Amaranth

di Raphael_15
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


1 cap

Raccogli una piuma ogni volta che la vedi, perché è scesa dal cielo, la meta a cui si deve anelare.

                                                                                                            Sergio Bambaren



Odorai l'aria per percepire la più flebile scia di odore emanato da qualche animale.
Arricciai il naso, ,l'avevo trovata.
Mi trasformai. Alla pelle candida si sostituirono piume blu notte ,alle braccia e alle gambe zampe con artigli affilati.
Agli occhi verdi , due rubini.
Inclinai le zampe postriori all' indietro , per aver maggior slancio. Aprii le due lunghe ali sulla schiena. Il vento diaccio mi penetrava nelle piume, sollevandole delicatamente. Non percepivo il freddo.
Graffiai il terreno, sentendolo sotto gli artigli acuminati. Spalancai gli occhi. Saltai dalla rupe: la caccia  era iniziata.
Atterrai sulla neve candida lasciando flebili orme con gli artigli.
Volai. La mia preda era pochi chilometri lontano da me.
Più correvo veloce , più l'odore dolce del sangue dell'animale si infiltrava nelle mie narici. Spalancai gli occhi. Solo pochi metri mi separavano dalla mia preda. Mi fermai  e mi nascosi dietro a un ampio dirupo.
Dava davanti ad una sorgente ghiacciata. Silenziosamente un leone si stava abbeverando alla sorgente.
"La cena è servita" pensai.
Scrutai la mia preda. Riuscivo a percepire il respiro ritmico, il battito accellerato del cuore, i muscoli che si contaevano ma sopprattutto il lento scorrerre del sangue nelle vene. Un suono dolce come la morte stessa.
Mi spostai lentamente dal dirupo alla sommita creando un leggero spostamento d'aria con le ali.
Il leone drizzò le orecchie, contrò i muscoli delle zampe. Si guardò intorno e si allontanò dalla sorgente ghiacciata. Lentamente lo seguì da dietro con lo sguardo. Il leone si girò :avava sentito la mia presenza.
Spalancò le fauci saltandomi addosso. Cadde a terra morto in un ampia pozza di sangue cremisi. Con un gesto rapido lo avevo ucciso strappandoli il cuore dal petto.
La morte per quanto fu rapida non lo lasciò nemmeno emettere l'ultimo respiro.
Sentivo il cuore ancora pulsare di vita nel palmo della mia zampa destra.
Tre battiti , quattro battiti. Si fermò.
Mangiai il cuore con ingordigia. Sentivo il sangue caldo scendermi giù per la gola.
Con estasi mi avvicinai alla carcassa e la divorai. Del leone rimasero solo le osse nivee.
La neve si sporcò di rosso. Sazio, ma sepovo che la sensazione di sazietà sarebbe sparita dopo un paio di ore.
Da giorni non mi nutrivo. Racquistai la ragione . Rimasi scandalizzato da come avevo brutalmente dilaniato l'animale.
Mi trasformai nella mia forma reale: umana.
Il sangue del animale bruciava da sotto la pelle. Mi accasciai a terra. I sensi di colpa presero il sopravvento:
Questa è la mia maledizione :uccidere e soffrire.

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


amaranth capitolo 2

Mi svegliai. Molto probabilmente ero svenuto. Uno strato spesso di neve mi ricopriva il corpo. Sotto le dita percepii sia il freddo del suolo sia la vischiosità del sangue coagulato. Strizzai gli occhi e mi alzai sui gomiti. Sotto di me un oceano rosso di sangue. I capelli bagnati erano sporchi così come ogni centimetro della mia pelle. Un suono prolungato e assordante mi trapassò le orecchie. Si stava risvegliando. Lui: il Passeggero Oscuro, si stava svegliando. Una serie di immagini invasero la mente provocandomi una serie di fitte al corpo. Mi contorsi per il dolore crollando lentamente verso la pazzia “Quella voce.” Dissi sfiorando il suolo. Si era risvegliato.

“Oceano di sangue, brutto ricordo Vaan. Quanti anni avevi la prima volta che hai visto il sangue? Sette o otto? Riportiamolo alla memoria insieme!” il Passeggero oscuro si agitava.

 La neve improvvisamente assunse un aspetto regolare e geometrico. Allucinazioni, pensai affondando le unghie nella neve “Marmo, percepisci il freddo del marmo, Vaan? Scommetto che stai cercando il modo di farmi allontanare da te. È inutile agitarsi tanto. Io sono dentro te.”disse prendendosi gioco di me.

“Madre” dissi guardando  la figura davanti ai miei occhi. “Mamma” ripetei. “Tutto, ma non questo- urlai da dentro la mente- Ti prego.” Al cielo mattutino si fece largo la notte. Davanti a me ritrovai mia madre. Avevo sei anni. Un uomo la teneva stretta a se con un braccio intorno al collo, come a strozzarla e un coltello nell’altra a mezz’aria pronto ad ucciderla. Stava piangendo e si agitava contro l’aggressore. Guardai i suoi occhi verdi ,arrossati per le lacrime. Iniziai a  piangere e invocare il suo nome come una litania.

 “Tesoro, guardami. Valerius, guardami!”disse cercando di non piangere. Sorrideva come a indicarmi che andava tutto bene.      ” Chiudi gli occhi e non aprirli. Ti prego.” Il coltello sfiorò la sua pelle segnandola di rosso. Non ebbe il tempo nemmeno di esalare l’ultimo respiro  che morì dissanguata. I lamenti furono bloccati da una mano sulla bocca, come per compassione. Avevo disobbedito: l’avevo vista morire.  Persi i sensi.

Ritornai alla realtà. La notte aveva lasciato posto al sole di mezzogiorno. Smise di nevicare. Il Passeggero Oscuro si era rintanato della mia mente come un serpente sotto un masso. Con lentezza mi alzai avviandomi verso la fonte. I corvi stavano ripulendo la carcassa del leone. Gracchiarono quando entrai nel loro campo visivo. Arrivai, una lastra spessa di ghiaccio la ricopriva. Con un pugno ben assestato la frantumai. Tolsi la camicia bianca gettandola lontano da me. Tutto il torace era ricoperto si sangue. Entrai nella fonte liberando la mente da tutti i pensieri che mi assillavano: in primis il Passeggero oscuro,il mio copilota.  L’acqua ghiacciata sfiorò la pelle del mio torace facendomi gemere. Un livido giallognolo emergeva in tutta la sua bellezza. Aveva una forma vagamente sferica. Una zampa di leone, pensai toccandola. Mi immersi interamente. A contatto con i capelli ,l’acqua si colorò di rosso. Camminai sul fondale fino a quando non mi mancò da sotto i piedi. L'acqua bagnava i miei capelli rossi ,sollevandoli come un aureola. Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalla corrente torrenziale. Toccai il fondo: mi sentivo pulito ,nuovo. Nuotando ,raggiunsi la sponda opposta della fonte.
 Risalì fino a rompere con la testa il ghiaccio più sottile vicino alla riva. Il sole brillò più intensamente rivelando un bagliore sul fondale. Lo seguii con lo sguardo. Era immobile ma si librava  liberamente tra il liquido diaccono. Presi fiato e lo raggiunsi. Sussultai dallo stupore. Era un ciondolo dorato. Ma non fu questo ad attirare la mia attenzione ma chi lo portava: una ragazza. Afferrai con una mano il braccio esile e cadaverico del corpo fino a farlo riemergere dai sassi e dalle alghe. Lo trasportai fuori appoggiandolo sul ghiaccio. Riemersi. Il corpo pesava ma non più di tanto. Apparteneva ad una ragazzina si più o meno 19 anni. Il medaglione cadde sul petto. Capelli neri e occhi chiusi facevano da cornice a un corpo alto ma esile tempestato di lividi buastri. Le labbra esili e viola erano aperte come a indicare che era morta per soffocamento. Improvvisamente il Passeggero Oscuro riemerse dalle profondità. “L’abbiamo già incontrata, vero Piccolo mio? Quello che volevi si è avverato. La volevi vedere morta una volta per tutte. È per colpa sua che ora ti nascondi come un lurido verme!” rise.   La guardai da lontano, con una certa riluttanza. La somiglianza era impressionante. Aveva ragione. Odiava ammetterlo ma aveva ragione. Strinsi i pugni.
L'avevo già incontrata prima d'ora, la volevo morta più di ogni altra persona.
"Dove essere solo uno scherzo del destino." Pensai razionalmente. L’odio mi invase.
Contrassi la mascella. "Selene!"

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


capitolo 3

Rigirai un paio di volte il ciondolo tra le mani. Era molto più piccolo di quanto mi ricordassi. L’ultima volta che glielo avevo visto addosso era al Concilium. Argomento trattato: la mia morte.
Traccia ripetutamente il contorno del ciondolo e il complesso bassorilievo con le dita.

Chiusi gli occhi stringendolo. Lo lanciai lontano da me. Il mio ricordo doveva essere sepolto con il ciondolo.
“Selene.” Dissi vedendolo rotolare vicino al tessuto pesante della tenda. Fuori da essa si sentiva solo lo scoppiettio del fuoco nel falò dell’accampamento.
Quanto è dolce il sapore della vendetta , vero? Ho pregato perché tutto ciò accadesse, pensai. Sorrisi. Mi sdraiai sul sottile materasso di paglia e foglie. Caddi nelle braccai di Morfeo. Non ebbi incubi o visoni indotte dal Passeggero Oscuro. Stavo bene, in fine.

 

Alba. Spalancai gli occhi. Percepivo un odore. La Bestia aveva fame. Si agitava come non mai. Sangue. Si avvicinava sempre di più alle mie spalle. Strinsi il pugno: la pelle improvvisamente divenne squamosa fino ad intravedersi piccole piume blu. Stavo per attaccare: le unghie si allungarono a dismisura diventano artigli.

Avvicinati, continuava a ripetere il Passeggero Oscuro. Lo sentivo era dietro di me, mi voltai.
Si sentì solo in rumore di vetro infranto sul terreno. La mia “preda” sussultò per la paura vedendo l’arto sinistro trasformato. La guardai. Una bambina. Doveva avere al massimo otto anni, aveva gli occhi lucidi come se dovesse piangere da un momento all’altro.  Il contenuto della brocca, iniziò ad espandersi allontanando i frammenti di argilla dall’epicentro della caduta: acqua. La bambina corse via piangendo, l’avevo spaventata a morte. Mi sdraiai sfruttando gli ultimi istanti di buio per rilassarmi. Inutile, il Passeggero Oscuro vendicava il “suo” pasto mancato.  Era ossessionato dalla fama insaziabile di carne.  Sbuffai e mi alzai. Il braccio ridiventò normale, le piume blu aderirono alla pelle prima di scomparire del tutto. Mi tolsi la camicia bianca ancora macchiata di sangue del cervo, era umida. Ero rientrato abbastanza tardi con la notte senza destare sospetti e troppo stanco anche per badarci. Ogni cosa ha il suo tempo, mi ripetevo in continuazione. Forse una di quelle cosa che il mio co-pilota non gradiva affatto.  Sposta il ciuffo di capelli rossi ribelli dal viso prima di percepire due altri odori. Umani, di sicuro. Spostarono i lembi della tenda entrando. Una ragazzina sui tredici anni e la bambina che avevo spaventato a morte. Si nascondeva dietro alla ragazza dai capelli neri con lo sguardo basso. Portava un'altra brocca e un paio di indumenti puliti. Gli appoggiò senza parlare sulla branda provvisoria. Mi guardò con la coda dell’occhio, ricambiai. Arrossì immediatamente, abbassando ancora di più lo sguardo.
Fantastico Valerius,oggi sei diventato l’attrazione principale delle ragazzine, dissi tra me e me.
“ Melissa mi ha detto che ti aspetta da lei, adesso.” Disse prima di uscire seguita dalla bambina silenziosa. Mi diedi una rinfrescata e indossai i panni lindi sproporzionati sul mio corpo. Dovetti arrotolare le maniche della maglia.

 

La vita nell’accampamento proseguiva sempre monotona: i bambini che corrono,gli uomini che cacciano e il Passeggero Oscuro che fa altrettanto. Ci eravamo stabiliti in mezzo alla foresta da un paio di giorni, costretti a migrare a causa degli attacchi degli Immortali, per scampare alla morte certa. C’era stata una piccola battaglia molti degli uomini più forti e preparati alla guerra erano stati uccisi. Il mal contento da giorni era di famiglia tra le persone.  Giunsi davanti alla tenda di Melissa, la capo clan. Suo marito era morto nella battaglia lasciandole il comando.

“Eve” dissi raggiungendo l’entrata. La figlia di Melissa non rispose scostando il lembo della tenda. Un getto d’aria  calda mi investì.
“Melissa” dissi cercando di scusarmi per il clamoroso ritardo.
“ Idiota di una chimera. Cosa credevi di fare uccidendola?” mi chiese indicando il cadavere di Selene.
“Non l’ho uccisa io, l’ho trovata.” Risposi.
“Si. Vai a raccontare la palla a qualcun altro. Tutti sanno che la volevi morta e puff …  è morta per davvero!”
“Eve. Calmati , per favore.” La rimproverò Melissa.
“Come fai a saperlo che la volevo morta?”
“Le persone parlano nell’accampamento, non sarebbe la prima volta che ciò accade..” Melissa la interruppe mandandola fuori.
Piccola stronzetta dalla lingua biforcuta, pensai.
“Che ha tua figlia? È più ingestibile del solito?- domandai ma non ci fu nessuna risposta- Parliamo di cose serie. La puoi svegliare? “
Melissa aggrottò le sopracciglia.”Perché lo stai facendo?”
“Può essere utile come merce di scambio. Il Concilium è ancora stabile grazie a lei, non la getterebbero via così.”
“Io non ne sarei così tanto sicura.” Rispose. Melissa si allontanò lasciandomi solo nella tenda.
Voleva veramente fare quel rito su Selene? Perché era disposta a così tanto?
"Troppe domande ti stai ponendo Valerius. Nulla è certo tranne io." Il Passeggero Oscuro si intromise nel filo dei suoi pensieri richiamandolo all’attenzione.
“Stai zitto.” Dissi ad alta voce.
“Hai detto   a me!” rise di gusto.

 

 

Un urlò agghiacciante mi trapassò le orecchi distandomi dalla mia interessantissima lettura. Poco dopo seguito dal passo veloce di Melissa.  Aveva tutto l’occorrente per il rito: me, Selene e il terzo incomodo.

Le urla provenivano dal corpo martoriato di un soldato a servizio degli Immortali, era tenuto da altri due uomini . il soldato si agitava come un pesce fuor d’acqua. Appena vide il corpo della ragazza si stupì. Anch’io d'altronde per la sua espressione.
I soldati in genere non hanno consulenza con gli Immortali e nessuno a parte me e gli Immortali stessi l’hanno mai vista, pensai. Venni interrotto da un improvviso dolore alla mano. Melissa e il suo dannatissimo coltello nero. Strinsi i palmo della mano facendo scendere il mio sangue in una bacinella di bronzo.
“Non c’è di che per il sangue. Potevi almeno avvisarmi.” Dissi a Melissa fasciandomi la mano con un pezzo di straccio.
Il soldato si agitava ma i suoi movimenti erano impediti dai lacci di pelle intorno ai piedi e ai polsi.
La voce della capo clan riecheggiò nella tenda intonando un canto monotono. Enochiano ,solo pochi lo sapevano parlare ed usare, io ero tra uno di quelli.
Il rito consiste nel trasferire il corpo di una persona in quello di un'altra curandola o in questo caso riportarla alla vita. Nel secondo caso il corpo del morto ritorna in vita ,la vittima immolata muore.
Il sangue , il questo caso il mio, è il collegamento tra i corpi. La vittima viene segnata sul petto da simboli in enochino. Di solito il rito è possibile farlo solo tra consanguinei, in casi particolari se sei una chimera, il gioco è fatto.  Forse è anche per questo che la stronza di Selene mi dava la caccia? Domandai fra me e me.
Melissa finì, il soldato che prima si agitava ora era fermo immobile come morto.
La donna le tastò la carotide  in cerca del battito. Nulla. “Morto- disse – il rito a funzionato. Avvisatemi appena si sveglia. Vaan … ti devo parlare.” Detto questo uscì. Era notte.

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


capitolo 4
Melissa uscì fuori dalla tenda, silenziosamente io e il Mio Passeggero Oscuro la seguimmo. Ogni cosa la fuori stava lentamente mutando sotto il nostro sguardo: ogni singola cosa stava morendo.Anche la speranza di Melissa seguiva lo stesso decorso, come del resto quella di tutti. Era triste e abbattuta. “Che devi dirmi?” le domandai rompendo il freddo tra noi. “Come stai?” mi domandò. Era tornata seria come un soldato sul campo di battaglia. Ci pensai per qualche secondo. “Bene” risposi alzando le sopracciglia. “Stai mentendo”Sbuffai. “Non ho mentito” affermai incrociando le braccia. “Lo fai sempre. Perché questa volta dovrebbe essere diversa? Te lo ripeto: Come stai?” rimpicciolì gli occhi squadrandomi. Alzai gli occhi al cielo imprecando. Melissa si avvicinò velocemente posando i suoi occhi sul mio volto. Era molto più bassa di me ma intimoriva lo stesso. “Non alzare gli occhi al cielo Chimera:è maleducazione.” “dimmi quello che vuoi sentire, Melissa.”La donna si allontanò sedendosi su un ceppo intorno al misero falò. Le lingue di fuoco salivano vivaci verso il cielo notturno. Mancavano poche ore all’alba. Il rito era durato tutto il pomeriggio e la sera: nella magia enochiana il tempo subisce delle variazioni drastiche fino a perdere la cognizione del tempo. Due minuti di rito corrispondono a circa sette ore di differenza. Tutto stava cambiando: le giornate si dimezzavano e le notti si allungavano. Era un miracolo avere sei ore di sole. Si agitava e fremeva. Voleva il suo pasto. “Visioni. Ne hai avute ultimante?”“ah quanto pare ha premuto il tasto sbagliato, non è vero Vaan?” il Passeggero Oscuro si muoveva velocemente come a prendere il controllo. Bisbigliai un stai zitto per calmarlo ma l’innervosivo e basta. Melissa piegò la testa come ad analizzarmi. “Tu non stai bene. Halel sta reclamando il suo pasto vero?” “Come osi Umana chiamarmi così!” Il Passeggero affondò i suoi artigli nella carne. Mi accasciai al terreno, un rivolo di sangue cadde dai lati della mia bocca. In qualche modo non riuscivo a controllarlo. “Sei debole, Vaan. Ogni cellula del tuo corpo sta morendo, se un singolo colpo della Bestia ti lacera lo stomaco non voglio sapere la sua Furia. Sai cosa devi fare.”Sputai sul terreno il resto del sangue che avevo in bocca. Cercai di alzarmi ma inutilmente. Dalla sottile stoffa della camicia bianca di intravedeva un ematoma viola, sintomo di un emorragia interna. Pochi minuti e tutto sarebbe finito. Melissa aveva torno,non potevo farlo. Non ancora.“No” risposi.“bene allora affoga nel tuo sangue per il resto della tua breve e patetica vita. Sai otto mesi fa avevo scommesso con mio marito che non saresti durato più di tre mesi. Avevo torto.”Con la mano mi diede qualche colpetto sulle guance.“Ricordati che la fortuna è cieca. Non tentarla di nuovo.” Sorrise e se ne andò. “Sei debole, Vaan. Lo sei sempre stato.” Canzonò il Passeggero nella mia mente. “è inutile che ti ribelli perché tanto io ho già vinto. “Alzai gli occhi al cielo. Era insopportabile soprattutto nei suoi monologhi sarcastici.
"Melissa" la chiamai doveva saperlo. "Si."
La sua espessione rimase invariata.
"Hai un paio di ore prima che i nostri soldati pattuglino la zona. Brucia le carcasse e non lasciare tracce visibili del tuo passaggio."
Annuì.
"Chi hai visto?" mi domandò.
"Mia madre."
"Sei ancora traumatizzato da tutto questo, vero?" Melissa le accarezzò i capelli lisciandoglieli con le dita.
"Non dire che il tempo è la migliore medicina, è una stronzata."
"Sei furioso, non è vero? Brami la vendetta o cerchi solo un capro espiatorio per tutto ciò che non riesci a controllare." Il Passeggero rise a quelle parole.
"Sei debole e impotente, piccolo Vaan." la voce risuonò nell'aria trafiggendomi le orecchie. Proveniva da Melissa. Scattai per la paura. Non era possibile.
"é tempo di giocare , piccolo Uomo" disse la Bestia nei panni di Melissa.
"Lasciala andare." rise di gusto. "Chi?"
Melissa era sparita e al suo posto c'era un altra persona. Sgranai gli occhi
"Ti piace il mio nuovo corpo? é ancora vigile se lo vuoi sapere."
Tutto era in illusione, ne ero certo no era la realtà: non poteva esserla. Era morta da ventanni oramai, non sarebbe più tornata.
Ripresi controllo e decisi di affrontarla: una parte di me era ligia al dovere ma il resto contrario a ciò.  
Sentii qualcosa toccarmi le spalle. Mi girai, un altra visione del Passeggero Oscuro.
"Che diavolo ti succede, ragazzo?" mi domandò Melissa, era irritata. La figura di mia madre era sparita nel nulla.
"Perchè te ne sei andato a metà del rito, idiota di una chimera!" sbraitò.
Metà del rito, non era possibile. Guardò il cielo: era appena mezzogiorno.
"Oh cazzo" dissi sedendomi su un ceppo vicino al falò.
"Cosa?"
"Ho avuto un allucinazione, cioè una visione su di te Melissa." La donna ingoiò saliva a vuoto.

 
 
 
 
Il suo viso era tra lo sconvolto e agitato. Continuò a correre, aveva l’impressione che qualcosa o qualcuno la stesse inseguendo. Non si voltò. Il cuore le martellava forte nel petto. Non aveva mai avuto così tanta paura. Si sentiva strana, diversa dal suo solito. Si sentiva frantumata all’interno come uno specchio sul tappeto di casa. Gli mancava qualcosa, era leggera. Voltò il capo: non c’era nessuno a parte lei e la foresta. Il solo era appena tramontato lasciandola sola in balia del suo delirio di esistenza. Lo sentiva da lontano come un flebile tintinnio e un strillo acuto di un animale morente. Lo avvertiva in ogni parte di se e intorno. Si allontanò il più velocemente possibile, più si muoveva più aumentava. Cambiò la propria direzione di corsa addentrandosi nella foresta. L’erba era alta e le sfiorava il ginocchio. Il suono era diminuito fino a scomparire del tutto. Un odore pungente come di morte la seguiva. Un altro suono acuto ma di tono minore rispetto ai precedenti. Pochi metri davanti a se lo vide: era una volpe agonizzante. Aveva un profondo taglio all’addome. Il rosso del sangue si mischiava a quello della pelliccia. Le orecchie erano distese ai lati della testa come a percepire qualche suono. Era un esemplare adulto molto probabilmente maschio. Il pelo rosso era più scuro sulle orecchie e alla base del collo il resto di una tonalità minore. La volpe mi guardava, aveva gli occhi dilatati dalla paura. Voleva che la salvassi. Con la mano cercai di sfiorarla per calmarla di ciò che le stava accadendo. La dovetti immediatamente ritirare perché aveva cercato di mordermi. Più cautamente ritentai lo stesso gesto. Toccai la ferita era molto profonda e la pelle era lacerato intorno al morso. Un altro animale pensai immediatamente. La volpe si rialzò sulle zampe dai cuscinetti bianchi. Il taglio si stava ricomponendo unendosi alla sua estremità opposta. Alzò una zampa come a intimorirmi. Ciò che accadde mi scioccò: parlò. Era una voce dura e metallica. Le parole riecheggiarono nella notte: Caos Reignis. Scappò allontanandosi tra l’erba alta dopo pochi metri non la intravidi. Sulle dita avevo ancora il sangue dell’ animale moribondo.  Dovevo andarmene, stavo letteralmente impazzando. Non mi ricordavo nulla di come o perché fossi venuta di notte, sola nella foresta. Mi passai una mano tra i capelli, cercando di fare mente locale nella memoria. Indietreggia e mi voltai. Vidi solo denti affilati e lucidi come lame di spade. Non sapevo cosa fosse. Una bestia enorme, forse un ibrido tra un lupo e un volatile. La mascella era spalancata a mostrare diverse vile di denti.  Gli artigli si alzarono dal terreno sollevando zolle intere di terra. aveva la piume blu come l’oceano. Batté la zampa anteriore al terreno facendolo risuonare. Si avvicinò richiudendo la possente mascella. Aveva gli occhi rossi e continuava a fissarmi. Indietreggiai fino a quando non inciampai in una radice esposta del terreno. Caddi. La belva stacco lo sguardo dal mio. Mi era addosso. Urlai per la paura del dopo. Chiusi gli occhi: vedevo solo il nero.
 
 
 
 
 
Ciao! È da una vita che non aggiorno la storia. Spero che vi piaccia il capitolo. No guardate gli errori di battitura, perché rileggo e rileggo e ne saltano fuori di nuovi.Appezzo ogni lamentela e consiglio.Lasciate un commento se volete. N.B:  Caos Reignis è latino è significa “il caos regna”
   Ringrazio WING per le sue recensioni. Fino ad adesso le uniche positive. Grazie ancora. Ciao e a presto.

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