It's not possible.

di anqis
(/viewuser.php?uid=186914)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1.
                  

“Sta più attento idiota” borbotto. Mi abbasso per raccogliere i libri che mi sono finiti per terra per l’impatto e alzo lentamente gli occhi in attesa che il maleducato mi aiuti, ma questo, sfocato dalla luce che traversa le finestre, non fa cenno di muoversi. Raccattato tutto, stringo a me il libro di Romeo e Giulietta e lo inchiodo con lo sguardo. Increspo le labbra riconoscendo le due iridi verde scuro che mi stanno osservando divertiti. Chi poteva essere se non Harry Styles? Il donnaiolo, figlio di papà della scuola. Il ragazzo capace di mandare in delirio le primine, e non solo, semplicemente scrollando quella matassa di boccoli che si ritrova al posto dei capelli, il ragazzo dall’aspetto del bravo ragazzo che nasconde invece la personificazione della stronzaggine, il ragazzo capace di mettere ai piedi tutte le ragazze della scuola con un solo sorriso, esclusa me ovviamente, forse una delle poche sane di mente in quella scuola di malati mentali. Stringe gli occhi in una fessura e sulle labbra si fa largo un sorriso sghembo e sicuro di sé.
“Ciao Haylie” mormora con un tono annoiato, mantenendo sempre quell’incurvatura dell’angolo della bocca che mi irrita gravemente.
“Sai mi stavo chiedendo chi potesse essere l’idiota che è andato addosso - sussurro con un tono pensieroso e dispiaciuto - poi ho visto la tua faccia da ebete e ho capito di aver azzeccato – finisco inclinando leggermente la testa , rivolgendogli un sorriso strafottente. Lui si copre la bocca sulla mano per nascondere una risata. Io cerco di essere scontrosa e lui ride? Insopportabile.
“Allora mi pensi sempre?” improvvisa appoggiandosi con nonchalance sull’armadietto di fronte a me.
“Soprattutto quando sono in bagno” sottolineo. Ride ancora più divertito. Mi acciglio quando mi accorgo che
non sta più guardando me, ma i suoi occhi sono puntanti verso il basso, precisamente sulle mie tett-.
“Styles sei pregato di parlare con me e non alle mie tette” sospiro afferrandogli il mento per costringerlo a guardarmi in volto. Lui fa una smorfia dispiaciuta.
“Mi stavano simpatiche le tue amichette.”
Non è possibile.
Mi sposto i capelli dietro la spalla e lasciando la presa, lo devio avviandomi verso il portone di ingresso della scuola. Sospiro sentendo i suoi passi affianco a me, mantiene la mia velocità con poca fatica. Maledetto te e le tue gambe lunghe.
“Sai dovresti smettere di mangiare limoni la mattina” mi sussurra. Sussulto sentendo la sua voce a pochi centimetri dal mio orecchio. Mio dio, ma questo deve comportarsi da casanova con tutte? Probabilmente ci provava anche con le bidelle del piano.
“Ha ha davvero simpatico” replico salendo gli scalini a due a due. Lui rimane sullo stipite della porta a fissarmi. Affianco a me delle ragazzine incominciano a ridacchiare tra loro alla vista di Styles. Stringo i pugni reprimendo la mia voglia di cancellargli quel irritante sorriso dalla faccia con uno bello schiaffo.
“Dai ammettilo Haylie, sei attratta da me - contesta alzando le braccia all’aria. Mi irrigidisco e strabuzzo gli occhi. Ha davvero detto quello che penso di aver sentito? - Mi tratti male solo perché sei l’unica ragazza con cui non sono andato a letto” mi accusa dondolando sui suoi talloni, mentre sento il sangue ribollirmi nelle vene. Stringo la spallina della borsa e lo raggiungo sbattendo i tacchi dei miei stivale sulle scale.
“Prova a ripeterlo?” sbotto a pochi centimetri dal suo naso. Il suo sorriso si fa ancora più largo e la mia mano prude ancora di più pronta per scattare. Si schiarisce la voce.
“Ho detto - prende un lungo sospiro e - MI TRATTI MALE SOLO PERCH- “ urla, non finisce la frase che gli tappo la bocca con la mano.
“Ragazzino, fai poco il simpatico, okay? Non mi può fregare un emerito cactus se non sono venuta a letto con te, anzi la cosa mi sottolinea il fatto che non sono una troia. Styles chiariamo, io con te non ci voglio avere niente a che fare. In questo momento, mi irrita solo la tua presenza. Il fatto che stiamo respirando la stessa aria, mi irrita anch’esso a morte, hai capito?”sibilo.
Vedo una scintilla attraversargli gli occhi per poi scomparire velocemente com’è comparsa dando posto a quel solito sorriso malandrino. Mi irrigidisco quando elimina i pochi centimetri di distanza stampandomi un delicato e veloce bacio sulle labbra. Rimango interdetta un attimo, prima di sentire le orecchie andarmi a fuoco. Arretro sorpresa e gli punto un dito sulla polo bianco.
“Emerita testa di castoro, che cazzo hai fatto?” strepito gesticolando come una matta. Lui butta la testa all’indietro lasciandosi ad una risata fragorosa che risuona in tutta la scuola attirando l’attenzione di tutti gli studenti. Dopo averlo ucciso, dovrò anche sbarazzarmi dei testimoni.
“Sei adorabile quando arrosisci, Haylie” con questa frase mi scompiglia i capelli scappando dalla mia presa. I miei piedi non si muovono mentre i miei occhi lo seguono entrare in auto e schioccarmi un bacio volante.
“La nuova vittima di Styles” sento sussurrare le ragazze affianco a me.
Eh no tesoro, te lo scordi che mi faccio abbindolare così.
 

Sbatto la testa contro l’armadietto grigio che mi osserva prendendosi gioco di me. Perché diamine hanno inventato ‘sti cosi? Chi riesce la mattina presto a ricordarsi un codice, quando a malapena riesco a ricordarmi il mio nome. Tiro un’altra pugno all’armadietto che si inclina pericolosamente. Vi prego, mandatemi un aiuto!
“Haylie!” mi giro di scatto incrociando gli occhi nocciola di Lux che mi sta correndo incontro. I lunghi capelli biondi le fluttuano dolcemente incorniciandole il viso chiaro come il latte.
“Lux, sei la mia salvezza - grido affondando il viso nei suoi soffici capelli. Sanno di crema alla vaniglia, il gusto del mio budino preferito - non riesco ad aprire questo affare, mi aiuti?” la imploro staccandomi da lei, per congiungere le mani in segno di preghiera. Lei ridacchia divertita e digitando il codice giusto mi apre l’armadietto. I due libri di algebra finiscono sul mio piede facendomi gridare dal dolore. Questa è sfiga, bella e buona.
“Haylie, non sai cosa ho trovato oggi in camera. Ti ricordi i nostri album, guarda qua!” sorride porgendomi una foto stropicciata. Mi massaggio il piede e afferro la foto. Per poco non perdo l’equilibrio: nella foto c’è una ragazzina cicciottella, con un sorriso metallico e tanti capelli castani arruffati in una strana coda. Deglutisco lentamente e l’afferro per il polso avvicinandole il viso a me.
“Lux, ma sei pazza a portare una foto così a scuola?” la sgrido. Lei aggrotta la fronte confusa.
“Ma se eri adorabile!” si giustifica incrociando le braccia al petto.
“Adorabile quanto una balena in calore! - le grido esasperata - ora mi fai il favore di prendere questa foto e tutte le altre e bruciarle, oppure come vuoi te, buttarle nello scarico del cesso.”
“Che cosa?”
Sobbalzo portandomi la mano al cuore. Styles nella sua tenuta giornaliera, polo bianca e pantaloni beige mi sta osservando con quella espressione da ebete stampata sul volto.
“Niente!” grido cercando di comunicare con lo sguardo, Lux che però è persa negli occhi di Styles che invece continuano a fissarmi incuriositi.
“Cos’è quella cosa che hai in mano?” chiede a Lux, finalmente staccando lo sguardo da me.
“Assolutamente niente!” continuo a urlare cercando rianimare Lux. Dio mio, è partita per la tangente. Decido allora di prendere la foto, ma lui mi anticipa. No, ti prego dimmi che non ha in mano quello che penso che abbia in mano. Ancora queste frasi da psicopatici? Le sopracciglia si alzano, in contemporaneo con le labbra che scoppiano in una risata fragorosa.
No. No. No.
Si abbassa per le risate, la mano sulla pancia per il ridere mentre le spalle sono scosse come da delle convulsioni.
Bene, sono nella merda.
“Ora che mi hai smerdato, da bravo puoi ridarmi quella foto?” borbotto. Sento le guance calde, probabilmente sono rossa come un peperone, ma che ci posso fare? Per me il concetto di arrossire equivale a quello di respirare.
“No” sbiascica alzando il viso verso il mio. Gli occhi sono lucidi e dilatati, si strofina le lacrime che gli sono scese sulle guance per le risata.
“Scusami?”
“Non, te la do” ripete tornando serio.
“Styles, dimmelo sei masochista? Vuoi morire giovane? Dimmelo, non ci sono problemi io posso aiutarti”dico mettendomi le mani sulla vita. Dai basta scherzare. I suoi occhi mi fissano seri.
“Che intenzioni hai!” grido impetuosa muovendo l’indice contro di lui. Lui scuote la testa divertito, mentre Lux accanto a me sospira ammaliata da quei riccioli. “Sono i riccioli” dice sempre lei, il suo fascino è quella sottospecie di nido per uccelli che ha sopra il cervello? Sempre se il cervello ce l’abbia in quella testa.
“Credi davvero che mi farò soffiare sotto il naso un’occasione così succulenta?” mi dice incurvando le labbra in un ghigno al dir poco inquietante. Scuote la testa osservando la mia espressione da pesce lesso, non ho ancora capito un’accipicchia.
“Non vorrai mica che questa foto finisca nella rete, magari su Facebook? Oppure appeso per tutta la scuola, vero?”
Oh cazzo.
“Stai scherzando vero? - avvicino a lui che invece arretra continuando a sorridermi - non hai il coraggio di farlo”
“Ora sei in trappola”sorride sornione.
“Non lo farai” balbetto incerta di voler sentire la risposta.
Schiavetta."  


- my space -

Ehi People! Sono ancora qui con una nuova storia! Avevo in mente di scrivere un One-Shoot (si scrive così?), ma ieri sera sull'autobus il mio cervellino ha cominciato a ingranare sfornando questa storia haha. Ditemi che ve ne pare, se la storia vi stuzzica ditemelo, perchè non sono proprio sicura di scriverla dato che sono impegnata nell'altra Fan-Fiction, se volete darci un occhiata si chiama "Not everythins is as it seems". Non so, ditemi voi! Durerà massimo 5 capitoli.
Grazie di aver letto, e al prossimo capitolo! (forse)

An Qi

ps.
mi scuso per il Banner (l'immagine) cagoso, sono una schiappa in 'ste cose haha

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Il capitolo è piuttosto lungo per i miei standars, ma mi sono impegnata.
Mettetevi comode e Buona lettura.





Capitolo 2.
 

Sbuffo sbattendo la testa contro il volante della mia mini. Quanto tempo ci deve mettere? Tiro un'altra testata contro il volante e senza farlo apposta faccio suonare il clacson. In quel momento, grazie a dio, dalla porta della casa rossa mattone, esce fuori in tutta la sua ricciolitudine, se esiste questa parola, Styles. Sempre nel suo completo, pantaloni beige e polo marcata Abercrombie, stranamente non bianca ma oggi blu, si guarda intorno pigramente per poi sbagliare assonnato. Con passo lento e calcolato si incammina lungo la stradina del giardino verso di me. Appena i suoi occhi incontrano i miei sul suo viso si dipinge quella espressione sicura per cui darei il mio amatissimo gatto pur di cancellare dalla faccia della terra.
“Allora sei venuta - dice appoggiandosi, sempre lentamente, al finestrino - Buongiorno Haylie”sbiascica.
“Certo che sono venuta, svegliarmi alle 6.00 di mattina per avvisarmi di venire a prenderti, immagino la fatica tu abbia fatto per svegliarti e digitare quel messaggio vero?” gli rispondo sarcastica roteando gli occhi al cielo. Lui sorride sornione, sempre appoggiato al finestrino, sul suo viso l’essenza della calma in persona. Sposto nervosa lo sguardo sull’orologio sul cruscotto, segna le 8.45, meno quindici minuti dall’inizio delle lezioni e non posso permettermi di arrivare in ritardo, assolutamente.
“Sai dovresti provare ad aggiungere dello zucchero la mattina, magari così ti addolciresti” scherza ridendo della sua stessa battuta, mentre le mie labbra sono distese in una linea dritta.
“Allora vuoi salire? Io dovrei andare a scuola, sai” dico ignorando la battutina poco divertente. Lui annuisce e apre la portiera entrando dentro. Premo il piede sull’acceleratore, facendolo sussultare per la velocità.
“Fa caldo” si lamenta spostandosi i riccioli dalla fronte. Con tutti i soldi che ha potrebbe tagliarseli qualche volta invece di collezionare polo firmate e di cattivo gusto. Mantenendo lo sguardo sulla strada abbasso le temperatura con uno sbuffo.
“Come è piccola questa macchina..”
“Styles, hai deciso di passare tutto il tragitto a criticare la mia auto? Non ho problemi a fermarmi e scaricarti qui in mezzo alla strada, lo sai?” sbotto. Le 8.50, ce la posso fare. Chi ho alla prima ora? Dunque oggi è mercoledì, prima ora, prima ora.. No, algebra. Bene, sono fottuta. Accanto a me, lui appoggia i piedi sul cruscotto con tutta la sua nonchalance facendomi un occhiolino venuto male, trasformando il tentativo di seduzione in una smorfia buffa. Mi mordo il labbro per non sorridere.
“Fai con comodo, eh!” bofonchio. Lui annuisce e mi sorride. Ha una dentatura perfetta, rimango per un attimo accecata da quel sorriso, ma mi riprendo in tempo per frenare prima di investire una vecchietta che attraversa la strada imprecando contro di me. Mi scuso abbozzando un sorriso, ma questa continua a maledirmi.
“Guidi peggio di una ubriaca” ridacchia lui salutando con la manina la vecchietta, che paonazza ci risponde mostrandoci il dito medio. Gentile la vecchietta, e poi dicono che siamo noi la generazione di maleducati. Bah.
“Scusa, ma andare con la tua di auto?” gli chiedo scettica.
“Mi si è rotta” risponde scrollando le spalle. Inarco il sopracciglio aspettando una risposta.
“Ieri ho preso in pieno un auto” dice come se fosse una cosa normale. Scoppio a ridere e per poco non finisco sul marciapiede.
“Ed io sarei quella che guida come un ubriaca?” accenno ad un sorriso tirato quando lo vedo sbuffare infastidito. “Zitta e guida, prima che tiri giù qualcuno.”
Giro l’ultima curva e incastro come posso l’auto in un buco tra un vecchio pick-up e una Mercedes. Afferro la borsa ed esco dalla auto pronta per correre verso la scuola, ma  mister Perfezione si stiracchia lentamente, ancora seduto nella mia macchina. Picchietto nervosamente il piede sul marciapiede mentre lui con calma esce dall’auto. Una veloce scrollata di capelli, e perfetto possiamo andare? Mi incammino spedita quando mi ricordo della foto. Mi giro di scatto, prendendolo di sorpresa, si ferma di colpo in tempo per non finirmi addosso.
“La foto”
“Cosa?” domanda innocente. Strabuzza gli occhi come se non sapesse niente.
“Styles, niente scherzi. Ti ho scarrozzato fino a qua svegliandomi alle 6.00 di mattina, ora tu mi dai quella cavolo di foto” sibilo incenerendolo con lo sguardo. Lui alza in mento in segno di sfida e un sorrisino arrogante si dipinge in quel viso da bravo ragazzo.
“Haylie, Haylie - mi cinge le spalle con un braccio guardando lontano nel cielo - non hai proprio capito, eh? Vediamo come posso spiegarmi, Haylie mia cara, ho in mano la cosa che potrebbe far sprofondare la tua immagine a scuola, credi davvero che io te la dia senza volere niente?” mi sussurra avvicinando il viso al mio. Il suo fiato sa di menta e latte, chiudo gli occhi inebriandomi di quel dolce profumo. Ad un tratto sento il suo braccio spostarsi e correre sulla mia schiena per appoggiarsi sul mio seder-.
“Styles, togli quelle luride mani o sarò costretta ad amputarti un arto.”
Appena sente le mie parole, lascia la presa spostandosi di un passo da me.
“Scusa, scusa” alza le braccia in segno di arresa.
“Voglio quella foto, ora” ripeto di nuovo.
“Non te la do, hai capito? E anche se volessi non posso, l’ho lasciata sul mio comodino”dice tranquillo ignorando il colorito che le mie guance stanno prendendo, rosso, viola, blu? Decido di prendere un lungo sospiro, è ancora presto, non devo arrabbiarmi. Lui assiste ai miei esercizi di respirazione ridacchiando in silenzio. Dio quanto mi irrita quella risata. Calma, respira. Se non la smette di ridere gli tiro un calcio negli stinchi. Calma, fuuu.
“Vuoi rimanere qui come una statua, o possiamo andare? Stanno chiudendo i cancelli sai?” mi risveglia la sua voce in lontananza. Riapro gli occhi vedendolo correre verso i cancelli quasi chiusi della scuola.
“Oh cazzo” grido tirandomi la spallina della borsa sulla spalla. Brutto bidello prova a chiudere e riempirò tutti i banchi di codesta scuola con tutte le possibili cicche della terra. Con una veloce falcata raggiungo Styles che corre goffo nelle sue All Star bianche, lo supero e con una falcata passo attraverso i cancelli. Mi appoggio sulle ginocchia mentre dietro di me i cancelli si chiudono con un  stridulo suono. Un sorriso perfido nasce sulle mie labbra al pensiero che Styles possa essere rimasto fuori, tuttavia scompare subito appena lo vedo di fronte a me dirigersi verso l’ingresso con quella camminata lenta e calma. Mi rialzo e lo seguo. Non proferiamo parola, il cortile della scuola è vuoto, sono tutti in classe. Svolto a destra per entrare nel corridoio dell’ala 6, ma lui mi blocca prendendomi per il polso. In pochi secondi mi tira a sé, stampandomi un altro bacio a stampo sulle labbra. Questa volta riesco ad allontanarlo con una spinta. Sento le guance bruciarmi bollenti e il fiato corto. Lui sorride compiaciuto e si passa un dito sulle labbra rosa.
“Vieni a prendermi all’intervallo. Ala 14, la prima classe a destra” dice aggiustandosi il colletto della polo bianca. Non riesco a dire niente, sento le parole sulla punta della lingua, confuse.
“Perché?” riesco a domandare. Una parola, wow sono sorpresa di me. Che ti succede? Haylie, non puoi zittirti così, per un semplice bacio, non che non puoi.
“Sei la mia nuova servetta, se non vuoi che la foto finisca sulla rete devi fare quello che voglio io”si spiega. Rabbrividisco leggermente, ma allora non sta scherzando?
“Davvero?” mormoro insicura della mia voce.
“Ti sembra la faccia di uno che scherza? - i suoi occhi mi osservano seri - Ci vediamo dopo, tesoro! Vedi di esserci che ho una commissione da darti..” dice. L’angolo della bocca si alza per mostrare un sorriso malizioso. Che cosa ha in mente?
“Che cosa vuoi fare?”
Le mie parole volano al vento, ormai troppo lontano per sentirmi corre lungo il lungo corridoio.
Sta scherzando.
Vero?
 

Ora cado, ora cado.
Anzi ora faccio cadere questo cumulo di libri sui piedi di Ari, Angela, o come diamine si chiama questa bionda qua. Socchiudo gli occhi in una morsa assassina, ma non possono vederlo loro, dato che sono nascosta dietro a questo impacco enorme di libri nuovi di zecca. Styles di fronte a me, avvinghiato a due biondine senza cervello, quasi nude, anzi quasi vestite. Da quando in qua le puttane girano di giorno a scuola? Sospiro pesantemente mentre mando a cagare mentalmente quell’approfittatore di ragazze. “Devo commissionarti qualcosa..”, mi ero immaginata chissà cosa e invece dovevo scorrazzargli dietro portando tutti i suoi libri che probabilmente non aveva mai aperto dall’inizio dell’anno. Non accorgendomi che si sono fermati vado a sbattere contro l’altra biondo platino, Natalie o Natasha? Va beh, come se la cosa mi interessasse.
“Attenta!” strilla la tipa spingendomi contro l’armadietto.
Bene, ora butto il libri in faccia all’altra e distruggo questa a suon di pedata nel fondoschiena rifatto. Reprimo i miei istinti omicidi ricordandomi della foto nelle mani di Styles  e ignoro NataCoso.
“Ma chi è questa? Non puoi mandarla via?” sbuffa Bionda1. Lui finalmente ricordandosi della sottoscritta costretta a snobbare per lui mi concede uno sguardo leggermente divertito.
“Non posso, è la mia nuova serva” risponde semplicemente. Trattenetemi. Bionda1 corruga le labbra gonfie, probabilmente anch’esse rifatte, in una smorfia disgustata, mentre Bionda2 mi fissa per un attimo per poi avvicinare la bocca al lobo di Styles.
“Se proprio vuoi una servetta, ci sono qua IO” gli sussurra a bassa voce, non tanto quanto basta per arrivarmi alle orecchio. Non è possibile, davvero lo ha detto? Le labbra sottili di Styles si incurvano in un ghigno malizioso mentre chissà quanti pensieri poco consoli fluttuano liberi nella sua mente.
“Per quanto devo continuare? - sbotto fissandolo male - dobbiamo parlare, voi due smammate” ordino alle biondine che offese strabuzzano gli occhi e spalancano la bocca in una O perfetta, di cui non voglio sapere la causa.
“Harolduccio - che cazzo di soprannome è? - l’hai sentita? Puniscila!” strilla battendo i piedi per terra. Sono in una scuola delle superiori o mi ritrovo nel reparto Barbie di un centro commerciale?
“Ragazze, andate ci vediamo domani” le dilegua con un sorriso falso quanto le loro labbra pompate. Sciolte da quel sorriso, lasciano la presa e scodinzolando con la lingua di fuori se ne vanno, non prima di avermi lanciato un sguardo minaccioso mentre mi avvicino a lui. Il riccio mette le mani in tasca affiancandosi a me senza fare caso alla fatica che sto facendo per mantenere l’equilibrio con tutti quei massi di carta in mano.
“Sai l’idea di punirti non mi dispiace affatto” dice pensieroso. Affondo con uno scatto veloce il tallone sulle sue scarpe bianche, facendolo sobbalzare più per la sorpresa che per il dolore.
“Ma sei matta?!” ulula saltellando sul piede con fare goffo. Butto indietro la testa ridendo soddisfatta.  Cosi impari pervertito.
“No, sono Haylie - ricomincio a ridere ancora più fragorosamente. Lui scuote la testa e mi lancia un occhiata fulminante che io ignoro prontamente mettendomi a fischiare con aria innocente - non sei altro che un pervertito. Ci credo che ho pensato male quando mi hai detto della “commissione”..”
“E dunque, che avevi pensato? - mi sussurra improvvisamente più vicino di quanto mi aspettavo, sobbalzo sorpresa - e poi sarei io il pervertito qua, eh?”
Mi zittisco e rispondo con una linguaccia. La campanella suona di nuovo e gli studenti incominciano a dirigersi verso le classi. Se non mi sbaglio ora dovrei avere..
“Fisica, abbiamo fisica” intuisce lui i miei pensieri.
“Anche te?” sbuffo sommessamente, spostandomi i capelli che mi ricadono sulla fronte, inutilmente. Senza accorgermene Styles si è fermato di fronte a me, con delicatezza mi sposta i ciuffi castani dietro l’orecchio rivolgendomi un sorriso sghembo. Arrossisco un po’, sorpresa di quel gesto così gentile e inaspettato soprattutto da lui. Abbasso lo sguardo per la prima volta imbarazzata dal suo sguardo profondo. Non mi ero mai accorta che quei occhi fossero così “vivi”. Aspetta Haylie, stai facendo pensieri dolci su di lui? Scuoto la testa mandandomi mentalmente al paese quando sento il peso dei libri alleggerirsi. Ha preso parte dei libri che avevo tra le mani e si sta dirigendo verso la porta della palestra.
“Styles? Da dove proviene tutta questa dolcezza?” lo prendo in giro raggiungendolo in fretta.
“Diciamo che non mi piace vederti faticare” risponde semplicemente, nasconde il viso tra i libri mentre sento le guance alzarsi in un sorriso.
“Beh, sei tu che mi hai caricato di tutti questi libri” lo accuso.
“Allora diciamo che non voglio fare la figura del maleducato facendo portare i libri ad una ragazza, okay?” sbuffa. Non vuole farlo vedere ma riesco a scorgerlo benissimo mentre sorride.
“Va bene!” concludo varcando la porta. Alcuni ragazzi sono già pronti e stanno correndo in cerchio seguiti dalle imprecazioni del professore di Ginnastica sulle le loro corse lente e sfaticate. Le ragazze sedute sui palchi incominciano a ridacchiare alla vista di Styles che con un cenno le saluta raggiungendole e lasciandomi da sola sulla porta a guardarlo. Faccio spallucce ed entro in spogliatoio. Do un cinque a Marika, la mia compagnia di pallavolo, nonché la mia miglior battitrice. Stringo i lembi della maglietta quando sento la voce del prof. tuonare in tutta la palestra.
“Styles, smettila di fare il playboy e concentrati per la partita di sabato sera! Non possiamo farci battere ancora, per colpa di te e le tue voglie adolescenziali!”
Ridacchio sotto i baffi sentendo poi gli sbuffi del ricciolo per il corridoio. Se quel ragazzo non tiene a posto i suoi ormoni avrebbe fatto perdere la sua squadra di basket, non può proprio permetterselo dato che è il capitano. Infilati anche gli shorts blu della scuola, mi tiro su i capelli in una coda disordinata uscendo dallo spogliatoio. Nella palestra i ragazzi hanno improvvisato una partitina di Basket. Mi siedo da sola in un angolo a osservarli. Styles è già in campo, con la palla tra le mani pallide affusolate sta correndo come un matto intorno al campo, ignorando le grida del prof. che lo invoglia a passare la palla. Come nella vita reale è egocentrico, non ci pensa nemmeno a passare la palla ad un compagno, vuole tutta l’attenzione concentrata solo di lui. Tipico di Styles. Con un veloce manrovescio schiva uno spilungone e si libera nell’aria schiacciando con forza e grazia il pallone nel canestro. Le ragazze si alzano in piedi gridando eccitate. Patetiche.
Il riccio si ravvia i  capelli per poi alzare la braccia in segno di vittoria. L’ho già detto che è egocentrico e sicuro di sé? Sorrido a Marika che ha preso posto affianco a me, la sento sospirare estasiata. Anche lei è una delle vittime di Styles, come tante altre. Torno a osservare i ragazzi quando incrocio le due iridi verdi di Styles che mi sorride arrogante. Roteo gli occhi al soffitto mentre lui lascia il campo avvicinandosi a me. Il prof. esasperato butta a terra il cappello mostrando la sua capoccia pelata per poi fischiare forte incitando gli altri a continuare la partita senza di lui. Accanto a me Marika mi stringe forte la mano, sta morendo dentro per la poca distanza che divide il riccio e lei. Mi piacerebbe molto lasciarla con lui perciò faccio per alzarmi, ma lui mi blocca e appoggiando le mani sulle mie spalle mi riabbassa inginocchiandosi accanto a me.
“Scusami, ma stavo per andarmene” borbotto lanciandogli un’occhiataccia alla quale lui risponde con un largo sorriso a cinquecento denti, molto simile a quello di una cavallo. Strizzo gli occhi sentendo la mano della mia amica stringere sempre più forte la mia, vuole ridurmela in ossa sgretolate?
“Ammettilo, quanto sono attraente quando gioco a basket? Dovrebbero farmi un Album fotografico da mettere nell’annuario della scuola - si acciglia - ah l’hanno già fatto” si corregge da solo sfoggiando un sorriso che farebbe la rovina dei dentisti.
“Styles, hai un improvvisa paralisi facciale? Se vuoi ti aiuto a farlo scomparire con un bel pug-” non riesco a finire la frase che ottenengo una gomitata alle costole. La incenerisco con lo sguardo come per dire -piace a te, non a me, potrò trattarlo come mi pare, no?-, ma lei scuote la testa contrariata come se seduto accanto a me ci fosse Leonardo Di Caprio, e non scherziamo: non possiamo compararlo a Leo, eh! Lui invece ride divertito della mia frecciatina, talmente tanto che butta la testa all’indietro mentre la matassa di riccioli disordinati si muove all’unisono con lui. Di scatto mi afferra per la spalla tirandomi a lui, quasi mi ribalto addosso a lui che senza problemi si sdraia sul pavimento gelido stritolandomi a lui.
“Porca zozza! Ma ti rendi conto? Hai appena finito una partita, mio dio puzzi di formaggio andato a male!” strepito divincolandomi senza nessun risultato se non l’occhiata dispiaciuta e spregevole di Marika che si alza per correre via. Lui incoerente del pericolo imminente, ovvero la sottoscritta, ride fragorosamente catturando l’attenzione di tutta la classe in palestra. Riesco quasi a liberarmi quando mi afferra il viso incastrandolo sotto la sua ascella. Dite a mia madre, a mio padre, a mia sorella, al mio gatto, al mio pesciolino dentro lo stomaco del gatto, che li ho voluto bene. Uno schifoso odore simile a gorgonzola mischiato a puzza di piedi pervade le mie narice, facendomi strozzare e poi perdere sensi. Inerme giaccio sul suo corpo.
“Tutto bene, Haylie? - domanda un po’ preoccupato - Haylie?!” mi scuote spaventato, la sua voce roca sale di qualche ottavo.
“Brutta testa di troglodita! - sbotto alzandomi e sbattendo la sua testa contro il terreno - prova a farlo di nuovo e l’unica cosa che annuserai sarà il sedere di un elefante, okay?!” impreco sballottandolo da destra a sinistra senza riuscire però a cancellargli quel dannato sorriso divertito dal viso. Appunto, scoppia a ridere ancora più forte di lui, le sue risate lo smuovono costringendolo a battere le mani contro il pavimento per il divertimento. Strizza gli occhi in due fessure dalle quali scendono delle lucide lacrime causate dalle risate.
“EDWARDS!”
Chiudo gli occhi sentendo l’urlo del prof. trapassarmi i timpani e stordirmi i neuroni. Tiro un calcio a Styles ancora per terra a rotolare e annuisco al prof. che mi sta accennando a entrare in campo per giocare. Deglutisco rumorosamente, le ragazze mi stanno uccidendo con lo sguardo, tutta colpa di quel dannato idiota. Sospiro e mi alzo in piedi, neanche un passo e la sua mano raggiunge la mia stringendola leggermente, tanto quanto basta per far colorare le mie guance di un leggero rossore. Odio questo mio vizio, è così facile leggere quello che penso. Odio quanto basti poco per la gente capire come mi sento, sono in quel senso così, così vulnerabile.
“Non andartene subito, aspettami in corridoio alla fine della lezione”
 

Chi me l’ha fatto fare di aspettarlo?
Tiro un calcio alla lattina di coca cola di fronte a me, che rimbalza per un metro prima di scomparire dietro un cespuglio. Se non esce tra un po’ prendo e me ne vado, devo passare da mia sorella oggi e non posso ritardare ancora una volta.
“Ahio!” sento mugugnare dal cespuglio. Da quanto gli arbusti parlano? Dalle foglie verdi spunta una testa chiara, i capelli biondi sono rizzati in alto in un disordinato ciuffo sbarazzino. Il ragazzo si alza in piedi e si guarda intorno fino a incontrare il mio viso. Caspita se è bello: la chioma bionda è probabilmente tinta, ma si intona perfettamente con la carnagione chiara illuminata dai raggi del sole. Rimango catturata soprattutto dai suoi occhi, incorniciati da lunghe e chiare ciglia, il celeste risalta sulla pelle chiara, una linea nera contorna l’iride mettendo in evidenzia ancora di più quel meraviglioso azzurro ghiaccio che invece riscalda alla sola vista. La fronte è aggrottata in una smorfia dolorante e si gratta la testa bionda a causa probabilmente della lattina che lo ha colpito. Mi appoggio al muro fischiando e guardando in giro come se nulla fosse.
“Potresti almeno chiedere scusa, no?” borbotta lui avvicinandosi a me. Increspo le labbra in un sorriso innocente cercando di metterci tutta la mia dolcezza, e ci riesco dato che mi sta sorridendo. Scorgo un piccolo difetto nella dentatura, che invece di penalizzarlo lo rende ancora più carino.
“Okay, scusami” mormoro lasciando il muro per avvicinarmi con qualche passo.
“Scuse accettate..”
“Haylie, Haylie Edwards” aggiungo inclinando un po’ la testa per mostrare un sorriso. Stranamente il ragazzo mi sta simpatico, cosa che pochi possono permettersi.
“Piacere, Niall Horan” risponde porgendomi una mano che stringo vivacemente.
“Non mi sembri di qui” dico quasi senza pensare. Non sembra disturbato dalla mia domanda sfacciata.
“Sono nuovo, vengo dall’Irlanda” spiega facendo spallucce e una smorfia buffa che trovo molto tenera. Molto carino e soprattutto educato. Ecco Styles dovresti imparare da lui come ci si comporta con una donna, per giunta di un elevato livello come il mio, modestamente.
“Ah si? E come ti trovi qui?”
“Bene, amo l’Inghilterra, soprattutto le inglesi” strizza l’occhio.
Ridacchio divertita della sua strana avance, non che la cosa ovviamente mi dispiaccia.
“Beh, neanche gli irlandesi sono niente male” rispondo cercando di imitare il suo occhiolino senza però riuscirci. Lui ride sonoramente, probabilmente del mio strano tentativo più simile a un tick nervoso che un occhiolino. Amen, imparerò.
“Senti - inizia facendosi sempre più vicino. Sorrido maliziosamente, inspirando lo strano profumo di muschio selvatico che pervade l’aria - ti andrebbe di farmi fare un giro della scuola, quando vuoi” propone appoggiandosi con la mano al muro. Me lo chiedi pure, se vuoi fare un giro anche in camera mia non ci sono problemi, eh! Okay, zitto parte pervertita di me.
“Cert-“
Non riesco a rispondere che la porta affianco a me si spalanca facendo uscire una testa riccioluta bagnata. Il sorriso sulle sue labbra scompare subito appena i suo occhi si posano sul figo-irlandese quasi steso su di me. il biondo si stacca da me per accostarsi a Styles che lo squadra male dalla testa ai piedi. È arrabbiato? Che sarà gelos-
“Bella Horan!” esclama. Si scambiano un cinque e una spallata come se fossero amici da sempre.
No, non stavo pensando che potesse essere geloso, quando mai. Proprio lui poi.
“Bella Harry” grida con impeto Niall.
“Vi conoscete?”borbotto. Cerco di nascondere il mio fastidio, ma come attrice faccio proprio pena.
“No, lo saluto e so il suo nome perché leggo nella mente” mi risponde sarcastico. Arriccio al naso, gesto che fa ridere Niall. Sento le labbra incurvarsi in un sorriso, quella risata è davvero contagiosa.
“Sei fortunato ad avere una ragazza che ti aspetta..”dice poi il biondo lanciandomi un occhiata allusiva.
“NOI NON STIAMO INSIEME!” gridiamo all’unisono. Niall ci guarda un attimo perplessi, per poi ridere ancora più forte. Ma che idee si è fatto? Se solo sapesse che mi sta ricattando non se ne starebbe qua a ridere come una foca.
“Beh, meglio per me.”
Sento prendermi le spalle e le sue labbra si appoggiano sulla mia guancia schioccando un sonoro bacio. In un attimo prendo colore.
“Ci si vede in giro Haylie!” grida correndo via come un razzo, mentre come un idiota rimango lì impalata a toccarmi il punto in cui le sue guance hanno lasciato un tenue calore. Mi lascio andare ad un sospiro sognate dimenticandomi di Styles accanto a me che mi risveglia con un grugnito.
“Quando ti bacio io non fai così” mugugna. Non riesco a trattenermi e scoppio a ridere.
“Magari perché lui non mi ricatta in nessun modo? - Styles fa per ribattere, ma non spiccia parola di fronte alla realtà delle cose - E comunque che ci hai fatto per impiegarci tutto questo tempo?”
“Niente che ti possa interessare” risponde scrollando i lunghi boccoli castani. Il suo braccio circonda la mia spalla e con passo spedito ci avviamo verso l’uscita. Giriamo l’angolo. Con la coda dell’occhio scorgo una testa uscire dallo spogliatoio maschile.
Una ragazza. 


- my space -

Sono tornata, mi spiace di avervi fatto attendere molto!
Per prima cosa: GRAZIE, GRAZIE MILLE! Se sono qui con questo capitolo è solo grazie a voi, alle 4 recensioni (!) mi volete morta?! alle 9 seguite e alle 2 preferite! Non potete capire la gioia! Ora vi chiedo ancora per favore, RECENSITE! Solo così mi sento invogliata a scrivere nel sapere che c'è gente che segue questa storia! Con questo vi saluto e vi chiedo gentilmente di passare anche a dare un occhiata a quest'altra mia FF : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1061902

Vi saluta Styles, ora andiamo a cenare!
An Qi


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***




Capitolo 3.

 

Ho bisogno di un caffè.
Sono una deficiente. Chi è che rimane sveglia fino le 3 di mattina per finire un libro? Solo io. Trascino lo zaino che mi è sceso giù dalla spalla e arranco tra la folla di studenti.
 
Ho bisogno di un caffè.
Con mia grande felicità raggiungo il mio armadio e con tutto il peso mi accascio sul ferro freddo, sbattendo la testa contro l’armadietto. Track. Che è? Con la poca forza che mi rimane mi tiro su e constato che l’armadietto si è aperto. Sorrido soddisfatta, se avessi anche un po’ di energia mi metterei a saltellare improvvisando una danza vudù ma a malapena riesco a reggermi in piedi. Io l’ho sempre detto, con la testa si risolve tutto eh. Con tutta la forza che possiedo in corpo mi piego sulla borsa e infilo con agilità simile a quella di un ippopotamo in tutù i libri nell’armadio per poi afferrare quello di Algebra. La campanella suona distruggendomi i timpani e aumentando il mal di testa che mi sta distruggendo.
“Mioddio, hai un aspetto orribile”
Alzo gli occhi, incredibilmente riesco ancora a tenere le due palpebre aperte, e incontro le iridi verdi di Styles che appoggiato all’armadietto mi sta squadrando dall’alto ai piedi.
“Peccato, oggi mi sono pure impegnata ad apparire un po’ carina per te” sbuffo togliendomi i capelli dalla fronte che neanche legati in una crocchia riescono a mantenersi in ordine.
“Non che la tua maglietta mi dispiaccia, chiariamo”
Abbasso gli occhi verso i miei vestiti. Dovevo davvero essere addormentata mentre mi vestivo dato che indosso una canottiera bianca al dir poco trasparente che mette in mostra il mio reggiseno nero in tinta con i jeans stretti che mi fasciano le gambe. Ah ecco perché continuavano a guardarmi all’entrata.
“Bene” sbuffo trascinando le vans sul pavimento verso la classe di Algebra.
“Se rispondi così non è divertente - mormora infilandosi le mani nei pantaloni rigorosamente beige, deve averne una collezione intera di quelli a casa - ti ho aspettato stamattina, ma non sei venuta a prendermi. Mentre ero in auto con Louis sono arrivato alla conclusione che avevi davvero investito qualcuno”
Mugugno uno strano verso, senza soddisfare le aspettative di Styles che aggrotta la fronte e guarda dritto nel vuoto. Mi fermo un attimo per tastarmi la testa con le mani, quando sento un qualcosa di morbido sfiorarmi le spalle nude. Mi ha appoggiato un golfino blu notte, ovviamente firmato Abercrombie, sulla schiena. Lo guardo cercando di capire che significa.
“Non posso farti andare in giro mezza-nuda” risponde al mio sguardo dubbioso. Abbozzo ad un sorriso e stringo la stoffa a me. Devo amaramente ammetterlo, in questi ultimi giorni la mia opinione su Styles è cambiata.
“Grazie Harry” mormoro continuando a camminare dritta di fronte a me.
Mi accorgo solo a metà corridoio che lui non è più affianco a me, ma ad una decina di metri dietro di me. La sua espressione è a dir poco sbalordita: la bocca è aperta e forma una O, gli occhi sono spalancati incorniciati dalle sopracciglia piegate in una strana curva in alto dandogli un aria da stralunato. Sbatte ripetutamente le palpebre, per poi muovere un passo verso di me.
“Che hai detto?” domanda avvicinandosi ancora di più. Arretro preoccupata di quella espressione da pazzo, manca poco che mi uccida e nasconda il mio cadavere sotto la cattedra della prof. di Algebra.
“Ho d-detto grazie?”
“No, no! Come mi hai chiamato?”
“Styles?”
“Andiamo, ridillo!”
“Harry?”
Con un salto colma la distanza che ci divide, le sue braccia raggiungono le mie spalle e con forza mi stringe a lui costringendomi ad affondare il viso nel suo petto. Cerco di divincolarmi, ma invano, i nostri corpi sono uno stretto all’altro. Senza forze mi arrendo a lui che mi culla dondolando a destra a sinistra mentre ride soddisfatto. Mi aggrappo alla sua polo grigia cercando di nascondere il sorriso che involontario nasce sulle mie labbra e il rossore che sta pervadendo in fretta le mie guance.
“Non capisco” balbetto. Finalmente mi allontana da lui.
“Mi hai chiamato per nome, per la prima volta! L’unica che chiami per nome di questa scuola è Lux, diciamo che è un privilegio soprattutto per noi ragazzi” mi spiega elettrizzato. Sembra tanto un bambino e non posso fare a meno di mettermi a ridere.
“Diciamo che chiamo per nome solo chi mi sta simpatico o è in confidenza con me..”
“Allora ti sto simpatico? Oppure.. siamo amici!”
“Ehi niente conclusioni affrettate, questa volta mi è scappato, ma non lo dirò più Styles” gli rispondo sottolineando con la voce il suo cognome cosa che lo tira un po’ giù di morale.
Raccolgo la mia borsa che mi è cascata per l’impatto con il corpo di Styles e me la tiro sulla spalla, inclinandomi pericolosamente senza equilibrio, per fortuna il riccio mi afferra per il braccio prima di farmi rotolare per terra. Non sono sicura di arrivare alla classe, perciò mi lascio trascinare senza proteste da Styles, arranchiamo lentamente mentre il corridoio si fa sempre più vuoto. Uno strano stridore cattura la mia attenzione, giro con fatica la testa per scorgere una chioma chiara correre verso di noi, i miei occhi incontrano quelli di azzurri di Niall che ansima per la corsa.
“Ciao Niall!” grida Styles lasciando la mia presa. Per poco non cado di nuovo per terra, ma riesco a reggermi incerta.
“Ciao Harry, ciao Haylie!” grida l’irlandese venendoci incontro. Con un lungo sospiro impenna di fronte a noi, il viso è madido di sudore e tiene fra le mani il grosso libro di Algebra, abbiamo lezione insieme, deduco.
“Ciao Niall” mugugno tentando di fare un sorriso che non va a buon fine perché ride sotto i baffi. Devo avere un aspetto così orribile? Dopo andrò a specchiarmi in bagno, beh se ci arrivo ovviamente. Mi accorgo solo dopo qualche minuto che Styles mi sta fissando male, malissimo. La fronte corrugata e le labbra sporte in un broncio pronunciato. Faccio spallucce e guardo Niall che si osserva intorno in cerca di qualcosa.
“Cerchi la classe di Algebra? Stiamo proprio andando là” anticipo la sua domanda.
“E siete ancora qua? Oggi c’è la verifica!”esclama portando le mani in cielo.
Che ha detto?
Io e Styles ci guardiamo un attimo per poi scoppiare a ridere come dei pazzi, schiaffeggio la mia coscia per il divertimento, mentre il Riccio butta la testa all’indietro scosso dalle risate.
“Dai Irlandese, non siamo più alle elementari. Che scherzi sono?” bofonchia Styles asciugandosi una lacrima che le è scesa sulla guancia. Mi massaggio la pancia dolorante, ma Niall non fa cenno di arrendersi, i suoi occhi sono seri e ci fissano dispiaciuti.
“Non sto scherzando, ragazzi” mormora. Il sorriso di Styles si smorza in una curva opposta, la confusione e la disperazione nei suoi occhi dicono tutto: Merda. In un attimo ci catapultammo verso il corridoio dell’Ala 7 e ci ritroviamo ad aprire ansimanti la porta ritrovandoci la grossa, grande, enorme, prof. Sink osservarci con un certo disgusto. Con un cenno della testa ci indica i posti e ci consegna i fogli. Mi siedo facendo rumore con la sedia che attira un “shh” infastidito della megera. Mi scompiglio i capelli, vedo sfocato e riesco a decifrare la prima domanda dopo tre minuti.
“Nome e Cognome”, okay questa lo so. Con la mano tremante scrivo il mio nome e il mio cognome e incomincio a leggere le seguenti. I numeri scorrono in fretta nella mia mente, confuse svolazzano tra i miei neuroni facendo aumentare la mia emicrania e diminuire la mia pazienza. Mi accascio sul freddo piano del banco e tiro un sospiro di esasperazione. Non so un’accidenti. Neanche 15 minuti che scaravento il foglio in bianco sulla cattedra della Prof. Sink che con un sorriso maligno analizza la mia disordinata scrittura.
“In bianco?” domanda innocente mentre inarca il sopracciglio peloso. Dovrebbe farsela una ceretta qualche volta, al posto della faccia ha uno zerbino.
“Se vuole prof, gliela coloro di azzurro con l’evidenziatore” rispondo allargando le labbra in un sorriso strafottente.
“Edwards, speri solo che abbia scritto giusto il nome per prendere un 3”mi risponde afferrando la penna rossa. Ignoro la frecciatina e me ne torno al posto, almeno così potrò riposarmi in questa ora.
“Scusami, Edwards, come si scrive il tuo cognome?” la voce baritonale della prof. smuove tutta la classe dal compito. Mi tiro su con la schiena e la guardo male.
“E-D-W-A-R-D-S”
Una sfilza di denti ingialliti si mostra ai miei occhi e inorridita abbasso lo sguardo prima di gridare per lo schifo. Sento i suoi passi avvicinarsi a me, nel silenzio della classe, smorzato da qualche tosse. Mi sembra di essere in un film Horror quando alzo lo sguardo verso di lei che divertita mi sbatte la verifica sul banco. In grosso, il numero 2 accanto al mio nome, e un grossa “S” mancante dietro al mio cognome.
“La prossima volta controlli bene il nome, prima di consegnare” mi smerda davanti a tutti.
Dietro di me le risate convulsive di Styles scuotono il pavimento. Tiro una gomitata al suo banco, ma mi faccio male da sola. Sono una cogliona.
 
 Raccolgo l’acqua nelle mani e con un gesto secco mi spruzzo il viso. Sento subito la stanchezza sparire mentre le gocce cristalline bagnano il mio volto. Continuo a stropicciarmi gli occhi fino a quando sento le palpebre più leggere, alla ceca cerco un fazzoletto, ma mi ritrovo a stringere qualcosa di morbido, ma allo stesso tempo duro, come dire.. sodo..
“Smettila di palparmi le tette”
Con un salto mollo la presa e apro gli occhi spaventata. Di fronte a me c’è una ragazza, lunghi boccoli mori le scendono sul corpo magro e affusolato, ma allo stesso tempo dall’aspetto forte fa intendere che fa parte delle cheerleader. Mi supera probabilmente di ben 10 centimetri di altezza, e lo stesso vale per il seno che mi fa pentire della mia misera seconda. Indossa degli shorts e una camicia a quadri che mostra tutto il davanzale. I suoi occhi mi inceneriscono e mi squadrano dall’alto al basso con disappunto. E questa che vuole?
“Chi saresti te?” mormoro infastidita dal suo atteggiamento altezzoso.
“Non sai chi sono io? - incomincia a ridere. Storco il naso, la risata è così finta e calcolata, simile a quelle delle dame inglesi nel film ottocenteschi, acute e false - mi sembra strano che non mi conosci, sono Coraline Evans, capo delle cheerleader, tutti e tutte sanno di me in questa scuola, ma a quanto pare immarginata come sei, non puoi saperlo” sospira leggermente dispiaciuta.
Ora so chi è, una delle ex di Styles, è famosa per le sue esibizioni in palco e soprattutto a letto. Faccio per risponderle, ma una sua mano mi blocca contro il muro, sinuosa come un serpente velenoso avvicina il suo viso al mio. Tra un po’ le sputo in faccia.
“Voglio dirtelo solo una volta: stai lontana dal mio Harry, okay? Siamo stati insieme, ed è stata la relazione più lunga che lui abbia mai avuto, questo significa che è mio, lo sanno tutti. Non sono stupida come quelle oche di Natasha e Arianna, ho visto come vi guardate e siete fin troppo affiatati per i miei gusti, anche se sono sicura che non potrà nascere mai niente tra voi. Tesoro, torna nel tuo mondo e lascia il nostro, non sei fatta per noi. Sei solo una squallida che è riuscita ad attirare l’attenzione del ragazzo più desiderato della scuola perché sei strana, e lui si è incuriosito. Ma presto si annoierà come ha fatto con le altre, te sei solo un suo stupido giocattolo di cui presto si sbarazzerà. Quante possibilità hai te con lui? Ti sei vista allo specchio?”
Le sue parole mi trafiggono, ma cerco di fingere indifferenza mentre si stacca da me. Mi mordo il labbro, consapevole che quelle parole sono vere. Lui si è avvicinato a me solo perché ero l’unica che lo respingeva, sono una conquista, un obbiettivo che vuole raggiungere; un nuovo premio da esporre nella sua collezione. Stringo i pugni, lei continua a sorridermi, in quelle labbra rosse la pena. Ma chi è lei per parlami così?
“Sei una troia” mi esce dalla bocca.
“No che non lo sono” risponde stizzita.
“Ah scusa, apri le gambe per sport? Sai se questo sport rientrasse nell’Olimpiadi sono sicura che vinceresti la medaglia d’oro” non le do il tempo di rispondere che esco dal bagno sbattendo violentemente la porta che risuona nel corridoio.
Incomincio a correre dalla parte opposta della mia classe di inglese, verso il cortile della scuola. Sento gli occhi pungermi, ma mi trattengo. Piangere per una cosa così futile non è da me, ne ho affrontate di peggiori. Scavalco un muretto e percorro la strada che porta per il retro. Corro sull’erba che mi accarezza le caviglie fino ad arrivare ad un alto muro. Pochi sono a conoscenza di questo posto, prima qui c’era il laboratorio di teatro che con l’andare dei tempi era crollato lasciando tra le macerie questo muro alto. Appoggio il piede sulle mattonelle rosse e mi inarco per salire sopra, le mie mani toccano sicure le fessure tra un mattone all’altro e con facilità mi innalzo fino ad arrivare al culmine. Senza fiato per la corsa e l’arrampicata mi stendo lungo il muro, prendo fiato e con uno scatto veloce mi alzo e grido. Grido, grido più forte che posso. Sento le vene pulsarmi, il cuore accelerare per lo sforzo, ma mi sento bene. Smetto quando non ho più voce in gola e mi risiedo incrociando le ginocchia. Il vento mi accarezza i capelli, oggi sono più chiari del solito per i raggi del sole che in alto nel cielo mi illumina il viso. Adoro questo posto, ogni volta che qualcosa non va, mi ci rifugio, da sola per conto mio. Credo di essere l’unica che è a conoscenza di questo posto, non l’ho mai detto a nessuno e non ci penso neanche a condividerlo. Un fruscio cattura la mia attenzione, mi giro subito. Appoggiato ad un albero c’è Styles. I riccioli si confondono con il tronco dell’albero e il verde scintilla simile al prato che sta ai suoi piedi. Roteo gli occhi al cielo, era l’ultima persona che volevo vedere. Senza proferire parola, si avvicina e si arrampica con facilità e eleganza sul muro per sedersi accanto a me. Le sue mani arrivano al mio viso e le sue dita si posano sotto il mio occhio cancellando una lacrima scappata dalle mie ciglia. Devio il suo sguardo indagatore e poso i miei occhi sulle mie vans rovinate.
“Come va?”
Cosa? Sorrido, sorpresa della domanda banale.
“Tiro avanti, e te?” rispondo sinceramente.
“Bene, a parte per la verifica di Algebra, credo di aver preso una bella insufficienza - sbuffa scrollando i lunghi capelli a boccoli - ma il sapere che hai sbagliato a scrivere il TUO cognome mi tira su di morale” scherza. Gli tiro una gomitata alle costole e lui ridacchia divertito.
“Comunque, non pensavo esistesse questo posto” sussurra guardandosi intorno.
“È il mio rifugio, sentiti onorato di poter stare qui” ribatto.
“Io quando ho bisogno di riflettere o scappare mi rifugio sempre nella mia casa sopra l’albero.”parla quasi tra sé e sé “Credo sia l’unico posto in cui posso davvero essere me stesso. Mi ci nascondevo ogni volta che mio padre tornava dai suo viaggi di lavoro. Mi ci nascondevo per ripicca, per le giornate che non passava con me, per le promesse mai mantenute. E poi lui mi scovava, saliva e passava quel poco tempo che aveva con me, cancellando il mio rancore” sospira. Rimango sorpresa di quella suo piccolo confidarsi, e annuisco. Continuiamo a parlare del più e del meno fino a quando si decide a farmi la domanda cruciale.
“Perché stavi piangendo?”
Taccio. Non sono sicura di volergli parlare.
“Voi ragazze fate sempre così, non dite niente quando ve lo chiediamo e tenete tutto dentro. Poi però ve la prendete con noi perché ci facciamo i cavoli nostri. Dai Haylie se c’è qualcosa che non va dillo!”mi accusa.
“È stata quella trota della tua ex fidanzata! Quella moretta dalle gambe lunghe tre metri, la prossima volta che prova a dirmi qualcosa l’accorcio io!” sbotto ormai al limite. Incomincio a sclerare, grido e gli spiego tutto, senza tenermi dentro niente perché non ce la faccio. Con quella frase ha innescato tutto, le parole scorrono dalla mia bocca impetuose e vogliose di farsi sentire. Continuo, continuo mentre lui in silenzio con lo sguardo concentrato mi ascolta impassibile. Alla fine senza fiato e paonazza in volto scaglio un sasso lontano. Lui ancora immobile, mi fissa.
“Non devi ascoltarla” dice infine.
“Grazie, Mister Ovvio. Lo so, non sono stupida ma..”
“Te hai molte cose che lei non ha, non devi invidiarle le tette sproporzionate o le gambe che sembrano pali, okay? Te hai doti che lei non potrà mai possedere” dice abbozzando ad un sorriso che mi rincuora. Gli è bastata una frase, una sola frase per farmi sentire meglio. Appoggio il mento sulle ginocchia e chiudo gli occhi. Come ci riesce?
“E poi tu sei bella” mormora. Spalanco gli occhi e lo guardo, lui è concentrato in un punto lontano, ma appena sente di essere osservato si volta verso di me. I suoi occhi brillano, rassicuranti e fiduciosi.
“Styles, per favore..”
“Ma non te ne accorgi. Sei troppo occupata a snobbarci che non ti accorgi di quanti ragazzi ti guardano quando passi per i corridoi - continua imperterrito – come questa mattina.”
“Vabbè, ero mezzo nuda” replico indicandomi la canottiera semitrasparente.
“A parte questo. Loro ti guardano sempre, appena varchi la porta tutti gli occhi sono posano su di te. Conosco dei ragazzi che.. - abbassa di nuovo lo sguardo sulle sue All Star bianche – che sussultano quando ti sposti i ciuffi dietro l’orecchio, sentono le ginocchia tremare quando sul tuo volto ostile e infastidito compare un improvviso e inaspettato sorriso” sorride tranquillo. Le mie mani tremano stringendo l’orlo della canottiera chiara.
“Se potessi vederti con i loro occhi, potresti capire quanto ti vogliono disperatamente”
Mi si mozza il fiato, sento le guance prendere fuoco. Come fa a parlare così di cose così profonde.
“Dovresti scriverci una canzone con le cavolate che hai detto” cerco di sembrare ironica, ma la mia voce è insicura.
Sussulto quando la sua mano si appoggia alla mia. Una scarica elettrica pervade il mio corpo, si trasforma in un calore quando stringe dolcemente le sue dita alle mie. Cosa mi sta succedendo?
La campanella risuona in tutta la scuola, sfilo la mia mano dalla sua e con un salto scendo giù dal muretto. L’impatto delle scarpe sul terreno mi provoca un leggero crampo che però ignoro. Mi volto verso di lui che mi sta osservando dall’alto. I raggi del sole gli illuminano i boccoli, mettendo in ombra il viso, ma riesco a sentire i suoi occhi nei miei.
“Grazie Harry, grazie..”



LOOK AT ME!

- my space -


Rieccomi qua, di nuovo. 
Mi scuso per tutte colore che seguono la FF, ma non me la sono sentita di pubblicare i capitoli in questi giorni. Non voglio fingere niente, ma non sono stata molto motivata e mi piacerebbe essere un po' più invogliata da voi nel continuare questa storia, perciò vi chiedo per favore di lasciare un piccolo commento, una recensione, ci terrei davvero tanto.
Grazie a tutte coloro che continuano a seguire questi capitoli e prometto di aggiornare il più presto possibile, sperando in qualche vostra recensione *occhi dolci* GRAZIE ANCORA.

ps. date un'occhiata a quest'altra mia FF: 




 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Come prima cosa, grazie a tutte, grazie per tutte le 8 recensioni, credo di amarvi.
Un abbraccio virtuale da una ragazza che sta sorridendo come un ebete
.



Capitolo 4.
 

Mantieni la calma.
Quello che è successo ieri, non è niente di strano. Ci siamo semplicemente tenuti per mano e lui mi ha semplicemente fatto dei complimenti. Niente di strano, tutto normale. Mi tiro uno schiaffo in fronte, non c’è niente di normale, tra cui quello strano formicolio nello stomaco. Devo avere mangiato qualcosa andato a male, no? Non ho neanche avuto il coraggio di andare a prenderlo a casa questa mattina, come farò a guardarlo in faccia? Mi sto comportando come una stupida adolescente. Ispeziono che attenzione il corridoio, pronta per cambiare strada nel caso vedessi una testa riccioluta spuntare da un angolo. Per ora niente, decido di staccarmi dallo stipite della porta di ingresso e mischiarmi con la folla. La mia classe è a pochi metri, sorrido speranzosa quando qualcuno mi afferra per la spalla. Un braccio si para davanti al mio viso e passando sotto il collo mi stringe a sé.
“Ciao Haylie!” la voce vivace di Niall mi solleva dal pensiero che potesse essere Harry.
“Giorno Niall” gli rispondo scrollandomelo di dosso per non morire strozzata dalla sua stretta ferrea. Sorrido al biondino che fa bella mostra di un sorriso radioso a cui ricambio con naturalezza. È strano il modo facile con cui riesco a rapportarmi con lui.
“Hai visto Harry?” mi chiede mentre varchiamo la porta per entrare nella classe di lettere.
“Perché dovrei saperlo?” domando di risposta cercando di apparire sicura, ma la mia voce suona bassa, incerta e soprattutto ansiosa. Lui inarca il sopracciglio chiaro e increspa le labbra, si accorto della mia risposta distaccata e mi analizza attentamente.
“Che c’è?” sbotto infastidita.
“Cosa è successo tra te e Harry?” arriva dritto al punto. Sorpresa per poco non inciampo nello zaino di Oliver, il secchione della classe. Cerco di dileguare il discorso, ma come?
“Oddio, un passero sta ballando il Tacatà sul ramo di quell’albero!” grido la prima cosa che mi passa per la mente. Di scatto tutte le 15 teste si girano, compresa quella di Niall, verso le finestra aiutandomi a fuggire dalla domanda insidiosa del biondo. Scavalco con fretta e furia le gemelle Houston e prendo posto dietro di loro, nell’angolo affianco alla finestra quel giorno stranamente libero. Ah sì, è il posto di Styles. Quando finalmente quei sottospecie di umani comprendono il mio scherzo, Niall si gira verso di me per lanciarmi uno sguardo interlocutore e avvicinarsi a me, ma per mia grandissima fortuna in quel momento fa l’entrata in scena della professoressa di Lettere che mi salva concedendomi uno alzata di sopracciglia di Niall. So perfettamente che non mi lascerà andare fino a quando gli svelerò tutto e il pensiero mi infastidisce molto, ma preferisco posticiparlo il più possibile. Appoggio il viso lungo le mie braccia distese sul banco di legno vecchio, inspirando lentamente. Storco il naso quando nelle mie narici penetra un particolare odore che potrei riconoscere a chilometri di distanza, un profumo di mele. Sempre nei miei dannati pensieri, Styles? Scuoto la testa cercando di eliminare il suo volto dalla mia mente, senza però risultati. Perché non è venuto oggi? Si è pentito di quello che ha fatto ieri? No, non credo proprio. Non è stato lui quello che è scappato a gambe levate appena ha sentito un formicolio solleticargli lo stomaco. Allora perché? Il pensiero di essere io la causa mi colpisce in fronte, forse è stata la mia reazione. Forse non si è sentito di vedermi per il mio comportamento fuggitivo, forse.. cazzo.
“Prof!” grido alzandomi in piedi. La classe si gira verso di me, sollevata nell’aver trovato qualcosa di più divertente su cui posare lo sguardo. La vecchia striminzita abbassa gli occhiali lungo il naso aquilino e con un cenno mi invita a continuare a parlare.
“Non mi sento bene, chiedo il permesso di andare a casa” sparo velocemente fingendo di deglutire a fatica. Sento lo sguardo perplesso della prof, annoiato dei miei compagni e infine interrogatorio di Niall su di me. Titubante mi indica la porta. Grazie. Afferro tutta la mia roba e mi catapulto fuori, in un attimo raggiungo la mia auto posta nel parcheggio. Ora Styles voglio sapere la verità.
 


Freno con violenza di fronte a casa sua. Senza chiudere niente, lascio il tutto davanti al suo viale e con passo spedito percorro la stradina che porta alla casa bianca. Senza curarmi di essere educata o altro busso con tre colpi secchi alla porta aspettando una risposta, che però non arriva. Perfetto, può anche non essere a casa, genio. Continuo a bussare ripetutamente nella speranza che la porta si apra e compaia quel sorriso sghembo e fastidioso ma niente. Proprio all’ultimo, si spalanca e una donna si presenta ai miei occhi. Ha i capelli mori e un viso bello, solcato da qualche ruga degli anni che la rendono però più bella e vera; riconosco in quel sorriso e quell’aria genuina quella di Harry, se non fosse per l’espressione stanca e gli occhi cerchiati di rosso e borse pesanti.
“Ehm buongiorno” balbetto presa alla sprovvista. La vedo osservarmi per un attimo e poi sospirare pesantemente.
“Cerchi Harry? Mi spiace, ma non è in casa da stamattina. Di solito le sue ragazze arrivano il tardo pomeriggio..” mi risponde. La sua voce subisce un inclinazione nel pronunciare le “sue ragazze” e mi mordo il labbro contrariata, pensa davvero che io sia una delle sue solite sgualdrine? Provo a ribattere, ma mi blocco. Probabilmente soffre a causa di questo, e non voglio peggiorare la situazione già complicata della signora.
“Grazie mille, tornerò un’altra volta” mi dileguo abbozzando un timido sorriso alla quale lei non risponde. La porta si richiude alle mie spalle e scendo le scale di marmo verso la macchina, pensando a cosa fare o dove posso trovarlo, quando un suono leggero mi arriva alle orecchie. Fermo i miei pensieri e mi concentro su quelle piccole note quasi silenziose, improvvisate. Mi lascio cullare da quel suono così triste e quasi involontariamente devio la strada e mi ritrovo a percorrere l’erba alta del giardino fino al retro della casa immacolata. Le note si fanno sempre più chiare, riesco a percepire anche una voce bassa e rosa, piena di tristezza e dolore che mi percuote il cuore. Mi fermo di fronte ad una grossa quercia, il vento corre tra i rami accarezzando i miei capelli e le foglie. Incastonato tra i robusti rami, si innalza una grande casa di legno.  
 
“Io quando ho bisogno di riflettere o scappare mi rifugio sempre nella mia casa sopra l’albero.”parla quasi tra sé e sé “Credo sia l’unico posto in cui posso davvero essere me stesso. Mi ci nascondevo ogni volta che mio padre tornava dai suo viaggi di lavoro. Mi ci nascondevo per ripicca, per le giornate che non passava con me, per le promesse mai mantenute. E poi lui mi scovava, saliva e passava quel poco tempo che aveva con me, cancellando il mio rancore” sospira.
 
Le sue parole. Riesco a riconoscere la sua voce e ne rimango piacevolmente sorpresa, non avrei mai pensato che potesse essere così intonata, armoniosa. Senza pensare appoggio i piedi lungo il tronco dell’albero e afferrando tra le mani il cordone appeso alla casa mi innalzo fino a raggiungere la base. Con un ultima spinta arrivo in alto e mi appoggio con le due mani fino a tirarmi in avanti. La musica, la voce continua a espandersi nell’aria tranquilla, mischiandosi ai cinguettii degli uccelli. Attenta a non far rumore cammino a passi felpati lungo i muri bassi fino a fermarmi alla porticina. Mi abbasso in ginocchio lungo lo stipite e lo vedo. Una massa di riccioli castani sono appoggiati lungo il muro, disteso con la chitarra tra le mani sta strimpellando quella melodia così triste accompagnata dalla sua voce, che viene interrotta da pause e sospiri. Gli occhi sono chiusi, le lunghe ciglia accarezzano le sue guance color latte, un po’ arrossate. Sospira un attimo, per poi riprendere a cantare, le labbra rosse incominciano a intonare delle parole confuse.

 
No you don't know what it's like 
When nothing feels alright 
You don't know what it's like to be like me 

Riconosco le strofe della canzone. Simple plan, Welcome to my life.
Mi appiattisco sempre di più, preoccupata di poter interrompere quella canzone, o forse meglio dire quello sfogo. La sua voce si alza di una nota e il suono della chitarra assume una tonalità più forte e coinvolgente.

To be hurt 
To feel lost 
To be left out in the dark 
To be kicked 
When you're down 
To feel like you've been pushed around 
To be on the edge of breaking down 
When no one's there to save you 
No you don't know what it's like 

Welcome to my life 

 

Le ultime parole sono quasi un sussurro, ma il messaggio mi arriva comunque al cuore, cancellando le poche barriere che mi trattenevano. Sento una lenta lacrima scorrermi lungo la guancia. Avrò ascoltato questa canzone migliaia di volte, ma non ho mai provato niente di simile. Mi asciugo tirando su con il naso. Non dovrei essere lì. Mi alzo in piedi, ma per poco non cado all’indietro, mi aggrappo alla porta che però cede al mio peso e crolla. Impreco di dolore e solo dopo mi accorgo di essere dentro la casetta di legno, per terra, sporca di polvere, di fronte a lui che mi osserva sorpreso. Non faccio in tempo di dire qualcosa che una voce sovrasta quel silenzio, e Harry mi stringe a tappandomi la bocca con la mano. Il suo fiato corto sul mio collo mi provoca una miriade di brividi, non riesco a trattenere un gemito quando sento la sua mano passarmi sulla pancia e fermarsi per stringermi sempre di più a sé. Il mio bacino scontra con il suo.
“Harry, sei te?” sento gridare dal giardino.
Rimaniamo così fino a quando la voce si allontana fino a scomparire. Aspetto con impazienza che allenti la presa, ma lui non si muove, anzi fa scorrere il suo viso fino a affondare il naso lungo l’incavo del mio collo, dove sospira. Trattengo il fiato, mentre le sue labbra si appoggiano sulla mia pelle scoperta, lasciando un casto bacio. Mi irrigidisco tutta, non riesco a muovermi. Lui se ne accorge.
“Haylie - mi chiede finalmente allontanando il viso dal mio collo - respiri ancora?”
Finalmente riesco a riprendere il controllo delle mie azioni motorie e lo allontano con una spinta.
“Idiota” mormoro “vattene”
“In realtà dovrei essere io a dirtelo” mi risponde sorridendo. Intreccio le mie mani e raccolgo le mie gambe tra le braccia. Quel sorriso, non è il suo. “Che ci fai qui?” mi domanda deviando il mio sguardo. No, non farlo.
“Allora? Ah ho capito, non sei riuscita a resistere neanche un’ora senza di me” scherza quando nota il mio silenzio. Mantiene lo sguardo basso, non ha il coraggio di guardarmi in faccia, negli occhi. le sue labbra sono incurvate in un sorriso, ma tremano insicure, spingendomi a rimanere in silenzio.
“Se vuoi rimanere qua in silenzio, puoi andartene” mi accusa.
Non ci vedo più. La mia mano scatta da sola, finendo a colpire la sua guancia. Uno schiocco rimbomba in quelle piccole mura, mentre rimango immobile a fissare la sua reazione. Una lacrima solca le sua ciglia e scende fino ad appoggiarsi sul suo grembo, tante altre la seguono finendo sulla sua felpa blu scuro.
“Perché?” balbetta singhiozzando. Le sue spalle tremano incontrollate, i suoi occhi finalmente incontrano i miei, lucidi e bisognosi di affetto. Mi avvicino a gattoni e raccolgo il suo viso tra le mie braccia, incateno i miei occhi nelle sue iridi verdi, pochi centimetri mi separano dal suo viso, so che potrebbe approfittarne se fosse in lui, ma in questo caso non ci faccio caso.
“Non fingere. Non sorridere. Non farlo se non vuoi” mormoro. Le sue lacrime continuano a scendere imperterrite bagnando la mia camicia di jeans, ormai cosparsa di leggere goccioline. Si morde il labbro inferiore, deglutisce un attimo e poi lascia cadere il suo viso tra le mie mani affondando nell’incavo del mio collo. Circondo quelle larghe spalle con le mie mani e lo attiro a me, stringendolo sempre più forte per attutire quei singhiozzi e quelle scosse. Lentamente mi lascio andare e mi appoggio al muro, senza lasciare la presa. Rimaniamo così lì, uniti uno all’altro, percossi da qualche suo tremito. Sussurro dei lenti “shh” accarezzandogli la schiena come si fa con i bambini, fin quando le sue lacrime si smorzano, fino a scomparire. Sento il suo cuore battere all’unisono al mio, appoggio il mio mento sulla sua spalla e chiudo gli occhi.
“Grazie” sussurra al mio orecchio.
Sorrido sollevata e lo lascio allontanare da me, lo guardo: come un bambino si strofina il naso rosso con la manica della felpa, le guance sono arrossate, ma il sorriso è quello che cattura la mia attenzione, cancellando la mia ansia. Le labbra rosee sono incurvate in quel sorriso sghembo che non sopporto, accentuano le fossette ai lati che contrastano con i suoi lineamenti marcati e maturi. Ricambio e senza dire parole mi faccio spazio accanto a lui che è tornato con la schiena al muro, afferra la chitarra e la tira a sé. Vorrei chiedergli di parlare, ma riconosco nel suo sguardo il bisogno di privacy e non dico niente.
“Sai quando mi hai detto di scrivere una canzone? L’ho fatto” mi sorride sornione.
“Non avrei mai pensato che sapessi cantare, mi hai sorpreso” rispondo. Lui scrolla le spalle e guardo dritto davanti a sé.
“L’altro pomeriggio ne parlavo con Lou, Niall e tuo cugino Liam - mi spiega - credo che Liam  chiederà anche al suo compagno di teatro, quello cupo e sempre in disparte, Zayn, di formare una piccola band. Trovi si una idea stupida?” Scuoto la testa.
“Posso chiederti un favore?”sbotta poi voltandosi verso di me. Le sue iridi più vicine al grigio quel giorno, inchiodano i miei occhi senza darmi la possibilità di ribattere.
“Potresti non chiamare Niall per nome?”
“Cosa?”
“Mi da fastidio. Non chiami me per nome che ti tartasso da un anni e con lui che neanche conosci da due settimane lo chiami per nome” bofonchia incrociando le gambe a sé, mentre si tortura le mani nervoso. Non posso fare a meno di sorridere, oggi niente, né la mente, né il corpo, sembra voler darmi retta, tutta colpa di questo riccioluto.
“Va bene, Harry - lo accontento - e comunque lo chiamo per nome, perché mi dimentico sempre il suo cognome, non lo faccio apposta” faccio spallucce ignorando la sua faccia raggiante.
“Senti, questa l’ho scritta ieri sera, dimmi che ne pensi, sinceramente, okay?”
Lo incoraggio con una pacca sulla spalla. Corruccia la fronte e si piega leggermente sulla chitarra, la schiena inclinata e il viso concentrato nelle note. “L’ho scritta pensando ad una persona” mormora prima di cominciare, lanciandomi un veloce sguardo. Sento le mani prudermi.
Le sue dita scorrono sulle corde, che liberano una melodia leggera mai sentita.
 
Girl I see it in your eyes you’re disappointed
Cause I’m the foolish one that you anointed with your heart
I tore it apart

 
Quelle parole mi colpiscono come un secchio di acqua ghiacciata in volto. Il mio sguardo prima concentrato sulle stringhe colorate delle sue All Star, si sposta in alto fino ad incontrare il suo viso. Stringo nelle mie mani l’orlo della mia camicia, cercando di nascondere il battito veloce del mio cuore incontrollato.

And girl what a mess I made upon your innocence
And no woman in the world deserves this
But here I am asking you for one more chance

Le iridi grigie tempesta si incatenano ai miei occhi, scaturendo un uragano di emozioni dentro di me. Deglutisco, gli elefantini nascosti nel mio stomaco escono e cominciano un danza improvvisata e rumorosa che mi fa sussultare.

 
Can we fall, just this time*
Stop the tape and try
Oh and if you walk away I know I’ll fade
Cause there is nobody else

 
La melodia finisce.
Lui sorride.
Ed io rendo conto di essermi innamorata.



Spero lascerete una vostro piccolo parere,
mi basta anche una
recensione corta corta, se siete voi a invogliarmi a scrivere, mi è più facile.



*appunto: ho cambiato le parole, non sarebbe così. 
volevo renderla al presente, non so se ci sono riuscita nell'intento HAHAH


- my space -

Ancora grazie mille per le 8 recensioni, ancora non ci credo!
Sorrido come un'idiota, sembro avere una paralisi facciale! Giuro!
Spero recensirete anche questo capitolo, ho bisogno di sentire quello che pensate e soprattutto sentirmi un pochino incitare!

Parliamo un  po' del capitolo, avete visto? La storia si fa un pochino più seria, Harry è turbato da qualcosa, ma non vuole dirlo alla nostra Haylie, cosa sarà mai? (io lo so, io lo so muhahaha!) E che ve ne pare dell'inserimento della canzone "Gotta Be You", ovviamente dei One Direction? Ho pensato di usare questa, perchè la frase 
"Cause I’m the foolish one that you anointed with your heartI tore it apartè la frase che fa a capire ad Haylie che si è innamorata *yu-uh!* ma non sperate che diventi più dolce, ok? Forse più avanti.. i personaggi di Liam e Zayn sono apparsi, e presto si faranno spazio anche loro nella storia! Con questo non ho altro da dire, scappo e spero ardentemente di leggere le vostre recensioni!

Grazie ancora,
Baci,
Alice.

ps. per chi non lo sapesse ho cambiato il nick An_Qi con SheLovesHarold.
pss. non ho ancora finito LOL, date un'occhiata a questa FF, ci terrei molto sentire anche qui il vostro parere! cliccate!

   
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***





Capitolo 5.
 

“Tesoro, chiamami.”
“Mi manchi, riccio. Aspetto una tua chiamata.”
“La notte migliore della mia vita.”
 

Della serie non siamo troie, ma apriamo le gambe per beneficenza? Inorridisco all’ultimo messaggio sulla sua bacheca e mi lascio cadere sul letto, lo schermo del computer di fronte a me, aperto illumina la stanza al buio. Qualche raggio di sole che annuncia la mattina, attraversa le tende e illumina poco la stanza, dando quel poco che basta per farmi vedere. Sento i passi affrettati di Liam per il corridoio e i suoi continui sbuffi mi fanno innervosire sempre di più. Ogni volta la stessa storia, ogni anno durante il primo week-end di Giugno decide di andare sulla baita nel sperduto paese che non c’è all’infuori del mondo, trascinando naturalmente anche me.
“Haylie! So che sei sveglia, tira fuori quel culo dalle coperte e prepara le cose!” grida bussando tre volte consecutive sulla porta della mia camera. Bonjour Finesse. Roteo gli occhi al cielo e dopo averlo mandato a cagare mentalmente, mi alzo in piedi e abbasso lo schermo del mio portatile, per poi tirare su le tende di camera e spalancare le finestre. Sento l’aria estiva fresca pervadermi i polmoni e inspiro, mentre mi stiracchio lentamente. Sabato mattina, nessun compito, nessuna verifica e soprattutto nessun riccio insopportabile. Sorriso soddisfatta e saltellando per la stanza tiro fuori qualche vestito dall’armadio per poi buttarlo premendolo nella mia piccola valigia di vernice rossa. Neanche 15 minuti e ho tutto pronto, o almeno credo, ed esco dalla stanza finendo per scontrarmi contro Ruth, appena sveglia anche lei. Grugnisce un fastidioso “buongiorno” e si chiude in bagno, anticipandomi. Non mi sono ancora del tutto abituata a dormire lì, a casa dei miei cugini Payne. Sono sempre tutti gentili, a parte Liam, ma nessun posto è come casa. Mi sono dovuta trasferire lì per comodità, per seguire i miei studi al college che si trova qua nel centro di Londra, a miglia e miglia di chilometri lontano dal mio piccolo paesino di provincia. Scrollo le spalle e scendo le scale, ritrovandomi un Liam tutto indaffarato alle prese con un’enorme valigia. Con un calcio e una imprecazione riesce finalmente a chiudere quel coso, non ci faccio caso e sprofondo nel divano afferrando prima la mia tazza di latte caldo e cereali già pronto sul tavolino della cucina. Tranquilla mangio i miei Kellog’s quando il campanello comincia a squillare per tutta la casa.
“Haylie, vai te!” sento gridare Liam da sopra le stanze. E quando è salito lì? Rimango qualche minuto a fissare le mie pantofole di Pucca, incerta se alzarmi e aprire, o restare seduta aspettando che sia Liam o Ruth ad aprire. Infine opto per la prima e a fatica mi trascino alla porta. Per poco non muoio di infarto quando mi ritrovo di fronte il sorriso di Styles e i suoi amici. Loro, perfetti e sorridenti, io nel mio pigiama deformato con gli elefanti rosa in tutù. Oh cazzo.
“Buongiorno Hayli- bel pigiama” ridacchia Harry scrutandomi dall’alto al basso. Dietro di lui c’è Niall intento a cercare di non scoppiarmi a ridere in faccia si guarda le stringhe inesistenti delle sue Adidas Bianche. Non posso dire lo stesso di Louis, il miglior amico di Harry, che invece scoppia a ridere divertito buttando la testa all’indietro. Noto solo dopo la figura della cresta del moro dietro di loro, deduco dalla sua aria annoiata e ombrosa che sia il ragazzo di cui mi ha parlato Harry e Liam, un certo Zayn Jawacoso. Non do il tempo agli altri ragazzi di dire qualcosa che gli sbatto la porta in faccia. Salgo le scale pestando con forza i piedi ignorando le grida interrogative di Liam ed entro in camera per mettermi la prima felpa che trovo e dei pantaloncini.
“Chi è?” mi chiede Liam spuntando dallo stipite della porta. Bofonchio un confuso “vaffanculo” e riscendo in fretta le scale di legno facendole scricchiolare e riapro la porta. Sono ancora lì, come li ho lasciati, ma sul viso un’espressione confusa.
“Entrate” borbotto facendo cenno di entrare, e in silenzio seguono i miei ordini. Sfortunatamente noto tra le loro mani delle valigie che mi portano a pensare alle cose peggiori.
“Ciao ragazzi! Pronti per partire?” esulta Liam parandosi di fronte a noi con un salto.
I ragazzi notano la mia espressione esterrefatta e scoppiano in una risata scimmiosa.
“Non glielo hai ancora detto?” domanda Louis affiancandosi a Liam per appoggiargli una mano sulla spalla in segno di comprensione. Credo di aver capito perfettamente, ma spero con tutto il cuore che sia solo uno stupido e falso incubo.
“Ci divertiremo questo fine settimana” mi sorride malizioso Harry, sedendosi sulla mia poltrona, nella mia “attuale” casa. Ditemi che non è vero.
 
“Se non levi quella mano dalla mia coscia, giuro che te la amputo e la lancio fuori dal finestrino” ringhio incenerendo con lo sguardo Harry, che ritrae subito la mano dalla mia gamba. Sono seduta da più di due ore tra Harry e Zayn che tranquillo sta dormendo, al contrario del riccioluto che non ha smesso un minuto a disturbarmi. Sui sedili di fronte a  noi sono seduti Niall e Liam intenti a ridere guardando un video stupido sul cellulare del primo, mentre sui sedili alle nostre spalle, Louis guida lentamente, intrattenendo Ruth in una conversazione a me non udibile. I ragazzi sentono la mia minaccia di morte e Liam mi rimprovera con un’occhiataccia alla quale rispondo con la linguaccia. Maledetto, non ci ha pensato di avvisarmi che non saremmo stati soli quest’anno, dicendomelo il giorno stesso in cui dovevamo partire. Furbo, lui.
“Quanto manca?” si lamenta Niall allungandosi sul sedile. Le sue mani si appoggiano sul mio sedile e sento il suo corpo scontrarsi con il mio, trattengo il fiato sentendo il suo respiro cozzare contro il mio.
“Cazzo!” strepita quando una mano di Harry lo colpisce sul basso ventre. Si piega su stesso e ricade al suo posto accanto ad un Liam sorpreso ma divertito. Ringrazio mentalmente Harry che lo fissa con uno sguardo indecifrabile. Poi sorride improvvisamente.
“Scusa Niall, me lo hai servito su un piatto d’oro” si scusa facendo spallucce. L’irritazione che mi sembrava di aver percepito nei suoi occhi, sembra del tutto scomparse sostituita da un sorriso sincero. Il biondo si massaggia il punto colpito e gli mostra il dito medio come risposta. Bambini.
“Non credo manchi molto” risponde di rimando Louis, tira indietro una mano che mi sfiora l’orecchio “passatemi qualche patatina che sto morendo di fame” borbotta in attesa.
L’unico tranquillo è Zayn, accanto a me. Mi piace sbircialo mentre dorme, quell’aria da duro scompare dando posto ad una espressione tranquilla e angelica. Lo osservo in silenzio, è molto più interessante del paesaggio intorno a noi, alberi, alberi che scorrono velocemente lungo la strada. Non avrei mai notato che le sue ciglia sono così lunghe, mi mordo il labbro invidiosa, le mie a malapena si vedono. Ridacchio quando mi accorgo che le narici si aprono e si chiudono seguendo il ritmo del respiro, e mi incanto ad osservare le labbra. Cavolo, il pakistano è proprio un bel ragazzo.
“Pervertita”
Sobbalzo sul posto e senza farlo apposta sbatto la testa contro il soffitto dell’auto. Dopo aver cacciato un urlo che ha scaturito le risate di tutta la macchina, mi risiedo e mi copro il bernoccolo massaggiandomi la testa.
“Se io sono una pervertita, tu sei Rocco Siffredi” lo accuso puntandogli un dito sulla maglietta a maniche corte bianca. Per mia fortuna, ha lasciato a casa la sua collezione di polo e pantaloni beige, e oggi indossa una normale maglietta accompagnata da dei jeans corti. Alleluia, degli indumenti normali! Non posso dire lo stesso di Louis, quel ragazzo deve avere un serio problema con le righe, e soprattutto non ha ancora capito che i risvolti ai pantaloni sono cose da femmina. Per giunta oggi ha deciso di indossare dei pinocchietti rosa squallore.
Harry butta la testa all’indietro scuotendo quella matassa di riccioli castani, che mi sfiora la pelle del collo provocandomi non brividi, ma scariche elettriche. Fatelo smettere. Ad un tratto sento un qualcosa posarsi su di me, alzo gli occhi e per poco non mi strozzo trovandomi il viso di Zayn a pochi centimetri dal mio, addormentato sulla mia spalla. Vedo subito la mano di Harry partire contro il suo viso per spostarlo, ma il pakistano apre gli occhi a scatto e si sposta in tempo.
“Che vuoi?” mormora assonnato, incurante. Si strofina gli occhi e sbadiglia stiracchiandosi su di me.
“Le dai fastidio” risponde il riccio lanciandomi un’occhiata.
“Come hai fatto te tutto il viaggio?” replica il moro. Un ola di “ooh” si espande in tutta l’auto, echeggiando. Harry gonfia le guance, come un bambino piccolo e fa per ribattere, ma il pakistano mi stringe in una morsa tra le sua braccia, tirandomi sopra di sé.
“Ma che-“
“Guarda come gli da fastidio” mi sussurra all’orecchio senza farsi sentire. Sorrido soddisfatta mentre il viso di Harry si fa sempre più rosso e decido di stare al gioco. Mi accoccolo sul petto di Malik ignorando le occhiate di fuoco del riccio, e chiudo gli occhi respirando a fondo quell’odore di tabacco misto a colonia. Forse riuscirò a dormire.
 
“Siamo arrivati!” grida la voce di Liam svegliandomi. Gli tiro di istinto un calcio negli stinchi e mi tiro su, liberandomi dalla stretta salda di Malik, ancora addormentato.
“Finalmente ti sei svegliata.”
Scruto con gli occhi appannati Harry che seduto affianco a me mi sta letteralmente incendiando con lo sguardo. Inclino la testa e rimango lì a fissarlo. I riccioli arruffati per il viaggio sono ancora più voluminosi di come mi ricordo, la fronte è corrugata concentrandosi su un’unica piccola ruga all’altezza delle sopracciglia. Le labbra rosse lampone sono imbronciate, e gli occhi di quel verde speranza, sono quel giorno più tendenti al grigio tempesta, come il cielo che sopra di noi preannuncia pioggia. Me ne esco con un “buongiorno” impastato ed un sorriso.
“Hai un aspetto terribile” mormora scompigliandomi i capelli che mi ricadono sugli occhi. Si volta ed esce dalla portiera urlando di aspettare agli altri ragazzi. Mi giro per svegliare Malik, ma non è più al suo posto, lo vedo fuori con già in mano una valigia percorrere il vialetto della baita. Sbuffo e scendo anch’io per aiutarli.
“Prendi questa” mi dice Niall spingendomi contro una valigia enorme nera. Mi lamento guardando Ruth senza niente in mano se non una piccola borsa di pelle. “Perché lei non porta niente?”
“Lei è donna” mi risponde Liam mantenendo un’aria seria. Appoggio un attimo la valigia sul terreno e faccio spettacolo dell’anello verde acqua che porto sul dito medio. Dovrei portarli più spesso. Il biondo ride fragorosamente, la sua risata simile a quella di orso strozzato da una lisca di pesce quasi in fin di vita echeggia in tutto il bosco, indisturbato. L’unica cosa che potrebbe venire a lamentarsi con noi, sarebbero i cuccioli di scoiattolo, o i castori in riva al fiume, dato che non c’è nessun altro essere vivente intorno a noi.
In pochi minuti entriamo nella baita, lasciamo le valigie, quando sento dei passi scendere lungo le scale di legno. Alzo lo sguardo e vedo i riccioli castani di Danielle scendere a saltelli rimbalzando. La pelle ambrata perennemente abbronzata, uccide la mia autostima e la mia carnagione da mozzarella andata a male. E non è finita, non è sola. Vedo dei trampoli nero vernice scendere sinuosamente le scale attirando lo sguardo di tutti i ragazzi presenti nella stanza, escluso Liam troppo occupato a guardare la sua storica ragazza, e dei boccoli mori scendono insieme all’espressione da bocchinara di Coraline.
“Ciao ragazzi” sorride accattivante facendo scorrere la lingua sulle labbra rosso fuoco. Mi guardo intorno, ah no, non siamo su un set di un video porno.
“Che ci fa lei qua?” sbotto.
“Lo sai che è la migliore amica di Danielle. Non voleva venire senza di lei” mi spiega Liam. Di bene in peggio. I ragazzi ancora ipnotizzati dalle sue gambe lunghe e dal davanzale in bella mostra, annuiscono all’unisono. Uomini.
“Mentre voi state qua a seccare la bava, io vado a farmi una nuotata sotto la cascata” sbuffo prendendo la mia borsa da spiaggia, esco di casa. Nessuna voce, nessuna domanda. Mi hanno già rifilato nel dimenticatoio. Stupidi, porchi uomini che non siete altro.
“Aspetta!”
Mi fermo sui talloni e aspetto che mi raggiunga.
“Che c’è Malik?” chiedo senza neanche guardarlo.
“Ho lasciato nella tua borsa l’ipod, me lo ridai?” chiede.
Ah, sì. L’Ipod. Non è venuto qua per accompagnarmi o chiedermi di restare. Ovviamente no. L’Ipod. Che idiota. Abbasso la testa nascondendo la mia delusione e frugo nella borsa fino a trovare l’affare e glielo rifilo nelle mani. Ora puoi andartene pakistano e lasciarmi sola.
“Dov’è la torrente? I ragazzi ci raggiungono dopo” mi dice poi sorridendo. Un sorriso caldo e rassicurante. Allora non mi hanno dimenticato nel baratro? Ricambio e incomincio a incamminarmi fermandomi qualche volta per mostrargli qualcosa di particolare, per ricordarsi la strada nel caso volesse farla da solo.
“E questo?” si blocca indicandomi una quercia. Mi avvicino a lui e rido quando riconosco le lineette incise sul tronco, affianco ad ognuna di essa una data ed una lettera.
“È il nostro metro, diciamo. Ogni anno veniamo qua e ci misuriamo, per vedere quanto siamo cresciuti” rispondo con un sorriso. Faccio scorrere le dita sulle incisioni nostalgiche.
“Eri una nana” constata osservando da vicino le lettere H del mio nome, “ lo sei anche ora.”
Gli tiro una gomitata sulla costola e mi incammino più spedita facendo l’offesa. Lui ridacchia divertito e accelera il passo, mantenendo la mia andatura con facilità. Maledette gambe lunghe. Quando arriviamo alla corrente, incomincio a correre verso il rumore delle acqua che si scontrano, fino a trovarmi nella radura. Grandi massi sono incastonati tra loro intorno ad un piccolo laghetto al centro, all’estremo l’acqua della piccola cascata scroscia schizzando da tutte le parti. Sono sul bordo, a molti metri lontani, ma sento le gocce di acqua arrivarmi addosso, bagnandomi e penetrandomi sotto i vestiti. Stupendo. Percepisco Zayn affiancarmi, il suo corpo ha una temperatura diversa da altre, sento il suo calore da sotto la maglietta.
“Wow!” esclama spalancando gli occhi e ridendo.
“Dici bene!” rispondo. Rimaniamo qualche minuto lì fermi, fin quando ci guardiamo complici e cominciamo a toglierci i vestiti rimanendo in costume, o almeno io. Con un movimento veloce si sfila la maglietta verde cachi, sfoggiando al cielo aperto, un petto asciutto e di un invitante color bronzo. Mi va di traverso la saliva a quella visione, ma cerco di mantenermi calma e lo osservo tuffarsi con solo i pantaloni militare addosso nell’acqua. Impreco contro i miei ormoni e lo seguo, mi inarco in avanti con le braccia e mi lascio cadere. In un attimo l’acqua sfiora la mia pelle, vengo immersa e risucchiata dalle acque limpide, rabbrividisco al contatto del freddo e il mio corpo si rinchiude su sé stesso per attenuare il freddo. Ma ci metto poco ad abituarmi e in un attimo mi ritrovo a nuotare e schizzare acqua contro Zayn che in estasi corre da una parte all’altra.
“Esci fuori!” urlo quando scompare sott’acqua. Non riesco a dirlo in tempo, che una mano mi afferra da sotto e vendo risucchiata sotto senza aver il tempo di tapparmi la bocca e il naso. Mi divincolo uccidendo mentalmente il pakistano e quando molla la presa a causa dei miei calci riemergo in superficie sputando l’acqua. Di fronte a me Malik sta ridendo.
“Bastardo!” con un salto mi aggrappo alle sue lisce e forti spalle cercando di spingerlo sotto, ma invano perché presto i ruoli si invertono e ingoio altra acqua. Le sue mani scendono lungo i miei fianchi e mi stringono a sé, rimango inchiodata dalla profondità dei suoi occhi che sembrano ardere di passione in ogni momento.
“Pace?” domanda sorridendo storto. Abbasso il volto, ma poi lo rialzo e gli sorriso facendo l’occhiolino. “Che ne dici se uniamo le forze per loro..” lascia cadere la frase indicandomi delle sagome avvicinarsi alla riva. Annuisco divertita e lo seguo fuori dall’acqua. Vediamo Niall correre entusiasta lungo la riva, dietro di lui Louis che salta come un canguro. Malik mi fa cenno di andare, spuntando dal nulla cacciamo un urlo che li fa sobbalzare e ci buttiamo addosso a loro. Spaventati li vediamo cadere in acqua ancora vestiti. Riemergono poco dopo, mandandoci a quel paese, ed io e Malik diamo libero sfogo ad una risata fragorosa che si espande fino a raggiungere Liam, Harry e le ragazze infondo. Mi acciglio appena scorgo Harry a braccetto con Coraline, ma Niall e Zayn lo notano e decido di fare niente tuffandomi a mia volta. I tre ragazzi si avvicinano e cominciano a parlottare sospettosamente tra loro, mi allontano spaventata, ma vado a scontrarmi con qualcosa. Mi volto e incrocio le iridi grigie di Harry.
“Non fartela scappare!” sento gridare Niall.
No, aspetta che cosa? Le sue braccia circondano la mia vita, stringendomi a lui. La mia schiena si scontra con il suo petto, e una incredibile calore si espande in tutto il mio corpo, facendomi arrossire fino alla punta dell’orecchie. Sento il suo respiro costarsi sulle mie spalle, mi mordo il labbro. In un attimo mi sono tutti e quattro addosso, Niall e Louis mi prendono per le mani e Harry e Zayn per i piedi.
“Cosa-“
Con un movimento secco, mi buttano in acqua. Bastardi, pezzi di opossum andato a male.
“Ora me la pagate!”
 

“Io torno a casa!”
Annuisco e saluto Niall salire i massi per raggiungere Louis indaffarato con gli sdrai. Il tempo si è fatto ancora più nuvoloso e freddo, i ragazzi hanno deciso di tornare a casa. In acqua sono rimasta solo io. E Harry. Pure Malik, alla fina ha deciso di seguire gli altri, tremante nell’asciugamano li ha seguiti zoppicando nelle ciabattine. Una scena a dir poco divertente.
“Forse è il caso che ce ne andiamo anche noi” prova a convincermi la millesima volta.
“Forse è il caso che te ne vai anche te” ripeto, ancora.
Scuote la testa contrario e nuota cercando di riscaldarsi. Io sto benissimo in acqua, e non ho voglia di uscire fin quando non comincerà a piovere davvero, invece di queste piccole gocce. E poi non voglio tornare a casa, per vedere quella troia di Coraline provarci con Harr-, volevo dire con i ragazzi. Come se bastasse andare in giro con tacchi a spillo e costume inguinale per tutto il pomeriggio. Manca solo la scritta “zoccola” e il gioco è fatto.
“Harry, torna te da Coraline che ti aspetta” mormoro ad alta voce, senza farlo apposta. Mi tappo la bocca pentendomi di quello che ho detto, ma intorno a me il silenzio. Mi squadro intorno, ma di lui neanche l’ombra. Deve essere andato senza di me, come gli altri.
“Vai da Coraline, emerita testa riccioluta” grido sbattendo le mani contro l’acqua.
“Cosa?”
Sussulto. È poco dietro di me, mi giro di scatto nascondendo il rossore che mi sta colorando le guance, senza il mio controllo. Sono un’idiota. Sento lo scrosciare dell’acqua ai suoi movimenti, cerco allora di allontanarmi nuotando, ma la sua mano mi ferma, allacciandosi alla mia. Come è possibile spiegare le sensazioni che provo ogni qualvolta mi tocca? Quella scarica elettrica che parte dalle dita fino a espandersi in tutto il corpo, nel mio stomaco in subbuglio, nella mia mante appannata e nel mio cuore confuso.
“Niente” sussurro incerta. Vorrei poter tornare come prima, vorrei non dover abbassare sempre lo sguardo ogni volta che i suoi occhi si inchiodano nei miei, vorrei ma non ci riesco.
“Sei gelosa?”
Due parole. Due parole spazzano via tutti i miei pensieri in un attimo, sostituiti da fastidio e rabbia.
“Scusami? Io gelosa di te? Ma per favore, Styles!” grido divincolandomi dalla sua presa ferrea,  senza però risultato. “Lasciami!” grido. Mi tira a sé. Le sue labbra si posano sulle mie, leggere come petali. Il mio cuore prende il volo, scalpita nella mia piccola e debole gabbia toracica, sbatte le ali leggere voglioso di fuggire. Incontro la tempesta nei suoi occhi, secondi, che mi appaiono secoli incatenata in quelle iridi grigie, prima di separare quel contatto interminabile, chiudendo le palpebre. Le mie mani corrono sul suo corpo, mi aggrappo alle sue spalle nude e stringo. Da stampo sento il suo fiato cozzare contro il mio, dischiudo involontariamente le labbra e come due pezzi di un puzzle, la mia lingua si unisce alla sua, mentre nella mia mente pensieri contorti si scontrano in una guerra senza fine.  Sto sbagliando, sto sbagliando. A malincuore, stacco il contatto e lo spingo via. Un equilibrio che si spezza, barcollo nell’acqua incerta, come ubriaca.
“Smettila, smettila! - grido esasperata - Non puoi andartene in giro a distribuire baci, così come se fosse niente, okay? Se vuoi qualcuno con cui giocare, vai a cercarti un troia disponibile, anzi vai da Coraline che è proprio qui a portata di mano!”
Il suo sorriso scompare un attimo, le labbra si piegano in una smorfia infastidita.
“Pensavo lo volessi anche te..” si giustifica fissandomi impassibile. I suoi occhi sono di un gelido grigio, neutro e senza sentimenti.
“No, che non lo voglio.”




Grazie di esser arrivate fino a qui, spero lascerete una piccola recensione,
continuo a scrivere
solo quando mi sento invogliata da qualcuno (e quel qualcuno sareste voi), 
perciò per favore lasciate una
piccola, minuscola recensione, mi basta e avanza.



- my space -

Parliamo del capitolo, che ne pensate?
Avete visto che ha fatto il nostro Hazza? Finalmente un bacio vero, altro che quelli a stampo che le ha dato! E la nostra Haylie non l'ha presa bene come sperava! Il prossimo capitolo sarà un po' triste, cercherò di mantenere comunque quell'ironia che ho visto vi piace molto! Ah, un piccolo appunto: LO SO che Malik ha paura dell'acqua e che non sa nuotare, ma che ci volete fare? Io lo volevo senza maglietta e bagnato dalla testa ai piedi *sbaw* HAHAH lasciatemelo godere in santa pace e.e! Finalmente è entrato in scena anche il nostro cuginetto Liam e il besty di Harry, l'inseparabile Louis! Accenno anche alla sorellina di Louis, Ruth, non sarà molto importante nella storia, dato che è un FF corta, ma ci sarà qualche accenno. Altro? Niente se non, fuck Coraline! (oh, mi sono accorta ora che stavo per scrivere Caroline! Si assomigliano! Che coincidenza, non me n'ero accorta, giuro! *piccola vendetta personale*) 


Riguardo alle recensioni  non posso fare a meno di notare che sono diminuite, e un pochino ci sto male.
Lo sapete, sono una di quelle che scrive, che riesce a scrivere solo quando è incitata! Ma ringrazio comunque le meravigliose 4 recensioni e tutti coloro che hanno aggiunto questa FF tra le preferite/ricordate/seguite, grazie mille.
Niente, grazie ancora e alla prossima!

Alice.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Capitolo 6.
 


“Cos’è successo?”
Scuoto la testa in segno di risposta e mi accoccolo tra le gambe di Liam, che mi accarezza lentamente i capelli. Sento il suo sguardo perforarmi, ma lo ignoro e comincio a fare dei cerchi immaginari sulla sua camicia bianca, mentre Danielle mi lancia occhiatacce. Che vuole quella? Mica le porto Liam, è mio cugino per giunta. Non che sia brutto, anzi. Capitano della squadra di calcio, ha l’aspetto tipico da bravo ragazzo, il principe perfetto oserei dire, se non fosse per la zucca vuota che si ritrova. Mica tutti possono essere perfetti come me, no? Incomincio a giocare con i suoi capelli biondo scuro infastidendo di proposito Danielle che non smette di pettinarsi i riccioli ramati lungo la schiena. Liam sbuffa infastidito alzando al cielo gli occhi nocciola caramello, e incurvando le sue labbra carnose in un sorriso esasperato.
“Cuginetta, te l’ho mai detto che sei fastidiosa quanto un pidocchio?” mormora prendendomi a spintoni. Rido fragorosamente e gli salto addosso stringendolo in un abbraccio orsoso. Sento lo stridulo della sedia, e subito dopo la chioma di Danielle correre sopra le scale.  Quanto è permalosa, neanche lo avessi buttato sopra il tavolo e lo avessi spogliato. Affianco a me Liam si acciglia e corruga la fronte in un’espressione da cucciolo bastonato. Mi aspetto di vederlo correre dietro scodinzolando, come ormai è di copione, ma inaspettatamente rimane seduto a guardarsi le nocche bianche delle mani. Mi ricordo solo in quel momento delle loro litigate al telefono e mi mordo il labbro, facendomi travolgere lentamente dal senso di colpa.
“Scusa Lì” borbotto circondandogli il collo con le braccia, affondo il viso sulla sua spalla.
“Non è colpa tua” mi risponde stringendo un po’ di più la morsa, fino a farmi perdere il fiato. Aspetto che mi lasci andare, ma la sua stretta si fa ancora più ferrea “o forse sì”
Troppo tardi, scopro la sua intenzione di soffocarmi e grido un urlo di aiuto. Poco dopo sento dei passi avvicinarsi e dalla porta spunta la faccia di Niall rossa come un peperone con in bocca una fetta di pane tostato immerso nella nutella.
“Che succede?” sopraggiunge dopo Harry dalla finestra che da al giardino. Mi irrigidisco appena incrocio il suo sguardo interlocutore dimenticandomi di non respirare.
“Abbracci gratis? Anche io!” esclama Niall ignorando l’aria tesissima. Con un salto mi si precipita addosso schiacciandomi di peso contro Liam, mi ritrovo a fare la fetta di prosciutto del momento schiacciata da due diciannovenni della mentalità contorta di un opossum. Sento la risata del biondino percuotermi tutta, esalando anche in me un risata convulsiva alla quale si unisce anche mio cugino, senza fiato schiacciato da me e l’irlandese. Sulla porta passa Malik, con in mano un fumetto spiegazzato. Attiro la sua attenzione cacciando un urlo acuto che fa sobbalzare tutti i ragazzi della casa. Lui scuote la testa, ma accorre in mio aiuto e scostando Niall con un calcio ben assestato negli stinchi mi tira su con la mano.
“Grazie pakistano” mormoro prendendogli la guancia e scoccandogli un enorme bacio sulla guancia. Le risate cessano e cala un silenzio inquietante in tutta il salotto. Il moro di fronte a me, mi fissa con gli occhi spalancati come se fossi un alieno sceso in terra con addosso solo un perizoma. Scorgo Liam scuotere Niall che mi osserva a bocca aperta, quasi riuscirebbe a toccare il pavimento. È solo un bacio, che sarà mai. L’unico che non mi guarda è Harry, improvvisamente concentrato sulla rivista tra le mani, mi ignora di striscio. Come se a me la cosa potesse interessare.
“Cosa avete in mente di fare questa sera?” domando sedendomi il più lontano possibile dal riccio. Devo ignorarlo, dopo quello che ha fatto, è il minimo. Deve capire che con me non si scherza.
“Che ne dite di una festicciola?” propone Louis uscendo da dietro il divano come se niente fosse. Liam mi tappa in tempo la bocca prima che possa urlare e reprimo lo spavento con un gemito sordo. Idiota di un Louis.
“Sono d’accordo!” strilla Coraline scendendo le scale. I suoi tacchi echeggiano nelle mura, raggiungendo i miei neuroni, i pochi non incazzati. Mi ero dimenticata di lei, con una camminata stile dinosauro, perché lei è l’unica che indossa tacchi 12 a spillo in casa, si siede accanto a Harry accavallando le gambe in una posa sexy. Tiro uno schiaffo a Niall rimasto a incantato e cerco di seguire la discussione tra Louis e Liam. Ma i miei occhi troppo insistenti si posano sui due all’angolo del divano. La sua mano chiara scorre lungo i capelli tirandoli indietro, mentre si sporge in avanti affiancando la propria guancia a quella di Harry. Lui non la respinge, anzi scorgo la fossetta farsi ancora più marcata a causa del suo sorriso.
“Sì, dai un festa!” grido troppo forte anche io alzandomi di scatto per avviarmi fuori.
“Ma che problemi ha quella?” sento la vocina di Coraline bisbigliare.
“Te, sei il problema” vorrei gridarle contro, ma sigillo le mie parole nella mia mente, mentre spalanco la porta. L’unica cosa che riesco poi a sentire è la voce roca e bassa di Harry risponderle. Cazzo.
 
“Hai bevuto molto”
“Cosa te lo fa pensare?” ridacchio puntandogli un dito sul petto.
“Hai accettato di ballare con me” risponde facendo spallucce. Il mio dito scorre lungo la sua camicia beige di lino e si ferma all’altezza colletto aperto da dove si intravede la pelle ambrata e invitante. Mica male Malik.
“Lo avrei fatto comunque” ribatto cercando di essere seria, ma il mio tentativo fallisce invano e incomincio a ridere ancora più forte, buttando la testa all’indietro. Sembrano ore che siamo lì a dondolarci uno stretto all’altro sulle note di “I will always love you”, brano scelto da quell’idiota sentimentalone di Tomlinson. Mi aggrappo più forte al braccio di Malik per non crollare per terra, che continua a guardarmi con un espressione divertita stampata in volto. Se fossi sobria probabilmente gli tirerei uno schiaffo, ma il mio corpo sembra non voler rispondere ai miei ordini, e mi faccio cullare dal suo lento movimento.
“Che succede tra te e Harry?” mi chiede ad un tratto concentrandosi sui miei occhi. Mio dio, non me li ricordavo così scuri e magnetici. Boccheggio un attimo senza saper cosa dire, senza sapere a cosa sto pensando.
“Boh” rispondo infine. Scoppio a ridere di nuovo. Mi sento una cretina, ma non ci posso fare niente, è come se avessi esalato una bomboletta di gas esilarante. Malik fa per parlare di nuovo, ma lo zittisco stampandogli un veloce bacio sulla guancia.
“Stai cercando di distrarmi dalla domanda?” mi chiede alzando un sopracciglio. Mi mordo il labbro, dispiaciuta di esser stata scoperta, con velo di malizia lo fisso “Allora ci stai riuscendo” ride sonoramente stringendo i miei fianchi a lui, sempre sulle note mielose del lento.
“Harry!”
Mi blocco di colpo. La mia testa si gira involontariamente verso l’origine della voce e mi ritrovo a fissare una svestita Coraline intenta a scansare le labbra rose di Harry appoggiate sul lobo dell’orecchio. Malik si ferma con me quando stringo le mie dita sulla sua camicia, facendogli probabilmente male, ma non ci faccio caso. Faccio per distogliere lo sguardo reprimendo la rabbia che mi bolle nello stomaco, non in tempo perché incontro i suoi occhi. Due iridi grigi si inchiodano nei miei sostenendo uno sguardo, privo della solita gentilezza che padrona quelle iridi verdi. Non riesco a percepire niente da quegli occhi che mi appaiono ad un tratto così lontani, e riabbasso lo sguardo pentita di quel contatto.
“Ehi, Haylie tutto bene?”
“No, Malik. Scusami, ma non sto bene. Vado a dormire, ciao” bofonchio. Non gli do il tempo di rispondere e agire che mi sto varcando la porta della casa. Inciampo nei miei stessi piedi, ma due braccia mi afferrano in tempo impedendomi di finire con la faccia per terra. In un attimo mi ritrovo con i piedi per aria, sollevata da terra, mentre i riccioli di Harry mi accarezzano la fronte ondeggiando.  Vorrei respingerlo, ma non ci riesco. Sono impotente al mio cuore, che necessita del suo contatto. Non spiccio parole, e niente esce dalla sua bocca. Barcollando leggermente, sale le scale con estrema facilità come se pesassi 20 chili invece di 50. Il corridoio è buio, appena illuminato dalla piccola lampadina posta in fondo, sento lo scricchiolio delle sue scarpe sul pavimento di legno e la porta che si apre dopo una sua leggera spinta. Chiudo gli occhi e mi lascio cullare, finalmente in pace con me stessa. Tuttavia è poco che mi ritrovo da sola, sdraiata su un letto non mio, ad osservare le mie lacrime bagnare le lenzuola bianche e a pregare il suo ritorno.
 
Apro gli occhi a fatica, mi sembra di avere della colla tra le palpebre. Mi strofino le guance ancora umide delle mie lacrime e fisso il soffitto scuro. Riconosco la piccola finestrella incastonata tra le travi di legno, da cui riesco ad ammirare le stelle che in città non riesco mai a vedere. Sono in camera mia, devono avermi portato qua nel sonno. Spero non sia stato Liam, o dovrò spiegargli perché delle lacrime e non ho voglia di discutere con lui dei miei dubbi sentimentali. Mi rigiro tra le coperte e le tiro a me, ma qualcosa le blocca. Mi metto a sedere e riconosco la chioma bionda di Horan risplendere sul cuscino affianco al mio. Che ci fa qua? Un attimo penso alla peggior cosa, ma mi tranquillizzo subito appena vedo i miei vestiti spiegazzati ancora addosso. So che tornare a dormire, implica due ore di fermezza sul materasso e rimanere immobile vulnerabile ai miei contorti pensieri, mi pare l’idea più stupida. A fatica tiro fuori i piedi e li appoggio al pavimento freddo, diversi brividi mi percorrono la spina dorsale. Riesco a mettermi in piedi senza esser attaccata da conati di vomito e arranco alla porta che da al corridoio buio, illuminato sempre a frequenza dalla lampada mezza-rotta appesa in fondo. Mi accorgo solo allora di avere una incredibile sete, e decido di scendere in cucina per un bicchiere di acqua. Stranamente per i miei standars, sto reggendo perfettamente la mia sbronza, ma la paura di ritrovarmi su un gabinetto scossa dal vomito mi  inorridisce e mi ritrovo a far tutto con massima cautela. Quando arrivo alle scale mi assale un dubbio, e mi siedo un attimo in silenzio, aspettando di sentire qualche rumore, o qualche.. gemito acuto. Ma dalle stanze non si sente niente, se non il leggero russare di qualcuno. Sollevata di non aver sentito nessun strano rumore provenire dalla stanza di Harry mi rialzo e scendo tastando attentamente ogni gradino per la paura di poter rotolare giù. Riesco ad arrivare sana e salva fino alla cucina e apro il frigorifero lasciandomi rinfrescare dall’aria del congelatore. Riempio un bicchiere di acqua fresca a mi appoggio al tavolo, sorseggiando lentamente e godendomi la freschezza. In quel momento, sento un leggero suono. Drizzo le orecchie e mi guardo intorno, cerco di scorgere qualcuno ma niente, solo quel suono che si tramuta lentamente in delle note strimpellate. Deglutisco, riconoscendo la tonalità della chitarra, e arrivo alla conclusione che sia lui. In punte di piedi percorro la stanza seguendo la melodia. Non mi sorprendo a percepire la malinconia e la tristezza in quelle semplici note, che unite creano una smorzata e insicura   melodia. Arrivo alla porta di servizio, e lo intravedo. Mi schiaccio contro il muro, appena lo scorgo abbassare la testa per scrivere qualcosa su un pezzo di foglio accartocciato ai suoi piedi. Lo vedo di profilo, i riccioli sono disordinati più del solito, spuntano dal berretto di lana che gli ricopre la testa. Le sue mani lasciano in fretta la penna e tornano sulla chitarra sul suo grembo e accarezza le corde, che suonano lente una canzone mai sentita.

 
Na na na na na 
Na na na na na 

He looks at you the way that I would 
Does all the things I know that I could 
If only time could just turn back... 

 

Le mie mani tremano nascoste sotto la mia canotta. La sua voce roca e bassa canta quelle parole, intrinseche di significato ed emozioni, qualche volta si ferma smorzata da un sospiro, per poi proseguire ancora più coinvolta. Mi lascio andare lungo il muro dietro di me e scendo fino a sedermi per terra, appoggiando la testa sulle ginocchia chiuse tra le mie braccia. Chiudo gli occhi e rimango in silenzio sperando che non riesca a sentire i battiti del mio cuore, che palpitano veloci e incontrollati.

 
Cause I got three little words that I've always been dying to tell you 

But I see you with him, slow dancing 
Tearing me apart 'cause you don't see 
Whenever you kiss him, I'm breaking 
Oh, how I wish that was me 

 

L’immagine di me stretta da Zayn compare nella mia mente. Cerco di scacciarla, ma l’idea che quella canzone l’abbia scritta per me, rimane lì, l’unica cosa limpida e chiara tra i miei pensieri confusi. Cerco di reprimere i fremiti che scuotono il mio corpo, ma non serve a nulla. Perché lo fa? Perché deve pensare e cantare queste cose? Cosa gli serve, se non per farmi soffrire ancora di più? Mi prendo la testa tra le mani e affondo ancora di più nei miei dubbi, mentre la sua voce continua imperterrita a scavare in me.
 

With my hands on your waist while we dance in the moonlight 
I wish it was me that you call later on 'cause you wanna say goodnight 

'Cause I see you with him, slow dancing 
Tearing me apart 'cause you don't see 

But I see you with him, slow dancing 
Tearing me apart 'cause you don't see 
Whenever you kiss him, I'm breaking 

Oh, how I wish... 
Oh, how I wish that was me...
 

Non ce la faccio. L’emozioni prendono possesso di me, le lacrime scorrono sul mio viso incontrollate, bagnandomi la canotta ormai già asciutta torna a bagnarsi di nuovo dolore, sempre causato da lui. Mi tiro in piedi e sfrego le mani sulle guance cercando di cancellare quei segni che però continuano a lasciarmi segni indelebili lungo il mio viso. Mi mordo il labbro inferiore, cercando di trattenere i singhiozzi che però affliggono il mio corpo. Scappo incespicando nei miei stessi piedi fino alla mia camera, dove ormai limite scoppio a piangere, ringraziando dio l’assenza di Niall.
 
 
 
 
Un rumore attirò l’attenzione del ragazzo, che interruppe la canzone per guardarsi intorno, ma ad avvolgerlo solo il silenzio e il buio. Si alzò in piedi, lasciando appoggiato contro il muro la chitarra e si volse dentro la casa, ma non scorse niente, se non la luce fioca che proveniva dall’ingresso. E dire che gli era sembrato di sentirla lì, a pochi passi da lui, mentre sfogava quei strani sentimenti che lo stavano torturando senza pietà. Mentre le sue dita toccavano le corde costruendo quella strana melodia che gli era parsa nella mente durante il sonno, aveva percepito nell’aria un profumo familiare, no, il suo profumo, quell’odore di primule appena sbocciate che lo mandava in estasi ogni volta che lei si avvicinava all’improvviso con quel suo sorriso malandrino sulle labbra. Il ragazzo scosse la testa riccioluta e si pentì subito di averci pensato. Quella ragazza, sempre nei suoi pensieri, un dolore e una meraviglia costante gli aveva completamente scombussolato la vita, ma lui era Harry Styles, e non poteva permettersi di cadere in un abisso così profondo a causa di una femmina, no che non poteva. Si piegò sulle ginocchia e guardò il pezzo di carta stropicciato ai suoi piedi, marcato di quelle parole che volevano essere dette, ma  che invece rimanevano sigillate in lui, e lo prese tra le mani stringendo quel semplice foglietto nelle mani. L’altra mano corse in aiuto dell’altra, per stracciarla, ma non ci riuscì. Rimase lì a rileggere quel testo, e infine tornò a sedersi con in grembo la chitarra pronto per continuare l’intera nottata, lui da solo e la sua canzone.


Grazie di aver letto fino a qua.
Spero lascerete un vostro piccolo parere,
una piccola minuscola recensione mi va benissimo!
*si accontenta delle cose piccole* Vi prego, vi prego!
*occhi dolci alla Niall* (ora non potete dirmi di no
e.e)


- my space -


Eccoci dunque qua.

Comincio con il dire GRAZIE a tutte colore che hanno aggiunto questa FF tra le preferite/ricordate/seguite e strizzo in un caloroso abbraccio le meravigliose 6 ragazze che hanno recensito, grazie grazie mille *si asciuga una lacrima* siete dannatamente meravigliose *abbraccio virtuale*
Spero solo di poter aver l'onore di leggere altre vostre recensioni, perchè mi sono accorta che recensite di più quando ve lo chiedo in ginocchio, e ve lo dico, io non ho problemi a inginocchiarmi e.e , comunque aspetto con ansia le vostre recensioni, ci conto eh.
Parliamo del capitolo, lo so lo so è una LAGNA, mi spiace, ma avevo bisogno di un momento triste e me lo sono trovato. Haylie sta male per lui, lui sta male per lei, e niente. Che protagonisti stupidi, tonti e idioti. Intanto Zayn si è fatto spazio nella storia, cosa ne pensate di lui, del suo ruolo? Non ho molto da dire se non che l'ironio tornerà presto, ma i problemi non sono ancora finiti, ANZI.

Basta ho finito qua, oggi.
Aspetto con impazienza le vostre recensioni, ricordatelo eh.

Alice.

ps. date un'occhiata alla mia prima One Shot? Mi piacerebbe conoscere il vostro parere, è la prima e.e!

 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***



Perdonate il ritardo di questo capitolo,
scusatemi ma non ho avuto il tempo di connettermi dalla Cina,
ma ho letto le recensioni, ed ora scappo subito a rispondervi, scusatemi ancora.
Grazie, e buona lettura!





Capitolo 7.

 
Fingere che non sia successo niente.
Fingere di non aver sentito quella canzone.
Fingere di sorridere seguita dal suo dannato sguardo.
Fingere che i suoi sorrisi, i suoi abbracci, le sue carezze non mi manchino.
Fingere di ignorare quel sentimento di gelosia che mi pervade nel vederlo ridere con lei.
Fingere di non sentire quei sentimenti che giocano con il mio cuore ormai senza più forze per continuare.
Fingere e solo fingere, solo questo so fare.
 
Continuo a premere insistentemente con aria atona le dita sul telecomando in cerca di qualcosa di divertente da guardare, ma niente riesce a distrarmi dalle risatine maliziose di Coraline, seduta a pochi metri da me, sul grembo di lui che tormenta ogni mio fottuto pensiero. I miei occhi sono fissi sullo schermo colorato attraversato da immagini che non sfiorano neanche la mia attenzione, rivolta invece costantemente e involontariamente a loro che continuano a giocare ignorando me, la mia presenza, e il mio dolore. I ragazzi sono usciti per fare la spesa, ieri sera mentre ero a dormire, secondo loro, nella mia stanza si sono messi d’accordo a rimanere un giorno in più, nessuno ovviamente si è rifiutato se non per Danielle che ancora arrabbiata con me, anche dopo le mie scuse, se n’è andata con la scusa di dover studiare per gli esami prossimi. Liam l’ha accompagnata fino alla stazione, sul suo viso il dubbio e la tristezza padrona dei suoi lineamenti. Pensare che è anche colpa mia che ho innescato la bomba mi fa sentire in colpa, ma non rientra nei miei problemi principali, anche se personalmente preferirei essere tormentata dai sensi di colpa che da questi altri pensieri. Sbuffo pesantemente, ma come la medesima volta nessuno mi risponde, anzi la presa di lui si fa ancora salda. Sento di non poter reggere a molto, e tiro un sospiro di sollievo quando la vedo alzarsi per scomparire su per le scale. Mi pento subito quando mi accorgo di essere rimasta da sola con lui in quella stanza vuota. Mi irrigidisco di colpo e sposto lo sguardo sulle decorazioni del divano, ad un tratto più interessanti del riccio seduto a poco da me.
“Haylie”
Sussulto un poco quando sento la sua voce roca e bassa chiamarmi per nome.
“Dimmi” rispondo mentre le mie guance si dipingono di un rosso acceso.
“Mi passi il telecomando?”
Ah. Nient’altro. Io sto qua a morire per te e tu mi chiedi di avvicinarmi il telecomando? Bene, certo. Afferro il telecomando, mentre mi ordino di non tremare e cincischiare come una bambina con la prima cotta e mi sporgo verso di lui passandogli l’aggeggio. I suoi occhi verdi sono impressi in me, ma fingo indifferenza mentre la sua mano tocca la mia. Calda, le sue dita sfiorano le mie infondendomi sicurezza e benessere che scorre nelle mie vene fin dentro, lasciando in me quella sensazione che ormai mi sembra quasi di aver dimenticato. Desidero ardentemente che quel minimo contatto non finisca, e a mio stupore la sua presa non molla. Le sua mano arde nelle mia, stringe quel poco per farmi sobbalzare. Finalmente alzo lo sguardo, i nostri occhi si incatenano in un legame muto, di parole mai dette.
“Mi manchi”
Passo dal rosso al porpora quando quelle due parole escono dalla mia bocca contro la mia volontà. Alza le sopracciglia sorpreso anche lui, e per un attimo le sue labbra si incurvano in quel sorriso sghembo che mi ha sempre innervosito, mentre ora reclamo desiderosa. Ma  per poco, annullo quel tocco appena sento i tacchi della insulsa rimbombare sulle scale. La sento sedersi di nuovo sopra il suo cavallo dei pantaloni e impreco mentalmente di avergli ridato il telecomando, ritrovandomi senza qualcosa da fare.
“Haylie” mi chiama ad un tratto la mora.
La guardo storta e aspetto la cazzata che vuole dirmi.
“Hai un aspetto terribile. Cosa ti è successo? Problemi con il ragazzo?”
Rimango interdetta da quelle parole, sorpresa della frecciatina maliziosa di fronte al soggetto della frase che abbassa lo sguardo in silenzio. Non mi sarei mai immaginata da lei un colpo basso di fronte a lui. Mi mordo il labbro e mi alzo.
“Zoccola” sibilo tra i denti prima di spalancare la porta e uscire.
In poco tempo mi ritrovo a correre tra gli alberi, veloce senza pensieri, mentre il vento accarezza i miei capelli scoprendomi il volto. Corro seguendo il mio istinto e senza neanche accorgermene mi ritrovo nella radura della cascata. Mi fermo ansimante, l’aria brucia nei miei polmoni per la fatica, ma non ci do molto caso mentre osservo l’acqua scura e profonda del piccolo lago, completamente diversa da quella limpida e chiara del giorno precedente. Si alza pericolosamente, probabilmente a causa del temporale della notte scorsa, e si muove scossa da onde grandi e scure. L’idea di tuffarmi in quell’abisso mi provoca i brividi sulla schiena. Mi guardo attorno e punto il masso più alto che si staglia sugli altri. Grazie alla mia agilità riesco ad arrampicarmi in fretta e mi ci siedo sopra. Sono da sola, bagnata leggermente dalla gocce di acqua della cascata che si staglia sui massi poco dietro di me, chiudo gli occhi lasciandomi assuefare dallo scrosciare dell’acqua.
 
Haylie
Sorrido. La sua voce.
Haylie
Sembra così vera, quasi fosse vicino a me. Mi sembra di sentire anche le sue dita accarezzarmi i capelli. Per fortuna ci siete voi, sogni.
Haylie..”
Non  svegliatemi vi prego, non ora.
“Haylie, se non ti svegli ti butto dal masso nell’acqua. È abbastanza profonda e non credo ti piacerebbe”
Mi alzo di scatto e un acuto dolore percuote la mia testa. Mi strozzo con la mia stessa saliva quando mi ritrovo i suoi occhi verdi prato fissi nei miei. Sono ancora più sorpresa quando lo vedo sorridere tranquillo senza rabbia o tristezza, come invece ha fatto dalla sera scorsa.
“Da quanto tempo sei qui?” sbiascico stropicciandomi gli occhi.
“Non lo so, ti ho raggiunto poco dopo e mi sono seduto accanto a te. Credo siano già le quattro” mi risponde sorridendo sornione.
“Ho dormito così tanto? Mio dio. E te sei rimasto tutto il tempo qua?!”
“Sì, non volevo svegliarti e poi quando dormi sei così vulnerabile..” lascia cadere la frase rivolgendomi un sorriso non poco malizioso. Arrossisco fino alla punta dei capelli e gli punto un dito al petto che lui osserva pensieroso.
“Spero per te, per la tua sopravvivenza che tu non abbia fatto niente, giusto?” balbetto ancora arrossata e affannata, mentre i pensieri più sconci fluttuano nella mia mente aumentando il mio imbarazzo e la mia temperatura. Ride. Mi mordicchio il labbro cercando di evitare di sorridere, ma non posso farne a meno. Mi è mancato sentirlo ridere, non che non l’abbia fatto con gli altri, con Coraline, mi è mancato sentirlo ridere per causa mia.
“Ti ho toccata” incomincia a parlare. Stringo la morsa delle mie dita sulla sua maglietta arancione. “Se eviti di uccidermi prima che mi spiego magari. Ti ho toccata solo per spostarti, la tua testa dondolava nel vuoto e se non fossi arrivato io probabilmente saresti scivolata completamente in acqua e non voi immaginare che fine avresti fatto. Ti ho semplicemente appoggiato la capoccia sulle mie gambe, per farti da cuscino” mi risponde scrollando le spalle con aria noncurante. Annuisco lentamente testando nella mia mente la verità di quelle parole e infine deduco sia tutto vero.
“Non mi ringrazi?” borbotta poi appoggiando il mento tra le sue gambe, il viso nascosto dai suoi riccioli castani. Roteo gli occhi al cielo e con uno sbuffo mormoro un confuso “grazie”. Lui gira la testa di lato e mi sorride sornione uccidendo tutti i miei buoni intenti di tenere il broncio. Solo allora mi rendo conto che stiamo parlando normalmente e evito il suo sguardo. Come fa? Mi ha fatto dimenticare tutto, come sempre. Non sono più neanche arrabbiata, né triste. Mi sento bene, forse per la sua presenza. Se se ne andasse probabilmente tornerei a farmi le seghe mentali. Dannazione, è come se gli fossi dipendente. Che cosa da sfigati.
“Scusa”
Mi giro lentamente, magari ho capito male. Tuttavia la sua espressione dice tutto. Mi sta chiedendo scusa. Cosa devo dire? Dai cervello ingrana e non farti distrarre da quei occhi.
“Per cosa?” me ne esco con questo interessante quesito. A volte mi sorprendo della mia intelligenza. No, dico davvero.
“Per tutto” si spiega eloquente. Faccio per chiedergli di spiegarsi meglio, ma mi anticipa.“Per il bacio”.
Le orecchie prendono quel mio particolare e invitante colore prugna, ma fingo calma e sussurro un timido e basso “perdonato”. “Che poi non ti è dispiaciuto..”ridacchia sicuro di sé.
“Scusami?” gli tiro una gomitata sulle costole che lo fa rotolare per un attimo dolorante, finge gemiti inesistenti che mi strappano un mezzo sorriso esasperato.
“Per non averti parlato fino ad ora” sussurra stringendo sempre di più il mento tra le ginocchia lunghe, facendolo sembrare stranamente piccolo e tenero, infantile diciamo.
“Se non per chiedermi il telecomando, giusto?” lo accuso facendo una smorfia.
“Dovevo in qualche modo scacciare la tensione” si giustifica facendo spallucce. Annuisco e abbozzo ad un sorriso facendogli capire che lo perdono anche per questo. Sono fin troppo magnanima.
“Per aver fatto il coglione con Coraline”sussurra poi, talmente piano che non lo sento.
“Eh?”
“Ciuppa!” e con questo si prende un’altra sberla in testa, questa volta più forte.
“Per aver fatto il coglione con Coraline”
“Devo strizzarti un capezzolo per farti parlare più forte, Harry?”
“Per aver fatto il coglione con Coraline, Haylie! Per aver fatto il coglione con Coraline!” esclama infine spazientito alzando le mani in cielo. Butto la testa all’indietro scoppiando a ridere fragorosamente senza controllo per poi fermarmi improvvisamente “NO.”
“Cosa?” chiede lui confuso.
“Ho detto no, non ti perdono” mi ripeto fissando le mie scarpe verde limone.
“No, perché?” domanda incredulo avvinandosi a me. Le sue sopracciglia prendono una piega simile a quello di un cagnolino bastonato, che accentuato dalle fossette lo rendono ancora più tenero.
“Perché sei un coglione, lei è una troia, e tu potevi evitare di strusciarti addosso a lei” gli rispondo fissandola gelida, ma non riesco a sembrare seria a causa del mio sorriso ebete.
“Beh, anche tu lo hai fatto. Sia con Niall che con Zayn” replica serissimo.
AHI AHI. Colpita e affondata.
“No, non è vero..” bofonchio. Lui inclina leggermente la testa, sa che ha ragione ed io ho torto.
“Siamo pari, allora?”mi domanda offrendomi una mano aperta e un sorriso sghembo. Alzo gli occhi al cielo come per pensare, ma poi mi arrendo e stringo la presa delle sue dita. Un tenue calore si riversa in me, come la cascata che ci sovrasta, potente e impossibile da fermare. Faccio per mollare la presa, ma a ma sorpresa le sue dita rimangono intrecciate nelle mie, e non posso fare  a meno di sorridere. Lascio cadere la mia mano sul fianco, sempre legata a lui.
“Comunque è proprio una troia. Non capisco neanche come ho fatto a starci insieme” dice all’improvviso scaturendo in me una risata fragrante che rimbomba in tutta la radura tornando indietro a echi.
“Sei un maschio. Siete padroni dei vostri ormoni, per voi ragionare con il pisello è normale” spiego ricevendo una sua occhiata torva e falsamente offesa. Mi tira un calcio sul piede e offesa mi alzo  per andarmene, ma con il poco equilibrio che mi ritrovo, sporgo pericolosamente contro la mia volontà e il mio corpo si inclina fino a ritrovarmi la vista dell’acqua fin troppo vicina. Bene, la mia fine è arrivata. Liam si scorda la mia collezione di fumetti americani, se prova a toccargli giuro che resuscito dall’oltretomba e lo porto con me.
“Ma sei cogliona?!” grida Harry afferrandomi in tempo per la vita, impedendomi una rovinosa caduta. Finisco in un attimo tra le sue gambe, e come di copione ormai, i miei zigomi prendono colore di quel blush naturale di cui vorrei farne veramente a meno. Con il cuore a mille, forse per lo spavento o per il calore della sua pelle sotto la maglietta, farfuglio balbettando delle scuse e delle parole a messe caso. Dai Haylie, una frase con un soggetto, un verbo e un complemento, lo hai fatto alle elementari, ce la puoi fare.
“Haylie, la dislessia si può curare lo sai?”
E il braccio riparte in un’altra sberla che finisce dritta dritta sulla sua spalla.
Coglione.
 
“Se continua a fissarmi così giuro che prendo la prima cosa che capito e gliela in ficco su per cul-“
“Haylie! Ti sembra il modo di parlare?” mi rimprovera Liam lanciandomi un’occhiataccia. Harry accanto a me trattiene una risata coprendosi la bocca con la mano.
“Payne, non farmelo fare. Potrei staccare il tuo bell’amico sotto e fargli fare un bel giro turistico per le natiche di quella troia, ok?” sputo lanciando un’occhiata arrabbiata al biondino scuro appoggiato sul guanciale del divano a fiori accanto a me. Lo vedo roteare in cielo implorante, per poi alzarsi e scappare in cucina da Niall e Louis dove l’aria è più leggera di qua in salotto. Harry accanto a me scoppia a ridere spaventando Zayn occupato a messaggiare tranquillo e preso al cellulare, con un sorriso da ebete stampato in volto. Eh sì, il nostro bel pakistano è fidanzato. Beh, mi sembra ovvio, chi non si farebbe scappare un figo così? Ma i miei occhi sono impegnati a incenerire una certa moretta rifatta di fronte a me che non smette un attimo di squadrare me e Harry. Non è colpa mia se da quando siamo tornati non ti fila di striscio, non è colpa mia se tu sei solo una troia, un giocattolo nelle mani di un bambino. Le mie parole si riversano nei miei sguardi e stizzita Coraline devia lo sguardo su una rivista di borse di fronte a sé, incomincia a sfogliarlo ad un tratto più interessata a quello che a me. Codarda.
“Domani si torna a casa!” sbuffa una testa bionda spuntare dalla porta. Dietro di lui Tomlinson, ci raggiungono sul divano e si accomodano tranquilli, a differenza dell’irlandese che si butta con un tonfo accanto a me, nel poco spazio che c’è tra il guanciale e me. Harry fa una smorfia infastidita e si sposta di un po’ permettendogli di sedersi comodamente senza doversi subire la vista di Niall quasi sdraiato su di me.
“Peccato, potremmo rimanere qui ancora un po’..” provo a dire, catturando gli occhi vogliosi di tutti, a parte Liam ovviamente. “No, non possiamo. Abbiamo già saltato un giorno, e dobbiamo metterci a studiare dato che siamo agli sgoccioli dell’anno..” incomincia a blaterare, nascondendo invece il suo bisogno di vedere Danielle con la scuola. È palese.
“Ok! Ok! Allora festeggiamo bene questo ultimo giorno!” esclama Louis euforico prima di lanciarmi un’occhiata maliziosa. “Senza alcolici questa volta, magari.”
“Stai per caso insinuando che io non sappia reggere l’alcool?” alzo il sopracciglio scettica.
“No Haylie. Lo sappiamo tutti” risponde Harry al posto di un Tomlinson in difficoltà. E con questo si ritrova tutta la spalla piena di lividi. Alla fine decidiamo di guardarci un bel fil horror, a mio malincuore, accompagnato da sane patatine e barattoli di gelato. Non è proprio l’idea di una festa, ma ci basta. Mi accoccolo sulla spalla del biondo accanto a me, che preso dal film non si muove se non per le scene cruciali per la quale sobbalza scuotendomi tutta. Mi allontano, non voglio un film in 4D, mi basta vedere il sangue schizzare da uno schermo per sentire lo stomaco contorcersi, e non ho bisogno delle scosse di Niall per rendere ancora più realistico la cosa. Caccio un urlo quando sento una mano afferrarmi il polso, come nella scena del film dove la ragazza viene poi trascinata in un buco sotto terra. Ma una mano mi tappa in tempo la bocca, prima che neanche un filo di voce esca dai denti. Intravedo, illuminato dalla luce dello schermo, il sorriso divertito di Harry. Sospiro di sollievo e poi gli do una spinta per vendicarmi dello spavento. Lui ridacchia sotto i baffi e incomincia a giocare con le mie dita, stese inerme sul grembo dei pantaloni. Lo lascio fare, ma non riesco più a concentrarmi sulle scene del film che scorrono veloci sullo schermo, immagini prive di significato all’opposto delle sue dita. Giocano, disegnano cerchi immaginari sul mio palmo, distratto. Quel movimento circolare, o forse il solo tocco, mi manda in palla e mi ritrovo ad osservare un punto fisso, rigida sul mio posto. Quando ad un tratto sposta la mano e la preme. Ma cosa? Sposto lo sguardo e incrocio un sorriso malizioso sulle sue labbra, e, non ci posso credere,  ritrovo la MIA mano, sul SUO cavallo dei pantaloni.
 
“STYLES, IO TI CASTRO, ORA.”
 
 
“Non pensavo potessi picchiare così forte Haylie!”esclama Niall accanto a me, una sfilza di denti bianchi mi illuminano.
“Vuoi provare, biondo?” lo minaccio chiudendo le mie dita in un pugno.
“No, no. Grazie, ma preferisco vivere!” grida alzando le mani in alto in segno di arresa.
“Giusta decisione ragazza, vivi una volta sola (YOLO)” annuisco veemente e gli do una pacca sulla spalla, facendolo ridere divertito. Sento delle grida provenire della camera di letto di Harry e Tomlinson, mi alzo e mi sporgo dallo stipite delle porta e per poco non mi strozzo. Seduto sul letto, un mezzo nudo Styles sta sbuffando come un bambino. La maglietta arancione che poco prima indossava è ai suoi piedi, la debole luce della lampada appesa sul soffitto illumina la porzione di pelle scoperta. La braccia bianche e affusolate, ma muscolose sono inermi sul suo grembo, dove rimango ad osservare una marcata tartaruga. Deglutisco la saliva prima che possa riversarsi sul pavimento.
“Ecco qua la nostra campionessa di pugilato!” esclama Tomlinson vedendomi. Scuoto la testa impercettibilmente cercando di eliminare i miei pensieri poco consoli sul fisico di Harry ed entro nella loro camera con fare disinvolto, o almeno ci provo.
“Harry, sei stato massacrato a pugni da una ragazza” butta la testa indietro per le risate. Il riccio continua a fissarmi torvo e schiocca le labbra scettico e offeso.
“È la quinta volta che me lo ripeti” sbuffa, i riccioli sulla sua fronte si scostano leggermente, smossi dalla poco aria dello sbuffo. Mi ricordano tanto un nido di passero, davvero potrebbe tagliarsi quel cespuglio che si ritrovo o prima o poi si ritroverà schiacciato dalla sua stessa chioma.
“E credi smetterò presto?” ride Tomlinson massaggiandosi la pancia. Manca poco prima che cominci a rotolare per terra piangendo. Mi scappa una risata contagiata da tanta euforia.
“Dillo che partecipi alle risse a scommesse dietro la scuola” mi accusa poi rivolgendosi a me. Ridacchio divertita e prendo tra le mani la pomata che Louis sta spalmando sul livido sul suo braccio, invitandolo ad uscire a lasciare fare a me. Il castano mi scompiglia i capelli ed esce richiudendosi la porta alle spalle con un rumore sordo.
“Mi hai scoperto allora. Sono la numero uno al corpo a corpo” scherzo massaggiando la pomata sulla spalla nuda, la sua pelle è liscia e morbida come quella di un bambino, come avevo sempre sospettato. Non risponde e quando mi giro verso di lui, mi accorgo che la distanza che ci divide è minima. Lui è seduto sul bordo del letto mentre io sono di fronte a lui in piedi tra le sue lunghe gambe. I suoi occhi mi ispezionano attenti e critici, aumentando il mio disagio. Sento quelle iridi verdi trafiggermi come lame e imbarazzata continuo a spalmare la crema. Mi mordicchio il labbro dispiaciuta nel vedere tutti i lividi che gli ho afflitto.
“Scommetto che ti stai sentendo in colpa, Lee” mi sussurra. Il suo fiato riversa in me mille brividi, traspira la mia leggera canotta di cotone scontrandosi con la mia pelle ormai calda. La pomata mi cade dalle mani e mi abbasso per riprenderla se non fosse che mi ha preso per entrambi i polsi costringendomi a guardarlo. Spero vivamente che qualcuno, anche Coraline, entri all’improvviso dalla porta, ma le preghiere vengono ignorate. Sbuffo sonoramente mascherando il mio vero stato d’animo e mi giro per allontanarmi, ma in poco tempo mi ritrovo attaccata a lui. Le sue braccia forti mi avvolgono in un abbraccio dalla quale non posso e non voglio fuggire. Sento il mio peso appoggiarsi su di lui, il suo bacino scontra con il mio scaturendo in me pensieri poco consoli che il mio cervello cerca di reprimere senza successo. Le sue mani sono intrecciata sul mio grembo, mi stringono saldamente ma con dolcezza a sé, facendo aderire il suo petto con la mia schiena.
“Non chiamarmi in quel modo, lo sai che non lo sopporto” lo accuso pizzicando le sue dita.
“E invece a me piace” mi risponde. Percepisco dalla sua voce che sta sorridendo.
“E come se cominciassi a chiamarti Harold” replico. La sua reazione mi sorprende, incomincia a ridacchiare in silenzio solleticandomi con i riccioli.
“Sai quando mi chiamano così?” non rispondo “quando le mando in estasi..” sussurra tenebroso.
Rabbrividisco e fisso in basso quando sento il suo fiato scorrere sul mio collo, sulla mia pelle nuda
Mi sento così vulnerabile, e mi odio in quel momento. Non riesco a ragionare, mi lascio inebriare da quel dolce profumo di mele, che affiora dai suoi boccoli. Siamo noi da soli, in quella stanza, separati da tutti e tutti da quattro mura, così fragili al confronto del nostro contatto.
Sussulto senza trattenere in fremito quando sento le sue labbra sfiorare per un attimo la mia spalla nuda, si socchiudono mentre i suoi riccioli mi solleticano la pelle. Le mie mani arrivano alle sue mani intrecciate sulla mia pancia e le stringo, come per volere di più. Ma cosa? Lo sento interpretare il mio gesto in modo differente.
“Scusami” si stacca all’improvviso. Tutti i miei muscoli prima rigidi come una corda tesa si rilassano, il mio respiro affannoso e il suo si uniscono in un tutt’uno, riempiono il silenzio. “Quando sono con te.. non riesco mai – prende un sospiro – non riesco mai a trattenermi. Lo so, non dovrei, ma seguo il mio istinto, e il mio fottuto istinto mi spinge a toccarti, scusam-“
“Non farlo allora” lo interrompo.
Rimane in silenzio, confuso. “Cosa?”
“Non farlo. Non trattenerti” sussurro sorpresa della mia stessa audacia.
“Lee, stai delirando?”
“Toccami, toccami quando e come vuoi – balbetto velocemente – credo, credo di essermi innamorata di te” dico tutto ad un soffio. Chiudo gli occhi, sento le guance andarmi a fuoco. Il silenzio alleggia nell’aria, lui non si muove. Apro un occhio e prendo coraggio, mi giro verso di lui. I suoi occhi sono quasi spiritati, mi fissano vuoti. Vedo una guancia alzarsi e le sue labbra piegarsi in un sorriso amaro. Non lo riconosco.
“Cos-“ non finisco di parlare, che in un attimo mi ritrovo per terra ai suoi piedi. I capelli mi ricadono in fronte, coprendomi gli occhi che cercano Harry ormai accanto alla porta chiusa della camera. Non esce, si sofferma con in mano la maniglia e lo sguardo fisso nel vuoto e la mascella rigida.
“Voi donne, siete tutte uguali.”


KA-BOOOOOM! (credo di avervi ucciso la vista lol)
the return! (?)
sono tornata bella gente, spero solo che non mi abbiate dimenticato!
dunque, mi scuso, sono stata per due mesi interi in Cina, contro mia decisione e non è stato PER NIENTE bello.
no, dai mi sono divertita, abbastanza (?), comunque rieccomi e GRAZIE MILLE per quelle (quante?) 11 RECENSIONI, no dico quanto mi amateee?! HAHAH no, quanto amo io voi! Ora promesso, vado a rispondervi a tutte!
parliamo del capitolo. Si sono rappacificati, ma BOOM (ancora), Harry mostra uno strano atteggiamento, di cui la causa è... non ve lo dico, dovrete aspettare! Mi spiace se il capitolo è venuto da schifo, anche se a me piace sinceramente, spero anche a voi.
Niente, devo scappare, grazie mille, davvero.
Spero di poter leggere altre recensioni, ci conto ragazze.
(per favore, fatelo per.. ehm, il
CIUFFO BIONDO DI MALIK?!)

Ancora A MASSIVE THANK YOU, ci vediamo alla prossima (entro una settimana arriva l'altro)
Alice.


ps. se recensite in fretta,  potrebbe forse arrivare prima il capitolo.. non si sa mai eheh.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***





Capitolo 8.
 

“Sei peggio di Niall quando non gli diamo un pezzo di merendina.”
Sorvolo pigramente i volti seduti attorno al tavolo fino a incontrare gli occhi nocciola di Liam che mi osservano preoccupati. Se fosse stata la settimana scorsa, gli avrei risposto tranquillamene mettendolo a tacere in fretta, ma la mia voglia di parlare equivale alla mia media di matematica e scrollo semplicemente le spalle.
“Ehi!” grida poi Niall seguito da qualche strano borbottio incomprensibile a causa di tutto il cibo che gli blocca la bocca. Storco il naso disgustata, mentre il biondo si abbuffa di cibo a non finire, rubando di tanto in tanto qualche patatina dal mio vassoio. Se fosse stata una settimana fa probabilmente gli avrei rifilato una bella sberla, dato che le patatine erano le uniche cose che mangiavo e ritenevo commestibile in quella scuola, ma ignoro anche questo continuando a sorvolare annoiata tutte le teste degli studenti della mensa.
“Non è ancora arrivato” da voce ai miei pensieri, la voce bassa e tranquilla di Zayn. Il moro mi sorride sornione, beccandosi un calcio da sotto il tavolo.
“Finalmente una reazione umana!” esclama Liam alzando le mani  in cielo. I miei occhi seguono la sua stessa strada e sospiro lasciandomi scappare un tenue sorriso che presto però sparisce alla vista del cespuglio all’entrata della mensa. Circondato da molte altre ragazze e dal suo migliore amico che gli parla vivacemente cercando di farlo partecipe delle chiacchiere, invano. Il riccio sbadiglia annoiato, mettendo alla fine la poca pazienza del moro che alza le braccia al cielo per poi mollarlo lì da solo su due piedi, sempre circondato dalla folla di ragazzine urlanti. Niall sventola le mani attirando l’attenzione del moro che ancora arrabbiato incomincia ad avvicinarsi a lunghi passi. Vedo suoi occhi azzurro mare sfiorare le nostre teste ed avvicinarsi, ma appena incontra il mio viso si blocca in mezzo alla mensa. Lancia un’occhiata dietro all’amico che incurante di tutto se ne sta sdraiato a panciolle su una delle tante sedie, e poi scuote la testa e torna indietro da lui.
“Dove va?” mormora Niall seguendolo con lo sguardo.
“Non sono fatti tuoi” rispondo prontamente, senza farlo quasi apposta.
“Siete tutti così acidi in questi giorni. Alle prove della band Louis è sempre così vivace, a scuola invece si incupisce. Harry poi, passa i pomeriggi a fissare il giardino di casa Payne, come se ci fosse qualcosa di più interessante e importante di noi. Perlomeno non ha smesso di scrivere canzoni..” si lamenta Niall. Mi accomodo meglio sulla sedia, ad un tratto interessata al discorso. Vedo Zayn alzare un sopracciglio, ma lo ignoro deviando lo sguardo sulla bottiglia di acqua sul mio vassoio che poi afferrò per bere.
“Allora – gioco con il tappo della bottiglia con fare innocente – siete sempre fissati su questa idea della band” Niall e Liam annuiscono veemente soddisfatti della decisione presa.
“E che ruoli avete, musicalmente?” sparo la prima domanda che mi capita a mente. Il viso di Liam si illumina.
“Allora Niall alla chitarra, io al basso, Louis al piano e il nostro Zayn se la cava con la batteria – batte un cinque al moro che ricambia con un largo sorriso – Harry sta alla voce. È lui quello che scrive, e per essere un principiante, lo fa abbastanza bene” dice muovendo la testa verso il tavolo in centro alla mensa.
“Cantante, e.. che canzoni scrive?” chiedo con disinvoltura, accompagnando tutto con un falso sorriso per convincerli del mio interesse smanioso. Questa volta è Zayn ha parlare, mi fissa dritta negli occhi. Le iridi scure, bruciando come carboni.
“Canzoni d’amore. Tristi, il sound, le note, le parole, sono tutte tristi. Il suo stato d’animo si riversa nelle parole, credo sia un modo per sfogarsi e questo alla band serve, abbiamo bisogno di sentimenti veri. Ci sono momenti in cui ci rispecchiamo nei testi che scrive, quando litigo con Clarissa, o Liam con Danielle. Le sue parole ci confortano a tal punto che coinvolgono anche Louis e Niall che non sono fidanzati. Ha talento, lo ammetto” parla. I suoi occhi non accennano a lasciare i miei. Ed io non sono da meno.
 
“Molte volte ci chiediamo da dove tragga tutta questa ispirazione, tutte le ragazze che ha frequentato e frequenta non sembrano persone in grado di scaturire in lui tutto quei sentimenti, sai? Magari te ne sai qualcosa, Lee..” lascia la fresa in sospeso. Increspo le labbra, lo ha fatto apposta a chiamarmi con quel soprannome. Sa che è quello che usa Harry, lo sa perfettamente.
“No, non so niente” sputo fra i denti guardandolo in cagnesco.
“Ok..” mi risponde secco. 
“È davvero bravo. Non ho mai visto una persona metterci così “tanto” quando canta. Quando la musica finisce è il primo che rimane stupito, sorride per un attimo e poi si zittisce per qualche minuto, e torna a fissare il giardino con aria assorta” interviene Niall stiracchiandosi sulla sua sedia. Guarda in giardino, come se aspettasse qualcosa. Deglutisco in silenzio. Zayn non la smette di fissarmi.
“Louis dice che prima non scriveva, ha cominciato questo ultimo mese” parla Liam cominciando poi a ridere “ogni pomeriggio sbucava dalla porta della sua camera con in mano un foglio, ed un sorriso stampato in faccia. È così che alla fine è nata questa idea della band, ce l’ha proposta Louis perché da solo non lo sopportava più e noi abbiamo accettato” sorride pensieroso.
“Ma in questi giorni si è rabbuiato. Scrive, ma non mostra le sue nuove idee, e non andiamo avanti. Proviamo ogni pomeriggio le vecchie canzoni e lui non sembra mai soddisfatto” mi lancia un’occhiata Zayn, “è cominciato tutto dalla settimana scorsa.”
Mi mordicchio il labbro, ormai il tovagliolo nelle mie mani è andato in mille pezzi come la mia calma. La campanella spezza l’aria tesa che si è creata tra noi, afferro lo zaino a tracolla e con un cenno saluto per poi mischiarmi nella folla di studenti diretti alle classe. Mi dirigo verso la porta quando vado a scontrarmi contro qualcuno, alzo lo sguardo e rimango spiazzata. Harry è di fronte a me, i suoi occhi grigi sembrano accendersi un attimo, ma la luce scompare subito appena apro la bocca. La richiudo di scatto e senza dire niente cammino avanti, ignorando le minacce di morte delle oche attorno a lui. Mi lascio tutto alle spalle, mentre le mie guance prendono colore.
In corridoio riconosco dei pantaloni beige con i risvolti e con passo deciso mi avvicino a lui.
“Tomlinson” sbotto da dietro. Si spaventa, lo vedo sobbalzare contro l’armadietto.
“H-Haylie?” balbetta spostandosi i capelli disordinati dalla fronte. Cerco i suoi occhi, ma guarda altrove con sguardo circospetto, come se sperasse che questa conversazione finisca subito. Ha capito male.
“Tomlinson” dico di nuovo. La sua espressione non è cambiata, si guarda le Superga ai piedi con aria indecifrabile.
“Louis” dico questa volta, la mia voce si smorza ormai stanca di mantenere quel tono duro che non mi appartiene. “Non fare finta di niente, ti prego”sussurro speranzosa. Tira un sospiro di sollievo e grazie a Dio alza lo sguardo puntando quei due oceani nei miei come per incitarmi di continuare.
“So che mi eviti, come fa lui. Ma te non sei bravo a mentire, a fare finta di nulla, perciò ti chiedo, perché fa così? Perché ha deciso di ignorarmi? So perfettamente che ti ha raccontato quello che è successo tra noi – deglutisco, cercando di essere naturale, ma le mie guance avvampano sempre di più – l’ultima sera del week-end, io così non posso andare avanti” lo imploro. Un altro sospiro scappa della sue labbra e annuisce lentamente. Si guarda intorno come se avesse paura di vederlo spuntare dalla porta, ma in corridoio siamo rimasti solo noi due. Non accenna a parlare.
“In realtà non mi ha detto niente, non ha voluto” mi risponde. Inarco un sopracciglio incredula, sta mentendo. Lui capisce dal mio sguardo il mio dubbio e scuote la testa. “Mi ha solo detto che non voleva avere più a che fare con te e che l’avevi delusa, ma non conosco la causa. Haylie, ti prego, dimmi che non ti sei dichiarata.”
Quelle parole sono come un secchio d’acqua. Spalanco gli occhi, come ha fatto? Deve averglielo per forza detto, non può averlo indovinato ora sul momento. Tuttavia i suoi occhi sono serissimi, osserva la mia reazione e si tira uno schiaffo sulla fronte appena comprende che è proprio quello che ho fatto.  Analizzo la possibilità che io stia parlando con uno strano veggente, o uno di quei tizi che legge nella mente tipo Edward Cullen, ma poi scuoto la testa cacciando via quei pensieri da schizzata. Anche se con Louis non si può mai dire.
“Sì, l’ho fatto. Se n’è andato con un ‘voi donne siete tutte uguali’ – mi irrigidisco ricordando il tono duro della sua voce – e poi è finita così.”
Lo vedo contorcersi le mani sulle orribili bretelle che tengono allacciate i pantaloni beige, i suoi occhi continuano a girovagare il corridoio.
“Dimmi, perché ha questo odio per noi ragazze? Perché le tratta tutte come se fossero giocattoli? Perché deve approfittarsi di loro, e abbandonarle quando ormai sono innamorate di lui?” gli chiedo. Mi sento una stupida a parlare di “ragazze” quando la frase è centralizzata su di me, ma non ho il coraggio di parlarne così tranquillamente, mi fa male. “Dimmelo Louis”
Il moro scuote la testa. La mia mano si muove da sola e afferra il colletto della camicia chiara e lo spingo contro l’armadietto facendolo sobbalzare per lo spavento.
“Dimmelo o dirò a Liam tutte le volte che sei entrato in camera di sua sorella Ruth. E non credo sarà felice di sapere che uno dei suoi migliori amici si vede con sua sorella per delle sveltine, giusto?” lo minaccio stringendo sempre di più la presa. La mia pazienza ha ceduto, come solita.
“Ok Ok, ho capito!” mormora sempre più teso e sudato. Lo invoglio a continuare a parlare“Harry è stato tradito dall’unica donna che ha mai amato” mi risponde subito. Sento la mascella cadermi, e lo inchiodo ancora più forte al piano di ferro.
“Vuoi dirmi che per colpa di una sua storiella, una stronzettina lo ha lasciato e da allora lui odia il sesso femminile?” dico inclinando leggermente la voce.
“No, Haylie è più complicato. Se magari mi lasci te ne parlo tranquillamente”
“Solo se mi dici tutto”
“Ok”
 
“Harry non è mai stato molto socievole con tutti. Non aveva frequentato la scuola materna, sua madre lo tenne con sé fino all’età di sei anni quando incominciò le elementari. Non aveva mai parlato con un bambino della sua età e si era subito trovato spaesato i primi giorni di scuola. Sono stato il primo a stringere amicizia con lui e non è stato facile. Non che fosse un bambino viziato, come potresti pensare, la sua famiglia era ricca ma era solo un piccolo dettaglio e lui era davvero educato e forse troppo gentile con tutti. Era un mammone, il più grande mammone che avessi mai incontrato. Rimaneva incollata a sua mamma per mezz’ora ogni mattina prima che lei se ne andasse, e si incollava ogni volta che lei tornava a prenderlo. Sorrideva come un pazzo ogni volta che la vedeva.” Rispondo al sorriso che Louis mi rivolge, invogliandolo a continuare.
“Suo padre invece, viaggiava. Credo di averlo visto 5 volte massimo, da quando ho stretto amicizia con Harry. Tornava si o no, due volte al mese e ogni volta si comportava come se niente fosse, come se non fosse stato lontano da casa chilometri per giorni e giorni trascurando la sua famiglia. Vivevano in questa immagine di famiglia perfetta, Harry teneva il broncio i primi giorni, ma suo padre riusciva sempre a farsi perdonare, perché infondo lui lo amava e amava sua moglie” abbasso lo sguardo e la sua voce si fece incerta “ma era diverso per Anne, sua madre. Sorrideva, ma in realtà stava male. E fu così che cominciò ad uscire con altri uomini quando lui non era presente. Harry non ne sapeva niente, fino ad una sera. La partita di basketball era finita prima del previsto ed era tornato a casa, senza avvisare sua madre. E in salotto li vide..” Louis lasciò cadere la frase in silenzio, scrutando la mia espressione. Mi prende per mano e me la stringe, probabilmente ho un’espressione sconvolta. Maledizione a me e alla mia poca capacità di nascondere quello che penso. “E cosa, cose successe in seguito?”sussurro.
“Anne si accorse del comportamento diverso di Harry e provò a capire, ma lui continuava a fingere di niente anche se in cuor suo non riusciva più a mantenere tutto dentro, fino a quando un giorno esplose e gli urlo incontro tutto. Sua madre rimase paralizzata, sconcertata. Ma non smise, continuò queste relazioni segrete, diventando ogni giorno sempre più fredda nei confronti di Harry.  Probabilmente lei si sentiva in colpa, ma credo che in lui, in quei occhi verdi riconoscesse suo marito, quell’uomo che le mancava e che non si prendeva cura di lei, e allora continuava quasi per vendetta. Lui continuava tutt’ora a tenere tutto segreto anche a suo padre, perché infondo non riesce a commettere il grave errore, come pensa lui, di svelargli e tradire così sua madre. Credo che sia da allora che non hanno più quel rapporto che prima li legavano. Non mi sembra difficile il seguito, Harry frustrato non riuscì più a vedere le ragazze come donne, ma come qualcosa di stupido perché facile da ingannare, e soprattutto pericoloso. Scaricò la rabbia che provava contro di lei, con loro. Ed era facile, con il tempo era diventato sempre più attraente, come puoi vedere” termina di spiegarmi. I suoi occhi color oceano sono incastrati nei miei, in silenzio prendo la mia borsa a tracolla e mi alzo in piedi dal muretto in cui ci siamo seduti. Mi abbasso leggermente e gli sfioro le guance con un bacio sussurrandogli un basso e pieno di gratitudine “grazie”. Lo vedo sorridere dispiaciuto di avermi svelato quella storia così triste, ma cerco di rassicurarlo tirando a fatica un sorrido, che viene però male. Mi incammino verso l’uscita.


Mi lasciate una recensione? e LEGGETE SOTTO, grazie.

Dunque, dunque..
siamo ormai giunti alla fine, ancora un capitolo e epilogo che devo ancora scrivere e questa mini-long, è terminata.
Sono felice che sia quasi finita, premettendo che mi affeziono molto ai personaggi delle storie che scrivo, ma boh è la prima FF che termino in questo sito e sono davvero orgogliosa di essere riuscita ad arrivare alla fine, soprattutto grazie a voi, ma lasciamo perdere i ringraziamenti, li farò alla fine HAHAH.
COMUNQUE, non per dire ma ho già diverse NUOVE TRAME giusto per voi che però non voglio anticiparvi, solamente vi dico che appena arriviamo all'epilogo, vi posterò il link, ma una domanda ce l'ho:
LA PREFERIRESTE ANCORA SU HARRY O QUESTA VOLTA SU ZAYN? ditemi voi e.e

Riguardo al capitolo, avete finalmente scoperto del passato di Harry e spero ci abbiate capito qualcosa perchè è decisamente moolto incasinato, neh? Perciò perdonategli tutte le marachelle (si usa ancora?) che ha tirato alla nostra Haylie, che prestissimo di darà da fare! E brava lei!
Non ho niente da dire, se non GRAZIE  e chiedervi se vi è piaciuto il capitolo, sperando magaari in qualche recensione? DAI DAI DAI *faccina cucciolosa* 

Ora scappo a rispondere alle vostre recensioni, mi piace farlo sempre alla fine xD
Ah, un'altra cosa! HO SCRITTO UNA ONE SHOT, che ne direste di darci un'occhiata? E' divisa in due parti, la seconda la posterò domani sera! Dai, sono sicura che vi piacerà, eccola QUAAAAA.


Alice.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***





Capitolo 9.

 
“Hai capito? Non so cosa devo fare..” mormoro lasciandomi cadere sul divano. Liam si alza sui due gomiti e mi osserva in silenzio. Le due iridi color caramello mi fissano mentre pensa sul da farsi. Non dovevo parlagliene, ma l’unico di cui mi fido è lui. Lux è troppo innamorata di Styles per parlargliene, probabilmente finirebbe per piangere ed aggiornare la storia sulla sua pagina dedicata a lui. Eh sì, l’ha fatto sul serio. Il nome della pagina poi, fa venire i brividi “Amo ogni tuo singolo riccio”, o qualcosa del genere. Ma dico, scherziamo?
“Devi parlargli, fargli capire che te sei diversa” mi risponde. Faccio per ribattere, ma non so che dire, come al solito ha ragione. Mi rialzo e mi rinchiudo in un piccolo guscio avvicinando le gambe al mio petto, e sospiro.
“Quello lo sapevo anche io, ma cosa gli dico? “Ciao, forse penserai che tutte le ragazze del mondo sono delle stronze perché la deficiente di tua madre, l’unica donna che hai amato, ha tradito te e tuo padre, e lo fa ancora. Non ti preoccupare, io sono diversa!” ti sembra?” lo accuso con un’occhiataccia. Vediamo che mi risponde ora.
“Sì, potresti” alzo gli occhi al soffitto e con un colpo secco gli spiaccico il cuscino in faccia. Fa una faccia sconcertata, ma poi scoppia a ridere divertito. Bofonchio un “idiota” sommesso, ma poi mi unisco anche io quella risata contagiosa.
“Tu pensa solo ad un discorso, e poi a tutto l’altro ci pensiamo noi” mi fa l’occhiolino. Non so se fidarmi delle sue strane idee, ma alla fine mi lascio convincere e annuisco veemente.
“Lascia fare a noi, chi voi scusa?”
“Tu stai tranquilla, facciamo noi” sorride soddisfatto infilandosi un’altra patatina in bocca.
 
 
“Brutto coglione, per quanto tempo devo stare ancora qua fuori? Sto morendo di freddo!” grido al cellulare. Chi me la fatto fare di fidarmi di Liam? Mi chiudo come al meglio posso nella mia giacchetta di jeans che indosso e osservo l’orizzonte. L’aria è frizzante, il vento scorre tra i miei capelli spostandomeli indietro, si muovono sinuosi e leggeri. È da più di mezz’ora che mi trovo qua, seduta sulla ringhiera della terrazza della scuola, ignorando la raccomandazione di Liam di non sgualcire il vestitino  rosso porpora che mi copre a malapena fino a metà coscia.
“Dai cuginetta, porta pazienza. Hai preparato il discorso?” mi interrompe dai miei pensieri. Annuisco, anche se so che non può vedermi, più per caricarmi di quello che sto per fare.
“Allora lascio tutto nelle tue mani, ora tocca a te, scimmietta” sorrido a quel nomignolo che mi ha affibbiato quando eravamo piccoli e tiro fuori il foglietto che ho tra le mani. Liam sente il fruscio agitato della carta. “Haylie, non dirmi che hai il foglio in mano vero?”
“Ehm sì” gli rispondo incerta.
“Sai che dovrai parlargli e non leggergli quello che hai scritto come una bambina dell’elementari, vero?” mi domanda ancora più insicuro di me. Oh merda, non ci avevo pensato.
“C..certo!” esclamo mettendoci forse un po’ troppa enfasi.
“Non lo sapevi” sbuffa pesantemente. Faccio una smorfia, si fida così poco di me? Ok che ho sbagliato ma.. ok, sono un’idiota. “Cerca di memorizzare quello che hai scritto, ok? E goditi il meraviglioso paesaggio che hai di fronte a te, così ti tranquillizzi” mi sussurra dall’altro capo del telefono. Inspiro per bene tutta l’aria e chiudo gli occhi.
“Niall! Lo hai visto? Ok, perfetto!” lo sento gridare, aspetto quello che mi deve dire “preparati cuginetta, cinque-dieci minuti massimo ed è da te” mi ordina. Mi irrigidisco come un  tronco e il foglio mi scappa dalle mani. Lo raccolgo tremante.
“Ora stacco, tocca a te. In bocca al lupo, scimmietta”
“Grazie Lì”
Uff. Afferro il foglio e lo leggo, ma sono talmente agitata che non riesco neanche a decifrare la mia stessa scrittura quasi. Alla terza riga alzo le mani al cielo, ma inavvertitamente sbatto le mani contro la ringhiera e il pezzo di carta mi scivola dalle mani, volando via.
Bene, sono fottuta.
“Merda, merdaccia!” impreco guardando la macchia bianca scendere lungo le mura della scuola a 6 metri sotto. Ho due possibilità, o mi butto e probabilmente muoio stecchita e non faccio nessuna scena muta con Harry, oppure rimango lì e aspetto la mia fine. Osservo la distanza che divide me e il cemento duro, e opto per la seconda. Una morte lenta e imbarazzante forse è meglio, forse. Come mia ultima risorsa, il mio cervello. Incomincio a bisbigliare tra me e me le parole che ho scritto, cercando di formulare una frase compiuta, o almeno comprensibile, senza accorgermi della presenza dietro di me. Solo dopo cinque minuti, vedo la figura affianco alla porta intenta ad analizzarmi atterrita. Perdo un battito appena riconosco il cespuglio di capelli. Ha la fronte corrugata e gli occhi mi osservano interdetti e soprattutto spaventati. Deve aver assistito al mio monologo personale con la mia Haylie interiore. Perfetto, cominciamo bene.
“Harry!” grido quando lo vedo voltarsi per scappare. Corro verso di lui e inciampo nei tacchi a cui mi ritrovo ancorata finendo per fortuna aggrappata alla sua schiena. Porca puzzola, oggi è sicuro che muoio.
“Cosa vuoi Haylie?” sputa tra i denti rimanendo girato verso la porta. Stringo il tessuto leggero della maglietta rossa che indossa, avvicinandomi sempre di più a lui. Non posso fare a meno di sorridere sentendo il profumo di mele invadermi le narici. M.. mi è mancato.
“Avrei una festa che mi aspetta, sarebbe il mio compleanno oggi”
Cosa, cosa? Mi allontano da un passo e lo fisso. Questo però Liam non me l’ha detto.
“Ah” è l’unica cosa che riesco a dire. Molto intelligente come frase, Haylie.
Finalmente si volta verso di me. Sussulto un poco appena incrocio i suoi occhi, e mi sento sciogliere dentro alla vista di quelle iridi chiare, il verde domina quel giorno, un verde speranza che mi spinge inconsciamente a continuare.
“Se hai un regalo per me, potrei anche rimanere”dice poi sfoggiando un piccolo, ma perfetto, sorriso sghembo, quello che mi ha sempre fatto innervosire e impazzire allo stesso tempo. Mi ritrovo presa alla sprovvista e mi guardo intorno in cerca di qualunque cosa possa regalargli, ma cosa ci può essere su una terrazza di una scuola di una domenica sera?
“Allora?” mi incita lui sempre divertito. Almeno non è arrabbiato o apatico come i giorni scorsi, anzi mi sorride pure. Le spalle mi si irrigidiscono ancora.
“Sìsì!” gli rispondo. Ed ora cosa mi invento?
“Non hai niente vero?”
Ma che è? Anche lui legge nella mente. Boccheggio qualche minuto senza saper cosa dire.
“Allora posso anche andare”
No, ti prego no. Lo fisso dirigersi verso la porta, il passo lento e rilassato di sempre se non fossero per le spalle rigide e stanche dal tutto il peso che porta. Mi mordicchio il labbro. O la va o la spacca.
“Io non sono come loro! Non sono come tua madre!” grido chiudendo gli occhi. Stringo i pugni.
“Cosa?” la sua voce suona ferma e senza emozioni.
“So cosa ti è successo, e so che non dovevo intromettermi, ma..” non finisco di parlare che una mano stringe il lembo della mia giacca facendomi barcollare a destra e a manca. Spalanco gli occhi e mi sento morire dentro appena vedo la sua espressione. La fronte corrugata, le labbra sporte sembrano quasi ringhiare e gli occhi, gli occhi bruciano di rabbia.
“Appunto, non dovevi intrometterti!” grida tirandomi con forza. Chiudo gli occhi spaventati.
“Tu non sai niente di me! Niente!” un’altra spinta.
“H-Harry mi fai male..” un altro strattone.
“Niente! Non dovevi scoprire niente! Tu non puoi capire!”
“E invece sì che capisco! E invece sì, emerita testa di troglodita che non sei altro!” sbotto ormai senza più pazienza. Il mio cervello non ragiona più, gli tiro uno schiaffo sulla sua mano e lo fisso furente di rabbia, il suo viso invece traspare di dolore e soprattutto sorpresa. Sbigottito mi guarda.
“Capisco perfettamente com’è essere preso in giro da qualcuno! So com’è essere tradito dalla stessa persona che si ama con tutto il cuore, da quella persona in cui hai posto tutta la tua fiducia e il proprio amore! Perché sei tu la quella fottuta persona!” prendo fiato. I suoi occhi mi guardano sbigottiti, ma non è finita.
“Harry – la mia voce si smorza di dolcezza e dolore, mentre le lacrime incominciano a chiedere di uscire – tu non vuoi perderti per colpa di qualcuno, ma te, sei la prima persona a cui non interessa dei sentimenti altrui, ti allontani da tutti, prendi in gioco chi vuoi e poi quando loro si fidano di te, li tradisci. Non vuoi soffrire più, ma sei il primo che ferisce.”
Stringo le dita, le nocche mi fanno quasi male e sento quasi il sapore salato del sangue a fior delle mie labbra ormai mordicchiate. Le mie spalle si rilassano e abbasso la testa. Volevo chiarire, non volevo accusarlo, farlo soffrire ancora una volta. Non risponde, ormai è tutto andato, tutto fottuto. Mi strofino gli occhi lucidi con le maniche della giacca e tiro su con il naso.
“Harry, scusami. Non credo di poter andare avanti così” sussurro dandogli le spalle, guardo il tramonto “ti prego, voglio che tu mi dica che non mi ami, che non vuoi avere niente a che fare con me. Lo capirò,  ma non posso continuare così, ho bisogno di un taglio netto”dico dura. I tremiti scuotono il mio corpo, ma li reprimo. Non voglio apparire più debole.
“Va bene” mormora alle mi spalle. È finita Haylie, è finita.
“Girati verso di me” sussurra. Scuoto la testa, non credo di riuscire a mantenere dentro di me tutto quello che sto provando, so che mi basterebbe un  suo sguardo per farmi scoppiare.
“Guardami”
“No” singhiozzo.
“Girati!”
“Ho detto che non posso!”
Con forza mi costringe a voltarmi. Due iridi verdi mi fissano per interminabili minuti strappando in me la risolutezza e la poca calma che mi è rimasta. Non vedrò più niente del genere, non vedrò più quelle labbra incurvarsi in un sorriso indirizzato a me, non sentirò più quella risata roca risuonarmi nelle orecchie, non sentirò più quelle braccia stringermi a lui, niente di tutto questo. Le lacrime prendono il sopravvento, scivolano dalle mie ciglia rigandomi il volto, le guance, bagnandomi le labbra tremanti e mute. Un impeto di emozioni si impadronisce in me e sento le gambe cedere, ma non cado. Ad un tratto le sue braccia circondano le mie spalle e mi stringono al suo petto caldo. Il suo calore si espande in me scaturendo in me brividi di sollievo al suo contatto. Che sta succedendo? Perché mi sta abbracciando? Pensieri, domande, dubbi invadono la mia mente, vengono interrotti quando le sue labbra si posano sulle mie. Una scarica elettrica di mille volt, un fulmine, un lampo. Senza fiato, con la poca lucidità che ancora possiedo cerco di allontanarlo. Non è questo quello che ho chiesto, questo bacio non farà altro che farmi soffrire di più. Forse è il suo modo di vendicarsi, infliggendomi l’ultimo ricordo doloroso che mi rimarrà impresso nel cuore come fuoco sulla pelle. Le sue mani mi stringono sempre più a sé, e tutto va a puttane. Chiudo gli occhi lasciandomi inebriare dal suo dolciastro profumo di mele, immergo le mie dita tra i suoi riccioli come ho sempre voluto fare la prima volta che li ho sentiti accarezzarmi la pelle. Le sue labbra infinitamente morbide premono con passione sulle mie, si addolciscono ma mano diventando sempre più delicate e premurose. Mi lascio scappare un gemito strozzato quando lasciano le mie.
“Cosa?” chiedo senza fiato. Sorride, mio dio, sta sorridendo. Mi guarda, e di nuova stampa un casto e semplice bacio a stampo, che mi percuote dalla testa ai piedi, facendomi arrossire. Gli elefanti in tutù incominciano la loro danza nel mio debole stomaco.
“Credo che – cerca le parole in difficoltà – credo che di te potrò fidarmi. Sei sempre stata così diversa da tutte,  acida, scontrosa, prepotente, sicura di te, strafottente..”
“Styles, se vuoi farmi una lista intere dei difetti del mio carattere, puoi finire anche qui” lo interrompo fissandolo male. Ride, ride sommessamente, scuotendo anche me ancora stretta tra le sue braccia, e mi zittisce con un leggero bacio a stampo, che manda a puttane il povero criceto che stava correndo sulla girella nel mio cervello. Cazzo.
“Se vuoi farmi finire – alza gli occhi al cielo – ma sei anche dolce quando vuoi, premurosa, affettuosa quanto un panda, gentile e soprattutto vera. Non ti sei mai fatta problemi a dirmi niente, ogni cosa che ti passava nella mente me la dicevi, fregandoti della mia possibile reazione. Questo è quello che ti distingue da tutti, forse a volte sei indiscreta, ficcanaso – gli tiro un debole calcio – ma questo è  una delle cose che più amo di te”
Oh.
“Ripeti l’ultima cosa” bofonchio rossa come un pomodoro.
“Sei indiscreta, ficcanaso..”
“Più avanti”
“Una delle cose..”
“Di più!”
“Te..”
“Ora indietro!”
Butta la testa indietro scuotendo i boccoli mori e ride fragorosamente.
“È una delle cose che più amo di te” le sue mani scorrono lungo i miei fianchi e mi stringe a sé, lasciando sulle mie labbra ancore dolce dal primo tocco, un altro bacio. Questa volta più dolce e impacciato, i denti si scontrano, lo sento sorridere ed io con lui.
“Ti amo” mi sussurra affondando nei miei capelli. Sorrido come un ebete, probabilmente assomiglierò ad una spastica, ma non me ne curo. Almeno per ora.
“Ti odio”gli rispondo scaturendo ancora tante risate, trattenute dai miei capelli.
“Lo so”
Sento le sue mani scorrere sempre di più, lo blocco.
“Che vuoi fare?” lo accuso inarcando il sopracciglio.
“Oggi è il mio compleanno, e non hai il regalo. Dovrei pur farti perdonare, no?” sorride malizioso.
Roteo gli occhi al cielo. Questo ragazzo è incorreggibile.
“Harry sei..”
“Meraviglioso? Perfetto? L’uomo che tutte desiderano?” prova a indovinare.
“Un pervertito!”



MACCIAO a todosss.
Eccomi, si lo so vi ho fatto aspettare un'eternità, ma sapete, con l'inizio della scuola, i vecchi compagni, i nuovi orari, i nuovi professori bastardi etc.. non si ha più tempo per fare niente! Chiedo scusa..
AVETE VISTO IL VIDEO DI LIVE WHILE WE'RE YOUNG? (non mi piace accorciarlo a LWWY) 
Cioè, io boh.. senza parole. Per riassumere tutto vi lascio questa gif:

 


Allora, lasciando a parte il mio ORGOGLIO da Directioner elevato a livelli ormai incontrollati, parliamo del capitoluz. Questo è L'ULTIMO, prima dell'Epilogo: eh sì, la storia termina qua e sono triste ma felice allo stesso tempo, perchè è la prima FF che porto a termine *apre la bottiglia di champane* perciò mi chiedevo se vi andava di lasciarmi una recensione piccola piccola sdjaskja si dai *^* 
Voglio ringraziare TUTTE le meravigliose lettrici che hanno messo questa storia tra le preferite/ricordate/seguite anche se non è del tutto finito, bacio i piedi (?) a quelle che mi hanno lasciato un loro commentino, e ringrazio di cuore anche quelle fantasme, DAVVERO A MASSIVE THANK YOU.
Niente, ora corro a rispondere alle recensioni! 

 

VI LOVVO  ♥


Alice.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Epilogo. ***








Epilogo.
 




 
Giungo di fronte alla casa, dove lascio cadere la bici dietro al cespuglio come ho fatto più volte. Noto con disappunto che le finestre della casa sono illuminate, il che significa che sua madre è a casa. Dovrò solo stare più attenta e cercare di non farmi notare. Certo, facile a dirsi quando hai deciso di indossare una maglietta gialla fosforescente e il sole è ormai calato e ormai è buio. Sono trasparente quanto Lady Gaga in un convento di suore. Mi tiro uno schiaffo in fronte mentre mi insulto ripetitivamente. Haylie, sei un genio del male, davvero.
Sospiro, dai che ce la puoi fare. In punta di piedi mi reco verso la porta di ingresso, mi appoggio con la schiena al muro e comincio a camminare lungo il porticato, che sembra abbia deciso proprio oggi di invecchiare e scricchiolare ad ogni mio passo. Maledizione, il karma ha deciso di prendersela con me oggi. Non è colpa mia se durante il corso di falegnameria mi è partito accidentalmente un chiodo che è finito direttamente sulla sedia del professore che in quel esatto momento ha deciso di appoggiare il suo delizioso fondoschiena a due ante sul.. ecco. La scena raccapricciante mi storce il viso in una smorfia. Povero professor. Jim, non era mia intenzione.
Mi inginocchio di scatto quando vedo le tende della finestra spostarsi. Merda, merda. Ehi, perché sono così agitata? Nel senso, sono o non sono la ragazza di suo figlio, giusto? Perché dovrebbe mai vietarmi di.. Oddio, ho appena detto ragazza? Sento le guance diventarmi ad un tratto calde e sono certa di potermi mimetizzare con i tulipani che coltiva la signora Styles. Scuoto la testa, mantieni la calma Haylie, non lasciarti assalire dall’ansia. Gattono con attenzione e la leggerezza di un gatto senza una gamba e raggiungo con mio grande sollievo il retro della casa, dove riesco a vedere la casa sull’albero da cui proviene una luce diffusa e l’accordare di alcune note di chitarra. Sorrido inconsciamente. Faccio per alzarmi quando la porta si spalanca e mi ritrovo gli occhi della madre di Harry sbarrati e puntati su di me. Alzo le mani di istinto.
“Signora, appoggi per favore quel mattarello” balbetto mentre poggio un piede e mi tiro su.
Dopo qualche secondo di incertezza fa cadere l’arma sulla panchina a dondolo – hanno una panchina a dondolo che io non ho mai provato? – per poi lasciarsi andare anche lei.
“Santo cielo, Haylie mi hai fatto prendere uno spavento” mormora con voce tremante.
Mi avvicino incerta. “Non era mia intenzione” mi giustifico con dispiacere, anche se l’espressione che ha fatto è da registrare e postare su youtube. Haylie, sei una ragazza cattiva e spietata, vergognati.
Il silenzio cade su di noi e questa volta il legno sembra aver deciso di non scricchiolare più. Scommetto che si mettono d’accordo. “Beh, allora io dovrei andare da Harry..” esorto.
La signora mi fa cenno di andare con la mano e non me lo faccio ripetere due volte.
“Haylie” mi chiama ad un tratto.
Mi volto. “Perché non provi ad entrare dalla porta principale la prossima volta?” mi chiede con un sorriso affettuoso e così materno. Mi chiedo come possa essere la stessa donna ad aver preferito la passione alla sua famiglia, a suo figlio, ma mi costringo a reprimere queste domande nella mia mente.
“Certo, signora Styles” dico rispondendo a mio malgrado con un sorriso un po’ stiracchiato.
“Anne, puoi chiamarmi Anne” dice spostandosi all’indietro una ciocca scura, dello stesso color cioccolato che caratterizzano i riccioli di Harry. Non mi muovo.
“Sa sign- Anne, so di non dovermi impicciare nelle faccende familiari altrui” comincio. Il sorriso di spegne ad un tratto, ma mi costringo ad andare avanti. “Ma so per certo che suo figlio, Harry, le voglia ancora molto bene. So che la parola di una ragazzina non conti niente e che probabilmente non conosco tutti gli aspetti della situazione, ma so per certo che l’amore del figlio per un genitore non finisce mai. Come ha perdonato il suo ex marito per tutte le volte che non ha mantenuto una promesso, Harry perdonerà anche lei. Forse con più fatica e tempo, perché Anne, è più difficile perdonare le persone a cui si vuole più bene” dico grattandomi un braccio per scaricare la tensione.
Non risponde e penso di aver esagerato. Le sorrido, “Scusi, non dovevo” e torno a camminare sull’erba del giardino. Non prima di due passi, mi chiama di nuovo.
“Grazie Haylie” mi dice, gli occhi gonfi e lucidi.
Mi gratto la nuca e le faccio un vero sorriso, di quelli sinceri. “Di niente.”
Ci scambiamo uno sguardo, poi mi volto e mi avvio verso l’albero. Mi aggrappo alla fune e mi isso sulle scaline che sono state inchiodate al tronco e in un attimo raggiungo il pavimento. Lo trovo come sempre appoggiato al muro, la testa china sulla chitarra mentre muove il piede a tempo, circondato da fogli sparsi qua e là, un matita in bilico sull’orecchio ed una birra a lato.
Appena appoggio piede il suo sguardo si alza per incrociare il mio. Si apre in un sorriso che mette in risalto quelle dannate e adorabili fossette che nessun ragazzo di quell’età dovrebbe avere.
“Ehi” sorrido di risposta.
“Vieni qui” mi dice facendo spazio e indicandomi il posto accanto a lui. Incrocio le gambe e poi mi siedo, in un attimo la sua spalla tocca la mia ed io mi sento a mio agio, al caldo.
“Questa maglietta è un pugno all’occhio” commenta lanciandomi un’occhiata.
Alzo gli occhi al soffitto. “Sai, per non venire investiti da qualche auto nel buio della notte” spiego. “Allora, cosa stai strimpellando, popstar?” gli domando incuriosita. Ho sentito una melodia fin troppo familiare da sotto, ma che non sono riuscita a riconoscere.
Si fa ad un tratto rigido, lo sento dalla sua postura. “Niente di che..”
Spinta da non so cosa, mi appoggio con le mani sulla sua spalla e gli sfioro la guancia con il naso. “Dai, sono curiosa. Una volta che sono io a chiederti di farmi sentire una canzone, non lo fai” sussurro all’orecchio, con voce bassa. So che si arrenderà. Per aumentare le mie certezze gli lascio un bacio sulla guancia.
“Che hai oggi? Sei stranamente.. troppo dolce” dice allontanandosi di scatto facendomi finire in avanti. Mi fissa con la fronte corrugata, ma un sorriso beffardo lo frega.
Sbuffo incrociando le braccia. “Una volta che mi comporto da fidanz-“ mi si smorza la parola. Non abbiamo mai chiarito bene la situazione tra noi due ed è da qualche giorno che mi chiedo se possiamo considerarci “fidanzati”. Non che mi interessa essere etichettata e queste formalità, ma vorrei esser certa.. certa che siamo più di semplici amici, che io sia di più delle sue amichette.
Harry ha capito perfettamente la parola. Mi cinge le spalle e mi stringe a lui, affettuosamente.
“Sei una fidanzata perfetta anche quando mi riempi di insulti” mi sussurra all’orecchio, invadendomi di quel buon profumo di mele inconfondibile. E quando lo sento dire quella parola, chiamarmi in quel modo, stupidamente e banalmente ogni mio dubbio scompare.
“Fidanzata..” sospiro.
“Fidanzata, ragazza, quello che vuoi” mi riassicura. “Sei mia, questo è ciò che conta” e sento perfettamente le sue labbra incurvarsi dolcemente in un sorriso quando pronuncia la parola “mia”, mentre le mie guance prendono nuovamente quel colorito porpora che stona con la maglietta giallo evidenziatore. Mi giro verso di lui e gli lascio un bacio, precisamente all’angolo della bocca. Lui si avvicina di più, ma scappo dalla sua mira facendolo ridacchiare. Scuote la testa e con quella i riccioli mentre mi ride un po’ deluso. La mia versione dolce è appena finita e tornata nella botola.
“Allora, cosa stavi suonando?” ritorno sull’argomento principale.
“Dannazione, pensavo di averti sviato” dice colpendo la chitarra con un pugno delicato.
“Certo. Dai, fammi sentire” gli ordino mettendomi seduta composta, con aria concentrata.
Sbuffa, ma poi mi accontenta. Accarezza le corde e mi ricordo quando l’ho sentita.
 
Cause I got three little words that I've always been dying to tell you 
But I see you with him, slow dancing 
Tearing me apart 'cause you don't see 
Whenever you kiss him, I'm breaking 
Oh, how I wish that was me 

 
Si ferma per poi alzare gli occhi verso di me in attesa di una risposta. Sa che io ho capito a cosa si riferiva e quando, solo che non sa che l’ho già sentita.
“L’ho già sentita” dico sincera, stupendolo.
“Quando?” mi chiede sgranando gli occhi.
Haylie, non è che ti sei messa nuovamente nei guai? Deglutisco incerta.
“Quando eravamo in vacanza, la sera in cui mi sono ubriacata. Mi sono alzata perché avevo sete e allora ti ho sentito, non l’ho fatto apposta” mormoro quasi dispiaciuta.
“E dopo averla sentita non ti è venuto in mente?” mi domanda, apparentemente calmo.
“Cosa?”
“Che io fossi innamorato di te?” mi chiede.
Mi lascia spiazzata e muta. Gioco con le mie mani, “Eri già innamorato di me?”
I suoi occhi mi guardano seri, “Credo, non voglio risultare banale, ma credo di essere sempre stato innamorato di te. Non sempre, cioè dalla prima volta che ti ho visto, ma da quando abbiamo cominciato a parlarci. L’ho capito solamente troppo tardi” ammette.
“Meglio tardi che mai” dico senza slegare l’intreccio dei nostri occhi.
Fa un altro dei suoi sorrisi. “Giusto.”
Mi accoccolo nuovamente a lui, è così comodo. “Avete scelto un nome per la band?”
Si illumina, “Sì! L’ho scelto io!” esulta notevolmente fiero di sé.
“Dimmi che non hai preso le iniziali dei vostri nomi per il nome della band, perché se lo hai fatto è la buona volta che ti scomunico come ruolo di fidanzato, amico, conoscente” lo avviso puntandogli un dito contro, che lui afferra e abbassa.
“No, tranquilla. Veniva una cosa troppo strana e l’abbiamo messo da parte” dice, “Ci chiameremo i One Direction!” grida con troppa enfasi, tipo presentatore televisivo.
So che si aspetta da me la stessa sua reazione, ma l’unica cosa che mi viene fuori è: “Perché?”
“Perché andiamo in una sola direzione, quella del successo!” spiega con meno sicurezza.
“Per fortuna, pensavo una cosa del tipo “Una sola direzione, verso quella delle mutandine” replico rubandogli un lamento ed un borbottio esasperato. Sono pur sempre maschi, sarebbe potuto sempre succedere o no? Con Louis nella band poi, era al 99,9% sicuro.
“E mi dica, Harry Styles dei One Direction, qual è il vostro singolo di debutto?”
“Si chiama What Makes You Beautiful” rispose inforcando nuovamente la chitarra e rivolgendomi un’occhiata complice. Cosa voleva dire con quello?
“Sei proprio stata tu a dirmi che avrei dovuto scriverci una canzone con tutte le cavolate che ho detto” mi spiega, poco prima di cominciare a cantare, senza darmi il tempo di rispondergli. Credo di aver capito perfettamente a quando si riferisce, ed un afflusso esagerato di sangue mi colora il viso.
 
 
So c-come on
You got it wrong
To prove I’m right I put it in a song
I don’t why
You’re being shy
And turn away when I look into your eyes

Everyone else in the room can see it
Everyone else but you

Gli faccio una linguaccia. “To prove I’m right I put it in a song” per provare che ho ragione lo metterò in una canzone, simpatico, davvero. Non riesco a reprimere un sorriso.
 
Baby you light up my world like nobody else
The way that you flip your hair gets me overwhelmed
But you when smile at the ground it aint hard to tell
You don’t know, You don’t know you’re beautiful
If only you saw what I can see
You’ll understand why I want you so desperately
Right now I’m looking at you and I can’t believe
You don’t know, You don’t know you’re beautiful
Oh oh, but that’s what makes you beautiful

 
“A parte questo. Loro ti guardano sempre, appena varchi la porta tutti gli occhi sono posano su di te. Conosco dei ragazzi che.. - abbassa di nuovo lo sguardo sulle sue All Star bianche – che sussultano quando ti sposti i ciuffi dietro l’orecchio, sentono le ginocchia tremare quando sul tuo volto ostile e infastidito compare un improvviso e inaspettato sorriso” sorride tranquillo. Le mie mani tremano stringendo l’orlo della canottiera chiara.
“Se potessi vederti con i loro occhi, potresti capire quanto ti vogliono disperatamente”
 
Dannazione. Riconosco perfettamente le parole, le stesse parole che mi ha rivolto quando ci eravamo trovati sul muretto della scuola, di ciò che mi ha per consolarmi dopo l’incontro con Coraline.Distolgo lo sguardo puntandolo fuori dalla finestra, imbarazzata. Sto andando a fuoco, questo spiega l’improvviso calore e la puzza di fumo che aleggia intorno a noi. Cazzo. Harry ride della mia reazione mentre le note della chitarra risuonano durante la parte strumentale. Finisce la canzone e con sguardo divertito mi sorvola il viso, prima di scoppiare in una risata roca e divertita, per niente trattenuta. Gli salto addosso.
“Non osare cantare una cosa del genere in pubblico, ok?” ringhio tartassandoli di pugni. Le sue mani bloccano i miei polsi.
“Perché, ti vergogni?” mi chiede. Vedo dalle sue iridi la preoccupazione.
Non ha capito un fico secco. “No, perché questa canzone è mia, punto. Non lascerò che altre ragazze la ascoltino, che ne sai che poi pensino sia rivolta a loro? No, assolutamente no” rispondo con tutto il coraggio che mi ci vuole.
“Sei gelosa della canzone?”
Come devo dirglielo ancora? “Gelosa è una parolona..”
Inarca le sopracciglia. “Sì, della canzone e di te” sputo con fatica.
Mi scruta in silenzio.
“Haylie”, perché deve pronunciare il mio nome in quel modo?
Rabbrividisco.
“Se non ti alzi, giuro che da qui non ne esci viva” mi avverte con un’espressione serissima.
Cosa? Non realizzo abbastanza in fretta la cosa, che le sue labbra si appoggiano alle mie facendole sue, in un bacio forte e dannatamente invitante alla quale non posso resistere.
Non ci posso credere. Harry Styles, ed io.
Sorrido contro le sue labbra morbide.
Non è possibile.


- spazio autore.

MINCHIA.

Quando sarebbe stata l'ultima volta che vi ho promesso l'epilogo?
Non oso guardare l'ultimo aggiornamento, ma vi concedo la possibilità di insultarmi e lanciarmi ciabatte, casse di pomodori, banconate di 100 euro (?) INVOCO IL VOSTRO PERDONO. Il fatto è che a un certo punto di ogni mia fan fiction mi blocco, e questa volta era proprio prima della fine, non sono riuscita più scrivere, niente più ispirazione, caput. Allora ho deciso di pubblicarla su facebook, giusto per vedere se riuscivo a ritrovare quella cosa che mi spingeva a sfornare e alla fine, eccomi qua, dopo chissà quanti mesi con il mio epilogo e l'ufficiale conferma di aver terminato la MIA PRIMISSIMA FAN FICTION! SI, CAZZO, YEAH. Con fatica, ma ci siamo riuscite!

Ringrazio tutte le adorabili lettrici che hanno aggiunto questa fan fiction tra le seguite/ricordate/preferite! Arrivando per ora ad un totale di 54 seguite, 14 ricordate e 32 preferite! *spara i fuochi d'artificio!* Mi ero appena iscritta e come prima fan fiction portata e termine credo sia un buon traguardo! Ringrazio poi in particolare quelle anime buone che mi hanno lasciato una recensione, da quelle che mi hanno scritto poemi (i miei preferiti) sclerotici alle semplici parole che bastano e avanzano. 65 RECENSIONI, grazie di tutto, davvero.

Mi dispiace porre fine a questa storia. 
Dire addio al mio petulante e protettivo Liam, il cugino migliore dell'intera faccia terrestre, a Zayn il pakistano dalla camicia di lino tentatore (ho ancora in mente la scena in cui si toglie la maglietta e si tuffa, mlmlml), Niall e alla sua entrata figherrima (chi di voi non ha voluto assalirlo) a quel suo perenne odore di muschio bianco che nella realtà non coincide minamente a quell'odore che immagino io, a Louis e al suo sprint che ha reso ogni capitolo diverso, più frizzante e ai suoi orribili pantaloni, alla madre di Harry, Anne alla quale chiedo scusa per il brutto personaggio che le ho affidato, a cui spero si risolvi tutto con il figlio, anche a Coraline, a Harry, alle sue orribili polo, alla sua ascella puzzolente con cui ha quasi soffocato Haylie, alle sue fossette e a quel sorriso, mia maledetta fonte di ispirazione. E infine a Haylie, la prima protagonista che ho amato con tutta me stessa, la sua sincerità, quelle battute pessime, la sua franchezza, quel coraggio che tanto vorrei avere. Grazie a tutti, mi mancheranno.

Nei mesi trascorsi  non ho però smesso di scrivere, chiunque voglia continuare a seguirmi faccia un salto sul mio account EFP, ho sfornato un'altra fan fiction e diverse one shots. Niente, vi ringrazio ancora e alla prossima.

Alice.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1084108