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di xchriss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un sorriso gentile. ***
Capitolo 2: *** Non mi chiamo Jenny. ***
Capitolo 3: *** Neanche il nome. ***
Capitolo 4: *** Niente è come sembra. ***
Capitolo 5: *** Il modello idiota. ***
Capitolo 6: *** Tu sei invisibile. ***



Capitolo 1
*** Un sorriso gentile. ***


angolino dell'autrice. okay, allora, sono chiara e sto presentandovi una storia su cui mi sto concentrando davvero tanto in questa settimana! ci sto credendo veramente e spero non sarà una schifezzuola delle mie solite D:
in pratica, spero vi piaccia! lo so che i personaggi assieme sono un po' improbabili, ma tanto dovete solo immaginarli in tutta la loro bellezza, il tutto non c'entra niente con la carriera musicale di Demi Lovato né tantomeno quella dei One Direction (che poi, neanche mi piacciono! ma devo ammettere che Zayn è figo.)
Okay, ciao :*

"Un sorriso gentile"
Capitolo 1 - Demi

 

 
Demi cominciava a sentirsi assai stanca nel fare su e giù per gli uffici di Gorgeus, la rivista dove lavorava ormai da sei mesi. Ancora neanche aveva capito perché aveva presentato il suo curriculum vitae lì, all’inizio le veniva tutto difficile, perché non aveva idea di come comportarsi. Era ovvio per una che una volta uscita dalla Columbia University ed essersi laureata in giornalismo, diventare una semplice assistente di un redattore non era una cosa a cui era già preparata. E perlopiù in una rivista di moda. Voglio dire, non era mai stata una che si lasciava andare, che si vestiva come un clown, tipo Ugly Betty, ma di certo non era la solita aspirante modella che non riuscendo a sfondare aveva fatto qualche lavoretto agli uomini importanti di una rivista, convincendoli ad assumerla.
Aprì con un colpo di schiena la porta del bagno, felice di prendersi finalmente una piccola pausa da tutto quel su e giù. Il suo capo, Dianna, sembrava la prendesse in giro. Aveva avuto l’assurda idea di fare un articolo su Lindsay Lohan. Adesso, ammettiamolo, tutti su questo pianeta sappiamo che la Lohan ha qualche problema nel gestire i suoi impegni, ma soprattutto ad avere una normale conversazione con qualcuno. Ditemi voi come poteva, una giovane ragazza alle prime armi col suo primo lavoro, a convincere Lindsay Lohan a fare un’intervista e un servizio fotografico per una rivista che potrebbe facilmente fallire, portando al lastrico la maggior parte dei propri collaboratori.
Demi entrò in una cabina e si poggiò sul wc, prestando attenzione a non sporcare i suoi jeans Guess nuovi. Non è che fosse una così attenta alla moda, come ho già detto, ma di certo non era una stupida che spendeva chissà quanti soldi per i vestiti e poi li strappava o sporcava irreparabilmente il giorno dopo. Tirò fuori il cellulare -quello che usava per il lavoro- dalla sua borsa e lo spense, subito dopo aver chiuso a chiave la porta del bagno dove si trovava. Tante, troppe chiamate perse dalla sua stessa famiglia. Era come se stesse ignorando tutti, durante quei sei mesi.
«Demi, ci vediamo da Starbucks alle 10.20, non darmi buca. –Lea»
La ragazza lesse il messaggio, trovato sul suo altro cellulare, due o tre volte per elaborarlo. Guardò velocemente l’orologio: aveva 20 minuti per essere da Starbucks in centro per incontrarsi con la sua migliore amica. Glielo doveva, perché in tre settimane si erano viste quattro o cinque volte, una mezz’ora di tempo –massimo–  per volta. «Ovvio che ci sarò, ci vediamo lì fra 20 minuti. Ti voglio bene. –Demi» inviò velocemente il messaggio col suo personale iPhone e si alzò, uscendo finalmente dalla cabina. Andò davanti allo specchio che si trovava appeso sopra uno dei lavandini, lì in bagno. Si aggiustò in poco tempo il trucco e quando fu pronta per andare al suo appuntamento, giusto in tempo, il suo capo la chiamò sul Blackberry, che ovviamente dovette riaccendere.

  ******

Avrebbe potuto scommetterci la testa, anche questa volta in ritardo ad un appuntamento. Demi si trovò da Starbucks alle 10.37 esatte, 17 minuti in ritardo. Beh, di certo stava migliorando: i primi mesi arrivava ai suoi appuntamenti con due o tre ore di ritardo. Avere un lavoro del genere rovina i rapporti, se ne stava rendendo conto provandolo sulla propria pelle.
«Lea! Sono qui!»esclamò agitando le braccia, piene di pacchetti e buste che le avevano consegnato durante tutte le commissioni che l’avevano mandata a fare. Non era divertente girare con delle buste di boutique costose in quei casi. Anche perché non poteva permettersi scippi di cui aveva la costante paura di rimaner vittima. Facendosi strada fra la folla della caffetteria, riuscì dopo poco a raggiungere il tavolo dove l’amica aspettava con davanti una tazza di cappuccino mezza vuota e una ciambella mangiucchiata ai bordi. «Lea, tesoro, mi dispiace tanto per il ritardo!»
«Lo so, Demi, lo so. Non ti preoccupare, posso capire.»disse comprensiva, con un sorriso dolce. Subito dopo si alzò e da brava amica aiutò Demi a sbarazzarsi delle buste e del cappotto ingombrante, poggiandole sul pavimento e sulle due sedie libere; e poi, finalmente, la tirò in un lungo e tenero abbraccio che entrambe aspettavano ormai da tempo. Staccandosi, si sorrisero e presto si sedettero una di fronte all’altra, pronte ad aggiornarsi sugli ultimi avvenimenti.
«Sai, forse è un po’ prematuro dirlo ma credo che Cory stia pensando di… chiedermi di sposarlo!»disse eccitata al solo pensiero, battendo vivacemente le mani. L’amica fece un gridolino isterico, finendo poi per ridacchiare assieme a lei.
«Dio! Da quando? Perché ancora non te l’ha chiesto chiaramente? Quando pensi che te lo chiederà?» chiese eccitata quasi quanto la sua amica. Lea ridacchiò di fronte alla curiosità di Demi e poi prese un bel respiro prima di rispondere alle sue tante domande. «Da una o due settimane e non ho idea del perché ancora non me l’abbia chiesto! In ogni caso, se dovessi fare una supposizione, direi che magari me lo chiederà al mio compleanno!» rispose con un’aria molto convinta, soprattutto all’ultima domanda. Ormai mancava poco al suo compleanno e dopo questa notizia la sua pignoleria sarebbe stata impossibile da placare. Si morse il labbro completamente eccitata dalle sue stesse notizie e poi si aggiustò i capelli. Demi si limitò a sorridere, veramente felice per la sua migliore amica.
Ogni cosa che accadeva a Lea era come se accadesse a lei, e viceversa. Se una era felice, lo era anche l’altra; se una era triste, lo era anche l’altra. Era un’amicizia vera, di quelle di cui si sentiva parlare spesso ma non era mai possibile trovarsi di fronte a “prove” plausibili.
«Ed ovviamente, amore mio, tu sarai la mia damigella d’onore.»disse Lea con un dolce sorriso, guardando Demi. Quest’ultima annuì ricambiando il sorriso. Di certo lo sarebbe stata, anche a costo di perdere il suo lavoro. Niente era più importante della sua amica. «Ovvio!» esclamò dolcemente.
Poco dopo, attaccata dalla fame, si alzò dal tavolo andando al bancone per ordinare e prendersi qualcosa, mentre Lea parlava al cellulare col suo Cory, approfittando di una pausa di lui dal lavoro. «Un Frappuccino al caramello maxi e due ciambelle col cioccolato sopra» disse con un sorriso smagliante al ragazzetto dietro al bancone. Okay, forse ordinare tutte quelle cose era un po’ esagerato considerando che erano in mattinata inoltrata, ma non metteva qualcosa di buono sotto i denti da settimane!
E appena la ragazza dai lunghi capelli color miele girò i tacchi con il suo cibo e un sorriso raggiante, si trovò la strada sbarrata da un qualcuno, a cui accidentalmente versò addosso il suo intero Frappuccino al caramello. «Oh mio Dio, scusa! Mi dispiace tanto!» trasferì prontamente le due ciambelle che aveva fra le mani su un tavolino lì vicino e prese alcuni fazzoletti di carta, cercando disperatamente di asciugare la macchia che aveva creato sulla maglietta chiara di un ragazzo, a cui era andata a sbattere. Questo stesso ragazzo, altrettanto prontamente, la fermò bloccandole entrambi i polsi. «Ti prego, stai solo peggiorando la situazione.» disse attirando l’attenzione di Demi, il quale alzando lo sguardo restò incantata per qualche secondo, incapace di dire una parola, negli occhioni nocciola di un ragazzo dalla carnagione scura e i capelli corvini, sistemati un po’ seguendo lo stile moicano, che andava così tanto di moda quest’anno in Europa, soprattutto.  «Io… io… mi dispiace, non volevo.» continuò a dire, balbettando confusamente sempre la stessa frase. Il ragazzo continuò a tenere la presa ben salda sui polsi della ragazza e poi, arricciando leggermente il naso, si sciolse in un tenero sorriso. «Non preoccuparti…» disse lui, lasciando finalmente la presa. Raccolse dalla sedia quel che presumibilmente era la sua borsa, poi afferrando ed infilando una giacca, abbottonandola in pochi secondi. «Sistemato!» disse, facendo un sorriso cortese. Demi era sul punto di dire un’ennesima volta che le dispiaceva dell’accaduto, ma proprio in quel momento il ragazzo rispose al cellulare e liquidò la ragazza con un cenno di mano a mo’ di saluto, uscendo poi dalla caffetteria e sparendo subito fra la folla dei marciapiedi di New York.
Demi rimase lì ferma per qualche minuto, imbambolata nel guardare un punto vuoto verso l’entrata. Non era confusa dall’accaduto, più che altro affascinata dalla gentilezza di quel ragazzo. Nel posto dove lavorava, era già tanto se ti mandavano a quel paese non avendo fatto un’accidenti, figuriamoci se fosse accaduta una cosa del genere! Altro che “Non preoccuparti, sistemato”.
«Demi, che accidenti è successo? Perché stai lì imbambolata? Chi era quello?»una Lea piena di domande e curiosità si avvicinò a Demi, bisognosa di informazioni. Scosse leggermente l’amica, poi scorgendo uno strano sorriso sulle labbra della ragazza vicina a lei. «Non ne ho idea, ma… vorrei saperlo.» rispose solo all’ultima domanda, essendo rimasta molto affascinata dal ragazzo. Ma probabilmente, non l’avrebbe mai più visto; perciò, fu pronta a lasciarsi l’accaduto alle spalle e tornò davanti al bancone della caffetteria, prendendo un nuovo Frappuccino, stavolta restando attenta a non andare a sbattere contro nessun’altro.
Quel ragazzo le aveva sconvolto la giornata con un semplice sorriso gentile.

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Capitolo 2
*** Non mi chiamo Jenny. ***


"Non mi chiamo Jenny"
Capitolo 2 - Demi

 
 
 
Demi continuava a scrivere sul suo computer, prendendo tutte le chiamate e passandole al suo capo, che a sua volta le passava al suo capo. Il lavoro di Demi a volte non aveva senso, poco ma sicuro.
«Demi, vieni nell’ufficio di Daniel, ti vorremmo parlare.» se ne spuntò ad un certo punto Dianna, il capo di Demi. Quest’ultima deglutì, nervosa. E se avesse perso il suo lavoro? Non sarebbe stato facile, con i tempi che corrono, trovare un altro lavoro e diventare una giornalista seria. Con tutta l’ansia di questo mondo, la giovane Demi si diresse dentro all’ufficio di Daniel. Quest’ultimo, vedendola, attaccò a parlare dicendo un mucchio di cose che all’inizio Demi neanche comprese, perché era fin troppo agitata ed ansiosa […] «Quindi, prendendo in considerazione tutto il materiale che hai ricercato e che mi hai mandato, ed anche leggendo le tue bozze devo dire che sei molto brava. Perciò, ho deciso di darti una possibilità Lovato: ti assegnerò il modello che sarà in copertina questa settimana, lo intervisterai e scriverai un tuo articolo su di lui!» Per poco Demi non finì a terra svenuta dopo quelle parole.
Tornata a casa, la ragazza si mise subito sotto la doccia, pensando quanto fosse meraviglioso il fatto che volessero proprio lei per scrivere un articolo. Ma purtroppo avrebbe dovuto intervistare un modello e, si sa, quei tipi emulerebbero Dorian Gray per mantenere “per sempre” la loro bellezza. E poi stanno sempre a guardarsi allo specchio, a flirtare con le ragazze a sopravvalutarsi in tutti i campi.
Uscita dalla doccia, si mise addosso una crema per il corpo e si rilassò un po’ prima di mettersi a spazzolare i suoi lunghi capelli color miele. Ancora, guardandosi allo specchio, si aspettava di ritrovarsi davanti quella giovane ragazza dal caschetto color cioccolato e dalla pelle quasi cadaverica che frequentava il secondo anno di liceo. Adesso la stessa Demi era una giovane adulta che abitava sola in un appartamento e aveva un lavoro in una delle migliori riviste di mode degli Stati Uniti, dall’aspetto dolce, ma allo stesso tempo sexy quanto basta. Che cambiamento!
Si vestì e subito dopo afferrò il suo Blackberry, quello che usava per lavorare. Aspettava una chiamata o un messaggio di Dianna, che la informava su dove avrebbe potuto trovare il modello da intervistare il giorno seguente. E soprattutto il nome, non vedeva l’ora di conoscere il nome dell’uomo che avrebbe potuto fare in modo di farla diventare una giornalista vera e propria, solo rispondendo a qualche semplice domanda. Sperò che almeno fosse un uomo intelligente, di quelli che sapevano mettere una parola dopo l’altra, o non sarebbe stato un articolo… sarebbe stato un fallimento! 

 *******

«Zayn Malik.» ripeté più volte, prima di fermarsi davanti ad uno degli assistenti di trucco e parrucco per il servizio fotografico. «Uhm, sto cercando Zayn Malik…» disse a due tipi. Uno alto, con i capelli lunghi corvini, raccolti in una coda scombinata. L’altra, bionda ossigenata e con un rossetto di un rosso acceso, forse fin troppo volgare. Entrambi accennarono un sorriso, si guardarono e poi tornarono a guardare Demi come a dire “povera scema”. «Non si è presentato oggi! Ha fatto in modo che rinviassero il servizio fotografico a domani, mi dispiace.» disse la bionda, facendo in modo che Demi facesse un lungo e rumoroso sospiro. Bene, sarebbe stato un piccolo problema sui tempi di stesura. Con una leggera aria di preoccupazione sul volto, la ragazza ringraziò i due e se ne andò dallo studio.
Una volta uscita da lì, non sapendo cos’altro fare, decise di cercare il numero di quel Zayn Malik, provando a chiamare chiunque avrebbe potuto saperlo. Quando riuscì ad ottenere quel numero, si trovava seduta in una caffetteria con una tazza di caffè davanti, pronta ad assaporarlo. Con un sospiro, compose il numero con il suo Blackberry e chiamò, attendendo pazientemente una risposta.
Che però non ci fu.
E, allora, intervenne l’insistenza di Demi e la sua voglia di non arrendersi al primo corpo. Lo chiamò, lo richiamò e lo fece finché qualcuno dall’altro capo del telefono non rispose. «Pronto?» In quel momento Demi stava ringraziando tutti i santi e tutti i defunti.
«Zayn Malik?»
Ci fu una pausa.
«Sì, chi è?»
«Sono Demi Lovato, non so se ne sei già a conoscenza ma devo intervistarti per scrivere un articolo su di te. Per la rivista Gorgeus
Un'altra pausa.
«E quindi?»
Okay, a Demi quel tizio già le dava sui nervi. «E quindi… volevo fissare un appuntamento.»
«Senti, devi parlare col mio agente per queste cose» disse con un tono di strafottenza, già sul punto di chiuderle in faccia.
«Ah, magari se tu lo rispettassi farei così!»
«Senti, fai come ti ho detto e basta.»
«Ma che diavolo dici!? Senti, carino, l’appuntamento lo sto chiedendo a te. Okay? Il tuo agente può fissare tutti gli appuntamenti che vuoi, ma se tu non li rispetti sono inutili? Okay? Quindi dimmi un cavolo di posto dove possiamo vederci così ci togliamo il pensiero e non se ne parla più!» E questa, era Demi quando s’innervosiva con qualcuno. A volte era difficile da capirla, quando parlava velocemente in quel modo. Era così snervante cercare di ascoltarla e perdersi a metà discorso.
Ci fu un silenzio tombale, dopo tutto il discorso della ragazza. «E ci credo. Chi ha voglia di lavorare con un’esaurita del genere.» disse, con tutta la calma di questo mondo.
E questo non fece altro che fare infuriare di più la giovane. «Mio Dio, che idiota! Proprio te dovevano scegliere!?» esclamò, perdendo del tutto la pazienza. Nella caffetteria dove si trovava, tutti i clienti la stavano guardando.
«Senti, Jenny, ci vediamo domani alle otto e mezza allo Shiver.» disse terminando subito dopo la chiamata, non lasciando a Demi il tempo di ribattere. «Non. Mi. Chiamo. Jenny.» che odio quando sbagliavano il suo nome! Quest’ultima, difatti, iniziò a mordersi il labbro piena di nervosismo. Se quel tipo avesse continuato a quel modo, le avrebbe fatto perdere –oltre che all’articolo– il lavoro ed ovviamente lei non poteva permetterglielo. Ma quale possibilità di scrivere un buon articolo aveva, considerando che lo Shiver era una discoteca perennemente affollata? 

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Capitolo 3
*** Neanche il nome. ***


"Neanche il nome"
Capitolo 3 – Demi

 
 
 
Tirò su’ lo strettissimo vestito nero a tubino, che valorizzava perfettamente ogni sua curva, aggiustando anche le maniche lunghe -che erano di una stoffa diversa, a mo’ di ricamo a fiori- e sistemò capelli e trucco. Quella sera aveva lasciato che i lunghissimi capelli color miele le scendessero lungo la schiena, sistemati in stupendi boccoli. Il trucco invece era molto semplice, aveva usato solo dell’ombretto grigio scuro e nero, pieno di brillantini, l’eyeliner nero perfettamente applicato e un semplice lucidalabbra rosa perla.
Ormai erano quindici minuti che stava lì in bagno ad aspettare la sua amica, Brittany, che finalmente uscì dal bagno «Allora, stavi dicendo… come mai mi hai chiamata per stasera?» chiese la bionda ossigenata, mentre si lavava le mani facendo strane espressioni allo specchio. A quella domanda Demi avrebbe voluto rispondere “perché tutte le mie amiche hanno una dignità e non verrebbero mai in una discoteca così affollata per stare poi sole mentre io mi faccio i cazzi miei”, ma in realtà rispose con un «amica mia, che domande, è solo perché non passiamo tempo insieme da un bel po’!» Beh, di certo una delle cose che aveva imparato lavorando in una famosa rivista di moda era il fare la ruffiana. La biondina sorrise e strinse Demi in un abbraccio, per poi uscire insieme dal bagno e dirigersi verso il bancone, superando tutta la folla.      
Le due giovani si sedettero al bancone ed ordinarono la stessa cosa da bere, finché purtroppo Brittany finì per flirtare con un ragazzo che ben presto la portò in un angolo a fare chissà cosa. Perciò Demi si ritrovò sola, aspettando in vano un modello idiota che non si sarebbe di certo presentato. La giovane giornalista neolaureata, a quel punto, finì per scolarsi un paio di drink osservando la gente che ballava e si divertiva sulla pista, non aspettando altro, a quel punto, che qualcuno la invitasse a ballare. Ormai rassegnata, si girò con un sospiro verso il barman, ma distrattamente girandosi urtò con il braccio ad un ragazzo. Alzò lo sguardo, per incontrare degli occhioni color nocciola che aveva già visto. Sì, per l'esattezza il giorno prima. «Per fortuna stavolta il bicchiere è vuoto.» disse il ragazzo che aveva incontrato nello Starbucks soltanto il giorno prima. Lei sorrise a quelle parole e lui ricambiò.
«Hai deciso di inseguirmi per tutti i locali per farti versare qualcosa addosso?»chiese lei, con un sorriso. Si avvicinò a lui per non urlare troppo e allo stesso tempo si perse nel guardare il suo viso.
«Che idea! Ma credo che sia soltanto una seria di eventi fortunati.»disse lui, ridacchiando e guardandola dritta negli occhi. Nessun ragazzo aveva mai avuto un contatto visivo così prolungato con Demi, ed ovviamente questo lo faceva sembrare ancora più interessante.
«Fortunati, eh?»ribatté lei, con un sorriso. Okay, entrambi stavano decisamente flirtando e stavolta nessuno li avrebbe potuti interrompere, nessuna chiamata, o almeno così si sperava.
«Fortunatissimi, cara!»affermò lui annuendo, con un sorriso stampato sulle labbra.  
Subito dopo ordinò due drink, che entrambi sorseggiarono parlando e flirtando, avvicinandosi l’uno all’altra sempre di più. E sempre di più, i loro sensi stavano pian piano abbandonandoli accompagnati da un alcolico dietro l’altro. Demi non era mai stata una che beveva molto, ma quella sera era così distratta da quel ragazzo che non si accorse nemmeno di tutto l’alcol che stava ingerendo.
Oramai si era completamente dimenticata dell’incontro con quello stupido modello narcisista a cui, probabilmente, se si fosse presentato quella sera avrebbe spaccato una bottiglia di Jack Daniel’s in testa. Okay, forse era sbagliato giudicarlo per una breve conversazione avuta al telefono, ma con le esperienze già avute Demi si sentiva abbastanza “qualificata” nel giudicarlo male.
«Allora, vuoi ballare?»
«Chi, io? Con te!?»chiese Demi strabuzzando gli occhi e mettendosi a ridere come una scriteriata.
«Ovvio.»rispose con un innocente risolino lui. E non aspettando nemmeno la risposta della ragazza, la prese per mano e la portò in pista. Forse l’alcol aveva annebbiato così tanto i sensi di entrambi i ragazzi che anche l’udito soffrì di qualche problema quella sera, perché sopra ad una pazza musica elettronica e tunz tunz loro ballavano appioppati come due adolescenti ad un ballo scolastico. E ridevano, non facevano altro che ridere, finché non iniziarono a baciarsi.
E forse era incredibile quella situazione; insomma, versare addosso una bibita ad un ragazzo e ritrovarsi a ballare con lui e baciarlo in un club con la musica a tutto volume. Ma quel che forse era veramente incredibile era il fatto che nessuno dei due conosceva l’altro. E quando dico “non conosceva”, dico sul serio. Neanche il nome.

  ******

I raggi solari penetravano dalla finestra insistenti, illuminando l’intera stanza e poggiandosi sulla pelle chiara di Demi; lei giaceva in un letto avvolta da lenzuola bianche come la neve, che facevano da contrasto con la carnagione olivastra del ragazzo che riposava accanto a lei. 

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Capitolo 4
*** Niente è come sembra. ***


"Niente è come sembra"
Capitolo 4 - Demi




I raggi solari penetravano dalla finestra insistenti, illuminando l’intera stanza e poggiandosi sulla pelle chiara di Demi; lei giaceva in un letto avvolta da lenzuola bianche come la neve, che facevano da contrasto con la carnagione olivastra del ragazzo che riposava accanto a lei.
Piano lei aprì gli occhi, lottando contro i raggi insistenti del sole che sembravano posizionati a posta per farle perdere la vista quella mattina. In un primo momento si sfregò gli occhi, cercando di svegliarsi più velocemente possibile. Fin da subito avvertì un leggero mal di testa. Mugugnò qualcosa di incomprensibile, quando appena sveglia si trovò in una stanza che non sembrava la sua, e poi cercò di scricchiolarsi le ossa -del tutto intorpidita dal lungo sonno- ma sbatté contro un qualcosa di più duro. Qualcosa con le braccia. Qualcosa con delle muscolose e possenti braccia che l’avvolsero in un abbraccio spontaneo. Demi deglutì, impaurita da quello che avrebbe potuto trovare dietro di lei, aveva il grande timore di girarsi verso quel corpo caldo per scoprire chi fosse stato. Ma le toccava farlo.
Così, presa maggiore coscienza su quel che aveva fatto la notte prima, si voltò lentamente ritrovandosi davanti a quell’interessante e attraente ragazzo che aveva incontrato per la prima volta da Starbucks e a cui aveva versato il suo Frappuccinio addosso.
Non le rimase che restare accanto a lui, stretta al suo petto intanto che lui la stringeva ancora dormiente. Per Demi quella fu la prima volta che si trovò così vicina a quel ragazzo, tanto da vedere tutti i tratti del suo viso, tutte le particolarità, tutta la bellezza: sembrava un angelo.
Timidamente, Demi alzò una mano fino al viso del ragazzo, per accarezzare la sua morbida e liscia pelle scura e ne assaporò il dolce profumo, inalandolo fino a quando non sembrò arrivarle al cervello. Cercò per tutto il tempo di non svegliarlo, sfiorandolo con la leggerezza di una piuma e osservandolo con un sorriso dolce stampato sulle labbra. Non sapeva neanche lei il motivo, ma quel ragazzo solo a vederlo le trasmetteva serenità e simpatia, era così bello e gentile che sembrava il prototipo del ragazzo perfetto. Ma tutti sappiamo che niente è così come sembra: bisogna fare attenzione a tutti i giudizi che prematuramente si danno, soprattutto quando si tratta di persone.
Subito dopo tutti quei pensieri zuccherosi su quanto fosse “piacevole” quel ragazzo e tutte quelle cose lì che fanno venire in mente unicorni e nuvolette rosa, pensò a quanto fosse sembrata una ragazza facile la sera precedente. Cavolo, non è da tutti andare a letto con un ragazzo di cui neanche si conosce il nome!
Avvolta dai sensi di colpa -oltre che dalle braccia di quel misterioso ragazzo-, Demi cercò di uscire dall’abbraccio senza svegliarlo. Quando ci riuscì, in completo silenzio raccolse le sue cose, infilandosi l’intimo nero che aveva la sera prima.
«Che stai facendo?»una voce ancora nuova alle sue orecchie la fece sobbalzare, attirando però tutta la sua attenzione. Si voltò verso il ragazzo poggiato con la schiena alla testata del letto, alzato solo con il busto e scoprendo così tutti gli addominali e il fisico ben formato. Davanti al suo sguardo, Demi si sentì in soggezione, perciò si morse il labbro nervosamente e balbettò confusamente un «vado a lavoro». A quelle parole lui fece uno strano movimento, recuperando e infilandosi i boxer neri che aveva il giorno prima, e poi si alzò andando verso di lei, che stava timidamente cercando di coprirsi con il vestito che aveva indossato soltanto la sera prima. «Scommetto che sei un po’ confusa…» disse lui, con la solita voce gentile che ormai Demi riusciva a riconoscere. Quest’ultima annuì, continuando a mordicchiarsi il labbro inferiore; invece lui sospirò di nuovo. «Mi dispiace! Non pensare che io abbia avuto brutte intenzioni, non ricordo niente di ieri sera!»
A quelle parole, Demi non poté far altro che dargli uno sguardo stranito, ma anche stranamente infastidito da qualcosa. Perciò, incerta, fece un passo indietro e disse: «Perché sei così tranquillo?»
«Perché mi sono svegliato prima, ti ho vista e me ne sono fatto una ragione.»
Annuì, trovando la risposta abbastanza accettabile e riprese a mordersi il labbro, che ancora sorprendentemente non stava sanguinando. «Io… uhm… di solito non sono così, devi credermi.» disse balbettando, cercando vagamente di trovare alcune scuse o giustificazioni a quel che aveva fatto.
«Ti credo.»annuì lui, abbandonandosi in un sorriso dolce e rassicurante. Probabilmente Demi aveva fatto una buona impressione a quel ragazzo gentile, forse un ottima impressione, il ché era un bene. Lei stavolta, molto timidamente, si abbandonò in un piccolo sorriso. «Ma adesso, per favore, permettimi di offrirti la colazione.» disse lui, ma non aspettò neanche una risposta da parte di Demi che la prese per mano e la portò al piano di sotto, dove trovò una signora che faceva le faccende domestiche. Demi allargò gli occhi e immediatamente si nascose dietro la schiena del ragazzo, rossa in viso. «Consuelo, trasferisciti nell’altra stanza.» disse lui, al ché la donna annuì e andò via.
Demi si morse il labbro e si lasciò condurre al tavolo, dove già li aspettavano cibi di tutti i generi si può dire: fette biscottate con la marmellata, con la nutella, dei pancake, waffles, succo d’arancia, bacon, di tutto! Davvero di tutto. Entrambi si sedettero ed iniziarono a mangiare.
«Sai, è un peccato che io non ricorda niente di ieri sera, e di questa notte…»disse lui, come per sdrammatizzare, facendo un sorriso dolce. Restò a guardare Demi, aspettando che anche lei dicesse qualcosa.
«Già, ehm… Beh, io… non so come comportarmi. Insomma, non sono mai andata a letto con qualcuno di cui non conosco nemmeno il nome.»disse lei, con un sorriso per metà. Era imbarazzata dal suo comportamento, e lo era anche tanto.
«Non ti ho detto il mio nome?»
«No! E neanche io ti ho detto il mio.»
«Vuoi saperlo?»
Lei annuì.
«Prima però vorrei un bacio, se è possibile.»
A quelle parole Demi sorrise dolcemente. «D’accordo» mormorò avvicinandosi a lui con la sedia. Piano si avvicinò al viso del bel ragazzo che le era vicino e sfiorò le sue labbra con le sue. In quello stesso momento, dei brividi le percorsero la schiena, arrivando fino alla testa. In poco le loro labbra presero a muoversi in sincrono, facendo quasi una danza. Dopo un minuto, più o meno, si staccarono lentamente e si guardarono negli occhi. Lei prese un respiro, allontanandosi di poco. «Quindi, il tuo nome?» chiese dolcemente, sorridendo.
«Zayn Malik».

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Capitolo 5
*** Il modello idiota. ***


"Il modello idiota"
Capitolo 5 - Zayn

 
 
 
Cosa fare quando le tue stesse azioni ti si ritorcono contro?
«Tu sei quel modello idiota!» quell’esclamazione girava nella testa di Zayn da almeno una mezza giornata. Non avrebbe voluto rispondere male a quella ragazza, ma i giornalisti erano spesso invadenti e a Zayn davano ai nervi, non li sopportava proprio in nessun modo. Quella mattina si era trovato proprio in una strana situazione, che “strana” è anche poco… chi poteva immaginarselo che la ragazza carina che gli aveva buttato un Frappuccino addosso fosse proprio la giornalista che aveva trattato male? E neanche lei si aspettava niente, anche se almeno avrebbe potuto googlare il nome del modello che avrebbe dovuto intervistare. Beh, in realtà, lavorando in una rivista di moda avrebbe dovuto conoscerlo e basta. Ma, invece, Demi aveva scoperto tutto quella mattina. E quella mattina, semplicemente, aveva scatenato l’Era di Dio contro quel povero ragazzo che era stato un po’ maleducato. E che dire? La maleducazione si paga… A scuola, nella vita, con Demi.
Zayn rimase solo e confuso seduto sulla poltrona. Ormai erano già passate due ore da quando Demi se ne era andata via sbattendosi la porta dietro e lui restava lì, confuso e agitato. Avrebbe voluto restare con quella ragazza ancora per un po’, si trovava bene con lei. Il solo stare vicino a lei o parlarle gli dava quella strana sensazione di serenità che lo rendeva felice. Si morse le labbra, prendendo il suo cellulare. Sorrise, quasi folgorato da un’idea. Compose il numero del suo agente e si informò su dove si trovasse la sede della rivista Gorgeous, dove lavorava Demi.
In poco tempo, si trovò nell’atrio del grande grattacelo dove si trovavano gli uffici della rivista. Salì all’ultimo piano e una volta uscito dall’ascensore fu accolto dalla segretaria, che era posizionata nel centro di un corridoio ad incroci. «Salve, chi è che sta cercando?» chiese la tipa con su’ degli occhiali dalle lenti spesse.
«Demi Lovato.»
La donna si aggiustò gli occhiali, dando un leggero colpo alla montatura con l’indice e rimase in silenzio per qualche attimo, fissando Zayn con circospezione. «Ancora non è arrivata. Ha chiesto qualche ora di permesso, entra alle dieci.» disse dopo qualche secondo, ancora guardando in modo strano Zayn. Sembrava gli stesse facendo una tac.
Il ragazzo annuì e disse soltanto «aspetterò» dirigendosi verso la sala d’attesa, dove alcuni uomini e qualche giovane donna stava aspettando di avere un colloquio di lavoro. Quella sala si trovava davanti all’entrata, perciò avrebbe sicuramente visto Demi entrare. Per perder tempo, tirò fuori il suo iPhone e scrisse su twitter “Allora anche le grandi giornaliste non rispettano gli orari”. Beh, se davvero Demi avrebbe dovuto scrivere un articolo su di lui doveva informarsi, e di certo avrebbe trovato il suo tweet. Subito dopo, mise il telefono nella tasca dei jeans e si mise a braccia conserte, spaparanzandosi sulla sedia dove si trovava, ignorando chiunque altro ci fosse nella stanza. Spesso capitava che si comportasse così; si estraniava e non dava importanza a nessuno.
La lancetta del grande orologio sopra alla porta segnò precisamente le 10.00 e dall’uscio spuntò improvvisamente una ragazza dai lunghi capelli color miele, con una maglia beige larga a maniche lunghe, che cadeva in modo da scoprirle un’intera spalla e lasciando intravedere il reggiseno nero che aveva di sotto, dei leggings neri che sembravano esser fatti di pelle e quelle scarpe Jeffrey Campbell che andavano tanto di moda, ma facevano sembrare la maggior parte delle ragazze che si ostinavano a portarle zoppe quando camminavano. Tanto valeva ingessarsi entrambe le gambe, per camminare in quel modo pensava Zayn solitamente, quando vedeva una giovane con quelle scarpe ai piedi. Lei riusciva a portarli bene, anche essendo sbilanciata da un paio di borse che sembravano esser pesanti. Appena la vide, il giovane si alzò e le andò incontro con un passo veloce e deciso «Demi». Alla vista del ragazzo, lei sgranò gli occhi e girò i tacchi, cercando di uscire nuovamente dall’ufficio a passo veloce. Lui la seguì. «Dai Demi, per favore lascia che ti dica una cosa!» cercò di dire lui, ancora inseguendola. Lei entrò dentro all’ascensore e disperatamente pigiò più volte il pulsante dell’ascensore per sfuggire a lui. Ma purtroppo per la ragazza, lui riuscì giusto in tempo ad entrare dentro. Le porte si chiusero e l’ascensore iniziò a scendere. «Mi ascolti?»
«No.»
«Sì.»
Lei lo fulminò con lo sguardo e a quel punto, lui pigiò il pulsante di stop nell’ascensore, che facendoli sobbalzare entrambi si bloccò nella discesa. «Che diavolo fai!?» protestò lei, cercando di far ripartire l’ascensore. Ma lui si piazzò davanti ai pulsanti, impedendole di avvicinarsi. Le prese i polsi, proprio come aveva fatto la prima volta che si erano incontrati e la guardò. «Zayn, chiamo la sicurezza!» minacciò lei guardandolo con la fronte corrugata come chi ha più di mille preoccupazioni.
«Ci sto credendo!»esclamò lui ironico.
«Zayn, ne ricaveranno uno scandalo! “il famoso Malik arrestato per aver importunato una ragazza”» disse citando un probabile titolo di un giornale scandalistico.
«Mi piace come dici il mio nome…» sussurrò continuando a tenere la presa salda sui suoi polsi, avvicinandosi al suo viso con un sorriso malizioso. Lei fece un lamento, cercando di uscire dalla sua presa. Lui fece un rumoroso sospiro.
«Stai lontano, idiota!» finalmente a quella esclamazione, più volte pronunciata, Zayn mollò la presa lasciando che lei indietreggiasse con un’espressione offesa, ma per niente preoccupata per essere chiusa in un ascensore con un tipo che sembrava intendesse odiare per tutta la sua vita intera. Ma non sarebbe stato così, lei non era capace di provare qualcosa come l’odio. Neanche sapeva come ci sentisse a provare un’emozione così forte. Restarono entrambi in silenzio per qualche minuto, bloccati nell’ascensore.
«Una brutta risposta ti cambia la vita?» chiese lui, serio questa volta. Lei restò a guardarlo per qualche secondo, aspettando che Zayn aggiungesse qualcosa a quella frase. «Non so se te ne rendi conto, ma in questo modo mi stai dimostrando di avere pregiudizi verso le persone» Lei restò ancora in silenzio, stavolta però abbassando lo sguardo e assumendo un’espressione di dispiacere. «Finché non sei venuta a sapere il mio nome, era tutto a posto» disse lui, ormai sul punto di arrendersi. Ma lei improvvisamente allungò la mano verso di lui, lasciandola sospesa per aria; fece un cenno e lui afferrò la sua mano stringendogliela dolcemente.
«Sono Demi Lovato.»si presentò, stavolta per bene, facendo un sorriso allegro. Lui a quel punto capì che potevano riiniziare, lei voleva la stessa cosa e perciò ricambiò raggiante il sorriso, continuando a stringere la mano di lei.
«Ed io sono Zayn Malik.»
«Adesso potresti far ripartire l’ascensore, Zayn Malik?»
«Certo, Demi. Ma tu dovresti rispondere alla mia domanda prima.»
«Quale domanda?» chiese, con un’espressione confusa ma pacifica, con il solito sorriso sulle labbra che la caratterizzava fin da piccola. Lui fece un passo in avanti e a quel punto lei si aspettava qualunque cosa.
«Usciresti mai a cena con un modello idiota



angolomio-
 okay belle, grazie per seguire la mia storia e recensirla, ma vi avverto che aggiornerò quando avrò 4 recensioni, con qualche consiglio magari, perché sono un po' confusa su come continuare e la capacità di scrivere mi sta abbandonando. detto questo, vi ringrazio ancora per aver letto questo capitolo, siete fantastiche. <3
baci, chiara.

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Capitolo 6
*** Tu sei invisibile. ***


"Tu sei invisibile"
Capitolo 6 - Zayn




«Personalmente non avrei mai scelto Taylor Lautner per fare Jacob.»
Una risata risuonò nelle orecchie di Demi, che se avesse potuto si sarebbe sciolta al suono di quella dolce risata a cui, anche sentendola tutti i giorni, non si sarebbe mai abituata. «Oh! E chi avresti scelto tu?»
«Steven Strait.»esclamò immediatamente in tutta risposta, come se fosse stata interrogata su una cosa di cui aveva tutte le informazioni.
«Ma è uguale a Taylor Lautner.»
«Non è vero, è più affascinante. Più bello.»
«Ah, sì?»
«Esattamente.»rispose, annuendo convinta. Guardava un punto fisso nel vuoto, mentre muoveva lentamente la testa su e giù. E lui, lui non faceva altro che fissarla con attenzione, come se perdendola per un attimo di vista avrebbe potuto perderla, anche se lei si trovava ben stretta fra le sue braccia.  Ormai erano passate tre settimane e quella sensazione, quella che se l’avesse salutata non l’avrebbe vista mai più, non voleva abbandonare Zayn.
«Tanto lo so che tu non puoi capire, Zayn. Sei team Edward.»disse dopo qualche minuto lei, tornando a guardarlo in viso. Lui scoppiò nuovamente a ridere, come aveva fatto per tutto il film. Vedere film con Demi, no, non era una buona idea. Se fossero andati insieme al cinema li avrebbero cacciati fuori a calci a causa di tutti i commenti sprezzanti sulla faccia perennemente da ebete -o rincoglionita, come volete- di Kristen Stewart.
«In realtà faccio parte di quel team unito contro tutto quel che è questo film.»
«Ehi! Twilight è un classico!»
«Sì, il classico film idiota.»
«Allora perché hai visto tutti e cinque i film con me?»chiese lei con aria da bambina saputella, inarcando un sopracciglio e guardandolo «Ammettilo: che team sei?»
«Lo vuoi davvero sapere?»
«Certo, se te lo sto chiedendo.»
«Team Demi.» E a quelle parole Demi non poté far altro che fare un sorriso tenero e imbarazzato, ornato da un rossore che le riempiva le guance e si strinse di più a lui, che l’avvolse con le sue muscolose e calde braccia. Lei respirò il profumo dolce che si appoggiava sul petto di Zayn, solleticandole leggermente il naso, mentre lui nascose le labbra e il naso dritto fra i lunghi capelli biondi di lei che forse da ore stava accarezzando ormai. Ma non si sarebbe stancato di farlo, questo è sicuro. «Sei così carina quando arrossisci…» commentò sottovoce, sorridendo dolcemente anche se lei non poteva vederlo nella posizione in cui stava. Lei si limitò a fare un risolino, senza dare una risposta. Era strano da parte di Demi non rispondere a quel che le si diceva. Non perdeva occasione per far sentire la sua, anche se era un mono sillabe tipo “sì, no, ok”, ma da quando passava il tempo assieme a quel ragazzo aveva perso la parola. O forse, più semplicemente, aveva perso la testa.
Ma come non perdeva occasione di far sentire la sua, non perdeva occasione di trattare male quel povero ragazzo che probabilmente le aveva regalato i più bei giorni dell’ultimo periodo della sua vita. E lui, non perdeva l’occasione di reagire, ma poi farsi perdonare con gesti epici o semplicemente facendosi trovare fuori dall’ufficio o dalla casa di lei con un’espressione da cucciolo dolce e sperduto.
Perché sembrava veramente sperduto quando non c’era lei con lui.
Perché sembrava veramente dipendente da quella ragazza.
Perché sembrava veramente che si stesse prendendo una brutta sbandata.
Perché sembrava veramente che presto si sarebbe trasformato in amore.
E l’amore non va bene.
O almeno, non va bene quando si tratta di Demi. Lei tendeva ad allontanare le persone quando si rendeva conto che provavano un affetto più profondo per lei. Lei tendeva a chiudere tutte le porte e le finestre, a serrarsi in casa, a partire senza dir niente a nessuno, a costo di non vedere quelle persone. E lui, lui semplicemente tendeva alla vendetta. Un torto subito? No, Zayn non lo perdonava. Dovevi fare salti mortali per farti perdonare. E nessuno è così intraprendente e duro da sottoporsi al “perdono” di Zayn. Se lo respingevi nel ruolo di pretendente, Zayn faceva di tutto per conquistarti anche se significava riempirti l’appartamento di rose rosse, anche se alla fine dopo una notte di fuoco ti buttava via come una vecchia bambola sporca. Se invece lo respingevi nel ruolo di innamorato, lui diventava cieco dall’ira e si buttava fra le braccia di un’altra, a suo modo dimostrandoti che non era vero che ci teneva a te, che non era vero che era innamorato.
Invece, Dio, se era innamorato.
Una volta era successo, una volta sola. Dovette andare dallo psicanalista per mesi prima di dimenticare del tutto quella storia. Lei aveva chiesto una pausa, lui era andato a letto con un’altra, poi si era pentito ed era andato a pregare in ginocchio per il perdono, ma purtroppo era troppo tardi.
«Zayn?»
«Sì?»
«Vorrei presentarti alla mia migliore amica.»
Lui rimase sorpreso di quella frase, soprattutto perché era uscita dalla bocca di Demi. Lei, oh, è dall’inizio che l’aveva messo in chiaro: “usciamo, ma non deve saperlo nessuno. Se vediamo dei miei amici, tu sei uno qualunque che ho incontrato. Non dire il tuo nome, inventalo piuttosto. Se vedi paparazzi, cambia strada non sei con me e non stai venendo da me. Io per loro non devo esistere. Sei invisibile, ok?” ed ovviamente nessuno disse niente, nessuno ne riparlò. A lui andava bene, dopotutto gli bastava stare con lei.
Anche a costo si sembrare in una spy story scritta male.
In realtà, la loro fino a quel momento era una sottospecie di una sottospecie di relazione. Uscivano, si divertivano assieme, lui quando riusciva a liberarsi andava a casa di lei e guardavano un film assieme mangiando allegramente pop-corn. Forse, conoscendo gli amici di Demi sarebbe cambiato qualcosa.
Ma un grosso problema incombeva sulla situazione, solo che nessuno se lo aspettava.


angolinomio-
ragazzi grazie per tutte le recensioni! purtroppo avevo un blocco, ma adesso son tornata! :)
continuate a recensire, presto arriverà il nuovo capitolo! e scusate se questo è un po' corto.
xoxo, chiara.

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