La vita è una sorpresa. »

di showard92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Ciao a tutti, sono qui con una storia nuova.
Allora, si è vero ho due storie che ancora non ho concluso, e queste storie sono: 'yes, is love' e 'Love you, Cullen'.
Ho deciso di cancellarle, mi dispiace per chi le seguiva, ma voglio fare un lavoro per bene, e questa storia ne fa parte. Voglio scrivere con tutto il mio cuore, nei racconti precedenti, scrivevo di fretta, e a volte sbagliavo anche, beh, se devo fare una storia, tanto vale farla bene, no?
Comunque, questa storia viene scritta da due persone, io e una mia amica che non è su Efp, e quando ci sentiamo collaboriamo per scrivere ogni capitolo per bene. Come sapete io mi chiamo Showard, lei vuole essere soprannominata Lola.
Okay, basta chiacchere, spero che il primo capitolo vi piaccia, ci vediamo giù :)

 
 
 

 
Sono nella mia camera, nel quale guardo tutti i minimi particolari, per l'ultima volta. Sfioro con la mia mano, la scrivania vecchia, dove in alcune parti c'è del ruggine. Lo accarezzo come fosse un oggetto preziosissimo, perchè infondo, lo è. Qui è dove facevo i compiti, dove disegnavo da piccola, e dove scrivevo i mie progetti per il futuro.
Una dolce e fresca lacrima mi solcò il viso, la scalciai violentemente.
Presi gli scatoloni e ad uno ad uno li portai giù, nel salone.
Stavo per risalire per prendere la valigia, la giacca e per salutare la mia camera, ma la voce fina e dolce di mia nonna mi catturò l'attenzione.
 
"Tesoro, sei pronta?" dice in preda dalle lacrime.
Mia nonna è una donna di 63 anni, ho sempre visto lati positivi su di lei, anche nella bellezza. Ha un viso a cuoricino, come ogni persona anziana, delle rughe leggere, due grandi occhi azzurri e capelli, oramai, bianchi.
Vivo con lei da quando avevo 3 anni, i miei genitori sono morti in un incidente che ha coinvolto anche persone innocenti.
Mi mancano da morire, ma dopo tanti anni, ho imparato a passarci sopra.
 
"Si, nonna. Prendo la valigia di sopra e scendo" corsi di sopra ed entrai nella mia camera. Presi la valigia alzando la maniglia, e caricandomela sulle spalle. Rivolsi l'ultimo sguardo alla mia adorata stanza, spensi la luce e chiusi la porta.
Appena scesi vidi mia nonna seduta nel divano cercando di asciugarsi le lacrime. Come posso non volerla bene? L'unica cosa negativa nel andare al collage è che avrei dovuta lasciarla con mia zia, che a mala a pena veniva quando c'ero io, pensa ora che è sola.
Quando la raggiunsi l'abbracciai con tutta la forza che avevo nelle braccia, e nel cuore.
 
"Oh, nonna.."
 
"Tesoro, mi raccomando, comportati bene e.. studia!"
 
"Si, tranquilla." dissi mostrando il mio sorriso che assomigliava ad una smorfia.
In quel momento suonò il campanello, sicuramente è Jacob, il mio migliore amico.
Ha 22 anni, mentre io 19 e ogni volta mi presenta come la sua sorellina.
Ha una corporatura piuttosto muscolosa per un 22enne, ha i capelli neri uguale agli occhi, e li ha corti. La sua carnagione è scura e molte ragazze gli sbavano dietro, beh, c'era da aspettarselo da un ragazzo così. Aprii la porta e dei capelli neri mi coprirono la visuale, solo dopo capii che Jake mi stava abbracciando.
 
"Ehi, Jake non c'è bisogno che fai così."
 
"Come no? Ogni volta che devo venire da te devo fare 2 ore di autostrada"
 
"Lo so, lo so. Ma almeno non sei così distante come mia nonna" sussurrai d'improvviso triste.
Lui sciolse l'abbraccio, salutò come si deve mia nonna e poi prese parola.
 
"Signora Steven, dovremmo andare io e Bella" dice lui gentilmente.
 
"Oh, certo caro. Bella, comportati bene, e Jacob.. guida piano" dice mia nonna facendo l'occhiolino.
 
"Guida piano? Signora Steven il rottame di sua nipote secondo me neanche ci arriva a Forks"
 
"Oh, caro lo so" dice la mia adorata nonna ridendo insieme a Jake. A volte mi viene da abbracciarlo fino a stritorarlo, perchè se mia nonna ride così, è merito suo. In questi giorni le ho causato solo lacrime, per via della mia partenza, ed essere consapevole di questo mi spezza il cuore.
 
"Va bene, avete finito di insultare il mio adorato pick-up? No perchè così andiamo" dico secca.
 
"Si, scusa tesoro" dice mia nonna abbracciandomi per l'ultima volta.
 
"Su andiamo" mi incitò Jake, ma mia nonna no ne voleva sapere.
 
"Amh.. nonna, dovrei.. dovrei andare"
 
"Oh, scusa tesoro mio" dice spostandomi una ciocca dietro l'orecchio.
 
"Ciao Jacob." dice mia nonna educata.
 
"Arrivederci Signora Steven"
 
Uscii dalla casa, e prima di chiuderla mandai un bacio con la mano a mia nonna, e.. alla mia adorata casa.
Jake mi aiutò con le valigie, ci avvicinammo alla macchina, soprannominata da lui 'il rottame' pff.
Posai delicatamente nel baule qualche valigia, mentre le altre le misi davanti. Mi sentii chiamare da dietro, e mi girai per vedere chi era.
 
"Bella, cara"
Phil, era il mio vicino, un uomo di 44 anni, robusto con un pò di pancetta, carnagione chiara, con occhi verdi e capelli scuri e sbarazzini.
Ha aiutato molto, me e mia nonna, dopo la morte dei miei genitori e di mio nonno. A volte ci prestava soldi, che io, non ho mai potuto restituire, dato che quei pochi soldi che avevamo, ci servivano. Lui diceva sempre che non importava, ma chi ci credeva ormai.
 
"Oh, Phil" dico correndo verso di lui e abbracciandolo.
E' molto importante per me, è come un padre e un nonno, che non ho mai avuto.
 
"Tesoro, fai la brava, oh.. c'è qualcuno che ti vuole salutare" e dietro le sue gambe spuntarono due occhi verdi profondi, dove sarei capace di buttarmici dentro e iniziare a nuotare in quel paradiso.
 
"Bellaa!" dice Amanda abbracciandomi.
Amanda è una bambina adorabile, di 3 anni. E' la figlia di Phil, e da quando lei gioca sempre con me, nel giardino che hanno a casa loro.
Ha un visino piccolo a forma di cuore, due grandi occhi verdi, delle piccole labbra rosse le circondano il mento, e sopra quelle labbra dolcissime, ci si posiziona un nasino piccolo. I suoi capelli le accarezzano le spalle, con dei grandi boccoli, che ogni volta si fa fare dalla mamma.
 
"Amore" dico stringendola a me.
 
"Quando torni?" dice facendo gli occhioni dolci.
 
"Presto amore, prestissimo"
 
"Va bene, mi raccomando, fai nuove amicizie, stai attenta e.." perfetto ora anche una bambina si metteva a farmi la predica.
 
"Papà come si diceva quella parola?"
 
"Studia" suggerì il padre.
 
"Ah, si, stai attenta e studia!" dice annuendo.
 
"Certo, certo. E giuro che quando torno, mi vedrai con dei regali tutti per te"
 
"Siiii." dice saltellando.
 
"Su, Amanda, deve andare"
 
"Uffa.." dice anche lei, cercando di non piangere, ma non ci riesce.
 
"Ehi amore, non piangere, pensa che quando torno ti beccherai dei regali, eh!" riuscii a farle scappare un sorriso, e subito dopo mi abbracciò.
 
Mi alzai e mi avvicinai a Jake che aspettava nel pick-up impaziente, ma per sembrare educato salutò Phil e Amanda, furbo il ragazzo.
Li salutai con la mano, ma solo dopo mi accorsi che a questo 'spettacolino' aveva assistito la moglie di Phil, Teresa. Non andavamo molto d'accordo, mi definiva una di quelle poverelle che giravano per Seattle, ma dopo qualche discussione abbiamo chiarito, anche se, ancora oggi, almeno fino ad adesso, mi ignora, mandandomi degli sguardi schifati.
La vidi sorridere sinceramente verso di me, e salutarmi con la mano, ed io feci lo stesso.
Entrai nel pick-up e Jake partì. Mi girai per vedere la mia adorata Seattle per l'ultima volta, e quello che vidi mi addolcì.
Un quadretto meraviglioso, dove i protagonisti erano, mia nonna, Phil, Amanda, Teresa e altri vicini che mi salutavano. Da quando ero così famosa? Bah, poco importa.
So solo che Seattle rimarrà per sempre nel mio cuore.
 
Preparati Collage di Forks, perchè sto per arrivare..


 
Spazio autrici:
 
Allora, che ve ne pare? io e Lola abbiamo lavorato molto sul primo capitolo, cancellandolo un paio di volte, e questo è il risultato.
Beh, spero vada bene, un bacio da parte mia e da Lola, al prossimo capitolo! (:

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Spazio autrice, Showard:
 
Ciao, eccomi qua. Nel primo capitolo non abbiamo avuto molte recensioni, e neanche tante visite. Bè, speriamo che sia solo perchè è l'inizio :)
 
Spazio autrice, Lola
 
Ciao! Questo capitolo sarà lungo, non ci saranno molte novità, il tempo che Bella si sistemi al college, e poi ci saranno novità.
Che dire, spero che le recensioni aumentino e che la storia vi piaccia, baci :)
 


 
Mi trovo nella mia nuova stanza del college.
E' carina, le pareti sono marroni, con degli scaffali vuoti, liberi di essere riempiti. Poi davanti al letto c'è una scrivania, molto pulita e originale rispetto a quella che avevo da mia nonna.
Adesso dovevo pensare a riempire tutti questi spazi vuoti.
Ero così persa tra i miei pensieri che non mi accorsi di Jacob che mi chiamava.
 
"Terra chiama Bella!"
 
"Eh? si, scusa dicevi?"
 
"Dico, devi chiamare tua nonna"
 
"Si, ora la chiamo, tu posa le valige lì."
 
"Tranquilla, nel frattempo che chiami ti sistemo il letto"
 
"Grazie Jake, sei un angelo"
 
"Lo so" modesto il ragazzo.
Presi il cellulare, e digitai velocemente il numero di mia nonna.
uno, due, tre, quattro squilli, ma niente.
mi convinsi che non c'era motivo di preoccuparsi, magari era sotto la doccia. Si, sotto la doccia.. e se fosse caduta? 
Calma Bella, digitai di nuovo il numero e questa volta dopo due squilli rispose una voce, al quanto familiare.
 
"Pronto?"
 
"Phil? Phil sei tu?"
 
"Oh, Bella tesoro. Si, sono venuto a trovare tua nonna come promesso"
 
"Ti ringrazio, ma lei dov'è?"
 
"In cucina, te la passo"
attesi due secondi e sentii la voce flebile e dolce di mia nonna.
 
"Tesoro, tutto bene? Sei arrivata? Com'è il posto? Hai conosciuto qualcuno?"
 
"Nonna, calma riprendi fiato, che a te serve"
 
"Divertente tesoro. Allora, dove sei?"
 
"Al college, sto riordinando le cose"
 
"Veramente sono io ad ordinare!" urlò Jake e sono sicura che mia nonna lo sentì, perchè rise.
 
"Dettagli. Allora nonna, come va lì?"
 
"Tutto bene, è venuto Phil con Amanda, la vuoi passata?"
 
"Si, così la saluto"
dopo qualche rumore incomprensibile, sentii Amanda.
 
"Bellaaaaa"
 
"Amoore, come stai?"
 
"Bene, tu? Mi hai comprato le cose?"
 
"Ruffiana, no. Ancora mi devo sistemare. Appena ho tempo ti compro tutto quello che vuoi"
 
"Sii, grazie. Sai qui manchi a tutti, pure a me Bella"
dice con voce improvvisamente triste, odiavo vedere il suo faccino, tanto abituato ad essere solare, triste.
 
"Tesoro anche voi mi mancate, tu più di tutti. Senti, mi sistemo le cose, e poi vi chiamo, va bene?"
 
"Si, ciaao" e chiuse la chiamata senza neanche il tempo di salutarla.
 
Mi diressi verso le valigie, e da li estrassi i miei vestiti.
Aprii la armadio, e un profumo di nuovo e vernice invase le mie narici. Amavo quell'odore.
Sistemai piano e delicatamente i miei abiti lì dentro, poi raggiunsi Jake, che aveva finito di rifare il letto.
 
"Jake, io mi dovrei sistemare. Tu puoi ritornare a Seattle se vuoi" lui si girò verso di me, e mi sorrise.
 
"Non sai quanto mi mancherai Bella" dice abbracciandomi, o meglio, stritolandomi.
 
"Oh, Jake anche tu" dico ricambiando.
Dopo vari minuti di pianti mi lasciò, e si avvicinò alla porta.
 
"Bene, io vado. Domani pomeriggio vengo"
 
"Jake, sei sicuro? Dico ogni volta per venire devi fare due ore di viaggio"
 
"Lo faccio con piacere" dice facendomi l'occhiolino.
 
"Vabbene, ciao" dico baciandogli la guancia, lui ricambiò e poi uscì.
Perfetto, ero sola. Un'aria di solitudine mi invase, insomma non ero abituata a stare sola, era come vivere da soli.
Attraversare la vita da adolescente, alla maggiore età, agli studi professionali. Tutto questo serviva per il nostro futuro, che presto sarebbe arrivato. Ma ci dovevo fare l'abitudine, certo mi mancano già tutti, ma come pretendo di andare oltre, se già mi mancano? Iniziai a sistemare un pò di cose, ci misi si e no un quarto d'ora per svuotare le valigie, e metterle sotto il letto. Erano le nove e mezza, ero stanca, si, ma avevo anche fame. Decisi di uscire da quella stanza, che mi avrebbe accompagnato per molto tempo, e di andare al bar giù, nel prato. Appena uscii l'aria fresca mi colpì in pieno viso. C'erano molti ragazzi e ragazze, alcuni seduti nei tavoli di legno, altri in fila nel bar, dove devo andare io, e altri ancora distesi nel prato a prendere il sole. C'erano molte macchine posteggiate, tra cui la mia, dove scendevano i nuovi studenti di questo college, almeno mi posso consolare dicendo che non sono la sola ad essere nuova. Ma tutti avevano quel sorriso stampato in faccia, perchè per loro era facile dividersi dalle persone che amano? Per me non è facile, sono qui da pochi minuti e non faccio altro che pensare alla mia famiglia. Forse è questo il punto, la famiglia. Loro sono abituati ad avere una madre, un padre, io non li ho. Ho solo una nonna e dei vicini che mi vogliono un bene dell'anima, loro sono la mia famiglia.
Per questo mi sento diversa, in un posto diverso. Tutti i ragazzi hanno una famiglia, con giusti componenti, madre, padre, e fratello oppure sorella. Io sono figlia unica, ho solo Jake, che per me è come un fratello. Decisi di non pensarci, e di avviarmi al bar prima che la fila aumenta.
 
Dopo svariati minuti arrivò il mio turno.
 
"Salve, desidera?"
 
"Umh.. un cornetto vuoto e un cappuccino, grazie"
 
"Ecco a lei, arrivederci"
lì tutto quello che prendevamo era gratis, come nella scuola normale, non c'è la mensa? Ecco, solo che qui c'è un bar.
Mi sedetti in un tavolo, da sola. E cominciai a mangiare, e guardare ciò che i miei occhi mi mostravano, ovvero dei studenti felici, con i propri amici.
Non volevo rattristarmi, ma sembrava che la vita ce l'avesse con me, tutto ciò che vedevo mi fa capire che sono sola.
Dopo un pò vidi una ragazza sedersi nel mio tavolo.
Era bellissima, i suoi capelli le ricadevano nella spalla, erano di colore cenere verso il biondo, i suoi grandi occhi a forma di mandorla erano verdi, aveva un viso a cuore, le labbra rosse ma leggere, a causa del rossetto, e un nasino davvero adorabile. Le sue guance erano rosa, e aveva lo sguardo basso verso il suo cibo.
 
"Emh.. ciao" dico provando a farle alzare il suo viso.
 
"Oh, ciao. Ti disturbo? Se vuoi mi alzo" dice subito, dio che carina.
 
"No, ma che dici. Anzi mi sentivo sola" mi lasciai scappare, lei si sentì subito a suo agio e mi allungò la mano.
 
"Piacere, Charlotte"
 
"Isabella, Bella per gli amici" dico stringendogli la mano.
Quella mano calda, che mi fece capire che in realtà ero io che volevo essere sola. Perchè potevo benissimo alzarmi e andare a conoscere gente nuova. Ma la paura di perderle come i miei genitori, era troppa.
 
"Sei nuova?" mi chiese sorridendo e addentando un suo cornetto.
 
"Si, tu pure?"
 
"Direi di si, non si vede?" dice ridendo, infondo era simpatica.
 
"Allora.. ti piace questo posto?" cercai un argomento con cui parlare, con ottimo risultato.
 
"Amh.. a dire il vero ancora non ho avuto il tempo di visitarlo, ho riordinato la stanza e sono venuta a mangiare" dice imbarazzata, che poi non so di cosa.
 
"Davvero? Io pure. Che numero è la tua stanza?"
 
"14 la tua?"
 
"15 non mi ero accorta di te."
 
"Forse sono uscita dalla camera dopo"
 
"Già. Ti va di visitare il college insieme a me?" dico questa volta imbarazzata, temendo una sua risposta negativa.
 
"Oh, si." dice mangiando gli ultimi tre pezzi e bevendo di corsa, tanto di corsa che mi scappò una risata, nel quale lei ricambiò con un sorriso splendido.
Iniziammo a camminare per tutto il college, chiedevamo informazioni ad alunni, che ci risposero gentilmente.
 
"Tu hai già preso gli orari per gli studi?" mi chiese.
 
"Oh, me ne ero dimenticata. Sai dov'è la segreteria?"
 
"Si, entri nell'edificio, infondo a destra, ti aspetto qui"
 
"Si, arrivo."
Entrai nell'edificio, e seguendo le indicazioni di Charlotte svoltai a destra, ed eccola li, la segreteria.
 
"Salve, sono Isabella Swan una nuova studentessa, mi servirebbe l'orario per gli studi" dico col fiatone.
La signorina si abbassò gli occhiali, avvicinandoli al naso, mi squadrò da capo a piedi e poi sorrise.
 
"Ecco a lei signorina Swan." dice porgendomi un foglio con gli orari.
 
"Grazie, le lezioni iniziano domani, giusto?"
 
"Si, alle otto nelle rispettive classi" io annuisco, la saluto con la mano ed esco dall'edificio. Troppo impegnata a leggere il foglio non mi accorsi della palla che mi prese in pieno viso.
Io gridai dal dolore e il ragazzo che gentilmente mi tirò quella stupida palla venne da me.
 
"Ehi, tutto bene?" chiese ridendo, ma che ci ride? vorrei vedere io se ci tiravo un pallone in piena faccia.
Non riuscivo a vedere il suo viso perchè tenevo gli occhi chiusi massaggiandomi la testa.
 
"Si, grazie per la pallonata" lo sentii ridere. però aveva una risata melodiosa. Ma a che stai pensando, scema? Ti ha colpita e tu fai pensieri gentili, sciocca.
Dopo un pò lo sentii andare via, e appena aprii gli occhi vidi solo la sua schiena, ma per un secondo perchè Charlotte si parò davanti a me.
 
"Bella, tutto bene? Dio che spavento."
 
"Si, si tranquilla. Se stai con me devi abituarti alla mia sbadataggine" lei rise più tranquilla, e cominciammo di nuovo a camminare per visitare il college.
Chissà chi era quel ragazzo..

 
 
Spazio autrici:
 
Speriamo davvero che almeno questo capitolo vi sia piaciuto, e delle recensioni ci farebbero felici.
Beh, alla prossima, un bacio da Showard e Lola. (:

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Spazio autrice, Showard:
 
Hola :3
Scusate il tremendo ritardo, ieri non ho potuto postare il terzo capitolo, non funzionava internet.
Ma ora sono qui, beh, buona lettura!
 
Spazio autrice, Lola:
 
Ciaao carissimi.
Mi scuso anch'io per il ritardo, ma in attesa che internet si facesse vivo, abbiamo fatto altri capitoli, tra cui questo, che sarà pieno di sorprese, e bello lungo.
Ci vediamo giù, baci.
 
 
 
Sono nella camera di Charlotte.
Da quando l'ho conosciuta, cioè da ieri, siamo diventate grandi amiche. Ho scoperto che ama danzare, e che da grande vorrebbe fare l'insegnante di danza. Dice che non ha molti amici, e che io sono l'unica che non è scappata dal suo parlare in continuazione.
Beh, onestamente è chiaccherona, ma oltre a questo piccolo e insignificante difetto, è un'amica eccezionale.
 
"Bella, tra poco dovremmo andare a lezione."
 
"Si, che lezione hai Charl?"
 
"Mmh.." ci pensò su, mentre controllava nel foglio.
 
"Français" dice imitando l'accento francese, con scarso risultato.
 
"Eh ti servirebbe, quell'accento era schifoso"
 
"Grazie mille Bella" dice fingendosi offesa. Ma quanto può essere dolce questa ragazza?
 
"Avanti scherzo!" dico raggiungendola e abbracciandola. "Tu inizia ad andare in classe, io vengo tra poco"
 
"Vabièn" scuoto la testa sorridendo, pensando che una ragazza così non l'ho mai incontrata.
Lei è l'unica, e sottolineo l'unica, che mi accetta per quello che sono. Le ho raccontato che non sono ricca, ma bensì discretamente povera, ma lei si limitò ad annuire.
Le dissi che i miei genitori erano morti, e che vivevo sola con mia nonna, lei, inaspettatamente mi abbracciò, senza proferire parola. Da questi piccoli gesti, che potrebbero essere insignificanti alla faccia degli altri, ma per me importa tanto.
Ho ancora molta paura ad affezionarmi alle persone, ma non ci posso fare niente, il terrore di voler bene a qualcuno, ma poi perderla è troppa. Lei, forse e dico forse, riuscirà a farmi uscire da quest'incubo. Oltre tutto mia nonna quando.. Aspetta, mia nonna! Mi sono totalmente scordata di chiamarla.
Afferrai il cellulare di fretta e furia, digitai il numero e attesi una risposta.
 
"Bella, oh tesoro!"
 
"Nonna, mi dispiace ho incontrato una ragazza che mi sono dimenticata di.."
 
"Amore, tranquilla" dice con quella sua voce dolce e calma, tanto calma da farmi tranquillizzare.
 
"Sono qui con Amanda, lei sta guardando la tv, te la passo?"
 
"No, nonna. Devo andare a lezione, ho chiamato per dirti che qui è tutto meravigliosa" a parte che mi sento fuori posto, avrei voluto dirle. "Salutami Amanda, ora scappo. Ti voglio bene"
 
"Anch'io tesoro, tanto, ciao." e attaccai.
 
Presi la borsa, infilandoci i libri, e proprio in quel momento una voce familiare, avvisò che le lezioni sarebbero iniziate tra 5 minuti. Dopo aver sceso di fretta le scale, inciampando su una, arrivai in classe, vidi Charlotte parlare con una ragazza.
La raggiunsi, curiosa di conoscere questa misteriosa e bella ragazza.
 
"Ehi, Bella, lei è Leah" dice indicandola. "Leah, lei è Bella" questa volta spostando il suo piccolo indice verso di me.
 
"Piacere" mi allungò la mano, la quale io strinsi calorosamente.
 
Era una ragazza della mia stessa altezza, era snella, con le forme giuste. Il suo viso era a cuore, aveva gli occhi a forma di mandorla, proprio come Charlotte ma al contrario di quest'ultima, Leah li aveva di colore marrone.
I suoi capelli erano abbastanza corti, le arrivavano all'estremità del collo, ed erano di un nero talmente scuro che mi sembrava una parrucca. Il suo naso era all'insù, e piccolino. La bocca che circondava il mento, era rosea grazie al lucidalabbra, e così anche le guance. Indossava una t-shirt verde a maniche corte, dei jeans stretti scuri e delle ballerine nere, che mettevano a risalto i suoi voluminosi e corti capelli.
 
Ci sedemmo nei rispettivi posti, e come da copione, il professore entrò.
 
 
Ero fuori dalla classe, accanto a Charlotte e Leah, la lezione di francese era andata piuttosto bene. Il professore si è presentato, dicendo il suo nome e cognome, come da curriculum. Dopo un quarto d'ora mi fece una domanda, a cui io risposi eccellentemente, con tanto di complimenti.
Non potevo dire di non essere brava, ma neanche potevo dirlo di esserlo. Ci vuole impegno, soprattutto ora che sono al college, qui devo sudare per ottenere ciò che voglio.
Vorrei diventare dottoressa, infermiera, pediatra. Qualunque cosa che centri con la medicina, perchè è questo il mio sogno.
Ho sempre pensato di non potermelo permettere, calcolando che sono una specie di povera, e che con quei pochissimi soldi che mi restano devo comprarci da mangiare per vivere, credevo che il mio sogno non si sarebbe realizzato.
Ma credo di avere più speranze, adesso.
 
"Leah, vieni con noi a pranzo?"
 
"Certo, sapete non conosco tante persone qua"
 
"Oh, neanche noi" dico sorridendole.
 
Ci stavamo incamminando verso il prato, oggi era una giornata bellissima, un sole che splendeva, gli uccellini che cantavano, la pallonata in testa che mi arrivò di nuovo.
 
"Ahi!" dico massaggiandomi la testa, ma che cazzo hanno da tirarmi pallonate in testa? Che sono un giocattolo? Leah e Charl si avvicinarono a me.
 
"Bella stai bene? Se trovo chi è che l'ha tirata" dice Charl, mettendosi la mano sopra gli occhi come da militare, per coprirsi dal sole, e cercare la persona che mi tirò questa stupida palla. Dopo un pò vidi un ragazzo avvicinarsi a noi, il più bel ragazzo che abbia mai visto.
Aveva il viso sudato, per via del sole, i capelli sbarazzini, bagnati e gocciolanti, per di più alla luce del sole erano un contrasto tra il castano e il biondo. I suoi occhi mi imprigionarono in uno stato di trans, erano verdi. Ma non verdi come quelli di Amanda, un verde mischiato con l'azzurro, la più bella combinazione che esista.
Indossava una t-shirt bianca, che valorizzavano i suoi muscoli mediocri, dei jeans leggermente larghi e scuri, dopo di chè, delle converse nere. Il mio sguardo si posizionò subito nelle sue labbra, carnose e rosee, non che fossi una pervertita, ma andiamo.. con un dio davanti chi non potrebbe concentrarsi su quelle? Distolsi lo sguardo imbarazzata, e mi alzai di scatto pronta a dirgliene quattro, ma a questo ci pensò Charlotte.
 
"Ma ti rendi conto che questa è la seconda volta che gliela tiri in faccia? Ma chi ti credi di essere? Te la ficco in culo quella palla se non la smetti." sapevo perfettamente, che tipo di dialogo assumeva con le persone che facevano qualunque tipo di male, ai suoi familiari o amici, e le sono grata per questo.
 
"Calmati ragazzina, quella palla non pesa niente, non ho capito dove si è fatta male quella, secondo me finge" bel ragazzo con un brutto carattere però.
 
"Emh.. 'quella' avrebbe un nome, cioè Bella, e la palla che tu dici che non pesa niente, sarebbe una palla da professionisti, e sai quanto pesa la palla da professionisti? Meno del tuo cervello di sicuro."
 
"Va bene, mi dispiace." dice avvicinandosi pericolosamente a me. Solo ora capii che questo ragazzo era lo stesso del giorno prima, infatti non capii la frase di Charlotte. 'Ma ti rendi conto che questa è la seconda volta che gliela tiri in faccia?' Seconda.. quindi è lui. "E' che quando gioco a calcio non guardo in faccia a nessuno, spero che non ti sia fatta male." ormai eravamo a un centimetro di distanza dal viso, lui alzò la mano e mi accarezzò il punto dove mi colpì. Ho capito.. sta cercando di farmi cadere ai suoi piedi, ma non ci riuscirà.
 
"Stai bene?" mi sussurrò a pochi millimetri di distanza. 
 
"Si.." dico sussurrando. Presi coscienza, e lo spinsi un pò più indietro. "Ma stavo meglio prima della pallonata, ciao." lui mi sorrise, quel sorriso che adoro, ma su di lui è ancora meglio che su quei stupidi attori in tv.
 
Mi sedetti con Charlotte e Leah nei tavolini di legno.
Continuavo a guardare quel ragazzo, che, come non fosse successo niente, continuò a giocare con un suo amico.
 
"Bella, sta bene, sicura?" mi chiede Leah, aprendo bocca solo adesso.
 
"Come? Ah, si, tranquilla Leah" dico sorridendole, lei ricambiò calorosamente.
 
"Beh, vado a prendere da mangiare, voi che volete?" chiesi.
 
"Mmh.. Hot Dog io" propose Charlotte.
 
"Io pasta, vedi la specialità di oggi" dice sogghignando.
 
"Sicuramente la specialità di oggi sarà pasta con cervello del professore, tanto per farci diventare intelligenti." dico ridendo, e alla mia risata si unirono anche loro.
 
Andai al bar e ordinai, elencando ciò che volevano le mie amiche.
 
"Emh, un hot dog e pasta per le mie amiche, per me un panino con carne e patatine fritte può bastare"
 
"Pasta come signorina?"
 
"Specialità di oggi?"
 
"Ravioli ai funghi"
 
"Andrà più che bene." dico sorpresa che oggi hanno messo una pasta decente.
In attesa che cucinasse, mi girai guardando il panorama.
 
"Un panino con prosciutto, grazie" una voce alla mia destra mi fece girare. Oh.. meglio che non mi giravo. E' quel ragazzo di poco fa, e adesso mi sta guardando sorridendo, che faccio?
 
"Tutto bene con la testa?"
 
"Si" dissi stizzita.
Lui si avvicinò a me per controllare, ma era troppo vicino, tanto da sentire il suo caldo respiro sopra i miei occhi.
 
"L'hai gonfio"
 
"Che ti importa? Non ti sei fatto problemi a tirarmi la palla in faccia, no? Perchè te li fai adesso?" dico improvvisamente senza balbettare, e l'imbarazzo? si è andato a fare un giro.
 
Lui non mi ascoltò e parlò con il ragazzo dietro il bancone che prendeva le ordinazioni.
 
"Ha il ghiaccio?"
 
"Si." rispose confuso.
 
"Bene, lo avvolga in qualunque cosa, anche merda, e poi me lo dia" dice ridendo.
 
"Grandioso, ora mi spiccichi la merda in faccia?"
 
"Credi davvero che me lo avvolgerà nella merda?"
 
"No." sbuffai, dopo un pò il signore gli dette questa busta col ghiaccio, lui mi girò lentamente, e me lo appoggiò in testa.
Eravamo vicini, ancor più vicini di prima, e lui non smetteva di avvicinarsi, mi guardava dritto negli occhi, come se fosse ipnotizzato, ma qui io dovrei esserlo.
 
"Ti fa male?" disse improvvisamente dispiaciuto.
io scossi la testa, incapace di proferire parola.
Avevo perso il controllo di me stessa, il suo avvicinarsi senza neppure fermarsi era come una droga.
Cosa faccio adesso?
 


 
Spazio autrici:
 
Cosa farà adesso la povera Bella? Beh, proprio povera no, si trova davanti il più bel ragazzo del college. u.u
Allora, non so se postiamo il quarto oggi, per farci perdonare del ritardo di questo capitolo, spero di avere del tempo.
Un bacio, da Showard e Lola, che vi ringraziano per il vostro seguirci.

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