Rain

di Ce Ci
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Memories ***
Capitolo 2: *** Everyday ***
Capitolo 3: *** Accidents ***
Capitolo 4: *** Concidences ***
Capitolo 5: *** Again and again ***
Capitolo 6: *** Hate... ***
Capitolo 7: *** ... or love? ***
Capitolo 8: *** Caos ***
Capitolo 9: *** Love Game ***
Capitolo 10: *** I remember ***
Capitolo 11: *** First and last time ***
Capitolo 12: *** Your dream ***
Capitolo 13: *** I'll be there for you ***
Capitolo 14: *** You make me feel better ***
Capitolo 15: *** Why you look so sad? ***
Capitolo 16: *** I'm gonna fix this mess ***
Capitolo 17: *** Could be love, isn't it? ***
Capitolo 18: *** I think you maybe think too much ***
Capitolo 19: *** It started with a whisper ***
Capitolo 20: *** Forgive you ***
Capitolo 21: *** Birthday ***
Capitolo 22: *** Third ***
Capitolo 23: *** Complicated ***
Capitolo 24: *** How a story ends ***
Capitolo 25: *** To be loved ***



Capitolo 1
*** Memories ***


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E' in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta,
il vento dell'ovest rideva gentile
e in un giorno di pioggia ho imparato ad amarti
mi hai preso per mano portandomi via.
(In Un Giorno Di Pioggia - Modena City Ramblers)
 

Incominciò tutto in un giorno di pioggia, come il giorno in cui tutto finì. Però quell’ultimo giorno ringraziavo la pioggia che cancellava le lacrime dal mio viso, che le portava via insieme a tutto il mio dolore. Che poi non servì a nulla, ma questa forse è un’altra storia.
 
Pioggia, pioggia ovunque.
Mi ero persa, piangevo. Dov’era la mia mamma? Intorno a me c’erano solo gambe veloci che si muovevano, tutti presi dal lavoro o da mille pensieri per fermarsi a guardare una bambina.
Rivolsi gli occhi verso il basso, finché due piccoli piedi riempirono il mio campo visivo. Una piccola mano mi sollevò il mento e mi ritrovai a fissare due occhi verdi. I più bei occhi che io abbia mai visto, ancora oggi.
“Perché piangi?”
“Mi sono persa” dissi tra le lacrime.
Una donna si fermò dietro il ragazzo. Mi guardò con il tipico sguardo di una mamma apprensiva.
“Come ti chiami piccola?”
“Rachel”
“Tesoro, dove era la tua mamma l’ultima volta che l’hai vista?” mi chiese con voce dolce.
Indicai un punto impreciso sulla strada.
“Volevo farle uno scherzo perciò sono rimasta indietro, ma poi l’ho persa di vista e ora non la trovo più” dissi tra i singhiozzi. La donna mi abbracciò, poi disse al figlio di prendermi la mano e mi portò davanti ad un portone.
Continuavo a piangere, ma il bambino aveva preso a stringermi in un forte abbraccio. La donna invece aveva cominciato a chiedere in giro se qualcuno avesse visto la mia mamma. Passò un tempo indeterminato. Non mi ricordo esattamente cosa successe quel pomeriggio.
“Sai ti capisco. Se io avessi perso la mia mamma piangerei molto più di te!” mi disse il ragazzo con la testa vicino al mio orecchio.
Piansi ancora di più e lo strinsi più forte. Allora mi prese portandomi davanti a lui e costringendomi a guardarlo negli occhi.
“Stai tranquilla, non piangere. Io ti proteggerò comunque, non ti lascerò mai. Non mi dimenticherò mai di te. È una promessa”
Mi prese il mignolo per stringere il patto. Sorrisi e lo fece anche lui. Quel sorriso lo serbo ancora tra i miei ricordi più belli.
Senti la presa forte della mano di mia mamma sulla spalla.
“Grazie al cielo sei qui! Grazie Anne” disse alla donna “Non provare a farmi mai più una cosa del genere” disse invece a me con un leggero tono di rimprovero.
Poi mi tirò via, lanciai un ultimo sguardo alla donna e al bambino.
E quella fu l’ultima volta che lo vidi. O perlomeno, l’ultima volta che lo vidi lì a Holmes Chapel.



SPAZIO AUTORE:
Questo primo capitolo è giusto un assaggio. Vorrei sapere cosa ne pensate e se devo andare avanti... Un bacio! :)

 

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Capitolo 2
*** Everyday ***


2. Everyday

E quando pensi che sia finita,
è proprio allora che comincia la salita.
Che fantastica storia è la vita.
(Che Fantastica Storia E' La Vita - Antonello Venditti)

 
Vivevo a Londra da ormai dodici anni. Mia madre ci aveva fatto trasferire qui per lavoro. All’inizio era stato difficile, però una bambina di sei anni ci mette poco a fare amicizie e a ritornare ad essere quella di un tempo.
Era un giovedì pomeriggio di una stupida giornata qualunque. Mio fratello Mike stava giocando con qualche ritardato di suo amico a qualche stupido gioco alla playstation e io ovviamente dovevo badare a loro dato che i miei non erano a casa. E fare i compiti. E riordinare la mia stanza. E se riuscivo (e non era un invito, ma un obbligo) preparare anche qualcosa per cena. Ovviamente.
“Rachel, ho fame mi porti delle patatine?” urlò mio fratello dall’altra stanza.
“Non sono mica la tua cameriera!”
“Ma la mamma ha detto che devi badare a noi!”
“E tu dall’alto dei tuoi tredici anni non riesci ad arrivare alla cucina con le tue gambe? Io sto cercando di studiare, specie di mostriciattolo”. In realtà non era proprio così, però non avevo voglia di staccarmi dal mio computer per andare a prendergli del cibo.
“Ma grazie comunque!” disse con fare ironico.
Il mio telefonino cominciò a vibrare. Sul display apparve un nome, Charlotte.
“Dimmi tutto tesoro!”
“Ho saputo che oggi ti tocca il babysitteraggio al fratellino. Quindi non esci?”
“Ah ah, negativo!”
“Allora aspettami, cinque minuti e sono da te”
Staccai la chiamata. Quanto la adoravo.
L’avevo conosciuta il giorno in cui mi ero traslocata a Londra. Era la mia vicina di casa, lei e la sua famiglia, i genitori, tre sorelle più piccole e un fratello maggiore, erano subito venuti a fare conoscenza e avevamo mangiato a casa loro. Da allora io e Charlotte eravamo diventate praticamente inseparabili. Lei sapeva tutto di me, io sapevo tutto di lei.
I suoi cinque minuti erano piuttosto teorici perché arrivare da una casa all’altra impegnava circa cinque secondi. Infatti tempo di poggiare il computer portatile sulla scrivania che il campanello suonò.
Aprii la porta e una ragazza dai capelli chiari, con indosso degli shorts bianchi e una canotta verde mi fissa con un sorriso a trentadue denti. Ha in mano un’enorme vaschetta di gelato alla menta. Il mio gusto preferito.
“Ho portato i rifornimenti!”
“Ma io ti amo!” Le dico abbracciandola e facendola entrare.
“Chi è? … oh ciao Charlotte…” disse mio fratello sbucando con la testa dalla sua stanza facendosi subito imbarazzato. Ok, a dirla così fa ridere, ma il mio fratellino ha sempre avuto una cotta per la mia migliore amica, come d’altronde quasi tutti i ragazzi. Era così bella, solare, spontanea, anche se lei non lo riconosceva.
“Ciao piccola peste Mike!” rispose lei sorridendo.
Ci sedemmo sul divano e dopo aver acceso la tv su uno dei tanti canali di musica ci mettemmo a mangiare gelato, cantando con in mano il cucchiaio come microfono.
“Sono le sette! Tra poco arrivano i miei e non ho ancora preparato niente per la cena!” esclamai nel bel mezzo di un assolo di chitarra di qualche gruppo che stava suonando,
“Non ti preoccupare, ci sono qua io” disse prontamente Charlotte. Già se c’era un’altra qualità da aggiungere a quella ragazza stupenda era anche un’enorme abilità ai fornelli.
Con il suo aiuto riuscii anche a preparare qualcosa mentre mio fratello, ormai orfano del suo compagno di giochi si era chiuso in camera e ascoltava qualche musica assolutamente terribile. Era possibile che fossimo fratelli? Il mio gusto per la musica era decisamente migliore!
“Tesoro siamo tornati!” La voce di mio padre arrivò dall’ingresso.
“Salve signori Foster!”
“Lottie quante volte ti ho detto di darci del tu?” disse mia madre che ormai era arrivata sulla soglia della cucina, perfettamente abituata a trovarsi quella ragazza in casa.
“Ti fermi a cena con noi?” disse mio padre.
La guardai con occhi supplichevoli. -Dì di sì, dì di sì!-
“Va bene, faccio solo un salto dai miei per dirglielo” disse.
 
La cena passò relativamente tranquillamente finché non si arrivò a parlare della mia imminente audizione. Si, avevo un’audizione da fare per un’importante scuola di danza moderna. Non credete che io fossi una super ballerina, ma ballare era sempre stato il mio sogno e quell’audizione era capitata a fagiolo nella mia vita.
“Sono sicuro che la mia stellina ce la farà”
“Papà finiscila con quel soprannome, me lo dicevi quando avevo tre anni!”
“Io sono d’accordo con tuo padre, anche sul soprannome!” disse Charlotte strappandomi un sorriso. Stavo cercando di fare la trattenuta da qualche giorno, ma in realtà dentro stavo per morire.
Dopo cena Charlotte venne in camera mia e parlammo a lungo della giornata che stava per arrivare. Ero talmente agitata che quando se ne andò promettendomi che mi avrebbe accompagnato il giorno seguente all’audizione, io non riuscii a chiudere occhio.




SPAZIO AUTORE:
Et voilà! Questo è un capitolo abbastanza introduttivo, perciò non succede molto. Spero che vi piaccia e che mettiate qualche recensione! :) Scusate se in questo periodo ci metterò un po' a pubblicare qualcosa, ma siamo verso la fine della scuola e c'è da impazzire. un bacio! :)

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Capitolo 3
*** Accidents ***


3. Accidents


Tu dici non ho niente,
ti sembra niente il sole,
la vita, l’amore?

 
Mi svegliai. Era il gran giorno. Controllai di aver preso tutto almeno un centinaio di volte, cambiai i miei vestiti finché il pavimento della mia camera non ne fu completamente sommerso. Non feci nemmeno colazione e uscii di casa.
Charlotte era già davanti alla porta di casa mia, pronta. Mi portò da Starbucks a prendere un caffè sostenendo che non potevo andare assolutamente a fare un’audizione senza aver mangiato nulla. E così ci trovammo per strada, io con la testa immersa nella sequenza di passi che mi ero preparata, lei invece camminava guardando le vetrine dei negozi. Proprio mentre dalla mia mente avevano cominciato a cancellarsi tutti i passi e stavo per entrare in panico, un ragazzo attraversando la strada di corsa, mi venne addosso con il solo risultato che tutto il caffè che fino ad un secondo prima era nel bicchiere che avevo in mano, in quel momento si trovava tutto addosso a me.
“Cazzo!” esclamai.
“Maledizione, scusami!” disse dando un colpo all’indietro con la testa. I ricci si spostarono dal suo viso rivelandomi dei fantastici occhi verdi. Quegli occhi… No ma va è impossibile.
“… ma sono in ritardo e ho un audizione e poi non ti ho proprio visto!” il ragazzo nel frattempo aveva elencato una serie di scuse.
“Anche lei ha un audizione oggi e guarda cosa le hai combinato!” intervenne Lottie spuntata miracolosamente dietro per difendermi, vedendomi completamente imbambolata.
“Davvero? Bè spero che vada bene” disse rivolto a me “Però che fortuna, mi sono imbattuto in due ragazze così belle”.
Si passò la mano tra i capelli e sfoderò quello che doveva essere il suo sorriso ammaliatore. Diciamo che gli veniva discretamente bene. Ok, era un sorriso fantastico, ma insomma che persona sfacciata!
Lottie lo stava fissando con un’aria di sufficienza.
“D’accordo, grazie ma ora dobbiamo andare” tagliò corto lei.
“Permettimi almeno di offrirle il caffè che non le ho fatto bere adesso, oggi pomeriggio, dopo le audizioni, in quel bar là” disse indicando con un dito un bar sulla strada rivolto alla mia amica.
“Ci penserà” rispose lei per me.
“Perfetto” disse lui.
Lottie mi afferrò per un polso per tirarmi via. Solo in quel momento mi accorsi che ero appena stata tagliata fuori da una discussione che mi riguardava.
“Sono Rachel comunque” gli dissi sorridendogli e allungandogli la mano prima di allontanarmi con la mia amica. Non vidi il suo sguardo bloccarsi e la bocca socchiudersi come se avesse appena avuto una rivelazione per poi scuotere la testa e riprendere a correre verso la sua audizione.
 
Meno male che mi ero portata un cambio dietro pensando a tutte le possibili sfighe che mi sarebbero potute accadere in quel giorno, sapendo già quanto il mio charma se la prendesse con me nei momenti meno probabili. Lottie era seduta con me nell’ampia sala dove decine di ragazze si stavano scaldando per iniziare le selezioni. Una signora tutta tirata nel suo tailleur passò per consegnarci i numeri d’audizione.
17. Ok, d’accordo non essere superstiziosi però questa era davvero l’ultima goccia. Ma cosa aveva mai fatto di male al mondo perché me le mandasse tutte proprio oggi?
La mia amica mi strinse ancora di più la mano e mi aiutò a fissare con delle spille il numero. Dopo poco ci chiamarono in una grande sala piena di vetrate dove iniziarono a insegnarci una coreografia.
Sinceramente ho rimosso quasi tutto di quell’audizione. I passi, le persone, il tempo che passava.
Poi i risultati.
“Numeri 5, 37, 85, 21…” dai, ti prego, ti prego… “…17…” il mio cuore si fermò. Ce l’avevo fatta. Certo ci sarebbe stato parecchio da lavorare però ce l’avevo fatta. Ero entrata ora avrei fatto parte di una prestigiosa scuola e avrei ballato per tutti i teatri del paese con la compagnia, poi che ne so in quelli di tutto il mondo.
Appena misi un piede fuori dalla sala, l’abbraccio di Lottie quasi mi soffocò.
“Sono così fiera di te!” mi disse e mi ridisse milioni di volte, quasi fosse più emozionata più lei di me in quel momento.
Non mi lasciò un momento. “Rachel eri la migliore in assoluto, cioè eri stupenda! Se non ti avessero preso sarei entrate dentro e avrei spaccato tutto lo sai?” Si lo sapevo, ne era perfettamente capace. Questo mi spaventava un po’ a volte, ma io le volevo bene così com’era.
Andammo a fare pranzo insieme e poi mentre passeggiavamo il suo viso si fece per un attimo scuro.
“Oddio Rachel!”
“Cosa Lottie?”
“Ero talmente presa dalla tua audizione che mi sono dimenticata che oggi anche mio fratello aveva un’audizione!”
“Chi Louis?”
“Chi se no!”
“Ma per cosa?”
“X-Factor!”
“E tu ti dimentichi di una cosa del genere?” le dissi con evidente stupore.
“Corriamo” mi disse prendendomi per un polso e trascinandomi dietro di lei.
Ci ritrovammo a correre per le vie di Londra.
“Lottie sono distrutta ho appena fatto un’audizione di danza io!”
“Non ti lamentare e corri”
Fu così che mi inciampai e vidi il mio viso avvicinarsi pericolosamente al pavimento proprio quando avevamo raggiunto il luogo dove si tenevano queste famose audizioni. Due braccia pronte mi afferrarono.
“Attenta” mi disse una voce che riconobbi subito come quella di Louis, il fratello di Lottie. Louis Tomlinson.
Appena alzai lo sguardo i due si stavano abbracciando.
“Che ci fate qui ragazze?”
“Eravamo alle audizioni di Rachel, ma poi mi sono ricordata di te e pensavo di essere in ritardo e allora siamo corse qui” risponde la sorella trattenendo quasi il fiato nel dirlo.
“Bé per essere in ritardo lo sei!” sorrise.
Ok, lo ammetto quel sorriso mi faceva morire. Fin da quando avevo conosciuto Louis avevo avuto una cotta per lui. Ma era inevitabile, anche lui come la sorella faceva innamorare chiunque con un solo sguardo. E poi era divertente, molto divertente. E mio fratello era innamorato della mia migliore amica, io riequilibravo solo l’universo così.
“Come siamo in ritardo?” riprese Lottie agitata.
“Tranquilla! Sono passato! Tu piuttosto Rachel?”
“Passata!” risposi. Ci abbracciamo facendo saltelli di gioia.
“Tesoro tu non avevi un appuntamento con quel ragazzo ora?” disse Lottie con sguardo malizioso.
La fulminai con lo sguardo.
“Appuntamento? E come ce lo siamo procurate questo?” disse Louis con ironia.
“Si è fatta investire da un ragazzo in corsa rovesciandosi tutto il caffè addosso!”
“E’ lui che me l’ha fatto rovesciare!” dissi ad alta voce per sovrastare le risate plateali del fratello “e poi non è che io voglia proprio andarci!”
“Rachel Foster ti proibisco di dare buca a quel ragazzo” disse la mia migliore amica, spingendomi a forza verso il bar dove ci saremmo dovuti trovare, per poi salutarmi velocemente ed allontanarsi con suo fratello sommergendolo di domande.




SPAZIO AUTORE:
E in meno tempo di quanto credevo, eccovi il terzo capitolo! Recensite e ditemi assolutamente cosa ne pensate! :)

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Capitolo 4
*** Concidences ***


4. Coincidences
 

Hey, I just met you,
and this is crazy,
but here’s my number,
so call me, maybe?

 
Ero ferma nell’ingresso del bar, la gente cominciava a guardarmi male, ma io stavo controllando che Lottie e suo fratello si fossero allontanati abbastanza per poter scappare via.
“Oh sei venuta! – disse una voce dietro di me, mi immobilizzai, colta in fragrante – Ero quasi convinto che mi avresti dato buca”
Eccolo lì con il suo sorrisetto beffardo. Era ovvio che non era vero, un tipo così era abituato ad avere tutte le ragazze ai suoi piedi. Era sicuro che mi sarei presentata. Buffone.
“Ti confesso che ero tentata” risposi, lui rise. Una risata stupenda. Buttò i capelli indietro. Mi fece strada verso un tavolino e poi chiamò un cameriere per avere due caffè. Poco dopo questo tornò con la nostra ordinazione.
“Allora” disse “com’è andata la tua audizione? Di cos’era?”
“Sono passata, era per una scuola di danza moderna che cercava ballerini” dissi con tono svogliato.
“E lo dici con così poco entusiasmo? Sei stata grande!”
“La tua di audizione invece?”
“Sono passato.”
“Quindi?”
“Quindi niente, dovrò fare un’altra audizione”
“Ma per cosa?”
“X-Factor!” disse sfoderando un sorriso tutto soddisfatto. Due piccole fossette spuntarono sulle sue guancie.
“Anche tu” dissi spalancando gli occhi.
“Come ‘Anche tu’?”
“No è che il fratello della mia migliore amica… insomma, anche lui è passato”
“Un possibile rivale! Dimmi dove abita che vado a provvedere immediatamente alla sua eliminazione!”
“Non ci provare nemmeno!” dissi con tono irritato.
“Hey, hey calmati leoncina! Stavo solo scherzando! – rispose mettendomi una mano sulla spalla –  Cos’è il tuo fidanzatino? Caspita e io che credevo di aver trovato una ragazza bella e single!”
“Non è il mio ragazzo! – esclamai e le mie guancie divennero rosse subito – Ora devo andare il caffè me l’hai offerto, siamo pari ora. Buona fortuna con le audizioni”
Mi fermò trattenendomi per una mano mentre mi stavo per alzare dal tavolo.
“Aspetta, non mi hai lasciato nemmeno il tuo numero!”. Mi lanciò un occhiata che mi avrebbe fatto sciogliere all’istante se non fossi riuscita a mantenere almeno un po’ di autocontrollo.
“No, infatti” risposi secca. Vai così, fredda e distaccata. Se la meritava una risposta del genere.
Ma nonostante questo non mollò la presa.
Prese una penna da una tasca e mi scrisse il suo numero sul palmo della mano.
“Ciao Rachel” disse lasciandomi la mano “Comunque io sono Harry, Harry Styles”
“Addio Harry Styles” mormorai.
Uscii dal bar e mi diressi subito verso casa di Charlotte, pronta per ucciderla per quello che mi aveva fatto. Guardai la mano. ‘Chiamami’. No, non l’avrei fatto, non gli avrei dato questa soddisfazione. Montato.
 
“E così anche lui ha fatto le audizioni per X-Factor?” disse Lottie.
“Si, è così” risposi alla mia amica svogliatamente, sventolando malauguratamente la mano davanti al suo viso. Troppo tardi.
“Cosa hai scritto sul palmo?” disse prima che riuscissi a nasconderlo.
“Oh, niente!” esclamai ritraendo la mano e portandola dietro la schiena, mentre la ragazza mi stava tirando per il gomito.
Fui salvata al pelo.
“Stavate parlando di me?” disse Louis, che alla parola ‘X-Factor’ si era risvegliato dallo stato comatoso che lo teneva inchiodato al divano del soggiorno, sporgendo la testa nella camera della sorella, dove io e lei ci eravamo rintanate per parlare.
“No parliamo del suo appuntamento!”rispose Lottie.
“Dammi nome e cognome che vado subito ad eliminarlo dalla concorrenza” disse lui.
Scoppiai a ridere.
“Non gli hai svelato la mia vera identità, vero?” continuò mettendosi in una posa ridicola da super eroe.
“Certo che no Superman! Ora fila!” dissi facendogli l’occhiolino. Era decisamente carino. E divertente.
 
La cena a casa mia si consuma stranamente silenziosa, al contrario di come mi sarei aspettata, in fondo avevo passato il provino per una delle più importanti scuole di danza!
Appena finito di mangiare andammo dai nostri vicini, i Tomlinson, che ci avevano invitato per festeggiare (almeno loro) il risultato della mia audizione e di quella di Louis. Mentre eravamo intenti a mangiare una torta deliziosa preparata dalla mia migliore amica Lottie, mio padre si schiarì la voce e fece come per iniziare un annuncio solenne, solo che il suo volto era triste. Non prometteva nulla di buono.
“Rachel, noi siamo così fieri che tu ce l’abbia fatta. Però abbiamo una notizia da darti”.
Mi bloccai con una fetta di dolce in bocca, con Louis che mi guardava divertito mentre Lottie aveva assunto un’aria preoccupata.
“Be’ vedi… Dobbiamo trasferirci a Glasgow, solo per qualche mese. Sai com’è il mio lavoro…” disse.
Stavo per piangere. Trasferirci? Ma io avevo tutto qui e poi ora che ero entrata non potevo mica andarmene! Charlotte mi fissava con occhi stupiti, come le sue sorelle. Ma negli occhi di Louis leggevo una punta di divertimento. Anche mio padre se ne accorse e lo fissò, poi all’improvviso il ragazzo scoppiò a ridere. Perché a Lou faceva così ridere il fatto che me ne andassi? Stavo per tirargli il pezzo di torta che avevo in mano addosso, ma lui mi fermò mentre mio padre continuava il discorso.
“Però tu potrai rimanere qui, dato che ho chiesto ai signori Tomlinson che gentilmente si sono resi disponibili a prendersi cura di te per questo tempo!” finì sorridendo.
Io e Lottie ci abbracciamo facendo una specie di ballo saltellato a cui poi si aggiunse Louis. Ci disse che lui era già al corrente di tutto, ma non era riuscito a restare serio abbastanza a lungo. Tipico di lui. Ridemmo tutti insieme.




SPAZIO AUTORE:
Ciao! :) ringrazio tutte le ragazze che hanno recensito i capitoli precedenti e che lo faranno anche con questo (ovvio). Spero che vi piaccia!
La settimana peggiore e passata e dovrei riuscire ad avere più tempo! Ah, se a qualcuno interessasse ho passato l'esame di teoria della patente Yeeeeah! (ok, non interessa a nessuno, ma non importa) :)

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Capitolo 5
*** Again and again ***


5. Again and again
 

Dico sempre che odio l'amore
che non mi serve a niente però
prego perché, il Signore lo sa,
che prima o poi lo troverò.
(Vieni a vedere perché – Cesare Cremonini)

 

La cosa era stata organizzata così: io, Lottie e Louis (quello grande e responsabile secondo i miei genitori. Evidentemente non lo conoscevano abbastanza bene!) saremmo rimasti in casa mia ovviamente sotto lo stretto controllo della famiglia della mia amica. Loro sarebbero partiti portandosi dietro mio fratello.
Quella mattina a salutarli alla stazione eravamo davvero tanti. Io e tutta la numerosa famiglia Tomlinson. Un abbraccio e mille raccomandazioni arrivarono dai miei genitori, un bacio controvoglia dal mio fratellino e poi andarono via.
Appena tornati Lottie e il fratello cominciarono a portare tutte le loro cose a casa mia, gli feci vedere dove metterle e poi mi sedetti sul divano. Ero intenta a pensare a Louis e al fatto che avremmo passato tutto quel tempo insieme, sotto lo stesso tetto.
Una cosa ruvida sfiorò il mio piede. Era Micio, il mio gatto. Dire che fosse mio era un eufemismo, insomma era un gatto del quartiere, prima che scoprisse che a casa nostra poteva sempre trovare qualcosa da mangiare. Da allora non ci lasciava quasi mai. Era un bellissimo gatto striato grigio. Ora stava facendo le fusa, voleva che lo coccolassi, avvertiva i cambiamenti e quegli stranieri in casa non gli piacevano neanche un po’.
“Oddio, non dirmi che dovremmo sopportare anche quella palla di pelo?” esclamò Louis vedendo che l’avevo preso in braccio e gli stavo grattando un punto dietro le orecchie. Non amava particolarmente quell’animale, forse perché aveva il vizio di soffiare a chiunque, tranne che a me.
“Il signor palla di pelo qui, ha un nome! E poi non è colpa mia se tu non gli stai simpatico!” lo punzecchiai.
“Solo perché è un gatto e non può capire le mie battute, altrimenti mi adorerebbe”
“Che ego gigantesco!” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Zitella gattara!” replicò lui facendomi una linguaccia.
Lottie ricomparve tra noi e ci ricordò che era quasi ora di pranzo. Allora lasciai il gatto e mi diressi verso la cucina, dove però Lou mi precedette e si impossessò dei fornelli. Cucinare bene era un vizio di famiglia, infatti mangiammo davvero bene.
Sembrava una giornata perfetta, ma i problemi arrivarono nel pomeriggio.
 
Johannah, la madre di Lottie, si presentò da noi verso le tre. Ci spiegò che l’aveva chiamata una sua amica di vecchia data e che le aveva chiesto se poteva ospitare suo figlio per un po’ di tempo a casa sua, perché si ritrovava a Londra da solo, senza un posto dove stare e dato che i soldi erano pochi,  fargli affittare un appartamento sarebbe stato difficile per loro. Lei disse che non aveva potuto rifiutare e che però aveva pensato di mandarlo con noi se io ero d’accordo. Il ragazzo doveva avere qualche anno in meno di Louis, all’incirca la mia età.
Accettai, ma solo dopo scoprii in che pasticcio mi ero messa.
Questo fantomatico ragazzo doveva arrivare alle cinque, ma era in ritardo. Che razza di cafone si presenta in ritardo quando è ospite? Non bussò nessuno alla porta se non alle sei e mezza. Io, Lottie e Louis eravamo sul divano intenti a guardare qualche noiosissimo documentario su qualche strana specie di animali. Mi alzai controvoglia mentre Lou spegneva la televisione e insieme alla sorella si avvicinava all’ingresso per accogliere il nuovo arrivato. Andai ad aprire e non potete immaginare la mia sorpresa quando davanti a me vidi due occhi verdi e un mare di ricci.
“Tu? Come diavolo hai fatto a trovare casa mia? Mi hai pedinato?” gli urlai quasi in faccia. Dietro le sue spalle poco dopo apparve anche Johannah. Avrei dovuto capire che era lui quello che stavamo aspettando. Probabilmente dal fatto che aveva con se due grosse valigie. Ma io non ero nemmeno arrivata a quel punto. Mi ero fermata alla sua faccia strafottente.
“Ah, vi conoscete? – disse guardandomi con aria stranita – Lui è Harry, quel ragazzo di cui vi ho parlato. Loro sono i miei figli Louis e Charlotte, lei è la padrona di casa Rachel anche se credo che da come vi siete parlati lei ti conosca già – continuò facendo cenno ai due ragazzi – Vi lascio da soli” concluse poi andandosene.
“Ciao!” disse lui timidamente.
“Ma tu sei quello del caffè!” urlò Lottie che dopo averlo osservato attentamente e avendo notato la mossa della testa nel portarsi indietro i capelli si era illuminata.
“Già sono ‘Quello del caffè’ ma per gli amici Harry!” disse mentre sorrideva (e che sorriso) e le due piccole fossette fecero di nuovo capolino sulle sue guancie.
Allungò la mano a Lottie e a Louis.
“Puoi portare la tua roba di là – disse il ragazzo aiutandolo a prendere le sue valigie – Ti faccio vedere”. Lo condusse nella camera dove dormiva lui.
Mi girai verso la mia migliore amica con uno sguardo allibito.
“Ma dico tua madre doveva proprio essere amica di sua madre?” dissi a Lottie con un tono disperato, lei mi fece un gesto del tipo ‘cosa ci posso fare?’ mentre i due ragazzi tornavano nella sala. Harry rideva già per qualche battuta di Louis, doveva fare sempre il buffone?
“Rachel! Ancora grazie per la calda accoglienza di prima – mi disse il riccio con un sorriso smagliante – Comunque non mi hai mai chiamato” aggiunse. Mi parve quasi di aver sentito una punta di delusione nella sua voce. Bingo.
Lottie mi lanciò un occhiata del tipo ‘ma sei scema?’.
“Sembra che tu mi stia perseguitando! E poi il numero si era cancellato” mentii sedendomi sul divano dove si era acciambellato Micio. Appena il ragazzo lo vide fece un balzo.
“Hai un gatto? Io amo i gatti!” disse e si chinò per prenderlo in braccio.
“Attento, è abbastanza aggressivo con chi non conosce…” tentai di avvisarlo, ma non finii la frase che quel ruffiano di un gatto al posto di soffiargli e graffiarlo, come si sarebbe meritato, gli stava facendo grandi fusa, mentre lui lo grattava sotto il mento.
“Dicevi?”
“Strano, lui non si fida mai di nessuno a parte me!”
“Si vede che io sono una persona molto affidabile allora” rispose con un tono altezzoso. Lo detestavo. Feci una faccia imbronciata. Quello era il mio gatto e doveva volere bene a me, non a quella specie di egocentrico vanitoso. Non bastavano le ragazze ad adorarlo, ora pure i gatti!
“Non fare quell’espressione micettina…” mi disse.
“Non darmi mai più un soprannome del genere!” replicai. Louis non trattenne una risata.
“Per stasera propongo di ordinare delle pizze!” disse Lottie cercando di placare gli animi. E così facemmo.



SPAZIO AUTORE:
Scusate l'attesa, ma sono agli sgoccioli con la scuola e devo fare ancora gli ultimi sforzi! Spero che questo capitolo vi piaccia assai, anche se devo ammettere che è un po' vuoto, ma con i prossimi ci riprenderemo! Un bacio e fatemi sapere che ne pensate! :)

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Capitolo 6
*** Hate... ***


6. Hate…
 

Bella come il vento
che ti ha fatto bella, amore.
Tu come la fortuna,
tu così opportuna.
Bella come la realtà
che incontra la mia fantasia.
(Bella – Jovanotti)

 

La sveglia era suonata da un po’ di tempo, era ora di alzarsi. Oggi avrei avuto lezione alla nuova scuola di danza e non volevo arrivare in ritardo. Mi alzai e mi diressi verso il bagno. Aprii la porta, abituata all’abituale assenza di persone sveglie a quell’ora, ma quello che trovai lì dentro non era esattamente nulla.
“Harry! Che ci fai lì… così… insomma svestito! Non sei da solo in casa” dissi voltandomi in fretta e chiudendo la porta.

Dopo pochi secondi uscì con un asciugamano in vita.
“Tesoro ho il diritto anch’io di farmi la doccia no? E poi non te le hanno insegnate le buone maniere? Si bussa prima di entrare!” mi disse passandomi accanto come nulla fosse.
“Non chiamarmi tesoro!” gli urlai voltandomi.
“Credevo ti avrebbe fatto piacere una visione del genere di prima mattina” continuò lui con fare malizioso. Detestabile. Ok rilassati, rilassati. Entrai nel bagno sbattendo la porta. Ne uscii venti minuti dopo. Mi avviai in cucina e sorpresa trovai la colazione preparata. Harry stava tostando qualche fetta di pane.
“Vuoi favorire bellezza?”
“Devi finirla con questi nomignoli Styles. Però la colazione l’accetto volentieri. Ho una mattinata impegnativa da passare io!” dissi avventandomi sulla tavola apparecchiata.
Dei fratelli Tomlinson nemmeno l’ombra, almeno fino all’ora in cui io uscii di casa.
 
Quando tornai al pomeriggio, distrutta dalla giornata impegnativa trovai tre paia di occhi supplichevoli a fissarmi.
“Ti prego, ti prego, ti prego!” disse Louis facendo la sua migliore faccia da cucciolo.
“Fallo per me” disse Lottie.
“No” dissi secca.
“Dai Rachel…” ritentò Louis. Era uno sforzo incredibile resistergli.
“Non pensavo fossi così noiosa!” borbottò Harry voltandosi dall’altro lato. Noiosa a me? Nemmeno mi conosce e mi dice che sono noiosa? Questo non glielo potevo lasciare passare.
“Va bene, andiamo!” dissi rassegnata.
Lou mi abbracciò. Ora ero soddisfatta. Decisamente soddisfatta.
La richiesta in questione era questa: andare ad una festa quella sera. Una di quelle feste dove ci sono solo adolescenti, dove si beve fin troppo e la musica è assordante. Non prendetemi per una vecchia o che so io, ma non è proprio il genere di cosa che mi piace. Non amo bere, non amo quel tipo di musica che si mette solitamente alle feste e non amo nemmeno l’atmosfera confusa che si crea. Oltretutto non sapevo nemmeno chi l’avesse organizzata questa festa. Era un amico di Louis, non sapevo nient’altro. Il guaio era che io, come mi fece notare anche Lottie, non avevo nulla da mettere dato che a quel genere di eventi non andavo quasi mai. Quindi sarei dovuta uscire a comprare qualcosa. Dal momento che anche gli altri dovevano fare alcune commissioni uscimmo tutti insieme diretti al centro commerciale che stava ad un paio di isolati da casa nostra.
Entrammo tutti in un grande negozio di vestiti dove Lottie cominciò a gettarmi sulle braccia una quantità industriale di abiti per poi spingermi verso un camerino.
Cominciai a provarne un po’. Non mi piacevano particolarmente, non uscii nemmeno dal camerino. Sentivo delle voci borbottare da fuori. Probabilmente Lottie che si lamentava con gli altri ragazzi che ci stavo mettendo troppo, ma la ignorai. Indossai un vestito e dopo innumerevoli tentativi fallimentari capii che la zip sulla schiena di quello era decisamente fuori dalla portata del mio braccio e quindi mi arresi a discostare le tende, mettendomi di spalle e dicendo.
“Lottie per favore puoi tirarmi su la zip?”
Due mani che per forza e dimensioni non potevano essere quelle della ragazza fecero quanto richiesto. Una voce mi sussurrò all’orecchio: “Non sono proprio Lottie, ma credo che vada bene lo stesso!”
“Styles” dissi girando la testa e incrociando il suo sguardo. Quegli occhi mi catturarono.
“Complimenti per il reggiseno di pizzo comunque!” Arrossii a quel commento e gli diedi uno schiaffetto sul braccio.
“Dove sono gli altri?” replicai.
“Sono andati a cercare qualcosa nel reparto uomo per Louis, ma non li hai sentiti?”
“Direi di no dato che ero convinta che qui fuori ci fosse Lottie, no?” risposi con tono irritato. Mi prendeva per scema?
“Che acide che siamo signorina! Comunque io lo boccio questo vestito, secondo me per te ci vuole qualcosa più di questo genere” disse passandomi un vestito appeso lì vicino.
Oh, certo! E ora lui sapeva pure cosa faceva al caso mio! Ma chi si crede di essere?
Lo afferrai dalle sue mani bruscamente e rientrai nel camerino. Quando uscii con quel vestito addosso tutti e tre i ragazzi erano fuori.
“Stupendo Rachel, ma questo l’hai preso tu?” disse Charlotte.
“No è tutto merito mio” intervenne subito Harry. Odioso esibizionista.
“Sei davvero incantevole” replicò Louis. Spostai lo sguardo verso il pavimento e sorrisi. Styles ci aveva preso, Lou mi aveva fatto un complimento.
“Bene ora cambiati e andiamo a pagare” disse Lottie riprendendo in mano la situazione.



SPAZIO AUTORE:
Ciao! Ok, ammazzatemi! Vi ho fatto aspettare un casino, benchè avessi il capitolo già pronto da tempo...Scusatemi, ma io credevo che finendo la scuola avrei avuto più tempo... invece sono messa peggio di prima! Vi prego, vi prego perdonatemi! :) Ah e recensite ovviamente! Perchè se no come faccio io a sapere se vi piace, se devo continuare o se secondo voi dovrei cambiare qualcosa?
Grazie a tutti, quelli che seguono, ricordano o preferiscono (?) questa storia! Grazie anche a quelli che recensiscono SEMPRE. :)

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Capitolo 7
*** ... or love? ***


7. ... or Love?

È una notte come tutte le altre notti 
È una notte con qualcosa di speciale 
Una musica mi chiama verso sé 
Come acqua verso il mare 
Vedo un turbinio di gente colorata 
Che si affolla intorno a un ritmo elementare 
(La notte dei desideri – Jovanotti)

Lottie passò tutta la sera a cercare di ‘rendermi presentabile’, come diceva lei. Mi sistemò i capelli, il trucco, mi scelse le scarpe. Giusto perché si fidava del mio gusto. Ovvio.
In questo genere di cose era maniacale, della serie che faceva almeno dodici cambi d’abito e poi quando stava per uscire tornava indietro perché la nuance delle scarpe non era perfettamente in tinta con quella del vestito. Grandi problemi. Io malapena le guardavo le scarpe che indossavo.
Sentii Louis urlare qualcosa dal salotto. Eravamo in ritardo. Trascinai di forza Lottie lontano dallo specchio impedendole di riguardarsi di nuovo per vedere qualche altro dettaglio che non le piaceva e cambiarsi interamente per l’ennesima volta. Uscita dalla stanza si ricompose subito facendo un sorriso a trentadue denti.
“Favolose” commentò Louis ammiccante.
Harry alzò lo sguardo che prima era posato sulle sue mani, incrociate in grembo e si voltò nella mia direzione. Vidi il suo volto contrarsi e prendere un’ espressione sorpresa. Aprì la bocca come per dire qualcosa, o almeno qualche cosa di intelligente, ma poi la richiuse.
“Meno male che non sei fidanzata!”
Eccolo, Harry Styles aveva di nuovo dato fiato alla bocca. Aveva consumato scorte di ossigeno necessarie al pianeta solo per dire una frase del genere.
“Dopo questa tua perla di saggezza Harry, direi che possiamo andare” dissi secca lanciando un’occhiata di sufficienza al riccio.
Non potevo leggere nel pensiero, se no avrei saputo che quello che lui avrebbe voluto dire era altro, ma aveva ripiegato su quella stupida frase.
Louis afferrò le chiavi della macchina e uscì, noi tre lo seguimmo a ruota.
 
Salendo le scale dell’alto palazzo ci accorgemmo subito di essere arrivati, la musica era diventata assordante e l’odore di alcool riempiva le nostre narici. Ero abbastanza disgustata, ma notando che Harry mi scrutava probabilmente aspettandosi da me una reazione di questo tipo cercai di mantenere un atteggiamento piuttosto distaccato e sforzai l’espressione del mio viso per stamparmici sopra un sorriso. Finto.
Suonammo il campanello e un ragazzo piuttosto brillo venne ad aprirci salutando Louis e facendoci cenno di entrare. Harry non se lo fece ripetere due volte. Si fiondò verso il tavolo dove erano appoggiati numerosi cocktail e ne afferrò uno in fretta.
Lou era scomparso con qualche suo amico, mentre io e Lottie ci ritrovammo imbambolate in mezzo ad una sala piena di gente che si strusciava. Io presi posto in un divano, Lottie si sedette accanto a me. Dopo poco Harry arrivò buttandoci in mano due drink di un poco rassicurante color rosa e con dentro un ombrellino.
“Che cos’è?” gli chiesi. Fece spallucce e si allontanò per andare a bere qualcos’altro. La mia amica bevve il suo tutto di un sorso e poi si alzò cercando di trascinarmi con lei in mezzo alla pista da ballo.
“No, no” le intimai. Lei lasciò stare il mio braccio e andò a ballare da sola, cercai di tenerla sott’occhio ma la gente in quel posto era talmente tanta che i miei tentativi furono completamente vani e la persi.
Stetti non so quanto tempo con quel bicchiere in mano a giocherellare con l’ombrellino mentre di tanto in tanto bevevo un sorso.
La musica era assordante, il mio vicino di divano stava iniziando a prendersi un po’ troppe confidenze e dall’odore che emanava probabilmente il giorno dopo sarebbe stato tanto se si fosse ricordato di esistere.  Mi alzai e mi diressi verso la terrazza, giusto per prendere una boccata d’aria. Ma l’ingresso non fu esattamente come quello che mi aspettavo. Mi ritrovai circondata da coppiette che si baciavano sdraiate sul pavimento.
Andai verso la balaustra e mi affacciai. Le macchine scorrevano veloci di sotto,ignare dell’inferno dove ero costretta a stare io in questo momento.
Due mani mi afferrarono i fianchi, stringendoli. Mi voltai di scatto, pronta a sferrare uno schiaffo a quel pervertito, ma la mia furia omicida fu fermata da un dito che si poggiò sulle mie labbra e un sibilò che mi intimò di non urlare. Lo fissai negli occhi.
“Harry?” esclamai. Mi zittì di nuovo. Una zaffata di alcool mi arrivò dritta in faccia.
“Sei ubriaco” dissi, non era una domanda, ma lui scosse lo stesso la testa. Era ovvio che mentiva.
“Io ti ho già vista…” disse fissandomi intensamente negli occhi. Feci un espressione stranita, mi ero aspettata tutto, ma non questo.

“Scemo, vivi a casa mia, mi vedi ogni mattina!” risposi con aria sconsolata. Si aveva decisamente bevuto troppo e probabilmente non sapeva nemmeno con chi stava parlando.
“Questo lo so Rachel!” ok, mi ero sbagliata, mi aveva riconosciuta almeno “Dicevo prima. Io ti ho visto prima di vivere a casa tua. Non so mi pare come in un sogno. Mi ricordo dei tuoi capelli biondo scuro, degli occhi azzurri che mi guardano tra le lacrime, poi un nome: Rachel. Piangevi” Sembrava che stesse facendo uno sforzo notevole per ricordarsi. Possibile che anche lui avesse avuto quell’impressione? Volevo dirgli qualcosa.
Lui si stava avvicinando pericolosamente a me. Ma poi riprese a parlare.
“Nah, hai ragione sono ubriaco!” esclamò per poi fare un passo e sbilanciarsi. Lo afferrai prontamente per un braccio prima che fisse dritto sdraiato per terra
Dovevamo portarlo a casa.
“Vado a cercare Louis che ti riporti a casa – dissi trascinandolo un po’ verso la stanza – tu aspettami qui”. Lo feci sedere per terra accanto ad una coppietta che si spostò piuttosto infastidita. Mi alzai e mi diressi verso la porta, ma Harry afferrò il mio braccio facendomi quasi cadere.
“No, non lasciarmi qui, resta con me!” mi implorò quasi.
“Stai tranquillo qui, torno subito” gli risposi rialzandomi e correndo dentro la casa.
Louis, Louis dove diavolo sei? Mi affacciai in un paio di stanze, ma poi lo ritrovai davanti al bagno. Una ragazza in preda ai conati lo aveva appena spinto via entrando lei e sbattendogli la porta in faccia.
“Chi si rivede!” urla appena mi vede per sovrastare la musica assordante.
Sorrisi.
“Dovremmo andare…” cominciai ma lui mi interruppe con un gesto della mano.
“Preparati una scusa credibile questa volta. ‘Il gatto ha nostalgia’ non la accetterò, vecchietta!” mi disse sorridendo. Mi conosceva fin troppo bene, io tentavo sempre di scappare dalle feste e cercavo di corromperlo.
“No questa volta il motivo è serio. C’è Harry completamente ubriaco in terrazza e non credo che stia per niente bene” conclusi.
“Andiamo! – disse lui trascinandomi verso la sala – tanto ero in coda al bagno da più di mezz’ora e gente con i conati mi continuava a passare davanti. Non sono sicuro che mi sarebbe convenuto entrarci lì dentro comunque… Facciamo così, tu vai a prendere Harry e io recupero Lottie e ci troviamo davanti alla porta”. Non era esattamente quello che avevo in mente ma sparì in meno di cinque secondi e allora mi diressi a passo deciso verso la terrazza.
Le coppiette erano tutte lì. All’appello però mancava Harry.
Rientrai dentro e provai a cercarlo nella folla, ma con scarsi risultati. Salii le scale e aprii una porta a caso. Quello che vidi mi lasciò di stucco.
Almeno Harry lo avevo trovato. Era avvinghiato ad una bionda che stava baciando con un po’ troppo trasporto per i miei gusti. Ma il colpo di grazia arrivò quando riconobbi la ragazza in questione. Lottie.
Sentii dei passi dietro di me, ma non feci in tempo a fermare suo fratello che alla vista della scena accelerò il passo e senza troppe cerimonie prese la ragazza quasi di peso e la portò fuori dalla stanza.
“Occupati tu di quello!” mi bisbigliò con una punta di disprezzo. Si lo capivo, era sua sorella ed era ubriaca. Sinceramente nemmeno a me andava di prendermi cura di quella specie di fagotto che ora stava seduto per terra mormorando qualcosa di incomprensibile. Passai il suo braccio intorno al mio collo e lo sollevai.
“Io… tu… non è come… no?” sbiascicò.
“Sono sicura che nella tua mente era una storia fantastica, me la racconterai poi” gli dissi trascinandolo verso la macchina.
 
Il viaggio verso casa fu decisamente la parte peggiore della serata. Louis si era un po’ calmato, la sorella dormiva beatamente sul sedile anteriore mentre Harry passava il tempo che non stava fuori dalla macchina a vomitare, cantando a squarciagola canzoni sconosciute agli esseri umani. Ed io ovviamente dovevo controllare che non collassasse. Era uno spettacolo pietoso, in tutti i sensi.
Arrivati a casa Louis portò sua sorella nel letto mentre io portai Harry nel bagno e cercai di spiegargli che doveva stare lì finchè non sarebbe stato meglio. Era come parlare con un muro, ma almeno non si mosse da lì.
Stanca morta lanciai le scarpe in un angolo della stanza e senza nemmeno spogliarmi mi gettai sul letto.


 

SPAZIO AUTORE:


Ed ecco il capitolo sette interamente riscritto perchè il mio adorato computer ha avuto la brillante idea di rompersi e con lui se ne sono andate tutte le parti già scritte. Vorrei avere però un po' più di partecipazione da parte vostra magari con qualche commento! :) Spero che vi piaccia e vorrei seriamente sapere cose ne pensate!
Mi scuso già in anticipo perchè Sabato partirò per le vacanze e non so con che frequenza riuscirò a mettere qualcosa, ma vi giuro che ci proverò. 
Poi (come promesso) volevo ancora invitarvi tutti a leggere la FF di
_Mio_Smile_ : 'More than this' (link ---> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1030471&i=1)
Un bacio! :)

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Capitolo 8
*** Caos ***


8. Caos

Altro che musica, altro che il Colosseo,
altro che America, altro che l'exstasi,
altro che nevica, altro che Rolling Stones,
altro che football.
Il più grande spettacolo dopo il Big Bang siamo noi.

(Il più grande spettacolo dopo il Big Bang - Jovanotti)


Il suono della sveglia quella mattina era ancora più dannatamente fastidioso del solito. Mi alzai e guardai come ero vestita. Lanciai l’abito sul pavimento e mi infilai una maglietta larga con tutto l’intento di tornare a dormire.
“Rachel?” disse la voce ancora assonnata di Lottie. Intento fallito.
“Si? Sei sveglia?” le domandai.
“Come sono finita qui?” disse sbattendo le palpebre e guardandosi intorno.

“Oh, bè io e Louis ti abbiamo riportata a casa ieri dopo che…” mi interruppi.
“Dopo che… cosa? - esclamò lei svegliandosi tutto di un tratto – dimmelo!”
“Ti abbiamo trovata avvinghiata a Harry.Vi stavate baciando piuttosto appassionatamente…”
“Harry? – esclamò lei con uno sguardo stranito – Ma non te lo farei mai!” aggiunse poi rivolta a me.
“Oh, eri piuttosto ubriaca, avrebbe potuto essere chiunque” risposi con finta non curanza. In realtà c’ero rimasta male davvero. E poi perché? Era solo un bambino viziato e stupido. E di sicuro non me la sarei presa con la mia migliore amica per lui.
“E mio fratello come l’ha presa?”
“E’ pur sempre un fratello, ci  rimasto un po’ male, ma credo gli sia passato. Lo sai com’è fatto non sa tenere il muso per più di cinque secondi a nessuno.”
“Ho mal di testa” esclamò lei all’improvviso.
“Vado a prenderti qualcosa, aspetta qui” le dissi dirigendomi verso la porta. Il corridoio era piuttosto buio. Avanzai di un passo ma inciampai e caddi miseramente. Quel qualcosa su cui ero inciampata gemette. Harry?
“Bel modo per svegliare la gente!” borbottò.
“Non so se te ne sei accorto, ma sei disteso nel bel mezzo del corridoio. Non ti stavo cercando di svegliare, volevo solo raggiungere la cucina” risposi cercando di rialzarmi.
“Ecco perché il letto era così scomodo! – esclamò – E comunque ciò non toglie che tu mi abbia svegliato!” continuò lui mettendo il muso senza muoversi come se il fatto di essersi svegliato lì in mezzo fosse la cosa più normale che gli potesse succedere.
“Visto che sei sveglio, alzati e vatti a cambiare va’!” lo apostrofai dirigendomi verso la cucina dove recuperai un’aspirina e la portai in camera di Lottie.
Quando tornai in cucina trovai Harry in mutande intento a tostare un paio di fette di pane.
“Un discorso sul fatto che non sei solo in casa e sarebbe carino se ogni tanto ti vestissi te l’avevo già fatto vero?” dissi sarcastica.
“Louis stava dormendo e non volevo svegliarlo entrando in camera - rispose lui prontamente – E poi si vede che non ti dispiace per niente”
Gli tirai uno schiaffo sul braccio e poi rassegnata mi sedetti al tavolo e presi la fetta che mi stava allungando e la cosparsi di marmellata. Facemmo colazione.
“Che è successo ieri?” mi chiese ad un certo punto. Perché volevano saperlo tutti da me?
“Davvero non ricordi nulla?”
“Nulla nulla” disse lui scuotendo la testa.
“Bè diciamo che a un certo punto tu sei venuto da me e mi hai detto qualcosa sul fatto che mi conoscevi, poi stavo cercando Lou per portarti a casa dato che non ti reggevi in piedi e ti abbiamo trovato in una camera. Stavi baciando Lottie.” conclusi in fretta.
“Lottie?” esclamò lui con fare incredulo. Perché diamine nessuno dei due ci voleva credere?
“Si lei” risposi secca.
Si portò una mano alla bocca. Voleva fare il dispiaciuto. Secondo me gli capitavano in continuazione situazioni come questa. Voglio dire farsi delle ragazze ubriache e nemmeno ricordarsene.
“Scusa” disse.
“Non è a me che devi chiedere scusa – replicai, ma poi mi corressi – Anzi si, anche perché sono stata costretta a reggerti la testa innumerevoli volte mentre riversavi tutto quello che avevi mangiato per una settimana sulla strada e perché sono stata costretta a sorbirmi tutti i tuoi assoli a squarcia gola”
Stava ridendo.
“Non c’è nulla da ridere!” replicai mentre in cucina stava entrando Louis.
Per un attimo il riccio smise di ridere mentre cercava di decifrare l’espressione del ragazzo. D’istinto mi alzai e andai nell’altra stanza, ma non successe nulla. I due parlarono un po’ e poco dopo ridevano come due amici.
 
“Domani partiamo per i bootcamp!”
Guardai Louis con uno sguardo interrogativo. Lui invece aveva un sorriso a trentadue denti.
“I bootcamp,Rachel!” riprovò sorridendomi. Sorrisi e poi ripresi a fissarlo allo stesso modo.
“Certo che sei stupida, sono le selezioni per X-Factor!” disse Harry spuntando dietro di me con aria acida. Certo che si era svegliato bene il ragazzo.
“Buongiorno anche a te Harry” lo apostrofai mentre percorreva a lunghi passi il soggiorno. Era agitato, al contrario di Lou che era solo felice.
Lottie entrò nella stanza. Harry la fissò un attimo per poi tornare a camminare in cerchio, torcendosi le mani.
Dalla festa i due si erano poi parlati. Bè la discussione era stata più o meno un :‘non sei il mio tipo’ ‘no in effetti nemmeno tu’ ‘ma eravamo ubriachi’ ‘giusto’. Affari loro. Ora erano amici, ma nemmeno a lei stamattina aveva voglia di parlare.
“Bè ragazzi io devo andare a lezione, fatemi sapere qualcosa” dissi prendendo il borsone e mettendomelo a spalla per poi uscire dalla porta.
 
Nel pomeriggio ci arrivarono notizie di Lou, e non sembravano buone. Diceva che non l’avevano preso come solista, ma poi aveva staccato bruscamente il telefono.
Passammo tutto il pomeriggio in attesa finchè non arrivò la chiamata che erano stati presi come gruppo. E con ‘erano stati presi’ intendeva lui ed Harry insieme ad altri tre bell’imbusti più o meno loro coetanei che avevano buttato lì tutti insieme. E la notizia più carina che mi diede fu che quella sera i ragazzi sarebbero venuti a cena da noi e che lui gli aveva proposto di stare a casa mia fino alla prossima audizione a casa del giudice. Io francamente non ci avevo capito molto, ma avevo una qualche incapacità a dire di no a quel fantastico ragazzo che era Louis. Accettai. Pessima scelta.
Quando lo dissi a Lottie lei si rinchiuse in camera a cercare il look perfetto per l’arrivo di questi cinque. Uscì credo una decina di volte da quella stanza e altrettante volte si cambiò. Quando suonarono alla porta Lottie era almeno al suo tredicesimo cambio e io andai ad aprire.
Un allegro quintetto mi sorrideva, valigie in mano.
“Questa è Rachel – disse Harry indicandomi – La padrona di casa. Lei è mia perciò giù le zampine!” aggiunse. Gli feci un espressione che dovette essere comica perché un ragazzo dai capelli biondi scoppiò a ridere a crepapelle.
“Ti piacerebbe Styles!” risposi allungando la mano verso quei tre nuovi ragazzi.
“Io sono Liam” disse il ragazzo dai capelli castani.
“Io Niall” disse invece il ragazzo dalla risata facile.
“Zayn” disse l’ultimo ragazzo dalla pelle leggermente ambrata. Alzò un attimo lo sguardo oltre le mie spalle e solo allora mi accorsi che Lottie era entrata nella stanza. Corse ad abbracciare suo fratello.
“Lei è Lottie” dissi accennando alla ragazza. Ricominciò il giro delle presentazioni e poi Niall urlò: “C’è da mangiare? Io ho fame”
Ci sedemmo a tavola. Andai io in cucina a prendere le cose che Lottie aveva preparato perché lei sembrava troppo presa da qualcos’altro per fare qualcosa.
Appena tornai notai che l’unico posto rimasto vuoto era quello tra Harry (ahimè) e il ragazzo biondo con una fame da lupo, che infatti non si smentì. Non feci in tempo a poggiare il vassoio sul tavolo che vi si era fiondato in cinque secondi per poi riempirsi tutto il piatto.
“Scusa Niall, ma da quant’è esattamente che non mangi?” lo punzecchiò sarcasticamente Louis. Ma l’irlandese non lo ascoltava, era troppo intento a svuotare il suo piatto per rispondere.
Lottie non dava segni di vita. Si era imbambolata a fissare il ragazzo dalla pelle ambrata. Lui era molto silenzioso, la guardava sorrideva e poi continuava a fissare il suo piatto. Mentre Harry era impegnato a farmi battutine provocanti, soltanto Liam parve mantenere un’aria da ‘persona normale’. Ringraziai il cielo che almeno uno su cinque fosse sano, tra l’affamato cronico, il pervertito, l’asociale e il buffone non sapevo cosa fosse peggio.
Dopo cena andammo a dormire. I tre ragazzi nuovi si sistemarono nel salotto.
 
Quella mattina quando mi svegliai la scena che mi si presentò davanti era comica. C’era la coda per il bagno, Harry batteva disperatamente i pugni sulla porta pregando Zayn di uscire che ‘di specchio ce n’era uno anche nell’ingresso’. In cucina la tavola era imbandita e Niall stava mangiando tutto quello che gli era stato possibile trovare nella credenza. Louis si era affacciato al corridoio per urlare qualcosa ad Harry a proposito di una maglia che gli aveva prestato e che non trovava più. Liam invece stava rimettendo a posto la roba che i ragazzi avevano buttato sul pavimento del salotto.
“Buongiorno ragazzi” urlai nel mezzo del corridoio per poi andare in cucina dove rubai qualcosa dalla tavola di Niall, ricevendo qualche brontolio da parte del ragazzo. Poi uscii con la borsa in spalla diretta alle mie lezioni mattutine.
 
Tornai che era pomeriggio inoltrato e la casa sembrava deserta. Appena entrai il gatto si avvicinò alle mie caviglia per farmi le fusa. Gli grattai un punto imprecisato dietro le orecchie per poi togliermi il borsone dalle spalle e lanciarlo sul divano che emise un gemito.
Un attimo, il divano aveva fatto cosa?
Tornai indietro e mi sporsi su questo per scoprirci la figura di Harry sdraiato e il mio borsone rovesciato sul pavimento.
“Sempre gentili i modi in cui mi svegli, imbranata!” mi apostrofò con la voce impastata dal sonno.
“Io non sono imbranata, sei tu che dormi sempre nei posti più improbabili” risposi seccata.
“Se cerchi un modo per eliminarmi almeno che sia rapido e indolore!” replicò lui.
“Non cerco di eliminarti!” dissi. Lui fece un sorriso soddisfatto.
“Imbranata” ripetè facendo la linguaccia.
“Infantile!” replicai.
“Non sono infantile” disse tirandomi addosso a lui.
Mi teneva per i polsi, il mio corpo era sopra il suo. I miei capelli scendevano a solleticare i suo viso, tra i nostri due nasi c’era la distanza di un soffio. Mi persi nel fissare quegli occhi verdi. Sentivo il suo respiro sul mio viso. Socchiusi gli occhi.
Poi la porta si aprì e cinque voci invasero la casa. Poi ci fu un improvviso silenzio. Per lo spavento sobbalzai e finii dritta sul pavimento.
“Se avessimo saputo saremmo stati fuori di più” commentò Louis.
“No, davvero non è come credete e che io… lui…” cercai di spiegare alzandomi rapidamente in piedi.
“La tonta mi è caduta addosso”. Ti odio Harry Styles.
“Sei tu che mi hai tirato giù” replicai seccata.
“La verità è che sono irrestibile” rispose.
“La verità è che sei un montato. Dov’eravate?” dissi poi rivolta ai ragazzi.
“Siamo andati a fare un po’ di spesa dato che Niall aveva svuotato completamente il frigo” disse Lottie cercando di salvare la situazione.
Presi una delle buste dalle mani della ragazza e la aiutai a riporre la roba nella credenza.
“Ho voglia di pollo di Nando’s” esclamò Niall dal salotto.
Mi affacciai alla porta. “Ma hai appena svaligiato un supermercato!”
“Ma io ho voglia di pollo!”replicò lui con uno sguardo supplichevole che faceva concorrenza a quello di Louis. Nessuno riuscì a resistergli.
“D’accordo vada per Nando’s” disse Liam con fare paterno.
“Potrebbero andarci Harry e Rachel dato che non sono venuti con noi a fare la spesa!” disse Lottie con un sorriso maligno in viso. Odiosa.
“Ma io ero a lezione!” replicai.
“Non può andare mica tutto solo. Secondo te ci possiamo fidare di lui?” aggiunse Zayn. Ma io dico, non parlava mai? Ora perché ha iniziato?
“E’ deciso” concluse Louis.
Sfoggiai l’espressione più scocciata che potei. Lanciai le chiavi della macchina addosso a Harry che non si era ancora alzato dal divano e mi diressi verso la porta.




SPAZIO AUTORE:
Eccomi qui! Sebbene espatriata sono riuscita a postarvi questo capitolo e sono molto fiera di me stessa! :) 
Spero che questo capitolo vi piaccia e spero anche che lasciate delle recensioni per farmi sapere la vostra opinione, anche breve, fa lo stesso.
Poi cosa mooolto importante dovreste andare tutti a leggere la FF 'Eyes of Chocolat' della fantastica RomanticGiuls, nonchè mia migliore amica perchè è stupenda. Vi mettio il link qui ---> http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1068807
Ora avete solo da cliccarlo e divorare la storia tutta in un boccone e magari lasciare qualche bella recensione. Mi raccomando! :) 
Un bacio!

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Capitolo 9
*** Love Game ***


9. Love Game

Un bellissimo spreco di tempo
Un’impresa impossibile
L’invenzione di un sogno
Una vita in un giorno
Una tenda al di là della duna
(Baciami ancora – Jovanotti)


Presi posto nella macchina. Si sedette anche lui e acceso il motore cominciò a guidare. Nella macchina regnava il silenzio. Girai la testa verso il finestrino.
“Sembra stia per piovere” commentò lui dopo un silenzio che sembrava eterno.
“Per forza, siamo a Londra” replicai. Sembrava la tipica conversazione tra vecchietti. Anzi forse le loro erano più entusiasmanti.
“Siamo arrivati” borbottò. Scendemmo dalla macchina.
Ci mettemmo in coda e arrivato il nostro turno cominciammo ad ordinare.
“Cosa sarebbe successo se non fossero rientrati proprio in quel momento oggi?” disse tutto d’un tratto.
“Cosa?” risposi di scattò, non mi ero aspettata una domanda del genere.
“Ecco il suo ordine” disse il cassiere. Harry prese la busta e si diresse verso la macchina.
“Allora?” disse accendendo il motore della macchina.
“Niente” replicai. Mentivo. Qualcosa sarebbe successo di sicuro, ma ero troppo orgogliosa per ammetterlo. Poi avevo ancora davanti agli occhi la scena della festa.
“Hai visto gli sguardi tra Zayn e Lottie?” riprese lui.
“Spero solo che anche lui non se la faccia da ubriaco per poi dimenticarsene” replicai acida.
“La cosa non ti è ancora andata giù perché forse volevi esserci tu al suo posto?”
Da quando in qua era così esplicito?
“Non avrei voluto un bacio di cui non ti saresti nemmeno ricordato!” dissi tutto di un fiato.
“Ma non hai negato di volere un mio bacio in assoluto!” rispose con un sorriso beffardo sul viso.
Stupido montato. Cosa crede che io sono qui a pendere dalle sue labbra? Che morirei per un suo bacio? Che quando l’ho visto baciare Lottie ho sentito come se il pavimento sotto i miei piedi fosse sparito e io stessi cadendo nel vuoto? Che in quel momento non stava facendo altro che provocarmi e ci riusciva benissimo? Che il modo in cui muoveva i capelli nervosamente verso l’indietro mi faceva impazzire? Forse era anche vero, ma non l’avrei mai ammesso a me stessa e poi non certamente davanti a lui.
Scossi la testa con aria scocciata.
“Oh già, tu hai quella specie di cotta infantile per Louis – riprese lui con un tono irritato, quasi di ripicca. Lo fissai con aria sbalordita. Era così evidente? – Ma ti dirò di più. Tu a lui non interessi, non ti degna nemmeno di uno sguardo mentre i tuoi occhi si illuminano anche se ti rivolge solo la parola. E tu perdi ancora tempo dietro di lui? C’è qualcuno che ucciderebbe per essere guardato da te come tu guardi lui”
Era un colpo in pieno petto. Mi aveva messa a nudo e sconfitta, completamente, ma nello stesso tempo si era aperto con me come mai prima. Non era quel ragazzo orgoglioso che si nascondeva dietro la maschera del ‘rubacuori’. Era solo lui.
Mi girai verso il finestrino, confusa. “Siamo arrivati” mormorai. Pioveva.
“Aspetta” mi disse, poi fece il giro della macchina e mi aprì la portiera facendomi riparare sotto la sua giacca che aveva disteso a mo’ di ombrello. Corremmo sotto la pioggia verso la porta di casa. In quel momento avevamo lasciato alle spalle ogni discussione.
Quando aprimmo la porta Niall si fiondò addosso a me che gli lasciai subito il sacchetto per paura di essere mangiata al posto del suo adorato pollo.
Ci sedemmo tutti alla tavola. Evitai lo sguardo di Harry, ma anche quello di Louis. Mi stava facendo riflettere quello che mi aveva detto.
Andai a dormire senza degnare di uno sguardo nessuno, non mi feci nemmeno piegare dalle suppliche di Niall e dagli occhi dolci di Liam che volevano che guardassimo un film tutti insieme. Andai a dormire e nel modo in cui mi fissò Harry poco prima che lasciassi la stanza potevo vedere una punta di soddisfazione, o forse mi ero solo immaginata tutto.
 
Quella mattina mi svegliai prestissimo, non avevo voglia di vedere nessuno per la prossima mezz’ora almeno. Andai in bagno e poi in cucina facendo attenzione a non svegliare nessuno. Stavo cercando di prendere un vasetto di marmellata dallo scaffale quando due mani mi afferrarono i fianchi e per poco non mandai tutto per terra.
“Tranquilla, sono solo io” mi sussurrò dolcemente la voce di Harry nell’orecchio, il suo mento era appoggiato nell’incavo del mio collo. Dei brividi risalirono la mia colonna vertebrale fino ad arrivare al collo dove il sentivo il suo respiro solleticarmi lievemente.
“Sei pazzo? Mi hai fatto prendere un colpo!” mormorai non proprio convinta.
Mi fece girare. I nostri volti erano davvero vicini.
“Ieri sera eri di cattivo umore?” disse. Lo sapeva benissimo che era solo colpa sua, perché doveva fare così? Voleva solo provocarmi.
“Non credo proprio” risposi con aria di una che sta dicendo una bugia. E anche bella grossa.
“Ah e quindi non c’entra nulla quello che ti ho detto in macchina?” disse avvicinandosi di più al mio viso. Scossi la testa.
“Niente niente?” continuò mantenendo salda la presa sui miei fianchi e facendomi uno sguardo che doveva essere dolce.
“Niente…” mormorai appena. Le sue labbra erano proprio sopra le mie, pochi millimetri ci separavano.
“Allora nulla” disse lui allontanandosi da me e lasciandomi sola ferma in mezzo alla cucina. Possibile che fossi così idiota? Voleva provocarmi? Ci stava riuscendo e ormai facevo fatica a resistergli. Era tornato ad essere il ‘cacciatore’ e io stavo sempre più rischiando di essere la sua ‘preda’.
Quando Niall entrò in cucina io ero ancora immobile a fissare un punto indefinito nel muro. Si mise accanto a me a guardare il nulla.
“Sinceramente non capisco cosa ci trovi di così interessante in quel pezzo di muro, ma se vuoi ti faccio compagnia” mi disse. Scoppiai a ridere e insieme preparammo la colazione, mentre urla dal corridoio mi fecero capire che ormai si erano svegliati tutti e che la lotta per il bagno era iniziata.
 
“Hai visto come è bello?”
Era la quarta o la quinta volta che Lottie me lo diceva, ma diciamo che la stavo deliberatamente ignorando.
“Chi?” chiesi scocciata.
“Come chi? Parlo di Zayn”
“Ma se sembra un terrorista! E poi è antipatico, non dice mai nulla!”
“E’ solo timido e poi non è un terrorista!”
“Sarà…” risposi vaga. Non era che mi interessasse molto al momento la bellezza di quel ragazzo al momento.
“Secondo te gli piaccio?” continuò lei sporgendosi verso di me. Eravamo da sole in casa, i ragazzi era usciti per farsi un giro e noi eravamo rimaste a parlare nel soggiorno.
“E che ne so io?” dissi piuttosto scocciata dall’argomento di conversazione.
“Dici di no?” disse allora lei preoccupata iniziando a mordersi le unghie.
La presi per le spalle e la fissai negli occhi.
“Lottie tu sei stupenda, persino un cretino come lui se ne può accorgere. Fidati di me” le dissi sorridendo. Lei tralasciò quell’insulto poco velato che avevo fatto all’oggetto dei suoi pensieri e mi abbracciò.
“Allora mi metto il vestito blu o quello verde?”
“Ti prego Lottie non ricominciare!” esclamai esasperata mentre la ragazza correva di nuovo in camera per l’ennesimo cambio di abito per far colpo sul moro.
Sospirai, con un sorriso sul volto. Era la mia migliore amica e le volevo bene, nonostante tutto.




SPAZIO AUTORE:
Scusate l'immenso ritardo ma ero a fare l'animatrice al campo estivo in montagna dove non prendono nemmeno i cellulari, quindi ero completamente isolata. Ma ora sono tornata! :) Spero che questo capitolo vi piaccia e che lascerete qualche commento in più. 
Ringrazio sempre i soliti che commentano la storia e la seguono, ricordano, ecc... Siete stupendi! :)

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Capitolo 10
*** I remember ***


10. I remember
 
And I'm gonna miss you like a child misses their blanket 
But I've got to get a move on with my life 
It's time to be a big girl now 
And big girls don't cry 
(Big girls don’t cry – Fergie)
 
 
“Stasera andiamo al cinema!” disse Niall puntando i piedi al centro della sala. Louis lo guardava divertito mentre Liam lo rimproverava con sguardo severo. L’irlandese era arrabbiato perché non gli avevamo permesso di ordinare per l’ennesima volta pollo da Nando’s, sostenendo che stava esagerando. Aveva messo su il broncio, anche se poi aveva ripulito accuratamente il piatto di cibo preparato dagli insuperabili fratelli Tomlinson.
Niall rivolse a me uno dei suoi sguardi più teneri, a cui proprio non riuscivo a resistere. 
“E va bene, andiamo!” esclamai. Detto ciò Liam si voltò verso di me e mi lanciò uno sguardo che ad occhio e croce sembrava quello che lanciava solitamente mia madre a mio padre quando lui mi lasciava fare quello che volevo, senza consultarla. Lottie mi trascinò di peso in camera per farmi indossare qualcosa che a lei sembrava più opportuno che indossassi. Zayn ovviamente si era già piantato davanti allo specchio per sistemarsi. Passando gli diedi una gomitata. Quanto era pieno di sé, come poteva anche solo interessare minimamente a Lottie?
Dopo un tempo che mi sembrò infinito Lottie mi lasciò andare, obbligandomi però ad indossare un paio di scarpe con dei tacchi decisamente troppo alti che per poco non mi facevano venire le vertigini a camminarci. 
“Lottie ti prego fammele togliere, sembrerò una giraffa ubriaca a camminare con queste!” le dissi indicandomi i piedi. Mi lanciò uno sguardo di ghiaccio che mi fece subito rimangiare ogni mio commento e uscii a testa bassa.
“Cavolo Rachel sei stupenda!” commentò nemmeno troppo a bassa voce Niall quando entrai in sala. Harry alzò lo sguardo dai suoi piedi e fissandomi sorrise. Sorrisi anche io, come un ebete, piantata in mezzo alla stanza. 
“Andiamo” disse Liam risvegliandomi da quella specie di stato comatoso. Uscimmo. 
Dato che la serata era abbastanza calda decidemmo di andare a piedi al cinema che si trovava a malapena a due isolati di distanza. Evidentemente non era una buona scelta, o il charma ce l’aveva particolarmente con noi, ma si mise a piovere. Ovviamente quelli così previdenti da prendere un ombrello erano stati solo due. E fu proprio in questa situazione infelice, tra il caos totale di sette persone che cercano di stare sotto due ombrelli che Zayn prese la sua vendetta per la gomitata di prima dandomi uno spintone. Peccato che il mio equilibrio fosse alquanto precario e che quindi mi si ruppe un tacco. Mi chinai subito per riscontrare il danno mentre gli altri avanzavano, ignari di cosa fosse successo. Sentivo la pioggia cadere fredda sul mio collo e scivolare poi lungo la schiena. Il tacco era rotto e io fregata. Mi sfilai le scarpe e mi alzai guadando il pavimento. Due piedi si posizionarono davanti a me. Una mano mi afferrò dolcemente il mento e mi costrinse a guardarlo negli occhi. Harry.
 
Una piccola mano mi sollevò il mento e mi ritrovai a fissare due occhi verdi.
 
Avevo l’impressione di averla già vissuta questa scena. Quegli occhi, così belli che credevo di non averne mai visti di così. Verdi, profondi, che ti catturavano e poi non ti lasciavano più andare via.
“Harry…” mormorai. Ma lui non rispondeva, mi fissava, come in balia dei ricordi. Come me.
 
Pioggia, pioggia ovunque.
 
“Che è successo?” mi disse. 
“Oh, si è solo rotto un tacco” risposi.
“Pazienza, non mi piacevano nemmeno tanto quelle scarpe” commentò lui cercando di strapparmi una risata. Con una mano mi spostò un ciuffo di capelli ormai fradicio dietro l’orecchio.
 
il bambino aveva preso a stringermi in un forte abbraccio 
 
Eravamo distanti un soffio, sentivo il suo respiro sul mio viso, sentivo ogni battito del suo cuore. 
“Sei tu…” iniziai, ma non ebbi tempo di finire. La troppa poca distanza tra le nostre labbra era stata vinta. Le sue labbra carnose si erano posate sulle mie, le sue mani sui miei fianchi, mentre le mie cercavano un appiglio tra i suoi morbidi ricci. Le mie narici erano impregnate del suo profumo e dell’odore di pioggia. L’acqua era fredda, anzi gelida, ma non sentivo nulla. 
Si staccò da me e mi fissò. Eravamo bagnati, bagnati fradici a dire la verità, ma non ci importava. Sentivo già la mancanza di quel sapore dolce delle sue labbra, feci per avvicinarmi di nuovo.
“Scusami” mormorò, distaccandosi un poco. 
“Di cosa?”
“Non dovevo, io… ecco. Ho pensato che… Lascia stare” continuò.
“Non devi scusarti di nulla” gli risposi. Fece uno di quei mezzi sorrisi sghembi che gli venivano così bene.
“Sei bellissima” disse. Questa volta fui io a sorridere. Non capivo come potesse trovare qualcosa di bello in me in quel momento. Ero scalza, bagnata e con il trucco che probabilmente stava colando su tutto il viso.
“Sali!” mi disse indicandosi la schiena.
“Ma sei impazzito?” gli risposi iniziando a ridere.
“Non puoi andare in giro scalza! - disse, poi si chinò e si slacciò le scarpe - metti almeno queste, ti saranno un po' grandi ma almeno non ti bagni!"
"Ma è tutto bagnato, non puoi andare in giro così!"
Mi sorrise, un solo sguardo e mi fece capire che non gliene importava nulla di bagnarsi, che tutto quello che voleva era di fronte a lui, non aveva bisogno di altro in quel momento. O almeno quello era quello che stavo pensando io. Mi prese per mano e raggiungemmo gli altri che già ci aspettavano davanti all'ingresso del cinema. 
Quanto uscimmo aveva ormai smesso di piovere. Niall e Zayn si appropriarono degli unici due ombrelli rimasti e cominciarono a ballare e cantare una loro versione improvvisata di ‘Singing in the rain’ schizzandoci tutti saltando nelle pozzanghere. Ridevamo tutti insieme. Tutti felici, così tanto da scordarci che avevamo solo più pochi giorni da passare tutti insieme. Prima che il loro sogno avesse inizio.
 
Quella mattina mi svegliai con una musichetta in testa. Era una canzone che avevo già sentito milioni di volte, ma proprio mi sfuggiva il titolo. Aprii gli occhi e capii che non me l'ero sognata, la sentivo ancora. Allungai il braccio verso il comodino per disattivare l'aggeggio che la stava emettendo, ma sia la sveglia che il telefono non stavano dando nessun segno di vita apparente. Lottie dormiva beatamente e non si era accorta di nulla. Mi alzai e sentii che la canzone proveniva dal mio soggiorno. Passai per il corridoio, fino ad arrivare davanti alla porta della stanza che era socchiusa, dove potei scorgere i ragazzi in piedi, che cantavano insieme. 
Ecco, la canzone era Torn. Non mi era mai piaciuta un granchè, ma cantata da loro mi fece venire i brividi. Mi appoggiai sempre più alla porta, incurante del fatto che potessero vedermi. E così accadde. 
Quando notò che tutta l'attenzione di Harry si era spostata sulla porta, Liam si voltò, cogliendomi sul fatto.
"Scusa, non volevamo svegliarti..." mormorò.
"Tranquillo, non ho mai avuto una sveglia così piacevole" risposi.
"Quindi secondo te Simon oggi ci sceglie?" chiese Niall con un velo di ansia.
"Ma è oggi?" esclamai con gli occhi sbarrati. Mi ero completamente dimenticata che fosse il giorno delle loro ultime selezioni. Quelle decisive, che li avrebbero portati o meno al serale.
"Allora?" riprese Niall. 
"Certo che ce la farete" dissi sorridendo e avanzando nella stanza. L'irlandese mi venne incontro abbracciandomi. A lui si unirono tutti gli altri. Era stupendo essere lì con loro in quel momento.
"E a me nulla?" disse Lottie che in quel momento era sbucata dalla porta. Prendemmo anche lei nell'abbraccio. 
Poi li salutammo. Tutto il pomeriggio lo passammo tra la sala e la cucina in attesa di notizie. I cellulari erano sistemati sul tavolo e ad ogni minimo rumore correvamo a guardare senza grandi risultati. Quel giorno mia madre decise di chiamarmi almeno una decina di volte facendomi prendere un colpo ogni volta.
Finalmente verso sera il telefono di casa squillò.
"Si?" risposi.
"Sono Harry" 
"Allora?" chiesi con tono ansioso, affiancata da Lottie che ascoltava curiosa.
"Siamo stati ..." mugugnò.
"Cosa?"
"Siamo stati presi!" urlò questa volta. Potevamo sentire di sottofondo le voci di tutti i ragazzi. Erano felici, ed io ero fiera di loro. 
Lottie ed io cominciammo a saltellare per tutta la casa, come due stupide, in attesa del ritorno dei cinque.
Ordinai una quantità industriale di pollo da nando's pensando a Niall e ci sedemmo sul divano ad aspettarli. Inutile dire che feste facemmo quando tornarono. 
Passammo tutto il tempo abbracciati a chiaccherare e di dormire quella sera non ci fu nemmeno la voglia. Quella arrivò solo dopo, circa alle sette del mattino, quando ci addormentammo tutti seduti attorno al tavolo, con i volti stanchi, ma immensamente felici. 
 
“Ma dai questo è l’ul…”
“Sssssssh” interruppi bruscamente Louis.
“Lo sai che questo è …”
“Sssssssh” rispresi io.
“Non è che non ripeterlo cambia le cose!” sbottò.
“Si ma almeno non ci penso!” esclamai io.
“A cosa?” chiese Niall passando in pigiama davanti a noi due che eravamo rimasti in piedi a discutere in mezzo al corridoio. 
“Che questo che viene è l’ultimo giorno che staremo qui!” disse Louis tutto di un fiato, troppo in fretta perché lo potessi zittire, ma non fu altrettanto veloce da evitare il pugno allo stomaco che gli indirizzai. Si buttò a terra urlando e facendo lo scemo. Liam corse subito in corridoio. 
“Rachel, Louis, che è successo?” chiese meravigliato a noi due per poi portare lo sguardo su Niall che stava ridendo.
“E’ un bambino, se l’è cercata!” esclamai entrando di corsa in bagno che per un strana coincidenza di eventi non era occupato né da Harry né da Zayn, i due che ne avevano praticamente il monopolio. 
Louis cercò di ricomporsi, massaggiandosi ancora con la mano il ventre dolorante per poi andare a letto. 
Quando uscii come era prevedibile trovai Harry fuori che aspettava il suo turno.
“Principessa, ce ne hai messo di tempo eh?” mi disse ammiccando, riprendendo a usare il suo tipico fare da latin-lover.
“Abbassa la cresta, prinicipino” gli dissi passandogli una mano tra quei ricci così morbidi e stampandogli un bacio sulla guancia per poi dirigermi in camera mia. 
Mi buttai nel letto a capofitto per non lasciare il tempo a Lottie di farmi alcuna domanda e mi addormentai.
 
“Lui era lì, vicino a me, praticamente attaccato. Anzi togli il praticamente. Insomma…” disse Lottie tutta agitata nel letto dove si era seduta per raccontarmi nei dettagli tutti i momenti che aveva passato con Zayn la sera prima. Io mi trovavo in uno stato decisamente comatoso e il massimo che riuscivo a fare era ripetere qualche sua frase o a mugugnare.
“Insomma…” la incoraggiai. Più che altro per dimostrarle che nonostante non sembrasse ero ancora viva. 
“Niente, non ci siamo baciati, non mi ha detto nulla. Secondo te non gli piaccio?” replicò con tono ansioso afferrandomi per le spalle e scotendomi leggermente. 
“Stai tranquilla, tempo al tempo…” dissi. Sembrava una frase da cioccolatino, ma il mio cervello non mi permetteva decisamente di elaborare di meglio.
“E tu invece con Harry?” eccola là, la domanda che non volevo sentire.
“Oh, niente... Non c'è nulla" dissi.
"Ti conosco da troppo tempo, non le sai dire le bugie!" replicò.
"E va bene, ci siamo baciati. Ma poi non è successo più nulla, ok?" mi guardò con uno sguardo dubbioso, ma notando la mia fermezza si convinse.
“Quindi è una cosa seria?” aggiunse. Non avevo voglia di parlarne, anche perchè da quella sera non era successo più nulla. E questo mi mandava in crisi. Perchè stava facendo così? Presi un atteggiamento distaccato.
“Non c'è nulla di serio. E' stata solo una cosa accaduta così, senza un motivo che non vuol dire nulla. E' un bambino e si comporta da tale, non prende nulla sul serio, lascia tutto a metà e...” mi interruppi vedendo Lottie fare alcuni gesti in direzione della porta. Vidi Harry in piedi e un sorriso che piano piano spariva da quelle stupende labbra. 
“Cazzo” mormorai vendendo che si allontanava e alzandomi rapidamente dal letto, lasciandovi solo Lottie con un espressione colpevole.
Per poco non mi ammazzai nel tavolino nel corridoio. Mi sono sempre chiesta perché i miei si ostinassero a tenerlo proprio lì. Fatto sta che questa volta al contrario di molte altre volte non fui abbastanza abile da schivarlo, probabilmente a causa dell’ora e del fatto che non fossi ancora completamente sveglia. L’ “Harry” che avevo pronunciato per richiamarlo indietro si era trasformato praticamente in un urlo di aiuto, pochi secondi prima che mi ritrovassi ad abbracciare il pavimento freddo. 
Il ginocchio mi pulsava. 
“Ma porca…” urlai.
“Mi dicono raffinata la ragazza di prima mattina” disse una voce troppo ben conosciuta. Alzai gli occhi. I suoi occhi verdi mi fissavano con dolcezza.
“Harry…” mormorai quasi in tono di scusa.
Mi portò un dito sull labbra e poi cominciò ad esaminare il mio ginocchio da cui aveva preso a colare sangue.
“Vieni” mi disse e mi portò in bagno dove cominciò a disinfettarmi.
“Scusa” mormorai. 
“No scusami tu. Hai ragione, ho sbagliato.” mi disse solo senza staccare lo sguardo da quello che stava facendo.
“Come mai sei venuto nella nostra stanza?” chiesi.
“Volevo vedere se dormivi ancora. Ogni tanto passo. È bellissimo vederti dormire”
“Immagino…” commentai sarcastica.
“Sei così indifesa, mi viene voglia ogni volta di venirti ad abbracciare, di dirti stai tranquilla, non ti succederà nulla” disse sorridendo e lanciandomi un occhiata che immediatamente mi fece arrossire.
“Dottore qual è il responso?” scherzai mentre lui finiva di disinfettarmi.
“E poi dici a me che sono un bambino? Io di questi tagli me li facevo a otto anni” 
“Vorresti negare di comportarti come un bambino?” lo provocai.
“Ah davvero? Ti faccio vedere io” disse afferrandomi per la vita e portandomi verso la doccia, che aveva aperto. Cercò di portarmi sotto il getto, ma io mi aggrappai a lui in modo che fu costretto a bagnarsi con me.
“E tu odi che io sia così?” mi chiese. L’acqua scorreva tra i nostri volti così vicini. Lo fissai.
Coprii la poca distanza che era rimasta tra di noi. Unii le mie labbra alle sue. Era un bacio bagnato. Il secondo bacio bagnato a dire la verità e avrei voluto durasse di più. Ma dei colpi alla porta ci riportarono alla realtà. Lui allungò la mano dietro la mia schiena per cercare di chiudere il getto mentre io cercavo di strizzarmi i capelli e i vestiti intrisi di acqua. Poi prima che potessi dirgli qualcosa aprì la porta. Zayn si fiondò davanti allo specchio in una frazione di secondo, mentre noi uscivamo sotto gli sguardi stupiti degli altri.
“Come mai siete bagnati?” chiese Liam.
“Si chiama doccia” rispose Harry schiettamente. Come faceva ad essere così strafottente, non lo sapevo proprio.
“Vestiti?” chiese ancora Louis.
“Perché no?” risposi con un tono decisamente più insicuro. 
Niall scoppiò a ridere immediatamente, trascinando tutti con la sua risata.
“Dai ragazzi, veloci con la colazione che oggi dobbiamo fare le valigie!” disse Liam riprendendo un po’ il ruolo di capo famiglia. Detestavo sentire quelle parole. Mi sarebbero mancati. E non poco.
 
Il pomeriggio fu abbastanza turbolento. Liam fu il primo a finire di preparare le sue cose e come al solito si dedicò ad aiutare gli altri che avevano disseminato vestiti per tutta la casa.
Louis e Harry erano decisamente i più disordinati e il fatto che stessero in stanza insieme non aiutava di certo, ma almeno il loro disordine era limitato. O almeno così credevo, finchè non trovai una maglietta a righe, di cui era inconfondibile il proprietario, sotto il mio letto. La presi in mano e urlando uscii nel corridoio. 
"Louis mi spieghi come..." una mano mi tirò verso la porta del soggiorno, mentre l'altra mi tappò la bocca. I profondi occhi nocciola di Liam mi fissavano intimandomi di tacere e poi mi fece un cenno verso la stanza. Dalla porta accostata potevo scorgere le figure di Zayn e Lottie. Lui era intento a vagare per la stanza recuperando magliette e lanciandole in malo modo dentro la valigia. Lei le riprendeva tutte per poi ripiegarle e rimettergliele dentro. 
Sorrisi alla scena. Certo che erano dolci quei due, benchè continuassi a non capire cosa potesse trovarci lei in quel talebano asociale. A parte quel fisico scolpito. E quei capelli. E quegli occhi. 
Riuscii ad agguantare per miracolo Niall dal colletto della polo verde che indossava prima che entrasse con irruenza nella stanza e rovinasse tutta l'atmosfera. 
"Ma io...- iniziò ad alta voce prima che Liam gli mandasse un occhiata di ammonimento - dovevo prendere la mia roba" finì mormorando. Sorrisi e gli indicai i due ragazzi all'interno della stanza. Ora il ragazzo si era seduto accanto alla bionda e la fissava piegare una sua maglia. 
"Lottie... - iniziò lui, mentre lei alzava rapidamente lo sguardo - Volevo solo dirti che m..." non riuscii a sentire il finale della frase perchè lo bisbigliò e anche perchè Louis con poca eleganza era uscito dalla stanza seguito da Harry chiedendomi se lo stavo cercando, ma il riccio vedendo la situazione prese il ragazzo per le spalle per farlo tacere e si misero con noi in osservazione. 
"Come hai detto?" chiese Lottie che come me non aveva colto cosa avesse detto.
"Dicevo che mi mancherai... mancherete molto. Ecco" disse lievemente imbarazzato. Che disastro. 
"Anche tu mi mancherai. Molto" Lottie prese in mano la situazione. Per fortuna. 
"Ecco, io..." mormorò lui avvicinandosi sempre di più a lei. Fissandola negli occhi.
"Baciala!" imprecò quasi Niall che non ne poteva più di quel tira e molla. Ci voltammo tutti verso di lui, che si prese una gomitata da Liam, e poi tutti di nuovo verso i due. 
"Che è stato?" disse Zayn girando lo sguardo verso la porta.
"Al diavolo!" esclamò Lottie prendendo tra le mani il viso del moro e baciandolo. Le braccia di lei scivolarono intorno al suo collo, mentre il ragazzo posava le sue mani attorno ai fianchi. 
Sulla porta invece si festeggiava. Appena i due finirono di scambiarsi effusioni si girarono verso di noi e ridemmo tutti insieme. 
Dovevo ricredermi. Erano una bella coppia insieme, così diversi, così lontani, eppure così vicini. Per poco però. 



SPAZIO AUTORE:
Bene ora potete odiarmi perchè vi ho abbandonato per più di due settimane, ma per farmi perdonare domani metterò un altro capitolo ancora, a patto però che mi commentiate questo! 
Io sono stata al mare e mi sono divertita un mondo, però la connessione faceva schifo quindi non riuscivo a postare! 
Fatemi sapere cosa ne pensate e preparatevi perchè nel prossimo capitolo ci sarà un colpo di scena. Scusate se questo capitolo vi sembra troppo corto, ma dovevo spezzare così la scena per motivi artistici (?)
Vi prego vi prego vi prego di farmi sapere qualcosa! Grazieeeeee!
Un bacio! :)

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Capitolo 11
*** First and last time ***


11. First and last time
Si rincorrono i ricordi 
come cani in un cortile
tu nemmeno te ne accorgi
come un fesso vorrei farti innamorare
no ti prego non andare
se puoi rimani fino a domani qui
(Il comico - Cesare Cremonini)
 
 
Quella era l'ultima sera che avremmo passato insieme, almeno l'ultima per un bel po' di tempo, temevo. E speravo.
Eravamo tutti seduti nel salotto. Non volevamo dormire, volevamo aggrapparci ad ogni singolo secondo di quella sera, volevamo imprimerci nella mente tutto. I ricordi, le emozioni, le sensazioni, gli odori, i rumori. Avrei voluto tenerli lì per sempre, avrei voluto che quel dannato orologio non continuasse ad andare. Avrei voluto fermare il tempo, davvero.
"Sei la mia migliore amica allora?" 
Due stupendi occhi azzurri mi stavano fissando.
Sorrisi. Niall mi riusciva a strappare sempre un sorriso.
"Si" dissi abbracciandolo. Mi strinse forte, come se non mi volesse più lasciare andare.
"E anche la mia vero?" aggiunse Liam mostrandomi una faccia dolce che non mi aveva mai fatto prima. Non potevo dirgli di no. Era peggio di Niall quando ci si metteva.
"Certo!" ripresi.
"La mia no? Noi ci conosciamo da più tempo!" replicò Louis.
"Anche la tua, ok!" 
"E la mia?" disse Zayn. Tutti sapevano che tra me non c'era molto amore. A parte il mio amore incondizionato verso i suoi addominali. Però in fondo gli volevo bene. Ci fu una risata generale.
"D'accordo anche la tua!"
"Hey, non dimenticatevi che lei è la mia migliore amica!"
"Ma questo era scontato Lottie!" sorrisi.
"E la mia ragazza?" 
"Si, certo, anche la tua... cosa? - mi interruppi e mi girai verso Harry che mi fissava con un sorriso a trentadue denti. Improvvisamente tutti si erano fermati a fissarci, in silenzio. Fissai i miei occhi nei suoi, incredula. - Tu hai detto...?"
"La mia ragazza" ripetè lui con semplicità.
Ogni singola cellula del mio corpo in quel momento era impazzita, i suoi occhi mi avevano rapita e per un attimo scordai tutto il mondo intorno a noi. Lui mi faceva sentire così bene.
"Io... io... Oh si!" risposi iniziando a ridere. Sulle mie labbra socchiuse dalle risate si posarono le sue, in un incastro perfetto. Sentivo i ragazzi vociferare. Me ne fregavo, in quel momento eravamo solo noi. Discostò leggermente le sue labbra dalle mie e mi fissò negli occhi.
"Mi spiace interrompere il siparietto romantico, ma ci saremmo anche noi" intervenne Louis. Harry lo afferrò in una mossa improvvisata di kong fu, mentre questo divincolandosi rideva. 
La serata passò così, tra giochi, chiacchere, baci, abbracci e lacrime. Si, anche quelle vennero giù, tra una risata e l'altra, tra un ricordo e l'altro di quel breve periodo passato insieme. Pure il gatto aveva deciso di ritornare in casa per quella serata, forse aveva capito che non ce ne sarebbero state per un po' di sere così. E ora stava acciambellato sulla pancia di Harry, a sua volta appoggiato con la testa sulle mie gambe. Io giocavo con i suoi ricci passandomeli tra le dita. 
Chiaccherammo del più e del meno tutti insieme, finchè Harry non si addormentò. Anche Lottie e Zayn dormivano. Stretti in un caldo e romantico abbraccio. 
E poi pian piano tutti, chi prima e chi dopo, erano crollati in un sonno profondo, di quelli che ti capitano in quei momenti in cui vorresti restare sveglio il più possibile, ma non ce la fai, quelli che ti colgono tra una lacrima e l'altra. Tutti, tranne me. Io non avevo avuto questo privilegio di aver potuto staccare un attimo i pensieri, ero rimasta troppo vigile, troppo attenta, troppo consapevole di quello a cui sarei andata incontro. 
La stanza era buia, non vedevo quasi più nulla, tranne gli occhi attenti del gatto che mi scrutavano e una flebile luce proveniente dal balcone. Decisi di alzarmi, di prendere una boccata d'aria.
Presi un cuscino dal divano e lo misi delicatamente sotto la testa di Harry, poi mi diressi verso il balcone.
Appena discostai la porta mi immobilizzai per un attimo. Illuminato solo dalla debole luce di un insegna di un locale da quattro soldi potevo distinguere la figura di un ragazzo, le mani appoggiate contro la ringhiera. I pantaloni grigi della tuta cadevano delicatamente sulle sue gambe minute e l'enorme felpa che indossava lo sommergeva completamente. Ma quei capelli biondi e quegli occhi azzurro cielo lo rendevano come sempre inconfondibile.
"Neanche tu riesci a dormire?" gli chiesi mettendomi accanto a lui, che fece un balzo per la sorpresa.
"Pensavo di essere da solo"
"Anche io"
"Sai stavo pensando..."
"A cosa?"
"Non voglio che sia domani"
"Nemmeno io. Ma almeno tu avrai i ragazzi con te, no?" dissi.
Fece un mezzo sorriso, sembrava turbato. Non l'avevo mai visto così, non lui, quello dalla risata sempre pronta, sempre allegro, sempre di buon umore.
"Sei sicuro di stare bene?" gli mormorai.
"No"
"Posso fare qualcosa?"
"No - continuò lui interrompendomi bruscamente - è colpa mia" 
Mi sembrò che i suoi occhi luccicasero.
"Cosa stai dicendo?" 
La sua mano si irrigidì attorno alla ringhiera, che stritolavò a talpunto che le sue nocche diventarono bianche. Non mi guardava, fissava i due puntini che un pigro aereo faceva brillare nel cielo.
"Niall, non fare così. Lo so che è difficile, a me mancherai molto, mi mancherete tutti. Tu con le tue risate, Liam con la sua aria da padre, Louis che fa il buffone, addirittura Zayn e tutte le sue fisse sul suo aspetto e poi Harry... Detesto vederti così" mi avvicinai a lui, girandogli il viso nella mia direzione con una mano, obbligandolo a guardarmi negli occhi, in cerca di quello sguardo da bambino che lo caratterizzava, che lo rendeva il Niall che conoscevo. E la trovai quella scintilla. Poco prima che le sue labbra si posassero con delicatezza sulle mie, ancora schiuse nell'intento di consolarlo.
Mi allontanai.
"Scusami" mormorò. Non lo potevo vedere bene con quella luce fioca, ma ero certa che il suo colorito fosse di un rosso acceso.
"Niall, tu..." 
Distolse lo sguardo dal mio, indeciso su cosa fare, si allontanò, poi fece per rientrare. Lo afferrai per un braccio. Si voltò e mi fissò negli occhi.
"Mi spiace, ho rovinato tutto. Io non... non volevo, fai finta che non sia mai successo. Ho sbagliato tutto, l'ultima cosa che volevo era perdere la tua amicizia proprio ora" 
Lo interruppi mettendogli un dito sulle sue labbra che fremevano leggermente.
"E' tutto a posto. Io... io ti voglio bene Niall, questo non cambierà, però Harry..." cercai rispondergli. Lui annuiva.
"Sarai comunque la mia migliore amica, no?" disse lui allungandomi un mignolo.
Lo strinsi, come quelle promesse che si fanno da bambini. 
Rientrammo nella stanza, quasi immersa nella completa oscurità.
Nel tempo che era passato Harry si era allargato occupando anche il posto che prima era mio e non lasciandomi nemmeno un angolino. Lo fissai respirare lento. Era così bello quando dormiva. Nonostante la posa goffa che aveva assunto e la bocca leggermente aperta. 
Mi avvicinai silenziosamente a Niall che si era posizionato accanto a Liam, in uno degli pochi posti ancora liberi.
"Posso dormire qui accanto a te?" chiesi semplicemente.
"Vieni" disse allargendo le braccia e facendomi spazio proprio lì vicino, poi mi cinse le spalle con il braccio. 
Tutto quello di cui avevo bisogno quella fredda sera era un abbraccio, un abbraccio caldo, di quelli che ti danno le mamme per farti addormentare dopo aver fatto un brutto incubo, quando non riesci a smettere di piangere e tremi tutto. Mi strinse tra le sue fragili braccia, e mi accarezzò la testa mentre piccole goccie scivolavano sulle mie guancie. Pianse anche lui, lo vidi.
"Mi mancherai" disse solo.
'Anche tu' avrei voluto dire, ma le parole mi si erano bloccate in gola. Non ne ebbe bisogno, mi strinse ancora di più e così ci addormentammo.
 
"Svegliaaaaaaaa! E' un nuovo giorno, il sole è alto e tu... Tu non stai dormendo abbracciata al tuo fidanzato?" mi urlò nell'orecchio Louis, con l'evidente intento di svegliarmi. Aprii lentamente gli occhi e trovai il volto sorridente del ragazzo, alzai la testa e capii il senso della sua frase. In effetti la mia testa era appoggiata sulla spalla di Niall, che assonnato si stava stiracchiando beatamente.
Lou mi fissava ancora in attesa della risposta, probabilmente una storia interessante secondo lui, ma che non gli avrei raccontato
"Ha occupato tutto lo spazio disponibile, secondo te dove dovevo dormire?" risposi cercando di mantenere un tono sfottente, tipico suo.
Sembrò soddisfatto della risposta e si alzò per andare a tormentare con i suoi urli anche Liam.
Lottie si svegliò da sola per il baccano e risvegliò Zayn con un dolce bacio. Questi appena ebbe la coscienza di sè stesso corse in bagno. Come era prevedibile.
Harry non si era mosso e prima che potessi anche solo avvicinarmi Louis prese la rincorsa dalla cucina si gettò a capofitto su di lui. Harry si chiuse a riccio, finchè soddisfatto della sua sveglia non decise di raggiungere gli altri a colazione.
Mi avvicinai a quella specie di figura appallottolata e delicatamente gli accarezzai i ricci, finchè non alzò la testa e mi fissò con i suoi occhi verdi.
Lo baciai sulle labbra leggermente secche.
"Ben svegliato" gli mormorai. Sorrisi. Due piccole fossette comparvero sul suo volto assonnato mentre ricambiava il mio gesto.
"Chi arriva per un ultimo a fare colazione è una lumaca!" esclamò poi all'improvviso alzandosi di colpo e spingendomi verso il pavimento.
"Bambino!" gli urlai prima di alzarmi e seguirlo di corsa nella cucina.
 
Mi svegliai nel letto, il cuscino bagnato dalle lacrime, Lottie che mi fissava preoccupata.
"L'hai sognato di nuovo?" chiese.
"Si" 
Erano parecchie notti che facevo lo stesso sogno. Harry era proprio di fronte a me, sommerso dalle fan e non mi riconosceva più, mi guardava con disprezzo, dall'alto in basso.
Mi abbracciò. 
"Stai tranquilla, non ti ha dimenticata. Come Zayn non ha dimenticato me." mi mormorò nell'orecchio mentre con una mano mi accarezza i capelli arruffati.
Presi il cellulare. A salvarmi fu il suo messaggio.
'Ben svegliata amore. Qui siamo sommersi dalle prove, ma per fortuna stasera ci vediamo :) H.'
Il numero di volte in cui mi scriveva era diminuito esponenzialmente con i giorni. Eravamo passati dalla descrizione accurata della giornata ai messaggi di buon giorno e buona notte. E finalmente era arrivata, quella sera ci sarebbe stata la prima diretta e noi saremmo andate a vederli e poi con un po' di fortuna ci saremmo visti dopo lo show. Già perchè fino ad allora non ci eravamo più visti, loro dovevano provare dato che erano un gruppo appena formato e benchè tra chiamate e messaggi fossimo quasi sempre in contatto la loro assenza si faceva sentire. E in modo pesante.
Mi alzai e andai in bagno, ancora stupita di non aver dovuto fare la coda per entrarci. Niente palle di vestiti sparse per il corridoio e urla. La sala aveva una parvenza di ordine senza nessun Liam che raccattasse cose sparse per la casa. Non ci trovavamo più le confezioni di cibo vuote inspiegabilmente, ma anzi la spesa durava persino qualche giorno. Tutto questo che fino a poco prima avrei considerato strano e assolutamente malato, mi mancava. Era assurdo.
La giornata passò veloce, finchè, ben tre ore prima dell'inizio del programma, io e Lottie non ci dirigemmo verso lo studio, armate dei nostri pass che ci garantivano i posti. Non ce la facevamo più ad aspettare e ci sedemmo, insieme a parenti vari dei ragazzi che come noi non vedevano l'ora di rivederli.
Non ricordo esattamente come fu la serata, l'unica cosa che ricordo fu l'emozione che provai quando fecero il loro ingresso. Cercai lo sguardo di ognuno di loro e lo trovai. E piansi, non mi vergogno ad ammetterlo.
Finito lo show ci recammo alla porta sul retro. Appena uscirono furono accerchiati dai parenti, io mi tenni in disparte. O almeno ci provai finchè la madre di Niall non mi coinvolse in un abbraccio molto umido. 
Abbracciai tutti i ragazzi, uno ad uno. Era come se non ci vedessimo da secoli e io ero così fiera di loro. 
Cercavo con lo sguardo anche Harry, ma da quando era andato con i suoi parenti lo avevo perso di vista. Però ora sua madre era là, che discuteva con quella che presumo fosse la madre di Zayn, dato la pelle lievemente ambrata come la sua. E lui dov'era? Cercai nello sguardo dei ragazzi una spiegazione, finchè due mani non mi presero per i fianchi facendomi sobbalzare.
"Sorpresa!" mi urlò in un orecchio, mentre mi voltavo di scatto.
"Cavolo Harry, così mi fai prendere un colpo!" esclamai, fingendo un aria di rimprovero. Poi mi buttai tra le sue braccia, scompigliandogli con una mano i capelli. Mi baciò, senza troppa passione, sotto l'occhio attento della madre.
"Noi andiamo a mangiare qualcosa insieme" disse Niall ai suoi vari parenti irlandesi, giustificandoci tutti.
"Dove si va?" chiesi io prendendolo a braccetto. 
"Ma da Nando's, nemmeno chiederlo!" esclamò lui, scoppiando in una fragorosa risata.
Quanto mi erano mancati.
 
"Vedi? Quella è cassiopea. E quella è l'orsa maggiore"
Eravamo in un parco alla periferia di Londra. Venuti per guardare le stelle per un idea smielosa di Zayn che in questo momento con Lottie stava facendo di tutto tranne guardare le stelle. Come potevo biasimarli, se fossi stata in lei, con uno così di finaco di certo non avrei guardato le stelle. 
Louis, Niall e Liam erano seduti su una panchina che scherzavano.
Harry mi aveva preso un attimo in disparte e ci eravamo seduti sul prato. Mi stava indicando una parte di cielo con il dito.
"Non credo che l'orsa maggiore sia proprio così!" replicai ridendo.
"Ne sei sicura?" mi chiese facendo un espressione accigliata. Scoppiai a ridere.
"Credo di sì"
"Magari la stiamo solo guardando dal lato sbagliato"
"No, credo che sia piuttosto questa l'orsa maggiore"
"Così ha più senso"
"Lo so!"
"E quella è la stella polare"
"Quella è la Luna, Harry..."
"Stavo scherzando!"
"Stupido" 
"Secchiona!" 
Un bacio.
"Guardate!" urlò Niall.
"Cosa?" ci voltammo tutti di scatto.
"C'era una stella cadente!" 
"Espresso il desiderio?" chiese Liam, il biondo non rispose, ma mi lanciò uno sguardo.
"Magari se continuiamo a guardare ne vediamo un'altra" dissi a Harry.
"Ma la mia stella io ce l'ho già qui" mi sussurrò all'orecchio. Sdolcinato. Quasi al livello di Zayn. Ma devo dire che apprezzai parecchio. Lo baciai ancora e ancora.
"Ehm ragazzi..."
"Che c'è Louis!" esclamammo quasi all'unisono.
"Detesto fare il noioso, ma noi dovremmo ritornare" 
Ci alzammo tutti e saliti in macchina ci dirigemmo di nuovo allo studio. 
"Buonanotte ragazzi" 
Io e Lotti salutammo i ragazzi uno ad uno. La porta si richiuse. Mi voltai indietro, ma si riaprì. Gli occhi verdi di Harry fecero capolino.
"Un ultimo bacio..." mi implorò.
Glielo concessi, ma in quel momento non sapevo quanto la parola ultimo sarebbe stata vera.




SPAZIO AUTORE:
Ciao bellezze! Ci ho messo di più di quanto avessi promesso a postarlo questo capitolo perchè avrei voluto qualche recensione in più prima di postarlo. Ma come ho già detto mi scoccia avere i capitoli pronti e non metterli, indi l'ho fatto. Però che vi costa lasciare una recensione? Così so se la storia vi piace, sse devo continuare, se devo cambiare qualcosa, se mi devo nascondere o cose così (?). Se no sono costretta a fare cose del tipo, finchè non arrivo a tot recensioni non pubblico, anche se devo ammettere che lo detesto parecchio. *fine sfogo*
Detto ciò peeer favore questa volta qualche recensione me la fate? 
Poi faccio che ringraziare chi mi recensisce e chi lo farà questa volta. E poi forse la pianto. 
p.s. Cerimonia di chiusura delle olimpiadi decisamente fantastica...

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Capitolo 12
*** Your dream ***


12. Your dream
 
 
But you’re just a boy
You don’t understand
How it feels to love a girl someday
You wish you were a better man
You don’t listen to her
You don’t care how it hurts
Until you lose the one you wanted
Cause you’ve taken her for granted
And everything you have got destroyed
But you’re just a boy
(If I were a boy - Beyoncè)
 
I giorni passavo e non riuscii a vedere Harry, per molto, troppo tempo. Trascorsi non so quante ore a fissare lo schermo del telefono in attesa di una sua chiamata, un messaggio, qualcosa.
Liam.
Niall.
Louis.
Niall di nuovo.
Zayn. Zayn?
Cavolo questo era il massimo, Zayn che mi mandava un messaggio. E Harry nulla?
Era impegnato. Doveva provare. Stava vivendo l'esperienza più importante della sua vita. 
Me lo ripetevo come una cantilena in testa da ore ormai. Sapevo che era così, nessun dubbio, ma il fatto che Lottie continuasse a messaggiare con quel talebano supermuscoloso mi confondeva. Perchè lui il tempo per scriverle lo trovava e Harry no?
In quei giorni mi ero anche ridotta ad andare insieme a tutte le fan sul retro della casa per vedere se uscivano per caso e riuscivo a incontrarlo. Roba da non credere.
Afferrai di nuovo il cellulare.
Harry. Harry? 
Ne ero sicura! Aprii il messaggio mentre un sorriso mi si dipingeva sul viso.
'Scusami, ma siamo pieni di lavoro. Ci sentiamo poi. H' 
Il sorriso se ne andò come era arrivato.  
Lanciai il telefono sul tavolino del soggiorno e subito dopo mi maledissi. Lo raccattai al volo, prima che finisse sfracellato sul pavimento.
"Rachel stai bene? E' tutto a posto?" 
"Se per te tutto a posto significa non riuscire a sentire il tuo 'ragazzo' da giorni, allora si è tutto a posto" risposi secca tornando subito a fissare lo schermo del televisore ormai spento.
"Vieni qui" disse Lottie prima di stringermi in un caldo abbraccio. 
Scoppiai a piangere.
"E che io lo so che lui mi pensa ancora, solo che ora è lì e non vorrei per nulla al mondo che perdesse la sua occasione per colpa mia..." iniziai a dire, ma lei mi zitti con un leggero sibilio, passandomi una mano tra i capelli.
"Gelato?" propose appena mi vide un po' più tranquilla.
"Gelato"
Corse in cucina e poi tornò con una vaschetta di gelato alla menta, il mio preferito, e due cucchiai in mano.
Mi mancavano i pomeriggi con la mia migliore amica. 
"Grazie" le mormorai prima di riempirmi lo stomaco.
 
'Ti devo parlare'
Rilessi quel messaggio credo una trentina di volte. Liam Payne che mi scrive che mi deve parlare? 
Ero confusa. Quando finalmente mi constrinsi a rispondergli mi diede appuntamento al parchetto vicino agli studi. 
Quando arrivai non avevo ancora la minima idea di cosa stesse succedendo.
"Rachel?"
Una mano mi afferrò la spalla e mi fece voltare dalla panchina su cui mi ero seduta.
"Liam!" dissi per poi abbracciarlo.
"Ma gli altri ragazzi non potevano uscire?" gli chiesi appena lo lasciai andare.
"In realtà nemmeno io potevo proprio uscire..."
"Oh, capisco. Allora che volevi dirmi?"
"Oh, veramente ecco..." iniziò lui passandosi una mano tra i capelli, a disagio.
"Cosa?"
"Bè in realtà mi ha mandato Niall a parlare con te. Dice che è per Harry, ha notato come si comporta e mi ha chiesto di vedere come stavi. Io gli ho detto che poteva farlo anche lui. Lui ha detto di no che preferiva restarne fuori. Ma tu non dirgli che te l'ho detto."
Credo lo stessi guardando con la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite o qualcosa di simile.
"Oh cavolo, forse non dovevo dirtelo proprio. Però Harry si comporta in maniera così... strana. E' un ragazzo ed è giovane e insomma è normale che appena vede delle belle ragazze ecco... Niall dice che non ti merita, però non voleva che te lo dicessi questo. E nemmeno delle ragazze. Cavolo sono una frana."
"Calma calma calma... Cosa?"
"Aveva ragione Niall, era meglio non dirtelo"
Ero scattata in piedi. Calma Rachel, non saltare a conclusioni troppo affrettate, lui ti ama, te l'ha detto. O forse no ma era sottointeso. Me l'ha chiesto lui di essere la sua ragazza no? E poi Niall, bè sapevo cosa provava lui, magari stava esasperando le cose. Anche se sinceramente non mi sembrava il tipo di persona che potesse approfittare di una situazione in questo modo. Ma a volte la gelosia...
"No. Cioè grazie per avermi parlato, ma no. Non ci credo se non lo vedo io" risposi ferma.
"Niall non ti mentirebbe su questo. E nemmeno io. Non voglio convincerti. Tu solo... stai attenta ok?"
"Ok"
"E' una promessa? Non voglio che tu ci stia male"
"E' una  promessa"
"Noi ci saremo sempre per te, d'accordo?"
"D'accordo" ripetei.
"Allora ci vediamo stasera?"
Stasera? Era già quella sera la puntata? Era la prova del nove. Ero terrorizzata e felice allo stesso tempo.
"Si, certo. Buona fortuna."
Lo osservai andare via con passo veloce.
 
Arrivata a casa Lottie si piazzò davanti alla porta della stanza.
"Dove sei stata?" 
"A parlare. Con Liam"
"E non mi hai detto niente?" chiese un po' offesa. 
No, in effetti non le avevo niente, mi ero alzata dal divano ed ero uscita.
Scrollai le spalle cercando di minimizare.
"Oh ma chissene frega - sbottò lei in un improvviso sbalzo di umore - Domani sera ci sarà una festa a cui andranno tutti i concorrenti di X-Factor e Zayn mi ha chiesto di andarci. Ma io senza di te non ci vado e non posso rinunciarci!" disse tutto di un fiato.
Avevo già detto di odiare le feste? Bene. 
"Lottie lo sai che..."
"Ti prego, ti prego, ti prego!" mi implorò.
"Va bene, ci penserò" dissi rimanendo sul vago. Lei prese a saltellare per tutta la stanza prima di piombare nella classica crisi 'non ho nulla da mettermi'. Il mio piano era in realtà di fingere all'ultimo un male improvviso e di tornare a casa. Era un piano stupendo. E questa volta non comprendeva nessun gatto con crisi di solitudine. Mi congratulai con me stessa, prima di andare a tirare fuori dall'armadio di Lottie quelle tonnellate di vestiti per dimostrarle che cosa indossare ce l'aveva davvero.
 
Quando quella sera entrarono sul palco furono stupendi come al solito. Non erano descrivibili i brividi che mi facevano venire ogni volta che cantavano insieme. 
Come l'altra volta ce la fecero senza difficoltà. Erano semplicemente fantastici. 
Ci dirigemmo verso l'uscita del backstage, la signora Horan mi aveva preso a braccetto. Credo che gli stessi molto simpatica.
"Niall mi parla sempre così bene di te!" mi stava dicendo proprio quando il biondo irlandese spuntò dalla porta alle sue spalle.
"Mamma!" esclamò con un tono di leggero rimprovero.
"Che c'è? E' vero!" esclamò lei, poi il ragazzo mi fissò e mi abbracciò con un sorriso.
"Siete stati bravissimi. Tutti" dissi.
A mano a mano che uscivano i ragazzi li salutai tutti. Tutti tranne uno, forse il più importante per me.
"Harry?" chiesi a Zayn, braccandolo un secondo prima che corresse tra le braccia di un impaziente Lottie.
"Oh, era dietro di me..." disse guardandosi confusamente alle spalle per poi ritornare a dirigersi verso la sua meta. Poggiò delicatamente le mani sul collo di Lottie e la baciò con una tenerezza che per un attimo mi fece scordare cosa stavo facendo. Ah già, Harry.
Guardai tra le molte teste che si erano accatastate dietro di noi. Notai il suo inconfondibile mucchio di ricci. Ma la cosa non mi piaceva per nulla. Era accerchiato da un gruppetto di ragazze tutte ormoni che gli svenivano intorno. E lui ammiccava. Cavolo no, devo essermelo immaginato. Brutta bestia la gelosia. Lui sta solo salutando le fan, deve prestare attenzione a queste cose, i fan sono tutto, no? E no però quella lì sta esagerando ora!
"Harry" esclamai con un tono leggermente più acidulo di quello che avrei voluto.
Si voltò di scatto.
"Ra...Rachel?"
Lo fissai un attimo stupita. 
"Be', ciao ragazze" disse congedando quel gruppo di ochette e rigirandosi verso di me.
Mi avvicinai verso di lui, ma lui mi abbracciò solamente. Lo capisco, sua madre lo stava squadrando attentamente. 
"Andiamo a fare uno spuntino, ragazzi?" urlò Niall.
"Sei senza fondo! Hai appena mangiato!" esclamò Louis divertito.
"Ho bisogno di molto cibo per crescere!" rispose lui, fingendosi imbronciato.
"D'accordo, d'accordo, andiamo!" disse invece Liam cercando di mettere pace tra gli animi.
Harry sembrava distante. Guardava in giro, come se qualcosa lo infastidisse, non parlava quasi. Probabilmente era stanco, tutta quella agitazione...
 
La serata si rivelò meno piacevole di quanto avessi programmato. Zayn e Lottie erano talmente zuccherosi da dare il diabete. 
Harry invece sembrava essere preso da tutt'altro. Si guardava attorno, guardava tutte le ragazze ammiccanti che lo fissavano, giusto perchè lo avevano visto in televisione. Sembrava che tutto a un tratto avesse riscoperto quel mondo femminile che aveva messo da parte. Per me intendo. 
Cavolo mi stavo facendo influenzare da Liam e Niall.
Quando, senza nemmeno accorgermene, toccai la mano di Harry, appoggiata al tavolo, lui la ritrasse per un attimo, per poi donarmi uno dei suoi fantastici sorrisi per cui mi sarei sciolta. 
"Tutto bene?"
"Si, sono solo stanco" rispose lui tornando a fissare alcune cretinette che si erano messe a fissarci dalla vetrina del locale.
Devo ringraziare che a tirarmi su il morale c'erano gli altri tre, uno che si ingozzava, l'altro che gli impediva di strozzarsi e il terzo che faceva dell'ironia sulla scena. Erano ridicoli, ma quelle scene a casa mi mancavano terribilmente.
"Allora, verrai alla festa?" mi chiese Niall con tono allegro, evidentemente non al corrente della mia repulsione per  quel genere di cose.
Nemmeno riuscii ad aprire la bocca che Lottie lasciò tutto quello che stava facendo per rispondere al posto mio.
"Si, me l'ha promesso"
"Io veramente..." iniziai.
"Dai non farti pregare" fece l'irlandese.
"Non credo..."
Liam mi tirò una gomitata, rimasi un attimo paralizzata. Che aveva adesso? Gli lanciai uno sguardo interrogativo. In quel momento mi accorsi che tutte le facce erano puntate verso la mia sinistra. Esattamente dove era seduto... Harry?
Mi voltai lentamente e lo trovai intento a fissare con aria seducente la cameriera. Gli tirai un calcio da sotto il tavolo. 
"Che c'è?" rispose seccato.
"Scusa se ho interrotto la tua osservazione di quella rara specie in estinzione di ochetta da quattro soldi!"
"Sarai mica gelosa?" disse il riccio in tono di sfida.
"Io non sono gelosa!" risposi alzando decisamente il tono e alzandomi in piedi, mentre mezzo locale si girava verso di noi. 
"E allora perchè diamine ti stai comportando così?" disse alzandosi anche lui.
"Scusa se non mi stai degnando di uno sguardo e sono giorni e giorni che non ci vediamo. Scusa se non hai mai tempo per uscire e nemmeno per scrivermi più di due messaggi e chiamarmi qualche volta!"
"Sei un'egoista! Io sto cercando di realizzare il mio sogno..."
"Evidentemente in questo tuo sogno non c'è più spazio per me!" esclamai, spingendo la sedia indietro ed andandomene. 
"Domani sera ci sarò, Liam vieni alle 9 da me" conclusi. Sarei andata alla festa, di quello al momento ero sicura.
 
'Ti prego rispondimi, dobbiamo parlare. H'
Lanciai il cellulare sul tavolino, di nuovo. E per la seconda volta mi lanciai per riafferrarlo al volo.
"Certo, ora il tempo per scrivermi un messaggio e chiamarmi lo trovi eh?" esclamai nel centro della stanza.
"Rachel, credo che tu sia un po' troppo dura con lui" 
"Dura? Lottie, se Zayn si comportasse come lui cosa gli avresti fatto?"
"Credo che gli avrei urlato contro"
"Appunto"
"Si, ma poi gli avrei parlato. Lui è importante per te, lo si vede dal modo in cui gli occhi ti brillano se parli di lui, dal modo in cui te ne frega, anche se dici il contrario. E' innegabile questo. Dagli un'occasione almeno" mi disse. 
Per quanto riguardava la mia vita Lottie ci aveva sempre preso, sempre. E la cosa incredibile era che lei riusciva a capirmi anche quando io non riuscivo a ricavarci un bel niente. 
Mi chiusi in camera, poi presi il telefono e composi il suo numero.
Uno squillo.
Due.
Tre.
"Risponde la segreteria telefonica del numero..."
Fanculo.
Per l'ennesima volta il mio telefono finì scaraventato al pavimento. Poi vibrò.
"Pronto?" dissi afferrandolo rapidamente e sperando che l'ennesimo volo non l'avesse danneggiato.
"Hey Rachel, sono Niall"
"Ah, ciao Niall" dissi con tono piuttosto deluso.
"Che è successo? Non dirmi che è per Harry! Guarda che ci metto un secondo ad andare da lui e fargli un occhio nero eh?" mi disse con tono scherzoso.
"Tranquillo!" risposi soffocando una risata. Era difficile immaginare Niall che faceva a botte con qualcuno, lui era così dolce!
"Volevo solo dirvi che passiamo io e Zayn a prendervi stasera. Ok? Mi raccomando  siate puntuali per favore" aggiunse con tono supplichevole. Stavamo parlando di Lottie, la puntualità era da escludere.
Sorrisi. 
"Come mai così allegre?" disse Lottie entrando improvvisamente in camera e dirigendosi verso l'armadio per il solito rituale di scelta dell'abito.
"Oh, niente. Ho parlato con Niall"
"Certo che ti fa bene questo ragazzo!" esclamò, d'un tratto contenta che avessi ritrovato il sorriso, in un modo o nell'altro.



SPAZIO AUTORE:
Ciao a tutte! Wow, l'ultimo capitolo ha avuto così tante recensioni che... wow! Non ho altre parole per descriverlo. Grazie a tutti!
Bene ora passiamo al capitolo. Ho davvero necessità di sapere cosa ne pensate, perchè a me non piace molto. Non so forse per il fatto che l'ho scritto di fretta o perchè non sono sicura che la storia prenda la piega che voglio darle. Quindi vorrei davvero la vostra opinione, vorrei sapere cosa ne pensate e come secondo voi potrebbe andare a finire. Grazie!
Un bacio! :)

 

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Capitolo 13
*** I'll be there for you ***


13. I'll be there for you
Is it wrong that I'm gonna be 
having the time of my life 
Cause deep down I know 
I should cry I should scream 
and get down on my knees 
I should say that I need you here 
But I'm gonna party tonight 
Cause honestly I just don't care 
(Honestly - Hot Chelle Rae)
 
Dopo l'ennesima tortura alla 'Ma come ti vesti?' da parte di Lottie, fui autorizzata ad uscire dalla mia stanza. Il vestito bianco in tulle che indossavo svolazzava leggermente e la cintura che avevo sotto il seno stringeva davvero. Ma dovevo sopportare se volevo essere bella, questo mi aveva detto Lottie. Dopo l'episodio del cinema mi ero ripromessa di non mettere mai più dei tacchi alti come quelli. Ma stavamo parlando di Lottie, cosa gliene poteva fregare a lei delle mie intenzioni? Quindi eccomi sopra alle scarpe più alte che avessi mai indossato. Perchè diavolo dobbiamo portare lo stesso numero? Io non ne ho mai comprate un paio così.
Lottie mi raggiunse con il suo vestito turchese e i capelli mossi. Era stupenda come tutte le altre volte.
Suonarono alla porta. 
Ci fiondammo giù dalle scale, per quanto le scarpe che indossavamo ce lo permettesero.
"Belle come al solito!" esclamò Zayn in un atto di cavalleria quando arrivammo. Lo stavo rivalutando quel ragazzo.
"Prego, la macchina è li" disse Niall indicando la vettura parcheggiata poco distante. La festa stava per iniziare.
 
Ero seduta sul sedile anteriore. Avevo preferito lasciare la coppietta da sola nei sedili posteriori. 
"Ti sta davvero bene quel vestito" commentò Niall dopo un po' lanciandomi una breve occhiata per poi ritornare a concerntrarsi sulla strada.
"Oh, grazie. Io adoro la tua maglietta" risposi. Si mise a ridere. Da dietro non si sentiva rumore, segno evidente che si stavano salutando come si deve. O che semplicemente stavano facendo da pubblico alla nostra chiaccherata.
"Come stai? Per Harry dico" iniziò poi lui.
"Io non... non gli ho più parlato. Ma preferirei non parlarne."
"Si, hai ragione. Scusami"
Silenzio.
"Niall, ferma la macchina, ci siamo!" esclamò Zayn.
 
Il locale dove l'evento era stato organizzato si trovava sul tetto di uno dei più alti edifici di londra. Era uno spazio enorme dove la musica ad altissimo volume riempiva l'aria. La gente in quel posto era tanta e potevo distinguere tra tutta quella gente alcuni volti noti. Grazie ai ragazzi riuscimmo ad entrare in fretta, ma Zayn e Lottie si dileguarono subito nella pista da ballo lasciando me e Niall da soli a cercare di ritrovare qualcuno dei nostri.
Notammo Liam seduto nel bancone del bar. Lo raggiungemmo.
"Hey, ragazzi! Wow, Rachel sei stupenda!" esclamò lui quando ci vide.
"Heilà" lo salutammo.
"Ma la coppietta felice? Che fine ha fatto?"
"Sono spariti dopo due secondi!"
"Tu sei solo?" chiesi io.
"Oh, no sono venuto con gli altri. Sono in bagno credo, mi hanno lasciato poco fa."
Gli altri. Ok, c'era anche Harry.
"Penso che andrò a ballare un po'" dissi.
Mi lasciarono andare, ma sentivo i loro sguardi su di me, mi tenevano d'occhio.
Arrivai al centro della pista. Fu in quel momento che vidi Harry. Altro che bagno, stava facendo delle mossette seducenti in mezzo a un gruppetto di ragazze urlanti. 
Mi vide, ne fui certa, improvvisamente il suo viso si era contratto in un espressione quasi incredula. Eh si, mio caro Styles, ci sono anche io.
Si sfilò dal gruppo di ragazze e venne verso di me. Mi voltai e cominciai a camminare. 
Sentii una mano afferrarmi la spalla. Mi voltai di scatto.
"Rachel..."
"Harry Edward Styles, non voglio sentire più una parola uscire da quella bocca"
"Lo so che non lo pensi"
"Oh, e sentiamo, da quando sai leggere nel pensiero? Se ne fossi davvero capace in questo momento staresti scappando!"
"Tu non vuoi che io scappi, lo so"
"Diciamoci la verità, sei ritornato ad essere il ragazzo pieno di sè che eri quando ti ho consciuto!"
"E non ti sei comunque innamorata di me?"
Che razza di presuntuoso, montato, idiota! Cercai di fare l'espressione più disgustata che potessi!
"E' inutile che ci provi. Ti farò ricredere" affermò per poi andarsene. Preferii pensare che fosse ubriaco, più di quanto non lo fosse realmente, giusto per conservarmene un immagine migliore.
Cercai con lo sguardo i ragazzi al bancone, ma non li ritrovai più. Poi scorsi Louis e mi affrettai a raggiungerlo.
"Hey Lou! Hai per caso visto Liam?"
"No, in realtà stavo cercando i bagni, ma credo di essermi perso. Per caso sono di là?" mi chiese accennando un punto imprecisato alle mie spalle.
"No, decisamente no"
Era sicuramente un po' brillo. A testimonianza di questo? Un bicchiere mezzo vuoto che teneva in mano con un liquido di un poco rassicurante verde acido.
"Be', ti auguro buona fortuna con le ricerche" sorrisi e lo lasciai.
Mi voltai di scatto e ricevetti un pestone su un piede. Che con quei trampoli non era una cosa semplice da gestire.
"Ma come diavolo ti muovi!" urlai.
"Oh, scusa! Te l'avevo detto che era meglio se non ballavo!" disse l'individuo prima rivolto a me e poi rivolto a qualcuno di fronte a lui.
Avrei riconosciuto quella voce tra mille. Zayn. Quel ragazzo era la scoordinazione in persona. Dietro di lui vidi la figura minuta di Lottie.
"Rachel, credevo di averti persa!"
"Veramente siete stati voi a sparire dopo due secondi!"
"Tutto bene? C'è qualche problema?" chiese Zayn quasi apprensivo. Capii a cosa si riferisse.
"No no, tranquillo, goditi la serata con Lottie. Io continuo a cercare Liam e Niall" risposi salutandoli.
Mentre camminavo in mezzo alla folla rividi ancora Harry, con una brunetta tutta curve. Ci aveva messo poco a rimpiazzarmi. Mi fissò per poi tornare su di lei. Mi stava provocando. 
Quello che feci fu eticamente scorretto. O almeno per la mia etica, ma afferrai il primo ragazzo che passava per la maglietta e mi misi a ballare con lui. Nemmeno me ne fregava di che faccia avesse. La cosa che mi fece più piacere fu vedere la faccia di Harry irrigidirsi per un attimo. Poi lo fece. La baciò. E lì fui io ad immobilizzarmi. Improvvisamente avvertii un groppo in gola, le lacrime scesero sul mio viso e non potevo fare nulla per fermarle. Spinsi via il ragazzo.
"Rachel finalmente ti ho ritrovata! Ti avevo data per dispersa ormai"
Mi allontanai, ma la voce mi seguì fino al cornicione dell'ampia terrazza.
"Tutto a posto?" disse mettendomi una mano su una spalla.
"No che non è tutto a posto Niall! Io ero lì che lo guardavo. Lui baciava un'altra e io non potevo fare nulla, tu non capisci che significa!" urlai, ma la musica era talmente forte che nessuno dei presenti parve farci caso.
"Oh si invece, lo capisco eccome" mormorò lui.
"Niall, scusami io..." cominciai a dire, ma lui mi abbracciò. Era la persona giusta al momento giusto. Era lì per me e non gli importava quanto male gli facesse, non voleva che io soffrissi. Lo strinsi forte.
"Quando lui ti fa sentire giù io mi sento morire, non è affatto giusto, perchè non posso amarti più di così" mi sussurrò in un orecchio, dondolandomi dolcemente.
"Co.. cosa hai detto?" dissi io guardandolo negli occhi.
"Io? Niente, c'è così tanto rumore qui..." rispose con aria poco convinta, ma io ero sicura che avesse detto qualcosa, nonostante quella musica martellante e centinaia di persone che urlavano solo per potersi sentire l'un l'altro, io l'avevo sentito.
Mise le sue mani sulle mie tempie e avvicinò la mia fronte alle sue labbra. 
"Grazie" mormorai.
"Hey ragazz... Che cosa è successo qui?" 
La voce di Louis ci fece distaccare immediatamente. La risposta non sembra arrivare.
"Oh, certo - dice come se improvvisamente avesse capito - Ma la festa è di là!" 
Cerca di tirare un po' su gli animi.
"Louis cos'è quello che hai in mano?" gli chiesi.
"Oh, non so cosa ci sia dentro. Ma credo... Wow!" esclamò dopo che ebbi afferrato il bicchiere che aveva in mano e lo ebbi svuotato in un colpo solo.
"Rachel non so se sia un bene..." iniziò Niall.
"Voglio un altro di questi cosi rosa, Louis da dove viene?"
"Laggiù" disse timidamente lui per poi essere fulminato con lo sguardo da Niall. Io mi affrettai in quella direzione, mentre il biondo mi seguiva a passo rapido.
 
Tutto era parecchio confuso intorno a me, vedevo gente muoversi, i divani muoversi, la stanza muoversi. Scossi la testa un attimo per mettere a fuoco tutto. Mi incantai a fissare quel liquido rosato che oscillava dentro il bicchiere che tenevo in mano.
"Non è stupendo?" dissi.
"Si Rachel è stupendo, ma io credo che tu possa lasciarlo qui" disse il ragazzo accanto a me sfilandomi il bicchiere dalle dita e poggiandolo su un tavolino vicino. Quando strinsi la mano per impedirglielo, stavo stingendo l'aria.
"Niall te l'ho mai detto che hai degli occhi stupendi?" continuai fissandolo.
"Negli ultimi dieci minuti intendi? Si, almeno un centinaio di volte" rispose lui.
Scoppiai in una risata plateale, due ragazzi si voltarono a guardarmi con aria stizzita.
"L'unica cosa positiva è che hai la sbronza allegra almeno, se ti fossi messa a piangere non so come ti avrei sopportata!"
Scoppiai a ridere di nuovo.
"Secondo te posso sedermi qui?" chiesi, con i piedi ormai doloranti.
"No, non credo che in mezzo alla pista da ballo sia il luogo adatto"
Mi guardai intorno e ricominciai a ridere. "Posso almeno togliermi le scarpe?"
"Ti aiuto io, va meglio?"
"Molto"
"Dove diavolo sono finiti gli altri?"
"Chissene frega, io dormo!" dissi accasciandomi.
"No aspetta Rachel. Vieni" 
Mi sentii trascinare giù per le scale nella parte coperta del locale, poi arrivai davanti a un divano bianco e mi ci buttai sopra. Il biondino si sedette accanto alle mie gambe.
"Sai una cosa? Benchè tu sia sbronza e faccia delle cose strane, per qualche assurdo motivo ti trovo comunque bellissima. Rachel? Rachel?"
Troppo tardi, mi ero addormentata.
 
"Sono le cinque del mattino, Niall, le cinque! Vi cerchiamo da ore!"
"Sssssh, sta ancora dormendo!"
"Ma noi non dovremmo essere qui, dovremmo essere già tornati!"
"Cavolo Liam, non ti preoccupare sempre!"
"Già Liam, tu la prendi troppo seriamente!"
"Zitto tu Louis, che mi hai chiamato perchè ti eri perso andando al bagno!"
"Ma era difficile da trovare!"
Mugugnai qualcosa e mi rigirai su un fianco. Chi diavolo era a fare tutto quel casino?
"Fate piano ragazzi"
"Tu che diamine ci fai lì, con lei?" 
Perchè cavolo urlavano? Mi sembrava di avere un trapano nel cervello.
"Harry datti una calmata!"
"Liam, non metterti in mezzo!"
"Ha ragione Liam. Sai cosa ci faccio qui? Quello che tu non hai fatto, mi prendo cura di lei."
"Tu non ti devi avvicinare a lei!"
"Parli proprio tu che l'hai lasciata per poter flirtare liberamente, tu che sei andato con la prima che capitava, tu che le hai spezzato il cuore. Sei tu che dovresti starle lontano semmai."
"Tu non mi puoi dire quello che devo fare"
"Ragazzi tenete giù quelle mani!"
"Sei tu Harry che non ti puoi permettere di giocare con i suoi sentimenti"
Sentii un peso sulle gambe. Solo in quel momento realizzai di essere sdraiata sul divano di una stanza a me sconosciuta e non nel mio letto, e che quella che avevo addosso come coperta in realtà era la felpa di Niall, e che quello che era appena finito addosso a me era effettivamente Niall. E Harry era lì con le braccia tese, il volto contratto e arrossato.
"Che diamine..?" riuscii solo a dire.
"Liam per favore portami a casa" disse il riccio prima che potessi aggiungere altro. Liam si alzò e preso Louis, seguì il ragazzo giù per le scale, mormorando un "a dopo".
"Scusami se ti ho svegliata" disse Niall rimettendosi seduto.
"Non scusarti, sono io a dover ringraziare te - risposi ranicchiando le gambe per permettergli di mettersi comodo - A proposito, la felpa" aggiunsi passandogliela.
"Tienila pure, fa freddo e con quel vestito credo tu ne abbia più bisogno di me"
Sorrisi. 
"Che è successo esattamente ieri sera?" 
"Oh, niente di che, eri leggermente ubriaca e poi volevi dormire, così ti ho portato qui"
"Oddio spero di non aver detto nulla di imbarazzante!"
"Tranquilla. A parte i numerosi complimenti ai miei occhi, il resto era ok"
Scoppiai a ridere.
"Credo che dovremmo recuperare gli altri due e tornare anche noi" dissi.
"D'accordo"
Ci alzammo e mi prese per mano, trascinandomi su per le scale per cercare Zayn e Lottie tra i pochi invitati ormai rimasti. 
Una volta saliti in macchina mi addormentai quasi all'istante e quando mi svegliai ero nel letto con addosso una felpa con un profumo inconfondibile. Sapevo chi dovevo ringraziare, di nuovo.



SPAZIO AUTORE:
Holaaa! Ce l'ho fatta a pubblicare questo capitolo così difficile... Parecchie di voi hanno azzeccato quello che avrei fatto succedere più o meno, ora il mio problema sarà: come andare avanti? Ho già in mente alcune cose che dovranno succedere, ma al momento non so come farle accadere! yeeeeah. Ok, magari non ve ne fregava! Ma passiamo ai ringraziamenti ora, grazie a tutti quelli che leggono la mia FF e lasciano così tante adorabili recensioni! :) Vediamo se siete così brave da trovare una frase speciale in questo capitolo e dirmi perché?
Altro quesito interessante, secondo voi come finirà questo mega casino? u.u
Ora la finisco di rompere e vi lascio. Un bacione! :)

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Capitolo 14
*** You make me feel better ***


14. You make me feel better

 

Cuz we belong together now
Forever united here somehow
You got a piece of me
And honestly
My life would suck without you

(My Life Would Suck Without You – Kelly Clarkson)

 

"Credevo fossi qui per aiutarmi!"
"Ma è quello che sto facendo!"
"A me non sembra!"
"Io non ho mai detto di sapere cucinare!"
"Infatti sei un disastro!"
La cucina di casa mia in quel momento sembrava un campo di battaglia. Dozzine di uova sul tavolo, farina ovunque, ciotole e cucchiai e un bell'irlandese con grembiule da cuoco.
"Senti, ma serve proprio quella torta?" mi disse lui, facendo una smorfia.
"Te l'ho detto, è un aperitivo per gli sponsor dell'accademia!" dissi scoppiando a ridere.
"Ok, allora riproviamoci. Vediamo duecento grammi di farina..." lesse prendendo in mano per l'ennesima volta la ricetta.
"Dice trecento! E poi mi ci chiediamo perchè non viene!" risi, strappandogli la ricetta di mano.
Prese un pugno di farina e me fece cadere in testa, scoppiando subito in una fragorosa risata delle sue.
"Niall James Horan, preparati a correre. La mia vendetta sarà molto, ma molto crudele!"
Detto questo afferrai il pacchetto di cacao con tutta l'intenzione di rovesciarglielo in testa. Lo mancai per un pelo. Cominciai a rincorrerlo intorno al tavolo, finchè non lo chiusi in un angolo.
Misi il dito nella pentola dove avevamo sciolto il cioccolato. Lui portò le mani all'altezza del volto per proteggersi, mentre urlava un "no ti prego!" in maniera plateale. Gli scostai le mani dal viso, mentre con un dito passai sul suo naso lasciandogli una striscia scura.
Le sue mani erano poggiate sui miei fianchi nel tentativo non troppo convinto di allontanarmi, ma allo stesso tempo di tratteneva lì. Il mio naso era troppo vicino al suo naso, i suoi occhi mi tenevano fissa a lui come una calamita, le mie labbra fremevano. Non avrei resistito molto.
"Vendetta" mormorai, troppo vicina alla sua bocca. Poggiai una mano al muro. Lui sorrise.
Poi un botto secco. Veniva dall'ingresso. Mi ripresi subito e corsi fuori dalla stanza per vedere cosa fosse successo. Intravidi Lottie che con un movimento fulmineo entrava nella sua stanza, dopo aver sbattuto con forza la porta.
"Lottie?" chiesi con tono interrogativo. Mi voltai verso Niall che era affacciato dalla porta della cucina e ricambiava il mio sguardo.
Il campanello cominciò a suonare ininterrottamente. Andai ad aprire. Zayn.
"In camera" dissi senza lasciargli il tempo di spiegare, facendomi da parte per lasciarlo passare.
Tornai vicino a Niall che mi guardava con sguardo dubbioso, ancora sporco sul naso. Non riuscii a trattenere una risata.
"Oh, vieni qui!" dissi attirandolo a me e ripulendolo con un dito.
Sentimmo Zayn pregare Lottie di aprire la porta, ma lei era inamovibile. Poi quando finalmente lo fece, lo sorpassò senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
"Io esco, non so se torno per cena" mi urlò prima di sbattersi nuovamente la porta alle spalle, lasciando il moro immobile nel corridoio.
"Bel problema le donne!" commentò Niall subito prima di prendersi una gomitata nella pancia. Da parte mia, ovviamente.

"Quindi tu mi stai dicendo che avete litigato perché ti ha comprato dei fiori?"
"Si, perché..."
La interruppi.
"Perché ti ha comprato dei fiori?" ripetei scandendo le parole molto bene.
"Si, perché mi ha comprato dei fiori!"
"Tu sei malata Lottie, lasciamelo dire!"
Eravamo sedute sul letto, una di fronte all'altra. Mi presi la testa tra le mani. Possibile che Lottie fosse riuscita a litigare con Zayn? D'accordo, io non lo avevo mai sopportato, ma lei lo adorava e lui faceva qualsiasi cosa per lei, erano praticamente perfetti uno per l'altra e ora mi vengono a dire che hanno litigato per una cosa del genere? Io dico che dovrebbe essere illegale essere così stupidi.
"Per favore raccontami di nuovo con calma cosa è successo" chiesi prendendo fiato.
"Era da un po' di giorni che Zayn si comportava in maniera strana. Era sfuggente e sembrava che mi evitasse, poi oggi mi chiede di uscire e mi regala un mazzo di fiori. Capito? Dei fiori?”
“No” ripetei stancamente. Che cosa aveva fatto di male quel povero ragazzo? Se Niall mi avesse... no ok, volevo dire se un ragazzo avesse fatto una cosa del genere, al massimo sarei potuta collassare sul posto per una crisi di diabete, oppure mi sarei gettata con le braccia intorno al suo collo, ma certamente non ci avrei litigato.
“Come no? Rachel è ovvio! Mi ha regalato dei fiori perché si sentiva in colpa! E' da manuale. Qualsiasi commedia che abbiamo visto dice che quando un uomo ti regala dei fiori senza motivo è perché ha qualcosa da farsi perdonare!”
“Ok, fingerò che tu questa cosa non l'abbia mai detta. Lottie lui è completamente innamorato di te e tu pensi che ti abbia tradito o cose del genere? Santi numi, mi verrebbe voglia di prenderti a schiaffi a volte!”
Detto questo mi alzai dal letto sistemandomi in piedi davanti all'armadio. La fissavo come in attesa che lei mi dicesse qualcosa.
“Il problema è che non riesco più a fidarmi di lui. Loro faranno strada e questo è innegabile e io lo so che prima o poi finirà così. Io non voglio essere una delle tante che finirà nella sua lista” detto questo scoppiò a piangere.
Per quanto fosse stupido quello che stesse dicendo e quello che stava facendo, la abbracciai e la consolai.
In quei giorni provai molte volte a farla ragionare, ma non ci fu modo.

Il terzo serale per i ragazzi era arrivato e il clima non era dei migliori. Lottie era ancora arrabbiata con Zayn e io e Harry non ci rivolgevamo la parola dalla festa.
Come al solito ci ritrovammo in mezzo a tutti i vari parenti. Io fui afferrata dalla madre di Niall che mi fece sedere accanto a lei e mi raccontò tutto il tempo divertenti aneddoti del piccolo irlandese. Appena vide il figlio salire sul palco però prese la mia mano stritolandomela per l'emozione. La loro esibizione fu stupenda e come al solito passarono alla serata successiva senza particolari problemi. Tutti li adoravano e avevano ragione.
Li aspettammo per il consueto saluto post esibizione. Quando uscirono Niall fu il primo a salutarmi, dopo essere passato tra gli infiniti baci della madre. Poi salutai Liam e Louis. Vidi Zayn provare ad avvicinarsi a Lottie, ma lei si voltò dall'altra parte e iniziò a parlare con Liam. Di fronte a me c'era Harry, si avvicinò a me e mi abbracciò, ricambiai l'abbraccio.
“Per il bene comune ti abbraccio, ma sappi che non vuol dire minimamente che io ti abbia perdonato. Anzi vedi di stare lontano a sufficienza che per uno scatto di ira non ti ficchi un coltello in pancia” sibilai al suo orecchio.
“Anche per me è un piacere rivederti” commentò sarcastico al mio orecchio.
Sentii una mano che si posò sul mio fianco.
“Tutto a posto? Possiamo andare?” disse Niall, prendendomi con se.
“Si, certo”
Ci incamminammo. Louis cominciò a fare il cretino con Niall, mentre Zayn si avvicinò a me.
“Rachel, lo so che tu più o meno mi odi...”
“Oh, no non è così...” caspita era così evidente?
“...ma devo chiederti un favore.”
“Dimmi tutto”
“Aiutami a riconquistare Lottie. Io non capisco perché se la sia presa così, ma l'unica cosa che voglio è stare con lei e tu sei la persona che la conosce meglio e so che puoi aiutarmi. Allora?” mi disse rivolgendomi uno sguardo così dolce e mi salì seriamente il livello del diabete.
“Va bene!” risposi sorridendo.
“Grazie!” disse lui, prendendomi una mano, per poi andare a chiacchierare un po' con Harry che era rimasto in disparte.
“Perchè non andiamo al bowling?” propose Liam.
“Oh, no ti prego!” esclamai.
“Perché no?” chiese malizioso Louis,
“Non sono capace!”
“Stai tranquilla, ti insegno io!” disse Niall con un sorriso a trentadue denti.
In fondo, nonostante tutto quella serata si sarebbe rivelata divertente.

 

Da quando avevo promesso a Zayn di aiutarlo, non mi ero data pace. Cercavo in tutti i modi di farmi venire una bella idea per aiutarlo, ma come si sa, quando servono le idee sembrano scappare. Quella mattina agli allenamenti non avevo fatto altro che pensare, ma senza ricavarne nulla di buono, se non un richiamo dall'insegnante perché, presa dalla corrente di pensieri, stavo per andare addosso a una ragazza.
Uscii sfinita dal grande edificio e mi diressi verso lo Starbucks più vicino per prendere un bel caffè e magari uno dei loro famosi muffin.
“Un cappuccino e un muffin ai mirtilli” dissi alla commessa sorridente.
Presi il mio ordine e mi sedetti in un piccolo tavolino.
“Hey, come mai tutta sola?”
Riconobbi subito quella voce.
“Louis, che ci fai qui? Non dovresti essere tipo... a provare?”
“Sono scappato...” rispose lui con aria misteriosa afferrando una sedia e mettendosi difronte a me.
Scoppiai a ridere.
“Allora perché sei qui?” ripresi.
“Se a te piacesse una ragazza... ovvio che a te non piace una ragazza, forse sarebbe più corretto se a te piacesse Niall... no nemmeno, a te piace e poi lui è un uomo... aspetta...”
“Penso di aver recepito il concetto - risposi confusa – e poi io non mai detto che lui mi piace!”
“Non prendermi in giro... - disse lui con tono da chi la sapeva lunga – Comunque il discorso non è questo. Vedi c'è questa ragazza... se volessi farle un regalo cosa dovrei prenderle? Non qualcosa di serio, giusto un pensierino, una cosa carina...”
“Alza le chiappe Lou, ti porto a fare shopping”
“Davvero?”
Afferrai la mia borsa e il suo braccio e lo trascinai fuori.
“Allora, dicevamo a proposito di Niall...” disse il ragazzo prendendomi sottobraccio.
“Veramente non dicevamo nulla!”
“Dai, si vede da un chilometro che c'è intesa tra di voi”
“Siamo buoni amici, insomma da quando con Harry è andata come è andata, lui mi è stato vicino”
“Tu lo sai che lui è innamorato di te vero?”
Non risposi. Non ci avevo pensato. Non perché fossi troppo stupida per farlo, ma semplicemente perché non avevo voluto pensarci, mi ero lasciata trascinare dagli eventi, da come mi sentivo dentro. E mi sentivo bene.
“Pianeta terra chiama Rachel. Rachel rispondi?”
La mano di Louis sventolava davanti al mio viso.
“Perché sei sempre così stupido Lou?” dissi ridendo.
“Io non sono stupido!” rispose lui di rimando, incrociando le braccia e mettendo il muso.
“Dai, non fare così. Lo sai che ti voglio bene per come sei!” gli dissi prendendo il suo viso tra le dita e schiacciandogli le guance.
“E perché non dovresti. Guardami, sono irresistibile!” rispose con aria da sbruffone.
Lo allontanai con uno spintone per poi iniziare a ridere.
“Quindi con Niall niente?” riprese lui. Perché diavolo continuava a tornare su quella discussione?
“Guarda quella collana -esclamai puntando il mio dito verso una vetrina - E' semplice, raffinata e non impegnativa. E' un regalo perfetto!”
“Credo tu abbia ragione, per una volta!” mi dice trascinandomi all'interno del negozio con lui e dimenticandosi il discorso.

 

“Ho sentito che hai fatto pace con Harry”
“Pace è una parola grossa. Diciamo che per il bene comune cerco di sopportarlo fino al limite del possibile”
Rise. Io e Liam eravamo seduti al parco, lui amava quel posto e dato che quel pomeriggio ci eravamo ritrovati entrambi liberi avevamo deciso di farci una bella chiacchierata. In realtà era venuta anche Lottie con noi e ora era distesa nel prato, con le cuffie nelle orecchie ad ascoltare qualche musica improponibile. Il nostro scopo iniziale era farla ragionare su tutta la faccenda di Zayn, ma se Liam con i discorsi non se la cavava un granché bene, e ne avevo avuto la prova, io ero anche peggio. Il massimo che ero riuscita a fare era continuare a dirle che era una stupida e non credo che quello avesse agevolato particolarmente le cose. E ora era tutto nelle mani di Zayn. O meglio nelle mani di Zayn che era nelle mie mani per un qualche consiglio. Il che voleva dire che eravamo assolutamente in alto mare.
Avevo bisogno del colpo di genio.




SPAZIO AUTORE:
Ok, comincio con il chiedere scusa perché questo capitolo mi fa abbastanza schifo! Diciamo che viene messo in evidenza il rapporto di Rachel con i ragazzi e poi succedono due o tre cose fondamentali per il capitolo successivo, quindi non odiatemi troppo. u.u Fatemi sapere cosa ne pensate perchè già sto andando in crisi di mio! *-*
Detto ciò volevo ringraziare tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo, anche se ho notato che c'è stato un calo di recensioni e non capisco perchè! 
Spero che questo capitolo riceva un po' più di recensioni, anche se dubito perchè è decisamente più brutto dell'altro, ma dettagli. Pregherei anche tutti quei cosiddetti 'lettori silenziosi' di lasciare una recensione ogni tanto, almeno una per farmi sapere cosa ne pensano, se l'hanno letta per sbalgio e non lo rifaranno mai più o se magari la stanno seguendo segretamente.
Pregherei però tutte quelle ragazze che mi chiedono di leggere e recensire che promettono di ricambiare, di farlo veramente, perchè io sono gentile e lo faccio però poi ci rimango male a non ritrovarmi nulla e credetemi, non vi costerebbe molto farlo veramente come faccio io.

Ora spazio pubblicità: per favore ragazze passate da Sei il sorriso che mi salva, quando tutto sembrava spento. di liamshair che è stupenda e magari lasciate una recensione.

Un bacio! :)

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Capitolo 15
*** Why you look so sad? ***


15. Why you look so sad?

 

I get by with a little help from my friends

I get high with a little help from my friends
gonna try with a little help from my friends.

Do you need anybody?
I just need someone to love

(With a little help from my friends - Beatles)

 

“Bene, quindi tu mi stai dicendo che non hai nemmeno un'idea?”

“No”

“Merda”

Era esattamente la parola che avrei usato io al suo posto. Si, Zayn Malik, siamo nella merda.

“Quindi?” disse appoggiando le mani sul tavolo di legno che ci separava, facendolo oscillare leggermente. Non che i tavoli da picnic del parco fossero particolarmente robusti, ma la sua foga rischiò quasi di farmi cadere il frappè che ci avevo posato sopra.

Il luogo di incontro non era stato un granché, il fatto che poi fosse anche vicino ai giochi dei bambini, quindi fossero comprese urla e schiamazzi a volontà, non ci aiutava certamente ad avere una buona idea. Ma non l'avevo scelto io, colpa di Malik.

“Per farti perdonare dovresti fare qualcosa che la faccia sentire speciale, unica, indimenticabile...” iniziai.

“Ad esempio?”

“Se lo sapessi non ti avrei detto che non avevo idee, no?”

Santi numi quanto era stupido!

“Hai anche ragione” commentò. Grazie. Sì, mi stavo ricordando come mai non lo sopportassi.

“Allora ricominciamo. Gesto importante...”

“Fiori?”

“Di nuovo? Quella ti sgozza!”

“Ok, evitiamo... Dichiarazione alla tv?”

“Troppo plateale! Sembra che cerchi solo pubblicità!”

“Allora... le porto un mazzo di rose rosse e cioccolatini”

“Nah! Banale!”

“Ok, io sono al capolinea”

“Bene, mi chiedo come potrebbe andare peggio” commentai.

Non l'avessi mai fatto, come nelle migliori commedie americane, tempo cinque secondi e la piovosa Londra ci aveva regalo un po' della sua specialità. La pioggia.

Raccattammo tutte le nostre cose in fretta e iniziammo a correre.

“I'm singing in the rain, just singing in the rain...” iniziò a canticchiare Zayn riprendendo quello stupido balletto dentro alle pozzanghere che aveva già fatto una sera con Niall.

“What a glorious feeling, I'm happy again” continuai unendomi a lui e ci ritrovammo a ridere come dei cretini, tutti zuppi.

“Zayn, mi sa che ho avuto un'idea!” esclamai all'improvviso fermandomi a fissare l'imponente struttura che si trovava di fronte a noi.

“Sentiamo...”

 

“Dai Lottie, muoviti che siamo in ritardo!”

Stretta nel mio cappotto rosso, la testa intrappolata nel colletto per ripararmi da quelle piccole gocce di pioggia, tenevo la mano della ragazza.

“Rachel come facciamo ad essere in ritardo per un giro in centro?” disse lei confusa.

“E' che io ho una tabella di marcia ben precisa in mente per fare tutto quello che voglio in un pomeriggio” risposi con un aria non troppo convinta.

“Tu che hai una tabella di marcia? Mi giunge nuova. E allora cosa dovremmo fare?” continuò guardandomi con aria curiosa.

“Voglio andare sul London Eye” esclamai convinta.

“Aspetta... ma perchè?”

“Perchè non ci sono mai stata!”

“Non puoi essere seria!”

“Ti giuro che è così!” dissi con un tono decisamente un po' più alto di quanto fosse appropriato per essere nel bel mezzo di una delle via più trafficate di Londra.

“E tu te la dovevi fare venire proprio oggi questa voglia matta di andare al London Eye? Ma non ti ci poteva portare, che ne so, Niall?”

“Lottie! - esclamai, dandole uno schiaffetto amichevole, mentre lei rideva divertita – Tu sei la mia migliore amica e volevo andarci con te”

“Sei strana, quello è un posto da coppiette!” rincarò la dose lei.

Le rivolsi un espressione offesa e lei mi abbracciò.

“Ti voglio bene stupida!” mi sussurrò.

“Anche io. Però cioè non toglie che ti devi muovere. Su!” dissi interropendo quel momento di spassionata amicizia.

“Tranquilla, che siamo arrivate”

Ci avvicinammo all'imponente struttura e chiedemmo al signore di poterci salire. Entrammo in una cabina.

“Cavolo, ho lasciato il cellulare al bancone! Vado a prenderlo e torno” dissi alla mia amica, mentre uscivo e una figura dietro di me entrava rapidamente.

Ignorai il “ma l'avevi messo in borsa” di Lottie, perché l'avevo lasciata in buone mani. Feci cenno al signore di far partire.

Le urla di Lottie erano ben udibili anche da lì sotto.

“Zayn ti avevo detto che non ti volevo parlare! Perché sei qui? Oh, appena becco Rachel la ammazzo! 'Non ero mai stata al London Eye' e io così stupida che le ho pure creduto!”

“Io se fossi in te avrei paura!” disse una voce dietro di me. Per poco non caddi per lo spavento.

“Niall James Horan, che ci fai qui?”

“Supporto morale a Zayn, poi dovevo pur fargli compagnia per tutto il tempo che avrebbe aspettato voi donne ritardatarie” disse ridendo.

Gli risposi con una linguaccia. Si, ero dannatamente immatura, ma lui rise con me.

“Guarda!” mi disse puntando il dito verso l'alto, dove intravedevamo la figura scura di Zayn in piedi ancora distaccata da Lottie.

Sorrisi alla scena.

“Che sta facendo?” mi chiese.

“Le sta cantando una canzone”

“Quale?”

“Non lo so, ho lasciato scegliere a lui. Io avrei scelto 'Songbird' dei Fleetwood Mac. Credo che sia la migliore canzone d'amore in assoluto” dissi voltandomi verso di lui.

“uh..uh”

Mi voltai subito a guardare cosa stesse succedendo. La bionda aveva preso la testa di Zayn tra le mani e lo fissava negli occhi. Poi l'avvicinò alla sua, facendo combaciare le loro labbra. Sentii il braccio di Niall cingersi attorno al mio fianco.

“Ottimo lavoro!” mi sussurrò.

Sorrisi. Avevo sempre saputo di avere la vocazione da fata madrina, ma nella storia, anche lei ha il suo finale da favola?

 

Dopo aver preso un gelato con Niall e aver fatto un giro, decisi che era il momento adatto per tornare a casa e subirmi la sfuriata di Lottie.

Girai la chiave nella serratura ed entrai.

La bionda mi fissava con le mani sui fianchi e appena misi un piede in casa cominciò a marciare a passo deciso verso di me.

“Rachel, vorrei tirarti addosso qualcosa – feci un passo indietro riprendendo la maniglia della porta tra le mani, pronta per una fuga rapida – E invece ti abbraccio” e così fece.

La strinsi forte.

“Grazie” mi disse.

“Grazie a me? E di che?” dissi alzando le spalle e facendola ridere.

Ci sedemmo sul divano.

“Allora come è andata? Voglio tutti i dettagli!”

“So che sai come è andata. Vi ho visti te e Niall là sotto!”

“Ma raccontato da te fa sicuramente un altro effetto!” dissi sorridendo.

“Piuttosto parliamo un po' di te...”

“Non c'è niente da dire...”

“Rachel...” mi disse con tono severo.

“Non è successo nulla, siamo amici”

“E....?”

“E nulla!”

“Rach!”

“Ok è davvero un bravo ragazzo e con lui sto benissimo. Soddisfatta adesso?” dissi incrociando le braccia.

“Ma tu l'hai dimenticato Harry?”

“Si”

“Sicura?”

“No. Si. Dannazione!”

“Niall è un ragazzo d'oro”

“Lo so”

“Gelato?”

“Gelato!” risposi alzandomi e afferrando due cucchiai dal cassetto.

 

“Dai piantatela di fare i cretini, ci fissano tutti!”

“E perché? Non ti piace essere fissata?” mi disse Louis con un sorriso provocatorio.

Pessima scelta andare con lui, Niall, Zayn e Lottie in un affollato bar del centro. A parte le fan più coraggiose che venivano a chiedere un autografo e il proprietario che ci aveva fatto spostare in un tavolo più interno per non creare troppi disordini, ora ci si mettevano pure Zayn e Louis a lanciarsi le cose e a ridere come due scemi.

“Zayn dai smettila!” disse Lottie prima di scoccare un rumoroso bacio sulle labbra del suo ragazzo che lasciò subito perdere tutto quello che stava facendo.

“Louis fare il cretino non ti risparmia dal darmi una risposta! Allora per chi era quella collana? Non me l'hai ancora detto e io ti ho aiutato a comprarla!” mormorai vicino al suo orecchio, rendendolo subito serio.

“Ordiniamo?” sbraitò Niall, interrompendo bruscamente il nostro discorso

Zayn chiamò una cameriera.

“Louis, non considerarti salvo. Io aspetto una risposta” ripresi appena finimmo avvicinandomi al suo orecchio.

“Ok, te lo dico, ma non devi dirlo a nessuno” mormorò lui.

“D'accordo. Avanti!”

“E' per Waliyha. E' una delle sorelle di Zayn. Ma lui non lo deve sapere. Davvero.”

“Perchè no?” esclamai a volume un po' troppo alto, tanto che Louis tentò di tirarmi un calcio, beccando però Zayn che lo guardò male suscitando le mie risate e ben presto quelle di tutti. O quasi.

“Come mai non sento la fastidiosa risata di Niall?” disse Louis, rivolgendosi al ragazzo che stava seduto pensieroso, torturandosi le unghie. Ma non rispose.

“Niall, è tutto a posto?” gli chiesi poi.

“No, continua pure a scherzare con Louis!” mi rispose brusco.

“Che ti prende?”

Sembrò trattenere l'istinto di parlare, mentre le facce degli altri tre ragazzi si voltavano preoccupate verso di noi.

Poi lui tirò fuori da una tasca un ritaglio di un qualche giornale di gossip e me lo mise davanti.

“Che significa questo?” mi disse.

Afferrai il foglio spiegazzato e cercai di capire cosa fosse. Una foto che ritraeva me e Louis a braccetto davanti ad una gioielleria svettava al centro della pagina. Non provai nemmeno a leggere l'articolo, sicura che fosse pieno all'inverosimile di storie false.

“E allora?” dissi sgranando gli occhi.

Lui prese il foglio in mano.

“'La nuova fiamma di Louis Tomlinson', 'avvistati nel centro di Londra da soli', 'le regala un gioiello'... Devo andare avanti?”

“Tu credi veramente a quello che c'è scritto?” risposi stupita.

“Niall, davvero...” iniziò Louis.

“Zitto tu. Io credevo che ci fosse qualcosa tra di noi, qualcosa di più dell'amicizia e poi scopro che tu esci con uno dei miei migliori amici e non me lo dici nemmeno. Ok, lo avevamo capito che tu avevi una specie di cotta per lui fin dall'inizio – in quel momento volevo sprofondare, perché dicendo tutto questo? E perché tutti se ne erano acccorti? - Però non credevo che ti avrebbe portato a questo. Cavolo, come sono idiota!”

“Rachel... tu?” disse Louis,

“Si, sei un idiota Niall – dissi alzandomi – ma non per i motivi che credi tu. Io l'ho incontrato per caso e l'ho aiutato a comperare un regalo. E si tra di noi c'era qualcosa di speciale, ma ciò non mi impedisce di avere degli amici. Cavolo Niall come puoi essere geloso, nemmeno stiamo insieme!”

Mi fissava con gli occhi lucidi, le mani erano strette intorno ai braccioli della sedia in una posa nervosa e contratta. Poi lasciò la sedia e si alzò, uscendo.

“Merda” esclamai gettandomi di nuovo di peso sulla sedia.

“Vado a cercarlo” disse Louis fermamente, seguendo l'amico oltre la porta del locale.

Portai una mano alla fronte. Che casino era quello?

“Vado a casa” mormorai poi alzandomi, lasciando la coppia in quel piccolo locale troppo affollato dentro al quale improvvisamente mi mancava l'aria.

Era l'ora di fare un po' di chiarezza.



SPAZIO AUTORE:
Heilà! Lo so vi ho fatto aspettare un sacco prima di aggiornare e mi spiace un sacco. Spero questo capitolo vi piaccia perchè ci è voluto molto impegno e collaborazione per scriverlo! u.u
Passando oltre sono felice che un po' di gente abbia ripreso a recensire, siete stupendi! ^^ E continuate a farlo così capisco se ciò che faccio va bene o se c'è qualche cosa che non va. 
Non so che scriverci oggi in questo spazio ora quindi la pianto. Solo due richieste: lasciate un commentino per favore e ditemi che coppia preferite!
Vi voglio bene! :)

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Capitolo 16
*** I'm gonna fix this mess ***


16. I'm gonna fix this mess

 

You can count on me like 1 2 3 
I'll be there 
And I know when I need it

I can count on you like 4 3 2 
And you'll be there 
Cause that's what friends are supposed to do

(Conut on me – Bruno Mars)

 

Credevo che lo scorso serale sarebbe stato il peggiore. Be' mi sbagliavo. Questo era peggio. Io odiavo Harry Styles, Niall probabilmente non mi avrebbe rivolto la parola per il prossimo ventennio e Louis mi guardava con un'aria strana da quando Niall aveva parlato per la mia cotta per lui.

Nonostante tutti i rancori e i malintesi, mi fecero emozionare come al solito. Fu l'incontrarli dopo che creò alcuni problemi. Meno male che c'era Liam. Lui era il solo con cui riuscii a passare una serata serena.

“Rach, bisogna fare qualcosa!” mi disse il castano, sbattendo il pugno sul tavolino del bar che ci separava, facendo sobbalzare la dolce coppietta che non aveva di meglio da fare che sbandierare il loro amore ritrovato. Eravamo finiti in un angolo noi due, Harry seduto accanto a me non mollava nemmeno un attimo il telefono che aveva in mano. Niall e Louis continuavano a confabulare, come se tra di loro non fosse successo nulla, come se la causa di tutto fossi io.

“La fai semplice tu!”

“Guarda che è semplice. Ammetti che ti piace! A lui piaci tu, a te piace lui e state litigando?”

“Non è esattamente così. E non è così facile”

“Perché pensi ancora a...” inclinò la testa da un lato facendo cenno all'energumeno riccio che era talmente preso da un qualche giochino che nemmeno ci stava sentendo.

“No” dissi scuotendo rapidamente la testa, forse con troppo vigore.

“Rachel io ti voglio bene, ma non possiamo andare avanti così. Cos'è che ti tiene ferma ancora. Insomma pensaci bene.” disse stringendo la mia mano tra le sue e fissandomi negli occhi. Era un bravo ragazzo, una di quelle persone di cui sapevo di potermi fidare incondizionatamente.

Quella sera fu lui ad accompagnarci a casa, insieme a Zayn.

“Domani” mi disse solo prima di lasciarmi.

Capivo cosa voleva dire, domani dovevo sistemare tutto. Era arrivato il momento. Ma ce l'avrei fatta?

 

La sveglia era suonata, malauguratamente.

'Posso aspettare ancora un giorno' disse una vocina dentro di me. E avrei potuto. Avevo pregato e scongiurato che quel momento non arrivasse. O perlomeno non così rapidamente. Ma Liam aveva ragione. Dovevo chiarire. E farlo subito.

Presi il cellulare dal mio comodino e provai a chiamare Louis. Era lui il primo con cui volevo chiarire. Era l'unico che non mi intimoriva al momento.

Il cellulare risuonò a vuoto per troppo tempo finché una fredda voce metallica non mi intimò di riprovare a contattare l'utente più tardi.

Potevo arrendermi e lasciare perdere tutto per un altro giorno ancora. In fondo cosa sarebbe cambiato? Poi pensavo a Liam, all'espressione seria che aveva dipinto in viso quando mi aveva intimato di fare tutto domani.

Allora presi coraggio.

“Harry, dobbiamo parlare”

 

“Liam non ce la posso fare!”

“Ti ripeto di sì!”

“Ma tu rimani nei paraggi, vero?”

Lo guardai con occhi supplicanti, le mie mani aggrappate alla sua come in un disperato gesto di aiuto.

“Certo” disse lui per poi lasciarmi lì, da sola in quel viale dove lo avrei rivisto.

Il mio sguardo si posò sul pavimento, sui miei piedi. Cominciai a dondolarmi, come una bimba impaziente che non riesce a stare ferma nemmeno un secondo, in avanti e in dietro sulle piante dei piedi. Finché non sentii una mano appoggiarsi alla mia spalla. Sobbalzai.

“Oddio Rachel, non credevo di spaventarti”

I suoi occhi verdi mi fissavano imperscrutabili.

“No, scusami ero sovrappensiero. Dunque ti ho chiamato...” non mi lasciò finire la frase.

“Non così, vieni”

E detto questo mi portò in un bar. Appena entrai sentii in qualcosa di familiare in quel luogo. Mi portò ad un tavolo e ordinò due caffè. Poi iniziò a fissarmi.

Ero terribilmente a disagio. Mi aspettavo un atteggiamento freddo da lui, lo credevo distaccato. Ma lui era Harry Styles, lui mi aveva spiazzato.

“Ti ricordi?”

“Cosa?” esclamai e la mia voce ne uscì strozzata, quasi stridula, come se non parlassi da troppo tempo.

“Questo è il bar dove ti avevo portata quel giorno, quando ci siamo incontrati”

Era passato un po' di tempo ormai, ma in quel momento mi si accese una lampadina e tutto tornò chiaro.

“Allora cosa volevi dirmi?” continuò lui con fare gentile.

Ero tesa e nervosa, cominciai a prendere un tovagliolino di carta e a passarmelo tra le mani mentre cercavo un modo di fare uscire quelle parole che sembravano incastrate ancora nella mia gola.

“Harry... Non so davvero come cominciare. L'ultima volta... be' in realtà tutte le volte che siamo usciti, da quando tra di noi è successo quello che è successo... ecco, è stato orrendo. Abbiamo passato il tempo ad ignorarci e a trattarci come perfetti estranei, come se ci andasse bene così e come se questo rapporto potesse andare avanti. Ormai è troppo tardi, i miei amici sono i tuoi amici e quello che abbiamo in comune è troppo per pensare semplicemente che possiamo fingere che l'altro non esista o che non abbia peso sulla nostra vita. Bene o male tutti i ricordi che avrò di questa età saranno con te e credo che sia essenziale che ritorniamo ad avere un rapporto normale, di amicizia intendo. Non una politica anti-omicidio intendo, qualcosa di meglio. Lo so che sono stata io la prima a volere mantenere le distanze, hai ragione, ma cerca di capirmi, ero ferita. Non mi stupirei se in questo momento tu mi dicessi che non ha senso e che non vuoi minimamente riavvicinarti a me, lo capirei, ma io ci devo almeno provare. Lo devo a Liam e a tutti gli altri ragazzi che non ne possono più di questa situazione.”

Davanti a me una miriade di piccoli pezzettini di carta erano sparsi, distesi trascinati dai soffi di vento che arrivavano dalla porta d'ingresso. Nella foga del discorso, avevo praticamente disintegrato il tovagliolo che avevo in mano.

Mi sarei aspettata che lui mi stesse fissando almeno in maniera stranita. Ma non fece nulla di tutto questo.

“Si” disse solo. Lo sguardo fisso, dritto nei miei occhi.

“Cosa?” risposi riportando i pezzi di carta verso di me con il dorso della mano.

“Torniamo amici. Proviamo per gli altri. Io non ti ho mai voluta allontanare” mi sorrise. Lo ammetto, adoravo quel sorriso.

“Grazie” dissi semplicemente.

Afferrò la mia mano da sopra il tavolino e la strinse, donandomi un'altra di quelle sue occhiate profonde.

Forse non ci eravamo fatti la stessa idea di quella riappacificazione, ma almeno era un passo avanti, no?

 

Riattaccai esasperata per l'ennesima volta il cellulare. Louis non dava segno di volermi rispondere. Aveva lasciato detto a Liam che sarebbe rimasto alla casa, ma quando il ragazzo era tornato non lo aveva ritrovato.

Misi il cellulare in tasca e continuai a percorrere l'affollata via del centro. Quando improvvisamente lì vidi. Lui e Niall. Chiacchieravano animatamente.

Per un attimo il castano parve vedermi. Vidi nei suoi occhi dipingersi un aria di stupore, poi prese l'amico per un braccio e girò bruscamente.

“Louis William Tomlinson, ti ho visto. Fermati!” urlai, cercando di sovrastare il caos delle macchine nell'ora di punta. Accelerai, finché con un mano non riuscii ad afferrare un lembo della felpa che il ragazzo avevo addosso.

“Ma si può sapere perché stai scappando?” gli urlai quasi in faccia, mentre i capelli biondi dell'irlandese sparivano in mezzo alla folla, ignaro della scomparsa dell'amico da dietro di lui.

“Rachel! Come mai sei qui?” disse con una faccia da finto stupito.

“Non rispondi alle mie chiamate, non mi parli e quando mi vedi per strada ti giri dall'altra parte, ma si può sapere che ti prende? Io è tutto il giorno che ti cerco per riuscire a capire qual'è il problema con te! E' per quello che ha detto Niall l'altro giorno?”

dissi, mentre sentivo il calore, non certamente provocato dal clima rigido, salirmi per le guance.

“Cosa?” disse lui con sguardo confuso.

“Della cotta...” mormorai io, abbassando decisamente il tono di voce. Le mie guance si tinsero ancora di più di quanto fosse possibile di rosso.

“Perché era vero?” chiese lui, piegando la testa di lato e assumendo un'aria ancora più interrogativa.

“Non importa. - dissi frettolosamente – Allora dimmi il motivo per cui stavi scappando!”

Si guardò intorno con aria vaga. Lo conoscevo troppo bene e sapevo che stava cercando di non rispondermi, perciò lo strinsi ancora di più per il colletto della felpa.

“E' che stavo preparando una sorpresa per... Waliyha. E Niall mi stava aiutando”

“E' perché non l'hai detto a me? Ti avrei aiutata io!” esclamai un po' offesa.

“Lui è un maschio e ho pensato che...”

“Sei un cretino! Per queste cose ci vanno le donne. Solo una donna sa cosa vuole una donna”

“E' che mi sembrava di fare la figura dello stupido a chiedertelo...” disse abbassando lo sguardo.

Gli tirai uno scappellotto, poi scoppiammo a ridere.

 

Ora c'era un'ultima cosa da risolvere. Ed era anche la più complicata.

Con la forza avevo cercato di costringere Louis a dirmi dov'era Niall, che avevo bisogno di parlargli e chiarire, ma non c'era stato verso. Diceva che non aveva la minima idea di dove fosse andato. E mentiva, lo so, ma non ci potevo fare nulla.

Due su tre era comunque un bell'obiettivo no?

Chiamai Liam, fiera dei miei progressi. Non rispose.

Decisi che era meglio non chiamare Harry per chiedergli di Niall. Perciò mi buttai di peso sul divano.

Il gatto mi saltò in braccio improvvisamente. Sobbalzai per lo spavento. Chissà perchè quell'animale così asociale oggi voleva essere coccolato, ma lo accontentai.

Lottie non era in casa, e osservando la pioggia che lentamente colava sui vetri della finestra, mi addormentai. 




SPAZIO AUTORE:
Eccomi qui! Bene o male, malgrado verifiche terribili, lezioni di guida, danza a tutte le ora, oratorio e cose varie sono riuscita a pubblicare questo capitolo! yeeeeah!
Scusate se magari vi faccio aspettare un po', ma gli impegni sono tanti e poi aspetto sempre qualche recensore dell'ultim'ora che magari non è potuto passare prima... Comunque inizio chiedendovi cosa ne pensate di questo capitolo, cosa succederà secondo voi con Niall, quali sono le intenzioni di Harry e cose come queste. Poi VI PREGO davvero di lasciare una recensione, non vi costa molto, solo 10 paroline che mi permetteranno di capire se quello che sto facendo va bene o mi devo dedicare a qualcos'altro... 
Boh a parte ciò vi chiedo anche se passereste a leggere una One-shot che ho appena pubblicato ---> 
Children get older and I'm getting older too e lasciate magari una recensione. 
Detto ciò mi eclisso. 
Un bacio! :)

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Capitolo 17
*** Could be love, isn't it? ***


17.Could be love, isn't it?

 

You should let me love you 
Let me be the one to give you everything you want and need 
Baby good love and protection 
Make me your selection 
Show you the way love's supposed to be

(Let me love you - Mario)

 

Fui svegliata da uno strano ticchettio. 'Sta grandinando?' pensai subito.

Aprii lentamente gli occhi, ma li richiusi in fretta. Dalla finestra filtrava un raggio di quel pallido sole che solitamente segue un acquazzone.

Anche il gatto si era svegliato e stiracchiava le sue zampe sulle mie gambe intorpidite.

Quel ticchettio non si interruppe.

Mi alzai pigramente dal divano, trascinando i piedi mi diressi verso il primo specchio disponibile per constatare lo stato pietoso in cui ero, poi mi avvicinai alla finestra del balcone da cui proveniva quel rumore.

Feci un balzo all'indietro quando vidi un piccolo sassolino schiantarsi contro il vetro.

Un piccolo mucchietto di ciottoli si trovava ora sparso davanti a me.

Aprii il balcone imprecando mentalmente contro quel ritardato che non aveva di meglio da fare che provare a spaccare i vetri della mia finestra.

Mi sporsi credendo di trovare uno di quei ragazzini stupidi, skate alla mano, berretto di traverso, che appena mi fossi sporta sarebbe scappato. Ma quello che vidi fu diverso.

Due occhi azzurro cielo mi fissavano dal basso verso l'altro. Un grosso sorriso in volto.

N-Niall? Che ci fai qui?” dissi io incerta.

Lui si portò un dito alle labbra facendomi segno di non parlare. Poi allungò una mano verso la sua schiena. Solo in quel momento mi resi conto che poggiata sulla sua schiena teneva la sua amata chitarra. La impugnò e iniziò a suonare. Le parole mi erano incredibilmente familiari.

 

For you, there'll be no more crying, 
For you, the sun will be shining, 
And I feel that when I'm with you, 
It's alright, I know it's right 
To you, I'll give the world 
to you, I'll never be cold 
'Cause I feel that when I'm with you, 
It's alright, I know it's right. 
And the songbirds are singing, 
Like they know the score, 
And I love you, I love you, I love you, 
Like never before. 
And I wish you all the love in the world, 
But most of all, I wish it from myself. 
And the songbirds keep singing, 
Like they know the score, 
And I love you, I love you, I love you, 
Like never before, like never before
.

 

Era la mia canzone d'amore preferita, quella che gli avevo detto quel giorno in cui avevamo fatto riappacificare Zayn e Lottie.

Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me. Sorridevo mentre qualche piccola lacrima scivolava lungo le mie guance e mi bagnava le ciglia.

Qualcuno si fermò anche ad ascoltare e un paio di vecchiette sbatterono con prepotenza le serrande delle loro finestre per dimostrare quanto fossero infastidite da quel baccano. Ma in quel momento non ci feci caso.

Entrai rapidamente in casa, afferrai la prima felpa che trovai sul divano e mi precipitai fuori dalla porta, giù dalle scale, tra le sue braccia.

Appena ci staccammo una valanga di parole uscirono dalle mie labbra.

Scusami per averti detto quelle cose, scusa per essere stata così stupida. Tu sei un ragazzo stupendo e io ho fatto solo cavolate. Io...”

Mi fermò.

E' stata colpa mia, mi sono ingelosito senza averne una ragione. Ma ora vuoi darmi una ragione per esserlo?” chiese con un sorriso. Un sorriso stupendo che mi rapì e non mi fece capire più nulla.

Cosa?” dissi io decisamente confusa.

Vuoi essere la mia ragazza?” disse mentre le sue guance si tingevano di un piacevole rosso e la voce vacillava. Tenevo i miei occhi fissi nei suoi, che quasi fremevano, facendomi capire quanto fosse agitato in quel momento. Anche le sue mani fanno dei movimenti quasi impercettibili, quasi fossero incerte come il loro padrone di dove posarsi, se sulle mie spalle o ritornare lungo i suoi fianchi.

Io...” esitai per una attimo. Fece un passo indietro, schermendosi con le mani, come se le parole che stavo per dirgli potessero venirgli addosso come una valanga e travolgerlo improvvisamente.

No, non rispondermi ora se non vuoi. Lo so che è presto, che magari pensi ancora a Harry o stai male per lui, quindi non ti voglio mettere fretta. Davvero...”

Questa volta fui io a fermarlo. Posai un dito sulle sue labbra rosee.

Io voglio essere la tua ragazza, Niall”

Il suo volto si distese in un espressione di sincero stupore. Mi avvicinai a lui e poggiai la mia fronte alla sua, naso contro naso, fissai i miei occhi nei suoi. Sorridevo. Sorridevo come un ebete. Poi le nostre labbra combaciarono in un bacio perfetto. Tutto era perfetto in quel momento, tra le sue braccia.

 

Ovviamente nella foga dello scendere non avevo preso le chiavi di casa. Niall era dovuto correre via dopo numerose chiamate dei ragazzi e una minaccia di venirlo a prendere di peso da parte di Liam, che sapeva tutto. Era per questo che non mi aveva più risposto alle chiamate. E anche Louis lo sapeva, altro che sorpresa per Waliyha. Quando avevo chiesto a Niall che cosa avessero pensato di fare per lei, lui prima mi aveva guardato con uno sguardo preoccupato, poi aveva capito ed era scoppiato a ridere. Adoravo la sua risata e anche se avevo appena fatto la figura dell'imbecille non mi importava, scoppiavo a ridere anche io.

Ma ora mi trovavo da sola seduta sullo scalino del portone ad aspettare che Lottie rientrasse.

Quando vidi i suoi lunghi capelli biondi e il suo sorriso a trentadue denti, saltai in piedi ansiosa di poterle raccontare tutto.

Che ci fai lì?” mi chiese lei con una punta di curiosità.

Sono rimasta chiusa fuori perché sai, oggi...”

Hai fatto pace con Harry” completò la frase lei.

Si, ma no. Dicevo che oggi...”

Hai chiarito con Louis” finì di nuovo lei.

Si, ma in realtà volevo dire che oggi...”

Niall è venuto sotto la tua finestra e poi vi siete baciati e ora sei la sua ragazza”

Come diamine fai a saperlo, sei un indovina?”

Il mio ragazzo è una pettegola!” sentenziò.

Scoppiammo a ridere.

Poi aprì la porta di casa e salimmo insieme. Le raccontai nel dettaglio tutto quello che era successo, sorridevo come un'ebete da più di un'ora oramai, ma lei non mi fece smettere, fino a quando, dopo aver cenato, non crollammo addormentate nei nostri letti.

 

Cara, vieni qui! Fatti abbracciare!”

La madre di Niall mi aveva letteralmente soffocato in un abbraccio così caldo da togliermi il fiato.

Sai Niall m ha raccontato tutto. Sono così felice. Ma non dirgli che te l'ho detto” mi disse con quello sguardo che hanno tutte le mamme quando parlano di loro figlio e strizzandomi l'occhio con una sorta di complicità.

Mi trascinò con lei ai nostri posti per il serale e altrettanto feci io con Lottie.

Ero davvero emozionata quella sera all'esibizione dei ragazzi che non smisi un momento di sorridere. Avevo sistemato tutto, dovevo ringraziare Liam che mi aveva spronato così tanto. Credo che se non mi fosse venuta una paralisi facciale in quel momento, non mi sarebbe più venuta.

Quando uscirono dal retro ero a braccia aperte ad aspettarli e questa volta li salutai tutti, uno ad uno. Quando arrivò il turno di Niall mi si avvicinò all'orecchio.

Meglio essere discreti per stasera. Sai com'è... Non voglio litigare con Harry” mormorò.

E' una storia finita” replicai io.

Lo so, ma non sarà facile per lui”

Annuii. Afferrai la sua mano, le nostre dita si intrecciarono, lo trascinai dietro di me verso il resto del gruppo.

 

Il mio sguardo si era perso tra le onde del laghetto, dove un paio di anatre nuotavano pigramente. Il vento mi scompigliava leggermente i lunghi capelli biondi.

Sei bellissima” mi sussurrò una voce all'orecchio.

Mi girai per incrociare un paio di occhi azzurro cielo che mi fissavano.

E tu non sai dire le bugie” mormorai soffocando una risata.

Mi fece un broncio. “Non mi credi?”

Scossi la testa continuando a ridere.

Nah!”

Le sue mani si posarono sulla mia spalla per darmi una piccola spinta, quasi di ripicca.

Scoppiamo entrambi a ridere fragorosamente e nel tempo di qualche secondo ci ritrovammo sdraiati nel prato, ricoperti di erba, pancia all'aria, incuranti del parere di tutti quei passanti che guardandoci provavano fastidio, o forse un po' di invidia.

Comunque non scherzavo. Sei bellissima” disse Niall, continuando a fissare imperturbabile il cielo sereno che si stendeva sopra di noi.

Sorrisi appena. Allungai la mia mano fino a raggiungere la sua e la strinsi saldamente.

Ragazzi, che state facendo?”

Mollai di scatto la mano del ragazzo e mi misi seduta. Mi ritrovai a faccia a faccia con un ammasso di ricci informe. Harry? Che cosa ci faceva qui?

Harry!” esclamò con un po' troppa enfasi Niall, rialzandosi rapidamente e scuotendo leggermente i vestiti pieni di erba.

Il ragazzo reclinò leggermente la testa verso la spalla e inarcò le sopracciglia. “Allora?”

Beh vedi...”

Ecco noi...”

La mia voce e quella del biondo si sovrapposero, con quel tono tipico che assumono due persone quando cercano una scusa.

In realtà noi...- iniziai – noi ci siamo incontrati per caso”

Già, ma non ci siamo visti e siamo caduti” finì Niall.

Che scusa patetica. Lo ammetto, non era delle migliori, ma non avevo altre idee e perciò mi limitai ad annuire.

Io credevo che voi due...”

Cosa?” disse pronto Niall.

No, nulla. Rachel volevo sapere se uno di questi giorni ti andava di uscire magari” disse poi rivolto a me.

Certo” risposi, mentre notai che la mano che Niall teneva lungo il fianco si chiudeva in un pugno serrato. Sfiorai discretamente il suo braccio per fargli capire di stare tranquillo.

Bene, allora andiamo Niall!” disse il riccio, trascinando l'amico con sé.

Ciao” dissi solo mentre agitavo la mano.

Vidi Niall dire qualcosa a Harry e poi tornare indietro verso di me.

Deve saperlo” disse solo.

Annuii. Poi strinsi la sua mano, prima che la ritirasse e seguisse Harry. 



SPAZIO AUTORE:
Inizio subito con lo scusarmi immensamente per tutto il tempo che vi ho fatto aspettare, ma come penso che molte di voi sappiano i professori hanno dei periodi in cui decidono che è il caso di fare TUTTI verifiche e interrogazioni, magari nella stessa settimana e meglio se almeno un paio al giorno. Perciò ecco spiegato la mia lunga assenza. Oltretutto una settimana fa ho preso la patenteeee! Yeaaah! (ok, probabilmente di questo davvero non ve ne importa nulla, ma facciamo finta di sì)
Ok, probabilmente questo capitolo è un po' troppo sdolcioso e smielato e forse mi è anche uscito un po' male, ma non voelvo farvi aspettare ancora!
Sono un po' dispiaciuta perché le recensioni continuano a diminuire e io non so che fare per convincervi a lasciarmi una recensione. Insomma che vi costa, mentre siete qui, lasciarmi una decina di paroline che mi farebbero taaaanto felice?
Ringrazio un sacco quelle che comunque continuano a recensire nonostante tutto. Spero di riuscire a postare il capitolo successivo un po' più in fretta, ma non prometto nulla!
Spero di non essermi dimenticata di nulla e vi prego recensite, recensite, recensite!
Un bacio! :)

*nota: La canzone che canta Niall è 'Songbird' dei Fleetwood Mac

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Capitolo 18
*** I think you maybe think too much ***


18. I Think you maybe think too much

 

Oh I remember you driving to my house in the middle of the night
I’m the one who makes you laugh when you know you’re about to cry
I know your favorite songs and you tell me about your dreams
I think I know where you belong. I think I know it’s with me.

(You belong with me – Taylor Swift)

 

“Rachel! Rachel?” trillò una voce al mio orecchio.

“Mmmh” fu tutto ciò che riuscii a rispondere.

“Dai Rach è importante!” riprese l'inconfondibile voce di Louis. Il mio cellulare era appoggiato in una posizione precaria sul mio orecchio, mentre io, la bocca ancora impastata dal sonno, cercavo di ritrovare la forza per parlare.

“Diamine, Louis sono... - guardai la sveglia poggiata sul comodino – Louis sono le tre di notte, santi numi!” urlai di quelle due o tre tonalità di troppo che mi fecero ricevere una cuscinata in faccia da Lottie.

“Ecco, ora la tua sorella squilibrata mi ha pure preso a cuscinate!” mormorai, mentre afferravo il telefono con la mano e cercavo di infilarmi una felpa per sgattaiolare in cucina a parlare.

“Non è colpa mia se quella è pazza!” rispose lui.

“Ah, lei è pazza... e tu che mi chiami alle tre di notte no?” commentai sarcastica, mentre prendevo posto in una scomoda sedia di plastica della cucina, con le mani nascoste nella grande felpa che avevo addosso che profumava ancora del dolce profumo di chi me l'aveva lasciata.

“E' una cosa troppo importante!” replicò lui.

“Sentiamo” risposi con un'aria non troppo convinta. Lo conoscevo troppo bene da poter dire che benché ti chiamasse ad un'ora indecente della notte, le priorità di Louis a volte erano giusto un po' sfalsate. Insomma una volta mi aveva chiamato sostenendo che fosse molto importante e mi aveva raccontato di un qualche scherzo stupido che aveva fatto a Zayn o a chi so io mentre dormiva. L'avevo mandato poco finemente a qquel paese appena aveva finito. Ma questa volta il tono sembrava un po' più serio.

“Hai presente che ti avevo parlato di Waliyha, no? Ecco diciamo che sono riuscito ad avere il suo numero, così ho incominciato a scriverle. Poi stasera Zayn ha preso il mio telefono per fare una chiamata e ci ha trovato i messaggi della sorella...”

“Oddio, non voglio immaginare cosa gli sarà preso!” lo interruppi. Zayn non mi sembrava proprio una di quelle persone pacifiche, avrei giurato che se Louis con Lottie era protettivo, il moro lo era almeno il triplo con le sue sorelle.

“Era quello che temevo anche io, ma lui ha guardato un attimo il telefono, poi ha guardato me e mi ha detto che sapeva che ero un bravo ragazzo e si fidava di me, ma di non prenderla in giro.”

“Solo?” replicai piuttosto sbalordita.

“No, poi mi ha anche detto che sarebbe stato divertente avermi come cognato!”

Scoppiai a ridere tra il confuso e il divertito. Rideva anche lui.

Sentii un tonfo.

“Ecco e ora il tuo ragazzo lunatico mi ha tirato una scarpa addosso!”

“Ti sta solo bene!” dissi ridendo ancora di più.

“Cattiva!”

“Quindi ora è ufficiale?”

“Insomma... Andiamo con calma. Ora ho l'appoggio del fratello”

“Bene, sono davvero felice per te, ma questo non giustifica il fatto che me l'hai detto alle tre di notte!” ripresi imprecando.

“Ma io ero sveglio” rispose semplicemente lui.

“Tu e i tuoi ragionamenti stupidi!”

Scoppiai a ridere e rimasi ad ascoltare la sua voce dolce e melodiosa raccontarmi di quanto fosse bella lei e del modo in cui si attorcigliava i capelli tra le dita quando parlavano o di come sorridesse in maniera talmente perfetta che non poteva smettere di fissarla, finché non mi addormentai con la testa appoggiata al tavolo e le gambe rannicchiate contro il petto.

 

“Rachel che stai facendo?”

La voce acuta della mia coinquilina mi rimbombò nelle orecchie. Socchiusi gli occhi quanto bastava per vedere il profilo della mia amica, le braccia sui fianchi con quell'aria di rimprovero tipico delle mamme. Cercai di mettere meglio a fuoco il luogo dove mi trovavo.

“Rachel, mi spieghi cosa ci fai addormentata in cucina?”

Ah, ecco il perché della tazza davanti alla mia faccia. Stropicciai ancora gli occhi.

“E' colpa di quel troglodita di tuo fratello che mi chiama alle tre di notte” sbiascicai.

“Sul fatto che mio fratello fosse uno stupido non avevo dubbi, ma trascinare il tuo dolce peso fino al letto dopo era troppo difficile?”

Feci una smorfia di risposta e mi alzai. Le gambe e le braccia erano completamente indolenzite dalla posa poco consona che avevano assunto fino a poco prima. Mi buttai sotto la doccia sperando di recuperare un po' di forze.

Appena aprii l'acqua una musichetta risuonò per la stanza. Il cellulare, Niall. Allungai la mano fuori dalla tenda afferrando il telefono e avvicinandolo rapidamente all'orecchio.

“Scusa amore, sono sotto la doccia. Ti richiamo dopo, ok?” dissi sbrigativa.

“Va bene, amore” rispose una voce. Ma non era quella di Niall. Era Harry.

Imprecai, il cellulare cadde per terra e tirai giù la tenda della doccia.

“Tutto a posto?” disse Lottie dall'altra stanza sentendo il fracasso.

“A meraviglia!” risposi ironica mentre cercavo di risistemare la tenda al suo posto e mettevo in salvo dall'acqua il telefono. Finii di lavarmi e mi buttai rapida un asciugamano addosso.

Uscii dal bagno sbattendo la porta.

“Ah Rach, ricordati che stasera c'è il serale!”

Portai una mano alla fronte. E come dimenticarsene?

 

“Siamo in finale! Ci credi? Siamo in finale!”

Le mani di Niall erano sulle mie spalle e mi scuoteva con forza, ma io ero in una specie di stato di catalessi. Cavolo, ce l'avevano fatta, erano in finale.

“Stupendi!” riuscii a dire solamente prima che un groppo in gola mi impedisse di parlare.

“Hey non piangere!” esclamò Liam sbucando accanto a me e abbracciandomi.

“Sono fiera di voi” mormorai vicino al suo orecchio. Improvvisamente sentii tutti abbracciati intorno a noi. Mi sentivo bene in mezzo a loro.

Li rividi come quando avevano iniziato, cinque ragazzini incerti, buttati tutti insieme in una nuova esperienza, in una nuova vita. E ora erano questo, non potevo essere più orgogliosa di loro.

Cercai Niall, lo afferrai per le spalle e lo baciai. “Ti amo” sussurrai sulle sue labbra.

Non so se Harry lo vide, non so nemmeno se sia stato questo a causare tutto.

 

“Oggi si fa proprio come ai vecchi tempi!” esclamò Liam, seduto sul divano del mio soggiorno. Gli altri cinque erano buttati tutt'intorno e Lottie era stretta nell'abbraccio protettivo del suo ragazzo. Sembrava che non fosse passato nemmeno un giorno da quando se n'erano andati da casa mia.

“Io voglio vedere Love Actually!” esclamò Harry con tono infantile.

“Piantala con 'sta roba da femminucce! Guardiamo un bell'horror!” esclamò di risposta Louis.

“Smettetela di litigare voi due!” li rimproverò Liam. “Rachel aiutami a farli smettere!”

“Ragazzi basta. Tanto questa è casa mia e decido io!” replicai con tono infantile.

“Non è giusto!” ripresero gli altri due, mentre il castano cercava ancora di riappacificarli. Mi lanciò un occhiataccia. Gli sorrisi.

“Certo che sei proprio infantile” mi sussurrò Niall all'orecchio posando le sue mani sui miei fianchi.

Girai la testa quanto bastava per vedere il suo profilo meraviglioso appoggiato all'incavo della mia spalla.

“Ma sentilo il signorino!” gli risposi scoccandogli un sonoro bacio sulla guancia. “Decidi tu visto che sei tanto maturo” lo canzonai.

“Ok” disse lui staccandosi lentamente da me.

Lui avanzò a passo deciso verso lo scaffale, scansando con abilità la coppietta felice che in quel momento si stava scambiano effusioni seduti sul pavimento, e afferrò un DVD.

“Guarderemo questo” disse sventolandolo in aria, al di sopra delle teste dei due litiganti e facendolo partire. Poi prese posto accanto a me sul divano.

“E' il mio film preferito” mi sussurrò.

 

A nemmeno metà film Io, Niall e Liam eravamo gli unici a guardare. Zayn e Lottie avevano di meglio da fare. Louis messaggiava con Waliyha e Harry lo stuzzicava di proposito. Penso che nemmeno all'asilo la situazione sarebbe stata questa.

“Ragazzi vado a prendere qualcosa da bere!” dissi mentre mi alzavo dal divano.

Arrivai in cucina e aprii l'armadio in cerca di bicchieri.

“Finalmente un attimo da soli”

Sentii la voce di Harry dietro di me. Mi voltai di scatto.

“Harry che...” riuscii a dire prima che premesse le sue labbra contro le mie. Ammetto che in quel momento esitai, esitai un attimo, ma poi posai le mani sulle sue spalle e con forza lo allontanai.

“Che succede Rach? Credevo fosse quello che volevi. Insomma la riappacificazione, le chiamate... “ disse lui confuso.

“Harry io sto con Niall. Si, c'è stato un tempo in cui avrei voluto tutto questo, ma non ora”

Poggiò una mano sulla mia guancia, la fece scivolare verso il mento. Vedevo nei suoi occhi un velo di tristezza, rividi gli occhi del bambino che mi fissava sotto un cielo carico di pioggia, fino a che non sentii che veniva allontanato con forza.

“Stai lontano da lei, ok?” urlò Niall con una forza che non sembrava nemmeno appartenergli.

“Tu...tu...” balbettò lui, strinse le mani in pugni serrati e si morse il labbro. Poi il suo braccio scattò con una forza improvvisa verso il viso del biondo, che ricevette un pugno in pieno viso. Harry uscì di corsa dalla cucina, passando oltre i curiosi che erano venuti a vedere cosa fosse accaduto e se ne andò sbattendo la porta.

Mi avvicinai al biondino che con una mano premeva sul suo zigomo.

“Tutto bene?” gli chiesi.

“Passerà. E' solo una botta” mormorò lui.

Lo cinsi tra le mie braccia. Mi sembrava così fragile, volevo solo proteggerlo.



SPAZIO AUTORE:
Scusatemi di nuovo! Ogni volta mi prometto di metterci meno tempo a pubblicare, ma non riesco mai! Perdonatemi, ma la quinta è abbastanza stressante e tra compiti, interrogazioni e simulazioni il tempo è davvero poco. Ad ogni modo spero che vi piaccia questo capitolo e nel caso fosse vero vi prego di lasciarmi una recensioncina, anche minima per farmelo sapere. 
Cavoli mi sto rendendo conto che questa storia sta per finire e mi mette un sacco di tristezza e ho ancora dei dubbi su come farla finire esattamente... Aiutooo! 
Con questo voglio dire che siete comunque delle lettrici fantastiche, anche quelle che magari non commentano mai, ma continuano a seguirmi. Grazie!
Ora basta smancerie, un bacio! :)

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Capitolo 19
*** It started with a whisper ***


19. It started with a whisper


You go talk to your friends,
talk to my friends, talk to me.
But we are never ever ever ever
getting back togheter
(We are never ever getting back togheter - Taylor Swift)

 

 

“Sei sicuro di star bene?”

La mia voce tremolava, come le mie mani d'altronde.

“Si Rachel, va meglio ora” rispose Niall abbozzando un mezzo sorriso e sistemandosi il ghiaccio che gli avevo appena dato sullo zigomo.

Eravamo rimasti solo noi due nel mio soggiorno. Stava seduto sul divano, mentre io correvo tra lui e la cucina cercando un modo di farlo stare bene.

“Rachel ti fermi un attimo?” disse con voce quasi seccata.

La sua mano mi afferrò svelta il braccio prima che potessi riprendere il mio infinito tragitto.

“Ti serve qualcosa?” chiesi con tono preoccupato.

“No, davvero. Sto bene, stai tranquilla ora”

Ero in piedi accanto a lui. Posò il ghiaccio sul tavolino e si alzò. Le sue braccia si avvolsero lentamente attorno alla mia schiena e le sue labbra si poggiarono con dolcezza prima sulla mia fronte, poi scesero sul naso e infine si posarono con un tocco delicato sulle mie. Intrecciai le mie dita tra i suoi capelli biondi.

Stretti nell'abbraccio arrivammo fino a camera mia, ci tirammo la porta alle spalle e arrivammo fino al letto. Gli sfilai la maglietta con un gesto deciso mentre lui, senza smettere di baciarmi, cercava di slacciarmi i bottoni della camicetta. A un certo punto si fermò e mi guardò dritto negli occhi.

“Sei sicura?” mi chiese.

Annuii.

“Perché per me, sai è la prima volta...” disse con una punta di imbarazzo.

“Anche per me” gli risposi prima di riprendere baciarlo.

“Tesoro siamo tornati!”

Una voce mi fece sobbalzare.

“Mamma?” urlai.

“Tesoro dove sei?” disse la riconoscibile voce di mio padre.

“Merda”

Mi alzai di scatto, afferrai di corsa la camicetta dal pavimento e cercai di riabbottonarla alla meglio. Niall si era rapidamente rinfilato la maglietta e mi fissava con occhi terrorizzati.

“Sono in bagno, arrivo subito” urlai.

Ma era tardi, la porta di camera mia si era già aperta, il mio ragazzo era in piedi accanto al letto e io ero rimasta imbambolata come una scema.

“Rachel! Non sei felice di vederci?” esordì mia madre con un sorriso a trentadue denti.

Riuscii solo ad abbozzare un mezzo sorriso.

“Mamma, Rachel è in camera con un ragazzo” urlò mio fratello Mike portando l'attenzione di entrambi i miei genitori verso Niall che imbarazzato aveva portato una mano dietro alla testa.

“Ehm... salve, sono Niall” disse lui per poi allungare la mano verso i miei genitori.

“Piacere” disse mia madre con uno sguardo felice. Non si può dire lo stesso di mio padre che lo squadrava con occhio severo. Mio fratello si era rifugiato dietro le gambe di lui per paura che lo linciassi da un momento all'altro, cosa molto probabile.

“Lui canta con Louis... noi... noi siamo amici” abbozzai poco convinta.

“Amici...” ripeté mia madre.

“Che ci fate qui? Non dovevate tornare tra più di un mese?”

“Si Rach, ma ci siamo permessi di venirti a trovare dato che siamo stati via così tanto tempo! Non sei felice?”

“Certo” risposi con un tono un po' troppo falso.

“Dai, ora andiamo in cucina che vi preparo qualcosa da mangiare e mi raccontate un po' cosa è successo” riprese mia madre con tono amichevole.

Alla parola 'mangiare' Niall si rianimò magicamente e segui mia madre lungo il corridoio.

“Amici?” mi chiese mio padre mentre passavo accanto a lui.

“Una specie” gli dissi sorridendo e facendogli l'occhiolino. Sorrise.

 

Fissavo annoiata la televisione. Un signore panciuto con il naso arrossato provava a convincermi ad acquistare un set di pentole ad un prezzo convenientissimo solo se avessi chiamato nei prossimi dieci minuti. Sbuffai e cambiai canale.

“Che fai pulce? Guardi i cartoni animati?” la voce di mio padre mi sorprese da dietro.

Feci spallucce e ripresi la mia espressione un po' imbronciata. Si sedette accanto a me.

“Hai visto la mamma?” disse indicandomi con il capo la cucina.

Annuii sbuffando.

“Dai, sai come è fatta, appena inizia a parlare non si ferma più. In più dovresti essere felice che apprezza il tuo 'amico' Neil” disse mimando con le mani le virgolette.

“Niall, papà”

“Si, quello che è! Non ha fatto altro che magiare qualsiasi cosa la mamma gli desse e continuare a fare i complimenti.”

“Oh, lui mangerebbe qualsiasi cosa” dissi io scuotendo leggermente il capo.

“L'ho notato” aggiunse lui ridendo.

“E a te che impressione ha fatto?” gli chiesi fingendo noncuranza.

Si girò verso di me e mi guardò dritto negli occhi.

“Be', lo sai, sono un padre ed è normale che sia un po' geloso di tutti i maschi che ti ronzano attorno. Lui è ok”

“Solo ok?” chiesi facendo labbruccio.

Scoppiò a ridere nello stesso modo che facevo io. Ci somigliavamo molto io e lui, ci capivamo subito.

“Va bene, anche qualcosa in più. Però non mi costringerai mai a dire che mi piace.”

“L'hai appena detto!” lo canzonai facendogli la linguaccia.

Prese subito a farmi il solletico ed io iniziai a contorcermi, proprio come quando ero piccola. Quando finalmente mi lasciò in pace lo guardai e gli dissi: “Ti voglio bene papà”

“Anche io pulce. Ma ora corri a salvare il tuo principe azzurro prima che tua madre te lo rubi” disse strizzandomi l'occhio e dandomi una pacca sulla spalla.

Corsi in cucina e interruppi bruscamente il discorso di mia madre per afferrare Niall per un braccio e annunciare a tutti che saremmo usciti.

“Ma a quest'ora?” chiese mia madre preoccupata.

“Sono ragazzi, lasciali divertire” le rispose mio padre lanciandomi uno sguardo complice.

Gli sorrisi, intrecciai le mia dita tra quelle del mio fantastico ragazzo e lo trascinai con me per le vie di Londra.

 

Mi svegliai la mattina seguente alle nove assordata dalle urla di quel cretino di mio fratello. Non ero più abituata ad averlo in casa e mi alzai di umore pessimo.

“Tesoro come stai?” disse mia madre con quel tono mieloso che solo le mamme possono avere, appena mi vide passare per il corridoio.

Senza dire una parola indicai quella peste di Mike che gironzolava per il soggiorno in pigiama. Mio padre scoppiò a ridere.

“Rachel cosa hai intenzione di fare oggi?”

“Accompagnarvi alla stazione?” ipotizzai alzando le spalle.

“intendevo prima!” rispose mia madre un po' seccata.

“Esco”

“E si può sapere dove vai?”

“Dai miei amici”

“E...”

Mio padre la interruppe. “Divertiti tesoro!”

“Con piacere!”

Quanto adoravo mio padre.

Andai in camera, mi misi qualcosa addosso e uscii.

 

“Mi hai fregata!” urlai con un tono acidulo mentre le mie mani scattavano con movimenti isterici.

“Non ti ho fregata, non ti avevo detto che non ci sarebbe stato!” cinguettò Liam in risposta.

“Non sei divertente!” replicai, incrociando le braccia al petto e mantenendo l'espressione imbronciata.

“E dai Rachel, fallo per me, cerca di divertirti!” mi supplicò.

“E dimmi che ci trovi di divertente nel mettermi nella stessa stanza di quel riccio stronzo!”

“Non l'avrei proprio definito così...”

“Quando mi hai detto che potevo uscire con te se Niall era via con i suoi genitori oggi, non pensavo che mi avresti portato in karaoke con Louis e quello là!”

Sbuffò e porto gli occhi al cielo. Mi afferrò il braccio e mi trascinò verso il tavolino dove gli altri avevano preso posto.

“Ciao Louis” mugugnai.

“Guarda un po' chi si vede! E il fidanzatino dove l'abbiamo lasciato?” rispose.

Gomitata da parte di Liam. Harry si girò, mi fissò con occhi tristi e si rigirò verso il palco.

“Vado a prendere qualcosa da bere” disse Liam alzandosi.

“Io vado in bagno” disse lui facendo lo stesso.

Mi accorsi di quello che stavano facendo un secondo troppo tardi. Mi girai verso Harry che mi stava fissando. Distolsi lo sguardo con freddezza e mi alzai rapida.

“Dove vai?” chiese lui.

Mi guardai rapida intorno,

“A cantare – buttai lì mentre già mi allontanavo – Siamo in un karaoke, si viene qui per questo”

“Vengo anche io” disse alzandosi anche lui e seguendomi.

Non credo proprio.

“No”

“Ti prego, ascoltami. Cantare è la cosa che so fare meglio e forse è l'unico modo per darti una spiegazione per quello che ho fatto”

Mi fermai e lo guardai negli occhi. Vidi per un attimo il suo volto illuminarsi, tornò indietro e si diresse al bancone, poi salì sul palco.

Non seppi mai quale canzone volesse cantarmi o cosa avrebbe detto, perché me ne andai. Lo lasciai lì, da solo in mezzo a quel palco.

 

“Sei stata una stronza”

“Lo so”

“Perché lo hai fatto?”

“Non sono pronta a parlargli”

“Dovrai farlo prima o poi”

“Hai ragione Liam, ma non oggi”

“Niall ci ha parlato. Harry si è scusato per il pugno e per tutto il resto. Lui l'ha perdonato. Per lui è importante che diamo il massimo alla finale e serve la collaborazione di tutti. Perché non gli puoi parlare anche tu?”

“Lo farò prima o poi”

“Promesso?”

“Promesso”

“Ti voglio bene Rach!”

“Ti voglio bene anch'io Liam”

Riagganciai il telefono. Afferrai una felpa a andai ad accompagnare i miei alla stazione.

Una promessa è una promessa, ma com'era quella cosa se avevi incrociato le dita?



SPAZIO AUTORE:
Lo so, sono imperdonabile, vi ho fatto aspettare un sacco di tempo e probabilmente dopo che avrete letto questo capitolo mi odierete un sacco! L'unica buona notizia che ho da darvi è che metà del prossimo capitolo è già scritta e tra poco ci sono le vacanze di Natale e avrò un po' più tempo di nuovo,
Volevo innanzitutto ringraziare tutti quelli che hanno messo la mia storia tra le seguite/preferite/ricordate che ogni giorno aumentate un po'! Grazie davvero!
Vi chiedo solo una recensione al capitolo anche perché nello scorso capitolo le recensioni sono diminuite molto e nonso il perchè, ma mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate!
Poi se qualcuno ci tiene particolatmente a sapere quando aggiorno la FF, basta che me lo dica e io mi segnerò di mandargli il messaggio!
Cos'altro? 
Fatemi sapere cosa ne pensate sui vari rapporti che sono emersi: Niall e Rachel, Rachel e suo padre, Liam e Rachel, Harry e Rachel... 
Vi voglio davvero bene!
Un bacio! :)

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Capitolo 20
*** Forgive you ***


 

20. Forgive you

Tell me what you want from here
Something that were like those years
Sick of all the insincere
So I’m gonna give all my secrets away
This time, don’t need another perfect line
Don’t care if critics never jump in line
I’m gonna give all my secrets away
(Secrets – One Republic)

 

Avevo accompagnato i miei alla stazione, qualche saluto, un abbraccio e ora eravamo di nuovo a casa da sole.

Eravamo sedute sul divano, io e Lottie, intente a guardare un programma sulla cucina con uno chef pazzo che insultava tutti, non so come mai, ma ci divertivamo un sacco. Poi suonò il campanello.

"Vai tu!" urlammo all'unisono.

Appena ci guardammo, gli indici ancora puntati l'una verso l'altra, scoppiammo a ridere.

"Dai, vai tu Rachel" mi disse lei, facendo un espressione dolce.

Scossi la testa. Lei insistette con quel suo sguardo.

Feci un sospiro, la guardai ed un sorriso si aprì sul mio viso. Sorrise anche lei, consapevole di avere già vinto.

"D'accordo, d'accordo. Però fare quegli occhioni dovrebbe essere illegale, mi freghi sempre!" le dissi mentre mi alzavo svogliatamente dal mio posto così comodo per dirigermi verso l'ingresso.

"Ho imparato dai migliori" rispose lei prima che afferrassi un cuscino dal divano e glielo tirassi in faccia con poca grazia.

Il campanello suonò di nuovo.

"Sto arrivando, accidenti!" sbottai trascinando i piedi sul pavimento lucido del corridoio. Arrivai davanti alla porta e la aprii con un gesto rapido.

"Ciao Rachel sono Harry..."

Sbam! Con un gesto altrettanto rapido gliela sbattei dritta in faccia.

"Chi era?" chiese Lottie dalla sala.

"Uno stronzo!" risposi io rivolta più alla porta che a lei, facendo bene attenzione che sentisse anche lo stronzo in questione.

"Che cavolo..." iniziò Lottie iniziando ad alzarsi mentre io tornavo in sala.

Sentii Lottie aprire la porta e poi richiuderla di colpo.

"Rachel, alzati subito da lì e vai alla porta!" mi urlò entrando di nuovo nella stanza. Mi fissò con sguardo severo, finché non mi alzai. Poi la sentii chiudersi in camera.

Il campanello suonò ancora.

Aprii la porta.

"Styles, ci tieni particolarmente a ricevere una seconda porta in faccia oggi?"

"Veramente, contando quella di Lottie, sarebbe la terza" disse lui.

Sbam! E terza sia.

"Rachel per favore, lo so che sono stato uno stronzo, ma almeno fammi spiegare" disse da fuori la porta.

Non risposi.

"Va bene, se non vuoi aprirmi almeno ascoltami!" provò ancora.

Misi la schiena contro la porta e mi lasciai scivolare fino a sedermi sul pavimento.

"Non so se mi stai ascoltando, ma te lo dirò lo stesso. Tu hai ragione ad essere arrabbiata con me, pienamente. Credo che la porta in faccia e l'essere abbandonato in un karaoke sia solo il minimo di quello che mi dovevo aspettare. Sono stato un cretino, avevi ragione tu, sono tornato ad essere lo stesso che ero prima di conoscerti. E quel che è peggio è che sono stato così stupido da credere di poterti riconquistare facendoti ingelosire, baciando un'altra di fronte a te. Come se non ti conoscessi, come se non lo avessi saputo. In realtà volevo dimostrare a me stesso che in fondo anche se tu dicevi di odiarmi, avevo la speranza che non fosse così, che tu ci tenessi ancora a me. Lo so, è stata una cosa stupida, probabilmente la cosa più stupida che avessi mai fatto. E mi sono meritato tutto il tuo disprezzo. L'ho voluto io, ti ho fatto allontanare, troppo sicuro di me stesso, finché non sei finita tra le braccia di un altro. Poi sono diventato dannatamente geloso, fino ad arrivare a quel pugno per cui ora nemmeno mi rivolgi più la parola. E ora Rachel, sono innamorato di te, tu mi odi e io non posso farci nulla. Hai ragione, ragione su tutto. Mi spiace solo che sia andata così, mi rendo conto solo ora di averti persa forse per sempre.”

Mi asciugai la lacrima che era sfuggita al mio controllo con una manica della felpa e mi portai le ginocchia al petto. Sentii dei passi allontanarsi.

Afferrai di scatto la maniglia della porta e la spalancai. Lui si fermò immediatamente. Feci un passo verso di lui.

"Ti odio Harry Edward Styles. Odio quando mi provochi, quando sei troppo sicuro di te. Odio il tuo essere infantile e odio quando ti fingi maturo per dimostrare il contrario. Odio il modo in cui porti indietro i capelli. Odio il tuo modo lento di parlare e quel pessimo accento che hai. Odio le tue camicie e quelle scarpe sempre perfettamente bianche. Odio quando cerchi di farmi passare per l'imbranata. Odio il fatto che tu sia così dannatamente vanitoso. Odio che il mio gatto ti adori. Odio il tuo disordine e il modo in cui lo nascondi. Odio quei tuoi sorrisi così perfetti e che il mio stomaco si attorcigli quando mi guardi. Odio il fatto che non riesco a non pensare a te e odio ancora di più non riuscire a non perdonarti. Ma più di tutto odio me stessa perché non riesco a convincermi ad odiarti veramente."

Ormai ero a pochi centimetri da lui, le lacrime scendevano senza sosta sul mio viso. Harry mi abbracciò.

"Scusami" mormorava solo al mio orecchio passando una mano sulla mia schiena che sobbalzava a ritmo dei miei singhiozzi.

 

“Volete ancora biscotti?”

Lottie seduta sul divano ci stava porgendo un pacchetto mezzo vuoto con un sorriso in volto.

“No grazie” dissi pulendomi ancora le guance macchiate dal trucco con la manica della felpa.

Harry annuii e ne prese uno.

“Sai, non pensavo che ce l'avresti fatta a convincerla” continuò lei rivolta al riccio che sorrise scrollando le spalle.

“Siete di molte parole vedo! - continuò lei con tono ironico – Va be'! Io vado a studiare in biblioteca ragazzi.”

Si alzò, mentre mugugnavo qualcosa in risposta.

“Ma tu non dovevi vedere Niall oggi pomeriggio?”

“Merda!” esclamai mentre mi alzavo improvvisamente dal divano per sciacquarmi la faccia e mettermi addosso qualcosa.

“Lottie stai tu con Harry ora, ok?” dissi alla mia amica mentre uscivo.

“Ma io veramente dovevo andare...”

Non sentii la fine della frase che la porta era già chiusa dietro di me.

Iniziai a correre per le vie di Londra, finché mi ritrovai senza fiato nel parco dove ci saremmo trovati.

Lo vidi seduto su una panchina. Arrivai dietro di lui e lo abbracciai facendolo sobbalzare. Ma appena girò la testa e mi vide, mi stampò sulle labbra un dolcissimo bacio che sapeva di fragola.

“Hai mangiato il gelato?” gli chiesi senza smettere di abbracciarlo.

“Colpevole!” disse lui per poi scoppiare a ridere, in quel modo stupendo che solo lui aveva.

Mi prese una mano e camminammo insieme, mano per la mano. Ad un certo punto, proprio mentre stavamo passando davanti al laghetto, si fermò di colpo costringendomi a mettermi davanti a lui con un movimento deciso del braccio.

“Allora, ti chiederai come mai ti ho portato qui oggi?” chiese con tono quasi solenne.

“Ehm... No sinceramente” dissi io storcendo il naso e scuotendo la testa.

“No?” chiese lui con gli occhi tristi.

“Volevo dire: si certamente!” mi corressi subito io, con un sorriso. La sua espressione cambiò all'improvviso e ricomparì sul suo volto il suo solito sorriso.

“Lo so che in realtà è domani, ma non ce la facevo più ad aspettare e poi volevo dartelo quando eravamo da soli, ecco... - lo fissai confusa mentre frugava nella tasca della sua felpa – Buon compleanno”

Mi porse una scatolina blu.

Sgranai gli occhi. Il mio compleanno? Era già domani? E io me ne ero completamente dimenticata. Scossi la testa.

Presi la scatola e la aprii. Dentro c'era un piccolo ciondolo a forma di cuore, con incastonato in un angolo una piccola pietra azzurra che brillava colpita dai raggi del tiepido sole pomeridiano.

Non riuscii a trattenere un sorriso.

“E' stupenda” mormorai.

“E' lo stesso colore dei tuoi occhi” mi disse potendomi un dito sotto il mento e facendomi alzare leggermente il viso.

“O dei tuoi” risposi io abbozzando un sorriso, mentre mi perdevo nei suoi occhi chiari.

Rise. Gli diedi un bacio.

“Aspetta te la metto” disse andando dietro di me e armeggiando con la chiusura.

Tornò di fronte a me.“Ti sta benissimo”

Lo abbracciai. Sentii delle gocce scivolarmi lungo la schiena. Alzai lo sguardo al cielo.

“Piove” esclamai.

“Strano, sembrava sereno fino a poco fa” disse lui dando un bacio sul mio collo allungato.

“Andiamo da me” gli dissi, mentre lo prendevo per mano e lo trascinavo in una corsa sotto la pioggia.

Bagnati fradici, davanti alla porta di casa, cercai di aprire la porta, ma i numerosi baci sul collo che Niall mi stava lasciando abbracciandomi da dietro non mi permettevano di riuscirci veramente. Dopo numerosi sforzi ce la feci. Entrammo in casa ancora abbracciati, mi girai verso di lui e camminai all'indietro lasciandogli dei dolci baci sulle labbra, finché passando per il corridoio, diretti verso camera mia, non mi accorsi di qualcosa.

Mi staccai un attimo e tornai indietro.

“Harry! Lottie! Come mai siete qui? Qui a casa?” esclamai con tono sorpreso entrando nella stanza seguita da Niall. I due si immobilizzarono, lui con un biscotto mezzo in bocca, lei con una fumante tazza di tè appoggiata al labbro.

“Harry?” ripeté a me il biondo inclinando la testa da un lato.

“Me... me l'hai detto tu!” balbettò Lottie, guardandomi stranita e allontanando la tazza dal suo viso.

Guardai Harry che annuii con la testa.

“Ma io non intendevo che sareste dovuti rimanere qui!” esclamai. I due mi guardarono un po' stupiti mentre Niall era fermo davanti alla porta.

“Già che siamo qui, ci facciamo una bella cena tutti insieme?” propose il biondo da dietro di me.

“Cucino io!” esclamò Lottie fiondandosi in cucina, seguita da Harry.

“Mi spiace Niall” mormorai.

Sorrise e mi prese per mano. Fu un'ottima cena, in fondo.



SPAZIO AUTORE:
Ok, non uccidetemi, ma i tempi sono di nuovi diventati lunghi... Scusate, ma spero che con le vacanze io riesca a recuperare un po', almeno una bozza dei prossimi capitoli dovrei riuscire a buttarla giù.
L'altra volta avevo chiesto se qualcuno voleva essere aggiornato quando pubblicavo e mi ero segnata chi voleva, ma non sono sicura di aver segnato tutti, quindi nel caso non vi avvisi ditemelo che vi aggiungo!  

Spero che vi piaccia e per _Mio_Smile_ non mi uccidere perchè ti ho stroncato di nuovo il momento clue! :)
Un bacio a tutte! :) Recensite mi raccomando! :)

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Capitolo 21
*** Birthday ***


21. Birthday

There are many things that I would like to say to you
I don't know how
I said maybe
You're gonna be the one who saves me?
And after all
You're my wonderwall

(Wonderwall – Oasis)

 

“Muoviti! Su, mettiti qualcosa addosso! Veloce!"
La voce di Lottie mi rimbombava nelle orecchie. Portai la testa sotto il cuscino, ma sentii che mi veniva strappato con un gesto brusco.
"Mi chiedo come mai io non ti stia già vedendo sgambettare giù dal letto! Hop hop hop!" sottolineò le sue parole con dei battiti di mani regolari. Sentii freddo alle gambe e capii che la coperta mi era stata tolta sbrigativamente.
Girai la testa dall'altro lato stringendo le gambe sempre più contro il petto per ricercare calore.
"Lottie, ma hai la minima idea di che ore sono? Se non è almeno una cifra di due numeri io non esisto, sopratutto la domenica!" borbottai a denti stretti.
"Nemmeno se è il tuo compleanno?" tentò di addolcirmi con il tono di voce.
Emettei un mugugno non troppo convinto.
"Si si, tanti auguri! - disse sbrigativamente lei, mentre sentivo che stava frugando in qualche cassetto. - Tieni, ti ho scelto qualcosa da mettere".

Sentii dei vestiti cadermi addosso.
"Allora sua signoria ha ancora problemi ad alzarsi?" mi apostrofò con tono scherzoso. Con tutta la poca forza che avevo mi misi seduta nel letto e allungai le mani di fronte a me.
"Se stai cercando i vestiti, li hai appena buttati a terra"
Scossi la testa e distesi nuovamente le braccia di fronte a me.
"No no e no. Niente regalo ora!" esclamò lei, che mi aveva già capita, portando le mani sui fianchi con autorità.
Cercai di stamparmi in viso la miglior faccia da cucciolo che potessi.
"Ma tu me lo dai sempre prima!" mi lagnai.
"E per un anno aspetterai gli altri! - rispose lei, per poi assumere un'espressione più rilassata - E poi chi ti dice che il mio regalo non sia già sopportarti tutti i giorni dell'anno?"
La fissai e scoppiammo a ridere, poi afferrati i vestiti dal pavimento mi diressi al bagno per prepararmi.

Non avessi mai guardato l'ora. Appena realizzai che erano malapena le sei, un sonno spropositato si impadronì di me e mi ritrovai ad arrancare giù per le scale dietro ad una Lottie inspiegabilmente sveglia.
Arrivate sotto casa c'era una macchina nella quale entrammo senza troppe cerimonie.
“Dove stiamo andando?” chiesi disperata.
“Segreto” sentenziò Lottie portandosi un dito alla bocca.
“Niall?” dissi rivolta al guidatore.
“Non posso dirti nulla. Vedrai che ti piacerà! - rispose lui con il suo tono dolce – E tanti auguri”
Sorrise. Quanto era bello quando sorrideva. No, lui era bello sempre, anche ora con l'espressione concentrata sulla strada che stavamo percorrendo.
“Buongiorno anche a te” disse Louis dal sedile accanto al suo girandosi verso di me e fissandomi con i suoi enormi occhi blu. Sobbalzai dal mio stato di contemplazione.
“Oh, si buongiorno!” replicai velocemente.
“E auguri!” aggiunse.
“Grazie” risposi mentre appoggiavo la testa contro il finestrino e in poco tempo mi addormentai.

“Svegliala dai!”
“No ancora un attimo, è troppo bella!”
“Sbrigati che gli altri sono già arrivati!”
Aprii gli occhi lentamente convinta di trovarmi ancora nel caldo letto di casa mia, ma qui di caldo non c'era nulla. Neve, solo neve ovunque. Staccai la fronte dal finestrino e mi voltai, trovandomi faccia a faccia con Niall, appoggiato a quattro zampe sul sedile accanto al mio.
“Ben svegliata tesoro!” disse stampandomi un bacio sulle mie labbra ancora impastate dal sonno.
“Dove siamo?” mormorai. Niall scese dalla macchina e io lo seguii. Vidi Lottie e Louis entrare nella casetta accanto alla quale la nostra macchina era parcheggiata tirandosi dietro dei borsoni, uno dall'aria molto familiare.
“Ma quello è mio!” esclamai, prima che il mio ragazzo mi infilasse nelle mie mani ormai congelate un paio di guanti molto caldi. Mi trascinò fino a davanti alla porta.
“Questa è la casa in montagna dei miei genitori. Diciamo che ce l'hanno lasciata per questo week-end. Entriamo ora”
Spinse la porta e mi ritrovai in una piccola stanzetta rivestita di legno, nella parete di fronte svettava un camino nel quale Liam stava infilando alcuni pezzi di legno, di fronte un grosso divano rivestito con una fantasia floreale sul marrone che contribuiva a rendere la casa accogliente e familiare. Sulla destra una porta, anch'essa di legno, si affacciava su una stanza che intuii fosse la cucina e accanto ad essa delle scale portavano al piano superiore.
“Ti piace?” disse il biondo fissandomi con un sorriso.
“E' stupenda!”
Sorrisi anche io. Liam si allontanò dal camino mettendosi in piedi al centro della stanza, solo quando Harry si alzò dal divano, sul quale si era comodamente sdraiato, mi accorsi della sua presenza nella stanza. Presto sentii altri passi provenire dal piano superiore e vidi scendere i fratelli Tomlinson, seguiti da Zayn e, con mio stupore, da Waliyha. Di sicuro era stata una richiesta di Louis. Io lei quasi non la conoscevo, l'avevo vista qualche volta in mezzo allo stormo dei familiari del moro, ci eravamo scambiate qualche saluto, giusto per cortesia.
Appena si trovarono tutti di fronte a me Louis iniziò ad intonare la famosa canzone di auguri. Tutti lo seguirono facendomi assumere la stessa tinta delle braci del camino.
“Buon Compleanno!” urlarono infine tutti insieme.
Salutai tutti per bene. anche Waliyha. Mi sembrava così in imbarazzo nell'essere lì che feci il possibile per farla sentire a suo agio che nel giro di qualche minuto non smettevamo un attimo di chiacchierare.
“Noi prepariamo il pranzo, voi andate a sistemare le vostre valigie – sentenziò Lottie, portando suo fratello in cucina con lei – Oh, Rachel, i tuoi vestiti li ho scelti io. La borsa è in cima alle scale”.
Sorrise ancora per poi rifugiarsi dietro ai fornelli. Salii le scale e afferrai il borsone.
“In che camera esattamente dovrei andare?” dissi rivolgendo lo sguardo intorno a me dove c'erano Harry e Liam, carichi di borse, che entravano con decisione in una stanza. “Oh, be'... ecco, tu saresti nella mia” rispose Niall raggiungendomi da dietro con un tono un po' imbarazzato. Mi fece strada verso la camera.
Appena entrai non potei fare a meno di notare dei poster di Super eroi appese alle pareti e alcuni peluche allineati sul letto. Non riuscii a trattenere una risata mentre afferravo un grosso coniglio bianco con delle orecchie piuttosto lunghe.
“Ero molto piccolo quando venivo qui!” si giustificò lui.
Gli lasciai l'impronta di un bacio sulla guancia.
“E' adorabile!” sorrisi. Sorrise anche lui.
“Dai scendiamo che mi sa che è pronto da mangiare!” mi disse passandosi una mano sullo stomaco.

Il pranzo era ottimo. Dopo di quello Liam tirò fuori una torta e mi costrinsero a spegnere le candeline. Poi arrivò il momento dei regali. Lottie e Louis mi regalarono una macchina foto, Zayn e Waliyha un vestito scelto da lei, aveva buon gusto non c'è che dire, infine Liam e Harry un bracciale che, sotto consiglio di Niall, si abbinava perfettamente con la collana che mi aveva regalato lui.
Appena Liam pronunciò le parole “chi è che lava i piatti?” magicamente tutti sparirono con i più vari impegni. Louis e Waliyha annunciarono che andavano a sciare, Lottie e Zayn avrebbero raggiunto il paese per fare due compere, Harry borbottò qualcosa sul fatto che avesse parecchio sonno per aver guidato la macchina e si rinchiuse in camera. Io ero rimasta impalata lì in mezzo alla stanza mentre tutta questa gente se ne andava, quando mi sentii tirare da dietro e spinta verso una porticina di cui non avevo notato l'esistenza. Mi ritrovai nel giardino.
“Volevi forse lavarli tu i piatti?” mi apostrofò in tono scherzoso Niall spuntando alle mie spalle.
“Ma povero Liam, l'avete lasciato da solo!” borbottai.
Sentii qualcosa di freddo che mi raggiungeva la guancia per poi scendere dentro lo scollo della mia maglia. Neve.
“Questa è guerra!” sentenziai afferrandone una manciata e gettandola in faccia al biondo che mi fissava ancora con il braccio alzato e il sorriso in faccia.
Ci inseguimmo per parecchio tempo, bagnandoci completamente. Riuscii a infilare un po' di neve nella schiena del ragazzo che prese a rincorrermi per tutto il cortile.
“Se ti prendo...” iniziò lui.
“Cosa mi fai?” risposi voltandomi verso di lui. Cominciò ad avvicinarsi a me mentre io indietreggiavo.
“Attenta!” fece in tempo a dire prima che cadessi per terra e lui sopra di me.
Fissai il suo volto arrossato dal freddo e i suoi occhi azzurro ghiaccio a pochi centimetri dai miei. Mi diede un bacio.
“Come credi che sarebbe farlo qui, sulla neve?” chiese lui con fare malizioso, passando la lingua sulle labbra.
Feci finta di pensarci su. “Piuttosto freddo” sentenziai tirandogli una palla di neve sul viso e sfilandomi da sotto di lui. Mi afferrò rapidamente da dietro abbracciandomi e lasciandomi dei dolci baci sul collo.
Arrivammo fino alla porta d'ingresso che aprimmo con delicatezza.
“Sssssh” disse lui indicando la cucina “non facciamoci sentire da Liam”.
Io avrei giurato di averlo visto sbucare per un attimo dalla porta per poi ritirarsi indietro. Ma feci finta di niente e procedemmo lentamente per le scale.
“Sssssh... Harry!” dissi io facendo cenno alla porta dove il riccio stava dormendo. Annuii e spinse piano la porta della sua camera, dall'altro lato del pianerottolo.
Dopo essere entrata diedi un rapido giro di chiave alla porta, mentre il biondo continuava a lasciarmi dei baci sul collo. Mi voltai per baciarlo anche io, passai le mani tra i suoi capelli biondi arruffandoglieli.
Scivolammo fino al letto, buttando per terra tutti i pupazzi.
“Uff! Quante maglie!” si lamentò lui mentre mi sfilava uno degli innumerevoli maglioni che avevo addosso per proteggermi dal freddo.
Sbuffai mentre con un dito tracciavo il contorno dei suoi addominali.
Poco tempo dopo dei vestiti non ne restava più nulla se non un mucchietto informe sul pavimento.
Non saprei dire quanto tempo passò, ma era sicuro che fu il tempo migliore che avessi mai passato.

Le nostre gambe erano intrecciate, la mia testa appoggiata nell'incavo della sua spalla e le sue braccia attorno al mio corpo come per dire che ero sua, di nessun altro.
“Spero che Mr. Bunny non ci sia rimasto male per quello che ha visto” dissi facendo un cenno al coniglietto di peluche che ci fissava dal comodino.
“Ti confiderò un segreto... Mr. Bunny è cieco!” rispose lui strappandomi una risata.
Lo baciai sul collo.
Sentimmo dei rumori provenire dal piano di sotto.
“Qualcosa mi dice che la tribù è tornata!” disse lui con un sorriso.
“E noi restiamo qui” proposi io, stringendomi a lui e infilando il naso tra i suoi capelli biondi per assaporare il suo profumo.
“E saltare la cena?”
“Ok, hai vinto. Però stasera sei solo mio!” dissi stringendolo ancora di più nell'abbraccio.
“Affare fatto” disse lui strizzandomi l'occhio.



SPAZIO AUTORE:
Eccomi qui! Non vi ho fatto aspettare troppo vero? Se devo essere sincera non sono totalmente convinta di questo capitolo, non sapevo bene come gestire il fatto del compleanno e di questo momento tanto desiderato per Niall e Rachel e spero che questa soluzione vada bene. Vorrei tanto sapere la vostra opinione... Questo capitolo è praticamente tutto incentrato su di loro e quindi non succedono tante cose, ma il prossimo dovrebbe essere più attivo, o almeno così me lo sono immaginata. 
Cavoli, la storia sta giungendo quasi alla fine e io non sono ancora sicura del finale, 
Va be', parlo troppo. Un bacio a tutte e buon epifania! :)

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Capitolo 22
*** Third ***


22. Third

Ever worried that it might be ruined
And does it make you wanna cry?
When you’re out there doing what you’re doing
Are you just getting by?

(Try – P!nk)

 

 "Allora come è stato?"
Gli occhi nocciola di Liam mi fissavano con un interesse sincero e il sorrisetto che aveva stampato in viso sembrava piuttosto eloquente.
"Co...cosa?" balbettai io in risposta.
"Come è stato?” ripeté lui senza una minima inflessione di tono.
"Vuoi altri biscotti?"
Sporsi il pacchetto che tenevo avidamente tra le mie gambe incrociate, verso di lui.
"No, non ho voglia di biscotti – mi fece un cenno con la mano - Allora?"
"Non capisco a cosa ti riferisci... - temporeggiai - Ma mi spieghi perché non sei anche tu a fare le prove per la vostra immanentissima e importantissima finale? Io non voglio avervi sulla coscienza in caso di sconfitta, eh?"
"Non ti preoccupare, non daremmo di certo la colpa a te - rispose lui con un sorriso, per poi scuotere nuovamente il capo - Ma finiscila di cambiare discorso. Parlavo di te e Niall: sai, vi ho visti domenica pomeriggio sgattaiolare in camera mentre mi avevate lasciato da solo a mettere tutto a posto... Non puoi mentirmi!"
La sue espressione quasi paterna mentre teneva il dito sollevato come ammonizione, mi strappò un sorriso.
"É stato... speciale" riuscii solo a dire, poi mi morsi il labbro in una posa imbarazzata.
"Sono così felice per voi!"
Sorrise con quel suo sorriso sincero e dolce che lo rendeva la persona stupenda che era.
"Ti va se ci facciamo una colazione come si deve insieme prima che tu debba rientrare?" gli chiesi. Annuì.
"Allora ti toccherà aspettare che mi prepari e sai come sono fatte le donne" dissi ridendo mentre uscivo dalla stanza.
Lo sentii lamentarsi non troppo convinto, mi riaffacciai un attimo alla porta.
"Sai, prima di conoscerti, non sapevo com'era avere un migliore amico. E mi piace un sacco"
"Anche a me, Rach!" rispose semplicemente lui, lasciandosi un bacio sulle dita della mano, per poi mandarmelo con un soffio leggero.
 
'Dove sei? Ti stiamo aspettando!'
Il cellulare di Liam continuava a vibrare, mentre correvamo verso gli studi. Ancora un paio di incroci e saremmo arrivati.
“Dai Rach, siamo quasi arrivati” disse Liam voltandosi verso di me e porgendomi la mano. La afferrai e lasciai che mi trascinasse per quella strada.
“Ma perché non sei rimasto semplicemente a fare le prove, al posto di venire a casa mia?”
"Ero curioso" mi rispose il castano, mentre mi trascinava per gli ultimi metri.
Fuori dallo studio c'erano gli altri quattro ragazzi che aspettavano.
"Finalmente sei arrivato!" esclamò Harry, appena ci vide arrivare.
"Veloci, andiamo!" disse Zayn, che aveva un'aria leggermente preoccupata, come se sentisse già su di se la pressione per quella sera. Mise un braccio attorno alle spalle di Liam e lo trascinò verso la porta.
Niall si staccò dal muro sul quale si era appoggiato con la schiena. Si avvicinò a me con aria non curante, ma potevo chiaramente leggere nei suoi occhi azzurri che era agitato per quella sera. Mi abbracciò e impresse un bacio sulle mie labbra.
"In bocca al lupo" sussurrai al suo orecchio per poi afferrargli un polso e legarci intorno un bracciale. Era di cuoio, una sottile striscia di metallo al centro con incisa una stella.
"Ricordati, comunque vada per me sei speciale" dissi prima di lasciarlo sparire dietro quella porta grigia e anonima. La prossima volta che ci saremmo visti sarebbe stato tutto diverso, in un modo o nell'altro ne ero consapevole. Tutto sarebbe cambiato.
Quella sera sarebbe stata la sera in cui tutto si sarebbe deciso, vittoria o sconfitta, un si o un no. Per tutta la giornata avrei voluto mettermi in contatto con i ragazzi, chiedergli come stavano, dirgli che sarebbe andata bene comunque, ma non ci provai nemmeno.
Ero immensamente agitata.
 
Misurai a lunghi passi il perimetro di quella stanza, ormai più che consapevole di quanti passi avrei fatto ogni giro, dato il numero di volte che lo avevo percorso. Portai le mani alla bocca e iniziai a tormentarmi le unghie tra i denti.
“Rachel, cosa ci fai ancora in quello stato?”
Lottie era appena entrata nella stanza, i capelli avvolti in un turbante e addosso un elegante vestito che le arrivava giusto sopra al ginocchio.
Mi osservai un attimo. Indossavo un paio di pantaloni da tuta e la felpa di Niall.
Guardai l'ora. Era decisamente tardi, tra poco sarebbero arrivati i genitori di Lottie a prenderci per portarci agli studi.
Corsi in camera e iniziai a frugare nell'armadio. Meno male che avevo una amica come Lottie, che in pochi secondi mi aveva trovato qualcosa da mettere e mi stava spingendo nel bagno per farmi una bella doccia e calmarmi i nervi perché sembravo “una molla che sta per scattare” a detta sua.
Lasciai scorrere l'acqua calda sul mio viso. Sarebbe andato tutto bene, lo sapevo.

“Sei stupenda!”
La madre di Niall mi aveva accolto a braccia aperte appena fuori dallo studio, poco prima di venire travolta da un'ampia serie di altri parenti e amici vari che si presentarono, ma non mi ricordai nemmeno un nome, non uno.
Strinsi forte la mano di Lottie e quella di Waliyha quando i ragazzi entrarono sul palco.
Solo quando li vidi cantare lì, illuminati dalla luce dei riflettori, solo loro cinque, felici, mi resi conto che quello doveva essere il loro futuro. Sai quando una persona è nata per fare una cosa? Come io sono nata per ballare e non c'è momento in cui io riesca ad esprimere quello che sono se non quando mi lascio trasportare dalla musica, così loro sono nati per calcare il palco. Me lo sentivo e all'improvviso ne avevo paura.
Forse per la prima volta realizzai veramente cosa sarebbe successo da lì a poco, che avessero vinto o meno, loro avrebbero fatto strada e avrebbero cominciato ad avere attorno a loro un mare di fan, ancora più di quelli che venivano ad aspettarli ogni sera fuori dallo studio, e avrebbero inciso dei dischi e avrebbero viaggiato per tutto il mondo. Io volevo che loro realizzassero questo sogno. Io lo volevo. Lo volevo?
Nulla sarebbe stato come prima. Per un attimo ebbi quel folle desiderio che sbagliassero, che qualcosa non andasse secondo i piani, che non cambiasse mai quello che era. Ma non poteva essere, erano troppo speciali per finire in un dimenticatoio.
Fu per questi pensieri che mi si spezzò il cuore quando scoprirono di essere arrivati terzi. Terzi, dannazione.
Uscimmo dallo studio in silenzio, senza sapere cosa dire. In fondo erano arrivati fino alla fine, avevano ottenuto un contratto discografico e molti consensi, ma non avevano vinto. E non sapevo come avrei potuto consolarli per questo, nessuno di noi lo sapeva.

“E' colpa mia ragazzi, oggi sono arrivato tardi. Se avessi provato di più con voi stamattina sarebbe andata meglio”.
Liam aveva appena borbottato questa frase a testa bassa nell'angolo dell'ampia sala dove si svolgeva la festa di X-Factor.
“Non è colpa tua, è stata colpa mia. Ho combinato troppi casini e ci siamo allontanati per un po' di tempo e si è visto” aggiunse Harry.
“Non è così, sono io. Non so ballare e nemmeno muovermi sul palco, sembravo uno stupido!”
“Zayn piantala! Andavi bene! Non è colpa tua e nemmeno di Harry o tanto meno di Liam” sbraitò Louis dal suo posto.
“Ragazzi non siamo arrivati primi, è vero, ma Louis ha ragione, non possiamo farcene una colpa. Siamo stati grandi e ce lo dimostrano questo contratto e tutte le persone che erano lì per noi” disse Niall, la mano che si muoveva in ampi gesti, mentre con l'altro braccio circondava le mie spalle e mi stringeva sempre di più a lui.
“Niall ha ragione, siete stati stupendi. Non dovete vederla come una sconfitta, via quei musi lunghi e andate a ballare! Ci sono un sacco di giornalisti che non vedono l'ora di farvi una foto e fan che vorrebbero un vostro autografo, che ci fate ancora qui?” dissi alzandomi e sporgendo la mia mano al biondino che l'afferrò con vigore e si diresse con me al centro della sala.
Piano piano vidi anche gli altri alzarsi e buttarsi chi nella pista, chi al bancone a prendersi un drink e chi a chiacchierare con gli amici o i parenti.
Forse non se lo sarebbero perdonati subito, ma presto o tardi, travolti dall'onda che è stato il loro successo se ne sarebbero accorti. Solo che non lo sapevano ancora. 



SPAZIO AUTORE:
Ciao a tutti! Ok, vorrei iniziare facendo un po' di numeri e ringraziamenti.
Innanzitutto siamo arrivati a più di 1000 visualizzazioni al primo capitolo e più di 200 recensioni (tutte positive tra l'altro... siete troppo buone!) e sono davvero felice e vi volevo ringraziare. Poi volevo ringraziare anche le 41 che seguono la storia, le 22 che la preferiscono, le 16 che la ricordano e le 5 anime pie che mi hanno inserita tra gli autori preferiti... Grazie davvero! :)
Ho voluto iniziare così perché di solito inizio sempre con delle scuse per il mio immenso ritardo (che peraltro non è mancato nemmeno stavolta) e ho deciso di cambiare. Anche se non ho mai promesso che avrei pubblicato ogni tot di tempo ci tengo sempre a scusarmi per farvi aspettare tanto perché da lettrice so bene quanto pesa dover aspettare molto tempo per il seguito di una storia che si sta seguendo senza richiare di perderne il filo. 
Come scusante posso dire solo che quest'anno sono in quinta e con la maturità tutto diventa iù difficile, sopratutto il tempo per scrivere le storie, ma anche per leggerne, cosa che mi spiace tantissimo perché io adoro leggere. 
Detto questo tendo a precisare che tutte le storie che mi avete consigliato sono ancora messe lì tra le ricordate in attesa che io riesca a passarci a fare una recensione, non me le sono dimenticate! 
Ora che questo spazio autore sembra diventato più una seconda storia che un breve commento a fondo pagina vi saluto, sperando che ci saranno tante recensioni a questo capitolo e sperando di pubblicare il seguito il prima possibile, nei limiti del possibile! 
Un bacio! :)

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Capitolo 23
*** Complicated ***


 

23. Complicated

 

Why does it feel so good but hurt so bad 
Oh oh oh
My mind keeps saying: run as fast as you can
I say I'm done but then you pull me back
Oh oh oh
I swear you're giving me a heart attack
(Troublemaker - Olly Murs & Flo Rida)
 
Erano passati tre giorni da quando erano arrivati terzi. Tre giorni da quando erano rimasti tristi e sfiduciati. Tre giorni da quando gli avevo detto che nonostante tutto loro sarebbero diventati qualcuno. Solo tre giorni e la loro vita sembrava essere cambiata completamente. 
Erano troppe le fans che si erano appostate all'uscita dello studio quel giorno, il giorno in cui avrebbero abbandonato la casa di X-Factor. La piccola strada sembrava essere piena all'inverosimile, avevi l'impressione che di lì a poco sarebbe esplosa riversando fiumi di persone in tutte le vie circostanti e questa sensazione mi opprimeva. 
Ebbene sì, sono sempre stata un po' troppo claustrofobica e quella in cui mi trovavo non era la situazione ideale per me. 
Trascinai Lottie un po' più lontano in una stradina limitrofa.
“Senti non ce la faccio più a stare li in mezzo. Gli mando un messaggio e diciamo di raggiungerci direttamente in macchina” affermai decisa. 
Lei annuii e mi seguì fino a casa mentre digitavo sul mio telefono, quel telefono che di voli per colpa di quei cinque e di uno in particolare ne aveva fatti parecchi, che spesso mi meravigliavo del motivo per cui funzionasse ancora.
Avevamo deciso così: i ragazzi per motivi di management, dopo un breve periodo di riposo, avrebbero dovuto andare in qualche città per affari di X-Factor, poi per motivi di praticità si sarebbero dovuti trasferire tutti a Londra in case che la loro casa discografica gli avrebbe offerto e avrebbero dovuto iniziare a lavorare alle tracce dell'album che avrebbero dovuto fare (e in breve tempo, aveva aggiunto il manager, per approfittare dell'ondata di pubblicità), poi dopo l'uscita dell'album sarebbero dovuti partire per un tour nazionale, europeo o perché no, mondiale. Per questo motivo loro avrebbero passato alcuni dei loro giorni di pausa a casa mia, come ai vecchi tempi prima di passare dalle rispettive città di origine. 
Il pensiero di quello che sarebbe successo dopo mi angosciava, perché vedevo sotto i miei occhi come la loro vita sarebbe cambiata e come il loro mondo sarebbe diventato sempre più lontano dal mio o almeno da quello che era stato fino ad ora. Forse era per quello che quel giorno anche la mia claustrofobia era aumentata, mi sentivo soffocata dal futuro ed ero spaventata. 
Entrata in casa mi sdraiai sul divano, mentre il gatto con un balzo leggero si posò sul mio ventre ed acciambellandosi mi fece le fusa e si addormentò. Passai la mano leggera sul suo pelo mentre guardavo il soffitto. 
Non mi dovevo fare abbattere e sopratutto non dovevo rovinare questi giorni con il mio malumore. Ogni volta che mi veniva da pensare che sarebbe stato meglio che avessero perso prima ad X-Factor o che qualcosa fosse andato storto mi ritrovavo a cercare di nascondere quel pensiero, quasi non lo avessi fatto io e a cercarmi di convincere che se gli volevo bene avrei dovuto volere la loro felicità e quella era la loro felicità. Cantare li rendeva felici.
Suonò il campanello interropendo la mia quiete. Lottie corse in camera a cambiarsi di abito, il gatto si spostò pigramente su un angolo vuoto del divano come per dirmi che dovevo andarci io ad aprire la porta perché, con Lottie, lui aveva già capito l'antifona.
Spalancai la porta velocemente.
Cinque volti sorridenti si pararono davanti a me.
Li salutai uno ad uno mentre ancora sostavano sull'uscio. Lottie arrivò di corsa dietro di me e lo sguardo di Zayn si illuminò improvvisamente prima che lo salutasse. 
Sorrisi ripensando al momento che quei cinque misero piede tutti insieme per la prima volta a casa mia, a quanto quel momento somigliasse a questo. Erano sempre quei cinque pazzi che quella sera mi avevano fatto temere per la mia incolumità, sempre quei cinque che Louis da un momento all'altro aveva deciso di portarmi a casa, sempre quei bambini pieni di sogni che ora si erano avverati.
“Su buzzurri andate a posare le vostra valigie!” esclamai.
“Io vado nella camera da letto!” urlò Louis trascinando dietro di sé la sua valigia.
“Non credo proprio ci vado io!” rispose in rimando Harry provando a trascinare con sé la valigia troppo pesante che non aveva intenzione di muoversi.
“Un momento – intervenne Liam prendendo i due per il braccio – Direi che le due camere da letto vadano alle coppiette”
Ecco un tipico intervento da papà Liam. Quanto mi erano mancati.
Senza farselo ripetere due volte Zayn e Niall presero le loro borse e le portarono nelle camere mentre gli altri tre, con il broncio, sistemavano le loro cose nella sala.
“Io voglio mangiare il pollo stasera!” sentii sbraitare Niall da camera mia.
“Basta Niall! Siamo appena usciti e già non ti sopporto più! Io non ci vado di certo a prendere il tuo pollo!” gli rispose di rimando Harry. 
“Fate i bravi ragazzi!” concluse Liam cercando di portare calma agli animi mentre davanti al bagno infuriava già la lotta per chi dovesse entrare.
Solo in quel momento mi resi conto di quanto mi fossero mancati quei cinque. Loro erano diventati la mia famiglia ed io adoravo la mia famiglia.
 
Eravamo seduti sul divano io e Niall quel pomeriggio. Il suo braccio passava intorno al mio collo e con la mano stringeva la mia spalla attirandola a sé.
Me lo ricordo bene quel pomeriggio. Zayn e Lottie erano andati al cinema, Louis era da qualche parte con Waliyha e gli altri due erano usciti a fare qualche commissione.
Guardavo un film, 'Love actually' il mio film preferito, una commedia romantica che avevo capito piacesse molto anche ad Harry quando, saputo che stavamo per guardare quel film, aveva cominciato ad inventarsi tutte le più patetiche scuse per non uscire con Liam che lo aveva poi tirato per la giacca dicendogli che avevamo il dvd e avrebbe potuto guardarselo un'altra volta.
Eravamo arrivati ad una delle mie scene preferite: quando Mark, da sempre innamorato di Juliet benché lei sia sposata con il suo migliore amico, va da lei la vigilia di Natale e le confessa il suo amore per poi prometterle di lasciarla stare per sempre.
“Lei è scorretta però!” esclamò ad un certo punto Niall alzando la mano dalla mia spalla.
“Perché mai?” gli chiesi voltandomi improvvisamente verso di lui.
“Lei e Peter sono sposati, ma lei non dice nulla di Mark e lo bacia alla fine!”
“E' un bacio di addio, non c'è nulla di male”
“Eccome se c'è!”
“No”
“Si invece” 
“Assolutamente no”
“E' come se tu avessi dato un bacio a Harry” sbraitò irritato. 
Ma io non replicai.
“Tu non lo hai fatto” riprese. 
Mi guardò fisso negli occhi. Io mi limitavo a reggere il suo sguardo senza dire una parola.
“Tu... tu non l'hai fatto vero?” ripeté lui.
La risposta tardò ad arrivare.
“Niall, io...”
“Non dire una parola, non voglio sapere nulla” disse alzandosi velocemente dal divano.
“Senti...”
“Ascolta me piuttosto – mi interruppe – Dimmi solo quando”
Era piuttosto serio, l'espressione rigida, la mandibola tirata, lo sguardo fisso.
“Quando ci siamo riappacificati, prima del mio compleanno” mormorai.
“Perché non me l'hai detto?”
“Perché era un semplice bacio d'addio, niente di più. Eravamo commossi e presi dal momento ed è capitato, ma nessuno di noi pretendeva che fosse nulla di più di quello che era stato: un caso e basta.”
“Un caso che però ha ferito il tuo ragazzo, un caso che gli hai tenuto nascosto. Io non te l'avrei mai fatta una cosa del genere”
“Forse a me non l'hai fatta, ma ad Harry si. Quando mi hai baciata, proprio su quel balcone, una sera di qualche mese fa, forse non te lo ricordi, ma io ero fidanzata!” esclamai alzandomi dal divano ed avvicinandomi alla finestra. 
Lo sentii avvicinarsi ed appoggiare il suo mento tiepido nell'incavo della mia spalla scoperta dalla maglia. Ricacciai a forza qualche lacrima che voleva uscire dai miei occhi già arrossati.
“Quindi?” continuai.
Non ci muovemmo da lì, nessuno disse nulla.




SPAZIO AUTORE:
Volevo cominciare scusandomi immensamente per i tempi che si sono fatti lunghi e per il capitolo stesso che probabilmente non è nulla di che anche se questo lo lascio decidere a voi! Spero che questo riceva comunque un bel numero di recensioni anche se dopo così tanto tempo e sopratutto che ne riceva più del precedente. Io adoro scrivere, ma purtroppo la scuola (sopratutto ora che sono in quinta) assorbe gran parte del mio tempo e volendo io arrivare alla maturità con una media decente e possibilmente con una tesina scritta e non solo nella mia testa, devo sacrificare un po' del mio tempo libero per cui scrivere è diventato sempre più difficile, ma soratutto è stato più difficile trovare l'ispirazione dato che per un sacco di tempo le massime fonti di ispirazione che ho a portata sono la seconda guerra mondiale o un circuito elettrico. 
Detto ciò voglio ringraziare tutti quelli che stanno seguendo la mia storia, che aimè sta per volgere alla fine, tutti quelli che recensiscono, apprezzano o mi fanno notare qualche errore, ma anche solo i lettori silenziosi che dedicano anche solo cinque minuti per leggere il capitolo. Grazie ancora di più a chi recensirà questo capitolo e un bacio a tutti quanti e (spero) a presto!

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Capitolo 24
*** How a story ends ***


24. How a story ends

 

Senti che ci manca qualcosa,
che c'è sempre una scusa,
che la gioia si è offesa,
che non c'è la scintilla,
che si è spenta la stella,
ma una colpa non c'è.
La notte è troppo silenziosa e adesso
l'amore è un'altra cosa.
(L'amore è un'altra cosa – Arisa)

 

 “E' tutto a posto ragazzi?”
Era da parecchi minuti che stavamo lì, seduti, senza dire un parola. Guardavamo un punto indistinto sul muro, mentre un tiepido sole passava dalla finestra del soggiorno e rischiarava la stanza facendo apparire dei riflessi dorati sui capelli castani di Liam che ci fissava con sincero interesse.
“Si” rispondemmo all'unisono io e Niall facendo cenno con la testa. D'istinto le nostre mani si cercarono come se sapessero esattamente dove trovarsi e si strinsero una attorno all'altra.
“Ah, ok – disse allora Liam distendendo subito l'espressione preoccupata che aveva fino a poco prima – Mi sembravate strani”
“Strani noi?” commentai io un po' troppo sarcasticamente.
Si sentì un urlo provenire dal corridoio. Il castano alzò gli occhi al cielo.
“Hai ragione, qui siamo nello zoo. Forse siete ancora i più normali”
Mi fece l'occhiolino prima di alzarsi e andare a vedere chi degli animali avesse emesso quel suono sovrumano.
Rimasti nella stanza da soli, io e Niall non ci muovemmo dalla posizione in cui ci trovavamo, finché Lottie non ci venne ad avvisare che la cena era pronta.
Scoprii che alla fine l'emergenza di Zayn altro non era che uno scherzo di Louis che per ripicca a non so che cosa gli aveva nascosto il gel. Scoppiai a ridere per ritornare subito seria e impassibile come prima.
In quei giorni mi accusarono spesso di essere bipolare e di cambiare umore più rapidamente di quanto Lottie si cambiasse d'abito. Quando me lo dicevano scuotevo la testa divertita pensando fossero tutti pazzi, non capivo quello che in realtà mi stava succedendo.
Dicevano anche che Niall aveva smesso di fare quelle sue battute che non facevano per niente ridere e alle quali rideva solo lui. Non che le rimpiangessero particolarmente, dicevano, ma ne avvertivano la mancanza.
Scosse le spalle esattamente come facevo io e continuava imperterrito a guardare il suo piatto.

“Stasera andiamo al cinema?” propose Louis che voleva portare con noi anche la sua amata Waliyha che in quel momento era con la famiglia di Zayn alloggiata in un hotel in città per stare vicino al fratello.
“Se proprio dobbiamo...” rispose Niall con una nota annoiata.
“Sembra che tu stia facendo un grande sforzo – replicò Zayn – come se non sapessimo che non ne guarderai nemmeno un pezzo di quel film”
Fece l'occhiolino a me, come se fosse logico che avremmo passato tutto il tempo ad amoreggiare. Il suo sguardo unito a quello di tutti gli altri mi portarono a fissare i profondi occhi azzurri di Niall e scambiarci un timido sorriso.
Afferrammo rapidamente i cappotti e ci fiondammo per la strada scarsamente illuminata dai lampioni di Londra, mentre una leggera pioggia ci inumidiva i volti.
I miei piedi si seguivano l'un altro in un movimento quasi automatico mentre la mia mano faceva presa salda in quella dell'irlandese.
“Tutto a posto Rachel?”
La voce di Harry che proveniva da poco più in alto della mia spalla sinistra mi fece sobbalzare e voltare di scatto, come se fossi stata appena scoperta, presa in fallo mentre non riuscivo a celare quel senso di angoscia che mi stava perseguitando.
Annuii. Lui non sembrò molto convinto.
“Puoi anche mollarla la sua mano, credo non gli circoli più il sangue” continuò a sibilarmi in un orecchio.
D'istinto diedi un'occhiata alla mano di Niall che veniva letteralmente stritolata da me e allentai la presa mentre spingevo con un gesto rapido del gomito Harry lontano dal mio orecchio.
Emise un leggero gemito e scosse la testa allontanandosi da me.
“Ha detto qualcosa?” mi chiese Niall.
“No, deve essersi inciampato” risposi vaga alzando le spalle.
Non ricordo nemmeno il titolo del film che vedemmo, so solo che non era veramente il mio genere, passai il tempo a fissare lo schermo e a stampare qualche bacio sulle morbide labbra di Niall quando gli sguardi che mi sentivo addosso si facevano troppo pesanti.

Stavamo tornando a casa dopo aver preso una birra tutti insieme con qualcuno che cantava attirandosi le ire di qualche signora che ci urlava qualche insulto dal balcone.
Mi sentii strappare dal fianco del mio ragazzo da due mani forti che mi tirarono in un posto un po' più appartato.
“Harry? Che c'è?” mormorai sbigottita dai suoi modi un po' bruschi, ma decisi.
“L'ho notato” affermò solo guardandomi negli occhi.
“Cosa hai notato?”
Le sue mani mi afferravano le spalle, teneva lo sguardo fisso nel mio con aria fiera, cosa che fortunatamente non venne notata da nessun altro perché erano intenti a prendere altre birre in un bar di periferia.
“Cosa è successo tra te e Niall? E non dire nulla perché ti conosco troppo bene”
Sarei sfuggita da questa situazione, ma non potevo per la sua presa troppo forte o per i suoi occhi verdi che mi impedivano di distogliere lo sguardo.
“Gliel'ho detto. Gli ho detto di quel bacio.”
Mi voltai per andarmene, ma non ci riuscii.
“E ora fingi che non sia cambiato nulla tra di voi? Si vede che fingi, mi è bastato guardarti per più di due secondi per costringerti a baciarlo o ad afferrargli la mano in maniera compulsiva”
Come si permetteva di dire una cosa del genere? Non potevo sopportarlo.
“Che cosa ne sai tu? Tu non sai nulla di me!”
“So che tu non lo ami”
Gli tirai uno schiaffo in pieno viso. Non so perché lo feci. Non perché pensassi che avesse torto, ma per il modo in cui me l'aveva detto, il modo in cui sempre, ogni volta, pretendeva di conoscermi più di quanto non mi conoscessi io stessa.
Si portò una mano al viso. Io mi voltai e me ne andai.

Gli sguardi che mi lanciava Harry diventavano giorno dopo giorno più pesanti da sopportare e ormai si erano accorti tutti che c'era qualcosa che non andava tra me e Niall e ora bisognava solo dirlo a lui.
“Possiamo parlare?” gli chiesi.
Lo trascinai in camera mia e chiusi piano la porta dietro alla mie spalle.
“Cosa succede?” chiese lui con un aria un po' stupita che mi fece sentire subito in colpa.
“Non ti sembra che da quando ti ho raccontato di quel bacio qualcosa sia cambiato tra di noi? Non hai avuto anche tu l'impressione di sentirti obbligato, incatenato da un qualche vincolo, dagli sguardi degli altri, dalle aspettative, da quello che tutti si aspettavano che accadesse? Non ti sentivi un maledetto burattino ogni volta che mi stringevi la mano o mi abbracciavi?”
Abbassò lo sguardo. Stette in silenzio. Ebbi paura di aver sbagliato tutto.
“Ho avuto la stessa impressione in questi giorni, ma ho avuto paura fosse solo nella mia testa e avevo paura di perderti” disse solo infine.
“E' proprio per questa paura di perderci che siamo arrivati a questo” mormorai.
“Quindi dici che ha senso stare ancora insieme?”
Scossi la testa. Non aveva fatto male nemmeno la metà di quello che credevo.
Era stato un momento, una passione che si era accesa in fretta e ora si era spenta, per una scusa che non aveva fatto altro che portare a galla la noia che faceva da sfondo a quella relazione.
“Però non ci allontaneremo per questo?” mi chiese ancora fissandomi negli occhi.
Scossi la testa.
“E ora tornerai da Harry?”

Ormai la notizia che io e Niall non stessimo più insieme era di dominio pubblico. Eravamo rimasti buoni amici, questo era chiaro.
Da quando era successo Harry aveva imparato a stare al suo posto. Solo che ora questa sua lontananza mi uccideva, sembrava che improvvisamente quando il provarci con me non era più un problema lui avesse perso ogni interesse e benchè mi ripetessi sempre che non mi importava di lui, ora mi dava quasi fastidio che lui non avesse solo più occhi per me. Che pretendevo? L'avevo preso a schiaffi, contraddetto e insultato in tutti i modi possibili ed era normale che lui si fosse stufato e mi avesse voltato le spalle. Mi chiedevo addirittura perché non l'avesse fatto prima, insomma alla fine mi stava cercando di proteggere da una relazione che non mi faceva più bene. Era chiaro che non era stata la prima interpretazione che avevo dato alla faccenda, ma dato il suo distacco forse quello era veramente un ultimo gesto fatto perché mi voleva bene, davvero.
Perciò avevo deciso di non pensare più a lui e di andare avanti.
Ma il suo sorriso, quel sorriso mi fregava sempre. Non riuscivo a smettere di fissarlo.
Quel pomeriggio mi ero incantata a guardarlo sorridere al telefono mentre passeggiando per il soggiorno scherzava con qualcuno quando d'improvviso il suo volto si fece più serio. Annuiva rapidamente con la testa e chiuse la chiamata e si diresse verso di me. Io cercai di distogliere lo sguardo e assumere una posa vaga, ma non feci in tempo che me lo trovai di fronte.
“Rachel, perché mi stavi fissando?”
Non sapevo cosa rispondere, che cosa inventare.
“Io, ecco... veramente... E' che ho sbagliato tutto con te. Ora a te non interesso più e lo capisco. Anzi mi chiedo perché tu abbia cercato di aiutarmi tutto questo tempo nonostante il modo in cui ti trattavo sempre, ma ora non ha più importanza. E' giusto che tu stia andando avanti con la tua vita e così farò io con la mia...”
Mi interruppe con un breve bacio sulle labbra.
“Dobbiamo partire domani – aggiunse infine – devo dirlo agli altri”



SPAZIO AUTORE
Bellezze care è con immenso ritardo che pubblico questo capitolo che mi porta molto vicino alla conclusione di questa storia, preparate i fazzoletti che tra poco diremmo addio a Rachel... 
Non posso promettervi tempi meno biblici per il prossimo capitolo, ma mi impegnerò. 
Grazie a tutti quelli che leggono ancora e recensiscono! 
Un bacio! :)

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Capitolo 25
*** To be loved ***


25. To be loved
 
Tu non ricordi ma eravamo noi
noi due abbracciati fermi nella pioggia
mentre tutti correvano al riparo
e il nostro amore è polvere da sparo
il tuono è solo un battito di cuore
e il lampo illumina senza rumore
e la mia pelle è carta bianca per il tuo racconto
ma scrivi tu la fine
io sono pronto
(Cade la pioggia
– Negramaro ft. Jovanotti)

 
“Domani? Sei impazzito?”
Le urla di Zayn si facevano sempre più acute, le sue mani sollevate in aria e il busto sporto verso l'esile figura di Harry.
“Ma mancavano ancora più di due settimane alla nostra partenza!” si lamentò Niall.
“Sei sicuro di quello che dici Harry?” chiese Liam con tono decisamente più pacato posando una mano sulla spalla del riccio.
Lottie stava cercando di calmare il suo ragazzo, mentre questo continuava a borbottare qualcosa contrariato.
Io osservavo la scena appoggiata allo stipite della porta. Ero entrata in quella stanza poco dopo Harry ed ero rimasta in disparte mentre dava la notizia agli altri ragazzi.
Ero in questa sorta di stato catatonico da quando Harry mi aveva dato quel bacio e poi subito dopo mi aveva distrutta con la notizia che sarebbero partiti.
“... e quindi mi ha detto che dovevamo partire prima e quando gli ho chiesto la data ha risposto: domani. Non possiamo farci nulla” sentii Harry spiegare al castano con un tono di voce desolato e decisamente meno fermo di quello che aveva rivolto a me poco prima per rivelarmi quella notizia.
“C'è poco da lamentarsi ragazzi, andiamo a preparare le nostre cose” disse Louis, alzandosi e dirigendosi verso la sua camera piuttosto abbattuto.
Lo seguirono tutti, anche Lottie. Mi passarono accanto mentre io non volevo muovermi da lì. Nella stanza rimanemmo solo io e Harry.
“Tu non vai a preparare la tua roba?” gli chiesi.
“Non voglio” rispose fissando un punto non determinato in mezzo ai suoi piedi.
“Non fare il cretino. Devi andare e se non prepari tu la tua roba vorrà dire che lo farò io”
Detto questo feci per uscire mentre con un movimento repentino il ragazzo mi afferrò il polso.
“Che cosa c'è?”
Mi voltai all'improvviso.
“Lo faccio io”
 
Il silenzio che regnava in quella casa era assordante. Tutti erano presi a fare le loro valigie, Lottie e Zayn cercavano di passare un po' di tempo insieme, così come Louis fece con Waliyha invitandola ad uscire quel pomeriggio.
Passai per il soggiorno e vidi Harry che appoggiava pigramente una maglietta per volta dentro la valigia, quando intorno a lui la stanza era sommersa di altre mille cose che sarebbero dovute finire lì dentro.
Mi avvicinai lentamente e presi a raccattare vestiti poggiandoli accanto a lui.
“Perché lo fai?” mi chiese subito lui.
Lo guardai negli occhi sconcertata.
“Ti do' una mano”
La risposta mi sembrava talmente ovvia che mi uscii con un tono decisamente acido.
“Tu vuoi che io parta?”
Non ero preparata a questa domanda. Rimasi immobile, con una maglietta tra le mani.
Ripeté di nuovo la domanda, questa volta afferrandomi i polsi con un movimento deciso.
“Questo è il tuo sogno e si sta avverando, non c'entra cosa voglio io” mormorai appena.
“Ma ti ho baciata poco fa!”
“Sai cosa vuol dire un bacio da te? Ne hai baciate molte di ragazze e altrettante ne bacerai” risposi secca, svincolandomi dalla sua presa e continuando a riporre una pila di magliette piegate accanto alla sua valigia con un movimento meccanico.
“Vuoi smetterla un secondo!” esclamò spostando le mani da quello che stavo facendo.
Feci un passo indietro, cercando di evitare il suo sguardo mentre lui con la mano cercava di riportare il mio viso verso il suo.
“Cosa c'è?”
“Senti per me quello non è stato un semplice bacio, tu mi hai detto che ti piacevo ancora e avevi paura che a me non importasse più di te. Quel bacio era la dimostrazione che non era così”
Strinsi le mani in due pugni e mi morsi un labbro prima di riuscire a dire quello che dovevo dire.
“Si vede che hai capito male. Io ti ho detto che avevo sbagliato con te, ma la vita va avanti. Ho conosciuto un ragazzo alla mia scuola, lui mi scrive sempre e ho accettato di uscire con lui. Quindi parti pure, sentiti libero, non pensare a me”
Era una delle bugie più grandi che potessi dire, ma era l'unico modo per far si che partisse tranquillo, senza più pensare a me e senza doversi guardare indietro.
Non riuscivo a fissarlo negli occhi però. Non volevo vedere quel qualcosa che si sarebbe spezzato in lui, non potevo reggerlo.
Abbassai lo sguardo a fissare le sue scarpe, come al solito troppo bianche. Lo vidi arretrare un poco e poi riavvicinarsi deciso.
“Rachel, io ti conosco. Niente di quello che hai detto è vero” affermò con un tono dolce, ma comunque troppo sicuro che mi irritava, perché lui riusciva sempre a capirmi, a capire tutto quello che avevo nella testa. Era stato lui ad accorgersi per primo della mia cotta colossale per Louis, lui a farmi rendere conto che quello che c'era tra me e Niall non era più amore, anche se non l'avrei ammesso mai, ed era stato lui anche questa volta a smascherarmi.
Ma lo stavo facendo solo per lui.
“Allora non mi conosci bene!” esclamai, avvicinandomi alla porta di ingresso e spalancandola, come per fargli capire che poteva benissimo andarsene, anche in quel momento.
Mi fissava, non aveva intenzione di muoversi nemmeno di un millimetro. Lui almeno.
Prima che potessi realizzare minimamente cosa stesse succedendo vidi il mio gatto fiondarsi fuori dalla porta, come spaventato o impazzito, correva giù per le scale e altrettanto velocemente vidi passare Harry che, lasciati bruscamente tutti i suoi vestiti in mezzo al soggiorno, tentava di recuperarlo.
Fuori pioveva e Micio non era esattamente un gatto selvatico, anche se il suo caratteraccio lo faceva spesso intendere, ma era terrorizzato dai tuoni ed era per questo che in giornate come queste non lo facevamo uscire, perché già una volta si era perso in quel modo e per giorni avevamo tappezzato la città di cartelli, finché un'anziana signora non l'aveva ritrovato e ce l'aveva portato. E Harry lo sapeva, per questo era corso dietro di lui.
Appena ebbi realizzato cosa fosse accaduto, afferrai le chiavi di casa e, tirandomi dietro la porta, corsi giù per le scale anche io finendo per la strada, senza un ombrello, sotto una pioggia incessante.
Ora sarebbe stato difficile trovarlo. Girai a sinistra, convinta che se il gatto avesse avuto paura si sarebbe andato a rifugiare in una di quelle vie un po' strette, magari tra due cassonetti, un po' riparato dalla pioggia incessante.
Accelerai sempre più il passo, finché sporgendomi in una di quelle vie non vidi Harry che stringeva il mio gatto al petto, cercando di coprirlo con la felpa ormai fradicia che indossava e mormorandogli qualcosa per calmarlo. Pensavo che nessuno sarebbe riuscito a prendere quella bestia in quel modo. Mi avvicinai sempre di più a lui.
Lo vidi fissare i miei piedi e allora con una mano presi il suo viso fino a portare i suoi occhi all'altezza dei miei.
“Grazie” mormorai solo. Ma lui non sembrava intento a volermi lasciare il mio gatto e tornare indietro.
“Io lo so che tu lo stai facendo per me, per non farmi soffrire intendo, perché io non lasci perdere i miei sogni sapendo se sei innamorata di me. Ma non c'è nulla da fare, perché io sono innamorato di te. Io, Harry Styles, quello che le riviste di gossip definiscono un donnaiolo, sono innamorato di te. E non da ora, non da quando ti chiesi di stare con me e nemmeno da quando quella mattina ti versai addosso quel caffè, ma da quando avevi poco più di sei anni e ti ritrovai a piangere in mezzo alla pioggia. Capii che eri tu solo con uno sguardo, mi informai da Louis sul fatto che tu avessi vissuto a Holmes Chapel prima, ma non ti dissi nulla, nemmeno da brillo me lo feci scappare. Ti avevo promesso che ti avrei protetto, che non ti avrei lasciato e non ti avrei dimenticato. E così ho fatto. Be' tranne per la parte di lasciarti, ma a quell'età non puoi andare sempre dove vuoi. Ma ti ho protetto per quello che potevo, anche se a volte ti ho fatto soffrire, e non ti ho dimenticato. E ora se tu lo vuoi terrò fede anche all'altra parte della mia promessa, non ti lascerò, starò qui per te. Io sono innamorato di te Rachel ed è questa la mia priorità adesso”
Ero tra l'incredulo e il felice. Tutto quello che avrei voluto in quel momento era lì, di fronte a me, bagnato fradicio e con in braccio il mio gatto che mi stava ponendo davanti ad una scelta.
“Tu domani partirai, volente o nolente e su questo non ho intenzione di ritrattare, questo è il tuo destino e di sicuro non mi metterò in mezzo. Tu sei nato per cantare e questo gruppo è tutto per te, quindi ora torni in casa, ti asciughi e finiamo di preparare quella maledetta valigia – mi girai come per andarmene – Ah, ancora una cosa Styles: anche io sono innamorata di te”
Scoppiammo a ridere mentre le nostre labbra si sfioravano e bagnati di pioggia ci dissolvevamo nell'acqua. Spensierati, leggeri, felici.
 
“Mi mancherai Rachel!” disse Liam con gli occhi lucidi stringendomi in un abbraccio caldo.
“Anche tu, sei il migliore amico che abbia mai avuto! Ma ora non piangere che non è un addio”
Eravamo all'aeroporto tra paparazzi che cercavano in lontananza di accaparrarsi qualche foto e decine di persone che prendevano il loro volo, per Tokio, Miami o non so dove. C'era il padre di famiglia che salutava la moglie e i figli, la coppietta appena sposata che andava a trascorrere la sua luna di miele in un posto esotico, la scolaresca che viaggiava rigorosamente compatta e poi c'eravamo noi. Padri, madri, sorelle, amici.
Mi staccai da Liam facendogli un buffetto sulla guancia.
Mi sentii soffocare da un abbraccio impetuoso di Louis.
“Fai la brava Rach e mi raccomando tieni d'occhio mia sorella”
“Certo che lo farò!” dissi stampando un bacio sulla fronte e stringendolo ancora una volta a me.
Zayn si avvicinò timidamente, aveva gli occhi tristi e un'espressione leggermente imbronciata.
“Ti voglio bene Rach, mi mancherai” disse preso da un impeto d'affetto circondando con le sue braccia la mia figura esile.
“Anche io ti voglio bene”
Sorridi goffamente, non mi aspettavo un gesto del genere da lui, non da quello che dà l'idea sempre di essere un “duro”.
“E tieni d'occhio Lottie per me” aggiunse sussurrando al mio orecchio mentre si allontanava. Feci un cenno con il capo mentre lo guardavo dirigersi verso la sue dolce metà.
“Rachel...”
Mi girai verso il ragazzo che mi aveva appena chiamato. Niall teneva il cappellino in mano, lo sguardo basso che fissava le bianchissime scarpe che si era messo quel giorno.
Sentii che stava per piangere e quindi lo abbracciai il più stretto che mi fu possibile. Passai la mano sulla sua schiena per calmarlo.
“Andrà tutto bene, ci vedremo presto” gli dissi.
“Grazie” mormorò solo lui pulendosi gli occhi con le maniche della felpa.
“Dai sorridi, stai per partire per un'avventura stupenda con i tuoi migliori amici, non c'è tempo per essere tristi!” esclamai.
Niall sorrise e mi disse che era bello avere un'amica come me.
E poi fu il turno di Harry.
“Se mi dici che non devo partire, io te lo giuro, lascio tutto e rimango qui con te” disse mentre io riempivo le narici del suo odore con il viso immerso in quell'ammasso un po' scomposto dei suoi ricci neri.
“Non fare lo scemo, se non parti di tua volontà, ti ci mando a forza io sull'aereo!” replicai con una risata.
“Ma tu verrai a trovarmi appena possibile” aggiunse rapidamente lui.
“Certo”
“E ti manderò un biglietto aereo per raggiungermi. E se non riuscirai a venire tu verrò io. E...” interruppi il suo flusso di parole poggiando le mia labbra dolcemente sulle sue.
“Promesso”
Lui sembrò rasserenato.
“Ultimo richiamo per il volo 179...”
“E' ora” dissi a Harry che mi strinse ancora forte e mi diede un bacio. Ci abbracciamo tutti.
Io e Lottie ci tennemo per mano mentre quei cinque ragazzi si allontanavano, felici perchè sapevamo che quello era il loro destino, tristi perchè consapevoli di non poterlo compiere con loro.
 
Lui non c'era più.
Nella mia testa continuavo a ripetermi che quella non era stata la fine, che lui sarebbe tornato e tutto sarebbe stato come prima. Ma in fondo c'era quell'angolo remoto di me che sapeva che non era così, che non sarebbe mai accaduto, che quel giorno in cui erano partiti tutto era cambiato, che quel cambiamento non era una cosa improvvisa, che lo sapevo che sarebbe finita così, ma avevo troppa paura di ammetterlo.
Le visite si sarebbero trasformate in telefonate, le telefonate in messaggi e i messaggi sarebbero diminuiti ogni giorno di più.
E così avevo dovuto incominciare a cercare tutti quei ricordi, a scavare in tutti quei bei momenti e catalogarli uno ad uno, metterli in una teca, isolati dal resto. Cercare i baci, i sorrisi, i pianti, i litigi, ma sopratutto i giorni di pioggia. Perché era nei giorni di pioggia che tutto succedeva, era la pioggia che aveva cambiato tutta la mia vita. A partire da quel lontano giorno quando mi smarrii in mezzo alla pioggia e fu Harry a trovarmi.
Era tutto chiaro, cristallino, per una volta. Ma forse era tardi.
Era proprio come quando stai sognando e qualcuno ti sveglia troppo bruscamente e tu, per quanto ci provi e tenti con tutte le tue forze, non riesci a riprendere quello stesso sogno e man mano i ricordi sfumano veloci prima che tu possa riafferrarli e nel giro di poco sono solo ombre confuse.
Ero sola e in quei giorni di pioggia camminavo nelle vie di Londra immaginando che lui fosse lì con me, che tutti loro fossero lì con me.
Ma questa non era la fine.



SPAZIO AUTRICE
Ciao! Non ci sono parole per dire quanto sia in ritardo a pubblicare questo capitolo, che NON E' L'ULTIMO, e l'unica scusa che posso dare è che sono in 5 e tra tesina, simulazioni, verifiche ed interrogazioni non ho mai un attimo. Ma la buona notizia è che l'epilogo è già iniziato ed ho già l'idea di come concludere questa storia, anche se questa non è un'assicurazione del fatto che lo potrò pubblicare prima, dato che la maturità si avvicina ogni giorno di più!
Visto che ci avviciniamo alla fine ci terrei che ci fossero un po' più di recensioni di quelle che ci sono state ultimamente... volevo sapere cosa vi è piaciuto di più di questa storia e cosa vi aspettate nel prossimo capitolo vista la fine di questo...
Ok, ora spero che vi sia piaciuto e spero mi lascerete un commentino! 
Un bacio! :)

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