Senza uscita.

di Ecstasy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione. ***
Capitolo 2: *** A notte fonda. ***
Capitolo 3: *** Criniera Bionda. ***
Capitolo 4: *** Voci nella testa. ***
Capitolo 5: *** La fortuna di trovare i cancelli chiusi. ***
Capitolo 6: *** Incontri. ***
Capitolo 7: *** Angelo Custode. ***
Capitolo 8: *** Amicizie e Pugni. ***
Capitolo 9: *** Canzoni e panchine. ***
Capitolo 10: *** Aiutami. ***
Capitolo 11: *** Segni indelebili. ***
Capitolo 12: *** Mi fido di te. ***



Capitolo 1
*** Introduzione. ***


Senza uscita.

Introduzione.

 

Come batuffoli di neve gli sbuffi di fumo si alzavano lenti e rotondi verso le nuvole.
Il primo sole primaverile riscaldava la pelle di quel ragazzo appoggiato al muretto della stazione, con un cappuccio nero tirato sugli occhi.
Le persone,gli autisti,i ferrovieri, gli passavano affianco senza accorgersi di niente, senza accorgersi minimamente di quella figura incappucciata che fumava indisturbata.
Nessuno si accorgeva mai di lui, aveva questa magica capacità di nascondersi in mezzo alla gente, di rendersi invisibile a tutti.
Un lampeggiante in fondo alla via, una pattuglia di controllo.
Se qualcuno si fosse accorto di quel ragazzo, forse avrebbe notato che in due secondi era sparito, rapido nelle viette secondari.
Se qualcuno avesse notato cosa aveva in mano forse lo avrebbe guardato con disgusto,e forse ora noterebbe un mozzicone di canna giacere per terra, affianco a una sigaretta rotta e a una siringa.

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Capitolo 2
*** A notte fonda. ***


Senza uscita.

A notte fonda.

 
“Oh m’attacco al citofono del tuo palazzo a notte fonda,
non c’ho un cazzo di meglio da fare,anche stasera sono di ronda.
Il tour notturno è attivo d’estate e d’inverno,
24 ore al giorno suonano i violini dell’ inferno.”


Le crude e dure parole di Noyz rimbombano nella testa di Josh,mentre il suo dito preme nervoso sul citofono di Gio, perennemente in ritardo.
Il ragazzo sta fumando nervosamente la sua Camel, in attesa di vedere la faccia livida dell’amico spuntare fuori dal portone.
Sono passati ormai venti minuti e il mozzicone giace per terra,assieme a tanti altri, buttati le sere prima.

Un rumore metallico, un cigolio, finalmente il portone in legno si apre e appare Gio, incappucciato, con uno zaino mal messo sulle spalle.
Non si dicono niente, si salutano con un cenno, e si avviano nella notte, incappucciati e al sicuro nelle ombre.

Chiunque si accorgesse della loro presenza si scanserebbe, guarderebbe altrove. Ma ormai nessun’anima viva è in giro a quell’ora,nessuno.
Visti da dietro possono sembrare un comunissimo duo di amici, un alto,con la carnagione scura della sua terra,un cappellino appoggiato di sbieco sulla testa e un incedere sicuro,arrogante forse. L’altro basso, pallido nella notte, una cicatrice lunga sul sopracciglio,causa del troppo bere del padre,lo zaino sulle spalle e la scarpe troppo rovinate che scricchiolano a ogni passo.
“Cazzo Gio, ma ste scarpe non le puoi cambiare? Ci sentirebbe arrivare anche il più sordo dei poliziotti” esclama il moro, guardando trovo il suo pallido amico, e notando quello occhiaie, quelle occhiaie così marcate, così nere, un segno indelebile.
“Oh frà,non ci posso fare niente eh, dai almeno ci fanno compagnia” Risponde l’altro,sorridendo storto.

Finalmente arrivano alla loro meta,il parchetto. Il loro amato parchetto notturno, dove nessuno li può disturbare. Sì, perché il parchetto la notte è chiuso con le catene, ma loro sono agili, sanno dove scavalcare, e in poco tempo sono dentro, sulla loro panchina, ad arrotolare cartine, fare filtri e bere forse troppe birre.
Il più basso tira fuori una pallina bianca, in un involucro trasparente, e stende la polverina su una mano, un gesto abituale per lui, e senza pensarci due volte avvicina il naso al dorso della mano, ma viene interrotto con un gesto dall’amico,che ha le orecchie tese e lo sguardo vigile.
“Che succede?” Chiede Gio impaziente.
“Stai zitto, c’è qualcuno” Sussurra l’amico brusco.

Un rumore. Un passo, due. Passi sempre più veloci. Appare un uomo in fondo al viale.
“Vi ho beccati luridi tossici, ora nulla vi separa da una bella denuncia” urla l’uomo euforico.

Il tempo di prendere al volo l’accendino e i due amici si danno alla fuga, saltando al volo la staccionata  e perdendosi per le vie di Roma velocemente.

Josh sta correndo, tiene d’occhio l’amico, perché sa che il suo fiato non ce la farà ancora per molto, troppe sigarette, troppa erba, troppa merda.
Corrono come mai non hanno mai corso, senza voltarsi mai indietro. A un cenno del capo si separano,salutandosi silenziosamente.

Il moro scavalca silenzioso la finestra e s’infila sotto le coperte con un fruscio.
Sa che non riuscirà mai ad addormentarsi, sa che sarà tormentato dagli incubi.
Sa che non c’è via d’uscita ormai .

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Capitolo 3
*** Criniera Bionda. ***


Senza uscita.

Criniera bionda.

 
Otto di mattina, un cortile troppo affollato, delle ragazze troppo rumorose, ragazzi troppo silenziosi, sguardi addormentati,zaini vuoti e motorini modificati.
E’ questa l’immagine che fa da sfondo a un istituto professionale nella fumosa e sonnacchiosa periferia di Roma.

Nell’angolo più lontano del cortile si può notare un gruppetto di ragazzi,e sopra di loro una cortina di fumo, spessa quanto l’olio e grigia come le mattine d’inverno.
Tutti incappucciati, tutti attenti a non farsi notare, a rendersi invisibili. L’unico segno di riconoscimento è quel cappellino che molti di loro hanno, appoggiato di sbieco sulla testa,calato su un occhio,dando un tocco di mistero in più.
“Josh, muoviti che suona” sussurra Simo all’orecchio dell’amico, incitandolo a finire più svelto il rotolino di carta che ha tra le dita.
“Stai tranquillo tanto abbiamo inglese” risponde secco l’amico,zittendo Simo.
Simo si zittisce, intimorito dall’amico più grande e nutrendo una sorta di strano rispetto nei suoi confronti.
Per la gioia dell’amico, il moro butta a terra il mozzicone, e salutando gli ultimi ritardatari si avvia verso l’ingresso di quella triste scuola.
Un leggero venticello,un profumo dolce e acre allo stesso tempo, sfiora il naso di Josh che si volta veloce, giusto in tempo per vedere una criniera bionda sparire tra i corridoi della scuola.

“Hai visto?” Chiede Simo, indicando nella stessa direzione in cui guarda l’amico.
“Che?” risponde il moro, non troppo convinto.
“E’ la nuova arrivata, è in terza”
“Ah - ah” risponde Josh, fingendosi disinteressato.

I due camminano lenti per i corridoi, non curanti dell’ampio ritardo che ormai hanno, quando finalmente si decidono a entrare nella loro classe,è quasi finita l’ora, e quella criniera bionda ha ormai invaso le loro menti.

Argomenti fatti e rifatti,detti e ridetti. Josh appoggia la testa al banco, ignorando deliberatamente la lezione di Storia. Cose ripetute all’infinito . Sì,perché lui è in seconda, per la seconda volta,dopo essere stato bocciato anche alle medie,sempre in seconda,è ormai due anni indietro rispetto ai suoi coetanei.
Una lezione troppo noiosa da essere sopportata, però finalmente quella dannata e cigolante campanella si decide a suonare, e i ragazzi si alzano dalle sedie, fregandosene della povera professoressa che sta assegnando dei compiti che mai saranno svolti.

Il cortile interno.
Meta ambita da ogni studente che vuole avere la sua dose giornaliera di sballo a scuola,ogni ragazzo che voleva fuggire da quella struttura di cemento senza dover uscire era lì, in un gruppetto, o semplicemente da solo, al sicuro nella sua bolla di viaggi.

Josh è proprio lì, nel mezzo del gruppo più numeroso, a scambiare trip per soldi, a scambiare viaggi per altri viaggi. Circondato dai suoi amici, accende la sua canna e aspira lentamente. Il sapore dolce e amaro gli invade la gola, le cellule del suo corpo fremono all’arrivo di quel fumo così essenziale, cosi magico.
Passa a un altro ragazzo quella sigaretta così speciale e la vede, vede la sua criniera bionda in mezzo a un gruppetto di ragazze. La guarda, come incantato, guarda il suo incedere esitante. Nota che è a disagio, è la nuova, troppe domande le fanno le compagne, troppe domande a cui lei non vuole rispondere.

“Di sicuro è nelle classi di moda” pensa il moro, guardando la borsa della ragazza, da cui sbucano rotoli di cartoncino arrotolati e fogli. Guarda il suo abbigliamento, e rimane sorpreso vedendo sotto quei pantaloni tanto aderenti delle Etnies,delle scarpe da Skater,nere e bianche.

La segue con lo sguardo, e solo quando lei sta per entrare nell’atrio si accorge che due sue compagne lo fissano, e tra di loro sorridono e corrono ad avvertire la nuova amica dello sguardo curioso di quel ragazzo, col cappellino nero tirato su un occhio e le mani rovinate dai troppi pugni contro il muro.

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Capitolo 4
*** Voci nella testa. ***


Senza uscita.

Voci nella testa.
 

“Viaggio su paesaggi desolati,
vedo croci su croci,
sento voci nella testa,
mi ripetono buttati dalla finestra”


Sono queste le parole urlate da Metal Carter nelle orecchie di quel diciassettenne, appoggiato al muretto dell’autostazione di Roma, in attesa di quel non so cosa che avrebbe potuto cambiargli la giornata.

Si guarda intorno,con uno sguardo triste, pensando e ripensando a quella nuvola di capelli biondi che aveva avvolto la sua mattinata, e provando una fitta di gelosia ripensando agli occhi del suo amico, avidi sul corpo della ragazza.
Tira un calcio a un sasso, mandandolo lontano e intanto rimugina sulla sera precedente, preoccupato per Gio, che ancora non si era fatto vivo.

Un gruppetto di ragazzi si affolla di fianco a quel pullman appena arrivato, che porta appena fuori Roma,in un paesino di campagna, poco noto a Josh.
In mezzo a quel gruppetto la vede, vede i suoi inconfondibili capelli biondi, le sue scarpe da Skater e il suo incedere deciso ma intimorito allo stesso tempo.
Guarda le sue forme, i suoi fianchi,leggermente larghi, la sua vita stretta e le sue spalle,esili ma forti allo stesso tempo.
Vede anche che l’autobus è troppo pieno, troppo affollato, e l’autista decide di chiudere le porte, prima che la ragazza possa scendere.
Lei fa uno sbuffo, seccata e si dirige verso il muretto dov’è seduto Josh, accendendosi una sigaretta.

Il moro rimane rapito a guardarla, a guardare le sue labbra stringersi attorno a quella sigaretta,i suoi occhi color nocciola chiudersi quando aspira, e spalancarsi in tutta la sua bellezza quando butta fuori quelle nuvolette.
“Ohh!” una voce lontana.
“Oh cazzo ci sei?!” la voce insiste.
“Cazzo devi aver preso qualcosa di molto forte per essere in quello stato” la voce ride divertita dalla sua battuta.
Il moro si gira, come se l’incantesimo si fosse rotto. E vede la faccia magra e consumata di Gio, fissarlo divertito.
“ Ao frà” esclama Josh non molto convinto.
“Ci sei rimasto sotto bene eh?” ride lui.
“Sta zitto va. Nnamo?”
I due amici si avviano,spingendosi,e il moro rivolge un’ultima occhiata alla ragazza seduta sul muretto,che lo sta fissando curiosa.

Il tramonto su Roma è sempre stata una cosa stupenda, vedere il sole tramontare sul Colosseo,su quella città che non dorme mai, farebbe fermare anche il più gelido dei cuori.

E i due amici erano lì, sulla loro panchina,a guardare il sole diventare arancione e scomparire dietro agli alberi.
Come in trans si passavano una canna, ormai consumata, ormai finita. Il mozzicone viene lanciato lontano.
“Frà, ti capita mai di aver voci in testa?” chiede Gio, un po’ titubante.
“In che senso?”
“Non so, voci. Voci che urlano, che parlano. Che ti dicono che stai sbagliando, ma tu non le ascolti. Continui a fare il cazzo che ti pare, fregandotene delle voci. La mia voce assomiglia molto a quella di mia madre. Che urla e piange dopo aver visto l’ennesima siringa dopo esser stata chiamata per l’ennesima volta dai carabinieri.”
Il moro ci pensa un po’ su prima di rispondere. Vaglia le varie possibilità di risposta. Cerca una risposta.
“Mi capita sì, ma non le ascolto, impazzirei” risponde, così, zittendo l’amico, che rimugina.

Eccoli lì, per le strette vie di Roma, a camminare in silenzio, il tramonto ormai lontano, gli occhi arrossati e le pupille forse un po’ troppo dilatate. Stanno in silenzio, ma con mille voci in testa.

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Capitolo 5
*** La fortuna di trovare i cancelli chiusi. ***


Senza uscita.

 

La fortuna di trovare i cancelli chiusi.

 
Un’ altra giornata, un’ altra monotona e forse troppo calda giornata di Maggio incomincia.
Incomincia forse nel migliore dei modi per quel ragazzo assonnato, seduto sulle panchine di pietra di fronte a scuola.
Come al solito è arrivato in ritardo, dimenticandosi che dopo le otto e venti i cancelli vengono chiusi, per poi essere riaperti all’ora successiva, o direttamente al primo intervallo.
Ed ecco lì un Josh mezzo addormentato, fissare stanco il mozzicone della sua sigaretta che si sta lentamente spegnendo
.
Un rumore di passi veloci,frettolosi. Eccola là, in fondo al lungo viale, una criniera bionda che si affanna per entrare a scuola.
“Cazzo!” sibila la ragazza, suscitando il divertimento di Josh, che la guarda rapita da sotto la visiera del suo cappello.
Vede la ragazza fare il broncio, sporgendo il labbro inferiore e sedersi per terra, sul marciapiede, accendendosi una sigaretta.
Josh continua a guardarla, rapito. Una voce dentro di lui gli urla di parlarle, di andare da lei e conoscerla, ma un’altra, più crudele, più cattiva, gli sussurra che tanto non lo accetterà mai. Chi accetta un ragazzo come lui? Neanche i suoi genitori lo accettano, figurati lei, con quella sua nuvola di capelli dorati.

Imperterrito continua a fissarla e lei sembra non accorgersene, così impegnata ad osservarsi la punta delle scarpe.
“Cazzo cazzo cazzo. Non è possibile.” Mugugna lei.
Josh la guarda. Gli fa così tanta tenerezza, sembra un pulcino spaesato, è minuta, non si può definire del tutto alta, ha dei grandi occhi nocciola,e una bocca piccola. Le mani affusolate stringono la borsa e il cellulare non molto intatto.
“Non lo sapevi che dopo le otto e venti chiudono il cancello?” chiede Josh ad alta voce.
Vede la ragazza guardarsi intorno, spaesata,e improvvisamente si gira  e lo nota. Nota i suoi occhi scuri, e caldi, la sua pelle abbronzata e i suo cappellino nero, che nasconde quel viso così dolce.
Automaticamente la ragazza sorride e fa “no” con la testa, cercando di nascondersi dietro la spalla, imbarazzata.
Questo piccolo gesto fa venire al moro l’impulso di andare dritto da lei e abbracciarla, stringerla con le sue braccia forti e accarezzarle quei ricci morbidi.
“Beh, a quanto pare mi sa che devi aspettare un po’ anche tu” Aggiunge il ragazzo,senza sapere cosa dire.
“Almeno ho un po’ di compagnia” ride lei, facendo segno al moretto di andare a sedersi accanto a lei.

Josh si alza, e con la sua andatura ciondolante in pochi passi è lì, che la guarda dall’alto,e si siede accanto a lei, sfiorandola con le gambe.
“Comunque mi chiamo Azzurra” esclama lei, tutto d’un fiato, porgendo la mano al ragazzo, che la fissa divertito.
“E io sono Josh” risponde alzando il sopracciglio e stringendole la sua piccola mano.

Se un passante girasse l’angolo si troverebbe davanti una ragazza, che assomiglia molto a un folletto e un ragazzo con un cappellino calato sugli occhi che ridono, come se si conoscessero da una vita.
Noterebbe di sicuro con che occhi la guarda lui, con tanta di quella tenerezza che potrebbe far sciogliere il cuore a chiunque. Noterebbe forse anche il rossore che si dipinge sulle guance della biondina quando lui, forse non del tutto per sbaglio, gli sfiora il braccio con la mano, o gli sfiora la gamba.
ma chiunque potrebbe notare il sorriso di entrambi, felici della nuova amicizia che sta per nascere.

Improvvisamente con un cigolio il cancello si apre, e i due guardandosi si alzano, avviandosi verso scuola.
“Ma per caso sai dov’è il laboratorio di moda delle terze? Perché sono stata in quello delle seconde ma non ho idea di dove sia l’altro” chiede Azzurra al moro.
“Si è vicino a meccanica, se vuoi ti ci accompagno” risponde lui, gettando a terra l’ennesima sigaretta fumata.

I due si avviano per i corridoi di quella grande scuola, stranamente vuoti, stranamente silenziosi.
Ogni tanto si può sentire l’urlo di quella professoressa un po’ troppo arrabbiata, o il rumore di pugni battuti sui banchi o le risate fuori controllo delle classi di Elettronica.

In poco tempo arrivano al laboratorio di moda, meta della ragazza.
Lei si appoggia un attimo al muro, firmando la giustifica al posto dei suoi genitori, sotto lo sguardo divertito di Josh.
“Bhe allora sei proprio una delinquente” ride lui.
“Io? Non credo proprio!” esclama lei, mettendo il broncio, per poi scoppiare a ridere.
Risistema il libretto nella sua borsa, guardando dritto negli occhi il ragazzo, più alto di lei di quindici centimetri buoni.
“Bhe, allora grazie Josh, ci vediamo” saluta lei, dandogli un colpetto sul braccio e sparendo nel laboratorio.
“A presto piccolo folletto” sussurra lui, avviandosi verso la sua classe.

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Capitolo 6
*** Incontri. ***


 

Senza Uscita.

Incontri.
 

E’ ormai sera inoltrata quando un Josh più cupo del solito si decide a tornare a casa per mangiare qualcosa.
E’ sempre sera quando il moro si accorge di quella Clio metallizzata parcheggiata fuori da casa sua, ed è sempre sera quando sente la madre urlare e piangere e il portone sbattere.
“Ciao Josh” esclama un uomo alto, sulla quarantina, capelli neri e pelle scura, più scura di quella del ragazzo.
“Vedo che sei rimasto il solito da quando..” lascia la frase in sospeso e sfida il moro con gli occhi, in attesa di risposta.
“Da quando te ne sei andato” sibila Josh, pieno di rabbia, pieno d’odio, pieno di rancore.
L’uomo sorride,strafottente.
A quella vista il ragazzo non ce la fa più, gira su se stesso e corre via, corre più lontano che può, più veloce che può.
“Cos’è Josh, ora non saluti più tuo padre?!” gli urla l’uomo, ormai lontano.

“E’ inverno quando un bambino di dodici anni entra in casa, col naso arrossato e le mani fredde. Con il giubbotto rosso ancora pieno di neve a causa della battaglia all’ultima palla appena finita.
Soffia sulle mani, cercando di scaldarle, e pregustando già la cioccolata con la panna preparata da sua mamma, e la partita della Roma che avrebbe visto la sera con suo padre.
Il ragazzino entra in casa è quello che vede non è la mamma felice che lo abbraccia e cerca di scaldarlo, vede solo i mobili per terra, dei cocci sparsi per il pavimento e sua madre, in un angolo che piange disperata.
-Mamma?-  chiede il ragazzino titubante.
-Mamma tutto bene? Papà dov’è?-  insiste.
Riceve solo singhiozzi e lacrime come risposta.
Corre in camera dei suoi genitori e spalanca l’armadio, nel lato destro vede i vestiti colorati della madre, i suoi pantaloni e le suo gonne. Invece il lato sinistro, quello di suo padre, è completamente vuoto.
Senza pensarci un secondo corre da sua mamma e l’abbraccia, iniziando a singhiozzare con lei.
-Siamo soli piccolo mio, siamo soli Josh – risponde la madre tra i singhiozzi, stringendo a sé suo figlio”.


E’ questa la scena che ha nella testa Josh mentre corre, senza meta, senza destinazione. Corre il più lontano possibile da casa sua, dovesse attraversare tutta Roma.
Vuole solo correre e cercare di non pensare a sua madre, di non pensare a cosa ci faceva lui in casa sua. Quella casa che ormai da cinque anni aveva abbandonato, senza mai farsi sentire.
Aveva aiutato lui sua madre, aveva dovuto far lui da figura maschile. Aveva dovuto rinunciare presto ai giochi da ragazzino e crescere così in fretta, in modo così sbagliato.

“ Il mozzicone di canna giaceva per terra, a fianco di due ragazzi con gli occhi troppo rossi e troppo stralunati.
Tutto girava attorno a Josh, come una vecchia giostra, quelle coi cavalli e le macchinine.
SI sentiva forte, come se niente poteva mai scalfirlo, come se tutte le sue preoccupazioni erano svaniti, voleva solo non dover mai scendere da quella meravigliosa giostra colorata.
Si rialzò da terra e tirò su l’amico, e in quel momento quei due ragazzini di quattordici anni si sentirono invincibili, due super eroi contro tutti, e sparirono barcollanti nella notte.”


A quel ricordo la mente di Josh si calma, e i battiti del cuore iniziano a rallentare.
La corsa diventa una camminata, e il moro si cala sul viso il cappuccio della felpa, per nascondersi nella notte.
Si guarda intorno e si accorge di essere arrivato vicino alle vie principali, così lontano da casa sua.
E’ sabato sera e ci sono gruppetti numerosi di ragazzi che ridono, scherzano. Ragazze in abiti troppo corti e con tacchi troppo alti.

“Lasciami stare!” sente una voce, fin troppo conosciuta, provenire dall’uscita di un locale in una stradina secondaria.
“Cosa credi di fare” il rumore di uno schiaffo da il via alla corsa di Josh, che spunta all’entrata del vicolo e vede, Azzurra con una guancia rossa e un ragazzo dai capelli neri che la strattona per un braccio.
“Marco lasciami, basta, non voglio più vederti” sibila lei, cercando di liberare il suo piccolo braccio ormai diventato rosso a causa delle mani del ragazzo strette attorno.
“Lasciala.” Sussurra Josh diretto, parandosi tra Azzurra e il ragazzo.
“E tu chi saresti? Il motivo per cui questa stronza non vuole più vedermi?” esclama il ragazzo chiamato Marco avvicinandosi minaccioso verso Josh.
Lo scatto di Josh, il suo pugno sinistro sulla faccia di Marco, il naso che inizia a sanguinare.
“Ma che cazz..” riesce a dire Marco prima di cadere per terra.
“Corri” grida Azzurra a Josh prendendolo per una mano e trascinandolo di corsa per le vie di Roma.

 
 

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Capitolo 7
*** Angelo Custode. ***


Senza uscita.

Angelo Custode.

 
Roma di notte è una città spettacolare, più spettacolare che di giorno.
Le luci illuminano la Fontana di Trevi, il Colosseo si erige in tutta la sua magnificenza e piazza del Vaticano è più viva che mai.
Le vie del centro brulicano di persone, di ragazzi in cerca di qualche locale, di turisti con la loro macchina fotografica, d’innamorati che si tengono dolcemente per mano.

Se si guardasse più attentamente si noterebbero subito due ragazzi che spuntano da un vicoletto secondario correndo, verso la parte meno illuminata di Roma, verso la periferia.
“Corri Azzurra” urla Josh, stringendogli la mano.
“Non.. non ci sta più inseguendo” ansima la ragazza lasciandosi cadere su una panchina.
Il moro si abbandona affianco a lei, appoggiando la testa contro lo schienale della panchina e massaggiandosi la mano sinistra.
“Josh! Ti si è gonfiata la mano” esclama lei, prendendo la mano del ragazzo tra le sue e iniziando ad accarezzagliela dolcemente.
Josh si zittisce e i più dolci dei brividi iniziano a corrergli su e giù per la schiena.
“Grazie Josh..” sussurra lei, stringendogli un pochino la mano.
“E di che? Io il sabato sera faccio questo! Giro per Roma in cerca di ragazze da salvare e prendendo a pugni i loro ragazzi” esclama lui, riuscendo a strappare alla ragazza una risata.
La più bella risata che Josh abbia mai sentito.

“Non è il mio ragazzo” dice lei di botto, diventando seria nel giro di due secondi.
“Non volevo…” balbetta Josh, pensando di aver combinato un guaio colossale.
“No stai tranquillo, lasciami spiegare. Vedi.. io non sono un’amante delle discoteche o dei locali, avevo accompagnato un’amica che è appena stata mollata dal ragazzo e io volevo solo farle compagnia. Ma appena entrate si è appiccicata a uno ed io mi sono ritrovata a girovagare per il locale finché Marco mi ha vista. Io e lui ci sentivamo perché è un amico di questa ragazza ma gli avevo detto chiaro e tondo che non volevo avere nulla a che fare con lui e da quel giorno... sembra che mi pedina. Lo vedo dappertutto, fuori scuola, in stazione, davanti casa e nel locale. Non so che fare” dice lei tutto d’un soffio, scoppiando in lacrime.
“Non.. non piangere..” sussurra il ragazzo, colto alla sprovvista e non sapendo come comportarsi.
“Oddio scusa, è che sono spaventata. Di solito non piango e.. Mi dispiace” dice lei in un singhiozzo.

L’unica cosa che Josh riesce a fare è prendere quella ragazza tra le sue braccia, accoglierla tra le sue braccia forti e stringerla un poco, quel tanto che basta per farla riprendere e farle tornare il sorriso su quel viso così dolce.

“Grazie..” sussurra lei nell’incavo del collo di Josh, facendo venire al moro la pelle d’oca.
“Sempre al suo servizio signorina” dice lui serio, suscitando nei due rumorose risate.
“No seriamente, che ci fai in giro da solo?” chiede lei curiosa.
Azzurra vede il ragazzo farsi serio tutto di colpo e irrigidirsi.
Josh non aveva mai raccontato niente a nessuno, non aveva mai detto a qualcuno dei suoi genitori, solo a Gio.
Ma tutto d’un tratto sente il bisogno di aprirsi, aprirsi con quella ragazza così fragile accanto a lui, rannicchiata al suo fianco.
Così Josh inizia a parlare, inizia a raccontarle del padre tanto assente nella sua vita. Le racconta i sacrifici della madre. Le racconta la sofferenza che ha trovato, i rifiuti delle persone.
Le dice tutto.
Gli spiega com’è corso via appena ha visto il padre, il dolore che ha provato quando la polizia ha chiamato a casa dicendo che il fratello era stato coinvolto in un incidente e aveva perso la vita. Le parla di Gio, delle loro serate e dell’erba, della droga.
Appena il moro finisce di parlare sta ansimando, come se avesse appena finito una corsa lunga kilometri e kilometri.
Abbassa la testa e una lacrima solitaria gli riga la guancia, cadendo sull’asfalto romano.

Azzurra lo guarda, e sorride, sorride perché si era confidato, sorride perché lui aveva riposta la sua fiducia e la sua vita nelle mani di quella piccola ragazza e istintivamente lo abbraccia.
Questa volta è lei a cullare lui tra le sue braccia, accarezzandogli la testa e cercando di farlo parlare, di fargli dire come si sente.

Sono ormai le due passate quando i due ragazzi si alzano da quella panchina.
“Dove la porto signorina?” Chiede lui sorridendo.
“Su una stella, naturalmente” ride lei.
“Ho rivisto ieri Titanic” spiega Azzurra notando la faccia confusa del moro.
“No, seriamente, vado da mia sorella a dormire stasera. Ha un appartamento non lontano da qui.”
Così dicendo i due si avviano, lontano da quella panchina che ormai conosce i loro segreti.
“Beh... ancora grazie mille” dice Azzurra, imbarazzata, davanti alla porta di casa.
“Figurati, grazie a te” sussurra Josh stringendo a se la ragazza.

Il moro guarda Azzurra scomparire nel portone di quel condominio e si avvia nella notte.
Gli sembra di vivere un sogno, di aver trovato un angelo.

Sì, il suo Angelo Custode.

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Capitolo 8
*** Amicizie e Pugni. ***


Senza Uscita.
 

Amicizie e Pugni.

 
“Frà che ti succede?” chiede Gio all’amico, notando che è ormai da mezz’ora che sta fissando lo stesso punto lontano con un’aria piuttosto assente.
“Che?” chiede Josh prendendo dalle mani del compagno la canna ormai quasi del tutto finita.
“Perché non me l’hai passata prima” chiede Il moro tirando un pugno leggero sulla spalla di Josh.
“Cazzo è da mezz’ora che ti chiamo ma stai lì a fissare quel sasso con una faccia da idiota paurosa.”
“Non è vero” ribatte Josh.
“Hai preso un acido ieri sera per essere così rincoglionito?”
“Gio cavolo, sempre educato sei eh. Comunque no, nessun acido. Sono stato con Azzurra” dice lui, sussurrando il nome della ragazza.
“Con la biondina? Va che tu ormai ti sei perso fratello mio”.
I due scoppiano a ridere, iniziando a spingersi e scherzare come sempre. Ad un tratto Gio si fa serio.
“Frà non mi abbandonare però” dice lui, abbassando la testa.
“Ma cosa ti passa per quella testa priva di neuroni?!” risponde Josh, offeso.
“Non vorrei che ora di punto in bianco te ne vada lasciandomi qui”
“Non capiterà mai, fidati” risponde il moro guardando l’amico dritto negli occhi.

Sono come fratelli quei due ragazzi. Si conoscono ormai da tempo.
La prima volta che si sono visti è stato quando avevano sei anni e alla squadra di Josh mancava un giocatore e allora ha cercato per tutto il campetto qualcuno, finché non ha trovato un bimbo che giocava tutto solo con dei rametti e una macchinina.
Quel giorno la squadra di Josh perse la partitella del palazzo e i compagni incolparono il nuovo arrivato, allora Josh spinse il bambino più grande, facendolo cadere.
“lui è mio amico” disse. E da quel giorno sono stati inseparabili.

Josh c’è stato quando la madre di Gio l’ha lasciato per un altro, c’è stato quando il padre l’ha picchiato a sangue e sono andati al loro parchetto a disinfettare i lividi. Josh c’è stato quando Gio è scappato di casa per due settimane e aveva dodici anni. Viveva un po’ a casa di Josh e un po’ a casa della zia. Ci sono sempre stati l’uno per l’altro, come due fratelli.
Gio ha preso il posto che aveva il fratello di Josh nella sua vita.

“Oh frà vado “ esclama ad un certo punto Gio salutando l’amico e incamminandosi verso casa.
Il moro rimane solo con i suoi pensieri, solo con le sue paranoie e le sue preoccupazioni.
Per una volta la sua vita sembra andare per il verso giusto, sembra che tutto finalmente gira come vuole lui. Ha trovato il suo angelo, ha trovato qualcuno di cui è riuscito a fidarsi in così poco tempo. Ha trovato Azzurra e non intende farsela scappare per nessun motivo al mondo.

Dei passi alle spalle.
“Allora sei tu lo stronzo” una voce, Josh si gira e si ritrova faccia a faccia con Marco, il ragazzo che perseguita Azzurra.
“Sapevo di averti già visto da qualche parte, ma non mi ricordavo dove. Tu sei quel tipo che ha difeso il suo amico, quello basso, quando dovevo beccarlo. Oggi sei da solo, e ho portato io qualche amico” esclama Marco sogghignando, mentre sbucano da una vietta secondaria due ragazzi alti e robusti.
“cosa vuoi?” Chiede Josh guardandosi intorno.
“Ripagarti per l’altra sera. Stai tranquillo poi la tua stronzetta ti leccherà via le ferite. Ma stai ben attento al consiglio che ti sto per dare: tu non hai nessuna possibilità con Azzurra, non sei il suo tipo di ragazzo. Guarda il tuo braccio, quei lividi cosa sono? Quante botte di bamba ti fai in un giorno? Sei solo un tossico di merda, e non hai nessuna possibilità con lei.”

Detto questo Marco fa un cenno ai suoi amici che, prima che Josh se ne accorga, lo immobilizzano per le braccia. Il moro cerca di divincolarsi, cerca di liberarsi, ma i due tengono la presa forte.
Josh alza la testa, guarda Marco, e con un colpo deciso gli tira un calcio nel basso ventre, facendolo inginocchiare.
I due amici non mollano la presa:
“Lurido bastardo” esclama Marco, brandendo il pugno destro circondato da un tirapugni d’acciaio.
Come se nulla fosse Marco cala il suo destro sulla faccia le moro, i due amici iniziano a ridere , e scappano, seguiti dal terzo.

Josh è seduto a terra, un rivolo di sangue gli esce dal sopracciglio rotto. Gli bagna le guancie come una lacrima scarlatta.
Non sente dolore. La cosa che gli fa più male sono le dure e vere parole di Marco.
Ma lui crede in Azzurra, crede in quella ragazza.
Ciondolante, si avvia verso casa di Gio, nonostante l’amico se ne sia da poco andato.

Di una cosa è certo, Gio non lo abbandonerà mai.

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Capitolo 9
*** Canzoni e panchine. ***


Senza Uscita.

 

Canzoni e panchine.

 
Tu la faccia da bambina, io la faccia da rapina e
insieme come adrenalina e dopamina.
Attratti come poli opposti e
strafatti nei brutti posti.”


Il moro cammina per le strade di Roma,con i Club Dogo nelle orecchie. Sente il sopracciglio pulsare, gratta via il sangue ormai secco dalla fronte.
E’ diretto alle case popolari, da Gio.
Non pensa niente, anzi, forse pensa troppo.
Josh vuole vendicarsi, farla pagare a quel ragazzo che gli ha aperto la il sopracciglio. E se poi Azzurra lo avrebbe giudicato? Giudicato perché violento?  E se davvero la ragazza non lo avrebbe accettato se sapesse che fuma, che usa quelle sostanze non del tutto legali?
Troppe domande nella testa di quel ragazzo, che cerca di scrollarsele di dosso alzando sempre di più il volume della musica.

“Torno a casa fuso il cervello in palla,fuori c’è l’alba.
Zero calma,problemi a galla,paranoia e cardiopalma.
Vorrei toccarti, salvarmi, ma tu ora non ci sei”.


La canzone continua e le parole del cantante girano per la testa di Josh.
L’unica persona che lo farebbe star bene in questo momento è lontana da lui, vorrebbe abbracciarla, poterla stringere forte a sé e chiederle di restare, restare accanto a lui.
Lui lo sente, sente che è lei la ragazza che potrebbe farlo cambiare, potrebbe far grandi cose insieme a lei. Però ha paura.  Ebbene sì, Josh ha paura di mostrarsi, mostrarsi vulnerabile, ha paura di mostrare i suoi sentimenti e di ammettere che anche lui ha paura di qualcosa.

Dopo tanti giri di pensieri, e di vie, finalmente Josh arriva sotto il palazzone di Gio,stanco.
il ragazzo, come da manuale, si attacca al campanello, finché un Gio un po’ arrabbiato urla “mo te apro” all’interfono.

“Oh frà ma che cazzo t’è successo?!” esclama Gio appena vede il viso dell’amico.
“Lascia peddè va” risponde l’altro cercando di evitare la spiegazione.
“Ti sei menato con la biondina?” chiede l’amico cercando di strappare un sorriso al moro.
“Mavva” dice lui, sorridendo.
“Allora? Te movi? Me lo spieghi?”
“Mi ha perso Marco con altri due e un tirapugni, due secondi dopo che te ne sei andato” dice Josh tutto d’un fiato.
“Marco? Il gorilla che voleva prendere pure me? Quello con il padre che ha il Mercedes?”
“Minchia se sei informato frà” ride il moro.
“E’ da ammazzare quel bastardo. Te lo giuro che appena lo vedo lo ammazzo. Anvedi come t’ha ridotto. Mo hai il sopracciglio come il mio. Compagni fino alla fine!”
Il suo fidato Gio. Il moro era certo che lo avrebbe capito, che avrebbe cercando quella vendetta che girava anche nella sua testa. Entrambi volevano vederlo per terra, a chiedere perdono.

“Frà sai che te ce vuole ora?” Urla Gio,saltando addosso all’amico.
“Cosa?”
“Una bella canna!” esclama il più basso tirando fuori come minimo 100 euro d’erba e un tocco di fumo che faceva invidia alla tavoletta di cioccolato nel mobiletto in cucina.

I due amici tirano fuori tutto il necessario. L’erba appena comprata,le cartine e Gio inizia ad arrotolare un pezzo di cartone per fare il filtro.
In pochi minuti sono lì, sul divano verde di Gio a passarsi il loro viaggio, la loro medicina.
Dopo il primo tiro le loro menti sono libere da ogni problema, libere da ogni turbamento, viaggiano.
viaggiano oltre Roma, oltre l’Italia, oltre i pregiudizi della gente.

“Oh frà, io me ne vado” esclama Josh alzandosi dal divano barcollante.
Detto così scende le scale del palazzone e si dirige verso quella panchina dove pochi giorni prima lui e Azzurra erano stati le ore a parlare.
Immerso nei suoi pensieri non nota una ragazza rannicchiata e singhiozzante sulla panchina. Ma soprattutto non nota che quella ragazza è Azzurra.
Appena alza lo sguardo la vede, e il suo cervello non connette, non capisce più niente.

Josh corre verso la panchina e appena arriva la ragazza alza la testa e in lacrime si butta addosso al ragazzo che, preso alla sprovvista, riesce solo ad abbracciarla.

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Capitolo 10
*** Aiutami. ***


Senza uscita.

Aiutami.

 
Il sole sta tramontando quando Josh si accorge di quella creatura rannicchiata sulla panchina.
Il sole ormai è dietro gli alberi, dietro Roma, quando Azzurra alza lentamente la testa dalla spalle del moro e prende un respiro.
La ragazza ha gli occhi gonfi per il pianto, sta tremando nonostante sia una sera calda di Maggio e ha una macchia che tende al viola sotto l’occhio e dei segni rossi intorno al collo e al braccio.

Il ragazzo non riesce a parlare, sente solo il nervoso montargli dentro, anche se non sa cosa le possa essere successo.
Aspetta che sia lei ha dire la prima parola.

“Grazie” sussurra lei con la voce rotta.
“Di cosa?” chiede lui, titubante.
“Per essere restato, nonostante Marco”
“E’ lui che ti ha fatto questo?!” Esclama Josh, senza accorgersi di aver alzato un po’ troppo la voce.
“No” dice lei in un soffio, ricominciando a singhiozzare.
“Oddio scusa, non volevo”
“No, no. Tranquillo Josh, è che non voglio parlarne. Cioè voglio, ma non riesco.”

I due stanno in silenzio, ma non quei silenzi imbarazzanti che di solito invadono le coppiette quando non sanno che dire. Un silenzio pieno di rispetto.
Josh lascia alla ragazza il suo spazio per pensare, per riflettere e per trovare il coraggio di aprirsi, come ha fatto lui qualche sera prima.

“ Non cercare di darmi consigli” dice Azzurra tutto d’un tratto, facendo risvegliare il moro dai suoi pensieri.
“Perché dovrei…” lo interrompe con un gesto brusco ma delicato allo stesso tempo.
“Mia madre è morta quattro anni fa, e io vivo con mio padre. Mia sorella si è trasferita con il suo ragazzo appena mamma è morta” inizia lei, incrociando le gambe e girando la testa in direzione di Josh.
“Ho cercato di prendere il suo posto in casa, facendo le pulizie, cucinando. Ho provato anche a fare qualche lavoretto qua e là quando mi prendono.
E’ stato un duro colpo sai? Mia mamma faceva tutto per noi. Era lei che teneva incollata la famiglia. Che teneva lontano mio padre dalla bottiglia e cercava di farci stare tutti uniti.
Gli hanno diagnosticato il cancro quando io avevo solo dieci anni. Lo ha combattuto per altri tre, poi non ce l’ha più fatta.
Ha lottato fino all’ultimo.
Non si è persa d’animo quando la chemio le ha fatto cadere i suoi boccoli biondi, o quando le medicine l’hanno costretta nel letto. O addirittura quando la malattia era così diffusa che a stento riusciva a sorridere.”

Azzurra sospira e prende un pausa.
Josh la guarda, senza saper cosa dire. La stringe piano a se, e le accarezza in silenzio la mano, aspettando che ricominci a parlare.

“E’ morta in Aprile e io ho subito capito che dovevo fare quello che faceva lei: tenere insieme la famiglia.
Ma Sabrina è andata a vivere col ragazzo e mio padre ha iniziato a lavorare giorno e notte. Io ero costantemente a casa da sola.
Gli assistenti sociali ci tamponavano, mi pedinavano e sono riusciti a togliermi dalla mia famiglia un paio di settimane, solo per vedere se mio padre era idoneo a tenermi.
Una volta tornata a casa è cambiato.  Ha ricominciato a bere, cercava una figura che rimpiazzasse mia madre. Ma ci pensi cazzo? Dopo vent’anni di matrimonio cercava un’altra! Come se una squaldrina potesse prendere il posto della mia mamma!
Col bere sono arrivate anche le punizioni.
Prendevo un brutto voto? Mi dava uno schiaffo. Arrivavo a casa tardi? Mi prendeva per il braccio. Bruciavo l’arrosto? Mi toccava un calcio.
Oggi ha superato sé stesso. Ho rotto un piatto e si è scatenato il putiferio.
Appena è uscito per tornare al bar sono andata via. Mia sorella è partita e per un po’ non sarà a Roma.”

Josh la guarda a bocca aperta.
Si guarda intorno, sperando che il padre della ragazza non appaia di punto in bianco e non lo prenda a pugni.
Azzurra ha gli occhi lucidi e si stringe al ragazzo più forte che può.

“Aiutami” sussurra lei.

Incappucciati i due si alzano dalla panchina e si dirigono ancora una volta vero le case popolari.
Il citofono di quel condominio viene premuto per l’ennesima volta e un ragazzo non troppo gentile urla all’amico di salire e non rompere troppo i coglioni.

“Oh frà ma che cazzo c’è ancora?” esclama Giò con una faccia non poco addormentata.
“Modera i termini amico mio, ho compagnia” e così dicendo si sposta e fa capolino la testa bionda di Azzurra.
“Benvenuta nella sua nuova dimora” esclama Josh scoppiando a ridere non appena vede la faccia dell’amico.

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Capitolo 11
*** Segni indelebili. ***


Senza uscita.
 

Segni Indelebili.
 

 Erano ormai dieci minuti buoni che Gio si era chiuso in un silenzio stupito.
Erano forse un paio di anni che una ragazza non metteva piede in casa sua, a parte sua madre naturalmente.
Per di più questa ragazza era colei che faceva rimbambire il suo amico ed era per di più scappata di casa.
“Quando deve rimanere qui?” chiede Gio sottovoce all’amico.
“Non so.. fino a quando non torna la sorella penso” risponde l’altro senza staccare gli occhi da Azzurra.
“E quando torna la sorella?”
“Oh frà se non la vuoi la porto da n’altra parte. Però tu sei l’unico di cui mi posso fidare per questo l’ho fatta venire da te.” Esclama Josh innervosendosi.
“Stai calmo. Lo sai che non è un problema, spero solo che mia madre n on decida di tornare prima dalla sua settimana di spogliarelli fuori città” sussurra Gio cercando di non farsi sentire dalla ragazza.

Azzurra dal canto suo se ne stava rannicchiata in un angolo del divano e si guardava intorno curiosa.
Osservava le crepe sul soffitto, la lampadina priva di lampadario che le penzolava sulla testa i due ragazzi intenti a parlottare tra di loro.
Josh però non staccava gli occhi da lei e non perdeva occasione per sorriderle protettivo.
“Frà stai anche tu qui stanotte?” chiede Gio speranzoso.
“Sì tanto non noteranno manco la mia assenza a casa” risponde il moro cupo.
Sollevato dalla notizia Gio va in camera sua a prendere tutto il necessario per iniziare bene la serata.
“Fumi?” chiede Josh ad Azzurra.
“Se hai una sigaretta mi va più che bene” ride lei guardando il viso dell’amico.
Josh alza il sopracciglio divertito.
Lei ancora non ha capito cosa intende lui.
Lo capisce due secondi dopo non appena appare Gio dal corridoio con il pacchetto di cartine in bocca e un sacchetto pieno di foglioline verdi tritate fini.
Gli occhi di Azzurra si spalancano per la sorpresa.
“Aah ho capito che intendevi” esclama lei ridendo.
“Comunque no, grazie , direi che passo a sto giro” continua sempre sorridente.

La ragazza osserva i due amici smontare una sigaretta per poi montare un canna a regola d’arte.
E’ sempre lì che li osserva mentre se la passano con sguardo sognante.
L’aria dentro quell’appartamento inizia a farsi pesante e calda allora Josh si toglie la felpa per restare in maniche corte.
Non nota lo sguardo preoccupato di Azzurra che si posa sui lividi presenti sul suo avambraccio e non nota la lacrima solitaria scendere dagli occhi di quella ragazza.

Come da manuale i due amici finiscono il loro “spuntino” serale e si dirigono, seguiti da Azzurra in camera di Gio.
“C’è un secondo letto che esce dal mio” esclama il più basso indicando un cassettone sotto il letto.
Afferra un paio di coperte e si dirige verso il salotto, lasciando i due ragazzi soli in camera.

Azzurra si sdraia sul letto, esausta. Fa segno con la mano a Josh di raggiungerla.
Il moro si adagia di fianco a lei, sempre in maniche corte.
La mano della ragazza è delicata sul braccio di lui, gli accarezza i lividi, è più lenta quando al centro del livido incontra un buchino causato dall’ago.
Josh non la guarda, chiude gli occhi e si lascia trasportare da quei brividi che gli percorrono tutta la schiena.

La mano candida della ragazza è in netto contrasto con la carnagione scura di lui, si sofferma su ogni segno, ogni cicatrice, esplora le braccia e la faccia del moro, che lentamente si addormenta.

“Buonanotte Josh..” sussurra Azzurra mentre copre con il lenzuolo il ragazzo ormai addormentato.
“Grazie.. Grazie per esserci” dice in un soffio lei, mentre con dolcezza posa le rosee labbra sulla guancia di Josh, per poi addormentarsi anche lei.

 
SPAZIO AUTRICE:

Shiao a tuttii!
Behh mi scuso infinitamente per il ritardo ma mi era venuto il blocco dello scrittore u.u
Spero che questo capitolo possa piacere come gli altri!

Crii <3

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Capitolo 12
*** Mi fido di te. ***



Senza uscita.

 

Mi fido di te.

 
“Oggi si muore gente,
dicono niente è per sempre.
Certe volte odio la vita,
non c’è amore, non c’è via d’uscita.
Certe volte odio me stesso e quella merda di ragazzo
riflesso nello specchio del cesso.”


È mattina presto quando Josh si sveglia.
La luce del sole di Maggio entra insistente dalla piccola finestra della camera di Gio, facendogli spalancare con forza gli occhi.
Sente come un peso sul petto e dei capelli biondi gli solleticano il naso, facendolo sorridere.
Sente una mano affusolata stringergli leggermente il lembo della maglietta.
Il moro accarezza leggermente la guancia di Azzurra, ricevendo un leggero sospiro, involontario.
Avvolge con le braccia le piccole spalle di Azzurra, stringendola a se.
Sente la ragazza muoversi piano, appoggiando la testa sul suo petto per poi continuare a dormire beata.
Allunga la mano libera verso il comodino per prendere il telefono più rotto che intero.
“Quando ti svegli vieni in cucina” Josh legge il messaggio di Gio e lentamente si alza, cercando di non disturbare Azzurra che non intende lasciare andare la maglietta del ragazzo.

Josh entra nel piccolo cucinino e trova l’amico appollaiato su uno sgabello vicino al tavolo bianco.
“Ben svegliato eh” sorride Gio.
“Buongiorno” sbiascica l’amico, sedendosi su uno sgabello lì vicino.
“Come stai? Come sta?” chiede Gio, indicando la porta socchiusa della camera.
“Io sto, lei penso stia bene. Sta dormendo” sussurra il moro.
“Quanto durerà questa situazione?”
“Non ne ho idea..” risponde Josh, passandosi una mano tra i capelli.
“Mi casa es tu casa, o in questo caso casa di Azzurra!” ride Gio, dando un leggero pugno alla spalla dell’amico, facendolo ridere.
“Ti va di andare a fare un giro?” chiede Gio non appena finiscono di scherzare.
“E..” inizia l’amico.
“Lasciale un biglietto sul comodino e muoviti” lo interrompe Gio avviandosi verso la porta di casa.
La nuvola di capelli biondi si agita in quel letto troppo vuoto.
Azzurra tasta il materasso in cerca di Josh, ma lui non c’è
Di scatto apre i grandi occhi marroni, guardandosi intorno, ma di lui nessuna traccia, neanche un piccolo rumore in quella casa.

La ragazza si alza dal letto, ritrovandosi a stringere nella mano destra una maglia nera, di Josh.
Sorridendo si dirige a passo incerto fuori dalla camera, cercando uno dei due ragazzi.
“Josh? Gio?” chiede titubante facendo un giro della casa, per poi ritornare in camera da letto.
La ragazza si siede sul letto disfatto e nota sul comodino un foglietto di carta.
“Buongiorno,
Io e Gio siamo usciti un paio d’ore, non volevo svegliarti, dormivi così bene.
Stai tranquilla, torniamo presto.
Ps. Quanti sospiri fai di notte?”


La ragazza sente le guancie arrossarsi e la bocca aprirsi in un timido sorriso.
Troppi pensieri le si affollano in testa.
Perché quel ragazzo è così gentile con lei? Perché lei si fida così tanto? Perché quei segni sulle braccia?
Le domande le passano in mente una dopo l’altra, senza fermarsi.
“Devo fare qualcosa, se no impazzisco” pensa Azzurra alzandosi dal letto e iniziando a rifarlo.
Apre anche le finestre per far circolare l’aria e poi si dirige in salotto.
Pulisce la cenere dal tavolino, dal divano, svuota il posacenere e riporta gli accendini in camera di Gio.
La casa però è piccola e lei si ritrova di nuovo con niente da fare.
Azzurra inizia a girovagare per la casa ritrovandosi in cucina dove, spinta da un brontolio dello stomaco, guarda l’ora e si rende conto che è mezzogiorno passato.
La ragazza si guarda intorno e, chiedendo mentalmente il permesso a Gio, inizia a frugare nei pensili sopra al fornello in cerca di pentole e di qualcosa da cucinare.

“Dove stiamo andando?” chiede Josh, per la prima volta all’oscuro della meta.
“A cercare quello che ti ha fatto il sopracciglio come il mio” risponde secco l’amico aumentando il passo.
Josh si ferma, afferrando per un braccio il più basso facendolo girare.
“E lasciame!” esclama Gio cercando di divincolarsi.
“Non posso.” Sussurra Josh.
“Cosa? Perché non puoi?!”
“Non voglio abbassarmi ai suoi livelli e andarlo a cercare come un bambino. E poi Azzurra potrebbe essere già sveglia e..” Josh cerca una via di scampo.
Vede il viso di Gio farsi serio per poi sentire la sua risata in tutto il suo rumore.
“Ho capito frà, muoviti va” sorride l’amico invertendo la direzione.

I due amici salgono veloci le scale del condominio affamati.
“Oh senti un po’” esclama Gio entrando in casa e annusando l’aria.
“Ma che cosa..?” chiede Josh sorpreso sentendo un rumore di padelle provenire dalla cucina.
“Ben tornati, spero.. spero abbiate fame” sorride Azzurra imbarazzata, cercando di sistemarsi i capelli che le sparavano da tutte le direzioni.
“Ho na fame!” esclama Gio, catapultandosi in cucina.
Josh sorride, andando incontro ad Azzurra che abbassa lo sguardo timida.
Con dolcezza le cinge i fianchi, lasciandole un bacio sulla guancia rosea, per poi seguire l’amico in cucina.

“Frà! Dovevi portarla prima a casa!” esclama Gio riempiendosi il piatti di pasta al sugo e addentando un pezzo di pane.
“Lo penso anche io” sussurra Josh, sorridendo ad Azzurra.
“Cosa si fa oggi?” esclama Josh guardando prima la ragazza e poi l’amico.
Lo sguardo di Josh si posa eloquente su Gio, facendogli un cenno.
“Ehm ah, giusto. Io.. Io ho da fare” annuisce Gio facendo l’occhiolino all’amico che sorride soddisfatto.

I tre ragazzi sparecchiano la tavola, chiacchierando del più e del meno.
Azzurra di ritrova seduta su una sedia a sorridere nel vedere Josh e Gio ridere e prendersi a spintoni, pensando al fatto che lei un’amicizia così non ha avuto la fortuna di trovarla.
Solo amicizie passeggere, ragazze che l’hanno saputa usare con maestria e arroganza, niente amicizie da far sciogliere il cuore.
Un velo di malinconia le copre gli occhi, facendole spegnere il suo bel sorriso.
“Ei Azzurra,che ti prende?” chiede Josh, schivando un pugno dell’amico.
“Nulla, che facciamo noi oggi?” chiede lei scrollandosi quella brutta sensazione da dosso.
Josh si porta una mano alla bocca, pensieroso.
“So io dove portarti!” esclama lui sorridendo e correndo in camera a prendere la felpa.

“Dove andiamo?” chiede la ragazza al moro.
“Ma è la millesima volta che me lo chiedi!” ride lui, guardandola con dolcezza.
“Non mi piace non sapere dove sto andando” s’imbroncia lei.
“Fidati di me” sussurra Josh.
Azzurra lo guarda, sorridendo timidamente.
La mano di Josh s’intreccia piano alla sua, senza pretendere nulla in cambio.

“Mi fido di te” sussurra la piccola ragazza appoggiando la testa alla spalla del moro.
 

SPAZIO AUTRICE:

Ciao a tutti!
E’ la prima volta che metto il mio commento alla fine di un capitolo.
Vorrei ringraziare chi mi ha seguita e spero che continui a farlo nonostante il mio tremendo ritardo ad aggiornare.

TAAAAAAANTO LOVE,


Crii <3

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