Noi e loro

di Andrew R Tyler
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Invasori ***
Capitolo 2: *** La battaglia ***
Capitolo 3: *** And everything started to fall ***



Capitolo 1
*** Invasori ***


CAPITOLO 1

"Invasori"

 

Stamattina mi sono alzato, e le ho viste. Sono molto più vicine di quanto non lo fossero ieri sera. Quelle fottutissime, enormi astronavi. Anche da qua si vedono distintamente le pesanti armature, i grossi portelloni degli hangar interni pronti a rigurgitare mezzi da guerra.

 

Si stanno preparando a sbarcare. Massimo un paio di giorni, e saremo schiacciati nella polvere. Non possiamo competere con loro. Quei maledetti alieni.

 

E pensare che era cominciato tutto con un segnale di aiuto. Nel centro spaziale, dove ho lavorato fino a qualche giorno fa, ora mi hanno mandato a casa, per via dell'invasione. Certo, parlandone così sembra un motivo assurdo, ma non lo è affatto.

Beh, mi sembra ieri che abbiamo captato la chiamata. Ne abbiamo captate molte. Tutte più o meno con lo stesso contenuto. Dicevano che quei bastardi avevano esaurito tutte le risorse nel loro pianeta, e che ora cercavano dei bei cucciolotti alieni pronti per farsi addomesticare e regalare loro ogni sorta di tecnologia che li potesse aiutare.

Cosa gli abbiamo risposto? Col cazzo. Dovevate pensarci prima. A dire il vero non ci siamo nemmeno degnati di inviare una risposta, anche se ammetto che era eccitante poter entrare in contatto con una civiltà che non fosse la nostra, seppur così depravata.

Poi i messaggi hanno cominciato a cambiare. Diventavano minacce, prima velate, dopo meno, fino all'aperta dichiarazione di guerra. Purtroppo a causa della distanza i segnali arrivano in ritardo. Altrimenti avremmo potuto approntare un'accoglienza degna di ciò che volevano fare. Di ciò che purtroppo faranno, spazzandoci via. Abbiamo poche colonie, qualche stazione orbitante. Dubito che della nostra specie rimarrà molto.

 

Un rumore secco, che si propaga in lungo e in largo su tutta l'atmosfera mi distoglie da questi pensieri. I portelli si sono aperti. Tanti velivoli più piccoli escono, come insetti, dalle pance delle navi.

 

Le sirene suonano, la gente corre ai rifugi, costruiti apposta per l'occasione. L'esercito inizia a sistemarsi, pronto per assorbire il primo attacco.

 

Io sto qua, affacciato fuori dalla finestra. Tanto prima o poi dovrò morire. Tutti dobbiamo morire. Allora tanto vale finirla nel modo più figo che ti viene in mente.

 

Mentre rifletto su ciò, uno di quei coleotteri giganti color bianco sporco, peraltro molto affascinanti, si avvicina verso casa mia a folle velocità. I grandi cannoni montati sulle torrette ruotano, le bocche di fuoco si allineano con il muro. Sono belle, quelle bocche, mi dico, tecnicamente molto raffinate.

 

Un lampo arancio, un boato assordante, poi non sento più nulla, e lentamente scivolo nell'oblio.

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Capitolo 2
*** La battaglia ***


CAPITOLO 2

"La battaglia"

 

Finalmente è giunto il momento. Ho terminato di indossare la tuta protettiva, afferro il mitragliatore C-239 a cariche ioniche, l'ultimo prodotto delle nostre industrie belliche. È ora di andare a fare il culo agli invasori, sono arrivati qui senza diritti, senza conoscerci. Non possono farci una cosa del genere.

 

Il comandante sta urlando frasi di incoraggiamento, tutti sbraitano, sono su di giri. Non mi sono mai piaciuti i momenti che precedono la battaglia. Vado già a prendere posto sul TTR, quella specie di carro armato che ci porta in battaglia. I piloti sono già dentro che fanno i controlli, mi salutano, sanno che preferisco stare con loro, in tranquillità.

 

Ora arrivano anche gli altri, poi il comandante ci distribuisce quella specie di sbobba verdastra che servono sempre prima del combattimento. Ci fa sentire meglio, quasi inebriati. Tutti sappiamo che è dannosa, ma la beviamo lo stesso, a fondo. D'altronde ha un buon sapore. Lecco la ciotola, poi la restituisco. Mi sento più vigoroso adesso.

Partiamo. Arriviamo in fretta in città, dove quegli stronzi hanno già cominciato a radere al suolo tutto. Non possono farlo, tutto questo dev'essere soltanto un brutto, bruttissimo sogno.

 

Ma le macerie, le fiamme, i cadaveri, i corpi dilaniati e urlanti, dicono tutto il contrario.

 

Scendiamo, e ci disponiamo nelle barricate. Il caldo è soffocante, l'odore non certo migliore.

 

Siamo frementi, le mani sul calcio del fucile. Appostati dietro i muri, aspettiamo che i nemici siano a tiro. Sono goffi ed impacciati, fortunatamente quest'atmosfera non è respirabile per loro, devono indossare dei grossi scafandri che li rendono poco agili. Ma hanno dei mezzi spaventosi. La loro potenza distruttrice è grande quasi quanto la loro crudeltà.

 

Uno dei “cosi”, come li chiamo io, è davanti a noi, avvolto nel suo bozzolo bianco, con una grossa arma in mano. Si ode un rumore acuto, una luce blu squarcia il grigiore davanti a noi, un'esplosione. Un unico colpo e del nostro trasporto rimane nient'altro che un'accozzaglia di pezzi infuocati. Sangue dappertutto.

 

Ho il vetro del casco macchiato, i dati dell'HUD si sovrappongono al sangue e al sudiciume.

Provo a pulirmelo con un braccio, ma peggioro soltanto la situazione. Sto sudando tantissimo. Mi bruciano gli occhi. Ora l'alieno si sta avvicinando a me, mi accorgo di essere uscito allo scoperto.

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Capitolo 3
*** And everything started to fall ***


CAPITOLO 3

"And everything started to fall"

 

Ci fissiamo per un lungo periodo di tempo. Almeno, quello che mi sembra un lungo periodo di tempo.

 

Poi lui imbraccia nuovamente quella specie di lanciarazzi che tiene a tracolla. Me lo punta addosso. Oltre la visiera specchiata del suo grosso casco mi sembra di vederlo ghignare, o forse sorridere, magari un sorriso amaro, non gli piace quello che sta per fare, ma lo deve fare lo stesso.

 

Ha sparato. Stessa sequenza di prima. Soltanto che questa volta sento un dolore lancinante ad una gamba. Me l'ha tranciata. Per fortuna me ne rimangono altre cinque. Si agitano, veloci e sottili, cercando di evitare il suo prossimo colpo. Mentre i miei arti inferiori fanno questo assurdo carosello, prima di accasciarmi a terra, prendo la mira e sparo.

 

Gli sbriciolo il vetro del casco, il fascio ionico gli perfora la gola, ed esce dalla parte opposta. Fa un verso gutturale, e muore mentre un fiotto rosso gli esce dalla bocca, in quest'aria per lui irrespirabile.

 

L'ultima cosa che mi ricordo di aver pensato è che, nonostante ci abbiano descritto come sono fatti e quali sono le loro abitudini, mandandoci perfino immagini, è la prima volta che ne vedo uno dal vero. E ciò mi fa ribrezzo. Mi fa ribrezzo vedere quell'essere, alto solo un metro e ottantacinque, con due braccia, due gambe, la pelle bianca e liscia, la faccia ovale ed il sangue rosso, morire in quel modo.

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