Admit it: You Need Me!

di AngelWithoutWings
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Back to School. Falling into Reality. ***
Capitolo 2: *** The One who Understand me ***
Capitolo 3: *** Who the Hell you Think you are!?! ***
Capitolo 4: *** You've Promised me! ***
Capitolo 5: *** Tonight I Wanna Feel Weightless ***
Capitolo 6: *** I don't Care of You! ***
Capitolo 7: *** Superhuman ***
Capitolo 8: *** Me & You. The Perfect Team. ***
Capitolo 9: *** Eye's Art ***
Capitolo 10: *** Can you Trust me? ***
Capitolo 11: *** Shit, Shit, Shit! ***
Capitolo 12: *** Seems a date, but it'isnt! ***
Capitolo 13: *** Was it a declaration? ***
Capitolo 14: *** I was wondering who... Umh.... Forget it! ***
Capitolo 15: *** InvitationS! ***
Capitolo 16: *** Did you just say that you Trust me? ***
Capitolo 17: *** Scared of Love ***
Capitolo 18: *** Princess or Puppy!?! ***
Capitolo 19: *** Can't Love You More Than This ***
Capitolo 20: *** Just Me & You. Tonight. ***
Capitolo 21: *** That's the right choice: we'll be better ***
Capitolo 22: *** She's Back ***
Capitolo 23: *** My Conditions ***
Capitolo 24: *** Truth or Dare? ***
Capitolo 25: *** The Key ***
Capitolo 26: *** It’s all about a little lie ***
Capitolo 27: *** Venomous Words ***
Capitolo 28: *** I'll be drunk again, to feel a little love ***
Capitolo 29: *** Our Happy Ending ***
Capitolo 30: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Back to School. Falling into Reality. ***


1 – Back to school. Falling into Reality.

Eccoci qui. L’estate è finita e la scuola ricomincerà ufficialmente tra qualche minuto. Il tempo di svoltare l’angolo, passando la mano lungo il muro poroso di mattoni rossi. Si ricomincia.
Per una volta vorrei davvero ricominciare. Tornare alla mia vita. Ma so già che non sarà possibile.
Arrivata al cancello, sentii suonare la campanella. Sospirai. Ero uscita in ritardo apposta ma a quanto pareva, dovevo per forza scontrarmi con l’intero corpo studentesco da subito.
Avrei tanto voluto indossare una di quelle felpe larghe e grigie, provviste di cappuccio, così da essere sicura di risultare invisibile. O almeno, chiunque mi avesse visto, avrebbe capito che era la mia intenzione. Un po’ come le ribelli nei film.
Ma forse era molto meglio il mio berretto rosso dei Red Socks, dal quale spuntava solo una porzione dei miei capelli castani e folti, raccolti in un’alta coda di cavallo e si accostava a quel 15 settembre stranamente caldo per le temperature di Holmes Chappel, dando sicuramente meno nell’occhio.
Tralasciando poi il fatto che questa merda era la mia vita reale e io non ero una ribelle...
Alzai il volume sparando Boulevard of Broken Dreams nell’I-pod, infilando le mani nelle tasche dei pantaloncini di jeans e, con molta calma, mi avviai verso l’entrata.
La massa era già passata, la porta era chiusa e per un attimo pensai di averla scampata. Che stupida...
Quasi che, aprendo la porta, avessi fatto scattare l’allarme antincendio, tutti gli studenti presenti nel corridoio del primo piano, si voltarono nella mia direzione.
Non mi era mai importato molto di quello che pensava la gente di me. Popolare o invisibile non faceva la differenza. Ma adesso era diverso. Sapevo perché mi guardavano e sentivo il peso di quegli sguardi da giudici sulla mia pelle mentre i miei di occhi, cominciavano a pizzicare.
Richiusi la porta, sfruttando il vantaggio della visiera per camminare a testa alta. Tenendo lo sguardo puntato sulle Converse nere e ‘vissute’. Nonostante la musica e nonostante fossi consapevole che era solo nella mia testa, sentivo ingigantito il suono dei campanellini alla mia cavigliera e mi sembrava attirassero ancora più l’attenzione.
“Angy!” Billie Joe fu sovrastato da una voce squillante che non riconobbi subito. Il semplice fatto che mi avesse chiamato in quella maniera significava che non eravamo amiche.
Mi ritrovai stretta dalle braccia magre e abbronzate della bionda Gabbe, soffocata da un insopportabile profumo di gomma da masticare alla fragola “Come stai?”
“Starò bene quando mi lascerai respirare.” Rise, anche se la mia era una battuta assolutamente scontata e non ce ne era bisogno, sistemandosi la gonna da cheerleader.
“Sicura che vada tutto bene?” si finse premurosa, sorridendo.
Annuii, sfoderando quel sorriso che avevo imparato a mostrare, esercitandomi allo specchio.
Alzai le spalle, stringendo la bretella dello zaino fino a far diventare le nocche bianche e la superai, congedandomi con un semplice “Ci vediamo...” La sentii salutarmi, ma non ci feci caso.
Frequentava il mio corso di letteratura, ma a nessuna delle due era mai importato niente l’una dell’altra.
Che schifo, le facevo talmente pena che voleva farsi vedere dagli altri mentre mi aiutava...
Bene, ora avrebbero messo la mia faccia al posto del panda per il WWF!
Peccato che io non volessi essere salvata da nessuno.
Rinunciai a raggiungere il mio armadietto, che mi sembrava lontano chilometri, aprendo con la spalla la porta del bagno.
Sospirai sollevata ma quando mi voltai, scontrai qualcuno “Scusa.”
Il ragazzo aprì la bocca, ma non ne uscì niente. Non lo conoscevo, mi sarei ricordata un viso con dei tratti dolci come il suo, altrimenti; anche se non sembrava un gran che sveglio. E non avevo idea di cosa ci facesse nel bagno delle ragazze. Non ero mai stata una ragazza timida, per cui chiesi diretta “Ti sei perso?”
Alzò un sopracciglio ed indicò la porta blu alle mie spalle “Questo è il bagno dei maschi.”
Mi voltai, controllando e trovai il triangolo con l’omino bianco, al suo posto “Oh... ecco perché puzza qui dentro.”
Rise, alzando le spalle “Tutto ok?”
Repressi la voglia di urlargli contro e sfogarmi con lui sul fatto che era la quarta persona da quando avevo messo piede fuori casa a chiedermi come stavo. Era un povero innocente, malcapitato. Già era imbarazzante essere entrata nel bagno sbagliato, non volevo sembrargli una completa psicopatica.
Annuii, mordicchiandomi quello che rimaneva del mio smalto blu.
“Deve essere l’inizio della scuola...” dondolò sui talloni, in un timido tentativo di rendere quella situazione meno imbarazzante.
Sorrisi, fingendo che fosse stato divertente “Tranquillo, ora me ne vado. Voglio solo aspettare che la campanella suoni e il resto del corpo studentesco si dissolva.”
“Buona idea.” Annuì “Comunque, io sono Liam.” Mi porse la mano, sorridendo.
Date le circostanze, sperai che se la fosse lavata, ma gliela strinsi senza chiederglielo “Angel. Ma non azzardarti a chiamarmi così se vuoi che ti risponda!” lo avvertii.
Lui rise, rimettendo la mano nella tasca dei jeans “Come devo chiamarti allora?”
“Lee.” Guardai il display del Blackberry, tirando un sospiro di sollievo leggendo l’ora.
Mentre il nuovo arrivato stava per parlare, la campanella risuonò nei corridoi ed io recuperai lo zaino, fiondandomi nel caos generale, sicura che nessuno avrebbe più prestato attenzione a me.
“E’ stato un piacere conoscerti!” si sbrigò a salutarmi prima che la porta si richiudesse alle mie spalle.

Entrai in palestra per ultima, ritrovandomi gli sguardi silenziosi di tutti i miei compagni. Persino il prof sembrava mortificato, tenendo gli occhi bassi.
Presi un respiro profondo e scesi le scale per gli spogliatoi. Ero l’ultima ed ero in ritardo, ma nessuno mi urlò di sbrigarmi. Cos’è, avevano paura di farmi piangere?
Slacciai i pantaloncini e li lasciai scivolare fino a terra, mentre mi sfilavo la maglietta. Raccolsi entrambi, buttandoli ciancicati nella sacca, prendendo la tenuta da ginnastica.
Alle mie spalle, sentii un fischio d’ammirazione, che si ampliò per lo spogliatoio vuoto.
“Sei proprio un maniaco, Jawaad!” presi la bottiglietta d’acqua e provai a schizzarlo.
Rise “Ero solo venuto a dirti che la lezione sta iniziando.” Indicò il mio berretto “Lo fai apposta ad abbinarlo al reggiseno o è una coincidenza?”
Gli rifilai un’occhiataccia “Adesso tu evapori. Io mi rivesto e iniziamo la lezione. Che ne dici?” mi avvicinai “E già che ci siamo...” lui si appoggiò allo stipite della porta, sorridendo malizioso “Posso suggerirti un bel posto dove andare nel frattempo?”
Lanciò un bacio con la mano, che deviai spostandomi e se ne andò ridendo.
Sospirai, rimanendo con le spalle alla porta chiusa. Mi scappò un sorriso, forse il primo genuino da quella mattina –se non contiamo la scena di Josh a colazione che cercava di infilarsi un Coco Pops nel naso per non tornare a scuola...-.
Ti pare che l’unico che mi trattava e si comportava in modo normale con me doveva essere quel cretino di Zayn Malik?

Tirai un cazzotto al distributore di merendine, frustrata “Contento? Ti sei appena mangiato i miei soldi e il mio pranzo!”
Cinque dita affusolate e un polso ricoperto da braccialetti si posarono sulla mia, inserendo delle monete “E’ per questo che c’è la mensa, sai?”
Sbuffai, ritirando subito la mano. Feci un passo indietro.
Harry si abbassò, prendendo i cracker che erano caduti con un tonfo. Me li porse.
“Solo che in mensa c’è troppa gente, non è vero?” si passò una mano tra i ricci, probabilmente imbarazzato.
“Grazie. Domani ti ridarò i soldi.” Mi voltai, spingendo la porta antincendio.
Sbucata sul retro della scuola, salii alcuni dei gradoni di pietra di quello che, una volta, doveva essere stato un bel campo da basket. Mi sedetti a gambe incrociate e chiusi gli occhi, sfilandomi il cappello così da sentire il sole sulla pelle.
“E’ una bella giornata.” Constatò Styles qualche minuto dopo “Infondo è strano per il tempo di qui.”
Risi in un sussurro. Non l’avevo visto, ma quando avevo sentito dei passi, non avevo avuto dubbi su chi avesse potuto seguirmi. “Tu sei strano.” Aprii gli occhi, abbassando lo sguardo sui miei cracker.
Stavolta fu lui a ridere, ma la sua era una risata allegra “Anche tu sei strana.”
“Ragione in più per cui dovresti lasciarmi in pace.” Aprii la tasca dello zaino, estraendo il pacchetto di sigarette.
“Chi ti dice che ti stia seguendo?” me la sfilò dalla bocca, tenendola tra le dita per giocherellarci.
“Ok, basta.” Mi voltai decisa verso di lui, incontrando quello sguardo che con tutta quella luce sembrava azzurro “Perché non puoi fare come tutti gli altri?” gesticolai –odiavo ammetterlo ma lo facevo spesso quando ero nervosa. Sempre quando ero con lui, quindi- “Avanti, chiedimi come sto e accetta la mia bugia! Così puoi andartene e goderti la tua vita...”
Non mi lasciò finire, che le sue braccia furono intorno alla mia vita e il mio viso schiacciato sulla sua t-shirt.
Nessuno dei due disse niente. Rimanemmo entrambi immobili e mi lasciai cullare dal suo profumo e dal ritmo regolare del suo petto e le sue mani tra i miei capelli.
“Ti odio, Styles.” Brontolai, posando la mano stretta in un pugno affianco al mio viso.
“Lo so. Perché ti capisco meglio di chiunque altro.” La prese, aprendola per intrecciare le sue dita alle mie “Per questo hai bisogno di me.”
“Non... io sto...” la strinsi, arrendendomi “Ti odio.” Ripetei semplicemente.
La campanella risuonò in lontananza, indicando la fine della ricreazione e arrivò alle mie orecchie come una sveglia. Mi scostai, prendendo lo zaino. Guardai la sigaretta che mi aveva rubato ancora tra le sue mani e mi avvicinai per riprenderla. Lui strinse il pugno, scuotendo la testa “Ho a cuore la tua salute.”
Sospirai “Fottiti.” Alzai le spalle e cominciai a scendere le scalinate.
Quella scena mi sembrava terribilmente familiare. Terribilmente dolorosa.
Quando stavo per raggiungere la porta, mi richiamò. Mi voltai, coprendomi con la mano gli occhi per il sole alle sue spalle “Manca anche a me, sai?” disse.

“Josh, fa quello che ti dice la signora Pat, chiaro?” baciai la fronte di mio fratello, scompigliandogli i capelli “E non andare a dormire dopo le 22:00, ok?” annuì e lo lasciai nel salotto a giocare con la vicina –nonché baby-sitter-.
Scesi i gradini bianchi del portico di casa mia, saltando l’ultimo come d’abitudine e cominciai a camminare verso St Paul Avenue. Svoltai l’angolo, ritrovandomi di fronte due ragazzi che si stavano baciando.
Rimasi pietrificata, rimanendo a guardarli nascosta dietro il muro del discount.
Non avevo idea di chi fosse la mora, ma era impossibile per me, non riconoscere Louis...
Quando i due si allontanarono, tenendosi per mano, io ero ancora con le spalle poggiate al muro, affianco all’enorme e storico graffito ‘That’s a Shit’.
Proprio come nelle mostre ai musei per ogni elemento c’è il proprio cartellino, quello che serve a spiegarlo: bene, quello era il mio cartellino.
Evitai di prendere quella strada, temendo di rivederlo, correndo dritta per fare il giro lungo.
Non smisi di correre neanche al semaforo, svoltando a sinistra. Infondo era sempre servito per sfogarmi.
Avevo appena visto il mio ragazzo baciarsi con un’altra. Avrò pure il diritto di essere scossa, no?
Anche se non l’avevo chiamato, cercato o risposto ai suoi messaggi per tutta l’estate ed era ormai ovvio che non era più il mio ragazzo. Non ero gelosa, infatti. Non mi sentivo tradita.
Lo diceva il cartellino, no? Mi sentivo una merda per il semplice fatto che gli erano bastate un paio di settimane per dimenticarsi di me. Ero così semplice da dimenticare?

Con il fiatone, suonai il campanello di casa Horan e mi posai alla ringhiera di legno verde scuro del portico, per riprendere fiato.
La porta si aprì qualche minuto dopo e comparve quel biondo e irlandese del mio migliore amico.
Avevo quasi temuto che non mi aprisse. Ero arrivata a pensare anche all’ipotesi di ritrovarmi davanti una sconosciuta. Infondo me lo sarei meritata, non avevo sentito neanche lui per tutta l’estate.
Invece mi sorrise come sempre, aprendo un po’ di più la porta “Ancora due minuti e ti saresti persa l’inizio.”
Il cuore si alleggerì, persino il respiro si fece più regolare mentre i muscoli della faccia si azionavano per sorridere. Non mi limitai solo a quello ma, come non facevo da tempo, cominciai a ridere di gusto. Così, senza un motivo.
Solo il fatto che avesse dato per scontato che mi sarei presentata da lui per vedere la partita, come avevamo sempre fatto da quando avevamo dodici anni, per me era un motivo per cui sorridere.
Mi alzai, raggiungendolo e l’abbracciai. Semplicemente, lui mi strinse, senza chiedermi niente.
Sentii un campanello familiare dall’altra stanza e lo lasciai “Pop-corn?” lui annuì, facendomi entrare.

Helloooo! :D
Ecco il primo capitolo della mia nuova FF.
So che è un po' troppo misterioso e malinconico, ma non temete: nel prossimo capitolo -se avrete la pazienza di leggerlo- verra svelata la cosa per cui tutti guardano Lee e il motivo per cui lei evita tutti.
Inoltre le note malinconiche andranno via via scomparendo, lasciando spazio alle risate e al romanticismo, promesso!
Spero che almeno questo vi sia piaciuto e abbia catturato la vostra attenzione abbastanza da leggere i prossimi.
Lasciate una recensione se volete... <3


 

 
Lee in alcune foto scattate da Niall, prima delle vacanze. <3

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Capitolo 2
*** The One who Understand me ***


2 – The One who Understand me

Era quasi mezzanotte ma, come mi succedeva spesso ormai, non riuscivo ad addormentarmi.
Fissavo uno stupido ramo che sbatteva contro la finestra, ricordandomi di come, da piccola, riuscisse a terrorizzarmi. Niall passò il braccio intorno alla mia vita, avvicinandomi a lui “Non dormi?”
“No, ma tu dovresti farlo.” Gli presi la mano, giocando con le sue dita, come avevo il vizio di fare.
“Vuoi che ti canti una ninna nanna?” posò la testa sulla mia spalla. Risi, declinando l’offerta “Allora devo distrarti dal rumore del ramo come da piccoli?”
Mi voltai, sorridendogli quando lo trovai con i capelli appiccicati alla faccia “No, voglio solo che tu dorma.”
“Stavo per dirti la stessa cosa.” Mi sfiorò la punta del naso, ridendo.
“Ci proverò.” Mi rigirai, coprendomi la spalla con il lenzuolo. Aspettai, sperando che si fosse già addormentato, per chiedergli “Perché non sei arrabbiato con me?”
“Perché ti capisco meglio di chiunque altro.” Rispose con la voce impastata dal sonno, tornando a cingermi la vita “Posso dirti una cosa, però?” annuii “Non sparire mai più per così tanto tempo. Mi sei mancata.”
Mi girai di nuovo verso di lui, abbracciandolo “Anche tu mi sei mancato.” Mi strinse.
“Lo so.” Commentò ironico, beccandosi un cazzotto.
“Grazie.” allungai il collo, arrivando però a baciarlo solo sulla mascella.
“Dormi...” sussurrò, ridendo.

Salutai Niall all’entrata, dirigendomi verso il corso di storia.
Mi fermai al mio armadietto, prendendo i libri per la prima ora.
Richiusi, voltandomi per andare in classe, quando mi ritrovai davanti Louis e la sua ragazza.
Non mi avevano vista, troppo impegnati a sorridersi e sussurrarsi chissà quale frase che io avevo già sentito. Avevo l’intenzione di sparire, senza che si accorgessero della mia presenza, ma fallii miseramente, andando a sbattere con la spalla contro l’anta di un armadietto. Tutto perché ero distratta a guardarli!
Il rumore li fece girare e, anche se la mora non ci fece caso, Louis diventò di colpo pallido, rimanendo a guardarmi con gli occhi azzurri spalancati. Ok, ora sapevo come doveva sentirsi un fantasma...
Sentii qualcuno ridere, davanti a me “Io e te ci incontriamo sempre così, eh?”
Interruppi il contatto visivo con Louis e mi ritrovai davanti a Liam. Annuii, massaggiandomi la spalla con cui avevo urtato il suo armadietto “Ma quando lo dicono nei film sembra sempre più figo.”
Rise di nuovo, annuendo “Hai storia?” indicò il libro che tenevo ancora in mano.
Annuii, scostandomi i capelli solo con la scusa di riuscire ad intravedere Louis.
Era ancora fisso a guardarmi e il fatto che mi vedesse con un altro ragazzo mi urtava terribilmente. Non volevo fargli credere che l’avessi fatto apposta per farlo ingelosire. Mi era sempre sembrato terribilmente patetico un comportamento del genere... Ma non potevo neanche mollare Liam senza ragione, perciò non potei far altro che camminare insieme a lui, fingendo di ascoltarlo mentre raggiungevamo l’aula al piano di sopra.
Entrati in classe, lo lasciai alla cattedra, fiondandomi al mio solito e ultimo banco.
“Dolcezza...” mi salutò il mio compagno, poggiando il gomito sul banco e la testa sulla mano, ammiccando.
“Jawaad...” gli feci il verso, nascondendo il cellulare dentro l’astuccio.
Rise, mentre entrava la professoressa.

Qualcuno mi pizzicò i fianchi, arrivando da dietro e mi fece saltare “Allora è vero che mi tradisci!”
“Niall! Che diavolo fai?” gli diedi uno schiaffo sul braccio “Odio quando compari così...”
“Liam non lo fa?” trattenne una risata, addentando famelico il suo cheeseburger.
“Come scusa?” alzai un sopracciglio.
“Mi è giunta voce che tu e il nuovo arrivato chiacchierate per i corridoi...” si finse misterioso, imitando con la mano il gesto di qualcosa che gli arrivava nell’orecchio.
“E’ nel mio corso di storia. Ci siamo parlati per un paio di minuti.” Gli rubai una patatina fritta.
“Uhuh... già contiamo i minuti?” rise, beccandosi un altro schiaffo sull’altro braccio.
“Piuttosto, chi è che ti dice certe cazzate?” fece stendere le mie gambe sulle sue, usandole come vassoio per le patatine.
Sperai che dicesse Louis, anche se era stupido e improbabile “Harry.”
“Chi!?!” esclamai.
“Harry Styles.” Alzò le spalle “L’ho incontrato in mensa.”
“Stai scherzando? E perché dovrebbe importargli con chi parlo o meno!?!” mi scostai i capelli, nervosa “Ora lo vado a cercare e quando l’avrò trovato...”
Niall mi prese le mani, che avevano cominciato a gesticolare da sole, ridendo “Speravo che me lo dicessi tu.”
“Cosa dovrei dirti scusa?” lanciai di sotto dalle gradinate la carta del suo panino “Non ci siamo mai sopportati.”
“Non sembrava...” pensò ad alta voce.
“Perché scusa?” storsi il naso. Avevo mai dato l’impressione di avere atteggiamenti di simpatia verso il riccio? In diciassette anni di vita... Mhm, no, non mi pare!
“Al...” tossì, forzato “All’inizio dell’estate.”
Intinsi una patatina nella bustina della maionese, con la scusa di tenere lo sguardo basso “Al funerale, intendi.” Lui annuì, mantenendo lo sguardo basso.
“Era il migliore amico di mio fratello.” Risposi, più a me stessa che a lui.
Annuì di nuovo, dandomi un bacio sulla guancia, premuroso “Forse per questo ti capisce più di quello che pensi.”
Mi scostai i capelli, sospirando “Non eri tu quello che mi capiva?” rise, cingendomi le spalle.

Passai al banchetto, versando l’ennesimo cocktail nel bicchiere.
Fui attenta a non guardare il mio riflesso allo specchio. Sapevo già cosa avrei visto, infondo: i capelli castani raccolti in un chignon voluto da mia madre che mi davano un’aria decisamente troppo seria per quello che ero, gli occhi verdi arrossati per le lacrime, il vestito rigorosamente nero.
“Sono le 10 del mattino, non dovresti bere.” Harry arrivò da dietro, posando la mano sulla mia, abbassandomi il bicchiere.
“Voi non vi siete fatti tanti problemi a questo proposito, mi pare.” Commentai acida.
Serrò la mascella, poggiandosi al tavolo “Forse ho a cuore la tua salute, allora.”
Scossi la testa “Se fosse così mi avresti lasciata in pace senza impedirmi di bere.”
Rise, senza allegria “Mi piace il tuo vestito. Sei molto bella.”
“Fottiti.” Mi voltai, recuperando il bicchiere. Mi prese il polso, impedendomi di andarmene.
“Ok, non voglio provarci con te e lo sappiamo entrambi...” mi lasciò la mano “Non sono qui per questo.”
“Già, sei qui per mio fratello, no?” svuotai il bicchiere con un sorso “Avanti, fammi le condoglianze e poi siamo liberi di non sopportarci più!”
“Ma io voglio stare con te.” I suoi occhi verdi si sintonizzarono sui miei –erano gonfi come i miei, segno che erano stanchi di piangere- “Perché tu sei l’unica che capisca come mi sento.” Rimasi in silenzio, sentendo le persone in sala agitarsi, pronte ad uscire “E per quanto possa suonare strano, io in questo momento sono la persona che riesce a capirti meglio di chiunque altro.”
“Lee... Oh, ciao Harry!” comparve mia madre “Andiamo?”
Annuimmo entrambi e lui mosse il primo passo, rimasti soli. Io lo fermai, prendendogli la mano che lui strinse. Non la lasciò più, per tutto il resto della cerimonia.
C’erano Louis e Niall, persino Zayn. Non salutai nessuno di loro.
Le persone cominciavano ad andarsene, dirette al rinfresco a casa mia. Non avevo mai capito quella stupida usanza di festeggiare ad un funerale. Che cazzo ci trovi da festeggiare?
Harry mi cinse le spalle, accarezzandomi la spalla. Finalmente, mi lasciai andare, affondando il viso nella sua camicia bianca e scoppiai a piangere. Lui non diceva niente, mi stringeva e basta, accarezzandomi la schiena.
Era difficile dire se fossero passati qualche secondo o alcuni minuti, quando si allontanò leggermente, prendendomi il viso tra le mani. Mi accarezzò le guance, scostandomi alcune ciocche di capelli e asciugò qualche lacrima con il pollice, cercando di sorridermi “Vuoi restare o preferisci tornare a casa?”
Scossi la testa “Portami via, ti prego.”


Mi svegliai di soprassalto, alzandomi a sedere.
Portai una mano alla fronte sudata, cercando poi a tastoni l’elastico per capelli sul comodino.
Mi rimisi con la testa sul cuscino, aspettando di addormentarmi, ripensando a quella giornata.
Ero davvero troppo stanca per opporre resistenza al sonno e a qualunque sogno avesse portato con sé, perciò mi addormentai pochi minuti dopo.
Di nuovo sognai due occhi verdi lucidi, due braccia che avevano costituito la mia fortezza, una voce calda e rassicurante, il profumo della sua camicia, la sua risata che mi era sembrata l’unica in grado di contagiarmi e le sue labbra...

Arieccomi! :D
Grazie per aver letto la mia storia, almeno fino a questo punto! xD
Grazie per la recensione! Wow, al primo capitolo... mi ha fatto molto piacere!
Tornando alla storia... spero vi piaccia. E spero di non avervi confuso troppo le idee!
Anzi, il mio scopo era quello di schiarirvele, non so se ci sono riuscita con questo capitolo...
Ci vediamo al prossimo capitolo!
Lasciate delle recensioni se vi va, sono sempre ben gradite. <3


Il fotografo è sempre lo stesso: Niall. Stavolta però anche Lee ha voluto immortalare il suo migliore amico durante la partita!

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Capitolo 3
*** Who the Hell you Think you are!?! ***


3 – Who the Hell You Think You are!?!

“Ciao, asociale!” Lena piombò con la sua solita delicatezza affianco a me, lanciando lo zaino sul tavolo di legno.
Urlai –quei tipici urli che riescono a fare solo le ragazze- e ci abbracciammo “Mi sei mancata...”
“Anche tu!” mi stritolò “Fatti guardare... sei cresciuta!” alzai le spalle, scostandomi i capelli “Ok, è il mio turno. Noti niente?” fece una piroetta.
Portò una mano tra i capelli rossi, alzandoli e allora notai il suo orecchio.
Gli allargatori mi avevano sempre fatto impressione, ma su di lei non stonava. Su di lei niente stonava.
Lena era la mia migliore amica. Non come Niall, ma le volevo bene e la conoscevo dalle medie. Era una persona piena di vita, sempre sorridente e tenace.
“Fa vedere!” mi avvicinai “Stai benissimo.”
“Lo so...” alzò le spalle, ridendo.
“Parlate di me?” Niall posò il suo zaino affianco al mio. Si sedette tra di noi, cingendoci le spalle.
“Ehm... no!” risi.
Alzò le spalle “Ci ho provato!”

Un braccio si parò davanti alla mia faccia, poggiandosi al muro “Ho una proposta da farti.”
Sospirai, ritrovandomi la faccia di Zayn a pochi centimetri dalla mia “No, grazie.” sorrisi, passando sotto al braccio ed entrando in classe.
“Hei!” Liam alzò la testa dai suoi appunti, salutandomi mentre passavo tra i banchi.
“Hei!” sorrisi cordiale.
Un’esagerata ondata di profumo mi investì, insieme al braccio bronzeo che mi cinse le spalle.
Alzai gli occhi al cielo, affrettando il passo verso il mio banco. Zayn mi seguì a ruota, buttandosi sulla sedia.
Tornò all’attacco una decina di minuti dopo, durante la lezione “Non sai neanche cosa volevo proporti...” sussurrò, mentre disegnavo distrattamente sul retro del quaderno di inglese, fingendo di prendere appunti.
“Sopravvivrò.” Alzai le spalle.
“Non sei curiosa?” insistette.
‘No’ gli feci leggere sul banco, scritto in caratteri cubitali, con sette punti esclamativi.
Annuì, alzando le mani “Bene.”

Stavo studiando, seduta a gambe incrociate sul dondolo nel portico.
Alzai gli occhi, quando qualcuno mi fece ombra. Passai dalle Converse bianche agli inconfondibili ricci spettinati. Alzai un sopracciglio, sorpresa.
“Ciao.” Alzò la mano.
Feci un cenno con la testa, sfilandomi le cuffie per poggiarle affianco a me.
Come se fosse a casa sua, si sedette affianco a me. Rimase in silenzio per un po’, dondolandoci con i piedi.
“Hai intenzione di parlare o sei venuto qui solo perché ti piaceva il dondolo?” commentai sarcastica, scostandomi un ciuffo sfuggito al chignon, che mi impediva la lettura.
Rise, scostandosi i capelli “Volevo vederti.” Alzai lo sguardo dal libro, alzando di nuovo un sopracciglio “Parlare... boh...”
Storsi la bocca, in un’espressione confusa e annuii “D’accordo...” posai il libro con l’hi-pod per terra “Di cosa vorresti parlarmi?” finsi di pensarci, toccandomi il labbro con il dito “Di Liam?”
Mi guardò, corrugando le sopracciglia “Vuoi parlarmi di lui?”
“Non lo so, lo chiedo a te.” Incrociai le braccia “Visto che ti piace così tanto parlare di lui alla gente...”
Rise, alzando le spalle “Ho solo chiesto a Horan se vi conoscevate.”
“E perché la cosa dovrebbe riguardarti?” alzai le spalle “Oh, giusto... la cosa non ti riguarda affatto!”
“Volevo sapere chi era.” Si difese.
“Perché?” esclamai.
“Perché...” si portò una mano ai capelli “Non mi piace che parli con gli estranei!”
Risi, prima per finta, poi cominciai a ridere davvero, poggiando la fronte tra le ginocchia “Ti prego, dimmi che ho sentito male.” Tornai a guardarlo “Da quanto ci conosciamo? Dodici, tredici anni? Non ci siamo mai sopportati, non siamo mai riusciti a parlare civilmente senza che intervenisse Sam.” Ci guardammo entrambi negli occhi, sentendo pronunciare il suo nome “Come te ne esci ora con queste premure?”
“Ti da fastidio?” allargò le braccia, come se fosse lui l’offeso.
“Sì, parecchio!” gli riservai un sorriso acido “Cos’è Styles, sei geloso?”
Rise, battendo la mano sulla gamba “Questa era buona, davvero...”
Scossi la testa, ridendo “Certo...”
“Non mi credi?” feci di nuovo no con la testa “Lascia perdere...” si alzò, andando verso gli scalini del portico.
Si fermò al secondo scalino, voltandosi.
Mi alzai, poggiandomi con la spalla alla colonna portante di legno bianca “Già ti manco?”
Lui rise, salendo il primo scalino e si mise di fronte a me, spingendomi con le spalle alla colonna. Sorrise soddisfatto, quando notò che le mie guance erano arrossate.
‘Non è per te ma per la vicinanza, coglione!’ avrei voluto rispondergli, ma non me ne diede il tempo.
“Non ero venuto qui per parlarti di Liam.” Posò la mano sul corrimano, sfiorando la mia per sbaglio “Volevo chiederti se Malik ti aveva detto niente.”
Aggrottai le sopracciglia “Di cosa doveva parlarmi?”
Tirò un sospiro di sollievo “Niente, ma tu lascialo perdere. Ok?” mi diede un buffetto sulla guancia, prima di voltarsi e saltare gli altri scalini.
Poggiai le braccia alla staccionata “Ok che cosa?”
Rispose dal marciapiede, muovendo la mano come a dire ‘una sciocchezza’ “Tu di solo di no!”
“Ti fidi così tanto di me?” mi morsi il labbro, divertita.
Lui si fermò, con le mani in tasca, guardandomi serio “Promettimelo.”
Risi “Chissà...” mi voltai, sentendolo richiamare il mio nome in tono da fratello maggiore, mentre richiudevo la porta alle mie spalle.
Portai una mano alle labbra, nascondendo un sorriso che si espanse. Scossi la testa, divertita.
Che cavolo aveva fatto per giocarsi anche l’ultimo neurone che possedeva, durante l’estate?
Chi diavolo pensava di essere, mio fratello?
Reclinai la testa, toccando la porta. Scivolai con la schiena lungo la porta, cadendo per terra con le ginocchia davanti al petto.
Non era possibile...
Harry Styles stava davvero cercando di prendere il posto del suo migliore amico?
Si stava comportando davvero come un fratello maggiore.
Presi il libro da terra, alzandomi di scatto e salii le scale fino in camera mia, sbattendo la porta arrabbiata.
“Io non ho fatto niente!” sentii la voce di mio fratello preoccupata, dalla stanza affianco.
“Non ce l’ho con te!” risposi, urlando a mia volta.
La porta si aprì e comparve la testa riccioluta di Josh. Timido, richiuse la porta alle sue spalle e si sedette sul letto affianco a me. Rimase in silenzio, aspettando che gli sorridessi, per stendersi affianco a me, lasciandosi abbracciare “Con chi, allora?”
“Con quel cretino di Harry Styles.” Sospirai, baciandogli la guanciotta.
Rise “Sam lo diceva sempre, quando vi guardava litigare.” Aggrottai le sopracciglia, confusa “Lo sapeva che prima o poi vi sareste innamorati.”
Scoppiai a ridere, facendo uno strano verso “Ma io e Harry non stiamo insieme!”
Sembrò sorpreso, sedendosi a gambe incrociate di fronte a me “Ah no?” scossi la testa, ovvia “E perché?”
“Perché lo odio!” mi scostai i capelli, frustrata.
“Peccato...” abbassò lo sguardo, giocando con il dito a seguire i ricami del copriletto “Sarebbe stato come se Sam non se ne fosse andato.”
Lo abbracciai, baciandogli la fronte “Harry, non è Sam!” scandii bene le parole, per quanto mi sforzassi di non arrabbiarmi con lui e restare calma “Dai, torna a giocare...”
Quando mi lasciò di nuovo sola, presi il cuscino e me lo schiacciai sulla faccia, sopprimendo un grido, per sfogarmi.
Questa te la faccio pagare, Styles. Ora vediamo se capisci che devi farti gli affari tuoi...

Ciiiaaauuu!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a leggere la mia storia.
Anche perché stiamo per entrare nel vivo della storia e il prossimo capitolo posso assicurarvi che sarà divertente! :D

 

 
La rossa è Lena e il dolcissimo bimbo nella seconda foto, non può essere altri se non Josh! ^^

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Capitolo 4
*** You've Promised me! ***


4 – You Promised me!

Ero nel grande piazzale in mattoni davanti all’edificio scolastico con Lena, parlando con alcuni ragazzi del nostro corso di letteratura.
Mi guardai attorno, individuando Harry insieme ad un gruppo di ragazzi e ragazze che conoscevo anch’io.
Dal cancello comparve Zayn che con la sua solita aria indifferente, camminava tranquillo con lo zaino nero su una spalla sola e un cappello grigio primaverile.
Aspettai che si facesse più vicino, sapendo che si sarebbe fermato affianco all’entrata con i suoi amici, come tutte le mattine. Esattamente alla stessa distanza tra me ed Harry.
“Scusate, devo fare un attimo una cosa.” Mi congedai, voltandomi per lasciare i miei amici.
Camminare da sola, in mezzo al piazzale pieno di studenti era come mettersi a correre con un enorme cartello ‘guardatemi!’. Mi scostai i capelli, nervosa, affrettando il passo. Ma perché non si stancavano?
Un ragazzo biondo, indicò a Zayn di voltarsi con un cenno della testa. Quando il moro mi vide, sorrise soddisfatto. Si appoggiò alla colonna di cemento bianco con la spalla, credendosi figo, mentre mi avvicinavo.
“Buongiorno!” sorrisi, falsa.
“Dolcezza...” rimase fermo per qualche secondo, come se si aspettasse davvero che facessi io la prima mossa. Poi si sporse in avanti baciandomi le guance.
Con la scusa di scostarmi i capelli, voltai leggermente la testa, mordicchiandomi il labbro per trattenere un sorriso trionfale, quando mi accorsi che Harry ci stava guardando.
“Qual buon vento?” mi distrasse Zayn.
“Stavo pensando...”mi poggiai anch’io alla colonna “Non so ancora quello che volevi dirmi ieri.”
Rise, scostandosi per mettersi di fronte a me, posando le mani all’altezza delle mie spalle contro la colonna “Ti avevo avvisata, però. Cosa ti fa pensare che te lo dirò?”
Alzai le spalle. Dovevo farmi venire un’idea. Dovevo dire o fare qualcosa che avrebbe fatto una di quelle ragazze per cui civettare è un hobby. Peccato che io non avessi mai tenuto molto a farlo, perciò quella parte mi risultava parecchio difficile da interpretare...
Mi morsi il labbro, sorridendo e gli presi il cappello, liberandomi dalla sua presa “Allora io mi tengo questo!”
Dio, che cosa stupida! Quelle parole erano davvero uscite dalla mia bocca?
Lui sorrise –dimenticavo che mi stavo fingendo il genere di ragazza che piaceva a lui- e fece un passo avanti, rincorrendomi. Mi cinse la vita da dietro, fermandomi. Risi, forzata, solo perché –casualmente...- ci eravamo avvicinati a Styles e volevo che la sentisse.
Zayn si avvicinò al mio orecchio, sussurrando “Ci vediamo in terza ora?” mentre la campanella suonava.
Ripassai il programma delle mie lezioni mentalmente, annuendo. Mi diede un bacio sulla guancia e mi lasciò, prendendosi il cappello.
Rimasi ferma, sorridendo impertinente ad Harry, che mi stava ancora guardando.
Stava per dire qualcosa, quando da dietro di me, sentii la risata familiare di Louis.
Inconsciamente, mi voltai. Ma non mi stupii di trovarlo con Lei. Eppure faceva sempre lo stesso effetto, una strana pesantezza alla bocca dello stomaco. Sospirai, voltandomi di nuovo verso Harry. Aveva stampato sul viso uno sguardo comprensivo, che mi fece innervosire ancora di più. Me ne andai a grandi passi, entrando.

“Ok, cos’è questa storia fra te e quel gran figo di Malik?” Lena mi punzecchiò il fianco con la stecca del lecca-lecca “Devi raccontarci qualcosa?”
“Malik?” Niall storse il naso, saltando le strisce pedonali, per saltare solo su quelle bianche con mio fratello.
“Niente da raccontarvi.” Alzai le spalle “E’ una cosa stupida...”
“Sisi... Noi vogliamo i dettagli piccanti!” la mia migliore amica mi cinse le spalle.
“No. Io mi dissocio!” alzò le mani il biondo.
“Non c’è niente da raccontare, davvero!” ripetei “Volevo solo sapere una cosa...”
“Ma come siamo misteriose oggi...” commentò lei “Che cosa?”
Stavo per risponderle, quando sentii qualcuno alle mie spalle chiamarmi.
“Signor Kent!” sorrisi, salutandolo “Come sta?”
“Bene.” Sorrise lui “E’ da un po’ che non ti vedo in giro...” Alzai le spalle, sorridendo cortese “Stavo giusto pensando a te. Non è che ti andrebbe di tornare al corso.”
Annuii “A dire la verità avrei davvero bisogno di un lavoro...”
Sorrise, battendo le mani come faceva sempre quando era entusiasta “Perfetto! Allora ci vediamo lunedì alla solita ora?” Annuii, salutandolo.
Il signor Kent era un bravissimo pittore e artista. Viveva a pochi isolati da casa mia e lo scorso anno mi aveva chiesto di partecipare al suo corso, pagandomi perché posassi per i ritratti dei suoi allievi.
Per una che odia essere guardata, non era di certo il massimo, ma avevo davvero bisogno di un lavoro.
La mancanza dei miei genitori, che lavoravano a Londra e vivevano lì non era più un problema per me o per Josh, ma farsi inviare i soldi era un terribile scocciatura per entrambi. E poi Sam mi aveva contagiato con il suo entusiasmo, facendo sembrare divertente essere autonomi.
Con lui tutto sembrava divertente, persino essere responsabili. E, in mancanza dei nostri genitori, lui lo era diventato davvero, svolgendo la triplice funzione di amico, fratello e papà.

Salutai i miei amici al semaforo, davanti a Block Buster, continuando la strada sola con mio fratello.
Gli presi la mano, attraversando “Devi guardare la strada, quante volte devo dirtelo?” lo rimproverai per essere concentrato sul suo areoplanino.
“Ok...” guardò a destra e sinistra, anche se ormai eravamo arrivati all’altro marciapiede “Ho visto Louis l’altro giorno, quando ero con la signora John.”
“Davvero?” mi finsi interessata.
Annuì “E’ passato davanti casa nostra mentre ero in giardino. Mi ha salutato.”
“Le persone educate lo fanno, di solito.” Non volevo sentire altro, cercavo disperatamente di tagliare quel discorso.
“Era con una ragazza.” E io lo sapevo che sarebbe andato a parare lì “Lei non mi ha salutato.”
‘Perché lei è maleducata!’ pensai, ma mi trattenni dall’influenzare un povero bambino innocente di 7 anni.
“Tu e lui non state più insieme?” scossi la testa “Non vi baciate più? Non ti passa più a prendere il sabato? Non...”
“No. Non stiamo più insieme!” esclamai, scostandomi i capelli.
Lui sgranò gli occhi, come faceva sempre quando alzavo la voce e mi faceva sentire cattiva ogni volta.
“Posso dirti una cosa?” mi riprese la mano. Alzai le spalle, tanto ormai “Perché sei gelosa?”
“Josh, vuoi tornare a casa intero oggi?” mi fermai, davanti al cancelletto della nostra villetta.
Lui alzò le spalle “Non devi esserlo.”
“Io non lo sono!” esclamai.
“Bene, perché tu ora stai con Harry.” Sorrise.
Mi portai una mano alla fronte “Io e lui non stiamo insieme!”
“No?” chiese confuso “Allora perché ti sta aspettando?” indicò dietro di me.
Mi voltai, trovando Harry seduto sul dondolo, come il giorno prima, intento a guardare nella nostra direzione. Aprii il cancelletto con solennità, mentre Josh correva dal riccio che lo prendeva in braccio.
Mi sentivo strana, dentro di me. Da una parte non vedevo l’ora che mio fratello se ne andasse, così sarei potuta rimanere sola con Harry e avrei cominciato a divertirmi. Dall’altra sapevo che stava per arrivare la sua predica, che sarebbe dovuta essere in realtà la parte più divertente, ma mi sentivo come se dovessi vergognarmene.
E poi mi sentii anche arrabbiata. Era esattamente quello che voleva! Era lì proprio perché voleva sgridarmi, come se avessimo avuto un qualsiasi rapporto di sangue e potesse considerarlo un suo diritto...
Rimasti soli, mi misi davanti a lui, guardandolo negli occhi come se lo stessi sfidando “A cosa devo questa visita?”
“Lo sai bene.” Mentre il mio tono era divertito, il suo era estremamente serio. Alzai le spalle, prima che si avvicinasse, parandosi di fronte a me “Me l’avevi promesso!”
“E io mantengo le mie promesse.” Mi sedetti sulla ringhiera. Ora ero alta quanto lui, anche se le Converse sbattevano contro il legno bianco muovendole, non arrivando a terra. Stavolta però non mi dava fastidio il rumore dei campanellini, anzi, sembrava quasi che rendesse quella situazione ancora più buffa.
“Ti avevo detto di...” cominciò, ma lo interruppi.
“Mi hai detto di dire no a Zayn.” Alzai le spalle “L’ho fatto.”
Sembrò sollevato, anche se non era ancora del tutto sicuro “Che cosa ti ha detto?”
“Mi ha parlato della sua festa per i 19 anni.” Risposi.
Lui annuì “Bene, quindi tu gli hai detto che non ci saresti andata. Giusto?” Alzai gli occhi verdi verso il soffitto, mordicchiandomi il labbro senza rispondere “Giusto!?!”
Sospirai, fingendomi mortificata “Harry, dovevi dirmelo che dovevo rispondergli così...”
Posò i pugni affianco alle mie mani sulla ringhiera, avvicinandosi di nuovo “Che cosa gli hai detto?”
Mi trattenni dal ridere, cercando di rimanere un’attrice professionista “Dovevi essere più chiaro quando...”
“Cosa. Gli hai. Detto?” scandì le parole, ansioso.
“Ho detto no.” Dio, quanto mi divertivo a sfotterlo.
Sospirò, scostandosi i capelli prima di puntare di nuovo gli occhi chiari nei miei “Riproviamo... Tu hai detto di no, ci siamo fin qui.” Annuii “A quale domanda, di preciso?”
“E’ vero che non verrai alla mia festa sabato?” ripetei le esatte parole di Zayn, muovendo la testa a destra e sinistra ogni volta che pronunciavo una parola.
Mi mordicchiai il labbro, divertita, aspettando di vedere la sua reazione.
“Sei più cocciuta di un mulo.” Scosse la testa, sospirando. Alzai le spalle, sorridendo trionfante. Fu sul punto di dire qualcosa un paio di volte, ma si limitò a guardarmi. Di nuovo, arrossii. Di nuovo, sorrise “Ci vediamo domani.” Cominciò a scendere i gradini del portico.
“Domani è sabato, non c’è scuola!” gli urlai, mentre apriva il cancello.
“Giusto, che testa...” allargò le braccia, attraversando la strada.
Rientrai in casa, urlando soddisfatta.
“Che succede?” si affacciò Josh dalla cucina.
“Sono un fottutissimo genio!” gli corsi incontro, prendendolo in braccio e facendolo girare, euforica.

Sono tornata!
Grazie per le recensioni e anche a chi ha semplicemente letto la storia, almeno fin qui!
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo e che la faccenda stia diventando un po' più chiara...
Mi farebbe molto piacere se la sciaste delle recensioni, per sapere che cosa ne pensate.
O semplicemente, ci vediamo al prossimo capitolo! <3


* Una notifica: Commento ad una tua foto *
Lee, sei bellissima in questa foto, ma sarebbe ora che la cambiassi. E' dall'inizio dell'estate... E poi sembri triste, io voglio vederti sorridere! Se non aggiorni il tuo profilo, giuro che ti scatterò una foto io. Che tu lo voglia o NO! xP - Lena

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Capitolo 5
*** Tonight I Wanna Feel Weightless ***


5 – That’s my night

Dopo pranzo, mi infilai sotto la doccia.
Era sabato, il giorno della festa. Eppure io non avevo alcuna voglia di andarci. Avevo voluto essere invitata solo per far un dispetto ad Harry, ma ora che avevo ottenuto il mio scopo, non mi importava più così tanto. Starsene nella vasca, a mollo nell’acqua calda ad ascoltare i Muse, quello si che era un pomeriggio allettante.
Come non detto, ‘Smoke on the Water’ interruppe i miei pensieri. Allungai il braccio fino al lavandino, afferrando il cellulare per rispondere a Lena.
“Cosa? Come sarebbe a dire che non ci vai?” esclamò.
“Mhm... non lo so...” sbuffai, giocando con il sapone.
“Aspetta, chiamo Niall e ti faccio convincere.” Attaccò.
Alla vecchia me non sarebbe mai servito essere convinta dal suo migliore amico, per andare ad una festa. Semmai il contrario. Dall’inizio dell’estate, però, sentivo quella Lee allontanarsi da questa e ciò mi faceva sentire terribilmente noiosa.
Riposai il cellulare e lasciai il lettore Cd in pausa, poggiando la testa al bordo della vasca. Non so quanti minuti passarono, ma rimasi in silenzio a pensare.
Quando il telefono squillò di nuovo, non lasciai a Niall neanche il tempo di prendere fiato per parlare “Tranquillo, vengo.”

Ringraziai per la millesima volta la tata e salutai mio fratello, prima di aprire la porta.
“Dimmi che non è quello che penso...” dissi tra i denti.
“Dipende, cos’è che pensi?” sorrise Harry, scendendo dalla ringhiera.
“Che sei qui per badare a mio fratello?” ironizzai.
Scosse la testa, assumendo un’espressione mortificata, falsa “Sono qui per accompagnarti alla festa.”
Nella mia testa immaginai di saltare e afferrarlo alla gola, prendendolo a parolacce.
Sbuffai, sbattendo il piede –che calzava delle estranee ballerine nere- a terra “Io non ti sopporto più!” mi portai una mano ai capelli, sistemati in un chignon per il quale avevo lavorato 10 minuti.
Il fatto che quella scena mi ricordasse davvero una delle tante con mio fratello, mi fece arrabbiare ancora di più. Lui stava fermo. Forse si aspettava che lo spingessi per superarlo, o che gli mollassi un cazzotto, invece sentii le lacrime farsi sempre più insistenti e non riuscii a trattenerle.
Fosse stato qualunque altro ragazzo, l’avrei già allontanato anzi, non avrei mai pianto davanti ad un altro ragazzo. Ma lì c’era Harry. Perciò gli permisi di avvicinarsi e non lo fermai neanche quando sentii le sue braccia cingermi la vita. Gli cinsi il collo meccanicamente, intrecciando le mani sulla sua nuca, tra i suoi capelli. Semplicemente perché Harry, per quanto avessi voglia di ucciderlo, era l’unica persona che avrei voluto stringere in lacrime. L’unico che mi avrebbe lasciato piangere, senza giudicarmi o chiedermene il motivo.
Posò la guancia sui miei capelli, sussurrando mentre creava dei cerchi sulla mia schiena con il pollice “Odio vederti piangere.”
“Vuoi sapere cosa odio io?” singhiozzai “Te.”
“Lo so. Me l’hai già detto.” Sembrò stringere ancora di più la presa.
“Smettila, ti prego...” trovai un riccio invitante a sfiorarmi l’indice, ma mi rifiutai di toccarlo.
“Non volevo farti...” cominciò a scusarsi.
“Non per questo.” Tirai su con il naso, reprimendo i singhiozzi “Smettila di... Oh... lascia stare!”
Si allontanò appena, guardandomi con quei suoi dannatissimi occhi azzurri “Perché per te è così importante quella stupida festa?”
Ancora pensava che mi riferissi alla festa? Beh, però aveva ragione. Ero arrivata alla conclusione che quella festa per me era importante “Non me ne frega niente... Ma volevo che quella fosse la mia sera: niente pensieri, niente ricordi. Solo musica, qualche bicchiere e i miei amici!”
Rimase in silenzio, continuando a guardarmi. Mi asciugò le lacrime con il pollice “Dovresti andare a sistemarti il trucco.”
Alzai gli occhi, incontrando diretti i suoi e annuii, rientrando.
Quando uscii una ventina di minuti dopo, lui non c’era. Come non c’era la sua auto.
Decisi quindi di andare a piedi, approfittandone per ripensare alla scena patetica di poco prima.
Lo odiavo. Odiavo il modo in cui riusciva a leggermi. Odiavo il fatto che si preoccupasse per me quando non doveva. Odiavo il suono della sua voce. Il suo profumo. I suoi capelli. Il modo in cui camminava. Ma soprattutto, odiavo i suoi occhi, davanti ai quali mi sentivo sempre scoperta e priva di qualsiasi barriera. Odiavo me stessa, perché infondo sapevo che il titolo di questa lista non era ‘Le cose che odio’.
Stendendo la mia lista, mi ritrovai al cancello di casa Malik. La musica arrivava fin là ed ero sicura che metà delle persone lì dentro fosse già ubriaca.
Suonai il campanello un paio di volte, prima che il padrone di casa sentisse e venisse ad aprirmi “Ciao, bellissima!”
“Hei!” finsi un sorriso entusiasta, mentre si avvicinava per baciarmi le guance.
Si scansò, per farmi entrare e mi cinse le spalle.
“A proposito, auguri!” gli mollai il pacchetto che tenevo in mano, imbarazzata.
Sorrise, prendendolo e lasciando le mie spalle “Speravo fossi tu il mio regalo...”
“Magari ai 20 anni.” Commentai ironica.
Rise, scartando. Studiai la sua espressione mentre guardava la catenina che teneva in mano. Sorrise sincero, approfittandone per baciarmi di nuovo le guance.
Ecco, lui era facile da interpretare. Un sorriso, una battuta. Perché Harry doveva essere così complicato?
Oh no, aspetta! Niente pensieri stasera...
Mi offrì da bere, ma quando un suo amico lo chiamò, mi lasciò. Raggiunsi il buffet, servendomi da me.

“E’ questo il tuo concetto di serata divertente con gli amici?” Harry piombò sul divano affianco a me “Non vedo però gli amici e non mi sembra che ti stia divertendo.”
“L’apparenza inganna.” Alzai le spalle, commentando sarcastica. Sospirai.
“Tutto ok?” mi guardò serio.
Annuii “Vedi quella ragazza che balla al centro della pista?” indicai “Anch’io ero così! E mi divertivo, ballavo e le feste erano il mio habitat.” Mi scostai i capelli “Ora mi sento terribilmente noiosa...”
Harry mi spinse leggermente con la spalla “Hei, sei sempre la stessa!” sorrise “Devi solo darti un po’ di tempo, forse...”
“Dovresti tornare a ballare. Non voglio rovinare la festa anche a te.” Lo interruppi.
Alzò le spalle “Tanto mi annoiavo anch’io.”
“Oh, sì...” risi “Si vedeva da come ballavi con quella biondina!”
Mi cinse le spalle, ridendo “Ma non devi essere gelosa...”
Lo spinsi, ridendo “Non ci penso proprio!” mi alzai, buttando il bicchiere vuoto che tenevo in mano “Credo che me ne andrò a casa. Che ore sono?”
“Le 22.” Rispose dopo aver guardato il display dell’I-phone.
Sospirai. Che tristezza, stavo per lasciare una festa alle 22...
Si alzò anche lui “Ti accompagno.”
Avrei voluto rifiutare, ma annuii, abbozzando un sorriso per ringraziarlo.
Mi lasciò per andare a cercare i nostri giacchetti al piano di sopra.
Tornai verso il buffet, che mi aveva vista tante volte quella sera versarmi da bere, per aspettarlo.
Tornai a guardare la ragazza al centro della pista. Aveva i capelli lunghi che svolazzavano, assecondando i suoi movimenti mentre ballava e un vestito rosso, che non poteva passare inosservato. Libera. Era un aggettivo che le calzava a pennello. Era libera di lasciarsi andare per quella sera, divertirsi e ballare finché fosse stata abbastanza sobria da riuscire a tenersi in piedi.
A me, invece, neanche l’alcool era riuscito a distrarmi. E non ero libera. Perché i miei pensieri erano duri e pesanti, concentrati in una palla che portavo al piede.
“Allora, dolcezza...” mi affiancò Zayn, sorridendomi “Non ho ancora avuto il piacere di ballare con te!”
Sorrisi, scostandomi un ciuffo sfuggito al chignon e storsi la bocca, cercando di rifiutare.
Lui scosse la testa “E’ il mio compleanno, fammi questo regalo...” mi prese il polso, portandomi verso la pista.
Cominciai a muovermi senza prestare attenzione al ritmo, guardando verso le scale, aspettando di vedere quello che, non l’avrei mai detto, era il mio salvatore con le chiavi della macchina in mano.
La musica era una vera schifezza e lui lo notò, perché cominciò a parlare con me.
Risi ad una sua battuta, l’ennesima a dire la verità “Lo sai, a scuola sembravi più stronzo.”
Rise, alzando le spalle “Forse perché ora sei ubriaca.”
Annuii “Forse...”
Zayn ne approfittò di quel minimo di confidenza per mettermi le mani sui miei fianchi, facendomi alzare gli occhi al cielo.
Stavo per lamentarmi, quando dalle casse arrivarono le prime note di una canzone degli All Time Low, Weightless. Era una delle mie preferite!
Il bacino prese a muoversi da solo, assecondando la batteria. La testa cominciò a dondolare a ritmo.
Alzai gli occhi, incontrando quelli scuri di Zayn in cui si riflettevano le luci viola e verdi dal soffitto che mi studiavano attenti e rapiti. Mi sembrò come se non avessi mai visto i suoi occhi.
Sorrise e io gli sorrisi. Istintivamente, senza che il mio cervello dovesse azionare nessun muscolo.
Guardai un’altra volta verso le scale, ma la mia visuale era ostruita da un paio di ragazzi che ballavano.
Sentii un attimo di capogiro mentre tornavo a guardare Zayn e in quel momento capii che non ero affatto sobria. Era solo la mia mente che, triste com’ero, era riuscita a tenere lontani gli effetti dell’alcool.
Invece ora cominciavo a sentirli, lasciando crollare le mie difese.
Mi voltai di nuovo. Ma non cercai Harry. Non sapevo neanche io perché lo stessi cercando. In quel momento non mi importava.
Presi a saltellare, man a mano che il ritmo della musica si faceva più incalzante e cinsi il collo di Zayn.
Lasciai la presa con una mano, portandola dietro la testa. Tolsi le mollette una ad una, lasciando cadere i miei capelli sulle spalle scoperte. Ripresi a ballare, cosicché muovendomi, anche i capelli ondeggiassero.
Era un po’ come quando correvo. La sensazione che riuscivano a darmi era di essere semplicemente leggera. Era proprio la sensazione che volevo ottenere. Quella che sentivo ora. Ero dentro la canzone.
Che fosse la musica, l’alcool o semplicemente frutto dei miei sforzi per quella serata non mi importava.
Zayn però interpretò il mio gesto come un modo per mettermi in mostra.
Mi sfiorò la guancia, scostandomi i capelli che rimanevano appiccicati a quel poco lucidalabbra che era rimasto bevendo “Te l’ho già detto che sei bellissima?”
“Sì, quando sono arrivata.” Annuii.
“Quello era un modo di dire.” Alzò le spalle, ridendo.
“Oh... quindi lo dici a tutte, immagino.” Civettai.

Pensai a Niall, di quando una volta mi aveva detto “Lo sai, diventi stranamente femminile quando sei ubriaca...” e sorrisi inconsciamente.

Lui sorrise, facendo scivolare la mano sulla mia clavicola, lasciandomi i brividi lungo il collo “Ma con te è diverso.” Alzai un sopracciglio. Lui annuì, avvicinandosi al mio orecchio “Non vorrei essere con nessun’altra se non te, in questo momento...”
Sorrisi, inconsciamente e mi morsi il labbro imbarazzata mentre sistemava la sua mano dietro al mia nuca. Mi misi sulle punte, reggendomi sulle sue spalle.
Sfiorò le mie labbra, delicato come non avrei mai pensato, con le sue che sapevano di Martini alla fragola. Gli accarezzai le spalle, risalendo il collo fino a posarle dietro la sua nuca, trovando i suoi capelli tra le mie dita, mentre sentivo la
sua presa dietro la vita farsi più forte, finché non mi ritrovai stretta tra le sue braccia, spiaccicata al suo petto. Mi sfiorava il viso con il pollice, delicato.
Socchiusi la bocca, sentendo quel bacio farsi più intenso e premetti sulla sua nuca, tenendo il suo viso premuto al mio.
Ma quel contatto, si interruppe bruscamente.
Mi sentii tirare via. La stanza girò intorno a me troppo velocemente, causandomi un forte dolore alle tempie.
Ritrovai il mio equilibrio, strabuzzando gli occhi un paio di volte, prima di trovarmi davanti a due paia di gemme verdi. Serie.
“Styles, che cazzo fai?” si lamentò Zayn.
Harry non lo degnò di uno sguardo, prendendomi il polso e trascinandomi fuori.

Arieccomi!

Grazie ancora per le recensioni. Siete fantastiche!
Spero che la storia continui a piacervi e intrigarvi (?).
Devo avvertirvi, però, che potrebbero passare un paio di giorni -non di più, promesso- prima che possa pubblicare il prossimo capitolo che è ancora in fase 'Lavori in Corso'.
Continuate a recensire, nel frattempo, please.
Mi piace un sacco leggere che cosa ne pensate e rispondervi! <3
PS: Vi consiglio di andare a sentire la canzone di cui parlo 'Weightless' è davvero bella! Ma era solo per darvi un'idea... ;D

 


Lee in una foto scattata alla festa. No, il fotografo non è Niall stavolta, perché non c'era alla festa. Diciamo che è un mistero... (Almeno per adesso!)

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Capitolo 6
*** I don't Care of You! ***


6 – I don’t care of You!

Harry fece scivolare la porta a vetri sul retro del salone alle nostre spalle.
Indicò con la testa la piscina lì davanti e la raggiungemmo.
Fui io la prima a sedermi, sfilandomi le ballerine dai piedi doloranti “Non ci sono più abituata...” risi, toccando con la punta dei piedi l’acqua fredda.
Rise, nervoso “Oh, beh... mi pare che riprendi il ritmo in fretta.” Alzai un sopracciglio “Non volevi andare a casa?”
“Prima...” allungai la i -effetto dell’alcool- “Ora mi stavo divertendo.”
“Lo vedo.” Sorrise acido.
Gli presi le guance con le dita di una mano, facendogli assumere un’espressione buffa “Oh... mi volevi tutta per te?”
“Si può sapere quanto hai bevuto?” non riuscì a non sorridere. Non sapevo se fosse una buona cosa. Ero così ubriaca da essere ridicola? Il problema è che non riuscivo a rendermene conto...
Alzai le spalle, indicando una piccola quantità con le dita.
“Forse è meglio se ti riaccompagno a casa.” Si alzò, ma io rimasi seduta per terra “Lee...”
“Io non voglio andarmene!” brontolai, schizzando con il piede davanti a me.
“Beh, io sì.” Ribatté.
“Buonanotte!” lo salutai impertinente con la mano.
Rise, scuotendo la testa “Sai che potrei prenderti di peso e caricarti in macchina, vero?”
Sbuffai sonoramente, alzandomi goffa. Ci misi un paio di secondi, stabilizzandomi con le braccia “Sei un rompi palle, non ne hai il diritto!”
“Hai finito?” aspettò che annuissi, per prendermi sulla sua spalla come un sacco di patate. Il mondo sembrò vacillare e rigirarsi, insieme al mio stomaco.
“Mettimi giù!” continuai a dargli dei cazzotti sulle spalle. Abbandonai la testa sulla sua spalla, stanca di opporre resistenza “Smettila! Tu non sei lui!”
Si fermò “Come?”
“Ti odio.” Brontolai.
Lui mi rimise con cura per terra. Mi baciò la fronte “Torna da Malik, forse è meglio...”
Aggrottai le sopracciglia. Quel ragazzo era troppo enigmatico e io non ero nella condizione adatta per capirlo in quel momento. Solo che non volevo dargli soddisfazione, orgogliosa com’ero. Incrociai le braccia “Bene!” mi voltai, recuperando le ballerine da terra e mi avviai verso l’interno.
“Lee!” mi richiamò, facendomi voltare. Si avvicinò di qualche passo “Solo... non fare cose stupide. Di cui potresti pentirti.”
Storsi la bocca “Per chi mi hai preso, scusa?” tornai dentro, lasciando che la porta scorrevole sbattesse, dividendoci da un muro di vetro.

“Buonanotte.” Aprii la portiera, mettendo un piede fuori.
“Doveva esserlo...” commentò sarcastico Zayn.
Risi, alzando gli occhi al cielo. Mi diede una pacca sul sedere, prima di richiudere lo sportello “’Notte!”
Scossi la testa, scostandomi i capelli ed aprii il cancelletto che emise il solito cigolio. Prima o poi mi sarei ricordata di sistemarlo, giuro!
Mi sfilai le ballerine prima di salire gli scalini, per evitare di fare altri rumori e presi a frugare nella borsetta cercando le chiavi. Sbuffai spazientita e accesi la luce, guardando il contenuto all’interno.
Quando mi arresi all’idea di non averle con me, lanciai la borsetta per terra sbuffando. Scivolai con la schiena lungo il muro, piegando le ginocchia davanti al petto. Allungai il braccio, infilando la mano nella borsa e trovai subito il borsellino rosso, da cui estrassi i miei fidi compagni Accendino e Pacchetto di Sigarette.
Ne portai una alla bocca, accendendola. Reclinai la testa, poggiandola al legno freddo della porta, inspirando.  Socchiusi le labbra, lasciando uscire il fumo che guardai alzarsi, verso il cielo dello stesso colore.
Presi un altro respiro, sentendo il solito bruciore alla gola. Chissà quale ingrediente magico ci mettevano lì dentro, ma riusciva sempre a farmi distendere i nervi. La mia mente si perdeva nei pensieri più vari, nel breve tempo di una sigaretta e questo era l’aspetto che più apprezzavo del fumare. E ora che l’effetto dell’alcool era del tutto svanito, avevo davvero bisogno di qualcosa a cui attaccarmi, per cui sentirmi rilassata.
A metà sigaretta, però, mi resi conto che non mi bastava. E purtroppo per me, sapevo perché.
Rinfilai le scarpe e mi alzai, scostando con la mano la nuvola di fumo che mi ero creata attorno.
Non ero io a decidere dove andare. Erano i miei piedi a condurre il gioco, guidati dalla mia coscienza o da qualcos’altro nel petto. Il signorino in questione, infatti, aveva cominciato a battere piuttosto veloce dal momento in cui avevo aperto il cancelletto e svoltato a sinistra. Ma lo lasciai fare, senza badarci, associando quella sensazione al fatto di camminare sola all’una di notte per le strade deserte di Holmes Chappel.
E poi eccola lì. L’unica casa dove non mi sarei mai sognata di andare a quell’ora di notte. L’auto di Gemma parcheggiata all’entrata.
Presi un respiro profondo e mi avviai alla porta. Rimasi immobile però, con il pugno alzato, bloccandomi dal bussare. Guardai il campanello fin troppo invitante, ma mi rifiutai di suonare. Sbuffai, strofinandomi le braccia infreddolite. Mi venne persino in mente l’idea di salire per la grondaia, come mi aveva raccontato Sam, per andare in camera di Harry. Forse ero ancora un po’ ubriaca se avevo certi pensieri! Ma forse il semplice fatto di essere andata fino a casa sua a quell’ora significava che non ero in me.
Mi voltai, ormai convinta a tornarmene a casa, ma mi ritrovai davanti la persona che stavo cercando all’interno.
Mi portai una mano alla bocca, sopprimendo un grido di sorpresa “Che diavolo fai?”
Lui rise, alzando le spalle “Potrei farti la stessa domanda...”
Già, perché ero lì?
“Io... ehm...” mi scostai i capelli, imbarazzata “Ero venuta perché...” finsi un colpo di tosse “Mi chiedevo se...”
“Vorrei andare a dormire entro l’alba, per favore.” Incalzò.
Lo guardai, alzando un sopracciglio infastidita “Volevo chiederti se avevi trovato le mie chiavi di casa.” Mentii, cogliendo al volo un’illuminazione divina.
Scosse la testa, allargando le braccia con cui teneva il suo giacchetto “No, mi dispiace.”
Annuii “Oh, ok. Non importa...” lo superai, salutandolo augurandogli la buona notte.
Mi prese il polso, fermandomi “Eri qui solo per questo?”
Boccheggiai, cercando qualcosa da dirgli. Sospirai, abbozzando un sorriso “Va a dormire. Avrai passato una bella serata a giudicare dall’ora e, non voglio rovinartela.”
Rise, sedendosi sugli scalini del portico “‘Bella serata’ non è esattamente l’espressione con cui definirei queste ultime ore.” Mi guardò, invitandomi a sedere affianco a lui “Vuoi sapere cosa ho fatto?”
Alzai le spalle. Non mi era mai piaciuto impicciarmi degli affari altrui almeno quanto odiavo che gli altri lo facessero con me. Lui, ad esempio, lo faceva! Infatti io non lo sopportavo...
“Beh, te lo dico lo stesso. Perché riguarda anche te.” Rimasi sorpresa, indicandomi per essere sicura di aver capito bene. Lui annuì “Quando sei rientrata alla festa, ho raggiunto la mia auto. Ma due minuti dopo ero di nuovo dentro. Tu non mi hai visto, certo... eri troppo impegnata a sbaciucchiarti tra le braccia del tuo moretto!”
“Fammi capire: mi stavi controllando?” alzai un sopracciglio, stizzita.
Di nuovo, annuì senza neanche tentare di nasconderlo “Almeno finché non siete saliti al piano di sopra...” Mi guardò con due occhi accusatori, infliggendomi uno sguardo terribilmente pesante.
Risi, nervosa, scostandomi i capelli “E’ assurdo! Perché avresti dovuto farlo!?!”
“Perché avevo paura che facessi qualche sciocchezza.” Allargò le braccia “E non m sbagliavo!”
“Ma chi sei tu per giudicarmi o per controllarmi?” esclamai. Non gli diedi il tempo di rispondere che mi alzai, voltandogli le spalle.
“Brava, vattene!” strinsi i pugni, sopprimendo il desiderio di farli arrivare alla sua mascella “Non parlare, scappa...”
Mi voltai, tagliando la distanza tra di noi con tre passi neanche fossi al galoppo e mi parai a due centimetri dal suo viso “Così ti va bene? Pensi che possiamo parlare ora?”
Provavo talmente tanta rabbia verso di lui, in quel momento, che neanche mi accorsi di come i suoi occhi fossero bellissimi anche con quella poca luce.
Sorrise, facendo comparire quelle irritanti fossette “Non mi hai ancora detto perché sei qui.”
Feci schioccare la lingua tra i denti, muovendo l’indice “Non provare a cambiare discorso. Sono stata la prima a fare una domanda.”
“No, non è vero.” Incrociò le braccia al petto.
Mi stava sfidando? “Sono venuta qui perché volevo che tu rispondessi alla mia domanda!”
“Touché.” Si morse il labbro “Credevo che ci fossi arrivata da sola, a dire la verità.” alzai le spalle, non riuscendo a capire se mi stesse prendendo per il culo o meno.
Annuii “Vuoi sapere che teoria ho elaborato? Ma spero tanto di sbagliarmi, perché...” alzò le sopracciglia, indicandomi di arrivare al punto. Inchiodai i miei occhi nei suoi, senza rischiare di perdermi, semplicemente perché volevo che il messaggio arrivasse chiaro al suo piccolo cervello “Tu non sei Sam. Quindi te ne sarei grata se smettessi di...”
“Sam!?!” esclamò sorpreso. Annuii, storcendo la bocca. “Tu pensi...” rise “Quindi stasera...” reclinò la testa, emettendo uno strano suono tra la risata e un sospiro “Era lui... lui!”
Indietreggiai di un passo, guardandolo come se fosse un alieno “Ma tu ti capisci quando parli o ciò che dici rimane un mistero anche per te?”
Tornò a guardarmi, sorridendo “Tu pensi che io stia cercando di sostituire tuo fratello?” annuii “No!” si avvicinò, posando le mani sulle mie spalle. Rabbrividii, anche se non erano così fredde.
“Sai, dovresti ripassare le tue azioni dall’inizio dell’anno, perché sembra proprio...” cominciai a dire, prima che mi interrompesse.
“Stasera, alla festa, quando mi hai detto ‘Tu non sei lui’ ti riferivi a Sam?” mi guardò dritta negli occhi.
Annuii, confusa e abbassai lo sguardo, sentendo le guance avvampare “A chi altro avrei dovuto riferirmi scusa?”
Si passò una mano tra i capelli “Ah, non lo so... a Zayn!”
Storsi il naso “A ...?” Non terminai la frase, spalancando gli occhi. Scoppiai a ridere “Oh mio Dio, ho capito!” mi portai una mano ai capelli, incredula.
Lui mi guardò ridere e studiando la mia espressione riuscì a comprendermi “Non è quello che stai pensando!”
Avrei potuto giurare di averlo visto arrossire, anche sotto la poca luce dei lampioni “Sì, invece: tu sei geloso!”
Si parò davanti a me, portando una mano alla bocca “Vuoi stare un po’ zitta? Se la smettessi di sparare cazzate magari non sveglieremmo il vicinato!” Mi morsi il labbro, trattenendomi. “Andiamo, ti accompagno a casa, forse devo spiegarti alcune cose.” Mi prese il braccio, facendomi voltare con poca grazia.
“Tipo perché sei geloso?” lo stuzzicai.
“Io non sono geloso!” sbuffò.
“Guarda che non devi vergognartene...” gli punzecchiai il fianco, dove sapevo soffriva il solletico, come me “Molte ragazze –io no, ovviamente- lo troverebbero adorabile!”
“Lee, io non sono geloso!” si fermò “A me non me ne frega niente di te!

E ce l'ho fattaaaa!
Lo so, vi ho fatto aspettare un po', ma spero che mi scuserete...
Come spero che vi piaccia questo capitolo. ;D
A proposito, non posso che ringraziarvi per le recensioni che lasciate e anche a chi legge 'in silenzio'. <3

Per quanto riguarda le foto, so che mi avete detto di non riuscire a vedere Kristen con i ragazzi, quindi ho cercato altre foto.
Solo che non le ho trovate adatte al personaggio...
Mi dispiace, volevo solo dirvi che non dovete immaginare Lee come Kristen -fisicamente- ma più nelle espressioni, nel modo di scostarsi i capelli o gesticolare quando è nervosa o il modo di vestire. O almeno, io la vedo così. .-.
Spero che vada bene, altrimenti mi mobiliterò! :D



Questa è solo una vecchia foto di Lee alla comunione di suo cugino Fred, alla quale si stava -evidentemente- divertendo... xD

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Capitolo 7
*** Superhuman ***


7 – Superhuman

Come una stupida, alzai gli occhi al cielo, tenendo premuti i denti nel labbro inferiore.
No, nessuno mi aveva gettato un secchio pieno di ghiaccio dal cielo.
Allora i brividi che percorrevano il mio corpo... sì, erano causati dalle stupide parole di uno stupido ragazzo di cui non mi sarebbe dovuto importare.
Come a lui non importava di me, del resto. Ma sai una cosa? Bene! Fantastico! Perfetto! Così non avrei più dovuto averlo tra i piedi, molto meglio!
Eppure sentivo il petto svuotato e i battiti del mio cuore rimbombavano sbattendo sulla cassa toracica frenetici.
Fece per voltarsi verso di me, ma lo precedetti, superandolo. Non volevo guardarlo negli occhi. Temevo quel momento con tutta me stessa. Non sarebbe bastato stringere i pugni o mordermi il labbro: sarei scoppiata a piangere, era inevitabile.
E io non potevo permettermelo. Non volevo fargli credere che quelle lacrime fossero per lui. Non potevo mostrarmi ferita davanti a lui o da lui. Soprattutto ora che sapevo che per lui ero solo un peso.
Uno ad uno, i mattoni che avevano costituito la mia fortezza, stavano cadendo.
Le lacrime che reprimevo con tutta la mia forza di volontà si depositavano all’altezza della trachea, creando un blocco compatto e doloroso. Da aggiungersi alla pesantezza nel petto.
Gli insulti portano al collasso? No, non si era mai sentito.
Una presa salda sul mio polso mi ridestò dai miei pensieri. Mi strattonò senza forza, tantoché riuscii a liberarmene e continuai a camminare.
Pochi passi e mi ritrovai stretta in una presa all’altezza della vita, da dietro. Abbassai la testa, sconfitta e guardai le sue dita stringere la stoffa del mio vestito, mentre sentivo il suo petto aderire alla mia schiena.
Posò la testa sulla mia spalla, dopo aver scostato i capelli con delicatezza, posandoli sull’altra spalla.
“Mi dispiace.” Sussurrò. La sua voce aveva sempre avuto il dono di mandarmi in tilt l’apparato uditivo. In un certo senso, i miei timpani erano innamorati di Styles, ma non gliel’avrei mai detto. Come non l’avrei mai ammesso a me stessa.
“Non è vero.” Sospirai “Ti senti solo in colpa perché hai appena detto la dura verità alla diciassettenne postume di una grave perdita e temi di aver distrutto il suo precario equilibrio.”
Mi strinse anche con l’altra mano “Non è vero e lo sai anche tu!” posò il mento sulla mia spalla “Io ci tengo a te.”
Risi, senza allegria “Non devi farmi un piacere. Non mi importa.”
“Quando imparerai a fidarti di me?” mi canzonò, cercando di farmi sorridere.
“Quando la smetterai di trattarmi come una bambina.” Risposi diretta, fredda, dura.
Sospirò “Potrai non credermi...”
“Non lo faccio sempre?” lo interruppi.
Rise, scuotendo la testa “Io non stavo cercando di sostituire Sam. So benissimo che non potrebbe mai essere lo stesso per te e non sarebbe giusto.”
“Davvero? Ti ho già detto che davi tutta un'altra impressione?” commentai sarcastica.
“Lo so e mi dispiace!” levò una mano dal mio fianco, gesticolando. Quando la riposò, sentii di nuovo un calore piacevole e familiare e mi chiesi se anche lui lo percepisse, essendo in silenzio “Io... volevo solo starti vicino e fartelo capire.”
“Già, come fanno tutti.” serrai la mascella “Io non ho bisogno delle tue attenzioni perché mi compiangi, Harry!” tirai su con il naso, reprimendo una nuova ondata di lacrime “Anzi, non voglio le tue attenzioni e basta...”
Rise e intravidi i suoi occhi fissi sulla mia guancia. In quel momento realizzai che non mi aveva ancora chiesto di guardarlo o di voltarmi e lo apprezzai immensamente.
“Smettila di mentire. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci supporti a volte.” Catturò la mia mano, sulla gonna, accarezzandola con il pollice “Io ho bisogno di te, come tu di me.”
Il cuore ebbe un sussulto, ma non persi tempo a chiedermene il perché.
“Non siamo supereroi, Harry.” Risi.
“No, è vero. Ma per te potrei essere un superumano.” Sentii di nuovo il peso dei suoi occhi su di me.
“Perché? Non puoi trovarti una delle tue belle ragazze a cui far girare la testa e dimenticare insieme a lei?” intrecciai inconsciamente le dita alle sue, non appena mi sfiorarono.
“Perché tu sei l’unica che mi capisca, ricordi?” abbassò lo sguardo sulle nostre mani. Annuii “Pensi che non mi svegli ogni notte rivivendo le immagini di quella sera? Che non mi manchi il mio migliore amico? Ho perso un fratello anch’io.”
Mi mordicchiai il labbro “Beh, allora complimenti. Perché di sicuro sai fingere molto meglio di me: la gente non ti giudica, non ti prende per emo, non ti guarda con quello sguardo da crocerossina.” Reclinai la testa sovrappensiero, dimenticandomi che avrei trovato la sua spalla “E’ questo quello che vuoi da me? Sì, ti prego, insegnami a fingere...”
Il momento era giunto. Con le mani sui miei fianchi, mi fece voltare. Indugiai sul suo pomo d’Adamo, piuttosto che guardarlo negli occhi, osservandolo mentre parlava.
“No, voglio superare questo dolore.” Posò due dita sotto il mio mento con fare esperto e mi alzò il viso delicato “Con te.”
Sospirai, annuendo e finalmente i miei occhi scuri sfociarono nell’oceano dei suoi “Non chiedo altro.”
Non riuscì a contenere un sorriso raggiante “Te lo prometto, non soffrirai più con me.”

Scusate, so di essere in ritardo!
Ma mi farò perdonare, promesso, pubblicando il prossimo capitolo a breve.
Eh già, l'ispirazione è arrivata tutta insieme! Sono rimasta travolta... xD
Allora, che ne pensate di questo capitolo?
Spero davvero che vi sia piaciuto.
Speriamo più di quello precedente, che non sembra aver riscosso molte recensioni... D:
Vabbé, meglio non pensarci! :D
Ci vediamo prossimamente... <3

 

 

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Capitolo 8
*** Me & You. The Perfect Team. ***


8 – Me & You. The Perfect Team

Aprii gli occhi, trovandomi davanti quelli di ghiaccio di Niall “Buongiorno!” sorrise pimpante.
Mugugnai, stiracchiandomi e affondando il viso nel cuscino.
“Devo pensare che ieri hai fatto tardi?” constatò, sdraiandosi affianco a me. Incrociò le gambe distese, poggiandosi allo schienale imbottito del letto.
“E che ho avuto un incubo, esattamente.” Sorrisi, stropicciandomi gli occhi “Sempre il solito...”
“E solo per questo non saluti neanche il tuo migliore amico?” si finse offeso, incrociando le braccia al petto.
Risi, dandogli un bacio sulla guancia “Ti avviso che oggi non sono in vena di accompagnarti a correre, in città, sulla Luna o da qualunque altra parte.”
Annuì, pensandoci su “Allora me ne vado!” Fece per alzarsi, ma fu colpito dal mio cuscino dietro la nuca. Si voltò lentamente, mimando un tono minaccioso che stonava terribilmente con il suo viso da bonaccione “Cosa avresti osato fare?” tornò indietro, afferrando il cuscino da terra e si buttò sul letto, cominciando poi a farmi il solletico sui fianchi.
 
Mi aspettò in cucina mentre mi facevo una doccia e lo raggiunsi una ventina di minuti dopo, indossando una canottiera larga e dei pantaloncini corti.
Ci sedemmo uno di fronte all’altro al tavolo nel mezzo della cucina, rimanendo in silenzio mentre io mangiavo. In realtà lui provava ad aprire una conversazione, ma ogni suo tentativo risultava vano e veniva troncato da me.
Mi alzai, posando la tazza nel lavandino. Mi voltai, tenendo le mani sul bancone “Allora, qualche idea per passare questa noiosa domenica?”
Niall sorrise, alzando le spalle “Video games?”
Annuii, ammiccando e salimmo le scale “Aspetta, sveglio mio fratello e ti raggiungo. Comincia a scaldarti, forse oggi riuscirai ad avvicinarti alla vittoria.”
Entrai in camera di Josh mentre Niall imitava una risata retorica. Sorrisi, scuotendo la testa e mi sedetti sul letto affianco a mio fratello. Mi avvicinai alla sua guancia, dandogli un bacio e lo chiamai.
“Va via!” protestò, nascondendo il naso nel cuscino.
Risi, avvicinandomi di nuovo alla sua guanciotta, ma stavolta lo morsi.
Saltò a sedersi, massaggiandosi “La prossima volta chiamo il telefono verde!”
“Azzurro, magari...” lo corressi, cingendogli la vita e lo strinsi a me, facendolo sedere sulle mie gambe, con la schiena poggiata al mio petto, continuando a dargli dei baci che sapevo lo infastidivano.
“Antipatica!” brontolò, sbadigliando.
“Ah sì!?!” presi a pizzicargli i fianchi e a fargli il solletico.
Niall entro pochi secondi dopo, guardandoci divertito dalla porta.
“Oh, i rinforzi!” ammiccai “Qui c’è un bimbo che non vuole alzarsi...”
Il mio migliore amico ci raggiunse sul letto “Davvero? Io vedo solo una sorellona brutta e cattiva...” prima che potessi difendermi, mi piombò addosso e cominciò a fare il solletico a me, come la mattina, aiutato da quel tappo di mio fratello.
“Questa me la paghi!” dissi tra le risate e, afferrato il cuscino, lo colpii sulla spalla.
Stava per rispondere al fuoco con il fuoco, quando suonarono il campanello.
Si spostò, per farmi passare, ma come mi alzai mi arrivò una cuscinata sulla schiena.
“E’ stato Josh!” si difese, puntando mio fratello.
Gli feci la linguaccia e mi voltai di nuovo, prima che sentissi qualcuno pizzicarmi il sedere. Mi voltai, alzando un sopracciglio.
“E’ stato Josh!” lo puntò di nuovo, ridendo.
“Certo...” risi, correndo verso le scale mentre suonavano per la terza volta.
 
Aprii la porta ancora sorridendo divertita “Zayn?” aggrottai le sopracciglia, guardandolo sorpresa  poggiato con la spalla allo stipite, con la sua solita aria indifferente.
Mi radiografò dalla testa ai piedi, prima di sventolarmi davanti al viso un mazzo di chiavi “Tue, vero?”
Le presi “Grazie! Come facevi a saperlo?”
Si avvicinò, sorridendo sghembo “Le ho trovate in camera...”
Risi, scuotendo la testa “Ok, ok... grazie.”
Mi baciò la guancia “Ci vediamo domani a scuola.” Annuii, mentre ammiccava e richiusi la porta alle mie spalle.
 
“Chi era?” Niall mi raggiunse sul pianerottolo del secondo piano.
“Era solo Zayn, ho dimenticato le chiavi ieri sera...” gesticolai, allontanando quel discorso futile.
“Zayn...” boccheggiò, scompigliandosi i capelli “Perché... come...” sospirò, riorganizzando le idee “Come hai fatto a tornare a casa senza chiavi?”
“L’ha accompagnata Harry.” La capoccia riccioluta di Josh spuntò da dietro, poggiandosi alla gamba di Niall, che gli accarezzò i boccoli, intento a lanciarmi occhiatacce curiose.
“Zayn, Harry...” commentò sottovoce e mi sentii quasi in colpa, anche se non avevo fatto niente di sbagliato “Ma ancora non ho capito come sei rientrata senza chiavi. Perché sei rientrata a casa tua, vero!?!”
“Certo che sono rientrata!” esclamai. Non sapevo se essere divertita o stizzita; alzai semplicemente le spalle “Sono salita per la grondaia.”
“Harry l’ha presa sulle spalle e l’ha aiutata.” Puntualizzò il mio adorabile fratellino.
“Ah, ora capisco perché non vuoi alzarti la mattina, passi la notte a spiarmi!” misi le mani sui fianchi e il marmocchio corse per le scale, scappando dal mio sguardo da supervisore.
Il mio cellulare squillò dal comodino, in camera mia e fu una scusa perfetta per lasciare Niall.
Mi sedetti sul letto, prendendolo in mano, pensando di trovare un messaggio di una certa migliore amica curiosa.
Quando invece lessi il mittente, decisi di non leggerlo, destinandolo direttamente al cestino.
Niall piombò con la sua solita grazia sul letto, affianco a me “Allora?” alzai un sopracciglio, posando il cellulare “Chi era dei due?”
“Dovrei sapere di chi stai parlando?” storsi la bocca, lasciando perdere il messaggio.
“Il Moro, Malizioso, Malik o lo Splendente, Sexy, Styles?” prese il mio cuscino, poggiandovi la testa.
Scoppiai a ridere “Ti vengono sul momento o ci pensi tutta la notte a certe battute?”
“Sono una persona particolarmente spiritosa, mi vengono naturali...” si complimentò con se stesso “Sai, non tutti il sabato sera sono così impegnati come te.”
“Sarebbe una frecciatina Horan o mi stai semplicemente dando della poco di buono?” incrociai le braccia al petto, alzando un sopracciglio “Beh, mi dispiace deluderti, ma non ho niente da raccontarti.”
Si mise a sedere, mettendosi di fronte a me e sembrava stranamente serio “Ho sentito Malik, prima. Ha detto di aver trovato le tue chiavi nella sua camera...”
“Ma non vuol dire che sia andata a letto con lui!” mi alzai, andando a chiudere la porta per allontanare quello spione di mio fratello.
“Oh, giusto... Zayn e la sua reputazione da ricamatore d’uncinetto notturno!” alzò il pollice, prendendomi per i fondelli con quell’espressione abbinata.
Gli presi il viso tra le mani, senza preoccuparmi di essere delicata “Puoi credere quello che ti pare o fidarti di me. Oppure potresti semplicemente pensare se la tua migliore amica, è il tipo di ragazza che va con Zayn.”
Abbassò lo sguardo, traendo un sospiro di sollievo “Scusa, dovevo esserne sicuro.”Mi sdraiai sul letto affianco a lui, mentre squillava di nuovo il telefono e, di nuovo, lo ignoravo “E quindi quello deve essere Harry...”
Grugnii, irritata e strinsi i pugni “La smettete di farmi tutti da padre!?!” mi alzai di scatto “Io sto benissimo così, non ho bisogno di voi!” raggiunsi il bagno e chiusi la porta alle mie spalle, sbattendola.
“Non leggi il messaggio?” riuscì solo a dire.
“No!” urlai dall’altra parte.
“Allora lo faccio io!” mi avvertì.
La mia reazione non tardò ad arrivare. Spalancai la porta con la stessa grazia con la quale l’avevo chiusa e lo raggiunsi che stava già per prendermi il cellulare.
Mi parai davanti a lui, rimanendo in piedi, così da essere più alta e gli mollai uno schiaffo.
Scoppiò a ridere, afferrandomi per la mano e buttandomi sul letto.
No, non ero mai stata violenta con lui e non lo sarei mai stata. Quello non era certo il primo schiaffo che riceveva da me, ma per noi era sempre stato un gioco. Proprio come i pizzichi che mi stava lasciando sulle cosce o i cazzotti sulla sua spalla. Era stupido, infantile e da maschiacci, ma era divertente e nessuno dei due aveva mai avuto intenzione di bandire quel passatempo.
Ci risistemammo e gli raccontai la mia serata. Dalla sbronza e il bacio con Zayn alla sfuriata davanti casa di Harry fino alla sua proposta.
“Ma se hai accettato, perché ora non rispondi ai suoi messaggi?” indicò il telefono che, durante tutta la confessione aveva squillato una quindicina di volte “E se non è lui, si può sapere chi...”
“Non lo so.” Abbassai lo sguardo, interrompendolo.
Niall mi cinse le spalle, porgendomi con l’altra mano il joystick della play.
Lo adoravo. Adoravo il modo in cui riusciva a comprendermi. Apprezzai immensamente il fatto che avesse capito che non avevo voglia di parlarne e lo ringraziai con un bacio sulla guancia, prima di stracciarlo virtualmente.
Era il mio migliore amico. Non c’era altro da aggiungere. La persona alla quale volevo più bene al mondo.
Io e lui. Un team perfetto. Lo eravamo stati sempre e non volevo nessun altro.

Ho fatto presto, eh?
Questo è un capitolo di passaggio.
Diciamo che non succede molto, ma prepara...
Per esempio, i messaggi di Lee. Beh, essendo circondata dai 1D, chissà chi di loro potrebbe essere.
Anche se penso che voi abbiate già un sospetto! ;D

 


                 Foto scattata da Niall / Foto scattata da Lee

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Capitolo 9
*** Eye's Art ***


9 – Eyes’ Art

La mattina a scuola era passata in fretta, senza troppe complicazioni.
Avevo conosciuto una ragazza, che sarebbe stata la mia compagna di chimica fino alla fine dell’anno. Si chiamava Eleanor, si era trasferita da pochi mesi e sembrava simpatica. A parte questo, non c’era molto altro da dire.
Harry era in gita con la sua classe, quindi riuscii ad evitarlo per altre sei ore.
Zayn aveva continuato ad essere... Zayn.
 
Avevo appena lasciato i miei amici all’uscita del fast-food, sull’autobus che mi stava portando al corso di disegno del signor Kent. Estrassi l’I-pod dalla borsa a tracolla e cominciai a fischiettare sottovoce il ritmo della batteria di una canzone dei Pretty Reckless guardando la strada dal finestrino.
Scesi alla fermata e raggiunsi, continuando a canticchiare, l’edificio grigio dove si teneva il corso.
Incontrai un paio di ragazze nel cortile che mi salutarono con la mano e che riconobbi come partecipanti.
Sentii la campanella suonare ed entrai, spingendo la porta antincendio e ritrovandomi nei corridoi vuoti.
Dio, quanto avrei voluto poter camminare per i fatti miei anche la mattina...
Nessuno che ti guarda. Nessuno che ti giudica. Nessun sorriso falso per la povera orfana.
Sospirai, sfilandomi gli auricolari e mi scostai i capelli entrando in classe.
“Ecco la mia modella preferita!” sorrise il prof, stringendomi la mano.
Sorrisi, alzando le spalle “Ci provo...” presi posto sulla mia sedia nera, al centro esatto della stanza.
Mentre la classe si riempiva ed ognuno prendeva posto ad un cavalletto intorno a me, il signor Kent mi impartiva ordini ed io cercavo di memorizzare la sequenza delle posizioni che avrei dovuto assumere.
Alzò il pollice, sorridendomi rassicurante e si sedette alla cattedra alle mie spalle “Prego, iniziate!”
Presi un respiro profondo, posando le mani congiunte sulle gambe come mi era stato detto e cominciai a fissare un punto indefinito tra le tapparelle del soffitto.
Era più facile. Anzi, era essenziale per me, non guardarli.
Mi era sempre sembrato che quei ragazzi avessero dei fari al posto degli occhi, mentre mi ritrovavo circondata dai loro sguardi. Non venivano nella mia stessa scuola, ma Holmes Chappel e dintorni erano terribilmente piccoli e monotoni, che i pettegolezzi costituivano l’unico passatempo. Ero sicura che anche loro sapessero della mia perdita. Magari in quel momento giudicavano mentalmente la mia espressione come triste, per loro forse le mani in quel modo significavano che stavo pregando o che volevo tagliarmi.
E i loro occhi. Quelli adesso mi accecavano come non era mai successo.
I miei pensieri furono, fortunatamente, interrotti.
“Scusi il ritardo, professore.” Sentii alle mie spalle.
Pensai che avesse una voce familiare, ma non mi voltai per vedere chi fosse.
Ciò nonostante, lo ringraziai infinitamente con il pensiero per aver distolto, anche solo per cinque secondi, quegli abbaglianti da me.
“Lei è?” immaginai il professore e il ragazzo chini sul registro “Oh, perfetto. Può andarsi a sedere lì davanti.”
Chissà perché, il fatto che non avesse detto il suo nome mi incuriosiva. Beh, infondo sono una donna, è nella mia natura essere curiosa!
Ma quando il ragazzo mi sorpassò, prendendo posto, la mia voglia di sapere si trasformò in voglia di scappare.
Liam alzò la testa dal suo zaino a terra, dopo averne estratto matite e album da disegno.
Ecco, un altro faro. Frontale aggiungerei, vista la postazione che aveva preso.
C’era un motivo per cui era rimasta solo quella davanti a me libera? Facevo davvero così tanta paura?
Rimase imbambolato a fissarmi, mentre io evitavo il suo sguardo, pur sentendolo addosso.
Fece per aprire l’album, ma gli cadde la matita e quindi si alzò per prenderla. Alzai gli occhi al cielo.
Tornò a sedersi. Lo guardai con la coda dell’occhio posare il gomito sul banco e la guancia sulla mano, immergendosi nel fogli fino al naso.
Di tanto in tanto alzava la testa. Studiava e riportava sulla carta. Ma lo faceva meno frequentemente degli altri. O aveva una buona memoria, quindi, o era imbarazzato quanto me.
 
La sveglia sulla cattedra suonò, segno che erano passati venti minuti e che dovevo cambiare posizione.
Mi alzai, voltando la sedia. Mi risedetti con le gambe a destra e sinistra dello schienale, sul quale poggiai le braccia, posando il mento sulle mani.
Sentii il rumore dei fogli nuovi presi, poi gli artisti si rimisero a lavoro.
Da quella posizione, guardare il soffitto diventava più faticoso. Abbassai lo sguardo quindi sulla finestra davanti a me, a media altezza.
Vidi di sfuggita Liam cancellare e sbattere con il gomito allo schienale di plastica della sedia, imprecando sotto voce. Mi morsi il labbro, trattenendo un sorriso e abbassai lo sguardo.
Non l’avevo mai fatto prima. Guardare una persona in modo così esplicito, intendo.
Niall lo faceva spesso e più di una volta l’avevo rimproverato. Lui si difendeva dicendo che puoi imparare molto da una persona anche semplicemente guardandola. Io da un paio di mesi mi sentivo un’eccezione, però. La gente mi guardava e aveva due possibilità: la prima, ero serena e pensavano che fingessi di essere felice solo per nascondere il mio dolore; la seconda invece, mi vedevano seria o assorta e pensavano che fosse ovvio, visto quello che mi era successo. Questo non era capire, ma giudicare.
Mi ritrovai quindi a guardare quel ragazzo intento a disegnare.
Le ciocche dei capelli dorati gli ricadevano sulla fronte, ma lui non ci faceva caso; probabilmente ci era abituato. Spesso schioccava le labbra sottili silenziosamente, concentrandosi. Teneva la matita con delicatezza e disegnava con altrettanta cura, sfiorando il foglio leggero con la matita.
Chissà se accarezzava la sua ragazza con la stessa delicatezza con la quale disegnava...
Spalancai gli occhi, resettando il mio ultimo pensiero e sentii la temperatura delle guance aumentare.
Nonostante tutto tornai a guardarlo. Cercai una scusa. Voglio dire, che fosse un bel ragazzo non veniva messo in dubbio da nessuno, ma forse lo guardavo solo perché mi era di fronte. Probabilmente sarebbe stato lo stesso guardare un altro ragazzo qualsiasi nella stanza.
Eppure, i miei occhi continuavano a sintonizzarsi su di lui e basta.
Alzò lo sguardo, per memorizzare la mia posizione. E in quel momento, si accorse che lo stavo guardando. Mentre i suoi occhi del colore del miele incontravano i miei scuri, temetti di stare per arrossire. Ma lui mi precedette. Sorrisi, mentre lui si mordicchiò il labbro nervoso, scompigliandosi i capelli per riaffondare la faccia nell’album.
Probabilmente per la sorpresa, si dimenticò di memorizzare la parte del disegno che gli serviva e alzò di nuovo lo sguardo, pochi secondi dopo.
I suoi occhi incontrarono di nuovo i miei per un attimo, prima che si concentrassero sulle mie mani.
Cambiai posizione una terza volta. Mi ero inventata persino una scusa per modificarla, perché di profilo sarebbe stato davvero troppo lampante che lo stessi guardando.
Ma a lui sembrava non pesare. Superato un primo imbarazzo, aveva preso a guardarmi più di frequente e ogni volta, anche se non stava disegnando il mio viso, alzava lo sguardo anche solo per un secondo e i miei occhi trovavano i suoi.
E io non ne sentivo il peso come per gli altri. Anzi, ogni volta che tornava sul suo disegno aspettavo con ansia il momento in cui mi avrebbe guardata di nuovo.
Non mi era mai successo prima e non sapevo se fosse un bene o un male...
Si scostò i capelli con la mano, prima di tornare a guardarmi, intento a mordicchiarsi il labbro inferiore, come aveva fatto altre volte durante l’ora.
Mi piaceva quando lo faceva...
La campanella risuonò nella mia testa a mo’ di sveglia e interruppe i miei pensieri che stavano decisamente navigando nel mare della degenerazione.
Afferrai la borsa ai piedi della mia sedia e mi congedai velocemente al professore, uscendo di corsa da quell’aula. Aprii la porta, fiondandomi di fuori e lasciando che l’aria pungente della sera mi colpisse in pieno. Avevo proprio bisogno di una secchiata d’aria fredda in viso per risvegliarmi. Ancora meglio, avevo bisogno di un po’ di nicotina! Estrassi una sigaretta dal borsello, accendendola mentre superavo il cancello. Raggiunsi la fermata degli autobus appena in tempo per quello in partenza e me ne tornai al mio paesino, alzando il volume dell’I-pod un po’ di più ogni volta che la mia mente provava ad avvicinarsi all’ora appena passata e mi aggrappai alla voce di Danny Jones per il resto del viaggio.
 
Posai le chiavi nel posacenere vuoto sul tavolo della cucina, vicino ad un post-it e al mio cellulare.
<< Sono le 22:30. Tuo fratello ha mangiato ed è a letto. Io me ne sto andando, ma ti ho lasciato dello stufato nel microonde. >>
Guardai senza alcun appetito la mia cena. Ringraziai mentalmente la tata, mentre accartocciavo nel pugno il foglietto verde e lo buttai nel cestino.
Presi il cellulare, accendendo il display. 124 messaggi!
No, non volevo sapere. Avevo bisogno solo di andare a dormire.
Salii le scale lemma, passandomi la mano tra i capelli frastornata e chiusi la porta alle mie spalle.
Immediatamente, alcuni brividi percorsero le mie braccia nude e mi voltai verso la finestra, trovandola aperta. Strano, di solito la signora Pat chiudeva tutto quando se ne andava...
La raggiunsi, posando le mani sul legno bianco, per abbassarla, quando sentii una presenza dietro di me.
I battiti del mio cuore accelerarono, in preda all’ansia e mi irrigidii da capo a piedi.
Chiunque fosse, si avvicinò a me, sfiorandomi la schiena con il petto. Le sue mani percorsero il mio braccio, fino a posarsi sulle mie, sulla finestra. Il polso pieno di braccialetti mi fece riprendere un colorito normale.
Posò la testa vicino alla mia. Dal suo semplice sussurro riuscivo a sentire il suo tono divertito “No. Non sono un ladro. Sì. Ho aperto io la finestra quando sono entrato.”
Abbassai la finestra, sbuffando furiosa. Mi voltai di scatto, senza prima calcolare la vicinanza e sentii i miei capelli sbattere contro il suo viso. Mi ritrovai ad un palmo dal suo naso. Rimasi un attimo imbambolata, stregata dai suoi occhi. Quando tornai in me, lo spinsi “Ma dico Styles, sei impazzito? Vuoi farmi morire?”
Rise, irritandomi ancora di più “Stavo per dirti la stessa cosa.” Alzai un sopracciglio, storcendo la bocca “Dico, rispondere ai miei messaggi ti fa così schifo!?!”

Sono quiiii!
Allora, a chi mi chiedeva che fine avesse fatto Liam...
Eccolo qui! Avevo già dei piani precisi per lui.
Come si evolverà la situazione?
Questo non posso ancora dirlo!
Parliamo invece dei messaggi...
Quante si aspettavano che fosse Harry!?!
Beh, ora che la scuola è finita, spero di avere molto più tempo da dedicarvi, quindi ci vediamo presto!

 


*Hai un nuovo messaggio*
-Te l'avevo detto. Ti ho scattato una foto stamattina, a ricreazione! Purtroppo sembri triste anche in questa -anche se, ovviamente, sei bellissima-.
PS:Sappi comunque che pretendo di sapere perché quel visino pensieroso.
PS2:E sappi anche che non mi arrenderò finché non avrai una nuova foto del profilo, in cui vedrò uno dei tuoi splendidi e genuini sorrisi!!!
LOL - Lena

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Capitolo 10
*** Can you Trust me? ***


10 – Can You Trust Me?

Sbuffai, scostandomi i capelli e mi sedetti all’orlo del letto “Non so più se sia una buona idea.”
“Rispondere ai miei messaggi?” allargò le braccia.
“La storia del ‘superare insieme questo momento’!” alzai appena lo sguardo, abbassandolo non appena incontrai il suo.
“Come? Perché!?!” esclamò. Mi sembrò di percepire delle note di amara delusione. Il mio cuore quindi, non poté fare a meno di accelerare.
Mi morsi il labbro, quando mi accorsi di star sorridendo. Presi un bel respiro “Perché non so se voglio fidarmi di te.”
“E tu non puoi fidarti di me?” si avvicinò, passandosi una mano tra i capelli.
Non risposi, tamburellando le dita sulle cosce.
“Ok, è vero.” Si mise davanti a me, prima di cominciare a camminare per la stanza come se stesse tenendo un comizio “Ti conosco da quando portavi il pannolino e non siamo mai andati d’accordo. Ma abbiamo due cose in comune, adesso.” Alzai lo sguardo e lui si fermò a guardarmi. Annuì, proseguendo “Sam e la sua morte.”
Non risposi. Sentire quelle due parole nella stessa frase mi faceva ancora male. Passai una mano tra i capelli e fissai la finestra “Quando dici di essere l’unico in grado di capirmi... ci credi davvero?”
Interruppe il mio contatto visivo, sedendosi alla mia destra. Annuì “E tu ci credi quando dico che sei l’unica in grado di capire me?”
“Non ti spaventa?” lo so, avevo il brutto vizio di rifilare una domanda al mio interlocutore senza rispondere alla sua quando ero nervosa, era sempre stata una mia brutta abitudine...
“Cosa?” alzò un sopracciglio.
“Questo!” gesticolai, indicando lo spazio tra me e lui “Così di fatto io dipendo da te e tu da me!”
Sorrise gentile, posando la mano sulla mia gamba, prendendo la mia “Lee, tu sei molto più forte di quello che pensa la gente e dovresti cominciare a crederci anche tu.” La strinse “Ma non voglio che tu ti senta obbligata.”
Incontrai di nuovo i suoi occhi, che sembravano un calmo oceano in cui mi sarei rifugiata volentieri.
E poi ripensai a qualche mese prima, al funerale, ricordando la sensazione di protezione provata solo con lui. Arrossii visibilmente quando constatai che quella non era l’unica emozione che avevo provato con Harry quel giorno...
Mi scostai i capelli, allontanando quel pensiero. “Io voglio fidarmi di te.” Intrecciai le mie dita alle sue “E’ da troppo che non riesco più a farlo con nessuno.”
“So di essere fortunato.” Sorrise, avvicinandosi per baciarmi dolce la tempia.
Quando si allontanò dal mio viso, sentii lo strano bisogno di riaverlo vicino.
“Potremmo cominciare... già domani?” nascosi una ciocca dietro l’orecchio, imbarazzata come solo lui riusciva a farmi diventare.
“Potremmo cominciare... già da subito.” Tentò, impacciato quanto me.
Alzai il viso di scatto, sorridendo divertita. Annuii, stupendo entrambi.
Rimanemmo seduti lì, con lui che teneva stretta la mia mano nella sua ancora per una decina di minuti, parlando di noi e della nostra estate.
Guardai i numeri verdi sullo schermo della sveglia digitale dal comodino, scoprendomi rattristata nel vedere che si stava davvero facendo tardi. Ci alzammo simultaneamente, guardandoci poi intorno imbarazzati.
“Quindi tu...” cominciai a tirare con l’indice i passanti dei pantaloncini, nervosa.
“Se per te...” si grattò il collo, timido.
“No. Cioè, nel senso... è ok.” Alzai le spalle.
“Bene.” Sorrise.
“Bene.” Ripetei sottovoce.
Mi avvicinai all’armadio, tanto per fare qualcosa e aprii il cassetto per prendere il completo che usavo per pigiama. Mentre lo cercavo tra i panni puliti ma tremendamente incasinati, gli chiesi “Preferisci, non so...” lo trovai, alzandomi “Vuoi cambiarti in...” mi voltai, spalancando gli occhi “...bagno?”
Lui rise divertito dalla mia espressione, lasciando scivolare i pantaloni fino a toccare la moquette “Non sarai in imbarazzo...” li allontanò, scalciando.
Alzai le spalle, fingendomi indifferente “No. Infondo tua madre ci portava al mare da quando eravamo bambini...” Lui annuì, poco convinto.
Dannazione, sono troppo orgogliosa, l’ho sempre saputo. Per dargliene la prova, mi sfilai anch’io i pantaloncini, senza pensarci.
Lui annuì, soddisfatto, portando le mani all’orlo della sua T-shirt con la faccia di Mick Jagger “In effetti è un po’ come essere in costume.”
Annuii cercando di non arrossire e non farmi scoprire mentre, non riuscii ad evitarlo, mi cadeva l’occhio sui suoi addominali “Peccato che a sette anni non facevi lo stesso effetto...” commentai tra me e me.
“Come?” raccolse le sue cose.
Sorrisi, scansando la domanda con la mano “Niente, figurati...” mi misi di profilo, così da non sembrare una caga sotto ma neanche da essere così sfacciata, per sbottonarmi la camicetta a quadri rossa e blu.
Sfilata, non mi voltai, temendo di arrossire se l’avessi trovato a guardarmi.
 “Ti dispiace se... ehm... posso usare il bagno?” balbettò, indicando la porta.
Annuii, infilandomi i pantaloncini con cui dormivo.
Lui raggiunse l’altra stanza e chiuse la porta. La riaprì dieci secondi dopo, affacciandosi “Posso dirti una cosa?” annuii, infilata anche la magliettona da basket “Io... ehm... no, fa niente.” Allargai le braccia, alzando un sopracciglio “Ok... ehm...” si scostò i capelli “Sai, la storia del mare ecc...” gesticolò “Ecco, peccato che a 7 anni...” trattenni una risata, posando le mani sui fianchi “Cioè, sei... cresciuta.”
Gli indicai con il dito di aspettare un attimo e presi una delle magliette che mi andavano enormi e gliela portai “Mettiti questa e sta zitto, se non vuoi trovarti fuori da casa mia in tre secondi.”
“Immaginavo...” sorrise divertito, chiudendo la porta.
 
Quando fui anch’io pronta, scostai la coperta, infilandomi a letto. Lo guardai ancora seduto a gambe incrociate “Ora fai il timido?”
Rise, sdraiandosi affianco a me.
Rimanemmo un’altra ora a parlare, aspettando di addormentarci. In verità, io speravo che quel momento non arrivasse mai. Guardarlo parlare con la testa poggiata sul cuscino davanti a me, i ricci che ricadevano disordinati sulla fronte e la federa, i suoi sussurri che arrivavano dolci a me, riusciva ad infondermi una sorprendente sensazione di sicurezza. Di tanto in tanto i nostri occhi si incontravano e allora abbassavamo subito lo sguardo. Non ci era mai capitato, ma la situazione era al quanto imbarazzante e quel gesto sembrava... dolce.
Sbadigliai, coprendomi la bocca con la mano, con la quale mi stropicciai gli occhi assonnati.
Lui sorrise “Forse è meglio se ci mettiamo a dormire.”
Annuii “Buonanotte.” E chiusi gli occhi.
“Buonanotte.” La sua voce sembrava più vicina.
Aprii gli occhi, trovando i suoi a pochi centimetri di distanza, intenti a guardarmi. Per fortuna le luci erano spente e non poté vedere il rossore sulle mie guance.
Dopo qualche minuto mi richiamò “Lee, posso dirti una cosa?” Mugugnai, per dire di sì “Ricordi quando mi hai chiesto perché proprio te?” annuii “Perché quella sera, dopo... dopo il funerale... sono stati gli unici momenti in cui mi sia sentito davvero bene dall’inizio dell’estate. Ed ero con te.”
Arrossii ancora di più. Cercai quindi di sdrammatizzare “Ti sembra il momento adatto per dirmelo?”
Rise, scostandomi una ciocca di capelli che era sfuggita al chignon e la nascose dietro l’orecchio “Volevo solo essere sincero.” Si sistemò, strofinano la guancia contro il cuscino.
“Harry?” aspettai che mi guardasse per sorridergli “Per me è stato lo stesso.” Mi voltai. Sentii il suo respiro sulla nuca e capii che stava ridendo “Non...”
“No, te l’ho promesso: non l’ho detto a nessuno.” Mi prese la mano, lasciata sul fianco.
 
 
Spalancai gli occhi e mi ritrovai nella mia camera, con il respiro affannato.
Quelle immagini ancora mi passavano davanti agli occhi, come se stessi continuando a sognare. E poi, l’avevo rivissute talmente tante notti da poterle disegnare a memoria.
Le lacrime. Il dolore. E poi Lui. Il suo profumo. La sua camicia. La musica. Le sue labbra. La sua calma e sicurezza.
Provai ad alzarmi a sedere, ma qualcosa me lo impediva. Abbassai lo sguardo sulla mia vita, trovandola cinta dal braccio di Harry. La maglietta si era alzata ed erano rimasti i segni rossi dei suoi braccialetti. Sorrisi, inspiegabilmente e fui tentata dal rimettermi a dormire.
Poi tornai in me, chiedendomi che diavolo stessi pensando e mi alzai senza sforzarmi di essere delicata.
Scesi in cucina, per prendere un bicchiere d’acqua.
Aprii il frigo e ci infilai la testa, rinfrescandola per prendere la brocca. Presi un bicchiere dal davanzale e lo posai sul tavolo, versandovi l’acqua. Mi sedetti, facendo attenzione a non far rumore con la sedia.
Rimasi un po’ lì in silenzio, sorseggiando. Poi il mio sguardo cadde sul cellulare ancora nel posacenere.
Lo afferrai, insieme al borsellino rosso e mi alzai, cosciente di stare per fare lo sbaglio più grosso che potessi commettere.
 
 
27/09/2012 h: 10:24  << Buongiorno, Lee! <3 >>
27/09/2012 h: 10:32 << Stavi dormendo?>>
27/09/2012 h: 10:36 << Era inappropriato? Il <3 era sdolcinato?>>
27/09/2012 h: 10:37 <<Almeno rispondi! >.<>>
 
Sospirai, lasciando uscire una grande quantità di fumo dalle mie labbra.
Con la mano libera feci scorrere la lista dei messaggi ricevuti, leggendo velocemente solo le prime tre parole che comparivano. Finché uno, di questo pomeriggio, catturò la mia attenzione.
 
28/09/2012 h: 15:00 <<Visto k non hai intenzione d rispondere ai miei messaggi, ci vediamo tra 30 min al parco vicino al cinema?>>
28/09/2012 h: 15:33 <<Ok, ti concedo 3 min di ritardo. Ma sappi k ti sto ancora aspettando qui!>>
28/09/2012 h: 15:52 <<Dv 6?>>
28/09/2012 h: 16:12 <<Sai k cs sto facendo adesso? Rimetto la coperta nel cestino, visto k mi hai dato buca x il pic-nic k avevo preparato! Sei odiosa, sai? -.->>
 
Reclinai la testa, liberando altro fumo e ripetei quel gesto più volte, sbattendo la testa al vetro della finestra. Spinsi il dondolo con la punta scalza del piede e mi stesi, cullata dal ritmo dello schienale che toccava il muro, prendendo l’ultima boccata di sigaretta.
28/09/2012 h: 22:09 <<Sto venendo da te. Qlkcs in contrario?>>
28/09/2012 h: 22:13 <<Immaginavo. Ki tace acconsente! ;D>>
 
Premetti l’indice sul touch-screen alla voce ‘Seleziona Tutto’. Presi un respiro profondo, schiacciando la cicca sul fondo del posacenere e premetti.
‘Messaggi salvati nella SIM’ apparve, annunciato da una vibrazione.
Allungai il braccio per poggiare il cellulare sul davanzale e rimasi ancora un po’ lì, chiudendo gli occhi.
Tornarono quindi alla mia mente, più forti di prima, le stesse immagini che ormai mi tormentavano da mesi.

Wow, siamo già al 10^ capitolo! @.@
Spero che vi sia piaciuto!
Ok, ora è ufficiale, Harry vuole aiutare Lee a superare questo momento e lei farà lo stesso per lui.
Peccato che non mi piacciano le cose semplici e quindi la storia continuerà a complicarsi...
Per chi mi chiedeva che fine avesse fatto Louis, oh, beh, non vi preoccupate...
Sta per tornare!
E aggiungerei anche Alla Grande nella vita di Lee.
Al prossimo capitolo.
Lasciate delle recensioni, intanto, mi raccomando! ;D

 


Questa dovrebbe essere più o meno Lee, quella sera. -eccetto il letto che fa troppo Napoleone!-


Ok, tralasciando il fatto che non c'entra niente con la storia e che Don't Wanna Miss a Thing è una delle mie canzoni preferite....
Quando Harry ha condiviso questa foto con quell'INTESTAZIONE mi sono messa ad urlare!!!
Chissà chi è quella Lee di cui parla... @.@

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Capitolo 11
*** Shit, Shit, Shit! ***


11 – Shit, Shit, Shit!

 
“Ho russato stanotte?” Harry interruppe il silenzio, camminando affianco a me verso la scuola. Scossi la testa, alzando un sopracciglio “Sembra che tu non abbia dormito molto...”
Sorrisi, scostandomi i capelli “Tranquillo, non è tua la colpa.”
Sorrise, cingendomi le spalle. Lo scansai, dandogli una spallata “Che fai!?! Ecco, già ci stanno guardando!”
Rise, alzando le spalle mentre la campanella suonava. Mi lasciò al mio armadietto, con un bacio sulla guancia “Sai, dovresti preoccuparti un po’ meno di quello che la gente pensa di te.”
“Lo terrò presente. Grazie per queste tue perle di saggezza!” Sorrisi acida, prendendo i libri per la prima ora mentre se ne andava.
Chiusi l’armadietto sentendo la seconda campanella e mi voltai verso l’aula di chimica.
“Oh, scusa!” il ragazzo che avevo appena urtato si voltò.
Liam sorrise, alzando le spalle per sistemarsi lo zaino “Tranquilla, ci ho fatto l’abitudine...”
Abbozzai un sorriso, prima di superarlo senza dire una parola.
 
Raggiunta l’aula, mi sedetti all’ultimo tavolo bianco, già provvisto d’attrezzatura e compagna di corso.
“Ciao!” sorrise gentile, mentre con delle mollette allontanava i capelli castani e folti dagli occhi scuri.
“Hei.” La imitai, prendendo il mio quaderno mentre faceva il suo ingresso Liam.
Sembrò prendere in seria considerazione di sedersi davanti a noi, ma fu surclassato da Zayn, che piombò sulla sedia davanti a me “Dolcezza...” Alzai gli occhi al cielo, facendo ridere Eleanor.
“Buongiorno, ragazzi!” entrò il professore, sedendosi alla cattedra per fare l’appello.
Zayn si voltò, poggiando il braccio sullo schienale di plastica, imitando una posa da divo “Ti sono mancato ieri pomeriggio?”
“Quasi quanto mi sei mancato ieri notte...” commentai, posando una mano sul cuore, fingendomi addolorata ed io solo sapevo quanto fosse una bugia. Rise, insieme ad Eleanor e lui la studiò attentamente.
“Allora, non mi presenti la tua amica?” la indicò con un cenno della mano.
“Calder?” chiamò il professore, scorrendo la penna elegante lungo l’appello.
Mentre Eleanor rispondeva, sorrisi “L’ha appena fatto il signor Brown.”
Rise, scuotendo la testa. Il professore arrivò alla M e chiamò il cognome di Zayn “Presente!” si voltò di nuovo, porgendo la mano ad Eleanor “E’ un piacere conoscerti.” Io e la mia compagna ci scambiammo un’occhiata di intesa, trattenendoci dal ridere e gli strinse la mano.
“Dai, capisco che non volessi presentarmela perché eri gelosa...” si dondolò sulle gambe della sedia posteriori “Ma davvero, non ce n’è bisogno.” Ammiccò.
Lo presi per le spalle, spingendolo avanti per farlo mettere composto “Lo so. Infatti lei è fidanzata, altrimenti non te l’avrei mai fatta neanche vedere.” Gli feci la linguaccia.
Rise di nuovo, mimando di mandarmi un bacio e tornò a rivolgersi ad Ele mentre il prof scriveva delle formule alla lavagna “Davvero?” lei annuì.
Posai la penna, ridendo “Io stavo scherzando...” lei alzò le spalle, imbarazzata.
Capii che a lei, come a me, non piaceva essere al centro dell’attenzione e questo era sicuramente un punto a suo favore per entrare nelle mie grazie.
“Bene, ora che non puoi più chiederle il numero di telefono...” puntai il tappo mangiucchiato della biro contro Zayn “Ti dispiacerebbe girarti e smetterla di scassare?” portò la mano alla fronte, mimando il gesto dei militari e obbedì.
Qualche minuto dopo, atterrò sul mio banco un foglietto con una scrittura disordinata ‘Ti amo anch’io, cmq. Molto di + qnd 6 così dolce... ;D’
Risi insieme a Eleanor, scuotendo la testa “Vuoi avere tu il piacere di rispondere?”
Scosse la testa, avvicinandomi il foglio “Mi sembri molto più originale tu con gli insulti.” Ammiccò.
Sorrisi, fiera “Puoi dirlo forte...” scrissi e, aspettando che il professore non guardasse, mi sporsi, allentando il colletto della polo, facendolo scivolare nella sua maglietta.
“Capisco che non puoi fare a meno di me e del mio fisico, ma cerca di controllarti. Siamo in classe!” si voltò e gli feci la linguaccia, ridendo con la mia compagna.
“Che cosa gli hai scritto?” finse di prendere appunti, posando la guancia sulla mano, nascondendosi dietro i capelli.
“Che si merita di essere trattato male perché sono terribilmente...” Non feci in tempo a terminare la frase, che la risposta mi arrivò in fronte e rimbalzò sul quaderno. Lo aprii, posandolo sul banco dietro l’astuccio tra me e la mia compagna.
‘Per me ci 6 sl tu, lo sai! E cmq anche io sono geloso... >.<’
Entrò una bidella, consegnando delle scartoffie da far firmare al prof. Bussai alla spalla di Zayn, alzando un sopracciglio mostrandogli il foglio. Lui annuì, sorridendo e alzò l’indice e il medio. Indicò con il capo dietro di lui. Seguii la sua direzione e trovai Liam che, non appena mi vide, deviò lo sguardo che fino a poco prima era rivolto verso la mia direzione. “Uno.” Contò il moro, mentre aspettavo che dicesse il prossimo “E il riccetto che ci ha rovinato la festa e ti ha accompagnata a scuola.”
“Che fai, mi controlli?” il fatto che ci si mettesse anche lui, mi faceva andare in bestia. Pensai quasi di dirgli che, per la verità, ‘il riccetto’ come lo voleva chiamare, aveva dormito da me! Ma pensai bene di star zitta, sapendo che il suo cervello pervertito non avrebbe capito. Mi limitai a sbuffare, allontanando con la mano le scemenze che aveva detto.
Tornò al suo posto, non appena si chiuse la porta e io mi voltai di nuovo verso Liam.
Di nuovo, fu beccato a guardare dalla mia parte.
 
La campanella suonò, segnando la fine di quelle due interminabili ore.
Mi alzai, infilando le mie cose nello zaino. Salutai distratta ed uscii.
“Lee, aspetta!” mi voltai, guardando Eleanor raggiungermi di corsa “Che ne dici se... pranziamo insieme?”
“Ehm... d’accordo.” Annuii, sorpresa.
“Perfetto! Ci vediamo a mensa.” Saltellò eccitata “Voglio presentarti il mio ragazzo!” annuii di nuovo, con il pollice alzato.
“Qualcuno ha fatto amicizia?” le mani di Harry si posarono sui miei fianchi, facendomi saltare.
“Ti sorprende?” alzai un sopracciglio, voltandomi.
“Tutto il contrario. Sono contento per quella ragazza.” Ammiccò.
Risi, scuotendo la testa e mi appoggiai con le spalle al muro “La smetti di essere così carino, non siamo mica fidanzati!”
“Carino?” alzò un sopracciglio, sorridendo divertito. Si mise davanti a me.
“Non cominciare...” finsi di spingerlo, con l’indice puntato sul suo petto “Nel senso di sdolcinato, smielato...”
Mi ignorò, avvicinandosi ancora sempre con quel sorriso “Ma non hai usato queste parole...”
“E allora?” alzai le spalle.
Posò un braccio all’altezza del mio viso ma non parlò. Quando arrossii, come sempre quando ero vicino a lui e sorrise, capii che quello era il suo scopo.
Dalla porta della classe, affianco a noi, uscì Zayn, fingendo un colpo di tosse. Ci voltammo entrambi nella sua direzione, ma solo io capii cosa volesse dire quando alzò la mano, contando con le due dita.
Risi, tornando a guardare Harry. Aveva le sopracciglia aggrottate e gli occhi erano puntati su Zayn che si allontanava. Chissà perché gli stava così antipatico...
Feci la cosa più stupida che potessi fare “Dov’eravamo rimasti?”
Parlare. Ma non era l’azione in sé. Era il mio scopo: farlo voltare. Ottenere di nuovo la sua attenzione. Avere i suoi occhi su di me, per quanto fossero pesanti e mi facessero arrossire.
“A quanto pensi che sia carino e quanto vorresti essere fidanzata con me.” Ammiccò.
Scoppiai a ridere, mentre si avvicinava al mio viso. Rimasi immobile, come paralizzata dal verde di quegli occhi che ero riuscita a riconquistare e di cui ora mi pentivo. Mi pentii anche di aver civettato con lui; non ero brava in queste cose...
Posò la mano tra i miei capelli e li scostò  per sussurrarmi all’orecchio “Ammettilo, Lee...”
Come sospettavo, la sua voce mi provocò un brivido che partì dal timpano fino all’ultima vertebra. Sperai che non lo notasse.
“Bravo.” Commentai, fingendomi indifferente “Sono questi i trucchetti che usi con le tue amichette?”
Rise e stava per rispondere, prima che mi voltassi, per vedere chi fosse l’ultimo ad uscire dall’aula.
Liam.
Si voltò, trovandomi a guardarlo e mi restituì lo sguardo, prima di radiografare Harry ed andarsene.
La campanella suonò e io mi allontanai bruscamente “E’ meglio che mi sbrighi. Quella di algebra ce l’ha già con me, non vorrei rischiare di prendere una nota per il ritardo!”
Harry annuì ed io mi voltai, prima che sentissi la sua presa sul mio polso “Ero venuto per dirti una cosa.” Si scostò i capelli “Hai da fare oggi pomeriggio?”
Aggrottai le sopracciglia, confusa “Devo badare a mio fratello...”
“Perfetto! Passo a prendere entrambi alle 16!” sorrise “Ah e... non montarti troppo la testa: non è un appuntamento.”
Gli mollai un cazzotto, voltandomi “Ti odio Styles!” lo sentii ridere mentre mi allontanavo sbuffando.
 
 
La campanella del pranzo suonò, risvegliandomi dallo stato di trance in cui ero precipitata durante l’ora di algebra. Chiusi il libro con soddisfazione e mi alzai, recuperando al volo lo zaino da terra.
Il solito caos della mensa mi accolse non appena entrai. Individuai ad un tavolo Eleanor, che si stava sbracciando per farsi vedere.
Mi sorrise raggiante, facendomi sedere affianco a lei. Poi si alzò di nuovo in piedi, alzando la mano “Eccolo!”
Mentre aprivo la busta di plastica delle posate, speravo che il suo ragazzo fosse gentile e solare come lei, ma soprattutto, che fosse nuovo come lei e non conoscesse nulla di me.
Si scusò, prima di alzarsi e correre in contro al ragazzo che doveva essere alle mie spalle. La sentii parlarle eccitata “Voglio presentarti una mia amica!” prima di una pausa in cui probabilmente si stavano baciando ed io mi sentii quasi in colpa; forse lui già mio odiava per avergli rovinato l’unico momento dopo tre ore di lezione, da passare solo con la sua ragazza. O forse mi stavo solo massacrando il cervello con mille problemi inesistenti, come al solito.
Ele mi bussò sulla spalla.
Mi voltai, facendo cadere la forchetta per terra.
No, non era nuovo. Anzi, mi conosceva benissimo!
Gli occhi azzurri di lui, del resto, assunsero la stessa espressione sorpresa che aveva il mio sguardo.
Solo Eleanor non si era accorta di nulla, nel suo stato di eccitazione “Louis, lei è Lee. Lee...”
“Sì... ci... ci conosciamo.” Mi scostai i capelli, nervosa.
Lui si limitò ad annuire e il sorriso di lei si espanse ancora di più, se possibile “Siete amici?” Ci guardammo per un attimo, prima di annuire deviando lo sguardo verso il basso “Ma è fantastico!”
“Fantastico.” Ripetei, senza il minimo accenno di entusiasmo.
“Già.” Commentò lui, mentre veniva trascinato a sedersi davanti a me.
   “Merda, si sono scordati il sale!” sbuffò Ele, alzandosi.
In quel momento, io e Louis tremammo e lui le prese la mano. Lei gli sorrise, rassicurandolo di tornare presto e si chinò per baciarlo. Provai l’impulso di voltarmi di scatto, disgustata.
Rimasti soli, Louis sembrò sul punto di parlare, ma lo zittii con un’occhiataccia. Ero troppo imbarazzata per guardarlo in faccia, troppo nervosa per poterlo ascoltare e Dio solo sa cosa avrei potuto rispondergli! Senza contare il fatto che probabilmente lui ora si sentiva come me e avrebbe di sicuro sparato una qualche cazzata, cercando di essere divertente come riusciva sempre in situazioni normali.
Ma capii che non fu merito mio, se era rimasto in silenzio, perché ora guardava dietro di me e, prima che avessi il tempo di voltarmi, due mani si posarono sul tavolo, sulle mie. Il petto di qualcuno sfiorò la mia schiena e un profumo di mela anticipò la vista di una massa di ricci affianco al mio viso.
Non riuscii ad evitarlo, arrossii. Harry sorrise, irritante come sempre “Ecco dov’eri, ti ho cercata dappertutto!” Aggrottai le sopracciglia e si sedette affianco a me, poggiando la schiena al tavolo così da dare le spalle a Louis che continuava a guardarci “Non avrai intenzione di darmi buca, spero...” ammiccò.
“Ehm...” guardai Lou, davanti a me e poi di nuovo Harry, leggendo la scritta sulla sua fronte ‘Via di Fuga’ “Potresti dire ad Eleanor che devo andare?” Lou annuì, guardando Harry mentre si rialzava.
“Non ti dispiace se te la rubo, vero?” il riccio alzò le spalle, prendendo anche il mio vassoio “A parte che ormai lei non è più la tua...”
“Ok, ora dobbiamo proprio andare!” lo spinsi, salutando imbarazzata con la mano.
Continuai a spingerlo tenendolo dietro le spalle, aumentando il passo finché il caos della mensa non fu soppresso dalla porta che si chiudeva alle nostre spalle.
Harry poggiò il vassoio per terra, mettendosi di fronte a me, che me ne stavo con le spalle agli armadietti, fissando il muro immobile, ripensando alla scena che avevo appena vissuto. Continuai a guardare il regolamento scolastico per un buon comportamento da tenere a mensa, esposto sulla parete opposta oltre la sua spalla, per non guardarlo “Ok, ho sbagliato, lo so. Mi...”
Non lo feci terminare, che gli cinsi il collo e lo abbracciai, nascondendo il viso sotto il suo mento “Grazie.” sentii le sue mani sulla mia vita e il suo sorriso. Mi allontanai appena, imbarazzata e cercai di giustificarmi “Davvero, stavo per urlare. Mi hai salvata.”
“E’ per questo che ti sono vicino, no?” sorrise, abbracciandomi di nuovo. Sorrisi anch’io, stringendo nel pugno il colletto della sua camicia.
Un colpo di tosse ci fece allontanare. Trovammo Lena e Niall a fissarci. Lei sembrava nascondere il suo lato pettegolo, mentre il mio migliore amico batteva il piede a terra, irritato.
“Abbiamo interrotto qualcosa?” chiese lei e sapevo che si stava sforzando di sembrare seria, perché c’era Niall, che invece aveva un’espressione severa.
“No, stavamo solo...” gesticolai, cercando delle idee.
“Andando a pranzo?” suggerì Niall.
Mi voltai verso la porta rossa, sentendo uno strano senso d’angoscia allo stomaco. Harry si chinò a prendere il vassoio da terra “Già, peccato che io preferisca mangiare fuori. Lee aveva acconsentito a venire con me.” Lo guardai sorridendogli sincera, come è giusto guardare la persona che ti ha appena salvato per la seconda volta nel giro di dieci minuti.
“Un pensiero gentile, Lee...” mi punzecchiò Lena, alla quale sarei saltata volentieri ai capelli. Mi limitai ad imbruttirle, sentendo Harry ridere sottovoce “Beh, noi invece preferiamo le chiacchiere, la puzza di bruciato e le gomme sotto la sedia ad un posto appartato, quindi...” indicò la porta, mentre le tiravo un pezzo di pane punendola per aver inserito e rimarcato un aggettivo assolutamente inappropriato. Rise, trascinando Niall per il braccio verso l’interno.
Reclinai la testa, sbattendola più volte contro l’armadietto e incontrai gli occhi di ghiaccio del mio migliore amico, prima che la porta si richiudesse. Sapevo che, non appena avessi messo piede nell’aula di francese, l’ora successiva, mi avrebbe interrogata alla grande.
“Allora non sono l’unico a notare che mi sbavi dietro.” Riaprii gli occhi, trovando il sorrisetto di Styles troppo vicino al mio naso. Lo spinsi sbuffando.
“Muoviti, che ho fame!” recuperai lo zaino, sviando e aprii la porta sul retro con la mia solita grazia.
Mi seguì, fino a salire in cima agli spalti del vecchio campo da basket in silenzio. Mi misi a gambe incrociate, posandovi il piatto. Guardavo quella cosa gialla che doveva essere frittata, ma che non mi ispirava per niente e la riposai sul vassoio, sbuffando.
Harry mi guardò, ma non mi chiese nulla. Lo ringraziai con un sorriso per questo.
Presi l’elastico per i capelli e cominciai a raccoglierli in una coda alta, commentando quel caldo anomalo di ottobre solo per avere qualcosa di cui parlare. Lui annuì,  esprimendo il suo parere, ma il discorso rimase tronco.
“Se non mangi, ti dispiace...” chiese, indicando il vassoio.
“Serviti pure.” Glielo avvicinai con la mano, mentre con l’altra frugavo all’interno della borsa.
Trovai il borsellino rosso e ne estrassi una sigaretta ed un accendino. Harry finse un colpo di tosse, guardandomi severo mentre la portavo alle labbra. Gli rifilai un’occhiataccia, prima di ignorarlo completamente ed accenderla. Allungò una mano, cercando di afferrarla, ma gliela schiaffeggiai, ridendo.
Rise anche lui, guardandomi buttar fuori il fumo “Non mi piacciono le ragazze che fumano, sai?” Passai la lingua sul labbro, trattenendomi dal ridere “Non mi piace che quando le bacio sappiano di fumo.”
“Perché non l’hai detto subito!?!” mi finsi mortificata “Se l’avessi saputo prima...”
Si scostò i capelli, ridendo “Sei incorreggibile!” Alzai le spalle, sorridendo soddisfatta.
Continuammo a punzecchiarci per qualche altro minuto, prima che mi ponesse la fatidica domanda “Come stai?” alzai un sopracciglio, fingendo di non aver capito, ma non ci cascò.
Sospirai, buttando a terra la cicca e la schiacciai con le Converse “Sono sorpresa...” alzai le spalle “Non credevo che il ragazzo che Eleanor mi voleva presentare fosse il mio ex!” annuì “E mi sento in colpa...”
Rise, allargando le braccia “Sentiamo: perché dovresti essere tu a sentirti in colpa?”
“Perché in questo momento vorrei darle un cazzotto tanto forte da farle saltare tutti i denti, privandola di quel bel sorriso ma...” sbuffai, scostandomi i capelli “Ma non sarebbe giusto. Non posso odiarla!” Mi voltai verso di lui, che mi stava guardando sorridendo “Sarei solo egoista.”
“Siamo tutti gelosi, non devi fartene una colpa.” Posò il vassoio dietro di noi, avvicinandosi.
“Io non sono gelosa!” specificai “L’unica cosa che mi fa star davvero male per lui, a cui penso ogni volta che lo vedo con lei è che ormai mi ha completamente dimenticata! Insomma, in un paio di mesi e non conto più nulla!?!”
Non mi ero accorta di aver alzato la voce, finché Harry non mi sorrise, cingendomi le spalle, accarezzandomi il braccio quando posai la testa sulla sua spalle “Tu non sei facile da dimenticare come credi. E se lui ci è riuscito vuol dire che dovresti solo fare lo stesso.” Arrossimmo entrambi stavolta. Abbassammo lo sguardo simultaneamente e si scostò i capelli imbarazzato come scusa per voltarsi “Sei...” tossicchiò, guardando davanti a noi, dopo qualche secondo “Sei ancora innamorata di lui?”
Mi voltai, guardandolo negli occhi e mi stupii di essere riuscita a fidarmi ciecamente confessandogli i miei pensieri e la mia paura di essere stata dimenticata e di quanto ancora fossi pronta a raccontargli. Scossi la testa “No, sono mesi ormai che non penso a lui.”
Rimase in silenzio e io cominciai a sudare freddo, temendo che si stesse facendo i suoi calcoli.
Ma la campanella suonò ed io schizzai in piedi. Lui mi guardò, senza accennare a seguirmi. Temetti che stesse ancora riflettendo, perciò lo richiamai “Dai, ho francese e non mi va di fare tardi...”
Lui sorrise, recuperando lo zaino “E se invece non ci andassi?”
Risi, alzando un sopracciglio “Mi stai proponendo di fare sega?” annuì ed io scoppiai a ridere “Sai cosa succede se mi beccano? Prendono me e mio fratello e con un bel calcio in culo ci rispediscono a Londra dai miei!”
Rimase senza parole, abbassando lo sguardo finché non raggiungemmo la porta “Mi... mi dispiace, non ci avevo pensato.” Alzai le spalle abbozzando un sorriso. “Ci vediamo alle 16, allora?” annuii, sorridendogli di nuovo per salutarlo ed entrai.
 
 
Guardai il foglio che il mio compagno di banco mi aveva appena passato. Non c’era scritto niente, se non per dei numeri da uno a cinque a ogni riga. Alzai un sopracciglio, rispondendo con un punto interrogativo.
Niall scosse la testa, avvicinandosi. Nascose la bocca con la mano per non farsi beccare “Voglio cinque ragioni per cui ora trovi Styles abbastanza attraente da poterti frequentare.”
Spalancai gli occhi, prima di voltarmi verso di lui e fulminarlo con gli stessi occhi scuri e sorpresi “Io e Harry non ci frequentiamo!”
“Oh... adesso siamo passate anche a chiamarlo Harry...” e storpiò il suo nome, imitando la voce di una ragazza, disegnando dei cuori con le dita nell’aria. Trattenemmo a stento le risate “Dai, scrivi!”
“Non ci frequentiamo, quindi non c’è alcuna ragione per cui...”
“Lauren! Horan!” ci riprese la professoressa, guardandoci severa attraverso le sottili lenti degli occhiali.
Ci scusammo, ma non appena tornò a scrivere alla lavagna, noi tornammo a parlare “Lo sai che non mi piace quel tipo e credevo che non piacesse neanche a te.”
“Infatti, ma...” ripresi a scrivere. Erano passati due giorni da quando avevo passato la domenica con il mio migliore amico e adesso avrei voluto metterlo al corrente di tutto ciò che era cambiato, ma non era la sede adatta. Mi limitai ad alzare le spalle, inventandomi una risposta soddisfacente “Se lo conosci meglio non è così male.”
“Certo, detto da quella che ha cominciato ad odiarlo all’età di sei anni, poi.” Commentò, ricopiando anche lui gli appunti, dopo avermi infilato con insistenza il foglio tra le pagine del libro.
Lo guardai, alzando un sopracciglio “Appunto perché avevo sette anni sarà stato un motivo stupido, no? La gente cresce, matura...” alzai le spalle “Neanche mi ricordo perché ho cominciato ad odiarlo.”
“Io sì. Avevi una cotta per lui.” Sorrise acido.
“Ulteriore dimostrazione che le persone maturano!” tagliai subito quel discorso.

Harry era il migliore amico di mio fratello da qualche anno già e aveva cominciato a frequentare la nostra casa spesso ed io mi ero ritrovata a scarabocchiare i nostri nomi con i gessetti colorati all’interno di un cuore rosso, un pomeriggio. Ma lui e mio fratello erano entrati in camera e mi avevano beccata. Ricordo perfettamente la risata di Harry che sembrava rimbombare per la stanza e mio fratello che, dopo averlo cacciato dalla mia camera, veniva ad abbracciarmi ‘E’ solo uno stupido, scusalo.’
Da quel momento Harry Edward Styles era diventato proprio quello per me. Lui aveva continuato a sfottere e io crescendo diventavo una tipetta tosta, in grado di rispondere con i denti alle sue battute.

Risi, inconsciamente e Niall mi chiese il perché “Stavo pensando a quando Harry non voleva farmi salire sulla macchinina con lui e Sam perché ero una femmina. Mi scacciava con la mano come fossi una mosca.”
Anche lui rise, annuendo “E tu gliel’hai morsa!”
Già, quando parlavo di ‘difendermi con i denti’ intendevo anche in senso letterale...


La campanella suonò e mi alzai, ma prima che potessi prendere la mia roba Niall mi prese il polso, fermandomi e mi guardò serio, arrivando quasi a farmi preoccupare “Lee?” annuii, per farlo continuare “Quando dici che l’hai conosciuto meglio...” annuii di nuovo “Tu... insomma... voi...” sbuffai, incrociando le braccia “Non ci sei andata a letto, vero?”
“Niall James Horan, ma che cazzo vai a pensare!?!” esclamai.
“Signorina Lauren!” la professoressa si alzò in piedi, attraversando la classe che ormai era rimasta vuota e, purtroppo per me, terribilmente silenziosa “Le ricordo che siamo in classe e che sarebbe gradito sentirla parlare con un linguaggio più consono!”
“Lo so, mi dispiace, non capiterà più.” Mi giustificai, prendendo lo zaino e superandola.
“Spero che non abbia da fare oggi pomeriggio, visto che la vedo così di fretta.” Mi bloccò. Presi un respiro profondo e mi voltai, imitando un sorriso. La vecchia se ne stava con quel sorrisetto bastardo sulla faccia, aggiungendo altre rughe al suo viso magro “Un paio d’ore in punizione non le dispiaceranno, allora.”
Continuai a sorridere, solo per non dargliela vinta, mentre nella mia testa architettavo tredici modi diversi per ucciderla ed insultarla in francese mentre la torturavo, intanto che lei staccava il foglio da presentare in aula punizioni.
Niall mi aspettava fuori e, non appena uscii, cominciò a piagnucolare per scusarsi. Lo zittii con lo sguardo e gli presi le guance tra le dita, portandolo a due centimetri dal mio viso, cosicché potesse recepire bene il messaggio “Non ti uccido seduta stante perché mi servi.” Lui annuì, deglutendo a fatica “Adesso tu cerchi Harry e gli dici che io non posso uscire con lui perché per colpa tua mi sono ritrovata in punizione. Chiaro?” annuì di nuovo e sapevo benissimo che avrebbe voluto ribattere sulla questione ‘uscire con Styles’ ma capì da solo che non era nella condizione adatta per farlo “E digli anche che avvertisse la vicina, per farla venire da mio fratello e grazie per avermi fatto perdere altri dieci sterline per pagarla!” lo lasciai, voltandomi con i pugni stretti, sopprimendo la rabbia.

Anzi no, perché avrei dovuto essere arrabbiata!?!
Adesso che mi aspettavano due ore segregata in aula punizioni; avrei potuto tranquillamente riflettere su ogni singolo momento che avevo vissuto da quando mi ero alzata. Rivivendo ed esaminando così questa giornata di merda!

Entrai in classe, trovandovi solo altri tre ragazzi. Presentai il foglio al professore scazzato quanto me di stare lì e buttai lo zaino sul banco libero nell’ultima fila. Aprii lo zaino, cercando un foglio e ne trovai uno che usciva dal libro di francese. Nello stato in cui mi trovavo, non feci neanche caso a quello che avevo in mano, girandolo dal lato pulito.
01/10/2012 GIORNATA DI MERDA:
·         il mio ex si fidanza con l’unica ragazza che reputavo ancora sincera
·         finisco in punizione
·         minaccio di morte il mio migliore amico per avermi sabotato il pomeriggio
·         non uscirò con Harry
Rileggendo, presi la penna e sbarrai l’ultimo punto, continuando a rileggerlo. Sbuffai, scostandomi i capelli mentre si riapriva la porta ed entrava Zayn. Mi sorrise, non appena mi vide e si sedette affianco a me.
Per quanto quello sarebbe potuto sembrare un punto in più da aggiungere, rimisi a posto il foglio, cominciando un altro round di frecciatine con Malik che, strano a dirlo, resero piacevoli quelle due ore.

Voilà!
Ecco il nuovo capitolo, che spero vi piaccia più di quanto convinca me... .-.
Anyway, è lunghetto, lo so, ma succedono un sacco di cose e, statene certi, altrettante ne succederanno nei prossimi capitoli.
Potrei darvi un piccolo suggerimento -in fondo ve lo devo, dopo avervi fatto leggere tutto il popò di roba sovrastante-
Alloooora... Nel prossimo capitolo vi aspetta l'appunta... cioè... l'uscita tra Lee ed Harry!!! ;DDD
PS: Grazie per le recensioni che state lasciando, siete davvero fantastiche! <3


 

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Capitolo 12
*** Seems a date, but it'isnt! ***


12 – Seems a date, but it isn’t!

“Ma no che non sono arrabbiata...” chiusi la porta alle mie spalle, spingendola distrattamente con il tallone “Io ti ho chiamato per chiederti scusa, a dire il vero.” Posai le chiavi nel posacenere, raggiungendo l’ingresso per posare le scarpe “Come per cosa?” risi, tenendo il cellulare tra la spalla e la guancia, sfilandomi le Converse “Non saprei... Perché ti ho urlato in faccia, minacciato e poi cacciato?”
“Non mi hai neanche dato un bacetto per salutarmi...” imitò una voce da bambino.
Scoppiai a ridere “Ma sei così buono da perdonarmi, non è vero?”
“Poi non dire che non sono il miglior migliore amico del mondo!” commentò.
Sorrisi, annuendo anche se non poteva vedermi “Ah, sai... nei film sembra molto più figa. In realtà ci hanno tenuti due ore...”
“Ciao!” sentii alle mie spalle
“Ah!” urlai, voltandomi di scatto con un salto. Strinsi il telefono, temendo che potesse cadermi e portai una mano al petto, riprendendo a respirare normalmente “Harry! Che ci fai qui?”
“Harry? Sei a casa? E’ a casa tua?” domandò Niall dal telefono.
Si allontanò dall’arco tra il salotto e l’ingresso al quale era appoggiato “Il biondo è venuto a cercarmi e mi ha detto che sei finita in punizione.” Non poté trattenersi dal ridere, infastidendomi “E sono venuto a badare a tuo fratello.”
“Lee!” mi chiamò Niall “Che cosa ci fa lì? Rispondi, non sento niente!”
“Niall, ti richiamo.” Attaccai, tagliando le sue domande e le sue maledizioni “Sei stato con Josh per tutto il pomeriggio?” annuì. Abbozzai un sorriso “Beh, grazie.”
Alzò le spalle “All’inizio avevo pensato di venire a farti compagnia, poi ho pensato che fosse meglio stare...” probabilmente notò la mia espressione confusa “Avevamo un...” si scostò i capelli “Cioè, dovevamo uscire e tu mi hai dato buca. Per la seconda volta...” risi “E non mi era mai capitato prima. Con nessun’altra.”
Stavo per rispondergli con una battutina, quando sentimmo i passi affrettati di mio fratello scendere le scale “Sorellona!” urlò, correndomi incontro a braccia aperte, per saltarmi in braccio. Lo strinsi, alzandolo da terra e gli riempii le guanciotte di baci, finché non cominciò a scalciare infastidito. Poi trotterellò da Harry, abbracciandolo all’altezza della ginocchia “Grazie per aver chiamato lui al posto della signora Pat!”
Storsi il naso, ma Harry mi precedette prima che potessi rispondergli “Non c’è di che. E’ stato bello passare un pomeriggio tra uomini!”
“Bene allora visto che andate d’amore e d’accordo... – ‘anche perché avete lo stesso quantitativo di neuroni nonostante la differenza di anni’ pensai, ma mi trattenni-  Io mi vado a fare una doccia, puoi restare altri dieci minuti?”
Harry alzò le spalle, annuendo mentre mio fratello mi correva dietro per le scale “Può restare a cena?”
Sospirai, scostandomi i capelli e mi voltai fingendo un sorriso materno che nascondeva stanchezza e frustrazione “Josh, non esiste una cena. E’ già difficile per me cucinarti un piatto di pasta, figurati se mi posso cimentare in cucina con degli ospiti!”
“Io però ho fregato i soldi a mia madre stamattina, posso portarvi a cena fuori.” Si intromise Harry, raggiungendoci.
Potevo rifiutare? Seriamente, con un ragazzino che ti corre intorno saltellando e urlando di accettare, puoi davvero rifiutare l’invito a cena da... al momento ero un po’ confusa su cosa fosse Harry per me, comunque la risposta non cambiava “D’accordo. Aiutalo a prepararsi.” Mi arresi, sparendo in camera mia.
 
 
Uscii dalla vasca quindici minuti dopo, trascorsi sotto il getto d’acqua fresca, rilassandomi e schiarendomi le idee con la musica dal telefonino.
Presi l’asciugamano blu, avvolgendolo intorno al corpo all’altezza del seno e lasciai i capelli sciolti sgocciolanti mentre aprivo la porta, spazzolandoli.
Mi avvicinai al letto, quando vidi steso un vestito blu che non ricordavo neanche di avere.
“L’abbiamo scelto noi!” entrò saltellando Josh “La mamma dice che quando andiamo fuori a mangiare bisogna vestirsi eleganti e quindi...”
Sorrisi, sedendomi sul letto “Posso essere elegante anche con un paio di jeans. Dipende dai punti di vista. E sinceramente questo mi sembra un vestito un po’ esagerato per una semplice cena.” Lui sbuffò, scostandosi i capelli con la mano –gesto che non era solito fare- e allora storsi il naso “L’avete scelto? Tu e...”
“Ed hai anche un paio di scarpe dello stesso colore.” Parlò Harry, seduto vicino alla porta con un paio di scarpe della mamma, con il tacco, in mano.
“Uno: quelle non sono mie.” Si alzò, sorridendo divertito “Due: non ti hanno insegnato l’educazione? Non si fruga negli armadi altrui, non sei a casa tua!” cominciò a venire verso di me “Tre: razza di pervertito avevo detto di aspettarmi fuori!”
“No, non l’hai detto.” Si mise davanti a me, sorridendo irritante.
“Beh era scontato!” indicai l’asciugamano che portavo, alzandomi di fronte a lui.
“Che cosa vuol dire pervertito?” chiese Josh.
“Cercalo sul dizionario e quando trovi la faccia di questo individuo vuol dire che l’hai trovato!” indicai la porta ad entrambi, ma solo mio fratello mi ascoltò.
Rimasti soli, Harry continuò a guardarmi con quel sorrisetto.
“Mi dici che diavolo vuoi!?!” esclamai, spazientita, nascondendo l’imbarazzo che i suoi sguardi mi causavano. Mi risedetti sul letto per allontanarmi.
“Non hai intenzione di indossare quel vestito?” lo indicò e scossi la testa “Neanche le scarpe?” me le porse e le afferrai, scuotendo di nuovo la testa “Beh, per me puoi anche restare così...”
Alzai la scarpa “Lo vedi questo? Sta per arrivarti un tacco 10 in fronte razza di pervertito!”
“Che cosa significa!?!” urlò mio fratello, affacciandosi dalla porta.
“Che non si spiano le conversazioni degli altri!” risposi, urlando a mia volta. Bene, adesso dovevo combattere con ben due ragazzini!
Harry rise. Si avvicinò spaventosamente a me, poggiandosi al letto con le mani “Io invece penso che dovresti metterlo.”
“A me invece non me ne importa una mazza di quello che pensi.” Sorrisi acida.
Trattenne una risata, rimanendo con quel sorriso ‘I’m sexy and I know it’ “Andiamo a cena fuori, potrebbero anche pensare che sei la mia ragazza, non è quello che volevi?” ancora, si trattenne, da bravo attore “Non vorrai farti vedere in jeans a quello che tutti credono un appuntamento...”
“Oh sì. E quando ci vedranno con mio fratello penseranno che siamo un’allegra e giovane famiglia!” ribattei.
Lui scoppiò a ridere, alzando le mani e si voltò “D’accordo, ho capito. Tieniti pure l’ultima parola e fai quello che ti pare. Io ti aspetto di sotto con Josh...” chiuse la porta.
Mi buttai all’indietro, sdraiandomi sul letto e afferrai il cuscino, sopprimendovi un grido quando me lo schiaffai in faccia. Lo alzai qualche secondo dopo, voltandomi verso il vestito. Mandai mentalmente al diavolo lui e chi l’aveva scelto –tranne mio fratello, ovviamente- e mi alzai verso l’armadio.
Tornai indietro dieci secondi dopo, afferrandolo e mi chiusi la porta del bagno alle spalle, sbattendola.
Era una provocazione? Pensava che non sapessi indossare un paio di tacchi e un vestito elegante? Secondo lui non ero femminile quanto le sue amichette? Dio, quanto odiavo quel ragazzo...
 
 
Non potevo crederci neanche io. Avevo impiegato più di mezz’ora per prepararmi. Ma soprattutto, guardandomi allo specchio, constatai che quella era una delle poche volte in cui mi sentivo in pace con me stessa e il mio corpo da troppo tempo.
Per un attimo pensai anche che fosse il suo scopo, che rientrasse nei suoi piani per aiutarmi a sentirmi meglio. Poi tornai alla realtà, dove io non fantasticavo su Styles e lui non ci teneva così tanto a me.
Scesi le scale, annunciando che ero pronta e Josh mi raggiunse per primo “Ti sei messa il vestito!”
Annuii, sorridendogli “E tu ti sei lasciato mettere la cravatta...” Comparve anche Harry, sorridendo compiaciuto prima di voltarsi verso di me. Rimase immobile, guardandomi da capo a piedi, mentre scendevo, con la bocca leggermente aperta. Mi sentivo terribilmente a disagio e riusciva a rendere il camminare con i tacchi ancora più complicato di quanto già non fosse, perciò cercai di sdrammatizzare, scendendo gli ultimi gradini “Potrei pensare seriamente di assumerti come baby-..”
“Sei splendida...” mi interruppe, continuando a fissarmi.
Spalancai gli occhi, restando senza parole, sorpresa. Sentii il cuore accelerare inspiegabilmente e abbassai lo sguardo, con la scusa di nascondere una ciocca di capelli dietro l’orecchio “Perché, ti stupisce?” sorrise ed io non potei fare a meno di imitarlo, tornando a guardarlo negli occhi “Ti sei cambiato anche tu.” Annuì, sistemandosi il colletto della camicia bianca, ammiccando. Ridemmo di nuovo, prima che mi voltassi verso mio fratello, che soffermava lo sguardo da me a lui con aria trasognata “Tu che hai da guardare? Pensavo avessi fame!” mi allontanai da Harry, andando a prendere le chiavi di casa.
 
 
“Lo sai, non canti così male.” Commentò, chiedendo lo sportello nero della Range Rover.
Alzai le spalle “Anche tu non fai così schifo.” Rise, mentre Josh gli prendeva la mano sorridente ed entrammo nel ristorante. Lo studiai: i tavoli di legno lucido erano dello stesso colore delle travi a metà muro, il resto era ricoperto da disegni e delle grandi vetrate circondate da lucine facevano luce. Mi piaceva quell’atmosfera, sembrava di essere lontani da Holmes Chappel ed io non chiedevo di meglio.
“So che ti piace disegnare, quindi...” si avvicinò Harry. Mi voltai, alzando un sopracciglio “Me l’ha detto la tata, l’altra sera. Eri al corso di disegno del signor Kent, no?” annuii, sentendomi in imbarazzo ripensando a quel pomeriggio. Come se lui potesse sapere di Liam o se gli interessasse...
Stavamo per sederci, quando Josh si sdraiò sul divanetto rosso “Voi due vicini!” gli rifilai un’occhiataccia, prima di obbedire e sedermi di fronte, affianco ad Harry.
Dopo aver dato uno sguardo al menù –pura formalità, visto che quello era un ristorante italiano ed era ovvio che avrei preso un piatto di pasta- lo posai sul tavolo, seguita da Harry e poi da mio fratello. Arrivò allora un ragazzo, che in realtà ci dava le spalle, quindi mostrava solo il berretto verde del locale e un discreto fondoschiena “Allora, cosa vi...”
Rimasi pietrificata, spalancando gli occhi e presi in seria considerazione l’idea di nascondermi dietro il menù, se avessi potuto. Liam, d’altro canto, sembrava sorpreso ed imbarazzato quanto me.
“Spaghetti!” alzò la mano mio fratello.
Liam si voltò verso di lui, sorridendogli e appuntò l’ordine sul taccuino. Si voltò di nuovo verso di me “Te?”
Non ebbi neanche il tempo di rispondere, che la mano di Harry si posò sulla mia spalla e la sua faccia si fece spaventosamente vicina “Anch’io spaghetti.” Anche se non potevo vederlo, perché ero troppo impegnata a tenere lo sguardo basso sulla tovaglia, capì che si era girato e che mi stava sorridendo. Con un tono di voce troppo sdolcinato per essere riferito alla sottoscritta mi chiese “Hai deciso, Lee?”
“Ehm... –dimentica Liam e la lezione di disegno, dimentica tuo fratello che gli tira il grembiule, dimentica di avergli guardato il sedere, dimentica Harry che ti abbraccia, dimentica la sua voce dolce, dimentica qualsiasi cosa riguardi questa situazione imbarazzante- pasta!”
Liam annuì “Che... che tipo di pasta?”
Gli rifilai un’occhiataccia, sospirando: gli sembrava davvero il momento adatto per chiedermi di riflettere!?! “Vada per gli spaghetti.” Imitai un sorriso.
“Sarò di ritorno al più presto.” Sorrise gentile, prendendo i menù e sparendo in cucina.
“Fa con comodo.” Commentammo all’unisolo io ed Harry. Rise, guardandomi “Hai qualche problema con il cameriere?”
Scossi la testa, prendendo la sua mano e facendola cadere sul divanetto “Sei tu che hai qualche problema, ma con il cervello!”
Rise, ritirando la mano e spezzando un pezzo di pane “Allora, raccontami un po’ di oggi.” Alzai un sopracciglio “Come mai sei finita in punizione?”
Sorrisi, mordendomi le labbra “Meglio di no...”
“Dai!” scossi la testa “Avrò il diritto di saperlo!” mi pizzicò il fianco “Non puoi essere sempre così testarda!” annuii, ridendo, prima che tornasse a farmi il solletico.
“Antipasto?” tornò Liam, posando il piatto al centro della tavola, squadrando me e le mani di Harry sui miei fianchi.
“Grazie.” rispose lui, afferrando una crepe salata mentre teneva l’altra mano su di me.
Abbozzai un sorriso di ringraziamento, terribilmente imbarazzata. Perché poi, mi dovessi sentire così ogni volta che c’era lui non riuscivo a capirlo neanche io...
 
 
“Sono stata bene.” Sorrisi, raggiungendo l’auto.
“Perché, ti stupisce?” mi fece il verso. Risi, scuotendo la testa “Anch’io sono stato bene.”
“Le giostre!” indicò mio fratello “Ci andiamo, ti prego?”
Stavo per dirgli che non potevamo, ma Harry lo assecondò, precedendomi.
Sorrisi, prendendo la mano destra di Josh, mentre allungava la sinistra ad Harry e attraversavamo la strada verso il parco di fronte. Mio fratello ci lasciò solo quando si ritrovò davanti allo scivolo, correndo verso gli altri bambini. Incontrammo la mamma di un suo amichetto, che si propose di dargli un’occhiata, ammiccando quando ci invitò a fare una passeggiata da soli.
Harry rise, camminando affianco a me, finché non lo fulminai con lo sguardo “Alla fine ci sei riuscita a farlo sembrare un appuntamento...”
Risi, spingendolo con la spalla. Lui mi imitò ed io gli scompigliai i capelli per ripicca. Lui mi incenerì con lo sguardo, prima che cominciassi a correre, ridendo.
Mi piaceva quella sensazione. Amavo correre ed era da troppo tempo che non lo facevo per gioco, ridendo. Ridendo di gusto, genuinamente. E mi piaceva voltarmi e guardare Harry rincorrermi, con lo stesso sorriso sulle labbra. Ed era merito suo, dovevo ammetterlo.
Dopo pochi passi mi riacchiappò, cingendomi la vita da dietro “Davvero pensavi di scapparmi con quei tacchi?” mi voltai, rischiando di sfiorare il suo naso con la punta del mio. Per la prima volta in tutta la serata, i miei occhi incontrarono diretti i suoi.
“Harry?” sorrisi, passando la lingua sulle labbra “Visto che questo non è un appuntamento... ora puoi anche lasciarmi.”
Rise, mollando la presa e si rimise affianco a me “Sai com’è... è tutta la sera che scappi.” Alzai un sopracciglio “Non mi hai ancora detto perché sei finita in punizione.”
Annuì, divertita “Ho fatto a botte con un tizio.” Lui rise, fingendo di averci creduto e mi indicò di andare avanti “Sai, uno della squadra di calcio.”
“Fico.” Continuò a stare al gioco.
“Già.” Mi trattenni dal ridere “Bello grosso, aggiungerei.”
“E alla fine chi...” chiese, sorridendo.
“La sottoscritta, ovviamente!” allargai le braccia.
“Ovviamente.” Ripeté. Ci guardammo e scoppiammo entrambi a ridere “Allora, si può sapere cos’hai fatto di così terribile?”
Sbuffai, scostandomi un ciuffo sfuggito al chignon dietro l’orecchio “Ho detto una parolaccia in classe e la prof di francese mi ha beccata.”
“Tutto qui?” rise “E come mai una ragazza educata e fine come te...”
“Hei, io non farei tanto lo spiritoso se fossi in te, visto che c’entri anche tu!” lo avvisai, puntandogli il dito contro. Mi guardò divertito e curioso “Niall dopo averci visti abbracciati durante la pausa, mi ha chiesto se eravamo stati a letto insieme.”
Scoppiò a ridere “Al tuo biondo manca qualche rotella!”
Risi, annuendo “E’ quello che ho detto anch’io! Solo, con delle parole un po’ diverse...”
Si scostò i capelli, continuando a ridere “Povera Lee... dolce e indifesa in mezzo ai cattivi ragazzi della scuola.”
Gli feci la linguaccia “Molte ragazze lo troverebbero eccitante.”
Aggrottò le sopracciglia “Per fortuna ti conosco abbastanza da sapere che non sei quel tipo.”
Dovevo sentirmi offesa? Comunque sia, mi sentii in dovere di difendermi lo stesso “Beh, ti ricordo però che sono quasi andata a letto con uno di loro.” Si fermò, guardandomi serio “Tranquillo, sto parlando di Zayn!”
“Malik era in punizione?” chiese. Annuii e lui sbuffò, scostandosi i capelli con la mano “Ok, devo chiedertelo: che c’è tra te e lui?”
“Tra me e Zayn?” risi. Lui però sembrava così serio e annuì “Ma niente; siamo amici. Sì, a volte facciamo finta di amarci, ma è solo...”
“Posso essere sincero?” mi interruppe. Annuii, cominciando a stizzirmi “Non mi piace.”
“Beh, si, sono d’accordo. Non mi sembra il tuo tipo. Ma non devi essere geloso, se vuoi te lo presento.” Lo presi in giro, cercando di sdrammatizzare.
Invece lui sembrava ancora più serio “Lee, sto parlando sul serio! Non mi piace che ti vedi con quello.”
Incrociai le braccia al petto “E perché no?”
“Perché... ha la fama dello sciupa femmine e...” cominciò a farmi la predica, ma lo interruppi “Anche tu.”
“Cosa?” chiese.
“Anche tu hai la fama dello sciupa femmine, eppure sei qui con me a darmi consigli fraterni.” Alzai le spalle “Di nuovo.
Sospirò “Lee, non era mia intenzione. Te l’ho già detto, il mio scopo non è quello di sostituire...”
“Allora ti prego, ricordami qual è il tuo scopo, perché temo di non averlo ancora capito bene!” gesticolai.
“Rispettare il nostro patto: superare questo momento insieme.” Fece un passo avanti, verso di me e puntò quei dannatissimi occhi verdi nei miei un’altra volta “E un cuore infranto non è di certo il modo migliore per riuscirci.”
Potevo quasi sentirmi felice di ricevere tutte quelle attenzioni e premure da Harry. Ma continuava a torturarmi la possibilità che invece per lui non contassi nulla oltre il nostro patto “Non è Zayn a preoccuparmi...” mi morsi il labbro, quando mi accorsi di aver parlato ad alta voce, invece di tenermelo nella mia testa.
Posò le mani sulle mie spalle, guardandomi di nuovo negli occhi “E’ ancora per Louis?”
Aggrottai le sopracciglia, prima di sentire di nuovo un senso di nausea allo stomaco, ripensando alla scena vissuta durante la pausa pranzo. Sorrisi “Sai, con questa sera eri persino riuscito a farmelo dimenticare...”
“Oh... ho capito!” esclamò. Spalancai gli occhi, guardandolo preoccupata. “Payne, quello nuovo. Quello che ci ha servito al ristorante!”
Mi portai la mano alla fronte, scuotendo la testa “Styles? Sei un idiota.” Mi voltai, tornando a camminare.
Lui mi afferrò la mano, facendomi voltare con poca grazia e sembrò non preoccuparsi neanche di quanto fossimo vicini “E questo che vuol dire?”
“Spazio!” urlò un ubriaco alla guida di una bicicletta, che stava per passare ed investirci, divertendosi come un bambino a suonare il campanello sul manubrio.
“Attenta!” urlò Harry, cingendomi la vita e portandomi indietro giusto in tempo.
Sbattei con la testa sul suo petto, urlando per la sorpresa e quando alzai il viso, mi ritrovai appena sotto il suo. Siano lodati i suoi 180 centimetri di altezza!
Detto fatto, abbassò il viso, guardandomi e sussurrò “Tutto ok?” Sentii la sua mano accarezzarmi la schiena.
Annuii, arrossendo e cercai di nasconderlo sembrando disinvolta, nonostante le mie mani si posassero senza il mio consenso sulle sue spalle “Anche questo faceva parte del patto?”
Sorrise e da quella distanza riuscivo a sentire il suo sussurro sfiorarmi la fronte “No, questo l’ho fatto perché non voglio trovarmi a fare da testimone in tribunale.”
Gli diedi un cazzotto, per gioco “E io che pensavo che ti importasse di me...”
Si fece di nuovo serio e mi spiazzò, posando la mano sulla mia nuca,  il pollice a sfiorarmi la guancia “Davvero pensi il contrario?”
“Io...” prese a disegnare il profilo della mia guancia con il dito, mandando in tilt il mio sistema nervoso e sentii il cuore risvegliarsi di botto, accelerando “...non lo so.”
Oh Dio quanto sono patetica! Sembra quasi che penda dalle sue labbra! Qualcuno mi fermi!
Lui non rispose, semplicemente si avvicinò, fino a posare la fronte sulla mia. Si morse il labbro inferiore, guardandomi ancora negli occhi, prima che la sua attenzione fosse catturata dalle mie di labbra. Si avvicinò ancora, alzandomi leggermente il mento.
No,ci ho ripensato: che nessuno provi a fermarmi!
“Harry?” sentimmo urlare alle nostre spalle.
Ci allontanammo di scatto, imbarazzati, voltandoci verso quella voce.
Ho detto nessuno, cazzo!
Una ragazza dai lunghi capelli biondi e il corpo esile ci stava raggiungendo, anche se era chiaro che non era interessata a me, ma ad Harry, visto che non riusciva a levargli gli occhi di dosso.
“Ash, che ci fai qui?” si scostò i capelli, sentendosi ancora in imbarazzo.
“Stavo tornando a casa. E tu?” mi radiografò dalla testa ai piedi.
Ci guardammo entrambi, cercando una scusa “Mio fratello l’ha costretto ad accompagnarlo al parco.”
Lei annuì, convinta, prima di tornare a sorridere raggiante ad Harry “Ci vediamo domani a scuola?”
“Certo.” Sorrise anche lui, rimanendo fermo ed impacciato.
Fu lei ad avvicinarsi, posando le mani sulle sue spalle e alzandosi sulle punte. Si baciarono a stampo, ma bastò per farmi sentire i crampi allo stomaco.
Mi salutò con un cenno della testa, prima di superarci e proseguire per la sua strada.
“Lei...” cominciò a dire Harry.
“Dio, è tardissimo! Dobbiamo recuperare mio fratello!” in circostanze normali, l’avrei afferrato per il polso e trascinato verso le giostre, ma adesso anche quel gesto normalissimo mi sembrava fuori luogo.
 
Dopo un viaggio in macchina che mi sembrò terribilmente lungo e noioso, per via del silenzio tombale calato sulla Range Rover, lo salutai distratta, scendendo con mio fratello in braccio.
“Vuoi una ma...” cercò di proporsi, ma chiusi la portiera e declinai così l’offerta.
Sfilai le scarpe a Josh, rimboccandogli le coperte e lo lasciai dormire con i vestiti per non svegliarlo. Gli stampai un leggero bacio sulla fronte, prima di socchiudere la porta della sua stanza e lasciarlo dormire.
Entrai in bagno, per struccarmi, quando il cellulare, affianco al lavello, vibrò.
«Mi disp x quello k è successo stasera.»
Sorrisi, rispondendo.
«Tranquillo, nn te ne farò una colpa se ti piacciono le bionde ossigenate.»
Tornai a passare l’ovatta imbevuta di struccante sotto gli occhi, quando arrivò un altro messaggio.
«Lee, io mi riferivo al fatto k ti ho quasi baciata.»
Tornai in camera mia, lanciando il cellulare sul letto e cominciai a litigare con il vestito per riuscire a tirar giù la zip dietro la schiena. Sbuffai, esasperata e mi sciolsi i capelli, mandando al diavolo quel vestito che io non volevo neanche indossare!
Era stato Styles a volerlo! Era colpa sua! Era sempre colpa sua!
Anche ora, che mi sentivo una merda e mi veniva da piangere senza motivo, era solo colpa sua!

Ecco qui l'uscita tra Harry e Lee...
Poteva essere priva di colpi di scena?
Ovviamente no, altrimenti non sarebbe stata un'iscita tra Harry e Lee!
Era come ve l'aspettavate? Meglio? Peggio?
Lasciate una recensione, mi raccomando e fatemi sapere che cosa ne pensate! <3
Grazie di cuore per le recensioni lasciate allo scorso capitolo!!! :DD

 


Lee alle prese con suo fratello Josh. Foto scattata dal solito fotografo misterioso...

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Capitolo 13
*** Was it a declaration? ***


13 – Was it a declaration?
“Portami via, ti prego.”
 
“Sei bellissima.” Posò le mani sui miei fianchi.
“E tu sei ubriaco.” Risi.
 
Si allontanò di scatto “Mi... Lee, mi dispiace. Io...”
Scossi la testa, mordicchiandomi il labbro “A me no.” Mi alzai sulle punte, posando la mano sulla sua nuca, sentendo i suoi capelli tra le dita, riportandolo alle mie labbra.
 
Spalancai gli occhi, ritrovandomi seduta per terra, con la schiena poggiata ai piedi del mio letto. Passai la mano sulla fronte bagnata, scostandomi i capelli. Mi alzai, trovandomi davanti allo specchio. No, non mi sembrava proprio il momento più adatto per ricominciare a litigare con quella fottutissima chiusura lampo. E poi, il vestito si abbinava benissimo agli aloni sotto gli occhi lasciati dal mascara.
Mi sedetti quindi sul letto, schiacciando qualcosa. Mi alzai appena, per recuperare il cellulare. Accesi il display, che era rimasto al messaggio di Harry.
Sospirai, mordendomi il labbro nervosa.
«Lee, io mi riferivo al fatto k ti ho quasi baciata.»
D’accordo, Harry, ho capito. Per te non conto niente. Io sono solo la sorellina del tuo morto migliore amico.
Solo... esci dalla mia testa, ti prego!
Mi stesi sul letto sbuffando, fissando il soffitto con il braccio sotto alla testa. Controllavo il ritmo regolare dei miei respiri posando l’altra mano sulla pancia. Non avevo sonno o meglio, se anche fossi riuscita ad addormentarmi non sarei poi riuscita a dormire tranquilla, visto che qualche ricordo bastardo aveva deciso di rendere le mie notti insonni da qualche mese a questa parte...
Mi restava solo la possibilità di lasciare libera la mia mente e perdermi in qualche pensiero. Ma ognuno di questi, si concentrava sulla testa riccioluta di un certo diciottenne di Holmes Chappel.
Un certo ragazzo di cui non mi importava assolutamente nulla.
Un presuntuoso che avevo sempre odiato.
Mi lamentai, sopprimendo un grido con il cuscino: Perché non funziona!?!
Mi rialzai, afferrando il borsellino rosso sul comodino e sgattaiolai scalza fino al portico.
I miei incubi mi avevano trascinato fino all’alba, senza che me ne rendessi conto.
Mi sedetti sull’ultimo gradino, accendendo una sigaretta mentre guardavo la prima luce del giorno tingere i tetti delle case circostanti.
“Lee?” alzai lo sguardo dai miei piedi, vedendo la figura in tenuta da jogging che stava aprendo il cancelletto di casa mia.
Deglutii a fatica, cercando di sorridere e sembrare sincera mentre sentivo il cuore accelerare per l’agitazione “Louis!”
Si avvicinò, giocando con le dita tra i passanti dei suoi bermuda, visibilmente imbarazzato. Arrivato di fronte a me, rimase in piedi, imbambolato, aspettando che lo invitassi a sedere. Si appoggiò con la schiena alla colonna portante, sul mio stesso scalino e rimase per un po’ in silenzio, cercando qualcosa da dirmi.
“Dormi sempre così bel...” tossicchiò, correggendosi “Elegante!” indicò il mio vestito “O non sei rientrata per niente ieri sera?”
Risi, scuotendo la testa “Nessuna delle due.” Lui annuì, poco convinto, continuando a sorridere. Lo spinsi, ridendo di nuovo “E comunque non saresti di certo tu la persona con cui parlarne!”
“Quindi è la seconda ipotesi...” ammiccò.
Mi voltai, allargando le braccia e lui scoppiò a ridere per la mia espressione “Vuoi davvero saperlo? Non riuscivo a slacciarlo e mi sono addormentata con questo addosso!”
“Ti aiuterei, ma sono d’accordo con te che non sono la persona giusta.” Trattenne una risata, prima che gli mollassi un altro cazzotto sulla spalla. Scoppiammo entrambi a ridere “Ok, la finisco!”
“Ti ringrazio.” Sorrisi, spegnendo la sigaretta nel posacenere affianco a me.
“Mi piace come sta andando stamattina. Molto meglio di ieri...” tornò di nuovo imbarazzato, dovendo parlare di questioni delicate “Non era quello il modo in cui avrei voluto rincontrarti...”
“Non importa.” Lo interruppi, sentendomi imbarazzata anch’io “E poi, teoricamente quella mattina per i corridoi, mentre vi baciavate... quella è stata la prima volta che ci siamo rincontrati.” Tralasciai il fatto di averli visti quel pomeriggio, dopo il primo giorno di scuola.
“Sì, ma non avevamo ancora parlato e...” gesticolò, sospirando “Lee, mi dispiace.”
“Per esserti dimenticato di me o per non avermi detto di avere un’altra ragazza?” commentai, mordendomi la lingua subito dopo “Scusa, questa era cattiva.”
“Dici sempre quello che pensi, era una delle cose che mi piaceva di te.” Si avvicinò, sedendosi affianco a me “E comunque, no. Non ti ho dimenticata, come pensi.” Mi voltai, alzando un sopracciglio, arrossendo “Cioè... non in quel... insomma... hai capito, no?”
Risi, annuendo divertita, quando sentii mio fratello chiamarmi da dentro casa “Ora devo proprio andare.” Ci alzammo entrambi “Ma sono contenta anch’io di averti parlato.” Mi voltai, per rientrare, ma mi fermò, afferrandomi il polso.
“Sei arrabbiata?” mi chiese, alle spalle.
“No.” Risposi.
“Sei gelosa? Insomma, ti da fastidio?” continuò.
“No.” Mi voltai per guardarlo “Non ci siamo sentiti per tutta l’estate. Ed è colpa mia: non rispondevo ai tuoi messaggi, alle tue chiamate. E’ normale che tu mi abbia dimenticata con un’altra.” Alzai le spalle “A proposito, mi...”
“Non dire che ti dispiace perché so non è vero. Ti capisco e ti capivo anche quest’estate, dopo quello che ti era capitato a giugno.” Mi guardò negli occhi, serio come lo era in poche occasioni “E smettila di dire che ti ho dimenticata perché, non so cosa pensi di te stessa, ma non è così facile levarti dalla testa.” Risi in un sussurro, deviando il suo sguardo “Lee?” tornai a guardarlo “Tu sei ancora nella mia testa.”
Spalancai gli occhi, sentendo il cuore accelerare e mi sentii completamente spaesata, senza avere la minima idea di cosa fare. Afferrai la maniglia della porta alle mie spalle “Devo andare, prima che Josh cominci a piangere se non mi trova.”
Lui annuì, allontanandosi e solo allora mi accorsi di quanto in realtà eravamo vicini “Ci vediamo a scuola.”
Rientrai, sbattendo la porta e corsi in cucina, per preparare la colazione. Mio fratello si affacciò qualche minuto dopo, con i vestiti puliti che gli avevo lasciato la sera prima sulla sedia. Si sedette al tavolo dopo aver preso la sua tazza dal ripiano, accendendo la televisione. Gli versai il latte nella tazza, sedendomi di fronte a lui, che sembrava occupato a guardare i cartoni animati “Sei ancora con il vestito.”
“Già.” Intinsi un biscotto, senza prestargli troppa attenzione.
“Allora ti piace!” sorrise. Risi, annuendo per farlo contento. “Era Louis quello con cui stavi parlando?”
Rimasi troppo tempo con quel biscotto intinto e quando mi decisi a rispondere, tirandolo su, quello si spezzò e ricadde nella tazza, schizzandomi il latte sui capelli “Sì, era lui.” Mi alzai, mentre mi pulivo i capelli con il fazzoletto schifata “Senti, fammi un favore: abbassa la zip così mi vado a cambiare e ti accompagno a scuola.”
“Non mangi?” mi fermò, prima che uscissi dalla cucina. Scossi la testa, sparendo di sopra.
 
 
“Cioè Tomlinson ti ha confessato di non averti dimenticata?” ricapitolò confuso Niall “Ok... e tu che cosa gli hai detto?”
“Beh, niente. Sono solo... corsa dentro casa.” Confessai, gesticolando nervosa.
“Non pensi che fosse una dichiarazione?” insistette.
Mi bloccai, spalancando gli occhi “Che... come ti viene... insomma... no!”
“Ok, calma.” Sorrise, baciandomi la guancia. Mi cinse il braccio, attraversando la strada “E con Styles dentro casa tua come la mettiamo?”
“Siamo usciti.” Serrò la mascella “Con mio fratello.” Tornò a respirare normalmente.
“Io non ci capisco più niente con te.” Si passò una mano tra i capelli “Quindi ora cosa sareste?”
“Alleati.” Risposi “Ricordi il patto di superare questo momento insieme?” Annuì, mentre entravamo nel cortile della scuola “Bene, stiamo mantenendo fede al patto.”
“Il fatto che non ti abbia accompagnata a scuola, uscendo da casa tua stamattina mi fa stare tranquillo su come avete trascorso il resto della serata, ieri sera.” Mi sorrise “Giusto?”
“Prometti di non arrabbiarti?” annuì, sospirando “Mi ha quasi baciata.”
Sembrò mantenere davvero la calma “E tu glielo hai impedito con uno dei tuoi soliti cazzotti?” scossi la testa “L’ha preso a calci?” di nuovo, scossi la testa “Karate?” feci di no con la testa per la terza volta “Allora parla! Che cosa hai fatto?”
“Niente!” allargai le braccia, spazientita.
Ecco, ora ero pentita di aver iniziato quel discorso...
“Niente!?!” ripeté. Mi guardò a lungo, facendomi sentire studiata “Oh no...” Alzai un sopracciglio, guardandolo “Lee, ti prego, dimmi che tu non...”
Fu interrotto dalla campanella.
Trassi un sospiro di sollievo, alzandomi sulle punte per salutarlo con un bacio sulla guancia, correndo verso l’entrata senza ascoltare le sue proteste.
 
***
 
Chiusi la porta alle mie spalle, sfilandomi le scarpe bagnate per non sporcare.
Josh mi corse in contro mentre stavo per salire le scale “Sei tutta bagnata!”
Annuii, indicando la finestra “Beh, sai, piove e la pioggia di solito è bagnata.” Sorrisi, baciandogli la fronte prima di salire le scale.
“Sei uscita con Harry?” mi seguì.
Annuii, prendendo dei vestiti puliti e soprattutto asciutti dall’armadio.
“Già, lo sapevo.” Alzai un sopracciglio, guardandolo sedersi sul letto, studiandomi “Si vede da come sorridi spesso ultimamente.”
“Josh, quante volte ti ho detto di non guardare troppo Dawson’s Creek?” gli scompigliai i capelli, prima di aprire la porta del bagno “Io vado a farmi una...” la suoneria del mio cellulare dalla borsa mi interruppe.
Mi fiondai sul letto, prendendolo e lessi il messaggio appena ricevuto.
<< Il tempo di asciugarmi e sono lì. Oggi serata horror! >> - Hazza
Sorrisi, mordicchiandomi il labbro, rispondendo. Mio fratello provò a sbirciare, ma quando lo guardai con un sopracciglio alzato finse di fischiare facendo il vago, anche se non ne era capace e i suoi fischi assomigliavano più a degli sputi sonori.
“Era Harry?” si limitò a chiedere, quando mi rialzai.
Chiusi la porta del bagno, rispondendogli mentre mi spogliavo “Sì.”
“Lo sapevo!” esclamò e lo immaginai saltare giù dal letto, puntandomi il dito contro. Aprii il rubinetto, sperando di sovrastare la sua voce, ma riuscii comunque a recepire qualcosa sul mio buon umore...
Alzai gli occhi al cielo, entrando nella doccia.
 
Erano passate tre settimane da quell’uscita ‘a tre’ con Harry e Josh.
Non ne avevamo più parlato. Né della cena, né tantomeno di quello che stava per succedere dopo.
Le cose stavano andando alla grande: ci vedevamo la mattina all’angolo per andare a scuola insieme a Lena e Niall –persino quest’ultimo sembrava cominciare ad accettarlo-, il pomeriggio studiavamo insieme e poi uscivamo e da qualche tempo aveva cominciato a bussare alla mia finestra, la sera, portando un film da vedere.
Anche la situazione con Louis ed Eleanor stava diventando facile da gestire, con Harry al mio fianco.
L’unico problema erano i miei ricorrenti incubi, di cui avrei voluto parlargli, ma non potevo. Avevamo deciso mesi fa che quell’episodio doveva essere seppellito...
E poi ero sicura che per lui fosse diverso. Probabilmente non se ne ricordava neanche più...
 
Mi rivestii, entrando nella mia stanza giusto in tempo perché comparisse la figura di Harry sul tetto.
Corsi alla finestra, alzandola. Lui si sporse, baciandomi la guancia prima di entrare.
“Aspetta qui, vado a controllare se Josh si è addormentato.” Lo lasciai mentre inseriva il film nel lettore dvd.
Mi affacciai in camera sua, guardandolo dormire, prima di tornare nella mia stanza e stendermi sul letto affianco ad Harry. Mi passò un pacchetto di pop-corn, mentre apriva il suo e premette play.
 
“Ok, basta!” uscii dal mio nascondiglio tra le spalle di Harry, afferrando il telecomando. Tirai un sospiro di sollievo, quando sullo schermo comparve solo la schermata blu del lettore dvd spento.
Harry rise “Non ti facevo così fifona...”
Gli feci la linguaccia “Tu invece sei sadico esattamente come ti immaginavo!”
Rise, avvicinandosi “Hai paura a dormire con un sadico come me?”
“Ho detto sadico, non serial killer, non montarti la testa!” lo spinsi, con il dito sulla fronte “Al massimo passerei la notte insonne perché russi.”
Mi fece la linguaccia, tornando a sedersi a gambe incrociate “Lo sai, ho fatto degli incontri interessanti mentre venivo qui.”
Lanciai un pop-corn, riprendendolo al volo con la bocca aperta “Tipo?”
“Tipo Louis e la sua ragazza che litigavano.” Mi imitò.
“Ah.” Mi morsi il labbro. Lui alzò un sopracciglio, guardandomi curioso “Devo dirti una cosa...”
“Già, l’avevo intuito.” Rise.
“Un paio di settimane fa, ho parlato con Louis.” Usai la scusa di raccogliere i capelli in una coda, per non guardarlo anche se non capivo il bisogno di sentirsi così imbarazzata, dal momento che avevamo imparato a parlare di qualsiasi cosa “Ricordi quando ti ho detto di aver paura di essere dimenticata facilmente?” annuì “Tu mi avevi...” gesticolai cercando le parole.
“Rassicurata?” propose, imbarazzato.
Annuii “E lui... beh... mi ha detto le stesse cose.”
“Cosa?” prese un altro pop-corn.
“Beh, lo sai...” lasciai i capelli “Quello che mi hai detto tu.”
“Cioè?” insistette.
Sbuffai “Ha detto che non è facile dimenticarmi e che...” posai la fronte sulla mano, con il gomito poggiato al ginocchio.
“Che...” mi spronò.
“Non so se ho capito bene.” Premisi, gesticolando di nuovo e lui annuì “Ha accennato al fatto che... diciamo...”
“Non ti ha dimenticata tuttora.”  Concluse, alzando un sopracciglio e deviò lo sguardo sui poster alla nostra sinistr.
Annuii, guardando il mio dito che scorreva lungo i ricami del copriletto “Già.”
Si schiarì la gola, rimanendo in silenzio. Io, del resto, non sapevo che cosa dirgli, perciò sulla mia camera calò un terribile silenzio imbarazzante. Fu interrotto solo qualche interminabile minuto dopo, da una sua domanda “E te?” alzai lo sguardo, inarcando le sopracciglia. Si scostò i capelli, gesticolando nervoso “Anche tu pensi ancora a Louis?”
“Oh... beh... ehm...” mi scostai i capelli anch’io, nascondendo dei ciuffi sfuggiti all’elastico dietro l’orecchio “Non credo...”
“Non credi?” ripeté.
“Non credo.” Confermai, alzando le spalle.
“Vuoi che cambiamo argomento?” chiese, dopo altri 37 secondi di silenzio.
“Sì, per favore.” Sorrisi, sollevata.
“Vuoi sapere chi altro ho incontrato?” annuii, alzando le spalle “Malik e Payne.”
Alzai gli occhi al cielo, sbuffando: si può sapere che cosa aveva quella sera? Fino al pomeriggio era andato tutto alla grande e ora decideva di tirar fuori tutte le persone ‘complicate’ della mia vita...
Presi un respiro, fingendomi indifferente “Lo so. Sono capitati insieme per il compito di letteratura.”
“E tu con...” cominciò a chiedermi.
“Eleanor.” Tagliai, alzandomi per buttare il pacco di pop-corn.
“Non sapevo foste insieme anche in letteratura.” disse.
“Ora lo sai.” Rimasi in piedi, torturandomi le dita delle mani.
“Ok...” annuì.
“Ok.” Ripetei, mordendomi il labbro.
“Senti...” cominciammo insieme. Ci bloccammo entrambi “Prima...” ridemmo “No...”
Harry si alzò, alzando le mani ed indicandomi con il capo di parlare. Scossi la testa, concedendogli questo onore. Annuì, buttandosi di nuovo sul letto “Niente, visto che li avevo nominati...” si scostò i capelli “Che cosa... c’è tra te e quei due?”
“Quei due?” ripetei, raggiungendolo.
“Sì, quei due: Zayn e Liam.” Mi guardò sedermi affianco a lui.
Feci schioccare la lingua tra i denti “Tu vuoi sapere che cosa c’è tra me e quei due?”
“Ti serve un disegnino?” allargò le braccia “Stasera sei strana.”
“Strana?” ripetei.
Annuì “Sì, strana: ripeti tutto quello che dico, sei imbarazzata, vaga... strana!”
“E tu?” lo imitai, allargando le braccia.
“Io cosa?” inarcò le sopracciglia.
“Anche tu sei strano.” Sorrisi, acida.
“Io sarei strano?” chiese.
“Ah!” lo indicai “Visto?”
“Visto cosa?” esclamò.
“Uhuh! L’hai rifatto!” incrociai le braccia al petto, soddisfatta “Stai ripetendo quello che dico, sei imbarazzato e più strano del solito!”
“Certo e tu invece sei subdola.” Imitò il mio sorriso acido.
Posai la mano sul cuore, fingendomi addolorata “Styles, mi ferisci con queste parole!”
“Preferisci stronza?” ingigantì quel sorrisetto.
E quando comparvero le fossette, il mio sistema nervoso saltò. Proprio come me, che scattai in piedi, parandomi di fronte a lui “Pensi di essere simpatico tu, invece?” imitai una risata “E fammi indovinare, ti consideri anche bello...” lui incrociò le braccia al petto, guardandomi divertito. Lo imitai, andando avanti, camminando intorno davanti a lui “Certo, perché tu sei Harry Styles: il riccio più figo di Holmes Chappel...” cominciai a muovere le mani, imitando il suo gesto di scostarsi i capelli.
Rise, alzandosi e si parò davanti a me “Giusto, scusa! A te piacciono i mori che finiscono in punizione o che hanno come scopo nella vita quello di portarti a letto.” Storsi il naso, mentre andava avanti “Oppure i timidi ragazzi nuovi, che si guadagnano da vivere facendo i camerieri con i loro occhioni dolci...” sbatté le palpebre ripetutamente, ad un millimetro dalla mia faccia “Poi c’è l’irlandese e per te è tanto importante che siamo amici. O forse vuoi che gli assomigli?” ci lanciammo uno sguardo di sfida “E per finire in bellezza...” mosse le mani, imitando anche con la bocca un rullo di tamburi “Il divertente, bellissimo e dagli occhi azzurri Louis Tomlinson che ora ti rivuole, com’è ovvio del resto...” cominciò a girarmi intorno “Quanti bei ragazzi che ti girano intorno...” si mise dietro di me, posando il mento sulla mia spalla “Chi sceglierai?”
“Perché è tutta la sera che parliamo di loro?” deviai la sua domanda con una mia nuova.
“Sono curioso.” Alzò le spalle “Non vuoi dirmelo?”
“Non c’è niente da dire.” Mi voltai, ritrovandomi a tre centimetri dal suo naso “Perché io non voglio scegliere nessuno dei ragazzi che mi hai elencato e loro non vogliono me.” Alzò le sopracciglia, contrario e divertito, indicandomi ad andare avanti. Presi quindi a girargli intorno, come lui aveva fatto con me “Partiamo dal più ovvio, Niall. E’ il mio terzo fratello; lo è sempre stato e continuerà ad esserlo, niente romanticismo.” Annuì, contando due con le dita “Zayn?” risi “Siamo amici, è simpatico anche se completamente stupido e non c’è né ci sarà mai niente tra di noi!” alzò le spalle, meno convinto e sorrise, contando il terzo punto “Liam... tra me e lui non c’è stato più niente dopo la lezione di disegno.”
Mi bloccò, prendendomi il polso “La lezione di disegno? Credevo fossero saltate per i lavori...”
“Già, le ultime tre settimane.” Confermai “Ma la prima lezione, sono andata dal signor Kent e lui era uno degli allievi e... mi guardava.” Alzai le spalle, tornando imbarazzata.
“Certo che ti guardava: eri la sua modella!” minimizzò.
“Non era solo questo: lui guardava me e io guardavo lui in modo diverso...” confessai, con lo sguardo basso.
Notai che serrò la mascella, come aveva fatto il mio migliore amico qualche settimana prima, quando parlavamo di Harry, solo che con lui, non riuscivo proprio a capirne il motivo “Quindi ti piace?”
“Non ho detto questo.” Lo corressi immediatamente “Non sono sicura che sia lui...”
Annuì e probabilmente capì che provavo comunque un certo interesse verso quel ragazzo, anche se niente di serio “Rimane Louis.”
Scossi la testa “Louis ha una ragazza e a me sta più che bene.”
Mi strattonò il polso che ancora teneva, avvicinandomi di più a lui “Quindi non provi davvero niente per nessuno di questi quattro ragazzi?”
Scossi la testa, commettendo l’errore fatale di guardarlo negli occhi “Nessuno di loro...”
Mi posò la mano sul collo, avvicinandomi repentinamente e prima che me ne accorgessi le sue labbra sfioravano le mie.
Erano bellissime, esattamente come le ricordavo e si muovevano sulle mie con la stessa intensità e dolcezza dei miei incubi.
Aprii gli occhi e lui mi imitò qualche secondo dopo, facendomi perdere nel verde del suo sguardo. Posò la fronte sulla mia “Ed io?”
Mi mordicchiai il labbro “Ho detto nessuno di loro.”
Sorrise, tornando a baciarmi. Alzai la mano, posandola sulla sua spalla e l’accarezzai fino a raggiungere la sua nuca. Trovai i suoi ricci e non potei fare a meno di passarmeli tra le dita, mentre sentivo la sua presa sulla mia vita.
Mi accarezzò il viso, disegnando il profilo della mascella con il pollice, prima di allontanarsi all’improvviso, fissandomi con uno sguardo indecifrabile “Io devo andare.” Si girò, recuperando il giacchetto sulla sedia.
Lo bloccai, afferrandolo per il polso prima che scavalcasse la finestra “Eh no, bello! Questa non è una telenovela e io non rimarrò qui da sola senza spiegazioni. Io voglio delle spiegazioni!”
Sospirò, scostandosi i capelli “Non c’è una spiegazione, credo.” Storsi il naso, confusa “Avevo voglia di baciarti in quel momento.”
“Capisco che bisogna seguire i propri impulsi ma dovresti frenare i tuoi ormoni prima che sopprimano l’unico neurone che ti è rimasto in zucca!” esclamai.
Sbuffò “A te non è mai successo?”
“Di voler... baciare una persona?” annuì, alzando le spalle. Annuii, mordendomi il labbro “Tu non hai idea di quanto voglia baciare te in questo momento...”
Sul suo viso si espanse un sorriso che, per la prima volta trattandosi di Harry, trovai adorabile e si avvicinò, prendendomi il viso tra le mani e portò di nuovo le sue labbra sulle mie.
Stavolta fui io la prima a riprendermi e a tornare alla realtà, allontanandomi “Avevi ragione, devi andare.”
Lui annuì, ma il suo sorriso scomparve, come scomparve la sua figura dalla finestra.
 
 

 Chiedo scusa per il ritardo!

Ecco il nuovo capitolo.
Non son quante di voi si aspettavano un bacio tra Harry e Lee...
Spero che vi sia piaciuto!
Lasciate delle recensioni e fatemi sapere cosa ne pensate e cosa, secondo voi, succederà ora. ;D
Io sono in partenza, quindi non credo che riuscirò a postare il capitolo successivo entro il prossimo fine settimana.
O forse faccio in tempo domani, vedremo! <3

 

Fratello e sorella al centro commerciale con Lena! <3

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Capitolo 14
*** I was wondering who... Umh.... Forget it! ***


14 – I was wondering who… Umh… Forget it!


“Perché stamattina sei silenziosa?” chiese Josh, strattonandomi la mano per attirare la mia attenzione.
“Ho sonno.” Mentii.
“Ti sei truccata di più.” Constatò.
Annuii, alzando le spalle “Non ti piaccio?”
“Stai bene!” sorrise “E ti sei messa i tuoi jeans preferiti.”
“Non sarebbero i miei preferiti se non me li mettessi.” Guardai prima di attraversare la strada.
“Non li hai mai messi per andare a scuola.” Insistette.
“Beh, stamattina mi andava!” sbuffai, trascinandolo mentre saltava le strisce bianche “Josh, ti prego, mi farai fare tardi!”
      Gli baciai la fronte, ricordandogli le solite raccomandazioni mentre si metteva in spalla lo zainetto di Ben10 e lo lasciai entrare con i suoi compagni.
Mi voltai, tornando verso il cancello principale, quando sentii una voce lontana. Sfilai gli auricolari, voltandomi “Louis!?!”
Saltò dal muretto sul quale era seduto, sorridendomi mentre mi veniva incontro “Buondì!”
Cercai di sorridergli naturale “Buondì anche a te!”
“Ti va se... andiamo insieme?” indicò l’uscita. Annuii, camminandogli affianco. Per quasi metà tragitto parlammo di cose futili: il calcio, il tempo, progetti per le vacanze di natale.
E da quest’ultimo punto, arrivammo al ballo invernale, prima della chiusura della scuola “Immagino che Eleanor avrà già comprato un vestito.”
Rise, grattandosi il collo con fare imbarazzato “Già... non lo so...” si schiarì la voce, mentre varcavamo il cancello “E tu, sai già con chi andrai?”
“Ehm... bella domanda!” risi, cercando con lo sguardo i miei amici.
Invece i miei occhi incrociarono quelli verdi di Harry e sentii il cuore accelerare, mentre mi sorrideva. Ero quasi sicura che avesse rifilato un’occhiataccia a Louis, al mio fianco, prima di alzarsi.
Magari sarebbe anche venuto da me, se Ashley Ruth non gli fosse corsa incontro, saltandogli in braccio.
Il cuore accelerò di nuovo, ma stavolta per l’ansia, mentre lui le diceva qualcosa ed io sperai davvero che la stesse allontanando. Ma ovviamente mi sbagliavo, perché cinque secondi dopo, si stavano beatamente sbaciucchiando.
“Lee!” mi chiamò Niall, sbracciandosi per farsi vedere, dalla parte opposta.
La campanella suonò, quindi mi limitai a salutarlo con la mano ed un finto sorriso, rivolto anche al mio accompagnatore, prima di correre dentro e chiudermi al primo bagno delle ragazze che incontrai.
Mi appoggiai al lavandino, guardandomi allo specchio “Dio, quanto sono stupida!” sospirai, dopo aver guardato quella ragazza di fronte a me, che aveva passato 40 –e sottolineo 40- minuti in bagno quella mattina, per passarsi la matita e il rimmel e si era specchiata 15 volte con 15 vestiti diversi per un cretino al quale non importava niente di lei.
Non gli sarebbe mai importato...
“Lee?” la porta di uno dei bagni alle mie spalle si aprì. Alzai lo sguardo, guardando dallo specchio Eleanor uscire, con dei fazzoletti in mano e gli occhi lucidi.
“Ele!” mi precipitai da lei “Che cosa...” ripensai a quello che mi aveva detto Harry “Louis?” Annuì, abbracciandomi. La strinsi a me, dandole delle pacche rassicuranti sulle spalle impacciata “Vuoi... parlarne?” sperai quasi che mi dicesse di no. Non ero la persona e questo non era tantomeno il momento adatto per parlare dei suoi problemi con il mio lui!
“Ci siamo...” singhiozzò “Abbiamo...” un altro singhiozzo e mi strinse “Mi ha lasciata!”
“Cosa!?!” posai le mani sulle sue spalle, allontanandola abbastanza da poterla guardare.
Annuì, mentre la campanella suonava per la seconda volta “Tu vai, io ti raggiungo a lezione.” Abbozzò un sorriso, prima di raggiungere il lavandino e sciacquarsi il viso.
 
 
Stavo per entrare, quando Zayn mi si parò davanti, bloccandomi con il braccio poggiato al muro “Ciao!”
“Zayn, oggi non è proprio giornata...” alzai gli occhi al cielo.
“Volevo solo dirti...” si schiarì la voce e mi venne da ridere perché era la prima volta che lo vedevo imbarazzato “Tra poco ci sarà...” si morse il labbro “Tu ci vai al...”
Sbuffai “Quando hai fatto pace con il cervello fammi uno squillo, ora devo proprio entrare!” lo superai, passando sotto il suo braccio.
Per fortuna, quel giorno non avrei avuto alcuna lezione insieme a lui...
 
 
“Josh, io esco. Fai il bravo e non far arrabbiare la signora Pat.” Gli raccomandai, mentre mi infilavo la giacca.
“Esci con Harry?” mi seguì mentre scendevo le scale.
Feci un verso strano, inconsciamente, quando pronunciò il suo nome “No, vado al corso del signor Kent.”
 
Entrai nell’edificio grigio, svoltando alla terza porta a destra e mi scontrai con qualcuno che stava uscendo.
“Scusa!” disse.
Certo, chi poteva essere... Mi mancava giusto lui oggi!
“Non importa.”  Alzai le spalle, sorridendogli per sembrare cordiale “Dove stai andando?”
“Non ti hanno avvisato? Il corso è stato rimandato dal professore.” Alzò le spalle anche lui, stringendo la spallina dello zaino sulla spalla.
“No, non me l’avevano detto.” Sbuffai, voltandomi a guardare due ragazzi che litigavano con il distributore di merendine per riavere il resto.
“Beh, anch’io ho fatto un viaggio a vuoto.” Si schiarì la voce, chiamando la mia attenzione “Che cosa... fai adesso?”
Inarcai le sopracciglia, sorpresa “Credo che tornerò a casa.”
Lui annuì “Certo, ovvio...”
“Già.” Dondolai sui talloni “Allora... ci vediamo domani a scuola?”
“Ok!” sorrise, salutandomi con la mano prima che mi voltassi.
Ero alla porta, quando sentii un tonfo alle mie spalle. Alzai gli occhi al cielo, voltandomi. Trattenni una risata, raggiungendolo e gli allungai una mano, dopo che, essendosi scontrato con uno di quei ragazzi, era finito con il sedere per terra “Che ne dici se torniamo insieme, prima che ti fai ammazzare?”
Sorrise e per la prima volta non era imbarazzato, anzi, poteva essere anche considerato un bel sorriso quello che mostrò. Poteva, eh!
“Mi dispiace, sono un disastro.” Si scusò, mentre varcavamo il cancello “Ma non sono sempre così!”
Risi “Tranquillo, molte ragazze lo troverebbero adorabile.” Mi morsi la lingua, pentendomi di aprire sempre la bocca senza riflettere “Almeno, così ho sentito dire...”
Sorrise, scostandosi i capelli “Ti va di... fare una deviazione?”
“Ehm...” guardai la fermata degli autobus, poi il suo viso “Perché no?”
Lo seguii fino all’entrata del parco e accettai che mi offrisse un pezzo di pizza piuttosto che un gelato, sedendoci sul prato.
“E’ carino qui.” Sorrisi, guardandomi intorno.
Lui annuì “Ci vengo spesso, prima del mio turno di lavoro. E’ perfetto per disegnare.”
“Il lavoro... al ristorante?” mi voltai di scatto verso il viale, individuando il punto vicino al laghetto dove, qualche settimana prima, Harry mi aveva quasi baciata.
“Già, è stato strano servire te e...” gesticolò, lasciando la frase in sospeso.
“Mio fratello?” lo aiutai.
Rise, passandosi la mano tra i capelli impacciato “So che non sono affari miei, ma...” si schiarì la voce “Tu e Styles state insieme?”
“No!” esclamai. Lui spalancò gli occhi quando urlai “Scusa...”
Sorrise “Scusa tu per essere stato invadente.”
“Beh...” trova un argomento di cui parlare Lee, coraggio... “Hai detto che disegni giusto?”
Annuì “E’ per questo che frequento il corso.”
“Certo, ovvio...” mi scostai i capelli “E posso vedere uno dei tuoi disegni?”
“Ehm...” si morse il labbro, sorridendo imbarazzato.
“Che c’è?” alzai un sopracciglio.
“Non lo faccio di solito, ma per te potrei fare un’eccezione.” Si voltò, prendendo lo zaino, da cui estrasse l’album e me lo porse.
“Sono onorata.” Rise, mentre aprivo l’album e sfogliavo i suoi disegni “Wow, Liam... sei davvero bravo!” Gli sorrisi, sincera “Ci... ci sono anche i miei ritratti?”
“Veramente questo album è nuovo, i tuoi sono in un altro.” Spiegò.
Annuì “Oh, fa niente. Ma spero per te che non mi abbia fatto il naso grosso, perché verrei a scoprirlo!”
Rise, alzando le mani “Potrei farlo adesso.”
Qualcuno era mai stato in grado di negare qualcosa a quegli occhi!?! Beh, io no...
Così mi ritrovai a sedermi a gambe incrociate davanti a lui che disegnava e intanto parlavamo di noi, dei nostri interessi e ci conoscevamo meglio.
Terminato, non volle farmelo vedere. E non riuscii neanche a rubarglielo, perché quando presi tra le mani l’album e scappai, lui mi riacchiappò dopo tre passi.
“AH!” urlai, quando inciampò e cascammo entrambi sul prato “Liam, non so quello che pensano le altre ragazze, ma tu SEI imbranato non adorabile!”
Rise, puntandosi con le mani sul terreno, ritrovandosi con il viso sovrastante al mio.
Prendi appunti Lee: non giocare più ad acchiapparella con un ragazzo in questo parco, procura vicinanza.
Alzai gli occhi, incontrando quelli ambrati di Liam, che mi restituivano lo sguardo.
Finsi un colpo di tosse, voltandomi e lui si alzò, scusandosi di nuovo.
“Si sta facendo tardi, sarebbe davvero ora di tornare a casa.” Mi pulii la terra dai jeans. Annuì e camminammo, continuando a scherzare fino alla fermata dell’autobus. Una volta tornati ad Holmes Chappel, insistette per accompagnarmi fino a casa.
Arrivati al cancelletto, mi fermò prima che potessi entrare e prese l’album dallo zaino, porgendomelo.
Sorrisi, afferrandolo e studiai il mio ritratto. Finsi di guardarlo in cagnesco e lui si preoccupò “Non mi assomiglia per niente!” stava già per scusarsi, quando scoppiai a ridere “Insomma, ti ringrazio per la vita così fina e le labbra stile Jolie... ma questa è molto più carina!”
Rise, spingendomi “Non sono d’accordo.”
Mi misi di profilo, ritirando il più possibile la pancia - che in realtà non esisteva ma che io vedevo comunque da brava adolescente insicura- “Sì, forse hai ragione: ho una linea invidiabile!”
“E le tue labbra sono molto meglio nella realtà.” Sorrise, mostrando un sorriso indecifrabile, che comunque non aveva niente a che fare con i timidi che mi rifilava di solito o con la risata quando si divertiva; dovevo ancora catalogarlo.
“Lo so, me lo dicono tutti...” sdrammatizzai, con una risata.
Anche lui sorrise, di nuovo in quella maniera, prima di avvicinarsi a me. Battei le palpebre confusa, guardandolo in quegli occhi così dolci e così vicini, prima che posasse la mano sulla mia guancia. Questa avvampò e sorrisi quando vidi arrossire anche lui, contemporaneamente. Boccheggiai, per dire o cercare di capirci qualcosa, ma mi bloccai con le labbra socchiuse, quando mi accorsi che i suoi occhi non cercavano più i miei, ma erano fisse su queste.
Si avvicinò, tagliando in un secondo la distanza -già minima- tra di noi e le sue labbra sfiorarono le mie, dolci e timide quanto la personalità del ragazzo al quale appartenevano. Rimasi immobile, prima di socchiudere leggermente le mie, inconsciamente.
Mi accarezzò il viso, allontanandosi di nuovo. Posò la fronte sulla mia, tornando a guardarmi negli occhi “Sei...” sorrise imbarazzato “... arrabbiata?”
Alzai le spalle, mordendomi il labbro “Direi più confusa.”
“Ti ho baciata.” Disse e non capii se lo stesse spiegando a me o più a se stesso.
“Lo so, c’ero anch’io. Quello è l’unica cosa chiara.” Ridemmo.
Prese una ciocca dei miei capelli tra le dita, allontanandola dal viso dietro l’orecchio “Vuoi che vada via?”
“Sei venuto per accompagnarmi a casa.” Giocherellai con le maniche della giacca, nervosa: perché adesso lui era quello sicuro di sé ed io la povera rincoglionita!?! “Questa è casa mia.”
Lui annuì, guardandola alle mie spalle e la sua sicurezza parve vacillare, mostrando di nuovo il suo lato impacciato “Bella casa.”
Trattenni una risata, annuendo “Grazie...” mi guardai intorno, battendo le mani nervosa “Quindi...”
“Scusa, vado via.” Si affrettò a dire. Si avvicinò di nuovo e spalancai gli occhi. Lui notò la mia reazione e decise di andarci con i piedi di piombo, limitandosi a baciarmi le guance.
Si voltò, incamminandosi verso casa sua, ma dopo pochi passi tornò indietro e mi bloccò mentre aprivo il cancello “Aspetta!” mi voltai “Ecco, io mi chiedevo se...” si scompigliò i capelli nervoso “Insomma, hai già un...” tossicchiò “Per...” si morse la lingua.
Alzai un sopracciglio “Vuoi comprare una vocale?”
Rise, alzando le spalle “Non importa. Ci vediamo domani a scuola!”
Chiusi il cancelletto bianco alle mie spalle, salendo gli scalini del portico e presi a frugare all’interno della borsa le chiavi di casa, quando un colpo di tosse dalla mia destra, mi fece saltare in aria con un urlo “Harry!?!”
“Ti ho messo paura?” rise, spingendo il dondolo con i piedi.
“Che ci fai qui?” gli chiesi, appendendo la borsa alla maniglia della porta.
Mi fece segno di sedermi affianco a lui e l’assecondai “Ti aspettavo; tuo fratello mi ha detto che eri al corso del signor Kent.” Annuii, cominciando a preoccuparmi da quanto tempo Harry fosse lì “Direi che anche questa lezione è andata bene come la prima.”
Chiusi gli occhi, mordendomi le labbra: sì, era lì da abbastanza...
“Ci hai visti?” chiesi, ovvia.
“Non vi stavo spiando, se è questo quello che intendevi.” Rispose, freddo “Ero dentro con Josh quando ho sentito le vostre risate da piccioncini.”
“Piccioncini?” risi, scuotendo la testa.
“Preferisci innamorati?” commentò acido.
“Io e Liam non siamo innamorati.” Lo zittii, cominciando ad innervosirmi dal tono con cui mi parlava.
“No, certo!” rise “Infatti è per questo che ti ha baciata: perché non era innamorato di te!”
“Già, Harry, spiegamelo tu: perché mai uno dovrebbe baciare una persona senza spiegazioni?” lo guardai negli occhi.
“Stiamo parlando di te e Liam.” Ignorò la mia domanda.
“Ma io non voglio parlare di me e Liam.” Replicai.
“State insieme?” mi guardò serio.
Sbuffai “Mi stai ascoltando!?!”
“Sì, e tu stai ascoltando me?” quant’era irritante con quella faccia da schiaffi “Avevi detto che non ti piaceva.”
“Infatti.” Avevo risposto ad una sua domanda, ora lui doveva farlo ad una delle mie “Perché eri qui?”
Lui sospirò, reclinando la testa fino a toccare il vetro della finestra alle nostre spalle “D’accordo, ho capito, non vuoi confidarti.” Prima che potessi replicare dicendogli che non c’era niente da confidargli, con mia sorpresa, rispose alla mia domanda “Ero venuto qui per chiederti una cosa, ma ormai non ha più alcun senso.” Si alzò “Anzi, è meglio se me ne vado. Saluta Josh,ok?”
“No, non è ok!” mi alzai anch’io, fermandolo “Che cosa volevi chiedermi?”
Sfoggiò uno dei suoi sorrisetti, avvicinandosi “Sei curiosa?”
Alzai gli occhi al cielo “Fottiti. Se non vuoi dirmelo sopravvivrò benissimo.”
“Beh, io voglio dirtelo lo stesso.” Incrociò le braccia al petto.
Lo imitai “Davvero? E a cosa devo tutta questa bontà?”
“Al fatto che mi diverte molto vederti incasinata nei tuoi problemi adolescenziali.” si avvicinò ancora di un passo.
“Problemi adolescenziali?” storsi il naso.
“Preferisci problemi ormonali?” sfotté.
Aggrottai le sopracciglia, spingendolo “Ma di che cavolo parli?”
Rise –che si fosse preparato durante la notte per quella risata stile ‘cattivo Disney’!?!- “Lee, Lee... cara Lee...” alzai un sopracciglio “Con te si parla sempre degli stessi argomenti. Parlo di Louis, che ti ha accompagnata a scuola, parlo di Zayn che ti girava intorno per tutto il giorno, parlo di Liam che ti ha baciata...” tornò a due centimetri dalla mia faccia “Con chi andrai al ballo?”
“Con nessuno di loro, perché nessuno di loro mi ha invitata ed io non voglio andarci con nessuno di loro!” sorrisi, acida “O il tuo era un invito mascherato?”
“Pensi che vorrei venire al ballo con te?” alzò un sopracciglio, sorridendo divertito.
“No... Styles non si presenterebbe mai con la sorellina irritante del suo migliore amico quando ha una scorta di ragazze dell’ultimo anno ai suoi piedi. Giusto?” lo guardai, sfidandolo.
Annuì “Non avrei saputo dirlo meglio.”
Mi avvicinai a lui, facendolo indietreggiare, finché non si ritrovò con le spalle alla colonna portante. Mi alzai sulle punte, arrivando con le labbra al suo orecchio “Ascoltami bene, Harry.” Posai una mano sulla sua guancia e lo sentii irrigidirsi. I suoi occhi incontrarono i miei e non riuscii più a scorgervi arroganza, quasi riuscì a fermarmi con quel suo sguardo, peccato che, se attaccata, nessuno può arrestare la mia stronzaggine “Per me è lo stesso.” Aggrottò le sopracciglia “Non verrei al ballo con te neanche se mi pagassi con tutto l’oro del mondo!” detto questo, mi allontanai, prendendo la borsa dalla maniglia ed entrai sbattendo la porta alle mie spalle.
Qualche secondo dopo, bussarono. Alzai gli occhi al cielo, aprendo e mi ritrovai di fronte il ritratto di Liam, stretto nel pugno di Harry. Aveva la mascella serrata, gli occhi arrabbiati e la mano stringeva il foglio come se volesse disintegrarlo “Ti è cascato questo.”
“Grazie.” neanche lo guardai, strappandoglielo dalle mani e richiusi la porta.
Raggiunsi mio fratello in salotto, intento a guardare i cartoni animati e mi abbandonai sul divano, sbuffando sonoramente e facendo dei versi strani con la bocca, frustrata.
“Che succede?” chiese Josh.
“Io odio quello stronzo riccioluto!” strinsi tra le mani il cuscino.
“Non è vero.” Mi contraddisse, beccandosi un’occhiataccia “Non lo pensi neanche tu.”
“Non lo penso!?!” esclamai “Io vorrei prenderlo a calci e staccargli uno ad uno quei ricci e poi...”
“Baciarlo?” rise Josh. Aggrottai le sopracciglia, guardandolo “Sam l’aveva detto che sarebbe successo...”
Imitai la sua risata da bambino, acida “Vuoi passare il resto dei tuoi giorni rinchiuso nel sottoscala senza cibo né cartoni animati!?!” tentò di difendersi “I bambini della tua età fanno dei disegnini alle loro sorelle, non analizzano la loro situazione amorosa!”
“Quindi ammetti di avere una situazione amorosa con Harry!” mi puntò il dito contro.
Mi alzai, lanciandogli il cuscino “Io ci rinuncio!” salii le scale, continuando ad urlargli contro, per sovrastare la sua canzoncina ‘Lee ama Harry, Harry ama Lee...’ e le sue domande su cosa sarebbero diventati lui ed Harry dopo il nostro matrimonio “Io odio sia te che lui!”
“Se mi odi come lui allora grazie, anch’io ti amo!” sentii, prima di sbattere la porta della mia stanza.
 
 

Poi non dite che non vi voglio bene, eh! xD
Tutto per voi... il nuovo capitolo!
Ora però, come vi avevo preannunciato, posterò il prossimo capitolo il prossimo fine settimana, quando mio padre tornerà a prendermi con la chiavetta internet.
Non potrò rispondere alle vostre recensioni -perché, vi prego, ditemi che non mi abbandonerete- fino a sabato.
Già mi mancate... DD:

 


Foto scattata da Liam di nascosto quel pomeriggio con il cellulare, mentre Lee parlava con una sua amica, incontrata per strada.
Non trovate che la qualità delle foto assomigli parecchio a quelle...
Cioè...
Alla settimana prossima! XP

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Capitolo 15
*** InvitationS! ***


15 – InvitationS!

“Con chi vai al ballo?” cantinellò Lena.
Alzai gli occhi al cielo, sbattendo l’anta dell’armadietto, rifilando un’occhiataccia alla mia migliore amica “Ma perché non fate altro che parlare di questo stupido ballo!?!”
“Che ti prende?” alzò le spalle.
“Che mi prende? Ora ti dico io cosa mi prende...”
 
“Ciao.” Sorrise.
Risi, alzando un sopracciglio “Non mi chiami dolcezza, bellezza o cose simili stamattina?” chiusi l’armadietto “Stiamo facendo dei passi avanti, Malik.”
Sorrise ed io stavo per andarmene, quando mi prese la mano, fermandomi “Devo chiederti una cosa. Stavolta non devi interrompermi, però.”
“Non ti assicuro niente.” Guardai l’orologio sul display del cellulare, spazientita.
“Vuoi venire al ballo con me?” estrasse dalla tasca dietro dei jeans una rosa accompagnata da uno dei suoi sorrisi migliori.
 
“Zayn ti ha chiesto di andare al ballo con lui?” ricapitolò.
Annuii, inserendo le monete nel distributore per una lattina di Pepsi “Ma non è questo il motivo per cui sono irascibile. Anzi, direi che con lui è stato facile, il minimo che mi sia capitato oggi!”
“E allora quale sarebbe?”
 
Aprii la porta sul retro, sperando che Styles non fosse sugli spalti ad aspettarmi.
Falso allarme, lui non era lì. Mi sentivo davvero sollevata per questo?
Lasciai la presa sulla maniglia, ma la porta non si richiuse alle mie spalle. Mi voltai, ritrovandomi davanti a Louis “Hei!”
“Hei.” Sorrisi “Anche tu rifiuti la mensa?” Rise, annuendo e camminammo fino al campo da basket. Si sedette affianco a me sugli spalti, facendomi ridere con le sue imitazioni dei prof.
Accartocciai la carta della pizza, alzandomi “Beh, sarà meglio rientrare, sta per suonare la...”
Anche lui si alzò, prendendomi la mano e mi strattonò il braccio, avvicinandomi verso di lui. Il mio petto cozzò contro il suo, ma non mi diede il tempo di reagire, che le sue labbra furono sulle mie.
Per quanto quel contatto avrebbe dovuto essere familiare, non fu così. Rimasi immobile: gli occhi spalancati e il cervello in tilt che non era in grado di mandare nessun impulso ai muscoli.
Ci vollero un paio di secondi, prima che riuscissi ad alzare la mano e posarla sulla sua spalla –anche se avrei preferito la sua guancia, come bersaglio- e lo allontanai “E questo cos’era?”
Rise, alzando le spalle “Era un bacio.”
“Grazie!” allargai le braccia “Dico, mi hai preso per Peter Pan? So cos’è un bacio!” cominciai ad alzare la voce, nervosa “Anzi, fidati che negli ultimi tre giorni so benissimo cos’è un bacio!” da qui in poi aggiunsi anche il fatto di gesticolare “Voi piuttosto! Cos’è? Ho una scritta sulla fronte che dice ‘baciami, non ho già abbastanza problemi per conto mio’!?!”
Lui sorrise, accarezzandomi una guancia “Lee, calma.”
“Perché mi hai baciata, Lou?” sospirai.
“Perché ho capito di essere ancora innamorato di te.” Confessò “E l’unica con cui voglio andare al ballo sei tu.”
 
“Tomlinson ti ha dichiarato di essere ancora innamorato?” esclamò Lena.
Le rifilai un’occhiataccia, per farle abbassare la voce “E secondo te è finita qui, la mia giornata di merda?”
 
Camminavo per i corridoi, diretta verso l’aula di inglese, quando sentii una presa salda sui miei fianchi. Non ebbi neanche il tempo di voltarmi o di urlare, che mi ritrovai contro la parete del bagno dei maschi.
“Ti ho spaventata?” si scusò Liam.
“Veramente continui a farmi paura anche in questo momento.” Mi scostai i capelli, guardandomi intorno imbarazzata e sospettosa.
“Beh, ti ricordi il primo giorno di scuola?” rise, nervoso “Ci siamo conosciuti qui!”
Alzai un sopracciglio, annuendo “Forse sarebbe meglio non farci vedere di nuovo insieme, la gente potrebbe fraintendere. Visto che questo è un bagno!”
Si portò una mano ai capelli “Ho rovinato tutto ieri, non è vero?” alzai le spalle, cercando qualcosa da dirgli “Il fatto è che tu mi piaci davvero, Lee. Mi piaci, da quando ci siamo incontrati la prima volta qui e...” scivolai leggermente con la schiena lungo il muro, sentendo le guance avvampare “Quando ti ho visto alla lezione del signor Kent, è stato un incubo.”
“Ah, beh... grazie!” sussurrai, sarcastica.
“Perché ero troppo imbarazzato!” giustificò “E poi invece, vedevo che tu mi guardavi...”
“Mi eri di fronte.” Precisai.
“E’ stato bellissimo. Tu eri bellissima ed era bellissimo disegnarti perché... io amo disegnare e...”
“Liam!” provai a fermarlo.
“Io credo di amare te.” Confessò.
Inconsciamente, sentii la mandibola scendere leggermente, ma mi ripresi abbastanza in fretta da chiudere la bocca prontamente.
“Sai, a volte sono anche geloso.” Rise, grattandosi il collo “Quando ti ho vista quella sera con quel ragazzo al ristorante e persino di Malik.”
“Tu eri geloso di Malik?” ripetei, divertita “Ma perché ce l’avete tutti con Zayn?”
“Tutti chi?” storse il naso.
Scansai la domanda con la mano, sorridendo falsa “Niente, lascia stare...”
“Posso confessarti una cosa?” abbassò lo sguardo, infilando le mani in tasca.
“Tanto ormai...” alzai le spalle, preparandomi psicologicamente.
“Non prendermi per uno stalker, ok?” prese il suo I-phone “E’ successo solo due volte!” precisò, mentre trafficava con il telefono “Ti ho scattato delle foto.”
Spalancai gli occhi “Mi... per quale...” sul suo viso stava già comparendo un’espressione mortificata e a me faceva troppa pena “Posso vederle?”
Annuì, passandomi il cellulare “Non l’avevo mai fatto prima.” Precisò, mentre guardavo tre mie foto, una alla festa, una il pomeriggio precedente e un’altra doveva essere al ristorante, quella sera con Harry “Ora sei arrabbiata.”
“No, non...” mi scostai i capelli “Vorrei solo sapere perché.”
“Perché volevo disegnarti.” Confessò, poggiandosi con le spalle al muro affianco a me, ormai rosso peggio della sottoscritta “So che è terribilmente stupido e poi ti ho vista al corso di disegno, non serviva. Solo che poi sono saltate le lezioni...”
“Quindi hai scattato altre due foto.” Lui annuì “Beh, forse un po’ stalker lo sei. Però devo anche ammettere che nessuno era mai stato così dolcemente maniacale nei miei confronti.”
Rise, tornando a guardarmi. Si alzò, posando le mani sul muro, all’altezza del mio viso “Ora che sai tutto mi baceresti di nuovo?”
“Liam...” mi voltai, quando si avvicinò.
Lui annuì, tornando al suo posto “Sarebbe stupido quindi chiederti se ricambi i miei sentimenti. Giusto?”
Sbuffai, nascondendo il viso tra le mani “Liam, anch’io ero interessata a te. Ok?” il suo viso si illuminò di nuovo “Ma adesso non è proprio il momento...”
“So quello che è successo a tuo fratello. Ho costretto Zayn a dirmelo.” Mi interruppe.
Strinsi le braccia, prendendo un respiro “Per quanto sia ancora terribilmente doloroso affrontare questo discorso, io non stavo parlando di Sam. Stavo parlando di quello che mi sta succedendo negli ultimi mesi, in cui mi sono sentita indubbiamente confusa ma di nuovo felice e leggera...”
“Non capisco, se ora sei di nuovo felice, perché non puoi darmi una possibilità?” mi prese le mani.
“Perché io sto parlando di una persona, Liam.” Sorrisi, immaginando il suo volto mentre ne parlavo “La persona alla quale devo il ritorno alla mia vita normale e... di cui mi sono innamorata.”
Strinse le mie mani “Quindi immagino che sia stupido anche chiederti se vuoi venire al ballo con me.”
 
“Quindi cosa hai risposto a tutti?” io e Lena entrammo nel bagno delle ragazze.
“Che avevo già un accompagnatore.” Feci scorrere l’acqua, sciacquandomi le mani.
“E chi sarebbe?” chiese.
“L’ho inventato.” Alzai le spalle, strappando un pezzo di Scottex “Probabilmente quel giorno non verrò neanche!”
“Cosa?” esclamò “No, affatto! Tu devi esserci e io ho già trovato un accompagnatore per te.”
“E chi sarebbe?” alzai un sopracciglio.
“Basta, le domande adesso le faccio io.” Posò l’indice vicino alla mia bocca, indicandomi di stare zitta “Chi sarebbe la persona di cui hai parlato a Liam, devo essermi persa qualcosa?”
Mi guardai intorno, accertandomi che non ci fosse nessuno “Se lo dici a qualcuno ti stacco la testa.” La avvertii e lei annuì, sapendo che non scherzavo. Presi un respiro, confessando con lo sguardo sulle mie Converse “Styles.”
Scoppiò a ridere, fastidiosamente, davanti alla mia faccia “Tu ti sei...” si fermò, per ridere di nuovo “Ti sei innamorata di Harry Edward Styles!?!”
“Mi sono già pentita di avertelo detto.” Scossi la testa.
“E da quanto tempo?” si sforzò di restare seria.
Sospirai, sedendomi per terra e le indicai di sedersi affianco a me “Vieni, dobbiamo parlare.” Si sedette a gambe incrociate, pronta ad ascoltarmi “Ma prima manda un messaggio a Niall, è il mio migliore amico e deve saperlo anche lui. Sarà più facile due in una sola volta.”

Come promesso, eccomi qui!
In questa settimana ho avuto il tempo di scrivere questo e il prossimo capitolo, che quindi pubblicherò a breve per farmi perdonare.
Spero che vi piaccia.
...abbastanza da recensirlo!?! :3
Un bacio e buone vacanze a tutte! <3

 

Lee <3

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Capitolo 16
*** Did you just say that you Trust me? ***


16 – Did you just say that you Trust me?

<<  Eravamo in macchina nel più completo silenzio ormai da ore, quando Harry accostò, tirando il freno a mano.
“Siamo arrivati?” chiesi.
“No, è questo il problema!” esclamò, facendomi saltare “Io ti ho portato via da quel cimitero, perché non sopportavo di stare in mezzo a tutto quel nero, quelle lacrime, non avrei resistito a guardare la foto del mio migliore amico su quel marmo per un altro secondo! Sapevo che tu ti sentivi allo stesso modo...”
“Infatti.” Abbassai lo sguardo, socchiudendo gli occhi per non piangere l’ennesima volta quella mattina.
“Lo so. E’ per questo che ce ne siamo andati.” Si voltò, accennando ad un sorriso che apprezzai “Solo che non ho la più pallida idea di dove andare e adesso ci ritroviamo in mezzo a questi pub squallidi...”
“Harry, non sei il mio angelo custode!” posai la mano sul suo braccio “E poi ho talmente tanta fame che mangerei anche da un cassonetto affianco ad un barbone.”
Rise, annuendo “Scendiamo?” sorrisi, aprendo lo sportello.
Entrammo in un locale dall’insegna al neon blu ‘Up All Night’ ed una ragazza ci fece accomodare –dopo una lunga occhiata interessata ad Harry - ad uno dei tavoli, lontani dalla pista da ballo su nostra richiesta.
“Una birra.” Terminò l’ordinazione.
“Due!” la fermai. La cameriera annuì, annotando l’aggiunta e sparì dietro il bancone.
“Non ti farò ubriacare, te l’ho già detto.” Mi avvertì Harry.
La verità, però, era che l’alcool quella sera era allettante per me almeno quanto lo era per lui. Ci ritrovammo quindi a fine pasto, completamente sbronzi. Ridevamo, lanciandoci le molliche del pane surgelato avanzato dall’hot dog come due imbecilli. Terminata la terza bottiglia, mi alzai, barcollando per qualche secondo, scatenando così le sue risate e gli porsi la mano “Balli, Styles?”
Annuì, aggrappandosi al mio braccio per alzarsi e raggiungemmo la pista, affollata, sotto la postazione di un dj appassionato di musica anni ’80. Cominciammo a ballare, uno davanti all’altra completamente scoordinati e rimbecilliti. Ridevamo ogni volta che ci guardavamo o che uno dei due inciampava.
Mi sfilai le mollette, liberando i capelli da quell’orrendo e austero chignon per cui mia madre aveva impiegato venti minuti quella mattina. Li lasciai cadere sulle spalle, passandovi la mano per ravvivarli e cominciai a muovere la testa, facendoli ondeggiare. Solo quando alzai lo sguardo, incontrando gli occhi di Harry, capii che non mi avevano mai lasciata durante tutta l’operazione.
 “Sei bellissima.” Posò le mani sui miei fianchi, avvicinandomi a lui.
“E tu sei ubriaco.” Risi, spingendolo appena “Sono vestita da funerale, hai presente?”
“Sì, ma stamattina non avevo fatto caso al tuo vestito.” Sorrise scherzoso, prendendomi la mano, alzandola facendomi fare una giravolta. Persi l’equilibrio, sbattendo con la schiena contro il suo petto. Ridemmo, mentre il suo braccio passava sulla mia vita. In quel momento, ci zittimmo entrambi ed io posai inconsciamente la mano sulla sua, all’altezza del mio ombelico.
Con due dita, allontanò un ciuffo di capelli che si era appiccicato alle mie labbra umide e poi, disegnando il profilo della mascella, le posò sotto il mio mento. Delicatamente mi voltò, finché il mio naso non sfiorò la punta del suo. Rimanemmo qualche altro secondo immobili, poi fu lui a tagliare quella distanza minima, avvicinando il viso finché le sue labbra non sfiorarono le mie.
Era un contatto lieve, che sapeva di birra per ricordarci a cosa fosse dovuto, ma che noi ignorammo.
Mi alzai piano sulle punte, socchiudendo le labbra e lui mi imitò, finché non combaciarono come due pezzi di uno stesso puzzle.
Le sue dita scesero a sfiorarmi il collo, fino alla spallina del vestito lasciando al passaggio una scia di brividi. Gli stessi che mi fecero svegliare, tornando con i talloni per terra, lontana dalle sue labbra.
Lui spalancò gli occhi, sorpreso quanto me di quello che era appena successo “Mi... Lee, mi dispiace. Io...”
Nonostante fossi stata io a scostarmi, scossi la testa, mordicchiandomi il labbro “A me no.” Mi alzai nuovamente sulle punte, posando saldamente la mano sulla sua nuca, sentendo i suoi ricci tra le dita e lo riportai alle mie labbra.
Lui non mi respinse, anzi, approfondì da subito quel bacio tramite labbra, lingua e braccia. Mi prese il viso con la mano, tenendolo premuto al suo mentre l’altro braccio mi cingeva di nuovo la vita, schiacciando il mio petto al suo. Alzai la mano sinistra, che andò a far compagni all’altra tra i capelli di Harry.
“Che ci sta succedendo?” riuscii a dire, tra un bacio e l’altro.
“Hai intenzione di picchiarmi per averti baciata?” rise, allontanandosi appena per mostrarmi il suo sorriso.
Fu così che l’ultima parte razionale rimasta in me, andò a farsi fottere “Stranamente no.”
Rise di nuovo, baciandomi sull’angolo della bocca, prima di lasciare una scia umida di baci sotto il mento “Allora non parlare e baciami.”
Gli cinsi il collo, accarezzandogli i capelli quando tornò sulle mie labbra.
Mi allontanai di nuovo, spingendolo, qualche secondo dopo “Dobbiamo fermarci!”
Quasi che la lontananza ci avesse riportato alla nostra sanità mentale, lui annuì “Forse è meglio se torniamo a casa.”
“Pensi di essere davvero in grado di guidare fino a casa?” chiesi, scettica.
Si scostò i capelli, sospirando “Forse dovremmo... pernottare in un camera nell’albergo di fronte.” Alzò le spalle, imbarazzato “In letti separati, si intende.”
Annuii “D’accordo, allora.”
Uscimmo dal locale senza aver il coraggio di guardarci, spingendo la porta dell’albergo ed entrammo nella piccola hall odorante di legno e stoffa vecchia. Ci avvicinammo al bancone, dietro al quale era seduto un ragazzo di poco più grande di noi, con i piedi affianco alla tv, guardando la partita. Harry chiese per una camera con due letti separati e il ragazzo scoppiò a ridere “Amico, hai letto l’insegna?” Harry annuì, alzando le spalle “Questo è un motel. Sai cosa ci vengono a fare due ragazzi in posti del genere?” alzai un sopracciglio “Pensi che abbiamo delle camere con due letti?”
“Senti, amico.” Mi avvicinai al bancone “Lo vedi questo ragazzo? E’ mio fratello.” Inventai “E a noi non ce ne frega una mazza di cosa vengono o no a fare i ragazzi in posti come questo.” Sorrisi, acida “A noi serve solo una camera per dormire, che abbia due letti separati!”
Il ragazzo si alzò, avvicinandosi “Carina, io non ho quello che vi serve. Se per tuo fratello va bene, posso gonfiarvi un materassino da mettere per terra.” Guardò Harry, alle mie spalle, che annuì.
 
“Mi dispiace, se vuoi ci dormo io lì.” Mi sentii in colpa, guardandolo cercare una posizione comoda su quel materassino.
“Non pensarci nemmeno.” Sorrise, voltandosi sul fianco “Buonanotte!”
 
Non ricordo esattamente cosa sognai quella notte, ma ricordo il viso di mio fratello.
Non mi ero accorta di aver incominciato a piangere, finché non avevo sentito la voce di Harry e le sue mani che mi scansavano i capelli appiccicati alle guance bagnate “Lee, va tutto bene, era solo un sogno.” Sorrise, sedendosi affianco a me.
“E’ questo il problema!” scoppiai di nuovo in lacrime e lui mi strinse prontamente, lasciando che nascondessi il viso nell’incavo del collo, piangendo sulla sua spalla.
Si appoggiò alla spalliera di ferro battuto con la schiena, facendomi sedere sulle sue gambe e cominciò a dondolarsi, cullandomi con le mani tra i miei capelli, sistemandoci su quel lettino stretto “Passerà Lee, sarai di nuovo felice.”
“Non ci credi neanche tu.” Singhiozzai.
“Non ce la farò da solo.” Mi baciò sulla tempia, lasciandomi senza parole, come succedeva raramente ma come solo lui riusciva. Dopo qualche minuto, cominciò a intonare sottovoce il ritmo di una canzone, che non riconobbi subito, ma che comunque riuscì a calmare i miei singhiozzi. Quando poi cominciò a cantare, capii che si trattava di Forever Young, la canzone preferita di mio fratello. Si fermò un attimo, sistemandomi i capelli dietro l’orecchio “Canta con me, Lee.”
Fosse stato chiunque altro, l’avrei certo mandato a quel paese, lui per primo –in circostanze normali- ma non lo feci, assecondandolo.
Cantavo, guardando il suo pomo d’Adamo vibrare vicino al mio viso e ascoltavamo entrambi le nostre voci che si armonizzavano per tristezza e tonalità.
La sua voce roca e virile, la mia dolce e femminile.
Io, bisognosa d’amore e di conforto. Lui, che sembrava poter essere la mia fortezza.
Una lacrima tornò a solcare la mia guancia, nell’esatto momento in cui questa convinzione arrivò al mio cervello.
Io... bisogno di Styles. Sembrava talmente impossibile!
Smise di cantare, asciugandomi le lacrime, guardandomi con gli occhi più dolci che avessi mai visto.
E adesso perché mi sembrava di vedere quegli occhi per la prima volta? Come se appartenessero ad un altro ragazzo, appena conosciuto?
“Piango perché fai veramente schifo a cantare!” sdrammatizzai, voltandomi per asciugare da me quelle lacrime, in ginocchio di fronte a lui.
Lui rise, continuando a guardarmi. Fu più forte di me, la curiosità mi spinse a guardarlo di nuovo e, davanti a quel sorriso, rimasi immobile.
Harry era bellissimo, un dato di fatto.
Che non me ne fossi mai accorta o lo odiassi troppo, poco importava, ormai ci ero arrivata anch’io...
Il suo sorriso si restrinse pian piano, finché la sua espressione si fece seria e concentrata, mentre i suoi occhi continuavano a posarsi su ogni punto del mio viso. Si soffermò sulle mie labbra e me ne accorsi, perché  ne sentivo il peso, mentre tenevo tra i denti il labbro inferiore.
“Lee?” tornammo a guardarci negli occhi “Che cosa pensi che penserebbe tuo fratello... se ti baciassi di nuovo? Da sobrio.”
Inarcai le sopracciglia, boccheggiando per qualche secondo “Non lo so.”
“Che cosa penseresti tu?” continuò, tornando a guardare la mia bocca.
“Io...” sospirai, guardando le sue di labbra e inconsciamente tornai a mordicchiare le mie “Non lo so. E tu?”
“Neanche io lo so.” Sorrise, imbarazzato “Però so che vorrei davvero baciarti.”
“Allora fallo.” Posai la mano sulla sua guancia, avvicinandomi timidamente al suo viso. Incontrai solo per un secondo i suoi occhi sorpresi ma felici e tremendamente vicini, prima che le mie labbra sfiorassero nuovamente le sue.
Stavolta quel lieve contatto fu sostituito da subito con un bacio più appassionato.
Nessuno dei due si sarebbe allontanato o respinto stavolta. Lo capivo dalla sua presa dietro la mia schiena, che spingeva il mio petto contro il suo ed entrambi si alzavano ed abbassavano acceleratamente.
Dieci secondi dopo, la mia schiena aderiva al materasso di quel lettino, le cui molle spingevano sulla mia colonna vertebrale ed il corpo di Harry sovrastava il mio, ancora uniti da quel bacio.
Ricominciai a piangere, senza volerlo, però. Ma tutto il dolore che provavo, veniva alleviato a poco a poco dalle labbra di Harry sul mio viso, asciugandolo.
E poi cominciai a sentire quei baci dappertutto, scendendo lungo il collo fino alla spalla. Da lì per le braccia, accompagnando le spalline del vestito e lasciando una scia di brividi al suo passaggio.
Provò ad abbassare il vestito, mentre disegnava delle collane immaginarie con le labbra sotto al collo. Solo che sentii un colpo al cuore e lo bloccai, prendendogli le mani e stringendole alle mie.
“Lee, non sono un maniaco.” Si allontanò appena “Se vuoi che mi fermi, dovresti dirmelo adesso.”
Sentii un groppo alla gola: un malloppo costituito da paura, timidezza, amore, vergogna e confusione. Ci vollero un paio di secondi prima che potessi spiccicare parola “Io voglio farlo.” Fu impressionante la velocità con cui si espanse il suo sorriso e con cui stava per tornare a baciarmi, prima che posassi le mani sulle sue spalle, fermandolo “Harry, io... ho paura.”
Sorrise, accarezzandomi il viso “Non sono un depravato, non voglio forzarti e non vorrei che pensassi che ti ho portata qui solo per...”
“Lo so, non è questo. Io mi fido di te...” provai a rassicurarlo, prima che mi baciasse.
“Hai detto che ti fidi di me?” sorrise di nuovo, splendido e felice “E’ un passo avanti.”
Sorrisi, accarezzandogli il viso, tornando seria “Questa sarebbe... insomma, io sono...”
Mi baciò a stampo, delicato “E’ la prima volta anche per me.” Spalancai gli occhi, sorpresa “E sono contento che sia con te.”
Chi l’avrebbe mai detto?
Quello che avevo sempre reputato un donnaiolo, in realtà aveva una sua morale ed un lato romantico. Ed io ero la fortunata alla quale li stava mostrando.
Avrei voluto rispondergli che per me era lo stesso, ma non ci riuscii. Mi limitai ad alzare il collo, trovando ancora le sue labbra e posai la mano sulla sua nuca, portandolo di nuovo steso su di me. Feci scivolare la mano fino al colletto della camicia e presi l’iniziativa. Litigai con un paio di bottoni, prima di allontanarmi appena dalle sue labbra per riuscire a guardare cosa stessi davvero facendo. Al quarto, aprii la scollatura, baciandogli il petto e scendendo a man a mano che sfilavo i bottoni sotto, fino a sfilargliela del tutto.
Sorrise, lasciandomi un leggero bacio sulle labbra, prima di allontanarsi, accarezzandomi il collo. Sfiorò il seno, posando le mani all’altezza delle costole. Stavolta lo lasciai fare, inarcando la schiena, per far scivolare la stoffa nera di quel vestito che in fondo odiavo e non vedevo l’ora di vedere lontano dal mio corpo. Mi accarezzò anche le gambe, accompagnandolo fino ai piedi, prima di buttarlo sul materassino. Rimase in ginocchio, facendomi arrossire terribilmente per il suo sguardo, che studiava il mio corpo.
Quindi mi alzai anch’io, in ginocchio davanti a lui e i nostri occhi si incontrarono per la prima volta da quando quel bacio impensabile ci aveva trasportati in... questo!
Ebbi un attimo di esitazione, arrossendo di nuovo e lui sorrise, come sempre quando succedeva. Stavolta però lo trovai bellissimo e quelle fossette erano la cornice perfetta per quel sorriso mozzafiato.
Abbassai lo sguardo e afferrai decisa la sua cinta. Presi un respiro e l’aprii.
Posò la mano sulla mia guancia, accarezzandola ed io inclinai la testa, cullata da quel tocco “Lee, te lo chiedo di nuovo: sei sicura che lo vuoi?”
“Sì.” Lo baciai, facendo scivolare la zip.
Sorrise, approfondendo quel bacio, stendendosi di nuovo e portandomi sotto il suo corpo, tenendosi con le mani sul materasso per non pesarmi.
“Aspetta!” tornai in me, sentendo la sua mano sull’elastico dei miei slip “Ok che voglio fare l’amore con te, ma non credo di voler altrettanto rimanere incinta!”
Si morse il labbro, sospirando, prima di rifletterci. Mi baciò a stampo “Aspetta.” Si voltò, aprendo il primo cassetto del comodino e ne tirò fuori una bustina blu “Questo posto è davvero squallido.” Rise, tornando a baciarmi...  >>
 
 
“No, no, no, no!” Niall si alzò di scatto, coprendosi le orecchie con le mani e cominciò ad urlare “Non ho intenzione di ascoltare un’altra parola! ”
“Siete i miei migliori amici, le persone più fidate che ho e volevo essere totalmente sincera con voi.” Spiegai “Dovevate saperlo...”
“Beh, potevi anche omettere qualche particolare, grazie!” sorrise, acido.
“No, non doveva!” contestò Lena, sorridendo divertita.
“Sono contento che per te la sincerità sia sempre una priorità nel nostro rapporto e spero che sia stato bello, indimenticabile e tutte quelle cose da film in cui non voglio davvero immaginarti...” gesticolò, tagliando il discorso. Guardai Lena, trattenendo una risata per la scena imbarazzante ma tremendamente divertente e provai ad alzarmi, prendendogli la mano, ma lui si scansò, chiedendomi di stare seduta “No, ti prego ho bisogno di un paio di minuti. In questo momento non riesco a guardarti senza pensare a quello schifoso su di te.” Rabbrividì esageratamente, agitando le braccia come se fosse un polipo e scosse la testa, tornando in sé “Vorrei davvero picchiarlo, in questo momento.”
“Perderesti di sicuro.” Commentò Lena.
Mentre lui le rifilava un’occhiataccia, intervenni “Non dovresti! Non mi ha mica violentata. E’ stata una cosa voluta da entrambi e abbiamo scelto insieme di non farne parola. Voi siete gli unici che lo sappiano.”
“Manterremo il segreto, ovviamente.” Mi cinse le spalle Lena “C’è ancora una cosa che non capisco, però.” Annuii, indicandole di continuare “Se tu sei innamorata di lui da quella sera e lui è ovviamente innamorato di te, perché continuate a comportarvi come avete sempre fatto? Insomma, va con lui al ballo!”
“Non posso...” Mi scostai i capelli, nervosa “Nessuno ha mai detto che ricambi i miei sentimenti, anzi, mi pare che abbia già una ragazza e sia felice con lei. Se non mi ha invitato al ballo probabilmente è perché ci va con lei.”
“Ashley Ruth?” storse il naso Niall “Se preferisce lei a te allora è un coglione completo!”
“Ragazzi, grazie per l’interessamento...” interruppi i loro piani da ‘topini parlanti’ e ‘fata madrina’ per far andare Cenerentola al ballo con il suo principe azzurro “Ma le cose stanno così e non credo che servirebbe a molto intervenire per cambiarle.” Mi alzai “E poi ora devo proprio scappare, mio fratello mi sta aspettando per prepararsi ad andare da un suo amichetto.”
“Ti chiamo stasera, d’accordo?” mi fermò Niall, prendendomi la mano. Annuii, sorridendogli e lui mi abbracciò “Grazie per essere sempre completamente sincera con me.”
Sorrisi, stringendolo e gli lasciai un bacio sulla guancia “Anche se ti ho fatto venire in mente Harry steso su di me?”
Trattenni una risata, mentre sul suo viso compariva un’espressione disgustata e mi allontanava “Primo: non chiamarlo Harry.” Mi aprì la porta “Secondo: grazie per avermelo ricordato!” mi indicò gentilmente di uscire.

RIeccomi qui e questa volta sono stata veloce!
INfatti, sto per partire per due luuunghe settimane, quindi durante i prossimi giorni cercherò di aggiornare e scrivere più capitoli possibile... :D
Ma ora parliamo di Questo capitolo.
Ve lo aspettavate!?!
E per chi se lo stesse ancora chiedendo: sì, questa è la notte che Lee continua a rivivere nei suoi incubi.
Quello che invece mi chiedo io è come faccia a chiamarlo incubo una notte con Styles, ma vabbeh... opinioni diverse...
Un bacio.
Lasciate delle recensioni, mi raccomando.
Adoro leggerle e rispondervi e non smetterò mai di ringraziarvi!!! <3


 

Lee <3

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Capitolo 17
*** Scared of Love ***


17 – Scared of Love

 
“Quindi immagino che sia stupido anche chiederti se vuoi venire al ballo con me.” Mi trattenni dal ridere.
Payne, sei davvero patetico con le ragazze, te l’hanno mai detto?
Aspettai comunque la risposta di Lee con ansia, schiacciando l’orecchio alla porta imbrattata di scritte del bagno.
“Mi dispiace, ho già un accompagnatore.” Rispose, prima di sentire il rumore della porta che si chiudeva.
Aggrottai le sopracciglia, poggiando le spalle al muro.
Il giorno prima, ero andato a casa di Lee per invitarla a venire con me al ballo, ma quando l’avevo vista con Liam avevo perso la testa per la gelosia e non ero più riuscito a dirglielo.
Quindi non potevo essere io il suo accompagnatore.
Ma Lee stava parlando di me poco fa, vero? Dovevo essere io il ragazzo di cui parlava!
Aprii la porta, recuperando lo zaino e Liam si voltò di scatto, guardandomi imbarazzato. Annuii, precedendolo “Sì, ho ascoltato. Mi dispiace, amico.”
Lui non rispose, avvicinandosi a me, quasi che volesse minacciarmi “Con chi vai al ballo?”
Risi “Scusa, non credo che tu sia il mio tipo.”
Feci per superarlo ma mi bloccò, sbarrandomi la strada “Sei tu il suo accompagnatore?”
“Può darsi...” Alzai le spalle “Anche se non credo che siano affari tuoi!”
“Allora non sei tu. Ti saresti già vantato.” Rise “Sei nella mia stessa situazione, eh Styles?”
“Beh, allora non so tu, ma io andrò a cercarla.” Sorrisi, acido.
“Styles!” mi richiamò, prima che uscissi “Io ci tengo davvero a lei.”
“Anch’io.” Annuii.
“Non rinuncerò a lei solo perché non ha accettato il mio invito.” Mise in chiaro.
“Neanche io.” Annuii di nuovo prima di uscire.
 
Stavo camminando per il corridoio del piano terra, tra i pochi studenti che non erano ancora usciti, quando si aprì la porta del bagno delle ragazze e ne uscirono i due fidi compagni di Lee.
Guardai il biondo, con un sopracciglio alzato, prima di controllare di nuovo il disegno sulla porta. Soppressi la voglia di sfottere, sapendo che già non gli andavo poi così a genio. Anche perché, avevo bisogno di lui “Sai dov’è Lee? La stavo giusto...”
Non riuscii a terminare la frase, che mi arrivò un cazzotto sotto l’occhio, colpendomi a sorpresa. Indietreggiai, poggiandomi al muro, mentre la rossa accorreva per scusarsi a nome del suo amico “Ma che cazzo fai!?!”
“Stronzo, cercatela da sola!” si voltò, andandosene.
“Lee sta tornando a casa. La trovi lì.” Sorrise Lena, prima di scusarsi un’ultima volta e seguire l’irlandese “Non è il momento adatto per parlare di Lee a Niall...”
 
D’accordo, Lee era a casa, ma avevo prima bisogno di controllare alcune cose.
Una di queste, stava passando in questo momento, indossando una maglietta a righe. Lo chiamai e si voltò, salutandomi con un cenno del capo.
Probabilmente si chiedeva che cosa volessi visto che, pur facendo parte della stessa squadra di calcio, non eravamo poi così amici...
Lo raggiunsi, vicino all’uscita, rompendo il ghiaccio con qualche domanda su come se la passava, prima di tornare al mio scopo “Tu hai una ragazza, vero?”
Alzò un sopracciglio, sorpreso dalla domanda “Avevo. Ci siamo lasciati qualche giorno fa.”
“Oh, mi dispiace!” cominciai a diventare ancora più sospettoso “E quindi... con chi ci vai al ballo?”
Rise “Saresti interessato?”
Risi anch’io, scuotendo la testa “Pura curiosità, giuro!”
“A dire la verità avevo chiesto a Lee di accompagnarmi, ma lei era già...” si bloccò, guardandomi “Perché ti interessa?”
Alzai le spalle, inventando una balla “Niente, volevo solo sapere chi aveva provato ad invitare la mia accompagnatrice.”
Aggrottò le sopracciglia, in un’espressione arrabbiata e gelosa “Io non so se ci sia qualcosa tra te e Lee, ma posso dirti che quello che c’era tra lei e me...”
“Tommo?” lo interruppi “Hai usato il tempo giusto: passato.”
Sorrise divertito annuendo “Io non rinuncerò a lei così facilmente. Finché non sarà di nuovo mia!”
“In bocca al lupo, allora.” Sorrisi acido, voltandomi.
Sbuffai, lasciando che la porta alle mie spalle sbattesse e raggiunsi il cortile principale, in cerca del mio prossimo obbiettivo: Malik.
Restava solo lui, ormai. L’unico che le avevo espressamente chiesto di non frequentare. Quello che consideravo più pericoloso dopo la sua festa, mesi fa, anche se in realtà odiavo ognuno dei suoi pretendenti, per il semplice motivo che volevano la stessa cosa a cui puntavo io... il suo cuore.
Riconobbi subito la cresta del moro, seduto a fumare con un paio di amici. Mi avvicinai e stavolta fui subito diretto, senza dovermi preoccupare di mantenere un rapporto civile. Perché tra noi non c’era mai stato...
“Hei, Malik!” attirai la sua attenzione, parandomi di fronte a lui “E’ vero che la Lauren ti ha dato buca per il ballo?”
Rise, aggrottando le sopracciglia “E chi l’aveva invitata, scusa?” si alzò, afferrandomi il braccio e mi portò via dai suoi amici. Stavo già tirando un sospiro di sollievo, pensando che a lui non interessasse più, quando si fermò, guardandomi minaccioso “Se provi a dirlo a qualcuno, giuro che un occhio nero non sarà niente a confronto!”
Eh ti pareva! Anche lui l’aveva invitata...
“Che c’è, non riesci ad accettare il fatto che ti ho battuto?” Sorrisi, acido.
Rise “Non crederei a voi due insieme neanche se lo vedessi con i miei occhi.”
“Bene, ci vediamo al ballo.” Feci per superarlo, ma anche lui mi bloccò.
Ormai ero pronto ad una sua dichiarazione, infondo non era il primo, oggi...
“Non mi importa se è la tua ragazza o roba del genere, ora.” Mi guardò con quegli occhi scuri e le sopracciglia aggrottate “Lee è divertente, intelligente, gentile, sfrontata e tremendamente sexy.” Serrai la mascella “E io non rinuncerò così facilmente a lei per uno come te.”
“Bene.” Alzai le spalle, fingendo indifferenza “E’ tutto?” annuì ed io me ne andai, con i pugni serrati.
 
***
 
Suonai al campanello, aspettando sullo zerbino per una decina di secondi, prima che la porta si aprisse e comparisse Lee in tenuta da casa, pantaloncini e magliettona. Portava i capelli raccolti in una coda alta disordinata, ma quei ciuffi che erano sfuggiti e dovevano darle un’aria trasandata, la rendevano ancora più bella ai miei occhi.
Lei, ovviamente non se ne sarebbe accorta e il suo essere così insicura la rendeva ancora più adorabile.
Aprii bocca per salutarla, ma lei mie prese il mento con la mano, voltandomi con tutta la sua grazia di profilo “Che ti è successo?”
“Chiedilo al tuo amichetto.” Aggrottò le sopracciglia “Ah, giusto. E’ troppo generico dire così quando si parla di te...”
Sorrise, acida “Vuoi vedere come ti aggiusto anche quell’altro?” risi “Ci hai messo del ghiaccio?” scossi la testa “Come no? Vieni dentro, prima che rimanga il livido!” mi afferrò il braccio, portandomi in cucina. Mi sedetti, continuando a ripeterle che non ce ne era bisogno, mentre lei si abbassava per cercare nel freezer “Spiacente, niente ghiaccio. Dovrai accontentarti di una confezione di piselli surgelati.” Si voltò, incenerendomi con lo sguardo quando si accorse che le stavo guardando il sedere.
Mi limitai a sorridere, deviando lo sguardo imbarazzato “Figurati, grazie.” si avvicinò, schiaffandomi sulla guancia il pacco congelato, facendomi saltare.
Rise “Allora, me lo dici chi ti ha conciato così?”
“Niall.” Saltai di nuovo, quando premette più forte sul punto indolenzito.
Si scusò, prima di mordersi il labbro “Mi dispiace, avrei dovuto avvertirti. Al momento potrebbe avercela un po’ con te...”
“Grazie, l’avevo notato.” Sorrisi, acido.
Sospirò “Io gli ho... raccontato tutto.”
Non servivano altre spiegazioni, la sua espressione imbarazzata bastarono a farmi capire a cosa si riferisse. Annuii “Beh, adesso ha più senso.”
Rise, annuendo “Non credevo che fosse così forte, però. Non l’avrei lasciato incustodito.” Risi anch’io “Anche se non ti sta così male. Fa tanto ‘uomo vissuto’.”
“Ah Ah, prendimi pure in giro, coraggio!” le feci la linguaccia e lei premette di nuovo il pacco sulla mia guancia, di proposito, per vedermi saltare per la terza volta “Stronza...” rise, soddisfatta “Dopo tutto quello che ho fatto per te, oggi!”
“E cosa avresti fatto per me, oggi?” alzò un sopracciglio, allontanandosi per prendere la cassetta del pronto soccorso dal mobiletto nel corridoio.
“Ho parlato con tutti i tuoi pretendenti.” Risposi, quando tornò di fronte a me “Anzi, li ho interrogati.”
Vi frugò all’interno, posata sul tavolo e ne prese un tubetto di crema in mano “Cioè?”
“Oh, avresti dovuto vedermi, sembravo appena uscito da una puntata di Low & Order.” Mi vantai “Allora si che mi avresti trovato figo.” Alzò un sopracciglio, spezzando tutto il mio entusiasmo “Ho parlato prima con Liam, poi con Louis e infine con Zayn.” La guardai, mentre leggeva le controindicazioni della crema “Hai detto a tutti che avevi già un accompagnatore per il ballo.” Annuì, prestando più attenzione alla confezione del farmaco che al sottoscritto. Gliela levai dalle mani “Chi è?”
“Che ti importa?” sbuffò.
“Mi importa eccome!” esclamai “Ti ho sentita parlare con Liam. In bagno.
I suoi occhi la tradirono solo per un attimo, mostrandola sorpresa “E allora?”
“E allora, adesso voglio sapere chi era il ragazzo di cui parlavi. Non quello che dici essere il tuo accompagnatore, ma quello che ti ha aiutata facendoti innamorare in questi ultimi mesi.” Cercavo il suo sguardo, ma ancora non riuscivo ad incrociarlo, perché era occupata a mettersi un po’ di crema sul dito.
“E come fai a sapere che quel ragazzo e il mio accompagnatore non sono la stessa persona?” posò il pacco di piselli sul tavolo, avvicinandosi con il viso per guardare il punto in cui mi avevano colpito e spalmarci con il dito la pomata, delicata abbastanza da non farmi male.
“Perché io non ti ho ancora invita a venire con me al ballo.” Sorrisi, gustandomi la sua espressione sorpresa, mentre arrossiva “E vorrei tanto farlo.”
Mi guardò, arrossendo ancora di più quando si accorse della nostra vicinanza.
Non le diedi il tempo di rovinare tutto, allontanandosi o dicendo qualsiasi cosa. Mi avvicinai ancora, fino a sfiorarle le labbra con le mie.
Rimase immobile, prima di socchiuderle, non appena gliele sfiorai con la lingua. Alzai allora il collo, dal momento che io ero ancora seduto e lei invece in piedi, leggermente china su di me. Ma lei si scansò subito, scostandosi i capelli frustrata e si voltò, aprendo l’acqua del lavandino per sciacquarsi la mano sporca di crema.
Sospirai, alzando gli occhi al cielo e mi alzai, raggiungendola. Le cinsi la vita da dietro, sentendola irrigidirsi, quando posai il mento sulla sua spalla.
“Tu hai già una ragazza con cui andare al ballo.” Mi guardò solo per un attimo, severa.
“Ma non è lei che amo.” Posai anche l’altra mano sul suo fianco.
“Che cosa vuoi, Harry? Da me, da Liam o dagli altri...” sospirò.
“Non sono mai stato geloso come oggi –se non contiamo quando quello stronzo ti ha baciata, ieri- e solo perché altri ragazzi si sono accorti, com’era ovvio, di quanto sei splendida.” Cominciai a disegnarle dei cerchi con il pollice dietro la schiena.
“Mi hai baciata l’altro giorno e la mattina seguente ti ho trovato a pomiciare con la tua ragazza.” Chiuse l’acqua “Probabilmente succederà anche domani.”
“Non succederà, dal momento che ho mollato Ashley questa mattina.” Le baciai la spalla.
Si voltò con il viso “L’hai lasciata?” annuii, vedendola trattenere un sorriso “Perché?”
“Come perché?” risi “Perché io voglio stare con te e con nessun’altra!”
Ormai le era diventato difficile trattenere quel sorriso e fare la sostenuta “Che cosa è cambiato?”
“Nulla. Solo che ho capito di non voler più nascondere i miei sentimenti. Non importa cosa penseranno gli altri, i nostri genitori... tuo fratello.” Mi morsi le labbra “Io sono innamorato di te dalla sera... che ha sconvolto il tuo migliore amico.”
Rise, annuendo “Anch’io mi sono innamorata di te, quella sera.”
Posai due dita sotto il suo mento, alzandolo leggermente, permettendo alle sue labbra di incontrare le mie. Stavolta non si ritrasse, cingendomi il collo. Si allontanò appena, sorridendo, posando la fronte sulla mia “Scusa, ho le mani bagnate.”
Risi, alzando le spalle “E io che pensavo stessi per dirmi qualcosa di romantico.”
Sorrise, mordendosi il labbro “Comincia tu.”
La baciai a stampo “Ti amo.”
Morse appena il mio labbro inferiore, tirandolo piano verso di sé “Ti amo anch’io.”
Sorrisi, accarezzandole il viso “Credevo che non me l’avresti mai detto.” Poi tornai a baciarla sulle labbra con trasporto, stringendola tra il mio petto e il lavandino. Sentii le sue labbra piegarsi in un sorriso, premute alle mie, quando toccò il lavabo e si alzò sulle punte, sedendosi sul bordo del lavandino. Urtò un bicchiere, che tintinnò ma che non venne minimamente calcolato da noi. Agganciò le gambe dietro la mia schiena e mi strinse a sé, accarezzandomi i capelli con le mani.
“Ricordi quando ti ho detto di essere stata la prima?” la baciai lungo il collo.
“Mi hai mentito!?!” mi prese le spalle, allontanandomi.
Risi, scuotendo la testa “Certo che no! Volevo solo dirti, che per me sei ancora l’unica.”
Sorrise, baciandomi di nuovo “E tu sei l’unico.”
Annuii, posando le mani sotto le sue cosce “Bene.” La alzai, continuando a baciarla e mi voltai, trasportandola fino al tavolo “Forse...”
“Forse?” ripeté, scansando con la mano la crema che aveva spalmato, prima di baciarmi premurosa lo zigomo livido.
“Forse potremmo... ripetere.” Azzardai. Lei si bloccò, allontanandosi, guardandomi con un sopracciglio alzato. “Che c’è? Che ho detto di male?” allargai le braccia.
Si schiarì la voce, scendendo dal tavolo, slegandosi i capelli e si risistemò la maglietta. Si sedette sul divano nel salotto, accendendo la tv sul canale sportivo. Mi sedetti affianco a lei, sorridendole. Le cinsi le spalle e lei posò la testa sulla mia, lasciando in sospeso la questione.
 
Resistetti fino alla fine del primo tempo.
Mi voltai verso di lei, che stava guardando la pubblicità di un paio di scarpe. Le presi il viso tra le mani e la feci voltare, avvicinandola alle mie labbra per baciarla. Non si sottrasse, almeno finché non si ritrovò stretta tra me e il divano. Posò le mani sul mio petto “Josh e la tata staranno per tornare.”
“Non è vero. Mi ha bloccato 10 minuti in giardino vantandosi di dormire a casa di un suo amichetto.” Ripresi imperterrito a baciarle la spalla.
“Harry.” Sospirò, alzandosi e si scostò i capelli nervosa “Io ho paura!” Confessò in piedi davanti a me, stringendosi le braccia.
“Questa l’ho già sentita.” Sorrisi, prendendole le mani “Ma io non volevo forzarti, lo sai vero?”
Annuì “Non è questo...” sospirò di nuovo, sedendosi sul tavolino, di fronte a me “E’ che mi sembra tutto così irreale. Non voglio avere spiacevoli sorprese domani mattina, come se tutto questo fosse stato un sogno.”
Le accarezzai il viso “Non succederà. Sono qui e ti amo.” Le sorrisi “Solo te.”
Sorrise, annuendo e con la mano riportai il suo viso al mio, baciandola. Mi cinse il collo, avvicinandosi fino a toccare il mio petto con il suo, sedendosi sulle mie gambe.
“Questo è un sì?” le sorrisi, baciandola sull’angolo della bocca.
Annuì, prima di posare la testa sul cuscino del divano, sdraiandosi. Mi prese le mani, strattonandomi verso di lei. Sorrisi, sfilandomi le scarpe e mi puntai con le mani sul divano, sovrastandola. Mi accarezzò il viso, sorridente “Ti amo anch’io.” Alzai un sopracciglio, insoddisfatto “Sempre e solo te.”
“Molto meglio.” Rise, mentre portavo la mano all’orlo della sua maglietta. La sfilai, risalendo con le labbra il ventre e il seno, prima di lasciargliela sfilare con le braccia. Lei mi imitò subito dopo, tirando il colletto del mio maglioncino.
Rimasti in intimo, la presi tra le braccia, salendo gli scalini verso la sua camera, aiutato dalle sue dita con il gancio del reggiseno.
Il fatto che volesse sfilarsi i vestiti con la mia stessa fretta, non poteva che rendermi felice, lasciandomi capire che le ero mancato quanto lei a me.
Non riuscivo a credere di essere stato mesi insieme a lei, pretendendo di vederla ancora come se fosse la sorellina irritante del mio migliore amico, quando invece era la ragazza che amavo. Avrei voluto amarla senza tutti questi intoppi da subito e invece ero stato un codardo e mi ero nascosto.
Avevo dovuto rischiare di perderla per capire quanto fosse importante.
 
Mi risvegliai, diverse ore dopo, nel suo letto.
La testa di Lee era appoggiata al mio petto e il suo respiro regolare mi sfiorava la pelle. Sorrisi, guardandola. Aveva un’espressione serena disegnata sul volto, con le labbra socchiuse appena piegate in un sorriso e sarebbe inutile dire quanto potessi trovarla bella in quel momento. Le scostai i capelli dalle guance, lasciandoli ricadere insieme al resto della massa castana sul cuscino. Poi continuai ad accarezzarle la guancia, il collo e le spalle, finché non strabuzzò gli occhi.
Sbattute le palpebre un paio di volte, alzò la testa, passando una mano sulla fronte per liberarla dai capelli. Come si accorse di cos’era il suo cuscino, sorrise, voltandosi verso di me “Ciao.”
Sorrisi, baciandole la fronte “Era un bel sogno?”
Scosse la testa “Il risveglio è stato molto meglio.” Si avvicinò, mordendosi il labbro inferiore, fino a baciarmi.
Posai la mano sulla sua guancia, cingendole le spalle con l’altro braccio per tenerla stretta a me. Mi allontanai appena, posando la fronte sulla sua, sintonizzando gli occhi sui suoi scuri “Ti amo.”
Fu sorprendente la velocità con cui si espanse il suo sorriso “Ridillo.”
“Ti amo.” Le baciai la fronte “Ti amo.” Le baciai il naso, facendola ridere “Ti amo.” Le baciai una guancia “Ti amo.” Le baciai l’altra “Ti amo e ti amo.” Le baciai gli angoli della bocca. Mi fermai a due centimetri dalle sue labbra “Ora toccherebbe a te...”
Sorrise, baciandomi sulle labbra “Ti amo.”
 
Ci rivestimmo e cenammo con due enormi confezioni di gelato davanti ad una partita di calcio che però non ricevette granché della nostra attenzione...
“Sai cosa mia è venuto in mente prima, mentre ti guardavo dormire?” scosse la testa “Alla mattina dopo, in quel motel.” Sorrise, posando la testa sulle mie gambe, raschiando con il cucchiaino il fondo del contenitore in plastica “Ho aperto gli occhi e mi sono ritrovato a stringerti e tu mi davi le spalle. Mi sono pentito.” Aggrottò le sopracciglia, restando con il cucchiaio a mezz’aria “Ho pensato ‘Dio, non posso essere andato a letto con la sorella di Sam!’ e poi ti ho guardata e non riuscivo più a vedere la ragazzina con il cappello dei Red Socks del fratellone in quella... donna.” Sorrise, imbarazzata “Ricordi quell’estate, in terza media, quando tuo fratello è partito per il centro estivo?” annuì “Sai cosa mi ha chiesto prima?” scosse la testa “Di prendermi cura della sua sorellina, perché ero l’unico che si meritava quell’incarico.”
“Era l’estate durante la quale hai fatto volare via il mio pappagallo?” mi interruppe, scettica.
Risi, annuendo “Beh, devi ammettere che eri abbastanza seccante.” Mi diede un cazzotto sullo stomaco “Però ti ho insegnato a dare i pugni.”
“Grosso sbaglio!” decretò, provando a darmene un altro.
Risi, fermandole la mano. Le aprii le dita, intrecciandole alle mie e le baciai il dorso “Il punto è che quell’estate, a 11 anni, non aveva alcun senso quella richiesta. Sam voleva solo sembrare drammatico, citando la frase di qualche film, ma dall’estate scorsa...”
“Tu ci sei stato.” Lasciò la mia mano per accarezzarmi il viso, tirandosi su, sedendosi sulle mie gambe.
“Non abbastanza.” Posò la testa sulla mia spalla, lasciando dei baci sulla clavicola “Quella mattina, ho ripensato a quell’estate e ho riflettuto su quello che provavo. Non ci è voluto molto per capire che non c’era niente di cui pentirsi, non avevamo fatto niente di sbagliato. Io ero sobrio e volevo che accadesse quella notte perché mi stavo innamorando.” Le accarezzai i capelli “E quindi ho cominciato ad accarezzarti e baciarti le spalle, svegliandoti e quando tu ti sei girata...”
“Mi dispiace.” Mi cinse il collo, baciandomi “Io non pensavo quelle cose.”
“Mi hai fatto passare l’estate più brutta di tutta la mia vita, lo sai?” annuì e dai suoi occhi capii che fosse stato lo stesso anche per lei “Avevo perso il mio migliore amico, la ragazza di cui mi ero appena innamorato stava scappando... sono persino arrivato ad essere felice quando ho visto Louis con la nuova bruna, perché significava che non stavate più insieme! E tu sai che io non sono geloso, per natura.”
Sorrise, baciandomi di nuovo “Io avevo solo paura!” si sedette affianco a me, stringendo le gambe al petto “Mi sono svegliata con le carezze del migliore amico del mio ‘appena defunto’ fratello. Immagini che cosa fosse la mia testa in quel momento? Mi rimbombavano nella mente le tue parole, i tuoi discorsi sullo stare insieme, affrontare la cosa, superarla e... mi sono sentita usata. Pensavo che il tuo scopo fosse quello di portarmi a letto, che fosse stato solo un gioco, una distrazione.” Mi accarezzò il viso “Per questo non ti ho neanche detto buongiorno, rivolto un sorriso, ma mi sono subito alzata, ignorando i brividi lungo tutta la schiena che mi causavano i tuoi baci e mi sono rivestita chiedendoti di non farne parola e dicendoti che volevo partire il giorno stesso.” Posò la fronte sulla mia, accarezzandomi i capelli “Volevo solo scappare da questa città perché pensavo che evitando te, la gente e i miei sentimenti, avrei evitato anche di soffrire.”
Le accarezzai la guancia, asciugandole con le labbra una lacrima “Lo so, adesso basta pensare a queste cose.” Le sorrisi, aspettando che mi imitasse “E’ tardissimo, quindi ora andiamo a dormire e domani mattina ci sveglieremo uno affianco all’altra e andremo a scuola insieme.” La baciai.
Ci alzammo e le presi la mano, andando verso le scale, quando mi fermò, lasciandomi “Aspetta!”
“Che cosa c’è?” sorrisi.
“Non mi hai ancora invitata al ballo...” incrociò le braccia, sorridendo divertita.
Sorrisi, baciandola sulle labbra “Vuoi venire al ballo con me?”
Fece schioccare la lingua tra i denti “E questo lo chiami un invito?” mi superò, cominciando a salire le scale “Dovrai impegnarti molto di più, se vuoi che venga con te, Styles.”

Ma sì... siamo dolciosi con questo capitolo!
E mostriamo un Harold un po' più maniaco del solito.
Ma in fondo chi se ne frega, perché...
Harry e Lee si sono finalmente dichiarati, superando tutte le loro paure!!!
YEAH!
Quindi ora, si presume, andranno al ballo insieme e se avrete la pazienza di leggere il prossimo capitolo,
scoprirete anche cosa elaborerà la capoccetta di Styles per invitare la sua nuova ragazza in modo originale! ;D
Come vi ho anticipato,
Sto cercando di scrivere il più possibile, così da pubblicare il maggior numero di capitoli possibili prima della mia partenza!
Un bacio e commentate, mi raccomando. <3



Lee <3



Scusate, mi dispiace rompervi e non mi piace molto quest'affare della publicità ma...
Sto scrivendo un'altra storia -non è sui One Direction, quindi non so se vi interessi comunque- sono ancora ai primi capitoli e ancora fatica un po' ad essere notata.
Non voglio forzare nessuno, ovviamente, ma chiunque avesse voglia di vedere di cosa si tratta, mi renderebbe indubbiamente felice passando e lasciare una recensione sarebbe grandioso!
Grazie ancora per la sopportazione, ora vi lascio davvero in pace.
Un bacio e grazie comunque. <3


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Capitolo 18
*** Princess or Puppy!?! ***


18 – Princess or Puppy!?!

Stentavo ancora a crederci.
Guardai di nuovo la mia mano, intrecciata a quella di Harry, che camminava al mio fianco verso l’entrata della scuola, sorridendo sereno.
Tra poco saremmo arrivati nel cortile principale e se ci avessero visti arrivare insieme, sarebbe stata la prova per tutti -e per me compresa-, che io ed Harry ci amavamo.
Per la prima volta, da ieri, non mi sentivo più sola o persa. Avevo una ragione per sorridere e per farlo spesso e non vedevo l’ora che gli altri se ne accorgessero. E non perché mi fosse mai importato di cosa quei damerini dei miei compagni pensavano di me; ma ci tenevo a mostrare il mio sorriso a tutti. Era la mia rivincita ed era l’unico modo per cancellare anche l’ultima traccia del mio dolore: i loro sguardi.
“Sai, c’è una cosa importante di cui dovremo discutere.” Mi guardò, ma non riuscii a capire se fosse serio o se stesse ancora scherzando “Insomma, ora sei... la mia ragazza, giusto?”
Sorrisi, mordicchiandomi il labbro “Se vuoi che lo sia...”
Rise, annuendo e mi cinse le spalle, avvicinandomi al suo viso per baciarmi “Certo che lo voglio!”
“Allora è ufficiale?” alzai un sopracciglio.
Lui annuì e stavolta non ci furono dubbi sulla sua serietà “Assolutamente: stiamo insieme, tu sei la mia ragazza e ti amo.” Annuii, rispondendogli che anch’io lo amo e mi baciò di nuovo “Appunto per questo, ci sono due cose di cui dovremmo parlare.”
“Ok, dimmi.” Mi feci seria anch’io. Anzi, preoccupata, come probabilmente avrebbero reagito molte altre ragazze, davanti ad un comportamento simile del loro ragazzo.
Contò con le dita “Torres e il suo poster in camera tua!”
Scoppiai a ridere “Idiota, mi hai fatto prendere un colpo!” gli mollai un cazzotto sulla spalla, scuotendo la testa “Credo che tu non abbia dei problemi con lui, ma con il tuo cervello. E gravi aggiungerei!”
“Almeno io seguo una vera squadra. Non come te...” mi fece la linguaccia “Non riesco a credere che Sam ti lasciasse tifare il Chelsea solo perché c’era quel biondino!”
“Primo: ti sembro il tipo che si fa condizionare e che non fa di testa sua? Io ho la mia squadra, tu e mio fratello la vostra.” Gli scoccai un’occhiata acida “Secondo: Torres è un bravo giocatore ed è degno della mia stima, chiaro?”
“Certo, quindi ieri sbavavi davanti al televisore solo perché è un bravo giocatore?” alzò un sopracciglio, insinuando “Solo perché è un bravo giocatore?”
“E’ un calciatore, per cos’altro dovrebbe piacermi?” finsi indifferenza, ma lui insistette con il suo sguardo scettico “Infondo è solo carino, biondo, alto, un fisico atletico, ha le lentiggini e un bel...” si voltò di scatto, interrompendomi. Alzai le spalle, ridendo “Oh, ma non è colpa mia se lo trovo bellissimo!”
“Ah sì?” commentò, storcendo il naso “Io lo trovo frocio.”
Risi, pizzicandogli la guancia “Io trovo che tu sia geloso...”
Alzò le spalle, cingendomi la vita “Credo sia la prima volta che ci troviamo d’accordo io e te.”
“E’ un passo avanti!” sorrisi, baciandogli la guancia. Lui annuì, baciandomi di rimando “Ed è merito di Torres, quindi il suo poster resta e io posso continuare ad adularlo mentre guardiamo le partite!”
Si fermò, allargando le braccia “No!”
Amore, basta: il caso è chiuso.” Gli presi le mani, camminando all’indietro di fronte a lui e lo baciai sulle labbra.
Si fermò, sorridendo ebete –nel senso più adorabile della parola, ovviamente- “Che cosa hai detto?”
“Che il caso è chiuso.” Ripetei.
“No, no prima!” sorrise ancora di più.
“Basta?” finsi indifferenza.
Posò le mani sui miei fianchi e mi attirò a sé “Come mi hai chiamato?”
“Mi sono confusa...” alzai le spalle e in realtà era davvero così: mi era semplicemente uscito spontaneo, ma ora mi sembrava così imbarazzante e fuori luogo “Anzi no, devi esserti confuso tu! Non ti ho chiamato in nessun...”
Mi baciò, sorridendo divertito “Ridillo.” Scossi la testa e lui rise, spingendomi piano con le spalle al muro, affianco al cancello e mi bloccò con il suo corpo “Tesoro, ridillo!”
Sorrisi, cingendogli il collo “Come mi hai chiamata?”
“Io non ti dico il tuo nomignolo se tu non mi dici il mio.” Posò la fronte sulla mia, baciandomi gli angoli della bocca.
La campanella ci interruppe e lui si scostò subito, sbuffando “Hai educazione fisica in prima ora, oggi?” annuii “Ok, perfetto. A dopo!” mi baciò a stampo, prima di correre verso l’entrata.
Rimasi a bocca aperta, guardandolo schizzare come un fulmine per il cortile.
Non potevo crederci. Stava davvero scappando per non farsi vedere con me?
Alla faccia di tutte le sue ufficialità...
Fanculo Styles!

Raggiunsi la mia classe con i pugni serrati, scendendo le scale per lo spogliatoio femminile. Lena spuntò non appena aprii la porta, esibendo un sorriso che le attraversava il volto da guancia a guancia “Ciao!”
Alzai un sopracciglio, quel sorriso era troppo anche per lei, essendo solo le 8:30. La superai, sentendola saltellarmi dietro e salutai distrattamente le altre compagne, che non la smettevano di fissarmi, senza che riuscissi a capirne il motivo. Dovevano tutti rompere le palle a me quella mattina!?!
Arrivai alla panchina, sotto l’attaccapanni al quale di solito appendevo il mio zaino. Solo che quella mattina, attaccato con un pezzetto di scotch, c’era un bigliettino dalla busta rossa. Riconobbi subito la scrittura tondeggiante di Harry sul dorso, che recava il mio nome.
Mi morsi il labbro, sorridendo e l’afferrai. Sentii lo stomaco contorcersi e sorrisi ancora di più: Styles, guarda che mi combini, adesso sento anche le farfalle nella pancia...
Subito tutti gli occhi furono puntati su di me e le mani della mia migliore amica mi si avvinghiarono al braccio “Che aspetti? Apri!”
Alzai un sopracciglio, guardando il mio braccio che lasciò “Ok, ora forse ci riesco...” sorrise, alzando le spalle mortificata.
Aprii la busta, estraendo il biglietto al suo interno.

‘I would show you...’

Non ebbi il tempo di capire veramente cosa intendesse, perchè la voce del prof arrivò fino allo spogliatoio e noi dovemmo correre in palestra.

Dopo due ore, trovai Niall ad aspettarmi per andare a francese. Gli mostrai il bigliettino ed un sorriso raggiante “Quindi andrai con lui al ballo?”
Annuii, entrando in classe “Appena capirò cosa ha in mente.”
“Sembri felice.” Mi prese la mano, sorridendomi.
Lo abbracciai, annuendo “Lo sono!”
“Allora potrei aver sbagliato, su Styles...” mi strinse “Sono felice anch’io per te!”
Mi sedetti, posando il quadernone verde sul banco e feci volare qualcosa. Mi chinai sotto al banco, raccogliendo una busta rossa. Sorrisi, tornando al mio posto mentre entrava la professoressa.

‘...how it would be...’

“Devo cercarlo.” Sussurrai a Niall.
“Lo vedrai a pranzo, no?” indicò il retro del foglietto, dove c’era l’indicazione di vederci a pranzo al vecchio campetto.
“Si, ma stamattina pensavo che non volesse farsi vedere con me, invece è solo corso via per nascondere il foglietto in palestra.” Spiegai, alzando la mano “Devo andare a cercarlo!” la professoressa mi diede la parola e le chiesi di andare al bagno. Mi alzai, uscendo dalla classe e mi diressi verso l’aula di chimica, dove avrei dovuto trovarlo a quell’ora.
E per la cronaca... No, non conosco i suoi orari a memoria perché sono innamorata persa. Mi aveva detto quella mattina di rischiare un’interrogazione in terza ora con la McFeen, tutto qui!
Avevo appena sceso le scale per il primo piano, quando la porta del bagno delle ragazze si aprì ed io mi ritrovai di fronte la mia migliore amica “Che ci fai qui?”
“Stavo cercando...” non mi lasciò terminare, afferrandomi il braccio e trascinandomi dentro, fino ad uno dei bagni “Devi vedere una cosa.” Disse seria. Annuii, lasciando che mi prendesse le spalle e mi voltasse. Mi ritrovai davanti alla porta imbrattata, dove però qualcuno aveva aggiunto una nuova scritta.

xX Angel di nome, Troia di fatto! Xx

Spalancai gli occhi, corrucciando le sopracciglia “Chi ha scritto questa...”
Ci zittimmo, quando la porta si aprì e riconoscemmo subito il tacchettio di un paio di scarpe con i tacchi.
Alzai gli occhi al cielo, reclinando la testa fino a sbatterla sul muro.
L’amica di Ashley doveva stare vicino a lei, guardandola truccarsi “E non ti da fastidio?”
“Perché dovrei?” esclamò “Pensi che io possa essere gelosa di quella?”
Era chiaro che stessero parlando di me. Alzai il medio, puntandolo contro la porta ed avrei voluto che lo vedesse davvero. Lena si trattenne dal ridere, restando in ascolto.
“Ma l’ha invitata al ballo!” insisteva quella che doveva essere Joey, la sua scagnozza.
Ashley sbuffò “Senti, lo so. Ma non c’è da preoccuparsi: è come quando trovi un uccellino ferito nel giardino. E’ carino, lo curi e poi lo lasci volare via perché non ha più bisogno di te e tu non hai mai avuto bisogno di lui!” aprì il rubinetto “Lee non è altro che questo per Harry.”
“Un cucciolo?” ripeté confusa l’altra deficiente della sua amica.
Ashley sbuffò di nuovo, contrariata “Diciamo di sì.”
“Adesso vado là e le spacco...” Lena posò la mano sulla mia bocca, ma non fu lei a farmi zittire, piuttosto Joey e il suo tono più basso e circospetto.
“E come la metti con la faccenda...” rimase in silenzio e probabilmente stava gesticolando, conoscendola “Insomma, sapendo che sono andati a letto insieme!”
Spalancammo gli occhi, guardandoci. Sentii il cuore accelerare, in preda all’ansia.
“E secondo te perché le hanno dedicato una scritta su quella porta? Ovviamente non sono l’unica a considerarla tale.” esclamò Ash, mentre suonava la campanella “Non c’è da stupirsi, probabilmente è andata anche con gli altri tre imbecilli che le vanno dietro!”
Lei giudicava me una poco di buono!?! “Fidati bionda, la cosa è reciproca...” commentai a denti stretti.
Le ragazze uscirono, mentre io e Lena rimanemmo qualche secondo in silenzio. Scivolai con la schiena lungo il muro, portando le ginocchia al petto e vi posai la testa.
“Come faceva...” provò a dire.
Alzai la testa e mi scostai i capelli nervosa, mordendomi il labbro e arrivai all’unica conclusione –anche se dolorosa- possibile “Lo sapevate solo tu e Niall e ovviamente non l’avete raccontato a lei.” Sospirai “Gliel’ha detto Harry.”
Aggrottò le sopracciglia “Non è possibile! Perché avrebbe dovuto?”
“Non lo so e non mi interessa. Adesso dobbiamo andare in mensa.” Mi alzai di scatto, aprendo la porta, fiondandomi al rubinetto per sciacquarmi il viso e fermare le lacrime che sentivo arrivare agli occhi “O forse...” alzò un sopracciglio, poggiandosi al lavello affianco “Forse hanno fatto l’amore e lui le ha detto di non essere...”
“Non ti azzardare a piangere per una come lei!” mi ammonì “Ho sempre detto che Styles è un cretino, ma non così tanto da andare a letto con quella... grr! Non farmi dire parolacce di prima mattina!” si portò le mani ai capelli, nervosa “Perciò smettila di torturarti il cervello con mille problemi che non esistono, anche perché lui te l’aveva promesso: non l’ha detto a nessuno.”
“Io non piango per quella stronza!” esclamai “Io...” singhiozzai, lasciando la frase in sospeso “Io non sarei dovuta tornare! Se fossi rimasta a Londra quest’estate l’avrei dimenticato e ora non mi sentirei usata da uno come Styles!”
Lena si precipitò ad abbracciarmi ed entrambe venimmo scosse dai miei singhiozzi “Non devi pensarla così: lui ti ama perché sei speciale, non perché gli fai pena. E tu lo sai...” annuii, solo per convincerla. Rimanemmo qualche istante immobili e in silenzio, abbracciate e mi lasciai accarezzare i capelli, cullandomi “Vuoi rimanere sola?”
Abbozzai un sorriso “Ci vediamo tra un po’.”

Uscii qualche minuto dopo, ricordando l’appuntamento al campo da basket.
Lavai via ogni possibile indizio delle mie lacrime e mi incamminai, dopo essermi esercitata allo specchio a sorridere forzatamente.
Arrivai al cancelletto sgangherato, trovandovi attaccata la busta familiare, con l’ultimo pezzo della frase.

‘...to be my princess for a night.’
Vorrei mostrarti come sarebbe essere la mia principessa per una notte.

Sorrisi, spontanea stavolta, entrando. Harry era seduto sulla prima fila di gradoni a gambe incrociate e saltò in piedi non appena mi vide. Alzai il foglietto, mostrandolo insieme al mio sorriso falso. Mi corse incontro, cingendomi la vita e mi attirò a sé, sorridendo anche lui. Si avvicinò per baciarmi, ma deviai le sue labbra, baciandogli la guancia e gli cinsi il collo, abbracciandolo, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo e respirando il suo profumo.
“Allora, sarai la mia Cenerentola?” mi sussurrò all’orecchio, muovendosi appena come se stessimo ballando.
In quel momento, passarono nella mia testa una sequenza di pensieri, di immagini e di voci...

“Lee non è altro che questo per Harry.”
“E come la metti con la faccenda...”
“Perché io voglio stare con te e con nessun’altra!”
“ xX Angel di nome, Troia di fatto! Xx”
“Per me sei ancora l’unica.”

Strinsi il tessuto della sua maglietta tra i pugni, serrando gli occhi per non piangere di nuovo ed annuii.
Si allontanò, sorridendomi, bellissimo.
Per la prima volta, lo trovai troppo bello...
Per me.


“Hai chiarito con Harry?” mi chiamò Lena, quel pomeriggio.
“Ho detto che sarei andata al ballo con lui. Parleremo più tardi, ora devo andare, sta per iniziare il corso!” attaccai, salutandola. Sbuffai, lasciando cadere il cellulare nella borsa a tracolla, scostandomi i capelli frustrata.
La verità è che parlare con Harry di tutta quella storia era l’ultima cosa che volevo e tutto perché ne ero spaventata.
Avevo paura di sentirmi dire da lui quello che aveva detto Ashley.
E l’ora di lezione del signor Kent fu davvero lunghissima. Seduta immobile su quella sedia –evitando accuratamente lo sguardo del ragazzo biondo davanti a me- mi ritrovai a pensare ad Harry, a quello che mi aveva detto e poi ad Ashley e alla scritta nel bagno, come unico passatempo.
Ogni tentativo di distrarmi sembrava inutile, finché non suonò la campanella. Mi alzai di scatto, recuperando la mia borsa e corsi alla macchinetta del caffè, bevendone due amari.
Infilai la mano nella borsa, cercando il borsellino rosso, desiderosa del vento freddo che soffiava la fuori, ossigeno per il cervello e nicotina per il cervello. Sbuffai, aprendola e, guardando all’interno, accorgendomi così di non averlo con me. Tornai in classe, vedendolo sotto alla cattedra; doveva essermi caduto quando mi ero levata la tracolla.
Mi misi a gattoni, recuperandolo, quando una voce familiare mi richiamò “Lee?”
Presa di sorpresa, saltai, sbattendo la testa al legno. Mi appoggiai al tavolo, trovando Liam all’ultimo banco, con lo zaino in spalla ed un sorriso trattenuto in volto.
“Ridi pure, non mi offendo!” mi alzai su, mostrandogli il borsellino per fargli capire che non mi infilavo sotto i mobili solo per hobby.
Lasciò che un sorriso gentile si espandesse sul suo viso, ravvivando quegli occhi d’ambra. Mi raggiunse, poggiandosi con una mano alla cattedra “Forse dovresti farlo anche tu.”
Finsi un sorriso, scostandomi i capelli “Fatto, contento?”
Rise, alzando un sopracciglio, ma non lo ascoltai, superandolo ed uscendo. Ovviamente mi seguì, sedendosi su una panchina affianco a me, guardandomi accendere una sigaretta. Gliene offrii una, ma scosse la testa, reclinando l’offerta con un sorriso gentile. Rimase in silenzio per qualche secondo, torturandosi le mani “So che la mia... dichiarazione...” si schiarì la gola “E’ stata un po’...”
“Strana?” l’aiutai, sorridendo.
Lui mi imitò, annuendo “Però non voglio pensare di aver compromesso la nostra amicizia.”
Annuii “Tranquillo.” Anche lui annuì, rimanendo in silenzio e con l’aria di chi non ti sta dicendo tutto. Sospirai, scostandomi i capelli “Qual è il punto?”
“Che io ci sono, se hai bisogno di un amico o anche solo di qualcuno che ti ascolti.” Si mise una mano sul petto.
Alzai un sopracciglio, annuendo “Ancora non capisco perché pensi...”
Alzò un sopracciglio, piegando la testa di lato “Oh andiamo, Lee...” allargò le braccia “Sono stato un’ora a guardarti.” Spalancò leggermente gli occhi, affrettandosi ad aggiungere “Per disegnare, ovviamente!” trattenni un sorriso, annuendo “Non puoi nascondermi questa linea...” Posò il pollice tra le mie sopracciglia “E neanche i segni delle torture che infliggi alle tue labbra.” Mi sfiorò il labbro inferiore delicatamente.
Alzai le spalle “Mi mordo il labbro, e allora?”
“Ok, lo facciamo tutti... quando siamo nervosi.” Spiegò.
Sospirai, alzandomi. Mi misi davanti a lui, pur non guardandolo negli occhi, incrociando le braccia ed espirai l’ultima boccata di fumo, buttando la cicca a terra. La schiacciai con il piede “Scusa Liam, ma non penso che tu sia la persona più indicata...”
“Problemi con Styles?” indovinò ed annuii “Ti prego, dimentica tutto quello che ti ho detto ieri. Fa finta che non fossi io, ok?” sorrise, pregandomi e mi prese le mani tra le sue.
Incontrai i suoi occhi, che sembravano così premurosi e mi arresi. Intrecciai le mie dita alle sue, inspirando per cominciare a parlare e lui mi accarezzò il dorso delle mani con il pollice, quasi che cercasse di infondermi calma. Gli parlai della scritta, di quello che avevo sentito da Ashley, dell’invito di Harry e di quanto ne fossi innamorata ma allo stesso tempo delle mie paure e insicurezze. Confidandomi, cominciai a camminare avanti e indietro, asciugandomi con il dorso della felpa blu le lacrime, accettando alla fine un suo fazzoletto. Ascoltò il mio sfogo in silenzio, ed era esattamente quello di cui avevo bisogno, poi si alzò, accarezzandomi le guance per asciugarle con il pollice. Mi sorrise, senza nessun accenno di malizia e mi sembrò di essere stata una sua amica da sempre quando ci guardammo negli occhi. Sorrisi anch’io e mi avvicinai, stringendolo dietro la schiena, nascondendo il viso nella sua giacca. Mi strinse a sé, posando la guancia sulla mia testa, accarezzandomi la schiena “Lee, non puoi pensare di essere... un cucciolo per lui!” rise della metafora “E di me puoi fidarti se ti dico che non è così strano che sia innamorato di te. Sarebbe un coglione se ti stesse imbrogliando, sprecando l’opportunità di stare con te!” si allontanò appena, sorridendomi di nuovo “Parlane con lui e sono sicuro che questo malinteso si chiarirà.”
Annuii “Grazie Liam.”
“Dai, ti accompagno a casa.” Propose, indicando con il capo il cancello.
Mi fermai, guardandolo “Liam?” si voltò, sorridendomi “Io ti sembro più un cucciolo o una principessa?”
Scoppiò a ridere, scuotendo la testa e continuò a camminare, cingendomi le spalle “Forza Cenerentola, l’autobus ci aspetta!”

Ecco il nuovo capitolo, giusto in tempo prima che parta, domenica.
Avrei voluto aver più tempo e perfezionarlo.
Vi confesso in effetti che l'ho letto e riletto 1000 volte ed ogni volta cancellavo e riscrivevo da capo.
Questo è quello che è venuto fuori e spero davvero che vi piaccia.
Vi mando un bacio e ci vediamo tra due settimane. <3

Lee & Lena <3

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Capitolo 19
*** Can't Love You More Than This ***


19 – Can't Love You More Than This

Bussai per la terza volta e tornai ad aspettare, espirando un’altra nuvola di fumo dalle labbra.
Al rumore della pioggia che picchiettava sulle tegole del tetto del portico si affiancò quello di passi affrettati all’interno. Schiacciai la cicca e la lanciai lontano, prima che mi vedesse.
“Lee!?!” esclamò Liam, aprendo la porta “Che... che ci fai qui? Con questo tempo?” alzai le spalle, spostando lo sguardo sulla pozza d’acqua sul legno che avevano creato le gocce d’acqua cadendo dai miei capelli. Non osavo immaginare che faccia potessi avere, fatto sta che Liam mi abbracciò, incurante della mia giacca fradicia e senza che gli avessi dato una risposta. Lo sentii tremare quando posai la fronte bagnata sulla sua T-shirt grigia, ma non si scostò, lasciandomi rifugiare sul suo petto. Prese ad accarezzarmi i capelli, rassicurante “Un’altra volta?” Annuii, strofinando la guancia alla T-shirt “Per cosa stavolta?”
“Mi accompagneresti in un posto?” risposi, ignorando le sue domande.
Si allontanò appena, per guardarmi in viso. Annuì senza chiedermi nient’altro e rientrò in casa il tempo di prendere un ombrello, le chiavi della macchina e una felpa asciutta della sorella. Risi, quando si voltò anche se dovevo levarmi solo la giacca per infilarla.
Salimmo in macchina e camminammo in silenzio, se non per le indicazioni che gli davo. Decise quindi di accendere la radio e alzò il volume quando passarono Breackeven. Fermi ad un semaforo, cominciò a tenere il tempo tamburellando con le dita sul manubrio. Mi voltai verso di lui, sorridendogli e lui ricambiò, cominciando a cantare.
Si zittì non appena svoltammo all’angolo della farmacia e, senza che glielo dicessi, capì di dover accostare.
Di nuovo, nell’abitacolo dell’auto calò un silenzio pesante.
“L’arcobaleno!” esclamò, indicando attraverso il vetro, come avrebbe fatto mio fratello.
Risi, scuotendo la testa ed aprii lo sportello. Mi seguì fuori dall’auto e solo quando arrivammo davanti al cancello e l’arco in ferro battuto del cimitero si decise ad affiancarmi. Mi afferrò il polso con delicatezza e si mise davanti a me “Perché siamo qui?”
“Ho bisogno di vedere una persona.” Mi limitai a rispondere.
“Vuoi che ti aspetti qui?” scossi la testa, afferrandogli la mano.
Attraversammo la parte est lungo la passerella di pietra.
“Che c’è?” mi guardò preoccupato quando mi fermai.
“Non gli ho neanche comprato dei fiori...” ricordai, abbassando la testa.
“Ok, faccio una corsa dall’altra parte della strada.” Si affrettò a dire, prendendomi le spalle. Mi diede un bacio sulla fronte prima di cominciare a correre “Non preoccuparti!”
Quando non sentii più i suoi passi, tornai a camminare sull’erba verso la lapide bianca di Sam. Alzai lo sguardo dalle Converse bagnate e trovai i suoi occhi verdi e il suo sorriso rivolti verso di me, statici dietro il vetro rotondo che conteneva la foto.
Ignorai il peso da una tonnellata che si avvinghiava al cuore, fingendo di esserci ormai abituata e mi sedetti a gambe incrociate davanti alla lapide, cercando di imitare il suo sorriso, che tutti dicevano essere uguale.
“Ciao fratellone.” Sorrisi, accarezzando la sua foto “E’ da un po’ che non ci si vede. E’ colpa di quel cretino del tuo migliore amico...” risi, immaginandolo intento ad imitarmi scuotendo la testa “Io non so se tu lo sai già. Se te l’ha detto qualcuno oppure ci vedi dall’alto... non so come funziona.” Mi scostai i capelli, nervosa come se fosse realmente davanti a me “Ecco, io e Harry stiamo insieme.” Presi un respiro “Da qualche settimana.” Precisai “Credo di essere innamorata di lui. Da parecchio aggiungerei.” Strappai qualche ciuffetto d’erba, giocherellandoci mentre parlavo “Anche lui dice di amarmi. Io gli credo. Ci sto provando, almeno.” Sbuffai, scostandomi i capelli frustrata “Ha promesso che non mi avrebbe mai più fatto soffrire. E credevo di poterne essere sicura al 100%, perché da quando...” gesticolai, mancando le parole adatte “Abbiamo già sofferto entrambi abbastanza.” Mi mordicchiai il labbro “Per un attimo, ho anche creduto che potesse davvero farlo. Da quando abbia stretto quel patto tornare alla mia vita sembrava essere diventato più facile e con lui mi sembrava di poter essere addirittura felice.” Sospirai, facendo una pausa “La verità però è che si è prestabilito un obbiettivo troppo arduo.” Alzai le spalle “E ora, ho paura di nuovo. Ogni suo minimo errore è un colpo tremendo per me. Ma è mia la colpa: non esiste nessuno che riesca a capirmi a tal punto da non farmi soffrire.” tirai su con il naso, sforzandomi di non piangere “Fatto sta che continuiamo a litigare per le cose più stupide e impensabili! Io incolpo lui delle mie insicurezze e lui non riesce a capirmi...” lanciai oltre il marmo un altro ciuffo d’erba “So che non è esattamente quello che vorrebbe sentirsi dire un fratello maggiore... ma io e Harry abbiamo fatto l’amore e ci siamo innamorati. E stavamo così bene ed è stato in quel momento che ho lasciato cadere ogni mia difesa e sono rimasta vulnerabile.” Singhiozzai “E ora quella... mhm non farmi dire parolacce qui! La bionda sa tutto questo e non può averglielo detto nessun altro se non lui! Dovremmo parlarne, lo so, ma ho paura di quello che potrebbe dirmi!” sbuffai, prendendomela con un altro ciuffetto d’erba mentre la vista cominciava ad essere appannata dalle lacrime “Sarà andato anche con lei?” Mugugnai, affondando il viso tra le ginocchia “Vorrei che fossi qui...” guardai di nuovo la foto sorridente del mio fratellone e scoppiai a piangere “Mi servirebbe un tuo abbraccio, uno di quelli che sai dare solo tu!”
Sentii alle mie spalle dei passi sul prato e sobbalzai qualche secondo dopo, per una presa salda intorno alla mia vita. Riconobbi subito il profumo familiare però e lo lasciai fare, lasciando che poggiasse la testa sulle mie spalle.
Rimase in silenzio, stringendomi di più ad ogni mio singhiozzo e mi lasciò sfogare, piangendo.
“Tu...” singhiozzai, alzando il viso e voltandomi.
Lui sorrise, bello come sempre, accarezzandomi il viso e scostandomi i capelli ancora bagnati che si erano appiccicati “Lo so. Non sono Sam.” Le baciai la fronte “Ma come lui, non vorrei mai vederti piangere.”
“Mi dispiace.” Mi scusai, fiondandomi tra le sue braccia. Lo sentii ridere sollevato, stringendomi a sé, accarezzandomi i capelli bagnati lungo la schiena.
Mi baciò la tempia, scendendo sulla guancia e quando mi voltai, mi prese il viso tra le mani per accompagnare le mie labbra alle sue “Dai, torniamo a casa...” Mi aiutò ad alzarmi, cingendomi le spalle lungo tutto il tragitto, scusandoci a vicenda per quello che ci eravamo detti quella mattina.
Una volta aperto il cancelletto mi strattonò il braccio, ritirandomi a sé con forza tanto da farmi sbattere contro il suo petto. Passò velocemente un braccio dietro la mia vita e l’altra mano sotto al mento. Sorrise, mordicchiandosi il labbro “Ti amo.”
“Ti amo anch’io.” Lo guardai attenta, cercando di catturare quell’istantanea nella mia testa: lui che mi sorride e mi dice ti amo con quegli occhi sinceri.
Il suo sorriso si espanse ancora di più, distraendomi dagli occhi alle fossette.
Lui invece continuò a fissare le mie labbra finché non sfiorarono le sue, ricambiando un bacio che esprimeva lo stesso bisogno di certezze e calore e... qualcosa di più da parte sua?
Si allontanò appena, baciandomi sotto l’orecchio “Tuo fratello è dalla tata, vero?”
Sorrisi: ti conosco troppo bene Styles!
Posai le mani sulle sue spalle e mi voltai verso la casa che, effettivamente era vuota. Avrei dovuto essere infastidita, quando vidi Eleanor, seduta sul dondolo; invece mi sentii sollevata. Di aver trovato una via di fuga...
“Temo che i tuoi progetti siano stati appena surclassati da quello di letteratura.” Lo allontanai dal mio collo, che aveva preso d’assalto. Mi guardò con un’espressione confusa. Alzai le spalle, indicando Ele “La mia compagna mi sta aspettando!” Sbuffò, facendomi ridere. Mi alzai sulle punte, cingendogli il collo e lo baciai a stampo, mordendogli il labbro “Sarà per la prossima volta...”
Rise, mentre correvo per il viale, incontro ad Eleanor.
 
 

***

 
 
“Ancora qui?” chiesi, sedendomi a gambe incrociate affianco a lui.
Si voltò di scatto, sorpreso. Annuì, tornando a guardare la foto di Sam “Le somiglia molto.”
Annuii “Già.”
“Come...” tossì, imbarazzato “Come è successo?”
“Un incidente.” Risposi, fissando gli occhi chiari del mio migliore amico “Stavamo tornando da una festa. Avevamo bevuto, ma non così tanto da non riuscire a guidare.” Sospirai, cercando di concentrarmi solo su quegli occhi, scacciando immagini dolorose dalla mia mente “Purtroppo però c’era qualcuno quella sera, più sbronzo di noi e questo tizio è sbucato da dietro una curva, dirottandoci.”
“Tu... non ti sei fatto nulla?” mi studiò.
Risi, guardandolo “Purtroppo per te, niente di serio.”
Rise, alzando gli occhi al cielo e scosse la testa.
Concluso quel discorso, rimanemmo qualche secondo in silenzio ed immobili, entrambi imbarazzati.
Sorprendentemente, fu Payne a prendere l’iniziativa ed interrompere quel momento “Quindi mi hai visto oggi?”
Annuii di nuovo “Anche se non capisco che cosa ci facevi qui con...”
“Mi ha chiesto lei di venire.” Tagliò corto. Mi voltai, rifilandogli un’occhiata d ghiaccio, che lui ignorò. “E’ venuta perché avevate discusso.” Ignorai la seccante sensazione che stava cominciando a farsi sentire all’altezza dello stomaco “Non è la prima volta.” Precisò, bastardo. Mi voltai di nuovo, guardandolo inespressivo, cercando di capire dove volesse arrivare “Non è la prima volta che litigate, del resto.”
“Lo so, di solito sono presente anch’io.” Commentai sarcastico.
“Giusto.” Annuì “Allora è per te che di solito me la ritrovo a bussare alla porta piangendo.”
“Che vorresti dire? Che so solo farla soffrire?” esclamai, rendendomi conto di aver alzato il tono della voce. Mi calmai “Tu che cosa ne vuoi sapere?”
“Lo so perché quando lei piange per te.” Sottolineò le ultime due parole fastidiosamente “Viene da me perché sa che con me può sfogarsi, che l’ascolto e la capisco.”
La rabbia che mi ribolliva dentro esplose. Lo guardai dritto negli occhi, quasi sibilando, tanto ero arrabbiato “Te lo ripeto: tu non sai niente!” e prima che potesse ribattere lo interruppi “Perché tu per lei non sei niente.” Trattenni un sorriso trionfale, guardandolo rimanere in silenzio: avevo colpito nel segno “Pensi che se il suo migliore amico non fosse partito per l’Irlanda verrebbe da te?”
Sbuffò, alzandosi “Sei patetico, Styles!”
Risi, alzandomi anch’io e mi parai davanti a lui “Io sarei patetico?” annuii, fingendo di pensarci su “Io trovo più patetico fingersi il suo migliore amico, solo perché sai che non potrai mai avere di più da lei!” alzai le spalle “Puoi vantarti di essere la spalla su cui piange dopo i nostri litigi quanto ti pare. Ma quando lei ha smesso di piangere, torna da me.” Mi indicai, per rimarcare il concetto “Ci perdoniamo a vicenda.” Mosse un passo, ma lo anticipai, restandogli di fronte “La guardo negli occhi, tenendola tra le mie braccia e le dico che la amo. E lei risponde che ricambia il mio amore.” Sospirò, continuando comunque a guardarmi “La stringo più forte e la bacio.” Sapevo di comportarmi da stronzo, ma era stato lui a provocarmi e continuai “E se non ci fosse stata la sua amica, saremo andati oltre...”
Si voltò di scatto, rifilandomi un’occhiataccia e finalmente riuscì a parlare “Beh, visto che sei andato in bianco potresti passare da quell’altra.” Storsi il naso, confuso “Potresti anche raccontarle tutto quello che hai detto a me, visto che ti piace vantartene con lei!”
Detto questo, mi lasciò da solo, confuso.
“Non dire niente, Sam.” Guardai la sua lapide, quasi che lui mi stesse davvero guardando “Sono stato uno stronzo, lo so.” Guardai Liam svoltare l’angolo e scomparire “Però quello sta più male di me!”

Chiedo umilmente perdono! Anzi, mi inginocchio!!!
Ma so di non avere scusanti.
Due settimane si sono trasformate in un mese e MI DISPIACEEEE!!!
Purtroppo una bastarda combinazione di mancanza di tempo e inspirazione mi hanno tenuta lontana dal comuputer in questi ultimi tempi.
Mi dispiace anche di ripresentarmi così dopo tutto questo tempo, con un capitolo che, sinceramente, non mi convince poi così tanto...
Ma era necessario, per far capire cosa succede tra Harry e Lee dopo le sue 'scoperte'.
E anche come sta andando il rapporto con Liam.
Certo, non è esattamente come lo definisce Harry, che è solo geloso: LEE NON STA USANDO LIAM!!!
Ci vediamo presto,
...Stavolta per davvero! <3


 

Lee...

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Capitolo 20
*** Just Me & You. Tonight. ***


20 – Just Me & You. Tonight.
 

Josh mi aprì la porta, sfoggiando uno dei suoi sorrisi allegri ed eccitati, come quelli che mi rifilava quando l’accompagnavo al Luna Park con Sam e sua sorella. Spalancò le braccia, esclamando “Sei arrivato!”
“Sono arrivato!” lo imitai.
Mi fece segno di entrare con la manina, aprendo la porta del tutto. Fece per andare verso la scala, quando tornò indietro, correndomi incontro. Mi indicò di abbassarmi, cosicché potesse arrivare a sussurrarmi all’orecchio “E’ bellissima...”
Sorrisi “Non ne avevo dubbi...”
Rise, eccitato forse più di me “Te la chiamo?”
“Te ne sarei grato, grazie.” annuii.
Salì i primi tre gradini, affacciandosi al piano di sopra “Lee!!!” urlò “E’ arrivato Harry!”
Nessuna risposta...
Josh si voltò, guardandomi perplesso “Vado a...”
“No, aspetta!” lo fermai, ringraziandolo con un sorriso e una mano sulla spalla “Vado io, non ti preoccupare.” Lo superai, salendo le scale e arrivai fino alla sua porta, chiusa. Bussai, ma, di nuovo, non ebbi nessuna risposta. Aprii piano, entrando solo con la testa “Lee?”
Era seduta a gambe incrociate sul letto, dandomi le spalle. Canotta e pantaloni della tuta. I capelli sciolti ondulati dal segno di un’acconciatura sfatta e allora notai i nastri e le forcine sparse per terra, affianco a quello che doveva essere il suo vestito e che, ne ero sicuro, avrebbe fatto tutt’altra figura sul suo corpo piuttosto che sulla moquette.
Ma lasciamo stare i miei pensieri, rischierei di divagare...
La raggiunsi, facendola saltare.
Sfilò gli auricolari dalle orecchie, alzando il viso e mostrando un’espressione rattristata.
Mi sedetti affianco a lei, cingendole le spalle e lei si accoccolò al mio petto, cingendomi il collo.
Non stava piangendo, ma rimanemmo comunque in silenzio, abbracciati.
Aspettai che fosse lei la prima a parlare “Mi dispiace...” si scostò i capelli, chiudendo le gambe dietro la mia schiena, posando il viso sulla mia spalla “Sono un po’ in ritardo.”
“Che succede?” le accarezzai i capelli, baciandole la fronte.
“Qualche settimana fa...” cominciò “Nel bagno delle ragazze è... apparsa una scritta.” Alzai un sopracciglio, confuso, annuendo comunque per farla andare avanti “In pratica... ehm... qualcuno mi ha dato della troia!”
Sospirai, prendendole il viso tra le mani “Lee, non dovrebbe importarti di quello che gli al...”
“Se stai zitto, continuo!” tagliò corto, con la solita fermezza che mi faceva piacere ritrovarle in quella situazione “Non m’importa il contenuto. Più o meno...” sospirò “La cosa più... è che... l’autrice è Eleanor.”
“Cosa!?!” esclamai “L’hai anche aiutata a rimettersi con Louis nell’ultima settima, dovrebbe solo esserti riconoscente!”
“Shh!” rise, guardandomi gesticolare e mi prese le mani tra le sue “Possibile che non riesci mai a star zitto e lasciarmi parlare?”
Sorrisi, avvicinandomi al suo viso, tenendole ancora le mani “Però ti ho fatto sorridere...”
Sorrise di nuovo “Ok, questo devo riconoscerlo.” Si avvicinò, sfiorando le mie labbra con le sue, allontanandosi subito dopo per continuare a parlare “E’ stata lei stessa a dirmelo. Proprio perché si sentiva in colpa...”
Annuii, alzando una mano “Posso parlare?” Rise, dandomi una spinta sul braccio e annuì “Perché avrebbe fatto una cosa del genere?”
Sbuffò “Stavo per arrivarci, Styles!” alzai le mani, chiedendo scusa e aspettai che rispondesse. Alzò le spalle “Louis.”
Le accarezzai il viso, avvicinandola di nuovo a me, per baciarla andando oltre un bacio a stampo.
“E questo per cos’era?” sussurrò, poggiando la fronte sulla mia.
“Non ti è piaciuto?” la stuzzicai.
Mi rifilò un pizzico sulla pancia, ridendo. Sembrò notare solo allora che indossavo una camicia, una giacca che ora giaceva sul letto e i pantaloni dello smoking. Mi guardò da capo a piedi, sistemandomi il papillon “Sei molto bello.” Sorrise, pensando a chissà cosa.
Le accarezzai il viso, scostandole un ciuffo di capelli dietro l’orecchio “Tu di più.”
Alzò lo sguardo, incontrando il mio e la vidi chiaramente, la linea tra le sopracciglia. Le accarezzai le braccia, sorridendole “Io non so cosa sia successo tra te ed Eleanor o cosa c’entri Louis...” rise, sarcasticamente “Ti pregherei di non interrompermi, è da male...” mi beccai un cazzotto. Alzai un sopracciglio, guardandola minaccioso e la presi per i fianchi, facendole il solletico, solo per sentirla ridere... e insultarmi.
Quando il mio viso sovrastò il suo, mi avvicinai, baciandola. Sentii le sue labbra distendersi in un sorriso sulle mie e le sue dita fra i miei capelli “Harry?” mi allontanai appena, incontrando il suo sguardo serio e concentrato nei miei occhi “Ti amo.”
“Io di più.” Le sorrisi, cercando di baciarla.
“Ti amo davvero.” Insistette, trattenendomi per le spalle.
“Mai quanto io amo te.” Ribattei, ovvio “Perché voi donne avete sempre bisogno di chiedere le cose due volte!?!” rise, tornando ad accarezzarmi la nuca e mi avvicinò a sé, baciandomi.
“Oh mio Dio!” sentimmo esclamare Josh. Ci voltammo, trovandolo sulla porta, intento a coprirsi gli occhi con una mano “Ma insomma! Che cosa state facendo?”
“Josh, va via!” gli urlò, lanciandogli una pantofola.
“Te lo spiegherò un altro giorno!” aggiunsi io mentre se ne andava, meritandomi una sberla sul braccio. Mi voltai di nuovo vero Lee, sbuffando “Siamo un po’ troppo manesche oggi,eh!” tornando a farle il solletico.
L’aiutai poi ad alzarsi, rimettendosi seduta sulle mie gambe “Quello che volevo dirti prima che tu mi interrompessi...” rise, scuotendo la testa “Era di lasciar perdere tutti questi problemi per una sera. Ultimamente litighiamo troppo spesso e stasera, dovrebbe essere la nostra serata; dovremmo pensare solo a me e te.” Le accarezzai la punta del naso con il mio, facendola ridere e alzare lo sguardo. Le presi il mento tra le dita “Ci stai?”
Annuì, baciandomi “Dammi cinque...” guardò per terra, tra roba per capelli e vestito abbandonato “...venti minuti e sono pronta!”
 
“Ho vinto di nuovo!” esultò Josh, saltando sul divano.
“Wow, sei davvero forte...” cercai di continuare a fingermi partecipe, mentre guardavo di nuovo l’orologio sul display del cellulare “20 minuti? Sì, certo...” sbuffai, reclinando la testa sullo schienale del divano.
“Sono pronta!” urlò Lee dal piano di sopra, quasi che mi avesse sentito.
Io e il fratellino ci guardammo per un attimo, prima di schizzare ai piedi delle scale.
Giusto in tempo per vederla scendere.
Mosse un passo, posando un piede sul primo scalino e i miei occhi si focalizzarono su questo. Calzava una vertiginosa quanto femminile scarpa con il tacco nera lucida. Risalendo, non riuscii a riconoscere le gambe piene di graffi e ferite da campo da calcio di un’insopportabile ragazzina in quelle magre, lunghe e sicure della donna che era diventata Lee. Altri due scalini e le balze della gonna sobbalzarono, sopra le ginocchia, assecondando i suoi movimenti. Nascondevano del pizzo lilla sotto i ricami magenta, dandogli un tocco provocante. La vita fina era cinta dalla fascia nera, anch’essa ricamata e da un fiocco di raso intonato. Su un manichino, in una qualsiasi vetrina, quel vestito non avrebbe mai fatto lo stesso effetto. Non era uno di quei vestiti che le ragazze indossano comunemente ai balli scolastici, non nella nostra scuola, almeno. Ma era perfetto per lei. O almeno, secondo il mio punto di vista, era assolutamente bellissima, romantica, grintosa e dannatamente sexy con quell’abito. Sopra al petto, la pelle era rimasta scoperta: l’addome, le spalle, il collo. I capelli erano tenuti alti dietro la testa, in un elaborato chignon, che doveva essere stato realizzato grazie alla miriade di forcine nella sua stanza. La pelle olivastra risaltava in quell’abito, proprio come le sue labbra, con quel lucidalabbra rosato. Un altro scalino e finalmente incontrai i suoi occhi scuri, contornati dalla matita nera e le palpebre tinte di sfumature dal grigio al fucsia con l’ombretto. A quell’incontro, le sue labbra si distesero in uno splendido sorriso, ormai a pochi passi da me.
Le porsi la mano, che lei strinse e la sostenni mentre scendeva l’ultimo scalino.
“Scusa il ritardo.” Sorrise di nuovo, intrecciando le sue dita alle mie.
Scossi la testa, continuando a guardarla come un idiota “Puoi fare tardi quanto ti pare, se questo è il risultato...”
Rise, mentre Josh correva a prendere la macchinetta di sopra.
Mi cinse il collo, provocandomi “Pensavo ti piacessero i miei jeans o le mie felpe...”
Risi, accarezzandole il viso “Ovvio che saresti bellissima con qualsiasi cosa. Ma stasera...” mi avvicinai, per baciarla, quando Josh ci interruppe, scendendo le scale.
Si parò davanti a noi, pronto ad immortalare il momento “Cheese!”
“Aspetta!” lo fermai, correndo a prendere la mia giacca in salotto. La indossai ed estrassi dalla tasca la scatolina con il bouquet. Lo presi ed infilai la rosa rossa al polso di Lee.
“Pronti? Sorridete!”
 
“Lee?” alzò la testa, poggiata alla mia spalla e mi sorrise. La guardai, con l’acconciatura che cominciava a cedere dopo il terzo ballo “Sei bellissima.”
Sorrise, accarezzandomi la nuca “Ti amo, Styles.” Abbassai appena il capo, baciandola.
“Eccoti finalmente!” venimmo interrotti da una voce familiare. Lee si voltò di scatto, quando Lena le alzò scherzosamente la gonna “Mio Dio, sei strafiga!” Lee rise, abbracciandola e ricambiando il complimento “No, dico sul serio...” la prese sottobraccio, rivolgendosi a me “Non è strafiga?”
“Glielo stavo appunto dicendo.” Annuii.
“Sì, certo...” mi diede una gomitata, alludendo “Prima di infilarle la lingua in bocca, eh?”
“Lena!” rise la sua migliore amica, strattonandola per il braccio “Allora, dov’è il tuo misterioso cavaliere?” Un colpo di tosse attirò la nostra attenzione, alle nostre spalle. “Niall!?!” esclamò Lee, guardando sconcertata prima il suo migliore amico, poi la sua migliore amica “Mi... ahm...  devo essermi persa qualcosa!”
Lena alzò gli occhi al cielo, prendendo sotto braccio il biondo “Non cominciare a farti strane idee: non c’è assolutamente nulla di romantico tra me e l’irlandese in questione!”
Niall annuiva, affianco a lei “Visto? Non mi chiama neanche per nome.”
Alzai un sopracciglio, mentre si congedavano di fretta, lasciandoci di nuovo soli.
Lee si voltò, rivolgendomi lo stesso sguardo confuso e scoppiammo a ridere. Posò la mano sulla mia spalla “Mi accompagni a prendere qualcosa da bere?”
“Devi spiarli, non è così?” le pizzicai un fianco.
Rise, saltellando “La mia migliore amica con il mio migliore amico, non capita tutti i giorni!”
Annuii, cingendole la vita “10 minuti di sfottimento e poi sarai di nuovo tutta per me?”
Alzò il viso, baciandomi sotto l’orecchio “Non chiedo di meglio...”
Raggiungemmo quindi il buffet, studiandoli da una distanza di sicurezza, finché non arrivarono Eleanor e il suo cavaliere.
“Sei molto bella.” Le sorrise Lee, sincera.
“Anche tu!” Ele l’abbracciò, prendendola alla sprovvista, rischiando di farle cadere il bicchiere di patatine che aveva in mano. Sciolse l’abbraccio, tenendole le mani “Ti dispiace se parliamo...”
“Ah ah!” intervenni “Stasera no.” Cinsi le spalle di Lee “Qualsiasi cosa dobbiate chiarire, rimarrà sospesa fino a domani!” Lee le sorrise ed annuirono entrambe. Anche Louis annuì, guardandomi.
“Buona sera signorine!” fece il suo ingresso Malik. Entrambe risero, scuotendo la testa, mentre io e Tomlinson alzammo gli occhi al cielo “Wow, siete incantevoli...” si inchinò appena, teatrale peggio del solito. Rivolse un accenno di saluto anche a noi ragazzi, quando si accorse della nostra presenza.
“La tua accompagnatrice?” arrivò Lena.
Zayn radiografò anche lei, prima di risponderle “Uno come me non ha un’accompagnatrice...”
“Uno che è stato bidonato da Lee?” lo stuzzicò.
Mi morsi le labbra, trattenendo una risata.
“La mia idea era più che altro ballare con più ragazze possibili stasera, a dire la verità.” Le si avvicinò spaventosamente, alzando le sopracciglia con fare, secondo lui, seducente “Vuoi essere la prossima?”
“Scusa, preferisco mettermi della barba finta e imparare la danza dei lepricani con il mio accompagnatore, piuttosto!”
Malik rise, voltandosi di nuovo verso di noi. Allungò una mano a Lee, sorridendole “Lauren?” Lee rise, scuotendo la testa “Dai...” tossii, richiamando la sua attenzione. Allargò le braccia “Andiamo Styles, si tratta di un ballo e basta!” posò una mano sul cuore “Le mie intenzioni sono più che nobili!”
“Deve decidere lei.” Alzai le spalle, guardando Lee, che non ebbe neanche il tempo di rispondere, perché venne trascinata in pista da Zayn. Si voltò, sorridendo mortificata.
Eleanor e Louis li raggiunsero per ballare e poi se ne andarono anche gli altri due, lasciandomi solo con un pugno di pop-corn.
Me ne stavo lì a controllarli, pensando a come non avrei dato la possibilità a nessun altro di tentare di rovinare la nostra serata, dopo quel ballo.
Ma mi sbagliavo.
Quello era solo l’inizio...
“Styles solo soletto?” mi richiamò una voce fin troppo familiare.
“Ash.” La salutai con un cenno del capo.
“Che fine ha fatto la tua accompagnatrice?” incrociò le braccia, aprendo ancora di più la scollatura del suo vestito.
Alzai gli occhi al cielo, continuando a guardare la pista “Rapita da Malik.”
“E ti ha lasciato qui da solo?” rise, mettendosi di fronte a me “Non è prudente...”
“Non sono io la damigella.” Commentai, guardando la vera principessa nella grinfie del drago.
“Giusto.” Annuì, avvicinandomi di un passo. Le rivolsi uno sguardo enigmatico, facendo inconsciamente un passo indietro, trovando però il tavolo. Posò una mano sulla mia spalla, sistemandomi il colletto della camicia “Sembri un vero e proprio principe azzurro stasera.” Sospirai, voltandomi per farle capire che era di troppo “E si da il caso che a me ne servirebbe uno...” mi sfiorò la mascella e allora la fermai, prendendole la mano, guardandola severamente. Sorrise alzando le spalle “Andiamo...” strinse la mia mano “La tua bella può ballare con chi vuole e tu no?”
“E chi ti dice che io voglia ballare con te, scusa?” puntualizzai.
Rise, alzando le spalle “Non si rifiuta mai un ballo ad una bella ragazza!”
Avrei voluto contestare che non vedevo nessuna bella ragazza in giro, ma ormai mi stava già trascinando verso la pista da ballo.
Incontrai per un attimo lo sguardo di Lee, che fulminò la bionda che mi aveva portato fin lì. Alzai le spalle, scusandomi con il labiale.
Vidi la linea tra le sopracciglia comparire non appena iniziò una canzone lenta e Ashley mi cingeva il collo.
“I love you!” mimai.
Lei sorrise, prima di essere ripresa da Zayn.
Di spalle al palco, continuavo a guardarli, dondolandomi senza enfasi a ritmo.
“Payne!” disse Ash.
Alzai gli occhi al cielo “Piace anche a te?” rise, scuotendo la testa “Potresti andare a ballare con lui...”
“Per quanto tu voglia liberarti di me, mi dispiace.” Sorrise, indicando alle mie spalle “E’ un po’ impegnato.”
Aggrottai le sopracciglia, voltandomi proprio mentre cominciava a cantare.

When he opens his arms                                                                 

And holds you close tonight                                                            

It just won't feel right              

Cause I can't love you more than this                                            

Cause I can't love you more than this                                            

When he lays you down, I'm not just dying inside                      

It just don't feel right

Cause I can't love you more than this, yeah

“Tutti innamorati della tua innocente Lee, eh?” commentò Ashley, quando la mollai per raggiungerla.
Mi bloccai, voltandomi “Che cosa intendi dire?”
“Ah niente...” alzò le spalle “Solo che sa come farsi desiderare da voi... maschietti!”
“Solo perché io ti ho mollato per lei, non hai il diritto di parlarne male.” La richiamai “Anzi, dovresti porti qualche domanda. Forse io ho preferito lei perché è una persona migliore!”
Annuì, con aria da strafottente “E con migliore... intendi... non so... a scuola, a educazione fisica... o a letto?”
“Come scusa!?!” esclamai “Tu non stai bene!” mi voltai, per andare a cercare Lee.
“Andiamo, io so tutto!” mi prese il braccio, trattenendomi “Tu sei andato a letto con lei!”
Sospirai, cercando di rimanere calmo “Sì, hai ragione. Quindi?” alzai le spalle “Pensi che stia con lei solo per quello? O peggio... pensi che lei stia con me per questo motivo?”
“A dire il vero sì.” Incrociò di nuovo le braccia al petto, ma stavolta solo perché era arrabbiata, non per secondi fini “E fidati, non sono l’unica.”
 
“C’è una scritta nel bagno delle ragazze...” “Io so tutto!” “Ultimamente litighiamo troppo spesso...”
 
“Scusa, devo andare!” mi congedai, correndo a cercare Lee.

Scusate di nuovo se ci ho messo un po'...
Ma questo capitolo è stato piuttosto difficile da scrivere.
Ovviamente spero che vi piaccia!
Mi sto già mettendo a lavoro per scrivere il prossimo... ;D
Un bacio, a presto.

 

   

Il vestito di Lee... <3

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Capitolo 21
*** That's the right choice: we'll be better ***


21 – That's the right choice: we’ll be better
 

“Malik!” lo richiamai,  facendolo voltare “Dov’è Lee?”
Alzò le spalle “Non lo so, è scappata appena quel...” indicò il palco e capii che stava cercando un aggettivo per offendere Payne “E’ uscita dalla porta sul retro.”
Annuii, ringraziandolo e seguii la sua indicazione.
Sapevo esattamente dove cercarla: il vecchio campo da basket.
Svoltai l’angolo, scontrandomi con Liam “Hei, aspetta! Dove credi...”
“Scusa, sono stanco... devo andare!” Divincolò dalla mia presa e mi superò. Rientrando lasciò la porta sbattere e soppresse la musica.
Sospirai, passando una mano tra i capelli mentre aprivo il cancelletto sgangherato e cigolante del campo.
Mi ci vollero una manciata di secondi prima di riuscire ad abituarmi a quel buio. Pian piano, i contorni dei gradoni, il canestro senza rete e tutti gli altri dettagli si fecero più nitidi.
In cima, dove era solita sedersi, riconobbi la sagoma di Lee e quella che sembrava una lucciola intorno a lei, ma che sapevo essere la sigaretta accesa.
La raggiunsi, sedendomi affianco a lei.
“Mi dispiace, ok?” si voltò, espirando un’altra boccata di fumo “Per Liam. Non avevo idea...”
“Lo so.” Mi avvicinai, cingendole le spalle “L’ho visto andarsene.”
Annuì, facendo cadere la cenere dall’estremità della sigaretta “Abbiamo litigato.”
“Mi dispiace.” Le accarezzai il braccio.
 “No, non è vero.” Rise, in un sussurro “Non avremmo litigato per te, altrimenti.”Mi guardò severa, facendomi ritirare il braccio.
Rimanemmo in silenzio, finché non terminò la sigaretta e si alzò.
“Dove stai andando?” allargai le braccia, allungando la mano per prendere la sua.
La ritirò subito, con la scusa di scostarsi i capelli, che, notai solo allora, erano sciolti e cadevano liberi sulle spalle “Voglio andare a casa, sono stanca.”
“Lee, non puoi fare così!” esclamai, alzandomi in piedi. Lei mie guardò stanca e confusa “Non puoi scappare davanti ad ogni problema!”
Sembrava sul punto di dire qualcosa, poi si morse il labbro e abbassò lo sguardo, sistemando i capelli dietro l’orecchio “Io credevo...” sospirò “Avevi detto che stanotte non ci sarebbero stati problemi.”
“Solo perché non ne conoscevo l’esistenza.” Ribattei. Alzò il viso e quando i miei occhi incontrarono i suoi, sentii una strana sensazione sulla bocca dello stomaco: rabbia e comprensione. Fuse. “Lee, perché non parli con me? Possibile che tu non riesca a fidarti di me?” rimase in silenzio “Perché devo venire a sapere dei nostri problemi da altre persone?”
“Quali problemi? Quali altre persone?” esclamò, frustrata.
“Ashley ha detto di essere a conoscenza della nostra... notte. Al funerale di Sam.” Voltò lo sguardo, socchiudendo gli occhi mentre stringeva la morsa sul suo labbro inferiore “Ma tu questo già lo sapevi...” annuì impercettibilmente “E lo sapevano Lena, Niall, Payne...” Non rispose, continuando a guardare qualcosa al centro del campo “Sono solo io l’unico coglione con cui non parli!” singhiozzò, incrociando le braccia al petto, strofinandole. Sospirai, sfilandomi la giacca e la posai sulle sue spalle nude “Lee, cazzo di qualcosa!”
“Che cosa vuoi sentirti dire!?!” sbottò “Che l’ho sentita parlarne con la sua scagnozza? Che me lo tengo dentro e mi sta uccidendo da troppo tempo e...”
“E perché non ne hai parlato con me!?!” la interruppi, afferrandola per le spalle.
“Per sentirmi dire che glielo hai raccontato, rompendo la nostra promessa e nascondendomelo!?!” gridò, divincolando dalla mia presa. La giacca cadde a terra, ma nessuno dei due ci badò.
“E’ questo che pensi?” deglutii a fatica.
“E’ l’unica cosa che posso pensare.” Rispose, calmandosi.
Annuii, prima di sedermi. Posai i gomiti sulle gambe, nascondendo la testa tra le mani “Perché?” si avvicinò di qualche passo “Perché non riesco ad ottenere la tua fiducia, spiegamelo!”
“Perché tengo troppo a te. La posta è troppo alta e ho paura che se mi... abbandonassi completamente quando sto con te, rischierei di soffrire.” Confessò. La guardai e mi restituì uno sguardo deciso, sincero quanto era stata lei parlando “Io... voglio fidarmi di te.” Mi prese le mani e le sostituì con le sue, sulle mie guancie “E’ stato difficile. Avevo paura, ma ci ho provato, te lo giuro.”mi accarezzò i capelli “E poi è venuta fuori tutta questa storia...”
“E se ti dicessi che non sono stato io a raccontarglielo?” la guardai negli occhi “Mi crederesti?” boccheggiò, senza dire nulla. Mi avvicinai, posando la mano dietro la sua nuca e la bacia.
Come se non ci fossero altre parole per dimostrarle quanto l’amavo.
Quanto era importante per me.
Quanto non avrei mai potuto farle del male.
“Glielo hai detto...” sussurrò dopo quel bacio, posando la fronte sulla mia, il viso ancora tra le mie mani.
“No.” La interruppi.
“Mi dispiace.” Sospirò “Non te lo stavo chiedendo.” Alzò gli occhi, guardandomi “Non può essere stato nessun altro, lo capisci!?!”
“Cazzo, Lee!” alzai la voce, alzandomi. Respirai per calmarmi, camminando avanti e indietro per qualche secondo “Io... uff... è inutile!”
Lei mi guardò, con gli occhi gonfi di lacrime e batté il piede a terra “Avevi detto che sarebbe stata la nostra notte! Doveva andare tutto liscio! Doveva essere perfetto!”
“Mi stai accusando, per caso?” alzai un sopracciglio.
“No... io...” singhiozzò, scendendo le scalette.
“Lee!” la seguii, fermandola. Le cinsi la vita da dietro, attirandola a me “Mi dispiace, se ho alzato la voce...”
“Basta scusarti.” Reclinò il capo, posandolo sulla mia spalla “Tanto sappiamo entrambi che la colpa non è tua.” Si voltò “Sono io quella che sbaglia tutto: quella che ha paura, quella che non riesce ad aprirsi, a fidarsi...”
“Lee, smettila!” la feci voltare, abbracciandola.
“Perché mi consoli?” singhiozzò, stringendo tra le mani il colletto della mia camicia “Lo sai anche tu che ho ragione.” Provai a contraddirla, ma mi interruppe “E alla fine incolpo te. Incolpo sempre te e tu... tu mi dai ragione. Perché?” le accarezzai il viso, lasciando che si sfogasse, anche se quello che diceva era privo di senso “Io non ti merito, Harry.” Concluse.
“Ma che stai dicendo?” L’afferrai per le spalle, allontanandola appena, perché potesse guardarmi “Non dirlo! Non... non devi neanche pensarlo!”
“Dovresti lasciarmi.” Mi ignorò.
“Smettila!” La rimproverai.
“Perché non mi lasci?” sussurrò, forse perché aveva paura quanto me a prendere seriamente in considerazione quell’ipotesi.
“Ti amo, Lee.” Le asciugai le guancie.
“Io non merito neanche il tuo amore.” Prese la mia mano tra le sue, guardandola.
“Lee, davvero, falla finita.” Intrecciai le mie dita alle sue “Stai facendo del male ad entrambi, ma più di tutti a te stessa. Sono bugie queste e tu lo sai.”
“Harry?” alzò la testa. Fu sul punto di dire qualcosa, ma ci ripensò, sostituendo le sue parole con un bacio, proprio come avevo fatto io poco prima. Lo stesso bacio, in effetti. Carico degli stessi significati. Si allontanò, accarezzandomi la guancia, che doveva essere bagnata e mi scostò i capelli, guardando il mio viso come se fosse la prima volta... o l’ultima “Ti lascio io.” Sussurrò.
“Come scusa!?!” alzai un sopracciglio, facendomi più vicino, per essere sicuro di NON aver capito bene.
“Se non hai il coraggio di farlo tu, lo farò io.” Alzò le spalle.
Aumentai la presa dietro la sua vita, prepotente “Non ti credo, non lo vuoi neanche tu!” affondai il viso tra i suoi capelli, respirandone il profumo e lasciai che scendesse qualche lacrima, che si posava poi sulla sua spalla, ogni volta che la baciavo lungo il collo.
“No, infatti.” Mi accarezzò i capelli dietro la nuca “Ma l’hai detto tu stesso: sto facendo del male ad entrambi.” Provai a parlare, ma non me ne diede il tempo “Se invece uscissi dalla tua vita, renderei le cose più facili...”
“A me non importa avere una vita facile, se significa una vita senza di te, lo capisci!?!” esclamai, guardandola.
La sua espressione cambiò, non appena mi vide piangere e fu sul punto di ricominciare anche lei “Sei tu che non capisci.” Rispose, lasciandomi confuso “E per tutto questo tempo non ho fatto che fartene una colpa, ma la verità è che non sei tu che non mi capisci, sono io!” si indicò, scostandosi i capelli nervosa “Sono solo io! L’unica che non riesce a tornare alla propria vita dopo la morte di Sam.” Sospirò, singhiozzando “Ho bisogno di tempo...” alzò le spalle, sorridendo appena per l’ironica “E di un bravo psicologo, probabilmente...”
“Non hai bisogno di un dottore, ma di fidarti di me!” L’ironia non poteva essere colta in quel momento “Non farlo, te ne pentirai anche tu.”
“Lo so.” Annuì “Ma alla fine delle vacanze di Natale, tu avrai ritrovato un equilibrio nella tua vita, come è già successo ed io sarò felice per te.” Cercò di sorridere ancora, ma quella smorfia non assomigliava per niente ad uno dei suoi bellissimi sorrisi. Si avvicinò, accarezzandomi un’ultima volta la nuca, lasciandomi delicata un bacio che sapeva tanto di addio. La strinsi di nuovo, facendo increspare il tessuto del suo vestito tra le dita, ma quando lei si allontanò, la lasciai andare.
La conoscevo troppo bene. Era troppo cocciuta per essere persuasa quella sera.
L’avrei fatta allontanare per... un paio di giorni.
Poi sarei tornato e non avrei accettato un no come risposta.
Io l’amavo quanto lei amava me e l’avrei riportata nell’unico posto che le spettava: affianco a me.

Ok, ora potete insultarmi...
Lee ed Harry si sono lasciati.
Ora, non rimane che aspettare la fine delle vacanze di Natale! ;D

 

 Lee <3

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Capitolo 22
*** She's Back ***


22 – She’s back
“Che effetto fa?” Ryan mi cinse le spalle, guardando il salone buio e terribilmente silenzioso.
Dalle veneziane entravano raggi di luce, che illuminavano i granelli di polvere volteggianti.
Era rimasto tutto esattamente come l’avevo lasciato.
“Stano.” Risposi, sospirando mentre arrivava il rumore dello sciacquone dalla stanza affianco.
Comparve Josh, che alzò il pollice, sorridendo soddisfatto “Fatta tutta!”
Ryan scoppiò a ridere, raggiungendolo e gli afferrò la mano, proponendo di aiutarlo a disfare la sua valigia “Tu non vieni?” si voltò, ai piedi delle scale.
“Ehm sì, arrivo.” Gli sorrisi, indicandogli con la mano di avviarsi “Apro le finestre qui sotto, per far cambiare aria...” inventai, aspettando che fossero in camera, occupati, per raggiungere l’armadio a muro nel corridoio.
Eccolo lì.
Anche lui era rimasto proprio dove e come l’avevo lasciato io tre lunghissimi mesi prima.
Tirai giù la zip della custodia grigia, solo per guardarlo. Ma poi mi venne l’irrefrenabile impulso di toccare il tessuto del mio vestito. Lo strinsi tra le dita e ripensai alla sera del ballo. A quando ero tornata a casa piangendo.
Lui era lì, mi stava già aspettando e nascondeva di aver pianto anche lui.
 
“Che vuoi dire?” spalancò gli occhi.
“Voglio andarmene!” singhiozzai, incapace di alzare lo sguardo sul suo viso mentre lo superavo.
“E io cosa dovrei fare senza di te?” esclamò, senza fermarmi.
 
Presi un respiro profondo, posando la testa sul tessuto morbido del fiocco, riuscendo a respirare ancora il profumo di pulito, come se non fosse mai stato indossato.
 
“Vai avanti con la tua vita.” Alzai le spalle.
“Non ha senso senza di te!” rispose.
 
Tre mesi.
7 lettere.
39 e-mail.
415 chiamate.
2300 messaggi.
Zero di questi letti.
Nessuna mia risposta.
 
L’avevo fatto di nuovo, ero scomparsa.
Ero scappata per la seconda volta in un anno.
Se non avessi avuto l’ostacolo della scuola e di Niall qui, sarei rimasta volentieri a Londra con i miei, il resto della famiglia e i miei nuovi amici. Ryan...
Il ragazzo della porta affianco che avevo conosciuto il mio primo giorno nella capitale, correndo per Hyde Park. Lo stesso che mi aveva insegnato a divertirmi di nuovo, che si era preso cura di me e delle mie ferite, essendo l’unico a conoscenza di Sam e di Harry...
Mi sentivo una bastarda se pensavo a come gli avevo fatto credere di aver preso il suo posto.
 
“Posso chiederti una cosa?” si voltò dalla mia parte, sistemandosi le coperte fin sulla spalla.
“Ok, ma se non ti rispondo vuol dire che mi sono già addormentata...” sbadigliai.
Rise, nervoso, prima di diventare terribilmente serio “Pensi ancora ad Harry?”
“No.” Mentii, ma lo sapevamo entrambi.
“Bene.” Tossicchiò “Perché io credo di essermi innamorato di te, Lee.” Si avvicinò, accarezzandomi la guancia per scostarmi i capelli dal viso “C’è una possibilità che anche tu provi lo stesso per me?”
 
La zip si richiuse sonoramente.
Avrei voluto che i miei rimorsi venissero sigillati all’interno con il vestito, ma non era possibile, purtroppo.
Quindi presi un respiro profondo, ripetendo a me stessa di aver fatto la scelta giusta.
Ryan era qui per aiutarmi. Senza di lui non sarei mai potuta tornare qui ed affrontarlo.
E poi chissà, con il tempo magari, avrei provato gli stessi sentimenti che... provavo per Harry.
Chiusi l’anta di legno, ridendo appena.
Sì, certo... non ci credevo neanche io!
 
 
 
***


“Harry!” sentii da lontano, una voce familiare “Harry!” si fece più forte.
Lanciai un ultimo tiro, che entrò nel canestro e poi il pallone rimbalzò sul pavimento sgangherato del campetto, rotolando verso gli spalti per la pendenza del terreno.
Alzai lo sguardo, seguendolo.
Chissà perché ancora mi voltavo verso l’ultima fila, aspettandomi di trovarla lì a fumare, intenta a guardarmi allenare.
“Ha... ry... ti... ce... ti cer...” mi raggiunse l’irlandese, senza più fiato.
“Calma bello, così mi caschi per terra privo di sensi!” risi, trovandolo buffo mentre si stendeva sul pavimento a gambe e braccia divaricate, riprendendo fiato. Mi sedetti a gambe incrociate affianco a lui, mentre chiudeva gli occhi e cercava di recuperare il respiro.
“Fai con calma, io continuo ad allenarmi.” Provai ad alzarmi, ma mi fermò.
“No, stai seduto!” allungò un braccio, senza riuscire a prendermi.
Risi, correndo per prendere la palla mentre si alzava. Mi avvicinai al canestro, concentrandomi per tirare, quando continuò “E’ tornata!”
Persi ogni minima forma di concentrazione, lanciando la palla e colpì il cerchio arrugginito del canestro.
Sul campetto calò un silenzio pesantissimo, interrotto solo dai rimbalzi della palla.
Rimasi immobile, fissandola, finché Niall non mi venne incontro, posando una mano sulla mia spalla “Io te l’avevo detto di sederti...”
“E’... quando?” balbettai.
“Ieri mattina.” Rispose “E’ venuta a casa mia oggi.”
“Come...” deglutii a fatica, lasciando in sospeso la frase.
“Sembra che le vada tutto ok.” Alzò le spalle, infilando le mani in tasca “Sorride sincera. Sai, a volte ha quel sorriso...”
Annuii, sorridendo istantaneamente anch’io ripensando al suo viso. Al sorriso che una volta mi riservava.
“Devo andare da lei.” Stavo già per scattare, quando Niall mi afferrò il polso, tenendolo ben stretto e mi guardò serio con quegli occhi di ghiaccio “Che c’è?”
“Harry, lei non è sola.” Parlò lentamente, aspettando che ogni parola venisse recepita dal mio cervello “Si chiama Ryan, è venuto con lei da Londra.”
“Il suo... ragazzo?” quella parola sembrava così amara. Non riuscivo a pensare a nessun altro ragazzo che potesse meritare quell’appellativo, se non io.
Niall annuì ed io lo imitai, fingendomi razionale “Tranquillo, va bene.”
“Sicuro?” si accertò.
“Infondo anch’io ho una ragazza, no?” alzai le spalle, abbozzando un sorriso.
“A proposito di questo...” si avvicinò, continuando ad essere molto serio “Lee è la mia migliore amica, ma tengo molto anche a Lena. Vedi di non far star male nessuna delle due per questa situazione, ok?”
“Certo.” Annuii, sentendomi improvvisamente schiacciato in una pressa opprimente.
“Io devo tornare a casa, mia madre oggi è più sclerata del solito. Vuoi venire con me?” propose, facendo comparire il solito sorriso buono sul suo viso.
“Ehm no, grazie.” provai a sorridere anch’io “Avevo intenzione di continuare ad allenarmi...” indicai il canestro, come per essere più convincente.
“D’accordo. Ci vediamo domani a scuola!” mi salutò, prima di correre oltre il cancelletto.
Rimasto solo, guardai la palla, senza alcuna voglia però di rimettermi a giocare. Afferrai perciò la felpa da terra e la bottiglietta d’acqua che svuotai in un paio di sorsi.
Corsi fino in cima agli spalti, mi sdraiai sull’ultima fila.
Accesi l’I-pod e premetti play.
‘Flightless Bird, American Mouth’ riecheggiò nelle mie orecchie e chiusi gli occhi, lasciando che i ricordi riaffiorassero nella mia mente.
La canzone del ballo.
Quella durante la quale le avevo detto di amarla e lei mi aveva risposto con un sorriso di ricambiare.
L’avevo baciata, stringendola tra le mie braccia.
Tornando indietro l’avrei stretta molto più forte, più a lungo e le avrei ripetuto all’infinito quanto l’amavo.
Se avessi saputo che da lì a una decina di minuti il mondo si sarebbe capovolto.
Se avessi saputo che stavo per perderla.
La canzone che trasmettevano alla radio mentre guidavo per raggiungere casa sua prima di lei e aspettarla lì.
Non l’avevo più ascoltata da allora.
Da quando mi aveva sbattuto la porta in faccia, ricordandomi che mi amava, e poi era partita.
Ma ora era tornata e...
Sospirai.
Era riuscita a sconvolgere di nuovo la mia vita.

Chiedo umilmente scusa per il ritardo, ma la scuola, pur essendo appena iniziata, già mi sta rubando un sacco di tempo!!! >.<
Comunque eccoci qui...
E' passato un po' di tempo e sn successi parecchi casini.
CHi se lo aspettava!?!
So che in questo capitolo nn si capisce tutto bene,
ma non vi preoccupate, nel prossimo ci saranno chiaramenti!

 

   Lee a Londra, foto scattate da Ryan. 

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Capitolo 23
*** My Conditions ***


23 – My conditions

La porta scorrevole alle mie spalle si richiuse, sigillando la musica all’interno, che adesso arrivava alle mie orecchie ovattata.
Avrei dovuto fermarmi al secondo bicchiere, pensai, massaggiando con gli indici le tempie, che sentivo pulsare. Presi un respiro profondo e chiusi gli occhi, reclinando la testa fino a toccare il muro. Lasciai che l’aria pungente mi investisse il viso, per svegliarmi.
Riaprii gli occhi, osservando il cielo ovviamente coperto, abbassandoli poi sulla piscina.
Presi a camminare, per raggiungerla, quando notai una figura femminile, a bordo piscina.
Un secondo, la riconobbi.
Mi bloccai, paralizzato, sentendo il cuore accelerare incredibilmente nel giro di due secondi.
Tornare indietro o raggiungerla?
E poi Lee alzò il viso dall’acqua e si accorse della mia presenza. Riuscivo quasi a sentire i suoi occhi scuri su di me, anche da quella distanza.
Troppo tardi.
Non avevo altra scelta, se non continuare a camminare verso di lei.
Finché non le fui abbastanza vicino e fuori dalla portata delle luci da terra, tenni lo sguardo su di lei, che rimase immobile, impassibile e mi restituiva lo sguardo.
A bordo piscina, non riuscii più a guardarla e mi scostai i capelli, come scusa, sorridendo impacciato “Hei.”
“Hei.” Le labbra contornate dal rossetto si incresparono in un sorriso, molto più naturale del mio. Bellissimo.
Distolsi subito lo sguardo rimproverandomi della mia solita abitudine di fissare le labbra delle persone, quando parlavano. Le sue in primis! “Sei… ehm… appena arrivata?” chiesi, per rompere il ghiaccio, mentre mi sedevo affianco a lei “Non ti ho vista da quando sono qui.”
Si voltò, aprendo la borsetta, da cui estrasse il BlackBerry e il solito borsellino rosso. Premette un tasto a caso sulla tastiera e guardò l’ora sullo schermo quando si accese, prima di rimetterlo nella borsa “E’ mezzanotte.” Disse, posando una sigaretta tra le labbra e la accese “Sono arrivata tre ore fa.” La prese tra le dita, allontanandola dalla bocca e lasciò una prima boccata di fumo, voltandosi verso di me.
“Sei sempre stata qui?” sbattei le palpebre, dopo essermi accorto di essere rimasto a fissare imbambolato ogni suo gesto.
Poteva essermi mancata quanto voleva, ma era davvero ancora più bella di prima…
Scosse la testa, passando una mano tra i capelli per mandarli indietro “Dipende.”
“Da cosa?” alzai un sopracciglio, poggiandomi con le mani dietro la schiena.
“Da chi…” mi corresse, sorridendo impercettibilmente.
“Ok, da chi allora?” non potei far altro che imitarla, sorridendo divertito.
“Da te.” Soffiò di nuovo una nuvoletta di fumo, voltandosi verso di me, alzando gli occhi fino ad incontrare i miei per la prima volta “Ti stavo evitando, Styles.”
“Oh…” riuscii semplicemente a dire, irrigidendo le spalle “Beh, grazie per la sincerità…”
Sorrise, alzando le spalle “Dimentichi con chi stai parlando.”
Risi, annuendo. Mentre stava per rimettere il pacchetto di sigarette nella borsa, le fermai la mano, afferrandole delicatamente il polso e mi avvicinai con il busto “Non ti dispiace, vero?” le presi il pacchetto dalla presa ormai debole e mi voltai verso di lei, trovando la punta del suo naso ad un passo dal mio.
“N- no.” La vidi arrossire per la vicinanza e mi trattenni dal sorridere trionfante nel vedere che riuscivo ancora a farle questo effetto.
Tornai al mio posto e posai la sigaretta tra le labbra, mentre si avvicinava con l’accendino, per accenderla “Devo essermi persa qualcosa…” sorrise, guardandomi di nuovo negli occhi “Non eri tu quello a cui stava a cuore la salute e bla, bla, bla!?!”
“Non lo faccio spesso.” Mi difesi, alzando le mani, espirando una prima boccata “Solo quando sono nervoso.”
“Ti rendo nervoso, Styles?” sfoggiò uno dei suoi sorrisi divertiti, da sfottimento.
Le feci la linguaccia “No, ma ultimamente… mi hai dato ragione di esserlo.” Espirai di nuovo, guardandola.
Il suo sorriso si affievolì, lasciando il posto ad uno più sincero, timido “Anche tu non scherzi a sincerità…” commentò, schiacciando la cicca sul mattonato. Restammo qualche secondo in silenzio, poi poggiò la testa sulle ginocchia e rimase a guardarmi, continuando a sorridere.
“Che c’è?” risi, sentendomi in imbarazzo.
“Sei bravo.” Commentò, continuando a guardare le mie labbra.
“Ovvio.” Alzai le spalle, sorridendo.
“Te l’ha insegnato Lena?” la buttò lì, ma arrivò tagliente e affilata.
Sospirai ed uscì una nuvola di fumo dalle mie labbra. Mi passai una mano tra i capelli, nervoso e la guardai mortificato “Non è esattamente come pensi…”
“In questi mesi hai anche imparato a leggere nel pensiero?” imitò una faccia sorpresa.
“Vedo che la tua simpatia invece non è diminuita con l’aria della città, eh?” commentai, sorridendole  acido  “Io e Lena non stiamo insieme.”
“Ah no?” domandò.
“No.” Confermai.
“Guarda che non mi da fastidio.” Alzò le spalle.
“Davvero?” alzai un sopracciglio.
“Quindi state insieme?” domandò.
“Non proprio…” commentai, mordicchiandomi  le labbra.
Rise, in un sussurro “Lei lo sa?”
“Cosa?” lasciai andare un’altra boccata.
“Che non state ‘proprio’ insieme.” Commentò, imitando con le dita le virgolette.
“Credo di sì.” Alzai le spalle.
“Credi?” alzò un sopracciglio. Annuii “Che razza di risposta sarebbe?”
“Che razza di domande fai?” le feci il verso.
Sbuffò, scostandosi i capelli “Perché è sempre complicato avere una conversazione sensata con te, Styles!?!”
“Sensata?” ripetei.
Annuì, scandendo bene le parole “Significa che ha un senso…”
“Grazie, so cosa significa!” commentai acido.
Rise, alzando le spalle “L’hai sempre fatto…” mi sorrise, guardandomi.
“Ok, ora non ti capisco.” Scossi la testa, frustrato.
“Ma che novità…” rise “Quando mai capisci?”
“Perché non rispondi mai alle mie domande?” risi, buttando la cicca.
“Perché ripeti sempre le mie domande?” sorrise, sfottendo.
“L’hai rifatto!” la indicai.
Rise, scuotendo la testa e si sdraiò, tenendo lo sguardo sul cielo “Non siamo cambiati affatto…”
La imitai, stendendomi affianco a lei “Tu sì.” Si voltò, alzando un sopracciglio “Hai qualcosa di diverso…”
Rise, mordicchiandosi il labbro e si posò una mano sulla pancia “Non credevo fosse già così evidente.”
“Evidente?” domandai.
“L’hai fatto di nuovo, Styles.” Rise, indicandomi. Risi anch’io, prima di tornare serio. Lei mi guardò, alzando le spalle “Sono incinta.”
Scattai su, sedendomi “Che cosa!?!” Lei annuì, rimanendo sdraiata e tranquilla. “E… e lui… coso, là… Ryan, lo sa?”  Annuì, ancora sdraiata, massaggiandosi la pancia, mentre a me veniva in mente l’immagine di quell’estraneo e Lee che… beh, avevano un bambino. Scossi la testa, scacciandola “Cioè tu e lui…”
Mi guardò, intuendo e corrugò le sopracciglia “Oh mio Dio, no!”
“No?” ripetei.
Sorrise, divertita e scosse la testa “No.”
“Beh, allora cos’è: lo spirito santo!?!” commentai ironico. Si voltò, come se trattenesse una risata. O stesse per piangere… “Oh merda! E’ mio!?!”
Tornò a guardarmi, mordendosi il labbro inferiore quando scoppiò a ridere “Dio, Styles, ti sto prendendo in giro!”
“Eh?” esclamai, sentendo ancora il cuore battere ancora come un tamburo. Lei annuì, semplicemente, continuando a ridere “Sei una stronza! Credi che sia divertente!?!”
Lei annuì, mettendosi a sedere “Se vedessi la tua faccia rideresti anche tu.”
La incenerii con lo sguardo, prima di lanciarmi verso di lei e farle il solletico sui fianchi, guardandola dimenarsi sotto di me, insultandomi e provando a schiaffeggiarmi. Gustandomi il suono della sua risata “Sei cambiata davvero, comunque.” Commentai, guardandola.
“Forse sono cresciuta.” Alzò le spalle, asciugando una lacrima, causata dalle risate.
“Forse.” Annuii, continuando a guardarla, senza accennare a scansarmi o lasciarla andare.
“Forse mi sei mancata.” Confessai.
“Forse sei ubriaco.” Mi fece la linguaccia. Risi, annuendo, senza muovermi ancora e rimasi a guardarla. A guardare le sue labbra, pensando a quanto avrei voluto assaggiarle un’altra volta. Come se fossero ancora per me, come se fossi giustificato dall’alchool… Quando i miei occhi incontrarono di nuovo i suoi, li trovai impegnati a fissarmi. Sapevo che aveva almeno un’idea di quali fossero in quel momento i miei pensieri, ma la sua mente per me era un enigma. Rimasi immobile, sovrastando il suo viso “Forse dovresti levarti.”
“Oh, sì… scusa.” Sussurrai, impacciato, tornando a sedermi affianco a lei. La guardai mentre controllava di nuovo l’ora sul cellulare e, temendo che stesse per andarsene, mi affrettai a cercare qualcosa da dirle “Io e Lena non stiamo insieme.”
Si voltò, alzando un sopracciglio, sorpresa. Annuì “Ok…”
“Ci siamo baciati, qualche giorno prima che tornassi.” Spiegai “E’ stata una cosa stupida, non so neanche io perché l’ho fatto…” – Perché sapevo che stavi per ritornare, ero confuso e piuttosto ubriaco... – pensai tra me e me, ma non lo dissi ad alta voce.
“E a lei sta bene?” domandò.
“Non ha mai detto nulla in contrario, quindi…” mi scostai i capelli con la mano.
“Perché me lo stai dicendo?” chiese.
“Perché ora sembrerà molto meno imbarazzante la mia richiesta...” Presi un respiro “Parlami di Ryan.”
Rise, in un sussurro “Che cosa vuoi che ti dica?”
“E’ qui?” mi voltai inconsciamente, verso la casa.
Scosse la testa “Non è un tipo a cui piacciono le feste. Ha detto che preferiva restare a casa.”
Annuii, ascoltandola “E che tipo sarebbe?”
“Ehm… normale, credo.” Alzò le spalle, gesticolando.
“Normale?” alzai un sopracciglio.
“Smettila. Di. Ripetere. Quello che dico. Chiaro?” rise, minacciandomi.
“E tu smettila di rispondere in modo vago.” Alzai le braccia, ridendo.
“Che vuoi che ti dica?” sbuffò, scostandosi i capelli “E’ simpatico, intelligente, gentile, ha la pessima abitudine di risistemare la mia stanza quando io amo vivere nel disordine, tifa il Manchester purtroppo, gli piace andare a correre, la sua passione è la fotografia e purtroppo per me dice che sono la sua modella preferita, e gli piace anche preparare la colazione per me e Josh…”
“Per fortuna, perché tu sei una pessima cuoca.” La stuzzicai, interrompendola.
“Beh, non si è mai lamentato, quindi…” mi fece il verso.
“Beh, non vuol dire che non pensasse il contrario.” Commentai.
“Già…” mi guardò, alludendo al nostro precedente discorso.
“E’ una cosa seria?” insistetti.
Annuì, alzando le spalle “Sembra di sì.” Si mordicchiò lo smalto blu, nervosa, prima di voltarsi verso di me. Mi guardò, senza dire nulla per un paio di secondi ed io la imitai, guardandola ed aspettando una sua mossa. Prese un respiro profondo e si fece coraggio “Harry, io ti amo.” Spalancai gli occhi, sorpreso e sentii nel petto il cuore alleggerirsi. Mi mossi, per avvicinarmi a lei, ma scattò in piedi “Lasciami finire…” annuii, alzandomi anch’io, di fronte a lei. “Ti amavo quando me ne sono andata e purtroppo non è cambiato molto neanche a chilometri di distanza.” Ricominciò “E poi ho incontrato Ryan.”
Deglutii a fatica “Quel ‘e poi’ non promette nulla di buono…” commentai, cercando di farla ridere.
Sorrise appena, stringendosi le braccia, nervosa “Io non provo per lui lo stesso che provo per te, è vero. Ma lui mi rende felice, perciò voglio stare con lui.”
“Quindi tu mi ami…” ricapitolai e aspettai che annuisse “Ma non vuoi ritornare con me.” Annuì di nuovo. “Non ha senso quello che dici, lo sai?” la guardai, cercando di convincerla.
“Fidati, è più facile così…” Sospirò, scostandosi i capelli e fece per andarsene, ma mi parai davanti a lei “Avrei potuto rimanere a Londra, ma ho deciso di venire qui, perché mi mancavi tu e tutti gli altri. Non farmene pentire…”
“Dovresti smetterla di scappare dai problemi, Lee.” Infilai le mani in tasca, guardandola.
“Ho anch’io il diritto di essere felice!” Rispose, corrugando le sopracciglia, facendo comparire la solita ruga espressiva “Non sta a te decidere se il modo con cui ottengo la mia felicità è giusto o no.”
Annuii, avvicinandomi “Solo, non evitarmi più. Ti prego.” Avvicinai la mano al suo viso ma si ritrasse. La ignorai, sentendo davvero il bisogno di toccarla e le accarezzai la guancia, facendomi ancora più vicino fino a posare la fronte sulla sua, fino a sentire il suo respiro irregolare ancora intriso di fumo sfiorarmi le labbra, in una nuvoletta di condensa “Te l’ho già dimostrato una volta, posso renderti felice anch’io.”
“Vuoi davvero starmi vicino?” chiese, alzando gli occhi, incontrando i miei, vicini come non lo erano da tanto. Troppo.
“Ti ho già perso troppe volte.” Le accarezzai la guancia con il pollice.
“Ci sono delle condizioni.” Posò la mano sulla mia “Sei disposto a starci?” Annuii, senza neanche chiederle quali fossero quelle condizioni. Non mi importava, se significava che potevo tornare a stare insieme a lei “Niente più che amici. Niente riferimenti al nostro passato. Niente giochetti, flirt o roba varia.”
“Sono queste le tue condizioni?” intrecciai le dita alle sue, abbassando la mano all’altezza dei nostri fianchi “Lo fai solo per lui?”
Quella situazione cominciava a diventare davvero ingestibile. Potevo capire che mi amasse, ma non volesse stare con me. Anzi no, non capivo neanche questo! Ma adesso imporre dei limiti al nostro rapporto –di qualunque genere esso fosse o sarebbe stato- solo per non farlo soffrire era davvero troppo! Sentivo lo stomaco bruciare e non potevo dare la colpa alle patatine alla paprica, quella era gelosia.
Sospirò, allontanandosi appena “Non è vero. Lo faccio per te, perché sarai libero di stare vicino a me, come amico. Lo faccio per me, che non dovrò ricordare la nostra storia, per riuscire ad andare avanti. Lo faccio sì, anche per Ryan, perché sarebbe sbagliato assecondare le tue avance quando lui è il mio ragazzo.”
Serrai la mascella, sentendo il modo in cui lo chiamava. Sospirai, annuendo “Accetto le tue condizioni.”
Sorrise, alzandosi sulle punte per baciarmi la guancia “Buonanotte, Styles.”
La strinsi a me, sentendola saltare per la sorpresa “Non ci sto provando con te, ti sto solo salutando come avrei dovuto fare all’inizio della serata.” La sentii sorridere e mi cinse il collo “Mi sei mancata.”
“Anche tu.” Poggiò la guancia sulla mia spalla, sfiorandomi il collo con la punta fredda del naso.
“E ti amo ancora.” Aggiunsi.
“Lo so.” Sussurrò, solleticandomi la pelle del collo.
“Non era questo quello che volevo sentirmi dire.” Le accarezzai la schiena, stringendola ancora quando la sentii rabbrividire.
“Ti amo anch’io.” La sentii sorridere “E se lo dici a qualcuno ti ammazzo!” aggiunse poi, sciogliendo l’abbraccio.
“Ora ti riconosco!” commentai, facendola ridere. Le allungai il braccio, indicandole con la testa il cancello “Dai, ti accompagno a casa.”
Sorrise, intrecciando il suo braccio al mio, camminando verso casa sua.

Hi Everyone!
Sono tornata, ma stavolta, ho una scusante per il mio ritardo.
Già, il mio computer è morto!!! DD:
Adesso mi hanno rifilato questa merdina, ma almeno, posso scrivere.
Infatti mi sono messa subito all'opera e spero di avervi soddisfatto.
Un bacio,
Mi siete mancati. <3

 



*Lee Lauren ha aggiunto una foto in cui ci sei tu*

*Lee Lauren ha commentato una foto in cui sei taggato*

Ahah! Beccato! Così forse ora capirai come ci si sente a trovarsi dall'altra parte dell'obbiettivo per una volta! LOL
Ps: nn essere arrabbiato con me per averti rubato la Canon, ok!?! :3

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Capitolo 24
*** Truth or Dare? ***


24 – Truth or Dare?


“Ti prego, ricordami di nuovo perché sono venuto con te.” Commentò Ryan, guardando la casa da cui arrivava una musica assordante.
Sorrisi, divertita, prendendogli la mano che aveva sulla mia spalla, baciandogli la guancia “Perché oggi è il compleanno di Harry. E siccome ogni volta che pronuncio il suo nome diventi verde, hai represso il tuo ‘ma in questo paese non fate altro che organizzare feste.’ e hai deciso di accompagnarmi!”
“Giusto, ora me lo ricordo.” Annuì, alzando le spalle e suonò il campanello. Risi, scuotendo la testa. Lui si avvicinò, sorridendomi e mi prese il viso tra le mani. Si abbassò appena e mi alzò il mento, perché le mie labbra potessero incontrare le sue.
La porta si aprì “Allora, chi ab…” mi allontanai non appena sentii la voce di Harry, trovandomelo davanti, imbarazzato ed irritato.
“Buon compleanno!” sorrisi, abbracciandolo, prima che passasse anche solo un altro imbarazzantissimo secondo. Mi strinse a sé, cingendomi la vita e mi baciò la guancia. “Ti…” mi allontanai, con le mani sulle sue spalle “Ti ho portato un regalo!”
“Hei, grazie.” Sorrise, prendendo il pacchetto, prima di ringraziarmi baciandomi di nuovo le guance “Credevo che il tuo regalo fosse la scena di poco fa…”
Risi, nervosa, sperando che Ryan non lo avesse sentito e gli diedi un cazzotto sulla spalla “Harry, lui è Ryan.” Sorrisi, indicandolo “Ryan, lui è Harry.”
I due si strinsero la mano, sorridendosi e poi, finalmente, entrammo.
“Guarda chi si rivede!” ci raggiunse Zayn, con un bicchiere in mano “Sei ancora più bella di prima…”
“Sì, ehm, grazie.” Cercai di sorridere, anche se quello che ne uscì era più una smorfia, visibilmente in imbarazzo “Tu invece sei sempre lo stesso, Jawaad…” Mi girai verso Harry, che tratteneva una risata, guardando la faccia del mio ragazzo. “Chi dei due è così gentile da prendere i nostri cappotti ed evaporare!?!” mi sfilai la giacca e il cappello, guardando entrambi minacciosamente.
“Date a me!” si propose il moro “L’appendiabiti è vicino al tavolo degli alcoolici!” scossi la testa, ridendo “Bel vestito, è lo stesso che indossavi alla mia festa?”
“Non lo so, non me lo ricordo…” alzai le spalle, lasciandogli il cappotto.
“Io dico di sì.” Insistette “Fidati, quella è stata una serata che dimenticherò difficilmente.”
“Evapora. Ora!” gli intimai, facendo scoppiare a ridere soddisfatto lui e quell’altro coglione del festeggiato.
“Vi porto qualcosa da bere?” propose, ammiccando e ci lascio finalmente soli.
“Comincio a chiedermi anch’io che ci siamo venuti a fare…” dissi, ironica, prendendo Ryan a braccetto.
“Beh, a quanto vedo, in realtà non ti dispiacciono le feste…” commentò lui.
“Senti, non dargli retta. Malik è un coglione… Lo fa solo perché si diverte a farmi arrabbiare!” lo rassicurai, scostandomi i capelli “Siamo qui da due minuti, già vorrei tornare a casa…”
Annuì, prima di tornare sullo stesso argomento “E, per curiosità, cos’è che non dimenticherà della sua festa?”
Sorrisi, preferendo non rispondere “Oggi c’era anche un bel film in tv.”
“Lee…” mi richiamò, ridendo.
“Però non ricordo su che canale...” continuai a fare la vaga, facendolo ridere.
Mi baciò la guancia, mentre passava davanti a noi Liam. Si fermò, non appena mi vide e rimase lì imbambolato. “Ce l’ha con noi quel tipo?” annuii “Perché ti guarda come se avesse visto un fantasma?”
“Chi?” si intromise Harry, di ritorno con due bicchieri.
“Quel tipo che sta venendo verso di noi.” Spiegò Ryan.
“Oh, Payne…” commentò “Tieni questo, bello.” Gli porse il bicchiere, sorridendo sotto i baffi “Ne avrai bisogno stasera…”
“Hei.” Entrò in scena Liam, sorridendo imbarazzato.
“Sei tornata.” Mi indicò, ancora incredulo della mia presenza.
“Così sembra…” alzai le spalle.
Liam rise, grattandosi il collo nervoso e allora notò Ryan. Gli sorrise, porgendogli la mano “Piacere, Liam.”
“Ryan.” Gliela strinse, ricambiando il sorriso.
“Beh, forse è meglio se ti lascio alla festa...” Si congedò, con un altro sorriso dolce dei suoi.
“Ci vediamo a scuola.” Lo salutai. Mentre lo guardavo girare i tacchi e andarsene sperai che fosse riuscito a leggere tra le righe ‘Ora è meglio di no, ma ci tengo a chiarire con te, dopo il nostro ultimo incontro la sera del ballo.’
“Che dici, andiamo a ballare?” Ryan mi riportò alla realtà, prendendomi la mano.
Annuii, sorridendo “Era ora che me lo chiedessi!”
Mi cinse la vita, baciandomi i capelli e mi portò verso il centro del salotto, dove stavano ballando gli altri. Mi voltai appena, guardando Harry da sopra la sua spalla, farmi l’occhiolino. Sorrisi, tornando a concentrarmi sul mio ragazzo.
Stavamo ballando forse da cinque minuti, quando vidi poco distanti da noi Harry e Lena, che parlavano.
‘Brutta…’ sussurrai fra i denti. Ryan alzò un sopracciglio, chiedendomi se avessi detto qualcosa. Mi limitai a scuotere la testa, aggrappandomi alla sua spalla, continuando a guardarli. Lei stava giocherellando con una ciocca dei capelli rossi, come aveva sempre avuto il vizio di fare, ma questa volta mi sembrava solo che stese civettando. Lui le disse qualcosa e lei scoppiò a ridere, posando la mano sulla sua spalla.
Harry alzò lo sguardo ed incontrò il mio. Mi voltai subito, fingendomi indifferente e posai la guancia sulla spalla di Ryan. Qualche secondo dopo, non riuscendo a trattenermi, mi alzai leggermente sulle punte e sbirciai nella sua direzione.
Mi sorrise, ma non come aveva fatto poco prima. Aveva quel sorrisetto stronzo con cui riusciva sempre a farmi alterare. Solo che non avevo ancora capito cosa avesse intenzione di fare.
Almeno finché non le si avvicinò e le cinse le spalle, avvicinandosi alla ‘pista da ballo’. Il tutto senza mai smettere di guardarmi. E ora sapevo anche il perché… stava provando a farmi ingelosire? A me!?!
Scossi la testa, come se stessi rispondendo telepaticamente alla sua domanda e lo guardai un’ultima volta, prima di tornare a concentrarmi su Ryan, che mi sorrise. Gli sorrisi anch’io, stringendolo a me.
Sbirciai di nuovo per vedere che cosa stesse facendo Harry. Quel grr!… mi stava imitando, avvicinando repentinamente Lena a lui.
Aggrottai le sopracciglia, stizzita, e mi allontanai appena, cingendo il collo di Ryan. Lo guardai negli occhi, sorridendogli e lui mi restituì un sorriso dolce. Mi accarezzò la guancia e la baciò “Ti ho già detto che sei bellissima stasera?”
Annuii, mordicchiandomi il labbro “Sì, ma fa sempre piacere sentirselo dire…”
Vidi con la coda dell’occhio Harry, dietro di lui, mentre si avvicinava al mio orecchio “Sei bellissima.” E vi lasciava un baciò appena sotto, sul collo.
Sorrisi soddisfatta, guardando l’espressione corrucciata del riccio.
Ma se c’è una cosa di Harry che so troppo bene, è che odia perdere.
Infatti, posò la guancia tra i capelli di Lena, sussurrandole qualcosa e le rimase appiccicato. Mentre con la mano le accarezzava la schiena e scivolava fino al suo fondo schiena.
“Io non sarei voluta arrivare a tanto, ma…” sussurrai, lanciandogli uno sguardo di sfida, prima di posare le mani sulle spalle di Ryan. Lo spinsi piano, facendolo allontanare. Mi guardò confuso, finché non posai la mano sulla sua guancia, accarezzandogliela e mi alzai sulle punte. Lui abbassò leggermente il viso, finché non posai la fronte sulla sua. Lo guardai negli occhi, sorridendogli, prima di tagliare quella distanza minima tra di noi con un bacio. Gli sfiorai piano le labbra e lui rispose dolce al contatto. Sapevo che non gli piaceva ‘dare spettacolo’ andando oltre un semplice bacio a stampo davanti ai suoi amici, o ai miei o davanti a mio fratello, ma non oppose resistenza quando passai la lingua sulle sue labbra e le socchiuse. Sorrisi, sulla sua pelle, trovando tra le mani un ciuffo biondo, dietro la sua nuca, da passarmi tra le dita e sentii la sua mano accarezzarmi la schiena, appiattendomi al suo petto.
Ci separammo poco dopo, scambiandoci un sorriso.
Tornai con i piedi per terra e il viso sulla sua spalla, sorridendo trionfante al festeggiato. Lo trovai immobile, nonostante le sue mani fossero ancora sul corpo di Lena, intento a fissarci. Stavolta nel suo sguardo si leggeva ‘rabbia’.
Alzai le spalle; ben gli stava!
Mi guardò di nuovo, alzando un sopracciglio ed io lo imitai, confusa.
“Non ci provare…” sibilai, sottovoce.
Harry rise appena, tornando a guardare Lena. Le prese una mano e l’alzò, facendole fare una piroetta. Prima che tornasse al suo posto, la strinse, imitando un casché.
Mi guardò per un attimo, prima di tornare a guardare il viso di lei, a pochi centimetri dal suo.
Rimase immobile per qualche secondo, come se stesse ancora soppesando la sua scelta.
Secondi in cui anch’io rimasi immobile, in attesa.
Lo vidi abbassarsi e il mio cuore perse un battito, al pensiero di stare per assistere ad un bacio tra la mia migliore amica e il mio… cioè Harry.
Ma quando mi guardò di nuovo, riportandola in piedi, capii che quel movimento era stato solo un sospiro.
Sorrisi, tornando a respirare normalmente.
Il cellulare, nella tasca dei jeans di Ryan squillò, interrompendoci “Merda è mia madre!” sbuffò, baciandomi la fronte “Vado fuori, qua c’è troppo casino.” Annuii, guardandolo andarsene.
Mentre lo vedevo aprire la porta ed uscire sul portico, mi passò affianco, quasi sfiorandomi la spalla, Lena.
Quindi mi voltai subito, trovando Harry da solo.
Mi avvicinai, afferrandolo per il polso prima che si voltasse, sbuffando “Mi dispiace.”
“Davvero?” alzò un sopracciglio, acido “A me non sembrava…”
“Beh, non è che adesso tu non c’entri nulla, eh!” alzai le braccia, nervosa. Lui alzò gli occhi al cielo, innervosendomi ancora di più, anche perché sembrava stesse prestando attenzione a qualcuno alle mie spalle, piuttosto che a me “Ma mi stai a-…”
“Balla con me.” Tornò a guardarmi, interrompendomi.
“Perché?” esclamai.
“Perché Lena è andata a prendere da bere e, almeno per questo ballo, sono rimasto da solo.” Si avvicinò di un passo, sorridendo diabolico “Certo, starà per tornare, ma se mi trovasse con un’altra ballerina…” alzò le spalle, scostandosi i capelli con la mano, continuando ad atteggiarsi in modo – mi costa ammetterlo- seducente “Potrebbe leggermente incazzarsi. Un po’ come te prima…”
“Mi stai tentando Styles?” incrociai le braccia al petto, divertita.
Annuì “E direi che ci sto riuscendo.” Sorrise, vittorioso e mi prese la mano, tornando a ballare una canzone più movimentata. Mi conosceva troppo bene; sapeva quanto potessi essere in qualche modo vendicativa, verso qualcuno o qualcosa che mi infastidiva. Sapeva come prendermi e in quel momento pensai solo che Lena stesse per ritornare e che ci avrebbe trovati insieme. Non mi venne in mente che anche Ryan sarebbe tornato di lì a qualche minuto.
Non conoscevo il titolo, ma la voce doveva essere di Rihanna. Mi portò davanti a sé, continuando a tenermi la mano destra, che posò sul mio fianco sinistro, così da cingermi la vita da dietro con il suo braccio. Posò l’altra mano poco sopra e cominciammo a ballare, sentendolo avvicinarsi ogni secondo di più con la scusa di ballare, finché ogni centimetro della mia schiena toccò il suo petto. Lasciò un attimo la presa sul mio fianco, scostandomi i capelli dalle spalle, dove posò il viso e sorrise soddisfatto, respirandomi sulla spalla mentre ballavamo.
“Niall ci sta guardando.” Commentò, ridendo “Sembra un po’ incazzato, in realtà.”
 “Forse dovresti allontanarti.” Risposi, guardando il mio migliore amico, effettivamente alterato.
“Forse non voglio.” Sussurrò, avvicinandosi fino a sfiorarmi il collo con la punta del naso. Vidi Lena, di  sfuggita, prima che se ne andasse, facendosi largo tra gli invitati a spallate. Niall la seguì, preoccupato e mi sentii in colpa.. Abbassai lo sguardo, cominciando a smettere di muovermi. “Non l’avrei mai baciata.”
Alzai un sopracciglio, voltandomi con il viso verso di lui. Grosso errore! Me ne resi subito conto, tornando a guardare davanti a me “Teoricamente, l’hai già fatto…”
“Touché.” Commentò, ridendo “Eri gelosa?”
“No!” esclamai, di getto. Troppo orgogliosa per ammettere il contrario.
Rise, in un sussurro e sentii i suoi occhi puntati sul mio viso “Io sì.” Mi accarezzò un fianco, avvicinandosi “Sei la ragazza più bella della festa, Lee. Non avresti comunque ragione di essere gelosa di nessuna delle altre invitate.” Sfiorò appena con le labbra, parlando, su e giù per il collo, e tanto bastò a farmi rabbrividire “L’unica che muoio dalla voglia di baciare, saresti solo tu.”
“Credevo sarebbe stato più facile starti lontana.” Sospirai, chiudendo gli occhi e reclinai la testa, posandola sulla sua spalla.
“Davvero?” mi guardò soddisfatto. Non lo stavo guardando, ma immaginavo il sorriso che poteva essere comparso sul suo viso, lo intuivo dal tono della sua voce.
“No.” Ammisi, sorridendo appena. Aprii gli occhi e mi voltai, trovandolo a sorridermi.
“E’ per questo che ti sei portata appresso quel tizio?” commentò, senza mai staccare gli occhi dal mio viso, dai miei occhi, dalle mie labbra.
“Ryan è il mio ragazzo.” Scandii bene ogni singola parola, allontanandomi dalla sua spalla, seria “E questa stupida ‘sfida’ con te e Lena è stata la prima e sarà anche l’ultima volta che lo ferisco. O che faccio qualcosa alle sue spalle che riguardi te!”
Annuì, aggrottando le sopracciglia e per un secondo pensai che fosse anche lui serio “E, così, per curiosità, come hai intenzione di spiegargli questo nostro… ehm… ballo a luci rosse dal momento che ci sta fissando?” Lo indicò con il capo.
“Cazzo!” esclamai, allontanandomi, facendo cascare le mani di Harry dal mio corpo. Guardai Ryan, che sospirò, voltandosi. Mentre questo se ne andava, tornai a guardare Harry, che sorrideva sornione. Lo spinsi, urlandogli contro e già sentivo gli occhi pizzicare “Soddisfatto adesso!?!” La sua espressione cambiò subito e si fece preoccupato, cercando di prendermi la mano “Lasciami! Vaffanculo!” lo lasciai, seguendo di corsa Ryan. Fermai la porta con il piede prima che si chiudesse e mi precipitai fuori.
Si era appena seduto sul primo scalino del portico. Voltò appena la testa, anche se sapeva già chi ci fosse alle sue spalle. Deglutii a fatica, quando i suoi occhi neri mi impiantarono al muro. Tornò a guardare la strada ed aspettai qualche secondo prima di sedermi affianco a lui. Rimasi in silenzio, scostandomi i capelli con entrambi le mani, frustrata, cercando qualcosa da dirgli. Mi dispiace? No, troppo banale… e non avevo intenzione di ripetermi quella sera. Intanto, spostò la sua attenzione sulla tasca dei suoi pantaloni, tirando fuori il pacchetto di sigarette. Ne estrasse una e mi avvicinò il pacchetto, offrendomene una. Scossi la testa, reclinando l’offerta, perché in quel momento mi sentivo talmente in colpa che non mi andava neanche di fumare. Fece per richiudere le Marlboro, ma gli cadde l’accendino. Lo afferrai, avvicinandomi a lui per accendergli la sigaretta. Sorrise appena, in un ringraziamento, prendendola tra due dita e l’allontanò dalle labbra, espirando lontano dal mio viso. Quando tornò a guardarmi, mi avvicinai di nuovo, sfiorandogli dolce le labbra con le mie, accarezzandogli la guancia, sentendo la leggera barba che non aveva avuto voglia di radersi quella mattina e poi tornai al mio posto.
“Tu non hai idea…” sussurrò, guardandomi negli occhi. Posò di nuovo la sigaretta tra le labbra, facendo alzare il petto quando inspirò. Rimasi a guardarlo, finché la sua mano non sfiorò la mia sul legno del pavimento ed io abbassai lo sguardo, guardando la sua mano sovrastare la mia “Non hai idea di quanto sia dura vederti con lui.” Annuii, continuando a non guardarlo “Solo sapere che andate a scuola insieme, che passa davanti casa tua per andare al supermercato, che potresti incontrarlo ogni volta che esci…” lo sentii liberarsi da un’altra boccata di fumo “Io mi sento morire dentro ogni volta che lo guardi, ogni volta che vi sorridete, che vi scambiate delle frecciatine. Ogni volta che lui ti sorride e ogni volta che lui ti guarda in quel modo!” intrecciai le dita alle sue e strinse subito la mia mano. Alzai lo sguardo, trovato il suo corrucciato sul mio viso. Si avvicinò repentinamente, fin quasi a toccare la punta del mio naso con il suo “Io devo sapere che ne vale la pena. Che tu alla fine resterai con me...” Posò la fronte sulla mia, continuando a guardarmi dritto negli occhi. Posai una mano sulla sua guancia, accarezzandola, respirando l’odore di fumo dei suoi respiri sulle mie labbra “Che sarai mia.”
Mi avvicinai, baciandogli l’angolo destro della bocca, lasciandogli una serie di baci lungo il profilo della mascella, avvicinandomi all’orecchio. Gli accarezzai i capelli biondi dietro la nuca, posando la guancia sulla sua, le labbra perfettamente vicine all’orecchio “Sono tua.”
“Solo mia.” Precisò, posando le mani sulla mia vita. Mi spostò con facilità, facendomi sedere a cavalcioni sulle sue gambe. Nascose il viso tra i miei capelli, sfiorandomi il collo con il naso freddo, lasciando a volte dei baci.
“Ryan.” Lo chiamai, allontanandomi appena per guardarlo. Gli presi il viso tra le mani, portando i suoi occhi sui miei “Io voglio stare solo con te.”
Sorrise, annuendo e catturò le mie labbra in un bacio dolce e passionale “Ti amo.”
Continuai a baciarlo, premendo le palpebre, cercando di non pensare al dolore che mi stringeva il cuore ogni volta che me lo diceva.
E ogni volta che non rispondevo…
 
 
“Ti amo.” Sussurrò, baciandomi la fronte.
“Non dirlo.” Lo ripresi, senza neanche guardarlo.
Lo sentii ridere, in un sussurro. Venne dietro di me e mi cinse la vita da dietro, posando il mento sulla mia spalla “Perché no?”
“Perché l’amore fa schifo.” Commentai, fissando un punto imprecisato del laghetto buio davanti a me “Non voglio che tu mi ami.”
“Hai paura che possa soffrire?” mi sussurrò, baciandomi la guancia.
“L’amore fa soffrire.” Risposi, guardandolo seria.
“Prima o poi me lo dirai anche tu.” Alzò le spalle, sorridendomi.
 

Quella era stata la prima volta che aveva detto di amarmi.
Me lo diceva spesso, a dire la verità e ogni volta sapevo che lo dicesse nella speranza di sentirsi rispondere che anch’io lo amavo. Ma non ci riuscivo…
Perché probabilmente tutta la riserva d’amore che avevo si era esaurita per amare un’unica persona.
Non ce ne sarebbe stato più di amore per nessun altro dopo lui. Non come quello che avevo provato con Harry.
Non avevo intenzione di recuperare quell’amore, perché avevo sofferto ed ora volevo solo essere felice.
E lui lo sapeva. Sapevo che l’avesse capito, ma non gli importava.
“Torniamo dentro?” sussurrò sulle mie labbra “Rischi di raffreddarti solo con questo vestito.”
Annuii, alzandomi. Rientrammo, tenendoci per mano.
Presi un respiro profondo.
La festa non era ancora finita…
 

***

 
La festa stava per finire, gli invitati stavano tornando a casa ed erano le 23:30.
Tutto secondo i piani. Mia madre non avrebbe rotto il giorno dopo e mia sorella non l’avrebbe appoggiata.
Erano rimasti solo i miei amici: Tommo e la sua ragazza, Malik, Niall, Lena, Payne, Lee e Ryan.
Mi faceva strano ogni volta, pensare che fino a qualche mese fa, non avrei catalogato nessuno di questi nella categoria ‘amici’.
“Vi va di restare?” proposi.
“Non ti va di sistemare questo casino?” rise Liam.
Mi sarei aspettato una battuta del genere da Lee, che in realtà non mi aveva più rivolto la parola dopo aver ballato con me. “Ma no, che c’entra!” alzai le spalle “Siamo rimasti solo noi, facciamo qualcosa insieme.”
“Io ci sto!” alzò la mano Zayn “E so anche cosa possiamo fare!” ci sistemò, facendoci sedere in circolo per terra.
“Zayn, ti prego, dimmi che non è quello che penso…” commentò Lee, guardandolo mentre la faceva sedere su un cuscino.
“No, tranquilla.” Le sorrise, prima di sedersi affianco a lei, che stava già rilasciando un sospiro di sollievo “Non è una seduta spiritica.” Ridemmo, mentre si beccava un cazzotto sulla spalla.
“Lee è la prima!” rise Louis.
“Ma la prima a cosa?” chiese Lena.
“Obbligo o verità, Lee?” la ignorò il moro. Le ragazze alzarono li occhi al cielo “Oh, avanti… poche storie!”
“Voglio iniziare io!” alzò la mano la stessa Lena “Scelgo verità.”
“Oh, ok…” alzò le spalle Zayn, cominciando a cercare ad una possibile domanda.
Lena non gliene diede il tempo “Non ti viene in mente niente? Ok, faccio da sola, tranquillo.” Si affrettò a dire. La guardammo tutti confusi. Si schiarì la gola ed imitò una voce da uomo “Allora, Lena…”
“Io non parlo così!” si offese il moro.
Lena si limitò a lanciargli un’occhiataccia e tornò a parlare normalmente “Che cosa è successo la sera di capodanno tra te ed Harry?”
Spalancai gli occhi, guardando prima lei, che annuì, dicendomi di lasciarla parlare e poi Lee. Stava guardando la sua amica, la stessa espressione sorpresa e imbarazzata che avevo anch’io.
“Bene, speravo in questa domanda.” Continuò Lena, alzando le spalle “Io ed Harry eravamo un po’ ubriachi. Beh, tutti erano ubriachi quella sera… Comunque, era passata mezzanotte ed io ero seduta di fuori, da sola. E’ arrivato Harry, dicendo che era triste, perché…” si morse il labbro, guardando Ryan “Perché gli mancava Lee.” Mi guardò, cercando il mio consenso.
“Vai avanti.” Commentai.
“E perché non aveva avuto nessuno da baciare a mezzanotte. Io gli ho detto che ero sola e triste come lui e mi ha baciata.” Alzò le spalle, innocente “L’essere brilli e tristi ci ha portato a baciarci più volte, quella sera. Punto!” guardò diretta la sua migliore amica “Non ci siamo più baciati. Non c’è niente tra di noi, non c’è mai stato. Perciò smettila di trattarmi come se fossi una zoccola, smettila di dimostrarmi che Harry vuole solo te, perché lo so già.”
“Sì, ma tu cosa provi per lui?” insistette Lee, avvicinandosi “Lui ti piace?”
“Certo che mi piace!” Confessò Lena, stupendo tutti i presenti. Me compreso. “Come piace ad ogni ragazza sulla faccia della terra! E’ bello, divertente e gentile e sa come farti sentire desiderata. Ma è stato molto chiaro: non vuole nessun altra che non sia te.” Impegnato a guardarle, notai solo con la coda dell’occhio Ryan, voltarsi verso di me. E aveva tutti il diritto di guardarmi con quegli occhi, dopo la terza volta che sentiva dire quanto ancora amassi la sua ragazza! “E a me sta bene così. Non mi importa stare con lui, voglio solo tornare ad essere tua amica.” Concluse Lena.
Lee annuì, saltandole in braccio “Mi dispiace.”
Lena la strinse a sé, sorridendo “Mi sei mancata.”
Quando tornarono al loro posto, Zayn mise la mano sulla spalla di Lee “Visto? Senza di me, senza la mia proposta, non avreste mai risolto.” Lei gli lanciò un’occhiataccia, che lui ignorò, ridendo “Allora, chi vuole essere il…”
“Anch’io devo confessare una cosa!” Lo interruppe Ele.
“Ma insomma, questo è peggio di uno di quei programmi su Sky. Ci manca solo il postino, un conduttore e i fazzoletti…” sbuffò Niall.
“Lascialo stare.” Risi “Parla.”
“Ricordi quando ti ho detto che avevo scritto… quella cosa… sulla porta del bagno delle ragazze?” guardò Lee, che annuì “Beh, non ti ho detto tutto e mi sento una merda per questo!”
“Tutto cosa?” insistette Lee, interessata.
“Ti ho detto che l’avevo fatto perché pensavo che Louis mi avesse mollato per rimettersi con te.” Ricapitolò “Beh, che poi in effetti era così ma…”
“Aspetta, tu e lui…” Ryan aggrottò le sopracciglia, confuso, guardando sia Louis che la sua ragazza. Ma Lee lo zittì, indicando ad Eleanor di continuare.
“Non è del tutto vero.” Confessò “Io ero in bagno, quel giorno e sì, stavo piangendo dopo che Lou mi aveva praticamente detto di avermi mollato per te. E poi siete arrivate voi due e Niall e tu…” si scostò i capelli, sospirando, imbarazzata “Tu hai raccontato loro di aver fatto l’amore con Harry.”
E fu così che tutti gli occhi di tutti i presenti si posarono su me e Lee.
Louis aveva una faccia scioccata, bianco come un cecio.
Liam fu piuttosto diplomatico, forse perché se lo immaginava…
Zayn, coglione fino al midollo quando si parla di Lee e di sesso, se ne uscì con “Perché lui sì!?!”
Ryan… se avesse avuto un qualsiasi oggetto in grado di uccidere nella tasca dei jeans, in quel momento sarei già morto. Non ebbi il coraggio di guardarlo, mi limitai a incrociare per un attimo lo sguardo di Lee, imbarazzata quanto me.
“Comunque…” intervenne Niall, indicandoci di tornare a concentrarci su Eleanor.
“Sì, allora…” riprese a parlare “Quando ve ne siete andati, io sono rimasta lì. In quel momento ce l’avevo a morte con te. Ero talmente incazzata che ho pensato che potessi essere andata a letto anche con Louis e…”
“Ma non è mai successo!” ci tenne a precisare Lee, alzando le mani, guardando soprattutto il suo ragazzo.
“Ero talmente gelosa che, quando mi sono ritrovata il pennarello che dovevo ridare al prof. Grayden in tasca, ho scritto sulla porta.” Continuò Eleanor.
“Ma di preciso, cosa hai scritto?” chiese Louis.
“Angel di nome, Troia di fatto.” Recitò Lee, senza neanche pensarci. Era ovvio che la cosa non le fosse ancora andata giù…
“Aggressiva…” commentò sottovoce Zayn.
“Non avevo sentito entrare Ashley e la sua amica, però.” Abbassò la testa la mora. Lena guardò Lee, che annuì, capendola al volo “E loro mi hanno beccata subito. Mi hanno chiesto perché ce l’avessi con te e…”
“Glielo hai detto!?!” esclamai. Questa parte della storia era nuova anche per me.
Eleanor annuì “Mi dispiace, davvero! Ero fuori di me…”
“Quindi non sei stato tu a dirglielo!” esclamò Lee, senza più badare a ciò che Eleanor continuava a dire.
“Io?” aggrottai le sopracciglia “Ti avevo promesso che non l’avrei detto a nessuno. Perché avrei dovuto spifferarlo a quella stupida!?!”
“Allora non mi hai mentito…” concluse, ragionando.
“Su cosa avrei dovuto mentirti?” domandai, confuso.
“Quando mi ha detto che ero ancora l’unica…” si morse le labbra, sorridendo, sollevata.
“Tu sei l’unica.” Ribattei. Stava per tornare a parlare, quando fui io ad interromperla “Tu lo sapevi?” alzò un sopracciglio “Sapevi che Ashley conosceva il nostro segreto?” annuì, abbassando lo sguardo “Ma non mi hai detto niente. E’ per questo che abbiamo cominciato a litigare?” non rispose, non mi guardò “E’ per questo che continuavi ad incolparmi di qualsiasi cosa non andasse tra di noi?” di nuovo, nessuna risposta, nessuno sguardo “Potevi chiedermelo. Avremmo potuto parlarne!”
“Harry, calmo.” Liam mi posò una mano sulla spalla, quando alzai il tono della voce.
“No, non posso stare calmo!” esclamai “Perché non me l’hai detto!?!”
“Perché…” sospirò, alzando il viso, stampata un’espressione mortificata “Perché avevo paura di quello che avresti risposto.”
“Perché non ti fidavi di me.” Conclusi. Passai una mano tra i capelli, nervoso, quando la vidi singhiozzare. Mi faceva male vederla triste, sul punto di piangere, ma mi faceva più male, capire che non ero mai riuscito ad ottenere la sua piena fiducia, nonostante tutti i miei sforzi “Tu non ti sei mai fidata di me.”
“Non puoi incolparla.” Intervenne Ryan, cingendole le spalle.
“Stanne fuori.” Lo zittii.
“Lee è la mia ragazza, sta piangendo e tu sei lo stronzo che l’ha fatta piangere: riguarda anche me.” Ribatté, serrando la mascella.
“Lee sarebbe ancora la mia ragazza se non fosse stata per questa cazzata!” sbottai “Se ne avessimo parlato, ti avrei rassicurata mesi fa. Tu non avresti dubitato di me, non avremmo litigato di continuo e non te ne saresti mai andata e questo tizio non ti chiamerebbe la sua ragazza!” lei non disse nulla, ne provò a guardarmi, mentre il suo ragazzo la stringeva, rassicurandola. Mi alzai, lasciandoli “Ho bisogno di un minuto.”
Rientrai una decina di minuti dopo in salotto. Lee e Ryan se ne erano andati.

Sono stata veloce questa volta!
Ce l'ho fatta...
Allooora..
Se nel capitolo scorso Harry e Lee sembravano aver raggiunto un accordo,
in questo, capiscono che non è così semplice come pensavano.
E poi tutte queste confessioni!!! @.@
Di sicuro Harry non scorderà facilmente il suo compleanno... .-.
Spero vi sia piaciuto,
lasciate delle recensioni, sono sempre gradite! <3
A presto.

 

 Lee <3

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Capitolo 25
*** The Key ***


25 – The Key

“Ragazzi, sorridete!” la prof di scienze posò le mani sui fianchi, alzando il capo per guardarci sotto la visiera del suo cappello viola “Andiamo in gita, non in campo di sterminio!”
“Ma perché parla?” sbuffai, reclinando il capo sul sedile. Lena, affianco a me, lasciò stare il posacenere ricolmo di chew-gum della seconda guerra mondiale e rise.
Mi voltai, mentre Liam ed Harry si sedevano alla nostra destra. Il primo mi sorrise, per gentilezza, il secondo mi rifilò un’occhiataccia fredda prima di voltarsi e fissare il parcheggio dal finestrino.
 “Che sfiga.” Mi distrasse la mia compagna “Tra tutti gli autobus dovevate capitare proprio nello stesso…”
“Ma sì… sorridiamo.” Commentai, alzando la mano mentre la prof chiamava il mio nome dal registro e lei rise di nuovo.
“Devi resistere solo fino all’aeroporto.” Mi tese un’auricolare “Ti concedo anche di decidere la canzone!”
Presi l’I-pod arancione tra le mani, accendendo lo schermo: She Will Be Loved – Maroon 5.
“Lascia questa.” Chiusi gli occhi, ascoltando la musica.
 
“Questa!” Lena si fermò davanti alla porta dell’albergo con la targhetta dorata ‘310’. Lasciò cadere il suo borsone per prendere il cellulare e scattargli una foto.
Alzai gli occhi al cielo “Oddio, una macchia sul pavimento! Hai fotografato anche quella?”
“Ti rode?” alzò un sopracciglio.
Annuii “Direi, tre ore per arrivare qui e ho un bisogno disperato di fumarmi una sigaretta!”
Lena sbuffò, aprendo la porta con la chiave elettronica “Dovresti sapere come siamo noi fotografi…”
“Ecco, infatti. Visto che non c’è Ryan non ti ci mettere anche tu con quell’aggeggio!” protestai, voltandomi per chiudere la porta prima che potesse scattare una foto anche a me “Oh.” Dissi sorpresa.
Harry si voltò, mentre spingeva con la spalla la porta di fronte “Hei.” Rispose, freddo come quella mattina.
“Dormi…” indicai la sua stanza e lui annuì, alzando le spalle, ovvio – domanda di merda – pensai “E con chi?”
“Da solo.” Si voltò, sbattendomi praticamente la porta in faccia.
“E ti chiedi perché!?!” urlai contro il legno scuro.
Stavo per chiudere, quando alle mie spalle, sentii l’altra porta riaprirsi velocemente “Mi sono lamentato?”
“Hai le tue cose, Styles?” sbuffai.
“Io?” rise “Vatti a fare una boccata, mi pare che qua quella a cui girano sei tu!” rispose.
“Sei tu che mi fai…”
“Ok, basta!” intervenne Lena, fiondandosi contro la porta per chiuderla “Dicevi che ti andava una sigaretta?”
“Perché, anche secondo te mi girano?” sbottai, lanciando il mio borsone sul letto.
“Questi saranno due luuunghi giorni…” la sentii commentare.
 
Non ci speravo neanche io, ma in realtà il giorno dopo, non fu poi così tragico.
Si trattava solo di evitare Styles e tutto filava liscio…
Annuii, sorridendo, senza avere la più pallida idea di cosa la guida mi stesse dicendo. Ma vedendola indicare il soffitto, alzai il naso, notando il soffitto dipinto mentre nelle orecchie continuava a cantare Adam Levine, con il quale ero andata in fissa da quando eravamo partiti.
Non è che non mi interessasse, è solo che io in Scozia c’ero già stata da bambina e di quei castelli ne avevo visti talmente tanti da essere nauseata. Sorrisi, ripensando a come, quell’estate, Sam fosse riuscito a farmi divertire; aveva stabilito che io fossi la principessa di quel castello ed avevo voluto che lui fosse il mio principe. E avevo anche scelto anche uno schiavo, ora che ci pensavo…
Mi voltai verso destra, cercando Harry tra i ragazzi della sua classe, ma non lo trovai.
La guida si mosse ed io mi voltai, per infilarmi tra le file indietro, per non capitare di nuovo davanti con lei e la prof ma mi scontrai con qualcuno.
“Mi scusi, vostra bassezza!” sorrise Harry, ammiccando.
Sorrisi anch’io immediatamente, mordicchiandomi le labbra e rimasi un secondo imbambolata, mentre lui se ne andava, dandomi le spalle per seguire gli altri.
 
“Perché devo essere io lo schiavo?” si lamentava un Harry di 10 anni. Le sopracciglia aggrottate sopra gli occhioni verdi.
“Perché io sono la principessa e tu devi stare zitto!” gli feci la linguaccia, prendendo la mano di Sam.
“Harry…” lo richiamò Sam, difendendo la sua sorellina.
“D’accordo.” Sbuffò, accennando ad un inchino. Stavo già per sorridere soddisfatta, quando si rialzò sorridendo furbo “Vostra bassezza…”
 
Il sorriso e gli occhi erano gli stessi, irritanti e furbi.
Li avevo sempre trovati bellissimi…
“Che fai, rimani qui?” rise Liam, passandomi una mano davanti agli occhi.
Scossi la testa, sorridendogli e lo seguii nell’altra stanza. A differenza mia, lui sembrava davvero interessato, ma lo interruppi comunque “Li?”
Si voltò, mantenendo sempre il suo sorriso gentile – a differenza di qualcun altro… - “Volevo solo dirti che mi dispiace per quello che ti ho detto la sera del ballo.”
“Hei, tranquilla.” Posò la mano sulla mia spalla “Sono stato uno stupido, non so cosa volessi dimostrare cantando quella canzone ma…”
“Ma non avevo il diritto di essere così dura con te.” Lo interruppi “Tu mi sei stato vicino quando ne avevo bisogno e non pensavo davvero quello che ti ho detto. Io non voglio che tu mi stia lontano.”
Il suo sorriso si espanse, si avvicinò per abbracciarmi “Ti voglio bene, Lee.”
“Anch’io.” Lo strinsi, sorridendo.
“La prossima volta, però…” si allontanò “Ti costerebbe tanta fatica rispondere ai miei messaggi di Natale?”
 
Terminata la visita, risalimmo sull’autobus fino al lago di Lochness e la sera, tornammo stremati in albergo, dove ci attendeva la cena.
“Hei, io vado a chiamare mia madre.” Annunciò Lena, mentre ero sotto la doccia.
“Non puoi farlo qui?” presi un asciugamano, legandolo all’altezza del seno.
“No, chiamo con il fisso della hall, così non pago!” ammiccò.
“Geniale!” risi, prendendo un paio di mutande e il reggiseno dal borsone.
Dieci secondi dopo, sentii qualcuno chiamarmi dal corridoio. Aprii la porta e sbirciai tirando fuori la testa. Non c’era nessuno. Uscii, spostandomi verso le scale per vedere se fosse Lena.
E poi… SBAM!
“No, no, no!” pregai, correndo verso la porta della mia stanza. Chiusa. “Merda!”
E siccome tutti sanno quanto la fortuna mi assista, alle mie spalle, sentii la porta aprirsi e i ragazzi parlare, prima che si accorgessero di me.
“Buonasera…” commentò Louis e riuscivo ad immaginare il sorrisetto che doveva avere sul viso.
Sbattei la testa contro il legno della porta, sbuffando “Ditemi che è un incubo…”
“Io lo chiamerei più un sogno.” Puntualizzò Malik.
Mi voltai, incrociando le braccia “Beh, ora che vi siete goduti lo spettacolo vi dispiacerebbe evaporare!?!”
“Buona idea!” Mi appoggiò Liam, rosso in volto.
“Si può sapere che ti passa per la testa?” mi riprese Niall, gesticolando.
“Non l’ho fatto apposta!” mi difesi.
“E ti sei ritrovata per caso in mutande nel corridoio?” continuò Harry.
“No, speravo di incontrarvi…” risposi ironica “Sono rimasta chiusa…”
“Ragazzi?” sentimmo la voce della prof provenire dalle scale “Avevo detto di starvene in camera!”
“Cazzo!” esclamò Louis, cominciando a correre nella direzione opposta, seguito dagli altri.
“E’ stato un piacere!” Ammiccò Zayn, prima che Harry lo spingesse ed io lo mandassi a quel paese.
“Conterò fino a tre!” ci avvertì la signorina Perry.
“Come cazzo …” brontolai, mentre si avvicinava.
“Corri, entra!” Harry mi afferrò il braccio, spingendomi dentro la sua camera.
Restammo attaccati al muro, sentendo i tacchi della prof percorrere tutto il corridoio, prima di passare al piano superiore.
“Grazie.” Sussurrai.
Lui sorrise, senza rispondermi. Afferrò l’orlo della sua maglietta e la sfilò velocemente, lasciando il petto nudo e i miei occhi spalancati. Boccheggiai, cercando di chiedergli cosa stesse facendo, ma mi anticipò, porgendomela “Metti questa intanto.”
Annuii, mentre si voltava, per cercare tra i panni nella sua valigia, dandomi le spalle.
E che spalle…
Ok, basta.
Mi voltai, mordicchiandomi il labbro ed infilai la maglia che mi aveva dato. Era la t-shirt grigia che usava per dormire e sembrava essere stata immersa in una pozza di profumo.
“Vuoi un paio di pantaloni?” tornò a guardare verso di me. Mi fece arrossire, quando quegli occhi si posarono su di me dalla testa ai piedi, senza nascondere un sorriso soddisfatto quando si accorse dell’effetto che aveva ogni volta su di me.
“Pensi che mi andrebbero?” risi “Io dico che sarebbero un po’ troppo lunghi…”
“Forse un paio di boxer.” Rise anche lui “O hai paura di essere troppo piccola anche per quelli?”
“Sei tu quello che è esageratamente alto, non provare a farmi sentire una nana!” gli feci la linguaccia. Rise, infilandosi una maglietta “E poi anche la t-shirt è abnorme, posso rimanere anche così, grazie.”
“Tanto meglio.” Alzò le spalle, evitando il mio sguardo contrariato.
Sbirciai dallo spioncino “Lena dovrebbe essere qui a minuti. Con la chiave.”
“Perché non la chiedi alla prof?” propose, sedendosi sul letto.
“Oh sì, ora scendo in mutande e gliela chiedo!” alzai il pollice, ironica.
Rise, facendomi segno di sedermi affianco a lui “Potremmo guardare un film, intanto.” Annuii, raggiungendolo. Ci sdraiammo, appoggiandoci uno di fianco all’altra con le spalle contro la spalliera. Anche se un attimo dopo stavamo rotolando sul letto, litigandoci il telecomando.
“Ok, ci rinuncio!” spensi la televisione, sedendomi a gambe incrociate davanti a lui.
Harry rise “Che facciamo allora?” Alzai le spalle, mordicchiandomi il labbro, cercando delle proposte e, inconsciamente, iniziai a canticchiare la mia canzone preferita dei Maroon 5. Lo vidi trafficare con il cellulare e cinque secondi dopo, She Will Be Loved risuonò nella stanza. Mi voltai verso di lui, che si stava avvicinando a gattoni. Alzai un sopracciglio, allontanando il viso quando fu a cinque centimetri dal suo. “Balla con me.”
“Come scusa?” risi.
“Me lo devi.” Alzò le spalle, continuando a sorridermi, a quattro zampe davanti a me.
“Ah sì?” alzai un sopracciglio.
Lui annuì “La settimana scorsa, alla mia festa, non hai ballato con me.”
“Allora doveva essere il tuo gemello quello che si strusciava alla mia schiena.” Commentai.
“Ma quello non era un vero ballo!” sbuffò, sedendosi come le persone civili “Era solo per far incazzare Ryan.”
“Tu sapevi che…” esclamai.
“Sì, sì, mi dispiace.” Mi zittì, senza esserne poi così convinto “Andiamo, tu adori questa canzone…” sospirai, annuendo. Sorrise, soddisfatto e balzò in piedi, allungandomi la mano. Gliela strinsi e mi aiutò ad alzarmi, spingendomi verso di lui finché non cozzai con il suo petto. Posò una mano sulla mia vita, l’altra strinse la mia, ancora sul suo petto. Abbassai il viso, nascondendolo sulla sua spalla, per non fargli vedere come le guance  stessero andando a fuoco e posai la mano dietro la sua nuca. Era appena arrivato il ritornello, quando cominciò a muoversi ed io lo seguii, assecondando i suoi movimenti.
Dio, era tutto così perfetto. Come una di quelle scene nei film senza nessun dialogo, solo i due protagonisti immersi nella musica, che ballano uno stretto all’altra.
Lo sentii ridere in un sussurro, che mi sfiorò i capelli.
“Perché ridi?” gli chiesi, alzando gli occhi.
“Perché è strano.” Sorrise, avvicinandosi repentinamente. Portò il viso all’altezza del mio collo, tra i capelli “Sento il profumo del tuo shampoo e della mia colonia.” Imitai una risata, anche se mi rendeva nervosa che fosse così vicino “Mi piace.”
“Mi fa piacere.” Commentai ironica, aspettando che si levasse.
Rise, soffiandomi sulla pelle scoperta “Ti fa sembrare ancora mia.” Prima che avessi il tempo di lanciargli un’altra frecciatina, sentii le sue labbra posarsi delicate sul collo, appena sotto il mento.
“Harry…” lo ripresi, fingendo di non sentire i brividi correre per tutto il corpo.
“Non fingere. Li vedo.” Sorrise, spostando le labbra su quella zona, ignorandomi.
“Che cosa?” chiusi gli occhi, sforzandomi di non stare al suo gioco.
“I brividi.” Rise di nuovo, soffiando su una nuova parte di pelle che venne colpita dalle sue labbra “Ricordo ancora i tuoi punti deboli.”
“E cosa ti fa pensare che non li sappia anche Ryan?” lo provocai, sperando che si irrigidisse come ogni volta che sentiva parlare di lui e si allontanasse.
Riuscii nel mio intento, perché si allontanò. Puntò quelle due armi di sterminio di massa che aveva il coraggio di chiamare occhi nei miei e mi guardò serio “Stai bleffando.”
“Harry, volevi ballare?” tagliai corto. Tornai a posare la testa sul suo petto “Allora balliamo e sta zitto.”
La canzone terminò, per ricominciare qualche secondo dopo.
“La canzone è finita.” Sussurrai, fingendo di volermi staccare.
“La canzone è appena iniziata.” Puntualizzò. Risi, continuando a muovermi con lui ancora per un po’, finché non si allontanò. Lasciò cadere l’altra mano lungo i fianchi, tenendo ancora le dita intrecciate alle mie. “Devo parlarti.” Annuii “Tu hai dettato le tue condizioni giusto?” annuii di nuovo, più lentamente, cercando di capire dove volesse arrivare “Ma non mi hai dato tempo di dettare le mie.”
“Mi sembra giusto.” Acconsentii.
“Quando siamo insieme, non devi nominarlo.” Cominciò “E quando sei con lui e ci sono anch’io, ti prego non baciarlo, abbracciarlo, sorridergli o altre cose da…”
“Fidanzati?” alzai le spalle.
“Hei, io ho contestualizzato le tue?” mi zittì, ridendo. Scossi la testa, sorridendo.
“L’ultima?” chiesi.
“Ecco, ora di sicuro darai di matto…” presuppose “Non è esattamente una condizione, è più…”
“Entro oggi?” tagliai corto.
“Un ultimo bacio.” Rispose in un sussurro, d’un fiato. Alzò gli occhi dai calzini a righe timoroso.
Mi mordicchiai il labbro, dondolandomi sui talloni “Credevo ci fossimo già dati un ultimo bacio.”
“Sì, ma ora è diverso.” Spiegò, avvicinandosi di un passo “Vedi, io ho bisogno di questo bacio.” Non riuscii a rispondergli, perché la mia attenzione venne catturata dalla sua mano. Si avvicinò al mio viso e posò la punta dell’indice sul mio labbro inferiore. Rimasi immobile, capace solo di alzare lo sguardo per tornare a guardarlo. I suoi occhi lasciarono le mie labbra solo per un attimo, incontrando i miei, prima di tornare ad accarezzare il contorno delle mie labbra con tanta delicatezza da farle sembrare l’oggetto più fragile e prezioso della terra. “Io ho bisogno di sentire le tue labbra sulle mie. Ho bisogno di sentire che, non importa chi sia il tuo ragazzo, una parte del tuo cuore apparterrà sempre a me.”
“Ma tu lo sai già.” Mi azzardai a dire, guardando i suoi occhi posarsi di nuovo sui miei.
“Lee, ti sto pregando.” Mi supplicò, sussurrando.
Sospirai, abbassando la testa. Lui rimase immobile, aspettando che parlassi e lo rendessi partecipe dei miei pensieri. Guardai le nostre dita intrecciate e strinsi la presa.
Tornai a guardarlo “Non è giusto quello che stiamo facendo…”
“Non stiamo facendo niente.” Commentò lui, anche se sapeva di essere sulla buona strada per convincermi, perché gli angoli della bocca si alzarono.
“Non ancora.” Mi alzai sulle punte, posando  la mano sulla sua nuca, posando la fronte sulla sua. Sentii la sua mano posarsi su un fianco. Incontrai i suoi occhi “Sapevi che sarebbe successo, quando mi hai fatto entrare?”
“Sapevamo entrambi che sarebbe successo.” Rispose, accarezzandomi con il pollice il dorso della mano ancora stretta alla sua “Ma, di nuovo: non è successo niente.”
Risi, accarezzandogli i capelli “Come siamo impazienti…”
“E tu invece ti diverti a farmi soffrire?” mi fece il verso “In questo momento, è come se stessi sventolando ad un carcerato l’unica chiave per poter evadere dalla sua prigione.”
Sorrisi, arrossendo “Sono solo un paio di labbra, Styles…”
“Sono molto di più, invece.” Mi contraddisse, serio “Sono l’unica chiave per evadere dalla mia prigione.”
“E quale sarebbe la tua prigione?” sentivo il cuore accelerare ogni parola che pronunciava; Ryan poteva essere dolce e romantico quanto voleva, ma Harry rimaneva comunque il mio punto debole…
“Tu.” Sussurrò “Tu sei la mia prigione ma, purtroppo per me, sei anche la mia unica chiave.”
“Ma così non c’è via d’uscita…” sussurrai.
“Esatto.” Sussurrò anche lui.
Lo guardai per un’altra frazione di secondo, prima di avvicinarmi a lui.
Erano pochi centimetri, ma il tempo impiegato perché le mie labbra incontrassero le sue sembrò interminabile.
Bastò un contatto delicato, capimmo entrambi da subito che non ci bastava.
Per quanto il galateo imponesse che fosse l’uomo a fare la prima mossa, socchiusi leggermente le labbra, facendole combaciare alle sue.
Ma poi, nel galateo c’è un capitolo su come si bacia con la lingua? Non mi risulta… Allora ‘sti cavoli!
Gli accarezzai le labbra con la punta della lingua e non tardò a socchiuderle, quindi lo attirai a me, alzando le punte, premendo sulla sua nuca verso di me.
E finalmente anche lui mi strinse, cingendomi la vita con un braccio, appiattendomi completamente al suo petto. Lasciò la mia mano, accarezzandomi il viso per scostare i capelli che minacciavano l’unione delle nostre labbra, delicato. Ed io, affondai la mia mano libera tra i suoi capelli, come avrei voluto fare da troppo tempo.
“E’. Stato. Un errore.” Dissi tra i baci, mentre mi accarezzava la schiena, facendo alzare e increspare la t-shirt.
“Vuoi fermarti?” chiese, allontanandosi appena, tenendo il mio viso tra le mani.
“E tu?” ignorai la sua domanda.
“No.” Mi baciò di nuovo.
“E’ questo il problema…” Scese con il viso, baciandomi lungo il collo, fino alla clavicola, scoperta dalla t-shirt e pregai che non rimanesse alcun segno, anche se in quel momento non riuscivo a ricordarne il motivo… Nel frattempo scese con le mani lungo la mia schiena e all’inizio pensai che volesse solo toccarmi il sedere, ma poi continuò, accarezzandomi le cosce e mi prese in braccio.
“Te lo ripeto: se vuoi che mi fermi, dovresti dirmelo adesso.” Sussurrò sulla mia spalla.
Mi mordicchiai il labbro, frustrata e poi lo guardai, ritrovando lo stesso sguardo di poco prima.
Mi guardava come se fossi ciò che di più raro e prezioso c’è al mondo…
Mi avvicinai, riallacciando le sue labbra alle mie e lasciai che mi posasse sul letto alle nostre spalle e che continuasse a baciarmi, fino a sovrastarmi.
Mi guardò un attimo prima di sfilarmi la maglietta, come a cercare il mio consenso e poi sfilò la sua, tornando a baciarmi il collo.
Gli accarezzai i capelli “Harry?” Alzò il viso, accarezzandomi la guancia per liberarla dai capelli  “Ti amo.”
Sorrise, raggiante e bellissimo “Anch’io, Lee.” Baciandomi sulle labbra, dolce.

Buona sera! :D
Qualcuno di voi si aspettava una cosa del genere!?!
Beh, forse molti lo temevano...
Probabilmente era inevitabile,
ma non pensate che adesso siano tutte rose e fiori!
Anzi, ora...
Vabbé, ma che parlo a fare!
A breve pubblicherò il prossimo capitolo e lo scoprirete da soli.
Grazie e un bacio a tutti i lettori e i recensori! <3

 

  

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Capitolo 26
*** It’s all about a little lie ***


26 – It’s all about a little lie

Aprii gli occhi a fatica, quando il sole riuscì a filtrare dalle serrande.
All’inizio riuscii a vedere solo rosa. Qualunque cosa fosse, si muoveva con un ritmo regolare e mi stringeva a sé. Stropicciai gli occhi, per levarvi il sonno e misi bene a fuoco.
Spostai la testa dall’incavo del collo di Harry, con cautela e con altrettanta attenzione, mi liberai delle sue braccia intorno alla mia vita e mi misi a sedere dalla mia parte del letto.
Sospirai, scostandomi i capelli e raccolsi i miei pochi vestiti da terra.
Mi ero ripromessa che non l’avrei fatto, ma prima di alzarmi, sentii il bisogno di voltarmi verso Harry.
Dormiva beato, il viso angelico contornato dalla massa di ricci che ricadeva sul suo cuscino, mentre stringeva a sé quello che gli avevo messo io, per sostituire il mio corpo.
Mi avvicinai, accarezzandogli la guancia il più delicatamente possibile, scostandogli i capelli.
Lui sorrise, ancora addormentato e per un paio di secondi continuai ad accarezzargli i capelli, sorridendo anch’io.
“Lee…” mugugnò, strofinando la guancia contro il cuscino.
Mi ritirai subito indietro, ma poi mi tranquillizzai, quando mi accorsi che stava ancora dormendo.
Mi chinai, sfiorandogli la guancia con le labbra “Mi manchi.”
Mi alzai, camminando in punta di piedi fino alla porta, abbassai la maniglia che, stranamente, non fece alcun rumore ed uscii, stando attenta a non farla sbattere.
Stavo per bussare alla porta della mia stanza, quando questa si aprì e mi ritrovai di fronte Lena, che mi saltò in braccio “Dio, ero così preoccupata!” continuò a stritolarmi, finché non le chiesi aria e lei si allontanò, sistemando i pantaloni lenti del pigiama a righe “Ti ho aspettata ieri, finché non mi sono addormentata e poi non ti ho visto stamattina!”
“Lo so, scusa.” Alzai le spalle “Sono rimasta chiusa fuori senza chiave…”
“Si può sapere dove ca…” stava per chiedermi.
“Lee!” mi chiamò Harry. Sia io che la mia compagna di stanza ci voltammo verso di lui, nudo sulla porta se non per il lenzuolo che si era portato appresso che lo copriva sotto la vita.
“Oh. Santissimi. Numi.” Riuscì a dire Lena, spostando lo sguardo da lui a me, più velocemente di una partita di tennis.
“Posso spiegarti.” Risposi di getto, anche se in realtà non c’era molto da spiegare.
“Sarà meglio.” Annuì, prima di tornare a guardare Harry “E tu vatti a mettere qualcosa addosso!”
“Devo parlarti.” La ignorò ed ignorò anche le mie tentate scuse, afferrandomi per il braccio “Scusaci!” si rivolse alla mia migliore amica, prima di chiudere la porta alle nostre spalle. Aspettai imbarazzata che si rinfilasse i boxer, mordicchiandomi il labbro mentre fissavo i miei piedi nudi sulla moquette chiara “Hai appena passato la notte con me, puoi anche smettere di sentirti così a disagio.”
“Non è solo questo a mettermi a disagio!” risposi “E’ tutta la situazione in cui ci siamo cacciati!”
“Non dovresti.” Alzò le spalle, tornando di fronte a me.
“Non dovrei?” ripetei.
“Non dovresti.” Mi imitò. Lo guardai male, odiando quando ripeteva ciò che dicevo “Scusa.” Rise “Io non sono a disagio.”
“A no?” incrociai le braccia.
Scosse la testa, avvicinandosi “Ho fatto l’amore con la ragazza che amo. Non c’è niente per cui dovrei essere a disagio…”
“Vuoi un suggerimento?” sorrisi, acida “Magari la ragazza con cui hai fatto l’amore ha un ragazzo!”
“Perché devi tirarlo in ballo ogni volta?” sbuffò, scostandosi i capelli spettinati.
“Sei serio?” alzai un sopracciglio.
Mi guardò, piombandomi a cinque centimetri dal viso, poggiando la mano sul muro all’altezza delle mie spalle “Sì, sono serio. Non possiamo essere io e te per una volta?” abbassò lo sguardo, prendendomi la mano ed intrecciando le sue dita alle mie “Solo io e te.”
“Ryan è il mio ragazzo.” Gli ricordai.
“Merda!” sbatté il pugno contro il muro, facendomi saltare “Ti ho detto con non devi nominarlo!” alzò la voce, ma quando i suoi occhi incontrarono i miei, aveva sul volto un’espressione supplichevole.
“Non importa se faccio il suo nome o no, lui rimane comunque il mio fidanzato!” continuai, dura.
“E io rimango comunque innamorato di te!” esclamò, stringendo la presa sulla mia mano “Lee, io ti amo.”
“Lo so.” Continuai a tenere un tono austero, anche se mi si stringeva il cuore a vederlo così triste.
Alzò di nuovo la testa, guardandomi per qualche secondo in silenzio “E tu mi ami.” Rimasi immobile, completamente, senza rispondere “Dillo che mi ami!” mi mordicchiai il labbro, martoriandolo ma non risposi “Lee, cazzo, dillo!”
“Perché?” esclamai “Te l’ho già detto!”
“Sì, ma voglio sentirtelo dire di nuovo!” mi pregò.
“Non è una cosa che si dice tutti i giorni.” Alzai le spalle, rifiutando.
Speravo che si arrendesse, invece mi stavo solo illudendo, perché tirò fuori l’artiglieria pesante “E a lui?” mi guardò dritto negli occhi “A lui glielo dici che lo ami?”
Abbassai lo sguardo, senza riuscire a reggere il peso del suo e lo sentii sorridere appena, soddisfatto “Sì.” Deglutii a fatica, rialzando la testa “A volte.”
“Stai bleffando!” mi accusò, stringendo il pugno, poggiato alla parete.
“No, Harry.” Insistetti “Sei tu che non vuoi vedere come stanno le cose.”
“E lui?” sussurrò.
“Lui mi ama.” Alzai le spalle, trovando molto più facile rispondere a questa domanda, piuttosto che mentirgli di nuovo.
“Questo lo so.” Commentò “Che cosa fa quando gli dici che lo ami?”
Bella domanda… Che cosa faceva Ryan quando dicevo di amarlo?
Sparala grossa, sparala grossa! Mi suggerì una voce nella testa.
“Ehm… lui… mi sorride e mi dice che mi ama anche lui.” Risposi. Semplice, poteva starci…
“E cosa provi?” insistette.
“Dio, Harry, basta con l’interrogatorio!” sbuffai.
“Rispondi, Lee!” mi zittì.
“Io… mi sento… boh… felice credo!” mi scostai i capelli, posando la testa alla parete “Non lo so, Harry. Mi stai mettendo a disagio di nuovo…”
“Ti amo.” Ripeté. Mi guardò, ma non aspettò una risposta, che ricominciò a parlare “Che cosa hai provato?”
“Lasciami andare.” Lo pregai.
“Dimmi che hai provato lo stesso che provi quando lui dice di amarti e ti lascio andare.” Mi sfidò. Boccheggiai, ma non riuscii a mentirgli, guardandolo “Dimmi se ti guarda come ti guardo io.” Come se dovessi accertarmi dell’effetto di quelle iridi verdi, lo guardai. Che cosa poteva succedere? I soliti brividi… “Dimmi se ti bacia come ti bacio io. Dimmi che provi lo stesso quando lo fa.” Temetti che stesse per baciarmi, ma per fortuna, rimase dov’era “Dimmi perché hai detto di non aver mai fatto l’amore con lui ma non ci è voluto niente per averti nel mio letto.”
“Spero che tu sia soddisfatto adesso.” Commentai dura.
“Non intendevo in quel senso, Lee.” Si scusò, continuando ad accarezzarmi il dorso della mano con il pollice “Allora, parla.”
“Harry, voglio andarmene.” Ripetei.
“Te lo dico io, allora!” mi interruppe “Tu mi ami. E l’amore che provi per me è lo stesso che io provo per te e non è minimamente paragonabile a… qualunque cosa ti tenga legata a quello!” aprì il pugno, avvicinandolo al mio viso e l’accarezzò, disegnando il profilo della mascella con le dita, il contorno delle labbra. “Che cosa ci fai con lui?” Posò la mano sotto il mio mento, alzandolo perché tornassi a guardarlo “Torna da me, Lee.” Sussurrò sulle mie labbra “Torna con me.”
Si avvicinò, cercando le mie labbra, ma io mi voltai prontamente e finì per baciarmi la guancia “No.” Si allontanò, permettendomi di tornare a guardarlo, anche se avrei preferito non vedere quell’espressione tristissima sul suo viso bellissimo. Sospirò, abbassando il viso. Posò le mani sui miei fianchi e nascose il viso sul mio collo, tra i capelli, stringendosi a me. Rimasi in silenzio, aspettando che si muovesse o parlasse. Mi aspettavo un suo nuovo tentativo di baciarmi il collo. Niente. Finché non lo sentii muoversi. E di nuovo. Ancora. Al terzo singhiozzo, sentii qualcosa di piccolo bagnarmi la scapola. Alzai le braccia e lo strinsi a me, impulsivamente, accarezzandogli la schiena con una mano, i ricci con l’altra. “Ti amo.” Sussurrai, baciandogli la testa “Contento?” tirai su con il naso, trattenendomi dal piangere anch’io, perché quella scena stava diventando davvero troppo disperata “Ryan non ha mai sentito queste parole uscire dalla mia bocca.” Continuai ad accarezzargli i capelli “E tu lo sai. Come sai che non voglio tornare con te. Perché continui a chiedermelo?” rispose solo con qualche singhiozzo  “Tu lo sai quanto è stata dura, dalla morte di Sam. Tu c’eri e mi hai aiutato a superala. E ora devi lasciarmi andare…” presi un respiro, per riuscire ad andare avanti, mentre i suoi singhiozzi facevano sobbalzare entrambi “Tu mi hai aiutata ad essere di nuovo felice, facendomi innamorare di te. Ora chiedo solo di essere felice senza di te.”
“Non… non ha… alcun…” provò a dire.
“Ti amo, ci terrei troppo a te.” Risposi “Hai visto anche tu come stavano andando le cose nell’ultimo periodo tra di noi. E’ bastato un nulla, le mie certezze sono vacillate. Amarti stava diventando essere dipendente da te! Io non posso esserlo…”
“…ché… lui… sì?” si appiattì al mio petto, facendosi stringere ancora più forte.
“Perché io non riuscirò mai ad amarlo come ho amato te.” Confessai. Finalmente, lo dicevo a qualcuno! “E’ facile, sicuro.”
“E io… come faccio… senza… …i te?” posò la guancia bagnata sulla mia spalla, stringendomi.
“Vai avanti.” Risposi “E’ quello che ti auguro. Non hai niente da perdere, tu.”
“Perdo te!” esclamò.
“Sì, ma tu non hai bisogno di me!” sentii scendere una lacrima, senza riuscire a fermarla “Non ne hai mai avuto bisogno e troverai un’altra ragazza da amare, che ti restituirà il suo amore e sarai davvero felice!”
Era la verità, ma dirlo ad alta voce era ancora più difficile da accettare. Senza essermene resa conto, avevo iniziato a piangere anch’io.
“E’ qui che ti sbagli…” si rialzò, senza ancora guardarmi “Tu… tu mi rendi… felice. Più di…” sospirai, scuotendo la testa, interrompendolo “E se io… se io ti ho aiutata… tu non hai idea… tu non immagini… quanto tu mi abbia fatto bene!”
“Ti conosco da 10 anni. Non ti ho mai visto così.” Contestai “Ed è colpa mia. Questo non è fare del bene…”
“Starò peggio… se ora… vai via.” Insistette.
Lo allontanai appena, prendendogli il viso tra le mani. Lo guardai e mi si strinse il cuore. Presi un respiro “Forse all’inizio.” Gli baciai la guancia, asciugando una lacrima con le labbra “Poi andrai avanti.” Ne baciai una seconda “Come hai fatto dopo la morte di Sam.” Lo baciai vicino al naso  “Come hai fatto dopo la mia partenza.” Lo baciai sull’altra guancia “E sarai felice.”
“Tutte le volte…” mi imitò, asciugandomi una lacrima sulla mascella “Ci siamo ritrovati di nuovo insieme…” mi baciò sul mento “Tu sei tornata ed io ti ho riconquistato.”
“Non questa volta.” Sussurrai sulle sue labbra, prima di baciarle.
Mi voltai, afferrando la maniglia della porta. Non lo guardai, semplicemente mi mossi verso l’uscita e lui non me lo impedì, lasciando cadere le mani dai miei fianchi mentre aprivo la porta.
La sentii richiudersi alle mie spalle pochi secondi dopo.
Mi asciugai le lacrime con l’orlo della maglia e solo allora notai che fosse ancora la sua.
 
“Lee, tutto ok?” si voltò Liam, dal sedile davanti, mentre gli altri cantavano una canzone a squarciagola.
Annuii, sorridendo “E’ solo un po’ di mal d’auto, tranquillo…”
Sbirciai il sedile affianco, guardando Harry contemplare il paesaggio scorrere dall’altra parte del finestrino. Come aveva fatto da più di tre ore, del resto.
 
“Ragazzi, riconsegnatemi i tesserini prima di scendere!” urlò la prof, per sovrastare le nostre voci, quando l’autobus si fermò nel parcheggio della scuola.
 Scesi dall’autobus, seguendo la fila per recuperare i bagagli. In realtà non ci arrivai neanche al portabagagli, perché Harry mi si presentò davanti, con il mio borsone in mano.
“Grazie.” Sorrisi, cercando di essere naturale.
Sorrise anche lui, prima che una voce ci interrompesse “Lee!” ci voltammo entrambi, anche se già sapevamo a chi appartenesse e guardammo Ryan avvicinarsi, sorridendomi.
“Non ci riesco…” Mentre lo guardavo, pensando che Harry stesse facendo lo stesso, sussultai, quando sentii la sua voce vicino al mio orecchio “Non posso lasciarti andare.”
“Devi.” Sussurrai, per essere discreta, ma avrei voluto che suonasse come un imperativo.
Si allontanò, guardando Ryan che mi veniva incontro e mi abbracciava “Finalmente!” mi sollevò, facendomi ruotare, stretta tra le sue braccia “Mi sei mancata!” mi baciò la guancia, lasciandomi andare.
Gli cinsi il collo, alzandomi sulle punte per raggiungere le sue labbra “Anche tu.”
Sorrise, allontanandosi per prendere la mia borsa da terra, cominciando già a chiedermi se mi fossi divertita in gita. Mi prese la mano, baciandomi a stampo e cominciò a camminare.
Eravamo di fronte ad Harry, che stava parlando con un nostro compagno, ma sapevo che avrebbe sentito.
Mi fermai, strattonando la mano di Ryan e lo chiamai. Lui si fermò, voltandosi ed io tornai a cingergli il collo “Ti amo.”
Nello stesso momento, vidi gli occhi del mio ragazzo brillare, mentre le labbra si dischiudevano in uno splendido e raggiante sorriso, facendomi sentire terribilmente in colpa; mentre Harry spalancava gli occhi, serrando la mascella e mi sentivo doppiamente colpevole.
Ryan prese il mio viso tra le mani, facendo incontrare le sue labbra alle mie, con dolcezza e passione “Temevo non te l’avrei mai sentito dire…”
“Beh, è solo questo quello che hai da rispondere?” risi, mordicchiandomi il labbro.
Scosse la testa, posando la fronte sulla mia “Ti amo anch’io, Lee.”

Non è buffo?
Questo e il capitolo precedente si concludono con la stessa frase.
Peccato, che venga pronunciata da due persone diverse...
Scusate, non ho avuto tempo di rispondere alle recensioni ieri,
ma le ho lette e vi ringrazio di cuore.
Risponderò il prima possibile!

 



Avete fatto caso al testo di Nobody Compares, l'assolo di Harry?
Ci sono alcune frasi che sembrano scritte per Lee... xD


Did I do something stupid, yeah girl if I blew itJust tell me what I did, lets work through itTheres gotta be some way, to get you to want meLike before
Cause no one ever looked so goodIn a dress and it hurts, cause I know you wont be mine tonightNo one ever makes me feel like you do when you smile,Baby tell me how to make it rightNow all of my friends say it's not really worth it, but even if thats true,No one in the world could stop me from not moving onBaby even if I wanted to, nobody compares to you.

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Capitolo 27
*** Venomous Words ***


28 – Venomous Words

Tornai a casa, sentii la porta sbattere alle mie spalle, ma ormai ero già alla fine della rampa di scale.
“Harry!” esclamò mia madre, dal piano di sotto.
“Non l’ho fatto apposta!” urlai di rimando, sbattendo anche la porta della mia camera.
“Bentornato fratellino.” Bussò mia sorella, passando per il corridoio “Il mio regalo?”
“Nella valigia.” Tagliai corto, buttandomi sul letto.
Non riuscivo a levarmi dalla testa quell’immagine. Anche ora, sul soffitto bianco, vedevo lei, stringersi tra le braccia di quell’estraneo e dirgli ‘ti amo’.
Ti amo.
Cazzo, non è una di quelle cose che si dicono a chiunque! E Ryan non era nella lista delle persone che potevano sentirselo dire da Lee. Perché in realtà, quella lista doveva contenere solo il mio di nome!
Sospirai, passando una mano tra i capelli, chiudendo gli occhi.
“Ho bisogno di una doccia fredda.” Pensai ad alta voce, alzandomi dal letto.
Sfilai la maglietta e la lanciai alle mie spalle, aprendo l’acqua calda. Sfilai i jeans e caddero sul tappetino sotto il lavandino, insieme ai boxer e mi chiusi nella cabina della doccia.
L’acqua fredda avrebbe dovuto svegliarmi, il ticchettio delle gocce per terra avrebbe dovuto cullarmi, come sempre. Invece ancora vedevo il suo corpo esile tra le braccia del suo ragazzo.
Poggia le spalle al muro, abbassando la testa. Respirai con calma, mentre l’acqua cadeva sulla mia nuca.
Rivedevo il sorriso di lui.
Probabilmente anch’io sorridevo così, quando me lo diceva.
Probabilmente avevo sorriso anch’io così qualche ora prima, quando Lee era tra le mie braccia e mi guardava, mi baciava, si stringeva a me come se fossi l’unico che voleva, mentre mi sussurrava ‘ti amo’.
Mi voltai, chiudendo il getto d’acqua e mi strinsi nell’accappatoio, infreddolito.
Sgocciolai fino all’armadio ed estrassi il primo paio di boxer e un maglione a caso.
Alzai le coperte e mi infilai a letto.
 
“Mi ha distrutto.” Abbassai la testa, riprendendo fiato “E quel che è peggio, si sta distruggendo.”
Ero così disperato?
Dopo la morte di Sam, andavo a trovarlo ogni mese, il più delle volte con la sorella, ma mi ero ripromesso che non sarei stato come uno di quei protagonisti delle soap-opere; non mi sarei ridotto a parlare con un pezzo di marmo.
E invece…
“Per la prima volta, non penso più alla tua morte solo come ‘Ho perso il mio migliore amico, vorrei tornare indietro e cancellare quella sera per riaverti qui’.” Scossi la testa “Adesso penso anche, che se quella sera ce ne fossimo stati a casa, io avrei ancora il mio migliore amico e odierei ancora quella scassa…” mi guardai intorno, coprendomi la bocca “Comunque… Lee sarebbe rimasta la tua sorellina guastafeste e io non mi sarei mai innamorato di lei!” mi scostai i capelli “E invece tu te ne sei andato e ci hai lasciati da soli. Io avevo bisogno di lei e lei aveva bisogno di me. Era inevitabile che, avvicinandomi, mi accorgessi di quanto fosse fantastica.” Alzai le spalle “Non mi hai lasciato scelta, io mi sono innamorato di lei come mai con nessun’altra.” Presi a giocherellare con un filo dell’erba bagnato tra le dita “Io ho ancora bisogno di lei. Ma, evidentemente, lei se la cava benissimo senza di me.” Abbassai la testa, posandola sul braccio sulle mie ginocchia “Mi hai mai visto piangere? Non faccio altro da quando siamo tornati!”
Saltai, quando sentii qualcuno accarezzarmi i capelli. Non alzai la testa.
Non era Lee, riconoscevo il suo profumo, le sue mani, le scarpe che intravedevo.
“Vattene!” singhiozzai.
“Sta zitto e fatti abbracciare.” Mi ordinò, sedendosi affianco a me.
“Lena, vattene!” ripetei, guardandola.
Lei, cocciuta come sempre, si avvicinò, posando le labbra sulle mie. Mi guardò per un attimo negli occhi, prima di abbracciarmi, attirandomi a sé. La lasciai fare, posando la testa sul suo petto e continuai a piagnucolare.
“Che ci fai qui?” riuscii a dire.
“Ti ho seguito.” Confessò “Stavo uscendo dal supermercato quando ti ho visto entrare.”
“Hai…” provai a chiederle.
“Sì, ho sentito.” Mi strinse, tornando ad accarezzarmi i capelli, ora che le lacrime passavano ed arrivavano i singhiozzi “Non puoi stare così per lei.”
“Davvero?” commentai ironico.
Mi meritai una sberla dietro la nuca “Non prendermi per il culo, Styles.” Ridemmo “O te la riprendi, o te la dimentichi.”
“Lei vuole stare con lui!” scandii ogni parola, come se non avesse ancora capito qual’era il problema.
“Non riesci a riprendertela?” insistette. Rimasi in silenzio “Allora dimenticala.”
“Non posso!” esclamai, allontanandomi.
“Dio, perché siete entrambi così ciechi!?!” esclamò, scostandosi i capelli rossi dietro “Fammi indovinare? Ti ha detto di essere felice con Ryan, vero?” annuii, strappando un ciuffo d’erba “E tu le credi ovviamente…”
“Che cos’altro dovrei pensare?” alzai le spalle. Cominciava ad alterarmi il suo tono da sapientina. Che cosa ne sapeva poi lei di me o di Leen!?!
“Sei un cretino.” Concluse. Stavo per ribattere, quando si alzò “Dai, andiamo!” mandò un bacio alla foto del mio migliore amico e riprese la borsa da terra “Muoviti, ho voglia di una sigaretta!”
“E fumatela!” esclamai, frustrato “Perché devo venire anch’io?”
“Perché non capisci mai niente…” sbuffò, scostandosi i capelli. Mi allungò la mano “Fidati, seguimi e ti illustrerò il modo di pensare di Lee che tu non hai ancora compreso.”
Sbuffai, alzandomi. Salutai Sam e la seguii fuori dal cimitero, pulendo con le mani i pantaloni dalla terra. La guardai prendere il pacchetto di sigarette ed estrarne una. Me l’avvicinò e ne presi una anch’io. L’accese e prese a camminare.
“Dov’eravamo? Ah, sì…” iniziò “Prima di andare avanti, posso chiederti che cosa pensi di Ryan?”
“Che cosa? Vuoi davvero sentire cosa penso del ragazzo che mi ha portato via Lee!?!” esclamai, confuso.
“No, voglio solo sapere se pensi che lui possa renderla felice.” Riformulò la domanda.
“Non lo so. Credo. Così sembra, almeno.” Alzai le spalle, tirando una boccata di fumo.
“E tu?” mi imitò, andando ad aggiungere altro fumo alla mia nuvoletta “Saresti in grado di renderla felice?”
“Sì.” Risposi sicuro.
“Fidati lo sa anche lei.” Commentò, sorridendo appena “E’ per questo che, pur essendo ancora innamorata di te, preferisce restare con lui.” Alzò le spalle, sistemando la borsa a tracolla “Anche se, personalmente, penso che non abbia senso.”
“Lei dice che con lui è più semplice.” Ripetei quello che mi aveva spiegato Lee in gita “’Meno ci tieni, meno soffri’ è più o meno questa la sua filosofia.”
“Giusto.” Annuì “Ma secondo me non è l’unica ragione.” Alzai un sopracciglio, aspettando che continuasse “Tu non l’hai mai messa in condizione di scegliere.”
“Lei vuole stare con lui. Non è abbastanza evidente chi ha scelto?” esclamai “Perché dovrei sentirmi di nuovo dire ‘voglio stare con lui’!?!”
“Non hai mai pensato che magari lei sta con lui, solo perché sa che tu continuerai a seguirla come un bravo cagnolino?” suggerì, lasciando cadere della cenere fuori dal marciapiede.
“Spiegati meglio.” Alzai un sopracciglio.
“Almeno, questo è quello che penso di aver capito io.” Presuppose “Lei, secondo me, si sta solo accontentando di stare con Ryan, l’hai detto anche tu, è più semplice, perché sa che comunque tu sei ancora innamorato di lei.”
“Cioè mi sta usando?” lanciai la cicca.
“Non ho detto questo!” si affrettò a dire “Dico solo che, se tu le dimostrassi che non ti importa più o che non vuoi che ti importi, lei tornerebbe da te.” Mi imitò, schiacciando la cicca con le Converse gialle “Ryan non gli basterebbe più, sapendo che il tuo cuore non gli appartiene più e si sentirebbe vulnerabile.”
“Ora sono io a farti una domanda.” La interruppi “Quindi tu non credi che lui possa renderla felice?”
“Penso che Ryan sia un ragazzo splendido, la ama e Lee se lo merita.” Rispose, spegnendo il mio sorriso speranzoso sul volto “Ma non è lui che vuole. E prima o poi lei capirà che l’illusione di essere felice non le basta più.”
Annuii, fermandomi. Mi appoggiai al muro con le spalle, guardandola “Quindi dovrei… fingere di non amarla più?”
“Beh, non così esageratamente!” si mise di fronte a me “Non puoi dirle che l’amerai per sempre e il giorno dopo bussi alla sua porta e le dici ‘Ho cambiato idea, non ti amo più!’.” Rise “Puoi dirle tutto quello che stavi dicendo a Sam, omettendo la parte in cui inizi a dire quanto sia stupenda e che la ami più della tua vita…”
“Era una cosa privata.” La rimproverai, ridendo.
“Ops…” rise, alzando le spalle “Allora, ci…”
“Attenta!” le afferrai il braccio, avvicinandola, prima che una bicicletta alle sue spalle la investisse in pieno.
Posò l’altra mano sul muro, all’altezza delle mie spalle “Magari se la prossima volta non mi fai rischiare di schiantarmi con la faccia contro…”
Venne interrotta, da un colpo di tosse.
Ci voltammo entrambi, ritrovandoci davanti Liam in compagnia di Lee.
Oggi era giovedì, probabilmente stavano andando al corso di disegno.
Lena stava per allontanarsi, ma, con la mano ancora sul suo braccio, la tenni vicina a me. Mi restituì un’occhiataccia, ma non ci feci neanche caso. Non era niente in confronto allo sguardo scuro e duro di Lee che si spostava alla mia mano sul braccio della sua migliore amica ai nostri visi a pochi centimetri di distanza.  La linea marcata tra le sopracciglia tradiva la sua calma.
La guardai, cercando i suoi occhi e lei deviò lo sguardo, come una bambina offesa, con la scusa di aggiustarsi la gonna del vestito. Solo in quel momento in effetti feci caso al vestito bianco con dei fiori rossi che indossava e che le lasciava scoperte le gambe fin sopra il ginocchio. Aveva la gonna larga e non era uno di quelli che piacevano a lei, odiava i fiori, quindi pensai che l’avesse preso in prestito per il corso.
Era bellissima e, ora potevo capire l’entusiasmo di Liam nel frequentare il corso. Se fossi stato bravo a disegnare, l’avrei ritratta in ogni posa, ogni parte del corpo, ogni espressione, in ogni momento.
Se avessi dovuto ritrarla, si sarebbe almeno degnata di guardarmi negli occhi.
“Ecco l’auto.” Indicò con il capo. Si voltò per un nanosecondo, senza guardarci neanche davvero, ma piuttosto per sembrare tranquilla “Ci vediamo in giro.” Si allontanarono e salirono sull’autobus, lasciandoci di nuovo soli.
Lena si allontanò di scatto, puntandomi un dito contro “Non ci provare mai più!” mi avvertì “Falle credere quello che vuoi, falla ingelosire con chi vuoi, ma non con me! E’ la mia migliore amica e se ti ho fatto tutto quel discorso prima è solo perché sistemiate le cose. Non fare cazzate!” si voltò, aspettando che passasse un auto rossa, prima di attraversare “Ci si vede in giro!”
Sbuffai, scostandomi i capelli con la mano, frustrato. Andai verso la mia auto, parcheggiata dietro l’angolo. Appena misi in moto, capii quale sarebbe stata la mia destinazione.
Parcheggiai vicino al cancello dell’edificio grigio, guardando il cortile vuoto. Lanciai i Ray-Ban sul cruscotto ed uscii, richiudendo lo sportello.
Camminai per il cortile, sedendomi su un tavolo da pic-nic malmesso e accesi il cellulare per passare il tempo. Trovai Zayn connesso su Facebook e mi fermai a chattare con lui, sparando cazzate a raffica sentendolo parlare della sua nuova preda. Aspettando che rispondesse al mio ultimo messaggio, alzai la testa, voltandomi verso l’edificio alle mie spalle. Non avevo notato la finestra proprio dietro di me…
Era l’unica illuminata. Era l’aula di disegno.
Mi voltai del tutto, sedendomi a gambe incrociate rivolto verso la finestra.
Lee era seduta sulla cattedra, le gambe incrociate scoperte dalla gonna e le braccia tese dietro la schiena, per reggersi. Aveva il viso girato verso destra, il mento leggermente alzato e le labbra contornate da del rossetto. I capelli le ricadevano su una spalla mossi.
Dio, sei bellissima…
In quel momento, la campanella suonò e all’interno della classe si alzarono, sistemando la propria roba. Lee fu la prima ad alzarsi, afferrando la borsa.
Se avevo pensato che non mi avesse notato, mi ero sbagliato, perché non appena fu fuori, camminò a falcate nella mia direzione. Scesi dal tavolo, sistemandomi i jeans. Quando rialzai lo sguardo, lei era di fronte a me “Che ci fai qui?” studiai la sua espressione. Non sembrava arrabbiata, tutt’altro.
“Volevo accompagnarti a casa.” Mi schiarii la gola “Volevo parlarti. Non ti ruberò molto tempo, solo…”
“Va bene.” Mi interruppe, sorridendomi “Considerando che non mi parli da due settimane.”
“Bene.” Sorrisi anch’io “Andiamo!” mi seguì fino alla mia auto, salendo dalla parte del passeggero.
“Adoro questa canzone…” chiuse gli occhi, posando la testa sul sedile, godendosi a pieno ‘Locked out of the heaven’ di Bruno Mars. Sorrisi, approfittando del semaforo rosso per guardarla.
Sei così bella… Come faccio a mentirti così spudoratamente?
 
Bloccai la macchina davanti casa sua, senza staccare gli occhi dalla strada davanti a noi. Posò la mano sulla mia, stretta al volante tanto da far diventare bianche le nocche “Tutto bene?”
“No.” Sussurrai “Non va bene.”
Aggrottò le sopracciglia, preoccupata “Harry, che succede?”
“In queste due settimane non ho fatto altro che pensare a noi. A quello che è successo durante la gita.” Cominciai, senza riuscire ancora a guardarla. La vidi sospirare, scostandosi i capelli “No, tranquilla. Questa non sarà un’altra mia patetica scenata in cui ti imploro di rimetterti con me.” Rimase in silenzio e si voltò verso di me, che ancora non riuscivo a fare lo stesso “Tutto il contrario.” Deglutii a fatica, voltandomi appena “Ho capito che avevi ragione. Io devo dimenticarti perché tu non mi hai fatto del bene come credevo.”
Annuì lentamente, indicandomi di andare avanti, anche se la ruga espressiva tra le sopracciglia tradiva la sua calma.
“Da quando sei venuta a letto con me la sera del funerale di Sam e poi sei scappata per tutta l’estate. Sei tornata ed hai accettato il mio aiuto e poi, quando non ne hai avuto più bisogno, te ne sei andata di nuovo. Per la seconda volta, sei tornata con un ragazzo e sei venuta di nuovo a letto con me in gita.”
“Mi stai dando della troia?” si mordicchiò l’unghia dell’indice.
“No, sto dicendo che mi hai usato.” L’accusai.
Si scostò i capelli, mordicchiandosi il labbro e abbassò il viso, premendo i pugni sul tessuto dell’auto “Dimmi che stai scherzando.” Sospirò “Non puoi pensarlo davvero.”
“Non mi dai altra scelta.” Insistetti, concedendomi di guardarla sentendomi colpevole ora che non poteva vedermi, sapendo che stava per piangere e che ero io la causa delle sue lacrime. Ma soprattutto, sapevo che non avrei retto ancora per molto se l’avessi vista piangere. “O forse è colpa mia, che come sempre non ti capisco.”
Alzò la testa di scatto, mostrandomi due occhioni scuri, bellissimi e stracolmi di lacrime che stavano per scoppiare “Forse!” mi urlò praticamente contro.
“Forse?” finsi una risata scettica.
“Non ripetere quello che dico!” urlò di nuovo.
“E tu non urlare!” la sovrastai.
“Io urlo quanto mi pare!” mi imitò.
“Sei una bambina!” continuai.
“E tu sei uno stronzo!” mi fece la linguaccia.
La ignorai. Infondo ero “felice” che mi odiasse: il piano funzionava. “Sei una bambina, che si è divertita con la sua bambola e quando si è stufata l’ha buttata!”
“Smettila di chiamarmi bambina!” urlò, tirandomi un cazzotto sulla spalla “Smettila di dire che ti ho usato!”
“Smettila di colpirmi!” le fermai la mano prima che mi tirasse il terzo cazzotto.
“Smettila di ricopiarmi!” sbuffò, scostandosi i capelli. Mi prese alla sprovvista, piazzandomi una sberla che ricoprì l’intera guancia.
“E questo per cos’era?” esclamai, constatando i danni dallo specchietto retrovisore.
“Perché ti odio!” gesticolò, proprio come una bambina. In altre circostanze, avrei sorriso e l’avrei trovata buffa o adorabile, e probabilmente l’avrei baciata, facendoglielo notare. Ma in questa, dovevo restare freddo.
“Bene, anch’io ti odio.” Le dissi.
Si voltò di scatto, guardandomi con gli occhi lucidi. Sbatté le palpebre un paio di volte e si asciugò una lacrima “Che…” deglutì a fatica “Che hai detto?”
Io lo sapevo che non dovevo dare retta a quella psicopatica di Lena!
“Lee, io…” mi grattai il collo, sospirando. Dovevo andare avanti?
“Dillo!” urlò “Ripeti sempre qualsiasi cosa, ridillo!”
“Ti odio.” Mi sforzai di dire.
Annuì, asciugandosi freneticamente le lacrime “Quindi è finita?”
“Sei stata tu a lasciarmi, mesi fa.” Puntualizzai, mentre recuperava la borsa e il giacchetto “Ma se intendi che non finirai nel mio letto la prossima gita…”
E fu così che partì anche il secondo schiaffo.
Questo però era più che meritato, devo ammetterlo.
“Non. Trattarmi. Da. Puttana. Chiaro?” scandì, guardandomi con quegli occhi che non avevo mai avuto la sfortuna di ritrovarmi puntati contro, con tanto odio. Si voltò, con la mano sulla maniglia, ma poi ci ripensò e richiuse lo sportello. Mi guardò, scavalcando il freno a mano per sedersi sulle mie gambe “Ridimmelo.” Aggrottai le sopracciglia, confuso, troppo impegnato ad agganciare le mani sotto al sedile per non stringerla a me piuttosto che fare caso a ciò che stava dicendo “Dimmi che pensi che ti ho usato.”
Sospirai, abbassando lo sguardo “Non mi lasci altra scelta.”
Annuì, continuando “Dimmi che non mi vuoi più.”
Cristo, possibile che non si accorgesse che mi stavo frenando dall’attentare alle sue labbra!?!
Mentii, più che spudoratamente “Non ti voglio più.”
Tirò su con il naso, singhiozzando “Dimmi che vuoi dimenticarmi.”
Perché doveva farsi del male in questo modo?
“Voglio...” cominciai, prima che mi prendesse il viso tra le mani e lo alzasse, costringendomi a guardare il suo viso arrossato e gli occhi gonfi di lacrime “…dimenticarti.” Sussurrai.
“Dimmi che non hai più bisogno di me.” Mi scosse leggermente, quando singhiozzò.
“Non ho più bisogno di te.” Dovetti deviare il suo sguardo, quando chiuse gli occhi, per regolarizzare i singhiozzi.
“Avanti, dillo.” Sussurrò, tra i singhiozzi, coprendo gli occhi con le mani.
“Hai reso la mia vita un casino.” Sentivo la bocca amara; ah, già… stavo sputando veleno “Ti odio, Lee.”
E mentre una nuova valanga di lacrime sgorgava dai suoi occhi, afferrò la borsa ed uscì dall’auto, sbattendo lo sportello. Corse fino alla sua porta e la sbatté.
Grazie Lena… a me sembra che sono solo riuscito a farmi odiare e ho appena bruciato l’ultima remota speranza di riaverla.

I'm back!
So... cosa ne pensate?
Il "piano" di Harry funzionerà o ha solo aumentato le distanze tra lui e Lee?
Chi lo sa...
Sto lavorando al prossimo capitolo.
Nell'attesa, lasciate una recensione! <3

 


Dopo un capitolo travagliato come questo, l'unica foto che ci può tirare su è quella del piccolo Josh! <3

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Capitolo 28
*** I'll be drunk again, to feel a little love ***


29 – I’l be drunk again, to feel a little love

“Ma scusa, ora è colpa mia?” esclamò la rossa, dall’altro capo del telefono.
“Sei stata tu a dirmi di fare tutta quella scenata.” Le ricordai, girando intorno al tavolino da the nel salotto.
“Sì, ma non credevo che arrivassi a tanto!” si difese.
“E cosa avrei dovuto dirle?” sbottai. Sospirai, scostandomi i capelli “Lascia stare, non è colpa tua, hai ragione. Solo che ora mi odia…”
“Vuoi che provi a chiamarla?” propose.
“Te ne sarei grato.” La ringraziai, prima di salutarla ed attaccare.
Proprio quando mi sedetti sul divano, suonarono alla porta. Sbuffai, alzandomi svogliatamente. Guardai dallo spioncino ed aprii “Rya-?”
Non feci in tempo a terminare la frase, che mi arrivò un cazzotto sull’occhio. Barcollai, aggrappandomi alla porta e mi portai una mano all’occhio “Ma che cazzo ti dice il cervello!?!”
“Che cazzo ti dice il tuo?” esclamò “Sei andato a letto con Lee?”
“Dipende, quale volta intendi?” lo provocai, alzando le spalle.
“Io ti…” stava già per venirmi di nuovo addosso, quando sentimmo la voce di lei alle sue spalle.
Ci voltammo entrambi, guardandola salire gli scalini e rischiò di inciampare all’ultimo. Ryan la riprese al volo e lei scoppiò a ridere “Ops… grazie!”
“E’ ubriaca?” chiesi.
Ryan annuì, caricandola sulle spalle e si rimise davanti a me “Permesso.” Mi scansai, seguendolo fino al salotto, dove la fece sdraiare sul divano “Vuole restare qui.” Annuii, trattenendo un sorriso vittorioso “Non. Provare. A. Toccarla.” Mi intimò, puntandomi un dito contro. Alzai gli occhi al cielo, alzando le mani e lo riaccompagnai fino a fuori.
Tornai da Lee, mentre cercava di alzarsi ma, urtando il tavolino, gli chiedeva scusa. La raggiunsi e mi sorrise, saltandomi in braccio “Lee, perché hai bevuto?”
“Io non ho bevuto.” Mentì, baciandomi la guancia.
“Ah ah.” Annuii, guardandola divertito mentre soffiava contro un riccio che continuava a ricadermi sulla fronte.
“Harry!” esclamò, mentre mi mettevo seduto, lei ancora sulle mie gambe “Hai un livido.” Lo indicò, toccandolo e mi fece saltare per il dolore “Scusa…” rise.
“Ma tu sei ubriaca fradicia…” commentai, scostandole i capelli disordinati dal viso.
“Resta qui.” Sussurrò, sorridendo e si alzò, riuscendo a non sbattere e non cadere fino alla cucina. La sentii aprire il frigo e cadde qualcosa “Scusa!” urlò, facendomi alzare gli occhi al cielo. Tornò qualche minuto dopo, con dei cubetti di ghiaccio in un sacchetto di plastica “Devi metterci del ghiaccio.” Si avvicinò ma, prima che potessi fermarla, mi schiaffò sul livido la medicazione “Sono un po’ pasticciona stasera…” rise.
“Ma davvero?” risi, prendendo il ghiaccio dalla sua mano “Lascia, faccio io.”
“Ti ricordi quando Niall ti ha dato un cazzotto?” si sedette affianco a me, portando le ginocchia al petto “Quella sera, mentre ti mettevo del ghiaccio, hai detto di amarmi.” Deglutii a fatica, voltandomi verso di lei. Alzò le spalle, continuando a sorridere con quell’espressione persa “Oggi invece hai detto di odiarmi.” Aggrottò le sopracciglia, voltandosi verso di me “Perché non mi ami più!?!”
“Lee, adesso non mi sembri nelle condizioni adatte per parlarne.” Posai il ghiaccio sul tavolino e mi alzai.
“No, io voglio parlarne!” protestò, mentre mi mettevo di fronte a lei, allungandole le mani. La trascinai in piedi e poi la presi sotto le ginocchia e dietro la schiena “Perché io ti amo ancora, lo sai?”
“Lee, basta. Non sai quello che dici.” La rimproverai, mentre provava a baciarmi la guancia e il collo. La portai nella mia camera e la feci sedere sul mio letto “Hai bisogno di una doccia. Credi di essere in grado di fartela da sola?”
Scosse la testa, afferrando il colletto della mia maglietta per avvicinarmi al suo viso “Vieni con me…”
“No, ti prego, non fare così.” Mi allontanai di scatto, sospirando.
Abbassò la testa “Tu non mi vuoi più…”
“Tutto il contrario.” Mi lasciai sfuggire, ma non mi sentì. Sospirai, guardandola con le mani sui fianchi, cercando una soluzione “D’accordo, vieni con me.”
“Fai la doccia con me?” sorrise.
“No, Lee.” Risi, aiutandola ad alzarsi “Ma perché non sei così anche da sobria?”
“Io sono sobria.” Si affrettò a dire.
“Certo…” la feci sedere sul bordo della vasca, aprendo l’acqua per regolarla tiepida.
“Così come?” chiese poi.
Scossi la testa, senza risponderle “Allora, adesso tu entri nella vasca, chiudi la tenda e poi ti spogli e ti fai un bel bagno, ok?”
“E perché tu rimani qui?” aggrottò le sopracciglia.
“Perché ho promesso al tuo ragazzo che non ti avrei toccata.” Le spiegai, facendole segno con la testa di entrare. L’aiutai, sorreggendola dietro la vita “E perché ho paura a lasciarti nella vasca da sola, visto il tuo precario equilibrio…”
“Mi si bagnano i pantaloni!” brontolò.
“Tranquilla, li asciughiamo.” Li presi, lanciandoli nel lavandino.
“Ma…” sbuffò, guardando l’ombra dietro la tenda la vidi sedersi “Io non capisco, tu mi hai già vista nuda.”
“Sì, ma due… persone che hanno appena detto di odiarsi, di solito non fanno il bagno insieme.” Ribattei, sorridendo.
La sentii sbuffare, ma rimase in silenzio, guardando la sua ombra prendere il bagnoschiuma “Harry?” mi richiamò qualche minuto dopo.
“Dimmi.” Posai la testa al muro, alzando gli occhi al cielo.
Sembrava davvero una bambina, quando era ubriaca…
“L’acqua è perfetta…” mi informò.
“Lo so, te l’ho regolata io.” Risposi.
“Il bagnoschiuma profuma…” continuò.
“Lo so, è mio.” Risi.
“Però mi sento sola…” concluse, allungando la ‘o’.
“Lee, non entrerò lì con te.” Ripetei.
Sbuffò di nuovo, prima di aprire leggermente la tenda qualche minuto dopo “Harry?” mi voltai verso di lei “Io non ti odio, lo sai?”
Annuii, sorridendole “Neanche io ti odio.”
“Allora entri?” sorrise.
Scoppiai a ridere “Dovrei registrarti, così quando mi dici che sono un maniaco te lo farei ascoltare.” Mi avvicinai, guardandolain faccia “E se invece io resto seduto qui per terra e tu lì e ti canto qualcosa?”
Lei annuì, sorridendo di nuovo e richiusi la tenda.
“Isn’t she lovely!” esclamò.
Annuii, iniziando a cantare.
 
“Come ti senti?” le chiesi quando uscii dal bagno.
“Cucciolo.” Rise, alzando le braccia per far vedere le maniche della mia maglietta che le andavano lunghissime “Ma un po’ più me stessa.”
“Vuoi mangiare qualcosa?” chiesi.
Scosse la testa “No, sento che potrei vomitare da un momento all’altro.”
Annuii, indicandole di sedersi affianco a me “Vuoi restare a dormire qui?”
Alzò le spalle, sedendosi e mi guardò “Ti da…” scossi la testa “Non ho il coraggio di andare da Ryan.”
“Con i miei vestiti.” Sottolineai. Sorrise, annuendo.
“Sinceramente, non riuscirei neanche a tornare a casa.” Ridemmo “Grazie.” Mi abbracciò, in modo più sobrio stavolta.
“Dai, mettiti sotto.” Resistetti al prurito sulle mie mani per non stringerla, alzandole le coperte.
Lei mi rifilò uno sguardo triste, annuendo “Tu dove dormi?”
“Ti raggiungo tra un po’.” La rassicurai, alzandomi ed uscendo mentre si infilava sotto le coperte.
 
Aprii piano la porta, stando attento a non fare rumore e la raggiunsi. Mi infilai sotto le coperte affianco a lei, che mi dava le spalle.
Dopo pochi minuti, si girò, stropicciandosi gli occhi assonnata.
“Ti ho svegliato?” sussurrai.
Scosse la testa “Che cos’ha lei che io non ho?”
Aggrottai le sopracciglia “Di che stai parlando?”
“Della tua nuova ragazza.” Rispose.
“Quale nuova ragazza, Lee?” insistetti, confuso.
“Non mi vuoi più, deve esserci un’altra.” Continuò, abbassando lo sguardo.
“Lee, dormi.” Sospirai “Quando l’effetto dell’alcool sarà svanito ne riparleremo. Forse.”
“Quindi abbiamo qualcosa di cui parlare?” Insistette.
Mi voltai, guardandola severo, prima di tornare a fissare il soffitto, aspettando di addormentarmi.
Qualche minuto dopo, sentii la punta delle sue dita accarezzarmi la guancia “Posso dirti una cosa?”
“No.” Tagliai corto, senza riuscire ad allontanare la sua mano.
“Era una domanda retorica.” Mi ignorò, avvicinandosi. Mi accarezzò i capelli, allontanandoli dal mio orecchio e alzò il viso, avvicinando le labbra a questo “Chiunque sia, non ti amerà mai come me.”
Chiusi gli occhi, sospirando “Se mi amassi così tanto come dici, staresti con me.” Puntualizzai, voltandomi appena per guardarla.
Aggrottò le sopracciglia, triste “Chi è?” non le risposi, limitandomi a sospirare di nuovo “E’ Lena, vero?”
“Cosa?” storsi il naso.
“Perché lei?” mi ignorò.
“Lee, non…” cercai di dirle, ma mi interruppe.
“E’ perché è più alta di me? Sono solo due miseri centimetri. Perché ha i capelli tinti? Una volta dicevi che ti piacevano i miei capelli. Gli occhi azzurri? Il dilatatore? Cos’ha più di me!?!” mi prese il viso con una mano, voltandomi verso di lei.
“Smettila, Lee!” esclamai “Io e Lena non stiamo insieme. E anche se fosse, non dovrei rendertene conto…”
“Sei ingiusto.” Brontolò, nascondendo il viso nell’incavo del mio collo.
“Tu sei ingiusta.” Replicai, accarezzandole il braccio.
“Sei un bugiardo.” Insistette, posando la mano sul mio petto.
“Sei tu la bugiarda.” Mi difesi, stringendola a me.
“Dicevi che mi avresti amato per sempre.” Mi accarezzò il collo con la punta del naso.
“Anche tu.” Terminai, duro “Ma mi hai lasciato per stare con lui.”
“Quindi ora?” chiese, alzandosi sui gomiti per guardarmi.
“Ora cosa?” le scostai un ciuffo di capelli da davanti agli occhi, ma ritirai la mano subito dopo, pensando di essermi lasciato andare a tutti quei gesti che ci venivano naturali, insieme.
“Che cosa farai?” spiegò, posando la mano sulla mia guancia per costringermi a guardarla.
Aspettai un po’ prima di risponderle, pensando a quanto fosse bella e quanto avrei voluto rimanere in quella posizione per ore. “Vado avanti con la mia vita, Lee. Che altro dovrei fare?” alzai le spalle “Potrei fare come te, partire e starmene via per un po’.” Posai la mano sulla sua ma, non riuscii ad allontanarla dal mio viso.
“E io?” mi accarezzò la guancia, come se avesse capito la mia debolezza.
“Tu starai bene, Lee. Tu hai già qualcuno che ti ama e che ti rende felice, giusto?” la guardai e stavolta fu lei ad abbassare lo sguardo.
“Come faccio senza di te?” sussurrò appena.
Mi mordicchiai le labbra, Lena aveva ragione…
“Dovevi pensarci prima.” Conclusi.
Lei annuì, allontanandomi i capelli dalla fronte, abbassandosi per lasciarvi un bacio “Buona notte, Harry.”
Tornò al suo posto, nella sua parte del letto, dandomi le spalle.
Restammo entrambi svegli per ore, finché il suo respiro non si fece regolare e profondo.
Mi voltai verso di lei, accarezzandole i capelli sul cuscino, guardando le mie dita tra i boccoli castani “Non vorrei che fossi neanche un centimetro più alta, perché mi piaci così, perché sei la mia piccola.” Sussurrai “E io amo i tuoi capelli. Quasi quanto amo i tuoi occhi grandi e scuri e non vorrei mai vederli piangere come questo pomeriggio.” Le baciai la nuca, leggero “Non hai niente da invidiare a nessuna.”
Mi addormentai anch’io, posando il viso sulla sua spalla, stringendola a me, qualche minuto dopo.

Sono stata veloce, ve l'avevo promesso!
A dire la verità, anche il prossimo capitolo è già quasi pronto.
Ma non voglio postarlo.
perché vorrebbe dire che questa storia è...
...Non riesco a dirlo...
Il prossimo sarà l'ULTIMO capitolo.
Si accettano già scommesse:
Chi sceglierà Lee!?!
Ma torniamo a parlare di questo capitolo.
Spero vi sia piaciuto.
Non c'è scritto, ma è evidente che Lee ha bevuto per quello che le ha detto Harry.
E probabilmente da ubriaca ha rivelato cosa è successo in gita al suo ragazzo...
Però il piano di Lena sembra funzionare.
O forse no?

 


Poverino, visto che probabilmente questo non sarà uno dei capitoli preferiti di Ryan, gli dedichiamo almeno questo spazio per una sua foto, essendo un amante della fotografia... ;D

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Capitolo 29
*** Our Happy Ending ***


30 – Our Happy Ending

Aprii gli occhi, allontanando i capelli dal viso. Le veneziane che filtravano il sole illuminavano la stanza a righe. Abituatami alla luce, aprii gli occhi.
Mi voltai di scatto, non appena riconobbi la camera in cui mi trovavo.
Il mal di testa, sintomo della sbornia della sera prima, mi colpì in pieno, ma non fu niente in confronto alla delusione di ritrovarmi in quel letto da sola. Eppure credevo di averlo sentito quella notte.
Aver sentito le sue braccia strette a me.
Aver sentito i suoi respiri sulle mie spalle.
Aver sentito il calore del suo corpo stretto al mio.
E adesso ero tornata nella realtà, alla luce del giorno.
E la realtà era che lui mi odiava.
Non mi voleva più.
Aveva deciso di dimenticarmi e sembrava anche sulla buona strada per riuscirci.
Come gli avevo detto di fare, io.
Portai le ginocchia al petto, sospirando ed abbassai la testa, nascondendo la testa tra le gambe.
Che cogliona…
Mi alzai, recuperando dalla sedia i vestiti della sera prima e lasciai quella stanza, uscendo dalla finestra perché sua madre o sua sorella non mi vedessero in giro.
Perché lui non mi vedesse ed io non incontrassi più i suoi occhi, che ormai non mi guardavano più come se fossi ciò che c’è di più prezioso al mondo.
Mai come ieri, quel verde dei suoi occhi mi era sembrato freddo e inespressivo.
 
Mi strinsi nella giacca, camminando per le strade semi-deserte come ogni domenica mattina e feci il giro più lungo per andare a casa mia.
Casualmente, mi ritrovai davanti casa del mio migliore amico.
Casualmente, mi ritrovai a suonare il campanello.
Ovviamente, fu sua madre ad aprire, sorridendomi “Niall è ancora a letto. Vuoi avere l’onore?”
Annuii, sorridendo diabolica e salii le scale fino alla sua camera da letto. La stanza era impregnata del suo profumo, segno che l’altra sera doveva essersi fatto bello per uscire. Mi avvicinai al letto a memoria, senza riuscire a vedere niente nel buio. Toccai il materasso e mi sedetti, trovando il bozzo sotto le coperte che doveva essere il mio migliore amico. Mi avvicinai, cercando a tastoni la sua faccia. Quando grugnì, capii di averla trovata e gli accarezzai la guancia, avvicinandomi per sussurrargli, accattivante “Amore?”
Lo sentii sorridere, mormorando qualcosa ancora in uno stato di sonno profondo.
“Nialluccio?” strofinai la punta del naso sotto al suo mento, con lo stesso tono di voce.
Lui si voltò a pancia in su e cominciò a strabuzzare gli occhi “Demi?”
“Dovresti smetterla di fare certi sogni su Demi Lovato, sai?” tornai a parlare con la mia voce normale.
“Lee!” esclamò, balzando a sedersi “Che cavolo…” si coprì il pigiama con i quadrifogli, tirando la coperta “Che ci fai qui?”
“Ti ho svegliato.” Alzai le spalle, accendendo la luce.
“Me ne ero accorto.” Commentò, stropicciandosi gli occhi per abituarsi “E sei venuta qui solo per interrompere il mio sonno di bellezza?”
“Non ne hai bisogno, Horan.” Risi, scompigliandogli i capelli appiccicati alla fronte “Ma io ho bisogno di te.”
Lui annuì, alzando la coperta, facendomi segno di infilarmi affianco a lui. Annuii, sfilando le Converse senza slacciarle e le lanciai sul pavimento, stendendomi affianco a lui.
Si mise su un fianco, poggiando la testa sulla mano e, sbadigliando, chiese “Styles?”
“Sicuro di non voler prima fare colazione o una doccia?” gli chiesi, per gentilezza, dopo averlo appena svegliato di domenica mattina. Annuì, sbadigliando di nuovo “Ma dopo fattela una doccia. Seriamente, puzzi.”
“Sì, grazie.” Commentò “Vuoi che ti ascolti?”
Risi, annuendo “Ieri abbiamo litigato.”
“No, ma davvero?” si finse sorpreso “Questa sì che è una novità! Sono contento che tu mi abbia svegliato per dirmelo!”
“Finiscila, zombie!” lo spinsi leggermente sulla spalla e ridemmo entrambi “E’ una cosa seria. Ha detto di odiarmi.”
“In che senso?” aggrottò le sopracciglia.
“Quanti sensi puoi intendere la parola ‘odiare’?” commentai “Ha detto che io avevo ragione, se io sto vivendo la mia vita, lui deve iniziare a fare lo stesso.”
“Ha un’altra?” chiese.
“Ha detto di no.” Risposi, scostandomi i capelli.
“Tu gli credi?” insistette “Insomma, pensi che fosse sincero?” Annuii “Allora com’è possibile che da un giorno all’altro non ti ami più?”
“Non lo so, ma è possibile.” Abbassai lo sguardo sul materasso.
“Lee, però ha ragione. In un certo senso, quello che dice è giusto.” Mi accarezzò la spalla, guardandomi.
Annuii “Lo so.”
“E tu hai Ryan. Tu stai con Ryan.” Continuò.
“Lo so.” Sussurrai.
“Non sei la protagonista di un telefilm, i due bei ragazzi non possono sempre lottare per il tuo cuore. Prima o poi uno dei due, nella vita reale, si stufa.” Continuò ad accarezzarmi, spingendomi verso di lui.
“Solo che non pensavo sarebbe stato Harry a mollare.” Mi strinsi a lui “Diceva che ci sarebbe stato sempre, che mi avrebbe amata per sempre!”
“Se è lui quello che vuoi allora che aspetti? Molla Ryan e torna da lui.” Mi scosse leggermente, enfatizzando le sue parole.
“Non posso.” Alzai lo sguardo, incontrando i suoi occhi azzurri rassicuranti “Ho paura.”
“Ma paura di cosa?” chiese, confuso.
“Ho paura di tornare con lui e soffrire di nuovo.” Cominciai “Ho paura di restare con Ryan e perdere Harry.” Sospirai “Ho paura di star impazzendo.”
“No, tranquilla.” Mi accarezzò i capelli, baciandomi la fronte “Più pazza di te non ce ne sono in giro.” Lo spinsi, facendolo ridere “Lee, la domanda che dovresti porti è semplice: di chi sei innamorata veramente?”
Non risposi, lo guardai e basta e lui annuì “E se sbagliassi tutto di nuovo?”
“Non succederà.” Disse convinto.
“Come fai ad esserne così sicuro?” sospirai.
“Si impara dagli errori e tu ed Harry ne avete commessi talmente tanti, che ormai avrete capito come far funzionare una relazione.” Alzò le spalle “Però la decisione è tua: l’illusione di essere felice o il tuo amore.”
“L’amore rende felici?” mi scostai i capelli.
“Questo dovresti saperlo da sola.” Sorrise.
Lo abbracciai “Grazie, Ni.”
“Ti voglio bene.” Sussurrò, stringendomi “Non fare cazzate, non voglio vederti soffrire.”
Annuii, allontanandomi per baciargli la guancia “Ho bisogno di un po’ di tempo per pensarci, però.”
“E’ giusto.” Sorrise.
“Ora vado a casa.” Mi misi a sedere, recuperando le scarpe.
“E io vado a farmi una doccia.” Si alzò, scendendo dall’altra parte del letto “Ah, Lee!” mi fermò mentre stavo per uscire “Fanno 50£.”
“Per cosa?” risi.
“Per la seduta psichiatrica e per avermi svegliato interrompendo il mio sogno!” rise, entrando in bagno prima che potessi tirargli una pantofola che trovai per terra.
 
 
 
Tornai verso casa, con la testa che mi scoppiava di dubbi.
Anzi, più che dubbi, erano paure.
Perché io sapevo quello che volevo, ma era la paura a frenarmi.
E quando aprii il cancelletto, se ne aggiunse un’altra: la sfuriata di Ryan.
“Sono a casa!” urlai, chiudendo la porta alle mie spalle. Mi guardai intorno, affacciandomi alle scale, aspettando di sentire qualcuno o di vedere uno dei due uomini di casa.
Nessuno.
Salii io, trovando mio fratello ancora sotto le coperte. Sorrisi, accostando la porta e lo lasciai in pace.
Mi affacciai in camera mia, trovandola vuota.
Aggrottai le sopracciglia, tornando al piano di sotto e lo cercai in cucina.
Ryan non c’era, ma sul tavolo trovai la caraffa di caffè e il suo album fotografico blu.
Mi sedetti, versandomi una tazza di caffè ed alzai la copertina di plastica blu, leggendo nella sua calligrafia ‘Your Smiles’ sulla pagina bianca.
 
“Sei bellissima quando sorridi.” Mi accarezzò il viso, allontanando i capelli che il vento si ostinava a portare al mio viso “Hai il sorriso più bello che abbia mai visto.”
“Mi fai arrossire…” lo presi in giro.
“Dico solo la verità.” Alzò le spalle, “Hai il sorriso più bello che abbia mai fotografato.” Posò la fronte sulla mia “Ma che dico uno, ne hai almeno un centinaio. Tutti diversi per ogni occasione.” Rise, guardando la mia espressione perplessa “Uno quando sei felice.” Mi baciò a stampo “Uno quando sei nervosa.” Un altro bacio “Uno quando sei acida.” Mi baciò di nuovo “Uno quando parli al telefono con Niall.” Mi morse appena il labbro inferiore “Uno quando ti faccio dei complimenti e tu arrossisci.”
“Allora dovresti scattarmi una foto in questo momento.” Sorrisi, tornando a poggiare la fronte sulla sua.
“Non posso.” Rispose.
“Ah sì?” alzai un sopracciglio “E perché?”
“Perché in questo momento ho solo voglia di baciarti.” Sussurrò, avvicinandosi di nuovo alle mie labbra.
 
Sfogliai una decina di pagine, ognuna con una mia foto in cui sorridevo e in cima ad ognuna c’era un’intestazione ‘Divertita’ ‘Annoiata’ ‘Finta gentilezza’ ‘Ubriaca’ e poi c’erano tre pagine bianche, se non fosse per i tre puntini di sospensione su ognuna.
‘Josh’s Smile’
Diceva quella dopo, con sotto una foto di me e Josh alla pista di pattinaggio, durante le vacanze di natale.
‘Sam’s Smile’
Questa l’aveva fregata dalla mia camera e sotto aveva aggiunto a penna ‘Non ho mai avuto l’onore di vederlo, ma dal vivo doveva essere ancora più bello.’
Sfiorai la foto con la punta delle dita, sospirando con nostalgia e poi voltai pagina.
‘Mine’
Sotto aveva attaccato una foto del suo compleanno. Stavamo ballando, uno stretto all’altra e ci sorridevamo.
Sfogliai, trovando la pagina dopo bianca, se non fosse per la scritta ‘E infine, quello che personalmente reputo il più bello…’
Voltai pagina.
‘Harry’s’
La foto era coperta da un post-it. Lo presi, leggendolo.
Sono alla stazione, torno a Londra. E’ inutile la mia presenza qui.
Non servirà convincerti a non venire, guarda la foto.
“No!” urlai, scattando in piedi e la sedia strusciò, facendo rumore. Strinsi il foglietto verde e lo gettai sull’album, senza fare come mi aveva detto e corsi come una furia alla porta, aprendola.
“Harry!” esclamai, saltando per la sorpresa, portando una mano al petto.
“Lee!” saltò anche lui “Che succede?”
“Non ora, non ho tempo!” mi richiusi la porta alle spalle e lo superai.
“Dove stai andando?” mi seguì. Provò ad afferrarmi il polso, per farmi fermare ed ottenere la mia attenzione.
“Harry, vattene!” gli urlai praticamente contro, divincolando dalla sua presa.
Cocciuto com’era, continuò a seguirmi “Dovunque tu stia andando, verrò con te.”
“Ha-” mi voltai, guardandolo camminare affianco a me, ma poi pensai che discutere mi avrebbe solo portato a perdere tempo “Lascia stare.”
Corremmo come matti, fino alla stazione. Lui continuava a starmi dietro, senza aver più chiesto nulla.
Corsi fino ai binari, individuando subito il mio cappello dei Red Socks. Lo stesso fece Harry, che si voltò verso di me, allarmato.
Anche Ryan si accorse di noi, voltandosi a guardarci.
Non feci in tempo a guardare che espressione avesse, perché Harry mi afferrò il polso e mi strattono, mettendosi tra me e Ryan “Che cosa siamo venuti a fare qui?”
“Tu niente.” Aggrottai le sopracciglia, guardando il mio polso stretto, che lui lasciò “Io sono venuta qui per fermarlo.”
Mossi un passo, per superarlo, ma lui mi si rimise davanti “Non farlo!”
“Harry, levati!” lo incenerii con gli occhi.
“No.” Rispose deciso.
Sospirai, contando fino a dieci.
2, 3…
Come non detto, non funziona su di me!
Alzai il braccio e la mia mano prese l’intera guancia di Harry, rimbombando per tutta la stazione.
Molti si voltarono, ma i miei occhi erano fissati sul riccio davanti a me e se avessi potuto, l’avrei incenerito.
“Mi odi a tal punto?” esclamai, quando tornò a guardarmi “Tu non mi vuoi più e l’unico che mi ama sta per partire!” Battei il piede a terra, frustrata “Possibile che mi odi a tal punto da volermi veder rimanere completamente sola!?!”
Posò di nuovo la mano sulla guancia, massaggiandola e prima che potesse dire niente lo superai, correndo verso il treno.
Ryan mi stava ancora guardando, un piede sul gradino del treno, l’altro sulla linea gialla della banchina.
Camminavo verso di lui, quando Harry mi afferrò per la terza volta il polso e mi strattonò ancora più forte, costringendomi a ruotare e ritrovarmi di fronte a lui, cozzando con il suo petto.
“Io ti amo!” mi urlò in faccia “Cazzo, Lee, come fai ad essere così cieca!?!” mi spinse di nuovo verso di sé ed io non opposi resistenza, ancora troppo frastornata dalla sua ultima affermazione “Come hai potuto credere che volessi dimenticarti? Io odiarti? Neanche se lo volessi.”
“Ma… tu… perché…” farfugliai.
“Lascia stare, è stata una cosa stupida.” Tagliò corto, frettoloso “Ma niente di quello che ti ho detto ieri è vero. Io non penso una parola di quello che ti ho detto.”
“Tu…” balbettai.
“Ti amo, Lee.” Mi interruppe, posando la mano su un fianco “Non posso smettere e non vorrò mai farlo.”
“Io non capisco…” mi scostai i capelli, confusa.
“Io ti amerò per sempre, ma tu devi scegliere me.” Mi alzò il viso, posando la mano sotto il mento.
“Devo crederti?” mi voltai appena verso Ryan, nella stessa posizione.
“Io posso renderti felice, Lee.” Continuò, prendendomi di nuovo il mento, facendomi voltare per incontrare i suoi occhi bellissimi che mi pregavano “Devi solofidarti di me.” Mi accarezzò la guancia, scostandomi i capelli “Questa volta davvero, però.”
Boccheggiai, senza riuscire a dire una parola.
Lui però non aspettò e si avvicinò, alzando allo stesso tempo il mio viso verso il suo e le mie labbra le incontrarono.
Le sue labbra.
Bellissime, perfette e dolci come sempre. Quelle labbra che riuscivano a modellare il mio cuore come se fosse di creta, a proprio piacimento.
Mi strinse da subito a sé e le sue labbra pretesero da subito le mie.
Sentivo l’elettricità del contatto tra la mia pelle e le sue dita sulla mia guancia arrossata.
Sentivo la stoffa della t-shirt sotto la giacca piegarsi tra le sue dita che mi stringevano, che mi spingevano a lui con lo stesso bisogno che avevo io di sentirmi protetta tra le sue braccia. Nella fortezza che avevano sempre costituito.
Sentivo le sue labbra bisognose delle mie, quanto le mie lo erano delle sue. E in quel momento, quel bacio mi faceva sentire viva, molto più dell’ossigeno che avrei dovuto recuperare.
Sentivo i suoi capelli morbidi tra le mie dita e i ricci che mi erano mancati solleticarle.
Sentivo i suoi occhi su di me ed aprii anche i miei, incontrando per un attimo quel verde rassicurante.
Sentivo il cuore battere all’impazzata e immaginai il suo battere sincronizzato al mio.
Ci allontanammo, ma solo di qualche centimetro e continuò a stringermi e i nostri respiri si unirono creando un’unica nuvoletta di condensa.
Posai la fronte sul suo petto e lui il mento sulla mia testa. Chiusi gli occhi, respirando il suo profumo fino a riempirne i polmoni e posai la mano sul suo petto.
Sì, il suo cuore batteva quanto il mio.
“E’ tuo.” Sussurrò, spostando la testa per baciarmi sulla tempia.
“Io…” mi allontanai, alzando il viso e sentii la sua presa sui miei fianchi farsi più salda, ansioso “Io mi fido di te.”
Il sorriso che si espanse sul suo viso, lo attraversò da guancia a guancia, lasciando comparire quelle familiari fossette.
Ve lo posso assicurare, mai visto niente di così bello.
Non aveva assolutamente niente a che fare con l’album dei miei.
E a quel pensiero, mi voltai istintivamente verso Ryan.
Che non c’era più.
Le porte si chiusero in quell’istante e saltai come una stupida, quando sbatterono.
Harry, prontamente mi strinse di più a sé ed io, come se fosse la cosa più naturale del mondo, gli cinsi il collo “Ci sono qui io.” Ricatturò la mia attenzione, facendomi voltare per guardarlo negli occhi.
“Lo so.” Gli accarezzai la guancia, guardandolo persa.
“Saremo felici, da qui all’ultimo dei nostri giorni.” Si voltò appena, baciando il palmo della mia mano ancora sul suo viso.
“Lo so.” Sorrisi, guardando le sue labbra sulla mia mano.
“Ti amo.” Tornò a guardarmi, abbassando la fronte fino a posarla sulla mia.
“Ti amo anch’io.” Lo guardai negli occhi.
Il treno partì, alzando il vento alla sua partenza.
Restammo immobili, stretti l’una all’altra.
“Ci hai messo un po’…” commentò, ammiccando.
“E adesso non ti lascerò mai più.” Promisi, accarezzandogli la nuca. Annuì, sorridendomi “Ti amerò per sempre.”
Mi baciò di nuovo. Un bacio più corto, ma intenso come quello di poco prima “Per sempre.”
Mi alzai sulle punte, mordendogli leggermente il labbro “Non ripetere quello che dico, Styles!” rise, regalandomi un’altra visione celestiale “Torniamo a casa?” annuì, baciandomi dolce, prima di cingermi le spalle “Devi ancora spiegarmi perché hai detto di odiarmi se non era vero.” Ricordai, scendendo i gradini per la strada.
“Oh, è una storia lunga…” iniziò lui “Lena mi ha detto…”
“Lena?” esclamai “Primo, devo farle un discorsetto perché ultimamente sta un po’ troppo in mezzo…”
Rise, rubandomi un bacio “Gelosa?”
“Non ti ci abituare, Styles.” Lo avvertii, tornando a camminare “Secondo. Non devi mai seguire un consiglio di Lena perché combina solo casini!” risi “Lo sanno tutti, vero signore?” mi voltai verso un tizio che si stava appisolando su una panchina.
Il vecchio mi guardò perso, aggrottando le folte e spettinate sopracciglia bianche.
Harry rise, attirandomi a sé, allontanandomi dall’uomo “Bhe, ora lo so anch’io… e quel tizio.”
Scossi la testa, voltandomi verso di lui. Mi alzai sulle punte e gli presi il viso tra le mani “Devo proprio insegnarti tutto, amore?”
Sorrise istantaneamente, avvicinandosi per baciarmi “Come mi hai chiamato?”
“Ti da fastidio?” risi, scansandomi prima che potesse raggiungere le mie labbra.
“Affatto, piccola.” Mi cinse la vita.
“Non immagini quanto mi sia mancato tutto questo...” Sussurrai, strofinandogli il naso con la punta del mio.
“Mi sei mancata anche tu,piccola.” Si avvicinò, stringendomi a sé, nascondendo il viso tra i miei capelli.
“Tu di più, amore.” Gli cinsi il collo.
Lo sentii ridere sul collo, poi si allontanò sorridendomi e posò la fronte sulla mia “Potrei farci l’abitudine.”
“Non ti conviene…” ammiccai.
“E se ti portassi fino a casa in braccio, me lo ridiresti?” propose.
“Andata!” annuii, circondandogli le spalle, aspettando che mi afferrasse.
“Eh, eh… parola d’ordine?” alzò un sopracciglio.
“Amore?” tentai.
“No, l’altra.” Rise.
“Ti amo.” Sorrisi “…Amore.”
“Questo è il giorno più bello di tutta la mia vita.” Sussurrò, mentre mi afferrava dietro le ginocchia per prendermi in braccio, camminando verso casa. Si voltò verso di me, sorridendomi.
"Che c'è?" sorrisi anch'io, automaticamente.
"Finalmente la nostra storia è arrivata ad un lieto fine." mi guardò negli occhi, intensamente.
Scossi la testa, avvicinandomi a lui per baciarlo, posando una mano sulla sua guancia "Credevo che la nostra storia non avesse fine."
Lui annuì, sorridendomi "Allora, per sempre felici e contenti?"
Risi, annuendo "Sì, suona decisamente meglio!" anche lui rise, riprendendo a camminare.
“Harry?” tornò a guardarmi “Ora sono realmente felice.”




Eccoci qui.
La storia è ufficialmente, CONCLUSA. ;')
Penso di voler dedicare questo spazio semplicemente a voi. Per ringraziarvi.
Ogni singolo lettore.
Voglio bene ad ognuno di voi e non avrebbe avuto senso scrivere questa storia senza il vostro supporto.
Siete fantastici!

Spero di sentirvi in molti,
lasciande delle recensioni.
Voglio sapere se vi è piaciuto,
se è finita come vi aspettavate o no...
Alcune di voi mi hanno detto che preferivano che Lee rimanesse con Ryan;
mi avete fatto venire una crisi esistenziale! Non sapevo più come andare avanti!
Spero di non avervi deluse.
So che vi preoccupavate per il cuoricino di Lee,
ma non dovete,
d'ora in poi Harry saprà prendersene cura! ;3

Un bacio.
Lots Of Love. <3

 


- The end. <3





Se non ne aveste ancora abbastanza di me, posso darvi il link di altre storie che sto scrivendo...




 
   e il suo seguito You're my whole word

e poi 

Oppure...

This Is What Makes Us Girls

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Capitolo 30
*** AVVISO ***


Mi sono trasferita su wattpad, non credo che pubblicherò altre storie su efp.
Vi lascio il link del mio profilo. ❤️
http://www.wattpad.com/user/NobodysWendy

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