Soul Mate - Pietra di Luna

di _shadowofsun_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bentornata a scuola Selene! ***
Capitolo 2: *** La vincitrice è: La Sbronza! ***



Capitolo 1
*** Bentornata a scuola Selene! ***


 Soul Mate - Pietra di Luna



- Allora che ne pensi di Francesco?  era la quarta volta questa settimana che sentivo questa frase, l’unica variante? Il nome. Sam mi ripeteva la domanda alla fine di ogni serata, accuratamente organizzata da lei con lo scopo di trovarmi un ragazzo, ed ogni volta le rispondevo nello stesso modo - non so, non fa per me .
Samanta Massari era la mia migliore amica fin dalla prima elementare aveva una folta chioma rosso fuoco, grandi occhioni color cioccolato, naso alla francese ed un continuo bisogno di recitare la parte di Cupido.

Mi guardava con la fronte corrugata e le labbra strette in un chiaro segno di disapprovazione dovuto alla mia risposta, non era la prima volta che mi rivolgeva quello sguardo e sicuramente non sarebbe stata l’ultima, ma ormai non ci facevo più caso.
Prese a dondolare le gambe seduta sulle ginocchia di Paolo, Sam era bassina al contrario di Paolo alto quasi un metro e novantacinque ma qui finivano le differenze, anche lui aveva i capelli rossi, gli occhi marroni e qualche lentiggine sulle guance, vedendoli in quel momento chiunque avrebbe potuto scambiarli per fratello e sorella. In realtà Paolo era il ragazzo di Sam stavano assieme  da quando lei aveva quattordici anni e lui sedici ed ora, tre anni dopo erano una coppia unita più che mai, io ero felicissima per loro ma purtroppo questo rapporto aveva esiti catastrofici su di me, spinta costantemente dall’idea che l’amore e la totale felicità fossero sentimenti inscindibili, Sam cercava in ogni modo di farmi provare le stesse cose e così una sera si ed una sera no ci ritrovavamo tutti e tre seduti sulle panchine del cortile di casa di Samanta a ripetere la stessa sceneggiata.
-Certo che sei assurda Selene, non ti va mai bene nessuno. Davide era troppo basso, Marco parlava troppo in dialetto, Giulio aveva gli occhi troppo piccoli ..che altro difetto assurdo sei andata ad inventarti per Francesco?  disse Sam incrociando le braccia.
-Ehi io non mi invento niente! I difetti ci sono altrimenti sarebbe impossibile per me trovarli e ,con tutto il rispetto per il fatto che lui è un tuo amico Paolo, ma ha davvero un alito pestilenziale! Non appena apriva bocca mi veniva voglia di scappare.
 Il suo alito puzzava, questo enorme difetto sarebbe il suo alito? Compra una scatola di mentine e risolviamo tutto no?!  - Non è solo questo, è un po’ tutto …è che, non so, semplicemente non è il mio tipo. Vidi Samanta stringere gli occhi e la sentii sbuffare -Questa tiritera l’ho già sentita Sel e sto iniziando sul serio a stancarmi, com’è possibile che nessun ragazzo al mondo sia il tuo tipo? Cavolo se continui a respingere tutti arriverai zitella a sessant’anni. - Ma saranno fatti miei no?! Magari voglio arrivare zitella ai novanta tu sei felicemente fidanzata con Paolo perché ti fai tutti questi problemi?
 - Perché sei la mia migliore amica ecco perché, perché voglio che anche tu sia felice. sentite queste parole mi alzai ed iniziai a camminare verso il portone di casa sua, oggi dormivo da Samanta, prima di scomparire dietro l’angolo però dissi alla mia amica - Io sono felice e un ragazzo complicherebbe solo le cose, arrenditi Sam io sono una sfida che non vincerai mai.
Una volta seduta sugli scalini con il portone alla mia destra e l’ascensore accanto a me tirai il cellulare e le cuffie fuori dalla borsa,impostai la mia playlist preferita ed iniziai a canticchiare aspettando la mia amica.
Sam mi raggiunse solo dopo una ventina di minuti, entrò senza dire una parola ma mi porse la mano aiutandomi ad alzarmi con la coda dell’occhio vidi Paolo salutarmi con la mano da dietro i vetri del portone chiuso, ricambiai con un sorriso ed un cenno della testa poi io e la mia amica entrammo nell’ascensore.
Samanta abitava al settimo piano in un appartamento molto grande con le sue due sorelle e la madre, un cagnolino di nome Tommy ed un pappagallo, Stefano. Appena entrate fummo accolte dall’odore di pizza e da vari saluti.
Attirate dal profumo del sugo e della mozzarella corremmo nella sala da pranzo. Attorno al tavolo circolare erano sedute Angela, la madre di Sam, Dalila la sorella ventenne e Cecilia che aveva tredici anni. Era metà settembre ma faceva ancora molto caldo, tutte le finestre erano spalancate, ma dato che era sera e la luce era accesa le zanzariere erano abbassate per paura di attacchi improvvisi da parte di quegli insettini fastidiosi. Sul tavolo oltre la pizza vedevo una caraffa piena d’acqua e cubetti di ghiaccio -Com’è andata la serata? chiese Angela - Bene, il pub dove siamo andati era divertente. Risposi nello stesso istante in cui Sam disse -Sarebbe andata meglio se Selene non fosse così testarda. Angela ed il resto della famiglia Massari scoppiarono a ridere capendo subito a cosa si riferiva la mia amica. - Direi che possiamo rimandare quest’argomento a dopo, sto seriamente rischiando di morire di fame!  mi lamentai io. Sam sbuffò ma lasciò cadere il discorso preferendo addentare una grossa fetta di pizza capricciosa.
La cena passò tra chiacchiere e risate e appena finito di mangiare io e la mia amica andammo in camera sua.

Appena entrata mi spaparanzai sul letto accanto alla finestra quello che prendevo sempre quando dormivo a casa di Samanta; il che accadeva più o meno ogni due giorni. Aveva un cuscino morbidissimo ed un copriletto giallo intonato alle tende proprio come quello sull’altro letto.
Accanto all’enorme armadio in ciliegio c’era un divanetto sul quale era buttala la mia borsa. Non avevo la minima voglia di cambiarmi, il letto era semplicemente troppo comodo per abbandonarlo.
-Sam passami la mia roba per favore. Chiesi con gli occhi chiusi, meno di un minuto dopo una borsa mi atterrò sulla faccia. -Ahi! Mi hai fatto male! esclamai massaggiandomi il naso - La prossima volta non essere pigra e vedrai che il mondo ti sorriderà. Rispose Sam facendomi una linguaccia, scoppiai a ridere.
Dopo esserci cambiate accendemmo la tv che era di fronte al letto di Sam sul quale ci sedemmo entrambe a gambe incrociate - Stasera non fa nulla di decente . - è domenica che ti aspettavi? 
- speravo in un Brad Pitt a petto nudo.
- Disse la ragazza fidanzata.
- Guarda che sono fidanzata mica deficiente. Ridemmo entrambe dopo la sua risposta.
 Tra critiche indirizzate ai divi del cinema e biscotti con gocce di cioccolato arrivarono le due di notte.  -Cavolo! -Che è successo?  mi chiese Sam spaventata. -Sono le due.
-Scema mi avevi fatto venire un infarto. - Non hai capito, sono le due di notte e domani alla prima ora abbiamo la Stevenin. Gli occhi della mia amica si spalancarono -Nooo quella se arrivi in ritardo di due minuti ti butta fuori dalla classe e di sicuro non riuscirò a svegliarmi alle sei domani, far incazzare la Stevenin il primo giorno di scuola perfetto!
-Già, mi sa che ora ci tocca andare a dormire.  -Notte. dissi scendendo dal letto dopo averle dato un bacio sulla guancia.
Buonanotte . rispose Sam sistemandosi sotto le coperte.
 - Ragazze, svegliatevi è tardi!  furono queste le prime parole che sentii la mattina dopo.. seguite dal rumore di pugni contro una porta. Mi alzai grugnendo.
Samanta aveva la testa nascosta sotto il cuscino,una gamba fuori dal letto e un braccio in una posizione che sembrava assolutamente innaturale. Le scossi il braccio e le tolsi il cuscino di dosso -Io vado a cambiarmi quando torno voglio vederti in piedi. dissi -mmh sisi tu va. Fu la risposta che ottenni.
Raccattai un paio di jeans chiari ed una maglia arancione dalla borsa e corsi in bagno, quando ne uscii Sam era ancora sdraiata sul letto con  il braccio ancora nella posizione strana. .ohi alzatiii! Urlai. Lei si mise a sedere di scatto mormorando -Eh? Cosa? Si sono sveglia. Risi iniziando a mettere le mie cose nella borsa mentre lo zombie Sam andava a cambiarsi. Quindici  minuti dopo quando Samanta riemerse dal bagno eravamo a undici minuti dalla soglia del ritardo.
Uscimmo da casa in tutta fretta e corremmo verso scuola, che per fortuna era a soli due isolati di distanza. Superato il primo però mi fermai. -Che fai?  chiese affannata la mia amica - Oggi è il 15.
 - si e allora?
-E allora  oggi è il compleanno di Diana e io ho dimenticato il suo regalo a casa!
-Ma che te ne frega lo vai a prendere dopo scuola.
-Non posso, dopo scuola devo andare con Ivan a sistemare il locale per la festa!
-che cavolo vorresti fare allora?  mi guardai attorno, la scuola era a due minuti di distanza, casa mia era dietro l’angolo e all’ora X mancavano cinque minuti.
-Tu vai avanti io corro a casa e poi ti raggiungo.
-Come ti pare ma poi non lamentarti se la Stevenin ti ha sulle palle!  disse Sam subito prima di iniziare di nuovo a correre verso la scuola.
Ci misi due minuti e cinquanta secondi per prendere il regalo e ritornare a quell’incrocio, un tempo da record!
Davanti a me il semaforo per i pedoni era verde così attraversai senza rallentare ma mentre correvo sulle strisce sentii una clacson suonare. Mi girai con gli occhi spalancati verso l’auto blu notte che si era fermata a tre centimetri di distanza da me, gettai un’occhiata frettolosa ai capelli neri, gli occhi verdi e il maglioncino azzurro del guidatore e poi ripresi a correre verso la scuola urlando a quella specie di pirata della strada un- stai attento coglione!
Arrivai all’ingresso di scuola col fiatone. Savanna la bidella del plesso, chiamata affettuosamente da tutti Sanna mi guardò con un mezzo sorriso -in ritardo il primo giorno Selene? - non infierire Sanna ti prego!
 Savanna scosse la testa e tornò a sedersi alla cattedra accanto alla biblioteca, guardai l’orologio: 8:06 poi mi sedetti accanto a lei.
-Beh perché ti siedi qui? - Sono in ritardo di sei minuti e ho la Stevenin in classe  non mi farebbe mai entrare, oltretutto entrare interrompendo la lezione la farebbe più  incazzare che altro. -Stevanin il primo giorno, bel rientro! sorrisi
- Sanna tu non dovresti dire queste cose a noi studenti. scherzai - Sono sicura che non parlerai di questo mio commento a nessuno. replicò lei altrettanto sorridente.
Passammo il tempo chiacchierando accompagnate dal tè caldo al limone delle macchinette, poi vedemmo un ragazzo che poteva avere più o meno venticinque anni, capelli nero pece, occhi verdi e bocca carnosa avvicinarsi alla cattedra dove eravamo sedute. Savanna sorrise allo sconosciuto chiedendo in cosa poteva essergli utile. -Sono il nuovo insegnante il professor Xel, vengo dalla sede centrale del liceo, la preside mi ha detto che inizio alla seconda ora in II F. - Oh certo mi ha avvertito questa mattina presto, Selene dato che tu frequenti la II F perché non accompagni tu il professore in classe? Tanto mancano solo cinque minuti allo scattare sella seconda ora.  – Certo. Dissi alzandomi dalla sedia ed iniziando ad incamminarmi verso le scale. - L’aula della II F è al piano superiore.spiegai mentre il professore mi seguiva per le scale.
Arrivammo davanti alla porta della classe ancora chiusa e il prof mi chiese - La vostra vecchia professoressa vi aveva già avvertito che non sarebbe rimasta con voi quest’anno? - Avvertito no, ma ci aveva detto che qualche possibilità c’era.
- Capisco. Fece qualche altra domanda sulla classe poi la campanella suonò e la Stevenin puntuale come un orologio Svizzero uscì dall’aula. Ci superò senza degnarci di uno sguardo. -Devo dire che sei una ragazza molto educata Selene, è davvero un peccato che la tua educazione svanisca per strada. Disse il professor Xel. Lo guardai con la fronte corrugata mentre entrava nella classe e fu in quel momento che mi accorsi che indossava un maglioncino azzurro.
 Non può essere  pensai con gli occhi sbarrati -Hai intenzione di unirti al resto della classe o la corsa di prima era solo per passare un po’ di tempo in più con la tua amica ‘Sanna’ ? mi disse Xel dopo essersi seduto alla cattedra ed aver dato il buongiorno alla classe.
 Entrai in classe e mi sedetti accanto a Samanta pensando oh cazzo, è proprio il coglione che mi stava investendo questa mattina! Aspetta un attimo ho dato del coglione al mio professore e lui l’ha decisamente sentito! Oh cazzo!.
Una prof incavolata per un ritardo e un altro incazzato per un insulto ed è solo la seconda ora.  
Bentornata a scuola Selene!




Il primo capitolo della mia storia finisce qui, spero vi sia piacuto :) un ringraziamento enorme alla mia Beta Stero_love96 senza te non saprei come fare <3

le recensioni sono gradite xD

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Capitolo 2
*** La vincitrice è: La Sbronza! ***


Soul Mate - Pietra di Luna

 La Vincitrice è: La Sbronza!


Passammo l’ora discutendo del programma di filosofia e di quello di storia, raccontando al prof dove ci eravamo fermati lo scorso anno. Per lo meno gli altri parlavano mentre io passavo il tempo cercando di evitare il suo sguardo.
Ogni qual volta i nostri occhi si incrociavano i suo diventavano freddi e distanti.
Va bene, o è un tipo molto permaloso oppure è uno psicopatico, non so quale delle due opzioni preferire, pensai dopo aver ricevuto l’ennesimo sguardo agghiacciante,
- perché il prof ti guarda male? Mi chiese la mia compagna di banco.
- Non saprei, magari è un serial killer che non apprezza le maglie arancioni.
 Dissi cercando di scherzare, Sam alzò un sopracciglio.
- Dovrebbe usare lo sguardo omicida anche con Bernardi se fosse così.
 – Forse preferisce uccidere le donne!.
- Gradirei che  non interrompessi la mia lezione  Ranieri. Sentito il mio cognome mi voltai verso il prof mormorando un ‘‘mi scusi’’. Il resto dell’ora passò in fretta e una volta uscito Xel  Sam ripartì all’attacco.
- Beh? Cos’è questa storia?
– Quale storia?  Chiesi io
– Sel sono seria. sbuffò Samanta.
Mi voltai verso di lei, aveva il gomito poggiato sul braccio e la testa sulla mano, gli occhioni marroni luccicavano di curiosità.
-Ma non è niente di che, in pratica questa mattina il serial killer mi stava per investire io non sapevo chi fosse perciò ho reagito in un modo.. chiamiamolo poco femminile, ed evidentemente ha capito che la tipa che stava ammazzando ero io. Penso di non essergli troppo simpatica.
Sam rimase attonita per qualche secondo poi scoppiò a ridere
 – Solo tu puoi fare cose del genere!
 – I tuoi commenti aiutano molto Sammy.
Dopo la mia replica la risata si bloccò, Sam mi tirò un pizzicotto al braccio – Ahia! Ma sei impazzita?  Dissi io.
 – Così impari a chiamarmi Sammy, lo sai che lo odio sembra il nome di un pesce!
– mm carino!
Risposi prima di scoppiare a ridere.
-Allora quanto è figo il nuovo prof da uno a dieci? Disse una voce alle nostre spalle. Io e Samanta ci voltammo trovando Claudia e Stella che ci fissavano mentre Ettore, il loro compagno di banco, roteava gli occhi.
- Ma sul serio voi ragazze pensate solo a questo? A quanto è ‘‘figo’’ ?
 – Naah io penso che abbia anche  una voce sexy ma se proprio non vuoi partecipare alla conversazione puoi sempre allontanarti Ettore.. disse Stella, lui accettò il consiglio di buon grado alzandosi e andando a parlare con degli amici vicino alla porta.
- beh? Voi che ne pensate? Domandò Claudia sedendosi sul banco e accavallando le gambe.
- niente di che. Risposi io, a quel punto si voltarono tutte verso di me
– Scherzi vero? Niente non è proprio un termine da mettere in una frase associata a Xel!
 – Non è il mio genere. A questa replica Sam grugnì rumorosamente, Claudia portò una mano vicino alla mia fronte fingendo di controllarmi la temperatura e Stella si tolse gli occhiali scuotendo la testa con una mano tra i capelli dorati.
- Sei un caso disperato Selene! Sul serio inizio a sospettare che tu sia lesbica
– Mmm effettivamente con indosso quei jeans ti trovo proprio sexy Cla. Ridacchiammo tutte mentre la prof di chimica entrava in classe e tutti tornavano a sedersi ai propri posti.
Per mia fortuna le successive tre ore volarono e appena suonata la campanella ci precipitammo tutti fuori da quell’edificio infernale.
-Quindi ora vai al locale? Mi domandò Samanta
 – Si, Ivan dovrebbe essere da qualche parte con la macchina..Neanche a dirlo eccolo li! Dissi sorridente, salutai Sam e mi avvicinai ad Ivan.
Dopo un bacio sulla guancia ed un abbraccio salimmo in macchina, subito dopo aver chiuso lo sportello accesi la radio girovagando per le varie stazioni in cerca di qualcosa da ascoltare.
- Com’è stato il ritorno dopo le vacanze? Mi chiese Ivan mentre ero ancora immersa nella ricerca
– vediamo, questa mattina mi sono svegliata tardi, sono arrivata in ritardo a scuola perché dovevo passare da casa a prendere il regalo per Diana, un tipo mi ha quasi fatto fuori con l’auto, ho scoperto che il suddetto tipo è il mio nuovo prof di Storia e Filosofia. Si per il resto penso che il sostantivo noia renda bene l’idea.
Ivan si portò una ciocca dei capelli castani dietro l’orecchio, aveva i capelli abbastanza lunghi per essere un ragazzo, gli occhi di un colore strano quasi giallo, un piercing al sopracciglio destro, uno al labbro inferiore e molteplici orecchini sull’orecchio sinistro, indossava una maglia dei Led Zeppelin nera ed un paio di jeans scuri.
– Probabilmente io non userei la parola noiosa per descrivere questa mattinata ma sono decisamente felice di aver finito il liceo!
 - Già, beato te che non devi alzarti alle sette la mattina per andare in una classe deprimente essere circondato da persone depresse perché è mattina presto e avere a che fare con professori stressati, che secondo il mio modesto parere sarebbero molto meno stronzi dopo una bella scopata.
Rise.
– Credimi non solo tu la pensi così, fino a due anni fa pregavo ogni giorno perché si divertissero un po’ la sera prima di una interrogazione, ma non ha mai avuto un grande effetto.
 Mi unii a lui nella risata, Ivan era un ragazzo simpatico, dolce e molto intelligente, Sam riteneva un vero peccato il fatto che io lo vedessi solo come un amico, ripeteva sempre che se c’era un ragazzo che era assolutamente perfetto accanto a me questo era lui. In effetti il carattere di Ivan mi piaceva molto, riusciva sempre a farmi ridere e quando stavo con lui il tempo volava e sapeva anche fare discorsi seri. Quando avevo bisogno di un consiglio, di sfogarmi o anche solo di un parere maschile lui era la prima persona che mi veniva in mente e anche per quanto riguarda l’aspetto fisico non era niente male, ma c’era un non so che che mancava.
- A che ora arriva Diana? Domandai io.
 - Vito ha detto che la porta al locale verso le nove così abbiamo il tempo di preparare tutto e tu puoi anche andare a cambiarti.
- Perfetto, il dj arriva per le otto te ne occupi tu?
 – Certo, facciamo che ti riaccompagno a casa alle sette così ho il tempo di tornare al locale e aspettare il Dj – okay.
 
Una volta entrati nel locale capii che per il momento la giornata non sarebbe migliorata, il posto era un disastro. Dovevamo sistemare divanetti, postazione Dj e piano bar, togliendo di mezzo tavolini e sedie varie, anche una lavata al pavimento avrebbe aiutato. Poi dovevamo sistemare qualche decorazione e le luci.
 Questo locale era originariamente il ristorante dei genitori di Luca che tre anni fa avevano chiuso per aprire un negozio di mangimistica per animali in periferia, il locare era rimasto chiuso da allora. 
-Senza offesa ma sto odiando la tua famiglia al momento! mi lamentai io suscitando l’ilarità di Ivan.
 – è già tanto che ce lo fanno usare non lagnarti.
Feci una smorfia con la bocca, ma iniziai a mettermi a lavoro senza ulteriori reclami.
Ivan mise un po’ di musica. Welcome to the jungle dei Guns’n’Roses risuonava nell’aria.
Per sistemare tutto impiegammo un po’più tempo del previsto, infatti arrivai a casa per le sette e mezza ed in quel momento iniziò il dilemma. Cosa mettere?
I vestiti che avevo scelto il giorno prima mi sembravano inadatti, così cominciai a rovistare nell’armadio alla ricerca di qualcosa di diverso.
Stavo per arrendermi quando ritrovai sotto un mucchio enorme un bel paio di jeans strappati a sigaretta grigi, li provai da sopra ad un paio di tronchetti neri scamosciati. Per il sopra optai per una maglia bianca semplice, giacca grigia con maniche a tre quarti, una collana. Misi il mio anello con la pietra grigia, non ricordavo dove lo avevo preso ma ogni volta che lo indossavo venivo inondata un senso di familiarità.
Mascara, matita, un po’ di terra sulle guance ed ero pronta.
Scesi di casa non appena mi arrivò il messaggio di Ivan. Mi aspettava davanti al portone con la macchina accesa.
- Sei in ritardo o sbaglio? Dissi scherzosamente
 – Se vuoi puoi andare al locale a piedi…
– sei in perfetto orario!
– brava ragazza. Gioimmo assieme.
Visto adesso il locale sembrava una discoteca vera e propria. Entrati fummo assaliti dalla musica, dai colori e dal vociare della gente.
Tra vari saluti e abbracci riuscimmo ad arrivare ai divanetti dove Diana, suo cugino Lucio, Mara, Samanta, Veronica e Tim erano seduti. Facemmo gli auguri a Diana e poi scoprii che le avevano già dato il regalo e come suo solito la curiosità l’aveva portata ad aprirlo subito
– Potevi aspettarmi Di!
– Scusa, comunque se ti fa felice sappi che l’ho adorato!
 – mm almeno quello!.
- Sel andiamo a ballare!
 – Sono appena arrivata fatemi bere qualcosa prima
 – Beviamo in pista insistette Veronica. Veronica era una ragazza minuta indossava un vestitino blu con decolté nere, le sue labbra sottili erano sempre curvate in un sorriso, le guance rosse come mele e gli occhi verdi vivaci. Con i capelli castani aveva fatto un tuppo era davvero carina quella sera.
Ballammo per un tempo infinito poi ci buttammo sui divanetti, io avevo un bicchiere di angelo azzurro in mano lei un sex on the beach, anche gli altri bevevano qualcosa mangiando patatine e noccioline.
Passammo ore ridendo, parlando, bevendo e ballando ancora.
- Sel hai la giacca abbinata al colore dei tuoi occhi? Domandò Mara
- che? Risposi io.
- è tutta abbinata questa sera non l’hai notato? Le scarpe coi capelli e la giacca con il grigio degli occhi. Intervenne Sam.
- vero non ci avevo fatto caso! Ridemmo.
- Domani festa! Urlò Sam
– Si certo, oggi sono entrata alla seconda non.. non posssso non andarci domani. Dissi io.
- Buon risveglio allora, sono le tre e un quarto
 – Le tre e che cosa?
–Sel se domani vuoi davvero andare a scuola ti conviene andare a casa ora. Si intromise Tim
– Ma non mi vaaa mi lamentai con una voce da bambina risero tutti e io misi il broncio
– vabbè chi, chi di voi gentiluomino, no aspetta era gentiluomini giusto? Chi mi riaccompagna a casa? Ivan mi porse la mano aiutandomi ad alzarmi.
– Andiamo ubriacona, sperando che tu riesca a reggerti in piedi. Mi alzai con un po’ di fatica e seguii Ivan fino alla macchina. Arrivammo all’entrata della stradella di casa mia
– Puoi lasciarmi qui. dissi a Ivan
– Ti accompagno al portone se vuoi
– non serve il mio è il se.. secondo vado da sola, ribadii uscendo dalla macchina.
 – Okay mandami un messaggio quando arrivi in casa
 – Si certo papà!.
Arrivata al portone mi sedetti sul gradino per togliermi le scarpe con queste cose non supero nemmeno i primi tre scalini pensai.
Mi ero appena tolta le scarpe, l’aria fresca mi sferzava il viso rendendomi un po’ più lucida quando sentii una mano posarsi sulla mia spalla.
Mi alzai di scatto voltandomi verso l’interno del portone da dove proveniva la mano.
Avevo impugnato le scarpe come armi minacciando chiunque fosse la persona sconosciuta con i tacchi dei tronchetti.
- chi sei? strascicai con un accenno di paura
– fatti vedere! Dissi con voce un po’ più alta.
Una figura alta iniziò a delinearsi, quando si appoggiò al portone con le braccia incrociate riuscii a vederne le fattezze.
Era un ragazzo giovane tra i venti e i venticinque anni.
I suoi occhi erano di un blu intenso, i capelli biondo cenere, le sue labbra piene e rosse curvate in un mezzo sorriso il naso dritto e regale si adattava perfettamente al contorno del viso.
Anche attraverso i pantaloni militari e la maglietta nera a maniche corte si capiva che aveva un fisico scolpito, doveva essere sul metro e novanta.
Per un minuto buono rimasi a fissarlo sbigottita, era di una bellezza che toglieva il fiato.
Quando il mezzo sorriso si trasformò in una risata vera, che mostrava i suoi denti bianchissimi, riuscii a risvegliarmi da quello stato di trans
– Vedi qualcosa che ti piace? Chiese il ragazzo.
- Si, cioè no, cioè si può sapere chi sei? balbettai io.
– sei molto bella questa sera Selene.
Quella affermazione mi mise in allerta
- come fai a sapere come mi chiamo? Il mezzo sorriso tornò sul suo viso
– Ti sembra questa la domanda giusta? Aggrottai le sopracciglia
– Che vuoi dire? Lui scosse la testa e scese dal gradino avvicinandosi a me.
Io lo fissavo e lui continuava ad avvicinarsi, arrivò ad un passo da me, allungò una mano e la posò sulla mia guancia, poi si avvicinò ancora.
Ero spaventata ma qualcosa mi bloccava, non riuscivo a muovermi ne per scappare ne per annullare quei pochi centimetri che ci separavano.
Volevo allontanarmi, volevo stringerlo a me, volevo urlare, volevo assaltare le sue labbra, volevo fare qualsiasi cosa ma non riuscivo a fare nulla.
Il ragazzo appoggiò le sua fronte alla mia incatenando i nostri sguardi - chi sei? domandai con un filo di voce.
Non mi rispose.
Continuò a fissarmi.
Passarono pochi secondi, o forse erano ore non so, so solo che restammo immobili.
Poi all’improvviso si mosse, le sue labbra sfiorarono le mie, chiusi gli occhi, ripresi il controllo del mio corpo e mi sporsi per incontrare il suo, ma l’unica cosa che incontrai fu l’aria.
Aprii gli occhi di scatto e mi guardai intorno.
Soffitto bianco, divanetto beige ed una sorella nel letto accanto al mio.
Ma che?Mi alzai e usai il cellulare come luce per arrivare nell’altra camera, arrivata in bagno accesi la lampada.
Mi guardai allo specchio, ero in pigiama col trucco sciolto che mi faceva sembrare un panda ed i capelli arruffati.
Ma come ci sono arrivata in casa? Ero, ero alla festa, poi Ivan mi ha accompagnata a casa e mi sono fermata davanti al portone. Perché mi sono fermata davanti al portone? Ah si i tacchi! Mi sono tolta le scarpe e poi ho incontrato quel biondino, credo.Mi stropicciai gli occhi con la mano.
Più che una ragazzo era una bronzo di Riace in scarpe da ginnastica! Ivan! Dovevo mandare il messaggio a Ivan dopo essere rincasata, cazzo si sarà preoccupato.
Presi il cellulare avevo un messaggio non letto, mittente: IVAN.
Aprii il messaggio diceva ‘‘ brava la mia ragazza ahaha buonanotte ’’.
Cosa?Mi domandai confusa, andai nella casella dei messaggi inviati l’ultimo era indirizzato a Ivan ‘‘ papà sono arrivata sana e salva, non ci sono stati sconosciuti ne caramelle ’notte ’’.
Okay, c’è decisamente qualcosa che no va, quando ho mandato il messaggio? Devo aver bevuto davvero troppo ieri, ma il biondino? Nel messaggio ho detto di non aver incontrato nessuno eppure credevo di averlo visto? Sarà stato un sogno?  Tutte queste domande turbinavano nella mia testa, mi sciacquai la faccia cercando di schiarirmi le idee.
Bene Selene ragiona, possibilità di aver incontrato un dio greco sotto casa è del 2,3 %   di aver bevuto troppo, essere svenuta sul letto e aver sognato tutto  è del 97,7 % la vincitrice è: la sbronza! Mi sciacqua di nuovo la faccia poi tornai a dormire. Questa era stata sicuramente una giornata strana.

 
ecco a voi il secondo capitolo della mia storia :D qui abbiamo conosciuto qualche altro personaggio che accompagnerà Selene durante i vari capitoli e scoperto che non regge bene l'alcol xD pubblicherò il prossimo capitolo al più presto. le recensioni sono gradite :P
un ringraziamento alla mia Beta Stero_love96 <3

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