About Love...

di _Valchiria_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Bacio [Usuk] ***
Capitolo 3: *** Abbraccio [Spamano] ***
Capitolo 4: *** Hold my hand [Gerita] ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


About Love.




Prologo.


Tutto procedeva per il meglio. Le freccie scoccate avevano attechito agli amini e ai cuori degli uomini prescelti.
Soddisfatto, Cupido se ne tornò sull'Olimpo.
Ma ora?
Cosa avrebbe fatto quella giornata? Non gli andava di passarla su di un comodo giaciglio a far niente.
Un monento. In quel momento le muse erano al ruscello a farsi il bagno.
Bene. Avrebbe trascorso il tempo con loro.
Arrivato, si sedette su di un sasso e salutò le belle muse nude che facevano il bagno.
"Buongiorno Cupido!"gli disse una.
"Qual buon vento ti porta da noi Muse?" gli domandò un'altra, bagnandosi le spalle nude.
"Fanciulle, che dai poeti siete prescelte, non so come poter buttar giù la noia che mi assale!" disse Cupido, che affranto si pogiò con il gomito sulla roccia.
"Perchè non ci racconti una storia? Una di quelle dove l'amore è l'unico appiglio per gli esseri umani!" gli domandò ancora un'altra musa.
A Cupido gli si illuminarono gli occhi.
" E perchè non tre, mie dolci fanciulle!"
"Di cosa ci parlarei in queste storie, Cupido?"
"Mia cara, vi narrerò sicuramente di come l'amore possa render cieco anche chi ha radicata in sè la ragione più giusta del mondo."
Curiose, le Muse si misero a ridere fra loro, quando una di loro si rivolse al dio alato.
"E come può l'uomo lasciarsi inebriare da questo folle sentimento?"
"Semplice. Con dei gesti."
"E quali?"
"Ora ve ne parlerò. Aprite le vostre orecchie e chiudete i vostri dolci occhi, mentre la mia voce vi cullerà in questo viaggio fatto d'amore e tenere effusioni"
Così, il dio iniziò a parlare, catturando l'attenzione delle belle muse.


*Angolo dell'autrice*
Buona sera. Vi starete chiedendo cosa caspio significa quello che ho scritto! XD
Ebbene, è solo l'inizio di una piccola raccolta incentrata sulle effusioni che sono scaturite dall'amore. Sarà una raccolta brevissima, di soli tre capitoli, con tre coppie che già ho scelto!:D
Ma non vi dirò quali, perchè è una sorpresa!
Vi dico già che, anche se i personaggi non centrano nulla con l'antica grecia, per tener legata la trama al prologo, l'ambienterò qui e in questo tempo, per ovvi motivi! :D
Che dire. Spero di avervi un pò incuriositi e che vi possa piacere! ;D
Fatemi sapere cosa ne pensate, anche perchè il recensire (vi assicuro) non fa male alla salute! XD
Vi mando un grosso bacione

_Valchiria_


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Capitolo 2
*** Bacio [Usuk] ***


Bacio [Usuk]

Le Muse avevano attorniato la bella figura del dio alato, che sedeva ancora su quel sasso bagnato e scosceso.
Alcune erano rimaste in acqua, pogiando i gomiti sulla riva del ruscello, altre si erano sedute ai margini di questa o accanto allo stesso Cupido.
"Oh, avanti Cupido, inizia il tuo racconto!"
"Si, non farci aspettare!"
"E va bene, fanciulle, e va bene." Il giovane dio sorrise loro, chiudendo gli occhi ed iniziando a parlare.
"L'amore è un sentimento impetuso, che, spesso, passa ed inebria i cuori e le menti con le sue promesse dolci, e poi va via lasciando l'amaro in bocca ed il dolore nel cuore. Ed è anche un sentimento che non si lascia scegliere, preferendo decidere da sè quali storie creare con le sue dolci parole. Ma credetemi, a volte l'amore decide di abbandonare questo suo dolce lato e ne preferisce un altro, quasi affine al fratello Amicizia.
"Davvero?" chise una Musa incredula.
"Si, dolce fanciulla. A volte l'amore è bizzarro e quasi non si cura di lasciare ai suoi prescleti le parole più belle e romantiche di cui l'uomo ha conoscenza. Ed è proprio questo il bello..."


Era un pomeriggio pieno di sole nella città di Atene. Le strade della poleis dell'arte erano riempite dall'incessante verso delle cicale e dai passi dei cittadini che, lenti ma decisi, compivano il loro percorso verso mete sconosciute.
Alfred, il nome del poeta più giovane della città, passeggiava solo con in mano dei fogli bianchi.
Di tanto in tanto salutava con la mano i passanti, che cordiali, rispondevano al gesto con un sorriso.
Era diretto alla spiaggia, luogo che amava moltissimo per comporre i suoi versi.
Quando vi arrivò, il mare lo accolse con un infrangersi di onde pigro e melodioso, trascinando con sè spruzzi di acqua salta che colpirono in viso il poeta, seduto su di uno scoglio.
Ottimo panorama, ottima atmosfera riempita dal canto dei gabbiani.
Guardò il sole, e con un rapido calcolo, dedusse che fosse più di mezzogiorno.
"Quanto ci mette..."
Aveva un appuntamento.
Per l'altra persona, però, si trattava di un'incontro didattico e sciolto da qualsivoglia legame ludico.
Pensando a questo, ad Alfred scappò un sorriso.
Finalmente, una figura si vide in lontananza.
Alfred si sporse dalla scoglio, agitando le braccia per farsi notare.
"Ehi, Arthur, tesoro, sono qui! Raggiungimi!"
Era lontano Arthur, ma ad Alfred non scappò un piccolo e piacevole dettaglio: Arthur era arrossito.
"Che ci urli, beone! Eccomi che arrivo!"
Alfred ed Arthur erano amici fin da piccoli, ed entrambi avevano la passione per il mondo delle rime e delle parole sopraffine.
Alfred era il tipico ragazzotto impertinente e superbo, quello che fa impazzire i migliori maestri di tutto il globo, dotati di una temeraria pazienza.
Al contrario, Arthur era timido ed educato, sempre composto ed un po spocchioso, anche se quando si arrabbiava era irriconoscibile.
Uniti da anni, non facevano mai nulla in separata sede, arrivando anche a mangiare nello stesso piatto, se ne era il caso.
Da tutti erano considerati fratelli, anche se nel privato non era proprio così.
Negli ultimi tempi, Alfred aveva iniziato a rivolgere particolari attenzioni ad Arthur, cosa che faceva imbestialire (ed imbarazzare) quest'ultimo.
D'improvviso lo abbracciava, schioccandogli baci a destra e a manca, oppure gli dedicava versi composti su due piedi, ma estremamente erotici.
Arthur, allora, si innervosiva, stranamente irritato più dal suo comportamento e da ciò che sentiva che da quello che faceva Alfred.
Si sentiva in imbarazzo, avvertiva uno strano groviglio nello stomaco e gli sudavano le mani.
Ma cercava di non dargli peso, dissimulando tutto dicendo a sè stesso che era solo il caldo o la giovane età che, uniti fra loro, giocavano brutti scherzi.
Arthur si avvicinò all'amico, che sfoggiava un enorme (e sinistro?) sorriso.
"Oh, ce ne hai messo di tempo per venire qui! Sapevi che ti aspettavo prima di pomeriggio oggi!"
"Suvvia, non fare il puntiglioso! Quanto avrai aspettato? Venti, dieci minuti?" buttò lì Arthur.
Alfred, allora, senza batter ciglio, gli si avvicinò pericolosamente, sfiorando con la punta del suo naso quello di Arthur, che arrossì violentemente.
"Lo sai che non posso e non voglio essere troppo lontano da te, tesoro"
Arthur in un moto di irritazione e di imbarazzo, puntò le mani sul torace dell'amico, scansandolo velocemente.
"Si, come vuoi, adesso iniziamo! Hai portato i versi dall'altra volta?"
"Certo! Sono tutti qui, come li avevamo lasciati!" gli fece l'occhilino, carpendo un nuova tonalità di rosso sulla faccia di Arthur.
D'altro canto, Arthur cercava di concentare la sua attenzione altrove, per non dare troppe soddisfazioni a quel pallone gonfiato del suo amico.
"Bene, allora continuiamo! Dove ci mettiamo?"
"Sali sullo scoglio, che lì è una meraviglia!"
Possibile che Alfred stesse cercando di abbordarlo, oppure era una sua impressione?
Annuì velocemente con il capo, raggiungendo lo scoglio e pogiando il primo piede su di un lato scosceso.
"Ce la fai Arthur, o vuoi una mano?" ammiccò Alfred.
Arthur si girò e lo guardò truce.
"Come vuoi.." disse Alfred, alzando le braccia ,arrendevole.
Iniziarono a sfogliare i loro lavori, scambiandosi consigli ed idee.
Alfred, quando componeva, sembrava quasi una persona seria.
Il profilo dritto e preciso, gli occhi chiari e concentrati sul foglio, la mascella leggermente contratta e le labbra, carnose e rosse, dischiuse e..
Meglio gurdare altrove.
Come se Alfred gli avesse letto nel pensiero, si girò di scatto verso di lui, cogliendolo nell'imbarazzo più totale, e sorrise malizioso, rendendosi conto della situazione.
"C-che ridi, scemo? Continua a scrivere, altrimenti quella poca ispirazione sparisce!" cercò di cambiar discorso Arthur, gurdando altrove.
"Mi stavi osservando"
"No che non ti stavo osservando!"
"Si, e mi guardavi le labbra"
"Bugiardo! Il sole ti fa montare ancora di più la testa! Figuriamoci se io ti guardavo le labbra!"
"Volevi baciarmi"
Che...? Ma sei impazzito?"
Ok, stava degenerando la situazione. I nervi stavano saltando e la pazienza stava lentamente lasciando spazio all'ira.
"Perchè non lo hai fatto? Se vuoi ti do una mano io..."
"Ma sei scemo? Lo dici come se fosse una cosa che realmente ho pensato di fare! E poi stai lontano da me, sciò!"
Arthur cercava di scanzare con l'uso di spinte e schiaffetti Alfred, che divertito lo abbracciava da dietro e cercava le sue labbra.
"La vuoi piantare! Guarda, che passa il tempo e non concludiamo niente! Io la mia poesia l'ho già finita, tu la tua non l'hai manco iniziata!"
Alfred sciolse l'abbraccio, mettendo il broncio.
"..."
"Che c'è?"
"Ho un'idea!"
"Tu che hai un'idea? Proverbiale!" rise Arthur.
"Sul serio! Facciamo così: se entro una settimana riesco a terminare i primi versi, tu la smetterai di fare il perbenista agli occhi degli altri (perchè in realtà non lo sei) e mi darai un bacio. Che ne dici?"
"Ma ti sei bevuto il cervello?"
"Che ti costa! Tanto,come dici tu, io non riesco a finirla!" disse Alfred, piagnucolando come un bambino.
In fin dei conti, Alfred aveva ragione.
Non sarebbe mai accaduto, anche se Arthur avesse creduto alla scadenza del personale calendario di Alfred.
"Essia"
"Grande! Preparati a ricevere il più bel bacio della storia!" disse Alfred, abbracciando l'amico, stritolandolo.

Le Muse parlavano fra loro, chiedendosi come si sarebbe concluso l'accordo.
"Calme, fanciulle mie, calme." le rassicurò il dio.
"Dì a noi, Cupido, come si sono conclusi i fatti?" chiese una Musa, visibilmente incuriosita.
Cupido sorrise, sporgendosi verso la musa che gli aveva parlato, prendendole, con le dita, il mento sottile.
"Come credete sia finita? E come volete finisca?"
"Con il bacio, ovviamente!" rispose un'altra Musa, posata nei suoi atteggiamenti.
Il dio sorrise.
"Bene.Allora ascolatate..."

Quella sera era una delle più belle e luminose del mese, pensò Arthur.
Il caldo si era attenuato, lasciando spazio ad un vento tiepido.
Guardò sul piccolo tavolo i suoi fogli, rimpiti con dei ghirigori neri.
Aveva finito e ci aveva messo una settimana.
Lui, a differenza dell'altro, aveva concluso in quel lasso di tempo.
Sciocco, pensò, per aver temuto di dover dar ragione all'amico.
Sciocco, pensare di dover dargli un bacio.
Sciocco, sentirsi deluso per non averlo ricevuto.
Stava per mettersi a riposare, quando sentì tre colpi di nocche alla porta.
Tre colpi pesanti, ben assestati e segiuti da urla.
"Arthuuur? Ci sei? Lo so che sei in casa! Dove altro potresti essere, a quest'ora di sera?"
Arthur, una strana rabbia che montava dentro, attraversò a falcate la modesta stanza per raggiungere l'uscio.
Lo aprì, con uno scatto del braccio sinistro.
"Ti sembra questo il modo di bussare alle case altru.."
Arthur si sentì come risucchiato da un forte vortice, il quale gli strinse le braccia dietro le spalle.
Cosa era quella consistenza umidiccia che premeva sulle labbra?
E perchè adesso quella strana cosa vagava nella sua bocca, provocandogli dei brividi lungo tutto il corpo, facendolo sussultare?
Oh, era forse un bacio?
I baci possono impedire alle parole inutili di fuoriuscire dalla bocca?
I baci sono capaci di farti sentire caldo anche laddove esso non è persistente?
Evidentemente sì, visto che Arthur aveva smesso di parlare, occupato ad avvinghiarsi alle spalle di Alfred, approfondendo quel contatto umido.
Durò qualche minuto, giusto il tempo di un battito d'ali di farfalla o di una corsa di un bambino dietro ad un pallone.
Il rumore di un forte schiocco segnò la fine di quel contatto.
Arthur guardò Alfred, sostenendo il suo sguardo, anche se avrebbe voluto picchiarlo forte.
"Potevi almeno avvisarmi che avevi intenzione di baciarmi!"
"E tu potevi almeno avvisarmi che avevi intenzione di farmi andare in tilt!"
Arthur si stava perdendo qualcosa.
"Come prego?"
Alfred gli si avvicinò, abbracciandolo di nuovo e facendo cadere i fogli per terra, appoggiando il mento sulla spalla di Arthur.
Ah, giusto, tutto era iniziato per quei fogli, custodi delle loro poesie.
"Era da tanto che volevo farlo.."
"...Cosa?"
Perchè ad Arthur batteva così forte il cuore?
"Baciarti."
Diamine, perchè quel ragazzo esprimeva tutto ciò che pensava senza alcun imbarazzo?
"Starai scherzando..?"
Alfred lo prese per le spalle, sciogliendo l'abbraccio quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.
"E perchè dovrei? Tu mi piaci, da tanto ormai, ed avevo voglia di baciarti. Ora l'ho fatto e sono felice." concluse il tutto con un sorriso e con un'altro bacio a fior di labbra, che lasciò Arthur sgomentato.
Arthur lo scansò irritato (o forse perchè provava un altro tipo di sentimento?) iniziando a camminare a passo spedito verso la spiaggia, parlando ad alta voce.
"Ma tu sei proprio scemo! Prima fai delle strane proposte, poi ci metti una vita per mantenerle ed infine mi baci come se fosse una cosa normalissima! Sei completamente scemo, non ci sono dubbi!"
"E tu sei strano, perchè vuoi fingere che la cosa ti dia fastidio! Anche se sai che in realtà ti piaccio!"
"Pallone gonfiato! Io non ho mai..aaarg!" Arthur avanzò il passo, lasciando in dietro Alfred, confuso ma divertito da quella situazione.
"Ehi, aspetta! Almeno parliamone da vicino! Non correre che mi fai venire il fiatone!"
Da quando in quà il tipo era così veloce?
"Chi è adesso la lumaca? Corri, corri, che magari facciamo un'altra scommessa e questa volta ci guadagno qualcosa io!" rise Arthur, stranamente soddisfatto.
"Sei terribile Arthur!"
E mentre camminava, Arthur sorrideva, incitando l'amico (?) a stargli dietro mentre raggiungevano la spiaggia.
Scommessa o meno, lui aveva baciato Alfred e questo non poteva essere che l'inizio di una strana ma piacevole strada verso quel sentimento che tutti osano chiamare amore.



*Angolo autrice*
Buon pomereggio!^^
Spero che questo inizio vi sia piaciuto! :)
Ecco svelata la prima coppia! Come potevo non dedicare almeno un capitolo alla Usuk?!*.*
Come sempre, spero vogliate esprimermi il vostro parere, bello o brutto che sia! v.v
Che sono cinque minuti della vostra vita in confronto all'eternità?XD
Vi aspetto nel prossimo capitolo, dedicato ad un'altra fantastica coppia di Hetalia!*.*
Per ora, vi lascio e vi mando un grosso bacio!v.v
Vi abbraccio


_Valchiria_




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Capitolo 3
*** Abbraccio [Spamano] ***


Abbraccio [Spamano]

Le Muse erano in trepidazione.
Il Dio se ne stava a sonnecchiare su di un sasso, godendosi il sole che gli carezzava il bel corpo.
Sembrava avesse dimenticato che doveva alle Muse la seconda storia.
"Cupido! Insomma! Avevi promesso di raccontarci altre tue storie!"
"Non si confà ad un Dio come te, il non mantenere la parola data!"
Il Dio sorrise e sembrò finalmente consapevole di ciò che aveva promesso.
"Oh dolci fanciulle, non arrabbiatevi! Stavo solo cercando di ricordare quale storia fosse più romantica ed adatta a voi..."
Le Muse si incuriosirono di nuovo.
"Quale?" chiese una, con uno strano luccichio negli occhi.
Cupido si alzò, facendo segno alle Muse di avvicinarsi a lui. E subito si ritrovò accerchiato da quelle belle figure.
"Ah, le commedie e le tragedie! Quali migliori invenzioni potevano creare gli uomini! Sentimenti di amore, rancore, rabbia si intrecciano e si fondono fra loro come le mie frecce fanno con i cuori dei giovani innamorati. Sapete che a volte, queste sono scenari di storie vere...?"



A lui piaceva così tanto quello che faceva. Indossare la maschera e invocare gli Dei affinchè tutti l'acclamassero ancora, ed ancora.
Era nato per essere un attore, per calcare il suolo sacro e benedetto dagli Dei dell'Anfiteatro.
Ma ciò che più lo emozionava erano gli sguardi di ammirazione che scorgeva nell'agorà,quando al mattino vi passeggiava con piacere.
Era soddisfatto di quello che gli dei gli avevano destinato. Una vita gloriosa ed artistica.
Ma c'è sempre qualcosa che rovina la perfezione.
Tutti amavano Antonio. Tutti si sedevano sui gradoni dell'anfiteatro per vedere i suoi personaggi e tutti i suoi amici e colleghi pendevano dalle sue labbra.
Tranne uno.
Egli era quantomai arrogante e sprezzante d'odio. Lo beffeggiava e scherniva sempre, non riservando mai un complimento per il suo operato. Anzi, si riteneva di gran lunga migliore di lui.
Il suo nome era Romano,un ricco e viziato attorino proveniente dalla lontana Neapolis.
Loro due litigavano sempre.
Antonio, perfetto nel suo essere, preferiva evitare battibecchi e litigi effimeri, ma l'altro sembrava cercarli sempre,con molto ardore.
E questo,snervava e stancava il povero Antonio.

Era sera. Una di quelle sere calde e silenziose d'estate. La città sembrava essere diventata più silenziosa rispetto ai clamori del giorno.
Il caldo era spossante, l'aria densa e appiccicosa.
La cosa migliore da fare era quella di andare a vedere una bella commedia prima di andare a dormire.
L'anfiteatro era colmo. Il giovane Antonio sbirciava nascosto dietro le scene il pubblico.
"Tranquillo! Nessuno ti filerà stasera,caro il mio bastardo! La tua luce (sempre se tu ne abbia mai avuta una) verrà ottenebrata dalla mia immane bravura!"-una vocina squillante e acida proruppe dietro di lui, accompagnata da un rumore di schiaffo,dato dietro la nuca.
"Romano! Sai, mi stavo chiedendo quando saresti arrivato a fare scena con i tuoi sproloqui inutili" si girò Antonio, massaggiandosi la parte lesa.
"Inutili? Non credo! Quel che dico è vero,caro bastardo! Sei qui perchè tutti sono impegnati con la guerra e quindi scarseggiano i giovani interessati a far teatro! Non credere che tu sia una divinità solo perchè sai recitare qualche tragedia!" Aveva un modo assai irritante di parlare. Anche Zeus avrebbe tappato le orecchie se lo avesse sentito parlare per più di qualche minuto.
Era la grande serata. Doveva recitare una gran parte e non aveva voglia di litigare o distrarsi per nulla.
Gli sorrise e fece finta di nulla,avvertendo il suo disappunto.
Quel ragazzino ricco e viziato sapeva essere fastidioso ed inopportuno. Tuttavia, Antonio si era affezionato a lui.
Vedeva in quello che faceva una sorta di ammirazione o di imbarazzo. E poi, gli piaceva e gli era simpatico.
Entrò in scena. A difenderlo dagli insulti subiti pocanzi, c'erano gli applausi scroscianti del pubblico.
Sapeva che quella sera avrebbe dovuto dividere il paco con lui e la cosa lo eccitava molto.
Una gran sfida, degna dei personaggi che quella sera avrebbero interpretato.

Antonio era espressivo e piaceva. Si calava nella parte, dava sfogo alla sua passione.
Questo si capiva. Lo capivano. E la rabbia di Romano saliva alle stelle. Non sopportava il suo successo. Non lo capiva. Lui era ricco e la sua famiglia, seppur lontana dai fasti di Atene, era ben vista e apprezzata. Perchè non riusciva a rubare la scena a quel sempliciotto tutto sorriso?
Lo spettacolo era terminato. Antonio era lì,con il suo solito sorriso idiota e compiaciuto sul viso.
Tutti intorno a lui, come se fosse un dio.
Prima dello spettacolo aveva cercato di infastidirlo per poter vedere una sua disfatta, ma niente. Anzi, sembrava aver innescato il meccanismo contrario.
Che fastidio che gli provocava la sua presenza!
Si alzò dalla sedia su cui era seduto ed andò via. Una passeggiata avrebbe calmato i suoi pensieri.
"Ehi! Dove vai?"
Se solo quella voce non l'avesse distratto!
"Non te li faccio i miei complimenti! Non li meriti,perchè sei un volgare e bastardo ladro!"continuava a camminare mentre parlava a lui,ad Antonio.
"E cosa avrei rubato,sentiamo!"
Ah! Poteva scommetterci la testa che quel bifolco aveva ancora quel sorriso idiota sulle labbra!
"Tutto!"si fermò. "Accidenti a te! Sei povero,sei stupido e riesci a fare quello che vuoi e a prenderti la mia gloria! Sei un maldetto bastardo!"
Antonio rise. Rise di gusto e si avvicinò a lui.
"Io non ho rubato niente! Non eri tu a dire che io non valevo nulla?"
"..."
Ancora un sorriso ed un passo verso di lui. "Vedi Romano, io non ho rubato nulla. Mi sono impegnato in quello che mi piace e non ho cercato di sabotare nessuno. E poi..."si accostò a lui" quegli applausi erano per entrambi"
"Menti! Tu lo fai per sentirti superiore! Sei odioso e non ti sopporto!" sembrava un bambino capriccioso ai suoi occhi.Urlava e gli dava i pugni sul petto. Eppure, poco prima, aveva mostrato tutt'altra faccia.
Antonio sorrise e fece una cosa che sconvolse Romano.
Lo abbraccio,stringendolo forte al suo petto.
Per uno strano motivo (che Romano non sembrò mai capire) il viso gli si imporporò tutto ed il cuore iniziò a battere forte. Ma questa volta non per la rabbia, per qualcosa che Romano non riuscì a capire. Almeno non in quel momento.
"Che...?"
"Facciamo la pace, Romano. Basta con i litigi per decidere chi è migliore fra i due. Lo siamo entrambi e tutti ci applaudono soddisfatti. E poi, preferisco parlare da amico con te, come quando siamo in scena, piuttosto che litigare" la sua voce era dolce come il miele.
Dannato cuore che non ne voleva sapere di fermarsi!
E dannato Antonio, che lo stringeva così forte a lui!
Lo scostò bruscamente e gli diede una schiaffo. La faccia che Antonio fece ripagò quel momento di imbarazzo che aveva trascorso.
"E va bene, beota! Firmo la pace! Ma ad una condizione..!"
"E sarebbe?"continuava a massaggiarsi la faccia.
"Ammetti che sono il migliore!"
"Ma..!"
"Fallo o ti darò un altro schiaffo!"
"Mai!"
"Fai il testardo,bastardo?"
"No, preservo il mio viso!"disse Antonio,avviandosi verso le luci della città.
"Fatti schiaffeggiare scemo! E stai fermo o non posso farlo!"

Molti affermarono che da quel momento i due litigarono,si, ma solo se la scena lo richiedeva visto che avevano firmato un patto di pace che, in realtà, faceva da contorno ad un amore che stava per sbocciare.


*Angolo dell'autrice*

*si nasconde e spera di essere risparmiata dai pomodori*
Ehm, salve!^//^ Scusate l'incredibile ritardo,ma l'estare mi ha rubato molto tempo con il suo mare, il suo sole e..eh va beh, anche lo studio,altrimenti si offende!u.u
Spero abbiate passato piacevoli giornate sotto il sole cocente di quest'estate! Io si!XD
Vi confesso che l'ispirazione mi aveva lasciata per andare in vacanza (così mi ha detto xD) per poi ritornare dopo taaanto tempo a farmi visita!u.u
Beh, è la mia prima Spamano in assoluto,quindi se notate piccole imperferzioni per quanto riguarda il carattere dei personaggi,beh, chiedo venia!u.u
Ad ogni modo, spero sempre con il cuore di ricevere i vostri graditissimi commenti! :D Lasciatene tanti, mi raccomando!;D
Per ora, vi lascio e vi aspetto con la prossima coppia hetaliana!*^*
Un grosso bacetto

_Valchiria_


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Capitolo 4
*** Hold my hand [Gerita] ***


Hold my hand [Gerita]

Salve a tutti! Con questo capitolo si chiude questa piccola raccolta venuta fuori così, dai pensieri più strani della Valchiria! :D
Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguita, recensendo o ricordando o mettendo fra le preferite questa piccola cosuccia quà!u.u Siete sempre il mio sostegno!^^
Prima di lasciarvi leggere quest'ultimo capitolo, vorrei precisare una cosa u.u Credo di aver reso i personaggi un pò OOC (anche se non dialogano per nulla xD) perchè non potevo fare altrimenti xD La storia poi avrebbe avuto diecimila capitoli solo per sto capitolo!XD
Dunque, credo sia tutto, sisi u3u
Spero che questo ultimo capitolo vi sia piaciuto :)
Un commentino è sempre cosa buona e giusta u.u
Alla prossima ed un bacione

_Valchiria_


Era quasi giunta l'ora del crepuscolo. Il Sole avrebbe presto lasciato posto alla Luna.
Presto il Dio avrebbe raggiunto di nuovo l'Olimpo, lasciandosi alle spalle quel dolce pomeriggio in compagnia delle belle Muse, passato a raccontare loro come l'amore sia da sempre il sentimento più puro e vero che l'uomo conosca. E come questo, attraverso semplici gesti, riesca a sprigionare tutta la sua ipnotica potenza.
Doveva loro il suo ultimo racconto e poi avrebbe spiegato le ali e avrebbe solcato i cieli del mondo.
Cupido sbadigliò, volgendo poi lo sguardo verso il cielo rossastro.
"Con le mani, care fanciulle, è possibile fare tutto.."
"Come coprirsi la bocca mentre si sbadiglia, vero Cupido?" disse una Musa, sorridendogli furbetta.
"Si. Come coprirsi la bocca mentre si sbadiglia, mia cara. Ma le mani servono anche a comunicare, a raccontare e trasmettere amore... "

Uno schianto. Un rumore sordo seguito da un gemito soffocato e la terra si alza nell'aria, facendo danzare piccoli frammenti di polvere al suo interno.
Una voce di un uomo sulla mezza età, avvolto in un chitone bianco, urla incitazioni a quei due corpi che, avvinghiati e concentrati in un gioco di muscoli e tensione, cercano di prevalere l'uno sull'altro, schiacciandosi al suolo.
Sono due giovani ragazzi, i possessori di quei corpi.
Due giovani ragazzi che, anche se la fatica lascia credere il contrario, hanno al contempo sul viso un'espressione di divertimento, di..gaudio.
Quello che sembra essere il più piccolo dei due, rossiccio di capelli e con uno strano ciuffo che svetta da un lato, sembra avere la peggio nel scontro corpo a corpo, tant'è che il più grosso, guardandolo con i suoi occhi chiari quanto il cielo (pare sia un barbaro, uno straniero) ostenta un'espressione fiera, mentre con le proprie mani blocca le braccia del compagno al suolo, sulla sua testa.
Pochi secondi e, dopo i singulti di sofferenza del più piccolo e le urla dell'uomo che fa loro da maestro, la lotta finisce.
Il ragazzo biondo ed alto si solleva dal corpo del più piccolo (che lo guarda torvo) e gli offre una mano per sollevarsi.
Ed accade sempre questo, fra loro.
Feliciano e Ludwig (il nome dei due ragazzi) ripercorrono quasi sempre le stesse azioni, gli stessi movimenti che, da quando si conoscono, usano per stare in contatto, quasi per parlare.
Lottano nel gymnasium, fra la polvere e le incitazioni dei compagni.
Si lacerano e sporcano la pelle in quei momenti di pseudo gloria, quando anche loro, ancora piccoli per saggiare le vere spade ed il mondo della guerra, godono della forza che il corpo umano sa generare a contatto con un altro.
I loro corpi si toccano e stringono in una morsa che potenzia i muscoli, spegne la mente e avvicina le anime.
Com'è possibile questo?
Come può essere che in una lotta le anime possano entrare in contatto?
La risposta si racchiude nella complicità, nell'alchimia che nasce quando due anime sanno di appartenersi, di vibrare all'unnisono quando, finalmente, riescono a ritrovarsi .
E questo che sanno Ludwig e Feliciano.
E questo che provano nella lotta, ottenebrando gli incitamenti dei compagni, i rimproveri del maestro, la polvere che solletica le narici, la pelle che sanguina ogni volta che struscia contro il suolo ruvido.
Tutto questo è forza.
E' amore.

Ludwig offre la propria mano a Feliciano, seduto per terra che lo guarda dal basso.
Basta solo questo per chiedersi scusa, per fare complimenti su come si è lottato, per dire che, sempre, l'uno ci sarà per l'atro.
E Feliciano gliela stringe, sollevandosi da terra e arrivando più o meno alla sua altezza, per guardarlo negli occhi.
Quella stretta d'aiuto via via diventa più blanda, più tenera, unendo le mani in una sola, incatenando gli sguardi con complicità.
"Ben fatto Lud"
"Mi hai tenuto testa Feli. Complimenti"
E le parole, volatilizzatesi chissà dove e quando, lasciano posto ad una gesto, il più semplice ma, forse, il più potente di tutti.



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