Al di qua dello specchio

di _joy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Caspian ***
Capitolo 2: *** 2 - Bella ***
Capitolo 3: *** 3 - Caspian ***
Capitolo 4: *** 4 - Bella ***
Capitolo 5: *** 5 - Caspian ***
Capitolo 6: *** 6 - Bella ***
Capitolo 7: *** 7 - Caspian ***
Capitolo 8: *** 8 - Bella ***
Capitolo 9: *** 9 - Caspian ***
Capitolo 10: *** 10 - Bella ***
Capitolo 11: *** 11 - Caspian ***
Capitolo 12: *** 12 - Bella ***
Capitolo 13: *** 13 - Caspian ***
Capitolo 14: *** 14 - Bella ***
Capitolo 15: *** 15 - Caspian ***
Capitolo 16: *** 16 - Bella ***
Capitolo 17: *** 17 - Caspian ***
Capitolo 18: *** 18 - Bella ***
Capitolo 19: *** 19 - Caspian ***
Capitolo 20: *** 20 - Bella ***
Capitolo 21: *** 21 - Caspian ***
Capitolo 22: *** 22 - Bella ***
Capitolo 23: *** 23 - Caspian ***
Capitolo 24: *** 24 - Bella ***
Capitolo 25: *** 25 - Caspian ***
Capitolo 26: *** 26 - Bella ***
Capitolo 27: *** 27 - Caspian ***
Capitolo 28: *** 28 - Bella ***
Capitolo 29: *** 29 - Caspian ***
Capitolo 30: *** 30 - Bella ***



Capitolo 1
*** 1 - Caspian ***


Era stata una giornata normale.

Incontri con i consiglieri, il punto sulla costruzione della nuova ala del castello, l’approvvigionamento della flotta reale, i problemi del popolo. Aveva prolungato di un’ora il tempo che concedeva ai sudditi per esporre direttamente a lui le varie questioni, durante le udienze.

Cercava sempre di mantenere un contatto diretto con il suo popolo, di non sembrare un sovrano distante e incurante. Le apparizioni pubbliche, le parate, lo annoiavano. Sorrideva, ma era un sorriso meccanico.
Invece ascoltare i problemi, le lamentele, i bisogni del suo popolo lo appassionava: raddrizzare torti, sanare ingiustizie, anche dare solo un piccolo aiuto lo faceva sentire bene. Un vero re.

E non importa se qualche suo consigliere arricciava il naso davanti a questa sua disponibilità. Troppo plebeo. Troppo tempo sprecato. Troppa disponibilità, che poteva forse addirittura ledere la sua regalità. Suo padre non lo aveva mai fatto. Miraz tantomeno.

Quante volte Caspian aveva avvertito un sottile biasimo? Si sentiva quasi uno scolaretto, in certe occasioni. O un nipotino ribelle. Come se i suoi anziani consiglieri scuotessero la testa e lo lasciassero fare perché il re, purtroppo, a volte può fare i capricci. E bisogna sopportare pazientemente, perché il re è il re. È giovane e ha questa mania di giocare a fare l’amico del popolo…

Re Caspian sospirò, guardandosi allo specchio. Il viso giovane quasi corrucciato, le labbra serrate per l’impazienza, gli occhi scuri stanchi. Va bene, anche per oggi il suo dovere l’aveva fatto. Poteva concedersi una cavalcata.

Certo, non che fosse più divertente come una volta. Se prima doveva comunque cavalcare in compagnia del suo precettore, o almeno con uno staffiere a fargli da scorta, ora che era re aveva almeno cinque persone attorno a lui, che lo circondavano rendendo irrealizzabile il progetto di fare una bella galoppata sfrenata.
Troppo irresponsabile, troppo pericoloso. Il re era un cavallerizzo provetto… ma comunque era il re. E in quanto tale aveva dei doveri. Tra i quali rientrava, senza dubbio, il non rompersi l’osso del collo cavalcando a briglia sciolta.

Tornato a palazzo dopo il viaggio fino al Regno di Aslan, i divieti e le norme di corte gli pesavano sempre più. Certo, conosceva i suoi doveri ed era pronto ad assolverli. Ma c’era qualche giornata – come oggi, per esempio – in cui sentiva il peso di tutte le responsabilità, i divieti, le imposizioni, gravargli addosso e togliergli il fiato.

La cavalcata non lo aveva rasserenato, ma almeno l’esercizio fisico gli aveva giovato, dopo una giornata chiuso nel castello. La cena era stata noiosa, persino ascoltare i suoi fidati lord lo aveva annoiato.
Raggiunte finalmente le sue stanze, Caspian si era chiuso dentro e aveva riflettuto amaramente sul fatto che oggi, davvero, sembrava un bambino capriccioso ai suoi stessi occhi. Di malumore, si era tolto gli stivali e si era gettato sul letto. Stava fissando il baldacchino sulla sua testa e non avrebbe saputo dire se si era addormentato, o era caduto in un dormiveglia, ma all’improvviso si alzò di scatto a sedere sul letto, perché aveva sentito un rumore.

O forse non era un rumore, ma una voce.

In camera sua?

Si guardò attorno, cercando di penetrare con lo sguardo le ombre. Niente. Silenzio, a parte che per i passi della guardia fuori dalla sua porta.

Eppure…l’eco di una voce…e di un singhiozzo?

Buttò le gambe giù dal letto, calzò gli stivali e si avvicinò alla porta. Con una scusa allontanò la guardia e procedette lungo il corridoio. Svoltò a sinistra, poi a destra. Camminava senza sapere dove stava andando, ma sapeva…di dover andare.

Salì delle scale strette, che ricordava da quando era bambino: erano le scale di servizio e lui le usava per scappare dalle lezioni più noiose e nascondersi in cucina, dove la cuoca gli regalava i biscotti. Ma non scese verso le cucine: salì.

Sbucò in un corridoio polveroso, appartenente alla vecchia ala del castello. Ricordava vagamente di aver relegato lì trofei appartenuti ai passati sovrani. Si mosse esitando, percorse lentamente il corridoio, fermandosi a sbirciare oltre le porte aperte.

E poi raggiunse una stanza da cui proveniva un fioco bagliore, che dal corridoio non si vedeva. Ma non c’erano candele a illuminare l’interno, bensì…che cos’era quello?

Un armadio aperto,che però non sembrava affatto un armadio. Aveva la struttura in legno, le ante aperte, ma mancava del fondo. O meglio, al posto del fondo c’era una stanza.

Ma poi, era una stanza? Sì, certamente, aveva un pavimento, una finestra e una porta, ma quanto al resto… uno strano tavolo con una sedia ancora più strana abbinata: Caspian non aveva mai visto una sedia che non poggiasse su solide gambe, ma su…cos’erano quelle cose tonde? E cosa c’era sopra il tavolo?

Si avvicinò per sbirciare meglio e sentì di nuovo l’eco del singhiozzo che lo aveva destato poco prima. E poi una voce:
«Insomma, Bella! Non ti riconosco più…»
La voce sfumò, la stanza parve dissolversi sotto il suo sguardo. Caspian, allarmato, si avvicinò e si protese per guardare ancora.

E la stanza riapparve, ma non era più la stessa. Era più piccola, con pareti bianche e il quadro di una nave appeso al muro. Era il suo vascello, quello dipinto nel quadro? Si avvicinò di un paio di passi ancora. E apparvero dei visi, sfocati, lontani. Ma Caspian non indugiò oltre, perché nella sua mente se ne erano impressi due.

Uno non lo aveva mai visto: apparteneva ad una ragazza mora, con gli occhi scuri e i capelli ricci, che le cadevano attorno al viso come una folta cortina.

L’altro, era quello di Eustace.

Caspian allungò la mano per trattenerli ed entrò nell’armadio.  

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Capitolo 2
*** 2 - Bella ***


Bella guarda il proprio riflesso nello specchio e sospira.
 
Proprio come pensava. Occhi rossi, guance pallide, viso tirato. Certo, aveva passato la notte a piangere, per cui era difficile che ora fosse in forma.

Sospira ancora, pensando a sua nonna. “Cosa vuoi che sia, rispetto alla guerra?” era la frase preferita di nonna Milly. E a ragione. La chiusura del secondo conflitto mondiale aveva lasciato il mondo in ginocchio. Iniziavano ora a vedersi i segni della ripresa. E del cambiamento. E lei, che non aveva vissuto le atrocità del conflitto e le difficoltà del primo dopoguerra, di cosa poteva lamentarsi?

Di nulla, avrebbe risposto nonna Milly.
Di tutto, pensava invece Bella in quel momento.

Al primo anno di Università aveva conosciuto Bob, assistente al corso di Storia Contemporanea. E se ne era innamorata all’istante. Il suo rendimento universitario ne aveva tratto immediato giovamento: mai un’assenza, seminari supplementari, richieste di avere ulteriore materiale di approfondimento da discutere poi con lui. Si era preparata talmente bene da ottenere il massimo dei voti all’esame e i complimenti del docente titolare della cattedra, che le aveva proposto di seguire altri seminari e magari di specializzarsi, in futuro, nella sua materia. Più che felice, Bella aveva accettato. E così, giorno dopo giorno, si era avvicinata a Bob.
Certo, dapprima era troppo timida per fare altro che balbettare un timido “Buongiorno”. Ma poi, pian piano, Bob sembrava essersi accorto di lei e trovare piacevole lo scambiare due chiacchiere. Che erano diventate lunghe conversazioni che i due intrattenevano ovunque: in aula, al bar, nei cortili dell’Università. Bella trascurava gli altri corsi per concentrarsi sulla Storia. E su Bob.

Finché, finalmente, Bob non l’aveva invitata a cena: Bella era ormai al terzo anno. La sua migliore amica, Penelope, trovava sospetta tutta questa attesa, tutte queste chiacchiere, caffè, discussioni interminabili su temi accademici, mai coronati da un invito formale ad uscire. Bella, invece, era convinta che fossero la dimostrazione dell’educazione e della sensibilità di Bob.

Più innamorata che mai, aveva trascorso l’anno più bello della sua vita con lui. Sì, Bob era molto impegnato e non riusciva a vederlo sempre; inoltre lei era ancora una studentessa e lui non voleva che circolassero voci sulla loro relazione per non compromettere la sua carriera universitaria, ma lei era felice di fare qualche sacrificio per lui. E se le pesava moltissimo vedere che in pubblico non le rivolgeva più attenzione, anzi, si intratteneva spesso con altre ragazze e non più con lei, ne soffriva in silenzio per non dargli motivo di pensare a lei come a una fidanzata invadente e pretenziosa.
Aveva messo a tacere le preoccupazioni di Penelope per gli atteggiamenti più elusivi di Bob, ma non poteva ignorare il fatto che, dopo mesi, lui ormai poteva tranquillamente passare settimane – settimane! – senza vederla o almeno telefonarle.

Finché, la bomba. Vanessa, una ragazza del suo dormitorio, era tonata un giorno con la notizia che l’assistente Smith – il suo Bob – si sposava con una ragazza che era la sua fidanzata da anni. Anni. Una borghese il cui padre poteva agevolare la carriera di Bob e che si era ormai stancato di vedere la figlia a casa a ricamare il corredo per un matrimonio che tardava ad arrivare.

«Quanto sono stata stupida» sibila Bella al suo riflesso, ripensando alle notti insonni, alle lacrime, alle suppliche che aveva rivolto a Bob, il quale l’aveva liquidata in tutta fretta, definendola “una ragazzina infatuata che gli stava sempre tra i piedi”.

Penelope aveva dato in escandescenze, gridando che meritava una denuncia, la gogna pubblica, la lapidazione. Bella, troppo umiliata al pensiero di che cosa la sua famiglia e i suoi amici avrebbero pensato di lei, l’aveva supplicata di lasciar perdere.

Ma Penelope guardava la sua amica sfiorire e se ne disperava. L’aveva convinta a lasciare il dormitorio per andare a vivere a casa di suo zio, fuori dal campus, in modo da non sentire i pettegolezzi e da evitare di trovarselo davanti svoltando ad ogni angolo.
Traslocare era stata una buona idea. Vivere nel campus era piacevole, ma se la tua migliore amica entra in modalità “zombie” e non vuole mettere il naso fuori dalla porta per paura di incontrare l’assistente fedifrago, alla fine non è nemmeno più così divertente. Tra l’altro, i loro vicini di casa erano ragazzi giovani e c’era quell’Eustace che chiaramente aveva perso la testa per Bella…

Peccato che lei non ne voleva proprio sapere.
 
E anche quest’oggi, mentre aspetta che Bella scenda, sbircia fuori dalla finestra del salotto e vede Eustace che fissa speranzoso le finestre al piano di sopra. Scuote la testa divertita. Lui di solito le aspetta fuori casa, fingendo di essere appena uscito, e le accompagna per un tratto. È così dolce, e Bella nemmeno lo vede. Ah, che fatica quella ragazza.

«Cosa guardi?»
«Buongiorno, Bell! Ehm, niente…»
«Fammi indovinare: c’è Eustace fuori dalla porta?»
«Ehm…no, no…solo che…»
Bella accenna a un sorriso.
«Sai, dovreste uscire insieme, voi due»
«Cosa?»
«Lo so che ti piace, dai»
Penelope arrossisce furiosamente.
«Non è vero! E poi lui ha occhi solo per te»
«Solo perché non lo considero, Pen. Ho scoperto che con i ragazzi funziona meglio così…»
«Ecco, non intristiamoci di prima mattina. Già per farti tornare a lezione ho dovuto faticare non poco…»

Le due ragazze escono e Eustace le vede subito. Sorride e si avvicina.
«Buongiorno. Anche voi pronte per uscire?»
Penelope gli sorride e Bella sbuffa.
«Sì, che casualità, vero?»
Eustace arrossisce e fa per rispondere, quando il suo sguardo si appunta su qualcosa alle spalle di lei e le due amiche lo vedono trattenere bruscamente il fiato.
«Ma che…?»
«Eustace?» domanda, esitando, una voce matura dietro di loro.
Le ragazze si voltano.
 
O-mio-Dio! È il primo pensiero di Penelope.
Lo conosco…ma dove l’ho visto? Si chiede invece Bella.
 
«Caspian…» sussurra Eustace.
il giovane avanza verso di loro. Eustace sembra aver visto un fantasma, Penelope è trasognata. Bella, invece, si sofferma a guardare gli abiti di una foggia strana e poi volta la testa. Ma da dove è arrivato? C’è il muro della loro casa lì…
Poi volta di nuovo la testa e si trova a guardare in due occhi neri come la notte.
E, inspiegabilmente, la coglie di nuovo la sensazione di un attimo prima:dove l’ho già visto…chi è?
Ma sostiene quello sguardo che sembra volerle leggere dentro, come se anche lui si stesse ponendo delle domande su di lei.
Poi Eustace avanza e tende una mano.
«Caspian, ma che cosa…»
E lui – Caspian? – distoglie gli occhi e accenna a un movimento con le spalle.
«Non so. Io ero al castello, ovviamente, ma ho sentito una voce, sono salito nell’ala ovest e poi…mi sono ritrovato qui»
«Ma è impensabile! Inammissibile! Credevo che solo noi…»
Eustace si interrompe bruscamente, gettando un’occhiata alle due ragazze.
Penelope sta ancora fissando Caspian a bocca aperta.
«Scusatemi, io…vi accompagnerei davvero volentieri, ma devo…insomma…»
Bella lo fissa e lui arrossisce. Poi lei guarda di nuovo Caspian. E, incredibilmente, riceve per tutta risposta un inchino.

Penelope strabuzza gli occhi.
«Mia signora…» mormora il giovane.
«No, Caspian!» interviene bruscamente Eustace, facendosi avanti e mettendogli una mano sul braccio.
«Vieni, dobbiamo trovare Lucy e Edmund…»
«Lucy e Edmund! Quale meravigliosa notizia! Ma allora…»
«Sì, ehm…ne parliamo dopo. Quando siamo da soli» Eustace solleva eloquentemente un sopracciglio.
Caspian guarda le due ragazze, ancora ammutolite, e annuisce.
«Certamente. Con il vostro permesso» mormora poi, accennando di nuovo ad un inchino.
«Ok, qui non si…ehm…usa. Comunque, ragazze, ci vediamo più tardi. Scusate ancora…»
E si allontanano insieme, scomparendo in casa.
 
«Bell» esclama una frastornata Penelope, rivolta all’amica, ancora perplessa.
«Quel tipo…ti ha fatto un inchino?»
 

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Capitolo 3
*** 3 - Caspian ***


Quella ragazza…è la stessa che ho visto nell’armadio…ma chi è?

Caspian si sente tirare per la manica e si riscuote dai suoi pensieri.
«Eustace…che bello vederti. Eri un ragazzino, quando ci siamo conosciuti a Narnia…»
«Sai che stavo pensando la stessa cosa? Sembriamo…anzi, siamo coetanei ormai»
Si interrompe un attimo.
«Già…che cosa…assurda! Insomma, credevo che qualche mese qui corrispondesse a anni e anni a Narnia…e invece tu sei sempre lo stesso e noi siamo cresciuti»
Caspian gli sorride, affettuoso.
«Eri un ragazzino, e ritrovo uomo»
«Che strano vederti nel mio giardino, Caspian!»
Fermi l’uno di fronte all’altro, i due si sorridono e poi si scambiano un abbraccio prima di entrare in casa.

Una volta dentro,  Eustace si dirige al telefono. Caspian si guarda attorno, incuriosito. Poi sente Eustace chiamare il nome di Edmund e si volta con il sorriso sulle labbra.
«Edmund…»
Si interrompe basito. Eustace sta parlando con qualcuno…che non c’è. E lo chiama “Edmund”.
«Eustace» fa Caspian, allarmato «Ma che cosa…»
Ma Eustace si volta perplesso, inarcando un sopracciglio, mentre continua a parlare.
«Edmund, non fare domande idiote. No, che non sono sbronzo. Ti dico che è qui. Davvero, è qui. Sì.» sospira spazientito «Sì, sì, sì e sì: è lui. È Caspian. È qui, a casa mia»
Alza gli occhi al cielo.
«Edmund, vuoi che non sappia riconoscere Caspian? Ma insomma!»
Eustace fa spallucce a Caspian, come per dire “Edmund è il solito scemo”. Ma vede l’altro guardarlo a bocca aperta. Si guarda attorno e poi, improvvisamente, capisce e scoppia a ridere.
«No, no, scusa Ed…no, non puoi capire. Caspian mi guarda come se fossi pazzo…sì…no, ma no scemo! Il telefono, non capisci? Non sa che esiste, ovviamente»
Poi fa un cenno a Caspian, che si avvicina guardingo.
«Ok Ed, digli pure ciao!»
Caspian lo guarda come se fosse uscito di senno, ma all’improvviso sobbalza per lo spavento, quando sente la voce di Edmund – sì, è proprio la sua! - provenire…da dove?
«…Smettila, hai capito? Insomma, sei cresciuto per fare scherzi di questo tipo. Nemmeno Lucy…»
«Edmund!» grida Caspian.

La voce si zittisce all’improvviso.

«Edmund, vedi, non sono io. Dai, parla ancora, Caspian»
«Ma…cosa devo dire? E dov’è Edmund? Ho sentito la sua voce, ma…»
C’è un altro attimo di attonito silenzio, poi la voce si sente ancora.
«Eustace, vengo lì. E ti giuro, se è uno scherzo, che me la paghi cara, stavolta»
«Ok, vedrai. E Lucy?»
«Non c’è, è al lavoro. Va bene, prendo un treno e arrivo»
«Ok, ti aspettiamo»

Eustace attacca il telefono e sorride a Caspian, che ha ancora un’espressione attonita.
«Bene, vieni a sederti e cerca di non farti venire un colpo. Mi sa che ne hai di cose da imparare!»
Eustace conduce Caspian al divano e lo fa sedere.
«Che strano!» gli dice ancora, con un gran sorriso «Quando eravamo a Narnia era tutto così…assurdo per me. Inspiegabile. Capisco come devi sentirti tu ora. Certo, qui non ci sono topi che parlano e tirano di spada, ma ci sono i telefoni…»
Ride e poi prosegue.
«Prima mi hai visto parlare al telefono. È quell’apparecchio lì» lo indica «Serve alle persone per parlare anche se sono lontane. Edmund e Lucy vivono in una cittadina qui vicino. Ho chiamato Edmund per farlo venire qui»
«Vuoi dire che puoi parlare con Edmund e Lucy anche se non sono qui? In questa casa?»
«Con loro e con qualsiasi persona abbia un telefono. Anche con Peter e Susan, anche se sono in America»
«Peter e Susan? Cos’è America?»
«È un altro continente, sta oltre l’oceano…»
«Ah…»
«Caspian, come mai sei qui? Come hai fatto ad arrivare?»
«Non lo so! Ho sentito una voce e ho vagato un po’ per il castello, in un’ala quasi abbandonata, perché mi sembrava di sentire qualcuno che singhiozzava. Poi ho visto, in una stanza, un armadio con le ante aperte. E dentro le ante c’era…non so. Gente che passava, luoghi che apparivano e scomparivano. E poi ho visto il tuo viso e sono entrato nell’armadio»
«Ma come sei entrato? Irresponsabile! Ma non ce le hai delle guardie che badano a te? E…mi hai visto nell’armadio?»
«Sì. E sono anche troppo controllato dalle mie guardie. Comunque ho visto te e quella ragazza con cui stavi parlando prima, quando ci siamo incontrati fuori»
Eustace fa un salto sul divano.
«Bella?»
«Eh…sì. Quella ragazza con i capelli ricci…»
«No no. Cioè sì. Volevo dire, si chiama Bella. Arabella, per la verità, ma la chiamiamo tutti Bella. L’hai vista nell’armadio? Con me?»
«No, non con te. Era come se passassero delle immagini sfocate. Persone diverse, luoghi diversi. I vostri sono i visi che ho messo a fuoco»
«Che strano…ma che succede a Narnia? Siete in pericolo?»
«No, va tutto bene…»
«Sicuro? Perché il fatto che tu sia qui…»
«Eustace, per favore, non dirlo con il tono di uno che rimprovera un bambino di cinque anni che ha fatto una marachella. Non l’ho fatto apposta. E non so perché sono qui»
«Va bene, Vostra Altezza ribelle…»
«Scusa» Caspian sospira «È che ero in camera mia a riflettere su come io non possa fare un passo senza essere seguito, consigliato, ammirato o rimproverato…poi ho sentito la voce…e sono arrivato qui»
«Ma come? Re Caspian…e sei circondato di balie?»

Eustace ghigna e Caspian sbuffa. Poi si sorridono.
«Bè, allora ti ci voleva una vacanza»
«I re non vanno in vacanza…»
«Ma smettila! Caspian, tu non sei tuo padre. Ed è sbagliato che punti a diventarlo. Tu sei tu e basta. E vai benissimo così. te lo ha detto anche Aslan»
«Grazie. Ma comunque, i re non vanno in vacanza lo stesso»
«Bè, tu sei andato in un altro mondo, tecnicamente…»
«Vero…» Caspian sorride
«Non ti mancava un po’ d’avventura?»
«Non sai quanto. Io…»
Ma Caspian si interrompe, quando sente un suono.
«Tranquillo, è il campanello»
«Che cos’è il campanello?»
«È tipo… si suona quando devi entrare in casa di qualcuno»
«Ah. Come il corno per far abbassare il ponte levatoio…»
«Ehm…meno impegnativo, diciamo. Comunque…»

Intanto, Eustace apre la porta di ingresso.
«Buonasera, signor Light»
«Ciao, Eustace. Volevo dirti che devo partire per qualche giorno e che mi raccomando le ragazze, va bene?»
«Oh, ma certo. Con piacere. Io sono qui e c’è un mio amico con me, per cui…»
«Guarda, non ci saranno problemi e Penelope mi ucciderebbe se sapesse che te lo chiedo, ma io sono più tranquillo sapendo che qualcuno dà loro un’occhiata. Bene, salutami i tuoi genitori e buona giornata»
«Arrivederci»

Eustace chiude la porta e sorride a Caspian.
«Bene. Edmund non arriverà prima di questo pomeriggio. Sei pronto a esplorare il mio mondo?»
Caspian sorride e si alza. Eustace gli sorride in risposta.
«Tranquillo, ti divertirai. Abbiamo i telefoni e altre cose che ti sembreranno strane, ma se non altro qui non rischi di trasformarti in un drago!»
 
 

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Capitolo 4
*** 4 - Bella ***


 


«Uffa Pen, ma la vuoi smettere?»
Bella sbuffa spazientita guardando l’amica, ferma sul marciapiede.
«È verde! Dai, attraversiamo! Ma perché sembri… trasognata?»
«Perché lo sono!» geme Penelope, teatralmente «Sono trasognata, mondo!»
Bella si mette a ridere.
«Smettila» dice l’amica, indignata «Come faccio a non essere trasognata? Non l’hai visto, quel ragazzo?»
«Certo che l’ho visto. Ma sono ancora in grado di attraversare la strada senza farmi investire e senza causare un incidente»
«Male, molto male! Vedi un tipo così e resti impassibile? È inutile, amica mia: con te io ho perso le speranze!»
«Oh, santo Cielo! Ma perché proprio io dovevo avere come amica un’attrice mancata?»
«Bell, te lo dico sinceramente: mi fai preoccupare. E nemmeno ti rendi conto della fortuna che hai! Perché è a te che quel tipo ha fatto un inchino, ovviamente! Mai che queste cose succedano a me!»
«In effetti è stato strano…»
«Strano? È meraviglioso! Così romantico…ma secondo te chi è quel tizio?»
«Non ne ho idea…ma Eustace sembrava conoscerlo bene»
«Questo significa soltanto che Eustace da oggi è il mio migliore amico e che lo inviteremo a cena molto, molto presto. Con il suo amico al seguito, ovviamente»
Bella sorride distrattamente e poi si morde un labbro.
«Ma a te Eustace non è sembrato quasi…spaventato?»
«Eh? Spaventato? Non so Bell: appena ho posato i miei occhi su quel ragazzo non ci ho capito più niente!»
Penelope sospira.
«Sembra un principe…»
Bella scoppia a ridere, facendo voltare due passanti.
«Un principe nel nostro cortile? Povera me, se ne hai di fantasia…»
 
A pranzo, le due ragazze si siedono sotto un albero del campus. Penelope sta ancora fantasticando sulla misteriosa apparizione della mattina, mentre Bella, con la schiena appoggiata al tronco, si guarda attorno. Non può confessarlo alla sua amica, ma ha il terrore di veder comparire Bob all’improvviso. A volte lo scorge da lontano, mentre attraversa i viali o percorre un corridoio, e lo sconforto, la vergogna e il dolore la assalgono. Esteriormente si sforza di sembrare tranquilla – se non altro per salvare quel poco di dignità che le è rimasto – ma anche questo richiede un dispendio di energie notevoli e lei spesso si chiede se non fosse stato meglio abbandonare l’università.
Ma come avrebbe fatto a dirlo ai suoi?
E poi, lei amava l’università, la sua vita, i suoi studi. Certo, la sua salute mentale qualche giorno le sembrava a rischio, ma di fronte alle prospettive future – un lavoro, una carriera magari, visto che di amore non se ne parlava e non se ne sarebbe parlato mai più – un sacrificio poteva dirsi necessario…
Persa in queste riflessioni mentali, Bella impiega un po’ di tempo a focalizzare i due visi che si stanno avvicinando. Fissa con occhi spenti un sorriso smagliante che viene dedicato sempre e solo a lei e…
«Pen!» sibila.
«…e poi hai visto i suoi occhi? Così scuri, così…ammalianti! Io penso…»
«Pen!» dice ancora Bella, secca.
Il sorriso che ha visto balenare nei suddetti occhi scuri, un guizzo di divertimento, le provoca una fitta al petto.
Guai all’uomo che oserà ridere della sua amica.
«Uffa come sei noios…Eustace!!!! Che sorpresa…» trilla Penelope, diventando cremisi mentre occhieggia Caspian.
«Ciao, Pen. Bella» sorride lui, ma lo sguardo che rivolge alla seconda è speciale.
Del resto, lei non lo guarda nemmeno. Fissa per terra e sembra seccata.
«Ehm» dice Penelope, cogliendo l’umore dell’amica «Che fai…fate…qui di bello?»
«Sto facendo fare un giro della città a…mio cugino… Caspian. E siccome stavamo passando per il campus ho pensato che magari pranzavate qui e che potevo presentarvelo»
Penelope schizza in piedi.
«Oh, bene! Ehm…ciao! Piacere di conoscerti, sono Penelope!»
Tende la mano a Caspian e resta senza fiato quando il re la prende e vi si china sopra. Come un mezzo inchino…per lei.
Penelope boccheggia, mentre Eustace cerca di dare un pizzicotto a Caspian, senza farsi vedere. Accidenti alle maniere di corte, pensa infuriato.
«Onorato» mormora intanto Caspian.
«Ehm…che…cosa?» balbetta Penelope.
Bella si alza per accorrere in suo aiuto, cercando di non scoppiare a ridere: l’amica sembra persa in una visione extrasensoriale.
Ma quando incrocia lo sguardo di Caspian, di nuovo la coglie la sensazione di conoscere quel viso. I loro occhi restano incatenati per un attimo lunghissimo.
Caspian si volta verso di lei e fa per parlare – davvero, ma perché quella ragazza gli dà la sensazione di essere a corto di parole? – ma poi si volta perplesso.
Penelope gli sta ancora stringendo la mano.
La ragazza sembra accorgersi solo dopo un po’ che tutti e tre la stanno fissando; Bella con sguardo allarmato.
«Ehm…sì?» dice, confusa.
«Pen, gli stai stritolando la mano» ghigna Eustace. Ma poi si morde il labbro non appena Bella lo fulmina con lo sguardo.
Anche Caspian lo guarda male, quando Penelope ritrae la mano imbarazzatissima e diventa ancora più rossa.
«Eustace, non sei affatto gentile»
«Ehm, scusa, Pen…» dice lui, per niente pentito.
Caspian torna a guardare Bella e, di nuovo, i due si fissano in silenzio.
Poi Caspian le rivolge un inchino e tende la mano verso di lei, con il palmo rivolto verso l’alto.
Che strano modo di tendere la mano, pensa lei, che titubante gli tende la sua.
Poi la ritrae di scatto, quando lui fa per baciargliela.
Caspian sussulta e lei si irrigidisce.
«Ma che cosa…» inizia lei.
«Vi chiedo scusa…» ribatte lui, ma sembra perplesso.
«Ehm…bene!» interviene Eustace, per spezzare la tensione «E se mangiassimo con voi?»
«Oh ma certo!!» esulta Penelope, mentre Bella non dice niente e si risiede per terra.
Caspian sembra perplesso, ma si siede anche lui, dopo Eustace e Penelope.
«Ho preso un paio di toast, giusto per sicurezza» dice Eustace tutto allegro, mentre sbircia Bella di sott’occhi.
Ma lei sospira esasperata.
«Eh…quindi…lui è tuo cugino? Non ci avevi mai detto di avere altri cugini, oltre a Lucy e Edmund…» Penelope si trattiene appena in tempo, prima di dire “e non vedo perché non mi hai parlato di lui, visto che è così figo!”
«Uhm, sì. Il fatto è che ci vediamo poco….perchè…bè, diciamo che abitiamo lontani»
«Direi molto lontani» sorride Caspian, e Penelope quasi si dimentica di respirare.
«Ah. E quindi tu…di dove sei?» gli chiede, incantata.
«È americano!» sbotta precipitosamente Eustace, che ha visto Caspian esitare. Meglio che non esca il nome di Narnia, neppure per scherzo.
Del resto, chi ci crederebbe sentendogli dire che viene da un altro mondo?
Letteralmente, per giunta.
«Ah! Infatti hai un nome insolito…Caspian…cosa significa?»
«Era il nome di mio padre e di suo padre prima di lui e…»
«Sì, in famiglia siamo piuttosto tradizionalisti!» si affretta ad interromperlo Eustace.
«Ma il tuo nome non c’entra niente con il suo…Caspian sembra un nome...non so, esotico…» dice Penelope, perplessa.
«Sì, ma perché…ehm…siamo di due rami diversi della famiglia…e quindi…»
«E non vi assomigliate affatto!» esclama la ragazza.
«Sì, ma…»
«E i tuoi vestiti, Caspian…che strani…»
«Ehm…una nuova moda…sai, l’America…»
«Pen, smettila, sembra un interrogatorio in questura. Lasciali mangiare» interviene inaspettatamente Bella.
Che subito sente quegli occhi scuri fissarsi su di lei, per cui mantiene i suoi concentrati sull’amica. E le porge una mela.
«Tieni, mangia anche tu, che poi dobbiamo rientrare»
«Oh, già» Penelope sembra sconfortata e poi chiede ai ragazzi «Voi dove andate oggi pomeriggio?»
«Porto Caspian a fare un giro…»
«Oh. Certo…ehm…magari noi potremmo accompagnarvi…» dice speranzosa lei.
«Pen!»
«Uff, dai, Bell! Oggi pomeriggio ho quella lezione di paleografia che sai che non sopporto…non ci capisco nulla, ti prego, non andiamo!!!»
«Se venite, ci fa piacere» dice subito Eustace «Anzi, Pen: tuo zio è partito ed è passato da noi a chiederci di non lasciarvi sole in questi giorni, quindi…»
«Cosa?» sbotta Bella «Come se noi non fossimo in grado di badare a noi stesse…»
«…ma comunque è un pensiero molto gentile, grazie!» interviene Penelope, mentre rivolge all’amica un’occhiataccia.
«Bè, magari una di queste sere possiamo uscire a cena…» tenta Eustace, ma viene ricompensato solo dall’entusiasmo di Penelope, che quasi si strozza bevendo un sorso d’acqua.
«Forse…» resta sul vago Bella, che fa per alzarsi.
Ma Caspian è in piedi prima di lei e le tende la mano.
Bella esita, ma quando lo guarda negli occhi qualcosa la spinge a fidarsi e gli prende la mano. Lui la aiuta ad alzarsi e le resta vicino.
Quant’è alto è il suo primo pensiero. E poi si sente sciocca.
«Mi dispiace, ma io vado a lezione. Non posso perderla, ci sono le firme obbligatorie»
«Secchiona» borbotta Penelope, ma all’improvviso si sente timida all’idea di restare senza la sua amica e si alza anche lei, a malincuore.
Ma non trattiene una piccola rivincita.
«Allora ci vediamo per cena?»
«Questa sera arriva Edmund…»
«Bene, portate anche lui! Allora alle 20 da noi?»
Eustace guarda Bella.
«Perfetto. A dopo, ragazze»
Bella sorride a entrambi. Caspian è ancora fermo al suo fianco e china il capo guardandola.
«Mia signora» ripete, a bassa voce.
E lei arrossisce, senza sapere perché. Forse perché lui è così cavalleresco, così…strano? Bellissimo?
Bella si dà una scrollata mentale.
Ma cosa mi prende? Io non ci ricadrò mai più, si ripete.
Penelope si sta accordando con Eustace e non sembra essersi accorta di nulla. Quando si volta, Caspian accenna a un inchino anche a lei e poi si mette al fianco di Eustace.
Penelope, entusiasta, fa ciao con la mano:
«Ciao, Caspian! A stasera!!»
Il ragazzo la guarda perplesso, ma Eustace ride e saluta le ragazze con la mano.
 
In aula, Penelope fissa fuori dalla finestra completamente rapita e i graffiti di Pompei non esercitano alcuna attrattiva su di lei. Ma anche Bella, che ama quella materia, per una volta è distratta. Ma non pensa a Bob. Anzi. Si chiede cosa si nasconde dietro quegli occhi neri che continuano ad affacciarsi, non richiesti, nella sua mente. E perché il loro proprietario sembra così fiero e, insieme, così introverso e…timido? Possibile? E premuroso. Quel gesto di accennare un baciamano non se lo aspettava e…perché poi un estraneo dovrebbe baciarle la mano? Sarà mica un pazzo? Ma Eustace non permetterebbe mai a un pazzo di avvicinarsi a lei.
Eustace. Già. Non vorrebbe ammetterlo, ma la cotta del ragazzo per lei sta diventando evidente. E preoccupante.
Bella si morde un labbro con fare pensoso e, mentre accanto a lei l’amica scrive sul suo quaderno "Penelope e Caspian", lei cerca di scacciare dalla mente la sensazione di lui che le stringe la mano.
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** 5 - Caspian ***


Incredibile.
Non gli veniva in mente un’altra parola per descrivere quel mondo.
Tutto ciò che vedeva non aveva corrispondenza a Narnia. Edifici costruiti non di pietra, ma di un materiale che Eustace chiamava “cemento”. Non imponenti come il suo castello, ma…tantissimi. Smisurati. Che si propagavano a vista d’occhio. E le luci. Eustace gli aveva parlato di “elettricità” e gli aveva assicurato che l’effetto migliore lo avrebbe colto solo di notte. Ma a lui sembrava già miracoloso!
In casa di Eustace c’erano minuscoli tasti e, schiacciandoli, si accendeva la luce. Fissa, potente. Altro che quella delle candele.
E per la strada passavano strani…animali…di metallo, che Eustace chiamava automobili, biciclette, camion, moto…e le persone erano così diverse da quelle che vivevano a Narnia! Anche se qui gli animali non parlavano. Nessuno. Che strano…
E il cibo…davvero, era qualcosa di meraviglioso.
Caspian abbassa gli occhi sul suo hamburger. Non aveva mai saputo che la carne si potesse cuocere in quel modo. E il pane aveva un sapore diverso da quello cui era abituato. E doveva assolutamente rifarsi di tutti gli anni in cui aveva ignorato l’esistenza delle salse e di quelle che Eustace chiamava “patatine fritte”.
«Buono?» sorride Eustace.
Caspian annuisce.
«Incredibilmente»
«Me lo hai detto almeno un milione di volte, oggi»
«Perché è tutto così…»
«Incredibile?» suggerisce Eustace.
Di nuovo, Caspian fa un cenno con il capo e si volta a guardare due persone che lo stanno fissando.
«Mi sa che sei un po’ troppo appariscente vestito così. Dovremo rifarti il guardaroba» Eustace si fa pensieroso «Forse dovevamo portare le ragazze con noi»
«Parlami di loro»
«Penelope è la nipote del mio vicino di casa. È una ragazza simpatica, la conosco da quando siamo piccoli. Quando Lucy e Edmund si sono trasferiti è stata una compagnia per me. Bella invece è la sua migliore amica. Prima abitavano entrambe nel campus, perché studiano all’università. È quel complesso di edifici in cui le abbiamo viste. Ma poi, non so perché, sono venute a vivere dallo zio di Pen»
Eustace sospira.
«Penso sia a causa di Bella» continua, esitando «Deve aver avuto qualche problema nel campus, ma non so bene di cosa si tratti. Lei non ne parla e Penelope nemmeno. Ma sembra sempre triste. E nervosa»
Caspian osserva l’amico rabbuiarsi. Esita e poi dice dolcemente.
«Mi sembra di capire che Bella ti stia particolarmente a cuore»
Eustace diventa rosso come un peperone.
«…Sì. Ma non perdere tempo a dirmi che è una battaglia persa, perché lo so già»
«Non ne avevo l’intenzione. E non so come funzionino queste cose, nel tuo mondo»
«Funzionano che se non le piaccio allora non c’è speranza»
«Ah. Quindi…è lei a decidere? Non i suoi genitori per lei?»
«Oh no! Anni fa funzionava così, con i matrimoni combinati…e forse c’è ancora qualche famiglia influente che conduce così i suoi affari, ma in generale no. E per Bella, poi…è talmente indipendente, che vorrei vedere chi potrebbe costringerla a fare qualcosa contro la sua volontà»
«Ma tu ti sei dichiarato?»
«No. So già cosa mi direbbe» ammette Eustace «La vedo irrigidirsi quando le sto troppo intorno. E poi non mi dà confidenza, è sempre sulle sue»
«Ma forse se le regalassi dei fiori, o se la invitassi a fare delle passeggiate romantiche…»
«Mi direbbe di no e mi tirerebbe dietro i fiori, probabilmente»
Eustace ride dell’espressione di Caspian.
«Non giudicarla male, è una ragazza molto dolce. Ma anche testarda»
«E Penelope?»
«È davvero una brava ragazza, ma…non è Bella. E poi, direi che si è presa una bella cotta per te!»
«Prego?»
«Una cotta…tu le piaci, Caspian»
«Io? Ma non sa nemmeno chi sono, non sa che sono un re…»
«Non le piaci perché sei un re, ma perché sei tu»
«Non credo di essere mai piaciuto a nessuno solo perché sono io»
«A me sì. E a Lucy e Edmund anche. E qui non è come a Narnia, vedrai. Qui non sei un re, sei solo Caspian»
Solo Caspian.
Questa sì che era la cosa più incredibile di tutte quelle viste finora in quel mondo meraviglioso.
 
E ci sta ancora pensando, quando Eustace lo porta in stazione a prendere Edmund. La gioia di rivedere l’amico è talmente grande che Caspian guarda quasi solo di sfuggita le grandi locomotive che occupano i binari.
Edmund sembra aver visto un fantasma, mentre i due gli vanno incontro.
«Caspian…» sussurra.
«Edmund, amico mio. Fratello mio»
Caspian lo stringe in un abbraccio, ma sente l’altro irrigidirsi.
«Che succede?»
«Ma come che succede? Dimmelo tu! Come ci sei finito qui?»
«Non ne ho idea»
«Ma come è possibile? Che succede a Narnia?»
«Niente…»
«Impossibile. Siete in pericolo?»
«No»
«Caspian, non può essere. Ci deve essere una ragione, se tu sei qui. Magari è qualcosa di cui non eri a conoscenza…»
«Edmund, non ci sono cose di cui non ero a conoscenza. Stiamo parlando del mio regno. Vuoi dire che non lo governo bene?»
«No, voglio dire che il tuo regno è enorme e per giunta è magico quindi può darsi benissimo che ci sia qualcosa che ti sfugge. In fin dei conti non è poi tanto tempo che hai scoperto dell’esistenza degli antichi abitanti di Narnia…»
Edmund si interrompe un attimo.
«Certo, se lo guardiamo dal nostro punto di vista cronologico, in realtà sono millenni…ehm…che casino. E come mai tu hai la stessa età dell’ultima volta in cui ci siamo visti e noi siamo cresciuti?»
«In effetti, sembri più vecchio di me»
«Sono più vecchio di te, temo» fa una smorfia l’altro.
«Ma io ho millenni e millenni più di voi» sorride il re.
«Ma hai un aspetto giovanile» lo prende in giro Eustace «Anzi, ha già fatto colpo!»
«Davvero? Su chi?»
«Penelope»
Edmund scoppia a ridere.
«Penelope?! Ah, pensa se avesse fatto colpo su Bella…» strizza l’occhio a Caspian «E comunque, almeno si distrarrà dalle sue pene, poverina. Ho il sospetto che prima le piacesse Eustace. Il che la dice lunga, senza offesa»
«Scemo»
«Tzè. Comunque, torniamo a noi. Per il gossip, poi ci penserà Lucy»
«Come sta Lucy?»
«Sta bene, lavora in un asilo»
«Cosa intendi dire? Perché deve lavorare? E che cos’è un asilo?»
Edmund lo fissa per un attimo, ma Eustace gli batte su una spalla con fare consolatorio.
«Edmund, non può saperlo. Insomma, non sa nulla di…tutto questo» fa un ampio cenno con la mano.
«Scusa, hai ragione. Scusa, Caspian. Dunque, Lucy lavora e anche io, perché qui si lavora per vivere. Qui non siamo Re e Regina di Narnia, ma solo Edmund e Lucy. E un asilo è un posto in cui si mandano i bambini piccoli»
«È tutto così…strano. Così nuovo. Così enorme per me…» Caspian sembra un attimo assorto.
«Eppure…non so Edmund. Io amo Narnia. È solo che a volte mi sento…soffocare. E qui invece c’è così tanto da scoprire, da vedere…»
«Bè, sì…ma Narnia ha bisogno di te»
«Ma non ho deciso io di venire via! È successo. E non so come. Ma voi siete arrivati a Narnia quando c’era un pericolo incombente, per cui, se Narnia fosse in pericolo, sareste venuti voi da me e non viceversa»
Edmund e Eustace si scambiano un’occhiata.
«Ha senso, in effetti»
«Ma allora? C’è un pericolo qui?»
«Ma qui noi non governiamo un regno! Insomma, cosa potremmo fare, per esempio, per evitare un conflitto mondiale?»
Eustace arriccia il naso.
«Già»
«E quindi?»
«Quindi niente, Edmund. Per ora non possiamo fare niente. Ma chissà se ci fosse Lucy…insomma, magari…voglio dire, ha sempre avuto un rapporto speciale con Aslan»
Edmund si guarda attorno, come se il possente leone potesse spuntare da dietro qualche panchina.
«La chiamo stasera e le chiedo di venire subito. Intanto, io resto da te se va bene»
«Certo. E, per la cronaca, Caspian è nostro cugino, è americano e sta da me al momento»
«Eustace, a chi l’hai presentato? Ma insomma, ti pare il caso?»
«Rilassati, solo a Penelope e Arabella. A proposito, oltre che un training contemporaneo gli servono anche dei vestiti»
«Già, ma è più alto di noi due, i nostri non gli stanno. Magari…mmmm….che noia lo shopping» Edmund fa una smorfia.
«Infatti. Forse potrebbe…»
«Intendete continuare a comportarvi come se io non esistessi?»
I due ridono.
«Scusa, Caspian. Non mi sono ancora ripreso dallo shock di vederti qui» Edmund gli passa un braccio attorno alle spalle.
«Ho fame. Sei pronto a scoprire la pizza?»
«No Edmund» lo interrompe Eustace «Ho detto a Penelope che avremmo cenato con loro»
«Eustace! Ma ti sembra la serata giusta?»
«Ma io pensavo…»
«Uffa» sbuffa Edmund «Non è vero che pensavi. Quando c’è di mezzo quella ragazza…»
«Senti chi parla! Chi è andato vicino a sposarsi con quella rossa di Leeds?»
«Sposarsi?» Caspian ghigna.
«Non ridere, a te piaceva mia sorella!»
«Lucy?» Eustace quasi si strozza.
«No, Susan» ribatte Edmund.
Caspian arrossisce.
«Ah, la bellezza della famiglia. Ci sono belle donne a Narnia?»
«Direi di sì, ma…non si vestono così» dice Caspian perplesso, guardando una signora in minigonna che arranca su tacchi vertiginosi mentre trascina un carrello con le sue valigie sopra.
«Peccato. Dovremo mostrarti qualcosina, insomma»
E i tre escono dalla stazione fianco a fianco, parlando e ridendo e dimenticando, per un attimo, tutte le preoccupazioni relative al mondo lontano cui tutti e tre sanno di appartenere.

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Capitolo 6
*** 6 - Bella ***


Bella osserva l’amica e sospira esasperata.
È da dopo le lezioni che Penelope corre in giro per la casa come una pazza, disponendo fiori, spostando poltrone e infornando patate e arrosto comprati in rosticceria.
Ora sta dando l’assalto al suo armadio.
«Bell, ti prego, ti prego, prestami qualcosa da mettere!»
Oddio.
«Pen, prendi quello che vuoi basta che stai calma!»
«Come faccio? Oh, mamma! Che ne dici di questo?»
Penelope compare con addosso un cardigan arancione e dei jeans.
«No, Pen, assolutamente»
«Uffa non so cosa mettere e mi sta venendo l’ansia! Senti ma il tuo vestito verde…» si interrompe di fronte all’occhiata incredula dell’amica «Sì, appunto, il tuo bellissimo vestito verde da sera. Che io non pensavo assolutamente, assolutamente di chiederti. Sarebbe fuori luogo, è da gran sera. Tant’è…me lo presti?»
Bella scoppia a ridere.
«No cara, non te lo presto! Come giustamente dicevi tu è da sera e non è adatto a una cena a casa. Saresti ridicola con un vestito lungo!»
«Ma Caspian…»
«Ma Caspian apprezzerà anche i jeans. Veramente a voler guardare come si veste forse no, ma comunque…»
Fruga nell’armadio e passa all’amica un golfino rosa.
«Penso che metterò un vestito, Bell. Ma tu vestiti di rosa: a Eustace piace molto»
Bella riappende immediatamente il golfino e tira fuori una camicetta azzurra.
«Bene, sua altezza Caspian mi scuserà se io metto un banale paio di jeans e le ballerine, spero»
«Ma tu stai bene con le ballerine perché sei alta! Io invece come faccio? Vorrei essere carina…»
«Tu sei carina, Pen»
«Grazie ma so benissimo che Io non sono il tipo di ragazza che fa girare la gente per strada. Tu invece potresti…»
«Sì, che cosa?» ribatte l’altra, acida «Stendere i camionisti?»
«Bell, non metterti sempre sulla difensiva. Sto solo dicendo che potresti rilassarti e permettere a qualcuno di corteggiarti visto che…»
Davanti all’occhiataccia dell’amica Penelope non osa pronunciare il nome di Bob, ma ripiega afferrando un abitino a fiori.
«Bene, vestiamoci altrimenti si fa tardi»
 
Alle otto precise il campanello della porta suona e Penelope si precipita ad aprire, ignorando l’occhiata divertita dell’amica.
«Buonasera, bene arrivati!»
Fa un ampio gesto con il braccio per invitare gli ospiti ad accomodarsi. Eustace entra e le dà un abbraccio distratto, gli occhi già fissi su Bella.
«Ciao ragazze. Tutto bene?»
Bella fa un sorriso distaccato e non accenna ad avvicinarsi troppo. Eustace sospira e si gira a guardare Caspian e Edmund. Suo cugino ha abbracciato Penelope e poi si avvicina a Bella. La ragazza gli concede un sorriso affettuoso e i due si abbracciano velocemente.
«Come stai Bella?»
«Bene Edmund, grazie, e tu? È bello vederti»
Intanto Penelope, ancora alla porta, abbraccia di slancio Caspian, ma lui si irrigidisce e fa un passo indietro. La ragazza appare subito mortificata, almeno quanto lui confuso. C’è un momento di silenzio imbarazzante e Bella interviene subito in difesa dell’amica.
«Pen, l’arrosto»
«Oh sì, certo…»
Penelope fila in cucina rossa in viso, con gli occhi bassi. Bella stringe le labbra e saluta Caspian con un’occhiata di fuoco. Il giovane è arrossito, ma si avvicina e le porge la mano. Lei non la prende. È Edmund a spezzare l’attimo di silenzio teso.
«Allora, com’è la vita delle nostre universitarie?»
«Sempre la stessa. Come sta Lucy?»
«Bene, lavorare con i bambini le piace molto. È contenta e si trova bene»
«Mi fa piacere. Volete accomodarvi?»
Bella fa strada in sala da pranzo e poi raggiunge Pen in cucina.
«Tesoro»
«Che stupida che sono» borbotta l’amica, ancora con gli occhi bassi «Ma non pensavo…»
Bella reprime un sospiro.
«Pen, in fin dei conti l’hai visto due volte, oggi. Dovevi proprio abbracciarlo?»
«Ma che ne so! Pensavo che…insomma, è il cugino di Eustace…»
«Ma tu non lo hai abbracciato perché è un parente di Eustace» la punzecchia l’amica.
Penelope fa una smorfia.
«No, infatti. L’ho abbracciato…bè, perché è figo!»
Bella scoppia a ridere.
«Ecco, lo sapevo. Comunque, Pen, mi sembra un tipo un po’ rigido e ingessato, magari le manifestazioni di esuberanza lo mandano in confusione…»
«Dici?» Penelope la guarda ansiosa.
«Dico. Non tutti sono solari come te, tesoro»
Rassicurata l’amica, Bella prende il piatto con gli antipasti e esce dalla cucina. E sente dei bisbigli provenire dalla sala da pranzo.
«Ma come potevo sapere che qui gli estranei si abbracciano?»
«Sssst Caspian. Piano. Calma, non è successo niente, solo che…»
«Ma insomma, che cosa…»
«Dai, ti abituerai. Ricordati di non chiamarle “mia signora” o cose così e dai loro del tu»
«Non posso Eustace, non le conosco e non sta bene che io…»
Si interrompe di botto all’apparire di Bella. Lei posa il piatto sul tavolo e, nell’alzare gli occhi, gli lancia un’occhiata perplessa.
E di nuovo si chiede:ma chi è?
Penelope arriva poco dopo, con il piatto da portata tra le mani.
«Bè, servitevi ragazzi. Niente cerimonie!»
E allunga il piatto a Edmund, alla sua sinistra. Mentre tutti iniziano a servirsi e a chiacchierare, Bella non può fare a meno di notare che Caspian, seduto tra lei e Penelope, sembra a disagio.
«Tutto bene?» gli chiede, secca.
Lui annuisce, ma non accenna a prendere nulla.
«Cosa c’è, dalle tue parti sei abituato a essere servito?»
I loro occhi si incontrano per un lungo momento ma, all’improvviso, il ragazzo fa un sorriso disarmante.
«E se ti dicessi di sì?»
«Caspian…» è Edmund, seduto davanti a loro.
«Solo per ipotesi, ovviamente» l’altro scrolla le spalle, disinvolto.
Bella esita per un secondo.
«Bè, allora direi che sei un tipo sicuramente anacronistico e sciovinista»
«Prego?»
«Anacronistico perché il modello della corte reale ormai è obsoleto e superato e sciovinista perché immagino che tu sia un maschilista in attesa di belle donzelle pronte ai tuoi ordini che ti servono la cena»
Bella parla in tono acido ma, con sua sorpresa, ottiene in risposta tre sguardi divertiti.
«Sentito, Caspian? Il modello della corte reale è superato…»
Il giovane abbassa gli occhi sul piatto e sorride senza dire nulla, ma Eustace lo incalza:
«Ah, che bei tempi: corti, servitori…»
Edmund si schiarisce la voce e Eustace ride. Poi, nel vedere le facce di Bella e Penelope, ride ancora di più.
«Scusate…un vecchio scherzo tra noi…»
Penelope allunga timidamente il piatto con le patate a Caspian.
«Ne vuoi?»
«Ti ringrazio»
Le sorride e lei arrossisce e gli riempie il piatto, sotto lo sguardo di disapprovazione della sua amica.
«Sono ottime. Le hai cucinate tu?»
«Sì…»
«Non è vero, le ha comprate pronte, ci scommetto quello che vuoi!»
Eustace le fa la linguaccia e lei, per tutta risposta, gli lancia il tovagliolo.
«Eccoli che ricominciano» Edmund scuote la testa rivolto a Bella.
«Sì, scusali, Caspian: sono rimasti all’età di cinque anni…»
Bella gli porge un piatto con gli spinaci e lui le sorride.
«Gli spinaci li ho cucinati io, per la cronaca»
«Strano, pensavo non fossi il tipo di donna che passa la vita a cucinare per uomini sciovinisti…» la punzecchia lui, con un sorriso.
Lei arrossisce.
«Venti minuti del mio tempo. E solo perché cucinare mi piace molto»
«Non devi giustificarti. Avere un talento è un dono, qualunque sia il campo in questione. Se poi il talento è accompagnato dalla passione per qualcosa, allora devi ritenerti molto fortunata»
Bella lo guarda negli occhi, sconcertata.
«Mi stai…prendendo in giro?»
«Non mi permetterei mai»
«Io non…» lei scuote la testa «Hai un’aria così seria che sembri sincero»
«Perché lo sono»
Lei lo guarda negli occhi, quegli occhi così scuri, ma non vede traccia di scherno. Anzi.
«Bene. Ehm…ne vuoi ancora?» balbetta e gli avvicina in piatto.
«Sai, penso che sia la prima volta che vedo qualcuno zittire Bella»
Edmund sorride divertito all’occhiataccia della ragazza.
«No, è che non ho ancora inquadrato bene tuo cugino»
«Che spirito indomito» Caspian mastica elegantemente e poi posa le posate «Diciamo che, se avessi la fantomatica corte di cui parlavamo prima, non ti farei cuoca ma generale…»
Edmund soffoca una risata nel bicchiere.
«Molto democratico» risponde Bella, secca.
«Sai, questa è proprio una cosa che non mi hanno mai detto»
Caspian scambia un’occhiata divertita con Edmund e Bella si agita a disagio sulla sedia. Sente che i due ridono tra loro di qualcosa, ma non capisce di che cosa. Certo che è strano incontrare un uomo così bello e con una tale proprietà di linguaggio e maniere così eleganti…Bella si dà una scrollata mentale e sposta con la forchetta il cibo nel piatto.
«Non mangi?» chiede Caspian, premuroso.
«Oh, certo» risponde lei, in tono piatto, portando alla bocca un assaggio di carne.
Eustace interviene.
«Ascolta, valente generale. Non prendermi per un maschilista, ma ci serve un favore ed è il tipo di favore per cui occorrono proprio due fanciulle garbate e gentili come voi»
Bella lo guarda male, ma Penelope annuisce subito.
«Ok. Cosa ti serve?»
«Pen» sospira Bella «Da quando si accetta di fare un favore così, a scatola chiusa, con queste premesse?»
Caspian ride e Penelope lo guarda affascinata.
«No, Bella, ormai Pen ha accettato, quindi è fatta. In breve, dobbiamo portare Caspian a rifarsi il guardaroba perché…ehm…la sua valigia è andata persa e quindi…»
«Persa? Ma come? Dove?»
Per fortuna di Eustace, l’aria sospettosa di Bella non frena minimamente Penelope.
«Ma certo!!» esclama infatti quella, entusiasta «Va bene se andiamo domani mattina?»
«Domani mattina abbiamo lezion…»
«Come sei noiosa, Bells» la zittisce Penelope, secca.
«Non voglio dare disturbo» interviene Caspian, preoccupato.
«Figurati, nessun disturbo! E poi possiamo approfittare per comprare i vestiti per il ballo di fine mese…»
«Io non vengo al ballo» dice subito Bella.
Penelope sbuffa.
«Bell, non ricominciare. Il ballo è una tradizione e…»
«Il ballo è una rottura di scatole e io non ci vengo, punto. Va bene, niente lezioni domani: andiamo a fare shopping»
Bella sa che è l’unico modo per far desistere Penny dall’idea del ballo. Ma sottovaluta la sua amica, perché, al momento dei saluti, lei si avvicina a Eustace, che ha accanto Caspian.
«Eustace, a proposito del ballo…»
Eustace lancia una cauta occhiata a Bella, impegnata a parlare con Edmund.
«Mi sembra una causa persa, Pen»
«Lascia fare a me. Voi domani assecondatemi e il modo di convincerla lo troviamo…»
«Ma se lei non vuole fare una cosa non trovo giusto andare contro la sua volontà…» dice Caspian.
«Senti, lei ha bisogno di distrarsi un po’. Le farà bene, fidati. Buonanotte» dice poi Penelope a voce più alta. Eustace la abbraccia di nuovo e Caspian le tende la mano.
Lei la prende raggiante e lui la ringrazia educatamente. Poi abbraccia Edmund.
Caspian intanto tende la mano a Bella.
«Grazie per la cena»
«Di nulla. A domani»
Lui le stringe piano la mano e poi la lascia andare. Lei abbraccia velocemente Edmund e Eustace e si rifugia accanto a Penelope, a distanza di sicurezza.
Quando la porta si chiude, Penelope si lancia sul divano, felice.
«Grazie per lo shopping, domani. Ah, mi sono innamorata!»
«Ma Pen, nemmeno lo conosci! L’amore è un’altra cosa…»
«L’amore sono due occhi così scuri, fidati di me» dice l’amica, sognante.
Bella ride, ma non ammetterebbe mai, nemmeno con se stessa, che sotto sotto potrebbe anche – quasi, forse, magari no ma … - essere d’accordo con lei.
 
 

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Capitolo 7
*** 7 - Caspian ***


Le usanze di questo mondo sono quantomeno assurde, decide Caspian.
Giovani donne che vanno in giro sole o con uomini giovani senza chaperon, senza il minimo controllo. Donne che fanno ogni tipo di lavoro, e si parla dei lavori più strani. Che si trattano da pari a pari, che non vogliono essere protette o scortate.
Se gli erano sembrate “strane” Penelope e Arabella, era perché non aveva visto ancora il resto della popolazione femminile di questo mondo.
Ora sono tutti in quello che Edmund chiama “centro commerciale”: per quello che ha capito Caspian, tanti negozi e un brulicare incredibile di persone.
Senza contare l’imbarazzo dovuto al fatto che sono tutti lì per lui.
Quando ha provato a dissuadere Eustace e Edmund dall’idea di portare le ragazze con loro per comprargli dei vestiti, i suoi amici sono stati irremovibili. Orientarsi nei negozi di abbigliamento, sostengono, è impresa ardua. E quando lui ha ribattuto che è sempre andato solo dal sarto, si sono messi entrambi a ridere e hanno concluso dicendogli di prepararsi a un “cambio di look”.
Di qualunque cosa si tratti, Caspian non lo vede di buon occhio.
Guarda perplesso le persone che passano da un negozio all’altro. Vestiti di fogge mai viste, colori impensabili.
Si riscuote quando sente una mano tirargli il braccio. Si volta e vede Penelope, un sorriso entusiasta sul volto e un bicchiere in mano.
«Prima che andiamo, vuoi fare colazione?»
«Ho mangiato a casa, ti ringrazio…»
Ma Caspian esita, perché il cibo in questo mondo è qualcosa di fantastico e vale sempre la pena di provarlo. Infatti Eustace gli si avvicina:
«Brioche? Qui le fanno buonissime»
E Caspian deve dargli ragione.
Si siedono tutti a un tavolo e consumano una seconda piccola colazione. Il re non può fare a meno di notare che, mentre Penelope è esuberante come al solito, Bella è silenziosa e non alza gli occhi dalla sua tazza di cappuccino (cappuccino, che cosa strana!).
«Tutto bene?» le chiede, a bassa voce.
Sono seduti vicini. E lui intuisce che lei non ama essere al centro dell’attenzione o sentirsi rivolgere da tutti domande personali. Infatti non partecipa agli scherzi e agli schiamazzi di Eustace e Penelope, che approfittano dell’assenza di Edmund per farsi i dispetti come due bambini.
Bella alza gli occhi a guardarlo e annuisce automaticamente.
«Non ti piace la brioche?» chiede lui, premurosamente.
«No, è ottima»
Lei ne mangia un po’ e poi lo guarda con occhi penetranti.
«Nemmeno tu sembri particolarmente a tuo agio, sai?»
Caspian arrossisce. Dopotutto, è stato abituato fin da piccolo a non mostrare le sue emozioni e i suoi pensieri…ma quella ragazza sembra avere la capacità di coglierlo con le difese abbassate.
«No, io…» esita un attimo, ma la curiosità prevale «Mi confido con te se tu fai lo stesso con me, che ne dici?»
Lei sembra per un attimo come spiazzata.
«Ma io non ho nulla da dire»
Lui inarca un sopracciglio.
«D’accordo, ma non lamentarti se poi ti annoio. Non ho voglia di girare per negozi, non ho voglia di dissuadere Pen dall’idea che io parteciperò al ballo accademico. Ma c’è di più. Non ho voglia…di restare qui, penso. Certi giorni vorrei semplicemente scappare lontano. Io…è come se a volte mi sentissi in trappola e che la me che vedo non è quella vera…ti succede mai?»
Si interrompe, quasi imbarazzata dal suo stesso sfogo, ma Caspian annuisce.
«Conosco la sensazione. Come se un giorno, all’improvviso, ti venisse il dubbio che quello che sei in realtà è una maschera, una parte che reciti a beneficio di chi ti sta attorno. E che questa maschera ti soffoca e ti costringe ogni giorno di più…»
«Sì!» esclama di getto Bella e poi si morde un labbro, arrossendo.
Abbassa la voce e chiede:
«Ma tu…cioè, anche tu…»
«Sì…» esita lui «Cioè, non dovrei nemmeno dirlo. Nemmeno pensarlo. Ma a volte diventa semplicemente…troppo»
Lei annuisce.
«Esatto. Ma poi penso alla mia famiglia, alla fiducia che ripongono in me, agli sforzi che ho fatto finora e non riesco…»
«E ti sembra di tradirli»
Altro cenno d’assenso.
«E tu?»
«Oh. Io…bè, per me è quasi la stessa cosa» conclude precipitosamente lui.
«Sei preoccupato…per l’università?» chiede lei, perplessa.
«Ehm…sì, diciamo di sì. Perché?»
«Niente. Solo che non sembri…un universitario, ecco»
«E cosa sembro?»
«Io…io non lo so» lei lo guarda perplessa, da sotto le lunghe ciglia scure.
«Tu quindi sei preoccupata per l’università» si affretta a dire lui. Quella ragazza è sveglia e lui deve ricordarsi di stare attento.
La vede arrossire. Incantevole, pensa distrattamente, mentre guarda la pelle di lei tingersi di una sfumatura delicata sugli zigomi.
Bella alza gli occhi e lo fissa con espressione supplichevole.
«Non…dire che te l’ho detto, ti prego. Soprattutto a Pen. A nessuno. Io…non so perché ho parlato, davvero»
«A volte è più semplice confidarsi con un estraneo. Si hanno meno pressioni, meno paura di essere giudicati» lui scuote le spalle «Non devi preoccuparti: non ne farò parola»
«Grazie» sussurra lei.
«È il minimo che posso fare. Dopotutto, tu non vorresti essere qui ed è colpa mia se invece devi…»
Bella arrossisce ancora.
«Scusami. Che maleducata che devo sembrarti. Non volevo dire che…cioè, volevo dire che non sono dell’umore adatto a girare per negozi e questo la dice lunga, visto che sono una donna»
Lui sorride.
«Davvero preoccupante, mia sign…Arabella, volevo dire»
Lei lo guarda perplessa e lui si rende conto di aver commesso un errore.
«Caspian, posso chiederti come mai…»
«Basta bisbigliare, voi due! Si può sapere di cosa state parlando?»
Eustace e Penelope hanno smesso di prendersi in giro e di lanciarsi le bustine di zucchero e sono pronti ad andare.
«Di nulla. Stavo dicendo ad Arabella che non ho mai mangiato delle così buone…»
«…brioche » conclude lei, quando vede che a lui manca la parola.
Caspian annuisce e si alza, tendendole la mano. Lei gliela porge e i loro occhi si incontrano. Lei sembra voler parlare, ma ci ripensa e lo precede: la giornata di shopping inizia.
 
«Eustace, avanti, smettila» sbotta Caspian, teso.
Eustace scuote la testa.
«Accidenti, quanto sei difficile»
«Ma come puoi pretendere che io mi faccia vestire da due donne e poi faccia anche vedere a tutti voi come mi sta un abito prima di acquistarlo? È…è…insomma, è troppo! Mi rifiuto!»
«Perché, sei un esperto di jeans? Sai come funziona il sistema delle taglie, qui? Che taglia porti? Avanti, vuoi una 30 o una 32?»
Caspian resta in silenzio, furente.
«Ok. Quale di queste due maglie è più alla moda?»
Altro silenzio.
«Scegliamo le scarpe da tennis? Ti serve un cappotto o preferisci un piumino?»
«Non ho la minima idea di cosa tu stia dicendo, e lo sai. Ma spiegami, in nome di Aslan, perché non puoi aiutarmi tu!»
«Perché non so che taglia porti e mi rifiuto di venire in camerino con te o di dare alla commessa la tua misura di fianchi o quello che è. Non so se va di moda il verde, il viola o il marrone e non capisco mai gli abbinamenti. Del resto, ti abbiamo portato qui perché devi avere degli abiti che ti facciano passare inosservato. Se sbagliamo e ti vestiamo come un pagliaccio tanto vale che tieni casacca e stivali!»
«Ma tu come fai?»
«Io so che taglia di jeans porto e entro in questi posti il meno possibile. Afferro, pago, e scappo. Con te non si può fare, ti serve tutto»
«Molto bene» dice Caspian, gelido «Portami dal sarto, allora»
Eustace lo guarda in modo strano.
«Caspian, il senso di tutto questo è che il sarto non c’è»
«Come non c’è?»
«No, per questo devi cavartela da solo. Scegli una cosa, la provi e decidi se ti piace»
«Ma…ma…e se non è della mia misura?»
«La cerchiamo più grande o più piccola»
Caspian si guarda attorno, focalizzando le pile di vestiti, uguali, che vede.
«Ma qui…vi vestite tutti allo stesso modo? Con le stesse cose?»
Eustace sorride.
«Non ci crederai, ma qui vestirsi allo stesso modo è una buona cosa: si chiama moda. Le stesse cose…mha, non ci avevo mai pensato. Suppongo di sì. Cambiano marche, colori, ma per il resto…»
«Ragazzi, eccovi!» trilla Penelope, apparendo da dietro un espositore di camicie «Trovato qualcosa?»
«Stavo appunto facendo notare a Caspian che ha gusti un po’ difficili. Edmund e Bella?»
«Edmund sta cercando una borsa da regalare a Lucy per Natale e Bella lo aiuta»
«Oh già, Natale» Eustace sembra atterrito «Comprerò tutti i regali all’ultimo…»
«Che cos’è il Na…» inizia Caspian.
«Bene, iniziamo!!» sbotta Eustace a voce altissima, per impedirgli di finire la frase.
Penelope sgrana comunque gli occhi.
«Dai ragazzi, non voglio stare qui tutto il giorno!»
Iniziano a girare per il negozio e Penelope esorta Caspian a guardarsi attorno.
«Quello ti piace? O quello? E che ne dici di questo? Guarda lì! È bello, credo, ti starebbe bene!»
«Pen, ma dai! Dovresti dare consigli, non fare tutto questo casino!»
«Eustace, guarda che sei incredibile! Io sto dando consigli! Per esempio, ho detto che mi piace questa, solo che poi ho detto anche che non so se a Caspian piace e quindi se non lo so non è che posso dire che…»
Caspian alza gli occhi al cielo.
E quando li abbassa, incrocia quelli di Bella.
Subito si ricompone, ma lei ha un guizzo divertito nello sguardo.
«Come procede?» chiede lei.
«Non procede» borbotta Eustace e lei ride.
«Non dovresti avere fretta: in questa cose non aiuta»
«Bella, odio lo shopping, lo sai. Dico solo che Penelope non ci porta da nessuna parte»
La ragazza lo guarda male e afferra un cardigan da una pila ordinatamente piegata.
«Caspian, che ne dici di questo?»
La risata di Bella salva Caspian dal dover dare una risposta.
«Ti rispondo io per lui, Pen: è orrendo!»
«Non è vero! Invece secondo me è…è…è caldo!»
«Su questo non discuto, ma comunque fa schifo. Senti, ho scelto la borsetta per Lucy. Hai dato un’occhiata alla pochette? Quando avrai scelto il tuo vestito, ricordati di andare a vedere»
E gli occhi dell’amica si illuminano subito.
«Ah certo, il ballo! Che bello…» sbircia desiderosa la sezione del negozio riservata agli abiti da sera.
«Caspian, tu ci vieni al ballo vero?» chiede poi, disinvolta.
«Non saprei…»
«Oh, ma devi! Non fare l’asociale come Bella» e fa una linguaccia all’amica.
«Grazie, sei gentile, ma non so quanto mi fermo e…»
«Te ne vai?» gli chiede lei, già triste.
«Ehm…non so quando veramente…»
Edmund interviene subito.
«Diciamo che resta, salvo impegni imprevisti. Dunque, questo ballo…magari andiamo tutti, allora»
Ignora di proposito l’occhiataccia di Bella e si dirige verso un espositore di cravatte.
«Dunque, il vestito ce l’ho, ma magari camicia e cravatta…»
«A me serve tutto e a Caspian anche» borbotta Eustace, con il muso lungo.
«Su, su, sii felice: starai benissimo con una cravatta verde con disegnato sopra Babbo Natale…»
Penelope gli dà un pizzicotto e poi strilla quando lui fa per prenderla. Si mette a correre e Eustace la insegue per il negozio.
Caspian si massaggia la fronte e stringe le labbra. Sta per avvicinarsi a Edmund, tutto preso a esaminare le cose esposte, quando sente una mano sfiorargli il braccio.
Si volta e vede Bella in piedi accanto a lui, vicinissima, che lo guarda sorridendo e bisbiglia:
«Scappiamo!»
E lo prende per mano.
Caspian si fa tirare verso le scale e tiene la mano attorno a quella più piccola di lei, che si nasconde dietro gli scaffali per evitare che gli altri li vedano.
«Abbassati, dai!»
Lui esegue, goffamente.
«Ma io non credo che dovremmo…»
«Se restiamo, Pen cercherà di far comprare a me un vestito da sera e a te quel cardigan peloso. Quindi, se decidi che non vieni di sotto con me, accetta le conseguenze delle tue azioni»
Cosa poteva dire?
«Andiamo, allora»
 
Di sotto, Bella si muove sicura tra gli espositori.
«Cosa ti serve?»
«Prego?»
Lei si ferma e lo guarda.
«Vestiti per tutti i giorni, direi. Ok, preferenze?»
«Io…non saprei. Qualcosa di semplice. E comodo»
«Ma devi sapere cosa ti piace. Per esempio…non dirmi che vuoi le magliette con i personaggi dei cartoni animati, quelle da nerd…»
Che…cosa? Caroni animati? Nerd?
Ma Caspian non deve rispondere, perché lei ride da sola, come se avesse fatto una battuta.
«D’accordo, iniziamo»
E lo porta tra gli espositori, mettendosi cose sul braccio. Caspian cerca di non avere un’aria completamente spaesata o terrorizzata, ma non sa se gli riesce bene.
Certo però che Bella, se serena, è una persona molto piacevole. Non lo assilla con le domande come Penelope, non lo tratta da ragazzino, non lo fa sentire a disagio. Certo, è arguta e quindi lui deve stare attento a non sembrare troppo inesperto. Ed ha un sorriso bellissimo, quindi lui non dovrebbe fissarla come sta facendo ora.
Ma con lei sta bene. Scopre che gli piace parlarle, gli piace il modo garbato e riflessivo con cui lei espone le cose e gli piace anche la sua ironia.
Bene. O…o no?
Si riscuote quando vede Bella salutare una commessa, che dall’aspetto sembra essere più grande di entrambi, dall’improbabile chioma rosso fuoco.
«Buonasera. Stiamo cercando qualcosa per lui»
La commessa lo squadra con espressione dapprima divertita (sembra incredibile ma nessuno, proprio nessuno in quel mondo privo di sarti veste come lui) e poi più attenta e calda, quasi…ammirata.
Caspian è abituato all’ammirazione che suscita nelle donne e non batte ciglio, neppure di fronte all’occhiata della donna, che si fa sempre più sfrontata mentre si sofferma sul suo petto e sale al viso.
Arabella, invece, si irrigidisce e raddrizza la schiena.
«Comunque facciamo da soli, grazie»
«Oh, ma io sono qui proprio per aiutare. E da quel che vedo questo bel giovanotto ne ha bisogno. Allora cosa ne dici di un bel maglioncino come questo…»
«No, grazie: detesto il verde acido» ribatte subito Bella.
La commessa sembra offesa.
«Ma è di gran moda…»
Sbircia Caspian, che però scuote la testa.
«Assolutamente no»
«Bene, allora magari questo…» la commessa.
«Senta, la ringrazio ma davvero…» Bella.
Caspian le guarda un attimo e poi interviene.
«Il suo aiuto non ci serve, grazie tante lo stesso»
E lo dice in tono fermo e cortese, ma irremovibile. Regale.
La commessa e Bella sgranano entrambe gli occhi; la prima tergiversa cercando una scusa ma non sa cosa dire. Caspian prende la mano di Bella e la porta via.
 
«Accidenti…sei stato bravo. Pensavo già che non ci avrebbe più mollati»
«Sei stata troppo arrendevole. Gentile, ma ferma, la prossima volta»
Bella lo guarda stupita e poi accenna un sorriso.
«Bene, allora a quanto pare oggi ci aiutiamo reciprocamente. Dai, vieni»
Lo conduce a un camerino, sempre reggendo tra le braccia una pila di vestiti, e gli fa cenno di entrare.
«Forza, prova»
«Ma…qui?» cerca di mascherare la sorpresa: che cubicolo è mai questo?
«Certo» risponde lei.
Poi lo guarda e ride:
«Sai, Caspian, a volte mi sembri quasi…non umano»
Lui si irrigidisce.
«In che senso?»
«Bè…ti esprimi con un linguaggio aulico e sembri conoscere Edmund e Eustace da sempre, ma non ti abbiamo mai visto né sentito nominare. Ti muovi come un cavaliere e mi chiami “mia signora”…e non dire di no: ti ho sentito, ieri»
Caspian deglutisce.
Acuta? No, era decisamente più che acuta quella ragazza.
Scuote la testa, cercando di sembrare disinvolto.
«Abitudini diverse, immagino»
«Mi verrebbe da dire “epoche diverse” ma immagino di essere troppo romantica»
Lui si concede un breve sorriso.
«Avrei detto che hai un atteggiamento rigido persino nei confronti del romanticismo»
«Oh, sai, potrei stupirti» lei fa un sorriso sbarazzino «Del resto, ogni donna spera di incontrare il principe azzurro»
«E tu lo hai trovato?» sussurra lui.
Lei si irrigidisce improvvisamente e lo sguardo si vela, prima di abbassarsi.
«No. Dai, forza, non abbiamo tutto il giorno»
 
Dentro il camerino, Caspian riflette su quel brusco cambiamento d’umore mentre prova i vestiti. Fa una smorfia quando vede il risultato.
Ma tu dimmi pensa tra sé e sé…vorrei vedere la faccia dei miei consiglieri se mi vedessero ora!
Esce e si guarda attorno, ma non vede Bella.
«Ma che figurino…»
Si volta e vede la commessa di prima, che si avvicina maliziosa.
«Devo dire che stai benissimo. Questa camicia a scacchi…»
«…fa proprio schifo» dice una voce alle sue spalle, secca.
Caspian sospira di sollievo nel vedere Bella, con in mano altre cose.
«Prova questo» gli tende un maglione, ignorando l’altra, che sbuffa risentita.
Bella stringe gli occhi e si sporge oltre la spalla di Caspian.
«Entro con te, che dici? Qui comincia ad essere troppo affollato»
E, ostentatamente, intreccia le dita con quelle del ragazzo.
Caspian le sorride: i loro occhi restano legati per un lungo attimo e lui sente la mano della ragazza tremare nella sua, ma lei resta impassibile.
Entrano nello spazio antistante il camerino sempre mano nella mano. Poi Bella si ritrae dolcemente e si lascia cadere su un divanetto.
«Che roba» sbuffa.
Lui ride.
«Sono stata abbastanza ferma e decisa?»
«Direi proprio di sì» le sorride.
«Bene. Vai a provare queste cose. Io…ti aspetto qui»
 
E, inaspettatamente per entrambi, si divertono. Ridono assieme dei vestiti più improbabili, chiacchierano spensierati.
Caspian, di solito molto determinato, si scopre quasi arrendevole, in risposta alle preferenze di lei.
Mi piace. Non mi piace. Ti sta bene. Questo prendilo…Se dici di sì…Come vuoi tu.
 
Bella adesso gli sta in piedi davanti, guardando ad occhi socchiusi Caspian che prova un cappotto di panno blu scuro.
«Mi piace…ma mi piace anche in grigio»
«Non so…» lui si volta per guardarsi di schiena, ma fa un salto quando la sente strillare improvvisamente.
«Che succede?»
«Eustace! Non comparirmi mai più alle spalle così, mi hai spaventata!»
Bella si appoggia al divanetto.
«Scusa, non volevo. Non vi trovavamo più e…»
Si interrompe quando vede che lei non lo ascolta e che Caspian le si è subito avvicinato. La prende per il braccio ma lei scuote la testa e dice che sta bene: si è solo spaventata.
«Scusa Bella» riprova Eustace «Vuoi andare a bere qualcosa?»
«No grazie» dice lei, secca «Finiamo qui»
«Non è una cattiva idea» le mormora Caspian «Sarai stanca…»
Lei scuote la testa e in quel momento entra Penelope.
«Bell, ma dove eravate finiti…oh!»
Si interrompe e lancia un’occhiata a Caspian.
«Accidenti se stai bene!»
Lui sorride e lascia il braccio di Bella.
«Blu, allora?»
Lei annuisce.
Caspian sparisce di nuovo in camerino e Penelope sembra risvegliarsi da una visione.
«Sei stata sempre qui con lui e lo hai visto cambiarsi?»
Bella si irrigidisce subito.
«Non essere assurda Pen, certo che no. Non penserai che si cambi davanti a me, vero? Gli ho solo passato delle cose»
Ma la sua amica non è tipo da malizia.
«Io sono sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato» sospira comicamente e strappa un sorriso a Bella, che si rilassa subito.
«Dai allora, resta qui tu con lui. Solo che…» lancia un’occhiata nervosa a Eustace e l’amica capisce al volo.
«Tranquilla, tu hai un gusto migliore del mio. Io apprezzo il risultato finale, però» le strizza l’occhio.
«Ma che scema!»
E quando Caspian esce dal camerino le trova che ridono sul divanetto.
«Sei a posto?» chiede Bella.
«Sì, grazie mille per l’aiuto. Direi che per il momento basta così»
Si sorridono e Penelope si infila in mezzo a loro e li prende sottobraccio, uno da una parte e una dall’altra.
«Bene! E ora…i vestiti per il ballo ci aspettano!!»
 

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Capitolo 8
*** 8 - Bella ***


Alla fine, la giornata non si stava affatto rivelando male.
Lo shopping è sempre una cura per i nervi e Caspian…bè, Caspian non era…cioè, era…insomma, era simpatico, dopotutto.
Sì, aveva questi vestiti di foggia strana e parlava in modo un po’ inconsueto e i suoi modi erano molto cerimoniosi, ma…
Bella lo osserva ora. Indossa jeans, sneakers, un maglioncino grigio scollato sul petto, che lascia intravedere una t-shirt bianca al di sotto, i capelli legati.
Sembra un normalissimo ragazzo, a colpo d’occhio…ma è inutile. Non riesce a confondersi nella massa. È alto, per prima cosa, altissimo. E ha un’aria fiera, una postura eretta.
Ed è bellissimo.
Che cavolo mi succede? Pensa Bella, infuriata. Tra un po’ sbaverò come Pen.
E in effetti Penelope lo guarda a bocca aperta, in continuazione. Come se fosse un magnete, riporta inevitabilmente lo sguardo su di lui.
Bella è un po’ divertita e un po’ esasperata.
«Pen, insomma» le bisbiglia «Non guardarlo così, come se volessi…mangiartelo»
«Ma io voglio mangiarmelo!»
Bella tenta di soffocare una risata.
«Ma cosa dici?»
«Ma guardalo! Se era bello prima, ora…»
In effetti, ora…
Come se avvertisse il suo sguardo su di sé, Caspian si volta e sorride a Bella. Lei arrossisce. E subito dopo si dà della stupida.
«Tutto bene?» chiede lui, curioso.
«Sì, stavamo dicendo che il cambio di look ti dona…»
«Merito dell’esperta» sorride lui, guardandola sempre negli occhi.
Bella si agita. Annaspa e distoglie lo sguardo. Poi lancia un’occhiata preoccupata a Pen, ma quella sta sempre fissando Caspian, trasognata.
Ma insomma.
Questa giornata, dopotutto, è fonte di stress.
 
 
Mentre passeggia tra abiti da sera esposti, Bella sospira e cerca di venire a patti con se stessa.
Posso andare al ballo. Me lo merito. Perché dovrei essere io a vergognarmi, dopotutto? Mi sono negata ogni divertimento, ogni occasione di socializzazione al campus per paura di incontrarlo. Che male ci sarebbe in uno strappo, per una volta sola? Non sarei sola. E magari lui non verrebbe nemmeno…
Cerca di convincersi, di decidere, e intanto passa distrattamente una mano su un abito viola scuro.
«Bello» dice la voce di Penelope, dietro di lei.
La sua amica le sorride dolcemente, come se indovinasse il conflitto che si agita dentro di lei.
«Che ne dici: abbandoniamo la clausura per una sera?»
«Pen, io…io non lo so»
Bella si morde un labbro, ma l’amica le prende una mano tra le sue.
«Dai tesoro, basta punirti. Perché devi punire te stessa per una cosa del genere? Basta anche avere paura: non devi farti condizionare in questo modo. Dimostra a te stessa che l’hai superato»
«Oh, Pen, io non credo di averlo superato…»
«Ma devi, Bell. Non puoi vivere nel rimpianto di una cosa del genere. Ti avvelena la vita. Ti impedisce di fare nuove esperienze, conoscere nuove persone. Ti ha tolto il sorriso. Che poi, diciamocelo: ne valeva la pena?»
Bella tace. Sa che Pen ha ragione. Ma è difficile, così difficile…
«Vedila così» prosegue l’amica «Sei bella e giovane, puoi metterti un vestito favoloso e ballare tutta la notte. Perché hai l’aria di una a cui è stato prospettato il patibolo?»
Bella accenna a un sorriso.
«Va bene»
«Hai detto…sì?? Evviva!!» grida Pen «Bell viene al ballo!»
«Pen, shhhh! Si è girato tutto il negozio…»
«Ma sì, chi se ne frega! Che bello, evviva! Ragazzi, Bell viene al ballo con noi» annuncia, tutta felice.
Eustace sorride entusiasta.
«Bene! Allora mi compro lo smoking»
Bella geme dentro di sé. E Pen lo capisce al volo. Ed è così felice per la decisione dell’amica e così preoccupata per lei che rimugina un attimo e poi si illumina quando le viene un’idea.
Maledetto Bob. Malgrado il suo carattere solare, Pen sente di detestarlo profondamente. Falso, bugiardo, vanesio, stupidissimo uomo. È solo perché Bella si agita solo a sentirlo nominare, ma meriterebbe una lezione, sì, una lezione esemplare…
E poi, guardando Caspian, Pen resta folgorata.
Ecco, ci siamo.
Ecco il modo.
«Sai, Caspian, ho un’idea: visto che Bell è stata così gentile puoi sdebitarti invitandola al ballo…»
Quattro paia di occhi si voltano a guardarla: quelli di Bella (furiosi), di Caspian (moderatamente sorpresi), di Eustace (attoniti) e di Edmund (divertiti).
Ma Pen sorride serafica: è un’idea geniale.
Bob non sarebbe mai geloso di Eustace. Ma Caspian, Caspian è tutt’altra storia. Caspian ridurrà l’autostima di quelle stupido bamboccio in pezzettini minuscoli.
Ora, basta superare il fatto che Bella sicuramente farà mille storie.
Infatti, come previsto:
«Penelope! Di tutte le idee assurde che hai questa…»
Ma viene interrotta da Caspian:
«È davvero un’ottima idea. Se tu volessi venire con me, ne sarei onorato»
C’è un attimo di silenzio in cui Penelope osserva compiaciuta la sua amica diventare cremisi. Ottimo segno. Insomma, è impossibile che il fascino di Caspian non faccia effetto su una donna.
«Io, io…» Bella impreca mentalmente.
Mannaggia a Penelope e alle sue idee idiote. E adesso?
«Io…non penso di venire» borbotta.
E, inaspettatamente, vede lo sguardo di Caspian intristirsi. Il ragazzo non si muove, non dice nulla, ma i suoi occhi si velano.
Bella trattiene il fiato.
«Certo. Scusami. Sono stato invadente, perdonami»
E Caspian si volta e si allontana.
C’è un attimo di silenzio in cui Eustace guarda Penelope arrabbiato, lei sembra mortificata e guarda Bella con aria di rimprovero; quest’ultima si fissa le scarpe.
Edmund accenna a seguire l’amico, ma non fa in tempo.
Bella si riscuote e segue Caspian senza dire una parola.
Dietro di lei, sente la voce di Eustace riprendere Penelope:
«Ma che razza di idea è?»
«Oh, ma smettila. Solo perché volevi accompagnarla tu…»
Bella accelera il passo.
Sono stata una cafona, mi vergogno di me. Sembrava esserci rimasto così male…
Gira l’angolo a gran velocità e si ritrova praticamente tra le braccia di Caspian. Il ragazzo la afferra al volo e poi si allontana di un passo.
«Scusa» dice lei, trafelata.
«Di nulla. Anzi, ti chiedo perdono io, per la mia infelice uscita: non volevo metterti in imbarazzo»
«No, no! Sono io che mi scuso. Sono stata maleducata, mi dispiace…ti prego, scusami. È solo che questa idea del ballo…Insomma, io non volevo andare, ma poi…è che sai, mi è successa una cosa per cui…»
Bella si morde un labbro, in difficoltà.
Caspian le sorride gentilmente.
«Non devi giustificarti»
«Invece sì! Perché mi sono comportata come se non volessi venirci con te e invece…»
«Invece?»
«Invece io…non voglio andarci, ma per altri motivi, non per te»
Lui la guarda.
«Sembra una scusa, ma è vero. Io…»
«Arabella, davvero. Non fa nulla»
«Senti Caspian io…io ho incontrato una persona, al college. Un uomo. Stavamo insieme, o almeno così credevo io, ma poi ho scoperto che lui era fidanzato e stava per sposarsi. E non sai che imbarazzo, che vergogna per me incontrarlo nei corridoi al campus. O a mensa…o dovunque. Giro un angolo e magari è lì dietro. O se non c’è, mi sembra di vederlo o temo di averlo visto il che è peggio perché vivo nell’ansia. E come se non bastasse mi sento un’idiota, non vivo più, non dormo più…e non so nemmeno perché ti sto dicendo tutto questo»
Alza gli occhi su di lui, rossa in viso, e lo vede guardarla attonito.
C’è un attimo di silenzio e poi entrambi sentono la voce di Edmund avvicinarsi.
Caspian le prende la mano.
«Vieni, andiamo»
«Dove?»
«Via di qui»
 
Escono dal negozio e si confondono tra le persone che guardano le vetrine e passeggiano.
Bella guarda a terra, incredula. Ha confessato il suo segreto a un estraneo che conosce da due giorni. Nemmeno sua madre sa nulla e lei lo ha detto al primo tizio incontrato per strada. Che vergogna.
Sono impazzita pensa, triste.
Poi, all’improvviso, sente che Caspian rallenta il passo, la mano sempre stretta sulla sua.
«Guarda»
«Che cosa?»
«Quel vestito»
Bella alza gli occhi e segue lo sguardo di lui. Sta osservando una vetrina che espone un abito da sogno.
Bianco, a vita bassa, con il corpetto aderente e la gonna che si allarga in modo seducente sotto i fianchi. Con ricami dorati e fiori discreti, sempre d’oro, che illuminano il tutto.
«Oh»
È tutto quello che riesce a dire. E inaspettatamente sente un brivido di desiderio. Per il vestito, per la donna che potrebbe essere indossandolo.
E l’uomo al suo fianco sembra capirlo, perché dolcemente la spinge ad avvicinarsi al negozio.
«Sembra fatto per te. Andiamo a provarlo?»
 
Bella si sente una bambola priva di volontà.
Dopo la sua confessione (e per la millesima volta si ripete: ma perché, perché gliel’ho detto?) si ritrova, apatica, in un camerino lussuosissimo, con una commessa che la sveste e la aiuta a indossare l’abito.
E specchiandosi avverte una sensazione strana, come se guardasse un’altra e non se stessa, vestita per un ballo.
La commessa, entusiasta, la trascina fuori dal camerino.
«Signorina, è bellissima! Il suo fidanzato sarà entusiasta»
Bella resta raggelata e arrossisce. E gli occhi corrono a Caspian, seduto in attesa, che chiaramente ha sentito. Ma non sembra aver nulla da dire alla commessa.
Il ragazzo si alza lentamente, fissandola.
E Bella arrossisce ancora di più, ferma sotto quello sguardo che percorre il suo corpo con lentezza esasperante.
Per un attimo eterno nessuno parla. Poi la commessa dice ancora:
«Non è bellissima?»
«Meravigliosa» sussurra Caspian, incatenando gli occhi a quelli di lei.
Bella resta immobile mentre lui le si avvicina. Allunga lentamente una mano a spostare una ciocca di capelli ricaduta sulla spalla e lei sente il suo cuore sussultare.
«Non guardarmi così» le mormora lui.
«Così come?»
«Come un cucciolo spaventato. Una volta ho visto un cerbiatto guardarmi con gli stessi occhi»
Un cerbiatto?
Lei osserva gli occhi scurissimi di lui e mormora piano:
«Sei cresciuto in campagna?»
«Una specie, diciamo» la sua bocca bellissima si piega in un sorriso, mentre la mano indugia sulla spalla di lei.
«Io non ho mai visto un cerbiatto»
Gli occhi della ragazza si abbassano e lui le posa la mano sulla guancia e le solleva il viso finché i loro sguardi non si incrociano di nuovo.
E restano entrambi in silenzio.
Bella teme seriamente che le esploda il cuore, per un momento.
Lui all’improvviso dice:
«È molto sfrontato se ti invito nuovamente al ballo?»
Lei scuote la testa.
«Vorresti venire con me?»
Lei fa cenno di sì, piano.
«E magari mi parlerai anche?» la prende in giro dolcemente lui.
Lei abbozza un sorriso.
«Dipende. Da che vestito comprerai tu, per la precisione»
Lui ride e lei resta incantata a guardarlo.
Penelope mi uccideràpensa, sconvolta.
La commessa ha assistito allo scambio e chiede a Caspian se vuole provare qualche vestito. Lui annuisce, gli occhi sempre fissi su Bella.
Lei mormora che va a togliersi l’abito.
In camerino, crolla sulla sedia.
Mio Dio. Oh, mio Dio. Ma che cosa mi sta succedendo?
Quando esce, Caspian è sparito. Si siede ad aspettarlo e ripensa a come lui l’ha guardata, poco prima. Alla sua mano sulla pelle.
Reprime un fremito.
Non ci cado più. Mai più. si ripete con rabbia.
Ma le buone intenzioni le escono improvvisamente di mente, quando lo vede avvicinarsi.
Ma quello…quello è un tight!
Lui fa una smorfia.
«Sono ridicolo»
Lei tenta di ricordare come si fa a parlare, mentre lo fissa con gli occhi sgranati.
Ridicolo? Ridicolo??
«Sei…stai…bene»
La commessa sorride incoraggiante. Aggiusta la giacca sulle spalle di Caspian, che si guarda allo specchio.
Senza nemmeno rendersene conto, Bella si alza e in un secondo è accanto a lui. Allunga una mano a sistemargli il colletto della camicia e il ragazzo si volta verso di lei.
«Ma questo vestito è strano!» protesta.
Lei scuote la testa, la commessa balbetta:
«Ma signore…è un tight…»
Lui aggrotta le sopracciglia, ma Bella la rassicura:
«Non si preoccupi, è perfetto» poi alza gli occhi su di lui «È l’abito da uomo più elegante…ma se non ti piace…»
«A te piace?»
Lei annuisce in silenzio.
«Allora mi fido di te» le sorride.
«Sicuro? Non è che poi ti senti a disagio per colpa mia?»
«Sarò troppo impegnato ad ammirare la mia dama per sentirmi a disagio»
Lei diventa cremisi e fa per allontanarsi, ma sente la mano di lui cercare la sua.
Le loro dita si intrecciano ed entrambi si fermano a riflettere su come la giornata abbia preso una piega inaspettata.

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Capitolo 9
*** 9 - Caspian ***


Era tutto così strano.
Di nuovo chiuso in un camerino, Caspian pensa alle emozioni provate poco prima.
Quella ragazza.
Così bella, così innocente.
Così regale, con addosso quell’abito.
Ma cosa gli stava succedendo?
Una ragazza umana, che gli aveva appena confessato di aver sofferto recentemente per amore…e lui si comportava così. Inconcepibile!
Non erano azioni da uomo onorevole. Da re.
Ma l’aveva vista e… non aveva capito più nulla.
Che poi, da quando in qua giovani donne potevano comportarsi con tanta libertà? E gli uomini sedurle e abbandonarle senza onore?
Ah, certo. Non stiamo parlando di Narnia.
Narnia.
Si sente in colpa per aver dedicato così pochi pensieri alla sua terra. Chissà se andava tutto bene in sua assenza. Chissà se c’erano problemi.
Ma è tutto inutile. La mente vaga e torna a focalizzarsi sui pensieri di prima.
Arabella. La sua bellezza. La sua mano stretta in quella più grande di lui.
Caspian si riscuote e esce dal camerino. E vede Bella a braccia conserte, labbra serrate, che ascolta Eustace.
Ecco un altro problema.
Perché Eustace è chiaramente innamorato di lei. E, altrettanto chiaramente, lei non lo è di lui.
Però questo non giustifica nulla. Lui e Eustace sono amici. Non può fare una cosa del genere.
Che poi…fare che cosa?
Cosa può fare, Caspian? Cosa vorrebbe fare?
Se fosse un uomo semplice, libero, la risposta sarebbe forse facile: vorrebbe costruirsi una vita, una vita sua, magari qui. E magari Bella…
Ma lui no è libero. C’è Narnia. Narnia, al primo posto, sempre.
E come se non bastasse, è stato educato a ritenere l’onore il primo dei valori. Non potrebbe fare una cosa del genere a Eustace.
Caspian lascia andare bruscamente il fiato e si avvicina. Bella gli rivolge uno sguardo e i suoi occhi si addolciscono, mentre gli sorride.
«Allora, hai deciso?»
«Credevo avessi deciso tu per me» non riesce a non sorriderle.
Lei annuisce e sembra felice.
Si avvicinano alla cassa e pagano. Fuori, incontrano gli altri.
«Ho scelto un vestito stupendo» dice Bella a Pen «Anzi, veramente l’ha scelto Caspian»
«Davvero?» l’amica è eccitatissima «Voglio vederlo!!»
«Dopo. Voi avete scelto?»
«Eustace voleva farmi comprare un vestito color fragola…»
«Dimmi che non lo hai fatto»
«No! Ho preso quello viola che avevi visto tu, ti dispiace?»
«Ma no…»
Caspian osserva le ragazze camminare davanti a loro, ma distoglie gli occhi quando si accorge che Edmund lo sta fissando.
«Hai regalato un vestito a Bella?»
«Cosa? No!!»
«Ehi, non fare quella faccia. Non ci sarebbe niente di male»
«Come no? Comprare una cosa a una giovane donna che non conosco? Invece sì, sarebbe disonorevole!»
Edmund ride.
«E così scopriamo che le regole del corteggiamento a Narnia sono ben diverse. Qui le donne impazziscono per i regali»
A quelle parole, sia Caspian che Eustace arrossiscono.
«Io…non volevo assolutamente…» balbetta il primo.
«Tanto lei non avrebbe accettato» grugnisce il secondo.
Ma per tutta la mattinata Eustace resta freddo e distante. Caspian lo osserva scegliere un abito per il ballo rifiutando ogni consiglio di Penelope e Edmund (Bella non si è offerta di aiutare e quanto a lui, Caspian, non è che ne sapesse molto di moda), sempre imbronciato.
Pranzano tutti assieme e solo Penelope sembra non notare l’atmosfera tesa. Almeno, finché non chiede a Eustace se andrà al ballo con Lucy.
Lui sbatte la forchetta sul tavolo.
«No, magari Caspian vuole invitare anche lei»
Il re alza lo sguardo dal piatto e aggrotta la fronte, ma sembra trattenersi.
«Eustace» dice invece Bella.
«Cosa c’è? Ti dispiacerebbe non andarci tu, con lui?»
Lei lo gela con uno sguardo.
«Ma come ti permetti?»
«Eustace, smettila, ho suggerito io che…» ma Pen non fa in tempo a finire la frase che Bella si alza, sbatte il tovagliolo sul tavolo e dice:
«Sai, io sono veramente stanca. Stanca di queste tue arie da bambino di tre anni e di queste tue pretese di gelosia. Non puoi permettertele. Io vado al ballo con chi voglio e, tanto per essere chiara, se mi avessi invitata tu io avrei detto di no»
Detto questo, si volta e esce.
C’è un momento di imbarazzo totale al tavolo. Eustace fissa la porta da cui è uscita Bella con occhi sgranati.
La prima a parlare è Penelope:
«Io…mi dispiace…non pensavo che…è solo che credevo fosse una buona idea»
«Una buona idea?» ringhia lui di rimando «Oh, sì, davvero geniale! Guarda, a pensare tu fai solo danni…»
Lei sobbalza, mortificata.
Edmund afferra il polso di Eustace e il cugino fa una smorfia, ma è Caspian a parlare.
«Se sei arrabbiato prenditela con me, ma lascia stare lei, non permetterti di parlarle così»
Pen sgrana gli occhi. Edmund rincara la dose.
«Senti, Eustace, lo so che è…bè, insomma. Devi considerare che non puoi dare per scontato»
«Eustace, lei ti vuole bene ma non è interessata a te» dice Pen, con la sua voce limpida «E se tu smettessi di comportarti così potreste essere amici. La stai allontanando»
Lui si alza, infuriato, ed esce sbattendo la porta del locale.
«Bene» dice Edmund «Direi che potremmo andare anche noi, che ne dite?»
 
Fuori, arrivano appena in tempo per vedere Eustace che grida, trattenendo Bella per un braccio. Mentre accorrono, lei si divincola e gli molla un ceffone in pieno viso.
Penelope insegue l’amica, Edmund scuote la testa in direzione del cugino. Caspian si ferma, almeno fino a quando Edmund non gli dà una spintarella.
«Che aspetti? Vai da lei»
«Edmund, io…»
«Vai. Qui resto io. Probabilmente finireste per prendervi a pugni. Gli passerà. Dai»
Caspian esita un attimo e poi si allontana.
Trova Bella e Penelope davanti a una vetrina, che bisbigliano concitate. Si avvicina piano, temendo di intromettersi, ma Bella lo vede e gli tende una mano.
Lui la prende subito e – di nuovo! – intreccia le dita con quelle di lei.
Pen sgrana gli occhi.
«Ehm, io…vi lascio soli?»
«Pen!» sbotta Arabella «Ora ti ci metti anche tu? Di chi è stata l’idea del ballo, eh?»
Pen sgrana gli occhi.
«Scusa, non volevo dire che voi…»
Guarda Caspian, che le sorride gentilmente e chiede se può restare per un attimo con la sua amica. Lei annuisce e si allontana un po’.
Lui si avvicina a Bella, che sta guardando per terra.
«Mi guardi, per favore?»
«Caspian, io…»
Lui le posa una mano sulla spalla. Lei sospira e alza gli occhi. Sono lucidi di lacrime e lui si sente stringere il cuore.
E adesso? Pensa, sgomento.
Voleva tentare di sdrammatizzare la situazione, di spendere una parola a favore di Eustace, ma ora che la guarda trattenere le lacrime non è sicuro di riuscirci.
«Sono una stupida, ma sono così nervosa!» sbotta all’improvviso lei «È stato un periodo orrendo, sono sotto pressione e devo sempre cercare di comportarmi in modo da non urtare la sensibilità di Eustace! Insomma, sono stanca anche io! e poi l’uscita di oggi davvero…»
Lui le stringe la mano e lei si morde un labbro.
«Non fare così» le mormora.
«Scusa»
«Non devi scusarti. Ma ora come ora mi sento molto inadeguato a dare un consiglio o a dire una cosa minimamente intelligente, solo che ho mandato via Penelope…»
Lei sbotta in una risatina.
«Lo so che siete cugini e io…»
«Senti, Arabella, a prescindere da questo non significa che con me non puoi parlare»
«Posso chiederti perché mi chiami Arabella?»
Lui resta un attimo spiazzato.
«Ma…è il tuo nome…»
«Sì, ma mi chiamano tutti Bella. Certo, la prima volta mi hai chiamata “mia signora”…»
Lui si irrigidisce appena, mentre lei abbassa lo sguardo sulle loro mani, ancora intrecciate. Caspian fa per sfilare la tua, ma lei rafforza la presa.
«Caspian, tu…chi sei?»
«In che senso, chi sono?»
«Non so, è strano…io…non prendermi per pazza, ma ho come la sensazione di averti già visto…altrove»
Il cuore di lui manca un battito. Anche lei?
«Altrove?»
«Sì. Va bene, lasciamo stare» dice lei, atona.
Nell’attimo di silenzio che segue, Caspian sente che stanno tracciando una strada, che potrebbe andare in una direzione o in quella contraria. E cosa perderà, scegliendo l’una o l’altra?
«Ti va se prendiamo un caffè?» chiede lei, con gli occhi supplichevoli.
E lui, che si sta ripetendo nella mente che è meglio tornare subito da Eustace, non riesce a dirle di no.
 

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Capitolo 10
*** 10 - Bella ***


Sono impazzita.
Non sa cosa altro pensare, mentre fa strada a Caspian verso un bar del centro commerciale.

Perché l’ho portato qui? Cosa gli dico?
Che per la prima volta da mesi sento il desiderio di passare del tempo in compagnia di qualcuno che non è Penelope?
In che situazione mi sono cacciata?
Lancia un’occhiata al ragazzo al suo fianco da sotto le ciglia folte e il suo cuore sussulta.
Non va bene. Per niente.
Trovano un tavolo e si siedono. Lei sente gli occhi di lui che la osservano, attenti, ma non alza i suoi. Ora che l’ha portato lì, non sa cosa dire.
Ordina un caffè e vede lui scrutare pensoso il menù. Ne approfitta per studiare i suoi tratti: gli occhi scurissimi abbassati, il profilo deciso, le labbra carnose, i capelli serici.
Probabilmente sentendosi osservato, lui alza gli occhi a guardarla con espressione interrogativa. E lei arrossisce.
Stupida.
Abbassa subito gli occhi sulle sue mani intrecciate.
Ma non riesce a non sbirciare ancora.
Anche lui ha abbassato lo sguardo e si sta mordicchiando un labbro.
La cameriera, accanto a loro, fa un versetto di impazienza.
«Chiedo scusa, io…»
«Vuoi che magari…»
Parlano insieme, proprio nello stesso attimo, e sobbalzano entrambi.
La cameriera sbuffa piano e si allontana, dopo un secco:
«Se vi occorrono altri cinque minuti…»
«Dicevi?» le chiede lui.
«No, che…ehm…magari tu…no, niente, scusa»
Bella abbassa di nuovo gli occhi.
Il silenzio si protrae, imbarazzante. Finché lei sente di non poterlo sopportare più.
Si alza di scatto, allontanando la sedia.
«Scusami…»
Fa per andarsene, ma si sente afferrare il polso. La stretta di lui è ferma, ma calda e gentile.
«Aspetta. Non andare via»
Bella arrossisce e tenta di darsi una scrollata mentale.
Gli sembrerò una stupida ragazzina.
«Caspian, io…scusa, scusami davvero. È solo che…non so, oggi io…»
«È difficile anche per me, sai» dice pianissimo lui «Neppure ti conosco, prendi a schiaffi un mio amico e io sono qui con te e non con lui…»
Lei arrossisce.
Non sa come districare il groviglio di pensieri che ha in testa e dice la prima cosa che le passa per la testa.
«Odio l’idea di sembrarti una povera stupida»
«Ma non lo sembri. Io non lo penserei mai» dice lui, perplesso.
«Ma io non sono così. Io sono una persona decisa, determinata…non sono quella di questi ultimi mesi»
«Io ti ho conosciuta un giorno fa. E non so come tu faccia a pensare di te stessa una cosa del genere»
Lei fa un sorriso amaro.
«Perché mi guardo e so di non essere così. Così…amara, così astiosa…»
«Non direi. A me sembra, piuttosto, che tu voglia sembrare dura e cinica, ma che in realtà sia fatta di tutt’altra pasta»
«Ti reputi un esperto?»
«Non mi permetterei mai. Ma vedo in te una dolcezza che non riesci a mascherare, malgrado tutto»
«Hai tanta esperienza in fatto di donne, eh?»
E ora perché sono così maledettamente aggressiva e maleducata?
Come se sapesse che si tratta di una provocazione, lui scrolla le spalle.
«Non penso sia educato andarcene ora. Quella ragazza ci sta fissando»
Accenna alla cameriera e Arabella, dopo un attimo di esitazione, crolla a sedere.
«Volevi parlarmi?» chiede lui, tranquillo.
«A ben pensarci, no. Torna pure da Eustace»
Oh, Pen, ma dove sei? Quando faccio così con te so che mi capisci, ma con lui…cosa penserà di me?
Caspian alza gli occhi a guardarla.
«È questo che vuoi?»
Come fa a mandarmi così tanto in confusione?
Ma, come prima Caspian, anche Bella sente che stanno tracciando una strada. E se da una parte c’è il desiderio di allontanarlo, di non cadere preda di sentimenti non ancora dimenticata, dall’altra c’è la curiosità. La voglia di vivere. L’attrazione per lui, prepotente. La complicità che stanno creando.
O lo sente solo lei? E sta per cadere di nuovo preda di un’illusione?
Bella esita, indecisa. Sarebbe facile nascondersi. Ma odia l’idea che lui la allontani poi, di conseguenza. Ma ha anche paura di essere ferita ancora.
Che poi è assurdo: nemmeno lo conosco questo ragazzo. L’ho incontrato solo ieri…
«Non voglio importi la mia presenza. Ma, prima di andare…ricordi quando prima mi hai detto che pensavi di avermi già visto? Anche io ti avevo già vista»
E lei, che aveva quasi deciso di trincerarsi dietro il suo muro di autocommiserazione (sì: ne era consapevole. Poteva chiamarla forza interiore, ma quello era: autocommiserazione), sgrana gli occhi.
Lui è arrossito.
«Penserai che io sia folle, ma…»
«No…sono stata io la prima a dirlo»
«Sì, ma…dove mi hai visto? Lo ricordi?»
Lei si morde un labbro.
«No…non è un ricordo, è più come una sensazione…»
«Io, invece, lo ricordo»
«Davvero? E dove?»
Ma lui esita. Sembra tentare di prendere una decisione.
E quando fa per parlare, una voce festosa li interrompe.
«Caspian!!»
Lui si volta e sul suo volto bellissimo appare un sorriso felice.
Bella si sente stringere il cuore mentre lo vede alzarsi e aprire le braccia alla nuova arriavata.
«Lucy!» 

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Capitolo 11
*** 11 - Caspian ***


 
Che sorpresa meravigliosa…Lucy!
Caspian la stringe tra le braccia e pensa che la bimba che ha conosciuto a Narnia è diventata ormai una donna. Malgrado questo, quando si sciolgono da un abbraccio infinito, lui le accarezza la testa e scompiglia i capelli.
«Non volevo crederci quando Edmund mi ha chiamata» sorride lei «Caspian…»
Anche lui sorride.
«Assurdo, vero?»
«Altro che! Dopo l’ultima volta…insomma, già ero disperata perché sapevo che non potevamo tornare…e invece…e poi tu! Qui!»
Gli butta di nuovo le braccia al collo e lui la solleva di peso, ridendo.
Lucy grida, ride, gli affonda le mani tra i capelli e sembra assolutamente dimentica del mondo, almeno finché non incrocia lo sguardo gelido di due occhi scuri.
«Oh, ciao, Bella! Scusami, non ti avevo vista»
Lucy sorride alla ragazza, mentre Caspian la rimette a terra, ma riceve un risposta solo un sorriso gelido.
«Figurati. Ho visto. Bene, chiaramente avrete tante cose da dirvi e quindi io vi lascio»
Un Caspian con ancora il sorriso sulle labbra e la mano sulla vita di Lucy si volta a guardarla.
«No, dai, rimani. Non abbiamo praticamente parlato…»
«Non preoccuparti, non era niente di urgente. Vado a cercare Penelope»
Lui fa per trattenerla, ma l’atteggiamento scostante e ostile di lei lo scoraggia, per cui si limita ad annuire.
«Come preferisci. Allora ci…ci vediamo»
Lei si stringe nelle spalle.
«Magari sì. Ciao»
Lei gli volta le spalle e si allontana senza guardarsi indietro. E così, non sa che due occhi scuri la seguono dispiaciuti, finché lei non gira un angolo e scompare alla vita.
È Lucy a distrarlo dai suoi pensieri, quando gli tira la manica.
«Ti hanno già fatto mangiare il gelato? No? Allora andiamo!»
 
E la giornata passa tra ricordi, risate e nuove scoperte. Quando Caspian e Lucy incontrano Edmund e Eustace, il secondo sembra più tranquillo e il primo comunica loro che Penelope e Arabella sono andate a casa, perché Bella non si sentiva molto bene.
«Davvero? E come mai?» Caspian si acciglia.
«Sarà colpa mia» borbotta Eustace a mezza bocca, dando una pacca affettuosa sul braccio di Caspian.
I due si sorridono.
Poi Lucy li trascina tutti in un negozio.
«Sei bellissimo vestito così, Caspian!»
«Grazie. Merito di Arabella, per la verità»
La ragazza sorride e sparisce in un camerino. Edmund prende Caspian da una parte.
«Allora, che succede?»
«Niente, che succede?»
«Dai, lo sai. Arabella»
Caspian arrossisce.
«Niente, Edmund. Io..» getta un’occhiata a Eustace «Davvero, io non volevo…abbiamo solo chiacchierato un po’»
Edmund sospira.
«Ascolta, quella di Eustace è una battaglia persa. Lo sa anche lui. Ne abbiamo parlato e riparlato, anche oggi. Lei è un po’ un chiodo fisso, ma quello che lo ha fatto scattare è stato vedere che con te è amorevole e gentile mentre con lui…»
«Edmund, davvero, io…» Caspian arrossisce ancora di più.
Edmund scuote la testa.
«Senti, io a Bella voglio bene. E vorrei vederla felice. E so che non lo sarà mai con Eustace: lui è troppo ragazzino per lei. Ma tu…tu hai Narnia. Tu non vivi qui. Sei sicuro che…»
«Ma io, davvero…davvero, mi metti in imbarazzo. Farla felice…di cosa parli? Io…»
«Va bene, un passo alla volta, non andarmi in confusione. Voi due vi piacete. E non scuotere la testa!» Edmund lo fissa, severo «Vorresti dirmi che non ti piace?»
«Io…sì…sì, mi piace, ma…»
«Caspian, stai calmo, non ti ho chiesto se vuoi sposarla domani. Ma lo vedrebbe anche un cieco che voi due vi piacete, che c’è complicità tra voi»
Caspian ripensa a loro due, qualche ora prima, che si tengono per mano.
«Io…penso che…al diavolo. Edmund, io l’ho vista. L’ho vista dentro l’armadio in cui sono entrato al castello e che mi ha portato qui. Ho visto lei e Eustace. Ma chi è?»
Edmund sembra allarmato.
«Non ne ho idea. Cioè…io ho sempre pensato che fosse…solo Bella. Insomma…mi vuoi dire che viene da Narnia?»
«Non credo. Non lo so. Però mi ha detto che anche lei ha la sensazione di avermi già visto, ma non ricorda dove»
Edmund sgrana gli occhi.
«Di male in peggio. Che pensi di fare?»
«Non ha voluto parlarne. Ho provato a tirare fuori l’argomento io, ma è arrivata Lucy. E poi lei era….non so, all’improvviso è diventata fredda e ostile e non so sinceramente perchè»
«Ah, le donne» l’amico scuote la testa «Magari è gelosa di Lucy»
«Di Lucy?» Caspian ride «Ma Lucy per me è una sorella!»
«Ma lei non può saperlo» obietta Edmund, ragionevolmente «Comunque: il senso del mio discorso era: decidi cosa vuoi fare con lei, perché mi sembra che entrambi vi siate già fatti prendere la mano oggi. Però, alla luce della storia dell’armadio…non lo so più»
Edmund riflette, mordendosi il labbro.
«Edmund, la conosco appena!»
«Caspian, dai. Io c’ero, a Narnia, quando hai visto Susan la prima volta, ricordi? Non dirmi che sei ancora innamorato di lei!»
L’amico arrossisce.
«No, certo. Io…io non ho molto tempo per pensare all’amore, Edmund. Mi sposerò, prima o poi, per dare un erede a Narnia, ma…»
«Sai, non dovrei dirlo perché amo Narnia, ma…non è giusto. Anche tu meriti di andare al ballo con una bella ragazza. E perché ci vuoi andare tu, non perché sei costretto a farlo»
«Per me non è stato così, mai. Ma non voglio lamentarmi: essere re è un onore, prima che un dovere»
«E allora…vorrà dire che questa è la tua occasione di essere Caspian e non re Caspian. Per questo te lo dico: se Bella ti piace, esci con lei»
«Ma non posso uscire con lei…e basta! Sarebbe una mancanza di rispetto! Cosa potrei offrirle? Non so nemmeno se resterò qui e quanto e io…»
«Calmati, respira. Va tutto bene. Questa non è Narnia. Puoi prendere un caffè con una ragazza senza doverle poi chiedere se vuole sposarti»
«A proposito di matrimoni…cos’è questa storia che mi ha raccontato Eustace? Di te e..»
Edmund geme.
«Ok, stai per ricevere una lezione rapida sul corteggiamento che vige qui. E se tiri di nuovo fuori questa storia, non ti aiuto con Eustace, chiaro?»
 
Ma, malgrado le previsioni di Edmund, Caspian non incontra Bella per i tre giorni successivi. La situazione con Eustace sembra essersi rasserenata e Lucy li tiene tutti impegnati a furia di chiacchiere e giri esplorativi in città per far conoscere a Caspian “il mondo”.
A volte Penelope si unisce a loro, ma Bella è sempre all’università. Pen e Lucy si contendono l’attenzione di Caspian, la prima nel suo modo esuberante, la seconda abituata ad essere praticamente l’unica presenza femminile nella vita di lui. E lui si gode la sensazione di libertà, la possibilità di passare giornate intere con i suoi amici, anche solo distesi nell’erba di un parco a giocare a pallone o a mangiare gelati.
Ne approfitta come un assetato dell’acqua: tutto quello che non ha mai potuto fare, quello che neppure sognava di poter vedere nella vita, è tutto lì per lui. Vorrebbe provare qualsiasi cosa: guidare un’automobile, avere un cane, mangiare le gelatine di frutta…ha milioni di possibilità inesplorate che neppure osava sognare.
Ogni giornata si caratterizza per un senso di ebrezza, di stordimento, di adrenalina. E il pensiero di Bella, che si affaccia di tanto in tanto alla sua mente, viene relegato in un angolino.
Perché questa, davvero, è una cosa che Caspian pensa di non poter gestire. Ripensa alle parole di Edmund, all’atteggiamento gentile di Eustace in quei giorni: sembra a tratti il ragazzino che vuole farsi perdonare per aver rubato un pezzo del tesoro ed essersi trasformato in un drago, per punizione.
Sì, ammette a se stesso: vorrebbe che Bella fosse lì con loro, tutti i giorni. Vorrebbe parlare con lei, sentirla ridere, conoscere di più. Ma non sa se può permetterselo. Rischia di affezionarsi a lei?
Non lo sa. Ma forse non vuole scoprirlo. Perché se fosse così, allora…
Caspian è cresciuto a corte e sa cosa significa essere oggetto di desiderio da parte delle donne. In tante gli hanno ronzato attorno, attratte dal potere che lui rappresenta.
Bella, ovviamente, non è così. Per lei, Caspian è solo…Caspian.
Ma che cosa ha da offrirle, così? Neppure la certezza di poter restare.
E allora, forse, è stato meglio così. Meglio che sia arrivata Lucy prima che qualcuno dei due dicesse qualcosa che li avrebbe portati ad avvicinarsi di più (sì, lui sa benissimo che stava per accadere una cosa del genere. Non è un ragazzino alle prime armi, sebbene ignori le regole di questo mondo), meglio restare conoscenti, non vedersi sempre…nel caso in cui, domani o dopo, lui si ritrovasse di nuovo a casa, a Narnia.

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Capitolo 12
*** 12 - Bella ***


Ci vediamo. Ci vediamo.
Le aveva davvero, davvero detto “ci vediamo”.
Bella è ancora incredula.
E triste, e ferita.
E arrabbiata con se stessa perché si sente triste e ferita.
Va alla ricerca di Penelope e, quando la trova in compagnia di Eustace e Edmund, si impone di aspettare almeno mezz’ora prima di dire che ha mal di testa e che vuole tornare a casa.
Non darà a nessuno la possibilità di dire che ha battuto in ritirata così miseramente.
Eustace tenta di chiederle scusa per il suo comportamento di prima, ma lei non lo ascolta nemmeno. Ci manca soltanto un altro dramma in “stile Eustace”.
E, mentre finge di ammirare vestiti e accessori, nella sua mente continua a rivedere il sorriso radioso di lui e l’abbraccio con Lucy, e Lucy che volteggia tra le forti braccia di lui…
Bella stringe le labbra.
«Stai bene, Bell?» le chiede l’amica, preoccupata.
Ecco l’occasione giusta.
«In effetti no, Pen. Ho mal di testa e vorrei andare a casa. Ma tu resta pure, non preoccuparti»
«No, vengo a casa con te!»
«Ma no, dai..»
Ma Pen sembra non divertirsi più molto e insiste. Salutano e vanno.
Ma se Bella sperava di lasciarsi alle spalle la giornata, ha sbagliato di grosso. Perché Pen analizza attimo per attimo ogni gesto, parola e occhiata di Caspian, chiacchierando spensierata.
«Certo che sembrate andare davvero d’accordo, voi due. Di che avete parlato, Bell?»
Bella sussulta.
«Ma no, nulla. Mi ha ringraziata per i consigli sui vestiti, tutto qui»
E io mi sono comportata come una perfetta idiota.
«Ah, che brava sei stata! Era meraviglioso! Persino più bello del solito! Mai che riesca io a fare una giusta, eh? Ah, senti, Bell….scusa se ho proposto che venisse con te al ballo. Sei arrabbiata?»
Bella guarda l’amica, che si mordicchia un labbro, in ansia.
Cara, dolce Pen.
«Ma no che non sono arrabbiata con te, Penny»
Semmai, sono arrabbiata con lui.
Pen sorride a sentire il nomignolo che usavano da bambine.
«Bene, perché sarete una coppia stupenda. Ti divertirai, vedrai»
Bella sospira, guardando la sua amica. Sa che l’amica ha organizzato tutto con la consueta generosità, anche se avrebbe voluto essere invitata lei stessa dal ragazzo.
Cosa si può dire a un’amica così?
Che lei non vuole più andarci perché teme di non saper gestire le emozioni che lui suscita in lei? O perché lui ha stretto forte Lucy, mentre Bella cercava di decidere se fidarsi oppure no…?
«Ci divertiremo tutti. Alla fine, non importa con chi vado: saremo comunque tutti insieme»
Pen sorride, felice.
«È vero! Non ci avevo pensato! Che bello! Senti…non essere arrabbiata con Eustace. Edmund gliene ha già dette quattro»
«Davvero? Bene, perché sarebbe stato peggio se gliene avessi dette quattro io»
«Dopo lo schiaffo di stamattina? Direi che ha capito il senso del discorso» ride Pen «Però, tesoro, anche se so che hai sofferto tanto ultimamente…dovresti smetterla di rintanarti nel tuo guscio. Vivi. Stai serena. Ti meriti un’altra occasione, innamorarsi sarà stupendo con la persona giusta…»
Esita e poi abbassa gli occhi.
«Magari non è un caso che hai conosciuto Caspian proprio ora. Insomma, è bello, affascinante…vi trovate bene insieme…magari…»
Non termina la frase.
Bella la guarda, ma l’amica distoglie gli occhi.
Oh, Pen. Lui ti piace e tu invece pensi a me.
Bella esita solo un secondo, poi prende una decisione.
«Ma sì, non è poi questa cosa così speciale. Insomma, non dovresti volermi maritare con il primo che passa» le dà una spintarella scherzosa «Sarà anche carino, ma questa alchimia di cui parli io non l’ho sentita»
«Davvero?» Penelope sorride, speranzosa «Perché se lui ti piace io sono felice…»
Bella la abbraccia di slancio.
«Ma dai. A cosa mi serve un uomo quando ho un’amica come te?»
 
Magari mi servirebbe a dormire la notte.
Sono passati tre giorni, tre giorni lunghissimi in cui Bella si è imposta di non vedere Caspian, di non cercarlo e di stargli alla larga in tutti i modi. Si è chiusa all’università, ha frequentato biblioteche e gruppi di studio, ha mangiato in mensa. È stata alla larga da casa il più possibile.
Penelope invece lo ha visto, a volte. È uscita con lui, Lucy e i ragazzi. Ha passato la cena a raccontarle del loro pomeriggio al parco. Di Caspian, stupendo in jeans e felpa (la felpa che gli ho fatto comprare io, accidenti a me!) che le ha insegnato a tirare con l’arco.
Una tortura infinita.
E Lucy, che è così affezionata a Caspian. Dicono di essere parenti, ma Penelope ha fatto congetture di un’ora sul modo in cui lei lo guarda, da donna e non da amica…
Bella prende a pugni il cuscino.
Che le importa di come Lucy guarda Caspian? O di come Caspian abbraccia Lucy?
Dormi, dannazione si ordina per la millesima volta.
Ma il sonno non vuole saperne di venire.
 

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Capitolo 13
*** 13 - Caspian ***


Per la mia dolcissima Lisbeth 17





Malgrado la bontà dei propositi e la correttezza delle intenzioni, attenersi a una certa linea di condotta era sorprendentemente difficile, si scopre a pensare Caspian.
Si sta vestendo per scendere a fare colazione e si è voltato  – di nuovo! – a sbirciare la finestra di Bella, dall’altra parte del cortile. E, di nuovo, ha visto le tende tirate e si è incupito.
Si infila una maglietta grigia sopra i jeans e raccoglie i capelli in una coda. Comodi, questi vestiti. Sembra davvero un altro, un ragazzo qualsiasi.
E glieli aveva scelti lei.
Con un borbottio di scontento, Caspian scende le scale. E in fondo trova Lucy, già pronta per uscire. La ragazza batte le mani.
«Sei bellissimo!»
Lui le sorride, con un pizzico di disagio. È solo che…insomma, Lucy a volte si comporta in modo strano. Per lui è una sorellina minore anche ora, che praticamente sono coetanei. E in lei c’è sempre quel folletto che lui ha conosciuto a Narnia, ma c’è anche una nuova Lucy. Più matura, più donna.
E a volte lei sembra lanciargli dei segnali che… ma no, non è possibile, cosa va a pensare?
Si dà una scrollata mentale.
Arriva in fondo alle scale e lei subito intreccia le dita a quelle di lui.
«Ho preso le ferie al lavoro» continua lei «Così resto qui con te. Oh, quant’è difficile non sapere quanto ti fermerai! A volte mi sveglio di notte con la paura che tu sia sparito…sarebbe bello se potessi restare, io e Ed non possiamo tornare a Narnia…»
«Lucy, lo sai che è impossibile. Io appartengo a Narnia»
«Anche io e Ed e Eustace, in un certo senso. Eppure…forse conciliare i due mondi è possibile. Insomma, sei qui, con noi, e chi l’avrebbe detto mai?»
Esita e poi gli rivolge una lunga occhiata.
«Hai notato che ormai tra noi non c’è differenza d’età?»
Lui annuisce e lei rafforza la presa sulle sue dita.
«Bè, mi piace. A Narnia mi vedevate tutti come la piccola Lucy e a volte ti confesso che io…»
«Buongiorno»
Edmund appare sulle scale e Caspian si volta per salutarlo, lasciando andare il fiato che aveva trattenuto fino a quel momento.
Ma…possibile che Lucy…?
Ma no, era impossibile.
«Se Eustace è pronto, andiamo»
Il programma della giornata prevede colazione e gita ad un lago lì vicino.
Ma la prima sorpresa è in programma molto più vicino a casa.
Appena aperta la porta, Caspian vede due ragazze passare davanti al cancello. E non lo ammetterebbe mai, ma il suo cuore sobbalza.
Anche Eustace ha visto chi sta passando.
«Pen! Bella!»
Le due ragazze si voltano. Ma mentre Penelope si avvicina subito, entusiasta, Bella resta indietro, con un’espressione di vago disappunto.
«Ciao ragazzi, dove andate di bello?»
«Al lago. E voi?»
«Il lago…wow» Pen sospira, invidiosa «Con questa bella giornata sarà fantastico! Noi andiamo all’Università»
Edmund ride nel vedere la sua aria mogia.
«Bella, sono giorni che non ti fai vedere» commenta Eustace «Venite con noi, oggi»
«Sì, dai» gli dà manforte Lucy «Ancora praticamente non vi ho neppure viste, da quando sono arrivata…»
Penelope sorride, già convinta; Bella fa cenno di no con la testa.
«Grazie, ma io devo andare. Ci sono gli esami e non posso perdere lezioni, ora»
«Ah già, gli esami…uffa!» Penelope sembra subito afflitta «Bè, considerando che le mie possibilità di essere promosse in Storia sono praticamente nulle, tanto vale andare al lago oggi»
«Ma, Pen!» Bella è attonita «Ma che ragionamento è?»
Lucy ride.
«Ma dai Bella, non essere sempre così rigida, impara a divertirti un po’»
Bella sussulta e sembra irrigidirsi anche di più. E i suoi occhi corrono per un attimo a Caspian.
Lui la stava già guardando: era rimasto un po’ defilato rispetto agli altri e teneva gli occhi fissi su di lei.
Le sorride, esitante, e si avvicina.
Lei si guarda attorno, come a voler scappare.
«Buongiorno» le dice lui, piano.
Sa che Edmund lo sta fissando, mentre Eustace e Penelope parlano di barche e cavalli e pic-nic.
«Buongiorno» mormora lei, con gli occhi bassi.
C’è una pausa di silenzio e poi lui non riesce a trattenersi.
«Non mi guardi nemmeno?» le chiede, piano.
Lei alza gli occhi, esitante, l’espressione neutra.
«Certo»
Resisti, Caspian.
Ma non ce la fa.
«Sei arrabbiata con me?»
«No, certo»
Risposta troppo pronta.
«Non ti sei più fatta vedere…»
«Non mi sembra che tu ti sia precipitato a cercarmi. O il tuo “ci vediamo” implicava che dovevo venire io da te?» dice lei, secca.
È arrabbiata con me. Ma perché?
«Vieni con noi, oggi»
«No, grazie»
Lui sospira.
«Vedi che sei arrabbiata?»
«Ho da fare. Scusa se i miei programmi non coincidono con i tuoi. Del resto, c’è gente che non passa tutti i giorni a non fare nulla»
Al pensiero di quello che sono le sue giornate a corte, senza un attimo di pace, a lui viene quasi da ridere.
«Che c’è?» chiede lei, sospettosa.
«Niente. Perché?»
«Sembri…divertito. Sono così comica?»
«Ma no, certo»
«Oh, che peccato. Nemmeno la soddisfazione di allietarti la giornata» sbotta lei, caustica.
«Arabella, smettila! Sono solo stupito che tu sappia leggermi così bene. Di solito sono bravo a mascherare i miei pensieri»
«Ma io non so affatto leggerli, i tuoi pensieri»
«Peccato» dice lui, pianissimo.
Lei sgrana gli occhi.
Ma cosa dico?
Sospira e ritenta, pur sapendo che non dovrebbe.
«Per favore, vieni con noi oggi»
Lei fa nuovamente segno di no con il capo. Ma i loro occhi si incontrano e restano legati per un lungo attimo.
Lui la vede arrossire e, pur sapendo che si è ripromesso di evitarlo, insiste.
«Per favore»
All’improvviso Edmund sbuca accanto a Bella e le passa un braccio attorno alle spalle.
«Dai, vieni, Bella. Ci sei mancata. Un giorno di pausa non ti ucciderà»
Lei scuote la testa, ma con meno convinzione di prima.
«Non si accettano no come risposta»
E Edmund la spinge via. E si gira e guarda Caspian, scuotendo leggermente il capo.
 
La giornata è splendida.
Steso nell’erba, Caspian chiude gli occhi e si gode il sole caldo sul viso. Sente le grida di Penelope e Eustace, che, sulla riva del lago, giocano a spruzzarsi. C’è una grande pace.
E gli basta voltare il viso e aprire gli occhi per vederla lì, vicina a lui.
Seduta rigida, con le braccia attorno alle ginocchia, ma bella come la ricordava.
Solo un po’ pallida, con le occhiaie, come se non avesse dormito bene.
Detesta ammetterlo, ma saperla lì, anche se zitta e offesa, dà a questa giornata un senso di completezza che ai giorni precedenti mancava.
Per questo mi sentivo così inquieto?
Non vuole nient’altro, solo poterla guardare un po’.
Caspian chiude di nuovo gli occhi e si lascia cullare dalla brezza.
All’improvviso, sente una manina sfiorargli i capelli.
Sorride e apre gli occhi.
Lucy.
Si mette seduto ed è rapido a mascherare la fitta di delusione che ha stupito anche lui.
Ma cosa pensavo? Figuriamoci se lei…
Le lancia un’occhiata: Bella è sempre seduta dov’era prima, con il mento posato sulle braccia, che fissa il lago.
«Sei pensieroso?»
La voce di Lucy è dolce. Lui si affretta a scuotere la testa.
Poi qualcuno si para tra lui e il sole. Edmund.
L’amico si china a tirare in piedi la sorella e chiama Eustace a dargli manforte. Lucy strilla, ride e si divincola, ma in due la sollevano e la portano verso l’acqua. Eustace si volta per lanciare uno sguardo verso Bella e Caspian è rapido ad alzarsi e a pararsi davanti a lei. Eustace sospira e torna a concentrarsi su Lucy.
«Grazie» bisbiglia piano lei.
Caspian si volta a guardarla e, dopo un attimo di esitazione, si siede accanto a lei.
«Di nulla. Volevo evitare al povero Eustace una fine orrenda per mano tua, in realtà»
Lei fa un sorrisino, ma continua a guardare davanti a sé.
Caspian osserva gli amici depositare Lucy sulla riva e iniziare con lei e Penelope una guerra a suon di grida e spruzzi. Eustace solleva Penny e la trascina in acqua. Lei urla, deliziata.
«Non farmi cadere! Guarda che me la paghi!»
Quella scena gli strappa un sorriso.
«Perché non vai anche tu?»
«Ti do così tanto fastidio?»
È seccato. Con lei, con la sua aria fredda e con se stesso, perché non riesce ad ignorarla. È sempre stato capace di farsi desiderare dalle donne senza fatica, non si è mai dovuto sforzare di piacere a qualcuna… e poi è arrivata lei.
«No, certo. Pensavo preferissi giocare con loro, tutto qui. Non sono molto di compagnia, oggi»
«C’è qualcosa che ti preoccupa?» chiede lui, esitando «Posso fare qualcosa?»
«No, grazie»
È inutile, lei non gli offre appigli. O pretesti.
Lascia perdere -  si esorta mentalmente -  Sii solo gentile. Lo faresti con qualsiasi ragazza seduta da sola, in disparte, no?
Prende fiato e poi si alza di scatto. E prima che lei possa dire qualsiasi cosa, lui si china, le passa un braccio dietro le spalle e uno sotto le ginocchia e la solleva tra le sue braccia.
Lei sussulta e gli stringe le braccia al collo, di riflesso.
Alza gli occhi increduli sul suo viso e entrambi arrossiscono, quando si vedono così vicini. Lei abbassa gli occhi e allenta la presa sul suo collo, lui si schiarisce la voce. E poi si muove verso il lago.
Lei serra di nuovo la presa.
«Non vorrai buttarmi in acqua, spero!»
«Invece sì, come monito. Per ricordarti di essere più gentile con le persone, la prossima volta»
Lei sgrana gli occhi e lui non trattiene una risata.
«Sto scherzando. Ma un po’ lo meriteresti. Ti porto a fare un giro in barca»
«Perché?»
«Perché è una giornata troppo bella per passarla seduta e imbronciata davanti al lago»
Lei arrossisce e china lo sguardo.
Lui grida a Edmund:
«Facciamo un giro in barca!»
«Bene!» urla l’amico in risposta.
Eustace inizia a proporre di andare tutti quando Edmund, improvvisamente, lo afferra per le spalle e lo spinge in acqua. Le ragazze strillano, quando lui riemerge sputacchiando acqua e afferrando Penelope per la gonna.
«Allora è guerra!!!!» urla.
In un attimo, sulla riva è un delirio: grida, urla, tuffi e risate.
Caspian si allontana veloce.
Grazie, Ed pensa.
China lo sguardo sulla ragazza appollaiata tra le sue braccia.
«Scusami» la sente borbottare.
«Non ho sentito»
Lei alza gli occhi e lo fulmina con lo sguardo.
«Ho detto: scusami. Ora mi metti giù?»
«Per favore»
Lei sospira.
«Per favore»
«No. Me lo faresti un sorriso?»
«No!»
Lui fa il gesto di farla cadere e lei grida e lo stringe più forte, affondando il viso nella sua spalla.
Lo sente ridere piano.
«Fifona»
«Te l’hanno mai detto che sei un cafone?»
«Sinceramente? Mai, in tutta la vita» ride lui.
 
 


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Capitolo 14
*** 14 - Bella ***


Bella immerge pigramente la mano nell’acqua e osserva il suo riflesso sporgendosi dal bordo della barca.
Fingendosi assorta, tiene gli occhi bassi mentre sbircia il suo compagno, che sta remando.
Caspian si è tolto la giacca di pelle e arrotolato le maniche della maglietta sugli avambracci muscolosi.
Al pensiero di quelle braccia che la sollevano e del contatto con quel petto muscoloso, Bella arrossisce.
«A cosa pensi?» le chiede lui.
«A niente in particolare…»
Non è vero, naturalmente.
Penso che sono una stupida, quando ci sei tu nei paraggi.
Restano entrambi in silenzio, godendosi la reciproca compagnia.
Quanto è faticoso evitarsi, cercare di non pensare all’altro quando l’altro è al centro dei tuoi pensieri, imporsi un comportamento freddo e distaccato.
Bella si rimprovera per l’ennesima volta la debolezza nell’aver accettato la gita. E, contemporaneamente, sa che se non fosse andata, avrebbe passato la giornata a tormentarsi all’idea di lui con Lucy e Penelope.
Sto diventando matta: gelosa della mia migliore amica, nientemeno. La mia migliore amica cui, peraltro, ho detto io che lui non mi interessa.
Lei sospira e lui la guarda pensieroso.
Poi smette di remare e si ferma al centro del lago.
Bella lo guarda perplessa.
«Se ti tengo qui, bloccata in mezzo al lago, me lo dici perché stai sospirando ogni due minuti?»
«No» lei gli fa il primo vero sorriso della giornata «Non ho obiezioni ad essere rapita e tenuta qui. Si sta benissimo, è un paradiso»
Lui sorride, rilassato, e si china in avanti, posando gli avambracci sulle ginocchia.
Si protende verso di lei, che si scopre a paragonarlo ad ogni altro ragazzo che conosce, senza riuscire a trovargli un difetto, o un possibile rivale.
Nemmeno Bob.
Certo, c’è il fatto che lui la fa arrabbiare, confondere ed esasperare.
Che ha quell’aria principesca di un uomo abituato a fare quello che vuole.
Cosa che con lei non funziona, proprio no.
Infatti la presunzione nel portarla di peso alla barca meritava una reazione più forte da parte sua, medita lei pigramente.
Peccato che l’essere stretta tra quelle braccia non le rendeva molto facile pensare.
«Finalmente sorridi. Dovresti farlo più spesso»
«Perché sei abituato a ottenere solo sorrisi dalle donne?»
Accidenti. Ma perché devo sempre sembrare una strega odiosa?
«No» sospira lui, stancamente «Perché quando sorridi sei bellissima»
Cosa?
«Cosa?»
Bella si raddrizza di scatto e lo fissa incredula.
Ha detto…ha davvero detto…
«Sembri stupita»
«Mi ignori da giorni» ribatte lei, piccata.
«No, sei tu quella che ignora me»
«No, tu»
«No. Mi dispiace, Arabella, ma devo ricordarti che sei tu quella che mi ha chiesto di parlare e poi mi ha dapprima ignorato, quindi tollerato a stento e poi lasciato solo al bar»
Lei si morde un labbro. Come dargli torto?
«Veramente proprio solo non sembravi»
Lui chiude un attimo gli occhi.
«Mi stai dicendo che la motivazione di questo tuo comportamento è Lucy?»
«Quale comportamento? Io non ti devo spiegazioni»
«Perché? Cosa ho fatto per meritarmi di essere trattato così?»
«Oh, niente, figurati»
Lui sospira.
«Quindi è questo che vuoi? Che non ci parliamo più?»
No.
«E tu?»
«Certo che no. Ti ho portata qui…sto cercando di parlare, ma tu sembri odiarmi»
«Non ti odio» dice lei, stancamente.
Certo che non ti odio, stupido.
«Ma?»
«Niente ma. Non ti odio. Punto»
«Non ci credo. Dimostramelo»
«Caspian, che assurdità dici? Cosa vuoi che ti dimostri?»
«Ma vedi che mi tieni a distanza? Quando siamo andati per negozi eri un’altra persona»
«Io tengo a distanza te? E del tuo comportamento vogliamo parlare? Non mi sembra che tu tenga molto alla nostra amicizia…ti sei divertito in questi giorni?»
«Tu non sei venuta!»
«Tu non mi hai invitata!»
Lui sembra voler parlare e poi ci ripensa. Prende fiato.
«Mi scuso se sono stato maleducato. Ti sto invitando ora»
«Per andare dove?»
«Ehm…io…»
Lei lo vede arrossire.
«Io…non sono di qui, lo sai. Ti porto dove vuoi»
Lei si sente stringere il cuore.
Perché lo sto tormentando? Cosa voglio?
«Non sei obbligato» dice, piano.
«Lo so. Voglio»
Che cos’è che sto facendo? Cos’è che voglio?
Non voglio che si allontani da me.
Il secondo pensiero le giunge improvviso.
Esita e poi si sporge a prendergli la mano.
Sembro una strega, lo sto trattando malissimo…e lui è qui.
«Vuoi passare del tempo con me, malgrado io sia una maleducata rompiscatole?»
Lo dice tenendo il capo chino e guardando la sua mano.
Poi sente una carezza sul viso e l’altra mano di lui posarsi con delicatezza sul mento e sollevarle il viso.
«Non lo sei. Non sempre»
Lei sorride.
«Sei sincero. E anche troppo paziente»
«Mi dispiace non averti vista, questi giorni»
«Anche a me. Ma pensavo volessi la compagnia dei tuoi amici»
«La voglio. Ma perché non dovrei volere anche la tua?»
Lei scuote la testa.
«Mi dispiace»
«Non scusarti…»
«No, voglio farlo» dice lei, velocemente «Sono stata aggressiva e infantile, l’altro giorno al bar e anche oggi. Non…sei obbligato a rendere conto di quello che fai e delle persone che vedi»
«Arabella, io…davvero, Lucy è solo un’amica» dice, precipitosamente.
Bella alza gli occhi a guardarlo.
«Va bene» dice, piano.
«Vuoi ancora venire al ballo con me?»
Lei arrossisce, ma si impone di non abbassare lo sguardo.
«Sì»
Lui le accarezza il dorso della mano con il pollice e le sorride così dolcemente che lei teme che il cuore le scoppi in petto.
«E mi parlerai ancora?»
Lei ride.
«Certo, sono odiosa solo con la luna piena» scherza lei.
Lui sorride e le prende anche l’altra mano.
«Caspian…l’altro giorno mi stavi dicendo che pensi di avermi già vista»
«Sì…» lui distoglie lo sguardo.
Non dice altro e Bella, pensosa, osserva le mani che stringono le sue: grandi, con dita aggraziate e affusolate. Mani che sembrano fatte per suonare il pianoforte.
«Se ti dicessi che io credo di averti…sognato?»
Lui si gira a guardarla.
«Sognato?»
Lei annuisce.
«Credo. Io…non so, è una di quelle sensazioni indefinite. So solo che quando ti ho visto ho pensato che dovevo sapere chi eri, ma è come se…non riuscissi ad afferrare un ricordo»
Fa una risatina imbarazzata.
«Che cosa stupida da dire»
«No, no» le risponde lui, ma sembra perplesso.
Che figura da scema.
Bella fa correre lo sguardo sulla riva, imbarazzata dalle sue parole avventate.
E la vede.
Lucy.
Che li sta fissando, scura in volto.
La corrente ha risospinto la barca verso il molo e Bella riesce a distinguere i tratti del viso della ragazza, incupiti al vedere loro due, soli nella barca, che si tengono per mano.
E Bella sussulta involontariamente, all’occhiata di fuoco che l’altra le rivolge.
Caspian si volta subito e anche lui vede Lucy, che si trattiene ancora un attimo e poi si volta e se ne va.
Per un lungo momento, nessuno dei due dice nulla.
Pen aveva ragione.
Caspian le lascia le mani.
«Arabella, stavo pensando che forse non dovremmo…»
Oh no.
Lei si ritrae, spaventata, e lui la guarda perplesso.
«Cosa…?»
«Non…vuoi che ci vediamo più?»
«Ma che dici? Ma se sto cercando da un’ora di dirti il contrario!»
«Oh» sospira lei, sollevata «Scusa»
«No, stavo pensando che…Eustace…» lui esita.
E Lucy. E Pen!
Oddio.
«…che forse dovremmo essere…discreti?» azzarda lei.
«Oh, certo. Bè, comunque…siamo amici, giusto?»
Amici.
Amici.
«Ah. Ma certo» annuisce lei, senza entusiasmo.
«Bene»
«Bene»
C’è un attimo di silenzio imbarazzato.
«Torniamo?» chiede poi Bella.
«Sì, certo»
Caspian riprende i remi e, con movimenti regolari e forti, riporta la barca al molo.
Quando Bella fa per alzarsi, lui la precede e fa per prenderla di nuovo in braccio.
«Posso?» chiede, esitando.
Lei fa cenno di sì con la testa e gli mette le braccia al collo.
I loro visi sono vicinissimi mentre lui la deposita a terra, sul molo. Le mani si sfiorano.
Bella lascia andare il fiato e impreca dentro di sé.
Amici.

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Capitolo 15
*** 15 - Caspian ***


Steso sul letto, Caspian riflette su come il chiarimento con Bella abbia cambiato aspetto alle sue giornate. Lei non li evita più, anzi: passa del tempo con loro, se non durante il giorno per via delle lezioni, almeno la sera per cena.
Ed è tranquilla e sorridente. E presente.
Completa i suoi giorni.
Lui può dedicarsi a scoprire questo mondo e la sera può parlarne con lei.
Oggi Bella ha un esame all’Università, un esame che la preoccupava molto.
Magari…
Caspian volta la testa al rumore della porta che si apre.
«Ciao, Lucy»
Lei gli sorride, entra, e va a sedersi sul letto, accanto a lui.
Caspian fa per mettersi seduto, ma lei gli posa una mano sulla spalla.
«Stai pure»
Lui scuote la testa, imbarazzato.
«Non sta bene che io stia disteso a letto con una ragazza seduta precariamente sul bordo del materasso»
Lei fa un sorrisino e lo spinge giù.
«Ma questa ragazza sono io. Ci conosciamo da troppo tempo perché tu ti faccia problemi con me. E poi, a volte nemmeno penso di sembrarti una ragazza…ma solo Lucy»
Caspian fa un sospiro mentale.
Allora ci siamo.
Non può fingere di non aspettarselo, ormai.
Ha visto gli atteggiamenti di Lucy nei suoi confronti e, negli ultimi giorni, il modo in cui lei guarda Bella.
Non che lui e Bella stessero mai soli o escludessero gli altri, semplicemente si erano trovati. Cosa questo avrebbe comportato è un pensiero che lui ha imparato a relegare in un angolo della mente:  la lontananza non faceva loro bene, questo era sicuro. Quindi, avrebbero provato con la vicinanza e l’amicizia.
Sono io che le ho parlato di amicizia.
Ma cosa poteva dire?
Parlare di sentimenti implicava decisioni, considerazioni, impegni futuri….troppo, al momento. Andava bene così, per entrambi.
Malgrado questo, Caspian si sente stingere il cuore al pensiero di ferire Lucy.
La mia piccola Lucy.
 
Lei sta fissando assorta la sedia su cui Caspian ha ordinatamente piegato i suoi vestiti. Tende la mano e prende una margherita ormai secca che spunta dalla tasca dei jeans.
Caspian sussulta impercettibilmente, mettendosi seduto. Se l’era dimenticata.
Bella l’aveva raccolta il giorno prima e gliel’aveva regalata. Entrambi ci avevano giocato per un po’, lui mettendola tra i capelli di lei e lei usandola per fargli il solletico e poi aveva fatto per buttarla, ma lui l’aveva fermata. E se l’era messa in tasca.
Lucy giocherella con lo stelo e poi chiede, pianissimo.
«Ci tieni così tanto, a lei?»
Caspian esita un attimo.
«Lucy, io…»
«Ho visto come la guardi. Vi ho visti al lago, insieme» lascia cedere la margherita e si volta a guardarlo «Sei innamorato di lei?»
Lui china gli occhi, ma lei gli prende il viso tra le mani.
«Dimmelo. Voglio saperlo»
« Lucy, ascolta, io…io non lo so. Ma…»
«Ma ti piace? Pensi che sia bella? Più bella di me?»
Lui scosta le sue mani e la guarda.
«Non fare così. Per favore» le dice dolcemente «Lo sai che ti voglio bene, come a una sorella. Io…»
«No. No, Caspian. Non dirmi sempre che mi vuoi bene come a una sorella. Non lo sopporto, non mi basta. Non lo capisci?»
Lei stringe i pugni e lo guarda angosciata. Quel viso bellissimo, quel corpo statuario.
Gli si avvicina e lui fa per allontanarsi. Ma si muove lentamente, cercando di non offenderla con il suo palese rifiuto.
Ma non serve, Lucy non vuole accettarlo.
Si arrampica sul letto e cerca di stringersi a lui.
« Lucy, ti prego…»
Ma lei continua a parlare, febbrile.
«Prima Susan, e ora Bella. Non ti accorgerai mai di me? Pensavo di averti perso per sempre…e invece sei comparso qui. E io speravo che…e poi ho visto come la guardi, come la cerchi. Come sembri sempre nervoso e insofferente se lei non c’è. E come lei guarda te, nello stesso modo»
A quelle parole, lui sussulta. Volta il viso verso il muro, quando la vede troppo vicina.
Ma lei gli bacia la guancia, il collo. Con le mani gli accarezza il petto, tenta di sollevargli la maglietta.
 
Con un solo movimento, Caspian si siede e le afferra i polsi, allontanandola. I loro occhi si incrociano e lui vede il dolore e l’umiliazione in quelli di lei.
« Lucy, ascolta, io…io non volevo. Mi dispiace. Facciamo finta che oggi…»
Lei scoppia a ridere, amaramente, i polsi ancora intrappolati nella stretta di lui.
«Che oggi io non ti abbia detto nulla?»
All’improvviso lo guarda con furia, quasi con odio.
«Codardo»
Gli sputa quelle parole in faccia e lui si trattiene a fatica dal replicare.
È Lucy, non è in sé. Calmati.
Ma lei inizia a divincolarsi. Lui le lascia subito le braccia.
E non fa in tempo ad evitare uno schiaffo in pieno viso.
«Mi fai schifo. Vuoi essere quello nobile  e generoso e disinteressato, ma quando ti interessa qualcuna non sei così distante e intoccabile. E io appartengo a Narnia, come te. Io sono giusta per te. Non mia sorella che ha tradito Narnia, che vive per i suoi vestiti, i gioielli e i corteggiatori. Che pensa che io sia troppo stupida per fare come lei. E Bella? Non potrai mai stare con lei, Caspian, mai»
Lui la guarda.
E a vedere quello sfogo le sue difese si abbassano. Non lo fa con l’intento di ferirla, ma quelle parole dette per provocarlo risolvono in un attimo i dubbi di quei giorni.
«Lo so» la guarda, triste «Ma io la voglio lo stesso. Voglio solo lei»
Lucy sussulta, come se lui le avesse restituito lo schiaffo.
«Io posso amare Narnia con il cuore e con la mente, Lucy, e la amo. Narnia è la mia casa, la mia eredità, la mia responsabilità. Ma io…ho scoperto un’altra parte di me. Che non sapevo di avere, perché nessuno l’aveva mai risvegliata. Nemmeno tua sorella. Susan è…molto bella, ma non è mai entrata a far parte di me. Ma ora…»
«Ma ora…dai, dillo»
«C’è qualcuno che l’ha fatto, sì. Lucy, mi dispiace. Non sai quanto. Non avrei mai voluto ferirti. Davvero»
Lei ride, con scherno.
«Ma l’hai sempre fatto, Caspian. Sempre. Quando non mi guardavi, quando mi guardavi e non mi vedevi. Quando mi tratti come una ragazzina. Io lo so che tu sei qui per me»
Lui scuote la testa.
«No. Non so perché sono qui, Lucy, ma…non è così. Io non sapevo cos’è l’amore. Forse non lo so nemmeno ora. Ma so che c’è un’unica donna che, se potessi, sceglierei di avere al mio fianco»
«Ma non puoi» grida lei, velenosa «Non puoi e la farai soffrire! E lei ti odierà, perché la lascerai! Ed è quello che meritate, entrambi!»
« Lucy, ti prego…»
Ma lei salta giù dal letto e esce di corsa dalla stanza.
Caspian fa per seguirla, perché la sente singhiozzare.
Ma, arrivato sulla porta, vede Edmund per il corridoio.
Io due si scambiano un’occhiata eterna.
«Mi dispiace, Edmund» bisbiglia infine Caspian.
L’altro non risponde. Si volta e se ne va.
 
Per terra, in camera di Caspian, c’è una margherita ormai seccata.
 

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Capitolo 16
*** 16 - Bella ***


Smettila di pensare a lui.
Con i libri aperti davanti a sé per il ripasso finale, Bella si rimprovera per l’ennesima volta, perché i suoi pensieri continuano a vagare verso un viso dai tratti cesellati, labbra soffici e occhi scurissimi.
Dai, forza, concentrati. Hai un esame, oggi.
Ma è inutile. Dopo cinque minuti guarda sognante fuori dalla finestra, ripensando agli ultimi giorni e ai momenti con lui. Le loro chiacchierate, la sua dolcezza.
A volte Bella ha paura di questa gioia, soprattutto quando ricorda le parole di lui, sul lago: “Siamo amici”.
Amici.
Però, a volte…anche lui sembra coinvolto. E felice, quando stanno insieme.
Forse dovrei solo imparare a rilassarmi di più. Sono sempre  così aggressiva,  così prevenuta, ma lui…lui sembra diverso dagli altri ragazzi.
Sempre educato, sempre rispettoso.
Bella sospira.
E per quanto riguarda lei…sa benissimo di essere oltre la simpatia. E anche oltre la paura di innamorarsi, ormai.
Mi sa che la frittata ormai è fatta.
Pazienza. Finché lui è qui…bene.
È solo che lui è un po’ sfuggente sul tema del suo soggiorno da Eustace. E anche Edmund e Lucy non sembrano avere le idee chiare al riguardo.
Lucy.
Questo è un altro problema.
Perché Bella ha capito ormai che alla ragazza Caspian interessa, e molto.
Però lui sembra trattarla come una sorellina minore.
Bella si riscuote all’improvviso dai suoi pensieri, quando mette a fuoco una figura familiare che sta attraversando il cortile, guardandosi attorno.
Lei salta sulla sedia, un sorriso enorme sul volto.
È qui. Da solo.
Esce di corsa, scavalcando i compagni seduti per terra e intenti a ripassare. Fa le scale due per due e arriva trafelata in cortile.
Lui la vede subito e lei gli corre incontro, felice.
E lui spalanca le braccia.
In un attimo, sono stretti l’uno all’altra.
«Ciao» bisbiglia lei, con il viso affondato nella sua t-shit nera.
«Ciao» risponde lui, il viso tra i suoi capelli.
Restano stretti l’uno all’altra per un lungo momento, poi lui le accarezza piano la schiena. Lei chiude gli occhi, felice.
«Che fai qui?»
«Volevo vederti, sapere del tuo esame…»
«Oh, non l’ho ancora fatto…»
E a questo punto, non mi ricordo nemmeno più di che materia è. Sarà meglio che mi calmo.
Ma non riesce a trattenere un altro sorriso enorme quando si stacca da lui e lo guarda.
Lui fa scivolare le mani lungo le braccia di lei.
«Posso restare qui con te?»
«Ma certo!»
«Sicura? Non ti distraggo?»
Eccome, se mi distrai.
Ma fa cenno di no con la testa. Lo prende per mano e lo guida in biblioteca, dove era seduta prima.
Si guarda attorno per cercare un’altra sedia per lui, ma sono tutte occupate.
Caspian capisce e sorride. Si siede e la prende in braccio.
Lei arrossisce, ma gli stringe le braccia al collo.
«Sei scomoda?»
Fa no con la testa e intreccia le dita nei capelli di lui, alla base del collo.
Caspian socchiude un attimo gli occhi e sospira.
«Scusa ancora per l’improvvisata…»
«Veramente ne sono felice»
Bella è sempre più rossa in viso. E sorridente.
Lui le circonda la vita con le braccia e butta un’occhiata sul tavolo, pieno di libri.
«Hai bisogno di concentrarti…»
«Smettila…quante volte vuoi sentirti dire che sono felice che tu sia qui?»
Lui le scocca un’occhiata irresistibile da sotto le ciglia scure.
«Un’altra ancora?»
Lei ride e poi si mette una mano davanti alla bocca, quando le viene in mente che le altre persone, lì attorno, stanno studiando.
Lui la tira più vicina e lei posa la guancia sulla sua spalla.
Si sorridono, vicinissimi.
Lei sente una mano di lui accarezzarle la schiena e poi il suo braccio attorno alle spalle.
«Non sembri affatto agitata»
«Non lo sono» sorride lei.
Con te qui, l’ultima cosa cui pensare è l’esame.
«Io avevo paura del mio precettore»
«Avevi un precettore?»
Lui si irrigidisce un attimo, ma lei neppure lo nota, presa com’è dal giocare con i suoi capelli, la guancia sulla sua spalla.
«Quando ero più piccolo…»
«Niente scuola pubblica?»
Lui scuote la testa.
«Ma non ti sentivi solo?»
«A volte…spesso, veramente»
«Non hai fratelli o sorelle?»
Di nuovo, lui scuote la testa.
«E tu?»
«Una sorella, più grande. È sposata, ha un bimbo. E poi, qui ho Pen»
«Anche io ho Edmund, Eustace e Lucy…»
Si interrompe e deglutisce.
Lei nota subito il suo cambiamento d’umore.
«Che succede?»
«Niente…»
«Bugia» sorride lei «Sai che non mi guardi negli occhi, se mi dici una bugia?»
Lui sorride.
«Non ti dico mai bugie…ehm, quasi mai»
Lei gli accarezza la guancia con la mano.
«Sei triste? Posso aiutarti in qualche modo?»
«Volevo aiutarti io, veramente, ma a quanto pare ti porto via tempo…» sorride allo sbuffo di lei «Però io, in realtà…oggi è successa una cosa…»
Esita e lei aspetta, in silenzio.
Poi, visto che lui non parla, si alza e lo prende per mano. Escono e lo porta in un angolo del cortile.
Si siede per terra, raccogliendo la gonna, e lui la imita.
Le prende la mano e poi, guardando le loro dita intrecciate, inizia a parlare, esitante.
«Oggi Lucy è venuta da me…»
Sospira e riprende, più deciso.
«E mi ha detto…delle cose…»
Alza lo sguardo a incontrare gli occhi di lei.
Bella gli stringe forte la mano, incoraggiante.
«Solo che io non posso…»
All’improvviso sembra angosciato e lei sente il cuore sciogliersi di fronte al suo sguardo triste. Lo abbraccia forte d’impulso, e lui si rifugia tra le sue braccia.
«Mi dispiace…» lei gli accarezza con dolcezza la schiena «Mi dispiace tanto. È stato…terribile?»
Lui annuisce.
«Non volevo farle del male…»
«Lo so. Lo so. Dai, tranquillo. Vedrai che le passerà, che resterete amici»
«Non lo so… io…e Edmund, era lì e ha sentito…»
«Shhhh…stai tranquillo. Ascolta, Edmund è una brava persona, un ragazzo intelligente. È normale che sia protettivo con sua sorella, ma lo so che ti vuole bene. Si vede. Vedrai che capirà. Sono sicura che lui vuole per Lucy una persona che la ami…è giusto che sia così»
«Saggia, oltre che bella» bisbiglia Caspian e lei arrossisce.
Lui improvvisamente si raddrizza e la stringe forte.
Le posizioni si invertono: è lei ora a ritrovarsi stretta tra le braccia di lui.
Bella si rilassa e si lascia coccolare come non faceva da tempo.
Sono felice è il suo unico pensiero.
«Lucy mi ha parlato anche di te, oggi»
Il cuore di Bella perde un battito.
«Ah. Perché?»
«Perché si è accorta che io…»
«Che tu? »
«Che quando ci sei tu, io…»
La fine della frase non arriva e Bella alza gli occhi.
E Caspian posa dolcemente le labbra su quelle di lei.
Poi le bacia la fronte.
«Che tu…mi piaci» arrossisce, ed è quanto mai dolce, in un ragazzo così sicuro di sé e adulto «Tanto»
«Tanto?» chiede lei, trattenendo un sorriso.
Lui annuisce.
«Tantissimo»
«Ah, credevo che fossimo “amici”» lo prende in giro dolcemente lei, facendolo ridere.
«Perdona la mia goffaggine. Non…sono molto bravo ad esprimere i miei sentimenti. Non sono mai stato abituato a farlo…»
Lei sorride. In pace con se stessa, con il mondo.
Si rannicchia tra le sua braccia e, con il dito, traccia il contorno del viso del re: gli zigomi alti, le labbra, il mento.
«Allora hai tante cose da imparare» sussurra, prima di protendersi ancora verso di lui.
Lui annuisce e le loro labbra si incontrano ancora.
Ma una voce li interrompe.
Una ragazza chiama Bella a gran voce, perché è il suo turno per l’esame.
«Oddio!»
Bella si alza di corsa e lui è subito in piedi alle sue spalle. Mano nella mano, corrono di nuovo nell’edificio e lei acchiappa al volo un libro dal tavolo e si fionda in una stanza.
L’esame passa in un lampo.
Bella non è affatto nervosa: risponde a tutte le domande senza esitazione, metà della testa rimasta in cortile, tra le braccia di quel ragazzo meraviglioso che la aspetta fuori.
Sorride al professore, euforica. Lui le firma il libretto, un po’ perplesso.
Quando esce, trova Caspian seduto al tavolo, che sfoglia un suo quaderno di appunti.
Lei gli si avvicina ridente.
«30! Non so come ho fatto!»
Soprattutto visto che baciare te mi ha fatto quasi dimenticare anche come mi chiamo.
Lui le sorride, ignaro del sistema di valutazione del suo mondo, ma contento di vederla radiosa.
La stringe forte.
«Bravissima»
 
Insieme, raccolgono libri e quaderni e poi lui le prende la borsa. Escono, mano nella mano, sorridenti e felici e ignari dell’uomo che si è fermato a guardarli, seminascosto dietro un angolo.
I suoi occhi chiari seguono pensierosi Bella e la vedono ridere spensierata, gettando indietro la testa.
Ferma una ragazza uscita dalla biblioteca dietro la coppia.
«Scusami…sai chi è quel ragazzo?»
E indica Caspian, che spicca con facilità tra gli studenti del campus.
La ragazza lo guarda, trasognata.
«Quello bello e alto? Ah…non so. Il ragazzo di Arabella, credo»
Se ne va, sognante, e lascia l’uomo perplesso e insoddisfatto.
 

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Capitolo 17
*** 17 - Caspian ***


Caspian esita, con la mano sulla maniglia della porta di casa.
Poi prende un bel respiro e entra.
Eustace e Edmund sono in salotto, assieme. Di Lucy non c’è traccia.
«Ciao» li saluta.
«Ehi» dice Eustace.
Caspian guarda Edmund, che lo fissa in silenzio: non è tipo da ignorare una situazione spiacevole, soprattutto se questa crea attrito con un amico.
Anzi, con un fratello, visto che stiamo parlando di Edmund.
«Ed, mi dispiace» gli fa un cenno quando vede l’altro aprire la bocca per interromperlo e prosegue «So che hai sentito, stamattina, e me ne dispiace molto. Voglio bene a Lucy, lo sai. Così tanto bene che penso non ci sia bisogno nemmeno di dirlo. Ma proprio perché le voglio bene, non voglio illuderla o ferirla. Ma forse sono stato duro e me ne dispiace moltissimo. Davvero, però…non me l’aspettavo»
Edmund lo fissa, in silenzio, per un lunghissimo minuto.
E Caspian sostiene il suo sguardo senza battere ciglio.
Ma, alla fine, Ed fa un breve cenno con il capo.
«Lo so…non sono arrabbiato con te. Certo, stamattina ti avrei volentieri preso a pugni, ma solo perché farei lo stesso con chiunque facesse soffrire mia sorella»
Sospira e poi prosegue.
«Lo so che le vuoi bene. Ho visto come si comportava in questi giorni e che tu comunque ti sei comportato da fratello maggiore, ma lei…ecco, lei ha sempre sofferto il paragone implicito con Susan. Tutti a dire sempre che Susan è la bella della famiglia e mai un complimento a lei, povera piccola. E poi, a Narnia…tu e Susan…bè, quando poi siamo tornati ho iniziato ad avere la sensazione che ti guardasse come un uomo e non più come un fratello…» si passa una mano tra i capelli «Non so se riesco a spiegarmi: penso che desideri per sé almeno una parte delle attenzioni che Susan ha sempre attirato. Attenzioni…maschili, voglio dire. E tu…bè, ti vuole bene, sei una parte importante della nostra vita. Forse…»
Caspian annuisce.
«Ed, grazie. Non preoccuparti, ho capito. Dimmi solo come posso scusarmi con lei»
«Lascia che le passi. Poi le parlo io e poi…vediamo. Ma non devi scusarti. Cerca solo di farle capire che le vuoi bene»
Eustace interviene per smorzare l’atmosfera tesa.
«Tzè, che discorsi da femminucce»
Edmund gli lancia un cuscino, scherzoso.
«Effettivamente, stiamo scadendo. Bè, ora possiamo anche preparare thè e biscotti e metterci a spettegolare dei vicini, degli ultimi cataloghi di moda…»
Il cugino scoppia a ridere e ricambia la cuscinata.
«Oppure…» Edmund esita e addolcisce il tono «Caspian potrebbe parlarci di Bella, magari»
«Cosa?»
«Cosa?»
Sia Caspian che Eustace si irrigidiscono all’istante.
Edmund stringe piano il polso di Caspian, rassicurante, e si volta verso Eustace.
«Bè, direi che abbiamo visto tutti da che parte tira il vento. E io, personalmente, ne sono felice. E dovremmo esserlo tutti: i veri amici, dopotutto, si comportano così»
Lancia un’occhiata di ammonimento al cugino, ma Eustace lo fulmina con gli occhi.
«Stai chiedendo la mia benedizione?»
Caspian fa per parlare, ma Edmund gli stringe forte il braccio.
«No: non ne hanno bisogno. Dico solo che per la prima volta da tempo vedo Bella felice. E anche Caspian. E so che non sei così gretto ed egoista da non esserne felice per loro»
Eustace risponde con un silenzio offeso e Edmund sospira pesantemente.
«Senti, me lo hai detto anche tu al centro commerciale. Lo sai che lei…bè, insomma, lei non ha mai mostrato una particolare inclinazione…»
Edmund fa sfumare la voce.
«Solo perché lui…solo perché c’è lui» Caspian sussulta all’occhiata furiosa di Eustace «E poi io..»
«Eustace! Lo sai che non è vero! Saresti più contento se lei fosse infelice, pur di non vederla con qualcuno? Pensavo le fossi affezionato!»
«Ma perché per lui deve essere sempre tutto così facile?» sbotta Eustace con tono da bambino capriccioso.
Ma Caspian ride, amaramente.
«Così facile? Tutto? Ma ti rendi conto di quello che dici?» prende fiato per controllarsi e guarda deciso l’amico «Arrivo qui - non so come, non so perché né per quanto – e incontro una ragazza. E ti giuro, non immaginavo che noi…insomma, non volevo. Ti prego, non pensare che io l’abbia fatto apposta. Davvero, mi sono imposto di starle lontano. È solo che…non riesco»
«E nemmeno lei, immagino» sbotta Eustace, velenoso.
Caspian scuote il capo.
«Ma se pensi che io l’abbia fatto apposta, o che io voglia ferirti di proposito, o che per me sia facile trovarmi qui, provare queste cose, immaginare le complicazioni e non sapere se potrò mai anche solo pensare di avere un futuro con lei, allora sei un ragazzino caparbio e non sei cresciuto affatto, come invece io pensavo»
Eustace lo fissa in silenzio.
«Ma lei allora…»
«Non dare la colpa a lei» lo zittisce subito il re «Sto cercando di spiegare che ho fatto di tutto per evitare questa…cosa tra noi due. Ma se non ci credi, se devi prendertela con qualcuno, lascia stare lei: prenditela con me»
L’altro scuote la testa.
«Perché tu possa rinfacciarmi che tanto non le sono mai piaciuto?»
Caspian sente la rabbia sbollire immediatamente.
«Eustace…ma come puoi dire una cosa del genere? Io non mi permetterei mai!»
«Cosa pensi di fare con lei?» chiede l’amico, dopo un lungo silenzio.
«Non lo so» dice piano Caspian.
«Cosa vorresti fare, allora?»
«Vorrei…che fosse possibile pensare a un futuro» risponde, semplicemente.
Eustace scuote la testa in silenzio, ma non dice nulla e tiene lo sguardo fisso a terra.
Caspian lo guarda, angosciato.
Poi sente una mano posarsi sulla sua spalla.
«Come ho detto, io ne sono felice» Edmund gli sorride «Davvero, è la cosa migliore che potesse capitare, a entrambi. Lei ha bisogno di stabilità e tu…bè, è ora che pensi un po’ a Caspian e non a re Caspian»
«Grazie, Ed…» Caspian gli tende la mano, quasi commosso, dopo le difficoltà emotive della giornata.
Ma Edmund lo abbraccia e gli batte una mano sulla spalla.
«Non preoccuparti per Eustace, e nemmeno per Lucy. Vedrai che si sistema tutto» gli bisbiglia.
«Edmund il Giusto» ribatte l’altro, a bassa voce.
E Edmund ride, piano.
Caspian prende fiato e dice:
«Devo dirvi un’altra cosa. Ho visto Bella oggi e…le ho detto di me. Di Narnia»
Edmund sgrana gli occhi e Eustace salta in piedi.
«Cosa? Sei impazzito?»
Ma Caspian scuote il capo.
«Ci ho pensato molto e alla fine ho deciso di dirglielo. Non riuscivo a non farlo. Se dovessi improvvisamente tornare, se sparissi…non posso non darle una spiegazione. E poi…Bella dice di avermi già visto»
«Cosa? Quando?»
«Non sa dirmelo con precisione, ma dice che ha un vago ricordo…»
I due cugini riflettono in silenzio su quest’ultima affermazione.
«Non ci credo» sbotta poi Eustace «Secondo me se l’è inventato solo per fare colpo su di te, quella…»
«Eustace» Caspian lo interrompe, fermo «Sai quanto tengo alla tua amicizia, ma ti giuro: se dici solo mezza parola su di lei te la faccio rimangiare. A forza»
Eustace cerca di sostenere lo sguardo dell’altro, ma alla fine abbassa gli occhi.
E si alza e se ne va.
Edmund sospira pesantemente.
«Però, che giornata!»
Caspian annuisce, in silenzio.
«Pensi che sia pazzo?» chiede poi, di getto.
«No. Penso che tu sia molto fortunato» sorride Edmund «Certo, al momento cammini su una lastra di ghiaccio sottile, ma se non cadi in acqua sei davvero molto fortunato»
Caspian sorride a sua volta.
«Ma se sparissi all’improvviso e tornassi a Narnia…»
«Bè, hai fatto bene ad avvisarla. Come l’ha presa?»
Caspian scuote la testa.
«Non lo so bene neppure io. Incredula, sconvolta…spaventata non troppo, credo. Bè, almeno non è scappata urlando»
L’altro annuisce.
«Senti, non vorrei tornare al momento thè e pasticcini, ma davvero si vede che voi due…bè, io lo sapevo. In qualche modo vedrai che si risolve» esita «Mi sento molto Lucy, in questo momento: sei felice?»
Caspian annuisce.
«Molto. E la cosa strana è che…bè, è abbastanza imbarazzante da dire, ma non penso di essere mai stato così felice. È una cosa che riguarda…bè, solo me. Cioè, sarò felice se non scappa da me terrorizzata»
Edmund ghigna.
«Meglio se lo dici piano: non alimentiamo le false speranze di Eustace»
«Ed, io…»
«Tu niente. Vedrai che la cosa si risolve da sola: Eustace al momento si comporta da idiota, ma vuole davvero bene a entrambi voi e sa che con Bella non ha mai avuto speranze. Tra l’altro, non sarebbero per niente giusti assieme: lei è troppo matura. Tu, invece, ora potresti uscire da quella porta e andare a vedere come sta lei: mi sa che dopo quello che le hai detto è il caso che ne parliate ancora un po’. Dubito che sia una cosa facile da digerire»
Caspian annuisce e si alza.
Sulla porta, si volta a guardare l’amico.
«Ed, per Lucy…»
Ma l’altro lo zittisce con un gesto.
«Lucy starà bene, le serve solo un po’ di tempo, vedrai. Dopotutto, è una Regina di Narnia»
Caspian sorride.
«Vero. Ed, domani c’è il ballo»
«Ah» sospira Edmund, comicamente «Povero me. Non mi starai suggerendo di invitare Lucy?»
Caspian esce ridendo, mentre l’amico borbotta:
«Al ballo con mia sorella…nemmeno avessi 13 anni…»
 
 

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Capitolo 18
*** 18 - Bella ***


Bella chiude la porta di casa e appoggia la schiena al legno scuro.
Viene…da un altro mondo.
Ma cosa cavolo significa?
Ma come si fa ad accettare un’idea del genere?
Sospira forte e quasi non vede Penelope sbucare dalla cucina.
«Allora, com’è andato l’esame?»
«Bene…»
Bella tenta di sorridere ma teme di aver fatto una smorfia, più che altro.
Penelope la guarda perplessa.
«Sicura?»
«Sì, sì, 30»
«30? Ma è meraviglioso!»
Penelope si dà ad una danza di gioia nell’ingresso e Bella la guarda, frastornata.
«Fantastico! Ma io lo sapevo, sei troppo brava! Ah, guarda, ora non dirmi no ma prendiamo l’occasione al volo e invitiamo i ragazzi a cena, che dici? Chissà se a Caspian piace l’insalata di mare…»
Bella chiude gli occhi e si coprirebbe volentieri anche le orecchie con le mani.
Caspian.
«Pen, scusa, ho un mal di testa incredibile. Vado in camera mia, ti dispiace?»
«Oh no, poverina. Mi dispiace. Posso fare qualcosa? Ti faccio una camomilla?»
«No, no, grazie. Non è niente. La tensione, forse. Magari dormo un po’»
Bella vola di sopra e si chiude in camera.
Si butta sul letto e affonda il viso nel cuscino.
Ma cosa vuol dire che viene da un altro mondo?
 
Dopo l’esame, sono andati a fare una passeggiata.
Andava tutto così bene.
Mano nella mano, avevano parlato di mille argomenti. Ed era tutto così bello, così sereno. Così perfetto.
Poi, dal nulla, la bomba.
Erano seduti sul bordo di una fontana e lei rideva per una cosa sciocca che lui le aveva detto.
E, improvvisamente, Caspian l’aveva stretta forte tra le braccia e l’aveva guardata negli occhi.
«Sei talmente bella…»
Lei era arrossita e lui aveva infilato una mano tra i suoi capelli.
E l’aveva baciata.
Stretta a lui, Bella aveva cercato di ricordare i motivi per cui aveva giurato di non innamorarsi mai più, di stare alla larga dagli uomini…e le erano sembrati tutti così futili. Inconsistenti. Annullati da quella figura d’uomo alta, imponente, che le toglieva il fiato.
Come nessuno prima, neanche Bob.
Che aveva reso tutti gli altri uomini delle pallide ombre sullo sfondo.
Non c’era confronto.
Non c’era nemmeno possibilità  di confronto.
E quando quelle labbra morbide si erano allontanate dalle sue per posarsi sulla sua fronte, lei aveva sospirato felice e aveva riaperto gli occhi, euforica, per incontrare invece uno sguardo inaspettatamente triste.
«Che succede?»
Lui aveva esitato e lei gli aveva posato una mano sulla guancia.
E lui le aveva baciato il palmo.
«Devo dirti una cosa e non so come la prenderai»
Per un attimo era rimasta di sasso.
Non starà per dirmi che ha un’altra?
Il viso di Caspian si era confuso con quello di Bob nella sua mente e lei aveva dovuto scrollare il capo e chiudere gli occhi.
Poi lui le aveva preso il viso tra le mani.
«Guardami» aveva sussurrato.
E lei lo aveva fissato, terrorizzata.
«Bella, ti prego…devo dirti una cosa ma…»
«No» aveva bisbigliato lei «Non…se tu…se c’è un’altra io…»
Le si erano riempiti gli occhi di lacrime, ma lui aveva scosso subito il capo e l’aveva abbracciata.
«Ma cosa dici, sciocchina? Come puoi pensare che farei una cosa del genere?»
Divisa tra paura e speranza, Bella si era aggrappata alla sua camicia e aveva affondato il viso nel suo petto.
E, immobile nel suo abbraccio, aveva sentito parole che mai avrebbe creduto possibili.
Vengo da un altro mondo, Narnia…non sapevo come dirtelo…non pensavo potesse succedere di arrivare qui…Edmund, Lucy e Eustace…e tu, nell’armadio…se dovessi sparire…vorrei che tu almeno sapessi…se solo tu potessi accettarmi…
 
Posso accettarti?
Bella si era lentamente raddrizzata e lo aveva fissato con uno sguardo spento. Lui, preoccupato, le aveva stretto le mani tra le sue.
«Dimmi qualcosa» l’aveva implorata.
Lei aveva scosso la testa, piano.
«Cosa…posso dire?»
«Che mi credi?»
Lei aveva sospirato.
«Come posso? Come faccio? Io…io vorrei, ma…»
Si era alzata di scatto e lui l’aveva seguita, più lentamente.
«C’è qualcosa, in me, che mi spinge a crederti. Che mi dice di fidarmi. E non so perché, non so cos’è. Ti ho raccontato quello che mi è successo… e poi sei arrivato tu e io non credevo che avrei mai potuto fidarmi di nuovo, credere di nuovo che sia possibile…comunque. E poi…mi dici una cosa del genere? Non so nemmeno perché non sto ridendo come una pazza isterica»
Lui l’aveva fissata, triste.
E lei, guardandolo negli occhi, gli aveva creduto.
 
Io mi fido di quello che mi dice un ragazzo che conosco da poco più di una settimana, che non so chi è, e che mi dice che viene da un altro mondo, Narnia.
Non mi viene il dubbio che non sia sano di mente…no, gli credo.
Davvero.
Devo essere io, quella pazza.
 
Bella è distesa nel letto e sento una mano accarezzarmi i capelli.
«Pen» borbotta «Davvero, sto bene. Voglio solo dormire»
E quando mi sveglio, voglio scoprire che è tutto uno strano sogno.
«Scusami» dice piano una voce vellutata.
Alza la testa di scatto e si ritrovo a fissare gli occhi scurissimi di Caspian.
«Penelope mi ha fatto entrare…non volevo disturbarti. Scusa»
Si guardano, in silenzio, per un lungo momento,
Poi lui allunga piano una mano a scostarle una ciocca di capelli dal viso.
«Speravo che volessi venire a fare una passeggiata con me»
Lei esita e lui sospira.
«Come non detto. Speravo che non avessi paura di me, almeno»
«Non sei venuto a dirmi che scherzavi, vero?»
Lui scuote piano la testa.
«Mi dispiace. Vorrei che ci fosse un modo per rassicurarti, per convincerti che non devi avere paura di me»
«Non ho paura di te» dice piano lei «Ho paura del fatto che non ho paura, piuttosto… nelle vite normali non succedono queste cose»
«Sai, non ho mai pensato di essere speciale per il fatto che vengo da Narnia. Il tuo mondo invece sì, che mi sembra speciale»
Bella abbozza un sorriso.
«Sei troppo speciale per questo mondo ordinario»
«Buffo. Stavo per dire la stessa cosa di te»
Si sorridono e Bella si scopre a tendergli la mano.
«Dove andiamo?»
«Ti porto a cavalcare, che ne dici?»
«Non sono capace…»
«Io sì, ti insegno io. Ti fidi di me?»
Lei annuisce, piano, e lui sorride.
«È già un miracolo. Pensavo che ti saresti allontanata da me, dopo quello che ti ho detto»
«Allontanarmi da te è l’unica cosa che non voglio fare»
«Allora non ho paura di quello che succederà» dice piano lui, mentre la aiuta ad alzarsi.
Scendono le scale e sulla porta della cucina Bella vede Pen, che sbircia perplessa.
«Ehm…Pen, noi…usciamo un attimo, ti dispiace?»
E arrossisce da sola, per il tono colpevole che sente nella sua voce.
L’amica si rabbuia.
«No, certo. Divertitevi. Io…bè, se volete poi ceniamo tutti insieme per festeggiare il tuo esame»
«Grazie, volentieri» le dice Caspian, gentilmente.
 
Quando escono, lui le mette un braccio attorno alle spalle.
Bella si volta e vede Pen fissarli affranta dalla finestra della cucina.

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Capitolo 19
*** 19 - Caspian ***


 
Dopo tutto quello che è successo, l’ultima cosa che mi sarei aspettato è sentirmi così sereno.
 
Ma lo è. Sereno.
A cavallo, stringe con le ginocchia i fianchi di uno stallone nero e, tra le braccia, ha Bella.
Lei si appoggia a lui, che le affonda il viso tra i capelli e ride, piano.
«Non essere così nervosa»
«Non sono affatto nervosa» tenta di dire lei, con voce normale.
Lui ride ancora e la stringe più forte.
«Certo, e io sono un minotauro. Ti sento, sei troppo rigida. Comunichi ansia al cavallo, così, e non ti godi la cavalcata»
Bella si irrigidisce ancora di più.
«Comunico ansia al cavallo…nel senso che potrebbe disarcionarci?»
Caspian butta indietro la testa e ride di gusto.
«Fifona. Nessun cavallo ti disarcionerà se sei in braccio a me»
Lei fa per tirargli una gomitata.
«Spaccone. Stai attento a non farlo muovere troppo, piuttosto»
Lui scuote la testa, divertito.
«Bella, è un animale dotato di volontà propria. Io lo sto solo assecondando. Smettila, ti perdi il divertimento»
«Assecondando??» la voce di lei sale di un’ottava «Ma cosa succede se si mette…a correre?»
«Che ci godremo una galoppata, direi. Tranquilla, non ti faccio cadere»
Ma la sente talmente nervosa  che stringe le briglie e fa rallentare ulteriormente l’andatura.
«Meglio?»
Lei annuisce, ancora diffidente verso l’animale.
Caspian si rilassa in sella e accentua la stretta del braccio sui fianchi di lei. Subito sente la mano di Bella cercare la sua e le loro dita intrecciarsi.
Sorride e posa un bacio tra i suoi capelli.
«Volevo farti divertire, non terrorizzarti. Mi dispiace, piccola. Il fatto è che io amo cavalcare. È una delle poche cose che mi fa sentire…libero»
Con sua sorpresa, lei volta piano la testa e gli lancia un’occhiata maliziosa.
«Pensavo che i re fossero le persone più libere di tutte»
Lui sorride, felice che lei abbia affrontato l’argomento, ma scuote la testa.
«Non è così, affatto. Ho la responsabilità del mio popolo, della mia terra…a volte mi sento soffocare per tutte le regole, gli obblighi e i cerimoniali cui devo obbedire»
Sfiora con la mano i capelli di lei e prosegue, assorto:
«I sudditi da ascoltare, le creature da trattare allo stesso modo, pur se hanno loro usanze e tradizioni…i consiglieri che si litigano la mia attenzione e che vanno rassicurati, il castello, la flotta…a volte vorrei solo scappare. Da solo, a farmi una cavalcata. Almeno quella»
«Bè, non credo che una cavalcata tranquillizzerebbe me. Però mi sembrano troppe preoccupazioni per una persona sola» esita «Non c’è nessuno con cui puoi condividerle?»
«Il consiglio dei Lord, in parte. Ma essere re comporta delle responsabilità che non si possono scaricare sulle spalle di altri»
«Mi sembri così giovane per una vita tanto impegnativa» riflette lei, ad alta voce «E la tua famiglia?»
Lui sospira.
«Non ce l’ho. Mia madre è morta quando ero piccolo, poi ho perso anche mio padre. Mio zio Miraz, che è salito al trono prima di me, ha tentato di uccidermi» scuote la testa «Sono solo»
«Nessuna…regina?» chiede lei, tentando di sembrare indifferente.
Lui sorride.
«Una sola e la sto tenendo in braccio ora. Chi l’avrebbe mai detto, che l’avrei trovata così lontana da casa…»
La sente accoccolarsi tra le sue braccia e la stringe forte.
«Cosa si fa per meritare un re?» bisbiglia lei.
«Niente di più di quello che hai fatto tu»
«Caspian…secondo te quante probabilità ci sono che potremo stare… insieme?»
Lui esita.
«Non lo so, davvero. Se dipendesse da me, sarebbe cosa fatta. Ma…non so come sono arrivato qui, né quanto resterò. Non so nemmeno se domani, svegliandomi, sarò di nuovo a Narnia…» sente che lei gli stringe forte la mano e inizia a cullarla per rassicurarla «E anche per te…sarebbe un altro mondo. Io amo questo tuo mondo Bella…ma io appartengo a Narnia»
«E io appartengo a questo mondo?»
«Bè…sì»
«Io non credo…» dice lei, quasi indifferente «Voglio dire, non sento quel senso di attaccamento, di dovere, che traspare dalle tue parole. Qui sono solo una goccia nel mare…una tra tante»
«No Bella, non dire così. Per quanto questo mi faccia male, tu qui hai dei legami, delle persone che ti vogliono bene e che hanno bisogno di te. Per loro sei importante»
«E per te?»
«Anche per me. Tanto, davvero. Vorrei saper spiegare…non so, da quando ti ho vista…ho cercato di ripetermi che dovevo starti lontano, che era pericoloso creare un legame con qualcuno che non conoscesse Narnia, come Edmund, Lucy e Eustace. Ma non ci sono riuscito»
«Anche io mi ero imposta di starti lontano, sai?»
«Me ne sono accorto: non mi guardavi nemmeno in faccia» la punzecchia lui.
«Anche tu hai le tue colpe…»
«Vero» sorride il re.
Restano in silenzio, abbracciati, per un lungo momento.
«Caspian?» lo chiama poi lei, piano.
«Sì?»
«Non farlo mai più»
Lui sorride e le bacia la tempia.
«Ai tuoi ordini, mia signora»
 
Quando Caspian fa fermare il cavallo sulle sponde di un fiume vicino al maneggio (“affittare” dei cavalli! Che cosa assurda!) e la fa scendere di sella, Bella si rifugia tra le sue braccia.
Lui le accarezza la schiena.
«Ti ho turbata?»
Lei scuote la testa.
«No. Sì. Dovresti, veramente…non so, forse sono pazza. Ma io ti credo»
Lui la abbraccia più forte.
«Grazie»
«Allora…mi racconti di Narnia?»
Così, lui lega le redini del cavallo ad un tronco e si sdraia nell’erba, prendendola tra le braccia.
E con le testa poggiata sul suo petto, Bella ascolta i racconti di un mondo fantastico mescolarsi ai battiti del cuore del re.
«Io piacerei a Narnia?»
«Tu piaceresti a chiunque» dice lui, e la bacia.
Lei fa una smorfia incredula e lui ride.
«E io bandirei chiunque sostenesse il contrario!»
Anche lei si mette a ridere, ma poi torna seria.
«Potrei…venirci con te?»
«Non lo so» risponde lui, sincero «Lo vorrei più di qualunque cosa, ma non lo so. Non dipende da me. Forse, Aslan…»
«Aslan?»
Lui annuisce e inizia a parlarle del grande leone, del suo mito e delle due volte che Caspian lo ha incontrato di persona.
«Ma se potessimo chiederlo ad Aslan…»
«Bella, se potessi gli chiederei solo di avere te…ma non so come fare»
«Ma se tu sei qui, forse c’è anche lui. Insomma, non posso credere che non sappia che sei finito…qui»
Caspian riflette un attimo.
«Non so. Forse. Ma Aslan non interviene sempre nelle vicende di Narnia: compare solo quando siamo in grande pericolo…»
«Bè, Narnia ha appena perso il suo re. Direi che una certa situazione di pericolo c’è»
Lui sorride.
«Mi sento molto irresponsabile in questo momento, ma Narnia non può sapere che il suo re è felice come non mai»
Bella gli bacia piano le labbra.
«Allora troviamo un modo per avvisare Narnia che sei mio prigioniero e che non ti rimanderò indietro tanto presto…»
Rotolano sull’erba e la giornata passa tra dolcezze e promesse da innamorati.
 

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Capitolo 20
*** 20 - Bella ***


Scusate l’enorme, spropositato, mostruoso ritardo nell’aggiornare. Mi sono un po’ persa dietro il mio primo crossover…chiedo venia J
Spero seguiate ancora la mia storia e prometto che non la abbandonerò più per periodi così lunghi.
L’ultimo periodo per me è stato molto difficile e non sono riuscita a scrivere niente. Volevo tornare su Bella, ma sono a quanto pare un po’ arrugginita e il risultato non mi soddisfa molto. Migliorerò, abbiate fede!
Baci a tutti!

 






In piedi davanti allo specchio, in camera sua, Bella osserva pensierosa il suo riflesso.
 
Ha indossato il vestito che ha scelto con Caspian, che ora riluce nella fioca della stanza.
I capelli scuri sono acconciati sulla sommità del capo e ricadono in morbide onde a circondarle il viso.
Agganciando gli orecchini, Bella si sente impaziente.
Di vedere lui, Caspian.
Di passare la serata stretta tra le sue braccia, a danzare.
Di ridere con lui, di parlare, di dargli tutto il suo tempo, la sua attenzione, il suo amore.
 
E poi sospira, valutando la loro situazione.
 
Con Caspian è tutto perfetto.
Sì, ad esclusione del fatto che lui è il re di Narnia, un mondo magico che si trova chissà dove. E che non sa come è arrivato qui e neppure quanto potrà restarci.
Ma Bella ha imparato a relegare in un angolo della mente questi piccoli dettagli, come li chiama scherzosamente quando ne parla con lui.
Narnia, ai suoi occhi, non costituisce un problema, se non per la paura che reclami il suo re, prima o poi (meglio poi, ma molto poi)
Il problema non sono loro due.
Anzi.
Loro due, insieme, sono perfetti.
Il problema sono gli altri.
 
Dannazione.
Come se non avessimo già abbastanza casini.
 
Eustace è arrabbiato con Caspian e Penelope con lei.
Non arrabbiata nel senso che hanno discusso, ma nel senso che…
 
Pen ha capito perfettamente da che parte tira il vento, ormai.
E, dopo l’uscita a cavallo di due giorni prima, è chiaro a tutti che Caspian e Bella stanno insieme.
Non si lasciano più un momento.
E Penelope ha messo il muso.
Non ride e non scherza più con Bella e passa moltissimo tempo con Eustace e Lucy, malgrado Edmund abbia cercato più e più volte di smorzare la tensione.
 
Bella sospira.
Il pensiero di aver ferito, anche se involontariamente, la sua amica è davvero pesante per lei.
Ma Caspian ha reagito con lo spirito di un combattente.
«Non possiamo obbligarli a parlare con noi, Bella. Però abbiamo il dovere di tentare di appianare le cose e, se non altro, di chiedere scusa»
E il momento giusto, secondo Caspian, è proprio il ballo, perché saranno tutti insieme.
 
Sarà.
L’unica cosa che sarò capace di fare io, ci scommetto, sarà fissare Caspian a bocca aperta per tutta la notte, visto che indosserà il tight.
 
Ma il pensiero del suo accompagnatore che la aspetta la mette di buonumore, malgrado tutto.
Bella esce dalla sua stanza e, passando davanti alla porta chiusa di Pen, sente l’amica ridere con Lucy. Sospira sconsolata, pensando a quanto sarebbe stato bello prepararsi insieme, come ai vecchi tempi quando andavano a una festa.
 
Però il fatto che io vada al ballo per me è già una conquista – riflette lei – non volevo neppure sentirne parlare…ed è una vita che non vado a divertirmi. Poi è arrivato lui e…bè, ora che ho lui, mi basta. Sono egoista, lo so, mi dispiace per Pen…ma non posso dire che non sono felice, veramente felice…
 
Bella è dunque la prima ad uscire di casa.
Nel giardino trova ad attenderla Caspian, Edmund e Eustace.
I suoi occhi corrono subito a cercare quelli del re, che la guardano ammirati e caldi.
Caspian sorride e le porge la mano, stringendole dolcemente le dita.
Bella saluta gli altri e poi scende un silenzio imbarazzato.
Eustace borbotta un saluto ma la divora con gli occhi.
Edmund se ne accorge e cerca di distrarre il cugino, prima che la pazienza di Caspian si esaurisca definitivamente.
Stanno parlando del più e del meno quando Penelope e Lucy si uniscono alla compagnia, la prima in un abito senza spalline viola e la seconda drappeggiata in un asimmetrico abito turchese.
Lucy ignora Caspian e Bella e si dirige verso il fratello, noncurante.
Pen invece getta un’occhiata malinconica all’amica.
«Sei…davvero bellissima»
Bella le sorride raggiante e lascia le mano di Caspian per prenderla sottobraccio.
Forse, dopotutto, c’è speranza.
 
L’atmosfera tesa è meno percepibile, una volta giunti nell’edificio del campus che ospita il ballo.
La musica, le luci, le persone dividono il gruppetto e la situazione migliora.
Edmund dà una spinta scherzosa a Lucy e la fa inciampare addosso a un giocatore di rugby alto due metri. Pen perde il tagliando del guardaroba in quindici secondi netti.
«Com’è possibile che tu sia sempre così maldestra? Giuro, sei incredibile. Ti ricordi di quella volta che a cinque anni…»
Pen interrompe le reminescenze di Eustace mollandogli un pugno sul ventre che lo piega in due.
«Oh…scusa!» esclama poi, mortificata, mentre Caspian e Edmund si precipitano a sorreggere l’amico «Davvero, non volevo! Pensavo di averti dato un pungo, sì, ma piano»
Bella scoppia a ridere, seguita a ruota da tutti.
Anche Lucy si fa scappare una risatina, che incrina l’aria severa che sfoggia da giorni.
Quasi a volersi riprendere, però, la ragazza sbotta subito dopo:
«Il primo ballo. Vorrai invitare la tua regina, Caspian…»
L’allusione fa irrigidire tutti tranne Pen – ignara – e Caspian stesso, che sorride sereno e prende la mano di Bella, intrecciando le dita alle sue.
«Assolutamente sì, hai ragione»
E porta Bella sulla pista.
 
Stretta tra le sue braccia, mentre volteggiano, lei finalmente si rilassa.
«Sei stupenda» le mormora lui «Finalmente siamo da soli e posso dirtelo»
Bella sorride e gli passa le braccia attorno al collo.
Caspian la stringe.
«A Narnia non balliamo così…bè, preferisco il tuo mondo, sempre di più»
Lei si mette a ridere.
«Bene, perché tanto sei mio prigioniero, non ti rimando a casa…»
«Non ho alcun desiderio di ribellarmi, giusto perché tu lo sappia»
«Perché sai che tanto vincerei io?» lo stuzzica lei.
«Perché io voglio che vinca tu»
 
Gli amici, in piedi ai bordi della pista, li vedono baciarsi teneramente.
 
Cinque canzoni dopo, Bella sente una lenta carezza del suo cavaliere lungo la schiena e alza la testa dalla sua spalla, per sorridergli.
Lui le bacia la fronte e poi la punta del naso.
«Per quanto io voglia passare ogni secondo con te, direi che ora dovrei smettere di abbracciarti e iniziare a pensare ai nostri amici»
Lei si stringe subito a lui, facendolo ridere.
«Va bene, cinque minuti» si corregge il re.
«Dieci?»
«Hai detto mezz’ora?»
«No, scusa…hai detto un’ora?»
Ridono entrambi e poi Bella si alza sulle punte per baciare il suo cavaliere.
«Ripensandoci, forse un’ora è comunque poco» mormora lui.
Lei gli stuzzica le labbra con piccoli baci e Caspian le fa scivolare le mani lungo la schiena e poi attorno ai fianchi.
All’improvviso, una coppia li urta.
«Ohi ciao Bella!» esclama allegra una ragazza con i capelli tinti di rosso, stretta al suo cavaliere e un po’ barcollante «Non pensavo di vederti stasera, non ci sei mai…accidenti, che bello il tuo vestito!»
«Ciao, Justine» Bella le sorride, in pace con il mondo «Grazie, sei molto bella anche tu»
La ragazza alza gli occhi su Caspian e trattiene il fiato.
«Ehm…ciao…sono…un’amica di Bella…»
«Ciao, sono Caspian»
«Sì, scusa, che sciocca, non te l’ho presentato. È il mio ragazzo…» aggiunge Bella, sensibile allo sguardo di desiderio negli occhi dell’altra.
E subito sente il braccio di lui circondarle la vita e stringerla forte…e se lo immagina ridere sotto i baffi.
 
Pazienza riflette, accoccolandosi al suo fianco.
 
«Accidenti, Bell!» esclama l’altra «Cosa aspettavi a presentarcelo? E dove lo tenevi nascosto?»
«Nell’armadio» ribatte il re e Justine osserva perplessa la coppia mettersi a ridere.
«Ehm…sì…» dice per riprendersi «Lui è Tom»
Bella cerca di darsi un contegno.
«Sì, certo, ricordo. Ciao Tom, scusa. Come stai? Come va il football?»
Poi si morde il labbro per evitare di scoppiare nuovamente a ridere, visto che Tom le sta palesemente fissando il seno.
Caspian si irrigidisce immediatamente e la tira indietro. Contemporaneamente, Justine molla una gomitata al suo accompagnatore.
«Ma è possibile che guardi tutte così?! Io mi sono stufata, ti avverto: alla prossima..»
Bella e Caspian si defilano in un momento.
«Simpatici. Che coppia gradevole..»
Lei ride.
«Justine era con me nel comitato di organizzazione degli eventi benefici…poi ho mollato tutto, non la vedo quasi più…»
«Nemmeno il buon Tom, spero. Per lui. Perché se lo vedo nuovamente fissarti così gli cavo un occhio…»
«Geloso?» lo stuzzica lei.
«Di te? Assolutamente sì»
La risposta la lascia senza fiato.
Bella ripensa a com’era stare con Bob: sempre insicurezze, mai un gesto romantico, mai chiarezza. Certo, con il senno di poi, è ovvio. Stava per sposarsi. Difficilmente poteva comportarsi con lei come fa ora Caspian. Eppure…non sarebbe comunque stato capace di comportarsi così. Di farla stare così bene. Lei non era così felice con Bob.
Guardando pensierosa il profilo di Caspian, si scopre a pensare che di Bob non ricorda poi molto. Aveva un modo particolare di arricciare il naso, quando sorrideva? Gli si illuminavano gli occhi come a Caspian? Le sue mani erano così affusolate e, insieme, forti?
Ne dubito…
«Anche tu però mi sembri gelosa, principessa»
Bella arrossisce, ma Caspian non sembra affatto seccato.
E di nuovo lei ripensa a tutte le volte che ha cercato rassicurazioni da Bob, che ha cercato di dimostrargli con l’affetto e con piccoli gesti quanto teneva a lui…ricevendo in risposta solo atteggiamenti stizzosi e insofferenti.
«Sono molto gelosa» ammette, riluttante «È solo che…non so, sembra troppo bello per essere vero..ho paura, quasi…»
«Non devi. Io sono tuo» esita un attimo e poi riprende «Capisco, da quanto mi avevi raccontato, che per te sia difficile fidarti. È normale, dopo aver avuto una brutta esperienza in passato. Ma io voglio stare con te, ho scelto di stare con te e non sono il tipo di uomo che torna indietro sulle sue decisioni o si rimangia la parola data. Non sono un volubile. Fidati di me, ti prego»
Bella si ferma, gli occhi incatenati ai suoi.
«Mi fido di te. Te l’ho detto quando mi hai raccontato di Narnia. Spero solo – voglio solo – che non ci divida nessuno. L’unica paura che ho è che tu sparisca. Vorrei solo sapere che starai sempre qui, con me»
Lui la prende tra le braccia.
«Mi chiedi l’unica cosa che non posso promettere. Se mi chiedi cosa voglio io, non ci sono dubbi»
«E io non voglio che pensi di non essere l’unico per me. So che ti ho raccontato del mio passato…ma non hai motivo di temere che questo mi crei dei pregiudizi su di te. Su di noi. Non c’è paragone con quello che provo per te, con la persona che sei tu»
Viene ricompensata da un sorriso radioso.
«Questo sì che mi rende felice» mormora il re, affondando il viso tra i capelli di lei.
«Magari sono io che dovrei preoccuparmi del paragone con una certa Susan…» dice Bella, tentando di avere un tono scherzoso.
«No, davvero» Caspian la guarda negli occhi «Susan era molto bella…ammetto che quando l’ho conosciuta ne sono rimasto…affascinato. Ma lei non era come te. Tu non sei soltanto bella. Sei determinata e forte, ma sei anche molto dolce. E con te io mi sento completo, come non mi è mai successo. Mi sento…bene»
Bella sente un groppo in gola.
Sta dicendo che…mi sta facendo una dichiarazione?
Gli sistema appena la cravatta e intreccia le mani dietro il collo di lui, cercando le parole per confessargli i suoi sentimenti, quando una mano gentile le sfiora il gomito.
Edmund.
«Stai monopolizzando la ragazza più bella della festa» dice quello, scherzoso, a Caspian «Che ne dici se io invito Bella e tu…Pen? O Lucy?»
«O entrambe?» anche Caspian sorride «Certo, Ed. ma, visto che ti affido la dama più bella, sappi che ti tengo gli occhi addosso»
Sia Bella che Edmund sorridono, ma la prima mormora un “non ce ne è affatto bisogno” sporgendosi a baciarlo.
Edmund si schiarisce la voce al terzo bacio e al quarto sbotta:
«Ragazzi! Ma siete imbarazzanti! Insomma, mi vedete?»
Bella lo ignora serenamente, stringendosi di più a Caspian.
«Torni presto, vero?»
«Prima di subito» mormora il re.
«Secondo me invece avete bisogno di aria. Tutti e due. O di un cervello nuovo, visto che sembrate due scemi, sempre a guardarvi negli occhi e farvi moine. Insomma, e dire che, prima che vi incontraste, Bella era una statua di ghiaccio e Caspian aveva in testa solo il suo regno»
«Ma sai, si cambia…» il re sorride e fa un’ultima carezza a Bella.
«Esatto, e tu dovresti apprezzare la felicità dei tuoi amici» rincara la dose lei.
«La apprezzo, Bella. Non ho mai visto Caspian così sereno e anche tu sei molto più felice e…non ricominciate!!!!»
 
Caspian si allontana ridendo e Bella sorride a Edmund.
«Forse anche io dovrei chiedere un ballo a Eustace, che ne dici?»
«Mi sembra un’ottima idea. E, Bella…grazie»
«Per che cosa?» chiede lei, perplessa.
Ma Edmund guarda Caspian, che ha invitato Penelope a ballare.
«Perché lo rendi finalmente felice»
 
 

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Capitolo 21
*** 21 - Caspian ***


Scusate il ritardo, di nuovo!!
Scusate, stavolta non sono stata distratta dal crossover, ma il lavoro mi ha risucchiata in un gorgo e mi ha quasi annegata -.-
Però stamattina mi è venuta l'ispirazione! Spero vi piaccia..

Un bacio a tutti!








Quando le prime note della canzone si diffondono nell’aria, Caspian sorride a Penelope.
La ragazza tenta di avere un’aria di disinvolta, anche se continua a spostare le mani sulla giacca di lui, come se non sapesse bene dove posarle.
«Non mordo, Pen»
Lei arrossisce.
«Ah. Ok.»
Si schiarisce la voce.
«Allora, ehm... come va?» butta lì.
«Benissimo» le sorride lui «E tu, Pen?»
«Ah. Sì, bene. Grazie. Io…ehm…»
«Sì?»
«Eh…no, niente»
Penelope arrossisce e pensa:
Accidenti quanto è difficile parlare con lui che ti guarda. Probabilmente saremmo stati una coppia schifosa.
 
Lo vede gettare un’occhiata oltre le sue spalle e non ha bisogno di voltarsi per sapere cosa ha attirato la sua attenzione.
«Se vuoi andare da lei non c’è problema…»
Caspian la fissa e la ragazza arrossisce nuovamente.
«Scusami. Sono molto maleducato. Ma ti assicuro che non volevo offenderti»
«Non mi sono offesa, figurati»  sono abituata ad essere la donna invisibile  «Solo che pensavo…»
«Senti, Penelope» la interrompe lui, deciso «Io tengo moltissimo a Bella. Davvero»
«Ah. Ehm… bene…»
«So quanto siete legate e pensavo ti facesse piacere saperlo»
Penelope esita un attimo.
«Certo che mi fa piacere. È la mia migliore amica»
«Lo so. So quanto lei tiene a te e alla vostra amicizia. So che sono comparso bruscamente nelle vostre vite e che in poco tempo sono cambiate tante cose, ma…»
Il ragazzo si interrompe un attimo e poi prosegue.
«Ma per me lei è importante. E voi siete importanti. Edmund, Eustace e Lucy sono i miei più cari amici, per me sono la mia famiglia. E tengo anche a te e alla tua amicizia»
Pen arrossisce.
«Lucy è…arrabbiata. Con te» esclama d’improvviso.
Quando lo vede adombrarsi si morde la lingua, come a volersi rimangiare le sue parole avventate.
«Lo so» dice però Caspian «E mi dispiace. Non sai quanto. Vorrei che ci fosse modo di rimediare»
«Bè, lei ci sta proprio male e quindi…» borbotta Pen.
«Quindi?» la incalza gentilmente lui «Mi reputi un disgraziato? Preferiresti ci fosse Bella al posto di Lucy?»
Pen sussulta.
«No! Certo che no! Cosa dici?» si agita «L’ho vista stare già abbastanza male!»
«Allora io non ti piaccio? Pensi non vada bene per lei?»
Penelope evita lo sguardo di quegli occhi neri e ardenti.
«Io…non lo so. Se a lei sta bene…»
«Se a lei sta bene, allora a te non importa niente?»
«No, non è vero! A me importa. Voglio che sia felice»
«Allora non capisco dov’è il problema, Pen. Perché la eviti? Perché mi tratti come se avessi qualche strana malattia contagiosa?»
«Non la evito» borbotta Penelope, confusa «Insomma, io…lei…ti ha mandato lei a dirmelo?»
«Proprio per niente. E se mi chiedi una cosa del genere, mi viene il dubbio che tu non la conosca affatto. È troppo orgogliosa, non ne parla nemmeno. Ma io lo vedo che si sente ferita. E se tu non te ne accorgi, allora che razza di amica sei?»
Penelope gli strattona la manica della giacca, furiosa.
«Ah sì? Io sono uno schifo di amica? E tu, allora? Con Lucy?»
«No, Pen. È diverso. Lucy vuole da me qualcosa che io non posso darle. L’amicizia non c’entra. E io le voglio bene, per me è una sorella. Ma temo che al momento la mia presenza le faccia più male che bene, purtroppo. E non sai quanto mi dispiace. Ma tu e Bella avete un rapporto completamente diverso!»
Penelope sbuffa, confusa.
Posso anche evitare di spiegargli che sono una piccola invidiosa amica del cavolo.
Il senso di colpa che la pervade da giorni torna a farsi sentire, fastidioso.
 
Non è giusto che io ce l’abbia con lei perché Caspian l’ha scelta. Dovrei esserne felice, dopo quello che ha passato. Che amica di merda che sono.
 
«Ci mancava solo che, dopo essersi scelta un coglione, Bella finisse con un prete confessore» mugugna, ancora imbarazzata.
Caspian scoppia a ridere e la tensione si allenta.
«Ti ringrazio. O forse no?» scherza.
Pen gli dà un pugno scherzoso.
«Sarà meglio che tu te la meriti, la mia fiducia. Chiaro?»
«Chiarissimo. E…Pen? Grazie»
La ragazza sorride, impacciata.
«Va bene, ora tocca a te. Che ne dici di invitare Lucy per un ballo chiarificatore?»
Caspian esita, lanciando uno sguardo alla ragazza imbronciata che lo fissa dal bordo della pista.
«Non so. Forse no…»
«Ora tocca a me riprenderti: non essere vigliacco. Se per te è una sorella, allora vale bene un sacrificio, no?»
Il ragazzo le sorride.
«Sei una brava amica, Pen. Grazie»
 
 
Invitare Lucy non si rivela affatto facile.
La ragazza sembra divertirsi a fare la scostante e ad ignorare i ripetuti tentativi del re di convincerla a ballare con lui. Caspian si sforza di mantenersi calmo, ricordandosi quanto tiene a lei e il suo desiderio di risolvere la situazione.
«Ti prego, Lu»
«No, grazie. Vai ad invitare la tua Bella»
«Per favore. Non vuoi che parliamo un po’?»
«Per dirci che cosa? Quanto sei felice con lei? A me non interessa. Anzi. Anzi, io spero che siate infelici entrambi. Perché da questa storia non può nascere niente di…»
Caspian la strattona per un braccio e la trascina quasi di peso in pista.
Intercetta lo sguardo preoccupato di Bella, ancora in compagnia di Edmund, e le sorride rassicurante, cercando di ingoiare la rabbia.
 
È Lucy. Calma.
 
«Bene, ora parliamo»
«E invece no!»
«E invece sì» ribatte, inflessibile.
Lucy tenta di divincolarsi, ma la presa di lui sul suo braccio è ferrea.
«Non voglio farti male»
«Allora lasciami! Non voglio parlare con te!»
«Va bene, ho capito, mi odi. Non mi hai umiliato abbastanza? Resto comunque qui, a chiederti di parlare»
«Ti brucia eh? Sei un piccolo leoncino orgoglioso…»
«Lucy, siamo amici. Per me sei una sorella e…»
«Smettila di ripetermelo!»  sbotta quella «Perché non te ne vai?»
«Perché Penelope ha ragione: mi ha fatto riflettere. Ti voglio bene come a una sorella e non lascerò perdere finché non sistemeremo questa cosa. Ci tengo troppo. Scappare sarebbe facile»
«Ah, e così hai usato il tuo fascino sulla piccola Penelope per convincerla che voi siete i buoni e io quella cattiva? Molto bene, ma…»
«Non è così Lucy, e lo sai. Penelope vuole bene a Bella. Perché vuoi metterle una contro l’altra?»
«Tu piaci a Penelope!»
«Non è vero, e lo sai. Non mi conosce nemmeno. Al massimo è attratta da me e per questo io mi sono tenuto a distanza: non voglio farle del male. Come non voglio farne a te»
«Bè, per me è tardi»
Lui prende fiato.
«Lucy, ascoltami. Io non volevo. Non immaginavo. Ma…come potrei dirti una bugia? Non posso fingere un sentimento come l’amore»
«L’ho sempre saputo, che non ti piacevo»
«Oh Lucy. Non è vero. Come fai a dire una cosa del genere? Non voglio che ti tormenti così…»
«Perché non sono bella come mia sorella, o come la tua ragazza…»
«Lucy!» Caspian la scuote leggermente «Tu sei una regina di Narnia! Tu sei coraggiosa, leale, sei l’amica migliore del mondo! Io non lo so come mai, come succedono queste cose. Non lo so perché. È successo. E basta. Non fare paragoni tra voi due. Non è una questione di bellezza! Mi credi davvero così superficiale?»
Lucy si morde un labbro, ma Caspian la incalza.
«Avresti preferito che rimanessi solo? Che non conoscessi l’amore? Che mi sposassi per convenienza dinastica? Io non ho mai, mai augurato a tua sorella una cosa del genere. Anche se lei non poteva stare con me»
Lucy arrossisce.
Caspian la conosce bene, sa quanto lei sia generosa e buona.
Sempre, e in particolare con le persone che ama.
È il dolore che la rende ora una Lucy all’apparenza diversa, ma il re intravede nella sua esitazione la possibilità di ricomporre la frattura tra loro.
Infatti Lucy, troppo onesta per mentire, dopo un po’ bisbiglia:
«Certo che non voglio che tu sia infelice»
Si guardano a lungo e Caspian le sorride.
«Non odiarmi, Lu»
«Non ti odio. Come potrei?»
Gli occhi le si riempiono lentamente di lacrime.
Caspian la abbraccia forte e restano stretti per un lungo attimo, tra le coppie che ballano.
Quando si separano, Lucy si asciuga gli occhi e abbozza un sorriso.
«Forse dovrei andare a salutare Bella. Non le ho ancora detto che ha un vestito splendido»
Il re le sorride e le fa una carezza tra i capelli.
In quel momento, sente uno strattone e una voce affannata.
«Caspian! Vieni, presto!»
 
Penelope, spaventata, gli indica Bella, ai bordi della pista, che si divincola dalla presa di un uomo alto e biondo che l’ha afferrata per il braccio.
 

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Capitolo 22
*** 22 - Bella ***


Tutto succede nel giro di un attimo.
 
Edmund si era allontanato per prenderle da bere e Bella si era seduta ai bordi della pista, guardando Caspian che, dopo aver ballato con Pen, era andato a cercare Lucy.
 
Nel vedere i due abbracciarsi, sulla pista, aveva sospirato di sollievo.
Non voleva essere causa di una rottura tra loro.
 
E dire che sono gelosissima di lui.
 
Eppure…so che non ho motivo di preoccuparmi. So che Caspian vuole bene a Lucy come a una sorella. So che posso fidarmi. Spero solo che facciano pace. Che tutto torni a posto.
 
Da lontano, vede che anche Pen li sta guardando.
Gli occhi delle due amiche si incontrano e Pen le sorride e la saluta.
Bella ricambia calorosamente.
Oh, meno male.
Cosa le ha detto, Caspian?
Come ha fatto?
È proprio magico…
 
Bella sorride tra sé, ma poi sussulta quando sente una voce alle sue spalle, vicinissima.
«Sembri molto tranquilla per essere una che sta osservando il suo ragazzo abbracciare tranquillamente un’altra, davanti a tutti»
 
Bella resta raggelata.
 
Quella voce.
La sua voce.
 
Si volta lentamente.
 
Quanto volte ha immaginato questa scena.
Di ritrovarselo davanti.
Poterlo vedere.
Potergli parlare.
Potergli chiedere spiegazioni.
 
E ora che lui è lì - che Bob è lì, davvero - lei lo guarda dall’alto in basso e scopre che la sola sensazione che prova è il disgusto.
 
Povero sciocco sordido personaggio.
 
Povera la mia storia d’amore, fatta di niente.
Povera me, che ho creduto che la mia vita fosse finita.
E tutto per questo insignificante uomo.
 
«E perché non dovrei essere tranquilla? Io mi fido di lui. Non somiglia affatto a certe persone che ho conosciuto e che non valgono nulla. Come te, tanto per fare un esempio»
Bella lo fissa con aria di sfida.
Ma è sempre stato così basso?
Così insignificante?
Con quegli occhietti acquosi e le labbra sottili?
 
Bleah, pensa.
E poi le viene quasi da ridere.
Evidentemente, paragonare ogni uomo a Caspian non la rende generosa nei suoi giudizi.
 
Bob la osserva, irritato.
 
È bella, regale.
E sa di esserlo.
La ragazza raddrizza le spalle e sorride, sprezzante.
E mentre lui si incupisce, lei esulta dentro di sé.
 
Oh, sì. Sono libera. Da te. Non conti più niente. Non esisti più.
 
«Se sei tanto sicura..»
«Oh, sì che lo sono» lo gela lei «A proposito, come vanno i preparativi del matrimonio? Spero tutto bene. Non dovresti essere a casa, dalla tua fidanzata? Mi spiace dirtelo, ma non hai più molto l’età per i balli degli studenti. Non vorrai sembrare…ridicolo. Agli occhi della tua fidanzata, povera cara»
Bob arrossisce sgradevolmente.
Bella, serena, non trattiene un sorrisino insolente.
Così impari, idiota. Con me non volevi mai andare da nessuna parte.
«Sai, Arabella, sembri diversa»
«Perché lo sono. Dipenderà dalle persone che frequento. I miei amici, il mio ragazzo. Sai, le persone che abbiamo intorno influiscono molto su di noi»
 
E io, tanto per fare un esempio, non sono più la ragazzina succube e timorosa che avevi in pugno.
 
«E dire che pensavo di conoscerti bene…»
«E ti sbagliavi. Di grosso»
Lui digrigna i denti e la afferra per un braccio.
Maledetta ragazzina.
 
Come si permette di prendersi gioco di lui così?
Di sbattergli in faccia quel fidanzato perfetto che tutte le ragazze della sala divorano con gli occhi?
Dopo che lei, per mesi, ha supplicato anche solo per una sua occhiata di sufficienza.
 
Troppo abituato a sentirsi considerare un dio dalla Bella dei suoi ricordi, non accetta di rendersi conto che la ragazza che gli sta davanti ora è ben lontana dall’idea di idolatrarlo.
Resta quindi di sasso quando lei, dopo essersi divincolata, gli stampa un sonoro ceffone in faccia.
La guarda basito mentre lei, con gli occhi ridotti a due fessure, scandisce:
«Non osare toccarmi»
 
Dannazione.
 
Allunga la mano per strattonarla e, quasi nello stesso istante in cui lei grida, Bob sente due mani robuste afferrarlo per le spalle.
«Toglile le mani di dosso» ringhia Edmund.
«Chi diavolo sei?» aggiunge Eustace, accorso a dare manforte al cugino.
In due lo allontanano da Bella, mentre quello impreca a gran voce.
 
E subito dopo, Bella sente due braccia forti stringerla, protettive.
Si rilassa all’istante.
«Stai bene?» le chiede Caspian, vicinissimo.
Lei annuisce e lo abbraccia in risposta, per impedirgli di lanciarsi contro Bob.
«Tutto a posto. Mi dispiace…»
«Ti dispiace? A te? E perché? E chi diavolo è questo…tizio?»
«Mi dispiace perché non volevo farvi preoccupare…»
«Chiedilo alla tua ragazza, chi sono» la interrompe Bob.
Bella si irrigidisce, ma Caspian risponde, gelido.
«Sapere chi sei non mi interessa minimamente»
«Sì, perché tanto che sei un cretino si vede a occhio nudo» interviene irosa Penelope, che è accorsa insieme a Caspian e trema di rabbia, a lato di Bella.
«Vero. Stavo solo per aggiungere che, se ti permetti di toccarla un’altra volta, ti spezzo il braccio a mani nude. Chiaro?»
Scende un silenzio pesante.
Bob, incredulo, fissa Caspian, ma dall’occhiata che riceve in risposta capisce che non è il caso di liquidare la frase come una spacconata.
 
«Bella? Stai bene?»
Anche Lucy si è avvicinata a Bella e le tende una mano, preoccupata.
Bella annuisce, ma una voce severa li interrompe.
«Cosa succede qui?»
Bella si volta e sgrana gli occhi.
Il rettore.
 
Merda.
 
Non fa in tempo ad aprire bocca, che Eustace interviene.
«Salve, rettore Burby. Come sta?»
«Signor Scrubb. È consapevole che lei e il suo amico state trattenendo a forza uno dei nostri assistenti?»
«Sì, signore» ribatte Eustace, tranquillo «E lei lo sa che questo assistente ha appena aggredito Arabella?»
«Signore, le giuro che io non la conosco neppure e che mai avrei…»
Lo sguardo gelido del rettore zittisce Bob.
«Usciamo. Stiamo disturbando chi vuole godersi questo ballo»
Bella si guarda attorno e nota che, a parte la musica, c’è quasi silenzio in sala. Li stanno fissando quasi tutti.
 
Buffo– pensa, mentre escono, con Caspian che la abbraccia ancora – e pensare che, quando stavo con Bob, facevamo di tutto per passare inosservati.
 
Fuori, il rettore ascolta confuse spiegazioni (di Bob) inframmezzate ad insulti (di Edmund e Eustace) e poi zittisce tutti rivolgendosi a lei.
«E lei cosa mi dice, signorina?»
Bella esita, ma solo per un attimo.
Per quanto si vergogni della sua stupidità passata e della relazione con Bob, sa che ora non può negare, perché sono coinvolti anche Lucy ed Eustace.
 
E poi, basta fare la figura della stupida per colpa di questo idiota!
 
«Mi dispiace, rettore. Mi ha strattonata per il braccio e io, a quel punto, gli ho dato uno schiaffo. Mi dispiace per questo inconveniente, e proprio questa sera»
Il rettore la osserva con sguardo penetrante e nota il ragazzo fermo accanto a lei, impassibile.
«E come mai?»
Bella arrossisce.
«Una…divergenza di opinioni»
«Una divergenza di opinioni molta accesa, mi pare di capire. Questo non capisco. Cosa potrà mai accadere di così grave tra lei e un assistente che neppure si occupa delle lezioni che lei segue?»
Bella vede un ghigno sul viso di Bob e si infuria.
Intercetta lo sguardo di Penelope, che sta fissando Bob come se non desiderasse altro che cavargli gli occhi.
«Mi dispiace, signore. Ma io e l’assistente Smith ci conosciamo bene»
Il rettore inarca un sopracciglio, ma non fa in tempo a parlare.
«Puttana!» grida Bob, furioso «Stai zitta, stupida…»
L’invettiva si spegne in un grido, appena Edmund gli torce il braccio dietro la schiena.
Eustace si precipita a trattenere Caspian, che ha già alzato i pugni, e intanto grida:
«Ma come ti permetti? Appena lascio lui vengo lì a spaccarti la faccia!»
 
Caspian si divincola dalla presa di Eustace, ma Bella gli stringe un braccio.
«Ti prego, lascia stare….mi dispiace di essere stata così stupida…»
Le lacrime che le spuntano negli occhi riescono a placare un minimo il re, che, facendo un grande sforzo per trattenersi, la riprende tra le braccia.
«Non piangere, tesoro…»
 
Il rettore si passa una mano fra i capelli, ma si fa avanti Penelope.
«Signore, ascolti. Le dico io la verità. L’assistente Smith ha circuito Bella per mesi, senza dirle che stava per sposarsi. Si è approfittato di lei. E ora non vuole passare per il porco schifoso che invece è…»
Pen si interrompe, rendendosi conto che sta parlando con il rettore e che si è fatta prendere un po’ la mano.
«Ehm…» borbotta «Mi scusi»
Poi si guarda attorno e registra le facce incredule di Edmund e Eustace, quella dispiaciuta di Lucy e quella furiosa di Bob, oltre a quella attonita del rettore.
Bella, rossa di vergogna, guarda a terra.
Ma quello che Pen nota più di ogni altra cosa è lo sguardo di tenerezza e di amore che Caspian ha per Bella.
 
Bene, adesso lo sa. Mi dispace, Bell. Ma come facevamo a tenerglielo nascosto? Meglio adesso, così puoi lasciartelo alle spalle, pensa.
 
Il rettore si schiarisce la voce.
«Ehm…è un’accusa molto grave, signorina Light. Come di certo saprete, io non sono tollerante nei confronti di certe situazioni. Pretendo un comportamento irreprensibile dal personale docente»
«Bè, allora basta guardare in faccia il nostro assistente per capire che dico la verità» si infiamma Pen.
Bob inizia a gridare insulti e il rettore lo zittisce bruscamente.
«Silenzio, Smith! Non tollero questo linguaggio! Si dà il caso che mia nipote mi stava indicando il vestito della signorina qui presente e che quindi la stavo guardando quando lei, Smith, si è avvicinato e ha iniziato a strattonarla. Ha qualcosa da dire al riguardo?»
 
Bob Smith sbianca e balbetta qualcosa di inintelligibile.
 
Edmund fa un verso sprezzante e gli dà uno spintone che lo fa cadere per terra.
«Complimenti. Che uomo. Auguri alla pazza che vuole sposarti»
I ragazzi si rilassano impercettibilmente, Eustace si avvicina a Pen e le passa un braccio attorno alle spalle. Lei fissa ancora Bob, a terra, con sguardo omicida.
Edmund fa un cenno a Lucy, che gli si avvicina dopo aver teso a Bella la sua sciarpa:
«Prendila: se rimanete qua fuori ti servirà, è freddo…»
Intercetta lo sguardo di Caspian e gli sorride, mentre Bella la ringrazia.
 
Il rettore osserva Bella, sempre stretta tra le braccia di Caspian.
«Mi dispiace, signore» dice lei «Sono stata una stupida»
«Non dirlo nemmeno» la zittisce Caspian.
«È stata ingenua, signorina» interviene il rettore «Ma lei è giovane e quando si è giovani può succedere di fare errori sciocchi»
Si interrompe un attimo.
«Pensa… di sporgere denuncia?»
Bella sgrana gli occhi.
«Oh, no, no!»
«Bene. La ringrazio. E le garantisco che prenderò severi provvedimenti per l’accaduto. Quanto a lei» dice, voltandosi verso Bob «La aspetto domattina nel mio ufficio, alle 9»
Bella lo ringrazia, sommessamente, e poi si volta a guarda Caspian.
E sul suo viso non trova insofferenza, repulsione o critica.
Solo amore.
Si stringe a lui, che le accarezza la schiena e le asciuga una lacrima.
 
 
 
Poi, succede tutto in un attimo.
Il rettore le tende un fazzoletto e Bella si allontana di un passo per prenderlo.
E Bob, in quell’attimo, si volta verso Caspian e lo spinge in mezzo alla strada, proprio mentre una macchina sopraggiunge velocissima.

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Capitolo 23
*** 23 - Caspian ***


Per Lisbeth e La Nonnina...che amano i miei finali pieni di suspance! ;)

Love you so much!





La stava guardando, così fiero di lei.
 
Così bella.
Così forte.
Così orgogliosa.
 
E lui, così stupito delle sensazioni che lei gli scatenava dentro, sempre.
Così coinvolto, così preso.
 
Solo da lei.
 
La guarda arrossire, poi piangere.
 
E pensa solo che vorrebbe stringerla forte e cancellare il dolore che quella storia passata le ha causato. Non sente nemmeno la gelosia, vuole solo che lei sia felice.
Lui è felice solo quando è insieme a lei.
 
 
 
E, quando sente la spinta improvvisa che lo sbilancia, la sta ancora guardando.
 
E poi….più nulla.
 
 
 
 

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Capitolo 24
*** 24 - Bella ***


 
Io non credo di capire cosa sta succedendo.
 
Davvero.
 
Vedo, sento, ma non capisco.
 
Non è lui, quello steso su questo letto.
Che non mi risponde.
Che non apre nemmeno gli occhi.
 
Bella allunga una mano per intrecciare le dita con quelle di Caspian, che restano però inerti.
Le si riempiono gli occhi di lacrime.
«Bells. Dai»
Penelope è seduta accanto a lei e la stringe in un abbraccio.
Bella non la guarda nemmeno, gli occhi sempre fissi su Caspian.
 
*
 
Eustace, seduto dall’altra parte del letto, le guarda impotente.
E si rifiuta di guardare quella figura distesa nel letto, immobile.
Caspian.
Non ci credo.
Svegliati, dai.
Ti prego.
 
*
 
Lucy sta sull’uscio della porta, gli occhi fissi sul petto di Caspian, che si alza e si abbassa piano.
Nel silenzio, si sentono solo i rumori delle apparecchiature mediche che rilevano il battito cardiaco del re e i suoi segni vitali.
È che stona così tanto.
Questa immobilità forzata stona con tutto quello che è lui.
Vitale, energico. Sempre in movimento.
E ora…
 
*
 
Edmund entra nella stanza e rompe il silenzio.
«Sono stato a parlare con il rettore. Ha denunciato Smith alla polizia»
«Quel coglione!» sbotta Penelope «Quel porco! Ah, ma se gli metto le mani addosso…»
 
Edmund si avvicina a Bella e le posa una mano sulla spalla.
Penelope si zittisce subito.
«Ehi» dice il ragazzo, dolcemente «Sei seduta qui da ore. Vai a mangiare qualcosa. Fai due passi»
Bella non alza nemmeno gli occhi.
«Bells, dai, Edmund ha ragione»
Oltre a Penelope, anche Lucy fa sentire la sua voce.
«Bella. Lo sai che non serve a nulla perdere la testa ora. A Caspian non serve. Non lo aiuti così. Meglio se ti mantieni lucida. Andiamo a fare due passi, noi tre»
Dopo un attimo, Bella la guarda.
«Non voglio lasciarlo solo» mormora.
«Non preoccuparti, restiamo noi» le dice Eustace.
«Puoi lasciarlo cinque minuti, è in buona compagnia» le sorride Lucy «Ragazzi, parlategli un po’. Magari può aiutarlo a svegliarsi. Così…insomma, sa che siamo qui»
 
Le tre ragazze escono nel corridoio.
Penelope prende la mano di Bella, Lucy fa strada fino al bar e ordina tre cioccolate calde.
«La cioccolata secondo me aiuta più del caffè» sorride.
Per qualche minuto, tutte e tre girando silenziosamente i cucchiaini nelle tazze.
«Mi sembra…così irreale» dice alla fine Bella.
Pen annuisce.
«Lo so. Assurdo»
«Senti, Bella. Non dobbiamo perdere le speranze. I dottori dicono che ha una commozione cerebrale, ma questo vuol dire tutto e niente. Una volta ho colpito Edmund in testa con una palla da baseball, quando avevo sei anni, e anche lui aveva una commozione cerebrale. E non gli è venuto nemmeno mal di testa. Insomma, voglio dire che non devi immaginare scenari apocalittici»
«Ma…ma…non si sveglia e…»
«Però gli hanno dato dei calmanti» interviene subito Penelope «È anche a causa di quelli che dorme…e poi è passata solo qualche ora»
«Quasi sette ore!» sbotta Bella, con voce stridula.
«Shhhh, Bella. Calma. Allora, due costole e un braccio rotti per Caspian non sono un dramma. Si riprenderà in men che non si dica»
«Sì, e allora andrà a prendere a calci quell’animale di Bob e…»
«Pen, questo tuo lato sanguinario mi fa paura, sappilo»
La battuta strappa un pallido sorriso a Bella.
«Lucy, ma…non c’è proprio niente che tu o Edmund possiate fare?»
Dall’occhiata complice che Lucy le rivolge, è chiaro che ha capito benissimo a cosa allude.
Ma poi la ragazza scuote la testa.
«Ma loro non sono medici!» esclama Pen, perplessa.
Segue un attimo di silenzio e poi Lucy dice:
«Pen, è ora di fare una chiacchierata tra donne e metterti a parte di certi fatti»
La ragazza la guarda perplessa, ma Bella annuisce.
«Grazie, Lu. Non sopporto di avere dei segreti per Penny. Vi dispiace però se io torno da lui? E…Pen. Non pensare male di me, ti prego»
«Male…di te?» ribatte l’amica, ma poi arrossisce «Bè, a prescindere da quello che deve dirmi Lucy, tu hai tutte le ragione per pensare male di me e quindi…»
«Ma che dici?»
«Sì…per come mi sono comportata con te in questi giorni. Io…voglio scusarmi. Insomma…»
Bella la abbraccia, zittendola.
«A posto, Pen. Nemmeno io ti ho detto che tra me e lui stava nascendo qualcosa»
«Sì…ma bisognava essere tonti come me per non accorgersene!»
«Ancora amiche?»
«Ma certo!» fa l’altra, scandalizzata «Non ci dividerà mica un ragazzo, anche se è bello come lui!»
Bella annuisce e le lascia sole.
 
Quando si affaccia sulla porta della stanza di Caspian, vede che non è cambiato nulla.
Lui giace immobile nel letto, ma Edmund e Eustace, seduti uno per lato, gli stanno parlando.
«…e ti ricordi di quella volta che Eustace  si è trasformato in un drago? Era proprio bello…meglio che da umano!» sta dicendo Edmund.
«Scemo! E tu che ti eri fatto stregare? E volevi prenderti il tesoro? Ah, che venalità…»
Il cugino gli fa un gestaccio.
«Smettila!» prosegue imperterrito Eustace «Oh, Caspian, senti cosa mi è appena venuto in mente! Se sono il cugino di un re, allora sono tipo…un re in seconda! Che ne dici?»
«Ma zitto! Come ti viene in mente? Sei proprio matto!»
Bella sorride e entra nella stanza.
I ragazzi si zittiscono subito.
Lei si siede sul letto, dal lato in cui al braccio di Caspian non è attaccata la flebo, e gli posa una mano sul viso.
Edmund e Eustace si alzano subito.
«Vi lasciamo un po’ soli…se hai bisogno di noi, siamo qui fuori»
Lei annuisce.
«Grazie»
 
 
Dopo qualche minuto, con il dito traccia il contorno del viso di lui.
«Amore mio…svegliati. Svegliati, ti prego. Permettimi di dirti di persona quanto tengo a te, quanto sei diventato importante per me…»
Gli parla in tono sommesso per una mezz’ora, ma Caspian continua a dormire.
E Bella, imperterrita, parla, parla, parla e lo accarezza teneramente.
 
Si ferma solo quando Penelope irrompe nella stanza.
«Ma…questa cosa di Narnia è incredibile! Fantastica! Insomma, mai avrei immaginato…»
Eustace, entrato dopo di lei, commenta:
«L’abbiamo persa. È ufficiale. Certo che Penelope è l’unica persona sulla faccia della terra che non batte ciglio davanti alla rivelazione di un altro mondo e, anzi, si offende perché lei non lo ha visto»
«Ma scusa, è meraviglioso!»
«Sì. Volevo sottintendere che non sei normale, ma con te le finezze vanno sprecate…»
La fine della frase è inghiottita dall’urlo di guerra di Pen, che gli si lancia addosso.
«Ragazzi» li zittisce Edmund «Ma siete impazziti? Se non la smettete…»
Si interrompe appena vede entrare uno dei medici che hanno in cura Caspian.
A quel punto, escono tutti insieme e si schierano compatti di fronte alla porta dell’amico, ora chiusa.
 
 
Eustace guarda l’orologio ogni due minuti, Bella si tormenta le mani, Edmund cammina avanti e indietro in continuazione.
Quando la porta si riapre, una ventina di (infernali) minuti dopo, Penelope aggredisce il dottore.
«E quindi? Come sta? Sta meglio? Cosa ci dice? Si sveglierà presto?»
Eustace le si avvicina, trattenendola per il braccio.
Il medico sospira.
«Mi dispiace, non ho novità. Non ci sono miglioramenti» guarda i visi pallidi che lo circondano e sospira di nuovo «Ma neppure peggioramenti, e questo è un segnale positivo. Le prossime ore sono decisive. Purtroppo non possiamo valutare eventuali danni neurologici finché non si sveglia»
«E non c’è modo di…di fare qualcosa?»
La domanda disperata di Edmund strappa un sorriso riluttante al medico.
«Ragazzi, purtroppo la medicina non può fare miracoli. Mi dispiace. Posso dirvi che i segni vitali sono costanti, che il cuore per fortuna è forte. C’è una lieve risposta agli stimoli, che fa ben sperare. Di più non posso dire, perché non so cosa potrà accadere. Vediamo come evolve la situazione. Volevo chiedere…sicuri che non è allergico a qualche farmaco?»
Edmund e Eustace si scambiano un’occhiata nervosa: come fanno a saperlo?
 
Bella frattanto rientra in stanza.
Avvicina una sedia al letto e reclina la testa sulla spalla di Caspian.
Il medico lo nota e consiglia a tutti di andare a casa a riposarsi.
«Vi chiamiamo se la situazione cambia. Andate a dormire»
«Bella?» chiede semplicemente Edmund.
«Io resto» risponde lei.
«Stiamo tutti qui, grazie» chiude la questione lui.
 
Bella chiude gli occhi.
 

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Capitolo 25
*** 25 - Caspian ***



*


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Capitolo 26
*** 26 - Bella ***


 

Bella apre gli occhi e scopre di aver dormito, con la testa poggiata sulla spalla di Caspian.

Lui è sempre immobile.

Il suo petto si alza e si abbassa in modo regolare, ma il ragazzo non apre gli occhi e non si muove di un millimetro, nemmeno quando lei gli posa le labbra sulla fronte.
«Caspian?» prova a chiamarlo «Amore mio, svegliati…»
Una voce si schiarisce nell’ombra.
«Bella…»
«Lucy! Mi hai spaventata!»
«Scusami…sono entrata che dormivi e non volevo fare rumore»
Si avvicina anche lei al letto e guarda la figura distesa.
Poi posa la mano sulla spalla di Bella.
«Bella, devo scusarmi con te. Voglio scusarmi»
Lucy sospira.
«Mi sono comportata malissimo, con lui e con te. Mi dispiace. Me ne vergogno. Mentre dormivi cercavo di parlare con Aslan, di chiedergli  aiuto…ma non ci riesco. Lo so che mi sono comportata male. Non posso rivolgermi a lui»
Bella esita un attimo.
«Caspian mi ha detto che hai sempre avuto un legame speciale, con Aslan»
Gli occhi di Lucy si riempiono di lacrime.
«Ce l’avevo. Mi sento così vuota, ora. Così impotente»
Bella riporta gli occhi su Caspian.
«Già. Dillo a me»
«Ma tu, almeno, non ti sei comportata come una pessima amica»
Dopo un attimo, Bella dice:
«Mi dispiace se ti ho fatto soffrire, Lucy»
L’altra sorride.
«Dispiace a me. Per essermi comportata così male. Sai, Bella, quando ho conosciuto Caspian ero una bimba e lui un principe affascinante. Che si è preso una cotta per Susan praticamente nel momento in cui l’ha vista. Non pensare male» si affretta ad aggiungere «Era una cotta adolescenziale. Lui non era praticamente mai uscito dal castello, è stato sempre super protetto…è stata una cotta. Mi ha detto lui stesso che per te prova ben altri sentimenti»
Bella arrossisce.
«Davvero?»
«Davvero» Lucy le prende la mano «Devi stare tranquilla. Lui non è un ragazzino. Sa quel che vuole, e vuole te. E muoverebbe le montagne per averti. Io lo so che è fatto così. L’ho visto crescere, diventare un uomo. Per me era sempre Caspian, ma si è assunto grandi responsabilità a Narnia. Soffre tanto la mancanza del padre, la paura di non essere alla sua altezza. È stato sempre molto solo, fin da bambino. Per lui è difficile aprirsi e non l’ho mai visto creare un rapporto come quello che ha con te. E, per inciso, è un bravissimo re»
«Non ne ho mai dubitato»
Dopo un altro silenzio, durante il quale entrambe guardano l’uomo che amano, Lucy aggiunge:
«Sono felice che abbia trovato te. E sono felice per voi»
«Davvero?»
«Sì…io lo so che lui è sempre stato solo. Tremendamente solo. E poi, quando vi siete incontrati…ho visto subito che stava succedendo qualcosa, tra voi. Tu lo hai cambiato»
«Non so. Non credo…a me sembra sempre lui»
«No» sorride Lucy «Con te è sempre attento e premuroso, meno spericolato e meno amante dell’indipendenza. Per Caspian è una cosa nuova»
Bella sorride.
«Anche io sono cambiata, grazie a lui»
«Ho visto anche questo. E…mi dispiace. Per quello che ti è successo in passato»
Improvvisamente, Bella si sporge ad abbracciarla.
«Mi dispiace, Lu. Lo so quanto fa male»
«Sì, bè…per me è sempre stato un incrocio tra un fratello maggiore e il principe azzurro. Se non altro, per lui ne vale la pena. Per quello Smith…posso solo augurargli di incontrare Penelope, più agguerrita che mai»
Bella sorride di nuovo, un po’ più calorosamente.
«Grazie per quello che mi hai detto. Ma mi dispiace lo stesso di averti fatta soffrire. E lo stesso vale per Eustace»
«Non me lo merito»
Le ragazze sussultano e si voltano verso la porta, dove Eustace è appoggiato allo stipite, con le mani in tasca e gli occhi fissi su Caspian.
«Non me lo merito» ripete «È un fratello per me e io mi sono comportato come un idiota. Mi vergogno di me»
Bella si alza per abbracciarlo.
«Scusa per tutte le volte che sono stata una stronza, con te»
«Solo se tu mi perdoni per essermi comportato come una piattola molesta»
Bella ride.
«Ma certo. L’ho già dimenticato»
 
Un medico entra per un attimo nella stanza e interrompe i loro discorsi.
Controlla la cartella clinica mentre Bella si siede accanto a Lucy e la ragazza le circonda le spalle con un braccio.
Poi verifica i segni vitali e il funzionamento dei macchinari e si dirige verso la porta.
«Aspetti! Novità?» chiede Eustace.
Ma l’uomo scuote la testa.
Lucy stringe forte la spalla di Bella.
«Ci vorrebbe Aslan. Quanto vorrei che fosse qui» dice, rivolta al cugino.
«Lo so. Ma siamo soli» risponde lui.
 
 
E poi, Bella sente la voce.
«No, ragazzi miei. Io sono sempre qui con voi»

 
 
 
 
 
 
Angolino mio: no, non sono pazza. Il capitolo 25 consiste…di niente. Avrei volentieri lasciato lo spazio bianco, ma non si poteva. Visto che ogni capitolo assume il punto di vista di Caspian e di Bella, a turno, quello di Caspian al momento è nullo perché lui non è cosciente….sì, lo so, non sto bene :P
Baci baci baci!

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Capitolo 27
*** 27 - Caspian ***



*







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Capitolo 28
*** 28 - Bella ***


Buongiorno a tutti!
Vi rubo solo un secondo per segnalare la mia pagina facebook:  https://www.facebook.com/#!/SerenaVdwEfp
Buona lettura :)
 
 
 
 
 
 
Oh mio Dio.
 
Oddio.
 
Un leone.
 
Un leone enorme.
Qui, in ospedale.
 
Bella lancia un’occhiata di puro panico all’animale e poi si muove verso il letto, dove Caspian giace immobile.
E resta di sasso quando Lucy si lancia festosa verso il leone, seguita da Eustace.
«Aslan!»
«Aslan!»
 
Aslan?
Ah, già.
Aslan.
Il leone.
Letteralmente, il leone.
 
Bella si lascia cadere sul bordo del letto di Caspian e gli prende la mano.
Dalla porta entrano Edmund e Penelope.
C’è un attimo di silenzio e poi entrambi urlano: il primo di gioia e la seconda di terrore.
«Pen! Zitta!»
Lucy cerca di calmare l’amica, ma lei non smette di gridare finché Eustace non le appioppa un ceffone.
Pen lo guarda con gli occhi fuori dalle orbite, zittita.
Il ragazzo chiude la porta e poi la prende tra le braccia.
«Scusa, Pen. Ma strillavi come un’aquila»
 
Lucy fissa la porta, preoccupata.
«Arriverà qualcuno?»
«No, mia cara» le risponde il leone, che poi si volta verso il letto.
Bella, pallidissima, resta ferma e non lascia la mano di Caspian.
Pen mugugna qualcosa, ancora abbracciata ad Eustace.
«Ciao, Bella» saluta il leone.
Lei sgrana gli occhi.
«Sei…Aslan?»
Il leone annuisce e alla ragazza sembra di vederlo…sorridere? Possibile?
«Caspian mi ha parlato di te…»
«Anche io ho sentito parlare di te. Ma non pensavo fossi così enorme!» esclama Pen, all’improvviso.
«Ha ritrovato la parola. Siamo rovinati» fa Eustace.
 
Aslan si avvicina al letto.
«Non avere paura per lui, mia cara» dice semplicemente.
E alita sul re.
 
Dopo un attimo, Caspian apre gli occhi.
 
E aggrotta le sopracciglia quando sente le grida di giubilo dei suoi amici.
 
Volta piano la testa e incontra gli occhi increduli di Bella.
«Ciao» le mormora.
E lei scoppia a piangere.
 
In un attimo, il re si siede e la prende tra le braccia.
«Bella! Perché piangi?»
Ma lei singhiozza aggrappata a lui e il ragazzo, perplesso, alza gli occhi.
E incrocia lo sguardo di Aslan.
«Aslan! Ma…siamo a Narnia?»
«No, non sei tornato a casa. Come ti senti, figliolo?»
«Bene»
Caspian aggrotta le sopracciglia e inizia a registrare i particolari che lo circondano.
I suoi amici che si avvicinano con gli occhi lucidi.
La strana stanza in cui si trova.
Muove il braccio per accarezzare i capelli di Bella e geme.
«Ahi!»
Lucy si avvicina per togliergli la flebo e lui osserva perplesso i macchinari che ronzano.
«Ma…dove siamo?»
«In ospedale. Non ti ricordi niente?» gli chiede Edmund.
Dopo un attimo di riflessione, il ragazzo risponde:
«Mi ricordo del ballo…e poi siamo usciti e…» si interrompe per guardare Bella, ma lei ha ancora il viso affondato tra la sua spalla e il collo. La stringe un po’ più forte «… e poi?»
«Poi quel verme ti ha dato una spinta e sei finito in mezzo alla strada proprio mentre passava una macchina a tutta velocità» afferma Eustace «Hai perso conoscenza, eri ferito. E così ti abbiamo portato qui»
Caspian aggrotta la fronte.
«Non ricordo…quanto tempo è passato?»
«Qualche ora…»
«Davvero stai bene?» gli chiede Lucy.
Lui annuisce e osserva il suo braccio fasciato strettamente.
«Cos’è?»
«La fasciatura che ti hanno fatto in attesa del gesso»
«Gesso?»
«Sì, per il braccio, hanno detto che è rotto» spiega Eustace.
Caspian lo guarda perplesso, poi scuote la testa.
«Non mi fa male»
«E le costole?» chiede Edmund, perplesso.
Ma Caspian scuote di nuovo il capo.
Edmund gli passa una mano sul torace e poi sul fianco.
«Niente?»
«No…» alza lo sguardo a incontrare quello di Aslan.
Il leone ridacchia divertito.
«Ti sei svegliato, stai bene. Tutto qui. Facile»
«Tu…lei…lo ha guarito?» chiede Penelope, perplessa.
«Sì, Penelope» risponde Aslan, semplicemente.
«E sai…sa…il mio nome?»
«Sì. Il tuo e quello della tua amica, Bella»
Caspian mormora qualcosa e Bella alza lo sguardo, gli occhi rossi che incontrano quelli del maestoso leone.
«Aslan, scusa se abbiamo detto loro di Narnia…» comincia Lucy.
«È colpa mia» la interrompe subito Caspian.
«Non preoccupatevi, Narnia non è un segreto che non possiamo condividere con gli amici, purché non la mettiamo a repentaglio. E Bella e Penelope sono vostre amiche»
Guarda Caspian e Bella, sempre abbracciati, e prosegue:
«Però…Narnia ha bisogno del suo re»
 
Il re in questione impallidisce e serra la presa sulla ragazza seduta vicino a lui, ma non dice nulla.
 
«Caspian…come re, hai giurato di occuparti di Narnia. Quella è la tua casa. La tua famiglia. Il tuo amore»
Segue un silenzio di tomba, interrotto da Lucy:
«Aslan…non dici sul serio. Hai sempre detto che vuoi che noi siamo liberi di fare le nostre scelte, che siamo felici. Lo avresti lasciato andare oltre, nella tua terra, a cercare suo padre…e ora? Lo vuoi obbligare a tornare indietro?»
Aslan sorride e dà un buffetto a Lucy, che gli affonda la mano nella folta criniera.
«Mi conosci troppo bene, mia cara» torna a rivolgersi a Caspian «Dunque, mio re. Cosa vuoi fare? Lucy ha ragione: io voglio che tu sia felice. Scegli quello che ti rende felice»
 
Caspian esita.
Il suo sguardo si sofferma su Bella e passa poi ai suoi amici.
 

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Capitolo 29
*** 29 - Caspian ***


Buongiorno a tutti!
Siamo al penultimo capitolo di questa ff...
per chi volesse sapere del seguito, vi ricordo la mia pagina facebook:
https://www.facebook.com/#!/SerenaVdwEfp
 






Caspian si guarda attorno.
 
Sente il profumo di Bella, stretta a lui.
Osserva i volti dei suoi amici, ancora vestiti con gli abiti del ballo, che lo guardano ipnotizzati.
E poi guarda negli occhi del grande leone che sta aspettando una risposta.
 
«Aslan, io…io…»
 
Io non lo so, vorrebbe dire.
 
Vorrei tornare a casa perché è casa mia e mi manca.
Perché ho la responsabilità del mio popolo.
Perché il mio posto è lì.
 
Poi stringe la ragazza tra le sue braccia.
 
Ma il mio posto è anche qui, adesso.
 
«Tu non sai cosa dire, mio giovane amico. Lo so» completa la frase Aslan.
 
Caspian arrossisce.
«No, scusami. Lo so che ho delle responsabilità. Delle grandi responsabilità, a Narnia. Tu mi hai dato il titolo di re e io non…non mi sono comportato in modo da esserne degno. Mi dispiace»
«Tu sei un bravo re, Caspian. Quando ti ho dato motivo di pensare che non mi fido di te?»
Caspian arrossisce ancora di più.
«Mai…solo che io…»
«Solo che tu sei il primo a non credere in te stesso. Ed è sbagliato. Tu sei responsabile e sei un buon sovrano. A parte il fatto che ora te ne vai in giro per lidi sconosciuti» concluse con umorismo il leone «Mi sembra piuttosto che, a parte lo spirito di avventura, la questione si concentri attorno alla fanciulla seduta accanto a te. O sbaglio?»
Bella si muove, a disagio, e Caspian la stringe protettivo.
«Non sbagli, mio signore»
«E quindi?»
C’è un altro momento di silenzio interminabile.
Caspian e Bella si guardano.
Lui legge la paura negli occhi di lei.
La paura di perderlo.
La paura di essere abbandonata.
 
Il sentimento dell’onore e quello dell’amore cozzano nel petto del re, che chiude un attimo gli occhi.
Devo decidere io.
E dovrò convivere per tutta la vita con la decisione che prenderò ora.
 
«Aslan, io mi sono innamorato di lei» dice di getto, aprendo gli occhi.
Sente Bella sussultare.
«Lo so che è irresponsabile, che è quasi folle. Non volevo…ho cercato di oppormi a questa cosa. So che appartengo a Narnia, che Narnia è la mia eredità e la mia responsabilità. Sapevo che sarei dovuto tornare. Non intendo sottrarmi. Ma…» a questo punto esita un attimo «Ma adesso io ho una responsabilità anche nei confronti di Bella. Io la amo. Non posso abbandonare neanche lei. Aiutami. Non so cosa fare. Cosa dire»
Il leone annuisce.
«Amare una persona significa prendersi delle responsabilità, certamente. E io so quanto tu sia responsabile, Caspian. Il problema è che voi appartenete a mondi diversi. Mia cara, ti prego, non sentirti esclusa da questa conversazione. Riguarda anche te. Tu cosa vorresti?»
Bella, molto pallida, guarda con decisione Aslan.
«Non voglio lasciarlo. Ti prego. Ti prego, sii buono. Anche io sono innamorata di lui»
«Mia cara, perché pensi che io non ne sia felice? L’amore è un sentimento che non potrà mai dispiacermi. So che i vostri cuori sono sinceri. Però tu appartieni a questo mondo, come Caspian a Narnia. Qui ci sono le persone che ami. Qui hai delle responsabilità. Sei pronta a lasciare tutto? La decisione che prenderete ora sarà irrevocabile, sappiatelo»
 
Bella e Caspian si guardano.
 
«Bella, ti amo» le dice lui «Perdonami per averti messo in questa situazione»
«Anche io ti amo. Non c’è niente di cui scusarti»
 
Caspian osserva Bella voltarsi di nuovo verso Aslan e chiedere, timidamente:
«Pensi che io non andrei bene, per Narnia?»
«Mia cara, certo che no. Ma ti dico la verità: se non fosse venuto qui, Caspian avrebbe sposato la figlia di Ramandu, la stella che li ha guidati durante il viaggio per la liberazione dei Lord di Narnia, e avrebbe avuto un figlio. Se ora sceglierà te, o di restare qui, questo non accadrà»
Bella lo fissa, sconvolta.
«La stella?» interviene Edmund «Era bellissima! Però mi sembrava…inumana. Non ce la vedrei molto come moglie…insomma, io sceglierei Bella»
Tutti si voltano a guardarlo e lui arrossisce.
«Ehm…scusa Caspian. Non volevo intromettermi»
 
Caspian guarda Aslan.
«Potrei…pensi che potrei essere così egoista da avere sia Bella che Narnia?»
«Dipende da voi. Ti faccio solo presente che è a lei che devi chiedere un sacrificio. E poi devi – e poi dovrete – convivere con la decisione che prenderete oggi. Per tutta la vita, entrambi. Sappiate che sarete responsabili della felicità o dell’infelicità della persona che amate»
 
Caspian e Bella si guardano nuovamente.
«Cosa vuoi fare?» mormora lei.
«Bella, non voglio perderti. Ma…Narnia è casa mia»
«Qui non ti senti a casa?» chiede lei.
«Io mi sento a casa, con te. Amore mio, dico davvero. Ma…ma Narnia…come farà? Non c’è un mio successore. E mio padre me l’ha lasciata in eredità. Io…» gli si spezza la voce.
«Lo so, non preoccuparti. Non te lo chiederei mai. E se venissi io, con te?»
«Ma…e la tua famiglia? La tua vita?»
«Non…importa» lei tenta di sorridere, ma le si riempiono gli occhi di lacrime «Non voglio perderti…»
Si guardano, angosciati.
«Allora?» domanda Aslan.
 
Caspian esita, poi prende fiato.
«Aslan, io…io resto. Qui, voglio dire. Non posso portarla via»
«No!» esclama subito lei «Non posso chiedergli di fare una cosa del genere. No, io…se posso, verrei io a Narnia…»
«No, Bella…»
«Dai, Caspian…»
 
«Non arriviamo da nessuna parte, così» li interrompe Edmund «Aslan, posso chiederti cosa succederebbe a Caspian se rimanesse qui?»
Il leone annuisce.
«Riporterebbe gravissimi danni, a causa dell’incidente»
Bella inorridisce.
«Allora mai. Mai, mai. E così…»
«Amore, ascolta…» tenta ancora di dissuaderla Caspian.
 
Ma lei si volta verso Aslan.
«Se pensi che io possa essere degna di lui, vorrei venire a Narnia»
«Bella, pensaci bene» la ammonisce Aslan «È una grande decisione da prendere su due piedi. Ora può sembrarti tutto sommato facile, se paragonata alla prospettiva di dividervi. Ma stiamo parlando della tua vita in un altro mondo»
«Ma con lui» risponde lei, risoluta.
Aslan annuisce.
«Allora mi vuoi? Anche se non sono una stella?» chiede Bella dolcemente.
Caspian annuisce, emozionato, e le bacia una mano.
«Sei davvero, davvero sicura?»
«Certo. Poi però ne parliamo, della stella» dice ancora lei, e gli strappa una risata.
«Ci sei solo tu. Si vede che se non ti avessi incontrata sarei stato davvero molto solo, per sposare qualcuno che ho visto una sola volta, per cinque minuti»
«Hum. Va bene. Non mi fido di rimandarti da solo a Narnia, mettiamola così»
Il sorriso radioso di Caspian la tranquillizza.
 
Pen si avvicina loro, con gli occhi rossi.
«Quindi…te ne vai?»
Bella si alza per abbracciarla.
«Scusa. Scusami, Pen. Non posso perderlo»
«Ma…ma…i tuoi genitori, tua sorella…cosa dico loro?»
«I miei sono ancora a Singapore, lo sai. Magari, se chiamano, io…tu…»
«A questo penserò io, Bella» afferma Aslan.
«Non posso crederci che ti sto salutando per sempre…» singhiozza ancora Pen.
Le due amiche si abbracciano strette, mentre Edmudn aiuta Caspian ad alzarsi e gli stacca di dosso i cavi delle varie apparecchiature mediche.
 
Lucy abbraccia forte Bella.
«Vedrai, Narnia è meravigliosa. Un po’ ti invidio»
«Ti affido Pen»
L’altra annuisce.
«Tranquilla, ci penso io»
 
L’abbraccio con Eustace e Edmund è caloroso. Caspian stringe Lucy e poi Penelope.
«Mi sento in colpa perché te la porto via…» dice a quest’ultima.
«Sarà meglio che tu stia attento a lei» lo minaccia Pen, ma l’effetto delle parole è sciupato dalle lacrime «Perché ti vengo a cercare. Non so come, ma ci vengo…»
 
«Questa parte dei saluti è orrenda come me la ricordavo…» Edmund abbraccia nuovamente Bella.
«Bè, più dura, peggiore diventa» Eustace va a prendere Penelope, di nuovo stretta a Bella «Pen, smettila di attaccarti a lei come un polipo. Non renderglielo più difficile»
 
Alla fine, Caspian e Bella si allontanano di un passo dagli altri.
«Pronta?» le chiede il re, asciugandole una lacrima.
Lei annuisce.
«Sicura?»
«Come non mai»
«Va bene, andiamo» fa un cenno ad Aslan.
Il leone annuisce e scuote la criniera.
 
Un ruggito poderoso e una fenditura di luce si apre nel muro e la stanza asettica sembra trasfigurarsi, illuminata.
Caspian e Bella guardano i loro amici per l’ultima volta e poi attraversano la barriera.
 

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Capitolo 30
*** 30 - Bella ***


Bella sbatte le palpebre, accecata da una luce forte.
E sente grida di sconcerto.
 
Aprendo gli occhi, scopre che lei e Caspian si trovano in una maestosa sala con pavimenti di marmo e un soffitto altissimo, tra due file di seggi intagliati in legno scuro.
E dai seggi sono scattati in piedi uomini sconosciuti, che li guardano, gridano, li indicano.
 
Lei li fissa con gli occhi sbarrati, ma sente Caspian stringerle la mano con fare rassicurante.
 
«Miei signori, buonasera» saluta il re.
Lei si volta a guardarlo.
 
Scende il silenzio nella sala.
«Maestà…» uno degli uomini si avvicina, circospetto «Maestà, siete voi! Noi non sapevamo…siete sparito e…»
«Sì, Lord Mellroy. Sono sparito e sono finito in un altro mondo. Il mondo dei nostri grandi re del passato. Ho incontrato Re Edmund e la Regina Lucy e vi porto i loro saluti. Aslan mi ha ricondotto a casa»
Poi volta la testa verso Bella e le sorride, mentre i Lord mormorano.
«E ho incontrato anche qualcun altro. Miei Lord, vi presento la vostra futura regina!»
 
Mentre diverse paia di occhi si fissano su di lei, increduli, Bella si sente sbiancare.
 
 
Cosa…cosa ha detto?

 
 
 
 



Ci siamo: è la fine di questa ff.
Che è nata da un'idea estemporanea ed è proseguita tra qualche incretezza...finché non mi ha appassionata al punto da farmi decidere per un seguito.

Vi lascio con una piccola anteprima, ma intanto ringrazio tutti coloro che l'hanno recensita, seguita, inserita fra le storie seguite/ricordate/preferite o anche solo letta...


E grazie ai miei due angeli, Lisbeth e LaNonnina: vi adoro! <3


 
E, per tutti voi...

 
 

 
La luce del mattino entra dalla finestra e illumina la stanza spaziosa.
Danza sulle tende di velluto pesante, si riflette sul grande specchio appeso alla parete, accende l’oro delle rifiniture e degli arazzi.
Sul maestoso letto a baldacchino due figure sono sdraiate, vicine e abbracciate.
«Amore mio, devo andare»
 
 
 

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