A bit of love/hate

di Sammy_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO: DEAR MUM ... ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1: CALL ME MAYBE ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2: HUMMING IN THE SHOWER ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3: CANDY PINK ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4: YOGHI BEAR ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5: IRISH LEPRECHAUNS ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6: RED POPPY ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7: LET'S GO TO THE CAMPING! ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8: RAY OF SUNSHINE ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9: WELCOME TO FLORENCE! ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10: A LEMON ON TWO WHEELS ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 11: YOUR SMILE IS LIKE THE SUN TO ME ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 12: FENIGLIA BEACH ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 13: HIS GREEN EYES ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 14: OUR LOVE IS LIKE A TACOS! ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 15: DON'T LEAVE ME IN THIS WAY ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 16: FOUR THINGS TO DO ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 17: IT'S HARD TO SAY GOODBYE ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 18: HE WASN'T HIM ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 19: PASSION, REPENTANCE, FORGIVENESS ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 20: CUPID ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO 21: ISN'T SHE LOVELY ***
Capitolo 23: *** EPILOGO: DEAR MUM (THREE YEARS LATER) ***
Capitolo 24: *** NUOVAAA ***



Capitolo 1
*** PROLOGO: DEAR MUM ... ***


PROLOGO:

Cara mamma,
è da tanto che non vengo a trovarti così per farmi perdonare ho deciso di scriverti questa lettera.
Scusa , se solo volessi potrei anche venire qui tutti i giorni ma sai bene quanto odio i cimiteri.
Da  quando te ne sei andata sono cambiate tante cose …
Papà adesso ha una nuova compagna, si chiama Anne.
È una brava donna e con me è un amore.
Ha due figli, Gemma e Harry.
Lei è una ragazza straordinaria ma adesso non vive più con noi perché si è trasferita a Londra con il suo ragazzo.
Harry invece … è davvero irritante! Ti giuro, non lo sopporto proprio,è l’essere più arrogante e fastidioso che esista sulla faccia della terra.
È davvero dura vivere con lui e come se non bastasse frequentiamo la stessa scuola.
Per fortuna adesso sono cominciate le vacanze estive così almeno avrò una scusa per stare fuori casa tutto il giorno. Credo che passerò molto tempo a casa di Ella, la mia migliore amica.
Ci siamo conosciute tre anni fa, due mesi dopo il tuo funerale … tutto quello di cui avevo bisogno in quel momento era un’amica e ho trovato lei, la ragazza più dolce che abbia mai conosciuto.
Bene, credo di averti aggiornato su tutto più o meno.
Ti prometto che tornerò a trovarti più spesso, intanto ti lascio qui un bel mazzo di rose bianche, le tue preferite, giusto?
Mi manchi tanto mamma …
Con affetto, tua Bechy.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1: CALL ME MAYBE ***


NON AVUTO IL TEMPO DI RILEGGERLA, SIATE CLEMENTI! *FACCIA DA CUCCIOLO* CAPITOLO 1:
-          Harry esci da questo maledetto bagno! – urlai con tutto il fiato che avevo in gola.
Il mio fratellastro aprì la porta come se nulla fosse e mi rivolse un sorriso sornione.
-          Tutto tuo – disse facendosi da parte per farmi entrare.
-          Idiota, perché ci hai messo così tanto?
-          Io ci metto quanto mi pare e piace va bene?
-          Vaffanculo – bisbigliai per non farmi sentire da Anne nella stanza accanto.
-          Buona giornata anche a te! – ribatté lui ad alta voce.
Entrai in bagno e sbattei la porta con forza facendo tremare le pareti.
Mi guardai allo specchio e una ragazza dai lunghi capelli rossi e gli occhi azzurri mi rivolse un’espressione esasperata.
Quella ero proprio io, Rebecca, o meglio Bechy, Ippolito, ragazza diciassettenne di origini italiane, costretta a vivere con quella sotto specie di scimpanzé, meglio conosciuto con il nome di Harry Styles.
Mi sciacquai il viso con l’acqua gelida sperando di levarmi dalla testa l’espressione strafottente del mio odioso fratellastro.
Si può davvero arrivare a detestare una persona così tanto? La risposta è si.
Finii di lavarmi e mi vestii indossando un semplice paio di jeans, una felpa rossa e delle scarpe TOMS in tinta.
Scesi al piano di sotto per fare colazione e di nuovo mi ritrovai Harry davanti mentre mangiava una scodella di cereali seduto al tavolo alto della cucina.
-          Ehi, quelli sono i miei cereali! – protestai.
-          I miei sono finiti – rispose lui con una scrollata di spalle.
Sbuffai spazientita e mi versai del succo di frutta andandomi a sedere il più lontano possibile da lui.
Non vedevo l’ora di uscire di casa. Quel giorno io ed Ella avevamo deciso di andare al parco acquatico per svagarci un po’, per questo sotto ai vestiti avevo indossato anche un bikini blu elettrico.
In quel momento mio padre uscì dal suo studio e mi venne a salutare dandomi schioccandomi un bacio sulla fronte.
-          Buongiorno papà!
-          Buongiorno Robin! – lo salutò Harry.
-          Buongiorno a voi ragazzi! – aprii il frigorifero e ne tirò fuori un’abbondante fetta di torta al cioccolato con una montagna di panna sopra.
-          Papà … - alzai un sopracciglio fulminandolo con lo sguardo – ma non eri a dieta?
-          Io? Quando mai? – prese un cucchiaio e lo affondò nello strato di panna – non ditelo ad Anne     però …
Scoppiai a ridere ma quando lo fece anche Harry tornai seria all’istante. Se lui trovava una cosa divertente all’stante io la trovavo irritante.
-          Allora, cosa fate oggi di bello ragazzi?
Feci per rispondere ma Harry fu veloce di me:
-          Vado al parco acquatico con i miei amici!
-          Cosa? – non riuscivo a credere alle mie orecchie – stai scherzando, vero?
-          Niente’affatto – replicò lui con aria di sfida – ci vado eccome!
-          No, io ci vado!
-          Cosa? – stavolta fu lui ad essere sconvolto – te lo puoi scordare! È da mesi che organizziamo questa uscita.
-          Senti brutto babbuino …
Mio padre mi fermò appena in tempo tappandomi la bocca con una mano prima che potessi partire con la mia scarica di insulti.
-          Andateci entrambi e fate in modo di non incontravi, no?
-          Ma papà …
-          Niente ma, sono davvero stufo di sentirvi litigare.
Alla nostra piccola discussione si unì anche Anne, la madre di Harry, nonché fidanzata di mio padre.
Anche lei ci disse che non era necessario che uno dei due rinunciasse ad andare ma io non ero della stessa opinione.
Tutto ciò che volevo era stare il più lontano possibile dal mio fratellastro e invece lui continuava a perseguitarmi con quei suoi maledetti riccioli castani che facevano tanto impazzire le ragazza (le altre ragazze, di certo non me) e i suoi occhioni verdi da pesce lesso.
Insomma, alla fine non solo ci costrinsero ad andare ma obbligarono Harry a dare un passaggio a me ed Ella.
In realtà la macchina non era neanche di Harry ma del suo amico Louis Tomlinson.
Uscii di casa di malumore senza neanche salutare mio padre e Anne mentre lui come al solito fece il lecchino e li abbracciò entrambi calorosamente come se stesse per partire per la guerra.
O forse era davvero così visto che avremmo dovuto affrontare un viaggio in macchina insieme.
In auto ad aspettarci c’erano altri quattro ragazzi che mi rivolsero un sorriso gentile.
Salii nel sedile posteriore e mi sedetti tra un ragazzo biondo ossigenato e uno dai capelli e la pelle scura che a sua volta era seduto vicino ad un altro ragazzo castano mentre Harry prendeva posto davanti vicino a Louis, il guidatore.
-          Piacere – mi disse il biondo stringendomi la mano – io sono Niall Horan.
-          E io Liam Payne – disse quello castano – è Zayn Malik – aggiunse indicando il moro seduto accanto a me.
-          Piacere di conoscervi – risposi senza troppo entusiasmo – mi chiamo Bechy Ippolito.
Ricambiai la stretta di Niall e poi mi lasciai affondare nel sedile infilandomi le cuffie dell’ipod nelle orecchie.
Non avevo nessuna voglia di ascoltare i discorsi futili di quei cinque bamboccioni così misi “Bad Reputation” di Joan Jett a massimo volume.
Stavamo quasi per varcare l’uscita dell’autostrada quando ebbi un’illuminazione.
-          Ella! Dobbiamo passare a prendere anche lei.
Vidi Harry alzare gli occhi al cielo sbuffando ma Louis al contrario fu molto gentile e  dopo avermi chiesto l’indirizzo tornò indietro fino a casa della mia amica.
Ella ci stava aspettando nel vialetto davanti casa sua, già pronta con una bandana gialla in testa e gli occhiali da sole che le scendevano sul nasino all’insù.
Cinque minuti prima di uscire di casa le avevo scritto un messaggio per comunicarle il nostro cambio di programma e lei ne era rimasta entusiasta.
Per qualche strano scherzo della natura infatti, al contrario di me aveva sempre desiderato fare amicizia con Harry e i suoi amici.
Salì in macchina tutta pimpante e si sedette in braccio a me dato che non c’era più posto.
-          Salve a tutti! – esclamò sorridendo.
Si presentò ad uno ad uno (tranne ad Harry che già conosceva abbastanza bene) e come al suo solito cominciò a chiacchierare a raffica di qualsiasi cosa: il tempo, l’estate, i compiti per le vacanze, l’ultimo CD dei Cold Play … insomma, proprio qualsiasi cosa.
Sicuramente i cinque ragazzi la trovarono subito più simpatica di me che invece stavo sempre zitta ma non mi importava, sapevo essere allegra e spensierata anche io ma non quando mi trovavo nelle vicinanze del mio fratellastro.
Arrivammo a destinazione dopo circa mezz’ora di viaggio, il parco acquatico era davvero immenso e pieno di attrazioni.
-          Dobbiamo assolutamente provare quello! – Ella indicò un enorme scivola ad acqua di colore blu formato un vorticoso tunnel che andava a sfociare in una piscina di acqua cristallina.
-          Li proveremo tutti Ella, stanne certa!
Stava cominciando a tornarmi il buon umore quando Liam ebbe la pessima idea di restare uniti invece di separarci come avrei voluto io.
-          Dividiamoci in gruppi casomai – propose Niall – io, Ella, Liam, Zayn e poi Harry, Louis e Bechy.
-          Assolutamente no! – strillammo io e Harry nello stesso momento.
-          Non posso stare con lui – protestai – vi prego con chiunque ma non con questo sbruffone.
-          Sono d’accordo, la sola idea di passare altro tempo con Mrs “ehi-sono-Bechy-giù-le-mani-dai-miei-cereali” mi fa venire l’orticaria.
-          Idiota – gli diedi un leggero pugno sulla spalla facendolo sobbalzare.
-          Idiota ci sarai!
-          Okay, adesso basta! – Ella intervenne per dividerci e riorganizzò i gruppetti: Io con lei, Louis e Niall e Harry con Zayn e Liam.
Così ci dividemmo e finalmente potei tirare un sospiro di sollievo. Più Harry si allontanava da me e più sentivo allargarsi un sorriso sulle mie labbra.
Mi tolsi i vestiti lasciandoli nel guardaroba e finalmente potei godermi un po’ di sole.
Fosse stato per me sarei anche rimasta tranquillamente sdraiata sul lettino a leggere una rivista ma la mia migliore amica non me lo permise.
-          Eh no! Siamo venuti qui per divertirci Bechy, credi davvero che ti lascerò qui a poltrire?
-          Hai ragione, forza, andiamo!
Cominciammo a correre strillando come due ragazzine mentre Louis e Niall ci correvano dietro a ruota cercando di non perderci di vista.
Arrivate in cima al grande scivolo blu ebbi un ripensamento: era davvero alto e sembrava interminabile.
Sono sempre stata una ragazza coraggiosa ma soffrivo terribilmente di vertigini.
Ella e Niall partirono subito senza neanche aspettarci e io rimasi sola con Louis.
-          Hai tanta paura? Se vuoi possiamo tornare indietro …
-          No! – risposi io decisa – posso farcela!
-          Andiamo insieme allora, così sarà meno spaventoso magari.
Prima che potessi controbattere Louis si posizionò dietro di me e dando una leggera spinta con le braccia muscolose, ci fece scivolare entrambi.
All’inizio, mentre lui ululava dalla gioia, io rimasi pietrificate dallo spavento evitando accuratamente di tenere gli occhi chiusi ma quando fummo abbastanza bassi li riaprì e cominciai ad urlare anche io portando le braccia al cielo.
L’impatto con l’acqua gelida fu talmente improvviso da levarmi il respiro ma non appena tornai in superficie non potei fare a meno di sorridere.
Usciti dall’acqua io e Loui seguimmo Ella e Niall verso un altro scivolo.
-          Grazie – dissi rivolta al migliore amico di Harry – senza di te non avrei mai avuto il coraggio di scendere.
-          Figurati – Louis sorrise e mi scompigliò i capelli bagnati con una mano – è stato divertente, vero?
-          Puoi dirlo forte!
Andammo su e giù per tutti gli scivoli senza mai stancarci. Mi stavo proprio godendo quella magnifica giornata di sole e dovevo ammettere che dopotutto gli amici di Harry non erano tanto male.
Louis aveva sempre la battuta pronta e Niall era di una dolcezza incredibile.
Più avanti scoprii anche che il biondino era noto per essere dotato di una fame insaziabile.
-          È meglio andare a mangiare qualcosa – disse Louis – cerchiamo gli altri e andiamo anche con loro.
Pranzare con Harry? Uffa, perché di punto in bianco avevano rovinato tutto?
Ci ritrovammo tutti e sette davanti alla tavola calda del parco acquatico e ci riunimmo intorno ad un tavolino rotondo talmente piccolo che dovemmo stringerci con le sedie uno accanto all’altro.
Inizialmente capitai tra Harry ed Ella ma le nostre proteste furono tante che alla fine Zayn prese il posto del mio fratellastro.
Era tutto inutile, non riuscivamo proprio ad andare d’accordo, anzi, in realtà non ci sforzavamo neanche di farlo.
Una cameriera bionda tutta curve e niente cervello ci raggiunse al tavolo per prendere le ordinazioni.
Pervertito com’era Harry non si fece scrupoli ad allungare il collo per sbirciare nella scollatura della sua camicetta aderente.
Lo vidi sorridere con malizia e ammiccare verso la cameriera.
Speravo davvero che lei gli rivolgesse un’occhiataccia o, meglio ancora, che lo prendesse a schiaffi ma al contrario gli rivolse l’occhiolino con fare provocante.
Sospirai e distolsi lo sguardo disgustata.
Harry era fatto così, aveva tutte le ragazze ai suoi piedi qualsiasi cosa facesse.
Nel week end quando i genitori non c’erano casa nostra era un via vai di ragazze di ogni tipo che entravano e uscivano dalla stanza di Harry.
Non ci voleva molto a capire che cosa facessero chiusi lì dentro ma sinceramente preferivo non pensarci, la vita sessuale del mio fratellastro non mi interessava affatto se non che a volte diventava piuttosto scomodo ritrovarsi sempre qualche sconosciuta dentro casa.
La commessa tornò poco dopo portandoci i panini che avevamo ordinato e con fare furtivo passò ad Harry un tovagliolino di carta con su scritto il su numero di cellulare.
-          Chiamami – mormorò al ricciolino prima di andarsene.
Gli altri ragazzi cominciarono a ridacchiare e Harry infilò il tovagliolino nel portafoglio con aria soddisfatta.
Quando faceva così avevo voglia di prenderlo a pugni per eliminargli dalla faccia quel maledetto sorriso (dal quale spuntavano anche due irritanti fossette agli angoli della bocca).
Era ufficiale, con il suo egocentrismo ingiustificato Harry era riuscito a rovinarmi la giornata per l’ennesima volta.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2: HUMMING IN THE SHOWER ***


CAPITOLO 2:

Qualche giorno dopo mentre attraversavo il corridoio diretta in bagno vidi uscire dalla stanza di Harry la cameriera bionda del parco acquatico.
“Troia” pensai fissando la sua mini gonna quasi inesistente.
Lei invece mi sorrise amabilmente e senza proferire parola uscì da casa nostra.
Nel frattempo Harry aveva raggiunto il bagno e ci si era chiuso dentro proprio nel momento in cui stavo per entrarci io.
Furiosa cominciai a battere forte sulla porta con i pugni serrati.
-          Ehi brutto deficiente! Non hai visto che dovevo entrare prima io?
Nessuna risposta.
Sentii solo l’acqua della doccia scrosciare e poi la voce roca e profonda di Harry che cominciava a canticchiare.
Era bravo, dovevo ammetterlo, la musica era l’unica cosa in cui, a mio parere, ci capiva qualcosa.
Rimasi ad aspettare lì fuori per non so quanto tempo seduta a terra con la schiena poggiata alla parete accanto alla porta.
Harry uscì dal bagno e non appena mi vide scoppiò a ridere sguaiatamente.
-          Che stai facendo? Chiedi l’elemosina?
-          No idiota, stavo aspettando che tu finissi!
Harry non indossava niente a parte un minuscolo asciugamano bianco intorno alla vita. Per il resto era completamente nudo e bagnato.
I suoi riccioli gli ricadevano disordinatamente sulla fronte mentre una gocciolina d’acqua gli scendeva dal collo fino agli addominali scolpiti.
Circa un anno prima quando ci eravamo conosciuti per la prima volta Harry non era ancora così. Aveva un pancetta bella tonda e delle guanciotte da criceto.
Anche a quei tempi però le ragazze lo trovavano irresistibile, chissà perché …
-          Perché mi stai fissando? – la voce di Harry interruppe  i miei pensieri e solo allora mi resi contro che stavo tenendo lo sguardo fisso sui suoi pettorali.
Arrossii di colpo e alzai gli occhi verso il suo viso dove notai un sorriso vagamente compiaciuto.
Vederlo allegro o soddisfatto mi faceva venire i nervi, dovevo assolutamente mettergli addosso un po’ di malumore.
-          Ho visto che anche oggi ti sei dato da fare!
-          Tess è venuta qui solo per studiare – ribatté lui con aria di sfida.
-          Certo come no,tu  non studi neanche durante l’anno scolastico, figuriamoci se ti sforzi di farlo durante le vacanze estive.
-          Scusa ma cosa vuoi da me? Perché non ti fai gli affari tuoi?
-          Perché sono stufa di ritrovarmi le tue troiette in mezzo ai piedi! – urlai livida dalla rabbia – se proprio non riesci a tenere a bada i tuoi ormoni almeno vedi di andartene da qualche altra parte!
-          Non ci penso proprio, questa è anche casa mia!
-          Lo so, quanto vorrei che non lo fosse … - lo spinsi via ma lui mi blocco per le spalle.
-          Smettila di rompermi le palle, Bechy! – mi fece quasi paura e per allontanarlo gli diedi un bel  calcio nei testicoli senza neanche rendermene conto.
Lo vidi rotolare a terra ululando dal dolore e per un attimo mi senti quasi in colpa ma poi un senso di orgoglio mi pervase. Lo avevo colpito proprio nel suo punto debole. Okay, in realtà quello era il punto debole di tutti gli uomini ma considerando l’uso sproporzionato che ne faceva Harry con le varie Tess di turno, quella era proprio una grande soddisfazione.
-          Stronza! – il ricciolino si alzò di scatto e io mi chiusi in bagno prima che potesse raggiungermi.
Mi infilai sotto la doccia e cominciai a cantare anche io in modo da non sentire le sue urla:

“Harry è proprio un deficiente,
senza dubbio un gran demente,
lui fa sempre il bamboccione
ed è proprio un gran coglione,
si crede fico non so perché
è più ottuso di un bebè”.

Avevo inventato quella canzoncina solo due settimane dopo il nostro primo incontro e la cantavo sempre sapendo di scombussolare completamente il suo sistema nervoso.
Lui non si diede per vinto e continuò ad urlare dal corridoio finché non sentii la voce di Anne che lo sgridava.
Chiusi l’acqua, smisi di cantare e aguzzai le orecchie per ascoltare meglio.
-          Adesso basta Harry! – Anne sembrava davvero arrabbiata – non ti permetto di insultare Bechy in questo modo! Quando esce chiedile scusa!
Harry che si umiliava chiedendomi scusa davanti a sua madre? Non potevo perdermi quello spettacolo per nessuna ragione al mondo!
Uscii velocemente dalla doccia e dopo essermi avvolta un asciugamano intorno al corpo aprii la porta del bagno.
Anne era ancora lì nel pieno della sua ramanzina e quando mi vide lanciò un’occhiataccia a suo figlio, che nel frattempo si era infilato al volo una t-shirt bianca e dei jeans, per spingerlo a farsi avanti.
-          Scusa Bechy – Harry teneva lo sguardo basso e i pugni stretti, si vedeva che gli costava parecchio fare quello sforzo, probabilmente se non ci fosse stata sua madre in quel momento sarebbe stato anche capace di picchiarmi.
-          Accetto le tue scuse – risposi io sfoderando il mio sorriso più innocente – vedrai che da oggi in poi andremmo più d’accordo – il mio tono di voce era falsamente dolce e lo vidi irrigidirsi ancora di più.
Stavo facendo l’ipocrita ma non mi importava, era troppo divertente vederlo ribollire di rabbia!
Anne mi diede un bacio sulla fronte, poi abbracciò suo figlio.
-          Bravo il mio ometto, bisogna portare rispetto alle donne, ricordatelo sempre.
-          Oh Anne, credimi, Harry le rispetta eccome le donne …
La mia matrigna parve confusa.
-          Cosa intendi dire? – sia lei che Harry mi rivolsero uno sguardo interrogativo.
-          Intendo dire che il signorino Styles rispetta le donne a tal punto che se le porta tutte a letto senza fare distinzioni.
-          Cosa? – Anne spalancò i grandi occhi verdi spostando ripetutamente lo sguardo da me ad Harry.
-          Si, si – continuai io – la sua stanza ne ha viste delle belle!
-          Harry … - Anne non sapeva proprio cosa dire.
Il mio fratellastro invece non riuscì più a contenersi.
-          Questa me la paghi! – urlò puntandomi addosso un dito accusatore.
Detto questo cominciò a rincorrermi per tutta casa.
Io urlai spaventata e fuggii fuori in giardino.
Ero ancora mezza nuda e alla paura di essere menata da Harry si aggiunse quella di perdere l’asciugamano per strada e rimanere completamente nuda in mezzo alla strada.
Continuai a correre imperterrita uscendo dalla nostra proprietà e raggiungendo la strada.
Avevo i piedi scalzi e mi graffiai con un pezzo di vetro sull’asfalto.
Urlai di dolore ma non mi fermai neanche un attimo mentre Harry continuava ad inseguirmi.
Alla fine mi ritrovai in un vicolo cieco in fondo alla strada.
Ad Holmes Chapel, la minuscola cittadine inglese in cui vivevamo, non c’erano molto altri posti dove andare a rifuggiarsi.
-          Ti prego Harry, non picchiarmi!
-          Picchiarti! Ma per chi mi hai preso?
Il mio fratellastro mi aveva raggiunto con aria furente ma effettivamente non sembrava volesse mettermi le mani a dosso.
-          Non ti picchierei mai Bechy, volevo solo chiuderti a chiave nel capanno degli attrezzi in giardino!
-          Oh, ma che pensiero gentile – commentai sarcastica.
-          Ripensandoci forse sarebbe meglio picchiarti … - scattò verso di me all’improvviso facendomi urlare.
Automaticamente mi coprii il viso con le braccia pronta a ricevere una scarica di botte ma non accadde nulla, Harry stava ridendo come un pazzo.
-          Hahaha ci sei cascata! Avresti dovuto vedere la tua faccia!
-          Idiota! Adesso ti sistemò io! – alzai il pungo e feci un passo verso di lui ma in quell’istante sentii un bruciore insopportabile alla ferita che mi ero procurata sul piede a causa del pezzo di vetro.
-          Stai sanguinando – osservò Harry.
-          Ma dai? Non ti sfugge niente eh?
Lui ignorò il mio sarcasmo e prima che potessi ribellarmi mi prese in braccio come una principessa per riportarmi a casa.
Non era mai stato così gentile con me, evidentemente una parte di lui non poteva resistere davanti ad una giovane donzella in difficoltà.
Gli fui grata per l’aiuto ma non lo ammisi mai.
Io e lui litigavamo sempre, non potevamo essere amici. Mai.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3: CANDY PINK ***


CAPITOLO 3:

Per fortuna il giorno dopo era sabato e Des, il padre di Harry, venne a prendere suo figlio per portarlo a pesca durante il week end.
Io invece la sera andai a dormire da Ella.
Casa sua mi trasmetteva un certo senso di tranquillità, forse perché non c’erano irritanti ragazzi adolescenti che giravano per caso con uno sguardo che sembrava dire “io sono troppo figo baby, nessuna ragazza mi può resistere!” (ogni riferimento ad Harry è puramente casuale).
La sua camera era ampia e spaziosa, tutta di color rosa confetto, fatta eccezione per l’enorme letto a baldacchino color crema che troneggiava in mezzo alla stanza.
Sembrava di essere all’interno di un marshmallow gigante!
Dopo cena ci buttammo a peso morto sul letto per guardarci un DVD nell’immenso televisore al plasma.
Ora, tutto ciò poteva dare l’impressione che Ella fosse molto ricca ma in realtà la sua situazione economica era nella media.
Se possedeva tante cose costose era solo perché essendo figlia unica i suoi genitori la viziavano terribilmente arrivando a spendere cifre ignobili per oggetti futili.
Mio padre era un imprenditore e guadagnava tantissimi soldi. Nonostante tutto, era uno che amava la semplicità e per questo noi Ippolito non davamo mai l’impressione di essere tanto ricchi quanto lo eravamo realmente.
A me andava bene così naturalmente ma ogni tanto sarebbe mi sarebbe piaciuto essere viziata un pochino.
-          Allora che film vediamo? – Ella sparse sul letto una pila di DVD di ogni genere.
-          Non lo so, per me è uguale …
-          Che ne dici di “Titanic”?
-          Oh no! Ella l’abbiamo visto cento volte!
-          Okay, allora …  “Love Actually”?
-          No! È il film preferito di Harry!
-          Uffa! Allora decidi tu!
Ella cominciò a farsi una lunga treccia con i suoi capelli corvini lasciando a me l’arduo compito di scegliere un film adatto alla serata.
Alla fine scelsi “Quel pazzo venerdì”.
Anche quello era un film che avevo visto milioni di volte ma c’era Lindsay Lohan, una delle mie attrici preferite.
Ella invece impazziva per Chad Michael Murray, altro attore presente nel cast.
-          Uh, quant’è figo! – il suo sguardo si illuminò all’istante – magari trovare un ragazzo come lui. Anche se …
Lasciò la frase in sospeso e dopo avermi rivolto un’occhiatina nervosa tornò a concentrarsi sul film.
Io però avevo notato subito il suo improvviso cambio d’umore e fui assalita dalla curiosità.
Afferrai il telecomando caduto sul tappeto di pelliccia rosa sintetica e fermai il film proprio durante la scena nella quale la protagonista riusciva a parlare per la prima volta con il ragazzo per cui aveva una cotta.
-          Cosa stavi per dire?
-          Niente … - Ella si sciolse la treccia e ricominciò da capo.
Era una ragazza di colore e la sua pelle scura faceva risaltare ancora di più il bianco dei suoi occhi che in quel momento erano fuggitivi.
Si mordicchiò le labbra carnose e poi sospirò.
La stavo fissando in un modo abbastanza inquietante perciò alla fine cedette.
-          L’altra sera sono uscita con Niall Horan, l’amico di Harry, siamo stati davvero bene, sai?
-          E perché non me l’hai detto? – spalancai la bocca in un gesto di stupore e incrociai le braccia sul petto sentendomi leggermente offesa.
Lei era la mia migliore amica, come poteva nascondermi certe cose?
-          Avevo paura che ti arrabbiassi – si giustificò lei guardandomi negli occhi per la prima volta – so quanto detesti Harry, pensavo che nemmeno i suoi amici ti stessero simpatici.
-          E invece si! Insomma, non li conosco bene ma mi sembrano … dei tipi a posto. E poi Niall è così dolce, ha perfino diviso il gelato con te quando siamo andati al parco acquatico.
-          Già, incredibile vero? Con la fame che si ritrova!
-          E l’altra sera come è stato?
-          Fantastico! Gentilissimo! Romantico! – Ella saltò giù dal letto e cominciò a piroettare per tutta la stanza. – Mi ha portato a cena in un ristornate carinissimo, abbiamo riso e scherzato per tutta la sera e alla fine mi ha riaccompagnato a casa!
-          E poi?
-          E poi …
-          E poi? – insistetti impaziente.
-          E poi … ci siamo baciati! Ma nulla di più, mi ha chiesto di uscire anche il prossimo venerdì.
-          Wow Ella, sono felice per te!
Mi alzai ad abbracciare la mia amica ma lo feci con un tale foga che perdemmo entrambe l’equilibrio andando ad arrotolarci tra le tendine di pizzo rosa.
-          Orribili – commentai spostandone un lembo – se mai porterai Niall nella tua stanza ti consiglio di eliminare queste tende alla “Hello Kitty”.
Ella si irrigidì di colpo e sicuramente sarebbe arrossita se fosse stato possibile vederlo. Era una ragazza molto “casta” e la sola idea di far entrare un ragazzo nella sua la metteva a disagio.
Tornammo a sdraiarci sul letto per finire di vedere il film ma a quanto pare Ella aveva ancora qualcosa da dirmi.
-          Sai, Niall mi ha detto che Harry ha una cotta per una ragazza della nostra scuola!
-          Davvero? Buon per lui … – non era affatto interessata a quell’argomento ma lei invece continuò ad insistere.
-     Secondo te chi può essere?
-     Ma che ne so? Sarà qualche troietta con un bel culo e delle tette enormi, è questo il tipo di Harry ... Adesso zitta per favore, Chad Michael Murray sta scendendo dalla moto.
-    Mmmmh, guarda come scuote i capelli mentre si leva il casco! Oh Chad, cosa ti farei se fossi qui!
-    Ella! - urlai fingendo di essere scandalizzata come una suora davanti ad una coppietta di adolescenti che pomiciano senza pudore - Pensavo che adesso tu pensassi solo a Niall.
-   Si, sono una ragazza fedele lo sai ma ... Cazzo, stiamo parlando di Chad Michael Murray!
Scoppiamo entrambe in una risata isterica senza riuscire a fermarci. Cercavo sempre di dimostrarmi indifferente nei confronti dei ragazzi ma quando ero da sola con Ella usciva fuori la mia vera natura. Insomma, ero per sempre una ragazza di diciassette anni in pieno sviluppo ormonale! Come giudicarmi?
Almeno io, a differenza di qualcun altro di cui non farò nome (Harry Styles!) cercavo di darmi una, ehm ... regolata?
Il film finì e ne guardammo altri due: "Le Cronache di Narnia: il Viaggio del Veliero" (adoravo Georgie Henley!)  e "Harry Potter: il Calice di Fuoco" (Adoravo ... praticamente tutto di quel film!)
Ci addormentammo sul tardi, sfinite per le troppe risate.
Si. Adoravo la mia migliore amica.
No. Non l'avrei mai abbandonata anche se fosse diventata la ragazza di uno dei migliori amici della persona che odiavo di più al mondo.

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4: YOGHI BEAR ***


CAPITOLO 4:

18 Giugno. Una data insignificante per moltissima gente ma non per noi ragazzi di Holmes Chapel.

Diciotto anni prima, proprio il 18 Giugno, nasceva il giovane rampante Andrew Stewart, alto, bello, spavaldo e con un padre incredibilmente, esageratamente, schifosamente ricco, anche più del mio.

Io e Andrew ci eravamo parlati si e no quattro volte (e le nostre conversazioni erano state del tipo "ehi scusa ti puoi spostare così parcheggio la mia moto?" e io "oh certo, mi sposto subito" oppure "belle le tue scarpe" e lui "grazie, anche le tue", insomma, niente di che ...) ma lui mi invitava sempre alla sua festa di compleanno insieme a tanti altri ragazzi della mia scuola che avevano avuto la "fortuna" di parlarci almeno una volta o di urtarlo per sbaglio con il vassoio durante la pausa pranzo.

Così quella sera del fatidico 18 Giugno io ed Ella ci chiudemmo nella mi stanza due ore prima della festa e iniziammo a prepararci.

Prima i capelli, poi il trucco e infine i vestiti.

Il mio era verde smeraldo, lungo fino alle ginocchia, con un piccolo spacco laterale e il corpetto aderente ricoperto di perline.

Quello di Ella invece era leggermente più corto, di colore argento senza maniche.

Inutile dire che qualsiasi cosa indosso a lei stava divinamente.

Alla festa ci accompagnarono Louis e (ahimè!) anche Harry.

Naturalmente erano stati invitati anche loro ma io sperai fino all'ultimo momento che il mio fratellastro fosse colto da un malore improvviso che lo costringesse a tornare a casa.

Purtroppo non fu così, era sano con un pesce, e tutto ciò che mi restò da fare fu rassegnarmi a sopportare la sua presenza per il resto della serata.

La casa degli Stewart era semplicemente gigantesca, non mi venivano in mente altri aggettivi per descriverla.

Si trattava di una villa moderna su quattro piani (diversa dalle villette in stile vittoriano dove vivevamo tutti noi "comuni mortali" di Holmes Chapel) e sul retro si estendeva un grande giardino perfettamente curato dove erano stati allestiti i tavolo per il buffet e una postazione per il dj della festa.

C'erano anche tanti alcolici, cosa che mi portò a pensare "ma i signori Stewart lo sanno?" Probabilmente non erano neanche in casa, avevano preferito allontanarsi per non assistere a quello scempio.

Al nostro arrivo Andrew stava già ballando in mezzo alla pista circondato da un gruppetto di ragazzine eccitate che lo contemplavano come se fosse un dio greco.

E in effetti ... Andrew era alto, biondo, muscoloso e abbronzato, nonché dotato di uno di quegli splendidi sorrisi capaci di farti sottomettere ad ogni suo più piccolo capriccio.

- Harry scusa mi puoi portare da bere? - mi girai verso il mio fratellastro ma lui e il suo amichetto erano già scomparsi in mezzo alla folla - andiamo a ballare? - dissi allora rivolta ad Ella.

- Cosa? ehm ... va bene ...

- Non mi sembri molto convinta.

- E' solo che mi vergogno un pò ... che ne dici se ci beviamo qualcosa tanto per rilassarci?

- Va bene!

Ci dirigemmo verso il tavolo degli alcolici e chiedemmo al ragazzo addetto di versarci due  bicchieri di vodka.

Per tutta risposta lui ci rivolse un sorriso a trentadue denti e ci servì subito senza neanche chiederci un documento.

Non ero abituata a bere super alcoolici e come se non bastasse la vodka mi faceva anche abbastanza schifo.

Ingurgitai comunque il liquido in pochi secondi sentendo un forte bruciore alla gola. Puah, disgustoso!

Quello non fu l'unico drink della serata. Ce ne furono molti altri ancora e più alzavo il gomito più sentivo svanire dentro di me ogni traccia di timidezza.

La stessa cosa fu per Ella ma lei reggeva molto meglio l'alcool rispetto a me. Si sentiva più sicura di se e parlò senza problemi anche con perfetti sconosciuti ma non cominciò a ridere come una matta sparando cavolate.

Io invece persi completamente il controllo. 

- Ellaaaaaaaaaaaa! Voglio volare sulla luna! Mi dai una spinta?

- Bechy ma che cosa stai dicendo? Oh mio Dio sei completamente fatta!

Io non l'ascoltai nemmeno. Mi tolsi le scarpe con il tacco e cominciai a correre per tutto il giardino spiccando di tanto in tanto qualche piccolo saltello nel tentativo di avvinarmi il più possibile a quella grande sfera luminosa che si stagliava nel cielo blu della notte.

- Bechy ti prego fermati! - la voce di Ella mi sembrava lontana nonostante fosse solo a qualche centimetro di distanza da me. Mi afferrò per le braccia e mi costrinse a sedermi per terra ai piedi di una quercia rigogliosa.

- Smettila di dirmi cosa fare! Non sei mica il sindaco di "Noiosolandia".

- Il sindaco di che?

- "Noiosolandia" hahahah - cominciai a ridere rotolandomi a terra.

Vidi le sue labbra incresparsi in un sorriso ma poi tornò subito seria.

- Aspettami qui tesoro, vado a cercare aiuto!

Se fossi stata nel pieno delle mie facoltà l'avrei sicuramente picchiata perchè con la frase "vado a cercare aiuto" intendeva dire "vado da Harry, il tuo "amato" fratellastro, per vedere se ti può aiutare".

- Ella! Cosa cazzo hai al posto del cervello? Escrementi di mosca del Bengala?

- Calmati Bechy, è tutto a posto!

"Tutto a posto?" Come poteva essere tutto a posto se, in mezzo a centinaia di persone lei era andata a chiamare proprio quel deficiente di Styles? Cominciai a pensare che fosse lei quella ubriaca.

- Coraggio, vieni qui - Harry mi prese in braccio ma io mi dimenai come un'impossessata facendoci cadere entrambi a terra.

Lui si macchiò la camicia bianca mentre io finii a gambe all'aria, cosa che diede l'opportunità a tutti i presenti di ammirare le mie mutandine bianche con gli orsacchiotti. Davvero sexy ...

- Harry sei il solito idiota! - piagnucolai mentre tutti gli invitati scoppiavano a ridere - e voi che avete da guardare? Non avete mai visto un paio di mutande con l'orso Yoghi sopra?

Il mio commento fece aumentare le risate ma non ci feci caso, ero troppo ubriaca per rendermi conto della situazione.

L'Idiota (decisi che da quel giorno l'avrei chiamato così in onore del romanzo di Dostoevskij) si rialzò come se nulla fosse e provò nuovamente a prendermi in braccio.

Stavolta non mi ribellai ma solo perchè cominciava a girarmi forte la testa e avvertivo un senso di nausea.

Louis ed Ella intanto ci seguirono a ruota.

- Lou, prendi le chiavi della macchina, sarà meglio tornare a casa...

- Ma Harry ...

- Ti prego, non posso lasciarla qui in queste condizioni, sta davvero male.

- Va bene - Louis si avvicinò a me per darmi un bacio sulla guancia - e tu piccola Bechy cerca di non cacciarti più nei guai!

Lo vidi allontanarsi mentre Harry mi faceva sedere sulla scalinata del portico d'entrata della villa.

Ella mi portò del ghiacciò e cominciò a pigiarmelo sulla fronte. Sul volto aveva un'espressione davvero bizzarra, un misto tra preoccupazione e divertimento.

- Eri un vero spettacolo poco fa ... - mi sussurrò all'orecchio - avremmo dovuto farti un video!

- Vaffanculo ... - mormorai sfinita.

Poggia la testa sulla spalla di Harry e caddi in un sonno profondo.

Quando mi caricarono in macchina e mi portarono a casa ero già immersa nel mondo dei sogni.

Mi svegliai giusto in tempo per sentire le urla di mio padre e Anne.

- Cos'è successo? Ah, la mia bambina!

- Harry, che cosa le hai fatto?

- Io? Assolutamente niente! E' lei quella che ha bevuto come una spugna.

Anche se ormai ero priva di forze sferrai un pugno nello stomaco al mio fratellastro che mollò la presa facendomi cadere a terra come un sacco di patate.

- Idiota! Mi sono fatta male!

- Ben ti sta! - ribatté lui massaggiandosi lo stomaco proprio nel punto in cui l'avevo colpito.

Solo allora mi guardai incontro e mi accorsi che Ella e Louis erano ancora lì, ritti sulla soglia di casa.

- Non è colpa di Harry signor Ippolito - l'amico del ricciolino accorse subito in suo aiuto - e non è neanche colpa di Bechy in realtà ... 

- La colpa è mia! - esclamò Ella con voce tremante - praticamente l'ho quasi costretta a bere solo perchè ero troppo nervosa per affrontare la serata.

A quelle parole gli sguardi dei due adulti si raddolcirono all'istante. Ella aveva il potere di farsi amare da tutti. Le bastava fare la faccia da santarellina, usare un tono di voce mieloso e tutti si scioglievano all'istante.

- Ma no Ella, non è colpa tua! - Anne l'avvolse in un abbraccio caloroso per tentare di tranquillizzarla - facciamo così, per questa volta non è colpa di nessuno ma non dovrà succedere mai più una cosa del genere. Intesi?

- Si, promesso! - risposero Harry, Louis ed Ella in coro.

- Io non prometto proprio un bel niente - ero ancora stesa per terra raggomitolata sul tappetto persiano dell'ingresso. Si stava davvero comodi in effetti - stasera mi sono proprio divertita, anche durante l'incidente delle mutande!

- Incidente delle mutande? - mio padre divenne rosso come un pomodoro e per poco non svenne dall'agitazione.

- Calmati Robin - Anne mi fulminò con lo sguardo - sono sicura che si tratti di una cosa molto innocente in realtà, vero Bechy?

- Verissimo - mentii io sul punto di scoppiare a ridere per la faccia sconvolta di mio padre.

Poco dopo Louis ed Ella se ne andarono e ad Harry fu assegnato il compito di accompagnarmi in camera visto che da sola non riuscivo a camminare senza andare a sbattere da qualche parte.

Mi prese in braccio per l'ennesima volta e nel momento stesso in cui mi posò sul letto mi addormentai di nuovo.

- Buonanotte Harry - mormorai nel sonno.

Chissà sei l'Idiota mi aveva sentito ...

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5: IRISH LEPRECHAUNS ***


CAPITOLO 5:
Dopo la bella figura fatta durante la festa di Andrew, non avevo molta voglia di andarmene in giro per Holmes Chapel come se niente fosse.
Proprio per questo quando Anne mi chiese una sera di rimanere a fare compagnia ad Harry malato, non opposi resistenza.
Mio padre ne rimase quasi sconvolto.
-          Bechy ma ti senti bene? – mi poggiò la mano sulla fronte con aria preoccupata – non posso credere che tu abbia accettato subito ad una tale richiesta.
 
-          Ma papà, come avrei potuto rifiutare! Il mio caro fratellastro ha la febbre e io lo lascio solo? Ma figurati!
Nessuno parve molto convinto delle mie argomentazioni ma preferirono non aggiungere altro.
Papà e Anne dopo cena uscirono e io rimasi sola in casa con Harry.
Lui se ne stava spaparanzato sul divano tutto avvolto in una coperta patchwork mentre io chiusa in camera mia ascoltavo la musica ad alto volume.
Avevo messo il CD dei Beatles, i miei idoli, e cantavo a squarciagola senza minimamente preoccuparmi della reazione del vicinato.
Tanto la mia cosmica figura di merda l’avevo già fatta, niente era più imbarazzante delle mie mutandine con l’orso Yoghi.

When I find myself in times of trouble 
Mother Mary comes to me 
Speaking words of wisdom, let it be. 
And in my hour of darkness 
She is standing right in front of me 
Speaking words of wisdom, let it be.

 
Let it be, let it be. 
Whisper words of wisdom, let it be.” 

 
Let it be. Lascia che sia.
Facile a dirsi, assai difficile a farsi …
 
Stavo cantando l’ultima strofa quando Harry entrò nella mia stanza.
 
-          Sai secondo una leggenda la gente bussa prima di entrare nelle camere altrui – gli dissi con tono acido.
 
Lui borbottò qualcosa di incomprensibile e si sdraiò a peso morto sul mio letto.
 
-          Vedi di non infondere troppo i tuoi germi. Non voglio ammalarmi. Insomma, solo a te poteva venire la febbre a Giugno.
 
-          Per l’amor del cielo Bechy! Vuoi stare zitta? Ho un mal di testa tremendo … - cominciò a massaggiarsi le tempie e io, in un gesto di compassione, feci per levare la musica, cosa che sicuramente avrebbe migliorato il suo malore.
 
-          No aspetta, lascialo. Io adoro i Beatles …
 
-          Dici sul serio? – ne rimasi piacevolmente sorpresa.
 
Nonostante la convivenza io e Harry non parlavamo tanto se non per insultarci quindi non avevo idea di quali fossero i suoi cantanti preferiti.
 
Però dovevo verificare che fosse un vero fan prima di fargli i complimenti per i suoi gusti, così misi una canzone a caso e gli chiesi di cantarla: “I Wanna Hold Your Hand”.
 
-          Non puoi chiedermi questo, l’hai capito o no che non mi sento bene?
 
-          E dai Harry non fare il pappamolla! – presi una spazzola poggiata sulla scrivania e gliela misi all’altezza della bocca come fosse un microfono.
 
-          Lo sai che sei una vera rompipalle?
 
-          Si, lo so. Ora canta.
 
Harry alzò gli occhi al cielo e dopo essersi schiarito la voce un paio di volte cominciò a cantare:
 
“Oh yeah, I'll tell you something,
I think you'll understand
When I'll say that something
I want to hold your hand,
I want to hold your hand,
I want to hold your hand

Oh please, say to me
You'll let me be your man
And please, say to me
You'll let me hold your hand
Now let me hold your hand,
I want to hold your hand”

La sapeva tutta e la cantava pure bene.
Mi sentii strana, la sua voce mi trasmetteva qualcosa e non ribrezzo come al solito.
 
-          Allora? – Harry mi rivolse un sorriso soddisfatto che sembrava dire “sono troppo bravo eh?”
Non avrei mai voluto dargli una tale soddisfazione ma dovetti ammettere ad alta voce (forse stava venendo la febbre anche a me!) che era stato “moderatamente” bravo.
 
 
-          Moderatamente? – ripetè lui leggermente offeso.
 
-          Esatto, moderatamente è la parola più adatta!
 
Si sarebbe sicuramente scatenata l’ennesima lite se proprio in quel momento non avessero suonato alla porta.
 
Io ed Harry ci fissammo per una manciata di secondi che mi parvero interminabili.
 
Nessuno dei due voleva scendere ad aprire.
 
Nessuno dei due avrebbe ceduto.
 
-          Non puoi mandare me! Sono malato!
 
-          E io sono stanca! Dai Harry vai tu!
 
-          No, no e ancora no, è una questione di principio!
 
-          Ma andate a farvi fottere te e il principio!
 
Alla fine mi arresi e di malavoglia corsi giù per le scale diretta al piano inferiore.
 
Chi poteva essere a quell’ora?
 
-          Sorpresaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
 
Louis, Zayn, Niall e Liam erano tutti lì allineati davanti alla porta con dei sorrisi raggianti stampati in faccia.
 
-          Che cosa ci fate qui? – chiesi sgarbatamente.
 
-          Siamo venuti a trovare Harry, ci hanno detto che sta male – Louis entrò in casa senza neanche chiedere il permesso e gli altri tre seguirono il suo esempio.
 
-          Entrate pure – osservai sarcasticamente – fate come se foste a casa vostra …
 
Ma i quattro bambocci non mi ascoltarono proprio.
 
Harry si affacciò dalla cima delle scale e loro lo raggiunsero in pochi secondi correndo con la grazia di un branco di gorilla e saltandogli addosso come se non lo vedessero da mesi.
Caddero tutti e cinque a terra uno sopra l’altro.
 
-          Hazzaaaa – urlò Louis fingendosi commosso – povero piccolo Hazza febbricitante!
 
-          Cattiva febbre! Smettila di importunare il nostro Harold – aggiunse Zayn con una vocetta da bambino.
 
-          Ragazzi credo che stia per soffocare! – alle parole di Liam tutti indietreggiarono all’istante.
 
-          Hazza? Sei vivo?
 
-          No Niall, ti parlo dall’oltretomba!
 
Risero tutti insieme e poi ricominciarono a fare gli scemi.
Sembrava di stare all’asilo ma io non avevo nessuna voglia di giocare  a fare la parte della maestrina.
Tornai al piano di sopra e scavalcando il gruppetto ancora steso per terra in mezzo al corridoio provai a raggiungere la mia camera.
Dico “provai” perché quando ormai era ad un passo dalla soglia Louis mi afferrò per una caviglia e mi fece cadere addosso a loro.
Mi ritrovai in mezzo a quel groviglio di persone senza neanche rendermi conto di cosa fosse successo.
Ero seduta sulla schiena di Liam mentre le mie gambe si erano attorcigliate con quella di Zayn.
-          Scusate, se non vi da tanto disturbo potrei chiudermi in camera mia a pregare Dio, Buddha e i folletti irlandesi affinché vi facciano sparire al più presto?
 
-          Folletti irlandesi? – esclamò Niall estasiato – io sono irlandese!
 
-          Davvero? Mmmh … interessante …
 
Mi alzai con non poca fatica ed entrai finalmente nella mia camera.
Non avrei mai pensato che dieci secondi dopo i cinque ragazzi mi avrebbero raggiunto.
-          No! Questo proprio no! Uscite subito da qui! – strillai in preda ad un attacco isterico.
 
-          Ehi Roscia datti una calmata – Louis mi diede una pacca amichevole sulla spalla – non stiamo facendo niente di male.
 
-          State invadendo la mia privacy – gridai fermando Niall prima che potesse aprire il cassetto dove tenevo nascosti i miei assorbenti – almeno abbiate il buon gusto di non toccare nulla!
 
Mentre correvo da una parte all’altra della stanza per nascondere tutte le cose che NON dovevano assolutamente essere viste dai ragazzi (tipo la mia biancheria intima o l’album fotografico di quando ero piccola, sdentata e senza capelli) Harry accese il mio stereo e subito ripartì il CD dei Beatles.
I cinque coglioni cominciarono a cantare tutti insieme:
“Well, shake it up baby now
Twist and shout

Come on, come on, come on, come on baby now
Come on and work it on out

Well work it on out, honey
You know you look so good
You know you got me goin' now
Just like I knew you would
Well, shake it up baby now

Twist and shout
Come on, come on, come on, come on baby now
Come on and work it on out”

 
Erano tutti molto bravi. Chissà magari un giorno avrebbero potuto fondare una band …
Alla fine mi unii a loro e cantammo a squarciagola tutte le canzoni del CD senza mai fermarci.
In un certo senso … mi divertii.
Mi divertii moderatamente.
Eh va bene lo ammetto, mi divertii un sacco!
Ma mai, e sottolineo mai, avrei ammesso di trovare gradevole la compagnia di quei cinque ragazzi. MAI.

SALVE A TUTTI! ECCO A VOI IL QUINTO CAPITOLO :)

MI PIACEREBBE LEGGERE QUALCHE RECENSIONE, GIUSTO PER SAPERE SE VI PIACE LA STORIA.

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE LEGGERANNO LA MIA FF.

BACI AFFETTUOSI, VOSTRA SAM :)

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6: RED POPPY ***


CAPITOLO 6:
26 Giugno. Altra data insignificante, ma non per me.
Solo tre anni prima mia madre aveva chiuso i suoi grandi occhi azzurri per poi non riaprili mai più.
Una malattia orribile me l’aveva portata via proprio in quel periodo della vita in cui una ragazza ha più bisogno della presenza di una madre.
I primi tempi dopo la sua morte mi ero convinta che non sarei più riuscita a sorridere per chissà quanto tempo …
E invece, solo due mesi dopo, avevo conosciuto Ella, l’unica che era riuscita a farmi sfogare tutto il mio dolore e la mia frustrazione.
Poi, a poco a poco, grazie a lei avevo capito che nonostante tutto la mia vita sarebbe andata avanti e che mia madre non mi avrebbe mai abbandonata.
La sentivo ancora vicino a me, mi bastava alzare gli occhi al cielo e mi pareva di scorgere il suo sorriso luminoso tra le nuvole.
“DLIN DLON!”
Il campanello di casa suonò ed io, sapendo che Harry era troppo pigro per alzare le chiappe, andai ad aprire.
Sulla soglia trovai Ella e Niall. La mia migliore amica appena mi vide mi gettò le braccia al collo stringendomi forte a se. I suoi cappelli neri mi solleticavano sulle guancie ma era una sensazione piacevole.
Non avevamo bisogno di dirci nulla, quell’abbraccio valeva più di cento parole, Ella sapeva bene che quello per me era un giorno particolare.
Anche Niall mi abbracciò, gesto che mi fece quasi commuovere.
Quei due erano perfetti insieme perché entrambi dotati di una dolcezza straordinaria.
 
-          Stai andando al cimitero? – mi chiese Ella.
-          Eh già … è una cosa che mi rende triste ma devo farlo.
-          Vuoi che ti accompagni?
-          No, grazie, è meglio se vado da sola …
 
In realtà la sua compagnia mi avrebbe fatto piacere ma sapevo che poteva vedersi con Niall (ormai diventato il suo ragazzo a tutti gli effetti) solo nel week end perché durante la settimana era occupata a fare da animatrice in un campo estivo per bambini orfani.
Eh si, aveva un cuore d’oro la mia Ella!
 
-          Ne sei sicura? Guarda che lo faccio volentieri!
-          Sicurissima, andate pure a divertirvi voi due! – li avvolsi di nuovo in un grande abbraccio e li osservai mentre se ne andavano via mano nella mano.
 
Chissà, forse anche io avrei dovuto cercarmi un ragazzo che mi rendesse felice …
Rientrai in casa e finii di prepararmi.
Mi vestii tutta di blu perché anche se dovevo andare in un cimitero il nero mi metteva tristezza e sapevo che neanche a mia madre sarebbe piaciuto vedere sua figlia vestita come un becchino.
Feci per uscire ma Harry mi raggiunse prima che richiudessi la porta alle mie spalle.
 
-          Aspetta, vengo con te!
-          Non credo che sia una buona idea Harry … preferisco stare da sola.
 
Ma lui come al solito non mi diede ascolto e mi seguì lungo la strada.
Accelerai il passo nel tentativo di seminarlo ma lui mi raggiunse e alla fine decisi di arrendermi.
 
-          Eh va bene Idiota, vieni pure ma ti avverto … vedi di non proferire una sola parola!
 
Lui annuì facendo finta di cucirsi la bocca con ago e filo immaginari.
Il cimitero si trovava dalla parte opposta della città così fummo costretti a prendere ben due autobus.
Faceva un caldo assurdo e stavo sudando sette camicie ma non mi importava, non potevo tirarmi indietro.
Il piccolo cimitero di Holmes Chapel era arroccato in cima ad una verde collinetta, sempre perfettamente curato in ogni minimo particolare.
Frederick, il guardiano ottantenne (che lavorava lì da … anni? Decadi? Secoli? Insomma, un sacco di tempo…) era un gran lavoratore ed oltre a tagliare l’erba e tenere le lapidi pulite ogni tanto lasciava qualche fiore di campo accanto alle tombe delle persone che un tempo erano state importanti nella sua vita o in quella di altre persone a cui si era affezionato.
 
Accanto alla tomba di mia madre per esempio, lasciava sempre un bel papavero rosso.
 
Mi avvicinai alla lapide in silenzio e lessi la scritta placcata in oro:
 
“MELANIE IPPOLITO, MOGLIE DEVOTA E MADRE STRAORDINARIA”
 
Quelle poche parole descrivevano in pieno mia madre.
Mi inginocchia per posare un mazzo di rose bianche comprate lungo il tragitto e sfiorai la foto affissa sulla lapide con la punta delle dita.
Mia madre era lì che sorrideva, con i suoi denti perfetti in bella mostra e i capelli rossi, proprio come i miei, che le incorniciavano il viso ricoperto di lentiggini.
Delle lacrime amare mi scesero lungo il viso senza che potessi fare niente per fermarle.
Dio quanto mi mancava! Perché la vita era stata così ingiusta da portarmela via?
Perché ero stata privata della sua magnifica presenza?
 
-          Perché … perché … perché … - cominciai a ripetere tra i singhiozzi.
 
Harry si inginocchiò accanto a me e mi abbracciò.
Inaspettatamente anche io mi strinsi a lui affondando il viso nel suo petto.
Dopotutto ero felice che fosse venuto, da sola sarebbe stato tutto ancora più triste.
 
-          Grazie Harry …
-          Di niente Bechy …
 
Forse ero stata sempre troppo dura nel giudicarlo. In fondo in fondo era un bravo ragazzo.
Da lontano vidi Frederick che azionava il tagliaerba pronto al suo lavoro giornaliero.
 
-          Sarà meglio tornare a casa adesso – dissi alzandomi e asciugandomi le lacrime con il dorso della mano – tu intanto vai, io ti raggiungo fra pochissimo …
 
Harry all’inizio sembrò titubante, come se non si fidasse a lasciarmi lì da sola, poi alla fine mi diede le spalle e se ne andò.
Quando mi fui accertata che fosse abbastanza lontano da non sentirmi, mi rigirai verso la tomba per dare un ultimo saluto a mia madre.
 
-          Ciao mamma, spero che tu stia bene. Sono sicura che lassù in cielo tu sei l’angelo più bello di tutti! Riesco ad immaginarti benissimo con una lunga tonaca azzurrina e un paio di grandi ali candide. E l’aureola naturalmente! Io sto bene, non farci caso se ho pianto un pochino, mi riprenderò presto …
 
Mi riavvicinai alla lapide e soffiai un bacio verso la foto di mia madre.
 
-          A presto mio angelo custode!
 
Riscesi giù per la collina e raggiunsi Harry che mi aspettava davanti alla fermata dell’autobus.
Istintivamente gli sorrisi e lui ricambiò.
Probabilmente il giorno dopo avremmo ricominciato a litigare e insultarci come due iene isteriche.
Ma in quel momento non ci pensai, il fatto che mi fosse rimasto accanto in un giorno così speciale nonostante le nostre “piccole” divergenze me lo fece vedere sotto una nuova luce.
Forse c’era ancora una speranza … forse prima o poi saremmo riusciti ad andare d’accordo.
 

 
BUONASERA A TUTTI! ECCO IL SESTO CAPITOLO.
IL QUINTO NON MI E’ VENUTO MOLTO BENE PERCHE’ HO AVUTO UN CALO DI ISPIRAZIONE MA ADESSO SONO PIENA DI NUOVE IDEE.
SE VI PIACE LA STORIA LASCIATE PURE QUALCHE RECENSIONE E DITEMI COSA NE PENSATE ANCHE DEI PERSONAGGI.
BECHY ED ELLA SONO ENTRAMBE ISPIRATE A DUE DELLE MIGLIORI AMICHE. IO SONO UN PO’ UN INCORCIO TRA LORO DUE …
BENE ADESSO VI LASCIO, SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA!
BACI SAM :)

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7: LET'S GO TO THE CAMPING! ***


CAPITOLO 7:
 
Passare l’estate ad Holmes Chapel era davvero noioso e alla nostra partenza per l’Italia, dove io e mio padre saremmo andati a trovare alcuni parenti di Firenze, mancavano ancora tre lunghe settimane.
 
Un giorno Harry ebbe un’idea geniale (evento piuttosto raro), quella di passare una notte in tenda all’interno della “Riserva Naturale di Holmes Chapel”, termine un po’ troppo pomposo per descrivere quella microscopica radura in mezzo al bosco.
 
Comunque sia, era sempre meglio che starsene chiusi in casa con il ventilatore a palla, soprattutto perché con il caldo mio padre diventava piuttosto nervoso e si incazzava per qualsiasi sciocchezza del tipo “chi ha spostato il giornale dal tavolino alla sedia?” oppure “come diamine faccio a riposare se respirate tutti così rumorosamente?” o anche “chi ha messo a lavare le mie mutande nella lavastoviglie?” (per la cronaca era stato Harry visto che sempre per colpa sua la nostra lavatrice si era rotta).
 
Insomma, casa nostra si stava trasformando in un manicomio di macachi (come avrete notato uso spesso paragoni con ogni tipo di scimmia).
 
E così una domenica io, Harry (sempre in mezzo quello lì!), Ella, Louis, Niall, Zayn, Liam e la sua ragazza Danielle, raggiungemmo la cosiddetta “Riserva Naturale” e montammo tre tende nel bel mezzo della radura.
 
Volevamo fare una gara a chi finiva di montarla per primo ma eravamo tutti così incapaci che alla fine dovemmo aiutarci gli uni con gli altri.
 
Noi  tre ragazze condividevamo la stessa tenda, in una stavano Harry e Zayn e nell’altra Liam, Niall e Louis.
 
Quando scese la sera appiccammo uno scoppiettante fuocherello (chiamarlo falò sarebbe stato eccessivo visto che non avevamo abbastanza legna) e ci sedemmo tutti lì intorno ad arrostire i marshmallow proprio come nei film.
 
Dopo “cena” Niall prese la sua chitarra e cominciò a strimpellare un motivetto mentre tutti noi altri canticchiavamo allegramente.
 
Danielle era una bella ragazza, alta, snella e con una cascata di riccioli castani da fare invidia a Leona Lewis.
 
Ed era anche simpatica! Lei e Liam formavano una splendida coppia.
 
Quando cominciammo a cantare “Skinny Love” (canzone perfetta per il campeggio), era ormai notte inoltrata:
 
“Come on skinny love just last the year
Pour a little salt we were never here
My, my, my, my, my, my, my, my
Staring at the sink of blood and crushed veneer

I tell my love to wreck it all
Cut out all the ropes and let me fall
My, my, my, my, my, my, my, my
Right in this moment this order's tall”

 
 
-          Ehi ragazzi! – esclamò Ella all’improvviso con voce così stridula da farci sobbalzare – che ne dite di giocare al gioco della bottiglia?
-          E come facciamo? Noi ragazzi siamo cinque e voi solo tre!- osservò Niall.
-          E allora? Dai sarà divertente!
 
 
Senza neanche aspettare di sapere cosa ne pensavano gli altri, svuotò quel poco di acqua rimasta nella sua borraccia rosa e la pose al centro del cerchio.
Le diede una spinta ed essa girò vorticosamente su se stessa per tre volte fino a fermarsi per indicare Zayn.
 
 
Ella girò di nuovo la bottiglia che questa volta puntò verso di Louis.
 
 
-          Aspettate un attimo ! – protestò quest’ultimo allarmandosi – non posso baciare Zayn!
-          È stata la borraccia a decidere e poi tranquillo, si tratta solo di un bacio a stampo!
 
 
 
Zayn e Louis si scambiarono un’occhiata nervosa mentre noi altri ripetevamo in coro “bacio, bacio, bacio!”
 
Pensavo che uno dei due sarebbe scappato a gambe levate e invece … alla fine si baciarono!
 
 
-          Louis! Mi stai tradendo per caso? – scherzò Harry piegato in due dalle risate.
-          Taci Hazza! E che questa cosa rimanga tra noi …
-          Si certo Louis, contaci!
 
Ella fu fortunatissima. Quando arrivò il suo turno la sorte volle che si baciasse proprio con Niall. A Liam invece non andò altrettanto bene visto che per un pelo la borraccia indicò Harry invece che Danielle.
 
 
La serata andò avanti così, tra baci un po’ “ambigui” e risate folli.
Decidemmo di fare un ultimo giro con una piccola variante: i due malcapitati si sarebbero dovuti scambiare un bacio vero con tanto di lingua.
 
 
Harry fu il primo ad uscire.
 
Con chi si sarebbe dovuto baciare il ricciolino?
 
La borraccia ricominciò a girare: Niall … Louis … Ella … me!
 
 
-          No! No! No! Non se ne parla proprio! – scattai in piedi ed indietreggiai di qualche passo – Harry è … mio fratello in un certo senso!
-          In realtà i vostri genitori stanno insieme ma non sono neanche sposati – precisò Ella con aria da saputella (oh ma brava Bechy, sai fare anche le rime…) – non vi lega nessun legame di parentela.
-          Non potete tirarvi indietro – neanche Danielle aveva intenzione di sostenermi (ma la solidarietà femminile dove era finita? Buttata al cesso insieme alla mia dignità?) – dai Bechy, vedrai che sarà veloce e indolore.
-          Nemmeno io voglio baciarla – esclamò Harry storcendo il naso in una smorfia disgustata – che schifo!
 
 
Ma gli altri non vollero sentire ragioni.
Louis mi fece risedere con la forza proprio davanti ad Harry.
 
I nostri visi erano talmente vicini che le punte dei nostri nasi quasi si sfioravano.
 
 
-          Bacio, bacio, bacio, bacio, bacio! – gridavano gli altri tutti in coro.
 
 
Chiusi li occhi e mi avvicinai al mio fratellastro quel tanto che bastava per poggiare le mie labbra sulle sue.
 
Strinsi i pugni e mi preparai al peggio, la sola idea di baciare Harry mi fece venire il voltastomaco.
 
Dischiusi le labbra e lui fece altrettanto.
 
Stava per succedere … Cristo Santo perché proprio a me? Avrei preferito di gran lunga baciare Hugo Sullivan, un ragazzino cicciotto e brufoloso della nostra scuola che passava la maggior parte del tempo a “rovistarsi” nel naso con le sue dita tozze.
 
 
E poi accadde. Le nostre labbra si modellarono l’una con l’altra mentre le nostre lingue entravano in contatto.
 
“Che schifo! Che orrore! Che ribrezzo! Aspetta … non è tanto male! Ma cosa vado a pensare? È orribile! Però in fondo … no, è orribile punto e basta” – i mie pensieri erano così confusi da farmi girare la testa.
 
Possibile che quel bacio  mi stesse piacendo veramente?
 
No, mai! Harry era il mio fratellastro, i nostri genitori andavano a letto insieme cavolo!
Bleah … che visione raccapricciante quest’ultima!
 
 
 
-          Ehm … ragazzi? – Liam si schiarì la voce per attirare la nostra attenzione – potete smettere adesso, è da quasi tre minuti che andate avanti.
-          I tre minuti peggiori della mia vita! – esclamai staccandomi immediatamente da Harry.
-          La stessa cosa vale per me – ribatté lui.
 
 
Ci scambiammo una rapida occhiata, poi scostammo lo sguardo con leggero imbarazzo.
 
 
-          Bè … sarà meglio andare a dormire adesso – Ella si alzò in piedi senza smettere di fissarci neanche per un attimo.
 
 
In realtà tutti ci stavano fissando con espressione confusa.
 
 
-          Allora ritiriamoci in tenda – anche Louis si alzò e ben presto tutti noi seguimmo il suo esempio – se volete vuoi due potete restare qui a giocare al gioco della bottiglia – aggiunse divertito rivolto a me e Harry.
-          Ma cosa dici Lou? – il ricciolino gli sferrò una gomitata nelle costole – smettila di dire stronzate!
-          Si infatti, stronzate …
 
 
Ognuno di noi entrò nella rispettiva tenda e ci infilammo al calduccio nei sacchi a pelo.
 
 
-          Bechy … - mi sussurrò Ella all’orecchio – c’è qualcosa che devi dirmi?
-          No, perché?
-          Niente, buonanotte!
-          Buonanotte anche a te … Buonanotte Danielle!
-          Buonanotte ragazze!
 
 
 
Ma quella per  non fu affatto una buona notte …
Merda, per quale strano scherzo della natura mi era piaciuto baciare Harry?
 
 
 
 

SETTIMO CAPITOLO!
LASCIATE QUALCHE RECENSIONE SE VI VA E SE AVETE ANCHE QUALCHE CONSIGLIO DA DARMI SULLA STORIA MI FAREBBE PIACERE. HO GIA’ LE MIE IDEE MA … MI INTERESSA SAPERE COSA NE PENSATE E COME VORRESTE CHE SI SVILUPPASSE!
BACI SAM 

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8: RAY OF SUNSHINE ***


CAPITOLO 8:
 
Ormai mancava meno di una settimana alla mia partenza per l'Italia.
 
Ero felice di andare a Firenze e rivedere tutti i miei parenti ma avrei preferito andarci da sola con mio padre.
 
Non capivo perché dovessero venire anche Anne ed Harry. Soprattutto non capivo perché dovesse venire anche Harry ....
 
Comunque sia, non avevo scelta.
 
Visto che non ci saremmo viste per un bel po' di tempo, decisi di andare a trovare Ella al campo estivo per passare la giornata con lei a fare da animatrice agli orfanelli.
 
Il "Little Ray of Sunshine's Summer Camp" (che razza di nome, roba che per pronunciarlo ci mettevi due ore! Se una persona ti chiedeva "ehi dove vai di bello?" e tu "Al Little Ray of ..." ma quello se ne era già andato) si trovava non molto lontano dalla cattedrale di Holmes Chapel, infatti ogni mattina i ragazzi venivano portati li per le loro preghiere mattutine.
 
Personalmente io preferivo continuare a rivolgere le mie preghiere ai folletti irlandesi.
 
Quando arrivai al Little Ray .... Vabbè, insomma, al campo estivo, trovai la mia amica Ella alle prese con un branco di marmocchi urlanti che le si erano aggrappati alle gambe senza dare segno di voler mollare la presa.
 
 
-    Ehi cosa succede qui?
-     Oggi é il giorno del gelato - mi spiegó Ella - diventano un po' nervosi perché vogliono tutti avere un porzione piú grande ...
 
 
Una bambina di circa quattro anni con le mani tutte sporche di gelato al cioccolato mi si incollò ad una gamba e comincio ad urlare come una cornacchia.
 
Avevano per caso ingoiato dei megafoni quei bambini? Le loro urla risuonavano stridule spaccandoci i timpani! 
 
 
-    Adesso basta! - strillai così forte che immediatamente tutti i bambini si zittirono - prendetevi il gelato e non rompete le ...
 
 
Per fortuna Ella mi bloccò prima che potessi terminare la frase ma i bambini recepirono comunque il messaggio e presero il loro gelato in silenzio senza fare storie.
 
 
Io ed Ella ci sedemmo su una panchina ad osservarli.
Erano tutti così piccoli, mi si spezzava il cuore a pensare che la maggior parte di loro aveva perso entrambi i genitori.
 
 
-   Bechy posso farti una domanda? 
-    Certo, tutto quello che vuoi ... 
-    L'altra sera al campeggio, quando ti sei baciata con Harry... Cosa hai provato?
-     Un senso di disgusto! - risposi io prontamente.
 
 
Ma Ella non mi credette, e aveva ragione a farlo visto che ciò che avevo appena detto era un enorme bugia.
 
 
-   Dimmi la verità!
-    Eh va bene! Diciamo solo che mi è piaciuto un pochino ... Un pochino tanto. 
-     Ma è fantastico! 
-     No non lo è, e comunque non vuol dire niente, io continuo ad odiare lui e lui continua ad odiare me. E poi ti ricordo che siamo quasi parenti.
-      Questo non è vero, ti ho già detto cento volte che non siete legati da nessun legame di parentela.
-      Senti, lasciamo perdere, okay?
 
 
Non capivo perché continuasse ad insistere su quell'argomento, era ovvio che tra me ed Harry non ci sarebbe mai potuta essere una storia.
 
E poi io lo odiavo!
 
Ella fece per aggiungere qualcos'altro ma proprio in quel momento un bambino cicciotello di circa sei anni ruzzolò giù dall'altalena e si mise a piangere.
 
 
- Oh Bradford! - Ella accorse in suo aiuto - vuoi stare piú attento?
 
 
Mentre era lontana il suo telefono squillò e io senza quasi pensarci risposi  al posto suo.
 
 
-   Pronto?
-    Ella, amore! - la voce di Niall risuonò dall'altra parte della cornetta - ho indagato su Harry e Bechy come mi avevi chiesto, pare che anche a lui sia piaciuto baciarla! 
 
 
Silenzio totale.
 
 
-   Ella? Ci sei?
-    Ehm... Niall sono Bechy ...
 
 
Di nuovo, silenzio, stavolta ancora piú imbarazzante.
 
 
-   Ma certo Bechy, sapevo che eri tu, stavo scherzando infatti!
-   Davvero? Quindi ad Harry non è piaciuto baciarmi?
-     Eh? Cosa? Non ti sento, la linea è disturbata!
-      Io veramente ti sento benissimo!
 
 
Ma fu tutto inutile, il biondino irlandese aveva già attaccato.
 
Furbo lui, ma ormai avevo capito tutto...
 
Quando Ella tornò da me le raccontai tutto ma lei negò ogni cosa.
 
Cominciò a farfugliare cose senza senso come "Ma no dai ti pare, su lo sai, non lo farei mai... Indagare? Ma figurati! Che dici? Scherzi? Spiritosa..."
 
Non ci capii nulla ma il suo nervosismo confermò i miei sospetti.
 
 
-      Ella te lo dico per l'ultima volta: tra me ed Harry non c'è e non ci sarà mai nulla? Chiaro?
-      Va bene, se lo dici tu ....
 
 
Non sembrava molto convinta ma non potevo farci niente. 
 
Tornai a casa prima del previsto quel giorno e cominciai a preparare le valigie per l'Italia.
 
Non ero arrabbiata ne con Ella ne con Niall ma avrei preferito che non si impicciassero.
 
 
-   Hai bisogno di aiuto per la valigia? - mi chiese Anne entrando in camera mia ( senza bussare, era un vizio di famiglia?)
-   No grazie, ho quasi fatto ... - risposi bruscamente.
-    Va tutto bene tesoro?
 
 
"No Anne non va tutto bene perché forse, e sottolineo forse, mi sono presa una cotta per tuo figlio, ti rendi conto?"
 
 
-    Si, tutto bene - risposi invece.
 
 
Anne se ne andò lasciandomi sola e io mi sentii in colpa per essere stata tanto scorbutica.
 
In fondo però, era anche colpa sua visto che era la madre della causa di tutti i miei guai! 
 
 
OKAY IN QUESTO CAPITOLO NON SUCCEDE NULLA MA ME NE SERVIVA UNO DI "PASSAGGIO" TRA QUELLO DEL CAMPEGGIO E QUELLO DEL VIAGGIO IN ITALIA CHE PUBBLICHERÒ LUNEDÌ. HO GIA' COMINCIATO A SCRIVERLO E VI ASSICURO CHE SARA' MOLTO PIU' LUNGO E SPERO ANCHE PIU' BELLO.
SPERO COMUNQUE CHE ALMENO UN PO' VI SIA PIACIUTO! LASCIATE UNA RECENSIONE SE VI VA (PLEASEEEEEE *FACCIA DA CUCCIOLO SPERANZOSO*)
BACI SAM 

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9: WELCOME TO FLORENCE! ***


CAPITOLO 9:
Eravamo all’aeroporto di Londra, in attesa che chiamassero il nostro volo.
Me ne stavo seduta su un mucchio di valigie mentre  tutti intorno mi urtavano con i loro bagagli e mi scavalcavano come se fossi un oggetto inanimato.
Harry era seduto vicino a me, appoggiato alla mia schiena  a leggere un libro anche se in realtà sospettavo che dietro ci nascondesse uno dei suoi giornalini “per adulti”.
Anne controllava un’ ultima volta di aver preso tutto il necessario mentre papà leggeva il giornale.
“Tutti i passeggeri diretti a Firenze sono pregati di presentarsi al Gate 14 per l’imbarco” – annunciò una voce all’alto parlante.
Subito noi scattammo in piedi e radunate tutte le nostre cose ci imbarcammo.
Una volta saliti sull’aereo, feci per prendere posto accanto a mio padre ma Anne prontamente mi bloccò.
 
-          Bechy cara, ti dispiacerebbe sederti davanti vicino ad Harry? – la sua in realtà non era una richiesta bensì un ordine così non potei fare a meno di raggiungere Harry seduto qualche fila più avanti.
-          Ci mancava solo questa – sbuffai affondando nel sedile – due ore di volo accanto a te, che palle!
-          Pensi che io mi diverta? – replicò lui senza staccare gli occhi dalla sua “lettura” appassionante.
 
Lo ignorai e mi misi le cuffie nelle orecchie con i Nirvana al massimo volume.
Entro cinque minuti ero già nel mondo dei sogni e non mi accorsi nemmeno quando l’aereo decollò, una vera fortuna data la mia paura delle altezze.
Speravo davvero di riuscire a dormire per tutto il tempo ma purtroppo non ci riuscii.
L’aereo volava nel limpido cielo estivo, sorvolando una coltre di nuvole bianche e vaporose come la panna montata.
Quando allungai il collo per guardare fuori dal finestrino mi vennero subito le vertigini e provai un forte senso di nausea.
Non vedevo l’ora di scendere!
 
-          Paura, eh?  - mi chiese Harry con un sorrisetto beffardo.
-          Assolutamente no, io non ho paura di niente! – replicai.
-          Si certo, come no … Louis mi ha detto che avevi paura perfino in cima agli scivoli del parco acquatico!
-          Te lo ha detto? Mmmh … credo proprio che il nostro Louis dovrà fare i conti con me quando torneremo ad Holmes Chapel.
-          Uh, se fossi al suo posto tremerei di paura! – scherzò lui sarcasticamente.
 
Stavo per sferrargli un pugno nei “gioielli di famiglia” quando un vuoto d’aria fece sbandare l’aereo.
Lanciai un urlo e istintivamente mi strinsi forte ad Harry che mi rivolse uno sguardo divertito.
 
-          Visto? Lo sapevo che avevi paura!
 
Stavolta decisi di non reagire anche perché ero così vicina a lui che il cuore cominciò a battermi forte.
Non mi ero mai accorta di quanto fossero belli i suoi occhi e quelle fossette … perché all’improvviso le trovavo adorabili. Anche lui mi stava fissando e io, con le guancie più rosse dei miei capelli, mi allontanai di scatto
Dopo circa mezz’ora l’aereo cominciò ad abbassarsi e dal finestrino riuscii a vedere il mare limpido e le coste rocciose della Toscana.
Ero incantata dallo spettacolo, non che fosse la prima volta che andavo in Italia ma ogni volta riuscivo sempre a stupirmi per la bellezza del panorama.
Dopo un altro quarto d’ora finalmente arrivammo all’aeroporto di Firenze. Tirai un sospiro di sollievo non appena l’aereo toccò terra e all’improvviso diventai impaziente di arrivare a casa dove ci aspettavano i miei nonni, mia zia e la mia adorata cuginetta.
Come al solito aspettammo ore ed ore prima di recuperare i bagagli, poi finalmente uscimmo dall’aeroporto e un taxi ci portò fino al centro della città.
Non potevo dire di conoscere Firenze come le mie tasche ma ora che ripercorrevo quelle strade mi sembrava tutto così familiare. I monumenti, le stradine piene di negozi, la gente del luogo sempre così sorridente e disponibile, in un certo senso mi sentivo a casa.
Mi girai verso di Harry per accertarmi che anche lui si stesse godendo il panorama ma lo trovai concentrato sullo schermo del suo I-Phone.
“Stai calma Bechy, non ti arrabbiare. Se trova più interessanti i suoi messaggi con qualche troietta invece che questa meravigliosa città allora peggio per lui!”
Il tassista si fermò davanti ad un condominio molto signorile color rosa salmone con le verande delle finestre dipinte di un verde acceso.
Ci aiutò a scaricare tutte le nostre valigie, poi, dopo essere stato pagato, se ne andò.
 
-          Ebbene – esordì mio padre sorridendo e allargando le grandi braccia – eccoci qui, benvenuti a Firenze!
 
Anne gridò per l’emozione e corse ad abbracciare mio padre. Sembrava davvero contenta di essere lì, a differenza di suo figlio che dal nostro arrivo non aveva spiccicato neanche una parola.
“Peggio per lui Bechy, peggio per lui…”
Il portone del palazzo si aprì all’improvviso e ne uscì una donna anziana vestita di rosso con i capelli candidi arrotolati in un paio di bigodini giallo limone. Appena ci vide un sorriso sdentato affiorò sulle sue labbra raggrinzite e con un’agilità impressionante per una donna della sua età, corse ad abbracciare mio padre.
 
-          Oh Robin! – disse in italiano – il mio piccolo Robin, quanto mi sei mancato.
 
In realtà nonna Paddy era inglese la cento per cento ma viveva in Italia da talmente tanto tempo che si sentiva un’italiana DOC. Lei stessa amava definirsi così.
 
-          Bechy! – esclamò avvolgendomi tra le sue braccia – nipotina mia!
-          Ciao nonna! – dissi con un accento italiano un po’ bizzarro – che bello rivederti!
 
Quando fu il momento di presentarsi agli altri due, nonna Paddy tornò a parlare in inglese. Strinse Anne ed Harry in un abbraccio stritolante e li riempì di baci su entrambe le guancie. Gli italiani erano sempre così, amavano le manifestazioni d’affetto mentre,  a mio parere, gli inglesi erano un po’ più “freddi”.
Anne parve sorpresa e al tempo stesso compiaciuta da quell’accoglienza. Quando io e mio padre eravamo andati a conoscere sua madre, la nonna di Harry, non ci aveva fatto tutte quelle feste, anzi, a dirla tutta era stata piuttosto arcigna e scorbutica.
La nonna ci fece salire fino al quinto piano (a piedi, non c’era l’ascensore, che fatica!) fino al suo enorme appartamento dove ci accolsero anche nonno Pietro,  zia Emma e mia cugina Nina.
Il primo era un uomo di circa settant'anni con la pelle rugosa perennemente abbronzata, gli occhi azzurri nascosti dietro un paio di occhiali con le lenti a mezzaluna e un sorriso genuino come quello di un bambino.
Zia Emma era una donna bellissima. Aveva i capelli neri tagliati a caschetto e un paio di occhi grandi e vivaci di colore azzurro acceso. Io l’avevo sempre considerata una donna straordinaria, sempre così dolce e gentile con tutti, non riuscivo a capire perché suo marito, zio Leonardo, l’avesse piantata in asso da circa sette anni senza lasciare più sue notizie.
Infine c’era mia cugina Nina, due anni più piccola di me, una ragazzina tanto carina quanto solare e spontanea. Mi assomigliava molto, avevamo gli stessi tratti e gli stessi occhi azzurri ma i suoi capelli erano neri come quelli della madre, a differenza dei miei che erano rossi come quelli della mia mamma.
Adoravo passare del tempo con lei, era sempre così creativa e piena di idee, non mi ero mai annoiata in sua compagnia.
Dopo baci, abbracci e presentazioni varie, nonna Paddy ci accompagnò nelle nostre stanze.
Una per papà ed Anne, una per me e … Harry?
 
-          Pensavo che avrei dormito con Nina – puntualizzai bloccandomi sulla soglia – perché mai dovrei dividere la camera con Harry?
-          La stanza di Nina è troppo piccola tesoro, quando eravate bambine potevate anche dormire nello stesso letto ma ormai siete troppo cresciute – mi spiegò nonna Paddy accarezzandomi teneramente i capelli.
-          Harry dì qualcosa per favore, protesta!
-          Non rompere Bechy – mi rispose lui posando le sue valigie sul letto – vedrai che ci divertiremo – aggiunse con tono ironico.
 
Nonna Paddy sorrise e mi baciò sulla fronte, poi ci lasciò soli a disfare le valigie chiudendosi la porta alle spalle.
Non avevo mai dormito nella stanza degli ospiti. Era abbastanza spaziosa e molto luminosa ma non molto arredata.
C’erano solo due letti ad una piazza situati negli angoli, un armadio in mogano e uno specchio proprio vicino alla porta.
Harry buttò disordinatamente i suoi vestiti nell’armadio e si buttò sul letto sfinito.
Al contrario, io riposi ordinatamente tutte le mie cose nei cassetti.
 
-          Senti Idiota, vedi di essere ordinato in questi giorni – lo avvisai minacciosa – non ho intenzione di vivere nel caos.
-          Bla, bla, bla … ma tu non stai mai zitta?
-          Ti odio!
-          Anche io!
-          Bene!
-          Bene!
 
Presi il mio cuscino e glielo scagliai addosso ma a causa della mia pessima mira lo mancai e colpii il muro sopra la sua testa. Lui invece, con il suo cuscino, riuscì a colpirmi in piena faccia.
Qualcosa mi diceva che quel nuovo tipo di convivenza non sarebbe stato affatto facile …


ECCO QUI IL NONO CAPITOLO! E' PIU' CORTO DI QUANTO PENSASSI MA IL DECIMO SARA' DECISAMENTE PIU' LUNGO.
NATURALMENTE "L'AVVENTURA" IN ITALIA E' APPENA COMINCIATA, NEI PROSSIMI CAPITOLI SUCCEDERANNO TANTISSIME COSE E FORSE HARRY E BECHY ... VABBE', NON VI ANTICIPO NULLA, RECENSITE SE VI VA!
BACI SAM
P.S. FORSE, SE CE LA FACCIO, PUBBLICO IL CAPITOLO 10 STASERA! 

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 10: A LEMON ON TWO WHEELS ***


CAPITOLO 10:
 
 
-          Bechy sveglia! Il sole splende alto nel cielo, una nuova giornata è cominciata!
-          Ninaaaa, ho sonno!
-          Dai alzati pigrona, ti avevo promesso che la prossima volta che saresti venuta a Firenze ti avrei accompagnato agli Uffizi, ricordi?
-           Si ma … dobbiamo andare proprio ora?
-          Si, assolutamente si! Avanti vai a fare colazione mentre io comincio a vestirmi.
 
 
Detto questo mia cugina uscii dalla mia stanza saltellando allegramente.
Come faceva ad essere sempre così pimpante anche di prima mattina?
 
Raggiunsi la cucina e trovai nonno Pietro, zia Emma e Harry intenti a fare colazione.
Il mio fratellastro aveva un’aria molto assonnata, evidentemente anche lui era stato risvegliato bruscamente.
 
La sera prima era stato difficile per entrambi riuscire ad addormentarsi perché non la smettavamo più di litigare.
Ad Holmes Chapel avevamo vissuto un periodo di “tregua” ma quel viaggio aveva portato nuove complicazioni tra di noi.
 
Tanto per cominciare, l’idea di condividere la stanza non andava a genio a nessuno dei due.
Entrambi avevamo il sonno leggero, ci svegliavamo ad ogni minimo rumore, il che rendeva tutto più complicato visto che io parlavo nel sonno e  Harry russava come un tricheco ubriaco (dalle scimmie ai trichechi, wow, stavo facendo dei passi avanti!)
 
 
-          Buongiorno nonno, buongiorno zia! – esclamai ignorando del tutto il ricciolino – avete dormito bene?
-          Benissimo nipotina mia – disse mio nonno mentre gli stampavo un bel bacio sulla guancia rugosa – e tu?
-          Benissimo anche io – risposi andando ad abbracciare zia Emma.
-          Io invece ho dormito malissimo – comunicò Harry lanciandomi un’occhiataccia – non sai stare zitta neanche mentre dormi!
-          Ah si? E cosa ho detto?
 
 
A quella domanda Harry arrossì di colpo e distolse lo sguardo per evitare di rispondere alla mia domanda.
Perché faceva così? Avevo detto qualcosa di terribilmente imbarazzante?
 
 
-          Nina mi ha detto che oggi andrete agli Uffizi – disse zia Emma interrompendo quella lunga pausa di imbarazzante silenzio – farai meglio a sbrigarti Bechy, sai quant’è ansiosa mia figlia, ha sempre paura di trovare troppo fila!
-          Ci metterò due secondi allora!
 
 
Presi dalla mensola una scodella arancione, la riempii di latte fresco e cereali al cioccolato e ingurgitai la mia colazione alla velocità della luce.
Mia zia aveva perfettamente ragione, Nina certe volte diventava così ansiosa da far paura e sinceramente non avevo voglia di angosciarmi anche durante le vacanze.
 
Messa la ciotola sporca nel lavabo, corsi subito in bagno per lavarmi.
Era una bellissima giornata di sole, faceva molto più caldo che in Inghilterra, così potei indossare un paio di short di jeans e una canottiera senza paura di poter sentire freddo.
 
Il clima era sicuramente una delle cose che preferivo dell’Italia. Non faceva mai troppo freddo, soprattutto nel centro e al sud della penisola, diversamente dal mio paese in cui gli inverni erano lunghi e tristi, con il cielo perennemente grigio e nuvoloso, per non parlare dell’estate in cui il sole splendeva a malapena, come se fosse sbiadito dopo un lavaggio in lavatrice.
 
Che paragone balordo, ma rende l’idea più o meno, giusto?
 
Una volta pronte, io e la piccola Nina salimmo a bordo della sua Vespa gialla, che mi dava l’idea di un limone con le ruote,  e sfrecciammo attraverso le affollate vie di Firenze.
Eravamo già a metà strada quando mi venne in mente una cosa:
 
 
-          Forse avremmo dovuto chiedere ad Harry se voleva venire con noi – urlai per farmi sentire da mia cugina nonostante il pesante casco che le copriva la testolina bruna.
-          Forse … ma non lo odiavi? Pensavo che avresti preferito passare la giornata senza di lui!
-          Oh, questo è sicuro ma, tanto per gentilezza, credo che gli manderò un messaggio chiedendogli di raggiungerci.
-          Va bene, fa come vuoi!
 
 
Mentre mia cugina parcheggiava, io scesi dal limone/motorino e tirai fuori il cellulare per scrivere un messaggio ad Harry:
 
 
“HEI IDIOTA, SE TI VA (MA NESSUNO TI OBBLIGA) POTRESTI RAGGIUNGERCI AGLI UFFIZI, CHIEDI A MIO NONNO, LUI SAPRA’ SICURAMENTE INDICARTI LA VIA PIU’ COMODA PER ARRIVARCI”.
 
 
La risposta non tardò ad arrivare:
 
 
“TI RINGRAZIO PER IL GENTIL PENSIERO MA CREDO CHE PIUTTOSTO ANDRO’ A FARE UN GIRO CON MAMMA E ROBIN. TUTTO PUR DI NON STARE CON TE!”
 
 
Il suo messaggio mi fece incavolare. Diamine! Per una volta che tentavo di essere gentile con lui mi trattava in quel modo?
Ma che andasse a farsi fottere!
 
 
-          Bechy? Va tutto bene? – Nina si sfilò il casco ravvivandosi i capelli con una mano.
 
Aveva il viso e le spalle piuttosto abbronzate, al contrario di me che ero bianca e pallida come un latticino. Dovevo assolutamente prendere un po’ di sole o al mio ritorno non mi sarei mai potuta vantare con Ella della mia tintarella (altra rima, yuhuu! Aspetta un attimo, lei è già abbronzata di suo, cavolo, non potrò vantarmi proprio con nessuno!)
 
 
-          Si, va tutto bene – risposi a mia cugina prendendola a braccetto – forza, entriamo!
 
 
Nonostante le preoccupazioni di Nina, non trovammo tanta fila fuori dagli Uffizi e nel giro di dieci minuti eravamo già dentro al grande museo.
 
Non ero mai stata una patita d’arte ma non mi serviva una laurea per capire che le opere contenute in quel luogo avevano un valore inestimabile.
 
Nina era una grande appassionata di Storia dell’Arte, tutto ciò che riguardava quella materia la affascinava in modo quasi ossessivo.
 
Proprio per questo fu lei a farmi da guida, era molto più informata di qualsiasi altro esperto.
 
Opere di Raffaello, Michelangelo, Caravaggio … quella mattina vedemmo di tutto e di più!
 
Fosse stato per Nina saremmo rimaste lì dentro anche tutto il pomeriggio ma io ero stanchissima e i miei piedi sembravano essersi animati urlando “ti prego! Poni fine a questa tortura!”
 
Così, uscimmo dagli Uffizi e andammo a prenderci un bel gelato in un bar lì di fronte, lei panna e fragola, io menta e cioccolato.
 
Ci sedemmo ad un tavolino con vista sul fiume Arno e cominciammo a chiacchierare del più e del meno.
 
Personalmente ho sempre odiato questa espressione “del più e del meno”, come se non ci bastasse già la matematica fatta a scuola. Vabbè, basta farsi certe inutili seghe mentali!
 
Nina mi stava giusto raccontando dell’ultima festa a cui aveva partecipato quando un ragazzo biondo molto carino si avvicinò al nostro tavolo.
 
Rivolse a mia cugina un sorriso raggiante e non mi ci volle molto per capire che quei due non solo si conoscevano ma probabilmente erano anche molto amici. Forse più che amici …
 
Il ragazzo cominciò a parlare in italiano così velocemente che non riuscii a capire neanche una parola.
Fortunatamente Nina notò la mia espressione confusa e mi spiegò cosa stesse succedendo.
 
 
-          Bechy, lui è Giacomo, il mio ragazzo, avevo giusto intenzione di parlarti di lui proprio adesso – esclamò con gli occhi che le brillavano per l’emozione – lei è mia cugina Rebecca – aggiunse rivolta a Giacomo parlando nella sua lingua – è inglese perciò non sempre capisce molto bene l’italiano.
-          Ah capisco ehm … nice to meet you Rebecca! – mi disse lui stringendomi la mano con fare cordiale.
-          Il piacere è tutto mio – provai a dire io in italiano.
 
 
Nina e Giacomo ripresero a conversare fitto fitto e io distolsi lo sguardo per lasciargli un po’ di intimità.
 
 
-          Ehm … Bechy?
-          Si?
-          Giacomo mi ha chiesto di accompagnarlo ai suoi allenamenti di calcio, ti dispiace se vado con lui?
-          Cosa? Ah no, vai pure, ma come torno a casa?
-          Prendi pure la mia Vespa – mi disse lanciandomi un paio di chiavi - ci penserà Giacomo a riaccompagnarmi!
-          Okay – risposi poco convinta – a dopo allora!
 
 
Nina mi ringraziò abbracciandomi forte e Giacomo mi salutò provando a mettere insieme qualche frasetta in inglese.
Li vidi allontanarsi mano nella mano e provai una stretta al cuore, la stessa che sentivo quando vedevo Ella e Niall insieme.
Anche io volevo un ragazzo, anche io volevo essere amata e coccolata, perché invece l’unico maschio che mi ritrovavo accanto era quel rompipalle del mio fratellastro?
 
Sconsolata come non mai, mi alzai dal tavolo e mi allontanai dalla gelateria convinta che un bel giro in Vespa mi avrebbe aiutato a schiarirmi le idee.
 
C’era solo un problema … come cavolo si faceva a guidare quel limone a due ruote?
 
Montai in sella e provai ad accendere il motore. Okay, fino a lì ci arrivavo ma dopo di che non riuscivo più a fare nulla, era immobilizzata dalla paura!
 
E se avessi fatto un incidente?
E se mi fossi persa andando a finire chissà dove?
 
Stavo quasi per rinunciare e tornarmene a casa in autobus quando una voce familiare alle mie spalle mi fece trasalire:
 
 
-          Hai bisogno di aiuto?
-          Harry! Che cosa ci fai qui?
-          Ho seguito il tuo consiglio e ho chiesto informazioni a tuo nonno. Che uomo simpatico che è!
-          Pensavo che non volessi venire – sibillai tra i denti incrociando le braccia sul petto.
 
 
Ero già di cattivo umore, ci mancava solo lui a guastarmi ancora di più la giornata.
 
 
-          Bè, ho cambiato idea – rispose Harry con una scrollata di spalle – allora, dove andiamo di bello?
-          Da nessuna parte! Stavo solo cercando di far partire questo coso per tornarmene a casa.
-          Aspetta, lascia fare a me …
 
 
Scesi dalla Vespa per lasciargli posto e Harry montò su al posto mio riazionando il motore.
Partì, fece un giretto di prova, e poi tornò indietro.
 
 
-          Non è difficile! Coraggio, salta su!
-          Io con te su quel limone a due ruote? Non ci penso neanche!
-          Ah si? Pensavo che tu non avessi paura di niente – mi provocò Harry con un sorriso beffardo.
 
 
Ecco, aveva trovato il mio punto debole, odiavo sentirmi dare della fifona.
 
 
-          Eh va bene Styles, ma devi riportarmi subito a casa!
 
 
Mi posizionai dietro di lui sulla Vespa e strinsi le braccia intorno ai suoi fianchi.
 
All’inizio ero piuttosto tesa e avevo un po’ di paura, poi però, a poco a poco, cominciai a lasciarmi andare.
 
Sfrecciavamo velocissimi e il vento mi soffiava tra i capelli.
 
Il sole di mezzogiorno splendeva alto nel cielo e lo sentivo battere sulle mie spalle scoperte.
 
Quella città era meravigliosa, ogni angolo, ogni stradina, ogni vicolo …
 
E i monumenti poi, erano un più bello dell’altro!
 
Dapprima percorremmo la costa dell’Arno, poi tornammo verso l’interno.
Era incredibile come Harry fosse riuscito subito a memorizzare la strada di casa, io al posto suo mi sarei persa già da un pezzo.
 
Finalmente arrivammo a destinazione e io tirai un sospiro di sollievo.
Harry parcheggiò la Vespa e ripose i caschi nel sottosella.
 
Sembrava sempre così sicuro di se in tutto quello che faceva, riusciva a fare bene qualsiasi cosa, perfino guidare un motorino per le strade di una città a lui sconosciuta.
 
E poi era bello, terribilmente bello …
 
“Bechy! Ma cosa stai dicendo? Sei impazzita?”
 
 
-          Harry, posso chiederti una cosa? – domandai prima di aprire il portone del palazzo.
-          Uhm … certo …
-          Che cosa ho detto l’altra notte mentre dormivo?
 
 
Di nuovo Harry arrossì per l’imbarazzo e tentò di entrare in casa per evitare la mia domanda ma io gli sbarrai la strada. Stavolta non aveva scampo.
 
 
-          Davvero lo vuoi sapere Bechy?
-          Certo, e lo voglio sapere subito!
-          Va bene … - Harry fece qualche passo indietro e poggiò la schiena contro il muro esterno della palazzina – hai detto qualcosa del tipo “no, non è possibile che mi piaccia Harry, non quell’idiota!”.
-          Che cosa? – stavolta fui io ad arrossire violentemente – stai scherzando per caso?
-          Assolutamente no! – l’espressione seria del ricciolino mi confermò che ciò che aveva appena detto era del tutto vero.
 
 
Ecco lo sapevo! Era stata una pessima idea metterci nella stessa stanza, adesso lui sapeva che provavo qualcosa per lui!
 
 
-          Allora? – Harry sembrava in trepidante attesa di una risposta.
-          Allora cosa?
-          È vero che ti piaccio?
-          Ma no! Figurati … lo sai che ti odio!
-          Si lo so, ti odio anche io ma …
 
 
Lasciò la frase in sospeso e scosse la testa come se lui stesso fosse stupito da ciò che aveva appena pensato di dire.
 
 
-          Ma cosa?
-          Niente, lascia perdere …
-          No, adesso me lo dici! – esclamai avvicinandomi  lui.
 
 
Adesso si che eravamo vicini, forse anche troppo. Riuscivo a sentire il suo respiro sulla pelle e i miei occhi erano incatenati ai suoi.
Il cuore cominciò a battermi forte, temevo di andare in iper ventilazione da un momento all’altro.
 
 
Harry non disse nulla ma fece qualcosa del tutto inaspettato.
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò delicatamente sulle labbra lasciandomi letteralmente senza parole.
All’inizio fu un bacio molto innocente, poi si fece sempre più intenso e passionale.
Il mio cervello andò in tilt e mettendo da parte la mia ostilità saltai addosso ad Harry stringendo le gambe intorno ai suoi fianchi a intrecciando le dita tra i suoi soffici riccioli.
 
E d’un tratto mi resi conto di aver sognato quel bacio per tanto, tanto tempo.
 
CAPITOLO 10!!! UN ALTRO BACIO, CHISSA’ SE STAVOLTA LE COSE ANDRANNO DIVERSAMENTE … PER SCOPRIRLO, CONTINUATE A LEGGERE E SE NE AVETE VOGLIA LASCIATE UNA BELLA RECENSIONE!
BACI AFFETTUOSI, VOSTRA SAM.

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 11: YOUR SMILE IS LIKE THE SUN TO ME ***


CAPITOLO 11:
 
 
-          Non ci posso credere!
-          Nina abbassa la voce, vuoi che ci sentano tutti?
-          Tu … Harry … bacio … - mia cugina era semplicemente sconvolta per ciò che le avevo appena raccontato, io stessa lo ero.
 
 
Quello era stato il mio secondo bacio con Harry anche se teoricamente il primo non contava visto che stavamo giocando al gioco della bottiglia.
Il gioco della bottiglia … certo, era nato tutto da lì, se Ella non avesse avuto la pessima idea di giocarci adesso non mi troverei in questo pasticcio.
O forse no? Magari avrei scoperto in un altro modo di avere una cotta per Harry.
 
 
-          Bechy ti rendi conto? Voi due siete …
-          Fratellastri, lo so, anche se in realtà in nostri genitori non sono sposati quindi …
-          Non fa differenza! Prova a pensare come potrebbe essere: voi due vi mettete insieme, fate tutto di nascosto, poi vi lasciate, soffrite e non potete tentare di dimenticarvi a vicenda perché, guarda caso, vivete insieme! – wow, la sua capacità di sintesi era straordinaria.
-          Io non ho detto che ci metteremo insieme, in verità non ho la minima idea di come andrà a finire questa storia!
 
 
Mi era piaciuto baciare Harry? Si, parecchio, e questa cosa non andava affatto bene.
 
 
-          Allora dovete chiarirvi – sentenziò mia cugina – non perdere tempo, vai subito a parlare con lui!
-          Ma … che gli dovrei dire esattamente?
-          Non lo so, vedrai che quando sarai davanti a lui troverai le parole giuste.
 
 
Si, certo, come no … ero sicura che se me lo fossi ritrovata davanti gli sarei saltata addosso come avevo fatto l’altro giorno.
Nella mia mente continuavo a rivivere il momento del nostro bacio milioni e milioni di volte.
Le sue labbra morbide che si modellavano con le mie, le sue grandi mani che mi accarezzavano il viso, i suoi ricci tra le mie dita, il suo profumo inebriante, le sue adorabili fossette,  il calore della sua pelle …
Oh mio Dio, ma cosa mi stava succedendo? Ero passata dall’odio all’ossessione nei confronti di Harry.
Non sapevo cosa fare, Nina era carina ad aiutarmi ma in fondo aveva solo quindici anni, cosa ne sapeva lei dell’amore?
 
 
-          L’amore non ha età Bechy – mi disse lei quando le rivelai le mie preoccupazioni – si, hai ragione, ho solo quindici anni e in tutta la mia vita ho avuto solo un ragazzo, Giacomo. Però lo amo, sai? Dico sul serio, io sento di amarlo, e non importa l’età, ci si può innamorare a dieci anni come a trenta, a quindici come a quaranta. Credo che l’amore sia la cosa più bella della nostra vita ma è anche molto pericoloso certe volte, per questo devi stare attenta con Harry, non vorrei che tu rimanessi col cuore spezzato …
 
 
Ero quasi commossa. La mia piccola Nina era davvero preoccupata per me. A volte sembrava più grande, e sicuramente si stava comportando in modo più maturo di me che non avevo neanche il coraggio di parlare con Harry.
Ora però, sapevo cos’era giusto fare.
C’era solo una cosa che dovevo fare prima …
 
 
-          Va bene Nina, seguirò il tuo consiglio e andrò a parlare con lui ma … adesso devo fare una telefonata!
 
 
Presi al volo il telefonino e uscì fuori di casa.
All’ultimo piano della palazzina c’era un enorme terrazza condominiale inutilizzata.
Da piccole io e Nina ci andavamo sempre a giocare. Fingevamo di essere due principesse intrappolate in cima ad una torre in attesa di un bel principe che venisse a salvarci.
Adesso era cresciuta e non credevo più né nelle favole né nel principe azzurro ma qualcosa era cambiato in me negli ultimi tempi. Sentivo che c’era qualcosa, o meglio qualcuno, che poteva rendermi davvero felice. Forse quel qualcuno era Harry, o forse no, ma se non ci avessi almeno provato me ne sarei pentita per tutta la vita.
 
Arrivata in terrazza mi affacciai dal parapetto per osservare il panorama.
Da lì si poteva vedere tutta Firenze, da piccola non me ne ero mai accorta, forse perché ero troppo bassa per sporgermi oltre il parapetto o forse semplicemente perché ero troppo impegnata ad aspettare il mio principe.
 
Presi il cellulare e composi il numero di Ella. Avevo bisogno della mia migliore amica, anche solo il suono della sua voce mi avrebbe aiutata a sentirmi meglio.
 
 
-          Pronto? Qui parla Ella, del reame la più bella!
-          Ehm … Ella? Hai fumato erba per caso?
-          Oh, Bechy sei tu! Scusa, qui al campo estivo stiamo organizzando una piccola recita e non posso fare a meno di parlare in rima.
-          Va bene, come vuoi … - per quanto la cosa sembrasse bizzarra e senza senso non potei fare a meno di sorridere. Ella mi mancava da morire, lei e tutte le sue piccole stranezze.
-          Allora, come sta andando lì in Italia?
-          Bene, benissimo, una meraviglia … senti Ella, avrei un problema!
-          Un problema? Oh dolce donzella, racconta tutto alla tua amica Ella!
-          Si, ma solo se la smetti di parlare così!
-          Okay, avanti spara!
-          Ioeharrycisiamobaciati! – dissi tutto d’un fiato
-          Cosa?
-          Io e Harry ci siamo baciati – ripetei più lentamente.
-          Lo sapevo! Niall, amore, vieni qui! Non sai cosa ti devo dire! Harry e Bechy si sono baciati di nuovo!
-          Dici sul serio?  - sentii la voce di Niall in sottofondo - avevamo ragione allora, me lo sentivo che tra quei due c’era qualcosa. Zayn mi deve dare cinque dollari!
-          Hanno scommesso su di noi? – esclamai indignata.
-          No! Niall adesso tornatene di là con quelle pesti … ehm, volevo dire con quegli adorabili bambini. Dovete ancora allestire il palco per la recita.
-          Va bene amore, salutami Bechy e dille da parte mia che approvo la loro relazione.
-          Bechy,  Niall ha detto che …
-          Ho sentito benissimo cosa ha detto! Adesso però possiamo concentrarci sul mio problema?
-          Si, dimmi pure, qual è il problema?
-          Non so come comportarmi.
-          Prima di tutto parla con Harry e chiarite i vostri sentimenti.
-          Si ma poi? Non pensi che la nostra sarebbe troppo complicata come relazione?
-          Si, forse lo sarebbe – mi rispose Ella dopo averci pensato su per un po’ – ma sai che ti dico? Fregatene! La vita è una Bechy, devi godertela, devi osare, anche a rischio di commettere degli errori.
 
 
Wow, quel giorno erano tutti un po’ filosofi, prima Nina con l’amore che non ha età e adesso Ella con la storia del godersi la vita.
La verità era che avevano ragione entrambe.
Non sapevo quanto fossero profondi i miei sentimenti per Harry, forse si trattava solo di una cotta passeggera, magari in poco tempo sarei tornata ad odiarlo oppure avrei conosciuto qualcun altro.
Ma dovevo osare, dovevo farmi coraggio e tentare altrimenti avrei passato tutta la vita a chiedermi “chissà come sarebbe stato fidanzarsi con Harry?”
 
 
-          Grazie Ella del reame la più bella, i tuoi sono stati dei preziosi consigli.
-          Prego Rebecca, amante della bistecca.
-          Ma … che razza di rima è?
-          Scusa, non me ne veniva in mente un’altra!
 
 
Conclusi quella telefonata prima che diventasse ancora più delirante.
“Okay Bechy, adesso tu torni giù a parlare con Harry!”.
Stavo per abbandonare la terrazza quando sentii dei passi sulle scale.
Poteva essere chiunque, ma il fato volle che fosse proprio il ricciolino che mi faceva battere forte il cuore. Adesso non avevo più scampo.
Io e Harry non ci parlavamo da un giorno, cioè da quando ci eravamo baciati.
Ci eravamo limitati a lanciarci occhiatine fugaci durante la cena e la sera prima di metterci a letto.
Lui adesso era lì, a pochi passi da me, e  mi fissava con i suoi grandi occhi verdi.
Sorrideva appena ma si vedeva che era imbarazzato tanto quanto me.
 
 
-          Dobbiamo parlare! – esclamammo entrambi nello stesso momento.
 
 
Sorrisi e gli feci cenno di cominciare per primo.
Lui fece un respiro profondo e si avvicinò ancora di più a me prendendomi le mani e stringendole forte tra le sue.
 
 
-          Bechy … lo so che tutta questa storia sembra assurda. Insomma, fino a qualche giorno fa ci odiavamo, o forse eravamo solo troppo orgogliosi per ammettere i nostri sentimenti. In realtà credo di avere una cotta per te da molto più tempo, lo avevo perfino detto a Niall una volta ma poi mi ero convinto di essermi sbagliato. – parlava velocemente e senza guardarmi negli occhi. Sembrava quasi che avesse passato tutto il pomeriggio a preparare quel discorso e probabilmente era proprio così – non so quali siano i tuoi sentimenti nei miei confronti – continuò alzando finalmente lo sguardo verso di me – ma se anche io ti piaccio direi che possiamo provare a stare insieme.
 
 
Ecco, era proprio quello il problema. Ormai era chiaro che mi piacesse Harry. Pensare di stare insieme a lui però era molto più complicato. Mai come in quel momento avevo desiderato che i nostri genitori non stessero insieme.
Lo guardai attentamente. Era lui, il mio Harry, lo sbruffone insopportabile che mi faceva sempre arrabbiare ma che al tempo stesso mi rendeva felice.
 
 
-          Hai ragione – dissi infine – dovremmo provare a stare insieme!
-          Sul serio? Meno male, pensavo che mi avresti preso per pazzo!
-          Ma io penso veramente che tu sia pazzo – scoppiai a ridere e gli scompigliai i capelli con una mano – sei il mio pazzo preferito però!
 
 
Harry mi strinse a sé finché le nostre labbra non si poggiarono l’una sopra l’altra.
Il bacio che ci scambiammo fu tenero e veloce, poi lui scostò il viso per tornare a guardarmi negli occhi.
Sorrise, e io feci altrettanto. Il suo sorriso era più luminoso di qualsiasi altra cosa, riusciva ad arrivare dritto al mio cuore.
Ci baciammo di nuovo, stavolta più a lungo.
E fu così, che io, Rebecca Paddy Ippolito, e il mio fratellastro, Harry Edward Styles, iniziammo la nostra avventura insieme, lì, sotto il sole della bella Firenze.
 
CONTINUA …
 
 
UNDICESIMO CAPITOLO! VI PIACE? PUBBLICHERO’ A BREVE IL DODICESIMO MA SOLO SE TROVERO’ QUALCHE BELLA RECENSIONE. GRAZIE ANCORA A TUTTI QUELLI CHE STANNO SEGUENDO QUESTA STORIA!
AH, QUASI DIMENTICAVO, COSI’, TANTO PER SAPERE, VOI DA CHE CITTA’ VENITE? IO DA ROMA MA HO PENSATO CHE FIRENZE FOSSE PIU’ ADATTA A QUESTA STORIA, NON LO SO, MI SEMBRA PIU’ … ROMANTICA?
FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE!
BACI SAM

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 12: FENIGLIA BEACH ***


CAPITOLO 12:
 
Harry (il mio ragazzo!!!), era dell’idea che fosse un’assurdità viaggiare in Italia, e in particolar modo in Toscana, senza andare al mare.
Avevo provato a spiegargli in tutti i modi che vicino a Firenze non c’erano spiagge ma ormai lui era irremovibile: VOLEVA passare una giornata al mare e NESSUNO avrebbe potuto impedirglielo.
Ah, il mio ragazzo era proprio testardo! (il mio ragazzo, il mio ragazzo, il mio ragazzo, Dio non mi sarei mai stancata di ripeterlo!)
Così, dopo urla strepiti e proteste, alla fine decisi di accontentarlo.
In una bella giornata di Luglio inoltrato, io, Harry, Nina e Giacomo, ci dirigemmo all’alba (esatto, all’alba, ma vi rendete conto di cosa ero disposta a fare per amore?) alla stazione per prendere il treno diretto a Orbetello, nella zona del Monte Argentario.
Il viaggio fu piuttosto rilassante e io potei recuperare il sonno dormendo beatamente tra le braccia di Harry per tutto il tragitto che in realtà fu piuttosto breve.
Una volta arrivati, ci dirigemmo in direzione di Porto Santo Stefano fino ad arrivare in una spiaggia conosciuta con il nome di “Feniglia”.
Era un luogo piuttosto familiare per me, nonno Pietro ci portava sempre me e Nina a fare il bagno quando venivo a trovarli dall’Inghilterra. Mi ricordo ancora di quando entrava in acqua insieme a noi e ci faceva fare i tuffi dalle sue spalle, che bei momenti!
La spiaggia era semi deserta fatta eccezione per qualche famigliola che si riposava all’ombra dei propri ombrelloni portati da casa.
Quella era la spiaggia libera, per raggiungere uno stabilimento avremmo dovuto fare un lungo pezzo a piedi ma non ne avevamo voglia.
Posammo le nostre cose e cominciammo a toglierci i vestiti rimanendo in costume.
Affondai le dita Dei piedi nella sabbia calda e dorata, per me era una di quelle piccole cose che ti facevano amare tanto l’estate.
 
-          Chi si tuffa per ultimo è un barbagianni obeso! – gridò mia cugina cominciando a correre verso la riva dell’oceano.
 
Giacomo prontamente scattò dietro di lei e, dopo averla presa in braccio, la gettò nell’acqua limpida.
Nina urlò per il freddo e cominciò a rincorrere il suo ragazzo per tutta la spiaggia minacciandolo di farlo affogare.
Io ed Harry fummo un po’ più cauti. Ci avvicinammo all’acqua piano piano e controllammo la sua temperatura con la punta del piede.
Brrrr, era davvero gelida.
 
-          Vai prima tu – mi disse Harry.
-          Scherzi? Vai prima tu!
-          No, prima le signore, insisto!
-          E io insisto di più!
 
Allungai una mano verso la superficie dell’acqua e lo schizzai in pieno viso.
Colto alla sprovvista dal gelo improvviso, Harry rimase imbambolato per qualche secondo, poi, ridendo come un bambino, mi sollevò di peso e cominciò a camminare verso l’acqua alta per poi buttarmici nonostante le mie urla di protesta.
 
-          Harry! – strillai una volta riemersa – come hai potuto?
 
Lui per tutta risposta si tuffò in acqua e cominciò a nuotarmi intorno come uno squalo, poi si immerse e mi afferrò per una caviglia trascinandomi verso di lui.
Ebbi appena il tempo di prendere un bel respiro che mi ritrovai sott’acqua insieme a lui.
Aprii gli occhi e li sentii bruciare ma in compenso riuscii a intravedere l’immagine sfocata di Harry.
Lui mi strinse a se e mi baciò mentre delle bollicine d’aria uscivano dalle nostre bocche sfiorandoci le guancie e risalendo in superficie, quello fu il nostro primo bacio subacqueo!
Quando tornammo in superfici ci staccammo un attimo per riprendere fiato ma rimanemmo comunque molto vicini, lui con le braccia intorno ai miei fianchi e io con le mani strette al suo collo.
Il suo corpo era molto più caldo rispetto al mio e mi strinsi forte a lui per sentire meno il freddo.
Gli baciai il collo, la sua pelle sapeva di sale.
 Il suo corpo bagnato luccicava alla luce del sole rendendolo così bello da togliermi il fiato.
Non molto lontano da noi Nina e Giacomo si stavano ancora rincorrendo senza mai smettere di ridere come pazzi ma in quel momento non feci molto caso a loro, tutto quello che riuscivo a vedere era il meraviglioso sorriso raggiante di Harry.
Nel frattempo i nostri corpi si erano abituati alla temperatura fredda  e starsene a mollo in quell’immensa distesa di acqua cristallina era davvero piacevole.
Intrecciai le mie dita tra quelle di Harry e lo attirai di nuovo a me per un altro bacio, non riuscivo proprio a farne a meno, fosse stato per me non avrei mai fatto altro che baciarlo tutto il santo giorno.
 
-          Bechy, c’è una cosa che devo dirti ma ho paura della tua reazione – disse lui facendosi improvvisamente serio.
-          Che è successo? Dimmi!
-          Ecco vedi io … mi chiedevo se … noi due insomma … se tu ti sentissi pronta per …
 
Capii al volo cosa volesse dire e arrossii violentemente. Io ero vergine, lui naturalmente no, e questo mi spaventava un po’, insomma, lui era già più esperto mentre io non avevo la minima idea di cosa fare, non avevo neanche avuto una madre che potesse darmi consigli di tipo sessuale.
A mio padre di certo non potevo dire niente, si imbarazzava perfino quando la mattina mi vedeva girare per casa in mutande!
Bè, in realtà mezza Holmes Chapel mi aveva visto in mutande dopo la festa a casa di Andrew …
Cosa dovevo fare? Anzi, cosa VOLEVO fare?
Era ovvio che l’idea di fare l’amore con Harry mi piacesse ma … ero realmente pronta?
Forse avrei dovuto parlarne con “Ella del reame la più bella” che oramai si limitava a chiamarmi semplicemente “ Rebecca l’amante della bistecca”. Quella ragazza aveva dei seri problemi, se l’avessero mandata in un manicomio avrebbe fatto impazzire anche tutti i medici!
 
-          Non lo so Harry, ci devo pensare …
-          Va bene – rispose lui accarezzandomi il viso dolcemente – ti aspetterò per tutto il tempo che vuoi!
-          Oh, che dolce che sei! – esclamai cominciando a riempirlo di baci su tutte le guancie.
 
Uscimmo dall’acqua e andammo ad asciugarci.
Avevamo un solo asciugamano così decidemmo di condividerlo avvolgendoci entrambi stretti stretti l’uno all’altra.
Ogni contatto tra di noi era pura elettricità, l’attrazione fisica c’era, non lo si poteva negare.
 
-          Bechy …
-          Si?
-          Ti amo …
 
Quelle parole mi riempirono il cuore di gioia nonostante fossero del tutto inaspettate.
Era presto per dirle? No, in fondo ci conoscevamo da tanto tempo e il nostro legame era davvero speciale.
 
-          Ti amo anche io Harry!
 
In quel momento, mi sentii un po’ più pronta per il “grande passo” …
 
ALLORA, INANZITUTTO SCUSATE SE IL CAPITOLO E’ UN PO’ CORTO E NON SUCCEDE QUASI NULLA, A ME NON PIACE TANTO QUINDI CONSIDERATELA UNA FASE DI PASSAGGIO…
NON SO QUANDO PUBBLICHERO’ IL PROSSIMO (DIPENDE ANCHE DALLE RECENSIONI CHE RICEVERA' QUESTO :D ) QUINDI VI DARO’ QUALCHE ANTICIPAZIONE: I RAGAZZI TORNERANNO IN INGHILTERRA E FORSE, E SOTTOLINEO FORSE, COMPIRANNO IL “GRANDE PASSO”.
INTANTO FATEMI SAPERE SE QUESTO CAPITOLO VI PIACE!
BACI SAM J

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 13: HIS GREEN EYES ***


CAPITOLO 13:
 
-          Mi mancherai tanto cuginetta! – abbracciai forte Nina affondando il viso nei suoi capelli corvini. – prima che ricominci la scuola devi assolutamente venirmi a trovare in Inghilterra!
-          Verrò sicuramente , te lo prometto! – si asciugò le lacrime col dorso della mano e mi rivolse un sorriso incoraggiante come per farmi capire che comunque stava bene.
 
Il nonno, la nonna, zia Emma e Nina, ci avevano accompagnato all’aeroporto per salutarci.
Anne sembrava la più triste di tutti, durante il nostro soggiorno in Italia aveva stretto amicizia con zia Emma e approfondito il rapporto con nonna Paddy.
All’inizio la cosa mi aveva fatto piacere ma poi mi ero resa conto che più Anne si legava alla mia famiglia più sarebbe stato complicato il rapporto tra me e Harry.
Era brutto da dire ma in cuor mio speravo che lei e mio padre si lasciassero.
 
-          Ciao zia Emma, mi raccomando tienili d’occhio – le sussurrai stringendola in un forte abbraccio.
-          Lo farò, tu però vienici a trovare più spesso piccola mia! – mia zia odiava gli addii, forse perché dopo la scomparsa di zio Leonardo viveva nel terrore di essere abbandonata di nuovo.
 
Ma io non l’avrei mai fatto, non avrei mai abbandonato la mia famiglia, anche se vivevamo lontano e non ci vedevamo molto spesso, eravamo molto uniti, come se a collegarci ci fosse un filo invisibile.
Abbracciai un’ultima volta i miei nonni e poi insieme agli altri mi diressi verso l’imbarco dell’aereo.
Mi ero ripromessa di trattenere le lacrime ma non ci riuscii, nemmeno io ero una grande amante degli adii, tra l’altro quel giorno mi ero messa anche la matita nera intorno agli occhi (cosa che non facevo mai!) e piangendo dovevo aver assunto le sembianze di un panda, per questo preferii non guardarmi allo specchio.
Harry mi cinse le spalle con un braccio ma io lo respinsi, non volevo che mio padre o Anne capissero che tra di noi era nato qualcosa.
Lui come al solito non era d’’accordo con me, diceva che prima o poi avremmo dovuto dirglielo.
Un’hostess controllò il mio passaporto e il biglietto per poi farmi cenno di dirigermi verso l’aereo, prima di farlo però, mi girai un’ultima volta verso i miei familiari salutandoli con un cenno della mano.
Loro mi sorrisero in modo malinconico ricambiando il mio saluto.
Dire addio all’Italia era sempre un po’ doloroso ma mi consolava il fatto che sarei potuta tornare ogni volta che ne avevo voglia perché ad attenermi ci sarebbero stati sempre loro, la famiglia migliore che si potesse desiderare.
 
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Mio padre parcheggiò l’auto nel vialetto di casa nostra e non appena spense il motore il nostro viaggio fu definitivamente concluso.
Avevo pianto silenziosamente per la maggior parte del tempo durante il viaggio in aereo (anche perché alla malinconia per la partenza si era unita la strizza per le vertigini).
Portammo le valigie in casa e aprimmo tutte le finestre per far passare un po’ d’aria, avevamo chiesto di farlo alla donna delle pulizie in nostra assenza ma sospettavo che quella, appena si ritrovava casa libera, cominciasse a ballare la conga, saltare sui nostri letti e correre per tutta casa cantando a squarciagola “I Want to Break Free”, insomma, a fare tutto tranne che il suo dovere. Comunque sia, preferivo non approfondire …
In Italia mi ero dedicata allo shopping sfrenato con mia cugina perciò la mia valigia era diventata così pesante che portandola su per la scale mi strappai un muscolo sentendo un dolore lancinante alla spalla.
Wow, che bel rientro …
Dopo aver sistemato le valigie, mio padre si buttò a peso morto sul divano pronto per accendere la tv e guardare il suo programma preferito (lui fingeva che fosse un documentario ma io sapevo bene che appena Anne non era nei paraggi lui cambiava canale e si metteva a guardare il “Jersey Shore”, con quella tappetta di  Snooky che si ubriacava ogni sera andando in giro a rimorchiare, Pauly D con quel suo taglio di capelli assurdo e Ronnie e Sam che non facevano altro che litigare, un programma molto intelligente insomma …)
 
-          Che cosa stai facendo?  - lo interpellò Anne facendo capolino dalla cucina – fra dieci minuti dobbiamo uscire!
-          Ma come, siamo appena rientrati a casa!
-          Lo so ma stasera mia madre ci ha invitato a cena, ricordi?
-          Che palle! – si lasciò sfuggire mio padre.
 
Si pentì subito delle sue parole quando Anne lo fulminò con lo sguardo.  Quando faceva così mi ricordava tanto la strega della “Bella Addormentata nel Bosco” che si trasformava in un drago, ci mancava solo che cominciasse a emanare fumo dalle narici.
 
-          Me lo avevi promesso Robin, lo sai che per lei è importante!
 
In realtà sapevamo tutti che la madre di Anne avrebbe cominciato a ballare il  limbo sotto ai tavoli urlando di gioia se mio padre non fosse andato (per qualche strano motivo noi Ippolito non gli stavamo molto simpatici) ma per gentilezza e soprattutto per quieto vivere alla fine decise di andare.
Così, dopo circa mezz’ora, loro uscirono e io e Harry ci ritrovammo soli dentro casa, situazione che avrei evitato volentieri.
Per distrarmi, decisi di farmi un bagno nella piccola piscina che mio padre aveva fatto costruire nel giardino sul retro della casa.
Non era nulla di esagerato, solo una piccola vasca d’acqua calda con il fondo ricoperto di mosaici sulle tinte del blu e del grigio scuro, circondata da un roseto.
Mi guardai intorno, non c’era nessuno e probabilmente Harry si stava riposando in camera sua, così mi tolsi i vestiti e mi immersi nell’acqua calda rimanendo solo in slip e reggiseno, entrambi di colore lilla.
Tirai un sospiro di sollievo, l’acqua calda ebbe subito effetto sulla mia spalla dolorante.
 
-          A quanto pare abbiamo avuto la stessa idea!
 
La voce di Harry risuonò alle mie spalle così all’improvviso da farmi sobbalzare.
Mi girai di scatto e lo vidi immergersi nella piscina con indosso un costume rosso corallo e all’istante mi sentii una perfetta idiota per non aver indossato il bikini.
Lui però non sembrava averlo neanche notato, come al solito era perfettamente a suo agio.
Provai a rilassarmi piegandomi all’indietro e appoggiando la testa sul bordo, con lo sguardo fisso sul cielo arancione del tramonto.
Avevo paura a stendere le gambe per non colpire Harry, qualsiasi contatto fisico in quel momento poteva essere frainteso.
 
-          Umh! – senza volerlo emisi un piccolo gemito, i muscoli della spalla mi procurarono un forte crampo al collo.
-          Va tutto bene? – chiese Harry preoccupato. Com’era dolce quando si preoccupava per me!
-          Si, mi fa solo un po’ male la spalla – risposi io timidamente.
-          Lo sai che io potrei essere un bravissimo fisioterapista ?– continuò lui. Un lampo balenò nei suoi occhi verdi come se avesse appena avuto un’idea geniale – scommetto che riesco a farti passare il dolore con un massaggio!
-          Non è necessario – mi affrettai a rispondere. Se non fossi già stata tutta bagnata avrei cominciato a sudare per l’agitazione peggio di un grasso lottatore di sumo – grazie comunque.
 
Harry ignorò del tutto le mie parole e si avvicinò a me.
Mi premette le mani calde sulla schiena e con i pollici cominciò a massaggiare su ogni più piccolo muscolo disegnando piccoli cerchi.
Wow, era davvero fantastico!
Infilò le mani sotto al reggiseno per massaggiare meglio anche le scapole e a quel punto feci fatica a non avere pensieri … “a luci rosse”.
 
-          No! – strillai senza sapere neanche perché.
 
Mi allontanai di scatto e balzai fuori dalla piscina avvolgendomi il corpo con un asciugamano abbandonato sul bordo.
 
-          Ehm … io torno in camera mia, devo ancora disfare le mie valigie.
-          Bechy aspetta!
 
Non lo ascoltai nemmeno  e cominciai a correre dentro casa fino a raggiungere la mia camera.
Feci per chiudere la porta ma Harry, che silenziosamente mi aveva seguito, la bloccò mettendosi in mezzo.
 
-          Ahi! Mi hai schiacciato le palle! – urlo coprendosi la parte interessata – che dolore!
-          Oh, scusa! – nonostante fossi ancora molto imbarazzata per quello che era appena successo in piscina, non potei fare a meno di scoppiare a ridere e poco dopo Harry si unì a me.
 
Poi però, si fece subito serio.
Lo sguardo penetrante che mi rivolse mi fece rabbrividire tutta.
 
-          Scusa per prima – mi disse come se mi avesse letto nel pensiero – ma ti giuro che non avevo secondi fini, volevo solo alleviarti un po’ il dolore.
-          Lo so, sto diventando paranoica – risposi a testa bassa.
 
Harry si avvicinò a me e mi sollevò il mento tra le dita.
E fu allora che lo capii. Mi bastò perdermi nell’immensità dei suoi occhi verdi per capire di essere pronta finalmente, pronta per il “grande passo”.
Inaspettatamente fui proprio io a fare la prima mossa avvicinandomi a lui e baciandolo sulle labbra.
Harry  non esitò neanche per un attimo a ricambiare il bacio, anzi, mi strinse a sé sollevandomi leggermente da terra.
Non riuscivo a credere a ciò che stavo facendo quando piano piano cominciai a sfilargli il costume.
Da quando ero così … intraprendente?
Continuando a baciarci ci ritrovammo stesi sul mio letto e lui mi sfilò la biancheria intima.
Credevo che rimanere completamente nuda davanti a lui sarebbe stato terribilmente imbarazzante e invece ero completamente a mio agio.
Harry mi baciò sul naso, poi sul mento e infine lungo il profilo del collo e delle spalle mentre io gli accarezzavo il petto.
Stavo quasi soffocando per l’emozione ma era una sensazione incredibilmente piacevole che mi caricò di adrenalina allo stato puro.
Volevo che mi facesse sua e che lui diventasse solo mio.
La danza dell’amore iniziò, all’inizio faceva male ma a poco a poco il dolore fu rimpiazzato dal piacere, quello vero che non avevo mai provato prima d’ora.
Sudavo freddo e mi sentivo come in preda ad una scossa elettrica, affondai le unghie nella sua schiena graffiandolo ma lui se ne accorse appena.
Sentivo il suo respiro fresco sulla pelle, le sue labbra che mi schioccavano piccoli baci dappertutto.
Il mio cuore batteva all’impazzata, per quello non era solo sesso, era amore, era passione, era qualcosa di veramente magico.
Non mi resi conto di quanto durò, ma quelli furono i minuti più belli della mia vita.
 
-          Ti amo Harry – sussurrai mentre delle lacrime di gioia mi percorrevano il viso.
-          Ti amo anche io Bechy, tu non immagini nemmeno quanto …
 
In quel momento sentii di essere diventata adulta, avevo detto addio alla mia innocenza ma non sentii nessun rimorso. Harry mi aveva fatto scoprire qualcosa di nuovo, qualcosa che desideravo con bramosità, qualcosa che mi faceva sentire viva e felice.
Anche se per lui non era la prima volta, mi disse di essere emozionato come se lo fosse.
La mia quella sera, fu gioia infinita.
 
E QUESTO ERA IL CAPITOLO “HARD” DELLA STORIA, SPERO VI SIA PIUACIUTO LEGGERLO, SE LA RISPOSTA è SI, ALLORA LASCIATE UNA BELLA RECENSIONE.
LA STORIA NATURALMENTE NON E’ FINITA, IL RAPPORTO TRA HARRY E BECHY SI DEVE ANCORA SVILLUPPARE. COME FINIRA’? PER SCOPRIRLO CONTINUATE A LEGGERE!
BACI SAM

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Capitolo 15
*** CAPITOLO 14: OUR LOVE IS LIKE A TACOS! ***


CAPITOLO 14:
Bene, io e Harry avevamo compiuto un passo importante ma mancava ancora qualcosa: dovevamo annunciare la nostra relazione a tutti i nostri amici.
Era stata più un’idea sua che mia, personalmente ero convinta che più tenevamo nascosta la nostra  storia meglio era.
Mi diede retta? Neanche per sogno, ma ormai ci ero abituata, nonostante dall’odio fossimo passati all’amore, non potevamo fare a meno di battibeccare ogni tanto.
 
-          Eh va bene, diciamoglielo, ma con calma okay?
-          Io sono calmissimo, sei tu quella che si preoccupa!
-          Io non mi sto preoccupando, dico solo che le cose o si fanno bene o non si fanno!
-          Okay, okay … che ne dici? Li portiamo a mangiare una pizza?
-          Io avevo pensato al giapponese.
-          Ma sei pazza? Costa tantissimo!
-          Si ma sarebbe più fico no? Cazzo, stiamo per fare un passo importante, i nostri amici sono una parte fondamentale della nostra vita!
-          Bechy, ne stai facendo un affare di stato.
-          No, è che le cose o si fanno bene o non si fanno!
-          L’hai già detto!
-          E allora? Lo ripeto!
 
Ecco, questo è per dare un’idea dei nostri piccoli litigi che di solito si concludevano subito con un bel bacio.
Alla fine, decidemmo all’unisono di andare a mangiare al ristorante messicano.
Quando io e Harry arrivammo, tutti gli altri erano già lì ad aspettarci.
Merda, e io che volevo essere puntualissima come al solito! Le cose o si fanno bene o … okay, lasciamo perdere …
In effetti però, era stata tutta colpa mia che ci avevo messo tre ore per decidere cosa mettermi.
Alla fine avevo optato per un paio di jeans a pinocchietto, una camicetta azzurra a maniche corte e le TOMS blu ai piedi.
Harry si era preparato in meno di cinque minuti ed era comunque perfetto: pantaloni beige, polo marrone e scarpe in tinta.
Era la prima volta che rivedevo Ella dopo la mia partenza per l’Italia, così corsi ad abbracciarla non appena feci il mio ingresso.
Sembrava quasi che entrambe stessimo correndo a rallentatore come nei film.
Dio se mi era mancata quella pazzoide della mia migliore amica!
Mi sedetti accanto a lei che a sua volta era seduta vicino a Niall mentre Harry prese posto tra Louis e Zayn.
Mi sentii stupida a pensarlo ma quasi mi dispiaceva che non fossimo seduti vicino. Mi si era proprio fuso il cervello con tutto quell’amore!
Ordinammo da mangiare e ci strafogammo, soprattutto io e Niall che facevamo a gara a chi mangiava più tacos in un minuto. Vinse lui naturalmente, ma solo perché io ero proprio sul punto di vomitare!
 
 
-          Ehi Horan vacci piano! – Liam strappò dalle mani di Niall l’ennesimo tacos che il biondino stava per addentare – vuoi che ti ricordi com’è andata l’ultima volta? Io e Danielle ti abbiamo dovuto accompagnare al pronto soccorso perché avevi fatto indigestione.
 
A proposito di Danielle, c’era anche lei quella sera e pure un’altra ragazza mora dall’aria familiare.
Si chiamava Eleonor Calder, la fidanzata di Louis, e non viveva ad Holmes Chapel anche se ci era nata.
Eleonor Calder … Eleonor Calder …
 
-          Ella, non ti sembra di averla già vista da qualche parte? – sussurrai alla mia migliore amica.
-          È probabile – rispose lei con una scrollata di spalle – viveva qui e come sai non è una cittadina molto grande …
-          Si ma … ho come l’impressione di conoscerla bene …
 
Ma certo! Eleonor Calder! Come avevo fatto a non riconoscerla prima?
 
-          Scusa, per caso da piccola frequentavi la scuola di danza di Mrs. Delawaine? – le chiesi.
-          Si! Come fai a saperlo? – mi rispose lei sgranando gli occhi per lo stupore.
-          Perché ci andavo anche io! Mi chiamo Rebecca Ippolito, ti ricordi di me?
-          Rebecca? Ma certo, mi ricordo benissimo!
 
Com’era piccolo il mondo, io ed Eleonor non ci vedevamo da circa dieci anni e poi ci rincontravamo per caso in un ristorante perché lei era la fidanzata del migliore amico del mio ragazzo.
 
-          Si, mi ricordo di te – ripeté lei con lo sguardo perso nei ricordi – e anche di tua madre … Melanie, giusto? Lei e mia madre erano molto amiche, portale i miei saluti.
-          Sarà un po’ difficile – risposi io con un filo di voce.
 
Povera Eleonor, lei non lo sapeva ma senza volerlo mi aveva provocato una dolorosa fitta al cuore.
Mia madre … era incredibile come continuasse a mancarmi ogni giorno.
Il suo sorriso, il suo profumo, le sue morbide braccia che mi stringevano prima di darmi la buonanotte.
Harry capì al volo il mio stato d’animo e allungò una mano lungo il tavolo per stringere la mia.
 
-          Vedi Eleonor – continuai cercando di ignorare il dolore – mia madre è morta qualche anno fa …
-          Oh mio Dio, mi dispiace … non volevo …
-          Stai tranquilla – la interruppi sforzandomi di sorridere – è tutto a posto!
-          E continuate ancora a fare danza? – chiese Danielle prontamente per cambiare discorso.
-          Io no.
-          Nemmeno io.
-          Danielle è una ballerina professionista – si intromise Liam guardando con orgoglio la sua ragazza – per me è la più brava che ci sia!
-          Oh amore, così mi fai arrossire!
 
Si scambiarono un piccolo bacio e io pensai “che schifo tutte queste smancerie!” ma poi mi resi che molto probabilmente, senza neanche accorgermene, io facevo le stesse cose con Harry.
Comunque sia, fui molto riconoscente a Danielle, doveva aver capito subito che la conversazione si era spostato su un argomento spinoso e aveva cercato di aiutarmi.
Harry mi teneva ancora la mano. La sua era calda e morbida mentre la mia come al solito era gelata, così piccola in confronto alla sua da sembrare la manina di una bambina.
Quella mano era la mia ancora di salvezza, non l’avrei mai lasciata per nessuna ragione al mondo.
Finito di mangiare, Harry si alzò dal suo posto e si mise al mio fianco cingendomi la vita con un braccio.
 
-          Ragazzi, io e Bechy dobbiamo dirvi una cosa …
-          Vi sposate? – chiese Ella che dopo il suo terzo bicchiere di Margarita era decisamente brilla.
-          No! – le risposi io dandole uno scappellotto dietro la nuca – come ti viene in mente?
-          Errore mio, continuate pure …
-          Quello che io e Bechy volevamo dirvi è che …
-          Vi sposate?
-          No Ella! Noi non ci sposiamo! N-O! – urlai esasperata
-          Okay, non c’è bisogno di arrabbiarsi!
-          Io e Bechy ci siamo ufficialmente fidanzati! – disse Harry tutto d’un fiato prima che ci interrompessero di nuovo.
-          Ufficialmente fidanzati? – domandò Ella confusa – ah, allora vi sposate!
-          No! – stavolta urlammo tutti in coro.
-          Va bene, va bene, non c’è bisogno di urlare! – Ella fece per dare un altro sorso alla sua Margarita ma Niall le sfilò abilmente il bicchiere dalle mani.
-          Per stasera basta tesoro, anche se sei adorabile quando ti ubriachi sono costretto a fermarti!
-          Allora? Non dite niente? – chiesi io speranzosa.
-          Riguardo a cosa? – domandò Louis.
-          Al nostro fidanzamento! – basta, non ce la facevo più! Quello non era un gruppo di amici, era una gabbia di matti!
-          Ah si, viva gli sposi!
-          Louis ti prego, non ti ci mettere anche tu …
-          Visto? – Ella scattò in piedi con aria trionfante – lo sapevo che vi sposavate!
-          Sono molto contenta per voi – ci disse Eleonor. Finalmente una persona normale!
-          Un brindisi a Harry e Bechy! – esclamò Danielle innalzando il suo calice.
-          A Harry e Bechy – ripeterono tutti gli altri in coro.
 
Alla fine quella serata, per quanto fosse strampalata, fu davvero piacevole.
Certo, Ella che vomitava nei bagni del ristorante non fu un gran finale ma tralasciando quella parte andò tutto bene.
Prima di rientrare in casa, io e Harry ci fermammo a chiacchierare sul dondolo in giardino.
Tirava una leggere brezza che scompigliava le fronde degli alberi ma il cielo era limpido come non mai e la luna splendeva nel cielo come un enorme perla diafana.
 
-          Guarda quante stelle! – sussurrai ad Harry poggiando la testa sulla sua spalla.
-          Già, sono bellissime …
-          Harry, posso farti una domanda?
-          Certo, tutto quello che vuoi!
-          Secondo te … stiamo correndo troppo? Insomma, stiamo insieme da pochissimo tempo  e fino a qualche settimana fa ci odiavamo, a volte ho come l’impressione che abbiamo ancora tanto da scoprire l’uno dell’altra.
-          Forse hai ragione, ma non mi pento di nessuna delle cose che abbiamo fatto finora. Vedi, il nostro amore è come … è come … un tacos!
-          Un tacos? – sorrisi per quel paragone molto poco romantico.
-          Si, un tacos ancora tutto da riempire. Abbiamo la base, ovvero l’involucro fatto di farina di mais, abbiamo aggiunto qualche ingrediente come i pomodori e la salsa piccante, ma dobbiamo ancora aggiungere certe cose come il formaggio fuso e l’insalata. Ma non dobbiamo farlo subito, un tacos cucinato troppo in fretta non sarà mai buono quanto uno cucinato con pazienza e dedizione.
-          Wow! – non potei fare a meno di ammirarlo. Quel paragone poteva sembrare assurdo (e mi aveva anche fatto venire fame) ma tutto ciò che aveva detto era giusto.
 
Si, il nostro amore era come un tacos, e noi avremmo finito di cucinarlo insieme (sperando che Niall non se lo mangiasse!).
 
 
ECCO QUA IL QUATTORDICESIMO CAPITOLO! E’ UN PO’ CORTO MA SINCERAMENTE MI PIACE, UNA COSA CHE DI SOLITO NON DICO MAI RIGUARDO I MIEI CAPITOLI. FORSE A VOI SEMBREARA’ UNA COSA STUPIDA MA IO ADORO L’IDEA DELL’AMORE TRA HARRY E BECHY PARAGONATO AD UN TACOS!
E POI C’E’ ELLA UBRIACA CHE, A MIO PARERE, E’ ABBASTANZA DIVERTENTE.
VOI CHE NE PENSATE? RECENSITE, E SE VI VA LASCIATE UN COMMENTO ANCHE AL CAPITOLO PRECEDENTE CHE E’ UN PEZZO FONDAMENTALE DELLA STORIA (FATELO VI PREGO!!!)
BACI SAM 

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 15: DON'T LEAVE ME IN THIS WAY ***


CAPITOLO 15:
 
-          Ma ci pensi Bechy? Tutte e due abbiamo un ragazzo! – esclamò Ella.
 
Quel giorno l’avevo aiutata un po’ con i bambini del campo estivo e  adesso stavamo tornando a casa insieme.
 
-          Già, fichissimo … - risposi io troppo concentrata a mandare un messaggio a Harry per darle retta.
-          Uffa! Sempre con quel cavolo di cellulare! Già vivete insieme, è così necessario scambiarvi messaggini in continuazione?
-          No, non è necessario, ma noi lo facciamo lo stesso.
 
Ella sbuffò e fingendosi offesa accelerò il passo lasciandomi indietro.
Mi sentii leggermente in colpa per averla trascurata, così, anche se di malavoglia, riposi il cellulare nella borsa e la raggiunsi.
 
-          Ma guarda chi si vede – commentò lei ironica – Miss Ippolito è tornata fra noi!
-          E smettila di rompere le palle! – risi prendendola sotto braccio.
 
Lei per tutta risposta mi fece uno sgambetto e io ruzzolai a terra ma non senza trascinarla insieme a me.
Rimanemmo lì, stese in mezzo alla strada, per circa cinque minuti senza smettere di ridere.
L’asfalto era rovente dopo quella giornata di sole e io mi scottai i palmi delle mani quando le poggiai a terra per ritirarmi su.
Ella invece non riusciva neanche a mettersi seduta, oltre ad essere piegata in due dalle risate diceva di aver preso una culata così forte da impedirle qualsiasi movimento.
Alla fine dovetti sollevarla di forza e accompagnarla a casa sorreggendola per le spalle.
Sembrava tanto bassa e gracilina ma pesava eccome!
 
-          Brava scema, che ti serva da lezione! – la adagiai comodamente sul divano di casa sua e feci per uscire.
-          Bechy, aspetta …
-          Che c’è?
-          Vieni – picchiettò sul divano per farmi cenno di sedermi accanto a lei – ti devo dire una cosa importante …
 
All’improvviso aveva assunto un tono così grave da farmi venire i brividi. “Ti devo dire una cosa importante”, erano le stesse parole che aveva usato mio padre prima di dirmi che la mamma era molto malata e stava morendo.
Deglutii a fatica e mi sedetti al suo fianco come mi aveva chiesto.
Lei mi prese entrambe le mani e me le strinse forte guardandomi dritto negli occhi.
 
-          Ella ti prego qualsiasi cosa sia dimmela e basta, l’ansia mi divora!
-          Non è successo nulla di grave Bechy – mi assicurò lei con un dolce sorriso – voglio solo che tu mi prometta una cosa …
-          Qualsiasi cosa!
-          Bene, ascolta … adesso entrambe abbiamo un ragazzo e siamo molto coinvolte nelle nostre relazioni. È una cosa bella, io ne sono felice ma … devi promettermi che non trascureremo la nostra amicizia, okay? Insomma, in questi giorni tra una cosa e l’altra ci siamo viste si e no due volte, io non posso sopportare di vivere così, tu sei la mia migliore amica e io ho bisogno di te non solo nei momenti difficili ma anche in quelli più felici, perché tu sei la prima persona con cui voglio condividere la mia gioia!
 
Quando finì il suo discorsetto, tirai un sospiro di sollievo. Non era niente di grave per fortuna, eppure mi stavo tanto preoccupando!
 
-          Ella, tu non ti devi assolutamente preoccupare di questo! Noi siamo amiche per la pelle, nessuno ci potrà mai separare, capito? – la strinsi in un forte abbraccio stritolante.
 
Lei cominciò a mugugnare, probabilmente stava soffocando ma non mi importava, dovevo trasmetterle tutto il mio affetto attraverso quell’abbraccio.
Sentivo il peso della sua testa sul petto  e i suoi capelli che mi solleticavano il viso. La mia Ella era lì, e ci sarebbe stata per sempre.
 
-          Ti devo dire un’ultima cosa prima di andare – la allontanai da me e la vidi riprendere fiato.
-          Sei scema? Non respiravo più! Vabbè, cos’è che devi dirmi?
-          Io e Harry … noi … qualche giorno fa … stavo cercando di trovare le parole giuste ma non ce ne fu bisogno.
-          L’avete fatto? – Ella non mi lasciò neanche il tempo di terminare la frase che già era balzata in piedi sul divano così velocemente da rischiare di perdere l’equilibrio e crollarmi addosso.
-          Ehi, ma non ti  facevano male le chiappe fino a poco fa?
-          Non cambiare discorso signorina! Adesso tu mi racconti tutto!
 
Avevo una certa fretta di tornare a casa (per vedere Harry naturalmente) ma dopo la promessa che ci eravamo fatte non potevo andarmene via senza raccontare nulla di una delle più importanti esperienze di tutta la mia vita, così, le dissi tutto per filo e per segno.
Lei mi ascoltava rapita, con gli occhi sgranati e le mani posate sul petto all’altezza del cuore.
 
-          Oh, com’è romantico! – sospirò a fine racconto.
-          Già … tu e Niall invece …
-          Ancora niente – rispose lei sbrigativa – ci penserò su. Adesso è meglio che tu vada!
-          Ma guardarla com’è imbarazzata la piccola, dolce e casta Ella!
-          Si, si, come vuoi … fuori di qui adesso!
 
Mi fece alzare dal divano con la forza e mi spinse fino alla porta di casa mentre io ridevo come una matta per la sua reazione.
Per Ella era normale parlare di sesso ma finché era uno discorso riferito ad altri, quando si trattava di lei invece si sentiva subito a disagio.
 
-          Allora ciao Ella, spero che Niall accetti la tua decisione di rimanere vergine fino al matrimonio!
-          Ma  … no io veramente – cominciò a balbettare nervosamente e poi, senza sapere più cosa dire, mi sbatté la porta in faccia.
 
Continuai a ridere per altri cinque minuti buoni finché non arrivai a casa.
Attraversai il vialetto e presi la posta: bollette, bollette, ancora bollette, volantini, depliant e  … una lettera dall’università di Cambridge indirizzata ad Harry.
Oh.Mio.Dio.
Solo in quel momento realizzai che Harry a settembre non sarebbe tornato a scuola con me ma avrebbe cominciato a frequentare il college.
Come avevo fatto a dimenticarmene? Quando ancora lo odiavo pregavo ogni giorno che gli arrivasse la lettera d’ammissione in modo da levarmelo dalle scatole ma adesso che le cose tra di noi erano cambiate l’ultima cosa che volevo era che si trasferisse a Cambridge.
Entrai in casa, lasciai tutte la altre lettere sul comò dell’ingresso e corsi in camera di Harry con la lettera del college stretta tra le mani.
Quando entrai era steso sul letto con indosso solo un paio di boxer verde mela e una t-shirt bianca, le gambe poggiate alla parete e la testa a penzoloni oltre il bordo del letto.
Cercai di attirare la sua attenzione ma aveva le cuffie nelle orecchie e non riuscì a sentirmi.
Corsi verso di lui e strattonai via il su mp3.
 
-          Harry, è arrivata questa per te! – dissi tutto d’un fiato porgendogli la lettera.
 
Lui dapprima si mise a sedere guardandomi con aria confusa, senza avere la minima idea di cosa stessi dicendo, poi il suo sguardo si posò sullo stemma dell’Università,  stampato sulla carta in colore vermiglio, e allora  il suo sguardo si illuminò.
Mi strappò la lettera dalle mani e l’aprì velocemente.
I suoi occhi lessero velocemente quelle poche righe che vi erano scritte mentre a poco a poco un sorrisetto fioriva sulle sue labbra rosee e sottili.
 
-          Mi hanno preso – disse con un filo di voce – sono stato accettato a Cambridge!
 
Lanciò la lettera in aria e cominciò a saltellare per tutta la stanza come un canguro impazzito ripetendo senza sosta “Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta!”.
Poi, quasi cogliendomi di sorpresa, corse ad abbracciarmi e sollevandomi di qualche centimetro da terra cominciò a farmi volteggiare come fossi una bambola di pezza.
Io non avevo la minima idea di come reagire. Volevo fargli capire che ero molto contenta per lui ma che al tempo stesso ero spaventata all’idea che se ne andasse. Cosa ne sarebbe stato di noi?
 
-          Bechy … che ti succede? – notando la mia espressione accigliata mi rimise a terra e mi prese il viso tra le mani per guardarmi meglio negli occhi.
-          Niente … sono solo un po’ sorpresa …
-          Pensavi che non mi avrebbero mai preso? – chiese lui divertito.
-          No ma sinceramente fino a qualche secondo fa non ci pensavo neanche a tutta questa storia, insomma, se tu vai a Cambridge noi saremmo costretti a lasciar …
-          Shhhh … - mi interrupe poggiandomi delicatamente un dito sulle labbra che rimasero dischiuse come quelle di un pesce boccheggiante – non lo dire neanche per scherzo, tutto questo non cambierà nulla tra di noi. Bechy, ti amo così tanto che continuerei a stare con te anche se fossi costretto a trasferirmi in Uganda!
-          Non lo so Harry – mi allontanai da lui per lasciarmi sprofondare sul suo letto con un lungo sospiro – tu credi nelle relazioni a distanza?
-          Si, ma solo se due persone si amano così tanto da sopportare la lontananza. Io ti amo abbastanza per farlo e tu?
 
In attesa della mia risposta, si stese sul letto e mi attirò a sé facendomi poggiare la testa sul suo petto.
Con una mano strinsi la sua maglietta come se servisse a tenerlo con me.
Strofinai il naso sul suo petto mentre cercavo di schiarirmi le idee e mi accorsi di aver versato una lacrima solo quando ne sentii il sapore salato sulle labbra.
 
-          Si – dissi infine a voce bassa – credo che potremmo provarci …
-          Sapevo che avresti capito … - mi diede un bacio sulla fronte e cominciò ad accarezzarmi i capelli per poi scendere fino alla schiena.
 
Le sue mani che scivolavano lentamente sul mio corpo ebbero un effetto calmante su di me.
Lo amavo davvero, lo amavo come mai avevo amato qualcuno prima d’ora. Mi si spezzava il cuore all’idea che se ne andasse ma non mi sarei arresa.
Promisi a me stessa che ci avrei provato sul serio, che avrei provato a mantenere una relazione a distanza perché ehi … non si può lasciare un tacos a metà, giusto?
 
 
ECCO IL NUOVO CAPITOLO! AVEVO PROMESSO DI METTERLO GIOVEDI’ MA ALLA FINE SONO RIUSCITA A TROVARE IL TEMPO DI SCRIVERLO PRIMA DEL PREVISTO.
IO SONO STRESSATISSIMA PER VIA DELLA SCUOLA E VOI? MENO MALE CHE TRA UNA SETTIMANA FINIRA’ QUESTA TORTURA!
VABBE’, INTANTO LEGGETE QUESTO CAPITOLO E FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE!
BACI SAM
P.S. STO SCRIVENDO UNA NUOVA FF MA PRIMA DI PUBBLICARLA VOGLIO FINIRE QUESTA O “HOLMES CHAPEL UNIVERSITY”. NON VEDO L’ORA DI CARICARLA PER LEGGERE I VOSTRI COMMENTI!

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 16: FOUR THINGS TO DO ***


CAPITOLO 16:
 
 
Non volevo che Harry se ne andasse, non potevo sopportarlo.
Se pensavo a quanto era diventato importante per me negli ultimi tempi quasi mi riusciva difficile credere che un tempo ci eravamo tanto odiati.
E adesso …
Lui se ne andava a studiare a Cambridge!
Naturalmente la notizia si era sparsa in fretta e tutti erano contentissimi per lui, non facevano altro che congratularsi, c’era solo una persona che invece di andare da lui era venuta da me a chiedermi come avessi reagito: Louis.
 
 
-         Come pensi che l’abbia presa? Sono distrutta …
-         Lo so, credimi, non è facile neanche per me. Harry è il mio migliore amico e all’idea di non poterlo vedere più tutti i giorni mi si spezza il cuore ma, sai come si dice, se ami qualcuno lascialo andare …
-         Tu non vai al college?
-         Si, ma non a Cambridge, io e Eleonor ci siamo iscritti alla Manchester University.
-         Capisco … quindi oltre ad Harry perderò anche te, Niall, Liam e Zayn – mi misi le mani tra i capelli sforzandomi di non scoppiare a piangere come avevo fatto spesso negli ultimi giorni. Anche gli altri ragazzi erano diventati importanti nella mia vita, riuscivano sempre a farmi sorridere, erano come una sorta di medicina contro la tristezza e la noia.
-         Non ci perderai, e non perderai neanche Harry – mi sussurrò Louis stringendomi a sé – te lo prometto …
 
 
Mi fidavo ciecamente di Louis e sapevo che mi stava dicendo quelle cose perché ci credeva veramente, ma sapevo anche fin troppo bene come andavano a finire certo cose.
Forse era vero, non li avrei mai persi del tutto, ma la mia relazione con Harry?
Insomma, al college avrebbe conosciuto tante altre ragazze sicuramente più belle di me, quanto ci avrebbe messo a dimenticarmi? Un anno? Un mese? Un giorno?
Lui diceva di no, che non avrebbe mai dimenticato neanche un attimo passato insieme …
Un giorno, quando mancava meno di una settimana alla sua partenza per Cambridge, ce ne stavamo in giardino a goderci le ultime giornate di sole estivo finché non gli venne un’idea.
 
 
-         Ma che ci stiamo a fare qui a crogiolarci al sole come due lucertole?
-         Non so tu, ma io sto cercando di abbronzarmi – gli dissi calandomi gli occhiali da sole sul naso.
-         Dovremmo fare qualcosa, sono i miei ultimi giorni qui …
-         Ma si sta così bene! – mi lamentai girandomi a pancia sotto  sul lettino per abbronzarmi un po’ la schiena.
-         E dai! Non fare la prigronza!
-         La che?
-         Pigronza: un misto tra pigra e stronza!
-         Ah, io sarei stronza?
-         In questo momento si! Facciamo una cosa, ognuno di noi pensa a due cose che dobbiamo assolutamente fare prima della mia partenza e poi … le facciamo!
-         Va bene, io ho già pensato: prendere il sole e stare sdraiati sui lettini.
-         Bechy!
-         Eh va bene … - mi rigirai poggiandomi sui gomiti mentre pensavo a cose che avremmo assolutamente dovuto fare – andare alla pista da skateboard e mangiare in un ristorante di lusso andandosene senza pagare! Tu?
-         Cavolo, anche io avevo pensato a quella del ristorante! Allora cambio: esibirsi davanti a un pubblico e … la seconda te la dico a fine giornata …
 
 
Improvvisamente tutta la mia pigrizia svanì e balzai in piedi entusiasta dei nostri progetti per la giornata. E poi … ero curiosa di scoprire qual era la seconda idea di Harry …
 
Prima tappa: la pista da skateboard.
Ad Holmes Chapel ce ne era una costruita nel parco più grande della cittadina.
Non sapevo nemmeno io perché mi fosse venuta l’idea di andare lì, semplicemente era la prima cosa che mi era venuta in mente.
Quando arrivammo, c’erano già otto ragazzi che facevano su e giù con le loro tavole per tutta la pista, alcuni si limitavano a fare slalom intorno a dei birilli, altri erano dei veri fenomeni che riuscivano a dare evoluzioni pazzesche.
 
 
-         Vi serve qualcosa? – un ragazzo con i rasta in testa e una  t-shirt blu elettrico che gli stava così larga da coprire quasi interamente i pantaloni grigi a pinocchietto, ci venne incontro tenendo la sua tavola arancione fluorescente sotto braccio.
-         Volevamo provare a fare un giro, siamo dei principianti – gli rispose Harry dondolandosi sui piedi mentre infilava la mani in tasca- adesso che ci penso, non abbiamo neanche uno skateboard.
-         Aspettate un attimo qui – il ragazzo si allontanò per poi tornare nuovamente con una tavola di colore rosso fiammeggiante – siete stati fortunati, il mio amico Brad ne aveva un’altra di scorta, ma non ne abbiamo altre.
-         Non importa, faremo a turno. Grazie mille!
-         Non c’è di che amico! – il ragazzo montò sul suo skateboard e sfrecciò verso la pista prendendo la rincorsa per eseguire un salto pazzesco.
-         Wow! Io quelle cose non le so proprio fare …-sussurrai ad Harry mentre salivamo su una duna di cemento.
-         Nemmeno io, ma siamo qui per imparare giusto? – poggiò lo skate per terra e mi fece segno di salire sopra insieme a lui.
-         Sai, non credo che ci si possa andare in due … - dissi alzando un sopracciglio con espressione scettica.
-         Proveremo una cosa nuova allora! – mi fece stringere le braccia intorno ai suoi fianchi mentre poggiavo entrambi i piedi sulla tavola, perfettamente incastrati tra i suoi.
-         Non hai paura di farti male? – chiesi sperando che cambiasse idea.
-         No, quando sono accanto a te sento di poter fare qualsiasi cosa!
 
 
Detto questo, si diede una spinta con il piede e partimmo giù per la discesa.
Iniziai ad urlare quasi subito, cavolo, andavamo davvero velocissimi!
Mi strinsi ancora di più a lui con l’orribile presentimento che qualcosa sarebbe andato storto.
E infatti … cinque secondi dopo ci librammo in aria per poi atterrare sul prato adiacente alla pista.
Che botta!
 
 
-         Wow!  È stato fichissimo! – esclamò Harry.
 
 
Poi però, quando provò a rialzarsi, lanciò un urlo di dolore.
 
 
-         Ah, la schiena!
-         Lo sapevo che era una pessima idea – lo aiutai a rimettersi in piedi nonostante fossi furiosa.
 
 
No, non potevo essere arrabbiata con lui, non dopo ciò che aveva detto: “quando sono accanto a te sento di poter fare qualsiasi cosa”. Si può essere più dolci di così?
 
 
-         Direi di lasciare perdere con lo skateboard, che ne dici? Andiamo in un ristornate di lusso adesso!
-         Si, ma non dimenticarti dell’esibizione!
-         Tranquillo, conosco il posto adatto …
 
 
Restituimmo lo skateboard a Brad (che insieme ai suoi amici ci stava guardando come se fossimo due perfetti idioti) e poi salimmo sul primo taxi che trovammo facendoci portare all’ingresso di uno dei ristoranti più costosi di tutta Holmes Chapel.
Pavimenti di marmo bianco, lampadari di cristallo, tende di broccato rosso, lunghe tovaglie dorate… questi erano solo alcuni degli elementi che rendevano quel posto terribilmente chic e anche un po’ pretenzioso. La gente seduta ai tavoli poi era davvero incredibile, le loro facce erano tutte da snob, così simili da far pensare che le avessero prodotte in serie in una fabbrica.
Mi sentii in imbarazzo perché mentre loro erano vestiti in modo elegante (alcune donne indossavano perfino lunghi abiti di raso), io e Harry avevamo addosso solo jeans e t-shirt estive.
Un cameriere tutto impettito con un paio di ridicoli baffetti sotto al naso, ci scortò fino ad un tavolo da due vicino alla finestra, raccomandandoci di non parlare a voce troppo alta per non disturbare il resto della clientela.
Ma per chi ci aveva preso? Per due trogloditi?
 
 
-         allora, come mai hai scelto questo posto? – mi chiese Harry una volta seduti.
-         Guarda là – indicai con il dito un punto lontano del ristorante dove si trovava un piccolo palco con tanto di pianoforte bianco a coda e microfoni.
-         Ma … è perfetto! Andiamoci subito!
 
 
In men che non si dica Harry mi trascinò sul palco mentre l’attenzione di tutti si concentrava su di noi.
 
 
-         Buonasera signori e signore – la voce di Harry rimbombò per tutta la sala grazie al microfono mentre alcuni camerieri ci guardavano esterrefatti – io e la mia ragazza stasera siamo qui per intrattenervi con una bella canzone. Sei pronta amore?
-         Harry, cosa cazzo cantiamo?
-         Tu segui me …
 
 
Prima che potessi aggiungere altro lui cominciò a cantare “All You Need is Love” dei Beatles e io gli andai dietro:
 
 
Nothing you can make that can't be made. 
No one you can save that can't be saved. 
Nothing you can do but you can learn how to be you in time. 
It's easy"

 
 
 
Quella canzone era perfetta per noi due.
Io avevo bisogno del suo amore, lui del mio.
Entrambi avevamo bisogno del NOSTRO amore.
La sua voce profonda e roca riusciva a farmi provare emozioni indescrivibili, toccava ogni singola corda del mio cuore fino a farlo battere all’impazzata. E poi, mentre cantavamo, come al solito mi persi nei suoi occhi verdi e per un attimo dimenticai dove eravamo, dimenticai che stavamo cantando davanti ad altre persone, dimenticai che presto lui se ne sarebbe andato …
In quel momento eravamo solo io e lui, Bechy e Harry, innamorati come non mai.
 
 
 
"All you need is love. 
All you need is love. 
All you need is love, love. 
Love is all you need.”

 
 
 
A fine esibizione, con nostra grande sorpresa, molte delle persone presenti in sala si alzarono per applaudire, non so se per compassione di quei due matti che avevano appena cantato, se per farci sentire soddisfatti in modo che ce ne andassimo senza annoiarli ulteriormente, o se perché ci avevano veramente apprezzati.
Perfino i camerieri decisero di non dirci niente e vennero a prendere le nostre ordinazioni come se nulla fosse.
Quella sera mangiammo davvero di tutto, dalle tartine al caviale alle aragoste al termidoro.
Ero stata così bene che quasi mi sentii in colpa quando io e Harry sgattaiolammo fuori dal ristorante senza pagare ma cavolo, fu davvero divertente, sembravamo due ladruncoli professionisti!
 
Mancava una sola cosa da fare, la “sorpresa” di Harry.
Mi riportò a casa dove c’erano tutte le luci spente, segno che in nostri genitori non erano presenti.
Aprì la porta dell’ingresso e senza dire nulla mi prese per mano trascinandomi fino alla sua camera da letto.
 
 
 
-         Ti prego dimmelo, non resisto più, qual è la quarta cosa da fare?
 
 
 
Harry non rispose ma si limitò a sorridermi, un sorriso talmente luminoso che riuscii a vederlo nonostante l’unica fonte di luce fosse quella irradiata dalla luna che filtrava attraverso i vetri delle finestre.
Ma non avevo bisogno di parole, quando Harry si avvicinò a me e mi baciò capii subito quali fossero le sue intenzioni.
Le mie labbra premute contro le sue si aprirono in un sorriso.
C’era forse qualcosa di più bello di fare l’amore con il ragazzo che ami dopo una lunga giornata trascorsa a fare una cazzata dietro l’altra?
Sentii le sue mani calde percorrermi la schiena mentre mi sfilava la maglietta, le miei invece erano talmente fredde che rabbrividì quando gliele feci passare intorno al collo e poi giù lungo il torace.
 
 
-         Sai, penso che questa sia la migliore delle “quattro cose da fare assolutamente” – gli sussurrai all’orecchio.
-         Lo penso anche io – rispose lui mentre mi baciava il collo e le spalle – la cosa più bella in assoluto …
 
 
In quel momento eravamo felici, perlomeno io lo ero davvero tanto e non mi importava di quello che sarebbe successo dopo.
Ma avrei dovuto invece, perché sicuramente dopo la partenza di Harry il nostro rapporto sarebbe cambiato …
 
 
 
CAPITOLO 16!!! VI E’ PIACIUTO? FATEMELO SAPERE VI PREGO, MI FAREBBE DAVVERO TANTO PIACERE ANCHE SE SO CHE NON E’ UN GRANCHE’ …
BACI SAM

 
 
 
 


 
 

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Capitolo 18
*** CAPITOLO 17: IT'S HARD TO SAY GOODBYE ***


CAPITOLO 17:
 
 
 
Avevo sempre odiato il mese di settembre perché simboleggiava la fine dell’estate e l’inizio di un nuovo anno scolastico ma quell’anno avevo un altro motivo per disprezzarlo: la partenza di Harry.
La stazione di Holmes Chapel quel giorno era più affollata del solito perché molti ragazzi come lui partivano per il college.
Avrei voluto piangere o semplicemente stringermi ad Harry per dirgli quanto mi sarebbe mancato ma non potevo farlo perché insieme a noi c’erano anche i nostri genitori e Gemma.
Naturalmente avevano notato che il nostro rapporto era cambiato ma non sospettavano neanche lontanamente quale potesse essere la causa.
Mi ero chiesta tante volte come avrebbero reagito se fossero venuti a conoscenza della verità …
 
 
-         Ecco la tua valigia Harry, vuoi che ti aiuti a caricarla sul treno?
-         No, grazie Robin, credo di farcela da solo.
-         Oh, bambino mio! – Anne incapace di trattenere le lacrime strinse suo figlio in un abbraccio e cominciò a singhiozzare – non posso credere che tu stia andando al college, a Cambridge poi! Sono così fiera di te …
-         Grazie mamma – rispose lui con la voce soffocata – se stringi ancora un po’ mi ammazzi però!
-         Oh, scusa …
-         Buona fortuna fratellino! – Gemma lo baciò su entrambe le guance con gli occhi umidi per l’emozione  - e cerca di non combinare guai!
-         Va bene, ci proverò!
-         Studia – lo ammonì mio padre con sguardo severo – e fai tante conquiste – aggiunse poi con un sorriso caricò di complicità.
 
 
Harry a sua volta rise imbarazzato mentre io dentro di me ribollivo di rabbia e rischiavo di scoppiare da un momento all’altro gridando “Eh no! Lui ce l’ha già una ragazza!”
 
 
-         Ciao Bechy … - Harry si pose davanti a me senza sapere come comportarsi.
 
 
I nostri genitori e Gemma non si aspettavano più di un veloce abbraccio o una stretta di mano mentre noi avremmo voluto baciarci intensamente, stringerci forte l’uno all’altro e guardarci negli occhi un’ultima volta.
Ma non potevamo, sarebbe sembrato troppo strano.
 
 
-         Ciao Harry – gli strinsi la mano come ad un perfetto sconosciuto mentre dentro di me mi sentivo morire – Fai buon viaggio …
 
 
“Ti prego non te ne andare, resta con me! Non posso farcela senza di te, ho bisogno del tuo sorriso, dei tuoi baci, delle tue carezze … ho bisogno perfino dei nostri battibecchi continui …”
 
 
Avrei voluto dirgli tutto ciò ma riuscii a fermarmi appena in tempo.
La folla all’interno della stazione era visibilmente aumentata e la gente non faceva altro che venirci addosso urtandoci con le loro valigie.
Quella scena mi ricordò il nostro viaggio in Italia, quando ancora stavamo aspettando l’aereo per Firenze.
Ero partita nutrendo odio nei confronti di Harry ed ero tornata sapendo di amarlo.
Adesso era lui a partire, e mi amava, ma al suo ritorno forse i suoi sentimenti sarebbero cambiati.
E io non avrei potuto sopportarlo …
 
 
Harry mi rivolse un ultimo sguardo carico di tristezza, sembrava sul punto di dirmi qualcosa ma poi prese la sua valigia e salì sul treno.
Anne ricominciò a singhiozzare sommessamente, neanche stesse partendo per la guerra.
Poco dopo riapparve al finestrino e ci salutò con un gesto della mano mentre il treno cominciava a partire.
D’istinto mi mossi anche io, proprio come nei film, ma senza correre, camminavo a testa bassa lanciando solo qualche occhiata sfuggente verso di lui.
Harry mi disse qualcosa ma non riuscivo a sentirlo e scossi la testa per farglielo capire, allora lui ci riprovò muovendo lentamente le labbra.
 
 
“Ti amo”.
 
 
Perlomeno, ero abbastanza sicura che mi stesse dicendo questo.
 
 
-         Ti amo anche io Harry – sussurrai consapevole che non sarebbe mai riuscito a sentirmi.
 
 
Mi fermai e il trenò mi sorpasso fino ad uscire definitivamente dalla stazione.
Se ne era andato alla fine.
Dovevo essere felice per lui, lo sapevo, ma non ci riuscivo.
Una parte di me sperava che tornasse indietro dicendo di amarmi troppo per lasciarmi da sola.
 
 
“Si tratta solo di un anno Bechy” mi aveva detto la sera prima “poi potrai iscriverti a Cambridge anche tu e staremo di nuovo insieme”.
 
 
Si, sembrava facile detta così, ma in un anno potevano cambiare tante cose e farsi ammettere a Cambridge non era di certo una passeggiata.
Non che non fossi all’altezza, a scuola andavo piuttosto bene, ma mi serviva anche una buona dose di fortuna, cosa che fino ad adesso non avevo avuto.
 
 
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Se fossi tornata a casa con quel muso lungo, mio padre, Anne e Gemma si sarebbero insospettiti dato che, fino a qualche mese fa, non facevo altro che ripetere con quanta ansia aspettassi la partenza di Harry.
 
 
“Quando quel deficiente andrà al college, sempre che lo accettino, farò una festa mega galattica” dicevo sempre “Spero che se ne vada il più lontano possibile da me!”
 
 
Fatto sta che invece di tornare a casa mi diressi verso la pista da skateboard dove io e Harry avevamo quasi rischiato di spezzarci l’osso del collo.
La pista non era molto affollato, c’erano solo tre ragazzi tra cui Brad, quello che ci aveva prestato la tavola.
 
Mi sedetti sul prato all’angolo della pista e mi misi ad osservarli mentre sfrecciavano spensierati sui loro skateboard.
Sembravano tutti più grandi di me, evidentemente avevano preferito non andare al college.
Ma io dico, non poteva fare così anche Harry? Non sarebbe stato più divertente cazzeggiare tutto il santo giorno invece che andarsene a Cambridge per studiare Legge?
Affondai le dita nel terreno e strappai con rabbia qualche filo d’erba.
Odiavo le università, soprattutto quegli spocchiosi di Cambridge che mi avevano portato via il mio Harry!
 
 
-         Ehi, frena!  - disse una voce maschile alle mie spalle – se continui così non rimarrà più neanche un filo d’erba!
 
 
Chi aveva parlato? Non volevo neanche girarmi per scoprirlo, che andasse a farsi fottere chiunque fosse!
Secondo lui in un momento del genere potevo mettermi a fare la naturalista?
 
 
Qualcuno si sedette accanto a me e lo riconobbi subito: era quel ragazzo con i rasta che avevamo già incontrato la settimana scorsa.
 
Indossava i soliti jeans strappati lunghi fino al ginocchio e una t-shirt nera piena di scritte.
Aveva un bel viso, da bravo ragazzo nonostante il piercing sotto al labbro.
Mio padre odiava quelli con i piercing, diceva che erano tutti inaffidabili, ma io non credevo a certi pregiudizi e quel ragazzo mi sembrava proprio simpatico.
 
 
-         Guarda chi si rivede, dov’è il tuo ragazzo ricciolino?
-         È partito per Cambridge – risposi io abbozzando un sorriso malinconico.
-         Ah, capisco … comunque piacere – mi strinse la mano in modo energico – io sono Jake!
-         Piacere, io mi chiamo Rebecca ma puoi chiamarmi Bechy.
-         Rebecca? Bel nome! Ma ti chiamerò Bechy perché è più corto.
-         Come vuoi – dissi abbassando lo sguardo e tornando a sfogare la mia frustrazione sui fili d’erba.
-         Sei triste?
-         Non si vede?
-         In effetti si, sembri piuttosto afflitta … è per la partenza del tuo ragazzo?
-         Esatto …
 
 
Non avevo voglia di parlare dei miei problemi con uno sconosciuto, volevo solo essere lasciata in pace.
Mi sdraiai sull’erba con gli occhi puntati sul cielo chiedendomi se Harry fosse già arrivato.
Perché non mi chiamava?
 
 
-         Sai una cosa? – Jake si sdraiò accanto a me tenendo le braccia dietro la nuca – anche la mia ragazza è partita per il college qualche anno fa.
-         E state ancora insieme? – chiesi speranzosa
-         Veramente no … ma questo non vuol dire che per te e il tuo ragazzo sarà la stessa cosa! – si affrettò ad aggiungere.
-         Lo spero … Harry è sempre stato un rubacuori, sicuramente tutte le ragazze di Cambridge cadranno ai suoi piedi.
-         Forse, ma se ti ama davvero lui continuerà a pensare solo a te!
-         Ne dubito, lo conosco fin troppo bene …
 
 
Si era vero, lo conoscevo bene, ma dovevo anche ammettere che negli ultimi tempi era cambiato.
E mi fidavo di lui …
 
 
-         Senti, mi sembri una a posto e voglio aiutarti – disse Jake mettendosi a sedere poggiato sui gomiti, la testa inclinata nella mia direzione e un sorriso spontaneo dipinto sulle labbra – perché non ti unisci a noi? Potresti portarti anche un’amica se vuoi
-         Unirmi a voi in che senso? Non credo di essere portata per questo sport – dissi indicando un ragazzo che saltava sulla pista mentre la tavola roteava sotto ai suoi piedi.
-         Non devi per forza fare skateboard, puoi venire qui e basta, siamo dei tipi divertenti sai? Potremmo risollevarti il morale!
-         Perché no? – mi misi a sedere e feci le spallucce – magari riuscirò a distrarmi. Potrei portare la mia amica Ella, anche il suo ragazzo è partito per il college.
-         Perfetto allora! – Jake si rimise in piedi con balzo e prese la sua tavola arancione fluorescente sotto braccio – allora ci si vede!
 
 
Si allontanò in direzione della pista ma poi si rigirò verso di me.
 
 
-         Bechy …
-         Si?
-         Me lo fai un sorriso?
-         Uh … - arrossii violentemente ma decisi comunque di accontentarlo regalandogli uno dei miei sorrisi più sinceri.
-         Bene, spero di vederti sorridere più spesso perché quando lo fai sei davvero bellissima!

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Mentre ritornavo a casa a piedi Harry mi chiamò:
 
 
-         Amore! Sei già arrivato?
-         Si, non sai che gran ficata è questo posto! La mia stanza è enorme!
-         Ah si? Con chi la condividi?
-         Con un tizio un po’ strambo ma simpatico … si chiama Jeff se non mi sbaglio.
-         E perché è strambo?
-         Non saprei, lo definirei un po’ … coatto!
-         Ah, bene …sai con chi ho fatto amicizia oggi? Con quel tizio della pista da skateboard, quello con i rasta, si chiama Jake!
-         Ah … mi hai già rimpiazzato?
-         Ma no scemo! Lo conosco appena! Tu piuttosto avrai già fatto conquiste, dico bene?
-         Bè, devo ammettere che molte ragazze sono svenute vedendomi arrivare ma io ho già detto a tutti che sono fidanzato e che la mia ragazza è cento volte più bella di tutte quelle di Cambridge messe insieme!
-         Esagerato!
 
 
 
Nel frattempo mentre parlavamo ero giunta fino a casa.
 
 
-         Adesso devo andare Harry, ci sentiamo domani, okay?
-         Va bene amore, a domani …
-         Ti amo
-         Ti amo
 
 
 
OKAY, QUESTO ERA UN ALTRO CAPITOLO DI “PASSAGGIO” IN CUI NON SUCCEDE NIENTE DI ECLATANTE MA CHE ERA INDISPENSABILE PER QUELLO SUCCESSIVO.
HARRY E’ PARTITO ED E’ SUBENTRATO UN NUOVO PERSONAGGIO, JAKE, MA NATURALMENTE STYLES RIMARRA’ SEMPRE E COMUNQUE IL PROTAGONISTA MASCHILE DI QUESTA STORIA.
CHE NE PENSATE? ASPETTO DELLE RECENSIONI!
BACI SAM

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Capitolo 19
*** CAPITOLO 18: HE WASN'T HIM ***


CAPITOLO 18:
 
-          Non lo so Bechy, non sono convinta …
 
Qualche sera dopo la partenza di Harry, Ella venne a casa mia per prepararsi in vista di una festa a casa di Brad che, a detta di Jake, sarebbe stata “super-iper-mega-extra-divertente”.
Ella però come al solito non era contenta se prima non mi rompeva un po’ le scatole facendomi uscire fuori dai gangheri.
 
-          Si può sapere che significa? Che vuol dire che non sei convinta? – sbottai irritata – non ti sto chiedendo di attraversare l’Inghilterra a bordo di un monociclo, ti sto solo pregando in ginocchio di accompagnarmi ad una festa dove non conosco praticamente nessuno!
-          Okay, ma lo faccio solo per te Bechy, lo sai che sono in lutto …
-          Avanti Ella, Niall è solo partito per il college, non è mica morto!
-          Senti chi parla, da quando se ne andato Harry non fai altro che piagnucolare in giro per Holmes Chapel come un’anima in pena, potresti ottenere una parte in “Madama Butterfly” per quanto sei melodrammatica!
-          Va bene, come vuoi … ci prepariamo adesso?
 
Ero stufa di sentirmi fare la ramanzina da lei, continuava a dirmi che era stupido da parte mia preoccuparmi di un possibile tradimento da parte di Harry e che lui mi amava troppo per farmi soffrire.
Certo, per lei era tutto molto più semplice, a mio parere Niall era la persona più buona di questo modo, lui si che non le avrebbe mai fatto del male, e poi, come se non bastasse, poteva venirla a trovare molto più spesso perché suo college era più vicino.
 
Entrammo in camera mia e spalancammo le ante del grande armadio in mogano.
Di vestiti ne avevo parecchi ma nessuno mi sembrava adatto all’occasione soprattutto perché non avevo idea di chi ci sarebbe stato alla festa.
A giudicare dall’abbigliamento di Jake e i suoi compagni skater, sicuramente sarebbe stato meglio non optare per un completo troppo elegante ma non volevo neanche presentarmi lì vestita come una stracciona.
 
-          Io andrò lì vestita come una barbona – annunciò Ella sedendosi sul mio letto con le braccia incrociate sul petto – non vogliio che qualche bel fustacchione ci provi con me tentando di indurmi in tentazione!
-          Amen! – borbottai io mentre aprivo ad uno ad uno i cassetti pieni zeppi di maglietta di ogni tipo – senti barbona, perché intanto non aiuti me a decidere cosa mettere?
 
Ella si alzò sbuffando e mi venne accanto.
Le ci volle meno di cinque secondi per estrarre da quel groviglio di vestiti un completino perfetto: minigonna di jeans e t-shirt verde mela in tinta con le mie converse.
 
-          Semplice, non troppo elegante ma … sexy! – mi disse quando indossai il tutto.
-          Già, forse anche un po’ troppo sexy – commentai osservando la mia immagine allo specchio.
 
Le minigonna non mi arrivava neanche a metà coscia, non volevo di certo fare la figura della poco di buono.
Comunque sia, non avevo tanto tempo per cambiarmi a dovevo ancora convincere Ella a rinunciare alla sua idea del “barbona style”.
Alla fine accettò di farsi prestare da me una gonnellina a tubo rosa pallido, un top bianco senza spalline e delle ballerine argentate.
 
-          Perfetto, sembri un confetto! – esclamai – adesso andiamo però!
 
La afferrai per un braccio e corsi fuori di casa trascinandola dietro di me nonostante le sue proteste.
 
-          Non mi sono neanche truccata!
-          Non penso che le barbone si trucchino, non credi?
-          Ehi, io stavo scherzando prima!
 
Non la ascoltai nemmeno e cominciai a correre in mezzo alla strada.
Ero una fissata con la puntualità, non potevo farci niente!
Ci fermammo  davanti ad una villetta in stile vittoriano e controllai per l’ennesima volta l’indirizzo che Jake mi aveva mandato via SMS.
 
-          Ci siamo!
 
Aprii il cancelletto di ferro battuto dipinto di verde scuro e, con Ella al mio seguito, attraversai il vialetto di ciottoli bianchi fino alla porta d’ingresso.
 
-          Busso o suono?
-          Che cambia? – mi rispose Ella con una scrollata di spalle.
-          Cambia eccome, suonare il campanello sarebbe come dire “ehi sono Bechy, l’anima della festa, la più figa di tutte, venite ad accogliermi!”, mentre se bussassi sarebbe una cosa più modesta del tipo “eccomi, sono Bechy, posso entrare se non vi reca troppo disturbo?”.
 
Ella mi fissò  per qualche secondo con aria preoccupata.
 
-          Tu sei pazza, la devi smettere di mangiare quelle merendine al cioccolato! Contengono troppo zucchero e, come tu ben sai, lo zucchero ti fa un brutto effetto …
-          Hai ragione, forse mi sto facendo dei complessi inutili … allora busso o suono?
-          Bechy! – Ella alzò gli occhi al cielo esasperata e suonò il campanello con foga.
 
A quanto pare lei preferiva la versione “ehi siamo Ella e Bechy, le più fighe di tutte, venite ad accoglierci!”
Okay, basta con le merendine al cioccolato …
Brad, che aveva i capelli biondi lunghi fino alle spalle e due grandi occhi color nocciola che per qualche strano motivo mi facevano pensare a Bambi, venne ad aprirci accogliendoci con un ampio sorriso,
 
-          Eccole qua, le nostre nuove amiche Ella e Bechy! Coraggio , entrate …
 
La casa era già piena di gente (lo sapevo di essere in ritardo, uffa!) e si sentiva  un forte odore di alcool nell’aria.
Ella si strinse a me e mi lanciò un’occhiataccia, evidentemente pensava che l’avessi trascinata in un covo di alcolisti.
 
-          Prendete qualcosa da bere – ci disse Brad mettendoci in mano due bicchieri di … vodka?
 
La assaggiai … si, era decisamente vodka!
Brad si allontanò da noi lasciandoci sole in mezzo ad una marea di sconosciuti.
La musica rimbombava così forte da far tremare le pareti e molti ragazzi ballavano disordinatamente saltando sui divani di pelle scura o addirittura  rotolandosi a terra.
 
-          Tu mi hai portato in una gabbia di matti! – mi urlò Ella nell’orecchio.
-          Smettila di romp … - non feci in tempo a finire di risponderle perché  un perfetto sconosciuto alto e moro sollevò Ella come un sacco di patate e la portò in mezzo alla pista da ballo costringendola a ballare con lui.
 
Lei prese alla sprovvista cominciò a muoversi a tempo di musica con un certo imbarazzo e io non potei fare a meno di ridere per quella scena piuttosto insolita.
Presi un altro sorso di vodka ma qualcuno mi picchiettò sulla spalla così all’improvviso da farmi spaventare così che per sbaglio la risputai nel bicchiere.
Mi girai di scatto e vidi Jake.
Indossava un paio di vecchi jeans a vita bassa e una camicia nera.
Era un bel ragazzo, dovevo ammetterlo ma … non era Harry.
 
-          Ciao Roscia! – mi salutò baciandomi su entrambe le guance – forte questa festa, vero?
-          Già,  “super-iper-mega-extra-divertente” direi!
-          Vedi? Parli come me, sei già una di noi! – mi disse dandomi una sonora pacca sulla spalla.
 
Mi fece male ma non dissi nulla, sapevo che voleva solo cercare di essere amichevole.
E poi … sei già una di noi? Noi chi esattamente? E cosa gli faceva pensare che volessi essere una di loro?
Presi un altro sorso di vodka dal mio bicchiere dimenticandomi che praticamente  ci avevo sputato dentro .
Avevo bisogno di una bella dose di alcolici per superare quella serata, ma stavolta nessuno avrebbe visto le mie mutande dell’orso Yoghi (anche perché quella sera le indossavo di Topolino, non chiedetemi perché portassi solo mutande con sopra raffigurati i cartoni animati perché non vi saprei rispondere!).
Mi voltai verso la pista da ballo e vidi Ella in piedi su un tavolino che saltava su e giù a ritmo di musica.
Oh mio Dio, era stata contagiata anche lei!
 
-          Ti va di ballare? – mi sussurrò Jake all’orecchio.
 
Il suo respiro sul mio collo mi fece rabbrividire e anche se titubante accettai il suo invito.
Mi prese per mano e mi portò sulla pista, in mezzo ad una marea di gente.
L’odore di alcool era sempre più forte e unito a quello di sudore mi fece venire il mal di stomaco.
Mi tirai giù i lembi della gonna per assicurarmi che non si vedesse niente.
Era davvero troppo corta e mi sentivo a disagio, se avessi potuto mi sarei cambiata subito.
Accennai qualche passo di danza insieme a Jake ma lui si accorse immediatamente che c’era qualcosa che non andava.
 
-          Ehi, ti senti bene? – mi chiese ad alta voce  cercando di farsi sentire nonostante il frastuono di urla e musica house.
-          Non molto a dire il vero …
-          Vieni allora, ti porta all’aria aperta!
 
Mi prese di nuovo per mano e facendoci spazio in mezzo alla folla riuscimmo a raggiungere la porta d’ingresso per poi uscire all’aria aperta.
Richiuse la porta alle sue spalle e io mi sentii un po’ meglio, inspirai a fondo una buona dose di aria pura e chiusi gli occhi godendomi il silenzio circostante, lontano dal caos della festa.
Jake si sedette sui gradini del portico e mi fece segno di sedermi accanto a lui, cosa che feci subito perché cominciavano a tremarmi le gambe.
 
-          Allora, dimmi, hai sentito il  tuo ragazzo ultimamente?
-          Si, mi ha chiamato oggi dopo pranzo – gli risposi cercando di ricordare la nostra conversazione.
 
Harry mi aveva detto che al college si trovava benissimo ma che gli mancavo tanto.
Anche lui mi mancava …
Mi mancava così tanto da farmi sentire una dolorosa voragine nel petto anche solo a pronunciare il suo nome.
 
-          Scusa – mormorò Jake – non volevo rattristarti.
-          Non fa niente, è tutto a posto …
 
Lo osservai, quella sera i suoi rasta sembravano quasi dorati, forse si era fatto qualcosa o forse erano gli effetti dell’alcool a storpiare la mia visione della realtà.
Mi girava così tanto la testa che quasi senza volerlo la appoggiai sulla sua spalla.
Era un po’ sudato ma aveva un buon profumo di menta addosso.
Era da qualche giorno che ci frequentavamo, in qualche modo lui era l’unico che riusciva a distrarmi dai miei tristi pensieri su Harry.
Era simpatico, spontaneo e divertente, riusciva sempre a farmi ridere.
E poi, cosa più straordinaria di tutte, era riuscito a insegnarmi ad andare sullo skateboard anche se ancora dovevo migliorare la mia tecnica (in pratica non facevo altro che cadere ogni cinque secondi ma per me era già un bel traguardo riuscire a salire con entrambi i piedi su quella maledetta tavola).
Mi stavo quasi addormentando quando Jake parlò di nuovo.
 
-          Bechy …
-          Si? – dissi raddrizzando la testa
-          Ti manca tanto vero?
-          Chi? Harry? Direi di si …
-          E non pensi che ci possa essere qualcosa o qualcuno che ti aiuti a dimenticarlo?
-          Non lo so – risposi con una scrollata di spalle anche se in realtà sapevo benissimo che la risposta era no – forse …
 
Jake si avvicinò a me sempre di più.
 
 
“Non lasciarglielo fare Bechy, non permettergli di rovinare tutto …”
 
Forse per colpa dell’alcool, o forse perché lo volevo veramente, baciai Jake quella sera.
Fu un bacio tenero e dolce, mi fece sentire bene per un momento ma poi solo tanto confusa.
Le sue labbra erano morbide e setose, baciava bene ma … non era Harry.
Non mi staccai comunque da lui, non ne avevo neanche la forza, poi all’improvviso la porta dell’ingresso si spalancò.
 
-          Ah Bechy, ecco dov’eri! – Ella comparve sulla soglia e quando ci vide si bloccò inorridita – che cosa cazzo stai facendo?
 
Mi staccai immediatamente da Jake e balzai in piedi.
Che avevo fatto? Perché ero così maledettamente stupida?
 
-          Ella ti prego – dissi con voce tremante – andiamo via!
 
La mia migliore amica capì subito che la situazione era critica e senza indugiare mi portò via con sé ma Jake ci venne dietro.
 
-          Bechy aspetta! Quando posso rivederti?
-          Mai più Jake – risposi io voltandomi verso di lui – mi dispiace, tu sei un ragazzo davvero fantastico ma è meglio se la chiudiamo qui. Il nostro bacio è stato un errore, ti prego, non cercarmi più!
 
Gli diedi nuovamente le spalle e cominciai a correre verso casa.
Ella correva dietro di me supplicandomi di rallentare ma io non ero più cosciente della mie azioni, le gambe mi si muovevano quasi spontaneamente.
Mi sentivo malissimo e piangevo, le lacrime mi solcavano il viso e ne sentivo il sapore salato sulle labbra.
Avevo tradito Harry …
Dicevo sempre che lui mi avrebbe presto rimpiazzato con qualche ragazza del college e invece ero stata io a rimpiazzarlo con uno che conoscevo appena.
Mi odiavo per quello che avevo fatto, mi sarei picchiata da sola se avessi potuto.
Amavo Harry con tutta me stessa e non potevo credere di aver baciato un altro.
 
-          Perdonami amore mio – mormorai senza smettere di correre e piangere – perdonami ti prego …
 
 
CAPITOLO 18, CHE VE NE PARE? LA NOSTRA BECHY ERA UN PO’ CONFUSA … MANNAGGIA A QUELLA MALEDETTA VODKA!
COMUNQUE PER QUANTO RIGUARDA IL CAPITOLO 19 VI DICO SUBITO CHE FINALMENTE TORNERA’ IL NOSTRO HARRY. BECHY GLI DIRA’ COSA E’ SUCCESSO CON JAKE?
PER SCOPRIRLO CONTINUATE A LEGGERE!
BACI SAM
P.S. SE VI VA DATE UN’OCCHIATA ALLA MIA ALTRA FF: “HOLMES CHAPEL UNIVERSITY”
P.P.S. PUBBLICO IL CAPITOLO 19 SOLO SE RICEVO UN PO’ DI RECENSIONI
P.P.P.S VI ADORO!!!!

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Capitolo 20
*** CAPITOLO 19: PASSION, REPENTANCE, FORGIVENESS ***


CAPITOLO 19:
 
 
 
 Circa due giorni dopo la festa a casa di Brad, venni svegliata da mio padre alle otto di mattina, una mossa azzardata poiché sapeva bene che fare ciò scatenava la mia ira funesta.
 
-          Papà! – strillai con tutto il fiato che avevo in gola – come ti viene in mente di svegliarmi così presto? È Domenica!
-          Scusa tesoro … - mi rispose lui mortificato allontanandosi di qualche passo per paura di ricevere una cucinata dritta in faccia – ma è tornato Harry e pensavo che tu volessi …
 
 
Non fece neanche in tempo a terminare la frase che io ero già balzata fuori dal letto per correre al piano di sotto, pessima mossa perché giunta a metà della scala inciampai a causa di un rigonfiamento della moquette che ricopriva i gradini e rotolai fino al pianerottolo.
 
Rimasi stesa a terra per qualche secondo senza rendermi conto di cosa fosse successo, poi non sentii il rumore di passi affrettati e vidi dei piedi che avanzavano verso di me.
 
 
-          A quanto pare la mia sorellastra è rimasta la stessa imbranata di sempre … - commentò una voce ironica.
-          Harry! – saltai su come una molla e senza pensarci gli buttai le braccia al collo.
 
 
Quella dolorosa voragine che sentivo nel petto scomparve all’istante.
 
Era tornato e io mi sentivo di nuovo completa.
Intanto Gemma, Anne e mio padre ci osservavano dalla cima delle scale con aria confusa.
 
 
-          Sbaglio o si stanno abbracciando? – sussurrò la sorella di Harry – pensavo che si odiassero…
-          Già, è davvero strano … - osservò Anne.
 
 
In quello momento però non me ne importava nulla, avrebbero anche potuto scoprire della nostra relazione, di certo io non mi sarei allontanata da Harry per questo.
Mi era mancato così tanto che sarei potuto rimanere lì, appesa a lui come un koala anche per tutto il giorno. Mi era mancata la sua presenza, il calore del suo corpo, il suo profumo, i suoi capelli che mi facevano il solletico sul viso, la sua voce, le sue mani morbide …
Farmi stringere tra le sue braccia era come tornare a casa dopo un lungo viaggio.
 
 
-          Bechy … - Harry si allontanò da me con fare incerto – forse dovremmo dirglielo …
-          Dirci cosa? – intervenne mio padre  raddrizzando la schiena come se gli avessero appena dato la scossa.
 
 
No, non potevamo dirglielo. Avevo intenzione di parlare ad Harry di quello che era successo con Jake e, anche se speravo con tutto il cuore che non succedesse, se lui mi avesse lasciato sarebbe stato inutile confessare tutto alla nostra famiglia.
 
 
-          Niente, volevamo solo dirvi che finalmente andiamo d’accordo – dissi io facendo segno ad Harry di non fiatare – come fratello e sorella …
-          Bene, ne siamo lieti – esclamò mio padre sfregandosi le mani soddisfatto – finalmente saremo una vera famiglia!
-          Si, una vera famiglia … - d’un tratto, al pensiero della confessione che dovevo fare ad Harry, sentii una strana sensazione all’altezza dello stomaco (rimorso?) e con una scusa uscii di casa per prendere un po’ d’aria nonostante fossi ancora in pigiama.
 
 
Erano i primi di settembre e cominciava già a fare piuttosto freddo tanto che la mattina presto, quando andavo a scuola, indossavo sempre un giubbotto pesante.
Quel giorno addosso non avevo niente che potesse riscaldarmi e dei brividi cominciarono a percorrermi la schiena.
No, non stavo tremando solo a causa della temperatura, al freddo si unirono anche la paura di perdere Harry e un senso di impotenza.
Non potevo fare nulla per cambiare le cose, avevo fatto un grosso errore e non mi restava altro che sperare nel suo perdono.
Attraversai il giardino mentre le foglie secche scricchiolavano sotto i miei piedi.
Mi sedetti sul dondolo e ripensai alla conversazione avuta con Harry.
 
 
“Il nostro amore è come un tacos ancora tutto da riempire … abbiamo aggiunto qualche ingrediente come i pomodori e la salsa piccante ma dobbiamo ancora aggiungere certe cose come il formaggio fuso e l’insalata …”
 
 
Tutto quello che era stato aggiunto invece era il tradimento.
Certo, ripensandoci si trattava solo di un semplice bacio, ma non era importante cosa avessi fatto, avevo tradito la fiducia di Harry e questo lui non lo sapeva ancora …
 
 
-          Bechy, cosa ci fai qui tutta sola? – lo vedi uscire con un plaid in mano e poi correre verso di me per coprirmi – va tutto bene?
-          Si, avevo solo bisogno di una boccata d’aria – risposi avvolgendomi nella coperta.
-          Perché non hai voluto dire agli altri della nostra storia?
-          Perché è ancora presto e poi volevo dirti che … che …
-          Che cosa? – mi sollecitò lui sedendosi accanto a me.
 
 
Si era accorto del mio tremore e aveva cominciato a sfregare le mani contro la mia schiena per riscaldarmi.
Avevo bisogno di lui, ogni fibra del mio corpo desiderava averlo al mio fianco.
 
 
-          Volevo dirti se stasera ti va di organizzare una cena con gli altri ragazzi – dissi infine vinta dalla paura – se non sbaglio anche Niall, Louis, Liam e Zayn sono tornati.
-          Certo, sarebbe una buona idea. Potremmo andare dal giapponese …
-          O a mangiare una pizza …
 
 
Non mi importava affatto dove saremmo andati, nessuna cena con gli amici mi avrebbe aiutato a sentirmi  meglio.
Finché avrei mentito ad Harry quel peso sul cuore che mi tormentava non mi avrebbe mai abbandonato.
 
 
-          Ti amo tanto lo sai? – mi disse lui stringendomi a sé – sono così felice di rivederti!
-          Anche io Harry, mi sei mancato da morire!
 
 
Affondai il viso nel suo petto e strinsi gli occhi per ricacciare indietro le lacrime.
Le sue mani continuavano a sfregarsi contro la mia schiena e sulle braccia eliminando il gelo dalle mie membra.
Non avrei mai avuto freddo se lui era al mio fianco, il suo amore era come un fuoco che bruciava solo per me.
Non potevo assolutamente perderlo, se quel fuoco si fosse spento nulla avrebbe più avuto senso nella mia vita.
 
 
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-          Niall ti prego smettila di ingozzarti con quegli involtini di pesce! – esclamò Liam esasperato.
 
 
Alla fine portammo i nostri amici al ristorante cinese, eravamo di nuovo tutti insieme come ai vecchi tempi.
 
 
Seduti intorno ad un tavolo rotondo, avevamo ordinato qualsiasi cosa fosse sul menù ma molti di noi facevano fatica a toccare cibo poiché Niall si spazzolava tutto in un secondo.
Ella rideva beata, per lei era una gioia riavere con se il suo ragazzo anche se lui continuava a rubarle pezzi di sashimi dal piatto.
Harry era seduto accanto a me e si godeva la cena divertito.
Gli erano mancati i suoi amici pazzerelli e quel loro modo di divertirsi un po’ bislacco.
Le risate a tavola riempivano il tempo che passava ma per quanto mi sforzassi io non riuscivo a sentirmi serena.
 
 
-          Amore sei sicura di stare bene? – Harry si allungò verso di me per baciarmi dietro l’orecchio facendomi rabbrividire appena.
-          Certo, tutto benissimo – risposi io con un sorriso incerto – sono solo un po’ stanca.
-          Ma se non hai fatto niente per tutto il giorno!
-          Che centra? Mi sono svegliata alle otto e domani devo pure andare a scuola, sono stressatissima …
-          Oh, vieni qui! – mi fece sedere in braccio a lui con le gambe accavallate di lato ignorando completamente le persone che ci circondavano – non devi essere stressata, a scuola vai benissimo, ti diplomerai con il massimo dei voti e il prossimo anno verrai con me a Cambridge.
-          Lo spero – mormorai affondando una mano tra i suoi riccioli.
 
 
Sentii un piacevole solletico tra le dita e sorrisi, mi era mancata quella massa di capelli.
 
 
-          Finalmente un sorriso vero! – esclamò Harry dopo avermi stampato un bacio sulla guancia con tanto di schiocco – sei così bella quando sorridi!
 
 
Quella frase mi fece venire in mente Jake e la tranquillità che per un attimo aveva invaso il mio cuore si annullò di colpo.
I miei battiti accelerarono e per poco non esplosi lì, davanti a tutti.
Dovevo dirglielo, non potevo più nascondere le mie colpe.
 
 
-          Harry, mi gira un po’ la testa – dissi portandomi una mano sulla fronte incandescente – mi accompagni un attimo fuori?
-          Certo!
 
 
Si alzò dal tavolo e prendendomi per mano mi condusse fuori dal ristorante.
Nella veranda dell’ingresso erano appese alcune lanterne cinesi di colore rosso, una scarsa fonte di luce che riusciva comunque a creare una certa atmosfera.
C’era anche un piccolo stagno popolato da pesci color vermiglio e probabilmente anche da alcune ranocchie poiché si sentiva chiaramente il loro gracidare insistente.
 
 
“Cra, cra, di la verità Bechy, cra, cra …”
 
 
Ecco, ci mancava solo che sentissi parlare gli animali, la natura si stava rivoltando contro di me!
 
Harry mi fece sedere sui gradini della veranda e indicò il cielo.
 
 
-          Ci credi se ti dico che a Cambridge non vedo mai stelle così belle?
-          Bè, Holmes Chapel ha pochi abitanti e di conseguenza poche macchine che contribuiscono all’inquinamento atmosferico.
-          Che secchiona! Mi aspettavo una risposta meno scientifica e più romantica! – scherzò lui dandomi un lieve spinta con la spalla.
 
 
Sorrisi malinconicamente e tornai a guardare il cielo.
Le stelle risplendevano come diamanti ma la luna era coperta da un nube scura e vaporosa.
 
 
-          Devo confessarti una cosa … - mormorai stringendo i pugni per darmi forza
-          Ti ascolto – Harry continuò a fissare il cielo e poggiò i gomiti sullo scalino più in alto
-          Quando non c’eri, io ed Ella siamo andati alla festa di un certo Brad, ti ricordi quello che ci ha prestato lo skateboard?
 
 
Harry annuì e finalmente si decise a guardarmi in faccia incuriosito dal mio racconto.
I suoi occhi verdi erano così carichi di dolcezza che mi sentii sciogliere come un ghiacciolo al sole.
Continuava a farmi quell’effetto anche se ormai ero abituata alla sua presenza nella mia vita.
 
 
-          C’era anche Jake – prosegui facendo uno sforzo immane per sostenere il suo sguardo – ti ricordi anche di lui?
 
 
Annuì di nuovo ma stavolta, come se avesse intuito qualcosa, sulla sua fronte apparve una ruga di preoccupazione, proprio in mezzo alle sopracciglia.
 
 
-          Ecco io e lui … - presi un respiro profondo come se fossi sul punto di lanciarmi da un trampolino di cinque metri -  ci siamo baciati …
 
 
Dopo la mia confessione, successe tutto molto in fretta.
Dapprima Harry mi fissò mentre rabbia e dolore si manifestavano sul suo viso perfetto.
Si alzò di scatto con i pugni chiusi stretti lungo i fianchi.
Il suo respiro si fece affannoso, lo capii dai movimenti irregolari del suo petto.
 
 
-          Come hai potuto farmi questo? – chiese con voce tagliente.
-          Io …
-          Non ci posso credere – continuò lanciandomi un’occhiata furente – e pensare che eri tu quella che non si fidava di me!
-          Harry …
-          Zitta! Non voglio più neanche sentire la tua voce! – urlò infuriato – stai lontana da me Bechy!
-          Ma Harry cerca di capire – lo supplicai con le lacrime agli occhi correndo verso di lui – ero affranta per la tua assenza e anche piuttosto ubriaca, è stata una mossa avventata ma ho capito subito di aver fatto un errore e sono scappata via chiedendo a Jake di non cercarmi mai più!
-          Non mi interessa se sei pentita oppure no! Mi hai ferito Bechy, mi hai ferito come mai nessuno aveva fatto prima d’ora!
-          Lo so ma …
 
 
Scoppiai a piangere e non fui più in grado di parlare.
Sentii le gambe tremare e fui costretta ad inginocchiarmi a terra mentre Harry mi dava le spalle e si incamminava verso casa.
 
Ero sicura di averlo perso per sempre, il dolore che provavo in quel momento era quasi paragonabile a quello che avevo provato per la morte di mia madre.
 
 
-          Bechy! – Ella, preoccupata per la nostra assenza, uscì dal ristornate e corse verso di me.
-          Ho rovinato tutto – mormorai lasciando che mi avvolgesse tra le sue braccia – ho rovinato tutto Ella …
 
 
Lei capì subito cos’era successo e mi strinse ancora più forte.
 
 
-          Lascia che si calmi – mi disse – se ti ama davvero capirà e troverà la forza di perdonarti!
 
 
Scossi la testa debolmente mentre lei mi aiutava a rimettermi in piedi.
Ero sicura che Harry non mi avrebbe mai perdonato e una parte di me sapeva che aveva ragione nel farlo.
 
Mi sentii vuota e insignificante.
Mi sentii persa senza il mio Harry …
 
 
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La mattina seguente mi svegliai con un forte mal di testa, conseguenza di una notte passata a piangere disperatamente.
Quando ero tornata a casa con l’intenzione di parlare con Harry l’avevo trovato già addormentato nel suo letto e non ero riuscita a svegliarlo.
Forse neanche dormiva, forse faceva solo finta per non dover parlare con me …
Mi alzai a fatica dal letto sentendomi le gambe pesanti come macigni e mi diressi verso la finestra.
Quando mi affacciai ciò che vidi mi lasciò senza parole.
 
Harry era già sveglio e se ne stava in piedi in mezzo al nostro giardino a parlare con … Jake!
 
Cosa cavolo stava succedendo?
 
D’un tratto ritrovai le forze e mi misi a correre per raggiungerli.
 
Aprì di scatto la porta di casa e li vidi girarsi verso di me presi alla sprovvista.
Harry mi rivolse uno sguardo indecifrabile, sarebbe stato in possibile per me capire cosa stesse provando in quel momento.
Si allontanò e andò a sedersi sul dondolo, lontano da me, mentre Jake si avvicinava con un sorriso rassicurante.
 
 
-          Ieri sera Ella mi ha chiamato spiegandomi cosa è successo e mi sono sentito in dovere di venire a parlare con Harry …
-          Che cosa gli hai detto? – chiesi con fare circospetto incrociando le braccia all’altezza del petto.
-          Gli ho detto che tu non hai nessuna colpa e che sono stato io a baciarti.
-          Ti sei preso tutta la colpa? – sgranai gli occhi lasciandomi ricadere le braccia lungo i fianchi – perché lo hai fatto?
-          Perché so quanto quel ragazzo sia importante per te e non potevo permettere che la vostra  storia terminasse per causa mia!
-          Ma non è stata solo colpa tua, e tu lo sai …
-          Bechy … – fece un passo verso di me e mi prese la mani tra le sue. Quel giorno i suoi occhi erano di una sfumatura particolare, non mi ero mai accorta di quanto fossero belli. In un attimo, osservando le sue iridi dorate, un senso di gratitudine si fece strada nel mio cuore – una piccola bugia non è niente in confronto alla sofferenza che comporterebbe la vostra separazione. So che ami Harry, il bacio che ci siamo scambiati non ha avuto nessuna importanza – abbassò lo sguardo – perlomeno per te …
 
 
Mi sentii di nuovo in colpa. Sapevo di piacere a Jake ma non pensavo che quel bacio avesse significato tanto per lui.
 
 
-          Comunque non importa – proseguì lui tornando a guardarmi negli occhi – vi auguro tutta la felicità di questo mondo!
-          Grazie Jake – mormorai commossa – sei un vero amico – aggiunsi abbracciandolo.
 
 
Lui mi strinse a sé  per un attimo e poi si allontanò da me dandomi le spalle, senza girarsi nemmeno una volta.
Bene, lui aveva fatto la sua parte ma adesso toccava a me.
Raggiunsi Harry sul dondolo e mi sedetti in modo da poterlo guardare direttamente negli occhi.
La sua espressione continuava ad essere tale a quella di una sfinge.
Solo allora mi accorsi che non avevo la minima idea di cosa dirgli.
Sapeva già che ero pentita, sapeva già che lo amavo, sapeva già che avrei fatto qualsiasi cosa pur di ottenere il suo perdono.
Fortunatamente, fu lui il primo a parlare.
 
 
-          Ti prego, sii sincera con me … davvero non hai provato nulla nel baciare Jake?
-          No, assolutamente nulla. – risposi io – lui è un caro amico ma tu … tu sei l’amore della mia vita Harry e io … - un singhiozzo mi prese alla sprovvista e ricominciai a piangere senza controllo – scusami – gli dissi asciugandomi le lacrime con il dorso della mano – sono diventata una piagnona.
 
 
Per un attimo, mi parve di vederlo sorridere ma poi tornò subito serio.
 
 
-          Ho deciso di perdonarti Bechy – mi disse con tono solenne – non perché Jake è venuto qui a parlarmi, so che probabilmente non è stata solo colpa sua … ti perdono perché ti amo così tanto che non posso fare a meno di fidarmi dei tuoi sentimenti. Spero davvero di non sbagliarmi.
-          No che non ti sbagli – risposi accarezzandogli una guancia – puoi davvero fidarti Harry …
-          Va bene, ti credo …
 
 
Mi prese il viso tra le mani e con una foga inaudita mi baciò come mai aveva fatto prima.
In quel bacio era racchiuso tutto: passione, pentimento, perdono …
E soprattutto un grande, immenso, meraviglioso amore!
 
 
-          Adesso però tu devi fare una cosa per me – mi disse Harry senza smettere si baciarmi
-          Tutto quello che vuoi – risposi io chiudendo gli occhi e assaporando il sapore delle sue labbra.
-          Oggi diremo ai nostri genitori che stiamo insieme – annunciò poggiando la fronte contro la mia – se vuoi parlerò io ma tu devi stare al mio fianco.
-          Lo farò Harry. Starò sempre al tuo fianco …
 
 
Fui travolta dalla verità delle mie stesse parole.
Non lo dicevo tanto per dire, avevo davvero intenzione di rimanere accanto a lui, forse anche per tutta la vita, perché lui era diventato la cosa più importante di tutta la mia vita.
 
 
 
ODDIO, NON SO PRORIO COSA DIRE RIGUARDO QUESTO CAPITOLO.
FA SCHIFO? SPERO DI NO!
RECENSITE SE VI VA E RICORDATEVI CHE VI ADORO!!!
BACI SAM

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Capitolo 21
*** CAPITOLO 20: CUPID ***


CAPITOLO 20:
 
Quella sera io, Harry, mio padre, Anne e Gemma, ci riunimmo per cena nella sala da pranzo, seduti lungo il tavolo di legno chiaro intarsiato.
Era un mobile antico che papà si era fatto spedire dall’Italia, aveva un valore inestimabile e per paura di rovinarlo non ci mangiavamo quasi mai almeno che non si trattasse di un evento importante.
Ufficialmente l’evento della serata era il ritorno di Harry dopo il suo primo mese di college ma per me e lui c’era qualcosa di molto più fondamentale: la grande rivelazione della nostra relazione.
Uh, era da tanto che non facevo una bella rima, adesso mi vengono meglio di prima!
Okay Bechy, tu stai messa male …
 
-          Un altro po’ di polpettone cara? – mi chiese Anne con un sorriso mieloso
-          No, grazie, sto bene così
-          E tu Harry?
-          No mamma, non ho molta fame
-          Io ne prendo volentieri un’altra porzione! – esclamò mio padre alzando il piatto che prontamente fu riabbassato da Anne
-          No Robin, sei a dieta ricordi?
-          Ah, già … - mormorò lui deluso
-          Che avete voi due? – chiese Gemma indicando me ed Harry con una delle sue dita lunghe e affusolate – non avete aperto bocca per tutta la sera!
-          E non avete neanche toccato cibo – aggiunse Anne osservando con disappunto gli avanzi di polpettone nei nostri piatti.
-          Posso aiutarli io a finire – propose mio padre avventandosi immediatamente sul mio piatto
-          No Robin, sei a dieta! – esclamarono Gemma e Anne in coro.
-          Uffa! – borbottò lui mettendo su il broncio come un bambino capriccioso a cui è stato sequestrato il game boy – ma io ho fame!
 
Nel frattempo, io ed Harry ci eravamo scambiati un’occhiata d’intesa, il grande momento era arrivato.
Lui mi prese la mano sotto al tavolo e me la strinse forte.
Quella stretta cancellò ogni paura, sapevo di non essere sola, così trovai il coraggio di parlare.
 
-          Papà, Anne, Gemma … - li guardai uno ad uno mentre pronunciavo i loro nomi e ricominciai a parlare solo quando mi fui assicurata di aver la loro più totale attenzione – io e Harry vi dobbiamo dire una cosa importante …
-          Avete ricominciato a litigare vero? – mi interruppe Anne agitata – lo sapevo, lo sapevo! Sapevo che questo idillio familiare sarebbe durato poco!
-          No, non si tratta di questo …
-          E allora di cosa?
-          Mamma, lasciali parlare! – intervenne Gemma esasperata  coprendo con la mano la bocca della madre
-          Grazie Gem … allora, ricominciamo – feci un respiro profondo e ripresi il discorso – la cosa importante che dobbiamo dirvi è che io e Harry stiamo insieme.
 
L’avevo detto. Oh mio Dio, l’avevo detto! Non pensavo che sarebbe stato così facile!
Ora bisognava solo aspettare la loro reazione:
Gemma sputacchiò l’acqua che stava bevendo e sbatté sul tavolo il suo bicchiere con un tonfo sordo.
Anne spalancò la bocca così tanto che per un attimo temetti che le si staccasse la mascella.
Oddio, che cosa buffa, metà bocca che cade a terra e con dei piedini minuscoli se ne va in giro per tutta casa!
Bene Bechy, la cazzata l’hai detta, ora resta concentrata …
Mio padre sembrava piuttosto confuso, ci guardava uno ad uno come in cerca di spiegazioni senza avere la minima idea di cosa stesse succedendo.
 
-          Insieme? In che senso state insieme?
-          Nel senso che io sono il suo ragazzo – Harry alzò le nostre mani unite per mostrarle agli altri – e lei è la mia ragazza.
-          Ma … voi siete …
-          Fratellastri – confermai io finendo la frase al suo posto – ma non ci importa, ci amiamo e non possiamo farci niente!
-          Ma … voi vi odiavate …
-          Adesso non più – mormorò Harry guardandomi con tenerezza.
 
Ecco, adesso mi sciolgo!
Quando mi guardava in quel modo, come se fossi la cosa più preziosa del mondo, avevo una gran voglia di piangere dalla gioia o di urlare al mondo tutto ciò che provavo e adesso, confessando tutto alla nostra famiglia, cominciavo a sentirmi più leggera, libera dal peso di quell’amore proibito.
 
-          Voi vi amate? – domandò Anne incredula, le lunghe sopracciglia inarcate a tal punto da sparire sotto la frangia di capelli castani  – volete dire che vi piacete, che siete attratti l’uno dall’altra …
-          No – la interruppe Harry stringendo ancora di più la mia mano – noi ci amiamo
-          Tu cosa ne pensi Gemma? – chiesi all’unica che non aveva ancora parlato.
-          Non saprei, di certo questa non me l’aspettavo …
-          È stato strano anche per noi all’inizio – raccontò Harry sorridendo a sua sorella – è successo tutto all’improvviso, il giorno prima ci odiavamo e il giorno dopo … Zat! Siamo stati colpiti dalla freccia di Cupido.
 
Senza volerlo mi scappò una risatina.
Cupido, che personaggio buffo, me lo ero sempre immaginato come un neonato piuttosto paffutello che se ne va in giro tutto nudo a lanciare le sue frecce con i rotoli di ciccietta che traballano e le piccole ali piumate che si affannano incapaci di sostenerlo.
 
-          Allora, non avete altro da dire? – chiese Harry guardandosi intorno.
 
Nella sala da pranzo era calato il silenzio più totale.
Mio padre e Anne si guardavano esterrefatti mentre Gemma scuoteva la testa con un sorriso incredulo.
 
-          Allora?  - insistetti io cominciando ad innervosirmi.
-          Io sono molto contenta per voi! – Gemma si alzò da tavola e venne ad abbracciarci – complimenti alla nuova coppia!
-          Grazie mille Gem!
-          Grazie sorellina! – esclamò Harry stampandole un bacio sulla guancia.
 
Il rumore di una sedia scostata ci fece sobbalzare e ci girammo appena in tempo per vedere Anne che si alzava e andava via.
Sentimmo i suoi passi sulle scale e poi una porta che sbatteva.
Non l’aveva presa bene.
 
-          Vado a parlarci – ci comunicò mio padre alzandosi a sua volta – datele del tempo ragazzi, è solo molto sconvolta!
-          E tu papà?
-          Anche io sono sconvolto bambina mia – rispose lui avvicinandosi per accarezzarmi i capelli – ma sono anche molto felce per voi!
-          Oh, grazie papà! – esclamai buttandogli le braccia al collo.
 
Il nostro abbraccio durò per qualche secondo, poi lui si allontanò per andare a parlare con Anne mentre Gemma raccoglieva le cose da tavola per portarle in cucina.
Rimasti soli, io e Harry ci abbracciammo soddisfatti.
 
-          È andata bene dopotutto
-          Si, spero solo che mia madre superi presto lo shock …
-          Lo farà, ne sono sicura!
 
Nessun rimpianto, nessun ripensamento … sapevamo di aver fatto la cosa giusta.
Per la prima volta nella vita ero sicura di non aver commesso un errore.
 
-          Bene signorina Ippolito, mi complimento con lei – disse Harry stringendomi di nuovo la mano – abbiamo fatto un buon lavoro!
-          Già, siamo stati coraggiosi direi!
-          Tu lo sei sempre, sei la ragazza più forte che io conosca!
-          Non lo so, a volte mi sento così insignificante … - mormorai abbassando lo sguardo.
-          Non lo sei – rispose lui prendendomi il mento tra le dita per farmi rialzare la testa – tu sei speciale Bechy, credimi!
-          Tu mi rendi speciale …
 
Misi le mani attorno al suo collo e lo avvicinai a me per baciarlo.
Finalmente era tutto finito, non dovevamo più nasconderci ed eravamo liberi di amarci.
 
BUONASERAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
ALLORA, IL CAPITOLO E’ BREVE MA FINALMENTE HARRY E BECHY HANNO CONFESSATO TUTTO ALLA LORO FAMIGLIA, COMUNQUE LA STORIA PURTROPPO E’ QUASI FINITA, MANCANO PIU’ O MENO DU CAPITOLI.
CHE NE PENSATE DI QUESTO CAPITOLO? RECENSITE SE VOLETE IL PROSSIMO CAPITOLO (HAHAHA NON INTERPRETATELA COME UNA MINACCIA , E’ SOLO UNA PICCOLA RICHIESTA!
VI ADORO LO SAPETE? GRAZIE PER LE NUMEROSE RECENSIONI DEL CAPITOLO PRECEDENTE!
BACI SAM
P.S. HO INIZIATO UNA NUOVA FF (SUMMER DIARY) DATEGLI UN’OCCHIATA SE VI VA! 

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Capitolo 22
*** CAPITOLO 21: ISN'T SHE LOVELY ***


CAPITOLO 19:
 
Mi svegliai senza aprire gli occhi.
Sentivo qualcosa di caldo accanto a me ma non riuscivo a capire cosa fosse.
Quando finalmente mi decisi ad aprire gli occhi vidi il viso angelico di Harry che dormiva beatamente.
Doveva essersi intrufolato nel mio letto durante la notte perché non mi ricordavo assolutamente di essermi addormentata al suo fianco.
Ma come gli era venuto in mente? Avevamo già abbastanza problemi con Anne, cosa avrebbe pensato se ci avesse trovati a letto insieme?
Feci per svegliarlo dandogli un piccolo pugno sulla spalla, pronta a rimproverarlo per la sua sfrontatezza ma alla fine non ne ebbi il coraggio.
Era così dolce mentre dormiva, sembrava un bambino con quei suoi boccoli castani, la bocca carnosa e il nasino perfettamente dritto.
Gli sfiorai una guancia con la punta delle dita e lo baciai sulla fronte. Mi sentivo ogni giorno più fortunata ad averlo accanto, chi l’avrebbe mai detto che una cinica come me si sarebbe innamorata in modo così intenso!
Mi alzai piano piano dal letto stando attenta a non svegliarlo e in punta di piedi scesi in cucina a fare colazione poiché il mio stomaco stava già brontolando da un pezzo.
 
-          Buongiorno! – la voce di Anne mi colse di sorpresa, ero ancora così assonnata che non mi ero neanche accorta della sua presenza.
-          Buongiorno … - mormorai io strofinandomi gli occhi energicamente
-          Siediti pure, te la preparo io la colazione! Latte e cereali va bene?
-          Mmh mmh – annuii poggiando la testa sul bancone mentre lei si alzava da tavola e cominciava a trafficare tra i fornelli
 
Sembrava di buon umore, come se la sera precedente non fosse accaduto nulla. La guardai con circospezione in cerca di qualche residuo di rabbia ma la sua espressione era del tutto tranquilla.
 
-          Anne …
-          Si tesoro?
-          Non hai niente da dirmi?
 
Non ricevetti alcuna risposta. La vidi bloccarsi per un attimo mentre prendeva i cereali dalla credenza ma poi scosse la testa e riprese le sue faccende.
Avevo paura di averla delusa, insomma, lei non era mia madre ma io le volevo molto bene e le ero grata perché fin da subito mi aveva trattato al pari dei suoi figli.
Forse era proprio questo il problema, si era talmente abituata a vedermi come figlia che la relazione tra me ed Harry per lei non aveva alcun senso, quasi come se fossimo veramente fratelli.
Ormai però per lei era giunto il momento di guardare in faccia la realtà: io e Harry non solo non eravamo fratelli ma ci amavamo.
 
-          Ecco a te!
 
 Anne fece scivolare una ciotola di latte caldo con i cereali lungo il bancone e io mi ci avventai sopra come se non mangiassi da mesi
 
-          Ve l’avevo detto io di mangiare di più ieri sera – commentò lei tornando a sedersi davanti a me.
-          Eravamo troppo tesi per la notizia che dovevamo darvi – risposi io fingendo di essere interessata ai cereali  a forma di orsetto che galleggiavano sulla superficie bianca del latte piuttosto che alzare lo sguardo per guardarla negli occhi
-          Già, è stata una notizia un po’ … spiazzante!
-          Mi dispiace tanto Anne – mormorai sentendomi un groppo in gola – io …
-          Non devi scusarti  - mi interruppe lei stringendomi la mano abbandonata sulla superficie liscia e fredda del bancone – sarà difficile per me accettare tutto questo ma se tu e Harry siete felici allora anche io lo sono!
-          Grazie Anne!
 
Mi alzai, feci il giro del tavolo e la strinsi  forte.
Avrei voluto dirle tante cose ma forse quell’abbraccio valeva più di mille parole e sarebbe bastato a farle capire quanto fossi affezionata a lei.
 
-          Coraggio Bechy, adesso vai a prepararti o farai tardi per la scuola!
 
Oh no, la scuola, me ne ero completamente dimenticata!
Non potevo passare cinque ore seduta al banco quando quella mattina stessa prima di pranzo Harry sarebbe ripartito per Cambridge.
Che palle, quanto avrei voluto avere un anno in più per partire insieme a lui!
Comunque sia non avevo scelta così tornai al piano di sopra per lavarmi e vestirmi.
Odiavo indossare la divisa scolastica, era composta da una gonna blu a scacchi lunga fino al ginocchio che sarebbe sembrata troppo all’antica perfino per mia nonna , camicia bianca e maglioncino di lana blu scuro  che mi procurava sempre un fastidioso prurito.
 
-          Dove stai andando? – mi chiese Harry con la voce impastata dal sonno facendo capolino da sotto le coperte del mio letto
-          A scuola idiota! Dove vuoi che vada?
-          Non puoi saltarla per un giorno? Tra qualche ora dovrò riprendere il treno per Cambridge!
-          Fosse per me la salterei pure ma cosa dico ai nostri genitori?
-          Tu lascia fare a me – scostò le coperte e balzò giù dal letto.
 
Non era proprio uno spettacolo, aveva i capelli in completo disordine e le labbra secche ma la sua voce di prima mattina era così profonda e roca da risultare tremendamente sexy.
 
-          Okay, mi fido …
-          Allora facciamo così, tu ti incammini verso scuola così nessuno si insospettirà e io a metà strada ti vengo a prendere con la macchina
-          Va bene, ci sto capo! – esclamai battendogli il cinque.
 
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
 
Tutto andò secondo i piani. Uscii di casa salutando papà e Anne, mi diressi verso la scuola e poi giunta davanti ai cancelli d’entrata Harry mi venne a prendere.
 
-          Avevi detto a metà strada! – borbottai mentre prendevo posto nel sedile anteriore – per poco non mi beccava qualche professore!
-          Smettila di lamentarti e decidi dove andare! Intanto passiamo a prendere anche Ella e Niall.
 
Non avrei mai creduto che la mia migliore amica avesse il fegato di saltare la scuola. Lei era sempre stata una figlia e un’alunna modello, di quelle che obbediscono sempre ai propri genitori, mettono la scuola e i compiti al primo posto e che mai e poi mai si permetterebbero di saltare una giornata di lezioni.
Eppure, quando ci fermammo davanti a casa sua, lei era lì ad aspettarci mano nella mano con il piccolo Niall.
Bè, piccolo si fa per dire visto che era più alto di me ed Ella di tutta la testa …
 
-          Buongiorno Harry! Buongiorno Bechy! Dormito bene?
-          Si Ella … per favore però, potresti non urlarmi nelle orecchie?
-          Sei sempre la solita brontolona tu!
 
Ella si sedette dietro insieme a Niall e quando furono di nuovo vicini l’uno all’altra lei gli strofino il nasino sulla guancia desiderosa di attenzioni.
 
-          Voglio un po’ di coccole Horan!
-          Eccole in arrivo!
 
Li sentii sbaciucchiarsi e ridacchiare ma non osai guardare verso di loro neanche attraverso lo specchietto retrovisore per lasciargli un po’ di privacy e poi … odiavo tutte quelle smancerie!
Harry ripartì tenendo una mano sul volante e l’altra protesa verso di me.
In un’altra occasione avrei rifiutato qualsiasi tipo di manifestazione d’affetto davanti ad altre persone ma Ella e Niall erano così presi da loro stessi che non esitai neanche un attimo a stringere la mano di Harry.
 
-          Allora, hai deciso dove andare?
-          Non lo so … tu che ne dici Ella?
 
Nel porle la domanda mi girai verso di lei … pessima idea!
 
-          Eh basta! Smettetela di sbaciucchiarvi per cinque secondi e ascoltatemi un attimo! – dissi tornando a guardare la strada rossa in viso per l’imbarazzo.
-          Scusaci – con la coda dell’occhio vidi Niall ricomporsi anche se aveva tracce di rossetto su tutte le guancie e vicino alla bocca.
-          Potremmo andare al Luna Park – propose Ella – hanno messo delle nuove attrazioni se non mi sbaglio …
-          Okay, per me va bene!
-          Anche per me!
-          Allora si va al Luna Park! – Harry fece inversione e ripartì verso la parte opposta.
 
Durante il viaggio ci divertimmo da matti cantando a squarciagola vecchie canzoni di Stevie Wonder, quelle che di solito Harry canticchiava sempre sotto la doccia.
 
“Isn’t she lovely
Isn’t she wonderful
Isn’t she precious
Less than one minute old
I never thought through love we’d be
Making one as lovely as she
But isn’t she lovely made from love”
 
Mi vennero le lacrime agli occhi ma le asciugai in fretta girandomi a guardare fuori dal finestrino per non farmi vedere dagli altri.
“Isn’t she Lovely” era la canzone che i miei mi avevano dedicato quando ero nata perché esprimeva a pieno ciò che provavano nei miei confronti .
Mia madre poi me la cantava sempre per farmi addormentare …
Basta con i tristi ricordi, non era il momento di pensarci, dovevo godermi quell’ultimo giorno con Harry prima che partisse di nuovo.
 
Finalmente arrivammo al Luna Park di Holmes Chapel.
Fino a qualche anno prima le massime attrazioni erano state la ruota panoramica e il trenino a forma di bruco ma, come aveva detto Ella, erano state aggiunte nuove attrazioni straordinarie come montagne russe altissime e imponenti.
 
-          Corriamo! Non vedo l’ora di provare quello! E quello! E quello! – l’entusiasmo di Ella superava di gran lunga quello dei bambini presenti.
-          Aspettami tesoro! – urlò Niall correndole dietro.
-          Harry … temo di non riuscire a salire su quelle montagne russe, sono davvero troppo alte …
-          Va bene, allora mentre loro vanno noi ci facciamo un giro!
 
Aspettammo che Ella e Niall si mettessero in fila per il “Gran Girone della Morte” (il nome prometteva bene…) e poi ce ne andammo per conto nostro.
Oltre alle montagne russe c’erano anche alcuni stand con dei giochi d’abilità a premi.
 
-          Venite! Venite!  - stava urlando un pagliaccio vestito di giallo canarino dalla testa ai piedi con tanto di naso roso in mezzo al viso totalmente truccato – provate a vincere i nostri fantastici premi! Ehi tu, ragazzo con la roscia sottobraccio!
-          Dice a me? – chiese Harry puntandosi un dito contro il petto
-          Si, proprio a te, vieni qui!
 
Ci avvicinammo allo stand e il clown mise due paia di cerchietti di plastica colorata nelle mani di Harry.
 
-          Se riesci a infilarli almeno tre lungo quel birillo blu, vincerai un premio a tua scelta!
-          Va bene, proviamo – Harry pagò il clown con dei gettoni d’argento e si pose davanti al birillo.
 
Primo lancio … preso!
Secondo lancio … mancato!
Terzo lancio … preso di nuovo …
Quarto lancio … preso, aveva vinto!
 
-          Bravo, bravo ragazzo! – si complimentò il clown – scegli pure il tuo premio adesso!
-          Tu cosa preferisci Bechy?
-          Mmmh … mi piace quel panda di peluche laggiù!
-          Prendiamo il panda di peluche – riferì Harry al clown.
 
Era il pupazzo più grande che avessi mai visto, alto quasi quanto me e più largo del pancione di mio padre, a malapena riuscivo a tenerlo tra le braccia.
 
-          Grazie Harry! – esclamai stampandogli un bacio sulla guancia
-          Di niente piccola!
 
Mentre Ella e Niall continuavano a scorrazzare su e giù per le montagne russe, io e Harry decidemmo di rilassarci un po’ facendo il giro del lago su una barchetta di legno.
Intorno a noi tanti maestosi salici piangenti ci facevano ombra con le loro lunghe fronde che arrivavano fino alla superficie piatta dell’acqua.
Harry remava mentre io me ne stravo sdraiata usando il panda come cuscino.
 
-          A cosa stai pensando?
-          A come mi sentirò quando te ne sarai andato di nuovo … ho paura Harry …
-          Non devi, ormai ne abbiamo passate talmente tante che siamo più forti e innamorati di prima!
-          Forse hai ragione … non vedo l’ora che passi quest’anno così poi potrò segnarmi al college!
-          Anche io non vedo l’ora ma se posso darti un consiglio cerca di goderti al meglio quest’ultimo anno. La fine del liceo simboleggia anche la fine dell’adolescenza, il periodo in cui ti è permesso di sbagliare senza rendere conto a nessuno, il periodo in cui ogni emozione, ogni esperienza e ogni sentimento sono più sofferti. A volte ci si sente fuori posto, troppo grandi per fare certe cose e ancora troppo piccoli per farne altre ma guardandosi indietro ti accorgi che questo è davvero il periodo più bello della nostra vita!
-          Wow, Harry, andare al college ti ha fatto proprio bene – scherzai – sbaglio o sei diventato più saggio?
-          Credo di essere maturato ma non grazie al college …
-          E grazie a cosa allora?
-          Dovresti dire grazie a chi … - mi rivolse una lunga occhiata e capii che stava parlando di me.
-          Bè, se questo è il risultato, sono davvero  felice di averti fatto maturare!
 
Mi avvinai a lui per baciarlo.
 Nella foga lasciò cadere i remi per intrecciare le mani fra i miei capelli a stringermi a se ancora più forte.
Cavolo, senza remi non saremo più riusciti a tornare indietro ma .. in fondo a chi importava?
Sotto sotto saremmo sempre rimasti due adolescenti casinari che non facevano altro che combinare guai.
E a me andava bene così, perché era quello l’Harry di cui mi ero follemente innamorata.
 
ECCO QUI UNO DEGLI ULTIMI CAPITOLO, SIGH!
CREDO CHE IL PROSSIMO SARA’ UN EPILOGO ANCHE ALMENO CHE NON MI VENGA L’ISPIRAZIONE PER SCRIVERE QUALCOS ALTRO.
CHE NE PENSATE! ASPETTO I VOSTRI COMMENTI SPLENDORI!
BACI SAM 

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Capitolo 23
*** EPILOGO: DEAR MUM (THREE YEARS LATER) ***


EPILOGO: DEAR MUM (THREE YEARS LATER)
 
Cara mamma,
È da tanto che non ti scrivo una lettera ma ti assicuro che negli ultimi tempi sono venuta a trovarti molto spesso, praticamente tutte le volte che torno ad Holmes Chapel.
Sono cambiate davvero tante cose dalla mia ultima lettera …
Ti ricordi Harry, il mio “fratellastro”?
All’inizio lo odiavo, ti avevo scritto “Harry  è davvero irritante! Ti giuro, non lo sopporto proprio,è l’essere più arrogante e fastidioso che esista sulla faccia della terra …”
Penso ancora che sia arrogante e delle volte anche fastidioso ma … io lo amo!
Si lo so, è incredibile anche per me se penso a quali erano inizialmente i miei sentimenti nei suoi confronti!
Lo odiavo così tanto che desideravo solamente che sparisse dalla faccia della terra o che perlomeno se ne andasse di casa. E l’ha fatto …
Da più di due anni studia a Cambridge perciò non vive più qui ad Holmes Chapel.
La cosa peggiore è che quando se ne è andato per la prima volta i miei sentimenti erano già cambiati e io lo amavo incondizionatamente, capirai quindi che è stato molto doloroso.
L’ho anche tradito sai?
Si lo so, è stato un atto spregevole ma ero davvero disperata!
Comunque alla fine abbiamo chiarito e il nostro amore si è rafforzato.
Adesso anche io studio a Cambridge, ho intrapreso la facoltà di Arte e Discipline Umanistiche e devo dire che i miei studi mi stanno appassionando parecchio.
Che altro posso dirti? Ma certo! Non posso non raccontarti della mia migliore amica Ella!
Lei si è fidanzata con Niall, uno dei migliori amici di Harry ma purtroppo hanno avuto un piccolo incidente di percorso …
Lei ha vinto una borsa di studio ed è andata a studiare in America perciò con il passare del tempo hanno smesso di sentirsi.
Adesso che  è tornata in Inghilterra per alcuni stage di giornalismo, stanno ricominciando a frequentarsi e io sono sicura che torneranno insieme perché formano davvero una bella coppia!
Poi ci sono papà e Anne, anche loro tutto bene ma per adesso hanno deciso di non sposarsi (non capisco cosa aspettino ma se loro sono felici così a me sta bene).
Sai invece chi è in procinto di sposarsi? Gemma, la sorella di Harry, anzi a dire il vero le sue nozze sono proprio oggi e appena avrò finito di scrivere questa lettera mi devo affrettare verso la cattedrale di Holmes Chapel.
Ci saranno anche Zayn, Liam, Danielle, Louis e Eleonor. Ti ricordi la mia vecchia compagna di danza?
Pensa che lei si ricorda perfettamente di te!
In fondo sarebbe difficile dimenticarti … sei stata e rimarrai sempre una persona straordinaria!
Adesso però devo proprio andare …
Ti lascio questa lettera insieme alle solite rose bianche e ad un bel papavero rosso raccolto dal custode.
Sappi che rimarrai sempre nel mio cuore. SEMPRE.
Con tutto l’affetto del mondo,
Tua Bechy
 
Rilessi la lettera per l’ultima volta e poi la lasciai sulla lapide accanto al mazzo di fiori.
Sorrisi in direzione della foto di mia madre che sorrideva a sua volta con i suoi denti perfetti in bella mostra e le lentiggini sul naso.
Adesso che ero cresciuta le assomigliavo ancora di più e questo mi rendeva molto orgogliosa, speravo solo di assomigliarle almeno un po’ anche di carattere …
Sentii dei passi alle mie spalle e poi due forti braccia mi circondarono la vita.
 
-          Sei pronta amore? – Harry poggiò la testa nell’incavo del mio collo mentre io facevo aderire la schiena al suo petto
-          Si, credo di si …
-          Allora andiamo, la cerimonia sta per cominciare!
 
Mi prese per mano e insieme scendemmo giù per il pendio erboso del cimitero.
Non mi guardai mai indietro finché non arrivammo alla soglia dell’imponente cancello di ferro, solo allora mi voltai verso la tomba di mia madre lanciandole un bacio.
Harry mi aiutò a salire in macchina e poi prese posto accanto a me.
 
-          Ci pensi? – disse intrecciando le dita tra le mie – manca meno di un mese …
-          Già  - mormorai con un sorriso sollevando la mano libera per ammirare il mio anello di diamanti – pensa che non l’ho neanche scritto a mia madre …
-          Non le hai detto che ci sposiamo?
-          No, ho intenzione di scriverle un’altra lettera prima del grande giorno …
-          Non sarai ancora titubante vero?
 
Titubante? No, non lo ero più …
Certo, pensavo ancora di essere troppo giovane per sposarmi ma in fondo Harry era l’amore della mia vita e sapevo per certo che saremmo rimasti insieme per sempre, con o senza un anello al dito.
 
-          Nella mia vita ho sempre avuto poche certezze Harry soprattutto dopo la morte di mia madre. Perdere una persona cara così vicina a te cambia il tuo punto di vista su qualsiasi cosa. Cominci a mettere in dubbio tutto perché sai che anche le cose belle finiscono prima o poi e sei convinto che il dolore possa rispuntare dietro l’angolo da un momento all’altro. Io perlomeno mi sentivo così, ho smesso di affezionarmi alle persone ho anche solo all’idea di qualcosa che mi rendesse felice perché avevo paura di soffrire ancora. Ma tu ... tu Harry sei stata la mia prima vera certezza dopo tanti anni di confusione e dubbi perciò no, non sono più titubante, ora so ciò che voglio, e ciò che voglio sei tu!
-          Oh Bechy, mia dolce piccola Bechy … - esclamò lui stringendomi forte a sè.
 
Affondai il viso nel suo petto assaporando a fondo il suo profumo e sorrisi come solo lui riusciva a farmi sorridere.
 
-          Ti amo Bechy, di questo non devi mai dubitare!
-          Lo so … ti amo tanto anche io!
 
Io ed Harry ci eravamo odiati, detestati, insultati …
Poi ci eravamo innamorati e da quel momento avevamo intrapreso un percorso insieme che forse  era ancora molto lungo ma non ero affatto spaventata se lui era al mio fianco.
Insomma, avevamo finito di cucinare il nostro tacos e devo dire che il risultato non era niente male!
Ma un ringraziamento speciale andava anche alle persone che ci erano state accanto: i nostri genitori che ci avevano sempre sostenuto nel bene e nel male, i nostri amici sempre pronti ad aiutarci e in particolar modo la mia adorata Ella che per me era come una sorella (non potevo terminare senza un’altra delle mie preziose rime!).
E poi … perché no? Un ringraziamento speciale andava anche a mia madre che da lassù avrebbe sempre vegliato su di me.
 
FINE
 
NOOOOO, E’ FINITA, CHE TRISTEZZA! HARRY E BECHY MI MANCHERANNO DA MORIRE!
ALLORA, HO TRE COSE DA CHIEDERVI:
 
1.       VI VA DI COMMENTARE QUESTO CAPITOLO? (SPERO DI SI!!!)
2.       QUAL È IL CAPITOLO CHE VI E’ PIACIUTO PIU’ DI TUTTI? (A ME IL TREDICESIMO!)
3.       SE VI VA LASCIATE ANCHE UN COMMENTO SULLA STORIA IN GENERALE, OKAY?
 
COLGO L’OCCASIONE PER RINGRAZIARE  TUTTI QUELLI CHE HANNO SEGUITO QUESTA STORIA, CHI IN SILENZIO E CHI LASCIANDO DELLE SPLENDIDE RECENSIONI CHE SPESSO MI HANNO FATTO COMMUOVERE.
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!
SPERO CHE SEGUIRETE ANCHE LE MIE NUOVE FF!
CON AFFETTO SMISURATO, BACI SAM
 
Passate qui per il matrimonio di Harry e Bechy: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1107558&i=1

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Capitolo 24
*** NUOVAAA ***


SAMMY E' TORNATA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Per chi fosse interessata, ho pubblicato una storia originale (già completa) : 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2188621&i=1 
dal titolo TEENAGE DIRTBAG.
Baci Sam
p.s. mi siete mancate!!!


 

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