Dream of the past

di Yuki Delleran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***
Capitolo 3: *** Terza parte ***
Capitolo 4: *** Quarta parte ***
Capitolo 5: *** Quinta parte ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


Dream of the past 1 Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi
La canzone "Tutti i miei sbagli" è dei © Subsonica
DREAM OF THE PAST

di Yuki Delleran


Prima parte

“Tu affogando per respirare
imparando anche a sanguinare
nel giorno che sfugge
il tempo reale sei tu
A difendermi e farmi male
sezionare la notte e il cuore
per sentirmi vivo
in tutti i miei sbagli…”


***

Era stata una giornata intensa. In negozio era arrivata una partita di nuove carte di Duel Monsters appena prodotte dalla Industrial Illusion quindi dopo aver sopportato l’assalto degli appassionati, ora si trovavano anche a dover mettere tutto in ordine. I due ragazzi si sedettero tra gli scatoloni con un sospiro di stanchezza. Yugi lanciò uno sguardo all’amico e come sempre non riuscì a trattenere un sorriso. La sensazione era simile a quella di guardarsi allo specchio ma con alcuni errori intenzionali e la consapevolezza di avere davanti una persona concreta. Yami non aveva voluto raccontare a Yugi come questo fosse stato possibile e il ragazzino non aveva insistito, soddisfatto solo di riaverlo accanto. Adesso, come un tempo, condividevano tutto, dal tempo libero al lavoro nel negozio del nonno e quando Yugi era a scuola, Yami trascorreva ore al museo tra gli antichi reperti. L’unica differenza era che, essendo ora due persone distinte, non potevano più leggere i pensieri dell’altro, ma bastava comunque una sola occhiata per capirsi. Insomma, erano riusciti a ritagliarsi la loro parentesi di vita tranquilla.
«Forza! » esclamò Yugi alzandosi. «Dobbiamo ancora chiudere questi scatoloni e spazzare il pavimento. »
«Allora al lavoro! » rispose Yami ricevendo al volo dall’amico il rotolo di nastro adesivo e il taglierino.
Si misero all’opera ognuno su uno scatolone mentre Yugi pregustava la cena che il nonno stava preparando.
«Ahio! Accidenti…»
Quell’esclamazione lo fece voltare e vide che Yami stava fissando il proprio dito da cui iniziava a stillare una goccia di sangue.
«Ti sei fato male? » si preoccupò avvicinandosi.
«Cos…? Ah, no. » fece Yami riscuotendosi. «Cioè, è solo un taglietto da nulla però…»
«Aspetta. »
Yugi andò dietro il bancone dove solitamente tenevano la cassetta del pronto soccorso.
«Yugi…»
«Sì? »
«Sto sanguinando…»
«Lo vedo. Adesso ti prendo un cerotto. » disse Yugi continuando a frugare nella cassetta.
«No… intendevo… è il mio sangue. Scorre. Non lo sentivo da millenni. Esiste… Io esisto… sono vivo e questa ne è la prova. »
Yugi tornò sui suoi passi sorridendo dolcemente, prese tra le sue la mano che Yami continuava a fissare e si portò alle labbra la piccola ferita.
«Sì, sei vivo ed è qualcosa di meraviglioso. »
Yami rimase immobile, come stordito da quel gesto. Qualcosa era scattato nella sua memoria e le parole uscirono prima che riuscisse a fermarle.
«Anche Seth…»
Yugi alzò su di lui gli occhioni interrogativi.
«Seth? Intendi il sacerdote dell’antico Egitto? »
Yami scosse la testa per scacciare il pensiero.
«No, scusa, era una sciocchezza. »
«Se hai voglia di parlare del passato, puoi farlo tranquillamente. » disse Yugi con un sorriso rassicurante. «Forse non sarò il massimo come interlocutore ma farò del mio meglio. »
Quando lo sentiva parlare così, Yami ne era quasi commosso quindi decise che per questa volta poteva anche permettersi di rievocare qualche ricordo.
«Il tuo gesto mi ha fatto tornare in mente che anch’io una volta ho fatto una cosa del genere. Tanto tempo fa quando non ero ancora Faraone, dopo un allenamento con le spade, mentre le stavamo riponendo, Seth si è ferito per sbaglio con la lama. In quel momento non c’era nessuno, così l’ho medicato come potevo. Ricordo che lui non voleva. Diceva che il futuro Faraone non doveva fare una cosa del genere. Del resto come potevo lasciarlo così? »
Aveva parlato senza guardare in faccia Yugi e ora ritirò bruscamente la mano ancora tra quelle del ragazzino.
«Oh, è una grossa sciocchezza, te l’avevo detto. » disse alzandosi. « Yugi, ti dispiace spazzare tu il pavimento? Io sono distrutto, penso che andrò subito a letto. »
Senza aspettare la risposta, lasciò il negozio e salì al piano di sopra dove si rifugiò nella stanza che divideva con Yugi. Senza accendere la luce, si sdraiò sul letto completamente vestito. Cosa gli era successo? Cos’era quella struggente nostalgia che lo aveva assalito? Da quando aveva riacquistato i ricordi del suo passato, non ne aveva mai parlato diffusamente con nessuno. Del resto la parte più importante i suoi amici l’avevano vissuta insieme a lui. Ma a parte quei pochi giorni restava comunque una vita di cui loro non sapevano nulla. Improvvisamente si era reso conto di sentire la forte necessità di parlare di quel passato troppo a lungo dimenticato con qualcuno che potesse capirlo. Questo purtroppo con Yugi non era possibile, per quanto si trovasse bene con lui, si trattava comunque di una persona nata nell’epoca moderna che per quanto ne sapesse dell’antico Egitto, non sarebbe mai stata come chi vi era vissuto. Quello era un pensiero piuttosto scoraggiante. Le uniche prove tangibili della verità di quel passato erano chiuse in una scatola sotto il suo letto, ma sapere che non esisteva una sola persona sulla faccia della terra che potesse comprenderne il significato e condividerne con lui l’emozione lo faceva sentire piuttosto giù di morale. Istintivamente allungò un braccio e recuperò la scatola: si trattava di un comune cartone da imballaggio di quelli usati dal nonno in negozio, l’aveva scelto intenzionalmente perché poco appariscente. Quando l’aprì però il contenuto si rivelò tutt’altro che banale: la corta tunica bianca, il morbido mantello di lino blu, i bracciali, la cintura, il collare e gli orecchini d’oro e, sopra a tutto, la tiara reale luccicante. La prova concreta della sua vita da Faraone. Sfiorò con le dita l’occhio sbalzato sul metallo freddo. Nessuno. Non esisteva più nessuno in grado di riconoscere la vera natura regale e divina di quel simbolo. Nessuno che potesse comprendere il suo senso di mancanza.
Sospirando, ripose la corona nella scatola che spinse di nuovo sotto il letto e si abbandonò sul cuscino chiudendo gli occhi.
Quando Yugi andò a chiamarlo per la cena, finse di dormire e lo stesso fece quando lo sentì coricarsi. Venne svegliato la mattina dopo dai movimenti dell’amico che si preparava per andare a scuola, ma rimase immobile fingendo di essere ancora assopito. Quella notte aveva sognato il sole abbagliante del deserto.

Quando Yami uscì di casa, il cielo era plumbeo. La sensazione del sole sulla pelle e del calore della sabbia sotto i piedi che aveva provato nel sogno faticavano ad abbandonarlo rendendogli quell’atmosfera opprimente quasi insopportabile. Decise di allontanare quell’insofferenza recandosi come ogni mattina in visita al museo. Essere circondato da antichi reperti gli dava un senso di familiarità che lo tranquillizzava, come se quegli oggetti gli sussurrassero che anche se era scomparsa, la loro civiltà non era completamente morta.
Quando giunse davanti all’ingresso si stupì di trovare un cartello che annunciava l’apertura di una sala riallestita con nuovi ritrovamenti provenienti da un sito aperto da poco. L’esposizione risultò essere davvero degna di nota, interessante e ricca di oggetti che provocarono in Yami una profonda nostalgia. Frammenti di architetture e affreschi perfettamente conservati, ma anche gioielli e strumenti d’uso quotidiano. Quella spilla assomigliava a quella che gli aveva donato il Faraone suo padre e quel pettine a quello che le ancelle usavano nel vano tentativo di domare la sua chioma ribelle. Ormai perso nel vortice dei ricordi, quasi non si rese conto di essere giunto alla fine della sala. Poco prima dell’uscita, un secondo cartello avvertiva il visitatore che sia gli scavi che l’allestimento della mostra erano finanziati dalla Kaiba Corporation.
Yami sorrise. Yugi gli aveva raccontato tutto quello che era successo in Egitto prima del suo ritorno e ringraziò mentalmente Seto per aver bloccato gli scavi della sua tomba e del tempio della Pietra del Millennio. Il pensiero però evaporò come neve al sole non appena il suo sguardo si posò sull’ultima teca: conteneva un’asta dorata dalla forma inconfondibile.
«La Barra del Millennio?! » esclamò a voce alta prima di riuscire a trattenersi.
Com’era possibile che si trovasse lì? Gli Oggetti Millenari avrebbero dovuto essere andati persi e comunque non erano state compiute esplorazioni del tempio. Non era logico. Non sarebbe dovuto succedere. A meno che…
Appoggiò le mani sul vetro della teca ma non sentì provenire nessuna vibrazione, nessuna forza magica come quando era in possesso di Marik. Tirò un sospiro di sollievo e si lasciò sfuggire un pensiero ironico.
«Un Oggetto del Millennio è tornato in circolazione, quando Yugi lo saprà gli verranno i capelli banchi. Per non parlare di Seto…»
Quella considerazione lo colpì. Forse il ritrovamento della Barra non era stato casuale. Forse era stata la volontà stessa dell’Oggetto che l’aveva spinto a ricongiungersi con il suo guardiano. Seth. Seto.
Colto da un tremito improvviso, Yami si precipitò nella sala principale del museo dove era esposta la stele che rappresentava lo scontro tra il lui stesso del passato, il grande Faraone, e lo stregone Seth. Fissare quelle immagini scolpite nella pietra rese ancora più acuto e bruciante il senso di perdita che provava. Seth era stato il più leale dei suoi guardiani, fedele fino alla fine. La persona per lui più vicina ad essere definita amico. Non l’aveva mai tradito nonostante suo padre Aknadin avesse tentato di tutto per convincerlo ad insediarsi sul trono. Proprio per questa sua fedeltà alla fine quando aveva deciso di rinchiudere il proprio spirito, gli aveva affidato sia il Puzzle del Millennio che la corona d’Egitto. Era sicuro che con un sovrano così il suo regno non avrebbe corso rischi.
Seth… Quanto desiderava rivederlo. La presenza della Barra del Millennio sembrava suggerire proprio quello. Che in realtà la persona che lo aveva protetto gli era sempre stata accanto, anche se inconsapevolmente. Ora la Barra era di nuovo di proprietà di Seto. Significava che non era vero che non esisteva più nulla delle persone che avevano fatto parte della sua antica vita. Seth era tornato e ora aveva la possibilità di rivederlo. Se Seto avesse accettato la realtà del suo passato, avrebbe avuto di nuovo accanto una persona che poteva capirlo pienamente. Si rendeva conto che era una mezza follia anche solo sperarci vista la leggendaria testardaggine del soggetto in questione, ma non poteva farne a meno.
Yami passò il resto della giornata in modo molto inquieto, tanto che il nonno lo invitò gentilmente a stare lontano dal negozio perché trasmetteva la sua ansia anche ai clienti. Quando Yugi tornò da scuola, lo trovò seduto alla scrivania della loro camera intento a fissare la tiara reale posta sul piano davanti a lui.
«E’ successo qualcosa? » chiese il ragazzino percependo subito l’insolita tensione.
Yami scosse leggermente la testa sempre con gli occhi fissi sul gioiello d’oro e rimase in silenzio. Yugi si stava già preparando ad uscire di nuovo pensando che l’amico volesse restare un po’ da solo quando Yami finalmente parlò.
«Sai, stavo pensando… mi sono reso conto che non esistono prove concrete che attestino la realtà del mio passato e della mia esistenza. »
Yugi aprì la bocca per ribattere ma il giovane non gliene diede il tempo.
«I miei ricordi sono tutto ciò che è rimasto. Mana e Mahad, Shimon, Shahda, Iside e… Seth. In un modo o nell’altro tutti sono tornati, persino Bakura, ma io non ho la possibilità di comunicare con nessuno e questo è frustrante. Vedo davanti a me i volti delle persone che conoscevo ma nessuno mi riconosce. »
«Questo perché sono rinati come altre persone. » obiettò Yugi. «Non sono più tuoi sudditi ma tuoi amici. »
«Lo so, ma non è sufficiente. Questo è un senso di mancanza che non riesco a sopprimere e che mi fa sentire fuori posto. »
«Ti sei pentito… di essere tornato? »
Il tono dolente di Yugi fece riscuotere Yami che si alzò di scatto dalla scrivania e si voltò verso il ragazzino.
«No, Yugi, no. Questo mai. » disse appoggiandogli le mani sulle spalle. «Non devi neanche pensarlo. »
Lasciò il compagno e cominciò a camminare su e giù per la stanza.
«Stamattina sono stato al museo. » continuò. «Hanno allestito una nuova sala con i ritrovamenti provenienti dagli scavi della Kaiba Corporation. Non crederesti mai a cosa hanno esposto. »
Yugi rimase in silenzio incuriosito.
«Hanno ritrovato la Barra del Millennio, Yugi. Non emette vibrazioni magiche ma è indubbiamente autentica. »
Quelle parole scatenarono in Yugi una reazione inconsulta.
«Che cosa?! Starai scherzando, spero! Si era detto basta con i Giochi delle Ombre! Erano morti e sepolti, no? Cosa significa questo?! »
Dopo qualche altro minuto di strilli, il ragazzino si interruppe, più che altro per mancanza di fiato.
«Non credo rappresenti una minaccia. » ne approfittò per dire Yami. «Dopotutto è tornata in possesso del suo legittimo proprietario. Comunque sia parlerò con Seto, sono convinto che si tratti di un segno. »
Yugi non capiva.
«Un segno di cosa? Se non si tratta di Giochi delle Ombre…»
«E’ come qualcuno volesse farmi capire che non sono solo. Che Seth è al mio fianco adesso come allora. »
«Se dirai queste cose a Seto, non la prenderà bene. E’ meglio che venga anch’io. »
«No! »
Quella risposta secca fece indietreggiare istintivamente Yugi, che abbassò gli occhi.
«Come vuoi…»
Non si rivolsero la parola fin dopo cena, quando si coricarono. Nella stanza avvolta dall’oscurità aleggiava una strana tensione: ognuno sapeva che l’altro era sveglio e avrebbe voluto dire qualcosa ma temeva di non trovare le parole giuste per farsi capire. Quello che avevano avuto non era esattamente un litigio, più una divergenza di opinioni, ma Yugi sentiva che Yami si stava allontanando da lui. Era una sensazione irrazionale che lo spaventò e lo indusse finalmente a parlare.
«Tu non sei solo. » mormorò. «Ci siamo noi, ci sono…io. Non ti basta? »
L’aveva detto senza staccare gli occhi dal soffitto sopra il suo letto. Dall’altro lato della stanza, Yami rimase rivolto verso la parete, ma la sua voce giunse comunque dolorosamente chiara alle orecchie del ragazzino.
«Mi dispiace, no. »

La mattina dopo pioveva a dirotto e l’umore di Yugi era decisamente peggiorato, particolare che non sfuggì ai suoi amici.
Durante l’intervallo per il pranzo venne raggiunto da Joey, Tea e Tristan sulla scala antincendio, suo rifugio alternativo vista l’inagibilità della terrazza a causa della pioggia.
«Cos’è quel muso lungo? » esordì Joey con il suo consueto sorriso rassicurante. «C’è qualche problema? »
«Se devo essere sincero non ne sono sicuro. Tutto quello che poso dirvi è che non fa piacere sentirsi dire da una persona importante che la propria amicizia non è sufficiente. » mormorò Yugi mestamente.
«Yami ti ha detto una cosa del genere?! » si scandalizzò Tea intuendo subito il nocciolo del problema. «Dopo tutto quello che hai fatto per lui in Egitto? »
«E’ proprio questo il punto. » disse Yugi. «L’Egitto. Lui adesso è qui ed è Yami, ma ha anche la memoria del Faraone Athem. Gli mancano la sua terra e i suoi compagni di un tempo. Fatica ad accettare che siano rinati come altre persone e non lo riconoscano come quello di una volta. Oltretutto gli scavi di Seto hanno riportato alla luce la Barra del Millennio e ho la sensazione che Yami non si darà pace finché lui non ammetterà di essere stato il guardiano Seth. »
Gli amici lo fissavano sbigottiti.
«La Barra del Millennio?! »esclamarono contemporaneamente allarmati.
«Yami dice che non emette vibrazioni magiche. » li tranquillizzò Yugi. «Il punto è che sta soffrendo, lo sento, ma se mi rifiuta come ha fatto non posso aiutarlo. Capisco che si senta solo, ma se non mi permette di stargli vicino come posso farlo sentire meglio? Sono sicuro che non è parlando con Seto che riempirà il suo senso di vuoto, anzi temo che dopo si sentirà peggio. »
«Facciamo così, » propose Tea. «dopo la scuola facciamo tutti un salto da te. Stare un po’ in compagnia aiuterà tutti e due a risollevarvi il morale. »

***

“Non mi importa molto se niente è uguale a prima
le parole su di noi si dissolvono cosi

Tu affogando per respirare
imparando anche a sanguinare
nel giorno che sfugge
il tempo reale sei tu
A difendermi e farmi male
sezionare la notte e il cuore
per sentirmi vivo
in tutti i miei sbagli

Tu il mio orgoglio che può aspettare
e anche quando c'è più dolore
non trovo un rimpianto
non riesco ad arrendermi a tutti i miei sbagli
Sei tutti i miei sbagli…”


***

In quello stesso momento Yami si trovava in piedi davanti all’ingresso della sede principale della Kaiba Corporation. La pioggia gli gocciolava sul viso e sui vestiti appiccicandogli alla fronte le ciocche bionde. Era lì fermo da almeno dieci minuti a chiedersi se stava facendo la cosa giusta. Frugò in tasca ed estrasse le carte del Mago Nero e della Giovane Maga Nera.
«Mahad… Mana… sto sbagliando? Quanto vorrei poter parlare ancora con voi. Almeno lui è vivo, dovrei accontentarmi? Non ci riesco, voglio incontrare Seth ancora una volta. »
Rimise le carte in tasca e alzò il volto in modo che venisse bagnato dalla pioggia, poi si rivolse a una delle due statue del Drago Bianco Occhi Blu che si trovavano ai lati dell’ingresso.
«Kisara… tu che gli stai sempre vicina, se puoi, aiutami almeno un po’…»
Detto questo, prese coraggio e varcò la soglia della porta a vetri automatica.


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Eccomiiii!!!! Sono tornata!!
Due parole su questa nuova fic. Fino adesso l'ho sempre presentata come il seguito di "L'altra metà dell'anima", in realtà è nata semplicemente perchè avevo una gran voglia di scrivere ancora su questi personaggi ^_^. Tenendo presente il ritorno di Yami, è più o meno leggibile autonomamente. Originariamente l'ho scritta tutta di seguito, ma ho dovuto spezzarla in capitoli per cause di pubblicazione (per questo forse la divisione sembrerà un po' forzata), quindi sarebbe meglio se la consideraste un tutt'uno. Non credo sia all'altezza della storia precedente, ma spero che possa piacervi almeno un po' anche se non è particolarmente originale...
Un caro saluto a tutti e... spero di riuscire ad aggiornare presto!
YUKI-CHAN





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Capitolo 2
*** Seconda parte ***


Dream of the past 1 Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi

DREAM OF THE PAST

di Yuki Delleran


Seconda parte

Era quasi mezzogiorno, ma per il momento di pausa pranzo non se ne parlava. Sulla scrivania spiccavano tre tazze di caffè vuote e dal portatile aperto proveniva un costante ticchettio. Il resto del grande ufficio era silenzioso anche se affollato dei pensieri del giovane dirigente. Per qualche motivo, nonostante le entrate del settore tecnologico fossero in salita, il nuovo progetto olografico non funzionava a dovere. Questo aveva provocato l’ennesima discussione tra lui e i capi reparto che era culminata con la consueta minaccia di licenziamento se non si fossero sbrigati a trovate l’imprecisione nel software. Fortunatamente le azioni in borsa erano stabili e anche l’allestimento della mostra non aveva incontrato intoppi, o meglio, se ce n’erano stati per una volta i suoi dipendenti erano riusciti a risolverli senza scomodarlo. Era talmente immerso nell’analisi della programmazione che lo squillo del telefono lo fece sobbalzare vistosamente.
«Signor Kaiba, c’è qui il signor Muto che desidera parlarle. » lo informò la segretaria.
Seto Kaiba si passò una mano tra i capelli scuri sospirando esasperato e sistemò la cravatta che aveva allentato.
«Ci mancava solo questa. » si disse. «Va bene, fallo passare. »
Quando la porta dell’ufficio si aprì, dalla tastiera del portatile proveniva ancora il consueto ticchettio.
«Cosa vuoi, Yugi? » chiese seccamente Seto senza alzare gli occhi dallo schermo.
«Non sono Yugi. »
Quelle parole pronunciate da una voce diversa da quella che si aspettava lo indussero a spostare la sua attenzione dal lavoro all’interlocutore. In effetti quel ragazzo non era Yugi, gli somigliava ma era più alto, la pelle era più scura e lo sguardo ametista deciso.
«Sei “l’altro Yugi”. A quanto pare, in barba alla mia razionalità, continui ad esistere. Cosa vuoi? »
Yami avanzò di qualche passo.
«Sai cosa si trova esposto al museo di Domino? Parlo della sala allestita dalla tua società. »
Seto gli lanciò uno sguardo di sufficienza.
«Non ho avuto il tempo di esaminare tutti i sassi che hanno trovato ma stai pure tranquillo che le tue Divinità Egizie sono ancora sepolte laggiù da qualche parte. »
«Non mi riferivo alle carte. Al museo è esposta la Barra del Millennio! L’oggetto di cui tu eri il guardiano! E’ tornato da te e questa è la dimostrazione del tuo ruolo ora come un tempo. »
Seto cominciava ed essere sconcertato. Cosa stava farneticando di nuovo quello svitato? Se si fosse messo a parlare di destino come al suo solito, non avrebbe potuto garantire per la sua incolumità.
«Mi hai sempre protetto. Anche se ero circondato da persone che ambivano solo al potere, tu hai dimostrato di essere il più fedele. Per questo motivo ho pensato che lasciare tutto a te fosse la scelta migliore, ma forse ho sbagliato. Quella responsabilità era troppa e tu hai finito per odiarmi. Forse è per questo che anche quando sono di fronte a te ti rifiuti di riconoscermi per quello che sono veramente. »
Lo sconcerto si stava trasformando in confusione e Seto Kaiba odiava sentirsi confuso.
«L’unica cosa che riconosco e che da dieci minuti mi stai gocciolando sulla moquette senza che capisca dove vuoi andare a parare. Parliamoci chiaro, “altro Yugi”, perché sei qui? »
«Smettila! » esclamò Yami scuotendo la testa. «Non voglio essere chiamato in quel modo da te! »
«E come dovrei chiamarti? Vostra altezza il Faraone? » sbottò Seto seccato.
Era stato volutamente tagliente e ironico ma vide Yami sgranare gli occhi.
«Seth, per favore…» lo sentì mormorare.
Seto si passò una mano sugli occhi per ristabilire la vista che per un attimo gli si era appannata.
«Forse sono stanco…»
Quando li riaprì si accorse che Yami si era avvicinato alla scrivania e gli mostrava il palmo di una mano. Sull’indice spiccava quello che restava del segno rosso di un piccolo taglio rimarginato.
«Lo vedi? E’ il mio sangue. Sono vivo. Sono tornato. Perché non lo capisci? Guardami! Sono Athem! »
Seto alzò gli occhi suo malgrado, per poi riabbassarli e strofinarli energicamente. Perché aveva l’impressine che sulle spalle di Yami ci fosse un mantello? Perché vedeva una corona splendere sulla sua fronte?
«Athem… lui… il mio Faraone…»
Ma cosa stava pensando?! Era impazzito di colpo?! Quale Faraone e Faraone? Si stava lasciando condizionare.
«Senti un po’, ma ce l’hai un orgoglio? E’ pietoso sentirti supplicare per qualcosa che non esiste. Se proprio desideri tanto il tuo amato Egitto, potevi restare dov’eri. La persona che si trova ora davanti a me non è neanche l’ombra di quella che conoscevo! »
Erano parole dure e si era quasi dovuto sforzare per pronunciarle, ma non ne poteva più della sensazione di déjà vu che la presenza di Yami stava facendo crescere dentro di lui. Non sopportava di sentirsi a disagio di fronte a lui quindi sarebbe stato meglio se se ne fosse andato il più presto possibile.
Quando Yami lo guardò di nuovo, si accorse che i suoi occhi ametista erano lucidi ma lo sguardo rimaneva fermo.
«Esiste qualcosa per cui vale la pena di mettere da pare l’orgoglio, una ferita molto più dolorosa di quella che si può infliggere al proprio ego. Nonostante questo io non rimpiango affatto la mia scelta. Non mi rassegnerò all’idea di aver perso anche te, Seth, anche se si tratta di uno sbaglio. Anche se tutto questo è un grande sbaglio. »
Yami tacque.
Gli occhi di ghiaccio di Seto mandavano lampi d’ira.
«Ora basta, non voglio sentire un’altra parola! » esclamò. «Ho perso fin troppo tempo con te! Vattene immediatamente o chiamerò la sicurezza! »
«Non puoi, io…»
«Tu niente! O te ne vai con le tue gambe o ti faccio portare via di peso! »
Seto aveva picchiato con violenza le mani sul tavolo e vide Yami ritrarsi leggermente suo malgrado.
«Seto…»
«Per l’ultima volta, vattene! »
Yami chinò il capo con l’espressione più triste che avesse mai visto sul suo volto e uscì dall’ufficio.
Seto si lasciò ricadere sulla poltroncina con uno sbuffo innervosito. Si era lasciato di nuovo turbare dalle parole di quello stupido e come al solito aveva perso le staffe. Non sopportava di sentire ancora discorsi sul passato e sul destino. Era Seto Kaiba punto e basta e non si sarebbe fatto ingannare dalle favolette di quel tipo che lo assillava ormai da anni. Non sopportava più nemmeno lui.
Allora perché…
Perché quando se l’era trovato davanti aveva provato nostalgia?

Era pomeriggio inoltrato quando la porta del negozio si aprì tintinnando e quattro sorrisi allegri si rivolsero al nuovo venuto.
«Bentornato, Yami! » esclamò Tea. «Abbiamo pensato di venire a farti una visitina! »
«Esatto! Per passare un po’ di tempo insieme come ai vecchi tempi. » ribadì Joey. «Che ne dici di una partitina a…»
La mano che Yugi stese davanti a lui lo interruppe bruscamente.
Yami avanzava lentamente senza guardare nessuno di loro. I vestiti e i capelli gocciolavano abbondantemente sul pavimento. Yugi gli si avvicinò sollecito.
«Sei stato fuori fin adesso senza ombrello? Ti senti bene? »
Yami non rispose ma lo allontanò da sé con un gesto, per poi dirigersi alle scale che portavano al piano di sopra.
Yugi si rivolse agli amici sull’orlo delle lacrime, ma non riuscendo a trovare parola capaci di esprimere il senso di abbandono che provava, si limitò a scuotere tristemente la testa.

L’indomani la pioggia continuò a cadere implacabile, ma nemmeno quel torrente d’acqua riusciva a stemperare i sentimenti di angoscia che opprimevano il cuore di Yugi. Yami aveva saltato la cena un’altra volta e non gli aveva più rivolto la parola. Ora il ragazzino era seriamente preoccupato per la salute dell’amico. Se avesse continuato così avrebbe finito per farsi del male, quella non era più nostalgia, era diventata uno struggente consumarsi nel corpo e nello spirito. Doveva fare qualcosa anche a costo di picchiare la Barra del Millennio sulla testa di Seto per farlo ragionare.
Quel giorno le lezioni finirono presto e gli amici si offrirono di nuovo di andare a trovare Yami nella speranza di qualche miglioramento, ma Yugi rifiutò gentilmente l’offerta.
«So che lo fate per il suo bene, ma vorrei prima parlargli io. » disse.
«Lascia venire almeno me, Yugi. » insisté Joey. «Non ti darò fastidio, aspetterò in negozio se vuoi. Questa situazione mi fa sentire in ansia e poi non ne posso più di vederti con quell’aria depressa . »
Davanti a tanta dedizione, Yugi capitolò.
«Va bene. Sei davvero un amico. Grazie, Joey. »
Quando giunsero al negozio salutarono il nonno tentando di mantenere un’espressione allegra e chiesero subito di Yami, ma il vecchio non ricambiò i loro sorrisi.
«Inizio ad essere preoccupato, Yugi. » disse. «Yami è ancora a letto, non si è alzato da stamattina. Anche se lo chiamo non mi risponde. »
«Forse ha preso il raffreddore e non si sente bene. » ipotizzò Joey. «Dopotutto ieri e rientrato zuppo dalla testa ai piedi.»
«Temo non sia semplicemente quello. » mormorò Yugi. «Nonno, provo a vedere io come sta. »
Salirono insieme, lui e Joey, ma il ragazzo si fermò in cima alle scale. Yugi invece bussò discretamente alla porta della propria stanza.
«Yami, stai male? » chiese. «Possiamo parlarne, per favore? Siamo amici, lo sai che farei qualunque cosa per aiutarti. Yami… ti prego, dimmi qualcosa… Ok, adesso entro. »
Lanciò uno sguardo a Joey che annuì, si fece coraggio e abbassò la maniglia. La stanza era completamente buia, tranne qualcosa che luccicava debolmente in corrispondenza del cuscino sul letto di Yami. Yugi si avvicinò piano e scoprì che il bagliore proveniva dalla fronte del suo amico. Il giovane era steso sul letto con gli occhi chiusi, respirando debolmente e quella che portava era indubbiamente la tiara reale del Faraone. Yugi gli appoggiò una mano sulla spalla e lo scosse leggermente.
«Yami… mi senti? »
Il lenzuolo che lo copriva scivolò scoprendo la spalla e quando Yugi lo sollevò si rese conto che anche gli abiti che Yami indossava facevano parte del suo antico costume egizio. Portava addirittura i gioielli al collo e ai polsi. Yugi sentì la paura insinuarsi dentro di lui come dita gelide. Lo afferrò con entrambe le mani e lo scosse con più forza.
«Yami! Parlami! Lo scherzo è durato fin troppo! »
La figura nel letto rimase inerte e Yugi si lasciò prendere dal panico. Quando si voltò verso la porta, i suoi occhi appannati dalle lacrime gli mostrarono Joey che lo fissava con espressione profondamente preoccupata.
«Yugi…»
«Joey! Non capisco! Non riesco a svegliare Yami! Non è normale! E poi guarda! Ha i vestiti del Faraone! Cosa significa? »
Joey tentò di tranquillizzarlo ma Yugi non gli prestò minimamente ascolto. Si inginocchiò accanto al letto e prese ad accarezzare i capelli del giovane.
«Cos’hai fatto? Perché? Odiavi così tanto stare qui? » prese a mormorare. «Pensavo fossi felice. Potevi finalmente avere una vita tua, avevi degli amici che ti volevano bene, perché non ti bastava? Avevi detto di non essere pentito e anch’io… anch’io ero così felice…»
Sfiorò con le dita l’oro della tiara. Era tiepido. Anzi, era caldo. Caldo come il sole sulla pelle quando tutto attorno sono solo dune di sabbia soffice. Come il grande deserto rovente da cui si può trovare riparo solo nella piacevole penombra dei maestosi templi e degli imponenti palazzi, all’esterno dei quali il popolo festante invoca gioioso il nome del proprio sovrano.
«Yugi! »
Il ragazzino si riprese quando la mano di Joey lo scosse energicamente.
«Amico, ci sei? Non farmi di questi scherzi! »
«Joey, io…» mormorò Yugi confuso.
«Hai visto qualcosa di strano, vero? »
«Sì… il sole e il deserto. I palazzi, i templi… Yami sta sognando l’Egitto del passato. E’ per questo che non si sveglia. Non vuole farlo. »
Le lacrime ricominciarono a scorrere.
«Mi ha lasciato un’altra volta… Perché? Tutto perché Seto…»
Si bloccò, poi si asciugò gli occhi con un gesto deciso.
«Certo! Seto! La Barra del Millennio! »
Joey scosse la testa confuso.
«Aspetta, cosa c’entra la Barra adesso? E poi sei sicuro di aver visto quello che sta sognando Yami? Non ci sarà di nuovo di mezzo qualche incantesimo delle Ombre? »
«No, non credo. Yami sta vivendo quel sogno perché l’ha scelto di sua spontanea volontà e il tramite è la tiara che pur non essendo un Oggetto del Millennio, a quanto pare reagisce al suo potere. Non guardarmi in quel modo, non so perché ne sono così sicuro. So solo che è così e la causa scatenante sono Seto e la Barra del Millennio. Joey, ho un enorme favore da chiederti. Resteresti con lui per un po’? Io cercherò di fare il più in fretta possibile. »
«Certo, ma… dove vai? »
«A prendere la Barra del Millennio e il suo proprietario. »
«Ma la Barra si trova al museo, non te la daranno mai. »
«Vorrà dire che dovrò prenderla con la forza. » disse Yugi uscendo nel corridoio.
Joey sgranò gli occhi.
«Così diventa un furto! Ehi, Yugi! Aspetta un attimo! »
Lo inseguì lungo le scale ma il ragazzino era già uscito di corsa sotto la pioggia battente.

Era poco più che primo pomeriggio e già la giornata si poteva definire pessima. Il fatto che piovesse lo rendeva nervoso, il fatto di non aver chiuso occhio lo rendeva addirittura intrattabile, ma quello che era peggio, quello che proprio non riusciva ad accettare era il motivo che lo aveva tenuto sveglio. Aveva passato l’intera nottata a rigirarsi nel letto con un’immagine fissa in mente e delle parole che continuavano imperterrite a rincorrersi nei suoi pensieri nonostante tentasse in tutti i modi di scacciarle.
Il sole che si rifletteva luminoso su una tiara d’oro.
«Sono vivo. Sono tornato. Guardami! Sono Athem! »
«ADESSO BASTA! » esclamò Seto Kaiba a voce alta picchiando seccato le mani sul piano della scrivania e alzandosi.
Prese a camminare avanti e indietro per l’ufficio tentando invano di sbollire l’irritazione e si fermò davanti alla grande vetrata. Non andava bene, non andava affatto bene! Perché quando aveva visto Yami si era sentito prendere dalla nostalgia e perché ora temeva quasi di rincontrarlo? Si lasciò sfuggire un’imprecazione piuttosto colorita maledicendo tra sé quell’ipotetico Faraone e tutta la sua dinastia. Se se lo fosse trovato davanti un’altra volta lo avrebbe preso a pugni. Doveva ancora nascere la persona che poteva permettersi di togliere impunemente il sonno a Seto Kaiba. Oltretutto aveva un sacco di lavoro arretrato, il nuovo software da perfezionare e diversi appuntamenti da rispettare. Se non si fosse tolto in fretta quel chiodo fisso sarebbe diventato matto.
Stava ancora camminando per l’ufficio come una belva in gabbia quando un trambusto proveniente dal corridoio attirò la sua attenzione.
«Possibile che non si possa mai stare tranquilli? » pensò nervosamente.
Spalancò la porta con un colpo secco e si affacciò all’esterno.
«Si può sapere che altro c’è? »
La scena che si presentò ai suoi occhi fu piuttosto bizzarra: due guardie della sua sicurezza stavano trattenendo un ragazzino che si dimenava stringendo in mano una specie di bastone d’oro.
Sospirando di esasperazione si portò una mano alla fronte.
«Lasciatelo andare, lo conosco… purtroppo! »
«Ma signor Kaiba, » protestò una guardia. «questo ragazzo è un ladro! Ha appena rubato dal museo un prezioso manufatto della sua esposizione! »
«Non è come sembra! » esclamò Yugi disperatamente. «Seto, ti prego! Devi aiutarmi! Yami…»
«Non voglio sentir nominare quel folle. » lo interruppe Seto. «E voi sparite, me la vedrò io con lui.»
Non appena le guardie se ne andarono, Seto tornò a chiudersi nell’ufficio trascinandosi dietro Yugi.
«Si può sapere cosa ti passa per quello spazio vuoto che hai tra le orecchie?! » lo aggredì. «Una scemenza del genere me la sarei aspettata da un idiota come Wheeler, non certo da un santarellino come te! Quella è la famosa Barra del Millennio, no? Giuro che se ti metti a parlare di destino non rispondo più di me e sarò lieto di offrirti un volo di sola andata dal quattordicesimo piano. »
Yugi sembrava davvero disperato.
«Seto, ti scongiuro! Il destino non c’entra niente! Aiutami a far tornare Yami! »
«Se parli in questo modo non capisco niente! Spiegati in modo decente! »
Yugi fece un respiro per calmarsi e cominciò a raccontare quello che era successo. Man mano che procedeva, l’espressione di Seto si faceva sempre più truce.
«Vuoi dirmi cosa c’entro io in tutto questo? » esclamò alla fine. «Non attribuirmi colpe che non ho. Quello prima toglie il sonno agli altri poi decide di non svegliarsi più. Fatti suoi, che si arrangi! »
Yugi stava piangendo, le lacrime scivolavano silenziosamente sul suo volto.
Seto provò un moto di stizza e allungò la mano per afferrargli il braccio e scuoterlo, ma il ragazzino si mosse e le sue dita strinsero la Barra del Millennio. In un istante la stanza intorno a lui si oscurò e tutto quello che riuscì a vedere fu il suo Faraone che giaceva immobile mentre una voce sussurrava incessantemente: «Seth… Seth… Seth…»
Il suo cuore prese a battere più velocemente mentre un’ansia pressante si impadroniva di lui. Il suo re aveva bisogno d’aiuto, doveva muoversi.
«Seto, sei diventato scemo?! » si rimproverò. «Di quale re stai parlando? »
Eppure era più forte di lui. Quando gli era stato consegnato il suo Oggetto del Millennio ed era diventato uno dei guardiani della corte sacra, aveva prestato giuramento: avrebbe protetto il Faraone in qualunque situazione…
«Seto, mi senti? Va tutto bene? »
La voce di Yugi lo fece tornare in sé.
«Ti senti bene? »
«Sì. » rispose Seto scuotendo la testa per schiarirsi le idee. «Ho solo avuto un’altra di quelle stupide allucinazioni. Avanti, andiamo. Prima sistemiamo questa faccenda, prima posso tornare al mio lavoro. Io ho…»
«… Un’azienda da mandare avanti, lo so. » lo interruppe Yugi. «Ti ringrazio tanto. Sono sicuro che tu riuscirai a portarlo indietro. »


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Ciao a tutti! Ecco la seconda parte. Lo scorso capitolo l'ho postato un po' di corsa quindi mi sono dimenticata di specificare alcune cose: prima di tutto, questa fanfic mi è stata ispirata da una dojinshi che se non sbaglio di intitola "Age of duel madness" della Rapan. Essendo in giapponese, l'ho interpretata a modo mio e ho un po' rielaborato la trama, che alla fine risulta essersi discostata non poco dall'idea originale. Per caso qualcuno di voi sa se è possibile recuperarla tradotta anche solo in inglese? Altra nota: ringrazio VampiraSix e la mia mamma per la pazienza con cui rispondevano ai miei deliri (tipo: "Ma gli Egizi avevano le porte?" e "Il papiro faceva i fiori?" Domande che credo di avre posto a mezzo mondo... ^_^'''). Grazie anche a chi ha recensito la prima parte!
Lunachan 62: La prima! Complimenti!! Come sempre sei gentilissima. Grazie! Come vedi Athem non è esattamente tornato in Egitto, ma si è comunque allontanato. Tornerà? Mha... Con molta calma ti sto scrivendo il riassunto della Memory Saga, scusa se ci metto un sacco ma passo tutto il giorno fuori casa e mi resta poco tempo... Comunque tenterò di mandartelo il prima possibile. Un bacio! ^_^
Scintilla: Ciao! Mi dispiace ma qui Marik non apparirà, avrebbe dovuto farsi un viaggio in aereo e non c'era il tempo di chiamarlo (o meglio, Yugi ha tentato di andare subito al nocciolo del problema rivolgendosi a Seto). Ebbene sì, originariamente era una one shot di 26 pag. di word... Allergica alle YamixSeto... mmmh... anche a me non fanno impazzire, ma questa storia mi è venuta così. Penso che comunque riacquistare i ricordi del passato e trovarsi davanti un Seto che è la reincarnazione di una persona a cui era molto legato in passato, sia debilitante per Yami. Qualche accenno forse lo puoi trovare, non era mia intenzione scrivere una shonen ai, ma comunque si capisce che Yami teneva a Seth, come Yugi ora tiene a lui. (insomma, x farla breve, accenni di tutte e due le coppie e uno Yami un po' banderuola... Contenta? ^_^)
masayachan: Perchè ho l'impressione che i lettori odieranno il povero Setonzolo? Come sempre è stato tirato in mezzo suo malgrado, fosse stato per lui Yami poteva anche rimanere nel mondo dei sogni (ma siamo sicuri...?). Non detestarlo troppo. Quanto a Yami, cerca di capirlo, ha i suoi guai pure lui.
Carlos Olivera: Ehm... come ho detto, la storia nasce essenzialmente dalla mia voglia di utilizzare ancora questi personaggi. Spero che con l'andare delle pagine riesca comunque, se non ad appassionarti (è troppo corta e poi non è d'azione), almeno a trasmetterti qualcosa. A presto!
Akemichan: Ciao a te! Mi sa che con l'andare delle righe diventerà sempre meno realistica, ma spero che ti piacerà lo stesso... La frase "Mi dispiace, no." penso sia abbastanza d'impatto, l'ho pensata per risultare shockante per Yugi in quel contesto, soprattutto dopo un'offerta di amicizia. Cogli sempre i punti focali che preferisco, ma come fai?
Fan-chan: Ehm...ehm... Yugi comincia a piangere in questo capitolo e finisce nell'ultima riga della fic... Non odiare troppo Yami, se puoi. ^_^
A presto!
YUKI-CHAN





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(«Tu! Dovevo immaginarlo! Quando mi succede qualcosa di strano ci sei sempre di mezzo tu, “altro Yugi”, Yami o come accidenti ti chiami!»)

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Capitolo 3
*** Terza parte ***


Dream of the past 3 Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi
La canzone "Gocce di memoria" è di © Giorgia
DREAM OF THE PAST

di Yuki Delleran


Terza parte

“Sono gocce di memoria
Queste lacrime nuove
Siamo anime in una storia
Incancellabile
Le infinte volte che
Mi verrai a cercare nelle mie stanze vuote
Inestimabile
E’ inafferrabile la tua assenza che mi appartiene
Siamo indivisibili
Siamo uguali e fragili
E siamo già così lontani
Con il gelo nella mente
Sto correndo verso te
Siamo nella stessa sorte
Che tagliente ci cambierà
Aspettiamo solo un segno
Un destino, un’eternità
E dimmi come posso fare per raggiungerti adesso
Per raggiungerti adesso, per raggiungere te…”


***


Nella stanza filtrava una debole luce dalle persiane accostate del lucernario. Quando il nonno vide entrare Seto Kaiba, si pose subito sulla difensiva ma Yugi gli assicurò che era tutto a posto e lo pregò di aspettarli al piano di sotto. Joey si fece avanti con espressione dolente.
«Nessuna novità. » disse. «Vedo che sei riuscito a convincerli a prestarti la Barra del Millennio. »
«Veramente ho dovuto rompere la teca e scappare. E’ stato Seto a togliermi dai guai. » rispose Yugi indicando il giovane imprenditore che nel frattempo si era avvicinato al letto e fissava il corpo esanime di Yami.
Quella visione gli trasmetteva un gran senso di angoscia e di colpa, come se avesse mancato a una promessa di vitale importanza. Era una sensazione sgradevole alla quale non sapeva come far fronte e sperava che Yugi avesse almeno una vaga idea di quello che stava facendo. Speranza che venne immediatamente smentita.
«Allora? » chiese impaziente.
Yugi si era inginocchiato accanto al letto e aveva un’espressione sconfortata.
«Non lo so. » mormorò. «Speravo che portando qui te e la Barra del Millennio sarebbe successo qualcosa. Siccome desiderava così tanto rivedere Seth, speravo che avrebbe avuto qualche reazione.»
Allungò la mano per accarezzare il volto di Yami, ma la fermò a mezz’aria prima di toccarlo e la lasciò ricadere.
«Cosa devo fare? Cosa? Sei andato in un luogo dove non posso raggiungerti… mi hai completamente escluso… Yami…come posso farti tornare? »
«Non ti è venuto in mente che forse il tuo è un modo di comportarsi da egoista? Forse il tuo amico sta meglio dove si trova ora. »
Quell’affermazione di Seto lo sconvolse e Yugi rimase con lo sguardo fisso davanti a sé immobile. E se fosse stato davvero così?
«Ma bravo! Complimenti per il tatto! » esclamò Joey. «Come ti viene in mente di dire una cosa del genere? »
«Aspetta, Joey. Forse Seto ha ragione. » mormorò Yugi continuando a fissare Yami. «Probabilmente sta meglio ora di quando era qui, però anche se mi rendo conto che il mio è un desiderio egoistico, voglio riportarlo indietro. Yami mi ha detto di non essersi pentito di essere tornato e io voglio credergli. Voglio che viva una vita vera… anche se adesso… non so davvero cosa fare…»
Irritato, Seto lo afferrò per una spalla e lo tirò indietro strappandogli di mano la Barra del Millennio.
«Adesso basta! Se ti metti di nuovo a piagnucolare, non rispondo più di me! » sbottò. «Diamoci una…»
Improvvisamente la pressione sulla spalla di Yugi si fece più intensa e un attimo dopo il ragazzo gli crollò letteralmente addosso.
«Eh? Ma… Seto! Sei troppo pesante, non riesco a reggerti! »
Fortunatamente l’intervento di Joey riuscì a evitare che finissero a terra entrambi.
«Ehi, Kaiba! Cosa ti prende? » esclamò quando lo sollevò a peso morto dalle spalle di Yugi.
Il ragazzino lo osservò meglio: Seto continuava a stringere la Barra del Millennio che emetteva ora un debole bagliore, ma per il resto il suo corpo non reagiva.
«Sta dormendo…»

Caldo.
Fastidio.
Sensazione fastidiosa.
Secco.
Polvere.
E un acuto dolore al fianco.
«Maestro, stai bene? »
Mani energiche che lo afferravano e lo sollevavano.
«So stare in piedi da solo! »
L’orgoglio che parlava ancora prima che il corpo fosse saldo.
«Hai visto? Te l’avevo detto di andarci piano! E’ pur sempre un membro della corte sacra. »
«Proprio per questo non pensavo fosse possibile atterrarlo con un colpo del genere! »
Voci che bisticciavano.
Seto aprì lentamente gli occhi e non appena realizzò quello che c’era attorno a lui, li richiuse immediatamente.
«No, questo dev’essere un sogno. » si disse. «Uno di quelli che faccio dopo una giornata particolarmente faticosa. Forse sto lavorando troppo. Adesso riaprirò gli occhi e scoprirò di essermi addormentato sulla scrivania…»
Purtroppo non fu così e il grande spiazzo polveroso rimase dov’era, così come l’antico e maestoso palazzo che lo circondava e i due ragazzi che lo fissavano preoccuparti aspettandosi chissà cosa. Portavano delle corte tuniche color sabbia e impugnavano dei bastoni.
«Chi siete voi? » chiese Seto bruscamente.
«Mio signore, con tutto il rispetto, forse è il caso di interrompere gli allenamenti per oggi. » disse uno dei due.
«Mi dispiace di averti colpito così forte, pensavo l’avresti parato. » si scusò il secondo con aria mortificata e timorosa.
«Sto benissimo! » sbottò Seto. «Vi ho chiesto chi siete! Dove siamo? »
«Siamo tuoi allievi, maestro, e questa è la piazza d’armi del palazzo. Ti senti bene? Vuoi che ti accompagniamo nei tuoi alloggi? »
I due sembravano più sconcertati che preoccupati e la cosa infastidì Seto.
«Non è necessario! » rispose e si voltò incamminandosi verso il palazzo tentando di darsi un contegno nonostante non avesse la più pallida idea di dove stesse andando.
Sentendo frusciare la stoffa introno alle caviglie, abbassò lo sguardo e scoprì di indossare una lunga veste blu con un mantello bianco e diversi monili d’oro. Infilata alla cintura aveva la Barra del Millennio. Le sue mani, notò con sgomento, avevano una carnagione più scura del normale, quasi ambrata.
Alzò gli occhi verso l’edificio in cui si stava dirigendo: era sorretto da colonne dalla foggia antica e affrescato di colori brillanti. Vi erano rappresentate delle inconfondibili divinità egiziane circondate da incomprensibili geroglifici.
«L’Egitto… Sto avendo allucinazioni sull’antico Egitto…» pensò Seto scuotendo la testa.
Stava camminando sotto un portico in una direzione a caso quando sentì dei passi alle sue spalle.
«Buongiorno, Seth. »
Il suo corpo reagì prima che la mente avesse il tempo di realizzare e voltandosi si inginocchiò.
«Che la gloria di Ra illumini la tua giornata, Luce d’Egitto. »
Quando si rese conto della persona a cui si stava rivolgendo, scattò in piedi indignato.
«Tu! Dovevo immaginarlo! Quando mi succede qualcosa di strano ci sei sempre di mezzo tu, “altro Yugi”, Yami o come accidenti ti chiami! » esclamò.
Davanti a lui si trovava la versione antica del giovane che era andato a disturbarlo in ufficio. Portava lo stesso costume bianco che gli aveva visto addosso a casa di Yugi e sulla sua fronte splendeva la tiara d’oro. Al collo portava il Puzzle del Millennio. Nonostante la corporatura esile, c’era una fierezza nei suoi occhi che incuteva soggezione a chi lo guardava. Quegli stessi occhi ametista che ora lo fissavano con un misto di stupore e costernazione.
«E’ questo il modo di rivolgerti al tuo Faraone, maestro Seth? » chiese tentando di mostrarsi seccato anche se sulle sue labbra aleggiava un sorriso ironico. «Mahad mi ha detto che hai avuto in incidente durante l’allenamento con i bastoni.»
«Non ho avuto nessun…! »
Seto si morse la lingua. Improvvisamente gli era venuta voglia di strapazzare quel tipo che sembrava prenderlo in giro, ma prima doveva capire dov’era finito. Facendo mente locale ricordò di essere andato a casa di Yugi e di aver visto Yami addormentato. Aveva pensato che starsene lì a piangere fosse inutile quindi aveva afferrato la Barra del Millennio pensando di fare qualcosa e… si era ritrovato in quel posto pieno di polvere con quel folle che si era appena autoproclamato Faraone. Poteva essere solo un sogno. Sì, era sicuramente… Un sogno? Yugi aveva detto che Yami stava sognando l’antico Egitto per nostalgia. E se per qualche strana ragione che non aveva la minima intenzione di approfondire, si stesse trovando a vivere la stessa visione? A confermare l’ipotesi stava il fatto che Yami avesse usato quel nome per rivolgersi a lui, Seth. Era terribile, anzi peggio, era improponibile per la sua razionalità accettare una situazione come quella! Doveva andarsene ma non aveva idea del come. Forse facendo rinsavire Yami, insieme sarebbero riusciti a trovare una soluzione.
«Senti, facciamola finita con questa farsa! » esclamò. «Non so come sono finito qui e non so come andarmene, però sono sicuro che tu lo sai, quindi smettila di giocare e torniamocene dai tuoi amichetti. »
Lo sguardo del Faraone era più confuso che mai.
«Perché vorresti andartene? Di quale gioco stai parlando? »
Non aveva ancora finito di parlare, che venne raggiunto da un uomo dalla lunga veste candida. Al collo aveva l’Anello del Millennio.
«C’è qualche problema, mio signore? » chiese sollecito.
«Tutto a posto, Mahad. Solo, Seth fa dei discorsi strani. Forse ha preso un colpo di sole. » rispose il Faraone.
Seto spalancò gli occhi. Quella figura gli era molto familiare, anche troppo. Era il Mago Nero di Duel Monsters, la carta preferita di Yugi. In che pasticcio si era cacciato? Oltretutto quel tizio non sembrava avere la minima intenzione di andarsene, così non sarebbe riuscito a parlare a quattr’occhi con Yami e non era saggio farsi credere matto in un mondo di cui non conosceva le regole. Forse avrebbe fatto meglio a prendere tempo.
«In effetti mi sento un po’ strano. Con il tuo permesso, Faraone, » disse come se stesse masticando la parola. «preferirei ritirarmi. »
«Permesso accordato. » concesse il Faraone con un gesto altezzoso della mano che fece imbestialire Seto. «Spero che tornerai presto in forma. »
«Grrrazie…» ringhiò mentre i due lo superavano riprendendo a camminare.
Ora doveva solo trovare le sue cosiddette stanze, così da starsene un po’ in pace a raccogliere le idee. Mentre si chiedeva come fare, gli passò accanto una ragazzina con un cesto di frutta e Seto colse l’occasione al volo afferrandola per un braccio.
«Ehi, tu! Accompagnami nelle mie stanze. » esclamò.
La piccola aveva tutta l’aria di essere una servetta e se il rapporto padrone-domestico funzionava come nella realtà, almeno non gli avrebbe riso in faccia.
«Perdonami, signore. » disse infatti la ragazzina con sottomissione. «Io sono al servizio della maestra Iside. »
«Non ha importanza. Limitati ad accompagnarmi poi torna al tuo lavoro. »
Seto tentò di dare un tono il più possibile fermo alla propria voce, come se non stesse facendo nulla di anomalo. La ragazzina chinò il capo e gli fece strada negli ampi corridoi del sontuoso palazzo. L’impressione era quella di essere finito nel bel mezzo delle riprese di un film storico con una scenografia incredibilmente realistica e il giovane si chiese per l’ennesima volta come tutto quello fosse possibile.
Dopo un giro che gli aveva fatto perdere completamente l’orientamento, entrarono in un quartiere del palazzo particolarmente ricco di decorazioni sfarzose. Doveva essere l’ala riservata ai componenti di quella che avevano chiamato corte sacra. Forse anche la camera di Yami era in zona. Giunti davanti a un ingresso, la servetta si inchinò e si congedò. Seto scostò la tenda che lo copriva e incrociò le dita sperando di non trovare altri guai oltre quella soglia.

«Joey, ti vuoi calmare? Di questo passo scaverai un solco nel pavimento. »
Il ragazzo biondo interruppe per un istante il suo incessante andirivieni per voltarsi verso l’amico.
«Mi chiedo invece come puoi tu restare così tranquillo. Invece di uno adesso abbiamo due begli addormentati e non abbiamo cavato un ragno dal buco! »
«Non sono affatto tranquillo. » rispose Yugi i cui grandi occhi ametista esprimevano una profonda apprensione. «Semplicemente penso che agitarsi in quel modo non ci sia d’aiuto. »
In realtà quel senso di impotenza lo stava snervando e provava il forte desiderio di mettersi a urlare se solo fosse stato sicuro che sarebbe servito a qualcosa.
Quando Seto era crollato addormentato, avevano avvicinato il letto di Yugi a quello su cui giaceva Yami e ve l’avevano adagiato sopra. La Barra del Millennio continuava ad emettere una debole luminescenza, segno che una qualche sorta di magia era attiva. Di cosa si trattasse però non aveva idea.
«Potresti usare il tuo potere! » esclamò ad un tratto Joey.
Yugi lo fissò confuso.
«Di cosa stai parlando? Io non ho nessun potere. »
«Sei la persona in assoluto più legata al nostro Faraone e sono sicuro che se esiste qualcuno in grado di farlo tornare, quello sei tu. Prima sei riuscito a stabilire un contatto con la sua mente tramite la tiara, niente ti impedisce di provarci di nuovo. Magari riusciamo anche a capire cos’è successo esattamente a Seto. »
Yugi annuì. Era un’idea, si poteva provare. Alla peggio non sarebbe successo niente. Ancora un po’ titubante, allungò una mano e sfiorò con le dita il metallo della corona sulla fronte di Yami. Di nuovo si stupì di sentirlo caldo. Stava giusto chiedendosi come entrare in contatto con il sogno, quando le immagini e le sensazioni si affacciarono spontaneamente alla sua mente.
Vide davanti a sé una grande distesa d’acqua sulle cui sponde crescevano rigogliosi degli arbusti dalle foglie lunghe e sottili. Nel cielo sopra di lui si librava un falco maestoso guidato da un sibilo acuto. Faceva caldo e il sole era a picco, nonostante questo la lievissima brezza proveniente dal fiume lo faceva sentire a suo agio, invitandolo a bagnarsi nelle sue acque. Spostando lo sguardo, scoprì di non essere solo. A cavallo accanto a lui si trovava una ragazza dai lunghi capelli scuri e dallo sguardo incredibilmente vivace. Conosceva quella ragazza. Era la Giovane Maga Nera, anzi…
«Mana! »


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Buona sera a tutti! Spero che abbiate passato un buonissimo Natale!
Finalmente sono riuscita a postare la terza parte! L'azione si è spostata almeno in parte nell'Egitto dei sogni di Yami, come se la caverà Seto?
Passo subito ai ringraziamenti:
VampiraSix: Bhè, non c'è bisogno che ti risponda, no? Se gli Egizi avevano le porte è un mistero che permarrà nei secoli... ^_____^'''
lunachan62: Grazie, come sempre sei carinissima! In effetti ci troviamo di fronte a uno Yamuccio un po' banderuola, cosa (o chi) sceglierà alla fine? Vedrai... Grazie mille per l'immagine di auguri!!! Troppo dolce! "We are a present for you"...MAGARI!!
gatta1290: Grazie mille per i complimenti!
Scintilla: Ebbene sì, mi sono ispirata a una dojinshi della Rapan, ma diversamente dalle altre che mi è capitato di vedere, la cosa più sconcia che succede qui è una partita a carte... davvero, non succede niente. E' carina, se vuoi te la spedisco via mail. Grazie per i complimenti sull'IC, nonostante adori letteralemnte Yami, mi piace un sacco "maneggiare" Seto. Proprio perchè è IC, ti lascio immaginare quali grandi risvolti romantici potanno esserci tra lui e Yami... ^_^''' Gli amici di Yugi invece io li vedo un po' tappezzeria anche nella serie, per questo mi sono portata avanti solo Joey. Tristan e soprattutto Tea mi sembrano piuttosto inutili e a volte proprio non li reggo (specie Teaargh!). Povero Yugino, piangerà per tutta la fic. Oltre alla pioggia continua, le sue lacrime contribuiranno all'allagamento della città di Domino... ^_^
Carlos Olivera: Sono contenta che la seconda parte ti sia piaciuta di più, spero continurai a leggere e a darmi i tuoi pareri! ^_^
Fan-chan: Come si fa ad essere arrabbiati con Yami?! Ma neanche volendo! Ribadisco il concetto dello Yami banderuola: non esiste niente di più complicato del cuore umano, desidera sempre quello che è fuori dalla sua portata e forse per questo anche di più!
*Ichigo-chan*: Tantissime grazie per i complimenti, mi fai arrossire! ^///^ Non sono poi così brava, però sapere che quello che scrivo piace a qualcuno mi fa tantissimo piacere! E' il complimento migliore che possa ricevere! Visto che ho aggiornato? Lo stesso giorno in cui hai recensito ^_-
Termino con un grazie enorme a chi ha recensito e apprezzato la mia piccola shottina "Night": gatta1290, lunachan62, Mikichan, masayachan e Scintilla! (per rispondere alla tua recensione: certo che puoi mettere il link, mi fai solo piacere! Dunque, Yugi non fa dire a Yami che lo ama perchè... non lo so bene nemmeno io. Da una parte perchè ormai lo conosce così bene che per capire quello che prova non ha bisogno di parole, e dall'altra ho l'impressione che se dicessero esplicitamente "Ti amo" finirei troppo in OOC anche se un po' lo è già... Sono contorta, lo so. "Dream" è nata prima che pensassi di scrivere questa scena quindi è come se non fosse successa, "Night" è da considerare una sorta di capitolo extra facoltativo esattamente come mi hai detto) Sono contenta che vi sia piaciuta!
Un bacio grande a tutti e alla prossima!!
YUKI-CHAN





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Capitolo 4
*** Quarta parte ***


Dream of the past 4 Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi

Una piccolo chiarimento prima di iniziare per evitare di creare confusione: diversamente da quanto può essere stato interpretato dal capitolo precedente, Yugi non si trova "fisicamente" nel sogno, si limita ad osservare le scene dagli occhi della persona con cui entra in contatto. Quindi quello sulla riva del fiume con Mana in realtà non è Yugi ma Athem.

DREAM OF THE PAST

di Yuki Delleran


Quarta parte

«Mana! »
La ragazza si voltò verso il giovane sorridendo radiosa.
«Sei proprio sicura che qui non ci sia nessuno? »
«No, certo che no, stai tranquillo. Da quando sei stato incoronato Faraone, sei diventato paranoico, Athem. »
Il giovane si guardò attorno per l’ennesima volta.
«Per un attimo ho avuto l’impressione che qualcuno ci stesse osservando… lascia perdere, devo essermi sbagliato. »
Mana ridacchiò.
«Se poi sei così nervoso, non dovresti scappare da palazzo di nascosto per far volare Anzu. »
Come sempre la sua amica aveva colto nel segno. Era uscito per sfuggire un po’ ai dignitari di corte, ma ora si sentiva in ansia. Uno dei motivi era lo stano comportamento di Seth, inoltre da quando si trovava sulle rive del Nilo aveva la netta sensazione che qualcosa non andasse. C’era qualcosa fuori posto, anche se non avrebbe saputo dire cosa.
«Athem! Vieni qui! »
Alzando gli occhi, Athem si accorse che Mana era smontata da cavallo e stava sguazzando nell’acqua. Scese a sua volta e raggiunse la riva sorridendo.
«Mana, insomma. E’ pur sempre il sacro Nilo. » protestò con scarsa convinzione.
Per tutta risposta, la ragazza lo schizzò bagnandolo da capo a piedi.
«Sono sicura che il sacro Nilo non si offenderà se ci rinfreschiamo un po’ visto il caldo che fa! Dai, vieni! Non fare tanto il sostenuto, sua altezza il Faraone! Fradicio come sei, non sei credibile! »
«Ah, sì? Come osi rivolgerti in questo modo al tuo sovrano? »
Abbandonando ogni residuo di dignità, Athem corse in acqua ridendo e schizzandola a sua volta. Dopo pochi minuti erano entrambi fradici da capo a piedi e ridevano come matti seduti nell’acqua bassa.
«Se il maestro Mahad ci vedesse in questo momento, si lancerebbe in una ramanzina infinita! » commentò la ragazza con le lacrime agli occhi.
«Allora per fortuna che ho seguito il tuo consiglio di far volare Anzu in un luogo tranquillo. » rispose Athem passandosi una mano tra i capelli scarmigliati e gocciolanti. «Ma guardaci, sembriamo due bambini. »
«Ogni tanto fa bene prendersi una pausa. Rinvigorisce lo spirito. »
«Hai ragione. » disse Athem abbandonando la testa all’indietro e chiudendo gli occhi. «Mana… sono felice di essere qui. Sono felice che tu sia qui… e sono felice che il mio regno sia così meraviglioso…»
Dallo sciacquio capì che lei gli si era avvicinata, poi una mano fresca e bagnata gli allontanò i capelli dalla fronte in una specie di goffa carezza, trattenendosi per qualche istante sulla sua guancia.
«Anch’io sono felice. Da quando ci sei tu, tutto sembra più bello. » sussurrò Mana.
Era talmente vicina che poteva sentirne il respiro sul suo volto. Profumava di loto e il suo tocco rassicurante lo faceva sentire bene. Socchiuse gli occhi violetti allungando una mano per accarezzarle i capelli…
Il frastuono di un cavallo al galoppo spezzò la quiete del momento e alcuni uccelli si levarono in volo schiamazzando.
Athem e Mana balzarono in piedi istintivamente e uscirono dall’acqua il più velocemente possibile scivolando e incespicando sui sassi del fondale. La ragazza si portò due dita alle labbra ed emise un fischio acuto.
«Anzu! »
Dopo qualche istante il falco planò elegante sul suo braccio. Con un rapido gesto, Athem la avvolse nel proprio mantello rimasto sul cavallo.
«Ma… no! E tu? » protestò Mana.
«Con il caldo che fa mi asciugherò subito. »
Non fece in tempo ad aggiungere altro perché il cavallo in corsa si arrestò davanti a loro in una nuvola di polvere e ne scese Shada che subito si inginocchiò di fronte ad Athem.
«Mio Faraone, sono stato incaricato di cercarti per riferirti che le guardie che hai inviato sulle tracce di quel criminale hanno portato a termine l’incarico e sono rientrate. Se desideri seguirmi a palazzo…»
Lanciò uno sguardo di rimprovero a Mana.
«Spero che tu non ti stia di nuovo comportando in maniera riprovevole nei confronti del nostro sovrano. Guarda come ti sei ridotta. »
La ragazza produsse un risolino imbarazzato e fece per rispondere ma Athem la prevenne.
«E’ solo scivolata nel fiume mentre seguiva Anzu, così l’ho ripescata. Ora andiamo, non c’è tempo da perdere. Voglio che Mahad mi racconti subito tutti i particolari. »
Montarono tutti a cavallo e tornarono a dirigersi vero il palazzo.

«Yugi, va tutto bene? »
La voce di Joey fece tornare in sé il ragazzino che si guardò attorno agitato.
«Cosa succede? » continuò l’amico. «Sei arrossito fino alla punta delle orecchie. Non dirmi che il nostro Faraone sta sognando qualcosa a luci rosse? »
«Ma no! Cosa dici?! » protestò Yugi agitando le mani davanti a sé. «Io… cioè, lui… e Mana non…»
«Mana? » fece Joey con sguardo malizioso. «Non dovevamo scoprire che fine ha fatto Seto? A quanto pare Yami se la sta spassando! »
«Non è così! » strillò Yugi, poi a fatica e con grande imbarazzo raccontò quello che aveva visto attraverso gli occhi di Yami.
Al termine, Joey si sistemò più comodamente a gambe incrociate sul tappeto tra i due letti e lo fissò con un sorrisino che non prometteva nulla di buono.
«Ooooh, ma che romantico! » commentò infatti. «Dimmi, Yugi, cosa si prova a baciare la Giovane Maga Nera? »
«NON L’HO BACIATA!! Cioè, non l’ha baciata! » esclamò Yugi a voce troppo alta incespicando nelle parole e diventando di tutti i colori.
«Solo perché non ha fatto in tempo…»
Yugi tentò di ignorare la risposta e concentrarsi su questioni più serie.
«Comunque adesso stanno tornando a palazzo. Shada ha parlato di un criminale, non vorrei che si trattasse di una nostra vecchia conoscenza… e poi non ho ancora scoperto dove si trova Seto. Chissà se posso entrare in contatto anche con lui? Non credo di riuscirci, ma posso almeno provarci.»
Si avvicinò al secondo letto dove era steso Seto e allungò la mano verso la Barra del Millennio, ma si fermò un attimo prima di toccarla.
«Sai, Joey? » mormorò. «Yami era felice. Lui era davvero… molto felice. »
L’amico lo raggiunse da dietro e gli appoggiò le mani sulle spalle.
«Riuscirete a riportarlo indietro, non preoccuparti. Tu e Seto lo riporterete qui. »
Confortato da quelle parole, Yugi strinse le dita attorno alla Barra del Millennio e subito la sua mente venne invasa da un grido di rabbia.

«YUGI, ACCIDENTI A TE E AL MOMENTO IN CUI HAI PROMESSO CHE NON MI AVRESTI PIU’ DISTURBATO!! ALLORA QUESTO COS’E’?!? »
Seto avrebbe voluto sfogare la propria frustrazione prendendo a pugni qualcosa ma in quella stupida stanza non c’era niente a parte uno stupido pagliericcio, una stupida brocca e un’infinità di stupida sabbia. Niente che desse un minimo di soddisfazione quando veniva lanciato.
«Quando rivedrò quell’idiota, lo prenderò a calci… li prenderò a calci tutti e due! »
Ebbe l’impressione che il suo desiderio fosse stato esaudito quando sentì proclamare a gran voce per i corridoi che il Faraone era rientrato. Subito uscì dalla stanza e imboccò uno dei corridoi con la sicurezza che veniva dall’abitudine, anche se al momento non ci fece caso, e ben presto raggiunse la sala del trono. Tutti i guardiani della corte sacra erano già riuniti e diverse guardie erano schierate ai lati dell’immenso salone. Inginocchiato di fronte al trono dorato, si trovava lo steso individuo che aveva incontrato in precedenza, quello chiamato Mahad che assomigliava tanto al Mago Nero. Alzando un poco lo sguardo vide Yami assiso sul seggio regale, il lungo mantello blu drappeggiato in morbide pieghe sulle spalle e i gioielli d’oro che emettevano bagliori alla luce delle torce, e dovette ammettere con sé stesso, anche se a fatica, che mostrava una fierezza che incuteva reverenza se non vero e proprio timore.
«Sono tornato dal mio re. » non poté impedirsi di pensare, poi scosse la testa furiosamente per scacciare quell’idea molesta.
Mahad terminò il suo resoconto e quando riprese il suo posto, Yami annunciò ai presenti l’esito della missione che aveva inviato.
«Finalmente la corte e l’intera città potranno trascorrere notti serene. Il saccheggiatore e profanatore di tombe Bakura è stato catturato e si trova ora nelle segrete sotto il palazzo mentre il suo mostro, Entità Transnaturale, è stato imprigionato nella pietra. Il merito dell’impresa va ai maestri Karim e Mahad che hanno guidato la spedizione. »
Mentre tutti attorno a lui gioivano, Seto cominciò a rendersi conto che c’era qualcosa di profondamente sbagliato in quella scena. Bakura non era mai stato catturato dalle guardie di palazzo, lo sapeva perché spesso era stato lui a guidarle. No, no, un attimo! Era un dirigente d’azienda, cosa c’entrava con delle antiche guardie egiziane? Come poteva avere quel genere di ricordi?
«Oh, non ha importanza il motivo, tanto questa non è la realtà! E’ solo la visione fittizia di un mondo che non esiste. Le cose non sono andate in questo modo! »
Seto non riusciva a capacitarsi: da una parte non avrebbe voluto credere né ai suoi ricordi né a quello che vedeva, ma negando i primi non sarebbe riuscito a confutare il secondo. Alla fine decise per una volta di seguire l’istinto e di dare voce ai suoi dubbi.
«Un momento! » esclamò balzando in piedi mentre la sala attorno a lui si zittiva e interrompeva i festeggiamenti. «Yami, cosa significa tutto questo? Sai benissimo che la sconfitta di Bakura non è stata così semplice! Si è scatenata una guerra e la città è stata quasi completamente bruciata! »
Tutti gli occhi erano puntati su di lui con espressioni inorridite.
«Una guerra? » mormorò intimorita la donna che portava la Collana del Millennio. «Non ho mai previsto niente del genere. »
«Cosa ti prende, Seth? » disse l’uomo con l’Occhio. «La terra d’Egitto è ormai in pace da tempo. »
«Non dite scemenze! » esclamò Seto avanzando a grandi passi verso il trono. «Non è affatto vero e lui lo sa benissimo!»
Puntò il dito accusatore verso Yami ma Mahad gli si parò davanti.
«Adesso basta! Hai superato il limite, maestro Seth! » esclamò. «Per quanto tu possa essere vicino al nostro Faraone, questo rasenta l’alto tradimento! Da quando sua altezza è salito al trono non vi sono più state guerre e inutili spargimenti di sangue, persino i nostri vicini Hyksos hanno richiesto un trattato di pace, quindi le tue parole sono un oltraggio oltre che un grave tradimento. »
«Questa poi…»
Seto fece per scansarlo ma Mahad bloccò facilmente il movimento.
«Non osare avvicinarti al sovrano! »
«Fatti da parte! Non ho tempo per litigare con una carta! » sbottò Seto afferrandolo per la veste.
Mahad gli strinse il polso con una presa ferrea.
«Ti sei spinto troppo oltre. »
«ORA BASTA! SILENZIO! »
Tutti si voltarono in direzione di Yami che era balzato in piedi con espressione minacciosa.
«Non tollero che i miei guardiani si comportino in questo modo al mio cospetto. Uscite tutti! Subito! »
Immediatamente tutti si precipitarono verso l’uscita. Seto tentò di fare resistenza ma Mahad lo strattonò talmente forte che rischiò di farlo cadere.
«Tu no, Seth. » disse improvvisamente Yami. «Desidero conferire con te, raggiungimi nei miei appartamenti. Che nessuno ci disturbi. »
Detto questo Yami scese i tre gradini del trono e si dileguò tra i tendaggi che si trovavano alle sue spalle.
Seto si liberò bruscamente della stretta di Mahad e lo precedette camminando spedito. Si impose di non pensare alle direzione, in questo modo era certo che le sue gambe lo avrebbero portato nel posto giusto, intanto rifletteva sull’occasione che gli era capitata. Trovandosi a quattr’occhi con Yami avrebbe potuto parlargli chiaramente e farlo rinsavire, così finalmente sarebbe riuscito a tornare a casa. Non ne poteva più di quel posto pieno di sabbia, se la sentiva appiccicata dappertutto e non vedeva l’ora di farsi una doccia.
Gli appartamenti reali si rivelarono di una sfarzosità senza pari, addobbati di preziosi tessuti e affrescati con scene mitologiche, agresti e di caccia. Il fiume Nilo si snodava lungo un’intera parete, portatore di fertilità e di vita per tutto il regno. Su quella accanto un convegno di divinità accoglieva tra le sue fila la figura del Faraone.
«Vieni avanti, Seth. Sono qui. »
La voce di Yami che proveniva dall’ampia balconata oltre il letto lo distolse dalle sue osservazioni e Seto raggiunse il giovane che restava con lo sguardo fisso sull’orizzonte. Il sole stava tramontando tingendo di un rosso sanguigno le dune del deserto e rendendo l’atmosfera allo stesso tempo suggestiva e inquietante.
Il silenzio che si stava facendo opprimente, venne finalmente spezzato da Yami.
«Voglio sapere cosa sta succedendo. »
«Questo dovrei essere io a dirlo. » rispose Seto.
Era giunto il momento di chiarire la situazione. Per tutta risposta Yami rientrò nella stanza, si sfilò la tiara dalla fronte e la posò su un tavolino insieme al Puzzle del Millennio. Quel gesto spiazzò Seto che rimase immobile ad osservarlo mentre il giovane tornava sulla balconata sorridendo.
«Ecco, adesso puoi rivolgerti a me schiettamente senza doverti preoccupare delle insegne regali. Qui non c’è nessun guardiano e nessun Faraone, solo Seth e Athem. Dimmi pure senza problemi cosa ti turba. »
Davvero non se ne rendeva conto, pensò Seto stringendo le mani sul parapetto. Inoltre da dove spuntava tutta quella gentilezza e dov’era finita la forza e la dignità che aveva sentito emanare da lui quando si trovava sul trono? Tentando di raccogliere le idee, lasciò spaziare lo sguardo sull’immensa piazza d’armi sottostante. La ricordava bene invasa dalle grida gioiose della folla festante nel giorno lontano di un’incoronazione, quando si trovava alle spalle di quel ragazzo ora accanto a lui ad osservarlo orgogliosamente prendere il posto del suo stimato predecessore.
La mano di Yami si posò sulla sua e il giovane alzò su di lui gli occhi ametista con espressione preoccupata. Subito Seto ritirò la mano sfuggendo al contatto.
«Non comportarti come se fossimo in confidenza! » sbottò.
«Siamo cugini…» mormorò Yami come se questo spiegasse tutto, mentre la delusione si dipingeva sul suo volto.
«Stupidaggini! Ora basta! Yami, ti vuoi svegliare?! Io non sono Seth e questa non è la realtà! »
Perché doveva fissarlo con quegli occhi che contenevano un muto rimprovero? Non aveva nessuna voglia di assistere all’ennesima lagna. Ma davvero non ne aveva voglia? Oppure non voleva ferirlo? E in questo caso perché? In fondo Seto sosteneva che non gli importasse un accidente dei sentimenti di Yami… ma Seth era molto affezionato al suo Faraone.
«Come sarebbe a dire che non sei Seth? Perché continui a chiamarmi Yami? Lo sai che il mio nome è Athem. »
Seto perse la pazienza. Lo afferrò per le spalle e prese a scuoterlo con forza.
«Questo è un sogno! E’ tutto falso! Nella realtà c’è stata una guerra e la città è bruciata in seguito allo scontro tra le Divinità Egizie e il mostro di Bakura! Kisara si è sacrificata per darmi la forza di combattere al tuo fianco! Non puoi fingere che tutto questo non sia successo! »
Si fermò respirando affannosamente. Tra i suoi ricordi si era affacciato il viso dolce della giovane ragazza dai capelli bianche e dagli occhi blu dentro la quale albergava lo spirito del suo drago. Senza che l’avesse previsto, questo gli diede maggiore forza.
Yami aveva chiuso gli occhi e scuoteva piano la testa.
«Non capisco… non so di cosa tu stia parlando…»
«Non ti rendi conto di quello che hai fatto? Ti sei creato un mondo su misura dove tutti stanno bene e non hai preoccupazioni, ma la realtà è ben diversa! »
«No…»
«Fuori di qui ci sono un mucchio di stupidi che si stanno preoccupando per te. Ce n’è uno poi che continua a piangere…»
Inaspettatamente Yami gli si rivoltò contro con violenza, colpendolo alla mascella e mandandolo a sbattere contro la balaustra.
«Sta’ zitto! Io odio quel mondo e tutto quello che ne fa parte! »
Il rumore secco di uno schiaffo spezzò il silenzio della sera che calava.


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Posto ora augurando un felice anno nuovo a tutti! RAGAZZI, TANTI AUGURI E CHE L'ANNO NUOVO POSSA PORTARE TANTA FELICITA'!!
Allora, penultima parte. Ahi, ahi, che dolore... e non solo per lo schiaffo... sono stata troppo cattiva? :-p Posso permettermi un momento di follia? QUANTO MI PIACE MANEGGIARE SETONZOLO!!! Mio draghetto dal carattere ingestibile! (se mi sentisse la mia amica Hikari Yuka mi strozzerebbe...) E pensare che ll'inizio non lo potevo sopportare, ma adesso sono arrivata ad apprezzarlo ^_^. No, Yamuccio, non ti preoccupare, il mio preferito resti comunque sempre tu! ^_^
lunachan62: Brava la mia commentatrice di fiducia! Grazie per i complimenti, spero che la storia continui ad appassionarti!
masayachan: Che tortura dev'essere questa fanfic per una YamixYugi fan... Ho fatto dire a Yami una gran cattiveria, povero Yugino, come reagirà?
gatta 1290: Thank you, thank you...
Francesca Akira89: I casi sono due: o tu sei molto intuitiva, o io sono molto prevedibile... temo la seconda... sigh! Mi sa che la tue inquietudine è stata confermata. ç_ç
Scintilla: Mi piacciono queste recensioni!! Come è già successo una volta, le tue supposizioni sullo svolgimento della storia, nella mia testolina diventano spunti per un altro racconto! Mi sa che prima o poi lo scriverò, magari però invertendo le parti. Potrebbe essere Yami questa volta a perdere Yugi e lui a non riconoscerlo e a chiedersi il perchè della somiglianza... le rotelline si sono messe in moto ma non ho idea di dove mi poteranno, vedremo... Ah, come ho spiegato all'inizio a scanso di equivoci, Yugi non va in Egitto ma è solo un semplice spettatore. Grazie a te per aver messo il link! ^_^
Akemichan: Una risposta per due recensioni! In effetti quando ma Yu-Gi-Oh! è stato realistico? Se lo fosse ci piacerebbe molto meno, vero? (credete nel cuore delle carte, una partita per salvare il mondo e cose del genere...) Mi fa tantissimo piacere che apprezzi il "mio" Seto! Per quanto riguarda i gioielli...ehm... hai ragione. Svista, non ci avevo pensato! :-p
Carlos Olivera: Oooh, ma povero Setonzolo! Però in effetti un giro di vite ogni tanto non gli fa male (piccola vena sadica) Quanto a Mana... ih ih ih... Yugi non ha allungato le mani, ma Yami quasi, fa lo stesso? Non me lo scotennare, ti prego! Penso che lei sia l'unica ragazza della serie che potrebbe fare davvero coppia con lui (altro che Tea, grrr...) Finalmente qualcuno che apprezza la piccola Mana come me, se mi dici che come personaggio femminile ti piace anche Kisara, sarebbe il massimo! (Ma perchè le mie coppie ideali devono essere divise da tremilla anni di storia? Che tristezza!) Piccola pubblicità: in Sugar & Spice ci sarà una ManaxAthem scritta da me.
*Ichigo-chan*: Mamma mia, è la seconda volta che qualcuno mi chiede come faccio a scrivere così! Mi fate arrossire ^///^ Ti rispondo allo stesso modo: completamente autodidatta, tanta voglia di trasmettere emozioni e tanti ma veramente tanti libri letti. Per il resto le parole mi escono così, non mi sembra di fare niente di eccezionale ed esistono davvero tante persone più brave di me. (rassicura Seto, l'aggiornamento è qui, anche se lui non se la passa proprio benissimo... :-p)
Grazie a tutti, un bacio e ancora tantissimi auguri!!!
YUKI-CHAN





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(L’intero palazzo, l’intero regno, era avvolto da un sudario di silenzio e di tenebra. «Mahad! Mana! Seth… SETO! Qualcuno… per favore… Yugi! YUGI, DOVE SEI? »)

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Capitolo 5
*** Quinta parte ***


Dream of the past 5 Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi
La canzone "Gocce di memoria" è di © Giorgia
La canzone "Il mondo nuovo" è di © Neffa

DREAM OF THE PAST

di Yuki Delleran


Quinta parte

“Siamo gocce di un passato
Che non può più tornare
Questo tempo ci ha tradito, è inafferrabile
Racconterò di te
Inventerò per te quello che non abbiamo
Le promesse sono infrante
Come pioggia su di noi
Le parole sono stanche, ma so che tu mi ascolterai
Aspettiamo un altro viaggio, un destino, una verità
E dimmi come posso fare per raggiungerti adesso
Per raggiungerti adesso, per raggiungere te…”


***

Yugi allontanò di scatto la mano dalla Barra del Millennio come se si fosse scottato. No, quello era decisamente troppo. Se davvero le cose stavano così, a cosa era servito tutto quello che aveva fatto e quello che ancora stava tentando di fare? L’inutilità dei suoi gesti lo colpì dolorosamente e sconvolto balzò in piedi allontanando Joey che si trovava alle sue spalle. Prima che l’amico potesse fermarlo, uscì di corsa dalla stanza scendendo al piano di sotto e poi fuori sotto la pioggia che continuava a scrosciare imperterrita e insensibile.
Il nonno si affacciò stupito dalla cucina.
«Yugi, dove stai andando? E’ buio ormai. Come sta Yami? Che ne è stato di Kaiba? »
Joey gli sfrecciò davanti ignorandolo a sua volta.
«Yugi! Cos’è successo? Ti vuoi fermare? »
Lo raggiunse mentre attraversavano un piccolo parco nei pressi del negozio, lo afferrò per un braccio e lo costrinse a voltarsi.
«Allora, cosa… Ma stai piangendo? »
«No! » esclamò Yugi strofinandosi gli occhi. «No, va tutto bene. E’ solo la pioggia. »
«Non sei mai stato bravo a raccontare bugie. » rispose Joey. «Perché stai scappando? Hai intenzione di abbandonare Yami? Ha bisogno del tuo aiuto per tornare. »
Yugi tornò a voltargli le spalle.
«No… basta… non voglio più…»
«Cosa non vuoi più? Non vuoi aiutare Yami? »
Yugi strinse i pugni.
«Come posso costringere una persona a stare in un luogo che non sopporta? Yami è molto più felice dove si trova ora, credimi. »
«Questo non è da te. » lo rimproverò Joey. «Stai abbandonando una delle persone più importanti della tua vita e tutto perché? »
«Allora dimmelo tu cosa dovrei fare! » esclamò Yugi alzando la voce. «Yami ha detto chiaramente che odia questo mondo e tutto quello che ne fa parte! Ciò significa che odia anche me! Odia tutti noi! »
Si lasciò cadere in ginocchio sul suolo bagnato mentre Joey lo fissava incredulo.
«Ho sbagliato tutto.» singhiozzò. «Non avrei dovuto costringerlo a tornare. Dopo l’ultimo scontro con Anubis, Yami non ha mai voluto dirmi come ha fatto a tornare. Ora so perché. L’ha fatto per me, perché sapeva che soffrivo. E’ come se l’avessi costretto a questa scelta, anche se in realtà non lo desiderava. Ora come posso essere tanto egoista da pretendere che…»
«SMETTILA! »
Joey lo interruppe bruscamente, afferrandolo per le spalle e costringendolo ad alzarsi.
«Che razza di discorsi sono questi?! Hai detto di credere in Yami quando affermava di non essere pentito della sua scelta! Hai detto di desiderare per lui una vita vera e adesso cosa fai? Abbandoni il campo? Scappi? Solo per una frase detta in uno scatto di rabbia di cui sono sicuro si sia già pentito. In un certo senso anche lui è scappato dalla realtà perché soffriva, proprio per questo motivo dobbiamo fargli sentire che gli siamo vicini. »
Yugi alzò sull’amico gli occhi lucidi, ancora sconvolto dalle parole di Yami e incerto sul da farsi.
«Ascoltami bene. » continuò Joey. «Forse non spetta a me dirlo, ma Yami non è uno sciocco. Se è tornato è perché desiderava farlo. Lui ti vuole bene, non ti farebbe mai del male intenzionalmente. Sei troppo importante. »
Il ragazzo ricordava fin troppo bene lo stato di disperazione in cui si era trovato il giovane Faraone quando l’anima di Yugi era stata rapita dal Sigillo di Orichalcos. «Prova ad avere fiducia in lui ancora una volta. Vogliamo fare un altro tentativo? »
Yugi annuì con un pallido sorriso. Joey sapeva sempre come confortarlo.
«Se poi penso che Kaiba si trova laggiù e magari avrà il coraggio di prendersi tutto il merito, mi viene una rabbia! » esclamò il ragazzo biondo agitando un pugno verso il cielo. «Forza, Yugi, andiamo a casa! Sono arcisicuro che presto potremo riabbracciare Yami, così potrai sgridarlo finché vorrai e se Seto avrà qualcosa da ridire, lo sistemerò io! »

Athem si portò una mano alla guancia e rimase a fissare Seth con gli occhi spalancati. L’aveva colpito. La persona di cui più si fidava al mondo aveva alzato le mani su di lui.
Seth fece un passo avanti.
«Non osare avvicinarti a me! » gridò Athem colto da una rabbia e da un timore del tutto irrazionali.
Era molto affezionato a Seth, aveva desiderato così tanto rivederlo, quindi da dove arrivava tutta quella collera verso di lui? In quel momento desiderava solo che se ne andasse, che sparisse e non gli facesse più quegli strani discorsi che non riusciva a capire e che lo inquietavano profondamente.
«Vuoi farla finita? » esclamò Seth in tono rabbioso. «Questo posto, tutto questo mondo, non esiste! E’ solo una tua invenzione! »
«Basta, smettila! » disse Athem portandosi le mani alle orecchie.
Non voleva sentire. Quelle parole taglienti lo ferivano più di una lama affilata e aveva l’orribile impressione che tutto il suo essere potesse sgretolarsi sotto di esse.
«E’ comodo così, vero? »
La voce di Seth ora si era fatta crudelmente ironica.
«Quando qualcosa non va, puoi rinchiuderti nel tuo bel paradiso immaginario, dove tutto è perfetto, nessuno soffre e tu sei ancora un re amato da tutti. »
Fece un passo avanti e gli afferrò un polso costringendolo a sollevare la mano con il palmo verso l’alto. Su un dito spiccava la traccia quasi del tutto rimarginata di un piccolo taglio. Si guardò attorno come in cerca di qualcosa, poi sfilò dalla cintura Barra del Millennio e lo punse con l’estremità appuntita dell’asta.
«Sei venuto da me dicendomi che eri vivo e che avrei dovuto ammetterlo. Mi hai mostrato il tuo sangue per dimostrarlo. Dov’è quel sangue, ora? Dov’è quella vita? Dimmelo! » esclamò stringendogli il polso fino a fargli male.
Dalla piccola ferita non sgorgava nemmeno una goccia di sangue. Athem non riusciva a crederci: sentiva il dolore ma sembrava che nelle sue vene non scorresse nulla. Era un’ipotesi agghiacciante.
«Hai avuto il coraggio di dire che rifiutavo di accettare il passato. » continuò Seth. «Adesso chi è che sta scappando, eh? Chi si è rintanato nel suo mondo falso perché ha paura di affrontare la realtà? Codardo! L’ho detto e lo ripeto, tu non sei la persona che conoscevo. Lo Yami di un tempo, il vero Re dei Giochi, non avrebbe mai scelto la fuga! »
Athem sentì le ginocchia cedere sotto il peso di quelle affermazioni e si trovò a terra scuotendo la testa. Paradiso immaginario? Scappare dalla realtà? Il vero Re dei Giochi? Quelle parole destabilizzanti stavano inesorabilmente facendo a pezzi il suo mondo nonostante facesse di tutto per impedirlo. Non voleva tornare. Il luogo in cui si trovava prima gli sembrava così grigio, permeato di una tristezza e di uno struggimento che non voleva più provare. Anche se… c’era qualcosa… qualcuno… che gli era sempre accanto, pronto ad aiutarlo con tutte le sue forze. Un sorriso gentile che illuminava le sue giornate. Chi era? Come poteva averlo dimenticato? Era importante. Come poteva averlo perso?
Improvvisamente fu come se un’immensa luce fosse esplosa nella sua mente. Alzò di scatto la testa e fissò il giovane di fronte a sé. Ogni traccia di risentimento nei suoi confronti era scomparsa.
«Tu non sei Seth…» mormorò. «Non più. »
«E tu non sei più il Faraone Athem. » rispose impassibile Seto Kaiba.
«Io… cosa stavo facendo? »
Si sentiva la testa confusa. Non era Athem. Ora era un’altra persona. Allora perché si trovava nel suo antico regno? Il senso di perdita si stava facendo più acuto. In lontananza sentiva qualcuno singhiozzare, anche se non riusciva a capire da dove provenissero i lamenti né se potesse fare qualcosa per placarli. Era un suono che lo faceva sentire angosciato. Chi poteva essere?
«Lo senti? » disse ad un tratto Seto. «Sta di nuovo piangendo a causa tua. »
«Chi è? Cosa posso fare per farlo smettere? » chiese la persona che un tempo era il faraone Athem.
«L’unico modo è uscire di qui. Così finalmente anch’io potrò tornare alla realtà. Quindi adesso svegliati e smettila di far piangere Yugi! »
Yugi?
YUGI!
Fu come se un velo che si trovava davanti ai suoi occhi cadesse all’improvviso. Cosa aveva fatto? Aveva abbandonato Yugi. Lo aveva lasciato solo. Adesso dove si trovava? Si guardò attorno freneticamente. La balconata, la grande stanza affrescata, l’antico e maestoso palazzo, la piazza d’armi, il suo regno, il suo meraviglioso regno che aveva tanto amato e per il quale aveva dato la vita…
«Questo… tutto questo… è davvero un sogno. »
Appena pronunciate quelle parole, un’oscurità e un silenzio mortale caddero intorno a lui. Quando tornò a voltarsi verso Seto scoprì che era sparito. Persino i normali rumori notturni erano scomparsi. Mentre un gelo interiore lo invadeva, uscì dalla stanza e corse fino alla sala del trono. Vuota. Percorse le diverse ali del palazzo ma non trovò nessuno. Mentre l’inquietudine cresceva, si rese conto che non avrebbe mai ottenuto nessuna risposta. L’intero palazzo, l’intero regno, era avvolto da un sudario di silenzio e di tenebra.
«Mahad! Mana! Seth… SETO! Qualcuno… per favore… Yugi! YUGI, DOVE SEI? »
Prese a correre all’impazzata pei i corridoi, oppresso da un senso di claustrofobia. Non voleva rimanere lì, ma non aveva idea di come andarsene.
«Yami…»
Il sole sembrava scomparso da un’eternità e con esso il calore del giorno. Cominciò a rabbrividire mentre si aggirava per i corridoi labirintici, poi a tremare per il freddo.
«Yami, dove sei? »
«Yugi! Yugi, sei tu? Sono qui! Tu dove sei? Non riesco a vederti! Non riesco a raggiungerti! »
«Yami, perché? Te ne sei andato e mi hai lasciato di nuovo. Io lo so, so bene di non essere una persona forte, ma farei di tutto per te. Sono qui, mi senti? Non sei solo. Non lo sarai mai più. »
«Yugi… Yugi… Yugi… Basta! Non ce la faccio più! Se questo è davvero un sogno, voglio svegliarmi! Subito! Voglio svegliarmi… Voglio svegliarmi…»
Le tenebre tutto intorno a lui crebbero e si addensarono fino a dargli l’impressione di galleggiare nel nulla. Il senso di oppressione sfociò nel panico e istintivamente allungò un braccio verso l’alto.
Là dove prima c’era il nulla, la sua mano trovò un appiglio sicuro.

***
“Preso dentro al buio che avanza
Vieni tu a dare luce al mio giorno
Trascinato sotto dall'onda
Ho rincorso il mondo nuovo
La tua mano tesa mi è apparsa
E adesso sto risalendo
Per favore non fermarti ora…”


***

Sollevò lentamente le palpebre e una luce bianca ferì i suoi occhi costringendolo a richiuderli. Quando li riaprì scoprì che non era poi così intensa, era la luce pallida di un’alba senza pioggia. Si guardò attorno e scoprì i particolari familiari e rassicuranti di una camera da letto.
Qualcuno gli stava stringendo la mano.
«Yami…»
Una voce pronunciò il suo nome con un leggero tremito.
Spostò lo sguardo e i suoi occhi ametista incontrarono il volto di un ragazzino così simile al suo. Aveva gli occhi gonfi e lucidi.
«Yugi… Sei tu… sei qui… davvero…»
Strinse quella mano nella sua come se fosse un’ancora di salvezza.
«Non riuscivo a trovarti… io… scusami…»
Yugi gli gettò le braccia al collo e l’abbracciò stretto.
«Sei sveglio… sei tornato… Yami… Yami…» continuava a ripetere.
Poi improvvisamente lo afferrò per le spalle e lo allontanò da sé. Non piangeva e il suo sguardo era incredibilmente fermo e serio.
Inaspettatamente lo schiaffeggiò.
Yami rimase immobile a fissarlo sbalordito.
«Non farlo mai più. » mormorò Yugi. «Non dire più che sei solo. Io sono qui. Ci sono tante persone che ti vogliono bene, quindi non farmi più spaventare in questo modo. »
Yami spostò lo sguardo da Yugi a Seto che si stava alzando in quel momento rifiutando seccamente la mano offertagli da Joey, si soffermò per un attimo sul ragazzo biondo che ora aveva un’espressione corrucciata e infine tornò sul ragazzino che continuava a fissarlo. Era vero. C’erano tante persone intorno a lui disposte ad offrirgli il loro sostegno se ne avesse avuto bisogno. Aveva sbagliato. Era scappato da una realtà che credeva troppo triste, si era precluso da solo la possibilità di sentire la vicinanza degli amici rendendosi insensibile ad ogni parola di conforto. Era stato troppo cieco per rendersi conto che la cura per la sua malinconia era proprio davanti ai suoi occhi. E in questo modo aveva fatto soffrire troppe persone, prima tra tutte quella che ora si trovava di fronte a lui e stringeva di nuovo la sua mano tra le proprie.
«Non devi più tenerti tutto dentro. » disse Yugi addolcendosi. «Se sei felice, ridi. Se sei triste, piangi. Non devi mostrarti forte a tutti i costi. Puoi appoggiarti a me. Qualche volta puoi anche rinunciare. Va bene lo stesso. Non ti preoccupare. Va tutto bene. »
Yami strinse più forte le piccole mani tra le sue chinando il capo per nascondere con la frangia bionda la lacrima solitaria che scivolava sulla sua guancia arrossata.
«Grazie…»
Era di quella sensazione di calore che più in assoluto aveva sentito la mancanza mentre vagava tra le mura gelide del suo antico palazzo.
«Oh, per favore, basta con le smancerie! » esclamò Seto ad un tratto. «Se ora vi abbracciate di nuovo, potrei dare di stomaco. E’ tornato, no? Siamo tornati tutti e due. Bene. E ringraziate che vi abbuono la razione di calci che mi ero ripromesso. Wheeler, chiama la mia limousine! Non vedo l’ora di andare a casa a farmi una doccia. Mi sento ancora quell’orribile sabbia dappertutto. »
I tre rimasero a fissarlo stupefatti per qualche istante, il primo a riprendersi fu Joey.
«Ehi! » strillò indignato. «Per chi mi hai preso? Non sono il tuo maggiordomo! Chiamatela da solo! »
«Seto… grazie. » disse Yami un attimo prima che il ragazzo lasciasse la stanza. «Grazie per avermi ricordato chi sono e cosa stavo perdendo. Ora tornerò ad essere il Re dei Giochi. »
Seto si voltò brevemente fissando il gelido sguardo cristallino su Yami.
«A proposito di quel titolo, goditelo finché puoi perché sarà tuo ancora per poco. Ci vediamo. »
Detto questo uscì dalla stanza a grandi falcate.
I tre rimasti si scambiarono occhiate sconcertate poi Yugi si lasciò sfuggire un risolino impertinente.
«Ci risiamo. Nell’antico Egitto o nel presente, Seto è sempre il solito Seto! »


FINE



NOTICINA DI YUKI:
E così siamo giunti alla fine anche di questa storia... Spero che il finale non vi sia dispiaciuto e che lo abbiate trovato all'altezza del resto dellla trama, forse è un po' banale e scontato, ma come ho già detto non ce la faccio proprio a far finire male le cose tra questi due. :-p Per chi se lo chiedesse, il finale aperto e non definito è voluto. Infatti le rotellune del mio cervello sono in perenne movimento e non si sa mai se e quando sforneranno un eventuale sequel (cari Yamuccio, Yugino e Setonzolo, nelle mie mani non avrete mai pace, ih ih ih...)
Passo subito alle risposte.
Lunachan 62: Ma povero Seto! Oltre ad essere stato coinvolto nell'ennesimo guaio che non lo riguardava viene anche picchiato, a me fa un po' pena... Comunque come hai visto Yami è rinsavito e sembra aver preso una decisione. Sarà definitiva? Solo il deus ex machina Yuki può saperlo... ^_^ (in realtà al momento non lo so nemmeno io...) A proposito, grazie mille per il filmato che mi hai spedito, che meraviglia! Un bacio!
Akemichan: Come sempre una recensione impeccabile, anche questa volta hai sottolineato i punti salienti della trama ("Era felice... molto felice.") e le mie ingenuità da egittologa principiante (i coccodrilli... in effetti... e gli Hyksos sentiti nominare da Wilbur Smith...). Spero che il finale ti sia piaciuto e grazie per tutti i pareri e i suggerimenti che mi hai lasciato fin adesso! ^_^
Carlos Olivera: Ehm... a questo punto ti sconsiglio di leggere la mia ManaxAthem, per evitare scotennamenti vari... La storia è finita, come ti è sembrata?
gatta 1290: Ebbene sì, questo è l'ultimo capitolo, però come hai visto la situazione si risolve per il meglio. Spero sia piaciuta anche a te! ^_^
masayachan: Lo sapevo, prima o poi doveva succedere... una dichiarazione di odio verso Yami. Me l'aspettavo da un momento all'altro. Però povera Mana, dai... Comunque alla fine è tornato da Yugi, quindi cosa ne dici di perdonarlo? In fondo è sempre il nostro amato faraone... ^///^ La tua mail mi è arrivata però domenica e lunedì sono stata fuori casa e ieri ho ricominciato a lavorare, quindi il tempo di riorganizzarmi un attimo e ti risponderò per bene per esteso (magari già stasera). Sono una gran casinara quando si tratta di organizzazione e gestione del tempo, perdono!
Scintilla: Grazie per la dimostrazione di fiducia per la ManaxAthem, spero tu possa apprezzarla quando la pubblicherò. Kisara mi ha ispirato fin da subito nella serie, peccato per la voce che le hanno dato... Sono ancora alla ricerca di ispirazione per scrivere qualcosa su lei e Seto... mha, vedremo... A presto e grazie ancora!
Finite le rispose individuali, ci tenevo a fare un ringraziamento generale a tutti quelli che hanno letto e recensito le mie storie lasciando commenti, pareri e suggerimenti. Quando ho iniziato a pubblicare "L'altra metà dell'anima" ero piuttosto demoralizzata dall'accoglienza tiepida che aveva avuto al concorso e visto il carattere del cavolo che mi ritrovo, mi stavo convincendo che forse era il caso che lasciassi perdere le fanfiction e tornassi al mio genere principale, il fantasy originale che ormai ho abbandonato da mesi. Adesso invece ho cambiato opinione, scriverò quello che mi va e quando mi va. Se adesso mi sento di scrivere fanfiction di Yu-Gi-Oh! perchè questi personaggi mi trasmettono emozioni, non vedo perchè non dovrei farlo. Sperando che almeno un pochino di queste emozioni siano giunte fino a voi, vi ringrazio ancora del sotegno e vi saluto... fino alla prossima! Un bacio a tutti!
YUKI-CHAN





Next -> SUGAR & SPICE (la tanto attesa...)
Mi prendo qualche settimana di vacanza perchè prima di iniziare la pubblicazione vorrei avere un po' di materiale di scorta per non doverla interrompere per troppo tempo. Ho un paio di racconti in sospeso, appena li finirò inizierò a postare. Vi dico già che il primo si intitolerà "From the bottom of my broken heart" (SethxAthem). A presto!

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