The lost agent di Giallo4ver (/viewuser.php?uid=87543)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Back from the sky to the Earth ***
Capitolo 3: *** 'My name is Loki, the god of mischief.' 'Yeah, and I am Minerva.' ***
Capitolo 4: *** The bad joke ***
Capitolo 5: *** Meet the lost agent ***
Capitolo 6: *** "I'm not Tomb Raider or Indiana Jones!" ***
Capitolo 7: *** Go home ***
Capitolo 8: *** I.A.R. ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
d
Midgard, Italia.
Era una serata tranquilla.
Già, di tutte le sue recenti serate, era di sicuro la più
placida.
Si era fatta un lungo bagno caldo, sperando che l’ira e le
tensioni della giornata si sciogliessero a contatto
con l’acqua e il tanto sapone che ci aveva versato dentro,
proprio come facevano la polvere e la terra.
Era ancora in accappatoio, con una tovaglia poggiata sui corti
capelli color delle castagne.
Il silenzio di quella sera nel quale era immersa casa sua era irreale,
le sembrava fatato: nessun grillo, nessuna civetta, nessun cane che
abbaiava, non un suono, neanche il vento che pettinava le fronde
degli alberi.
Gettò uno sguardo stanco fuori dalla finestra, scrutando
la campagna silenziosa e stranamente statica.
Sarà che ho affittato una casa
in campagna per stare in silenzio…ma così è
troppo. Ho come un pessimo presentimento… pensò
tra sé e sé, sorseggiando il tè al limone
gelido che aveva nel bicchiere, senza smettere di fissare la campagna.
Poi scacciò via quei pensieri, tirò giù
tutte le tapparelle e andò a dormire.
Asgard
La grande sala del trono era piena, gli Dei c’erano tutti.
Odino, sul suo grande trono e la sua fedele lancia di fianco, scrutava
imperturbabile la grande porta d’ingresso.
- Padre, diamogli una possibilità.- gli sussurrò Thor
d’improvviso, avvicinandosi a lui.
- Thor, non posso revocare la sentenza e sciogliere l’assemblea,
di nuovo!- borbottò in risposta il vecchio Odino
- Esilialo.-
- E dove?-
- Su Midgard.-
- Midgard? Vuoi che i midgardiani ci dichiarino guerra direttamente? La
gentilezza dei midgardiani ha un limite, Thor, così come
la loro pazienza. Per due volte, il loro pianeta è stato
il nostro campo di battaglia, e ne hanno riportato gravi
perdite e gravi danni. Rispedire loro tuo fratello, che aveva
cercato di piegarli al suo volere con la forza, vuol dire
stuzzicare il cane che dorme.-
- Privatelo di ogni potere, speditelo lontano dai luoghi che
cercò di conquistare…-
- C’era un luogo che non voleva conquistare, su Midgard?- Odino
rivolse a suo figlio un’occhiata dal retrogusto amaramente
ironico.
- Padre, il continente che Loki ha danneggiato con le sue azioni,
è chiamato America, esiliatelo lontano dall’America.-
- Non era stato anche in quella che chiamano Germania?-
- Padre, non potete uccidere mio fratello. Come me, merita una seconda
possibilità.-
Il re degli Dei era lì lì per rispondere, ma fu
interrotto dalle guardie che scortavano il suo sciagurato figlio minore.
Odino lo guardò negli occhi, sbattendo contro un muro di freddo
cinismo e irrisoria indifferenza.
Gettò una veloce occhiata a Thor, poi al consiglio, poi
tornò ancora a fissare Loki.
Si alzò in piedi, sospirando pesantemente, sotto lo sguardo
curioso e attento dei presenti.
- La sentenza, se i qui presenti saranno d’accordo, è
l’esilio.- tagliò corto Odino.
La sala rimase immersa nel silenzio, un silenzio trafitto e rotto da
tanti occhi che chiedevano una sola cosa: esiliarlo, ma dove?
- Su Midgard.- tuonò ancora Wotan, intuendo il dubbio dei
presenti.
A quel punto, un boato di voci, ognuna sbraitante qualcosa di diverso,
sommerse la sala.
- Silenzio!- sbottò Odino, e silenzio fu.- Un padre non
può fare differenze tra i suoi figli, quindi se al primo- ed
indicò con un gesto della mano Thor- è stata concessa
possibilità di redenzione tramite l’esilio, al secondo- e
guardò Loki- non sarà negata o preclusa questa via. Mi
rendo conto che Midgard ed i midgardiani potrebbero non gradire
un'altra volta la presenza di uno di noi tra loro, ma intendo chiarire:
Loki sarà innocuo, lo priveremo dei suoi poteri, come fu per
Thor, e a turno lo sorveglieremo. Sarò io a decidere quando
richiamarlo ad Asgard.-
Tutto e tutti tacquero, nessuno sapeva cosa fosse meglio, ognuno
lacerato da diversi sentimenti e ipotesi.
- Chi è d’accordo?- chiese Odino, scrutandoli.
Thor fece un passo avanti e alzò la mano, e a poco a poco la
maggior parte fece lo stesso.
- Bene, date inizio ai preparativi.- concluse il re, poi uscì
seguito da tutti gli altri.
Thor, prima di andare, incrociò lo sguardo di Loki e gli
sorrise mesto, il fratello gelò quel sorriso con
un’occhiata distaccata e insofferente.
Fantabosco (?)
dell'autrice:
Salve, vi ringrazio per aver letto il primo capitolo della mia
primissima storia sull'universo Marvel.
Di norma, non leggo fumetti americani, ma i personaggi di The Avengers
mi sono piaciuti, e ho deciso di rovinarli scrivendoci sopra.
çAç
Per cui chiedo perdono se non è la storia più
originale/intrigante/simpatica/eccetera che voi abbiate letto, anche se
è solo il...prologo? Va be', non vi trattengo oltre. Grazie
ancora a quanti hanno avuto lo stomaco di leggere tutto e spero che non
l'abbiate trovata troppo...disgustosa.
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Capitolo 2 *** Back from the sky to the Earth ***
d
Notte fonda di campagna.
Luna piena.
Agro silenzioso.
Vita che dorme.
Piccola casa sopita nel mezzo del nulla, lontana dalle strade
principali, persa sulla sua collinetta e circondata dalle viti e dagli
ulivi, a qualche terreno di distanza da un’altra casa, più
grande, più densamente abitata, bensì dormiente.
All’improvviso, un terribile fracasso, un ‘crack’
vertiginoso, come di qualcosa di molto grosso che si spezza a
metà, poi un tintinnio di metalli e vetri,
un’imprecazione trattenuta a stento e sibilata a denti stretti,
il terreno scrollato da una scossa, poi un gran polverone e, prima un
breve silenzio, poi, d’un tratto, come se tutto si svegliasse
all’improvviso, il vento prende a soffiare, i cani ad abbaiare,
le civette a canticchiare serenate alla luna e i grilli, maestri
direttori dei prati di grano, a dirigere il loro coro di voci
bianche.
L’affittuaria della piccola casa, epicentro del terremoto, si
sveglia di soprassalto, e vede che i quadri e il lampadario,
così come altri oggetti poggiati sui comò, ballano.
Di corsa si alza, senza neanche infilarsi le ciabatte, e corre
verso l’uscita.
Appena in corridoio, sente un odore strano, simile a quello dei
cantieri delle case in costruzione, mentre avanza nella
semioscurità, constata che in cucina c’è qualcosa
che non va.
Vi si affaccia, cerca di accendere la luce, invano.
Allora accende la luce del corridoio, e rimane a bocca aperta.
Qualcosa le è caduto in cucina, e quel qualcosa le ha
scartavetrato il lampadario dal soffitto, spaccato a metà
il tavolo di legno massiccio e fatto una mezza voragine nel pavimento.
Ottimo, e questo come lo
spiego a Giovanni?
Pensa lei, ricordandosi che quella casa non è di sua
proprietà, ma è di un quarantenne un po’
altezzoso che abita nella villa poco distante, e che di sicuro ha
sentito il terremoto e sta andando a controllare.
Anche lei, incerta, si avvicina.
Forse è un asteroide…
Si dice, mentre cerca di evitare i detriti e di alzare la tapparella
per vedere meglio, e quando i raggi di luna illuminano meglio
l’ambiente, si accorge che il soffitto non ha buchi e che quello
sommerso da vetri e mobilia rotta, mezzo spiaccicato sul pavimento,
è un non saprebbe dire che di umanoide.
Un…alieno?
Azzarda quindi, dandosi della cretina.
Afferra dunque la prima cosa che le capita in mano (una gamba del
tavolo volata via nell’impatto con il tipo umanoide lì
disteso) e si avvicina sospettosa.
Quando constata che è un uomo Grande Giove!, impreca, Mi è morto uno sconosciuto in casa!
Meglio un alieno! E che faccio? Chiamo l’ambulanza! No! Che
dico agli infermieri?! “Salve, c’è
un’emergenza in piena campagna, casa sperduta nel nulla, no
numero civico né strada, e un tizio mi è caduto sul
tavolo di mogano massiccio spaccandolo a metà e tirandosi
dietro il lampadario.” E quelli mi risponderanno “Certo,
già che c’è, non è che a casa sua oltre che
a Spiderman c’è pure Wonder Woman?” Ma questo si
è spappolato il fegato, la milza, lo stomaco, la schiena!
Sarà diviso a metà, anzi, è da ricomporre come un
puzzle da cinquanta pezzi! E perché era appeso al lampadario?
Mentre si aggroviglia sul perché, sul come, quando, dove, si
accorge improvvisamente che l’uomo respira, sta bene, anzi, forse
sta meglio di lei.
Gli toglie il lampadario (i resti del lampadario) di dosso e lo
trascina verso il corridoio, imprecando ogni qual volta un pezzo
di vetro o qualcos’altro le graffia i piedi nudi.
Che cavolo di vestiti ha? Forse
è davvero un alieno, anche perché…è inumano
sopravvivere al lampadario che ti crolla sullo stomaco e ad uno
schianto su un tavolo di mogano, tavolo tra l’altro ora ridotto a
quattro gambe sparse ed una lastra frantumata, in
più…cadendo…sarà stata la sua caduta
a far tremare mezzo mondo? E dov’è che l’ho
già visto?
- Ehi, cosplayer di Malefica al maschile…- lo chiama, e si
chiede se le sue parole siano conseguenza del forte shock e del non
capire la situazione, inoltre, pare che solo lei abbia sentito il
terremoto.
Corre ad affacciarsi alla porta, si guarda furtiva intorno: nessuno, e
a casa di Giovanni le luci sono spente e non si sente altro che
il solito logorio della natura notturna.
Rientra dentro, torna dal tipo che gli ha demolito mezza casa e,
dubbiosa, incerta tra il trascinarlo fuori all’addiaccio e
far finta di nulla e il trascinarlo sul divano per chiedergli
spiegazioni o morire in caso tragico, essendo lei una di quelle persone
dalla spiccata e infelice morbosa curiosità, opta per la seconda
scelta.
Dopo aver sistemato quello che lei chiama ‘Mortimer’ (per
via dell’aspetto simile, per lei, a quello di un morto) sul
divano, va a medicarsi i piedi sanguinanti, facendo cadere un bel
po’ di Santi dal paradiso e sparando parole che
avrebbero indignato persino Lucifero.
Fantabosco
(?) della'utrice:
In primis, voglio ringraziare tutti quelli che hanno messo la storia
tra le seguite, le preferite o quelle da ricordare, e che hanno
commentato. *u* Sul serio, grazie!
Spero che questo capitolo non vi abbia delusi, a presto!
Giallo4ver.
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Capitolo 3 *** 'My name is Loki, the god of mischief.' 'Yeah, and I am Minerva.' ***
d
Midgard, America
Tony Stark davvero non sopportava di ricevere chiamate nel bel
mezzo dei suoi ‘affari privati’, per di più a sera,
il momento in cui si rilassava.
Era amorevolmente intento a sbaciucchiarsi la sua amatissima miss
Pepper, quando il suo cellulare si era messo a squillare.
Avrebbe voluto defenestrare l’oggetto, ma guardando il display,
aveva notato che era una chiamata di Fury e aveva dovuto rispondere.
Così, ora eccolo lì, in un bar del quale aveva scordato
il nome, a bere vodka e ad aspettare gli altri del gruppo.
Il primo ad arrivare era stato proprio Fury, poi il buon vecchio Cap.,
seguito da Banner, infine Natasha accompagnata da Clint.
- Bene, signori, abbiamo un problema.- esordì Fury.
- Oh, ma dai, credevo ci avessi riunito per una rimpatriata notturna.-
commentò Tony inacidito, ancora irritato per l’occasione
persa con Pepper.
- Che tipo di problema?- domandò Steve, fingendo di non aver
sentito la battutaccia inopportuna di Tony.
- Alcuni di voi ricorderanno, o avranno sentito parlare, della faccenda
dell’esilio di Thor sulla Terra.- iniziò Fury,
sorseggiando velocemente il caffè. I presenti annuirono.- Bene,
Thor ci ha…mi ha informato, che la stessa sorte è toccata
a suo fratello minore.-
- Loki?- fece Clint, stranito.- Ma che fanno? L’avevano appena
accalappiato, lo rispediscono qui?-
- Giusta osservazione.- sottolineò Banner.
- No, Thor mi ha assicurato che non è una minaccia.-
spiegò il capo della S.H.I.E.L.D.
- Ma potrebbe esserlo, o non ci avresti chiamati a rapporto.-
intervenne Natasha.
- Voglio solo stare più tranquillo. Loki viene sorvegliato
abbondantemente da Asgard, ma la prudenza non è mai troppa,
soprattutto con quel soggetto.-
- Capisco, e dov’è ora?- volle sapere Tony, fingendosi
interessato.
- Clint, questo ci riguarda.- sospirò Fury sconsolato.- E in
parte riguarda anche Natasha.-
- Perché?- chiesero in coro e di riflesso i due.
Midgard, Italia
Loki aprì a fatica gli occhi.
La prima cosa che avvertì fu dolore, un gran mal di testa, e la
schiena a pezzi.
Si mise seduto e stentò a capire di trovarsi in
un’abitazione e che quello su cui era seduto era un divano.
Si guardò attorno, in tempo per veder sbucare dal corridoio una
figura dai capelli strambi e i piedi fasciati, sudata e, forse,
irritata.
Quando quella lo vide seduto, sospirò sbattendo le palpebre
e andò a sedersi su una sedia di fronte a lui.
- Comprendi la mia lingua?- domandò incrociando le braccia al
petto e accavallando le gambe, in una posizione di totale difesa
e chiusura.
Loki stentò a riconoscere i fonemi, ma infine capì che si
trattava della lingua chiamata ‘Italiano’, del ceppo delle
lingue romanze.
Annuì svogliatamente, non sapeva chi fosse la sua
interlocutrice, ma non aveva intenzione di darle spiegazioni, né
di rispondere alle sue domande.
- Bene, sei consapevole di avermi quasi disintegrato una cucina? A
giudicare dal tuo stordimento direi di no. Ora, dimmi, cosa ci
facevi appeso al mio lampadario? Tra l’altro, vestito in quel
modo…da…cattivo della Disney…-
- Non ero appeso al tuo lampadario.- obiettò schiarendosi
la voce rauca.
Aveva bisogno di mangiare, ma non le avrebbe mai chiesto niente, con
quella sconosciuta stramba e irriverente non voleva averci nulla a che
fare.
- Va bene, allora, partiamo dall’inizio. Come ti chiami?-
- Loki.- tanto valeva non nasconderle la sua vera identità,
altrimenti che spiegazzione avrebbe dato a quella cucina che la
midgardiana diceva che lui aveva distrutto? E poi, magari, lei gli
avrebbe mostrato un po' più di rispetto.
- Loki? Come il dio germanico? Di nomi falsi ne ho sentiti, ma
questo…-
- Non è un nome falso. È il mio nome.- evidentemente si
sbagliava sulla questione "rispetto".
- Certo, ed io mi chiamo Minerva.-
- Non ho nulla da dimostrarti, mortale.-
- E tu chi sei per darmi della ‘mortale’, il Messia?-
- Non so chi sia questo Messia che cerchi, io sono Loki, il dio
degli inganni.-
- Te l’ho detto, io sono Minerva, la dea della saggezza,
della tessitura e della guerra razionale e tattica.-
Si squadrarono per un breve istante, lei sbuffò.
- Senti, sottospecie di…di pazzo schizofrenico vestito da
idiota, non so chi tu sia, né perché hai
l’aria familiare, ma a me ispiri brutte sensazioni, e di norma
non mi sbaglio sulle predizioni. Ergo, quella è la porta,
attento a non farti sbranare da Caronte ed Argo, ma soprattutto da
Laila, sono i tre cani di…va be’, sappi che la
città dista un po' da qui, e se non hai un’astronave e sei
a piedi, ti conviene avviarti.-
Loki rimase impassibile, ma stava maledicendo quella donna un miliardo
di volte nella sua mente.
“Schizofrenico vestito da idiota”? Ma come si permetteva di
rivolgersi a lui, un Dio, in quel modo sconsiderato?
E quel tono ironico da dove saltava fuori? Chi l’aveva
autorizzata a parlargli così?
Aprì bocca per risponderle a tono, ma fu interrotto dal ringhio
del suo stomaco, serrò quindi la mascella di scatto,
rivolgendo lo sguardo indignato (e mortalmente imbarazzato per la
figuraccia fatta davanti ad una donna che non aveva perso mai
un’occasione di deriderlo) altrove, restò in silenzio.
- Be’…- le sentì biascicare- Forse potrei
offriti qualcosa da mangiare, mi pare che le uniche
cose che tu abbia demolito siano state il tavolo e il lampadario, oltre
al mezzo buco nel pavimento…-
- Non voglio niente da te.- sbottò irritato, ma il suo stomaco
lo smentì di nuovo.
- Guarda che ai cani non piacciono solo le ossa, vogliono anche la
carne, per cui, prima di farti sbranare…lascia stare,
checché tu ne dica, il tuo stomaco si sta attualmente
autodigerendo. Vieni, ammesso che tu riesca a reggerti in piedi.-
Loki la seguì di malavoglia in cucina, notando che, appunto, non
c’era il lampadario, c’erano cumuli di polvere e
pezzi di legno negli angoli e al centro del pavimento era impossibile
non notare il solco circolare provocato dall’urto che aveva
spaccato le mattonelle.
- Tieni.- la donna gli sventolò davanti al naso un piatto
con dentro qualcosa di strano.
- Cos’è?- chiese titubante, scrutando i due
triangoli di materia rossa e bianca che erano nel piatto.
- Pizza. È di ieri, ma è buona, non l’ho neanche
toccata. Se vuoi te la riscaldo.-
- Si mangia calda?-
Lei lo squadrò scettica e, aperto il microonde, mise a
riscaldare i due tranci di pizza margherita.
Dato che era mezzogiorno, non poteva offrirgli il latte
coi biscotti, e a giudicare dal brontolio dello stomaco del
tizio, suppose che ‘Mortimer/Loki’ avrebbe probabilmente
mangiato anche la tazza, quindi preferì ovviare al rischio di
privarsi di un altro pezzo di casa, sperando che lui non mangiasse il
piatto.
Guardò lo sconosciuto piovutole in casa la notte prima: fissava
intensamente il pezzo di pizza che girava nel microonde e non
spiccicava parola.
Forse, rifletté, questo qui viene davvero da un altro
pianeta. È impossibile non conoscere la pizza…o il
microonde…insomma, tutti ne sentono parlare almeno una
volta nella vita, no?! Ma un Dio… non che io sia
Cristiana praticante ma…un Dio non dovrebbe avere il dono
dell’onniscienza?
Il timer del microonde scattò e lei tirò fuori la
pizza e la porse di nuovo all’energumeno.
Stava per dirgli di sedersi, quando si ricordò del tavolo
spappolato, quindi lo fece accomodare in salotto.
- Dunque davvero non vuoi dirmi chi sei.- sbuffò
guardandolo mentre lui si rigirava la pizza tra le mani, cercando di
capire chissà cosa. - Per Giove!- scattò stanca di
vederlo indugiare su una stupida pizza.- Si mangia coi denti e le mani,
addentala! È mozzarella con pomodoro su una patina di
impasto! È una normalissima pizza!-
- È la prima volta che ne vedo una.- le rispose placidamente lui.
- Dio! Non ci posso credere!- borbottò massaggiandosi le tempie.
Loki tralasciò quell’affermazione e iniziò a
mangiare quella cosa triangolare che lei chiamava pizza, constatando
che in fondo non aveva un cattivo sapore.
- Comunque, tu non mi hai detto il tuo nome.- le ricordò dopo
aver ingoiato.
- Senti Mister Scroccone della malora che usa un nome falso e
spadroneggia in casa mia, non sono tenuta a dirti proprio niente, visto
come ti comporti.-
- Io te l’ho detto, mi chiamo Loki.-
- Se se…baggianate.- di cose strane era abituata a vederne, ma a
questa proprio non ci credeva.
- Sono stato esiliato sul tuo Pianeta e non ho i miei poteri.-
- Certo, continua pure a…- assottigliò gli occhi cercando
il termine adatto.-…a farneticare!-
Lui rimase in silenzio, a fissarla annoiato, mentre masticava.
- Che c’è?- sbottò l’altra, osservandolo di
rimando.
- Non ho mai incontrato un midgardiano più scettico e duro di
comprendonio di te.-
- Ah! Mi dispiace, ma se non fossi così non potrei fare il
lavoro che faccio. E “midgardiano” che è?-
- Midgardiano, un abitante di Midgard…-
- Momento, Midgard sta per Terra? Pianeta Azzurro?-
- Sì, insomma, il tuo pianeta.-
- Bene.-
- E che lavoro faresti, per essere così…ostinata nella
tua riluttanza ad accettare la realtà?-
- Faccio l’archeologa, storica all’occorrenza, e se
non fossi così ostinata nel non accettare per buona qualunque
spiegazione mi venga proposta, probabilmente ora i libri di
storia sarebbero un Fantasy coi controfiocchi e io la più grande
promulgatrice di stron…cavolate del mondo, altro che Harry
Potter. Per cui, mi riesce davvero difficile credere in
qualcosa come un Dio, tra l’altro, un Dio germanico…che ci
fa in Italia un Dio dei germani?-
Loki sospirò.- Non so cosa sia un’archeologa o una storica
e quale ruolo svolga nella società questo tipo di figura,
ma posso dirti che sono stato scaraventato qui in esilio, per
punizione.-
- Te lo spiego subito: se tu potessi dimostrarmelo, darmi prove
certe…sì, ci crederei, ma l’unica cosa che hai
fatto fino ad ora è stata distruggermi il tavolo e buona
parte del pavimento in cucina.-
- Perché sono stato scaraventato qui tramite il Tesseract.-
- Certamen…un momento, il Tesseract?-
- Esatto, il Tesseract.-
Seguirono lunghi minuti di silenzio.
- Ti pregherei di lasciare quest’abitazione non appena avrai
finito di mangiare.- disse ad un certo punto lei, improvvisamente
seria e tesa.
Si era ricordata dove poteva averlo visto.
Poi si alzò e filò via nel corridoio.
Fantabosco
(?) dell'autrice:
Salve! Come va? Poiché è l'ultima settimana di scuola e i
miei magistri (?) non hanno fatto nulla fino ad ora fuorché
mangiare taralli e bere caffè, sono costretta ad aggiornare nel
weekend. -_-
Spero che questo capitolo non sia stato del tutto da buttare via.
çAç Mi rendo conto che è un po'...oribbile.
Chiedo perdono!
Comunque, per chi si chiedesse se la ragazza è pazza oppure
qualcosadi molto simile ad una pazza perché quando uno
sconosciuto le crolla in testa non chiama polizia o non si scompone
minimamente, vi prego di aspettare i capitoli successivi (sempre se non
fuggirete prima perché saranno orribili xD ), poiché non
è mia abitudine rivelare tutto in un unico capitolo esplicativo:
sono noiosi. °-° Già questa storia è
orrida, faccio di tutto per non rendela noiosa e spero di riuscire a
stuzzicare almeno un po' la curiosità dei lettori, quel tanto
che basta per non farla finire nell'indice delle FF proibite e da
bruciare poiché son troppo orribili.
Come al solito ringrazio quanti hanno avuto la forza di leggere, quanti
l'hanno messa tra le seguite, le preferite oppure in 'da ricordare', e
soprattutto _Diane_
che mi ha persino inserita tra 'autori preferiti' çAç
sono commossa, grazie!
Dopo questo papiro, che non so chi avrà effittivamente letto xD
, al prossimo capitolo (se non mi ucciderete prima per la schifezza
di questo xD ).
Ancora grazie a tutti,
Giallo4ver.
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Capitolo 4 *** The bad joke ***
d
Midgard, America
- Evvai! Italia!- esultò Tony, salendo sull’aereo insieme
agli altri della squadra.
- Non è una vacanza, Stark.- lo riprese Steve.
- Eddai Cap., ci sei mai stato, in Italia?- chiese il
‘milionario, playboy, filantropo’ mentre prendeva posto.
- No.-
- Ecco perché, io sì, una o due volte. È uno dei
Paesi più meravigliosi che io abbia mai visto. E cucinano bene,
soprattutto. E le donne non sono male.-
- Stark, per favore…contegno.-
- No no, ha ragione, l’Italia è a buon diritto chiamata
‘Il bel Paese’.- s’intromise Clint.- Ci sono stato
anch’io qualche volta in missione, era davvero splendida.-
- I Paesi europei sono più o meno tutti splendidi.-
tagliò corto Natasha.
- Sarà, io gli italiani me li ricordo fascisti e
alleati della Germania nazista.- disse Steve.
- Ah! Ma dai! La Seconda grande guerra è finita, e per tua
informazione, gli Italiani si opposero al regime fascista. Chiamasi
Resistenza, Steve.- riepilogò Tony.
Poi l’aereo decollò.
Midgard, Italia.
Loki aveva finito di mangiare e si sentiva decisamente meglio.
Non sapendo cosa fare, dove andare, come comportarsi, decise di
aspettare seduto lì la schizofrenica che gli aveva offerto
il cibo, del resto, non sapeva neppure come quella donna si
chiamasse, e si poteva dire che non conoscesse nessuno.
Quando lei riapparve, vestita in pinocchietti di jeans, scarponcini
simili ad anfibi e t- shirt gialla, sembrava andare di fretta.
- Che ci fai ancora qui?- gli chiese bruscamente.
- Dove dovrei andare, genio?-
- Non m’importa, basta che sia il più lontano possibile da
me, da questo posto.-
- Credo di non poterti accontentare. Non so niente di come vivete voi
midgardiani e non so neppure dove sono.-
Lei sospirò sconsolata.
- D’accordo, in primis, vai a levarti quella roba assurda di
dosso, okay? Ti presto quei quattro stracci che mio fratello
minore mette quando è in licenza e viene qui ad
incasinarmi la vita, però, poi usciamo, ti
comprerò…dei vestiti nuovi, quelli che ti pare,
basta che mi ridai quelli di mio fratello integri, perché lui si
fa venire le crisi isteriche se qualcuno tocca le sue schifezze.-
Lo afferrò per un braccio trascinandolo in camera da letto,
frugò nell’armadio e ne tirò fuori un jeans scuro e
una maglia rossa, poi andò nello sgabuzzino e gli diede un
paio di scarpe da ginnastica.
- Ti aspetto in corridoio, fai in fretta.- lo avvertì, poi
uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Loki rimase qualche secondo interdetto, poi cominciò a cambiarsi.
Quella donna era strana, non capiva il suo comportamento, ma decise di
soprassedere, del resto, fino a quando riceveva da lei quel minimo di
aiuto per non rendersi ridicolo, andava bene.
Constatò che quei vestiti gli andavano larghi e quando
uscì dalla camera, la risatina divertita della midgardiana gli
provocò l’ennesimo moto di stizza.
Lei prese la borsa e mise gli occhiali da sole, lo trascinò
fuori e, chiusa la porta, messa in moto la macchina, sfrecciò
verso la città.
- Sai, il mio stipendio da fame, che arrotondo con altri miliardi di
lavori part- time, non mi consentirebbe di spendere soldi anche per
te.- lo informò.
- E quindi?-
- Uno, allacciati la cintura; due, dovresti ringraziarmi; tre, se
qualcuno te lo chiede, tu ti chiami Ludovico; quattro… te la
cavi con le lingue?-
- Abbastanza.-
- Abbastanza come?-
- Abbastanza per un Dio dell’Inganno.-
- Bene, mi fa piacere, la parola è parte fondamentale
dell’inganno, suppongo tu conosca anche le regole della sintassi
di lingue come greco e latino, eccetera.-
- Ovviamente sì.-
- Bene, quattro, se qualcuno te lo chiede, sei un filologo.-
- A che scopo?-
- Intendi ‘a che scopo far finta di essere qualcuno che non
sei’? Ovvio, se tu dicessi a qualcuno di chiamarti Loki e di
essere un Dio, ti sbatterebbero in manicomio, oppure…nulla,
sorvola sul mio ‘oppure’. E poi, tutti si
chiederebbero che ci faceva con me uno svitato.- Oppure, sarebbe meglio dire 'che ci faceva
con me lo svitato omicida di quattro mesi fa' ma tenne questa
considerazione per sè. -Invece così,- continuò-
non è stranissimo trovare un filologo ed un archeologo insieme,
del resto, entrambi studiano qualcosa di antico per spiegare qualcosa
di presente ed ipotizzare sommariamente e approssimativamente qualcosa
di futuro. La storia e la lingua sono enti vivi. Quindi, lo dico per
te, di’ di chiamarti Ludovico e di essere un filologo. Se ti
chiedono di dove sei…tedesco, sei tedesco.-
- Capito.-
- Ora andiamo a vestirti con indumenti della tua taglia.-
Seguirono alcuni minuti di silenzio.
- E così…questi sono di tuo fratello?- ammiccò ai
vestiti.
Non che gli interessasse davvero sapere chi fosse il proprietario degli
indumenti, ma l’esperienza gli insegnava che si potevano capire
molte cose di una persona parlandoci, e se magari riusciva a
farsi alleata quella stramba terrestre, forse avrebbe potuto usufruire
più allungo della sua “generosità” e
“ospitalità”.
- Sì, mio fratello, ci passiamo di tre anni.-
- E tu sei sua sorella maggiore?-
- Esatto. E mi chiedo cosa io abbia mai fatto di male per avere il
Flagello di Dio come consanguineo.-
Altro silenzio.
- Ipotizzando che la solfa di te che sei un dio sia
vera…saresti…come dire… adottato, in un certo
senso, giusto?- chiese con noncuranza, continuando a guardare
concentrata la strada.
Loki la guardò infastidito, di sicuro non aveva voglia di
parlare della sua vita familiare.
Stava per chiederle come fosse possibile che una midgardiana fosse a
conoscenza di una cosa che lui aveva scoperto solo qualche anno prima
ma -Ricordi?- lo precedette lei. - Sono un’archeologa, e
studio anche le religioni e i loro miti. Loki era figlio di un gigante
di ghiaccio, ucciso da Wotan, tuttavia, Loki era stato esposto
perché nato più piccolo del normale. Wotan, detto
anche Odino, lo salvò e lo allevò come se fosse suo
figlio. Nonostante questo, tutti gli Dei di Asgard lo disprezzavano,
poiché era fin troppo evidente quanto Loki fosse diverso da
loro, a cominciare dalla forza bruta, che lui non possedeva in
egual misura a quella di Thor, fratellastro maggiore, col quale fu
sempre in competizione. Però, come si dice… “la
natura si compensa”, Loki aveva buona predisposizione alla magia,
caratteristica dei giganti, ed imparò quella per sopperire alla
mancanza di forza. E via a tutti gli aneddoti e alle leggende…il
cavallo, i figli, il banchetto…eh, ce n’è di roba
su di lui. Be’, comunque, per me rimane una figura che sa il
fatto suo, insomma, doveva essere dura per un
“letterato” vivere tra i burini.-
Le maledizioni dell’asgardiano ai danni della sua
‘famiglia’ e di quella donna, cessarono quando
l’ultima affermazione di quest’ultima raggiunse le sue
orecchie.
- Che c’è?- domandò lei notando il suo
silenzio.- So come ci si sente, lo compatisco, quel poveretto. E dopo
che rischi un esaurimento sui libri, ti viene anche detto che non
combinerai mai nulla di buono nella vita, che resterai per strada a
fare l’elemosina e che è inutile intraprendere il lavoro
che sogni di fare, perché proprio la carriera a cui ambisci non
ti porterà da nessun’altra parte se non nella miseria, e
che sei un’idiota se persisti. E poi, ovviamente, sei una
donna, che pretendi di fare…-
Lui continuò a rimanere in silenzio.
Certo, certo che lo sapeva.
Aspirare a qualcosa, ma essere ritenuto non idoneo.
Sapeva come ci si sentiva quando si era ostacolati nelle proprie libere
decisioni, essere disprezzati perché si era diversi, impegnarsi
e venire ripagati con commenti assurdi…
- Scusami.- mormorò ad un tratto lei.- D’altronde, i
miei problemi non sono i tuoi.-
- So come ci si sente. Loki sono io.-
La donna parcheggiò la macchina all’ombra di un albero e
lo guardò da dietro le lenti scure degli occhiali.- Farò
finta di crederti, Loki. Io sono Amelia.-
- E dagli altri come ti fai chiamare?- domandò intuendo che
dietro quella schizofrenica c’era più di quanto potesse
sembrare.
Lei sghignazzò.- Cornelia.- rispose scendendo dall’auto,
lui la seguì.
In fondo quella donna non era male, se si sapeva trattare con lei.
Dopo aver comprato scarpe e vestiti della giusta misura, che lui
indossò subito, si fermarono in un bar che, a pranzo, fungeva
anche da piccolo ristorantino e preparava qualche piatto semplice e
veloce, come la pasta con sugo e basilico fresco e carne alla
griglia.
- E quindi, tu cosa ne sai del Tesseract?- domandò ad un
tratto Loki, squadrandola.
Chiunque sapesse del Tesseract, aveva a che fare con Nick Fury, e
chiunque avesse a che fare con Nick Fury, era invischiato fino alla
punta dei capelli con la S.H.I.E.L.D., sommando a tutto un nome falso e
un comportamento assurdo, per Loki non fu tanto difficile arrivare alla
conclusione che lei fosse legata in qualche modo
all’organizzazione che, insieme al suo fratellastro e ad una
banda di eccentrici midgardiani, lo aveva battuto quattro mesi prima.
- Diciamo che forse ho capito dove ti ho già visto, ed
è per questo che forse credo alla tua solfa
dell’esilio.- commentò lei, mentre tagliava la carne.
- Davvero?-
- Sì. All'incirca quattro mesi fa, in Germania, una festa in
gala con tanto di orchestra. Fui invitata. Mi accorsi che
c’era qualcosa che non andava, e lasciai la festa uscendo
dal retro del palazzo. Mi fermai in un bar a qualche
isolato per bere qualcosa e pochi minuti dopo vidi gente che
correva a destra e a manca, mi affacciai. Mi ricordo quelli che
dovrebbero essere i tuoi vestiti. Se avevi in testa un elmo orribile,
con corna stile caprone di montagna, sono sicura di averti visto.-
- Il mio elmo non è orribile e non ha corna da capra.-
chiarì indispettito.
- Perfetto, eri tu.-
- Non hai comunque risposto alla mia domanda sul Tesseract.-
Amelia si rigirò il bicchiere tra le mani.- Mettiamola
così, ne ho solo sentito parlare.-
- Ne hai solo sentito parlare davvero, oppure hai una
documentazione consistente in merito all’argomento?-
- Non sono tenuta a dirti niente.-
- Ma mi pare che la mia vita tu la sappia praticamente a memoria, avrei
almeno il diritto di sapere qualcosa in più sull’unica
midgardiana che mi abbia rivolto la parola, offerto da mangiare,
e deriso fino alla nausea.-
- ‘Deriso fino alla nausea’? Forse non conosci il vero
significato della parola ‘nausea’.-
- Suppongo invece che stando con te lo imparerò.- tagliò
corto lui.- Adesso rispondi, miserevole creatura.-
- Se continui così non ti dico un bel niente, essere immondo.-
Lo sguardo accigliato di Loki si fronteggiò per un po’ con
l’espressione strafottente e ironica dell’altra.
- Voglio essere clemente.- esordì all’improvviso lei,
sospirando per nascondere un sorriso irrisorio.- Visto che fin
dall’inizio non mi hai mentito, devo essere sincera
anch’io. Come sai, la S.H.I.E.L.D. è
un’organizzazione di spionaggio e cose simili. Ora, devi sapere
che la suddetta organizzazione, oltre a mettersi in mezzo agli affari
politici segreti di mezzo planisfero, non accontentandosi di
ficcanasare nel presente, vuole mettere lo zampino anche nel passato,
che è il mio campo d’azione. Io ho esattamente venticinque
anni. A ventidue, la S.H.I.E.L.D. richiese la mia collaborazione, e per
due anni, due anni e mezzo, fui obbligata per forza di cose
a dare una zampa a quegli incompetenti. Sai cosa sono i
Grimori?-
- Libri, se non erro.- ne aveva sentito parlare, così di
sfuggito, una volta che era sceso su Midgard, tanto tempo prima, per
cercare un certo libro di magia che uno dei predecessori di Odino aveva
nascosto lì, libro che ora si trovava nella camera dei tesori
protetta da un nuovo Distruttore.
- Esatto, contengono informazioni più o meno interessanti e si
dice malevole. Sono libri di magia, e tutti pensano che quegli
incantesimi funzionino.-
- Ma tu non ci credi.-
- Esatto, hanno provato ad usarli, ma non è successo niente. Io,
oltre che di trovarli, fui incaricata anche di tradurre alcuni passi
dei Grimori, scritti in latino, sono di epoca Medioevale.- Amelia
assottigliò gli occhi.- Tu non puoi capire quanto io odi il
Medioevo, è così idiota come periodo, così
grigio e miserevole… comunque, in uno di questi libri si
parlava di una fonte di una certa… energia infinita e
alternativa dai poteri strambi, certo, il libro non parla come me, ma
il sunto del discorso è questo. Sorvolando, sentii Fury
parlare di un certo qualcosa a forma di cubo sbrilluccicoso
ed andai a spasso per la base alla ricerca del fantomatico
oggetto dai poteri simili a quelli della fonte di energia del
libro…-
- Lo trovasti?-
- Sì, Fury non sa ancora della mia scampagnata con tanto di
caccia a tesoro, per cui non parlargliene se lo vedi. Andando avanti,
la mia collaborazione con l’organizzazione è finita poco
prima del tuo attacco.-
- Perché?-
- I Grimori sono un certo numero di tomi, e sono stati separati, sparsi
per l’Europa, l'Asia ed il nord Africa, quello che si affaccia
sul Mediterraneo. Raccoglierli tutti è stato un lavoraccio,
perché le mappe erano enigmi e gli enigmi erano pensati in
mentalità medioevale, è stata una tortura risolverli. E
l’ultimo tomo dei Grimori era in Biblioteca Vaticana. Feci una
fatica immane per entrare là dentro, mi travestii da
suora…DA SUORA! Tre mesi e mezzo, sprecati per tirar fuori quel
maledetto libro. E loro volevano portarselo in America insieme agli
altri, a me una mezza paga ed un concedo temporaneo, e l’ordine
di far finta che non fosse successo niente. Così feci una
copia del libro, lo sostituii con quello originale e sparii insieme al
Grimori recuperato nel Vaticano. Mi danno ancora la caccia, per il
libro. Sono davvero convinti che una roba simile
abbia…be’, informazioni rilevati.- la donna guardò
Loki.- Forse quei libri avrebbero potuto aiutare te, che sei un asso
nella magia.-
- La magia di voi midgardiani non è minimamente
paragonabile a quella di Asgard.-
- Ah, no?-
- No, sono due cose differenti.-
- Ma se noi non possiamo usare gli incantesimi dei Grimori, forse
è perché quegli incantesimi non sono scritti per
noi umani.-
- Probabilmente non sapete come utilizzare la magia, un incantesimo
non si attiva leggendo semplicemente la sua formula, o tutti
potrebbero fare di tutto. Sono in pochi a poter utilizzare la
magia, e sul tuo pianeta, per quanto mi risulta, sono tutti morti
da parecchio tempo.-
- Be’, comunque, di certe baggianate non sono del tutto
convinta.-
- Non avevo dubbi.-
Si alzarono, Amelia pagò il conto e si avviarono verso la
macchina.
- Se io ti sono caduto in casa, è probabile che ti abbiano
individuata.- ragionò lui, riflettendo sul fatto che
sicuramente Thor aveva messo Fury e gli altri al corrente del suo
esilio e di dov’era precipitato, ed ora che sapeva che quella
midgardiana non gradiva la compagnia di Fury e dei suoi
‘amici’, era quasi sicuro di essere precipitato sul tavolo
della persona giusta.
- Ecco perché vorrei spostarmi, ma se tu vieni con me, è
inutile tentare di sfuggire.-
- E quindi che intendi fare?-
Salirono in macchina e lei mise in moto.
- Quello che faccio sempre.- rispose con noncuranza.
- Ovvero?-
- Conosci il termine di nuovo stampo ‘Trollare’, utilizzato
dai giovani patiti di ‘Facebook’?-
- Non so di cosa tu stia parlando.-
- Bene, significa ‘prendere per i fondelli e fregare qualcuno
contemporaneamente’.-
Sì, decisamente era la persona giusta.
Fantabosco (?)
dell'autrice:
Salve gente! Stappate lo spumante! Finalmente potete chiamare per nome
la ragazza sconosciuta dei primi tre capitoli! Il cognome? Nel prossimo
capitolo, mi pare xD
Coooomunque, ringrazio tutti come al solito e mi scuso se
non avete trovato questo capitolo particolarmente interessante o
cose del genere, .w. è un po' arduo definire determinati
personaggi, chiedo perdono.
Be'...che altro? Ah! I Grimori li ho 'usurpati' dal manga 'To aru
majutsu no index' (bel nome, eh? xD) sì, li ho presi in prestito
da lì. .w. Sono effetivamente libri di magia oscura capaci di
far sprofondare il mondo nell'oscurità e di ottenebrare la mente
di un uomo solo a guardarli, e via discorrendo.
Ma come vedete, nessuna mente è stata ottebrata dalla visione
dei libri (o la metà dei componenti della S.H.I.E.L.D. sarebbe
rinchiusa in un manicomio) quindi hanno una funzione diversa, ma
non posso dire nulla.
Il titolo è riferito al tiro mancino di Amelia all'organizzazione. Così non si può dire che metta titoli random ai capitoli. (Cosa che in un certo senso faccio)
Grazie a tutti per aver letto, al prossimo capitolo
Giallo4ver.
P.S. Che nome avreste dato voi alla protagonista? °w° Visto che
per tre capitoli sembrava facesse parte dei 'soliti ignoti' vorrei
sapere, se l'avete ipotizzato, il nome da voi supposto.
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Capitolo 5 *** Meet the lost agent ***
d
Asgard
Thor non sapeva, alla luce delle informazioni ricevute da Fury, se
lasciare suo fratello in compagnia di quella donna fosse davvero la
cosa giusta da fare.
A lui, Dio del Tuono, era andata bene quand’era stato esiliato,
perché aveva trovato brave persone.
Nick aveva detto che quella, a cui Loki era caduto in cucina, non
era una cattiva persona, ma bisognava saperci parlare, usare i termini
e le parole giuste al momento giusto, che era una di quelle donne
particolari, un po’ sui generis, con capacità sui generis,
era insomma, una tutta stramba.
Indeciso se dire o non dire a suo padre con chi Loki avesse fatto
‘amicizia’, vedendo il vecchio Wotan rilassato e di buon
umore, decise di tenere la bocca chiusa, poiché era da parecchio
che suo padre non aveva un attimo di pace.
Inoltre, disse a se stesso, Fury e gli altri stanno andando lì,
non accadrà nulla di sconveniente.
Cercò di autoconvincersi, ma aveva un brutto
presentimento.
Midgard, Italia
Dopo undici ore di volo erano finalmente arrivati in Italia.
Tony si precipitò, insieme a Clint, giù dall’aereo.
Come se non dovessero aspettare anche
noi…pensò Steve, sospirando per l’ennesima
volta nell’arco di breve tempo.
- Nick, che facciamo?- domandò Natasha.
- Colazione?- propose Banner assonnato, non aveva riposato gran che,
viaggiare in aereo non gli era mai piaciuto molto, soprattutto se per
tempi così prolungati, preferiva avere i piedi per terra.
- Concordo.- disse Fury, dirigendosi verso il bar dell’aeroporto,
dove Clint e Tony stavano già fagocitando cornetti.
Certo, il suo sonno non era stato dei più tranquilli, con un Dio
di Asgard bandito che quattro mesi prima aveva scatenato un putiferio e
ucciso non si ricordava quante persone, e che aveva
“democraticamente” deciso di accamparsi a casa sua, dopo
averla demolita per metà, aver rovinato i suoi piani di
latitanza e aver svelato la sua posizione.
Ma Amelia, causa la stanchezza della notte precedente, chiusa la porta
a chiave, aveva dormito fino alle dieci.
Quando si era svegliata ed era andata in quella che una volta era la
cucina, aveva gettato un’occhiata di striscio al salotto,
constatando che il suo “amato e desiderato” ospite dormiva
ancora stravaccato sul divano.
Aveva fatto colazione con fette biscottate e marmellata, l’ultimo
succo di frutta all’arancia rossa che le era rimasto e poi era
andata a lavarsi.
Sghignazzò per l’ennesima volta ripassando il piano,
mentre si allacciava le scarpe, avrebbe fregato quel branco di idioti
boriosi di nuovo.
Non avrebbero trovato quel libro, oramai ne aveva fatta una questione
personale.
Nessuno, in sua presenza, poteva rapinare il suo Paese e le sue
antichità.
Era già stata in silenzio quando aveva dovuto sottrarre i
Grimori dalle altre Nazioni.
Germania, Francia, Spagna, Egitto…le era dispiaciuto davvero, ma
le avevano detto che quei libri erano troppo pericolosi e controvoglia
aveva obbedito.
Ma l’Italia no, non potevano chiederle una cosa simile.
Il patrimonio storico italiano veniva depredato da secoli,
esportato in tutto il mondo, persino in America, e quel libro, secondo
Amelia, sarebbe stato trattato con più riguardo nel Vaticano che
non da quegli zotici ignoranti in materia della S.H.I.E.L.D.
E poi, lei era solo un’archeologa, non Tomb Raider, o Indiana
Jones, che voleva dire Fury quando, congedandola, le aveva
abbaiato nel solito modo troppo serio “Attendi i prossimi
ordini”?
“Attendi i prossimi
ordini” un corno! Gli rispose mentalmente, irritandosi al
solo ricordo di quel momento. Ma per
chi mi ha presa? Per Clint e Natasha? Non sono uno dei suoi cani.
Stava ancora inveendo contro Fury, quando, e per fortuna aveva finito
di vestirsi, la porta si aprì e ne fece capolino Loki, e lei si
appuntò mentalmente di chiudere sempre la porta della sua camera
a chiave.
- Ho un problema, midgardiana.- l’avvertì serio.
- Io anche. Si chiama Loki e non conosce le buone maniere.-
rimbeccò lei, già irritata da prima.- Esci, chiudi la
porta, bussa ed apri solo quando te lo dico io.-
Il Dio degli Inganni rimase interdetto, stupito chiuse la porta.
È completamente pazza.
Pensò bussando. E che
sarà mai, mi sono solo dimenticato di bussare perché il
suo coso riscalda- cibo sta collassando!
- Avanti.- le sentì dire ed aprì di nuovo la porta.
- Ho un problema.- ribadì cercando di mantenere la calma e il
contegno.
- Ovvero?-
- Il tuo…il coso di ieri che riscalda il cibo…-
- Il microonde?- domandò iniziando ad intuire il problema e ad
allarmarsi.
- Sì, è normale che spari scintille colorate?-
Amelia rimase impalata, con gli occhi sgranati e le labbra serrate.
Poi corse verso la cucina.
- Ma si può sapere come ti fa nella testa? Il latte non si
riscalda nel microonde!- tuonò esasperata.- Se non sai usare
qualcosa, chiedi e ti sarà detto come fare.-
- D’accordo.-
- “D’accordo”? Questo è davvero tutto quello
che hai da dire a tua discolpa?-
- Sì.-
Amelia si coprì gli occhi con una mano, cercando di
ignorare la puzza di bruciato causata dall’esplosione del
microonde.
- Avresti almeno potuto metterlo…che so, in un bicchiere, una
tazza…magari in qualcosa di non freddo che non si sarebbe
surriscaldato esplodendo… potevi versarlo in qualcosa che non
fosse la sua confezione originale tenuta in frigo da ieri pomeriggio e
quindi parecchio fredda…- borbottò stancamente, ma si
disse che con Loki era inutile, era esattamente come suo fratello,
doveva sbagliare, per imparare. E lei, come al solito, doveva ripagare
danni e spargere scuse a destra e a manca.- Sai cosa? Andiamo al bar,
anche se sono le undici e mezzo.-
- Niiiiiiccccck, sei sicuro di averlo localizzato in questo paese?-
cantilenò Tony.
- Sì, non ci sono dubbi.- confermò il capo della
S.H.I.E.L.D.
- E allora dov’è?-
- Lo stiamo cercando, Tony.-
- Ma il fotomodello della Oreal non aveva detto che suo fratello
megalomane era caduto in una casa di campagna?-
- Ci stiamo andando, Tony.-
- E perché ci andiamo a piedi?-
Fury non rispose, cercando di mantenere il sangue freddo.
Nessuno riusciva a farlo imbestialire come Tony Stark, quell’uomo
lo mandava fuori di testa, era irritante, petulante, ironico e cinico
da fare schifo, e chi più ne ha più ne metta, MA era un
genio, doveva ammetterlo, era perspicace, ed era indispensabile per la
squadra, e lui, in quanto a capo e fondatore della S.H.I.E.L.D. doveva
sopportarlo.
Il sole di quasi mezzogiorno picchiava forte sulla testa e le strade
polverose di campagna, senza alberi a far ombra, non aiutavano a
tollerare l’afa.
Improvvisamente videro una macchina venire loro in contro.
Tony si sbracciò per fermarla, voleva, esigeva un passaggio, non
ne poteva più del sole cocente, della polvere, degli insetti e
del sudore.
L’auto si fermò, il conducente tirò giù i
finestrini e Fury iniziò a rimpiangere di aver trovato la
persona che cercava.
Amelia Bloodcry, di padre americano e madre italiana, stava ridendo,
con tanto di lacrime agli occhi, di lui, ovviamente.
- Am!- salutò Clint, avvicinandosi all’auto.
- Hahahahahaha!- fu la garbata risposta che ottenne.
Loki cercava di rimanere serio, ma tra sé e sé godeva
della situazione.
Che quella banda di idioti evaporasse al sole! Se lo meritavano,
gli avevano mandato un perfettissimo piano di conquista a monte,
dovevano soffrire e morire lentamente.
- Amelia Bloodcry.- tuonò Fury.
- Nick Fury.- rispose lei.- Ti darei un passaggio, ma non
c’è posto.-
Natasha e Clint si erano già intrufolati in macchina, seguiti
ovviamente da Tony.
- Voi siete il signor Banner e il signor Steve, suppongo.-
constatò rivolta ai due che erano rimasti fuori.- Clint, prendi
in braccio Natas…va be’, Natasha, prendi in braccio Clint.-
- Hey!- protestò quello, sentendosi ferito nell’orgoglio.
- Insomma, stringetevi, fate posto ai vostri colleghi, il vostro
capitano si sacrificherà ed andrà a piedi.-
Fury serrò le labbra per non maledirla davanti a tutti e rimase
impalato per un po’ ad osservare la macchina che, fatta
retromarcia, tornava verso casa di Amelia.
Fantabosco (?)
dell'autrice:
Buonsalve (?)...mi spiace per la lunga attesa çAç E
questo capitolo fa schifo, come al solito, chiedo venia!
Ringrazio quelli che hanno seguito, letto, recensito, inserito tra
seguite/da ricordare/ preferite ed anche ShipperFatale per
avermi inserita tra gli autori preferiti :D Grazie!
Ah, per quanto riguarda la pronuncia del diminutivo di Amelia ''Am'',
si legge all'americana, quindi ''A'' come ''E'', tipo il nome ''Amy''
(capitan Ovvio) ovviamente la lingua con cui comunicano gli
Avengers e Amelia è l'inglese (capitan Ovvio, the return).
A presto (SPERO).
Cordiali saluti (?),
Giallo4ver (che chiede ancora scusa per la schifezza scritta
çAç )
|
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Capitolo 6 *** "I'm not Tomb Raider or Indiana Jones!" ***
d
- La ringrazio per il passaggio, signorina Bloodcry.- disse
Banner, sedendosi sul divano insieme a Clint.
- Di nulla signor Banner.- rispose lei.- Qualcuno vuole un po’
d’acqua?- domandò.
- Acqua? Non è che per caso ti ritrovi in casa un Jack Daniel's
o una Vodka?- chiese Tony.
- Mi spiace signor Stark, sono astemia.-
- Eheh, Tony, qui marchi male. Se stavi pensando di smettere con
l’alcool, lei è la persona che ti farà passare
anche la voglia di guardarlo.- s’intromise Clint, che
alzatosi dal divano, si era servito da solo e stava bevendo acqua quasi
fosse stato un cammello assetato.
Tony si lasciò cadere su una sedia, sconsolato e afflitto,
sorseggiando di malavoglia la semplice acqua naturale che gli era stata
offerta.
- Dite che Fury sta bene?- fece ad un tratto Steve, preoccupato.
- Ma sì, al massimo si prenderà un’insolazione.- lo
tranquillizzò Stark.
Loki si era messo in disparte, a guardare in cagnesco il vuoto.
Lui aveva fame, e se non fossero arrivati loro, probabilmente
ora, invece che fissare il vuoto, sarebbe stato intento a riempirsi lo
stomaco.
Inoltre, quella rossa tutte moine non lo aveva perso di vista un
secondo, come se lui potesse rappresentare una minaccia, senza poteri e
sotto stretta sorveglianza di suo padre e degli Asgardiani!
- Dicci Loki, come ha reagito Am quando le hai detto chi
eri?- chiese Clint incuriosito.
L’asgardiano non rispose subito.
Possibile che non abbia altro da fare
che rivolgermi la parola? Misero mortale fastidioso.
- Non mi ha creduto.- rispose laconico.
- Qualcuno ti ha riconosciuto come il flagello che quattro mesi fa ha
sterminato non mi ricordo quante persone?- intervenne Tony.
- No. O meglio, sì, ma la tua amica è brava a raccontare
frottole.-
- Ecco perché è stata una fortuna che tu sia incappato in
lei.- sottolineò Natasha.
- Fortuna sua o vostra?- sibilò ironicamente Amelia.- Avete
preso due piccioni con una fava, voi della S.H.I.E.L.D., o sbaglio?
Avete ritrovato la “ladra” di libri e avete anche arginato,
in un certo senso, una possibile causa di disordine pubblico.-
- Amelia, perché non ci ridai il libro e non la finiamo?-
propose Clint, serio.
- Vedi, vorrei tanto ridartelo, ma io…non ce l’ho.-
Quell’affermazione gelò i presenti, specialmente Occhio di
falco e Vedova nera.
- Come sarebbe a dire?- sbottò infatti Natasha, in tono grave.
- Sarebbe a dire che non ho con me il libro.- ribadì
Amelia.
- E dov’è?-
- Chi lo sa, forse è tornato in Vaticano, forse ad Alessandria,
o magari nel palazzo dello Zar, forse invece è alla corte di
Versailles, oppure nella moschea di Cordoba. Cercatelo voi, questa
volta.- sorrise.- Potete anche frugare in casa mia, se vi va,
solo che poi dovrete rimettere tutto in ordine.-
- Sei una…- cominciò Natasha.
- Figlia d’arte.- concluse Fury, comparendo dietro il vetro della
finestra.- Ora mi fai entrare?-
Amelia aprì la porta e Fury, impolverato e sudato, entrò
in casa e si sedette sul divano, vicino a Banner e Clint, che aveva
ancora la bottiglia d’acqua mezza vuota vicino.
- “Figlia d’arte”?- si fece sfuggire Loki, ma la
faccenda iniziava ad incuriosirlo, e testimoniava che c’era
qualcosa che quella midgardiana non gli aveva accennato.
- Questa donna, Amelia Bloodcry, è la figlia di Robert Bloodcry,
mio grande amico, e co-fondatore della S.H.I.E.L.D.- rivelò
Nick, poi bevve un po’ d’acqua.- Soltanto che…Robert
ha deciso di andare in pensione, un annetto fa, ed io sono ancora in
servizio.-
- Non ci avevi detto che era la figlia di un pezzo grosso
dell’organizzazione.- replicò Stark, parlando anche a nome
di Steve e Banner.- Avevi detto che era solo un’agente in congedo
indeterminato, che aveva sottratto a voi un libretto vecchio di qualche
centennio e non si era più fatta viva.-
- “Agente”? Nick Fury, io non sono un’agente della
S.H.I.E.L.D., solo perché una persona ti aiuta qualche volta,
non vuol dire che puoi considerarla parte integrante della tua
banda di scagnozzi.-
Scese il silenzio.
- Bella risposta, questa ragazza ha stile.- commentò Tony.- E
vedo che le brutte abitudini Fury non le perde neppure con le figlie
dei vecchi amici.-
- Figlie degeneri, lei appartiene a quella categoria.- chiarì
Nick.
- Benvenuta nel club.- ironizzò Tony, stringendo la mano ad
Amelia.
- Poffarbacco Nick!- ironizzò lei a sua volta.- Cosa io feci per
far sì che tali parole uscissero dalla tua bocca?-
- Oltre a non obbedire ad un singolo ordine di Clint o mio? A non
considerare minimamente i tuoi compagni di squadra? A sottrarre oggetti
che non dovrebbero uscire dalla sede dell’organizzazione?
A…-
- Oh, accipigna, Nick! Com’è grave!- esclamò
enfatizzando di proposito ogni singola sillaba.- Mi devi davvero
scusare, ma mi viene naturale evitare la collaborazione con
pseudoscimmie rincretinite imbottite di orgoglio americano che si
arrogano il diritto di fare il bene del mondo e invece fanno bene solo
a loro stessi.-
- Se tuo padre ti sentisse parlare così, starebbe male una
settimana intera!-
- Peccato che io non veda più quel vecchio idiota
da…sette anni?-
- Bada a come parli, Amelia!-
- Perché? Altrimenti che succede, zio Nick?-
Tony sghignazzò.
- ‘Zio Nick’, questa devo scrivermela!- sibilò tra
sé e sé, afferrando il cellulare.
Si guardarono in cagnesco per un po’, poi Amelia sbuffò
innervosita e si allontanò nel corridoio.
Proprio mentre la porta della camera da letto di Amelia si
chiudeva, si apriva quella d’ingresso.
Un ragazzo alto, dai capelli poco più scuri del grano
maturo, gli occhi color nocciola ed una costellazione di efelidi sul
naso, fece la sua comparsa sulla soglia, si guardò intorno,
squadrò i presenti, si chiuse la porta alle spalle e
ispirò profondamente.
- Aaaaaam! Hai ripreso a lavorare con la S.H.I.E.L.D. senza dirmelo?-
urlò per farsi sentire fino in fondo al corridoio, dov’era
collocata la camera di sua sorella.
- No!- fu la risposta secca e irritata che ricevette.
- Okay.- poi si rivolse ai presenti, poggiando a terra una valigia.-
Ehilà zio Nick.- salutò abbozzando un sorriso.- Clint.- i
due si strinsero la mano.- Natasha.- le fece il baciamano da vero
gentleman.
- Sei in concedo, Rick?- domandò Occhio di falco, notando che il
ragazzo non indossava la divisa.
- Sì, un mese.- rispose lui andando verso la cucina.-
Cristo santo, che è successo?- sbottò osservando
l’ambiente devastato.
- Niente…pagherà l’organizzazione per eventuali
riparazioni.- lo tranquillizzò Fury.
- Be’… ‘eventuali’? Io credo che sia proprio
il caso di farle, queste riparazioni, ed anche in fretta, soprattutto
prima che Giovanni venga a chiedere l’affitto, o chi se lo sente
quello.-
- Rick, se hai sempre saputo dove si spostava e si trovava tua sorella,
perché non ce lo hai mai detto?-
- Sei pazzo? Vuoi far scoppiare la terza guerra mondiale? Guarda che Am
se ci si mette fa più morti del tizio di quattro mesi fa, e non
sto esagerando.-
- Certo, tipico rapporto tra sorella e fratello, il vostro. Vi
pugnalate alle spalle e andate d’amore e d’accordo a
convenienza, vero? Che favore le avevi chiesto perché lei
potesse ricattarti con questa storia della latitanza?- domandò
Fury, inarcando le sopracciglia scettico.
- Io non le chiedo favori.-
- Ah!- scattò Clint, sorridendo.- Certamente, come quella volta
che le avevi chiesto di fingersi gravemente malata per avere un congedo
di due settimane!-
- Non rivangare il passato. Ora sono un bravo soldato.-
- Come no.- mormorò Natasha.
- Ah, Rick, ricordi l’uomo di quattro mesi fa che hai citato poco
prima?- domandò Clint.
- Se l’ho citato, me lo ricordo.-
- Be’…- la spia accennò con un movimento
della testa a Loki.
Rick, o per meglio dire, Riccardo, si avvicinò a Loki per
osservarlo meglio, notando che, sebbene il moro fosse alto quanto lui,
era alquanto più esile.
- E che ci fa qui? Guardate che di schizofrenici non ne servono
due, una basta e avanza.-
- Rick, sei perfido con tua sorella.- intervenne Clint.
- Lei mi dice di peggio, li conia persino, i vocaboli. Quindi non
venirmi a dire che sono perfido, perché non conosci la sua, di
perfidia.-
- Perché non esiste modo di definirti, ameba.- tuonò
Amelia, ricomparendo in sala.
- Sì, anch’io non sono felice di vederti, strega.-
- Plebeo.-
- Vipera.-
- Burino.-
- Stronza.-
- Cafone.-
- FINITELA!- sbraitò Fury.
- Zio Nick, calma, hai una certa età, siamo in campagna, se ti
viene un infarto o svieni per un innalzamento di pressione non so se
arriverai vivo in ospedale.- rispose Rick con finto tono
preoccupato.
- Sto meglio di te.- rimbeccò Nick, stizzito.
Prima che il ragazzo rispondesse ad Amelia squillò il cellulare.
- Pronto?- rispose, fulminando i presenti con lo sguardo per intimare
il silenzio.- Sì, sono io.- continuò, alzando gli
occhi al cielo.- ‘Dov’ero finita?’
dici…ma conosci la nobile arte del farsi gli affari propri?-
seguì qualche momento di silenzio.- D’accordo,
arriverò domani pomeriggio, o domani sera.- chiuse il telefono.-
Signori, io devo riprendere a lavorare, la scusa del lavoro a
Budapest ha retto fin troppo…voi, se vi è possibile,
cercate di non starmi tra i piedi e di andarvene così come siete
venuti.-
- Prima il libro.- le ricordò Fury.
- “Anche in tempi oscuri rifulge la sua luce.”-
- E questo cosa sarebbe?-
- L’indovinello che era sul penultimo tomo per arrivare a
quello che avevo io.-
- Non mi serve sapere l’indovinello, mi serve sapere
dov’è il libro.-
- E la mia risposta è: cercatelo, io ho altri morti e altri
libri da dissotterrare.-
- Allora è di nuovo nel Vaticano?-
- Non lo so.-
- Amelia, per favore, è importante.-
- Lo so, ma sai, è importante anche per me.-
- Non farne una questione personale…-
- È sempre stata una questione personale. È per colpa dei
tuoi incarichi che mi sono dovuta sparare ai capelli ed ora ho questo
taglio di mer…orribile. E, indovina, ho seguito alla perfezione
le tue direttive!-
Loki di riflesso osservò i capelli della ragazza, si era accorto
che erano strani, ma solo ora notava che erano incredibilmente
asimmetrici, a sinistra coprivano a malapena l’orecchio, a destra
i ciuffi erano lunghi fino a sfiorare l’attaccatura del collo, e
sulla nuca erano di un progressivo allungarsi e accorciarsi, a
seconda se li si guardava da sinistra a destra o da destra a
sinistra.
Si stupì di se stesso per non aver notato
quell’evidente dettaglio, ma dove aveva la testa?
- Sei stata incauta, ecco perché ti ha scoperta!-
- Scoperta, afferrata per i capelli e puntato una pistola alla nuca!-
- Be’, gli hai sparato dritto in fronte, non vedo dove sia ora il
problema!-
- Il problema, è ho ancora gli incubi delle persone che ho
dovuto freddare! Io non sono un’assassina, una spia, una ninja o
cose simili, sono una normale archeologa, e gli archeologi sono tutto
l’opposto di Tomb Raider e Indiana Jones! Non sparano alla
gente, non vanno alla ricerca di tesori e nel mentre combattono
la mafia, oppure i banditi cattivelli di turno! Non usano le pistole,
non si sporcano le mani di sangue…stanno in un fottuto campo
archeologico a spaccarsi la schiena sotto il sole o la pioggia e a
cercare di restituire all’umanità qualcosa che forse,
senza il loro lavoro, scomparirebbe per sempre. Lavorano per capire
perché cazzo, e scusa il termine, il mondo di oggi è il
mondo di oggi. Siamo ciò che siamo per un motivo,
c’è sempre un motivo.- guardò Fury adirata.- E
questo vale non solo per i sistemi politici, o economici del mondo,
vale anche per la storia di ogni singolo, e tu lo sai. Non intendo
avere altro a che fare con la S.H.I.E.L.D. o con te, tu ne conosci la
ragione, Fury. Adesso vai a cercarti quel libro da solo, trovati
qualcun altro, se vuoi, ma lascia in pace me.-
Rimasero tutti in silenzio.
Rick sospirò pesantemente, sapendo che sua sorella aveva
ragione, ma che Nick non l’avrebbe finita lì.
- Ci serve il tuo aiuto, Amelia.- dichiarò in tono calmo
Fury.
- No, io dico che non vi serve, il mio aiuto, e che se pure
vi servisse, non ve lo darei!-
- Te lo chiederò con le buone, Bloodcry, dimmi
dov’è il libro.-
Amelia chiuse gli occhi ispirando profondamente.- Al suo posto.-
- Che intendi?-
- Mi dispiace, devi farmi le domande giuste.-
- Scusate gente.- s’intromise Tony.- Tutto questo è
davvero avvincente, ma io avrei fame, che ne dite di andare a mangiare
e riprendere a litigare dopo? Davvero, siete amorevoli, questa…
riunioncina di famiglia è molto toccante, resterei a sentirvi
litigare ore ed ore, ma prima vorrei almeno mangiare,
così…sì, non mi cala l’attenzione e posso
cogliere quanto Fury sia acido e irragionevole con una povera
venticinquenne che della S.H.I.E.L.D. non voleva neanche sentirne
parlare ed ora invece viene, con tutte le opzioni (pari a zero) di
poter rifiutare, dicevo, viene amabilmente invitata a prestare
servizio…ehm! Intendevo, ad aiutare.-
- Non ho fame, mi si è chiuso lo stomaco.- sibilò Amelia.
- Sì Stark, andiamo a mangiare, il tempo che la qui presente
signorina ragioni e torni in sé.- replicò Fury irritato,
anche lui aveva bisogno di calmarsi.
Amelia porse le chiavi a Natasha e i quattro eroi e Fury uscirono di
casa.
La sala rimase immersa in un silenzio teso.
- Be’…- biascicò Riccardo.- Vado a salutare
Giovanni.- ed uscì anche lui, non preoccupandosi minimamente di
lasciare sua sorella in compagnia di Loki.
- Vado a fare le valigie.- disse invece lei, tornandosene in
camera.
L’asgardiano si guardò intorno, improvvisamente gli era
passato l'appetito.
Fantabosco
(?) dell'autrice:
Buonsalve
a tutti.
Come PRIMA cosa mi SCUSO.
Sì, vi ho davvero fatto aspettare all'infinito...è che
è successo un casino: prima il sito, poi il file...okay,
ora ho risolto, spero.
Vi ringrazio infinitamente, la storia fino ad ora è piaciuta
molto e spero che nel continuare non vi deluda.
Chiedo ancora perdono per quanto è successo çAç
Spero che questo capitolo non sia stato deludente...anche se dovrei
postarne sedicimila per farmi perdonare per l'attessa infinita.
Ringrazio (ancora) chi ha inserito la storia tra le
seguite/preferite/da ricordare e chi mi ha messa tra "autori
preferiti", sul serio, mi lusingate.
Spero di aggiornare al più presto,
Giallo4ver.
SCUSATE DI NUOVO çAç
|
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Capitolo 7 *** Go home ***
d
- So che non è un buon momento per chiedertelo.-
esordì Loki, senza azzardarsi a mettere piede dentro la camera e
restando dietro alla porta chiusa.- E devo dire che è una
richiesta che, credimi, non ti avrei fatto se non fossero arrivati i
compagni d’arme di Thor.-
- Taglia corto.- sbottò Amelia aprendo di scatto la porta
e trascinando con sé il trolley verso la porta.
- Potrei venire con te?- domandò serio.
Non aveva nessuna intenzione di restare in balia di quei cinque
squinternati, in più non aveva soldi e tutti si ricordavano di
lui come il mostro che poco tempo prima aveva seminato il panico per
mezzo mondo, pareva invece che essere in compagnia di quella
Midgardiana avvalorasse la grandissima cavolata che lui davvero si
chiamasse Ludovico, che fosse un filologo tedesco e che
“all’alieno con complessi di superiorità”
(come lo aveva chiamato mentre spiegava al barista
dov’erano stati il giorno prima a mangiare) fautore dei disordini
di quattro mesi prima, lui ci somigliasse soltanto.
Amelia lo guardò.
- D’accordo, ma solo perché mi fai pena.- concluse, ben
sapendo che, anche se si fosse sbarazzata di lui, Fury
l’avrebbe seguita lo stesso, e non aveva dunque senso lasciare
quel poveretto tra le grinfie di quei cinque demoni.
Il “solo perché mi fai
pena” poteva risparmiarselo. Commentò tra
sé e sé l’asgardiano, ma non replicò,
limitandosi ad un’occhiata di gratitudine, o almeno, era
così che cercava di guardarla, ma non era tanto sicuro di
esserci riuscito.
- Andiamo a Roma.- lo avvisò, aprendo la porta.
- E vuoi andarci a piedi?-
- No…ma alle volte alcuni attimi di attesa possono darti tutte
le risposte che cerchi.-
Di fatto, qualche minuto dopo, una macchina, una Lancia nera,
attraversato il viale che portava alla casa, si fermò proprio
lì davanti.
Ne scese una donna non molto alta, dai tratti un po’ spigolosi,
pallidissima, capelli biondi, quasi albina e gli occhi, unica cosa che
stonava con il volto evanescente, neri, come le tenebre di una
notte senza stelle.
Indossava un tailleur nero, scarpe col tacco e una collana
d’argento con il pendente a forma di Tao.
- Ekaterina, questo è Loki.- lo presentò Amelia.- Loki,
la mia collega bielorussa Ekaterina.- L’aveva chiamata
quando si era ritirata in camera, prima che arrivasse suo fratello.
- Piacere.- disse lei in un italiano strano, infarcito di cadenze
bielorusse.
Loki le strinse la mano, era gelida, e la presa era forte.
- Andiamo?- domandò poi Ekaterina, rivolgendosi ad Amelia sempre
nel suo imperfetto italiano.
- Certo.- acconsentì lei.
Salirono in macchina e poco dopo furono in strada.
- Ti ringrazio per avermi coperta per tutto questo tempo, lì
alla S.H.I.E.L.D.-
- Figurati, mi sei sempre stata simpatica più di Nick.-
- Non che ci voglia molto per essere più simpatici di quello
là.-
- Non ritieni il mio un complimento?-
- Lo ritengo un complimento passabile.-
- Ora che farai?-
- Niente.-
- Hai detto loro dove andiamo?-
- Lo sapranno già, no?-
- Probabile, ma Nick s’infurierà di più.-
- Non è un mio problema.-
- Dovrebbe esserlo, invece.-
- Solo perché sei una psicologa, non dobbiamo fare sedute di
psicoanalisi ogni volta che ci incontriamo.-
- D’accordo, era solo per…-
- Se dici “Era solo per il tuo bene” ti fustigo.-
- Come non detto, sto zitta.-
- Ferma un attimo la macchina.-
Ekaterina ubbidì ed Amelia scese e andò a sedersi sui
sedili posteriori.
Loki la guardò interrogativo.
- Mi fai pena da solo come un cane qui dietro, e poi non mi fido tanto
di uno che mi ha distrutto la cucina.- spiegò in breve.-
Puoi andare, grazie, Ekaterina.-
La ragazza sghignazzò e rimise in moto.
- Avete mangiato?- chiese ad un tratto.
- No.- risposero di riflesso i due, entrambi mentre guardavano fuori
dai finestrini, l’uno a destra l’altra a sinistra.
- Bene, rimedieremo tra una decina di chilometri.-
Erano scesi all’autogrill, e fin lì tutto bene.
La midgardiana gli aveva ricordato che doveva dire di chiamarsi
Ludovico eccetera, e fin lì c’era arrivato.
Ma il tizio che gli chiedeva se aveva fatto una cosa chiamata
“scontrino” l’aveva messo fuori gioco.
- Sì, ecco qua.- era intervenuta prontamente Amelia, porgendo
all’uomo con uno strano cappello rosso in testa un pezzo di
carta.- Che cavolo fai?- gli aveva sibilato, sorridendo nervosamente al
tizio col berretto rosso.- Aspettami la prossima volta.-
continuò a sibilargli piccata, poi lo aveva preso per una spalla
con una mano, con l’altra aveva afferrato il vassoio con il
cibo che le era stato offerto e lo aveva spintonato verso il tavolo
dove Ekaterina si era seduta a guardare tutta la scenetta.
Lo fece sedere e - Ecco, tieni.- gli disse mettendogli davanti
una bottiglietta d’acqua ed un panino.- Ora, è un panino,
e si mangia…-
- Lo so cos’è un panino e come si mangia.- la interruppe
in tono monocorde.
Mi ha preso per un cretino? Si
chiese mentre fissava il suo pranzo.
- Per fortuna…- mormorò lei sedendosi a sua volta e
iniziando a mangiare.
- Davvero, è persino più irritante di Stark!-
affermò Nick, sbuffando.
- Più irritante di me?- domandò Tony, in finto tono
stupito.
- Più irritante di lui?!- esclamò stranito Steve, al
quale risultava impossibile trovare una persona più irritante di
Stark.
- Sì, esatto. Ma l’hai vista? O meglio, l’hai
sentita? Non è il modo di rivolgersi ad un suo superiore o
di parlare di suo padre.- continuò Fury.
- Il punto è che…lei non ti considera affatto un suo
superiore.- intervenne Banner.
- Accettalo Fury.- s’intromise Steve.- Lasciala andare per la sua
strada, te l’ha detto chiaramente che non vuole prestarti aiuto.-
- Lei non può fare sempre tutto quello che vuole.- sbottò
Nick.
- Ma sentiti.- ironizzò Stark.- Mi sembri suo padre. E poi,
sì che può fare quello che vuole, e lascia che ti dia un
consiglio: più una donna cerchi di piegarla con le maniere forti
e vuoi che faccia una determinata cosa, più lei farà
tutto l’opposto.-
- Sì, playboy? E tu che consigli in questi casi?-
sghignazzò Clint.
- Bisogna contrattare, ma non come fa Fury, contrattare con garbo, non
dando l’impressione di un despota intransigente.-
- Va bene…sorvoliamo…- sospirò Nick.- Per me il
libro o non si è mai mosso da casa sua, o ce l’ha lei e se
lo porta sempre dietro.-
- Difficile da stabilire.- mormorò Natasha.
Il cellulare di Nick suonò.
Quando Fury lesse il messaggio fece un respiro profondo.
- Chi è?- domandò Natasha.
- È Rick che mi avverte della partenza di sua sorella.-
- Prevedibile.- disse Clint, tra un boccone e l’altro.
- Dove va?- chiese di nuovo Natasha.
- A Roma.-
- Questo sì che è strano.- osservò Clint.
Midgard, America.
L’agente Phil Coulson era sveglio da tre giorni.
Un coma durato ben quattro mesi, sopravvissuto per un pelo, le sue
condizioni erano ancora instabili.
Fury gli aveva riferito con orgoglio che era stato grazie al suo
sacrificio che la squadra di eroi si era unita.
Fury aveva detto loro che lui era morto, e loro avevano reagito
coalizzandosi.
Nessuno dei cinque Avengers sapeva che Phil era vivo.
Guardiamo il lato positivo…si
disse, rivolgendo uno sguardo alle figurine firmate di Capitan America
da lui in persona. Almeno se non mi
riprenderò più, sarò un paralitico felice.
I medici gli avevano comunicato che forse c’era un problema con
il sistema nervoso.
Ma lui doveva, voleva, riprendersi, perché c’era una
persona, oltre alla sua violoncellista, che voleva salutare, una
persona che non vedeva da tanto tempo.
Sì, sarebbe guarito e sarebbe andato a trovare quella persona.
Fantabosco
(?) dell'autrice:
Salve
gente.
Ecco il settimo capitolo.
Spero di avervi fatto aspettare di meno, anzi, scusate se ho sforato e
non ho postato domenica.
Ringrazio tutti coloro che l'hanno inserita tra le seguite/preferite/
da ricordare, nonostante io non aggiorni con regolarità.
Al prossimo capitolo, bye bye!
|
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Capitolo 8 *** I.A.R. ***
d
Asgard
- Thor, che succede? È da quando sei tornato da Midgard
che…sembri piuttosto nervoso.- disse Sif, mentre i soliti tre
amici annuivano convinti.
- No, non è niente, state pure tranquilli.- rispose il dio del
tuono, cercando di dissimulare una certa angoscia.
- È per tuo fratello, vero?- continuò Sif, seria.
Thor sospirò, non sapeva cosa fosse meglio, se dire loro
la verità o tacere.
- Avanti amico,- intervenne Fandral.- a noi puoi dirlo,
cos’è che ti angustia?-
- Riguarda Loki di sicuro.- convenne Volstagg.- Dicci perché sei
preoccupato, noi ti aiuteremo.-
- Sì, Volstagg ha ragione, ti aiuteremo, lo abbiamo sempre
fatto.- concluse Hogun.
Il dio del tuono si ritrovò così quattro paia di occhi
preoccupati e ansiosi di risposta puntati addosso.
- D’accordo…- acconsentì il figlio di Odino.-
Quando sono sceso su Midgard ad avvertire Nick Fury dell’esilio
di Loki, inizialmente lui…be’, si è innervosito
e…devo dire che non mi ha negato il favore di aiutarci a tener
d’occhio Loki, ma inizialmente, mentre ne localizzava la
posizione, mi sembrava piuttosto contrariato. Ad un tratto invece si
è rianimato, quasi, all’improvviso. Sghignazzava,
cosa piuttosto insolita per un uomo serioso come lui.-
- E qual era il motivo della sua…sì, diciamo
felicità?- domandò Fandral.
- Loki è caduto in casa di una certa donna che non è
esattamente in buoni rapporti con Nick Fury.-
- E questo è male, vero?- chiese Sif allarmata.
- No, Nick Fury ha detto che non è una
criminale…è solo una strana.-
- Strana?- ripeté Hogun.- Si può essere strani in
positivo ed in negativo, Thor.-
- Be’…Nick Fury ha solo detto che la situazione era
perfettamente sotto controllo e che era un bene che Loki fosse caduto
proprio in casa di quella donna.-
- Comunque, conviene tenere gli occhi aperti, se questo tuo compagno
midgardiano Nick Fury non è in buoni rapporti con la ragazza che
attualmente si trova in compagnia di tuo fratello, non oso immaginare
cosa potrebbe succedere se la situazione non fosse ‘perfettamente
sotto controllo’ come quel midgardiano ti ha detto.-
suggerì Volstagg.
- Sì, di fatto ho chiesto a Heimdall di stare molto attento alla
situazione, ed io stesso gli domando sempre se per caso ci siano stati
problemi.-
- Il grande Odino sa di questo possibile inconveniente?- volle sapere
Sif.
- No, non sa nulla, e non deve saperlo.- chiarì Thor,
determinato.- Non voglio che s’angusti ancora, ha patito e
patisce abbastanza. E poi, Loki non ha i suoi poteri, cinque valenti
guerrieri midgardiani lo sorvegliano da vicino, ed io non
tarderò a scendere su Midgard se la situazione
degenererà. Come vedi, Sif, non c’è alcun
bisogno di tormentare mio padre, ha altri affari a cui dedicarsi.-
- Certo, Thor, comprendo. Hai ragione, se la situazione diventasse
grave, ci saremmo sempre anche noi, pronti ad intervenire al tuo
fianco.- affermò Fandral, sorridendo, e gli altri concordarono
sorridendo a loro volta.
- Allora, Heimdall, è tutto tranquillo lì giù?-
domandò Odino al suo fedele guardiano.
- Sì, mio signore, la situazione è stabile.-
riferì nel solito tono piatto lui, senza distogliere lo sguardo
da Midgard.
- Come se la cava, mio figlio?-
- Si sta lentamente abituando, la sua indole riflessiva gli giova
molto, in questo caso.-
- Ed il suo brutto carattere, gli giova?- ironizzò il
padre degli Dei, affiancando Heimdall.
- Ha trovato…pane per i suoi denti.-
- Spiegati meglio.-
- Midgard gli dimostrerà che c’è ancora molto che
lui non conosce, contrariamente a quanto pensa.-
- Come si comporta con i Midgardiani?-
- È ancora presto per dirlo, due giorni sono pochi.-
- A Thor ne sono bastati due o tre, ma…mi rendo conto che Loki
è completamente diverso.-
- Thor ha buon cuore, sebbene prima fosse pieno di arroganza, tuo
figlio maggiore altro non voleva che il bene per il suo popolo.-
- Perché Thor ha sempre pensato da re, anche se prima
dell’esilio la sua cognizione di sovrano era deviata dal suo
troppo amore per la guerra.-
- Loki non ha mai pensato da re?-
- È una bella domanda, amico mio, che merita una degna risposta.-
- Pensi che Midgard darà ad Asgard questa risposta?-
- Sì, Midgard è un buon posto, per cercare risposte.-
- Trovo che sia un buon posto anche per cercare se stessi.-
- Loki ha trovato le persone che inconsciamente lo aiuteranno?-
- Forse, Padre degli Dei, forse.-
Odino guardò verso Midgard, cercò suo figlio.- Come si
chiama lei?- chiese, tornando a guardare il Guardiano.
- Amelia.-
- È un bel nome. L’amica di Thor come si chiamava? Jane?-
- Sì, Jane Foster.-
- La Midgardiana alla quale non ho ancora portato i miei ringraziamenti
per aver aiutato Thor a diventare ciò che è.-
- Thor va spesso a trovarla.-
Odino rise sommessamente.- È giusto che vada.-
- Speri che con Loki sia lo stesso?-
- Io spero solo che, per una volta, sia sincero con se stesso.-
Midgard, Roma.
Amelia aprì la porta di casa, Loki ed Ekaterina entrarono dopo
di lei.
Improvvisamente le luci dell’atrio di accesero e la porta
si chiuse da sola.
- Bentornata a casa, signorina Cry.- salutò una voce femminile
metallica e piatta.
- I.A.R., piantala di spaventare gli ospiti.- sospirò Amelia,
avanzando verso il salotto e trascinandosi dietro il trolley.
- Non era mia intenzione, signorina Cry.- un ologramma azzurrino
si materializzò al centro della sala.
Era una donna, o forse una ragazzina, era quasi impossibile dirlo,
benché fosse abbastanza alta, i suoi tratti orientali erano
infantili.
Aveva capelli lunghi e scuri, nell’ologramma risultavano blu,
occhi senza iride né pupilla, indossava una specie di casacca
bianca e smanicata.
- Lei è I.A.R., il suo nome significa ‘Intelligenza
artificiale reale’, la idearono mio padre, Howard Stark e
il giapponese Ikku Mikifu. Era nata come computer della
S.H.E.L.D., una specie di tuttofare, ma alla fine il progetto venne
respinto perché ‘inutile ed inappropriato agli scopi
dell’organizzazione’, ma mio padre non se la sentì
di distruggerla e la impostò come tuttofare in casa nostra, lei
apre le porte, sorveglia e cose simili, ultimamente mio fratello le ha
dato la forma che vedete ora ed è riuscito a
farla…diciamo ‘materializzare’ almeno come
ologramma, per quanto imperfetto che sia.- spiegò la
padrona di casa, lasciandosi cadere a peso morto sul divano.
- Tuo fratello non era un soldato?- notò Loki, squadrando
l’ologramma.
- Tsk, ‘soldato’ un paio di corna. Quello lì lavora
al reparto ricerca e sviluppo dello S.H.E.L.D., sì, si addestra
con i soldati, ma non è esattamente uno di loro. Dice di essere
un soldato perché non gli è concesso rivelare il suo vero
impiego, e fa finta di non aver nulla a che fare con la S.H.I.E.L.D.,
mente, come ogni spia.-
- Capisco.-
- I.A.R., dov’è il vecchio?- cambiò discorso lei.
- A New York, vuole che lo chiami, signorina Cry?-
- No, assolutamente, più lontano sta e meglio è.
Piuttosto, che ci fa lì?-
- Raccolta informazioni su un certo criminale di cui non ho ben capito
il nome.-
- Non aveva detto di essere andato in pensione per via di quella
pallottola nella rotula destra?-
- Lo conoscete anche voi, il signor Cry.-
- Ah già, lui è americano, cos’è un giovane
agente fresco d’accademia in confronto a lui che è un
americano vecchio stampo? Non esiste che un attempato americano di
quarant’anni con una rotola frantumata e il catetere che inizia a
fare scherzi, sia meno forte e, soprattutto, meno agile di una giovane
spia di vent’anni appena, con tutte le ossa a posto!-
- Non farci caso, dev’essere stanca.- mormorò Ekaterina
all’orecchio di Loki.
- Per quanto mi riguarda può fare e dire ciò che vuole,
la seguo solo perché mi serve.- rispose noncurante.
- Comunque sia, bada di non chiamarla solo ‘Cry’ come sta
facendo il computer, lei odia le abbreviazioni sia del suo nome
che del suo cognome, decide lei, di solito, chi può non
pronunciare alcune parti del suo nome.-
- È tutta pazza.-
Ekaterina rise piano.- Strano che lo dica uno che ha cercato di
conquistare il mondo.-
- Esatto, per farselo dire da me, vuol dire che è messa davvero
male.-
- Hai mai letto Pirandello?-
- No, non so chi sia.-
- Nessuno, solo il suo artista preferito. Se vuoi capirla meglio,
dovresti leggere ‘Uno, nessuno e centomila’ di Pirandello.-
- Non voglio capirla, ti ho detto che la seguo solo perché mi
serve.-
- Ma se lei non ti ha scaricato in mezzo alla strada, vuol dire
che forse anche tu le servi. C’è un disegno in ogni sua
mossa. Non so se ti sei reso conto con cosa hai a che fare.
La S.H.I.E.L.D. controlla tutto, non le sfugge nulla. Lei è
diventata invisibile, nessuno la rintracciava più, e credimi, io
ho fatto ben poco. Dice di non essere una spia, ma è il
contrario, lei è una spia, solo che non vuole esserlo.
Credimi, se vuoi sopravvivere a lei, cerca almeno di orientarti un poco
nei suoi discorsi, perché potrebbe mandarti al macello in
qualunque momento, e tu non mi sembri poi tanto in forma.
Cos’è? Non hai i tuoi poteri? Non vedo lo scettro strambo
dell’altra volta.-
- Non hai davvero nient’altro da fare che assillarmi?-
sbottò infastidito.
Ekaterina sospirò.- ідыёт.(idiota)- sibilò alzando gli
occhi al soffitto.
- Я разумею і кажу на ўсіх мовах. (Capisco e parlo tutte le
lingue.)-
- Non ti chiederò scusa.- sghignazzò la bionda.
- Quando avete finito di confabulare, chiedete a I.A.R. per le camere.-
li interruppe Amelia, alzandosi e avvicinandosi alla larga scalinata in
legno che portava al piano superiore.
- Perché? Dove vai?- domandò Ekaterina.
Lei si fermò di spalle, senza girarsi.
- Chiedete a I.A.R.- ribadì, salendo le scale velocemente
e sparendo per i corridoi del piano superiore.
Ekaterina si voltò verso l’ologramma.
I.A.R. sorrise.- Di qua.- sparì e ricomparì in cima alla
scalinata, alzò debolmente il braccio, indicando la direzione
opposta a quella in cui si era allontanata Amelia.
La bielorussa sospirò, avrebbe dovuto prevedere che la Bloodcry
li avrebbe piantati in asso non appena terminata la loro
utilità.
- Siamo solo un diversivo.- mormorò in quel suo italiano strano,
seguendo l’ologramma e appuntandosi mentalmente di tenere carica
la pistola.
Loki fece finta di non aver sentito quella constatazione,
ripromettendosi di non abbassare troppo la guardia, in quella casa
c’era qualcosa di strano, oltre a quell’ologramma
inquietante che pareva un fantasma, l’atmosfera antica e solenne,
forse un po’ smorta, che regnava in ogni ambiente, era scomoda,
esasperante, quasi opprimente.
Qualche ora più tardi, a notte
fonda.
- Wow, in casa della super spia.- sghignazzò Tony, mentre Rick
apriva la porta di casa.- Non avrei mai creduto di poter entrare in
casa di una spia, di solito sono loro che entrano in casa tua.-
- Stark, per favore, ti ho già detto che non è una gita
di piacere.- lo riprese Steve, serio.
- Silenzio.- sibilò Rick imperativo.- Non vorrete svegliare
Pitagora ed Archimede, spero.-
- I vostri cani hanno nomi stupendi.- ironizzò Stark.
- Hanno anche bei denti e mascelle forti, sono anche piuttosto veloci,
sai?- lo minacciò velatamente, sopprimendo un sorriso ed
entrando in casa, seguito dagli altri.
La porta si chiuse cigolando e I.A.R., questa volta non accendendo le
luci, si materializzò davanti al figlio di uno dei suoi tre
inventori.
- DIO!- sbottò Steve, stritolando la spalla di Tony che gli
stava davanti e che era rimasto alquanto spiazzato da
quell’avvenimento insolito.
- MA PORCA…- strillò Stark, sentendo le ossa della spalla
scricchiolare, ma si trattenne dal finire l’imprecazione, era un
uomo di classe, lui.
- Gesù…- biascicò Banner, stordito.
- Ma che…- mugolò Clint, aguzzando la vista per capirci
qualcosa di più, dato che la sua visuale era offuscata dalla
schiena di Steve.
- Non è possibile…- borbottò Natasha.
- I.A.R. DANNAZIONE! SMETTI DI APPARIRE SENZA ACCENDERE LE LUCI!-
tuonarono Fury e Rick.
- Oh, chiedo scusa signorino Cry.- rispose il computer in tono piatto e
pacifico, accendendo le luci.- Non credevo che avessero queste
reazioni esagerate, del resto, sono solo un ologramma.-
- Ologramma?- ripeté Tony, massaggiandosi la spalla ed
avvicinandosi a lei. Cercò di sfiorarla, ma lei era
inconsistente.- Sì, un ologramma.- si voltò verso Rick.-
Cos’è, esattamente?-
- Lei è I.A.R., è un po’ come il tuo J.A.R.V.I.S..-
- Ma J.A.R.V.I.S. non è un ologramma.-
- Be’, sì, intendo, è una specie di
maggiordomo elettronico. Solo di recente le ho dato una forma, per
cui…-
- Aspetta, non eri un soldato?-
- No, lavoro al dipartimento di ricerca e sviluppo della S.H.I.E.L.D.,
ho l’obbligo di mentire quando non sono in ambienti sicuri.-
- Che è successo?!- accorse Amelia, ma non appena vide il
fratello si tranquillizzò. - Ah, sei tu. Io torno a dormire, non
fate casino.- e sparì com’era apparsa.
- Dicevo…- riprese Rick.- I.A.R. è un’intelligenza
artificiale come il tuo J.A.R.V.I.S., farina del sacco del tuo
vecchio, Howard Stark, del mio vecchio, Robert Bloodcry, e di un
giapponese, tale Ikku Mikifu. Di recente me ne sto occupando io.-
- Be’, è un ottimo lavoro, un ologramma
così…per quanto inquietante, non è male.-
- Non è male, ma non è ottimo. In realtà fa
così schifo perché più che concentrarmi su
un’immagine, voglio darle un corpo.-
- Un corpo?-
- Sì, ci lavoro da tre anni, trovare tutti i pezzi è
davvero un lavoro bestiale e alle volte bisogna crearli dal nulla su
misura, ma credo che quando sarà completa funzionerà,
spero.-
- Cos’è, ti piace Frankenstein?- intervenne Banner,
raggiungendo Stark e Rick.
- Be’, è l’unico libro che davvero ho gradito e
gradisco.- tagliò corto lui, poi si rivolse nuovamente al
computer.- I.A.R., i signori, portali alle loro stanze.-
- Certo, signorino Cry.-
Fantabosco
dell'autrice:
Bene gente, sono di nuovo in ritardo...evviva gli impegni scolastici
prenatalizi!
Passando oltre, vi informo che dopo di questo capitolo, non ho
più continuato la storia, avendo 7865756546278431684381346787
(to be continua...) storie in corso, per cui devo ancora scrivere il
seguito, anche se ce l'ho già in mente.
Quindi scusatemi se tarderò (ma che NOVITA') più del
solito.
Alla prossima (se sopravviveremo ai Maya),
Giallo4ver.
P.S. In caso morissimo tutti, ci vediamo all'Inferno per un super party
insieme a Stan Lee, Tom Hiddleston e Robert Downey Jr., vi aspetto con
Caronte, ci vediamo lì. ;D
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