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di Dentist of Detroit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ricordi e Incontri ***
Capitolo 3: *** Aiuto ***
Capitolo 4: *** Tannis ***
Capitolo 5: *** Nuovi Piani ***
Capitolo 6: *** Il Risveglio ***
Capitolo 7: *** Marcus ***
Capitolo 8: *** Viktor ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Dunque, questa è solo una piccola introduzione a quella che sarà la storia vera a propria, il primo capitolo arriverà tra un paio di giorni massimo. Vi chiedo comunque di dirmi cosa ne pensate, di lasciarmi un minuscolo commento, solo per farmi sapere se vi piace l'idea. Un grazie anticipato. Ely.

Prologo
 
La storia di questa antica faida, ha radici sin nei primi anni del primo millennio.
Un tempo i lycan erano niente più che animali.
Fu Lucian, il primo vero licantropo della storia.
Da lui iniziò una razza in grado di acquisire anche la forma umana, seguendo il ciclo lunare.
Gli anni passarono e i lycan divennero una sorta di guardie diurne dei vampiri.
Entrambe le specie erano generate da Alexander Corvinus, il quale ebbe due figli: Marcus, morso da un pipistrello, e William, morso da un lupo.
Loro furono i primi capostipiti delle due casate.
Non era giusto che, essendo nate nello stesso modo, una delle due specie fosse in gabbia e l’altra no.
Era un’ingiustizia.
Ma nessuno osava ribellarsi.
Fino a Lucian.
All’epoca era in buoni rapporti con Sonja, figlia di Viktor, uno degli anziani, nonché mia sorella.
Rapporti, forse troppo buoni.
Per il loro amore vennero condannati alla morte.
Ma scamparono la condanna, riuscendo per anni a nascondersi dagli occhi di tutti.
I secoli passarono e le abitudini si modificarono.
Persi tutti i contatti con Sonja e divenni una Trafficante di Morte, una combattente.
Finché non conobbi lui, Michael.
Mi innamorai, fu il primo ed unico uomo di cui riuscii ad innamorarmi nella mia intera esistenza.
Ma poi, le cose, mutarono ancora.
Gli umani vennero a conoscenza della nostra esistenza, svelarono il segreto che con tanta perizia avevamo occultato.
E si aggiunsero alla faida già esistente tra vampiri e lycan.
Il mondo che una volta ritenevamo sicuro, adesso rischiava di ucciderci.
Mi chiamo Selene, sono un vampiro, ed è da qua che inizia un nuovo capitolo della mia storia. 

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Capitolo 2
*** Ricordi e Incontri ***


Capitolo 1 – Ricordi e Incontri
 
Spari. Proiettili che volano dappertutto. E poi buio, il buio della notte metropolitana, che avvolge tutto e non lascia in vita nemmeno la luce delle speranza. Corre, sente i muscoli tesi per lo sforzo, il respiro affannato. Corre, senza una meta, corre verso il porto, verso l’aria che sa di salsedine. Corre, verso Michael. Grida il suo nome, mentre gli va incontro, incurante degli spari. Non la feriscono, non bastano dei proiettili a fermare la sua corsa. Devono partire, subito. Devono scappare, il prima possibile. Non possono continuare a vivere in un mondo che li vuole morti. Prima la guerra la combattevano solo contro i lycan, adesso, anche gli umani si erano messi in mezzo alla contesa. Quindi, devono andare via, presto. Selene continua a correre, deve salvarlo, portarlo lontano da là. Lo vede, davanti a sé. Cerca di difendersi, di schivare i proiettili, ma sempre di più ne vanno a segno. Grida il suo nome ancora e ancora e lui finalmente la sente, si perde per un attimo nel suo sguardo. E dà il tempo agli umani di colpirlo in pieno petto e farlo cadere nel mare. Nello stesso istante Selene riesce a raggiungerlo. Altri spari, sotto l’acqua, e Michael, finalmente davanti a lei. Si avvicina, gli sfiora il viso con le mani e lo vede sorridere. Non può impedirsi di fare altrettanto. Gli spari si sono interrotti. Sono salvi. Selene si avvicina alle labbra di Michael, e, non appena riesce e baciarlo, un’improvvisa luce si frappone tra i due. Un bagliore accecante e una forza incredibile che la spinge verso la parte opposta. No, pensa, no! Protende le mani verso Michael, non vuole perderlo ancora, ma la forza la costringe a separarsi dal suo unico amore.
 
Mi svegliai con un urlo, madida di sudore. Stringevo le lenzuola tanto forte da farmi diventare le nocche delle mani bianche. Cercai di nuovo di respirare con regolarità, ma delle mie labbra uscivano solo dei rantoli. Quelle immagini mi tormentavano da tempo, ormai. Da quando ero riuscita a scappare dai laboratori della Biogen e avevo scoperto che Michael era ancora vivo. Sentii dei passi e vidi Eve avvicinarsi al letto dove fino a poco prima stavo dormendo. Si sedette e mi abbracciò, in silenzio. Cercai di reprimere le lacrime. Non volevo piangere ancora di fronte a mia figlia, dovevo mostrarmi forte almeno con lei. Quando si staccò da me, aveva un’espressione molto triste dipinta in volto
<< Ancora gli incubi? >> chiese, con la sua voce fina e acuta
<< No, non sono incubi >> mi affrettai a rispondere, anche se in parte, forse, lo erano
<< Sono solo ricordi. Sempre gli stessi ricordi >> aggiunsi
<< Non riesco più a vederlo >> disse Eve
<< Prima era come se fossi lui, come se vedessi con i suoi occhi. Ora no. Percepisco solo delle sensazioni, sento che sta scappando, che ha paura. Ma non riesco a capire dove possa essere >> confessò
<< Lo troveremo, e le visioni torneranno, stai tranquilla >> cercai di confortarla, stringendola in un abbraccio a mia volta
<< Comunque è sera, il sole è calato: possiamo continuare la nostra ricerca >>
Mi alzai dal letto, e andai verso la stanza di Hunter. Da quando lo avevo incontrato e mi aveva aiutata a salvare Eve dai lycan, avevo deciso di portarlo con noi. Del resto, non poteva che darci una mano. Arrivai nella sua stanza. Era sdraiato, assopito. Lo scossi per una spalla e lui si svegliò
<< Si parte? >> domandò. Annuii. Uscii dalla stanza dandogli il tempo di vestirsi, mi infilai la giacca e caricai le pistole. Sapevo dove andare. Per trovare Michael poteva tornarmi utile anche un altro aiuto. Ci eravamo salutate molti anni addietro, ma sapevo dov’era nascosta mia sorella. Dopo che nostro padre aveva emesso la sentenza di ucciderla, lei e Lucian avevano preferito nascondersi dal resto dei vampiri. Solo io, sapevo dove fossero.
<< Dove si va? >> la voce di Hunter mi distolse dai miei pensieri. Mi voltai.
<< Andiamo da mia sorella? >> dissi pacata
<< Cosa?! Hai una sorella? >> esclamò Eve, azzardando un sorriso
<< Già >> mormorai
<< Prendiamo la mia auto >> disse Hunter, uscendo dal nascondiglio ed incamminandosi verso un suv nero.
Arrivammo da Sonja in breve tempo. Ricordavo perfettamente dove si erano nascosti. Ero riuscita ad imprimermi ogni crepa delle montagne vicine, ogni sfumatura di ruggine nelle maniglie del portone di legno consunto. Scesi dall’auto per prima. Arrivai al punto in cui c’era la botola, nascosta da uno strato di neve e terriccio. Mi chinai ed iniziai a scavare, seppure spezzandomi tutte le unghie e graffiandomi le mani
<< Che c’è? Tua sorella è una specie di evasa? >> la voce di Hunter mi fece sobbalzare
<< Forse >> risposi. Non mi andava di tradire la fiducia di Sonja e Lucian. Se volevano raccontare ad Hunter la loro storia, l’avrebbero fatto di persona. Dopo alcuni minuti riuscii ad aprire la botola e a calarmi giù, seguita subito dopo da Eve e Hunter. L’ingresso era buio e c’era un pesante odore di muffa. Immaginai quanto fosse terribile vivere là sotto e un’ondata di odio verso mio padre mi travolse. Come aveva potuto fare questo a sua figlia? Come aveva potuto condannarla solo per essersi innamorata? Repressi il disgusto e avanzai, finché non mi sentii afferrare alle spalle. Qualcuno mi torse un braccio e mi bloccò, con un coltello puntato alla gola. Ansimai e sentii Hunter caricare la pistola.
<< No! >> gridai
<< Non sparare >>
<< Si può sapere chi sei? >> domandò la voce dell’uomo che mi teneva bloccata. Cercai ancora di liberarmi, ma la sua stretta era salda. Così, decisi di rispondere.
<< Sono Selene >> dissi infine. Sentii la presa farsi meno salda, finché si sciolse del tutto. L’uomo mi trascinò verso l’altra parte della dimora, quella illuminata. Allora lo riconobbi a mia volta. Era tale e quale a come me lo ricordavo. La pelle leggermente scura, i capelli mori lunghi e mossi e gli occhi, attenti e verdi. Lucian.
<< Sei davvero tu? >> mi chiese. Annuii sorridendo e strinsi Lucian in un abbraccio. Nello stesso istante emerse una figura da una porta alle mie spalle. Mi voltai al suono dei suoi passi. Ed eccola. Bella, come sempre. La carnagione candida a contrasto con i lunghi capelli scuri e gli occhi, identici ai miei.
<< Sonja >> mormorai, andandole incontro
<< Selene… >> sembrava quasi non credere ai suoi occhi. Mi abbracciò, stretta come faceva quando eravamo bambine. Ero felice di aver ritrovato Sonja e Lucian ed ero certa che mi avrebbero aiutato con Michael. Infondo, la nostra storia, era purtroppo molto simile. 

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Capitolo 3
*** Aiuto ***


Capitolo 2 – Aiuto
 
<< Dunque siete qui per chiederci aiuto? >> domandò Lucian. Eravamo seduti ad un tavolo e la situazione iniziava a farsi imbarazzante. Dopo tutto quello che era successo loro, Sonja e Lucian avevano tentato di tagliare tutti i ponti con il mondo esterno per non rischiare di essere condannati di nuovo. Non erano quindi molto entusiasti all’idea di dover sgattaiolare fuori dal loro nascondiglio per aiutarmi. Tuttavia confidavo nel legame che mi univa a Sonja: dopotutto, era pur sempre mia sorella.
<< Esattamente >> mormorai
<< Mi dispiace, Selene, ma non credo che stavolta potremo aiutarti >> rispose secco Lucian.
Abbassai gli occhi. Proprio come avevo temuto.
<< Non verrei a chiedervelo se non fosse una cosa estremamente importante >> tentai rivolgendomi a mia sorella, ma anche lei abbassò lo sguardo sul marmo del tavolo
<< Non guardare me, Selene… Lucian ha ragione. Questo mondo ci ha solo regalato una condanna a morte. Perché dovremmo uscire allo scoperto? >> disse, gli occhi lucidi. Era ovvio che volesse aiutarmi, ma semplicemente non voleva rischiare. Decisi di giocare la mia ultima carta. Era un colpo basso, lo sapevo. Ma il fine giustifica i mezzi ed io ero disposta a tutto pur di ritrovare Michael.
<< Se non volete farlo per me… fatelo almeno per lei >> dissi indicando Eve, che fino ad adesso se ne era stata rintanata in un angolo, senza che nessuno si accorgesse di lei. Sonja sobbalzò alla sua vista.
<< Lei è… >> domandò, la voce tremante
<< Mia figlia >> risposi appuntando i miei occhi in quelli di mia sorella
<< Tua figlia? >> mi fece eco Lucian
<< Sì, avete capito bene >> dissi
<< Se non volete rischiare per me, almeno pensate che aiutandomi le ridarete un padre >>
<< Spiega meglio la storia >> disse Lucian facendosi attento. Chiusi gli occhi. Rivangare quella notte e tutto il percorso che avevo fatto per arrivare sin lì mi costava non poca fatica. Ma raccontai comunque. Dissi di come avevo conosciuto Michael la prima volta, di quando era braccato dai lycan, di quando era diventato il primo ibrido, di come avevo quasi ucciso Viktor. Raccontai anche con dovizia di particolari quando fui separata da Michael e mi risvegliai alla Biogen, circondata da lycan. Le parole uscivano come un fiume in piena dalle mie labbra e, terminato il racconto, mi lasciai sfuggire una lacrima. Era troppo importante per me ritrovare Michael. Era l’unico uomo di cui mai mi fossi innamorata veramente in seicento anni di vita. Non potevo tollerare di lasciarlo in strada al macello. Dovevo trovarlo ad ogni costo.
<< Capite adesso perché vi sto chiedendo aiuto? >> domandai.
I volti di Lucian e Sonja erano quasi inespressivi, ma intuivo che avevo toccato i tasti giusti. Iniziavano a cedere. Mi dispiaceva mettermi contro mia sorella, contro il suo volere, ma non potevo lasciare niente di intentato. Amavo troppo Michael per lasciarlo al suo destino, ed amavo troppo anche Eve, per farla crescere senza un padre e per di più in un mondo come questo.
<< Cosa hai intenzione di fare? >> domandò Lucian distogliendomi dai miei pensieri. Dunque, era fatta.
<< Non ne ho idea. Non sappiamo dove potrebbe essere. A volte Eve ha come delle visioni, come se vedesse con gli occhi di Michael >> spiegai. Eve era silenziosa. Mentre parlavo di lei sembrava distaccata, chiusa in se stessa. Appariva intimidita da Lucian e Sonja, come lo era stata all’inizio da Hunter. La capivo. Troppe persone che non conosceva, qualcosa che stava accadendo e che era senza dubbio più grande di lei. Ma poi, con mia sorpresa, prese la parola
<< Non vedo più niente >> disse. La sua voce fina riecheggiò tra le pareti di pietra
<< Che vuol dire non vedi più niente? >> domandai allarmata
<< Non so cosa significa. Ho provato a concentrarmi su di lui, ma è tutto buio. Non vedo nulla >> rispose lei, pacata. Per me, la risposta era una sola. Non vedeva nulla perché non c’era nulla da vedere. Chiusi gli occhi e poggiai la testa sul tavolo freddo. Non volevo crederci. Lo avevo già ritenuto morto, dopo che mi ero svegliata, e gli occhi di Eve erano lì a ricordarmi ogni giorno cosa avevo perso. Ma poi, quel Soggetto Zero, il momento in cui avevo sbrinato quella specie di contenitore ibernato e avevo visto il suo volto, il momento in cui avevo capito che era vivo, mi ero sentita sollevata. L’idea che stavolta era perso veramente, non potevo accettarla.
<< Non è per forza quello che pensi >> disse Sonja accarezzandomi i capelli nel tentativo di calmarmi
<< E allora cosa può essere? >> replicai alzando la testa, mentre una lacrima iniziava a rigarmi la guancia
<< Non piangere. Lo troveremo comunque >> continuò mia sorella asciugandomi il volto. Le credetti. Non potevo fare altrimenti. Non sarei riuscita ad abbandonarmi all’idea di averlo perso per sempre, dovevo poter credere ad un qualche modo per salvarlo. Arrendersi a l’evidenza che fosse morto, non era una soluzione contemplabile.
<< So dove potrebbe essere >> si illuminò un attimo dopo Lucian
<< Viktor >> spiegò
<< Mio padre? >> esclamò Sonja
<< Non ricordi la sua ossessione per gli ibridi? La sua paura? >> domandò Lucian
<< Deve aver scoperto che Michael è un ibrido! >> conclusi io
<> disse Sonja
<< Il punto è che non sappiamo dove sia questo Viktor >> si intromise Hunter, rimasto anche lui in silenzio fino ad ora
<< Ma possiamo trovarlo. Credo che Tannis ci aiuterebbe in questo >> proposi
<< Credevo che nostro padre lo avesse fatto imprigionare >> domandò Sonja
<< Già, è vero. Ma fui io a decidere dove >> risposi sorridendo. Non era tutto perduto, quindi. Raccolsi le mie cose e mi avviai all’ingresso da dove eravamo entrati.
<< Preparatevi, ragazzi. Andiamo da Tannis >> sentenziai, prima di imboccare il corridoio e sparire dietro l’angolo.
  

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Capitolo 4
*** Tannis ***


Capitolo 3 – Tannis
 
Partimmo tutti assieme, verso il luogo sapevo dovesse fungere da prigione per Tannis. Ero stata incaricata di rinchiuderlo lì secoli prima, ma ero certa che lo avrei trovato ancora nel medesimo posto. Guidai un furgone fino ad una zona montana dello stato. Le cime innevati dei monti ci circondavano come un circolo di persone. Era quasi inquietante. La prigione di Tannis doveva trovarsi ai piedi di uno di questi tanti monti, ovvero il primo che ci ritrovammo davanti a sbarrarci la strada. Parcheggiai il furgone in uno spiazzo innevato. Mancava poco all’alba, ci saremmo dovuti muovere. Il sole, per me, non era più un problema, ma per Sonja e Hunter, costituiva ancora un rischio da non sottovalutare. Uscimmo dal furgoncino e ci dirigemmo verso l’entrata. Mi ricordavo che si accedeva alla prigione tramite una botola, nascosta davanti a quello che appariva il portone principale. Mi diressi là, ed iniziai a tastare sul terreno candido, con il ghiaccio della neve che mi pungeva le dita. Scavai per alcuni secondi, poi la mia mano incontrò qualcosa di duro e metallico. Tirai il gancio ed aprii la botola. La tirai su con facilità, non mi oppose molta resistenza. Strano, mi dissi. Erano secoli che la botola era sigillata sotto la neve, avrebbe dovuto aprirsi con meno semplicità. Mi calai per prima, e per sicurezza caricai la mia pistola. Quello che mi trovai davanti fu uno spettacolo a dir poco agghiacciante. Tutta la pietra scura che costituiva il canale che, da sotto la botola, portava alla prigione di Tannis, era cosparsa di sangue. Il liquido viscoso si estendeva per tutto lo spazio che i miei occhi riuscivano a scorgere. Poi, in fondo allo stretto cunicolo, la fonte di tutto quel sangue. Un lycan, che non aveva ancora ripreso la sua forma normale, con un coltello all’altezza delle scapole. A giudicare dalle condizioni del cadavere, e dal fatto che ancora non si era tramutato, indovinai fosse morto da poche ore. Dunque qualcuno aveva violato la fortezza dove era detenuto Tannis. Il motivo, mi era ancora ignoto. Il punto era che solo io conoscevo l’ubicazione della prigione dove mio padre mi aveva incaricato in rinchiuderlo. O meglio, solo io e Viktor. Possibile dunque, che mio padre fosse venuto sin lì? Decisi che avrei atteso di vedere Tannis per parlare con lui di persona. Mi sporsi dalla botola
<< Qualcuno è stato qui >> annunciai al piccolo seguito che mi accompagnava
<< C’è un lycan morto al massimo un paio d’ore fa… >> spiegai
<< Allora, cosa intendi fare? >> mi chiese Sonja
<< Scendiamo e andiamo a parlare direttamente con Tannis, lui è l’unico che può dirci qualcosa >> risposi. Mia sorella assentì e, uno dopo l’altro, anche i miei compagni si calarono giù.
Reprimendo un moto di disgusto, attraversammo il cunicolo stretto e buio, calpestando con un fastidioso rumore il sangue sparso a terra. Dopo poche decine di metri il cunicolo salì per una scaletta, ed infine si aprì in un corridoio vero e proprio. C’era un’unica flebile luce, proveniente da una stanza alla nostra destra. Mi feci avanti, ed andai verso quella stanza. Di nuovo, al mio ingresso, mi si presentò davanti una scena orribile. Anche questa pietra scura era macchiata di sangue, una larga pozza, al cui centro giaceva un corpo rantolante. Tannis. Corsi verso di lui. dovevo riuscire a farlo parlare, a farmi dire chi era venuto ad ucciderlo. Mi inginocchiai accanto al suo corpo, circondata da tutti gli altri. Tannis aveva gli occhi socchiusi, ma ancora respirava, seppur debolmente. Una grande ferita sanguinava copiosamente dalla sua spalla. Lo scossi
<< Tannis! Tannis! >> si risvegliò. Mi guardò sgranando gli occhi, ed apparve ancora più sorpreso nel posare lo sguardo su Sonja e Lucian
<< Voi… >> mormorò
<< Chi è stato qui? >> chiesi. Non avevo la minima voglia di perdere tempo. Tannis era l’unico che poteva aiutarmi a ricondurmi a Michael ed avrei fatto di tutto pur di scoprire cosa sapeva
<< Lui… >>
<< Lui chi? >> gridai scuotendolo. Ma Tannis stava già richiudendo gli occhi. Lo scossi ancora, e lui si svegliò per un attimo
<< Tuo padre… >> bisbigliò al mio orecchio, prima di chiudere di nuovo gli occhi, stavolta definitivamente.  

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Capitolo 5
*** Nuovi Piani ***


Capitolo 4 – Nuovi Piani
 
<< Ora cosa facciamo? >> chiese Hunter. Rimasi in silenzio. Ero ancora inginocchiata vicino a Tannis, quasi il suo corpo mi potesse fornire altre risposte. Era tutto perduto. L’unico che poteva dirmi qualcosa, spiegarmi dove trovare Viktor, era lui, ed era appena morto.
<< Troviamo Viktor, no? >> si intromise Eve, prendendo parola per la prima volta da quando avevamo iniziato questo nostro viaggio. Mi voltai verso mia figlia. Aveva ragione, avremmo dovuto trovare Viktor, non c’erano altre soluzioni. Sapevo della sua ossessione per gli ibridi, quindi avrebbe avuto tutti gli interessi per rapire Michael. Quello che volevo capire, era se ci fossero possibilità di trovarlo.
<< Dobbiamo trovare Viktor, ha ragione Eve >> dissi alzandomi dal pavimento macchiato di sangue
<< Ferma un attimo, sorella >> esclamò Sonja
<< Io e Lucian non potremo accompagnarti da nostro padre >> spiegò
<< Se ci vedesse vivi, se vedesse Lucian vivo, sarebbe la fine, lo ucciderebbe >> aggiunse, portandosi le mani al petto e stringendo il medaglione che le pendeva dal collo. Giusto. Non mi ero scontrata con questo problema ancora. Se Viktor non aveva tentennato a far uccidere mia sorella ed il suo amante 800 anni fa, perché avrebbe dovuto adesso? Ma non potevo permettermi di attendere ancora. Ogni minuto che passava poteva essere fatale a Michael. Dovevo escogitare qualcosa, e subito.
<< Perché non cerchiamo l’aiuto di una terza persona? >> domandò Eve. Non era una cattiva idea, dopo tutto. Una terza persona, che saremmo riusciti a corrompere per fornirci aiuto contro Viktor. Era pur sempre rischioso, ma valeva la pena di tentare. mi voltai verso Sonja, e, quando i miei occhi incontrarono il suo medaglione, ebbi una folgorazione.
<< Marcus! >> esclamai. Tutti mi guardarono interrogativi.
<< Pensateci, ragazzi. La cosa che più vuole, da sempre, è liberare suo fratello William. Ed io conosco l’ubicazione della sua prigione, e la sua chiave, ce l’ha Sonja. Basterebbe risvegliarlo e convincerlo ad aiutarci >> spiegai
<< Ma non potremmo mai essere sicuri della sua fedeltà >> obiettò Lucian
<< Vale la pena tentare. Vi prego >> cercai uno sguardo di comprensione in mia sorella. Sapeva cosa significava perdere la persona amata, confidavo che non mi lasciasse sola in questa cosa.
<< Ormai ci siamo dentro, Lucian. Arriviamo fino in fondo >> disse Sonja, rivolta al suo amante lycan, che acconsentì, seppure con riluttanza. Sorrisi trionfante. Non avevamo vinto, ma vi stavamo avvicinando di alcuni passi a ritrovare Michael.
Partimmo alla volta dell’antico palazzo di Viktor, luogo dove erano custodite le bare dei vampiri anziani. Durante il tragitto, decisi di prendermi del tempo per stare con Eve.
<< Sei stata forte, oggi >> le dissi sedendomi accanto a lei
<< Non è da tutti affrontare una simile cosa a solo 12 anni >> accompagnai la frase con sorriso, riuscendo a sciogliere un po’ di quella tensione che c’era tra di noi
<< Voglio solo conoscere mio padre. Non mi interessa cosa devo fare, per ottenere questo risultato. Ma c’è una cosa che non riesco a sopportare >> mi guardò, e lessi un che di grave nei suoi occhi verdi.
<< Sei fredda con me. Sembra che tu non mi voglia qui >> disse lasciandosi sfuggire una lacrima
<< Non dire questo, Eve. Io ti amo, sei mia figlia. La mia non è freddezza, il mio cuore non è gelido, è solo spezzato. Mi sono addormentata, e quando ho riaperto gli occhi ho scoperto che in una notte erano trascorsi più di dieci anni. Ed invece dell’unico uomo che abbia mai amato, mi sono ritrovata davanti una splendida bambina, con i suoi occhi. Non vuol dire che non ti voglia bene, Eve. Vuol dire solamente che devo fare l’abitudine a pensare che lui potrebbe non esserci più >> le spiegai con gentilezza. Mi faceva sentire in maniera orribile sentirmi dire queste cose. Amavo Eve, ma ogni volta che guardavo in quegli occhi verdi, vedevo Michael, ed il mio cuore perdeva un colpo. Era troppo per me da sopportare in quel momento.
<< Ritroveremo mio padre? >> domandò Eve subito dopo
<< Certo che lo ritroveremo >> le sorrisi
<< Vivo? >> continuò lei, fissando davanti a sé con sguardo vuoto
<< Mi auguro di sì >> risposi, leggermente incupita
<< Ma non pensarci adesso. Sappi solo che sei qui, che ti voglio bene, e che ritroveremo Michael al più presto >> la abbracciai, stringendola contro di me e poggiando il mento sulla sua testa. Se non avessi ritrovato Michael, lei era tutto quello che mi rimaneva.  

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Capitolo 6
*** Il Risveglio ***


Capitolo 5 – Il Risveglio
 
Mi sorpresi di ricordare ancora la strada per il castello di Viktor. Non andavo lì da molto tempo, ma la mia auto percorse il vialetto d’entrata verso l’edificio in pietra, quasi come un automa. Quello che stavamo facendo era pericoloso, molto pericoloso. Ma, del resto, avrei rischiato il tutto per tutto pur di riavere Michael con me. parcheggiai l’auto davanti all’entrata del castello. Strano, pensai, mentre scendevo dal veicolo. Il cancello era aperto, non c’era traccia di cani o allarmi in tutto il cortile. Il castello, sembrava abbandonato da tempo. I miei compagni mi seguirono silenziosi, mentre, con circospezione, entrai nella mia vecchia dimora. All’interno trovai solo odore di muffa. Tutto sembrava in ordine, preciso, come se i vecchi abitanti fossero ancora qua. Eppure, c’era un silenzio tombale, rotto solo, occasionalmente, dagli squittii dei topi che gironzolavano sul pavimento di legno scricchiolante. Era strano che i vampiri avessero lasciato quella casa, abbandonando gli anziani. Mi diressi verso la stanza che conteneva le loro bare. Sonja e Lucian si guardavano intorno con gli occhi che quasi brillavano. Secoli e secoli prima, quel castello era stato teatro del loro amore proibito. Chissà quante parole soavi si erano scambiati nelle fredde notti, sotto le leggere lenzuola della stanza di Sonja, quanti baci si era scambiati fra quelle mura. Quelle stesse mura che avevano anche assistito alla loro sconfitta, a tutto il dolore che avevano sofferto a causa di Viktor. Vidi che Lucian strinse la mano di mia sorella, come a farle coraggio. Di coraggio, però, ne serviva una buona dose a tutti noi.
Entrai nella stanza sotterranea. Lì, invece, regnava il caos. Le tre bare giacevano scomposte sul pavimento di pietra scura. Due di esse erano rotte e da una colava un bagno di sangue. La terza, con una grande M incisa su un fianco, era intatta. Tirai un sospiro di sollievo. Mi diressi verso le tre bare. In un attimo iniziai a lasciare impronte insanguinate con le suole delle scarpe. Mi chinai verso la bara piena di sangue. Scomposto, tra i velluti che ne ricoprivano l’interno, giaceva un cadavere. Sapevo di chi si trattava. Amelia. Uno dei vampiri anziani, dei più potenti, era stato ucciso. E credevo di sapere chi fosse stato
<< Viktor è definitivamente uscito di senno? >> esclamò Sonja
<< Ha ucciso Amelia! >> gridò
<< Viktor è sempre stato poco assennato, sorella. La tua storia ne è una perfetta dimostrazione >> dissi
<< Ma arrivare ad uccidere uno dei vampiri anziani… >> replicò lei
<< Qualcuno deve comunque averlo liberato… >> iniziai a pensare tra me e me chi potesse essere stato, quando Hunter mi interruppe
<< Potrebbe essere stato questo qua >> disse. Mi voltai e lo vidi poco lontano da noi. In un angolo c’era un altro corpo. Lo riconobbi subito. Craven. Quell’idiota. Non era certo una sorpresa. Quando era riuscito ad avere in pugno Michael aveva chiamato Viktor, ma alla fine ci aveva rimesso. Scossi la testa. Non avrei sentito molto la sua mancanza.
Tornai a rivolgere la mia attenzione alle bare. Fortunatamente, quella di Marcus, era intatta. Trassi un profondo respiro. Compiere un risveglio era difficile, un’operazione molto delicata, e non ero sicura di potercela fare. Ma dovevo. Per Michael. Raccolsi tutto il mio coraggio e, con un altro profondo respiro, mi morsi la pelle del polso, lasciando colare il sangue nell’apposita apertura nella bara di Marcus. Attesi, concentrando in quel sangue tutti i ricordi di cui avevo bisogno. La perdita di Michael, il momento in cui lo avevo ritrovato nei laboratori, la morte di Tannis, di Amelia e di Craven. Alla fine, la mia attesa fu ripagata. Con un rantolo ed un sussulto, Marcus aprì gli occhi. 

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Capitolo 7
*** Marcus ***


Capitolo 6 – Marcus
 
L’anziano vampiro nella tomba, aprì gli occhi sussultando. Ce l’avevo fatta, pensai. Avevo appena compiuto un risveglio. Ma il tempo per gioire era poco. Dovevo parlare con Marcus, convincerlo ad aiutarci a sconfiggere Viktor. E anche questo non sarebbe stato per niente facile.
<< Chi è che mi ha svegliato prima del tempo? >> domandò Marcus, alzandosi dalla sua bara. Camminava con passo incerto, ma i suoi occhi mi fissavano con uno sguardo tremendamente glaciale. Mi sentii correre i brividi lungo la schiena, ma non mi lasciai intimidire più di tanto. Avevo passato le pene dell’inferno per giungere a svegliare Marcus, non mi sarei certo tirata indietro adesso.
<< Sono stata io, mio signore >> iniziai inchinandomi al suo cospetto ed intimando gli altri a fare lo stesso
<< Sono Selene, figlia di Viktor >> continuai, quando mi fui rialzata in piedi
<< E sono qua per chiederti aiuto >>
<< E come mai, Selene, dovrei aiutarti? >> domandò Marcus, il volto animato da un sorriso pieno di sadismo
<< Perché ho qualcosa che può esserti utile >> replicai, continuando a fissarlo negli occhi, azzurri come i miei. Lo sguardo di Marcus si fece attento, strizzò gli occhi e li appuntò su di me
<< Vai avanti >> disse con voce bassa
<< So dove si trova la prigione di tuo fratello William. Ed ho anche la chiave per aprirla >> spiegai. Marcus non tradì il suo interesse
<< E chi me lo garantisce? Perché mai dovrei fidarmi di te? >> domandò
<< Perché ho bisogno del tuo aiuto e non avrei alcun interesse ad essere contro di te >>
<< In cosa, esattamente, Selene, ti servirebbe il mio aiuto? >>
<< Viktor ha qualcosa che io voglio, ma non cederà mai. L’unica cosa da fare è ucciderlo >>. Marcus rimase in silenzio, visibilmente contrariato
<< Uccidere un vampiro anziano? Questa è follia! >> gridò battendo un pugno sul metallo della sua bara. I presenti, attorno a me, ma indietro di alcuni passi si spaventarono. Eve si nascose tra mia sorella e Lucian, tremante
<< Viktor è impazzito. Guardati intorno. Amelia è stata uccisa, Tannis è stato ucciso. L’intero genere dei vampiri potrebbe essere sterminato da un folle >> dissi, tentando di far capire a Marcus la gravità della situazione. L’antico vampiro pensò a lungo. Si fermò con una mano sul mento, gli occhi fissi nei miei. Ponderava bene la risposta. Non si fidava. Ovvio. Liberare William era una pazzia, avrei scatenato una guerra all’ultimo sangue contro i lycan. Ma, adesso, non mi interessava. Volevo solo ritrovare Michael, costi quel che costi. Del resto, mi sarei occupata dopo. Alla fine, potevamo sempre nasconderci come Sonja e Lucian.
<< E sia. Ti aiuterò nella tua missione. Adesso, però, dovrai portarmi alla prigione di William >> disse infine Marcus. Ecco. Sapevo che avrei incontrato questo piccolo intoppo.
<< Non è possibile. Una delle due chiavi per aprire la prigione di tuo fratello ce l’ha Viktor. Finché non lo uccidiamo, non possiamo andare >> per la prima volta da quando Marcus era sveglio, la mia voce era più bassa, così come il mio sguardo, ora puntato a terra.
<< Mi stai chiedendo molta fiducia, Selene >> disse Marcus sprezzante
<< Non avrei alcun interesse a fare il doppio gioco. Dopo quello che ha tentato di fare a mia sorella, per me mio padre è morto >> alzai di nuovo lo sguardo. Alla fine, Marcus acconsentì.
Uscimmo dal vecchio palazzo, salimmo in auto e, speranzosi, ci dirigemmo all’unico posto dove Viktor poteva essere: i laboratori abbandonati della Biogen. Alcuni attimi prima di prendere la decisione su dove saremmo andati, Eve aveva di nuovo avuto una delle sue visione. Aveva visto Viktor e lo sfondo, era la sua stanza ai laboratori. Quindi, almeno il luogo dove andare, era certo.
Guidai stringendo il volante dell’auto fino a farmi diventare le nocche delle mani bianche. Quella sera, avrei deciso tutto il resto della mia vita. Avrei rischiato, pur di rivedere l’uomo che amavo. Sarei andata contro mio padre, lo avrei ucciso, e poi avrei aiutato Marcus a liberare William, antico e potente lycan. Era una follia. L’intero piano era una pazzia totale. Ma il mondo, del resto, non era più lo stesso. Con gli umani a darci la caccia, tutto era cambiato. Dovevamo nasconderci, questo era chiaro. Allora, tanto valeva rischiare il tutto per tutto, pur di potersi nascondere con le persone che realmente contavano qualcosa nella mia vita. Di una cosa ero certa, però. Non avrei più lasciato da sola mia sorella Sonja. Solo dopo averla rivista, in me si era svegliato il ricordo di quanto mi era mancata in tutti quei secoli. E, sicuramente, non l’avrei lasciata andare più.  

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Capitolo 8
*** Viktor ***


Ciao a tutti! :) Eccoci all'ultimo capitolo di questa storia. Innanzitutto, come sempre, ringrazio tutte le mie lettrici: Fantasmina 96, eliocentrica, Edward4ever96 e elixais. Senza le vostre belle recensioni, non sarei mai andata avanti a scrivere. Spero davvero che, se pubblicherò qualche altra cosa su Underworld, mi leggiate comunque. Non vi nascondo, inoltre, che ogni volta che chiudo una storia, mi viene sempre una lacrimuccia. Sarà perchè queste storie sono un poì come delle creature che ho plasmato e tengo a loro quasi come a delle figlie. La cosa vi farà ridere, ma è davvero così xD. Per concludere, un grazie sincero sincero, e spero che questo capitolo finale non vi deluda :)
Ely


Capitolo 7 – Viktor
 
<< Ci siamo >> dissi, una volta parcheggiato il nostro mezzo. I lavoratori erano deserti, non si sentiva il minimo rumore provenire dall’interno. Ovviamente i vampiri sono molto silenziosi. Scendemmo tutti e ci incamminammo verso l’entrata. La porta era divelta per metà, i vetri in frantumi. C’erano macchie di sangue sugli stipiti e proseguivano per un breve tratto sul muro grigio. Le lampade al neon sopra le nostre teste lampeggiavano, lanciando di tanto in tanto sbuffi di scintille. Un paesaggio decisamente lugubre, anche per una come me. Il silenzio era opprimente. Rendeva tutto stranamente innaturale, come trovarsi in una foresta senza il cinguettio degli uccellini.
<< Forse dovremmo dividerci >> suggerì Lucian
<< I piani sono troppi per vederli tutti insieme >> spiegò. Aveva ragione. I laboratori della Biogen erano situati su tre piani.
<< Ha ragione, Lucian >> dissi
<< Voi due >> aggiunsi indicando mia sorella e il suo lycan
<< Ispezionate il primo piano >>
<< Eve tu vai con Hunter al secondo piano >>
<< Io mi limiterò ai sotterranei insieme a Marcus >> sentenziai infine. Nessuno ebbe niente da ridire, ma notai un certo disappunto sul volto di Eve. Sapevo che preferiva venire con me e trovare insieme Michael, magari, ma non volevo perdere di vista Marcus. Nonostante la promessa che gli avevamo fatto era per lui molto attraente, continuavo a non fidarmi.
Io e Marcus ci avventurammo nei sotterranei. Era incredibile quanto ancora ricordassi di quel posto, nonostante fossi stata lì raramente. La mia memoria fotografica mi sorprendeva sempre, ancora non ci avevo fatto l’abitudine. Camminammo per qualche minuto, fino a giungere ad un corridoio che finiva con una cella. Il mio cuore si fermò per un attimo. Poteva essere lì. Anzi, Michael doveva essere lì. Mossi ancora un paio di passi e lo vidi. Era incatenato al muro, i polsi alti sopra la testa. La sua maglia era strappata in più punti ed i capelli biondi gli ricadevano scompostamente sul viso. Vidi il suo petto alzarsi ed abbassarsi con costanza. Tirai un sospiro di sollievo. Non era ancora morto, per fortuna. Misi una mano sulle sbarre per capire come aprirle, quando qualcuno mi afferrò il braccio, stringendo con forza. Mi voltai spaventata. Incontrai lo sguardo gelido di mio padre, che sorrideva crudele. Mi torse il braccio, costringendomi a piegarmi e a gemere di dolore. Non riuscivo a crederci. Adesso che ero ad un passo dal ricongiungermi a Michael, mio padre si frapponeva tra di noi, bloccandomi la strada. No, non gli avrei permesso di distruggere tutto questo. Mi imposi di ignorare il dolore, afferrai con la mano che avevo libera quella di mio padre
<< Non mi fermerai, padre >> dissi guardandolo con odio. In risposta, mi rise in faccia. Ma, ride bene chi ride ultimo, pensai. Facendo forza con la mano che avevo stretto attorno alle sue, lo costrinsi a lasciarmi e, girando su me stessa, gli lancia un calcio in pieno petto. Sapevo di non averlo scalfito, ma quantomeno me lo ero tolto di dosso. Viktor volò in aria per alcuni secondi, prima di cadere qualche metro più indietro. Mi voltai verso Marcus
<< Pensaci tu, adesso >> gli intimai. Adesso, dovevo pensare a recuperare il mio amato. Mi girai di nuovo verso le sbarre. Michael era privo di sensi. Sparai al lucchetto che proteggeva la serratura. Una, due, dieci volte. Finalmente riuscii ad aprirlo. Sullo sfondo, Marcus e Viktor combattevano. Ero certa che avrebbe vinto Marcus. Lui si era appena risvegliato, mentre Viktor era su questa terra da molto più tempo, era vecchio e stanco. Sarebbe morto, sicuramente. Nonostante questa consapevolezza, però, non ero troppo dispiaciuta della morte di mio padre. Una cosa orribile da dire, non è vero? Ma dopo quello che aveva fatto a Sonja, nutrivo ben poco affetto per lui, specialmente sapendo che, alla prima occasione, se mi fossi messa sulla sua strada non avrebbe esitato ad uccidere anche me. Tornai a rivolgere l’attenzione alla cella. La porta si era aperta cigolando. Entrai. Lo spazio era angusto, e il pavimento in pietra era impiastrato di sangue. Chissà quale atroci torture aveva predisposto Viktor per Michael. Ero quasi sicura che quel sangue appartenesse tutto al mio ibrido. Lo raggiunsi, e sparai anche ai lucchetti che lo incatenavano al muro. Non appena le sue braccia ricaddero come pesi morti accanto ai suoi fianchi, aprì debolmente gli occhi
<< Selene… sei tornata a prendermi >> mormorò. La sua voce era flebile, lontana come se fosse già morto. Ma sapevo, che sarebbe sopravvissuto. Era forte, su questo non c’erano dubbi.
<< Non ti avrei mai lasciato, mai >> sussurrai in risposta, prendendo il suo volto tra le mani e baciandolo delicatamente sulle labbra.
<< Ora, però, devo portarti via di qua >> dissi quando ci fummo separati. In quell’istante un grido lacerò l’aria. Mi voltai sobbalzando, appena in tempo per vedere mio padre crollare a terra, fra gli schizzi purpurei del sangue. Marcus, si girò verso di me, sorridendo. Ce l’avevamo fatta. Ora Viktor non ci avrebbe più dato fastidio. Il grido, doveva aver risvegliato tutti gli altri, perché apparvero uno ad uno dalla porta dei sotterranei. Mia sorella, alla vista di nostro padre morto, non potè trattenersi dal piangere per un attimo sulla spalla di Lucian. Ciò che più mi colpì, però, mentre trascinavo un Michael che a stento si reggeva in piedi, furono gli occhi di mia figlia ed il suo sorriso. Mai, da quando ci eravamo conosciute alla Biogen, avevo visto i suoi occhi brillare tanto intensamente e mai, l’avevo vista sorridere. Mi corse incontro, abbracciando sia me che Michael, troppo distrutto per chiedermi spiegazione. Non ci furono parole che accompagnassero quel gesto, del resto, non ce n’era bisogno. Prima di andarmene, però, dovevo chiarire le cose con Marcus
<< Il medaglione si Sonja è parte della chiave che apre la prigione di William. L’altra metà, la troverai nel petto stesso di Viktor, sotto la sua pelle >> mi frugai in tasca del cappotto
<< Questa è una dettagliata mappa della prigione. Hai quello che volevi sin dall’inizio. Adesso non mi interessa quello che accadrà, fai pure ciò che ritieni più opportuno. L’importante è che lasci in pace me e la mia famiglia. Tu non ci vedrai mai più e noi non vedremo mai più te. È un accordo? >> la protezione della famiglia che tanto duramente mi ero conquistata, adesso, era la mia priorità
<< È un accordo >> disse Marcus.
 
Questa è parte della mia storia. Ma in realtà, la mia vita è molto più lunga. Alcune parti sono già state scritte, impresse nella storia e nella memoria. Altre, sono ancora da decidere e da scrivere. Tutto quello che so, adesso, guardando Michael giocare con nostra figlia, è che d’ora in poi, le pagine che compongono il libro della mia esistenza, saranno colorate dall’amore. La mia famiglia, diventerà tutto per me, non la lascerò mai scappare. E se anche ho dovuto superare immense difficoltà, o terribili sofferenze, ne è valsa la pena, se adesso posso godermi tutto questo.   

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