Dance of Fate

di _Ash
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il gioco virtuale ***
Capitolo 2: *** Pericolo...? ***
Capitolo 3: *** Rapimento ***
Capitolo 4: *** Loschi piani... ***
Capitolo 5: *** Un Nonno e un Bambino... ***
Capitolo 6: *** Proteggere e Trovare... ***
Capitolo 7: *** una piccola Oscurità e una grande Luce… ***
Capitolo 8: *** Preludio... ***
Capitolo 9: *** L'Attacco! ***
Capitolo 10: *** Dove siete? ***
Capitolo 11: *** Inferno! ***
Capitolo 12: *** Addio, Detective Boys... ***
Capitolo 13: *** Sentimenti contrastanti. ***
Capitolo 14: *** Di nuovo in pericolo! ***
Capitolo 15: *** Eccoci nell'oscurità... ***
Capitolo 16: *** Scomparso ***
Capitolo 17: *** I Tre ***
Capitolo 18: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 19: *** Danza del destino ***
Capitolo 20: *** Faccia a faccia con il Boss ***
Capitolo 21: *** Un alleanza inaspettata ***
Capitolo 22: *** Intrusi ***
Capitolo 23: *** Operazione Salvataggio ***
Capitolo 24: *** Vendetta/ Nero Vs Bianco ***
Capitolo 25: *** Inizia il Gioco ***
Capitolo 26: *** Si combatte! ***
Capitolo 27: *** Le cascate di Reichenbach ***
Capitolo 28: *** La verità (1°parte) ***
Capitolo 29: *** La verità - 2° parte ***
Capitolo 30: *** La verità - 3° parte ***
Capitolo 31: *** Dieci anni dopo ***



Capitolo 1
*** Il gioco virtuale ***


Questa ff fa parte di un sogno, un sogno strano che feci una notte di anni fa.
La mattina mi svegliai e di fretta presi il block notes che ero solita portarmi in giro, proprio per scrivere qualsiasi cosa mi venisse in mente, qualche appunto o spunto per i miei libri o altro…ed è qui che scrissi la trama di quel poco che riuscìì a ricordarmi. Mi sarei ripromessa di scriverlo per il meglio ed ecco qui.

finalmente dopo mesi, mi son convinta a pubblicarla! la trama non l ho ancora ben definita, apparte il finale, quello so già come andrà...^^
questa ff è ambientata dopo il 13 film L'inseguitore Corvino, bellissimo film e dopo averlo visto mi sono immaginata come potrebbe finire DC e per farlo ho voluto usare come spunto il sogno fatto, appunto.
spero che l'abbiate visto tutti il film, se non la'evete visto vi consiglio di vedervelo, non solo perchè è bellissimo,ma anche per capire la mia ff e per non rovinarvelo ^^
detto questo, non mi resta che augurarvi una buona lettura!

CAPITOLO 1: IL GIOCO VIRTUALE

Era una tiepida mattina di Aprile, circa le sei e mezza del mattino.
Nella grande città di Tokyo c’era chi era già al lavoro, si potevano vedere le prime macchina per le strade, biciclette e pedoni. E altri che erano ancora a letto, nel mondo dei sogni.
In un palazzo con delle vetrate denominata “Agenzia Investigativa Goro” un bambino, nel suo futon aprì gli occhi, ancora assonnato. Si alzò e si strofinò gli occhietti azzurri, si guardò intorno per orientarsi e accanto a se stava il letto dell’uomo con i baffetti, il padre della ragazza che amava: Goro dormiva profondamente e russava, la sua espressione beata e felice.
Il bambino si mise gli occhiali neri, sbadigliò e alzò il braccio per arrivare alla maniglia della porta chiusa. La aprì, andò in bagno, prese lo sgabello per arrivare al lavandino e si lavò il viso e i dentini. Si vestì e mangiò qualcosa. Era presto per svegliare qualcuno, così decise di andare giù nell ufficio di Goro a pensare un po’. Si distese sul divanetto che di solito ospitava i clienti,mise le braccia sotto la testa e si mise a riflettere…e, senza accorgersene, si addormentò.

Il pomeriggio arrivò in fretta e senza nessuna novità o cliente.
Goro si mise nel suo ufficio a guardare la mini tv, spaparanzato sulla sedia con qualche birretta, Ran era occupata con le pulizie di casa, mentre Conan…stava andando dal Dottor Agasa.
Arrivato, suonò il campanello e gli aprì la piccola scienziatina
“Ciao Kudo, aspettavamo solo te.” Gli disse nel suo solito tono.
“Buongiorno anche a te Ai”
seduti sul divano c’erano i quattro bambini, loro amici.
“Ha ,Conan ciao!” lo salutò esuberante Ayumi
“Ciao Conan!” lo salutarono in coro anche Genta e Mitzuhiko.
“Ora che ci siamo tutti…andiamo!” annunciò Agasa e i detective Boys risposero con altrettanto entusiasmo, alzando il pugno al cielo e urlando un “siii!!” ovviamente Conan e Ai si esclusero.
“Senta dottore…si può sapere dove stiamo andando?” chiese seccato Conan che era seduto davanti con Agasa, mentre quest’ultimo guidava.
“ma come? Non ricordi?? Dobbiamo andare alla presentazione di un nuovo videogioco digitale di un mio vecchio amico. Si tratta di una specie di realtà virtuale..”
“ha…” il bambino sbuffò e si mise a guardare fuori dal finestrino, mentre i bambini erano molto eccitati.

Arrivarono davanti ad un edificio molto grande, con ampie scalinate e le porte scorrevoli per entrare ed uscire. All’interno era tutto arredato come un cinema. C’era un bancone dove venivano servite ogni genere di alimentari tipici del cinema: pop corn, patatine, caramelle, dolci e bibite e i bambini si fondarono subito! Ai e il dottor Agasa li guardavano divertiti, e quest’ultimo andò a prendere i biglietti prenotati.
“dottore, dov’è Shinici?” chiese sottovoce Ai.
Agasa si guardò intorno ma non lo vide
“non saprei…forse è andato in bagno.” Concluse
“hm. Oppure in cerca di qualche delinquente” scherzò lei
“ ...e se anche fosse?” ed ecco la voce di Conan spuntare da dietro alla bambina con i capelli ramati, la quale gli fece un cenno e si avviò verso i loro amichetti.
“ragazzi, avete visto quante cose buone da mangiare!?” disse Genta, gli occhi che brillavano di felicità.
“sei sempre il solito Genta!” disse Ayumi ridendo
“ma non dimenticate che siamo qui per provare questo fantastico videogioco!” disse Mitzuhiko con l’indice alzato.
“già!un gioco in realtà virtuale, che emozione!” riprese Ayumi
Agasa e gli altri si avviarono verso l’entrata e il cinema iniziò a riempirsi di gente.
“ecco ragazzi, fila D…” Agasa iniziò a cercare i loro posti e quando li trovò, sui sedili rossi vi erano appoggiate delle bamboline
“che belle!” disse la piccola Ayumi
“ma…che cosa sono?” disse Genta, prendendo la sua in mano
“sono delle bamboline, ovvio..” gli rispose in tono seccato.
“questo lo so anch io!!” ribattè arrabbiato l’amichetto.
“ma…guardate!queste bamboline siamo noi!” disse Ayumi e a quell’affermazione Conan sorrise.
Esatto, le bambole rappresentavano la squadra dei giovani detective,erano delle miniature somiglianti ai piccoli bambini, ognuna messa nel posto assegnato a loro. Nessuno per4ò sapchi le aveva messe, eccetto Conan.
Esatto.
Era stato lui a metterle li, per far loro un pensiero carino.
Purtroppo i bambini non gli diedero molta importanza perché le buttarono per terra e Conan ci rimase molto male, tantè che rimase in silenzio tutto il tempo, non scambiò più nessuna battuta con nessuno. La sua testa era piena di pensieri…
Mi sento diverso…li sento così lontani…per quale motivo hanno buttato le bamboline?
Aveva attorno a se una strana sensazione, una sensazione di solitudine ed piccolo vuoto. Poi venne la sensazione di pericolo,ma arrivò gradualmente per sparire all’istante.
“ragazzi mi raccomando, non fate chiasso e divertitevi!” li raccomandò Agasa facendogli l’occhiolino.

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Capitolo 2
*** Pericolo...? ***


CAPITOLO 2: PERICOLO...?
Il cinema era pieno di borbottii e gente che sgranocchiava le patatine o i pop corn. Ad un tratto le luci si spensero a poco a poco e al posto dello schermo, con un meccanismo sali-scendi apparve un palcoscenico.
La sala applaudì e tutti si fecero attenti.
“Benvenuti a tutti signore e signori e…a voi bambini!” un ragazzo sui trenta entrò da una botola posta sotto il palco, vestito di un completo bianco panna, una camicia con dei merletti neri e un papillon rosso. Tutti applaudirono felici.
“mi chiamo Yuta Tetzuia e sono l’inventore di questo formidabile congegno” dicendo così entrò una ragazza vestita con un abito rosso lungo, uno spacco lungo la gamba mostrava una figura sinuosa ed in mano teneva un caschetto.
“E’ un onore avervi qui come miei ospiti. Quest’ oggi vi farò testare un nuovo prodotto che rivoluzionerà la storia della tecnologia, si tratta di un gioco ambientato in una realtà virtuale. Prego, sopra di voi ora stanno scendendo dei caschetti, indossateli tutti, per favore.
E così dal soffitto con un meccanismo, scesero dei baschetti,quasi uguali a quelli delle moto,una schermata come visiera, e con attaccati una moltitudine di fili.
“Questi serviranno per entrare nella realtà virtuale. Indossateli bene, allacciateli bene alla testa.” Continuò il presentatore.
Tutti si allacciarono il congegno e Genta fu aiutato dai suoi amichetti perché non c’era riuscito.
“Bene, ora nello schermo davanti a voi verranno proiettate le immagini nella vostra mente.
Non è propriamente un gioco, ma è una sorta di LeggiMente, ovvero, proietta sui vostri schermi i vostri pensieri, mentre nello schermo più grande” indicò in pratica lo schermo del cinema “..verranno proiettate alcune immagini sovrapposte tra voi presenti!”
Alcuni mormorii di approvazione, altri di imbarazzo si sentirono tra le gente e l’esperimento iniziò.
Sullo schermo di ognuno cominciarono a comparire le prime immagini e tutti ne restarono meravigliati ed estasiati, un “Hoooo!” generale si diffuse per la sala.
“Vi prego di fare attenzione, poiché potrebbero dare alcuni effetti collaterali, non dannosi per la salute, è chiaro. Potrebbe indurre a sonnolenza e a qualche attacco di mal di testa e nausea, non eccessivi, state tranquilli” continuò a parlare la voce del presentatore.
Nel frattempo ognuno si godeva le proprie immagini, i propri pensieri: Genta si stava godendo una carrellata di piatti prelibati, Mitzuhiko le ultime immagini del suo nuovo videogioco, o alcuni pomeriggi passati con i suoi amici, come pure la piccola Aiyumi, mentre Agasa si stava immaginando di essere l’inventore più famoso.
Tutti si stavano divertendo, tranne una bambina con i capelli ramati. Infatti non aveva azionato il gioco per paura che sul grande schermo comparisse qualche immagine compromettente o che riguardasse sua sorella; non ci teneva a far saltare la sua copertura o a rivivere certe scene del suo passato da Sherry.
Conan invece era curioso di provare, così lo azionò ma a poco a poco la sua attenzione andò calando e cadde in un sonno profondo…
Senza accorgersene, la sua manina finì in quella della piccola Ayumi, la quale arrossì e il suo cuoricino iniziò a batterle forte.
Per l’imbarazzo non si girò a guardare l’amichetto,ma il suo sorriso diceva tutto.
Sullo schermo iniziò allora ad apparire il piccolo bambino occhialuto insieme a lei, insieme, mano nella mano, come una coppietta felice.
Trascorse mezzora e finalmente l’esperimento finì.
Il bambino con gli occhiali si sveglio e cercò di orientarsi. Lo avvolse una strana sensazione, si sentiva irrequieto…
‘Dove sono?’ la sala divenne nitida e si ricordò dov’era e il perché.
Vide che tutti se ne stavano andando, evidentemente era tutto finito.
“Muoviti dormiglione” disse Ai scocciata. Gli altri sen’erano già andati e a Conan seccò parecchio.
“cos è successo?” chiese Conan alla scienziatina
“Ti sei addormentato. Evidentemente questo aggeggio non fa per te Kudo.”
A sentire quel nomigliolo fu avvolto da un terrore
“Ho no! non è che per caso sullo schermo è apparso…?”
Ai si girò, la frangetta gli nascose i suoi occhi profondi
“Se non ci fossi stata io, ora tutti saprebbero la tua vera identità…”
“Cosa?”
“Hai cominciato a sognare Ran…e poi vari ricordi di te da liceale insieme a lei, così ho interrotto il collegamento, poiché i bambini hanno iniziato a farmi domande…”
Conan era allibito. Come era potuto accadere? Era stato uno stupido, ecco cosa!
Questo non fece che far crescere la sensazione di pericolo.
ho come…l’impressione che qualcuno mi stia osservando..’ Conan si guardò attorno, ma non vide nessuno di sospetto.
O forse si.
All’uscita, nascosto dalla penombra, un volto coperto, vestito tutto di nero, gli sorrise, un sorriso maligno, di chi ha capito tutto.
Conan lo fissò paralizzato. ‘perché mi ha fissato?
“Ti muovi?” lo chiamò seccata Ai girandosi.
Conan si ridestò e seguì la bambina all’ingresso, dove li aspettavano il Dottor Agasa e i bambini, i quali ebbe l’impressione che lo guardarono un po’ estraniti.
C’era tensione, Conan la percepiva, come pure la sensazione di pericolo.
Ad un tratto lo rivide di nuovo: una figura nell’ombra lo scrutava con un sorrisetto maligno, due occhi da pazzo.
Conan capì che era in pericolo, doveva andarsene e salvare i suoi piccoli amici.
“ragazzi, scusate, io devo andare, ci vediamo domani!” e corse via.
“Conan!” cercarono di chiamarlo, ma lui era sparito tra la folla. Ai lo guardò con uno sguardo preoccupato, poi si rivolse ad Agasa, il quale gli fece cenno di non sapere niente e diede segno di preoccupazione anche lui.
Le nuvole minacciavano pioggia, si alzò un gran vento, così la compagnia decise di andare in un luogo più appartato.
Anche la figurina nera che Conan aveva visto, era sparita.

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Capitolo 3
*** Rapimento ***


CAPITOLO 3: Rapimento

Conan correva, aveva il fiatone e la gola gli bruciava, ma non importava.
Cominciò a piovere, d’apprima una pioggerellina fitta per poi trasformarsi in un vero e proprio acquazzone. Conan si bagnò in fretta, ma doveva correre, lontano.
Non sapeva dove andare, perché scappava, ma il suo istinto gli suggeriva di scappare, in modo che quell’uomo seguisse Lui e lasciasse in pace i suoi amici; se il suo bersaglio era lui e se non era un immaginazione.
No, non lo era. L’espressione di quel volto era rivolto a lui e per un attimo ebbe un brivido di paura.
Che ci fosse stato qualcuno dell’organizzazione degli uomini in nero nell’edificio e avesse visto le immagini? e avessero scoperto la sua identità?
Si fermò in una strada deserta, dove non c’era praticamente nessuno. Si fermò a riprendere fiato e a riflettere un attimo, piegato e con le mani sulle ginocchia, in cerca di aria. Il suo respiro si fece più regolare, ma improvvisamente si sentì afferrare e trascinare nel vialetto, un fazzoletto davanti alla bocca; Conan cercava di divincolarsi, di gridare, ma non ci riusciva. Quando cominciò a capire, una moltitudine di emozioni lo pervase:
il sollievo che era lui effettivamente quello che l’uomo voleva e non gli altri.
Si diede dello stupido per essersi fatto sorprendere, non si era minimamente accorto che qualcuno lo stava seguendo.
Poi paura.
Il torpore gli riempì i sensi e sprofondò nel sonno, smise di divincolarsi, le braccia caddero lungo i fianchi, poi tutto fu buio.

La sua vista era annebbiata ma per pochi secondi. Vide una stanza buia, le tapparelle abbassate mostravano solo una flebile luce. La stanza era completamente spoglia, i muri pieni di muffa e ingialliti dal tempo; Solo il divano su cui era sdraiato e un altro di fianco al suo, una scrivania e una cassettiera di ferro come arredamento. Ovviamente tutti logori dal tempo.
Aprì gli occhi piano, non si ricordava di essere andato in un posto del genere, né lo riconobbe.
Era al cinema…poi era corso via e…
La memoria tornò tutto d’un colpo.
qualcuno mi ha seguito e…mi ha narcotizzato.’ Concluse.
Cercò di alzarsi, ma ebbe un giramento di testa, così si mise seduto, la testa tra le mani ed in quel momento si stupì di non essere stato legato.
Si guardò intorno, sconcertato.
All’improvviso la porta si aprì. Un cigolio acuto, lo costrinse a girarsi e vide una figura di donna, longilinea, vestita tutta di nero, delle ciocche di capelli biondi spuntavano dal suo cappello a larga falda, un sorriso sulle labbra tinte dal rossetto rosso.
“Ti sei svegliato.” Disse, ed entrò, seguita da due uomini, più bassi di lei, uno di corporatura più massiccia, l’altro più magro, ma tutti e due vestiti di nero, una camicia color violetto spuntava dal colletto, ed il medesimo cappello e occhiali da sole.
Conan li guardò con sospetto, seguiva con gli occhi le loro direzioni e alla fine si sedettero nel divano di fronte al suo, dov’ era seduto anche lui.
“Chi siete?” chiese il bambino con tono teso.
“Su, non agitarti piccolo.”gli disse la donna in tono dolce, e i due sghignazzarono.
“Ti abbiamo condotto qui perché ci piacerebbe scambiare due chiacchere con te, niente di che…” continuò la donna con tono ingenuo.
A Conan non piaceva, gli dava sui nervi il suo tono calmo e pacato.
La donna mise la mano dentro la giacca e Conan si aspettava che prendesse la pistola, ma prima che potesse reagire, la donna buttò sul tavolo una cartellina trasparente con dei fogli. Il bambino rimase sorpreso e la donna gli fece cenno di prendere quei fogli. Lui obbedì e fu una foto a raggelarlo: era un ragazzo giovane, capelli scuri, occhi azzurri, sguardo deciso. Era lui a diciassette anni!
“conosci questo liceale?” gli chiese.
ho no, che abbiano scoperto la mia vera identità?
“e secondo te verrei a dirlo a te?” gli disse in tono di sfida. La donna mantenne quel sorrisetto, come se si aspettasse quella risposta.
Poi uno dei due uomini, quello più grosso, tirò fuori la pistola e la puntò contro Conan, camminando e arrivando dietro di lui.
“Ti consiglio di non rivolgerti a Lady con quel tono!”
la donna scoppiò in una risatina isterica
“Lascia stare…è solo un bambino un po’ vivace.
E ora, torniamo a noi…” così dicendo avvicinò il suo viso a quello del bambino occhialuto, che fu assalito dal suo profumo inebriante. Lui mantenne il suo sguardo, era una sfida.
“Lo conosci…Shinici Kudo? Vedi, ci risulta essere scomparso…forse.” E sottolineò bene quest’ultima affermazione.
Conan deglutì. Che cosa volevano da Shinici, cioè da lui? Perché chiederlo proprio a lui, un bambino?
“perché lo chiedi a me?”
la donna si ricompose, le gambe accavallate
“So che hai una certa Confidenza con Kudo…” e sottolineò per bene la parola. Conan iniziò a sudare freddo, ma non voleva far trapelare la sua preoccupazione.
L’altro uomo iniziò a fumarsi una sigaretta, quello che teneva sotto tiro Conan, decise di concedersi una fumata anche lui, così si spostò e si mise la pistola in tasca.
Era quello che aspettava.
Azionò subito l’orologio e sparò una freccetta narcotizzante a quest’ultimo che cadde a terra addormentato. Gli altri due, sorpresi, si scagliarono subito contro di lui, l’uomo mingherlino gli fu subito addosso, così con il piede rovesciò la scrivania e il poveretto si prese sulla pancia lo spigolo e rimase lì a terra dolorante, dando il tempo a Conan di spostarsi e azionare le super scarpe. La donna tirò fuori la pistola, la puntò contro il bambino che gli tirò una pallonata e la pistola volò via dalle sue mani. Ora la donna era molto arrabbiata, lo capì dalla sua espressione. Si scagliò contro il bambino, il quale la scansò all’ultimo ed iniziò a correre per la stanza. L’uomo si era ripreso ed afferrò il bambino e lo tenne fermo. Lui cercò di divincolarsi, così decise per un gesto disperato: gli morsicò un dito della mano che gli aveva messo davanti alla bocca e l’uomo lo scaraventò contro la cassettiera e Conan andò a sbattere con la testa contro lo spigolo e cadde svenuto. I due ripresero fiato e la donna sorrise trionfante, si avvicinò con cautela al bambino che era steso per terra e vide che con la forza del colpo, uno dei cassetti si era aperto, rivelandone un contenuto curioso.
Un vecchio album di foto, un'altra busta trasparente e un computer portatile. La donna prese quest’ultima e cominciò a sfogliare il fascicolo al suo interno. Ne rimase scioccata.
“Smilzo,vieni qui..” l’uomo dolorante la avvicinò e diede un occhiata ai fascicoli che la donne le stava porgendo.
“Non è possibile!”
la donna sorrise e i loro sguardi si posarono sul bambino svenuto, un rivolo di sangue iniziò a scorrergli dalla testa per sporcargli il braccio destro.
“l’abbiamo trovato. Le nostre teorie si sono rivelate esatte.”
Anche l’uomo sorrise trionfante
“questo bambino in realtà è Shinici Kudo!” concluse la donna.
“ma allora perché Lui…” iniziò l’uomo chiamato Smilzo
“avrà avuto i suoi buoni motivi.” Concluse la donna.
I due cercarono di spostare di peso il loro compagno e con fatica lo adagiarono sul divano. Misero a posto la stanza, poiché dopo la colluttazione era andato tutto quando in disordine. Si sedettero sul divano intenti a leggere attentamente quel fascicolo, ed accesero il pc. erano talmente concentrati che non si accorsero minimamente che la porta ora era semi aperta ed il bambino, scomparso.

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Capitolo 4
*** Loschi piani... ***


CAPITOLO 4: Loschi piani

La pioggia non accennava di diminuire.
Intanto nella casa del Dr Agasa, quest’ultimo ad una bambina coi capelli ramati, si stavano godendo un the guardando la tv in santa pace, quando suonò il campanello di casa.
“Vado io” disse il vecchio inventore, così appoggiò la sua tazza fumante sul tavolo, si alzò dal divano e andò ad aprire la porta.
Si ritrovò davanti a sé un bambino mal ridotto, la giacchetta blu macchiata di sangue nella manica destra, il respiro affannato e tutto tremolante.
“Shinici! Cosa ti è successo?” disse preoccupato, e Ai sentendo la sua voce corse anche lei alla porta.
“Dottore…” ma non riuscì a completare la frase che cadde svenuto tra le braccia di Agasa che fu pronto a prenderlo.
“Dottore, che succede?” chiese preoccupata Ai e vedendo Conan in braccio in quello stato, gli fece cenno di metterlo nella stanza di sopra.

La pioggia cadeva incessante e piccole goccioline andavano a sbattere contro le finestre chiuse in quella stanza.
Una fioca luce filtrava dalla finestra, le tende tirate.
Piccoli frammenti polverosi s’intravedevano a contatto con il riverbero della piccola luce che filtrava dalla finestra e più in la, un letto;
tutto era buio ma sentiva che si stava svegliando. Conan aprì piano gli occhi e subito si rese conto di aver caldo.
Si mise una mano sulla fronte, scottava. Probabilmente aveva la febbre dedusse.
Il bambino cercò di alzarsi ma un giramento di testa lo costrinse a rimettersi disteso. Il suo respiro era piuttosto irregolare e dal caldo cercò di scoprirsi.
Non si accorsa che intanto Ai era entrata nella stanza e appena vide il bambino scoperto, lo ricoprì e Conan quasi si spaventò
“Ai!”
“Hai la febbre alta, ti conviene stare sotto le coperte” dicendo così glie le sistemò in modo che fosse sotterrato dal caldo piumone.
Il bambino ci vedeva piuttosto sfocato e il caldo era insopportabile. Il pigiama era bagnato e la sua fronte era imperlata di piccole gocce di sudore.
“Prendi.” Disse la scienziatina porgendogli un bicchiere e una pastiglia. Lui obbedì e si rimise a letto, sprofondando in un sonno profondo, dimenticandosi gli avvenimenti che lo avevano condotto in quello stato, e il pericolo che minacciava tutti…

Intanto, in quello stesso istante, lontano dal centro di Tokyo, in periferia, qualcuno stava architettando loschi piani.
I magazzini erano abbandonati e frequentati soltanto da gente losca e poco raccomandabile.
Tutto era deserto e la pioggia ormai non aveva risparmiato nemmeno un piccolo angolino; tutto era bagnato e qua e là si stavano formando le prime pozzanghere.
L’unico suono che si poteva udire era il ticchettio della pioggia.
Tra i vari edifici ormai abbandonati e mal ridotti, tre uomini sospetti stavano aspettando impazienti qualcuno.
La donna vestita di nero Lady Creme, se ne stava seduta su una sedia, il computer portatile in mano chiuso e ben stretto tra le bracci, insieme a dei fascicoli.
Quando il suo sguardo si posò su questi, strinse ancora di più la presa, per la rabbia per essersi fatta scappare quel bambino.
L’uomo chiamato Smilzo continuava a camminare avanti e indietro, mentre l’altro compare più grosso chiamato Cognac stava seduto, intento a tirare fiammiferi in un piccolo vasetto posto sopra un tavolino.
La stanza era fredda e prevaleva odore di muffa e chiuso.
A far loro compagnia due sedie, un tavolino entrambi arrugginiti dagli anni e ammassati alle pareti c’erano vari oggetti: pezzi di scrivanie, sedie, armadietti.
Improvvisamente un rombo di una moto li fece sobbalzare entrambi e la donna si alzò di scatto in piedi.
Dopo pochi secondi comparve una figura vestita con una tuta da motociclista, le sue curve ben avvolte dalla tuta, risaltavano.
Il nuovo arrivato entrò nel magazzino e si tolse il casco, rivelando una cascata di capelli biondi mossi, un viso di una bellissima donna, occhi di ghiaccio e sguardo penetrante: Vermouth.
“Spero che mi abbiate chiamato per una ragione valida..” disse la bella donna scocciata.
“Certamente.” Rispose la donna, orgogliosa di se.
non poteva neanche lontanamente immaginare della scoperta che aveno fatto. A lei non piaceva quella bellissima donna: troppo bella, troppo brava, troppo spavalda per i suoi gusti. In più era la preferita del Boss e loro erano entrati nell’organizzazione da pochi mesi. D’altronde dovevano rispondere a Lei,Vermouth.
“Avete svolto il compito assegnatovi?” chiese Lei
i tre s’irrigidirono.
“Abbiamo avuto un imprevisto, ma abbiamo scoperto…” ma fu interrotta
“Lo sapevo che avreste fallito. Il Capo non ne sarà contento…” disse con un ghigno Vermouth.
La donna si morse il labbro, quando gli dava sui nervi.
“Hey, dove vai?” urlò la donna a Vermouth che si era girata e si stava dirigendo fuori.
“Prima dovete concludere la vostra missione. Poi ne parleremo.”
Dicendo così si rimise il casco, accese la moto e sfrecciò via.
Il rombo della moto si faceva sempre più distante e la donna irritata da com’era stata trattata, tirò un pugno violento contro la scrivania. Si fece male ma non gli importava.
“Lady, tutto bene?” chiese Cognac preoccupato.
“Quella donna mi da sui nervi! Ma come osa rivolgersi a me in quel modo!?”
“Ovviamente puo’ farlo senza problemi.” Disse Smilzo tranquillo.
“essendo sotto suo ordine dobbiamo obbedirle, altrimenti rischiamo grosso.” Concluse.
“Non mi interessa!” urlò Lady Creme, lo sguardo arrabbiato faceva intravedere le sue rughe accuratamente nascoste col trucco.
“Dobbiamo prima concludere il compito che ci hanno affidato.” Cercò di farla ragionare Smilzo, il quale si avvicinò alla donna e gli mise una mano sulla spalla, lo sguardo sicuro e complice.
Lei lo osservò e pian piano la rabbia sbollì. Aveva un estremo bisogno di quell’uomo calmo e pacato, riusciva sempre a tranquillizzarla o a trovare la soluzione migliore. Freddo e metodico, ecco come l’aveva sempre descritto.
L’altro suo compagno invece gli somigliava di più in fatto di essere suscettibile. Ma lei non era certo impulsiva come lui.
Anche lei era un abile stratega. Certo, niente da paragonare agli altri membri che stavano più Su.
Lei chiuse gli occhi ed assunse la sua solita espressione beffarda. Si sentiva bella e sicura.
Si ricompose, prese la busta e osservò la foto del Liceale
“Non preoccuparti, presto io e te ci rincontreremo.”
Così i tre uscirono dal magazzino. Niente ombrello, non gli importava a nessuno della pioggia. Si avviarono alla macchina, una vecchia macchina d’epoca, una Daimler V8, blu lucida.
I tre salirono e si allontanarono, vero il loro obiettivo. Avevano un compito importante da svolgere per l’organizzazione, certo, un compito da affidare ai pesci più piccoli, niente di così rilevante, ma comunque importante.
Ma la donna stava già pensando alla sua prossima preda.
Avrebbe svelato l’identità di Shinici Kudo, in un modo o nell’altro. E l’avrebbe fatto con stile.
Avrebbe attuato un piano perfetto. Il suo ghigno li accompagno’ per l’intero viaggio fino al ritorno del loro covo.

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Capitolo 5
*** Un Nonno e un Bambino... ***


CAPITOLO 5: un Nonno e un Bambino

“Cosa? Conan ha la febbre?” all’agenzia investigativa del Detective Goro, Ran stava parlando con Agasa, il quale l’aveva chiamata.
“Si, esatto. È meglio che resti qui da me finchè non si riprende.” Disse l’uomo dall’altro capo del telefono.
“Certo, d’accordo. Mi raccomando, mi faccia sapere.” disse lei un po’ preoccupata e triste.
“Ma certo Ran, sta tranquilla, Ciao!” e il dottore mise giu.
Anche lei riattaccò e si avvicinò alla finestra.
Che giornata triste. La pioggia non voleva smettere di cadere e il cielo era plumbeo, coperto da nuvole grigie, cariche di pioggia.
Sospirò e decise di andare su in casa a preparare la cena per se e suo padre, il quale era uscito per una partita a Ma Jong. Di sicuro sarebbe tornato ubriaco fradicio…
“ …E dire che stasera avevo intenzione di preparare il piatto preferito di Conan..” disse sconsolata.
Già, quel bambino negli ultimi giorni si comportava in modo strano. Lo sentiva lontano, era sempre fuori casa e finito di mangiare si chiudeva in camera oppure usciva.
Sospirò e si avviò all’ uscita dell’ ufficio e salì le scale verso casa, pronta per preparare la cena.

“Chissà come mai Shinici era ridotto così…” chiese il vecchio inventore.
La sera stava calando sulla grande Tokyo e il dottor Agasa stava preparando la cena insieme alla piccola Ai.
“Non ne ho idea Dottore, ma dev’essere successo qualcosa ieri al cinema…”
La scienziatina spostò il suo sguardo sul dottore, uno sguardo accusatore.
“Dottore, lei conosce Shinici da molto più tempo di me! Possibile che non si sia accorto di niente?”
Agasa rimase colpito dalla freddezza delle sua parole e in effetti ci pensò un po’ su. È vero, Conan ultimamente era stato preso nel risolvere un caso che coinvolgeva pure l’organizzazione e già allora era strano. Sapeva che lui voleva solo distaccarsi da tutte le persone a cui voleva bene per non metterle in pericolo, eppure, dopo l’incidente sulla torre di Tokyo tutto si era risolto.
O forse no…
Forse era solo stato il preludio a qualcosa che sarebbe dovuto accadere in futuro, qualcosa di molto grande e pericoloso…
Era vero, doveva prestare più attenzione a Shinici, avrebbe dovuto captare qualcosa al cinema,poiché era più strano del solito.
Si sentì in colpa e per tutta la serata i due la passarono in silenzio.
Ai per allentare la tensione, si chiuse nel suo laboratorio a lavorare, mentre Agasa si mise al computer per studiare le sue nuove invenzioni.
Alle undici, decise di fare una pausa e ne approfittò per andare a vedere come stava il suo piccolo ospite.
Aprì piano la porta della stanza e un raggio di luce entrò illuminandone una piccola parte.
Nella stanza c’era un gran silenzio ,interrotto dal cadenzare del respiro del bambino, affannoso ma abbastanza regolare. la pioggia aveva smesso di cadere e dalla finestra si scorgevano le nuvole che ogni tanto lasciavano spazio alla falce di luna.
Agasa entrò in punta di piedi, attento a non fare rumore e si avvicinò al letto. Prese la pezzuola bagnata dalla fronte del bambino, la immerse nel carino sotto il letto ,la strizzò e glie la rimise in fronte. Sembrava che la febbre fosse calata un po’.
Shin aprì gli occhi e vide l’omone davanti a lui.
“Ho, scusami Shinici, ti ho svegliato..” disse scusandosi e in tono quasi imbarazzato che non fuggì al giovane detective.
Lui si alzò e si mise a sedere piano poiché gli doleva la testa.
“Non si preoccupi..”
Agasa lo guardò e per allentare la tensione che sentiva dentro di sé gli chiese
“Cosa ti è successo Shinici?”
Lui lo guardò e improvvisamente si ricordò del pericolo che incombeva
“Dottore…siamo tutti in pericolo.”
“Cosa?” si sedette accanto al bambino e ascoltò tutta la storia, sentendosi sempre più responsabile di tutto e cercando di nascondere le sue emozioni.
“Così alla fine credo mi abbiano scoperto…” concluse Conan.
“Ma, non è possibile…” disse sconcertato
Conan sbattè il pugno sulla coperta
“Accidenti!”
Agasa rimase in silenzio a riflettere.
“Come credi che l’abbiano scoperto? Credi sia stato…”
ma Conan lo interruppe “Irish? Non posso dirlo per certo. Ma è alquanto improbabile, se l’avesse detto a qualcuno, tipo Gin…a quest’ora non saremmo qui.”
I due rimasero in silenzio, non sapendo cosa dire. C’era tensione e un aurea di pericolo.
“Ad ogni modo non credo sia il caso di fare mosse avventate…” disse Agasa,conoscendo il carattere di Shin.
Lui non rispose.
“Aspettiamo a vedere cosa succede…”
“E secondo lei dovrei aspettare che uccidano qualcuno di voi?” lo interruppe l’ex liceale giradosi verso di lui, furente.
“No, però…” non trovò le parole giuste, così stette in silenzio, senza completare la frase.
Tra i due calò uno strano silenzio.
“Non dica niente ad Ai…”
Il Dottore annuì in silenzio.
“Ora è meglio se riposi Shinici. Domattina vedremo il da fare…” così dicendo Agasa si alzò e si diresse verso la porta, il senso di colpa era troppo e sentiva il bisogno di uscire.
“…Non può fingere con me.”
Agasa rimase immobile. Che avesse captato qualcosa? Certo che si.
“Cosa intendi?” chiese facendo finta di niente.
“Dottore, la conosco fin troppo bene e capisco quando ha qualche pensiero…” disse col suo solito tono beffardo.
“He già, non ti si può nascondere niente he!?” provò a scherzare lui.
Calò di nuovo silenzio, un silenzio imbarazzato e alla fine Agasa si decise a vuotare il sacco
“Mi dispiace Shinici…è stata colpa mia.”
“Non dica così dottore.” Disse in tono quasi scocciato
L’inventore assunse un aria triste e sconsolata, tantè che il giovane detective ne rimase sorpreso. Non aveva mai visto Agasa così.
“Ti conosco da quando eri un bambino Shinici…avrei dovuto capire la storia delle bambole, avrei dovuto sapere che quel gioco poteva essere pericoloso…” si fermò li. Non riuscì ad aggiungere altro. Conan lo guardava…era vero, loro si conoscevano da quando era nato. Era come una specie di nonno per lui, un confidente…non a caso, era stata la prima persona a cui aveva raccontato degli uomini in nero.
“Dottore, si ricordi: non si conosce mai una persona abbastanza…Cancelli i suoi sensi di colpa, perché nonostante tutto io mi fido di lei.”
Gli occhi del vecchio divennero umidi e notando l’espressione seria di Shinici, se li asciugò e scoppiò in una risata nervosa
“Ha Shinici…sei proprio un Detective!”
Lui sorrise.
“Bene, meglio andare a riposare. Devi rimetterti in fretta!” così dicendo, Agasa si chiuse la porta alle spalle.
Conan si buttò disteso sul letto, il mal di testa si era fatto più forte.
I suoi pensieri vagarono all’accaduto di due giorni prima…l’incidente sulla torre Tokyo.
Quel caso era stato molto delicato e complicato, e in più…era stato scoperto da quel tale, Irish…che purtroppo o forse per fortuna, era stato eliminato davanti ai suoi occhi. Il proiettile conficcatosi nel cuore e un fiotto di sangue uscire dal suo petto…aveva cercato di salvarlo, ma lui in fin di vita l’aveva salvato da un altro proiettile indirizzato a lui…chissà se l’avevano visto e ora gli stavano dando la caccia…eppure, già due giorni erano passati e di Gin neanche traccia.
O forse aveva mandato quei tre che l’avevano rapito.
No, non era nel suo stile. Preferiva concludere personalmente certi affari, ormai l’aveva capito…
Ma allora…perché?
Si addormentò e il suo fu un sonno agitato…


Angolo della scrittrice:
ecco il 4° capitolo!!
spero vi sia piaciuto^^
ringrazio di cuore Mangakagirl per aver letto e rencensito ogni mio singolo capitolo!!
diciamo che ormai la scrivo solo x te? xD

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Capitolo 6
*** Proteggere e Trovare... ***


CAPITOLO 6: Proteggere e Trovare...

Il giorno arrivò, splendente più che mai, le nuvole grigie avevano lasciato posto ad un cielo azzurro e ad un sole che già nella prima mattina scaldava che un piacere.
In città un viavai di macchine, autobus e gente che si affrettava per le strade, chi andava al lavoro, chi a scuola…
I bambini erano entusiasti della bella giornata estiva, così come i ragazzi.
“Ha, è proprio una bellissima giornata oggi, vero Ran?” disse Sonoko all’amica, stiracchiandosi le braccia.
“Gia!mi dispiace per Conan che non può godersela…”
“Ha, il marmocchio è a casa malato è?”
Ran annuì.
Poco distante incrociarono i Detective Boys, anche loro intenti ad andare a scuola.
“Dov’è Conan?” chiese la piccola Aiyumi
“Mi dispiace, ma è a casa del dottor Agasa con la febbre..”gli spiegò Ran
“Che peccato…” disse Mitzuhiko.
I tre amichetti si guardarono con sospetto,mentre la combriccola si rimise a camminare, le due liceali si misero a parlare dei loro discorsi, mentre i bambini discutevano tra loro d’altro,
“Manca anche Ai..” fece notare Genta
“Non trovate che ultimamente Conan si comporti in modo strano?” disse Mitzuhiko.
“Già…” Aiyumi era molto preoccupata per il suo piccolo amico, ed era triste per il fatto che non potesse vederlo.
I tre rimasero in silenzio, ognuno con i propri pensieri finchè non arrivarono a scuola e durante la giornata i loro pensieri furono dimenticati.

Drin…drin…drin…
Il telefonino di Conan lo svegliò, il quale si alzò lentamente, prese ad occhi chiusi il cellulare e rispose
Pronto..?” disse con voce sonnacchiosa
“Hei, Kudo!” l’accento tipico di Osaka risuonò nelle sue orecchie.
“..Heiji!”
“Sei vivo,Kudo!?” lo rimproverò e Conan fu costretto ad allontanare il cellulare dall’orecchio
“Hattori, puoi per favore non urlare?”
“Ha si.
Ti senti bene? Hai una voce…”
Conan sbadigliò
“Ha! eri ancora a letto he?” scherzò lui
“Piantala, non sono stato bene ieri.”
Conan si alzò dal letto ei si diresse verso la porta.
“Sei riuscito a risolvere il caso? Non mi hai più chiamato.”
“Scusami, me ne ero scordato”
“Grazie per la considerazione he? Be, ti ho chiamato anche per un altro motivo…
se non sbaglio abbiamo un incontro in sospeso io e te” e si mise a ridacchiare
“Heiji, non è proprio il momento delle visite” disse Conan strofinandosi i capelli.
“Tutte scuse…dì che non c’hai voglia di venire fin qua!” disse Heiji scherzando
Conan si diresse giù per le scale. Un altro sbadiglio. Provò a sentirsi la fronte, sembrava che la febbre fosse sparita.
“Mi senti Kudo?” urlò un Heiji impaziente
“Ti sento benissimo!” rispose di rimando Conan.
“Ok ok, senti…”
“Heiji…” la voce del bambino si fece d’un tratto seria. L’amico percepì che qualcosa non andava.
Conan stette in silenzio, non sapendo bene cosa dire.
“…Si sono fatti vivi?” chiese preoccupato
Conan sorrise amaro
“Non è il caso di parlarne al telefono.”
“Ok, ho capito. Ti raggiungo appena possibile!” e così dicendo riattaccò
“Heiji!?” provò a fermarlo, ma era tardi.
Per una volta che stacca lui, gliela faccio passare’ pensò con un sorrisetto.
Conan rassegnato, aprì la porta ed entrò in sala sotto gli sguardi curiosi di Agasa e di Ai, la quale si alzò e si avvicinò al detective, mettendogli la sua manina sulla fronte per sentirgli la febbre.
Lo sguardo impassibile di Lei, quasi severo e la vicinanza tra loro, lo fece lievemente arrossire. Quel loro contatto sembrava non terminare.
“Bene, sei guarito” disse lei con un sorriso accennato, lui annuì.
‘Sarà la febbre…’ pensò con un sorrisetto.
“Come mai non sei a scuola?”
“Che domande…perché dovevo badare a te” scherzò lei
“Spiritosa…”
La scienziatina si sedette sul divano a leggere una rivista e Conan andò a vestirsi.
Mentre era nella stanza ripensava continuamente a quegli individui.
Doveva proteggere tutti quelli con cui aveva avuto dei contatti…ma come? Da solo non poteva proteggere contemporaneamente Ran, Goro, i Giovani Detective, Agasa, Ai e magari pure l’ispettore Megure, l’agente Tagaci, Sato e tutti gli altri.
No, ci voleva una soluzione.
Si grattò la testa cercando di trovarne una, quando tra le persone che stava pensando, glie ne venne in mente una in particolare che poteva fare al caso suo.
Proprio non gli andava di chiedere aiuto, ma arrivati a quel punto poteva succedere di tutto.
Prese il cellulare e compose il numero di quella persona.
“Ponto?” rispose una voce femminile
“Salve, agente Jodie…”

La Porche nera sfrecciava a tutta velocità quel pomeriggio tra le strade del Giappone.
Al volante c’era un uomo dai lunghi capelli biondi, i suoi occhi furibondi più che mai e il vestito nero a renderlo ancor più minaccioso.
Il suo compagno seduto di fianco lo guardava con sguardo timoroso, come se volesse replicare qualcosa, ma poi cambiava idea per paura di farlo arrabbiare ancora di più.
“Senti Capo…” iniziò timoroso Vodka
Silenzio.
Nessun cenno da parte sua.
“ Non credo che in quelle condizioni dovresti…” ma Gin gli lanciò un occhiataccia che lo bloccò all’istante.
“Taci! Troverò quel ragazzino e allora lo ucciderò lentamente…gli farò pentire di ciò che ha fatto…” la sua voce era cavernosa e Vodka non replicò. Sapeva che aveva ragione, bisognava trovare il responsabile dell’incidente di due giorni prima.
Ancora stentava a crederci, per poco non ci rimettevano la vita!
Con che coraggio si era buttato dalla torre! e loro credevano che volesse farla finita.
No, invece in un attimo gli lanciò addosso qualcosa che colpì in pieno l’elicottero e lo fece precipitare, ma grazie ai paracadute di emergenza erano riusciti a salvarsi.
Si erano procurati delle ferite gravi e furono trasportati nell’ospedale dell’organizzazione di fretta.
Gin non aveva proferito parola, ma il suo sguardo di ghiaccio diceva tutto.
Aveva espresso solo chiaramente la sua opinione: era stato un ragazzino, l’aveva visto chiaramente nello scontro a fuoco, almeno, la sua sagoma piccola e minuta faceva supporre quello.
Essendo molto lontani non era riuscito a vederlo in faccia, ma si era promesso che l’avrebbe riconosciuto se se lo fosse trovato davanti. Già pensava ai tanti modi atroci per ucciderlo, una lenta agonia…
L’umiliazione e lo stupore erano compagne, insieme ad una grande rabbia…come aveva potuto farsi sconfiggere da un bambino?
No,era inaccettabile.
Erano appena usciti dall’ospedale, ovviamente senza il consenso dei medici, ma niente e nessuno poteva fermare l’ira dello spietato Gin.
Era insopportabile l’aria dell’ospedale, così decise di andarsene, seguito dal suo compagno fedele Vodka, il quale non se la sentiva di lasciare da solo il suo Capo.
Gin non era riuscito a trovare pace, non riusciva a star fermo e non agire…
A quel punto non c’era atro da fare. Bisognava chiamare Lui…cominciò a comporre quel numero sotto lo sguardo quasi impaurito di Vodka.
Quando finì di comporre il numero, si portò il cellulare all’orecchio.
Cominciò a squillare…
“Pronto!”
“Salve capo...”
“Guarda chi si rivede…”
Il Boss sorrise beffardo e riprese:
“Sono venuto a conoscenza del vostro fallimento. Non me lo sarei mai aspettato, soprattutto da un tipo in gamba come te.”
Gin si morse il labbro
“E’ appunto per questo che l’ho contattata. Vi chiedo di affidarmi l’incarico di trovare la persona che ha causato tutto questo.”
Il Boss non rispose subito
“Dunque, sai chi è?”
“E’ stato un ragazzino…”
a quel punto scoppiò in una risata giuliva
“Un ragazzino!?” chiese ridendo
A quel punto Gin era tremante di rabbia e di umiliazione
“Vi chiedo di affidarmi il compito di trovarlo e ucciderlo con le mie mani…”
Improvvisamente il Boss smise di ridere e divenne serio.
“Attento Gin, deciderò io se potrai eliminarlo tu. Se è così intelligente, prima voglio che lo porti qui da me…Vivo.”
A quel punto Gin dovette rassegnarsi alla possibilità di uccidere qualcun altro. Chiunque esso fosse.
“D’accordo…” e chiuse la conversazione, sbattendo forte lo sportellino del suo cellulare e scaraventandolo nel sedile dietro con rabbia.

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Capitolo 7
*** una piccola Oscurità e una grande Luce… ***


CAPITOLO 7: una piccola Oscurità e una grande Luce…

Venne pomeriggio inoltrato e a casa Agasa c’erano molti più individui della mattina.
Davanti al cancello vi era una macchina parcheggiata. Dentro l’abitazione cinque persone erano sedute sul divano, tutte intente ad osservare il bambino con gli occhiali, il quale era oltremodo scocciato per aver chiamato l’FBI, e aver coinvolto il suo amico Heiji, seduto di fianco a lui, spaparanzato per bene sul divano.
“Bene, ora che ci siamo tutti, vorrei spiegarvi il motivo per cui ho bisogno del vostro aiuto” disse, rivolgendosi a Jodie e James, seduti di fronte.
“ C’entra in qualche modo l’organazzione?” chiese la bella Jodie. Conan spostò lo sguardo su Ai, la quale lo guardò con uno sguardo che lo fulminò e lui annuì, ad occhi chiusi. A quel punto Lei scoppiò
“Lo sapevo! Ecco perché ieri eri conciato così! Si può sapere cosa ti passa per il cervello?” gli urlò lei, alzandosi dal divano.
“Ai…” la richiamò Agasa, facendola sedere.
“Ho bisogno che voi proteggiate tutte le persone che hanno avuto contatti con me.” La richiesta era semplice e schietta.
“D’accordo Conan, ma si può sapere cos è successo?”
“Mi dispiace, ma non posso dirvelo…”
“E come mai?” chiese seccata Ai
lui la guardò con uno sguardo severo
“Perché questa è una lotta tra me e loro e non voglio che vi immischiate.”
“Hm, comodo il signorino! rispose lei
“…Sei un incosciente…” sussurrò
“Andiamo Haibara, non vedo il caso di…”
“Ma ti rendo conto?? Gin potrebbe già averti scoperto e uccidere te o qualcun altro per vendicarsi! Non credere che dopo l’incidente sulla torre Tokyo, non sia sulle tue tracce…anzi…”
e qui Haibara assunse lo stesso atteggiamento minaccioso che ebbe al loro primo incontro e fece gelare il sangue nelle vene il povero Shin
”…Potrebbe averti già trovato e aspettando il momento opportuno, nascosto nell’ombra, pronto a sorprenderti e conficcarti una pallottola nel cervello.
O chissà, magari prima ucciderebbe la tua Ran…”
A sentir quelle parole gli venne in mente quell’incubo.

Gin e Vodka nascosti nello studio di Kogoro, Gin che lo assale, tappandogli la bocca e improvvisamente Ran comincia a chiamarlo e a scendere le scale.
Lui cerca di urlare, di liberarsi da quella presa forte e malvagia, ma è inutile.
Ran ,la sua Ran stava avviciandosi sempre più alla morte, e lui non poteva far niente.
Voleva urlarle di scappare, cercava in tutti i modi di liberarsi…
Ecco la sagoma della ragazza dietro il vetro , Vodka alza la pistola
La porta viene aperta…
L’ultimo urlo soffocato “Ran!!!!”
Il suo viso fa capolino dalla porta e Vodka pronto a sparare.


Ai stette a fissarlo, capendo dalla sua faccia di avergli fatto capire il messaggio.
“Sentite, adesso calmatevi.” Cercò di tranquillizzarli Jodie
“Senti Conan, sei soltanto un bambino, e anche se sei riuscito a cavartela sulla Torre Tokyo due giorni fa, non vuol dire che sarà sempre la stessa cosa.”
“Inoltre noi siamo agente dell l’FBI ed è il nostro compito. Mi dispiace Conan, ma non possiamo farti fare tutto il lavoro.” Rispose severo James Black, alzandosi in piedi.
Conan strinse i pugni dalla rabbia. Lo sapeva che non avrebbe mai dovuto chiamarli.
Heiji lo guardava, senza dire niente. Sinceramente comprendeva i suoi sentimenti, ma era troppo pericoloso, e aveva timore per l’amico che si cacciasse in qualche guaio o che non ce la facesse da solo.
Non seppe cosa dire, avevano ragione entrambi.
“No, mi dispiace!” a quel punto l’ex liceale si alzò dal divano con uno scatto tale che spaventò Hattori, assorto nei suoi pensieri.
“ Ho un po’ di conti in sospeso con quegli uomini, e poi conosco delle informazioni che voi non sapete!” si mise quasi ad urlare
“Cosa? Quali informazioni?” chiese James allarmato.
“Non importa…continuerò a svolgere le mie indagini da solo, vi chiedo solo di proteggere coloro che mi stanno attorno e di lasciarmi fare!” così Conan corse via senza lasciare il tempo ai presenti di fermarlo e la porta di casa sbattè violentemente.
Heiji si alzò e corse anche lui fuori per cercare di farlo ragionare.
Perché Shinici si comporta in modo così strano?’
Hattori si mise a correre per le vie del quartiere, ma dell’amico non c’era traccia.
Intanto fuori dalla grande casa, nessuno si era accorto che qualcuno li stava spiando da più fronti.
Uno di loro sorrise beffardo, contento che le sue deduzioni si erano rivelate esatte.
L’altro uomo se ne andò di soppiatto, aveva sentito abbastanza. Doveva preparare un buon piano.

Era giunta sera e a casa Agasa erano rimasti solo in tre, tutti preoccupati per Shinici.
Heiji era tornato a casa da pochi minuti, esausto dalla corsa del pomeriggio, in cerca dell’amico. Ma di lui nessuna traccia.
Si era seduto sul divano, vicino alla scienziatina, la quale leggeva un giornale come se niente fosse, ma si leggeva chiaramente nei suoi occhi che era molto arrabbiata con Shinici ed esigeva delle scuse.
Agasa intanto preparava la cena distratto e nessuno dei tre spiccicò parola durante tutta la serata.

Lui era lì, immerso nel buio e nel silenzio più totale. La casa grande era disabitata ormai da tantissimo tempo, che Shinici aveva perso il conto.
Da quanto tempo era rimpicciolito? Da quanto tempo non era più un Liceale, ma ben si un marmocchio delle elementari? Da quanto tempo aveva stretto nuovi contatti, aveva risolto nuovi casi al posto di Goro e soprattutto…da quanto tempo è che mentiva a tutti?
Già…lui era un Detective e un detective cerca sempre la verità…ma ora era lui a mentire a tutti, era lui il colpevole.
Già, si sentiva colpevole di tutto.
Si rannicchiò ancora più vicino al muro della sua stanza. Aveva bisogno di stare da solo e di riflettere.
Solo un piccolo raggio di luna entrava nella stanza e ne illuminava il letto, ormai vuoto da tempo.
Conan era lì, in un angolo rannicchiato per terra, ormai stanco. Sentiva il bisogno di urlare, di sfogarsi, di…vedere Lei…si, la sua Ran…quante bugie, quante menzogne…lei lo credeva in giro a risolvere casi e invece era lì, sempre acanto a lei, pronto a proteggerla da qualunque pericolo.
Ormai la sua identità di Shinici Kudo gli sembrava un ricordo lontano, lasciando il posto a Conan Edogawa, il bambino sveglio, il piccolo Detective…
Senza accorgersene, una lacrima iniziò a rigargli il suo visino da bambino, gli occhi nascosti dalla frangetta.
La rabbia e la delusione erano troppi.
“Maledizione!” tirò un pugno al muro, facendosi male alla mano, ma non gli importava nulla.
Improvvisamente sentì il cellulare vibrare nella tasca.
Lo prese e vide il nome di Hattori sul display. Non aveva voglia di parlare con nessuno, così lo lasciò squillare. Era la centesima volta che lo chiamava.
Passarono altri minuti, Conan non seppe dire quanto, quando improvvisamente sentì uno strano rumore provenire dal piano di sotto.
Il bambino si concentrò su quei nuovi rumori, erano dei passi.
Si nascose dietro il letto, attento a non far rumore e poi attese. I suoi battiti accelerarono e lui si maledisse per essere così agitato.
I passi, se pur felpati, si fecero più vicini e quindi più chiari all’udito.
“Shinici?” una voce familiare lo chiamò
A quel punto tirò un sospiro di sollievo e si alzò, la sua visuale ora poteva vedere l’amico del Kansai venuto a cercarlo. L’aveva trovato.
“Cosa ci fai qui?” chiese il bambino tranquillo.
Heiji assunse un espressione irritata
“Come che ci faccio qui? Ti ho cercato d’appertutto!”
“Be, eccomi qui…”
Conan si avvicinò all’ altra sponda del letto e si sedette per terra, di fianco al detective.
“Si può sapere che ti prende?”
Silenzio.
“Cos’è, vuoi scappare?” lo provocò
“Scappare? Io? Ma fammi il piacere!”
“E allora cosa prende al grande Shinici Kudo??”
“Lo sai cosa mi prende? No! Non lo sai cosa sto passando! Non sai come mi sento ogni giorno a mentire a tutti, a vivere una vita non mia!” Conan sbottò di colpo, gettò tutte quelle parole con rabbia e i suoi occhi stavano diventando lucidi.
Heiji gli andò vicino con uno scatto fulmineo, lo prese per il colletto e portò il suo viso vicinissimo al suo
“Stammi a sentire Shinici…ricordati che se non avessi mantenuto il tuo segreto, a quest ora probabilmente sarebbero tutti Morti! Capisci? Morti!
E’ vero, non so come ti senti, ma posso immaginarlo, ma ricordati…” mollò la presa e si alzò, voltandogli le spalle, poi aggiunse con voce più comprensiva
“Che in questa battaglia tu non sei solo…non puoi combattere questa battaglia da solo. Ormai siamo coinvolti tutti, io per primo e ti starò a fianco, qualunque cosa succeda…”
L’ex liceale rimase colpito dalle sue parola, poi la sua espressione cambiò in un ghigno e chiuse gli occhi. Le sue parole lo colpirono, una nuova luce si faceva strada nel suo cuore.
Sapeva che aveva ragione e che Heiji era come lui. Glie lo si leggeva negli occhi che ormai nessuno l’avrebbe fermato nell’aiutarlo in quella battaglia.
Capì che ormai erano giunti quasi alla fine, presto ci sarebbe stato uno scontro all’ultimo sangue e aveva bisogno di tutte le forze a lui disponibili per riuscire a fermare l’organizzazione.
Che stupido! Era stato un egoista! Erano coinvolte altre persone e se avesse fallito…avrebbero perso la vita! Doveva riuscire a fermarli, non solo per lui, ma anche per tutti quelli a cui voleva bene.
Doveva tornare a essere il liceale detective Shinici Kudo.
Heiji si sedette accanto al suo amico e vi comprese che aveva recepito il messaggio.
“Grazie Hattori…”
lui emise un ghigno soddisfatto.
“Certo hai dei modi piuttosto rudi, ma ho recepito il messaggio.”
“Be, l’importante è quello, no?” gli fece l’occhiolino
I due detective rimasero seduti li per terra, ognuno con i propri pensieri e la consapevolezza che presto ci sarebbe stata la battaglia finale.
Ora Shinici non è più solo…ma aveva accanto a se un compagno formidabile, che gli sarebbe stato vicino in ogni momento.
Quanti ricordi passati insieme! Ormai il loro legame era mistico, si potevano capire con una semplice occhiata. Erano due geni, due grandi Detective.
I nostri due eroi si alzarono e insieme si diressero verso la porta, pronti per una nuova battaglia.

Piccolo angolino della scrittrice:
Bhe, che ve ne pare??
ultimamente, devo dire che mi stavo buttando un pò giù, poichè la mia ff non viene seguita da anima viva...xD apparte da mankagagirl che ringrazio, insieme ad altre persone ^ ^
ma non importa, perchè a me piace scrivere e voglio finire questa ff,poichè ho altre ideuzze in mente...
mhuahahahaha!!! xD
grazie a mangakagirl che legge e recensisce, e a tutti quelli che la leggono, ^^ Grazie!!!!
dal prossimo capitolo ci saranno sorprese....*-*

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Capitolo 8
*** Preludio... ***


CAPITOLO 8: Preludio…

Come richiesto da Conan, ora ogni uomo dell’FBI sorvegliava a distanza e senza farsi notare, chiunque fosse venuto a contatto con lui, a cominciare dai Detective Boys, gli agenti di polizia, Sonoko, Kogoro, Kazuha (che attualmente era ad Osaka) e Ran.
Ovviamente tutti ne erano ignari, solo Conan ed Heiji se ne accorsero. Agasa e Ai lo sapevano e quest’ultima non era felice affatto, anzi, questo non fece che crescere l’irritazione che aveva nei confronti di Shin, e i due non si erano più rivolti la parola.


La porta di casa Mohri si aprì e Ran corse verso l’entrata tutta felice, sperando fosse Conan
“Conan! E ci sei anche tu Heiji?” esclamò la Karateka tutta contenta, poi vedendo l’espressione indecifrabile sul volto del bambino, assunse subito un aria preoccupata
“Conan…ma che cos hai?”
Noi riusciva a guardarla in faccia. Il suo viso, così dolce, pronta a fare qualunque cosa per gli altri, subito a tendere una mano d’aiuto al prossimo, era troppo in quel momento.
Abbassò lo sguardo, andando verso il tavolino, accese la tv e poi gli rispose
“Niente Ran, sono solo stanco..”
Heiji lo guardò di sott’ecchi, poi si rivolse a Ran,
“Abbiamo avuto una giornatina movimentata!”
“He?”
Improvvisamente Heiji sentì il suo cellulare vibrare nella tasca dei pantaloni, così lo prese e ripose
“Chi parla?”
Ran si avviò in cucina per preparare la cena.
“DOVE DIAVOLO SEI??” urlò dall’altro capo una Kazuha incollerita
“Come dove sono? A Tokyo!”
“APPUNTO! BRUTTO DETECTIVE DA STRAPAZZO! Potevi anche dirmelo, così avrei rivisto Ran!!”
“E non urlare!!”
Conan si girò per lancire un occhiata interrogativa all’amico, che decise di scendere in ufficio per avere un po’ più di privacy.
“Io urlo quanto mi pare e piace! Questa non te la perdono…”
Silenzio.
Scese le scale buie e in quel momento gli sembrò di sentire l’amica piangere
“Eddai, guarda che domani torno!”
“Se ti sono d’intralcio, allora dimmelo e non ti starò più tra i piedi.”
“Ma no Kazuha, che stai dicendo?”
“La verità Heiji!”
“Kazuha, senti…” in quel momento sentì chiaramente la povera ragazza piangere. Piangeva per lui? Perché?
“Perché non capisci?…” e mise giu.
Le donne…un mistero ignoto…
Tirò un sospiro rassegnato e salì le scale, aprì la porta e andò a sedersi vicino a Conan, il quale lo guardò con la coda dell’occhio e vide la sua espressione vuota. Sorrise amaramente e si rimise a guardare la tv.
La cena fu consumata in religioso silenzio, senza il Detective del Kansai che dava spiegazioni di cucina, o senza Goro che urlava alla tv alla sua amata Yoko Okino.
Anzi, per dirla tutta, il detective dormiente era ancora a giocare a Ma Jong.
Durante la cena, Ran continuava a fissare i due a tavola con lei.
“Insomma, si può sapere che vi prende?” sbottò in un colpo, facendoli tornare alla realtà.
“Cosa? Noi? Niente!” cercarono di scusarsi in coro.
Ran tirò un sospiro, prese i piatti sporchi e andò verso la cucina.

La notte calò, accompagnata da un cielo stellato e una bellissima falce di luna.
Tutti dormivano in casa Mouri, o quasi…
Conan continuava a girarsi e rigirarsi nel suo fotun, così decise di andare in sala a vedere se l’amico Hattori era sveglio.
Aprì piano la porta, attento a non svegliare Goro, uscì e la socchiuse.
Sentì il respiro del ragazzo del Kansai nel futon, così si mise a camminare in punta di piedi per non svegliarlo.

Anche la Karateka non riusciva a dormire.
Si mise a sedere sul letto e il suo sguardo cadde sulla foto che c’era sulla scrivania: due ragazzi sorridenti al Tropical Land, Lei e Shinici.
Già…Shinici…chissà come stava, che cosa stava facendo, ma soprattutto dov’era?
Poi di colpo un flash back di qualche giorno prima sulla Torre Tokyo
Lei era semi svenuta e la sua voce gli disse di stare li ferma e che ci avrebbe pensato lui…
Ma come faceva a sapere che lei era lì e che era in pericolo?
Prese d’istinto il cellulare e cercò nella rubrica il suo numero.
Rimase a fissare il piccolo display per qualche secondo, indecise se chiamarlo o no.
Guardò l’ora che segnava le 2.00 della notte.
Di sicuro stava dormendo pensò.
Dispiaciuta e rassegnata rimise il telefonino al suo posto e si buttò nel letto, decisa a prendere sonno.

Il cellulare di Gin squillò improvvisamente, costringendolo a mettersi la sigaretta nell’altra mano e a prendere il piccolo oggetto squillante.
“ Pronto?”
“ E’ tutto pronto Gin” disse una voce maschile
Quella frase riempì Gin di una felicità pari alla follia e il suo sorriso si allargò ancora di più.
“Molto bene…” e chiuse la telefonata
“Chi era Capo? Chiese Vodka incuriosito nel vedere il suo compagno tanto felice
“Era l’ultimo biglietto d’andata per l’inferno per quel piccolo bambino…” disse con voce cavernosa. Buttò la sigaretta ormai consumata e ancora accesa, un rivolo di fumo si levava in aria, lasciando che la porche nera la lasciasse lì, a consumarsi pian piano fino a spegnersi.


Angolino della scrittrice:
Bene, nel prossimo capitolo vi dico che ne vedremo delle belle!!
spero vi sia piaciuto questo capitolo ^ ^
Ringrazio di cuore che mi segue e chi recencisce!!
Grazie a Mangakagirl e a Superlove =)
all prossimo chap!!

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Capitolo 9
*** L'Attacco! ***


CAPITOLO 9: Attacco

La sveglia era prevista per le sette a casa del detective Goro, così tutti si alzarono pigramente, baciato da un sole mattutino caloroso.
Ran preparò la colazione per tutti, Heijii spostò il suo futon e tutti si sedettero a tavola, affamati ed assonnati.
Fuori splendeva un bel sole caldo.
-“ Ti va di accompagnarci a scuola Heiji?” domandò la karateka, mettendosi in bocca un pezzo di riso.
Lui alzò lo sguardo incollato alla ciotola e la guardò d’apprima con aria interrogativa, poi rispose
“ma certo!”
Lei sorrise e poi si rivolse a Conan
-“Sei contento?”
-“Certo!” rispose con la sua solita aria da bambino innocente.
Ran fu sollevata di vederli di umore migliore del giorno prima,ma quella sensazione che l’accompagnava da giorni non voleva abbandonarla.
Quando ebbero finito di mangiare si avviarono per le strade ormai animate dai Giapponesi intenti nei propri affari.
Conan, Heiji, Ran e Sonoko stavano camminando verso scuola, le due liceali contente di quella magnifica giornata, quando arrivarono anche i giovani detective, sempre allegri e sorridenti di prima mattina.
Tutti iniziarono a chiacchierare allegramente, perfino Heiji, che cercò di distrarsi; a Kazuha ci avrebbe pensato più tardi.
Ai era dietro di loro e non gli fuggì l’occhiata furtiva di Conan il quale si voltò immediatamente poco prima che i loro sguardi s’incrociassero.
Fu un attimo, un battito di ciglia, gli parve che in quel millisecondo Ai lo abbia guardato con uno sguardo pieno di rancore, così decise di far finta di niente.
Durante la camminata i due si evitarono, e a poco a poco qualcosa dentro l’ex liceale stava crescendo; una strana sensazione.
Improvvisamente si alzò una folata di vento che prese alla sprovvista tutti.
Ad un passante volò via il giornale che teneva in mano, ad una signora invece scivolò il capello si finto vimini che aveva in testa.
“Accidenti, che folata!” esclamò Ran
“Gia…speriamo non venga su brutto tempo. Forza, affrettiamoci!” rispose l’amica.
Il bambino con gli occhiali si guardò intorno, cercando di scacciar via quella sensazione che non se ne voleva andare, ma anzi, rimase a fargli compagnia.

Non poco lontano dalla comitiva, per le strade una Porche nera percorreva le strade della grande metropoli a velocità spedita, quasi la macchina fosse arrabbiata tanto quanto il guidatore: quest’ ultimo aveva dipinto sul volto un sorriso compiaciuto, il suo sguardo lasciava trasparire pazzia pura.

La combriccola arrivò a scuola e le due liceali andarono verso l’entrata del Liceo Teitan, mentre i bambini, alla scuola elementare.
“Mi raccomando Conan, fai il bravo bambino che oggi verrò a prenderti!” lo prese in giro Hattori con un sorriso furbo, che fu ricambiato da un occhiataccia da parte di Shin, mentre i bambini scoppiarono in una risata maliziosa.
“Andiamo…” disse scocciato.
La scienziatina gli si avvicinò e si mise a camminargli di fianco, lui, sorpreso, non disse niente.
Arrivarono all’entrata della scuola, salirono le scale e finalmente arrivarono in classe.
Tutti i bambini entrarono e si sedettero nei propri posti, cominciando a parlare contenti con i propri amici.
Conan e Ai si sedettero nei proprio posti, senza spicciare parola.
Ai tirò fuori con calma i suoi quaderni, perfettamente ordinati, Conan si mise con la testa appoggiata ad un braccio ad osservare ciò che succedeva intorno a lui. Ma la sua testa, i suoi pensieri, erano altrove.
C’era troppa calma…non era normale che l’organanizzazione fosse sparita, che quei tre nuovi membri che l’avevano rapito non si fossero ancora fatti vivi.
La Maestra entrò e gli allievi si sedettero dopo averla salutata, pronti a cominciare un'altra lezione.
Passò un ora tranquilla e in quell’ asso di tempo, il cielo si era riempito di nuvole grigie e bianche, il vento si era alzato e le folate si erano fatte più frequenti.
La maestra uscì un attimo dall’aula e i ragazzini si alzarono e molti si avvicinarono alle finestre
“Avete visto? Sta arrivando il brutto tempo…” si lamentò Genta.
Anche i Detective Boys si erano affacciati alle grandi vetrate della classe.
“Già…mi sa che oggi pomeriggio ci toccherà rinchiuderci in casa.” Disse sconsolata Aiyumi.
Conan, che li stava a guardare, dando le spalle alla finestra, si girò per ammirare il cielo ormai plumbeo, ma qualcosa attirò la sua attenzione, lo fece paralizzare, il suo corpicino iniziò a tremare di terrore, i battiti accelerarono, quasi il suo cuore volesse uscire.
‘ No…’
Dall’ altro lato della scuola, vicino al marciapiede vi era parcheggiata una macchina, una Porche che Conan conosceva molto bene.
Il cuore accellerò i suoi battiti, Conan divenne rigido come una statua, gli occhi fissi, spalancati verso quella vettura della morte.
‘ Non è vero…no, non può essere…’
Gli sembrò che il tempo si fosse fermato. I bambini continuavano a chiacchierare allegramente intorno a lui, incuranti del pericolo a loro vicini.
La maestra stava entrando in classe e richiamò i bambini, invitandoli a sedere per iniziare la lezione.
Lo sguardo del bambino era fisso su quella macchina e sui due individui appoggiati ad essa.
Li poteva vedere chiaramente, i loro sorrisi e lo sguardo folle di Gin.
I bambini presero posto nei propri banchi.
Conan si ridestò, il suo cervello e il suo sangue freddo tornarono in funzione, azionò i suoi occhiali per vederli più da vicino. Qualcosa aveva catturato la sua attenzione.
La mano di Gin stringeva una piccola forma che riconobbe come un piccolo telecomando.
‘ No!’
Non c’era un secondo da perdere.
La signora Kobayashi, notando Conan ancora alzato e non al suo posto lo rimproverò
“Conan, tutti i tuoi compagni sono già seduti e…” ma non ebbe tempo di finire, poiché accadde tutto troppo in fretta…
Il bambino si girò terrorizzato verso di lei urlando
“Presto, faccia evacuare…”
Poi uno scoppio e tutto l’edificio tremò.
I bambini furono presi dal panico e si alzarono dai loro posti.
La maestra aprì la porta, per capire da dove provenisse quella forte esplosione.
Nell’ala sud della scuola si poteva intravedere del fumo seguito dalle fiamme.
Presto il corridoi fu preso d’assalto dai maestri e alunni, che si affacciarono alle vetrate per cercare di scoprire la causa di tutto.
Il panico prese il sopravvento di tutti, i maestri cercarono di mantenere la calma e di portare i bambini fuori in giardino.
C’era chi chiedeva di chiamare i vigili del fuoco, chi di portare fuori i bambini…
“State tranquilli, ora usciremo da qui.” Disse la signorina Kobayashi accucciandosi vicino agli amici di Conan.
L’incendio si stava propagando a vista d’occhio, i maestri e tutto il personale cercava di coordinare l’uscita ordinata dei bambini. I vigili e l’ambulanza erano stati chiamati.
Mentre erano in fila Ai rimase indietro, così si fece largo tra i compagni per raggiungere il bambino con gli occhiali che appariva e scompariva tra la folla.
Finalmente arrivò e lo prese per il polso, facendolo voltare di scatto
“Cos…”
“Si può sapere che cosa sta succedendo?” chiese con espressione seria
“Non lo immagini?”
Lei rimase immobile a guardarlo, iniziò impercettibilmente a tremare.
“Sono loro…”
Conan chiuse gli occhi e si voltò.
“Coraggio, usciamo da qui.” La prese per la manina e insieme seguirono la loro classe che si era allontanata parecchio.

Angolino della scittrice:
Ebbebe, che ve ne pare??
Pare proprio che Gin abbia trovato il nostro Conan...
che cosa avrà in mente? avrà scoperto la sua vera identità?? >.<
spero vi sia piaciuto anche questo capitolo!
mi piacerebbe sapere la vostra opinione, è imporante per me, in modo da poter correggermi e migliorarmi ^ ^

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Capitolo 10
*** Dove siete? ***


Capitolo 10: …Dove Siete?

Intanto in giardino, tutte le classi stavano facendo l’appello e i maestri pregavano che ci fossero tutti
“Ci siete tutti bambini?manca qualcuno?” chiese la Kobayashi
I detective boys si guardarono attorno, facendo un orribile scoperta: qualcuno mancava all’appello.
“Maestra!mancano Conan e Ai!” urlò Aiyumi preoccupata
Alla signorina venne quasi da svenire e subito si girò verso l’edificio ormai una buona parte inghiottita dalle fiamme rosse.
“Maestra, magari si sono persi tra le altri classi.” Provò a suggerire Mitzuhiko
“Facciamo così, Aiyumi tu rimani qui, io e Genta andiamo a cercarli, ci teniamo in contatto con le spille”
La bambina annuì con sguardo deciso e i due amici si misero a correre per il cortile, mischiandosi tra le classi.

Intanto il Detective del Kansai, ignaro di tutto, se ne stava passeggiando tranquillamente per la città. Di stare in ufficio con un Goro ubriaco, a guardare la sua Yoko cantare, non se ne parlava proprio.
All’improvviso sentì delle sirene in lontananza, così il suo istinto di Detective ebbe il sopravvento e si fermò a cercare la fonte di tale baccano.
Ascoltando meglio si accorse che erano sirene dei vigili del fuoco e dell’ambulanza
“Chissà cosa sarà successo…”
Qualcosa cominciò a vibrare nella sua tasca dei pantaloni, il suo cellulare.
“Mamma mia, ma non si può stare tranquilli un attimo!” disse prendendo l’aggeggio che squillava e rispose con un secco
“Pronto?”
“Heiji!” una voce allarmante dl un bambino lo mise subito in allerta. Poi non sa neanche lui come, collegò le sirene al suo amico.
“Shinici, tutto a posto??”
“No. Ti prego, Vieni subito qui a scuola e proteggi Ran!”
“Come? Ma che stai…” ma cadde la linea
“Idiota! Perché hai messo giu!?” e si mise a correre a più non posso.
Perché dovrei proteggere Ran? Da cosa da chi?…
Chi…’ Fu quell’ultima domanda ad accendere uan lampadina nella sua mente.
Si fermò in mezzo alla sua folle corsa e subito comprese che forse doveva trattarsi di Loro…L’organizzazione!
Ricominciò a correre e le sirene dei vigili si fecero più vicine. Si stavano avvicinando!
‘ Perfetto!’
Quando vide i grossi camion ormai di fianco a lui, si mise a correre più veloce, poi con uno scatto balzò sulla scaletta di fianco al camion dei pompieri e questi allarmati iniziarono a inveire contro il ragazzo dalla carnagione scura.
“Hey tu!ma sei pazzo!? Scendi subito!”
“Mi serve un passaggio!”
“Esistono gli autobus e la Metrò!!” gli urlarono
Un bambino, vedendo tutta la scena, gli si illuminarono gli occhi e urlò alla madre che lo teneva per mano
“Wow!anche io voglio!!”
E intanto il camion sfrecciava a tutta velocità verso la scuola, dove stava avvenendo il finimondo.

Accanto alla scuola elementare, gli studenti licelali si allarmarono a vedere quello spettacolo.
Il cielo ormai nero avanzava, coprendo il cielo limpido della mattina, il vento impetuoso aveva cominciato a soffiare fortissimo, spostando le fiamme e propagandole al di là della costruzione.
Gli insegnanti allarmati fecero evacuare pure il loro istituto, e gli studenti corsero fuori per strada, allarmati, impauriti.
“Conan!!” Ran urlò disperata vedendo quello spettacolo. Il suo istinto le disse di correre, Conan era in pericolo, se lo sentiva. Si cacciava sempre nei guai e qualcosa le diceva che ne era coinvolto.
Sonoko fermò l’amica con tutta la forza che aveva.
“Ran ,ma cosa fai?”
“Devo andare a…salvare Conan!”
“Ma cosa stai dicendo?”
A quel punto la karateka si calmò e Sonoko mollò la presa.
“Sento che è in pericolo…”
“Ma va la, vedrai che è in cortile insieme agli altri bambini. Stai tranquilla!”
Ma lei non era del tutto convinta, così si limitò a guardare quell’edficio in fiamme, il cuore che martellava forte nello sterno.
‘ Shinici…ho bisogno di te…’
Sentiva il bisogno irrefrenabile di sentire la sua voce, così prese il cellulare, cercò il suo nome nella rubrica e schiacciò il tastino verde per avviare la chiamata.
Il cellulare non emise alcun suono.
Partì la suoneria.
Riattaccò, ancora più sconsolata e arrabbiata, mettendosi l’aggeggio in tasca.

Aiyumi intanto scrutava all’orizzonte in cerca dei due amici spariti., ma di loro nessuna traccia.
“Conan…dove sei? Ai…” la piccola bambina aveva le lacrime agli occhi.
Tutti gli adulti intorno a lei erano allarmati per la scomparsa dei due bambini, ma non riuscivano ad entrare nell’edificio che ormai era inagibile, almeno per loro.
La signorina Kobayashi era scoppiata in un pianto isterico, sedendosi per terra.
Il senso di colpa era troppo forte, tantè che cominciarono a temere un attacco isterico da parte sua.
“E’ colpa mia! Non sono stata capace di salvarli tutti!!” qualcuno cercava di incoraggiarla con delle pacche sulla spalla, e qualcuno ricordò che i vigili stavano arrivando e ci avrebbero pensato loro a salvarli. Ma questo non bastò a rincuorarla.
 Angolino della scrittrice:
Scusate, mi ero accorta ora che avevo fatto casini con i capitoli >.<

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Capitolo 11
*** Inferno! ***


CAPITOLO 11: Inferno

Intanto, dentro la struttura l’incendio si stava propagando, i muri cedevano e pezzi d’intonaco si staccavano dai muri e pure il soffitto iniziò a creparsi e a dare i primi segni di cedimento.
Faceva caldo, troppo, così Conan si sbottonò la mogliettina.
Aveva perso Ai.
Durante la corsa una parete aveva ceduto e i due si erano divisi, così ora era bloccato la dentro a cercarla.
“Ai! Dove sei?” per fortuna c’era poco fumo e di ossigeno cen era ancora, ma doveva sbrigarsi. Si guardò intorno, ma nulla.
Una nuvola di fumo stava avanzando verso di lui, ma intravide qualcos’altro; vi scorse una figura alta e snella che avanzava verso di lui.
Conan rimase immobile, i sensi all’erta, in posizione, pronto a scattare.
“Ci si rivede…” una voce familiare.
Presto la figura prese contorni ben definiti e si mostrò per quello che era.
Un uomo alto, magro, vestito di nero dalla testa ai piedi.
Smilzo.
Ma non era solo. Notò che reggeva qualcosa nel braccio.
Con la mano sinistra gli teneva puntata una pistola, con l’altra reggeva una bambina dai capelli ramati che guardava l’amico, lo sguardo evidentemente preoccupato e impaurito.
“Ai!” Gridò il bambino
“Sai, si era persa…”
Conan digrignò i denti dalla rabbia
“Lasciala andare!” ma sapeva sarebbe stato inutile.
‘ che sappia anche la sua vera identità?’
“Facciamo così…”
mise giù per terra la piccola scienziatina, puntandogli la pistola alla testa.
L’ex liceale iniziò a sudare freddo. Poteva minacciarlo quanto voleva, ma non i suoi amici. Non lei.
“ Facciamo uno scambio equo…io lascio andare la tua amichetta, e…tu verrai con me.”
Conan non rispose subito, ma stesse a fissarlo con uno sguardo pieno di odio.
“Ok, va bene!” rispose con rabbia
“No!” protestò la bambina
“Ma lasciala andare subito!”
Il fumo intanto stava colmando tutto il corridoi e il caldo aumentò. Il fuoco si stava avvicinando.
“Vieni verso di me, lentamente, le mani in alto. Non c’è bisogno di ricordarti che se farai un passo falso…bang!”
Conan ubbedì, alzò le mani e si avviò verso il nemico.
Era fatta. Tra poco sarebbe stato faccia a faccia con Gin. I suoi amici sarebbero stati salvati e protetti.
Poteva dargliene quante ne voleva, a tutti loro.
Lo invase una strana forza…adrenalina mista a rabbia e voglia di prenderli e sbatterli in cella.
almeno non sanno la vera identità di Ai…’ si rincuorò.
Il bambino con gli occhiali avanzava lentamente, mentre guardava quell’uomo con uno sguardo di sfida, misto a rabbia.
Ai era ferma immobile.
Quando Conan fu a un passo da lei, gli sussurrò alcune parole
“Mi dispiace Shinici…”
Lui si girò e cercò di scrutarle lo sguardo ,ma i suoi occhi erano coperti dalla frangetta. Riuscì comunque a intravedere un piccolo luccichio.
‘sta piangendo…’
“Bene, tu te ne puoi anche andare!” così dicendo spinse con una mano Ai che si ritrovò per terra, qualche passo avanti.
Purtroppo non si accorsero che il fumo ormai aumentava, la vista si annebbiava ed iniziarono a tossire per mancanza d’ossigeno.
Smilzo puntò l’arma alla testa del bambino, poi gli diede uno schiaffo in faccia che lo fece volare contro il muro, sbattendo forte la testa.
Ora l’uomo gli era addosso, lo bloccò con una mano.
“Nessun rancore…”
Poi prese il suo cellulare e digitò tre volte, poi si mise il ricevitore all’orecchio e dopo pochi istanti rispose
“Preso!” con tono soddisfatto.

Gin, che era stato spettatore dell’incendio, sghignazzò di felicità.
Di fianco all’auto di Gin ora c’era quella di Lady Creme, anche lei insieme all’altro suo compagno in piedi, ad osservare lo spettacolo in prima fila.
“Bene…hai fatto un buon lavoro.”
Tirò fuori la mano dalla tasca e la mise in alto.
La donna vide che teneva qualcosa in mano e subito si allarmò
“Aspetta! Che cosa vuoi fare?” cercò di fermarlo, ma Vodka, più veloce e più robusto, la fermò senza problemi.
“Addio…” e schiacciò di nuovo il pulsante del telecomando.
Ci fu un'altra esplosione e questa volta fu più forte, più violenta.
Schegge di vetri, cocci di pietra si levarono in aria e Gin e Vodka salirono sull’auto e se ne andarono., sentendo le pattuglie della polizia in lontananza.
La donna rimase lì, immobile, lo sguardo fisso sulla struttura ormai incendiata del tutto.
Il suo compagno cercò di scuoterla, ma fu inutile.
“Forza…dobbiamo andarcene!lo so che è dura, ma ormai è andato.” Mentre gli diceva quelle parole, la mise di forza nella macchina e partirono anche loro a tutto gas.

Questa volta l’esplosione fu più violenta e il rumore assordante. Conan cercò di coprirsi con le mani, poi sentì qualcosa di pesante cadergli addosso e quando riaprì gli occhi aveva addosso a se Smilzo. Cercò subito con lo sguardo la piccola amica e la richiamò a se, così lei corse senza indugi da lui.
Si accorse di avere ferite da taglio lungo il corpo, ma cercò di non darci troppo peso.
Conan si fece scudo con il corpo dell’uomo e strinse forte a sé l’amica.
Quanto avrebbe voluto che la stringesse sempre così! D’un tratto l’arrabbiatura che provava nei suoi confronti svanì. Si sentiva al sicuro tra le sue braccine, anche se erano braccia di bambino, ma per un attimo gli sembrò di vedere un ragazzo di diciassette anni, lui, Shinici. Le sue braccia forti, il suo sangue freddo, a proteggerla.
Quando tutto si fu calmato, Lui mollò la presa e tirarono un sospiro. Ai si riscosse.
“E’ morto?” chiese lei
“No, è svenuto. Dev’essere stato colpito da quel macigno” disse indicandolo a pochi passi da loro.
L’uomo sanguinava copiosamente, ma cercò di alzarsi e balbettò qualcosa.
“Non sforzarti…ora ti tiriamo fuori da qui.” Così lo prese sotto i bracci,ma era troppo pesante nonostante la sua corporatura minuta, così Ai corse in loro aiuto.
“Sono…sono stato tradito…” sussurrò per la fatica.
“Non sei il primo…” disse amaramente Conan.
“Perché…mi state…aiutando?”
“Non posso permettere che anche tu muoia!” rispose il bambino, riferendosi a Irish. Ma Smilzo, non lo capì e continuò a parlare.
“Sei…un Detective in gamba…altruista.”
I due bambini erano quasi a metà corridoi e già faticavano a portarlo via.
Poi un altro tremolio. L’edificio stava chiaramente per cadere in mille pezzi
Poi un altro rumore.
I due bambini si girarono e tra il fumo videro spuntare tre vigili del fuoco, insieme ad un ragazzo con il berretto e la carnagione scura.
“Osaka!” esclamò con sorpresa Ai
“Hei, ho un nome!” disse offeso.
Conan cercò di alzarsi,ma gli uscì una smorfia di dolore.
“Shinici, stai bene?” chiese Heiji preoccupato.
Poi iniziò a tremare tutto. L’edificio era ormal al limite.
Ecco che arrivò una vampata di fuoco che fece arretrare tutti.
I vigili presero Smilzo sotto braccio e intimò il ragazzo e i bambini di seguirli. Heiji prese in braccio Conan, pieno di ferite, mentre Ai veniva presa dal terzo uomo.
Insieme corsero per la strada aperta poco fa proprio da loro,ma il passaggio era ostacolato da varie macerie cadute poco fa e il fuoco e caldo si erano fatti più intensi.
Con grande difficoltà riuscirono ad uscire e per loro respirare aria fresca fu una gioia immensa.
“Fu…aria fresca!” esclamò Heiji sollevato. Ai venne messa giù e il vigile andò ad aiutare i suoi compagni a spegnere l’incendio.
Aiyumi, Genta e Mitzuhiko raggiunsero i loro amici salvati, la piccola bambina aveva le lacrime agli occhi.
“State bene??” chiese Mitzuhiko
“Certo, grazie ad…Hattori” si corresse all’ultimo Ai
Lui la guardò male, poi mormorò a Shinici qualcosa, ma si accorse che non gli rispose e sentì il suo corpo più pesante.
“Sh…Conan?…Conan??”
riuscì a contorcersi il collo e vide l’amico svenuto.
L’ambulanza portò d’urgenza in ospedale sia Conan che Smilzo, il quale fu messo sotto stretta sorveglianza dalla polizia, non conoscendone l’identità.
La signorina Kobayashi pianse dalla gioia nel vedere i due bambini sani e salvi. Be, sani mica tanto, feriti, ma comunque vivi.

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Capitolo 12
*** Addio, Detective Boys... ***


Capitolo 12: Addio, Detective Boys…

Ormai la notte era calata su quella giornata intensa.
La scuola era ridotta ad un cumulo di macerie, i bambini furono portati a casa dalle loro famiglie, ricevendo scuse da parte della scuola.
Ma in fin dei conti non era colpa loro.
Ma colpa di uno spietato assassino di cui nessuno ne conosceva l’esistenza e la propria identità.
L’Fbi arrivò in ospedale e il caso fu archiviato dalla polizia e passato nelle loro mani.
Smilzo era stato messo in una stanza sotto stretta sorveglianza ed era in uno stato pietoso, in stato incosciente.
Conan era stato messo in una stanza distante dalla sua.
Dentro a fargli da veglia c’era Heiji che aveva insistito per stare dentro con lui.
Quando Conan si svegliò, non riuscìì subito a capire dov’era.
La stanza era buia, immersa completamente nel buio della notte, senza neanche una lucetta soffusa a fargli compagnia.
Il bambino cercò di alzarsi, ma gli prese una fitta d’appertutto, un giramento di testa fortissimo, ed ecco che si ributtò subito sul letto.
Si accorse di essere stato bendato, le ferite gli bruciavano un po’, ma la sua mente subito si fece all’erta.
“Shinici!” la voce dell’amico gli fece capire che non era da solo, e subito lo cercò con lo sguardo nel buio, vide due occhi verdognoli farsi vicino a lui.
“Heiji…” si stupì della sua voce flebile.
“Come ti senti? Ha, aspetta, vado a chiamare un infermiera.”
Non diede l’occasione all’amico di ribattere che già era fuori a cercarla.
La porta aperta illuminò quella stanza e si accorse che era molto grande. Il suo letto, in centro stanza, attaccato al muro.
Subito qualcuno entrò nella sua stanza che riconobbe subito.
Il suo viso traspariva preoccupazione e paura, i suoi occhi lilla erano lucidi per il pianto.
“Ran…”
“Conan!” subito la ragazza gli si gettò al collo, abbracciandolo stretto, facendo mugugnare il detective dal dolore, così lei si ritrasse subito, scusandosi.
“Come stai?” gli chiese dolcemente, mischiando il tono con una nota di preoccupazione
“Bene Ran, tranquilla…” mentì il giovane detective.
Sentiva il bisogno di andarsene da lì, per non mettere in pericolo i suoi cari.
Sicuramente Gin sarebbe arrivato presto a cercarlo e si sarebbe vendicato non solo su di lui, ma anche su tutti loro.
“Si può sapere perché non sei uscito subito dalla scuola in fiamme??” ora Ran era furiosa.
Conan la guardò con fare interrogativo, così lei capendo i suoi timori gli rispose
“Mi hanno raccontato tutto! Ora…esigo una spiegazione!"
“Ecco…io…”
gli venne un idea.
“Ai era rimasta intrappolata e io volevo salvarla…” gli disse con fare innocente, sperando che lei ci cascasse. In fondo era metà verità. Cosa mai poteva fare una bugia in più?
Ran lo guardò per qualche secondo, il suo sguardo da arrabbiato, si fece dolce e serio.
“Conan…”
Per sua fortuna arrivarono subito Heijii con un infermiera che visitò il bambino, ritenendo opportuno di tenerlo in osservazione per quella notte.
Subito dopo entrarono Goro e Sonoko per vedere come stava.
“è bene che riposi. Può stare solo uno di voi ad assisterlo questa notte.” Disse l’infermiera, e Ran subito si offrì volontaria.
“No…” disse serio il bambino, lo sguardo rivolto in basso.
Lei lo guardò stranita. I suoi sospetti che qualcosa non andasse si fecero più intensi.
Poi Conan spostò il suo sguardo su Ran, uno sguardo supplichevole
“Io voglio Heiji-chan!!” disse in tono infantile.
Lei rimase sorpresa.
L’amico gli resse il gioco.
“E’ normale che voglia me al suo fianco!” si avvicinò al bambino e gli scompigliò i capelli
“Ci vuole un maschietto…giusto?” continuò lui, in tono scherzoso.
“Ma certo!” disse lei in tono sereno. Ma in fondo, sentiva che quei due nascondevano qualcosa.
“Allora noi andiamo…a domattina!” li salutò, e si chiuse la porta alle spalle.
I due tirarono un sospiro di sollievo.
“Grazie mille Hattori.” Gli disse in tono riconoscente.
“Figurati!” gli fece l’occholino.
Poi qualcuno bussò alla porta, i due subito si misero all’erta.
“E’ permesso?” chiese una voce da bambina, in tono adulto. I due la riconobbero.
“Si.”
Dalla porta fece capolino Ai, insieme ai giovani Detective.
“Come stai?” gli chiese con quel suo solito tono. Ma Conan percepì una piccola nota di preoccupazione.
“Bene,grazie.”
“Bene, vado a prendermi qualcosa da bere, a tra poco!” li salutò Heiji.
“Senti Conan…” iniziò la piccola Aiyumi.
Lui la guardò e si sere conto che i piccoli bambini avevano tutti uno sguardo serio. Nei suoi piccolo occhi, il bambino vide una strana luce.
I tre si avvicinarono al letto, mentre Ai si mise in disparte a braccia incrociate.
“Si può sapere che cos’è questa storia?” continuò il bambino con le lentiggini.
“Quale storia?”
“Lo sai benissimo!” ruggì Genta
“Ultimamente…tu e Ai” si voltò verso di lei “ vi comportate in modo strano. Vi sentiamo più distaccati, sempre con lo sguardo sospettoso…” disse Mitzuhiko.
“Ci state evitando…” concluse la piccola bambina, dispiaciuta.
“ Noi siamo amici, e gli amici si aiutano a vicenda! Ci state nascondendo qualcosa? Vi siete stufati di noi? Insomma, noi vogliamo la verità!” urlò il bambino in tono molto serio, che sia Ai sia Conan se ne stupirono. Non li avevano mai visti così. Preoccupati, confusi, arrabbiati…
Ai per un attimo tremò sapendo quale oscuro segreto li avvolgeva, ma non poteva metterli in pericolo.
I tre fissarono Conan, il cui sguardo era nascosto dalla folta grangia.
Poi sorrise. Un sorriso amaro.
“Volete la verità? E va bene.”
Ai sgranò gli occhi e lo guardò.
‘ dimmi che non lo stai per fare…’
“Avete ragione, la verità prima di tutto. E’ vero, è come dici tu Mitzuhiko”
il cuore della scienziatina accellerò i suoi battiti.
“Noi…”
rigoli di sudore iniziarono a scorrere il bel faccino di Ai.
“Ci siamo stufati di voi. Siete troppo infantili per i nostri gusti.”
“Che cosa??” si unirò subito Genta.
“E’ vero Ai?” chiese Mitzuhiko, voltandosi verso di lei e la scienziatina fece un piccolo cenno con la testa, ma non si mosse dalla sua posizione: braccia incrociate, sguardo basso anche lei.
Ai cercò di tranquillizzarsi, e si diede della stupida per aver creduto che gli raccontasse la verità. Ma quando spostò lo sguardo sui tre amichetti gli si spezzò il cuore.
La piccola Aiyumi non staccava gli occhi dal piccolo Conan, i suoi occhi le si riempirono di lacrimoni, che cadendo bagnavano la sua maglietta.
Genta e Mitzuhiko avevano uno sguardo amareggiato, quasi perso nel vuoto. Poi cambiò in uno sguardo stizzito.
“Va bene. Abbiamo recepito il messaggio.” Disse Mitkuhiko, spostando il suo sguardo per terra.
“Scusateci se non siamo alla vostra altezza!” li schernì Genta e si girò per uscire.
“Andiamo…Be, addio Conan, guarisci presto.”
Poi il bambino si voltò verso Ai, la quale era rimasta zitta e immobile.
Gli sarebbe piaciuto rivedere il suo sguardo per l’ultima volta, ma lei non si mosse.
“Ai…so che è inutile dirtelo ora ma…tu…” sentì gli occhi pungere, ma scacciò via le lacrime, prese coraggio
“Tu…Mi piace Ai!” gli urlò e lei si ridestò.
Anche la piccola Aiyumi voleva salutare il suo amichetto.
“Conan…sappi che se anche tu non ci vuoi, io ti vorrò sempre bene. Non dimenticarlo.” Gli disse dolcemente tra le lacrime.
Poi i bambini corsero fuori, le lacrime agli occhi.

Angolino della scrittrice:
buongiorno ragazzi!!
allora, vi è piaciuto questo capitolo? vi ho trasmesso un pò di tristezza? =( spero di si!
Conan è stato duro con i suoi piccoli amici...
Ringrazio di cuore mangakagirl e Aya breda per seguire la mia ff e per aver recensito ogni capitolo!! grazie di cuore anche a chi segue la mia ff ^^
a presto!!

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Capitolo 13
*** Sentimenti contrastanti. ***


CAPITOLO 13: Sentimenti contrastanti


Così Conan e Ai rimasero soli nella stanza e nessuno osò dire niente, o anche solo muoversi.
Ognuno era immerso nei propri pensieri, i quali erano simili e molto vicini.
Quella piccola dichiarazione Ai non se l’aspettava.
E così si era innamorato di lei.
Ma lei non era quella che credeva che fosse. Lei era una ragazza diciassettenne, un membro dell’organizzazione, una persona spietata, con un brutto passato alle spalle e una vita vissuta.
Lei non conosceva la felicità, lei non era una bambina come le altre.
Anche Conan aveva quasi i medesimi pensieri.
Come poteva la piccola Aiyumi dirle quelle belle parole dopo la sofferenza che gli aveva provocato? In fondo lui era Shinici Kudo, il famoso Detective Liceale, non un bambino.
Quanto odiava vivere in quel modo, mentendo a tutti, facendo soffrire tutti quelli che gli stavano intorno. Si sentì quasi un verme, ma era l’unico modo per liberarsi di loro, per non metterli in pericolo.
Era ora che vivessero la loro vita senza di loro.
Di sicuro sarebbero vissuti più felici e sereni. La tristezza sarebbe passata in fretta e ben presto si sarebbero dimenticati di loro.
Sorrise amaramente: quanto avrebbe dato mesi prima di non averli più tra i piedi?
ma la realtà era che ormai Lui si era affezzionato a quei bambini, ma una parte di lui non voleva ammetterlo.
ormai quell'esistenza stava diventando parte di lui, e Shinici Kudo stava scomparendo poco alla volta e lui ogni giorno doveva lottare per tenerla viva, per tornare quello che era.
“Perché…”
Conan finalmente si decise a guardare negli occhi l’amica. Sapeva che anche lei stava soffrendo, e sapeva anche la domanda che stava per rivolgergli:
“Era l’unico modo per non metterli in pericolo Ai…”
“Ma perché farli soffrire così?” il suo sguardo lo faceva sentire colpevole.
Improvvisamente la porta cigolò e Agasa entrò
“Ragazzi, si può sapere cos’è successo? Ho appena incontrato i bambini che stavano piangendo…”
Poi percepì l’aura di tensione e si accorse dei loro sguardi.
“Che avrei dovuto dirgli?? Si ragazzi, in realtà siamo ricercati da un organizzazione segreta che ci ha rimpiccioliti! Volete rischiare di morire con noi??”
“Non intendevo questo, e lo sai bene!”
“Su su, ora calmatevi…” cercò di riappacificarli l’omone.
I due stettero in silenzio, sotto uno sguardo rassegnato di Agasa. Non sapeva più che fare per calmare le acque.
“Scusami Kudo.” Gli disse senza neanche voltarsi.
Perché? Perché doveva succedere tutto questo? Lei si sentiva terribilmente in pericolo, e soprattutto non voleva che altri venissero coinvolti.
E poi c’era Lui…si…quel bambino con gli occhiali spostò il suo sguardo su di lei, i suoi occhi blu la travolsero. Un desiderio di stringerlo la avvolse, come una coperta calda d’inverno che ti scalda con il suo tepore. Sentì le sue guance farsi calde, i suoi occhi inumidirsi. No, non doveva farsi vedere in quello stato.
Lui non doveva sapere dei suoi sentimenti.
Decise di racchiuderli nuovamente nel suo cuore e uscì di corsa dalla stanza, senza dire una parola.
Agasa, preoccupato per la piccola bambina, la seguì, salutando il Detective, rimasto basito.
Dopo poco, la porta si aprì ed entrò Hattori, una bibita in mano, seguito da Jodie e James.
“Come stai?” chiese l’ex professoressa di inglese al bambino.
“Bene.” Mentì lui.
“Senti Conan, credo che tu ci debba parecchie spiegazioni.” Andò dritto al punto l’uomo con i baffi.
Il piccolo detective sospirò e raccontò dell’incendio, dell’ auto di Gin parcheggiata davanti alla scuola e di Smilzo, attualmente anche lui ricoverato in ospedale. Tralasciò parecchi particolari che avrebbero posto altre domande.
Dopo circa un ora, si presentò nella camera un infermiera incollerita, dicendo che il piccolo paziente avrebbe dovuto riposare, così furono costretti ad uscire, decidendo di tornare l’indomani.
Heiji e Conan rimasero nella stanza da soli. I corridoi dell’ospedale erano illuminati flebilmente da delle luci al neon sul soffitto, mentre le stanze erano al buio, illuminate solo dal piccolo raggio di luce che passava dalle porte leggermente socchiuse.
“Tutto bene Shinici?” chiese l’amico preoccupato, guardandolo.
“Si, tranquillo, grazie.” Disse riconoscente. Non sapeva che avrebbe fatto senza di lui in quel momento.
D’un tratto si sentì terribilmente stanco e pesante.
Stanco delle continue bugie, stanco di far soffrire chi gli stava accanto, a cominciare da Ran. La sua piccola Ran, così avrebbe voluto da sempre chiamarla, ma gli mancava il coraggio.
Si sentiva pesante dal grande fardello che si portava sulla schiena, l’aver fatto soffrire i suoi giovani amici, ma sapeva che era l’unico modo per non coinvolgerli ancora di più.
Decide di stendersi e di lasciarsi andare, tra le braccia di Morfeo, il quale lo accolse quasi subito, cullandolo in un sogno senza sogni…


Angolino della scrittrice:
benee,questo capitoletto è più corto ed era necessario per quello dopo...=P
scusate l'attesa ma ultimamente con questo caldo e tutto ho poco tempo e poca ispirazione di scrivere!
non abbandonatemi però, tornerò presto ;)

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Capitolo 14
*** Di nuovo in pericolo! ***


CAPITOLO 14: Di nuovo in pericolo!

Sentì qualcosa.
Una strana sensazione.
Un rumore strano in sottofondo.
Conan aprì piano gli occhi e uscì dal mondo dei sogni, ritrovandosi nella stanza buia che non riconobbe subito per via della mancanza di luce.
La porta era stata chiusa.
Tutta la stanza era immersa nel buio, e lui non riuscì a distinguere altro.
Ancora un rumore.
I suoi sensi si erano svegliati del tutto e cercò con lo sguardo l’amico.
D’un tratto la luce sul comodino vicino al letto si accese e Lui fu lento.
Una mano lo prese per il collo, stringendoglielo forte.
Gli venne a mancare la voce e il respiro. Cercò di liberarsi, ma le ferite gli dolevano e quella stretta diabolica era troppo forte.
Aprì gli occhi e per un attimo il suo cuore cessò di battere per poi ripartire al galoppo.
Rivoli di sudore cominciarono a scendergli lungo la schiena, la fronte e il caldo lo avvolsero.
“Non credevo saresti sopravvissuto.” Disse con la sua voce maligna. Una voce inconfondibile che nonostante fosse da tanto tempo che non la sentisse, la riconobbe.
Riconobbe anche quegli occhi pieni di piacere ad averlo in pugno, e quel sorriso sadico che aveva sempre.
Quei lunghi capelli biondi, che avvolgevano l’impermeabile nero…
Gin!
Dietro di lui vide Vodka e Vermouth tenere fermo il suo amico di Osaka, l’uomo gli puntava addosso una pistola.
‘ Heiji!’
“ Leggo nei tuoi occhi,la paura…e questa cosa mi provoca piacere…”
A quelle parole lui chiuse gli occhi, cercando di tranquillizzarsi.
“Lo sai…sono oltremodo Irritato, che un moccioso come te mi abbia messo i bastoni tra le ruote.”
Furono quelle parole a dare una nuova forza all’ex liceale.
“Prima che tu muoia, voglio sapere chi sei…” mollò leggermente la presa al suo collo.
Conan sentì improvvisamente l’adrenalina salirgli in corpo,un senso di incoscienza lo pervase.
Sentì l’eccitazione salirgli in corpo, e il caldo aumentò.
Che senso aveva mentire?
Ormai erano faccia a faccia, ormai l’aveva scoperto.
Aprì gli occhi e questa volta i suoi occhi blu tralasciavano sicurezza e spavalderia.
“Vuoi sapere chi sono? Strano. Eppure ci siamo già incontrati…” lo provocò lui.
Gin lo guardò, cercando evidentemente di ricercare nella memoria il suo viso.
Nulla.
Heiji, capendo cosa volesse fare l’amico, cercò di dimenarsi per cercare di fermarlo, ma i due strinsero ancora più la presa.
“No, non farlo Conan!!”
“Zitto! O ti faccio un buco in testa…” lo minacciò Vodka. Ma al detective del Kansai non glie ne importava nulla.
“Mi chiamo Shinici Kudo,e sono un detective.”
Quel nome non gli era nuovo, per niente, anzi. Aveva ricordi sfocati, d’altronde non poteva ricordarsi di tutti i suoi nemici.
Cercò di non fargli vedere la sua insicurezza, sorridendo ancora di più.
“Shinici…Kudo hai detto?”
“Capo…” intervenne Vodka
“Non era quel liceale che risolveva tanti casi complicati?” chiese con un certo tono di paura.
Poi Gin si ricordò.
L’avevano incontrato a Miracle Land, in cui erano stati coinvolti in un caso che Shinici aveva risolto.
Successivamente l’aveva sorpreso a spiare un loro affare e invece di eliminarlo sparandogli, aveva provato a dargli quel nuovo veleno che l’organizzazione aveva inventato.
Per un attimo rimase in silenzio, incapace di credere che quel bambino fosse in realtà quel famoso liceale.
L’astuto e crudele Gin preso in giro da un ragazzino.
No, non poteva accettarlo.
No, non ci credeva.
Un liceale tornato bambino? Ridicolo, è pura fantascienza.
Eppure si potevano spiegare molte cose. Un semplice bambino non sarebbe mai riuscito a fare ciò che invece ha fatto lui.
Lo guardò ancora più intensamente e nei suoi occhi rivide quel liceale guastafeste.
Si, era vero. In quel bambino si nascondeva quel Kudo…
Ma come poteva essergli sfuggito per tutto quel tempo?
La rabbia gli salì fino a ribollirgli il cervello.
“ Tu! Piccolo essere…Nessuno è mai sfuggito a Me!”
gli strinse ancor più la presa e al povero Conan cominciò a mancargli il fiato.
“Come? Come hai fatto a tornare bambino?come hai fatto a sfuggirmi?!”
Heijii si allarmò vedendo l’amico in preda alla collera di quell’essere spietato.
“No!!”
“Zitto!”
“Quando mi hai…somministrato quella maledetta APTX…Hai trascurato un dettaglio importante...”
‘Come fa a sapere il nome del farmaco?’
“E tu mi hai appena rivelato un importante informazione…” il volto di Gin sorrise trionfante. Finalmente aveva trovato la traditrice.
Lei, Sherry.
Il volto del bambino si tramutò in paura, terrore.
‘Idiota!’ ringhiò dentro di sé.
Aveva rivelato che Sherry era ancora viva, senza rendersene conto. Un errore imperdonabile da parte sua, da parte di un astuto Detective.
“Dov’è Lei?”
Conan non rispose.
Si sentì terribilmente in colpa, si sentì uno stupido, Si era fatto prendere la mano e aveva rivelato troppo.
“Non rispondi? Non importa…Vorrà dire che useremo la cosa a nostro vantaggio…”
Quando Shinici capì le sue intenzioni, non potè far nulla, perché Gin lo tramortì con un colpo in testa con qualcosa di pesante.
Stessa sorte toccò al Detective di Osaka, il quale rimase svenuto per terra, ferito.
Ma prima che gli uomini in nero se ne andassero con il bambino tra le braccia, qualcuno fece scivolare un foglietto nella tasca della maglietta di Heiji.
Quel foglietto poteva significare l’ultima speranza per Lui e per tutti quelli che avevano incrociato sul loro cammino,il piccolo Conan Edogawa, ovvero Shinici Kudo.

Angolino della scrittrice:
rieccomi =D scusate il ritardo,ma ho mille cose da fare e il caldo mi fa passare la voglia di far tutto >.<
cmq...Gin ha trovato Conan e...ha rivelato la sua vera identità!!!!e anche quella di Ai!!!
cosa succederà ora ai due nostri amici?
al prossimo aggiornamento ;)

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Capitolo 15
*** Eccoci nell'oscurità... ***


Eccoci nell'oscurità...

Riaprì piano gli occhi e l’unica cosa che vide fu buio.
L’unica cosa che sentì era un dolore forte alla testa, seguito dal dolore che gli provocarono le piccole ferite sparse per tutto il corpo.
Provò a muoversi,ma le sue braccia erano appese per i polsi da delle catene di ferro pesanti e subito percepì i suoi piccoli polsi fargli male.
Doveva essere stato rinchiuso in una specie di cella perché sentiva la roccia fredda a contatto con la pelle.
L’occhio iniziò ad abituarsi al buio. Intorno a lui si ergeva una muraglia di
‘Dove sono?’
L’agitazione per l’ignoto lo assalì, ma cercò di mantenere il sangue freddo.
Non era il momento di farsi prendere dal panico.
Poi un cigolio gli fece capire che qualcuno stava entrando in quella stanza buia.
“Ti sei svegliato.” Ecco la voce gelida di Gin.
Gli si avvicinò con un sorriso maligno sulle labbra, l’eccitazione negli occhi, come un bambino che è davanti ad un giocattolo nuovo e non vede l’ora di giocarci.
Ma quell’uomo aveva altri giochi in mente con lui.
“Cosa avete fatto a Heiji?”
Gin e Vodka si guardarono sorridendo
“…Non lo immagini?”
Conan non rispose. La paura che al suo amico fosse successo qualcosa riempì i suoi pensieri e Gin gli lesse negli occhi quella paura che amava tanto nelle sue prede.
“Ora, se non vuoi che qualcun altro faccia una brutta fine…devi dirmi dov’è Lei!”
Gli si avvicinò così tanto che potè sentirne l’odore di fumo, mescolato con uno strano profumo che gli pizzicò il naso.
Il suo viso era a qualche centimetro dal suo.
Conan non rispose. Si sarebbe detto che non avrebbe mai rivelato dov’era Ai.
“Come immaginavo…”
I due gli si avvicinarono ancor più minacciosamente e Conan, capendo cosa avevano in mente, chiuse gli occhi.
Nero.

angolino dell'autrice: salveeeee ^O^
finalmente mi sono decisa ad aggiornare XD scusate ma ero in "vacanza" e ho avuto tante cose da fare.
spero di aggiornare al più presto,poichè ho perso la chiavetta con i restanti capitoli _ _"
cmq....
che cosa accadrà ora al nostro Conan??
chi andrà in suo aiuto???
lo scoprirete nella prossima puntata!!! ;)

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Capitolo 16
*** Scomparso ***


 Scomparso

Delle voci in lontananza, la vista offuscata….ma cos’era successo?
Il ragazzo del kansay si riprese pian piano, sentendo un forte dolore alla testa. Tentò di alzarsi,ma una mano amica lo aiutò a risdraiarsi.
Vide un volto femminile, contornato da capelli biondi corti, vicino a lei un omone con i baffi e una bambina dai capelli ramati.
-“Ma cosa…”
tentò di alzarsi ancora e si mise seduto sul letto. Ora la vista stava migliorando.
“Come ti senti?” chiese Agasa
“La ferita non è grave, appena ti abbiamo trovato svenuto sul pavimento, l’infermiera ti ha medicato. Ma devi riposarti.” Le disse gentilmente Jodie, con una sfumatura di agitazione che al Detective non fuggì.
‘Svenuto sul pavimento’? …ma certo, ora ricordo!’
L’accaduto di qualche ora prima tornò a galla e subito i suoi pensieri andarono al suo amico Shinici. Era in serio pericolo.
“Dov’è Conan??” chiese agitato all’improvviso, come se si fosse appena svegliato da un sogno.
Tutti abbassarono lo sguardo e vide che la piccola Ai tremava, tenendosi le braccia attorno al proprio corpicino.
“Purtroppo l’hanno preso,insieme all’altro loro complice,Smilzo.” Rispose Jodie
“Accidenti! Sarei dovuto stare più attento!” cercò di alzarsi,ma la testa gli girò improvvisamente, facendogli venire la nausea, così si sedette sul bordo del letto.
“Heiji, non affaticarti…” tentò di dissuaderlo Agasa.
“Credimi, cel hanno fatta sotto il naso, e ora non abbiamo idea di dove siano…siamo ad un punto morto.
Non devi sentirti in colpa. Gli unici responsabili siamo noi dell’Fbi.”
Heiji guardò l’ex insegnante d’inglese e vi lesse nei suoi occhi tristezza, delusione e rabbia.
Quanto la capiva…
Dalla porta entrò James, e la sua faccia non dava certo segni di miglioramento.
Salutò tutti i presenti con un inchino
“La nostra priorità assoluta è, non solo di ritrovare Conan,ma anche di proteggere la bambina” disse riferendosi ad Ai.
“E i suoi amici. Raddoppiate gli agenti, e ora al lavoro. Voglio che indaghiate, dobbiamo interrogare tutti, anche il minimo indizio può esserci utile. Ovviamente nessuno dovrà venire a conoscenza di tutto questo.”
Così dicendo, uscì dalla porta, lasciando un alone quasi di disperazione nella piccola stanza.

“E’ più testardo di quanto pensassi!” disse scocciato Vodka, lanciando per terra la spranga di ferro, facendola saltare e creando un rumore assordante.
“Che c’è Vodka?…non dirmi che…ti sei già stancato…” gli occhi del piccolo detective rivelavano una certa soddisfazione a vederlo così adirato e per aver taciuto alle domande.
Ma il suo corpicino era martoriato da numerose ferite, i vestiti sporchi di sangue caldo e rappreso. Non era certo nelle condizioni per poter fare certe battute.
Infatti lo schiaffo arrivò sonoro e gli fece volare via gli occhiali.
Il suo collega si accese una sigaretta, rimanendo impassibile a quella scenata. Ma dentro di lui, fremeva di rabbia. Quanto avrebbe voluto ucciderlo quel bambino!
“Tranquillo Detective. Per ora abbiamo finito, ma non temere, torneremo presto…!” e scoppiò in una risatina nervosa, i loro passi si allontanarono e la porta venne chiusa alle loro spalle.


Angolino della scrittrice:
E riecomi ragazzi!
scusate la lunga assenza,ma dopo un periodo in cui non riuscivo a combinare niente e di imprevisti a casa, sono riuscita a riscrivere i prossimi capitoli.
Purtroppo ho perso la chiavetta in cui avevo la ff ed ero andata avanti parecchio, e mi rompe parecchio, ma ho riscritto cose diverse.
Questo capitolo è corto,ma non ho potuto fare diversamente..

Annuncio che l'azione che aspettate arriverà presto, poichè mi piace molto scrivere di scene piene di suspance e azione!

presto tutti gli interrogativi avranno una risposta, i personaggi misteriosi avranno un volto e un nome, la fine è ormai vicina...

detto questo, vi ringrazio anche per i bellissimi commenti, mi rendono felicissima e mi danno la forza ad andare avanti a scrivere, davvero!!

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Capitolo 17
*** I Tre ***


I tre "Fratelli"
Passarono pochi minuti, che gli sembrarono interminabili…o forse ore, se non addirittura un mese.
Quando il bambino riaprì gli occhi, sentì la porta aprirsi di nuovo.
Passi.
Passi di due persone.
Sorrise tra se.
Eccoli, come promesso erano ritornati a torturalo per estorcergli informazioni,ma non avrebbe parlato.
Iniziò a tremare impercettibilmente, dal nervoso e dalla paura. Aveva forse paura? Ebbe si. Il grande Detective aveva paura. Di cosa? Non sapeva con precisione.
I passi erano più vicini, il cuoricino iniziò a battere più forte, la consapevolezza che presto sarebbe stato di nuovo male gli fece venire quasi la nausea,ma al pensiero di Ai nelle grinfie del perfido Gin, lo fece calmare leggermente.
Non poteva parlare.
Sentì un fruscio, un profumo diverso dal solito, poi un tintinnare di chiavi e i polsi liberarsi dalle grandi catene.
Conan aprì gli occhi e vide una donna e un uomo.
Li riconobbe, erano i compagni di Smilzo.
-“Ma che state facendo?”
-“Sh. Sta zitto e non fiatare.” Rispose la donna, prendendolo in braccio. Gli sfuggì un gemito di dolore, ma gli uomini non ci fecero caso, e cominciarono a correre circospetti verso l’uscita.
“Insomma…si può sapere che cosa succede?” chiese non capendo che intenzioni avessero.
“Ma sei un detective davvero, tu? Ti stiamo liberando, no?” rispose bisbigliando Lady creme.
-“He!? Cosa??”
Era uno scherzo.
Uscirono da quel nascondiglio in mezzo al bosco, salirono in macchina e sfrecciarono via a tutta velocità.
Quando Conan si mise seduto in macchina, sul sedile posteriore, notò che c’era Smilzo accanto a lui, semisvenuto, ed era conciato piuttosto male, perfino peggio di lui.
“Ti porteremo a casa dell’inventore, da lì in poi ti dovrai arrangiare.”
Conan non rispose.
Sembrava che stessero facendo sul serio. Osservò per un attimo tutto l’abitacolo, scrutò nei minimi particolari gli sguardi dei due, pronto a catturare anche un piccolo segno di ilarità, della bugia detta, ma non trovò niente del genere, anzi, tutto il contrario.
“Immagino che sia strano per te, quasi inverosimile…”
iniziò la donna con tono serio, mentre la macchina sfrecciava a tutta velocità in mezzo agli alberi. Evidentemente dovevano averlo portato alle pendici del monte Fujii, in qualche casa diroccata, se non addirittura in un vecchio castello con delle prigioni.
“Perché?” chiese circospetto, ancora non poteva fidarsi al cento per cento.
Lady Creme sorrise amaramente
"Per vendetta. Chissà la sorpresa di quei due, quando scopriranno che non ci sei più!" ri mise a ridere di gusto.
"E' solo per questo?"
rallentò leggermente la corsa e iniziò a raccontare:
“Quando siamo entrati nell’organizzazione, non sapevamo a cosa saremo andati incontro. Ci siamo sempre limitati a rubare,ma mai ad uccidere.
All’inizio ci commissionavano dei furtarelli, senza saperne il motivo. L’importante era poter lavorare insieme.
Noi tre abbiamo sempre costituito un gruppo, lavoriamo bene in squadra e ognuno ha dei compiti ben precisi. Senza anche uno solo di noi, gli altri due non possono andare avanti.
Poi…” La donna strinse con più forse il volante
“ Quando Gin ha piazzato le bombe nella scuola e le ha detonate pur sapendo che avrebbe potuto uccidere Smilzo…ho capito veramente che la sua follia non ha confine.”
Nelle mente di tutti riaffiorò quel momento.
La follia negli occhi di Gin, le fiamme che ingoiano l’intera scuola, Conan che cerca di salvare Ai e il loro compagno.
“Quando Smilzo ci raccontò di come l’hai salvato, sentivo che dovevamo liberarti per riconoscenza, e dovevo farla pagare a quel bastardo.”
Conan ebbe un brivido a ricordare tutto quello che era successo,ma soprattutto che Gin l’avesse trovato così in fretta e piazzato quelle bombe a scuola,mettendo a repentaglio la vita di tanti innocenti.
“Solo tu puoi porre fine all’organizzazione, sei l’unica persona sopravissuta al suo cammino, e credo che questo non sia un caso...”
Shinici ascoltò tutto con attenzione e dentro di lui si risvegliò il Detective che era in lui. Ormai la prigionia era solo un ricordo lontano, e il desiderio di sbattere quei criminali in galera e tornare un liceale si fece vivo come non lo era mai stato.
Senza accorgersene, arrivarono nel quartiere dove abitava Agasa, la donna fermò la macchina a pochi isolati.
“Qui è pieno di poliziotti, non posso avvicinarmi più di cosi.” Disse guardandosi circospetta.
"Avrei una domanda da farti."
Lei annuì.
"Siete stati voi a rivelare la mia vera identità a Gin?"
Lady Creme sorrise
"Sarebbe stato troppo semplice. Sai, avevo già in programma di umiliarlo di fronte al Boss, per essersi fatto fuggire un ragazzino."
"...Volevo solo una conferma dei miei sospetti. A dir la verità l'avevo immaginato, ma Gin ci ha messo troppo tempo, prima di trovarmi e colpire. Quindi ho dedotto che non eravate stati voi,ma volevo solamente sentirtelo dire."
La buonda si girò verso il bambino, si guardarono per qualche secondo
“Ti rendi conto vero, che essendo un Detective non posso lasciarvi comunque a piede libero…” chiuse gli occhi, aprì la portiera e scese, seppur con qualche difficoltà per le ferite.
“Posso concedervi qualche giorno di vantaggio.” Disse facendogli l’occhiolino.
“Aspetta!” Smilzo cercò di chiamarlo,ma era molto debole e gli costava fatica parlare.
“Conto su di te…Shinici..Kudo..” Lui annuì.
“Grazie.” Disse rivolgendosi a tutti, poi si girò e iniziò a camminare più veloce che potè, verso casa del dottor Agasa, mentre la macchina blu scuro sfrecciò via, verso una nuova destinazione che li avrebbe portati lontano, verso un futuro migliore, portandosi nel cuore la grande gentilezza del grande Detective.

angolino della scrittrice: e riekkime ad aggiornare :D
scusate il megaritardo,ma ho avuto impegni >.<
bene, che ve ne pare?? ve lo aspettavate un evento del genere??
spero vi sia piaciuto! ^^
ormai siamo quasi alla fine...ma poi tornerò con un altra FF, stile dark **

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Capitolo 18
*** Di nuovo insieme ***


Di nuovo insieme

La situazione era delicata più che mai. Conan non si era mai sentito così vicino al pericolo, come ora.
Non sapeva cosa fare, dove andare…Ran poteva essere in pericolo, come pure Ai, e il Dottor Agasa.
Ripensò anche all’amico di Osaka e gli pareva impossibile che l’avessero eliminato. No, era una bugia.
Iniziò a tremare.
In lontananza si sentì un tuono, segno che presto sarebbe arrivato il mal tempo.
Ma cosa fare ora?
“Dannazione, calmati!” disse, prendendosi la testa tra le mani. Si appoggiò al muretto della casa vicina, deciso a calmarsi. Chiuse gli occhi per ritrovare la calma, la concentrazione e il sangue freddo che l’avevano da sempre caratterizzato e aiutato a trovare la soluzione migliore.
Il vento iniziò a soffiare una melodia quasi lugubre, in quella notte buia.
Il bambino aprì gli occhi, prese il cellulare e cercò nella rubrica in numero di Jodie. L’unica era chiamare l’Fbi che sicuramente lo stavano cercando e assicurarli che lui stava bene, ma soprattutto doveva assicurarsi che tutti stessero bene e…che Heijii fosse ancora vivo.
Ma proprio in quel momento due fanali lo accecarono, e lui si coprì il viso con le braccia.
La macchina sfrecciò avanti per pochi metri per fermarsi di colpo. Conan guardò attento nella direzione per capire chi era.
Dei passi correvano verso di lui.
Con rapidità puntò l’orologio pila verso la figura estranea che correva verso di lui, e con sua grande sorpresa si ritrovò in un attimo tra le braccia della piccola Ai.
“Shinici!ma dove diavolo eri finito!?”
lui ricambiò con imbarazzo l’abbraccio, credendo che lei lo stesse abbracciando per paura. La sentì tremare e qualcosa inumidirgli la maglietta.
‘sta piangendo!?’
“Ai!” chiamò un'altra voce a lui familiare.
Lei si staccò immediatamente da lui, voltandosi, senza neanche dargli il tempo di uno sguardo.
“Gliel avevo detto Dottore, era proprio lui!”
“Eravamo tutti in pensiero per te…” a sentire quella voce, il suo cuoricino ebbe un sussulto. Lo sapeva che era una bugia.
“Hattori!?”
“E chi, sennò?” Heiji si presentò alle loro spalle, con una benda alla testa, visibile dal cappellino.
“Ma che ti è successo?”
“A te, piuttosto! Guarda come sei ridotto…” disse l’amico, incocciandosi davanti a Conan, e lui non rispose.
“Non è prudente starsene qui fuori, è meglio rientrare in casa.” Suggerì Agasa, così Heiji prese per le spalle Conan, che protestò vibratamente, ma sapeva bene che non sarebbe riuscito a camminare, un po’ per il dolore, un po’ per la stanchezza.
Si addormentò appena si mise seduto in macchina, senza nessun pensiero. Non gli passò neanche per la mente di andare subito dalla sua Ran, a vedere se stava bene. La stanchezza prese il sopravvento su di lui.
Ma mentre il bambino-detective dormiva beatamente, dall’altra parte c’era chi stava impazzendo di rabbia.
Ancora una volta gli era fuggito.
“Com’è possibile, Capo??”
Gin tirò un pugno alla porta di legno, nella quale rimase il segno della violenza subita.
“E va bene, questa volta non avrò pietà. Vuole giocare? Bene…morirà in questo gioco, non potrò fuggirmi per sempre. Il destino mi riporta sempre le mie prede…”

angolino della scrittrice:
Rieccomi, dopo tanto,finalmente!
scusate il megaritardo, anche se questo capitolo era già pronto, non riuscivo ad andare avanti con quello dopo.
E devo dire che finalmente mi è ripresa l'ispirazione ^^
questo chap è corto,ma quello dopo è molto più lungo, ma non ho potto fare diversamente.
Vi ringrazio ancora per i bellissimi commenti, mi riepiono di gioia,davvero!
Miraccomando, continuate a seguirmi perchè dal prossimo capitolo ne capiteranno delle belle,assolutamente da non perdere!!!


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Capitolo 19
*** Danza del destino ***


Danza del destino

L’indomani mattina arrivò, insieme ad un acquazzone che non faceva presagire nulla di buono.
In casa Agasa, sembrava che il tempo si fosse fermato.
Conan si svegliò a mezzogiorno, e nessuno si lamentò, dato che era conciato male.
Durante la notte gli furono cambiati i vestiti e fu anche medicato.
Heijii chiamò l’agente Jodie, facendogli sapere che ora Conan era sano e salvo.
Il mini detective scese le scale e trovò tutti in cucina, intenti ognuno nelle proprie faccende, come se tutto questo fosse una normalissima giornata.
Ma non lo era.
“Dove vai?” chiese la scienziatina, notando che Conan era vestito e già davanti alla porta di casa.
“Devo andare a controllare se Ran e Goro stanno bene.”
“E’ pericoloso.”
“Vengo con te Kudo!” si propose Heijii.
“State attenti, mi raccomando!”
il bambino occhialuto annuì
“Voi chiudetevi in casa, non uscite per nessun motivo. Immagino ci siano degli agenti qui fuori. Miraccomando!”
“Certo Shinici, ma..” il dottor Agasa non riuscì a completare la frase che i due erano già nel vialetto.
L’ansia era tanta e Conan correva quanto più veloce poteva, ma era ancora debole e presto gli venne a mancare il fiato.
Hattori vedendolo affaticato dopo pochi metri, lo prese sulle spalle e riprese a correre.
“Grazie Hattori.”
Lui annuì e continuò a correre.
Ancora poco e sarebbero arrivati.

Intanto qualcuno li spiava già da tempo, e quel qualcuno era furbo. Osservava le loro mosse senza farsi notare e senza intervenire.
Sarebbe intervenuto al momento giusto.
Aveva un conto in sospeso con quell’individuo…

Ma non era il solo che spiava le mosse dei due detective.
Un rivale molto astuto del piccolo Detective teneva la situazione sotto controllo da parecchio.
Finalmente la sua ricerca era al termine.
Li aveva trovati.
Giustizia sarebbe presto stata fatta.

Hattori senza più fiato giunse finalmente all’agenzia di Goro. I due detective erano ben inzuppati benché ora la pioggia si era ridotta ad una pioggerellina fitta.
Conan aveva il cuore che batteva a mille. Durante il tragitto aveva provato a chiamare più volte in casa,ma non rispondeva nessuno. Che fosse capitato qualcosa?
Conan si fiondò per le scale, e allora inizò a tremare. Si fermò davanti alla porta dell’ufficio di Goro
‘Potrebbe essere una trappola…
O magari sono io che mi preoccupo per niente…’

Prese un bel respiro e aprì piano la porta.
Ecco, s’intravedeva l’interno.
Poi la porta si aprì di scatto, e si ritrovò puntata una pistola alla tempia.
“Ci rincontriamo..” disse Gin
“Sapevo che saresti venuto qui, certo ce ne hai messo di tempo..”
“Dove sono Ran e Goro??” chiese in preda alla rabbia.
Fu allora che spuntò Vodka e ai suoi piedi c’erano i due, legati ma vivi
“Conan!?” urlò Ran agitata
‘Ho Ran…’
“Maledetti! Liberateli subito!”
A quel punto Gin trascinò Conan all’interno dell’ufficio e chiuse la porta.
A fianco della finestra vide che c’era anche Vermouth, la quale gli sorrise, ma era un sorriso maligno.
‘Almeno Heiji è fuori ed è salvo..’
“Stai giocando ad un gioco pericolo, piccolo detective.
Ora basta continuare a fuggire, il destino ti porta sempre da noi,infondo,no?”
La situazione era più delicata che mai.
Gin caricò la sua pistola e la puntò contro la liceale, cosa che fece innervosire Vermouth,ma per fortuna non se ne accorse.
“Sai già come funziona. Avanti, dimmi dov’è Lei…”
‘maledizione! e adesso, cosa faccio??’
il suo cervello stava cercando di elaborare un piano, ma nulla di sensato gli venne in mente.
Fissava tutta la scena con i suoi piccoli occhi da bambino e quando vide la sua Ran spaventata, gli si bloccò per un attimo il respiro.
‘cos’ho fatto?’
Il grande detective per la prima volta nella sua vita si trovò davanti ad un vicolo senza uscita. Non sapeva cosa fare.
Restò fermo in posizione d’attacco per almeno un minuto.
“Bene, digli addio!”
“No!”
Il dito stava per premere il grilletto, ma…
“Fermo!”
Gin si bloccò all’istante, incredulo per un secondo, ma nascose subito il suo stupore sotto un sorriso soddisfatto.
Conan si girò verso la porta e quello che vide lo lasciò senza parola.
La porta si aprì lentamente e vi entrò una bambina dai capelli ramati, gli occhi verdi che non lasciavano trasparire nessuna paura, ma solo certezza.
In realtà quando il suo sguardo si posò su Gin, ebbe un brivido che all’uomo in nero non fuggì e ne gioì.
“Guarda un po’ chi si rivedere…”
Ran era incredula. Non capiva cosa stava succedendo,ma ora di una cosa era sicura: quei bambini erano dentro a qualcosa di grosso, e ora lo erano anche lei e suo padre, per fortuna era svenuto, quindi non avrebbe avuto nessun ricordo di quel che stava accadendo.
Chi erano in realtà quei bambini? Cosa volevano quei tipi loschi da loro?
“E’ mei che vuoi, giusto?” rispose Ai
“Perché sei venuta, Ai?” lo rimproverò il detective accanto a lei.
Lei si girò e lo guardò con uno sguardo indecifrabile.
“Preferivi forse avere sulla coscienza Ran e suo padre?”
“Hm!”
“E’ ora di chiudere questa storia…” dicendo così si avviò verso Gin, ma fu come vederla andare verso il patibolo.
“No, Ai!”
“Zitto, cosa credi, che ti avremo lasciato qui?” lo fermò Vodka tirandolo per un braccio.
“Fermo, lasciami!”
I due corvi si avviarono alla porta, soddisfatti del loro operato.
“Conan, aspetta!” la voce disperata di Ran gli risuonò nelle orecchie. Il magone iniziò a farsi strada.
Il bambino si girò verso di lei.
“Ran…ecco, io…mi dispiace.”
Lei lo fissò.
“Ti prego, non andare! Che cosa sta succedendo? Cosa vogliono da voi?”
“E’ una cosa più grande di me e te. Ma non preoccuparti. Presto Lui tornerà da te. Dimenticati di me.” Gli disse queste semplici parole con tale calma, che ne restò basita.
“Andiamo, forza! Prima che…le bombe esplodano!” disse Gin uscendo dalla porta
“Bombe??cosa??”
“Cosa credi, che li avrei lasciati vivere??”
“Così però daremo più nell’occhio!” intervenne Verounth
“La polizia brancolerà nel buio, crederanno che sia stato un rivale del grande detective Goro.” Disse guardando Conan.
A quel punto Shinici cercò di ribellarsi dalla presa ferrea di Vodka,urlando e scalciando.
“Lasciami!…Ran!!” ma fu tutto inutile.
No, non poteva morire!
“Fa troppo rumore, vedi di calmarlo un po’…” disse ridendo Gin
“Ran!!…” Vodka estrasse a fatica un fazzoletto che premette sulla bocca del bambino scalpitante, e presto le sue urla furono soffocate ,la sua vista si annebbiò…Buio.
 

angolino della scrittrice: bene ragazzi, aggiorno subito con il new capitolo, più lungo e con più avvenimenti ^^
fino a mercoledì non ci sarò, quindi non aggiornerò.
dunque...
XD
vi è piaciuto?? secondo voi cosa accadrà??
l'organizzazione ha ripreso Conan e trovato Shio ç_ç
e...Ran e Goro moriranno? ç_ç
lo scopripere presto nel prossimo capitolo...o forse no =P

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Capitolo 20
*** Faccia a faccia con il Boss ***


Faccia a faccia con il Boss

Buio. I sensi stavano tornando e finalmente Conan aprì gli occhi.
Si trovava in una stanza completamente buia, chiusa, ma una musica aleggiava in quella stanza che presto gli diede sui nervi. Musica classica.
Cercò di muoversi, ma si rese conto di essere legato ad una sedia, la quale era in pelle e molto comoda.
Cercò di ricordarsi come diavolo aveva fatto a trovarsi li, e un urlo di una voce che conosceva bene gli rimbombò nel cervello. Ran!
Cercò ancora una volta di liberarsi, sta volta mettendosi d’impegno,ma i lacci erano bel stretti ai polsi e gli fecero molto male.
“ Ho, ci siamo svegliati finalmente.” Una voce sconosciuta riecheggiò nella stanza, insieme a dei passi.
“Perdona i miei metodi poco ortodossi, ma dovevo assolutamente incontrarti.”
Conan cercò di seguire con l’udito i passi e si accorse che si stavano avvicinando a lui.
I passi si fermarono di fronte a lui e i suoi occhi si stavano abituando al buio ,ma ancora non riuscì a vedere bene il volto dell’uomo che gli stava di fronte.
Con un movimento leggiadro, accese una piccola lampada sulla scrivania che lo accecò per qualche secondo.
“E’ straordinario,non trovi? Ritrovarsi in un corpo da bambino.” Disse felice l’uomo, accarezzandogli la frangetta. Quel gesto gli fece venire un brivido lungo la schiena.
“Chi sei?”
L’uomo si avviò vicino alla finestra, da cui fuoriusciva poca luce dalle tapparelle chiuse.
“Come, non l’hai ancora capito. Eppure, eravamo entrambi desiderosi di incontrarci, Conan. Ha no scusa…Shinici.”
‘No, non può essere…è…’
“Benvenuto nel mio regno, caro detective.”
“Quindi sei tu il pazzo che manda avanti questa organizzazione!?”
“Ho,ma che modi. Su, rilassati. Non mi definirei Pazzo, ma semplicemente un grande uomo con un piccolo sogno.”
Ci fu una pausa.
“In fondo io e te non siamo poi così diversi Shinici. Tu aspiri alla grandezza, vuoi diventare un grande detective, un desiderio ambizioso ,complimenti.
Io voglio diventare il sovrano del mondo, dare un’altra possibilità a questo mondo martoriato, con un arma molto potente…riesci ad immaginare?”
“ L’APTX?”
“Ma che bravo…Si,esatto. Ma non immagini che scoperta grandiosa? Riavvolgere il nastro della vita, ricominciare d’accapo…sfuggire alla morte e vivere…per l’eternità!”
Il Boss era senza dubbio un personaggio particolarmente pericoloso, dalla grande intelligenza, e dal portamento composto, che nascondeva bene la sua pazzia mentale. Parlava con gran tranquillità,convinto delle sue idee. E quella tranquillità gli dava sui nervi.
“Ecco perché sei un pazzo.”
“ Vuoi forse dirmi che tu preferisci la morte?”
“…Certo, è facile fuggire alle proprie paura, tornare indietro…E’ vero, nessuno vorrebbe morire, ma non si può cambiare il corso della propria vita! Presto il corpo ne risentirebbe gli effetti, ti porterà alla follia e alla fine all’autodistruzione! L’essere umano si distruggerà da solo!”
Il Boss non rispose subito.
“Ti ammiro, sai? Come hai fatto a resistere in tutto questo tempo intrappolato nel corpo di un bambino, non me lo so spiegare. Anzi si. Tu hai un autocontrollo e un sangue freddo eccezionale.”
“Lodarmi non ti porterà certo che io appoggi le tue idee.”
“…Non è per questo che tu mi servi vivo. Vedi, tu sei stato un esperimento riuscito. Conan Edogawa non dovrebbe nemmeno esistere! Ma tu cel hai fatta! Sei sopravissuto e ora…voglio capire il perché…” si riavvicinò di nuovo, ma sta volta il suo sguardo era diverso, avido di sapere, avido di prendere quella sua creatura tra le mani…
Conan cercò nuovamente di ribellarsi, ma invano.
“Che cos’hai intenzione di farmi?”
“Tu sarai la mia cavia, voglio esaminarti e capirti…”
“Cosa?…”
“Perché credi che ti abbia lasciato in vita tutto questo tempo?”
“Tu…sapevi?”
“Certo. Ho sempre saputo della tua esistenza, piccolo Conan.
Non capivo come mai un detective imbranato come Goro improvvisamente dopo il tuo arrivo fosse diventato così intelligente.
Chissà perché…” lo guardò.
Quella rivelazione fu come un filmine a ciel sereno: tutto quel tempo a nascondersi, stare attento a ogni minimo particolare in modo che non lo scoprissero…quando invece il Boss in persona sapeva già della sua esistenza.
“Quindi, sapevi anche di Ai…”
l’uomo assunse un espressione seria.
“Sherry…la traditrice.”
Sorrise
“Chissà come se la starà spassando assieme a Gin.”
“Che cosa??”
“Giovane detective, non è di lei che devi preoccuparti...”
Gli si avvicinò talmente rapido che Conan cercò di ritirarsi.
Il suo volto era così vicino ed emanava un buon profumo.
“…Ma di te.”

angolino della scrittrice: bene *.* finalmente posso postare questo capitolo!!!
vi è piaciuto?? spero di si >.<
ormai siamo quasi agli scoccioli e le cose inizieranno a prendere una piega diversa.
cosa succederà ora? riusciranno a salvarsi? qualcuno andrà in loro soccorso??
ringrazio tutti quelli che mi stanno seguendo^-^
bye

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Capitolo 21
*** Un alleanza inaspettata ***


Un alleanza inaspettata

I pompieri arrivarono per spegnere l’incendio all’agenzia investigativa del detective Goro.
Era stata un esplosione violenta, tantè che la polizia fu costretta a chiudere le strade nei dintorni.
Heiji era rimasto ferito lievemente, ma niente gli rodeva di più di aver lasciato che l’organizzazione prendesse il suo amico e la scienziatina.
Ma non era stato così sprovveduto da lasciarli andar via così. Aveva avvertito l’agente Jodie e James che si erano appostati in una stradina di fianco, senza dare nell’occhio, pronti a ogni evenienza, così li hanno inseguiti.
Ma che ne era stato di Ran e Goro?
“Possibile che ci stesse spiando?”
Il detective di Osaka spostò il suo sguardo in cielo, scrutandone ogni angolo, per ritrovare quella figura che un secondo prima dell’esplosione era schizzata fuori dalla grande vetrata dell’ufficio, trando in salvo i due malcapitati.
Ma più di nuvoloni grigi non vide.
Improvvisamente però un foglio cadere dal cielo e lo afferrò al volo.
Quando vide il disegno, ebbe la conferma delle sue ipotesi.
‘Lo sapevo!’

In un parco li vicino trovò le risposte che aspettava.
Sotto un albero per ripararli dalla pioggia, c’erano Ran e Goro, entrambi svenuti.
“Di un po’, da quanto tempo ci spiavi?”
nessuno rispose.
“Lo so che sei qui. Esci fuori, dobbiamo parlare…”
da dietro l’albero sbucò un ragazzo diciassettenne, vestito di bianco, con un lungo mantello e un cilindro in testa.
“…Kaito Kid.”
Esatto, era proprio il ladro bianco in persona.
“Sai qualcosa che io non so?”
“A dir la verità ne so quanto te, amico mio.” Rispose Kid.
“…Perché sei qui?”
“Ti stupirai, ma sono qui per aiutarvi.”
“Eeh? Che cosaa??”
“O per meglio dire…a chiederti una tregua e sconfiggere questa organizzazione.”
“Come mai ad un ladro come te interessa tanto?”
Kid assunse un espressione seria
“Perché hanno rubato qualcosa a me caro. E intendo vendicarmi!”
I suoi occhi si soffermarono sugli occhi del detective di Osaka. Entrambi si guardarono a lungo, studiandosi a vicenda.
Heiji vi lesse qualcosa in quegli occhi blu, un dolore lontano, una cicatrice profonda. Nessun segno di spavalderia, o di bugia.
Kaito invece percepì la preoccupazione di Hattori per l’amico rapito.
“Bene…entriamo in azione!”
“Ha…ecco il Kid che conosco!” scherzò Heiji

“La polizia sta ora indagando sulle cause dell’esplosione avvenuta questo pomeriggio all’agenzia investigativa del famosissimo detective Goro…”

Il Boss spense la tv, ritenendo che il suo ospite avesse ascoltato abbastanza.
Shinici rimase sconvolto.
‘No…non è vero, non può essere!’
chiuse gli occhi. Sperava di risvegliarsi e credere che fosse tutto un incubo, ma la solita voce che iniziava ad odiare ancora di più riprese la parola.
“Mi dispiace piccolo…sarai stravolto…ma vedi, questo era il prezzo da pagare.”
“Prezzo da pagare?? Tu uccidi per il gusto di farlo, sei solo un assassino da sbattere in galera!! Hai ucciso Ran e la pagherai cara!!” gli urlò Conan con quanta rabbia aveva in corpo.
“In quelle condizioni come speri di battermi..hm?”
A quel punto Conan doveva liberarsi a tutti i costi. Provò e riprovò, alimentato dalla rabbia e dalla disperazione, ma non fece che peggiorare le ferite e presto dovette fermarsi.
“Quando ti sarai schiarito le idee tornerò da te.”
Voleva farlo impazzire, voleva fargli credere che aveva perso tutto, ma non doveva cascarci.
Dicendo così, il boss uscì dallo studio, lasciando Conan da solo, con i suoi pensieri.
“Dannazione!!”

Il Boss uscì dalla stanza, soddisfatto. Quanto godeva nel vedere quel piccolo detective ridotto in quel modo. Era quel che voleva.
Tipi come lui si eliminano colpendoli al cuore.
“Fin troppo facile…”
scese le scale del grande quartier generale, passò per un lungo corridoio illuminato da fievoli torce, fino ad arrivare ad una grande porta di metallo.
Quella si aprì e si ritrovò faccia a faccia con la piccola scienziatina, costretta a torture da parte di Gin e a rimettersi al lavoro sul farmaco, in cambio della vita del liceale.
“Salve Sherry.”

angolino della scrittrice:
Oiiii! c'è nessunoooo?? xD
ok,lo scorso capitolo mi ha soddisfatto veramente...quando l ho scritto avevo l'ispirazione alle stelle devo dire.
vi ringrazio, da oggi spero di far sempre meglio e cercherò di non deludervi ^^
vi posto il prossimo capitolo e con mio dispiacere, vi informo che non so davvero quando posterò il prossimo...causa operazione che mi costringerà a letto per due mesi (spero di raggiungere la postazione del pc al più presto XD)
mi collegherò dal cell ogni tanto magari ^^
ringrazio tutti quelli che mi seguono e che recensiscono ^^ apprezzo molto le recensioni, quindi fatevi avanti!! XD
see you later, i hope ;)

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Capitolo 22
*** Intrusi ***


Intrusi

Ora che si era finalmente abituato al buio riuscì a vedere il luogo dov’era tenuto prigioniero:
era uno studio, molto elegante, variopinto di vari stili, dal 700 al moderno.
Una scrivania di legno scuro, dietro la quale stava una poltrona in pelle nera lucida, accanto uno scaffale semplice con un giradischi antico, da cui proveniva della musica classica.
Non riuscì a girarsi del tutto per studiare le pareti dietro di lui. Provò ancora a liberarsi, ma nulla. Le ferite gli dolevano sempre più, i polsi gli pulsavano per le corde strette, ma non gli importava. Quanto avrebbe voluto avere tra le mani quell’uomo e dargliene di santa ragione!

Intanto, fuori nel folto della foresta, vi erano parecchi uomini che studiavano l’antica villa, dimora del Boss e dell’organizzazione. Nessuno avrebbe mai creduto che in mezzo a quella foresta ci potesse essere una villa, ma soprattutto il loro nascondiglio.
La grande Villa era circondata da un giardino immenso, formata da una strada acciottolata, circondata da erba,fiori e piante; il tutto contornato da un grande cancello di ferro.
All’ingresso si ergevano due statue raffiguranti due corvi neri, col becco spalancato.
“Che facciamo James?” chiese l’agente bionda
“Aspettiamo rapporto dai colleghi, Non possiamo entrare così, senza un piano.”
“Ma, più aspettiamo e più quei ragazzi…”
“Lo so!”
Jodie rimase zitta.
Si sentivano impotenti. James lo sapeva, erano troppo pochi.

Ma non si sarebbe mai immaginato di chi stava per arrivare…

Infatti, a pochi chilometri di distanza…

Un deltaplano sorvolava la foresta, lasciandosi cullare dal vento e ammirando quel paesaggio maestoso.
Sotto di lui, le sirene della polizia di almeno una trentina di macchine, rovinavano quella calma innaturale della natura, insieme alle urla di un ispettore nevrotico: L’ispettore Nakamory.
“Scappa pure Kid, tanto ti acciufferò!”

Qualche macchina più in la…
“Nakamory è sempre pieno di energie eh?” si lamentò Heiji, seduto nel sedile posteriore dell auto.
“Farebbe di tutto pur di acciuffare Kaito Kid.” Spiegò Megure, mentre guidava.
“Heiji? Sicuro di quello che ci hai detto?” chiese l’ispettrice Sato, molto preoccupata, seduta accanto a lui.
“Assolutamente.” Rispose serio

le sirene si potevano finalmente udire dov’erano appostati gli agenti dell’Fbi, che rimasero sorpresi del baccano che stavano facendo e soprattutto nel vedere la polizia arrivare in quel luogo
“Ma cosa sta succedendo?” chiese James guardando Jodie, la quale ricambiò il suo sguardo confuso.
Le macchine della polizia si avvicinavano sempre più alla villa…

All’interno della villa, tutti gli uomini si stavano abilitando verso questa inaspettata visita da parte delle forze dell’ordine, si poteva respirare un’aria elettrica e piena di tensione, nonostante il grande capo dimostrasse una tranquillità fuori dal comune.
Sorrise.
Il silenzio regnò sovrano sia fuori che dentro, segno che presto si sarebbe scatenato l’inferno. Le due postazioni stavano preparando un piano d’attacco e di resistenza.
Dopo poco più di dieci minuti, gli agenti circondarono l’intera villa, armati di pistole e fucili, alcuni riuscirono ad entrare e il caos regnò sovrano tra sparatorie, poliziotti che urlavano, sparavano e cercavano di resistere ai corvi neri che tentavano di soffocare l’assalto provocato.
Dallo studio chiuso, Conan percepì che qualcosa di terribile stava accadendo nei piani inferiori all’interno dell’edificio e si preoccupò.

Un maggiolino giallo arrivò a pochi passi dal sentiero che portava alla villa, ormai assediata dai poliziotti; L’uomo anziano chiamato Agasa scese dalla macchina, cercando con lo sguardo il giovane Heiji, o L’ispettore Megure, qualcuno che potesse spiegargli meglio cosa stava succedendo.
Aveva ancora in testa le parola della strana telefonata ricevuta venti minuti prima da Hattori, il quale gli chiese urgentemente di raggiungerlo alla vecchia villa, seguendo la polizia.
Il suo vecchio cuore iniziò ad accelerare i battiti, ma nel frattempo non si rese conto che il bagagliaio della sua macchina, era aperto…

Aru: eccomi!!
scusate il megaritardo >.< sicuramente vi sarete già dimenticati di me e della storia XD
ringrazio tutti quelli che recensiscono sempre, chi mi segue, chi ha messo la storia tra le seguite, tra le preferite...
inanzitutto Mangakagirl, un GRAZIE SPECIALE =)
poi Sharry,  
Aya Brea

Alelely
Christine Evans
 katlas
 serenitychibi
VSRB

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Capitolo 23
*** Operazione Salvataggio ***


Operazione salvataggio

Il pavimento della stanza iniziò a tremare leggermente, e le grida, gli spari, si fecero più vicine
“Ma insomma, che succede??” urlò il povero Conan bloccato sulla sedia. Avrebbe voluto sapere cosa stava succedendo, liberarsi e andarsene di li.
Ritentò ancora una volta di liberarsi dai lacci, ma niente, ormai la sensibilità ai polsi era svanita.
“Dannazione!”
Improvvisamente sentì lo scricchiolio della porta aprirsi, lentamente, rivelando poco a poco delle sagome sulla soglia.
Il bambino si fermò di colpo, cercando di captare dai passi, dai sussurri, o comunque cercando di capire chi fosse entrato.
“Conan, sei qui?”
L’interessato rimase di ghiaccio a sentire quella voce.

Nella villa intanto, regnava il caos totale; La cosa stava degenerando in un vero e proprio genocido: i corvi stavano opponendo un estrema resistenza, servendosi della villa come campo di battaglia, come nascondiglio per poi attaccare di sorpresa.
La polizia arrivata fin li ignara del pericolo, chiedeva spiegazioni durante lo scontro agli agenti dell’Fbi, i quali diedero spiegazioni scarne, così si ritrovarono persi, nel bel mezzo di una sanguinolenta battaglia.
I copri di entrambe le frazioni erano abbandonati sul pavimento, immersi in pozze di sangue vermiglio, corpi in posizioni assurde…

Quando Conan fu finalmente libero, si massaggiò i polsi doloranti e presto il l’insensibilità che aveva perduto, iniziò a sparire, sentendo il formicolio.
Rimase in piedi immobile per qualche secondo, osservandoli uno ad uno.
“Si può sapere cosa diavolo ci fate qui, ragazzi??” urlò furioso
”Che domande, siamo venuti a salvarvi!” rispose Genta
“Forza, non c’è tempo, dobbiamo andare a salvare Ai!” disse preoccupato Mitzuhiko.
“Hey hey, un attimo ,fermi!!” i tre erano già sulla soglia della porta.
“Che cosa sta succedendo??” Conan davvero non capiva. Per la prima volta era all’oscuro di qualcosa che invece i tre giovani detective sapevano.
“Be…forse siete tu e Ai a darci delle spiegazioni…No?” sta volta fu la piccola Aiyumi a prendere la parola, guardando con sguardo severo gli occhi di Conan, il quale rimase sorpreso da tanta serietà.
“…Voi sapete…?”
“ Sappiamo solo quello che abbiamo sentito quel giorno in ospedale.” Rispose Mitzuhiko.
“Ci avete origliato??” Ora era veramente innervosito, furioso e…sorpreso!
“…Ok,ok, voi uscite subito, io andrò a salvare Ai.” Doveva prendere il controllo della situazione, così prese e uscì dallo studio. Finalmente libero!
Aprì la porta correndo e si diresse nel corridoi, tutto buio, illuminato solo da fioche candele poste sui muri.
“Aspetta!!” urlarono i tre bambini, correndogli dietro.
Ma la loro corsa si fermò lì, poichè una losca figura nera si stagliò davanti al bambino con gli occhiali che ci andò quasi a sbattere e riconoscendone la sagoma arretrò, proteggendo con le braccia i suoi piccoli amici.
“No no, non si fa mio caro Shinici.” Disse in tono pacato il Boss.
“ Che cosa vuoi?”
“ Voglio che tu venga con me, mio caro.” Rispose sempre molto tranquillamente, come se fosse una cosa scontata.
“Scordatelo!”
Di risposta, tirò fuori dalla tasca della giacca una pistola nera e la puntò contro di lui.
“Potrebbe accidentalmente partirmi un colpo e colpire uno dei tuoi amichetti…”
“Sei solo un…”
BANG!!

Aru: questo cappi è molto corto, ma è fatto di proposito =)
spero di completare bene la ff, che ne ho gia in progetto altre due ff XD questa volta molto più elaborate, più curate sia nella storia che nella grammatica, nei vocaboli...=)
ringrazio tutti quelli che mi seguono, che mi recensiscono, che hanno messo la storia tra le seguite, preferite...ecc!!
GRAZIA A TUTTI!!!
mi raccomando, recensite numerosi!!! ^-^

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Capitolo 24
*** Vendetta/ Nero Vs Bianco ***


Vendetta/ Nero contro Bianco

Al rumore assordante dello sparo chiusero tutti istintivamente gli occhi, coprendosi con le braccia.
Nero.
Per un attimo sembrò che il tempo si fosse fermato.
La pistola fumante era per terra.
Conan azzardò ad aprire gli occhi, e il Boss era davanti a lui, un espressione quasi sbalordita dipinta sul volto.
Guardò la pistola a terra e vicino a essa vi era una carta da gioco.
Le sue lenti coprirono i suoi occhi azzurri, i quali si erano accesi della solita luce.
“Pensavo di averti eliminato ben otto anni fa…”
un fruscio e una figura bianca apparve come per magia di fianco ai bambini
“…Kaito Kid! Quale onore…”
Il ladro bianco prese lentamente la pistola per terra e la puntò contro l’uomo, il quale non mosse nessun muscolo, ma anzi, sembrava divertito.
“Dimmi, come sta paparino?” gli chiese con un ghigno malefico.
A Kid iniziò a pulsare una vena sulla tempia dalla rabbia e strinse ancora di più la pistola. Poi premette il grilletto, si sentì il rumore dello sparo e sul muro proprio di fianco al Boss apparve un buco bruciato, segno dove si era appena conficcata la pallottola.
I giovani detective osservavano allibiti la scena, cercando perfino di non respirare da quanto tesi erano.
“Kid!!” ecco un'altra voce che Cona riconobbe subito e ne fu felice.
Il detective del Kansai arrivò trafelato e quando i suoi occhi si posarono sull’amico libero, ebbe un sospiro di sollievo.
“Conan! Tutto bene?” il ragazzino fece cenno di si con la testa.
“Non avevi una persona da salvare?” disse Kid, rivolto a Conan, il quale rimase impressionato dalla sua freddezza. Il bambino non rispose, ma restò a fissarlo e vi lesse nei suoi occhi solo odio verso quella persona, sentiva il tremito del suo corpo e percepì la sua voglia di…vendetta. Si, ecco cosa voleva Kid da quell’uomo, ma non poteva permetterglielo.
Ma tutto questo doveva averlo percepito anche l’amico, perché subito si rivolse al giovane ladro
“Non servirebbe a niente ucciderlo, credimi!”
“Heiji?” bisbigliò Conan
“Ti prego, vai a salvare Ai, non c’è più tempo!”
“Cosa, e dovrei lasciarti qui?”
“Fa come ti ho detto per favore!”
Poi si rivolse alla squadra dei giovani detective
“Ragazzi, andate con lui per favore e non appena avrete trovato la nostra amica, uscite da qui, andatevene, intesi? Io me la caverò.”
“Ma…”
“Sarete più utili a loro, che qui. Vi ringrazio per tutto.” La sua voce era tranquilla ed esprimeva riconoscenza, ma anche una certa urgenza.
“Mi raccomando amico, contiamo su di te!” disse il bambino con le lentiggini, mettendogli una mano sulla spalla.
“Quando usciremo da qui, andremo a festeggiare mangiando tante anguille!” disse tutto felice Genta.
“Ti prego Conan, fa attenzione!”
L’amico tentennò qualche secondo, poi si mise a correre, superando la figura nera ed ebbe un brivido lungo la schiena, i tre bambini a seguito.
‘Non morire Shinici!’
“E’ tutto inutile. I miei corvi li elimineranno tutti!!” e scoppiò in una risata malsana.
“Ti conviene andartene da qui, piccolo, non vorrei farti del male.”
“…Ha ucciso tuo padre, vero?”
Kid non rispose.
“ Era lui il famoso Kaito Kid, il ladro gentiluomo, quello che la polizia ricerca da otto anni. Era un ladro dotato di un intelligenza superiore alla norma, che usava trucchi sempre appariscenti e riusciva sempre a fuggire alla legge.
Otto anni fa morì per mano dell’organizzazione, evidentemente aveva rubato loro qualcosa di prezioso, o aveva scoperto qualcosa che non doveva, così il qui presente Boss decise di tappargli la bocca per sempre.
Tu eri ignaro di tutto immagino e hai ereditato il suo costume e il nome del fantomatico ladro.
Sembrava strano che dopo otto anni di silenzio, fosse riapparso dal nulla, rimanendo sempre in forma.
La verità è che tu volevi scovarli per vendicarti di lui, non è vero?”
A quelle ultime parole il ladro bianco ebbe un sussulto. Come aveva fatto a capirlo? Era un segreto che custodiva gelosamente nel proprio cuore, non aveva mai rivelato le sue intenzioni a nessuno. Si sentì denudato dalle proprie emozioni e un po’ irritato.
Però, doveva ammetterlo, quel bambino era straordinario.
Sorrise.
“Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.” Commentò il ladro bianco
“Oh, invece si. Se lo ucciderai, diventerai un assassino quale non sei, e lui non pagherebbe per i crimini commessi!” disse puntando il dito contro la figura nera, la quale si stava godendo tutta la scena divertito.
Le sue parole non sembravano averlo smosso neanche un po’, perché il suo sguardo tornò sull’assassino di suo padre e iniziò a premere piano il grilletto.
“Avanti, uccidimi, giovane Kaito! Porterò i tuoi saluti al tuo caro papà.”
Kaito era immobile, la pistola puntata, le dita tese.
“ Cosa penserebbe tuo padre se lo ucciderai? Pensi che sarebbe felice? Pensarci bene, se ora premi quel grilletto, diventerai un assassino come lui, ti metterai al suo stesso livello!
Davvero vuoi diventare come lui??”
A quel punto Kid puntò il suo sguardo gelido verso il bambino con gli occhiali e fu allora che vide sulla scalinata poco più distante due corvi pronti a sparare contro loro due, intrusi.
Agì d’istinto: si buttò sul suo rivale e con una capriola se lo prese in braccio e scivolarono dietro l’angolo.
Le pallottole continuarono a conficcarsi lungo la parete, vicino al loro nascondiglio, mentre il Boss rideva a crepapelle.

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Capitolo 25
*** Inizia il Gioco ***


Inizia il gioco

Dalla grande villa si sentì un’enorme esplosione e subito si sparse nell’aria l’odore acre del fuoco.
Le fiamme raggiunsero il primo piano della villa, poiché avevano distrutto il laboratorio sotto terra. Qualcuno aveva appiccato l’incendio intenzionalmente, ma nessuno sen’era accorto.
Il fuoco si fece strada dal grande portone di legno, distruggendolo tutto d’un colpo, come se quel portone non volesse farle passare.
Ormai quella villa, stava diventando la tomba di decine e decine di uomini, tra corvi e poliziotti, un massacro che sarebbe rimasto impresso nella memoria dei sopravissuti.
Nel frattempo il dottor Agasa aveva trovato Megure, il quale gli spiegò la storia come la sapeva, poiché Heiji era stato molto sintetico.

Le pallottole continuavano a scalfire le mura dietro le quali erano nascosti Conan e il giovane ladro.
I due cercavano di coprirsi con le mani sulla testa per non essere colpiti dall’intonaco che si staccava, o dalle pallottole vaganti.
“ Hai qualche idea?” chiese Kid al bambino, il quale si stava scervellando per trovare una via di fuga.
L’odore del fumo iniziò a farsi sentire, e i due si guardarono attorno preoccupati. Ci mancava solo un incendio per completare il quadro.
D’un tratto il Boss fece cenno ai due cecchini di fermarsi, e loro obbedirono immediatamente.
“Imbranati, il bambino mi serve vivo!” una sua occhiata bastò a far capire loro la gravità dell’errore commesso, e i due si ritirarono nella penombra.
Conan guardò velocemente il ladro bianco sussurrandogli “mettiti in salvo” dopodiché uscì dal suo nascondiglio, pronto ad affrontare il Boss.

Il detective di Osaka correva a perdifiato per la villa, seguito dalla squadra dei giovani detective.
Il suo cuore batteva all’impazzata, non era mai stato così preoccupato per il suo amico liceale, e carico di adrenalina.
Immaginava che la piccola scienziatina potesse essere nelle segrete, ma poi due ombre nere bloccarono loro la strada, accompagnate dalla giovane che stavano cercando.
Certo, l’avevano trovata, ma non credeva di ritrovarsela davanti in quel modo.
“Liberatela subito!” gridò Mitzuhiko, tirando fuori tutto il coraggio che potè.
Il corvo di nome Gin rise di fronte ad una simile richiesta e anzi, puntò la pistola dalla testa di Ai, a quella del bambino, il quale sudò freddo.
“Andatevene via subito!” cercò di urlare disperata Ai
E così loro sono i tuoi nuovi amichetti eh?”
“Uh uh, forza, sbarazziamoci di loro!” propose Vodka, tutto compiaciuto.
Gin non se lo fece ripete più volte, iniziò a premere il grilletto, ma uno sparo lo bloccò, facendogli volare via l’arma dalla mano.
Tutti si girarono seguendo la traiettoria da dov’era arrivato il colpo e i due uomini in nero rimasero per un attimo sconcertati da quello che videro.

Intorno a loro solo urla disperate di uomini che cercavano di mettersi in salvo. Il fuoco stava già iniziando la sua opera di distruzione e già molti uomini vicini agli scantinati dove si era formato l’incendio, erano caduti a terra svenuti.
“Finalmente hai deciso di affrontarmi.” Disse compiaciuto il Boss rivolto al bambino
“Solo per farla finita, una volta per tutte.”
I due si guardavano, il cervello di Conan stava escogitando qualche piano geniale, ma la tensione era alta, il fuoco avanzava e gli era difficile concentrarsi.
Da tanto tempo aspettava quel momento, di affrontare il Capo di quella organizzazione.
“ Facciamo un patto: tu vieni via con me, e i tuoi amici usciranno da qui sani e salvi.”
“Possibile che tu non abbia ancora capito? È finita, arrenditi, non hai più il controllo su niente.”
Una smorfia strana, l’inizio di quella che sarebbe stato l’inizio della follia, si dipinse sul suo volto.

Il cecchino migliore dell’Fbi che doveva essere bello che morto, ora era là, a pochi centimetri da loro, il fucile in mano e il suo sorriso compiaciuto dipinto sul volto.
“Shici Akai! Dunque sei tornato dall’inferno?”
“Qualcuno dovrà cancellarti dalla faccia della terra, no?” scherzò lui.
“Ora ti faccio vedere!” Vodka tirò fuori la sua pistola e la puntò contro il loro nemico, ma Gin glie la tolse dalla mano e sparò immediatamente contro Shu, il quale la schivò con molta velocità, piombando giu dalla rampa di scale e salendo quella opposta.
Gin lo stava aspettando tremante di ansia, finalmente potevano pareggiare i conti, avrebbe spedito personalmente Akai all’altro mondo, una volta per tutte.
Intanto la piccola Ai, nelle sue mani, tremava come una foglia, guardando i suoi piccoli amici supplicandoli con lo sguardo di scappare, di non pensare a lei. Non si meritava di essere salvata, ma soprattutto era preoccupata per Shinici…che fine aveva fatto? Perché non era lì? Un po’ lo sperava che andasse a salvarla, ma sapeva da sempre che il suo cuore batteva per la bella karateka.
‘che pensieri infantili’ pensò, mentre una lacrima gli scese lungo il viso.

Aru:
Grazie a Mangakagirl che mi segue e recensisce sempre =)
e grazie a tutti coloro che mi seguono, che mi leggono!
sto gia preprando con cure la prossima fan fic, scritta meglio, storia avvincente, immagini e carattere differente^^

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Capitolo 26
*** Si combatte! ***


Si Combatte!

“Io sono il tuo creatore, perciò ora verrai con me!!”
“Tu non sei il creatore di un bel niente, anzi, porti solo distruzione, sei un assassino!”
“Il mio è un progetto a livello mondiale, il sogno segreto di ogni uomo è vivere per l’eternità, e ora che finalmente ho trovato la porta che conduce a questa nuova era, non devo far altro che aprirla, ma prima, c’è un ostacolo che va superato…”
Il Boss si ricompose in un secondo, come se quella smorfia, quello scatto di rabbia, non si fosse mai manifestato. A Conan venne un brivido lungo la schiena, quell’uomo era veramente pazzo e andava fermato.
“Ha si? E quale sarebbe questo ostacolo?” chiese, nascondendo i suoi timori, mettendosi le mani dietro la schiena per preparare l’orologio anestetizzante.
“Non è ovvio? Sei tu.”
“Hm, che strana coincidenza…”

“Vediamo di concludere questo gioco al più presto.” Dise divertito Akai
“Gia…” rispose Gin, puntando la pistola alla testa della piccola Sherry.
“Facciamo che inizierò uccidendo questa traditrice bastarda, dopodiché vi condurrò nelle fiamme dell’inferno!”
“No!” Mitzuhiko tentò un assalto disperato contro Gin, gli si scaraventò addosso, prendendogli la mano che teneva la pistola, i suoi piccoli amici lo seguirono
“Ragazzi, fermi!” tentò di fermarli Heiji, ma a quel punto tanto valeva unirsi al gioco
“E va bene, che abbiano inizio le danze!” così dicendo di scagliò contro Vodka, il quale tentò di difendersi, ma il giovane detective era molto più agile e veloce di lui.

“Ti sono d’ostacolo?”
“Oh, altroché, Mi hai fatto solo rimpiccolire, perdere la mia vita da liceale e fatto perdere la ragazza che amavo, cosa vuoi che sia…” sorrise amaro Conan, gli occhi gli bruciavano dalle lacrime che volevano uscire.
“Dunque uno solo di noi rimarrà, mentre l’altro dovrà soccombere. Non vedo l’ora di vederti agonizzante, mentre implorerai pietà, piccolo detective.”
E di nuovo quel ghigno da pazzo di disegnò sul suo volto e con un balzo inaspettato, scattò verso il bambino, tirandogli un calcio e il povero bambino finì a terra.
Conan si rialzò e schivò il braccio muscoloso del Boss, ma con agilità lo colpì con l’altro braccio, facendolo sbattere lungo la parete.
Ora lui era seduto, appoggiato alla parte, sanguinante, mentre il corvo spietato camminava tranquillamente verso di lui sghignazzando
Arrivato vicino a lui, si abbassò per poterlo vedere in faccia.
“Lo sai perché non ti ho ancora ucciso?”
“Perché ti servo come cavia.” Rispose secco.
“Oh, non solo! Perché nutro una grande stima verso di te, Hai un cervello impressionante, una mente e un sangue freddo eccezionale, che solo pochi scelti dal fato hanno.”
Di nuovo sfiorò la sua frangetta, cosa che mise i brividi al piccolo Conan.
Lo guardava con sguardo paterno, come se fosse un padre che coccola il suo bambino, ma non era così.
“Mi fai schifo!”
Il Boss si sentì punto nel vivo. Lui lo considerava con un suo esperimento, quel piccolo bambino l’aveva creato lui, era un suo frutto, come osava ribellarsi al suo creatore? La cosa lo mandò su tutte le furie.
Lo schiaffo arrivò sonoro.
“Tu…sei…mio!!” eccolo, di nuovo un colpo d’ira.
Conan si scansò appena in tempo.
La sua mente era fuori controllo, una parte di lui, voleva ucciderlo, mentre la parte lucida, voleva tenerlo in vita, rapirlo e portarlo via per esaminarlo in laboratorio e creare altra APTX.
‘Questo tizio è fuori controllo!’
La lotta era quasi alla pari: Conan aveva dalla sua l’agilità, e il fatto di essere piccolo lo aiutava a scansare gli attacchi dell’uomo. Poi ovviamente la sua concentrazione, il suo sangue freddo.
Ora lui era davanti a lui, finalmente si fermò.
Il respiro del bambino era affaticato e approfittò di quei pochi secondi per riprendere fiato.

Mitzuhiko mollò un morso alla mano di Gin, il quale cercando di non scomporsi troppo, cercò di levarselo da torno, e Ai si liberò, non più tenuta dalla salda stretta dell’uomo.
“Ora basta, piccoli impiastri, toglietevi di mezzo!!” urlò il corvo biondo, scaraventando via i piccolo detective.
“Inizierò da te!” disse rivolgendosi all’ideatore dell’assalto, prendendo la pistola per terra, di fianco a lui e puntandogliela contro.
“Uccidimi pure se vuoi, tanto ora Ai è salva!”
la scienziatina rimase colpita da quelle parole, dette con tanto coraggio e…amicizia? O forse qualcosa di più.
Non riuscì a darsi risposta.
“Ma guarda, che Eroe…”
A quel punto Shu intervenne sovrapponendosi tra i due.
“ Vergognati, prenditela con qualcuno della tua taglia.”
“Già, dopo che ti avrò eliminato, farò fuori tutti loro…”

Il fuoco ormai li stava raggiungendo, il caldo era insopportabile e i due stavano sudando copiosamente.
Il Boss si tolse la sua giacca con eleganza, mentre avanzava verso il bambino occhialuto, i cuoi occhi erano nascosti dal riflesso delle lenti.
C’era solo una cosa da fare, avrebbe dovuto saperlo da tempo ormai. Non c’era altra scelta.
Con le ultime forze che gli rimanevano, si alzò, si tolse gli occhiali e guardò intensamente quell’uomo malefico, i suoi occhi blu finalmente scintillavano.
“Finiamola una volta per tutte…”

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Capitolo 27
*** Le cascate di Reichenbach ***


Le cascate di Reichenbach

Ormai quasi tutta la villa era in fiamme, James e l’ispettore Megure diedero ordine di evacuazione, così tutti i poliziotti uscirono con qualche corvo arrestato, mentre altri riuscirono a fuggire.
I corpi ormai carbonizzati giacevano all’interno della villa, inghiottiti dalle fiamme.
Megure si sentì male da quella carneficina, e James si sentiva altrettanto colpevole.
Jodie era in lacrime, e tutti osservavano la scena, impotenti.
Presto sarebbero arrivato i vigili del fuoco, ma ormai quelle vite erano perdute e niente e nessuno poteva restituirle ai loro cari.

Heiji riuscì a mettere al tappeto Vodka, ottenendo non pochi lividi.
“Hattori, uscite subito da qui!” ordinò Akai
Heiji si guardò intorno e solo ora si accorse che la villa era in fiamme, solo ora si accorse del caldo allucinante e che doveva trarre in salvo i bambini.
“Ma…?”
“Muovetevi, forza!”
“D’accordo, ma mi raccomando, torna tutto intero!”
Era seccante abbandonare per la seconda volta un alleato, ma Shinici gli aveva affidato i bambini, e doveva trarli in salvo, glielo doveva. Sarebbe tornato successivamente ad aiutare Akai e a cercare il suo amico.
“Coraggio ragazzi, usciamo da qui!”
“E Conan?” chiese preoccupata la piccola bambina con il cerchietto.
“Non preoccuparti, sono sicuro che sta bene e che ci sta aspettando fuori.”
Il gruppetto si mise a correre verso l’uscita, schivando travi cadenti incenerite e piccoli focolai.
Dopo una corsa disperata, finalmente raggiunsero l’uscita.
Aria fresca, finalmente!
Ad Agasa venne un colpo vedere i bambini uscire di li e quasi svenne.
“E…voi, che ci fate qui?..” chiese, accasciandosi a terra.
“Dovevamo salvare i nostri amici!” disse tutto fiero Genta.
“Dov’è Conan?” chiese James al giovane di Osaka
“Cosa, non è ancora uscito?”
Ora l’attenzione di tutti era rivolta a loro.
Heiji si girò verso la villa in fiamme e senza pensarci due volte corse verso di essa.
Doveva salvare Shinici, questa volta doveva farcela!

“Finiamola una volta per tutte…”
“Ok, come vuoi, detective dei miei stivali!”
Di nuovo il corvo nero si avventò contro il bambino, il quale chiuse gli occhi per concentrarsi meglio.

*E’ stato difficile abituarsi a queste nuove sembianze, mi sentivo sminuito e piccolo, anche se sono un liceale e sono molto sicuro di me; ma in queste sembianze, chi è che da retta ad un bambino?
E’ stata dura, ho passato giorni in cui avrei dato tutto per riavere il mio corpo, per poter tornare quello che ero, per poter…tornare da Lei.
Ho risolto molti casi, ho lottato contro innumerevoli assassini, ladri…
Ma con quell’uomo era diverso. Era solo uno squilibrato che andava fermato, e sentivo che solo io potevo farlo.
Ironia della sorte...vero,Holmes? il mio eroe preferito...L ho sempre ammirato e stimato, e ora posso capirlo fino in fondo.
Siamo arrivati al capolinea ormai.
Le nostre menti sono brillanti, dovevo ammetterlo.
Forse, in cuor mio ho sempre saputo che doveva finire così.
Io e Lui.
Lui e Io.
Bene e Male.
Le ferite bruciano, ma non importa, tra poco tutto sarà finito.
Ma ora sono pronto e deciso, rischierò il tutto e per tutto per vedere la fine di quest’uomo, non farà più del male a nessuno.
Mi dispiace solo di non aver mai potuto rivelare a Ran che la amo da impazzire, l ho sempre amata e ho sempre e solo voluto proteggerla.
Perdonami Ran, ma devo farlo.*


Il viso dolce di Ran gli comparve davanti, poi i suoi genitori, Agasa, i suoi piccoli amici, Heiji, Kid…
Sorrise.
Si, ne valeva la pena.
In quei pochi attimi concentrò tutte le proprie forze sulla braccia e gambe, e quando finalmente sentì l’enorme peso del Boss, usò la sua stessa forza per scaraventarlo dalla rampa di scale, aggrappandosi a lui e con tutto il fiato che aveva in corpo urlò.
I due caddero insieme tra le fiamme.
In quel momento due persone assistettero a quella scena drammatica ed eroica.
Il giovane Hattori rimase immobile, il suo cuore svuotato di ogni emozione.
‘Kudo…’
Era un incubo, solo un incubo. Non stava realmente accadendo, il suo amico non si era sacrificato per loro, non si era buttato tra le fiamme insieme a quella persona.
Iniziò a correre verso il punto in cui erano caduti.
Il tempo sembrava andare a rallentatore.
Non sentiva il calore del fuoco che lo circondava.
Non sentiva il frastuono dell’intonaco che cadeva a terra.
Non si accorse di una figura bianca che avanzava verso di lui.
Ogni rumore, sensazione, tutti i cinque sensi sembravano non esserci più.
In quel momento per lui esisteva solo Shinici, tentare disperatamente di trarlo in salvo.
La figura bianca lo prese come un sacco morto, se lo caricò sul deltaplano e schizzarono fuori dalla villa un secondo prima che esplodesse.
I pompieri arrivarono qualche minuto più tardi, quando ormai della maestosa villa rimasero solo macerie e corpi bruciati…
Nulla più.

allora?? che ne pensate?? Conan si è sacrificato per tutti loro =( come finirà??
ringrazio tutti quelli che mi seguono, in particolare mangakagirl!! grazie di cuore <3
Ah, il titolo è un chiaro riferimento di una storia di Sherlock Holmes ^^ (libro stupendo!!)

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Capitolo 28
*** La verità (1°parte) ***


La verità. 1 parte


L’incubo era finito, o forse era solo l’inizio….
L’incendio della villa era ormai spento, molti dell’organizzazione erano stati arrestati, molti fuggiti, andati chissà dove per non far mai più ritorno.

Heiji tornò all’agenzia tutto ferito e sporco, ritrovandosi davanti una Kazuha preoccupatissima e in lacrime, non appena lui la strinse a se, senza dire niente.
Ran capì dal suo sguardo che probabilmente non avvenne più rivisto il piccolo Conan, così corse in camera sua a piangere.
Goro era parecchio scosso, ricevette la telefonata dall’ispettore Megure che gli raccontò i fatti accaduti e decise per il momento di non raccontare niente alla figlia.
Alla centrale di polizia tutti erano molto scossi e stanchi.

Agasa riportò a casa sua i bambini piangenti e chiamò le famiglia dicendogli che loro avevano espresso il desiderio di dormire tutti insieme e di piangere quell’enorme dolore.
Lo stesso dottore preparò un bel polpettone e in casa regnava il silenzio più assoluto.
Mitzuhiko se ne stava a guardare fuori dall finestra, mentre Ai lo osservava di sott’ecchi, pensando e ripensando…

L’ospedale era gremito di poliziotti feriti e parenti andavano a trovarli dopo lo scontro contro i Mib.
In una stanzetta d’ospedale un bambino dormiva tranquillo, ferito e pieno di lividi.
La finestra era aperte e un venticello estivo vi entrò, facendo ondeggiare le candide tende bianche e spettinando la frangetta scura del bimbo.
Una figura ammantata di bianco se ne stava a guardarlo, nei suoi occhi blu si rifletteva quella figura minuta, che in quel momento gli parve così innocente…
Il guardiano bianco se ne stava silenzioso nella notte, come un gatto guardiano, che osserva tutto con i suoi occhi blu.
Le lenzuola si mossero pian piano e il bambino aprii i suoi occhi azzurri, gli occhi di un grande detective.
Ci volle un po’ per abituare gli occhi al buio e distinguere i pochi oggetti e l’arredamento della piccola stanza.
Quando però i loro sguardi s’incrociarono, il bambino si buttò a letto e si mise un braccio davanti agli occhi.
“Possibile che devo sempre salvarti la vita?”
“…Cosa?…” farfugliò lui
“Non ti ricordi?”
Conan non rispose, ma con la mente provò a vagare nel passato, a ricordare il motivo per cui era finito in ospedale. Di nuovo.
I ricordi arrivarono sfocati, lo scontro contro il boss…
Si alzò di scatto
“Che fine ha fatto…"
“…Il Boss?” finì la frase per lui, Kaito
“Hmm…morto. Non che a te ti abbia ripescato in condizioni migliori, sei vivo per miracolo.”
“Sei stato tu a…salvarmi dalle fiamme?”
Kid non rispose, ma anzi, si voltò dall’altra parte.
“Lo sai, sono rimasto sempre stupito dalla tua intelligenza e dal tuo intuito. C’era un motivo ben preciso che ignoravo, e ora finalmente ho scoperto il tuo segreto, piccolo detective…”
“Cosa?” chiese lui sconvolto.
Kid si avvicinò al suo lettino, gli prese una mano e gli mise qualcosa, richiudendola subito a pugno.
“Alla prossima, piccolo detective, anche se mi mancherà scontrarmi contro Conan Edogawa.” Gli confessò, facendogli l’occhiolino. Lui per tutta riposta rimase a fissarlo con una faccia incredula, poi, quando il ladro bianco si dileguò, finalmente guardò cosa aveva tra le mani.
La sua vita.

Il giorno dopo:

Il cellulare di Heiji vibrò e il suo possessore, con noncuranza, lo prese per leggere il messaggio mentre bevve un sorso di caffè che sputò in faccia a Goro dopo aver letto nome e mittente del messaggio.
Poche parole: “Sono tornato”

C’era una cosa che doveva fare, prima di ogni altra.
Era giunto davanti all’abitazione del dottor Agasa, e quando si ritrovò l’omone davanti, quest’ultimo lo abbracciò forte
“Conan, sei vivo!!”
i bambini corsero subito alla porta nel sentire la lieta notizia e tutti lo abbracciarono, tra pianti e risa di gioia e di sollievo.

“Ok ragazzi, credo sia giunto il momento di mettere le carte in tavola.”
“I tre bambini si misero seri.
“Come facevate a sapere dov’eravamo?”
“Be, ecco…ti ricordi quel giorno all’ospedale?” iniziò titubante Mitzuhiko guardando in basso
Conan e Ai annuirono.
“Be…noi…abbiamo origliato, abbiamo fatto finta di andarcene…”
Ai cambiò espressione.
“…Non potevo credere che quello che ci stavate dicendo fosse la verità, così…”
“…ci avete spiato.” Concluse secca Ai
“In questo modo però abbiamo scoperto la verità!” intervenne Aiyumi
“E non dovevate! Vi rendete conto del pericolo che avete corso!?” Ai in quel momento sbottò. Non solo si sentiva privata della sua vera identità, del suo passato sporco, una verità che voleva tenersi per se, ma i bambini avevano corso un rischio enorme aiutandola.
“Noi siamo una squadra…” cercò di commentare Genta
“Voi non avevate il diritto di venire a sapere certe cose!” la piccola Ai aveva le lacrime agli occhi, così si girò per non farsi vedere.
“Posso sapere cosa avete ascoltato?” chiese Conan
“Ai…posso parlarti in privato?” chiese Mitzuhiko in tono dolce.
Conan, intuendo le intenzioni dell'amico che fino a mesi prima non avrebbe approvato quello che stava per fare ora, questa volta volle sostenerlo, così gli mise una mano sulla spalla e gli fece l’occhiolino.
“Tutti abbiamo bisogno dei nostri cari per andare avanti. Ognuno di noi si merita di appartenere ad un'altra persona per essere amati e rispettati.”
Disse quelle parole, non sapendo precisamente a chi indirizzarle; se ad Ai, ai suoi amichetti, o non piuttosto a se stesso.
“Ora devo salutarvi.”
“Aspetta Conan!” lo fermò la bambina con i lacrimosi
“Quindi tu…non sei Conan Edogawa…”
“Aiyumi…e anche voi, ragazzi. Vi ringrazierò sempre per la vostra amicizia, per aver salvato me e Ai. Siete tre amici insostituibili, con un grande cuore, sempre pronti ad aiutare il prossimo. Vi prego, non cambiate mai, continuate a credere nella squadra dei giovani detective, perché in fondo, il Giappone ha bisogno di Aiyumi, Genta e Mitzuhiko.”
Quelle belle parole commossero tutti, perfino Conan stesso sentì gli occhi pizzicare, così decise di andarsene, uscì da quella casa, lasciandosi dietro le lacrime e le urla della piccola Aiyumi che gli dicevano addio.

Ormai siamo quasi giunti alla fine =(
ma tornerò con una nuova ff, anzi, tante...XD

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Capitolo 29
*** La verità - 2° parte ***


La verità- 2 parte

Era ormai giunto all’angolo della via, quando si fermò per riprendere fiato.
Si appoggiò con la schiena al muro e con la coda dell’occhio guardò che non ci fosse nessuno.
L’ansia cresceva e una parte di lui sarebbe tornato indietro volentieri.
Per la prima volta aveva paura. Si, lui, il più grande Detective di tutti i tempi, che aveva affrontato criminali di ogni genere, lui, che aveva sconfitto il più grande Boss della storia della criminalità, ora aveva paura di affrontare quella campionessa di Karate, la sua amica d’infanzia, il suo primo amore.
Chissà, forse poteva semplicemente sparire, non farsi più ne vedere ne sentire, sia come Conan che come Shinici; almeno l’avrebbe messa al sicuro, non l’avrebbe più fatta soffrire…
Ma sapeva che non ce l’avrebbe mai fatta, il suo amore per lei era troppo grande, non sarebbe resistito neanche un giorno senza di lei.
Ora che era tutto finito poteva tornare da lei, dirle addio come Conan e tornare per sempre nelle sue sembianze da Shinici.
E se non l’avesse perdonato?
Tremò a quel pensiero.
Lei era tutta la sua vita.
Doveva tentare.
Si decise ad avviarsi vero l’agenzia investigativa Goro, e quando ci fu davanti si rese conto della gravità di ciò che era successo.
Tutto il palazzo era nero, segno che c’era stato un incendio.
Rimase per almeno due minuti li impalato, a fissare l’edificio annerito.
Aveva distrutto la casa della ragazza che amava di più…
Quanto tempo aveva passato in quella casa, spacciandosi per un bambino, risolvendo i casi di Goro al posto suo.
Quanti ricordi…
Di sicuro Goro l’avrebbe quanto meno strozzato se se lo fosse trovato davanti.
Si voltò per andare a cercare Ran altrove, quando se la ritrovò davanti.
Restò letteralmente paralizzato a fissarla, non sapendo come decifrare il suo sguardo, non sapendo da che parte iniziare, se fingere, se parlare. Smise di respirare perfino dallo stupore.
Le gambe molleggiavano, il cuore accellerò i battiti, la temperatura salì vertiginosamente, l’ansia aumentò.
‘scappa!’ gli disse una vocina nella sua testa.
‘No, devi dirle la verità?’
‘scappa, non ti perdonerà mai! Tu ti perdoneresti?’
‘non so…’
La sua coscienza lottava tra se a se, cercando di trovare una soluzione…
L’espressione di lei era indecifrabile, come pure lei non sapeva cosa pensare nel vedere quel piccolo bambino davanti a lei.
“Ran, io…”
“Conan…” piccole lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi, poi corse vero di lui e lo strinse attorno a se.
“come stai piccolo? Oh guardati…sei tutto ferito…” disse esaminandolo da capo a piedi.
“No…ferma…sto bene.” Cercò di divincolarsi lui.
‘Questo complicherà le cose…’
Poi lei rimase a fissarlo con il suo sguardo dolce e lui, piccolo bambino, non sapeva come ricambiare e sostenere quello sguardo compassionevole, abbassò il suo.
“Conan? Che c’è?” chiese preoccupata
“Ran, io…”
“Devi forse dirmi qualcosa di importante?” ora anche lei era seria
Conan deglutì rumorosamente.
“Si, vedi Ran, io…ti devo molte spiegazioni…” iniziò titubante, non sapendo dove iniziare
“Conan…sei sempre stato un bambino diverso dagli altri; così intelligente, attento ai dettagli…però avevi sempre quell’alone di mistero e qualcosa che…” s’interruppe, non sapendo come continuare la frase.
“Ascolta piccolo, non sentirti costretto a raccontarmi quali orrori hai passato. Sei solo un bambino e hai diritto ad essere felice e spensierato. Quando te la sentirai, io sarò qui…” disse con un tono talmente dolce che lo commosse.
I suoi occhini blu erano lucidi, ma ricacciò indietro le lacrime, abbassò lo sguardo e si ricompose, pronto ormai al passo decisivo.
“Probabilmente mi odierai dopo quello che sto per rivelarti, ma sappi che l ho fatto per il tuo bene. Perché io…ti voglio bene…”
una folata di vento scompigliò i suoi lunghi capelli al vento, mostrando a contatto con i raggi solari piccole sfumature marroncine
“Ma che stai dicendo?” disse alzandosi in piedi
“…Non me ne sono mai andato, ti sono sempre stato vicino, anche conciato così. “
Ran ascoltava senza dire niente, senza riuscire a non pensare a niente. Cosa stava cercando di dirle?
“…Facevo finta di chiamarti usando questo papillon cambia voce inventato dal dottor Agasa, ho sempre cercato di proteggerti, ti sentivo piangere e…stavo male…”
Si tolse gli occhiali.
“Conan, tu…cosa vuoi dirmi?” chiese lei, sperando che quello che aveva capito non fosse vero.
“…Io…Non sono Conan Edogawa. E…credo che anche tu abbia capito chi sono veramente…”
“No, non è vero…”
“E dire che più di una volta hai sospettato di me..” disse in tono sarcastico.
“Shi…nici…” le lacrime sul viso di lei aumentarono.
“Hai indovinato. Io sono Shinici.”
Per un tempo che a Conan parve interminabile, lei stette li a fissare terra, senza dire una parola.
Lui non sapeva più cosa pensare: era arrabbiata? Triste? Delusa? Non voleva più vederlo?
“Ran…ti prego, dì qualcosa..”
“E’…impossibile.”
“E’ la verità.” Disse guardandola negli occhi.
‘Quegli occhi…quella luce…’
Poi lei scoppiò:
“Perché non me l’ hai mai detto!? Ti rendi conto di come stavo? Ogni giorno ero preoccupata per te, mi chiedevo dov’eri finito, se stavi bene, quando saresti tornato!!”
Lui ascoltò senza ribattere
“…Mi mancavi…” disse il bambino, lo sguardo basso.
“Mi hai preso in giro fino ad adesso??”
“Ran…”
“No, basta, questa non te la perdono Shinici! Io mi sono fidata di te, ti ho confidato i miei sentimenti, hai sempre fatto finta di niente, ti sei preso gioco di me, dei miei sentimenti!!”
“Non potevo metterti in pericolo di vita, lo capisci? Sei ti avessi detto la verità, quegli uomini ti avrebbero sicuramente ucciso! E non potevo permetterlo!”
Lei di risposta pianse e lo abbracciò, triste per aver scoperto che il piccolo Conan non era che una falsa identità, arrabbiata e felice con Shinici.

E siamo giunto al terzultimo capitolo...
ringrazio tutti quelli che mi seguono e che recensiscono ^^ grazie Mangakagirl!! :)

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Capitolo 30
*** La verità - 3° parte ***


La verità – 3° parte

Era il tramonto, quando la bambina dai capelli ramati uscì dalla porta di quella che in quei mesi era stata casa sua.
Gli sembrava ieri quando aveva varcato quella soglia, quando quell’anziano inventore un po’ matto l’aveva accolta in casa sua, senza sapere niente di lei, dandole completa fiducia.
Poi l’iscrizione a scuola sotto falsa identità di Ai Haibara. Quel nome gli piacque da subito, perfino meglio del suo vero nome, Shio Miyano.
L’aver riscoperto pezzi infranti di felicità grazie a quei bambini pestiferi.
In quei giorni ebbe avuto modo di riflettere e la sera prima aveva cercato di parlarne con Shinici, ma non andando nel dettaglio:

“E’ finita. Ora che cosa farai?” chiese il bambino con gli occhiali alla scienziatina, la quale pescò una carta e la mise nel mazzo insieme alle altre sei carte.
Quella domanda mise Ai in un completo stato di panico; già…ora che fare? Dove andrà ora? Che cosa farà?
“Be ecco,io…credo che me ne andrò…”
“E dove?” chiese il detective, un po’ pensieroso di dove potesse mai andare. Buttò tre carte e ne pescò un'altra.
Poi riprese:
“Senti, perché non rimani qui?”
Lei si voltò stupita.
“Al dottor Agasa dispiacerebbe se te ne andassi, si è affezionato e si sentirebbe molto solo se tu te ne andassi, e non sarebbe il solo…”
Quelle ultime parole catturarono la sua attenzione per un istante, un istante di illusione in cui sperò in una sua dichiarazione, ma quella sensazione d’amore svanì in un istante, lasciando il posto alla tristezza e subito dopo ad un volto a lei nota, e quel volto non era certo Shinici.
“Che intendi?” chiese.
“ Non dirmi che non te ne sei accorta!”
“Ma che dici? È solo un bambino, e io ho 17 anni!” le ricordò lei, cercando di convincere più se stessa forse, che il suo amico detective.
“Ma non adesso” disse, facendogli l’occhiolino e alzandosi.
“Dove vai? La partita non è ancora finita.” Lo rimproverò di nuovo lei.
Lui di risposta buttò la sua ultima carta.
Era un Jolly.
“Sai dirmi che significato potresti attribuirgli?”
Lei lo fissò, aspettando che finisse la sua frase.
“Hai di fronte a te la felicità: potresti semplicemente tornare adulta e sperare di trovare qualche impiego da qualche parte, andartene da qui, riprendere la vita di prima, oppure giocare il Jolly, cioè, una nuova vita, con le persone che ti voglio bene sul serio.”
Dicendo così, si avviò verso la porta di casa.
Lei prese in mano la carta, chiuse gli occhi e se la portò al petto.


“Eccomi Ai, ho fatto più in fretta che potevo!”
Quando la bambina sentì quella voce familiare, ebbe quasi un sussulto che il bambino non notò. Si sentiva quasi felice.
“Non dovevi correre così tanto.” Disse al bambino con le lentiggini chino a riprendere fiato.
“Be, al telefono sembravi un po’ strana, e così mi sono precipitato..” disse imbarazzato, mettendosi una mano dietro la testa.
Lei si sentì imbarazzata e i due rimasero per qualche secondo zitti, senza sapere cosa dire; le domande erano tante, come l’imbarazzo che si stava creando tra i due.
“Forza, andiamo al parco.” Disse Ai, riprendendosi.
“Mi dispiace aver alzato la voce l’altro giorno.” Iniziò Ai
“No, hai ragione, non dovevamo origliare…”
Lei ci pensò su un attimo, poi rispose
“In effetti, hai ragione. Non dovevate.”
Mitzuhiko iniziò a sudare, credendo di averla fatta arrabbiare
“Be, ecco, però…” iniziò a balbettare
“…Però è anche vero che se non l’avessi fatto, ora non sarei qui.”
Lui si dondolò sull’altalena.
“Perché mi hai salvata?”
“Eh? Ma che domanda è?”
“Rispondi.” Disse lei guardandolo con i suoi occhi verdi gelidi. Lui rimase senza parole per un attimo, incantato dalla sua bellezza e forza.
“Perché sei mia amica ed eri in pericolo.”
“Anche sapendo ciò che sono? Io non sono una bambina Mitzuhiko, io non sono la persona che credi!” disse lei, scendo dall’altalena con gli occhi lucidi
‘Perché sto piangendo?’
“Non mi interessa, tu mi piaci lo stesso!” confessò Mitzuhiko senza pensarci, diventando rosso un secondo dopo aver capito il gesto commesso, dandosi dello stupido.
“Scusami Ai, non dovevo, cioè, no, non è colpa mia, è più forte di me…”
“Tu non mi conosci realmente.” Lei si voltò e fece per andarsene, ma il bambino prese coraggio, gli prese la mano, fermandola e costringendola a restare.
“Be, ho un sacco di tempo. Ti prego Ai, resta con noi, con me…voglio aiutarti, voglio starti accanto, e non solo come amico…”
lei si voltò e una lacrima gli scese lungo la guancia.
Ripensò a tutto quel tempo trascorso con i bambini, con Conan, il dottor Agasa, a come Mitzuhiko l’aveva salvata, rischiando la vita per lei.
E a sua sorella.
Aveva sacrificato la sua vita per lei, e sapeva che se fosse stata li, avrebbe voluto la sua felicità.
Con chi sei realmente felice? Vuoi tornare alla vita di prima? O vuoi ricominciare? Vuoi usare il Jolly?
‘ Chissà, forse ho trovato il mio posto nel mondo…’

Ebbebe, siamo ormai giunti al penultimo capitolo...=(
ringrazio quei pochi che mi seguono e recensiscono.
Mi dispiace essere poco attiva e presente, mi piacerebbe leggere molte fan fic che ho trovato, ma non trovo il tempo.
Spero più avanti!
alla prossima <3

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Capitolo 31
*** Dieci anni dopo ***


Dieci anni dopo…

Il cellulare del Detective di Osaka, ormai famoso in tutto il Giappone assieme al suo grande amico Shinici Kudo, squillò
“Pronto?…Oi, Kudo!…Cosa?? sul serio??…ok,ok, arriviamo subito!”
Kazuha, che era seduta sul sedile del passeggero della macchina lo guardò.
“Che c’è caro?
“Voliamo da Shinici!” disse euforico, premendo il pedale sull’acceleratore.
“Haaaa, Heiji, rallenta!!”

“Ci siamo persi!” concluse lei.
“Ma no, che dici? Sfinivi dovrebbe essere d queste parti…” rispose Hattori, guardandosi attorno alla sua ricerca.
“Quello è Goro?” chiese Kazuha
“Si, Hey Goro!” urlò il detective dalla macchina al vecchio Mohri, intento a fumarsi una sigaretta fuori da villa Kudo.
“E voi che ci fate qui?” disse stupito di vederli.
“Abbiamo saputo la notizia da Shinici ed eccoci qui!”
“Haa, ma certo, siete venuti a vedere il bambino più bello del mondo! Prego, entrate!!” disse diventando quasi euforico e invitandoli ad entrare.
Sulla soglia di casa comparve Shinici, pronto ad accogliere i suoi ospiti
“Ciao ragazzi!” li salutò Shinici,
“Ciao paparino!” lo prese in giro l’amico.
“Congratulazioni!” disse Kazuha
Shinici la ringraziò e li portò in sala, dove, seduta sul divano, c’era Ran, ormai cresciuta, sempre più bella e con un bambino in braccio.
La coppia rimase fissarli e subito Kazuha si buttò dall’amica, le qualei erano felici di incontrarsi.
“Che bel bambino!! Senti, posso…prenderlo in braccio?”
“ma certo!” disse porgendoglielo.
I maschi osservarono la scena, ognuno con i propri sentimenti:
Heiji non vedeva l’ora che anche Kazuha partorisse, ormai era questione di una settimana, se non di giorni.
Shinici era pieno d’orgoglio nel vedere il suo bambino e la sua bellissima moglie.
Goro era in lacrime, era felicissimo di essere diventato nonno, e triste perché la sua Ran sen’era andata di casa con quel detective.
“Come hai detto che si chiama?” chiese Kazuha
Shinici e Ran si guardarono con affetto, lui si sedette accanto a lei, mettendole un braccio attorno a lei.
“Si chiama Conan.”
“Che domande, era logico!” disse Heiji
“Ha, non ricordarmi quella peste che ha vissuto con noi. Non potevate dargli un altro nome?”
tutti si misero a ridere spontaneamente, risate che risuonarono fuori dalla grande Villa Kudo.
Il campanello suonò molte volte, poiché i due neogenitori avevano invitato tutti i loro amici.
Tutti si stavano godendo la festa: Sonoro con il suo fidanzato Makoto, Eri, i genitori di Shinici, che si litigavano il nipotino con Goro, l’ispettore Megure, Yokomizo e la coppia Sato e Takaji, con il loro figlioletto di tre anni.
“Chi manca?” chiese Ran al marito
“Be,mancherebbero…” ma non potè completare la frase, che il campanello suonò nuovamente.
Shinici aprì la porta e finalmente la squadra dei giovani detective e il dottor Agasa fecero il loro ingresso alla festa.
“Scusa il ritardo Shinici!” si scusò il dottore
“Non fa niente, prego, entrate.” Li invitò.
Per primo entrò Genta, che inizò ad abbuffarsi, poi Aiyumi, che si congratulò con l’amico, un po’ imbarazzata, e infine loro due: Ai e Mitzuhiko.
Tutti erano cresciuti molto, ma dallo sguardo di Ai, capì che finalmente era felice, e che le cose con il suo migliore amico (per ora voleva così) andavano bene.
Arrivata sera, la ragazza con i capelli ramati uscì dal balcone per prendere un po’ d’aria, e quando Shinici la vide fuori da sola, decise di andarci a fare due chiacchere.
“Sei stanca?” chiese lui.
“Avevo bisogno di prendere una boccata d’aria.” Rispose lei.
Lui si appoggiò al balcone vicino a lei e insieme guardavano le stelle.
Era una serata estiva fantastica, soffiava una brezza fresca che scompigliò i capelli ramati di lei, e la frangetta bruna di lui.
“Allora, sai perché ho convocato tutti qui,oggi?”
“Per mostrarci tuo figlio Conan?” pronunciare quel nome gli fece un po’ senso.
“Non esattamente.”
“Oggi è…” aveva capito.
“…dieci anni sono trascorsi.”
Ai due vennero i brividi e anche un velo di tristezza e agitazione, così Shinici decise di cambiare argomento.
“Allora…come procede la tua vita?”
“Direi…bene. Si, molto bene. Ora ho una nuova identità, vado a scuola, anche se è noioso perché le cose le ho già fatte; poi bisogna tener d’occhio quelle pesti, sempre patiti per l’indagine, ma tutto sommato va bene.” Rispose lei con un sorrisetto.
“E con Mitzuhiko?” chiese lui, prendendola un po’ in giro.
“Siamo solo amici, Kudo.”
“Dai, si vede lontano un miglio che…”
“Non una parola di più.” Lo ammonì lei, poi si avviò verso l’interno, se non prima di varcare la soglia, si girò e gli fece un occhiolino furbo, lanciandogli una carta, che lui afferrò al volo.
Era la carta del Jolly, un po’ ingiallita e rovinata, la stessa che gli buttò lui esattamente dieci anni fa.

e siamo giunti alla fine...=(
ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito, recensito, messo la storia tra le preferite, ricordate ecc...
un particolare ringraziamento va a MANGAKAGIRL!!!! <3

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