Stai tranquilla, andrà tutto bene...

di FederchiccaS
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


CAPITOLO UNO

Era il 10 giugno 1960, mi svegliai di malumore forse per aver dormito poco la notte passata. Mia madre mi venne a portare la colazione. Era il mio compleanno. Mamma mi disse che saremmo andati a mangiare a casa di una sua amica, che naturalmente io non conoscevo, questo mi fece arrabbiare e le urlai contro:” Com’è possibile che io a quattordici anni devo ancora andare dalle tue amiche? Ho quattordici anni mamma! Sono una donna ormai!” Mia madre mi guardò con il suo sguardo e io capì che dovevo tacere e obbedire. A mezzogiorno ero pronta, pronta per il “divertimento”. Salì in macchina e mi fece le solite raccomandazioni non fare la stupida, non fare troppe domande e tutte le solite raccomandazioni che fa una madre. Appena arrivammo mi trovai davanti a un rudere coperto di edera, esitai a scendere dall’auto ma dovetti farlo per forza. Entrai in casa e trovai una festa con tanto di cartellone “AUGURI FEDERICA”, odiavo quel nome, preferivo cento volte il soprannome che tutti mi davano, Chicca. Tutti mi fecero gli auguri, non guardai in faccia nessuno, quando si avvicinavano e mi dicevano “Auguri!” io guardavo per terra o fissavo il soffitto. La padrona di casa, Gina, ci fece sedere e mi obbligò a sedermi  capo tavola, cosa che odiavo. Seduta in quel posto riuscivo a vedere tutti gli invitati: mamma, papà, mio fratello Lorenzo, Gina, la padrona di casa, suo marito Secondo e tutti gli altri amici di mamma e di Gina. I due coniugi avevano anche un figlio, che non avevo neanche visto, doveva chiamarsi Giovanni se non ricordo male, ma non l’avevo ancora visto, oppure mi aveva fatto gli auguri ma non ci avevo fatto caso. Mangiammo tantissimo e quando arrivammo alla torta non riuscivo neanche ad alzarmi dalla sedia talmente ero piena, in quel momento avrei voluto solo andare sul divano e farmi una serena dormita. Forse invece di soffiare le candeline avrei preferito vomitarci sopra, almeno mi sarei tolta il peso di tutto quello che avevo mangiato. La torta era veramente bella, l’aveva fatta mia mamma: era fatta a strati di cioccolato e fragole ricoperta di panna, mi ci sarei tuffata dentro. Si spensero le luci e si accesero le candeline e iniziò la canzoncina:” Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri Federica, tanti auguri a te!” Risi e nonostante tutto ero contenta di quella festa. Quando soffiai le candeline mia madre mi diede il regalo: era un po’ pesante e lei sorrise, forse sapendo che ne sarei rimasta entusiasta, lo aprì... era una RICOH AUTO-35 una delle macchine fotografiche più belle in circolazione. Saltai in braccio a mia mamma urlando come una pazza, andai anche da papà, sapevo che me l’aveva comprata lui dopo il suo viaggio che aveva fatto negli Stati Uniti, continuavo ad urlare, quello era uno dei più bei regali che abbia ricevuto in tutta la mia vita. Iniziai a fotografare tutti e tutto, i miei sapevano che per me fare fotografie era più che una piccola passione, era un po’ come esprimere me stessa. Tornata a casa la sera e volevo subito sviluppare le foto, quindi papà mi promise che il giorno dopo sarebbe andato dal fotografo.
Il giorno dopo mi svegliai tardi e trovai sul comodino del mio letto una busta con dentro tutte le foto sviluppate e pensai “grazie papà”. Scesi, ormai per pranzare, e mio padre mi chiese se avevo già visto tutte le foto, ma siccome non ne avevo ancora avuto tempo mi affrettai e andai su a prendere per vedere che foto avevo fatto. Ce n’erano tantissime: la torta mezza mangiata, Gina e suo marito, mamma e Lorenzo, papà e a Gina e altre... Mi colpì una foto con un ragazzo in particolare: Giovanni, il figlio di Gina. Non mi ricordai di aver fatto quella foto, ma il soggetto era talmente splendido che rimasi due minuti a fissarle la fotografia. Andai giù, di nuovo, e chiesi a mia madre se quello era Giovanni, e lei mi rispose:” Certo Chicca! Non ti sei accorta che è stato con noi ieri sera? E’ il figlio di Gina!” io capì di non averci fatto caso a lui e annuì semplicemente alle parole di mamma. Quel ragazzo era bellissimo: occhi marroni, capelli dello stesso colore che arrivavano a metà collo, aveva delle sopracciglia perfette. Insomma era perfetto lui così com’era. Iniziavo a chiedermi perché la sera non l’avessi notato. Giovanni… pensai di poter usare la scusa di invitare qui Gina per ricambiare il favore, infatti ero intenta a farlo.
Il giorno seguente andai con aria insolita da mamma e iniziai a parlare di Gina inventando frasi come: “Mamma sai, Gina è stata molto carina a invitarci, quindi… Non è che la possiamo invitare anche noi? Cè lei e tutta la sua famiglia, Giovanni e Secondo intendo” lei mi guardò e disse:” Hai ragione Chicca, potremmo invitarli. Prendi la rubrica dove ho segnato tutti i numeri.” Io in quel momento ero esaltatissima e feci come mi aveva chiesto e corsi a prendere la rubrica e lei andò verso il telefono,  gli passai il quadernetto e digitò il numero, in quei due o tre minuti mi batteva il cuore a mille e a un certo punto mia madre disse:” Pronto? Ciao Gina sono Marina, ascolta ho avuto un’idea: non è che magari domani o un giorno di questi potreste venire tu, Secondo e Giovanni a casa nostra a mangiare?” lasciò il tempo a Gina di rispondere e subito dopo disse:” Ah, va bene, allora ci vediamo Lunedì prossimo?” “Va bene allora è deciso! A Lunedi  cara!” Impaziente chiesi a mia mamma:” Allora? Allora? Allora?” e lei:” Vengono Lunedì prossimo amore, suppongo che dovremmo aspettare ancora un po’! Dai oggi è Domenica, Lunedi 20 vengono qui, non manca molto!” io un pochino sclerata le dissi:” Ma perché non possono venire domani?” e lei” Perché Secondo e Giovanni vanno una settimana a Londra perché Secondo ha degli impegni di lavoro e Giovanni lo vuole accompagnare.” Io allora le dissi:” Va bene, adesso vado in giardino a provare la macchina fotografica, mi sembra che il sole oggi abbia una bellissima voglia di spendere.” Iniziai a fare foto a ogni cosa per svagarmi, anche se un po’ mi dispiaceva che Giovanni dovesse partire. Intanto restai, tutta la settimana seguente, davanti alla sua foto, con ammirazione.

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


 

CAPITOLO DUE

La settimana passò molto in fretta, feci moltissime foto, ormai mi ero appassionata. Io e mio fratello ci divertivamo a vedere chi riusciva a fare lo scatto più bello e quello più stupido. Sì, io e Lorenzo ci divertivamo così. In pratica negli scatti più belli vincevo sempre io e quelli più stupidi sempre lui, perché lui si fotografava  la faccia con un’espressione da cretino e quindi era normale che vincesse lui. Arrivò Domenica 19, il giorno prima che Giovanni e la sua famiglia venissero. Io siccome volevo rendermi un po’ più carina decisi di chiedere a mia madre se potevamo andare a comprare qualcosa mia madre mi disse:” Si ma di vestiti troppo aderenti e troppo corti io non ne voglio sapere, sappilo!” Naturalmente non potei neanche risponderle, perché era già buona che mi portasse, quindi mi limitai a sorridere e rispondere che andava bene. Andammo e vidi un vestito bellissimo: era a quadratini azzurri e bianchi, arrivava a metà ginocchio e non era neanche tanto aderente, nei limiti di mia madre insomma. Entrammo nel negozio, lo provai e mia madre appena mi vide aveva una faccia stupefatta e disse:” Ti sta d’incanto Chicca!” mi sentii realizzata. Beh a quel punto chiesi a mia madre:” Allora che faccio? Lo prendiamo?” e mia madre sorrise e annuì. Non c’erano parole per spiegare quanto ero contenta. Basta, io avevo fatto il mio “acquisto del mese” quindi potevo andare a casa contenta, ma mia madre si fermò in un paio di negozi e comprò anche lei qualcosa. Arrivate a casa mio padre mi chiese che cos’avessi comprato e allora glielo mostrai indossato e anche lui sgranò gli occhi, bene ero contentissima, l’aveva approvato anche papà. Il giorno dopo ero in agitazione completa: per quanto ero agitata non avevo neanche mangiato (molto strano) e volevo che arrivassero subito le otto e mezza. Volevo vedere come starei stata con un filo di mascara, quindi presi quello che aveva mamma e me lo misi, non mi stava male, anzi, mi faceva le ciglia più lunghe. Me lo tolsi e andai a pranzare. Dopo aver pranzato mi misi a fare foto, il mio soggetto preferito erano i fiori, oltre a Giovanni, naturalmente. Iniziai a fotografare tutti i fiori e le foglie che avevo in giardino, oggi mi sentivo particolarmente ispirata. Erano le tre e mezza, e io avevo sonno, molto sonno, quindi decisi di andare a fare una bella dormita sul divano. Mi addormentai e mi svegliai alle sette. Era tardissimo! Dovevo farmi la doccia, vestirmi, truccarmi e volevo anche provare a farmi i ricci, tutto questo solo per farmi piacere da Giovanni. Quando finì di fare tutto erano le otto e venti, dieci minuti dopo sarebbe arrivato, ero entusiasta. Lo so, mi ero innamorata (che grossa parolona) di una foto, ma ero convinta che fosse davvero perfetto. Bene, arrivarono le otto e mezza. Suonò il campanello e io andai ad aprire, per prima vidi Gina, poi Secondo e poi lui; dire che era bellissimo e perfetto era troppo poco. Giovanni mi guardò per un attimo e io arrossii e mia madre, per farmi fare la figura della sfigata disse:” Chicchi come mai sei rossa?” io diventai paonazza, volevo sotterrarmi e non risposi a mia mamma, cè feci finta di non averla sentita. Mangiammo tutti insieme al tavolo, io mi misi davanti a Giovanni e non riuscì a spiaccicare una parola perché mi vergognavo, lui allora iniziò lui il discorso con una domanda tipo:” Allora ti piace fotografare è?” e io quasi balbettando risposi:” Sì, molto. Mi hanno regalato anche una macchina fotografica per il mio compleanno.” E lui:” Ah già, scusa mi ero dimenticato” questa frase mi fece capire quanto fosse fottutamente imperfetto ma allo stesso tempo perfetto. Ad un certo punto mi disse :”Ti va se dopo usciamo in giardino a fotografare qualcosa?” “DIO.” pensai, e risposi: “Certo! Ma sappi che non sono bravissima!” lui:” ho visto le foto che hai fatto la sera del tuo compleanno e sono bellissime!” e io perplessa dissi :”Ma come hai fatto a vederle?” e lui:” Tuo padre me le ha portate e ce le ha lasciate a casa, ha detto che era un regalo per noi.” io allora intuì che papà aveva fatto doppie coppie di tutte le foto, avevo un’intuizione proprio! Beh dopo aver finito di mangiare andammo in giardino DA SOLI, ero davvero felicissima.

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


CAPITOLO TRE

Prima di uscire andai in bagno, sia per vedere come fossi conciata, sia per fare la pipì. Appena entrai in bagno mi guardai allo specchio, non ero così male, insomma per aver sudato freddo tutte le volte che Giovanni mi parlava! Uscì dal bagno e andai a prendere un giubbottino in camera, nel caso avessi avuto freddo. Giovanni mi aspettava alla porta, presi velocemente la macchina fotografica e uscimmo di casa. Accesi i lampioni del giardino e tutto sì illuminò, era fantastico, l’atmosfera era perfetta: io, Giovanni, notte, giardino. Iniziai a scattare qualche foto ai fiori e Giovanni volle provare a fare qualche scatto. Lo minacciai, ridendo naturalmente, che se mi avesse fatto cadere la macchina fotografica lo avrei ammazzato e lui come presa in giro mi diede una leggera spinta. Invece di fare foto ci sedemmo sulla panchina e iniziammo a parlare e a scherzare. Io parlai di quando ero bambina, lui mi ascoltava e ad ogni cavolata che dicevo rideva e mi prendeva in giro, lui non parlava molto, e se parlava era solo per aggiungere qualcosa oppure dire:” Che stupida” sempre con il suo bellissimo sorriso stampato in faccia. Notai che aveva un sorriso splendido, e quando sorrideva aveva una fossetta sulla destra era davvero… davvero… non ci sono parole per spiegarlo. Gli dissi che volevo viaggiare e un giorno, scappare di casa e lui mi disse:” Anche io cavolo! Un giorno vorrei andare sulla spiaggia più vicina e starci per un intero giorno!” allora non sapendo cosa dire risi e lui mi disse:” Ti va se un giorno andiamo, con la bicicletta in spiaggia?” io arrossì, speravo che non si notasse e gli risposi:” Va benissimo! Però ci dobbiamo organizzare bene, anche perché se mia madre e mio padre scoprissero una cosa del genere mi ucciderebbero!” lui rise e mi disse:” Va bene la prossima settimana?” il mio cuore batteva a mille, mi dissi nella mente:” Fede, respira, calmati e rispondi che va bene” ascoltai il mio cervello e annuì sorridendo. Parlammo ancora per un po’ e ad un certo punto arrivò mio fratello, giuro che in quel momento avrei voluto staccargli la testa a morsi. Prese la palla e disse:” Dai Gio! Vieni a giocare con me! Non stare lì a parlare con quella sfigata!” Io guardai mio fratello con aria di sfida e lui ricambiò, prese la palla e me la tirò contro: questo fu l’ultima goccia che fece traboccare il vaso. Presi la palla e dissi:” Voglio giocare anche io a calcio, fratellino caro, qualcosa in contrario?” lui rise e disse:” Federica guardati come sei conciata, non potresti mai giocare con quella specie di tovaglia che hai addosso!”. L’avrei ammazzato. Cacchio perché doveva sempre rovinare tutto? Doveva sempre farmi fare la figura della scema, perché? Si, mi continuavo a chiedere PERCHE’ mia madre mi avesse voluto dare un fratello così stronzo?! Vabbè Lorenzo alla fine obbligò Giovanni a giocare a calcio e io andai in casa ad abbuffarmi di torta fatta da mamma. Arrivò mezzanotte quindi Gina e Secondo decisero di andare a casa, per salutarmi Giovanni mi diede un bacino sulla guancia e appena se ne andarono, corsi in camera e iniziai a ridere come una cretina e a saltare sul letto (specifico che saltai talmente in alto che picchiai la testa sul soffitto, e qui si capisce che il soffitto della mia camera non era molto alto).
Il giorno dopo mi svegliai e andai a lavarmi la faccia sì, non mi ricordavo quale guanci avesse baciato Giovanni, quindi “tolsi il suo bacio”. Verso l’ora di pranzo squillò il telefono e risposi io, era LUI che mi chiese se allora davvero la prossima settimana saremmo andati insieme in spiaggia e naturalmente io accettai; ci accordammo insieme per Martedì 28 Giugno alle tre in piazzetta, mancavano solo sette giorni e saremo stati insieme, sulla spiaggia, mio fratello poteva anche andare a farsi fottere. Appena finii di parlare andai in cucina e tutti mi guardarono con aria sospetta e io dissi a mia discolpa:” Era la nonna.” Gli sguardi allora si riportarono sulla pasta al sugo che aveva cucinato mamma, devo ammettere che quella volta era veramente buona.
Il pomeriggio seguente presi la macchina fotografica e andai io stessa a sviluppare le foto che io e Giovanni avevamo fatto due sere fa; dopo aver aspettato lo sviluppo dal fotografo (un’ora a parlare con la commessa del negozio) le presi in mano e le guardai, ammisi che ero migliorata dalle prime volte e vidi una foto che avevo fatto a Giovanni mentre era di profilo, rimasi a bocca aperta, era bellissima la sua fossetta sulla destra! Tornai a casa, mi stesi sul letto a riguardare le foto e mi addormentai.

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


CAPITOLO QUATTRO Arrivò il giorno fatidico: 28 Giugno. Mi svegliai, mangiai come un bue sia a colazione sia a pranzo, alle due e mezza mi andai a preparare. Cosa potevo mettermi? Presi la mia camicetta preferita e un paio di jeans che arrivavano al ginocchio, andai in bagno, mi pettinai, mi misi un filo di mascara e andai. Mia madre però mi fermò sulla porta:” Chicca!” “CAZZO”, pensai, che poteva volere mia madre proprio adesso? “Dove stai andando?” cosa potevo inventarmi adesso? Non potevo certo dirle che andavo in spiaggia con Giovanni, anche perché mi avrebbe bombardato di domande assurde a cui io non avrei dato alcuna risposta. Prontamente le risposi: “Mamma! Ehm… Sto… Sto… Sto a casa di Francesca!” lei mi guardò con un’aria un sospetta, ma vabbè io uscii dalla porta con nonchalance. Arrivai alle tre in piazzetta, lui era già lì, pronto ad aspettarmi. Da come era vestito sembrava un principino. Mi vide e mi salutò con la mano e mi venne in contro “Ciao Fede!” sorrise e io sorrisi gli risposi:” Ciao Giovanni” lui mi chie-se:” Allora… Dove andiamo? Spiaggia, bar? Scegli tu!” io non sapevo cosa dirgli, cè dove potevamo andare? Alla fine insieme decidemmo di andare in spiaggia. Durante il tragitto in bicicletta io ero un pochino preoccupata, e dissi a Giovanni:” Ma, ma, ma tu l’hai detto a tua madre che andavamo insieme alla spiaggia? E se ci scoprissero? E se mia madre si arrabbiasse con te?” lui mi guardò sorrise e disse:” No, le ho detto che ero da un amico, ma stai tranquilla, andrà tutto bene…” a quelle parole mi luccicarono gli occhi e mi fidai ciecamente della sua voce. Quando arrivammo la spiaggetta era deserta, ancora una volta eravamo ancora IO e GIOVANNI DA SOLI, speravo solo che questa volta non fosse venuto un rompi palle (ricordandomi di quella volta con mio fratello). Ci sedemmo e iniziammo a parlare e parlare e ad un certo punto mi disse:” E se ci buttassimo nel mare?” io non sapevo se quello era un sogno o la realtà, LUI aveva chiesto a me di farmi un bagno e io come potevo dirgli di no? L’unico problema erano i vestiti! Quindi gli risposi:” Sì, per me va bene… ma che vestiti mi metto? Non posso andare a casa tutta ba-gnata!” e lui:” Al massimo ti tieni su quelli e poi li lasci asciugare addosso, si asciugheranno sicuramente prima di an-dare a casa! C’è un’afa! ”. Beh, si poteva anche fare, non avrei mai potuto contraddirlo, era Giovanni cavolo! Mi decisi e alla fine ci buttammo tutti e due vestiti nell’acqua, tanto faceva un caldo! Uscimmo dall’acqua, non volevo immaginare la mia faccia come fosse conciata. Mi chiese se avevo freddo ma io risposi di no, anche se avevo i brividi. Ci asciugammo al sole e dopo un po’ ritornammo a casa. Giovanni mi volle riaccompagnare a casa e durante la strada per il rientro ci inventammo una scusa tipo “ Ci siamo incontrati in piazzetta e siamo voluti venire a casa insieme” la scusa era perfetta anche perché nessuno ci potrebbe aver visto. Tornati a casa però ci aspetto una brutta sorpresa, o meglio una cosa che sia io che Giovanni non ci saremmo mai aspettati…

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


CAPITOLO CINQUE
Davanti a noi ci aspettavano con un sorriso un po inquietante mia madre e Gina, tutte e due sulla mia porta di casa. Giovanni mi sfiorò il piede e io capì che dovevo dire la scusa che ci eravamo inventati prima di tornare a casa. Mia madre mi vide da lontano con i capelli appena appena bagnati mi squadrò dalla testa i piedi e capì che non ero uscita per andare da Francesca, quindi non potevo assolutamente mentire. Arrivati davanti a casa gli occhi di mia madre caddero soprattutto sui vestiti, ancora un po bagnati, bene ero completamente nella merda. Gina non si risparmiò dal non dire niente, quindi iniziò lei l'interrogatorio con:
"Allora? Dove siete stati?"
Giovanni fece finta di tossire, quindi improvvisando risposi io:
"Eh siamo andati alla spiaggia insieme, era perchè Giovanni doveva farmi imparare a usare bene la macchina fotografica, visto che me l'hanno appena regalata"
Giovanni si sorprese della risposta e riprese il mio discorso:
"Emh... Sì, sì mamma, siamo stati in spiaggia, poi siccome avevamo molto caldo ci siamo buttati nel mare"
Mia madre, molto discreta:
"Ma non vi siete baciati, no? Siete ancora due bambini, non potete baciarvi"
Mi salì il nervoso: uno, non ero una bambina e due, MA I BEATI CACCHI TUOI? Non lo so io, che nervi che avevo. Poi Giovanni era diventato tutto rosso, bene da quel momento non credo che avrebbe risposto ad un altra domanda. Comunque mi feci il coraggio di rispondere e dissi:
"NO MAMMA, NON  CI SIAMO BACIATI, ABBIAMO SOLO FATTO DELLE FOTO INSIEME, NON PENSARE SEMPRE MALE, DAI"
Con quella risposta doveva aver capito, ero stata semplice e schietta, no? Speravo...
Secondo me le due madri erano rimaste scioccate dal fatto che io e Giovanni da perfetti sconosciuti eravamo diventati amici. Mia madre ebbe l'ultima parola e disse:
"Bene, noi andiamo a finire di parlare di una cosa, voi aspettateci qui dieci minuti." Ero contentissima, adesso io e Giovanni potevamo organizzarci anche per vederci un'altra volta!

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