Gleepocalypse.

di dayofsnoww
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Overture ***
Capitolo 2: *** The New Girl In Town ***
Capitolo 3: *** It's Not Unusual ***



Capitolo 1
*** Overture ***


#1

Un'altra bomba scoppiava in lontananza, la seconda che i ragazzi avevano contato in una settimana.
Erano rimasti ancora in molti, nel McKinley High, ma sapevano che stavano solo ritardando l'inevitabile. Prima o poi il virus O37 sarebbe arrivato anche lì, e allora sarebbe stata la fine. 
Circa centocinquanta persone, studenti e professori, rimasti chiusi nella propria scuola da quasi un mese, da quando la guerra era scoppiata.
Nessuno voleva uscire, nessuno voleva morire con una pallottola in fronte o peggio, essere contagiato dal virus.
Nessuno voleva vedere la devastazione che si abbatteva sul proprio paese: intere case, palazzi, quartieri rasi al suolo, cadaveri per strada, schizzi di sangue e armi rotte su quello che rimaneva dei marciapiedi, le urla disperate della gente che fino a un mese fa conoscevano, ma che ora pativano la fame, le perdite dei propri cari, il virus, erano in fin di vita.
Un quadro grigio, orribile e inquietante, che si estendeva fuori dalle loro finestre. Che nel McKinley High erano state rinforzate o addirittura blindate per l'occasione, per tentare di tener lontano il virus e non vedere il dolore che presto li avrebbe raggiunti. 
Nessuno nella scuola sentiva i propri cari da quel giorno, quando si erano ritrovati bloccati tra quelle mura. Professori e ragazzi ansiosi di conoscere della salute di famiglie e amici, ma ormai la speranza era quasi perduta: chiunque si trovasse al di fuori della scuola era considerato morto.
 
Tra questi emergeva una ragazza, Rachel Berry, bassa, dai capelli castani e dalla voce magnifica, del penultimo anno. Insieme a pochi altri faceva parte del Glee club, il club di canto corale della scuola, un aggregato di voci potenti e meravigliose. Era considerata un po' la "leader", colei che portava avanti il tutto e che aveva la voce più bella di tutte: il suo sogno era, dopo il diploma. di trasferirsi nella Grande Mela e di studiare canto e recitazione alla prestigiosa università NYADA. Ma probabilmente la NYADA e la stessa New York neanche esistevano più, e lei non sapeva se sarebbe sopravvissuta fino al giorno dopo. Aveva qualcuno là fuori che avrebbe dovuto aspettarla, se mai il disastro fosse finito: il suo ragazzo, Jesse St. James, frequentava un'altra scuola e non aveva saputo più niente di lui. Ormai non credeva neanche più che fosse vivo, ma continuava a sperare. Il terzo giorno, quando realizzò che le cose erano serie, che non sarebbero potuti uscire per un bel po' e che tutti lì fuori stavano morendo, il suo primo pensiero andò a Jesse e scoppiò in lacrime, sull'orlo di una crisi.
«Vedrai che anche lui è vivo, si è salvato, è chiuso nella sua scuola come te e presto vi rincontrerete!»
«Questo non durerà per sempre, riusciremo ad uscire e lui sarà da qualche parte ad aspettarti.» le dicevano le amiche Quinn Fabray e Santana Lopez per rassicurarla. La cosa sembrò funzionare al momento, ma lei sapeva che tutto ciò che le dicevano non era vero, che Jesse, lei e tutti quelli che conosceva sarebbero morti atrocemente, sparati da una guardia, di fame, di dolore o di O37. L'O37 era la cosa più orrenda e ripugnante che a un essere umano potesse mai capitare. Era un potente virus creato in laboratorio e tenuto segreto per anni, finché il mese scorso un gruppo di ribelli non aveva rovesciato il governo democratico per tentare di instaurare un regime dittatoriale e tutto venne distrutto, partendo dai laboratori chimici, e l'O37 era stato scoperto e liberato. Si trasmetteva principalmente con la saliva, per iniezioni o con rapporti sessuali, ma in rari casi poteva essere anche trasmesso per via aerea. Dapprima il soggetto cominciava ad indebolirsi e a diventare meno lucido, le pupille rossastre e la pelle pallida. Alcuni perdevano la ragione da subito, erano colti da istinti omicida o si suicidavano in preda al panico, oppure venivano ammazzati dai loro stessi compagni prima di arrivare allo stadio finale. La pelle cominciava a decomporsi, diventava di un verdastro-grigio, gli occhi rossi erano intrisi di follia e il soggetto cominciava a cibarsi di carne umana, a trasmettere il virus e a uccidere sbudellando quella che prima era la persona che amavano di più al mondo. Se venivi semplicemente morso, venivi contagiato e continuavi a vivere. Come uno zombie, certo, ma continuavi a vivere. Nei casi peggiori venivi squartato e le tue interiora, dal tuo intestino al tuo cervello al cuore ancora pulsante, diventavano merenda per gli zombie. Dopo un po' di tempo morivano, il loro ciclo vitale non durava molto. Gli anarchici in cerca di potere che avevano scatenato la Devastazione Grigia, il nome che il popolo aveva dato a questa guerra civile, iniettavano siringhe di O37 a cittadini presi a caso, in modo da diffondere il virus e terrorizzare e decimare la popolazione. Correva voce che i "pazienti zero", coloro a cui il virus veniva iniettato invece che mischiato, fossero diversi dai normali zombie. Ma al McKinley High nessuno aveva mai visto una cosa del genere, nessuno poteva confermarlo.
Santana Lopez diceva convinta: «Un gruppo di scienziati pazzoidi è riuscito a creare questa cosa, un altro gruppo può riuscire a curarla. Dobbiamo solo aspettare che arrivino e sperare di essere ancora in vita per quel giorno.»
Per i rapporti sessuali non c'era problema, dato che nessuno era tanto idiota da farsela con uno zombie.
 
Al decimo giorno di isolamento, le cose cominciarono a precipitare. Il preside della scuola, Figgins, era morto. Aveva avuto la sfortuna di trovarsi in palestra con altri pochi professori e un paio di ragazzi quando un soldato dalla parte dei ribelli aveva fatto irruzione e ucciso tutti i presenti.
Fortunatamente passava in quel momento, nel corridoio, Finn Hudson, ex quaterback e voce principale maschile del Glee.Caricato il fucile, che portava sempre con sé dall'inizio della guerra, era entrato in palestra in un momento di distrazione da parte dell'uomo, gli aveva ficcato un colpo diritto nella nuca, e poi in testa.
Il suo corpo era stato gettato fuori dall'edificio da un gruppo di ragazzi, sotto indicazione dei professori. Ormai dovevano farci l'abitudine, trattare con i morti era questione d'ogni giorno. Dovevano per forza essere coraggiosi, non c'era altra scelta. Dovevano uccidere e liberarsi dei corpi, se volevano continuare a vivere.
Finora i ragazzi non avevano ucciso molte persone, appena tre. Di più erano i morti, arrivati al venticinquesimo giorno, ventuno tra ragazzi e professori, e sarebbero andati sempre di più aumentando. Avevano adibito ad obitorio l'aula di matematica e l'ufficio di Figgins, ma presto non sarebbero bastati più. Alcuni dei morti, circa quattro o cinque, erano usciti in cerca d'aiuto o chissà cosa e non avevano fatto ritorno, avevano trovato solo la morte. O l'O37. 

 
Il venticinquesimo giorno, appunto, il professor Will Shuester, insieme alla signorina Emma Pillsbury e alla coach Sue Sylvester, avevano deciso di radunare il Glee club nell'aula di musica, dove erano soliti far lezione.
«Ragazzi, voglio che vi ricordiate com'era stare qui,» diceva «quando io scrivevo il tema della settimana alla lavagna e voi cercavate canzoni da proporre.» alcuni ragazzi sorrisero malinconicamente, qualcuno poteva persino giurare di aver visto Tina Cohen-Chang piangere. «Il tema di oggi siete voi, le vostre storie e le vostre speranze. Cosa sperate di fare o chi di vedere una volta fuori, quando tutto sarà finito. Tutto finisce, e noi ne usciremo vincitori. Non ce l'avremo fatta nelle gare di canto, ma ora vinceremo.» I ragazzi risero al ricordo: avevano perso svariate volte, contro le altre scuole. Ma stavolta dovevano vincere, ne andava della loro vita. 
Shuester batté le mani, suo tipico gesto: «Allora, chi comincia?»





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Alloraaa, prima di tutto vi ringrazio di aver letto questa cosa, mi è venuta in mente grazie a Nicola e al gruppo dei gleeks che spero stiano leggendo :* 
Avevo un profilo su efp ma l'ho cancellato e ho deciso di ricominciare, quindi questa sarebbe la prima cosa che pubblico qui xD
Mi scuso per il capitolo un po' lungo ma probabilmente saranno tutti così, non sono capace di fermarmi, fosse per me farei una storia tutta continua xD Non ho ancora scritto il secondo, quindi non ho proprio idea di quando aggiornerò. 
Poi voglio dirvi di restare forti, cari gleeks, perché oggi è martedì 22 maggio, e sappiamo tutti cosa accadrà stanot...excuse me while i...*urla isteriche*
Recensite anche se avete pareri negativi, anzi soprattutto, perché a questa cosa ci tengo e voglio che mi venga bene c:
xx
 

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Capitolo 2
*** The New Girl In Town ***


#2
 
«Mi chiamo Rachel Berry e credo che tutti voi mi conosciate piuttosto bene. Beh, come potreste non farlo? È il terzo anno che sono qui a rompervi le scatole e a farvi arrabbiare con le mie manie di protagonismo. Dopo il mio nome metto sempre una stella dorata, a simboleggiare il mio futuro, e fino ad un mese fa mi allenavo ogni giorno per realizzare il mio sogno: calcare i palcoscenici di Broadway.»
«Al massimo adesso potrai esibirti in un adattamento musicale di Benvenuti A Zombieland.»
«Zitta Santana, sto parlando io. Dicevo, il mio sogno era calcare i palcoscenici di Broadway, possibilmente insieme al mio fidanzato, Jesse che...è...lui...io...»
«Ok, Rachel, può bastare!» Will la interruppe mentre Quinn e Tina tentavano di placare una nuova crisi di pianto.
 
Improvvisamente, dal corridoio centrale, si udirono delle urla di ragazzi che stavano scappando.
“Ecco,” pensarono tutti, “è la fine. Gli zombie stanno entrando.”
Will accorse e, dopo aver evitato un gruppo di ragazzi che quasi lo travolgevano, arrivò alla porta d'ingresso, inviolabile dall'esterno. Quello che trovò non fu uno zombie o un soldato, ma un ragazzo, con un fucile sottobraccio, che bussava disperatamente in cerca di aiuto e che si guardava continuamente le spalle.
«Aiuto! Aiuto, cazzo! Vi prego, aprite! Non so dove andare, aiutatemi!»
Will lo osservò. Avrà avuto la stessa età dei suoi ragazzi, anche se era un po' più basso. Aveva i capelli castani scompigliati e dei luminosi occhi color nocciola, con delle sfumature di verde.
Potrebbe esser stato un suo alunno, e non pareva aver cattive intenzioni. Doveva aiutarlo.
«Entra, presto!» aprì la porta giusto il tempo di farlo entrare e la richiuse in fretta.
«Oddio, grazie. Non ve ne sarò mai grato abbastanza. Mi avrebbero trovato subito, sono una schiappa in queste cose.» disse, mentre tentava di riprendere fiato. Gli porse la sua mano sudata e ancora tremante. 
«Blaine. Blaine Anderson.»
«Will Shuester. Insegnante di spagnolo e canto corale. Seguimi di là, ti offro un caffè e ti presento ai ragazzi.»
Camminarono entrambi silenziosamente, Blaine che cercava di ricomporsi e guardava ai lati le file d'armadietti semidistrutti. 
I ragazzi, che erano pronti ad assalire Shuester per chiedergli cosa fosse successo, indietreggiarono in massa alla vista dell'estraneo. 
«Kurt, fa’ una tazza di caffè al nostro nuovo amico, per favore.
Ragazzi, lui è Blaine, stava bussando alla nostra porta in cerca di riparo, quindi da oggi questa sarà anche casa sua. Siate gentili, non avete scelta se non andare d'accordo se volete sopravvivere.»
Shue e Blaine Anderson erano in piedi al centro della stanza, con i ragazzi ormai seduti che scrutavano il nuovo arrivato. 
 
“Blaine...” si disse Kurt Hummel alla macchinetta del caffè. “Bel nome.”
Lo vedeva lì, impacciato in mezzo ad una stanza, senza conoscere nessuno e dopo esser sfuggito ad un possibile massacro da parte degli zombie. Si chiese chi fosse e da dove venisse, voleva conoscerlo meglio. Quando gli consegnò la sua tazza di caffè, le loro mani si sfiorarono e si trovò di fronte a quegli abbaglianti occhi che sapevano di casa. Avevano un che di caldo e rassicurante., come la Nutella.
«Grazie.» disse. Era un grazie sentito. Non “grazie per il caffè” ma “grazie per non avermi lasciato fuori a morire e non avermi cacciato via quando sono entrato da quella porta e adesso mi stai anche portando una tazza di caffè caldo”.
Kurt sorrise solo, scoprendo i denti in un sorriso radioso e mostrando i suoi occhioni blu.
Il primo pensiero che Blaine ebbe fu che in quegli occhi ci fosse una supernova che scoppiava continuamente. Non aveva mai visto degli occhi così...freddi come il ghiaccio ma caldi e luminosi come il sole. Distolse lo sguardo da Kurt e, dopo aver bevuto un sorso del suo caffè, prese la parola:
«Ehm...innanzitutto grazie per avermi fatto entrare. Vi devo la vita, davvero. Entro stanotte sarei morto. 
Mi chiamo Blaine Anderson e frequentavo la Dalton Academy.»
Santana Lopez pensò che era finalmente spiegato quell'orrendo Blazer da operatore ecologico pakistano che indossava. Una scuola frequentata per la maggior parte da figli di pezzi grossi, imprenditori o avvocati. 
«È stata distrutta stamattina presto, un pazzo è riuscito ad entrare e ha disseminato bombe dappertutto. Molte parti della scuola sono saltate in aria e alcuni ragazzi sono morti. Noi sopravvissuti siamo scappati, ma ci siamo divisi. Una nostra professoressa era riuscita a prendere contatti via radio con altre scuole, sono tutti barricati dentro come voi o come lo eravamo noi alla Dalton.»
Quinn diede a Rachel una carezza sulla spalla, per rassicurarla. C'erano ancora speranze per Jesse.
 
Santana pensò che, nonostante l'orrendo blazer, fosse davvero un bel ragazzo. A Sam Evans ed Artie Abrams, su una sedia a rotelle fin dall'infanzia, pareva simpatico e Noah Puckerman, che lo guardava con aria indifferente, pensò che fosse un tipo a posto. Tra le ragazze in generale sembrava apprezzato. L'unico che ebbe da ridire fu Finn Hudson:
«Ascoltami, Blaine. So come siete voi della Dalton, ok? Tutti figli di papà, viziati, con la giacchetta sempre a posto. Ma qui al McKinley le cose sono diverse, tutti collaboriamo, nessuno prende il comando. Dal tuo discorso già sembri un tipo programmatore e preciso, ma non è sicuramente quello che farebbe bene alla meccanica di gruppo, quindi sta’ al tuo posto.»
«Finn!» intervenne immediatamente Will.
«Lasci, signor Shuester. Vorrei avere la possibilità di ribattere, se permette.» rispose prontamente Blaine. «Mi dispiace, com'è che ti chiami? Finn?, che io ti abbia fatto una brutta impressione, davvero, Sono grato a tutti voi di esser qui e non mi sognerei per nulla al mondo di prendere il comando, anche perché non sono un perfettino figlio di papà ma posseggo - ehm, possedevo una borsa di studio e mia madre lavorava da cameriera. Quindi non sono assolutamente quel genere di ragazzo, e non voglio causare tensioni tra nessuno, qui dentro.»
Si potevano leggere i convinti sguardi d'approvazione di tutti nella stanza, tranne Finn che si mise a sede bruciante dalla rabbia per l'umiliazione, più Kurt che lo guardava di traverso. Finn era il suo fratellastro e trovava inaccettabile che avesse trattato un così dolce ragazzo in quella maniera. 
«Bene, allora dopo questa piccola discussione direi che possiamo anche mangiare, vado a prendere qualcosa dalle scorte. Avrai sicuramente fame, Blaine.» Will si allontanò via per il corridoio, lasciando i ragazzi soli con la loro puzza di sudore e di sporco, e con l'eccitazione dovuta al nuovo arrivato. Non vedevano l'ora di conoscerlo e speravano durasse a lungo. 
Lui, non sapendo esattamente cosa fare, decise di mettersi a sedere su una delle tante sedie vuote. Scelse quella accanto a Kurt, che sorrise nel vederlo timido e così vicino a lui. Sentiva che c'era qualcosa di speciale tra loro. Non sapeva né cosa né perché, la sentiva e basta.






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Okaaaay dopo quanti mesi? Tre? Ho deciso di aggiornare, con un capitolo decisamente meno pesante del primo c:
Bene, è arrivato Blaine dfghjkjhghj lui e Kurt are meant to be, dovevano pur incontrarsi in qualche modo :')
Perdonatemi gli scleri sugli occhi, soprattutto il paragone con la Nutella LOL
E il titolo del capitolo è una canzone di Hairspray, non volevo cambiarla e ho lasciato "girl", ma ovviamente il nuovo boy in town è Blaine u.u
Finn è il solito coglione e ho ovviamente ripreso la scena del "Please, Blaine, take a seat" x'D e anche nella presentazione di Rachel ho voluto ricordare il pilot quando lei dice di mettere una stella dopo il nome etc. :')
Spero vi sia piaciuto e RECENSITE ewe
xx
 

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Capitolo 3
*** It's Not Unusual ***


#3

Dopo aver chiacchierato con i ragazzi (dei quali aveva memorizzato pochi nomi - si ricordava solo della diva, Rachel e del biondino, Sam), il prof Shuester suggerì a Blaine di darsi una sciacquata nell'unica doccia ancora funzionante a scuola. Si recò negli spogliatoi dei giocatori di football e si spogliò della sua uniforme malridotta della Dalton. Si gettò sotto l'acqua ghiacciata e chiuse gli occhi, come se l'acqua potesse lavare via tutto ciò che gli era successo dallo scoppio della guerra.
Quante cose erano cambiate? Aveva perso sua madre, tutti i suoi amici, la sua ragazza. Chissà dov'era finita. Si frequentavano da qualche mese e le cose ultimamente non andavano tanto bene, non la amava, ma gli mancava lo stesso. Da quel che ricordava, nella sua vita non era stato mai realmente felice. Si accontentava e basta, andava avanti. Mia, la sua ragazza, era un passatempo. Si sentiva così perso, le uniche persone a cui teneva un minimo erano morte o fuggite chissà dove.
Sentì improvvisamente l'impulso di piangere, ed era da quanto aveva 9 anni, dalla morte di suo padre, che non lo faceva. Non avrebbe ricominciato, non poteva essere debole. Così prese un asciugamano su una panca lì vicino e se la mise in vita, e ancora tutto bagnato si infilò un paio di guantoni e cominciò a colpire un sacco da boxe appeso al soffitto. Sapeva che avrebbe sudato di nuovo ma non gliene importava, doveva sfogare la rabbia o sarebbe scoppiato. Era così assorto da non accorgersi che l'asciugamano gli era caduto, e si stava allenando completamente nudo.
Sentì dei passi, e Kurt entrò nello spogliatoio con una pila di vestiti tra le mani.
 
«Hey, nuovo arrivato! Ti ho portato quest- 
Oddio, per amor del cielo, copriti!»
 
Kurt si portò una mano a coprirsi gli occhi...anche se aveva lasciato una fessura tra le dita, per dare una sbirciata.
 
«Come dici, scusa?»
 
«Mutande, Blaine Anderson, mai sentito parlare?»
 
«Ma cos...oddio, sono nudo.»
 
«Ah, dici? Pensavo fosse un elegante accessorio che penzolava da una cintura.»
 
Blaine prese l'asciugamano da terra e si coprì in maniera impacciata. Kurt non riuscì a trattenere la sua risata. 
 
«Ti ho portato dei vestiti, anche se sei decisamente a tuo agio anche svestito.»
 
«Oh, grazie. E riguardo a quel...a questo...scusami.»
 
Kurt gli sorrise amichevolmente e Blaine ricambiò. Penso che fosse davvero un ragazzo fantastico, da quel che aveva avuto modo di vedere. E i suoi occhi, oh i suoi occhi. Combinati alla sua risata dovevano essere qualcosa di molto simile al paradiso.
 
«Non ci siamo ancora presentati ufficialmente. Kurt Hummel.» disse, porgendogli la mano.
 
«Blaine Anderson, ma già lo sai.»
 
«E...» cominciò Kurt, tentando di rimanere serio «Piacere anche a lui, comunque. Sono Kurt.» disse, indicando il piccolo amichetto di Blaine là in basso.
 
Blaine scoppiò a ridere come non faceva da tanto e Kurt lo seguì a ruota.
 
«Tu sei molto, molto simpatico e questo è decisamente un modo inusuale di conoscersi.»
 
«Non è tanto inusuale. Sono simpatico tutto il tempo, facci l'abitudine.
Ti aspetto di là, non vorrei rivedere il piccolo Blaine, a dopo!»
 
Molto, molto simpatico e anche tanto, tanto bello, pensò. Poteva decisamente farci l'abitudine. Si vestì in fretta e raggiunse i ragazzi nella choir room.
 
~
 
«No, no puede ser verdad, no, no, NO!»
 
Santana Lopez era fuori di testa, stava scalpitando, urlando, gli altri ragazzi cercavano di calmarla e si stavano disperando. Era il caos. Shuester dalla faccia sconvolta, Finn che cercava in tutti i modi di sbarrare una finestra appena rotta. E poi Blaine la vide. A terra giaceva inerme un corpo dalla testolina bionda, il sangue le ricopriva l'uniforma da cheerleader e il petto era sfondato di pallottole. Brittany Pierce era appena stata sparata. 
 
 
 
 
 
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Avete ragione, sono sadica e avete tutto il diritto di mandarmi a fanculo per aver ucciso Brittany, LOL.
E potete anche mandarmi a fanculo per aggiornare ogni morte di papa <3
Questo è nato come capitolo Klaine e cercherò di non inserire troppa Klaine nella storia ma non vi prometto niente lol ho anche tentato di mantenerla sul serio, davvero, ma questi due (Chris e Darren, più che altro) mi ispirano macchiette cominche e non ho potuto trattenermi :') Tranquilli che Blaine non è etero, muahahahah. Il capitolo è cortissimo ma non volevo renderlo pesante, anche perché probabilmente lo sarà il prossimo date le circostanze XD
Fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo!
E se volete seguitemi su twitter, sono @__snowberry.
Al prossimo capito, spero preso :*

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