Se solo potessimo tornare indietro nel tempo.

di Hopenill
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Jolanda e Frank. ***
Capitolo 2: *** Recitare è l'espressione di un impulso neurale. ***
Capitolo 3: *** Chi sei? ***
Capitolo 4: *** L'amore è cieco. ***
Capitolo 5: *** Essere come sei è abbastanza. ***
Capitolo 6: *** Un'ombra nell'ombra. ***
Capitolo 7: *** It's gotta be you, only you. ***
Capitolo 8: *** Tu non sai quello che so io. ***
Capitolo 9: *** Tremendamente felice. ***
Capitolo 10: *** L'amore non muore mai. ***



Capitolo 1
*** Jolanda e Frank. ***


Johannah aveva uno splendido, come riteneva suo figlio, rigonfiamento della pancia.
Era così ormai da 8 mesi.
 
"Mamma!" - urlò Louis raggiungendola - "Vuoi bene ai bambini che porti in ghembo?"
"Si dice grembo, e comunque si, voglio un mondo di bene a questi piccolini."
Johannah accarezzò il pancione e il piccolo si grattò la fronte in cerca di risposte.
"Allora perchè li hai mangiati?"
 
La donna rise al ricordo.
Era abitudine per lei far rievocare nella mente quel momento, era uno dei pochi che le donava ancora un po' di gioia.
Erano infatti successe alcune complicazioni con la gravidanza.
 
"Bene signora, i bambini crescono in fretta." - disse il dottore controllando lo schermo.
"Meglio così. Louis ne sarà felice." - rispose Johannah sorridendo.
"Aspetti."
La voce improvvisa del signor Collins fece tremare un po' la donna.
Calò nella stanza un silenzio pesante.
"Allora?" - chiese Johannah in pensiero - "Non mi faccia attendere ancora!" - protestò.
Il dottore, che era anche un grande amico di famiglia, sospirò.
"Nel collo di uno dei due feti è aggrovigliato il cordone ombelicale."
"E..?" - chiese lei.
"Potrebbe non farcela."
 
Johannah si portò una mano davanti alla bocca, impedendo a se stessa di non piangere.
Louis se ne accorse e strinse più forte, con la sua piccola manina, il palmo della donna.
"Guarda mamma!" - urlò portandola con forza davanti a una vetrina di un negozio per futuri nascituri.
"Potremmo comprare quella tutina lì per la piccola Jolanda e per Frank, invece, quell'altra!"
"Jolanda? Frank?" - chiese confusa a Louis.
"Certo! Jolanda come la figlia del Corsaro Nero e Frank come il mostro di Frankenstein."
La donna sorrise.
"Jolanda e Frank." - bisbigliò - "Si, sono proprio dei bei nomi."
Il piccolo Louis mostrò alcuni dei suoi dentini alla madre, confermando a se stesso di aver fatto un ottimo lavoro.
La loro passeggiata continuò, lì, tra le vie di Doncaster, mano nella mano.
 
 
I 9 mesi arrivarono e l'8 Novembre 1995 Johannah si trovò in ospedale.
Due piccoli gemelli volevano nascere.
"Spinga!" - urlò il dottore.
Johannah, sudata e dolorante, spinse il più possibile.
Un pianto spezzò la routine che si era instaurata da poche ore.
"Una splendida bambina!" - commentò trionfante il dottore mentre poggiava il corpo della piccola nel telo sostenuto da una delle infermiere.
"E l'altro?" - chiese, con fatica, la donna.
Il signor Collins estrasse i pezzi di quelli che assomigliavano ad un piccolo feto non del tutto cresciuto.
"Mi dispiace." - disse mostrandolo.
 
Louis William Tomlinson era seduto in sala d'attesa, fermo come non lo era mai stato in vita sua.
Insieme al padre attendeva di far visita alla madre.
Un'infermiera spalancò la porta e il piccolo, senza farselo ripetere due volte, corse nella stanza "3".
"Mamma!" - urlò saltando sul letto.
"Ehi." - sussurrò la madre accarezzando la testa del bambino.
"Felicity!" - disse convinto, guardandola intensamente.
Louis aveva occhi color del mare; occhi che potevano pietrificare chiunque da tanta bellezza.
"Non ti piace più Jolanda?" - chiese Johannah.
"No, lei quando è nata ha già subito una perdita. Per il resto della sua vita dovrà essere felice, giusto?" - domandò, in cerca di conferme.
La madre sorrise.
"Hai ragione."
Nella stanza accanto vi erano una serie di culle, una a fianco all'altra.
Quella che portava il numero "3" conteneva una bambina molto piccola.
Aveva capelli neri e occhi azzurri.
Felicity era il suo nome.


Bene, sono tornata di nuovo a scrivere.
Lo so, non sarà mai all'altezza della mia prima Fan Fiction, ma ho voluto provare lo stesso.
Spero che seguirete questa storia come la precedente.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Baci, Hope. :)

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Capitolo 2
*** Recitare è l'espressione di un impulso neurale. ***


"FELICITY JOLANDA TOMLINSON, SE NON SCENDI IMMEDIATAMENTE TI VENGO A PRENDERE E TI PORTO GIU' A CALCI!"
"Mmm." - mugugnò la ragazza scoprendosi, a malavoglia.
Poggiò prima un piede per terra, poi l'altro ed infine si buttò sul pavimento.
"MUOVITI O FARAI TARDI AL TUO PRIMO GIORNO DI SCUOLA!" - le urlò, per l'ennesima volta, la madre.
Felicity alzò la testa e si diresse in bagno.
Si stropicciò confusa gli occhi e si lavò il viso.
Felicity aveva 15 anni, ne avrebbe compiuti 16 a Novembre.
Occhi azzurri come il cielo incorniciavano i suoi lineamenti dolci e il suo viso pallido, mentre dei folti capelli neri evidenziavano il suo corpo snello.
"Buongiorno Frank." - sussurrò cercando di trovare una piega per quella folta crineria che si trovava in testa.
Era ormai sua abitudine dedicare un saluto al suo fratello gemello; si sentiva ancora legata a lui.
Scelse di legarli in una coda alta ed indossò la divisa.
Prese al volo la borsa piena di libri e corse giù dalle scale.
"Ciao mamma, io vado." - urlò spalancando la porta per poi sbatterla rumorosamente.
Johannah, con in mano una frittella e un bicchiere di succo, si affacciò alla finestra.
"Ti sei dimenticata la colazione!" - le urlò.
Felicity fece segno alla madre, con l'indice, di no e prese per mano la sua amica che l'attendeva in piedi, vicino al cancelletto.
 
Si chiamava Chloe Collins, figlia del dottore, ed aveva la sua stessa età.
Portava i corti capelli ricci sciolti, sistemando ogni tanto un ciuffo dietro l'orecchio.
"Segno di nervosismo." - spiegava Felicity a chi si accorgeva di questa abitudine.
 
Occhi di un intenso marrone la scrutarono da capo a piedi, facendosi strattonare.
"Ricordati che oggi torna tuo fratello!" - le urlò, con tutto il fiato che aveva, la madre prima di vederla svoltare all'angolo.
Chloe non si mosse più.
Le sue lentiggini iniziarono a scomparire, piano piano, dietro al rossore.
"Louis?" - chiese a Felicity con gli occhi che le brillavano.
All'inizio la ragazza cercò di camminare senza badare alla domanda ma tanta era l'insistenza di Chloe di non muoversi che si fermò, capendo di non poterla lasciare in sospeso ancora per molto.
"Si, insieme agli altri." - sospirò riprendendo la sua camminata - "Ma ora muoviti che facciamo tardi."
Chloe iniziò a saltellare. Lo faceva solo quando era veramente felice.
"Farai parte della recita scolastica anche quest'anno?" - chiese a Felicity prima di entrare in aula.
"Recitare è l' espressione di un impulso neurale." - le rispose sorridente.
 
Il rumore della campanella fece trasalire gli alunni, che corsero a perdifiato fuori dalla scuola.
Felicity aspettò che tutti se ne andassero, salutò Chloe, dandole appuntamento quel pomeriggio a casa sua, e si diresse nel suo posto preferito.
Non era un parchetto, un albero, ma un teatro.
Un piccolo teatro abbastanza grande da contenere un pubblico di almeno 300 persone, con divanetti color rosso scuro, che richiamavano il colore delle tende.
Felicity adorava scorrere le mani sulle pareti in legno raggiungengo il palcoscenico.
Salì i tre gradini e si posizionò al centro del palco.
Appoggiò la borsa a terra, allargò le braccia e respirò a pieni polmoni.
Adorava l'odore di quel teatro, un misto di antico e vissuto la colpiva ogni volta che era lì.
Niente poteva farle sentire meglio, a parte la recitazione.
Amava incodizionatamente tutto ciò che riguardava il teatro; fin da piccola trovava appassionante leggere delle sceneggiature per impararle a memoria e recitarle davanti alla famiglia.
Chiuse gli occhi e cercò di immaginarsi una folla davanti a lei.
"Il teatro è il luogo in cui nulla succede: proprio in quanto consiste d’un siffatto mancare esso è teatro." - cominciò a dire ad alta voce - "Se così non fosse si tratterebbe di piatta imitazione d’un atto ordinario di vita, anche se a forti colori drammatici, anche se disposto oltre la paura di morte."
Li riaprì e il suo sguardo si poggiò su una figura accomodata su una poltrona dell'ultima fila.
Stava cercando di identificarla quando questa, accortasi del suo sguardo, corse immediatamente fuori.
"Aspetta!" -  le urlò Felicity saltando giù e correndole incontro.
Purtroppo non riuscì a raggiungerla ma questa aveva dimenticato qualcosa per terra.
"Un foglietto." - disse con stupore la ragazza.
Le sue mani afferrarono delicatamente il foglio.
<< Paolo Ferrari. >> era la scritta che riportava.
"Dunque anche quella persona è appassionata di teatro?" - si chiese fra sè.
I suoi grandi occhi azzurri notarono dei piccoli scarabocchi sul bordo.
<< I don't, I don't, don't know what it is but I need that one thing. Felicity, you've got that one thing. >>


Ed eccomi di nuovo qua.
Credo abbiate capito tutti che adoro utilizzare le loro canzoni per descrivere al meglio una situazione. :)
Che ne pensate? Aspetto i vostri pareri!
Baci, Hope.

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Capitolo 3
*** Chi sei? ***


Felicity era ancora concentrata sulla lettura del foglio quando il suo cellulare iniziò a vibrare.
Ci vollero alcune secondi prima di farla tornare alla realtà.
"Pronto?" - chiese afferrandolo.
"Dove sei finita?" - urlò qualcuno dall'altra parte della cornetta - "E' da più di 10 minuti che ti sto aspettando davanti a casa tua."
"Chloe?" - domandò la ragazza spaesata.
"Si, la tua migliore amica, ricordi? Bè, muoviti! Non ho intenzione di stare ancora un minuto di più fuori con questo freddo!" - e riattaccò.
Felicity guardò l'ora sullo schermo del telefonino.
"Tre e un quarto." - chiarì ad alta voce - "Si ha ragione, sono in ritardo."
Lesse per l'ultima volta quel pezzo di carta, lo piegò e lo infilò in borsa insieme al cellulare.
Chiuse il teatro e si avviò verso casa.
 
Le gocce inisistevano a cadere fitte fitte e Felicity cercò di ripararsi con la borsa.
Arrivò davanti al cancelletto della sua casa quando si accorse di un ragazzo.
Era alto, i suoi capelli erano di un moro intenso e la sua pelle era piuttosto abbronzata.
Teneva fra le mani una sigaretta e sembrava concentrato a fissare i due gradini che separavano il vialetto dalla casa della ragazza.
Felicity entrò titubante. 'E' uno dei suoi amici?' - pensò.
Il suo sguardo era rivolto ai suoi occhi, intensi e allo stesso tempo pieni di paura e angoscia, quando inciampò in una pozzanghera formata dalla pioggia.
Cadde per terra facendo un rumore terribile.
Ora il suo pallido viso era ricoperto di fango come tutto il resto del corpo.
"Tutto bene?" - domandò lui.
La ragazza arrossì violentemente. 
Alzò il viso da terra e, cercando di non guardarlo negli occhi, si alzò.
"Si si." - rispose e, il più velocemente possibile, si rintanò in casa.
Chiuse violentemente la porta e si lasciò scivolare su di essa.
"Chi sei?" - si chiese, a voce alta, cercando di pulirsi la faccia.
"Harry Styles, ciao." - disse una voce profonda.
Felicity fissò la persona che le aveva risposto.
Il ragazzo era piegato, in modo che il suo viso fosse alla stessa altezza di quello della ragazza, i folti ricci gli ricadevano davanti agli occhi e il suo sorriso splendeva anche in quella grigia giornata di Settembre.
"So chi sei." - commentò lei sorridente guardandolo - "Il mio migliore amico!"
"E allora perchè me l'hai chiesto?" - chiese sedendosi davanti a lei.
"Stavo parlando tra me, Hazza. A proposito, dov'è Chloe?"
"Penso sia svenuta tra le braccia di tuo fratello."
Entrambi risero.
"Se ti sente minimo ti rompe una gamba!" - rispose lei con una faccia buffa.
Harry si sdraiò completamente a terra appoggiando le mani sullo stomaco e ridendo a crepapelle.
"Ehi Hazza, respira!" 
Il ragazzo afferrò Felicity facendo sdraiare anche lei e lanciandole sul viso alcuni pezzi di carta che teneva in mano.
"Ehi, ma sono sporca abbastanza!" - si lamentò la ragazza lanciandone una manciata anche ad Harry.
Si alzò da terra e corse in cucina inseguita dal riccio.
"Aiuto, vi prego! Un bisonte imbizzarito sta cercando di uccidermi."
Felicity si bloccò davanti all'uscio della porta.
"Ehi Felì, perchè ti sei bloccata?" - chiese Harry fermandosi dietro di lei e guardando all'interno - "Aaah, ora capisco." - sogghignò lui.
Un ragazzo biondo, seduto, reggeva una chitarra che aveva strimpellato fino all'arrivo della ragazza.
I suoi occhi, color del cielo come quelli di lei, la scrutavano timidamente e la sua bocca era appena socchiusa.
"Ehi Niall, chiudi la bocca o ti entreranno le mosche." - disse divertito il riccio entrando e aprendo il frigorifero alla ricerca di qualcosa da mangiare.
"Harry!" - si lamentò il biondo distogliendo lo sguardo da Felicity e guardandolo lo spartito poggiato sul tavolo.
"A proposito, dov'è Louis?" - chiese la ragazza.
"Al piano superiore, credo." - rispose Niall.
"Ti ringrazio."
"Figurati." - disse il ragazzo con un dolce sorriso sul volto.
Felicity si girò e uscì svelta dalla stanza quando, tutto ad un tratto, andò a sbattere contro qualcuno.
Cadde nuovamente per terra.
"Ahi." - disse massaggiandosi la testa.
"Scusami, tutto bene?" - domandò una voce familiare.
Finalmente i suoi occhi incrociarono quelli del ragazzo davanti a lei.
"E' già la seconda volta che cadi davanti a me, ti faccio questo effetto?" - chiese sorridendo.
'Che presuntuoso!' - pensò lei.
"Stai tranquillo che non è così." - rispose lei acida alzandosi.
I bei occhi marroni del ragazzo si spensero un po'.
 
 
Leggete e recensite, mi raccomando!
Aspetto di sentire le vostre opinioni. :)
Baci, Hope.

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Capitolo 4
*** L'amore è cieco. ***


"Bè, io sono Zayn, piacere."
Il ragazzo porse la mano a Felicity mostrandole uno splendido sorriso.
La ragazza ricambiò il gesto. 'Un pallone gonfiato.' - pensò.
"Felicity, hai visto mio fratello Louis?" - chiese.
"Di sopra con Liam e la riccia."
"Chloe!" - disse salendo le scale.
"Come?" - domandò guardandola dirigersi al piano superiore.
"La riccia si chiama Chloe."
Felicity, raggiunto il piano superiore, incontrò un ragazzo. 
Aveva corti capelli color castano chiaro, un viso dai lineamenti dolci e degli occhi di un tenero marrone.
'Sembra un principe.' - pensò arrossendo.
"Sei Felicity giusto?" - domandò lui gentilmente abbozzando un sorriso.
"Si, Liam?" - chiese, ricordando il nome pronunciato pochi minuti prima da Zayn.
"Esatto. Se cerchi Louis è in camera sua."
"Ti ringrazio." - rispose Felicity raggiungendo la stanza del fratello.
"LOU!" - urlò aprendo la porta.
Il ragazzo era seduto sul letto raccontando e gesticolando alla piccola Chloe, rossa in viso e con un largo sorriso, delle esperienze passate ad X-Factor.
"Si insomma, siamo capitati tutti insieme, noi 5! Harry ha trovato il nome per la nostra band: 'One Direction'! Bello eh? Poi abbiamo cantato, cantato e cantato e alla fine siamo arrivati solo terzi." - imitò un pianto per poi riprendere il discorso - "E BADABUM! La Syco e la Sony, due grandi case discografiche, hanno voluto firmare un contratto con noi ed eccoci qua!" - concluse soddisfatto incrociando le braccia e annuendo vigorosamente.
Felicity era rimasta sulla soglia assistendo a quella buffa scena.
Chloe sembrava essersi persa negli occhi color del mare di Louis mentre lui la guardava con fare convinto.
"Lou?" - chiese poi timidamente la sorella interrompendo quella situazione.
Il ragazzo si girò, la squadrò da capo a piedi, si alzò e, tutto ad un tratto, le saltò addosso.
"Felì." - sussurrò abbracciandola stretta a sè - "Stai meglio?" - le chiese senza farsi sentire da Chloe.
"Ora si." - rispose, appoggiando la testa al suo petto e lasciandosi sfuggire una lacrima - "Mi sei mancato."
Louis sciolse quell'abbraccio. 
"Anche tu." - disse baciandole delicatamente la fronte.
La ragazza piegò il capo in cerca della figura dell'amica.
Chloe era ancora seduta e il suo viso era ormai diventato completamente rosso.
"Posso rubartela?" - chiese Felicity spostando lo sguardo verso gli occhi di Louis.
Il ragazzo si girò, sorridendo lievemente.
"Tutta tua!" - rispose divertito e, oltrepassando la sorella, si avviò verso il piano inferiore.
Felicity si appoggiò alla porta chiudendola rumorosamente.
I suoi occhi di ghiaccio iniziarono a scrutare la ragazza che aveva davanti a sè.
"Devi raccontarmi qualcosa?" - chiese, disfacendo la coda in modo che i suoi lunghi e mossi capelli neri le ricadessero sulle spalle proseguendo per altri dieci centimetri sulla sua schiena.
Si avvicinò cauta a Chloe e si sedette al suo fianco.
La ragazza alzò il viso, ora colorato di un intenso rosa, e mostrò i suoi intensi occhi marroni all'amica.
Afferrò svelta la mano di Felicity posandola sul suo petto.
"BADABUM! Credo di essermi innamorata." - le sussurrò col fiato corto.
La ragazza dai capelli mogano lasciò cadere il suo capo all'indietro riempiendo la stanza di una fragorosa risata.
A lei si unì anche Chloe, dopo essersi ripresa dallo shock.
"Che avete da ridere voi due?" - domandò Harry spalancando la porta e guardandole stupito.
Felicity cercò di tornare seria.
"La piccola Chloe ha avuto un infarto!" - gli rispose indicandola - "E tu che fai? Origli?" - domandò scrutandolo.
Il riccio si avvicinò di un passo.
"Vi si sente fino giù!" -  disse con un sorriso sghembo - "Comunque Lou vi vuole tutti in cucina."
Chloe subito si alzò e, quasi meccanicamente, uscì dalla camera.
"Non si saluta più?" - le urlò Harry.
Il ragazzo lasciò ricadere i suoi ricci in avanti per poi sistemarli da un lato, come era solito fare.
"Ora capisco il detto: 'l'amore è cieco'." 
Felicity scoppiò in un'altra risata.
"Dai, andiamo a sentire che vuole." - disse alzandosi e avvicinandosi all'amico.
Senza un attimo di preavviso, Harry avvolse Felicity tra le sue braccia.
Il suo delicato viso poggiava sul petto del ragazzo.
"Hazza?" - domandò, non riuscendo a capire quel gesto.
Il silenzio, calato nella stanza, venne poi interrotto.
"Non t'innamorare mai Felì." - le sussurrò in un orecchio.
La ragazza rimase spiazzata. 
Non avette il tempo di rispondere che di nuovo il riccio continuò il discorso - "Perchè io non te li compro gli occhiali."
Entrambi risero.
"Credevo fossi serio!" - lo sgridò Felicity sorridente, divincolandosi dalla stretta e colpendolo sulla spalla.
"Bè, lo ero!" - rispose lui.
 
La cucina, sebbene fosse molto piccola, riusciva a contenere i sette ragazzi.
Harry e Felicity li avevano raggiunti pochi minuti dopo Chloe.
"Che ci devi dire?" - chiese la sorella accomodandosi tra Niall e Liam.
Louis sedeva a capotavola e scorreva la superficie ruvida della tavola in legno.
"Io e i ragazzi ci trasferiamo." - iniziò.
"Quindi parti subito?" - chiese Chloe, in preda al panico, alzandosi e sbattendo le piccole mani sul ripiano.
I quattro ragazzi, tranne il ventenne, cercarono di soffocare una risata.
"Nella casa qui di fianco." - terminò, senza badare alla domanda della sedicenne.
Al termine della frase scoppiò un'ilarità generale.
Louis, Liam, Niall e Harry risero rumorosamente mentre Chloe si sedette immediatamente, non capacitandosi ancora della notizia.
Felicity si alzò. Gli occhi celesti erano sbarrati, i capelli le ricadevano davanti al viso ma si poteva scorgere un enorme sorriso sul suo volto.
Zayn, con i gomiti poggiati al tavolo, teneva la testa fra le mani e guardava divertito la scena.
"Contente?" - domandò sorridente in direzione di Felicity.
La ragazza lo scrutò e, sebbene la sua impressione su di lui non fu delle migliori, la lasciò da parte e sorrise vigorosamente.
"Si!" 
I suoi occhi color del cielo brillavano.
 
 
"E' bello ritornare alla vecchia scuola." - disse divertito Harry lanciando sguardi e sorrisi seducenti alle ragazze appoggiate agli armadietti del corridoio.
"Non fare il cascamorto!" - commentò Liam guardandosi intorno.
Niall era paonazzo e teneva stretta la sua cartella, barcollando di qua e di la.
"Fatti forza Horan!" - sussurrò Zayn dandogli una sonora pacca sulla spalla.
"Sei impazzito? Così lo uccidi!" - lo criticò Chloe avvicinando a sè il biondo e calmandolo.
"Ripetetemi di nuovo dove stiamo andando per cortesia. Me lo sono dimenticato." - domandò Louis fissando con occhi interrogativi i suoi amici.
"Hanno attaccato sulla bacheca il foglio degli attori che parteciperanno alla recita scolastica." - rispose Felicity, bianca in volto e tremante - "Spero di poter fare almeno una parte!"
"E' ovvio che sarà così." - disse l'amica avvolgendo la spalla della ragazza con il braccio.
"Di cosa parla?" - chiese Liam.
"'La Bella e la Bestia'" - ribadì Zayn - "Jolanda ne avrà parlato almeno per un mese!" 
"Cinque giorni per essere precisi! E il mio nome è Felicity." - sostenè lei.
 
Da quando si erano conosciuti il moro aveva abitudine di chiamarla con il suo secondo me.
"E' più affascinante." - ripeteva lui, accarezzandole il viso.
Queste attenzioni davano notevolmente fastidio alla ragazza e Malik lo sapeva bene, nonostante ciò non finiva di ripeterle quotidianamente.
 
"Eccolo!" - disse Felicity strabuzzando gli occhi celesti.
"Attenta che nessuno ti abbia soffiato la parte, principessina." - commentò sarcasticamente il moro.
La ragazza si diresse verso la bacheca senza badare troppo ai discorsi di Zayn.
Pose il suo esile dito sulla carta e lo fece scorrere velocemente.
"Bella." - sussurrò - "Felicity Jolanda Tomlinson." - esclamò sorridente.
"Complimenti." - le disse Louis poggiando la mano sulla sua spalla.
"Chi è la Bestia barra Principe?" - domandò Chloe, sorreggendo ancora il pallido Niall.
"Dunque, fammi vedere un attimo." - le rispose scorrendo nuovamente l'indice sul foglio - "Non ci posso credere!" - esclamò stupita.
"Chi è?" - chiese curioso Liam che assisteva alla scena in disparte.
Felicity, dopo essersi voltata verso gli altri - "HARRY!" - urlò , indicando il riccio davanti a lei.


BUH! 
Ok, scusate la lunga attesa ma l'ispirazione sembrava essere scomparsa e poi..PUFF! E' ritornata!:D
Comunque, fatemi sapere se questo capitolo è di vostro gradimento.
Baci, vostra Hope. :)

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Capitolo 5
*** Essere come sei è abbastanza. ***


Improvvisamente gli occhi di tutti si puntarono sul riccio.
"Mi avete chiamato?"
"Quando hai fatto le audizioni?" - domandò Felicity con l'indice puntato ancora sul riccio.
"Qualche ora dopo le tue." - rispose sorridente.
La ragazza prese la mano di Harry costringendolo a seguirla in un aula vuota.
"Chi é?" - chiese dopo aver aperto e richiuso la porta velocemente.
Grandi occhi azzurri scrutavano il riccio.
"Di chi stai parlando?" - domandò, abbassando il volto e accarezzandosi nervosamente il braccio.
Felicity si avvicinò ad Harry. Alzò la sua testa e cercò il suo sguardo.
"Lei. Come si chiama?"- chiese nuovamente fissandolo intensamente.
"Agatha." - disse lui con un sussurro. Ora il suo volto era completamente rosso.
"La pianista!" - confermò la ragazza sorridendo - "La rossa dagli occhi perlacei. Bel tipo, mi piace!"
"Come hai fatto a capirlo?" - chiese lui volgendo il suo sguardo verso uno dei banchi presenti nell'aula.
Felicity sorrise - "Sono o non sono la tua migliore amica?"
Ora anche le labbra del riccio si curvarono mostrando le sue soffici fossette - "Si."
Questa volta fu Harry a prendere per mano la ragazza e portandola nuovamente nel corridoio.
"Io non ti ho detto niente però, chiaro?" - disse lui mantenendo la stretta e procedendo a passi lenti.
"Ricevuto capo!"
"Dove eravate finiti?" - domandò Liam vedendoli arrivare.
"A parlare del più o del meno." - rispose Felicity con un'espressione vaga nel volto.
"O a sbaciucchiarsi indisturbati." - sussurrò Zayn disgustato.
Niall era bianco in faccia e faticava a reggersi in piedi.
La spalla di Chloe non era più un valido sostegno - "Credo di non sentirmi bene." 
"Ti accompagno a casa." - rispose prontamente il moro afferrandolo e lasciando il gruppo.
Gli occhi azzurri di Felicity erano concentrati sulle due figure.
'Il principe azzurro e la bestia' - pensò ridendo.
"Felì?" - la chiamo Louis avvicinandosi.
"Scusa Lou, pensavo a una cosa divertente." - disse lei guardando divertita il fratello.
"Oggi vai in teatro?" - le domandò Chloe.
"Si, volete venire?" - propose la ragazza.
"Molto volentieri!" - risposero all'unisono i tre ragazzi rimasti.
 
"E' meraviglioso!" - esclamò Liam accarezzando uno dei divanetti rossi.
"E' magico." - disse Louis incantato osservando le luci del soffitto.
"E' straordinario." - enunciò Harry percorrendo il corridoio centrale.
Felicity sorrise dolcemente e Chloe, titubante, le si avvicinò per sussurrarle qualcosa all'orecchio.
"E' una splendida idea!" - le rispose l'amica incoraggiandola ad avvicinarsi al palcoscenico - "Ragazzi, un attimo di attenzione!" - urlò.
"Vorrei pregarvi di accomodarvi e di stare in perfetto silenzio." - concluse indicando alcuni posti.
I tre si accomodarono e Felicity si sedette vicino a loro.
"E Chloe?" - domandò Louis guardandosi attorno.
La sorella le fece cenno di tacere.
Le luci della platea improvvisamente si spensero lasciando il palco illuminato.
La ragazza, minuta, si presentò in un tutù rosato, perfettamente aderente al suo corpo snello e i capelli raccolti in uno chignon.
Le sue braccia lentamente si sollevarono e i suoi piedi si trascinarono leggeri sul legno.
Chloe era una ballerina di danza classica dall'età di cinque anni.
Se per Harry la sua passione era il canto e per Felicity la recitazione, per lei il suo mondo era la danza.
Dolcemente, tra un passo e l'altro, trasportava lo spettatore in un altra dimensione. 
Era dotata di sofficità e leggerezza; i movimenti erano sciolti e precisi, pieni, ognuno di essi, di una forte carica emotiva.
Guardarla era una meraviglia per gli occhi.
Louis aveva dimenticato, dopo tutto quel tempo, le sensazioni che lei poteva suscitarle.
Cercando di fare il meno rumore possibile si alzò e si avvicinò alla ballerina.
Chloe sul palco e il ragazzo che amava sotto di lei, in platea.
La ragazza lo notò. Fissò intensamente i suoi occhi, quegli occhi che lei tanto amava la stavano guardando.
Non era lo solito sguardo, no. Questa volta l'iride azzurra era piena di gioia e stupore.
'Innamorati di me' - pensò mentre girava su stessa, con il collo del piede ben disteso - 'Sto danzando per te? Mi vedi? Stai guardando quello che provo per te? Ho faticato tanto per poter essere ammirata, per poter essere guardata come stai facendo ora. Dimmi che ti stai innamorando, dimmelo.'
E con un gesto delicato tornò alla posizione di partenza.
Louis fu il primo ad applaudire. Le sue mani sbattevano rumorosamente cercando di farsi sentire, come se quel suono fosse stato ricoperto da altri.
Ora si erano uniti anche Harry, Liam e Felicity.
 
Il cielo si scuriva molto presto lasciando che la luna e le stelle facessero da padrone.
Non vi erano nuvole e il vento accarezzava i volti dei cinque ragazzi.
Louis non smetteva un attimo di fare complimenti a Chloe rischiando che il viso di lei scoppiasse dal troppo rossore.
Felicity assisteva alla scena divertita commentandola, ogni tanto, con Liam e Harry.
Pochi minuti dopo arrivarono davanti alla casa dei One Direction.
"Entrate?" - domandò il riccio aprendo la portina.
"Non posso, devo tornare a casa." - riuscì a dire Chloe.
"Ti accompagno io se vuoi." - propose Louis abbassando lo sguardo e accarezzandosi nervosamente i capelli.
La ragazza, con straordinario stupore di tutti, afferrò la mano del ventenne e iniziò a muovere dei passi in direzione della sua abitazione.
"Facciamo progressi!" - esclamò Felicity in entrata, seguita da Liam e preceduta dal suo migliore amico.
Entrambi risero.
"Posso vedere se Niall sta meglio?" - domandò la ragazza togliendosi il cappotto e poggiandolo sull'attaccapanni.
"Certo, noi intanto andiamo a fare la spesa." - rispose Harry.
"La stanza del biondo è al piano di sopra. La prima porta a destra, non puoi sbagliare." - disse Liam uscendo.
Felicity salì i gradini molto lentamente, poggiando la mano sul corrimano.
Le piaceva sentire la consistenza delle varie superfici. Era una piccola mania che conservava fin da piccolissima.
Bussò timidamente alla porta per poi entrare.
"Nialler, disturbo?"
L'irlandese si trovava disteso sul letto con un fazzoletto, apparentemente bagnato, sulla fronte.
Vicino a lui sedeva Zayn che stava, in quel momento, controllando la temperatura nel termometro.
"Come sta?" - chiese lei avvicinandosi.
Il moro, non accortosi della sua presenza, si alzò bruscamente - "Ha ancora qualche linea di febbre ma è riuscito ad addormentarsi facilmente."
La ragazza afferrò la mano del malato e si avvicinò al suo volto.
"Com'è bello." - sussurrò accarezzandogli i capelli.
"Se lo dici te." - commentò Zayn.
Il silenzio calò nella stanza.
"Vuoi spiegarmi perchè ti comporti così con me?" - chiese Felicity osservando il ragazzo che si era nuovamente seduto.
"Così come?" - domandò lui fissandola negli occhi.
"Sei freddo con me, e quando mi rivolgi la parola è o per prendermi in giro o per sputare sentenze. E' fastidioso e voglio capire che ti ho fatto" - rispose lei convinta.
"Niente."
Zayn si alzò, per la seconda volta, e camminò verso la scrivania dove poggiava la bacinella d'acqua.
"Mi chiedo come gli altri possano essere diventati tuoi amici." - disse lei a bassa voce.
Il ragazzo si avvicinò pericolosamente a lei. Le prese entrambi i polsi e la costrinse a poggiare la schiena contro il muro.
Il suo volto era contratto e sembrava furioso.
"Lasciami stare." - sussurrò lei cercando di divincolarsi.
La stretta diveniva più forte ogni secondo che passava.
"Zayn." - una voce maschile richiamò la sua attenzione - "Lasciala andare."
Era stato Niall a parlare.
Con un movimento brusco lasciò Felicity.
"Va via ora." - disse lui rivolgendole le spalle.
La ragazza non se lo fece ripete due volte.
Lasciò la stanza, corse giù dalle scale e prese al volo il cappotto.
Pesanti lacrime le solcavano il viso, facendole compagnia per il breve tratto.
Si trovò sul vialetto della sua casa, quandò un mazzo di fiori le si pose davanti.
Intense rose rosse erano avvolte da una carta aranciastra. Era una strana combinazione di colori eppure sollevò l'animo turbato di Felicity per pochi istanti.
Si avvicinò cautamente lasciandosi travolgere dall'intenso profumo che emanavano.
Si accorse solo allora che vi era un biglietto.
Lo aprì, curiosa, e ne lesse il contenuto ad alta voce.
<< Essere come sei è abbastanza. >>

 
 
 
Scusate per l'assenza ma tra la gita (di 3 giorni) e lo studio ho avuto poco tempo di stare al computer.
Leggete e recensite! :D
Vostra Hope. :)

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Capitolo 6
*** Un'ombra nell'ombra. ***


Dedico questo capitolo a Sara, che senza di lei non avrei mai potuto scrivere questa storia.

I raggi di un tiepido sole infiltravano dalla finestra della camera.
Felicity si svegliò. Il cuscino era leggermente umido, dovuto alle lacrime versate la sera prima.
Istintivamente si toccò i polsi. Le bruciavano ancora un po', ma il peggio sembrava essere passato.
Si alzò di scatto. Questo movimento improvviso le causò un leggero giramento.
Appoggiò velocemente le mani sul comodino cercando di fermare quel vortice creatosi nella sua testa.
I suoi grandi occhi azzurri si fermarono a guardare il mazzo di rose rosse poggiato lì sopra.
"Allora non l'ho sognato." - sussurrò accarezzando un petalo.
Si diresse in bagno, come ormai era sua abitudine fare, e si guardò allo specchio.
"Buongiorno Frank." - disse lavandosi il viso e vestendosi.
Scese gli scalini con calma e si diresse in cucina.
Nessun odore di caffè e frittelle invasero le sue narici. Johannah non si era ancora svegliata. 
Decise allora di prendere un foglietto e lasciarle un messaggio.
<< Sono dai ragazzi. Vado a scuola insieme a loro e a Chloe. Buona giornata mamma. >>
Si incamminò verso la loro casa e, dopo pochi minuti, si ritrovò ad aprire il cancelletto.
Lo chiuse cercando di fare meno rumore possibile.
Solo allora si accorse della presenza di un altro individuo.
Lentamente si girò, pensando e sperando fra sè, che non fosse lui.
Occhi di un intenso marrone la scrutarono da capo a piedi. Le sue gote arrossirono lievemente quando incontrarono lo sguardo della ragazza.
Felicity abbassò il volto sperando che quel momento imbarazzante finisse presto.
"Ehi." - disse lui buttando per terra la sigaretta.
"Ehi." - rispose lei fermandosi a pochi centrimentri da Zayn.
con un veloce movimento il moro le afferrò le braccia.
Il cuore di Felicity iniziò a battere irregolarmente.
'Cos'altro vuole farmi?' - pensò, mentre le lacrime iniziavano a pizzicarle gli occhi.
Zayn alzò le maniche del cappotto della ragazza osservando per pochi secondi i suoi polsi.
"Sono stato io?" - chiese mantenendo lo sguardo fisso su di essi.
"Si." - bisbigliò lei - "Lasciami, ti prego."
Una lacrima salata le cadeva giù, segnando le sua pallide guance.
Il ragazzo la lasciò asciugando, teneramente, la goccia col pollice.
Felicity ringraziò il ragazzo ed entrò all'interno dell'abitazione.
Scivolò sulla porta, proprio come il giorno che lo aveva incontrato, e afferrò le maniche spingendole in basso, in modo da coprirle il rossore.
"Felì?" - una voce impastata di sonno fece sussultare la ragazza.
Davanti a lei si ergeva suo fratello con indosso ancora il pigiama e in mano una tazza di caffè.
La sorella non se lo fece ripetere due volte: si alzò da terra e abbracciò Louis.
Le accarezzò delicatamente i lunghi capelli per poi intonare una dolce melodia.
"I’ll be here, by your side        
No more fears, no more crying"
"Sarò qui, al tuo fianco
Niente più paure, niente più lacrime"
 
 
I mesi passarono e Novembre era ormai alle porte.
I lunghi viali alberti erano colorati e donavano a Felicity un po' di malinconia.
Novembre era il il loro mese. Suo e di Frank.
"Che facciamo a Felì?" - chiese Niall mentre addentava una delle caldearrosto appena comprate.
"Cosa intendi dire?" - domandò Liam in compagnia della sua nuova ragazza, Roxanne.
"Tra pochi giorni è il suo compleanno" - s'intromise Harry tenendo per mano Agatha.
"Dovremmo pur farle un regalo!" - disse nuovamente il biondo cercando di stare al loro passo.
"Nessun regalo, nessuna festa, niente di niente." La voce improvvisa di Louis spaventò i ragazzi.
"Perchè?" - si informò Zayn.
"Il suo compleanno equivale alla morte del suo fratello gemello." - s'immischiò Chloe raggiungendoli - "Crede che sia sbagliato festeggiare."
"E' come se facesse un torto a Frank." - terminò la frase il ventenne prendendo per mano la riccia.
"Quindi?" - chiese Niall.
"Quindi l'8 Novembre sarà un giorno come tanti." - concluse seria l'amica.
Tra il silenzio e lo scricchiolo delle foglie calpestate continuarono la loro passeggiata.
Le chiacchiere, le frasi dolci, lo sfregolio delle mani non erano un rumore abbastanza eccessivo per sovrastare i pensieri di quella persona.
 
 
 
"Mamma, io vado!" - urlò Felicity chiudendosi alle spalle la porta di casa.
"stai attenta per strada!" - gridò Johannah.
La ragazza chiuse il cappotto e alzò la sciarpa fino a coprire gran parte del viso.
Le guance erano arrossate, così come il naso, a causa del forte vento che tirava quel giorno.
"8 Novembre" - sussurrò, leggendo la data nella lapide che le stava dinanzi.
"Ehi Frank, ti ho portato la lettera. vuoi che te la legga?"
Una brezza la colpì, strattonando, anche se con leggerezza, la busta che teneva in mano.
La aprì, come se quel colpo di vento fosse una risposta affermativa alla domanda posta.
 
<< Caro Frank,
come ogni anno sono qua a scriverti. E' una cosa banale, lo so, ma questo non vuol dire che non mi faccia sentire un pochino meglio. 
Esatto, solo un po'.
Mi sono rintanata in camera, al buio, come faccio da anni a questa parte.
17. 
Sono passati 17 anni da quando io sono nata e tu sei morto.
17 lunghi anni.
Vorrei averti avuto al mio fianco tutto questo tempo; chissà come saresti stato.
Non sono mai stata brava con le parole e questo tu lo sai bene, ma ci provo. Tentar non nuoce, giusto?
Mamma, giusto ieri, mi ha raccontato un ricordo del parto.
Iniziava così:
 
"Il signor Collins, con mia enorme fatica, ti estrasse e ti poggiò sul telo che reggeva l'infermiera di turno.
Eri così bella Felicity. 
Ma i miei occhi, in quel momento, puntavano sulla pancia. C'era ancora un bambino lì dentro. 
Un piccolo feto che stava combattendo per la vita. 
Tuo fratello Frank.
"E l'altro?" chiesi con fatica.
Charles estrasse un altro bambino. Fu una cosa immediata.
Così fulminea che non sentì nulla.
Il suo tenero corpicino era chiuso su se stesso. Alcune membra non erano nemmeno del tutto cresciute.
Regnava un silenzio pesante in quella stanza.
Perfino tu smettesti di piangere. 
Eri in vita da soli pochi secondi e già avevi capito cosa stesse succedendo.
"Mi dispiace." fu il suo commento reggendo ancora quello che rimaneva di Frank.
Gli chiesi, con un sussurro, di potervi tenere in braccio. Insieme.
Lui acconsentì.
Prima mi porsi tu e poi lui.
Sebbene tuo fratello avesse ancora il cordone ombelicale avvinghiato al suo collo, sorrideva.
In quel momento sorridesti anche tu, quasi avessi voluto consolarmi.
Nella tua guancia rosea, a sinistra della bocca, si trovava una minuscola fossetta.
D'istinto mi girai verso Frank. La stessa cosa notai sul suo volto.
Una impercettibile fossetta sul lato destro."
 
Averti perso è come aver perso una parte del mio sorriso.
Adesso ne rimane solo una curva che mostra una fossetta sulla sinistra. 
"E quella a destra?" mi domandano in tanti.
"Un vuoto" rispondo "Un vuoto così grande che nemmeno le lacrime possono riempire." >>
 
La sua voce si spezzò in un pianto.
Se l'era promesso tante volte di non piangere ma era più forte di lei e non poteva farne a meno.
Appoggiò delicatamente la busta, contenente la lettera, sulla lapide.
"Torno subito" - riuscì a pronunciare con fatica - "Vado a prendere dell'acqua per i fiori, sono un po' sciupati".
Prese in mano l'innaffiatoio e si diresse al rubinetto più vicino.
Durante la sua assenza una figura si avvicinò alla tomba.
Depositò un mazzolino di fiori e un biglietto. "Ciao Frank." - disse per poi andarsene.
Un'ombra nell'ombra.
Felicity ritornò pochi secondi dopo. 
"Nontiscordardimè" - pronunciò con un sorriso sul volto - "Un gesto davvero carino, non è vero?" - domandò raggiante.
Prese in mano i fiori, avvicinandoseli cautamente al naso, e lasciando che la inebriassero con il loro profumo.
Un cartoncino si staccò dal mazzo appoggiandosi ai piedi della ragazza.
Lo raccolse, se lo rigirò fra le mani e lo aprì.
<< Grandi occhi color del cielo sono venuti qui per guardarti.
Una lacrima le solca il viso: non hanno mai smesso di amarti. >>

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Capitolo 7
*** It's gotta be you, only you. ***


"Sembra di stare in una serra." - esclamò Chloe entrando nella camera dell'amica.
Felicity rise, sedendosi comodamente sul letto e facendo cenno alla riccia di accomodarsi vicino a lei.
"Hai capito chi è l'anonimo innamorato che ti manda questi splendidi fiori?" - domandò gironzolando per la stanza e soffermandosi ogni tanto ad annusarli.
"Purtroppo no." - rispose Felicity osservandola.
"Secondo il mio parere è uno dei ragazzi." - disse Chloe afferrando un girasole - "E credo di sapere anche quale."
Un sorrisetto beffardo si formò sul suo volto.
"Allora cosa aspetti a dirmelo?" Felicity si alzò bruscamente provocandole un giramento.
Si attaccò rapida al comodino respirando molto lentamente.
"E' da un po' che hai questi attacchi. Sicura di non voler far visita ad un dottore?" - domandò l'amica avvicinandosi per reggerla.
"No tranquilla, dormo poco. Sono nervosa per la recita." - rispose riprendendosi e sorridendo.
"Allora riposati, io vado da Lou." 
Poggiò Felicity sul letto coprendola col piumone, le baciò teneramente la fronte e chiuse la porta facendo il minimo rumore.
'Un altra bugia' era il pensiero che rimbombava in quella stanza silenziosa.
 
 
"Sei splendida!"
Harry la guardava meravigliato insieme a tutti gli altri suoi compagni che avrebbero partecipato alla recita.
"Concordo con Hazza!" Niall non smetteva un attimo di guardarla.
"Sembri una vera principessa." Fu il commento di Liam seguito da quello di Louis.
"Mia sorella è una bomba" - rispose mimando un esplosione.
Felicity era sul palco e teneva con le mani i lembi del vestito che portava in modo da non sporcarlo.
Era giallo, con alcuni bordi ricamati in pizzo e una gonna ampia. Roxanne l'aveva tessuto prendendo come esempio l'abito del film della Walt Disney.
I capelli erano raccolti disordinatamente, ma donavano comunque alla ragazza un tocco in più di femminilità.
"Principesco." - esordì Chloe ammirandola assecondata da Agatha.
Attori, ballerini, musicisti, sarti e aiutanti per la sceneggiatura si fermarono a compiere ciò che stavano facendo guardando e bisbigliando, ogni tanto, qualcosa su Felicity, cosa che rese ancora più rosse le sue candide guance.
Tuttavia vi era qualcuno che assisteva alla scena da lontano.
"Forse dovrei toglierlo." - sussurrò la ragazza, accaldata dalla vergogna, a Roxanne.
"Perchè mai? Sei un tale splendore e ti sta proprio d'incanto." - rispose lei complimentandosi per il lavoro compiuto.
Felicity voltò lo sguardo verso la platea osservando il ragazzo accomodato negli ultimi posti.
'E' lui?' - pensò.
Ora l'individuo le appariva sfocato. 
Le orecchie iniziarono a fischiarle e si sentì mancare la terra sotto i piedi.
Urla e grida invasero la sua testa e rimbombarono all'interno di essa prima che il suo esile corpo poggiasse definitivamente a terra.
 
Gli occhi le bruciavano un po', cosa che le impedì di aprirli subito.
Il naso riscontrò un odore diverso da quello del teatro; nell'aria vi era odore di medicinali.
'Sono nell'infermeria?' - si chiese fra sè.
Dopo vari tentativi, riuscì a spalancare le iridi azzurre guardandosi attorno.
Osservò vicino a sè una serie di lettini e riscontrò di essere stata trasportata lì, proprio come pensava.
"Ti sei svegliata finalmente!" -  una voce rimbombò nella stanza - "Come ti senti?"
Il ragazzo si avvicinò con una tazza di caffè nella mano e si sedette vicino a lei.
"Zayn?" - esclamò meravigliata sedendosi e afferrando il bicchiere che le porse il moro.
"Esattamente." - sorrise - "Stai un po' meglio?"
Felicity sorseggiò la bevanda calda riacquistando un po' della sua vitalità. 
"Si, grazie. Sei tu che mi hai portato qua?" - domandò soffiando sul caffè per raffreddarlo.
"Ti ho vista cadere per terra e sono subito accorso. Ci ho messo un po' perchè ero nelle ultime file, ma sono comunque riuscito a prenderti al volo."
Il silenzio calò nella stanza.
Felicity resistituì la bevanda al moro che la poggiò sul tavolo lì vicino.
"Ho forse sbagliato?" - domandò lui, imbarazzando la ragazza.
"Oh no." - rispose lei gesticolando nervosamente - "Non ho mica detto questo, è che sei sempre così.." "Freddo." - terminò Zayn - "Lo so e mi spiace."
Accarezzò la mano di Felicity e se la portò, molto lentamente, sulle sue soffici labbra. Osservò per alcuni secondi il suo polso rosato lasciandosi sfuggire una lacrima.
"Tu stai piangendo." - sussurrò sbigottita lei.
A quelle parole il moro scoppiò. La mano della ragazza era poggiata sul suo viso ed era inumidita da tutte quelle gocce salate che cadevano pesantemente dagli intensi occhi marroni di lui.
Felicity entrò in trance per alcuni secondi.
Le sue labbra, socchiuse, tremavano per la scena che le si poneva davanti.
Quel ragazzo pakistano, con meravigliosi iridi castane, che le appariva freddo, duro, distaccato e violento stava piangendo. 
Colui che l'aveva spaventata, e allo stesso tempo attirata, con un indecifrabile emozione negli occhi si era lasciato andare proprio con lei.
Si era sbagliata; aveva fatto un errore notevole. Come pensava di poter pensare una cosa simile di lui?
Come poteva giudicare un ragazzo dall'esterno senza averlo mai conosciuto veramente nel profondo?
E così, come un fulmine a ciel sereno, si innamorò.
Il suo cuore iniziò a palpitare, scalciare. Le sue bianche guance arrossirrono e un numeroso gruppo di farfalle decisero, in quel preciso momento, di radunarsi nel suo stomaco.
Prese fra le mani la testa di Zayn e la appoggiò sul suo petto, accarezzandogli i capelli e baciargli, con tenerezza, la sua fronte olivastra.
'It’s gotta be you, only you. It's gotta be you, only you.'
'Devi essere tu, solo tu. Devi essere tu, solo tu.' - pensarono all'unisono, ignari del sentimento che provano l'uno per l'altro.
 
 
"Felì" - urlò il biondo quando vide l'amica entrare in casa.
Zayn la reggeva, preoccupato che potesse svenire nuovamente. "Dove sono gli altri?" - domandò a Niall appoggiando il cappotto di lei sull'attaccapanni.
"Harry e Liam con Agatha e Roxanne, Louis con Chloe e io qua." - sorrise tristemente.
Felicity si accomodò sul divano in salotto lasciando i due in entrata a discutere sulla sua salute.
Poco dopo l'irlandese fece capolino nella stanza e si sedette vicino alla ragazza.
"Devo farti ascoltare una canzone!" - aveva detto lei ricordandosi un'idea che aveva pensato pochi giorni fa.
"Sentiamo!" - rispose con un sorriso sul volto.
La ragazza armeggiò con i dischi, cercandone uno in particolare e, dopo che lo trovò, cliccò sul display alla ricerca della canzone esatta.
Una dolce melodia invase il salotto.
"Torn?" - domandò il biondo alzandosi e avvicinandosi allo stereo per ascoltare meglio.
"L'inizio degli One Direction, giusto?" - disse lei divertita.
Niall la guardò con tenerezza e i suoi occhi cristallini si illuminarono.
Aprì le braccia avvolgendo calorosamente la ragazza e muovendo a ritmo i piedi.
In quel momento iniziò a piovere. Le gocce picchiettavano sulla finestra mentre i due ragazzi si tenevano stretti.
"Grazie" - sussurrò l'irlandese per poi riprendere a canticchiare sottovoce. 
"E' un piacere" - rispose lei.
D'un tratto la porta della stanza si spalancò e una figura assistì alla scena.
"Zayn?" - domandò Niall guardando il ragazzo mollare un pugno sul muro.
Le sue nocche sanguinarono immediatamente e il suo viso mostrava dolore e rabbia.
Le buste della spesa erano ancora sullo stipite della porte mentre il moro decise di ritirarsi, fulmineamente, nella sua camera.
"Perchè?" - si domandò Felicity accasciandosi a terra - "Perchè questo gesto?"
Il biondo si chinò vicino a lei. "Ho sbagliato, scusa, non è colpa tua." - disse afferandole la mano.
"Colpa tua? Cosa vorresti dire?" - chiese turbata.
"Non l'hai ancora capito?"
Felicity fece cenno di no con la testa, non interpretando la frase dell'amico.
La pioggia insisteva a picchiettare procurando un suono fastidioso alle sue orecchie.
"E' lui l'anonimo innamorato."
 
Un leggero tocco sulla porta fece sussultare Zayn.
"Avanti" - disse coprendosi la mano, ancora dolorante per il pugno assestato.
Grandi occhi azzurri posarono lo sguardo sul ragazzo e, con un veloce movimento, Felicity chiuse l'uscio.
Si avvicinò cautamente al letto dove sedeva il moro. "Vieni in bagno che ti medico" - disse decisa porgendogli il palmo.
L'iride castana si posò sul viso delicato di lei e, tentennando un po', afferrò la sua mano.
"Mi dispiace se ti ho spaventate nuovamente." - disse mentre percorrevano il corridoio.
"Non importa." - rispose lei sorridendogli teneramente.
Un inebriante odore, proveniente dal piano terra, si diffuse nella casa.
Felicity si porse una mano sul naso, cercando di non annusarlo.
"Niall sta cucinando qualcosa." - commentò Zayn cercando di interrompere il silenzio.
La ragazza, all'udire la frase, corse immediatamente nella stanza che si poneva di fronte a lei, il bagno.
Raccolse i suoi lunghi capelli neri in una frettolosa coda e si chinò a terra.
Pose l'indice e il medio all'interno della sua gola sforzando un conato.
"Felicity che?" - domandò il moro interrotto dal vomito che cadde rumorosamente all'interno del water.
Pochi secondi dopo la ragazza allungò le sue esili dita verso lo sciacquone.
Si sedette a terra, poggiando la schiena sul marmo freddo.
Alzò la maglietta che indossava mostrando al pakistano ciò che restava del suo corpo; uno scheletro vivente.
I suoi occhi celesti si posero sul volto di lui che appariva stupito.
"Sai Zayn" - bisbigliò lei - "Ad un certo punto della mia vita ho rinnegato me stessa."


E finalmente, dopo parecchi giorni, sono riuscita a scrivere questo capitolo!
Sinceramente, mi piace ma nella mia testa appariva meglio.
Vabbè, spero sia all'altezza dei precedenti. 
Un caloroso abbraccio, vostra Hope. :)

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Capitolo 8
*** Tu non sai quello che so io. ***


A Marta, che mi è sempre vicina.

Felicity dormiva incessantemente da ore mentre Zayn la ammirava, seduto su una sedia posta vicino al letto.
Di tanto in tanto le spostava alcune ciocche di capelli che le ricadevano sul viso.
Stava pensando ancora a ciò che la ragazza gli aveva raccontato prima che crollasse dal sonno.
 
"Com'è" - chiese il moro deglutendo molto rumorosamente - "com'è successo tutto questo?"
Felicity abbassò la maglia e, con un notevole sforzo, si alzò da terra.
Prontamente il ragazzo si avvicinò porgendole le mani.
"Ce la faccio, non ho bisogno di aiuto." - sussurrò avvicinandosi al lavandino e sciaquandosi la bocca.
Quando alzò il capo lo sguardo si pose sullo specchio e, più precisamente, sul pakistano che si rifletteva in esso.
I suoi occhi castani erano un misto tra lo spaventato e l'incredulo, cosa che fece sorridere la ragazza.
Un sorriso triste.
"E' successo tutto così velocemente." - iniziò a dire, dirigendosi verso la porta - "Il giorno prima mangiavo normalmente e il giorno dopo mi sono trovata in questo posto."
Girò molto lentamente la maniglia e si affacciò al corridoio. Si fermò un attimo in cerca di Zayn.
Volse i suoi occhi verso di lui, che stava poco più in dietro, e cercò la sua mano.
Fece alcuni passi verso la sua direzione e intrecciò le sue dita con quelle del moro.
Si incamminarono mentre Felicity riprese il discorso - "Avevo un unico pensiero fisso che continuava a girarmi per la testa. Dovevo essere più magra."
Arrivarono davanti alla stanza da letto di Zayn.
"Mamma inizialmente fu sconvolta, proprio come te poco prima, e Louis credeva fossi impazzita. Ma mi aiutarono, furono sempre pronti. In qualsiasi occasione erano lì."
Si sedette sul letto mentre il moro la aiutò a coricarsi, coprendola con il piumone.
"Ogni famiglia ha i suoi segreti" - sospirò, abbassando le palpebre e addormentandosi.
 
Uno spiraglio di luce entrò nella stanza.
"Malik, posso?" - chiese titubante Harry.
Il moro gli fece cenno di entrare.
Chiuse la porta alle sue spalle e si avvicinò all'amico.
"Tu lo sapevi?" - domandò Zayn tenendo lo sguardo fisso su Felicity.
"Si." 
Il silenzio calò nella stanza.
"Io non ti capisco." - bisbigliò il riccio - "Pochi mesi fa la trattavi con disprezzo e ora sei qui, accanto a lei. Sul serio, è da parecchio che ci penso.
Appena l'hai incontrata, in quel giorno piovoso, l'hai trattata con straffottenza. Ogni motivo era buono per stuzzicarla e deriderla. 
Poi, a teatro, l'hai avvolta tra le tue braccia. Come un piccolo bambino protegge il suo tesoro più prezioso. Nessuno di noi ha potuto avvicinarsi e ti sei diretto immediatamente in infermeria.
Ed ora ti trovo in questa stanza, al buio, che la guardi teneramente e, ne sono certo, cerchi una soluzione per il suo problema." 
"Tu non mi conosci, okay? Tu non sai niente. Tu non capisci." - sputò Zayn cercando di togliere immediatamente quel pensiero dalla testa di Styles.
Non doveva capire che l'amava. Ogni volta che chiudeva gli occhi il suo viso spuntava delicatamente; i suoi occhi così azzurri, i suoi capelli corvini e quelle labbra sottili.
Amava tutto di lei. Ogni singola parte del suo corpo. Amava come recitava, come metteva passione in quello che faceva. 
Amava la sua risata, il suo essere timida e testarda nello stesso tempo. Si, lui l'amava. 
Ma non poteva, non doveva. Lui non era assolutamente alla sua altezza.
Lei era fatta per stare con uno come Niall, ad esempio. Il biondo poteva riempirla di attenzioni, sapeva essere dolce e protettivo e ti faceva stare meglio.
Lui invece era un'idiota. Aveva sbalzi d'umore e non riusciva a legare con nessuno, praticamente.
Zayn Jawaad Malik e Felicity Jolanda Tomlinson. Due mondi completamente opposti.
"Ti sei innamorato." - concluse Harry, appoggiando una mano sulla spalla del moro.
Silenziosamente, piccole gocce salate, solcavano la pelle ambrata del ragazzo. Non poteva più nasconderlo.
"Mi sono innamorato."
 
 
La giornata era nuvolosa; il sole sembrava aver abbandonato del tutto il suo posto nel cielo e le pioggie, invece, si mostravano con insistenza.
Ma il tempo era sempre così a Doncaster.
Liam era intento a cucinare, preparando frittelle, uova e bacon per tutti; Niall stava preparando la tavola con cura e Zayn sedeva lì vicino, con lo sguardo perso nel vuoto.
Harry li raggiunse poco dopo. 
"Tra pochi giorni è Natale." - disse Malik, spostando le sue iridi castane su quelle degll'ultimo arrivato.
"E il nostro Boo Bear sarà ventenne" - rispose il riccio sorridendo.
"Che cosa potremmo regalargli?" - domandò l'irlandese poggiando i piatti sul ripiano.
"Una festa a sorpresa?" - introdusse Liam accomodandosi.
"Credo sia un'ottima idea!" Felicity spuntò dalla porta. 
Corse incontro ai quattro baciandoli uno ad uno sulla guancia, prese velocemente il caffè e lo bevve in un sol sorso.
"Vado a scuola ragazzi, voi organizzate il tutto che quando torno ne riparliamo. Ciao" 
E così come era entrata, sparì.
'I've tried playing it cool
But when I'm lookin' at you
I can't ever be brave
Cause you make my heart race'
'Ho provato a fare il figo
Ma quando ti guardo
Non riesco mai ad essere coraggioso
Perchè tu fai impazzire il mio cuore' - canticchiò il moro toccandosi la guancia.
 
24 Dicembre:
 
"SONO A CASA!" - urlò Felicity entrando, seguita da Chloe.
"Dove sono tutti?" - domandò la riccia appoggiando borsa e cappotto sull'attaccapanni.
L'amica si diresse verso la cucina sperando di poter trovare almeno uno dei quattro.
La festa sarebbe stata la sera stessa e non averli lì, in quel momento, l'aveva resa ancora più nervosa.
Notò un biglietto sul tavolo, si avvicinò e chiamo Collins.
La ragazza arrivò subito, afferrò il foglio e lo lesse ad alta voce.
<< Ehi baby, Louis è fuori insieme a Harry. Con una scusa è riuscito a portarlo in giro, in questo modo avremo casa libera. 
Zayn è andato a fare la spesa, Liam ed io a prendere la torta. Agatha e Roxanne dovrebbero arrivare a momenti. Chloe sarà sicuramente già con te.
Striscioni e decorazioni varie sono poste nello sgabuzzino, abbiamo dovuto nasconderle da quell'impiccione di tuo fratello.
Preparate il tutto, noi torneremo tra pochissimo.
Nialler.xx >>
Felicity si incamminò verso la stanza descritta dall'irlandese. Aprì la piccola porticina e portò lo scatolone da Chloe, che era rimasta in cucina.
"Diamoci da fare!" - disse divertita.
Passarono l'intero pomeriggio a decorare casa. Più o meno versO le quattro arrivarono anche le due rosse e continuarono il lavoro ridendo e scherzando.
Appena ebbero finito entrarono dall'uscio Niall, Liam e Zayn.
"Tempismo perfetto!" - commentò ironica Felicity squadrandoli da capo a piedi.
La battuta suscitò l'ilarità generale.
"Ora ci pensiamo noi. Voi andate a prepararvi." - disse Liam riprendendosi dalle risate.
Ognuna tornò a casa propria dandosi appuntamento davanti casa Tomlinson.
 
Oramai la casa era stracolma di gente che aspettava, impaziente, l'arrivo del festeggiato.
"Eccolo, è qui." - urlò Niall, che aveva ricevuto il messaggio da Harry, zittendo immediatamente tutti.
Restarono al buio e due fari di una macchina invasero la stanza per pochi secondi.
Una chiave girò nella serratura e una figura maschile aprì la porta.
Prontamente Liam accese le luci e urlarono in coro "HAPPY BIRTHDAY BOO BEAR!"
Louis, sconvolto da tutto ciò, iniziò a saltellare per la stanza, sebbene con scarsi tentativi, ringraziando i presenti per essere venuti.
Ormai la festa era cominciata già da un po' e la maggior parte dei partecipanti ballavano senza fermarsi un attimo.
I ragazzi, insieme alle loro fidanzate, si erano appartati in qualche angolo della casa mentre Felicity sedeva sul divano salutando, di tanto in tanto, i partecipanti.
"Ehi." - Zayn si accomodò vicino a lei, facendola sussultare.
"Ehi." - rispose lei sorridendo vigorosamente.
"C'è un bal casino qua, eh?" - disse lui grattandosi la nuca, in cerca di un argomento.
"Già. Però si stanno divertendo"
"Ti" - iniziò a chiedere il moro arrossendo violentemente - "ti andrebbe di venire sul tetto insieme a me?"
Felicity rise. Lo trovava tenero quando si comportava in quel modo.
"Accetto" - disse afferrando la mano del pakistano.
Corsero verso il piano superiore e, dopo aver aperto la finestra, si accomodarono sulle tegole fredde.
Per la ragazza fu più complicato sedervi poichè indossava un delicato vestito di pizzo che la rese ancora più goffa nei movimenti.
"Aspetta un attimo." - Zayn rientrò nella stanza per ritornare dopo qualche minuto con delle giacche in mano - "In questo modo non sentirai freddo."
"Grazie." - sussurrò lei avvolgendosi le spalle con esso.
Quella notte faceva più freddo del solito e la luna splendeva tenue nel cielo.
"E' così bella." - bisbigliò lei osservandola ammaliata.
"Che cosa?" - domandò Zayn.
"La luna."
"Te sei come lei." - disse lui rompendo il silenzio che si era creato.
"Perchè?" - domandò curiosa.
"Tu illumini i posti più oscuri dentro il mio cuore."
Felicity si sentì avvampare.
"Mi sa che sono stato troppo sdolcinato." - commentò imbarazzato guardandola.
"Solo un pochino." - rise - "Ma è pur sempre una cosa molto dolce."
La sua mano afferrò quella di lui, facendo rabbrividire entrambi per il contatto gelido.
"Devo confessarti una cosa Jolanda. Una cosa che nascondo da molto tempo."
"Chiamami Felì Zayn." - disse lei interrompendo il discorso del ragazzo e poggiando il dito sopra le sue labbra - "E lascia parlare me questa volta.
So che eri tu quel giorno a teatro, quando ti sono corsa incontro mentre tu sei fuggito.
So che eri tu che avevi posto quelle splendide rose rosse sui gradini di casa mia, sebbene pochi minuti prima mi avessi fatto piangere.
So che eri tu ad aver portato i nontiscordardimè sulla tomba di Frank e quel meraviglioso biglietto.
So che sei tu l'anonimo innamorato; ma tu non sai quello che so io."
"E cosa sai Felì?"
"So che ti amo."
Le loro labbra premevano forti.
Un leggero nevischio vorticava sulle loro teste, in cerca di un suolo dove poggiarsi.
Quella vigilia di Natale Zayn Jawaad Malik e Felicity Jolanda Tomlinson scoprirono di non essere così opposti come pensavano.

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Capitolo 9
*** Tremendamente felice. ***


A tutti coloro che seguono e recensiscono questa storia. Grazie.
 
28 Dicembre:
 
"Felì!" - chiamò Zayn, stropicciandosi gli occhi, dirigendosi in cucina.
Aprì la porta e trovò la ragazza seduta, che addentava un misero pezzetto di pancake.
Le iridi marroni si illuminarono. "Ci sto provando, ma con poco successo." - disse Felicity incontrando il suo sguardo.
Si avvicinò velocemente a lei, abbracciandola e baciandole la fronte. "Non puoi rendermi più felice di così."
Si accomodò anch'egli al tavolo, di fronte a lei, sorseggiando il caffè caldo.
Felicity insisteva a mangiare, gioiendo per l'azione che stava compiendo.
Ad ogni boccone si sentiva sempre meglio. Mangiare non era poi così difficile, perchè si era fatta tutte quelle paranoie? Per quale motivo pensava che fosse così difficile?
Ma non ce l'avrebbe mai fatta, non senza Zayn.
Quel pakistano moro che ora la ammirava incantato, sorridendo di tanto in tanto, senza che quel scintillio nei suoi grandi occhi lo abbandonasse.
Il ragazzo soffiò insistantemente nella tazza, cercando che la bevanda al suo interno si raffreddasse.
D'un tratto la poggiò sul tavolo, afferrò la mano di Felicity e la accarezzò delicatamente.
"Non c'è niente di sbagliato in te, e non capisco chi o come ti abbia portato in queste condizioni. Ma ora tu sei mia, e non ti abbandonerò ora. Lotteremo Felì, fino all'estremo delle nostre forze."
Un largo sorriso si fece spazio nel viso di lei, leggermente rosastro.
"Non preoccuparti, io ti proteggerò. Farò qualsiasi cosa per te."
 
 
29 Dicembre:
 
"Zayn?" - domandò Felicity, sdraiandosi accanto a lui, nel suo letto, coprendosi con la coperta.
"Si?" - chiese, facendole spazio e avvolgendola fra le sue braccia, lasciando che il suo delicato profumo la inebriasse.
"Secondo te, cosa provano le persone quando muoiono?"
Il ragazzo socchiuse leggermente gli occhi, cercando il suo volto nella penombra che vi era nella stanza. 
Il respiro di lei si era fatto, d'un tratto, irregolare. Evidentemente quell'argomento le suscitava un po' di terrore.
"Credo che provino gioia."
"Gioia?" Il suo tono di voce era stupito.
"Si, io sostengo che chiunque, prima di abbandonare definitivamente la vita, pensa ai bei ricordi con le persone a lui care. Capisci quello che intendo?"
"Mmm" - mugugnò - "Chiudi gli occhi."
"Come?"
"Tu chiudili e basta."
"Ok." Zayn ubbidì, lasciando che il buio lo avvolgesse completamente.
"Cosa vedi?"
"Nulla."
"Esatto, e questo mi terrorizza."
Istintivamente il ragazzo la strinse più forte a sè.
"Ora chiudi tu gli occhi e dimmi, cosa senti?"
"Il calore del tuo abbraccio, la tua voce e" - pensò un momento Felicity - "il battito dei nostri cuori."
"Bene, fino a quando sentirai tutto ciò, non dovrai avere paura perchè io ti starò accanto."
La ragazza poggiò la mano sul suo petto e, andando alla cieca, posò le sue dita sulla bocca carnosa del pakistano.
"Dimmi perchè, perchè mi fai sentire così?"
"Così come?"
"Tremendamente felice."
 
 
30 Dicembre:
 
"LA NEVE!" - urlò estasiata Felicity alla vista del bianco che avvolgeva la città.
"Non l'hai mai vista?" - chiese Zayn, sorridendo, e riscaldandosi le mani col suo tiepido soffio.
La ragazza abbassò la sciarpa fin sotto il mento, in modo che non la ostacolasse nel suo discorso - "Si, ma a Doncaster rimane solo per poche ore."
Si buttò immediatamente nel manto bianco sotto di lei, agitando braccia e gambe.
"Che fai?" - domandò lui, lasciandosi scappare una risata alla vista del notevole impegno che ci stava dando.
"L'angelo della neve, mi sembra ovvio." - sbuffò lei, alzandosi e ammirando il lavoro compiuto - "Che te ne pare?" 
Sorrise, strizzando gli occhi per il freddo e mostrando la sua fossetta.
"Trovo che sia splendido, quasi quanto te."
Sfiorò delicatamente le sue labbra, accarezzandole la guancia rosea.
"Quasi?" - domandò stizzita lei.
"Bè, si." 
Tutto d'un tratto il moro si trovò disteso a terra e il suo berretto insieme a lui. Al suo posto vi era una gramulosa palla di neve, notevolmente gelida.
"Ma che?"
"Ho sempre pensato che il bianco ti donasse." - esclamò lei, soffocando una risata.
 
 
31 Dicembre:
 
"DIECI!"
"Zayn, dove sei?
"NOVE!"
"Felì! Ma dove si è cacciata quella ragazza?"
"OTTO!"
"Ehi Hazza, sai dov'è Malik?"
"SETTE!"
"Era vicino alla finestra del balcone pochi minuti fa."
"SEI!"
"Horan! Hai visto Jolanda?"
"CINQUE!"
"Mi sembrava fosse con Liam poco fa."
"QUATTRO!"
"Lou, spostati. Ne parliamo dopo dell'importanza delle carote."
"TRE!"
"Payne, sai che fine ha fatto Felì?" 
"DUE!"
"Si. E'"
"UNO!"
"Merda, dove?"
"Dietro di te."
Soffici labbra si posarono sulle sue.
"BUON ANNO!"
 
 
1 Gennaio:
 
"Tornerò tra poche ore, promesso!" - disse, per l'ennesima volta, Zayn infilandosi il cappotto.
"Ok, ti aspetto." - mugungò lei, arrendendosi e porgendogli sciarpa e berretto - "Ma tu muoviti." - lo minacciò.
Il moro si lasciò scappare un sorriso.
"Certo."
Le lasciò un bacio sulla fronte prima di partire verso Bradford, per salutare la famiglia.
 
17.30.
 
"RAGAZZI! SONO A CASA" - urlò il moro, entrando e chiudendo la porta dietro di sè.
Una figura si mostrò davanti a lui in lacrime.
"Harry, che hai?" - domandò, avvicinandosi all'amico.
Il riccio alzò lentamente il viso.
"E' all'ospedale." - sussurrò.
"Chi?" - chiese Zayn, in preda al panico.
"Felì."
Un pesante macigno colpì il cuore del pakistano. 
Felicity. All'ospedale. Si diede un pizzicotto. No, era tutto vero. Il dolore e la paura che si stavano lentamente impadronendo di lui erano reali.
Afferrò la maniglia della porta e, senza nemmeno pensarci due volte, la spalancò e iniziò a correre a perdifiato.
You know I'll be
Your life, your voice your reason to be
My love, my heart
Is breathing for this
Moment in time
I'll find the words to say
Before you leave me today
 
Close the door
Throw the key
Don't wanna be reminded
Don't wanna be seen
Don't wanna be without you
My judgement is clouded
Like tonight's sky
Il vento freddo gli pungeva gli occhi, le mani erano chiuse in pugni e le lacrime rigavano violentemente il suo viso.
Undecided
Voice is numb
Try to scream out my lungs
But it makes this harder
And the tears stream down my face
 
If we could only have this life for one more day
If we could only turn back time
Corse nel corridoio, cercando di farsi spazio fra la gente.
You know I'll be
Your life, your voice your reason to be
My love, my heart
Is breathing for this
Moment in time
I'll find the words to say
Before you leave me today
"Zayn!" - urlò Louis, vedendolo.
"Dov'è?" - chiese, fissandolo insistentemente negli occhi.
"Stanza numero 3."
Riprese la corsa. Doveva starle vicino, non poteva abbandonarla proprio ora.
Flashes left in my mind
Going back to the time
Playing games in the street
Kicking balls with my feet
Dancing on with my toes
Standing close to the edge
There's a part of my clothes at the end of your bed
As I feel myself fall
Make a joke of it all
Entrò nella stanza e afferrò la mano tiepida di lei.
"Malik?" - sussurrò lei, aprendo leggermente gli occhi.
Due grandi iridi azzurri si impossessarono della sua mente.
You know I'll be
Your life, your voice your reason to be
My love, my heart
Is breathing for this
Moment in time
I'll find the words to say
Before you leave me today
"Non andartene. Non posso farcela da solo."
Le sue parole furono interrotte dal pianto.
Felicity si avvicinò al suo viso, gli asciugò le lacrime e sussurrò una frase al suo orecchio prima di accasciarsi sul letto esalando l'ultimo respiro.
You know I'll be
Your life, your voice your reason to be
My love, my heart
Is breathing for this
Moment in time
I'll find the words to say.

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Capitolo 10
*** L'amore non muore mai. ***


A Chiara, desiderosa di un finale alternativo.
 
"Zayn, forza." Una mano cingeva la spalla del moro, scrollandolo dai suoi pensieri.
Lentamente si alzò, si specchiò cercando di mantenere un'aria tranquilla, e prese il foglio a cui aveva dedicato tanto tempo in quei giorni.
Tre lunghissimi giorni senza di lei.
Dopo un tragitto passato in macchina i ragazzi arrivarono a destinazione.
Era venuta parecchia gente ad assistere alla cerimonia: compagni di scuola, familiari, amici.
La bara, laccata di un spiccato color ambrato, faceva da padrona mentre le persone, accerchiate attorno ad essa, tenevano la mano a Johannah e Louis.
Il prete fece cenno di stare in silenzio e subito un'aria pesante ricadde nel cimitero in quella giornata nebbiosa.
A piccoli passi Zayn arrivò a fianco della bara. Era stato suo compito, scelto da tutti, di scrivere una dedica per Felicity.
Chi meglio di lui poteva esprimere il dolore, la paura ma anche la gioia e la felicità che ella aveva portato nella sua vita in un così breve lasso di tempo?
"Ciao Felicity." - iniziò, ricevendo l'attenzione della folla.
"Oggi è il 4 Gennaio 2012 e sono qua, cercando di descriverti al meglio. Ti devo però confessare una cosa.
A volte chiamo il tuo nome mentre sono a casa, addirittura alzo la voce, arrabbiandomi se non rispondi. E solo allora, quando il silenzio mi invade, capisco che non ci sei più.
'La mia Felì se n'è andata' penso.
E un grande vuoto si riempe dentro di me. Un incolmabile vuoto; una voragine dove cado ogni volta che ti cerco.
Resto impietrificato, in piedi; alzo leggermente la mano davanti al mio viso e ti penso.
Penso a quando hai stretto le tue dita nelle mie, quando quella bellissima Vigilia di Natale mi hai baciato per la prima volta.
Gli scherzi con la neve, l'irrefrenabile voglia di averti con me durante il conto alla rovescia del 31 Dicembre.
A quel punto annuso l'aria e sento ancora il tuo flebile profumo impadronirsi di me, come la prima volta che ti vidi.
Ora dimmi, piccola Felì, come potrò stare senza di te? Senza i tuoi amabili occhi azzurri, dove potevo affogare con piacere.
I tuoi lunghi capelli corvini, piacevoli da accarezzare e quelle labbra soffici e delicate che mi baciavano con dolcezza.
Te ne sei andata così presto, senza nemmeno salutarmi.
E io sono morto insieme a te.
Mi hai guardato negli occhi, prima di andartene, e con tutte le forze che ti rimanevano ti sei avvicinata a me.
"L'amore non muore mai" mi sussurrasti.
Hai così maledettamente ragione. Il mio cuore pulsa ancora per te, per il tuo ricordo che vive all'interno della mia testa.
Certe volte sento ancora la tua risata cristallina e quell'amabile fossetta farsi spazio nella mia mente.
Ma devo arrendermi. Non ci sarai nel mio futuro.
Nè ora, nè mai.
Tante volte ho sognato una famiglia nostra e io e te invecchiare insieme, mano nella mano, senza che quei meravigliosi brividi mi abbandonassero.
Ma sono solo delle stupidissime illusioni che non possono far altro che farmi male.
E così, nitida come un raggio di un sole, mi spunta questa domanda: 'A che serve voler bene a qualcuno, se poi devono scomparire tutti così?'
Mi manchi, e questo mi uccide.
Tuo, per sempre, Zayn."
Tornò al proprio posto fissando la bara che veniva seppellita da pesanti cumuli di terra.
Ogni spalata un colpo al cuore; ogni spalata una lacrima.
"Ti amo" - sussurrò, lasciando trasportare quell'ultimo saluto dal vento.
"Zayn, forza." - una mano cingeva la spalla del moro, strattonandolo - "Zayn!"
Improvvisamente il ragazzo si svegliò. Gli occhi erano ben sbarrati e il corpo era indolenzito.
Vide davanti a sè una fila di lettini e riscontrò uno strano odore nell'aria. Medicinali.
"Dove siamo?" - chiese, fissando Louis con aria meravigliata.
"In ospedale."
"Ma, Felì?"
"Lì che dorme."
Volse lo sguardo nella direzione che il ventenne aveva indicato.
Trovò folti capelli neri incorniciare un viso pallido. Respirava leggermente mentre il 'bip' di sottofondo accompagnava quel ritmo.
Le accarezzò con dolcezza la guancia lasciandosi invadere dalle lacrime.
"Posso restare solo con lei?" - domandò senza voltarsi.
"Certo." - rispose Louis andandosi.
Passarono pochi minuti prima che anche la ragazza si svegliasse.
"Ciao." - sussurrò, sorridendole.
"Ciao." - rispose lei, stiracchiandosi e sedendosi.
"I tuoi occhi mi fanno impazzire."
"Anche i tuoi, sebbene siano così rossi. Hai pianto?" - chiese, asciugandogli una lacrima.
"Ho fatto un incubo."
"Di che tipo?"
"Eri morta, mi avevi abbandonato."
Istintivamente Felicity accolse fra le sue braccia il moro.
"Non potrei. Nè ora, nè mai. Ho bisogno di te."
"Ti amo, Felicity. E quando dico 'amore' intendo tutto ciò di bello che esiste a questo mondo."
"Stai diventando sdolcinato, lo sai vero?" Entrambi sorrisero.
"Non m'importa. Abbiamo così poco tempo per far capire a una persona quanto è essenziale per noi e, a causa di quel sogno, non ne avevo più."
"Era solo un'illusione. Io sono qua, tu sei qua. Noi ci siamo entrambi e abbiamo una vita intera per sussurrarci parole dolci nelle orecchie, stringerci le mani, abbracciarci e baciarsi come se ogni volta fosse la prima."
"Eppure ho paura."
"Tutti ne abbiamo, Zayn. Ciò ci rende umani."
"Ora tocca a me!" - urlò Louis, facendo un'entrata di gran effetto, spaventando i due ancora avvinghiati.
"E' meglio che tu vada, prima che ti prenda a carotate." - disse Felicity, facendo, finalmente, ridere Zayn.
 
 
Felicity appoggiava entrambi i gomiti sulla ringhiera del balcone, lasciando che il suo viso venisse colpito da quella leggera brezza.
Il freddo le pungeva le guance, ormai rosse, mentre ammirava incantata le stelle.
'Come quella notte' - pensò, ricordandosi del primo bacio fra lei e Zayn.
"Felicity, vieni in salotto!" - urlò una voce proveniente dal piano di sotto.
"Arrivo!" - rispose lei avviandosi.
Aprì la porta della stanza, osservando la madre, il padre e Louis seduti sul divano, con una strana espressione sul volto.
"Che c'è?" - domandò, accomodandosi su una sedia.
"Sono incinta" - rispose Johannah, interpretando l'espressione che avrebbe assunto la figlia.
Nel viso di Felicity spuntò un largo sorriso. "Davvero? Ma è splendido!"
"Di due gemelli."
Immediatamente si fece cupa, lasciando analizzare nella sua mente la frase appena pronunciata dalla madre.
Un improvviso pensiero sbocciò in lei.
'E così, la storia si ripete.'
 
-----------------------------------------------------------------------SPAZIO AUTRICE----------------------------------------------------------------
Ebbene si, non è morta! :'D
Vi lascio, impaziente di sapere cosa ne pensate. :)
LEGGETE E RECENSITE, grazieeee. :3
Vostra Hope. ♥

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