Paradis

di Directioner_98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Presentazione: Mi chiamo Valerie ho 16 anni e sono la ragazza più popolare della scuola. Mia mamma si chiama Alexandra fa la modella ed è una donna bella ma sempre occupata con il lavoro. Mio padre...beh non credo che io possa chiamare padre un uomo che mi ha messa al mondo e poi non si è più fatto vedere. Soprassediamo. La mia migliore amica si chiama Veronika ed è una ragazza carina(mai quanto me ovviamente) e simpatica. Per me è come una sorella. La mia vita è molto frenetica. Mi sveglio la mattina faccio colazione e faccio il bagno nella iacuzzi. Mi vesto con vestiti che, modestamente io stessa disegno. Poi Sebastian (il maggiordomo) porta me e Veronika a scuola. Finita la scuola mangio un pasto ultraleggero per mantenere la linea e mi dedico alle mie faccende personali. Faccio nuovi bozzetti, compro online trucchi nuovi e all'avanguardia e sfoglio riviste di moda. Poi sbrigo velocemente le noiosissime scocciature che chiamano compiti e infine mi dedico alla mia linea facendo un po' di sano sport. Come avete potuto constatare sono una ragazza molto impegnata... Non ho un ragazzo, anche se metà ragazzi della mia scuola mi vanno dietro, perché penso che siano oggetto di distrazione e scocciatura. Sono semplicemente individui inutili.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Era una nebbiosa mattina. Il cielo era grigio topo con sfumature più chiare. La pioggia cadeva come se qualcuno dal cielo versasse secchiate d'acqua. Giorno perfetto per starsene sotto le coperte, ma la sveglia suonò puntualmente. Mi alzai trascinandomi fino alla cabina armadio,mi tolsi il caldo pigiama per passare a un fresco abitino bianco candido,primaverile, con del pizzo sulla scollatura. Uscii di casa e subito la pioggia mi inzuppò le ballerine bianche. Arrivò Veronika,la mia migliore amica,con la sua macchina rossa fiammante. Così salii rapidamente per evitare di inzupparmi anche il vestitino,e andammo a scuola. Arrivate a scuola scendemmo dall'auto di Veronika e ci dirigemmo verso l'atrio. Tutti ci guardavano, eravamo molto famose, tutti i ragazzi ci volevano e nessuno osava contraddirci. Ad un certo punto scorsi nella folla Deborah e Dafne,due sfigate di primo grado che io e Vero prendevamo perennemente in giro, che cercavano di nascondersi perché sapevano che le avremmo derise davanti a tutti. Ma noi eravamo più furbe, le portammo verso il centro e incominciammo a prenderle in giro :"Ma che bella quella gonna l'hai rubata dal museo egizio dalla tomba della moglie del faraone?!" Tutti scoppiarono in una fragorosa risata, mentre le due ragazze arrossivano dalla vergogna. Ma non ero ancora soddisfatta così continuai :" Che bella la tua borsa!" E lei ingenua "Davvero?", " Chiedi alla tua cara nonnina se ne cuce una anche per me sai è davvero alla moda". La lasciai senza parole rossa dalla vergogna e dall'ira. Così soddisfatte della nostra perfidia ci avviammo in classe,pensando allo scherzo che gli avremmo giocato alla fine delle lezioni. Fissavo nervosamente le lancette dell'orologio,ma il tempo sembrava rallentare sempre più. Finalmente la tanto aspettata campanella si decise a suonare. Oh,finalmente liberi dall'incubo della scuola! Io e Veronika passammo nell'atrio sculettando a più non posso. Sfiorai con la spalla Dafne che mi guardò piena di ira, ma ovviamente non osò proferir parola. Uscimmo aprendo,piene di noi stesse,la porta a vetri della scuola. Ci dirigemmo verso l'auto di Veronika,ed entrammo mentre tutti i ragazzi ci fissavano. Ero compiaciuta per questo,così,sedendomi nell'auto lanciai un'occhiata a tutti i nostri spettatori. Da giorni attendevo con impazienza questo pomeriggio perché la mia migliore amica sarebbe venuta a casa mia. Arrivate a casa ci aspettava un meritato pranzetto; dopodiché corremmo in camera mia. La porta si spalancò: era mia madre."Ciau!" feci io. Lei mi guardò sorridendo: "Ciao amore mio! Ciao Veronika." Mh,adesso attacca con le domande! "Ciao Alexandra . Grazie per avermi invitata qui! E per il pranzo." Adesso anche Veronika ci si mette? Ma sta' zitta e lasciala perdere,quella! "Di niente." rispose la mamma. Spazientita per la sua permanenza nella MIA camera dissi gentilmente: " Mamma ora facciamo i compiti . Ti dispiace .?" Lei con l'aria triste,mugugnò. "Ciao!" feci prima che potesse uscire chiudendo la porta. Un po' mi dispiaceva trattarla sempre così,in fondo era una donna sola,aveva solo me. Però non poteva invadere la mia privacy ogni tre per due! Svolgemmo i tanto odiati compiti,poi ascoltammo musica,facemmo test,chattammo su facebook e ci facemmo 327 foto nelle pose più fiche! Trascorse così un tranquillo pomeriggio di primavera. Le giornate pian piano si allungavano e la sera calava sempre più tardi. Sentivo l'aria primaverile,quell'aria azzurrognola che profuma di fiori e di erba bagnata e che precede la tanto attesa estate. Veronika tornò a casa sua e dopo un pasto frugale per mantenere la linea andai a letto stanca ma soddisfatta del pomeriggio trascorso. Mi addormentai rapidamente pensando alla meravigliosa giornata, dimenticandomi perfino di spegnere la luce.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Ad un certo punto vidi una luce calda ma soffusa. Avevo gli occhi semichiusi ed ero assonnata. C'era una lunga via in fondo alla quale vidi un'ombra, un'ombra scura e imponente. Probabilmente, anzi sicuramente di un ragazzo. Poi sentii un botto e mi svegliai. Guardai fuori dalla finestra: c'era il temporale. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Mi misi seduta sul letto con la fronte bagnata dal sudore. Ero molto agitata, così andai in cucina per bere un bicchiere d'acqua. Poi trascinando i piedi tornai nel mio letto, cercando a fatica di addormentarmi. La mattina seguente mi svegliai molto presto e mi ricordai del sogno fatto la notte precedente... Volevo a tutti i costi rivedere quel ragazzo. La mente mi si affollò di domande: Ma era solo un sogno o c'era qualcosa di reale? Come si chiamava il ragazzo? L'avrei più rivisto? E quel posto? Dove si trovava? La testa iniziò a farmi male. Così mi alzai e feci colazione. In cucina buttai un occhio al calendario.... era sabato! "Cavolo potevo starmene a letto" pensai. Mi affrettai a chiamare Veronika per proporle di uscire insieme a fare shopping. Avrei usato quella scusa per raccontarle ciò che mi era accaduto.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Alle 10.00 Veronika era già a casa mia. Fremevo dalla voglia di raccontarle il mio sogno. Appena suonò mi catapultai verso la porta, la aprii, presi Veronika per un braccio e la trascinai con forza in camera mia. Lei, senza opporre resistenza, mi guardava sbigottita probabilmente pensando “ Questa è tutta matta”. Non fece a tempo a sedersi che io iniziai a raccontarle l’incredibile sogno. Dalla mia bocca le parole uscivano come l’acqua da una sorgente. Ero al settimo cielo in quel sogno mi era apparso il ragazzo più bello del mondo e che, ovviamente, sarebbe diventato il mio fidanzato. Quando terminai il racconto non avevo più fiato in gola, ma sentivo una strana sensazione dentro di me; mi sentivo più leggera. Parlare con Veronika era stato davvero liberatorio. Le chiesi cosa ne pensasse e lei rispose con freddezza “L’angelo che ti è apparso in sogno è solo frutto della tua immaginazione, non esiste!” Quell’affermazione mi aveva spiazzata, mia aveva colta di sorpresa. Mi sentii il mondo cadere addosso… Pensai “Nemmeno la mia migliore amica mi crede più”. Così mi imposi di non pensarci più almeno per quel pomeriggio. Decidemmo, dunque, di mangiare un’insalata al bar e poi di andare a correre nel parco. “L’aria fresca fa bene alle menti” affermò Veronika. “E alla linea” aggiunsi io- sì, in fondo facendo un po’ di movimento non avrei più pensato al mio sogno. Mettere in pratica buoni propositi appare però talvolta complicato, quasi impossibile. Appena scorgevo un ragazzo alto, biondo, riccio e con gli occhi color del mare sentivo una fitta al petto e pensavo al mio bel angelo paradisiaco. La sera distrutta dalla lunga corsa e divorata dal desiderio di vedere Leonardo, così l’avevo immaginariamente chiamato, crollai in un sonno profondo.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Sentii una scossa gelida lungo la schiena. Realizzai dopo che non era un brivido, ma una mano. Gelida da provocare brividi così forti da sembrare quasi piacevoli. E lo erano. Girai appena la testa e intravidi lucenti capelli biondi. Mi girai di scatto ritornando in me dopo essermi persa in quel piacevole solletico lungo la schiena. Vidi Leonardo, come chiamavo il mio angelo. Mi sorrise e mi disse:"Ciao. Da dove salti fuori?" Rimasi spiazzata, ma le parole mi uscirono spontanee: "Dalla terra! E tu bel ragazzo? Siamo in paradiso? È bellissimo qui! Posso restare?" Lui disse con voce estremamente dolce: " Calma bellissima. Siamo qui insieme! Che cos'altro importa?" Mi perdevo nei suoi occhi bluastri... e nella sua dolce bocca rosa... e nei suoi capelli color grano...

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Sentii una voce. Era lontana come ovattata poi una forte luce mi abbagliò. Era mia mamma che era entrata in camera mia per svegliarmi. Ero furiosa con lei; mi aveva distolto dal mio sogno così le scagliai una ciabatta e mi rintanai sotto le coperte. Ma la sveglia si mise quasi subito a suonare. Così fui costretta ad alzarmi. Quella giornata era cominciata davvero per il verso sbagliato. Mi infilai la vestaglia di raso e scesi verso la cucina. Ero introversa e immusonita e, come se non bastasse, era lunedì e dovevo andare a scuola. Feci colazione e mi vestii. Aspettai che Veronika venisse a suonarmi e poi Sebastian, il mio autista ci accompagnò a scuola. La mattinata trascorreva lentamente. Guardavo svogliatamente fuori dalla finestra, non ascoltavo minimamente le parole della professoressa. Fu il suono della campanella a riportarmi alla realtà. Stordita e assonnata chiusi la mia cartella e uscii dall’aula. Tutti mi guardavano, ero al centro dell’attenzione, eppure mi sentivo infelice e piena di dubbi. Dubbi che mi tormentavano da quando ero arrivata a scuola. Dovevo assolutamente raccontare a qualcuno il mio sogno, avevo bisogno di risposte. Non riuscivo a spiegare cose mi stesse accadendo. Infine, dopo lunghi ripensamenti decisi che l’unica persona che poteva ascoltarmi era la mia migliore amica. Così con la scusa di farmi spiegare un argomento di matematica la invitai a pranzo da me. Non ero sicura di volerle raccontare tutto, avevo paura di non averne il coraggio.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


 
 
I dubbi sparirono presto così iniziai il racconto attenta a non tralasciare alcun particolare volevo che Veronika capisse a fondo le mie insicurezze e potesse così colmarle. Finito il racconto rimase in silenzio guardando nel vuoto. Così irritata le dissi “Mi stai ascoltado?!” . Lei finalmente si decise a rispondermi “Tu sai benissimo che noi due siamo migliori amiche” Annuii “Bene… e come tute le migliori amiche ci aiutiamo a vicenda”. La ascoltavo attentamente e come una spugna assorbivo ogni sua parola. Continuò “Già una volta mi hai parlato di questi tuoi sogni e già una volta ti ho detto cosa ne penso”. Veronika aveva un atteggiamento serio e severo. La sua freddezza mi intimidiva. “Quindi tu conosci la mia opinione. Evidentemente però non sono stata abbastanza chiara: DIMENTICA TUTTE QUESTE STUPIDAGGINI!” Era furiosa non l’avevo mai vista così arrabbiata. Neanche io mi arrabbiavo così tanto quando mia mamma rompeva. Poi Veronika aggiunse “ Mi stai scocciando. O la finisci o tra noi è finita.” Dopodiché si alzò e usci lasciandomi basita e senza parole.

 *SPAZIO AUTRICE* ciao a tutti... mi scuso di non aver continuato per molto tempo la FF. il problema è che ho avuto impegni più importanti (esami in primis) a cui pensare... beh che dire grazie a tutti per aver letto la mia FF recensite e commentate grazie <3 p.s. le critiche sono ben accette...
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Ero furiosa neanche la mia migliore amica mi ascoltava più. Non sapevo cosa fare, dove andare ero spaesata. La testa mi girava. Quella sera non dormii, mi misi a camminare per la stanza. Accesi il computer;distrarmi un po' mi avrebbe fatto bene. La mia attenzione cadde però su un particolare file. C'èra scritto in maiuscolo: LEONARDO. Ci cliccai una cinquantina di volte prima che si decidesse ad aprirsi. C'erano artioli di giornale, vecchie fotografie di bambini e altre dove militari dalla divisa impeccabile salutavano dal parapetto di una nave... una nave da guerra. Non riuscivo a capire; Leonardo, le navi, la guerra. Alt punto primo chi era Leonardo? Era il MIO Leonardo o un semplice sconosciuto? Provai a fantasticare che quel file, quel preciso file, me lo avesse mandato proprio lui, il mio splendido angelo. Mi scrissi un promemoria: avrei chiesto spiegazioni a mia mamma... usando insime il computer  quel file potrebbe averlo creato lei magari per il suo lavoro. La mattina dopo mattiniera più che mai mi svegliai e scesi frettolosamente in cucina. Mia mamma intontita e con le occhiaie che arrivavano alle punte dei piedi stava facendo colazione.
-"Ciao mami" le dissi.
  Si girò di scatto e mi fissò per qualche secondo come se avesse visto un marziano.
- "Sono io mamma! Tua figlia Valerie"
  Le dissi con un tono di sarcasmo.
-"Mi stai prendendo in giro?!" Disse seccata
-"So chi sei!" Sembrava arrabbiata e infastidita dalla mia presenza, ma aveva anche l'espressione di  una che sta andando al patibolo.
Non aveva voglia di scherzare il che era a dir poco preoccupante; ogni santo secondo della sua vita lo passava a dire battute credendo di essere spiritosa e questo mi infastidiva non poco.
Ma oggi mia mamma non sembrava più mia mamma. Mi faceva quasi pena.

D'un tratto mi ricordai del file sul desktop del mio, o meglio nostro, computer.
-"Ah mami sai qualcosa del file: LEONARDO?!... quello..."
"Chrash". Mia mamma che stava lavando la sua tazza la lasciò cadere e si ruppe in mille pezzi dentro al lavello.
Ora avevo l'impressione che mia mamma stesse impazzendo; sapevo che non fosse prorpio apposto, ma non fino a questo punto. Aspettai una manciata di secondi dopodichè scocciata andai in camera mia per preparami.
Uscendo per andare a scuola diedi un' occhiata in cucina. Mia mamma stava rovistando in una busta verde, probabilmente di velluto.
-"Ciao mami vado a scuola ci vediamo dopo"- Lei si girò di scatto e dalla busta le caddero fotografie, documenti e altre scartoffie.
Feci per aiutarla, ma lei mi fermò-" Grazie tesoro ma faccio da sola vai pure a scuola"- Mi diede un bacio in fronte e continuò a raccogliere il contenuto della busta.
-"Ah" aggiunse- "Non aprire più quel file... è materiale di lavoro".
Mentre lo disse aveva in viso l'espressione che usavo io da piccola per mascherare una bugia.
Non diedi troppo peso alla cosa e uscii di casa.
*SPAZIO AUTRICE*
Spero vi piaccia... domani non credo che posterò un capitolo perchè è l'ultimo giorno prima dell'esame...mercoledì però prometto che lo posterò... baci e grazie.
p.s.
RECENSITEEE...<3 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Tornata da scuola mia mamma non c’era, non mi stupii più di tanto spesso era fuori per lavoro.
Ad un certo punto mi resi conto che quello era il primo giorno che non avevo passato con Veronika. Dopo la litigata non mi parlava più, ma ad essere sincera non ero proprio triste (Ero diventata un po’ stronza?). Erano quasi le 2 così mangiai un panino e poi andai in camera mia per rilassarmi un po’. Iniziai  pensare alla mia vita e ovviamente pensai a Leonardo (:Q__) e a mio padre (-.-‘’). Infine mi misi a studiare. Continuavo a deconcentrarmi, a giocherellare con il cellulare e mi perdevo a guardare fuori dalla finestra. Ad un certo punto vidi il biglietto che avevo scritto la sera prima… “Domanda a mamma del file LEONARDO”. Così mi venne un’idea geniale. Se mia mamma mi aveva proibito di guardare quel file di sicuro non parlava di lavoro; da 2 anni a questa parte avevo iniziato a “fare parte” anch’io della società di moda della mamma. Disegnavo vestiti, aiutavo le sarte a scegliere i tessuti per le sfilate: insomma ero una baby stilista. Di cosa vi stavo parlando? Ah già… buttai un’occhiata all’orologio  erano le… 6.00! Caspita come passa il tempo quando si cazzeggia! La mamma sarebbe tornata non prima delle sette, quindi avrei avuto circa un’ora per curiosare. Chiusi la porta della mia stanza e mi guardai furtivamente le spalle come se qualcuno potesse entrare da un momento all’altro. Dopodiché mi misi al computer e iniziai a guardare attentamente le foto. Erano vecchissime, i soggetti si vedevano a malapena ed erano sbiadite… alt non erano vecchie, erano erose da qualcosa tipo acqua o sole. Andai avanti. C’erano ritagli di giornale con titoli stampati a caratteri cubitali: 3 gennaio 1996 il flashback del Titanic, oppure 3 gennaio 1996 l’Italia perde ancora molti dei suoi uomini. Ero confusa, anzi dire che ero confusa era un eufemismo. Andai ancora avanti. Ad un certo punto rimasi sbigottita; c’era un ritaglio di giornale che diceva: Leonardo Tagliaferri un eroe dei nostri tempi. Lessi: Leonardo Tagliaferri uno dei tanti volontari dell’esercito  è morto all’età di 45 anni lasciando giovane moglie e una piccola bambina. Tagliaferri era il mio cognome! Feci il calcolo e le date combaciavano: Leonardo Tagliaferri era mio padre. Poi ritornai in me e cercai di illudermi che fossero solo coincidenze. Mio padre era andato via e aveva lasciato me e la mamma per una donna più giovane. O almeno questa era la storia che mia mamma mi aveva sempre raccontato. Ma le coincidenze erano troppe: io ero nata il 30 luglio del 1996 e il 3 gennaio avevo circa 5 mesi ed ero “una piccola bambina” come diceva il giornale e mia mamma aveva 29 anni e quindi si poteva definire come la giovane moglie.
Mi sentivo la terra cadere sotto i piedi e le gambe non erano più in grado di sostenermi.  La persona della quale, nonostante tutto, mi fidavo di più non aveva fatto altro che raccontarmi bugie fin da quando ero nata. Ad un certo punto sentii la chiave girare nella toppa. “Parli del diavolo e spuntano le corna” pensai. Decisi che le avrei parlato, non avrei di sicuro fatto finta di niente.
*SPAZIO AUTRICE*
ciao a tutti... un altro capitolo... se lo trovate un po' diverso dagli altri come tipo di scrittura è perchè ho finito gli esami e sono più tranquilla... un ultima cosa recensiteeeeee <3


 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Scesi e le andai in contro.
-“Ciao Amore!”- disse raggiante.
-“Te lo faccio passare io quel sorrisetto”- pensai. Forse però diventò più che un semplice pensiero, perché mia mamma mi guardò dicendomi -“Come scusa?!”-
Ma quando imparerò a tenere la bocca chiusa!
-“Cambiati e raggiungimi”- le dissi secca. -“Ti devo parlare”-
E’sorprendente come in meno di cinque minuti si possa cambiare l’umore di una persona.
Mia mamma era entrata in casa con il sorriso stampato sulle labbra e io gliel’avevo spento con il mio umore nero.
Dopo una manciata di minuti mia mamma tornò giù in cucina, o meglio si catapultò in cucina pronta ad ascoltarmi; se non fosse stata una bugiarda avrei provato quasi tenerezza per lei.
-“Dimmi tutto”- mi disse.
Prima di iniziare a parlare pensai a come diglielo. Volevo fargliela pagare per avermi raccontato tutte quelle bugie, volevo che si sentisse in colpa, volevo che capisse quanto male mi avesse fatto.
Presi il respiro e iniziai -“So tutta la verità si papà”- Le mie parole fecero il loro effetto; mia mamma rimase pietrificata. Provai un non so che di piacere nel vederla spaesata e sbalordita. Lei improvvisamente iniziò a balbettare -“ Ma-ma-ma come fai… insomma”- si irrigidì e sul suo viso apparve un espressione arrabbiata.
-“Ti avevo detto di non aprire quel file!!!”- urlò. Rimasi per un po’ in silenzio, poi però dissi -“Non cambiare discorso! Per 16 anni non hai fatto altro che raccontarmi bugie sul mio passato, sulle mie radici.”-
Mi fermai per riprendere fiato -“ Non ci posso credere mamma io mi fidavo di te; mi sono sempre fidata di quello che mi hai detto e invece mi hai fatto credere che papà ci avesse abbandonate, mi hai fatto credere che papà fosse un mostro, ma il vero mostro sei stata tu”-
Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso: mia mamma, che fino ad allora aveva trattenuto a stento le lacrime, aveva iniziato a piangere ininterrottamente. Avevo un po’ esagerato, ma quello che mi aveva nascosto era troppo grande per essere lasciato perdere.
Non smetteva di piangere, così le porsi un fazzoletto e  le dissi ammorbidendo il tono –“ Raccontami tutto, raccontami la verità almeno questa volta”-
Si asciugò le lacrime e si schiarì la gola, poi iniziò a parlare lentamente -“ Tuo padre ed io ci conoscemmo quando io ero molto giovane mentre lui era un po’ più anziano di me, ma nonostante l’età eravamo innamorati e quindi decidemmo di sposarci. Allora io non lavoravo ancora come libero professionista e non avevo nemmeno un posto di lavoro fisso. Tuo padre inizialmente aveva trovato posto in una fabbrica che fabbricava le divise mimetiche anti-proiettile per i militari.
Non eravamo ricchi sfondati, ma con il lavoro di papà e con il mio che andava e veniva riuscivamo a vivere dignitosamente. Tutto ciò andò avanti per molti anni fino a che rimasi in cinta di te. Già da un po’ papà sospettava che l’azienda non andasse più come prima e ne ebbe la conferma quando ricevette la lettera per la cassa integrazione. Non potevamo di sicuro vivere col mio stipendio, così tuo padre andò a parlare col direttore dell’azienda.
Quest’ultimo gli disse che l’unica chance che gli era rimasta era arruolarsi nell’esercito. Così ne discutemmo. Io ero contraria, ma lui era troppo orgoglioso per starsene con le mani in mano, così contro il mio volere partì.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Quando partì non sapeva ancora del tuo arrivo, nessuno dei due sospettava niente. Quando lo scoprii lo chiamai subito e appena seppe era già fiero di te. Parlammo più volte del nostro futuro insieme a te e fecimo molti progetti. Lui sarebbe stato arruolato ancora per meno di un mese, poi sarebbe finalmente tornato a casa”-
 Si fermò e le lacrime le rigarono nuovamente il viso. L’abbracciai per infonderle conforto. Poi la guardai come per dirle vai avanti.
-“ Mi ricordo ancora tutto come fosse accaduto ieri: ero da sola in casa e il telefono squillò. Pensavo fosse la mia amica Lia che mi avesse chiamato per un lavoro e invece appena alzai la cornetta sentii una voce maschile che mi disse “La signora Tagliaferri?” “No mio nonno!”(-.-‘’) mi venne da rispondere. “Come scusi?!” ribatté il mio interlocutore “No, mi scusi, mi dica” “Signora… suo… sì, insomma mi dispiace”
Balbettava e io mi stavo irritando. Non sapevo chi fosse, o meglio preferivo non capire.
-“Ma è uno scherzo o cosa?!? Parli come un umano, non come un deficiente!!!”
Ero arrabbiata, anzi furiosa. Dopodiché solo un lungo ed interminabile silenzio.
-“Allora?” Dissi urlando ancora di più. “Insomma signora suo marito è morto!” disse il presunto militare. Poi sentii dei singhiozzi che durarono un attimo per poi spegnersi definitivamente.
Tu-tu-tuu faceva il telefono. Mi accasciai a terra e rimasi lì fino a sera fissando malinconicamente il soffitto il muro bianco.”-
La mamma sospirò probabilmente per ricacciare indietro le lacrime, poi proseguì -“ Ero persa, arrabbiata e triste, ma non riuscivo a piangere. Mi sembrava che ora la mia vita senza tuo padre non avrebbe più avuto senso. Al contempo ero arrabbiata con quel militare; era davvero un perfetto idiota. Capisco solo ora cosa debba aver provato, che compito ingrato gli avessero affidato: comunicare a una futura mamma che d’ora in poi sua figlia non avrebbe più avuto un padre. Passai le ore più da incubo della mia vita: vedevo tutti i nostri progetti dissolversi come fossero rugiada che evaporava sotto effetto del sole. Erano ore che stavo lì senza fare niente e tutto ciò iniziava ad essere controproducente. Così presi con me tutto ciò che rimaneva della mia vita ( mi guardò :’)) e chiamai il numero che Leonardo…”- Appena la mamma pronunciò quel nome un fremito mi attraversò da capo a piedi lasciandomi un senso di piacere misto ad amarezza. D’un tratto vidi la mamma che si era fermata e mi fissava. Così le feci un cenno e lei riprese. -“ Il numero che Leonardo mi aveva lasciato; composi il numero con decisione e attesi non sapendo chi mi avrebbe risposto.
“ Pronto?” disse una voce maschile dal tono allegro “Buongiorno con chi parlo?” “Beh mi verrebbe da chiedere la stessa cosa” rispose in tono scherzoso. Mi trattenni dal rispondergli in malo modo e dissi secca  “ Vedova Tagliaferri” appena pronunciai quelle parole sentii un silenzio tombale. Capii che l’avevo spiazzato; mai e poi mai si sarebbe permesso di offendermi e infatti si scusò imbarazzato più che mai.
Scoprii che il protagonista della gaffe era l’ufficiale a capo della pattuglia di papà, così gli chiesi spiegazioni sull’accaduto. Ti riassumo perché la narrazione durò più di 2 ore.
L’ufficiale mi disse che 2 mattine prima erano usciti per una spedizione e quando erano tornati papà non c’era. L’avevano cercato per ore, ma poi erano stati costretti a tornare alla base. Così anche se non avevano trovato effettivamente il suo corpo ipotizzarono che fosse morto”-
-“Ecco qua”- disse. Si era liberata da un enorme pensiero. Ora toccava a me portare  il peso di questo pensiero.
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***



Finita la narrazione mia mamma mi fissava e mi sentivo un po' in colpa per averla trattata così, ma era stata lei a nascondermi per così tanto tempo una verità fondamentale. Quel silenzio mi metteva un po' a disagio così iniziai parlarle e dissi
-" Scusa se sono stata così dura con te... Solo che mi sono sentita tradita da te che sei una delle persone a cui tengo di più"-
Non ci potevo credere gliel'avevo detto! La cosa mi vergognava non poco; non avevo mai detto una cosa del genere a nessuno anche se ad essere sinceri mi sentivo bene. Era una bella sensazione sapere che c'era qualcuno insieme a te che avrebbe fatto carte false pur di vederti felice. Anche se mia mamma aveva un po' esagerato, era per il mio bene. Ero stremata e non avevo più voglia ne di parlare ne di ascoltare qualcuno parlare. Così salutai mia mamma con un bacio e andai nella sauna. Fare il bagno mi rilassava, ma non quella sera, non dopo quella notizia. Ero combattuta se dirlo a Veronika o tenerlo solo per me. Alla fine decisi di aspettare anche perché mi ricordai che con lei avevo litigato. Automaticamente mi venne in mente il motivo del nostro litigio: Leonardo. Non mio padre di certo ma quella visione celestiale, o meglio, quel pezzo di figo che mi faceva compagnia la notte. Avrei voluto tanto rivederlo e di certo non sarebbe accaduto mentre stavo in ammollo. Così uscii dalla sauna, mi asciugai e mi misi la mia camicia da notte. Mi coricai e appena appoggiai la testa sul cuscino caddi in un sonno profondo. Ero consapevole di ciò che avrei sognato pur dormendo. Era una sensazione strana: era come se tutto ciò che accadesse nel sogno non rimanesse tale ma continuasse nella realtà, solo che quando mi svegliavo tutto svaniva e la mia vita tornava ad essere quella di sempre. Passò circa mezz'ora quando d'un tratto vidi come sempre una luce soffusa che man mano si intensificava.
Poi fui folgorata da una luce questa volta tendente al bianco, dietro alla quale intravidi un'ombra. Ci misi un po' ad abituarmi a quella luminosità. Poco dopo notai che l'ombra si avvicinava sempre più; ad essere sincera provavo un po' di paura.
Speravo con tutto il mio cuore che fosse Leonardo, ma non potevo dire di esserne sicura. Lo riconobbi dai suoi riccioli dorati e dal suo fisico scolpito. Camminava deciso verso di me, era sereno e felice di vedermi. Ero troppo entusiasta di vederlo e ad un certo punto quasi senza accorgermene iniziai a correre verso di lui con le braccia aperte.
Mi buttai letteralmente tra i suoi muscoli; mi sentivo protetta con lui.
Ad un certo punto un brivido mi percorse: era un brivido freddo ma terribilmente piacevole. Era stato lui a provocarmelo, era lui ad essere così freddo.
-" Hey non si saluta?!"- la sua voce mi distolse dai miei pensieri. Aveva una voce calda e affettuosa.
-" Ciao"- dissi arrossendo. Mi vergognavo: gli ero saltata in braccio come una bambina.
-" Che razza di saluto è questo, piccola!"- voleva fare l'offeso, ma la parte del duro proprio non gli si addiceva. Infatti fu un sorriso a tradire la sua serietà.
All'improvviso azzerò le distanze tra di noi e mi baciò. Fu un bacio caldo, un bacio affettuoso, un bacio perfetto. Ci staccammo dopo un tempo interminabile e un capogiro mi pervase la testa. Lui se ne accorse e infatti mi strinse ancora di più a se e mi sussurrò ad un orecchio -" Qui noi salutiamo così le belle ragazze"-
Che faccia tosta, pensai. Sulla sua faccia si disegnò un sorrisetto malizioso.
Decisi di cambiare discorso; mi sedetti accanto a lui e guardandomi intorno gli chiesi -" Chi sei?"- si irrigidì. Capii che la domanda l'aveva infastidito, ma io ero troppo curiosa di saperlo. -" Beh io sono un angelo"-
Lo guardai e lui capì che non mi bastava, così si rassegnò e continuò.
-" Questo è il paradiso e io vivo qui con tutti gli altri angeli. Tutti qui siamo morti e... beh ecco tutto"-
Ero rimasta imbambolata. Io ero in paradiso e stavo parlando con un morto!!!?
Presi coraggio e chiesi -" Come sei morto?"-
Non fece a tempo a rispondere che un tuono ci fece sobbalzare. Il cielo si scurì e persi di vista Leonardo -" Scappa, va via, non dire a nessuno che mi hai incontrato"-
Poi svenni e non ricordai più cosa successe dopo.
*SPAZIO AUTRICE*
Volevo ringraziare tutte le persone che hanno letto la mia ff e quelle che l'hanno recensita. continuate così o meglio recensite di più. <3 spero vi piaccia questo capitolo perchè a me non piace.
 

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