strange eyes.

di _Deina13
(/viewuser.php?uid=149907)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** uno- ***
Capitolo 2: *** due- ***
Capitolo 3: *** tre- ***
Capitolo 4: *** quattro- ***
Capitolo 5: *** cinque- ***
Capitolo 6: *** sei- ***
Capitolo 7: *** sette- ***
Capitolo 8: *** otto- ***
Capitolo 9: *** nove- ***
Capitolo 10: *** dieci- ***
Capitolo 11: *** undici- ***
Capitolo 12: *** dodici- ***
Capitolo 13: *** tredici- ***
Capitolo 14: *** quattordici- ***
Capitolo 15: *** quindici- ***
Capitolo 16: *** sedici- ***
Capitolo 17: *** diciassette- ***
Capitolo 18: *** diciotto- ***
Capitolo 19: *** diciannove- ***
Capitolo 20: *** venti- ***
Capitolo 21: *** ventuno- ***
Capitolo 22: *** ventidue- ***
Capitolo 23: *** ventitré- ***
Capitolo 24: *** ventiquattro- ***
Capitolo 25: *** venticinque- ***
Capitolo 26: *** ventisei- ***
Capitolo 27: *** ventisette- ***
Capitolo 28: *** ventotto- ***
Capitolo 29: *** ventinove- ***
Capitolo 30: *** trenta- ***
Capitolo 31: *** trentuno- ***
Capitolo 32: *** trentadue- ***
Capitolo 33: *** trentatré- ***
Capitolo 34: *** trentaquattro- ***
Capitolo 35: *** trentacinque- ***
Capitolo 36: *** trentasei- ***
Capitolo 37: *** .Fine- ***
Capitolo 38: *** trentotto- ***
Capitolo 39: *** trentanove- ***
Capitolo 40: *** quaranta- ***
Capitolo 41: *** quarantuno- ***
Capitolo 42: *** -epilogo uno ***



Capitolo 1
*** uno- ***


Image and video hosting by TinyPic



   Per come la so io, le domeniche nel vecchio Distretto 12, erano considerate sacre da parte di Katniss e del suo ex compagno di caccia Gale. In una frattura di tempo che divideva la normalità dal surreale a Panem, infatti, la domenica era l'unico giorno che i due potevano passare insieme andando a caccia. Kat mi racconta sempre delle sue giornate intere a cacciare, anche prima dei suoi primi Giochi, e di come la facessero sentire libera, soprattutto con un amico tanto fidato come Gale. Fiducia che è sfociata in un odio profondo e in una serie di ripensamenti da parte della mia Kat.
    In cielo non c'è nemmeno una nuvola, e questo fa paura. Sembra che il mondo inizi e finisca con una serie di sfumature cineree. Vorrei tanto che la mia insegnante di caccia sia qui con me ora, lei adorerebbe questa perfezione; ma è ancora a letto con suo marito mentre io sono qui che mi diverto a sua insaputa.
Dal mio orecchio destro sento, dietro di me, il rumore di qualcosa che si rompeva – quasi sicuramente un ceppo secco – sotto il peso di qualche animale. Mi volto lentamente e di scatto allo stesso tempo e tendo l'arco verso la preda.
Un cerbiatto. Non ne vedo uno dal mio primo addestramento con Katniss, anni fa. Sorrido, chi sa quanto sarà fiera di me dopo che le avrò portato questa prelibatezza per pranzo.
    Sto lì per sganciare la freccia dalle mie dita e mandarla dritta sull'occhio del mio obiettivo - la prima cosa che mi ho imparato la mia insegnante -, ma prima che potessi farlo, il cerbiatto si ritrova un'altra freccia dritta nell'occhio sinistro. Che differenza, io miravo al destro.
  «Devi imparare ad essere più veloce, mio caro J., non ti si può aspettare per sempre»
  Mi giro e la vedo che dondola le gambe giù di un ramo a tre o quattro metri da terra. Da quanto tempo mi segue?
  «Comunque bisogna riconoscerlo, niente male sgattaiolare di casa e rubare uno dei miei archi preferiti per un quindicenne qualsiasi» continua lei, sgranocchiando una mela.
  «Non sono un quindicenne qualsiasi, sono figlio di due vincitori, cresciuto da due vincitori e..» inizio la mia solita cantilena.
  «..Tre vincitori» mi corregge: dimentico sempre di contare mia madre. «ricorda: tre vincitori e una serie di gatti spelacchiati non ti servono a niente in un bosco pieno di insidie come questo»
    Mi lascio sfuggire un sorriso dalle labbra. Tre vincitori (quattro se si conta Haymitch) e un gruppetto di gatti spelacchiati sono stati la mia infanzia, e bisogna anche aggiungere il treno che percorreva il tragitto così familiare dal Distretto 4 al 12 all'inizio e alla fine di ogni estate e a ogni Natale; bei tempi quelli.

Tratteniamo i sogghigni solo per un po'; la sua allusione al bosco pieno di insidie è sempre stato solo un modo stupido per ricordarmi chi ero e da dove venivo. Dalla guerra.
  «Come mai sei qui? Quando sono passato tu e Peeta dormivate beatamente, non volevo svegliarti e avevo voglia di andare a caccia..» aspetto che mi interrompa, ma non lo fa, quindi continuo «...mi dispiace»
  Lei si stringe nelle spalle e scende giù dal ramo, a una buona mezza dozzina di passi da me «sarai passato verso le cinque, sono le sette; in due ore mi sono svegliata, ho preparato il caffè, e ho avuto la solita litigata con Peeta, domenica mattina negli standard»

 Sgrano gli occhi alle sue parole «ancora?!»

 Kat scrolla le spalle, noncurante. «già. E credo che questa volta fosse più arrabbiato del solito: è andato ad aprire la panetteria in pigiama, dimenticandosi persino che oggi è giorno di riposo»

   In queste ultime settimane le loro discussioni sono triplicate. Per non parlare della domenica, quando nessuno dei due lavora. Negli anni precedenti passavano le ore solitarie assieme a farsi le coccole e, molto spesso, Peeta ritraeva Katniss in qualche vecchio album da disegno, oppure sfogliavano il Libro di famiglia l'uno stretto fra le braccia dell'altro. Quel calore dell'ambiante familiare mi mancava tanto, anche se dovevo staccarmi da loro e crescere in pace.

Tuttavia mi dispiaceva per come dovessero passare tesi quei momenti assieme, da quando Peeta aveva ritirato fuori la faccenda dei figli. Durava da qualche mese dopo la loro Luna di Miele, io avevo solo un anno e non posso ricordarlo. Per un po', da quando sono arrivato io, le acque si erano calmate. Anche se non erano proprio tornate al loro splendore precedente, litigavano raramente e crescermi faceva avere la sensazione a Mellark di essere mio padre e, infondo, io mi ero sempre sentito un po' parte della loro famiglia tanto imperfetta.

Adesso che i litigi sono ricominciati più violenti di prima, io non so proprio da che parte stare. Da una parte sono d'accordo con Peeta – sarebbe un ottimo padre, con me lo è stato –, ma non può costringere Katniss a fare una cosa del genere.

 Pensando a come mi ha cresciuto, non posso fare a meno di chiedermi come lo avrebbe fatto mio padre. Così, sulla strada del ritorno, con le numerose prede catturate che ci dondolano in mano, le domando: «Kat, mi parli di papà?»

Lei mi rivolge un sorriso, al solito. Mia madre non mi parlava mai di lui, oppure lo aveva fatto e non me lo sono mai ricordato, è che lei stava davvero male e non era nelle condizioni anche solo di ricordare. Invece, i miei attuali 'tutori', non avevano mai parlato di lui, tranne qualche accenno; non ho mai avuto una sua foto, qualcosa di suo, tutto quello che riesco a strappare a Kat sono tutte cose che già so. Continuo a fare domande su di lui a entrambi, ma senza aspettarmi mai troppo, dev'essere stato molto doloroso anche per loro.

 «Tuo padre era bellissimo» risponde.

   Questo è il massimo che esce dalla sua bocca a proposito.
 Le rispondo con un sorriso e continuiamo, stanchi di già, il nostro cammino verso casa.



            F.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** due- ***


Image and video hosting by TinyPic



   Tornati a casa Peeta mi accoglie come se fossi appena tornato da un lungo viaggio, e scaccia Katniss con un'occhiataccia di dissenso. Lei se ne va alzando gli occhi al cielo, sbattendo contro la sua spalla. Per un attimo ho anche creduto ad una rissa fra i due coniugi, ma allontano l'idea pensando che la mia Kat la avrebbe vinta fin troppo facilmente.
  «Ehy, non trattarla così» gli dico, quando ormai lei è scomparsa in camera.
  Lui si stringe nelle spalle «a nessuno importa come lei si comporti con me?»
  Non so se dargli ragione o no, così mi limito ad abbassare lo sguardo ed ad accennare un si «prepariamo il pranzo? Abbiamo preso un paio di cose buonissime e qualche bacca, con un po' di focaccia fresca..»
  «se lei ha fame il pranzo se lo prepara da sola» dice, secco.
  «si può sapere cosa ti ha fatto?» chiedo, trattenendomi dalla rabbia.
  «mi ha.. mi sta rovinato la vita» risponde, e si dirige in cucina.
Capisco che non vuole la mia presenza al suo fianco e me ne vado in camera di Katniss e Peeta.
    Trovo Kat che dorme agitata dalla sua parte del letto, lontano dalla finestra. Alle pareti fanno capolino i numerosi dipinti di Mellark, qualcuno che raffigura sua moglie, altri loro due insieme, e più ce n'è uno che raffigura Kat con quattro uomini a me anonimi - o credo che uno di loro sia Gale ed un altro Haymitch - in strane tute grigie davanti ad un mucchio di cenere.
 Mi siedo affianco a lei e le poggio una mano sul fianco che continua muovere ripetutamente con foga, prima a destra poi a sinistra, poi si mette supina ed io le massaggio lo stomaco. Finche' non urla qualcosa come «Prim!» e non si rimette seduta composta in un bagno di sudore.
  «Tutto ok?» chiedo.
  Lei si guarda intorno spaesata «si.. Credo di si»
  «Un altro incubo?»
  Kat annuisce «quanto tempo ho dormito?»
  «una ventina di minuti» dico «ascolta, forse è meglio che fai pace con Peeta, altrimenti per te questa notte sarà un bagno di sangue»
  Sa cosa intendo, a come aumentano gli incubi quando non è abbracciata al suo petto. Odia dipendere da lui in questo modo.
Lei annuisce ancora una volta e si alza traballante dal letto appoggiandosi alla mia spalla.
Va parlare con suo marito, ed io la seguo senza farmi sentire. Prendo posto nascondendomi dentro alla porta della cucina, da qui scopro che Peeta non sta cucinando, sta  disegnando.
  «Cosa fai?» chiede Katniss, cauta.
  «Faccio un ritratto, non si vede?» risponde, e probabilmente si degna un attimo di alzare gli occhi su di lei, perchè poi dice: «cos'hai? Sei tutta sudata»
  «Ho tentato di riposarmi un po' dopo essere stata a caccia, ma gli incubi mi hanno rintracciata lo stesso» risponde.
  «Ah..» si, anche lui sapeva quanto fisse stressante per Kat quella faccenda sulla pazzia e gli incubi, persino più stressante che per Peeta, che era stato anche depistato «mi dispiace»
  Lei prende fiato «cosa disegni?»
  «un incubo che ho fatto stanotte» dice, poi odo un rumore – deve aver girato la tela verso la propria moglie – dopo un po' esclama: «mi fissavano senza sosta»
   La mia Kat sospira e fa qualche passo in avanti, aspetto ancora trattenendo il respiro per non farmi scoprire, ma dopo qualche minuto sbircio aldilà della porta vedo che i coniugi sono spariti.
Proseguo a passo felpato verso il centro della cucina e giro la tela da disegno verso di me. Ho sempre invidiato come Peeta e Katniss condividessero gli incubi, a come un giorno era Kat a sognare la guerra e il giorno dopo era Mellark, questo è qualcosa che solo loro possono dividere. Ho sempre saputo anche che la mia Kat aveva sempre invidiato a suo marito il modo in cui riuscisse sempre a scaricarsi del terrore dei suoi sogni dipingendoli, mentre a lei tutto quello che rimane è qualche goccio di liquore bianco – che io e Peeta facciamo i salti morlai per nascondere dopo la morte di Haymitch –, e pasticche di morfamina che diminuiscono ogni giorno di più nella scorta di famiglia. Adesso che ci penso, riesco a capire perchè Katniss continua a sostenere di non essere mai stata una buona madre, nemmeno per crescere me: troppo dipendente da alcol e medicine, cosa avrebbe potuto insegnare ad un bambino da crescere?
   Fisso il dipinto qualche attimo, cercando di coglierne il senso, ma credo che solo loro due riescano a capire cosa nasconda, qualche segreto dal nome innominabile magari. Lo sfondo era costituito da frettolose pennellate dal rosso sangue al nero, tutto questo solo per mettere in risalto i due occhi al centro della tela. Due occhi dal colore strano.
Di colpo, la piccola televisione della cucina dietro di me prende vita. Comunicazione speciale da Capitol City. Appare la Paylor che saluta con un sorriso ed un cenno col capo ogni distretto numerandolo. Mi precipito a prendere il telecomando e togliere il volume: non voglio che la tv disturbi Peeta e Katniss nell'altra stanza, non ho alcuna voglia di sorbirmi un'altra litigata. Vedo la donna muovere le labbra e gesticolare, poi appare una foto di un uomo (probabilmente uno dei vincitori) che non ho mai visto prima, la foto lo ritrae giovane e aitante, probabilmente Kat e Peeta lo conoscono. Appare il suo nome in sovrimpressione, ma non faccio in tempo a leggerlo che la tv si spegne.
Mi volto e vedo Mellark seguito a ruota da Katniss.
 «Junior, il pranzo è pronto» mi annuncia Peeta, lanciandomi una pagnotta di pane e qualche mora.
 «Cosa guardavi?» chiede la mia Kat.
 «Comunicato speciale da Capitol City» dico, alzando un sopracciglio.
 Mellark scrolla le spalle «aspetteremo stasera per saperne il contenuto»

 

 

E' sera quando raggiungo Katniss seduta sul viale della villetta, con le gambe tirate al petto e la testa fra le mani. Mi siedo affianco a lei e la guardo per un lungo attimo, memorizzo ancora una volta il livido sullo zigomo che si è fatta sbattendo contro la rete del letto durante un incubo la settimana scorsa e la cicatrice che ha sul collo che le ha fatto Peeta quando ci stavamo esercitando al lancio dei coltelli qualche anno fa.

«Ho deciso di farlo» dice, dopo un pò di tempo.

«Fare cosa?» chiedo senza capire.

«Di avere un bambino» esclama, ma la sua voce non è per niente convincente.

«Sul serio?» dico sorridendo. Lei continua con la sua espressione indelebile, e questo mi fa continuare «aspetta.. Kat..»

Lei scuote la testa e poi mi guarda negli occhi, cercando di decidere se sorridere o piangere «è che.. Peeta ha dovuto attraversare dei periodi così.. ecco.. non so nemmeno come definirli.. se lo merita» conclude.

«Kat, tu sai quello che sto per dirti, vero?»

«Junior io.. io.. mi manca, ok? Mi manca come Peeta mi faceva sentire! Prima di tutto.. prima di noi.. prima di adesso» dice, quasi disperata, ma senza piangere. Senza mai piangere «sento che..»

«Che un figlio potrà rinurvi?» chiedo, e lei annuisce «lo credi davvero?»

«Be'.. con te ha funzionato.. quando sei arrivato tu è tutto notevolmente migliorato»

«Ma io avevo già sette anni quando sono venuto qui! Ero già grande non c'era bisogno di darmi molto, tutto sommato» dico poggiandole una mano sulla spalla «ci parlo io con Mellark, vedrai che tutto tornerà com'era prima»

Vedo Katniss scuotere la testa e alzarsi tremando. Non dice nulla e io non la seguo. La lascio sola.







F.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** tre- ***


Image and video hosting by TinyPic



   Spiegata la situazione a Peeta fu facile – più facile di quanto sperassi – farlo ragionare. Mi spiega che anche a lui manca il rapporto che aveva con sua moglia tempo prima.

 «E' che non posso fare a meno di pensare a come sarebbe la nostra vita con dei figli.. è questo che rovina tutto» mi dice.

   Sono contento di avergliene parlato, spero tanto di poter ristabilire quello che c'era fra loro prima di tutto. E' tutto quello che ci rimane per essere una vera famiglia.

Questa sera, dopo cena, Peeta e Katniss si siedono sul divano davanti alla tv, uno fra le braccia dell'altro, aspettando la comunicazione speciale di Capitol City. Mi siedo sul bracciolo del divano ossevandoli contento per quello che ho compiuto, mi auguro che duri e sento che questa è la volta buona.

Quando il programma inizia, devo dare una gomitata a Katniss per smettere di fissare gli occhi del marito e concentrarsi sulla figura della Paylor al centro dell'inquadratura; ha già iniziato a parlare quando mi focalizzo su quello che dice.

 «... E così ci riuniamo qui in silenzio insieme ad ognuno di voi, celebrando il quindicesimo anno dalla morte dei soldati..»

 «Junior, perchè non vai in cucina a prendere qualcosa da mangiare?» esclama di scatto Peeta, forse con troppa foga.

Esattamente nel momento in cui partono una serie di foto di soldati. Non riesco a vederne neanche una perchè, quando torno venti minuti dopo con dei panini appena scladati in mano, la tv è spenta e loro sono talmente scossi che tremano. Katniss è in piedi che tiene in mano il telefono di casa, mentre Peeta la tiene ancora per i fianchi, seduto al divano. Fissano entrambi il vuoto.

 «Cos'è successo? Che vi è preso?» chiedo, controllando se la tv non si è rotta o se è solo spenta.

Si voltano tutti e due verso di me preoccupati, poi Mellark mi fa segno di sedermi al suo fianco e fa sedere sua moglie sulle sue gambe.

 «La Paylor ha appena annunciato una riunione di soldati e vincitori.. a Capitol City» spiega mentre capisco che Katniss non ha ancora riacquistato la capacità di parlare «e non è esattamente una festa per rivederci tutti assieme»

 «Cosa.. cosa significa? Kat?»

Lei prende fiato e si aggrappa al petto di Peeta «probabilmente ci sarà una nuova guerra»

 «Una nuova guerra?» chiedo confuso «contro chi?»

 «Non lo sappiamo» risponde Mellark, mettendomi una mano sulla spalla «ma dobbiamo andare lì»

Proprio ora, il telefono inizia a squillare fra le mani di Katniss. Invece di rispondere, si accuccia di più verso il petto del compagno e chiude le mani a chioccia per non udire il rumore fastidioso. Peeta le prende il ricevitore delicatamente dalle dita e risponde.

 

 

Il giorno dopo stiamo aspettando che passi il treno per Capitol City apposta per noi. Il viaggio sarà lungo per cui ci sgranchiamo le gambe camminando avanti e indietro per la stazione. Più che altro questo ci serve per scacciare il nervosismo.

   Katniss si è salvata per un pelo da una crisi di nervi, e io e Peeta sappiamo che potrebbe esplodere da un momento all'altro.

Quando saliamo sul treno troviamo già qualche soldato del Distretto 13; i coniugi li salutano educatamente poi filiamo tutti insieme nel nostro vagone. C'è n'è uno per ogni distretto, il penultimo tocca a noi ed è molto più grande dei vagoni che dividevo con mamma quando andavo dal 4 al 12 e viceversa.

Controlliamo le persone che staranno con noi nel vagone del Distretto 12 (più che altro è Katniss a controllare). Mellark (3) - Hawthorne (2). I numeri indicano il numero di persone. Il pensiero di non essere soli in quello spazio ristretto li calma un pò, ma poi ricordano che, chiunque Gale porti con sé, viene dal 2 con lui, e quindi ci vorrà tempo prima di incontrarli.

   Sistemiamo tutto e ci mettiamo comodi – anche se ancora tesi – ad aspettare l'arrivo a Capitol City. Io mi siedo al fianco di un finestrino ed osservo le campagne che si susseguono l'uno all'altra velocemente, mentre Peeta e Kat si sono chiudi in camera a riposare un pò. Più tardi decido di spostarmi anch'io nella mia stanza a fissare un pò il soffitto.

Questa storia della guerra mi sta facendo venire molta paura. I miei tutori mi hanno educato alla caccia e a vari altri sport che potrebbero tornarmi utili durante la mia esistenza, ma ho comunque paura. Durante gli anni in cui sono stato con loro mi hanno fatto vedere man mano ogni puntanta degli Hunger Games ma non siamo mai arrivati ai loro e potrei aver visto mio padre senza nemmeno essermene accorto. Ho persino visto i Giochi di Haymitch, e alla fine tutti e tre abbiamo concordato che da giovane era un gran pezzo di ragazzo. Non ho mai potuto conoscerlo a fondo, è morto per aver mischiato troppo insistentemente morfamina (si, dopo la guerra era diventato un morfaminomane) ed il liquore bianco che divideva con Katniss quando io avevo dieci anni più o meno, vivevo già nel 12 da qualche tempo e lui mi era sempre stato molto simpatico.

Saltiamo pranzo e cena, nessuno di noi ha lo stomaco affamato e non abbiamo voglia di essere costretti a scambiarci convenevoli. Per la serata stiamo attraversando il Distretto 9, e dopo qualche ora di sonno Kat entra nella mia stanza e mi guarda dormire, mi accorgo di qualcosa e mi sveglio.

Accendo la lampada sul comodino e mi accorgo che lei e sdraiata affianco a me, con la testa premuta contro il mio cuscino.

 «Ehy Kat» dico piano, mentre le scosto un ricciolo dagli occhi.

 «Ciao J.» mi saluta sospirando «devo darti una cosa»

La guardo interrogativo e lei si sfila una collanina di ferro dalla tasca della vestaglia. Mi fa vedere la scritta incisa sulla targhetta. C'è il mio nome ed il mio gruppo sanguigno.

 «Junior F. Mellark» leggo, passandomi la catenina fine fra le dita.

 «Te l'ho fatta fare apposta per te, se vuoi diventare un soldato come me e Peeta.. e tuo padre» mi spiega.

 «Ma voi siete vincitori, cioè.. lui lo era» dico, imitando il suo sussurro.

 «Sono qui per parlarti di lui» dice, infine «di sicuro a Capitol City ci saranno continui riferimenti a lui, a tua madre e agli altri vincitori, quindi è meglio che lo faccia ora» fa un'altro sospiro «è ora che tu sappia»

Aspetto che lei parli e, nell'attesa, mi accuccio affianco a lei sul mio cuscino.

«Sai qual'è il tuo secondo nome?» mi chiede.

«F? Non è qualcosa tipo Ef o Effes?»

Kat scuote la testa «è un nome, Finnick, il nome di tuo padre»

Finnick, so il suo nome ora. Mi faccio sfuggire un sorriso.

«Ci siamo conosciuti durante i miei secondi Giochi, anche se io lo conoscevo dai suoi primi Hunger Games. Aveva quattordici anni, un anno in meno di te, e vinse alla grande» fa un altro sospiro e chiude gli occhi, come se sta per dirmi qualcosa di brutto «ha sofferto così tanto»

«Cos'è successo?»

«Per proteggere tua madre, già vincitrice, e le altre persone che amava e che aveva lasciato a casa, fu costretto ad obbedire agli ordini del nostro vecchio presidente» scuote la testa «ti spiace se salto subito alla conclusione? Non voglio farti sapere queste cose ora»

Dal modo in cui tira su col naso e trattiene le lacrime capisco che è qualcosa di molto, molto brutto. Così annuisco e le facico una carezza sulla guancia.

«Stando nel Distretto 13 dopo essere stati alleati nei Giochi della Memoria, ci siamo fatti compagnia a vicenda e.. si, lui era bellissimo» fa un piccolo sorriso, ma nemmeno il tempo di spegnerlo che scoppia a piangere rumorosamente.

Non capisco. Corrugo la fronte e me la stringo fra le braccia. E' la primissima volta che la vedo piangere. Dev'essere così anche per Peeta, che entra nella mia stanza a si siede affianco a lei accarezzandole i capelli. Il suo piangere deve averlo svegliato nella stanza accanto.

«Cosa c'è?» le chiedo strignendola ancora un pò.

Peeta si avvicina a lei e affonda il naso fra i suoi capelli «è morto in guerra e noi.. eravamo lì..»

«No..» dice piano lei «è morto per colpa mia, con gli altri.. per salvare me, per salvare noi»

«Katniss..» sussurra Peeta «è merito suo se siamo qui, suo e degli altri»

La prende delicatamente fra le braccia e la porta nella loro stanza salutandomi con un cenno del capo. Questa notte non riesco a dormire.




F.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** quattro- ***


Image and video hosting by TinyPic



Devo ancora abituarmi al fatto di conoscere qualcosa in più su mio padre; adesso nemmeno mi interessa di sapere quelle cose così atroci alla quale si riferiva Katniss: se sono state cose così brutte non voglio saperle. Ma voglio sapere altre cose, voglio vederlo in foto, voglio scoprire di lui, voglio essere alla sua altezza. Un soldato degno di questo nome.

Faccio rigirare ancora e ancora la catenina fra le dita, mentre osservo il sole comparire fra le nuvole esattamente quando il treno è fermo al Distretto 7. Sono nella parte del vagone riservata al 'salotto' e alla sala da pranzo, entra Kat seguita da Peeta che la tiene stretta per i fianchi per tutto il tempo. Ci salutiamo e loro si accomodano nei due divanetti di fronte a me.

Peeta mi offre una tazza di cioccolata calda.

«Novità?» chiede la mia Kat, con una tazza di caffè fumante stretta fra le mani.

«Siamo fermi, giusto?» dice Peeta.

Io annuisco «Distretto 7»

«Distretto 7? Davvero?» gli occhi di Katniss si illuminano «che bello!»

«Johanna Mason» spiega Peeta «è stata uno dei soldati, poi non è venuta in guerra per complicazioni.. anche lei è una vincitrice»

«Quindi ha conosciuto papà?» chiedo, entusiasta.

Kat fa segno di si con la testa «erano inseparabili»

Quando il treno riparte, Peeta sgattaiola in cucina con i cuochi a curiosare qualche ricetta, ed io mi siedo al fianco di Katniss coccolandomela un po' fra le braccia. C'è sempre stato questo rapporto fra noi, c'è sempre stato del tenero, ma mai in quel senso; ha qualche anno in meno di mia madre, non l'ho mai vista come donna nel verso senso della parola. Le ho sempre voluto un gran bene, come ad una madre, e dopo che la mia si suicidò lei seppe consolarmi meglio di chiunque altro. Mi capiva, mi ha sempre capito.

«Scusami per la notte scorsa» dice, dopo un periodo di silenzio «ricordare quel periodo è.. orribile per me»

«Non fa niente, tranquilla» dico, giocherellando con una sua ciocca di capelli.

«Devo assolutamente trovare quei video di sorveglianza del 13 quando io e lui eravamo insieme, ti piacerebbero» dice, fantasticando un po' troppo, mentre giocherella con le mie mani «oh, e anche il video del loro matrimonio, tua madre indossava uno dei vestiti per le mie nozze, e tuo padre lo smoking di Peeta» scoppia a ridere «gli andava piccolo, poverino»

«Sul serio?» anch'io rido, finalmente si può parlare di lui senza usare il contagocce «dev'essere stato un giorno fantastico»

«Già, uno dei pochi momenti di felicità» conferma «e, soprattutto, dovevi vedere la faccia mia e di Haymitch quando abbiamo visto la torta e l'aveva fatta Peeta» trattiene un sogghigno e poi mi spiega «era appena stato riportato da Capitol City, e continuava a cercare di farmi del male per quella storia del depistaggio, così siamo stati molto sorpresi di vedere quel suo lavoro»

«Dev'essere stato difficile» dico baciandole la testa «io non saprei come resistere in una situazione del genere»

«Un idiota, due idioti, tre idioti» irrompe una voce femminile «dove sono i miei idioti?»

«Johanna!» urla Katniss, balzando in piedi.

Dalla porta d'entrata del vagone entra una massa di capelli biondi che quasi saltella dall'entusiasmo. E' alta e robusta – ma sono sicuro che sono tutti muscoli – e, assolutamente non dimostra la sua età; più o meno dovrebbe essere sugli anta, ma ne dimostra la massimo trentacinque e le uniche righe che le si formano sulla faccia sono quelle della bocca e del sorriso. Peeta sbuca dalla porta della cucina e si scontra contro la donna, abbracciandola forte; aderendo, forse, un po' troppo al corpo, perché Katniss interviene subito per separarli e darle la notizia della loro situazione. Lei annuisce con un sorriso e poi sposta lo sguardo verso di me. Io la saluto con un cenno, alzandomi in piedi, ma pare che non basta.

«E quel figo laggiù chi è?» dice, incrociando le braccia al petto.

«Indovina un po'?» dice Kat, avvicinandosi a me e poggiandomi una mano sulla spalla «è figlio di Cresta e Odair»

«Junior, ti presento Johanna, Johanna, ti presento Junior» fa Peeta, con un rapido gesto delle braccia.

«Junior!» mi si butta fra le braccia ed io scoppio a ridere. Non sapendo che fare, le passo la mano sulla schiena per calmarla; quando si stacca mi prende le guance e mi guarda negli occhi sorridendomi. «hai gli occhi di tuo padre»

Vedo di sfuggita gli sposi prendersi per mano ed abbassare lo sguardo all'unisono, mentre continuano a tenere sulle labbra un sorriso.

«Be', vi spiace se rimango da voi? Da me ci sono solo un paio di soldati smorti che... si, mi fanno un po' paura» dico, dopo essersi staccata definitivamente da me.

«Per me va bene, ma solo finché non si presenteranno gli Hawthorne» dice Peeta.

«Oh Gale! Chissà come sarà diventato ora!» esclama Johanna guardando il soffitto.

«Non credo sia giusto occupare i loro letti, non siamo mai nemmeno entrati nella loro camera» osserva Katniss.

«Potrebbe dormire in camera mia» propongo.

«Si, per me va bene!» dice lei, avvicinandosi ancora a me.

Oggi sono tutti felici.

 

 

 

Passiamo la giornata a chiacchierare su quello che è cambiato negli anni – io più che altro ascolto – e finiamo sul fantasticare a cosa si riferisce la Paylor quando parla di una nuova guerra.

Verso sera, Peeta e Katniss iniziano ad essere più intimi del solito; fanno i piccioncini e si sussurrano parole dolci, io non li avevo mai visti così. Guardandoli, però, sono fiero di quello che ho fatto per fargli fare pace, finalmente. Vanno a letto più presto del solito, e sono più silenziosi del solito; spesso, prima di dormire, li si sente parlare, fino a che non si addormentano, questo evita a Katniss di fare incubi peggiori di quelli senza uscita (anche se ho sempre dubitato che esistessero incubi peggiori di quelli). Non so perché, ma ho la sensazione che stanno cercando di godersi ogni attimo che gli rimane, come se stessero per morire. Forse stiamo tutti per morire e non ce ne siamo accorti. O io non me ne sono accorto.

Io e Johanna ci spostiamo nella mia camera dopo circa un'ora che Mellark e Kat se ne sono andati; guardiamo la tv finché lei non si addormenta e poi io mi alzo ed apro l'armadio. C'è uno specchio attaccato ad una delle ante e mi ci metto davanti togliendomi la maglia. E' da ieri che penso a mio padre, Finnick, e questo nome continua a girarmi in testa insistentemente. Mi guardo di fronte, di profilo, di dietro, e continuo a pensare se gli somiglio, almeno un po'. La Mason ha detto che ho i suoi occhi, ma i capelli? La corporatura? Il carattere? Io non so nulla di lui, tranne qualche piccola cosa che mi hanno raccontato.

«Sei esattamente come lui»

Mi volto; Johanna mi sta guardando con la testa fra le mani a pancia in giù, tutti i capelli che le scendono per le spalle e dondola le gambe avanti e indietro continuando a sorridere.

«Io..»

«Tranne che per i capelli» dice «i suoi erano quasi biondi e mossi, i tuoi sono lisci e corvini come quelli di Annie.. e per gli occhi, hai una strana sfumatura scura, ma il colore brillante è lo stesso»

Convinto che abbia finito, mi rimetto la maglia e mi sdraio affianco a lei nel letto, come prima.

Ma poi aggiunge: «sono sicura che sarai un grande, proprio come lui»




F.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** cinque- ***


Image and video hosting by TinyPic



Il treno è fermo per problemi tecnici da ore, fra il Distretto 4 e 3. Non sono mai sceso oltre il quattro, questo per me è del tutto un panorama nuovo.

Quando passavo avanti e indietro fra il 4 e il 12 ci volevano venti ore di viaggio, la mamma aveva inventato un sistema per farmi passare il tempo e non farmi annoiare: dovevamo raccontarci delle storie lunghissime (d'amore, dell'orrore, d'avventura) che inventavamo al momento e alla fine facevamo decidere il vincitore a un paio di senza-voce che ci facevano da camerieri. Adesso che ci penso, nelle sue storie c'era sempre un personaggio con gli occhioni verdi ed i riccioli chiari. Adesso che so qualcosa in più di lui riesco a capirci qualcosa in più sul passato dei miei genitori, anche se qualcosa ancora mi sfugge. Come per esempio, perchè mia madre era sempre così distaccata e fredda con Peeta. Adesso che mi è salito questo dubbio, sarà difficile non pensarci. Quando ripassa dal vagone ristorante con qualche dolce e bibita ne approfitto per chiederglielo e, mentre mi offre una tartina ed un'aranciata, mi risponde: «per il momento diciamo solo che Peeta ci ha quasi provato – dopo Capitol City, naturalmente – ed i problemi di tua madre si sono fatti sentire»

Ok, forse non volevo saperlo. Adesso mi tocca anche chiedere spiegazioni a Peeta.

Cioè, mi piacerebbe farlo, ma non escono dalla camera nemmeno adesso in pieno pomeriggio. Siamo fermi dalle dieci di questa mattina e non ci muoviamo nè avanti nè indietro. Adesso tutto ciò sta diventando più che soffocante.

Johanna è rimasta in camera mia a dormire; abbiamo parlato a lungo la scorsa notte, finchè lei non mi ha detto che aveva freddo ed io le ho prestato uno dei miei pigiami e si è addormentata sul colpo. E' strano, ma sto iniziando a pensare che ci stia provando con me, potrei essere suo figlio e questa cosa mi dà i brividi. Neanche a lei, comunque, sono riuscito a spiccicare delle informazioni (o almeno qualcosa in più di quel che sapevo) su Finnick, tutti sorpassano su quel periodo della sua vita, ma capisco che se non me ne parlano significa che o devo scoprirlo da solo, o è troppo orribile anche per dirmelo.

Mi viene il dubbio che lei sia ancora dentro, così entro di soppiatto nella sua (nella mia) camera a controllare. Si, è ancora sdraiata al centro fra le coperte e la testa immersa fra due cuscini, sepolta sotto una massa di capelli biondi. Mi lascio sfuggire un sorriso e mi avvicino per sistemarle la coperta sulle spalle ed i capelli dietro le orecchie. Già che ci sono le do anche un bacio sulla tempia, in fondo la vedo come un'amica di vecchia data, il chè è bello dato che l'unica cosa più vicina ad un amico che ho avuto è stato un gattino che Katniss mi aveva regalato a tre anni un giorno che ero andato da loro a Natale. Lo avevo chiamato Flow, Kat aveva detto che era uno dei gattini di Ranuncolo – mi raccontavano sempre le storie su quel gatto – e che le avrebbe fatto piacere che lo avessi io. A scuola molti mi evitavano per via dei problemi di mia madre (pensavano che anche io fossi pazzo) ed altri mi fissavano e basta per via di mio padre. Quando Flow morì, nove anni dopo, mi ritrovai del tutto solo, anche perchè mamma si era uccisa, e non ero ancora riuscito a stringere i rapporti con Kat e Peeta.

Oh no, devo averla svegliata.

«Cos..? Uhu?» mormora con la testa ancora schiacciata dal cuscino «ah sei tu.. per un attimo ho creduto fosse.. tuo padre»

Sorrido. «gli somiglio davvero così tanto?»

Lei alza la testa un attimo e annuisce, per poi affondare di nuovo fra i cuscini. «quando facevamo dei mentori agli altri, di solito, quando nessuno dei due distretti vinceva noi due dormivamo nella stessa camera.. eravamo molto uniti» apre un occhio e poi un'altro ed inizia a fissarmi «non in quel senso»

«In quale senso, scusa?» faccio finta di non aver capito, anche se continuo a sorridere.

«E' sempre stato fedele ad Annie, al di fuori delle costrizioni che lo fermavano» dice, voltandosi dall'altra parte «l'ha sempre amata in un modo.. impressionante»

Dopo un pò che sto lì a guardarla riaddormentarsi, esco fuori dalla stanza e chiudo la porta dietro di me. Guardo l'orologio che segna di già le quattro e mezza e mi lascio sfuggire una sonora smorfia di noia. Ma cosa diavolo è successo al treno?

Un uomo irrompe nel vagone, seguito a ruota da una ragazzina nascosta dalle sue spalle larghe. Sono vestiti con una tuta d'argento ed un cappello con visiera, sicuramente sono gli operai del treno. Quando lui mi vede, solo, al centro della stanza, pare deluso; ma si riprende presto.

«Ragazzo, sei solo?» chiede, agitando le mani.

Io scuoto la testa «no, gli altri sono nelle camere»

Lui annuisce «avverti gli altri, il treno non sarà riparato prima di domani e la presidente vuole tutti i vincitori ed i soldati a Capitol City entro stasera..»

A interromperlo, un botto alle mie spalle, dentro la camera di Katniss e Peeta.

«Che c'è? Cosa vuoi? Perchè sei qui? Sei in ritardo! Anzi no in anticipo... beh comunque nessuno ti aspettava » su queste ultime sillabe, Katniss apre di scatto la porta, cercando di sistemarsi i capelli dietro la schiena e di comprirsi con la vestaglia. Non serve a nulla, la vestaglia è troppo trasparente.

L'uomo sorride e si toglie il cappello. Vedo in primo piano due grandi occhi color ghiaccio e capelli nerissimi come quelli di Katniss. «è così che si saluta un vecchio amico, Catnip?»

La mia Kat sbuffa «stavo dormendo»

«A quest'ora?» lui ride «io non credo» dice, indicando il modo in cui era vestita.

A quel punto, Kat si scioglie in un sorriso, e cammina fino ad appendersi al collo dell'uomo «ciao, Gale»

Gale, giusto, dovevo capirlo, Peeta mi ha sempre parlato così dettagliatamente di lui. E di Katniss insieme.

Come ciliegina sulla torta, esattamente nel momento in cui Kat scende dalla punta di piedi per abbracciare l'uomo, il marito spunta dalla porta della camera. Senza maglia.

«Oddio.. soldato Mellark! Ci sono delle signore!» scherza l'uomo, indicando la ragazzina dietro di lui e Katniss di fronte.

«Divertente, soldato Hawthorne» dice Peeta sorridendo. Si stringono la mano e si battono il petto.

«Ehy, conosco qualcuno che ha voglia di vederti» cantilena Kat.

«Oh, a proposito» m'intrometto io «vado a controllare che si sia svegliata, mi ha anche rubato un pigiama per dormire!»

Quando entro nella stanza me la ritrovo davanti, in piedi che cerca di legarsi i capelli. Le dico che c'è una persona che vuole vederla e sbalza fuori dalla camera senza che aspetti che finisca. Sento delle urla e, quando torno nel 'salotto' vedo Gale costretto a tenere in braccio Johanna che gli pizzica le guance e gli arriccia i capelli.

Ridiamo tutti insieme finchè Gale non si decide a superare l'imbarazzo ed a parlare.

«Dicevo..» riprende, schiarendosi la voce e stringendo la Mason di più a se «la Paylor vuole tutti a Capitol City entro stasera e dato che il treno non sarà riparato in tempo siamo venuti fin qui con un hovercraft che ci porterà tutti assieme da lei»

Sentiamo un frastuono che fa tremare tutto il treno. Mi affaccio al finestrino scvalcando i divanetti. Un enorme manto di metallo scuro sta coprendo il cielo.






F.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** sei- ***


Image and video hosting by TinyPic

Seguo Gale per tutto il tempo, fino all'arrivo nell'hovercraft. Dopo una decina di minuti che siamo in viaggio, Peeta e Katniss cercano una camera e vanno a riposarsi, mentre io rimango solo con Gale, la Mason e quella ragazzina che segue Hawthorne dovunque, peggio di me. La vedo spaesata, non sa dove andare e cosa fare, mentre Gale e Johanna si spostano da qualche parte a parlare da soli. Io e lei rimaniamo soli al centro di una enorme stanza circondata da finestre che ci fanno guardare di sotto. Stiamo sorvolando il Distretto 2.

Mi siedo ad un divano di pelle in mezzo alle pareti, e faccio segno alla ragazza di sedersi affianco a me. Lei scuote la testa e continua a camminare in cerchio attorno alla stanza, passando in rassegna ogni particolare. Io, intanto, la guardo più attentamente che posso. E' una decina di centimetri più bassa di me e sarà un paio di anni più giovane, nonostante questo ha i tipici occhi da Giacimento, grandi come quelli di Gale ed è magrissima, quasi mi chiedo come faccia a camminare.

Cerco di immergermi nei miei pensieri, ma non ci riesco, sono successe troppe cose negli ultimi tempi, a casa era tutto più tranquillo e semplice. Sento un rumore dietro di me e mi volto. La ragazza ha in mano un fiammifero acceso e sta dando fuoco a uno stelo sottile e bianco che tiene in bocca. La fiamma lo sfiora ma lui non prende fuoco. La ragazza prende fra due dita quell'affare e lo allontana dalla bocca aspirando una nuvola immensa di fumo – appena mi raggiunge scoppio a tossire –, e lo fa ancora e ancora.

Lei sei accorge che la sto guardando e mi tende un pacchetto piccolo e bianco con strisce marroni. «ne vuoi una?» mi chiede.

La sua voce è sottile e squillante, come lo squittio di un topolino. Ma non dà fastidio, anzi fa rilassare.

«Cosa sono?» le chiedo, indicando il pacchetto.

«Sigarette» mi risponde «tu non fumi?»

Sigarette. Uh, dev'essere una specie di quei sigari che, nel 12, bramano gli uomini di mezza età. Quegli affari devono essere una prerogativa del Distretto 2, oppure devono essere venduti a Capitol City. Quello che so è che, se sono come i sigari da noi, fanno malissimo. Gli uomini che vedo con quei sigari in bocca tossiscono ogni volta che cercano di parlare.

Scuoto la testa «è la prima volta che vedo quei cosi in vita mia»

Lei sorride e si avvicina. Si siede sul divano dietro al mio e si appoggia allo schienale con i gomiti. «vuoi provare?»

Mi stringo nelle spalle. «proviamo»

Mi tende uno di quei cosi bianchi e noto che c'è una parte marroncina. Lo prendo fra due dita e me lo metto in bocca imitandola. Poi mi accende un fiammifero e incendia l'estremità bianca dello stilo. «Inspira» mi dice.

Faccio come mi ha ordinato e, prima che me ne accorga, sto tossendo. Una fragranza amara e fastidiosa – ma buona allo stesso tempo – s'insinua nella mia bocca. La sigaretta si consuma fra l'indice e il medio della mia mano destra mentre mi stringo la gola con la sinistra, attento a non strozzarmi.

Lei soffoca una risata dandomi delle pacche sulla schiena «tranquillo, col tempo ci si abitua»

«Se lo dici tu» esclamo, riacquistando un po' della mia voce naturale. Ispiro di nuovo da quell'affare, ma questa volta va meglio.

«Come ti chiami?» chiede, scostandosi una ciocca scura dagli occhi.

«Junior, ma puoi chiamarmi J.» dico, tirando di nuovo dell'aria dallo stelo bianco «tu?»

«Heloise, piacere» mi risponde con un sorriso.

Heloise. Glorioso, guerriero, capace d'amare. Con la mamma imparavamo i significati dei nomi. Un'altra dote che devo a lei per avermi cresciuto.

«Vieni dal 2?» le chiedo.

«Sono nata e cresciuta lì, ma i miei genitori sono del 5 e del 12» mi spiega «e tu sei del Distretto 12?»

Scuoto la testa «i miei genitori erano del 4, vivo nel 12 da pochi anni»

«Capisco» annuisce lei.

Non riesco a capire nemmeno se i suoi capelli sono mori o castani, o se esiste un margine fra questi due colori. Mi ci vorrei concentrare a capire quali sono i loro riflessi, ma non voglio che mi prenda per un pazzo, ed il silenzio sta incominciando ad essere quasi inquietante. Devo ringraziare Johanna se non inizio a fissarla come un maniaco.

Mi raggiunge scivolando sul pavimento, con Gale che cerca di mantenere il suo passo. Atterra mantenendosi alle mie spalle e si abbassa fino ad arrivare alla testa.

«Ok, adesso, Gale indovina di chi è figlio» dice, urlandomi quasi nell'orecchio.

«Dai, Johanna! Ma io che ne so!» ribatte lui.

«Su, è facile» dice, fissandosi ancora sulle mie spalle «gli occhi, guarda gli occhi»

Dopo una ventina di secondi, Gale si pietrifica guardandomi dritto in faccia «Fi-Finnick? Sei il figlio di Finnick?» balbetta.

«Fino a prova contraria sono figlio di mio padre.. quindi si» annuisco con un sorriso.

«Ma io credevo che tu fossi un Mellark» esclama lui.

Io ispiro di nuovo dalla sigaretta e poi la passo ad Heloise che mi tende la mano per prenderla e spegnerla «sono un Mellark ma.. è una storia lunga»

Dopo poco loro ricominciano a parlottare finché Johanna non si tira fuori dalla conversazione perchè ha fame, così mi trascina fuori dallo stanzone senza che abbia modo di oppormi. Uscendo, mi volto a guardare Heloise rimasta sola con Gale. Sono strettissimi in un abbraccio e lui la sta quasi soffocando con le sue braccia. Le cinge la vita, chino su di lei, mentre le bacia delicatamente il collo, e lei ha le braccia intorno alle sue spalle.

Ok, adesso sono disgustato.

Johanna si ferma un attimo a decidere se prendere un panino al sesamo con pomodoro e mozzarella o quello con formaggio ed insalata. Scelta assai complicata. Comunque, io sono immerso nel panorama che si erge giù dall'hovercaft, ormai è sera e ci troviamo alla fine del Distretto 1, fra poco scenderemo direttamente in un qualcosa di Capitol City tutto per noi.

Dopo poco, Peeta si presenta al bar per prendere qualcosa dal bere. Ancora una volta senza maglia. Ormai ci abbiamo preso l'abitudine. Prende un'aranciata ed un e se ne va via mentre la Mason è ancora indecisa su che prendere. Proprio mentre l'hovercraft apre il carrello.



F.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** sette- ***


Image and video hosting by TinyPic

Katniss fece irruzione nella sala centrale urlando come un'indemoniata cercando ancora di allacciarsi il reggiseno mentre Peeta la inseguiva con la maglia che doveva, almeno, cercare di coprirla. Anche Gale ed Heloise entrarono uno dietro l'altro nello stanzone cercando di capire cosa fosse successo. Poi si aprì un altro carrello sotto di noi e apparve un cartello con scritto: “benvenuti a Capitol City”.

I Mellark erano ancora mezzi svestiti, Johanna mangiava un boccone là ed uno qua da un panino all'altro, e Hawthorne e la ragazza si tenevano stretti l'uno all'altra, mentre una massa di altri soldati avevano già raggiunto le loro villette, noi tutti dovevamo dividerne una. Eravamo dentro e nessuno ancora riusciva a dividerci per le camere. Peeta aveva esordito in un mega abbraccio su Katniss per riscaldarla, dato che sta gelando, e Gale aveva iniziato a girarsi intorno senza sapere dove andare né cosa cercare, mentre io ero l'unico calmo e tranquillo del gruppo.

«Allora, facciamo così, i ragazzi insieme, io con Johanna e Katniss con Gale» esclamò Peeta dopo un po' che ci giravamo intorno senza meta.

La Paylor ci ha tirato un brutto scherzo, tre camere esclusivamente matrimoniali con tre bagni separati fra loro.

«Io ci sto» disse alzando la mano Gale.

Con quell'atteggiamento si meritarono entrambi un pugno nello stomaco da parte di Kat.

Quando Katniss si rimise in sesto prese le redini della situazione «allora, i ragazzi hanno le camere separate, ed io sto con Johanna» poi si voltò verso gli uomini e continuò «voi due stretti stretti sul divano»

«Cosa? No!» esclamarono all'unisono, ma senza risultato. Quando più tardi gli chiedo perché avevano fatto quella scenata loro mi rispondono che era per “non prendersi a botte fra di loro”.

Insomma, in poche parole adesso abbiamo ceduto, all'insaputa di Kat, una stanza a Gale e Peeta ed io e Heloise ne dividiamo una. Naturalmente non dormiremo assieme. Almeno credo. Lei mi dice che può anche stare con me, e che se non dorme con qualcuno affianco rischia di rimanere sveglia per tutta la notte. Mi ci sdraio vicino senza sfiorarla, ma è lei che si aggrappa a me e a quello che rimane del mio pigiama. Gale lo aveva detto che era meglio dormire separati, ma ne io ne Peeta gli avevamo dato retta.

Mi sussurra un 'grazie' prima di addormentarsi sul mio petto. Ed è un guaio dato che io dormo solo a pancia in giù.

Verso mezzanotte o l'una Gale viene a farci visita e, per evitare complicazioni, chiudo gli occhi e continuo a fingere di dormire. Lo sento sorridere e si china su Heloise per baciarla, o almeno credo sia per baciarla, perchè rimane chino su di lei per una ventina di minuti buoni, e lei si stacca da me per stringersi a lui. Se stanno facendo le cosacce con me vicino mi sveglio e gli tiro un pugno a Gale.

Aspetto ancora un po' finche non sento più niente che si muova ed apro gli occhi alzandomi. Loro sono accucciati l'uno all'altra e stanno dormendo, così ne approfitto per sgattaiolare via in camera di Kat e Johanna.

Proprio mentre sto aprendo la porta – ancora una volta – Johanna la apre al posto mio e mi si avvinghia al collo.

«Ehy.. Ehy Jo, che succede?» parlo dolcemente, massaggiandole la schina.

Dalla soglia della porta appare Katniss che ci guarda ancora assonnata e preoccupata allo stesso tempo. Un misto odioso da parte sua.

«Ha avuto un incubo.. ti spiace portarla con te? E' più calma così» mi spiega Kat, ed io annuisco «ok.. ehm... vi lascio la stanza, io vado di la..»

Di la è dove sta Peeta. Dovrei fermarla ma, pazienza, adesso devo occuparmi della Mason.

Non vuole muoversi, così le sussurro qualcosa di dolce all'orecchio e la prendo in braccio. E' molto più leggera di quanto pensassi, la sollevo senza fatica. Una volta portata dentro, chiudo la porta e la immergo fra le coperte, rimboccandogliele a dovere come faceva mia madre, poi lastringo forte a me e le bacio la fronte.

«Jo?» sussurro. Mi piace chiamarla così. «vuoi dormire»

Lei scuote la testa e sbarra gli occhi. Così rende tutto più difficile e mette me in imbarazzo.

«Vuoi.. vuoi provare a raccontarmi il tuo sogno? Con Peeta funziona..» propongo lisciandole i capelli.

Apre lentamente gli occhi e mi fissa. Passano diversi minuti prima che si decida a parlare «ho sognato che.. che ti succedeva qualcosa di brutto.. di molto brutto»

Le passo ancora la mano fra i capelli e le sorrido «ma non mi succederà niente, io sono ancora qui con te»

 

 

A colazione, il giorno dopo, siamo tutti nervosi. Io aiuto Johanna a prepararsi dei toast, mentre Peeta chiacchiera con Gale, e Heloise e Katniss rimangono da sole. Dev'essere che i Mellark hanno litigato, la scorsa notte, anche se io non ho sentito niente. Però mi sembra strano, siamo quasi entrati in guerra e non credo che la mia Kat sia tanto stupida da aver litigato con il marito proprio adesso. Mi appunto che, appena potrò, le parlerò.

Stiamo ancora mangiando, quando dal nulla appare una tv al plasma di fronte a tutti noi. Si accende e la presidente Paylor prende il possesso dello schermo. Impacciati, tutti cerchiamo di apparire quantomeno presentabilie e nascondere il nostro disagio, in fondo siamo ancora tutti in pigiama.

«Generale, Comandante, Soldati e Matricole» saluta la donna «vi informo che è stata convocata una riunione, sarete convocati quest'oggi dopo pranzo, intanto invitiamo il Generale Everdeen ed il Comandante Hawthorne ad imformarsi della reale situazione e riferirla ai compagni – Soldati, Vincitori e Matricole – in data stabilita. Grazie dell'attenzione e buon continuamento»

La tv scompare dlla nostra vista e tutti ci ritroviamo a fissare Gale in piedi con un sostansioso panino ancora in mano. Immobile.

«Da quanto in qua sono Comandante?» dice dopo aver distolto lo sguardo da dove prima era la tv.

Allora, tutti scoppiamo a ridere, e solo adesso mi accorgo di un particolare che mi lascia pietrificato. Solo adesso che stanno ridendo.

Katniss e Heloise, sedute vicine l'una all'altra, sono praticamente identiche.



F.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** otto- ***


Image and video hosting by TinyPic


Non sono riuscito un attimo a toglierle gli occhi di dosso da questa mattina. E' seduta proprio di fronte a me, fa finta di non accorgersi di niente.

Dopo pranzo, come aveva detto la Paylor, ci avevano portati nella sua residenza a Capitol City, in una specie di palazzo di giustizia. Gale e Katniss se ne erano andati subito dopo che le presidente ci aveva avvertiti della riunione, ed ora sono in una stanza comunicante con questa a discutere con la Paylor in persona. La stanza è enorme e di colore blu metallizzato – ogni cosa è di colore blu metallizzato. C'è un tavolo al centro della stanza, con una poltroncina al capo e sedie sparse per la sua lunghezza, ma sono poche. Da un lato è seduta Heloise, al mezzo fra due sedie vuote, e dall'altro ci sono Peeta, io e Johanna. Al termine del tavolo ci sono una quarantina di Soldati provenienti dagli altri distretti – molti di loro dal 13.

La stanza è circondata da delle foto unicolori, che rappresentano ogni vincitore – oppure ogni caduto in guerra, non ho capito bene –, c'è una donna, raffigurata in una foto alle spalle di Heloise, che è dipinta in una fotografia color giallo oro e un uomo a pochi ritratti da lei, in color viola acceso. Sono inquietanti, non si riesce a capire se sono morti o se sono ancora tutti vivi. Nel primo caso, tutto ciò fa venire la pelle d'oca.

Peeta se ne accorge e mi batte una mano sulla spalla, indicandomi una foto alla sua destra. «Siamo noi» mi sussurra.

Mi ci vuole un po' per capire, e per mettere a fuoco chi è il personaggio raffigurato nella foto. E' Peeta stesso. La foto è arancione spento (quasi pastello) ma risaltano i suoi occhi, facendo notare che non è uno del Giacimento, pur essendo del 12. A quella fotografia doveva avere fra quindici e sedici anni, come me, ma niente in più. Quando, più tardi, individuo Katniss, tutto si fa più inquietante.

La sua foto è accanto ad una delle due immense porte d'ingresso ed è una delle poche più grandi – più o meno devono essere due metri e mezzo per tre –, la ritrae giovanissima. Il viso rotondo e le guance paffute, gli zigomi quasi impercettibili ed i capelli raccolti in una treccia laterale con un ciuffo ribelle che le cade su un occhio mentre prende la mira al suo arco. Quest'ultimo, da solo, prende il primo piano della foto, rendendola ancora più agguerrita. La cosa che mi fa capire di essere stupido e di non averla notata prima, è che non è unicolore. E' in bianco e nero, con qualche accenno rossiccio sulle guance e le labbra. Questo la rende la più bella. E la più importante.

Inizio a tremare. Non per la foto di Kat per sé, ma perchè, subito dopo aver guardato quella foto di lei da giovane, guardo Heloise. Mi vengono i brividi. Se non fosse per i capelli più chiari e meno ricci della ragazza, lei e la mia Kat sarebbero identiche. E' qualcosa che mette agitazione. Cerco di farlo notare a Peeta, ma lui è troppo preso a giocherellare con una scheggia di legno uscita dal tavolo.

Mi concentro ancora su Heloise, ma appena ci riesco lei si volta verso di me e mi sorride. Mi sento in imbarazzo e, non sapendo che fare, ricambio il sorriso. Ma devo sembrare un po' troppo impacciato perché lei si rigira timidamente toccandosi i capelli. E ora Johanna mi mette una mano sulla spalla.

«Hai visto che ci sono anch'io?» mi sussurra. Il silenzio in una stanza così grande fa paura. Gli altri soldati sono educatissimi.

Mi indica una foto da tutt'altra parte di quella di Peeta e quasi mi prende un colpo – di nuovo. E' un mezzobusto di colore marrone, e lei sorride alzando un pugno in aria. E' mora e liscia alla foto.

A interrompere i miei pensieri – finalmente –, la Paylor che entra dalla stanza comunicante, rivolgendoci un sorriso. Subito, dai suoi lati, spuntano Katniss e Gale.

«Attenti» ordina la mia Kat. Oppure dovrei chiamarla Generale Everdeen?

Tutti scattano in piedi rigidamente, ponendosi ciascuno una mano alla fronte per il saluto alla presidente. Sembrano tutti pronti mentre io mi alzo inaspettatamente e goffamente. Non so nemmeno come si rivolge un saluto ad un'officiale. Persino Heloise non è stata presa di sorpresa, è scattata in piedi automaticamente e si è portata la mano alla fronte.

«Grazie Generale» le dice la Paylor, poi si rivolge a noi «grazie a tutti voi per essere qui»

E se ne va congedandosi con un cenno del capo vero il Generale.

«Riposo» ordina di nuovo. Con fare autoritario e voce ferma.

Tutti quelli a disposizione di sedie, si siedono.

«Io sono il Generale Everdeen, e questo è il Comandante Hawthorne, il vostro diretto superiore» dice, indicando il compagno ancora in piedi dietro di lei «tra di voi ci sono Vincitori, e Soldati, oppure entrambi, e persino Matricole. Ognuno di voi è stato strettamente esaminato dalla presidente Paylor in persona, oppure altri hanno già preso parte alla prima guerra e sono qui per diritto, sia di nascita sia di successione. Cadauno deciderà se prendere parte o no a questa guerra. Contro chi, vi chiedete? Il Comandante ve lo spiegherà meglio di me»

Adesso si, sono sconcertato. Quasi non la riconosco, ma quello che Gale dice dopo, mi fa venire paura, più di prima e mi fa sentire stupido più di prima.

Quando Gale pronuncia la parola ribelli e inizia a raccontare che ce ne sono ancora, il sangue mi si gela nelle vene. Per un attimo, quando inizia a dire che vinceremo per superiorità numerica, mi rincuoro, ma poi capisco che è solo per non farci agitare. Davvero ci sono delle persone che voglio Panem com'era prima? In ogni caso, devo dare ragione a Gale, se ci sono sono davvero pochi.

«Purtroppo siamo consapevoli della gravità della situazione. Siamo venuti a sapere della loro esistenza secondo alcuni filmati che sono arrivati qui a Capitol City da fonte anonima, con minacce di morte alla presidente»

Finita la storia, congeda i soldati e rimaniamo solo noi seduti al tavolo. Rimaniamo in silenzio per vari secondi, tutti a sguardo basso. Katniss seduta alla poltroncina a capotavola, e Gale al suo fianco vicino ad Heloise, evitano di guardare i compagni. Anche se Kat allunga la mano verso quelle di Peeta per stringerle, lui alza lo sguardo e lei sorride dolcemente.

«Dobbiamo discutere dell'argomento Matricole» inizia Gale.

Katniss prende un po' di coraggio e sussurra qualcosa all'orecchio del marito, poi gli prende le mani e lo guarda con la paura negli occhi, attendendo una sua risposta. Non riesco a verderlo bene, ma accenna un si con la testa e le bacia la mano. E' triste pensare che siamo sulla soglia dell'inizio di una guerra, proprio ora che tutto stava filando liscio giù a casa.

«Per motivi convenzionali vi è stato distribuito un nome da Soldato diverso – per alcuni – da quello di battesimo» continua Katniss dopo aver distolto lo sguardo da Peeta, ma continuando a tenergli la mano. «Quindi, Matricole Mellark, Odair e Hawthorne, per il momento, il nome di Heloise verrà cambiato nel solo caso di ufficializzazione»

«Parlando in via non ufficiosa.. Mia figlia ha il diritto di nascita ad essere un Soldato! Smettiamola di ostinarci a darle della Matricola» ribatte Gale.

Aspetta. Heloise è un'Hawthorne? E' la figlia di Gale? Ok, adesso sono seriamente spaventato. Ma anche risollevato. Ok, sono solo un pò confuso

«Se è per questo, Comandante, Junior ha molto più diritto di Heloise di esserlo, è figlio di Vincitori che hanno combattuto, vale molto di più della figlia di un semplice Soldato» spiega il Generale «se vogliamo metterla così, entrambi hanno diritto di nascita, ma gli uni più degli altri»

«Attimo attimo attimo» s'intromette Mellark «io sono stato in guerra e sono stato l'unico a vincere due Hunger Games di fila, anche con me valgono questi diritti!»

«Peeta, ogni vincitore ha un motivo per essere ancora vivo dopo l'arena..» inizia Kat.

«.. Ecco, tu non ne hai nessuno» conclude Gale.

«Cosa?! Oh andiamo, nessuno è rimasto così tanto tempo in un'arena senza morire» replica.

«Appunto, nei tuoi primi Giochi hai vinto perchè io ho proposto di suicidarci, e Capitol City ce l'ha data vinta» dice la moglie «nei tuoi secondi Giochi, sei rimasto l'unico nell'arena ed hai vinto perchè chi non era morto era scappato»

«Ma, se ci fai caso, hai ucciso una persona sola in tutte le tue edizioni» continua, ancora, il Comandante.

«Sul serio?» chiedo, sorpreso. Katniss annuisce nella mia direzione.

«E la guerra? Sono stato chiamato dalla presidente in persona a parteciparvi» si oppone ancora Peeta.

A Kat viene da ridere e aggrotta la fronte per limitarsi a fare una smorfia. «Peeta, sei stato chiamato in guerra solo perchè mi volevi morta a la Coin voleva uccidermi»

«Katniss!» urla Peeta «hai distrutto in un minuto tutto ciò in cui credevo!»

Scoppiamo tutti sonoramente a ridere, e poi anche il Comandante riesce a ritagliarsi il suo momento.

«Peeta, che vuoi farci, è una che a un ti amo risponde con un lo so» esclama.

«Già, me la sono priprio scelta bene!»

«Finitela di prendermi in giro e discutiamo di cose serie!» li riprende Katniss, inutilmente.

Volgo lo sguardo verso la ragazza che mi è di fronte. Mi sta guardando. E' sorpresa quanto me.







F.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** nove- ***


Image and video hosting by TinyPic

«Oh! Andiamo! Ma che cavolo!» urla Peeta, camminando avanti e dietro per la stanza.

Hanno cacciato fuori noi matricole per parlare in santa pace sul da farsi. E' strano come siano tranquilli anche sull'orlo del baratro. Hanno ancora la forza di ridere e divertirsi. Ma credo fermamente sia solo un modo per non mandare a pezzi i nervi.

Io ed Heloise siamo seduti ad un divano uno accanto all'altra, io ripiegato su me stesso e lei a gambe accavallate. Fissiamo Peeta come fosse un pazzo – e forse lo è – con la consapevolezza che, per il momento, è la nostra unica fonte di informazioni.

«Che diamine! Sono forte quanto loro! Perché non posso essere considerato all'altezza?!»

«Calmati, Peeta, vedrai che tutto si riaggiusterà» dico, con voce calma e tranquillizzante.

«Sigaretta? Distende in nervi» dice Heloise, offrendoci il solito pacchetto bianco a strisce marroni e una decina di fiammiferi.

«A me si grazie» esclamo, prendendone in mano una e accendendo un fiammifero. Dev'essere più o meno la terza o la quarta che fumo in pochi giorni. Devo dire che sto meglio di quanto fossi alla partenza.

«Tu non sei un po' piccola per fumare?» parla alla ragazza, sedendosi agilmente su una specie di scrivania nera alle sue spalle.

Lei scrolla le spalle. «papà non dice niente»

Peeta annuisce «e da dove le hai prese quelle?»

«Si vendono a Capitol City, sono tornate in produzione da diversi anni.. sai, da quando nel Distretto 11 hanno ricominciato le colture di tabacco» spiega lei.

«Nemmeno prima si trovavano molto in giro, prima della guerra intendo» dice Mellark, guardando attentamente il soffitto.

Io ed Heloise ci scambiamo uno sguardo d'intesa e ci decidiamo a parlare. «Peeta.. possiamo.. possiamo farti una domanda?»

Lui abbassa lo sguardo e ci squadra entrambi da capo a piedi «riguardo a quello che è successo dentro?»

Annuiamo, ipnotizzati da lui «è stato.. strano, poi anche come l'avete presa tu e Katniss..»

«Ci scherziamo su perché ci sarebbe da andare al manicomio se rivanghiamo tutte le cose che sono successe durante e prima della guerra» dice lui, togliendoci le parole di bocca.

«Quindi.. lei e papà stavano insieme?» chiede Heloise, con voce timida.

«Io volevo che stessero insieme» spiega «ma non riuscivano ad andare d'accordo, anche se si amavano»

«Si.. amavano..?» chiedo stupito.

Lui annuisce «Gale la amava quasi più della sua stessa patria, anche lei lo amava, solo che lo ha capito troppo tardi»

«Scusa ma.. cosa intendi con io volevo che stessero insieme?» chiedo, ancora un po' stupito.

Peeta sorride e scende dalla scrivania «cos'è, un terzo grado?» mi prende la sigaretta dalle dita e fa un tiro. Non tossisce. «durante i Giochi della Memoria, volevo che Katniss mi lasciasse morire e tornasse nel 12 da Gale, insomma.. era ovvio che si amavano! Anche se lei continuava a negarlo» mi restituisce la sigaretta e si siede sul bracciolo del divano dove siamo io ed Heloise «diciamo che.. se non ci fossi andato di mezzo io, a quest'ora loro sarebbero insieme in qualche posto del mondo a lottare per qualche ideale»

Dopo qualche minuto di silenzio, è Heloise a parlare «perché ha scelto te?»

«Erano troppo simili» ci spiega «lui amava la guerra e lei anche, credo che Katniss avesse bisogno di tranquillità e non di far parte di battaglie che non sono sue e che non lo sarebbero mai state»

«E' successo qualcosa, non è vero? Hanno litigato?»

«Credo di si.. riguardo a questo non sono mai riuscito a capire molto, ma verso la metà della guerra hanno iniziato ad essere più freddi fra loro, e Gale la trattava da schifo, poi quando è stato catturato e le ha chiesto di ucciderlo lei non lo ha fatto, e così anche lui più tardi» ci dice, quasi tutto d'un fiato «lo so che sembra strano, ma questo era quello che significava la loro amicizia» Peeta si alza e torna di fronte alla porta, dov'era all'inizio «lei lo ha dimenticato, ma penso sia ovvio che lui non sia andato avanti»

Dice quelle sue ultime parole guardando dalla mia parte, alludendo a quello che ho pensato anch'io per tutto il tempo. L'impressionante somiglianza fra Katniss ed Heloise. Ma non mi ci metto a pensare adesso; la porta si spalanca ed interrompe il mio flusso di pensieri. Katniss si porta dietro Gale e Johanna come una specie di muro umano e noi scattiamo in piedi attenti a quello che hanno da dirci.

«Allora, siamo giunti alla conclusione che ognuno dovrà far vedere ciò che sa fare, e per questo abbiamo escogitato un metodo del tutto.. ehm.. innovativo» spiega Kat.

«Come Capitol City valutava i tributi degli Hunger Games» annuncia Gale, con un mezzo sorriso. «con l'unica variante che ognuno potrà assistere alle prove dell'altro»

«Che cos'è? La mietitura parte II – dopo quindici anni?» scherza Peeta.

Katniss, che è al suo fianco, gli fa una carezza sulla guancia e sorride. Poi si rivolge a tutti noi, prendendo il marito per mano. «avete due ore per prepararvi, io il Comandante e la Vincitrice saremo la giuria»

«Ci saranno anche i voti?» chiede Heloise.

La mia Kat annuisce «si, un voto da 1 a 13»

«Idea di tuo padre» dice Johanna, indicando l'uomo.

«Scusa, Heloise, posso parlarti un attimo? In privato» chiede il Generale, lei annuisce e si spostano nell'altra stanza.

Peeta mi prende per il braccio e, seguendo gli altri, scendiamo diverse rampe di scale fino ad arrivare ad una piccola palestra dove ci lasciano soli a passare queste due ore.

Sto iniziando a pensare che solo questa giornata mi porterà via molte energie. Mi ricordo di quando Katniss ha iniziato ad insegnarmi i suoi metodi di caccia e fare nodi perfetti con pezzi di corda, e quando Peeta ha iniziato a sviluppare i miei muscoli e facevamo le gare di lotta libera, e poi anche quando mi ha insegnato alcune tecniche di mimetizzazione. Mi hanno tirato su per bene, per quanto ne posso dedurre da questi anni.

All'improvviso, Heloise fa irruzione nella palestra e mi si ferma davanti.

«Allora, da dove iniziamo?»






F.



Ps. chiedo scusa in anticipo per eventuali espressioni volgari che userò nei prossimi capitoli; tutto ha il semplice scopo di rendere più colloquiale il linguaggio.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** dieci- ***


Image and video hosting by TinyPic

Siamo seduti su delle sedie di legno lontano dai materassini che ricoprono il pavimento del centro della palestra. Katniss, Gale e Johanna sono seduti su degli spalti come vecchi Strateghi, pronti a giudicarci come fossimo tributi. So già che saranno del tutto incondizionati nelle scelte, e credo lo sappia anche Peeta che si sta agitando un po' troppo nella sedia al fianco della mia. Forse è solo paura per la guerra.

In effetti nessuno ne sta parlando molto, cerchiamo di evitare l'argomento. Il fatto che ci siano dei ribelli è assurdo, anche perchè prima i ribelli erano loro, ma si ribellavano alla vecchia Capitol City, quella piena di ingiustizie e di morti nonsense; invece, questi ribelli sono contro questa perfezione – per così dire – ed è frustrante che dopo così tanti anni di sofferenze e di lotte si è riuscito ad avere solo meno di vent'anni di tranquillità e pace fra i Distretti e la capitale.

Katniss continua a guardare dalla nostra parte, giù dagli spalti. Mi rivolge un sorriso e continua a guardare il marito agitato. Sto rivalutando le mie opzioni per la giornata, forse si è accorto che, probabilmente, sua moglie farà di tutto per non fargli assolutamente prendere parte alla guerra e lui, che vuole essere un Soldato, verrà lasciato solo a casa. Sono d'accordo con Katniss, mi spiace per lui che vuole solo rendersi utile, ma se qualcuno deve rimanere vivo è lui quello che se lo merita di più.

Per quanto riguarda me.. be', la mia Kat sa perfettamente che voglio essere parte integrante dei combattimenti e rendere onore a mio padre. Anche se ho il sospetto che lei sacrificherebbe la sua vita per salvarmi. Soprattutto dopo quello che è successo a papà, nella scorsa guerra, quando lei era la Ghiandaia.

«Matricola Mellark» annuncia il Comandante. Siamo abbastanza ufficiali adesso, c'è anche qualche altro Soldato (probabilmente del 13) ad assistere, ed anche se sono pochi non credo che vogliamo sembrare inadatti alla situazione. «Ha quindici minuti per dimostrarci ciò che sa fare»

Peeta sospira e si alza asciugandosi le mani sudate ai pantaloni; prima di aprire la porta di vetro che dà sulla piccola palestra si gira e mi batte il cinque. Raggiunge il centro camminando agilmente sui materassini posti a terra ed inizia subito con alcune tecniche di mimetizzazione su un braccio, poi si pulisce e passa a qualche semplice trappola manuale (che probabilmente gli avrà insegnato Gale anni fa) per poi terminare con un lancio impacciato ma diretto coi coltelli che gli ha insegnato Katniss e la sua specialità: un lancio di una palla di dieci chili per sei metri e mezzo.

Osservo i giudici prendere appunti ed ascolto la voce della Mason che congeda Mellark, per poi passare il testimone ad Hawthorne e chiamarmi.

«Matricola Odair» mi chiama Gale «quindici minuti»

«Vai, J.» esclama Heloise e ci battiamo i pungi, prima che io arrivi al centro della palestra.

Andando saluto Peeta che mi passa affianco battendomi il cinque come al solito ed augurandomi buona fortuna. Inizio subito con un paio di tiri con l'arco, centro una volta la testa e una volta il cuore della sagoma – purtroppo non alla perfezione, io non mi chiamo Katniss Everdeen – poi passo ad un paio di nodi abbastanza complicati che mi ha insegnato sempre la mia Kat e termino con un'arrampicata sulla rete raggiungendo la cima.

Congedado ascolto Hawthorne chiamare in campo sua figlia e, a metà strada la saluto cun veloce massaggio sul collo ed un sorriso.

«In bocca al lupo» le sussurro e corro a sedermi oltre i vetri per godermi la scena.

Si avvicina alle sagome per i tiratori e ne sistema una sulla sua asta di mantenimento e si allontana diversi metri fino ad arrivare di fronte a me in linea d'aria; tira fuori un paio di coltelli affilatissimi e li lancia velocemente dritti all'obbiettivo, centrando il punto interessato, con prontezza passa ad un tiro con l'arco che non è proprio preciso ma ci sta, poi si scosta i capelli e sistema qualche trappola professionale giù per gli alberi finti; per ultimo scala una parete senza i fili di sicurezza, senza alcun disagio.

Finito tutto veniamo portati nella stanza dov'eravamo prima e ci mettiamo comodi ad aspettare i risultati; questa volta mi siedo sul divano con Peeta mentre Heloise si allontana ed esce su un terrazzo in un altra stanza per stare sola – almeno credo.

Dopo un pò è lui a prendere parola «quindi.. l'hai notato, eh?»

«Cosa?» chiedo accigliato.

«La somiglianza fra Katniss ed Heloise» dice, abbassando la voce «sono due gocce d'acqua»

Io annuisco «Già.. come credi sia possibile?»

Lui si stringe nelle spalle «non lo so.. ci potrebbero essere tante spiegazioni.. forse è solo una coincidenza.. ma forse..»

«Forse..?»

«Hai presente quello che ho detto prima a te e all'Hawthorne sui nostri rapporti con Gale? Ecco.. ci ho riflettuto e.. non mi sembra poi così probabile» mi spiega con voce roca, gesticolando «forse, in questi anni, hanno continuato a frequantarsi»

«Peeta.. andiamo..» esclamo, stupito da quello che sta cercando di farmi capire «non vorrai dire sul cerio che Katniss sia la madre di Heloise!»

«Abbassa la voce!» mi ordina «e comunque.. io non lo so, ok?! E' che.. c'è troppa somiglianza per essere una semplice coincidenza!»

«Ma che cazzo dici, Peeta! E tu non te ne saresti accorto?» ribatto io «insomma è tua moglie! Stai con lei i ventiquattro settimi del tuo tempo! Come avresti fatto a non accorgerti che è stata incinta?»

«C'è stato un periodo.. un anno.. in cui lei ha lavorato nel Distretto 5 per mettere apposto alcune pratiche del dopoguerra, lasciando me a casa.. Heloise ha detto che sua madre viene dal 5 e Gale mi ha parlato di un suo breve lavoro in quel Distretto...» mi dice, con voce più calma «è stato più o meno un paio di anni dopo il nostro matrimonio.. dovremmo esserci come età..»

«Ti stai rendendo conto di quello che stai insinuando, vero?»

«Tu non riesci a crederci solo perchè le vuoi troppo bene, e credi in lei.. ma apri gli occhi per un istante, Junior..»

«Parli tu, che in teoria dovresti amarla!»

«Io la amo Junior! La amo con tutta l'anima! Più di me stesso!» replica «ma.. mi si presenta una ragazza che è praticamente la sua copia.. e che potrebbe benissimo essere sua figlia.. che cosa dovrei pensare?»

«No, cazzo, no! Tu non te la meriti! Tu non meriti di stare con lei!» urlo, fuori di me.

Proprio ora, Katniss entra dalla porta, con al seguito Johanna e Gale, che tutti sorridenti ci guardano.

«E' tutto ok?» chiede Johanna, aggrottando la fronte.

Noi annuiamo «si, stavamo solo.. discutendo»

«Heloise?» chiama Katniss, e subito si sentono passi veloci che conducono fino alla stanza dove ci troviamo, dove lei appare trasandata e sorridente «ho qui i vostri risultati! Matricole Mellark e Odair hanno il voto di 11, Matricola Hawthorne 12»

«Siete ufficialmente ammessi sotto il mio comando con la carica di Soldati» annuncia Gale, con il sorriso stampato sulle labbra «avete tre giorni per confermare il vostro status, congratulazioni!»

Peeta ed il Comandante si stringono la mano. Katniss abbraccia Heloise. Per un attimo trovo che ci sia qualcosa che non va.

E se Peeta vesse ragione? Potrebbe essere.. nessuno dice il contrario.. ma Katniss... lei non farebbe mai.

Le sto guardando allontanarsi. Lo stesso profilo, lo stesso sorriso. No, non è del tutto impossibile.





F.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** undici- ***


Image and video hosting by TinyPic

Non riesco a dormire, troppi pensieri affollano la mia mante. Vorrei essere come Peeta che dipinge per non pensare ai suoi problemi, o come Katniss che si svaga andandola caccia. Ma io sono Junior e non ho nulla che mi faccia divagare. La camera da letto è troppo grande per una persona sola. Hanno fatto spostare le famiglie dei Vincitori e dei Soldati vari in due piani di appartamento al Palazzo di Giustizia dove, probabilmente, abita anche la Presidente. Hanno collocato le Matricole in camere da letto nello stesso corridoio, una stanza di fronte all'altra, io ed Heloise siamo qui mentre Peeta è in una lussuosa residenza con la moglie; se sono grandi queste camere, non voglio immaginare quanto lo siano quelle del Generale e del Comandante. Nel piano dove siamo noi c'è anche una piccola cucina ed un enorme salotto con tanto di finestre, mega balcone e tv con proiettore.

È notte fonda, saranno le due o le tre di mattina ed io le ho provate tutte per dormire; doccia calda, doccia fredda, bagno con foglie di rose, bagno al cioccolato. Ho anche messo un po' di musica lenta con le cuffie, suonato un po' il piccolo pianoforte che è accanto al letto, ma senza risultato. Cerco di fare qualsiasi cosa per non pensare a quello che Peeta ha cercato di dirmi.

Non so se sono sconvolto, arrabbiato o geloso. Forse sono solo confuso. La confusione è la cosa che più sento in questi giorni, da quando siamo partiti. O forse ho una serie di sentimenti contrastanti su quello che Peeta mi ha spiegato.

Da un lato sono furioso con lui e geloso perché non la merita se pensa quelle cose orribili su di lei; insomma, è sempre la mia Kat, io e lui la conosciamo bene.. è stato moltissimo tempo fa.. lei non avrebbe mai fatto una cosa del genere, ma ci sono delle prove. Ed è per questo che sono sconvolto. Ma, ammettendo che fosse vero, perchè avrebbe dovuto avere un figlio da Gale quando non ne voleva nessuno con suo marito? In fondo – credo – Peeta desidera un figlio da lei molto più di Hawthorne. No, sto andando in fusione.

Non pensarci. Non pensarci. Non pensarci.

Inizia a fare un caldo afoso qui dentro ed ho un pigiama pesantissimo. Mi tolgo la maglia e mi alzo camminando avanti e indietro; così almeno prendo un po' d'aria, mi dico, ma forse inizio solo a sudare di più. Sono un caso disperato. Decido di uscire, magari vado in salotto e trovo un modo per non pensare, è un ambiente più grande e, spero, forse più areato.

Quando la raggiungo noto di non essere il solo ad aver avuto questa idea. Ottima mossa togliersi la maglia, penso. Seduta di fronte alla finestra, con la solita sigaretta in mano, c'è Heloise. Appena mi vede mi sorride, ed io scatto a sedermi affianco a lei.

«Anche tu non riesci a dormire?» chiedo, sistemandomi sulla sporgenza di marmo.

Lei scuote la testa «sono troppo agitata»

«Già.. troppe emozioni» esclamo, osservando la sua vestaglia color avorio. Si ristagna con i capelli.

Lei annuisce «posso.. posso farti una domanda?»

Faccio segno di sì con la testa continuando a fissarla.

«Quanti anni hai?» mi chiede.

Io la guardo accigliato «t'interessa sul serio?»

Lei annuisce, di nuovo «tutti ti danno sui diciotto anni, ma io so che sei più giovane»

Sorrido «ne compio sedici fra un mense»

«Ne ero sicura!»

«Lo so che è scortese.. ma.. tu quanti ne hai?» chiedo, stando attento a dosare le parole. «all'inizio te ne davo più o meno dodici, ma non credo che Gale sia così tanto noncurante da portare una bambina in guerra con lui»

«Infatti, ne compio quattordici fra tre mesi e cinque ore» risponde, sorridendo.

Scoppio a ridere «tieni il conto?»

«Papà dice che ho preso l'abitudine dalla mamma» dice, naturalmente.

Merda. Erano già dieci minuti che non ci pensavo. Merda. Merda. Merda. Ok, adesso cerca di essere naturale. Provaci.

«L'avete lasciata a casa? Sono sicuro che non è il tipo da guerra» ma che cazzo sto dicendo? So perfettamente che non è così!

Lei scuote la testa, mantenendo la solita espressione su di me «io non l'ho mai conosciuta, è morta durante il parto» mi spiega «i medici sono riusciti a salvare me ma non lei»

Ecco, ottimo lavoro, Junior. «oddio.. mi dispiace! Scusa.. io.. io non immaginavo.. non potevo sapere..»

«Ehy, tranquillo» mi dice, ancora sorridente, poggiando la mano sulla mia. Rabbrividisco. «non l'ho mai nemmeno conosciuta» mi tranquillizza, spegnendosi la sigaretta «so che anche tu hai una situazione simile..»

«Si, mia madre si è suicidata.. quando avevo più o meno sette o otto anni» dico, mentre lei continua a tenere la mano sulla mia «non sopportava di stare senza papà»

Rimaniamo così per tutta la notte, a parlare di quello che ci sta per accadere e di quello che abbiamo passato in palestra questo pomeriggio, degli Hunger Games e dei nostri genitori e anche di questa specie di ribelli al contrario che stanno sovrastando Panem.

Con la Payolr, il Comandante e il Generale hanno deciso di non far sapere nulla né alla capitale nè ai distretti, per non far allarmare la popolazione. Ed io sono d'accordissimo.

 

 

 

Dopo colazione, cerco Peeta per discutere sul da farsi per la storia di Katniss, voglio sapere tutto, fare luce su questa storia e non rimanere del dubbio, perchè sto continuando a pensare male della persona che mi ha amato e cresciuto come una madre. Mi sento uno schifo.

Lo attiro in privato e gli chiedo di spiegarmi le sue intenzioni riguardanti la faccenda della moglie, e lui risponde che gliene parlerà.

«Quando?» gli chiedo, temendo la risposta.

«Ora.»





F.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** dodici- ***


Image and video hosting by TinyPic

Abbiamo una breve seduta di allenamento, ma siamo solo io ed Heloise. Katniss ha detto che, per iniziare ad educare le matricole, dobbiamo guardarci una serie di filmati che decideremo noi in seguito, prima di prendere una decisione irrevocabile come quella di diventare Soldato. Mellark ha già ufficializzato il tutto, credo che non gli importi di morire, credo che voglia stare con sua moglie, e questo mi fa paura perchè potrebbe parlare di quella faccenda in qualsiasi momento.

Per adesso, in attesa che i Soldati mettano insieme qualche filmato abbastanza interessante, siamo in palestra a esercitarci con le arrampicate, i pesi, i nodi, i tiri etc. ci sono davvero tantissime cose che Hawthorne ha insegnato alla figlia.

Ha detto che vuole insegnarmi a tirare i coltelli, più omeno con bersagli semplici come quelli di Peeta, ma dice che col tempo potrò arrivare anche a bersagli molto complessi come quelli che usa lei. Ne tengo in mano uno e noto che sono più affilati di quello che credevo, la lama risplende alla luce alta della palestra; mi fa vedere come tenerne in mano uno, ma le mie mani sono quasi il doppio delle sue e deve usarle entrambe per posizionarmi per bene il manico fra il pollice e il medio. Si mette dietro di me e sale su uno sgabello per esercizi per riuscire a tirarmi il braccio dietro il collo nella posizione giusta per centrare il punto che voglio: il cuore del bersaglio. Mi dice che quello è il punto più sicuro per dare morte certa a qualcuno, soprattutto coi coltelli. Il cartoncino che punto è lontano quattro metri da me, una bazzecola centrarlo per lei, ma difficilissimo per me. Quando mi dice di caricare con potenza e lanciare il coltello nel punto che ho mirato, rimango fermo qualche attimo perchè ho paura di farle male, ma quando doso la forza e mi decido, lancio e centro un punto del bersaglio. Dovrebbe più o meno corrispondere a un polmone ed Heloise dice che, come inizio, non c'è male.

Io mi offro di insegnarle a tirare con l'arco per bene, perchè ho natato che nella sua posizione c'è qualcosa che non va, dato che è mancina e si ostina a tirare con la destra. Appena mi accorgo di quello che ho combinato proponendole una cosa del genere mi sento a disagio. Il tiro con l'arco non è quacosa come il tiro coi coltelli che prende in considerazione solo la posizione delle mani, ma è una cosa che coinvolge tutto il corpo. E mi sento un cretino adesso. E se pensasse che mi sto approfittando di lei? Respira. Tiro un sospiro e mi posiziono dietro di lei con un arco in mano – io sono ambidestro, così sarà più facile spiegarlo –, devo rassegnarmi e sfiorare il suo corpo col mio, non posso fare altrimenti. Metto l'arco fra le sue mani e poggio i miei polpastrelli sui suoi in modo che capisca come tenere la freccia e l'arco assieme. Con le mie gambe spostoi suoi piedi uno davani all'altro per bilanciarle il peso. Ma perchè l'ho fatto? È più bassa di me, perciò il mio petto schiaccia la sua nuca e le mie spalle sovrastano le sue, più che altro sembra un super abbraccio che una lezione di tiro con l'arco.

«Ottimo lavoro, sei bravissima» le sussurro all'orecchio, poi le faccio un lieve segno con le dita di sganciare la freccia, che va a puntare il bersaglio sette o otto centimetri a destra del cuore. La freccia non sta traballando come ha fatto durante le dimostrazioni, e questo è notevole.

Lei si gira tutta contenta per ringraziarmi, ma siamo troppo vicini e cade su di me che, fortnatamente, atterro sul lembo di un materassino. È leggerissima.

«Ehm.. scusate se vi ineterrompo ragazzi..» Johanna entra dal portone della palestra e noi ci tiriamo su con un'agilità notevole «i video per l'educazione sono pronti... se volete seguirmi»

Ci affrettiamo a raggiungera e, a me che arrivo per primo, fa in modo che un mio braccio le cinga la vita, e lei mi stringe per le spalle, lasciando Heloise indietro di qualche passo, noi proseguiamo uniti verso il piano superiore. Improvvisamente, scatta in una sonora risata, seguita subito da un sussurro quasi impercettibile:«che diamine e saltato in mente a te e Peeta?»

Cazzo. Peeta deve averle sul serio parlato «c'è successo?»

Johanna scoppia di nuovo a ridere per non far sentire nulla ad Heloise dietro di noi «ora vedrai»

Quando arriviamo su la prima cosa che vedo è Peeta seduto su una poltroncina con la testa fra le mani. Individuo subito la stanza dove vedremo ivideo così dico ad Heloise di entrare e di aspettarmi lì, mentre io vado verso Mellark e mi inginocchio davanti a lui.

«Ha iniziato a urlare, è scoppiata a piangere e mi ha fatto un occhio nero» dice, con la voce rotta. In effetti ha un occio sovrastrato da un color prugna che fa senso. «è scoppiata a piangere, capisci? A piangere!»

Merda. Lo sapevo che non era una buona idea. «Dov'è ora?»

«Si è chiusa in camera» risponde Johanna, in piedi alle mie spalle «e la cosa più triste è che in quell'anno, nel Distretto 5, lei e Gale si sono sul serio incontrati»

«Non c'è stato nulla, hanno solo deciso di lasciarsi tutto alle spalle» dice Peeta «sono uno stupido, sono, si, mi merito anche un bel pestaggio, magari un degrado o un'umiliazione pubblica..»

«No, Peeta, che dici? Vedrai che sistemerete tutto, ci parlo io con lei» gli dico per tranquillizzarlo.

«È arrabbiata anche con te, furiosa»

«Vedrai che si calmerà, non è capace di portare rancore verso qualcuno che la ama così tanto» dico, e lo penso davvero.

Inizio già ad autotranqullizzarmi e, quando entro nella stanza dei video, è il sorriso e l'ottimismo di Heloise a rincuorarmi.

«Allora, da dove iniziamo? Gli Hunger Games, i filmati di caccia o i video di guerra?»



F.



Ps. scusate, ho bisogno di una informazione e vi prego di rispondermi in molti: quanti di voi sono team Gale?
(non Gale al posto di Peeta, e nemmeno Gale con Katniss, intendo Gale come strafigo superComandante che vince sempre, vi prego di non confondere le cose)
Grazie.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** tredici- ***


Image and video hosting by TinyPic

Credo fermamente che la faccenda di Katniss sia più seria di quanto immaginiamo. Ma è meglio che non ci pensi ora.

Io e l'Hawthorne ci sediamo su due poltroncine morbidissime, una vicina l'altra; vi troviamo sopra un biegliettino da parte del Generale che dice che la scelta dev'essere la nostra, se vogliamo o no andare in guerra con loro. È l'ennesima volta che ce lo ripete, lei di sicuro avrebbe voluto che qualcuno avesse chiesto il suo parere prima di catapultarla in quella realtà.

Heloise mi chiede se vogliamo vedere per prima gli Hunger Games o le altre cose che hanno il solo scopo di conoscere o di formarci caretterialmente, ed io decido di vedere prima le cose che ci interessano e lasicare per ultime le cose che ci incuriosiscono.

Metto su un disco che riassume tutte le battaglie più importanti dei vincitori dei Giochi dalla penultima Edizione della Memoria, quella di Haymitch; da lì ne ho viste solo altre cinque o sei edizioni e poi più nulla, così sarà più facile capire quali sono i metodi da utilizzare, quelli più nuovi insomma. S'inizia subito con un bellissimo e aitante giovane Haymitch che scopre l'esistenza dei campi di forza – Katniss mi ha spiegato che fu punito molto severamente dopo quell'episodio – e che vince in una lotta uccidendo il suo rivale con una lancia; segue una bellissima donna dai capelli biondo ramato che lancia un coltello dritto alla gola di un uomo grande il doppio della sua stazza; una ragazzina della nostra età che conficca una spada nel torace di una sua coetanea; due donnone che vengono abbattute da un uomo con delle pietre ben affilate. Immagini cruente passano sotto i miei occhi ma io ne memorizzo solo alcune. Una donna esile e ricurva su se stessa che uccide con una spada un ragazzino mentre dorme; una ragazza dai capelli corvini che picchia a sangue una donna già matura su un manto d'erba; una signorina che somiglia tanto a Johanna da bionda che si scaglia contro un gruppo di alleati; un'intrigante mora che lotta per un coniglio morto con un uomo gravemente ferito ad una gamba e un giovane della mia età che ferisce mortalmente un omone grande e grosso con un tridente. Tutto finchè non arriviamo alle due edizioni che ci interessano di più. Dei settantaquattresimi Giochi ci fanno vedere tre 'battaglie' (se così si vogliono chiamare), per primo un ragazzo alto e biondo – all'apparenza molto forte – che, insieme a un paio di ragazze piccole e magre, scaglia armi contro i rami più alti di un enorme albero, per secondo un altro ragazzo biondo e col viso sporco di sudore e sangue che pianta un coltello nel torace di una ragazza già agonizzante dal dolore e, per ultimo, quella che credo sia l'ultima lotta dei Giochi, riconsco tranquillamente Peeta sedici anni più giovane stretto per le spalle dallo stesso ragazzo alto e biondo della prima sequenza e Katniss che incocca una freccia nel suo arco in piena notte. Tiriamo un sospiro di sollievo quando annunciano gl iultimi giochi e vediamo Katniss che lotta con Johanna (più vecchia di qualche anno), sempre Katniss che si scaglia su un uomo che – forse – ha cercato di uccidere Peeta e ancora una volta Katniss, con lo stesso uomo dall'espressione familiare di prima, che corre e urla al vento qualche nome incomprensibile.

Quando la tv si spegne e rimaniamo al buio, realizziamo che i filmati sono finiti e che ci hanno lasciati a dir poco esterrefatti. Optiamo per guardare la reazione dei tributi quando vengono chiamati sul palco del Palazzo di Giustizia. Questa volta è Heloise a tirare su il disco e a mandare avanti fino a qualche funto interessante.

Per primo punto si ferma nel Distretto 8, quando viene eletto un ragazzino sui tredici anni che scoppia a piangere, e si passa avanti fino ad arrivare al Distretto 2, dove centinaia di mani si alzano per offrirsi volontari, e si ferma ad un Distretto 4, quando lo stesso ragazzo che ho già visto un paio di volte viene chiamato alla mietitura e sale sul palco tremando, mentre una ragazza si butta a terra e si strappa i capelli urlando, sento i Pacificatori urlare intorno a loro chiamandoli per nome, ma c'è troppa confusione e non capisco niente. Manda avanti finchè non si vede una ragazzina che non avrà avuto sopra i dicei anni, dalla pelle pallida e dai capelli biondi, con lo sguardo perso nel vuoto; questa volta l'atmofera è tesa ma silenziosa e si sente persino il respiro dei malcapitati della platea e dintorni; si ode un urlo che spezza la calma e si vede una ragazza – probabilmente all'ultimo anno di Mietitura – che, stretta fra due Pacificatori, urla di volersi offrire volontaria; cade a terra e abbraccia la ragazzina, quando i Pacificatori cercano di staccarle, però, non ci riescono perchè la piccola non vuole allontanarsi, allora appare un ragazzo altissimo e dai grandi occhi di ghiaccio che prende in braccio la bambina e dice qualcosa alla ragazza che si sta mettendo in piedi sistemandosi il vestito azzurro, questa volta risco a sentire tutto. «Vai, su Catnip» dice, con voce che vuole sembrare calma.

Io ed Heloise ci guardiamo negli occhi, terrorizzati, illuminati soltanto dalla luce fievole della tv. Nessuno di noi due immaginava fossero nel Distretto 12.

Manda ancora qualche secondo avanti e si vede una Katniss giovane e fresca che ha sbarrati gli occhi e stretti i denti, si dice qualcosa per convincersi, ma non credo funzioni; riesco a capire le sue labbra non Gale, non Gale, si augura, ma quando sente il nome di Peeta Mellark scatta sveglia ed inizia a tremare più di prima.

La ragazza seduta affianco a me spegne la tv e accende le luci col comando manuale. Ci giriamo e ci guardiamo negli occhi per un periodo interminabile, ed io mi perdo nel lago ghiacciato che ha attorno alle pupille scurissime.

«È.. lei... io non ne avevo idea» balbetto, ancora inerme.

«È così.. triste» commenta lei.

Guardo la tv spenta e sospiro «è ingiusto, più che triste»

«Che ne dici di guardare qualche filmato di caccia? Magari c'è qualcosa che ci può interessare» propone, indicando la pila di dischi.

Scrollo le spalle «vediamo..»

E intanto, quello guardo che lui le ha rivolto.. Non è giusto.




F.




Ps. un altra cosa (giuro che è l'ultima!), c'e qualcuno che ha qualcosa contro Johanna e contro un intensificamente del suo rapporto con J.? Vorrei che me lo diciate che sono ancora un pò indecisa su cosa mettere e cosa no.
Grazie.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** quattordici- ***


Image and video hosting by TinyPic

Individuo una chioma folta e mora che si muove con agiltà sugli alberi ricoperti di neve.. C'erano delle videocamere nascoste, nel bosco e nelle case, pesino nel Forno e dei negozi, come abbiano fatto a restistere tutti quegli anni con quel genere di vita rimane una mistero. La massa di capelli inizia a rallentare davanti ad una immensa tenuta verde, leggermente inclinata verso il basso. Si vedono due ragazzi chini sul terreno, uno dai capelli neri e l'altro biondi, che cercano di piazzere una trappola, o almeno è questo quello che si capisce. Sono talmente stupido che ci ho messo ventitre secondi – conto della registrazione – per capire che sono Gale, Peeta e Katniss, anche se non riesco a capire cosa stiano facendo. Lei porta dei ceppi in mano, capisco che deve accendere un fuoco – è ovvio, a cosa potrebbero mai servirle dei ceppi? – e per questo scende da un albero penzolando da un ramo come fosse una scimmia.

«Katniss! Katniss! Guarda che sono riuscito a fare!» Peeta indica una serie di trappole affilate fra due alberi su per la rampicata.

«Sono delle trappole estremamente semplici, ma il ragazzino impara in fretta!» commenta Gale, inginocchiato vicino a lui.

Lei sorride stringendosi i rami al petto «sei stato bravissimo Peeta, sul serio» esclama col fiatone «che ne dite se passiamo la notte qui? Potremo continuare ad esercitarci, non ci farebbe male»

«E dove ci sistemiamo per la notte?» chiede Peeta, pulendosi i pantaloni sporchi d'erba secca.

«C'è un piccolo sgabuzzino giù giù vicino al lago, potremo stare là» propone Katniss, dividendo col compagno i ceppi ingrombanti che porta in mano.

«C'è un lago?» chiede, sorpreso.

Gale scoppia a ridere «aspettatemi, smonto queste e vi guido»

Heloise, che ancora si ostina a trafficare col telecomando della sala tv, manda avanti ancora qualche minuto finchè non vediamo Katniss accendere un fuoco e Gale portarsi dietro Peeta per insegnarli nuove tecniche o trappole intorno all'acqua. Poi li vediamo entrare dentro lo stanzino e chiudersi dentro ed una telecamera notturna riprende i due ragazzi che tengono sdraiata Katniss sulle gambe.

Ci sentiamo stanchi e decidiamo di chiudere, è l'unico video che abbiamo visto, ci penseremo domani al resto, adesso è meglio che usciamo e ci divaghiamo un po'.

Appena varco la soglia del corridosio Johanna mi si avvinghia al collo e lascio Heloise da sola gironzolando per la tenuta. Veramente vorrei seguirla e passare il resto della giornata con lei a parlare, ma mi devo adattare alla Mason che mi rapisce quando meglio le fa comodo. È strano come a casa non avessi nessuno con cui passare il tempo ed ora che stiamo tutti per morire ho tantissime persone che farebbero di tutto per stare un po' con me.

Johanna mi fa scendere le scale, giù giù fino ad un sotterraneo, e quando le chiedo dove stiamo andando lei non mi risponde. Arriviamo a quello che credo sia l'ultimo piano prima delle fognature, e quando apre una botola nel terreno e mi spinge per calarci dentro inizio a pensare che voglia sotterrarmi vivo. Attendo di atterrare sbattendo il sedere su qualche tubo di ferro e di battere la testa, quando i miei piedi toccano una superficie solida e morbida. Ho gli occhi sbarrati per paura di guardare la morte in faccia. Katniss mi ha raccontato che a Capitol City ci si può aspettare tutto da tutti, e sono diventato paranoico su questo neo.

Sento Johanna attarrare dietro di me «allora? Non è bellissimo qui sotto? Non capisco come mai lo tengano nascosto!»

Apri gli occhi, lentamente. Trattendo il fiato. Sarà un buon centinaio di metri quadri per sei, e ci sono sue alberi che dovrebbero essere sintetici come l'erba del terreno – anche se sembra così fresca che potrebbe essere vera –, a cui uno è attaccata un'altalena. Ci sono anche dei fiorellini sparsi qua e là, e quando mi chino a toccarli scopro che sono veri. Alzo lo sguardo al soffitto. Ci sono le stelle, anche se la stanza è luminosa. Stelle sul cielo azzurro. «Wow..» mi lascio sfuggire.

«Già..» lei mi passa avanti e si volta sorridendo.

Io mi alzo in piedi «perchè... perchè mi hai portato quaggiù?»

«Volevo parlare un pò con te, soli» mi risponde scrollando le spalle, poi indica l'altalena «ti va di spingermi sull'altalena? Non ho mai avuto qualcuno che mi spingesse!»

La seguo andando verso i due alberi «come non hai mai avuto qualcuno?»

Si siede e mi fa segno di mettermi dietro di lei «a volte lo faceva Finnick, per rilassarci prima dei Giochi, ma mi spingeva solo un paio di volte e poi iniziava a parlare di quello che faceva a casa e si sdraiava sull'erba lasciandomi qua come una cretina aspettando di ricominciare a dondolare»

«C-cosa? Quindi questo posto c'è da anni? E.. e ci venivi con papà?»

Lei annuisce «è sotterraneo, e non sapevano della sua esistenza, nessuno lo sa» mi spiega «io e Finnick lo abbiamo scoperto per caso la sera prima dell'inizio di alcuni Giochi, sai.. portavano i mentori qui al palazzo di Giustizia»

Sorrido felice per questo scoperta, e leggo il nome di Finnick sulla targhetta che porto appesa al collo «beh, io non ti lascerò qui su da sola». Mi metto dietro di lei e salgo sull'altalena con i piedi ed inizio a dondolare. «Ecco, così giochiamo anche assieme»

Lei inizia a ridere «grazie mille J., non sai quanto mi faccia star meglio passare il mio tempo con qualcuno»

«Puoi sempre contare su di me, lo sai»

«Si, certo che lo so» mi dice mentre i suoi capelli volano al vento «ma dopo quello che tu e Peeta avete combinato, ed i tuoi rapporti con Heloise io e te.. cioè, non è che abbiamo continuato a frequentarci»

«Frena, frena, frena, il mio rapporto con Heloise? Siamo solo amici.. anzi, forse solo conoscenti» ribatto. Non avevo mai pensato a cose simili.

«Oh, andiamo Junior! Si vede lontano un chilometro che ti piace!»

«Ma che dici! E poi.. tu non dovresti essere arrabbiata con me per la faccenda di Katniss?»

Johanna rimane in silenzio qualche attimo, finchè io non capisco che 'è qualcosa che non va. Smetto di dondolare e scendo con un salto, poi vado davanti a lei e mi inginocchio prendendole le mani.

«Allora.. rimani con me» sussurra piano.

Io annuisco, un pò disorientato. «Te lo prometto.»






F.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** quindici- ***


Image and video hosting by TinyPic

Una volta deciso di voler passare più tempo con Johanna saliamo di sopra. Saltiamo la cena, nostro solito, perchè ormai tutti si sono chiusi dentro le proprie camere, mentre Peeta si è appostato davanti la porta della sua stanza senza intenzione di muoversi; ho idea che si sia addormentato, perhcè ha tutta l'aria di un Peeta raggomitolato su se stesso svenuto. Si sentono ancora dei singhiozzi di Katniss nel corridoio, questo perchè ho concordato con la Mason di dormire con lei e l'unico modo per arrivare nel suo appartamento è quello di passare da quello del Generale. La faccenda è davvero più seria di quanto poteamo immaginare, nessuno di noi ha mai visto Katniss piangere e tutto d'un tratto è una giornata intera che è in lacrime, e nemmeno mi sento di dare la colpa a Peeta, lui era in buona fede, poverino.

Arriviamo in camera e ci chiudiamo dentro, non vogliamo sentire niente che venga da fuori, vogliamo starcene per conto nostro senza rendere conto a nessuno. Ho voglia di passare stanotte a parlare prima di addormentarci, se ci addormenteremo, perchè è da tanto che voglio sapere qualcosa in più su mio padre e voglio essere sicuro di non averlo visto in nessuno dei filmati di Katniss. E poi muoio dalla voglia di avere una sua foto. Ma non credo che Johanna sia della mia stessa idea, e penso proprio che non abbia voglia di parlare. Questo vuol dire che aspetterò, sono bravo ad aspettare io.

Lei si gira mentre chiude le tende e mi sorride, poi mi lancia un cuscino da accostare al suo perchè nel letto ci entri anch'io ed io le preparo qualcosa di mio per la notte, ormai sono abituato al fatto che mi rubi i pigiami, e quando mancano dal mio cassetto so a chi rivolgermi. Maglia per lei, pantaloni per me, ci scaldiamo a vicenda. Non sembra nemmeno tanto strano, lei ha qualcosa da offrire a me e io a lei. E non è niente di perverso, lei ha bisogno di qualcuno che stia con lei ed io chi qualcuno che mi spieghi passo passo ciò che accade e ciò che è accaduto in passato, in attesa che Katniss si rimetta. Ho impressione che non si farà vedere prima che non ne sarà costretta.

«Ascoltami, lo so che vuoi sapere di Finnick» mi dice, mentre si sveste senza vergognarsi troppo, in fondo potrei essere suo figlio «ma quello che ci sarebbe da dirti è troppo triste per mettermi a ricordare ora, è meglio che lo scopri da solo..» una volta messo il pigiama si siede affianco a me sul letto e mi guarda «domani, quando dovrai guardare i filmati, sbircia nei video pre-guerra, ci dovrebbe essere scritto qual'è quello che ti interessa, ok? Così lo vedrai anche.. contento?»

Io annuisco sorridendo e le scosto le lenzuola, le rimbocco le coperte e mi stendo vicino a lei per farla addormentare. Anche io provo a prendere sonno, ma inutilmente perchè sono agitato ed emozionato per domani, non vedo l'ora di vedere il suo viso, di sentire la sua voce.. ok, dico addio ad ogni speranza di un bel sonno tranquillo. Aspetto che si addormenti e rimango con lei un'altra ventina di minuti, per poi alzarmi lentamente ed arrivare al mio appartamento, non ce la faccio ad aspettare domani.

Appena arrivo scopro, senza sorpresa, che anche Heloise è sveglia. È normale, me lo ha spiegato che non riesce a dormire senza qualcuno affianco. La saluto e lei mi offre la solita sigaretta, che rifiuto questa volta, poi le spiego cosa sono venuto a fare. Vorrei andare da solo a vedere quel video, ma mi spiace lasciarla qui, così le chiedo se vuole venire con me, e lei annuisce senza pensare, tanto non ha molte alternative per la notte.

«Siediti su» le dico, una volta entrati nella stanza dei video.

«Io.. ecco.. non vorrei disturbare» dice, entrando piano.

«Ma che dici! Ho bisogno di qualcuno che mi faccia compagnia, andiamo siediti» esclamo, mentre mi tremano le mani dall'agitazione. Non ho nemmeno il coraggio di frugare fra i filmati, e non so bene nemmeno che cosa cercare.

«Sei nervoso?» chiede Heloise, chiudendo la porta dietro di lei.

Io annuisco «scusa.. potresti..»

«Certo» sorride «siediti»

Sospiro e mi siedo, cercando di calmarmi «grazie mille»

Lei continua a sorridere «cosa devo cercare esattamente?»

Io scuoto la testa «non lo so.. ma dev'esserci sopra il nome di mio padre.. almeno credo..»

Guarda un pò fra i vari dischi allineati verticalmente e li sfiora con le dita «credo di averlo trovato» annuncia, ed il cuore mi sale in gola «Finnick/Katniss - District 12, dici che è quello giusto?»

«Proviamo, tutto può essere» dico, mentre lei mette su il video.

«Ehy, calmati» prende il telecomando e spegne le luci, per poi venirsi a sedere alla poltrona affianco a me «tranquillo, ti capisco, dai calmati»

«Non puoi chiedermi di stare calmo... non adesso, almeno.. tu non puoi capire»

Lei mi prende la mano e annuisce «posso solo immaginare come sarebbe guardare il viso di mia madre e sentire la sua voce.. sarebbe fantastico»

Perfetto. Adesso l'agitazione è scomparsa e mi sento una merda.

Fa partire il video senza allontanare le sue mani dalle mie. Sto per venire a sapere di tutto.

«Katniss!» esclama una voce, mentre si vedono solo resti del Distretto 12 immobili davanti alla telecamera «dai, fatti riprendere un pò, dì qualcosa»

Appare una giovane donna che cammina lentamente fra le macerie mentre giocherella con la sua treccia scura che le pende da un lato «cosa devo dire? Non so che dire»

«Su sedetevi!» dice la stessa voce, è la voce di un uomo «dobbiamo pur iniziare da qualche parte»

La telecamera si sposta velocemente e vedo Katniss che si siede su una pietra, lo scorcio di un corpo vicino a lei, e una mano che prende la sua. Se è chi penso io, sto per svenire. Iniziano a fare delle domande a Katniss come hai incontrato Peeta, come sopporti la situazione, ed altre cose del genere, e lei inizia con un monologo che prende da quando ha incontrato il suo ragazzo a quando il presidente le ha parlato di Panem. Poi smette di parlare e la stessa voce maschile di prima chiama due nomi – che non capisco per la velocità – e vedo l'ombra dietro Katniss che si alza e passa davanti alle telecamere, ma non riesco a capire molto, lo vedo solo dal bacino in giù. Sento delle voci parlottare dietro gli schermi e poi si ode una voce giovane «tranquilli, lo faccio io»; la voce trema, ma viene sovrastrata da un'altra, più forte e più potente, diversa da quella di prima, ed arrabbiata «non sei obbligato a farlo» dice; il giovane risponde subito «si invece, se potrà aiutare lei», poi torna a sedersi sulla pietra vicino a Katniss e annuncia di esserte pronto. Mentre la telecamera si sposta vedo la ragazza mettergli la mano sulle gambe e guardarlo negli occhi «non sei costretto a fare nulla che tu non voglia fare» gli sussurra.

«Tranquilla» le risponde, alzando lo sguardo. È pallidissimo in viso «rimani con me»

Lei annuisce e gli prende le mani fra le sue, mentre esce dalla visuale dello schermo. Ma non credo le importi molto. Il ragazzo tira le gambe al petto e si sistema i capelli con un gesto veloce.

«3.. 2.. 1.. vai Finnick» dice la stessa voce di sempre.

Oh merda. Oh m-e-r-d-a. Non sono pronto. Ok, non lo sono ora e non lo sarò mai. Quello è... è.. Non lo so, dovevo saperlo, me ne ero accorto. Sto per svenire.

È davvero.. bellissimo come ha sempre detto Katniss. I riccioli perfetti che gli incoronano la testa, alcuni castani, altri biondi, che fanno risaltare la sua carnagione abbronzata tipica del 4, i lineamenti giovani ma anche seri e lungevi, e i grandi occhi verdi di quella sfumatura che mi descrive Johanna, strana, bellissima, incantevole.

«Il presidente Snow aveva l'abitudine di.. vendermi.. di vedere il mio corpo» la sua voce.. Oh la sua voce, è distaccata eppure è anche calda e soffice e.. Attimo.. che cosa ha appena detto?

Non sono pronto per questo. Inizia a parlare di come veniva sfruttato, dei segreti con cui veniva ripagato, di come stava incastrando Snow in quel preciso momento. Ecco cos'era, il suo oscuro passato.

«Stoppa» ordino ad Heloise, con la voce che mi trema come quella di mio padre nel video.

Lei ferma tutta ma non accende le luci, ed il filmato viene espulso automaticamente «stai bene?»

Scuoto la testa e mi mordo il labbro, mentre delle lacrime iniziano a colarmi dagli occhi.

«Ehy.. no..» mi sussurra, venendo verso di me e sedendosi sulle mie gambe «non piangere, va tutto bene» e mi abbraccia.

Credo di stare dormendo, perchè vedo Finnick davanti a me, ma nient'altro attorno.




F.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** sedici- ***


Image and video hosting by TinyPic

«Non lo so! Non mi sono accorta di niente!»

«Ecco, si sta svegliando!»

«Ragazzo, stai bene?»

Apro gli occhi e scuoto un po' la testa per mettere a fuoco il tutto. C'è troppa luce e ci sono troppe persone attorno a me. Sono in una stanza che non ho mai visto prima, è tutta bianca tranne per le tende azzurre. Mi accorgo di essere steso su un letto ec erco di alzarmi, ma mi sento troppo debole e mi riallungo cercando di trovare una posizione comoda per la testa. Sono ancora molto assonnato e ho la vista appannata, ma pian piano sta scomparendo, devo solo abituarmi alla luce.

«Junior, stai bene?»

Alla mia destra, seduta sul letto, c'è Heloise che mi tiene la mano e mi guarda preoccupata; mentre alla mia sinistra c'è Johanna, seduta ad una sedia, che ha lo stesso sguardo preoccupato di Heloise. Guardando loro mi metto in agitazione e mi preoccupo anche io. È una specie di effetto a catena.

«Ehy J., tranquillo, sei solo svenuto» mi tranquillizza Gale, in piedi alla fine del letto.

«Svenuto? No, mi sono addormentato» spiego io, cercando di riacquistare il normale tono dlela mia voce.

Peeta, al fianco di Gale, scuote la testa «svenuto, hai avuto un calo di zuccheri»

«Mi sono accorta che non ti muovevi più e allora ho chiamato aiuto» dice Heloise, cercando di sorridermi.

«Oh.. grazie..» balbetto, riuscendo finalmente a mettermi seduto.

«Adesso però devi alzarti, il Generale ha delle nuove per noi» annuncia il Comandante «tranquillo ti manteniamo noi in piedi, sei solo un po' debole»

«Andiamo su» Johanna mi aiuta ad alarmi e mi appoggio a lei per riuscire a stare in piedi, mentre tutti si muovono velocemente verso la stanza comunicante.

Ci mettiamo tutti seduti in fila, io fra Johanna ed Heloise in seconda fila, e cerco di scacciare il sonno e non cadre vittima della stanchezza; Katniss ci fa aspettare una decina di minuti e così mi da l'opportunità di mettere a fuoco quello che sta succededendo attorno a me. Dovrei mangiare di più, ma prima devo mettere apposto un po' di cose molto importanti, altrimenti non riesco a concentrarmi sul giusto nutrimento e sulla guerra, ed in più sono ancora un po' scosso dalla vista di mio padre ieri sera. Mio Dio, era davvero bellissimo; ok, non che io conosca i canoni di bellezza di un uomo, ma non stento a credere fosse il più ricercato. Poi quello che ha subìto dopo i suoi primi Giochi, e anche a Johanna accadde lo stesso.. È qualcosa di quasi più orribbile dei Giochi stessi. Ma l'importante è che tutto sia passato e che non accadrà più. E per questo sono qui.

Il Generale appare davanti a tutti noi, in piedi davanti alle sedie; siamo solo noi, Matricole e Vincitori, probabilmente deve aver pensato ai Soldati prima di venire da noi. «Buongiorno, ho delle notizie per voi, Comandante?»

Gale va vicino a lei ed inizia a dettare dettagli «ci sono degli avvisi, le Matricole devono presentare domanda di ufficializzazione entro stasera»

«E domani si darà inizio all'allenamento dei Soldati» dice Kat «fra esattamente una settimana si partirà per cercare i ribelli quindi si può dare inizio ad un collettivo schema di guerra»

«Fra sette giorni, quindi, chi non sarà pronto rimarrà qui a monitorare la situazione» termina Gale.

«Grazie per la considerazione e buon continuamento» fa Katniss, prima di ritirarsi.

Ne io ne Peeta pensiamo molto a quello che ci hanno appena annunciato, perchè scattiamo in piedi – io ancora traballante – e cerchiamo di raggiungere Katniss. Fino all'ultimo pensiamo di non riuscirci, ma a metà strada lei si volta di punto in bianco e ci obbliga a frenarci appena in tempo per non cadere su di lei.

«Katniss noi non pensavamo..»

«Katniss è stato tutto un equivoco..»

«Non sapevamo cosa credere...»

«C'erano tutte le prove..»

In che razza di situazione mi ha cacciato Peeta.

«Va bene» dice.

«Katnis noi... va bene?!» esclama Peeta.

Lei annuisce, guardando da entrambe le direzioni «ce ne occuperemo a casa, se ci arriveremo, per il momento è meglio che lasciamo la situazione com'era e non ne parliamo»

«Non ne.. scusa?» balbetto, oggi è giornata.

«Peeta, vieni con me dai» lo prende per mano «ah e, J., stai bene?»

Io annuisco e lei se ne va trascinandosi dietro il marito. Ma non vanno verso il loro appartamento, vanno verso i sotterranei. Beh, se stasera Peeta verrà dichiarato scoparso so di chi sarà colpa.

Io, intanto, torno da Gale e Heloise per complicare quel modulo per l'ufficializzazzione. La maggior parte delle cose che chiede devo lasciare il bianco, dato che la mia situazione di vita è insolita, ma credo che se terranno conto di chi sono figlio e chi mi ha cresciuto verrò ritenuto uno dei più idonei.

Ed ho la sensazione che questo sarà il primo e l'ultimo pomeriggio di pace che ci resterà.




F.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** diciassette- ***


Image and video hosting by TinyPic

«Ecco, questo era l'ultimo» annuncia il Comandante, mentre ci ritira le ultime pagine da compilare «e più tardi presenterò tutto al Generale»

«Grandioso» esclama Heloise, sarcastica. Compilare il tutto ci ha portato via almeno un paio d'ore.

«Voi siete sicuri di questa scelta.. si? Non dovete essere costretti» precisa Gale, mentre mette apposto i fogli.

«Io non rimango con le mani in mano mentre fuori è in atto una guerra del genere» dice l'Hawthorne, mentre io rimango in silenzio.

«A proposito.. cos'è successo al Generale? J.? Tu sai qualcosa? È e più strana del solito» mi chiede Gale.

«Cosa?» mormoro un po' disorientato, come sempre «ah.. ehm.. io e Peeta abbiamo.. abbiamo fatto un casino»

«Oh.. capisco» dice Gale, guardando prima sua figlia e poi me; quando vedo che ha capito cosa voglio dire annuisco guardandolo fisso negli occhi «in questo caso.. andrei a parlare con lei»

Lo dice come se fosse un peso, ma credo che sia anche troppo sveglio per capire la gravità della situazione, così meglio lasciarlo fare. È strano come sto pensando queste cose, Gale non mi sembra il genere di persona che si altera per una situazione del genere, anche perchè siamo in guerra e ci rimane poco tempo, e comunque sono nervoso lo stesso, come se stesse per succede qualcosa di orribile.

Nel corridoio dopo la camera dei Mellark appare Peeta, devono averlo cacciato per parlare da soli, e lui ci annuncia il suo mal di testa e le sue tempie pulsanti. «Non ho mai avuto un mal di testa così forte!». Io ed Heloise chiediamo se abbia preso qualcosa e lui risponde che peggiorerebbe solo le cose, e che si andrà a riposare accanto a Katniss appena avranno finito lei e Gale. Chissa che cosa si stanno dicendo, probabilmente Gale la starà tranquillizzando.

È strano come sia possibile che Peeta e Gale quasi collaborino durante questa guerra, anzi, pare proprio che abbiano qualcosa che li unisca. Ma quello che a me sembra più strano è che Peeta abbia lasciato soli proprio loro due, e non credo che si fidi tanto di lui. E non so nemmeno cosa poteva esattamente dirgli Gale, spiegarle la storia sue e della madre di Heloise, e se così fosse ho tanta voglia di andare lì e di fermarlo, perchè non voglio che Katniss ascolti quel genere di storie, soprattutto se riguarda gli Hawthorne.

«Sei.. strano» balbetto «cioè.. come ti comporti..»

«Strano?» ripete Peeta, e mi guarda sggrottando la fronte.

«Sembra quasi che tu sia una specie di clone di papà» continua Heloise, come se avesse capito ciò che ho intenzione di dire.

Lui risponde con una smorfia «mi avete per caso visto tirare con l'arco e andare a caccia?»

Io scuoto la testa «nel senso che vi somigliate motlo.. forse sei tu che stai cambiando, ora stai molto più tempo con lui che con tua moglie»

«Se volete proprio saperlo l'unica cosa che io e Gale abbiamo in comune e proprio Katniss» dice, massaggiandosi le tempie.

«Ah.. nel senso che l'avete amata? Che l'amate?» chiedo.

«Anche» risponde, chiedendo a un soldato del 13 che faceva la guardia un bicchiere d'acqua, con tanta gentilezza che il soldato non potè far a meno che obbedire «abbiamo molltao tutto per lei»

«In.. in che senso? Non ti seguo» fa Heloise, accigliandosi per capire ciò che dice l'uomo.

«Al di la dei giochi, io e tuo padre avremmo potuto avere qualsiasi, e sottolineo qualsiasi, ragazza, qualunque!» chi spiega, mentre ringrazie il soldato per l'acqua con un sorriso dolorante «lui era il ragazzo più bello di tutta la scuola, anzi di tutto il Distretto, ed anche se era uno del Giacimento, ogni ragazza avrebbe voluto averlo – esclusa Katniss, che non lo vedeva come un ragazzo nel vero senso della parola, ma come un amico, un compagno –, persino la figlia del sindaco aveva una cotta per lui, avrebbe potuto lasciare la sua casa del Giacimento e diventare qualcuno che non aveva bisogno di cacciare per mangiare, eppure ha scelto di innamorarsi di lei, di una nella sua stessa condizione, se non peggiore» ci dice, e noi aspettiamo che continui dopo aver bevuto un sorso d'acqua fresca «io, invece, facevo parte di una delle pochissime famiglie benestanti del 12, alla scuola che frequentavamo ce n'erano pochissimi, si e no una ventina in tutto, e sia delle famiglie più ricche e sia di quelle molto più povere, io e i miei fratelli potevamo avere chiunque come moglie, ma anch'io ho scelto Katniss, una normalissima bambina che moriva di fame, semplice» velocemente, finisce il bicchiere d'acqua e lo accattorcia sul tavolino «e questa è l'unica cosa che mi lega a Gale, e se gli sto somigliando come voi dite, se inizio a comportarmi come lui, vi do il permesso di tirarmi un coltello al collo» esclama, facendo centro nel cestino dell'immondizia «senza offesa Heloise»

«Tranquillo» risponde lei, stringendosi nelle spalle «e tu ora hai fatto pace con Katniss?»

«Diciamo di si, lei dice farà in modo che tutto torni normale finchè non torniamo a casa, ne discuteremo lì» spiega lui «se mai ci torneremo»

«Io veramente non ho ancora capito cosa sia successo»

«Sono uno stronzo» dice lui, ricominciando a massaggiarsi le tempie.

Poi arrivano delle urla.

Delle urla dalla camera di Katniss. Noi ci alziamo in piedi per fare qualcosa, ma rimaniamo impietriti a fissare la porta che da sul corridoio, senza sapere bene cosa fare. So che Peeta vorrebbe intervenire, e mi sto stupendo perchè non ancora lo vedo correre, poi capisco tutto quanto mi giro. Le urla che stiamo sentendo sono molto acute, probabilmente è Kat, perchè gli sta peggiorando il mal di testa ed è piegato sul tavolo massaggiandosi ripetutamente le tempie. Non credo sia qualcosa di semplice ciò che ha.

«No! Non è vero! Non può esserlo!» si, è Katniss, che urla, sembra quasi che sti apiangendo. Ma che cazzo succede? «sei un bugiardo! Mi stai mentendo!»

Poi il rumore di qualcosa di rotto e Gale appare avanti alla porta. Un occhio nero e un taglio zuppo di sangue sul collo.

Peeta sta motlo, molto, meglio, perchè balza davanti a noi e prende Gale per la maglia «cosa cazzo le hai fatto?!»

«Peeta.. c'è una cosa devo dirti» inizia lui, cercando di calmarlo mettendogli le mani sulle sue.

«Che cazzo le hai fatto? Eh?!» urla Mellark, e tira un pugno in piena faccia al Comandante.

Si, Peeta è forte, ma contro Gale è poco più di un bambino, e Hawthorne non abbassa mai la guardia, anche ora lo avevo visto pronto a far scattare ogni riflesso di sopravvivenza. Ma è comunque andato a sbattere contro la porta, ed è praticamente impossibile che solo Peeta sia riuscito a farlo sbilanciare di quasi due metri. Quando si rimette in sesto ha le lacrime agli occhi e una gli sta scivolando su un enorme livido scuro sullo zigomo, il più grande che abbia mai visto.

«Peeta devo raccontarti tutto, ma devi stare calmo.. è una storia lunga» dice Gale, poi alza lo sguardopieno di dolore e amarezza verso la figlia «Heloise.. io..»

La prendo per mano e la porto via da quell'orribile scena, nessuno di noi due ci sta capendo molto, e appena saimo abbastanza lontani dalla stanza la volto verso di me e cerco di vedere se c'è qualcosa che non va. È solo un pò disorientata, così le sussurro piano che stiamo andando da Katniss e lei annuisce con la bocca aperta.

Raggiungiamo la stanza del Generale e troviamo la porta aperta, un pò di vassoi per il cibo rovesciati e qualche vetrp e porcellana rotta sia sul letto sia sulle mattonelle.

Vediamo Katniss che ha appena aprto gli occhi, stesa a pancia in già con la testa rivolta verso di noi, e sta piangendo.



F.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** diciotto- ***


Image and video hosting by TinyPic

Ci accoccoliamo vicino a lei sul letto e io me la porto sulle gambe mentre Heloise le accarezza i capelli, ha gli occhi che le lacrimano e sono rossi e gonfi, poi ha del sangue sulle mani, ma non credo sia suo, più che altro penso sia di Gale. Rimaniamo in silenzio e non chiediamo niente, e lei fissa Heloise e Heloise fissa lei. Questo quasi mezz'ora, si deve ancora calmare, anche se non abbiamo capito praticamente nulla di quello che è successo, ne perchè sia successo.

Sentiamo di nuovo il rumore di qualcosa di rotto, ma questa volta di più pesante, dei rumori di passi veloci e poi Peeta che entra nella stanza e si inginocchi adi fronte alla moglie, facendole una carezza sulla guancia e guardandola come se fosse per la prima volta. Anche lui inizia a piangere.

A rompere il silenzio per prima è Heloise «dov'è papà?»

«Se n'è andato» risponde Peeta, tenendo lo sguardo fisso su Katniss e Katniss fissa Heloise.

«Dove?» chiede la ragazza.

«Non lo so e non voglio saperlo» risponde secco, quasi acido.

Lei sospira profondamente e fa per alzarsi «meglio che vada a cercarlo»

Ma Katniss geme e si stringe a lei alla vita, per non farla andare via. Eppure è strano, loro non hanno mai avuto un rapporto molto intenso, tranne quando Kat le ha chiesto più volte se era sicura di voler diventare soldato, Heloise mi ha detto che glielo chiedeva ripetutamente e a volta la prendeva anche in privato.

«Vuole che tu rimanga» le spiego «Gale lo andrai a cercare dopo»

«Ok.. ma io non ancora sono riuscita a capire nulla» mormora piano, tornando ad accarezzarle i capelli.

Per tutta rispsota, Peeta emette un profondo sospiro.

La prossima a parlare, è proprio la mia Kat, ma più che un'esclamazione, il suo è un sussurro quasi impercettibile «Juinor..»

Mi chiama «dimmi Kat, cosa c'è?»

«Vai da Johanna, chiamala» dice ancora più piano, mentre si stringe ad Heloise «dille che abbiamo un problema con Peeta»

«Con.. cosa?»

«Fa' come ti dice senza fare domande» dice lui. Ha lo sguardo fisso su Katniss, e i pugni stretti lungo i fianchi. Non si muove.

Deglutisco e scatto velocemente nella stanza accanto dove trovo Johanna immersa a guardare le nuvole fuori dalla finestra, e mi dispiace doverla allontanare da lì, ma devo. Le dico che ci sono problemi con Mellark e lei scatta allarmata e si precipita nella stanza affianco senza chiedere null'altro.

Katniss ora sta piangendo, ma soffoca i singhiozzi stringendosi alle gambe di Heloise, che ora le sta anche accarezzando la schiena, piano.

«Cos'è successo?» chiede Johanna, mettendo la mano sulla spalla di Peeta, e intanto io mi metto a sedere di nuovo vicino alle due donne.

Peeta porge Johanna i polsi, come se dovesse ammanettarlo, ma a parlare è ancora una volta Katniss, che ha la voce rotta dal pianto «ha picchiato Gale»

Johanna sgrana gli occhi «lo hai steso da solo?» si rivolge a lui,

Annuisce.

Non sto capendo assolutamente niente di ciò che sta accadendo.

La donna respira profondamente e prende Peeta per il gomito «andiamo dai, troveremo una cura stavolta»

Incrocio lo sguardo di Heloise, che ci sta capendo meno di me.

Mellark cade in ginocchio e mette la mano sulla nuca della moglie, delicatamente, per voltarla piano «Hawthorne mi ha detto tutto» dice lentamente e sottovoce «non sono arrabbiato con te, smetti di piangere, si aggiusterà tutto» poi le da un bacio sulla tempia e sorride a fatica, mentre si alza «ti amo, ci vediamo presto»

A quel punto, la Mason lo guida fuori dalla porta.

E noi finiamo nel silenzio più assoluto.

Prendo in braccio Kat e la sistemo sul letto sotto le coperte, mentre Heloise si stende di fronte a leie continua ad accarezzarle i capelli e a farle delle carezze sulle guance. Io bacio entrambe suella fronte e vado a sedermi ad una poltroncina in una nglo della stanza.

«Heloise» Katniss pronuncia il suo nome come se fosse la prima volta «parlami della tua vita nel 2.. come ti ha cresciuto Gale?»

«Tendente alla guerra, ecco come mi ha cresciuto» risponde lei, senza negare un po' di proccupazione per il padre che si trova chissà dove «ma non mi ha mai fatto mancare nulla»

«Si, tipico di Gale dice Kat ad occhi chiusi «e non hai mai avuto una madre?»

Heloise scuote la testa «ci sono stati dei momenti in cui ne avevo davvero bisogno»

«Già, ce ne sono sempre» risponde Katniss.

Tutto torna al silenzio iniziale, e nessuno osa parlare. Si sentono i fruscii dei capelli di Katniss sotto le dita di Heloise, ed i miei occhi puntati sulle due figure indistinte nel letto. Sono talmente uguali, due gocce d'acqua, sia carattere sia aspetto fisico. Sembra quasi che di fronte alla mia Kat ci fosse uno specchio e che il suo riflesso, con l'ombra delle mani della donna, le accarezzasse i capelli.

Kat si addormenta, velocemente, silenziosamente.

Ma ci sono delle parole che sussurra piano a Heloise, prima che il sonno la trascini fra le sue membra.

«Sono io tua madre.»



F.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** diciannove- ***


Image and video hosting by TinyPic



Ho deciso di mettere il capitolo diciannove (che non è proprio un capitolo, ma un momento fra la fine del 18 e l'inizio del 20) in una OS, ora mi metto il link e vi sarò grata se non me ne vorrete se dovrete fare copia e incolla del link per via del mio pc non molto educato con questo sito. Grazie dell'attenzione e scusate lo scomodo.




http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1131943&i=1





F.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** venti- ***


Image and video hosting by TinyPic

Io ed Heoise ci risvegliamo da soli nella stanza di Katniss. È buio, c'è solo la serranda della finestra appena scostata per far entrare un po' di luce, saranno più o meno le sette di mattina.

Mi sono addormentato sul divano ieri notte, eppure sono steso sul letto sotto le coperte, con fra le braccia Heloise che ancora dorme. Non posso far a meno di sorridere, guardandola e ripensando a quello che è successo prima. Forse il miglior bacio di tutta la mia vita. Cioè l'unico.

Devo svegliarla, devo, ma non posso, è troppo bella, tranquilla, serana. Starà sognando? Si, spero di si, spero stia sognando sua madre, già, Katniss. Che s'è n'è andata lasciandoci soli in camera.

Passo una mando fra i capelli di Heloise e le sussurro qualcosa di dolce per svegliarla.

«Buongiorno» le dico poi, mentre mi metto a sedere.

«Ciao» dice assonnata, mentre cerca di non dare troppo a vedere la stanchezza. «Dov'è la mamma?»

Trattengo un attimo il respiro e, alzandomi, non mi vergogno di far vedere come mi sento, privato di tutto quello che ho avuto fino ad ora. «Non lo so»

Lei è già in piedi. «Andiamo a cercarla, su»

Usciamo dalla stanza e dai nostri appartamenti, finchè non raggiungiamo la sala comune dove di solito il Comandante ed il Generale riuniscono tutti i vari soldati e li mettono al corrente della situazione, dove troviamo file e file di uomini e donne dobusti e dritti con la schena, composti ed eleganti. Capiamo che sono Soldati quando ci salutano con un gesto autorevole della mano e ci indicano col capo una stanza con un sorriso compiaciuto. Ci metto un po' per capire in che perte del Palazzo di Giustizia siamo.

Entriamo nella stanza e ci accorgiamo subito qual'è. Quella strana stanza a sei mura, esagonale, con le pareti tappezzate di volti dei vincitori, e il tavolino blu al centro dove ci eravamo sedutila prima volta che siamo venuti qui a Capitol City. Chiudiamo la porta alle nostre spalle, con lentezza e attenzione, e notiamo la figura di Katniss seduta al centro del tavolino, con le mani alla testa e gli occhi fissi su una scatolina di ferro arrugginito.

Dall'ulteriore porta dell'altro lato spunta Johanna, con i capelli legati e sporchi, l'espressione stanca, e un occhio nero congiunto con qualche livido sullo zigomo. Appena ci vede ci sorride, ed io ricambio il sorriso con quello che mi esce meglio, meritandomi un'occhiataccia da Heloise. Come fa ad essere così gelosa? Le ho detto la verità.

La mia compagna apre la bocca per dire qualcosa, ma questa volta sono io a guardarla male, sono sicuro che la mia Kat non è ancora pronta a sentirsi chiamare come l'ha chiamata Heloise prima di fronte a me.

«Katniss?» sonoio a parlare. «Novità? Perchè non ci hai chiamati?»

«Ciao ragazzi» dice lei, mentre fissa il contenuto di quella scatola di ferro. «Sì, delle novità ci sono, e non vi ho convocato perchè stavate dormendo»

«Siamo dei Soldati ormai, dobbiamo pur prenderci le nostre responsabilità» ribatte Heloise.

«Sarete pure dei soldati, ma siete dei bambini» replica Kat, senza togliere gli occhi dalla scatola. «Dovreste essermi grata perchè vi risparmio tutto questo, a me hanno costretto»

«Ma..» Helise cerca di parlare, ma io la precedo.

«Ad ogni modo, cosa dovremmo sapere?»

Katniss sospira. «Peeta è tornato sotto i sintomi del depistamento, abbiamo motivo di credere che i 'ribelli al contrario' lo abbiano sotto controllo come ibrido, il Comandate è scappato, e quindi sarò io a scendere in campo e prenderò le sue veci» spiega. «Per il resto, alla Paylor è stato recapitato questo pacco, con dentro degli oggeti che abbiamo motivo di credere siano una minaccia alla sua vita»

Abbiamo motivo di credere questo. Abbiamo motivo di credere quest'altro.

«Ascolta, forse è meglio se prima gli facciamo vedere qualche filmato, tanto per farli calmare? Che dici?» chiede Jo, guardando prima me e poi lei.

«Fai come ti pare » Katniss non ci guarda negli occhi.

Johanna preme un bottone sul tavolo e appare un telo proiettivo dal nulla, e le luci si afievoliscono.

«Tranquilli, è solo per allentare un po' la tensione» dice lei, e il filmato parte.

Una giovane Johanna e una giovane Katniss passeggiano per un corridoio completamente bianco, pulito e lindo, e parlottano di qualcosa che non si riesce ad intendere: probabilmente problemi dell'epoca. Gale. Johanna lo nomina, e inizia a parlare di lui. “Se fossi in te mi metterei immediatamente con lui!” dice “Hai visto quanto è dannatamente figo?!” e poi si interrompe “Eccolo!”. Katniss sembra volerlo salutare ma lui la ignora, e Johanna scompare dalla visuale iniziando a seguirlo. Poi ecco un ragazzo. No, non è un ragazzo. Capisco che è papà solo quando Kat gli sorride e lui le chiede apertamente se può dormire da lei, e Gale lo fulmina con una di quelle occhiate che possono anche uccidere.

«Dovrebbe darsi una calmata» dice papà. «Mi fa paura»

«Non dovrebbe farti paura, hai cinque anni in più di lui» dice Katniss, mentre cammina al suo fianco. «Imponiti»

«Non so se te ne sei accorta, ma lui è ben dieci centimetri in più di me!» esclama lui, e l'inquadratura si allarga. Solo ora io ed Heloise ci guardiamo stupefatti, accorgendosi che non ha una maglia, ma solo dei pantaloni.

«Se vuoi ti presto le scarpe del mio ipotetico matrimonio» scherza lei.

«No, grazie» risponde lui, toccandole i capelli con uno sbuffo. «Credo servano di più a te»

«Cos'è ora inizi a fare come Peeta?» dice Kat. «”Non sei poi così bella” bla bla “e nemmeno tanto alta” bla bla.. si, come se lui fosse un gigante!»

«Katniss, so che è difficile, ma lo supererai» la tranquillizza. « Io vivo questa situazione tutti i giorni»

«Si, ma per te è normale, per me è difficile tenere apposto le mani, lo sai» spiega. «E poi devo anche pensare a Gale, e a tenerlo lontano da Peeta»

«Ce la farai vedrai» la incoraggia papà. «Allora? Per stasera?»

«Se sei solo per me va bene, sono sola anch'io» dice lei. «Annie è a fare le cure?»

«Già, devo resistere senza di lei fino a domani a pranzo» sbuffa lui.

«Hai resistito così tanto, ora una notte sarà un nonnulla per te!» esclama lei, con un sorriso tirato.

Lui ride. «Grazie Katniss, lo sai che ti adoro!» dice andandosene.

«Ciao Finnick! A dopo!» gli urla dietro Kat, sperando che la senta.

E poi si chiude tutto. Johanna riaccende le luci e Katniss fa una smorfia guardando ancora il contenuto misterioso di quella scatola. La vedo stanca, nervosa, è strano anche pensare che la scorsa notte era quella che piangeva senza riuscire nemmeno a respirare. Io ed Heloise avevamo ragione a pensare che non vorrà dirci nulla.

«Lo scopo di questa roba?» chiede Heloise.

«Calmarvi, ve l'ho detto» risponde Johanna, mentre ci indica di sederci.

«Io sono agitato» dico io, mentre mi avvicino al tavolo.

«Immaginavo, Katniss?» Johanna la chiama, e per la prima volta, lei alza il capo.

Aspetta che ci sediamo prima di parlare, e poi ci gira il pacco perchè lo vediamo meglio. «Insieme a questi oggetti, è arrivata anche una lettera minatoria, che ha voluto tenere la Paylor»

«Cosa dice?» cheide Heloise, cercando di sostenere i suoi occhi, ma Kat distoglie lo sguardo.

«Cose senza senso. Dice che l'orologio d'oro – estrae un orologio d'oro zecchino dal pacco e ce lo fa guardare – si è unito con la perla – prende fra le mani una piccolissima sfera bianca – e con l'aiuto del ciondolo e della rosa – ci fa vedere un bocciolo di rosa gialla e un ciondolo portafoto dorato – ucciderà la Ghiandaia Imitatrice – e qui entra in gioco una spilla di bronzo con un uccello intagliato sopra –, e raggiungerà la presidente Paylor» dice Kat, scandendo lentamente le parole.

«Un rebus, in poche parole» dice Jo, esaminando più da vicino gli oggetti. «E vogliono uccidere sia il Generale sia il Presidente»

Io ed Heloise ci guardiamo fissi per qualche istante, e poi guardiamo gli oggetti allineati sul tavolo blu. Per quanto ne sappiamo nessuno di questi affari hanno qualcosa in comune con l'altro, e l'unico oggetot che conosco è al spilla con la Ghiandaia Imitatrice, che dev'essere appartenuta Katniss dirante i giochi.

Un orologio d'oro, una perla, una rosa, un ciondolo e una spilla.





F.

non è compito vostro, e non c'è alcun nesso fra icinque oggetti. Ma provate a pensare chi rappresentano.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** ventuno- ***


Image and video hosting by TinyPic

«Mam... ehm.. Katniss?» la chiama Heloise. «Che genere di problemi ci sono con Peeta?»

Ci stiamo rilassando in camera di Katniss, e dormiremo tutti qui, dato che Peeta è in camera di Johanna a riposare. Io ed Heloise non abbiamo ancora capito cosa gli è successo, però ci stiamo sforzando di seguire i loro discorsi e di capire il più possibile.

«Problemi» risponde mentre riordina un po' la stanza. «Problemi seri»

«Katniss, perchè non vai a rilassarti un po' sotto la doccia? Ci penso io qui, tranquilla» propone Jo, con un tono molto calmo e gentile, non credo di averla mai vista in quel modo.

Katniss se ne va senza dire nulla, facendo una smorfia, e noi rimaniamo in silenzio per qualche minuto. Heloise si mette sul divano a guardare un po' la tv, mentre io aiuto Johanna a finire la stanza, e poi ci mettiamo uno vicino all'altra sul letto.

Le cose stanno correndo molto veloci, quasi non riesco a tenere il conto degli avvenimenti degli ultimi giorni. Katniss che dice di essere la madre di Haloise, Peeta che picchia Gale, Peeta che sta male, Peeta che fa star male Katniss. Tutto ciò non ha affatto senso. Ed in più è arrivata quella scatola, con quella roba dentro, con quella lettera, quelle minacce, tutte quelle cose.. e l'unica cosa che abbiamo capito di quel rebus, oltre al fatto che vogliono uccidere la presidente, è che la spilla è quella chefra i cinque oggetti rappresenta Katniss. Ma il resto? Sento di essere troppo giovane e senza esperienza per stare qui.

Poi le cose che sono accadute con Heloise, sta iniziando a sembrarmi antipatica. Non lo so perchè, non so più niente. Katniss mi ha detto che quando si era beccata una bella commozione cerebrale in non-mi-ricordo-quale-combattimento, per ricordare tutto e non cadere in amnesia ripeteva sempre la stessa solfa, e così faccio io.

Mi chiamo Junior Finnick Mellark, ho quindici anni, vivo nel Distretto 12, mio padre era un vincitore, è morto in guerra, si chiamava come me, mia madre era una vincitrice, si è suicidata, si chiamava Kat.. Annie. Sono innamorato di Johanna, sono innamorato di Heloise, sto per entrare in guerra. Questo non è il mio posto.

«Non ce la faccio» Heloise si alza in piedi e spegne la tv che aveva di fronte. «Jo, dimmi che sai qualcosa ti prego»

Johanna si volta, le stavo intrecciando i capelli e lei mi tava raccontando un suo sogno. Diceva che il suo psicologo – quando era giovane – le aveva raccomandato di parlarne perchè le faceva bene e le evitava di ripeterlo di nuovo.

«Qualcosa in che senso?» chiese, mettendosi seduta, ed io faccio lo stesso, dato che non ho più motivo di stare steso.

«Perchè lei non vuole parlarne? Lei è mia madre, mia madre! Io voglio sapere tutto.. e voglio sapere dov'è papà.. nessuno me lo dice.. nessuno vuole parlarmi .. io... non capisco, sul serio, poi lei evita l'argomenti, lei non vuole parlarne.. fa come se..»

«Prima di tutto abbassa la voce» la interrompe Jo, mentre si alza in piedi. «E poi è lei che deve parlartene, anche se io so qualcos anon posso, è giusto che sia lei a dirti tutto»

«E allora perchè non lo fa?!» urla lei. «Io ho bisogno di sapere! Ne ho bisogno! Voglio sapere perchè sono nata, perchè lei ha tradito suo marito! Perchè si comporta come se non esistessi! Perchè..»

«Ti ho detto di abbassare la voce» dice Johanna, con lo stesso tono calmo di prima. «Io posso anche capire che hai bisogno fdi sapere della tua famiglia, ma questo non è il problema più importante. Katniss ha i nervi a pezzi, e deve fare mille cose contemporaneamente, se accade qualcosa è colpa sua, è tutto una sua responsabilità, tutto è sulle sue spalle, dato che ora Gale l'ha lasciata sola deve fare tutto da sola, lei è sola. Non ha tempo di occuparsi di te, soprattutto dopo quello che è capitato al marito»

«Johanna» la chiamo con dolcezza una volta messo in piedi, le passo una mano fra i capelli e lei si gira a guardarmi. «Che cos'è successo a Peeta?»

Lei prende un grosso respiro prima di parlare. «Si sospetta che i ribelli abbiano trovato un pannello di controllo della vecchia Capitol City dove si controllavano i movimenti degli ibridi»

Cerco di razionare il respiro prima di parlare per lo stupore. «I sintomi de depistamento.. sono tornati?»

«Già»

Deglutisco a fatica.

«Ma di cosa state parlando?» chiede Heloise.

Johhan si riallunga sul letto, massaggiandosi le tempie. «In poche paroile sta coi ribelli»

«Ma.. come..?»

Mi stendo sul letto accanto a Johanna e le bacio una guancia, attendendo che si addormenti. Poi Katniss appare sulla soglia della porta che si liscia i capelli bagnati e Jo la saluta con un cenno della testa.

Lei risponde annuendo. «Passo la notte da Peeta» sospira «Se sentite delle urla chiamate i rinforzi, ok?»

Johanna annuisce e si stringe al mio braccio, mentre io guardo Heloise senza riuscire a capire il senso della sua risposta.

«Be', buonanotte» dice Kat, mentre esce in corridoio.

Aspettiamo che la porta si chiuda e ci accorgiamo che Johanna si è addormentata. Il mio sguardo incrocia ancora una volta quello di Heloise.

«Andiamo?» chiese sottovoce, per non svegliare Jo.

Io annuisco.





F

Ho ricevuto tante belle recensioni nel capitolo scorso, per risolvere il rebus, ma ho comunque visto che quasi nessuno ha indovinato molto, e bbene o male mi avete detto tutti le stesse cose, e come ho già detto l'unica cosa certa è quella della spilla.
Vido un piccolo aiuto con uno degli oggetti che è forse quello più difficile:
la rosa, tutti mi avete detto che è di Snow, ma apparte il fatto che è morto la rosa di Snow era bianca. Quindi, io ho messo rosa gialla, ma poteva benissimo essere di un altro colore. Quindi, una rosa qualsiasi.
E solo una persona su cinque mi ha indovinato l'orologio d'oro, susususu è forse quello più facile ^^

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** ventidue- ***


Mi scuso per il ritardo ma sono stata ad un campo scuola e solo ora ho trovato il tempo di scrivere.
Image and video hosting by TinyPic

I singhiozzi che si sentono fanno spezzare il cuore. Siamo seduti con le spalle dietro la porta, attenti a non fare troppo rumore respirando.

Ho le gambe divalicate con le rotule parallele al pavimento, le mie scarpe sfiorano quasi la parete opposta nello stretto corridoio; fra le mie braccia stringo Heloise (è così strana la situazione creatasi fra me, lei e Jo), è in ginocchio e le sue gambe sono premute contro la mia coscia, fa malissimo perchè il suo corpo è circondato dalle mie gambe e dalle mie braccia, e le sue gambe sono davvero molto forti, sembra mquasi che abbiano l'intenzione di linciarmi la pelle, ma sopporto in silenzio. Le sto lisciando i capelli, il suo viso è sepolto fra l'accollatura della mia camicia e la mia nuca, mi sto chiedendo come faccia a respirare, mentre io faccio i conti con i nodi dei suoi capelli, alcune ciocche riescono a entrare nello spazio fra un bottone e l'altro della camicia che indosso, e mi stanno solleticando il petto.

Ho voglia di fumare, e sono sicuro che anche Heloise ne abbia, e molta, ma se Katniss ci scopre io non ce la farei a guardarla una volta sucita da questa porta. Peeta dorme, e la moglie gli parla nel sonno. Più che altro piange, è difficile da reggere. Adesso sentiamo solo i suoi singhiozzi ma nei minuti precendenti ha iniziato a dire cose orribili, mentre noi che la immaginavamo con il marito sulle gambe mentre gli baciava le tempie e gli lisciava i capelli come sto facendo io con la figlia. La figlia.

«Avevi ragione tu»

«Avremmo dovuto avere figli quando potevamo»

«Mi dispiace tanto per Heloise, non lo immaginavo minimamente»

«Ti guarirò»

«Ucciderò chi ti ha fatto questo, senza scrupoli»

«Andrò bene, distruggeremo quell'aggeggio»

«Ti amo, non lasciarmi»

È stressante. È stressante e pesante, troppo, forse. Viviamo questa situazione come se fosse normale, come se fosse la cosa più naturale del mondo dire ad una ragazzza di essere sua madre e poi fare come se non esistesse. E la cosa più strana è che quando ne parla con qualcuno che non siamo noi, si comporta come se non si ricordi di averla mai avuta. Sarà per Peeta, probabilmente.

Non sentiamo più nulla, o Katniss è affogata nelle sue lacrime, o si è addormentata. Heloise alza la testa e si gira, finalmente allenta le gambe in modo da farle combaciare alle mie, che stringo per circondarla meglio.

«Posso unirmi?»

Mi volto e vedo Johanna che si inginocchia al mio fianco lentamente, attenta a non fare rumore.

«Certo! Vieni qui» sussurro allargando un braccio, e lei ci si intrufola con avidità.

«Ho delle notizie per voi, credo di aver indovinato qualcosa sulla minaccia di morte.. ma vorrei prima sentire voi» Heloise si volta e si incastona sotto il mio mento, al mio collo, e la sua fronte sfiora quella di Johanna che ha la testa poggiata sulla mia spalla. Io non riesco a vederle bene, ma massaggio la schiena a Jo e liscio i capelli ad Heloise, perchè so che le rilassa, soprattutto in momenti come questi.

«Dicci tutto» dice Heloise, passandomi una mano dietro la nuca, ed allargando la gamba in modo da contrarre il suo interno coscia con la mia anca. Spero che non si noti che questo contatto mi sta piacendo.

«Ho riflettuto su uno degli oggetti della scatola, il ciondolo, l'ho guardato più da vicino e sono giunta ad una conclusione, spero sia quella giusta» parlando, stringe la mia mano che le cinge il fianco, mentre l'altra sua mano libera si poggia ad una decina di centimetri dal ginocchio teso parallelo al pavimeno. Deglutisco ed inspiro. Calma, mi dico, calma. «Mi ricordo di una sorta di riferimento da parte di Peeta ad un ciondolo, verso la fine dell'Edizione della Memoria, in presenza mia e di Finnick, ma non è entrato nei particolari, stava parlando con Katniss. In ogni caso, oggi l'ho guardato meglio e mi sono accorta che dentro ci sono due foto, una della madre e della sorella della nostra Kat, e l'altra di Gale che sorride» ci spiega, mentre Heloise si è seduta su di me con una gambaad un lato e l'altra dall'altro, e mentre Jo continua a far salire lentamente la mano sulla coscia. Troppo lentamente. «Ho pensato subito si riferisse a Gale, ma ci sono anche le due Everdeen, e dato che Primrose è morta... non so che pensare»

«La madre che fine ha fatto?» chiede Heloise, interessata alla fine di sua nonna.

«S'è n'è andata dopo la morte della sorella, non si hanno sue notizie da allora» risponde Johanna, guardandola negli occhi. O almeno credo che stia guardando da quella parte.

«Va bene dai» dico io, riducendomi a massaggiare la schiena anche ad Hawthorne, dato che non raggiungo più i suoi capelli. «Dormiamo, domani ne parleremo a Katniss, quando tutto si calmerà per un po'»

«Va bene J., buona notte» sussurra Jo, baciandomi una guancia. La sua voce è troppo sensuale.

Io sorrido. «A proposito, sei stata bravissima»

Heloise si china sulla mia spalla e mi dà la buonanotte con un sussurro ancora più lieve di quello di Johanna, ed io la stringo ancora più forte a me, in modo da non lasciarla andare via.

Ora tutto sta degenerando, e non riesco a pensare.

La mano di Johanna non è più sulla mia coscia, è decisamente troppo su. E mentre io chiudo gli occhi e poggio la testa fra il muro e la fronte di Heloise, deglutendo un ultima volta, lei si sbilancia al centro fra le mie gambe divalicate al terrento ed inizia a togliermi la cintura per sbottonarmi i pantaloni.

Sono del panico, e penso che Heloise si stia muovendo per fare una scenata e tirarmi fuori da questa situazione. Non voglio dire nulla perchè non voglio svegliare le persone nella stanza dietro di noi, e sinceramente sto avendo paura. Ma Heloise non dice nulla.

Per poco la mia testa non sbatte contro la mia spalla per aver perso l'appiglio. Heloise si è scostata dal mio appiglio, credo si stia alzando per andarsene e togliersi di mezzo da questa situazione. E invece no, lei è ancora qui.

Mi sta togliendo la maglia.




F.

se pensate che vi abbia distrutto un mito, vi sbagliate, tranquilli che tutto tornerà a posto, è solo che dovevo togliere assolutamente st'immagine che la Collins ha fatto dei personaggi, tutti bravi ragazzi, fin troppo credo, no?
penso che dopo questo capitolo da trentacinque persone che mi seguono la FF rimarrò a tre se sono fortunata! LoL
no, non mi abbandonerete, perchè vorrete sapere come si risolve quella roba della minaccia.
a proposito di questo, volevo parlarvi di uno degli oggetti, la perla. rivedetevi i libri, con più attenzione, su che ci arrivate u.u
ci tengo alla perla io eh!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** ventitré- ***


Image and video hosting by TinyPic


Ho deciso di mettere il capitolo ventitrè (che non è proprio un capitolo, ma un momento fra la fine del 22 e l'inizio del 23) in una OS, ora mi metto il link e vi sarò grata se non me ne vorrete se dovrete fare copia e incolla del link per via del mio pc non molto educato con questo sito. Grazie dell'attenzione e scusate lo scomodo.



http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1155060&i=1

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** ventiquattro- ***


Image and video hosting by TinyPic

Non so cosa sia successo ieri notte. Abbiamo iniziato sul pavimento, poi ci siamo trascinati nella mia camera all'altro piano, e li non ci ho capito più nulla, se già non ci capivo niente prima, figurarsi della situazione.

All'inizio, mentre facevo quello che dovevo fare con Jo, e lei mi baciava il petto, Heloise baciava le mie labbra e mi massaggiava la nuca, mentre le accarezzavo i capelli. Poi accadde il contrario, Heloise sotto di me invece che sopra, e Johanna che mi baciava dalle spalle al collo alle orecchie. L'emozione era incredibile, era difficile per me prima immaginare esistesse qualcosa di così forte.

La vicinanza non esisteva, la lontananza era un miraggio, era qualcosa di magico. Cioè, non so come sia stato per loro. Non mi ricordo quasi nulla di come ci siamo spostati nella mia stanza, anche perchè i pantaloni avevano perso la cinta per strada, e le mie mutande ormai erano troppo larghe per arrivarmi all'ombelico come prima, quindi credo si a stata un'impresa.
Ma il risultato è stato magnifico.
Mi sento ancora qualcosa tipo appagato, stanco e ancora un po' eccitato, e mi piace stare così.

Rivedo le immagini e risento le sensazioni, quando ho spogliato Heloise, quando ho sbattuto Johanna contro il muro – è stato uno sbaglio, non volevo, mi è scivolata dalle mani ma per fortuna l'ho ripresa in tempo –, la piccola che mi baciava la schiena nuda e, devo ammetterlo, era qualcosa che toglieva il fiato la dolcezza con cui baciava, l'altra intanto faceva cose che era meglio che Heloise non vedesse. Solo ora sto riflettendo a quanto fosse presto per lei, non che esista un'età, ma se non ero abbastanza pronto io, figurarsi lei. Anche se io non l'ho sentita lamentarsi; e con lei osservai delicatezza mentre la baciavo, e mentre sentivo il profumo della sua pelle così vicina alla mia, mentre scaricavo le emozioni forti - che probabilmente saranno appartenute alla parte più virile di me - con Johanna, che pareva voler fare lo stesso. Credo sia capitato più volte con lei che con Heloise, ma penso che non se la sua presa, dato che ora è fra le mie braccia.

La stringo forte mentre Jo ha la testa sepolta fra la mia spalla ed il cuscino, dormono tutte e due, e i loro toraci si alzano ed abbassano lentamente, con un piccolo sospiro ciascuno. I loro corpi sono abbastanza coperti, ma mi viene il dubbio che sentano freddo, così mi alzo alla ricerca di una coperta.

«Oh, per favore, non ho intenzione di vedere cose che non voglio vedere. Siediti, per l'amore del cielo!»

Cazzo. Cazzo, cazzo, cazzo.

Mi volto talmente velocemente che ho paure di perdere l'equilibrio e vedo Katniss seduta ad una delle poltrocine affianco del letto, fra gli slip di Johanna ed il reggiseno di Heloise.

«Katniss...» dico, mentre divento rosso come un peperone. Mi siedo, e cerco i miei boxer da qualche parte, disperatamente.

«Tieni» me li lancia lei e io li indosso più veloce che posso. La veco sbarrare gli occhi e gemere per il nervosismo.

D'altronde. Suo marito è diventato pazzo, di nuovo, per colpa dell'attivo dei sensori degli ibridi. Il depistamento è tornato a faris sentire, i suoi nervi sono a pezzi, me meraviglio del fatto che non abbia ancora scaraventato qualcuno fuori dalla porta ed ora mi ci metto anche dandomi da fare con quella che dovrebbe essere sua figlia e la sua migliore amica. Ma che bravo che sono, mi stringerei la mano da solo.

Mi schiarisco la voce e cerco di dirigere il discorso verso qualcosa di importante. Copro bene le due ragazze nel letto con le lenzuola e le coperte e racconto a Kat quello che Jo ha pensato sul ciondolo portafoto. Ma lei non sembra molto entusiasta.

«Niente male» commenta scrollando le spalle e lanciandomi i pantaloni. «Io so a chi appartiene l'orologio d'oro, ma non lo vengo di certo a dire a te»

«Kat.. io..» cerco di parlarle, ma dubito che lei voglia ascoltarmi,

Tiene lo sguardo fisso su Heloise e su Johanna dietro di me. «Fa' in modo che Peeta non scopra che hai messo incinta una di loro due, altrimenti poi ci vado di mezzo io»

Mi ci vuole un po' per capire, ma poi il mio cervello ci arriva. Povera donna, sta ancora pensando a Peeta com'era prima. Mi sta tanto che sto diventando una specie di mostro a comportarmi così.

Apro la bocca per risponderle. Voglio andare da lei e abbracciarla e coccolarla, ha quella faccia di chi ha disperato bisogno di coccole. Non mi frega se in un passato remoto ha tradito Peeta, non fa niente, non ora, almeno.

Il terreno trema, oscilla da una parte all'altra mentre io mi metto in piedi. Nessuna delle ragazze si sveglia, ma io e Kat ci guardiamo negli occhi.

Le finestre si sbarrano, accade tutto in una frazione di secondo, in una frazione di una frazione di secondo, forse anche molto di meno.

Tutte le luci di spengono, i piedi del letto crollano, ma Jo ed Heloise dormono ancora ignare.

Prima che il terreno tremi di nuovo e smettiamo di vedere tutto, però, mi slancio su Kat e l'abbracico stretta a me.




F.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** venticinque- ***


Image and video hosting by TinyPic

Sono passati due giorni – almeno credo. Siamo sempre nella stanza, ed è tutta buia, apparte qualche spicchio di luce soffusa che entra dalla finestra. Ci sono state parecchie domande ma dopo un po' abbiamo capito che era inutile chiedere e chiedere.

Stringo forte Katniss, non si sa mai.

Abbiamo sentito la parte della nostra casa muoversi nel vuoto, era una sensazione stranissima, come se fossimo stati sollevati da un gigante e dondolassimo all'infinito.

Ora tutte dormono. Johanna ed Heloise sul letto ed io e Kat sul divano abbracciati; ho paura di lasciarla andare. E se succedesse qualcosa? Ora che Peeta è scomparso (probabilmente avrà fatto la stessa fine di Gale) mi rimane solo lei, e senza non saprei proprio cosa fare, morirei senza di lei.

È stressante, la situazione degenera sempre di più. Mani sconosciute ci passano un paio di razioni di cibo ed un po' d'acqua ogni mattina, ed oggi è stata già la terza volta nella quale Heloise ha cercato di strisciare sotto la porta per vedere chi fosse, ma non ci è ancora riuscita. Sono mani da donna, molto curate e lisce, anche se rinsecchite dall'età probabilmente. Abbiamo motivo di credere che si tratti di qualcuno che cerchi di uccidere la Paylor, ergo, che cerchi di uccidere Katniss. Quali degenerati di mente vorrebbero mai eliminare questa pace che si è creata nei distretti?

Non so che fare, mi sento inutile.

Vorrei avere un po' del coraggio di Kat; un po' di forza di Gale; un po' di buon senso di Peeta.

Adesso in me sta accrescendo la voglia di essere chi non sono, tutta in una volta. Voglio poter proteggere le ragazze che sono qui con me, anche se non ne hanno bisogno, ma vorrei esserne in grado. Vorrei tante cose. Vorrei uscire da qui e strangolare chi ci sta facendo questo, chi sta facendo questo a Panem, chi sta facendo questo a Peeta.

La prima cosa che la mia Kat ha fatto appena abbiamo smesso di dondolare come yo-yo è stata abbattersi contro la porta e cercare di romperla per muoversi verso la stanza del marito e vedere come stava. Dio farei qualsiasi cosa per evitare a loro due di affrontare di nuovo tutto questo. Ci era quasi riuscita, ma hanno subito rafforzato la porta con del cemento armato, lasciando solo quel buco troppo stretto per passarci il cibo.

E quello che è successo ieri, mentre Johanna – Johanna! – consolava Heloise che piangeva per un incubo, quando avevo baciato la fronte ad entrambe poco prima di sparire in bagno con Katniss, mi ha lasciato di stucco. Ha un ritardo di sei giorni. Sei! Non sono esattamente pochi o attribuibili allo stress. Non so se devo essere preoccupato, ansioso, eccitato, agitato o mescolare tutte le emozioni della scatola di Pandora e provarli ogni volta che la vedo. Non lo so.

So che ora sono sveglio ed è notte fonda. So che non si vede un palmo dal naso. So che Kat, stretta al mio petto, sta facendo un incubo. So che Johanna cerca di essere forte e di andare avanti. So che Heloise sta cercando di non fare la bambina e di farsi paicere Jo. So che io mi sento una merda.

E so che fra poco rivedrò mia madre. E conoscerò mio padre.

Sento la porta aprirsi di fronte a me in linea d'aria e non voglio svegliare nessuno. Tengo gli occhi aperti, affilo la vista al buio. Il tempo di inspirare che mi trovo Peeta di fronte che cerca disperatamente un paio di occhi umani da guardare fisso.

Soffoco un grido, o un urlo, o qualcosa del genere. Vuole uccidermi? Mi chiedo. In questo caso mio padre si starà già preparando per il mio arrivo. Non veedo l'ora di vederlo, di abbracciarlo, stringergli la mano, dire alla mamma che mi dispiace, che le voglio bene anche se.... ma un attimo.

Io non posso morire. Non ho detto a Johanna che la amerò sempre senza tener conto della sua età. Non ho detto ad Heloise che lei è stata la prima persona per la quale o provato qualcosa di davvero sincero ed incondizionato nella mia giovane e poco vissuta vita. E, cosa più importante, non ho mai detto a Katniss che per me è stata la migliore madre dell'universo, che è stata la famiglia e l'amica della quale avevo bisogno al momento giusto.

Non posso morire ora, ho bisogno di qualche altro minuto per pensare.

Devo anche dire a Peeta che lui è stato un padre perfetto per me, perchè mi ha educato come suo figlio, e non come l'ombra di ciò. Gli devo tutto. Ora lui sta per uccidermi. O no?

«J.?» mi chiama, sorpreso.

Sono decisamente troppo sotto shock per parlare, e lui mi lascia perdere.

Si sposta verso la moglie e le accarezza delicatamente una guancia, scostandole poi una ciocca di riccioli dietro l'orecchio. Poi tira fuori un ciondolo che riconosco subito – il ciondolo portafoto che era nella scatola dei ribelli al contrario, chissà come avrà fatto a prenderlo. Vorrei tanto potergli dire di Kat. Vorrei tanto potergli raccontare tutto. Vorrei chiamarlo papà per una volta. Vorrei poter chiamare Katniss mamma per una volta, come non ho quasi mai fatto con Annie. Ma sì, voglio troppe cose. Sono troppo piccolo per morire in questa specie di guerra inutile.

Apre il ciondolo e vedo che la foto di Gale è stata sostituita da una dei coniugi Mellark, e quella di sua madre e di sua sorella da una mia e da una di Heloise che chi sa da dove avrà preso. Adesso mi viene da chiedermi che fine avrà fatto la signora Everdeen. Adesso mi viene da chiedermi perchè Peeta non è arrabbiato con la moglie per quella figlia. Capisco che deve esserci molto di più di un tradimento.

Le bacia una guancia, si alza e viene verso di me chinandosi. Penso voglia sbranarmi vivo. Ma mia abbraccia. Un abbraccio da padre a figlio. Questi sono i pensieri di un ragazzo che sta per incontrare la morte. Ma non sto per incontrarla. Non ancora almeno.

«Hanno trovato uno dei pannelli per il controllo degli ibridi. Di notte li spengono» mi spiega sottovoce. Sta piangendo. «Non so chi ci sia dietro, ma dovete stare attenti. Non voglio che nessuno, tantomeno io, vi faccia del male»

Mi stringe ancora di più e poi mi bacia una guancia.

«Ti voglio bene, Junior» sussurra. «Sei come il figlio che non avrò mai»

E, detto questo, se ne va.






F.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** ventisei- ***


Image and video hosting by TinyPic

Quegli strani occhi che Peeta aveva dipinto, li ho sognati, stanotte. Ma erano addosso ad una persona. Quella persona era mio padre. Ora che so – che so che mio padre Finnick mi protegge – non so se devo essere felice per questo perché sono consapevole che lui mi conosce o se devo essere preoccupato perché sto impazzendo. Sono degli occhi così strani, così dannatamente belli.

Spiego tutta la situazione a Katniss, e lei passa i seguenti venti minuti a guardare il medaglione. Ho tanta paura che scoppi a piangere, stavolta non ce la farei. Anche io voglio piangere, ma non c'è nessuno che mi consoli.

«Grandissimo, genio» esclama Johanna, sedendosi sul pavimento sotto il letto. «Qual'è la tua idea per farci uscire da qui»

«Dobbiamo risolvere almeno la parte iniziale del rebus» risponde con un sorriso nostalgico, ha ancora in mano il ciondolo aperto.

«Fantastico» continua Jo. «E poi che si fa?»

«Si esce da qui» risponde, senza mai guardarla negli occhi.

«Ci farai uccidere» mormora Heloise a gambe incrociate sul letto.

Katniss chiude il ciondolo e lo lascia ricadere sul petto, incrocia lo sguardo della figlia. «Più che probabile, ma non avete altra scelta»

«Fantastico» sbuffa. «Perchè dovremmo fidarci di te?»

Tutti ci ritroviamo a guardarla, e a Kat scappa da ridere. «Che domanda è? Dovremmo seguire te? Hai un piano, almeno?»

Lei si stringe nelle spalle. «Io almeno sono leale, non sono una traditrice»

«Hai tredici anni, ok? Sei una bambina, tesoro» dice, quasi per prenderla in giro.

«E non sei invidiosa del fatto che sono molto più matura di te alla mia età?» dice scivolando sul pavimento, scacciando Jo.

Ma che caz..? Cioè, come si permette di parlarle così? Capisco che voglia sapere qualcosa di più sulla sua nascita, sulla sua famiglia in generale, ma ora è chiaro che ci sono cose molto più importanti alla quale pensare e lei non è la più importante.

«Heloise, alla tua età ero l'unico sostegno della mia famiglia» dice Katniss. «Se ti avessi cresciuta io sapresti bene come comportarti in situazioni del genere»

«Peccato che tu mi abbia abbandonato e non abbia potuto farlo» replica Heloise.

«Scusate ma di cosa stiamo parlando? Non dovremo discutere sul rebus? Non sarebbe meglio?» s'intromette Jo.

«Già infatti, non dovremo parlare di questo? È molto importante...» concordo io, cercando inutilmente di dirottare la conversazione.

«Non sono un mostro, Heloise» dice Kat, incrociando le braccia al petto. «Se avessi saputo della tua esistenza non ti avrei mai abbandonata»

Heloise scoppia a ridere. «E come non sapevi della mia esistenza? Tu sei mia madre! Ti sei scopata Gale quando eri appena sposata con tuo marito! Ma non te ne vergogni neanche un po'?!»

Ed è ora che Katniss esplode, scatta in piedi e le punta il dito conto. È inutile dire che avrei preferito fosse scoppiata a piangere come cercavo di evitare prima.

«Con quale diritto ti permetti di giudicarmi? È grazie a me se tu puoi camminare libera per le strade del tuo distretto senza che nessuno cerchi di ucciderti o peggio!» grida, mentre l'altra si mette in piedi per starle davanti. Sembra che sia di fronte ad uno specchio. «E se pensi che io mi sia data da fare con tuo padre.. be', ti sbagli di grosso!»

«Ah si?! E allora io come sonoa rrivata qui? Mi ci ha portato la cicogna?!»

«Be'.. non lo so, è possibile!»

«Ragazze!» urlo, cercando di calmarle – inutilemente. «Calmatevi andiamo! Abbiamo altre cose a cui pensare»

«Ascolta J., io non mi farò comandare da una che è capace di tradire il proprio marito solo per purissimo divertimento di infrangere le regole e...»

«Io non ho mai tradito Peeta!» la interrompe Katniss urlando. I suoi nervi devono essere ceduti ore fa, ora dovrebbe star piangendo, e invece sembra... sul punto di combattere. «Il massimo torto che gli ho fatto è stato nascondergli che sono stata in coma! Si, perchè sono stata in coma nel 5!»

«Katniss, andiamo, calmati dai» dice Jo alzandosi e mettendole una mano sulla spalla. «Non è ne il luogo ne il momento per parlarne»

«Se è lei che vuole saperlo non mi interessa se poi starà male sai? Io l'avevo avvertita!» disse rivolgendosi alla bionda, per poi tornare a guardare la figlia. «Se pensi che io mi sia scopata tuo padre pensi davvero male, sai? Mi vengono i brividi per lo schifo a pensarci! Io! Io, fare sesso con uno che era sessualmente attivo a quattordici anni! Quattordici! Oh, non mi stupisce che tu sia sua figlia, sai?» poi si gira verso di me, e vedo che sta ricacciando le lacrime a forza dentro gli occhi. «E tu, che cazzo di errore ho fatto con te? Si può sapere!»

Torna a guardare Heloise e Johanna cerca ancora di calmarla, ma lei la respinge.

«All'epoca mi ero appena sposata con Peeta, avevamo terminato il viaggio di nozze e, vuoi sapere una cosa? Ero vergine» è fissata con questa storia di dimostrare che lei non è mai stata a letto con Gale. Ma non capisce che è la prima cosa che si pensa appena scopriamo che lei ha una figlia? Comunque, ora è un po' più calma. «Mi hanno proposto quel dannatissimo alvoro nel 5, bene. Mi sono vista con Gale e ho chiarito con lui, il giorno dopo una vecchia mina della guerra mi ha colpito e sono stata in coma per undici mesi. Undici! Come cazzo avrei potuto scoparmi quello stronzo e rimanere incinta? Avanti dai, spiegami!»

«Ma.. allora.. come..» Kat aveva ragione, Heloise stava piangendo.

«Mandavano avanti degli esperimenti di embrioni umani nel cinque, come dare vita a un essere umano in provetta. Non so cosa cazzo è successo, ma tuo padre ha dato il permesso mio e suo per tentare un esperimento. Non chiedermi cosa sei Heloise.

Io non lo so.»





F.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** ventisette- ***


Image and video hosting by TinyPic

Le acque sono ancora molto mosse.

Heloise è da sola sul letto che piange senza mai smettere, sempre più rumorosamente, probabilmente vuole attirare l'attenzione della madre, ma credo che Katniss voglia cancellarla dalla sua mente, e da quel luogo.

Posso immaginare cosa avrebbe detto quando non ce l'avrebbe fatta più, qualcosa del tipo: “smetti di frignare, siamo in guerra, se piangi ora figurati quando vedrai la gente morta”

Capisco un po' entrambe tutto sommato. Katniss ha già troppo sofferto per conto suo per prendersi anche la responsabilità della figlia, ed Heloise ha assoluto bisogno di qualcuno che la stringesse e la consolasse. Non c'è bisogno di dirlo che vuole che io andassi da lei.

Ma io voglio Johanna, voglio coccolarla fino allo sfinimento. Ne ho voglia e ne ho bisogno. Un po' di pace e tranquillità. Fra la gravidanza di Kat, la conversazione con Peeta, le confessioni su Heloise e il resto la mia mente sta vacillando più del dovuto. Non ce la faccio più. È troppo. Decisamente.

Mi passa la mano fra i capelli e io le accarezzo la nuca, leccandomi le labbra secche per il caldo e la tensione. Dobbiamo anche pensare a risolvere il rebus. Mi avvicino di più a lei e la bacio schiudendo le labbra, voglio cogliere il suo respiro ma lei, dopo un istante, si ritrae e mi guarda negli occhi.

«Non è il momento. Non così» sussurra. Credo voglia che non voglia che la baci, e rimango un po' deluso, ma poi lei si china un po' di più su di me ed inizia a baciarmi alla base del collo nudo.

Mi lascio sfuggire un gemito ed Heloise, stesa in posizione fetale sul letto, alza lo sguardo con le guance rigate dalle lacrime e ci guarda.

«Disgustosi» commenta con la voce rotta.

Noi rimaniamo in silenzio e continuiamo a fare quello che stiamo facendo. È Katniss a parlare. «Finiscila»

Nuove lacrime ripopolano gli occhi di Heloise. «Perchè sei così cattiva con me?»

«Sei un fenomeno da baraccone. Un esperimento sceintifico riuscito male»

«Cosa ti ho fatto?»

«Esisti»

«Non me lo merito»

«Quindi pensi che me lo merito io?»

Katniss guarda me e Jo che ci coccoliamo. Credo che lei ne abbia nostalgia. Malgrado le cose che ha detto rivolta a me poco prima, ho tanta voglia di andare lì a stringerla. L'unica cosa che mi ferma è la consapevolezza che l'unico che può farlo è Peeta.

«Credi che mi sia meritata la morte di mio padre? Rischiare di morire a undici anni – grazie al cielo esiste qualcuno che mi ha aiutato –, per sola fame? Di entrare nell'arena e di uccidere persone che non mi avevano fatto nulla? Che il mio migliore amico, nonché compagno di caccia, si sia innamorato di me e mi abbia piantata in asso, uccidendo mia sorella e una marea di altra gente innocente?» Hawthorne freme, parla di suo padre. «O vedere l'uomo più dolce del mondo, che lo aveva sostituito, essere sbranato da alligatori\ibridi solo per salvarmi?» trasalii, parla di papà. «E, soprattutto, credi che io mi sia meritata che l'uomo che mi ha salvata e che io amo più di qualunque cosa, abbia voluto e vuole uccidermi?» parlando di Peeta, il suo grande amore, la voce di Kat si spezza, ma riprende immediatamente, deglutendo. «Hai vissuto come una principessa fino ad adesso ed ora sei qui a lamentarti per stupidaggini. Dovresti crescere»

Basta così, voglio che la smettano, è troppo. Io e Johanna abbiamo fatto finta di non sentire ed abbiamo continuato a coccolarci a più non posso. Voglio dirottare la conversazione su qualcos'altro. Basta cose tristi, già siamo rinchiusi in questa specie di prigione, voglio cose felici. Bei pensieri.

«Quando torniamo a casa riempirò la tua stanza di rose» dico, rivolto a Johanna, la mia voce è appena un bisbiglio perchè lo possa sentire solo lei.

Ma a Katniss arriva quest'affermazione ed è come se una lampadina si accendesse nella sua testa. «La rosa. Le rose. Un gruppo di rose. Certo!» si batte il palmo della mano sulla fronte e scatta in piedi. Da qui riesco a vederla sorridere. Si gira di scatto verso di noi e allarga le braccia, e grida: «Ma come? Non capite?»

«Capiamo che tu sei pazza» dice Jo, poggiando la testa sulla mia spalla.

Kat la ignora. «Le rose! Primrose! Prima rosa!»

«Quindi... la rosa rappresenta tua sorella... morta?» azzardo io.

Lei si avvicina scuotendo la testa, sorridendo ancora. «Ma non capite? Non ricordate? Intorno alla mia casa ci sono dei fiori.. che fiori sono?»

«Ehm.. rose.. sono.. rose di tutti i colori» rispondo, cercando di ricordare il recinto che formavano davanti all'ingresso. «Peeta le ha piantate tanto tempo fa»

«Quindi la risposta è....?» ci sollecita Kat»

«Ehm... Prim?» chiede ancora Jo.

«No! Peeta!»

«Peeta? Ma Peeta potrebbe essere un sacco di cose» dico io.

Lei scuote ancora la testa. «Io so che è Peeta, lo sento, si stanno servendo di lui, per distruggerci»

Jo mi guarda. «Be', non ha tutti i torti»

«Aspetta, ma tu hai detto che sai anche chi rappresenta l'orologio d'oro» le ricordo.

La sua espressione felice si rabbuia, ed annuisce, seria. «Plutarch»

Io e Johanna annuiamo. Si, ha dannatamente ragione.

D'improvviso, la porta alle spalle di Katniss si spalanca e si odono delle voci. Due voci, due ombre. La prima figura, alta e possente viene spinta nella stanza. Riconosciamo subito Gale. Heloise è scioccata, e rimane in silenzio. Lui scocca un'occhiata solo a Kat, che è risoluta e guarda verso la porta.

Peeta.

«Eccoti qui, di nuovo con loro» dice, fermo sulla soglia. Ha un bell'aspetto, fresco. «Contento?»

Gli occhi di Gale sono più tristi di quanto debbano. Il ghiaccio si è sciolto, ormai. Guarda Kat, di nuovo, penso lo stia supplicandi di perdonarlo, ma lei non lo farà, io lo so.

Aiuto Jo ad alzarsi ed insieme facciamo qualche passo avanti, lentamente, fino a riuscire a vedere abbastanza bene Peeta con un sorriso scherno.

Sorride a Kat, che lo guarda con una espressione che si era fatta da risoluta e sofferente. «Tesoro, perchè quel broncio?» il suo sguardo si sposta su entrambi, lui che guarda lei, e lei che guarda l'altro. Bene. Sbuffa. «Non crederai mica che ti lascerei qui da solo con lei, vero Hawthorne?»

Non l'ho mai visto così. Fa paura.

«Voglio farti soffrire, sai?» da un niente tira fuori una pistola, la stringe nella sua mano destra, la punta verso di Katniss. «Mi spiace, tesoro»

Lei rimane impassibile, incrocia i suoi occhi. Tengo la mano stretta in quella Jo, ho paura. Heloise continua a singhiozzare come una bambina – egoista.

No.

Non può.

No.

No.

Non può farlo.

Non ne è capace.

No.

Una frazione di secondo. La pistola insegue Katniss. Agilissima come sempre, fai un salto indietro e balza alle spalle di Gale.

La polvere da sparo ricopre il pavimento e le mani di Peeta. Tutto è così veloce. Nessun urlo, nessun rumore di sparo.

Solo Katniss.

Solo Gale

 

 

che cade a terra.

 

 

 

 

Morto.





F.




due su cinque, risolti.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** ventotto- ***


Image and video hosting by TinyPic

Non ho foto di quand'ero piccolo.

Nessuna.

Nessuna foto con mia madre, nessun ricordo stampato da poter tenere sul cuore.

Lei rivive solo nella mia testa.

Non era un'ottima cuoca, per nulla, di solito ero io a cucinare, anche se ero piccolissimo, ho iniziato a quattro anni a mettermi ai fornelli. Perchè quando andai, un Natale, dai Mellark, chiesi a Peeta di insegnarmi qualcosa da cucinare, qualcosa di semplice, e per i successivi due anni mi insegnò le cose più essenziali, e con questo sfamai me e mia madre. Ecco perchè, quando morì, mi sentivo come se fosse stata colpa mia, ed invece è stato papà a volerla con lui. A chiamarla.

Ricordo che vedeva uno psicologo, quando io ero piccolo, ricordo quest'uomo zoppicante e col bastone, e la barba folta e bianca, e ricordo che lei, che era solita mettersi le mani all'orecchia quando pensava o succedeva qualcosa di sbagliato, almeno davanti a me, si tratteneva. Credo che, ad un certo punto, non ce l'abbia fatta più, e che un pensiero sbagliato l'avesse attirata verso la morte. No, non verso la morte. Verso un'eterna vita felice con papà.

Ma a me chi ci pensava?

Il ricordo del giorno in cui la trovai, è quello più vivido che ho di lei. È il ricordo più vicino, e ogni volta che chiudevo gli occhi, anni dopo averla trovata, vedevo il suo corpo smesso, legato al soffitto. Adesso non più, adesso avevo Katniss, che mi coccolava prima di dormire.

L'avevo fatta arrabbiare. Annie, dico, l'avevo fatta quasi esplodere per la rabbia con la quale io mi ero rivolto a lei quando mi aveva accusato di ciò che avevo fatto. Stavo preparando da mangiare, stavo per compiere sette anni, mancava poco. Tagliavo il pesce che Law, un ragazzo che viveva accanto a noi, aveva pescato con un tridente di legno, che aveva costruito lui – papà amava i tridenti. D'improvviso, il gatto che di tanto in tanto veniva a casa per qualche avanzo (che non era ancora il gatto che mi regalò Katniss) miagolò di scatto verso di me, ed il coltello appuntito che sostituiva quello da pesce lo colpì proprio sull'occhio (Katniss ci scherza ora, dicendo che questo mi ha fatto diventare un ottimo cacciatore). Mia madre si arrabbiò così tanto, e mi urlò contro, ed io urlai contro lei. Quaranta minuti dopo lei era in soffitta con una corda legata al collo.

Prima la odiai per averlo fatto. Ora odio me stesso per averlo fatto.

Ora guardo Heloise e sento che il mio odio verso me stesso sta lentamente strisciando verso di lei come un serpente.

Mi fa schifo. Suo padre la teneva in braccio quand'era piccola. Riuscivo ad immaginarmelo mentre le preparava la cena, la spingeva sull'altalena, le faceva le treccine – occhei, questo lo sto tirando fuori da chissà dove, ma visto com'erano uniti all'inizio non si può sapere. Per quattordici anni della sua vita, lei è stata la pupilla di suo padre, ed adesso aveva anche sua madre, anche se la odiava, lei l'aveva. La stava guardando negli occhi, se si avvicinava poteva toccarla.

Io avrei dato qualsiasi cosa per avere un rapporto così con mia madre, abbracci baci e cene, e non solo il giorno del mio compleanno o un abbraccio sfuggente prima di dormire. Avrei dato la vita – anzi no, la mia vita vale poco – per poter guardare mio padre negli occhi, solo per un minuto.

E lei invece sapeva solo piagnucolare. E pensare che io non piansi nemmeno al funerale di mia madre. Non capisco come faccia ad essere così.

Il corpo di Gale è ancora a pancia in su con la pallottola in fronte e gli occhi ghiacciati sbarrati. Peeta, con quel suo sorriso sghembo, aveva promesso di mandare qualcuno a prendere il cadavere, il giorno dopo, e si era congratulato con sua moglie per l'agilità. Quell'agilità che lo aveva salvato così tante volte.

Credo che Hawthorne si sia addormentata fra i singhiozzi e le lacrime sul corpo del padre. E menomale, se no sarei andato lì e l'avrei schiaffeggiata. No, sono un gentiluomo.

Sono sul letto. Ho la testa sulla pancia di Johanna, è più morbida e calda di quanto si possa pensare;stringo forte Kat fra le braccia. Jo dorme da tanto, io e Katniss, invece, ci siamo guardati a fondo tutto il tempo, lamentandoci con lo sguardo di Heloise che non smetteva un attimo di dormire. Non smetterò mai di ricordarmi quanto fosse perfetta come madre.

Ed è incinta. Incinta. Ora che il suo bambino non ha più così tanta importanza e voglia di nascere, è incinta. Tutto sommato è qualcosa di bello, però.

Sono ancora sveglio, quando Peeta entra nella stanza lo vedo contro la luce accecante del corridoio. Chissà dove siamo. Chissà con chi sta, cioè, con chi confabula quando la sua mente è annebbiata da quella schifezza di comando per gli ibridi.

Mio padre è stato sbranato da un ibrido.

«Ommiodio» sono le parole che gli escono per prime, portandosi una mano alla bocca. «L'ho fatto davvero!»

La sua esclamazione è stata così forte che mi stupisce che qui tutti stiano ancora dormendo. Anche se io l'ho sentito. Perchè io non riesco più a dormire come prima.

Perchè io sono sono più umano.

Perchè non lo sarò più.

Come Peeta.

Soffoca un urlo in gola e i suoi passi si sentono pesanti e veloci lungo il corridoio.

La porta si chiude, ma non so chi sia a chiuderla.

Silenzio.




F.

spero di aver guadagnato punti (?)

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** ventinove- ***


Image and video hosting by TinyPic

Da quanto tempo siamo qui? Escludo la possibilità che siano solo un paio di settimane. Penso persino che siano anni, se non fosse per il fatto che altrimenti Katniss avrebbe già partorito.

Da piccolo, qualche anno dopo essere arrivato al 12 dai Mellark, sentivo spesso parlare Peeta di avere altri figli – usava il termine altri solo perchè sapeva che, in fin dei conti, erano stati loro a crescermi. E io mi immaginavo come sarebbe stato vedere Katniss mamma nel vero senso della parola, tutta rossa, con un bel bimbo in braccio, che gli insegnava a camminare, parlare, andare a caccia.. ed ora tutto questo sta diventando realtà. Ma, con tutte queste poche probabilità di vederlo in vita, e ti abbracciarlo, di baciargli la fronte.. mi sto facendo false speranze.

E Katniss lo sa.

Moriremo qui.

È stesa sul letto a pancia in su, e la luce del mattino le illumina la pancia, giusto un po' rigonfia. È così dolce. Mi chino su di lei e con tutta la delicatezza che ho la forza di far uscire dai miei muscoli, lo bacio e gli faccio una carezza, talmente lieve che forse nemmeno esiste, ma sono sicuro che mio fratello lo ha sentito.

Il corpo di Gale ha smesso di fare puzza da tutte le parti e lo hanno portato via. Mi chiedo se la mia piccola e dolce Kat sia triste per la sua morte, in fondo era pur sempre il suo migliore amico, è stato praticamente tutta la sua infanzia, adolescenza, il suo primo amore. Ma non mi sembra sconvolta, anzi, pare quasi sollevata.

Una buona parte del cibo che ci arriva la diamo a lei, e la notte ne lasciamo un po' per Heloise, che non parla da forse troppo tempo per ricordare come si faccia. Non so dove sia ora, ma prima di stanotte si era ritagliata un angolino in fondo alla stanza, fra una toletta e un piccolo armadio – è così stranoc he ci abbiano lasciato tutti i mobili, ed il bagno della stanza.

Tutto è strano qui.

Ogni tanto si ode qualche rumore in lontananza, come qualcosa che si muove o che si rompe, ma man mano che il tempo scorre questi rumori si sentono sempre più di rado, e non mi preoccupo quasi per nulla, imitando Katniss. Tanto, il massimo che ci può accadere, è morire.

Johanna è quella più tranquilla di tutti, ogni tanto la notte l'abbraccio stretta e le bacio le tempie, le guance, i capelli, altre volte si accoccola accanto alla sua amica, che stringo a me per non farle fare incubi.

Come facevamo prima, quando la consolavo quando litigava con Peeta. Come andavamo a caccia per non pensare ai problemi che ci circondavano. Come quando, al funerale di mia madre, ha trovato il mio diario sotto il letto della mia cameretta e lo ha letto sottovoce mentre mi teneva la mano.

Quando usciremo da qui vorrei portare Johanna al lago del 12, gli uccelli acquatici che lo circondano e l'acqua da poco ripulita le piacerebbero un sacco.

Quando i miei pensieri slittano verso quelli dei ricordi del laghetto del Distretto 12, penso a tante altre cose diverse. Penso alla prima volta che Kat mi ci ha portato, per farmi capire come inseguire al meglio le mie prede. Penso ai suoi racconti nell'acqua dell'arena e agli animali selvatici. E penso a Peeta, e a come cucinava divinamente ogni cosa che catturavamo.

Chissà come sta.

Quando usciremo vorrei tanto approfondire il mio rapporto con lui.

Katniss sorride mentre le accarezzo il pancino, e si tira su illuminandomi con i suoi denti scintillanti. Non capisco come faccia ad essere così tranquilla, probabilmente deve esserci abituata a queste situazioni, la guerra, le arene.

«Come stai?» le chiedo, scostandole una ciocca di capelli dagli occhi.

Si stringe nelle spalle. «Bene, si. E tu, come stai?»

«Tiro avanti» dico, e poi rimaniamo in silenzio per qualche attimo.

Lei inspira, e mi prende la mano per poggiarla di nuovo sulla sua pancia. «Sarebbe bello, no?»

«Sarebbe bello cosa?»

«Una vita. Con te, Peeta e il bambino» dice sorridendo. «Tu non hai sempre voluto un fratello?»

«...O una sorella. Si, ma ora..» mi stringo nelle spalle. «Beh, non credo sia il momento più adatto»

«Non penso esisiti un momento per avere un bambino, io non ero pronta quando lo era Peeta, ad esempio. Ma, se vogliamo parlarne, sono io che devo fare tutto il lavoro, lui deve solo stare a guardare, no?»

Scoppio a ridere e le accarezzo una guancia un po' rossiccia. «Ok, cambiamo discorso, eh?»

La sua risata, che sta per seguire la mia, viene fermata da un singhiozzo che proviene da Heloise, e d'improvviso mi ricordo che lei deve soffrire un sacco, prima suo padre che muore e poi sua madre che parla del suo futuro figlio – che non nascerà, ma nessuno affronta la questione. Ma decido di non farci caso, Hawthorne è l'ultimo dei miei – dei nostri – problemi.

Mi volto verso Johanna, perchè ho sentito qualcosa che mi sfiorava la schiena, e la vedo che mi sorride con la testa schiacciata contro il cuscino, con una mano che massaggia la mia schiena. Ricambio il sorriso e mi chino lentamente su di lei per darle un bacio sulla fronte.

Poi, il rumore inconfondibile della porta cigolante della stanza – prima non era cigolante, ma probabilmente mentre ci stavano trasportando la porta che prima funzionava perfettamente è stata danneggiata. Le luci come al solito troppo forti del corridoio proiettano l'ombra di un imponente Mellark che arriva persino a sfiorare il letto dove siamo seduto. Vedo Heloise alzare lo sguardo.

«Io non so cosa stiate combinando» dice Peeta. La sua voce non è divertita o macabra e sarcastica come lo è stata fino ad ora, ma velata di qualcosa fra la rabbia e il nervosismo.

Katniss mi prende la mano, e io pggio quella libera sulla coscia di Jo che è allungata verso di me. Quello che una volta era mio padre ora dista quattro metri o meno da me, e potrebbe uccidermi con un pugno ben assestato al centro della faccia.

Come quegli essere hanno staccato la testa al mio vero padre.

«Vedete cos'è questo?» esclama, ancora con quel che di nervoso nel fare. Alza una mano con un oggetto dall'apparenza pesante, di forma rettangolare e di colore scuro con uno schermo abbastanza grande ben illuminato, che si colorava delle tonalità più varie fra il rosso, il giallo e il blu. «È un rilevatore di calore, il mio capo me lo ha passato per vedere quanti di voi muoiono in questa specie di... carneficina, senza che io entri a controllare, dandovi la possibilità di scappare»

Spiega. Rimette quell'aggeggio in tasca, dove credo l'avesse anche prima, e sento la stretta di Katniss che mi serra con tutta la forza che ha in corpo le dita che si appiattiscono.

«Ora, vi do tutta la giornata» dice, facendo un passo in dietro «Per spiegarmi perchè diamine questa merda di rivelatore mi dice che ci sono due persone in più in questa stanza. Ora, o Junior è doppiamente felice di vedermi.. o due di voi sono incinte.»

Sulla seconda sillaba dell'ultima parola, la porta si chiude davanti a lui e la sua voce di spezza, facendoci ripiombare nel silenzio più infinito, che fa quasi male alle orecchie.

«Ok» dice Kat, dopo così tanto che mi ha lasciato solo coi miei pensieri. Mi guarda negli occhi raccogliendo per bene tutta la dolcezza nel suo corpo e in quello del suo piccolo. Mi fa una carezza. «J., penso proprio che presto diverrai padre»




F.

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** trenta- ***


Image and video hosting by TinyPic

Ho cercato inutilmente di parlare con Katniss, di convincerla a capire che non devo essere per forza 'incinto' per toglierci di mezo quell'uno in più che ci troviamo in stanza.

Mi rifiuto di credere che sono padre. Non per qualcosa, ma semplicemente perchè non potrei occuparmi di una eventuale famiglia ora come ora, e non con qualcuno che non voglio, perchè io voglio Johanna. Sarei l'uomo più felice del mondo se lei, la donna che amo, fosse incinta, sarebbe grandioso, fantastico, già la amo, e la amerei di più.

Starei con lei notte e giorno, la seguirei in ogni attimo, la proteggerei da ogni pericolo, anche il più piccolo, anche se so che lei sa farlo da sola, lo farei comunque io per lei. E cercherò di essere il padre migliore che ci possa essere, come Peeta lo è stato per me, e sarei di sicuro il migliore marito per Jo, che si merita un briciolo di felicità.

Mi ha raccontato che, dopo mio padre, a parte Kat non c'era nessun altro che stesse con lei, tutti la evitavano per colpa di quei dannati Giochi. E poi c'era anche il problema di quello che erano costretti a fare, lei e Finnick. Mi fa strano pronunciare il suo nome adesso, e pensare che lui è una parte di me.

Mi immagino giocare insieme ad un bambino – il mio bambino – e raccontargli delle mie avventure, delle avventure di zia Kat e di sua madre e di suo nonno. Lo vedo già sorridere, con lo stesso sorriso di sua madre, con i miei stessi occhi, con la voglia di giocare sempre.

Forse sarebbe fantastico avere un figlio, ma purtroppo non sono l'unico che c'è di mezzo. Voglio dire, io sono l'unica cosa sicura che c'è in questa fonte di calore per circa il 75% delle opzioni, ma non sono io che devo far crescere nella mia pancia questo piccolo, cioè se fosse per me lo farei, ma non funziona così, funziona diversamente. E se chiunque ora stia aspettando che questo pargoletto nasca non vuole che lo faccia la cosa non mi riguarda, purtroppo.

È c'è anche una seconda opzione, quella che esclude Johanna. Ma rimango attaccato a lei, io non voglio l'altra, voglio lei, lei, e solo lei, lei per sempre, non voglio Heloise. E se fosse lei, be', non so cosa mi accadrebbe, io non voglio stare con lei, non con la forza almeno, devo volerlo, perchè so che lei lo vuole, ma io no, io voglio Jo, sono innamorato di lei, e non me ne frega niente, niente dell'età, perchè ora, nel mondo in cui viviamo non esiste più una simile discriminazione più o meno, sempre se si evitano le giuste persone. Ma noi, nel Distretto 12, a chi vogliamo fare del male? È già tanto se esistiamo ancora.

Un'altra remota possibilità di questa fonte di calore che avanza, invece, va a Katniss, che però mi smentisce tutto. Cioè, potrebbe essere incinta di due gemellini, il che mi piacerebbe tantissimo perchè io morirei per i figli di Katniss. Ok, ma lei morirà, la uccideranno, questo lo so. Ma perchè sto parlando di questo? Perchè lo stopensando? Come mi passa per l'anticamera del cervello? Lei NON morirà, morirò io al posto suo, piuttosto.

«Gemelli? Tesoro, non voglio deluderti, ma è già tanto se Peeta ha fatto centro una volta, figurati due!» mi sento rispondere quando le espongo l'eventualità. Forse è meglio se sto zitto.

Sto cercando di indurre il mio cervello a credere persino a ciò che Peeta ha detto prima quando è entrato. Forse sono io che sono felice di vederlo. Ok, non c'è che dire, sono pazzo. Pazzo. Pazzo.

E voglio che Johanna aspetti un bambino.

Ma lei non si muove, è sempre lì immobile, e dorme, e certe volte se le parlo sorride. Invece l'altra ha tipo smesso di respirare o qualcosa del genere, adesso nemmeno ci accorgiamo che lei è qui.

Voglio stare un po' con entrambe e so che dovrò parlare a entrambe. Anche se Jo pare tanto che abbia escluso l'opzione della sua gravidanza. Come se fosse impossibile che lei sia incinta. Non lo so, ma non voglio che sia con qualcuna che non amo, come Heloise. Ma perchè diamine non ho aspettato? Dovrebbero inventare qualcosa che, pur facendo l'amore, non metta a rischio gravidanza, uffa. Adesso sono in questo casino, non faccio che lamentarmi, e cerco di convincermi che sono felice di vedere Peeta, o che Mellark sia uno che ci prende, più o meno. È inutile, questo lo so. Ma tanto siamo imprigionati qui, che possiamo fare.

«Jo, tesoro? Posso abbracciarti?» le sussurro, sentendomi al suo fianco.

Lei mi annuisce e io le stringo forte poggiando la testa sulla sua schiena. Prima, però le bacio una spalla e lei mi prende le mani fra le sue. Saremmo perfetti insieme, non voglio che nulla si metti in mezzo a noi, non ora che finalmente ho trovato qualcosa che mi rende felice.

«Posso unirmi anche io?» chiede Kat, e non attende una risposta prima di stringersi alla mia schiena, lei sa che non glielo vieterei mai. Quasi mi slogo l'osso del collo nel tentativo di darle un bacio sulla fronte, ma alla fine riesco nel mio intento.

E poi, un a consapevolezza di mettere in atto le mie buone azioni mi pervade. C'è una cosa che devo assolutamente fare, perchè altrimenti non starò mai a posto con me stesso. In fondo siamo tutti qui, non c'è via di uscita. Siamo compagni di sventura.

«Heloise» pronuncio il suo nome cercando di nascondere il peso che mi da farlo. «Vieni qui anche tu dai, stai insieme a noi»

Non le fa ripetere due volte e si fa piccola piccola e si attacca al mio petto, non dice nulla, rimane in silenzio, ed io ne convengo che è meglio così.

Non so quanto tempo rimaniamo accoccolati l'uno all'altra, credo che ci addormentiamo perchè passano un bel po' di ore – abbiamo davvero bisogno di riposare – prima che ci risvegliamo uno ad uno, come una catena. E non siamo nella stanza di Katniss.

Non siamo nemmeno sul letto. Siamo su... erba? Erba, terra? Qualcosa del genere, è buio intorno, ma vedo il sole, ci sono degli alberi, altissimi, vedo le foglie, probabilmente siamo all'ombra.

Ognuno si stacca dall'altro, ma rimaniamo comunque stesi a terra, e con gli occhi che si chiudono e si aprono piano, incapaci di vedere quasi tutto quello che ci circonda.

«Ciaaaaaaaaaaaaaoo» la a strascicata che lo fa tanto maniaco.

Katniss quasi non ha un attacco di cuore, ed improvvisamente i suoi occhi funzionano alla perfezione e li sgrana contro la figura inconfondibile che è a nemmeno tre centimetri dal suo viso. Il mio cuore batte a mille, e cerco regolarizzare il respiro, mi avvicinò il più possibile alla mia Kat e allontano Jo ed Heloise più che posso, al limite di quello che riesco a proteggere.

«Peeta.. Peeta.. cosa cosa cosa... cosa sssstaii.. Peeta» deglutisce. «Cosa.. dove siamo?» è ovvio che non si sente bene, ho paura che vomiti, non voglio stia male, non voglio, non voglio.

Non nasconde un ghigno e si alza in piedi, in modo da starci di fronte, a tutti e quattro.

«Il capo mi ha mandato qui apposta per dirvi, benvenuti» incrocia le braccia al petto. «Benvenuti nell'Arena»



F.

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** trentuno- ***


Image and video hosting by TinyPic

È troppo tardi quando mi rendo conto di cose alla quale nella notte in bianco precedente non avevo pensato. Heloise è troppo piccola per avere figli. E Johanna troppo grande.

Ma a chi voglio darla a bere? Heloise ha quasi quattordici anni, praticamente è pronta ad avere figli già da tre o quattro, mentre Jo non è ancora nemmeno arrivata a quaranta, chiunque delle due potrebbe essere incinta, e io sono sempre più con la testa fra le nuvole.

Per esempio ora, io sto pensando a quello che probabilmente sarà mio figlio (e che non posso non accettare perché non ho altra scelta) proprio ora che Peeta sta minacciando ci uccidere uno di noi. Random.

Non lo so, guardare colui che mi ha cresciuto diventare in quel modo ed affrontare i suoi amici che sono diventati anche i suoi famigliari in questo modo, mi sta togliendo tutta la concezione mentale del fatto che potrei (che sarò) padre se usciamo vivi dall'arena, da questa specie di Giochi che stiamo giocando senza sapere neanche contro chi. Peeta? È una minaccia? Ma se vogliono solo Katniss perchè prenderci tutti?

No, non la lascerei mai da solo.

«Peeta!» urlo, anche se tutto intorno a noi c'è silenzio.

Non voglio morire, non voglio morire, non voglio morire.

Anche se sono sicuro che morirò qui dentro.

«Aspetta. Aspetta. Spiegaci!»

Credo che strangolerà uno di noi con le sue sole mani, grandi e forti, ruvide manipolatrici di coltelli da cucina. In assenza di meglio per ucciderci.

«Non credo» respiro affannosamente. È la paura. «Non credo che ti converrebbe uccidere uno di noi ora, non ti toglierebbe tutto il divertimento della caccia?»

«Già..» continua Jo, lanciandomi uno sguardo. «E poi non sarebbe leale, dico, senza spiegarci perchè siamo qui.. cosa dobbiamo fare»

«Giusto» Peeta tira su col naso, è sudato, fa caldo. Il sorriso sghembo torna a padronargli il volto. «Vi lascio via libera, ma preparatevi per stanotte. Per quanto riguarda l'Arena.. be', sono sicuro che il capo non vede l'ora di parlarvi»

Continua a ripetere di questo capo, di qua e di là. Ma, con capo, intende Plutarch?

Credo che Katniss voglia chiederglielo, ma appena termina la frase scompare dietro cespugli e cespugli di tutte le tonalità del verde.

Aiuto Jo e Katniss ad alzarsi in piedi una ciascuna, con più delicatezza possibile, e poi mi accorgo che Heloise fa praticamente finta di non esistere. È rannicchiata su un mucchio enorme di foglie secche e ci da le spalle, se non vedessi che sta tremando penserei che si sia addormentata.

«Heloise?» la chiamo sussurrando dolcemente il suo nome.

Dobbiamo mettere i nostri rancori da parte, anche se la odio con tutto il cuore, in fondo dobbiamo collaborare qui, non sappiamo nemmeno se obbiamo uccidere Peeta, evitare che ci uccida, o ucciderci fra noi. Se l'ultima opzione fosse quella effettiva non so cosa succederebbe. Ma non lo sarà, so che non lo sarà.

E infatti non lo è.

Prendo in braccio Hawthorne, dato che non vuole saperne di muoversi. Forse tutta questa storia le ricorda i vari filmati che abbiamo visto al centro d'addestramento. E pensare che noi ci stavamo preparando ad affrontare una Guerra, ed invece eccoci finiti in una specie di nuovi Giochi. Dove le uniche due che ne hanno già vinte di altre edizioni, sono una incinta e l'altra troppo vecchia per vincerne ancora. Ed è questo che mi mette ansia.

Siamos tati catapultati in un altro mondo, indietro nel tempo, a quando Katniss era poco più di una ragazzina, a quando Peeta aveva solo una piccola cotta per lei, a quando mio apdre era ancora vivo e stava con mia madre, a quando Jo era una delle mentori più in gamba di ogni distretto di Panem, e a quando Gale era solo un giovane uomo all'ultimo anno di mietitura che bruciava di amore per la sua migliore amica, nonchè compagna di caccia.

È buffo come questa situazione mi risulti normalissima. Come se mi fossi preparato tutta la vita per questo momento. Forse viene dal fatto che io sia figlio di due vincitori, o forse che sono comuqnue cresciuto in un ambiente che racchiude una storia sanguinosa e bellica. Sono pronto ad affrontarla, mi sento come se la mai seconda madre abbia passato ogni singolo pomeriggio dopo scuola ad insegnarmi a cacciare per arrivare qui e vincere, o come se il mio secondo padre abbia passato ogni domenica – giorno dedicato alla nostra strana e bella famiglia – ad insegnarmi a disegnare (e di conseguenza a riconoscere) le piante che crescono in ogni distretto.

Ma se non so contro chi devo combattere, come faccio a vincere?

«Katniss?» la chiama Jo, camminando senza meta dietro di lei. Mi poggia una mano sulla spalla, come per farmi forza, ma secondo me sono io che devo far forza a lei. «Cosa facciamo?»

Katniss ha aperto la bocca per rispondere, si è anche mezza girata verso di noi, ma non sta parlando, ha un coito di vomito e lacrime di forte nausea hanno iniziato a colmarle gli occhi raggelati.

Si volta di scatto, tirandosi indietro i capelli unti, che pargono persino ringrigiti da qualche raganatela, forse tessuta mentre eravamo in quella specie di prigione? Non riesco a vedere bene. Non era un coito, sta vomitando. Per fortuna mentre eravamo rinchiusi le davamo abbastanza cibo, spero proprio che stia bene, anche se non si può mai star bene immersi in questo posto orribile.

«Ciaaaaaaaao»

Cos'è? È di moda questo accento sula a? Questo prolungarla? Questo sembrare un maniaco?

Ho il presentimento che sarà il marchio di questi Giochi. Dove moriremo gli uni contro gli altri.

È similissimo a quello di Peeta ma non è Peeta a parlare. La voce è più roca, più da anziano, più da capo.

Ci voltiamo tutti lentamente, e Johanna aiuta Katniss a mettersi dritta. Sento Heloise voltarsi verso la figura che si muove dietro di noi. Non è una figura però, è uno schermo, uno schermo che vola, che dentro trattiene la figura di un anziano uomo barbuto, che credo sia Plutarch, con il bianco che padroneggia lo sfondo dietro la sua testa sale e pepe.

«Ragazze, quanto tempo non ci vediamo, vi ho pensato molto» sorrise imitando le labbra malconce di Peeta che cerca inutilmente di farci paura. «E tu, ragazzino, io ho lavorato con tuo padre, speroproprio che sia alla sua altezza, grand uomo» io rimango in silenzio, ma lo ascolto. Heloise vuole scendere. «E tu.. Gale era il mio miglior Soldato. Dopo Katniss, si intende»

«Che cosa vuoi, Plutarch» chiede Katniss, sputando un po' di vomito verdastro. «Pensavamo che fossi..»

«Buono..?» la sua voce roca si perde in una risata divertita, ma anche esa ed eccitata. «No, io ho mosso i ribelli. Io! Non voi! E nemmeno la Paylor. Haymitch non ha fatto l'offeso, ma io si. Sono io che meritavo di governare Panem. Io!»

«Tu non ne saresti stato capace, e non lo saresti stato mai!» eclama Johanna, arrabbiata quasi quanto Katniss. «E questa sarebbe una punizione? Ah ah ah»

Il sorriso prende parte integrante del volto dell'uomo. «Contro Peeta, bello vero? E so anche che alcune di voi sono incinte; i miei più sinceri auguri!» esplose in un'altra risata sarcastica che, evidentemente, non risuciva più a trattenere. «Ma guardatevi intorno! Non ci sono fonti d'acqua» all'ungò la 'u' di 'acqua' e calcò sul 'cq'. «E siete circondati da cespugli.. guardate per bene i frutti!»

Gueardo i vari cespugli di ogni tonalità di verde che prima avevo tanto ben mirato precedentemente. Vedo piccoli punto colorati nel verde.

«Sono viola. Frutti di bosco? Mirtilli?» dico io, indaffarato nel guardarmi intorno.

«Bacche. Bacche velenose» dice Katniss in un sussurro impercettibile, girandosi indietro con Jo per guardare i vari cespugli. «Bacche della morte»

Ci voltiamo, per vedere se ha ragione, per constatare se siamo realmente chiusi in un posto dove l'unica cosa commestibile sono delle bacche velenosissime, ma non vediamo niente.

Lo schermo volante è scomparso.





F.




scusatemi gli errori (come al solito) questa volta più delle altre perchè mi sembra un capitolo importante, comunque stavo guardando alex ludwing e successivamente alex pettyfer in tv ed ero un po' distratta! xD lol

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** trentadue- ***


Image and video hosting by TinyPic

Mia madre non mi ha mai raccontato quello che accadeva durante i Giochi, troppo doloroso per lei anche parlare della Guerra.

Aspettai di andare a vivere da Katniss e Peeta per venire a sapere della verità. Per loro a otto anni ero prontissimo a sapere tutto, dato che loro ci erano nati con quella consapevolezza.

Mentre ascoltavo attento le loro storie non avrei mai pensato che sarei divenuto un tributo.

Eppure eccomi qui, in quelli che sono una rivisitazione dei Giochi, dove dobbiamo lottare e uccidere l'uomo che mi ha cresciuto e nutrito e che sta per avere un figlio a sua insaputa.

Plutarch ha detto che sarebbe stato più divertente avere Katniss & Co a combattere, e Kat dice che non è affatto preoccupata per la Paylor – alla quale lui vuole arrivare – perchè di sicuro in questo momento sarà al sicuro protetta da tutti gli altri Soldati.

Noi siamo solo le esche, e gli altri sono abbastanza forti da farcela da soli.

Mentre tenevo stretta Johanna che riposava con lo stomaco brontolante, ho chiesto a Katniss quale fosse il ruolo della sua famiglia in tutto questo. Voglio dire, so che lei è stata una parte molto importante della storia di Panem, ma perchè ricoinvolgerla ancora, ha dei conti in sospeso con loro? E perché far entrare anche Heloise che non c'entra nulla, o me? So che mio padre è stato sia un Vincitore – come mia madre – che un Soldato, ma non è mai andato così a fondo nella questione, e Gale se ne importato poco dato che scappò in un altro Distretto.

Lei mi ha risposto con una parola. Cioè, con una parola ed un articolo maschile singolare davanti.

«Il ciondolo»

Gli affetti familiari.

Resta solo una cosa da capire, quale degenerato mentale si sia unito a Plutarch per questa impresa folle e sanguinaria. La perla è ancora vagante, e ancora e ancora e nessuno sa darne una spiegazione, tanto meno io che ne so poco. So a memoria ogni parte pubblica e qualche aneddoto di guerra e del dietro le quinte, ma nulla di così approfondito.

Non mi sono mai sentito così inutile.

La faccenda del bambino, apparte il fratellino che aspetto da Katniss, mi sta passando di mente. In ogni caso difenderei le donne allo stesso modo, anche Heloise, non ho motivo per non farlo.

Ora Katniss sta dormendo sulla mia spalla, e con una mano che ho liberato dall'ingroviglio dei capelli di Jo e la metto intorno alla sua vita e la stringo forte.

Heloise è ancora sveglia, e sta trafficando fra i cespugli di bacche della morte. La sento strappare i rami e far cadere le foglie. Sta preparando delle trappole.

«Heloise?» la chiamo piano per non svegliare le altre, e lei si volta mentre fissa due rametti insieme con un laccio emostatico che ha preso dalle tasche di Johanna. «Che stai facendo? Non credo ci siano prede qui. A parte noi, dico»

Lei si stringe nelle spalle e raddrizza con un lamento la schiena piegata. La luce di quella che è una innaturalissima luna calca le borse sotto gli occhi che la stanchezza le ha formato. «Con cosa credi si nutra Peeta? Non penso che Plutarch gli dia da mangiare da dove si trova, non credi? La mamma è intelligentissima, scoprirebbe subito da dove gli passano il cibo»

Il suo ragionamento fa acqua? No. Deve aver preso quest'abilità da Kat, e il modo in cui si rivolge a lei fa intendere che l'ha perdonata, oppure che ha messo da parte i rancori.

«E se ci sono animali c'è dell'acqua, e non moriremo disidratati»

«Ottima deduzione» dico io mentre i miei occhi si abituano al buio. «Ma ora siediti e riposa, altrimenti se la tua deduzione è sbagliata morirai prima che avremo ucciso Peeta»

«Avete intenzione di uccidere Peeta?» chiede lei, mentre si alza.

Io mi stringo nelle spalle. «Non lo so, ma non credo si siano altre scelte»

«Povero Peeta» increspa le labbra. «Non è cattivo, è solo stupido»

Scoppio a ridere. «Ok, non dire a Kat che ho riso ad una battuta così pessima altrimenti mi taglia la gola»

Hawthorne sorrise. «Va bene ma, anche se rimane fra noi, tu hai riso»

«Pensiamo positivo, pensiamo a quando torniamo a casa»

«Io ora non ho una casa»

Le rivolgo il sorriso più gentile che il mio cervello riesce a trovare. «Farai pace con Katniss, e verrai con noi nel 12, e prenderai il cognome di Peeta. Come me»

«Che bello che tu sia così ottimsita dopo tutto quello che hai passato»

Scrollo le spalle. «È un talento che mi ha passato Peeta, mi ha insegnato da quando sono nato»

Lei sospira ampliamente. «Che bello che la vostra famiglia sia così unita. Mi manca papà»

Le faccio segno di avvicinarsi e le prendo la mano. «Andrà tutto bene, te lo prometto ok?»

«Hai troppe cose a cui pensare, non puoi pensare anche a me ora»

«Come stai?» le chiedo giocherellando con i suoi polpastrelli, mentre nell'incavo del mio gomito si attaccano i capelli sudati di Katniss.

«Sopravvivo» risponde guardandosi intorno. «Non devi stare con me solo perchè pensi che io sia incinta, se me lo sentissi saresti il primo a cui lo direi»

«Non è questo, sei un membro della mia stessa squadra» cerco di giustificarmi io.

«Che squadra di perdenti» commenta.

«Ehi!»

«Non saremmo qui se non lo fossimo» mi fa notare lei, ma mi rifiuto di crederle.

Faccio un sospiro profondo e la guardo. Pare che abbia voglia di sostenere il mio sguardo all'infinito. «Non posso semplciemente preoccuparmi per te?»

Lei fa per rispondere ma qualcosa la interrompe. Un rumore felino, più vicino di quanto dovrebbe essere, e noi non abbiamo nemmeno acceso un fuoco, per paura di appiccare un incendio.

In men che non si dica un qualcosa di selvaggio disinnesca le trappole di Heloise, noi ne sentiamo solo il rumore. È troppo buio.

Non è un animale.

È a un palmo dal naso di Heloise. Siamo impauriti.

Non vedo niente.

Sono cieco.

Apre gli occhi.

No, non è un anima.

Due occhi di ghiaccio, una folta capigliatura nera.

Gale.





F.




Non ve lo aspettavate, eh? C;

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** trentatré- ***


Image and video hosting by TinyPic

Sta piangendo.

«Salvatemi, vi prego vi prego salvatemi» e piange. «Salvatemi»

Credo che sia una buona mezz'ora, forse di più, non lo so non sto qui a contare le ore sto qui a pensare come diamine sia possibile che un uomo che abbiamo visto morire a colpi di pistola sotto i nostri occhi sia qui di fronte a me e sta piangendo. Non capisco se sia per il dolore, la frustrazione o l'agitazione, ma i suoi occhi sembrano fabbricare lacrime a non finire.

Katniss dorme sulla pancia di Johanna e Johanna piange sulla pancia di Katniss, per fortuna sono talmente stanche da non svegliarsi. Non so quanto possa far bene questo a Kat adesso, c'è già Peeta e il fatto che stiamo qui a ucciderci 'fra noi' a renderla nervosa. Preferisco tacere, almeno fino a che non capiamo cosa è successo.

Heloise lo stringe. Non so nemmeno quanto possa far bene a lei, e se ha fame? Sete? Io sto per morire disidratato. Sempre meglio che morire con la testa dilaniata da alligatori ibridi.

Adesso che ci penso, che morte orribile ha avuto mio padre, nessuna medaglia d'onore, nessun merito, eppure aveva dato così tanto alla sua patria..

Scuoto la testa. Sto davvero diventado passo se mi metto a pensare a questo adesso.

Se Hawthorne è incinta non voglio fare in modo che si agiti e che finisca male, perchè dev'essere tutto così difficile? Perchè c'è Gale di fronte a noi? Lui era morto morto morto morto. L'ho già detto. Sono pazzo. Ho sete. Morirò. Ma non saranno gli alligatori a uccidermi.

Non. Devo. Pensare. Penso troppo ultimamente. Non devono mai più lasciarmi solo coi miei pensieri. Devono finirla di brulicarmi in testa.

Vorrei fare come mia madre. Forse se mi copro le orecchie come lei riesco a far star zitto il mio cervello.

Gale ha smesso di parlare, ed io ne approfitto per domandargli: «Ti hanno depistato?»

Lui alza gli occhi dal grembo della figlia e mi fissa con quegli occhi di ghiaccio che mi fanno rabbrividire. Sono così pieni di dolore, come quelli di Katniss. Sono troppo simili.

«Magari..» la sua voce è pacata e rotta dalle lacrime. «Mi hanno iniettato qualcosa, qui, dietro la nuca. Mi fa rispondere a ogni loro comando, come con Peeta»

«Lo hanno iniettato anche a lui?» chiede Heloise, mentre le sue mani affondano nei suoi capelli. «La mamma ha detto che prima era diverso»

Gale alza la testa e noi vediamo che il suo labbro inferiore trema mentre cerca di parlare. Ci guarda a turni. Annuisce. «Avevano paura che il solo depistamento non bastasse più»

«E tu.. come fai ad a essere vivo?» azzardo io. So che non è esattamente il momento adatto, ma quando glielo chiedo se non ora?

All'inizio sembra non voler rispondere, e lo capisco. Ma un altro rumore ci interrompe. Cos'è oggi? La giornata dei rumori?

Un coniglio è caduto nella trappola di Heloise.

Siamo tutti meravigliati. Ok forse tranne Gale che è ancora fra le lacrime, ma io lo sono, e mi avvicino per prenderlo.

«Hai un coltello?» chiedo ad Heloise, ma è Gale a porgermelo. Lo ha estratto dal suo anfibio.

Lo prendo e con una sola presa incido il coltello da un occhio all'altro senza pensarci. Allora lo vedo.

Alla luce della luna il suo pelo grigiastro brilla. Delle gocce d'acqua brulicano sulla sua pelliccia. Non mi lascio perdere l'occasione e aspetto pazientemente che muoia, non voglio che soffra, non sono così cattivo, anche se so che se aspetto ancora l'acqua evaporerà.

«Vi prego, ditemi che avete un qualcosa di impermeabile»

Heloise mi passa un pezzo strappato dei suoi pantaloni mentre io controllo il battito del cuoricino dell'animale prima si scuoiarlo. Passo la carne a i due Hawthorne e a Gale si asciugano le lacrime mentre cerca di accendere un fuoco. Ripiego il tessuto impermeabile e vi stringo sopra la pelliccia, l'acqua che riesco a ricavare è almeno due dita del tessuto. È abbastanza.

Poi ci occuperemo di come lui ha trovato da bene, ma per il momento mi lancio contro Katniss ed inizio a svegliarla.

«Kat.. Kat!» la strattono e lei apre gli occhi, così come anche Jo. Il suo istinto protettivo, che da quando sono nato le dice di proteggermi, la spinge a muovere gli occhi alle mie spalle e da preservarmi dai pericoli.

Quando vede Gale tutto preso ada ccendere il fuoco con la carne scuiata dell'animale, con i suoi occhi pieni di tristezza e di lacrime non ancora asciutte, getta un urlo stridulo che non pensavo sarebbe potuto uscire dalla sua serietà. Si alza in piedi e fa per muoversi – forse per scappare – mentre invece viene fermata da un dolore improvviso alla pancia.

Geme e ricade in ginocchio, io mi scosto e la prendo in graccio. Le metto una mano sulla pancia e Johanna, rimasta in silenzio tutto il tempo, fa lo stesso. Ci guardiamoper un attimo, e poi io distolgo lo sguardo, scosto i capelli dalla fronte di Kat e la bacio.

«Piano» le sussurro. «Stai bene?»

In un attimo lei si rimette seduta e mi fa segno che è tutto ok, poi guarda Gale. I loro sguardi si incrociano per un attimo poi lei distoglie lo sguardo e mi guarda. «Lui.. Lui lui lui lui...»

«Lui è Gale» disse Jo, mentre le massaggiava la pancia.

«Bevi questa» le pogo il panno impermeabile.

«Cos'è?» lo sguarda stizzita fra le mie mani.

«Acqua» rispondo.

«Dove l'hai presa?»

Le indico la pelliccia grigia del coniglio buttata a terra dietro di me.

«Dobbiamo trovarne la fonte» esclama Johanna, mentre mi guarda.

«Io so dov'è, ma è pericoloso e...» dice Gale.

«Zitto»

Heloise si alza in piedi e si guarda intorno. «Non sentite un rumore? Qualcosa?»

Stiamo in silenzio e ci giriamo guardandoci le spalle. Gale la pelle del conisglio, Jo i cespugli di bacche, Heloise la luna, Katniss la coreccia e io i rami degli alberi.

Poi lo sentiamo.s embra un lamento nell'aria, un mugulo.

Katniss

Katniss

Katniss.






F.

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** trentaquattro- ***


Image and video hosting by TinyPic

Le labbra di Gale tremano, ma se fosse lui a emettere questi strani sibilii ce ne arcogeremmo. Invece questi rumori vengono da lontano, ovattati dai cespugli che ci circondano.

«Heloise» mentre parla, lui trema anche più di una foglia secca smossa dal vento. Porge il coltello alla figlia, dalla parte del manico, e lei lo guarda con tranquillità. Molta più tranquillità della mia. «Poco sotto la mia nuca deve esserci un piccolo bozzolo, dove mi hanno iniettato quell'aggeggio per gli ibridi, dovresti..»

Senza dire nulla, né mostrarsi preoccupata o impaurita, Heloise abbassa il colletto della camicia del padre, ed un bottone gli parta dal torace. Impugna il coltello ce con un solo ed abile movimento del polso tagliò via la pelle tutta intorno a quello che ricordava tanto un sensore di localizzazione.

Lo lancia e Kat lo prende, mentre lei cura la ferita inferta al padre, Katniss aspetta pazientemente che le due lucine rosse hai lati del sensore smettano di lampeggiare. Non ci sono telecamere e Plutarch & Co. dovrebbero pensare che lui sia morto.

«Peeta!» Gale si alza in piedi e chiama il suo nome.

Io inizio a tremare, Jo ha un tuffo al cuore ed Heloise lo guarda come se volesse ucciderlo con lo sguardo. Tutti noi stiamo pensando che sta per tradirci, e per mandare Peeta qui a staccarci la testa e a dilaniare i nostri corpi come alligatori ucciderci. L'unica tranquilla, o così sembra, è Katniss, che è stesa con la testa contro le radici esposte di un albero, con una mano sulla pancia e con un altra sugli occhi, rigirandosi fra le dita il sensore nero senza vita. Deve mancarle davvero tanto il suo Peeta.

«Peeta!» fa un passo avanti, talmente lungo che finisce nell'oscurità degli alberi. Già è buio per colpa delle supposte-finte-nuvole, figuriamoci se ci si mettono anche le ombre dei rami altri al chiaro di luna.

Faccio segno ad una Heloise con gli occhi nutturni di un felino di ragigungermi al mio posto, allargo le gambe e la stringo a me più che posso. Cingo la vita Katniss e incrocio le dita alle sue sulla sua pancia. Faccio stendere Jo con la testa sulla mia spalla – lei che non parla è di sicuro quella più stanca di tutti – e le liscio i capelli, so che la rilassa.

Voglio che si sentano a sicuro con me, voglio riuscire ad offrire loro tutto quello che ho e anche quello che non ho. Anche se c'è poco da stare sicuri con me, non sono bravo come loro.

«Ho capito!» sentiamo ridere Peeta, in quella risata maniacale. «Devo prima uccidere te per uccidere loro» quasi lo vedevamo, lì fermo e sorridene con gli occhi iniettati di sangue e le braccia conserte. Risoluto e potente. «Vuoi proteggerli»

Stringo più forte le ragazze a me. Se Peeta vuole ucciderci deve prima uccidere Gale, e poi me. Mi chiedo perchè, se sono figlio di chi dico di esserlo, sono così impotente, codardo, stupido. Perchè non sono come mio padre? Tutti dicono che somiglio a Finnick, ma non è vero, non usciremo vivi da qui, soprattutto se ci sono io. Papà, ti ho deluso. Presto ti raggiungerò.

«Uccidimi allora! Uccidimi ora!» quelle esclamazioni vengono seguite da attimi di duro silenzio.

La pancia di Kat, o Kat stessa, freme in amniera spaventosa per una frazione di secondo. I respiri che Jo riesce a fare con le labbra umide dietro il mio orecchio sembrano castelli, costruiti con fatica e crolalti pezzo per pezzo in un nonnulla. Heloise non si muove, le guardo la schiena, dove la camicia dell'uniforme da Soldato è così sottile e chiara da percorrere ritmicamente la sua colonna vertebrale, dritta e perfetta.

«No» dice in fine Peeta. La sua voce è seria, è da quando siamo partiti da casa che non lo sento così, quasi mi fa paura. Lo sento quasi stringere i pungi e voltarsi – il terreno fradicio e l'erba secca scivolano come seta sotto le sue suole piatte. «Non c'è divertimento così, non credi?»

Quando Gale torna non dice nulla e ci guarda. Io credo di essere l'unico che ricambia il suo sguardo, nemmeno sua figlia lo sguarda in faccia, ha lo sguardo perso nel terrento e i suoi capelli – a questa luce scuri come quelli della madre – mi solleticanoil naso.

Gale s'inginocchia e le sue rotule si scontrano con qualche radice o ceppo, o persino qualche pietra sul terreno, perchè sentiamo il dolore crudo delle sue ossa fremere e vediamo la sua schiena trasalire. Oppure solo l'unico a vederlo? È probabile.

Passano numerosi istati e nessuno si decide a parlare. Ci sono delle risposte non spiegate a domande non poste, e dato che nessuno si decide a fare il primo passo, mi sacrifico io, dato che ci sono così tante parole e segni di punteggiatura fra tutti questi due metri di distanza fra noi.

«Gale.. ma tu non sei..» ammetto che non sono uno che parla molto, e di questo ne sono al corrente, ma tanto da non riuscire a parlare con il padre 'morto' della mia 'quasi'-fidanzata 'forse'-incinta, non lo credevo.

Come devo rivolgermi a lui? Devo chiamarlo Generale Hawthorne? È ancora un Generale? È vivo o è la mia immaginazione? Sto sognando? Sono morto? Mio padre dov'è? E le ragazze, anche loro sono morte? Perchè sono morto? Disadratazione? Che modo stupido di morire! Cento volte meglio venire dilaniato da alligatori ibridi.

Predo il respiro, caccio le domande che la mia maente fra alla mia bocca e che la mia bocca fa alle mie orecchie, desiderose di saperne di più anche loro. Vorrei che le ragazze mi venissero incontro e mi aiutassero a formulare una domanda con un qualche senso logico – per quanto logico possa essere qualcosa che esce dalla mia bocca – ma rimangono in silenzio, senza voglia di parlare, o senza forza di parlare. In fondo, non le biasimo.

La mia bocca emette qualche suono, che fa capire che sono pronto a parlare, ma quello che una volta era il Generale Hawthorne, mi precede.

«Io non sono morto? È questo che vuoi chiedermi?»

Scuoto la testa. «No, volevo chiederti.. perchè... tu non sei.. cioè, Peeta, tu, voi non siete..»

«Io ero ibrido fino a pochi minuti fa, te l'ho già spiegato J.» mentre parla rivolge un sorriso di cortesia a Heloise, che non alza la testa e quindi credo che non lo abbia notato. «Cos'è che vuoi chiedermi?»

Apro di nuovo la bocca, deciso a parlare e completare una frase perlomeno decente, accettabile. Ma ancora una volta, qualcuno parla al posto mio. E finalmente perchè mi sto rendendo ridicolo.

«Vuole chiederti perchè tu non sei dalla parte di Peeta, o di Plutarch, in ogni caso» Johanna ha la voce motlo stanca, parla ad occhi chiusi mentre un altro castello lascia cadere a terra mattone per mattone uno alla volta, come fosse pioggia.

«Ah» riprende Gale. Una volta c'era un dolce rapporto fra i due, a lei lui paiceva e lui era.. molto carino con lei. Ma tutto prima era molto diverso da adesso. Prima mio padre era vivo. «Prima combattevamo tutti per conto nostro, io da solo, Peeta da solo, voi insieme, e tutti gli uni contro gli altri»

«Prima?» Heloise prende la parola, e sale seduta sulla mia gamba tesa. «Perchè? Ora è cambiato qualcosa?»

Lui si stringe nelle spalle. «Non lo so.. ora sono tornato umano, di certo non mi metterò contro di voi»

«Che strano» esclama Heloise. «Perchè di sicuro noi ci metteremo contro di te»

Si, ma resta un interrogativo Gale, perchè tu sei ancora vivo?

Sono così stupido da non essere riuscito a capire che era questo che dovevo chiedergli per prima cosa. Come hanno fatto Katniss e Peeta a credere in me e a farmi divetare un Soldato se non sono nemmeno capace di carpire al 'nemico' le informazioni giuste. Dove sono i miei alligatori?

Heloise deve aver capito che è compito suo domandare, dato che ormai credo che Jo si sia assopita, ma non per molto ancora. Perchè Katniss stringe le dita gelide e pesanti alle mie sulla sua pancia

e getta un urlo.



F.

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** trentacinque- ***


sinceramente sonorimasta un po' delusa dal capitolo precedente, avevoa bbandonato per un paragrafo il mio modo di imitare il modo di scrivere della Collins, e hgo provato ad adattare il mio stile allo scritto, ma ho visto che non l'avete presa bene.
vabbè io ci ho provato, mi dispaice che sia andata così, ma pazienza.
spero che vada meglio col trentacinque, a presto!

Image and video hosting by TinyPic

«Nei buoni vecchi bei tempi, durante la guerra che Capitol City muoveva contro i ribelli che eravamo noi, io ero amico di Beete, l'inventore. Voi lo sapete» ammiccò agli occhi stanchi di Katniss e allo sguardo impressionato di Jo.

«Con lui inventammo molte cose, anche una bomba che la presidente Coin usò contro noi stessi – e, fra aprentesi, mi dispiace davvero tanto Katniss, non è stata colpa mia» Kat gli fa un cenno con gli occhi arrossati e lui continua.

«Con lui, però, ero anche una cavia. Facevo iniezioni, prelievi e mi sottoponevo a radiazioni, e l'unica cosa che vedemmo funzionare, fu una specie di siero creato da un potente veleno esclusivo del Distretto 3» continua a spiegare. Noi siamo appiccicati al tronco dell'albero, e lui è dietro al fuoco. Ogni rumore è scomparso, e i suoi occhi brillano alle scintille infuocate.

«Il siero consisteva nel rendere più resistenti i tessuti d'epiderma dell'uomo, con annessi muscoli e corteccia cerebrale. In poche parole rende l'uomo invincibile, ma solo per alcune volte» intanto massaggio la pancia alla mia Kat. Prima non ha smesso di urlare per un quarto d'ora, una fitta fortissima alla pancia, forse un crampo, ma ora le è passato. Per fortuna.

«Voglio dire, se io vengo colpito da una pallottola – com'è successo – la prima volta, al 85% delle volte, rimango vivo. Ma se succede un'altra volta, c'è un un margine di errore del 2,5%, intendo dire che il 40% delle volte rimango vivo per il resto.. adios baby» sorride all'ultima frase.

«Quando Peeta mi ha sparato, non mi ricordo nemmeno dove mi ha preso, fatto sta che rimasi morto per più o meno cinquanta ore» disse. «Ma all'obitorio, quanto i medici stavano per curiosare nelle mie budella, sono rinvenuto come uno appena uscito da un coma terminale» lo guardiamo quasi tutti con la bocca aperta, tutti tranne sua figlia, che me la immaginavo guardarla risoluta nei suoi pensieri. Ma tanto io vedo solo la sua nuca.

«Praticamente dopo un secondo, mi hanno fatto vedere con Plutarch, che voleva usarmi come arma contro di voi, ma io mi sono rifiutato, e mi hanno inserito quella specie di cip, per rendermi un ibrido, come Peeta» getta un ceppo secco al fuoco e questo arde. «Come vi ho già spiegato, lo hanno iniettato solo per velocizzare il processo del depistamento che hanno fatto a Peeta anni fa»

Passo la mano fra i capelli di Katniss e le massaggio ancora un po' la pancia, e Gale continua. «Mi hanno calato qui dentro, all'inizio non capivo le regole, poi Plutarch ha mandato quel minischermo e ce le ha spiegate. Per i primi tempi sono stato in una piccola oasi naturale con Peeta – devono pur tenere in forze la loro arma, no? – ma poi ci è stato riferito che gareggiavamo gli uni contro gli altri, io contro Peeta, Peeta contro di voi, voi contro di me»

Fa schioccare la lingue, e dato che non ci riesce questo fa capire che ha sete. «Siete fortunati perchè siete in gruppo. Ma, dato che ora non sono più un ibrido perché Heloise mi ha tolto quel cip dalla nuca, ho pensato che potevo unirvi a voi, fare gruppo, contro Peeta, contro Plutarch»

Ha finito la spiegazione e noi rimaniamo in silenzio per qualche attimo. Lui guarda Katniss e lei ricambio lo sguardo. Io fisso i capelli dalla tinta scadente di Jo, che si ondulano sotto i miei occhi, e guardo le mani che giocano fra loro incerte di Heloise.

Forse Gale è venuto a tenere lontano i miei alligatori. Papà, dovrò rimandare la visita.

Dato che nessuno più parla, Gale continua, ma con una domanda. «Spiegatemi una cosa» si riferisce a Jo e Kat. «Voi sapete i pericoli che corriamo, con il fuoco e con lo stare in gruppo, lo sapete meglio degli altri, e meglio di me. A me sembra che avete abbassato la guardia, o no?»

Jo inspira a fatica e poi risponde. «Gale, sono vecchia, sono stata nell'arena due volte, non sono più l'arzilla e forte di una volta. Sono stanca, credevo che questa cazzata fosse ancora finita, ed ora quello stronzo cosa vuole? Il potere! Dopo tutto quello che abbiamo fatto perchè Capitol City diventasse libera»

Lui annuisce ed abbassa lo sguardo. «E tu Kat?» la guarda. «Tu che hai?»

«Sono incinta, Gale» risponde, ancora più stanca di quello che sembra. «E dev'esserci qualcosa che non va, perché devo donare l'anima al diavolo per stare in piedi» inspirò ed espirò, poi continuò. «Tornando alla tua proposta, si, puoi stare con noi, non credo ci siano problemi»

Heloise si alza in piedi. «Non credi ci siano problemi? Si che ci sono problemi! Ce ne sono milioni!»

«Heloise, calmati» dice Kat, con le borse sotto gli occhi che sembrano gonfiate di petrolio.

«No! Non mi calmo! Io non mi faccio comandare! No! Lui... noi non possiamo fidarci di lui!» indica il padre, e questo si alza in piedi. «Che ne sapete che non ci abbia traditi, eh?»

«Io non sono fatto così, Heloise, lo sai» esclamò Gale, abbastanza tranquillo e stanco.

Lei lo ignorò e continuava a guardare la madre. «Credi che poi catturerete Peeta insieme e lui tornerà normale? Cosìcchè tutto torni com'era prima? Beh ti do una notizia mamma, niente tornerà come prima!»

«Heloise, questo lo so, ma ora calmati» disse Kat, abbassando e alzando la mano in segno di darsi una calmata. «Non possiamo lasciarlo qui, e poi abbiamo bisogno di un altro uomo»

Sono troppo giovane, troppo indifeso. Non sono come mio padre, se solo fossi forte e capace quanto lo era lui. Ma forse ho seriamente preso dalla mamma.

«No! Non è vero! Possiamo cavarcela da soli!»

«Heloise!» anche Jo, dal basso la richiama, e dio le do un buffetto col naso ai capelli, perchè stia ben attenta a scegliere le parole. «Siamo una vecchia e una donna incinta, tu e J. non potete farcela da soli contro una furia assassina!»

«E invece si!» urlò.

«Zitta! Vuoi farti sentire?!» la rimproverò il padre, lanciandole un'occhiataccia.

«Heloise..» la madre cerca di farla ragionare, ma lei la interrompe.

«Stai zitta tu ora»le puntò il dito contro. «Non mi faccio comandare da una puttanella da quattro soldi che sa solo aprire le gambe al momento sbagliato e farsi mettere incinta mettendo in pericolo la vita di tutti quelli che la circondano, hai capito? Non sei nemmeno capace di prenderti le tue colpe, le affibbi a noi! Noi che non c'entriamo assolutamente nulla!»

In quest'esatto momento, Gale le tira uno schiaffo.

Non avevo mai visto un padre picchiare il proprio figlio o la propria figlia, ed è qualcosa che mi ha fatto davvero senso. Si che, prima di incontrare Heloise, non avevo nemmeno visto una figlia o un figlio parlare in modo così crudo ai propri genitori. C'erano tante cose che non sapevo prima di incontrarla.

«Non permetterti mai più di rivolgerti a tua madre o a me in questo modo, hai capito?»

Lei si tenne la mano ferma sulla guancia ferita e lo guardo con uno sguardo pieno di dolore. «Vai all'inferno papà! Andate all'inferno tutti!»

Scappa lontano, si mimetizza nei cespugli.

«Heloise! Heloise!» urlo, scattando in piedi, lasciando libere le prese su Jo e Kat. «Heloise aspetta! Non sai quello che fai»

La inseguo.

La raggiungo.

E, in nemmeno un attimo, sono con lei nel cuore del bosco, senza sapere da che parte sono venuto.




F.

 



lo so che faccio gli errori di battutura, e anche molti, ma apparte il fatto che ho una tastiera rotta e un problema alle dita, preferisco lasciarle perchè le reputo un mio marchio di fabbrica.

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** trentasei- ***


Image and video hosting by TinyPic

La sete mi sta uccidendo, e non sto scherzando.

Sto seriamente pensando si aver sbagliato a dare quel po' d'acqua a Katniss, e non me ne sta fregando nulla se lei stava male o bene o se potrebbe morire o perdere il bambino.

Io sto seriamente male.

Da quando tutto questo è iniziato, chi si è preso cura di me? Chi ha deciso cosa dovevo fare o no? Katniss mi aveva avvertito ma non ha fatto nulla per ostacolarmi! Certo, voleva portarmi per non sentirsi da sola, ovviamente! Mi ha mai chiesto come mi sentivo? Come sono stato quando siamo partiti? E quando ho saputo di papà? Eh? Lei non mi ha mai considerato,e ancor meno quando è apparsa Heloise.

E, per quanto riguarda lei, credo che Kat ci abbia sempre mentito a me e Peeta, non ha mai dimenticato Gale, è sempre stata con lui, lo ha sempre amato, ed è sempre stata con Peeta per placare i sensi di colpa, ma non si sentiva pronta per un bambino, e i suoi loschi pianti da bugiarda stavano fallendo.

E ora siamo spacciati per il semplice fatto che siamo suoi amici.

Povero Peeta.

Sto diventando un animale, una belva. Non ragiono più come dovrei. E se mi avessero depistato a mia insaputa? I castelli crollano, ma sono davvero sicuro che sia il mio respiro che li sta costruendo? Il mio cuore batte come la coda di quel pesce che cercavo di uccidere per cena, e fra un po' si fermerà proprio come ha fatto il cuore del gatto, e in seguito come ha fatto il cuore di mia madre.

Forse sto morendo. Non vedo più nulla, è tutto buio, ma sono sicuro di avere le palpebre aperte. O forse degli alligatori ibridi mi hanno staccato la testa a morsi e mio padre mi ha portato in questo non-luogo di buio per farmi stare bene.

Dovrebbero conficcarmi un coltello nello stomaco per farmi smettere di pensare, sarebbe qualcosa di fantastico se il mio cervello smettesse di blaterale cose cattive e si concentrasse sul capire se sto bene o no.

Da quanto tempo non vedo la mia piccola e dolce Johanna e la mia adorata Kat? Un paio d'ore? Ho freddo, mi mancano, non capisco come mi è venuto in mente di allontanarmi da loro per inseguire Heloise. Forse lo so, lei è piccola ed indifesa più di me.

E poi io mi fido di Gale, ora, e so che non potrà succedere nulla alle mie ragazze finchè sono via. Ma tanto, so che, appena troverò un punto o un'indicazione per tornare dov'ero, la seguirò con o senza il consenso della mia compagna.

Siamo seduti contro un albero, lei è come sempre fra le mie gambe e io la stringo forte ai fianchi, l'attiro a me più che posso. I miei pollici sfiorano sia le punte dei suoi capelli sia i suoi seni, ma lei sembra non accorgersene, ed io continuo a credere di essere diventato cieco.

«Ehy J, ci sei?» dice, e le sua voce mi rimbomba nelle orecchie. «Non parli, non dici nulla»

«Ho freddo» dico, poggiando la mia fronte sulla sua schiena. «Accendiamo un fuoco?»

«No» lei si volta e si siede su di me, ora premo la fronte contro il suo petto. «Ci vedrebbero»

Mi abbraccia, ed io ricambio. In questo momento nella quale la mia mente maniaca si riposa riesco a sentire quasi una piacevole brezza estiva sulla pelle. Adesso sento che mi manca la mamma.

Ma poi realizzo.

«Ho sete» la mia bocca è secca, e quando muovo la lingua per parlare, mi fa male.

«Non c'è acqua qui in giro, mi spiace» mi fa una carezza, ma io sono troppo lontano e non la sento.

O realizzato la verità.

Mi gira la testa, le gengive si attaccano all'interno guancia, e di colpo ci vedo bene, vedo una luce che scende dall'alto, e poi un coniglio un cervo un cerbiatto un puma un uccello un topo un coniglio un cervo un cerbiatto un puma un uccello un topo un coniglio che vengono verso di me.

E dietro c'è qualcuno.

Dietro c'è mamma.

Sento una mano che corre dietro la mia schiena ed una che mi accarezza i capelli e gli occhi. Ma le sento in lontananza, come se guardassi la scena e mi immaginassi le sensazioni, ne sento solo una parte che brucia sul mio corpo in questo momento.

Il resto è preso dagli occhi lucenti e i capelli corvini di mamma che mi guarda sorridente ma silenziosa. Altro ancora cattura la mia attenzione, alla mia des...sinistra.

Un ultimo urlo di sete si soffoca nella mia gola secca e le mie tonsille si attaccano fra loro, la lingua aderisce al palato e non c'è più differenza fra la gengiva rosso vivo e l'interno guancia graffiato in precedenza dai miei naturali canini affilati.

Adesso che penso ai miei detti e ai miei canini fatti apposta per addentare, mi torna in mente il coniglio grigio che ho scuiato un paio d'ore fa, e a come ora lo staranno divorando.

Lo voglio anche io.

Che occhi strani, però, che ora vedo davanti a me, alla mia des...sinistra.

Fa un passo indietro e sorride, e vedo il suo viso sereno e ben illuminato da un'alba rosea di un giorno pieno di salute.

Sono gli stessi occhi del ritratto di Peeta, dell'ultimo che lui ha fatto a casa, quello che sembra di secoli fa.

Che occhi strani.

Due labbra bellissime sorridono e dei riccioli castano\rossicci\biondi coprono una palpebra di carnagione pura e dorata.

Che occhi strani.

Lo conosco l'ho già visto so chi è ho già visto i suoi occhi. Ma non nel ritratto di Peeta.

Poi lo riconosco, e lo vedo chiaro nella mia mente e nella memoria del mio cuore.

Papà.






F.

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** .Fine- ***


La perla era Effie, perchè dice che dal carbone nascono le perle. Mistero risolto.
Image and video hosting by TinyPic

Quella incinta era Johanna, ma non lo avrebbero mai scoperto perchè sarebbe morta per mano di Peeta.
Poco prima che togliessero il cip da Mellark e lo facessero riposare perchè la mente si riprendesse dal vecchio depistamento, lui aveva cercato di strangolare la moglie che ebbe delle perdite di sangue, segno di un aborto involontario.
Rimasero in calma per un po' finchè non arrivò un hovercraft, e non si vide la presidente che li aiutava a salvarsi. I Soldati del 13 avevano scovato il covo dei 'ribelli' e li avevano uccisi tutti.
Salvarono Katniss mettendola in coma farmacologico, mandarono Gale a casa perchè non era una buona compagnia per i suoi 'compagni', e J., dopo la visione avuta del padre mentre era disidratato, si convinse a tornare a casa e sposare - subito - Heloise.
La storia si chiude con Kat e Peeta che guardano i loro figli (Johanna e Boggs) giocare e con J. che bacia il pancione all'ottavo mese della moglie a distanza di qualche anno.
Quindi tutti felici e contenti e bla bla bla.


Image and video hosting by TinyPic

Non so se la cosa peggiore è stata andare a 'chi segue le tue storie' e leggere 25 preferiti quando appena la giornata prima ce n'erano 27 oppure chiudere una ff senza finirla come ho fatto anche nell'ultima che ho scritto, quando mi ero chiaramente ripromessa di terminarla come non faccio da Natale.
Non sapete quanto diamine è stressante quando su più di venti ff, e os che ho scritto quella con più recensioni (senza contare questa) è stata una sui one direction, ed è stato molto frustrante soprattutto perchè in quella categoria sono famose anche ff fatte solo di dialoghi.
Il mio obbiettivo (non proprio dall'inizio ma da quando mi sono accorta di essere nella top 25) era quello di arrivare seconda a 'le più popolari', sono partita direttamente dalla posizione numero quattro e in fretta ho raggiunto il numero tre, ma quando ho visto di essere scesa ancora mi è venuto un colpo al cuore.
È come se queste pagine virtuali siano il mio libro e voi siete i miei lettori.
Credo che per me è più importante di chiunque altro riuscire finalmente ad avere una posizione rilevante nel sito, perchè scrivo davvero perchè mi piace, e da un sacco di tempo.
Sto odiando il fatto di essere qui a chiudere questa ff senza nemmeno finirla, ma col tempo mi hanno tolto dai preferiti, i seguitori non sono più aumentati e le recensioni non sono state più fatte.
Non so che ho fatto di sbagliato ma forse sperare di salire sul podio era troppo.
Comunque, anche se non mi piace dover salutarvi così in anticipo, vi ringrazio uno ad uno per ogni neutra, critica e recensione che mi avete mandato, ogni seguita e ogni preferita. Ogni singolo attimo che avete passato aspettando o leggendo un nuovo capitolo, e se o no avete provato un po' di sentimenti nei suoi confronti. QUALSIASI sentimenti.
Ho deciso di scrivere questa ff perchè per me Finnick non era solo un semplice personaggio e non potevo chiamarlo solo personaggio preferito, perchè per me era una specie di amante (si lo so che è stupido) mi sono innamorata di lui e quando è morto ho pianto mentre per gli altri no.
Vi annuncio che all'inizio avevo voglia di farla arrivare a quasi sessanta capitoli, dato che vi vedevo così presi, ma poi oggi ho dovuto ricredermi, e con questa consapevolezza è quasi peggio.
Vi bacio, vi abbraccio, vi ringrazio vi ringrazio vi ringrazio.
XOXO, Love ♥



F.
Ps. Se avete o state leggendo la saga di Fallen vi andrebbe di passare in questi link? sono delle ff\os che scrivo solo perchè adoro quei libri, e non per scopi 'commerciali'.
sapete, il Copia\Incolla famosissimo.
FF: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1170468&i=1
OS: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1187400&i=1
OS a più capitoli: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1204976&i=1
xoxo

Ps del Ps. se volete seguirmi, su twitter sono learntoloveyou_


Ps del Ps del Ps. non togliete la storia delle seguite, perchè forse un giorno vedrete che ho aggiornato

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** trentotto- ***


lo so che è una cosa davvero stupida chiudere una ff un giorno e continuarla il giorno dopo, ma è che mi avete lasciato ben sei recensioni nell'ultimo capitolo (6!) e tanti messaggi privati, dove mi chiedevate di non chiudere, e poi ho dovuto cedere
non ci ho esattamente ripensato, ho solo voluto mettervi a corrente dei capitoli che avevo scritto, perchè avevo in mente un seguito, ed era stupido lasciarlo scritto nel pc e non farvelo leggere, dato che siete cosi appassionati alla mia storia, come dite!
riprendo da dove avevo chiuso il riassunto, buona lettura
grazie mille a tutti!
Image and video hosting by TinyPic

Non sono un vero uomo, se tremo come una foglia.
 

Ho così tanta paura, una fottuta paura, che sono dovuto persino uscire da quella specie di ospedale.

 

Peeta è con lei, e loro sono molto legati ormai, quindi sotto quel punto di vista sono tranquillo. Lei mi ha chiesto di uscire, perchè ha visto, che io stavo tutt'altro che a mio agio e tranuillo.
 

Quei pochi minuti che sono riuscito a passare dentro quella stanza e quell'edificio, sono stati i più orribili della mia vita. Lei urlava, le faceva male tutto, la schiena, ho anche provato a farle un massaggio ma continuavo a tremare ed ho passato il testimone a Peeta.
 

Adesso sono in giro, sono con Kat che spinge il passeggino di Boggs mentre io tengo in braccio Johanna. Persino lei si rende conto che sono teso.
 

«Ma per l'amore del cielo J., che problema hai?!» esclama Kat, mentre entriamo in un piccolo negozietto di peluche fatti a mano.
 

«JJ è triste mamma» dice Johanna, mentre la lascio giocare con la manina di un orsacchiotto di pezza.
 

«Non sono triste, piccola, solo agitato» rispondo, e prendo in mano l'orsacchiotto più grande e morbido con l'aiuto della mia fedele compagna.
 

«Prendiamo questi» Kat porta alla cassa sia l'orsetto che ho preso io si quelli più piccoli, ne sono tantissimi adesso che guardo meglio. Dobbiamo arraggianrci mettendoli uno ad uno nel passeggino di Boggs, e quello grosso lo porto in mano io, ad Heloise piacerà.
 

Adesso dobbiamo tornare in ospedale, questo lo so lo so lo so lo so.
 

«Dici che ci rimarrà male quando vedrà che suo padre non c'è?» chiedo, mentre arriccio un ciuffetto di capelli biondi a Johanna. Sono della stessa tonalità della quale se li era tinti la mia Jo, quanto mi manca, è impossibile da dire.

Lei sospira. «Basto io, e basta Peeta. E soprattutto, lei ha bisogno di te adesso»

«Non è così facile»

Mio padre ha avuto la 'fortuna' di morire, e di non avere quest'ansia tutto intorno, quando io sono nato. Heloise sta per partorire, ancora qualche ora e sarò padre. Non ce la faccio non ce la faccio non ce la faccio.

Katniss prende in braccio Johanna e la fa scendere per camminare. «Tesoro, vai a giocare intorno all'albero? Un paio di minuti e poi andiamo da zia Heloise»

Lei annuisce tutta contenta e corre verso l'albero con la gonna che le ballonzola intorno come i suoi riccioli biondi. L'erba è ricresciuta abbastanza dalla cenere che era anni fa, e la vediamo saltellare intorno al tronco robusto e scuro, mentre Boggs la guarda dal passeggino e batte le mani.

Kat sospira, guardandoli. «Non sono bellissimi?»

Io le sorrido, so che non può vedermi perchè mi da le spalle, ma poi faccio un passo avanti e le stringo le braccia intorno alla vita.

«Ascoltami» lei mi prende le mani e si volta. «Per me non è stato facile aspettare J ohanna, lo sai benissimo, ed è per questo che ammiro molto tua moglie, lei è stata felice.. tranquilla.. io no»

È vero, sono state l'una il contrario dell'altra, ma capisco soprattutto Kat. Dopo tutti gli orrori che ha visto, far in modo che anche un figlio corra gli stessi pericoli.. è qualcosa che lei ha dovuto combattere, ma lo ha fatto per amore di Peeta, ed ora sono felici.

Io non tanto. L'ansia e l'agitazione mi uccidono. Cioè sono sicuro che quando stringerò il bambino o la bambina fra le mie braccia tutto sarà apposto, ma ora ho il terrore che qualcosa vada storto.

Non sono mai riuscito ad amare Heloise; le voglio bene, si, ma non riesco a provare con lei le stesse cose che provavo con Jo. Lei mi è stata vicino, dopo la sua morte, e dopo tutto quello che è accaduto dopo, e gli ultimi cinque anni sono stati fantastici, soprattutto con lei al mio fianco.

Ora che è una Mellark mi sento più al sicuro, non abbiamo avuto notizie di suo padre e non credo che ne avremo o ne vorremmo avere. Adesso il problema più grande adesso è il parto di Heloise.

Bacio la fronte alla mia Kat e le dico che farò attenzione. Con i suoi trentasette anni, adesso lei è troppo vecchia per andare a caccia, e a me toccava il compito di cacciare perchè Peeta preparasse il cibo, ma mi è stato difficile lasciare mia moglie da sola a casa dorante gli ultimi mesi.

Ed ora è in travaglio da dodici ore.

Raggiungiamo l'ospedale, dove Katniss mi lascia fuori con i piccoli, mentre lei entra a vedere come sta sua figlia. Dopo un paio di minuti, Peeta esce e mi sorride.

«Nervoso?» mi chiede prendendo in braccio Johanna, che siede al posto vicino al mio.

Io annuisco e mi mordo il labbro. «Posso morire dalla tensione»

«Sta andando tutto alla grande» mi poggia la mano sulla spalla. «È Dilatata al massimo ed entro..»

«Ti prego non parlarmi di queste cose» scuoto la testa. Poi lo guardo, e lui ha gli occhi pieni di fiducia. «Vuole che entri?»

«Dice che se non te la senti non fa niente, basto io» mi sorride ancora, sempre più fiducioso. «Sono bravo in queste cose»

Lui scatta in piedi quando Katniss apre la porta sbianchendo, e Johanna torna a sedersi. Ha appena quattro anni ed è una bambina così graziosa che starei a coccolarla tutto il tempo. Io e mia moglie spesso lo facevamo, quando era più piccola, passavamo l'intera notte a giocare sul suo pancino.

Heloise sta urlando, dietro quella porta. Sto per iniziare ad imprecare come non ho mai fatto nella mia vita. Nemmeno quando ero nell'Arena e stavo per morire sono stato così male.

«Vai» dice Katniss, dandogli un bacio sulla guancia, e si mette a bracca conserte affianco alla porta.

L'ospedale lo hanno costruito quando avevo dieci anni, mi ricordo che spesso Kat mi portava a vedere come proseguivano i lavori, ed io mi divertivo a giocare con le travi della ricostruzione. Ero piccolo per la mia età, e Kat mi considera fortunato per questo.

Peeta si rivolge a me. «Vado a tenere la mano a mia nuora, trattino figliastra, mentre partorisce, non è elettrizzante?» e scompare dietro qualla dannatissima porta.

Venti minuti di urla e pianti più tardi – mi sono scese le lacrime, e sto pregando tutti i santi in cui non credo che vada tutto per il verso giusto – Peeta esce di nuovo dalla stanza, e mi sorride porgendomi la mano.

Non è nulla di nuovo, Peeta sorride per qualsiasi cosa, ed è difficile da lui distinguere un sorriso di felicità, incoraggiamento o tristessa.

Io scatto in piedi, asciugandomi con l'orlo della maglia gli occhi ricolmi di lacrime trasparenti, e lo guardo porgermi la mano, ed io la stringo senza rifletterci, perchè ormai il mio cervello è troppo stanco per mettersi a pensare a cosa serva una stretta di mano.

«Congratulazioni, Junior» dice orgoglioso. «Sei diventato papà di un bellissimo e sanissimo maschietto.»



F.

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** trentanove- ***


Image and video hosting by TinyPic

Non capisco, eppure questo dovrebbe essere il giorno più bello di tutta la mia vita.

Appena sono entrato, ho preso in braccio il mio piccolo ed ho riempito di baci e di 'ti amo' mia moglie, non credo di averle voluto così tanto bene in vita mia. Le ho dato l'orsacchiotto che ho scelto per lei e lei si è addormentata in un batter d'occhio con un sorriso sulle labbra, stringendo il peluche come se fosse suo figlio.

Più la guardavo e più mi sembrava ingiusto quello che stavo facendo, l'amavo eppure non l'amavo. Ma sono convinto che è la cosa più giusta da fare, tenere con me e sforzarmi di amarla.

Mi sono addormentato anche io, dopo che alcuni infermieri sono venuti a prendere mio figlio – mi fa senso dirlo!. Peeta aveva insistito che andassimo a Capitol City per il parto, perchè quell'ospedale sarebbe stato il meglio del meglio per noi e la presidente ci avrebbe agevolato, com'era successo per la prima figlia di Katniss, e invece mia moglie ha deciso di dare alla luce il piccolo qui, a casa sua.

Quando mi sveglio in preda al sudore e alle lacrime, so di essermi agitato a non finire dietro la sua schiena rivestita da una candida camicia di lino, perchè ho sognato di nuovo.

Kat mi aveva detto che dopo l'Arena si fanno tantissimi incubi, ma la nostra non era stata poi così movimentata, anzi siamo stati anche fortunati; io sono l'unico che fa questi incubi, anche se so perfettamente il motivo: ho visto morire la donna che amavo, sotto i miei stessi occhi, fra le mie braccia, mentre i miei alligatori non erano venuti a prendermi.

Dopo i primi due minuti di confusione e vista sfocata, riesco a mettere insieme il sogno nella mia mente che inizia a lavorare sul serio a quel significato, la quale scopo era semplicemente quello di non farmi dimenticare.

Stavo per svenire per la disadratazione, ed Heloise mi aveva preso sottobraccio e portato in una parte completamente diversa da dove eravamo, con la coda fra le gambe aveva sconguirato Gale di darle un po' d'acqua, in realtà lui credeva fosse per entrambi ma lei la diede solo a lei, e rinvenni giusto in tempo per vedere la scena.

Corsi fra le braccia di Kat e rimasi lì per un paio di secondi, poi andai da Jo e l'abbracciai forte, ed Heloise si unì a noi. Mentre ero solo con la mia piccola, dolce, amata Jo, e lei mi sorrideva attraverso l'abbraccio, sentii le sue forze venire a mancare e si appese alle mie braccia.

Il suo sguardo era vacuo, e lì per lì non realizzai che era già morta da un pezzo, solo quando intravidi la lunga lancia che le aveva traforato la schiena tornai alla realtà.

Già era stato difficile accettare che Peeta l'avesse uccisa, poi il resto era stato anche peggio, e chi ha perso qualcuno di importante sa che è difficile identificare qualcosa con 'peggio di questo'. Il mio cuore smise definitivamente di battere, quando vidi sangue rosso scurissimo scendere lungo l'interno delle sue cosce, ed i pantaloncini iniziarono a bagnarsi.

Scoprire che aspettava un bambino. Da me. In quel modo. Mi distrusse.

Ecco perchè non devo pensarci, ora devo essere felice felice felice.

Mi alzo e prendo un po' dell'acqua che è affianco al letto, sul comodino, ma le mie mani tremano e me ne rovescio un po' addosso.

«Junior? Tutto bene?» chiede Heloise, con la voce stanca ed enormi borse sotto gli occhi. Si gira a fatica nel letto per guardarmi, ha i capelli attaccati alla fronte ancora sudata. Non credo abbia dormito proprio benissimo...

«Si amore avevo solo un po' sete» rispondo bevendo un sorso d'acqua. Mi siedo sul materasso e le metto una mano sulla pancia; credo le faccia male la schiena, ma non me lo direbbe mai. «Come stai? Fa male qualcosa?»

Lei scuote la testa e si mette a pancia in giù stretta all'orsacchiotto. «Secondo te sta dormendo?»

Sorrido e le passo una mano fra i capelli prima di tornare ancora alla sua pancia. «Secondo me sta sognando la sua nuova casa»

«Mi porti a vederlo?» chiede. «Per favore»

«Certo tesoro, adesso ti ci porto» è la diciottenne più bella del mondo, dell'universo, ma non l'unica donna del mio cuore.

«Non gli abbiamo ancora dato un nome» mi fa notare mentre la sollevo con la delicatezza di un fiore e la adagio sulla tecnologica sedia a rotelle. «Ma secondo me non c'è un nome che può definire la sua bellezza»

Prendo una coperta e le copro le gambe, e poi le porgo l'orsacchiotto più piccolo che lei prende in braccio stretto al petto. «Non ho idea di quale nome potrebbe adattarsi al nostro piccolo, tesoro»

Con lui ci sono altri due bambini, un altro maschio ed una femmina. Il nostro è a destra, e dorme – almeno credo – con le mani strette alle piccole braccia paffute. Oltre il vetro, dove siamo noi, riesco ad intravedere il riflesso di Heloise, fiera di suo figlio, e oltre al mio viso, anche quello di Katniss, che si alza in piedi e mi mette una mano sulla spalla.

«Sono venuta per salutare il nostro piccolo Mellark, ancora una volta» ci spiega, e poggia la testa sulla mia spalla, io l'abbraccio stretta e continuiamo a fissare il nostro piccolo.

Ci accorgiamo che smette di dormire, quando volta lentamente la testa, in un movimento così lento che la polvere invisibile intorno a lui si solleva e poi si riabbassa sulla sua pelle morbida. Guarda verso l'altra culla, dove l'altro bambino sta dormendo, geme un po' e noi sospiriamo ipnotizzati da ogni suo movimento. In questo momento lui è il nostro Dio.

Batte un po' i piedini e poi apre gli occhi verso di noi mentre la sua boccuccia si apre e si chiude. Prima non avevamo potuto vedere per bene il colore dei suoi occhi, li aveva aperti e chiusi molto velocemente, e dato che il color enon era ancora formato, erano si un verde chiarissimo, quasi trasparente. Ora invece erano diversi.

Li socchiude perchè la luce del corridoio attraverso il vetro, dietro di noi, è forse troppo forte epr le sue iridi delicate, ma quando li sgrana ancora verso di noi, Katniss lancia un urlo.




F.

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** quaranta- ***


Image and video hosting by TinyPic

All'eco crudo del suo urlo si aggiungono i pianti dei neonati formando un coro che spezza il cuore, e ancora più atroce è quando la voce le muore in gola e tutti noi, infermieri compresi, ci mettiamo a fissarla ad occhi sgranati.

Non c'è nulla al mondo, nemmeno in questo universo pieno di ingiustizie, che sia più struggente di sentire dei bambini che piangono, sopratutto se così piccoli. È una cosa brutta, tanto brutta.

Guardandoli mi chiedo se mia moglie sia mai stata così piccola. A lei non è mai importato sapere com'è nata, la faceva sentire diversa. Così quella notte in cui glielo chiesi lei scrollò le spalle e mi guardò come se fossi l'unica cosa di cui realmente le importasse nella vita, prima di baciarmi e finire a fare l'amore – nel letto di Katniss e Peeta che erano usciti per una cena d'innaugurazione di qualche nuova miniera con assicurazione sanitaria con Johanna sul passeggino.

Mi dispiace poterla amare solo la metà di quanto potrei, ma il mio cuore era diviso prima e lo è ora.

«Scusatemi» si passa una mano davanti alla bocca, e vedo che trema.

Heloise la prende per i polsi e le posa le mani in grembo, così lei si china per guardarla negli occhi. «Mamma, cosa c'è?»

Si morde il labbro inferiore, ma non risponde, vediamo che trema, trema davvero tanto. Qualcosa l'ha impaurita, gli occhi del piccolo? Di che colore potranno mai essere? Erano di un colore strano, erano degli occhi strani.

«Signori, vi prego di tornare nella vostra stanza» in giovane infermiere – che di sicuro non ha riconosciuto ne me ne Katniss – porge il nostro piccolo fra le braccia di Heloise prima di rimanere in silenzio a guardarci andarcene; cosa che non accade subito.

La mano che Katniss si era portata alla bocca, riprende il suo posto sulla mia spalla, e quando riincrocio i suoi occhi vedo che almeno un primo velo di preoccupazione se n'è andato.

«Vado a casa, torno subito J.» fa un passo indietro. «Devo farti vedere una cosa»

 

 

 

«Non è bellissimo?» mi chiede Heloise, per la quinta volta.

È stesa sul letto, con la schiena leggermente rialzata dai due cuscini di piume che Peeta ha riempito a casa direttamente per l'occasione.

Lui è stato fondamentale per la nostra vita insieme, dal nostro matrimonio mangiavamo tutti i giorni con loro, io e Kat andavamo a caccia ed Heloise e Peeta preparavano l'essenziale per cucinare. Poi quando Katniss scoprì di aspettare Johanna, io e mia moglie facevamo a turni ad andare a caccia ed aiutare Peeta.

Fino ad ora è stato un bel matrimonio, il nostro.

Poi quando la guardo, con fra le braccia mio figlio, e poi guardo come lo guarda, con così tanta dolcezza negli occhi, nello sguardo, con la sua bellezza in generale.. sento che non potrò amarla più di quanto faccio adesso.

Mi stendo sul letto con la testa sulla sua spalla e bacio un piedino del bambino, e gli solletico la pancia. È vero che è bellissimo, non credo ci sia un bambino più bello di lui in tutto l'universo.

Mi isso sui gomiti e bacio la fronte di Heloise con tutta la delicatezza che riesco a trovare in quest'attimo, e le sussurro: «Ti amo» e per la prima volta non è del tutto falso.

«Che carini che siete» esclama Katniss con un sorriso, mentre chiuse la porta dietro di lei.

«Mamma!» la chiama Heloise, mentre si mette seduta, ed io faccio lo stesso. Prende la manina del piccolo e la muove dolcemente verso la porta. «Saluta la nonna piccolo, fai ciao ciao»

Kat emette un sospiro divertito e io le faccio segno di avvicinarsi e di sedersi sulle mie gambe. Trema ancora un po', ma impercettibilmente.

«Andiamo non sono così vecchia» obietta.

«È vero!» esclamo. «Ma nemmeno così giovane»

Si volta verso di me e sorride.

«Vuoi tenerlo in braccio?» chiede Heloise, e glielo porge.

Lei esita. «E se apre gli occhi ed urlo?»

«Ma perchè hai urlato?» le chiedo e lei invece di rispondermi sia alza in piedi.

Questo è il suo momento da vera mamma, e da vera nonna. Fa una carezza a sua figlia e prende in braccio il piccolo. Mette un asciugamano e scosta il copriletto, da' un bacio sulla fronte del nipote e lo guarda muovere le manine. È bellissima, sua figlia è bellissima, il piccolo è bellissimo.

Alza lo sguardo verso di noi, e ci guarda entrambi, a turni. Sospira a fondo e fruga in tasca. Mi porge una foto, ma dalla mia posizione, pur alzando lo sguardo, vedo solo una macchia di colori. Così, la prendo in mano e la guardo.

«Me l'ha data Johanna» mi spiega, e sentendo quel nome sussulto; spero che Heloise non se ne sia accorta. «Il giorno del mio matrimonio, prima di fare il mio ingresso nella navata, per ricordarmi che anche lui era con noi»

Nella foto c'è un bambino, di più o meno tre anni. Dalla sua vicinanza, Heloise riesce a vederla e mi mette una mano sulla spalla. Non riesco a capire molto.

Capisco solo che è davvero un bel bambino, con dei riccioli cortissimi attaccati alla testa e un naso più piccolo del mio dito mignolo. La foto è a mezzobusto, in orizzontale, e sento mia moglie che mi fissa con un punto interrogativo disegnato sulla faccia.

È l'espressione che preferisco sul suo viso, perchè le toglie quella punta di arroganza che ha preso dal padre nel suo sguardo delicato. Davvero poche cose ha perso da Katniss, ed il carattere non è assolutamente una di queste cose.

Comunque, ben poco riesco a capire da quella foto, ma una cosa la noto: quel bambino ha gli occhi di mio figlio.


F.

Avete presente quando nei film, quando sembra tutto finito, e poi c'è un'altra scena del tipo 'due anni dopo'? essssatto, e questo è esattamente quello che ho fatto io! tadadadaaaaaaaan
Questo è il penultimo capitolo, del mio secondo finale nel tempo, ci sarà il prossimo capitolo, che verrà seguito da ben tre epiloghi diversi, raccolti in tre capitoli diversi.
Quidni anche questa storia è giunta alla fine, a quella vera!
xoxo

 

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** quarantuno- ***


Image and video hosting by TinyPic

Quando penso ad Heloise penso a Katniss, e quando penso a Katniss penso a mia madre. È un sillogismo che non posso tenere bloccato nella mia testa, e poi sono così belle, soprattutto insieme.

Ho deciso che l'amerò, mia moglie. Sono giovane e ho tempo per dimenticare, ed Heloise non lo merita questo no, lei deve già vivere senza il padre, non può correre dietro a me che, pur essendo suo marito, non potrei darle la sicurezza che necessita, stando in questo stato.

Poi, lei mi ha dato la cosa più meravigliosa di tutta la mia vita, mio figlio, la creatura più bella dell'universo, e l'amo anche solo per questo. Imparerò, come sto amando mio figlio amerò lei.

Rimango in silenzio per così tanto tempo che le mani di Heloise si muovono frenetiche lungo le mie braccia, e contro le mie gambe piegate, con delicatezza, ma anche con agitazione.

Stringo la foto fra le dita e una lacrima la bagna, anche s enon mi accorgo che viene da me, mi affretto a pulirla per bene. Mio figlio è l'amore della mia vita.

Dopo un paio di millenni passati nei sogni nei pensieri e nelle parole, finalmente alzo lo sguardo, e ricambio lo sguardo preoccupato di Heloise con un sorriso sereno. L'abbraccio e la riempio di baci da capo a piedi. Dopo qualche minuto, però, sento lo sguardo di Katniss attaccato su di me, e l'eco delle risate di mia moglie scompaiono man mano che anche il solletico scompare.

Mi fermo e alzo di nuovo lo sguardo, me la ritrovo che mi guarda con un sorriso e le braccia conserte in piedi alla fine del letto ed io la guardo felice, ancor più di prima. Mi metto a sedere, ed aiutando Heloise a rimettersi in sesto, le stampo un bacio sul collo, e lei scoppia ridere, che ancora non riesce a capire perchè sono d'un tratto così felice.

Katniss mi prende la foto dalle mani, con delicatezza, e la guarda nostalgica.

«Johanna» – questa è la prima volta che dico a voce alta il suo nome riferito a lei, e mi da i brividi – «Te l'ha data per ricordarti sempre di lui, non è vero?»

Guarda la foto ancora, e le sorride con la dolcezza di una madre prima di rimetterla in tasca; i suoi occhi finiscono su di me, e prima di parlare ancora, mi fa una carezza.

«È stato con te, Junior» mi dice. «È sempre stato al tuo fianco, ti ha sempre protetto, ed adesso..» ho paura che pianga, si morde il labbro, ma vedo che si commuove. «Be', adesso sei tu che dovrai vegliare su di lui»

Si lancia fra le lacrime, ed io faccio lo stesso, ma abbracciandola cerco di non darlo a vedere. Dietro di noi, Heloise si alza e prende in braccio il bambino. Alla fine, si siede fra di noi e ci divide, da' un bacio sulla fronte del piccolo e me lo porge. La amo già. Lo amo già.

«Ciao piccolo» lo saluto solleticandogli il mento. «Sei pronto a ricevere il tuo nome?» tiro fuori un sospiro divertito e gli bacio un piedino. È così bello. «Sai, ti chiamerai come me»

Sospiro ancora, prima di dirlo. È emozionante, stupendo, meraviglioso.. non so trovare le parole per descrivere questa sensazione, ma alla fine lo dicono, quelle parole escono fuori dalla mia bocca.

«Ciao, piccolo Finnick»

 

 

-Fine.





F.


avete capito il finale? a me piace tantissimo com'è venuto sdjblnolgihsdo
allora, è ufficialmente finita, ma ora tocca agli epiloghi, che sono ASSOLUTAMENTE una novità, ok? ok
xoxo

 

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** -epilogo uno ***


Katniss:

 

Mi han fatto fare un miliardo di cose.

Mi hanno prima fatto dire di odiare il mio Paese, poi di amarlo. Mi hanno fatto innamorare di un uomo per poi odiarlo. Mi hanno fatto combattere per qualcosa che non ero pronta a fare. E mi hanno dato una fine che io non volevo.

Ed adesso arrivo ad un ennesimo capolinea. Prima da surrogata di madre amorevole, poi da sguattera, subito dopo da madre odiosa e per finire di nuovo una madre, ma stavolta una vera.

Tutto è iniziato quando un dannato giorno di mietitura mi sono svegliata e sono andata a caccia col mio compagno Gale... ma la storia lo sapete.

Sono arrivata a chiedermi che senso abbia avuto essermi offerta volontaria come tributo per salvare mia sorella, dato che è morta comunque dopo nemmeno due anni. Ci si fanno delle domande serie alla mia età.

Per esempio, perchè mi sono innamorata di Peeta? Insomma, io amavo Gale, lo amavo con tutta l'anima, e lui amava me, eravamo perfetti, perfetti, così simili, con così tante cose in comune.. forse ho smesso di amarlo nello stesso instante nella quale ha ucciso mia sorella. Ok, non l'ha uccisa lui, ma è stata colpa sua, il che è come se se fosse lui l'artefice carnale.

Non sono mai riuscita a capire se ho imparato col tempo ad amare Peeta o l'ho amato fin dal principio, perchè eravamo troppo diversi fra noi e lui aveva da insegnarmi tante cose bellissime. Questo non l'ho capito.

Non ho capito nemmeno come sono riuscita ad accettare le varie gravidanze ma.. in fin dei conti quello che vale è che ce l'ho fatta, no? Ed ora sono di nuovo qui.

Almeno stavolta mi hanno concesso di esprimermi.

All'inizio ho accettato di prendermi cura del figlio del mio caro amico per ricambiarlo in qualche modo, ma anche per far felice Peeta, che non vedeva l'ora di una famiglia. Ma tutto sommato mi hanno trattata bene stavolta, se non contiamo la gravidanza persa che mi hanno fatto subire, il coma in cui mi hanno fatto entrare e quella specie di figlia in provetta che chissà come ho partorito dall'uomo che amavo\non amavo, odiavo\non odiavo, ha\non ha ucciso mia sorella.

È stato un bel lavoro stavolta, intanto non ho dovuto uccidere nessuno tranne qualche maialino per farci la porchetta (Peeta è bravissimo ad affumicare), ma nulla di che.

Qualche piccolo neo è stato che ho visto morire un sacco di persone, e mi sono ricordata della morte del mio amico, che mi ha devastata almeno un'altra volta, come tutte le altre persone care che mi sono morte davanti, d'altronde. Non è una cosa che si dimentica facilmente.

Alla fine ho avuto una figlia che ha avuto un figlio e due figli miei, non ho ancora ben capito come ho fatto (è ancora tutto un po' confuso) ma va bene comunque, sono felice.



Image and video hosting by TinyPic


Peeta:

 

Mi hanno chiamato mentre stavo tagliuzzando un po' di pesce che aveva pescato J. Chissà in quale parte perduta di Panem per dirmi che mi avevano lasciato un piccolo spazio per interpretatori, dunque è questo? Naturalmente, sotto quello di mia moglie, perchè tanto è lei la più importante.

Inutile lamentarsi, ho il secondo posto intanto.

Che dire? Tanto nessuno mi considera mai. Ricevo un milione di proposte di matrimonio ogni giorno e sembra che chiunque si sia dimenticato che sono già sposato (io lo dico sempre che sposarsi giovani è la cazzata più grande che si possa fare) e che tutto sommato ho un matrimonio felice.

Nella mia trentennale esistenza mi hanno fatte fare cose patetiche e no, e che ci si creda o no è stato molto più difficile per me che per la mia consorte (ma viene chiamata così perchè avremo la stessa sorte?). Mi hanno depistato quante? Uno, tre, cinquanta milioni di volte? Eppure sono ancora vivo e vegeto.

Tutte le notti bacio i miei figli, faccio l'amore con mia moglie, do' l'ennesima benedizione al mio figlioccio e alla mia figliastra, e tutte le mattine preparo la colazione a mia moglie, do' la pappa ai miei figli, e aiuto il mio figlioccio e la mia figliastra a rifare i letti. Sto bene e sono felice.

Non sono messo così male.

Ma nessuno mi calcola mai.

Non sono forse capace di badare alla mia famiglia? Per carità, Katniss mi da anche troppa stima, ma vengo sempre considerato un debole perchè loro sono più forti di me.

È noioso così. E mi offendo spesso.

Ma, come ho già detto, sono felice. Due meravigliosi figli, una moglie stupenda, e la felicità che m'investa. Ma si sa, come la felicità viene se ne va. Ma siamo pronti a tutto, ne abbiamo passate tante, soprattutto io.

Adesso è sera, devo andare da mia moglie. Gli incubi sono tornati, a tutti tranne che alla mia figliastra, ma va bene così, posso consolare tutti, ed io mi consolo da solo. Sono nato per questo, ho la stessa funzione di un orsacchiotto o di una bambola, come quelli che hanno regalato le ragazze ai loro figli o J. a sua moglie. È una cosa dolce, e sono felice di ricadere questo ruolo.

Sono fiero di dire che sono finalmente felice.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1087322