The stone and the raven

di Nefele
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alle porte dell'autunno ***
Capitolo 2: *** Al tramonto ***
Capitolo 3: *** Falce di luna nuova ***
Capitolo 4: *** La rana di bronzo ***
Capitolo 5: *** Aria fresca ***
Capitolo 6: *** Legilimens ***
Capitolo 7: *** Civetta contro Nicchio ***
Capitolo 8: *** Goodbye ***
Capitolo 9: *** Incontri ravvicinati ***
Capitolo 10: *** Latte e gufo ***
Capitolo 11: *** Hogwarts ***



Capitolo 1
*** Alle porte dell'autunno ***


Cap

The stone and the raven

Cap. 1

Alle porte dell’autunno

Era una mattina di fine settembre come tante ad Abraxa, la scuola era iniziata da poco più di tre giorni e nella grande sala tutti gli studenti erano riuniti a fare colazione. Tanto intenti a mangiare le leccornie che si erano materializzate sul tavolo non badavano agli affreschi del soffitto che tra i fastosi stucchi bianchi ripetevano ogni giorno scene di mitologia diverse (quel giorno era la volta di Eros e Psiche). Tutta la stanza era attraversata da un leggero chiacchiericcio di studenti più o meno assonnati, più o meno agitati per qualche interrogazione. Tutti seduti intorno all’enorme tavolo a ferro di cavallo che occupava gran parte della sala. I piccoli putti bianchi che completavano la decorazione andavano svolazzando qua e là facendo dispetti o discorrendo con gli allievi.

Noooooooo!!”

Sbam, crash…splshhhh

“ERICAAAA…..ma che cosa cavolo combini?!?! Guarda che hai fatto!!! Hai rovesciato tutto il mio latte sul tavolo… e…che ti si frantumi al bacchetta!…hai sporcato il MIO libro di Antiche Rune !!! Con quello che costa!!!!”

“Ragazze per favore la piantate di fare tutto questo chiasso? Ci stanno guardando tutti!”

A parlare per ultimo era stato Micael un ragazzo castano, con capelli lisci di media lunghezza. Si era in quel momento alzato dalla sedia e con un piccolo sospiro di rassegnazione aveva estratto la bacchetta dal mantello e facendo un piccolo gesto circolare aveva enunciato “Gratta e netta” e così magicamente tanto la tavola quanto il libro erano tornati come nuovi.

Poi mentre con uno sbuffo scansava i capelli dagli occhi e con un tonfo si risedeva sulla sedia imbottita, disse”Comunque Erica, visto che hai fatto tutto questo casino, almeno spiegaci che cosa di sconvolgente c’è scritto su Il Corriere dei Maghi!”

Erica, la ragazza che aveva gridato si risedé pesantemente; sul volto dalla rotondo ed in genere allegro apparve un’espressione molto triste. A questo punto Sofia, la proprietaria del libro di Antiche Rune, di nuovo calma avvolse le spalle dell’amica le domandò con voce dolce “Ehi Rika…che hai fatto? Che è successo?”.

La reazione di Erica era davvero preoccupante, Micael e Sofia si scambiarono uno sguardo preoccupato, di quei tempi una reazione del genere provocava immediatamente brividi di paura. La notizia del ritorno del Signore Oscuro si era espansa in tutto il mondo magico, ben oltre i confini dell’Inghilterra, fin da loro, in Italia.

“E’ morto Silente” mormorò tristemente con un nuovo sospiro mentre la mano destra passava tra i corti capelli color del grano con piccole meches biondo platino, come faceva sempre quando era agitata.

Un nuovo sguardo tra lo stupito e il rattristato corse tra la bruna Sofia e il ragazzo che non trovò di meglio da dire che “Silente?…quello delle cioccorane?”. Tale affermazione gli costo una bacchettata di Sofia sulla testa accompagnata da”No scemo! Silente il preside di Hogwarts, la scuola di magia in Inghilterra, quello che è considerato il mago più potente insieme a Vol…”

“Stai zitta! Non lo dire!” La sgridò il giovane.

Perché cosa credi? Che se pronuncio il suo nome si materializzerà qui davanti a noi! Ma fammi il piacere!”Ribeccò Sofia con aria di sfida.

E lui è quello che vorrebbe fare l’Auror! Ahaha!” Lo sbeffeggiò Erica

Bhé…vedo che ti sei ripresa in fretta!” Disse a voce piuttosto alta il ragazzo incrociando le braccia imbronciato.

Ma non capite?- continuò Erica lanciando uno sguardo di traverso a Micael- E’ una cosa gravissima! Io sono molto preoccupata”

“Già, perché sembra che Silente fosse l’unico mago in grado di incutere un qualche timore a Voldemort- Micael si tappò le orecchie- a parte…quel ragazzo… mi pare abbia la nostra stessa età, si chiama Harry Potter se non sbaglio” concluse Sofia.

“Già Harry Potter! Il bambino sopravvissuto! Si dice che ad appena 2 anni sia rimasto vivo dopo un attacco di V…Vo...insomma di QUELLO!”Disse in un sol fiato il ragazzo provocando una risata soffocata nelle due amiche. Il riso delle ragazze fece indispettire ancora di più Micael che si alzò in piedi guardandole infuriato mentre quasi urlava”Ridete ridete…intanto se non ci fossi io con voi stareste da un pezzo a studiare in qualche scuola babbana! Per non parlare del tuo prezioso libro di antiche rune Phi! Cuginastra da quattro soldi!”

“Oh andiamo Mic sempre a tirare fuori questa storia del salvataggio del primo anno!- rispose con aria furbetta Sofia - Lo sanno pure i muri in questa scuola che stai sempre appiccicato a noi perché hai una cotta per Rica!” a queste parole il volto di Micael diventò color peperone, Erica per poco non si strozzò col cappiùccino ( uno speciale cappuccino magico, molto popolare tra i maghi italiani, che sapeva dosare alla perfezione la quantità di caffé e latte a seconda dei gusti del proprietario, per non parlare della schiuma che era sofficissima e che non finiva finché il bevitore non lo desiderava). Accompagnato dalle risatine di Sofia il ragazzo si allontanò dal tavolo borbottando qualcosa di incomprensibile ancora col volto scarlatto. Nello stesso momento Erica lanciava un’occhiatina fulminante a Sofia che se la rideva sotto i baffi…di cappiùccino.

Proprio in quel momento, dal tavolo del corpo docenti si alzò una donna piuttosto anziana abbigliata con una splendida veste da strega rosso fiamma ricamata in una tonalità appena più scura con un motivo di rose. I capelli, striati di bianco, erano raccolti in un torciglione e semi celati dal grosso cappello a punta dello stesso colore dell’abito. Sul piccolo naso erano poggiati occhiali dorati a forma di mandorla.

Aveva un’espressione molto seria in viso, al posto di quella svagata e sognante che la caratterizzava in genere. I grandi occhi castani passarono in rassegna tutta la sala. Poi la donna di nome Selene Svaragata battè le mani e ogni pietanza scomparve dal tavolo della colazione, con sommo disappunto di Erica che proprio in quel momento stava addentando un grande biscotto e che invece si ritrovò a mordere solo la sua lingua.

Quindi le labbra sottili della Preside si mossero delicatamente e da esse fuoriuscì una voce dolce e materna, seppure un po’ acuta: “Miei cari studenti, come qualcuno di voi avrà letto sul Corriere dei Maghi è venuto a mancare, ormai da qualche mese (chissà poi perché la notizia non si è diffusa prima) il grande mago, nonché mio amico nonché Preside di Hogwarts, il professor Albus Silente. Da tempo nella sua scuola si verificano strani fatti, come lui stesso mi aveva comunicato via gufo, e a quanto pare Colui- che- non- deve- essere- nominato è tornato accompagnato da tutti i suoi fedeli Mangiamorte. –la preside qui malgrado tutto gli sforzi non riuscì trattenere un accorato sospiro- Immagino che tutti voi, dai più piccoli ai più grandi, vi rendiate conto che ora non siamo più totalmente al sicuro neppure qui ad Abraxa… il professor Silente mi stava giusto accennando qualcosa quando ho perduto ogni sua notizia. Tuttavia non temete, alcuni Auror saranno posti a guardia della scuola, che come sapete è già ben protetta da potenti incantesimi... alcuni dei quali furono attuati dal caro Albus…- la voce di Selene Svagarata tremò come se stesse per piangere poi concluse- mi raccomando quindi di osservare più che mai ogni regola della scuola e di non fare sciocchezze. Ora prego, andate a prendere posto nelle vostre classi.

Tutti gli studenti seduti nella grande sala si alzarono in un silenzio quasi irreale, interrotto solo da alcuni brevi sussurri tra i quali c’erano anche quelli di Erica e Sofia.

-Accidenti Rica! Non ho mai visto la Preside ridotta in quel modo… in genere è sempre così pimpante!

-Già la situazione è molto grave a quanto pare, dobbiamo tenere gli occhi ben aperti!

-Sì…- Mentre uscivano dal grande portone in vetro della sala grande e salivano le scale per dirigersi al quarto piano, dove si trovava la loro aula, Sofia si guardò intorno giocherellando con un bel ciondolo di zaffiro blu trattenuto da una montatura a forma di zampa di uccello. Come al solito al suo passaggio in molti si ritraevano spaventati, facendola sentire a disagio e terribilmente triste. Il motivo di tanta diffidenza da parte di quasi tutti gli studenti dell’Abraxa nei confronti di Sofia era la sua innata abilità di legimens e il fatto che all’inizio del primo anno del Ciclo di studi Magici Superiore avesse avuto una visione, non proprio benevola, su un suo compagno di classe e che questa si fosse prontamente verificata. Da quel momento le era stato appiccicato addosso l’epiteto di porta sfortuna e perciò tutti quanti si premuravano di starle il più possibile alla larga. Solo Micael ed Erica, insieme a pochissimi altri avevano avuto il buon senso di guardare al di là delle apparenze e di essere suoi amici, nonostante i suoi poteri tanto particolari.

Erica trascinò Sofia che era rimasta come imbambolata lungo il corridoio che portava alla loro classe. La ragazza dai lunghi capelli scuri disse –Chissà dove è finito quel testone di Micael?

Erica tornata di nuovo rossa si strinse nella spalle e corse verso l’aula.

Quando infine anche Sofia vi arrivò la sua amica stava confabulando con Marco e Priscilla che come lei facevano parte di una delle squadre di Quidditch della scuola.

La ragazza bruna si mise a sedere all’ultimo banco, attendendo da sola l’inizio della lezione approfittando per ripassare Antiche Rune, qualcosa le diceva che oggi la Professoressa Gexara l’avrebbe interrogata. Qualche minuto dopo Erica si sedette accanto a lei e Sofia sorrise sentendola mormorare- Speriamo non mi chiami, non so nulla !

Lo diceva ogni mattina, anzi ad ogni lezione e la ragazza mora ormai lo considerava un piccolo rituale scaramantico dell’amica che, invece, se la cavava sempre.

Ecco qui il primo capitolo della mia prima fiction sul mondo di Harry Potter che adoro alla follia. Spero vi piaccia e vi incuriosisca abbastanza. Mi raccomando recensite! Sono un po’ timida nello scrivere e se vedo che i miei racconti non piacciono sono certa mi bloccherò! ;)

Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno commentato *L’ultimo sole*(Lady Aria, Seiryu, Minako, Frulli) e ringrazio tutti gli eventuali lettori che non hanno commentato.

Ciriciao!!!!!!!!

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Capitolo 2
*** Al tramonto ***


Cap

 

Capitolo 2

Al tramonto

 

Il sole baciava generosamente l’erba tenera del grande parco che circonda l’Abraxa. Più che un parco un’enorme giardino all’italiana, come quelli che si trovano in numerose ville della penisola. Infatti proprio ad un enorme villa cinquecentesca somiglia la scuola di magia e stregoneria Abraxa, una grandissima villa coperta di preziosi marmi circondata da un gigantesco parco pieno di magnifici fiori e piante provenienti da ogni parte del mondo.

Da una finestra dell’edificio centrale, dove si trovano le varie classi stipate di studenti, occhieggiava pensieroso un ragazzo dell’ultimo anno,  capelli piuttosto lunghi,  grandi

occhi azzurri, volto magro con un accenno di barba e  naso un po’ lungo, ma in armonia col resto del viso.

In quel momento era molto interessato ad una betulla piantata proprio sotto la finestra, in realtà abbastanza distante considerando che la sua classe si trovava al quarto piano.

Ovviamente la sua attenzione era rivolta altrove, ben lontana da quell’albero. Un sospiro ansioso uscì dalle labbra sottili quando, ad un tratto una voce stridula interruppe il filo dei suoi pensieri:”Revenin è molto interessante lì fuori?”. Un brivido lo percorse lungo la spina dorsale mentre con sguardo vacuo si voltava verso un uomo di media statura, con capelli brizzolati e cotonatissimi, il naso un po’ schiacciato e la mascella quadrata, l’incubo di Micael da ben otto anni.

“Noto che come sempre la mia lezione non ti interessa. Forse ti credi troppo intelligente per la mia materia?...- un brivido di terrore percorse la classe mentre il professor Tuonombri, insegnante di Storia della Magia si avvicinava con passo marziale alla cattedra, poi la sua voce lenta,velata di un malcelato sadismo risuonò si nuovo- Molto bene Revenin noto con piacere che il suo voto risale al 24 settembre, prego mi parli Dell’Ultima guerra magica.” Concluse con un ghigno.

“Ultima guerra…Ultima guerra….che accidenti?…non ho fatto in tempo a studiare!” pensò agitatissimo Micael, poi un lampo di orgoglio gli attraversò la mente: “Professore, ma il 24 settembre è una settimana fa! Perché vuole interrogarmi di nuovo?”si difese.

“Molto bene signor Revenin, deduco dalle tue parole che non sei preparato- la mano sul registro andò a segnare una grossa I di impreparato- bene, andiamo avanti…”

Micael borbottò qualcosa ormai rassegnato a quelle scene poi con un lunghissimo broncio iniziò  a prendere appunti  lanciando, di tanto in tanto, occhiate di puro odio all’insegnate che con lo sguardo perso nel vuoto , abbandonato sulla sedia, snocciolava una serie di nomi e date  decisamente poco interessanti, come si poteva constatare osservando gli sguardi assenti della classe intera.

Poi, quando si sentì suonare il pendolo che decretava la fine della prima ora fu come se fosse apparso un grande arcobaleno, tutti aspettarono che il professor Tuonombri si allontanasse ed infine tirarono un lungo sospiro di sollievo.

 

Micael tornò  a guardare fuori dalla finestra mentre il cicaleggio dei compagni di classe  faceva da sottofondo ai suoi pensieri che tuttavia furono di nuovo interrotti da un rumore strano, di gomma che strisciava sul pavimento liscio. Infatti proprio in quel momento Erica si era fermata con una sgommata seguita dallo svolazzare del mantello blu notte davanti la porta della classe  e  sventolando la mano urlando aveva iniziato a chiamarlo “Micaaaaeeeeel….Micaaaeeel- cenno di avvicinarsi con la mano- vieni qui!”

Inarcando con aria interrogativa le sopracciglia ancora segnato dall’episodio avvenuto a colazione , Micael si alzò  sulle lunghe gambe magre e si avvicinò all’amica.

“Accidenti che energia!!! E fortuna che siamo solo alla seconda ora!- ironizzò lei  quasi gridando e dandogli una pacca sulla spalla- bhè, comunque, visto che tra poco arriverà il professore vado al sodo: oggi pomeriggio alle quattro e mezza abbiamo gli allenamenti, mi ha avvisato Riccardo proprio cinque minuti fa. Ma che picchietto hai fatto?”

“Tuonombri” biascicò a mezza bocca Micael, tanto che Erica urlò “EH?”

“Ho detto Tuonombri Rica! Ma sei sorda? Comunque fai troppo casino, datti una regolata piccoletta, altrimenti dovrò farti segnare una nota di demerito, ricordati che sono un Caposcuola quest’anno!- le disse scherzosamente scompigliandole i capelli-torna in classe adesso che ci guardano tutti!” Concluse il ragazzo mentre un leggero fastidio gli saliva allo stomaco notando lo sguardo per nulla innocente che Davide, lanciava in direzione della sua amica, o per meglio dire ad alcune parti di lei.

Erica non ci aveva fatto caso e in risposta alla “minaccia” di Mic tirò fuori un metro di lingua quindi corse via mentre il suo amico, di nuovo di buon umore, tornava a sedersi aspettando la Professoressa Virduri, insegnante di Erbologia.

 

*

 

Alle quattro e trenta tutta la squadra della Civetta si ritrovò per gli allenamenti sul campo di Quidditch situato in fondo al grande giardino dietro la scuola.

Sette allievi, con manici di scopa  in spalla ascoltavano attenti le parole di Riccardo, il loro capitano: “Molto bene, con oggi hanno inizio gli allenamenti della nostra squadra per questo nuovo anno, sono felice che non ci sia alcun nuovo elemento da far inserire, il nostro team lavora molto bene insieme ed il fatto avere ormai per il terzo anno consecutivo la stessa squadra non gioca che a nostro favore… il professor Frassini (insegnate di Volo per quelli dei primi anni e coordinatore del torneo di Quidditch della scuola) mi ha oggi comunicato che la nostra prima partita sarà contro  la squadra dei Leocorno e si terrà tra un mese esatto.- Riccardo qui fece una pausa, quindi passò allo scanner tutti i volti dei suoi compagni quindi tornò a parlare- Abbiamo il tempo, abbiamo i mezzi. Dobbiamo vincere. Questo sarà il regalo che mi farete per il mio ultimo anno, vero?” La frase terminò con un sorriso, poi Riccardo gridò “In sella alle scope!” e sette puntini rossi e neri si librarono in volo.

Giunti ad un’ altezza di circa dieci metri ad un cenno del capitano si radunarono intorno a lui per ascoltare gli ordini d’allenamento.

“Innanzitutto ci scalderemo facendo dieci giri di campo, poi prima i cacciatori Lisa, Cristian e Arianna, poi gli altri tireranno dei rigori a turno per far allenare Giorgio nelle parate. Finiti i rigori ci divideremo Micael e io ci alleneremo con i bolidi contro i bersagli mobili che feci costruire lo scorso anno, invece Erica si eserciterà prima con i cacciatori e il portiere, poi nel percorso che si trova di fuori, come lei sa. Alla fine faremo una breve partita quattro contro quattro. Bene, che il gioco abbia inizio!”

 

Tra gli spalti del campo di Quidditch una sola spettatrice ammirava i volteggi, più o meno aggraziati dell’intera squadra e sorrideva quando i suoi migliori amici compivano azioni degne di nota.

A volte avrebbe voluto urlare i loro nomi, i nomi degli altri della squadra, come avrebbe fatto qualsiasi altra ragazza nella sua stessa posizione, ma sapeva che molti, tra i giocatori della Civetta non gradivano la sua presenza e perciò cercava di dare il meno possibile nell’occhio, anche se questo le faceva molta tristezza.

Anche in quel momento un sospiro malinconico lasciò le labbra di Sofia, ma la malinconia non le piaceva. Scosse il capo provocando un’onda della folta chioma riccia e corvina, poi puntò di nuovo gli occhi color degli zaffiri sul campo, proprio mentre Erica compiva uno spettacolare giro della morte in sella alla sua Nimbus 2001 e tenendosi solo con le ginocchia afferrava il boccino d’oro.

Rica sei un mito!” mormorò Sofia tra sé con gli occhi fissi sulla ragazzina dai capelli corti che alzava trionfante la mano che aveva afferrato il boccino e che ricambiava il suo sguardo con un luminosissimo sorriso.

 

Finiti gli allenamenti Sofia attese Micael ed Erica fuori dagli spogliatoi osservando la grossa arancia che era il sole a quell’ora che pian piano scompariva dietro le colline. Come sempre uscirono per ultimi e come sempre arrivarono appena un secondo prima che Fi perdesse definitivamente la pazienza.

Con  Sofia al centro e Micael e Erica rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra a braccetto i tre si incamminarono verso i loro dormitori.

Mancavano appena cinque metri all’entrata quando Sofia si blocco di colpo, sembrava come pietrificata, lo sguardo fisso nel vuoto.

Fi che succede!?!” chiese Erica spaventata

“Sofia, Sofia..ehi mi senti…che hai? Stai male?” aggiunge Micael mentre la scuoteva con forza, ma nulla la faceva sembrare sana, neppure lontanamente.

“Mic…dobbiamo andare a chiamare il signor Asclepi, deve portarla in inferm…”diceva agitatissima la minuta ragazza dai capelli corti, ma non ebbe il tempo di terminare la frase perché dalle labbra rosee di Sofia uscì una voce cupa che pareva venire da molto lontano.

 

Quando la tonda signora che i lupi risveglia nascerà nel suo regno animato da piccole luci, colui che porta il segno e i suoi fidati verranno nella casa assolata dei maghi .”

 

Un rantolo informe concluse la frase.

Le palpebre di Sofia batterono sugli occhi tornati finalmente vigili, quindi scorgendo i volti terrorizzati degli amici scherzò:” Che avete da guardare così? Mi hanno forse fatto una fattura orcovolante?”

 

 

 

Ecco qui il secondo capitolo della fiction mi scuso per la lentezza ma sono molto puntigliosa e questo mi impedisce di pubblicare velocemente. Spero siate tanto gentili da aspettare me povera lumaca ^-*!

Ringrazio  darklily, grianne, Minako e Seiryu per i commenti siete molto carine a farmi sapere che la mia storiella vi piace e mi sento davvero motivata ad andare avanti. Come sempre un grazie anche agli eventuali lettori che non hanno commentato. Spero anche questo secondo capitolo vi piaccia e vi prometto ceh dal prossimo si entrerà nel vivo dell’azione.

Una piccola curiosità per chi ci dovesse fare caso: i nomi  e i colori delle squadre di Quidditch dell’ Abraxa sono presi da alcuni nomi delle contrade del Palio di Siena. Qui se ne scoprono due le altre verranno fuori delle prossime puntate!!!

Ciriciaoooo!

 

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Capitolo 3
*** Falce di luna nuova ***


Capitolo 3

Capitolo 3

Falce di luna nuova

 

Che avete da guardare così? Mi hanno forse fatto una fattura orcovolante?”

 

Micael e Erica erano pallidi e avevano gli occhi puntati su Sofia che, stanca di quegli sguardi chiese nervosamente, quasi urlando:”Volete dirmi che cosa cavolo avete da guardare?!”

Ph-Phi… che cosa significa?” balbettò Micael.

Erica la guardò con un misto di paura e preoccupazione, poi in un sussurro spiegò: “Ti è successo di nuovo”

I grandi occhi color degli zaffiri di Sofia   dapprima si allargarono stupiti, poi si strinsero puntati su quelli scuri di Erica esprimendo una tacita domanda. La ragazza dai capelli biondi comprese lo sguardo e rispose “E’ successo  di nuovo Sofia, avevi gli occhi fissi e parlavi in modo strano”

E?-E’ stato terribile”balbettò il ragazzo.

Sofia sospirò  mentre il volto diventava triste e cupo, come se una nuvola avesse coperto il sole. Lanciò uno sguardo preoccupato agli amici, sapeva che li aveva fatti spaventare, lo leggeva nei loro occhi, ma non poteva farci nulla, lei non si era nemmeno accorta di ciò che era accaduto. Ne aveva paura ella stessa, in quei momenti era come se il suo corpo non le appartenesse più, come se in quegli istanti lei non esistesse. Un grosso sospiro le donò il coraggio di parlare: “Che cosa ho detto?”. Temeva la risposta a quella domanda, poteva essere qualcosa di brutto e triste come era accaduto qualche anno prima, quando, a quanto le avevano raccontato, aveva predetto un incidente di un suo compagno di classe.

Fu Micael a rispondere “Hai detto una cosa strana, la ricordo molto bene: Quando la tonda signora che i lupi risveglia nascerà nel suo regno animato da piccole luci, colui che porta il segno e i suoi fidati verranno nella casa assolata dei maghi . Non capisco cosa significhi” concluse stringendosi nelle spalle, imitato da Sofia.

“Io credo che sia meglio parlarne con la preside” aggiunse Erica con decisione.

La ragazza dai capelli ricci annuì quindi stancamente si diresse con i due amici verso la scuola, o meglio verso l’ufficio della preside, sperando che nessuno avesse visto la scena.

 

La grande porta decorata con una vetrata multicolore che rappresentava fiori mossi dal vento e farfalle svolazzanti, si aprì magicamente al loro arrivo.

L’ufficio della preside era una grande stanza luminosa piena di libri più o meno antichi, grandi ritratti dei passati presidi che dormivano pacifici nelle cornici e numerose foto che ritraevano i momenti più gloriosi della vita relativamente breve dell’Abraxa.

Il capo perfettamente pettinato della professoressa Svagarata era chino su una grossa pila di pergamene, ma all’aprirsi della porta il suo sguardo si era alzato ai tre nuovi entrati, aveva assunto la sua solita espressione sognate e con voce melliflua dalle labbra sottili erano uscite queste parole. Prego cari accomodatevi”. Gli occhi castani della donna avevano esitato un poco sul volto di Sofia, la ragazza si sentì tremendamente a disagio, poi Erica parlò: “Signora Preside la mia amica Sofia ha avuto di nuovo una…un…insomma ha parlato di nuovo in quel modo strano” concluse tempestivamente la cercatrice.

La professoressa Svagarata tornò a posare di nuovo gli occhi su Sofia, mentre si alzava in piedi e seriamente parlava loro:” Signorina Sireni, signor Revenin, vi prego, lasciateci sole”.

I due, seppur riluttanti, lasciarono la stanza, lanciando un breve sguardo di appoggio alla loro amica.

Mia cara, siediti” disse dolcemente la Preside e Sofia eseguì con un sospiro, voleva solo che quella faccenda finisse al più presto.

Selene Svagarata si accomodò sulla grande poltrona rivestita di velluto verde scuro, come le divise della scuola, quindi osservando in maniera ossessiva il volto della ragazza le parlò in un sussurro:

“Il fondatore della nostra scuola- la Preside indicò un ritratto di un uomo abbigliato con  vistosi abiti settecenteschi e caratterizzato da due grandi baffi corvini-, mia cara, scelse, tra mille polemiche, di non inserire, nel nostro istituto, l’insegnamento della Divinazione. Era suo parere, ed è stato lo stesso per tutti i presidi che hanno diretto questa scuola fino a me , che tale disciplina non fosse necessaria all’istruzione di un mago.- La donna si alzò in piedi facendo frusciare la veste rosso fiamma mentre si avvicinava alla finestra- Il futuro è qualcosa di troppo complesso ed articolato per poter essere letto in una sfera di vetro o sulla mano di una persona. Troppi particolari che sfuggono anche a chi li vive determinano gli avvenimenti che accadono nella vita di ognuno, troppi davvero perché possano essere predetti con esattezza. Sospirò tornando a guardare Sofia dritto negli occhi, cosa che spinse la ragazza ad abbassarli imbarazzata.

“Tuttavia , mia cara, sembra ovvio che tu sei una veggente e che quella che hai  appena avuto era una trance con relativa profezia. Ciò che ti capita è considerato un gran dono da molte persone,  molti bramano tale potere, perché incute un certo rispetto negli alt…”

“RISPETTO! Mette paura agli altri!!!! Tutti pensano che io sia una iettatrice, che mandi disgrazie al prossimo!.. Mi EVITANO, ALTRO CHE RISPETTO!” Urlò Sofia scattando in piedi cosa che provocò nella Preside un sorrisetto divertito, unito ad uno sguardo di disappunto per aver infranto le buone maniere alle quali tanto teneva.

Selene con un altro sorriso la invitò a risedersi, con uno sbuffo impaziente la ragazza eseguì dando modo all’anziana donna di proseguire il suo discorso:” Dicevo,è molto bramato tale potere, ma vedo che per te non è così, mia cara; inoltre so che sei molto svelta come legimens- Sofia le lanciò un’occhiata esausta, che voleva quella donna? Aiutarla o elencarle i motivi del suo isolamento? Ma la Svagarata non si accorse di quello sguardo - A questo punto non mi resta che chiederti se vuoi prendere lezioni di Divinazione per imparare a controllare il tuo potere ed interpretare le profezie.

“Non posso liberarmi di questa roba? Non c’è un modo per restituire questa cosa al mittente?”Rispose la giovane con voce acida, tanto che la professoressa ribatté :” Signorina non dimenticare le buone maniere- la osservava abbandonata come un sacco sulla sedia- e siediti come una ragazza per bene, per l’amore del cielo!- Sofia obbedì di nuovo sbuffando-  cosa vuoi fare?”

“Le lezioni mi aiuteranno a ridurre questa cosa?”

“Non lo faranno, sarebbe come pensare di trovare qualcosa che ti aiuti a non avere più il naso-Disse la Preside scherzosamente con voce acuta- Però ti consiglio di non disprezzare ciò che hai avuto in dono: potrebbe sempre tornarti utile” predicò infine la donna con l’aria di chi la sa lunga.

Bhé non voglio farle, non mi interessa, il destino per me è nelle mani di chi lo vive,e se non posso evitare di sapere cose che non mi interessano, però non voglio nemmeno approfondire la faccenda!” affermò infine Sofia convinta, fissando per la prima volta l’altra negli occhi.

“Vedo che anche tu sei in linea con “l’Abraxa pensiero”! Il nostro fondatore ne sarebbe molto lieto.

Selene guardava in su, al ritratto del fondatore della scuola che non appena scorse lo sguardo della giovane, le strizzò amichevolmente l’occhio. Sofia ridacchiò, così come la professoressa Svagarata che con dolcezza disse infine”Ora vai a cena, mia cara, si è fatto tardi!

La porta si aprì non appena la preside pronunciò queste parole e con un semplice “Grazie  e arrivederci!” la ragazza si avviò nella grande sala già piena di studenti per la cena.

 

Quando Sofia entrò nella Sala grande non fu sorpresa nello scorgere le espressioni a punto interrogativo degli amici, ai quali, bisbigliando con grande cautela, raccontò per filo e per segno il colloquio avuto con la Preside. Il sapere cosa le succedeva quando lei non era lei la rendeva più tranquilla, anche se di poco. Da quel giorno tutto trascorse normalmente fino al giorno della partita della Civetta contro i Leocorno, un mese più tardi.

 

*

 

Sofia stava, come sempre, aspettando che Micael ed Erica uscissero dallo spogliatoio. Si sentiva serena come non lo era da tanto tempo. In realtà il suo livello di felicità era cresciuto almeno di  un paio di tacche da quando aveva parlato con la professoressa Svagarata. In qualche modo era come se sapesse di non essere sola, dopotutto. Si sentiva più sicura di sé, solo un po’, quel po’ che bastava a non farla continuamente sentire in colpa per essere al mondo, che le dava il coraggio di fare il tifo per i suoi amici, se ne aveva voglia.

Quel giorno aveva urlato come una pazza durante tutta la partita, insieme agli altri studenti che tifavano per la Civetta e in quel momento era senza voce, con la lunga sciarpa nera e rossa arrotolata intorno alla gola. Saltellava da una gamba all’altra per riscaldarsi nell’umida aria della sera. Finalmente dalla porta dello spogliatoio uscì l’intera squadra Nero-Rossa, portavano Erica in trionfo e la ragazza rideva a crepapelle mentre passava sulle mani dei compagni di squadra.  La risata di Erica era contagiosa, e anche Sofia, si unì al coro dei giocatori della Civetta sorpresa e felice del fatto che nessuno le lanciasse occhiate torve.

Alla fine il trio di amici si ritrovò a passeggiare cantando a squarciagola per il parco della scuola con una burrobirra entrata di straforo nell’istituto tra le mani. La loro gioia era alle stelle, il campionato annuale dell’Abraxa, a loro parere, non avrebbe potuto avere un inizio migliore.

Si stava facendo buio e già la sottile falce di luna nuova sorrideva nel cielo rossiccio. Erano quasi le otto e i tre si diressero a cena pronti ad una felice scorpacciata, persuasi in cuor loro di continuare i festeggiamenti dopo essersi riempiti la pancia.

Il pasto fu ottimo, Micael, Erica e Sofia mangiarono fino a scoppiare e quando ormai la sala era semivuota si alzarono diretti all’edificio che ospita i dormitori.

Lo stabile che ospitava le stanze da letto si trovava nella parte posteriore della villa:  appena attraversata l’entrata c’era un enorme salone dove gli studenti potevano incontrarsi, chiacchierare, giocare a scacchi magici, studiare o fare ciò di cui avevano voglia. Da questo salone partivano due enormi scale curve, la sinistra conduceva nel dormitorio femminile mentre la destra faceva accedere a quello maschile. Su ogni piano (in totale erano quattro),al centro,  si trovavano dei piccoli salottini, con la stessa funzione di quelli sottostanti ma più intimi e riservati, di solito usati per lo studio più dell’altro. Per arrivare a questa ala della villa era necessario attraversare il cortile intero coperto di morbida erba ed ornato con una grande fontana zampillante.

Il cielo era ormai buio, appena schiarito dalle stelle e dalla luna e i tre confabulando stavano giusto camminando per andare a spassarsela in un posticino che solo loro sapevano raggiungere senza essere visti.

Ad un tratto Erica, che si trovava al centro del terzetto, si voltò alla sua destra, ma si sorprese a parlare all’aria, infatti Micael era un paio di metri indietro. Si trovava a terra, il volto perplesso, era appena caduto. Sofia si piegò in due dalle risate, seguita a ruota da Erica che però, con le lacrime agli occhi si avvicinava all’amico per offrirle aiuto. Il volto del ragazzo era stupefatto:”Ho sbattuto contro qualcosa…”

Aahahahahah- Sofia stava morendo dal ridere- Ma smettila Mic!!! E’ che non ti reggi più neppure in piedi! Sei proprio imbranato!”

Micael però non rideva e neppure Erica, entrambi invece guardavano a terra, non molto lontano dal punto in cui il ragazzo era caduto, l’erba si abbassava, come se qualcuno ci stesse camminando sopra.

Tre mani contemporaneamente si infilarono sotto i mantelli verdi bosco e ne estrassero le bacchette, con lo sguardo fisso al suolo. Nessuno più parlò e anche l’erba cessò di abbassarsi.

Micael si rialzò in piedi lanciando uno sguardo alle due. Con la bacchetta tesa davanti a lui e la mano libera che tastava l’aria percorse le tracce che lo portavano nel punto in cui queste finivano. Fece alcuni gesti vani, come se stesse scacciando le mosche, poi la sua mano si poggiò su qualcosa di solido.

Shit!” sibilò una giovane voce maschile che proveniva da un punto non lontano da quello dove era poggiata la mano.

Sofia ed Erica si osservarono impaurite, poi deglutendo e brandendo davanti a loro le bacchette avanzarono di qualche passo verso il ragazzo.

Nello stesso istante  la mano di Micael scorreva lungo la cosa da cui era venuta la voce, poi strinse le dita e con decisione tirò verso di sé.

Apparvero delle mani, delle braccia, una testa nera, una castana e una rossa come il fuoco.

Le bacchette delle ragazze erano pronte all’azione, anche Micael si fece indietro con la bacchetta puntata verso i tre ora del tutto scoperti: due facce dall’aria piuttosto infuriata puntavano su una terza, quella del ragazzo dai capelli rossi, che aveva l’aria colpevole.

Lumos” enunciò Micael.

Expelliarmus!” gridò prontamente Sofia cosicché le tre bacchette degli sconosciuti volarono dall’altra parte del cortile

“Chi siete?”domandò Erica avvicinandosi anche lei con la bacchetta luminosa ai tre che non risposero se non con una faccia perplessa.

Sempre con la bacchetta in mano  Sofia si avvicinò agli altri senza staccare lo sguardo dagli sconosciuti, la bacchetta pronta a colpire, ma quelli non davano segni di voler attaccare in alcun modo, anzi li guardavano e si guardavano tra loro confusi mormorando mezze parole in una lingua che non era di certo l’italiano.

Poi la luce delle bacchette  andò ad illuminare un particolare sul viso del ragazzo dai capelli corvini.

Senza dare troppe spiegazioni Sofia puntò la bacchetta in un punto non molto definito e mormorò “Accio bacchette”. Le tre bacchette volarono veloci nella sua mano libera cosicché le poté restituire ai legittimi proprietari tra i mormorii perplessi di Erica e Micael.

Lumos” disse infine anche lei in modo tale che tutti e sei fossero completamente illuminati, poi parlando agli amici ma con gli occhi fissi sul ragazzo bruno, sul volto l’espressione più stupita che i suoi amici le avessero mai visto fare, gli occhi sbarrati e la bocca arricciata in uno stranissimo sorrisetto, mormorò:

 

“Rica, Mic abbassate le bacchette… non ci posso credere… ma questo è Harry Potter!”

 

 

 

Et Voilà ecco a voi il terzo capitolo!!!

Spero vi piaccia, io mi sono divertita a scriverlo…e questo non è che l’inizio! Mi scuso se qualcuno lo troverà un po’ lungo e pieno di mille informazioni, ma per per fare una casa decente ci vogliono buone fondamenta! Non so se è chiara la metafora! :-p

Un grazie a tutti i lettori  e un bacio gigante di ringraziamento a Lady Aria e Frulli che hanno lasciato un commentino al secondo capito! Mi rendono sempre tanto felice le recensioni *.* quindi, please, fatele ^_^!

Ci si vede alla prossima puntata!

Ciriciaoooo!

Nefele

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Capitolo 4
*** La rana di bronzo ***


Capitolo 4

Capitolo 4

La rana di bronzo

 

Quattro occhi guizzarono come saette sul volto e poi sulla fronte del ragazzo con gli occhiali andandosi ad unire ai due azzurri che già erano fissi, curiosi, su quelli di lui.

Altri quattro occhi si muovevano sui volti sconosciuti dei tre studenti dalle divise verdi bosco. Poi la ragazza dai lunghi capelli castani, che si trovava alla destra del ragazzo dai capelli rossi situato al centro del terzetto, si allungò dietro la schiena del ragazzo rosso che in quel momento stava fissando Erica, e tirò la manica della felpa del moro per attirare la sua attenzione. Quando la ebbe ottenuta indicò lo stemma cucito sul mantello dei tre: rappresentava una grande A dorata su fondo verde smeraldo, accanto alla lettera si trovava una bacchetta del medesimo colore, alla quale era intrecciata una rosa, dietro la A si trovava il profilo di un sole splendente, entrambi annuirono.

Micael, Erica e Sofia fissavano la scena perplessi, poi la ragazza castana face un passo verso di loro e sforzandosi tentò di parlare: “Sorry…ehm...we…ehm…io…sò-no…Hermione- disse indicandosi, poi continuò- he…ehm…egli..e…Ron- arrossì vedendo i tre studenti dell’Abraxa pendere dalle sue labbra, poi fece un gesto frettoloso con la mano e concluse seccata per non riuscire a farsi capire bene - He’s Harry”

I tre inglesi guardavano speranzosi e divertiti l’amica e i loro coetanei italiani aspettando un cenno di comprensione. Erica si coprì la bocca con le mani per non ridere, Sofia si diede un pizzico sul braccio per lo stesso motivo, Micael, con la stessa espressione e voce di un hostess d’ aereo babbano disse ad alta voce, in un inglese alquanto stentato:“Nais tu mit iu!”.

A questo punto Sofia ed Erica esplosero in una risata che echeggiò fragorosa nel cortile, si piegarono a terra, mentre Micael lanciava loro un’occhiata di rimprovero, nel frattempo Ron le osservava divertito come Harry, mentre Hermione li guardava interrogativa e seccata, forse timorosa che la stessero prendendo in giro.

Poi alcune voci provenienti dall’interno dell’edificio del dormitorio li misero all’erta, i tre inglesi si strinsero fra loro, Micael gli getto addosso malamente il mantello, tanto che erano ancora visibili mezzo braccio di Hermione, i piedi di Ron e la punta di una scarpa di Harry.

Tre voci contemporaneamente bisbigliarono “Nox” proprio pochi secondi prima che uno dei proprietari delle voci raggiungesse il cortile. I tre ragazzi dell’Abraxa finsero di parlare tra loro  inneggiando ad alta voce alla vittoria della Civetta.

“Sireni, Revenin e Revenin! Che cosa fate ancora in giro?”. Era la voce del Professor Tuonombri che rimbombava nel cortile “E soprattutto che cosa avete da fare tanto chiasso? Mi chiedo come i miei colleghi a fidarsi di TE, Revenin! Sei un disastro come caposcuola!”. Concluse con uno sguardo sprezzante rivolto al malcapitato Micael.

Il ragazzo strinse forte la mano sul suo mantello, tremante di nervosismo e di rabbia, fortunatamente Erica parlò prima che potesse farlo lui:”Ehm, Professore, ci scusi- disse in tono fin troppo gentile- andremo subito nei nostri dormitori.- Fece qualche passo verso l’insegnante- Però, visto che è qui, vorrei chiederle di chiarire un mio dubbio sull’ultima lezione.” Oramai Erica si trovava a piccola distanza dal Professore che aveva un mezzo sorriso stampato in faccia e la guardava sospettoso ma nello stesso tempo compiaciuto per quell’ improvviso interesse. Con una mano dietro la schiena Erica nel frattempo faceva cenno agli amici e agli altri di allontanarsi.

Sofia diede una piccola pacca sul braccio a Micael e a qualcuno sotto il mantello quindi si allontanarono raggiungendo velocemente il salone di accesso ai dormitori.

La grande sala luminosa era quasi vuota: su un divanetto appartato si trovava una coppietta che tubava, e appoggiati ad un tavolino vicino alla scala di destra c’erano due ragazzini del secondo anno che giocavano a scacchi magici.

Micael e Sofia si sederono su un divanetto quasi al buio, poi da sotto il mantello udirono la voce della ragazza mormorare “Muffliatio”, e intorno a loro sentirono un mormorio indistinto.

“C- cos’è?” chiese confuso Micael a Sofia strofinandosi le orecchie.

“Non saprei”rispose Sofia stringendosi nelle spalle “Dovremmo chiederlo a lei!” concluse ridacchiando e guardando nel punto in cui avrebbero dovuto trovarsi i tre stranieri.

E brava! Vuoi che parli io? Così magari ti fai un’altra risata!” ribatté Micael in tono di sfida guardandola cupo, ma la ragazza mora era assorta nei suoi pensieri e non ci badò.

Poi ad un tratto si alzò in piedi, con un gesto veloce prese la bacchetta di legno di quercia e facendo un respiro mormorò tra sé:” Spero funzioni, lo abbiamo provato poche lezioni - di nuovo un sospiro, poi puntando la bacchetta verso il luogo dove erano seduti i tre sotto il mantello (si notavano dall’abbassamento del cuscino del divanetto di fronte al loro) ripetè- Traslatiofavilla, Traslatiofavilla, Traslatiofavilla”

Dalla bacchetta fuoriuscì una sottile scia di luce di tre colori, che si divise in vari filamenti più piccoli che si posarono, in corrispondenza della gola e delle orecchie dei tre studenti inglesi; quindi Sofia parlò di nuovo:

“Mi capite ora?”

Rispose la voce di un ragazzo:”Ma che diamine ci ha fatto ‘sta tipa?”

“RON! – esplose la voce femminile- Smettila, sei un maleducato! Prima la parolaccia, ora questo! Ma che modi!” la voce della ragazza aveva ancora un forte accento straniero, ma si capiva benissimo il suo italiano, come quello del ragazzo, Sofia ridacchiava mentre Micael  ascoltava a bocca aperta, poi la ragazza dai capelli neri esclamò: “Wow, Melissa è un genio, io l’ho sempre detto! Quest’incantesimo l’ha inventato lei!-Spiegò al cugino, poi guardò verso il divano in apparenza vuoto sorridendo- Mie cari ospiti finalmente ci capiamo…però ancora non possiamo vederci…uhm… ma quanto ci mette Erica?...Oh eccola qui!”

Erica arrivò correndo, quindi guardò gli amici confusa dal mormorio che le era penetrato nelle orecchie appena si era avvicinata ai due compagni, poi in fretta disse”Andiamo!”.

Tutti, visibili o no, si alzarono e la seguirono: si diressero dapprima verso la scala di sinistra, ci passarono avanti senza salirci, poi la costeggiarono appiattiti contro il muro per una decina di metri.  Harry, Ron ed Hermione andavano molto lentamente, il mantello li copriva davvero male, molte parti di loro sbucavano in più punti, ad un tratto la testa di Ron fu del tutto fuori, prontamente ricoperta da Harry con un gesto impaziente. Inoltre, dato che camminavano strisciando contro il muro, spesso il mantello si impigliava in qualche sporgenza, rischiando di scoprirli del tutto, non erano ancora al sicuro da sguardi indiscreti, lì.

Ad un tratto Erica e Sofia, che conducevano la fila, si fermarono di colpo, di fronte a loro si trovava una bassa colonna sovrastata da una piccola scultura bronzea raffigurante una grossa  rana bitorzoluta, con sotto una targa con su scritto “Il principe che sposò una rana”, dietro la colonna vi era una grossa vetrata che si apriva sul parco dietro la scuola, si vedeva anche il campo di Quidditch, fortunatamente, data l’ora tarda, nessuno passava di lì.

Non appena le due ragazze giunsero davanti alla statuetta questa aprì gli occhi e guardò verso di loro  che prontamente dissero in coro, ma senza alzare la voce:”Rana! Rana!”

“Chi mi chiama?”domandala statua.

“L’amor tuo che poco t’ama” risposero le due ragazze tra gli sguardi perplessi dei nuovi arrivati.

Se non m’ama mi amerà, quando bello mi vedrà!” disse la rana di bronzo con aria saccente, alzando la testa e abbassando le palpebre. Sofia ed Erica si chinarono  diedero un bacio sul mento del rospo che si trasformò in un minuscolo principe di bronzo che fece scattare  con una microscopica chiave la serratura di una botola accanto alla colonna.

Ad un cenno delle ragazze gli altri quattro si mossero e si diressero veloci giù per una ripida scala a pioli ed entrarono in una stanza piuttosto piccola, ma davvero carina.

C’era una libreria di modeste dimensioni dove erano posati i frutti delle scorribande di Erica e Sofia nelle cucine,  qualche libro usato e qualche residuo di candela. A terra si trovavano numerosi giganteschi cuscini poggiati su un tappeto consunto che riempiva gran parte del pavimento della stanza.

Ron, Hermione ed Harry si tolsero finalmente il mantello, per un attimo i sei ragazzi si guardarono perplessi, sorridendosi imbarazzati. Era veramente assurdo trovarsi lì davanti ad una persona tanto famosa, una di quelle cose che succedono solo nelle fantasie più sfrenate. Dal canto loro i tre inglesi si sentivano piuttosto a disagio, non avevano previsto quell’incontro.

Ad un tratto Micael non riuscì più a trattenersi e puntando gli occhi azzurri su Hermione domandò:”Cos’era quell’incantesimo che hai fatto prima..Muffato..mi pare che hai detto.”

Hermione sorrise divertita, così come i suoi due amici, poi con gentilezza spiegò”La parola è Muf-fli-a-tio, serve a creare un mormorio che non fa sentire cosa ci si dice alle persone esterne alla conversazione- punto gli occhi su Sofia - e quell’ incantesimo che hai fatto? Dove lo hai trovato?Sembra molto utile!”

“Eh eh eh- ridacchiò Sofia in tutta risposta- questo incantesimo l’ha inventato una mia compagna del corso di Sperimentazione Incantesimi, però è la prima volta che lo provo su un vero straniero!”

“Sperimentazione incantesimi?” chiese Harry con espressione smarrita, parlando per la prima volta, era stato pensieroso tutto il tempo. Sofia lo osservò arrossendo appena sulle gote, perciò Micael fu più veloce di lei nel rispondere e spiegò: “E’ una delle materie supplementari che si scelgono dal sesto anno nella nostra scuola: Sofia ha scelto Sperimentazione incantesimi e Magie Arcaiche, Erica Guarigione Magica e Creazione di manufatti magici, come me, solo che io, invece di Guarigione, ho scelto Difesa Avanzata perché voglio fare L’Auror!” concluse Micael gonfiando il petto e lanciando un’occhiata fulminante alle due amiche che stavano già per scoppiare a ridere, mentre Hermione ascoltava affascinata  l’elenco di tutte queste nuove materie.

Poi il ragazzo dai capelli rossi parlò, anche lui con un forte accento inglese:”Noi però non conosciamo i vostri nomi!” disse con spontaneità.

“Oh! E’ vero! Per la barba di Merlino!- Esclamò Erica- Che figuraccia! Comunque… io sono Erica, questa è la mia cara amica Sofia, e lui è il nostro amicone Micael!”

“Piacere di conoscervi!” risposero i tre in coro, anche se tra tutti Harry aveva l’espressione meno spensierata, come se portasse un grosso peso nell’anima.

Terminate le presentazioni, ci fu qualche momento di silenzio imbarazzante: i tre inglesi si guardavano intorno e dondolavano sulle loro gambe, Erica preparava un vassoio con   dolcetti di ogni genere e bicchieri di succo di zucca, Micael la fissava imbambolato, mentre Sofia giocherellava col suo ciondolo, lo sguardo perso nel vuoto.

Poi all’improvviso  Erica lanciò un urletto, mentre tre bicchieri di vetro cadevano dal vassoio frantumandosi cosicché il loro contenuto arancione si espanse sul pavimento.

La ragazza minuta si voltò verso Sofia e gridò, con il tono di chi ha fatto la scoperta del secolo: “PHI…PHI!!!! Ci hai azzeccato! Ora ho capito! MIC! Hai capito anche tu?”. Erica era davvero agitata, Sofia e Micael si guardarono dubbiosi, Ron, Hermione ed Harry erano basiti, meno di tutti gli altri riuscivano a raccapezzarsi in quella storia.

Erica prese Sofia per le braccia e la scosse con volto incredulo: “UFFAAA!!! Sofia! Possibile che solo io abbia capito? Eppure siete voi i cervelloni del gruppo!- smise di scuoterla- Bene, allora vuol dire che vi aiuterò io a fare due più due: ricordi la tua…profezia: Quando la tonda signora che i lupi risveglia nascerà nel suo regno animato da piccole luci, colui che porta il segno e i suoi fidati verranno nella casa assolata dei maghi!” terminò Erica in fretta guardando speranzosa l’amica e l’altro ragazzo. I tre inglesi piombarono sui cuscini massaggiandosi le tempie molto confusi.

Sofia li guardò e il suo volto assunse di nuovo un’aria cupa e triste, mentre negli occhi del cugino balenò un lampo di comprensione: “MA CERTO!!!- esclamò battendo un pugno sul palmo della mano- La tonda signora che i lupi risveglia è la luna, che infatti stanotte è nuova, per questo la profezia diceva nascerà- rimase pensieroso per qualche istante, poi continuò- uhm… il suo regno animato da piccole luci…dovrebbe essere il cielo stellato… uhm Certo certo….colui che porta il segno sei tu! – disse indicando Harry che inconsapevolmente si schiacciò i capelli sulla fronte a coprire la cicatrice- i suoi fidati siete voi- osservò Ron ed Hermione- e la casa assolata dei maghi… bhè dovrebbe essere la nostra scuola”. Concluse osservando il blasone applicato sulla divisa.

Erica batté le mani tutta contenta mentre con voce acuta diceva”Bravo Mic, quando ti ci metti lo usi il cervello!!! E brava Phi! Sei proprio un’indovina!” concluse per alleggerire l’atmosfera, solo che voltandosi scoprì che l’amica era seduta a terra, con le ginocchia appoggiate al petto e le braccia strette intorno ad esse, il volto completamente nascosto dalla massa di riccioli corvini che erano ricaduti in avanti.

Con una veloce e leggera corsetta corse ad abbracciarla, Micael divenne cupo e dispiaciuto.

Ron ed Hermione la osservavano increduli. Harry aveva stretto gli occhi ed aveva un espressione indefinibile, poi con un filo di voce domandò senza staccare gli occhi dalla montagna di capelli che coprivano la faccia della ragazza mora: “Una profezia?”.

Ma per qualche minuto ricevette come risposta solo un pesante silenzio.

 

Eccomi  a voi con il quarto capitolo. E’ stato divertente scriverlo, ma si tratta di un capitolo di transizione. La *parola magica*  che le due ragazze devono recitare alla rana, così come l’iscrizione sotto di essa, sono parte di una fiaba presente nella raccolta “Fiabe italiane” di Italo Calvino.

Ringrazio L. Aria e Tsukino per i commenti al 3° capitolo , grazie mille, mi rendono come sempre felice (le altre squadre di Quidditch dell’Abraxa sono una sorpresa!:P…saranno citate più avanti, così come si troveranno altre spiegazioni sulla struttura della scuola che differisce da Hogwarts in alcuni punti, oltre al fatto che non è divisa in Case). 

Spero di riuscire ad aggiornare presto!

Un sorriso

Nefele

 

 

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Capitolo 5
*** Aria fresca ***


Capitolo 5

Capitolo 5

Aria fresca

 

Il silenzio nella piccola sala sotterranea era diventato estremamente pesante in pochissimo tempo.  Ormai era passato quasi un minuto dalla domanda di Harry e nessuna risposta era arrivata alle orecchie dei presenti.

Erica aveva un braccio intorno alle spalle di Sofia e con la mano libera le accarezzava i capelli. Gli occhi scuri erano però puntati su Micael come a chiedere spiegazioni, ma  il ragazzo non aveva saputo rispondere se non con un’alzata di spalle.

La fanciulla dai capelli neri tremava sotto il braccio dell’amica, poi, ad un tratto, con un gesto brusco si scrollò dall’abbraccio e scattando in piedi col volto rosso e gli occhi gonfi per lo sforzo di trattenere lacrime di rabbia gridò in direzione di Erica e Micael: «NON SAPETE PROPRIO TENERE CHIUSE QUELLE CAVOLO DI FOGNE CHE CHIAMATE BOCCA?!?!».

«Ma..Phi…noi…» azzardò Erica

«STAI ZITTA!!!» Urlò la ragazza dai capelli ricci.

«Sofia… mi dispiace…questo non è il mo…» cercò di interromperla Micael

«STUPIDO! TACI ANCHE TU!»

Facce attonite la osservarono, poi Sofia ancora più rossa in volto vergognandosi di sé stessa per quella sfuriata, si voltò di schiena e con la faccia nascosta fra le mani si andò  rintanare in un angolo .

Erica mandò uno sguardo accorato a Micael che le rispose con un’occhiata perplessa alzando le mani. I tre ragazzi inglesi erano visibilmente a disagio e si osservavano tra loro in imbarazzo.

Di nuovo il silenzio più assoluto tornò nella sala, poi la ragazza dai capelli mori parlò, con voce bassa, poco più che un sussurro, come se si rivolgesse a sé stessa: « Adesso anche loro mi crederanno strana….». La frase risuonò tristemente nell’assoluto vuoto di parole che regnava nella stanza. Erica corse alle spalle di Sofia stringendola e chiedendole mille volte scusa. Anche Micael, impietosito dal comportamento della cugina e con lo stomaco stretto in una sorta di senso di colpa inspiegabile si era avvicinato a lei posandole una mano sulla spalla.

Sofia era ancora terribilmente arrabbiata perché ancora una volta non aveva avuto la possibilità di conoscere qualcuno che la valutasse per quello che era invece che per quello che poteva fare. Non voleva passare per una pazza visionaria davanti a Harry Potter ed ai suoi amici, che in cuor suo ammirava da tempo. A scuola tutti la scansavano e ora rischiava di fare la stessa fine anche con quei tre ragazzi appena conosciuti.

Dava ancora la schiena ad Erica e Micael e per la prima volta provava per loro un sentimento negativo, se avesse potuto avrebbe dato una sberla ad entrambi: come era possibile che le sole due persone che davvero la conoscevano fossero state tanto avventate da metterla in difficoltà davanti a degli estranei?

Non li guardava, non ne aveva voglia. Se li avesse guardati avrebbe visto le loro facce tristi, il dispiacere per averla fatta stare male, li avrebbe compresi, li avrebbe perdonati, avrebbe fatto la parte della ragazza matura come sempre, ma non ne aveva voglia, non in quel momento.

 Per una volta voleva essere arrabbiata. Per una volta, voleva fare i capricci, voleva le attenzioni che praticamente mai le erano date.

Erica la stava stritolando da dietro e Micael continuava ad accarezzarle la testa mormorando, come una nenia per farla calmare: «Scusa Phi…Scusa Phi…Scusa Phi…».

Ad un tratto sentì Erica lasciare l’abbraccio, Micael smettere di lisciarle i capelli. Una piccola mano soffice e sconosciuta afferrò la sua, poi un’altra le serrò la spalla con delicatezza, vicino a quest’ultima se ne posò una terza che senza troppi complimenti la spinse a girarsi.

Davanti a lei si trovavano i tre ragazzi inglesi che la fissavano. Sofia sentì il rossore salirle alle guance: e adesso? Pensò tra sé.

Poi Harry prese la parola rivolgendole il primo vero sorriso da quando erano arrivati, Ron ed Hermione la guardavano con volti distesi e sorridenti che le fecero tornare almeno un pizzico di buonumore, Erica e Micael erano alle sue spalle a godersi la scena, ma la giovane dagli occhi azzurri non poteva vederli.

«Perché fai così? Noi non abbiamo paura di te- gli altri due scossero la testa come a rinforzare ciò che Harry stava dicendo- Tu sembri una ragazza per bene e non ci importa cosa tu vedi o non vedi!»

«Anche perché – si intromise Ron- siamo abituati alle cose che vede Harry!» concluse mollando una grossa pacca sulla spalla dell’amico che perse l’equilibrio e precipitò addosso a Sofia, la quale divenne color fuoco.

«Ron!» Gridò Hermione petulante con la faccia che pareva avesse scritto sopra: cosa- ti -salta- in- mente- di- dire.

Ron, rimasto colpito dal rimprovero, accigliato guardò Harry che però stava ridendo a crepapelle per la caduta. Anche Micael e Erica se la ridevano di gusto, ed infine pure Sofia, asciugandosi gli occhi col dorso della mano, dimenticò il rancore di poco prima e scoppiò a ridere sentendosi davvero molto sciocca per quello che aveva pensato.

 

Le risate e le parole li accompagnarono per alcune ore condite con del buon succo di zucca e con delle ottime crostatine sgraffignate con abilità dalla dispensa della scuola per merito di Erica e Sofia (ovviamente Micael, essendo caposcuola, preferiva pensare che le due ragazze le avessero acquistate regolarmente in qualche negozio di cibarie magiche).

Fu molto divertente, per i sei ragazzi di nazionalità diverse, ascoltare il racconto delle loro avventure a scuola, fare l’imitazione dei professori più buffi o più temuti. Ad un tratto Micael buttò un occhio sul quadrante dell’orologio e con suo sommo disappunto, scoprì che erano le tre del mattino.

«Ehm…scusate se faccio il guastafeste, ma sono le tre!» bisbiglio con espressione seriamente dispiaciuta guardando i compagni di quella notte.

«Per il cappello di Morgana!- esclamò Erica quasi strozzandosi con un boccone di crostatina- E adesso?»

Fra i sei scorsero fugaci occhiate che mostravano nello stesso tempo panico e divertimento poi Hermione fece notare:« Ma noi…ehm…dovremmo fermarci qui per un po’…dove possiamo restare?»

«Accidenti!- disse Sofia dandosi una pacca sulla fronte- E adesso?» Rimase pensierosa per un po’, poi gattonò verso Micael e scuotendolo per le spalle lo apostrofò con voce agitata: « Cugino! Tu sei il genio delle pozioni! Inventane una che li renda invisibili! Renditi utile una volta tanto!»

Micael un po’ nauseato da tutto quello sbattere pazientemente rispose staccando con delicatezza le mani di Sofia dalle sue spalle: « Sofia… quella pozione esiste da un secolo! Ma ci vuole più di una settimana per preparala in modo efficace»

Sofia lanciò uno sguardo ad Erica, poi cadde supina sospirando: «E ora come si fa?»

«Quanto dovete fermarvi?» Domandò intelligentemente Erica fissando Harry.

«Credo... non meno di una settimana» rispose il ragazzo pensandoci appena.

«O forse di più, e dovremmo poter muoverci» aggiunse Ron guardando Erica.

«Che dovete fare?» domandò curioso Micael.

«Questo per il momento è un segreto!» bisbigliò Harry con aria seria e sui volti dei tre italiani apparve subito un’espressione delusa.

Per qualche minuto le loro menti lavorarono in silenzio cercando un modo, un incantesimo, un oggetto magico che permettesse ai tre stranieri di muoversi tranquillamente, chiaramente Harry era da nascondere più degli altri, perché più facilmente riconoscibile.

Dapprima Ron pensò che avrebbero potuto allontanarsi da quella stanza a turno per fare ciò che dovevano. Tuttavia l’idea fu scartata perché in quel modo i tre avrebbero perso davvero troppo tempo e troppe lezioni alla loro scuola (Spiegarono che la preside di Hogwarts gli aveva dato il permesso di allontanarsi ma per il minor tempo possibile, e solo perché Hermione poteva spiegare agli altri ciò che era in programma per qualche giorno).

L’idea della pozione era davvero impraticabile, e anche quella di procurasi o tessere nuovi mantelli dell’invisibilità lo era altrettanto: ci sarebbe voluto troppo tempo.

Alla fine a Sofia balenò in testa la soluzione: « Perché non usiamo l’incantesimo di disillusione?»

Ci fu un attimo di pensieroso silenzio che poi venne di nuovo interrotto da Hermione «Sì è un’idea strepitosa! Possiamo farlo su noi stessi e quando l’effetto starà per scomparire non c’è bisogno che qualcun altro ci venga in soccorso!» disse tutto d’un fiato con grande entusiasmo.

«Però dobbiamo esercitarci… conosciamo l’incantesimo ma non lo abbiamo mai praticato» obiettò Harry e vide il viso di Hermione afflosciarsi un po’ mentre l’eccitazione calava bruscamente alle parole dell’amico.

«Bhè che aspettiamo!? Esercitiamoci insieme allora!» esclamò Micael con l’intento di riportare la conversazione sul livello allegro di poco prima.

Erica corse a prendere un vecchio libro d incantesimi che si trovava sulla libreria, poi, osservando il gesto che faceva il mago disegnato sulle pagine pronunciò la parola magica e puntò la bacchetta su Sofia. La ragazza dai capelli mori sentì come una scia di liquido freddo scorrerle sulla schiena, poi gran parte del suo corpo assunse lo stesso colore della parete scrostata della stanza, ma spiccavano ancora la chioma arruffata, gli occhi e una mano: decisamente non andava.

Tra le risate generali passarono tutta la notte ad esercitarsi sugli altri e su sé stessi e solo alle sei del mattino, appena un’ora prima della sveglia ufficiale, i tre ragazzi inglesi riuscirono ad ottenere risultati decenti nell’incantesimo e nel contro incantesimo.

Micael, Erica e Sofia erano sbracati sui cuscini, morti dal sonno ma non abbandonarono gli ospiti neppure un secondo, anzi li incoraggiarono moltissimo, approfittando per provare anche loro quella nuova magia.

In fretta arrivarono anche le sette e mezza e con loro l’ora di fare colazione. Per non destare sospetti i tre italiani corsero nella sala grande e accomodandosi in un punto piuttosto isolato dell’enorme tavolo, tra uno sbadiglio e l’altro discutevano di ciò che era loro accaduto, ancora increduli. Non era mai capitato che dovessero tenere un segreto tanto grande: avevano buttato lì a Harry e gli altri l’idea di rivelare ad un’insegnante di fiducia o alla Preside la loro presenza all’Abraxa, ma i tre studenti di Hogwarts non erano stati per nulla d’accordo. Hermione, facendosi portavoce del pensiero dei tre, aveva spiegato che per il momento era meglio tenersi nascosti, e che già il fatto che loro tre li avessero scoperti li aveva mandati non poco in crisi all’inizio.

Micael, Erica e Sofia perciò, rassegnati all’idea di non poter chiedere l’aiuto di nessun adulto, confabularono per molto tempo per discutere nel minimo dettaglio ogni provvedimento da prendere per rendere il più confortevole possibile il soggiorno clandestino di Harry, Ron ed Hermione: decisero che avrebbero prelevato dalle cucine  tutto il necessario per il loro vitto (ignorando completamente i borbottii, peraltro poco convinti, di Micael che piagnucolava sulle conseguenze  delle loro azioni sul suo ruolo di Caposcuola), avrebbero attrezzato con altri cuscini e  con delle coperte la loro saletta segreta in modo che i tre potessero riposare comodamente, e, come avevano concordato poco prima di andare a colazione, avrebbero preso in biblioteca i libri che eventualmente potevano essere utili alle ricerche dei tre.

 

Per tutta la mattinata gli studenti dell’Abraxa non videro quelli di Hogwarts in quanto furono molto occupati con le lezioni, ma nel pomeriggio, Sofia scese con molta discrezione nella stanza della rana e trovò i tre, evidentemente svegli da poco, intenti a stiracchiarsi e ad aggiustarsi le vesti, era da sola perché Micael ed Erica erano agli allenamenti.  Non appena la videro tutti e tre le rivolsero un sorriso gentile, poi Ron indicando i resti della colazione, la faccia concentrata a cercare le parole, guardandola disse: «Molto buono! Italiani…ehm….cucina… ehm… bene».

Sofia non poté far altro che rispondere con un larghissimo sorriso e uno squillante «Grazie!!!». Quindi anche lei si sedette su uno dei cuscini e, senza fare l’incantesimo di traduzione continuarono tutto il pomeriggio ad insegnarsi parole a vicenda (come sempre in questi scambi culturali si finì ben presto a insegnarsi le parolacce nelle rispettive lingue). Anche Harry sembrava molto interessato e divertito: era buffo sentir parlare loro in italiano e Sofia in inglese. Il tempo passò di nuovo molto in fretta, per la giovane dai ricci capelli mori stare con Harry, Ron ed Hermione era come respirare una boccata d’aria fresca, ricordava di esser stata così bene davvero poche volte nella sua vita.

 

Quando Erica e Micael li raggiunsero dopo gli allenamenti erano tutti e quattro profondamente addormentati.

 

 

Eccomi finalmente qui con il 5° capitolo, spero vi piaccia perché io non ne sono pienamente convinta. Mi scuso per l’immensa lentezza con cui ho aggiornato, ma tra feste e ritorno alla routine quotidiana con università, lavoro e tutto il resto credo che d’ora in poi non potrò essere mai molto veloce, abbiate pazienza J.

Ovviamente mando un mega GRAZIE a Tsukino, Lady Aria e Minako che sono state tanto gentili da commentare l’ultimo capitolo. Un sentito grazie va anche a coloro che pur non avendo commentato si sono soffermati su questa mia piccola storia. Per quanto riguarda Harry diciamo che non è proprio triste...lo definirei più che altro pensieroso… il resto lo scoprirete più in là se avrete voglia di continuare  a seguirmi.

Ciriaciaooo 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Legilimens ***


Capitolo 6

Capitolo 6

Legilimens!

 

E’ strano come ogni cosa cambi col tempo. E’ strano che degli occhi, un viso, un sorriso prima sconosciuto entrino tanto dentro di noi da comparire nella nostra mente ogni volta che chiudiamo gli occhi. E’ strano come dei nomi che prima non erano nient’altro che tali, diventino d’un tratto una cosa viva e vera, una persona, con un volto, uno sguardo, un sorriso, una voce.

Ed è incredibile come presto si arrivi ad affezionarsi a tutte queste cose tanto che il solo loro ricordo ci porti  a sorridere come se d’improvviso fosse uscito l’arcobaleno.

 

Un sorriso nacque inconsapevolmente sul viso di Sofia che, seduta sul largo davanzale del dormitorio che divideva con Erica ed altre tre ragazze, la fronte attaccata al vetro freddo pensava ai tre ragazzi inglesi ai quali si era straordinariamente affezionata. Un po’ più insistentemente degli altri appariva davanti ai suoi occhi lo sguardo color smeraldo del ragazzo con gli occhiali.

Un voce maliziosa e divertita che sussurrava al suo orecchio la fece come precipitare dalla nuvola su cui si era ritirata per farla precipitare bruscamente sulla terra: « Allora è Harry o Ron- bisbigliò divertita Erica – bhè Ron non te lo consiglierei…tra lui e Hermione credo ci sia qualcosa» concluse staccandosi da Sofia con l’aria pensierosa di chi la sapeva lunga. Poi gli occhi castani si appuntarono come frecce sul viso della ragazza mora che nel frattempo aveva assunto un colorito che sfumava dal rosso cardellino al porpora, la bocca semi aperta  e le mani che si agitavano convulsamente in segno di diniego, solo qualche secondo più tardi i gesti furono raggiunti dalle parole: «Ma cosa dici!!!Ti sei bevuta il cervello!!!- disse ad alta voce sempre più rossa - non mi piace proprio nessuno!». Concluse con sincerità, ma all’improvviso come un flash le apparve una scena di un giovane moro che l’abbracciava stretta e sentì lo stomaco rivoltarsi in preda ad una forte nausea stranamente piacevole, le guance surriscaldarsi a tempo di record e una sensazione di calore tiepido riempirle il petto, di nuovo la voce della ragazza dai capelli corti la riportò alla realtà facendo fare una brusca frenata, con tanto di sgommata, alla sua fantasia che già trottava felice tra passeggiatela chiaro di luna, abbracci mozzafiato e baci da romanzo.

« O Cielo Phi! Torna sul pianeta Terra!» le disse dandole un pizzico su un braccio che provocò in Sofia un urletto di dolore, e le risate dell’amica che sentenziò: « Insomma sei proprio cotta

« Non è vero!- rispose la fanciulla mora- non essere ridicola, loro se ne andranno tra pochi giorni!»

« E allora? Esistono i gufi e molto altro per restare in contatto! Poi sareste così carini tu e Harry!- disse con sguardo sognante-  E poi non c’è nessuno che meriti più di te un po’ di felicità Phi!» concluse Erica sincera stampandole un bacio rumorosi sulla fronte, in modo molto materno, voltansi subito dopo a finire di preparare la borsa in fretta e furia.

Sofia non rispose, ma mentre infilava i calzini e le scarpe sorrideva cullandosi nel meraviglioso mondo che solo le parole dell’amica erano riuscite ad aprirle.

Poi, come tutte le mattine trascinò Erica a fare colazione prima che dalla tavola scomparisse ogni cosa, ma diversamente da tutte le altre mattina quella giornata le appariva piena di meraviglie che fino a pochi giorni prima non le pareva esistessero neppure.

*

 

Nonostante le rosee aspettative di Sofia la mattinata trascorse secondo routine, nulla di speciale. Prima ora di Incantesimi, poi due ore di Pozioni, un’ora di Storia della Magia

(a dire il vero piuttosto terrificante) ed infine un’ora di Difesa contro le Arti Oscure, probabilmente l’unica davvero interessante di tutta la mattinata, inoltre allietata dall’entrata di Ron dietro la professoressa. Era ovviamente disilluso e quindi tanto Erica che Sofia lo notarono solo quando si avvicinò a loro mormorando i loro nomi. In fretta Sofia praticò su di lui l’incantesimo di traduzione e la prima cosa che gli sentirono dire, con lo sguardo fisso sulla Professoressa Lignoti:« Wow!Mi piace Difesa contro le arti oscure!».

Le due ragazze ridacchiarono prendendosi una bella sgridata dall’insegnante che effettivamente si notava subito per la sua avvenenza e per l’abbigliamento tutt’altro che sobrio. La giovane insegnante indossava infatti abiti all’ultima moda e sfoggiava lunghi capelli rosso ciliegia che ondeggiavano a ritmo col corpo sinuoso. Oltre tutto questo era una validissima professoressa e in quel momento, mentre stava spiegando con voce ammaliante le tecniche di difesa contro i vampiri, decine di occhi erano puntati su di lei.

Il ragazzo dai capelli rossi era semplicemente incantato e l’ora volò anche per Sofia ed Erica in un batter d’occhio, tra una battutina e l’altra.

Al suono del pendolo tutti e tre presero le borse e uscirono per precauzione quando oramai l’aula era vuota, diretti nella sala grande per il pranzo.

« E’ bravissima» sussurrò loro Ron con voce sognante( probabilmente lo era anche il suo sguardo ma Erica e Sofia non potevano vederlo).

«Dici così solo perché è bella» osservò con sincerità Erica « Voi maschi siete proprio scemi... vi bastano due belle gambe per andare in tilt»

« E voi ragazze non sapete apprezzare le bellezze della natura!» Ribeccò Ron allegramente seccato.

«Ma a te non piaceva Hermione?» domandò candidamente Sofia ripensando al discorso fatto con Erica poche ore prima.

Non giunse nessuna risposta, solo il rumore di qualcosa che cadeva dalle mani di Ron. Se non fosse stato trasparente le due avrebbero notato che viso, capelli e orecchie dell’inglese erano dello stesso colore. A produrre il rumore era stato un grosso libro che il ragazzo dai capelli rossi aveva disilluso per portarlo con sé. Molti studenti si voltarono, per fortuna un secondo prima che lo facessero Erica aveva poggiato a terra un suo libro e per coprire il pasticcio stava facendo finta che fosse stato quello a fare rumore.

Prima della sala grande le loro strade si divisero. Ron molto imbarazzato le salutò tra i risolini di Erica e Sofia che avvicinandosi all’orecchio dell’amica sussurrò:«Forse non dovevo dirlo?». La ragazza dai capelli biondi si limitò a ridacchiare.

Davanti all’entrata della grande sala le aspettava Micael con il quale si recarono subito a mangiare.

A dire il vero Sofia non aveva molto appetito e passò tutto il pranzo a fissare il soffitto sul quale quel giorno era rappresentata la romantica e triste storia di Enea e Didone.

Micael, dopo aver divorato all’incirca mezzo chilo di pasta e una bistecca gigante, si accorse dello strano comportamento della cugina che in quel momento aveva la forchetta sospesa a mezz’aria e il viso sognante. Il suo piatto di pasta era ancora quasi pieno.

«Che ha fatto?» domandò curioso ad Erica che si limitò a sorridere con un sospiro sognante. Micael ovviamente ne capì ancora meno, ma decise di non domandare oltre, in fondo era consapevole del fatto che comprendere la mente di una ragazza era assai più complicato che preparare un Veritaserum.

 

Quel pomeriggio tutti e tre gli studenti dell’Abraxa avevano le lezioni delle materie supplementari e Micael ed Erica dovevano anche andare ad allenarsi per la partita contro il Nicchio che si sarebbe disputata di lì a due giorni.

Sofia si scoprì ad odiare quelle materie che in genere amava e la cosa non la consolò affatto, sempre più la teoria di Erica le sembrò esatta nonostante si sentisse davvero scema a provare certe cose per un ragazzo che probabilmente aveva nugoli di corteggiatrici ai suoi piedi. Ma anche le due ore supplementari volarono e cautamente, ma più veloce che poteva la giovane dai capelli ricci andò nella saletta della rana per passare altre piacevoli ore in compagnia dei nuovi amici inglesi.

Quando entrò nella piccola stanza però trovò soltanto Harry; era seduto su un cuscino color cremisi, le gambe incrociate, la schiena piegata, i gomiti poggiati sulle ginocchia e la testa tra le mani. Sulle gambe aveva poggiato delle pergamene che sembravano assorbirlo del tutto. Lo stomaco di Sofia si capovolse e il cuore iniziò a batterle all’impazzata nonostante inutili tentativi di controllarsi: erano soli! E ora che avrebbe fatto?

Cercò di modulare la voce nel modo più naturale possibile poi mormorò:« Ti disturbo?» le parole erano uscite un po’ tremolanti, ma ormai era fatta.

Harry alzò la testa, gli occhiali erano tutti storti sul naso, guardò Sofia con aria interrogativa e mormorò: « What

Brava scema!” pensò tra sé la ragazza prima di mormorare «Traslatiofavilla» in direzione del ragazzo e poi ripetere : «Ti disturbo?». Harry le sorrise affabile sistemando i fogli e mettendoli via, alla giovane sembrò di prender fuoco in viso, quindi il ragazzo continuò: «Tanto sono così stanco che non riesco a concentrarmi».

«Avete trovato qualcosa di utile qui all’Abraxa?» chiese Sofia con tutto il controllo possibile. Harry si strinse nelle spalle e mormorò vago:«Qualcosa… sì … qualcosa».

« Non so…se possiamo esservi utili…» bisbigliò la ragazza con gentilezza, il giovane dagli occhi verdi le rivolse un larghissimo sorriso sincero prima di rispondere: «Eh eh! Voi ci state aiutando tantissimo! Senza tutte le attenzioni che avete per noi sarebbe stato tutto molto più complicato!  Come minimo saremmo morti di fame!- disse ridacchiando mentre indicava i vassoi vuoti- Sapessi Ron come è contento! Dice che adora la cucina italiana!!!»

Sofia rise di gusto e d’un tratto si sentì più rilassata e a suo agio, poi Harry continuò:

«Comunque non ha interrotto nulla di importante, stavo solo scrivendo un noiosissimo tema di Incantesimi che dovrò consegnare quando tornerò a scuola.»

«Meglio così» constatò con un sorriso Sofia prima che di nuovo calasse un silenzio imbarazzante tra i due. Con somma gioia della ragazza ad interrompere quel momento che parve lungo secoli fu lo studente di Hogwarts: «Sofia… ehm… come te la cavi in Legilimanzia? Ho… ehm, sentito che qui la studiate».

Sofia si trattene per un pelo dallo scoppiare a ridere in faccia al ragazzo, ma in cuor suo trovò molto rincuorante che almeno uno dei motivi per cui tutti la scansavano nella sua scuola non era giunto alle orecchie degli stranieri. Passò qualche secondo prima che riuscisse ad articolare la risposta accorgendosi di aver di nuovo assunto, con ogni probabilità, un colorito da far invidia ad una fragola matura.

«Io…ehm, sì…diciamo che me la cavo» disse senza sbilanciarsi troppo, ma l’espressione soddisfatta di Harry le fece schizzare la felicità alle stelle. Il ragazzo moro le si avvicinò dicendo: « Non potevamo capitare meglio!»

Sofia inarcò in un’espressione di dubbio le sopracciglia, tanto che indusse l’altro a spiegare: «Io… bhè diciamo che sono un pessimo Occlumante e vorrei esercitarmi per migliorare». Il volto del giovane divenne d’un tratto cupo e serio, gli occhi vennero attraversati da un espressione di rabbia repressa che turbò un po’ la ragazza, ma solo pochi secondi dopo aggiunse con voce che pareva serena: «Ti va di aiutarmi?»

«V- va bene» rispose non troppo convinta Sofia confusa e non del tutto convinta del fatto che si trattasse di una buona idea.

«D’accordo allora!- esclamò con un gran sorriso che cancellò all’istante ogni dubbio dell’altra- Ti prego solo di una cosa: non farmi domande. Va bene?»

Sofia annuì nonostante non ne capisse la ragione, quindi i due si allontanarono un poco l’uno dall’altra (per quanto al stanza lo permetteva) e tirarono fuori le bacchette. Ci fu uno sguardo d’assenso quindi Sofia bisbigliò: «Legilimens».

La piccola amichevole stanza scomparve dalla sua vista e d’un tratto si trovò in una casa, guardava fuori dalla finestra, una donna gonfia come una mongolfiera volava verso il cielo mentre  un uomo con grossi baffi, anche lui corpulento tentava invano di trattenerla. A Sofia venne da ridere, ma Harry sembrava spaventato e in ansia…

…Ora vedeva una grande cucina con pareti di pietra, un uomo che mostrava di essere stato piuttosto attraente sedeva accanto ad Harry. Non aveva un volto felice e pareva davvero averne viste di brutte nella sua vita. Sofia percepì che in quel momento il ragazzo di cui stava scrutando i pensieri si sentiva dispiaciuto.…

… Ora era nell’acqua. Harry nuotava, aveva fretta…

 Perché non mi ferma?”

Si chiedeva Sofia tra sé galleggiando nella mente del giovane.

Lo scenario intanto era di nuovo cambiato, si trovava in un nuovo ricordo. Accanto ad Harry c’era un ragazzo di indubbia bellezza, si trovavano in un cimitero. Davanti a loro un ometto semi calvo, con disgustose unghie simili agli artigli dei roditori. Teneva in braccio un fagotto… terrore…un fiotto di luce verde. Un incantesimo colpì il giovane avvenente che crollò a terra, morto…

 

«NO!- gridò Harry - Impedimenta!!!»

Sofia volò addosso alla libreria, molti dei volumi lì conservati caddero urtandola dolorosamente. Harry era piegato in avanti, la bacchetta tesa verso Sofia. Dopo pochi istanti si rialzò e chiese porgendole la mano: « Scusami. Ti ho fatto male? » la voce era triste, il volto ombroso.

«Perché non mi hai bloccato prima?» la voce della ragazza tremava mentre si stava rialzando, era orribile l’ultimo ricordo che aveva visto, ma come promesso non domandò nulla. Harry non rispose ma con un’eloquente occhiata la invitò a ricominciare.

«Blocca la mente, non pensare  a nulla, non provare nulla- bisbigliò lei prima di recitare- Legilimens!».

Di nuovo la sala scomparve, ora si trovava in una strana sala a forma di anfiteatro con al centro una pedana sulla quale si ergeva un arco di pietra chiuso da una tenda. Intorno a  sé infuriavano duelli magici, fatture e maledizioni volavano in ogni luogo schizzando sulle pareti…paura…dolore…

…Ora era sera, Harry era in una stanza decorata con numerosi centrini di pizzo, una grassa donna con il viso da rana e l’aspetto viscido gli sorrideva schifosamente compiaciuta, dalla mano del giovane proprietario del ricordo colava del sangue…

Che fai? Bloccami!” continuava a pensare Sofia.

…Adesso era in una stanza da letto grande e circolare. Fuori dalla finestra tutto era bianco di neve. Era Natale, lo si capiva dalle decorazioni della camera. Harry e Ron, più piccoli di come li conosceva lei. Erano felici, Harry lo era di certo, scartava un lungo pacchetto contenente un manico di scopa nuovo fiammante…

…. E’ notte. Non si vede Harry. No. E’ in un angolo, protetto dal mantello dell’invisibilità. Non può muoversi. Ha paura, paura come mai prima. C’è un ragazzo alto e biondo che punta la bacchetta contro un vecchio mago…

...Ora è giorno. Su un prato verde e soffice il sole brilla generoso. Sembra piena primavera. Sta camminando vicino ad un lago, il braccio stretto intorno alle spalle di una ragazza dai capelli color fiamma viva. Si siedono sotto un grande faggio che offre ristoro al caldo. Si stringono scambiandosi baci dolci e appassionati. Colui che ricorda è felice, innamorato si sente come se il sole  che brilla sul prato lo scaldasse da dentro…

“Chi è lei? Perché non mi blocchi? Harry!Harry! Fermami!” Sofia pensa sforzandosi di mantenere il contatto, di vedere ciò che non avrebbe mai voluto conoscere, ma perché lui le permette di guardare così nel suo intimo? Chi è quella ragazza?

Non ha tempo di pensare ancora, di nuovo è notte, c’è la torre, ora oltre al vecchio mago, al ragazzo biondo e ad Harry c’è molta più gente. Molti uomini incappucciati e vestiti di nero. Alla fine ne arriva uno, come un grosso corvo. Grida qualcosa col volto inferocito. Dalla sua bacchetta parte un fiotto di luce verde che colpisce il vecchio facendolo cadere dalla torre…dolore, troppo dolore per essere contenuto in un cuore solo…di nuovo la sala ad anfiteatro. L’uomo dai capelli neri che Sofia aveva già visto nella cucina di pietra lotta con una donna dall’aspetto folle. Cade oltre l’arco…paura, poi speranza, ancora dolore; di nuovo una luce verde, le urla di una donna dai capelli rossi…paura, dolore…Il volto del bel ragazzo che aveva visto prima..terrore

 

«BASTA! HARRY BASTA!» Sofia perde il contatto, si piega sulle ginocchia, sente scorrere calde lacrime sul volto; escono senza che ne abbia il controllo. Apre gli occhi. Harry è nella sua stessa posizione ma la bacchetta è caduta in terra, gli occhi sono sbarrati, pieni di lacrime, biascica parole sconnesse:« Io..tu..non dovevi..io …non ci riesco…».

Strisciando sulle ginocchia la ragazza lo raggiunge, ancora le lacrime le scendono calde sul volto, ma sa che il suo dolore la sua paura non è lontanamente paragonabile a quello che il ragazzo che ha di fronte ha vissuto nella sua giovane vita. Con spontaneità, senza pensare ai sentimenti che crede di provare gli stringe le mani, poi lo abbraccia per consolarlo. Rimangono abbracciati solo pochi istanti, poi, come risvegliatisi da un lungo sonno Harry l’allontana piuttosto bruscamente da sé e la fissa negli occhi umidi con i suoi lacrimosi:«Non chiedermi nulla» ripete con voce inaspettatamente fredda per poi alzarsi, prendere la bacchetta ed allontanarsi da lei.

Sofia si sente distrutta, triste, arrabbiata, delusa. E’ terrorizzata da ciò che ha visto, triste per quel che è capitato Harry e perché ha visto morire tante persone, arrabbiata perché non può essere più sicura di così del fatto che nel cuore del ragazzo dagli occhi verdi non c’è spazio per lei, perché quello spazio è già occupato da una misteriosa ragazza dai capelli rossi. Le parole nascono in quel momento spontanee, non le importa nulla di cosa dirà o non dirà Harry:« Chi è la ragazza con i capelli rossi?». La voce è ferma, un fermo sussurro. Il giovane si gira e la fissa negli occhi, sembra stupito dalla domanda, con voce altrettanto bassa ma incommensurabilmente più triste risponde: « E’ Ginny…la sorella di Ron» nel parlare mostra uno sguardo che non lascia dubbi sul fatto che quella fanciulla è ben più che la sorella di Ron. Sofia si sorprende di nuovo a piangere, questa volta mossa da una forte delusione, si volta rapida verso il tavolino e chiede: « Vuoi del succo di zucca? Ti farà bene.»

Non sente nessuna risposta ma percepisce i passi del ragazzo sul pavimento. Sa che ora è appena dietro di lei. Con un bicchiere colmo di liquido arancione si volta in direzione di lui. Senza guardarlo glielo porge, ma rimane per parecchio tempo con la mano sospesa sentendo gli occhi del ragazzo fissi sulla sua testa. Alla fine si decide a guardarlo, una vampata di calore sul volto la avverte del suo rossore, Harry piange ancora in silenzio ma la fissa interrogativo per qualche secondo, poi un lampo di comprensione gli attraversa lo sguardo, Sofia lo abbassa di nuovo, appena un attimo prima che lui dica:«Tutte le persone a cui voglio bene sono morte per salvarmi, non voglio che ne siano coinvolte altre… già Ron ed Hermione…non ho potuto trattenerli…»

Quelle parole non avevano senso, ma Sofia credette di capire almeno un po’. Piangeva ancora, per lo shock e per la delusione, il bicchiere sospeso in aria, Harry ad un passo da lei le aveva voltato le spalle, lo sentiva tirar su col naso…

 

«Sei uno sprovveduto! Potevano vederti!» disse in un infuriato sussurro la voce di Hermione.

«Smettila sei solo una guastafeste! Non mi avrebbe visto nessuno!!!» replicò un po’ più forte la voce di Ron mentre si sentiva scricchiolare la scala a pioli da cui stavano scendendo.

«Sei uno scemo irresponsabile… possibile che tu non sappia resist-…. Ma cosa è successo qui?» disse forte Hermione voltandosi dopo aver sceso l’ultimo gradino.

Fu Harry  a rispondere, la voce era seria e grave, Sofia lo vide asciugarsi in fretta gli occhi: «Sofia mi ha aiutato ad esercitarmi in Occlumanzia… ma la lezione non è andata molto bene, vero?»

La ragazza annuì. Nel frattempo anche Ron era arrivato nella sala, con grande sorpresa di Sofia che non aveva visto l’eloquente sguardo di lanciatogli da Hermione, le tolse il bicchiere di mano, la afferrò per un polso e affermò deciso rivolgendosi ad Harry: « Io la porto a prendere un po’ d’aria, tu spiega tutto ad Hermione!.. A proposito… come vedete ha perfezionato l’incantesimo di traduzione, ora funziona con l’italiano anche se lo lanciamo noi, fatti mostrare come si fa.»

Senza rendersi bene conto di quel che succedeva Sofia si fece trascinare su per scala e poi velocemente verso il giardino della scuola diretti verso il campo di Quidditch.

Nonostante fosse piuttosto confusa si domandava come mai Ron l’avesse trascinata via in quel modo…Avrebbe voluto paralre con Erica e Micael in quel momento.. ma loro erano agli allenamenti…

Il cielo già si stava colorando di arancio annunciando l’imminente tramonto…

 

 

Eccomi qui al sesto capitolo, che ve ne pare? In realtà doveva essere molto più lungo ma per la salute degli occhi di chi legge ho scelto di tagliarlo a questo punto, la fine della vicenda starà nel prossimo.. ovviamente! Un bacione alle fedelissime  Lady Aria e Tsukino, mi rendono davvero felice i vostri commenti grazie mille^_^! Un grazie anche ai lettori muti..però dai.. che vi costa recensite! Io accetto qualsiasi tipo di commento, anche negativo, purché sia costruttivo! Ci vediamo alla prossima puntata!

Ciriciao!!!!!!

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Civetta contro Nicchio ***


Capitolo 7

Capitolo 7

Civetta contro Nicchio

 

Il sole al tramonto tingeva il cielo di un forte color arancio che si specchiava nel mare dove si stava tuffando. La luce calda faceva brillare dei riflessi del fuoco i capelli rossi e leggermente lunghi di Ron che svolazzavano al vento autunnale mentre a passo veloce trascinava Sofia verso il campo di Quidditch.

La ragazza dai capelli neri piangeva ancora, sentiva l’aria fresca sul viso e la mano di Ron stretta attorno al suo polso, ma non riusciva a pensare ad altro che a quello che aveva visto nella mente di Harry. Si sentiva triste e meschina, perché nonostante tutte le orribili vicende a cui, ora lo sapeva, il ragazzo aveva assistito, lei non riusciva  a togliersi dalla mente la ragazza dai capelli rossi e sopratutto  la sensazione che aveva sentito provare a Harry nel momento in cui tra mille altri ricordi egli aveva rammentato quello di lei.

Ad un tratto si fermarono, erano proprio accanto agli spalti del campo,  nel lato meno frequentato, quello da cui si vedeva il mare. Ron aveva finalmente lasciato il suo polso e, con il fiatone, osservava il paesaggio mozzafiato: da quel lato infatti, il territorio della scuola  era delimitato da un alta rupe a strapiombo sul mare. Sofia, trattenendo a stento i singhiozzi riuscì  a chiedere, senza troppi complimenti: « Tua sorella ed Harry stanno insieme?». Il volto si era certamente colorato di rosso ed anche Ron non era molto meno imbarazzato di lei nel rispondere, non si aspettava evidentemente una domanda del genere: « Stavano insieme…- disse in tono mesto- lo scorso anno. Harry l’ha lasciata…subito dopo…bhè… dopo la morte di Silente…»

«Eeeeeh!?!?- sbottò Sofia decisamente sorpresa- ma lui è ancora innamorato di lei!!!»

Ron accennò un mezzo sorriso quindi stringendosi nelle spalle e fissandola negli occhi mormorò: «Bé...non so bene dirti… ma credo lo abbia fatto per proteggerla- un sospiro- Ginny, mia sorella, ne soffre molto, credo. Tuttavia penso che Harry abbia preso una decisione difficile anche per lui, sebbene saggia. ».

Sofia, con le mani sul volto, piangeva silenziosamente. Ron la guardò dispiaciuto e scoprendole con delicatezza il viso sussurrò con semplicità:« Mi dispiace che tu stia male, mi dispiace davvero. Anche se non ti conosco da molto mi sembri proprio una brava ragazza… è un peccato che quel caprone di Harry si sia innamorato di Ginny…- l’espressione divenne pensosa e buffa- deve essere per via del fatto che si conoscono da una vita, altrimenti credo che avrebbe fatto un pensierino su di te.» Concluse con franchezza guardando Sofia mentre le orecchie si mimetizzavano con i capelli.

Nonostante la delusione la ragazza non riuscì a trattenere un sorriso in direzione del rosso che posandole una mano sulla spalla sospirando affermò: «Scusami…sono una frana in queste cose! Non so nemmeno consolarti! Hermione è l’esperta del gruppo». Ron abbassò le spalle e quindi, con un gesto teatrale e un largo sorriso tirò fuori da una  tasca una bacchetta dall’aspetto comune e disse, sotto lo sguardo perplesso della ragazza dagli occhi azzurri: « Ta- daan! Sembra una normale bacchetta, maWingardium Leziosa.» Annunciò sicuro puntandola verso Sofia che si aspettava di prendere a volteggiare da un momento all’altro; le sue aspettative furono però deluse. La bacchetta infatti emise uno strano suono, come il verso di un’anatra e si trasformò in un paio di mutandoni leopardati. Nel giro di pochi secondi l’espressione di Sofia passò da perplessa a stupita a ridente. Non aveva saputo trattenersi ed era scoppiata in uno scroscio di risate aperto e allegro in parte per la buffa bacchetta in parte per l’espressione di Ron, che col volto fiducioso sguainava le grosse mutande muovendo su e giù un sopracciglio in modo ammiccante. Tra una risata e l’altra Sofia fece una cosa che mai prima le era capitato di fare, lo abbracciò con affetto, come un fratello e mentre insieme ridevano di gusto mormorò nell’orecchio porporino del ragazzo :«Grazie». Mentre il sole tramontava i due confidavano l’un l’altro le loro pene, come amici di vecchia data.

 

 

Hermione stringeva Harry che silenziosamente piangeva sulla spalla dell’amica.

«Che è successo?» domandò con pazienza.

« Non sono riuscito a bloccarmi e Sofia è ha visto molte cose, troppe decisamente. Sono fortunato che questa cosa mi sia successa con lei…almeno è una persona di cui credo ci si possa fidare…ma poi… sono stato uno scemo…ma come potevo mai immaginare?»

Hermione lo guardò accigliata poi con un sospiro chiese: « Cosa avresti dovuto immaginare?»

«Pensavo lo avessi capito!- Sbuffò Harry gettandosi a sedere su un cuscino- Ha una cotta per me…credimi, ha visto di tutto ma mi ha chiesto solo di Ginny…ho pensato ad una coincidenza…ma poi…mi ha guardato in quel modo…e finalmente ho capito!» concluse con aria dispiaciuta.

« Non è colpa tua Harry!» affermò Hermione mettendogli una mano sulla spalla.

« Non avrei dovuto chiederle di esercitarci… sarà scioccata da quello che ha visto! I miei ricordi non sono tanto piacevoli. Non avrei mai creduto che le piacessi…accidenti! Ora non avrò più il coraggio di guardarla in faccia!». Sbottò Harry quasi senza riprendere fiato, le mani ancora sulla faccia.

«Ora smettila di piangerti addosso! – lo sgridò la ragazza dai capelli castani- Ormai quel che è stato è stato. Cerca piuttosto di chiare con lei la faccenda: dobbiamo mantenere buoni i rapporti: ormai sono sinceramente affezionata a questi ragazzi , dopo tutto l’aiuto che ci hanno dato, inoltre ho il sospetto che l’averli conosciuti potrà tornarci più utile di quanto possiamo comprendere in questo momento. » Concluse in un tono più sereno.

«Sei tu l’esperta di queste cose!». Borbottò Harry in risposta nascondendo la testa nel libro di Incantesimi e bisbigliando da dietro il volume scarlatto: «Grazie Hermione!».

La ragazza sorrise e sospirò sdraiandosi a terra su un enorme cuscino mentre alzava gli occhi verso l’alto con aria quasi sfinita.

 

Nonostante tutta la buona volontà quella sera Sofia non se la sentì di scendere a cena, finse un improvviso mal di testa e se ne restò in camera finché Erica non la raggiunse. Doveva essere molto tardi perché le altre due compagne di stanza, Melissa e Priscilla dormivano già profondamente. Erica era semplicemente radiosa, le raccontò dell’allenamento che lasciava sperare in un magnifico trionfo l’indomani, le disse che Micael aveva battuto dei bolidi tanto forte da far fare ben tre giri su se stesso a Cristian . Ripeté circa un migliaio di volte che erano stati fenomenali e nominò in una quantità inverosimile di occasioni  il nome del cugino dell’amica lodandone l’agilità e la prontezza di riflessi tanto che Sofia si sorprese a provare fastidio nei confronti di Micael e dell’entusiasmo che Erica, la sua migliore amica, sembrava improvvisamente provare per lui. La informò poi che loro due erano andati di soppiatto a portare la cena sgraffignata ai tre ragazzi di Hogwarts e che tutti quanti le erano parsi un po’ strani, anche se quello che aveva il comportamento più bizzarro era Harry. Infatti durante la mezz’ora in cui si erano trattenuti a parlare con loro il ragazzo dagli occhi verdi le era parso assente, assorto in chissà quali pensieri. La informò inoltre che aveva gli occhi rossi, come se avesse pianto. Dopo essersi lanciata in alcune strabilianti teorie secondo le quali Harry era venuto in Italia per cercare qualche suo parente e non ne aveva trovati e ne era dispiaciuto al punto di piangere; oppure che vedevano i tre impegnati a cercare un ingrediente segreto per sconfiggere Voldemort, evidentemente con scarsi risultati, fissando finalmente per un momento l’attenzione su Sofia si rese  conto che anche gli occhi della sua più cara amica erano  color pomodoro oltre ad essere gonfi e sporgenti come quelli di una rana. Preoccupatissima si gettò sul suo letto e abbracciandola le domandò: «Phi! Cosa è successo?». Erica odiava vederla in quello stato, troppe  volte l’aveva guardata lottare con la sofferenza provocatale da altri e sapeva che non lo meritava affatto.

Sofia, stretta tra le braccia calde dell’amica scoppiò di nuovo a piangere e le raccontò, nel minimo dettaglio ogni cosa che era accaduta dal momento in cui si erano divise: la lezione con Harry, le cose orribili  che il ragazzo aveva vissuto ed infine le disse di Ginny. Sofia sentì Erica trattenere il fiato e poi stringerla più forte. Le bisbigliò nell’orecchio parole d’incoraggiamento con la voce tremante, come se anche lei stesse per piangere.  La ragazza dai capelli biondi le consigliò di chiarirsi con il ragazzo il giorno seguente, anche perché durante la prossima notte i tre avrebbero fatto ritorno a Hogwarts. Sofia annuì stancamente poi, coccolata dall’abbraccio di Erica,  sprofondò in un sonno privo si sogni.

 

*

 

La mattina seguente, sabato mattina, il sole splendeva alto in un cielo azzurro e privo di nuvole, un cielo che avrebbe sicuramente dato il buon umore a chiunque.

Sofia ed Erica furono svegliate dal fracasso che le compagne di stanza stavano facendo. Chiacchieravano a voce alta e commentavano il fatto di averle trovate addormentate nello stesso letto. Le due amiche decisero che era maglio lasciar correre su quelle chiacchiere, per non litigare già di prima mattina.

Non appena ebbe ripreso del tutto coscienza Sofia si accorse di un nodo allo stomaco e le ci volle qualche secondo affinché i ricordi della sera prima riaffiorassero in tutta la loro crudezza. Il suo volto parve tradire i pensieri vaganti nella sua testa perché Erica la guardò preoccupata e le disse: «Secondo me dovresti parlarci dopo la partita, hanno detto che verranno anche loro a vederla, appena fatto buio se ne andranno».

Sofia annuì, ma sentì qualcosa morderle lo stomaco.

 

La giornata procedette come tutte le altre. La mattina, essendo sabato, c’erano solo quattro ore di lezione, poi ci sarebbe stata una lunga pausa per il pranzo e il relax e quindi, intorno alle cinque del pomeriggio si sarebbe giocata la partita tra il Nicchio e la Civetta.

Il morale della squadra nero- rossa era alle stelle. Gli ultimi allenamenti erano andati a gonfie vele e si prospettava un grande successo. Micael ed Erica passarono tutto il tempo che poterono trascorrere insieme a progettare tattiche o a commentare le azioni che avevano fatto o visto fare durante l’allenamento del giorno precedente.

Sofia si sentiva terribilmente di troppo. Non poteva partecipare ai loro discorsi, non se la sentiva di andare a trovare i tre inglesi nella Stanza della Rana. Insomma, tutte le ore che dovevano passare dal pranzo alla partita furono per la ragazza dai capelli mori una vera tortura. Le trascorse a sbuffare e ad arrovellarsi il cervello su cosa dire ad Harry: ogni opzione le sembrava sciocca o troppo imbarazzante. Insomma alla fine di quelle quattro ore la testa le sembrava pesare come non mai e lo stomaco, per quanto ne sapeva o meglio da quanto sentiva, doveva aver assunto la forma di un gomitolo.

Finalmente arrivò il momento di recarsi al campo da Quidditch. Micael ed Erica già erano andati via da circa mezz’ora e Sofia, con la sciarpa nero- rossa avvolta intorno al collo andò velocemente dal dormitorio ad un angolo appartato dell’immenso giardino della scuola presso il quale aveva appuntamento con Ron, Hermione ed Harry. Nonostante il cuore che le andava a mille battiti al secondo e i crampi nervosi alla pancia la giovane dagli occhi turchesi si costrinse a recarsi nel luogo deciso per l’incontro. I tre ragazzi inglesi erano già lì ad attenderla. Quel giorno, convinti di riuscire  a confondersi tra la folla, non si erano disillusi ma avevano optato per un sapiente travestimento. Ufficialmente sarebbero stati lontani parenti di Micael, la quale madre aveva origini inglesi.

Sofia li salutò senza troppo trasporto evitando il più possibile di incontrare lo sguardo di Harry, quindi li condusse nell’ala delle tribune destinata ai tifosi della Civetta.

 A poco più di un quarto d’ora dall’inizio della partita la vista degli spettatori era molto interessante. Metà stadio era completamente nero e rosso e di fronte a loro, ai margini del campo, ragazze pon- pon intonavano una canzone che inneggiava alla loro squadra del cuore. Al termine di quest’ultima con le bacchette disegnarono in aria una grossa civetta scintillante con al collo la sciarpa dei colori della squadra che volò sugli spettatori. Pochi attimi dopo rispose la tifoseria del Nicchio. Anche le loro cheer leader si esibirono in una bella coreografia accompagnata dall’inno della squadra bianco-rossa. Al termine del canto disegnarono in aria il loro stemma, una grande conchiglia rossa e scintillante dalla quale sgorgava una piccola cascata di acqua blu.

Ad un tratto Ivan Letori,  il cronista della partita annunciò l’arrivo in campo delle due squadre. Harry e Ron erano tanto entusiasti che a stento riuscivano a stare seduti. Ron bisbigliò a Sofia, che sedeva tra lui ed Hermione: «Non vedo l’ora di vedere la partita… vorrei essere io al loro posto». La studentessa dell’Abraxa sorrise voltandosi verso Hermione che nel frattempo aveva stampata in viso un’espressione che pareva dire: “ E’ fissato”.

Il fischio del professor Frassini interruppe le loro chiacchiere e quattordici giocatori si alzarono in volo sul terreno di gioco. L’azione entrò subito nel vivo e la pluffa finì tra le mani del Nicchio. Raul, Tommaso e Carola si passavano la grossa palla rossa con una rapidità impressionante, tanto che fu solo grazie ad un preciso e potente bolide di Riccardo, battitore e capitano della Civetta, che finalmente l’azione passò tra le mani dei nero- rossi. Cristian passò la pluffa ad Arianna che prontamente schivò un bolide di Ermengarda, battitrice avversaria, e tirò competenza ad uno dei tre cerchi. Elisabetta, il portiere rosso- blu si tuffò un secondo troppo tardi e una scia scarlatta che attraversava l’anello  , seguita da un urlo della tribuna di destra decretò il punteggio di dieci a zero per la Civetta. I tifosi e i giocatori rosso- blu erano inferociti e tale rabbia si rifletté nel gioco che si fece sempre più serrato.

Sofia vedeva Ron ed Harry sempre più agitati commentare ad alta voce ogni azione della Civetta andata a segno. Fu molto lieta nel sentire Harry esclamare con sincerità: « Sono bravissimi!».

La partita proseguì  a ranghi serrati e dopo circa un’ora in cui i tre spettatori ebbero modo di ammirare spettacolari parate di Giorgio Pavati, il portiere nero- rosso, mirabolanti e potentissimi bolidi scagliati da Micael e da Riccardo e passaggi ben congeniati tra i tre cacciatori il risultato era di cinquanta  a trenta per il Nicchio. Evidentemente anche i rossi-blu si erano allenati bene, e partivano avvantaggiati in quanto la maggior parte dei loro giocatori era di statura fisica maggiore di quelli della Civetta. Come giustamente osservò Ron la migliore cosa sarebbe stata se Erica avesse preso il boccino prima di Milena, la cercatrice avversaria, una ragazza molto attraente ma con l’aria di avere un gran puzza sotto il naso . Entrambe giravano come due avvoltoi sul campo gli occhi e la mente pronta a cogliere ogni minuscolo bagliore dorato. Harry, Hermione, Ron e Sofia a loro volta cercavano con gli occhi il boccino pregando che Erica fosse la prima a vederlo.

Improvvisamente, mentre un bolide colpiva Arianna e uno colpiva Tommaso suo corrispettivo nella squadra avversaria, Harry gridò, puntando il dito in basso, vicino alla basa dell’anello centrale: «ECCOLO ! ECCOLO!».

Anche le due cercatrici dovevano averlo visto perché entrambe si lanciarono in picchiata verso la minuscola pallina dorata. Milena era in leggero vantaggio, aveva una scopa più nuova, più veloce di quella di Erica, ma spingendo in avanti con tutta se stessa la sua Nimbus 2001 la cercatrice della Civetta la raggiunse in pochi attimi.

Nel frattempo la dispettosa pallina si era alzata di circa cinque metri facendo invertire bruscamente la traiettoria alle due. La ragazza dai corti capelli biondi manovrò meglio la sua scopa e si ritrovò il leggero vantaggio salendo in picchiata mentre evitava la pluffa e i bolidi che schizzavano da tutte le parti. Ma il boccino d’oro non aveva ancora smesso di burlarsi di loro: dopo essere salita a circa dieci metri di altezza era di nuovo schizzata verso il basso. Milena se ne accorse troppo tardi ed Erica ne approfittò per gettarsi più tranquilla in una picchiata spaventosa. Milena, nonostante la distrazione le era però di nuovo alle costole e affiancandola cercava di disarcionarla.

Sofia ed Hermione, preoccupate, si misero le mani davanti alla bocca, Harry e Ron gridarono ogni sorta di parolaccia alla cercatrice del Nicchio invocando l’intervento dell’arbitro che però era impegnato a tenere a bada i battitori inferociti.

Erica sfrecciò a pochi metri di distanza da loro e proprio in quel momento comparve sul suo viso a mela un sorriso beffardo. Schizzò lievemente a sinistra, dalla parte opposta della sua avversaria e di lì prese lo slancio per scendere a spirale di qualche metro, costringendo l’avversaria a bloccarsi per non sbattere  contro di lei. Avuto questo breve  vantaggio si gettò in un turbine nero verso terra dove il boccino sbatteva le alette trasparenti svolazzando a bassa quota come un’ ape che succhia il nettare dai fiori. L’azione durò il tempo di un battito di ciglia: Erica scese come un proiettile nero seguita da Milena;  arrivò a pochi millimetri da terra e chinandosi da un lato sulla scopa volò radente al prato ed infine afferrò il boccino riprendendo quota con aria trionfante, il pugno destro stretto intorno alla minuscola sfera dorata.

La curva Nero- Rossa si alzò in un boato di grida e inni trionfali mentre Ivan decretava con voce allegra: «La partita si conclude con il punteggio di cinquanta a centottanta per il Nicchio!».

Harry e Ron avevano la bocca spalancata  e il rosso balbettò: « Quella ragazza ha talento!». Il ragazzo moro annuì con aria ebete dovuta alla bocca semiaperta per la sorpresa.

Sofia, senza pensarci troppo schizzò giù per le scale e poi dritta verso il capo dove ormai una macchia nera e rossa festeggiava trionfante la vittoria tanto sudata.

I tre ragazzi di Hogwarts la seguirono senza che se ne accorgesse.

Arrivata nel terreno di gioco Sofia corse ad abbracciare Erica e Micael le raggiunse seguito da tutti i compagni di squadra che le strinsero in un gigantesco abbraccio collettivo che durò qualche minuto, finché il professor Frassini non li invitò a lasciare il campo e a tornare  a scuola. Loro malgrado tutti obbedirono persuasi a festeggiare assieme la vittoria una volta arrivati al dormitorio, ovviamente anche Harry, Ron ed Hermione furono invitati con loro grande gioia. Un po’ di vita sociale, dopo una settimana d’isolamento non sarebbe dispiaciuta  nessuno.

Tuttavia mentre si stavano incamminando verso lo stabile che conteneva le stanze da letto, Sofia, che chiudeva lo sciame dei tifosi festanti assieme ai tre stranieri, si vide superare da Hermione e Ron e mentre quest’ultimo le faceva un amichevole gesto alzando il pollice verso l’alto, una mano morbida  e grande le afferrò il polso e mentre il cuore prendeva a batterle all’impazzata una voce  dall’accento inglese, velata d’imbarazzo le diceva: «Sofia, voglio parlarti!»

 

 

 

Eccolo qui! In realtà altri avvenimenti sarebbero dovuti essere presenti in questo capitolo, ma sarebbe stato davvero TROPPO lungo! Ringrazio con un calorosissimo abbraccio e un bacione le carissime L.Aria, Minako, Tsukino(il nicchio, da ciò che ho scoperto, e come forse si capisce, è  un mitile, una specie di capesanta, per farlabreve!) e la cicci Seiryu che hanno ancora la pazienza di leggere e la gentilezza di commentare. Mi scuso per il ritardo ma gli esami si appropinquano insieme a mille altri impegni! Un bacione anche a chi mi legge senza commentare! Ci vediamo al capitolo 8! Ciriciaoooo!

 

P.S. Se volete fare qualche domanda o avete curiosità relative alla storia provate a chiedere e forse avrete risposta! Muahahhahah (risata da strega)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Goodbye ***


Capitolo 8

Capitolo 8

«Goodbye»

 

Sofia deglutì come se cercasse di ricacciare dentro al petto il cuore che sembrava stesse cercando di uscirle dalla bocca. In questo modo riuscì a trovare il coraggio che le serviva per bisbigliare: « Anche io». Harry annuì mostrando tutto l’imbarazzo che provava, anche lui, come Sofia teneva gli occhi ben piantati sui suoi piedi. Con un nuovo profondo respiro la ragazza attinse alla sua forza d’animo e si costrinse ad alzare lo sguardo cercando gli occhi di lui. I loro occhi infine si incontrarono ed Harry, rendendosi solo allora conto di stringere ancora il polso di Sofia, lo lasciò con un gesto secco e non troppo gentile mentre le guance gli si tingevano di rosso. Toccò al ragazzo sospirare prima di mormorare con fare deciso nonostante l’imbarazzo: « Quello che devo dirti è molto importante Sofia…  ma qui c’è ancora decisamente troppa gente.»

I due si voltarono verso la scuola verso la quale la folla degli studenti festanti stava confluendo, Ron fece l’occhiolino a Sofia prima di allontanarsi con gli altri che li salutavano con la mano. Entrambi notarono i volti in apprensione ma fiduciosi dei loro amici.

« Andiamo in un posto più tranquillo» asserì il ragazzo con gli occhi verdi. La giovane si limitò ad annuire e facendogli cenno di seguirla lo condusse  verso una panchina graziosa e accogliente baciata dal sole e riparata da occhi e orecchie indiscrete grazie ad un’alta siepe sempreverde.

 

Sofia non poté fare ameno di pensare che se la situazione non fosse stata quella che era avrebbe svaligiatola Gringott italiana pur di avere un’occasione del genere per stare con il ragazzo dei suoi sogni. In quel caso,però,l’atmosfera da romanzo rosa contribuì soltanto a renderla più triste. Di nuovo sospirò e si sedette. Da buon Grifondoro fu Harry ad avere il coraggio di parlare :

«Sofia…io… senti, mi dispiace… non avrei mai dovuto chiederti di applicare la Legilimanzia con me… e… sono mortificato… d- davvero non avevo capito…che… sì… bhè, insomma… non avevo capito che ti piacessi.»

La ragazza si sentì avvampare ed istintivamente si coprì le guance con le mani prima di balbettare: « Ehm..già…».

Anche Harry era piuttosto imbarazzato e per nascondersi fissava con insistenza i fili d’erba vicino ai suoi piedi.

Timorosamente Sofia alzò lo sguardo: non c’era proprio nulla da fare,Harry le piaceva moltissimo e la consapevolezza di non essere ricambiata a causa di un’altra ragazza le faceva stringere qualcosa all’altezza dello stomaco in maniera molto dolorosa, tanto da farle venire di nuovo una gran voglia di piangere. La voce di Harry interruppe il flusso dei suoi pensieri: « Non dovevo farlo- diceva quasi parlando tra sé- sapevo quanto tremende fossero le cose accadutemi nella vita ma non me ne è importato nulla… Ti ho anche fatto giurare di non parlarne… Sono stato uno stupido…un egoista!»

La ragazza non riuscì a fare di meglio che annuire suscitando una risatina incomprensibile nell’altro che però stringendo le mani a pugno sulle sue gambe proseguì:« Non posso spiegarti quello che hai visto… deve rimanere un segreto e sono stato tanto sciocco da coinvolgerti anche troppo- il giovane sospirò proseguendo con la voce che era appena più di un sussurro- Le persone che più mi hanno amato sono morte… Per questo ho lasciato Ginny, perché anche lei non corresse un tale pericolo, per proteggerla». La voce di Harry si spense in un sospiro.

Un grande, feroce mostro morsicò le viscere di Sofia e un misto di rabbia, pietà, tristezza, invidia si impossessò della sua testa. Nello stesso istante avrebbe voluto vedere Ginny per constatare che era davvero scialba, ma una voce ancor più chiara in lei le faceva credere che quella Ginny era di certo la ragazza migliore per Harry, di certo migliore di lei. Avrebbe voluto aggredire Harry, gridargli che non gli importava nulla della ragazza che glielo aveva soffiato ma vederlo così triste e pensieroso finì per scacciare tutti i suoi più cattivi pensieri. Il cuore le diceva che il dolore provato da lui era centinaia di volte più grande di quello che sentiva lei. Quasi senza accorgersene si avvicinò a lui e lo strinse forte a sé, con grande affetto. Voleva che quell’abbraccio gli trasmettesse tutto ciò che non aveva il coraggio di dirgli con le parole. Dapprima il ragazzo rimase molto rigido mentre la sua faccia prendeva il colore del sole al tramonto, poi si lasciò andare ricambiando l’abbraccio di Sofia per lunghissimi minuti. La ragazza raggiunse il suo scopo perché Harry dopo un po’ sussurrò nel suo orecchio :« Grazie  per aver capito Sofia. »

La giovane sorrise malinconica anche se meno triste di quanto lo fosse solo qualche minuto prima.

 

 

Nella grande sala d’ingresso dei dormitori un folto gruppo di tifosi della Civetta festeggiava la vittoria con canzoni che inneggiavano alla loro squadra del cuore e che contemporaneamente sfottevano i sostenitori del Nicchio che passavano di lì correndo verso le loro stanze e subendo in silenzio le prese in giro nei loro confronti.

 Sulle prime nessuno notò l’arrivo di Sofia ed Harry. Erica e Micael erano circondati dai compagni di squadra; i giocatori della Civetta avevano issato sulle loro spalle le tre ragazze della squadra e le facevano volare in aria tra le risate generali. Ron ed Hermione invece stavano appena un po’ in disparte con l’aria pensierosa. Erica ed Hermione furono le prime ad accorgersi dell’arrivo dei due.  La prima riuscì a liberarsi dell’attenzione degli altri e a sgattaiolare dove la ragazza dai capelli castani si trovava con Ron, poco dopo fu raggiunta da Harry e Sofia ed infine da Micael. Le facce di tutti parlavano chiaro, volevano sapere cosa i due si erano detti. Tuttavia nessuno dei due aveva voglia di parlarne in quel momento perciò, per evitare che qualcuno facesse domande, Sofia si affrettò a dire: « Allora, è avanzata della burrobirra oppure avete fatto fuori tutte le scorte?».

Tutti quanti si buttarono a capofitto nei festeggiamenti, in fondo, pensò la ragazza dai capelli ricci, non c’era modo migliore per distrarsi in quel momento.

Ogni tanto Harry, Ron ed Hermione si appartavano per discutere della loro partenza, ma tornavano poco dopo insieme agli altri per non destare sospetti.

Intorno alle undici e mezza, Ubalda, la  bizzarra custode della scuola piombò urlando nel grande salone in cui circa metà della scuola schiamazzava allegramente in barba al sonno dell’altra metà. Due studenti, tifosi del Nicchio, l’accompagnavano con sguardi gongolanti aspettandosi da lei qualche punizione ma per i primi dieci minuti nessuno notò la minuscola donna esile come un giunco e un poco curva che trascinava veloce le gambe sul pavimento di marmo liscio brandendo in aria una scopa di saggina come se fosse una spada. La donna aveva ormai il volto viola per lo sforzo di urlare quando finalmente gli studenti si accorsero di lei. Con un forte accento russo la donna li minacciava di terribili pene e perciò, imbronciati ed afflitti i tifosi della Civetta tornarono nei loro dormitori. A poca distanza li seguivano quelli del Nicchio che avevano stampato sul viso un sorriso sarcastico e trionfante.

 

Tra la confusione degli studenti che risalivano verso le loro stanze i sei ragazzi trovarono il modo di entrare nella loro stanzetta segreta senza dare nell’occhio.

Il silenzio dopo tutto il fracasso di pochi minuti prima, sembrava pesare sulle loro orecchie più di qualsiasi rumore martellante. L’euforia della festa era svanita e sui volti dei sei si era dipinta un’uguale espressione triste. Gli sguardi di tutti si intrecciavano nervosi incontrandosi e schivandosi, vagando per la sala. Come una saetta risuonò la voce di Erica: « Insomma basta! Questo silenzio mi sta uccidendo!!!».

Di scatto cinque paia di occhi scattarono sul suo volto. Poi Harry guardò Ron ed Hermione, i due annuirono e il ragazzo dagli occhi color degli smeraldi disse: «Tra poco dovremmo andarcene- fissava il pavimento- ma dobbiamo ancora dirvi alcune cose…»

«Come ve ne andrete?» li interruppe Micael.

A rispondere fu Hermione «Andremo via come siamo venuti… smaterializzandoci a tappe… non siamo ancora abbastanza bravi per fare un viaggio tanto lungo tutto assieme.» Concluse lievemente imbarazzata.

I tre studenti dell’Abraxa annuirono ammirati.

«Vi accompagneremo ai cancelli!» propose con entusiasmo Sofia che voleva ritardare il più possibile il momento in cui si sarebbe separata da quei nuovi amici.

«È meglio di no- rispose Hermione guardandola- andremo solo noi tre, in questo modo saremmo più silenziosi e avremmo più facilità a passare inosservati.»

Delusa la ragazza mora guardò gli studenti di Hogwarts che però sorridendole annuirono a confermare le parole di Hermione. In un sussurro infine Sofia chiese:« Cosa dovete dirci?». A rispondere fu Harry: « Vi dobbiamo chiedere ancora un favore… noi ci terremo in contatto con voi ma è necessario che facciate per noi delle ricerche sulla vostra scuola e sulla comunità magica italiana.»

«Ricerche- disse Micael pensieroso- di che genere?»

«Fondazione e leggende della vostra scuola, storie sui maghi italiani...qualsiasi cosa può risultare utile…» rispose Ron prontamente.

«Utile per cosa?» domandò spontaneamente Erica.

«Questo non possiamo dirvelo… mi dispiace» le disse Harry con un sorriso  al quale Erica rispose con uno dei suoi tipici bronci che la facevano sembrare una bambina.

«Lo faremo, siatene certi!» asserì Micael. Di nuovo calò un silenzio agitato nella stanza, ma questa volta ad interromperlo fu la voce di Hermione : «Dobbiamo andare» disse in tono asciutto, per poi continuare: « Non possiamo che dirvi grazie per tutto ciò che avete fatto per noi.  Pensavamo che i giorni passati qui sarebbero stati duri da vivere nell’ansia di non farci scoprire. L’avervi incontrato, però ha reso ogni cosa più semplice…grazie amici cari!» A questo punto , del tutto inaspettatamente, Hermione abbracciò dapprima Erica, che ricambiò con dolcezza, quindi fu la volta di Micael ed infine di Sofia.

Da questo momento iniziarono i saluti: Sofia, da parte sua decise di andare dapprima a salutare Harry, dopo un lungo attimo di imbarazzo lo abbracciò stretto e gli poso, senza poter resistere, un veloce bacio sulle labbra. Lui la guardò incredulo ma lei con un sorriso dolce e luminoso gli sussurrò:« Abbi cura di te e di Ginny!». Quindi andò a salutare Ron che avendo visto la scena di pochi secondi prima, la guardava incredulo. Sofia abbracciò anche lui, in modo del tutto diverso da quello con il quale aveva stretto Harry, quindi gli sussurrò :«Se non lo avessi fatto lo avrei rimpianto tutta la vita!».

Ron sorrise e lei lo abbracciò stretto al collo, staccandosi però in fretta grazie ad un’occhiata fulminante di Hermione.

«A presto Phi! » le disse Ron con un sorriso.

Terminati i saluti i tre studenti di Hogwarts si strinsero sotto il mantello dell’invisibilità e, accompagnati dai tre studenti dell’Abraxa, uscirono dalla stanza e di lì, con molta cautela, dal portone dei dormitori, quindi coperto anche il volto dopo un ‘ultimo veloce saluto, Ron Harry ed Hermione scomparvero dalla loro vista.

 Erica aveva il viso poggiato sul petto di Micael e singhiozzava per trattenersi dal piangere. Micael aveva lo sguardo triste e stringeva forte l’amica. Sofia accarezzava la testa di Erica ma guardava dritto nella direzione in cui i tre dovevano essersi diretti, alla fine, sussurrò «Goodbye», e fu certa che il vento le portasse la risposta di uno dei tre nascosti sotto il mantello.

 

 

Eccomi finalmente con l’ottavo capitolo! Chiedo scusa a chi avrebbe voluto leggerlo molto tempo fa, ma sono stata praticamente segregata tra università e lavoro! Chiedo scusa …

Ora i miei ringraziamenti vanno a Seiryu (i colori sono presi da quelli delle contrade senesi)e Minako (è rosso blu, la prima volta mi sono scordata di correggere)che sempre mi seguono e mi fanno coraggio…grazie care! Ora che posso passare più tempo in casa spero di riuscire a postare presto il 9°! Un bacio a tutti  e mi raccomando: leggete e commentate! Ciriciaooo!^_^

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Capitolo 9
*** Incontri ravvicinati ***


Capitolo 9

Capitolo 9

Incontri ravvicinati

 

Da quando il trio di Hogwarts era tornato nella sua terra il tempo per Sofia sembrava scorrere a rallentatore. Le giornate sembravano noiose e inutili, e il fatto di dovere ingoiare il rospo del rifiuto avuto da Harry non le rendeva certo più piacevoli. A tutto questo si aggiungeva il fatto che Erica e Micael sembravano avere una quantità esorbitante di allenamenti di Quidditch e perciò Sofia si ritrovava spesso sola e, una volta terminati i compiti, non aveva molto da fare. Seguendo il consiglio di Harry aveva perciò deciso di impiegare in modo utile il suo tempo facendo ricerche sull’ Abraxa. La biblioteca, scoprì, non era un posto tanto spiacevole in cui stare; nessuno la scansava o la sfotteva (forse- si disse Sofia-  perché quasi nessuno andava lì dentro).

Innanzitutto aveva consultato il libro che già da tempo avrebbe dovuto studiare, ma che per noia non aveva quasi mai aperto: Storia e leggende dell’Abraxa. Il libro, nella sua prima edizione,  era conservato in una bacheca di vetro all’interno della biblioteca. Era un grosso volume rilegato in pelle di drago verde. Sfoggiando il suo miglior sorriso Sofia era riuscita a farsi aprire la teca e ad avere il permesso di leggere il libro, anche se la bibliotecaria la controllava ogni dieci minuti. La  lettura si rivelò meno noiosa del previsto e sicuramente molto istruttiva. Dopo qualche ricerca la ragazza scoprì che l’Abraxa era stata fondata nel 1700, molto in ritardo rispetto alle altre scuole di magia. Il primo preside era un mago francese di nome Jerome Charmont, e, prima di diventare fondatore della scuola era stato un famoso allevatore di cavalli Abraxas. Proprio per amore di essi aveva dato il nome Abraxa alla scuola.

Il nucleo originale della villa in cui si trovava la scuola era però una villa cinquecentesca che prima di ospitare gli studenti era l’abitazione di una maga molto famosa in Italia, discendete della stessa Circe, che anticamente aveva abitato quell’altura, dandole le sembianze del suo volto. Circe era una figura molto controversa per i maghi, infatti aveva messo in serio pericolo la comunità magica mostrandosi a molti Babbani. Queste vicende  erano rimaste anche nelle leggende antiche dei non magici, come nel caso di Ulisse.

Jerome si era innamorato della bella Cristalia(questo era il nome della maga), l’aveva sposata e con il suo aiuto aveva fondato l’Abraxa, la prima ed unica scuola di magia in Italia, la più “giovane” d’Europa. Prima della sua fondazione i giovani maghi della penisola venivano educati nelle famiglie di origine, ma questo non aiutava la collaborazione tra maghi e ben presto vi furono lotte per il potere tra le famiglie più potenti. Con la nascita della scuola venne ristabilita un po’ della pace perduta, anche se gli scontri non furono del tutto debellati. La scuola nascondeva magie molto antiche ed antichi segreti di cui il libro parlava solo in parte; Sofia scoprì che vi erano molte altre sale segrete, come quella della rana e tutti i nascondigli potevano essere trovati prendevano spunto da storie, favole e miti d’Italia.

Ogni più minuscola informazione era trascritta da Sofia e inviata ad Hogwarts e questo la occupava per la maggior parte del tempo, visto che Erica e Micael erano poco presenti.

Circa una settimana dopo la partenza del trio di Hogwarts, in un pomeriggio che finalmente avrebbe potuto passare con gli amici, Riccardo, il capitano della squadra della Civetta, studente dello stesso indirizzo di Sofia ma un anno più grande, conosciuto come uno dei più concupiti ragazzi della scuola, grazie al suo fisico atletico, ai profondi occhi verdi che spiccavano nel viso dai lineamenti regolari incorniciato da capelli color del grano e, non in ultimo, dalla notorietà acquisita sul campo di Quidditch, si presentò davanti a lei in biblioteca.

Il fatto di averlo  a distanza ravvicinata nella sala di lettura quasi deserta, le fece aumentare i battiti cardiaci; decisamente a lei non piaceva Riccardo, soprattutto per la sua fama di donnaiolo incallito, ma non poteva negare che fosse davvero un bel ragazzo.

«Ehm… scusa Sofia- la interruppe Riccardo passandosi una mano tra i capelli- mi mandano Micael e Erica a cercarti…»

Sofia lo guardò sorpresa, improvvisamente i capelli tenuti su con un bastoncino di legno in una pettinatura che la faceva somigliare ad un grosso ananas, le parvero estremamente inadeguati. Evidentemente lanciò a Riccardo uno sguardo tra il seccato, l’interrogativo e l’imbarazzato perchè il ragazzo le sorrise sornione e poi continuò: « Mic mi manda a dirti di non preoccuparti se non li vedi tornare, mi hanno proposto di allenarsi per più tempo in vista della prossima partita e, ovviamente, non ho potuto rifiutare!». Concluse con un sorriso abbagliante, mentre scannerizzava ogni centimetro di Sofia che si sentì avvampare sotto quello sguardo. Abbassando la testa per coprire il rossore la ragazza rispose asciutta:

«Grazie- poi continuò tra sé-   anche oggi da sola in biblioteca, che gioia!».

Evidentemente il bisbiglio doveva essere stato più forte del voluto perché Riccardo ridacchiò prima di chiedere, senza smettere di fissarla in quel modo imbarazzante: « Cosa leggi

«Leggendarie leggende italiche.» Rispose lei semplicemente senza alzare lo sguardo, sperando che Riccardo la lasciasse in pace al più presto. Non le piaceva il suo modo di fare da “Mister bellimbusto”, anche se, dovette ammettere a se stessa, quelle attenzioni le davano un sottile piacere dopo il due di picche ricevuto da Harry.

Senza ulteriori parole Riccardo le si sedette accanto bisbigliandole vicino all’orecchio:« E perché?».

A questo punto Sofia alzo la testa per fulminarlo con lo sguardo, lui era sconvenientemente vicino, perciò prima di parlare la ragazza ingoiò a vuoto, quindi si scostò prudentemente più indietro e mentendo spudoratamente si rituffò nel libro mormorando seccata (e impacciata): «Faccio una ricerca per Tuonombri».

Riccardo annuì, quindi si avvicinò di nuovo sbirciando il libro ed infine sentenziò:«Ti do una mano».

«Non ne ho bisogno.» rispose  Sofia con un sorrisetto tirato « Vai pure ».

«Non ho nulla da fare» disse lui continuando a sbirciare il libro e avvicinando la sedia a quella della ragazza.

Sofia si strinse nelle spalle mormorando: «Fai come ti pare!». Quindi tornò a leggere e ad appuntare le cose che riteneva più interessanti. Due ore passarono in silenzio, ma ad un tratto, quando Sofia si era ormai abituata alla presenza di Riccardo (che tra l’altro le aveva sveltito molto il lavoro), sentì la voce calda del ragazzo bisbigliarle all’orecchio:« Sono voluto venire io a cercarti, mi mancava la tua presenza agli allenamenti...».

Di nuovo il sangue salì alle gote di Sofia che in fretta raccolse tutte le sue cose e si alzò, imbarazzatissima, balbettando stupidamente: « Ehm… sì ..ehm… grazie» . Per poi correre come un fulmine verso il dormitorio.

Quella sera avrebbe avuto qualcosa da raccontare ad Erica.

 

*

Anche Erica e Micael erano addolorati per la partenza dei ragazzi di Hogwarts quasi quanto Sofia. Il “quasi” racchiudeva però una bella differenza.

Al contrario dell’amica loro due avevano molti meno problemi a socializzare e senza accorgersene in quell’ultimo periodo la trascuravano molto di frequente, presi dagli allenamenti di Quidditch e decisamente poco invogliati ad ascoltare i problemi dell’amica. L’idea di allenamenti più lunghi per incrementare il già notevole talento di Erica era stata opera di una combutta di Riccardo e Micael.

Soprattutto quest’ultimo si era battuto con ardore per “aiutare” la cara Erica con la scusa che in questo modo si avrebbe potuto anche lui allenarsi meglio con i bolidi. In realtà, anche se Micael faticava ad ammetterlo anche a sé stesso, bramava con tutta l’anima gli allenamenti per motivi che non avevano nulla a che vedere con bolidi, pluffe, boccini  e manici di scopa. Il motivo di tanto impegno era solo e soltanto Erica.

Anche se non lo aveva mai detto a nessuno ogni volta che vedeva, parlava o semplicemente pensava ad Erica il cuore iniziava a battergli all’impazzata e la testa volava verso fantasie che gli accendevano di rosso le guance come se dietro ci fossero state due lampadine. Tutto questo andava avanti almeno da quattro anni e nel frattempo Erica si era frequentata con almeno cinque ragazzi ed anche lui si era distratto con qualche fanciulla che però, evidentemente, non la aveva colpito più di tanto, o almeno non tanto da fargli dimenticare la migliore amica di sua cugina.

Molte volte aveva tentato di dichiararsi alla ragazza, ma il solo pensiero di rovinare il rapporto che c’era tra loro, compromettendo anche quello con sua cugina, lo faceva star male. A tutto questo si aggiungeva il fatto che Erica non mostrava per lui quel tipo di interesse anzi sembrava lo ritenesse una sorta di fratello adottivo, anche se negli ultimi tempi, pareva essersi accorta del fatto che anche lui fosse un ragazzo, donandogli un qualche barlume di speranza.

In quel momento, sotto la luce tenue della luna appena sorta, mentre la guardava sfrecciare sulla sua Nimbus 2001, con il viso concentrato ed i capelli tirati indietro dal vento, non poteva non rimanere incantato. Ed infatti stava facendo proprio quello: era rimasto incantato nella posizione più stupida del mondo. La scopa sospesa a mezz’aria, la bocca curvata in un sorriso ebete e gli occhi fissi su Erica che intanto sfrecciava in cerca del boccino. Decise che quella sera si sarebbe dichiarato, in barba a tutto.

Tuttavia non è prudente essere distratti mentre ci si allena sul campo di Quidditch sospesi a cinque metri d’altezza e con pochissima luce. Micael lo imparò a sue spese. Il bolide che aveva lanciato pochi minuti prima infatti gli si ritorse contro scaraventandolo giù dal suo manico di scopa. Fortunatamente riuscì a reggersi con la mano libera dalla mazza e chiamò in aiuto Erica. La ragazza si precipitò da lui, giusto in tempo per evitargli di cadere. Lo aiutò con molta fatica a  risalire sulla sua scopa e lo riportò a terra.

-Mia salvatrice- pensò Micael tra sé in uno slancio di puro romanticismo.

Una volta toccata terra il ragazzo notò che l’amica aveva le guance arrossate dall’aria fredda e i capelli scompigliati dal vento e marciava furibonda verso di lui che era tornato a contemplarla con la stessa espressione inebetita di qualche minuto prima. Erica, per tutta risposta con leggiadria lo apostrofò: «Sei proprio un deficiente!!! Ma dico io! Potevi farti male sul serio!!! A cosa diavolo stavi pensando, eh? Essere colpiti dal proprio bolide! Anche tua sorella che ha tre anni sarebbe stata capace di evitarlo! Mi hai fatto prendere un colpo!!! Idiota!!!»

A forza di urlare le guance le erano diventate ancora più rosse ed il suo viso si trovava a pochissimi centimetri da quello di Micael, che sempre più emozionato ingoiò a vuoto e balbettò: « Io ero..ehm..distratto.»

«Distratto da che!?- lo rimbeccò la ragazza sempre più vicina- Ci siamo solo noi nel campo!»

Gli occhi azzurri di Micael affondarono in quelli di Erica poco prima che il ragazzo, prendendo tutto il coraggio, che nemmeno sapeva di avere bisbigliasse prendendo il viso della ragazza tra le mani:« Appunto… Ero distratto da te. »

Erica lo guardò spiazzata e mentre ogni parte del suo viso diventava color pomodoro benedisse una nuvola che passava davanti alla luna, si tolse le mani di Micael dalla faccia e bisbigliò: « Micael..io...noi…non… - le posò un bacio velocissimo vicino all’angolo della bocca e con un sospiro continuò- ..andiamo, è ora di cena».

La ragazza si voltò velocemente e con un volto che tradiva la confusione che provava, senza farsi vedere, si diresse verso la scuola. Micael la seguiì trascinando il suo manico di scopa con un’ espressione da cane bastonato, non sapendo cosa dedurre dal comportamento di Erica e pregando in cuor suo che almeno nulla sarebbe cambiato tra loro.

Erica camminava veloce per non mostrare il suo imbarazzo e soprattutto perché proprio in quel momento si era resa conto l’amicizia di Micael non le bastava più.

Anche lei quella sera avrebbe avuto qualcosa da raccontare a Sofia. Ma sarebbe stata una buona idea?

 

Salve a tutti!!! Piaciuto il chappy? Stavolta sono stata un po’ più veloce del solito e spero che il risultato sia gradevole. Ho una tale paura di annoiare i miei pochi lettori ç.ç!

Comunque un mega grazie va a Seiryu e a Minako che mi seguono con tanta pazienza! Grazie tesore, vi voglio tanto bene!

Uno speciale saluto va alla nuova lettrice, Seilen81! Sono felice che la mia ficcina ti piaccia e spero che continuerai a leggerla!! Ed infine a Dario: sono contenta che ti piaccia!!! Vedrai che la continuerò presto! (o almeno spero!)

Ci vediamo presto con il decimo capitolo!!!

Ciriciaooooooo^_^

 

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Capitolo 10
*** Latte e gufo ***


Capitolo 10

Capitolo 10

Latte e gufo

 

Un raggio di sole attraversò le imposte della grande stanza dove Erica e Sofia dormivano, colpì il volto di Erica e si infilò tra le sue palpebre , svegliandola molto prima di quanto desiderasse. La cercatrice si girò un po’ nel letto cercando di riprendere sonno, ma il raggio di sole le dava il tormento e alla fine si rassegnò a godersi ancora un po’ il tepore delle coperte  guardandosi attorno e accarezzando la testa di Ciambella, la sua soffice gatta color del miele.

Nel letto accanto al suo Sofia dormiva placidamente quasi del tutto sommersa dalle coperte. Soltanto la parte superiore della sua testa e della testa di Patoccolo, il suo coniglio di peluche, emergevano dalla coltre verde delle coperte. Erica sorrise nel guardarla, ma un morso all’altezza dello stomaco le fece ricordare il senso di colpa per non averle ancora detto di Micael.  Erano passati diversi giorni dagli avvenimenti sul campo di Quidditch e da quel momento Micael le faceva una corte spietata alla quale era sempre più difficile resistere senza farsi notare da Sofia. Sul comodino si trovava un girasole con un nastro blu legato a fiocco intorno al gambo. Il nastro teneva stretta una piccola pergamena arrotolata. Erica lo aprì stancamente, da circa una ventina di giorni ogni mattina ne trovava uno sul comodino e sapeva perfettamente che dentro non si trovavano altro che richieste di appuntamenti da parte di Micael. Srotolando la pergamena riconobbe la grafia del ragazzo e l’appallottolò nella mano. Si odiava per quello che stava facendo: nascondere una cosa così importante alla sua più cara amica e trattare con indifferenza il ragazzo di cui, ormai lo sapeva, era innamorata. Sospirò mentre con un lieve «Evanesco» faceva sparire il girasole prima che qualcuno lo vedesse.  La ragazza piegò le gambe verso il petto e nascose la testa tra le braccia che aveva poggiato sulle ginocchia e con un sospiro tornò a pensare, cullata dal silenzio che ancora regnava nella scuola. Micael le piaceva moltissimo, era dolce, divertente e deliziosamente imbranato; avrebbe voluto tanto essere la sua ragazza, poterlo stringere a se, coccolarlo, baciarlo… invecchiarci insieme. Ma se le cose non fossero andate così? Se ad un tratto lei e Micael avessero litigato e non fossero stati più amici? Sofia da che parte sarebbe stata?

Proprio mentre Erica annegava nel vortice dei suoi pensieri una voce assonnata e familiare la scosse: «Erica…che cosa c’è? Parli nel sonno?», la schernì Sofia con un grosso sbadiglio.

«Ehm… no, no stavo solo riflettendo tra me» rispose Erica con un sorriso tirato.

«Alle otto di domenica mattina?- insistette la ragazza mora mentre si stiracchiava come un gatto sotto le coperte – Da un po’ di tempo a questa parte ti comporti in modo strano…mi devi forse dire qualcosa? Non abbiamo avuto modo di parlarci molto ultimamente, con tutti gli allenamenti che avete!». Concluse Sofia seria mettendosi a sedere su letto.

Erica si buttò nel cuscino per non mostrare alcuna espressione che avrebbe potuto tradirla, quindi tentando di cambiare discorso domandò con viso furbetto: «Piuttosto: ho saputo che Riccardo si è accorto di quanto tu sia carina, non fa altro che domandarmi tue notizie durante gli allenamenti…»

Questa volta fu Sofia a distogliere lo sguardo coprendosi il viso con Patoccolo. Ma non appena riemerse da dietro il pupazzo la sua espressione fece dire ad Erica in tono esasperato: «Oh basta Sofia! Devi dimenticare Harry! Lo vuoi capire che è innamorato di un’altra, e poi non sappiamo neppure se avremmo mai l’occasione di rivederlo!...Devi guardare avanti, e molto più vicino» Terminò la ragazza bionda con passione felice di aver deviato il discorso da sé all’amica. Sofia però mise il broncio e non rispose. Nel frattempo Ermengarda e Matilde, le loro compagne di stanza si erano svegliate e guardavano malissimo Erica, che si rese conto in quel momento di aver parlato troppo forte.

Sofia nel frattempo si era alzata iniziando a prepararsi in silenzio ed era schizzata via appena pronta, seguita a ruota da Erica.

 

La Sala Grande era piena di studenti vocianti come e ancor più del solito, forse perché era domenica e tutti si sentivano più rilassati, forse perché di lì a tre giorni sarebbero iniziate le vacanze di Natale . Il soffitto quel giorno rappresentava il mito di Teseo ed Arianna, una storia davvero struggente e poco adatta all’atmosfera festosa del periodo; i putti che svolazzavano per la stanza indossavano un grazioso, minuscolo berretto da Babbo Natale. Tutta la sala era decorata con grandi festoni di abete sui quali brillavano piccole fate che emanavano luci multicolore. Ad ogni angolo inoltre risplendevano enormi alberi di Natale ornati nel medesimo modo. Tutte quelle luci unite all’atmosfera di festa che si respirava nell’aria come un dolce profumo di biscotti diedero la carica a Sofia, facendola sentire più rilassata e ben disposta anche se, si disse, non avrebbe lasciato in pace Erica finché non avesse ottenuto una risposta soddisfacente.

Arrivate in sala si sedettero l’una accanto all’altra. Mentre versavano cappiùccino nelle loro tazze e prendevano due grossi cornetti alla cioccolata arrivò anche Micael che aveva la faccia più distrutta del solito. Si sedette di fronte ad Erica sbiascicando un «Ciao»  mentre lanciava alla ragazza bionda un’occhiata ardente ed interrogativa che la indusse ad abbassare lo sguardo. Fortunatamente Sofia, impegnata a non imbrattarsi di cioccolata non scorse l’espressione inconfondibile del cugino e dell’amica e poco dopo venne ulteriormente distratta dall’arrivo di Riccardo che l’abbracciò sulle spalle arrivando da dietro, dandole un confidenziale bacio sul collo prima di allontanarsi velocemente ammiccando in sua direzione. Con la bocca sporca di cioccolata e sempre più sconvolta Sofia si voltò a guardarlo mentre le lanciava un bacio e le faceva l’occhiolino con complicità, in sottofondo si sentivano molte risatine e qualche voce femminile che gridava frasi del tipo: «Riccardo hai il gusto dell’orrido?» oppure « Portati un amuleto se esci con lei, non si può mai sapere..». Imbarazzata e  di nuovo imbronciata Sofia tornò a fissare la sua tazza e a divorare con foga il suo cornetto. Erica nel frattempo tentava di consolarla per sviare l’attenzione dagli sguardi che Micael le lanciava, insultando “quelle vacche svampite” che offendevano ancora la sua amica. Micael nel frattempo guardava Riccardo con un misto di fastidio e ammirazione.

Tutto ad un tratto però la tensione fu interrotta dall’arrivo dei gufi e dei piccioni postali. Nessuno dei tre amici aspettava nulla per quel giorno, visto che tutti  e tre avrebbero fatto presto ritorno alle loro famiglie per le vacanze di Natale. Tuttavia un minuscolo gufo scese in picchiata verso di loro andandosi a tuffare dritto nella tazza di Micael ancora colma di cappiùccino. Schizzi di latte e caffé macchiarono la tovaglia e le loro divise. Fortunatamente il gufetto si era tuffato di testa nella tazza lasciando quasi incolume la pergamena legata alla sua zampa. Con delicatezza Erica lo afferrò per la zampa libera e lo mise in piedi sul tavolo. Quello si agitò vistosamente per ripulire le piume mentre emetteva un verso soddisfatto, ora il latte era schizzato anche sui volti dei tre ragazzi che osservavano quel minuscolo volatile tra il seccato e il divertito.

Micael finalmente prese la piccola pergamena legata alla sua zampa, mentre Erica velocemente puliva gli schizzi di latte sulla tavola e sui loro vestiti.

Sul volto del ragazzo si formò una smorfia di puro stupore e quando le due amiche gli domandarono di chi fosse la lettera, lui si limitò a mostrargliela. Inchiostro nero modellato in una grafia ordinata diceva:

 

Cari Micael, Erica e Sofia

Ieri sera la nostra preside ha inviato all’Abraxa una lettera per chiedere il vostro trasferimento a Hogwarts per tutto il tempo che sarà necessario per faccende che vi saranno spiegate a tempo debito. Credo che vi informeranno al più presto, ma non volevo che veniste presi alla sprovvista.  È bene che arriviate qui nel più breve tempo possibile con le vostre famiglie. Vi mando un abbraccio nell’attesa di rivederci.

 Con affetto,

Hermione

 

Immediatamente anche le facce di Erica e Sofia presero la stessa espressione di quella di Micael, ossia un misto tra attonite e felici. Un mare di domande affollarono in breve le loro giovani menti, ma proprio mentre Micael stava per aprire bocca una voce calma e lenta risuonò in tutta la grande sala come se venisse trasmessa da altoparlanti appesi al soffitto: « I signori Micael Revenin, Sofia Revenin ed Erica Lunardi sono attesi urgentemente in presidenza». Con le facce di chi sta capendo sempre meno Sofia afferrò il piccolo gufo, quindi i tre si strinsero nelle spalle e senza fiatare si diressero verso l’ufficio della preside seguiti dagli sguardi curiosi degli altri studenti.

Con un’ansia diversa da quella che avevano di solito quando percorrevano la strada verso la presidenza (in genere era per discolparsi di qualche scherzo fatto ai danni di studenti poco simpatici), i tre raggiunsero la porta a vetri senza fiatare. Evidentemente attesi quella si aprì prima che loro avessero il tempo di bussare ed immediatamente una bambinetta minuscola con molleggianti boccoli castani si avventò sulle gambe del ragazzo gridando entusiasta: «Maicoleee! Maicoleee!». Il ragazzo con un sorrisetto imbarazzato tirò su la piccola, che altri non era se non Ester, la sua sorellina di appena due anni. Erica si sciolse in un sorriso intenerito mentre il ragazzo la stringeva a sé dandole un bacio sulla fronte. Pochi istanti più tardi la porta si aprì completamente e la voce della preside li invitò ad entrare. Immediatamente videro la Professoressa Svaragata sorridere mielosamente in loro direzione, perfettamente pettinata come di consueto. Tuttavia la donna non era sola: in un angolo infatti si trovavano un uomo e una donna minuti, con volti gentili. L’uomo era quasi calvo e aveva grandi occhi castani e un portentoso paio di baffi, la donna era piccola e tonda, molto carina nella sua veste turchese che contrastava con i capelli scuri raccolti in uno chignon. Erano i genitori di Erica che la ragazza corse velocemente ad abbracciare. Accanto a loro si trovava un’altra coppia: lui era alto e robusto, con un gran faccione giovale nel quale brillavano occhi azzurri come quelli di Micael, anche la donna che aveva accanto era molto alta e piuttosto attraente. Questi erano i genitori di Micael, nonché zii di Sofia.

Terminati i saluti tra i rispettivi familiari la preside invitò tutti a sedersi facendo comparire con rapidi gesti della bacchetta sette grandi sedie imbottite ed una piccola sedia identica alle altre sulla quale Ester si sedette con la grazia di una piccola principessa.

Non appena ognuno di loro si fu accomodato, ignorando le occhiate fulminanti che i genitori di Micael lanciavano al figlio e gli sguardi ansiosi  del padre e la madre di Erica, la professoressa prese la parola con voce fin troppo flemmatica nella quale si avvertiva però un certo disappunto: « La professoressa Mc Granitt  mi ha scritto che è necessario che voi tre andiate al più presto a Hogwarts. Mi ha inoltre detto di ringraziarvi per l’ospitalità che avete dimostrato nei confronti di tre studenti della sua scuola.- lo sguardo della preside setacciò quello dei tre a coglierne qualche segno di colpevolezza- Ora, prima di proseguire vi domando. Perché io non ne ho saputo niente?».

I tre studenti si sentirono gelare, la madre di Micael lo guardava torva picchiettando le dita sulle braccia conserte. Sentendosi chiamato in causa in qualità di caposcuola, il ragazzo rispose alzandosi rispettosamente in piedi:« I tre studenti ci hanno chiesto di non rivelare la loro presenza e, dato che sembrava una faccenda piuttosto seria, abbiamo fatto come ci chiedevano.» Terminata la frase, molto seriamente si sedette ignorando la madre che lo guardava in cagnesco. Ci fu un attimo di pausa, quindi la voce della Preside tornò zuccherosa e sognante come sempre:« Se avessi saputo che il signor Harry Potter ed i suoi amici erano qui lo avremmo potuto aiutare meglio…-sospirò come se tornasse da un sogno quindi proseguì-  … ora, il messaggio inviatami dalla preside di Hogwarts mi spinge a chiedervi di prepararvi con una certa urgenza e a partire il più presto possibile.- Fece un cenno con la mano prevedendo la domanda che Erica stava per fare- mi spiace dirvi che la Civetta dovrà rinunciare a due dei suoi componenti per tutto il tempo che sarà necessario. I professori della nostra scuola vi manderanno settimanalmente appunti con le lezioni delle materie non presenti a Hogwarts, in modo che potrete tenervi al passo con il programma.»

A questo punto Sofia non riuscì più a fare silenzio e approfittando della pausa fatta dalla preside domandò: « Ma perché dobbiamo andare a Hogwarts?»

La professoressa la guardò un momento sorridendo dolcemente, come si fa ad un bambino che abbia inaspettatamente chiesto qualcosa di intelligente, quindi con un tono esageratamente dolce rispose:« Mia cara, la vera ragione non è chiara neppure a me. La professoressa Mc Granitt non me lo ha riferito,- nel suo tono c’era una punta di stizza- so soltanto che si tratta di un trasferimento per motivi di sicurezza anche se il motivo ufficiale della vostra visita sarà un periodo di studio all’estero…»

«Ma… e i nostri genitori, loro per quale motivo devono venire?» sbottò Erica indicando con la mano i quattro adulti seduti accanto a loro.

« Il signore e la signora Revenin sono ufficialmente in missione per il Ministero, ne ho parlato con loro prima che arrivaste. I signori Lunardi diranno cortesemente  a tutti che hanno intenzione di aprire una filiale del loro negozio di abiti a Hogsmeade. Mi raccomando, come s è raccomandata la mia collega Minerva, di attenervi scrupolosamente a questa versione dei fatti». Concluse delicatamente la Svaragata scandagliando con lo sguardo tutti i presenti. Gli adulti erano piuttosto tranquilli: in fondo avevano già avuto il tempo di assorbire la notizia; i tre ragazzi tuttavia sembravano piuttosto agitati e si osservavano tra loro. Erica era sul punto di mettersi a piangere, Micael si mordeva insistentemente le unghie guardandosi intorno agitato; Sofia aveva lo sguardo fisso nel vuoto e pensava tante cose così contrastanti tra loro da farle venire il mal di testa.

Ad un tratto però la preside batté le mani ed i tre ritornarono a posare i piedi per terra.

«Andate a preparare i vostri bauli». Disse la preside facendo aprire la porta a vetrata, «Avete mezz’ora per tornare qui con le vostre cose». Concluse facendo cenno ai tre di sbrigarsi. Erica, Micael e Sofia saltarono su dalle proprie sedie un secondo prima che queste scomparissero e in uno svolazzare di vesti verdi smeraldo corsero verso le loro camere. Nessuno aveva una gran voglia di parlare perché c’era molto da pensare. Erica e Micael erano molto dispiaciuti di dover lasciare la loro squadra, Micael però non poteva che essere sollevato dal fatto che Erica venisse con loro. Da parte sua Sofia era felicissima di rivedere Ron ed Hermione anche se le metteva molto pensiero il fatto di dover rincontrare Harry , proprio ora che stava iniziando a non pensarci più. Inoltre era un po’ seccata dal fatto di dover rinunciare alle attenzioni di Riccardo, che tutto sommato le facevano piacere. Pensieri come questi affollavano la mente dei tre ragazzi, ma nessuno ne parlò con gli altri: la preside era sembrata molto seria e non sembrava proprio il caso di mettersi a discutere con lei sulla faccenda, tanto più che il tempo per prepararsi era davvero esiguo.

In breve tempo i bauli furono pronti, Ciambella venne messa nel trasportino, nonostante non ne fosse entusiasta, Chichi la civetta color miele di Sofia fu infilata nella gabbia insieme al piccolo gufo mandato da Hermione che strillava contento con grande disappunto della padrona della uccelliera, un’altra gabbia più grande ospitava invece Aristide, il grande barbagianni bruno di Micael.

Gli studenti che si trovavano nella sala d’ingresso lo guardavano incuriositi, qualcuno faceva domande che trovavano soltanto cenni vaghi come risposta, Riccardo inseguì addirittura sofia per un po’ cercando di cavarne qualche informazione ma non ottenne altro che qualche vago sorriso e uno scherzoso bacio tirato con la mano. In realtà Sofia avrebbe voluto spiegarsi, per correttezza, ma non ce n’era davvero il tempo.

Quando arrivarono nell’ufficio della preside i loro genitori non c’erano già più. Come la professoressa spiegò loro erano tornati alle loro rispettive case per preparare i bagagli e li avrebbero raggiunti in Inghilterra il giorno successivo; per loro erano state preparati degli appartamenti adatti. Sulla scrivanie della preside si trovava un oggetto insolito che cozzava perfettamente con l’arredamento lussuoso della sala. Si trattava di un vecchio maglione bucato dall’aspetto triste.

«Dunque, cari- incominciò zuccherosa la preside- questo- fece una smorfia schifata indicando il maglione- tra poco diverrà una passaporta che vi condurrà dritti a Hogwarts. Vi stanno aspettando, quindi è necessario fare presto. Vi raccomando di comportarvi bene e di tenere alto l’onore dell’Abraxa! Ora, vi prego di avvicinarvi.»

Guardandosi con l’espressione di chi è appena saltato fuori da una centrifuga i tre obbedirono e si accostarono alla scrivania. Nello stesso momento la professoressa aveva fatto sparire bauli e gabbie ed aveva mormorato «Portus!». Il maglione si illuminò appena per poi tornare come prima. Di nuovo Selene Svaragata parlò: «Al mio tre afferrate il maglione». La preside prese fiato quindi iniziò:

«Uno…»

Sofia guardò fuori dalla finestra: il mare risplendeva di blu intenso sotto un terso cielo invernale; per quanto non avrebbe più visto?

 « Due…»

Erica strinse la manica della veste di Micael e quella di Sofia. Il ragazzo la guardò di rimando deglutendo nervosamente mentre allungavano le mani verso la passaporta.

«Tre…»

I ragazzi afferrarono il maglione con decisione, fu come se un gancio li avesse arpionati all’ombellico. In pochi istanti l’ufficio della Svaragata,  le foto, i ritratti appesi alle pareti, le tende di velluto, la finestra da cui si vedeva il mare scomparvero confondendosi in un turbine di colori. Poi il turbine cessò e tutti e tre caddero scompostamente su un freddo pavimento di pietra.

La prima cosa che sofia vide fu una finestra, ma non si vedeva più il cielo limpido ed il mare, bensì un cielo grigiastro e una grande pianura coperta di neve.

 

 

Ed eccomi qui con il 10° capitolo. Non so, io non sono completamente soddisfatta. Avrei voluto metterci altre cose, ma sarebbe diventato troppo lungo perciò quello che non è entrato qui lo troverete nell’11° capitolo.

Un altro motivo che mi rende insoddisfatta è che avrei voluto finire questa storia prima dell’uscita del settimo episodio di Harry Potter, ma sono ancora in altissimo mare. Pazienza J

Ora vorrei ringraziare tutti coloro che mi leggono e in special modo quelli che sono tanto gentili da lasciarmi dei commentuzzi! Mi fanno un tale piacere, non credo che continuerei a scrivere se non ci fossero! Mille grazie quindi a Minako, Seiryu e Lady Aria che mi hanno lasciato il loro parere. Un grande abbraccio anche a tutti coloro che leggono senza commentare: non siate timidi però! Un commento, anche se non positivc fa sempre piacere!

A presto!

Ciriciaooo ^_^

 

P.S. Avete capito chi è il gufo proveniente da Hogwarts? (ghgh)

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Hogwarts ***


Capitolo 11

Capitolo 11

Hogwarts

Sofia batté gli occhi e li strofinò vigorosamente per riprendere contatto con ciò che aveva intorno. Si trattava di una stanza circolare dall’alto soffitto: le pareti erano piene di ritratti che sbirciavano in loro direzione. Sofia e gli altri ebbero appena il tempo di mettersi in piedi che furono raggiunti da tre scintillanti filamenti formati da sottili scie rosse, blu e bianche. L’incantesimo penetrò nelle orecchie dei tre ragazzi e poco dopo udirono, in un perfetto inglese che, con loro sommo stupore, comprendevano a perfezione: « Benvenuti a Hogwarts!».

A parlare era stata una donna alta e magra, il viso appuntito e le labbra sottili, indossava una veste da maga verde bottiglia ed un cappello di tessuto scozzese. Senza volerlo Sofia, Micael ed Erica risposero in coro: «Grazie» le loro voci erano titubanti e confuse, ma la cosa che più li stupì fu che avevano parlato in un perfetto inglese. Le loro espressioni dovevano essere molto eloquenti perché con un mezzo sorriso la donna che prima aveva parlato, tornò a farlo nuovamente : «L’incantesimo che avete insegnato alla signorina Granger e agli altri.- spiegò asciutta- Lo abbiamo adattato alla nostra lingua.» Sorrise cordialmente, ma il suo volto era teso ed aveva i segni che porta una persona che non dorme bene da molto tempo. Ci fu una piccola pausa durante la quale i tre ragazzi dell’Abraxa si guardarono intorno: oltre alla donna magra e alta c’erano anche un uomo molto grasso con grandi baffi argentati, abbigliato con estrema eleganza; accanto a lui vi era una donna sorridente, piccola e rotondetta, che al contrario portava vesti rattoppate e sporche di quella che sembrava terra. Di fronte a loro si trovava una coppia molto strana: c’era un ometto alto circa un metro, con il naso appuntito ed accanto a lui si ergeva, facendolo sembrare ancor più piccolo, un uomo grande quattro volte un uomo normale, con folti capelli neri ed un’altrettanto folta barba del medesimo colore, l’unico che rivolse loro un sorriso cordiale.

La bizzarra veduta venne interrotta dalla voce della donna che aveva parlato per prima: « Io sono la Professoressa Mc Granitt, preside di Hogwarts. I miei colleghi qui presenti sono i capi delle quattro case in cui la nostra scuola è, fin dalla fondazione, divisa. Ogni cosa che voi farete o non farete durante il vostro soggiorno ad Hogwarts farà perdere o guadagnare punti alla vostra Casa.- fece un gesto con la mano alla sua sinistra indicando prima l’uomo con i baffi, quindi la donna- il professor Lumacorno, capo della casa di Slytherin, la professoressa Sprite capo di Hufflepuff.»

Terminate le presentazioni delle persone alla sua sinistra volse l’attenzione al quelle alla sua destra, indicando con la mano prima l’uomo enorme, quindi quello minuscolo: «Professor Hagrid, capo di Gryffindor ed infine il professor Vitious, capo di Ravenclaw.»

Ad ogni insegnante presentato i ragazzi fecero un sorriso ed un leggero inchino del capo.

Tutele persone presenti nella sala avevano volti provati e stanchi, profonde occhiaie cerchiavano gli occhi di ognuno di loro.

Tutto era molto strano, compreso il silenzio che regnava nella scuola. Doveva essere più o meno ora di pranzo e quasi non si udivano neppure passi nei corridoi. La professoressa Mc Granitt si muoveva verso uno scaffale in alto nell’ufficio, gli altri docenti si guardavano attorno e rivolgevano imbarazzati sorrisi ai nuovi venuti. Micael si era fissato a guardare il ritratto di Silente, Erica tormentava un ciuffo di capelli guardandosi attorno con curiosità e agitazione, Sofia faceva lo stesso mentre giocherellava con il ciondolo a forma di artiglio che tratteneva una grande pietra turchese.

Pochi minuti dopo la preside era di ritorno. Tra le mani stringeva un cappello da mago dall’aria miserevole, pieno di toppe e strappi; ritornata al suo posto, poggiò il cappello sulla scrivania, quindi tornò a parlare, il tono secco e sbrigativo: «Il Cappello Parlante deciderà in quale casa smistarvi. Non so per quanto tempo rimarrete, ma dividervi nella case renderà più semplice il vostro inserimento nella scuola.- dietro gli occhiali rettangolari lo sguardo scintillò in direzione di Micael- Revenin, avanti. Si tu ragazzo».

Con uno sguardo perplesso il ragazzo si avvicinò alla scrivania della preside. I professori gli sorridevano incoraggianti. Un attimo dopo la preside prese in mano il cappello rattoppato e da quello che pareva solo uno tra i tanti strappi uscì il suono di uno sbadiglio, quindi, una voce dal cappello parlò: « Yahwn… che cos’è questa storia? Io stavo dormendo così bene! Studenti molto ritardatari, professoressa?»

Le labbra della donna si arricciarono appena in una smorfia a metà tra un sorriso e un’espressione di disapprovazione, quindi parlò:« Sono studenti stranieri, vengono dall’Italia e staranno un po’ qui con noi»

«Ah.. .dall’Italia…bene bene…ci sono stato una volta in Italia, bel posto. D’accordo, al lavoro!». Rispose il cappello.

Micael lo guardò perplesso qualche secondo prima che la Mc Granitt glielo infilasse sulla testa senza troppi complimenti. Il cappello bisbigliò al ragazzo: «Oh bhè, era molto che non vedevo una testa di diciottenne, sempre bambini di undici anni normalmente… bene bene…è quasi più semplice….oh… un gran lavoratore…. Sì, generoso, sì sì…fedele…staresti bene ad Hufflepuff, ma ..uhm…no, c’è qualcosa di più forte di tutto ciò…io direi senza dubbio… -terminò ad alta voce- Ravenclaw!».

La preside sfilò il cappello a Micael. Il professor Vitious gli rivolse un sorriso gentile e caloroso e gli disse con la sua voce stridula: « Benvenuto nella nostra casa!».

Nel frattempo la Mc Granitt aveva fatto cenno ad Erica di avvicinarsi e aveva accolto l’invito con un sorriso solare mentre dietro la schiena faceva il cenno che significa “ok” agli amici. Entro pochi attimi raggiunse la professoressa che le calzò il cappello in testa. Immediatamente Erica sentì la voce del copricapo risuonarle nelle orecchie: « Oh bhè, che cosa vedo: Lealtà, un bel caratterino e tanto coraggio…senza dubbio questa è la testa di una …. Griffindor!!!».

Immediatamente il gigantesco professor Hagrid spalancò le braccia in segno di accoglienza e con pochi passi raggiunse Erica e l’abbracciò. Vicino ad Hagrid la ragazza sembrava ancora più piccola del solito e questo suscitò nei suoi amici una risatina divertita. Erica, dal canto suo, era rossa in viso, quasi soffocata dall’abbraccio ma allo stesso tempo divertita.

Ora che Micael ed Erica avevano preso posto accanto ai professori capi dello loro case soltanto Sofia era rimasta ad attendere davanti alla cattedra. Sotto lo sguardo affettuoso degli amici deglutì mentre guardava ai ritratti dei Presidi di Hogwarts. Per un attimo le sembrò che il ritratto di Silente le facesse l’occhiolino.

All’invito della preside si fece avanti e in pochi momenti la raggiunse. Così come aveva fatto per gli altri la professoressa calzò il cappello sulla testa ricciuta di Sofia. Tuttavia il tessuto lacerato fece appena in tempo a sfiorarla che dallo strappo che era la bocca del copricapo uscì la sentenza «Ravenclaw!». La decisione del cappello era stata così fulminea che nella sala ci fu un secondo di shock e proprio in questo secondo il cappello sussurrò a Sofia :« Il corvo torna sempre al nido», quindi la Mc Granitt lo portò via riponendolo sullo scaffale da cui lo aveva preso, mentre Sofia raggiungeva il professor Vitious che l’accolse gentilmente nella Casa da lui guidata.

Non appena ebbe rimesso il cappello al suo posto la Mc Granitt si voltò con un sorriso verso i tre studenti italiani e disse con gentilezza: «I rispettivi professori vi porteranno nella Sale Comuni delle vostre case. Auguro a tutti voi un piacevole soggiorno a Hogwarts.- Terminata la frase la donna si girò verso Micael- Per quanto riguarda lei, signor Revenin, ho già concordato con i docenti un programma speciale di studio che le permetterà di stare al passo con quello che studiano gli studenti del suo anno all’Abraxa. Ora andate pure a rinfrescarvi quindi scendete nella Sala Grande per il pranzo».

Una volta fuori dalla porta dello studio della preside, i ragazzi dovettero salire su una strana scala a chiocciola che girando come una vite li portò al piano inferiore permettendo a loro tre e ai professori di andare verso il corridoio passando accanto a due gargoile.

Tuttavia ad attenderli nell’ androne c’erano Hermione e Ron che li aspettavano sorridendo. Hagrid dopo una sonora risata che echeggiò nel corridoio, disse: « Bhè visto che qui c’è qualcuno che non vedeva l’ora di vedervi direi che io posso con calma tornare a fare lezione, mentre questi due accompagneranno la signorina Sireni nella sala comune di Griffindor ! A presto ragazzi!».

Dopo un veloce saluto ad Hermione Ron ed Erika, i ragazzi si separarono e mentre Erika e gli altri due si dirigevano verso la torre ovest, Sofia e Micael, preceduti dal professor Vitious si incamminarono nella parte opposta, ossia la torre est del castello che ospitava la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. In quella direzione si trovava infatti la sala comune di Ravenclaw e soltanto il professore che era a capo della Casa, o qualcuno degli studenti che ne facevano parte avrebbe potuto mostrargli la direzione giusta.

Dopo un lungo cammino si trovarono infine di fronte ad una grande porta di legno massiccio che non presentava né maniglia, ne serratura ed era perfettamente liscia, quasi come se fosse stata d marmo. L’unica cosa che la rendeva differente da una tavola di legno assolutamente anonima era un grosso ovale di uno strano materiale che sembrava vetro opacizzato color blu notte incorniciato da un raffinato contorno color argento. Non appena i due ragazzi giunsero di fronte a quello strano uscio nell’ovale apparvero delle parole luminose che recitavano:

Sono brutto e senza forma

Ma se tu mi sai pigliare

Gusto fuori dalla norma

Ai tuoi piatti posso dare

Anche se non ce ne sarebbe stato affatto bisogno il professor Vitious pigolò :« E’ un indovinello, la porta ne propone sempre di diversi e se volete che si apra almeno uno di voi due deve dare la risposta!».

Micael e Sofia si fissarono per qualche istante con aria concentrata, quindi entrambi, in una spontanea coreografia, di nuovo fissarono gli occhi sulle lettere color argento. Micael si portò una mano alla tempia, Sofia bisbigliava tra sé quei banali versi come una sorta di mantra. Il metodo di Micael ebbe la meglio e dopo qualche secondo quasi gridò: «Tartufo!». La porta si aprì scomparendo in alto dentro il muro spesso. Non appena Sofia mise un piede sulla soglia, seguita da Micael, fu bloccata da una nocetta che trillando salutò :« Mettetevi pure comodi nelle vostre stanze, tra un’ora sarà servito il pranzo!».

Senza aggiungere nulla i due ragazzi annuirono e , dopo aver salutato con la mano il professore che allontanandosi sorrideva loro, si addentrarono ad occhi sbarrati nella sala comune di Ravenclaw.

Si trattava di una grande sala che seguiva la forma circolare della torre. Sulla parete di fronte alla porta si trovava un grande camino di marmo grigio perla, molto elegante che risaltava a meraviglia sull’antica tappezzeria blu notte che decorava la sala. Sopra il camino si trovava un grosso dipinto incorniciato d’oro. Questo quadro, l’unico della sala che era decorata solo con piante meravigliose e statue dello stesso colore del camino, raffigurava una bellissima dama. La donna dipinta aveva un volto bellissimo e nobile; i capelli, legati in un’elaborata acconciatura trecentesca, erano raccolti in una lunga treccia nera ornata da perle bianche. Il viso, delicato ma dai tratti leggermente appuntiti, era chiaro come porcellana e nel mezzo vi risplendevano grandi occhi azzurri come zaffiri. Il ritratto era a mezzobusto, ma nel grembo della donna erano poggiate le mani sottili e nobili. Sotto di esse vi era un pesante tomo, ed il polso destro era ornato da un importante bracciale in cui brillavano tre grandi zaffiri dal taglio a cuscino* , una targa sulla cornice diceva: Rowena Ravenclaw. Lungamente sia Micael che Sofia rimasero a guardare quella donna bellissima, poi Sofia con una voce che era poco più di un sussurro disse al cugino :

« Somiglia tanto alla nonna…».

Micael annuì senza parlare e tornò ad osservare la donna del quadro incantato, come del resto stava facendo Sofia. Incantati dalla donna i due non avevano badato per nulla a ciò che li circondava. Erano rimasti anzi sulla porta con il naso all’insù a fissare il quadro che sorrideva con grazia guardandoli.

Ma una voce piccola e lenta interruppe i loro pensieri: «Voi siete gli amici italiani di Harry!». Nonostante la lentezza dalla voce traspariva entusiasmo. Due paia di occhi azzurri si spostarono in direzione della voce e catturarono l’immagine di una ragazza minuta. Colei che aveva parlato si trovava su uno dei divani coperti di velluto blu che arredavano la Sala Comune di Ravenclaw. Tuttavia ella si trovava accomodata in una posizione piuttosto bizzarra: aveva le gambe molto sottili poggiate alla spalliera del divano con i piedi che penzolavano dalla spalliera stessa, il busto era straiato sulla seduta del sofà, i lunghi capelli biondo cenere scendevano a cascata verso terra riempiendosi di riflessi dorati. In quella strana posizione la ragazza stava leggendo un giornale piuttosto grosso intitolato “La Gazzetta del Profeta”, la cosa stramba è che il giornale era girato sottosopra.

Micael e Sofia la guardarono perplessi, mentre lei continuava a sorridere loro. Sofia, trattenendo a stento una risata annuì muovendo qualche passo verso di lei e allungando una mano per stringere quella della ragazza bionda.

«Il mio nome è Sofia! Piacere di conoscerti! Lui è Micael, mio cugino. – Sofia lanciò uno sguardo a Micael ancora inebetito, poi mormorò:- non farci caso». E nel dirlo scosse il capo con rassegnazione.

Mentre Micael si avvicinava alla ragazza e Sofia ancora attendeva che la sua mano fosse stretta dalla biondina, quest’ultima poggiò a terra il giornale poi fece una capriola all’indietro per rimettersi in piedi. L’espressione di Micael si fece ancor più sconcertata e sofia non riuscì più a trattenersi dal ridere visto che nel fare la capriola la gonna della ragazza , scivolatale sulla testa aveva lasciato intravedere un paio di buffi pantaloncini, in realtà molto simili a dei mutandoni, decorati con un motivo di stelle argentate su sfondo blu.

Terminata la sua acrobazia , la ragazza strinse vigorosamente la mano ai due nuovi arrivati quindi disse con entusiasmo: « Sono così felice di conoscervi! Io sono Luna Lovegood! Se avrete bisogno di qualcosa chiedetemi pure. E… Mi raccomando, in questo periodo state molto attenti ai Nargilli, il vischio di cui è piena la scuola è la loro dimora preferita!». Questo ultimo avvertimento era stato detto sottovoce, come se fosse un’importante segreto. Micael aveva risposto con la domanda «Nar…che cosa?», mentre Sofia si stava quasi rotolando a terra dalle risate; Luna la guardava esterrefatta, ma ben presto si mise spiegare a Micael cosa fossero i Nargilli.

Dopo qualche minuto di quella interessante lezione, dopo che Sofia si fu ricomposta, Luna disse: « Sofia vieni, ti mostro la nostra stanza. Micael mi dispiace, la tua dovrai mostrartela da solo perché io non posso salire nel dormitorio dei ragazzi. Si dice che alcuni studenti di molto tempo fa abbiano fatto un incantesimo che fa spuntare enormi brufoli sul naso a tutte le ragazze che ci provano. Nessuna ha mai avuto il coraggio di testare!» Concluse la ragazza scuotendo il capo con gravità.

Tutti e tre salirono ai loro dormitori e si sistemarono nelle loro stanze fino all’ora di pranzo.

Il Natale, come potete vedere, porta con sé delle sorprese, anzi in questo caso direi dei miracoli! Finalmente sono riuscita a partorire questo 11° capitolo! Spero vi piaccia, perché nei miei progetti doveva essere un po’ diverso, ma poi varie cose mi hanno portata a questa conclusione.

Se avrete la pazienza di seguirmi ancora (sperando in tempi di pubblicazione più brevi!) saprete anche cosa succede ad Erica, cosa succederà a Sofia quando rivedrà Harry… insomma c’è tanta carne al fuoco e spero di non bruciarla! Ehehe

Ovviamente a chi mi legge vanno i miei più sentiti GRAZIE! Se non ci foste voi non troverei mai la forza e la voglia di andare avanti!

Un grazie speciale alla nuova arrivata rivoltella! Ti prometto che appena sarò un po’ più libera leggerò ancora i tuoi lavori!

Un grosso bacio e Buon Natale a tutti!

Ciriciaoooo!

Nefele



* Il taglio a cuscino è un particolare taglio con il quale le pietre preziose assumono una forma, ovale o tonda che si presenta tonda anche nella parte superiore. Questo taglio dà alla pietra appunto l’aspetto di un cuscino.

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