Ragione e passione

di puffo11
(/viewuser.php?uid=193805)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1.1 ***
Capitolo 3: *** 2.2 ***
Capitolo 4: *** 3.3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Non sapeva nemmeno come era arrivata a quel punto.
Il giorno prima era felice con lui ed il giorno dopo lo sopportava a malapena.
La sua storia con il suo lui era cominciata circa due anni prima: Vittoria aveva sedici anni e lui diciotto.
Erano stati bene insieme, avevano fatto tutto ciò che due adolescenti innamorati avrebbero potuto fare; tuttavia ciò non era bastato. Qualcuno diceva che “la lontananza uccide il rapporto”; qualcun altro che lo rafforzava; sicuramente lei era stata abbindolata dal secondo e quanto l’aveva maledetto quel qualcuno! Poi aveva capito che, senza dubbio, chi affermava che il rapporto veniva ucciso e fatto a pezzi dalla lontananza un po’ di ragione ce l’aveva. Lo stava provando lei stessa, sulla sua pelle.
Tuttavia a queste conclusioni lei c’era arrivata solo molto tempo dopo la sua decisione.
Si era sempre vantata del suo cervello, della sua capacità di analizzare ogni situazione e di volgerla a proprio favore; non per niente le sue amiche la definivano “acida come un limone”; ma quando si trattava di Andrea, lei non riusciva più a ragionare con il suo tanto fidato cervello e lasciava il comando al suo organo cardiaco, il quale, vedendola col senno di poi, non è mai stato capace di giostrare i sentimenti nel modo giusto. Andrea era stato il suo primo fidanzato, erano cresciuti insieme e si erano anche divertiti, ma il suo lavoro l’aveva portato lontano da lei, costretta a rimanere nella sua città e prendere la sua benedetta maturità classica. Non ci aveva visto niente di male, aveva accettato di buon grado di rimanere da sola e lasciarlo partire, chi era lei per precludergli questa importante possibilità?
 Il tempo, però, aveva pian piano cominciato a minare il loro rapporto; non che non si sentissero più, o che uno avesse tradito l’altra, no: semplicemente non trovavano più nulla da dirsi e sentirsi era diventato un gesto meccanico e non dettato dalla voglia di condividere.
A partire dal diciottesimo compleanno di Vittoria le cose erano cominciate ad andare realmente male: lui era tornato per festeggiare insieme a lei, ma la trovava cambiata, non riusciva a riconoscerla. Lei sapeva di essere cambiata, era stato inevitabile; ma sapeva anche che a lui quei cambiamenti non sarebbero piaciuti; grossi cambiamenti non ce n’erano stati, aveva semplicemente modificato il suo gusto in fatto di moda e di musica, ma se le cose non erano come piacevano a lui, allora avrebbero dovuto tornare ad essere come erano. Vittoria, però, questo non era disposta ad accettarlo: si sentiva costretta a fingere di essere qualcuno che non era più quando era con lui, per paura di farlo arrabbiare e di essere giudicata in modo negativo. Ma può una relazione essere basata sulla paura? No, affatto. Per questo motivo Vittoria aveva deciso di prendere il coraggio a quattro mani e affrontarlo. Si era dimostrata fredda nei suoi confronti e lui se n’era accorto, le aveva chiesto spiegazioni aggredendola verbalmente e allora aveva capito che non c’era più nulla da fare: era finita. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 1.1 ***


Quella sera pioveva, Vittoria e Andrea erano usciti per fare un giro, pur non avendo niente da dirsi: non si guardavano negli occhi, si tenevano per mano per abitudine, ma non dicevano nulla.
Il silenzio era sempre piaciuto a Vittoria: lo trovava estremamente rilassante; ma ad Andrea non piaceva, ad uno estroverso come lui il silenzio non sarebbe mai potuto piacere.
Vittoria aveva la testa piena di pensieri: non sapeva come fare per introdurre il discorso, sapeva solo che voleva farlo; voleva sentirsi libera di essere sé stessa dopo tanto tempo.
Non ci fu bisogno che si ingegnasse molto per introdurre quel discorso spinoso: lo stava facendo Andrea.
<< Amore, devi dirmi qualcosa? Ti vedo pensierosa… E anche un po’ fredda nei miei confronti ultimamente. Non sarà che questi tuoi cambiamenti ti hanno sconvolto anche il cervello?>>
Se prima aveva avuto qualche dubbio, ora era certa della decisione che aveva preso; se fosse stato un po’ più attento, avrebbe potuto leggergliela negli occhi verdi, che lui diceva di amare tanto, quella decisione.
<< In effetti vorrei parlarti di una cosa… Hai ragione a dire che sono fredda nei tuoi confronti, ma, credimi, non sono i miei cambiamenti a rendermi tale. Ho avuto modo di rendermi conto che i miei sentimenti per te si sono molto raffreddati ultimamente; non so nemmeno io il motivo per il quale è accaduto, solo che è così e non credo che si possa rimediare in alcun modo>>. Doveva mantenere la mente fredda, doveva cercare le parole giuste per fargli capire la confusione che provava in quel momento; confusione dettata solamente dai bei ricordi che aveva di lui e con lui, nulla di recente comunque.
Si erano fermati per strada, incuranti della pioggia, che si faceva sempre più insistente e inzuppava la tela delle povere Converse turchesi di Vittoria; Andrea la stava guardando sconvolto, non riusciva a credere che la sua ragazza gli stesse comunicando in maniera così indifferente che aveva intenzione di lasciarlo.
<< E tu mi comunichi con così tanta leggerezza il fatto che mi stai lasciando perché credi che i tuoi sentimenti nei miei confronti si siano raffreddati?>>, le chiese allibito.
<< Io non lo credo, lo so! E comunque mi sembra di averla presa un po’ più seriamente di “alla leggera”; ma, ovviamente, ciò che dico e ciò che penso non va mai bene per te: quindi perché affannarmi e cercare di spiegarti le mie motivazioni? Salterai alle tue conclusioni affrettate e darai, come al solito, la colpa a me!>> rispose, cominciando ad impallidire man mano che la rabbia repressa tornava alla ribalta.
Vittoria era sempre stata una ragazza inusuale: per prima cosa la sua carnagione era pallida e quando si arrabbiava, non arrossiva, come la maggior parte delle persone faceva, bensì impallidiva ancora di più, se possibile. Inoltre non essere ascoltata dalle persone, alle quali si rivolgeva, le creava un senso di rabbia che faticava a reprimere; ma stava lavorando sul suo carattere. Anche quello era stato argomento di discussione tra lei ed Andrea: lui affermava che lei soffrisse di megalomania, perché sceglieva attentamente le persone che erano degne di parlare con lei e si riteneva, in ogni modo, superiore a tutti. Ma fargliene una colpa addirittura? Era sempre stata selettiva nelle sue conoscenze e a volte anche un po’ stronza, però non aveva mai ferito qualcuno in modo clamoroso: aveva messo in pratica la sua capacità dialettica e aveva allontanato educatamente la compagnia non richiesta.
<< Allora come puoi dirmi così improvvisamente che non provi più niente per me?>> le chiese, arrabbiato. << Mi hai mentito quando ti ho chiesto come stavi e mi hai risposto che andava tutto bene! Hai tradito la mia fiducia! L’unica cosa che ti ho chiesto, quando ci siamo messi insieme, era di non tradire mai la mia fiducia e tu l’hai fatto senza nemmeno pensarci! Io non posso accettarlo!>> le aveva urlato contro tutto il suo risentimento e aveva cominciato a camminare verso casa sua. Lei l’aveva seguito più per scrupolo di coscienza, che per interesse reale. Aveva cominciato a parlare, mentre cercava di tenere il suo passo << Non hai fatto altro che confermare ciò che avevo detto! Tu non mi ascolti! Io non ho tradito la tua fiducia. Come avrei potuto dirti quello che pensavo realmente, se ogni volta che ci sentivamo te ne uscivi con un problema sul lavoro? Non volevo appesantirti di un problema, che non ero nemmeno sicura fosse davvero un problema. E mi reputi un’egoista! Non ho fatto altro che pensare a te in tutto questo tempo! Ho diciotto anni e sono impegnata in una relazione che mi costringe a vedere il mio ragazzo per tre giorni ogni due mesi! Io non sono pronta per tutto questo, non me la sento di affrontare i problemi da “adulti” già da adesso: ho bisogno di sentirmi ancora adolescente, ho bisogno di sapere che posso fare cose stupide senza dover rendere conto a nessuno e, soprattutto, non voglio più avere paura della tua reazione per qualsiasi mio cambiamento. Quindi no, non te lo sto dicendo così alla leggera! Dovresti sapere bene che cerco di non prendere mai decisioni avventate! Ti sto lasciando per il mio ed il tuo bene, ci facciamo solo del male rimanendo insieme>>- dopo aver pronunciato il suo monologo, che non era nemmeno certa fosse stato ascoltato, si fermò e lo guardò fermarsi, voltarsi verso di lei e guardarla con disprezzo; ma quello sguardo non la feriva, se lo aspettava: non l’aveva mai compresa del tutto.
<< Visto che mi stai lasciando, perché non mi dici la cosa più importante?>> le chiese con un tono amaramente sarcastico.
Lei lo guardò confusa, non capiva dove volesse arrivare. << Cosa vuoi che ci sia di più importante di tutto ciò che ti ho già detto?>>
<< Se mi stai lasciando, allora rendimi libero… Dimmi che non mi ami più!>>.
Quelle parole erano sempre state difficili da dire: aveva faticato a dirle la prima volta, poi avevano perso il loro significato e adesso era difficile anche dire il contrario, ma Vittoria si sforzò, doveva farlo, sapeva che era vero. << Io… Io… Io non ti amo più>> lo disse a voce alta e guardandolo negli occhi: doveva trasmettergli il messaggio.
Andrea la guardò deluso, senza dire più una parola le voltò le spalle e se ne andò.
Vittoria, respirando a pieni polmoni l’aria fredda e pregna di pioggia di fine febbraio, si avviò verso casa, sentendosi finalmente libera; non era felice, ovviamente: aveva condiviso due anni con quel ragazzo e dimenticarlo non sarebbe stato facile- specialmente con l’esame scritto per la patente che l’attendeva di lì a due giorni. Tuttavia aveva la consapevolezza di essere libera di fare ciò che voleva e questo, per il momento, le bastava.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 2.2 ***


Era tornata a casa e aveva sorpreso tutti con quella notizia; sua madre l’aveva perfino sgridata perché non aveva reagito come una persona normale.
<< Una persona normale a quest’ora si starebbe disperando e starebbe piangendo tutte le sue lacrime; tu, invece, te ne stai fregando! Ho creato una persona senza sangue e senza sentimenti!>>
Sua madre era sempre stata una persona alquanto melodrammatica, pensava che, se si fosse data al teatro, avrebbe di sicuro riscosso successo.
Vittoria, però, non si era lasciata scalfire da quelle parole e aveva risposto a sua madre che non era colpa sua se era nata senza sentimenti, piuttosto l’assenza di questi la proteggeva da eventuali sofferenze e delusioni, che per altre persone rappresentavano problemi insormontabili.
Sua madre, d’altro canto, non sapeva che alla decisione di lasciare Andrea aveva contribuito una nuova figura, ignota a quasi tutti e a cui Vittoria teneva in modo particolare. Non ne aveva parlato con nessuno, non poteva parlarne con nessuno: era una situazione piuttosto delicata. Non l’aveva tradito; ci aveva pensato e ne aveva avuto l’opportunità, ma non l’aveva fatto; a meno che un semplice bacio non fosse da considerarsi tradimento. Lui era entrato nella sua vita in modo completamente inaspettato e l’aveva fatta sorridere in un periodo in cui, ormai, non sorrideva più; le aveva dato la forza di affrontare diverse situazioni poco piacevoli e sapeva dirle sempre la parola giusta al momento giusto; poi le cose si erano evolute in modo inaspettato, dapprima parlavano solo per sms, poi si erano incontrati una volta- senza che entrambi mettessero a parte di questo incontro i rispettivi partner- e lì c’era stato solo un bacio, ma aveva significato davvero molte cose: si ricordava ancora perfettamente ogni cosa di quel giorno.
Febbraio quell’anno era davvero pazzo: il tepore del sole del primo pomeriggio le scaldava il viso e lei aveva una gran voglia di uscire per apprezzarlo interamente; doveva solo trovare qualcuno con cui dividere quel sole!
Facile a dirsi!Pensò sconsolata; poi arrivò all’improvviso un sms di L (si chiamavano scherzosamente “i” ed “l” per la netta differenza di altezza) in cui le chiedeva se le andava di fare un giro.
Quale proposta migliore di questa!Non poté fare a meno di pensare e subito rispose che, se non era un problema, sarebbe scesa al volo per fare un giro; solo non sapeva ancora cosa sarebbe successo.
Lui era passato a prenderla, cercando di passare quantomeno inosservato, nonostante la sua macchina fosse tra le più riconoscibili in città. Trovarono un posto dove poter guardare il sole e si fermarono a parlare: ad entrambi il sole metteva allegria e, per poco tempo, dimenticarono chi fossero in realtà e quanti problemi avessero- almeno Vittoria lo fece. Non avevano molto tempo: lui doveva tornare al lavoro- era uscito con una scusa poco credibile, a detta di Vittoria.
Si stavano divertendo, stavano parlando e ridendo, ma erano troppo vicini e lui aveva notato l’attrazione che c’era tra loro: la baciò. Fu un bacio semplice, che la colse impreparata, ma a cui non seppe resistere: lo ricambiò fino a quando la sua ragione non tornò a fare capolino e a comunicarle che quello che stavano facendo era sbagliato! Insomma lui aveva trent’anni, aveva una moglie e dei figli e lei era solo una ragazzina di diciotto anni, che doveva ancora conoscere il vero amore; ma in quel momento aveva solo bisogno che qualcuno la stringesse e le dicesse che sarebbe andato tutto bene, non sarebbe successo niente. Tuttavia non riusciva a sentirsi in colpa, non provava disgusto per sé stessa a causa di ciò che aveva fatto; anzi, avrebbe voluto farlo ancora, era da mesi che non vedeva Andrea, che non veniva abbracciata: aveva solo bisogno di sicurezza e di un po’ di attenzioni. Queste spiegazioni sopraggiunsero al suo cervello solo dopo che si fu staccata da quelle labbra, che la stavano invitando a farlo ancora, a non essere timida e a baciarlo di nuovo, perché non sarebbe successo nulla di male, ma lei non poteva: se proprio doveva cominciare questa “relazione” clandestina con L, allora avrebbe dovuto chiudere con Andrea, perché, sebbene ultimamente le cose non andassero benissimo e tutto era diventato meccanico, lui non meritava questo. Respinse i tentativi successivi di L di baciarla e, senza che nessuno dei due si arrabbiasse, si lasciarono, promettendosi che si sarebbero sentiti per telefono.
Fu sorpresa dalla lucidità con cui ricordava ancora quell’evento; era tornata a casa piena di pensieri e aveva cercato di non pensarci eccessivamente, ma L aveva tenuto fede alla promessa e si era fatto sentire nemmeno un’ora dopo, facendola ridere nuovamente.
Sorrise al ricordo di ciò che era successo e che sperava sarebbe continuato a succedere con scenari un tantino diversi; ma questo, ovviamente, sua madre non lo poteva nemmeno immaginare!
Ora che aveva chiuso con Andrea si sentiva libera di stare con L… Almeno nei limiti permessi dal suo matrimonio. Avrebbe dovuto sentirsi in colpa nei confronti della moglie di L? O nei confronti dei suoi figli? Sapeva benissimo che ciò che facevano era totalmente sbagliato, ma non poteva farne a meno.
Avere quell’ora solo per loro, in cui esistevano solo I ed L, era una meravigliosa cosa per Vittoria: con lui non si faceva problemi a parlare, gli raccontava tutto e lui faceva lo stesso; alcune volte i loro occhi erano attraversati da un fulmineo lampo di consapevolezza, che li rendeva consci della situazione in cui si erano andati a cacciare e che, quando sarebbe finita, avrebbero sofferto.
Vittoria sapeva che sarebbe finita, era scontato che sarebbe finita: come avrebbe potuto rovinare un matrimonio? No, non l’avrebbe sopportato.
Eppure sopporti ben volentieri i vostri incontri! le rispondeva la coscienza.
Vittoria era solita definirsi in fase di ribellione, nonostante tale fase fosse giunta per lei più tardi che per molti altri, si trovava ad affrontarle e reputava la sua relazione con L non come un atto di ribellione (quelli erano il tatuaggio sulla caviglia e un altro buco all’orecchio), bensì come un qualcosa che aveva il potere di farla sentire libera, l’unica sensazione che non provava da due anni, l’unica sensazione di cui si era scoperta essere estremamente cupida da quando aveva conosciuto L.
 
 
Personal corner:
Salve a tutti!
Non mi sono ancora presentata: io sono puffo!
Sono nuova in fatto di scrittura, ma ho voluto provare a cimentarmi e spero che il risultato non sia totalmente catastrofico!
Vi ho appena proposto il capitolo II della mia storia, spero vi sia piaciuto… In un caso o nell’altro fatemelo sapere: suggerimenti e critiche sono sempre graditi.
Ci conosceremo man mano che andrò avanti con la storia, sperando che ci sia qualcuno da conoscere! xD
A presto, puffo!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 3.3 ***


Avevano continuato a vedersi.
Avevano continuato a sentirsi per sms.
Avevano continuato e basta.
Vittoria viveva quel rapporto con l’incoscienza propria di una diciottenne innamorata dell’idea dell’amore, ma del quale è ben consapevole di non conoscere nulla.
L era tranquillo e allegro quando era con lei: la faceva sentire leggermente più grande della sua età, ma non mancava mai di farle notare la sostanziale differenza d’età che intercorreva tra loro; lei, a quel punto, non poteva che replicare che loro erano amici e gli amici, in quanto tali, non si frequentano solo perché hanno la stessa età. L non poteva controbattere a quell’affermazione: la baciava e ridevano insieme, indecisi su chi dei due fosse il più immaturo in quei momenti.
Quel pomeriggio erano a casa di L, seduti sul divano, si stavano coccolando e parlavano di ragazzi.
In qualità di “uomo maturo” e sposato L si sentiva in dovere di consigliare Vittoria nel modo migliore riguardo l’argomento “ragazzi”. Non poteva di certo avanzare pretese su di lei: ufficialmente nemmeno si conoscevano!
Così L riprese a parlare, nonostante si trovasse a qualche millimetro dalle sue labbra e la stesse fissando negli occhi con il desiderio nello sguardo: “ Devi fare assolutamente attenzione ai ragazzi, specialmente quelli della tua età: hanno solo un pensiero in mente quando escono con una ragazza bella come te ed io non voglio che tu soffra per uno scemo, il cui unico pensiero è ‘come mi scopo questa qui oggi?’”
In quei momenti Vittoria si sorprendeva sempre: non si aspettava che lui potesse preoccuparsi così tanto per lei, nonostante tutte le cose a cui doveva già pensare; ma, ogni volta che intraprendevano quell’argomento e lei se ne usciva mostrandogli la foto di un ragazzo che aveva visto in giro e che le interessava, lui le faceva il solito discorso, dimostrandole quanto tenesse a lei, sebbene la forma del discorso lasciasse solo intendere il messaggio contenuto.
“ Non ti devi preoccupare per me, caro L: so badare a me stessa, nel remoto caso- spero- in cui dovesse succedere qualcosa, io saprò difendermi più che bene!”; era sicura di sé la piccola Vittoria: da anni frequentava un corso di karate ed era quasi arrivata alla cintura nera, ma ciò che la faceva sentire così sicura era il fatto di avere lui alle spalle; era certa che lui non avrebbe mai mancato di difenderla, se si fosse presentata l’occasione.
Lui sorrideva e pensava che, dopotutto, era davvero piccolina- la sua piccolina- e, messa a confronto con qualunque figura maschile a cui riusciva a pensare, risultava realmente indifesa e incapace di proteggersi e gli doleva il cuore a causa della sua impossibilità di intervenire nel modo in cui avrebbe dovuto, se fosse stato necessario: la sua posizione glielo impediva e doveva lasciare che il destino fosse buono con la sua piccolina e che non la mettesse davanti a situazioni che non sarebbe stata in grado di affrontare nel modo giusto.
Si era ripromesso che non sarebbe stata una cosa seria, che si sarebbero visti per un po’ e poi l’avrebbe lasciata andare, com’era giusto che fosse, e avrebbe cercato qualcun’altra con cui divertirsi ancora per un po’ per provare a dimenticare la sua vita matrimoniale; tuttavia lei era entrata nella sua vita con il suo invito, certo, ma dopo si era aggrappata al suo cuore e sembrava che non volesse lasciarlo, o forse era lui che si era aggrappato al cuore della sua piccolina? Che si stesse innamorando di lei? No, non poteva. Non poteva assolutamente. Era sposato, era consapevole di stare tradendo la sua famiglia, ma non riusciva a non farlo.
Vittoria, d’altronde, si era affezionata a lui; non sapeva se ciò che provava nei suoi confronti fosse amore o qualcos’altro, sapeva solo che lui riusciva a farla sorridere e la sorprendeva con poco- piccoli gesti che le allietavano la giornata e la rendevano meno acida del solito. Le sue amiche, infatti, si domandavano come mai facesse a sorridere dopo quello che era successo e come riuscisse a risultare più simpatica di sera. Semplice- pensava lei-nel pomeriggio mi vedo con L e faccio l’amore con lui! Ma questo le sue amiche non lo sapevano. Nonostante fosse stata parecchie volte sul punto di dirlo alla sua amica Clarissa, non l’aveva fatto perché aveva paura del suo giudizio e temeva che, dicendolo, sarebbe cambiato tutto, o peggio lui l’avrebbe lasciata. Si trovava sempre divisa su questo punto: il cervello le suggeriva di confessarlo a qualcuno, se proprio non voleva saperne di lasciarlo; mentre il cuore le imponeva di proseguire in segreto la sua “storia” con L senza dire niente a nessuno, in quanto nessuno avrebbe potuto capire. Allora lei, eternamente indecisa, ma propensa a seguire ciò che il cuore urlava per il momento, ogni giorno si sedeva su uno scoglio in riva al mare al tramonto e fumava una sigaretta, sperando di trovare una risposta sensata alle sue domande nelle volute di fumo bianco.
 
 
Personal corner:
Salve!
Sono tornata dall’Ade, in cui ero discesa prima della pubblicazione dei quadri di ammissione! Sono presissima dalla preparazione per gli esami di maturità e non sono riuscita a trovare un momento di libertà prima di oggi.
Ma eccomi qua! J
Se siete arrivate fino a qui ne avete di coraggio: questo capitolo non convince nemmeno me, ho eseguito troppi voli pindarici, ma tant’è.
Fatemi sapere cosa ne pensate, per favore.
Al prossimo capitolo,
Puffo

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1067232