I misteri di Neverland

di Crudelia_Burns
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


Chi sono non lo so nemmeno io. Le uniche cose certe della mia vita sono il mio nome, Dalila, la mia età, 21 anni, la mia laurea ad Yale e che mi trovo su un aereo che mi sta riportando a casa, una minuscola isola sperduta nell’oceano Pacifico, Neverland.
I miei genitori sono morti quando avevo solo sei anni. Io e mia sorella Amanda, ormai chiamata da tutti Amy, siamo state cresciute dai genitori di nostra madre.
La nonna maniaca della casa e dello studio, ci ha insegnato a leggere, scrivere, cucinare, pulire, e tantissime altre cose.
Il nonno invece era un campione di arti marziali, e a casa non c’era molto spesso, ma quelle poche volte non perdeva occasione di insegnarci come fare a difenderci.



Note dell'autrice: Questa è la mia prima storia che scrivo qui, non è niente di speciale ma spero che possa piacervi lo stesso.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Il mio corpo era seduto su quella poltrona d’aereo, ma la mia mente era disdratta da molti pensieri mentre i miei occhi osservano quel paesaggio sopra le nuvole.
Improvvisamente le urla di mio zio al telefono mi fecero tornare alla realtà, non riuscivo a capire bene cosa stesse dicendo, ma in quel momento non gli diedi nessuna importanza.
“Sarà per una questione di affari.” Pensai nella mia piccola testa.
Lo zio era il governatore dell’isola e anche un grande imprenditore, lui viveva solo per gli affari, l’unica cosa che per lui contasse erano i soldi e scoprire come poterne guadagnare di più, il resto per lui non contava, nemmeno sua figlia, per questo una volta morta sua moglie dando alla luce la sua bellissima bambina decise di lasciarla crescere dai genitori della sua defunta consorte.

“Nancy tra quanto arriveremo?” Domandai all’hostess del jet privato dello zio, era una ragazza poco più grande di me, con una voce così dolce da riuscire a rilassarti.
“Tra ci rca due ore.”
“Così tanto?” Ero così impaziente di tornare a casa che avrei voluto già esserci.
“Fretta di tornare a casa?”

Stavo per rispondere quando la voce scontrosa dello zio ordinò a Nancy di portargli un drink.

“Problemi con il lavoro zietto?”
“Non sono cose che ti riguardano.” Rispose irritato, come se non avesse voluto che io gli facessi quella domanda.

Non badai più tanto alle sue parole, mi rimisi le cuffie e accesi il mio ipod.
Amo viaggiare in aereo, perdermi in quei magnifici paesaggi sopra le nuvole mentre ascolto un po’ di musica, dicono che il tempo passi più velocemente se c’è una dolce melodia che distrae la tua mente, ma quella volta non era affatto così, quelle due interminabili ore sembravano non passare mai, avrei voluto che quell’aereo andasse più veloce ma sembrava quasi tornare indietro invece di proseguire il suo viaggio per riportarmi a casa, e io ero sempre più impaziente di rivedere mia sorella Amy, la nonna, ma soprattutto il nonno.

“Allacciate le cinture, stiamo per atterrare.” Le parole di Nancy mi sembrarono un miraggio, era per tutto il viaggio che stavo aspettando che le pronunciasse.
“Era ora, credevo che non arrivassimo più.”
“Sarebbe stato meglio. Non ho ancora finito di sistemare il mio discorso.” Lo zio non era mai in pari con il suo lavoro, sembrava sempre che gli mancasse qualcosa, nonostante non staccasse mai un attimo era come se lo volesse finire.

L’aereo non fece tempo ad atterrare che io mi ero già precipitata giù dalla scaletta muovendo la testa in tutte le direzioni, per cercare la persona che mi era mancata più di tutti, quando mi accorsi che non c’era ci rimasi malissimo.
“E’ al recinto che ti aspetta, corri.” Disse Roger, l’autista della limousine dello zio.
Senza farmelo ripetere due volte mi misi a correre, appena vidi la sua testolina bionda cominciai ad accelerare sempre di più finchè non la raggiunsi.
“Potevi nasconderti meglio la prossima volta.” Dissi ansimando. “Troppa fatica, poi so che mi avresti trovata. Conoscendo Roger deve aver fatto di nuovo la spia.” Rispose Amy.
“Mi sei mancata sorellina.” Dissi buttando la borsa a terra e saltandole al collo.
“Anche tu.” Rispose lei.
Eravamo abbracciate, quando improvvisamente sentii una lingua bagnarmi la faccia, mi girai e vidi un cavallo bianco, mi staccai da Amy e lo abbracciai dicendo:”Anche tu mi sei mancato Fulmine.”
Recuperata la mia borsa, montai a cavallo ed Amy salì sul suo pony Tony, e insieme ci avviammo verso casa.
“Successo qualcosa di interessante a Yale?” Chiese mia sorella.
“Te lo racconterò solo se mi batti.” Risposi io.
“Ma non è giusto. Il tuo è un purosangue ed ha le gambe lunghe.” Sbottò lei.
“Non è colpa mia se hai scelto un pony quella volta.”
“E’ lui che ha scelto me.” Il suo pony accelerò di colpo. “Ci vediamo a casa.” Disse allontanandosi da me.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Da brava sorella maggiore decisi di lasciar vincere mia sorella quella volta, lo so che può sembrare strano che un piccolo pony batta un cavallo purosangue, ma  volevo lasciarle la soddisfazione di avermi battuto e poi sennò a chi avrei raccontanto quello che mi era successo a Yale?

 “Non mi piace vincere con l’inganno.” Sbottò Amy.
“Dai sorellina non te la prentendere. Mettiamo i cavalli nella stalla poi ti racconto tutto quello che è successo a Yale.”
“Ok.” Disse contenta.

Dopo aver sistemato i cavalli, entriamo in casa e io resto a bocca aperto scoprendo che c’era una mucca in salotto proprio davanti alla tv.
“Quella è Silena, la Wuacca della nonna.” Disse Amy.
“La che?” Domandai io sorpresa.
“La Wuacca” Rispose mia nonna.
“E che ci fa in salotto?” Chiesi.
“Che domande, guarda la tv.” Rispose andandosene.
“Ma che le è preso?” Chiesi ad Amy.
“Da quando il nonno è scomparso la nonna è come impazzita.”
“Cosa? Il nonno è scomparso? E da quanto?” Domandai spaventata.
“Ad occhio e croce dovrebbero essere circa tre mesi.” Rispose Amy.
“Perché nessuno me lo ha detto?”
“La nonna ha detto che dovevi concentrarti solo sulla tua laurea.”
“Non sarà partito per uno dei suoi soliti viaggi.” Domandai.
“Ci avrebbe avvisate, invece non ha lasciato detto niente ed è come scomparso nel nulla.” Rispose Amy.
“E’ impossibile che non abbia lasciato nessun indizio, andiamo.”
“Dove?” Domandò sorpresa Amy.
“Nel suo studio, dove sennò?” Risposi.
“Se qualcuno ci scopre finiremo nei guai lo sai.” Commentò lei.
“ E tu non farti scoprire.” Le dissi io.

Saliamo le scale, giriamo subito a destra e ci avviamo verso il lato più scuro della casa, in fondo al corridoio troviamo la porta dello studio del nonno, la chiave si trovava al solito posto, in un ripiano semi-nascosto nel muro, il problema era arrivarci, perché il nonno era alto mentre noi eravamo piuttosto basse, ma tento lo stesso di arrampicarmi per prenderla, ma senza alcun risultato.

“E adesso?” Mi chiese Amy.
“Non ti preoccupare, ho la mia arma segreta.” Apro la borsa e tiro fuori il mio chiwawa mezzo addormentato. “Preston svegliati siamo a casa.” Il cane mi guarda malissimo e si mette a sbadigliare. “Preston ho detto che ti devi svegliare, sennò stasera niente carne.” Sentendo quella parola il chiwawa drizza le orecchie, spalanca gli occhi e mi guarda come se mi volesse dire:”Cosa devo fare?” Lo sollevo verso il ripiano e gli dico:”Preston recupera la chiave.” Lui la addenta e io lo tirò giù, recupero la chiave, do un biscottino a Preston e lo rimetto nella borsa.
“L’hai addestrato a recuperare chiavi?” Mi chiese sorpresa Amy.
“Ovvio, sennò come rientravo in camera quando dimenticavo le chiavi?” Le risposi.
“Giusto.”

Dopo aver aperto la porta ed essere entrate nello studio metto la chiave in una sorta di buca delle lettere.
“Mi vuoi spiegare perché l’hai messa lì dentro?” Mi chiese Amy.
“Perché all’interno c’è un meccanismo che la riporta dove l’abbiamo trovata.” Le risposi.
“Ma per uscire come facciamo?”
“Uscire è più facile che entrare. Fidati della tua sorellona per una volta.”

Cominciai a perlustrare la stanza, a prima vista non sembrava esserci nulla di interessante, così decido di aprire un po’ di cassetti, erano tutti chiusi a chiave, tranne uno, lo apro e dentro trovo solo un biglietto da visita di un certo club, ma non faccio in tempo a leggere il nome che sento la chiave nella serrattura, afferro Amy per un braccio e la trascino sotto la scrivania, mia sorella stava per parlare ma le tappo la bocca con la mano. La porta si apre, c’erano due persone che stavano discutendo tra loro, un uomo e una donna sembrava, ma non potevo uscire dal nascondiglio per accertarmene o sarei finita in un oceano di guai.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


“Si può sapere cosa siamo venuti a cercare qui?” Domandò la donna.
“Qualcosa che ci aiuti a capire cos’è successo a tuo nonno.” Rispose l’uomo.
“Sono tre mesi che cerchiamo, senza aver mai trovato nulla.”
“Magari ci è sfuggito qualcosa.”

Improvvisamente un cellulare si mise a suonare, la donna si affrettò a rispondere:”Cosa? Arrivo subito.”
“Dobbiamo andare. Hanno trovato Pablo accoltellato.” Disse frettolosamente.
Senza farselo ripetere se ne andarono dallo studio.

Una volta che la porta si chiuse anche io ed Amy ci affrettammo ad uscire.
 “Non dirmi che Sabrina collabora con quel tizio?” Chiesi stupita ad Amy.
“E’ il suo fidanzato.”
“Cosa? Se ci fosse stato il nonno non lo avrebbe mai permesso! Quell’essere viscido…”
“Carl.” Disse interrompendo la mia frase prima che peggiorasse.
“Si, lui. Vuole solo impossesarsi del suo patrimonio e di nostra cugina non le importa assolutamente niente. Se solo Sam non se ne fosse andato… Oh che nervi!”
“Dalila calmati, non puoi farci niente.” Disse tentando di calmarmi.

“Lo so, per questo dobbiamo trovare il nonno. Ora andiamo.” Dissi dirigendomi verso la libreria.
“Ehm, la porta sarebbe da quella parte.” Fece notare Amy.
“Lo so, ma da qui arriviamo prima al garage.” Dissi aprendo un portale nel muro.
“In questa casa ci sono troppi passaggi segreti, e poi perché devono essere così nascosti?”
“Perché sennò tutti li vedrebberò, dai vedrai che prima o poi anche tu ti ricorderai dove si trovano esattamente.” Dissi tentando di tirarle su il morale.
“Si, quando avrò l’età della nonna.”
“Basta che non ti porti una mucca in salotto.”
“Parla quella che ha un cane nella borsetta e lo ha addestrato a recuperare le chiavi. Tu la batti di sicuro in fatto di stranezze.”

Attraversammo il tunnel buio facendoci strada con le nostre torce, purtroppo questi passaggi segreti erano abbastanza vecchi e non tutti avevano la corrente elettrica, per questo mi ero abituata a portarne sempre una con me.
Finalmente arrivammo all’uscita, aprimmo la porta e ci trovammo nel garage.

“Si può sapere da dove siete arrivate voi due?” Chiese Tom, il meccanico del nonno.
“Ti confesso una cosa, in realtà io sono una strega.” Gli risposi.
“La strega vuole la sua scopa?” Domando lui.
“Preferirei la mia vespa, dà meno nell’occhio.”
“Non preferiresti un bel motorino sprintoso tipo lo scarabeo di tua sorella?”
“No grazie, lo sanno tutti che le cose d’epoca sono le migliori.”
“Tom lasciala perdere lo sai che vive nel suo mondo.” Disse Amy.
“Ripetilo dopo che ti avrò battuta.” Le risposi io.
“Solo perché non so dove siamo dirette.”
“Certo, come no.”

Una volta presi i motorini ci avviammo verso la casa di Pablo.
Sapevo che sarebbe stata circondata dai poliziotti, quindi per evitare problemi di qualunque tipo decisi di parcheggiarli lontano dalla casa e di continuare a piedi il nostro percorso, evitando di farci scoprire da qualcuno.
 “Amy fai piano, se ci vedono siamo fritte.” Dissi a mia sorella che aveva calpestato un rametto e spezzandosi aveva fatto rumore.
“Perché io mi faccio sempre mettere in mezzo a queste cose?”
“Perché sei mia sorella.”
“Quanto vorrei essere figlia unica.” Disse lei.
“Ma smettila! Lo so che senza di me ti annoiavi.”
“Tantissimo. Ma almeno non rischiavo di finire nei guai. Ora mi spieghi cosa siamo venute a cercare qui.”
“Indizi. Pablo era uno dei migliori amici del nonno, forse la sua morte può aiutarci a capire qualcosa sulla sparizione del nonno.”
“Come pensi di eludere tutti quei poliziotti?” Mi chiese lei.
“Dalla porta sul retro. Andiamo sorellina.”

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Furtivamente ci avvicinammo alla casa,.
Nascosta dai cespugli c’era una minuscola porta, impossile da vedere.

Una volta entrata in casa notai con gran piacere, anche se già lo presupponevo, che l’unico polizziotto era Jason.
Cercare di convincerlo a farmi dare un’occhiata sarebbe stato un gioco da ragazze.
 “Ciao Jason.” Dissi entrando nella stanza.
“Dalila, che ci fai qui?” Chiese lui.
“Dò un’occhiata in giro.” Risposi come se nulla fosse.
“Lo sai che se ti trovano potresti finire in guai molto seri?”
“Non è detto che mi trovino se qualcuno non fa la spia.”
“Ti do 5 minuti.”
“Grazie Jason sei il migliore! Amy puoi uscire.”

Di preciso non sapevo bene cosa stessi cercando.
Almeno fino a quando sul pavimento notai un biglietto uguale a quello che avevo trovato nell’ufficio del nonno.
Senza farmi notare da Jason lo raccolsi, lo infilai in tasca e con una scusa ce ne andammo da quella casa.

Sedute al nostro bar preferito, sorseggiando i nostri frappè, la mia mente stava cercando una spiegazione per quei biglietti.
 “Mi spieghi perché continui a guardare quei due biglietti da visita?” Chiese Amy.
“Non lo so. Credevo che il nonno non fosse il tipo che frequentasse certi locali, o non è il locale che tutti pensano che sia o li ha persi il colpevole.”
“Non dirmi che vuoi andare al locale.” Disse spaventata mia sorella.
“Non te lo dico, ma è quello che voglio fare.”
“E come pensi di entrare in un locale per soli uomini?”
“Dalla porta di servizio.”
“Non contare su di me.”

Quelle furono le ultime parole famose di Amy, infatti quella sera stessa ci stavamo aggirando furtive fuori dal locale, alla ricerca di un mondo per entrare.
La porta sul retro era chiusa a chiave, ma la piccola finestra no.
Per fortuna io avevo la mia arma segreta, Preston.
Senza pensarci troppo lo afferro e lo faccio entrare nella finestra.
Il piccolo cane dopo aver fiutato e preso la chiave la spinse sotto la porta.
Ora potevamo entrare, anche se proseguire il viaggio sarebbe stato più difficile del previsto.

 “Che ti succede?” Chiese Amy.
“Amy hai visto chi c’è?”
“Si, il più bel ragazzo che abbia mai visto.” Disse sognante.
“Non quello, l’altro.”
“Mi sa che sei nei guai sorellina.” Disse lei con tono ironico.
“Perché tu no?”
“No, gli dirò che tu mi hai trascinato con la forza e lui ci crederà perché ti conosce troppo bene.”
“Non si abbandona una sorella in difficoltà.” Dissi arrabbiata.
“Ok, ma ora che facciamo?” disse sperando che io abbandonassi le mie ricerche.
“Non lo so. Ma io devo raggiungere l’altra sala per forza. Potremmo fingerci due ballerine.”
“Credi che Kevin non ti scoprirà?”
“Ok, era solo un’idea. C’è solo un modo per entrare nell’altra sala.”
“Quale?” Chiese lei.
Amy improvvisamente si sentì tirare a terra.
Cominciai a camminare a carponi e le feci segno di seguirmi
Lei non sapendo che fare decise di dare retta alla mia follia.

Mancavano ormai pochi centimetri alla porta quando una voce ci fermò:”Si può sapere che ci fate voi due qua?”
“Non sono affari che ti riguardano.” Dissi alzandomi in piedi.
“Sei in un locale per soli uomini, mi riguardano eccome.” Disse Kevin.
“Beh sai che ti dico? Se vuoi impedirci di proseguire fermaci se ne hai il coraggio.” Dissi con tono di sfida.
“Prevedo grossi guai.” Sbottò Amy.
“Si, per loro.” Le risposi io.
“Di solito non combatto contro le ragazze, ma è per il vostro bene che lo faccio, quindi perdonatemi se vi farò male.”
“Io ti farò male e basta. Amy occupati del ricciolino che io penso a Kevin.” Dissi io.
“Mi dispiace rovinargli il suo faccino è così carino.”
“AMY!!!” Dissi alzando la voce.
“Ma se è per una giusta causa lo farò.” Disse compiaciuta di quanto stava per fare.
I ragazzi tentarono di colpirci ma finirono tutti e due a terra dopo pochi colpi.
Kevin tentò di rialzarsi ma io glielo impedii e mentre era bloccato al suolo disse:”Era tanto che non finivo a terra.”
“Te l’ho detto che la tua difesa è debole.”
“Ora potete proseguire il vostro viaggio.” Disse lui.

Aveva ragione, finalmente potevamo entrare nell’altra stanza, ma non so in quel momento sentivo un pericolo avvicinarsi sempre più, non ero sicura di quello che sarebbe successo ma urlai lo stesso:”Amy buttati a terra!!!”
Amy non capiva il motivo per il cui avrebbe dovuto farlo, ma si fidava di me e sapeva che se sentivo che qualcosa non andava di solito non mi sbagliavo mai così si butto a terra, ed io mi buttai subito dopo di lei esattamente

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Mi sembrava tutto così strano, cosa ci facevo sopra Kevin? Non era meglio se mi fossi lanciata per terra invece che sul suo morbido corpo? E perché lui mi stringeva così forte?
Mille pensieri si facevano strada nel pensiero quando finalmente capii il pericolo che si stava avvicinando.

Qualcosa sibiliva nell’aria, qualcosa di così veloce che i miei occhi non riuscivano a capire cosa fosse, qualcosa che sembrava provenire dal bancone del bar.
Improvvisamente ci fu come una pausa, ma io avevo come la sensazione che a breve ci sarebbe stata un’altra raffica di quegli strani oggetti volanti.
Peccato che Kevin non ebbe la mia stessa intuizione.
Tentò di alzarsi, ma io lo spinsi di nuovo a terra.
“Aspetta!”
“Tranquilla, è tutto finito.” Disse con tono rassicurante.
“Sicuro?”
Rispose con un semplice “Si”, ma mentre lo diceva si rese conto che forse io avevo ragione di non fidarmi ad alzarmi.
Un click soffocato, un altro sibilo e l’ultimo oggetto viaggiava nell’aria sperando di colpire qualcuno, ma si dovette accontentare, come gli altri, di cadere a terra.

Mi alzai decisa e dissi a Kevin:”Per fortuna che c’ero io a fermarti.”
“Un giorno mi spiegherai come fai a capire tutte queste cose.”
“Se ascoltassi più attentamente quello che ti circonda le capiresti anche tu.”
Andai verso mia sorella, sapevo che era ancora terrorizzata e che molto probabilmente sarebbe scoppiata a piangere da un momento all’altro.
“Sorellina puoi alzarti è tutto finito.”
Non sapeva se credermi o meno, ma decise di fare lo sforzo di alzarsi e di precipitarsi tra le mie braccia.
“Ho avuto tanta paura.”
“Lo so, ma ora è passato.”
“Cosa pensi di fare adesso?” Mi chiese, aspettandosi che io le sapessi dare una risposta che purtroppo non avevo.
“Scoprire chi è l’artefice di tutto questo. E fidati che non la passerà liscia. Nessuno può spaventare la mia sorellina così!”

Stringevo mia sorella, ma allo stesso tempo mi guardavo intorno.
Notai che gli strani oggetti di prima erano delle strane lame circolari, forse se fossi riuscita a recuperarne una e a studiarla per i fatti miei avrei potuto capire chi fosse il colpevole.
Ma come fare a prenderne una senza che Kevin se ne accorgesse?
E soprattutto avrei dovuto esaminare questo luogo prima che qualcuno chiamasse la polizia.
Apparentemente Amy stava meglio così decisi di staccarmi da lei e di cominciare ad esaminare il bancone del bar.
Non sapevo da dove fossero uscite quelle lame, ma di sicuro avrei potuto trovare degli indizi dietro il bancone.
La mia unica scoperta fu trovare il barista assassinato da una di quelle strane lame.
“Che bello un’altra vittima.” Dissi ironica.
Ora ne avevo la conferma, i poliziotti sarebbero realmente arrivati da un momento all’altro e il mio tempo per indagare era quasi giunto al termine.
Cadavere o no, dovevo assolutamente sbrigarmi a trovare qualche indizio.

“Vi conviene andarvene da qui, tra poco l’intero locale sarà pieno di poliziotti.” Sapevo che Kevin avrebbe chiamato i suoi colleghi, ma speravo mi concedesse più tempo.
“Voglio esaminare questo bancone.”
“Ci penserà la polizia.”
“Perfetto, così almeno io non potrò capirci più niente.”
“Lo facciamo per il tuo bene.”
“Si, certo. Andiamo sorellina.”
 “Vi accompagno.”
“E chi si occuperà di raccontare tutto alla polizia?” 
 “Luca, è un mio collega.”
“Ora sono veramente fregata. Se qualcuno scopre che eravamo qui mi rinchiudono a vita.”
“Perché pensavi che io non avrei detto che eri stata qui?”
“Il tuo compito non era quello di proteggermi?”
“Infatti. Luca non una parola che loro erano qui.”
“Ok, ma se mi chiedono dove sei finito?”
“In bagno.”
Mi vidi costretta ad accettare il passaggio di Kevin, anche se avrei preferito evitarlo.

Una volta messo piede nel vialetto di casa Amy si affrettò a rientrare, come se avesse deciso di lasciarci da soli.
Cercai di affrettare il mio passo, ma Kevin mi bloccò.
“Mi sei mancata.”
Aveva il classico sguardo da scena romantica, cosa che volevo assolutamente evitare.
“Devo andare.”
Cercai di liberarmi dalla sua presa, ma sembrava deciso più che mai a mostrarmi i suoi sentimenti e senza che io avessi il tempo di rendermene conto mi baciò.
“Dalila corri c’è un’emergenza con la nonna!!!”
La voce di Amy sembrava così spaventata, di sicuro era successo qualcosa di grave.
Mi staccai da Kevin e corsi il più velocemente possibile in casa.
“Amy che è successo?”
“Tua sorella si preoccupa per niente.” Rispose la nonna.
“Nonna si può sapere che è successo?”


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Note dell'autrice: Scusate se ci ho messo molto tempo a mettere questo capitolo ma ho avuto un po' di problemi personali.
Ho tentato di seguire i consigli che mi avevate dato nei capitoli precedenti, ma al solito ci ho messo un po' del mio.
Spero che questo capitolo possa piacervi.

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