The lost agent

di Giallo4ver
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Back from the sky to the Earth ***
Capitolo 3: *** 'My name is Loki, the god of mischief.' 'Yeah, and I am Minerva.' ***
Capitolo 4: *** The bad joke ***
Capitolo 5: *** Meet the lost agent ***
Capitolo 6: *** "I'm not Tomb Raider or Indiana Jones!" ***
Capitolo 7: *** Go home ***
Capitolo 8: *** I.A.R. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


d Midgard, Italia.
 
Era una serata tranquilla.
Già, di tutte le sue recenti serate, era di sicuro la più placida.

Si era fatta un lungo bagno caldo, sperando che l’ira e le tensioni della  giornata si  sciogliessero  a contatto con l’acqua e il tanto sapone che ci aveva versato dentro, proprio come facevano la polvere e la terra.
Era ancora  in accappatoio, con una tovaglia poggiata sui corti capelli color delle castagne.
Il silenzio di quella sera nel quale era immersa casa sua era irreale, le sembrava fatato: nessun grillo, nessuna civetta, nessun cane che abbaiava, non un suono, neanche il vento che pettinava  le fronde degli alberi.
Gettò uno sguardo stanco  fuori dalla finestra, scrutando la campagna silenziosa e stranamente statica.
Sarà che ho affittato una casa in campagna  per stare in silenzio…ma così è troppo. Ho come un pessimo presentimento… pensò tra sé  e sé, sorseggiando il tè al limone gelido che aveva nel bicchiere, senza smettere di fissare la campagna.
Poi scacciò via quei pensieri, tirò giù  tutte le tapparelle e andò a dormire.

Asgard

La grande sala del trono era piena, gli Dei c’erano tutti.
Odino, sul suo grande trono e la sua fedele lancia di fianco, scrutava imperturbabile la grande porta d’ingresso.
- Padre, diamogli una possibilità.- gli sussurrò Thor d’improvviso, avvicinandosi a lui.
- Thor, non posso revocare la sentenza e sciogliere l’assemblea, di nuovo!- borbottò in risposta il vecchio Odino
- Esilialo.-
- E dove?-
- Su Midgard.-
- Midgard? Vuoi che i midgardiani ci dichiarino guerra direttamente? La gentilezza dei midgardiani ha  un limite, Thor, così come la  loro pazienza. Per due volte, il loro pianeta è stato il nostro campo di battaglia, e ne  hanno  riportato gravi perdite e gravi danni. Rispedire  loro tuo fratello, che aveva cercato di piegarli al suo  volere con la forza, vuol dire stuzzicare il cane  che dorme.-
- Privatelo di ogni potere, speditelo lontano dai luoghi che cercò di conquistare…-
- C’era un luogo che non voleva conquistare, su Midgard?- Odino rivolse a suo figlio un’occhiata dal retrogusto amaramente ironico.
- Padre, il continente che Loki ha danneggiato con le sue azioni, è chiamato America, esiliatelo lontano dall’America.-
- Non era stato anche in quella che chiamano Germania?-
- Padre, non potete uccidere mio fratello. Come me, merita una seconda possibilità.-
Il re degli Dei era lì lì per rispondere, ma fu interrotto dalle guardie che scortavano il suo sciagurato figlio minore.
Odino lo guardò negli occhi, sbattendo contro un muro di freddo cinismo e irrisoria indifferenza.
Gettò una veloce occhiata a Thor, poi al consiglio, poi tornò ancora a fissare Loki.
Si alzò in piedi, sospirando pesantemente, sotto lo sguardo curioso e attento dei presenti.
- La sentenza, se i qui presenti saranno d’accordo, è l’esilio.- tagliò corto Odino.
La sala rimase immersa nel silenzio, un silenzio trafitto e rotto da tanti occhi che chiedevano una sola cosa: esiliarlo, ma dove?
- Su Midgard.- tuonò ancora Wotan, intuendo il dubbio dei presenti.
A quel punto, un boato di voci, ognuna sbraitante qualcosa di diverso, sommerse la sala.
- Silenzio!- sbottò Odino, e silenzio fu.- Un padre non può fare differenze tra i suoi figli, quindi se al primo- ed indicò con un gesto della mano Thor- è stata concessa possibilità di redenzione tramite l’esilio, al secondo- e guardò Loki- non sarà negata o preclusa questa via. Mi rendo conto che Midgard ed i midgardiani potrebbero non gradire un'altra volta la presenza di uno di noi tra loro, ma intendo chiarire: Loki sarà innocuo, lo priveremo dei suoi poteri, come fu per Thor, e a turno lo sorveglieremo. Sarò io a decidere quando richiamarlo ad Asgard.-  
Tutto e tutti tacquero, nessuno sapeva cosa fosse meglio, ognuno lacerato da diversi sentimenti e ipotesi.
- Chi è d’accordo?-  chiese Odino, scrutandoli.
Thor fece un passo avanti e alzò la mano, e a poco a poco la maggior parte fece lo stesso.
- Bene, date inizio ai preparativi.- concluse il re, poi uscì seguito da tutti gli altri.
Thor, prima di andare, incrociò lo sguardo di Loki e gli  sorrise mesto, il fratello gelò quel sorriso con un’occhiata distaccata e insofferente.

Fantabosco (?) dell'autrice:
Salve, vi ringrazio per aver letto il primo capitolo della mia primissima storia sull'universo Marvel.
Di norma, non leggo fumetti americani, ma i personaggi di The Avengers mi sono piaciuti, e ho deciso di rovinarli scrivendoci sopra. çAç
Per cui chiedo perdono se non è la storia più originale/intrigante/simpatica/eccetera che voi abbiate letto, anche se è solo il...prologo? Va be', non vi trattengo oltre. Grazie ancora a quanti hanno avuto lo stomaco di leggere tutto e spero che non l'abbiate trovata troppo...disgustosa.

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Capitolo 2
*** Back from the sky to the Earth ***


d Notte fonda di campagna.
Luna piena.
Agro silenzioso.
Vita che dorme.
Piccola casa sopita nel mezzo del nulla, lontana dalle strade principali, persa sulla sua collinetta e circondata dalle viti e dagli ulivi, a qualche terreno di distanza da un’altra casa, più grande, più densamente abitata, bensì dormiente.
All’improvviso, un terribile fracasso, un ‘crack’ vertiginoso, come di qualcosa di molto grosso che si spezza a metà, poi un tintinnio di metalli  e vetri, un’imprecazione trattenuta a stento e sibilata a denti stretti, il terreno scrollato da una scossa, poi un gran polverone e, prima un breve silenzio, poi, d’un tratto, come se tutto si svegliasse all’improvviso, il vento prende a soffiare, i cani ad abbaiare, le civette a canticchiare serenate alla luna e i grilli, maestri direttori dei prati di grano, a dirigere il loro coro  di voci bianche.

L’affittuaria della piccola casa, epicentro del terremoto, si sveglia di soprassalto, e vede che i quadri e il lampadario, così come altri oggetti poggiati sui comò, ballano.
Di corsa si alza, senza neanche infilarsi le  ciabatte, e corre verso l’uscita.
Appena in corridoio, sente un odore strano, simile a quello dei cantieri delle case in costruzione, mentre avanza nella semioscurità, constata che in cucina c’è qualcosa che non va.
Vi si affaccia, cerca di accendere la luce, invano.
Allora accende la luce del corridoio, e rimane a bocca aperta.
Qualcosa le è caduto in cucina, e quel qualcosa le ha scartavetrato il lampadario  dal soffitto, spaccato a metà il tavolo di legno massiccio e fatto una mezza voragine nel pavimento.
Ottimo, e  questo come lo  spiego a Giovanni?
Pensa lei, ricordandosi che quella casa non è  di sua proprietà,  ma è di un quarantenne un po’ altezzoso che abita nella villa poco distante, e che di sicuro ha sentito il terremoto e sta andando a controllare.
Anche lei, incerta, si avvicina.
Forse è un asteroide…
Si dice, mentre cerca di evitare i detriti e di alzare la tapparella per vedere meglio, e quando i raggi di luna illuminano meglio l’ambiente, si accorge che il soffitto non ha buchi e che quello sommerso da vetri e mobilia rotta, mezzo spiaccicato sul pavimento, è un non saprebbe dire che di umanoide.
Un…alieno?
Azzarda quindi, dandosi della cretina.
Afferra dunque la  prima cosa che le capita in mano (una gamba del tavolo volata via nell’impatto con il tipo umanoide lì disteso) e si avvicina sospettosa.
Quando  constata che è un uomo Grande Giove!, impreca, Mi è morto uno sconosciuto in casa! Meglio un alieno! E che faccio? Chiamo l’ambulanza!  No! Che dico agli infermieri?! “Salve, c’è  un’emergenza in piena campagna, casa sperduta nel  nulla, no numero civico né strada, e un tizio mi è  caduto sul tavolo di mogano massiccio  spaccandolo a metà e tirandosi dietro il lampadario.” E quelli mi risponderanno “Certo, già che c’è, non è che a casa sua oltre che a Spiderman c’è pure Wonder Woman?” Ma questo si è spappolato il fegato, la milza, lo stomaco, la schiena! Sarà diviso a metà, anzi, è da ricomporre come un puzzle da cinquanta pezzi! E perché era appeso al lampadario?
Mentre si aggroviglia sul perché, sul come, quando, dove, si accorge improvvisamente che l’uomo respira, sta bene, anzi, forse sta meglio di lei.
Gli toglie il lampadario (i resti del lampadario) di dosso e lo trascina verso il corridoio, imprecando ogni qual  volta un pezzo di vetro o qualcos’altro le graffia i piedi nudi.
Che cavolo di vestiti ha? Forse è davvero un alieno, anche perché…è inumano sopravvivere al lampadario che ti crolla sullo stomaco  e ad uno schianto su un tavolo di mogano, tavolo tra l’altro ora ridotto a quattro gambe sparse ed una lastra frantumata,  in più…cadendo…sarà stata la sua caduta a  far tremare mezzo mondo? E dov’è che l’ho già visto?
- Ehi, cosplayer di Malefica al maschile…- lo chiama, e si chiede se le sue parole siano conseguenza del forte shock e del non capire la situazione, inoltre, pare che  solo lei abbia sentito il terremoto.
Corre ad affacciarsi alla porta, si guarda furtiva intorno: nessuno, e a casa di Giovanni le luci sono spente e non si sente altro  che il solito logorio della natura notturna.
Rientra dentro, torna dal tipo che gli ha demolito mezza casa e, dubbiosa, incerta tra il trascinarlo fuori all’addiaccio  e far finta di nulla e il trascinarlo sul divano per chiedergli spiegazioni o morire in caso tragico, essendo lei una di quelle persone dalla spiccata e infelice morbosa curiosità, opta per la seconda scelta.
Dopo aver sistemato quello che lei chiama ‘Mortimer’ (per via dell’aspetto simile, per lei, a quello di un morto) sul divano, va a medicarsi i piedi sanguinanti, facendo cadere un bel po’ di Santi dal paradiso e sparando parole  che  avrebbero indignato persino Lucifero.
   

Fantabosco (?) della'utrice:
In primis, voglio ringraziare tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite, le preferite o quelle da ricordare, e che hanno commentato. *u* Sul  serio, grazie!
Spero che questo capitolo non vi abbia delusi, a presto!
Giallo4ver.

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Capitolo 3
*** 'My name is Loki, the god of mischief.' 'Yeah, and I am Minerva.' ***


d Midgard, America

Tony Stark davvero non sopportava  di ricevere chiamate nel bel mezzo dei suoi ‘affari privati’, per di più a sera, il momento in cui si rilassava.
Era amorevolmente intento a sbaciucchiarsi la sua amatissima miss Pepper, quando il suo cellulare si era messo a squillare.
Avrebbe voluto defenestrare l’oggetto, ma guardando il display, aveva notato che era una chiamata di Fury e aveva dovuto rispondere.
Così, ora eccolo lì, in un bar del quale aveva scordato il nome, a bere vodka e ad aspettare gli altri del gruppo.
Il primo ad arrivare era stato proprio Fury, poi il buon vecchio Cap., seguito da Banner, infine Natasha accompagnata da Clint.
- Bene, signori, abbiamo un problema.- esordì Fury.
- Oh, ma dai, credevo ci avessi riunito per una rimpatriata notturna.- commentò Tony inacidito, ancora irritato per l’occasione persa con Pepper.
- Che tipo di problema?- domandò Steve, fingendo di non aver sentito la battutaccia inopportuna di Tony.
- Alcuni di voi ricorderanno, o avranno sentito parlare, della faccenda dell’esilio di Thor  sulla Terra.- iniziò Fury, sorseggiando velocemente il caffè. I presenti annuirono.- Bene, Thor ci ha…mi ha informato, che la stessa sorte è toccata a suo fratello minore.-
- Loki?- fece Clint, stranito.- Ma che fanno? L’avevano appena accalappiato, lo rispediscono qui?-
- Giusta osservazione.- sottolineò Banner.
- No,  Thor mi ha assicurato che non è una  minaccia.- spiegò il capo della S.H.I.E.L.D.
- Ma potrebbe esserlo, o non ci avresti chiamati a rapporto.- intervenne Natasha.
- Voglio solo stare più tranquillo. Loki viene  sorvegliato abbondantemente da Asgard, ma la prudenza non è mai troppa, soprattutto con quel soggetto.-
- Capisco, e dov’è ora?- volle sapere Tony, fingendosi interessato.
- Clint, questo ci riguarda.- sospirò Fury sconsolato.- E in parte riguarda anche Natasha.-
- Perché?- chiesero in coro e di riflesso i due.

Midgard, Italia

Loki aprì a fatica gli occhi.
La prima cosa che avvertì fu dolore, un gran mal di testa, e la schiena a pezzi.
Si mise seduto e stentò a capire di  trovarsi in un’abitazione e che quello su cui era seduto era un divano.
Si guardò attorno, in tempo per veder sbucare dal corridoio una figura dai capelli strambi  e i piedi fasciati, sudata e, forse, irritata.
Quando  quella lo  vide seduto, sospirò sbattendo le palpebre e andò a sedersi su una sedia di fronte a lui.
- Comprendi la mia lingua?- domandò incrociando le braccia al petto e accavallando le  gambe, in una posizione di totale difesa e chiusura.
Loki stentò a riconoscere i fonemi, ma infine capì che si trattava della lingua chiamata ‘Italiano’, del ceppo delle lingue romanze.
Annuì svogliatamente, non sapeva chi fosse la sua interlocutrice, ma non aveva intenzione di darle spiegazioni, né di rispondere alle sue domande.
- Bene, sei consapevole di avermi quasi disintegrato una cucina? A giudicare dal tuo stordimento  direi di no. Ora, dimmi, cosa ci facevi appeso al mio lampadario? Tra l’altro, vestito in quel modo…da…cattivo della Disney…-
- Non ero appeso al tuo lampadario.- obiettò  schiarendosi la voce rauca.
Aveva bisogno di mangiare, ma non le avrebbe mai chiesto niente, con quella sconosciuta stramba e irriverente non voleva averci nulla a che fare.
- Va bene, allora, partiamo dall’inizio. Come ti chiami?-
- Loki.- tanto valeva non nasconderle la sua vera identità, altrimenti che spiegazzione avrebbe dato a quella cucina che la midgardiana diceva che lui aveva distrutto? E poi, magari, lei gli avrebbe mostrato un po' più di rispetto.
- Loki? Come il dio germanico? Di nomi falsi ne ho sentiti, ma questo…-
- Non è un nome falso. È il mio nome.- evidentemente si sbagliava sulla questione "rispetto".
- Certo, ed io mi chiamo Minerva.-
- Non ho nulla da dimostrarti, mortale.-
- E tu chi sei per darmi della  ‘mortale’, il Messia?-
- Non so chi sia questo Messia che cerchi, io sono Loki, il dio  degli inganni.-  
- Te l’ho detto, io  sono Minerva, la dea della saggezza, della tessitura e della guerra razionale e tattica.-
Si squadrarono per un breve istante, lei sbuffò.
- Senti, sottospecie di…di pazzo schizofrenico vestito da idiota, non so chi  tu sia, né perché hai l’aria familiare, ma a me ispiri brutte sensazioni, e di norma non mi sbaglio sulle predizioni. Ergo, quella è la porta, attento a non farti sbranare da Caronte ed Argo, ma soprattutto da Laila, sono i tre cani di…va be’, sappi che la città dista un po' da qui, e se non hai un’astronave e sei a piedi, ti conviene avviarti.-
Loki rimase impassibile, ma stava maledicendo quella donna un miliardo di volte nella sua mente.
“Schizofrenico vestito da idiota”? Ma come si permetteva di rivolgersi a lui, un Dio, in quel modo sconsiderato?
E quel tono ironico da dove saltava fuori? Chi l’aveva autorizzata a parlargli così?  
Aprì bocca per risponderle a tono, ma fu interrotto dal ringhio del  suo stomaco, serrò quindi la mascella di scatto, rivolgendo lo sguardo indignato (e mortalmente imbarazzato per la figuraccia fatta davanti ad una donna  che non aveva perso mai un’occasione di deriderlo) altrove, restò in silenzio.
- Be’…- le sentì biascicare- Forse potrei offriti  qualcosa da  mangiare, mi pare  che le uniche cose che tu abbia demolito siano state il tavolo e il lampadario, oltre al mezzo buco nel pavimento…-
- Non voglio niente da te.- sbottò irritato, ma il suo stomaco lo smentì di nuovo.
- Guarda che ai cani non piacciono solo le ossa, vogliono anche la carne, per cui, prima di farti sbranare…lascia stare, checché tu ne dica, il tuo stomaco si sta attualmente autodigerendo. Vieni, ammesso che tu riesca a reggerti in piedi.-  
Loki la seguì di malavoglia in cucina, notando che, appunto, non c’era il lampadario, c’erano cumuli  di polvere e pezzi di legno negli angoli e al centro del pavimento era impossibile non notare il solco circolare provocato dall’urto che aveva spaccato le mattonelle.
- Tieni.- la donna gli sventolò davanti al naso un  piatto con dentro qualcosa di strano.
- Cos’è?- chiese titubante, scrutando i due triangoli  di materia rossa e bianca che erano nel piatto.
- Pizza. È di ieri, ma è buona, non l’ho neanche toccata. Se vuoi te la riscaldo.-
- Si mangia calda?-
Lei lo squadrò scettica e, aperto il  microonde, mise a riscaldare i due tranci di pizza margherita.
Dato che era mezzogiorno, non poteva offrirgli il  latte  coi  biscotti, e a giudicare dal  brontolio dello stomaco del tizio, suppose che ‘Mortimer/Loki’ avrebbe probabilmente mangiato anche la tazza, quindi preferì ovviare al rischio di privarsi di un altro pezzo di casa, sperando che lui non mangiasse il piatto.
Guardò lo sconosciuto piovutole in casa la notte prima: fissava intensamente il pezzo di pizza che girava nel microonde e non spiccicava parola.
Forse, rifletté, questo qui viene  davvero da un altro pianeta. È impossibile non conoscere la pizza…o il microonde…insomma, tutti ne sentono parlare almeno una volta  nella vita, no?! Ma un  Dio… non che io sia Cristiana praticante ma…un Dio non dovrebbe avere il dono dell’onniscienza?
Il timer del microonde scattò  e lei tirò fuori la pizza e la porse di nuovo all’energumeno.
Stava per dirgli di sedersi, quando si ricordò del tavolo spappolato, quindi lo fece accomodare in salotto.
- Dunque davvero non vuoi dirmi chi sei.- sbuffò  guardandolo mentre lui si rigirava la pizza tra le mani, cercando di capire chissà cosa. - Per Giove!- scattò stanca  di vederlo indugiare su una stupida pizza.- Si mangia coi denti e le mani, addentala! È mozzarella con pomodoro su una patina di impasto!  È una normalissima pizza!-
- È la prima volta che ne vedo una.- le rispose placidamente lui.
- Dio! Non ci posso credere!- borbottò massaggiandosi le tempie.
Loki tralasciò quell’affermazione e iniziò a mangiare quella cosa triangolare che lei chiamava pizza, constatando che in fondo non  aveva un cattivo sapore.
- Comunque, tu non mi hai detto il tuo nome.- le ricordò dopo aver ingoiato.
- Senti Mister Scroccone della malora che usa un nome falso e spadroneggia in casa mia, non sono tenuta a dirti proprio niente, visto come ti comporti.-
- Io te l’ho detto, mi  chiamo Loki.-
- Se se…baggianate.- di cose strane era abituata a vederne, ma a questa proprio non ci credeva.
- Sono stato esiliato sul tuo Pianeta e non ho i miei poteri.-
- Certo, continua pure a…- assottigliò gli occhi cercando il termine adatto.-…a farneticare!-
Lui rimase in silenzio, a fissarla annoiato, mentre masticava.
- Che c’è?- sbottò l’altra, osservandolo di rimando.
- Non ho mai incontrato un midgardiano più scettico e duro di comprendonio di te.-
- Ah! Mi dispiace, ma se non fossi  così non potrei fare il lavoro che faccio. E “midgardiano” che è?-
- Midgardiano, un abitante di Midgard…-
- Momento, Midgard sta per Terra? Pianeta Azzurro?-
- Sì, insomma, il tuo pianeta.-
- Bene.-
- E che lavoro faresti, per essere così…ostinata nella tua riluttanza ad accettare la realtà?-
- Faccio l’archeologa, storica all’occorrenza,  e se non fossi così ostinata nel non accettare per buona qualunque spiegazione mi venga proposta, probabilmente  ora i libri di storia sarebbero un Fantasy coi controfiocchi e io la più grande promulgatrice di stron…cavolate del mondo, altro che Harry Potter.  Per cui, mi riesce davvero difficile  credere in qualcosa come un Dio, tra l’altro, un Dio germanico…che ci fa in Italia un Dio dei germani?-
Loki sospirò.- Non so cosa sia un’archeologa o una storica e quale ruolo svolga nella società questo tipo di  figura, ma posso dirti che sono stato scaraventato qui in esilio, per punizione.-
- Te lo spiego subito: se tu potessi dimostrarmelo, darmi prove certe…sì, ci crederei, ma l’unica cosa che hai fatto fino ad ora è stata distruggermi il tavolo e  buona parte del pavimento in cucina.-
- Perché sono stato scaraventato qui tramite il Tesseract.-  
- Certamen…un momento, il Tesseract?-
- Esatto, il Tesseract.-
Seguirono lunghi minuti di silenzio.
- Ti pregherei di lasciare quest’abitazione non appena avrai finito di  mangiare.- disse ad un certo punto lei, improvvisamente seria e tesa.
Si era ricordata dove poteva averlo visto.
Poi si alzò e filò via  nel corridoio.
 

Fantabosco (?) dell'autrice:
Salve! Come va? Poiché è l'ultima settimana di scuola e i miei magistri (?) non hanno fatto nulla fino ad ora fuorché mangiare taralli e bere caffè, sono costretta ad aggiornare nel weekend.
-_-
Spero che questo capitolo non sia stato del tutto da buttare via. çAç Mi rendo conto che è un po'...oribbile.
Chiedo perdono!
Comunque, per chi si chiedesse se la ragazza è pazza oppure qualcosadi molto simile ad una pazza perché quando uno sconosciuto le crolla in testa non chiama polizia o non si scompone minimamente, vi prego di aspettare i capitoli successivi (sempre se non fuggirete prima perché saranno orribili xD ), poiché non è mia abitudine rivelare tutto in un unico capitolo esplicativo: sono noiosi. °-°  Già questa storia è orrida, faccio di tutto per non rendela noiosa e spero di riuscire a stuzzicare almeno un po' la curiosità dei lettori, quel tanto che basta per non farla finire nell'indice delle FF proibite e da bruciare poiché son troppo orribili.
Come al solito ringrazio quanti hanno avuto la forza di leggere, quanti l'hanno messa tra le seguite, le preferite oppure in 'da ricordare', e soprattutto _Diane_ che mi ha persino inserita tra 'autori preferiti' çAç sono commossa, grazie!
Dopo questo papiro, che non so chi avrà effittivamente letto xD , al prossimo capitolo (se non mi ucciderete prima per la schifezza  di questo xD ).
Ancora grazie a tutti,
Giallo4ver.

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Capitolo 4
*** The bad joke ***


d Midgard, America

- Evvai! Italia!- esultò Tony, salendo sull’aereo insieme agli altri  della squadra.
- Non è una vacanza, Stark.- lo riprese Steve.
- Eddai Cap., ci  sei mai stato, in Italia?- chiese il ‘milionario, playboy, filantropo’ mentre prendeva posto.
- No.-
- Ecco perché, io sì, una o due volte. È uno dei Paesi più meravigliosi che io abbia mai visto. E cucinano bene, soprattutto. E le donne non sono male.-
- Stark, per favore…contegno.-
- No no, ha ragione, l’Italia è a buon diritto chiamata ‘Il bel Paese’.- s’intromise Clint.- Ci sono stato anch’io qualche volta in missione, era davvero splendida.-
- I Paesi europei sono più o meno tutti splendidi.- tagliò corto Natasha.
- Sarà,  io gli italiani me li ricordo fascisti  e alleati della Germania nazista.- disse Steve.
- Ah! Ma dai! La Seconda grande guerra è finita, e per tua informazione, gli Italiani si opposero al regime fascista. Chiamasi Resistenza, Steve.- riepilogò Tony.
Poi l’aereo decollò.

Midgard, Italia.

Loki aveva finito di mangiare e si sentiva decisamente meglio.
Non sapendo cosa fare, dove andare, come comportarsi, decise di aspettare seduto lì la schizofrenica che gli aveva offerto il  cibo, del resto, non sapeva neppure come  quella donna si chiamasse, e si poteva dire che non conoscesse nessuno.
Quando lei riapparve, vestita in pinocchietti di jeans, scarponcini simili  ad anfibi e t- shirt gialla, sembrava andare di fretta.
- Che ci fai ancora qui?- gli chiese bruscamente.
- Dove dovrei andare, genio?-
- Non m’importa, basta che sia il più lontano possibile da me,  da questo posto.-
- Credo di non poterti accontentare. Non so niente di come vivete voi midgardiani e non so neppure dove  sono.-
Lei sospirò  sconsolata.
- D’accordo, in primis, vai a levarti quella roba assurda di dosso, okay? Ti presto quei quattro stracci che mio fratello minore  mette quando è in licenza e viene qui ad incasinarmi la vita, però, poi usciamo, ti comprerò…dei vestiti  nuovi, quelli che ti pare, basta che mi ridai quelli di mio fratello integri, perché lui si fa venire le crisi isteriche se qualcuno tocca le sue schifezze.-
Lo afferrò per un braccio trascinandolo in camera da letto, frugò nell’armadio e ne tirò fuori un jeans scuro e una maglia rossa, poi andò nello sgabuzzino e gli diede un paio  di scarpe da ginnastica.
- Ti aspetto in corridoio, fai in fretta.- lo avvertì, poi uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Loki rimase qualche secondo interdetto, poi cominciò a cambiarsi.
Quella donna era strana, non capiva il suo comportamento, ma decise di soprassedere, del resto, fino a quando riceveva da lei quel minimo di aiuto per non rendersi ridicolo, andava bene.
Constatò che quei vestiti gli andavano larghi e quando uscì dalla camera, la risatina divertita della midgardiana gli provocò l’ennesimo moto di stizza.
Lei prese la borsa e mise gli occhiali da sole, lo trascinò fuori e, chiusa la porta, messa in moto la macchina, sfrecciò verso la città.
- Sai, il mio stipendio da fame, che arrotondo con altri miliardi di lavori part- time, non mi consentirebbe di spendere soldi anche per te.- lo informò.
- E quindi?-
- Uno, allacciati la  cintura; due, dovresti ringraziarmi; tre, se qualcuno te lo chiede, tu ti chiami Ludovico; quattro… te la cavi con le lingue?-
- Abbastanza.-
- Abbastanza come?-
- Abbastanza per un Dio dell’Inganno.-
- Bene, mi fa piacere, la parola è parte fondamentale dell’inganno, suppongo tu conosca anche le regole della sintassi di lingue come greco e latino, eccetera.-  
- Ovviamente sì.-
- Bene, quattro, se qualcuno te lo chiede, sei un filologo.-
- A che scopo?-
- Intendi ‘a che scopo far finta di essere qualcuno che non sei’? Ovvio, se tu dicessi a qualcuno di chiamarti Loki e di essere un Dio, ti sbatterebbero in manicomio, oppure…nulla, sorvola sul mio ‘oppure’. E  poi, tutti si chiederebbero che ci faceva con me uno svitato.- Oppure, sarebbe meglio dire 'che ci faceva con me lo svitato omicida di quattro mesi fa' ma tenne questa considerazione per sè. -Invece così,- continuò- non è stranissimo trovare un filologo ed un archeologo insieme, del resto, entrambi studiano qualcosa di antico per spiegare qualcosa di presente ed ipotizzare sommariamente e approssimativamente qualcosa di futuro. La storia e la lingua sono enti vivi. Quindi, lo dico per te, di’ di chiamarti Ludovico e di essere un filologo. Se ti chiedono di dove sei…tedesco, sei tedesco.-
- Capito.-
- Ora andiamo a vestirti con indumenti della tua taglia.-
Seguirono alcuni minuti di silenzio.
- E così…questi sono di tuo fratello?- ammiccò ai vestiti.
Non che gli interessasse davvero sapere chi fosse il proprietario degli indumenti, ma l’esperienza gli insegnava che si potevano capire molte cose di una  persona parlandoci, e se magari riusciva a farsi alleata quella stramba terrestre, forse avrebbe potuto usufruire più allungo della sua “generosità” e “ospitalità”.
- Sì, mio fratello, ci passiamo di tre anni.-
- E tu sei sua sorella maggiore?-
- Esatto. E mi chiedo cosa io abbia mai fatto di male per avere il Flagello di Dio come consanguineo.-
Altro silenzio.
- Ipotizzando che la solfa di te che sei un dio sia vera…saresti…come dire… adottato, in un certo senso, giusto?- chiese con noncuranza, continuando a guardare concentrata la strada.
Loki la guardò infastidito, di sicuro non aveva voglia di parlare della sua vita familiare.
Stava per chiederle come fosse possibile che una midgardiana fosse a conoscenza di una cosa che lui aveva scoperto solo qualche anno prima ma -Ricordi?-  lo precedette lei. - Sono un’archeologa, e studio anche le religioni e i loro miti. Loki era figlio di un gigante di ghiaccio, ucciso da Wotan, tuttavia, Loki era stato  esposto perché nato più piccolo  del normale. Wotan, detto anche Odino, lo salvò e lo  allevò come se fosse suo figlio. Nonostante questo, tutti gli Dei di Asgard lo disprezzavano, poiché era fin troppo evidente quanto Loki fosse diverso da loro, a cominciare dalla forza bruta, che lui non possedeva in  egual misura a quella di Thor, fratellastro maggiore, col quale fu sempre in competizione. Però, come si dice… “la natura si compensa”, Loki aveva buona predisposizione alla magia, caratteristica dei giganti, ed imparò quella per sopperire alla mancanza di forza. E via a tutti gli aneddoti e alle leggende…il cavallo, i figli, il banchetto…eh, ce n’è di roba su di lui. Be’, comunque, per me rimane una figura che sa il fatto suo,  insomma, doveva essere dura per un “letterato” vivere tra  i burini.-
Le maledizioni dell’asgardiano ai danni della sua ‘famiglia’ e di quella donna, cessarono quando l’ultima affermazione di quest’ultima raggiunse le sue orecchie.
- Che c’è?- domandò lei notando il  suo silenzio.- So come ci si sente, lo compatisco, quel poveretto. E dopo che rischi un esaurimento sui  libri, ti viene anche detto che non combinerai mai nulla di buono nella vita, che resterai per strada a fare l’elemosina e che è inutile intraprendere il lavoro che sogni di fare, perché proprio la carriera a cui ambisci non ti porterà da nessun’altra parte se non nella miseria, e che sei un’idiota se persisti. E poi, ovviamente, sei una  donna, che pretendi di fare…-
Lui continuò a rimanere in silenzio.
Certo, certo che lo sapeva.
Aspirare a qualcosa, ma essere ritenuto non idoneo.
Sapeva come ci si sentiva quando si era ostacolati nelle proprie libere decisioni, essere disprezzati perché si era diversi, impegnarsi e venire ripagati con commenti assurdi…
- Scusami.- mormorò ad un  tratto lei.- D’altronde, i miei problemi non sono i tuoi.-
- So come ci si sente. Loki sono io.-
La donna parcheggiò la macchina all’ombra di un albero e lo guardò da dietro le lenti scure degli occhiali.- Farò finta di crederti, Loki. Io sono Amelia.-
- E dagli altri come ti fai chiamare?- domandò intuendo che dietro quella schizofrenica c’era più di quanto potesse sembrare.
Lei sghignazzò.- Cornelia.- rispose scendendo dall’auto, lui la seguì.
In fondo  quella donna non era male, se si sapeva trattare con lei.

Dopo aver comprato scarpe e vestiti  della giusta misura, che lui indossò subito, si fermarono in un bar che, a pranzo, fungeva anche da piccolo ristorantino e preparava qualche piatto semplice e veloce, come la  pasta con sugo e basilico fresco e carne alla griglia.
- E quindi, tu cosa ne sai  del Tesseract?- domandò ad un tratto Loki, squadrandola.
Chiunque sapesse del Tesseract, aveva a che fare con Nick Fury, e chiunque avesse a che fare con Nick Fury, era invischiato fino alla punta dei capelli con la S.H.I.E.L.D., sommando a tutto un nome falso e un comportamento assurdo, per Loki non fu tanto difficile arrivare alla conclusione che lei fosse legata in qualche modo all’organizzazione che, insieme al suo fratellastro e ad una banda di eccentrici midgardiani, lo aveva battuto quattro mesi prima.
- Diciamo che forse ho capito dove  ti ho già visto, ed è per questo  che forse credo alla tua solfa dell’esilio.- commentò lei, mentre tagliava la carne.
- Davvero?-
- Sì. All'incirca quattro mesi fa, in Germania, una festa in gala con tanto  di orchestra. Fui invitata. Mi accorsi che c’era qualcosa che non  andava, e lasciai la festa uscendo dal retro del palazzo. Mi fermai in  un bar a qualche isolato  per bere qualcosa e pochi minuti dopo vidi gente che correva a destra e a manca, mi affacciai. Mi ricordo quelli che dovrebbero essere i tuoi vestiti. Se avevi in testa un elmo orribile, con corna stile caprone di montagna, sono sicura di averti visto.-
- Il mio elmo non è orribile e non ha corna da capra.- chiarì indispettito.
- Perfetto, eri tu.-
- Non hai comunque risposto alla mia domanda sul Tesseract.-
Amelia si rigirò il bicchiere tra le mani.- Mettiamola così, ne ho solo sentito parlare.-
- Ne hai solo  sentito parlare davvero, oppure hai una documentazione consistente in merito all’argomento?-
- Non sono  tenuta a dirti niente.-
- Ma mi pare che la mia vita tu la sappia praticamente a memoria, avrei almeno il diritto di sapere qualcosa in più sull’unica midgardiana che mi abbia rivolto la parola, offerto da mangiare, e  deriso fino alla nausea.-
- ‘Deriso fino alla nausea’? Forse non conosci il vero significato della parola ‘nausea’.-
- Suppongo invece che stando con te lo imparerò.- tagliò corto lui.- Adesso rispondi, miserevole creatura.-
- Se continui così non ti dico un bel niente, essere immondo.-
Lo sguardo accigliato di Loki si fronteggiò per un po’ con l’espressione strafottente  e ironica dell’altra.
- Voglio essere clemente.- esordì all’improvviso lei, sospirando per nascondere un sorriso irrisorio.- Visto che fin dall’inizio non mi hai  mentito, devo essere sincera anch’io. Come sai, la S.H.I.E.L.D. è un’organizzazione di spionaggio e cose simili. Ora, devi sapere che la suddetta organizzazione, oltre a mettersi in mezzo agli affari politici segreti di  mezzo planisfero, non accontentandosi di ficcanasare nel presente, vuole mettere lo zampino anche nel passato, che è il mio campo d’azione. Io ho esattamente venticinque anni. A ventidue, la S.H.I.E.L.D. richiese la mia collaborazione, e per due anni, due anni e mezzo, fui obbligata per forza di  cose a  dare una zampa  a quegli incompetenti. Sai cosa sono i Grimori?-
- Libri, se non  erro.- ne aveva sentito parlare, così di sfuggito, una volta che era sceso su Midgard, tanto tempo prima, per cercare un certo libro di magia che uno dei predecessori di Odino aveva nascosto lì, libro che ora si trovava nella camera dei tesori protetta da un nuovo Distruttore.
- Esatto, contengono informazioni più o meno interessanti e si dice malevole. Sono libri di magia, e tutti pensano che quegli incantesimi funzionino.-
- Ma tu non ci credi.-
- Esatto, hanno provato ad usarli, ma non è successo niente. Io, oltre che di trovarli, fui incaricata anche di tradurre alcuni passi dei Grimori, scritti in latino, sono di epoca Medioevale.- Amelia assottigliò gli occhi.- Tu non puoi capire quanto io odi il Medioevo, è così idiota come periodo, così grigio  e miserevole… comunque, in uno di questi libri si parlava di una fonte di una certa… energia infinita e alternativa dai poteri strambi, certo, il libro non parla come me, ma il sunto del discorso  è questo. Sorvolando, sentii Fury parlare di un  certo qualcosa a forma di cubo sbrilluccicoso ed  andai a spasso per la base alla ricerca del fantomatico oggetto dai poteri simili a quelli  della fonte di energia del libro…-
- Lo trovasti?-
- Sì, Fury non sa ancora della mia scampagnata con tanto di caccia a tesoro, per cui non parlargliene se lo vedi. Andando avanti, la mia collaborazione con l’organizzazione è finita poco prima del tuo attacco.-
- Perché?-
- I Grimori sono un certo numero di tomi, e sono stati separati, sparsi per l’Europa, l'Asia ed il nord Africa, quello che si affaccia sul Mediterraneo. Raccoglierli tutti è stato un lavoraccio, perché le mappe erano enigmi e gli enigmi erano pensati in mentalità medioevale, è stata una tortura risolverli. E l’ultimo tomo dei Grimori era in Biblioteca Vaticana. Feci una fatica immane per entrare là dentro, mi travestii da suora…DA SUORA! Tre mesi e mezzo, sprecati per tirar fuori quel maledetto libro. E loro volevano portarselo in America insieme agli altri, a me una mezza paga ed un concedo temporaneo, e l’ordine di far finta che non fosse successo niente. Così feci una  copia del libro, lo sostituii con quello originale e sparii insieme al Grimori recuperato nel Vaticano. Mi danno ancora la caccia, per il libro. Sono davvero  convinti che una roba simile abbia…be’, informazioni rilevati.- la donna guardò Loki.- Forse quei libri avrebbero potuto aiutare te, che sei un asso nella magia.-
- La magia  di voi midgardiani non è minimamente paragonabile a quella di Asgard.-
- Ah, no?-
- No, sono due cose differenti.-
- Ma se noi non possiamo usare gli incantesimi dei Grimori, forse è perché quegli incantesimi non sono  scritti per noi umani.-
- Probabilmente non sapete come utilizzare la magia, un incantesimo non  si attiva leggendo semplicemente la sua formula, o tutti potrebbero fare di tutto. Sono in pochi a poter utilizzare la  magia, e  sul tuo pianeta, per quanto mi risulta, sono tutti morti da parecchio tempo.-
- Be’, comunque, di certe baggianate non sono del tutto convinta.-
- Non avevo dubbi.-
Si alzarono, Amelia pagò il conto e si avviarono verso la macchina.
- Se io ti sono caduto in casa, è probabile che ti abbiano individuata.- ragionò lui, riflettendo sul  fatto  che sicuramente Thor aveva messo Fury e gli altri al corrente del suo esilio e di dov’era precipitato, ed ora che sapeva che quella midgardiana non gradiva la compagnia di Fury e dei suoi ‘amici’, era quasi sicuro di essere precipitato sul tavolo della persona giusta.
- Ecco perché vorrei spostarmi, ma se tu vieni con me, è inutile tentare di sfuggire.-
- E quindi che intendi fare?-
Salirono in macchina e lei mise in moto.
- Quello che  faccio sempre.- rispose con noncuranza.
- Ovvero?-
- Conosci il termine di nuovo stampo ‘Trollare’, utilizzato dai giovani patiti di ‘Facebook’?-
- Non so di cosa tu stia parlando.-
- Bene, significa ‘prendere per i fondelli e fregare qualcuno contemporaneamente’.-
Sì, decisamente era la persona giusta.

Fantabosco (?) dell'autrice:
Salve gente! Stappate lo spumante! Finalmente potete chiamare per nome la ragazza sconosciuta dei primi tre capitoli! Il cognome? Nel prossimo capitolo, mi pare xD
Coooomunque, ringrazio tutti come al solito e mi scuso se non avete trovato questo capitolo particolarmente interessante o cose del genere, .w. è un po' arduo definire determinati personaggi, chiedo perdono.
Be'...che altro? Ah! I Grimori li ho 'usurpati' dal manga 'To aru majutsu no index' (bel nome, eh? xD) sì, li ho presi in prestito da lì. .w. Sono effetivamente libri di magia oscura capaci di far sprofondare il mondo nell'oscurità e di ottenebrare la mente di un uomo solo a guardarli, e via discorrendo.
Ma come vedete, nessuna mente è stata ottebrata dalla visione dei libri (o la metà dei componenti della S.H.I.E.L.D. sarebbe rinchiusa in un manicomio)  quindi hanno una funzione diversa, ma non posso dire nulla. Il titolo è riferito al tiro mancino di Amelia all'organizzazione. Così non si può dire che metta titoli random ai capitoli. (Cosa che in un certo senso faccio)
Grazie a tutti per aver letto, al prossimo capitolo
Giallo4ver.  
P.S. Che nome avreste dato voi alla protagonista? °w° Visto che per tre capitoli sembrava facesse parte dei 'soliti ignoti' vorrei sapere, se l'avete ipotizzato, il nome da voi supposto.

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Capitolo 5
*** Meet the lost agent ***


d Asgard

Thor non sapeva, alla luce delle informazioni ricevute da Fury, se lasciare suo fratello in compagnia di quella donna fosse davvero la cosa giusta da fare.
A lui, Dio del Tuono, era andata bene quand’era stato esiliato, perché aveva trovato brave persone.
Nick aveva detto che quella, a cui Loki era  caduto in cucina, non era una cattiva persona, ma bisognava saperci parlare, usare i termini e le parole giuste al momento giusto, che era una di quelle donne particolari, un po’ sui generis, con capacità sui generis, era insomma, una tutta stramba.  
Indeciso se dire o  non dire a suo padre con chi Loki avesse fatto ‘amicizia’, vedendo il vecchio Wotan rilassato e di buon umore, decise di tenere la bocca chiusa, poiché era da parecchio che suo padre non aveva un attimo di pace.
Inoltre, disse a se stesso, Fury e gli altri stanno andando lì, non accadrà nulla di sconveniente.
Cercò di autoconvincersi, ma aveva un brutto presentimento.    

Midgard, Italia

Dopo undici ore di volo erano finalmente arrivati in Italia.
Tony si precipitò, insieme a Clint, giù dall’aereo.
Come se non dovessero aspettare anche noi…pensò Steve, sospirando per l’ennesima volta nell’arco di breve tempo.
- Nick, che facciamo?- domandò Natasha.
- Colazione?- propose Banner assonnato, non aveva riposato gran che, viaggiare in aereo non gli era mai piaciuto molto, soprattutto se per tempi così  prolungati, preferiva avere i piedi per terra.
- Concordo.- disse Fury, dirigendosi verso il bar dell’aeroporto, dove Clint  e Tony stavano già  fagocitando cornetti.

Certo, il suo sonno non era stato dei più tranquilli, con un Dio di Asgard bandito che quattro mesi prima aveva scatenato un putiferio e ucciso non si ricordava quante persone, e che aveva “democraticamente” deciso di accamparsi a casa sua, dopo averla demolita per metà, aver rovinato i suoi piani di latitanza e aver svelato la sua posizione.
Ma Amelia, causa la stanchezza della notte precedente, chiusa la porta a chiave, aveva dormito fino alle dieci.
Quando si era svegliata ed era andata in quella che una volta era la cucina, aveva gettato un’occhiata di striscio al salotto, constatando che il suo “amato e desiderato” ospite dormiva ancora stravaccato sul divano.
Aveva fatto colazione con fette biscottate e marmellata, l’ultimo succo di frutta all’arancia rossa che le era rimasto e poi era andata a lavarsi.

Sghignazzò per l’ennesima  volta ripassando il piano, mentre si allacciava le scarpe, avrebbe fregato quel branco di idioti boriosi di nuovo.
Non avrebbero trovato quel libro, oramai ne aveva fatta una questione personale.
Nessuno, in sua presenza, poteva rapinare il suo Paese e le sue antichità.
Era già stata in silenzio quando aveva dovuto sottrarre i Grimori dalle altre Nazioni.
Germania, Francia, Spagna, Egitto…le era dispiaciuto davvero, ma le avevano detto che quei libri erano troppo pericolosi e controvoglia aveva obbedito.
Ma l’Italia no, non potevano chiederle una cosa simile.
Il patrimonio  storico italiano veniva depredato da secoli, esportato in tutto il mondo, persino in America, e quel libro, secondo Amelia, sarebbe stato trattato con più riguardo nel Vaticano che non da  quegli zotici ignoranti in materia della S.H.I.E.L.D.
E poi, lei era solo un’archeologa, non Tomb Raider, o Indiana Jones, che voleva dire Fury quando, congedandola, le  aveva abbaiato nel solito modo troppo serio “Attendi i prossimi ordini”?
“Attendi i prossimi ordini” un corno! Gli rispose mentalmente, irritandosi al solo ricordo di quel momento. Ma per chi mi ha presa? Per Clint e Natasha? Non sono uno dei suoi cani.  
Stava ancora inveendo contro Fury, quando, e per fortuna aveva finito di vestirsi, la porta si aprì e ne fece capolino Loki, e lei si appuntò mentalmente di chiudere sempre la porta della sua camera a chiave.
- Ho un problema, midgardiana.- l’avvertì serio.
- Io anche. Si chiama Loki e non conosce le buone maniere.- rimbeccò lei, già irritata da prima.- Esci, chiudi la porta,  bussa ed apri solo quando te lo dico io.-
Il Dio degli Inganni rimase interdetto, stupito chiuse la porta.
È completamente pazza. Pensò bussando. E che sarà mai, mi sono solo dimenticato di bussare perché il suo coso riscalda- cibo sta collassando!
- Avanti.- le sentì dire ed aprì di nuovo la porta.
- Ho un problema.- ribadì cercando di mantenere la calma e il contegno.
- Ovvero?-
- Il tuo…il coso di ieri che riscalda il cibo…-
- Il microonde?- domandò iniziando ad intuire il problema e ad allarmarsi.
- Sì, è normale che spari scintille colorate?-
Amelia rimase impalata, con gli occhi sgranati e le labbra serrate.
Poi corse verso la cucina.

- Ma si può sapere come ti fa  nella testa? Il latte non si riscalda nel microonde!- tuonò esasperata.- Se non sai usare qualcosa, chiedi e ti sarà detto come fare.-
- D’accordo.-
- “D’accordo”? Questo è davvero tutto quello che hai da dire a tua discolpa?-
- Sì.-
Amelia si coprì gli occhi con una mano, cercando  di ignorare la puzza  di bruciato causata dall’esplosione del microonde.
- Avresti almeno potuto metterlo…che so, in un bicchiere, una tazza…magari in qualcosa di non freddo che non si sarebbe surriscaldato esplodendo… potevi versarlo in qualcosa che non fosse la sua confezione originale tenuta in frigo da ieri pomeriggio e quindi parecchio fredda…- borbottò stancamente, ma si disse che con Loki era inutile, era esattamente come suo fratello, doveva sbagliare, per imparare. E lei, come al solito, doveva ripagare danni e spargere scuse a destra e a manca.- Sai cosa? Andiamo al bar, anche se sono le undici e mezzo.-   
 
- Niiiiiiccccck, sei sicuro di averlo localizzato in questo paese?- cantilenò Tony.
- Sì, non ci sono dubbi.- confermò il capo della S.H.I.E.L.D.
- E allora dov’è?-
- Lo stiamo cercando, Tony.-
- Ma il fotomodello della Oreal non aveva detto che suo fratello megalomane era caduto in una casa di campagna?-
- Ci stiamo andando, Tony.-
- E perché ci andiamo a piedi?-
Fury non rispose, cercando di mantenere il sangue freddo.
Nessuno riusciva a farlo imbestialire come Tony Stark, quell’uomo lo mandava fuori di testa, era irritante, petulante, ironico e cinico da fare schifo, e chi più ne ha più ne metta, MA era un genio, doveva ammetterlo, era perspicace, ed era indispensabile per la squadra, e lui, in quanto a capo e fondatore della S.H.I.E.L.D. doveva sopportarlo.
Il sole di quasi mezzogiorno picchiava forte sulla testa e le strade polverose di campagna, senza alberi a far ombra, non aiutavano a tollerare l’afa.
Improvvisamente videro una macchina venire loro in contro.
Tony si sbracciò per fermarla, voleva, esigeva un passaggio, non ne poteva più del sole cocente, della polvere, degli insetti e del sudore.
L’auto si fermò, il conducente tirò giù i finestrini e Fury iniziò a rimpiangere di aver trovato la persona che cercava.
Amelia Bloodcry, di padre americano e madre italiana, stava ridendo, con tanto di lacrime agli occhi, di lui, ovviamente.
- Am!- salutò Clint, avvicinandosi all’auto.
- Hahahahahaha!- fu la garbata risposta che ottenne.
Loki cercava di rimanere serio, ma tra sé e sé godeva della situazione.
Che quella banda di idioti evaporasse al  sole! Se lo meritavano, gli avevano mandato  un perfettissimo piano di conquista a monte, dovevano soffrire e morire lentamente.
- Amelia Bloodcry.- tuonò Fury.
- Nick Fury.- rispose lei.- Ti darei un passaggio, ma non c’è posto.-
Natasha e Clint si erano già intrufolati in macchina, seguiti ovviamente da Tony.
- Voi siete il signor Banner e il signor Steve, suppongo.- constatò rivolta ai due che erano rimasti fuori.- Clint, prendi in braccio Natas…va be’, Natasha, prendi in braccio Clint.-
- Hey!- protestò quello, sentendosi ferito nell’orgoglio.
- Insomma, stringetevi, fate posto ai vostri  colleghi, il vostro capitano si sacrificherà ed andrà a piedi.-
Fury serrò le labbra per non maledirla davanti a tutti e rimase impalato per un po’ ad osservare la macchina che, fatta retromarcia, tornava verso casa di Amelia.  

Fantabosco (?) dell'autrice:
Buonsalve (?)...mi spiace per la lunga attesa çAç E questo capitolo fa schifo, come al solito, chiedo venia!
Ringrazio quelli che hanno seguito, letto, recensito, inserito tra seguite/da ricordare/ preferite ed anche ShipperFatale per avermi inserita tra gli autori preferiti :D Grazie!
Ah, per quanto riguarda la pronuncia del diminutivo di Amelia ''Am'', si legge all'americana, quindi ''A'' come ''E'', tipo il nome ''Amy'' (capitan Ovvio)  ovviamente la lingua con cui comunicano gli Avengers e Amelia è l'inglese (capitan Ovvio, the return).
A presto (SPERO).
Cordiali saluti (?),
Giallo4ver (che chiede ancora scusa per la schifezza scritta çAç )

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Capitolo 6
*** "I'm not Tomb Raider or Indiana Jones!" ***


d - La ringrazio per il passaggio, signorina Bloodcry.- disse Banner, sedendosi sul divano insieme a Clint.
- Di nulla signor Banner.- rispose lei.- Qualcuno vuole un po’ d’acqua?- domandò.
- Acqua? Non è che per caso ti ritrovi in casa un Jack Daniel's o una Vodka?- chiese Tony.
- Mi spiace signor Stark, sono astemia.-
- Eheh, Tony, qui marchi male. Se stavi pensando di smettere  con l’alcool, lei è la persona che ti farà passare anche la voglia di guardarlo.- s’intromise  Clint, che alzatosi dal divano, si era servito da solo e stava bevendo acqua quasi fosse stato un cammello assetato.
Tony si lasciò cadere su una sedia, sconsolato e afflitto, sorseggiando di malavoglia la semplice acqua naturale che gli era stata offerta.
- Dite che Fury sta bene?- fece ad un tratto Steve, preoccupato.
- Ma sì, al massimo si prenderà un’insolazione.- lo tranquillizzò Stark.
Loki si era messo in disparte, a guardare in cagnesco il vuoto.
Lui aveva fame, e se  non fossero arrivati loro, probabilmente ora, invece che fissare il vuoto, sarebbe stato intento a riempirsi lo stomaco.
Inoltre, quella rossa tutte moine non lo aveva perso di vista un secondo, come se lui potesse rappresentare una minaccia, senza poteri e sotto stretta sorveglianza di suo padre e degli Asgardiani!
- Dicci Loki, come  ha reagito Am quando le hai detto chi  eri?- chiese Clint incuriosito.
L’asgardiano non rispose subito.
Possibile che non abbia altro da fare che rivolgermi la parola? Misero mortale fastidioso.
- Non mi ha creduto.- rispose laconico.
- Qualcuno ti ha riconosciuto come il flagello che quattro mesi fa ha sterminato non mi ricordo quante persone?- intervenne Tony.
- No. O meglio, sì, ma la tua amica è brava a raccontare frottole.-
- Ecco perché è stata una fortuna che tu sia incappato in lei.- sottolineò Natasha.
- Fortuna sua o vostra?- sibilò ironicamente Amelia.- Avete preso due piccioni con una fava, voi della S.H.I.E.L.D., o sbaglio? Avete ritrovato la “ladra” di libri e avete anche arginato, in un certo senso, una possibile causa di disordine pubblico.-
- Amelia, perché non ci ridai il libro e non la finiamo?- propose Clint, serio.
- Vedi, vorrei tanto ridartelo, ma io…non ce l’ho.-
Quell’affermazione gelò i presenti, specialmente Occhio di falco e Vedova nera.
- Come sarebbe a dire?- sbottò infatti Natasha, in tono grave.
- Sarebbe a dire che non ho  con me il libro.- ribadì Amelia.
- E dov’è?-
- Chi lo sa, forse è tornato in Vaticano, forse ad Alessandria, o magari nel palazzo dello Zar, forse invece è alla corte di Versailles, oppure nella moschea di Cordoba. Cercatelo voi, questa volta.- sorrise.- Potete anche frugare in casa mia, se  vi va, solo che poi dovrete rimettere tutto in ordine.-
- Sei una…- cominciò Natasha.
- Figlia d’arte.- concluse Fury, comparendo dietro il vetro della finestra.- Ora mi fai entrare?-
Amelia aprì la porta e Fury, impolverato e sudato, entrò in casa e si sedette sul divano, vicino a Banner e Clint, che aveva ancora la  bottiglia d’acqua mezza vuota vicino.
- “Figlia d’arte”?- si fece sfuggire Loki, ma la faccenda iniziava ad incuriosirlo, e testimoniava che c’era qualcosa che quella midgardiana non gli  aveva accennato.
- Questa donna, Amelia Bloodcry, è la figlia di Robert Bloodcry, mio grande amico, e co-fondatore della S.H.I.E.L.D.- rivelò Nick, poi bevve un po’ d’acqua.- Soltanto che…Robert ha deciso di andare in pensione, un annetto fa, ed io sono ancora in servizio.-
- Non ci avevi detto che era la figlia di un pezzo grosso dell’organizzazione.- replicò Stark, parlando anche a nome di Steve e Banner.- Avevi detto che era solo un’agente in congedo indeterminato, che aveva sottratto a voi un libretto vecchio di qualche centennio e non si era più fatta viva.-
- “Agente”? Nick Fury, io non sono un’agente della S.H.I.E.L.D., solo perché una persona ti aiuta qualche volta, non vuol  dire che puoi considerarla parte integrante della tua banda di scagnozzi.-
Scese il silenzio.
- Bella risposta, questa ragazza ha stile.- commentò Tony.- E vedo che le brutte abitudini Fury non le perde neppure con le figlie dei vecchi amici.-
- Figlie degeneri, lei appartiene a quella categoria.- chiarì Nick.
- Benvenuta nel club.- ironizzò Tony, stringendo la mano ad Amelia.
- Poffarbacco Nick!- ironizzò lei a sua volta.- Cosa io feci per far sì che tali parole uscissero  dalla tua bocca?-
- Oltre a non obbedire ad un singolo ordine di Clint o mio? A  non considerare minimamente i tuoi compagni di squadra? A sottrarre oggetti che non dovrebbero uscire dalla sede dell’organizzazione? A…-
- Oh, accipigna, Nick! Com’è grave!- esclamò enfatizzando di proposito ogni singola sillaba.- Mi devi davvero scusare, ma mi viene naturale evitare la collaborazione con pseudoscimmie rincretinite imbottite di orgoglio americano che si arrogano il diritto di fare il bene del mondo e invece fanno bene solo a loro stessi.-
- Se tuo padre ti sentisse parlare così, starebbe male una settimana intera!-
- Peccato che io non veda più quel vecchio idiota da…sette anni?-
- Bada a come parli, Amelia!-
- Perché? Altrimenti che succede, zio Nick?-
Tony sghignazzò.
- ‘Zio Nick’, questa devo scrivermela!- sibilò tra sé e sé, afferrando il cellulare.
Si guardarono in cagnesco per un po’, poi Amelia sbuffò innervosita e si allontanò nel corridoio.   
Proprio mentre la porta della camera da letto  di Amelia si chiudeva, si apriva quella d’ingresso.
Un ragazzo alto, dai capelli poco più scuri del  grano maturo, gli occhi color nocciola ed una costellazione di efelidi sul naso, fece la sua comparsa sulla soglia, si guardò intorno, squadrò i presenti, si chiuse la porta alle spalle e ispirò profondamente.
- Aaaaaam! Hai ripreso a lavorare con la S.H.I.E.L.D. senza dirmelo?- urlò per farsi sentire fino in fondo al corridoio, dov’era collocata la  camera di sua sorella.
- No!- fu la risposta secca e irritata che ricevette.
- Okay.- poi si rivolse ai presenti, poggiando a terra una valigia.- Ehilà zio Nick.- salutò abbozzando un sorriso.- Clint.- i due si strinsero la mano.- Natasha.- le fece il baciamano da vero gentleman.
- Sei in concedo, Rick?- domandò Occhio di falco, notando che il ragazzo non indossava  la divisa.
- Sì, un mese.- rispose lui  andando verso la cucina.- Cristo santo, che è successo?- sbottò osservando l’ambiente devastato.
- Niente…pagherà l’organizzazione per eventuali riparazioni.- lo tranquillizzò Fury.
- Be’… ‘eventuali’? Io credo che sia proprio il caso di farle, queste riparazioni, ed anche in fretta, soprattutto prima che Giovanni venga a chiedere l’affitto, o chi se lo sente quello.-
- Rick, se hai sempre saputo dove si spostava e si trovava tua sorella, perché non ce lo hai mai detto?-
- Sei pazzo? Vuoi far scoppiare la terza guerra mondiale? Guarda che Am se ci si mette fa più morti del tizio di quattro mesi fa, e non sto esagerando.-
- Certo, tipico rapporto tra sorella e fratello, il vostro. Vi pugnalate alle spalle e andate d’amore e d’accordo a convenienza, vero? Che favore le avevi chiesto perché lei potesse ricattarti con questa storia della latitanza?- domandò Fury, inarcando le sopracciglia  scettico.
- Io non le chiedo favori.-
- Ah!- scattò Clint, sorridendo.- Certamente, come quella volta che le avevi chiesto di fingersi gravemente malata per avere un congedo di due settimane!-
- Non rivangare il passato. Ora sono un bravo soldato.-
- Come no.- mormorò Natasha.  
- Ah, Rick, ricordi l’uomo di quattro mesi fa che hai citato poco prima?- domandò Clint.
- Se l’ho citato, me lo ricordo.-
- Be’…- la spia accennò con un movimento  della testa a Loki.
Rick, o per meglio dire, Riccardo, si avvicinò a Loki per osservarlo meglio, notando che, sebbene il moro fosse alto quanto lui, era alquanto più esile.
- E che ci fa qui? Guardate che di  schizofrenici non ne servono due, una basta e avanza.-
- Rick, sei perfido con tua sorella.- intervenne Clint.
- Lei mi dice di peggio, li conia persino, i vocaboli. Quindi non venirmi a dire che sono perfido, perché non conosci la sua, di perfidia.-
- Perché non esiste modo di definirti, ameba.- tuonò Amelia, ricomparendo in sala.
- Sì, anch’io non sono felice di vederti, strega.-
- Plebeo.-
- Vipera.-
- Burino.-
- Stronza.-
- Cafone.-
- FINITELA!- sbraitò Fury.
- Zio Nick, calma, hai una certa età, siamo in campagna, se ti viene un infarto o svieni per un innalzamento di pressione non so se arriverai vivo in ospedale.- rispose Rick  con finto tono preoccupato.
- Sto meglio di te.- rimbeccò Nick, stizzito.
Prima che il ragazzo rispondesse ad Amelia squillò il cellulare.
- Pronto?- rispose, fulminando i presenti con lo sguardo per intimare il silenzio.- Sì, sono io.- continuò, alzando gli occhi  al cielo.- ‘Dov’ero finita?’ dici…ma conosci la nobile arte del farsi gli affari propri?- seguì qualche momento di silenzio.- D’accordo, arriverò domani pomeriggio, o domani sera.- chiuse il telefono.- Signori, io devo riprendere a lavorare, la scusa del lavoro a  Budapest ha retto fin troppo…voi, se vi è possibile, cercate di non starmi tra i piedi e di andarvene così come siete venuti.-
- Prima il libro.- le ricordò Fury.
- “Anche in tempi oscuri rifulge la sua luce.”-
- E questo cosa sarebbe?-
- L’indovinello che era sul penultimo tomo per arrivare a  quello che avevo io.-
- Non mi serve sapere l’indovinello, mi serve sapere dov’è il libro.-
- E la mia risposta è: cercatelo, io ho altri morti e altri libri da dissotterrare.-
- Allora è di nuovo nel Vaticano?-
- Non lo so.-
- Amelia, per favore, è importante.-
- Lo so, ma sai, è importante anche per me.-
- Non farne una questione personale…-
- È sempre stata una questione personale. È per colpa dei tuoi incarichi che mi sono dovuta sparare ai capelli ed ora ho questo taglio di mer…orribile. E, indovina, ho seguito alla perfezione le tue direttive!-
Loki di riflesso osservò i capelli della ragazza, si era accorto che erano strani, ma solo ora notava che erano incredibilmente asimmetrici, a sinistra coprivano a malapena l’orecchio, a destra i ciuffi erano lunghi fino a sfiorare l’attaccatura del collo, e sulla nuca erano di un progressivo allungarsi e  accorciarsi, a seconda se li si  guardava da sinistra a destra o da destra a sinistra.
Si stupì di se stesso per non aver  notato quell’evidente dettaglio, ma dove aveva la testa?
- Sei stata incauta, ecco perché ti ha scoperta!-
- Scoperta, afferrata per i capelli e puntato una pistola alla nuca!-
- Be’, gli hai sparato dritto in fronte, non vedo dove sia ora il problema!-
- Il problema, è ho ancora gli incubi delle persone che ho dovuto freddare! Io non sono un’assassina, una spia, una ninja o cose simili, sono una normale archeologa, e gli archeologi sono tutto l’opposto di Tomb Raider e Indiana Jones! Non sparano alla gente,  non vanno alla ricerca di tesori e nel mentre combattono la mafia, oppure i banditi cattivelli di turno! Non usano le pistole, non si sporcano le mani di sangue…stanno in un fottuto campo archeologico a spaccarsi la schiena sotto il sole o la pioggia e a cercare di restituire all’umanità qualcosa che forse, senza il loro lavoro, scomparirebbe per sempre. Lavorano per capire perché cazzo, e scusa il termine, il mondo di oggi è il mondo di oggi. Siamo ciò che siamo per un motivo, c’è sempre un motivo.- guardò Fury adirata.- E questo vale non solo per i sistemi politici, o economici del mondo, vale anche per la storia di ogni singolo, e tu lo sai. Non intendo avere altro a che fare con la S.H.I.E.L.D. o con te, tu ne conosci la ragione, Fury. Adesso vai a cercarti quel libro da solo, trovati qualcun altro, se vuoi, ma lascia in pace me.-
Rimasero tutti in silenzio.
Rick sospirò pesantemente, sapendo che sua sorella  aveva ragione, ma che Nick non l’avrebbe finita lì.
- Ci serve il  tuo aiuto, Amelia.- dichiarò in tono calmo Fury.
- No, io dico che non vi serve,  il mio aiuto,  e che se pure vi servisse, non ve lo darei!-  
- Te lo chiederò con le buone, Bloodcry, dimmi dov’è il libro.-
Amelia chiuse gli occhi ispirando profondamente.- Al suo posto.-
- Che intendi?-
- Mi dispiace, devi  farmi le domande giuste.-
- Scusate gente.- s’intromise Tony.- Tutto questo è davvero avvincente, ma io avrei fame, che ne dite di andare a mangiare e riprendere a litigare dopo? Davvero, siete amorevoli, questa… riunioncina di famiglia è molto toccante, resterei a sentirvi litigare ore ed ore, ma prima vorrei almeno mangiare, così…sì, non mi cala l’attenzione e posso cogliere quanto Fury sia acido e irragionevole con una povera venticinquenne che della S.H.I.E.L.D. non voleva neanche sentirne parlare ed ora invece viene, con tutte le opzioni (pari a zero) di poter rifiutare, dicevo, viene amabilmente invitata a prestare servizio…ehm! Intendevo, ad aiutare.-
- Non ho fame, mi si è chiuso lo stomaco.- sibilò Amelia.
- Sì Stark, andiamo a mangiare, il tempo che la qui presente signorina ragioni e torni in sé.- replicò Fury irritato, anche lui aveva bisogno  di calmarsi.
Amelia porse le chiavi a Natasha e i quattro eroi e Fury uscirono di casa.
La sala rimase immersa in un silenzio teso.
- Be’…- biascicò Riccardo.- Vado a salutare Giovanni.- ed uscì anche lui, non preoccupandosi minimamente di lasciare sua sorella in compagnia di Loki.
- Vado a fare le valigie.- disse invece lei, tornandosene  in camera.
L’asgardiano si guardò intorno, improvvisamente gli era passato l'appetito.

Fantabosco (?) dell'autrice:
Buonsalve a tutti.
Come PRIMA cosa mi SCUSO.
Sì, vi ho davvero fatto aspettare all'infinito...è che è  successo un casino: prima il sito, poi il file...okay, ora ho risolto, spero.
Vi ringrazio infinitamente, la storia fino ad ora è piaciuta molto e spero che nel continuare non vi deluda.
Chiedo ancora perdono per quanto è successo çAç
Spero che questo capitolo non sia stato deludente...anche se dovrei postarne sedicimila per farmi perdonare per l'attessa infinita.
Ringrazio (ancora) chi ha inserito la storia tra  le seguite/preferite/da ricordare e chi mi ha messa tra "autori preferiti", sul serio, mi lusingate.
Spero di aggiornare al più presto,
Giallo4ver.
SCUSATE DI NUOVO çAç

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Capitolo 7
*** Go home ***


d - So che non è un buon momento per chiedertelo.- esordì Loki, senza azzardarsi a mettere piede dentro la camera e restando  dietro alla porta chiusa.- E devo dire che è una richiesta che, credimi, non ti avrei fatto se non fossero arrivati i compagni  d’arme di Thor.-
- Taglia corto.- sbottò Amelia aprendo di scatto la porta e  trascinando con sé il trolley verso la porta.
- Potrei venire con te?- domandò serio.
Non aveva nessuna intenzione di  restare in balia di quei cinque squinternati, in più non aveva soldi e tutti si ricordavano di lui come il mostro che poco tempo prima aveva seminato il panico per mezzo mondo, pareva invece che essere in compagnia di quella Midgardiana avvalorasse la grandissima cavolata che lui davvero si chiamasse Ludovico, che  fosse un filologo tedesco e che “all’alieno con complessi di superiorità” (come lo aveva chiamato mentre spiegava al barista  dov’erano stati il giorno prima a mangiare) fautore dei disordini di quattro mesi prima, lui ci somigliasse soltanto.  
Amelia lo guardò.
- D’accordo, ma solo perché mi fai pena.- concluse, ben sapendo che, anche se si  fosse sbarazzata di lui, Fury l’avrebbe seguita lo stesso, e non aveva dunque senso lasciare quel poveretto tra le grinfie di quei cinque demoni.
Il “solo perché mi fai pena” poteva risparmiarselo. Commentò tra sé  e sé l’asgardiano, ma non replicò, limitandosi ad un’occhiata di gratitudine, o almeno, era così che cercava di guardarla, ma non era tanto sicuro di esserci riuscito.
- Andiamo a Roma.- lo avvisò, aprendo la porta.
- E vuoi andarci a piedi?-
- No…ma alle volte alcuni attimi di attesa possono darti tutte le risposte che cerchi.-
Di fatto, qualche minuto dopo, una macchina, una Lancia nera, attraversato il viale che portava alla casa, si fermò proprio lì davanti.
Ne scese una donna non molto alta, dai tratti un po’ spigolosi, pallidissima, capelli biondi, quasi albina e gli occhi, unica cosa che stonava con il  volto evanescente, neri, come le tenebre di una notte senza stelle.
Indossava un tailleur nero, scarpe col tacco e una collana d’argento con il pendente a forma di Tao.
- Ekaterina, questo è Loki.- lo presentò Amelia.- Loki, la mia collega bielorussa Ekaterina.-  L’aveva chiamata quando si era ritirata in camera, prima che arrivasse suo fratello.
- Piacere.- disse lei in un italiano strano, infarcito di cadenze bielorusse.
Loki le strinse la mano, era gelida, e la presa era forte.
- Andiamo?- domandò poi Ekaterina, rivolgendosi ad Amelia sempre nel suo imperfetto italiano.
- Certo.- acconsentì lei.
Salirono in macchina e poco  dopo furono in strada.
- Ti ringrazio per avermi coperta per tutto questo tempo, lì alla S.H.I.E.L.D.-
- Figurati, mi sei sempre stata simpatica più di Nick.-
- Non che ci voglia molto per essere più simpatici di quello là.-
- Non ritieni il mio un complimento?-
- Lo ritengo un complimento passabile.-
- Ora che farai?-
- Niente.-
- Hai  detto loro dove andiamo?-
- Lo sapranno già, no?-
- Probabile, ma Nick s’infurierà di più.-
- Non è un mio problema.-
- Dovrebbe esserlo, invece.-
- Solo perché sei una psicologa, non dobbiamo fare sedute di psicoanalisi ogni volta che ci incontriamo.-
- D’accordo, era solo per…-
- Se dici “Era solo per il tuo bene” ti fustigo.-
- Come non detto, sto zitta.-
- Ferma un attimo la macchina.-
Ekaterina ubbidì ed Amelia scese e andò a sedersi sui sedili posteriori.
Loki la guardò interrogativo.
- Mi fai pena da solo come un cane qui dietro, e poi non mi fido tanto di uno che mi ha distrutto la cucina.- spiegò  in breve.- Puoi andare, grazie, Ekaterina.-
La ragazza sghignazzò e rimise in moto.
- Avete mangiato?- chiese ad un tratto.
- No.- risposero di riflesso i due, entrambi mentre guardavano fuori dai finestrini, l’uno a destra l’altra a sinistra.
- Bene, rimedieremo tra una decina di  chilometri.-

Erano scesi all’autogrill, e fin lì tutto bene.
La midgardiana gli aveva ricordato che doveva dire di chiamarsi Ludovico eccetera, e fin lì c’era arrivato.
Ma il tizio che gli chiedeva se aveva fatto una cosa chiamata “scontrino” l’aveva messo fuori gioco.
- Sì, ecco qua.- era intervenuta prontamente Amelia, porgendo all’uomo con uno strano cappello rosso in testa un pezzo di carta.- Che cavolo fai?- gli aveva sibilato, sorridendo nervosamente al tizio col berretto rosso.- Aspettami la prossima volta.- continuò a sibilargli piccata, poi lo aveva preso per una spalla con una mano, con l’altra aveva afferrato il vassoio  con il cibo che le era stato offerto e lo aveva spintonato verso il tavolo dove Ekaterina si era seduta a guardare tutta la scenetta.
Lo fece sedere e - Ecco, tieni.- gli  disse mettendogli davanti una bottiglietta d’acqua ed un panino.- Ora, è un panino, e si mangia…-
- Lo so cos’è un panino e come si mangia.- la interruppe in tono monocorde.
Mi ha preso per un cretino? Si chiese mentre fissava il suo pranzo.
- Per fortuna…- mormorò lei sedendosi a sua volta e iniziando a mangiare.



- Davvero, è persino più irritante di Stark!- affermò Nick, sbuffando.
- Più irritante di me?- domandò Tony, in finto tono  stupito.
- Più irritante di lui?!- esclamò stranito Steve, al quale risultava impossibile trovare una persona più irritante di Stark.
- Sì, esatto. Ma l’hai vista? O meglio, l’hai sentita? Non è il modo di rivolgersi ad un suo superiore o  di parlare di suo padre.- continuò Fury.
- Il punto è che…lei non ti considera affatto un suo superiore.- intervenne Banner.
- Accettalo Fury.- s’intromise Steve.- Lasciala andare per la sua strada, te l’ha detto chiaramente che non vuole prestarti aiuto.-
- Lei non può fare sempre tutto quello che vuole.- sbottò Nick.
- Ma sentiti.- ironizzò Stark.- Mi sembri suo padre. E poi, sì che può fare quello che vuole, e lascia che ti dia un consiglio: più una donna cerchi di piegarla con le maniere forti e vuoi che faccia una determinata cosa, più lei farà tutto l’opposto.-
- Sì, playboy? E tu che consigli in questi casi?- sghignazzò Clint.
- Bisogna contrattare, ma non come fa Fury, contrattare con garbo, non dando l’impressione di  un despota intransigente.-
- Va bene…sorvoliamo…- sospirò Nick.- Per me il libro o non si è mai mosso da casa sua, o ce l’ha lei e se lo porta sempre dietro.-
- Difficile da stabilire.- mormorò Natasha.
Il cellulare di Nick suonò.
Quando Fury lesse il messaggio fece un respiro profondo.
- Chi è?- domandò Natasha.
- È Rick che mi avverte della partenza di sua sorella.-
- Prevedibile.- disse Clint, tra un boccone e l’altro.
- Dove va?- chiese di nuovo Natasha.
- A Roma.-
- Questo sì che è strano.- osservò Clint.

Midgard, America.

L’agente Phil Coulson era sveglio da tre giorni.
Un coma durato ben quattro mesi, sopravvissuto per un pelo, le sue condizioni erano ancora instabili.
Fury gli aveva riferito con orgoglio che era stato grazie al suo sacrificio che la squadra di eroi si era unita.
Fury aveva detto loro che lui era morto, e loro avevano reagito coalizzandosi.
Nessuno dei cinque Avengers sapeva che Phil era vivo.
Guardiamo il lato positivo…si disse, rivolgendo uno sguardo alle figurine firmate di Capitan America da lui in persona. Almeno se non mi riprenderò più, sarò un paralitico felice.
I medici gli avevano comunicato che forse c’era un problema con il sistema nervoso.
Ma lui doveva, voleva, riprendersi, perché c’era una persona, oltre alla sua violoncellista, che voleva salutare, una persona che non vedeva da tanto tempo.
Sì, sarebbe guarito e sarebbe andato a trovare quella persona.

Fantabosco (?) dell'autrice:
Salve gente.
Ecco il  settimo capitolo.
Spero di avervi fatto aspettare di meno, anzi, scusate se ho sforato e non ho postato domenica.
Ringrazio tutti coloro che l'hanno inserita tra le seguite/preferite/ da ricordare, nonostante io non aggiorni con regolarità.
Al prossimo capitolo, bye bye!


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Capitolo 8
*** I.A.R. ***


d Asgard

- Thor, che succede? È da quando sei tornato da Midgard che…sembri piuttosto nervoso.- disse Sif, mentre i soliti tre amici annuivano convinti.
- No, non è niente, state pure tranquilli.- rispose il dio del tuono, cercando di dissimulare una certa angoscia.
- È per tuo fratello, vero?- continuò Sif, seria.
Thor sospirò, non sapeva cosa fosse meglio, se dire loro la  verità o tacere.
- Avanti  amico,- intervenne Fandral.- a noi puoi dirlo, cos’è che ti angustia?-
- Riguarda Loki di sicuro.- convenne Volstagg.- Dicci perché sei preoccupato, noi ti aiuteremo.-
- Sì, Volstagg ha ragione, ti aiuteremo, lo abbiamo sempre fatto.- concluse  Hogun.
Il dio del tuono si ritrovò così quattro paia di occhi preoccupati e ansiosi di risposta puntati addosso.
- D’accordo…- acconsentì il figlio di  Odino.- Quando sono sceso su Midgard ad avvertire Nick Fury dell’esilio di Loki, inizialmente lui…be’, si è innervosito e…devo dire che non mi ha negato il favore di aiutarci a tener d’occhio Loki, ma inizialmente, mentre ne localizzava  la posizione, mi sembrava piuttosto contrariato. Ad un tratto invece si è rianimato, quasi, all’improvviso. Sghignazzava,  cosa piuttosto insolita per un uomo serioso come lui.-
- E qual era il motivo della sua…sì, diciamo felicità?- domandò Fandral.
- Loki è caduto in casa di una certa donna che non è esattamente in buoni rapporti con Nick Fury.-
- E questo è male, vero?- chiese Sif allarmata.
- No, Nick Fury ha detto che non è una  criminale…è solo una strana.-
- Strana?- ripeté Hogun.- Si può essere strani in positivo ed in negativo, Thor.-
- Be’…Nick Fury ha solo detto che la situazione era perfettamente sotto controllo e che era un bene che Loki fosse caduto proprio in casa di quella donna.-
- Comunque, conviene tenere gli occhi aperti, se questo tuo compagno midgardiano Nick Fury non è in buoni rapporti con la ragazza che attualmente si trova in compagnia di tuo fratello, non oso immaginare cosa potrebbe succedere se la situazione non fosse ‘perfettamente sotto controllo’ come quel midgardiano ti ha detto.- suggerì Volstagg.
- Sì, di fatto ho chiesto a Heimdall di stare molto attento alla situazione, ed io stesso gli domando sempre se per caso ci siano stati problemi.-     
- Il grande Odino sa di questo possibile inconveniente?- volle sapere Sif.
- No, non sa nulla, e non deve saperlo.- chiarì Thor, determinato.- Non voglio che s’angusti ancora, ha  patito e patisce abbastanza. E poi, Loki non ha i suoi poteri, cinque valenti guerrieri midgardiani lo sorvegliano da vicino, ed io non tarderò a  scendere su Midgard se la situazione degenererà. Come vedi, Sif, non c’è  alcun bisogno di tormentare mio padre, ha altri affari a cui dedicarsi.-
- Certo, Thor, comprendo. Hai ragione, se la situazione diventasse grave, ci saremmo sempre anche noi, pronti ad intervenire al tuo fianco.- affermò Fandral, sorridendo, e gli altri concordarono sorridendo a loro volta.

- Allora, Heimdall, è tutto tranquillo lì giù?- domandò Odino al suo fedele guardiano.
- Sì, mio signore, la situazione è stabile.- riferì nel solito tono piatto lui, senza distogliere lo sguardo da Midgard.
- Come se  la cava, mio  figlio?-
- Si sta lentamente abituando, la  sua indole riflessiva gli giova molto, in questo caso.-
- Ed il suo brutto carattere, gli giova?- ironizzò il padre  degli Dei, affiancando Heimdall.
- Ha trovato…pane per i suoi denti.-
- Spiegati meglio.-
- Midgard gli dimostrerà che c’è ancora molto che lui non conosce, contrariamente a quanto pensa.-
- Come si comporta con i Midgardiani?-
- È ancora presto per dirlo, due giorni sono pochi.-
- A Thor ne sono bastati due o tre, ma…mi rendo conto che Loki è completamente diverso.-
- Thor ha buon cuore, sebbene prima fosse pieno di arroganza, tuo figlio maggiore altro non voleva che il bene per il suo popolo.-
- Perché Thor ha sempre pensato da re, anche se prima dell’esilio la sua cognizione di sovrano era deviata dal suo troppo amore per la guerra.-
- Loki non ha mai pensato da re?-
- È una bella domanda, amico mio, che merita una degna risposta.-
- Pensi che Midgard darà ad Asgard questa risposta?-
- Sì, Midgard è un buon posto, per cercare risposte.-
- Trovo che sia un buon posto anche per cercare se stessi.-
- Loki ha trovato le persone che inconsciamente lo aiuteranno?-
- Forse, Padre degli Dei, forse.-
Odino guardò verso Midgard, cercò suo figlio.- Come si chiama lei?- chiese, tornando a guardare il Guardiano.
- Amelia.-
- È un bel nome. L’amica di Thor come si chiamava? Jane?-
- Sì, Jane Foster.-
- La Midgardiana alla quale non ho ancora portato i miei ringraziamenti per aver aiutato Thor a diventare ciò che è.-
- Thor va spesso a trovarla.-
Odino rise sommessamente.- È giusto che vada.-
- Speri che con Loki sia lo stesso?-
- Io spero solo che, per una  volta, sia sincero con se stesso.-  

Midgard, Roma.

Amelia aprì la porta di casa, Loki ed Ekaterina entrarono dopo di lei.
Improvvisamente le luci dell’atrio di accesero e la porta  si chiuse da sola.
- Bentornata a casa, signorina Cry.- salutò una voce femminile metallica e piatta.
- I.A.R., piantala di spaventare gli ospiti.- sospirò Amelia, avanzando verso il salotto e trascinandosi dietro il trolley.
- Non era mia intenzione, signorina Cry.- un ologramma  azzurrino si materializzò al centro della sala.
Era una donna, o forse una ragazzina, era quasi impossibile dirlo, benché fosse abbastanza alta, i suoi tratti orientali erano infantili.
Aveva capelli lunghi e scuri, nell’ologramma risultavano blu, occhi senza iride né pupilla, indossava una specie di casacca bianca e smanicata.
- Lei è I.A.R., il suo nome significa ‘Intelligenza artificiale reale’, la idearono mio padre, Howard Stark e il  giapponese Ikku Mikifu. Era nata come computer della S.H.E.L.D., una specie di tuttofare, ma alla fine il progetto venne respinto perché ‘inutile ed inappropriato agli scopi dell’organizzazione’, ma mio padre non se la sentì di distruggerla e la impostò come tuttofare in casa nostra, lei apre le porte, sorveglia e cose simili, ultimamente mio fratello le ha dato la forma che vedete ora ed è riuscito a farla…diciamo ‘materializzare’ almeno come ologramma, per quanto imperfetto che sia.- spiegò la  padrona di casa, lasciandosi cadere a peso morto sul divano.
- Tuo fratello non era un soldato?- notò Loki, squadrando l’ologramma.
- Tsk, ‘soldato’ un paio di corna. Quello lì lavora al reparto ricerca e sviluppo dello S.H.E.L.D., sì, si addestra con i soldati, ma non è esattamente uno di loro. Dice di essere un soldato perché non gli è concesso rivelare il suo vero impiego, e fa finta di non aver nulla a che fare con la S.H.I.E.L.D., mente, come ogni spia.-
- Capisco.-
- I.A.R., dov’è il vecchio?- cambiò discorso lei.
- A New York, vuole che lo chiami, signorina Cry?-
- No, assolutamente, più lontano sta e meglio è. Piuttosto, che ci  fa  lì?-
- Raccolta informazioni su un certo criminale di cui non ho ben capito il nome.-
- Non aveva detto di essere andato in pensione  per via di quella pallottola nella rotula destra?-
- Lo conoscete anche voi, il signor Cry.-
- Ah già, lui è americano, cos’è un giovane agente fresco d’accademia in confronto a lui che è un americano vecchio stampo? Non esiste che un attempato americano di quarant’anni con una rotola frantumata e il catetere che inizia a fare scherzi, sia meno forte e, soprattutto, meno agile di una giovane spia di vent’anni appena, con tutte le ossa a posto!-
- Non farci caso, dev’essere stanca.- mormorò Ekaterina all’orecchio di Loki.
- Per quanto mi riguarda può fare e dire ciò che vuole, la seguo solo perché mi serve.- rispose noncurante.
- Comunque sia, bada di non chiamarla solo ‘Cry’ come sta facendo  il computer, lei odia le abbreviazioni sia del suo nome che del suo cognome, decide lei, di solito, chi può non pronunciare alcune parti del suo nome.-
- È tutta pazza.-
Ekaterina rise piano.- Strano che lo dica uno che ha cercato di conquistare il mondo.-
- Esatto, per farselo dire da me, vuol dire che è messa davvero male.-
- Hai mai letto Pirandello?-
- No, non so chi sia.-
- Nessuno, solo il suo artista preferito. Se vuoi capirla meglio, dovresti leggere ‘Uno, nessuno e centomila’ di Pirandello.-
- Non voglio capirla, ti ho detto che la seguo solo perché mi serve.-
- Ma se lei non ti ha scaricato  in mezzo alla strada, vuol dire che forse anche tu le servi. C’è un disegno in ogni sua mossa. Non so se ti sei reso  conto con  cosa hai a che fare. La S.H.I.E.L.D. controlla tutto, non le sfugge nulla. Lei è diventata invisibile, nessuno la rintracciava più, e credimi, io ho fatto ben poco. Dice di non  essere una spia, ma è il contrario, lei è una  spia, solo che non vuole esserlo. Credimi, se vuoi sopravvivere a lei, cerca almeno di orientarti un poco nei suoi discorsi, perché potrebbe mandarti al macello in qualunque momento, e tu non mi sembri poi tanto in forma. Cos’è? Non hai i tuoi poteri? Non vedo lo scettro strambo dell’altra volta.-
- Non hai davvero nient’altro da fare che assillarmi?- sbottò infastidito.
Ekaterina sospirò.- ідыёт.(idiota)- sibilò alzando gli occhi al soffitto.
- Я разумею і кажу на ўсіх мовах. (Capisco e parlo tutte  le lingue.)-
- Non ti chiederò scusa.- sghignazzò la bionda.
- Quando avete finito di confabulare, chiedete a I.A.R. per le camere.- li interruppe Amelia, alzandosi e avvicinandosi alla larga scalinata in legno che portava al piano superiore.
- Perché? Dove vai?- domandò Ekaterina.
Lei si fermò di spalle, senza girarsi.
- Chiedete a I.A.R.- ribadì, salendo le  scale velocemente e sparendo per i corridoi del piano superiore.
Ekaterina si voltò verso l’ologramma.
I.A.R. sorrise.- Di qua.- sparì e ricomparì in cima alla scalinata, alzò debolmente il braccio, indicando la direzione opposta a quella in cui si era allontanata Amelia.
La bielorussa sospirò, avrebbe dovuto prevedere che la Bloodcry li avrebbe piantati in asso non appena terminata la loro utilità.
- Siamo solo un diversivo.- mormorò in quel suo italiano strano, seguendo l’ologramma e appuntandosi mentalmente di tenere carica la pistola.
Loki fece finta di non aver sentito quella constatazione, ripromettendosi di non abbassare troppo la guardia, in quella casa c’era qualcosa di strano, oltre a quell’ologramma inquietante che pareva un fantasma, l’atmosfera antica e solenne, forse un po’ smorta, che regnava in ogni ambiente, era scomoda, esasperante, quasi opprimente.

Qualche ora più tardi, a notte fonda.

- Wow, in casa della super spia.- sghignazzò Tony, mentre Rick apriva la porta di casa.- Non avrei mai creduto di poter entrare in casa di una spia, di solito sono loro che entrano in casa tua.-
- Stark, per favore, ti ho già detto che non è una gita di piacere.- lo riprese Steve, serio.
- Silenzio.- sibilò Rick imperativo.- Non vorrete svegliare Pitagora ed Archimede, spero.-
- I vostri cani hanno nomi stupendi.- ironizzò Stark.
- Hanno anche bei denti e mascelle forti, sono anche piuttosto veloci, sai?- lo minacciò velatamente, sopprimendo un sorriso ed entrando in casa, seguito dagli altri.
La porta si chiuse cigolando e I.A.R., questa volta non accendendo le luci, si materializzò davanti al figlio di uno dei suoi tre inventori.
- DIO!- sbottò Steve, stritolando la spalla di Tony che gli stava davanti e che era rimasto alquanto spiazzato da quell’avvenimento insolito.
- MA PORCA…- strillò Stark, sentendo le ossa della spalla scricchiolare, ma si trattenne dal finire l’imprecazione, era un uomo di classe, lui.
- Gesù…- biascicò Banner, stordito.
- Ma che…- mugolò Clint, aguzzando la vista per capirci qualcosa di più, dato che la sua visuale era offuscata dalla schiena di Steve.
- Non è possibile…- borbottò Natasha.
- I.A.R. DANNAZIONE! SMETTI DI APPARIRE SENZA ACCENDERE LE LUCI!- tuonarono Fury e Rick.
- Oh, chiedo scusa signorino Cry.- rispose il computer in tono piatto e pacifico,  accendendo le luci.- Non credevo che avessero queste reazioni esagerate, del resto, sono solo un ologramma.-
- Ologramma?- ripeté Tony, massaggiandosi la spalla ed avvicinandosi a lei. Cercò di sfiorarla, ma lei era inconsistente.- Sì, un ologramma.- si voltò verso Rick.- Cos’è, esattamente?-
- Lei è I.A.R., è un po’ come il tuo J.A.R.V.I.S..-
- Ma  J.A.R.V.I.S. non è un ologramma.-
- Be’, sì,  intendo, è una specie di maggiordomo elettronico. Solo di recente le ho dato una forma, per cui…-
- Aspetta, non eri un soldato?-
- No, lavoro al dipartimento di ricerca e sviluppo della S.H.I.E.L.D., ho l’obbligo di mentire quando non sono in ambienti sicuri.-
- Che è successo?!- accorse Amelia, ma non appena vide il fratello si tranquillizzò. - Ah, sei tu. Io torno a dormire, non fate casino.- e sparì com’era apparsa.
- Dicevo…- riprese Rick.- I.A.R. è un’intelligenza artificiale come il tuo  J.A.R.V.I.S., farina del sacco del tuo vecchio, Howard Stark, del mio vecchio, Robert Bloodcry, e di un giapponese, tale Ikku Mikifu. Di recente me ne sto occupando io.-
- Be’, è un ottimo lavoro, un ologramma così…per quanto inquietante, non è male.-
- Non è male, ma non è ottimo. In realtà fa così schifo perché più che concentrarmi su un’immagine, voglio darle un corpo.-
- Un corpo?-
- Sì, ci lavoro da tre anni, trovare tutti i pezzi è davvero un lavoro bestiale e alle volte bisogna crearli dal nulla su misura, ma credo che quando sarà completa funzionerà, spero.-
- Cos’è, ti piace Frankenstein?- intervenne Banner, raggiungendo Stark e Rick.
- Be’, è l’unico libro che davvero ho gradito e gradisco.- tagliò corto lui, poi si rivolse nuovamente al  computer.- I.A.R., i signori, portali alle loro stanze.-
- Certo, signorino Cry.-  


Fantabosco dell'autrice:
Bene gente, sono di nuovo in ritardo...evviva gli impegni scolastici prenatalizi!
Passando oltre, vi informo che dopo di questo capitolo, non ho più continuato la storia, avendo 7865756546278431684381346787 (to be continua...) storie in corso, per cui devo ancora scrivere il seguito, anche se ce l'ho già in mente.
Quindi scusatemi se tarderò (ma che NOVITA') più del solito.
Alla prossima (se sopravviveremo ai Maya),
Giallo4ver.
P.S. In caso morissimo tutti, ci vediamo all'Inferno per un super party insieme a Stan Lee, Tom Hiddleston e Robert Downey Jr., vi aspetto con Caronte, ci vediamo lì. ;D

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