeverde perda ?” chiese la Professoressa McGranitt. “No, ho paura che la mia piccola Clarice si faccia male: già non ero nell’idea che facesse la Cercatrice, ma qualcuno di mia conoscenza, ha talmente insistito” rispose Severus e diede un’occhiataccia a Silente, il quale disse: “ Clarice era così eccitata, che non ho potuto dirle di no”. “Clarice ha passato sette anni su dieci della sua vita con dei babbani che odiavano la magia e tu, la prima cosa per renderla felice, è permetterle di prendere in mano una scopa e giocare nella squadra dei Grifondoro come Cercatrice” disse Severus. “Se fosse stata smistata nei Serpeverde, avresti fatto i salti di gioia e le avresti permesso, di sicuro, di essere nella squadra di Quidditch” disse la Professoressa McGranitt. “Non avrei fatto i salti di gioia se Clarice fosse stata smistata in Serpeverde: quella era proprio l’ultima Casa dove volevo che capitasse; e, comunque, se anche ciò fosse successo, non le avrei di certo permesso di giocare a Quidditch: a quelli del primo anno non è permesso” disse Severus. “Ma, per alcuni, si può sempre fare un’eccezione” disse Silente. Severus gli lanciò un’altra occhiataccia; poi, dopo aver rivoltato lo sguardo verso il campo da Quidditch, tra se disse: “Spero solo che la mia bambina non si faccia male: è la sua prima partita e, d’altronde, si deve divertire e non finire già in infermeria”; poi, voltò lo sguardo verso la tribuna dei Serpeverde, per vedere il Professor Raptor: “Non mi convince molto: lo so che nasconde qualcosa. Meglio tenerlo d’occhio” disse tra se Severus; quindi, si alzò in piedi: “Severus, dove stai andando ? Non guardi tua figlia giocare ?” domandò la Professoressa McGranitt. “Certo che guardo mia figlia giocare: solo che vado ad assistere la partita da un’altra parte” rispose Severus e, scese le scale della tribuna; ma proprio quando si stava dirigendo verso la tribuna dei Serpeverde, incontrò Ron, Hermione ed altri Grifondoro: “Magnifico: ci mancavano solo loro”. “Salve, Professor Piton: non assiste alla prima partita di Clarice ?” chiese Hermione. “Certo che assisto: è solo, che mi stavo dirigendo verso la tribuna dei Serpeverde” rispose Severus. “Perché, invece, non viene con noi, così Clarice sarà più contenta” propose Hermione. “Hermione, lascialo stare: sarebbe scorretto da parte sua venire con noi, visto che lui è il Capo Casa della squadra avversaria; sarebbe un cont…” disse Ron, ma non fece in tempo a finire la frase, che Severus lo interruppe dicendo: “Vengo molto volentieri e, grazie per l’invito, Signorina Granger”. Ron e gli altri Grifondoro, eccetto per Hermione, rimasero a bocca aperta, perché non si sarebbero mai aspettati dal Professor Piton, che tanto detestava i Grifondoro, che andasse con loro; quindi, Severus li seguì alla loro tribuna e, poco dopo, vennero raggiunti anche da Hagrid, il quale disse: “Oh, Professor Piton, che sorpresa: non pensavo che venisse a tifare qui con noi”. “Già, che sorpresa” disse Ron. “Lo faccio solo per la mia piccola Clarice” disse Severus. “E, credo, che lo apprezzerà molto” disse Hagrid.

Nel frattempo, la squadra dei Grifondoro, arrivò alla loro entrata e Clarice si mise accanto a Baston, il quale, vedendo lo sguardo preoccupato di Clarice, le domandò: “Paura, Clarice ?”. “Un po’” rispose Clarice. “E’ normale: ce l’avevo anche io alla mia prima partita” disse Baston. Clarice lo guardò e gli chiese: “Cosa è successo ?”. “Io…non mi ricordo bene: ho preso un Bolide in testa dopo due minuti e mi sono risvegliato in infermeria” rispose Baston. Clarice rivoltò lo sguardo in avanti e fu ancora più preoccupata di prima. “Tranquilla, Piton: ti proteggiamo noi” disse Fred. “Però, ricordati sempre, di guardati intorno” aggiunse George. Il cancello si aprì e si sentirono grida di gioia: Clarice e gli altri, salirono sulle loro scope, per poi volare nel campo da Qudditch.

“Benvenuti alla prima partita della stagione di Quidditch. Chi vi parla, è Lee Jordan e sarò il vostro commentatore. Oggi avremo Serpeverde contro Grifondoro” spiegò Lee Jordan e le due tifoserie, applaudirono ancora più calorosamente: persino il Professor Piton applaudì più di tutti, anche se non si sapeva per chi. Clarice volò intorno al campo da Quidditch; poi, si fermò davanti alla tribuna dei Grifondoro e, in mezzo ai suoi amici, vide il suo papà: “Papà, ma che cosa ci fai qui ? Non dovresti essere tra i Serpeverde ?” domandò stupita Clarice. “Ehi, ora non dirmi che non posso fare il tifo per la mia bambina ? O ti sei già dimenticata della promessa che ti avevo fatto prima ?” rispose Severus. “No, non me la sono dimenticata” disse sorridendo Clarice. “Clarice, mi raccomando: stai molto attenta” disse Severus. “Cercherò di arrivare a fine giornata tutta intera” disse Clarice. “In bocca al lupo, Clarice: facciamo tutti il tifo per te” disse Hagrid. “Grazie Hagrid” disse Clarice e se ne volò via. “Clarice ci farà fare bella figura: ne sono sicuro” disse Ron. “La farà: ricordatelo che ce l’ha nel sangue” disse Hermione. “Farà vedere a quegli sporchi Serpeverde che con noi non devono scherzare” disse Ron, ma dopo che Severus gli ebbe dato un’occhiataccia, si corresse dicendo: “Dovrà metterci tutta se stessa, per vincere contro quei bravissimi Serpeverde”. “Ecco arrivare la squadra dei Serpeverde” annunciò Lee Jordan ed i Serpeverde si misero in cerchio con i Grindoro; poi, aggiunse dicendo: “Inoltre, vi ricordo della nuova Cercatrice dei Grifondoro: Clarice Piton” e tutti esultarono, un po’ meno i Serpeverde. Clarice si mise sopra la sua squadra, così come l’altro Cercatore si mise sulla sua, per poi guardare in basso, dove era stato messo il baule con dentro i Bolidi, la Pluffa ed il Boccino d’Oro. “I giocatori si schierano, mentre Madama Boom va a centro campo per dare inizio all’incontro” disse Lee Jordan.

Madama Boom guardò in alto e, mentre guardava i Grifondoro, ma più di tutti i Serpeverde, disse: “ Mi raccomando, voglio un gioco pulito: da tutti voi”; poi, diede un calcio al baule ed i Bolidi ed il Boccino d’Oro, volarono subito in aria. “Ecco i Bolidi, seguiti dal Boccino d’Oro. Ricordatevi, il Boccino vale 150 punti: il Cercatore che acchiappa il Boccino, pone fine alla partita” spiegò Lee Jordan, mentre il Boccino d’Oro volò intorno prima a Clarice, e poi intorno all’altro Cercatore; per poi, volarsene via. Madama Boom prese in mano la Pluffa e, dopo averla lanciata in aria, subito le due squadre cercarono di prenderla per prima, iniziando, così, la partita. Agiolina Johson, dei Grifondoro, fu la prima a prendere la Pluffa e si diresse subito dove vi erano i tre cerchi dei Serpeverde e riuscì a segnare. “Angiolina Johnson segna: 10 punti per i Grifondoro” disse Lee Jordan e segnò 10 punti per la squadra detta. Tutti i Grifondoro esultarono, un po’ meno i Serpeverde. Anche Clarice esultò, applaudendo, ma dovette rimettere le mani sulla scopa, quando un bolide le passò davanti a tutta velocità. “Molto bene” gridò Hagrid. Severus, invece, non sembrava molto contento; quindi Ron disse sottovoce ad Hermione: “Lo sapevo che non sarebbe stato contento di tifare qui con noi”. “Dagli tempo: tiferà, quando Clarice incomincerà a giocare” disse Hermione. “Serpeverde si impadronisce della Pluffa: Blachy la passa al Capitano Marcus Flint” disse Lee Jordan e Marcus Flint volò a gran velocità verso i tre cerchi dei Grifondoro, mentre i suoi compagni di squadra davano dei calci a quelli di Grifondoro. Marcus Flint tirò la palla, ma Baston, che era il portiere, riuscì a pararla con la scopa, e darla a Katie Bell. Marcus Flint guardò minacciosamente Baston, il quale, con un sorriso malizioso, scosse negativamente la testa. Intanto, Katie e Angiolina si passavano la Pluffa a vicenda; poi, volarono a gran velocità verso i tre cerchi dei Serpeverde e Katie segnò. Tutti i Grifondoro esultarono di gioia e Clarice gridò: “Sì !”. “Ed altri 10 punti per i Grifondoro !” disse Lee Jordan ed aggiornò il punteggio. I Serperverde non erano affatto contenti e nemmeno Severus applaudiva più di tanto. “Quando è che Clarice incomincia a giocare: secondo me, fra poco, il Professor Piton scoppierà per la rabbia” disse Ron. “Vuoi darti una calmata, Ron: il Professor Piton è calmissimo” disse Hermione. “Te lo dirò, quando sarà finita la partita” disse Ron. La squadra di Serpeverde si era impossessata della palla e Blachi, con la Pluffa in mano, volava a tutta velocità verso i tre anelli dei Grifondoro: tirò, ma la Pluffa venne parata da Baston, il quale la ritirò a Loren.

Marcus Flint voltò di fianco ad uno dei suoi Battitori e disse: “Dammi qua !” e dopo che il Battitore gli ebbe dato la mazza, colpì un Bolide che passava di lì e, il Bolide, finì contro Baston: con l’impatto del Bolide, Baston finì contro uno dei tre cerchi e cadde a terra, privo di sensi. “Oliver !” gridò Clarice e, stava per volare in suo soccorso, quando si ricordò del suo compito: tenere d’occhio il Boccino d’Oro e cercarlo di prendere; quindi Clarice guardò minacciosamente Marcus Flint, il quale la guardò con uno sguardo malizioso e, poi, se ne volò via con il suo Battitore. I Serpeverde risero, mentre i Grifondoro e la Professoressa McGranitt, visto che era la loro Capo Casa, erano molto preoccupati di come si stavano mettendo le cose. Marcus Flint riuscì a prendere la Pluffa e, visto che in porta dai Grifondoro, al momento non c’era nessuno, segnò: i Serpeverde esultarono, mentre i Grifondoro non furono molto contenti. “10 punti per i Serpeverde !” disse Lee Jordan e segnò il punteggio. Marcus Flint si avvicinò ad un altro giocatore della sua squadra e gli disse: “Va da quella parte !” ed il giocatore se ne andò all’esterno del Campo da Quidditch. Clarice si accorse della loro tattica e, quindi, gridò: “Katie ! Sta attenta !”; ma il suo avvertimento fu invano, perché Marcus Flint si mise ai lati di Katie, la quale aveva la Pluffa, mentre il giocatore dall’altra e la strinsero, finché non si spostarono e Katie finì in mezzo ad una tribuna, cadendo a terra priva di sensi. I Professori si alzarono preoccupati, cercando di vedere come stava la ragazza, mentre Blachy, dopo essersi impossessato della Pluffa, segnò ancora. I Serpeverde esultarono perché, ora, erano alla pari con i Grifondoro. Dall’alto, Clarice vedeva tutto lo svolgimento del gioco, finché, di fianco a lei, non comparve…

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Capitolo 10
*** Quidditch e sorprese Parte II ***


Grazie a tutti per le bellissime recensioni. Grazie davvero di cuore

“E’ il Boccino d’Oro ! Coraggio, Clarice: prendilo !” gridò Severus. Clarice sentì la voce di suo padre e, voltandosi, vide il Boccino d’Oro e, quindi, incominciò a seguirlo: proprio come le aveva detto Baston durante gli allenamenti, il Boccino d’Oro era velocissimo; di fatti, a stento riusciva stargli dietro. Durante l’inseguimento, però, successe una cosa inaspettata: la scopa di Clarice incominciò a imbizzarrirsi, cercando di far cadere la povera Clarice, la quale cercava di reggersi bene. “Che le è preso alla scopa di Clarice ?!” disse stupito Hagrid, mentre tutti avevano lo sguardo rivolto verso Clarice.

Hermione la guardò con il binocolo; poi, sempre con esso, spostò lo sguardo sulla tribuna di fronte e disse: “E’ Raptor: getta il Malocchio sulla scopa !”. “Il Malocchio sulla scopa ?! Che cosa facciamo ?!” disse Ron. “Ci penso io” disse Hermione e, dopo avergli dato il binocolo, se ne andò. “Sta cercando di uccidere la mia bambina ! Ma non ci riuscirà” disse arrabbiato Severus ed incominciò a formulare una Contro Maledizione. La scopa era ancora imbizzarrita, finché con un violento strattone, fece cadere Clarice la quale, però, riuscì ad aggrapparsi ad essa con una mano. “Oh, santo cielo” disse preoccupato Hagrid. I Serperverde risero, mentre gli amici di Clarice erano tutti molto preoccupati: Severus, invece, continuava a formulare la sua Contro Maledizione, sperando che funzionasse.

Clarice riuscì ad aggrapparsi anche con l’altra mano, ma la scopa si muoveva in continuazione, cercando di farla cadere: “Forza, Hermione !” disse Ron; poi, guardò Severus e chiese: “Professor Piton, ma che cosa sta facendo ?”, ma Severus non poteva rispondergli, visto che era intento a formulare la Contro Maledizione; quindi Ron disse: “Sua figlia è in pericolo e lei sta blaterando chi sa che cosa ?! Io proprio non la capisco” disse Ron, ma Severus non lo stava neanche ascoltando; quindi Ron, rivoltò lo sguardo verso Clarice. Quest’ultima, guardò verso il basso e disse: “Ma che cosa ha questa scopa che non va ?! Me l’ha regalata papà e, sicuramente, le avrà fatto qualche incantesimo per proteggerla e, per questo motivo, la mia scopa non dovrebbe comportarsi così. Quando questa partita finirà, sarà la prima cosa che gli chiederò, sempre se ne esco viva e non cado da questa altezza. Oh, papà, aiutami, ti prego”.

Hermione era arrivata sotto la tribuna e salì le scale velocemente; poi, piano, piano, si avvicinò ad un’apertura, dove davanti a lei vide il mantello viola del Professor Raptor; lo spostò un puntò e, puntandogli la bacchetta contro, disse: “La carnum inflamare” e del fuoco uscì dalla sua bacchetta, andando sopra il mantello. Dapprima il Professor Raptor non se ne accorse, cose che, invece, fece il suo vicino, il quale gridò: “ Il fuoco ! Lei va a fuoco !” e si spostò. Il Professor Raptor se ne accorse e, alzandosi in piedi, cercò di spegnere le fiamme che vi erano sul suo mantello. Accorgendosi che la sua scopa non si muoveva più, Clarice prese uno slancio e riuscì a rimontare in groppa ad essa; poi, a tutta velocità, volò verso il Boccino d’Oro. Tutti i Grifondoro esultarono e Ron entusiasta disse: “Brava, Hermione: ce l’hai fatta !”; poi, voltò lo sguardo verso Severus, il quale non stava più formulando la Contro Maledizione e gli disse: “ Ha visto, Professor Piton: Clarice è riuscita a rimontare sulla sua scopa”. “Mi ricordi, Signor Weasley, di ringraziare la Signorina Granger, quando questa partita sarà finita” disse Severus. “E, magari, può anche premiarla con dei punti per la nostra Casa” aggiunse dicendo Ron. “Ora non esageri Signor Weasley e, piuttosto, riguardiamo la partita, visto che può ancora succedere di tutto” disse Severus e Ron rivoltò lo sguardo verso il campo di gioco. “Forza ! Forza ! Forza !” gridava Hagrid.

Clarice vide, finalmente, l’altro Cercatore e, raggiungendolo, gli andò contro e, i due, incominciarono a spintonarsi, finché il Cercatore dei Serperverde spintonò più forte Clarice, la quale finì all’esterno del campo; ma, poi, riprese il controllo e, rientrando nel campo, si affiancò nuovamente al Cercatore e i due inseguirono il Boccino d’Oro fino a terra: Clarice e l’altro Cercatore si guardarono e, poi, rivoltarono lo sguardo verso il Boccino d’Oro. Per paura di schiantarsi a terra, il Cercatore dei Serpeverde si alzò prima, mentre Clarice si alzò all’ultimo minuto, anche se con gran fatica; poi, si alzò in piedi sulla scopa: “E, adesso, che cosa sta facendo ?!” disse stupito Ron. “Clarice, non fare cose stupide !” gridò Severus; ma, questa volta, Clarice non ascoltò suo padre e, allungando la mano destra, cercò di prendere il Boccino. “Non ce la farà mai: il Boccino è troppo veloce” disse Neville. “ Ce la farà, perché è mia figlia ed io credo in lei” disse Severus. Gli altri lo guardarono; poi, rivoltarono lo sguardo verso Clarice la quale, mise avanti il piede destro e la scopa, bilanciandosi, cadde e, di conseguenza, fece cadere Clarice qualche metro più in là.

Dopo essersi rialzata in piedi, Clarice si mise le mani sulla pancia, mentre teneva la bocca chiusa: tutti i professori si alzarono in piedi, molto preoccupati che Clarice si fosse fatta qualcosa e Severus, il quale si trovava di fianco ad Hagrid, spostò gli studenti che gli stavano davanti e, andando di fianco a Ron, mise le mani sul parapetto e disse: “Devo andare da lei: potrebbe essersi fatta molto male” e, stava per entrare nel campo, quando Ron lo fermò dicendogli: “Fermo, Professore, non può entrare: è contro il regolamento”. “Non me ne frega niente del regolamento ! Devo aiutare la mia bambina !” replicò dicendo Severus. “Se lei entra annulleranno la partita e, tutto quello fatto, risulterà inutile” spiegò Ron. Severus lo guardò; poi, guardò Clarice e preoccupato disse: “Oh, piccolina mia: ma che cosa hai ?”. Hermione ritornò da loro e si mise accanto a Ron e chiese: “Ma che cosa ha Clarice ?”. “Vorremmo saperlo anche noi” disse Sean. “Tra poco quella vomita” disse Hagrid; ma dalla bocca di Clarice venne fuori qualcosa di rotondo e dorato che, dopo averlo preso tra le mani, aprì anche le ali: era il Boccino d’Oro. Clarice sorrise e Lee Jordan disse: “Clarice Piton conquista 150 punti per il Boccino”. Madama Boom fischiò e disse: “ Grifondoro vince !” e tutti i Grifondoro, più i professori, tranne il Professor Raptor, esultarono di gioia. I Serpeverde non furono molto contenti, perché, ovviamente, la loro squadra aveva perso la partita: Clarice sorrise e guardò tutta la sua squadra la quale, si mise sopra di lei; poi, Clarice alzò in alto il Boccino d’Oro, in segno di vittoria, e la squadra gridava: “ Forza, forza, Grifondoro ! Forza, forza, Grifondoro !”. La Professoressa McGranitt era stracontenta e lo era persino Severus; Ron ed Hermione se ne accorse, quindi Ron gli domandò: “Ma, Professor Piton, non è scontento perché Serpeverde ha perso ?”. “No, ma sono contento perché la mia bambina, oggi, mi ha reso molto orgoglioso” rispose Severus. Clarice, poi, voltò lo sguardo verso la tribuna dei Grifondoro, dove Hermione, Ron, Seamus, Dean, Neville ed Hagrid esultarono ancora di più di gioia; ma quando guardò il suo papà, Severus le fece un sorriso: Clarice rimase stupita da questo gesto, perché quella era la prima volta che lo vedeva sorridere.

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Capitolo 11
*** Quidditch e sorprese Parte III ***


Dopo che la partita finì, ogni squadra andò nelle proprie tende per cambiarsi e, mentre Clarice depositava la sua divisa da una parte, Fred e George si avvicinarono a lei e Fred disse: “Te lo avevamo detto che ti avremmo protetto da quei bolidi”. “Ma, anche, che il tuo paparino sarebbe stato felice nel riabbracciarti” aggiunse dicendo George. “Ehi, un momento: quest’ultima frase non me l’avete mai detta” disse Clarice. “No, però, è vero che, se anche un Bolide ti fosse venuto addosso, il Professor Piton non ci avrebbe fatto arrivare vivi alla fine dell’anno” disse Fred. “Ragazzi, il mio papà non è così cattivo; e, poi, ha fatto il tifo per la nostra squadra, durante tutta la partita” disse Clarice. “Lo ha fatto, solo perché c’eri tu” disse George e, lui e Fred, uscirono dalla tenda. Clarice si mise il suo mantello e prese la sua Nimbus 2000; poi, guardò Loren ed Angiolina e domandò loro: “Sapete, per caso, se Oliver e Katie si trovano ancora in infermeria ?”. “Probabilmente sì, visto che Madama Chps, normalmente, vuole accertarsi al cento per cento, che stiano del tutto bene” rispose Loren. “Grazie mille” disse sorridendo Clarice e, dopo averle salutate, uscì dalla tenda, mentre teneva la sua scopa nella mano destra.

Stava camminando, quando venne raggiunta, di corsa, da Ron ed Hermione e, dietro di loro, con più calma, arrivarono poi Severus ed Hagrid: “Clarice, sei stata formidabile ! Cavolo, che partita: la migliore alla quale ho assistito” disse entusiasta Ron. “All’unica che hai assistito, volevi dire” lo corresse Hermione. “E che importa ! Clarice ci ha fatto vincere !” disse Ron. “Ho cercato solo di raggiungere il mio obiettivo e, cioè, quello di prendere il Boccino” disse Clarice. “Visto che non hai fatto la figura dell’idiota” disse Hermione. “Clarice, ti faccio i miei complimenti: eri la più brava di tutti su quella scopa” disse Hagrid. “Grazie Hagrid, ma è grazie al mio papà se sono così brava con la scopa” disse Clarice e guardò Severus il quale disse: “Di che cosa stai parlando ? Io non ero bravo con la scopa”. “Dai papà: ormai lo sanno tutti che tu, un tempo, eri il Cercatore dei Serpeverde” disse Clarice. “Non volevo che si espandesse così alla svelta” disse Severus, ed incrociò le braccia. Clarice; poi, guardò i suoi amici e chiese loro: “Ma che cosa era successo alla mia scopa ?”. “Bé…ecco…non credo che sia il caso dirtelo” rispose un po’ titubante Ron. “Ron, deve sapere” disse Hermione. “Che cosa devo sapere ?” domandò Clarice. “La tua scopa era colpita da un potente malocchio” rispose Severus. “Quanto potente ?” chiese preoccupa Clarice, guardandolo. “Parecchio, visto che la mia Contro Maledizione non ha funzionato” rispose Severus. “Contro Maledizione ?! Ecco, allora, perché quando le domandavo qualcosa, lei non mi rispondeva” disse stupito Ron, guardando Severus il quale disse: “Mica potevo fare entrambe le cose e, comunque, non stavo blaterando”. “Scusi, non volevo dirglielo, ma per me era come se stesse parlando da solo” disse Ron. “Non è che sono diventato stupido tutto in una volta, Signor Weasley” replicò dicendo Severus. “Non c’è motivo di arrabbiarsi così tanto, Professor Piton: Ron ha solo travisato ciò che stava facendo” disse Hagrid.

Severus lo guardò, ma non disse nulla; poi, riguardò i bambini e disse: “Sarà meglio che rientriamo nel castello: l’aria di sera, in questo periodo, è molto fredda” e, mentre aggiustava meglio il mantello a Clarice, Hagrid disse: “Allora, io vi lascio, dovrei andare a casa: credo che Thor sia stato da solo per troppo tempo”. “ Possiamo accompagnarti ?” domandò Ron. “Con molto piacere; ma, poi, seguite il consiglio del Professor Piton: fuori, di sera, fa veramente freddo” rispose Hagrid. “Papà, posso andare anche io con loro ?” chiese Clarice, mentre Severus si rimise in posizione eretta. “ Va bene, ma appena lo avrete accompagnato, vi voglio tutti e tre dentro: non voglio che vi ammaliate” rispose Severus. “Da quando in qua si preoccupa per la nostra salute ?” domandò Ron. “Della sua e quella della Signorina Granger non me ne frega niente: è Clarice che non voglio che si ammali” rispose Severus. “Ah, mi pareva strano” disse Ron. “Vi aspetterò all’ingresso del castello” disse Severus e, dopo che Clarice gli ebbe dato la scopa, si diresse verso il castello. Mentre Hagrid, Ron, Hermione e Clarice camminavano verso la capanna di Hagrid, Hermione disse: “Certo che non me la sarai mai aspettata che il Professor Raptor facesse il malocchio alla scopa di Clarice”. “Secondo me, sta nascondendo qualcosa” disse Ron. “Già, anche secondo me e, poi, a papà non piace” disse Clarice. “Sciocchezze: perché pensate che il Professor Raptor nasconda qualcosa ?” chiese Hagrid. “Perché, allora, ha fatto il malocchio alla scopa di Clarice ?” domandò Hermione guardandolo. Hagrid la guardò, ma non rispose; quindi Clarice disse: “Chi lo sa: magari ha anche cercato di superare il cane a tre teste ad Halloween”. Hagrid la guardò e chiese: “ Chi vi ha parlato di Fuffy ?”. “Fuffy ?!” disse stupito Ron. “Quel coso ha un nome ?!” domandò stupita Hermione. “Ma certo che ha un nome: è mio. L’ho comprato da un irlandese che ho conosciuto al pub l’anno scorso; l’ho prestato a Silente così sorvegliava…” rispose Hagrid. “Sì ?!” disse Clarice. “Non dovevo dirlo. Niente più domande ! Non mi fare più domande, Clarice ! E’ una cosa segretissima” replicò dicendo Hagrid. “Ma Hagrid, quello che Fuffy sorveglia, Raptor sta cercando di rubarlo” disse Clarice. Hagrid si fermò, così come Clarice, Ron ed Hermione; poi, disse: “ Sono baggianate: il Professor Raptor è un insegnante di Hogwarts”. “Oh, sarà pure quello che vuoi, ma riconosco un incantesimo quando ne vedo uno, so tutto sull’argomento: devi mantenere il contatto visivo e lui non sbatteva le palpebre” spiegò Hermione. “Esatto” disse Clarice. “Ora statemi a sentire, tutti e tre voi: vi state mischiando in cose che non sono fatti vostri ! E’ pericoloso ! Quello che il cane sorveglia è una faccenda tra il Professor Albus Silente e Nicholas Flamel” spiegò Hagrid. “Nicholas Flamel ?!” disse stupita Clarice. “Non dovevo dirlo ! Non dovevo proprio dirlo !” disse Hagrid e si diresse dentro alla sua capanna, non salutando neanche i suoi amici. “Nicholas Flamel ? Chi è Nicholas Flamel ?” disse Clarice. “Non lo so” disse Hermione. “Dobbiamo saltarci fuori in questa storia, prima che qualcuno si faccia male” disse Clarice. “Quel qualcuno non siamo noi, vero ?” chiese preoccupato Ron. Clarice ed Hermione lo guardarono, ma non risposero. “Coraggio, sarà meglio che rientriamo nel castello prima che, il Professor Piton, non vedendoci, vada su tutte le furie” disse Hermione e, mentre camminavano verso il castello, Ron domandò, rivolto a Clarice: “Secondo te, perché il Professor Raptor avrebbe fatto il malocchio alla tua scopa ?”. “Non lo so; forse, potrei andarglielo a chiedere, non trovi ?” rispose Clarice. “Ehi, non è una cattiva idea” disse Ron, ma Clarice gli lanciò un’occhiataccia. “Mi documenterò su questo Nicholas Flamel, ma voi mi dovete promettere che mi aiuterete con le ricerche, soprattutto quando non ci sarò” disse Hermione. “Come quando non ci sarai ?! Perché, dove vai ?” chiese stupito Ron. “Ritorno a casa da i miei per le vacanze di Natale, ma non preoccupatevi, perché ritorno” rispose Hermione e Ron e Clarice sorrisero.

I tre arrivarono al castello dove, all’ingresso, trovarono il Professor Piton, il quale disse: “Finalmente siete ritornati: ma si può sapere dove eravate finiti ? Avete accompagnato Hagrid alla sua capanna, oppure avete giocato ancora a Quidditch, cosa che escludo, visto che non avete con voi le vostre scope e, la Nimbus 2000 é confiscata in camera mia”. “Confiscata ?!” disse stupita Clarice. “Proprio così: prima della prossima partita di Quidditch, voglio proteggere quella scopa con qualunque tipo di incantesimo che mi viene in mente, così che non si ripeta ciò che è successo oggi” disse Severus. “Professor Piton, lei sa del perché il Professor Raptor ha fatto il malocchio alla scopa di Clarice ?” domandò Hermione. “Non lo so, ma lo scoprirò presto, credetemi e, a quel punto, non la passerà liscia” rispose Severus e, nei suoi occhi, passò un velo di paura, che mise soggezione ad Hermione, Ron e Clarice. Accorgendosi che i bambini lo stavano guardando con sguardo pauroso, disse loro: “Non preoccupatevi: non ucciderò nessuno…per il momento”. “Già” disse ridendo Ron. “Coraggio, diavoletti: ritornate nel vostro dormitorio a cambiarvi e, poi, ci vediamo in Sala Grande” disse Severus ed entrò nel castello, seguito da Hermione, Ron e Clarice; quest’ultima, andò al suo fianco e gli chiese: “Papà, dove passeremo il Natale ?”. Severus la guardò e, dopo averle messo una mano sulla spalla destra, in modo che stesse contro di lui, le rispose: “ Lo passeremo qui, così potrai stare con i tuoi nuovi amici”. “Ma io volevo passarlo solo con te” disse Clarice. “Bé, allora, durante tutte le feste natalizie, potrai traslocare nei sotterranei: ho giusto una camera per te” propose Severus. Clarice lo abbracciò e disse: “Grazie, grazie papà: non sai che bel regalo mi fai”. Severus si fermò, così come Clarice e, abbassandosi, le mise entrambe le mani sulle spalle, dicendole: “Piccola mia, non te l’ho ancora detto, ma oggi mi hai reso molto orgoglioso: su quella scopa eri bravissima”. “Però, io vorrei renderti orgoglioso anche per la scuola, e non solo per il Quidditch” disse Clarice. “Clarice, te lo dico da padre e non da professore: tu mi rendi molto felice anche a scuola, credimi” disse Severus. “Te lo hanno detto gli altri professori ?” domandò Clarice. Severus guardò Hermione e Ron; poi Hermione disse: “Clarice, noi andiamo nel dormitorio: poi ci vediamo nella Sala Grande”. “Già, forse sarà meglio che ci vediamo dopo” disse Ron e, i due, andarono verso le scalinate. Severus, poi, rivoltò lo sguardo verso Clarice e le disse: “ Non vorrei parlare di queste cose così pubblicamente: perché, dopo cena, non mi raggiungi nei sotterranei ? Così chiacchieriamo un po’”. “Va bene” disse sorridendo Clarice. Severus la guardò negli occhi e, mentre le accarezzava una guancia, disse: “Tua madre sarebbe orgogliosa di te, per tutti i progressi che stai facendo: come vorrei che fosse ancora viva”. “Ma lei lo è e lo sarà per sempre: rimarrà viva nei tuoi ricordi e di tutti quelli che l’hanno conosciuta” disse Clarice. Severus sorrise e, dopo essersi alzato in piedi, la prese in braccio e la baciò affettuosamente sulla guancia: “Papà, qualcuno ci potrebbe vedere: e che ne sarà della tua reputazione ?” disse Clarice. “Bé, in questo momento non sta passando nessuno, quindi la mia reputazione è ancora salva” disse Severus. “Allora, se vuoi che si salvi veramente, mettimi giù” disse Clarice. “Perché dovrei metterti giù, quando sono così contento nel tenerti in braccio ?” chiese Severus. “Perché si dia il caso, che stanno arrivando Draco ed i suoi scagnozzi” rispose Clarice, indicando dietro di se. Severus voltò lo sguardo all’indietro, per vedere Draco, Tiger e Goyle spuntare da dietro l’angolo; quindi, la mise subito a terra e le disse: “Nei sotterranei dopo cena” e se ne andò da una parte. Clarice sorrise, per poi avviarsi su per le scale.

Dopo cena, Clarice salutò Hermione e Ron e, poi, si diresse verso i sotterranei. Arrivò davanti alla porta della camera di suo padre, dove bussò e, poco dopo, Severus aprì e disse: “Ciao, piccolina mia: entra pure” e, dopo che Clarice fu entrata, chiuse la porta, insonorizzando la camera con un potente incantesimo, in modo che quelli fuori non potessero ascoltare ciò che dicevano. “Spero che la cena sia stata di tuo gradimento” disse Severus, mentre accompagnava Clarice nella piccola cucina che c’era. “E’ stato tutto molto buono: gli elfi del castello sono dei bravissimi cuochi” disse Clarice. “Sono contento che tu abbia mangiato bene: sai, credo che i Dursley non ti dessero molto da mangiare, vero ?” disse Severus. “Bé…sì…mi davano da mangiare, ma non tanto come ne davano a Dudley” disse Clarice. “Chi è Dudley ?” domandò Severus. “E’ il loro grasso figlio” rispose Clarice. “Più grasso di Hagrid ?” chiese Severus. “Bé, non più grasso di Hagrid, ma ci siamo vicini” rispose ridendo Clarice. “Allora, deve essere davvero grasso” disse ridendo Severus e lui e Clarice risero ancora un po’; poi, quando smisero, Clarice disse: “Ehi, questa è la prima volta che ti sento ridere: non è che qualcuno ti ha messo qualche strana pozione nel tuo succo di zucca di stasera ?”. “Non dire sciocchezze: me ne sarei accorto se, al posto del succo di zucca, avessi bevuto una pozione, no ? No, piccola mia: è che sono felice che, dopo tanti anni, ti posso rivedere sempre” disse Severus. Clarice sorrise; poi, Severus si schiarì la voce e le domandò: “Vuoi qualcosa da bere ? Sarebbe scortese, per me, se non ti offrissi nulla”.

Clarice si sedette ad una delle sedie che vi erano intorno al tavolo e gli rispose dicendo: “ Non vorrei disturbarti, soprattutto a quest’ora; e, poi, abbiamo anche appena cenato”. “Piccola mia, tu sei l’ultima persona che mi disturba; e chi se ne importa se abbiamo appena cenato: se vuoi qualcosa da bere, ti faccio compagnia” disse Severus. “Bé, allora, se insisti, prendo volentieri un bicchiere d’acqua, grazie” disse Clarice. “Solo un bicchiere d’acqua ?” chiese Severus, mentre apriva la credenza, per tirarci fuori due bicchieri. “Sì, grazie” rispose Clarice. Dopo aver messo i bicchieri sul tavolo, Severus aprì il frigorifero e, dopo averne preso fuori la bottiglia, lo richiuse. “Che cosa è quella roba ?” domandò Clarice. “Sentilo, e poi mi dirai se ti piace, oppure no” rispose Severus, mentre versava il contenuto della bottiglia nei due bicchieri; poi, si sedette e, guardando Clarice che non lo beveva, le disse: “ Fidati che è buono, piccola mia: mica il papà ti fa bere cose cattive”. “E, se poi, non mi piace ?” chiese Clarice. “Se non ti piace, vorrà dire che ti darò l’acqua che mi avevi chiesto” rispose Severus. Clarice prese il bicchiere e bevve un po’ di ciò che c’era dentro; poi, quando lo rimise sulla tavola, Severus le domandò: “Allora, ti piace ?”. “Sembra…sembra quasi lampone, ma non ne sono sicura; comunque, è molto buono” rispose Clarice. “Sono contento che ti piaccia; e, poi, sei proprio sicura che sia lampone ?” chiese Severus. “Certo che ne sono sicura: è lampone” rispose Clarice. “Perché, allora, non ne provi un altro po’ ?” disse Severus e ne verso ancora nel bicchiere. Clarice lo bevve; poi Severus domandò: “Allora, è ancora lampone ?”. “No, è qualcos’altro: questa volta, era fragola. Ma come è possibile una cosa del genere ?!” rispose stupita Clarice. “Piccola mia, siamo nel mondo della magia: tutto è possibile” disse Severus e se lo versò anche nel suo bicchiere. “Ma…ma prima sapeva di lampone e, ora, sa di fragola: una bevanda non può cambiare gusto così alla svelta” disse stupita Clarice. “Non se sei nel mondo della magia” disse Severus e ne bevve un po’; quando ebbe finito Clarice gli chiese: “Anche il tuo sapeva di fragola ?”. “No, il mio sapeva di whisky” rispose Severus. “Whisky ?! Aspetta un momento, forse ci sono: la bevanda cambia gusto a seconda della persona, vero ?” disse Clarice. “E non solo a seconda della persona, ma anche a secondo del suo gusto: come vedi, la mia sapeva di whisky cosa, che a te, non sarebbe mai capitata; come a me, invece, non capirà mai di sentire questa bevanda al gusto di lampone o fragola” spiegò Severus. “Non ti piacciono questi gusti ?” domandò Clarice. “No, mi piacciono, ma quando ero un bambino” rispose Severus. “Bé, non è mai troppo tardi; magari, prima o poi, la tua bevanda saprà nuovamente di lampone o fragola” disse Clarice. “Tu dici ?” chiese Severus. “Papà, siamo nel mondo della magia: tutto è possibile, anche riscoprire i gusti che si aveva da bambino” rispose Clarice. Severus sorrise; poi Clarice gli domandò: “Papà, potrei chiederti qualcosa ?”. “Ma certo, chiedimi pure tutto quello che vuoi” rispose Severus, mentre si alzava in piedi e prendeva i due bicchieri. “Non so se sia il caso di chiedetelo, ma ne è di vitale importanza” disse Clarice. “Cavoli, piccola mia: mi stai mettendo soggezione” disse Severus, voltandosi per mettere i bicchieri nel lavandino. “Riguarda Nicholas Flamel: tu sai chi è ?” chiese Clarice. “Nicholas Flamel ?! No, non l’ho mai sentito nominare” rispose, fingendo, Severus, depositando i bicchieri nel lavandino; poi, voltandosi, domandò: “E, poi, perché ti dovresti interessare di lui ?”. “Perché, secondo Hagrid, ciò che il cane a tre teste sorveglia, riguarda Albus Silente e Nicholas Flamel: nemmeno Hermione sa chi è” rispose Clarice.

Sentendo ciò, Severus si avvicinò a lei e disse: “Piccola mia, ascoltami bene: non voglio che tu ed i tuoi amici ficchiate il naso in cose che non vi riguardano”. Clarice si alzò in piedi e disse: “Ma papà, è molto importante: noi crediamo che il Professor Raptor stia cercando di rubare ciò che Fuffy sta proteggendo”. “Fuffy ?! E chi è Fuffy ?” chiese stupito Severus. “E’ così che si chiama il cane a tre teste: sai, appartiene ad Hagrid” rispose Clarice; poi, vedendo che suo padre si rivoltò per lavare i bicchieri, aggiunse dicendo: “Papà, se sai qualcosa su questo Nicholas Flamel o, su ciò che Fuffy sorveglia, me lo devi dire, perché potrebbe trasformarsi in qualcosa di molto pericoloso”. Severus si rivoltò verso di lei e replicò dicendo: “Me lo devi dire ?! Clarice, questo atteggiamento, da te, non me lo sarei mai aspettato: dovresti portarmi rispetto visto che sono tuo padre”. “Un padre non mi avrebbe permesso di vivere con degli zii spregevoli che odiano la magia e che ti fanno vivere in uno sgabuzzino del sottoscala” disse Clarice. “Io avrei voluto che tu fossi rimasta a vivere con me, ma era troppo pericoloso” disse Severus. “Perché era pericoloso ? Nessuno, ancora, me lo ha spiegato” domandò Clarice. “Non è il momento di spiegartelo” rispose Severus. “Non é mai il momento giusto, vero ? Ma io devo sapere la verità so Colui che ha ucciso la mamma” disse Clarice. “Sei ancora troppo piccola per sapere, del tutto, la verità: è già un miracolo che tu sia viva” disse Severus. “Già, tutti mi conoscono come la bambina sopravvissuta, ma avrei tanto voluto che ciò non accadesse” disse Clarice. “Credimi, neanche io: non c’è giorno che passa, che non penso a tuo madre; mi manca tantissimo” disse Severus sedendosi sulla sedia. Clarice si avvicinò a lui e, mise le sua mani sopra quelle del padre; poi, gli disse: “Ogni volta che chiedevo agli zii dove eravate, loro mi rispondevano che eravate morti in un incidente d’auto, oppure di mandavano a letto senza cena; ma, dentro di me, c’era qualcosa che mi diceva che, almeno uno dei due, era ancora vivo e, le mie speranze si sono riaccese, quando Hagrid ha detto tu insegnavi qui, ad Hogwarts. La mamma sarebbe così fiera di te, di come stai andando avanti, dopo tutto quello che hai passato”. Severus la guardò; poi, stringendo le sue mani con quelle della figlia, disse: “Mia piccola e dolce Clarice: sei una bambina speciale e lo saresti stata, senza neanche diventare la bambina sopravvissuta” e, dopo averla presa sulle sue ginocchia, continuò dicendo: “ Ti voglio tanto bene, bambina mia ed io ci sarò sempre per te e ti proteggerò anche a costo della mia stessa vita”. “Non voglio perderti, papà: se tu morirai, poi chi è che penserà a me ?”. “Non morirò, fidati; e, poi, dovrò essere io a portarti all’altare” disse Severus. “Papà, ho solo undici anni: non credi di correre un po’ troppo ?! E’ ancora troppo presto per pensare alle mie nozze” disse Clarice. “Un padre deve pensare anche a questo: sai anche il Professor Silente la pensava come me” disse Severus. “Anche lui voleva che ti sposassi presto con la mamma ?” chiese Clarice. “Certo: secondo Silente, sposandomi con tua madre, avrei finalmente messo la testa a posto” rispose Severus. “Tu ?! Non avevi la testa a posto ?! Questa mi giunge nuova” disse stupita Clarice. “Guarda che ero molto birichino da ragazzo e, se non avessi conosciuto tua madre, a quest’ora sarei sulla cattiva strada” disse Severus. “E non solo la mamma: anche il Professor Silente deve averti aiutato molto” disse Clarice. “Clarice non so se sia il caso di dirtelo, ma sono sicuro che ne sarai entusiasta” disse Severus. “Che cosa mi devi dire ?” domandò Clarice. “Il Professor Silente è, in realtà, tuo nonno” rispose Severus. “Che cosa ?! Ma è impossibile ! Cioè…avremmo il suo stesso cognome, no ?” disse stupita Clarice. “E’ una storia un po’ lunga, che ti racconterò un’altra volta” disse Severus e, dopo averle dato un bacio sulla fronte, la fece scendere dalla sue ginocchia. “Ma a me piacciono le storie lunghe” disse Clarice. “Che, però, non ti racconterò adesso, visto che devi ritornare del tuo dormitorio” disse Severus, conducendola fuori dalla porta. “Ma papà, il Professor Silente come può essere mio nonno ? Insomma, zia Petunia me lo avrebbe detto e…”iniziò a dire Clarice, ma Severus la interruppe dicendo: “Non è il nonno da parte di tua madre, ma da parte mia” ed aprì la porta. “Tua ?!” disse stupita Clarice, guardandolo. “Sì, da parte mia; però, vai, se non vuoi essere sorpresa in giro per i corridoi dopo l’orario imposto” disse Severus. “Papà, non è che mi potresti accompagnare ? Ho paura di perdermi” chiese Clarice.

Severus sorrise e, dopo aver chiuso la porta dietro di se, condusse la figlia nel suo dormitorio; quando arrivarono davanti al dipinto della Signora in Rosa, al corridoio del settimo piano, i due si fermarono e Clarice disse: “Grazie, papà: sei sempre così gentile”. “E non dovrei esserlo con te ? In fin dei conti, sei la mia bambina” disse Severus e le scompigliò i capelli. Clarice rise; poi, si voltò verso il dipinto della Signora in Rosa, la quale disse: “Parola d’ordine”. “Caput Draconis” disse Clarice ed il dipinto di aprì. “Buonanotte, mia piccolina” disse Severus. Clarice voltò lo sguardo e disse: “Buonanotte, papà adorato” e, dopo aver rivoltato lo sguardo in avanti, si diresse all’interno del dormitorio dei Grifondoro e, il dipinto, si richiuse.  Severus rimase ancora un po’ fermo davanti al dipinto della Signora in Rosa, poi, si voltò e mentre camminava per il corridoio, incontrò Nick Quasi senza testa, il quale disse: “Oh, buona sera Professor Piton”. “Buona sera, Sir Nicholas” disse Severus, fermandosi a parlare con il fantasma. “Mi dispiace molto che la sua squadra abbia perso a Quidditch; però, devo farle i complimenti: sua figlia è proprio una bravissima Cercatrice” disse Nick Quasi senza testa. “Già ed io sono molto orgoglioso di lei; ma che non si sappia in giro: so, che tra voi fantasmi, le notizie girano molto velocemente e non vorrei rimetterci la mia reputazione: gli studenti non devono pensare che mi sono rammollito” disse Severus. “Non si preoccupi, Professor Piton: rimarrà solo tra me e lei” disse Nick Quasi senza testa. “Mi scusi, Sir Nicholas, ma ora dovrai proprio andare: fra poco, ho la mia ispezione notturna” disse Severus e, stava per andarsene, quando Nick Quasi senza testa lo fermò, domandandogli : “Scusi la mia curiosità, Professor Piton: ma che cosa ci fa da queste parti ? Di solito, lei, cammina sempre per i sotterranei”. Severus voltò lo sguardo verso di lui e gli rispose dicendo: “ Emmm…io…io sono qua, perché il Professor Silente mi ha chiesto che tutti i dipinti delle entrate ai dormitori dei ragazzi, fossero a posto” e, voltò lo sguardo in avanti per riprendere a camminare ma, nuovamente, Nick Quasi senza testa, lo fermò, dicendo: “Non c’è bisogno di nascondere che, in realtà, ha riaccompagnato sua figlia nei dormitorio: ogni padre premuroso avrebbe fatto la stessa cosa”. Severus lo guardò e Nick Quasi senza testa disse: “Sì, lo so, anche questa cosa deve rimanere tra di noi: non lo dirò a nessuno, si fidi”. Severus sorrise; poi, voltando lo sguardo in avanti, se ne andò.

Nick Quasi senza testa, poi, si avvicinò al dipinto della Signora in Rosa e le domandò: “Non le dispiace, vero, se entro a parlare un po’ con la piccola Clarice: sa, ho la vaga sensazione che non sia ancora andata a letto”. “Faccia pure, Sir Nicholas” disse la Signora in Rosa e, dopo che si fu aperta, Nick Quasi senza testa, entrò nel dormitorio dei Grifondoro, dove seduta su una sedia di fianco al caminetto, vi era Clarice, la quale, vedendolo, disse: “Non volevo origliare la vostra conversazione”. Nick Quasi senza testa la raggiunse e disse: “Non preoccuparti, piccola: non lo dirò a tuo padre”. “E’ che ero molto curiosa di sentire che scusa si sarebbe inventato papà dopo la sua domanda” disse Clarice. “Il Professor Piton non ammetterà mai apertamente di volerti bene” disse Nick Quasi senza testa. “Però, a me, lo ha detto ed anche molte volte” disse Clarice. “A te sì, ma agli altri studenti non lo vuole far capire perché, ha la sua reputazione da mantenere” disse Nick Quasi senza testa. “Sir Nicholas, sai che cosa ho scoperto stasera: che il Professor Silente è mio nonno” disse Clarice. “Davvero ?! E chi te l’avrebbe detta una cosa del genere ?!” chiese stupito Nick Quasi senza testa. “Il mio papà. Ha detto che il Professor Silente è mio nonno da parte sua; solo, che però ha detto che mi racconterà questa storia un’altra volta” rispose Clarice. “Bé, è un buon passo avanti: di solito tuo padre è una persona che si tiene le cose dentro sempre per se” disse Nick Quasi senza testa. “Sì, so come è fatto, visto che me lo hanno raccontato Fred e George, però a me, stranamente, racconta tutto. Anche quando ci siamo incontrati la prima a volta a Diagon Alley, si è subito fidato di me ed io di lui, senza che ci riconoscessimo” spiegò Clarice. “Un padre sa sempre chi è sua figlia o, almeno, lo sospetta” disse Nick Quasi senza testa. “Sì, ma una figlia, al contrario, dovrebbe sapere chi è il padre, no ?” disse Clarice. “Nel tuo caso, Clarice, le cose erano molto diverse” disse Nick Quasi senza testa. “Non c’è bisogno di ricordarmelo: mi sono dimenticata di mio padre, solo perché un mago potente ha ucciso la mia mamma e mi ha maledetto con questa cicatrice” disse Clarice. “Parli di Colui che non deve essere nominato, come se non avessi paura di lui” disse Nick Quasi senza testa. “Di fatti, io non ho paura di lui: ha ucciso la mia mamma; ha rovinato la vita del mio papà e mi ha maledetto per il resto della mia vita. L’unica cosa che voglio fare, è ucciderlo, così da vendicare tutti coloro che sono morti per mano sua” disse Clarice. Nick Quasi senza testa rimase senza parole nel sentire ciò; quindi disse: “Non sarò io quello a fermarti ma, lascia che ti dia un consiglio: fatti sempre aiutare dalle persone che ti vogliono bene e dai tuoi amici, perché è insieme a loro che sconfiggerai il nemico”. “I miei amici e le persone che mi vogliono bene, non centrano nulla: sono io il bersaglio di Voldermort. Lui vuole solo me morta” disse Clarice. “Hai molto coraggio per pronunciare il suo nome ed io ti sosterrò in tutto quello che deciderai di fare; ma, per il momento, godiamoci queste vacanze, visto che fra poco è Natale…a proposito, sai già dove lo passerai ?”. “Resterò qui al castello e, domani, mi trasferisco giù nei sotterranei: voglio stare da sola con il mio papà” disse Clarice. “Bello, bello, proprio bello. Bé, non mi resta che augurarti una buona notte, Clarice” disse Nick Quasi senza testa e, mentre se ne volava fuori dal dormitorio, Clarice gli disse: “Buona notte Sir Nicholas” e, quando il fantasma se ne fu andato, Clarice guardò il fuoco nel caminetto, ripensando alla conversazione che aveva appena avuto con Nick Quasi senza testa. Se Voldermort voleva ritornare in vita, lei era pronta a combattere contro di lui, anche a costo di utilizzare qualsiasi mezzo, ma lo avrebbe fatto da sola, così da non mettere in pericolo le vite dei suoi amici, delle persone che le volevano bene e, soprattutto, quella del suo papà. Clarice ha giocato la sua prima partita di Quidditch, vincendo contro la potente squadra di Serpeverde e, inoltre, suo papà Severus le ha rivelato che il Professor Silente è, in realtà, suo nonno. Ma anche ora che sono arrivate le vacanze natalizie, Clarice scoprirà tante altre cose ad Hogwarts, come lo Specchio delle Brame, capace di fare vedere ciò che si desidera di più

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Capitolo 12
*** Lo Specchio delle Brame Parte I ***


Era da un po’ di giorni che la neve scendeva e, ora, tutto il paesaggio di Howgarts era innevato e bianco. Ai ragazzi dal terzo anno in su, era concesso andare a visitare Hogsmeade, l’unico villaggio del mondo magico, non molto distante dal Castello di Howgarts e dove si potevano trovare negozi che vendevano ogni sorta di articoli e il pub “Il Tre Manici di Scopa”, frequentato soprattutto dagli studenti. A quelli del primo e secondo anno, invece, non era ancora concesso andare a visitare il villaggio, ma potevano rimanere solamente all’interno del Castello e, ovviamente, nei giardini e venivano costantemente sorvegliati dai professori che non erano andati a casa per le vacanze natalizie. Però, anche durante le vacanze di Natale, agli studenti erano dati tantissimi compiti in modo che, quando sarebbero ritornati a scuola, veniva fatto loro un esame per vedere il loro stato di preparazione, in vista dell’esame che avrebbero dovuto effettuare a fine scuola. Clarice non si era ancora trasferita nelle camere di suo padre, visto che quest’ultimo, a cause lei sconosciute, era sempre stato convocato da Silente, per problemi inerenti alla scuola; quindi, il suo trasferimento, sarebbe avvenuto dopo che avrebbe scartato i regali nel dormitorio di Grifondoro, alla Vigilia di Natale.

Pochi giorni prima la Vigilia di Natale, gli studenti che erano rimasti a scuola, si trovavano in Sala Grande chi a fare colazione, chi a fare i compiti o chi a leggere un libro; Clarice e Ron, invece, stavano giocando agli Scacchi dei Maghi: Clarice aveva quelli bianchi, mentre Ron quelli rossi. Hermione, già tutta vestita e con trolley appresso, li raggiunse ed osservò mentre giocavano: “Cavallo in E5” disse Clarice ed il cavallo si mosse nella postazione che aveva detto Clarice. Ron guardò meglio la scacchiera, per vedere quale sarebbe stata la mossa migliore da fare; poi, disse: “ Regina in E5” e la regina arrivò sulla casella dove vi era il cavallo di Clarice e, con il suo trono, lo distrusse, prendendone il posto. “E’ una cosa da barbari !” disse Hermione. Ron la guardò e disse: “ E’ il gioco degli Scacchi dei Maghi”; poi, vedendo che Hermione aveva un trolley, le domandò: “Hai fatto i bagagli ?”. “E tu non li hai fatti” disse Hermione. “Cambio di programma: i miei genitori hanno deciso di andare in Romania a trovare mio fratello Charlie, dove studia i draghi” spiegò Ron. “Bene, così puoi aiutare Clarice: lei dovrà andare in Biblioteca a cercare informazioni su Nicholas Flamel, visto che suo padre non sa chi sia” disse Hermione. “Ma neanche tu sa chi sia” disse Clarice. Hermione la guardò, ma non disse nulla. “ Abbiamo cercato centinai di volte” disse Ron. “Non nella Sezione Proibita” disse Hermione; poi, aggiunse: “Buon Natale, ragazzi” e, dopo aver preso il suo trolley, se ne andò.

“Abbiamo avuto una cattiva influenza su di lei” disse Ron. “Il mio papà non vuole che vada nella sezione proibita: dice che ci sono libri che non mi interessano” disse Clarice. “Ma sei proprio sicura che il Professor Piton non sappia nulla su Nicholas Flamel ?” chiese Ron. “No e, se anche dovesse sapere qualcosa, di certo non me lo direbbe” rispose Clarice. “E perché non te lo direbbe ? D’altronde, sei sua figlia” domandò Ron. “Perché mi ha già detto che non dobbiamo mettere il naso in affari che riguardano la scuola” rispose Clarice, mettendo la testa sul tavolo. “Però, non ti ha mica detto che ti metterà in punizione, se gli disubbidisci” disse Ron. Clarice alzò la testa e disse: “Ron, non posso disubbidirgli: ok, con me è sempre buono, ma sono sicura al cento per cento, che si arrabbierà se lo faccio preoccupare mettendomi nei guai”. “Ma tu non fargli capire che vuoi andare nella Sezione Proibita o che, stai cercando cosa Fuffy nasconde” disse Ron. “Purtroppo, gli ho già parlato di Fuffy” disse Clarice. “Davvero ?! E lui…sì, insomma…come l’ha presa ?” chiese stupito Ron. “Bé, l’ha presa bene, anche se subito mi ha detto quello che ti ho detto prima” rispose Clarice. In questo giro di parole, Ron non ci capì molto, quindi domandò: “Scusa, potresti spiegarti meglio ?”. “In poche parole, mi ha detto che non dobbiamo ficcare il naso in cose che non ci riguardano” rispose Clarice. “Ma noi lo abbiamo già fatto: se non avessimo ficcato il naso in cose che non ci riguardano, non avremmo mai scoperto Fuffy e la botola dove poggia le zampe” disse Ron. “Anche papà, durante Halloween, ha fatto una visitina a Fuffy e ne è uscito con una grossa ferita sulla gamba destra” disse Clarice. “E con questo ? Almeno, è ancora vivo, anche se non capisco che cosa ci sia andato a fare da Fuffy” disse Ron. “Non per essere fatto fuori, questo è certo. No, c’è qualcos’altro: forse, era andato per accettarsi che qualcuno non entrasse per quella botola” disse Clarice. “O, forse, doveva fermare qualcuno che era già la” disse Ron. “Ehi, e se fosse veramente così ? Che papà stesse cercando di fermare qualcuno che volesse entrare per quella botola e che, nel fermarlo, fosse stato morso da Fuffy. Ron, sei un genio !” disse Clarice. “Grazie per il complimento, ma sapevo già di essere un genio” disse Ron.

In quel momento, nella Sala Grande, entrò Hagrid, il quale stava portando un grosso pino; mentre passava dietro a Ron e Clarice, quest’ultima disse: “Ciao, Hagrid”. Hagrid si fermò e disse: “Oh, ciao Clarice; e ciao anche a te, Ron”. “Che cosa fai con quel grosso pino ?” chiese Ron. “Lo vado a mettere vicino sul tavolo dei professori, così che possa essere addobbato dal Professor Viltious” rispose Hagrid; poi, aggiunse domando: “Voi, invece, che cosa state facendo ?”. “Stiamo giocando agli scacchi dei maghi: vuoi unirti a noi ?” rispose Clarice. “No, grazie, ma sarà meglio che metta giù questo pino: è molto pesante” disse Hagrid. “Tu, grande e grosso, che ti lamenti del peso ?!” disse stupito Ron. “Eehhhhhhhh, che ci vuoi fare, Ron: gli anni passano anche per me” disse Hagrid e se ne andò al tavolo dei professori, dove vi appoggiò il grosso pino. Successivamente, mentre il Professor Viltious lo addobbava, mettendo le decorazioni con il Wingardium Leviosa, Hagrid ripassò dietro Clarice e Ron ma, prima che potesse andarsene, Clarice lo fermò chiedendogli: “Se ora c’è quel grosso pino sul loro tavolo, i professori rimasti dove andranno a mangiare ?”. “Bé, si adatteranno a mangiare insieme a voi” rispose Hagrid ed uscì dalla Sala Grande. “Sai, non ce lo vedo il mio papà mangiare insieme a noi” disse Clarice. “A proposito del Professor Piton: eccolo che sta arrivando” disse Ron ed entrambi guardarono Severus che camminava verso di loro; poi, fermandosi, disse: “Buongiorno, ragazzi”. “Buon giorno, Professor Piton” disse Ron. “Buon giorno, papà; hai dormito bene ?” domandò Clarice. “Non quel che avrei sperato, però sono sopravvissuto” rispose Severus; poi, guardò verso il tavolo dei professori e disse: “Ehi, ma che scherzo è questo ?! Dove andrò a mangiare ?”. “Perché non ti siedi qui con noi, così, nel frattempo, mi aiuti a sconfiggere Ron agli Scacchi dei Maghi” propose Clarice. Severus rivoltò lo sguardo verso di loro e disse: “ Va bene, ma con la partita dovrai cavartela da sola” e si sedette accanto a Clarice, la quale gli chiese: “ Perché dovrei cavarmela da sola ? Non sei capace di giocare agli Scacchi dei Maghi ?”. “Certo che sono capace: è solo che voglio che sia tu ad imparare” rispose Severus, mentre davanti a se, fece comparire una forchetta, un calice con dentro del succo di zucca, ed un piatto con sopra la colazione. “Ma Ron è troppo bravo e, sulle due partite che abbiamo fatto, lui ha già vinto la prima e, sono sicura, che vincerà anche questa, visto che non sono messa tanto bene” disse Clarice. “Invece di chiedermi aiuto, cosa che non farò, guarda la scacchiera e fai la tua prossima mossa” disse Severus e mangiò un po’ della colazione. “Un padre dovrebbe stare dalla parte della propria figlia e non tifare per l’avversario” disse Clarice. Severus la guardò, ma non disse nulla. “Dovresti darmi dei consigli e, invece, mangi la colazione” disse Clarice. “Pensa alla partita che, alla mia colazione, ci penso io” disse Severus guardandola. “A proposito di partita: quando le vacanze di Natale saranno finite, ricomincerà il Quidditch ed ho sentito dire da Baston che Grifondoro affronterà i Corvonero” disse Ron. “Sono molto forti i Corvonero, ma sono sicura di riuscire a prendere il Boccino d’Oro prima del loro Cercatore” disse Clarice. “Non sono sicuro al cento per cento se, la prossima volta, giocherai a Quidditch” disse Severus. “E perché non dovrei giocare ?” domandò stupita Clarice. “Già, perché non dovrebbe giocarci ? Clarice è la migliore cercatrice che Grifondoro ha avuto negli ultimi anni: senza di lei, perderemo la partita…ed anche la Coppa di Quidditch” disse Ron. “Dopo ciò che ti è successo l’ultima volta, è troppo rischioso rifarti giocare” rispose Severus, dopo che ebbe finito la colazione. “Ma papà hai detto che, questa volta, avresti protetto la mia scopa con qualsiasi incantesimo; quindi, non puoi non farmi giocare” disse Clarice.

Severus bevve il succo di zucca che aveva nel calice; poi, disse: “Continueremo questo discorso, dopo le vacanze di Natale; e, poi, lo sai che voglio che prima pensi allo studio: anche se sono tuo padre, sono pur sempre anche un tuo insegnante e, per questo motivo, posso anche bocciarti”. “Ho già fatto tutti i compiti che ci avete assegnato, così avrei avuto le vacanze libere” disse Clarice. “Ecco, brava, è così che ti voglio: un’alunna diligente, che deve dare il buon esempio” disse Severus, mentre l’accarezzava sulla testa. “Visto che devi dare il buon esempio, potresti aiutarmi con i compiti di Trasfigurazione” disse Ron. Clarice e Severus lo guardarono malamente; quindi Ron si corresse dicendo: “Ho detto aiutarmi ?! Volevo dire vedermi…sì, potresti vedere se ho fatto i compiti di Trasfigurazione giusti; però, adesso, finiamo la nostra partita, che dopo dobbiamo andare a cercare quella cosa là”. Clarice gli lanciò un’occhiataccia, ma ciò a Severus non sfuggì, quindi chiese: “Di quale cosa dovete cercare ?”. “Oh, niente di che; solo un…un…” rispose un po’ titubante Clarice, ma Ron disse: “…un Bezoar, per preparare la pozione che ci ha assegnato per la prossima volta”. Severus inarcò un sopracciglio, capendo che i due bambini stavano nascondendo qualcosa; quindi disse: “ Ah, davvero Signor Weasley ? Bene, allora mi dica quale sarà la pozione che vi farò preparare la prossima volta, visto che l’ho detto”. “Oh, oh, a papà non gli si può nascondere proprio niente” disse tra se Clarice. “Clarice, ovviamente se il Signor Weasley non si ricorda la pozione, potresti aiutarlo tu a ricordare, non trovi ?” disse Severus. “Ecco, papà, noi…noi…la verità, è che noi non stiamo cercando un bezoar e nemmeno nulla che riguardi una pozione anche perché tu, per la prossima volta, ci hai solamente detto di studiare i capitoli che riguardano la Pozione Rigenerante” spiegò Clarice. “Lo vede, Signor Weasley: la signorina Piton ha più memoria di lei” disse Severus guardando Ron, il quale deglutì per la paura; poi, rivoltando lo sguardo verso Clarice, aggiunse dicendo: “Spero, che ora, mi dirai tutta la verità, oppure mi costringi a metterti in punizione, anche se siamo sotto Natale”. “Quello che io e Ron dobbiamo cercare, sono informazioni riguardanti Nicholas Flamel e, visto che neanche tu sai chi sia, avevamo pensato di andare a cercare nella Sezione Proibita. Ora che ti ho raccontato tutto, ti prego papà, non essere arrabbiato: non volevamo fare niente di male” spiegò Clarice. Ron deglutì nuovamente per la paura, perché si aspettava che Severus scoppiasse dalla rabbia, invece, si alzò e, mentre teneva le braccia incrociate, disse: “ Non sono arrabbiato, Clarice, ma furioso: tu ed il Signor Weasley non dovete per nulla avvicinarvi alla Sezione Proibita; se si chiama così, è perché ci sarà un motivo. Credimi, Clarice: se ti becco da quella parti, non solo sarò costretto a togliere dei punti alla tua Casa, ma anche a metterti in punizione, finché non sarà finita la scuola”. “Scusami, papà: ti prometto che non ci metterò piede nella Sezione Proibita” disse tristemente Clarice. “Sarà meglio per te se, oltre alle cose che ho elencato, sequestri anche la tua Nimbus 2000” disse Severus; poi, aggiunse dicendo: “ Domani, dopo che avrei aperto i tuoi regali nel dormitorio, porta tutta la tua roba nei sotterranei”. “Ho già preparato tutto; ma devo portare anche Hedwige ? Non credo che le piacciono i sotterranei” domandò Clarice. “Hedwige, deve essere liberata: ai gufi, in questa stagione, è concesso volarsene via per un po’, finché non ritorni la bella stagione” rispose Severus. “Ma devo proprio ?! Mi sono molto affezionata ad Edwige” disse Clarice. “Clarice, mi dispiace, ma non posso farci niente e nemmeno tu: è la loro natura” disse Severus e l’accarezzò sulla guancia sinistra; poi, prima di andarsene, aggiunse dicendo: “E comunque, la mossa che devi fare, è Torre in H4” e se ne andò. Clarice si rivoltò verso Ron e disse: “Torre in H4” e la torre, muovendosi, andò sulla casella della Regina di Ron e, la distrusse. “Ehi, non male come mossa: anche papà è bravo con gli Scacchi dei Maghi” disse entusiasta Clarice. “Già, che sorpresa; però, non è giusto: ti ha aiutato” disse Ron. “No, non mi ha aiutato, perché la partita non è ancora finita anche se, ora, ho una possibilità di vincere” disse Clarice e, i due, ripresero con la partita.

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Capitolo 13
*** Lo Specchio delle Brame Parte II ***


Nel pomeriggio, ai pochi studenti che erano rimasti a scuola, era concesso loro di trascorrere qualche ora nel giardino del castello, prima di rientrare per la cena. Clarice e Ron stavano camminando lungo la riva dell’enorme Lago Nero che, ora, era tutto ghiacciato: “Sai, è molto silenzioso senza Hermione: non trovi anche tu ?” disse Ron. “Già: anche se sa un sacco di cose, mi mancano le sue spiegazioni sempre perfette” disse Clarice; poi, i due, si fermarono a guardare il lago e Ron disse: “Fred e George mi hanno detto che, all’interno del lago, vive un’enorme creatura”. “Che tipo di creatura ?” chiese Clarice. “Un’enorme polipo che ha sempre fame” rispose Ron. “E che cosa mangia ? Spero non persone” domandò preoccupata Clarice. “No, alghe o piccoli animali” rispose Ron; poi, aggiunse proponendo: “Ehi, che ne dici se ci facciamo una bella scivolata ? Come se stessimo pattinando”. “Non credo Ron che sia una bella idea” disse Clarice, mentre Ron metteva, delicatamente, un piede sulla lastra ghiacciata. “Non c’è niente di cui aver paura: sarà solo divertente” disse Ron, mettendo anche l’altro piede. “Ron, da quel che ne so, il ghiaccio tende a rompersi molto facilmente e, non mi sembra il caso, usarlo come una pista di pattinaggio” disse Clarice, mentre Ron muoveva un piede dopo l’altro e, contemporaneamente andava avanti nel lago. “Cavoli, Clarice: se parli così, assomigli molto ad Hermione” disse Ron, voltandosi verso di lei. “Ron, per favore, torna indietro: è pericoloso” disse Clarice. “Tranquilla, Clarice: la lastra è bella solida” disse Ron ed incominciò a saltare su di essa; ma, ciò, fu un errore, perché, improvvisamente, il ghiaccio si ruppe e Ron cadde nell’acqua ghiacciata. “Ron !” gridò Clarice.

Severus, che era anche lui fuori e stava chiacchierando con la Professoressa McGranitt ed Albus Silente, la sentì gridare e voltando lo sguardo, la vide gettarsi nell’acqua ghiacciata. “Clarice !” gridò Severus e, insieme agli altri due professori, corse verso la riva del lago. Clarice nuotava, cercando di prendere Ron, il quale stava sempre di più sprofondando: “Meno male che ho imparato a nuotare da sola, quando quella volta Dudley voleva annegarmi nel lago che c’era in quel parco, se no a quest’ora, non starei qui a salvare la vita a Ron” pensò tra se Clarice, mentre continuava a nuotare verso Ron. “Clarice ! Risali in superficie, ti prego !” disse Severus, mentre se ne stava in ginocchio alla riva del lago e, guardava il ghiaccio che si era rotto e dove Clarice si era buttata. “Ma che cosa le sarà passato per la testa ?! Buttarsi nell’acqua ghiacciata è molto pericoloso” disse la Professoressa McGranitt. “Evidentemente, Clarice non si è buttata senza una ragione logica” disse Silente. “Lei crede che la piccola si sia gettata veramente per una ragione ?” chiese preoccupata la Professoressa McGranitt. “Professoressa McGranitt, ormai conosciamo Clarice talmente bene, che anche Severus può confermarlo, che la piccola, prima di agire, pensa e, che sicuramente, si sarà gettata per aiutare qualcuno” rispose Silente. “Non ditemi che nel lago c’è anche il Signor Weasley ? Quei due, sono inseparabili fin da quando si sono conosciuti” disse Severus, guardando gli altri due professori e Silente disse: “E’ il motivo al quale pensavo perché Clarice si è buttata nel lago”. Severus rivoltò lo sguardo verso il ghiaccio rotto e disse: “Coraggio, Clarice ! Resisti e salva la vita di quella zucca vuota del tuo amico”. Clarice stava continuando a nuotare, quando riuscì a prendere Ron, ma mentre stava per ritornare in superficie, qualcosa le bloccò la gamba destra: Clarice, voltò lo sguardo verso il basso e vide che l’enorme polipo, del quale le aveva parlato prima Ron, le aveva bloccato la gamba con uno dei suoi tentacoli. Clarice, allora, spinse verso l’alto Ron, il quale, arrivò fino in superficie, dove fu messo sulla riva, da Severus, Silente e la Professoressa McGranitt, la quale disse: “Allora era vero: Clarice si era gettata per salvarlo”. “Ma la piccola è ancora là sotto” disse Silente. Severus allora, dopo essersi tolto il mantello e senza pensarci due volte, si tuffò anche lui nell’acqua, prima che Silente e la Professoressa McGranitt potessero fermarlo. “L’amore di un padre può fare grandi cose” disse Silente. In quel momento, Ron riprese i sensi e, dopo aver sputato fuori tutta l’acqua, domandò: “Che cosa è successo ?”. “Il ghiaccio si è rotto ed è caduto nell’acqua ghiacciata; ma, per la sua poca capacità di pensare, ora Clarice si trova ancora la sotto e sta rischiando la vita” rispose la Professoressa McGranitt. “Clarice mi ha salvato la vita ?! Oh, no, è tutta colpa mia se ora si trova ancora là sotto” disse Ron e guardò il buco nel ghiaccio. “Non si preoccupi, Signor Weasley: Severus è andata a salvarla” disse Silente. Clarice cercava, in tutti i modi, di liberarsi dal tentacolo, ma il polipo non voleva mollare la presa: aveva fin provato a lanciare un incantesimo, ma sotto l’acqua e per un primo anno, non era affatto semplice. Clarice sentiva che, piano, piano, le forze cedevano quando, si sentì prendere da qualcuno: voltò lo sguardo e vide suo padre che la teneva stretta. Clarice, quindi, gli indicò il tentacolo che le bloccava la gamba destra; Severus, allora, la sostenne con la mano sinistra e, con la mano destra, prese fuori la bacchetta magica; poi, disse: “Expelliarmus !” ed un raggio dorato colpì il tentacolo del polipo il quale, per il colpo subito, mollò la presa.

Dopo che il polipo se ne andò, Severus tenne ben salda la figlia con la mano sinistra, mentre con la destra, puntò la bacchetta verso l’alto e gridò: “Ascendio !” e lui e Clarice volarono verso l’alto, atterrando, poi, vicino a Silente, la Professoressa McGranitt e Ron, il quale era ancora seduto a terra. “Clarice, coraggio: butta fuori tutta l’acqua !” disse Severus, mentre dava dei piccoli colpi sulla schiena della figlia, la quale riuscì a buttare fuori tutta l’acqua. “Brava, brava la mia piccolina: sono molto orgoglioso di te” disse Severus, mentre le metteva il suo mantello, per scaldarla, per poi stringerla forte a se. Silente, la Professoressa McGranitt e Ron si avvicinarono ai due e la Professoressa McGranitt preoccupa chiese: “ Signorina Piton, come sta ?”. Clarice guardò la Professoressa McGranitt e le rispose: “Bene, anche se ho un po’ freddo”. “E’ normale: l’acqua, in questo periodo, è molto ghiacciata” disse Severus e diede un’occhiataccia a Ron il quale, piano, piano, si avvicinò a Clarice e, con un po’ di paura, disse: “Mi dispiace tanto, Clarice: se ti avessi ascoltato, tutto questo non sarebbe successo e, tu, non avresti rischiato la tua vita per salvarmi”. Clarice lo guardò e disse: “Ma se tu mi avessi ascoltato, allora, non saresti stato neanche più il mio migliore amico Ron”. Ron sorrise, così come Clarice. “Signor Weasley, deve ritenersi molto fortunato ad avere un’amica come la Signorina Piton, perché non ce ne sono molte come lei” disse Silente. “Ha ragione: Clarice è proprio una vera amica” disse Ron. Dopo che Severus ebbe preso in braccio la figlia, Silente disse: “ Dopo una bella nuotata, quello che ci vuole, è una cioccolata calda, che ne dite ?”. “Molto volentieri” disse Clarice. “Sei quasi morta affogata e, tu, la prima cosa che vuoi, è una cioccolata calda ? Mi stupisci sempre di più, piccola mia” disse stupito Severus. “Severus, guarda che anche tu, quando eri un ragazzo, hai bevuto sempre la cioccolata calda, soprattutto quella volta quando ti sei fatto una nuotata proprio qui, nel lago” spiegò la Professoressa McGranitt. “Non volevo farmi una nuotata nel lago !” replicò dicendo Severus ed incominciarono a camminare verso il castello. Mentre camminavano, Clarice guardò Silente e gli disse: “ Professor Silente, sono molto contenta che lei sia mio nonno”. Silente, allora, guardò Severus e disse: “Vedo che, finalmente, glielo hai detto: lo ritengo un bel gesto da parte tua”. “Prima o poi, lo avrebbe scoperto lo stesso” disse Severus. Ron rimase senza parole nel sentire ciò; quindi, guardò Severus e stupito domandò: “ Professor Piton, come fa, il Professor Silente, ad essere suo padre ? Dovreste avere lo stesso cognome, no ?”. “E’ una storia un po’ lunga che…” iniziò a rispondere Severus, ma Silente lo interruppe, finendo di dire: “…che entrambi, soprattutto Clarice, hanno diritto di sapere. Tranquilli, vi spiegherò tutto quando saremmo arrivati nel mio ufficio”.

Poco dopo, all’ufficio del Preside, mentre Severus era seduto di fianco a Clarice, la quale era di fianco a Ron, sul divano, mentre la Professoressa McGranitt era seduta sulla poltrona, Silente se ne stava in piedi e spiegò dicendo: “Devi sapere Clarice che, quando tuo padre frequentava il 5° anno di scuola, gli successe una cosa molto brutta: morì sua madre Eileen”. “Ed ecco da dove viene il tuo secondo nome” disse Severus. Clarice lo guardò e stupita chiese: “Io ho un secondo nome ?!”. “Certo: sono stato io a dartelo così, quando mi avresti disubbidito, ti avrei chiamato con il tuo nome completo” rispose Severus; poi, entrambi, rivoltarono lo sguardo verso Silente, il quale continuò con la spiegazione: “ Come vi stavo dicendo prima, Eileen morì: Severus era molto attaccato a sua madre, ma non al padre; quest’ultimo, era un babbano ed odiava i maghi e la magia. Di fatti, quando scoprì di aver sposato una strega e, che il figlio anche lui aveva ereditato i poteri magici dalla madre, andò su tutte le furie e diventò violento: sia Eileen che Severus, venivano costantemente picchiati”. “Ma è una cosa spregevole ! Era lui che doveva essere picchiato, e non il mio papà o la nonna” replicò dicendo Clarice. “Ma la madre del Professor Piton non poteva utilizzare la magia ?” domandò Ron. “Ai maghi non è concesso utilizzare la magia, fuori dal mondo magico, perché se no potrebbero rivelare ai babbani il nostro mondo” rispose Severus. “E’ vero: mi ha detto la stessa cosa anche Hagrid, quando ci siamo incontrati la prima volta” disse Clarice. “Il padre si Severus, poi, si ubriacava in continuazione ed è per questo motivo che, subito dopo la morte di Eileen, lo adottai” continuò dicendo Silente. “Ma per adottare qualcuno, non ci vogliono quasi sempre due persone ? Mi ricordo di averlo sentito dire, una volta, da mio padre” chiese Ron. “Di fatti, l’altra persona che ha adottato Severus, sono io” rispose la Professoressa McGranitt. Clarice e Ron la guardarono stupiti; poi Ron, stupito disse: “Questo significa che…che…”. “Esatto, Signor Weasley: che io e la Professoressa McGranitt siamo i genitori di Severus e, di conseguenza, i nonni di Clarice” disse Silente. Gli occhi di Clarice brillarono di gioia nel sentire ciò; quindi disse: “Che bello ! Finalmente, dopo anni dai Dursley, ho di nuovo la mia famiglia”; ma, il suo sorriso divenne triste. “Che cosa c’è cara ?” domandò la Professoressa McGranitt. “Non è vero che ho di nuovo la mia famiglia” rispose Clarice. “E perché no ? Hai tuo padre ed i tuoi nonni” disse Ron. “Ron, manca la mia mamma: in una famiglia, per essere completa, devono esserci tutti” disse tristemente Clarice. Severus la strinse forte a se e le disse: “No, piccolina mia, non essere triste; non ti ricordi quello che mi avevi detto: che la mamma vive nel nostro ricordo e di tutti coloro che l’hanno conosciuta. La mamma è qui con noi e ci sarà sempre” e continuò a coccolarla, mentre Clarice piangeva. Gli altri tre, la ascoltarono in silenzio, non sapendo cosa dire.

Dopo cena, Severus accompagnò Clarice nel dormitorio dei Grifondoro e, stavolta, entrò anche lui, sedendosi in una della sedie che vi erano nella Sala di Ritrovo: “Si sta proprio bene qui: erano anni che non ci mettevo piede” disse Severus, mentre Clarice si avvicinava a lui, per poi essere messa sulle sue ginocchia. “Venivi a trovare la mamma, vero ?” disse Clarice. “Ci venivo, quando tutti i suoi compagni, erano già a letto” disse Severus. I due, poi, guardarono davanti a loro e Clarice disse: “Hai visto che bell’albero di Natale che abbiamo: non ne avevo mai visto uno così, anche se quello che ha portato stamattina Hagrid, è molto più grande”. “E perché non hai ancora visto quello che ho preparato nelle nostre camere” disse Severus. Clarice lo guardò e stupita chiese: “C’è un albero di Natale anche nei sotterranei ?!”. “Certo; perché, credi che anche io non festeggi il Natale ?!” disse stupito Severus. “No; è solo che…bé…visto che metti soggezione, non credevo che potessi festeggiare qualche festa” disse Clarice. “Veramente metto così tanta soggezione ?! Cavolo, in questi ultimi anni, sono migliorato” disse Severus. “Ma perché sei così cattivo durante le lezioni ? Guarda che se sei più gentile, secondo me, faremo mille volte meglio le pozioni” disse Clarice. “Tu e la Signorina Granger siete un caso a parte: sono gli altri che, ormai, sono una causa persa” disse Severus. “Non è vero: guarda che sia Ron che Neville sono migliorati molto” disse Clarice. “Lo dici tu: per me, rimangono sempre delle zucche vuote” disse Severus. “Non mi meraviglia affatto, che Neville abbia così paura di te” disse Clarice. “E’ fortunato che non lo tormenti anche in sogno” disse Severus. “Già, però dovrei chiedere a Ron se ha degli incubi su di te, oppure no” disse Clarice e i due si misero a ridere.

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Capitolo 14
*** Lo Specchio delle Brame Parte III ***


Trascorse un’altra giornata e, finalmente, arrivò la Vigilia di Natale. Hedwige era appollaiata sul suo trespolo davanti alla finestra mentre fuori, continuava a nevicare. Clarice stava dormendo beatamente nel suo letto, quando Ron, la svegliò gridando: “ Clarice svegliati ! Dai, Clarice svegliati !”. Clarice prese gli occhiali che aveva sul comodino a fianco; poi, corse giù, dove vide Ron di fianco all’enorme albero di Natale e, sotto di esso, vi erano tantissimi regali: “Buon Natale, Clarice” disse Ron, guardando verso l’alto, dove vi era Clarice, la quale disse: “ Buon Natale, Ron”; poi, aggiunse domandando: “ Ma che ti sei messo ?!”. Ron, quindi, si guardò il maglione, con una grossa “R” al centro, che aveva addosso e, riguardando Clarice, rispose dicendo: “Emmm…l’ha fatto mia madre e ne ha fatto uno anche per te”. “Grazie, molto gentile da parte sua” disse Clarice. Ron guardò i regali sotto l’albero; poi, riguardò Clarice e disse: “Anche tu hai ricevuto qualcosa”. “Ho…ho ricevuto dei regali ?!” chiese stupita Clarice. “Sì” rispose Ron. Clarice sorrise e, dopo essere corsa giù per le scale, raggiunse Ron, il quale disse, indicandoli: “Eccoli là” e si sedette sul divano. “Non avevo mai ricevuto dei regali…bé, a parte la Nimbus 2000 da parte del mio papà ed Hedwige da parte di Hagrid” disse Clarice e mentre si inginocchiava per prendere un pacchetto, Ron prese delle gelatine tutti i gusti + 1. Clarice si rimise in piedi e lesse il biglietto che vi era sul pacchetto: “ Questo prezioso oggetto apparteneva a me, ma ora spetta a te. Fanne buon uso” e guardò Ron, il quale non sapeva che cosa poteva significare quella frase e di chi potesse essere quel regalo. Clarice mise il biglietto da parte e, poi, scartò il regalo: al suo interno, vi era un bellissimo mantello. “Che cos’è ?” domandò Ron, mentre Clarice guardava il regalo, per poi rispondere: “Una specie di…mantello”. “Bé, vediamo come ti sta: mettilo” disse Ron; ma, dopo che Clarice se lo fu infilata, successe una cosa inaspettata: l’intero corpo di Clarice scomparì, facendo rimanere solo la testa. Ron rimase a bocca aperta e disse: “Cavolo !” e, dopo aver messo il pacchetto delle gelatine tutti i gusti + 1 da una parte, si alzò dal divano per guardare meglio. Clarice si guardò e disse: “Il mio corpo è sparito”. Ron era ancora a bocca aperta e, stupito disse: “Io lo so che cosa è: è il Mantello dell’Invisibilità !”. “Sono invisibile ?!” disse stupita Clarice, mentre fece un giro su stessa, per farsi vedere meglio da Ron, il quale disse, andando da lei: “E’ rarissimo ! Chissà chi te lo ha mandato” e prese il biglietto che aveva letto prima Clarice; quest’ultima disse: “Nessun nome. Dice solo “ fanne buon uso”” e guardò Ron; poi, mentre Clarice si toglieva il mantello, Ron propose: “Ehi, potresti utilizzarlo per intrufolarti stasera nella Sezione Proibita: con questo addosso, nessuno ti vedrà”. “Ottima idea, solo che dimentichi un particolare” disse Clarice. “E sarebbe ?” chiese Ron. “Mio padre; se non ti ricordi, mi ha proibito di andare nella Sezione Proibita e, se mi dovesse beccare proprio là, sarò in punizione fino al termine della scuola, per non parlare del sequestro della mia scopa e sai cosa vuole dire: niente più Quidditch e Grifondoro perderà, se non ha la sua Cercatrice” rispose Clarice. “Bé, lui di solito non fa la sua ispezione notturna ? Visto che devi trasferirti nelle sue camere, puoi fingere di dormire e, quando se ne sarà andato, sgattaiolerai nei corridoi indossando il Mantello dell’Invisibilità, fino alla Sezione Proibita” spiegò Ron. “Ron, mio padre non è stupido: si accorgerà subito che sto tramando qualcosa alle sue spalle” disse Clarice. “Bé, allora, non farglielo capire ed è fatta” disse Ron.

In quel momento, il ritratto si aprì ed entrò proprio Severus il quale disse: “Buona Vigilia di Natale, ragazzi”. “Buona Vigilia di Natale anche a lei, Professor Piton” disse Ron. “Allora, leoncino: sei pronta per scendere ?” domandò Severus. “Ti sembro pronta, papà ? Sono ancora in pigiama” rispose Clarice. “Bé, allora che cosa stai aspettando ad andarti a cambiare ?! Gli altri regali attendono solo te per essere aperti” disse Severus. “Ho degli altri regali ?! Allora, corro a cambiarmi” disse entusiasta Clarice e corse nel suo dormitorio. Severus rimase, da solo, con Ron e, guardandogli il maglione, disse: “Bel maglione: chi glielo ha fatto ?”. “E’ stata mia madre; e ne ha fatto uno anche per Clarice” disse Ron e, mentre prendeva un pacchetto che c’era sotto l’albero, Severus diede un’occhiata al Mantello dell’Invisibilità che era stato messo sulla poltrona e sorrise. “Ecco, tenga pure, Professor Piton” disse Ron e consegnò il pacchetto a Severus, il quale disse: “Grazie, Signor Weasley e ringrazi anche sua madre per il gentile pensiero”. “Si figuri: mia madre è fatta così” disse Ron; poi, aggiunse chiedendo: “Ha già visto l’altro regalo che ha ricevuto Clarice ?”. “Il Mantello dell’Invisibilità: è molto raro da trovare” rispose Severus, prendendo in mano il mantello e mettendolo sul pacchetto. “E’ favoloso ! Magari avessi ricevuto io un regalo del genere ! Clarice è proprio fortunata” disse Ron. “Signor Weasley, sa mantenere un segreto ?” domandò Severus. “Certo” rispose Ron. “Ma mi deve promettere che non lo dirà ne a Clarice e neppure alla Signorina Granger” disse Severus. “Cavolo ! Deve essere una cosa seria” disse Ron. “E’ una cosa seria, Signor Weasley ! Se no gli direi di raccontarlo a tutta la scuola” replicò dicendo Severus. “Va bene, va bene: non lo dirò né a Clarice e neppure ad Hermione: ha la mia parola” disse Ron. “Era mio il Mantello dell’Invisibilità” disse Severus. “Cosa ?!” disse stupito Ron. “Ha capito bene, Signor Weasley: questo Mantello dell’Invisibilità era mio” disse Severus. “Ma…ma come ne è entrato in possesso ?” chiese stupito Ron. “Diciamo che me lo ha regalato James Potter quando mi sono sposato con Lily” rispose Severus. “Uao ! E’ fantastico !” disse Ron. “Sì, lo è, ma non voglio che Clarice lo usi per ciò che sto pensando in questo momento” disse Severus. “Ma, allora, perché glielo ha regalato, se non lo può usare ?” domandò Ron. “Perché lo dovrà usare solo in casi di estrema necessità e non per scappatelle notturne” rispose Severus. “Eccomi, papà: sono pronta” disse Clarice e scese dalle scale, con il suo trolley ed Hedwige nella gabbia; poi, guardandoli entrambi, chiese: “Di che cosa avete parlato, mentre ero a cambiarmi ?”. “Niente di che: le solite cose” rispose Severus. “Le solite cose ?! Per esempio” disse Clarice. “Bé…ecco…ah, sì: mi ha detto quali sono gli altri regali” disse Ron. “Davvero ?! E quali sarebbero ?! Dai, Ron: a me puoi dirmeli” disse Clarice. “Non posso: ho giurato a tuo padre che non avrei detto nulla” disse Ron e, lui e Severus, si scambiarono un’occhiata di approvazione. Clarice li guardò stranamente, come se non si fidasse delle loro risposte; ma, poi, disse: “Ok; allora, vorrà dire che aspetterò dopo per aprirli”. “Dopo ?! Li aprirai domani” disse Severus. Clarice lo guardò e stupita disse: “Domani ?! Ma non posso aprirli ora ?!”. “No: oggi hai già avuto la tua dose di regali. Domani gli altri” disse Severus. Clarice sbuffò, quindi Severus disse: “E non sbuffare davanti a me, signorinella: farai quello che dico io, se non vuoi che ti metta in punizione e ti dia una dose extra di compiti”. A quel punto, Clarice preferì non aprire bocca; quindi Severus, sorridendo disse: “Ecco, lo vedi che, prima o poi, finisce che mi dai ascolto. Ed ora, saluta il Signor Weasley, che ce ne andiamo nei sotterranei” e si diresse verso il ritratto, il quale si aprì. Clarice si voltò verso Ron e disse: “ Mi raccomando Ron, passa un bel Natale”. “Anche tu; però, se riesci, cerca anche di fare quella cosa là: quando Hermione ritornerà, si aspetta che abbiamo trovato qualcosa” disse Ron, mentre mangiava una gelatina tutti i gusti + 1. “Tenterò, ma non ti assicuro nulla” disse Clarice; poi, uscì dal ritratto, dove raggiunse Severus e, i due, andarono nei sotterranei.

La notte, dopo che Severus fu uscito per fare la sua ispezione notturna, Clarice scese piano, piano dal letto e si diresse nella camera da letto di suo padre, dove lui aveva nascosto il Mantello dell’Invisibilità. Entrò nella camera da letto e si guardò intorno: “Allora, se io fossi un Mantello dell’Invisibilità, dove mi troverei ?”; poi, guardò l’armadio e disse: “Ma certo: i mantelli stanno, normalmente, dove sono gli altri indumenti. Clarice sei un genio”; ma, quando aprì l’armadio, non vi era nessuna traccia del suo mantello. “Clarice non sei un genio, ma un disastro: è logico che papà non avrebbe mai nascosto il mio Mantello dell’Invisibilità, nel primo luogo dove lo avrei cercato, anche se qui, secondo me, c’è qualcosa di strano” disse Clarice e guardò tra tutti gli indumenti neri di suo padre: “Certo che papà non ha molta fantasia nel vestirsi…ehi, aspetta un momento…e questo che cosa é…non mi sembra suo” disse Clarice e, tra due dei vestiti di suo padre, ne prese fuori uno e, mentre lo guardava, disse: “Non è nero, ed ha uno strano colore…bé; posso sempre fare una prova” e, quando se lo indossò, sorrise, perché il suo corpo scomparì. “Fantastico ! Ho trovato il mio Mantello dell’Invisibilità ! Stavolta, papà non è riuscito a farmela” disse Clarice e, dopo che ebbe chiuso l’armadio, si voltò per andare alla porta ma, proprio in quel momento, notò una foto sul comodino a fianco del letto di suo padre; quindi, si avvicinò, la prese in mano e, solo in quel momento, vide che la foto si muoveva. Nella foto, Clarice poté vedere due persone: un uomo ed una donna, molto giovani, che danzavano felici, mentre cadevano le foglie. “Devono essere papà e mamma; però, quanto erano felici” disse Clarice; poi, ritornò ai suoi pensieri e disse: “Non è il momento di pensare a questo: ho una missione da portare a termine” e, dopo aver appoggiato la foto sul comodino, si diresse verso la porta: l’aprì e, accertandosi che non ci fosse nessuno, si mise il Mantello dell’Invisibilità anche sopra la testa, ed uscì, richiudendo la porta dietro di se.

Camminò per un bel po’, finché non arrivò nella Biblioteca; per sua fortuna, lungo i corridoi, non aveva incontrato né prefetti e né professori: non voleva neanche immaginarsela la faccia di suo padre, se l’avesse beccata a gironzolare per il castello a quell’ora. Per farsi un po’ più di luce, Clarice prese una lampada ad olio che c’era su uno degli scaffali e, tramite questa, si fece strada nella cupa Biblioteca, finché non arrivò ad una porta chiusa a chiave; Clarice, allora, prese fuori la sua bacchetta e a bassa voce disse: “ Alohomora !” e la porta si aprì. A Clarice bastò solamente spingerla, per poter entrare e, finalmente, si trovò nella Sezione Proibita: “Se papà mi trova qui, sarò in punizione per il resto della mia vita e non fin quando sarà finita la scuola” disse Clarice. Clarice continuava ad avanzare per la Sezione Proibita, mentre teneva visibilmente davanti a se il braccio destro, nella quale mano aveva la lampada ad olio. Camminò, fino ad arrivare in fondo, davanti ad un’enorme scaffale con tantissimi libri; Clarice, allora, lesse, uno dopo l’altro, i titoli sulle copertine, cercando quello che le interessava: “ Mangiafuoco famosi…Demoni del XV° secolo…Dove sei ?! Ci devi essere per forza ! …Flamel…Nicholas Flamel: finalmente ti ho trovato” disse Clarice e, con la mano destra, si tolse il Mantello dell’Invisibilità, appoggiandolo sullo scaffale e, sopra al mantello, vi appoggiò la lampada ad olio. Clarice si guardò intorno e, dopo essersi accertata che non ci fosse nessuno, prese delicatamente il grosso libro che parlava di Nicholas Flamel e lo aprì ma, al suo interno, venne fuori un’orrenda testa che gridò; ciò, mise molta paura a Clarice, la quale richiuse velocemente il libro, rimettendolo al suo posto. “Cavolo ! Devo dire quattro parole ad Hermione, quando ritornerà” disse Clarice, riprendendosi dallo spavento. “Chi c’è ?” disse, ad un certo punto, una voce. Clarice si voltò in direzione dell’entrata alla Biblioteca. Per la fretta, Clarice prese il Mantello dell’Invisibilità ma, ciò fu un errore, perché fece cadere per terra la lampada ad olio, la quale si spense e fece un sacco di rumore. Clarice stava correndo all’uscita della Biblioteca, quando la stessa voce che aveva sentito prima, disse: “So che sei lì dentro: non puoi nasconderti” e, la porta della Biblioteca si aprì, facendo intravedere una luce. Clarice, allora, si mise subito il suo Mantello dell’Invisibilità, appena in tempo, perché entrò Gazza. “Oh, oh, è Gazza: proprio lui ci voleva in questo momento”. Gazza entrò nella Biblioteca e  disse: “Chi è ?! Fatti avanti !” ed incominciò a camminare per la Biblioteca, tenendo davanti a se, la lampada ad olio per farsi luce. Clarice, rimanendo sotto il Mantello dell’Invisibilità, cercava di evitarlo, entrando prima tra due scaffali e, poi, dopo che fu passato davanti a lei, andò verso l’uscita e, dopo aver riaperto la porta, andò nel corridoio, dove vide Mrs. Purr, la gatta di Gazza: la gatta avanzò verso di lei, ma Clarice la evitò, camminando velocemente da un’altra parte del corridoio ma, appena voltò l’angolo, vide suo padre che buttò il Professor Raptor contro una parete; Clarice, quindi, si fermò e, mentre passava piano, piano, dietro a suo padre, sentì dire da Raptor: “Severus io…io…”. “Non ti conviene avermi come nemico, Raptor” disse Severus. “Non so, co…cosa vuoi dire” disse balbettando Raptor. “Lo sai perfettamente” disse Severus e Clarice riuscì ad arrivare dall’altra parte; ma, Severus si voltò verso di lei, come se la vedesse: Clarice, quindi, si mise una mano sopra la bocca, sperando che suo padre non avesse sentito il suo ansimare per la corsa che aveva fatto prima. Severus allungò una mano verso di lei, cercando, forse, di prendere il Mantello dell’Invisibilità, ma Clarice riuscì ad indietreggiare e Severus non riuscì a prenderla. Accorgendosi di aver “preso” solamente dell’aria, Severus guardò la mano, poi, con essa, riprese meglio Raptor e gli disse: “Presto faremo un’altra chiacchieratina…quando avrai avuto il tempo di decidere a chi devi la tua lealtà. Ah, già e un’altra cosa: stai lontano da mia figlia ! Se ti becco ancora a farle qualcosa, giuro che subirai delle tremende conseguenze per mano mia” e lo lasciò andare. In quel momento, i due vennero raggiunti da Gazza il quale, mentre teneva in mano la lampada ad olio che Clarice riconobbe come la sua, disse: “ Professori, ho trovato questa nella Sezione Proibita: è ancora calda. Vuol dire che uno studente non è a letto” e, subito, tutti e tre, corsero nella Sezione Proibita. Accertandosi che i tre se ne furono andati, Clarice aprì la porta che le era accanto e, dopo essere entrata, si tolse il Mantello dell’Invisibilità, lasciandolo da una parte per terra. “Che strana stanza: non mi sembra di esserci mai stata” disse Clarice, mentre camminava per la stanza e, contemporaneamente, si guardava intorno.


La stanza era molto grande, ma fredda e, l’unico mobile che c’era, era una scrivania disposta contro la parete in fondo. Clarice si fermò e, voltando lo sguardo, vide uno specchio; cercò di leggere ciò che c’era scritto, ma non vi riuscì: il più perché c’era scuro e, soprattutto, perché la scritta era in latino e Clarice non sapeva questa lingua. Clarice si avvicinò ancora di più allo specchio e, ciò che la colpì è che, quando vi su proprio di fronte, vide l’immagine di sua madre e di suo padre ad entrambi i lati: Clarice, allora, voltò lo sguardo, ma non vide nessuno. Rivoltò, quindi, lo sguardo verso lo specchio, per vedere entrambi i genitori ai lati del suo riflesso, ma, a differenza della realtà, suo padre nel riflesso, sorrideva. “Mamma, sei proprio tu ?” disse Clarice e sua madre, nel riflesso, le sorrise amorevolmente; poi, guardò suo padre e gli domandò: “Papà, sei felice di me ?” ed il Severus nel riflesso, annuì positivamente e sorridendo. Clarice allungò la mano sinistra verso lo specchio, toccando il riflesso di sua mamma; poi, quest’ultima, le mise una mano sulla spalla. Clarice la toccò, ma soltanto la sua immagine nel riflesso potè toccarla veramente. “Quanto vorrei essere al posto del mio riflesso” disse tristemente Clarice e, una lacrima, le rigò il viso.

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Capitolo 15
*** Lo Specchio delle Brame Parte IV ***


Stette ancora un po’ a guardare l’immagine riflessa dei suoi genitori; poi, senza pensarci, prese il suo Mantello dell’Invisibilità e, dopo esserselo messo addosso, corse verso il dormitorio dei Grifondoro; entrò nel dormitorio dei maschi e, mettendosi di fianco al letto di Ron, gli tolse via la coperta e disse: “Ron, devi venire a vedere ! Ron, devi venire a vedere !”.  Clarice si tolse il Mantello dell’Invisibilità e disse: “Ron ! Ron, avanti, dai alzati !”. Mezzo addormentato, Ron le chiese: “Perché ?”. “C’è una cosa che devi venire a vedere. Dai muoviti !” rispose Clarice. “Ma non dovevi andare nella Sezione Proibita ?” domandò Ron, mentre si metteva addosso una vestaglia. “Ci sono stata nella Sezione Proibita, ma ciò che devo farti vedere, l’ho scoperto nell’intrufolarmi in una stanza che non avevo mai visto. Dai, sbrigati, prima che ci veda qualcuno” rispose Clarice e, lo trascinò giù dal letto.

Poco dopo, i due arrivarono nella stanza e, dopo essersi tolti il Mantello dell’Invisibilità, Clarice portò Ron davanti allo specchio e disse: “Ecco, guarda i miei genitori: mio padre sorride, cosa che, nella realtà, non succede spesso”. “Io vedo solo noi” disse Ron. Clarice lo spostò un po’ più lateralmente e disse: “Guarda meglio. Dai, mettiti qui. Ecco, ora li vedi: quella è mia madr…”. “Sono io ! Però sono…Caposcuola ed ho in mano la Coppa del Quidditch e per la miseriaccia: sono anche il Capitano della squadra ! Sto una favola” disse entusiasta Ron. Clarice guardò meglio lo specchio, ma non vide nulla di ciò che aveva detto Ron; quest’ultimo, poi, chiese: “Clarice, credi che questo specchio mostri il futuro ?”. “ Come può essere: la mia mamma è morta” rispose tristemente Clarice. “E’ davvero molto strano, allora; però, che bello poter essere Capitano della squadra di Quidditch: magari potesse succedere veramente” disse Ron. “E per me, invece, sarebbe bello, vedere sempre sorridere il mio papà” disse Clarice. “La vedo una cosa molto dura: il Professor Piton non sorride quasi mai; ma di tanto in tanto, fa uno dei suoi sorriseti beffardi” disse Ron; poi, domandò: “Toglimi una curiosità, Clarice: come hai fatto a sgattaiolare fuori dai sotterranei, senza che tuo padre ti vedesse ?”. “Ho fatto finta di dormire e, quando lui è uscito, sono andata in camera sua a cercare il Mantello dell’Invisibilità: quando l’ho trovato, me lo sono messa e, poi, il resto lo sai” rispose Clarice, mentre raccoglieva il Mantello dell’Invisibilità. “Cavolo ! Questa volta, il Professor Piton è stato fregato e, per giunta, dalla sua stessa figlia. Questa è una cosa da raccontare a Fred e George” disse Ron. “Ron, ti prego: se lo racconti a quei due, poi, in due minuti, lo saprà già tutta la scuola e la reputazione di mio padre sarà rovinata” disse Clarice. “Ma è una cosa che non succede sempre: quando ricapiterà ancora ?” disse Ron. “Ron, me lo devi promettere, se no ti scordi quel compito per Trasfigurazione” replicò dicendo Clarice. “Va bene, te lo prometto. Oggi, è tutta una promessa” disse Ron. “Perché, quante altre promesse hai già fatto ?” chiese Clarice. “Io…bé…nessun’altra…anzi, no, l’ho fatta a Neville” rispose titubante Ron. “A Neville ? E che cosa ti avrebbe chiesto ?” domandò Clarice, poco convinta. “Se non spifferavo a Fred e George che Oscar, in realtà, non è un maschio, ma una femmina” rispose Ron. Clarice rimase senza parole nel sentire ciò; quindi disse: “Non mi sarei mai immaginata che Oscar, in realtà, fosse una femmina: questa è proprio una sorpresa”. “Già, lo è” disse Ron. “Coraggio, sarà meglio che ti riporti nel dormitorio e, poi, io ritornerò nei sotterranei, prima che a mio padre venga la brillante idea di rientrare prima e venirmi a controllare” disse Clarice e, dopo essersi rimessi il Mantello dell’Invisibilità, ritornarono al dormitorio dei Grifondoro.

Poco dopo, Clarice fece appena in tempo a rimettersi sotto le coperte, che Severus rientrò nelle loro camere: Clarice, quindi, velocemente, nascose il Mantello dell’Invisibilità, sotto le coperte. Severus entrò il camera sua e, vedendola sveglia, le disse: “Mi dispiace, piccola mia, se nell’entrare, ti ho svegliata”. “Non ti preoccupare, papà: mi ero solo svegliata per prendere un bicchiere d’acqua” disse Clarice. Severus si sedette sul letto e, mentre le spostava una ciocca di capelli dalla fronte, Clarice gli chiese: “E’ andata bene, stanotte, l’ispezione ?”. “Non come avrei voluto” rispose Severus. “Perché, che cosa è successo ?” domandò Clarice. “Uno studente era in giro: il Signor Gazza ha trovato una lampada ad olio rotta nella Sezione Proibita della Biblioteca. Stranamente, era proprio il luogo dove tu ed il Signor Weasley dovevate andare” rispose Severus. “Ma io non ci sono andata: sono sempre stata qui, come tu mi avevi detto” disse Clarice. Severus inarcò un sopracciglio; poi, disse: “ Spero solo che nessun studente venga sorpreso nel corridoio del terzo piano e, questo, riguarda anche te ed i tuoi amici, chiaro Clarice ?” disse Severus. “Certo, anche perché non ho affatto voglia di rivedere Fuffy” disse Clarice. Severus sorrise; poi, disse: “Ora dormi, bambina mia, che domani è un giorno speciale”. “Già: finalmente, domani, aprirò il resto dei miei regali” disse Clarice, mettendosi meglio sotto le coperte. Severus si alzò; poi, dopo averle dato un bacio sulla fronte, le disse: “Ti sveglierò io, così, poi, andremo a fare colazione nella Sala Grande”. “Ti voglio bene, papà” disse Clarice. “Anche io ti voglio bene, piccola mia” disse Severus e se ne andò in camera sua. Clarice alzò le coperte e , prendendo il Mantello dell’Invisibilità, gli diede un bacio e disse: “Grazie Mantello dell’Invisibilità: senza di te, non avrei mai potuto vedere la mia mamma” e lo rimise sotto le coperte, per poi addormentarsi. Ma, dall’altra parte della porta, Severus aveva ascoltato ciò che aveva detto la figlia e sorrise.

Il mattino dopo, Clarice era seduta, nella Sala Grande, nel tavolo accanto a quello dei Grifondoro e stava guardando l’enorme camino, mentre Ron era al tavolo dei Grifondoro e stava mangiando insieme ai suoi fratelli: “ Ron, ti piace il tuo ?” chiese Fred; ma Ron, invece di rispondere, voltò lo sguardo verso Clarice, per vederla triste e da sola. “Ron” lo richiamò Fred. “Torno subito” disse Ron, guardandolo; poi si alzò e si mise dietro di lei, domandandole: “Vuoi giocare a scacchi ?”. Senza guardarlo, Clarice rispose: “No”. “Vuoi andare da Hagrid ?” chiese Ron, ma nuovamente Clarice rispose dicendo: “ No”. “Clarice, so cosa stai pensando, ma non farlo: c’è qualcosa che non va in quello specchio. E, poi, hai ancora tuo padre: te e lui siete una famiglia” spiegò Ron; poi, aggiunse domandando: “A proposito, ora dov’è tuo padre ? Non dovevi trascorrere il Natale con lui ?”. “Il nonno Albus lo ha chiamato per un affare urgente e non so quando ritornerà” rispose Clarice. “Bé, nel frattempo, potresti andare nei sotterranei ed aspettarlo e, se vuoi, posso farti compagnia” propose Ron. Clarice voltò lo sguardo verso di lui e disse: “No, ti ringrazio, ma preferisco aspettarlo da sola” e scendendo dalla tavola, si diresse nei sotterranei. Ron la guardò uscire dalla Sala Grande e, poi, ritornò al tavolo dei Grifondoro.

Poco dopo, Severus e Clarice erano nel salotto, ma Clarice non aveva ancora aperto un regalo; quindi Severus preoccupato le chiese, mentre era seduto sul tappeto insieme a lei: “Piccola, cosa c’è che non va ? Perché non apri i tuoi regali ?”. “Non mi va” rispose Clarice. “Come non ti va ?! Ma se fino a ieri sera, eri così eccitata per aprirli” disse stupito Severus; poi, vedendo che la figlia non faceva nulla, aggiunse dicendo: “Su, Clarice, fammi felice: apri almeno un regalo, uno soltanto”. Clarice lo guardò e, per farlo felice, scartò il primo regalo e, al suo interno, trovò un kit per fare le pozioni. “Allora, ti piace ?” domandò Severus. “Papà, ma è bellissimo” disse entusiasta Clarice e lo abbracciò. “Oh, meno male che sono riuscito a farti contenta: chissà che cos’era che ti preoccupava” disse Severus. Clarice si staccò dall’abbraccio e disse: “Oh, niente di che, tranquillo”. “No, perché mi stavo molto preoccupando” disse Severus; poi, aggiunse dicendo: “Dai, adesso apri un altro regalo”. “Ce n’è un altro ?!” disse stupita Clarice. “Ma certo: uno per ogni compleanno che ho perso, bé, più o meno per ogni compleanno che ho perso” disse Severus. “Bé, la Nimbus 2000 è stato il regalo per il mio 11° compleanno ed il kit delle pozioni per il 10°: ora, ne mancano altri nove” disse Clarice e, mentre prendeva un altro regalo, Severus disse: “Per l’esattezza, non ti ho comprato altri 9 regali”. “Papà, stavo scherzando: non ti avrei mai chiesto così tanti regali tutti in una volta” disse ridendo Clarice. Severus sorrise; poi, Clarice aprì il regalo e, al suo interno, vi trovò un mantello: “Che bello un altro mantello !” disse entusiasta, tirandolo fuori. “Sì, ma questo mantello non ti fa diventare invisibile” disse Severus. “Uno mi è più che sufficiente” disse Clarice. “Dai, provalo: vediamo come ti sta” disse Severus. Clarice si alzò in piedi e si mise il mantello; poi, guardando Severus gli chiese: “Allora, come mi sta ?”. Severus si alzò in piedi e rispose dicendo: “Forse, è meglio così” e, dopo averglielo aggiustato meglio, aggiunse dicendo: “Ora, sei bellissima; sai assomigli ancora di più a me”. “Davvero ?! Però, io, a differenza di te, non metto paura agli studenti” disse Clarice. “Bé, perché tu stai dalla loro parte” disse Severus. “E’ davvero molto bello: grazie per questo favoloso regalo. Ti prometto, che lo metterò sempre” disse Clarice. “Quel mantello apparteneva a me, quando frequentavo Hogwarts: indossandolo, spero che ti porti fortuna e coraggio nell’andare avanti” spiegò Severus. “Un motivo in più per tenerlo accuratamente” disse Clarice. “Oh, ora che mi ci fai pensare, ho un altro regalo per te: aspettami qua” disse Severus e si diresse in camera sua, per poi ritornare in salotto con un pacchetto in mano: “Ecco, anche questo è per te” disse Severus e consegnò il pacchetto in mano a Clarice, la quale lo scartò; dopo che ebbe tolto la carta, vide un pacchettino di velluto. Clarice guardò suo padre, il quale disse: “Bé, che cosa aspetti ad aprirlo; su, coraggio”; quindi Clarice rivoltò lo sguardo verso il pacchettino e, dopo averlo aperto, vide al suo interno un medaglione, sopra al quale erano incise le lettere “S.L.”; Clarice lo prese fuori e, dopo aver messo il pacchettino da una parte, disse: “E’ stupendo, papà: questo è il più bel regalo di Natale che potessi ricevere”. Severus andò dietro di lei e le domandò: “Vuoi che te lo metta ?”. “Oh, sì, mi piacerebbe molto” rispose Clarice e diede il medaglione a Severus: Clarice si spostò i capelli e Severus le legò il medaglione intorno al collo. Quando ebbe finito, Severus ritornò di fronte a Clarice e le disse: “E, ora, prova a guardare all’interno”: Clarice, allora, aprì il medaglione e, al suo interno, vi era una foto di suo padre, sua madre e lei piccolissima ed anche questa foto si muoveva. “E’ stata scattata quando avevi due anni: era talmente bella come foto, che tua madre volle tenerla sempre nel suo cuore e, così, le ho fatto questo medaglione” spiegò Severus. Clarice chiuse il medaglione, lo guardò e stupita disse: “Hai fatto questo medaglione ?!”. “Guarda che ero molto bravo: sapevo fare qualsiasi cosa, ma quel medaglione fu una vera sfida; volevo fare veramente qualcosa di speciale per tua madre: qualcosa che avrebbe portato sempre con se; ma, sfortunatamente, così non è successo” spiegò Severus e si sedette sul divano. Clarice si alzò, anche lei, in piedi e si sedette accanto a Severus e gli chiese: “E le iniziali “S.L.”? Scommetto che sono le iniziali del tuo nome e quello di mamma, vero ?”. “Esatto: la “S” sta per Severus; mentre la “L” sta per Lily. Questo medaglione l’ho fatto quando ci siamo fidanzati ed è per questo che, su di esso, non ci sono le tue iniziali” rispose Severus. “Non mi interessa: per me, è importante lo stesso e so che mi proteggerà” disse Clarice. “Piccola mia, rispondimi seriamente: non eri tu che, ieri sera, si trovava nella Sezione Proibita ? Dimmi la verità, piccola mia, perché è molto importante” domandò Severus. Clarice lo guardò; poi, un po’ titubante, gli rispose dicendo: “No, non ero io: te l’ho già detto ieri sera, quando sei rientrato dalla tua ispezione notturna”. “Te lo dico, perché ciò che riguarda Nicholas Flamel, è molto pericoloso e non voglio assolutamente che tu ci metta il naso: come ti ho detto non molto tempo fa, queste sono faccende della scuola” spiegò Severus. “Ma, visto che sono faccende della scuola, allora riguardano anche noi studenti” disse Clarice. “No, è diverso: per faccende che riguardano la scuola, significa che riguardano il Professor Silente e noi professori: nessun altro” spiegò Severus. “Quindi neanche Hagrid, giusto ?” chiese Clarice. “No, nemmeno lui” rispose Severus. “Se Hagrid non centra, allora perché il suo enorme cane a tre teste, si trova su quella botola ? Dopo la partita di Quidditch, Hagrid ci ha detto che, ciò che Fuffy sorveglia, riguarda Nicholas Flamel ed Albus Silente, quindi, sta a sottintendere, che anche Hagrid sia coinvolto nelle faccende della scuola” spiegò Clarice. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Severus disse: “Non so da dove tu abbia tirato fuori questa conclusione, ma ti assicuro che chiunque tenti di rubare ciò che il cane sorveglia, non ci riuscirà, perché quella cosa è ben protetta”. “Quale cosa ?” domandò Clarice. “Faccende della scuola. Ed, ora, fila a letto” rispose Severus, alzandosi in piedi. “Ma papà…”iniziò a dire Clarice, ma Severus la fermò, dicendo: “Niente ma, piccola mia: il tuo dovere da studente, è solamente quello di seguire le lezioni e portarmi a casa una bella pagella” e si diresse verso la camera da letto della figlia.  “Papà, non è giusto che noi studenti non dobbiamo sapere niente: forse potremmo aiutarvi” disse Clarice, mentre lo seguiva. “Aiutarvi ?! No, non se ne parla ! E’ troppo pericoloso per voi” disse Severus, mentre tirava via le coperte. “Perché è pericoloso ?” chiese Clarice. Severus si voltò e sospirando le rispose: “Piccola, per favore, per stasera niente più domande e vieni a letto”. Clarice lo accontentò e, dopo aver messo il mantello sulla sedia, andò a letto e, mentre Severus le aggiustava le coperte, Clarice gli disse: “Papà, mi dispiace molto”. “Per cosa, piccola mia ?” domandò Severus. “Per tutto quello che ti è successo: prima la morte della mamma; poi, il nonno Albus che mi porta via da te per farmi andare a vivere con i Dursley e, ora, tutte queste preoccupazioni qui, a scuola. Forse, se io non fossi nata, tutto questo non sarebbe successo” rispose Clarice. “No, non dire così, bambina mia: tu sei stato il regalo più  grande mio e della mamma. Aspettavamo da tanto, per diventare genitori e, quando sei nata, non potevi che renderci più felici, credimi” disse Severus, mentre l’accarezzava sulla testa. “Ma la mamma è morta nel proteggermi, quindi, in un certo senso, è colpa mia” disse Clarice. “Non dire una cosa del genere ! Non è colpa tua se la mamma è morta: la colpa è mia, perché non ero lì a proteggervi” replicò dicendo Severus. “E’ colpa sua, e non tua, se ho questa cicatrice ! Non glielo perdonerò mai, per quello che ci ha fatto” disse Clarice. “Ora non parlare di questo e cerca di dormire” disse Severus e le diede un bacio sulla fronte; poi, dopo essersi alzato in piedi, visto che prima era quasi inginocchiato, aggiunse dicendo: “Se hai bisogno di qualcosa, non esitare a chiamarmi” e se ne andò in camera sua.

Clarice spostò le coperte e, alzandosi in piedi, andò davanti alla porta di suo padre e tese un orecchio, per sentire se si era già addormentato oppure no: non sentendo niente, aprì lentamente la porta e, mentre in punta di piedi entrava nella stanza, vide suo padre dormire nel letto. Si avvicinò, quindi, all’armadio e, dopo averlo aperto, ne prese fuori il suo Mantello dell’Invisibilità, visto che l’aveva rimesso lì, così che, se suo padre avesse aperto l’armadio e non avesse trovato il mantello, non avrebbe subito sospettato di lei. Poi, guardò suo padre e disse: “Mi dispiace disubbidirti, papà, ma è solo tramite quello specchio che possa rivedere la mamma” e si mise addosso il Mantello dell’Invisibilità, per poi uscire dalle stanze. Severus, ovviamente, non era un uomo stupido e aveva già sospettato già da prima, dove la figlia se ne sgattaiolava da un paio di sere; quindi, dopo essersi messo il suo mantello, prese la bacchetta magica ed uscì dalle camere ed utilizzando un paio di passaggi segreti, arrivò alla stanza dello specchio, prima di Clarice e si mise seduto sulla scrivania, che vi era contro la parete in fondo. Pochi minuti dopo, la porta si aprì da sola e Severus, per non farsi vedere, si fece ancora di più nell’ombra; la porta si richiuse e comparì Clarice, la quale si tolse il Mantello dell’Invisibilità, per poi andare davanti allo specchio e vedere l’immagine di entrambi i genitori: “Ciao mamma, ciao papà: vi sono mancata ?” chiese Clarice e Lily e Severus nel riflesso annuirono positivamente e sorridendo. “Non vi preoccupate: vi verrò a trovare più spesso” disse Clarice e si sedette per terra, proprio di fronte allo specchio non accorgendosi che, dietro di lei, vi era veramente suo padre, il quale se ne stette in silenzio, ascoltando ciò che diceva la figlia. “Come vorrei che papà sorridesse: non succede quasi mai ed è sempre preoccupato, anche se non so per cosa” disse Clarice. “Ma sono preoccupato per te, piccola mia” disse Severus e si alzò dalla scrivania. Clarice guardò il riflesso dei genitori e, solo adesso, si accorse dei due Severus: “Ehi, non è possibile: un riflesso del mio papà è immobile di fianco a quello della mamma, mentre l’altro sta camminando dietro di loro e, adesso, si è fermato dietro di me” disse Clarice e, voltandosi, aggiunse dicendo: “Ciao, papà”. Severus fece un piccolo sorriso e domandò: “Ciao, Clarice: ti piace venire qui ?” e Clarice annuì con la testa. “Sono contento” disse Severus; poi, aggiunse chiedendo: “ Posso sedermi ?” e Clarice annuì nuovamente con la testa. Severus, allora, si sedette accanto a Clarice e, guardando lo specchio, disse: “Questo specchio è proprio bello: deve avere un sacco di anni come, del resto, tutti gli altri oggetti che ci sono all’interno di questa scuola”. “Lo sai che sei seduto proprio di fronte alla mamma” disse Clarice. “E l’altro mio riflesso come l’ha presa ?” domandò Severus. “Bé, diciamo che ha lo sguardo molto arrabbiato e, adesso, ha anche incrociato le braccia” rispose Clarice. “Ma, non avevi detto che ti sta sorridendo ?” chiese Severus. “Sì, però è da quando sei arrivato tu, che non sorride più; forse, non gli stai simpatico” rispose Clarice. “Non gli sto simpatico ?! Ma se, praticamente, sono lui stesso anzi, lui è me” disse stupito Severus. Ci fu un po’ di silenzio; poi Clarice guardò Severus e disse: “Scusami papà, se ti ho disubbidito”. Severus la guardò a sua volta e disse: “Tu non mi hai disubbidito: non sei andata al corridoio del terzo piano e, per di più, non sei nemmeno andata alla Sezione Proibita”. “No, non ci sono andata” disse fingendo Clarice; poi, continuò dicendo: “Però, ti ho disubbidito, perché dovevo rimanere in camera e non andarmene in giro a quest’ora di notte”. “Ci sono delle regole da rispettare, però…si può sempre fare un’eccezione” disse Severus. “Proprio come quando il nonno Albus mi ha permesso di giocare a Quidditch ?” domandò Clarice. “Sì, anche se non ho mai approvato questa sua scelta” rispose Severus. “Però, mi hai regalato, lo stesso, una scopa e mi hai pure dato il consenso firmato” disse Clarice. “Sì, è vero anche se, ogni volta che giochi, mi viene quasi un infarto” disse Severus. “Ma se ho giocato solamente una volta !” disse stupita Clarice. “Però, mi sto preparando mentalmente per quando giocherai alle altre partite” disse Severus e l’accarezzò sulla testa; poi, entrambi rivoltarono lo sguardo verso lo specchio e Severus chiese: “Dove è finito l’altro mio riflesso ?”. “Se ne è andato” rispose Clarice. “Evidentemente, è geloso di me” disse Severus. “Probabile” disse Clarice; poi, aggiunse domandando: “ Visto che sapevi dove mi trovavo, saprai anche come si chiama questo specchio, vero ? O si chiama semplicemente specchio ?”. Severus la guardò e Clarice lo guardò a sua volta; poi, le rispose dicendo: “ Piccola mia, hai avuto la fortuna di scoprire le dolcezze dello Specchio delle Brame”. “Lo Specchio delle Brame ?! Proprio come quello che c’è nella favola di Biancaneve ?!” disse stupita Clarice guardando Severus il quale, guardandola a sua volta, chiese stupito: “Biancaneve ?! E chi sarebbe questa Biancaneve ?!”. “E’ una bella principessa che, però, viene cacciata dal suo castello dalla sua perfida matrigna la quale, ogni volta, chiede al suo specchio, se è lei la più bella del reame ma, lo specchio, risponde che Biancaneve è sempre più bella di lei; quindi, la sua matrigna, tramite una pozione, si trasforma in una brutta vecchina e le fa mangiare la mela avvelenata. Fortunatamente, arriva il principe azzurro che bacia Biancaneve e, i due, poi, vivono felici e contenti” rispose Clarice. Severus rimase senza parole nel sentire questa spiegazione; quindi Clarice gli domandò: “Papà, tutto bene ?”. “Sì, sto bene; è solo che, sto pensando che queste storie babbane sono proprio strane e non rispecchiano assolutamente il nostro mondo” rispose Severus. “Quindi non ci saranno mai dei lieti fine ?” chiese tristemente Clarice. “Ma certo, piccola, che ci saranno e, credo proprio, che ci sarà anche un principe azzurro per te” rispose Severus, accarezzandola sulla guancia. “Per me ?!” disse stupita Clarice. “Ma certo per te; mica è per me” disse Severus; poi, dopo aver rivoltato lo sguardo verso lo specchio, continuò con la spiegazione: “Comunque, questo specchio non è come quello della regina di Biancaneve, anche se se fa vedere ciò che si desidera di più”. “Ciò che si desidera di più ?!” disse stupita Clarice. “Proprio così. Anche tu, come molti altri prima di te, hai potuto osservare ciò che mostra questo specchio e suppongo che, ormai, tu abbia capito che cosa fa” disse Severus; poi, aggiunse dicendo: “ L’uomo più felice della terra guarderebbe nello specchio e vedrebbe solo se stesso”. “Allora, lui ci mostra quello che vogliamo ? Qualunque cosa vogliamo” disse Clarice. “Sì e no . Ci mostra solo e soltanto, i più profondi e più tormentati desideri del nostro cuore. Ora tu, Clarice, che non hai mai conosciuto la tua mamma e non mi hai mai visto sorridere del tutto, vedi me e la mamma proprio qui, nello specchio, accanto a te. Ma ricordati questo, Clarice: questo specchio non ci da né la conoscenza, né la verità e, a causa di ciò, molti si sono smarriti davanti a lui, perdendo il senno, ed è per questo che domani, secondo ciò che mi ha riferito il Professor Silente, sarà trasferito in una nuova dimora” spiegò Severus. “No ! No ! Non è giusto ! Non voglio che venga trasferito da un’altra parte ! Come farò a vedere la mamma ?! Questo era l’unico modo” replicò dicendo Clarice, alzandosi in piedi e mettendosi accanto al riflesso di Lily. Anche Severus si alzò in piedi e le disse: “Piccola mia, cerca di ragionare: non è tramite uno specchio che vedrai la mamma. Forse non te ne sei ancora resa conto, ma la mamma la vedi in continuazione”. “Non è vero ! Se la vedessi in continuazione, mi sarebbe sempre accanto, proprio come ci sei tu” replicò dicendo Clarice. “Non ti è accanto materialmente, ma con il suo spirito: la mamma è morta proteggendoti e, ora, veglia sempre su di te” spiegò Severus. “Su di noi, volevi dire” lo corresse Clarice. Severus sorrise; poi, dopo che Clarice fu andata accanto a lui, le mise un braccio intorno al collo e disse: “Ora, voglio solo una cosa da te: non provare a cercare questo specchio, perché non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere; però, me lo devi promettere”. “Te lo prometto, papà” disse sospirando Clarice. I due, stettero ancora un po’, davanti allo specchio; poi, ritornarono nelle loro camere. Clarice è riuscita, finalmente, a vedere la sua mamma attraverso lo Specchio delle Brame; ma, ora, le vacanze di Natale stanno per finire e ciò significa per Clarice, Ron ed Hermione, di scoprire chi è Nicholas Flamel e che cosa, soprattutto, custodisce Fuffy.

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Capitolo 16
*** La verità su Nicholas Flamel Parte I ***


Le vacanze di Natale erano quasi giunte al termine e gli studenti erano già molto preoccupati per i test che i professori avrebbero fatto fare loro al rientro; ma, alcuni di loro, come Ron, Fred e George, fremevano che la neve si sciogliesse del tutto, per poter assistere alla prima partita della nuova stagione, ovvero Grifondoro contro Corvonero. Clarice, dal canto suo, non sapeva, però, cosa suo padre avesse deciso: se farla giocare, oppure no . D’altronde, dopo ciò che era successo l’ultima volta, Severus non poteva rischiare di perdere la sua bambina e, quindi, in questo momento, si trovava nell’ufficio del preside, per discutere proprio di questa cosa: “ Severus, lo so che è una decisione molto difficile, ma non puoi non permetterle di giocare: lo porteresti sulla coscienza”. “E non l’avrò, lo stesso, sulla coscienza se cade dalla scopa e si rompe l’osso del collo ?” disse Severus, mentre se ne stava seduto e con le braccia incrociate, di fronte a Silente, il quale disse: “Clarice è molto brava; è la migliore Cercatrice che Grifondoro abbia mai avuto e, dopo tutto quello che le è successo negli ultimi anni, è meglio renderla felice il più possibile”. “Io sarò più felice se la mia piccola la smetta di fare l’esibizionista” disse Severus. “Cadere dalla scopa e prendere il boccino con la bocca, non è fare l’esibizionista” disse Silente. “Per me sì !” replicò dicendo Severus. “Suvvia Severus, vedrai che questa volta non le succederà nulla” disse Silente. “Già, hai ragione: questa volta non le succederà nulla, perché sarò io stesso ad arbitrare la partita” disse Severus e, dopo essersi alzato in piedi, aggiunse dicendo: “ E ora, se mi puoi scusare, devo fare una cosa molto importante con la mia bambina” ed uscì dall’ufficio, lasciando Silente senza parole perché, alla fine, Severus aveva risolto la situazione da solo.

Quando Severus aprì la porta della camera da letto di Clarice, la vide già alzata e vestita: “Bene, vedo che non devo buttarti giù dal letto” disse Severus. Clarice voltò lo sguardo verso di lui e domandò: “Oh, ciao papà: come è andata la conversazione con il nonno ?”. Severus inarcò un sopracciglio e stupito disse: “Come fai a sapere che ero andato a parlare con tuo nonno ?”. “Perché, appena la neve si sarà sciolta del tutto, ci sarà la prima partita di Quidditch della nuova stagione e, per questo, tu volevi chiedere un parere al nonno se potevo giocare oppure no” spiegò Clarice; poi, aggiunse chiedendo: “Allora, che cosa hai deciso ?”. “Che giocherai” rispose Severus.  Sul viso di Clarice comparve un sorriso e, scendendo dal letto, corse ad abbracciare Severus e, mentre lo abbracciava, disse: “Grazie, grazie: sei il papà migliore di tutto il mondo”. “Ti lascio giocare, solo se mi prometti una cosa” disse Severus. Clarice alzò lo sguardo verso di lui e disse: “Qualunque cosa, papà”. “Che lascerai perdere Nicholas Flamel e ciò che il cane a tre teste sorveglia” disse Severus. Clarice si staccò dall’abbraccio e non sorrise più; quindi Severus le disse: “Clarice, è una cosa molto pericolosa ed io, non voglio perderti”. “Va bene, papà: te lo prometto” disse Clarice.

Poco dopo, padre e figlia erano fuori nel giardino innevato del castello e Clarice aveva sul suo braccio destro Hedwige: “Grazie, papà, che hai voluto accompagnarmi per liberare Hedwige” disse Clarice, fermandosi. “Sapevo che sarebbe stato molto duro per te, separarti da lei per questo periodo; ma, vedrai, che ritornerà presto, appena arriverà la bella stagione” disse Severus. Clarice lo guardò; poi, guardò Hedwige e disse: “Mi raccomando, amica mia: stai attenta” e la lasciò volare via. Severus andò dietro Clarice e le mise le mani sulle spalle; poi, Clarice disse: “Guarda come è bella”. “Già: è proprio una bella e fedele civetta bianca” disse Severus, mentre, insieme alla figlia, guardava Hedwige volarsene via dal castello.

L’inverno passò e la neve si sciolse completamente; di conseguenza, proprio come aveva detto Severus, Hedwige ritornò al castello e, dopo essere volata all’interno di una delle finestre della Sala Grande, si posò sulla pila di libri che vi era di fronte a Clarice, la quale disse: “Ciao, Hedwige e ben tornata” ed Hedwige emise dei versetti, come se contraccambiasse il saluto. “Visto che tuo padre aveva ragione” disse Ron, mentre era seduto accanto a Clarice. “Le civette ritornano sempre con la bella stagione: non è una novità” disse Hermione, mentre era seduta di fronte a loro. “Sai Hermione, si stava molto bene senza di te” disse Ron. Clarice ed Hermione gli lanciarono un’occhiataccia; quindi Ron si corresse dicendo: “ Lo sapete che stavo scherzando” e tutti e due, ritornarono a fare i compiti. Ron, invece, stava guardando le sue figurine di “Streghe e Maghi famosi”: “Guardati, giochi con le carte: patetico ! Presto ci saranno gli esami di fine anno” disse Hermione, guardandolo. “Io sono pronto: coraggio, fammi qualsiasi domanda” disse Ron e Clarice rise sotto i baffi. “Benissimo: quali sono i 3 componenti essenziali della Pozione per dimenticare ?” domandò Hermione. “Non ricordo” rispose Ron. “E posso chiederti cosa intendi fare se venisse fuori all’esame ?” chiese Hermione. “Copierò da te” rispose Ron. “Niente affatto ! E, poi, come ha detto la McGranitt, ci daranno delle penne speciali con un incantesimo anti-copiatura” spiegò Hermione. “Questo è un insulto ! Insomma, non si fidano di noi !” replicò dicendo Ron; poi, aggiunse dicendo, guardando Clarice: “Ehi, forse Clarice può aiutarmi”. “Non so come potrei esserti utile” disse Clarice, mentre continuava a guardare il libro che stava studiando. “Due tra i professori, sono tuoi parenti; quindi, non credo che ti diranno qualcosa se ti beccheranno a suggerirmi” spiegò Ron. Clarice lo guardò e stupita disse: “Non se ne parla ! Tu non ti rendi conto di che cosa è veramente capace mio padre quando si arrabbia”. “Vuoi dire che diventa ancora più severo di quanto non lo sia già ?!” domandò stupito Ron. “Proprio così; quindi, se vuoi arrivare intero al prossimo anno, vedi di studiare e cavartela da solo” rispose Clarice e riprese a studiare. “Belle amiche che siete: tutte e due contro di me ! No, un altro Silente !” disse Ron e gettò la figura di Silente sopra il libro di Clarice.

In quel momento, nella Sala Grande, entrò Neville saltellando, anche perché era legato ai piedi e, quando arrivò dietro ai suoi amici, Ron disse: “ L’incantesimo della Pastoia”. “Malfoy” disse Clarice. “Devi incominciare a puntare i piedi con le persone, Neville” disse Ron. “E come ?! A malapena riesco a stare in piedi” disse Neville, cercando di rimanere in equilibrio. “Farò il contro incantesimo” disse Sean, alzandosi in piedi e con la bacchetta in mano. “No ! Mi manca solo questo ! Saresti capace di mandarmi a fuoco le rotule” disse Neville e Sean, con il volto imbronciato, mise sul tavolo la sua bacchetta; poi, replicò dicendo: “Non apprezzo l’insinuazione, Neville Paciock !” e, guardando gli altri, continuò dicendo: “ E, poi, se qualcuno si degna di notarlo, le mie sopracciglia sono ricresciute completamente” e se ne andò, rivelando però, dietro di se, parte dei capelli rasati. Hermione rise; finché Clarice disse: “ L’ho trovato !” e diede la figurina a Ron. “Che cosa hai trovato ?” chiese Hermione. “Silente è famoso per aver sconfitto il mago del male GreendenWalt nel 1945…”iniziò a leggere Ron. “Continua” disse Clarice. “…per aver scoperto i 12 modi di usare il sangue di drago per gli esperimenti di Alchimia con il socio Nicholas Flamel !” finì di leggere Ron. “Sapevo che quel nome non mi era nuovo: l’avevo letto in treno quel giorno” disse Clarice. Hermione prese tutti i suoi libri e, alzandosi, disse: “Seguitemi” e Clarice e Ron la seguirono fuori la Sala Grande. Neville li guardò andare via e disse: “ Ehi, fermi ! Dove andate ?! E il contro incantesimo ?!” e, non riuscendo più a stare in equilibrio, cadde per terra e gli altri risero. Mentre era coricato per terra, un’ombra comparì sopra di lui; quindi Neville, alzò lo sguardo, per incrociare quello minaccioso di Severus, il quale disse: “Spero che ci sia una buona ragione, Signor Paciock, del perché abbia voluto sdraiarsi sul pavimento”. “Sono caduto” disse Neville. “Lo vedo” disse Severus, accennando ad un sorriso; poi, dopo aver puntato la bacchetta magica contro la corda che teneva legato i piedi di Neville, gridò: “ Finite !” ed i piedi di Neville si liberarono. “Spero che ora, non prenda il pavimento della Sala Grande, come il suo letto” disse Severus. Neville si rialzò e disse, un po’ titubante: “Gra…grazie ancora per avermi liberato da quell’incantesimo: avevo chiesto aiuto a Clarice, Ron ed Hermione, ma loro se ne sono andati di corsa”. “E dove avevano fretta di andare quei tre ?” domandò Severus. “Non lo so: non mi hanno detto nulla” rispose Neville. Severus, quindi, gli passò di fianco ed uscì dalla Sala Grande e, mentre camminava, incontrò Oliver Baston: “Signor Baston, sa per caso, dove è andata mia figlia ?” chiese Severus. “Credo che sia andata in Biblioteca e, insieme a lei, c’erano anche Ron ed Hermione” rispose Baston. “La ringrazio, Signor Baston” disse Severus e si diresse verso la Biblioteca.

In Biblioteca, mentre Clarice e Ron erano seduti ad un tavolo, Hermione tornò da loro con un enorme libro e disse: “Ti ho fatto guardare nella sezione sbagliata. Come ho potuto essere così stupida ?!”. “Ti volevo dire la stessa cosa, solo che poi, ho pensato che te ne avresti avuto per male” disse Clarice. Hermione la guardò malamente; poi, appoggiò fortemente il grosso libro sul tavolo; poi disse, sedendosi: “L’ho preso settimane fa: cercavo una lettura leggera” e, mentre lo apriva, Ron stupito disse: “ Quello sarebbe leggero ?!”. Hermione lo guardò; poi, dopo essere arrivata alla pagina che cercava, lesse: “ Ma certo, eccolo qui ! Nicholas Flamel è l’unico cha ha fabbricato la Pietra Filosofale”. “La cosa ?!” dissero stupiti Clarice e Ron. “Uffa ! Ma voi non leggete ?!” replicò dicendo Hermione. “Si dia il caso di no, anche perché se no Clarice avrebbe già trovato un libro simile nella Sezione Proibita” disse Ron. “La Pietra Filosofale è una sostanza leggendaria da i poteri sbalorditivi: può trasformare qualunque metallo in puro oro produce l’Elisir di lunga vita e, chi lo beve, diventa immortale” continuò a leggere Hermione. “Immortale ?!” disse stupito Ron. Hermione lo guardò e disse: “Vuol dire che non muori mai”. “Lo so che vuol dire !” replicò, a voce alta, Ron. “Sshhhhh ! Abbassa la voce: nessuno deve sapere di questa pietra” disse Clarice. “Nessuno a parte chi sta cercando di ucciderti” disse Ron. “L’unica pietra attualmente esistente appartiene al signor Nicholas Flamel, il noto Alchimista, che l’anno scorso ha festeggiato il 650°  compleanno” continuò Hermione. “Caspita ! Non credo di aver mai sentito nessuno ad arrivare a questa età” disse Clarice. “Bé, prova un po’ a pensarci: solo uno che ha inventato l’Elisir di lunga vita, può diventare così vecchio” disse Ron. “Ecco che cosa sorveglia Fuffy al terzo piano ! Ecco cosa c’è sotto la botola: la Pietra Filosofale” disse Hermione. Clarice aveva uno sguardo preoccupato; quindi Ron le domandò: “Clarice, che cosa c’è ?”. “Mio padre” rispose Clarice. “Tuo padre è qui ?!” disse stupito Ron e, allo stesso tempo, anche con un po’ di paura. “No.  Mio padre mi ha mentito” disse Clarice. “Come può tuo padre averti mentito ? Insomma…è tuo padre e non farebbe mai una cosa del genere” chiese Hermione. “Non se vuole proteggermi da qualcosa e, deve essere qualcosa di molto pericoloso se non ha voluto rivelarmi niente su Nicholas Flamel; provate a pensarci: mio padre è un pozionista, mentre Flamel un alchimista: fate due più due, e trovate già la soluzione” rispose Clarice. “E’ vero: durante una delle prime lezioni, il Professor Piton ci ha spiegato che nella sua materia, si parla molto di alchimia e che, molti alchimisti, hanno creato cose molto potenti. Forse, in un certo senso, si riferiva anche a Nicholas Flamel ed alla Pietra Filosofale” spiegò Hermione. “Mio padre è molto vago con le spiegazioni, ma sa sempre quello che dice” disse Clarice. “Oh, oh” disse Ron, mentre aveva lo sguardo rivolto all’indietro. “Perché oh, oh ?” domandò Clarice, non voltando lo sguardo. “ Perché sta arrivando il Professor Piton” rispose Ron, indicando il professore di pozioni che stava camminando nella loro direzione. Sentendo quello che aveva detto, Clarice voltò lo sguardo e, vedendo suo padre, disse: “Oh, cavolo !”; poi, dopo aver rivoltato lo sguardo, disse rivolta ad Hermione: “Chiudi questo libro e mettilo dove lo hai trovato”. “Perché lo devo chiudere ?” chiese Hermione. “Perché se scopre che sto cercando informazioni su Nicholas Flamel, non mi farà giocare alla prossima partita di Quidditch: gli ho promesso che non avrei mai più ficcato il naso in questa faccenda” rispose Clarice. Ron si voltò e disse: “Hermione, metti subito via questo libro ! Se Clarice non gioca, noi non vinceremo più la Coppa di Quidditch” e, mentre Hermione si alzò per portare via il libro, Severus arrivò da loro e disse: “Salve ragazzi, vi stavo cercando”. Clarice e Ron, quindi, si voltarono verso di lui e Clarice gli domandò: “Hai bisogno di qualcosa, papà ?”. “Niente di che: volevo solo sapere del perché ve ne siete andati di corsa dalla Sala Grande, senza prima aiutare il Signor Paciock” rispose Severus. “Ce ne siamo andati, perché…perché…” iniziò a dire, un po’ titubante, Ron, ma Clarice continuò la frase, dicendo: “…perché in Sala Grande c’era troppo pasticcio e, noi, volevamo studiare bene per gli esami”. “Sì, era proprio quello che volevo dire anche io” disse Ron. “Brava, Clarice, è così che ti voglio: una studente diligente, che studia a dovere e che, soprattutto, se ne sta fuori da i guai, perché sai che cosa ti potrebbe succedere se mi disubbidisci” disse Severus. “Non mi fai giocare alla prossima partita di Quidditch; sì, lo so” disse Clarice. “Oh, buon pomeriggio Professor Piton” disse Hermione, ritornando da i suoi amici. “Buon pomeriggio anche a lei, signorina Granger; forse, lei, mi può veramente dire che cosa ci siete venuti a fare qui, invece di aiutare il Signor Paciock” disse Severus. “Ma, papà, guarda che ti ho detto la verità” disse Clarice. “Meno tu ed il Signor Weasley venite in Biblioteca, e meglio state” disse Severus. “Ma noi non volevamo neanche venirci: è stata Hermione a tirarci qua” disse Ron. “Non è vero !” replicò dicendo Hermione. “Invece è vero: tu hai detto che dovevamo venire in Biblioteca e, quindi, io e Clarice ti abbiamo seguito” disse Ron guardandola. Hermione gli lanciò un’occhiataccia, così come Clarice; poi Severus disse: “Ma bene, vedo che nessuno di voi tre vuole raccontarmi la verità: 30 punti in meno a Grifondoro !”. “30 punti ?!” disse stupito Ron. “Allora, facciamo 60, così è più contento: 20 a testa” disse Severus e Clarice ed Hermione lanciarono un’altra occhiataccia a Ron, il quale preferì non aprire più bocca. Severus si girò e, stava per andarsene, quando Clarice si alzò e disse: “Papà, questo è oltraggioso: non puoi toglierci dei punti senza una valida ragione !”. Severus voltò lo sguardo verso di lei e le disse: “La ragione c’è ed è quella di non avermi raccontato la verità; e, poi, sei già fortunata che ti permetta, ancora, di giocare alla partita di domani” e, rivoltando lo sguardo in avanti, se ne andò. “Cavolo ! Finora, non avevo mai visto il Professor Piton così arrabbiato” disse Ron. “Forse, dovevamo raccontargli la verità” disse Hermione. Clarice si voltò verso di loro e replicò dicendo: “No ! Non deve sapere che cosa stiamo architettando”. Ron ed Hermione si guardarono; poi, riguardarono Clarice e Ron chiese: “ Emmm…ma che cosa stiamo architettando ?”. “Che stasera andremo a trovare Hagrid” rispose Clarice. “Ma non possiamo uscire dopo il coprifuoco: se veniamo beccati, ci verranno tolti altri punti o, peggio, verremo espulsi” disse Hermione. “Tranquilla, Hermione: useremo il mio Mantello dell’Invisibilità, così nessuno ci potrà vedere” spiegò Clarice. “Sì, però dobbiamo anche stare attenti di non essere seguiti: se qualcuno ci vede, potrebbe benissimo andare ad avvisare qualche professore e voi avete visto come era già arrabbiato il Professor Piton” disse Hermione. “Ma non c’è solo il Professor Piton che potrebbe essere avvisato” disse Ron. “Allora, è meglio che venga avvisata la Professoressa McGranitt, visto anche che è la nostra Capo Casa” disse Hermione. “No, il Professor Piton andrà benissimo” disse Ron. “Nessuno andrà ad avvisare uno dei professori, perché staremo ben attenti anche alle nostre spalle” disse Clarice.

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Capitolo 17
*** La verità su Nicholas Flamel Parte II ***


Venne sera e, dopo aver cenato e dopo anche essersi assicurati che tutti nel dormitorio dormissero, Clarice, con in mano il Mantello dell’Invisibilità, Ron ed Hermione uscirono dal dipinto della Signora in Rosa: “Anche se siamo sotto il Mantello dell’Invisibilità, possiamo lo stesso essere sentiti” spiegò Clarice. “Lo so: me lo hai spiegato, quando quella volta, tuo padre stava per prenderti” disse Ron. “Non farmelo ricordare, per favore” disse Clarice e, sopra la sua testa e quella di Ron ed Hermione, mise il Mantello dell’Invisibilità. I tre riuscirono a superare i molti prefetti che sorvegliavano i vari piani ed aule del castello: stavano per uscire dal portone principale, quando Severus si mise davanti ad esso. “Oh, accidenti: proprio lui ci voleva” disse Ron. “E’ come se il mio papà volesse perseguitarmi” disse Clarice. “E, adesso, che cosa possiamo fare ?” disse Ron. “Bé, di certo non possiamo starcene qui a non fare niente: prima di tutto, spostiamoci dalla sua traiettoria ed andiamo a nasconderci dietro ad una colonna; poi, penseremo a qualcosa” spiegò Hermione e, senza farsi sentire, si andarono a nascondere dietro ad una delle colonne. “Ok, ecco il piano: io provo a distarlo con un incantesimo e, quando vediamo che va da un’altra parte, noi corriamo fuori da quel portone” spiegò Hermione. “Come idea non è male solo che, come ho detto poco tempo fa anche a Ron, il mio papà non è uno stupido: capirà sicuramente che c’è qualcuno che non sta rispettando le regole” disse Clarice. “E se vede che, tra quel qualcuno c’è anche sua figlia, allora possiamo dire addio alla partita di domani” aggiunse dicendo Ron. “Non dovete preoccuparvi: vedrete che andrà tutto bene” disse Hermione e, dopo aver tirato fuori la sua bacchetta magica, la puntò contro un vaso e disse: “ Bombarda !” ed il vaso si ruppe. Severus voltò, quindi, lo sguardo e corse verso di esso; mentre il Professore di Pozioni cercava di capire chi poteva essere stato, Clarice, Ron ed Hermione, sempre sotto il Mantello dell’Invisibilità, corsero verso il portone principale e, dopo averlo aperto, corsero verso la capanna di Hagrid. “ Reparo !” gridò Severus con la sua bacchetta magica ed il vaso ritornò quello di prima. Mentre si rialzava, voltò lo sguardo verso il portone principale e, vedendolo aperto, capì che qualcuno doveva essere uscito, quando lui era impegnato con il vaso rotto; quindi, andò verso di esso e, stava per uscire, quando il Signor Gazza, in compagnia della sua gatta, comparì dietro di lui e domandò: “Qualcosa non va, Professor Piton ?”. “No, tutto bene” rispose Severus, mentre guardava fuori. “E’, per caso, uscito qualche studente ?” chiese il Signor Gazza. “No, non si preoccupi. Continui pure con la sua perlustrazione” rispose Severus ed il Signor Gazza, insieme alla sua gatta, se ne andò da un’altra parte. “Spero che non ti vada a cacciare in qualche guaio, piccola mia” disse Severus e richiuse il portone.

Clarice, Ron ed Hermione corsero alla capanna di Hagrid e, quando vi arrivarono Hermione bussò, mentre Clarice toglieva il Mantello dell’Invisibilità; Hagrid, quindi aprì e Clarice disse: “Hagrid…”, ma Hagrid la fermò, dicendo: “Oh, ciao ! Scusate, non per essere scortese, ma non ho voglia di vedere gente” e, stava per chiudere la porta, quando Clarice, Ron ed Hermione insieme dissero: “Sappiamo della Pietra Filosofale”. Hagrid riaprì la porta e disse semplicemente: “Oh” e, dopo che i tre fossero entrati in casa, richiuse la porta. “Per noi, il Professor Raptor sta cercando di rubarla” disse Clarice. “Raptor ?! Perdinci, non ce l’avrete ancora con lui, eh ?” disse Hagrid, mentre Clarice, Ron ed Hermione si sedettero sulle due grandi poltrone. “Hagrid, sappiamo che vuole la pietra, ma non sappiamo il perché” disse Clarice. “Raptor è uno degli insegnanti che protegge la pietra. Non ci pensa nemmeno a rubarla” disse Hagrid. “Che cosa ?!” disse stupita Clarice. “Mi hai sentito. Bé…adesso andate: oggi sono un po’ preoccupato” disse Hagrid. “Aspetta: uno degli insegnanti ?!” disse stupita Clarice. “Ma sicuro: ci sono altre cose che proteggono la pietra, dico bene ? Magie; incantesimi” disse Hermione. “Proprio così. Una gran perdita di tempo, secondo me. Nessuno riuscirà a tenere a bada Fuffy: nessuno sa come farlo. Solo il sottoscritto e Silente…questo non dovevo dirvelo. Non dovevo dirvelo !” disse Hagrid, mentre metteva dell’altra legna, sotto il calderone quando, ad un certo punto, qualcosa all’interno di esso si mosse; quindi Hagrid, lo prese fuori, per poi metterlo sulla tavola. Clarice, Ron ed Hermione si alzarono, facendosi intorno alla tavola e Clarice domandò: “Emmmm…Hagrid…cosa è esattamente ?”. “Questo è un…è un…” rispose titubante Hagrid. “Io lo so che cosa è: ma Hagrid, dov’è che lo hai preso ?” chiese Ron. “L’ho vinto…ad uno straniero che ho conosciuto al bar…sembrava contento di liberarsene, per la verità” rispose Hagrid, quando all’improvviso, la strana cosa si schiuse e, da esso, ne uscì una strana e piccola creatura con le ali: “Questo é…” iniziò a dire Hermione; poi, guardò Hagrid e finì dicendo: “…un drago”. “Questo non è un semplice drago: è un Dorso Rugoso di Norvegia. Mio fratello Charlie li sta studiando in Romania” spiegò Ron, quando il piccolo drago si voltò verso Hagrid, il quale disse: “Non è un amore ? Dio lo benedica: guardate, riconosce la mamma ! Ciao, Norberto” e lo accarezzò sotto il collo. “Norberto ?! Ma che razza di nome è ?!” disse stupita Clarice. “Sì…bé…deve pur aver un nome, no ?” disse Hagrid e Ron rise. “Non è vero, Norberto ?” disse Hagrid e gli fece altre carezze sotto il collo quando, ad un certo punto, il piccolo drago sputò fuoco, incenerendo, di poco, la barba di Hagrid, il quale riuscì a spegnersela. “Ha bisogno di un po’ di addestramento” disse Hagrid. “Se avessi avuto un drago come Norberto, il mio papà lo avrebbe già spedito in Romania” disse Clarice. “Bé, hai Hedwige, no ?” disse Ron. “Che secondo il mio papà, serve solo per portare la posta e non come animale domestico” spiegò Clarice. Hagrid guardò verso la finestra e vide qualcuno; quindi domandò: “ Quello chi è ?”. Clarice, Ron ed Hermione voltarono, quindi, lo sguardo verso la finestra per vedere Draco Malfoy il quale, accorgendosi di essere stato visto, corse via; poi Clarice rispose: “ Malfoy”. “Oh, dio” disse preoccupato Hagrid. “Oh, dio anche per noi: sicuramente andrà ad avvisare il Professor Piton” disse Ron. “Non facciamo prenderci dal panico: prima rientreremo nel castello e nessuno ci vedrà” disse Clarice e, dopo aver salutato Hagrid, si rimisero il Mantello dell’Invisibilità, correndo verso il castello, dove aprirono il portone principale e, per loro fortuna, Severus non c’era più, così come nessun altro professore, prefetto o il Signor Gazza.

Salirono, quindi, su per le scale e, per non farsi vedere, entrarono in un corridoio deserto dove poterono tirarsi via il Mantello dell’Invisibilità; mentre camminavano, Clarice disse: “ Hagrid ha sempre desiderato un drago: me l’ha detto quando ci siamo conosciuti”. “E’ pazzesco ! E peggio, ancora, Malfoy lo sa” disse Ron. “Non capisco: è così grave ?” chiese Hermione. “E’ un guaio” rispose Ron e, davanti a loro, comparve la Professoressa McGranitt, la quale disse: “Buona sera” e dietro di lei, comparve Malfoy, con un sorriso malizioso sulla faccia. “Sono morta ! Mio padre mi ucciderà” disse Clarice, mentre insieme agli altri, veniva condotta nell’aula di Trasfigurazione. “Non sarai l’unica: anche mia madre mi farà a fettine” disse Ron. “E questo, grazie a Malfoy” disse Clarice e, i tre, guardarono minacciosamente Draco, il quale camminava di fianco alla Professoressa McGranitt. Arrivarono all’aula di Trasfigurazione e, dopo essersi messa dietro alla sua cattedra, la Professoressa McGranitt, disse con voce autoritaria: “ Nulla ! Ripeto, nulla da ad uno studente il diritto di girovagare per la scuola di notte ! Per ciò, come punizione per le vostre azioni, vi saranno tolti 50 punti”. “50 ?!” disse stupita Clarice. “A testa ! E per essere certi che non capiti più, tutti e quattro sarete messi in castigo” spiegò la Professoressa McGranitt. Malfoy si accorse che aveva detto “tutti e quattro”; quindi, domandò: “ Scusi, Professoressa, forse ho sentito male: per caso ha detto tutti e quattro ?”. La Professoressa McGranitt lo guardò e rispose: “ No, mi hai sentito benissimo, Signor Malfoy: vedi, per quanto nobili fossero le tue intenzioni, anche tu eri fuori stanza oltre l’orario. Ti unirai ai tuoi compagni in castigo e, ovviamente, anche a te saranno tolti 50 punti”. Malfoy guardò, quindi, Clarice, Ron ed Hermione, i quali sorrisero maliziosamente. Mentre venivano scortati fuori, la Professoressa McGranitt fermò Clarice e le disse: “Non pensare che non lo racconti a tuo padre, signorinella: non sai quanto lo fai preoccupare, quando gli disubbidisci in continuazione ! Spero che, anche lui, ti metta in castigo ! Quando vi avrò condotti dal Signor Gazza, andrò da lui immediatamente” ed uscì dall’aula, seguita da i quattro studenti. “Ora so, al cento per cento, che non arriverò viva alla fine della scuola” disse Clarice. “Suvvia, Clarice: ci saremo noi a farti compagnia” disse Ron. “Ora sì che sono più rassicurata di prima” disse ironicamente Clarice. La Professoressa McGranitt li condusse davanti al portone principale e, vedendo Gazza, disse: “Signor Gazza, questi ragazzi hanno una punizione da scontare: ci può pensare lei ?”. “Non si preoccupi, Professoressa McGranitt: passeranno una notte indimenticabile” disse Gazza e i quattro si guardarono preoccupati. Prima che la Professoressa McGranitt se ne andasse, Clarice le disse: “Ti prego, nonna: non dirlo al papà ! Sono sicura che mi metterà in punizione per il resto della mia vita”. “Mi dispiace, Clarice ma, questa volta, non posso proprio chiudere un occhio” disse la Professoressa McGranitt e si diresse verso i sotterranei. “Coraggio: la vostra punizione vi sta aspettando” disse Gazza e si diresse fuori nel giardino, seguito da Ron, Hermione, Malfoy e, infine da Clarice, la quale tenne tristemente lo sguardo rivolto verso il basso. Malfoy, che camminava al suo fianco, la guardava con sguardo stupito, perché non si sarebbe mai immaginato che la Professoressa McGranitt fosse sua nonna: che il Professor Piton fosse suo padre, questo lo sapeva, ma questa notizia lo aveva proprio lasciato senza parole. Mentre camminavano, Gazza disse: “Peccato che hanno tolto di mezzo le vecchie punizioni: quando ti mettevano in castigo, ti ritrovavi nei sotterranei e appeso per i pollici. Dio, quanto mi mancano quelle urla” e li condusse  da Hagrid, il quale stava uscendo dalla sua capanna insieme a Thor, il suo grosso cane e teneva in mano una balestra. “Il castigo lo passerete con Hagrid, stasera: ha un certo lavoretto da fare nella Foresta Proibita” disse Gazza e si fermarono davanti a lui; poi, aggiunse dicendo: “Una combriccola penosa, Hagrid: c’è persino, la cuccioletta del Professor Piton”; ma Hagrid aveva lo sguardo molto triste; quindi Gazza gli chiese: “ Ah, buon dio, non dirmi che ancora te la prendi per quel maledetto drago ?”. Hagrid li guardò e disse: “ Norberto non c’è più: Silente lo ha spedito in Romania dove vivrà in una colonia”. “Ma questo è un bene, no ? Starà con la sua stessa specie” domandò Hermione. “Sì, ma se poi non gli piace la Romania ? Se gli altri draghi gli fanno i dispetti ? E’ solo un cucciolo, dopotutto” rispose Hagrid. “Ah, per l’amore del cielo, cerca di tornare in te stesso, via ! Devi andare nella foresta, insomma: devi avere prontezza di spirito” disse Gazza. “La foresta ?! Credevo fosse uno scherzo ! Non possiamo andarci: è vietato agli studenti e ci sono…” iniziò a dire Draco e, dopo che si sentì un ululato, finì con dire, con un po’ di paura: “…i lupi mannari”. “No, c’è peggio dei lupi mannari tra quegli alberi: puoi starne certo” disse Gazza; poi, aggiunse dicendo: “Notte, notte” e rientrò nel castello, lasciando i quattro ragazzi con sguardi molto preoccupati. “Ragazzi, è tutta colpa mia: se non avessi deciso di andare da Hagrid, a quest’ora non saremmo in punizione” disse Clarice. “La colpa non è tua, Clarice, ma di Malfoy” disse Ron e, i tre, guardarono Malfoy, il quale disse: “L’ho fatto per il vostro bene: lo sapete che non si va in giro a quest’ora”. “Anche tu lo dovresti sapere e, invece, eri fuori proprio come noi” disse Clarice. “Sei fortunata che il Professor Piton sia il tuo papà, perché se no ti avrebbe già espulsa da scuola” disse Malfoy. “Sì, ma la punizione ce l’ha data la Professoressa McGranitt e non il Professor Piton” lo corresse Hermione. “Fanno parte della stessa famiglia, visto che stasera ho scoperto che la Professoressa McGranitt è la nonna di sfregiata” disse Malfoy. “Su basta litigare, bambini: andiamo” disse Hagrid e si diresse nella Foresta Proibita, seguito da Thor e da i quattro bambini.

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Capitolo 18
*** La verità su Nicholas Flamel Parte III ***


Mentre camminavano,  la nebbia si faceva sempre di più fitta: c’era freddo e, per di più, si sentivano degli strani rumori. Camminarono ancora un po’, finché Hagrid non si fermò: appoggiò la lampada ad olio a terra e, con due dita, toccò qualcosa di argentato. “Hagrid, che cosa è ?” chiese Clarice. “Perciò siamo qui; vedi questo: è sangue di Unicorno, ragazzi. Ne ho trovato uno morto qualche settimana fa. Ora, questo è stato ferito gravemente da qualcosa” rispose Hagrid. Clarice voltò lo sguardo e vide, in lontananza, qualcuno, incappucciato, camminare; poi Hagrid, continuò dicendo: “Perciò, è nostro compito cercare quella povera bestia. Ron ed Hermione voi venite con me”. “Va bene” disse Ron. “Clarice, tu andrai con Malfoy” disse Hagrid e Clarice annuì positivamente, non avendo altra scelta. “Va bene: allora, prendo Thor” disse Malfoy. “D’accordo; ma ti avverto: è un gran vigliacco” disse Hagrid e, sentendo queste parole, Malfoy ci rimase male.

Dopo che i gruppi si furono divisi, Malfoy stava camminando davanti a Clarice, visto anche che lui aveva la lampada ad olio per farsi luce; poi, disse: “Aspetta che lo venga a sapere mio padre: questa è roba da domestici !”. “Se non ti conoscessi bene, Draco, direi cha hai un gran fifa” disse Clarice, mentre si affiancò a lui. “Fifa, Piton ?!” disse stupito Malfoy. Si sentì un rumore; i due si fermarono e, voltando lo sguardo all’indietro, Malfoy domandò: “Hai sentito ?” e Clarice annuì positivamente; poi, ripresero a camminare. “Non sei poi così male: a non renderti del tutto antipatica, è il sangue di tuo padre che ti scorre nelle vene” disse Malfoy. “Anche tu non sei così male: basta solo che ti rendi meno antipatico e, forse, potremmo anche diventare amici” disse Clarice. “Amici ?! No, non se ne parla ! E’ ancora troppo presto” disse Malfoy. “Come vuoi” disse Clarice.

I due camminarono ancora, finché non arrivarono nel luogo più scuro della Foresta Proibita e ciò lo si poteva capire, anche perché Thor incominciò a ringhiare; quindi Clarice chiese: “Cosa c’è Thor ?” ed il cane continuò a ringhiare. Davanti a loro, la stessa cosa incappucciata che aveva visto prima Clarice, stava bevendo il sangue di un unicorno morto davanti ad essa: Clarice e Draco erano immobilizzati dalla paura e non osavano fiatare, finché la creatura si accorse di loro e ringhiò, mostrando denti affilati sporchi di sangue di unicorno. Draco urlò e scappò via insieme a Thor, lasciando da sola la povera Clarice e, proprio in quel momento, la cicatrice le fece molto male. La creatura si spostò dall’unicorno, andando di fronte a Clarice, la quale indietreggiava per la paura, finché non inciampò e cadde a terra. La creatura stava per attaccarlo, quando si sentì il rumore di zoccoli e, tra essa e Clarice, comparve un centauro il quale, spaventò la creatura, riuscendo a mandarla via. Dopo essersi ripresa dallo spavento, Clarice si rimise in piedi e il centauro, si avvicinò a lei, dicendole: “ Clarice Piton, devi andare via: molte creature ti conoscono. La foresta non è un luogo sicuro a quest’ora, specialmente per te”. “Ma cos’era quell’essere da cui mi hai salvata ?” domandò Clarice. “Una creatura mostruosa. È un crimine orribile uccidere un unicorno: bere il sangue di un unicorno ti tiene in vita anche se sei un passo dalla morte, ma ad un prezzo spaventoso. Hai ucciso una cosa purissima e dal momento che il suo sangue tocca le tue labbra, vivrai una vita a metà: una vita dannata” spiegò il centauro. “Ma chi sceglierebbe una vita così ?” chiese Clarice. “Non ti viene in mente nessuno ?” domandò il centauro. “Intendi dire.. che quell’essere che ha ucciso l’unicorno e che beveva il suo sangue… quello era Voldemort” rispose stupita Clarice. “Sai cos’è nascosto nella scuola in questo preciso momento, signorina Piton ?” domandò il centauro, avvicinando la testa a Clarice, la quale rispose dicendo: “ La Pietra Filosofale”. In quel momento, Malfoy ritornò con tutti gli altri e, quando Hagrid vide con chi Clarice era, tirò un sospiro di sollievo e disse: “ Salve, Fiorenzo: hai conosciuto la nostra signorina Piton”; poi, aggiunse chiedendo: “Tutto a posto, Clarice ?”. “Sì, tutto a posto” rispose Clarice. “Clarice Piton, qui io ti lascio: sei al sicuro, ora. Buona fortuna” disse Fiorenzo e se ne andò. “Grazie ancora per avermi salvato la vita” disse Clarice, quando ormai il centauro era solo un po’ visibile. “Oh, no: l’unicorno è morto” disse Hermione. “Era già morto quando siamo arrivati qua” disse Malfoy. “Comunque, non possiamo più fare niente; quindi, sarà meglio che ritorniamo al castello” disse Hagrid e, dopo che Clarice li ebbe raggiunti, rientrarono nel castello.

Mentre erano seduti nella Sala Comune dei Grifondoro a rimettere a posto i fatti, Hermione disse stupita: “Vuoi dire Che – Tu -Sai – Chi, in questo momento, è là fuori nella foresta ?!”. “Ma è debole: deve bere il sangue degli unicorni. Non capite: c’eravamo sbagliati. Raptor non vuole la pietra per se: la vuole rubare per Voldemort. Con l’Elisir di lunga vita, Voldemort ridiventerà forte e…e tornerà” spiegò Clarice e si sedette sulla poltrona. “Ma…se torna…tu non credi che cercherà di…ucciderti, vero ?” domandò preoccupato Ron. “Se avesse potuto, avrebbe cercato di uccidermi stanotte” rispose Clarice. Ron deglutì; poi disse: “E pensare che ero tutto preoccupato per l’esame di pozioni: questo è mille volte peggio !”. “Fermi un momento ! Ci stiamo dimenticando di una cosa: chi è l’unico mago che Voldemort ha sempre temuto ?” chiese Hermione; poi, vedendo che gli altri due non rispondevano, disse: “Silente. Finché Silente sarà qui, Clarice, tu sei salva; finché sarà pronto ad aiutarti, tu non puoi essere toccata”. Clarice sembrò un po’ più rassicurata da queste parole; finché sentirono il dipinto aprirsi ed entrare la Professoressa McGranitt la quale disse: “Dovrete già essere a letto, visto quello che avete combinato stanotte”. “Ci dispiace” disse Ron. “Oh, ne sono convinta, Signor Weasley; ed è un bene che non abbia scritto anche alle vostre famiglie” disse la Professoressa McGranitt; poi, guardando Clarice, aggiunse dicendo: “Tuo padre è molto arrabbiato, signorinella e vuole vederti immediatamente”. Hermione e Ron guardarono Clarice, cercando di farle capire che sarebbe andato tutto bene; ma poi, la Professoressa McGranitt li guardò e disse: “Vi consiglio di andarvene a letto, anche perché sono sicura che sareste sicuramente capaci di scappare nuovamente” e, mentre usciva dal dipinto, aspettando fuori da esso, Ron, Hermione e Clarice si alzarono e Ron disse: “Bé, allora buona fortuna, Clarice”. “E cerca di ritornare tutta intera: ricordati che domani hai la partita di Quidditch da affrontare” aggiunse dicendo Hermione. “L’unica cosa che devo affrontare, ora, è l’ira di mio padre” disse Clarice ed uscì dalla Sala Comune, raggiungendo la Professoressa McGranitt. Mentre camminavano in direzione dei sotterranei, Clarice guardava di tanto, in tanto la Professoressa McGranitt ma, quest’ultima, non la degnava neanche di uno sguardo; finché non disse: “ Clarice, non ho altra scelta e lo sai che tuo padre non vuole che ti cacci in qualche guaio”. Clarice la guardò e le disse: “Ma io non mi sono cacciata in nessun guaio: ero andata con Ron ed Hermione a trovare Hagrid”. La Professoressa McGranitt si fermò, così come Clarice e domandò: “E perché lo sareste andati a trovare ? Non potevate andare da lui, domani mattina ? Oppure era una cosa molto importante che non poteva proprio aspettare ?”, ma Clarice non rispose, perché non poteva di certo dire, che avevano scoperto della Pietra Filosofale. “Bene; se non vuoi rispondermi, vorrà dire che farai una lunga chiacchierata con tuo padre. Coraggio, andiamo” disse la Professoressa McGranitt e riprese a camminare, seguita da Clarice.

Arrivarono nei sotterranei dove, davanti all’Aula di Pozioni, trovarono Severus il quale, mentre teneva le braccia incrociate, disse: “ Vedo che i tuoi leoncini, al contrario dei miei piccoli serpenti, ad eccezione di Malfoy, si cacciano spesso nei guai”. “Già, specialmente la tua figlioletta ed i suoi amici” disse la Professoressa McGranitt. “Mi rincresce molto che Clarice non abbia ereditato, da me, il rispetto per le regole: a quest’ora, sarebbe un modello da seguire per tutti” disse Severus. “Purtroppo, non possiamo cambiarla” disse la Professoressa McGranitt. “Anche perché, se cambierebbe, sarei mille volte meno preoccupato, di come non lo sia da quando ha affrontato quel Troll” disse Severus e guardò minacciosamente Clarice la quale, per evitare il suo sguardo, guardò per terra. “Scommetto che avrai molte cose da dirle e, per ciò, ti chiederei di tenerla qui, almeno per stasera, almeno così, sono anche sicura che non se ne vada, di nuovo, in giro per la scuola” disse la Professoressa McGranitt. “La trovo un’ottima idea” disse Severus e, mentre Clarice gli andò accanto, la Professoressa McGranitt disse: “ Spero che, con la ramanzina che le farai, capisca finalmente che, mettersi nei guai, non è un gioco”. “Sarà dura: credo che mi ci vorrà tutta la notte” disse Severus. “Buona notte Severus” disse la Professoressa McGranitt. “Buona notte, Minerva” disse Severus. “E, buona notte anche a lei, Signorina Piton” aggiunse dicendo la Professoressa McGranitt. Clarice alzò lo sguardo verso la professoressa di Trasfigurazione e disse: “Buona notte, Professoressa McGranitt” e, quest’ultima, se ne andò. Clarice alzò lo sguardo, per incontrare quello minaccioso di Severus, il quale disse: “Va dentro e siediti  sul divano !” e Clarice, senza farselo ripetere due volte, fece come le era stato ordinato. Dopo che ebbe chiuso la porta e insonorizzato la stanza con un potente incantesimo, Severus andò di fronte a Clarice e, con voce fremente di rabbia, le disse: “Ti rendi conto di ciò che hai fatto ?! Non solo tu ed i tuoi amichetti, ve ne siete andati in giro di notte, ma mi hai anche disubbidito ! Lo sai benissimo in che situazione ti trovi ma, evidentemente, non te ne sei ancora resa conto ! Là fuori non vieni protetta come qua: è solo tra queste mura che sei al sicuro da qualsiasi pericolo”. Clarice lo guardò e tristemente disse: “Scusami, papà: non volevo fare niente di male andando a trovare Hagrid”. “E perché sareste andati da lui ? Voglio la verità, mi raccomando !” chiese arrabbiato Severus. “Bé…ecco…noi siamo andati da lui, per dirgli delle cose” rispose Clarice. “Quali cose ?” domandò Severus e, non ricevendo nessuna risposta, ripeté la domanda, ma questa volta con tono molto arrabbiato: “ Quali cose, ti ho chiesto ?!”. Clarice sobbalzò dalla paura e corse subito in camera sua, sbattendo la porta. “Clarice !” gridò Severus ed andò davanti alla camera della figlia, ma l’unica cosa che sentì fu il chiudersi della serratura; Severus tentò di aprire la porta ma, essa, era chiusa a chiave; quindi disse: “Clarice, apri immediatamente questa porta ! E’ un ordine !”. “Io non ricevo ordini da te !” sentì dall’interno, replicare Clarice. “Sono tuo padre e, in quanto tale, devi ubbidirmi ! Coraggio, apri questa porta !” replicò Severus. “No !” disse Clarice. “Perché non vuoi dirmi di che cosa avete parlato con Hagrid ? Clarice, ascoltami, può diventare una cosa pericolosa” disse Severus. “Non credo che quel cucciolo di drago fosse pericoloso” disse Clarice. “Cucciolo di drago ?! Non voglio assolutamente che stai accanto a simile creature: potresti farti male” disse Severus. “Bé, si dia il caso, che io ci sia già stata accanto a quel drago e non mi è successo niente” disse Clarice. “Signorinella, hai superato te stessa: per punizione, te ne starai chiusa qua dentro a riflettere su ciò che hai fatto nelle ultime ore ed uscirai solo quando lo riterrò più opportuno !” replicò Severus e se ne andò.

All’interno della sua stanza, Clarice se ne era stata seduta sul suo letto e, alcune lacrime, le avevano rigato il viso: alla fin fine, lei non voleva litigare con suo padre, ma lui non poteva capire che, ciò che avevano parlato con Hagrid, doveva rimanere segreto; quindi, si distese a pancia in giù, sul letto, ripensando a quella creatura incappucciata che aveva visto nella Foresta Proibita. Passarono i minuti, ma Clarice non era ancora riuscita a prendere sonno; finché, non guardò la piccola finestra che c’era e, solo lì, le venne in mente un’idea. Si mise, quindi, il mantello che le aveva regalato suo padre e, dopo preso una sedia, la mise sotto la finestra e, dopo esserci salita su, puntò la bacchetta e disse: “Alohomora” e la finestra si aprì: sgattaiolò fuori e corse verso la capanna di Hagrid. Quando vi arrivò, bussò; Hagrid aprì e, sorpreso nel rivedere Clarice, chiese: “Oh, ciao Clarice: che cosa c’è ?”. “Potrei dormire qui, per stanotte, ti prego” rispose Clarice. “ Va bene: entra pure” disse Hagrid e, dopo essersi fatto da parte, Clarice entrò e, poi, richiuse la porta: “Che cosa è successo ? Sembra che tu abbia pianto” domandò preoccupato Hagrid. “Io ed il mio papà abbiamo litigato: lui, poi, mi ha detto che dovevo rimanere in camera mia ma, io, sono scappata e…ed eccomi qui” rispose Clarice. “Oh, santo cielo” disse semplicemente Hagrid e mise dell’altra legna nel fuoco. “Credimi Hagrid: non avevo mai visto il mio papà così arrabbiato prima d’ora” disse Clarice, mentre si toglieva il mantello. “Sapevo che il Professor Piton è un uomo di poca pazienza, ma non mi sarei mai immaginato che si arrabbiasse così tanto con te, a tal punto da farti scappare” disse Hagrid. “Lo so che lui vuole proteggermi, ma non c’è motivo di arrabbiarsi come ha fatto poco fa” disse Clarice e si sedette sull’enorme poltrona. “Senti, Clarice, a me non dispiace se rimani qua, ma non ho un altro letto a disposizione” disse Hagrid. “Oh, non c’è problema: questa poltrona andrà benissimo” disse Clarice e, dopo essersi messa più comoda, aggiunse dicendo: “Grazie mille, Hagrid: sei un amico” e chiuse gli occhi. Hagrid la guardò per un po’; poi, si mise la sua giacca ed aprì la porta ma, prima di uscire, guardò Thor e gli disse: “Mi raccomando, Thor: fai la guardia e proteggila, nel caso dovesse succedere qualcosa” ed uscì dalla capanna, dirigendosi nel castello, dove vi era gran fermento perché Severus, nell’aprire la porta della camera da letto della figlia, aveva visto che Clarice non c’era e, per ciò, aveva mobilitato tutti gli altri professori per cercarla: “Nelle serre non c’è: abbiamo guardato dappertutto” disse la Professoressa Sprite, arrivando dagli altri, insieme a Madama Boom, la quale aggiunse dicendo: “E non c’è nemmeno al campo da Quidditch”. “Avevo una vana speranza per quel posto, pensando che avesse deciso di allenarsi un po’, per la partita di domani” disse Silente. “Non ci sarà nessuna partita, per lei, domani ! E’ ancora sotto punizione !” replicò dicendo Severus. “In infermeria non c’è” disse Madama Chips, arrivando insieme al Professor Viltious, il quale disse: “E nemmeno nell’Aula di Incantesimi e nella Torre di Astronomia”. “Meno male: mi sarebbe venuto un colpo, se avesse deciso di buttarsi” disse la Professoressa McGranitt. “ Magari potrebbe essere ritornata nel dormitorio dei Grifondoro” disse la Professoressa Sprite. “No, mia figlia non è stupida: avrà, sicuramente, pensato che, quello, sarebbe stato il primo posto dove l’avremmo cercata” disse Severus. “Ma, allora, dove è ? L’abbiamo cercata dappertutto” disse la Professoressa McGranitt. “Calmati, Minerva: vedrai che la troveremo” disse Silente, cercando di rassicurarla. “Albus, il castello è immenso e potrebbe essere andata ovunque, anche al corridoio del terzo piano” disse la Professoressa McGranitt. “Un momento, non vi sembra che manchi qualcuno” disse Severus. “Certo, manca il Professor Raptor” disse il Professor Viltious. “Se quel pazzo ha messo le mani su mia figlia, lo ucciderò con le mie mani !” disse arrabbiato Severus. “Suvvia, Severus: non credo che il Professor Raptor possa aver rapito Clarice” disse Silente. “Ho molti motivi, per credere che possa essere stato benissimo lui, a partire da quella volta che ha tentato di ucciderla durante la sua prima partita di Quidditch” disse Severus. “Allora, era stato Raptor a manomettere la scopa di Clarice !” disse stupita la Professoressa McGranitt. “Non a manometterla, ma a farle il Malocchio” la corresse Severus. “Vorrà dire, che dovremmo tenerlo d’occhio di quanto non stiamo facendo adesso: se veramente ha cercato di uccidere Clarice, allora la vita della piccola è in pericolo” disse Silente. In quel momento, arrivò Hagrid il quale, vedendo tutti i professori insieme, chiese: “Buona sera, professori: qualcosa non va ?”. I professori si voltarono verso di lui e Silente rispose: “Oh, buona sera Hagrid; sì, purtroppo è successa una cosa molto spiacevole”. “Spero non qualcosa di grave” disse preoccupato Hagrid. “Clarice è scappata e noi non riusciamo a trovarla da nessuna parte” disse la Professoressa McGranitt. “Oh” disse semplicemente Hagrid. “Forse, potresti darci una mano nel cercarla” propose Silente. “Un’ottima idea, anche se io so dove si trova Clarice” disse Hagrid. “Sai dove si trova la mia bambina ?!” disse stupito Severus. “Sì: è nella mia capanna” disse Hagrid. “E che cosa ci sarebbe venuta a fare nella tua capanna ?” domandò la Professoressa McGranitt. “Bé, al momento sta dormendo sulla mia poltrona e, poi, è venuta, perché mi ha detto che ha litigato con il Professor Piton: dovevate vedere che sguardo impaurito aveva, povera creatura. Stanotte, quella piccola, ne ha passate di tutti i colori” rispose Hagrid. “E’ colpa mia: non dovevo gridarle in quel modo” disse Severus. “Suvvia, Severus, vedrai che tutto si sistemerà: basta che parlerete e risolverete questa faccenda” disse la Professoressa McGranitt. “La mia piccola ha già subito troppo in passato e, ora, ci mancava solo che avesse paura di me” disse Severus; poi, guardando Hagrid, aggiunse dicendo: “Portami da lei, Hagrid”.

Hagrid e gli altri professori sorrisero; poi, Severus, Silente e la Professoressa McGranitt seguirono il mezzo gigante fino alla sua capanna dove, sulla poltrona, videro Clarice addormentata, coperta dal suo mantello; mentre al suo fianco, vi era Thor, sempre vigile su di lei. “Meno male: è sana e salva” disse la Professoressa McGranitt, mentre Severus si avvicinava alla figlia e, cercando di non svegliarla, la prese tra le sue braccia. “Clarice è una bambina molto sveglia: l’ho capito fin dal primo momento che l’ho incontrata” disse Hagrid. “Bé, ha preso tutto dal papà” disse Silente e, tutti, guardarono Severus, il quale disse: “Non dire stupidaggini: mia figlia ha più di Lily, che di me”. “Col passare del tempo, capirai che tu e Clarice, avete molte cose in comune” disse Silente, mentre passava di fronte a Severus e verso la porta; poi, si voltò verso Hagrid ed aggiunse dicendo: “Grazie mille, Hagrid: senza di te, non avremmo mai ritrovato Clarice”. “Non è che ho fatto, poi, quel gran che” disse Hagrid. “Buona notte, Hagrid” disse Silente, aprendo la porta e uscendo dalla capanna, seguito dalla Professoressa McGranitt. “Buona notte, professori” disse Hagrid. Prima di uscire, Severus si fermò e disse: “Credo che, quando Clarice si sveglierà, dovrà farle capire che non sono più arrabbiato con lei”. “Ehhhhhh, la piccolina, stanotte, crede di aver persino visto il suo peggior incubo” disse Hagrid. “Il suo peggior incubo ?! Questo non me lo aveva detto; anzi, a dire la verità, non è che ci siamo parlati molto” disse Severus. “Le do un consiglio: per stanotte la lasci dormire e, domani mattina, potrete parlare come si deve” disse Hagrid. “Domani mattina, il mio leoncino, ha una partita di Quidditch da affrontare” disse Severus; poi, aggiunse dicendo: “Ora, sarà meglio che vada…Buona notte, Hagrid”. “Buona notte, Professor Piton” disse Hagrid e Severus uscì dalla capanna, dirigendosi verso il castello.

Poco dopo, Clarice riaprì gli occhi e si guardò intorno, perché quella stanza non sembrava proprio la capanna di Hagrid; quindi, spostò lo sguardo, per vedere suo padre seduto su una sedia, mentre leggeva un libro. “Ciao, papà” disse Clarice. Sentendo la voce della figlia, Severus alzò gli occhi dal libro e, chiudendolo, chiese: “Ciao, piccola mia: hai dormito bene ?”. “Oh, sì, molto bene; anche se non ricordo di come sono ritornata qua” rispose Clarice, mentre Severus, dopo aver appoggiato il libro sul comodino, si alzò dalla sedia, per poi sedersi sul letto e dire: “ Ora non ha importanza di come sei ritornata qui: voglio solo che mi racconti che cosa hai visto esattamente nella Foresta Proibita stanotte”. “Una cosa orribile” disse Clarice e si voltò verso la finestra, cercando di evitare lo sguardo di Severus che, però, le disse: “ Non c’è motivo che entri nei particolari: ho già la mia idea di chi poteva essere”. Clarice, quindi, si rivoltò verso di lui e domandò: “Come fai ad esserne così sicuro ?”. “Ci sono molti motivi che spingono a pensare che, quell’orribile creatura che hai visto stanotte, sia stato Tu – Sai – Chi e, uno di questi, è perché un padre è come se fosse collegato con ciò che vive la propria figlia” rispose Severus, mentre accarezzava Clarice sulla testa. “Ma tu, sì, insomma, tu lo hai mai visto di persona Tu – Sai – Chi ?” chiese Clarice. “Nessuno sa come sia fatto veramente, nemmeno i suoi seguaci” rispose Severus. “Seguaci ?! Vuoi dire che, qualcuno, ha avuto persino il coraggio di seguirlo ?!” domandò stupita Clarice. “Vedi, piccola mia, sicuramente saprai che, al mondo, esistono due tipi di maghi: buoni e cattivi. Quest’ultimi, sono diventati dei Mangiamorte, ovvero i seguaci di Tu – Sai – Chi e fanno tutto quello che lui ordina” spiegò Severus. “Quindi, anche uccidere ?” domandò Clarice, mettendosi seduta. “Sì, anche uccidere” rispose Severus, mentre le accarezzava una guancia. “Ma è spregevole ! Io non ucciderai mai qualcuno, solo per fare un piacere al mio Signore” disse Clarice. “Ma loro non sono te e non lo è nemmeno Tu – Sai – Chi” disse Severus. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Clarice sentì, improvvisamente, bruciare la cicatrice, quindi, mentre se la toccava, Severus preoccupato chiese: “Che cosa c’è, piccola mia ?”. “La cicatrice: è da un po’ che mi fa male” rispose Clarice. “Da quanto ?” domandò Severus. “Da quando sono arrivata a scuola; ma, stanotte, mi ha fatto male più del solito” rispose Clarice. Severus non disse nulla e, alzandosi dal letto, andò nel suo laboratorio, per poi ritornare con in mano un’ampolla: “Ecco: bevi questa e vedrai che ti sentirai meglio” e consegnò l’ampolla a Clarice, la quale la bevve, anche se era amarissima; poi, dopo averla appoggiata sul comodino, disse: “Grazie, papà: sai, credo che il dolore stia già diminuendo”. “Quella che ti ho dato era la Pozione Calmante: normalmente, la insegno a quelli del secondo anno, quindi vedi, l’anno prossimo, di fare bella figura” disse Severus. Clarice sorrise; poi Severus le disse: “Ed ora, dormi, mio piccolo leoncino: domani hai una partita di Quidditch da affrontare” e, mentre le aggiustava meglio le coperte, Clarice stupita chiese: “Mi fai giocare, anche se sono in punizione ?”. “La punizione la devi scontare qui e non al campo di Quidditch; e, poi, a Grifondoro, serve la sua bravissima Cercatrice” rispose Severus e le diede un bacio sulla fronte. “Papà, ma non sei preoccupato che mi possa succedere come l’ultima volta ?” domandò Clarice. “Tranquilla: questa volta andrà tutto bene” rispose Severus e le spostò una ciocca di capelli dalla fronte, rivelando la cicatrice a forma di saetta; poi, si spostò verso la porta e, stava per uscire, quando Clarice lo fermò, dicendogli: “Papà, ti prego, potresti rimanere qui, finché non mi addormento ?”. Severus sorrise; poi, si sedette sulla sedia di prima e, prendendo in mano il libro, riprese a leggerlo. Clarice, piano, piano, chiudeva gli occhi, finché non si addormentò del tutto, ma Severus non se ne andò: rimase accanto alla figlia tutta la notte, a vegliare su di lei e, intanto, ripensava a quello che le aveva detto e, quando le avrebbe raccontato tutta la verità sul suo passato. Clarice ha avuto il suo prima incontro contro Colui – Che – Non – Deve – Essere – Nominato, anche se la dura battaglia contro il male, deve ancora arrivare.

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Capitolo 19
*** Il mistero si infittisce Parte I ***


Tutti erano al campo di Quidditch e stavano assistendo alla partita Grifondoro contro Corvonero: i giocatori erano in parità ma, almeno, non c’erano giochi sporchi da parte dell’altra squadra, proprio come era successo contro Serpeverde. Ad un certo punto, di fianco a Clarice, comparve il Boccino d’Oro: quindi, volò dietro di lui ma, proprio mentre stava per prenderlo, una voce che conosceva molto bene, le disse: “Non voglio assolutamente che vai così veloce !”. Clarice, allora, guardò verso il basso e, con sua sorpresa, vide suo padre in centro campo: “Papà ?!” disse stupita Clarice. “Clarice …Clarice…” disse ancora suo padre, finché non si sentì scuotere e, quando aprì gli occhi, vide accanto a se Severus il quale le stava dicendo: “Clarice…Clarice…coraggio, è ora di svegliarsi”.

Dopo essersi svegliata del tutto, Clarice sbadigliò e guardando Severus, gli disse: “Oh, buon giorno papà”. “Buon giorno dormigliona; era ora che ti svegliassi” disse Severus e, mentre apriva l’armadio, Clarice si sedette e disse: “Scusami se non mi sono svegliata subito, ma stavo facendo un bellissimo sogno”. “Ah, sì: e che cosa stavi sognando ?” domandò Severus. “Della partita di Quidditch contro Corvonero e che…” rispose Clarice, ma si fermò, ripensando a ciò che aveva visto dopo: di certo, non poteva raccontargli che, a centro campo, aveva visto lui che la rimproverava; quindi, finì la frase, dicendo: “….e che io prendevo il Boccino d’Oro, facendo vincere la mia squadra”. Severus si voltò verso di lei e le disse: “Bé, dicono che i sogni si avverano; oggi, hai la partita di Quidditch: Grifondoro contro Corvonero”. “Ummmm, che strano: nel mio sogno, giocavo proprio contro Corvonero” disse Clarice, mentre scendeva dal letto. “E’ solo una casualità. Vestiti” disse Severus. “Tu mi hai appena detto che i sogni si avverano; quindi…” disse Clarice. “Sì, l’ho detto; ma come ti ho detto due secondi fa, è solo una casualità. Dai, vestiti” disse Severus, mentre teneva in mano i vestiti di Clarice, la quale chiese: “E se, invece, incomincio ad avere le visioni ? Chi lo sa: magari riesco pure a prevedere il futuro”. “Quando incomincerai a prevedere il futuro, saresti così gentile da dirmi un modo veloce per essere pagato di più ? Nessuno riesce a prevedere il futuro, nemmeno il mago più potente. Dai, vestiti” rispose Severus. “Dal terzo anno viene insegnata Divinazione; magari, potrei iscrivermi e….” iniziò a dire Clarice, ma Severus la fermò, dicendo con tono arrabbiato: “…e, adesso, non è il momento ! Vestiti, che siamo già in ritardo” e consegnò i vestiti a Clarice la quale, però, aveva lo sguardo molto triste. Vedendo che la figlia non era più contenta, Severus le disse: “Scusami, piccola mia: è che sono molto agitato”. “No, sono io che mi devo scusare, papà: non dovrei parlare così tanto” disse Clarice. “Lo sai che amo il suono della tua voce, ma ora non abbiamo tempo: hai una partita di Quidditch e, prima di raggiungere la tua squadra, hai bisogno di forze” disse Severus. “Ma io non ho fame !” replicò dicendo Clarice. “Tutte le volte è sempre la stessa storia ! Clarice, la colazione è il pasto più importante della giornata: senza di essa, mi dici come farai a prendere il Boccino ?” disse Severus. “ Va bene, papà, cercherò di mangiare qualcosa, ma lo faccio solo per te” disse Clarice ed andò in bagno a cambiarsi.

Poco dopo, a colazione… “Davvero, ieri sera, ai litigato con tuo padre ?! E come è finita ?” domandò stupito Ron. “Che abbiamo fatto pace” rispose Clarice. “E perché si sarebbe arrabbiato ?” chiese Ron. “Ron, è normale che il Professor Piton si sia arrabbiato: Clarice non ha rispettato un sacco di regole; per di più, deve avergli raccontato che ha di nuovo cercato informazioni su Nicholas Flamel” rispose Hermione, guardando Clarice la quale, guardandola a sua volta, replicò dicendo: “Non gli ho detto niente su Nicholas Flamel ! Non voglio mica che mi metta in punizione a vita”. “E’ già un miracolo, per te, che ti faccia, ancora, giocare alla partita di oggi” disse Ron. “Però, è strana come cosa” disse Clarice. “Che cosa è che strana ?” domandò Ron. “Che non era affatto preoccupato per la partita di oggi; anzi, sembrava molto tranquillo” rispose Clarice. “Ma è logico: evidentemente, Silente, questa volta, avrà fatto un potente incantesimo al Professor Raptor, in modo che non ti possa fare nulla” disse Hermione. “Secondo me, c’è dell’altro: il Professor Silente non è il tipo da fare incantesimi su un professore” disse Clarice. “Bé, ha poca importanza, visto che tuo padre ti lascia giocare, no ?” disse Ron. “Già; però, scommetto che mio padre, non mi abbia raccontato qualcosa” disse Clarice e guardò verso il tavolo dei professori, per notare che suo padre, stranamente, era seduto di fianco alla Professoressa McGranitt; quindi, Clarice disse: “Ehi, avete notato che mio padre è seduto al posto del Professor Raptor ? Di solito, non manca mai”. Anche Ron ed Hermione guardarono il tavolo dei professori; poi, Ron disse: “Forse, è ammalato”. Clarice scosse negativamente la testa; poi disse: “No, non è ammalato: quel professore nasconde qualcosa, ne sono sicura”. “Hai delle prove ?” chiese Hermione. “Certo, ne ho una: a mio padre, non è mai piaciuto il Professor Raptor e, lui, sa sempre di chi fidarsi e di chi non fidarsi” rispose Clarice, rivoltandosi verso il loro tavolo, per parlare tra di loro. “Al Professor Piton non piacciono un sacco di persone: solo tu gli piaci e questo, perché sei sua figlia” disse Ron. “Ho la conferma che non gli piace, perché quella sera, prima di scoprire lo Specchio delle Brame, l’ho visto che parlava con lui, dicendogli di decidere da che parte stare” spiegò Clarice. “Da che parte stare ?!” disse stupita Hermione. “Ma che cosa significa ?” domandò Ron. “Non lo so; ma di certo, mio padre sa qualcosa che nessun altro professore sa” rispose Clarice e, insieme a Ron ed Hermione, si guardarono perplessi.

La colazione finì e tutti gli studenti ed i professori si recarono al campo di Quidditch: Grifondoro e Corvonero erano nelle proprie tende a discutere delle tattiche di gioco da usare durante la partita. “Vinceremo anche questa partita, ne sono sicuro” disse Baston. “Per forza vinceremo: abbiamo la miglior Cercatrice che sia mai esistita” disse Fred. “E che ha un papà che ci sa fare con la scelta della scope” finì di dire George. “Piton, voglio una bellissima partita anche oggi, quindi vedi di non farti fuggire quel Boccino, intesi ?” disse Baston guardando Clarice, la quale disse: “ Va bene: potete contare su di me” ed uscirono dalla tenda. Mentre aspettavano di uscire nel campo, Clarice era più preoccupata dell’ultima volta, non solo perché aveva paura che la sua scopa si imbizzarrisse di nuovo, ma anche perché il suo papà non l’aveva incoraggiata prima di entrare in campo: “Tranquilla, Piton: tu sei una Cercatrice nata, quindi anche oggi, farai una bella figura” disse Baston, cercando di rassicurarla, mentre era accanto a lei. “Lo spero” disse Clarice. Le porte si aprirono e le due squadre uscirono sul campo, sotto la miriade di applausi da parte degli studenti e dei professori: “Benvenuti alla prima partita di Quidditch della nuova stagione: oggi abbiamo Corvonero contro Grifondoro” disse Lee Jordan e le due Case, applaudirono più degli altri.

 Mentre facevano il tifo, Hermione si guardò intorno e chiese: “Ehi, ma dov’è il Professor Piton ?”. “E chi se ne frega” disse Ron, mentre sventolava la bandierina con sopra lo stemma dei Grifondoro. “Vediamo le due squadre portarsi a centro campo: vi ricordo che il Cercatore che prende per primo il Boccino d’Oro, che vale 150 punti, pone fine alla partita” spiegò Lee Jordan. Clarice guardò verso i suoi amici: vide Ron, Hermione, Neville, Dean, Seamus ed Hagrid ma, stranamente, non vide suo padre; quindi, guardò verso la tribuna dei professori ma, neanche lì, suo padre non c’era: “Chissà dove sarà finito mio padre: mi aveva detto che non si sarebbe perso questa partita…ehi…aspetta un attimo: ma tra i professori, manca anche il Professor Raptor; questa storia incomincia a piacermi sempre meno”. “Clarice, sta attenta: sta arrivando Madama Boom per dar inizio alla partita” disse Baston, distogliendola da i suoi pensieri. Una figura stava entrando in campo e tutti rimasero a bocca aperta nel vederla, ma non si trattava di Madama Boom: “No…non è possibile…non può essere lui” dissero stupiti i membri delle due squadre tra di loro. “Tu lo sapevi ?” domandò Baston guardando Clarice la quale, senza parole, rispose dicendo: “No, niente affatto”. “Vi informo che, oggi, non ci sarà Madama Boom ad arbitrare la partita, ma il Professor Piton” annunciò Lee Jordan. Severus arrivò a centro campo e, guardando in alto, in direzione delle due squadre, disse: “Ascoltatemi tutti: lo so che non siete i Serpeverde, ma voglio un gioco pulito da ognuno di voi. Se mi disubbidirete, non solo sarete in punizione fino alla fine della scuola, ma giuro che vi boccio ! Sono stato chiaro ?!” e tutti, dopo aver deglutito per la paura, annuirono positivamente con la testa. “Oh, no, proprio come nel mio sogno” disse Clarice. “Il tuo sogno ?!” disse stupito Fred. “Ehi, ora non dirci che, il Professor Piton, compare anche nei sogni, perché se è veramente così, allora smetterò di dormire” aggiunse dicendo George. “Ed io con te” disse Fred. “Ho sognato proprio questa partita e mio padre che la arbitrava” spiegò Clarice. “Cavoli, dovresti andare a trovare la Professoressa Cooman” disse George. “La Professoressa Cooman ?!” disse stupita Clarice. “Sì, la Professoressa di Divinazione: è molto matta e, se le racconti il tuo sogno, sono sicuro che vada fuori di testa” spiegò Fred. “Silenzio ! Non siete ad una festa, ma ad una partita di Qudditch ! Ed ora, si inizia !” disse arrabbiato Severus e, dopo aver liberato i Bolidi ed il Boccino d’Oro, prese la Pluffa e la lanciò: “La Pluffa viene lanciata ed inizia la partita” disse Lee Jordan. Le due squadre si contesero subito la Pluffa e, la prima a prenderla, fu Katie Bell: “Vai, Katie: sei mitica !” esultò Clarice, battendo le mani. Severus la guardò e con voce arrabbiata, le disse: “ Vedi di tenere le mani su quella scopa !” e Clarice rimise le mani sulla scopa, non dicendo più nulla. Katie volò verso i tre cerchi di Corvonero e lanciò la Pluffa, segnando: “Katie Bell segna: dieci punti per i Grifondoro !” disse Lee Jordan e segnò i punti. Questa volta fu Doug Krofort, dei Corvonero, ad impossessarsi della Pluffa e stava volando verso i tre cerchi di Grifondoro, quando Angiolina si mise al suo fianco; per evitare che quest’ultima rubasse la Pluffa a Doug, uno dei Battitori di Corvonero si mise accanto a lei e, con la mazza, la colpì, facendola cadere per terra. Nel vedere questa azione, Severus prese fuori la sua bacchetta e, puntandola contro Doug, gridò: “Pietrificus Totalis!” ed il ragazzo si fermò, proprio mentre stava tirando; poi, Severus fischiò e disse, con voce fremente di rabbia: “Avevo detto che volevo un gioco pulito ma vedo che, quando parlo, non vengo ascoltato fino in fondo; ma, alla fine, è normale per delle zucche vuote come voi, no ? Il Signor Krofort è espulso, così come il Signor Smith, visto che ha avuto la brillante idea di disubbidirmi. E se qualcun altro si azzarda ancora a fare una cosa del genere, sarò costretto a terminare immediatamente la partita e a dichiarare Grifondoro vincitrice ! A tale proposito, quelli di Grifondoro non approfittino di questa opportunità, per farsi fare apposta dei falli, perché mi costringerete a prendere dei seri provvedimenti !” e, ripuntò la bacchetta contro Doug, smobilizzandolo e dicendogli: “Signor Krofort, la informo che è espulso insieme al Signor Smith e, inoltre, per entrambi, vi aspetto, da stasera, nel mio ufficio, per scontare un’intera settimana di punizione” e, dopo che i due furono scesi dalle scope, fece ripartire la partita. “Ora che Corvonero ha due giocatori in meno, Grifondoro è in vantaggio, ma Corvonero potrebbe avere qualche asso nella manica” disse Lee Jordan. “Cavoli: mio padre è severo di nome e di fatto; forse, non è il caso di disubbidirgli ancora in futuro” disse Clarice; quando, ad un certo, di fianco a lei, comparve il Boccino d’Oro: “E’ la mia occasione per mettere fine a questa partita” disse Clarice e volò dietro di esso. Mentre volava, Severus la teneva costantemente d’occhio sperando che, questa volta, non facesse una delle sue solite acrobazie: “Clarice Piton sta inseguendo il Boccino d’Oro; ma sta sopraggiungendo il Cercatore di Corvonero” annunciò Lee Jordan. Di fatti, il Cercatore di Corvonero, si affiancò a Clarice ed incominciò a spintonarla: “Ma perché, tutti gli altri Cercatori, devono sempre fare così ?” disse Clarice. “I due Cercatori sono uno di fianco all’altro e si contendono il Boccino” disse Lee Jordan. Clarice e l’altro Cercatore seguirono il Boccino fino a raso terra: Clarice allungò la mano verso il Boccino, così come anche l’altro Cercatore. “Clarice, smettila immediatamente e torna in alto !” gridò Severus, ma Clarice non lo ascoltò; di fatti, i due Cercatori, dopo che le loro scope si toccarono accidentalmente, caddero entrambi a terra. “Oh, no: povera Clarice” disse Ron.  Severus corse da loro e, inginocchiandosi davanti a sua figlia, le disse: “Clarice ! Piccola mia, apri gli occhi”. Clarice aprì gli occhi e, puntò lo sguardo verso la mano destra; anche Severus seguì il suo sguardo, per vedere il Boccino d’Oro; Clarice sorrise e, poi, Lee Jordan disse: “Clarice Piton ha preso il Boccino d’Oro: Grifondoro vince !”. “Papà, dovresti fischiare per decretare fine alla partita” disse Clarice. Severus si alzò in piedi e, dopo aver fischiato nel fischietto che aveva al collo, disse: “Grifondoro vince questa partita !” ed i Grifondoro esultarono per la vittoria. Clarice si alzò, così come l’altro Cercatore e, guardandolo, gli disse: “Bella partita: sei stato molto bravo”. “E tu, invece, sei molto forte: nessun altro Cercatore sarà più bravo di te” disse il Cercatore di Corvonero e mostrò la sua mano; Clarice la guardò e, poi, gliela strinse, sorridendo.

Dopo la fine della partita, Clarice era con Ron ed Hermione: “E’ stata favolosa !” disse Ron. “Ti riferisci a me o alla partita ?” chiese Clarice. “Alla partita; ma, ovviamente, anche tu sei stata favolosa !” rispose Ron; poi, aggiunse dicendo: “Meno male che, questa volta, ad arbitrare c’era il Professor Piton, così a Clarice il Professor Raptor non ha potuto farle nulla”. “Se non hai notato, il Professor Raptor non c’era” disse Hermione. “E come mai mancava ?” domandò Ron. “Forse, perché il mio papà gli aveva messo molta paura” rispose Clarice. “Oppure, perché stava cercando un modo per superare Fuffy” disse Hermione. “Quando parli così, mi metti molta paura” disse Ron. “Ma non capite: quando Clarice ha visto suo padre parlare con il Professor Raptor, evidentemente il Professor Piton intendeva se voleva stare dalla parte dei professori o…” iniziò a dire Hermione. “…o da quella di Voldemort ! Era lui che, l’altra notte, nella Foresta Proibita, beveva il sangue di unicorno” finì di dire Clarice e Ron ed Hermione si guardarono preoccupati negli occhi.

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Capitolo 20
*** Il mistero si infittisce Parte II ***


Grazie per tutte le recensioni. Nel capitolo precedente é Severus ad arbitrare la partita di Quidditch a posto di Madama Boom: ciò, non ho preso spunto dal film, ma dal libro che, evitando che possa succedere come nella partita contro Serpeverde, ad arbitrare la partita é proprio Severus

Passarono i giorni ed anche gli esami e, mentre Ron, Hermione e Clarice camminavano uno affianco all’altra, Hermione disse: “Ho sempre sentito dire che gli esami finali, ad Hogwarts, erano spaventosi, invece io li ho trovati piacevoli”. “Parla per te, per favore” disse Ron; poi, guardò Clarice, la quale si continuava a toccare la cicatrice; quindi le chiese: “Tutto bene, Clarice ?”. “La cicatrice: non fa che bruciarmi” rispose Clarice. “Non è la prima volta” disse Hermione. “Ma non così” disse Clarice. “Forse, dovresti chiedere a tuo padre un altro po’ di Pozione Calmante, così da farti passare il dolore” propose Ron. “Brillante ! Vedo che sei diventato un genio in pozioni” disse Hermione. “Non dire sciocchezze: so come si chiama, perché Clarice me ne ha già parlato in precedenza” disse Ron. “Vuoi dire che non è la prima volta che prendi quella pozione ?” domandò stupita Hermione, guardando Clarice la quale, mentre continuava a toccarsi la cicatrice, rispose: “No: una notte, la stessa notte che ho incontrato Tu – Sai – Chi nella Foresta Proibita, la cicatrice mi bruciava tantissimo e, così, il mio papà mi ha fatto bere la Pozione Calmante e, il dolore, mi è passato subito”. “Magari, adesso, possiamo andare da lui, così bevi quella pozione” disse Hermione. “Secondo me, è un avvertimento: significa pericolo in vista” disse Clarice, mentre arrivarono nei giardini del castello; poi si fermarono, per vedere Hagrid suonare un flauto, stando seduto sui gradini della sua capanna. “Oh” disse semplicemente Clarice; poi, aggiunse dicendo: “Ma certo” e riprese a camminare. Hermione e Ron la seguirono; poi, Hermione chiese: “ Cosa c’è ?”. “Non vi sembra un po’ curioso che, quello che Hagrid desidera di più, sia un drago ? E che si presenti uno sconosciuto che, per caso, ne ha uno ? Quante persone vanno in giro con un uovo di drago in tasca ? Perché non ci ho pensato prima ?” spiegò Clarice. “Perché non ne hai mai avuto il tempo” disse Ron e, i tre, corsero da Hagrid e, quando si fermarono davanti a lui, quest’ultimo smise di suonare il flauto e Clarice gli domandò: “Hagrid, chi ti ha dato l’uovo di drago ? Com’era fatto ?”. “Non lo so: non l’ho mai visto in faccia, perché teneva il cappuccio” rispose Hagrid. “Ma con quello straniero ci dovrai aver parlato, no ?” disse Clarice. “Bé, lui voleva sapere che genere di creature mi occupavo e glielo detto: ho detto “dopo Fuffy, un drago non sarà un problema” spiegò Hagrid. “Sembrava interessato a Fuffy, a quanto pare” disse Clarice. “Ma certo che era interessato a Fuffy: non ti capita spesso di incrociare un cane a tre teste, anche se sei del mestiere. E così, gli ho detto: “ il trucco di ogni bestia, è sapere come calmarla”. Prendi Fuffy, per esempio: gli basta un po’ di musica e si addormenta come un ghiro” spiegò Hagrid. Clarice, Ron ed Hermione si guardarono negli occhi; quindi Hagrid disse: “ Dovevo dirvelo ?” e i tre scapparono, sotto lo sguardo stupito e perplesso di Hagrid.

I tre corsero dentro, fin nell’ufficio della Professoressa McGranitt e, quando vi furono di fronte, mentre riprendevano fiato, Clarice disse: “ Dobbiamo vedere il Professor Silente: immediatamente !”. “Temo che il Professor Silente non sia qui: ha ricevuto un gufo urgente dal Ministero della Magia ed è partito subito per Londra” spiegò la Professoressa McGranitt. “E’ partito ?! E adesso ?! Ma è una cosa importante: si tratta della Pietra Filosofale” disse Clarice. La Professoressa McGranitt rimase senza parole nel sentire ciò; quindi chiese: “Come sapete dell…” ma fu interrotta da Clarice, la quale disse: “ Qualcuno tenterà di rubarla”. La Professoressa McGranitt li guardò tutti e tre; poi disse: “Non so come voi tre sappiate della pietra, ma vi assicuro che è protetta benissimo. Ora tornate nei vostri dormitori, in silenzio !” e i tre non poterono più replicare; ma la Professoressa McGranitt aggiunse dicendo: “Signorina Piton, potrebbe, gentilmente, fermarsi un paio di minuti: avrei da dirle alcune cose”. Clarice, si voltò verso Hermione e Ron e, quest’ultimo disse: “Ti aspettiamo qua fuori” ed uscirono dall’ufficio. Clarice, quindi, si rivoltò verso la Professoressa McGranitt la quale, le disse: “Non ci siamo proprio signorinella: tuo padre era stato chiaro quando ti aveva detto di non ficcare più il naso in faccende che riguardano la scuola ma, tu, hai voluto fare, ancora una volta, di testa tua”. “Il papà te lo ha detto ?” domandò stupita Clarice. “Mi ha raccontato che tu ed i tuoi amici, stavate ficcanasando il naso in faccende della scuola, ma non mi sarei mai immaginata che avreste scoperto dell’esistenza della Pietra Filosofale” rispose la Professoressa McGranitt. Clarice guardò il pavimento; quindi la Professoressa McGranitt aggiunse dicendo: “Vedo, però, che con la ramanzina che ti ha fatto tuo padre, le cose non sono cambiate”. Clarice la guardò e le chiese: “Glielo dirai ?”. “Oh, non sta a me dirglielo, ma toccherà a te: dovrai decidere se sia più giusto rivelargli di ciò che avete scoperto, oppure no . Ed, ora, puoi raggiungere i tuoi amici ed andare nei dormitori” rispose la Professoressa McGranitt.

Senza dire nient’altro, Clarice si voltò e quando raggiunse i suoi amici, Ron le domandò: “Allora, come è andata ?”. “Come vuoi che sia andata ?! Mi ha detto che non dobbiamo più ficcare il naso in cose che riguardano la scuola e che, ovviamente, mio padre le aveva già raccontato tutto” rispose Clarice, mentre camminavano sotto il porticato, in mezzo a tanti altri studenti. “Mai che tuo padre si faccia gli affaracci suoi” disse Ron. Clarice gli diede un’occhiataccia; poi disse: “Non era uno straniero quello che Hagrid ha incontrato al villaggio: era Raptor. Vuol dire che lui sa come riuscire ad illudere Fuffy”. “E con Silente che è partito…” iniziò a dire Hermione, ma fu interrotta da una voce, la quale disse: “Buon pomeriggio”. I tre si voltarono, per vedere Severus davanti a loro; poi, chiese: “ Allora, tre giovani Grifondoro come voi, cosa ci fanno al chiuso, in una giornata come questa ?” e guardò Hermione, la quale titubante, rispose: “Emmm…ecco…noi….noi…stavamo”; ma Severus la interruppe, dicendo: “Dovete fare attenzione: si potrebbe pensare…” e voltando lo sguardo verso Clarice, terminò dicendo: “…che tramiate qualcosa” e, dopo averle lanciato un’occhiataccia, facendole capire di non cacciarsi nei guai, si voltò, andandosene per un’altra strada, mentre il suo lungo mantello, si muoveva dietro di lui. “Ora che facciamo ?” domandò Hermione. “Scendiamo nella botola e lo faremo stanotte” rispose Clarice. “Ma come faremo ?” chiese Ron. “Useremo il mio Mantello dell’Invisibilità, anche se mio padre l’ha confiscato, dopo che abbiamo fatto quella scappatella da Hagrid, quando è nato Norberto” rispose Clarice. “Ma senza mantello non possiamo andare al corridoio del terzo piano: sicuramente, ci saranno professori e prefetti in ogni angolo” disse Ron. “C’è sempre un altro modo: non è che il Mantello dell’Invisibilità è l’unica soluzione che abbiamo” disse Hermione. “Invece sì che è l’unica che abbiamo, perché non abbiamo ancora imparato degli incantesimi che ci rendono invisibili” spiegò Ron. “Allora, dovrò affrontare mio padre e spiegargli tutto” disse Clarice. “Clarice, no ! Non puoi dirgli che, stanotte, abbiamo intenzione di scendere lungo la botola ed affrontare Raptor prima che prenda la pietra: se glielo dirai, lui sicuramente ti rinchiuderà nei sotterranei e ti farà espellere dalla scuola” disse Hermione. “Mio padre non mi può espellere per un’azione a fin di bene” disse Clarice. “Sarà a fin di bene, se ne usciremo vivi” disse Ron. “Ron, ora non trarre delle conclusioni affrontate: vedrete che ci riuscirò; e, poi, non mi può uccidere, perché sono la sua figlioletta prediletta che ha preso tutti ottimi voti agli esami” disse Clarice. “Come fai a sapere che hai preso ottimi voti agli esami ? I risultati non li hanno ancora dati” domandò Ron. “Fidati: sono sicura di aver fatto degli esami perfetti” rispose Clarice. “Vorrei avere la tua stessa fiducia, ma mi accontento di avere anche dei voti sufficienti per passare all’anno prossimo” disse Ron. “Ok, se mi sbrigo, riesco a raggiungerlo; voi, nel frattempo, fate gli indifferenti ed aspettatemi nel dormitorio” disse Clarice e corse nella direzione dove era andato Severus. “Quella si farà ammazzare” disse Ron.

Clarice corse più in fretta che poteva, finché davanti a se, non vide suo padre, quindi, gridò dicendo: “Professor Piton ! Professor Piton ! Per favore, si fermi !”. Severus, sentendosi chiamare, si fermò e, voltandosi, vide sua figlia correre verso di lui e, quando si fu fermata davanti a lui, le chiese: “Clarice, che cosa c’è ?”. “Papà, devo parlati di una cosa molto importante” rispose ansimando Clarice, mentre riprendeva fiato. “Va bene, ma andiamo da un’altra parte” disse Severus e, mettendo un braccio intorno alla figlia, la condusse verso il lago, dove si sedettero sotto l’albero dei Serpeverde; poi, domandò: “Allora, di che cosa volevi parlarmi ?”. “Si tratta di Nicholas Flamel e…” iniziò a dire Clarice, ma Severus la fermò, dicendo: “Ancora con questa storia ! Pensavo di essere stato chiaro, quando ti avevo detto di non cercare più informazioni su Nicholas Flamel, ma tu…” ma, questa volta fu Clarice a fermarlo, dicendo: “Lo so, ma è una cosa molto importante ! Ascolta: io ed i miei amici abbiamo scoperto che cosa Fuffy sorveglia e chi è Nicholas Flamel. Sotto la botola è nascosta la Pietra Filosofale e, noi pensiamo che sia Raptor che voglia rubarla. Ed è per questo motivo, che, prima, non ti abbiamo detto niente: avevamo paura che ce lo proibissi”. “Ma certo che ve lo proibisco: qualunque cosa avete in mente, scordatevelo ! Sicuramente, già qualcun altro vi avrà detto che la Pietra Filosofale è ben protetta, visto che lo avete chiesto praticamente a tutti; quindi lasciate perdere !” replicò dicendo Severus. “Ma papà, noi…” iniziò a dire Clarice, ma Severus la interruppe nuovamente, dicendo: “Clarice, non se ne parla ! E’ troppo pericoloso, ed io non voglio perderti” e, mentre le mise le mani sulle guance, aggiunse dicendo: “Ho solo te, piccola mia”. Clarice guardò da un’altra parte; poi, riguardando Severus gli disse: “Va bene: ti prometto che non scenderò per quella botola”. Severus sorrise, per poi stringerla forte a se. I due, però, non si accorsero, che erano osservati: qualcuno, dall’alto di una finestra, li scrutava standosene nell’ombra, per poi andarsene arrabbiato. Quando l’abbraccio finì, Severus disse: “Sarà meglio che me ne ritorni nei sotterranei: ho ancora un sacco di compiti da correggere” ed, entrambi, si alzarono in piedi; poi, Clarice propose dicendo: “Magari, posso venire con te, così ti faccio compagnia”. “Va bene; sai che mi fa sempre piacere quando sto con te” disse Severus e si diressero, uno accanto all’altra, verso il castello.

Stavano camminando lungo il porticato, quando Hagrid li raggiunse e disse: “Scusi se la disturbo, Professor Piton, ma avrei qualcosa per la piccola Clarice”. “Qualcosa ?! Per me ?!” disse stupita Clarice. “Ecco: questo è il mio regalo” disse Hagrid e le consegnò il flauto che stava suonando prima. Clarice lo guardò; poi, dopo aver alzato lo sguardo verso Hagrid, gli chiese: “Un regalo per cosa ?”. “Per il Natale passato; sai, ho pensato che lo volevi, perché vedevo che ne eri tanto interessata” rispose Hagrid. “Grazie, Hagrid: è un bellissimo regalo” disse entusiasta Clarice e lo abbracciò. Severus guardò scrutamente Hagrid, cercando di capire del perché avesse veramente regalato il suo flauto a Clarice; quindi disse: “ E’ un pensiero molto gentile, Hagrid, ma non credo che mia figlia lo sappia suonare”. Clarice si staccò dall’abbraccio e guardando Severus, disse: “Oh, non ti preoccupare papà: vedrai che imparerò”. “Sì, come no” disse Severus. “Tu non ti fidi di me, vero ? Bé, sappilo che ci metterò tutta me stessa, per imparare a suonare questo strumento” disse Clarice. “Cocciuta la piccola, eh ?” disse Hagrid. “Già, quanto il papà” disse Severus; poi, aggiunse dicendo: “Coraggio, Clarice: ho ancora molti studenti da bocciare”. “Grazie, ancora Hagrid: ti prometto, che prima o poi, mi sdebiterò” disse Clarice. “Oh, non ce n’è bisogno: a me è bastato farti felice” disse Hagrid e, dopo averli salutati, se ne ritornò alla sua capanna. “Lui ed i suoi regali: ora mi toccherà pure darti delle lezioni di flauto” disse Severus. Clarice lo guardò e stupita gli domandò: “ Tu sai suonare il flauto ?”. “Quando ero piccolo, mi ricordo che la mia madre biologica, mi insegnò a suonare un po’ il pianoforte, visto che lei dava delle lezioni per guadagnare dei soldi: ero rimasto affascinato di come era brava nel suonarlo e, così, volli provare anche io, ma con scarsi risultati. Ormai, avevo perso ogni speranza, quando una nostra vicina di casa mi aiutò, insegnandomi a suonare il flauto, sia normale, che di traverso. Quella signora era molto gentile, tanto che mi regalò questo strumento” rispose Severus. “Uao ! Credo che dovrò ancora sapere molte cose su di te” disse Clarice. “Lo credo anche io, però ora andiamo nei sotterranei, così magari, possiamo andare al “Paiolo Magico” per prenderci qualcosa” disse Severus, riprendendo a camminare. “La trovo una splendida idea: così, possiamo trascorrere un po’ di tempo insieme” disse Clarice e scesero nei sotterranei.

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Capitolo 21
*** Il mistero si infittisce Parte III ***


Passò quasi un’ora, ma Severus non aveva ancora finito di correggere le prove d’esame degli studenti: “Te ne mancano ancora tante ?” chiese Clarice, mentre se ne stava seduta in una delle lunghe tavolate, dove sopra, prima degli esami, vi erano i calderoni. “Tranquilla, papà ha quasi finito; perché intanto, non ti metti la giacca: così, dopo, sei già pronta” rispose Severus, alzando lo sguardo dai compiti che stava preparando, per guardare Clarice, la quale disse: “ Va bene” ed andò nella sua camera. Severus riprese a guardare le prove d’esame e, dopo che ebbe messo da parte quello di Neville, prese quello di Clarice ed incominciò a correggerlo e, quando ebbe finito, orgogliosamente vi scrisse sopra una E+ (che significa “Eccellente con la Lode” ), visto che non aveva fatto neanche un errore: “Si vede che ha preso da me: prima è diventata una Cercatrice e, ora, è un genio in pozioni” disse Severus, mentre lo guardava. “Eccomi, papà: sono pronta” disse Clarice, ritornando da lui. “Anche io” disse Severus e si alzò in piedi, nascondendo il compito di Clarice, nel cassetto. “Veramente sei pronto ? E questa pila di compiti ?” domandò Clarice, guardando i tanti compiti davanti a lei e che vi erano sulla scrivania. “Li ho già corretti tutti” rispose Severus. Clarice li guardò meglio, per poi dire: “Bé, allora devono essere diventati tutti dei geni in Pozioni, perché non c’è segnato neanche un errore”. Severus la guardò e le disse: “No, non è vero che li ho corretti: è che ho voglia di passare un po’ di tempo con te”. “Già: ultimamente siamo stati impegnati tutti e due” disse Clarice; poi aggiunse chiedendo: “Di chi è quel compito che hai nascosto nel cassetto ?” mentre Severus si metteva il suo lungo mantello. “Di un Grifondoro” rispose Severus, andando verso la porta ed aprendola. “Un Grifondoro….potrebbe essere quello di Ron; no, di solito i compiti di Ron fanno sempre schifo, quindi non puoi averlo messo da parte: al massimo, lo avresti bruciato, ma non tenuto per ricordo. Quindi, se non è quello di Ron, potrebbe essere quello di Neville, ma non credo che abbia fatto un gran che, anche se, l’ho visto studiare molto negli ultimi giorni. Ecco: potrebbe essere di Hermione. Sì, sicuramente è il suo, visto che l’avrà fatto perfetto come sempre” disse Clarice. “Non è né del Signor Weasley; né del Signor Paciok e nemmeno della Signorina Granger” disse Severus. Clarice passò davanti a lui e, inarcando un sopracciglio, disse: “Se non è di Hermione, allora deve essere un compito molto importante”. “Cammina, piccola ficcanaso” disse Severus, dandole una leggera spinta e, dopo che Clarice fu uscita dall’aula, Severus chiuse la porta e, i due, si diressero verso il “Paiolo Magico”.

Poco dopo, al “Paiolo Magico”: “Sai, papà, qui mi piace un sacco: l’ultima volta che ci sono venuta, è stato con Hagrid, quando mi ha portato a Diagon Alley per comprare la roba per la scuola” disse Clarice. “Ed è quando ci siamo incontrati per la prima volta” disse Severus. Clarice bevve un po’ del suo frullato; poi, disse: “E’ stato un po’ un incontro strano, non trovi ? Sì, insomma, era la prima volta che ci rincontravamo dopo tanto tempo, eppure, già ci fidavamo l’uno dell’altra”. “Come ti ho detto un giorno, un padre sa sempre, dentro di se, chi è la sua bambina” disse Severus e bevve un po’ di Burrobirra. “Quando sarò grande, la proverò anche io la Burrobirra” disse Clarice. “Ma non c’è bisogno di essere grandi, piccola mia: potrai provarla fra due anni, quando potrai andare ad Hogsmeade” spiegò Severus e ne bevve un po’. Clarice finì il suo frullato, così come Severus finì la Burrobirra; poi, si diressero verso il cortile del pub e, dopo che Severus ebbe toccato, con la sua bacchetta, un po’ di mattoni sul muro, esso si spostò ed entrarono a Diagon Alley.

Mentre camminavano, Clarice domandò: “Papà, come mai siamo venuti a Diagon Alley ? Non dobbiamo comprare nulla per la scuola”. “Lo so, ma volevo vedere solo se c’era qualcosa di nuovo da Arthemus” rispose Severus. “Non è che potrei andare al Ghirigoro ? Vorrei vedere se c’è qualche libro interessante” chiese Clarice. Severus si fermò; così come Clarice e le rispose dicendo: “ Va bene: così, mentre tu sei al Ghirigoro, io vado da Arthemus; poi, aspettami qua fuori”. “ Va bene” disse Clarice ed entrò dentro al Ghirigoro, che era lì vicino. Dopo essersi accertato che Clarice fosse dentro al negozio, Severus non andò da Arthemus, ma entrò nel Serraglio Stregato. “Buon pomeriggio, Professor Piton: che cosa possa fare per lei ?” domandò il negoziante.  “Buon pomeriggio, anche a te Clark: sono venuto a vedere se era arrivato quell’animale che ti avevo ordinato la settimana scorsa” rispose Severus. “Ma certamente che è arrivato: glielo vado subito a prendere” disse Clark ed andò nel retro del negozio. Intanto Severus si guardava intorno, ammirando i moltissimi animali che vi erano e dove, proprio una settimana fa, aveva visto l’animale che desiderava. “Ecco il suo animale, Professor Piton” disse Clark, ritornando e depositando la gabbia sopra il bancone. Severus si avvicinò e, al suo interno, vide un piccolo animale bianco: era un furetto. “Era proprio questo. Lo copra con qualcosa e lo spedisca ad Hogwarts: sono già d’accordo con Hagrid, che lo terrà lui, finché non deciderò di darlo a Clarice” spiegò Severus. “Clarice ?! Non mi dica la stessa Clarice Piton che ha sconfitto Colui – Che – Non – Deve – Essere – Nominato ?” chiese stupito Clark. “Quante altre “ Clarice” con il cognome “Piton”, conosce ? E’ mia figlia !” rispose Severus, pagandolo. “Deve essere fortunato ad avere una figlia famosa, no ?” disse Clark. “Non dica sciocchezze !  Adoro mia figlia e non perché è famosa ! Ed, ora, faccia quello che le ho chiesto !” replicò arrabbiato Severus ed uscì dal negozio, sbattendo la porta. “Forse non dovevo dire quella frase” disse Clark e, guardando dentro alla gabbia, aggiunse guardando il furetto: “Sai, devi ritenerti molto fortunato che il Professor Piton abbia voluto comprarti, perché non è uno al quale piacciono molto gli animali” e, prendendo la gabbia, la portò nel retro.

Severus camminò, guardando per terra, quando la voce di sua figlia, gli fece alzare lo sguardo: “ Ehi, papà, ce ne hai messo del tempo: è da parecchio che aspetto” disse Clarice. “Scusami, ma non riuscivo a trovare ciò che cercavo” disse fingendo Severus. “Io, invece, ho trovato un libro molto interessante ma, visto che non avevo i soldi, me lo sono fatto mettere da parte” spiegò Clarice. Severus mise la mano in una tasca e, dopo aver tirato fuori dei Galeoni e dei Falci li diede a Clarice, dicendole: “Ecco, tieni e vai a prendere quel libro”. “Grazie, papà” disse entusiasta Clarice e rientrò nel Ghirigoro, per poi uscirne poco dopo, con in mano un libro: “Potrei sapere che cosa hai acquistato di bello ? Spero non qualcosa da mettere subito nel dimenticatoio” domandò Severus. “ Perché non giudichi tu stesso” rispose Clarice e gli consegnò il libro. Severus sorrise nel vedere il titolo “Pozioni d’altri tempi: mille modi per preparare le pozioni – di Thomas Helm”. “Allora, lo ritieni ancora qualcosa da mettere nel dimenticatoio ?” chiese Clarice. “Devo ammetterlo, piccola mia: hai gusto nel scegliere i libri” rispose Severus, riconsegnando il libro a Clarice, la quale però disse: “No, non è mio, ma tuo: è un regalo che ho voluto farti, perché tu sei sempre così gentile nei miei confronti”. Severus non sapeva che dire; quindi, la sola cosa che fece, fu quella di abbracciarla e dirle: “ “Grazie, bambina mia; grazie ancora; ma, il regalo più bello, sei tu”. Clarice rimase senza parole; quindi, lo abbracciò ancora più forte.

Fu tempo, però, di ritornare ad Hogwarts, visto anche che Severus aveva da far scontare una punizione ai due giocatori di Corvonero, che aveva rimproverato quella mattina durante la partita; però, Severus accompagnò, ugualmente, Clarice al suo dormitorio e, quando arrivarono davanti al dipinto della Signora in Rosa, Clarice si fermò, così come Severus e disse: “Grazie, per la bellissima giornata che mi hai fatto passare”. “E’ il minimo che potevo farti; d’altronde, tu mi hai fatto qualcosa di più” disse Severus e guardò il libro di Pozioni che gli aveva regalato Clarice; poi, aggiunse chiedendo: “Questo libro è introvabile da mesi: come hai fatto ad averlo ?”. “Essere Clarice Piton ha i suoi vantaggi” rispose Clarice. “Hai sfruttato la tua popolarità, per comprarmi questo libro ?” domandò Severus. “Bé… “sfruttato” non è la parola giusta, però diciamo che, in parte, è andata come hai detto tu” rispose un po’ titubante Clarice. “Come sarebbe a dire in parte ?” chiese stupito Severus. “Nel senso che, in parte, mi hanno trovato quel libro perché sono famosa e, in parte, perché ho detto che tu lo volevi a tutti i costi e che, se non lo avessi trovato, saresti andato su tutte le furie” rispose Clarice. Severus la guardò malamente; quindi Clarice aggiunse dicendo: “Scusa, è vero o non è vero ? Spesso, tu ti arrabbi per un nonnulla”. “Faccio finta di non aver sentito, però, per questa volta chiuderò un occhio: non voglio che, in futuro, sfrutti ancora la tua popolarità; tu, devi essere semplicemente te stessa” disse Severus. “E’ questo che non voglio: essere me stessa, vuol dire proprio, essere popolare. Vorrei tanto che tutto questo non fosse mai successo” disse Clarice. Severus si abbassò e, guardandola negli occhi, le disse: “ Nessuno lo avrebbe voluto, ma non si può tornare indietro e rimettere a posto le cose”. “Lo so; e, poi, la mamma sarebbe ancora con noi e, di certo, mi avrebbe sgridato più lei che te, per tutte le volte che mi sono messa nei guai” disse Clarice. “Oh, puoi starne certa: quando eri piccola, diceva che io ero troppo dolce con te: l’unica volta che mi sono arrabbiato con te, è stato quando al mattino, svegliavi sempre prima la mamma, che me” spiegò Severus e le scompigliò i capelli. Clarice rise; poi disse: “ La mamma sarebbe orgogliosa di te; bé, sì, insomma, di come ti stai comportando come genitore”. Severus sorrise; poi, dopo essersi alzata, disse: “Coraggio, leoncino: ritorna nella tua tana” e la voltò verso il dipinto. Clarice voltò lo sguardo verso di lui e gli disse: “ Però, anche il leone deve ritornare nella sua tana”. “Non prima che la sua cuccioletta sia al sicuro tra i suoi simili” disse Severus. Clarice, quindi, rivoltò lo sguardo verso il dipinto e disse: “ Caput Draconis” ed il dipinto si aprì. “Buonanotte, leoncino” disse Severus. “Buona notte, leone che si deve tagliare i capelli” disse Clarice. “Perché non ti piacciono i miei capelli ?” domandò Severus. “Non è che non piacciono: è che sono diventati troppo lunghi e, credo, che dovresti tagliarli un po’” rispose Clarice. “Quando eri piccola ti piaceva sempre tirarli” disse Severus. “Sì, ma ora non sono più piccola” disse Clarice. “Vai dentro, prima che reintegri la tua punizione” disse Severus. “La mia punizione ?! Quale punizione ?!” chiese stupita Clarice. “ Quella per aver ficcato, di nuovo, il naso in affari della scuola, quando mi avevi promesso che non l’avresti più fatto e, soprattutto, per quando te ne sei sgattaiolata da Hagrid, dopo l’orario prestabilito” rispose Severus. “Allora, me ne vado dentro” disse Clarice e, dopo essere entrata nella Sala Comune, il dipinto si chiuse dentro di lei. Severus, però, non se andò, perché gli pareva di aver visto Ron ed Hermione e, sicuramente, quei tre insieme, ne combinavano di più di tutti i maghi cattivi messi insieme; quindi, dopo essersi avvicinato al dipinto della Signora in Rosa, disse: “Mi pare di aver sentito dal dipinto del Cavaliere Solitario, che vorrebbe vederla”. “ E perché mai mi vorrebbe vedere ?” domandò la Signora in Rosa. “Ah, non lo so, ma credo di ricordare, che avesse in mano un bel mazzo di rose” rispose Severus. “Sarà meglio che vada da lui” disse la Signora in Rosa e se ne andò dal dipinto. Severus, quindi, si avvicinò al dipinto vuoto e tese l’orecchio, cercando di sentire che cosa i bambini si stavano dicendo; di fatti, sentì chiedere da Ron: “E come mai Hagrid ti avrebbe regalato il suo flauto ?”. “Mi ha detto che è il suo regalo del Natale passato; di fatti, lui a Natale non mi ha regalato nulla” sentì rispondere Clarice. “Invece, secondo me, te lo ha dato perché così possiamo superare Fuffy” sentì dire da Hermione. “Hagrid non vorrebbe mai che andassimo in pericolo…oh, sì ?” sentì dire da Ron. “Non lo so, ma è molto strana come cosa” sentì dire da Hermione. Seguì un momento di silenzio; poi, sentì dire da Clarice: “Comunque, se Raptor sta cercando di rubare la pietra, lo farà stanotte, visto che Silente non c’è; quindi, anche noi, stanotte scenderemo lungo la botola”. Sentendo queste parole, a Severus venne quasi mancare il fiato; poi, sempre da Clarice sentì dire: “ Andiamo a letto e, quando tutti saranno a dormire, usciremo”. “Sì, ma come faremo senza il Mantello dell’Invisibilità ? Tuo padre te l’ha sequestrato” sentì domandare da Ron. “Ce la faremo anche senza Mantello dell’invisibilità” sentì rispondere Clarice.

Poi, sentì salire le scale, segno che i bambini erano andati a letto. “Quel piccolo diavoletto: ogni volta, mi fa andare via 10 anni della mia vita” disse Severus, mentre camminava lungo il corridoio; poi, aggiunse dicendo: “Non posso permettere che venga uccisa: l’ho promesso a Lily, che l’avrei protetta anche a costo della mia vita; ma cosa posso fare ?” e, quando arrivò nei sotterranei, davanti all’Aula di Pozioni, vi erano già i due ragazzi che dovevano scontare la punizione. “Ritornate, tutti e due, nel vostro dormitorio” disse Severus, raggiungendoli. “Ma Professor Piton, ci ha detto lei di venire, stasera, a scontare la punizione che ci ha dato stamattina durante la partita di Quidditch” disse Doug Krofort. “Non ho tempo da perdere con voi due ! Se non ritornate, immediatamente, nel vostro dormitorio, vi toglierò 50 punti a testa !” replicò arrabbiato Severus. I due ragazzi non se lo fecero, di certo, ripetere due volte e, correndo, ritornarono nel dormitorio dei Corvonero. Dopo che i due se ne furono andati, Severus entrò nell’Aula di Pozioni, per poi sbatterla dietro di se. Clarice, Ron ed Hermione stanno per scendere lungo la botola e recuperare la Pietra Filosofale, prima di Raptor, ma dovranno superare molte prove, prima di arrivare a destinazione. E che cosa avrà in mente Severus, tanto da aver annullato una punizione ?

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Capitolo 22
*** La Pietra Filosofale Parte I ***


Dopo che tutti se ne furono andati a dormire, Clarice, Ron ed Hermione, vestiti normalmente e senza la loro tunica, scesero lungo le scale, arrivando nella Sala Comune. “Ok, il più è fatto: ora non ci resta che uscire ed arrivare al Corridoio del Terzo Piano” spiegò Clarice. “Il problema è come faremo a non farci vedere, senza Mantello dell’Invisibilità ?” domandò preoccupato Ron. “Non è quello il nostro principale problema: il nostro obiettivo è fermare Raptor prima che si impossessi della pietra” rispose Clarice. “Se tu ti fossi ricordata di chiedere a tuo padre se ti poteva dare il Mantello, potremmo girare indisturbati senza che qualcuno ci veda” disse Ron. “Non mi sono dimenticata di chiederglielo: è che gli ho promesso che non mi sarai cacciata nei guai, visto che lui tiene molto a me e, non mi sembra giusto, farlo sempre preoccupare così tanto; così, ho preferito non rivelargli niente, anche perché mi avrebbe rinchiuso nei sotterranei” spiegò Clarice. “Suvvia, finitela tutti e due: prima scenderemo nella botola e prima potremmo fermare Raptor” disse Hermione. “Sì, ma come potremmo far addormentare Fuffy ? Non solamente fischiettando” chiese Ron. “Ed ecco perché mi sono portata questo” rispose Clarice e mostrò il flauto che le aveva regalato Hagrid. “Ma certo, il flauto di Hagrid: suoneremo quello per far addormentare Fuffy” disse Hermione. “Suoneremo ?! No, non se ne parla ! Il flauto è di Clarice, quindi lo suonerà solo lei” disse Ron e, guardandola, aggiunse domandando: “Vero ?”. “Già, vero” rispose sorridendo e titubante Clarice. “Bene, allora se abbiamo tutto, possiamo anche andare” disse Hermione ma, appena si voltarono, sul poggiolo della poltrona, videro un rospo e Clarice disse: “Oscar”. “Oscar, sshhh, via, non dovresti stare qui !” disse Ron. Da dietro la poltrona, comparve Neville, il quale, mettendosi davanti a loro, disse: “ Neanche voi dovreste ! Uscite di nuovo di nascosto, vero ?”. “No, Neville, ascolta: noi dobb…” iniziò a dire Clarice, ma Neville la fermò, dicendo: “ No ! Io non ve lo permetto ! Metterete Grifondoro nei guai un’altra volta e…e…e io vi prendo a pugni !” e mise i pungi davanti se. “Neville, scusami, scusami tanto, ti prego: Pietrificus Totalis !” disse Hermione, puntando la bacchetta contro Neville il quale si irrigidì e cadde per terra. “Proprio come aveva fatto il mio papà contro il giocatore di Corvonero” disse Clarice. Mentre Hermione metteva via la bacchetta, Ron le disse: “Qualche volta sei un po’ terrificante. Lo sai, sei bravissima…ma terrificante”. “Mi dispiace, ma non avevo altra scelta” disse Hermione. “Andiamo” disse Clarice e, mentre passavano accanto al corpo immobile di Neville, gli dissero “Scusa” e, quando passò Ron, egli si fermò, dicendogli: “ E’ per il tuo bene” e raggiunse i due, fuori dal dipinto.

Riuscirono a superare tutti i Prefetti che sorvegliavano i corridoi ma, quando voltarono l’angolo, si trovarono di fronte Severus il quale disse: “Buona sera, ragazzi: ancora con le vostre scappatelle notturne, vero ?”; poi, guardando Clarice, aggiunse dicendo: “Piccola mia, almeno da te e dalla signorina Granger mi sarei aspettato un po’ di sale in zucca ma, vedo, che stare con il Signor Weasley vi ha ridotte come lui”. “Papà, lo so che ti ho disubbidito ancora, ma non ti ho detto nulla, perché non ti volevo fare preoccupare” disse Clarice. “E non mi fai, lo stesso, preoccupare non dicendomi che tu ed i tuoi amici state andando ad affrontare un mago psicopatico ?” chiese Severus. “Come fai a saperlo ?” domandò stupita Clarice. “Prima di ritornarmene nei sotterranei, ho avuto la brillante idea di fermarmi ad ascoltare che cosa avevate in mente e, guarda caso, ho fatto bene. Ma dove avete la testa ?! Non sapete che cosa state andando in contro !” rispose Severus. “Perché lei lo sa ?” chiese Hermione. “Se è vero che Tu – Sai – Chi è ritornato, allora, penso che Raptor si sia alleato con lui per rubare la pietra; quindi, è molto pericoloso affrontarlo da soli” rispose Severus. “Però, ci possiamo sempre provare: se non lo fermiamo in tempo, lui prenderà la pietra e Voldemort diventerà immortale” disse Clarice. “Clarice, ti prego di non nominare mai più quel nome !” disse Severus. “Non ho paura di lui ! L’ho già affrontato una volta, anche se c’era la mamma a proteggermi, ma prometto che non mi tirerò indietro” disse Clarice. “Noi saremo con te, Clarice” disse Hermione guardandola. “Sì…saremo con te” disse titubante Ron. “E con me, siamo in quattro” disse Severus. Clarice, Ron ed Hermione lo guardarono stupiti, perché non si sarebbero mai aspettati che Severus si fosse offerto per aiutarli: “Però, rimane sempre il problema di non farci vedere: sicuramente Gazza ed il suo gatto, sarà in prossimità del Corridoio del Terzo Piano” disse Ron. “Useremo il Mantello dell’Invisibilità” disse Severus. “Papà, me lo hai sequestrato o te lo sei dimenticato ?” disse Clarice. “E, allora, questo che cosa è ?” disse Severus e le lanciò qualcosa di soffice. Clarice lo guardò e, dopo che se lo fu messo, il suo corpo scomparì; i tre, allora, guardarono Severus il quale disse: “E, ora, andiamo a fermare Raptor” e, tutti e quattro, andarono sotto il Mantello dell’Invisibilità.

Mentre camminavano con i tre bambini davanti e Severus dietro di loro, il quale teneva il Mantello, visto anche che era il più alto, arrivarono al Corridoio del Terzo Piano: “ Ahia, Ron, mi hai pestato un piede !” disse Hermione. “Scusa” gli disse sottovoce Ron.  Clarice voltò lo sguardo verso l’alto, guardando Severus il quale, la guardò a sua volta, dicendole: “Non ti preoccupare, piccola mia: ci sono io a proteggerti” e Clarice, rassicurata dalle sue parole, riguardò in avanti. Camminarono lungo il corridoio, finché non arrivarono alla porta; Hermione puntò la sua bacchetta contro la serratura e disse: “ Alohomora !” e, dopo che la porta si fu aperta, la spinsero, per poi entrare nella stanza. Al suo interno, si poteva sentire il dolce suono di un’arpa: “Un momento, sta…” iniziò a dire Ron, ma fu interrotto, quando una folata di vento, fece volare il Mantello dell’Invisibilità, da sopra le loro teste: “….russando” finì di dire Clarice. “Raptor è già stato qui: ha fatto un incantesimo all’arpa” disse Severus. “Che schifo: ha un alito spaventoso” disse disgustato Ron, mentre i tre si avvicinarono a Fuffy; Severus, invece, guardava l’arpa; poi, notando che i tre bambini si erano avvicinati all’enorme bestia, domandò loro: “Ehi, che cosa pensate di fare ?!”. Clarice lo guardò e rispose: “Dobbiamo spostare la zampa dalla botola”. “Cosa ?!” disse stupito Ron. “Oh, Ron, ora non ti ci mettere anche tu ! Dobbiamo muoverci !” disse Clarice e, insieme ad Hermione, incominciò a sollevare la zampa, anche se questa non si spostava. “Sono tutte e due matte” disse Ron. “Volete venirci a dare una mano, oppure volete stare lì a non fare niente ?!” disse Clarice. “Coraggio: le femmine non sanno fare nulla senza i maschi” disse Severus e, insieme a Ron, andò ad aiutare Clarice ed Hermione e, tutti e quattro, riuscirono, finalmente, a spostare l’enorme zampa del cane. “Fiuu, ce l’abbiamo fatta ! Cavoli, però, quanto è stata dura” disse Ron. “E, questo, è solo l’inizio” disse Hermione. “Smettila di mettermi paura” disse Ron. Severus aprì la botola, ma ciò che si poteva vedere in fondo, era solo il buio: “Vado prima io” disse Clarice. “Non se ne parla: scenderò io, prima di te e, quando sarà tutto a posto, cosa che non ne sono certo, vi avvertirò. Se dovesse succedere qualcosa di brutto, datevela subito a gambe” disse Severus.

Mentre parlavano, non si accorsero che l’arpa aveva smesso di suonare e che una delle tre teste, aveva aperto un occhio. Improvvisamente, sopra di loro, videro un’enorme ombra; quindi Clarice disse: “Non vi sembra troppo silenzioso ?”. “L’arpa: ha smesso di suonare” disse Hermione e, mentre tutti e quattro guardarono lo strumento immobile, sopra di loro vi erano le tre teste di Fuffy e, da una di loro, colò della bava, la quale finì addosso al mantello di Severus; quest’ultimo, la guardò e disgustato disse: “Che schifo: è tutta appiccicosa. Adesso mi ci vorrà un sacco di tempo per toglierla”. “Che strano: non sta piovendo” disse Clarice. “Non piove, anche perché siamo al coperto” disse Hermione e, tutti e quattro, alzarono lo sguardo, per incrociare quelli rabbiosi delle tre teste. “Oh, oh” disse Clarice. “ Clarice, suona il flauto” disse Hermione. “Il flauto ?!” disse stupita Clarice. “Il flauto che ti ha regalato Hagrid: coraggio, suonalo !” disse Ron. Clarice lo prese fuori, ma, quando lo mise in bocca, tutto ciò che ne uscì, furono dei suoni striduli. “Ma che roba era ?!” disse stupito Ron. Il cane era furioso, quindi Severus disse: “Dammi quel flauto che, a questo coso, ci penso io: mentre lo distraggo, scendete lungo la botola” e prese il flauto dalle mani di Clarice. “Ma papà, io…” iniziò a dire Clarice, ma Severus la fermò dicendo con tono arrabbiato: “Non farmelo ripetere un’altra volta ! Non voglio avere la tua morte sulla mia coscienza ! Ed ora, giù” e, alzandosi in piedi, incominciò a suonarlo. Fuffy sembrava un po’ intontito da questa musica, ma non bastava per farlo addormentare del tutto, perché una delle tre teste, tentò di azzannare i bambini. “Andiamo !” disse Clarice e saltò nella botola; dopo di lei, saltarono Hermione e Ron. Dopo che i bambini furono in salvo, Severus lanciò il flauto da una parte e saltò, anche lui, nella botola, ma appena in tempo, perché una delle teste, azzannò la porta della botola, rompendola in mille pezzi. I quattro, scivolarono lungo una specie di scivolo, finendo sopra qualcosa di morbido.

Quando si furono ripresi dall’incontro con Fuffy, Ron guardò Clarice e le disse: “Potevi anche dircelo che non sapevi suonare quel flauto ! Se non fosse stato per tuo padre, che a differenza di te lo sa suonare, a quest’ora saremmo stati sbranati vivi da quella bestia”. “Non c’è motivo di arrabbiarsi tanto, Signor Weasley; non è colpa di mia figlia, se non ha ancora imparato a suonare il flauto: dovevo insegnarglielo prima che avesse avuto la brillante idea di venire qui” disse Severus. “Bé, l’importante è che siamo vivi, no ?” disse Clarice. “E per fortuna che c’è questa specie di pianta che ha attutito la caduta” aggiunse dicendo Ron, quando ad un certo punto, la pianta incominciò ad avvinghiarsi contro di loro: “Fortuna ?!” disse stupita Clarice. I quattro vennero tutti immobilizzati, quando Hermione disse: “State fermi tutti e tre: questo è il Tranello del Diavolo”. “Ma certo, perché non ci ho pensato prima: Silente, aveva chiesto alla Professoressa Sprite, una pianta abbastanza forte e resistente” disse Severus, mentre si divincolava. “Dovete stare calmi, altrimenti vi ucciderà più in fretta” spiegò Hermione, ma gli altri erano molto agitati e, non riuscivano a stare calmi, soprattutto Ron, il quale disse: “Ucciderci più in fretta ?! Ora sì che posso stare calmo !”. “Clarice, cerca di stare calma per l’amor del cielo !” disse Severus, mentre si divincolava. “Sì, però, anche tu devi stare calmo” replicò dicendo Clarice. Hermione, la quale sembrava essere l’unica ad avere la situazione sotto controllo, stette calma e, tutto ad un tratto, svanì sotto la pianta. “Hermione !” gridarono Clarice e Ron. “E ora che facciamo ?!” disse preoccupato Ron. “State calmi” disse la voce di Hermione. “Hermione, dove sei ?” chiese Clarice. “Fate come vi dico e lo faccia anche lei, Professor Piton: fidatevi tutti” rispose Hermione. Clarice, allora, si calmò e, proprio come era successo prima con Hermione, svanì sotto la pianta, raggiungendo Hermione. Successivamente, anche Severus si calmò e, come le due bambine, svanì sotto la pianta, cadendo accanto a loro. “Ben arrivato, papà” disse Clarice, mentre Severus, dopo essersi rialzato, disse: “ Ricordami, di non comprare mai una pianta del genere”. “No ! Clarice ! Professor Piton !” disse ancora più agitato di prima Ron. “Non sta calmo, o sbaglio ?” disse Hermione. “A quanto pare no” disse Clarice. “Cerchi di stare calmo, Signor Weasley: andrà tutto bene” disse Severus, ma ciò che ricevette, fu il grido di aiuto ancora più forte da parte di Ron; quindi Severus disse: “Quella zucca vuota, un giorno, mi farà perdere la capacità dell’udito”. “Devo fare qualcosa” disse Hermione, incominciando a pensare ad un’idea. “Sì, ma che cosa ?” disse Clarice. “Ricordo di aver letto una formula in un libro di Erbologia” disse Hermione e, mentre la pronunciava, Severus disse: “Quando ritorno a casa, devo ricordarmi di mettere le pianticelle che mi ha dato la Professoressa Sprite, nella serra, perché se no, la luce del Sole potrebbe ucciderle”. “La luce del Sole, ma certo ! Il Tranello del Diavolo odia la luce del Sole !” disse Hermione e, dopo aver puntato la bacchetta contro la pianta, gridò: “ Lumos Solem !” e un forte raggio di luce illuminò il Tranello del Diavolo, il quale, per la troppa luce, rilasciò Ron, facendolo cadere accanto agli altri. “Ron stai bene ?” domandò Clarice. Ron si riprese e rispose dicendo, mentre alzava: “Sì, credo di sì”; poi, aggiunse dicendo: “Per fortuna eravamo calmi”. “Per fortuna, il mio papà ha dato una bella mano ad Hermione, a ricordare l’incantesimo di Erbologia” disse Clarice. “Oh, ha fatto tutto la Signorina Granger: io stavo solo pensando alle mie pianticelle” disse Severus. Improvvisamente sentirono dei rumori; quindi, si voltarono ed Hermione chiese: “Che cosa è ?”. “Non lo so, però sembra un battito d’ali” rispose Clarice. “Non credo che Hagrid abbia messo un altro dei suoi strani animali: la prima prova era la sua” disse Severus. “La prima prova ?! Vuoi dire che Fuffy era una prova ?!” domandò stupita Clarice. “Certo; perché non lo avete capito ? Tutto quello che viene prima della pietra, è una prova” rispose Severus. “Te lo avevo detto che era solo l’inizio” disse Hermione, guardando Ron il quale disse: “Ed io, ti avevo detto che non mi avevi messo paura, anche se, ora, un po’ me ne è venuta” e rivoltarono lo sguardo in avanti. Clarice camminò piano, piano, verso la porta, seguita da Severus, Hermione e, infine, da Ron: l’aprì e, guardando in alto, vide un sacco di chiavi con le ali. “Ecco, risolto, il rumore di ali che sentivamo” disse Ron. “Sono molto strane, non trovate ?” disse Severus. “Bè, non più strane di Fuffy” disse Clarice. “Curioso; non ho mai visto uccelli così” disse Hermione. “Perché non sono uccelli, ma chiavi e, scommetto, che una apre quella porta” disse Clarice e si fermarono davanti ad una scopa. “C’è qualcosa che non va” disse Severus. “Che cosa significa ?” chiese Hermione. “Che non è del tutto sicuro” rispose Severus. “Non intendevo questo: volevo sapere del perché c’è una scopa” disse Hermione. “Non ne ho idea del perché sia qui” disse Clarice. Ron prese fuori la sua bacchetta e, mentre si avvicinava alla porta, Severus disse: “Ecco, bravo Signor Weasley: si renda utile, almeno, in qualcosa”. Anche Hermione andò da lui e Ron disse: “ Alohomora !”, ma il lucchetto non si apriva. I due, quindi, si rivoltarono verso Clarice e Severus e Ron disse: “ Bé, almeno ci ho provato”. “E ora che facciamo ? Ci saranno migliaia di chiavi lassù” disse Hermione. “A noi serve una grossa: vecchio tipo. Forse arrugginita come la maniglia” spiegò Ron e, mentre parlava, Clarice e Severus guardarono in alto; finché Clarice, trovando la chiave, indicandola disse: “ Eccola, la vedo ! Quella con l’ala spezzata” e riguardò la scopa con sguardo preoccupato; quindi Hermione le domandò: “Che cosa hai Clarice ?”. “E’ troppo semplice” rispose Clarice. “Oh, avanti, Clarice: se Raptor l’ha presa con quella vecchia scopa, puoi farlo anche tu. Sei la più giovane Cercatrice del secolo” disse Ron. Clarice, quindi, riguardò la scopa, ma Severus le disse: “Clarice, non farlo: questa scopa potrebbe essere maledetta ed io non voglio che ti accada qualcosa” disse Severus. “Non credo che sia maledetta: se anche questa è una prova, allora, vuole essere cavalcata” disse Clarice. “Già, ora che mi ci fai pensare, tu sei già passata in una situazione simile” disse Severus. “Papà, ti prometto che non mi accadrà nulla: tu vai da Hermione e Ron e, appena prendo la chiave, aprite quella porta ed andate nell’altra stanza. Questa prova tocca a me” disse Clarice ma, appena toccò la scopa, si sentì un rumore strano e tutte le chiavi, si diressero, in picchiata verso di lei e, di conseguenza, anche verso Severus e, come tante zanzare, provocarono loro dei tagli. “Questo complica un po’ le cose” disse Ron. “Clarice, è troppo pericoloso” disse Severus, mentre cercava di proteggersi. “Mentre io prendo la chiave, tu vattene” disse Clarice e spostandosi, prese il volo, mentre Severus raggiunse Ron ed Hermione; quest’ultima, gli chiese: “Sta bene, Professor Piton ?”. “Sì, tutto a posto: ho solo qualche graffio. Ma chi mi preoccupa, ora, è Clarice” rispose Severus e, tutti e tre, guardarono Clarice, la quale volava tra le chiavi, rincorrendo quella con l’ala spezzata. Era come una partita di Quidditch solo che, al posto del Boccino, vi era una chiave. Clarice volava velocissima, mentre le altre chiavi continuavano a graffiarla da tutte le parti, persino in viso e sulle mani. “La mia piccolina” disse preoccupato Severus. Finalmente, Clarice riuscì a prendere la chiave dall’ala spezzata e la lanciò ad Hermione, che la mise nella serratura e la porta si aprì: “Andate, tutti e due: io devo aspettare Clarice” disse Severus, spingendo Hermione e Ron nell’altra stanza; poi, aggiunse dicendo: “Sbrigati, Clarice; da questa parte !” e quando Clarice passò, a gran velocità, accanto a lui, entrò nella porta e la chiusero appena in tempo, perché tutte le chiavi si conficcarono in essa. Severus corse da Clarice, la quale stava prendendo fiato, per il volo che aveva appena fatto e le disse, mentre la stringeva forte a se: “Oh, la mia bambina ! La mia bambina coraggiosa !”. “Papà, sto soffocando ! Lasciami respirare, ti prego” disse Clarice e Severus la lasciò andare; per poi, dirle: “Oh, Clarice, non sai che paura mi hai fatto venire: con tutte quelle chiavi che ti graffiavano”. “Però, hanno fatto in tempo a graffiare anche te” disse Clarice, vedendo i graffi sul mantello e, un po’ sul volto e sulle mani di Severus il quale disse: “Passeranno; ma l’importante, e che tu sia sana e salva” e, rimettendosi in posizione eretta, la baciò sulla fronte. “Sei stata mitica, Clarice ! Bé, d’altronde, sei la migliore Cercatrice che ci sia” disse Ron. “Non é per l’essere Cercatrice che ha recuperato quella chiave: è perché ha talento” disse Hermione. “No, perché ha preso dal migliore e, cioè, da me. E, ora, andiamo: abbiamo un’altra prova che ci attende” disse Severus e si incamminò. I tre bambini si guardarono; poi, lo seguirono.

Mentre camminavano, guardarono ad entrambi i lati, per vedere tanti pezzi rotti, ma non sapevano di che cosa, visto che la stanza era molto scura e, a malapena, vedevano dove andavano. “La cosa non mi piace…non mi piace affatto” disse Hermione. “Dove siamo ? In un cimitero” domandò Clarice, mentre continuavano a camminare, superando dei grossi oggetti. “Non è lugubre come un cimitero: deve essere un altro posto” disse Severus. “Questo non è un cimitero” iniziò a rispondere Ron e, camminando un po’ più avanti degli altri tre, si fermò davanti ad alcuni oggetti e terminò dicendo: “…è una scacchiera” e tutte le luci ai lati, si accesero, rivelando proprio una scacchiera e, i grossi oggetti, i pezzi di essa. “Uao ! Silente ha fatto proprio un bel lavoro” disse Severus. “Silente ?! Vuoi dire che, questa prova, è opera sua ?!” disse stupita Clarice. “Ma certo: tuo nonno è sempre stato un abile giocatore negli Scacchi dei Maghi ed è stato proprio lui ad insegnarmi tutte le strategie” disse Severus; poi, insieme ad Hermione e Clarice, raggiunsero Ron e, i quattro, camminarono verso la porta, che era dall’altra parte, ma i pedoni bianchi, bloccarono loro la strada, con le spade. I quattro indietreggiavano impauriti ed i pedoni rimisero via le loro spade: “Mi sa tanto che non possiamo proseguire” disse Severus. “Adesso che cosa facciamo ?” chiese Hermione. “E’ ovvio, no: dobbiamo attraversare la sala giocando” rispose Ron, camminando in avanti e, poi, si voltò per guardarli. “Ma io sono una frana in questo gioco” disse Clarice. “Tu hai già fatto molto prima, piccola mia, come la Signorina Granger con il tranello del diavolo: ora tocca al Signor Weasley” disse Severus. “Ma certo, abbiamo fatto una prova a testa: tu con Fuffy; Hermione con il Tranello del Diavolo; io con la scopa e, ora, Ron con gli scacchi” disse Clarice. “Allora, faremo così: Clarice, tu prendi il posto vuoto dell’Alfiere; Hermione, tu, invece, dovrai essere la Torre; quanto a me, io farò il Cavallo” spiegò Ron. “Ed io con lei, Signor Weasley” disse Severus. “Va bene” disse Ron e tutti si misero alle loro postazioni, tranne Severus e Ron che salirono sul Cavallo Nero. “Che succede adesso ?” domandò preoccupata Hermione. “Bé, i Bianchi muovono per primi e, poi, giochiamo” rispose Ron, mentre si teneva stretto alle briglie e Severus era seduto dietro di lui. Appena ebbe finito la frase, uno dei pedoni bianchi si mosse, in avanti, di due caselle, per poi, fermarsi. Mentre Ron guardava che pezzo muovere, Ron gli chiese: “Ron, non vorrai dirci che sarà come giocare veramente agli scacchi dei maghi, oh sì ?”; quindi Ron, indicò uno dei loro pedoni e disse: “ Tu, laggiù: D5” ed il pedone si mosse di due ma, appena arrivò, in diagonale dell’altro, il pedone bianco prese fuori le sue spade e lo distrusse in mille pezzi. “Per tutte le pozioni !” disse Severus, rimanendo a bocca aperta. “Sì, Hermione: credo che, questo, sarà esattamente come gli Scacchi dei Maghi” rispose Ron, alla domanda che gli aveva posto prima Hermione.  “Qui si mette male; proprio male” disse Clarice; poi, guardando verso il cavallo, aggiunse dicendo: “Come vorrei averti ascoltato prima, papà”. Severus la guardò e le disse: “ Ogni bambino dice così ai propri genitori, quando c’è qualcosa di pericoloso; ma, ora come ora, non posso sculacciarti: ti metterò in punizione, quando saremo usciti da qui” ed entrambi rivoltarono lo sguardo verso i pezzi bianchi. La partita continuò e, mossa dopo mossa, i pezzi rotti, ai lati della scacchiera, aumentavano sempre di più, finché non si arrivò, che Clarice finì dietro la Torre e, davanti ad essa, vi era la Regina dell’altra squadra. Questa Regina si voltò verso la Torre e, con la sua spada, la distrusse in mille pezzi: Clarice si dovette abbassare, per evitare che tutti i pezzi le finissero addosso, anche se alcuni, riuscirono lo stesso a colpirla. Severus tirò un sospiro di sollievo, perché alla sua bambina non era successo, fortunatamente, nulla. Quando ebbe finito la mossa, la Regina si girò verso la squadra nera. Ron guardò, preoccupato, la scacchiera e, dopo che la ebbe guardata anche Clarice, quest’ultima disse: “ Aspetta un momento”. “Hai capito, vero Clarice ? Una volta fatta la mia mossa, la Regina ci mangerà. Così, darete scacco matto al Re” disse Ron. “Che cosa ?! No, non è possibile ! Perché proprio a noi, tocca una mossa del genere ?!” disse stupito Severus. “No ! Ron, no ! Non potete rischiare la vostra vita !” disse Clarice. “Mi dispiace, piccola mia: non si può tornare indietro” disse Severus. “Papà, io non voglio perderti” disse Clarice. “Mi rattrista che non potrò vederti crescere e diventare una bellissima e potente strega; ma, sappilo, che ti resterò sempre accanto” disse Severus. “Cosa c’è ?” domandò Hermione, la quale non aveva ancora capito la mossa che intendeva fare Ron. “Hanno deciso di sacrificarsi” rispose Clarice. Hermione, allora, guardò Ron e Severus e disse loro: “ No, non potete ! Deve esserci un altro modo ? C’è sempre”. “Non c’è, Signorina Granger” disse Severus. “Insomma, volete evitare che Raptor prenda la pietra o no ? Clarice, sei tu quella che deve continuare, lo so: non io; non Hermione e nemmeno tuo padre, ma tu !” spiegò Ron e Clarice annuì positivamente con la testa; poi, Ron, si tenne ben stretto alle briglie e Severus disse: “Ci siamo, Signor Weasley: se dobbiamo vincere, allora, chiuderemo questa partita con dignità”. “Non poteva dirlo meglio” disse Ron; poi, aggiunse dicendo: “ Cavallo in H3” ed il cavallo si mosse nella casella detta. Quando vi arrivò, era proprio accanto alla Regina e Ron disse: “Scacco”. La Regina, quindi, si voltò e, mentre avanzava verso di loro, Ron e, persino Severus, stavano tremando di paura. “Ti voglio bene, papà” disse Clarice. La Regina si fermò e, prendendo fuori la sua spada, la conficcò nel cavallo, facendo cadere Ron e Severus a terra. “Ron ! Papà !” gridò Clarice. Hermione stava per muoversi, nell’intento di andare da loro, ma Clarice la fermò, dicendole: “ No ! Non ti muovere ! Non dimenticare: stiamo ancora giocando” ed Hermione ritornò al suo posto. Clarice, quindi, si spostò nelle varie caselle, mentre Hermione guardava Ron privo di sensi, e Severus che, piano, piano, con i gomiti a terra, cercava di rialzarsi, per poi, guardare Clarice, che arrivò di fronte al Re e gridare: “SCACCO MATTO !” ed il Re lasciò andare la sua spada, la quale cadde ai piedi di Clarice. Dopo essersi accertata che la partita fosse finita, Clarice corse da Ron e Severus il quale, era riuscito a sedersi, anche se, ora, oltre ai graffi provocategli prima dalle chiavi, era anche pieno di polvere. Anche Hermione li raggiunse e Clarice disse, rivolta a lei e a suo padre: “Occupatevi di Ron; poi, andate alla Voliera dei Gufi: mandate un messaggio a Silente. Ron ha ragione: devo continuare”. “Andrà tutto bene, Clarice: sei una grande strega. Dico davvero” disse Hermione. “Non quanto te” disse Clarice. “Io ?! Furbizia e tanti libri: ci sono cose più importanti, come l’amicizia ed il coraggio. Clarice, fa attenzione” disse Hermione e Clarice si alzò in piedi, ma venne fermata da Severus il quale, dopo essersi alzato in piedi anche lui, le disse: “Se devi fare una cosa del genere, allora, vorrà dire che l’affronteremo insieme”. “Non voglio che ti accada qualcosa ! Solo io devo affrontare Raptor !” disse Clarice. “Per una buona volta, piccola mia, metti da parte l’eroismo e fatti aiutare” replicò dicendo Severus. “Clarice, lascia che tuo padre venga con te: potrà darti una gran mano” disse Hermione. “Abbiamo iniziato queste prove insieme e le finiremo insieme. Non permetterò a Raptor di farti del male” disse Severus. “Buona fortuna” disse loro Hermione e, i due, si diressero verso l’ultima e più pericolosa prova.

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Capitolo 23
*** La Pietra Filosofale Parte II ***


Clarice e Severus stavano scendendo lungo delle scale, quando Severus prese fuori la sua bacchetta e disse: “Mi raccomando, piccola mia: non farti trarre in una trappola”. “Starò attenta” disse Clarice; quando, all’improvviso, la cicatrice incominciò a farle molto male. Severus, ovviamente, se ne accorse e le disse: “ Le forze oscure sono vicine: cerca di mantenere la calma”. “Ci proverò, ma mi fa molto male” disse Clarice. “Non ci pensare” disse Severus ed arrivarono alla fine delle scale, dove, davanti a loro, vi era qualcuno ed uno specchio. “Lo sapevo che saresti stato dalla sua parte, Raptor” disse Severus.

Quel qualcuno, che si rivelò essere il Professor Raptor, si voltò verso di loro e disse: “Dovevo immaginarmelo, Piton, che saresti venuto, fin quaggiù, per fermarmi e, vedo, con mio piacere, che hai portato anche il tuo dolce cucciolo” e guardò minacciosamente Clarice, la quale disse: “Mio padre aveva ragione a non fidarsi di te: l’ha sempre avuta”. “Ti ce né voluto del tempo, per capire che ero io: sai, piccola Piton, ti credevo più furba” disse Raptor. “Non parlare, così, di mia figlia: devi portarle rispetto” replicò dicendo Severus. “Rispetto ?! E per che cosa ?! Per aver sconfitto il nostro signore ?” disse ridendo Raptor. “Il nostro signore ?!” disse stupita Clarice; poi, guardando Severus, aggiunse chiedendogli: “Che cosa significa ? Tu ne sai qualcosa ?”, ma Severus non le rispose. “Oh, vedo che non glielo hai ancora detto” disse Raptor. “Detto che cosa ? Papà !” domandò Clarice. “Tuo padre era un Mangiamorte” rispose Raptor. “No, non ci credo ! I Mangiamorte erano cattivi: era stato proprio il mio papà a dirmelo” replicò dicendo Clarice. “Però, vedo che si è dimenticato di dirti una cosa” disse Raptor. Clarice, quindi, guardò Severus il quale aveva gli occhi chiusi e gli disse: “Papà, come hai potuto fare una cosa del genere: sono stati proprio i Mangiamorte ad uccidere la mamma. Come hai permesso che le accadesse tutto ciò ?”. Severus aprì gli occhi e, guardandola, le spiegò dicendo: “Tua madre sapeva ciò che stavo facendo, ma lo facevo solamente per conto di tuo nonno”; poi, avvicinò la testa e, sottovoce, finì dicendo: “Ero una spia e dovevo dire a tuo nonno tutto quello che il Signore Oscuro decideva di fare” e si rimise normalmente. “Che cosa c’è, Piton ? Lo sai che non mi piace chi parla sottovoce, perché è da maleducati” disse Raptor. “E a me, invece, non piace chi è un codardo: hai tradito Silente; lui aveva riposto tutta la sua fiducia in te e, l’unico modo per ripagarlo, è metterti dall’altra parte” disse Severus. “ Anche tu eri un codardo: lo sei sempre stato” disse Raptor. “Il mio papà non è un codardo !” replicò dicendo Clarice. “Se non è un codardo, allora, perché non ha il fegato di affrontarmi ?” disse Raptor. Senza dire nulla, Severus prese fuori la sua bacchetta, ma Clarice gli disse: “Papà, non farlo: è sicuramente una trappola”. “Tranquilla, piccola mia: sono sicuro di batterlo” disse Severus e, scendendo gli ultimi gradini, si fermò di fronte a Raptor, il quale disse: “Un duello, eh ? Sì, questa idea mi piace”. “Ti credi tanto furbo, ma non pensarla di farla franca” disse Severus. “Ma che papà coraggioso, che fa tutto pur di proteggere la sua adorata figlioletta; sai, cara Clarice Piton: ti avrei ucciso quella notte, ma tu ti sei dimostrata più forte del previsto. Dopo aver fatto fuori il tuo paparino, mi occuperò di te” disse Raptor. “Tu non la tocchi !” replicò dicendo Severus e, puntando la sua bacchetta contro Raptor, gridò: “Expelliar…” ma non fece in tempo a finire l’incantesimo che Raptor, con il solo scrocchio di dita, disse: “ Pietrificus Totalum !” e Severus si bloccò nella posizione in cui era. “Oh, no: papà !” gridò Clarice e corse da lui, fermandosi al suo fianco.

“Hai visto che cosa succede ad affrontarmi, piccola Piton ? Prima o poi, tutti quelli che vogliono proteggerti, moriranno e, tu, per ultima. Mi è bastato parlarti di te, ed il tuo caro paparino si è subito addolcito. Se tu non fossi nata, lui sarebbe ancora dalla nostra parte, ma, sfortunatamente, si è anche innamorato di quella lurida Mezzosangue di tua madre” disse Raptor e si voltò verso lo specchio. Clarice doveva trovare un modo di distrarre Raptor, intanto che, contemporaneamente, pensava anche a come prendere la pietra; quindi, gli chiese: “Ehi, dove è finito il tuo balbettare ? Quella notte, pensavo che mio padre ti stesse per uccidere”. “A volte, piccola Piton, devo attenermi a tutto, per ubbidire al mio Signore” rispose Raptor, continuando a guardare lo specchio. “Vuoi dire che è sempre stato presente ?” domandò Clarice. “Certo; lui è sempre con me: sempre” rispose Raptor. Clarice lo guardò stranamente; poi, guardò suo padre e, notò, ancora, la ferita che gli aveva fatto Fuffy, la sera di Halloween; quindi, rivoltò lo sguardo verso Raptor e gli disse: “ Lo sai, ti devo fare i complimenti per Fuffy: è stato molto intelligente utilizzare un’arpa per farlo addormentare e, soprattutto, sei stato molto astuto a farti dire da Hagrid, che, per addormentare Fuffy, basta solo un po’ di musica”, ma Raptor non disse nulla. “Devo trovare un altro modo per distrarlo; ma come ? Ehi, forse, ci sono: Clarice sei proprio una Piton” disse tra se Clarice; poi, aggiunse dicendo: “ Quel giorno, durante la partita di Quidditch, è stato lei a cercarmi di uccidere”. “E’ vero e ci sarei riuscito se il tuo caro papà non avesse borbottato le sue contro maledizioni ed il mio mantello non avesse preso fuoco” replicò dicendo Raptor. “Il mio papà mi stava salvando ?! Allora, ecco, perché, la prima partita di quest’anno, l’ha arbitrata lui” disse Clarice. “Tuo padre sapeva che ero un pericolo per te, fin dall’inizio, specialmente dopo Halloween” spiegò Raptor. “ Allora, sei stato tu a far entrare il troll” disse Clarice. “Che brava, Piton: sì. Ma il tuo paparino, sfortunatamente, non ci è cascato: mentre gli altri correvano verso i sotterranei, lui è andato al Terzo Piano, per intercettarmi. Ed è ovvio che non si è più fidato di me: non mi lasciava quasi mai solo, ma lui non capisce: io non sono mai solo” spiegò Raptor e, mentre spiegava, a Clarice bruciò nuovamente la cicatrice. “Allora, cos’è che fa questo specchio ?... Vedo quello che desidero: mi vedo con in mano la pietra, ma come la prendo ?!” disse Raptor, mentre guardava lo specchio. Improvvisamente, si sentì una voce profonda, la quale disse: “ Usa la ragazza”. Raptor, quindi, si voltò e, con voce piena di rabbia, disse: “ Vieni qui, Piton ! Subito !”.

Clarice guardò suo padre, fermo come una statua; poi, rivoltò lo sguardo in avanti e si diresse verso Raptor e, quando fu al suo fianco, le chiese: “Dimmi: che cosa vedi ?”. Clarice guardò meglio nello specchio, finché la sua immagine riflessa mise la mano destra nella tasca e ne trasse fuori proprio la Pietra Filosofale: Clarice rimase senza parole, perché non sapeva come la pietra fosse finita nella sua tasca; poi, il suo riflesso le fece l’occhiolino e si rimise la pietra nella tasca. Clarice si toccò la tasca destra e, effettivamente, sentì qualcosa di duro: era la pietra. Ma Raptor non era un uomo paziente; quindi, accorgendosi che Clarice era rimasta senza parole, le domandò: “Cosa c’è ?! Cosa vedi ?!”. “Sto…sto stringendo la mano a Silente: ho vinto la Coppa delle Case” rispose titubante Clarice. “Mente” disse la voce profonda di prima. “Dì la verità ! Che cosa vedi ?!” gridò Raptor, guardando Clarice, la quale lo guardò a sua volta, ma non disse nulla. “Fa parlare me con lei” disse la voce profonda. “Padrone, non ne avete la forza” disse Raptor e, mentre parlava, Clarice indietreggiò, fermandosi davanti a Severus. “Ho abbastanza forza per questo” disse sibilando la voce profonda e Raptor incominciò a togliersi il turbante. Mentre se lo toglieva, Clarice guardò Severus e gli disse: “Oh, papà, come vorrei che non fossi pietrificato: ora, più che mai, mi serve il tuo aiuto” e rivoltò lo sguardo verso Raptor il quale, dopo essersi tolto del tutto il turbante, nell’immagine riflessa nello specchio, si potè vedere, dietro di lui, un’altra testa, la quale disse: “ Clarice Piton: ci rivediamo”. “Voldemort” disse stupita Clarice. “Sì: vedi cosa sono diventato ? Vedi cosa devo fare per sopravvivere ? Vivere a spese di un altro: sono un parassita. Il sangue di unicorno riesce a rinvigorirmi, ma non può darmi un corpo tutto mio. Ma c’è una cosa che lo può fare: una cosa che, quando si dice la sorte, sta nella tua tasca” spiegò Voldemort.

Clarice si accorse che Voldemort sapeva, ormai, che la pietra ce l’aveva lei; quindi, cercò di scappare: “ Fermala !” gridò Voldermort e, con uno scrocchio di dita, tutto intorno, comparvero delle fiamme e Clarice non potè più andare da nessuna parte. Quindi, l’unica cosa che le rimaneva di fare, era combattere contro il suo peggio nemico; quindi, mentre si voltava, Voldemort disse: “Non fare l’idiota ! Perché andare incontro ad una morte orripilante, quando puoi unirti a me e vivere ?”. “Mai !” replicò Clarice. Voldemort rise; poi, disse: “ Il coraggio, ce l’aveva anche la tua dolce mammina. Dimmi, Clarice, ti piacerebbe rivederla ? Insieme, possiamo farla ritornare, così che tu, lei ed il tuo papà, sarete di nuovo una famiglia. Ti chiedo solo qualcosa in cambio” e, nel riflesso, comparve Lily, la mamma di Clarice e la moglie di Severus. Clarice, quindi, prese fuori dalla tasca la Pietra Filosofale e Voldermort disse: “Sì, così Clarice. Non esiste bene e male. Esiste solo il potere e quelli troppo deboli per averlo. Insieme faremo cose straordinarie. Avanti: dammi la  pietra !”. Nel riflesso, però, Clarice vide, dietro di se, suo padre ancora pietrificato e, improvvisamente, le parve di vedere, come un luccichio nei suoi occhi e come le stesse facendo capire di non accettare quell’offerta: che Lily non sarebbe mai più ritornata indietro. Di fatti, il riflesso di Lily scomparve e Clarice, replicò dicendo: “ Bugiardo !”. “Uccidila !” gridò Voldemort e Raptor volò verso Clarice, prendendola per la gola e facendola cadere con la schiena contro i gradini dietro a Severus: per il forte impatto, Clarice perse la pietra, la quale cadde accanto a lei. Raptor la stava strozzando e, contemporaneamente, Clarice cercava di prendere la pietra, finché, con la mano destra, Clarice toccò la mano con la quale Raptor la stava strozzando e successe una cosa inaspettata: la mano di Raptor bruciò. Raptor gridò dal dolore e lasciò andare Clarice, la quale riprese fiato; poi si guardò le mani, capendo come avesse potuto fare una cosa del genere; successivamente, guardò Raptor e vide che la sua mano destra, con la quale l’aveva strozzata, si era frantumata. “Cos’è questa magia ?!” disse stupito Raptor, mentre si guardava la sua mano frantumata. “Idiota ! Prendi la pietra !” gridò Voldemort e Raptor stava per prendere la pietra, ma Clarice lo fermò, mettendogli le mani sulla faccia, capendo che, in quella maniera, non solo avrebbe sconfitto Raptor, ma anche Voldemort. Di fatti, la faccia di Raptor, proprio come era avvenuto prima con la sua mano, si sgretolò ed il corpo senza vita dell’ex Professore di Difesa contro le Arti Oscure, cadde a terra, davanti a Clarice, la quale si rialzò in piedi.  Clarice guardò, quindi, suo padre, ancora pietrificato e disse: “Papà, ce l’ho fatta: finalmente ho sconfitto Voldemort e ci sono riuscita solamente toccandolo”; poi, si piegò e raccolse la pietra, guardandola e, mentre la guardava, non si accorse che dietro di lei, si formò una nube di fumo. Clarice sentì nell’aria, ancora una presenza sinistra: quindi, si voltò, e la nube, con la faccia di Voldemort, volò verso di lei, passandole in mezzo, per poi, volarsene via.

Clarice cadde a terra e, le ultime cose che vide, prima di perdere i sensi, fu la pietra nella sua mano e suo padre ancora pietrificato. Fortunatamente per lei, Hermione era riuscita a contattare Silente il quale, saputo di ciò che stava succedendo, ritornò immediatamente ad Hogwarts: scese lungo la botola e, quando arrivò nella stanza con lo specchio, fece scomparire le fiamme e, si inginocchiò di fianco a Clarice; poi, guardò Severus e, con un semplice cenno della mano, lo spietrificò e Severus ritornò quello di prima; poi, vedendo che Clarice era distesa a terra e priva di sensi, si inginocchiò anche lui e disse: “Oh, la mia piccolina: ha combattuto, da sola, contro di Lui”. “Allora, le voci erano vere: Voldemort è ritornato” disse Silente. Severus lo guardò malamente, perché aveva pronunciato quel nome; poi Silente aggiunse dicendo: “ Sembra, però, che Clarice sia riuscita a trovare la pietra prima di Raptor e tenerla al sicuro con se” e prese la pietra dalla mano della bambina. “Starà bene ?” chiese preoccupato Severus, mentre guardava la figlia. Silente si rialzò in piedi e gli rispose dicendo: “Sì, starà bene: ora, la porteremo in Infermeria, dove Madama Chips le darà tutte le cure necessarie”. Severus, allora, prese in braccio Clarice e, dopo essersi alzato, lui e Silente si diressero ai piani superiori.

Arrivati in Infermeria, Madama Chips, vedendoli, corse verso di loro e Silente le disse: “Per favore, prepari un letto per la giovane Piton: questa piccolina ha bisogno di recuperare le forze” e Madama Chips fece come le era stato chiesto. Severus continuava a guardare Clarice tra le sue braccia; quindi Silente disse: “Si rimetterà: Clarice è una bambina molto forte”. “Che stupido, sono stato: farmi pietrificare all’istante ! E, pensare, che ho assistito a tutto” disse Severus. “Hai assistito a tutto ?!” disse stupito Silente. “Evidentemente, secondo me, l’obiettivo di Raptor, era quello di farmi vedere mentre faceva soffrire la mia piccolina” spiegò Severus. “Ecco: il letto è pronto” disse Madama Chips e Silente e Severus andarono nel letto che era stato preparato e Severus vi distese sopra Clarice, la quale era ancora priva di sensi. “Ma cosa le è successo ?” domandò Madama Chips. “E’ una lunga storia; però, credo che anche Severus debba essere curato” rispose Silente. “Non dire sciocchezze ! Io sto perfettamente” replicò dicendo Severus ed incrociò le braccia. “Severus, non essere testardo: lo vedrebbe chiunque che, anche tu, hai bisogno di cure” disse Silente. “Userò le mie pozioni per curarmi: ora, pensate a Clarice” disse Severus.  “Va bene: mi fido in quello che fai” disse Silente. “Ti sei sempre fidato di me, ma mai quando ti dicevo che Raptor nascondeva qualcosa” disse Severus. “Visto che balbettava, pensavo che non potesse creare nessun problema agli studenti” disse Silente. “No: infatti, voleva solamente uccidere la mia bambina” disse sarcasticamente Severus. “Bé, prendila dal lato positivo: ora Clarice si rimetterà e Raptor non tornerà più” disse Silente. “Preferisco non dire quello che sto pensando in questo momento” disse Severus. “Mi dispiace mandarvi via, ma devo occuparmi della bambina; quindi, se volete uscire” disse Madama Chips. “Ha perfettamente ragione, Madama Chips: ora, io e Severus, togliamo subito il disturbo” disse Silente e si voltò, dirigendosi verso la porta, ma si accorse che mancava qualcuno: di fatti, Severus era ancora accanto a Clarice e le stava accarezzando la fronte, dove era ben visibile la cicatrice a forma di saetta; quindi Silente si rivoltò e disse: “Severus, la rivedrai domani mattina: non è che scappa dal castello”. “E’ che non voglio stare lontano da lei” disse Severus. “Le starai lontano solo per qualche ora e niente di più; e, poi, ti vorrei nel mio ufficio, per discutere su alcune faccende che riguardano proprio Clarice” disse Silente. Severus lo guardò e stupito chiese: “Non mi dire che mia figlia deve ritornare dai Dursley ?!”. “Ho paura proprio di sì, Severus: Clarice non può vivere con te, perché sarebbe in pericolo” rispose Silente. “Se ti riferisci al mio lavoro da spia, bé, lo sa già” disse Severus, riguardando la figlia. “E, suppongo, che sappia anche che, in passato, eri un Mangiamorte, vero ?” domandò Silente e Severus annuì positivamente. “Però, ciò, non cambia le cose: per vivere, Clarice deve essere protetta dal legame di sangue” disse Silente. “Io sono il suo legame di sangue più vicino: in fin dei conti sono suo padre !” replicò dicendo Severus, riguardando Silente, il quale gli spiegò: “Calmati, Severus: non c’è bisogno di arrabbiarsi così tanto. Lasciami spiegare: Lily ha dato la sua vita per proteggere Clarice e, quindi, solo qualcun altro con il suo stesso legame di sangue, potrà proteggerla; quindi, è per questo motivo, che, durante l’estate, fino a che non avrà compiuto la maggior età, vivrà da i Dursley”. Severus parve capire la situazione; quindi disse: “Petunia è la sorella di Lily ed è ovvio che sia la più adatta per proteggerla; ma, se vengo a scoprire che la trattano ancora male, giuro che la vado a prendere personalmente”. “Vedrai che, ora, le cose per Clarice cambieranno” disse Silente. “Lo spero: non voglio vederla ancora soffrire” disse sospirando Severus. “Coraggio, Severus: è ora di andare” disse Silente e, dopo che Severus ebbe dato un dolce bacio sulla fronte di Clarice, i due uscirono dall’Infermeria, lasciando la bambina nelle mani di Madama Chips. Finalmente, la Pietra Filosofale è stata recuperata e Voldemort sconfitto, o è ciò che pensano veramente Clarice ed i suoi amici ?

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Capitolo 24
*** E' Hogwarts casa mia Parte I ***


Ed eccoci giunti alla fine di questa prima parte. Ma non preoccupatevi: Clarice ed i suoi amici torneranno nella Camera dei Segreti

Venne la mattina di un nuovo giorno e già tutti gli studenti, ed i professori, a parte Severus e Silente, erano a conoscenza di ciò che era successo al Professor Raptor: “Ancora non ci credo che il Professor Raptor e Tu – Sai – Chi erano la stessa persona” disse stupito Ron, mentre insieme ad Hermione e ad altri studenti, era nella Sala Comune dei Grifondoro. “Dovevamo immaginarlo, fin da quando il Professor Raptor ha fatto il Malocchio alla scopa di Clarice: ma perché non ci abbiamo pensato prima ?!” disse Hermione. “Per la verità, lo avevamo immaginato, solo che il Professor Piton non ci permetteva di ficcare il naso in faccende che riguardano la scuola e, se lo facevamo, poi ci andava di mezzo anche Clarice” spiegò Ron. “Era Clarice che metteva in mezzo noi e non il contrario; comunque, sono contenta, che si sia risolto tutto per il meglio” disse Hermione. “A proposito: ho sentito dire da Fred e George, che lo hanno sentito dire da Baston, che Grifondoro é riuscita a vincere la Coppa di Quidditch: la consegneranno oggi pomeriggio alla squadra” disse Ron. “E ti meraviglia ?! Quest’anno, Grifondoro ha avuto una bravissima Cercatrice” disse Hermione; poi, aggiunse dicendo: “Ho chiesto alla Professoressa McGranitt come sono andati gli esami e, ovviamente, ho preso il massimo dei voti”. “Fortunata te; scommetto che, anche a Clarice, saranno andati bene. Sono io, invece, che non so se verrò promosso al prossimo anno” disse Ron. “Prendila dal lato positivo, Ron: almeno abbiamo aiutato Clarice a sconfiggere il mago più potente che ci sia” disse Hermione. “E con questo ?! Non credo che promuoveranno uno che non ha ubbidito a chissà quante regole” disse Ron. “Però, è anche vero che abbiamo fatto un’azione a fin di bene; insomma, per proteggere qualcosa che appartiene alla scuola” disse Hermione. In quel momento, si avvicinò a loro Neville e Ron gli domandò: “Ehi, ciao Neville: non te la sarai presa per quello che Hermione ti ha fatto ieri sera, vero ?”. “No, anche perché la Professoressa McGranitt non ci ha impiegato molto a sprietificarmi; però, non dovevate, lo stesso, uscire: potevate far perdere altri punti a Grifondoro” rispose Neville. “Bé, se vuoi saperlo, non ci avrebbero tirato via dei punti, perché con noi è venuto il Professor Piton” disse Ron. “Davvero ?! Non è che mi state raccontando una bugia ?” chiese stupito Neville. “E’ la verità: è stato proprio il Professor Piton a consegnarci il Mantello dell’Invisibilità e, poi, ovviamente a venire con noi” rispose Hermione. “Bé, il Mantello dell’Invisibilità era suo” disse Ron. “Cosa ?!” disse stupita Hermione guardandola. “Cavolo, non dovevo dirtelo: avevo promesso al Professor Piton che sarebbe stato un segreto solo tra me e lui” disse Ron. “Clarice lo sa ?” domandò Hermione. “No, anche se non mi sarebbe corretto non dirglielo” rispose Ron. “Allora, glielo potremo dire quando la dimetteranno dall’Infermeria: oggi dovrebbe uscire” disse Hermione. “Preferirei dirglielo quando non c’è il Professor Piton e, conoscendolo, sicuramente ci sarà anche lui oggi pomeriggio, quando verrà consegnata la Coppa di Quidditch” disse Ron. “Bé, glielo dirai quando lui non ci sarà, è ovvio” disse Hermione. “Il che mi sembra difficile che possa accadere: ultimamente, non ha mai perso d’occhio Clarice. Anzi, scommetto che, in questo momento, si trova nell’Infermeria con lei” disse Ron.

Di fatti, nell’Infermeria, Severus era appena arrivato di fianco al letto di Clarice e, in braccio, teneva l’animaletto che le aveva comprato a Diagon Alley: “Se non fai il bravo, giuro che ti rinchiudo nella tua gabbia ! So che la odi !” disse Severus ed il furetto tra le sue braccia se ne stette fermo, per poi essere messo sul letto. Il furetto camminò sulle lenzuola e, quando arrivò alla faccia di Clarice, gliela leccò. “ No, papà, non ho bisogno di un bagno; smettila” disse Clarice. “Forse, se apri gli occhi, ti accorgerai che non ti sto affatto costringendo a farti un bagno” disse Severus. Clarice aprì gli occhi per trovarsi di fronte un musetto rosa: “ Ma…ma….questo…” disse titubante Clarice, sedendosi e prendendo in mano l’animale. “…questo sarà il tuo nuovo animale da compagnia: ho notato che Hedwige non sta molto con te ed ho pensato che un furetto sarebbe stato ideale” disse Severus, sedendosi sul letto. Clarice non sapeva che dire, era praticamente rimasta senza parole: non si sarebbe mai immaginata che, prima o poi, suo padre le avrebbe regalato un animale domestico; quindi, disse: “Grazie, papà: è bellissimo”. “Bé, secondo Hagrid, si tratta di una femmina” la corresse Severus. “Ah, ma sei una femminuccia ? Allora, ti ci vuole un nome speciale” disse Clarice, guardando il furetto il quale cercava di leccarle, di nuovo, la faccia. “Che nome pensi di darle ?” chiese Severus. “Artemisia” rispose Clarice. “Artemisia ?!” disse stupito Severus. “Sì: è stata la prima domanda che mi hai fatto il primo giorno di scuola e, alla quale, io non ho risposto” spiegò Clarice. “Già, quella domanda: che cosa ottengo se verso della Radice di Asfodelo in polvere in un infuso di Artemisia” disse Severus, ripetendo la domanda che le aveva fatto durante la prima lezione di Pozioni. “Ma è ovvio, Professore: ottengo una pozione soporifera potentissima, ovvero il Distillato della Morte Vivente” disse Clarice. “10 punti a Grifondoro per la prestazione ottima della vostra compagna” disse Severus e, i due, si misero a ridere. Artemisia li guardò con curiosità, non capendo del perché stessero ridendo.

In quel momento, entrò Silente il quale, avvicinandosi al letto, disse: “Oh, vedo che sei già sveglia e noto anche, con piacere, che il tuo papà ti ha regalato un animaletto”. “E’ un furetto e si chiama Artemisia” spiegò Clarice. “Artemisia…è uno degli ingredienti per preparare il Distillato della Morte Vivete, vero ? Direi che è proprio appropriato come nome” disse Silente. “L’ha scelto Clarice” disse Severus. “Sei brava a scegliere i nomi: complimenti” disse Silente. “Grazie, Signore” disse Clarice. “Ma perché non mi chiami “nonno” ? Lo sono o non lo sono ?” domandò Silente. “Perché mi sembra corretto rivolgersi così ad una persona adulta” rispose Clarice. “Che brava bambina, che sei” disse sorridendo Silente; poi, vedendo i tanti doni che vi erano davanti a lei, aggiunse dicendo: “Ah, doni, dai tuoi ammiratori”. “Ammiratori ?!” disse stupita Clarice. “Quello che è accaduto ieri sera tra te ed il Professor Raptor, è segretissimo, per ciò naturalmente, tutta la scuola lo sa” spiegò Silente. Clarice, quindi, guardò Severus, il quale disse: “Non guardare me: non sono stato io a spifferare tutto” ed entrambi rivoltarono lo sguardo verso Silente il quale, mentre prendeva una Cioccorana aperta, disse: “Vedo che il tuo amico Ron ti ha risparmiato la fatica di scartare le tue Cioccorane”. “Ron era qui ?! Sta bene ? E Hermione ?” chiese preoccupata Clarice. “ Bene: stanno bene tutti e due” rispose Silente e Clarice si sentì più rassicurata; poi, aggiunse domandando: “Ma dove è finita la pietra ?”. “Clarice, per favore: ancora con questa storia. Pensavo che, con tutto quello che abbiamo passato ieri sera, non avresti più chiesto della pietra” disse Severus. “E’ tutto a posto, Severus; e, poi, la piccola ha diritto di sapere che fine ha fatto, no ?” disse Silente, ma Severus, non pensandola alla sua maniera, incrociò le braccia in segno di disapprovo. “La pietra è stata distrutta: il mio amico Nicholas ed io abbiamo fatto una chiacchierata ed abbiamo deciso che era meglio per tutti” rispose Silente. “Ma così Flamel morirà, vero ?” disse Clarice. Silente si sedette dall’altra parte del letto e le disse: “Ha sufficiente Elisir per sistemare i suoi affari. Però, sì, morirà”. “Come ho fatto ad avere la pietra ? Mi stavo fissando nello specchio e, tutto ad un tratto…” chiese Clarice, ma Silente la fermò, rispondendole: “ Solo una persona che avesse voluto trovare la pietra, trovarla ma non usarla, avrebbe potuto prenderla. È stata una delle mie idee più brillanti”. “Le altre non erano idee brillanti, ma solo ricatti” disse Severus, guardandolo. Silente lo guardò a sua volta e gli domandò: “ Cosa ti fa pensare che non fossero brillanti ?”. “Bé, la prima è che hai assunto un professore psicopatico per la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure; la, seconda è che hai permesso di far giocare Clarice nella squadra di Quidditch durante il suo primo anno; e, terzo, mi hai convinto a regalarle il mio Mantello dell’Invisibilità” rispose Severus. Clarice lo guardò e stupita disse: “Il Mantello dell’Invisibilità era tuo ?!”. Severus la guardò e le disse: “Ma certo che era mio: lo usavo, di notte, per andare a trovare tua madre nel dormitorio dei Grifondoro. Però, io te l’ho regalato non per andare da Hagrid di sera e soprattutto non per andare a vedere lo Specchio delle Brame”. “Ma sul biglietto c’era scritto di farne buon uso ed io ne ho fatto buon uso” disse Clarice. “Non ha tutti i torti” disse Silente. Severus lo guardò e replicò dicendo: “Smettila di darle sempre ragione: così, la conduci sulla cattiva strada”. “Usare quel Mantello per recuperare la pietra, non era andare sulla cattiva strada, ma essere diventato un Mangiamorte lo è stata” replicò dicendo Clarice. “Te l’ho spiegato del perché sono diventato un Mangiamorte e, per giunta, non avevo altra scelta. Credimi, piccola: tua madre non aveva mai approvato questa mia decisione, ma era l’unico modo per scoprire che cosa tramava Tu – Sai - Chi” disse Severus. “Io non ce l’ho con te, papà, anche perché, in passato, hai dovuto subire troppe cose brutte: prima la morte della mamma e, poi, il nonno che mi ha portato via da te e mandarmi a vivere dai Dursley. Però ora non voglio vederti soffrire, perché ci sono io qua con te” disse Clarice e lo abbracciò. “Clarice, c’è una ragione del perché, ogni estate, devi ritornare dai Dursley” disse Silente. Clarice si staccò dall’abbraccio con Severus e, guardandolo, gli chiese: “E quale sarebbe ?” e Silente le raccontò tutto quello che aveva detto a Severus la sera prima. Quando ebbe finito la spiegazione, Clarice disse: “ Quindi, quando avrò compiuto 17 anni, potrò finalmente vivere con papà, vero ?”. “Esattamente; e, poi, ricordati: finché non avrai compiuto la maggior età, non potrai usare la magia al di fuori del mondo magico” spiegò Silente. “Lo so; però, posso sempre minacciare i Dursley se mi maltratteranno ancora” disse Clarice. “Se ti maltratteranno, giuro che ti vengo a prendere immediatamente” disse Severus. Clarice lo guardò e domandò: “Davvero lo faresti ?!”. Severus l’accarezzò sulla guancia e le rispose dicendo: “Ma certo, mio piccolo leoncino” e Clarice sorrise. “Scusatemi, ma ora devo proprio andare: oggi pomeriggio, c’è un’importante premiazione” disse Silente, alzandosi dal letto ed andando dietro i dolci, mentre Artemisia lo guardava con curiosità. “Quale premiazione ?” chiese Clarice. “Grazie a te, piccola, Grifondoro ha vinto la Coppa di Quidditch; quindi, oggi pomeriggio, la tua squadra, insieme a tutte le altre case ed ai professori, ti aspetta nel giardino del castello per ricevere questa coppa” rispose Silente. “Uao ! Abbiamo vinto la Coppa del Quidditch” disse entusiasta Clarice; poi, guardando Severus, aggiunse dicendo: “Non è meraviglioso, papà ?! Grifondoro ha vinto la Coppa del Quidditch !”. “Sono orgoglioso di come hai giocato in tutte le partite: è grazie a te se avete vinto la coppa” disse Severus. “Non è tutto merito mio: è grazie a tutta la squadra, se l’abbiamo vinta” disse Clarice. “Clarice è molto generosa e pura di cuore: non mi meraviglia affatto che, quando hai toccato Raptor, si è sgretolato” disse Silente. “Però, ora che la pietra è sparita, Voldemort non tornerà mai più ?” domandò Clarice. Severus la guardò malamente, perché le aveva già detto che non voleva più sentire nominare quel nome; ma Silente le rispose dicendo: “ Ho paura che ci siano altri modi con cui può tornare. Clarice, lo sai perché il Professor Raptor non sopportava che tu lo toccassi ?” e Clarice scosse negativamente la testa; quindi, Silente continuò dicendo: “ A causa di tua madre: lei si è sacrificata per te e, un atto come questo, lascia il segno”. Clarice, allora, si toccò la cicatrice, ma Silente le disse: “No, no , non è un segno visibile: ti resta dentro, nella pelle”. “Che cosa è ?” chiese Clarice. “L’amore, Clarice. L’amore” rispose Silente e, dopo averla accarezzata sulla testa,  prese un pacchetto di Gelatine Tutti i Gusti + 1 ed aggiunse dicendo: “Ah, gelatine Tutti i Gusti + 1: sono stato molto sfortunato da giovane, perché ne ho trovata una al gusto di vomito e da allora, per me, hanno perso ogni attrattiva” e Clarice fece una faccia disgustata, mentre Severus rideva sotto i baffi. “Ma credo che andrei tranquillo con una Caramella Muu” disse Silente e, mentre la prendeva, Severus gli disse: “Stai attento che, troppe caramelle, non fanno bene”. “Oh, Severus non stare sempre a dire ciò che non si deve fare: bisogna viverla la vita” disse Silente, mentre mangiava la caramella. “Il nonno ha ragione, papà: bisogna divertirsi finché si ha ancora tempo” disse Clarice. “Lui ha detto “viverla la vita” e non “divertirsi”: sono due cose completamente diverse” disse Severus; poi, guardando Silente, aggiunse domando: “Allora, questa volta che gusto hai trovato ?”. “Ahimè: cerume” rispose Silente e Clarice sorrise, mentre Severus scosse negativamente la testa. “Ora vi devo veramente lasciare, ma ci vedremo oggi pomeriggio per la premiazione” disse Silente ed uscì dall’Infermeria. “Il nonno è proprio simpatico: credo che sentirò molto la sua mancanza durante l’estate” disse Clarice. “E, la mia, la sentirai ?” chiese Severus. Clarice lo guardò e rispose: “Tantissimo, papà” e lo abbracciò.

Nel pomeriggio, Clarice era stata dimessa dall’Infermeria e stava camminando per i corridoi del Castello a fianco di Severus, mentre sulla spalla sinistra vi era Artemisia: “Sai, credo che il tuo furetto, ormai, si stia abituando a vivere qui” disse Severus. “Vivere qui ?! Vuoi dire che non potrò tenerla con me durante l’estate ?” domandò stupita Clarice, voltando lo sguardo verso Severus il quale, guardandola a sua volta, le rispose dicendo: “Non credo che i Dursley la apprezzeranno, quindi è meglio per lei stare lontano da persone che le possano far del male”. “Non le faranno del male: ci devono solo provare che li minaccio di trasformarli in rospi” replicò dicendo Clarice. “Lo sai che non si può usare la magia al di fuori delle mura di Hogwarts” disse Severus. “Lo so: di fatti, ho detto che li minaccio e non che faccio loro una magia” disse sorridendo Clarice. “A volte, mi chiedo del perché tu non sia stata messa in Serpeverde: quando ti comporti così, sei meno Grifondoro e più Serpeverde” disse Severus; poi, aggiunse dicendo: “Va bene, Artemisia starà con te, ma mi devi promettere che non la farai mai uscire dalla sua gabbia”. “Ma si annoierà” disse Clarice. “Non mi interessa: se vuoi che il tuo animaletto non venga messo in qualche pentola, allora, è meglio che la tieni in gabbia” disse Severus. “Chi mai mangerebbe un furetto ?” disse disgustata Clarice. “Bé, secondo quanto mi hai raccontato, tuo cugino Dudley si mangia di tutto, quindi…” disse Severus. “Ti prego non andare oltre: ho già capito. Artemisia non lascerà mai la sua gabbia” disse Clarice. “E, la stessa cosa, vale anche per Hedwige” disse Severus. “E perché ?” chiese Clarice. “Non vorrai che venga spennata e messa arrosto, vero ?” rispose Severus. “Perché devi essere sempre così macabro: a volte, sei peggio del Barone Sanguinario” disse Clarice. “Voglio solo il meglio per i tuoi animali: Hedwige perché deve consegnare la posta e Artemisia, perché, quando frequenterai il secondo anno, tua nonna ti insegnerà un incantesimo che trasformerà gli animali in calici” spiegò Severus. “Davvero potrò trasformare Artemisia in un calice ?! Uao !” disse stupita Clarice. Severus la guardò e, rivolto al furetto, disse, puntandogli contro il dito: “ E tu, prova a rigare dritto: se vengo a scoprire che sei scappata, anche solo una volta, dalla tua gabbia, giuro che, quando ritornerai ad Hogwarts, ti uso come ingrediente per una delle mie pozioni” ed il furetto gli leccò il dito. Clarice rise e, mentre Severus si puliva il dito con un fazzoletto, disse: “Sembra proprio che Artemisia non abbia paura di te; anzi: le stai già simpatico”. “Avrà paura quando, sotto di lei, ci sarà un bel calderone bollente” disse Severus e rimise via il fazzoletto. Clarice guardò il furetto sulla sua spalla e disse: “Non ti preoccupare, Artemisia; il papà dice così solo per metterti paura: mica ti usa veramente come uno dei suoi ingredienti”. “Lo vedremo” disse Severus. Nel frattempo, Ron ed Hermione avevano finito di fare colazione e, ora, si trovavano in cima ad una scala: “Sai, Hermione: Clarice mi manca” disse Ron. “Già, manca anche a me, ma vedrai che fra poco la rivedremo” disse Hermione. “Non vedo l’ora di dire a Clarice che abbiamo vinto la Coppa di Quidditch, anche se andrà sicuramente diversamente per la Coppa delle Case” disse Ron. Hermione guardò davanti a se e, stupita disse: “Ehi, quella sembra Clarice e, di fianco, c’è anche il Professor Piton”; quindi, anche Ron guardò davanti a se e disse: “E’ vero: è Clarice con suo padre e…ehi, ma che cosa è qell’animale che ha sulla spalla ?!”. Clarice e Severus si fermarono di fronte a loro e Clarice, guardando Ron, gli domandò: “Tutto bene, Ron ?”. “Tutto bene; e tu ?” rispose Ron. “Tutto bene” disse Clarice; poi, guardando Hermione, continuò chiedendo: “ E Hermione ?”. “Mai stata meglio” rispose sorridendo Hermione. Clarice sorrise, sapendo che i suoi due migliori amici stavano bene e, persino Severus, accennò ad un piccolo sorriso. “Ehi, Clarice, vuoi sapere una super notizia ?” disse Ron. “Se si tratta della Coppa che Grifondoro ha vinto a Quidditch, allora la so già, perché me l’ha riferita questa mattina mio nonno” spiegò Clarice. “Ahhhhh” disse tristemente Ron; poi, ritornò di buon umore e disse: “E’ grazie a te se abbiamo vinto la Coppa di Quidditch: su quella scopa eri bravissima”. “Grazie, Ron” disse Clarice. “Ma sì, certo, il Quidditch è molto più importante delle condizioni di una persona, no ?” disse Severus. “Ci scusi, Professor Piton; comunque, sta bene ?” domandò Hermione. “Tutto bene e sono contento che, anche voi, vi siate ripresi” rispose Severus. Ron ed Hermione scesero le scale e, mettendosi di fronte a Clarice e Severus, Ron chiese, indicando il furetto che c’era sulla spalla di Clarice: “Che cosa è questo animale ?”. “Oh, si chiama Artemisia ed è un furetto: me l’ha regalato il mio papà” rispose Clarice e guardò Severus, il quale disse: “ Te l’ho regalato, ma solo perché l’anno prossimo dovrai utilizzarlo per alcune lezioni di Trasfigurazione”. “Allora, sono stata promossa ?!” disse stupita Clarice. “Sì, è con tutti pieni voti” disse Severus. “Lo sapevo ! Lo sapevo che avevo fatto dei bellissimi esami” disse entusiasta Clarice, saltando per la gioia. Nel saltare, però, fece spaventare Artemisia la quale, scese velocemente da lei, per andarsi a mettere sulla spalla sinistra di Severus, il quale disse: “Clarice, un po’ di contegno: non vedi che hai messo paura al tuo furetto ?!”. Clarice si calmò e, guardando il furetto sulla spalla di suo padre, disse: “Scusami, Artemisia: non volevo metterti paura” ed il furetto la leccò sulla faccia. “Devo fare i complimenti alla Signorina Granger, anche se mi sarei aspettato un risultato migliore in Pozioni” disse Severus, guardando Hermione, la quale stupita disse: “ Vuol dire che ho preso meno di Clarice ?”. “Proprio così: Clarice ha fatto un compito perfetto, mentre lei ha fatto un paio di errori; ma, ciò, non toglie che voi due siete state le migliori di tutta la classe” spiegò Severus. Clarice ed Hermione si guardarono e sorrisero compiaciute, mentre Ron disse: “Scommetto, però, che io avrò fatto un compito terribile, vero ?”. “L’aveva fatto ma…ecco…dopo ciò che è successo ieri notte, l’ho voluta premiare e, così, questa mattina, ho corretto il suo voto, mettendole la sufficienza” spiegò Severus. Sul volto di Ron comparve un sorriso e, guardò Hermione e Clarice; quest’ultima gli disse: “Così ti avevo detto Ron: il mio papà non è, poi, così cattivo come sembra”. “E, poi, se ti comporti bene e fai una cosa a fin di bene per la scuola, verrai premiato e, così, è stato” aggiunse dicendo Hermione. “Se non ci foste voi…” disse Ron. “Saresti sempre nei guai” finirono di dire Clarice ed Hermione.

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Capitolo 25
*** E' Hogwarts casa mia Parte II ***


Poco dopo, tutti erano in giardino ad assistere alla premiazione della squadra di Grifondoro: “Con questa Coppa, io nomino Grifondoro vincitrice del Quidditch” disse Silente e consegnò la coppa a Oliver Baston, il quale era il Capitano della squadra e tutti i Grifondoro esultarono per la gioia. “Ancora non ci credo che abbiamo vinto questa coppa e non una coppa qualunque, ma la coppa del Quidditch” disse Ron. “E questo grazie a Clarice: la più brava Cercatrice del mondo” disse Neville. “Ehi, Neville, come mai così contento ? Pensavo che fossi preoccupato per i risultati degli esami ?” domandò Hermione, guardandolo. Neville la guardò a sua volta e le rispose dicendo: “ Veramente… il Professor Piton…mi aveva detto che il mio compito era andato malissimo; però, poi, ho visto la sufficienza e…e quindi gli ho chiesto se quello era il mio compito e lui mi ha risposto dicendo che non si sbaglia mai e mi ha cacciato dall’aula”. Ron avvicinò la testa ad Hermione e sottovoce le disse: “ Secondo me, centra Clarice”. “E cosa te lo fa pensare che centri Clarice ?” chiese Hermione. Ron guardò Severus e, dopo che lo ebbe guardato anche Hermione, le rispose dicendo: “Non lo vedi come applaude contento: da quando ha scoperto che Clarice è sua figlia, non è stato più così cattivo; ha persino cambiato i voti mio e di Neville; quindi Clarice deve avergli detto di farci un regalo” e rivoltarono lo sguardo verso la squadra. “Sì ! Siamo i migliori !” esultò Fred. “Noi due siamo sempre stati i migliori, caro fratello” disse George; poi, i due si misero ad entrambi i lati di Clarice e, insieme, dissero: “Ma con la piccola Piton, siamo i tre più migliori !”. “Ragazzi, rischiate di farmi arrossire” disse Clarice.

A Severus non piaceva affatto che i gemelli Weasley stessero così vicino alla sua bambina; quindi, andò da loro: “Oh, oh: pensavo che i miei fratelli arrivassero, alla fine della scuola, tutti interi ma mi sa che non sia così” disse Ron, mentre insieme ad Hermione e Neville, seguiva con lo sguardo Severus. “Non può ucciderli davanti a tutti, anche perché c’è Silente e, se non vuole giocarsi il posto da professore, deve essere calmo” disse Hermione. “Lo sai che al Professor Piton non gliene frega niente degli altri, al eccezione di Clarice; anzi, ora penso che, se Clarice non fosse stata con noi nei sotterranei, il Professor Piton ci avrebbe abbandonati là sotto” disse Ron. “Se Clarice non fosse stata con noi, il Professor Piton non ci avrebbe neanche seguiti” disse Hermione. “Ed ecco perché ripeto che il Professor Piton tiene solamente a Clarice e a nessun’altro” disse Ron. Severus si fermò dietro ai gemelli Weasley e domandò: “Non vi avevo detto di stare lontano da mia figlia ?”. Fred e George si voltarono e Fred rispose dicendo: “ Veramente, Professor Piton, è la prima volta che sentiamo questa frase”. “E, se l’avessimo sentita prima, ci saremmo comportati diversamente” aggiunse dicendo George. “Allora, visto che la sentite adesso… ANDATE VIA DA MIA FIGLIA !” gridò Severus.

Tutti si voltarono verso di lui e calò il silenzio più assoluto; poi, Clarice disse, un po’ titubante: “Emmm…papà…forse hai un po’ esagerato…non credi ? Ti stanno tutti guardando”. Severus arrossì un po’; poi, dopo aver incrociato le braccia, disse: “Lo sai che non voglio che stai così vicino a dei ragazzi: sei ancora troppo giovane”. “E perché non vorresti che stessi vicino a dei ragazzi ?” chiese Clarice. Severus arrossì ancora di più e rispose dicendo: “ Anche per questo sei ancora troppo giovane”. “Perché ? Non mi sembra che, quando io ed Hermione stiamo con Ron, ci succeda qualcosa” domandò Clarice. Severus avvicinò la testa a Clarice e le rispose dicendo: “ Quando avrai 17 anni, ti dirò la verità”. “Oh” disse semplicemente Clarice, mentre Severus ritornò in posizione eretta e, contemporaneamente, ritornò anche del colorito normale. “Severus, perché ti sei arrabbiato così ? Non sei mica contento che la tua bambina abbia vinto la Coppa del Quidditch ?” chiese la Professoressa McGranitt. Severus voltò lo sguardo verso di lei e le rispose dicendo: “E’ per un’altra cosa che mi sono arrabbiato”. “Il Professor Piton si è arrabbiato perché io e George stavamo troppo vicino a Clarice” disse Fred. “Soprattutto perché ha paura che una cicogna arrivi troppo presto a casa sua” aggiunse George. Severus li guardò e, con voce fremente di rabbia, disse loro: “SPARITE DALLA MIA VISTA, SE NON VOLETE CHE VI BOCCI !” e, i due gemelli Weasley, corsero a tutta velocità, all’interno del Castello. “Papà, perché una cicogna dovrebbe venire a casa tua ?” domandò Clarice. Severus voltò lo sguardo verso di lei, per risponderle: “Anche ciò, te lo dirò quando sarai un po’ più grande”. “Ma si tratta di una cosa così brutta ?” chiese stupita Clarice. Severus arrossì nuovamente; ma poi le rispose dicendo: “E’ troppo complicato da spiegartelo: meglio che aspetti i 17 anni”. “Uffa ! Devo aspettare ancora tanto !” sbuffò Clarice. “Diventerai grande molto alla svelta, vedrai” disse Severus e l’accarezzò sulla testa; poi, Clarice, alzando lo sguardo verso di lui gli domandò: “Papà, posso andare da i miei amici ?”. Severus, quindi, voltò lo sguardo verso Ron, Hermione e Neville e le rispose dicendo: “ Ma certo, anche perché fremono per farti ancora dei complimenti”. “Grazie, papà” disse Clarice, ma non lo abbracciò, anche perché non voleva metterlo in imbarazzo; quindi, si limitò solamente a ringraziarlo e correre da i suoi amici. “Severus stai diventando troppo buono” disse tra se Severus, mentre guardava la figlia parlare con i suoi amici. “Sai, a volte penso che tuo padre, voglia veramente uccidere i miei fratelli” disse Ron. “Non essere ridicolo, Ron: il Professor Piton non farebbe mai una cosa del genere, vero Clarice ?” disse Hermione. “Già, non lo farebbe mai” disse Clarice; ci fu un attimo di silenzio e, poi, risero tutti insieme. Venne la sera e tutti, professori compresi, erano nella Sala Grande per festeggiare la festa di fine scuola.

P.S.: scusate per il capitolo corto, ma mi é sembrato doveroso dividere la fine in tre parti

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Capitolo 26
*** E' Hogwarts casa mia Parte III ***


E, così, siamo giunti alla fine di questa prima storia. Grazie a tutti coloro che l' hanno recensita e l'hanno seguita. Alla prossima con Clarice e la Camera dei Segreti

In alto, erano appesi gli stendardi dei Serpeverde, segno che, questa Casa, aveva vinto la Coppa delle Case: “Avevo ragione che non avremmo vinto la Coppa delle Case” disse tristemente Ron, mentre giocherellava con il cibo che aveva nel piatto. “Pensala dal lato positivo, Ron: almeno, abbiamo vinto la Coppa del Quidditch” disse Clarice. “Clarice ha ragione; e, poi, ci rifaremo il prossimo anno” disse Hermione. “Sempre se Silente non assume un altro professore di Difesa contro le Arti Oscure che voglia rubare qualcosa dalla scuola e che, soprattutto, voglia uccidere Clarice” disse Ron. “Grazie tante per l’incoraggiamento” disse con tono ironico Clarice. “Prego” disse Ron e Clarice gli lanciò un’occhiataccia.

Ad un certo punto, la Professoressa McGranitt picchierò, con il cucchiaio, il suo bicchiere ed il Professor Silente si alzò; a quel punto, tutti avevano l’attenzione su di lui, quindi, il Professor Silente iniziò a dire: “ Un altro anno è passato. Ora, se ho ben capito, va assegnata la Coppa delle Case, la classifica è la seguente: al 4° posto Grifondoro con 312 punti” ed i Grifondoro applaudirono miseramente. Clarice guardò suo padre, il quale la guardò a sua volta, facendole uno sguardo di incoraggiamento; poi, Silente continuò col dire: “ Al 3° posto, Tassorosso con 352 punti” ed anche i Tassorosso, come i Grifondoro, applaudirono poco. Silente, quindi, continuò la classifica: “ Al 2° posto, Corvonero con 426 punti” ed i Corvonero applaudirono un po’ di più dei Grifondoro e dei Tassorosso. Quindi, Silente finì dicendo: “ E, al 1° posto, con 472 punti, Serpeverde” ed i Serpeverde esultarono dalla gioia. Anche Severus applaudì calorosamente, perché la sua Casa aveva vinto, per la settima volta consecutiva.

Ma la gioia dei Serpeverde durò ben poco, perché Silente riprese a parlare: “ Sì, sì, complimenti Serpeverde, complimenti…tuttavia, alcuni recenti avvenimenti vanno presi in considerazione ed ho alcuni punti dell’ultimo minuto da assegnare” e Severus voltò lo sguardo verso di lui, come se chiedesse spiegazioni; poi, Silente continuò dicendo: “ Alla Signorina Hermione Granger, per il lucido uso dell’intelletto, mentre altri erano in grave pericolo, 50 punti” ed i Grifondoro esultarono. “Molto bene” disse Clarice e sorrise ad Hermione, la quale le sorrise a sua volta; poi, Silente continuò: “ Secondo: al Signor Ronald Weasley, per la migliore partita a scacchi che ad Hogwarts abbia visto da molti anni: 50 punti” ed i Grifondoro esultarono ancora più di prima. Ron non poteva crederci a quello che aveva sentito e Clarice gli sorrise amichevolmente; poi, Silente aggiunse dicendo: “ E terzo, alla Signorina Clarice Piton, per il suo sangue freddo e l’eccezionale coraggio, attribuisco ai Grifondoro, 60 punti” ed i Grifondoro esultarono tantissimo. Clarice guardò suo padre, il quale le fece l’occhiolino; quando Hermione richiamò la sua attenzione al tavolo, dicendo: “Siamo alla pari con Serpeverde”. “No, non ci credo” disse stupito Ron; infine, Silente disse: “E, infine, occorre notevole ardimento per affrontare i nemici, ma molto di più per affrontare gli amici: attribuisco 10 punti a…Neville Paciock” ed i Grifondoro scoppiarono dalla gioia, anche se Neville non si era ancora reso conto che Grifondoro aveva vinto la Coppa delle Case grazie a lui. “Presumendo che i miei calcoli siano esatti, sono del parere che un cambio di decorazioni, è opportuno” disse Silente e, dopo aver battuto le mani, gli stendardi cambiarono e, al posto di quelli dei Serpeverde, comparvero quelli di Grifondoro; poi, Silente disse: “ Grifondoro vince la Coppa delle Case !” ed i Grifondoro si alzarono in piedi e si abbracciarono l’un con l’altro per la gioia, per poi lanciare in aria, i loro cappelli. Anche le altre Case erano felici per la loro vittoria: solo i Serpeverde non parteciparono, con gioia, ai festeggiamenti. Ron scompigliò i capelli a Clarice, la quale gli diede una leggera pacca sulla spalla, sorridendogli; poi, Clarice voltò lo sguardo verso il tavolo dei Professori e vide che, come tutti gli altri, anche suo padre, seppur la sua Casa aveva perso, applaudiva calorosamente: “Grazie, papà: senza di te, non avremmo mai sconfitto Raptor” disse Clarice e, rivoltando lo sguardo verso i suoi amici, riprese a festeggiare con loro.

I festeggiamenti continuarono anche nella Sala di ritrovo: dolci e bevande erano dappertutto, mentre i bambini ridevano e scherzavano tra di loro: “Ancora non ci credo che abbiamo vinto la Coppa delle Case”. “ E, se l’abbiamo vinta, è stato grazie al mio papà” aggiunse dicendo Clarice. “Bé, se è andata veramente così, allora si è tirato un punto a suo sfavore, perché aiutandoci, ha fatto perdere la Coppa alla sua Casa” disse Ron, mentre mangiava delle Gelatine Tutti i Gusti + 1. “Non credo che lo abbia fatto di proposito, dico bene Clarice ?” chiese Hermione, ma Clarice non pareva neanche che l’avesse ascoltata; quindi disse: “Sì, cosa hai detto ?”. “Clarice, ma va tutto bene ? Sembra che tu stia male” disse preoccupata Hermione. “No, sto bene: è solo che ho voglia di stare un po’ con il mio papà; sai, oggi è l’ultimo giorno che lo vedrò; poi, dovrò passare l’intera estate dai Dursley” spiegò Clarice. “Ti capiamo: vivere con dei Babbani deve essere molto difficile” disse Ron, ma dopo che Hermione gli ebbe dato un’occhiataccia, si corresse dicendo: “Non tutti i Babbani sono male: solo quelli di Clarice fanno schifo”. “In fin dei conti, sono coloro che mi hanno cresciuto per 7 anni e lo faranno ancora, finché non avrò compiuto 17 anni” disse Clarice. “Bé, ti mancano solo 6 anni e, poi, potrai finalmente andare a vivere con tuo padre” disse Ron e mangiò un’altra Gelatina Tutti i Gusti + 1. “Solo 6 anni ?! Tu non sai come sono stati  questi 7 anni: Raptor è stato più gentile di loro” disse Clarice. Ron ed Hermione rimasero senza parole nel sentire ciò; poi Ron disse: “Che fosse difficile non avevo dubbi, ma che fossero davvero così spietati con te, non me lo sarei mai immaginato”. “Dormo nello sgabuzzino del sottoscala: dovresti immaginarlo” disse Clarice. “Bé, ora, che hai imparato la magia e, loro lo sanno, potrai sempre farti dare un’altra camera” disse Ron. “Ron ! Ma dove avevi la testa quando ci dicevano le regole ?! Non possiamo usare la magia fuori dalla scuola, se no rischiamo di rivelare il nostro mondo” spiegò Hermione. “La sapevo questa regola ! Ma sei sicura che gli zii di Clarice la sappiano ?” disse Ron. “Di fatti, ho già in mente di minacciarli parecchie volte, se dovessero ancora trattarmi male” disse Clarice. “Sì, ma vedi di non esagerare troppo o, se no, l’anno prossimo rischiamo di non vederti” disse Hermione. “Mi vedrete, perché il mio papà mi ha promesso che, se i Dursley dovessero ancora trattarmi male, mi viene a prendere immediatamente” spiegò Clarice. “Ma questo non è infrangere ciò che gli ha detto Silente ?” domandò Hermione. “Lui se ne frega quello che gli dice il nonno: lo sapete che gli piace fare di testa sua” rispose Clarice. “E non gli do tutti i torti” disse Ron.

Poco dopo, Clarice, con Artemisia, era nei sotterranei e stava parlando con suo padre, nelle sue stanze: “Spero che non te la sia presa, che Serpeverde abbia perso?” chiese Clarice, mentre era seduta accanto a suo padre, sul suo letto, mentre Artemisia era sul pavimento e davanti a loro. “No, niente affatto, piccola mia: l’importante, è che tu sia contenta; perché lo sei, vero ?” disse Severus, mentre l’accarezzava sulla testa. “Sì, sono contenta” disse Clarice, ma poi, spostò lo sguardo lateralmente. “Che cosa c’è, piccola ?” domandò preoccupato Severus. “Sono contenta che Grifondoro abbia vinto la Coppa delle Case, ma sono triste, perché non ti vedrò per tutta l’estate” rispose Clarice, rivoltando lo sguardo verso di lui, mentre le lacrime incominciarono a rigarle il viso. Capendo che la figlia era molto triste, Severus fece la prima cosa che un padre fa, quando vede il proprio figlio in quelle condizioni: la strinse forte a se, mentre Clarice si sfogava piangendo del tutto. “Non essere così triste, bambina mia: vedrai che l’estate passa alla svelta”. “Ma io non voglio lasciarti: voglio venire con te” disse Clarice, continuando a piangere contro Severus il quale disse: “Lo vorrei anche io, e tanto, ma lo sai che non è possibile: tu devi vivere con i Dursley, perché è solo con loro che sarai al sicuro”. “Anche con te sono al sicuro: qui ad Hogwarts, lo sono sempre stata” disse Clarice, mentre piangeva. “Se provi un po’ a pensarci, capirai che non è così” disse Severus. Sentendo questa frase, Clarice alzò lo sguardo e, guardando suo padre, gli disse: “Non è vero: tu mi hai sempre protetto, soprattutto quando Raptor aveva fatto il malocchio alla scopa”. “Ma non ti ho protetto, quando lo abbiamo affrontato l’ultima volta” disse Severus; poi, vedendo che la figlia non obiettava, continuò dicendo: “ Sei stata tu a sconfiggerlo, non io e, ciò, dimostra il fatto che non ho saputo proteggerti: ti avrei protetta, se Raptor non mi avesse pietrificato”. Clarice capì che suo padre aveva ragione, così come suo nonno, quando le aveva spiegato del perché lei doveva vivere con i Dursley: “ Va bene, papà: ti prometto che farò la brava con i Dursley, ma se mi trattano ancora male, li minaccio di trasformarli in rospi” disse sospirando Clarice. “Ne sono sicuro” disse Severus e, dopo aver preso un fazzoletto da una tasca, asciugò le lacrime della figlia; poi, aggiunse dicendo: “ Se ti trattano come ti hanno trattato negli ultimi 7 anni, mandami subito Hedwige che ti vengo a prendere”. “Come faccio a mandarti Hedwige, se non so neanche dove abiti ?” chiese Clarice. “Oh, già, hai ragione: adesso, ti do subito l’indirizzo” disse Severus e, dopo essersi rimesso il fazzoletto nella tasca, si alzò e si avvicinò al comodino e, dopo averle aperto, ne estrasse un foglietto; poi, rivolto a Clarice, le disse: “Aspettami qua e stai attenta che Artemisia non metta a soqquadro la stanza” ed andò nel suo ufficio. Clarice, quindi, guardò il furetto, il quale la guardò a sua volta; poi, le disse: “Hai sentito che cosa ha detto il papà: devi fare la brava e la dovrai fare anche per tutta l’estate”. “Sì, se non vuole che, quando ritornerete, la usi per una delle mie pozioni” disse Severus, rientrando nella stanza con in mano lo stesso fogliettino di prima che, poi, consegnò a Clarice, la quale se lo mise in tasca. “Mi mancherà questo posto, dico davvero” disse Clarice, guardandosi intorno. “Ti mancheranno i sotterranei ?! No, perché sei la prima che lo dice” domandò stupito Severus. “No, mi mancherà Hogwarts….ed anche un po’ i sotterranei” rispose ridendo Clarice. Severus sorrise: non un sorrisetto e nemmeno un sorriso accennato, ma proprio un sorriso vero e proprio; quindi disse: “E a me, invece, mi mancherai tu e di tutte le volte che sorridi: assomigli così tanto a tua madre”. Clarice scese dal letto e, senza dire niente, lo abbracciò e Severus la strinse forte a se. Artemisia, invece, rimase ad osservarli. “Promettimi di scrivermi sempre” disse Severus. Clarice lo guardò e disse: “Te lo prometto; però, anche tu, di tanto in tanto, mandami qualche lettera”. “Ci proverò, anche se mi azzardo molto a mandare il mio gufo da i Dursley” disse Severus. “Perché ?” chiese Clarice. “Non vorrei che me lo spennassero e lo facessero arrosto” rispose Severus. Clarice rise, così come Severus, finché Artemisia, stanca di non fare niente, incominciò a girovagare per la stanza, senza che i due maghi si accorgessero di ciò che stava facendo. Il furetto uscì dalla camera da letto, dirigendosi nell’Aula di Pozioni e curiosando in giro: “Ora, farai meglio a ritornare nel tuo dormitorio: di sicuro, avrai da fare la valigia” disse Severus. “No, quella l’ho già fatta: quella che devo finire, è una festa” spiegò Clarice. “Una festa ?! A quest’ora ?! Mi sa tanto, che dovrò fare due chiacchiere con tua nonna: permette, ancora, di fare delle feste fino a tardi” disse Severus. “Non stiamo facendo niente di male; e, poi, sono sicura che, se i Serpeverde avessero vinto la Coppa delle Case, l’avrebbero fatta anche loro una festa e, tu, non gli avresti detto niente” disse Clarice. Severus scosse negativamente la testa; poi, disse: “Su, ora è proprio venuto il momento di andare a dormire: prendi Artemisia e ritorna nella tua Torre”. “ Va bene” disse Clarice ma, appena si chinò per prendere il furetto, non c’era: “Oh, no: Artemisia non c’è !” disse Clarice. “Come non c’è ?!” disse stupito Severus e, dopo aver guardato, anche lui, il pavimento, continuò dicendo: “Dove è finito quel sacco di pulci ?! Giuro che, se è andata nella mia aula, la rinchiudo a vita nella sua gabbia” ed andò nell’Aula di Pozioni, seguito da Clarice, la quale gli disse: “Non essere frettoloso, papà: se anche dovesse trovarsi nell’aula, non è detto che debba, per forza, combinare dei disastri”. “Ne sei sicura ?” disse Severus, fermandosi sulla soglia della porta e, quando Clarice si mise accanto a lui, poté constatare il disastro: Artemisia era su uno degli scaffali e, praticamente, stava camminando dietro a tutte le ampolle con dentro gli ingredienti e, per adesso, non ne aveva buttato giù neanche uno. “Oh, no: Artemisia ! Ma che stai facendo ?!” disse Clarice, entrando nell’aula e mettendosi sotto allo scaffale dove stava camminando il furetto. “Lo sapevo che era una cattiva idea comprarti un animale domestico: Hedwige era più che sufficiente” disse Severus, mettendosi accanto a Clarice, la quale disse: “Sì, ma sei stato proprio tu a dirmi che Hedwige non mi faceva tanto compagnia”. “Accidenti a me, che, ultimamente, sono diventato troppo buono: sono arrivato fin a cambiare i voti alle prove d’esame” disse Severus. “Lo hai fatto, perché, l’anno prossimo, non vuoi arrivare con metà della classe” disse Clarice. “Giusto, ma l’ho fatto anche perché a mia figlia stanno a cuore i suoi amici” disse Severus. Clarice lo guardò; poi, rivoltò lo sguardo verso l’alto e disse: “Artemisia, ti prego: scendi o rischierai di rompere qualcosa”. Il furetto li guardò; poi, camminò, ancora, dietro alle ampolle e saltò giù, tra le braccia di Clarice, la quale disse: “Brava, brava: sei stata molto brava”. I due si voltarono e Severus, guardando il furetto, le disse: “Bada di comportarti bene quando sarai da i Dursley, se no, quando ritornerai, passerai un bel guaio”. “Glielo hai già detto” disse Clarice. “Lo so, ma ripeterglielo un’altra volta, fa bene” disse Severus, quando, ad un certo punto, qualcosa cadde dietro di loro. I due, allora, si voltarono e, guardando per terra, videro tutti gli ingredienti, con liquido annesso, sul pavimento: “Occhi di rane” disse Severus. “Che schifo: a me non sono mai piaciute come ingredienti” disse Clarice. “Sai, nemmeno a me” disse Severus; poi, guardando Artemisia, l’accarezzò sulla testa e disse: “Hai buon gusto, piccola: ancora un po’ di anni e diventerai un’esperta in Pozioni quanto me” ed il furetto gli leccò la mano. “Sì, mi mancherai anche tu, Artemisia” disse Severus ed il furetto scodinzolò contenta.

Il giorno dopo, Clarice, mentre spingeva il suo trolley, con sopra la valigia, la gabbia con dentro Hedwige e la gabbia con dentro Artemisia, stava uscendo dal castello con Ron ed Hermione, la quale disse: “Spero che, l’anno prossimo, gli esami siano più difficili”. “Ma l’hai sentita, Clarice ?! E’ appena finita la scuola e già pensa all’anno prossimo” disse stupito Ron. “Do ragione a lei: meglio pensare all’anno prossimo, che a tutta l’estate che dovrò passare da i Dursley” disse Clarice. “Io non so che cosa farò per tutta l’estate, ma sicuramente dovrò sbrigare tutte le faccende che mi dirà di fare mia madre” disse Ron, mentre arrivarono alla stazione di Hogsmeade. “Bé, l’importante, è che vi ricordiate, entrambi, di scrivermi” disse Clarice. “Lo faremo, stanne certa” disse Hermione. “Anche tuo padre ti scriverà ?” domandò Ron. “Certo: me lo ha promesso, ma solo se gli scriverò anche io” rispose Clarice, fermandosi, così come Ron ed Hermione. I tre vennero raggiunti anche da Neville, il quale disse: “Ciao, ragazzi”. “Ciao, Neville” dissero insieme Clarice, Ron ed Hermione. “Clarice, volevo ringraziarti” disse Neville. “Per cosa ?” chiese Clarice. “Per aver convinto tuo padre a cambiarmi il voto nella prosa d’esame di Pozioni” rispose Neville. “Ma io non gli ho detto niente: ha deciso tutto da solo” spiegò Clarice. “Davvero ?!” disse stupito Neville. “Credimi, ho avuto anche io la stessa reazione quando il Professor Piton mi ha detto che mi aveva messo la sufficienza” disse Ron.

Il capotreno si avvicinò a loro e disse: “Clarice Piton, che onore conoscerla”. Clarice si voltò verso di lui e, mentre gli stringeva la mano, disse: “Grazie: è bello conoscere qualcun altro che non ti tratta male”. “E chi la tratterebbe male ? Una come lei che ha sconfitto Colui – Che – Non – Deve – Essere – Nominato” domandò il capotreno. “I mie zii: sono dei babbani e odiano la magia. Purtroppo, tutte le estati, devo ritornare da loro, perché, se vado a vivere con il mio papà, sarei in pericolo” rispose Clarice. “Le auguro che tutto questa finisca presto” disse il capotreno. “Ho ancora 6 anni e, poi, potrò finalmente andare a vivere con il mio papà” disse Clarice. “Intanto, per aiutarla, potrei mettere le sue cose sul vagone” propose il capotreno. “Grazie: è molto gentile e, già che ci sa, potrebbe prendere anche le valigie dei miei amici” disse Clarice. “Per lei questo è altro, Signorina Piton” disse il capotreno e, prendendo la gabbia di Hedwige, la mise sul treno; successivamente, prese la valigia e, infine, la gabbia con dentro Artemisia; poi, incominciò a prendere, anche tutti gli effetti di Hermione, Ron e Neville. “Grazie alla tua popolarità, siamo più serviti della regina” disse Ron. “Ron, piantala di vantarti: Clarice non vuole sfruttare la sua popolarità” disse Hermione. “E’ vero, non la voglio sfruttare, ma è stata proprio grazie ad essa, che ho potuto comprare un libro di pozioni per papà, che era introvabile” spiegò Clarice. “Certo che deve essere bello essere famosi” disse Ron. “Non mi piace essere famosa, perché se lo sono diventata, è solo perché la mia mamma è morta nel proteggermi ed io non sono morta al momento giusto” replicò dicendo Clarice. “Forse non era ancora la tua ora” disse Ron. “Ma certo che non era la sua ora: è solo grazie a Clarice se la Pietra Filosofale è stata salvata” disse Hermione. “No, non è vero: è grazie anche a voi, ed a mio padre, se abbiamo sconfitto Raptor” disse Clarice. “Lo sai che ti avremmo seguito dappertutto ed anche tuo padre non ti avrebbe permesso di andare ad affrontare Raptor da sola” disse Ron. Clarice sorrise ai suoi amici e disse: “Mi mancherete tantissimo e l’estate, senza di voi, sarà noiosa”. “Allora, per non renderla noiosa, penserò sempre a te” disse Ron e Clarice arrossì leggermente. “Ron ! Ma che dici ?! Guarda come l’hai messa in imbarazzo” disse Hermione. “Era solo un complimento” disse Ron, mentre Clarice ritornava del suo colore normale. Clarice stava parlando con i suoi amici, non accorgendosi che, dietro di lei, comparvero due persone; quindi, Hermione le disse: “Guarda chi c’è, Clarice” e, quest’ultima, dopo essersi voltata, vide che, le due persone, erano Hagrid e Severus. “Va da loro, Clarice: noi ti aspettiamo qui” disse Ron e Clarice, quindi, andò da i due. “Pensavo che ti fossi dimenticata di noi” disse Severus. “Come potrei mai dimenticarmi di voi ? Siete state le prime persone, ad esclusione di Ron ed Hermione ed il nonno Albus, ad essere gentili con me” spiegò Clarice.

Sia Severus, che Hagrid sorrisero per il complimento; poi Severus le chiese: “Hai già messo tutti i tuoi effetti sul treno ? Non vorrei che te ne scordassi qualcuno, soprattutto i libri che dovrai studiare durante le vacanze”. “C’è tutto: mi ha aiutato il capotreno” rispose Clarice. “Ti ha aiutato perché glielo hai chiesto, oppure perché ha visto che sei la Bambina Sopravvissuta ?” domandò Severus. “Bé…entrambe le cose” rispose Clarice. “Clarice, te l’ho già detto: non devi sfruttare la tua popolarità; non è bello” disse Severus. “Professor Piton, non sia duro con lei; e, poi, non è mica colpa della piccola, se è diventata famosa” disse Hagrid. “Lo so che non è colpa sua, ma queste cose le deve capire” disse Severus. “Papà, ti prometto che, durante tutta l’estate, non sfrutterò la mia popolarità” disse Clarice. “Non mi freghi, signorinella: i babbani non sanno che qui, nel mondo magico, sei famosa; quindi, anche se dici a qualcuno che sei la Bambina Sopravvissuta, ti prenderanno per pazza” spiegò Severus. “Ed è appunto che i babbani non sanno che sono famosa, che non sfrutterò la mia popolarità; semplice, no ?” disse Clarice. “Furba come il suo papà, la piccola” disse Hagrid. Severus lo guardò, ma non disse nulla; poi, Hagrid, prese fuori qualcosa dalla tasca e lo consegnò a Clarice, dicendogli: “Questo è per te”. Clarice lo aprì e, all’interno, trovò una fotografia dei suoi genitori e di lei molto piccola e, questa foto si muoveva: a Clarice scese qualche lacrima, perché, finalmente, poté rivedere sua madre; poi, guardò Severus, il quale le disse: “Così, penserai a me anche durante l’estate ed avrai la mamma sempre accanto a te”. Senza dire nulla, Clarice lo abbracciò forte e, Severus, senza badare a tutti gli altri studenti, contraccambiò l’abbraccio: Ron e Neville rimasero a bocca aperta nel vedere questo gesto, mentre Hermione sorrise. Finito l’abbraccio, Clarice notò che anche a suo padre era scesa qualche lacrima; quindi, disse: “Non piangere, papà: vedrai che l’estate passa alla svelta”. Severus si asciugò quelle lacrime e, poi, disse: “Stai tranquilla, bambina mia: ti ho promesso che ti scriverò e, vedrai che lo farò” e Clarice sorrise; poi, guardò Hagrid e disse: “Mi mancherai anche tu, Hagrid”. “Mi mancherai anche tu, piccola” disse Hagrid e, i due, si strinsero la mano e, poi, si abbracciarono. “Coraggio, Clarice, è meglio che vai, se non vuoi perdere il treno” disse Severus. “Il Professor Piton ha ragione: non vorrai rimanere qua, vero ?” disse Hagrid. “Non che mi dispiacerebbe” disse Clarice. “Ah e un’altra cosa, Clarice: se quello scemo di tuo cugino Dudley ti da qualche seccatura, puoi sempre minacciarlo di fargli spuntare due orecchie, tipo la sua coda” disse Hagrid. “Ma Hagrid, non ci è permesso fare magie lontano da Hogwarts, lo sai bene” disse Clarice. “Io sì, ma tuo cugino no, giusto, eh ?” disse Hagrid e le fece l’occhiolino. “Non ti preoccupare, leoncino: ti verrò personalmente a prendere, se i Dursley dovessero, ancora, trattarti male, puoi stanne certa” disse Severus e Clarice sorrise e, anche Severus, proprio come Hagrid, le fece l’occhiolino.

Clarice ritornò da i suoi amici, i quali la stavano ad aspettare; poi Hermione disse: “Sembra strano tornare a casa, non ti pare ?”. Clarice si fermò e, mentre guardava suo padre ed Hagrid, disse: “ Quella non è casa mia: non proprio” e, insieme ad Hermione, Ron e Neville, salì sul treno. Clarice si affacciò dal finestrino e, mentre l’Hogwarts Express partiva, salutava suo padre ed Hagrid, i quali la salutarono a loro volta. Il primo anno di scuola è terminato, ma ci sono ancora tante altre avventure che aspettano Clarice ed i suoi amici nel meraviglioso mondo di Hogwarts. Oscure presenze sono in agguato e Clarice scoprirà che, dopotutto, la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, non è proprio un luogo sicuro.

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