Non siamo poi così diversi.

di Morgana_D
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ti fidi di me? Percy/Hermione ***
Capitolo 2: *** Come Salazar e Rowena. Annabeth/Draco ***



Capitolo 1
*** Ti fidi di me? Percy/Hermione ***


Corre, Percy, tenendo la mano sinistra sul braccio destro. Cerca di fermare il sangue che esce abbondante dalla ferita infertagli dal mostro di turno, ma non ha molto successo, per il momento. Stringe i denti mentre una fitta di dolore gli toglie il fiato per un istante e prega: suo padre, Zeus, Apollo, chiunque gli venga in mente. Persino Ares.
Allontanarsi, scappare. Non può combattere in quelle condizioni e lo sa. Eppure continua a tenere Vortice sguainata davanti a sé, un’illusione di sicurezza.
Trovare un rifugio, fermarsi. Non ce la fa più e quegli alberi sembrano tutti uguali, come se non fosse avanzato di un passo; la monotonia del paesaggio lo schernisce, gli insinua nella mente l’idea che non troverà mai l’uscita da quel dannato bosco in cui si è infilato. E anche trovandola, dove può andare ridotto in quel modo?
Se solo gli alberi la smettessero di ruotare...
Non fa in tempo a pensarlo, Percy, che inciampa in una radice appuntita e finisce a terra. Rotola trattenendo dei gemiti di dolore e una parte della sua mente si chiede quanto sia ferito e rimpiange di aver perso lo zaino con l’ambrosia. Forse sta davvero morendo dissanguato lì, in missione, così lontano da New York, dall’America. In una foresta inglese. Da solo.
Lotta per tenere gli occhi aperti, ma la vista peggiora sempre più; l’ultima cosa che intravede è la figura di una ragazza dai capelli gonfi. Dice qualcosa, ma lui non capisce.
-Aiutami- biascica, incurante di chi sia la ragazza. Poi sviene.
 
Hermione stava andando a trovare Grop, come promesso ad Hagrid. Era sola, perché Harry e Ron avevano gli allenamenti di Quidditch con il Grifondoro. Così, seppur nervosa, si era inoltrata nella Foresta Proibita; non era tranquilla e teneva la mano sulla bacchetta, dentro la borsa.
Calma, Hermione. Non c’è nulla. Ma mentre lo pensa sa che non è vero. Lì dentro, dai Centauri agli Unicorni, c’è di tutto.
Hermione è nervosa e sa che la mente può ingannare. Per questo finge di non sentire i passi veloci che si avvicinano a lei e cammina più spedita.
Li stai immaginando, solo immaginando. Eppure sembra davvero che qualcuno stia rotolando tra le foglie secche, e le pare di sentire dei lamenti.
Alla fine non resiste più e torna sui suoi passi, dove le è sembrato di sentire qualcuno.
In effetti, qualcuno c’è. E non sembra un Centauro, decisamente.
-Aiutami- mormora il ragazzo dai capelli neri, a fatica. Hermione trattiene il respiro mentre gli occhi verdi di lui si chiudono, il volto contratto in una smorfia di dolore.
 
Percy apre gli occhi lentamente e li richiude, accecato da qualcosa. Per un po’ non capisce dove si trova, né cosa ci faccia lì, ovunque “lì” sia. Gli occorre qualche momento per ricordare, poi gli torna tutto in mente. L’Inghilterra, i Centauri, il mostro, la fuga.
Davanti a sé vede due ginocchia; gira lentamente il capo e si accorge della figura china su di lui, sente il tocco leggero di due mani delicate che percorrono il suo braccio destro. E’ una ragazza, quella che ha intravisto prima di perdere i sensi. Adesso riesce a distinguere gli occhi color cioccolato concentrati su... qualcosa, i capelli castani un po’ cespugliosi, l’espressione seria. Lei non si è accorta che lui è sveglio, presa com’è da quello che sta facendo: picchietta la pelle di Percy con un bastoncino la cui punta è illuminata, tutt’attorno alla ferita. Percy vede le labbra rosa di lei muoversi, ma non capisce cosa sta dicendo. Parole strane, mai sentite...
 
Hermione si lascia cadere in ginocchio accanto al ragazzo, nota la ferita che solca una delle braccia e la scia di sangue che si è lasciato dietro nella sua corsa disperata. Vorrebbe cedere al panico, ma non sarebbe d’aiuto a nessuno. Quindi, cerca di stare calma.
Respirando affannosamente, sposta con delicatezza la mano del ragazzo a terra, così da vedere meglio la ferita. Arrotola la manica corta fino alla spalla. Deve ricacciare indietro un conato, ma estrae la bacchetta con mani tremanti e comincia a mormorare tutti gli incantesimi di guarigione che conosce. E ne conosce tanti, Hermione. Dopo qualche minuto il sangue smette di scorrere fuori dalla ferita, la pelle inizia a risanarsi.
-Epismendo- continua a ripetere lei, quasi una cantilena. E’ l’incantesimo migliore che ricorda.
-Reinnerva-. Teme di essere arrivata tardi. Se ha già perso troppo sangue?
-Reinnerva-. Ancora. Ancora.
-Reinnerva-. Svegliati.
E finalmente, Lui si sveglia.
 
Percy tossisce e gli occhi della ragazza si spostano subito sul suo volto, allarmati. Dopo un attimo, il ragazzo li vede riempirsi di sollievo e chiudersi, dopodiché la sconosciuta respira a fondo. Percy ne approfitta per ringraziare gli dei e, muovendo il braccio, si accorge che gli fa molto meno male di prima. Com’è possibile? Che quella ragazza sia una dea dall’aspetto mortale? No, non lo intimidisce, è spaventata forse più di lui; e poi perché mai una dea dovrebbe aiutarlo? Non è esattamente “amato” sull’Olimpo.
Mentre pensa questo, lei riapre gli occhi, e lui si perde in quel dolce castano che lo esamina attentamente. Tutto quel pensare gli ha fatto venire mal di testa, ma può ancora notare che è carina l’espressione preoccupata che ha mentre si siede sui talloni.
-Come va il braccio?- chiede la ragazza, poi sbatte le palpebre e si corregge. -Chi sei? Sei uno studente?-
Studente? si chiede Percy, poi nota la gonna, la camicia, la cravatta, i libri; deve trovarsi vicino a una scuola. Forse dentro una scuola.
La prossima volta che Chirone fa il vago su una missione, lo strangolo, si ripromette. Fa cenno di no e vede la confusione farsi strada nel volto di lei.
 
Basta quel “no” a confondere Hermione, anche se in fondo se lo aspettava. Ma allora chi è quel misterioso ragazzo? Dovrà fargli un po’ di domande, ma dopo. Prima deve assicurarsi che stia bene.
Visto che lui non risponde, torna ad afferrargli il braccio e a voltarlo con delicatezza: sì, va molto meglio. La ferita non è scomparsa, ma non dovrebbe essere più in pericolo. Hermione rimpiange di non avere del Dittamo, quello sì che non avrebbe lasciato nemmeno il graffio. Comunque sia, adesso può parlargli senza preoccuparsi che le muoia davanti. Incrocia le braccia e lo guarda seria.
-Come sei arrivato qui? Cosa ti è successo? Chi sei? Come...-
Lui alza una mano per interromperla e accenna un sorriso, mettendosi lentamente a sedere.
-Ehi, calma. Dammi un attimo, sono quasi morto- commenta. Lei tace, aspettando che si metta seduto a gambe incrociate. Vede che posa di nuovo la mano sulla ferita, come quando l’ha trovato, e sospira tendendo la mano.
-Da’ qua-
Non aspettando risposta, afferra il suo braccio e lo avvicina a sé, mentre con la mano che stringe ancora la bacchetta sussurra: -Ferula-
Dalla punta scaturiscono delle bende, che si avvolgono intorno al braccio di lui, mentre Hermione lo guarda dritto negli occhi e lo lascia andare. Non si è fermata a pensare che potrebbe essere un Babbano, e che ha appena fatto una cosa illegale. Deve fare tutto quello che può per aiutarlo, e nemmeno lei sa il perché.
 
Probabilmente, la cosa migliore da fare per Percy sarebbe stata alzarsi, ringraziare e andare via. Così non avrebbe dovuto dare spiegazioni a quella ragazza dagli occhi grandi, che guardava dritto nei suoi come se volesse leggergli l’anima. La lascia fare, confuso, quando gli prende il braccio, ma non trattiene un’esclamazione di sgomento all’apparire dal nulla di alcune bende, che gli si avvolgono da sole intorno al braccio. Da sole! Inizia a pensare di stare avendo un’allucinazione e che nessuno l’abbia trovato.
-Cosa?- chiede, respirando affannosamente. E se quella ragazza fosse una specie di strega, come Circe, e lui fosse solo caduto dalla padella nella brace?
Ti sta curando, sciocco. Perché lo farebbe?
Beh, la prima caratteristica dei mostri è che sembrano innocui finché non ti uccidono (escluso il Minotauro e qualche altro). Per questo Percy, senza alzarsi, indietreggia e si tocca la tasca, dove, come previsto, è riapparsa Vortice sotto forma di penna. Per essere pronto a combattere.
Lei però non sembra affatto un mostro, e l’istinto gli dice che può fidarsi. Così ricambia lo sguardo.
-Sembra che abbiamo entrambi dei segreti-
Lei non risponde, così Percy capisce che tocca a lui la prima mossa e tende la mano.
-Grazie, mi hai davvero salvato la vita. Io sono Percy-
Lei la osserva alcuni secondi, quasi soppesandola, poi la stringe.
-Prego. Il mio nome è Hermione. Posso sapere cosa ci fai qui, Percy?-
Hermione. Che nome strano. Percy scuote la testa. D’altronde io mi chiamo Perseo.
Cosa le racconto? La guarda per decidere se può fidarsi, ma la decisione è già presa. Annuisce.
-Sì, te lo devo. Ma anche tu mi racconterai qualcosa- dice, indicando il bastoncino di legno.
Lei tace e si prepara ad ascoltare.
 
Hermione non riesce a credere a quello che sente. Era... beh, Luna Lovegood sarebbe andata d’accordo con quel tipo, quel Percy. Entrambi blateravano di cose inesistenti.
Lui, ad esempio, le stava raccontando una storia assurda: gli dei greci esisterebbero, e avrebbero anche dei figli, e, guarda che caso, lui sarebbe figlio di Poseidone, il dio del mare, uno degli dei principali. Hermione rimane in un silenzio carico di scetticismo mentre lui continua parlando di un “Campo Mezzosangue” (la parola la fa trasalire) dove questi “semidei” si addestrerebbero; lui, pertanto, sarebbe arrivato lì dall’America per una “missione” assegnatagli dall’“addestratore” dei semidei...
-Ne hai per molto?- lo interrompe irritata. E’ chiaro, non vuole dirle la verità, ma perché? Che sia una sorta di spia, al servizio di Voldemort? Eppure le sembra strano che il Signore Oscuro mandi un ragazzino, così poco esperto da farsi quasi ammazzare, senza bacchetta per giunta. No, quello non può essere un mago. Allora chi è davvero?
-E’ la verità!- sbotta Percy -Ascolta, io non so come dimostrartelo, però non ti ho mentito. Lo giuro- le dice con voce ferma e sguardo penetrante. La guarda con quegli occhi verdi, così intensamente che sembra volerla trafiggere, e lei annega in quel colore così simile al mare che, per un attimo, fa sì che gli creda. Poi torna in sé e si dice che certe cose non esistono.
Però... da bambina non avrebbe detto lo stesso se una ragazza fosse venuta a dirle che era una strega? No, forse no. I bambini non hanno bisogno di prove, dimostrazioni, certezze: credono e basta. Sanno fidarsi.
Ed Hermione non voleva essere razionale, fredda, logica anche quella volta. Qualcosa in lui le ispirava fiducia, sincerità, e la riportava a quand’era bambina.
Così Hermione annuisce, e crede.
Adesso tocca a lei raccontare.
 
Percy vede l’espressione di lei cambiare, dal totale scetticismo all’accettazione. Sorride e lei ricambia timidamente, raccontandogli la sua storia.
Streghe? Maghi? Magie? Bacchette magiche?
Era assurdo, ma ne aveva viste tante di cose “impossibili”. Si stringe nelle spalle e annuisce. Le crede. Non sa chi è, che intenzioni ha, e non gli importa. Sa che potrebbe mentirgli, ma sceglie di non porsi nemmeno il problema. Indica il braccio fasciato con l’indice della mano sinistra e alza un sopracciglio.
-Magia?- chiede. Lei annuisce, sollevata o stupita che lui abbia accettato subito le sue parole come verità. Poi si sistema una ciocca castana dietro l’orecchio e arrossisce lievemente.
-Che c’è?- chiede Percy, diventando anche lui paonazzo.
Hermione scuote la testa sorridendo.
-Niente... solo una strana sensazione-
Percy si sporge verso di lei, le braccia sulle ginocchia, che quasi toccano quelle della ragazza.
-Come se ti fidassi di me?- chiede. Lei annuisce abbassando gli occhi.
-Come fai a saperlo?-
-Perché anch’io mi fido di te- sussurra lui -Ed è strano, perché ti conosco appena, eppure...-
-Eppure sento che non mi tradiresti, e ti ho rivelato il mio segreto più grande...- continua Hermione, alzando lo sguardo e incontrando quello di Percy, vicinissimo al suo.
-E non me ne pento- conclude lui in un soffio.
 
Hermione non sa da cosa nasca quella fiducia, quel legame che sente di avere con il ragazzo seduto di fronte a lei. Sa solo che, appena l’ha visto, ha avuto l’istinto di aiutarlo: l’ha salvato, e questo li ha legati, senza che se ne accorgessero. Il suo cuore batte veloce, le guance diventano rosse mentre lui si avvicina. E' vicinissimo, non vede che il suo viso. Hermione chiude gli occhi.
Nessuno dei due sa cosa succederà dopo. Percy dovrà andarsene, proseguire la sua missione, e questo lei l’ha capito. Ma in quel momento non importa. Importa solo il respiro caldo di lui, e le sue labbra su quelle di lei.




Chiunque sia riuscito ad arrivare fin qui, bravo! Vince un peluche :D Ci siamo già presentate. Siamo Mel e Steff. Figlia di Dioniso e figlia di Demetra su una pagina di Percy Jackson. La pagina che ci ha fatto conoscere. La pagina per cui, ora, voi dovrete leggere le nostre sclerate mentali. 
Questa prima Hercy (tutti i nomi delle coppie sono stati inventati da Steff) è stata scritta da Steff :D 
La prossima coppia sarà scritta da Mel. 
Grazie in anticipo a chiunque decida di lasciarci una recensione :) Speriamo che la storia vi sia piaciuta e che ci seguirete :) 
Alcune precisazioni dell'autrice:
-P
er quanto riguarda Harry Potter, la ff è ambientata al quinto anno di Hermione; per quanto riguarda Percy Jackson, è ambientata dopo la caduta di Crono, ma come se la Percabeth non fosse mai esistita (non riesco nemmeno a pensare che lui tradirebbe Annabeth >.< ehm... scusate xD).
-Come detto più volte, Percy si trova in missione in Inghilterra. E prima che partiate con i “Ma lui non può volare!”, si può benissimo fare New York-Londra in nove comodissimi giorni di nave xD (è vero, mi sono documentata u.u); immaginate la missione che preferite, se proprio volete un’interpretazione era andato a parlare con i Centauri per conto di Chirone u.u
-Io AMO la Percabeth. Ho scritto questa solo perché amo anche Hermione (<3), e trovo che lei e Annabeth si assomiglino molto.
-Beh, spero vi sia piaciuta! Commentate? Pleeeease? Mi riempireste di gioia ** (ci riempireste di gioia) 

Un saluto a tutti Semidei, 
Mel&Steff. 

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Capitolo 2
*** Come Salazar e Rowena. Annabeth/Draco ***


Il Torneo Tremaghi era iniziato. Harry Potter era diventato il quarto campione. Nessuno ci aveva creduto quando il preside Albus Silente aveva alzato il foglio con su scritto quel nome. Tantomeno Draco Malfoy.
Draco odiava il fatto che Potter riuscisse sempre a cavarsela in ogni situazione, odiava che fosse il preferito di quasi tutti i professori, lo odiava, non c’era altro da aggiungere.
In quel momento Draco si trovava davanti l’aula di Pozioni pronto ad accogliere Potter con le spille che si era fatto preparare. Visto arrivare Potter, lo schernì.
“Ti piacciono Potter?” esclamò indicando le spille “E non è tutto: guarda!”.
Sulla spilla comparve la frase ‘Potter fa schifo’.
Harry raccolse la sfida e iniziarono a duellare. Il suo incantesimo colpì Hermione Granger, quello di Harry colpì Tiger. Quando arrivò il professor Piton, Draco si accorse che un gruppetto di Corvonero del loro anno li stavano osservando.
Tra quelle ragazze, Draco fu colpito da una in particolare. Lo sguardo sveglio, intelligente. I capelli biondi erano raccolti in una coda, gli occhi grigi lo fissavano intensamente. Accorgendosi che Draco la stava fissando, arrossì e strinse il libro che teneva in mano contro il petto. Il professor Piton fece entrare tutti in classe e le ragazze Corvonero se ne andarono.

Il giorno dopo Draco stava passeggiando per il corridoio aspettando qualcosa, o qualcuno, che gli facesse passare la noia. Tiger e Goyle si stavano litigando una merendina qualche metro più indietro. Lo sguardo cadde su una ragazza dagli occhi grigi. La stessa ragazza che l’aveva colpito l’altra volta. La Corvonero camminava con lo sguardo fiero: fiera di trovarsi nella casa più brillante della scuola, fiera di essere così intelligente. Draco notò che al collo portava una collana con delle perline attaccate, voleva avvicinarsi e chiederle cosa significavano, ma non ne ebbe il coraggio.
Lei si voltò verso di lui e gli sorrise. La borsa con i libri le scivolò giù dalla spalla. Draco corse a raccoglierla per lei. Mentre le porgeva la borsa si presentò.
“Draco Malfoy, piacere” “Annabeth Chase, il piacere è tutto mio” La ragazza sorrise, sia con la bocca, sia con gli occhi. Draco sapeva di essere affascinante, sapeva anche che le ragazze lo consideravano uno stronzo. Questa ragazza no, nessuno gli rivolgeva mai un sorriso così sincero.
Si fissarono per un minuto, quando Annabeth si riscosse.
“Grazie per la borsa…” “Di niente, l’ho fatto senza pensarci”.
Tiger e Goyle dietro di lui spingevano per andare a lezione, non avevano intenzione di far perdere punti alla loro Casata. Draco non pensava più, non sapeva nemmeno che lezione avrebbero avuto in quel momento.
“Scusa, io ora dovrei andare a lezione. Ci vediamo in giro.” Sussurrò imbarazzata.
“Sì, anche io. Ciao, Annabeth.” “Ciao, Draco” Sorrise un’altra volta e corse via, verso la classe.
Draco rimase lì a fissarla, fino a che Tiger e Goyle non lo riscossero da quel torpore.

Cosa gli stava succedendo? Draco si sentiva un idiota. Aveva perso completamente la testa per quella ragazza. Per quei suoi splendidi occhi grigi che fissavano il mondo con interesse. Per quel modo di aggrottare le sopracciglia quando leggeva un testo. Per il modo in cui parlava e snocciolava incantesimi come se nulla fosse.
Draco era completamente impazzito. Tiger e Goyle l’avevano ormai dato per disperso, Pansy Parkinson era convinta che gli avessero somministrato una pozione d’amore. Tanto era stralunato.
Si era svolta la prima prova, Potter, ovviamente, ne era uscito vincitore. Peccato, sperava che il drago se lo sarebbe mangiato. Durante la prova aveva fissato per un po’ Annabeth. Aveva fatto un tifo scatenato per tutti e due gli studenti di Hogwarts. Era una persona giusta.
Quella ragazza gli piaceva sempre di più. Era quello che lui non poteva essere. Non aveva pregiudizi, non odiava una Casata, non aveva nessuna reputazione da mantenere.
Era una ragazza come le altre, ma aveva qualcosa di diverso rispetto alle tante altre ragazze. Era più bella. Sembrava migliore.
La seguì in giardino, involontariamente. Rimase a fissarla, sperando di trovare un motivo per cui rivolgerle la parola. Non ne trovò nessuno realmente valido e tornò nella Sala Comune.
“Ei Draco, ma cos’hai in questi giorni?” la voce di Pansy Parkinson gli scivolò leggera vicina, lui non ci fece nemmeno caso. Fece un gesto con la mano come per scacciare una mosca fastidiosa.
“Niente! Cosa dovrei avere?” “Ti vedo strano…” replicò Muso da Carlino.
“Non ho niente!” alzò la voce. “Sembri la Granger in preda ad un attacco isterico” commentò ridendo la Serpeverde.
Draco non la trovò affatto divertente e si chiuse in camera.

Passarono giorni e l’argomento principale della scuola era diventato il “Ballo del Ceppo”. Tutti volevano parteciparvi. Tutte le ragazze non vedevano l’ora di essere invitate da qualcuno di carino. Molte delle ragazze Serpeverdi si aspettavano che Draco avrebbe invitato una di loro, ma Draco non era intenzionato ad uscire con una di quelle povere oche. Draco sapeva già chi voleva invitare. Doveva solo parlarle.
La trovò in biblioteca. China su un libro, leggeva le informazioni e le scriveva freneticamente sulla pergamena poggiata vicino. Draco pensò che fosse bellissima.
“Ciao Annabeth” la ragazza non fece tanto a caso a lui, non aveva nemmeno capito chi fosse.
“Posso sedermi vicino a te?” Annabeth alzò la testa, seccata dall’interruzione.
“Oh, sei tu.” Trattenne un sorriso che premeva per uscire sulle labbra. “Certo.”
“Cosa studi?” “Antiche Rune.” Draco fece una smorfia. “Come fai a studiare quella roba?”
“Mettiamo in chiaro una cosa, signor Malfoy” disse Annabeth sbattendo minacciosamente il libro sul tavolo “io non sono come tutte le ochette che sei abituato a tenerti intorno. Io sono intelligente. Io amo studiare. Io non mi farò mettere i piedi in testa da uno come te, chiaro? So cosa si dice di te in giro. I Grifondoro pensano che tu sia un inutile spaccone. I Tassorosso non hanno il coraggio di mettersi contro di te. I Corvonero non ti filano di pezza.” Draco rimase basito.
Chi aveva mai avuto il coraggio di parlargli così? Forse nessuno.
“E tu in quale delle categorie rientri?” “Non lo so, ci devo pensare.”
Iniziò a solleticarsi la guancia con la piuma che usava per scriversi. Era così buffa con quell’espressione assorta sul viso. Draco rise. Annabeth lo guardò malissimo.
“Mi stai distraendo…” Draco si strinse nelle spalle.
“Parliamo un po’ di te, dato che tu sai tutto di me. Quali sono i tuoi hobby, cosa fai nella vita, chi sono i tuoi genitori.” Annabeth alla parola genitori iniziò a torturarsi le mani.
“Perché vuoi parlare dei miei genitori?” “Così, per sapere…”
In realtà Draco voleva sapere il suo stato di sangue. Sperava che lei fosse una Purosangue.
“Sarebbe troppo complicato spiegarti chi sono i miei genitori.”
“Va bene” ci avrebbe riprovato dopo “allora, cosa sono le perline attaccate alla tua collana?”
Annabeth diventò rossa per l’imbarazzo. Nessuno le vedeva nascoste com’erano dalla cravatta, se lui era riuscito a notarle vuol dire che l’aveva osservata fin troppo bene.
“Sono del Campo Mezzosangue” Draco fece una smorfia disgustata. “Cos’è il campo mezzosangue?” “E’ un campo in cui i Mezzosangue vengono allenati” Draco rimase perplesso.
“Scusa Annabeth. Non ti seguo.” “Io sono una Mezzosangue, ma non nel termine che intendete voi. Sono figlia di un mago e di una dea.” Draco rimase allibito.
Dei? Gli dei non esistevano. “Che dea?” “Non credi che io sia pazza?” Draco scosse la testa.
“Atena. La dea della saggezza.” Draco si passò una mano tra i capelli, confuso.
“Gli dei esistono?” Annabeth annuì decisa. “Se non mi credi, ti capisco” mormorò delusa.
“No, ti credo” si fermò a riflettere “è ovvio che tu sia finita a Corvonero, sei figlia della dea della saggezza!” Annabeth sorrise imbarazzata. “Sì, in realtà anche Rowena Ravenclaw era una figlia di Atena. E tutti i figli di Atena hanno i suoi occhi. Grigi.”
Draco rimase a fissare gli occhi grigi di Annabeth.
“Questa cosa è interessantissima”
Rimasero a chiacchierare un po’: parlarono di compiti, di se stessi e Draco si fece raccontare tutto su gli dei greci. Voleva sapere tutto di Annabeth e se questo implicava conoscere gli dei greci, beh, lui sarebbe diventato il più grande esperto.
“Annabeth. Ti va di venire al Ballo del Ceppo con me?” “Sì” disse senza un attimo di esitazione.

Per la prima volta Annabeth era preoccupata per come vestirsi. Malfoy l’aveva invitata al Ballo del Ceppo! Non stava più nella pelle, era eccitatissima. Anche se dentro scoppiava dalla gioia, esternamente sembrava la solita Annabeth.
Il vestito argento che le aveva prestato Luna o il vestito rosa confetto che la faceva sembrare una Barbie? Scartò immediatamente il vestito rosa e si concentrò su quello argento.
Eppure nemmeno quello la convinceva del tutto. Si lasciò cadere sul letto, spazientita. Continuava a fissare il vestito grigio, cercando di capire cos’era che non andava. Era bellissimo, ma non lo sentiva adatto. Improvvisamente si ricordò del vestito blu che aveva sepolto sotto cumuli di magliette. Iniziò a scavare freneticamente tra i mucchi di vestiti, quando lo trovò lì, intonso, perfetto. Sì, era l’abito giusto per quella serata.
Blu scuro come la notte impreziosito da piccoli decori di filo argentato; non lasciava scoperte neanche le caviglie, così Annabeth poteva sentirsi a suo agio; il corpetto era intrecciato dietro e le lasciava le scapole scoperte. Ci abbinò delle scarpe aperte, tacco non troppo alto, con un fiocco blu sul davanti; quanto avrebbe pagato per potersi mettere delle semplici scarpe da ginnastica!
Le sue compagne di dormitorio la obbligarono a truccarsi e a non legarsi i capelli. Solo un filo di trucco, ovviamente! Tanto per far risaltare ancor di più i suoi occhi grigi in quel mare blu.
I capelli biondi, invece, erano lasciati sciolti sulle spalle e tenuti, qua e là, da qualche molletta argentata. Sul petto era poggiato il ciondolo di un corvo sopra uno sfondo blu, lei era una Corvonero, anche in un’occasione mondana come quella.
Annabeth si guardò allo specchio: era meravigliosa.

Draco la stava aspettando impaziente davanti la porta che conduceva alla Sala Comune dei Corvonero. Era vestito di tutto punto, una cravatta verde spezzava la monotonia dei colori e ricordava i colori della sua Casa, anche lui, Serpeverde fino alle ossa.
Annabeth uscì dalla sala. Sembrava una stella, la stella, nell’universo.
“Sei bellissima”. La strega arrossì, non riceveva spesso complimenti.
“Grazie. Anche tu. Stai veramente bene.”
Dopo attimi carichi di un silenzio imbarazzante, Draco la invitò ad andare nella Sala Grande.
Era ancora presto, i ragazzi dovevano aspettare che i quattro campioni aprissero le danze con i loro rispettivi compagni. Il Serpeverde lanciò un’occhiataccia ad Harry Potter, accompagnato da Calì Patil, o era Padma? Boh, non le riconosceva mai. Fleur Delacour, la campionessa di Beuxbatons, era accompagnata da un ragazzo che non riusciva a ricordarsi chi fosse. Cedric Diggory, il Tassorosso, era accompagnato da Cho Chang, una Corvonero del quinto anno. Victor Krum, il campione di Durmstrang, era accompagnato, con grande stupore di tutti i presenti, da Hermione Granger.
Draco distolse lo sguardo schifato e Annabeth lo guardò male.
“Fa un’altra volta quella faccia e ti mollo qui senza dirti una parola”. Alla minaccia della ragazza, Draco si affrettò a scusarsi. In realtà borbottò un “sì, ok, non lo faccio più” senza troppa convinzione.
Finalmente iniziarono le danze. Draco e Annabeth ballavano perfettamente: il ragazzo non sbagliava un passo e la ragazza, nonostante le difficoltà e i tacchi, riusciva ad andargli dietro più o meno bene.
Ballarono per tutta la sera, Annabeth si stava divertendo come non mai. Draco le urlò dentro le orecchie “Ti vado a prendere qualcosa da bere?”. Annabeth annuì.
“No, aspetta! Vengo anche io, qui c’è troppa musica”
Fuori dalla Sala venne loro incontro Pansy Parkinson. Dopo aver squadrato la ragazza che accompagnava Draco, si rivolse direttamente a lui.
“Draco, hai visto la Mezzosangue?”. Annabeth sussultò alla parola “mezzosangue”, poi si rese conto che non stavano parlando di lei. Draco iniziò a schernire Hermione Granger insieme alla Serpeverde. Annabeth, dopo averlo avvertito una volta, gli voltò le spalle e se ne andò, come aveva promesso. Draco lì per lì non se ne accorse, impegnato com’era a parlare con la Parkinson.
Quando se ne accorse la inseguì per metà Hogwarts, fino a che non la raggiunse.
“Aspetta!” si fermò a respirare per la corsa “Annabeth! Posso spiegarti!”
“Sì, certo, dite tutti così.” Annabeth cercava di concentrarsi sull’indovinello che le aveva posto il batacchio di bronzo, ma non riusciva a risolverlo, la presenza di Draco lì dietro le impediva di ragionare.
“Davvero, scusami! Prometto che, in tua presenza, non lo faccio più.”
“Non capisco perché tu debba essere così classista.”
“Sono un Serpeverde, è nella mia natura.”
Annabeth evitò di commentare quell’ultima affermazione.
“Continui a ballare con me, Annabeth?”. Annabeth si riavvicinò a lui e ricominciarono a ballare nella Torre dei Corvonero. Non era riuscita a dirgli di no, in fondo aveva sempre avuto un debole per i ragazzi biondi.
Annabeth chiuse gli occhi e appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo. Lui la cullò dolcemente, facendola danzare al ritmo di una melodia immaginaria.
Dopo qualche minuto Draco fermò la danza.
“Sai… siamo proprio come Salazar e Rowena.”
Annabeth sorrise e ricominciarono a danzare. 




Eccoci tornate con il secondo capitolo. Questa è una Drabeth (ricordo che chiunque volesse prendersela e uccidere l'autrice per i nomi delle coppie si deve rivolgere a Steff U.U) *_* Non sono dolcissimi insieme? Questa coppia è stata suggerita (e decisamente approvata) da mio fratello, bravo Daddi (che lui non leggerà mai la nostra FF e quindi non ha idea che lo sto ringraziando :P). Quindi, torniamo a cose serie... La FF è stata scritta con troppa calma causa troppi compiti, quindi scusate l'aggiornamento poco puntuale T_T E la stessa scusa vale anche se trovate qualche errore qua e là, dovrebbe avermeli corretti tutti Steff, ma non si sa mai. 
Come si capisce la storia è ambientata al 4 anno (per chi non l'avesse capito, beh spero non ci sia nessuno così tra voi xD). Mi piace pensare che Rowena (se non si fosse capito è Priscilla/Cosetta/Corinna, già non ha nemmeno un nome decente in italiano e ho scritto quello in inglese U.U) sia una figlia di Atena U.U, e poi io me la immagino con gli occhi grigi come i figli di Atena ^-^. 
Stavo cercando di mettere il link di abito, scarpe e ciondolo di Annabeth, ma non ci riesco :S Uffa volevo farvi vedere che bel guardaroba le avevo trovato D: Dato che l'altra volta, da brave Semidee, vi abbiamo detto i nostri genitori divini, ora vi diremo le nostre Case. Io (Mel) sono una fierissima Serpeverde, Steff è una TassoCorva (un incrocio °o°), ma io preferisco dire che è una Corvonero U.U 
Ok, possono venirsi a prendere un biscottino e un peluche Carpediem_hades, Wonder Girl, Pseudopigna, Tea_Zeus, Marta_Fred e MyhappinessisStylinson che hanno recensito lo scorso capitolo e Lyu Chan che ha messo la storia tra le seguite ^-^ Grazie a tutte <3
Ci farebbe piacere una recensione anche stavolta <3 
Ora vi abbandono e torno a sclerare solo con Steff, scusate se vi annoio con le mie stramberie.
Un bacio, 
Mel&Steff 

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