Il Mondo dei quattro Elementi.

di Mattyss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1^ capitolo. ***
Capitolo 2: *** 2^ capitolo. ***
Capitolo 3: *** 3^ capitolo. ***
Capitolo 4: *** 4^capitolo. ***
Capitolo 5: *** 5^capitolo. ***
Capitolo 6: *** 6^capitolo. ***
Capitolo 7: *** 7^capitolo. ***
Capitolo 8: *** 8^capitolo. ***
Capitolo 9: *** 9^ capitolo. ***
Capitolo 10: *** cap.10^ ***
Capitolo 11: *** cap.11^ ***
Capitolo 12: *** cap.12^ ***
Capitolo 13: *** Cap.13 ***
Capitolo 14: *** cap.14 ***
Capitolo 15: *** cap.15 ***
Capitolo 16: *** cap.17 ***
Capitolo 17: *** cap.18 ***
Capitolo 18: *** cap.19 ***
Capitolo 19: *** cap.20 ***
Capitolo 20: *** cap.21 ***
Capitolo 21: *** cap.22 ***
Capitolo 22: *** cap.23 ***
Capitolo 23: *** cap.24 ***
Capitolo 24: *** cap.25 ***
Capitolo 25: *** cap.26 ***



Capitolo 1
*** 1^ capitolo. ***


 

                                                                      1.

 

Un’onda fu più forte delle altre. Andò a sbattere contro uno scoglio. Sàmir si svegliò. Faticò a capire dove si trovava, ma in un secondo momento mise a fuoco il tutto. Era nel suo letto, nella sua camera, nella città di Bagnarel, situata nel regno dell’acqua. Sàmir guardò l’orologio, erano le sette in punto. Squadrò un po’ il soffitto e poi si rimise a dormire pensando che fosse un po’ presto per la pesca, e comunque il suo amico Gil non aveva ancora bussato alla porta. Si rimise sotto le coperte e si assopì. Solo un’ora dopo qualcuno bussò alla porta. “ Sam, Sam sono io, il tuo amico Gil, aprimi “. Sàmir si risvegliò di malumore, ma in ogni caso decise di andare ad aprire la porta. “ Ciao Gil, che ci fai qui ? “ ” Come che ci faccio qui ? te ne sei dimenticato ? oggi c’è l’annuale gara di pesca. Si terrà nel peschereccio che il re e la regina hanno inaugurato da poco. Te lo ricordi ? “ Sàmir fece una faccia alquanto interrogativa ma poi ricordò. “ Ah, quello nel quale ha partecipato anche il re del regno dell’aria, si ora ricordo.” “ Esatto, ora vatti a preparare, o non arriveremo in tempo “ Mentre Sàmir, chiamato dagli amici Sam, chiudeva la porta, Gil si mise a rimirare l’acqua limpida del mare a sedere davanti a casa di Sàmir. Il regno era completamente ricoperto dall’acqua. Ce n’era dappertutto ed essa non lasciava spazio a neppure un ciuffo d’erba. Tant’ è che il regno era completamente disabitato tranne che nella capitale, Bagnarel, dove vivevano proprio Sàmir e Gil. Gli abitanti del regno dell’acqua prendevano il nome di bagnariti, appunto abitanti di Bagnarel. Avevano capelli blu e occhi verdi, orecchie a punta molto piccole, tanto che se un bagnarita aveva i capelli lunghi non si vedevano. Le case della capitale erano palafitte che si innalzavano per due metri dall’acqua; così ci sarebbe potuta essere la sopravvivenza anche in un mondo ostile. Tutti i bagnariti erano pescatori. Tutti sapevano orientarsi in mare. Così erano anche Sàmir e Gil, da sempre addestrati a fare questo.

Il regno dell’acqua era solo uno dei quattro regni del mondo, i restanti regni erano: dell’aria, del fuoco, del legno. Soltanto il regno dell’acqua e quello dell’aria erano abitati, negli altri non c’erano le condizioni perché si potesse sviluppare la vita. Nei quattro regni non vi è e non vi è mai stata nessun tipo di luce, o meglio nessun tipo di luce naturale, e per rimediare a questo al centro del mondo vi è situato il gran ghiacciaio, il padre dei quattro regni, e nel centro dello stesso vi è una torcia artificiale alta 300 metri da terra. Questa torcia viene tutti i giorni controllata dai mezzi scienziati, di razza umanoidi, per evitare che si possa un giorno spegnere. E mandare quindi in rovina il mondo.

Gil distolse gli occhi dall’acqua e si alzò in piedi per vedere se Sàmir non avesse avuto qualche problema mentre si preparava. Bussò alla porta “ Sam, Sam sbrigati, la gara inizierà tra dieci minuti. Non possiamo permetterci di arrivare in ritardo “ Gil si stupì che Sam non lo avesse sentito, allora girò la maniglia della porta di legno ed entrò. La casa di Sàmir era una casetta tutt’altro che grande, pensò Gil, che avendo visto fino a quel momento la casa soltanto all’esterno se la sarebbe immaginata leggermente più grande. Aveva tre stanze, la camera da letto, la cucina, e il bagno. Insomma, la mini casa era dotata del minimo indispensabile. Gil pensò che non era molto differente dalla sua, e che tutte le palafitte di Bagnarel più o meno si assomigliavano.” Sàm, dove sei finito?” “ Ehi, Gil sono in bagno,un istante e arrivo “  Sàmir uscì dal bagno vestito per andare alla gara.” oh, finalmente sei uscito. Bene, possiamo andare”.

Mentre Gil usciva dalla porta Sàmir si fermò sullo stipite e lo guardò.” Che c’è ancora ?” “ Gil,promettimi una cosa.” <”Dimmi, ti ascolto “ Sàmir fece un gran respiro e parlò.

“ Mi devi promettere che se vincerò io, poi andremo in barca al mare insieme, oggi non ho ancora pescato niente e le provviste in casa scarseggiano,sarebbe meglio andare a pescare qualcosa “ Gil ci pensò un po’ e poi rispose.” Va bene,accetto; ma nel caso in cui vincerò io, tu questa sera verrai a casa mia e mangerai il polipo” Sàmir fece un segno di disgusto e guardò male Gil. Tant’ è che l’amico si fece una grandissima risata.” Gil, non puoi farmi questo!” L’altro si mise a ridere ancora di più. Sàmir odiava il polipo, fin dall’infanzia. Non poteva neanche assaggiarlo che subito gli veniva il senso di vomito. Per questo motivo mangiava quasi esclusivamente pesce,o raramente gamberi. E Gil suo malgrado si divertiva sempre a mettere il polipo come oggetto di scommessa fra i due. Fino a quel momento Sàmir non aveva mai perso una scommessa, chissà se quel giorno gli sarebbe toccato. “ Gil, mi hai rovinato una bellissima giornata,me la pagherai!!”

E così dicendo presero la barca che Sàmir custodiva davanti a casa in una specie di piccolo porto di attracco e remando con tutta la loro forza si diressero verso il peschereccio. Lì c’erano già tutti i partecipanti, mancavano solo loro, per cui quando arrivarono si affrettarono a smontare dalla barca e a raggiungere le postazioni di pesca a loro assegnate. Quando ebbero preso posto Gil guardò Sàmir e gli disse piano “ Vedi scemo, te lo avevo detto di muoverti, ora ce la avranno tutti con noi “ Ed, in effetti, da quando avevano messo piede nel peschereccio non avevano avuto sguardi molto belli dal pubblico. Gil in ogni caso pensò che non c’era da stupirsi, perché per colpa di Sàmir che era sempre ritardatario facevano entrambi una figura pessima alle gare. Il presentatore, un uomo corpulento di bassa statura disse con un tono di voce che fece sobbalzare dalla paura tutti i partecipanti “ Bene, ora che ci siamo tutti possiamo cominciare. 3,2,1 che la gara annuale di pesca inizi ora!” Tutti i partecipanti uno ad uno prepararono le loro canne da pesca munite di esca e le gettarono nell’acqua. Passarono dieci minuti ma nessuno riuscì a prendere qualcosa. Sembrava che l’acqua fosse completamente senza prede. Il primo che pescò qualcosa fu un ragazzino che non avrà avuto più di dodici anni; sia Sàmir che Gil ne avevano ben quattro più di lui, e sicuramente anche più esperienza visto come sorreggeva la canna mentre un altro ragazzo toglieva l’amo dalla bocca del pesce che aveva appena pescato. “ Pff, fortuna” bisbigliò Sàmir a Gil e quell’altro gli lanciò uno sguardo di approvazione. Gil discostò un attimo lo sguardo dalla gara e vide che nel punto più lontano da dove si trovavano loro, in mezzo al pubblico, c’era una signora e un signore di mezza età molto eleganti che si stavano sbracciando e urlavano qualcosa, forse un nome che Gil non riuscì a capire bene per il chiasso che c’era. “ Oh, Sam guarda, il re e la regina del regno” Sam guardò in quella direzione. Il re e la regina si stavano ancora sbracciando, ma ora molto più forte. “ Perché fanno così ? “ Gil parve per un attimo turbato, poi rispose. “ Vedi quel ragazzino che ha appena pescato il pesce  ? Ecco, loro sono i suoi zii “ Sàmir guardò ancora e vide che di fianco a loro c’era anche una ragazza. “ Oh, c’è anche Gulyen “ Gil guardò Sàmir sorridendo. “So cosa vuoi dirmi Gil, ma sai benissimo che non è vero!” Gulyen era innamorata di Sàmir da sempre, fin dai tempi dell’asilo, ma a lui purtroppo non interessava e questa cosa la faceva stare male. Lui voleva solo esserle amico. Niente di più. Da sempre, quando i due amici si trovavano in un posto dove c’era anche lei, Gil ridacchiava piano prendendo  in giro Sàmir, ecco perché ora Sàmir sapeva già cosa gli avrebbe voluto dire l’amico. Sàmir stava ancora guardando la famiglia reale quando per un soffio la canna non gli scivolò e finì dentro l’acqua. “Evviva ci siamo! Uno ha abboccato “ Sàmir arrotolò la bava con forza ed ecco che uscì un grande gambero di colore rossiccio. Gil ne rimase ammaliato. “ Wow, ma è un esemplare stupendo, qui da noi lo trovi solo se ti inoltri al largo “ Sàmir gli fece un sorrisetto. “ Mi sa che ti toccherà venire con me dopo la gara! “ “ io non ne sarei tanto sicuro” Replicò l’altro.

La gara continuò molto ricca. Gil e Sàmir erano pari a quota dieci pesci, nel frattempo il ragazzino aveva pescato due pesci di dimensioni enormi. Gli altri partecipanti erano pari a quota due pesci ciascuno. Dopo cinque minuti il presentatore sempre con aria molto burbera disse “Mancano dieci minuti alla fine della gara. Finito il tempo, chi avrà pescato più pesci sarà proclamato vincitore “Gil e Sam si guardarono. “Manca ancora poco tempo: che vinca il migliore Gil “

“Va bene, che vinca il migliore “ E si rimisero concentrati su quello che stavano facendo.

Allo scadere del tempo, I due ragazzi furono sorpresi di non avere vinto nessuno dei due. Il vincitore della gara fu invece il ragazzino di prima, il nipote del re e della regina. Aveva pescato ben 20 pesci, il doppio di quelli rispettivamente di Sàmir e Gil e sembrava vantarsene. Andò sul palco per ricevere gli applausi e fu proclamato vincitore. In un secondo momento lo raggiunsero gli zii e Gulyen sua cugina. Sàmir non poteva credere che un ragazzetto fosse più abile di lui nella pesca. Finita la cerimonia di proclamazione del vincitore i due ragazzi tornarono alla barca e remarono fino alla casa di Sàmir. “ Dai Sam, non te la prendere, vedrai che la prossima volta andrà meglio” lo rassicurò l’amico. “ Lo spero anche io Gil” Rispose. Sàmir non eccedeva soltanto nella pesca, era anche un abilissimo guerriero. Combattere era l’altra sua attività preferita e per questo frequentava dall’età di dieci anni l’accademia d’armi di Bagnarel. Non era molto frequentata,per il fatto che quasi tutti i bagnariti erano pescatori e nient’altro. Sàmir però dimostrava molta dimestichezza con le armi a tal punto che aveva deciso di iscriversi all’accademia per allenarsi a diventare un ottimo spadaccino, lo considerava anche una forma di difesa personale che non avrebbe guastato. Si recava all’accademia tre giorni alla settimana e aveva un totale di 100 lezioni. Al termine dell’ultima lezione, una giuria valutava se un allievo fosse stato all’altezza di ricevere il titolo di spadaccino medio. Un titolo che, anche se non era il massimo, dimostrava che te la sapevi cavare discretamente con la spada e affini. “ Ehi Sam, perché non andiamo un po’ ad allenarci ? E’ da un po’ che non combattiamo. Potrebbe servirti per scacciare il pensiero della perdita alla gara. Che ne dici ?” Sàmir fece un sorriso. “ Grazie Gil, tu sai sempre come farmi tornare il sorriso “ Dopo di che entrarono in casa. Sàmir andò in direzione di una cassapanca antica e ne tirò fuori un pugnale anch’esso antico e degli indumenti da guerriero. Poi per ultimo tirò fuori un bastone di legno. “ Bene, vedo che il mio bastone è ancora integro “ Gil non aveva questa abilità alle armi come Sàmir, però era felice di poter accompagnare ogni tanto al “campo lotta” così lo avevano soprannominato il suo amico per fare due tiri e per mantenerlo in allenamento. In fondo gli amici servivano anche a questo. Sàmir si infilò l’armatura compresa d’elmo, brache e giacca fatta apposta per i combattimenti; mise il pugnale nella cintola se lo legò in vita e poi uscirono di casa. L’armatura che possedeva era quella che gli avevano dato in accademia, gli era consentito portarsela a casa. L’unica cosa che non poteva portarsi a casa era la sua spada personale. Quella poteva usarla soltanto lì, quando faceva lezione. Ecco perché per allenarsi con Gil aveva rimediato un pugnale vecchissimo, ma per niente pesante, tanto che era facile maneggiarlo e alla fine gli si era affezionato. In ogni caso Sàmir aveva sempre desiderato possedere una spada tutta sua, una spada che avrebbe portato sempre con se, anche nei momenti di pesca e che lo avrebbe consolato nei momenti come quello dopo la sconfitta alla gara annuale. I due amici ritornarono nella barca di Sàmir, la sganciarono dal piccolo porto di attracco di casa sua, si misero in posizione e cominciarono a remare verso est. Il campo lotta era nient’altro che un palco di legno simile come impostazione a tutte le case della città. La superficie del campo in ogni caso era elevatissima, almeno dieci metri; Non ci sarebbe stato rischio, per i due finire dentro l’acqua mentre combattevano. Sàmir parve risollevarsi quando vide quel luogo. “Bene, eccoci qui” <<vedrai,ora Gil se ti lascerò il tempo per respirare durante l’allenamento.>>  I due attraccarono la barca, e salirono sul palco. Sotto i loro piedi era disegnato un cerchio, che delimitava il palco effettivo; al di fuori di esso c’era erba, per lo più artificiale, usata per abbellire il tutto. Fu Gil il primo ad agire. “ Bene, mettiamoci in posizione “ Sàmir e Gil si misero uno di fronte all’altro pronti a colpire. Sàmir non se lo fece ripetere due volte e si scagliò contro il compagno. Era un misto di forza,velocità e possedeva anche una discreta agilità. Gil dai tanti incontri che avevano già fatto, ormai aveva dalla sua la parata, e raramente attaccava, consapevole che la sua tecnica era di gran lunga inferiore a quella di Sàmir. --------------------------------Gil chiuse gli occhi, si concentrò solo sul suo avversario, ormai a pochi metri da lui. Percepiva i suoi passi, il rumore del pugnale quando sferzava l’aria e non si sarebbe fatto fregare. Quando Sàmir fu abbastanza vicino, si preparò a lanciare un fendente a pieno petto, se fosse andato a segno, gli avrebbe strappato il cuore. L’amico non rimase a pensare e rispose bloccando il pugnale dell’attaccante con il suo bastone, l’impatto fece allontanare Sàmir di qualche centimetro; tuttavia, non perse l’equilibrio. << Ehi, non male Gil; vedo che non hai dimenticato i nostri vecchi modi di combattere bravo >> Ma Gil non si fece ingannare. Sapeva bene che una piccola distrazione e avrebbe potuto anche metterci la pelle. Capì subito che il compagno avrebbe utilizzato un’altra strategia, infondo Sàmir era così, decisamente imprevedibile.

Sàmir scrutò l’avversario. <<Vediamo come te la cavi con l’attacco a bassa quota>>. Pensò. Riprese immediatamente ad attaccare. Questa volta voleva confonderlo, e ci sarebbe riuscito a tutti i costi, non avrebbe lasciato che il bastone tanto spesso lo bloccasse un’altra volta. Sàmir corse talmente veloce che Gil non riuscì quasi a vederlo. Puntava al basso, ma Gil pareva non essersene ancora accorto. Sàmir si portò abbastanza vicino all’avversario. Poi ebbe un’idea: ritentò il colpo di prima in pieno petto. Sapeva già che il colpo sarebbe andato a vuoto; infatti il fendente rimase bloccato. “ Non ti capisco, fai sempre la stessa mossa” Ma Sàmir fu veloce come un fulmine, liberò il pugnale dalla morsa del bastone, fece una piroetta in questo modo allontanò la spada dell’avversario dal corpo stesso e la allontanò fino che la spada non si ritrovò alta a mezz’aria. In un secondo momento Sàmir si accovacciò e lanciò un fendente minaccioso altezza gambe. La potenza del pugnale non poteva essere eguagliata a quella di una spada, per cui l’amico non si ferì; cadde però a terra a seguito della perdita di equilibrio. “ E bravo Sàmir” L’altro si rialzò in piedi, era stremato, non ce la faceva più e il prossimo colpo sarebbe stato quello decisivo. Sàmir si preparò a sferrare il colpo finale. Dopo la caduta, Gil era diventato molto più attento alle mosse dell’avversario, che cercava sempre di capire in anticipo. <<Tenterò il tutto per tutto>> si disse. Ancora un po’ stanco, preparò il colpo. Era l’alunno più veloce dell’accademia e questa sua capacità gli piaceva tantissimo. Non attese due volte e si rimise imperterrito a correre. Anche se il nemico era diventato più attento, Sàmir pensò che non avrebbe potuto bloccargli un fendente dall’alto; Per cui quando Sàmir fu abbastanza vicino a Gil spiccò un salto non rumoroso ma potente, si alzò di almeno cinque metri da terra sopra la testa dell’amico. Quando fu all’altezza giusta, lanciò il fendente.

Gil dal canto suo, non si fece cogliere impreparato e bloccò per tutta risposta il colpo. L’impatto fu tremendo e vide Sàmir schiantato al di fuori del campo,finì dritto sull’erba. Rimase lì un po’, incantato dal paesaggio, mentre Gil era ancora sul campo che ansimava dalla stanchezza. Poi dopo un po’ si girò verso l’amico. “ Bello scontro Gil, migliori sempre di più; sono fiero di te “ L’amico gli sorrise. “ Anche tu sei stato molto bravo, complimenti”

 

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Capitolo 2
*** 2^ capitolo. ***


                                                                       2.

 

Il giorno successivo arrivò molto in fretta. Sàmir si svegliò e capì che quello sarebbe stato un giorno di lezione all’accademia. Al titolo di spadaccino medio, mancavano dieci lezioni. Si promise che si sarebbe impegnato al massimo per ottenere quel titolo, Infondo era quello che voleva. Andò davanti alla cassapanca e l’aprì. Tirò fuori la sua armatura e la indossò. Infine uscì di casa e si precipitò nel suo piccolo porto per sganciare la barca e partire. L’accademia d’armi di Bagnarel si trovava in direzione nord della capitale, era situata più o meno venti metri d’altezza dall’acqua, sorretta da dei bastoni di legno molto rinforzati. Vicino all’edificio, subito dietro c’era l’arena per i combattimenti. Nell’arena si svolgevano le lezioni di pratica contro i maestri e solo raramente contro gli allievi, appunto perché gli allievi scarseggiavano. Nell’accademia vera e propria si svolgevano solo le lezioni di teoria. Era un edificio enorme e per quanto Sàmir la conoscesse molto bene, non si era ancora abituato alla maestosità di quel luogo. Fissò la sua barca e salì sul solito pavimento di legno. Dopo dieci passi raggiunse l’edificio. Entrò e non fu stupito di vedere soltanto qualche maestro al lavoro, visto che davvero poche persone la frequentavano. <<Molto meglio>> si disse Sàmir. Non amava molto il casino e non avrebbe sopportato il vociare continuo della gente in allenamento. Si guardò intorno nel tentativo di individuare il suo maestro. Ecco che qualcuno gli arrivò alle spalle e lo fece sobbalzare dallo spavento. “ Accidenti Torik, mi hai fatto prendere un colpo” Quell’altro si mise a ridere di gusto “ Scusa, non l’ho fatto apposta “ Torik era uno gnomo. Nel mondo dei quattro elementi Gli gnomi erano gli unici a sapere usare le armi dalla nascita, non c’era eccezione. Ecco perché tutti i maestri nell’accademia erano di quella razza. Era un signore sui 30 anni, basso ma molto simpatico, aveva lunghi baffi che si confondevano nella folta barba bianca che gli scendeva dal collo, finendo intrecciata in una maestosa treccia. Perfino i capelli, anch’essi scuri, erano quasi tutti intrecciati in minuscole treccioline. A Torik piaceva molto fare lezione con Sàmir. Lo considerava un prodigio, per il fatto che era forse il solo Bagnarita a cui piacessero le armi. Le amava proprio quanto lui, e col passare del tempo erano diventati due amici inseparabili. Torik fece per dire qualcosa a Sàmir ma si bloccò all’istante. Sàmir pensò che gli stesse per dire qualcosa che non gli avrebbe fatto piacere. In un secondo momento, si decise a parlare. “ Oggi affronterai l’ultima lezione di teoria “ Sàmir fece un segno di disgusto.  La teoria non faceva per lui, in effetti era giusto sufficiente. I combattimenti invece erano il suo forte, e Torik sapeva che i combattimenti erano più importanti della teoria; per questo non dava peso ai problemi che il suo allievo aveva con la parte teorica. “ Va bene, ma promettimi che le restanti nove lezioni saranno tutte di pratica” “Te lo prometto “ rispose Torik sorridendo. Prima del titolo di spadaccino medio, qualunque allievo doveva fare almeno nove lezioni di pratica per essere più preparato possibile in vista dell’esame per il titolo. L’esame si svolgeva in questo modo: L’allievo preso in causa doveva saper dimostrare un’ottima preparazione in fatto di spada, e l’esame consisteva nel dover battere in duelli a colpi di spada i restanti maestri dell’accademia. Vi erano in tutto nove maestri escluso Torik. Sàmir sapeva che lui sapeva solo il modo di combattere di Torik, e non sapeva come avrebbero agito gli altri maestri, per cui era una sfida alquanto difficile.<< Comunque visto che sono tutti maestri più o meno combatteranno come Torik, o almeno spero>> Si disse fra se e se; ma ci mise poco a scacciare quel pensiero perché Torik gli parlò “ Ora vado a cambiarmi, tu intanto recati nella sala 1 quella per le lezioni di livello superiore e aspettami lì” dopodiché sparì veloce come la luce. Sàmir si incamminò in direzione della sala 1 ed entrò dentro.

La sala 1 era la sala finale, quella che preannunciava l’arrivo delle ultime lezioni di teoria e quindi dell’esercitazione di pratica e poi dell’esame. Non aveva sedie bensì degli spalti simili a quelli dello stadio e una cattedra all’inizio della sala con una lavagna subito dietro di essa. Per una seconda volta Sàmir non si stupì di essere solo bensì si incamminò fino al suo armadietto e prese i libri che gli sarebbero serviti per quella lezione. Non vedeva l’ora che arrivasse il prof e che quella lezione finisse in fretta. Per questa settimana gli mancavano ancora due lezioni da fare, e fu felice di sapere che sarebbero state entrambe di pratica.

Mentre pensava allo splendore dei combattimenti entrò Torik. “Eccomi qui “ disse al ragazzo e poi si sedette dietro a cattedra. Infine riparlò al suo alunno “ Bene Sàmir visto che sulla spada non ho più niente da insegnarti amplierò lo studio di un’altra arma che ti potrebbe capitare tra le mani: l’ascia. “ Sàmir rimase non seppe se rimanere stupito e ammaliato da quella affermazione.

Il maestro riprese a parlare “ Ovviamente ti farò studiare solo i fondamentali e comunque non sarà oggetto dell’esame “ A quell’ultima affermazione Sàmir fece un sospiro di sollievo e poi aprì il libro alla pagina che gli aveva detto il maestro e che avrebbe studiato per tutta la mattinata. In quella pagina erano raffigurati tutti i modi per impugnare l’ascia che comunque è considerata il doppio come peso rispetto alla spada, e anche le tecniche più semplici per maneggiarla. Sàmir non aveva bisogno di nient’altro se avesse imparato quelle poche cose se la sarebbe cavata anche con un’arma fino a quel momento a lui sconosciuta. Passò l’intera mattinata, studiando tutto quello che gli serviva sapere sull’ascia, mentre Torik si allenava da solo con la sua infallibile spada. Era un’arma molto robusta, dove al centro dell’elsa era incisa la sua iniziale, la T e così era per tutti i maestri. Torik era molto preciso, lanciava fendenti molto potenti e soprattutto non ne sbagliava mai uno; quando Sàmir combatteva con lui doveva tirare fuori tutta la sua bravura e doveva concentrarsi al massimo se voleva vincere. Quando le lancette dell’orologio sfiorarono le 11.30 Nella stanza dove Sàmir stava studiando ricomparve Torik “ Bene, Sàmir la lezione di oggi è ufficialmente finita, puoi andare a casa, poiché non ti chiederò di mettere alla prova quello che hai studiato con un combattimento. “

Sàmir rimise il libro nel suo zaino, scese dagli spalti, andò incontro al prof e lo abbracciò “ Grazie mille Torik” e poi aggiunse “ Ci vediamo domani “ e così facendo uscì dall’accademia e si fermò un attimo a rimirarla pensando a quanto aveva imparato durante tutto quel tempo passato insieme a Torik, il suo unico,grande maestro. Sàmir tornò alla barca e remando deciso riprese la strada di casa.

Gil si svegliò, e guardò fuori dalla finestra. < è una splendida giornata di sole, perfetta per la pesca>>  pensò e si vestì in fretta per andare a pescare qualcosa che avrebbe poi mangiato la sera, visto che la dispensa era mezza vuota. Si infilò i suoi abiti, preparò l’attrezzatura, andò nel suo piccolo porto davanti a casa, e si accomodò nella sua barca, pronto per un’ intensa giornata di pesca. Remò con tutta la sua forza e raggiunse un punto del mare vicino a casa sua che era perfetto per pescare. Era il punto più profondo che conosceva, ed era il punto in cui riusciva a pescare più pesci. In effetti la prima preda non tardò ad arrivare, un pesce gatto di dimensioni enormi,che mise senza indugiare nel suo secchiello porta pesci.

Sàmir uscì di casa e notò che era felice. Era felice perché finalmente aveva terminato le lezioni di teoria all’accademia e ora lo aspettavano solo emozionanti lezioni di pratica, la disciplina che più amava. Si diresse come al solito all’accademia, convinto che quella sarebbe stata una splendida giornata. Torik era nell’atrio che lo aspettava, pronto per un combattimento di quelli indimenticabili. Era vestito non più da insegnante come era il giorno prima, ma da vero guerriero ed i suoi vestiti erano più o meno simili a quelli di Sàmir, tranne che di una taglia più grande. “Ehi, ciao Sam; pronto per l’allenamento ?” Sàmir annuì “Certo maestro, prontissimo” I due si diressero all’arena. Era un luogo ospitale, molto simile come impostazione all’accademia vera e propria: aveva sempre gli spalti dove, nei combattimenti importanti un pubblico seguiva il combattimento. In questo caso non c’era nessuno, soltanto loro due; <<Tanto meglio>> pensò Sàmir, che preferiva combattere senza troppa gente che lo stesse a guardare. I due combattenti si misero in posizione. Sàmir si stupì di quanto Torik fosse concentrato;

anche se non voleva farlo vedere,sapeva bene quali fossero le capacità di Sàmir e sapeva che il fatto che vincesse non era per nulla scontato. Il suo pensiero durò poco, e subito si mise a correre in direzione di Sàmir come un lampo. Sàmir non si fece trovare impreparato e quando il suo maestro fece per lanciare il fendente all’allievo Sàmir si scostò e schivò con eleganza il colpo. “Bella mossa ragazzo” Sàmir approfittò di quel momento nel quale il suo maestro si stava riprendendo dal colpo che aveva appena tentato di lanciare e si mise a correre per pochi metri dopodiché fece un balzo che lasciò stupito l’avversario,  dato che non si accorse nemmeno che Sàmir l’aveva già colpito a una spalla. Ci fu un contraccolpo, e Torik fu espulso dal campo di lotta in un modo così veloce che Sàmir quasi non se ne accorse. Torik era per terra, respirava con affanno, e faticava ad alzarsi. Sàmir si rimise a correre. <<Devo colpirlo finché è a terra, solo così porrò fine all’incontro. Ce la devo fare!>> Torik da terra scorse la luce che c’era in quel momento negli occhi del suo allievo. Ora non c’era più il legame che li univa, ora per Sàmir quello era un avversario e non bisognava avere pietà. A Torik questo comportamento piaceva, perché in battaglia non bisogna avere pietà per nessuno, se hai pietà, rischi molto probabilmente di andare incontro a morte certa. <<Non mi devo dimenticare chi sono! Io sono il maestro e il maestro non si fa battere da un allievo, mai e poi mai! >>Dopo queste parole che Torik si ripeté in testa si alzò a fatica e aspettò l’avversario. Sàmir correva ancora, sempre con la stessa furia negli occhi e sembrava quasi che non capisse quel che stesse facendo. A quel punto Torik vide che Sàmir era lontano poche braccia da lui, e prontissimo escogitò un piano: veloce come la luce approfittando il fatto che Sàmir lo stava attaccando e non si aspettava un contrattacco così di sorpresa e comunque non immaginava di doversi proteggere mentre attaccava gli sferrò un fendente nel petto, e questa mossa stupì di gran lunga Sàmir che,ovviamente, non si aspettava. Cadde per terra come morto. Era solo una ferita marginale poiché Sàmir fece in tempo a scostarsi di un millimetro. Torik alzò la spada al cielo felice di avere vinto. Poi andò a soccorrere il suo amico. Appena Sàmir lo vide gli fece un gesto interrogativo “ Ma .. ma come hai fatto?”

“ Ho solo sferrato un contrattacco. Che ti serva di lezione figliolo, anche per quando sosterrai l’esame. Una persona che attacca ha una difesa praticamente nulla. E non è difficile sorprenderla “

Dopo quelle parole Sàmir si alzò a fatica e pensò a quanto tutti i giorni ci fosse qualcosa di nuovo da imparare. Gil dopo avere pescato ben otto pesci, si disse che le prede scarseggiavano un po’ e vedendo che il sole era ormai calato decise di tornare a casa. Lo stesso fece anche Sàmir.

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Capitolo 3
*** 3^ capitolo. ***


                                                                     3.

 

I giorni successivi furono per Sàmir un continuo via vai tra la sua casa, l’accademia e la pesca. Ogni tanto nel tempo libero si concedeva anche qualche combattimento al campo lotta con Gil, ma ancor prima di iniziare si sapeva già chi sarebbe stato il vincitore. I combattimenti che Sàmir affrontò con Torik furono decisivi e Sàmir ne perse soltanto uno. La sera dell’ultimo combattimento prima dell’esame Torik bloccò Sàmir all’uscita dell’accademia e gli fece le sue congratulazioni.

“ Ragazzo mio, posso dirtelo. Sei stato fenomenale” Sàmir divenne rosso dall’emozione “Oh, Torik dici davvero?” “Certo; la tua tecnica in queste ultime lezioni è migliorata tantissimo e sono assolutamente sicuro che sosterrai questo esame nel migliore dei modi. Spazzerai via gli altri maestri in un battibaleno vedrai” Sàmir fu contento di sapere che il suo maestro nutriva tanta fiducia in lui, anche perché così era molto più incoraggiante. “Sam, non mi resta che dirti in bocca al lupo e vedi di esserci domani” “Grazie maestro, cercherò di fare del mio meglio” e a quelle ultime parole Sàmir salutò Torik e si diresse verso la barca; remò fino a casa sua dove trovò una bella sorpresa. “Ehi ciao Sam, come va?” Gil era seduto sul pavimento davanti a casa di Sàmir e lo stava guardando mentre attraccava la barca. “Ciao Gil, che cosa ci fai tu qui?” Gil lo guardò più intensamente “Sono venuto per chiederti come andava con le ultime lezioni, visto che è un po’ che non ci vediamo” Sàmir fece un sorriso “Torik ha detto che sono stato molto bravo, che sicuramente riuscirò a battere i restanti maestri in un batter d’occhio” Gil parve felice “ Vedi che non ti devi preoccupare, adesso per festeggiare se ti va possiamo andare a pescare qualcosa; la mia dispensa è quasi vuota e non mi va di restare senza mangiare “ Sàmir fece un segno di approvazione “ Ok, anche io non sono messo bene a cibo; sarà meglio andare a pescare qualcosa.” Così facendo Sàmir E Gil si incamminarono sopra alla barca di Sàmir verso un punto del mare dietro casa di Sàmir e si misero a pescare. Gil era svelto, preparava la canna la buttava in mare e aspettava. Sàmir invece era assorto nei suoi pensieri; Pensava sempre all’esame che avrebbe dovuto sostenere domani e proprio di pescare non ne aveva voglia. “Stai pensando all’esame di domani vero?” Gil si era accorto che non era pieno di entusiasmo. “ E’ che ho paura, paura che non possa ottenere il titolo per cui fin da piccolo ho frequentato l’accademia; paura che le mie forze non reggano per battere nove maestri. Ho paura “ “ Dai, Sam non fare così; Sia io che Torik siamo sicuri che ce la farai benissimo ora pensa solo a pescare “ “ Se lo dici tu” La giornata si concluse molto ricca. Sia Gil che Sàmir avevano pescato ben venti pesci ciascuno. Alla fine Sàmir era riuscito a non pensare all’esame e questo lo aveva aiutato a concentrarsi sulla pesca.

Il Fatidico Giorno arrivò. Sàmir si presentò come sempre all’accademia ma questa volta non vestito da guerriero come sempre, perché i vestiti per l’esame glieli avrebbero dati prima di cominciare. Sapeva bene che prima di entrare in arena doveva andare nell’accademia vera e propria per cambiarsi e senza indugiare entrò. In accademia regnava il silenzio più assoluto. Sàmir non ne rimase stupito in quanto i professori erano già in arena che lo aspettavano. Appena mise piede nell’atrio vide Torik che evidentemente lo stava aspettando “Allora, sei pronto?” Sàmir rispose con aria fiera “si, prontissimo” Torik continuò “Bene, vieni ti accompagno nello spogliatoio”

percorsero un corridoio che a Sàmir parve infinito e si ritrovarono davanti agli spogliatoi. Sàmir entrò in uno e si spogliò per indossare gli abiti che era usanza indossare per quella particolare cerimonia. L’armatura era tutta di cristallo nero. C’era l’elmo decorato con strisce arancioni poi c’erano due gambali anch’essi decorati con strisce arancioni e infine una corazza che nel petto portava lo stemma dell’accademia e cioè un piccolo guerriero con spada dentro un cerchio giallo. Anch’essa era decorata con strisce arancioni. Appena ebbe finito uscì dallo spogliatoio e Torik quasi non fece caso ai vestiti “ Bene, possiamo andare” Ripercorsero il corridoio fino a trovarsi nell’atrio. Qui Torik ad un tratto abbracciò Sàmir così forte che quasi si sentì soffocare.

“ Buona fortuna ragazzo mio. Fai vedere agli altri chi ti ha insegnato per tutto questo tempo”

Sàmir gli sorrise “ Ci puoi contare” dopo quelle parole si diressero verso l’arena. Il primo ad entrare per legge doveva essere il maestro e così il primo ad entrare fu Torik. L’arena in queste occasioni subiva una piccola modifica. All’entrata era steso un lunghissimo tappeto rosso che finiva in una postazione dove dietro ad essa erano seduti sua maestà il re e la regina del regno dell’acqua, Torik e il conte del regno. Gli sfidanti invece Di norma sono collocati in piedi in fila di fronte alla postazione attendendo l’entrata dello sfidante. Torik fu il primo a parlare “ E’ con grande onore che presento a tutti voi il mio allievo, colui che ho cresciuto e colui che ha imparato da me l’arte del saper usare la spada, il magnifico Sàmir” A quelle parole a Sàmir non restò che entrare nell’arena.

Rimase stupito da come era cambiata; Non aveva mai assistito a quel tipo di cerimonia e sotto sotto gli piaceva come l’avevano abbellita in quell’istante. Ad ogni passo che faceva si accorgeva sempre di più che tutti lo stavano guardando, re e regina compresi. Anzi sembravano i più curiosi. Appena ebbe finito di camminare sul tappeto rosso i professori sfidanti fecero un passo in avanti e Sàmir dovette andare da loro e stringere la mano ad ognuno. D’altra parte erano le regole e si dovevano rispettare. Anche l’ovale dove si tenevano i combattimenti era cambiato. Era tutto coperto da un tappeto rosso perfettamente della sua misura e Sàmir appena lo vide si chiese dove lo avessero trovato così perfetto.  In un secondo momento il conte diede il “via al combattimento” e il primo maestro si diresse verso una metà dell’ovale. Sàmir fu invitato ad andare nell’altra metà. Dopodiché era compito di Torik dare il via “ 3,2,1 via; che vinca il migliore” Sàmir scrutò due secondi il suo avversario. Era una buona tattica, in questo modo avrebbe capito più velocemente come agire.

Era un omone di più o meno una quarantina d’anni grasso e brutto . <<Sappi chiunque tu sia che non ci tengo a perdere>>. Non ebbe neppure il tempo di finire la frase che quel signore partì all’attacco.

A Sàmir scappò quasi una risata ma si trattenne. Era evidente che il punto forte del primo professore non era la velocità, con quei chili che doveva portarsi dietro. Era anche ovvio che in quanto a forza era il maestro tra i due.  Sàmir capì che doveva usare tutta la sua agilità. Aspettò che il professore si avvicinasse un poco e appena fu poche braccia da lui lo schivò con grazia. Il fendente della spada nemica andò a vuoto. Il professore rimase stupito da quella mossa ma non spiccicò parola. Probabilmente aveva già calcolato che il ragazzo in quanto ad agilità e velocità era nettamente superiore a lui. <<Vuoi vedere la mia velocità eh ? ti accontento subito>>. Sàmir si mise a correre più veloce che poté. Il professore parve non timoroso di quella mossa e restò immobile.<< Pensi di riuscire a bloccarmi il colpo solo perché sei grande e grosso?>> Sàmir era convinto del fatto che avrebbe vinto quella battaglia e anche velocemente. Ma a metà della corsa cambiò strategia. Se avesse continuato a correre diritto come era, forse il colpo il prof glielo avrebbe bloccato di sicuro; altrimenti non c’era spiegazione al fatto che fosse lì immobile. A quel punto cominciò a correre a zig zag. Tanto che dopo tre zig zag il professore si era già perso e quasi non lo vedeva più. Quando si avvicinò abbastanza al nemico fece un balzo. Si alzò di poche braccia da terra e quando fu in traiettoria menò un fendente dall’alto che spiazzò l’omone e lo fece cadere a terra. Ci fu un rumore molto potente e alla fine fu Torik a parlare “ Primo incontro finito; Il vincitore è Sàmir” e subito dopo gli fece un sorriso che Sàmir ricambiò. Anche Il re e la Regina applaudirono a più non posso.

Tanto che Sàmir si sentì realizzato. Ma non era tempo per gli indugi che già il secondo maestro si era posizionato in pista. “3,2,1 via; che vinca il migliore” Anche quell’incontro andò magnificamente e senza ferite. Il professore era si magro, ma sinceramente mancava di tecnica e Sàmir si chiese come avessero potuto assumerlo. Il terzo professore era una donna ma Sàmir si impose di non sottovalutarla. Poteva infliggergli anche quello che non avrebbe immaginato.

La professoressa si mise in posizione e di nuovo Torik diede il via. Questa volta fu Sàmir a partire per primo. Voleva vedere come agiva, come si muoveva. Questa volta non sarebbe riuscito a capirlo dal corpo della prof: Era anche lei magra e slanciata. Appena fu vicino provò il colpo semplice: lanciargli in fendente in petto. La donna prontissima bloccò il colpo; le due spade si incrociarono producendo un tintinnio tipico delle battaglie. E da quello scontro ne venne fuori che Sàmir fu rimandato quasi dove era al’inizio a non poche braccia dalla Professoressa. Vedendo che lei non si muoveva e lo guardava fiera di se, sicurissima di quel che faceva Sàmir si rimise all’attacco. Anche questa volta la donna non si mosse ma Sàmir guardandola negli occhi capì che aveva in mente qualcosa. Rallentò la corsa per avere eventualmente il tempo di proteggersi. Allora gli venne in mente quello che voleva fare la donna. Ella gli guardava sempre la spada. Subito Sàmir non ci fece caso ma poi capì. La donna voleva fare esattamente quello che  pochi giorni prima Torik aveva fatto con lui : voleva colpirlo nel petto avendo a favore il fatto che Sàmir era in attacco e non avrebbe pensato subito alla difesa. <<Non mi farò fregare di nuovo come fece un tempo il mio maestro!>> Sàmir non poteva dimenticare quel momento; ci era rimasto malissimo e non poteva dimenticare nemmeno quello che gli aveva detto dopo Torik e cioè che bisogna sempre stare attenti mentre si attacca perché qualcuno potrebbe tentare il tutto per tutto e così stava facendo la donna in quel momento. Aspettava che Sàmir togliesse la spada da vicino al suo corpo e poi lo avrebbe colpito brutalmente. Sàmir rallentò ancora di un po’ la corsa; ormai era vicino e lo avrebbe colpito. Fu

Un istante. La donna alzò la spada minacciosa e Sàmir usò tutti i riflessi che possedeva;

Virò a sinistra della donna così lei mandò a vuoto il colpo e poi velocissimo lanciò un fendente potente che colpì la spalla della donna. Ella di tutta risposta cadde a terra come morta e Torik annunciò che l’incontro era finito e Sàmir aveva vinto. Questa volta nel tono di voce del maestro Sàmir percepì una nota di contentezza. Forse era felice di sapere che l’allievo aveva messo in pratica quello che lui stesso gli aveva insegnato. Il quarto insegnante era una via di mezzo fra il grasso e il magro. In ogni caso Sàmir riuscì a cavarsela abbastanza bene con un leggero graffio. La stanchezza iniziava a farsi sentire e non poteva essere altrimenti. Senza un minuto per respirare Sàmir vide il quinto insegnante entrare in pista. Il quinto era un ragazzo che avrà avuto un anno in più di lui e anche per questo Sàmir non si fece intimorire. Il ragazzo passò all’attacco. Sàmir era stanco, non riuscì a schivare il colpo ma il ragazzo per raggiungerlo ci mise molto visto che correva piano: per questo motivo Sàmir finì graffiato a una coscia mentre il ragazzo ne era rimasto stanchissimo. <<Bene, per me è arrivato il momento di finirti!>> Sàmir corse con tutto il fiato che aveva è menò un fendente dal basso che fece sgambettare e cadere il ragazzo a terra. Aveva vinto anche questa volta. Con il sesto insegnante le cose si fecero un po’ più difficili. Sàmir ne uscì con un bel taglio e fu portato nell’infermeria dell’accademia. <<Poco male>> si disse: così avrebbe avuto tempo per riposarsi e recuperare le forze che pareva lo avessero abbandonato tutto d’un colpo.

Fu la volta del settimo insegnante. Un’altra donna. Sàmir cominciò a preoccuparsi. Del resto le donne fino ad ora erano le persone con le migliori tattiche. Appena video il volto della sfidante la riconobbe subito. A Bagnarel era conosciuta come “la persona che schiva” appunto perché era bravissima a schivare fendenti. Ormai le tattiche di Sàmir erano finite ma si impose di Fare del suo meglio. Doveva studiare l’avversario; per questo motivo si mise a correre. Adesso che le forze gli erano tornate non era più un problema. Arrivò vicino alla sfidante vide che per sua fortuna era cieca ad un occhio. Dopo questa visione gli venne in testa una strategia che aveva già utilizzato. L’occhio era il destro. Se Sàmir prima di colpire virasse a destra, la sfidante non lo vedrebbe immediatamente perché cieca. In questo modo avrebbe potuto colpirla al fianco sinistro molto velocemente. Disse che era una buona idea. Quando fu vicino virò a destra. La sfidante mosse la testa per vedere meglio in quel momento si sentì un urlo che squarciò l’arena; Non certo proveniente dalla bocca di Sàmir.

La donna aveva un bel taglio profondo al fianco destro e dopo l’impatto della spada amica venne scaraventata fuori dall’area di combattimento e cadde per terra. Aveva vinto. Quasi si commosse dal fatto che tutti e soprattutto il re e la regina lo applaudivano con tanta foga.  Con l’ottavo insegnante Sàmir ne uscì con una bella ferita anche se di striscio. Gli faceva male ma non c’era tempo di andare in infermeria perché avrebbe incontrato “il capo-battaglia”. Così era chiamato il maestro più forte dell’accademia. Per quanto Sàmir lo disprezzasse, gli sarebbe piaciuto avere come insegnante lui. In questo caso sarebbe stato dietro la postazione a guardarlo e non avrebbe combattuto contro di lui. <<Non ce problema tanto lo batterò!>> Il maestro che aveva la bellezza di quarant’anni, piuttosto maturo rispetto al precedente fece il suo ingresso. Sàmir notò che aveva ben due spade. Pochi sapevano mantenerne due in mano anche per l’imminente difficoltà nei movimenti. Sàmir si mise in posizione e il maestro fece altrettanto. Il maestro non si fece pregare e corse contro l’avversario. La sua velocità era impressionante e anche la sua destrezza era buona. Sàmir non avrebbe vinto facilmente. Soprattutto con quella ferita che continuava a bruciargli. Appena fu poche braccia da Sàmir menò due fendenti assieme con le due spade. A Sàmir bastò uno scarto più lungo del normale ma quando ebbe finito per poco non perse l’equilibrio. <<Il ragazzo parte semplice; il vero problema sarà quando userà prima una spada e poi l’altra>>.

Il momento non tardò ad arrivare. Il nemico riprese l’attacco ma stavolta Sàmir vide che una delle due spade era più avanti dell’altra; Avrebbe attaccato prima con quella. Sàmir allora si mise a correre. Doveva tentare le sue mosse all’istante perché non immaginava come si sarebbe mosso l’avversario. Quando i due furono abbastanza vicini il maestro fece per lanciare un fendente ma Sàmir fece un balzo in avanti e sorpassò l’avversario che si guardò in dietro stupito. La sua spada non tagliò altro che l’aria. Allora riprese l’attacco; Ora erano abbastanza vicini. Sàmir dovette escogitare qualcosa sul momento si mise a correre la spada ben salda e quando quell’altro lanciò il fendente Sàmir scartò e colpì con tutta la sua forza l’altra spada dove l’avversario non era concentrato, la spada che gli spenzolava giù per il corpo. Quella cadde a terra lontano dal corpo del maestro e Sàmir gli fece un sorrisetto di sfida. <<Era questo il tuo obiettivo sin dall’inizio vero? Dovevo immaginarmelo!>> Sàmir non lo ascoltò e si girò verso Torik; Era chiaro dall’espressione che il suo maestro era fiero di lui. Il combattimento riprese velocemente. Sàmir scartò due fendenti della spada nemica e il nemico ne scartò uno. Ora sì che Sàmir poteva tentare anche qualche attacco.

Sàmir si preparò di nuovo e il nemico pure. Ora sapeva cosa doveva fare.<< Devo tentare il tutto per tutto! Devo usare la mossa che mi ha angosciato dal primo combattimento di questa giornata e l’userò!>> Si mise a correre velocemente il nemico pure. Quando fu poche braccia dalla spada nemica controllò la posizione di essa. Non era tesa in avanti. Poi Sàmir urlò: <<Benissimo! Proprio quello che volevo!>> Il nemico fece una faccia interrogativa. Sàmir non perse tempo. Approfittando della mancata concentrazione dell’avversario gli lanciò il fendente più potente che aveva usato in vita sua; Utilizzò tutta la sua potenza e si vide scaraventato il maestro quasi vicino alla postazione degli altri. Da tutt’altra parte di dove era lui. Dopo due secondi una voce urlò “ E’ finita. Abbiamo un vincitore del fiocco e del titolo di spadaccino medio. Sàmir! “ A quelle parole Sàmir si mise ad urlare di gioia e a piangere. Finalmente ce l’aveva fatta. Finalmente era uno spadaccino vero. Corse verso il suo maestro lo abbracciò e lui commosso gli disse “ Sono fiero di te Sam, non sai quanto” Poi corse verso il re e la regina che lo tempestarono di complimenti e gli diedero l’attestato. Sàmir si fece scappare un finalmente!  Poi andò verso il conte che gli diede il fiocco che attestava la sua completa partecipazione all’accademia. Nel fiocco c’era anche una foto del suo amato maestro, Torik. Uscì dall’accademia contentissimo e Torik lo fermò nell’atrio “ Ehi spadaccino, non vorrai mica andartene così in fretta! “ “ Certo che no Torik; grazie mille ancora, per tutto >> Torik gli disse solo una cosa “ Promettimi che ci rivedremo,promettimelo”

“Se il tempo lo vorrà, allora te lo prometto” Dopo di che si salutarono e Sàmir andò a casa dove vide Gil ad aspettarlo “ Allora Sam?” Sàmir sorridendo “ Ce’ da chiederlo? “ “Bravissimo. Vedi che io te lo dicevo che non cera da preoccuparsi!” Gil sembrava più contento di lui. Le situazioni di Sàmir gli stavano molto a cuore.

 

Passarono due settimane. Sàmir era contentissimo e ovviamente a tutti quelli che conosceva mostrava il titolo. Si allenava ancora al campo lotta con Gil; Ma ora a contrario di prima tutte le volte che Gil perdeva Sàmir gli rideva dietro tanto che Gil si arrabbiava. E per ultimo non aveva dimenticato la pesca. Ci andava tutti i giorni assieme a Gil o da solo. Gli piaceva tanto vedere i movimenti del mare, pescare qualche pesce e stare lì fino al tramonto apposta per poterlo rimirare.

Un giorno però mentre Sàmir era seduto davanti a casa sua e rimirava il mare si vece avanti con la barca una graziosa signorina. “ Ohi, ciao Gulyen che ci fai da queste parti ? “ Gulyen lo salutò arrossendo. “Sono venuta perché i miei genitori vogliono vederti. Sei Atteso al palazzo reale questo pomeriggio” Sàmir si chiese cosa volessero il re e la regina da lui. “Va bene, verrò. Ci vediamo oggi pomeriggio” E poi andò in casa sua a prepararsi. Si chiedeva ancora cosa volessero mai da lui il re e la regina in persona; Ma per quanto si sforzasse non riusciva a trovare una soluzione.

Il pomeriggio arrivò in fretta. Sàmir uscì di casa, andò a prendere la barca e remò deciso verso sud. Finché arrivò al palazzo reale. Sàmir rimase a bocca aperta per quanto era bello e maestoso. Il palazzo sembrava un grattacielo ma non era della stessa costruzione delle case della città. Era interamente costruito con il cristallo dell’acqua. Un materiale simile al diamante ma blu lucente. Quel palazzo era una meraviglia. Appena arrivato all’entrata un Bagnarita lo fermò “ Ehi tu ragazzo, come mai giri da queste parti ? “ Sàmir pensò che sicuramente stava parlando con la guardia. Senza imbarazzo rispose “ Sono stato chiamato dal Re e dalla regina in persona. Vogliono parlarmi di una questione privata.  La guardia parve un po’ pensierosa ma alla fine disse “ Oh bhe se è così non mi rimane che farti passare “ l’interno del palazzo era come fuori, interamente costruito col cristallo dell’acqua e Sàmir ne rimase ammaliato. Poi scorse in mezzo alla folla due persone con corona e scettro sedute su due sedie anch’esse di cristallo dell’acqua. Si avvicinò con molta cautela e disse rivolgendosi al re “ Buon pomeriggio maestà, si è recata fino alla mia casa vostra figlia per dirmi che mi dovevate parlare. Sono Sàmir signore “ A quelle parole sia il re che la regina fecero un sorriso e subito gli fecero i loro complimenti per l’esame poi gli dissero quello per cui l’avevano chiamato.  Fu la regina a parlare. “ Ti abbiamo convocato giovane Bagnarita perché ci è arrivata una lettera di aiuto da parte di Gellis, Il capo dei mezzi-scienziati del laboratorio sul grande ghiacciaio, Hai presente ? “ Sàmir non poteva non conoscere il grande ghiacciaio, il padre di tutto il mondo in cui abitava. Il ghiacciaio aveva donato l’acqua per costruire il regno dell’acqua. A sua volta poi creò la grande torcia che avrebbe illuminato proprio il mondo e con il legno di essa creò il regno del legno e con il fuoco di essa creò il regno del fuoco. Il regno dell’aria non si sapeva come fosse nato. “ Certo maestà, ho presente” lei parve fare un sospiro di sollievo. “ Bene, sono giorni che la torcia sembra cominciare lentamente a spegnersi e noi non possiamo permettere che questo accada. Per questo motivo abbiamo bisogno di qualcuno che si spinga fino al grande ghiacciaio per indagare. Noi abbiamo pensato subito a te, visto anche la figura all’esame. Accetti?  “ Sàmir in un primo momento parve scosso poi disse “ Certo maestà accetto” lei continuò “ Per il viaggio però ti accompagneremo fino al regno dell’aria dove una certa Ries, la maga di quella terra ti dirà e darà alcune cose di vitale importanza “ Sàmir fece un segno di approvazione “ Ok, quando partiamo ? “ Disse eccitato “ Immediatamente “ rispose lei.

   

                                                 

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Capitolo 4
*** 4^capitolo. ***


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                                                                4.

 

Gil ormai aveva perso la pazienza. Dopo la chiamata di Sàmir che gli aveva detto di aspettarlo a casa sua che gli doveva parlare, aveva aspettato ben trenta minuti ma Sàmir non arrivava. “ Dove si sarà cacciato e cosa mi dovrà mai dire ?” Gil era nella confusione più totale. Si mise a sedere nello spiazzo davanti a casa e rimirò il colore cristallino dell’acqua che scontrandosi con i paletti di legno che sorreggevano la casa produceva delle piccole e graziose onde. Intanto ripensò al legame di amicizia che aveva con Sàmir, a quanto gli piaceva combattere con lui, ma anche andare a pesca con lui, e di quanto fosse preoccupato che l’esame non fosse andato bene e che invece si era rivelato eccellente. Insomma ripensava a lui e proprio non capiva cosa avesse di urgente da dirgli.

Gil alzò gli occhi dall’acqua e vide una barca in avvicinamento da sud. “ E’ la direzione del palazzo reale; Di sicuro è Sàmir” Allora si alzò aspettando la barca. Dopo un po’ Sàmir si avvicinò e Gil vide che non era solo: Nella barca con lui c’erano anche il re e la regina. Allora decise di essere educato e salutare in modo cordiale “ Ciao Sàmir. Ma che piacere incontrare il re e la regina in persona a cosa devo l’onore ?” Fu il re a parlare “ Fra poco te lo spiegherà il tuo amico.” “ Sàmir disse posso avere l’onore di ospitarvi in casa mia per un attimo ?” Così riusciremo a parlare meglio. “ Il re e la regina parvero entusiasti “ Ma certo, sarebbe bellissimo” “Entrate pure! “ Sàmir era già in casa e pareva che non ci entrasse da mesi. Gli invitati si misero a sedere al tavolino e Sàmir gli chiese se volevano qualcosa. Il re e la regina vollero entrambi un bicchiere d’acqua mentre Gil non volle niente. Dopo averli serviti Sàmir si mise al tavolino e cominciò a raccontare tutta la storia. Parlò a Gil del fatto che loro stessi, il re e la regina lo avevano scelto per partecipare alla missione “ Salva la torcia” questo è il nome che gli aveva dato lui. Gli aveva anche spiegato che sarebbero dovuti partire immediatamente alla volta del regno dell’aria, un’isola situata nel regno dell’acqua e che non c’era tempo. Gli disse anche che una volta la avrebbe dovuto trovare una certa maga Ries.

Gil ascoltò tutto il discorso mentre il re e la regina annuivano a tutto quello che diceva Sàmir.

Poi disse “ Ma è strabiliante!” Gil amava questo tipo di avventure. Poi disse rivolgendosi al re “ Come mai vostra maestà avete scelto Sàmir ?” Il re fece un sorriso poi iniziò a parlare “ Quando ci è arrivata la lettera spedita da Gellis, il capo mezzo- scienziato del laboratorio situato sul grande ghiacciaio abbiamo pensato subito a lui per la missione. Lo abbiamo osservato tanto al torneo e ci sembra una persona dotata di tanto carisma e anche un’abilità in fatto di spada da non sottovalutare. Ecco il motivo. “ A quelle parole Gil sembrò provare gratitudine verso il suo compagno e gli rivolse uno sguardo.

Dopodiché La regina intervenne “ Sarebbe ora di andare oramai. Il regno dell’aria è parecchio distante da dove siamo adesso “

“Sàmir, ti aspettiamo fuori” Ad un tratto Sàmir parve triste “ Ok, arrivo subito”.

Dopo che il re e la regina ebbero chiuso la porta Sàmir lanciò un ultimo, strabiliante sguardo al suo amico più caro, colui con cui si divertiva a combattere nell’area lotta fin da bambino,colui che lo aveva fatto ridere,piangere, insomma colui che nel bene e nel male c’era sempre stato.

“Ti voglio bene amico mio “ Disse per primo Gil con una lacrima che non avrebbe tardato a scendere dal suo occhio. “Non immagini quanto io te ne voglio” rispose l’altro e si diedero un forte abbraccio. Poi Sàmir continuò “Questa non è l’ultima volta, non può essere l’ultima”;

“ certo che non è l’ultima, ci vedremo ancora, puoi starne certo” E queste furono le ultime parole di Gil. Mentre Sàmir usciva di casa si immerse nei suoi pensieri e ripensò ancora una volta a quanto Gil era importante per lui. Quel che sapeva è che non lo avrebbe dimenticato, come Gil non avrebbe dimenticato il suo compagno di avventure e che un giorno, quando la missione per salvare il mondo che entrambi amavano fosse finalmente portata a termine, si sarebbero rivisti e sarebbe tornato tutto come un tempo.

Sàmir abbandonò un po’ a malincuore la sua casa e si diresse verso la barca dove ad attenderlo ci sarebbero stati coloro che lo avrebbero accompagnato nella prima parte della sua nuova esistenza.

                                                                

                                                          

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Capitolo 5
*** 5^capitolo. ***


 

                                                               5.

 

Sàmir si svegliò di colpo e non gli ci volle molto per capire che si trovava in mezzo al mare visto tutto quel blu che c’era al lato dei suoi occhi. Ebbe anche modo di constatare che era da un po’ che era in viaggio per il regno dell’aria. Appena si alzò su sentì una voce femminile parlare di lui” Guarda, si è svegliato finalmente”.Una voce questa volta maschile rispose “Chissà poi perché ha dormito tutto questo tempo”.Sàmir riuscì solo a dire un piccolo “ciao”; Era incantato dal panorama che si manifestava da quelle parti. Non era mai andato in mare aperto, neppure quando qualche volta si ritrovava a pescare con Gil andava tanto lontano. E quel mare con tutta la sua spensieratezza, faceva intendere un senso di tempo e luogo infinito. Tutto questo lo rendeva felice, anche se ripensare a Gil lo faceva stare male. Decise comunque di non pensarci e di godere quella “specie di vacanza” lontano da Bagnarel.

Sembrava che anche al re e alla regina piacesse quel panorama, visto che parevano mummificati da una forza a Sàmir sconosciuta. Quando sia il re sia la regina cominciarono a sbadigliare a volte anche forte fu chiaro a Sàmir che avrebbero dovuto fermarsi, riposare un po’ e poi continuare il loro viaggio. Prima però Sàmir fece un giro nelle scorte di cibo e si prese un bel gamberetto al sale, dopodiché lo mangiò con foga e si preparò a dormire. Il re calò l’ancora per essere sicuro che la barca non fosse risucchiata dal mare o che per un qualche motivo, la barca stessa cambiasse rotta. Dopo ciò si mise assieme alla regina a schiacciare un bel sonnellino. Sàmir si mise giù anche lui, ma al contrario dei regnanti non gli venne sonno; d'altronde aveva dormito abbastanza per cui si mise a pensare in silenzio mentre le onde del mare lo cullavano con disinvoltura.

Ripensò per l’ennesima volta a Gil, per il fatto che anche se era una missione per salvare il suo regno e tutto il mondo non riusciva a stare senza di lui. Pensò a quante e a quali avventure di lì a poco lo avessero impegnato e pensò infine se fosse davvero riuscito a portare a termine un compito così importante e cioè fare in modo che la grande torcia riprenda vita e che non si spenga definitivamente, portando tutto il mondo alla rovina. Dopodiché, non seppe neanche lui per quale motivo ma si assopì, cullato dalle onde del mare che sbattevano contro la barca.

Si svegliò dopo 9 ore di soprassalto e fece un urlo che anche i regnanti si svegliarono e per poco non caddero in acqua dallo spavento. “Ehi ragazzo, perché urli così forte? Hai avuto un incubo? Io e la mia consorte ci siamo spaventati a morte” Sàmir fece segno di si con la testa. Aveva proprio avuto un incubo e ora grondava di sudore. Si fece avanti la regina “ Ehi, racconta. Così forse, lo spavento passerà di suo” Sàmir si fece coraggio e raccontò tutto. Raccontò che non sapeva bene in quale luogo si trovava, ma sapeva di certo che non era solo: con se c’era una ragazza alta, molto bella. “Purtroppo di lei non ricordo altro “ “ Continua “ disse la regina. Disse che era agitato e anche la sua compagna lo era; “ probabilmente nel sogno sarebbe accaduto qualcosa, qualcosa che ci avrebbe sconvolti entrambi” poi continuò “ la ragazza aveva in mano una collanina … .no, era piuttosto un ciondolo, un ciondolo blu lucente. Davvero affascinante. Ma a cosa sarà servito ?  purtroppo a questo non so rispondere “ Il re e la regina ascoltavano con molto interesse quello che il ragazzo aveva da dire. Anche a loro pareva molto strano questo sogno. “ Poi ad un tratto il mondo pareva diventato tutto buio, come se i sentimenti fossero stati cancellati dalla faccia della terra e il cielo è cambiato. Ho alzato la testa al cielo e nei miei occhi ho visto tutto rosso. Poi ….  Mi sembra di avere gridato un nome come Theana … no forse era Leana. Si, sono quasi sicuro.

E le ho detto qualcosa ma … ah non ricordo” “ Fa niente caro, è stato solo un brutto sogno, stai tranquillo che ora passa tutto “ Dopo quelle parole Sàmir si calmò un po’ ma dentro di se era ancora molto scosso perché era quasi sicuro che il sogno voleva dire qualcosa. Ma che cosa?

Questo proprio non riusciva a spiegarselo.

Alla fine decise di non pensarci più, se il sogno aveva qualcosa in serbo per lui a suo tempo lo avrebbe rivelato. Quando anche il re come la regina furono svegli del tutto il viaggio riprese a gonfie vele.

Torik, da quando Sàmir aveva preso il titolo per il quale si era tanto allenato, si sentiva terribilmente solo. Non pensava che al suo allievo, a quanto gli volesse bene e non riusciva a non pensare alla prova che pochi giorni fa aveva affrontato. Torik sapeva, ed era contentissimo di sapere che era anche per merito suo se ci era riuscito. Era fiero di lui. Sapeva, in cuor suo, che un giorno lo avrebbe rivisto ma la sua mancanza era una situazione troppo grossa da digerire. Non andava neppure all’accademia con la voglia di prima insomma non era più lo stesso. Perfino gli altri allievi non erano come Sàmir anzi, tutti questi ragazzini non aiutavano a togliergli il suo allievo preferito dalla testa. Un giorno, di ritorno a casa, decise che non aveva più senso, lavorare all’accademia, voleva sperimentare cose nuove e vivere avventure sempre diverse; per questo si mise prestissimo in cerca di un altro lavoro, ma mai senza pensare al passato e, a quanto quel lavoro in fondo, lo aveva cambiato.

La barca andava velocissima, agli occhi di Sàmir che era intento a fare colazione. Sapeva, di non essere poi tanto lontano dal regno dell’aria, quell’isola che tutti davano per magnifica. Sàmir non era così, le cose preferiva vederle coi suoi occhi prima di giudicarle. Finalmente, quando ebbe finito di fare colazione scrutando meglio l’orizzonte vide un piccolo puntino perfettamente allineato in linea d’aria con la loro barca. Anche i regnanti se ne accorsero e lo fecero notare subito al ragazzo che ora fremeva da impazzire all’idea che fra pochissimo anche i suoi occhi verdi avrebbero visto quell’isola.

Pure Gil, come Torik non viveva più ugualmente dopo la partenza di Sàmir. Ora era diventato ancora più pescatore di prima, d'altronde quello era un buon passatempo e pescare gli piaceva se non fosse che gli tornavano in mente momenti felici col suo amico: la gara, tutte le volte che andavano a pescare insieme. Per ciò aveva smesso di pescare in quel buco dietro casa sua, complice di molti ricordi. Il mare non era un ostacolo per lui, come d'altronde per tutti i bagnariti, decise che era ora di esplorare il mare in tutta la sua integrità. Chissà, se nel mare aperto c’erano altri pesci diversi da quelli che era abituato a pescare da sempre. Tutto questo lo emozionava all’inverosimile.

L’isola, diventava sempre più grande, tanto che Sàmir era sempre più impaziente. Gli piaceva scoprire cose nuove, cose che non aveva mai visto e che ne aveva sentito solo parlare da qualcuno, e gli piaceva darsi all’avventura, per questo doveva dire un grazie immenso ai regnanti che gli avevano permesso una tale gioia e perché no, una vita tutta nuova.

 

A  Un certo punto si sentì la voce possente del re che disse “ Bene, abbiamo quasi raggiunto l’isola: sarà meglio fare un riposino così Sàmir, sarai in forze per la giornata che ti spetterà domani “

“Ma certo, va benissimo” disse Sàmir con un sorriso. Anche la regina pareva entusiasta del ragazzo e della situazione, Sàmir glielo leggeva negli occhi.

Il re si svegliò per primo e per primissima cosa levò l’ancora che fece svegliare sia Sàmir che la consorte. Entrambi, ancora intontiti si stiracchiarono e neanche svegli si videro la barca in movimento fino all’arrivo alla costa dell’isola. A Sàmir gli si alluminarono gli occhi: era estasiato da cotanto splendore. Non aveva ancora finito di rimirare quella bellezza che un bestione enorme, con un’apertura alare di quasi due metri, svolazzò sopra di lui. “ Un drago dell’aria” disse compiaciuta la regina. A Sàmir venne in mente tutta la storia che gli aveva raccontato il suo amico Gil: Nel regno dell’aria vi abitavano gli Aariti, precisamente erano tutti riuniti ad Aarel, la capitale del regno; una città, per come gliela avevano descritta, davvero bellissima. Gli aariti erano soltanto dieci, Strano, disse Sàmir per una popolazione. Eppure erano considerati una popolazione vera e propria come i bagnariti, sebbene gli stessi erano molti di più. Gli Aariti avevano tutti i capelli biondissimi che parevano bianchi da quanto erano biondi e gli occhi tutti blu, colore del mare.

Colore che Sàmir amava con tutto se stesso. Avevano anch’essi le orecchie appuntite. Come i bagnariti, anche gli aariti facevano tutti uno stesso lavoro: Gli addestratori di draghi. Proprio per questo i draghi che abitavano il regno erano dieci e avevano tutti un colore diverso che li legava al proprio addestratore; <<Quello che ho visto prima era blu>> disse Sàmir. Ritornò fra se e se e quando si ritrovò fuori dalla barca e toccò con i piedi quel regno ne rimase incantato. Il regno era la reincarnazione del paradiso. C’era una radura in cui vivevano alcuni gnomi e anche altri animaletti col quale Sàmir non vedeva l’ora di fare amicizia. La radura era attraversata da un ruscello magnifico e lunghissimo che finiva in una maestosa cascata che segnava il confine fra la radura e la parte Nord di Aarel.

Aarel era in sostanza una specie di accademia nel quale i dieci addestratori addestravano per l’appunto i loro draghi.  Sàmir pensò che non era poi diversa da quella dove si era sempre allenato lui. Scacciò subito quel pensiero poiché gli fece ricordare Torik.

Il re e la regina salutarono il ragazzo: ormai se la doveva cavare da solo e loro non servivano più a niente visto che erano serviti solo da accompagnamento durante il viaggio. “Ci mancherai disse il re”  “ Anche voi, tutti e due disse Sàmir “ poi li avvolse con un bellissimo abbraccio. Quando si staccò continuò “ Mi avete aperto la strada a una nuova vita, fatta di scoperte, di avventure; io amo da morire viaggiare, avventurarmi alla scoperta di cose nuove e voi avete permesso tutto questo. State pur certi che non vi dimenticherò mai, mai” Disse Sàmir con una lacrima che gli scendeva dagli occhi. Dopodiché il re e la regina dopo un lunghissimo e intenso saluto tornarono in barca, pronti a tornare alla loro vecchia vita nel palazzo reale a Bagnarel. Sàmir al contrario si preparò ad entrare nella radura cominciando, di fatto, la sua nuovissima ed eccitante vita.

                                                         

                                                          

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Capitolo 6
*** 6^capitolo. ***


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                                                                  6.

 

Sàmir non poteva crederci. Un passo e sarebbe entrato in un mondo tutto nuovo, tutto da esplorare, un mondo che lo avrebbe divertito all’infinito.

Entrò senza indugi nella radura che si estendeva per tutto il regno dell’aria.

Nel primo tratto il regno già mostrava le sue bellezze: nel bosco vi abitavano una moltitudine di

Gnomi, questi vivevano in armonia con la natura, sfruttando tutto ciò che essa aveva da offrirgli.

Sàmir cominciò a intravedere il piccolo corso che intraprendeva il ruscello, quella piccola fonte di vita che poi sarebbe andata a finire in una magnifica cascata. Ad un tratto si perse in quel paradiso e gli uccellini con i loro canti gli davano la forza di camminare, nonostante la stanchezza e comunque non era li per caso: doveva trovare una certa Ries. La radura però sembrava non finire e Sàmir era sempre più stanco, le forze parevano abbandonarlo da un momento all’altro.

Ad un tratto, a sedere vicino al ruscello vide di schiena una fanciulla intenta a specchiarsi

In quelle limpide acque. Decise di non perdere tempo, visto che di tempo non ne aveva prese coraggio e si avvicinò per chiederle informazioni.

“Ciao, posso chiederti un’informazione ? non sono mai stato da queste parti”

La ragazza udite quelle parole si girò di scatto e Sàmir capì che aveva preso un bello spavento sebbene lui non usò, o almeno non gli parve di usare un tono troppo alto o sgarbato.

“ Ciao, mi hai spaventata, dimmi tutto” la ragazza si alzò in piedi e Sàmir la vide in tutto il suo splendore. Era alta, coi capelli biondi e orecchie a punta. Notò inoltre due bellissimi occhi blu mare, coloro che la rendevano perfetta. <<E’ un’aarita pensò.>> “ Scusami tanto, non era mia intenzione”.

disse Sàmir notando che la ragazza lo stava guardando con attenzione “ …. Ti ho fatto male ?”

continuò lui, un po’ spaventato ma anche molto divertito. “ No, mai stata meglio” Sàmir notò che non smetteva di fissarlo e allora si presentò “ piacere, io sono Sàmir e vengo dal regno dell’acqua, la mia città è Bagnarel.Puoi chiamarmi Sam” la fanciulla allungò subito la mano “ piacere mio, io mi chiamo Leana e abito in una sottospecie di Accademia nella capitale, Aarel. Allora io per te sarò Lea “ I due scoppiarono subito in una sonora risata e Sàmir capì che sarebbero diventati sicuramente buoni amici … o qualcosa di più. Chissà. I due si rimisero a sedere in riva al lago e parlarono per quasi tutto il pomeriggio.

Sàmir gli raccontò la sua missione, gli parlò della donna che stava cercando e la ragazza rispose che la conosceva bene, tutti in quel regno la conoscevano per il fatto che era uno Gnomo e quindi un’abile combattente e spadaccina. Dopo un paio d’ore decisero insieme che Leana avrebbe accompagnato personalmente Sàmir da Ries che abitava in una casetta immersa nella radura.

Prima di alzarsi Sàmir chiese “ Senti un po’, hai detto che abiti ad Aarel in una specie di accademia ?” la ragazza gli sorrise e rispose “ Si, sono un’addestratrice” Sàmir si lasciò andare un bel sospiro di sollievo “wow, ma allora è tuo quel drago blu che svolazzava prima

sopra al regno” “si certo, Gaar è il mio fedelissimo drago”  “è bravo anche se a volte non molto ubbidiente ma io gli voglio un mondo di bene comunque.” La ragazza fece un sorriso, poi un fischio.

A quel suono si vide una bestia enorme svolazzare sopra alla posizione dove si trovano loro per poi atterrare di spinta poco distante da li.

Sàmir lo rimirò in tutto il suo splendore. Era veramente bellissimo.”Gaar non sa volare molto bene, e negli atterraggi è pessimo” “ahahah, non gli insegni molto bene eh??” I due scoppiarono a ridere e Leana pareva avere sempre più interesse nei confronti del ragazzo.

“Ciao, mio fedele compagno” disse sorridendo al drago. Sàmir pensò che fra loro dovesse esserci indubbiamente una bella intesa. Il drago, dopo un paio di sbuffi di assenso verso la sua addestratrice, si rimise in volo e questa volta si diresse verso il centro della città.

 Leana, ad un tratto guardò l’orologio e disse “Bene, sarà meglio incamminarci se vogliamo raggiungere la casa della maga Ries” Sàmir parve turbato “ Maga?” “Si, certo” disse Leana “Ries è anche un’ottima maga” “ Dai muoviti Sam, sarà meglio andare” e si incamminarono.

I due ragazzi andarono di Buon passo fino al bivio dove si sarebbe dovuta trovare, pochi passi più

Avanti, la casa della presunta maga Ries. Videro, però, che la casa era vuota per cui Leana disse che nel frattempo avrebbe fatto vedere a Sàmir il luogo in cui viveva con gli altri addestratori, il luogo in cui dormiva, insomma il luogo dove passava la maggior parte della sua vita. Presero così la via del centro. L’accademia degli addestratori era il monumento più importante della capitale, possiamo dire che è, di fatto, la capitale che per il resto sarebbe costituita solo da un’imponente cascata e un folto bosco.

Dopo altri dieci minuti arrivarono davanti alla struttura. Sàmir si meravigliò di scoprire che era

Proprio uguale all’accademia che aveva frequentato lui se non fosse per il fatto che quella possedeva, oltre all’accademia “teorica” e l’arena, anche un posto dove vivevano i draghi.

“ Non immaginavi che fosse così simile alla “tua” di accademia vero? “ disse Leana compiaciuta.

“ Io pensavo che, per addestrare i draghi ci volesse qualcosa di più. Insomma sono dei bestioni enormi” Leana ascoltò il discorso ma non smise di guardarlo con aria interrogativa “ Beh, in quell’edificio che vedi più a destra io e gli altri addestratori Aariti impariamo la teoria per crescere i nostri draghi al meglio. Ovviamente l’edificio è provvisto di dormitori. In quello che vedi subito dopo mettiamo in pratica il tutto e in quello dopo ancora i nostri draghi ci abitano “ Concluse la frase con un mezzo sorriso. Sàmir non era convinto di aver ascoltato tutto. Si era perso nei suoi pensieri. Pensava a quanto doveva essere bello “possedere” un drago. Insegnargli a volare, a sputare fuoco, a eseguire degli atterraggi quantomeno decenti e tutto ciò che doveva saper fare un drago.

<>. Pensò Sàmir. “ Ma, quindi tu Gaar lo conosci fin quando era un cucciolo …” Leana fu pronta a rispondere “ si, io e lui ci conosciamo da sempre. E abbiamo imparato a fidarci l’uno dell’altra “ “Altrimenti capiresti pure tu che sarebbe difficile lavorare

Assieme “ Sàmir fece un cenno “ In effetti “ Leana sorrise “ Bene, è ora di entrare nell’edificio” . Scesero dalla collina sulla quale si trovavano e arrivarono davanti alla porta d’entrata. Sàmir notò che il rivestimento non era cristallo dell’acqua come quello della “sua accademia” bensì un materiale grigio molto resistente “ E’ marmo” rispose Leana “ E’ un materiale molto raro nel mondo, si trova solo in questo regno. “ Sàmir fece un segno di assenso.

Appena ebbero varcato la soglia, il ragazzo notò tantissima gente indaffarata a entrare e uscire dalle classi. Al contrario dell’accademia di Bagnarel, questa era decisamente più attiva. Leana si diresse spedita verso una cattedra in un angolo dove a sedere li c’era un uomo che a Sàmir parve molto famigliare. Avvicinandosi un po’ non tardò a capire chi c’era, che lo stava osservando da quando erano entrati.

                                               

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Capitolo 7
*** 7^capitolo. ***


                                                                        7.

 

 

Dietro la cattedra, un uomo guardingo li stava osservando con molta curiosità. Sàm si avvicinò e capì immediatamente di chi si trattava: Era Torik! Lo stupore di Sàmir finì alle stelle e non poté fare a meno di abbracciare subito il suo ex maestro. La felicità era veramente immensa da entrambe le parti. << Tor, ma che cosa ci fai qui?>> A Sàmir parve di sognare. Non avrebbe mai e poi mai immaginato di trovare il suo maestro dell’accademia di Bagnarel ad Aarel, in un altro regno poi.

Sàm notò che Torik era un po’ strano, quasi non volesse rispondergli. Poi disse un po’ titubante

<< Beh, l’accademia dove lavoravo prima era decisamente più monotona, più spenta di questa. Guarda quanta gente c’è qui intorno, c’è il mondo qui >> All’udir quelle parole a Sàmir frullavano mille pensieri in testa. Insomma, quando si erano lasciati, Torik gli aveva detto che si sarebbe cercato un nuovo lavoro, poiché lavorare all’accademia senza di lui non avrebbe avuto più senso.

Ora, perché si trovava li, a parlare con lui, nell’accademia di Aarel? I pensieri vennero interrotti dallo stesso Torik << E poi, adoro i draghi. Ho scoperto che ho una vera passione per loro.>> Torik fece un sorriso. Sàmir però sentiva che c’era qualcosa che non andava. << Ma, … perché non mi presenti la tua nuova amichetta ? >> Sàmir ritornò fra se e se << Oh, certo. Torik, questa è Leana. Leana questo è Torik, il mio maestro >> I due si scambiarono la mano, anche se Sàmir notò dalla parte di Leana un po’ di titubanza, quasi avesse paura di toccare la sua mano. Anche Torik parve accorgersene perché si ritirò subito nei suoi spazi.

Era come se la ragazza provasse un senso di terrore solo nel vederlo, e la cosa è decisamente molto strana, pensò Sàm. Insomma, tutto questo con lui non era successo. Anzi, a Sàmir pareva che la ragazza ne fosse subito rimasta attratta da quel bel Bagnarita con gli occhi verdi e i capelli blu.

Beh, infondo si disse che non la conosceva così bene, e forse il passato della ragazza era più burrascoso di quanto sembrasse. E, ovviamente, non si riferiva solo a Leana … Ultimamente anche Torik pareva parecchio strano … Sàmir ricacciò quei pensieri intrisi da un alone di mistero. Alla fine lo facevano solo stare in ansia. Torik a quel punto attaccò << Leana, tu devi essere l’addestratrice di Gaar vero? Il drago dalle ali blu … poi si mise a guardare con attenzione un foglietto e disse sospirando << Mi dispiace darti questa notizia: Dovrete, purtroppo rimandare tutti gli impegni che avevate preso per la giornata cari ragazzi. Poi, guardò Sàmir: la tua amichetta dovrà lavorare intensamente per i prossimi cinque giorni. Gaar ormai è grande, e necessita di un allenamento con meno spazi di pausa e decisamente più duro. >> << Ok >> fece Leana, per niente dispiaciuta al contrario di Sàmir che già pensava quando avrebbe potuto continuare la sua missione.

Certo, avrebbe potuto incamminarsi e trovare la casa di Ries anche da solo, ma in ogni caso non sarebbe quello che avrebbe voluto: voleva assolutamente assistere agli allenamenti di Leana; Voleva vedere un addestramento in atto, e poi Gaar oramai gli era diventato simpatico.

<< Bene, Leana se per te va bene, puoi cominciare proprio domattina. Ora sarete stanchi.

Andatevi a fare un bel riposino. Poi si rivolse direttamente la ragazza: Perché non gli fai vedere un po’ l’accademia nella sua completezza? Conoscendo il mio allievo, so che ne sarebbe estremamente felice. >> Poi strizzò l’occhiolino a Sàmir. Ed in effetti, era proprio così. Il piacere dell’avventura, per Sàm era immenso. I due si incamminarono immediatamente. Leana partì dalla stanza dove lei gli altri addestratori ascoltavano le lezioni che un’addestratrice ormai anziana e non facente parte della cerchia dei dieci le impartiva. Le lezioni erano uguali per tutti. Diciamo che tutti erano allo stesso livello.  Non era importante se un addestratore aveva più anni, il livello degli addestratori era lo stesso. Leana gli spiegò, dopo aver fatto un giro nell’aula che li imparavano a gestire i propri draghi: Il loro cibo quotidiano, l’insegnante spiegava a loro che i draghi dell’aria appunto, erano denominati così perché non potevano, per molto tempo, abbandonare il regno suddetto. Avevano proprio un bisogno fisico dell’aria che esisteva da sempre in quel luogo che, per il fatto che conteneva più anidride carbonica di quella che si trovava nel regno dell’acqua, era necessaria allo sviluppo, alla forza e alla crescita di un drago. Sàmir ascoltava molto attentamente quello che Leana gli spiegava: Era sempre più affascinato da quel mondo che lo rapiva e lo faceva vivere di fantasia.

Ah … quanto avrebbe voluto cavalcare un drago e andare alla scoperta dei regni che ancora non conosceva … chissà, un giorno forse … Intanto Leana continuava a spiegare e Sàmir capì che i draghi dell’aria, altrimenti detti della guardia ( erano solo in dieci, i draghi esistenti in tutto il mondo dei quattro elementi) da sempre proteggevano l’albero che rendeva possibile in quantità massicce la produzione di anidride carbonica. Se un giorno l’albero dovesse essere distrutto, per i draghi non ci sarebbe più una minima speranza di sopravvivenza. <> << Uh, Sàm, Sàm ma mi stai ascoltando? >> Lui ritornò fra se e se poi disse << ehm … è che sono un tipo molto fantasioso>> disse quasi imbarazzato. Subito dopo si misero entrambi a ridere.  << Beh, sarà meglio continuare il giro >> disse Lena guardando l’orologio. << Sono molto stanca, ti faccio vedere l’arena e poi ce ne andremo a fare un riposino, che ne dici? >> Sàmir disse di sì.

Entrarono nell’arena la prima cosa che Sàmir notò è che non era poi così diversa da quella dove combatteva lui; Certo era molto più grande, e questo era logico, visto gli animali che si esercitavano lì dentro. Gli spiegò facendo anche lì un bel giretto tutto quello che si faceva: Il drago poteva volare, visto l’altezza del tetto, poteva eseguire atterraggi, visto la tenuta del pavimento anch’esso in marmo speciale. Insomma, venivano insegnate al drago tutte le tecniche che doveva sapere e saper fare, compresa la lotta. Dall’arena, si accedeva a una specie di luogo molto spazioso dove i draghi vivevano in delle speciali gabbie fatte apposta per loro. Dopo che Leana ebbe finito di spiegare aggiunse che come un umano, anche un drago non ha mai finito di imparare, ora che seppure a malincuore dell’addestratore, diventa grande. Come Gaar.

I due ragazzi si diressero verso il dormitorio, dove ad aspettarci, ci sarebbero stati momenti molto riposanti di sonno. Sàmir mise una brandina in terra di fianco al letto di Leana. Ad un certo punto, quando finirono di chiacchierare e spensero la luce, Sàmir si addormentò felice ma un sogno di paura, di cieli maligni, di persone esultanti per la piega che aveva preso il loro mondo, di persone che correvano in cerca di un riparo mentre una pioggia di fuoco stava distruggendo tutto il creato gli squarciò l’anima e la notte, non fu una notte felice come quella che avrebbe desiderato.

                                                              

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Capitolo 8
*** 8^capitolo. ***


8.

 

Leana si svegliò che il sole era già alto nel cielo, o almeno così le pareva. Fece uno sbadiglio, si stropicciò gli occhi e vide Sàm perso nei suoi pensieri accanto alla finestra. << Ehi, Sàm, a cosa stai pensando ? >> L’altro, si voltò e con un mezzo sorriso decisamente spento rispose << … Ehi, ciao, ti sei svegliata … tutto bene ? >> Leana, convinta che qualcosa non andasse, gli disse di spiegarle il motivo per cui se ne stava lì alla finestra come se stesse ammirando il paesaggio. << Ah, già. Forse è meglio che te ne parli.>> Si mise a sedere sul letto vicino a lei << Devi sapere che prima che arrivassi su quest’isola, la sera prima feci un incubo. Ma non era un incubo qualsiasi. Il sogno ti riguardava … O meglio, c’eri anche tu.>> A quelle parole Leana non seppe cosa dire. Certo la curiosità di sapere c’era ma d’altra parte aveva paura di quel che gli avrebbe detto da lì a poco.

Alla fine si rassegnò e disse un debole << continua >> Sàmir si schiarì la gola e continuò << Nel sogno, eravamo tutti e due in un luogo, ora non ricordo come era fatto, ma so per certo che il cielo era diventato all’improvviso rosso, di un rosso sgargiante. Tu eri lì vicino a me, e di una cosa sono certo: avevi in mano una specie di amuleto, un ciondolo direi che sembrava in tutto e per tutto la quintessenza del mare. >> Leana ascoltava, e si leggeva nei suoi occhi un misto di curiosità ma anche tanta paura. Sàmir aveva notato il suo cuore accelerare di un poco i battiti. << Ora, non so cosa volesse dire tutto questo, ma la cosa strana è che invece il sogno di stanotte è stato leggermente diverso. >> Sàmir si concentrò come per non confondersi. << In quello di stanotte, tu non c’eri, o meglio … si sentiva la tua voce ma non eri fisicamente presente dove invece ero io >> Leana mostrò un briciolo di confusione nel volto e Sàm si mise a ridere. << ahahah, hai capito no? Io ero sempre nel luogo del sogno passato, e so che dovevo fare una cosa importante: Eliminare un tizio. Anche piuttosto basso di statura. Purtroppo non so né chi sia né il suo nome. A occhio e croce mi verrebbe da dire uno gnomo, ma anche di questo non sono sicuro. >> Leana ascoltava imperterrita: il fatto che in quel sogno giocasse più il ruolo da fantasma che da ragazza vera e propria, le toglieva un pizzico di quella paura che aveva alimentato prima. Sàmir continuò << E poi, c’è una cosa che ricordo molto bene: Il tizio, aveva in mano una spada bellissima, rossa come il sangue, forgiata sicuramente in quel che è il regno del fuoco. Una spada che sarebbe stata in grado di uccidermi, o di schiavizzarmi al suo “cospetto”.  Leana, non so tu, ma io ne devo e ne voglio assolutamente sapere di più di tutto questo. Voglio assolutamente sapere se ci può essere un collegamento tra il ciondolo e la spada e poi, voglio decifrare questi sogni.   … Perché so, che vogliono dire qualcosa. >>

Leana prese la parola << Che siano sogni rivelatori, è indubbio. E ammetto, che sono anch’io piuttosto curiosa. Una cosa però ti chiedo: Non mi riparlare di gente bassa e abbastanza avanzata nell’età che sennò mi metti l’ansia. E’ già molto che riesca a sopportare Quel … tuo maestro non so come … >> << Torik>> disse Sàmir. Poi pensò e poi perché hai questa avversione per i vecchi brontoloni ? Me lo spieghi? Entrambi, si guardarono un attimo e poi scoppiarono in una fragorosa risata, degna di loro. Non si capì il perché, ma risero.

Dopo quella bella chiacchierata, i due si vestirono, Leana si mise l’abbigliamento che indossava sempre quando si trattava di allenare Gaar, mentre Sàmir si mise i suoi vestiti di sempre e disse che la avrebbe raggiunta dopo in arena: prima sarebbe andato a fare una visitina alla casa di Ries, non voleva che la missione rallentasse così tanto; Il destino del mondo era importante.

Uscì dall’arena, salì la collinetta che faceva da confine con la radura e si incamminò verso la casa di Ries.

Arrivato al bivio, seppe quale era la strada ma per un attimo rimase incantato a vedere il lago in cui aveva incontrato Leana per la prima volta. Pareva fosse passata un’eternità. In realtà non era molto che si conoscevano. Senza di lei, però, ora non poteva più restare. Fece un sospiro di sollievo e si incamminò. Arrivato davanti a casa si guardò un po’ intorno: dato che la casa era praticamente ricoperta dagli alberi, ne aveva decine tutt’intorno, questo fatto permise a Sàmir di notare che il regno e presumibilmente tutto il mondo, era diventato decisamente più buio. Sàmir capì che non c’era più tempo da perdere: Il mondo dei quattro elementi aveva bisogno di lui e la missione non la sentiva mai importante come in quel momento. Bisognava sbrigarsi. Bussò alla porta ma nessuno rispose. Bussò di nuovo ma ancora niente.  Sàmir capì che la casa, probabilmente, in quel momento era vuota.

 

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Capitolo 9
*** 9^ capitolo. ***


                                                                             9.

Leana allenava il suo drago da quasi due ore ormai, non si stancava mai e apprezzava davvero molto essere quello che era e fare quello che faceva. Insomma, amava insegnare qualcosa a qualcuno. Richiamò a terra Gaar che solennemente stava volteggiando per l’arena e si impose almeno un minuto di pausa anche se, non ne voleva sapere di fare pause. Si riempì un bicchiere d’acqua, si asciugò il sudore della fronte e intanto preparò una bella ciotola d’acqua per il maestoso drago azzurro. Era un piacere vederlo bere, pareva che l’acqua fosse la cosa che gli piacesse di più al mondo in quel momento. Leana si consolò, rincuorandosi che amava lei più di ogni altra cosa, e mentre capiva che non doveva pensare a queste fesserie da bambina si andò a sedere nella prima tribuna sul lato destro dell’arena. “chissà, forse ho solo bisogno di un po’ d’affetto” si disse e quando ebbe finalmente scacciato il pensiero di prima accolse nella sua mente quello del suo Sàm.

Chissà se aveva trovato Ries, a giudicare dal tempo che era fuori pareva di si. “ Beh, tanto meglio” si disse di nuovo. “almeno la missione non rimane in bilico” e poi, rendendosi conto che alla fin fine le pause cominciavano a piacergli si levò su e, dopo uno sbuffo, ritornò attiva più di prima.

Sàmir ritornò lungo il sentiero verde, diretto verso l’accademia. Da subito camminò con passo lento, deciso ad ascoltare e ad ammirare i molteplici animali che giravano per la radura, compresi i saluti non sempre gentili degli gnomi e i canti pieni di gioia delle miriadi di uccellini che vi dimoravano. Aveva gli occhi chiusi, si era perso in un mondo interiore a sentire e ammirare cotanta bellezza. Nonostante i sogni, e i molteplici problemi che sembravano inseguirlo, ora si sentiva in piena armonia con la natura e assolutamente in pace con se stesso.

Non fece in tempo a calarsi per sempre in quel burrone che era la gioia più bella che inciampò e cadde a terra di peso, tanto che sentì un dolore lancinante alla gamba. Purtroppo, temeva di sapere in cosa si era imbattuto.

Leana continuò il suo addestramento fino a pomeriggio inoltrato. Aveva consumato cinque bottigliette d’acqua e la stanchezza si faceva sentire eccome, ma lei non demordeva. Decise che era

Ora di farla finita solamente quando, all’ennesima pausa, inciampò nella coda di Gaar e finì col culo per terra.

Si rialzò mezza dolorante e, dopo aver accompagnato il suo fedele drago nella propria cabina, si ritirò nella sua camera da letto con il pensiero di Sàm che premeva sempre di più nel suo cervello.

D’altronde, lei non poteva immaginare nemmeno lontanamente in che guaio si era cacciato questa volta.

Sàm si tirò su per bene, si pulì i vestiti dalla polvere, andò vicino a quell’imponente “masso” e guardò meglio: effettivamente c’era qualcosa di strano, poiché il masso era come se respirasse.

In un punto ben preciso si vedeva una piccola  onda tipica delle persone o degli… “oh, mamma, dimmi che quello che sto pensando non è vero, ti prego” si disse. E rimase li, ancora non credendo a ciò che gli era capitato in quella movimentata, sognante e un po’ disastrosa giornata.

 

                                                  

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Capitolo 10
*** cap.10^ ***


                                                                            10.

 

 

 

 

Gil aveva dato tutto se stesso all’avventura. Ora si, che poteva dire di essere un tutt’uno con il mare. “Ma perché non ho deciso prima di esplorare le acque in tutta la sua integrità?” ogni tanto si diceva. D’altronde, la reti erano sempre stracolme di pesci e, alla fine, erano molto più pregiati di quelli che pescava nel misero buco dietro a casa sua.

Da un po’ di tempo, però, passava le sue giornate nel ripostiglio della nave,  dove armato di una mappa si era imposto di decifrare quello che tutti chiamavano “il luogo proibito”. Gil ne sentiva sempre parlare a Bagnarel, ma nessuno sapeva veramente dove fosse situato. Gil sapeva solamente che,probabilmente, il luogo proibito non è altro che una piccola isola formatasi tempo addietro, in un punto al centro dell’oceano che bagna con le sue onde da sempre il regno dell’acqua.

Ma non è tutto: c’è chi sostiene che arrivati sull’isola, se si è delle persone veramente desiderose e di cuore nobile, l’isola dia accesso a un passaggio segreto e, accompagnati dal rumore di una dolce cascata, si possa arrivare a un preziosissimo tesoro. Il cuore e l’essenza di tutta l’acqua esistente.

Il Problema è che quasi nessuno fino ad ora è riuscito anche sono a raggiungere l’isola, tutti o sono morti in mare o per un motivo o per un altro non sono riusciti nemmeno a localizzarla.

“Io riuscirò in questa impresa, fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia” disse convinto Gil mentre guardava più attentamente la mappa che, a sua volta, aveva già rivelato un aiuto. Infatti, nella parte più a est, era comparsa una minuscola freccetta che pareva proprio indicare la posizione per proseguire.

Gil non indugiò un solo altro istante e, spinto dalla curiosità che da sempre lo imprigionava, e spinto anche dal senso di avventura che gli aveva trasmesso il suo amico Sàm, salì sopra, tornò al timone e partì alla ricerca dell’isola perduta convinto che, in un modo o nell’altro, lui sarebbe entrato nella storia poiché sarebbe riuscito a trovare questo preziosissimo e importante tesoro che è il cuore di tutte le acque esistenti.

Sàmir, dopo la scoperta che aveva fatto, era ritornato più frastornato di prima. Chiunque lo avesse visto si sarebbe messo a ridere: era impalato a bocca aperta davanti alla creatura distesa per terra che si trattava di uno Gnomo. Si, uno gnomo femmina.

E non solo, in questo momento pareva molto arrabbiata. Si vedeva che ormai aveva una certa età, date le molteplici rughe che gli ricoprivano il viso. Come forma facciale era identica a Torik tranne per il fatto che portava una primula di dimensioni enormi in testa per tenere ferma la folta chioma bianca e i vestiti che indossava, erano tutti tendenti al viola e comunque non portava i pantaloni ma una gonnellina decorata coi papaveri. Quando si tirò su per bene, vide che non portava la barba. “Ecco, probabilmente, come si fa a distinguerli”. Ai piedi, dei graziosi sandalini di foglie verdi, la facevano sembrare la dea della natura.

<> . Sàmir effettivamente si accorse di essersi incantato << Oh, mi scusi tanto signorina, ehm.. signora, non era mia intenzione. Si è fatta male?>> La frase in fatto di tono fu un calando. << Certo che mi sono fatta male, ti conviene chiedermi scusa e continuare per la tua strada, se non vuoi che ti denunci a For, il capo Gnomo della radura>>. Sàm parve un po’ imbarazzato << mi scusi tanto>> poi vide che imperterrita si mise un’altra volta giù intenta a scrutare ed annusare il terreno. A Sàm scappò quasi una risata ma si intrattenne. Un altro probabilmente passando di li la avrebbe schiacciata dal quanto era minuta per i canoni delle popolazioni quali i Bagnariti e gli Aariti.

In seguito prese coraggio e parlò << Ehm.. sta cercando qualc..>>  la gnoma  si alzò su di scatto e replicò con disgusto << Non son affari che ti riguardano, moccioso>>  “ mocciosa sarai poi tu, nanetta” pensò. Poi disse << ma è proprio sicura che non le serve un aiuto? Ecco, magari non mi chieda di annusare così come sta facendo lei adesso ma…>> La gnoma fece uno scatto più imponente di prima e poi gli appiccicò la sua faccia addosso << Ti ho appena detto che non ti riguarda, cosa ci fai ancora qui ? >> poi si rimise per terra. Sàmir alzò le spalle << E va bene, se non ti serve il mio aiuto posso anche andarmene>> Appena riprese a camminare verso Aarel la signora si voltò di nuovo e asciugandosi il sudore disse << Senti, torna un po’ indietro>> Sàmir ubbidì poi la gnoma continuò concentrata << ti do’ un incarico: dovresti aiutarmi a trovare una margherita a forma di chiave, sai, è la chiave di casa mia ma.. l’ho persa e penso proprio che sia qui intorno. O almeno credo…>> concluse frugando nella tasche e guardandosi intorno nell’erba del bosco.

A Sàmir piacque l’idea << E va bene, accetto, ti aiuterò, ma solo perché sei tu. >> poi si misero a cercare senza sosta la chiave di casa.

Leana si svegliò, ma non si alzò. Non voleva assolutamente fare niente quel giorno. E poi, era in pensiero per Sàm, “chissà dove si è cacciato quel ragazzo.”<< Sam, dove sei ?>>  non ricevette risposta. Sapeva che non poteva lasciare tutto e andare a cercarlo, perché doveva anche quel giorno allenare Gaar, ma almeno avrebbe potuto avvertirla se stava lontano dall’arena più del previsto. “ Non so più cosa pensare” disse stropicciandosi gli occhi. Non fece in tempo a riaddormentarsi di nuovo che qualcuno bussò alla porta. << Chi è ? Sàmir, sei tu ?>> La porta si aprì e dall’altro lato Leana scorse Torik. Sapendo che cosa probabilmente gli avrebbe detto, Leana non indugiò oltre e si coprì con le coperte fin sopra alla testa, aspettando la pappardella che gli avrebbe fatto Torik sul fatto che doveva svegliarsi come tutti e andare ad allenare il suo drago.

Torik fece un segno di no con la testa e si avvicinò al letto. Leana fece uno sbuffo poi si coprì più di prima.

                            

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Capitolo 11
*** cap.11^ ***


                                                                            11.

 

<< Leana, togliti quelle coperte, te lo chiedo per favore.>> Torik era in piedi davanti al letto, e con un piede che martellava sul pavimento faceva scaturire tutto il suo disappunto.

<< Leana, o ti alzi prendi Gaar e lo alleni immediatamente, o sarò costretto ad usare la forza! Mi hai sentito?>> dopo due secondi Torik vide una testolina emergere da sotto le coperte; Leana replicò senza che il capo-arena le mettesse i piedi in testa ma non prima di essersi controllata le doppie punte dei suoi lunghi e bellissimi capelli biondi << Ma si può sapere cosa c’è ? >> poi si alterò << si può sapere perché non torni alla scrivania al piano terra e mi lasci in pace una buona volta?>>

“sei proprio uno stronzo” pensò, ma capì che era decisamente meglio non dirglielo anche se le sarebbe piaciuto un mondo pronunciare quelle parole.

Torik si sedette sul letto << Dai Leana, non farti sopraffare dai tuoi problemi di cuore>> poi continuò mentre scuoteva la testa << mi pare impossibile che una ragazza con due occhi azzurri così belli non voglia…> e mentre finiva di parlare Leana notò che Torik stava allungando una mano.

Probabilmente non sarebbe successo niente, ma la vita le aveva insegnato che “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio,eccome se glielo aveva insegnato. E non si trattava di Sàmir.”

Prima che potesse succedere qualcos’altro e in preda all’ira, Leana abbandonò di getto e le coperte e con un  balzo si ritrovò dietro al letto e guardò in faccia Torik <> Torik non seppe cosa dire << Ma, ma ma io…>> e nel mentre la ragazza sfrecciò fuori dalla stanza piangendo e si diresse fuori dalla Arena.

Corse fuori a più non posso e si sedette sopra a una panchina che guardava l’entrata nella radura.

Gli uccellini cantavano, il sole brillava, e dal folto si potevano udire i canti melodiosi e gioiosi degli gnomi che vi abitavano, ma Leana era triste. “Perché non posso essere felice anche io, in questo momento?” si asciugò una lacrima e nel mentre vide posarsi sopra la sua collanina una deliziosa farfalla che per un istante le fece dimenticare tutti i suoi dispiaceri. La osservò un istante: era gialla, ma portava su entrambe le ali due piccole strisce arancioni che la rendevano decisamente bellissima << ehi, ma ciao farfallina, chissà se avrai visto Sàm da qualche parte nella radura.. dimmi un po’, l’hai visto ?>> si avvicinò un istante e la farfalla spiccò il volo dirigendosi di nuovo all’entrata della radura. Leana decise di seguirla e la farfalla si diresse vicino al lago. “Si, proprio il nostro lago” disse Leana che quel posto non fece altro che fargli ricordare lui. Lo voleva più che mai stringere in un maestoso abbraccio fra amici. “Eh, magari.. Chi lo sa, se siamo ancora amici?” pensò.

Con la coda dell’occhio lo vide, li nei pressi del lago. Fu sul punto di corrergli incontro ed abbracciarlo ma, guardando meglio vide che aveva compagnia. Poi si mise in ascolto.

<<<>>> la gnoma si alzò con un balzo e porse la destra a Sàmir <<<< Oh, che sbadata, non mi ero ancora presentata: piacere, io sono Deggy. Tu, come ti chiami ?>>>> Sàmir porse a sua volta la mano <<<>>> e subito dopo fece un sorriso.

Leana, che si era messa a terra per godersi tutta la scena fece uno sbuffo e disse << Pff, ma guardali quei due, si è formata la nuova coppietta di Aarel, avete sentito creature della foresta ?>> e poi strappò un ciuffo d’erba e rincuorandosi che la sua era solo gelosia se ne andò e si rincamminò in direzione della Arena.

Sàmir si alzò per un secondo da terra e disse << Ma dimmi Deggy,  e come facciamo se non ritrovi la tua preziosa chiave  di Margherita? >> poi pensò “come entrerai nel fungo ?”  la gnoma alzò le spalle e replicò << tranquillo, potrei sempre usare la magia; tutti noi gnomi sappiamo usarla>> poi fece uno scatto e si avvicinò a lui fino a sfiorarsi testa a testa << MA! Sai bene caro che non posso..il nostro re For ha vietato la magia, ma non chiedermi per quale motivo..>> Sàmir che era ancora in piedi con l’intento di riposarsi la schiena aggiunse << Ahi, Ahi, allora siamo nei guai>> e nel mentre la gnoma cambiò direzione: non andò più all’avanti ma all’indietro poiché disse che aveva sentito l’odore della chiave ma sfortunatamente non vide che dietro di lei dimorava un bel cespuglio verde e vi cadde dentro completamente. Sàm scoppiò in una fragorosa risata << Ehi, Deggy, vuoi che ti aiuti ? ahahaah>> la gnoma si alzò dolorante e si spazzò via le foglie secche che aveva addosso << Non c’è niente da ridere ragazzino, piuttosto aiutami a tirarmi su.

Poi Sàmir con la coda dell’occhio vide una cosa che avrebbe fatto finalmente contenta la gnoma<< Ehi, io ti consiglio di guardarti in testa ? >> lei parve subito preoccupata poi disse toccandosi << Perché? Cos’ho in testa ? >> e si vide così in mano la chiave.

Ad un tratto sprizzò di felicità << Siiii, siiii , la chiaveeeee >> e dalla felicità barcollò in lungo e in largo giacché dopo un po’ finì dritta dritta nel lago e a Sàmir scoppiò un ‘altra bella risata. Poi si interruppe subito, perché un pensiero volle che i suoi restanti minuti fossero tutti per Leana.

 

                                                          

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Capitolo 12
*** cap.12^ ***


                                                                             12.

 

 

 

 

La ragazza, si diresse dentro all’arena e si mise a sedere sulla tribuna dell’altra volta e si immerse nei suoi pensieri. Il primo, il più misterioso che gli venne in mente fu quello che si ricollegava in un qualche modo alla situazione venutasi a creare poco tempo prima con Torik. Il ricordo fu troppo confuso, Leana non ricordò niente di particolare, ma davanti ai suoi occhi si instaurò una figura, ombrosa, bassa e tozza, probabilmente un uomo..ma non seppe altro…”chissà perché quella situazione ha fatto emergere in me quella rabbia..sarà per via di Sàm o c’è sotto qualcos’altro che io non ricordo e che quindi non so ? mi piacerebbe davvero indagare su questa cosa: d’altronde non è il primo episodio che mi capita anche se questo è stato decisamente violento” pensò.

Poi, finalmente decisa, andò a liberare Gaar dalla gabbia, e, ammettendo che non c’era nulla di meglio da fare in quel momento, riprese il duro allenamento.

Sàm e Deggy, finalmente felici per il ritrovamento, si diressero a “casa” di lei, dato che la gnoma insistette perché Sàm assaggiasse il suo meraviglioso succo di fragole raccolte direttamente nel bosco. Il ragazzo, dato che non potè entrare in casa per ovvie ragioni, si accovacciò a terra e diede uno sguardo. Deggy fece passare la chiave nella serratura, e la porta di legno massiccio si aprì.

La casa di Deggy era scavata in un magnifico fungo, un bellissimo esemplare di Amanita Muscaria, il più comune nella radura. La casa era proprio come Sàm si fosse immaginato: all’entrata c’era un bel tavolino in legno, alla sua destra vi era il lettino decorato con Margherite dipinte ovunque. Alla sinistra del tavolino anch’esso dipinto ma questa volta coi girasoli, vi era una “pseudo-cucina” dove Deggy preparava i suoi deliziosi pranzetti. << Benvenuto a Deggy’s house>> disse allegra la gnoma mentre spalancava le braccia per indicare la sua dimora situata proprio all’estremo est dell’accampamento degli gnomi. << Ma che casetta deliziosa>> disse Sàm guardandosi intorno e rimanendo stupefatto. Poi disse << Il fungo porcino che è situato proprio al centro del villaggio è quello di For, giusto ?>> Deggy parve pensarci un attimo poi disse << Si, certo, la sua e situata al centro così lui può coordinare tutti noi. E’ un lavoraccio, ma non ci lamentiamo di lui.

Poi uscì dalla casetta con in mano una scodella anch’essa in legno. Sàmir notò che stavolta il motivo da decorazione erano le violette. Notò anche che la gnoma si era tolta i sandalini per mettersi due all’apparenza comode pantofole anche quelle intrecciate coi rametti degli alberi.

“ Mah, ho qualche dubbio che li dentro si stia veramente comodi, comunque…” pensò Sàm e poi vide che Deggy gli stava porgendo la scodella << Bevi, ragazzo, e assaggia la specialità della Gnoma Deggy>> concluse eccitata. Sàm non se lo fece ripetere due volte e bevve il succo.

<> disse ancora con la bocca piena << Altro che quelli che si possono acquistare a Bagnarel nei supermercati!>> questo si che è al naturale…<< mmm, buonissimo cara>> e lo finì tutto in un sorso.

I due stettero ancora un po’ a parlare poi, a malincuore, Sàmir decise che sarebbe stata ora di tornare All’accademia. Anche per sentire tutto quello che, aiLui,  Leana gli avrebbe detto.

Si salutarono in un abbraccio, Sàm gli promise che ogni volta che fosse passato di li, la sarebbe andata a salutare e di nuovo avrebbe bevuto il suo succo di Fragole.

Poi, a malincuore per davvero, la salutò e si incamminò in direzione dell’accademia solo e pensoso.

 

                                                                                                                       

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Capitolo 13
*** Cap.13 ***


                                                             13.

 

 

Sàmir, immerso nei suoi pensieri,  finalmente lasciò la radura che oramai gli era parsa come una prigione, visto le tante ore che aveva passato li dentro. A passo spedito superò la mini- collinetta e discese fino ad arrivare nel pari ed al cospetto dell’accademia. Finalmente fuori, l’aria gli pareva decisamente più pura, ma a contrasto notò l’ormai inarrestabile “buio” che sempre di più invadeva il mondo. Sàm scosse la testa “ Ma quando si deciderà a tornare quella…Ries? E’ una cosa troppo importante perché venga tralasciata così” pensò nel mentre che entrò nell’accademia. Lì, notò subito Torik seduto alla sua scrivania.

Con la coda dell’occhio, avvicinandosi, notò che stava dormendo profondamente e accennava a russare. Tutto ciò, in un’accademia che si rispetti, non poteva succedere. Chissà cosa avrebbe detto la gente, se lo avesse sentito.

Sàmir non indugiò oltre e, sempre a passo spedito, varcò la porta d’ingresso e si ritrovò fuori. Raggiunse un’area verde e raccolse una foglia. Poi tornò dentro e, avvicinatosi di soppiatto, prese a sfregargliela sotto il naso. Il povero gnomo per prima cosa si mosse, ma non si svegliò “ Beh, almeno, ora che ha cambiato posizione, non russerà più” .

Ma Sàm non si fermò e volle fargli uno scherzo. Cominciò quindi a strofinargli la foglia nell’orecchio e dopo due secondi, lo gnomo fece uno scatto e di colpo si girò verso di lui. Sàmir soffocò una risata nel mentre che si metteva apposto i folti capelli blu. Poi gli fece un cenno di dimenticare l’accaduto e di rimanere sveglio e Torik lo guardò male. Poi disse cercando di restare serio << Ehm.. caro Torik, mi diresti dove si trova adesso la bella fanciulla che porta il nome di Leana ?>> Lo gnomo, fece finta di non saperlo ma il Bagnarita non demordeva. Quindi disse << Se non sbaglio si è diretta all’arena..ma … non sono proprio sicuro>> Sàm fece spallucce e disse <<e va bene, proverò li. Grazie comunque>> poi abbassò la voce << e mi raccomando, non addormentarti, ahahah>> e ritornò fuori.

Girò il perimetro e si trovò all’entrata dell’arena. Non dovette entrare, gli bastò rimanere sulla porta per vederla in tutta la sua bellezza. Leana stava allenando Gaar, e lo faceva in un modo così naturale che a Sàm parve che stesse praticando un incantesimo. Poi gli guardò la faccia e notò che il suo sguardo, in fondo, era triste. Deciso a rimediare a tutto quello che era successo prima, entrò dentro.

Subito il suo orecchio sentì la voce malinconica di Miley Cirus mentre intonava “when i look at you”. Fece un solo passo e lei si girò. Subito si sentì il ritornello. Miley cominciò a cantare più forte. I due si guardarono, erano uno di fronte all’altro, mentre Leana fu la prima a cominciare.

Passarono dieci minuti buoni, nel mentre la canzone trovò la sua conclusione. Leana fece un segno verso la porta e scoppiò in lacrime.

Sàmir uscì, deciso a porre fine a quest’esperienza. Ad un tratto non voleva più saperne della missione non voleva più saperne di niente. Entrò in accademia, filò in camera, raccolse le sue cose e, senza nemmeno salutare Torik, si addentrò di nuovo nel folto e ritornò alla spiaggetta, dove,  con immenso piacere, era cominciata la sua nuova avventura.

Sàmir si fermò un attimo e ripensò a quando il re e la regina lo avevano abbandonato li, in bocca al suo destino. Con una lacrima che accennava a scendere dall’occhio sinistro, cercò un qualcosa e trovò ciò che faceva al caso suo: una piccola zattera abbandonata in un posto li vicino.

Ci si mise sopra e cominciò a remare, col solo pensiero di abbandonare quell’isola al più presto.

Quando fu abbastanza distante, si guardò indietro e, asciugandosi la lacrima, vide che era del colore dei suoi occhi, di un verde acceso. Che la lacrima fosse un segno ? Ci sarebbe stata ancora speranza o tutto era perduto ?  Sàmir fece un sospiro e remò a più non posso.

 

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Capitolo 14
*** cap.14 ***


                                                                         14.

 

 

Leana era disperata. Sicuramente, il giorno dopo la partenza di Sàm le fu di grande impatto . Quel giorno, non volle alzarsi da letto per nulla al mondo, e decise ci sarebbe rimasta per tutta la giornata.

Questa volta, però, Torik non andò a bussare alla porta, poiché capiva la ragazza e non avrebbe mai e poi mai voluto ripetere la disastrosa esperienza passata. Leana piangeva, e per quel giorno i suoi pensieri non furono altro che Lui. Quel lui che era rimasto nella radura per un momento ai suoi occhi interminabile, quel Lui che aveva ben pensato di liquidare tutto in due paroline, ma che con lei certamente non avrebbe funzionato. “ Forse con quella specie di sotto-gnoma si, ma con me no”

Pensò e ripensò, per consolarsi, ai momenti insieme che invece la avevano fatta gioire e ripetere “ma che fortuna che l’ho conosciuto. Ora non potrei stare senza di lui” e invece era finita nel peggiore dei modi.

I giorni passavano e Sàm vide finalmente dopo che ebbe remato a più non posso, l’avvicinarsi del profilo del regno dell’acqua. Più volte ebbe la tentazione di tornare indietro, tornare dalla “sua” Leana e di riparlarle. “ E per cosa, per inventare altre scuse e allontanarla sempre di più; No, ora sento che me ne devo andare, almeno per un po’. Poi se è destino, è certo che ci rincontreremo.”

Pensò con un mezzo sorrisetto spento sulle labbra mentre fissava la costa più a nord del regno dove si stava dirigendo “ Finalmente a casa, la mia vera casa”  pensò nel mentre che la zattera pareva finalmente stesse per abbracciare la costa della sua terra natale.

Leana decise che la cosa migliore sarebbe stata quella di far finta che non fosse successo niente, e che lei avrebbe continuato ad allenare Gaar con la stessa gioia di sempre e tutto, amaramente, sarebbe tornato come prima. “ D’altronde è la cosa migliore, sebbene tutto ciò mi faccia stare veramente male” si rincuorò pensando che sicuramente anche Sàm avrebbe intuito la situazione migliore da applicare in quel momento tanto particolare. Così si alzò dal letto, si vestì, e corse in arena diretta alla stanza dove vi dimoravano i draghi. Liberò Gaar, preparò due ciotole, una col cibo e una con l’acqua e gliele porse. Il drago prima la guardò, successivamente emise uno sbuffo tale che una nuvola di fumo fuoriuscì dalle sue narici. Leana si spazientì << Che c’è Gaar, non hai fame ? come è possibile?>> Il drago scosse la testa con ferocia e poi emise un altro piccolo sbuffo. Dopo le andò vicino e delicatamente le mise la sua testa contro una gamba. Leana non seppe cosa dire. Era fuori di se, ma per la gioia. Il suo drago l’aveva capita, aveva capito che c’era qualcosa che non andava. Gli cinse la testa con le mani e disse << amico mio, ti preoccupi per me. Oh Gaar, non sai quanto è importante per me in questo momento un gesto del genere.>> e poi lo abbracciò. Il drago emise un gridolino di felicità e devozione alla sua addestratrice che pareva aver acquistato tutte le energie necessarie a ricominciare di nuovo. Si alzò e felicissima, cominciò l’allenamento col pensiero che ripeteva una sola parola: Gaar.

 

 

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Capitolo 15
*** cap.15 ***


 

 

 “Mi piacerebbe rimanere qui, provare a conoscerti meglio, mi piacerebbe iniziare un qualcosa con te. Ma, prima di assaporare questa nuova vita, devo fare i conti con quella passata, come mi hai detto tu. Perciò, è tempo che le cose cambino, è tempo di andare”

 

Tuo Sàm.

 

 

 

[SALTO TEMPORALE]

 

 

 

 

Leana osservava con grazia e angoscia la foto che lei e Sàmir si erano scattati tempo addietro. Dopo quattro anni l’accademia non era più la stessa, nemmeno lei sapeva più chi era. Ora era li, seduta nella storica panchina dell’arena, a piangere su una foto che era, inesorabilmente, appartenente al passato; Un passato da dimenticare.

 

 “Ora te ne sei andato, ti ho lasciato fuggire;  Cosa dovrei fare ? devo starmene qui, ad aspettarti per tutto il resto della mia vita ? Quanto starai via ? Un mese? Tre mesi ? due anni ? cinque anni ? Non posso; Mi dispiace, ma la vita, anche senza te andrà avanti. Sono cresciuta, e anche se sembra che tutto non abbia senso, che la mia vita ora sia un inferno, io devo andare avanti, un altro capitolo, oramai, è inevitabilmente aperto; Per sempre.”

 

Sàmir era seduto nel tavolino di casa sua mentre pensava ininterrottamente al tempo, che passava maledettamente in fretta. Erano quattro anni che non vedeva Leana, ma sapeva che non aveva fatto ancora i conti con il passato. Ora tutto sarebbe cambiato. Chissà se un giorno, si fosse sentito apposto con la coscienza e soprattutto, chissà se l’avrebbe rivista.

 

Ogni giorno, andava tre ore di fila al “campo lotta” lottava, contro un nemico invisibile, contro una furia selvaggia che ogni giorno cercava di espellere dal suo corpo. Beh, ancora poco e ci sarebbe riuscito. Non riusciva a starci più di quel tanto, poiché quel posto, gli ricordava Gil. Quanto avrebbe voluto che lui ora fosse li a consolarlo. Quando lui era partito, era Gil che avrebbe avuto bisogno di un sostegno. Ora era lui.

 

Il resto della giornata lo passava a pescare, ma anche quello gli ricordava Gil, e per questo se ne andava nel bellissimo castello blu, la reggia dei regnanti, a fare qualche chiacchiera. In fondo, le persone più vicine a lui, in quei momenti, erano solo e soltanto loro.

 

E così passavano le giornate; Ogni tanto parlava anche con la figlia, la ragazzina che era presente alla gara all’inizio della sua vecchia vita, ma sforzandosi non ricordava bene il nome. I suoi pensieri dopotutto, navigavano ancora in altre acque. “ Si, ma per poco. Sento che devo parlare con lei, sento che devo chiarire e sento che devo farlo ora”

 

Per questo si era messo nuovamente in viaggio e, dopo aver salutato i regnanti che furono molto premurosi, anche troppo, ma disse che questa volta era maturato e avrebbe potuto affrontarlo anche da solo, il viaggio. D’altronde i capelli ora avevano un taglio prettamente diverso, molto più corti e anche la statura era decisamente migliore. 1,79 non sono affatto pochi, e per ultimo, le sue lacrime avevano assunto di nuovo un colore trasparente, che sia un segno ? chi lo sa.

 

“Fra non molto dovrei vedere le bellissime, ma inquietanti sponde del regno dell’aria.

Chissà se Ries è tornata ? sono passati quattro anni, presumo di si. Ho paura di non poterla vedere nemmeno in faccia, ormai il mondo è completamente buio”. In effetti i dati erano allarmanti. La concentrazione di “luce di torcia” che era sparita superava il 50% e tutti si erano mobilitati perché tutto funzionasse alla grande. I regni abitabili, cioè quelli dell’aria e dell’acqua si erano procurati delle torce che funzionavano con il fuoco del regno dello stesso, un fuoco che non si spegneva mai. 

Gli gnomi della radura erano stati così gentili da procurare il materiale e forgiarle in modo che la gente potesse vivere ancora, vivere serenamente.

 

A questo proposito, Sàmir, messo piede nella radura, vide che la concentrazione di gnomi era aumentata a sproposito. Non ci pensò molto, e con passo spedito superò il bosco; gli ricordava Genny e un miliardo di altre cose, in primis Leana. Ah, Leana, doveva trovarla al più presto.

 

Superò il salto ed entrò nella conca che ospitava l’accademia. Si fermò un attimo a rimirarla. Quella era l’unica costruzione che era rimasta così, come era sempre stata. Aveva solo un po’ di torce appese qua e la, ma ormai questo era rientrato nella normalità.

 

Scansò un attimo lo sguardo e vide con la coda dell’occhio due persone uscire dall’arena. La ragazza guardò nella sua direzione. Era la fine, la riconobbe, anche se era buio, anche se era lontana.

Era Lei, era Leana. E di fianco aveva un ragazzo, guardando meglio Sàmir vide che era alto, biondo come lei e con gli occhi azzurri. “ Un Aarita, probabilmente un addestratore”  vide anche che si tenevano la mano, ma tutto ciò, dopo tutto quel tempo, era abbastanza normale “ abbastanza oserei dure” Aveva un sorriso bellissimo, ma dolceamaro, si notava una certa passione repressa.

 

Arrivarono li da lui. Sàmir spostò lo sguardo in basso, diretto alla pancia di lei. Notò un particolare che fin’ora non aveva mai notato e la guardò con disgusto. A lei scese una lacrima, ma non era azzurra, e soprattutto non era verde.

 

 

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Capitolo 16
*** cap.17 ***


                                                                 16.

 

 

“ Ehi, piccola, chi è costui ?” Leana continuava a fissare Sàmir, sempre con la lacrima che ormai era arrivata alla bocca, quasi non sentisse quello che gli stava appena dicendo Ofnir.

Poi si scantò “ Ehm.. ah si, Ofnir, questo è Sàmir; Sàmir, questo è Ofnir, il mio ragazzo.” Sàmir fece una piccola smorfia ma diede comunque la mano al tipo. Leana vide che Sàm continuava a guardargli la pancia e quindi fece un passo indietro e disse: “ Ofnir, potresti lasciarci un attimo soli?” Il ragazzo ci pensò su un attimo e disse “ ma no, perché dovrei lasciarvi soli ? e poi chi è questo ?” “Un conoscente, niente di più” e lo fissò. Poi si girò verso Ofnir “ per favore, lasciaci soli un attimo. Poi ti raggiungo in Accademia, sono molto stanca, ho bisogno di un riposino”. “ Ok, come vuoi” le schioccò un bacio e si incamminò lanciando un’occhiataccia a Sàmir.

 

Sàmir partì per primo “ Bene ora siamo finalmente soli. Beh, vedo che non hai perso tempo; E’ simpatico, va bene per te.” Poi prese a parlare più forte “Io me ne ero andato perché dovevo fare i conti col mio passato: ho sbagliato, lo riconosco anche ora, sebbene siano passati la bellezza di quattro anni, sono stato via, ho cercato di rimediare, di lasciarmi alle spalle tutti i problemi, seppur piccoli, che si erano creati fra di noi.” Poi si avvicinò un po’ e con un dito le indicò la pancia. “ poi torno qua e cosa vedo ? può passare il fatto che hai un altro; Infondo è comprensibile, ma non può passare il fatto che SEI INCINTA Leana, questo me lo devi proprio spiegare, perché non ho capito proprio per bene questa mossa.” Sàmir avvertì un certo imbarazzo da parte di lei e un’altra lacrima le rigò il volto. Poi disse singhiozzando “ posso spiegare…” Sàmir si spazientì “ Dai, ho proprio voglia di sentire cosa avrai da dirmi, perché ciò proprio mi ha lasciato di stucco, senza contare che sembra che ne vai fiera. Ti ricordo che sei ancora una ragazzina. Beh, ma non sono certo io a doverti dire queste cose; dovresti arrivarci da sola. “

 

Leana si mise a sedere, evidentemente affaticata anche per il bambino che portava in grembo e .. seppur singhiozzando cominciò a parlare ..

“ Tu non mi conosci, non mi hai mai conosciuto fino in fondo. Non sai la mia storia; D’altronde non te l’ho mai raccontata. E’ inutile che mi metta nei tuoi panni e che ti spieghi tanto non servirebbe comunque. Non servirebbe perché non mi capiresti. Ma ti posso giurare che da quando non ci sei i sogni sono aumentati e finalmente qualcosa ricordo. Ma non ho la certezza di tutto quanto e solo una persona può aiutarmi ad uscire da questo oblio che mi circonda: Si, è proprio lei, Ries.”

 

Sàmir la squadrò più che mai interrogativo “ E’ tornata ieri e questa notte l’ho sognata” poi sbuffò e continuò “ C’ero io, da piccola, dentro ad una culla. Poi c’era lei, ne sono sicura, che mi accudiva; proprio come una madre, capisci ? E poi un uomo, alto e biondo, di fianco a lei ma in piedi e non mi degnava nemmeno di uno sguardo. Insomma, non si interessava di me. Lei lo guardava con  disgusto ma lui pareva non accorgersene nemmeno guardava in un’altra direzione, scrutava un’altra persona che, lentamente, si avvicinava. Non ne sono sicura, ma mi pareva proprio essere il tuo maestro, Torik. “

 

Sàmir fece uno scatto “ Torik ? E cosa c’entra lui ? “ Leana scosse la testa “ Guarda non lo so; per questo domani voglio andare a fargli visita. Potresti venire con me e così la missione andrebbe avanti.  Che ne dici ? probabilmente ci toccherà partire insieme, ma saremo solo colleghi nient’altro” Sàmir annuì e mentre lei si girò per tornare all’accademia, non vide che c’era il salto prodotto dalla scolina e cadde, rotolò fino alla porta dell’accademia. “ Leanaaaaa”  urlò Sàmir e si lanciò subito li da lei. Quando si alzò su Sàmir sentì solo due parole uscirle dalla bocca: Il bambino.

 

Gil, anche se non ci avrebbe creduto nessuno, era ancora in viaggio alla ricerca del “ luogo proibito” così era chiamata la porta di accesso collocata su un isolotto da qualche parte nel regno dell’acqua che avrebbe rivelato il tesoro più prezioso: La vera essenza di tutte le acque esistenti.

Si era munito di qualche torcia, una l’aveva messa nel ripostiglio dove studiava le mappe, formulava ipotesi e nella stanza da letto, le altre fuori attaccate alla barca, così che ci avrebbe potuto vedere comunque nonostante il buio. Nella mappa, erano comparse altre due freccette, dopo quella ad est, ne era comparsa una a sud e una a Nord. “ Che fa, mi prende in giro ?” aveva detto Gil, ma nonostante tutto girò il timone e deciso a riuscire nell’impresa fallita da tutti, continuò il suo, forse infinito viaggio.

 

 

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Capitolo 17
*** cap.18 ***


                                                                             18.

. 

 

 

 

“Ma dove diavolo … Leana tesoro, sei li ?” Ofnir scosse la testa e si alzò dal letto con tutta fretta. Si impalò davanti allo specchio e si pettinò. Non voleva che Leana, vedendolo, pensasse male. Fare brutta figura non era nel suo stile, e di certo non sarebbe successo questa volta.
Scese di corsa le scale e si diresse all’uscita. Torik, ancora mezzo addormentato, notò che gli rivolse appena un cenno, ma nessun saluto. <> pensò e si mise a leggere qualche scartoffia.
Ofnir ebbe qualche esitazione a entrare nella radura: Certo, ormai tutte le giornate erano veramente buie, prive di qualsiasi luce, ma quel giorno faceva più buio del solito. Aggiungendo poi il fatto che la luce della torcia appesa alla parete principale dell’accademia bastava a far luce all’entrata della stessa a Ofnir parve di entrare nella selva oscura. << Ma io non sono Dante>> ridacchiò fra se e se e si decise comunque a mettere piede in quel posto più che mai tetro.
“ Che fate, non entrate ?” I due ebbero un po’ di esitazione, d'altronde era plausibile che Ries si aspettasse tutt’altro.  In ogni caso la missione era già stata rallentata abbastanza, il buio era sempre più fitto e Sàmir approfittando anche di quello, strinse la sua mano a quella di Leana e si decise ad entrare. Lei fece per ritrarsi, ma capì che era un metodo di Sàmir per sopportare la conseguente sorpresa di Ries.

I Ragazzi non fecero in tempo a mettere un piede dentro che rischiarono di morire entrambi di infarto: Alle spalle di Leana era apparso colui che in quel preciso momento non sarebbe dovuto presentarsi. Leana guardò Ofnir sconvolta “ Complimenti, davvero complimenti. Mi inchino.”

I due non poterono far altro che lanciarsi uno sguardo, più che mai confuso. Ofnir riprese, seccato “ avevo quasi pensato di perdonarti, per essere uscita senza avermi detto nulla, ma dopo ciò che ho visto non posso. Leana, tra noi finisce qui.” Si voltò di scatto e corse via “ Ofnir, aspetta … non è come credi” ma era già lontano. Leana si accasciò a terra, sconfortata. Sàm non seppe cosa dire, cosciente del fatto che era per metà colpa sua.
Ofnir corse a più non posso, scavalcò la scolina con un balzo e si ritrovò davanti all’entrata dell’accademia. Deciso cambiò direzione verso l’arena e dentro si diresse alla stanza dei draghi.

Dorus anche nell’oscurità risplendeva di un giallo lucente, come se fosse lui l’unico sole rimasto.

Vide che il suo padrone non finiva di versare lacrime e gli si avvicinò, sfregando la sua testona contro il petto di Ofnir. Il ragazzo pianse, non dimenticando ciò che era accaduto e ben deciso a farla pagare a Leana. Quella figuraccia aveva fatto cadere la goccia che a sua volta aveva fatto traboccare il vaso.

Nel mentre, sulla porta si vide il corpo minuto di quella che a Sàmir parve come una mini Gnoma. Era assai più gracile di Genny. Indossava un grembiulino con disegnati sopra tantissimi lamponi e portava una cuffia sui capelli, che con il suo colore viola accesso richiamava un po’ quei frutti.  Del resto aveva molto di Genny e Sàm non poté non ricordarla. Gli venne per un attimo anche la voglia di tornare a fare un giro al suo villaggio, ma la missione ora era tutto ciò che i suoi pensieri erano capaci di trattenere. “ beh, e tu che ci fai a terra?” Leana si voltò e Ries capì immediatamente chi era giacché la conosceva bene, le due andavano pure d’accordo.

Ries si avvicinò a Leana, che in ginocchio era alta perfettamente come lei e le accarezzò la guancia, in pensiero; L’altra rispose con un sorriso e si alzò. Ries titubante li fece accomodare nella sua casa che caso volle ci stavano pure in altezza. << che casa strana per una Gnoma>> pensò Sàm ma si ricredette subito, nel vedere l’interno, decisamente sotto tono per un personaggio del genere. La casa era in una sola parola moderna, Ries possedeva una casa prodigio, sebbene dispersa nella radura del regno dell’aria.
La Gnoma fece un inchino in segno di benvenuto e li fece accomodare entrambi su una poltrona di pelle. Sàm si guardò intorno, stupefatto mentre Leana presentava una faccia moscia, evidentemente ancora colpita per l’accaduto di prima; Decise però di non darlo eccessivamente a vedere, e cercò quantomeno di assumere un’espressione decente.

Ries attaccò squadrando Sàmir “ Tu dovresti essere Sàm, giusto ? Al telefono i regnanti dell’acqua mi hanno parlato bene di te. Sei il prescelto.” E gli fece un sorriso. “Come ben sapete, non ci giungono da tempo buone notizie dal laboratorio situato sul gran ghiacciaio, nei pressi della Torcia.

La torcia è quasi del tutto esaurita, ma lo potete benissimo vedere dalla luce che c’è fuori.” Agitò la mano mentre scostava la tenda dal vetro, anch’essa viola. La nostra fortuna è quella di possedere delle persone che si sono prodigate per gli altri, rendendo possibile ciò che fin’ora non si era mai scoperto” “le torce artificiali” disse Sàm guardando sul soffitto della casa dove ve ne stava una. Ries nel frattempo si alzò e andò a preparare un po’ di Te. “Ma, ce sempre un ma.. Il Fuoco della suddetta terra è in esaurimento. E’ vero che non viene più impiegato nella torcia da un po’; Prima gli scienziati si vogliono accertare sul fenomeno della sparizione di quello sulla  torcia, ma le torcie artificiali ne richiedono un bel po’ e il fuoco non è per sempre. Ecco perché bisogna fare qualcosa, bisogna assolutamente scoprire cosa è successo. E voi dovete partire, immediatamente.” Leana notò che Ries non guardava mai Leana, come se ne fosse in soggezione. E in più, a Sàm parve che la donna nascondesse qualcosa. Ries parve accorgersene perché se ne andò trotterellando verso un bauletto con intrisi i lamponi del grembiule. Agitò la mano che brillò di una luce azzurra soffusa e il baule si aprì. Subito ne estrasse una magnifica spada nera lucente e un’armatura d’argento. Le porse a Sàm che pensò di trovarsi in un sogno “ P… per me ??” certo, non vorrai mica che ti lasci partire in quelle condizioni. Sàmir si guardò: << Beh, in effetti..>> e poi, la missione mi sta molto a cuore, esattamente come ci tieni tu. Ma la sorpresa non era finita perché Leana si ritrovò presto in mano una magnifica sella per il suo Gaar, tutta rifinita in argento. “ So che il viaggio sarà lungo, non permetterò che siate scomodi; Tieni cara, te la sei meritata” Leana rimase sorpresa ma corse incontro a Ries e le si avvinghiò in un caloroso abbraccio.  Poi si diresse verso la porta “ e mi raccomando, appena sapete qualcosa voglio essere la prima a scoprilo, è chiaro ?>> i ragazzo annuirono all’unisono e corsero fuori.

Dopo un’ultimo abbraccio uscirono dalla radura diretti da Gaar. Leana si volse indietro e guardò per un’ultima volta la casa e la radura, chissà quando ci avrebbe più rimesso piede. Con i capelli al vento si immaginò un’altra volta in riva al lago a specchiarsi. Se fosse possibile è certo, sarebbe tornata indietro immediatamente.

 

 

 

                                           

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Capitolo 18
*** cap.19 ***


19.

 

All’accademia quella mattina tutto procedeva nei canoni. Le aule erano sin dall’alba piene di aspiranti spadaccini, nell’arena gli addestratori si prodigavano ad istruire i loro draghi, e per ultimo, ma non meno importante, Torik era come sempre seduto alla sua scrivania intento a osservare il passaggio e a ricevere chiunque fosse entrato.  
Sàm e Leana valicarono la porta per nulla stupiti dall’ormai abituale panorama affollato e dall’inevitabile chiasso; Dopo un veloce saluto a Torik, che per la maggior parte fu considerato da Sàmir, entrambi si diressero nelle loro camere. Sàm distese alla svelta la sua armatura sul letto: Per colpa dell’euforia, da Ries non l’aveva vista nemmeno tanto bene. Ora sembrava luccicasse, come le stelle, e gli piaceva veramente molto. Nonostante non fosse particolarmente pesante anche per non rendere vana l’agilità Sàmir decise che l’avrebbe indossata solamente in vista delle occasioni importanti, come le battaglie; << Il secondo motivo è che mi piace talmente tanto che non posso pensare di rovinarla subito>> quasi fosse un normale vestito; Si sedette e si mise a rimirarla quanto bastasse per convincersi che non era assolutamente un sogno.

A fare da opposto, invece, Sàm si mise a sognare riguardo la missione. Certo, l’attraeva a più non posso, e non era ancora convinto di essere lui il prescelto tuttavia non erano poche le cose che lo turbavano: da sempre si sa che mettersi in gioco procura anche non pochi ostacoli.

A Sàm venne in mente il suo libro preferito “Città di vetro”, dove la protagonista,Clarissa detta Clary, ne ha superate davvero tante ma alla fine è riuscita a guardare i fuochi d’artificio che cadendo, coloravano le nuvole come fossero angeli.

Leana si sdraiò sul letto, decisa a fare mente locale; Non si sarebbe potuta dimenticare di Ofnir, almeno per ora, e non sarebbe stata felice, almeno nella prima parte del viaggio. D’altro canto gli ultimi eventi la avevano davvero scombussolata e il desiderio di ritrovarsi al lago, ancora ragazza, a sognare una vita semplice era davvero forte. Nonostante ciò si convinse che ora era una donna, che non si poteva rimpiangere il passato, che ora più che mai, la voglia di arrivare fino in fondo a tutto questo era veramente travolgente, a tal punto che pian piano dimenticò il resto.

 

 

I due, dopo qualche ora, si ritrovarono al di fuori dell’accademia e si avviarono verso la stanza dei draghi. Gaar era intento a mangiucchiare, e non appena vide fare capolino dalla porta la testa della sua allenatrice si rimise composto e con aria altezzosa li accolse, emettendo un debole grugnito.

Leana si avvicino, con gli occhi lucidi “Ehi, piccolo, ti va di provare questa bella sella ?” e gliela fece vedere. Il drago per tutta risposta alzò la testa e soffiò dalle narici.

I Ragazzi lo condussero fuori dalla stanza e, ormai liberi,dopo aver montato la sella, furono quasi pronti per partire. Gaar, però non ne volle sapere. Si impuntò con gli artigli a terra e sbuffò tanto forte che a Sàm parve che i capelli lo lasciassero; dopo guardò Leana che ricambiando il suo sguardo, si avvicinò all’animale e lo accarezzò. “ Purtroppo temo di sapere perché fa così e mi sto seriamente preoccupando. Gaar è un drago dell’aria e come tale, non può volare per tanto tempo al di fuori del suddetto regno. Quindi …” nel mentre Sàm assunse un’espressione preoccupata. La loro unica cavalcatura disponibile era quel drago, diversamente sarebbe andato tutto a rotoli. “ penso che dobbiamo solo aspettare che Gaar si convinca a lasciarci salire e dunque partire. In caso contrario ....” e Leana si inginocchiò, evidentemente dispiaciuta. E’ vero che con Sàm ultimamente le cose non andavano per il meglio ma è anche vero che la buona riuscita della missione non giovava solo a lui, ma anche a lei. Tutto ciò, indirettamente era colpa sua.

Sàm le si avvicinò stringendole una mano “ dai Leana non buttarti giù. Non è colpa tua e vedrai che Gaar alla fine acconsentirà” e l’aiutò ad alzarsi. Il drago nel mentre si era calmato e Leana si accorse che stava strofinando la sua testa contro la maglietta della ragazza. “ Ebbene, conoscendo il mio drago, posso assicurare che ora potremo partire. Ma prima, non è meglio che  vai a salutare Torik ?” Sàm fece un cenno con la testa “ Oddio, me ne ero completamente dimenticato, corro, aspettami qui.” Leana fece un sorrisino “ ovvio che ti aspetto qui”.

 

Quando Sàm tornò disse che gli aveva portato anche i suoi saluti e disse a Leana che gli aveva raccontato una scusa sul perché lei non fosse andata a salutarlo. Sàmir vide che Leana era già salita e aiutandosi con gli appoggi della sella, si issò sopra; da subito notò che era davvero molto comoda.

Leana fece un cenno a Gaar e questo si preparò a spiccare il volo. Nel mentre la ragazza si avvicinò con la testa a Sàm “ Ah, e se per caso il mio drago in certi momenti svolazza, tranquillo perché non ha proprio maturato per bene il suo addestramento ma tra tutti, è il secondo più maturo”Sàm al sentire quelle parole si rallegrò un po’ ma non  fece neppure in tempo a posare gli occhi per terra che era già in paradiso.

 

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Capitolo 19
*** cap.20 ***


                                                                           20.

 

 

Gil si preparò ad abbandonare la barca. Finalmente, dopo tanto tempo di ricerche, più volte fallite grazie a una mappa che lui chiamava “incompetente”, trovò il tanto agoniato tempio.

Sebbene neppure lui sapesse cosa avrebbe trovato al suo interno, capì che la sua missione era finalmente arrivata al termine e non intendeva indugiare oltre. Gettò l’ancora, si diresse verso la navata principale per munirsi di una torcia e finalmente fu pronto a scendere nel minuscolo pezzo di terraferma che il tempio offriva.

Gil si guardò intorno, era in mare aperto, davanti a lui regnava sovrano il nulla, tranne che per le acque impetuose del mare. Osservando meglio, notò che in realtà non c’era molto spazio di movimento: il tempio giaceva su uno spazio di terra infinitamente piccolo e per la maggior parte composto da scogli. Non sarebbe certo stato difficile cadere in acqua. << Una sorta di maledizione per tutti quelli che vagano da queste parti>> pensò il ragazzo che lentamente si avvicinò a quella che pareva essere la porta d’entrata.

Il tempio era di cristallo azzurro con la particolarità di essere rifinito, almeno sul davanti, con tante pietre blu che disegnavano una specie di conchiglia.Gil mise una mano sulla porta di ossidiana, che illuminata dal sole pareva essere di un viola luminescente; in quell’istante, però, guardò di nuovo il mare e gli venne una profonda, infinita ed inesauribile

nostalgia del suo migliore amico di sempre, Sàmir.

 

 

I due sul dorso del drago strabuzzarono gli occhi: Non avrebbero mai immaginato che Gaar fosse tanto veloce. Leana per un attimo pensò che probabilmente anche lui aveva capito che la missione era davvero importante. Sàmir guardò giù: i due si trovavano ancora sul regno dell’aria ma Aarel l’avevano già abbandonata. Sotto di loro vi era la radura metri e metri di alberi e arbusti andavano a formare quella che Sàmir non l’avrebbe mai detto ma era la più grande composizione di verde che aveva mai visto in vita sua! << Eh beh, vorrei anche vedere, sono nato nel regno dell’acqua.

Sàmir notò che anche Leana si era messa a guardare giù e vide che per prospettiva, i suoi lunghi capelli biondi parevano toccare la cima dei pini; rimase un attimo incantato ma Gaar, sfruttando una corrente ascensionale prese quota e nel mentre si velocizzò.

Sàm si portò una mano al fianco: sapere di avere la spada con se, la magnifica spada nera donatole da Ries, in un qualche modo lo rassicurava. Leana diede un colpettino sulla guancia di Gaar “ ehi, non lo fare più, intesi ? non sei ancora abbastanza bravo a volare per queste cose.” Il drago non la ascoltò e per tutta risposta emise un grugnito di divertimento; anche a Sàm scappò una risatina.

 

 

Gil smise di pensare a Sàmir. Tutto ciò, gli faceva calare le forze e lui doveva possederle se avesse voluto completare la sua missione. Si rigirò nella direzione della porta e provò ad aprirla << Ma che strano, non vi è alcuna maniglia, come farò ad aprirla ?>> pensò un po’ incredulo.

Scrutando meglio ciò che aveva davanti, vide che attaccato alla parete confinante con la porta vi era una pergamena anch’essa di cristallo. Gil prese forza e lesse “Benvenuti a voi, benvenuti in uno dei due templi magici del mondo dei quattro elementi. Siete al cospetto della struttura che custodisce dentro di se l’amuleto dell’acqua, la più importante forza benevola che esista: solo chiunque sia in possesso dell’altro oggetto magico esistente, potrà accedere all’interno e purificarsi con la più antica essenza delle acque terrestri.”

Gil rimase senza parole: tutto ciò per cui la sua vita dopo la partenza di Sàmir aveva avuto un senso, tutto ciò per cui tutte le giornate si era messo a studiare mappe, a guardare i venti, tutto quello era il nulla. << Che cosa sarà mai l’altro oggetto di cui parla la pergamena ? che cos’è che mi manca ?>> chissà, se un giorno avrebbe dato risposta a quelle ed altre domande che ora gli affollavano la mente.

Si fece forza, e con le gambe che protestavano se ne andò verso la barca, deluso per il fallimento della missione.

 

L’individuo si alzò, si stropicciò il viso e guardò fuori. Alberi dappertutto, palme giganti, funghi e piccoli insetti erano tutto ciò che “quel mondo” poteva offrirgli ma a lui stava bene. Si alzò, si vestì, si sciacquò la faccia, fece colazione con un po’ di succo di fragole e si preparò ad abbandonare la sua abitazione. La casa era un vero e proprio giacimento di legno. Vi era legno dappertutto, persino il pavimento era di pino lucido. Quando fu davanti alla porta pronto per uscire, scattò indietro: si stava dimenticando una cosa importantissima, cosa con il quale era cresciuto e per il quale avrebbe dato la vita.

Si diresse in’altra stanza e adocchiò la sua dimenticanza in cima a un tavolino. Si allacciò la fodera alla cintura, ne estrasse subito una magnifica spada di fuoco. Era davvero meravigliosa, e quando l’impugnò i suoi occhi cambiarono espressione: la belva era tornata.

 

 

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Capitolo 20
*** cap.21 ***


                                                            21.

 

 

La velocità e la bravura di Gaar aumentavano a dismisura. Il drago era sempre più abile nel volare, sbatteva le possenti ali sempre più convinto e Leana capì presto che quello era in assoluto il miglior allenamento. Chissà se anche Gaar, al momento della partenza, si fosse reso conto che viaggiando si sarebbe allenato ancor meglio che a lezione; così si divertiva di più: sfruttava il vento, risaliva in quota, ogni tanto imbastiva divertenti scherzetti ai suoi passeggeri. Quasi sul finire della radura, Leana si era ritrovata tra le sue zampe.

Gaar aveva improvvisamente virato a destra e, a causa del contraccolpo, la ragazza era stata salvata in tempo dal drago blu che nel mentre, grugniva divertito. Sàmir non avrebbe mai pensato a un viaggio così divertente, ogni tanto alzava la testa al cielo e pareva che il futuro volesse parlargli. Gli venivano in mente tutte le possibili avventure che lo avrebbero atteso una volta arrivati a destinazione.

Leana dal canto suo dava istruzioni a Gaar: ormai si intravedeva all’orizzonte il regno del fuoco e ciò avrebbe comportato l’uscita dal regno dell’aria e quindi la mancanza d’aria; contemporaneamente però il caldo soffocante avrebbe cominciato a infastidirli, per questo motivo il drago avrebbe dovuto effettuare una salita in quota efficiente a tal punto di non arrostirsi.

A un certo punto del viaggio a Leana era comparsa sulla mano una fiammella azzurra, non avrebbe saputo dire perché, forse istinto, ma si trattava sicuramente di magia. << Non sapevo di possedere queste qualità>> disse poi, quando si rese conto di ciò che era successo.

 

All’accademia, invece, c’era aria di tensione. Leana mancava un po’ a tutti, Torik compreso. La sua spontaneità, la sua dolcezza, e perché no, anche la sua arroganza non erano qualità comuni negli addestratori. Tutti svolgevano il loro lavoro, tutti però la rivolevano li, a qualunque costo.

Torik, nel frattempo, aveva fatto incredibili scoperte. Si diresse così alla casa di Ries convinto che lei potesse darle spiegazioni. “Mi chiedo perché tu voglia tenere tutto questo per te” le aveva detto. Lei, per l’appunto, sbatteva le dita sul tavolo e non voleva sentire ragioni “ Caro Torik, ogni cosa a suo tempo, non possiamo velocizzare il suo corso. Ora i suoi problemi sono già troppi, senza dover sapere anche quello che tu ora mi stai dicendo” Torik assunse un’espressione afflitta “ e di me, cosa ne pensi di me ? anche io non sapevo niente, sono stato all’oscuro di tutto fino ad ora, vorrei proprio sapere perché non ne sono stato a conoscenza prima” e terminò con uno sputacchio che finì direttamente sul grembiule della Gnoma. Ries fece un giro intorno al tavolo e poi fissò l’altro “per proteggerla, ma anche per proteggere te”.

 

Gil, invece, non si diede per vinto. Ritornò velocemente nel regno dell’acqua, prese la direzione Nord e si diresse al castello dei regnanti. Dopo l’ultima volta che ci aveva messo piede, molte cose erano cambiate. Le torce, attaccate per lo più alla parete che ospitava il portone d’ingresso, lo rendevano sempre più maestoso. Una vera fortezza di cristallo blu. Gil spinse il portone, entrò e video che all’interno nulla era cambiato. L’affaccendarsi delle persone come sempre lo impressionava ma, nulla togliere alla vita dell’edificio, lo splendore massimo era dato dai due troni che si ergevano in fondo alla sala. Se non fosse stato per il movimento, Gil avrebbe notato solamente loro. Si avvicinò cauto, fece un inchino e salutò due vecchi amici, sebbene fossero le maggiori autorità del posto.

Avvicinandosi notò che entrambi i regnanti portavano al collo una collana con attaccato come ciondolo una mini torcia, fatto che dimostrava che erano loro la luce di quel popolo, le massime persone su cui affidarsi. Gil in cuor suo sperò che potessero schiarire anche il suo cammino, ora più che mai pieno di domande di cui nessuna per ora aveva una sua risposta.

 

L’individuo lasciò la casa, nel mentre accarezzò la sua spada, cosa che lo faceva sentire potente e più che mai sicuro. Prese un sentiero costeggiato dalle palme e da miriadi di funghi di tante varietà e si recò in una casa poco più avanti. Senza troppi indugi entrò e dentro vi trovò nient’altro che la sua combriccola al completo. “ Ehi, guardate un po’ ragazzi chi è arrivato, è con noi il maestro” disse uno nel tavolo più distante dall’entrata; all’udire quelle parole, tutti si alzarono in un applauso.

L’individuo parve rassicurato e si sentì improvvisamente importante “ No ragazzi miei, non fate così. Mi imbarazzate” e il coro si zittì.

L’individuo riprese “ora vi devo parlare di una cosa urgente” e per tutta risposta sfoderò la sua magnifica spada di fuoco l’uomo continuò in un ghigno “ sapete tutti cosa è questa vero ?” il resto annuì “ bene. E sapete anche tutti che devo assolutamente ottenere anche la conchiglia d’acqua, perché non posso permettere che il nostro piano fallisca. E sono sicuro che nemmeno voi lo volete giusto ?” e gli occhi gli brillarono. Un ragazzo proprio davanti a lui prese parola “ehm.. maestro, possiamo parlare un attimo in privato ?” l’individuo rispose senza alcuna esitazione “ ma certo, Fertis, dimmi pure tutto ciò che desideri, vogliamo andare fuori ?” e si ritrovarono davanti alla casa.

L’aria profumava di primavera, e la torcia attaccata nel soffitto della casa non bastava ad illuminare il volto dello sconosciuto che appariva più ambiguo che mai.

Il ragazzo riattaccò con un misto d’ansia “ Maestro, ci tenevo a dirle che io personalmente non ci sto più. Sappiamo tutti che lei è cambiato in un qualche modo, da quando ha trovato la spada nel tempio, sappiamo che non è più lei” l’individuo ascoltava, ma senza battere ciglio “ e insomma, non mi va di coprirla ancora, non mi va di portare avanti il “nostro” scopo, non mi interessa più” L’altro prese a rispondere “ ah, e quindi mi vorresti dire che ti trasferisci nella radura, non sarai più con me ?” nel mentre gli si avvicinò e gli puntò la spada alla gola che, facendo una leggera pressione, fece gocciolare un po’ di sangue fino alle sue scarpe. “ Ehm.. non mi fraintenda, io voglio rimanere qui e poi.. “ l’individuo di spazientì “ eh no eh, così non va caro Fertis” e la spada andò un po’ più a fondo “ Non permetterò che tu vada a spifferare tutto, non ora che il mio piano è perfetto. “ poi sfilò la spada dalla gola del ragazzo “ Non potrai mai rimanere in vita, addio” e la conficcò con tutta la sua potenza nel petto del ragazzo, che si accasciò a terra esangue.

L’individuo ripose la spada nella sua custodia, e in un ghigno rientrò in casa.

 

 

 

 

 

 

 

 

                              

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Capitolo 21
*** cap.22 ***


                                                             22.

 

 

 

“Per questo è necessario che tu non dica nulla, ti prego” Torik ascoltava quelle parole, provava a entrarci dentro, provava a renderle veritiere. Non riusciva a capacitarsi però di tutto quello che stava passando, tutte quelle rivelazioni erano addirittura fastidiose; ora probabilmente avrebbe capito meglio i ragazzi che ad un certo punto si erano ritrovati la loro vita completamente ribaltata, in primo luogo Leana, che ora era più importante del resto.

Uscì dalla porta della casa di Ries, nonostante non digerisse dire delle bugie, soprattutto alle persone che amava, decise che questa volta, con l’amaro in bocca, sarebbe stata l’eccezione.

 

<< Illion e Bastion, un tempo abitanti del mondo dei quattro elementi, non si potevano compatire.

 Tutte le occasioni le usavano per scontrarsi, Illion, detto anche “il bianco”, aveva dalla sua la precisione: la sua arma era la conchiglia dell’acqua, l’amuleto rappresentante del bene.

Bastion, detto “nero” faceva di tutto per danneggiare Illion e la sua arma preferita era la sua insostituibile spada di fuoco. I due, però, non riuscivano mai a dare fine alla loro lotta eterna, poiché nessuno riusciva mai a sconfiggere l’altro.

Un bel giorno Bastion ebbe un’idea: elevò una maledizione sul mondo, in questo modo sarebbe stato sicuro che Illion e il resto delle creature che vi abitavano sarebbero andate incontro a morte certa. La conchiglia di Illion, quando tutto parve perduto si caricò di una luce azzurra che spinse verso il cielo. La maledizione di Bastion fu così distrutta e con lei anche il suo realizzatore.

La spada e la conchiglia, rimaste senza possessori, si rifugiarono nei due templi presenti nel mondo, in attesa che qualcun altro ridesse vita a quello scontro immaginario. Illion e Bastion furono adorati proprio come dei per tutto il resto dei giorni, e col tempo incarnarono perfettamente il “bene” e il “male”.>>

“ Ah, è così che narra la leggenda” Gil si ritrovò stupefatto dalle parole della regina, che si stupì pure lei che Gil non la conoscesse. “ Beh, diciamo che sì, in sostanza è questo che narra una minuscola parte della storia del mondo dei quattro elementi” Gil si fermò un attimo e poi riprese “ Ma quindi, voi regina mi volete dire che tutto quanto sta per ripetersi ?” la regina parve sconfortata “ Eh, purtroppo il mio sesto senso mi dice che si è già ripetuto tutto; il mio sesto senso non sbaglia mai”.

 

L’individuo si svegliò di soprassalto. Non era sicuro di aver sentito bene, ma gli pareva proprio che qualcuno avesse bussato alla porta: molto probabilmente era la persona che aspettava.

Si alzò, e lentamente aprì la porta, trovandosi davanti colui che aspettava con tanta ansia “ Ve chi si vede, entra, accomodati pure” Il ragazzo entrò, un po’ spaesato “ mi ha chiamato lei, no ? Dovrei essere il sostituente del poveraccio che ha ammazzato ieri” l’individuo soffocò una risatina e annuì “ come è che ti chiami, Ofnir? Bel nome, non c’è che dire” e gli strinse la mano “ Benvenuto tra noi, Ofnir, tu sarai il mio assistente personale; Ah, già fin che ci siamo, ti devo parlare di una cosa urgente, ascoltami bene.” Ofnir gli fece l’occhiolino, e si sedette al tavolino, già meno spaesato di prima.

 

Sàmir e Leana non potevano crederci, oramai mancava veramente poco al gran ghiacciaio. Ancora poco e sarebbero arrivati nel regno del fuoco. Gaar si preparò per bene: salì in quota per non surriscaldarsi, nel frattempo aumentò la sua già moderata velocità, l’aria presto sarebbe mancata e se è vero che a Leana non avrebbe dato tanto fastidio, i draghi ne risentivano decisamente di più; e non era il caso di precipitare in mezzo alla lava.

I due si preparano a scendere, e Gaar sfrecciò, non senza affanno, proprio davanti al laboratorio del ghiacciaio, di fianco alla torcia; Tutto ciò era semplicemente meraviglioso.

L’individuo spiegò A Ofnir che doveva assolutamente venire in possesso dell’amuleto di Illion al più presto possibile, per fare questo avrebbe a malincuore abbandonato per un attimo la sua spada, certo che la missione non avrebbe fallito.

Si tolse la fodera, la passò a Ofnir, e per un attimo gli parve di non volere tutto ciò, di voler tornare indietro, proprio come il poveraccio di poco tempo fa. Ofnir, al contrario, la indossò e i suoi occhi si illuminarono “ padrone, non fallirò, fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia. Lo faccio anche perché ho un conto in sospeso con una certa persona; non mi va proprio di lasciare correre, non a questo punto”

“ Conto su di te, mi raccomando”

 

 

                                               

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Capitolo 22
*** cap.23 ***


                                                               23.

 

Torik camminò un po’ per la radura, seguì il sentiero che si inoltrava senza indugi nel folto e passeggiò solo, cullato solo dal canto degli uccellini notturni. Sebbene di luce ce ne fosse veramente poca, le torce potevano essere appese solo a edifici, lo Gnomo non si diede per vinto e appurato che ci fossero le condizioni per fare una passeggiata, la fece.

Trovò un cespuglio che faceva al caso suo e vi si appoggiò con la schiena contro, assorto nei suoi pensieri. Pensò più che altro alla parlata con Ries; tutto implicò anche il pensiero riguardante Leana. Improvvisamente una lacrima gli rigò il volto. Non era possibile tutto ciò, ci doveva pur essere una spiegazione; Torik si pizzicò le guance: sarebbe stato bello risvegliarsi e trovarsi all’accademia, seduto alla sua scrivania come di consueto.  Invece era lì, lì a pensare come agire, cosa dire e cosa non dire, sperando che nessuno ci rimanesse poi male, soprattutto Sàmir.

Quanto avrebbe voluto fermare il tempo, impedire che i due tornassero dal viaggio e inevitabilmente, sapessero; si soffiò il naso, si asciugò la lacrima e ritornò in posizione eretta, causa un dolore lancinante alla schiena.

 

Ries uscì di casa, andò vicino a una pianta, e lì appoggiato il cesto a terra si mise a raccogliere ingenti quantità di fragole. La luce della sua torcia personale mescolata con quella dell’oscurità circostante dava alla radura un nonché di sinistro. Si tirò un po’ su il grembiule e si mise in ginocchio. Ripensò a Torik, a quello che si erano detti, a quello che non vorrebbero essersi detti, e a quello che inevitabilmente successe dopo. <> Si tirò su e si mise a fissare la torcia << sento che non tutto è perduto, sorella adorata, perdonami, ovunque tu sia>>

 

Leana e Sàmir sgranarono gli occhi, increduli davanti a cotanto splendore. Il gran ghiacciaio era immenso, almeno il triplo di quello che si poteva vedere scrutando le mappe, e la grande torcia, beh, quella era qualcosa di maestoso. << Un grattacielo>> pensò Sàmir, felicissimo di averla vista, almeno una volta nella sua vita. Leana fu improvvisamente colta da una svista, come un brutto presagio, tanto che Sàmir fu costretto a soccorrerla. “ Ehi, cosa ti è successo ? mi hai fatto spaventare” pure Gaar, sebbene intontito per la mancanza d’aria e assolutamente immobile, aveva dato un cenno di preoccupazione e emetteva deboli grugniti. Sàmir tastò bene il ghiaccio sotto ai suoi piedi, e si stupì di quanto fosse duro e resistente giacché sopportava senza problemi il peso di un drago. Con Leana stretta a se, si avvicinò lentamente al laboratorio, una struttura di un materiale simile al marmo che si ergeva proprio di fianco alla torcia. Fece un passo e si ritrovò dentro, in quello che era uno spazio abnorme: la struttura gli ricordò immediatamente quella dell’accademia, con tanto di banco all’entrata. In effetti, subito uno scienziato si rivolse a lui estremamente cortese.

Sàmir ricordò subito gli ominidi: pelle rosea, capelli castani, alti appena poco più di lui e dotati tutti di una forte intelligenza. “ posso esserti d’aiuto, Bagnarita? Io sono Artebis, il capo qui.”

Sàmir stette per parlargli della missione ma si bloccò immediatamente, ora Leana era più importante.  Mi servirebbe solo un po’ di ghiaccio per lei … ehm.. Lo scienziato si avvicinò a Leana e la scrutò da cima a fondo, tanto che a Sàmir scappò da ridere pensando all’eventualità che si fosse risvegliata proprio in quel momento.

L’ominide trasse le sue conclusioni “ Bah, a vederla così mi pare proprio svenuta; so io quel che ci vuole, seguimi” e si diresse veloce verso una stanza compresa di barella per gli infortunati. Si avvicinò a una specie di frigorifero in miniatura e ne estrasse un materiale bianco a cubetti. “ Ecco, questo è ghiaccio, servirà dopo.” Si avvicinò alla barella e la indicò “vieni, posala qui” Sàmir fece come lo scienziato gli disse e fece fare tutto a lui. Artebis si preparò a fare quella che loro chiamavano “respirazione bocca a bocca” compresa del massaggio cardiaco. Dopo cinque minuti Leana riprese conoscenza e all’ovvia domanda “ma dove mi trovo ?” diede risposta Sàmir, ora meno teso. Artebis poi le diede il ghiaccio, utile per alleviare il forte mal di testa che ora incombeva su di lei, e infine propose ai ragazzi, nuovi da quelle parti, di fare un giro per il laboratorio.

 

Gabatrhon si svegliò. Questo era il suo nome, si vestì e come di consuetudine andò al tavolino in cerca della sua amata spada; ovviamente non la trovò, e ricordò la missione che aveva affidato alla sua ora splendida controparte Ofnir. La spada gli mancava, gli mancava terribilmente, e in cuor suo sperava che il ragazzo tornasse il prima possibile, perché non avrebbe saputo dire per quanto potesse resistere in mancanza di essa. Rivangando i pensieri sulla spada, ecco che un ricordo si fece strada nella sua mente.

<< Gaby, Gaby svegliati, oggi si va a caccia di funghi. Gaby aprì gli occhi, e davanti a se vide l’anonimo, ma terribilmente consolante volto di suo padre. Era con lui che passava tutti i suoi giorni, in cerca delle più spericolate avventure. Gli piaceva molto avventurarsi in luoghi remoti, come nel cuore della foresta, all’ombra delle palme, in cerca delle più disparate varietà di funghi.

Papà papà guarda cosa ho trovato, questo non lo avevamo mai raccolto prima. E saltellando, raggiunse suo padre, che lo guardò incuriosito, con i suoi occhi blu mare. “ Fa vedere Gaby, e ti dirò se sei stato bravo. Lo sai che tutti da queste parti mi ritengono un esperto, perfino tua madre e i tuoi fratelli pensano che sia un genio in queste cose. Chissà se la tua nuova sorellina sarà come me, diventata grande. “ Gaby parve stizzito “ quella non è mia sorella! Non ci assomiglia nemmeno; Beh, oddio, alla mamma assomiglia, e anche molto … ma fin’ora noi tre assomigliamo molto di più a te, piuttosto che a lei. Insomma, non la posso considerare una sorella, è … è diversa! Ecco tutto”

Il padre parve non approvare, e prese in mano il fungo. Lo guardò per bene e vide che il gambo era sottilissimo, quasi un filo, e che la cappella assumeva un colore tra il verdognolo e il viola; lo girò e sotto non vi era la spugna, bensì le lamelle.

Non ci pensò due volte e lo gettò a terra, calpestandolo. Successivamente riempì di insulti il figlio, colpevole di non essere abbastanza bravo a trovare un fungo commestibile. Gaby si dispiacque molto, e la notte dopo scappò via di casa in lacrime. Si diresse più lontano che poteva, deciso a dimenticare per sempre suo padre. Arrivò in un posto nuovo, che gli impedì di versare altre lacrime, e notò che davanti a lui c’era un magnifico edificio rosso, con sopra incisa una spada infuocata. La porta era aperta, e il ragazzo entrò. Lo spettacolo che gli si presentò davanti fu troppo, per lui. Tre cascate di lava si incrociavano abilmente, nascondendo ciò che si poteva vedere soltanto aguzzando la vista, e cioè un cuscino rosso con sopra, una magnifica spada di fuoco. Gaby la impugnò e da li in poi cambiò radicalmente: Tornato a casa, sorprese suo padre a letto e gli lacerò la gola, con inciso negli occhi un sentimento di vendetta, quella pura.>>

Gabatrhon scacciò quel pensiero, maledicendosi per averlo fatto entrare nel suo cervello, e finalmente, dopo tantissimo tempo, ormai immemore, una lacrima gli rigò nuovamente il volto.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 23
*** cap.24 ***


                                                                                  24.

 

 

Ofnir si fermò un attimo davanti al tempio dell’acqua. Non lo avrebbe mai immaginato così maestoso, ben sapendo ciò che gli era stato detto da Gabatrhon. Inoltre le onde, che si scagliavano contro gli scogli,lo rendevano inquieto, ma anche desideroso di entrare, per conoscere un po’ meglio questo amuleto a forma di ciondolo. Fece un passo, si massaggiò i capelli biondi quando una voce, che pareva essere uscita dal nulla, gracchiò “suvvia, non disperare, tu possiedi la spada infuocata, hai diritto ad entrare”. Il ragazzo si scostò un attimo, ancora frastornato per quel tono quasi celestiale, e si posizionò davanti alla porta. Lesse una pergamena nella quale vi era un “prego”, una parola che però non aiutò certo Ofnir a capire come aprire la porta;non vi era alcuna maniglia, e pareva che il tempio non fosse a disposizione di un meccanismo riconosci - spada.

Scrutò un po’ la porta, non volendo credere di aver fatto tutto quello per nulla, traendo poi la conclusione che, per aprire la porta, la spada doveva essere incastrata in una fessura proprio al centro della stessa porta. Ofnir sguainò la spada, e per un attimo si sentì invincibile, poi la spinse con forza dentro la fessura che fece illuminare la porta di giallo. Questa si aprì con un cigolio sinistro “ Ti ho uccisa … beh, ben ti sta … non mi piace perdere tempo” ed entrò.

Dentro tutto era meraviglioso, ma a Ofnir non toccò più di tanto. La nebbia impediva una visuale quantomeno discreta dell’interno, giacché l’Aarita non faticò a trovare il fondo, e il “premio”. Nel bel mezzo di una cascata di bolle d’acqua, vi si ergeva una lastra di ghiaccio, apparentemente sospesa nel vuoto, con sopra un cuscino blu rifinito d’oro, contenente il ciondolo. Ofnir non si fece scrupoli e recuperò subito l’oggetto.

Uscì fuori e la conchiglia parve animarsi. Si portò ad altezza occhi di Ofnir, si cosparse tutt’intorno di uno scudo di energia azzurra e una visione si impadronì del ragazzo.

<< Leanaaa, Leana devi venire ad aiutarmi. Non ce la faccio da solo, dobbiamo disarmarlo. La ragazza si spremette le meningi ma la soluzione non arrivava. Solo dopo poco sentì una voce, tutt’altro che armoniosa, dirle ciò che avrebbe dovuto fare. Leana non perse tempo, scattò all’indietro per distrarre colui che ora era destinato a compiere un’impresa più grande di lui. Col ciondolo alla mano, la conchiglia brillava di una luce intensa, quasi impaziente di agire; la ragazza prese la rincorsa, tastando il terreno. Alzò gli occhi al cielo, più che mai minaccioso e intriso di rosso, e capì. “ Vai, salva il mondo” raggiunse l’altro, ancora intento a combattere col male ingiusto, il male indotto, il male non vero. Tutti si voltarono verso il ragazzo. Attorno a lui vi era la stessa luce della conchiglia, ma molto più intensa. Essa dopo si concentrò sull’amuleto e un fascio luminoso scalò verso l’alto, si diresse in cielo>>

“ Argh” gli occhi di Ofnir tornarono normali, non più accecati dalla collera, ma si colorarono di un blu intenso, più intenso del solito. “E’ solo una visione, solo una visione accidenti! Le cose non andranno in questo modo, non è possibile! E sferrò un potente calcio al muro del tempio.” Poi si immerse nei suoi pensieri “ Purtroppo non c’è niente da fare, non c’è più bontà in me. La vita mi ha segnato e se c’è qualcuno che deve pagare, è giusto che paghi” dopodiché, con le spalle alzate e la cresta al vento, si preparò per fare ritorno nella foresta, in mezzo alle palme.

 

“ Ecco, vedete, questo è il corridoio che da accesso a tutti i laboratori specifici: questo a destra è quello che si occupa di rifornire l’acqua al ghiacciaio, per tenerlo in vita mentre questo a sinistra è quello che si occupa del legno di cui la torcia è composta, per evitare che si consumi, nel tempo”

I ragazzi ascoltavano rapiti le parole di Artebis, che ci metteva tutto se stesso per fare da guida in quel mondo così strano, ai loro occhi.

“ Ecco, vedete, in quest’alto laboratorio Gnomi specializzati procurano il fuoco dal suddetto regno, e mantengono in vita la torcia. Ai me, però, le cose non funzionano bene in questo periodo. Sàmir e Leana si affacciarono e diedero uno sguardo all’interno. Il laboratorio pareva un bosco fitto, c’erano tantissimi macchinari diversi, e ad ognuno vi era assegnato uno Gnomo. Sàmir notò che nonostante si dessero da fare per compiere il loro lavoro, in ognuna delle loro facce si poteva leggere un misto di disperazione unita alla noia. << Deve essere per il fatto che il fuoco scarseggia, dato che è stato utilizzato per le torce pensate per i vari regni, ed è per questo che la luce della grande Torcia non aumenta mai, almeno non dignitosamente” pensò Sàmir mentre Artebis li guidava in un altro laboratorio. Artebis fece segno di entrare “ Ecco, qui vengono prodotte le torce che da un po’ di tempo ci consentono di vedere tutto ciò che ci circonda” i ragazzi si dispersero in mezzo a quella confusione, che però era terribilmente rassicurante. Era bello pensare che nonostante la grande Torcia ormai non servisse a gran che, ci fosse sempre qualcuno che si desse da fare per migliorare la situazione dei regni, insomma, questi Gnomi meritavano davvero una grande ricompensa, alla fine di tutto.

Artebis si rizzò, e indossati gli occhiali, cambiò argomento “ Bene, bene, voi siete giunti fin qui per un altro motivo e non ho intenzione di farvi aspettare ancora, seguitemi” e proseguì a passo veloce il corridoio. Man mano che proseguivano, i due si resero conto che l’ambiente stava mutando, in qualche modo in primis dai muri, che da bianchi lucenti assunsero una colorazione grigia smorta.

“bene, bene, ci siamo quasi” Artebis fece qualche passo ed aprì un possente portone. Leana e Sàmir si fecero avanti ma non capirono dove fossero almeno fino a quanto lo scienziato accese le luci: si trovavano in un’immensa sala stracolma di libri, una vera biblioteca gigante.

 

Gil decise che sarebbe partito di nuovo, anche se per ora non ne aveva per niente voglia. Doveva in tutti i modi parlare con Sàm e metterlo a conoscenza della scoperta che aveva fatto, ormai non avrebbe potuto aspettare ancora, non ora che il mondo pareva andare da un minuto all’altro a catafascio. Uscì di casa, entrò nella sua barca, mise in moto i remi e partì ancora, questa volta per il regno dell’aria.

 

Arrivò dopo un po’ di tempo, sfinito ma contento di avercela fatta. Il contatto con la radura lo rese felice subito, ma pensò a quanto sarebbe stato meglio se l’avesse attraversata ai tempi d’oro della Torcia. Durante il suo cammino fece conoscenza di alcuni Gnomi curiosi, i quali puntualmente gli chiedevano se avesse scorso da qualche parte qualche cespuglio di lamponi; Gil fu costretto a negare, ma non perse occasione di fare due chiacchiere con quelle simpatiche creature.

Arrivò finalmente in vista di Aarel, e sicuramente un edificio che lo colpì subito fu la tanto rinomata Accademia. Gil si avvicinò, superò il salto che chiudeva il sentiero della radura e entrò dalla porta.

Inutile dire che si meravigliò molto di trovare Torik li, che non credendo ai propri occhi, lo strinse a sua volta in un meraviglioso abbraccio.

 

 

 

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Capitolo 24
*** cap.25 ***


                                                             25.

 

 

La biblioteca immensa nascosta nel laboratorio del gran ghiaccio suscitò a Sàmir emozioni indescrivibili. Si rivide a casa sua, a Bagnarel, intento a sfogliare tutte le meravigliose avventure di Clary, la ragazza “esperimento”, la portatrice di sangue d’angelo, insomma la sua eroina libraria preferita. Si guardò intorno e non poté che scorgere le due file di torce che decoravano in modo delizioso il muro della biblioteca, come non poté non scorgere l’invitante tappeto rosso, come a dire “entrate, siete i benvenuti”.

“Bella, vero?” Artebis si levò gli occhiali e notò come i ragazzi dirigevano i loro sguardi alla biblioteca, come fosse il paradiso. Poi fece qualche passo avanti e i due lo seguirono. “Bene, bene” Artebis si diresse nel reparto “Storia del mondo dei quattro elementi” “immagino sia questo il reparto che fa al caso vostro, beh, non mi resta che augurarvi Buon lavoro! Purtroppo devo assentarmi, spero non abbiate problemi” e si diresse a passo spedito verso il corridoio mentre Sàmir e Leana, ancora stupiti, si diedero da fare e iniziarono la loro ricerca.

Dopo un po’ di volumi da scartare, Leana ne estrasse uno tutto impolverato dal primo scaffale << Accidenti come pesa!>> fece una smorfia e lesse la copertina << Storia antica del mondo degli elementi: Acqua,fuoco, legno, le origini.>> “Sàm, penso proprio di aver trovato ciò che fa per noi, è storia antica e non è citato il regno dell’aria” Sàmir alzò la testa e smise di frugare dall’altro lato della biblioteca poi si stropicciò gli occhi “ Pensi che sia un po’ troppo antica ? beh, potremmo provare comunque” Leana fece spallucce e col tomo in mano fece attenzione a scendere da quella che fin da subito gli era sembrata una scala fin troppo vecchia, per una biblioteca così.

I Due si misero a sedere a un tavolino poco distante e con non troppe speranze iniziarono a sfogliare il possente volume. Nelle prime pagine vi trovarono solo delle figure, la prima mostrava due personaggi, intenti a scontrarsi. Uno possedeva una spada e l’altro una specie di amuleto, e sembravano fare sul serio. Sàmir legge la descrizione <> Sàmir scorse ancora un po’ il trafiletto e rimase un attimo a pensare all’ultima frase <> la pagina dopo mostrava due casupole, entrambe con un’incisione nella parete che ospitava il portone “ Guarda Sàm, qui dice ecco i templi nei quali gli oggetti magici si rifugiarono dopo la morte dei propri padroni, in attesa che qualcun altro se ne fosse impossessato” poi lo fissò, interrogativa. Sàm rispose “ Bah, guarda, ne so poco pure io, so solo che a Bagnarel tutti credono in questi due tizi, come degli eroi, e so anche che gli oggetti si trovano rispettivamente in due regni: acqua e fuoco.” Leana aggrottò le sopracciglia “Pensi che veramente qualcuno abbia già in suo possesso gli oggetti? Questo significherà che la storia è veramente destinata a ripetersi ?” poi pensò a quello che avevano trovato nella pagina prima << Illion azionò il potere della conchiglia e distrusse per sempre la maledizione imposta da Bastion>> “ Ho un’idea, prova a vedere se da qualche parte trovi la parola maledizione, penso che ci possa rivelare qualcosa di importante” Sàm gli rivolse un cenno e prese a sfogliare; a metà volume ecco che la parola si ripresentò, una seconda volta. I due ebbero un fremito, ma lessero velocemente << La grande Torcia si sta spegnendo, non sappiamo più che fare, il laboratorio del gran ghiacciaio ci ha comunicato che la possibilità di una ripetizione degli eventi è più che mai una certezza.>> poi guardarono la fine << Il cielo mostra caratteristiche alquanto inquietanti, siamo quasi certi che sia lui la causa di tutto. Si, il cielo sta assorbendo il fuoco della torcia.

Firmato: Artebis, responsabile laboratorio gran Ghiacciaio>> A Leana mancò poco che le venne un mancamento, non solo per la notizia, ma anche perché sulla porta era comparso improvvisamente Artebis, con volto alquanto ambiguo. Sàm provò a rivolgergli qualche domanda, ma lui si limitò a dire solo “ Ora avete molte domande che navigano il vostro cervello, tutto quello che potete fare è tornare indietro, alla volta di Aarel; la signora Ries saprà dirvi tutto, tutto quello che manca qui” e li accompagnò fuori.

I due uscirono, dopo aver salutato Artebis e con la consapevolezza che si fossero rivisti, si diressero da Gaar. Il drago giaceva accucciato con la testa in mezzo alle zampe e non sembrava essere a suo agio. Leana gli si avvicinò e lo chiamò dolcemente “ Gaar, siamo pronti a ripartire, alzati, da bravo.” Il drago per tutta risposta si alzò, ma le gambe non lo ressero e finì di nuovo a terra, in un grugnito di rabbia, quando i ragazzi seppero qual’era il suo impedimento: la mancanza d’aria era ora più forte che mai. I due non si diedero per vinti, Gaar provò un’altra volta ad alzarsi ma tutti i tentativi parevano vani. Al che, tutti e tre si stupirono quando una folata d’aria gelida li percosse e il drago acquistò forza in un baleno, preparandosi al volo. “ Presumo che in quel del regno dell’aria ci sia brutto tempo, questa folata è segno che anche il vento, così come il mare è agitato” disse rivolta a Sàmir che non poté far altro che annuire, quasi del tutto convinto.

 

I giorni passavano e Gil si trovava sempre meglio in quel nuovo regno. L’accademia gli aveva offerto un posto di lavoro, e lui certamente non aveva rifiutato. Da quando era il responsabile del reparto dei draghi, era davvero contento. Aveva imparato ad amare quelle splendide creature, e la loro cura era un qualcosa che ora come ora lo toccava moltissimo, e sarebbe stato disposto a tutto, pur di non deluderli. Nel frattempo pensava a quando sarebbero tornati dal loro viaggio Sàm e Leana, desideroso di mettere anche loro al corrente delle sue scoperte ma al contempo felice per poter rivedere il suo migliore amico di sempre. Torik gli dava sempre ottimi consigli, e lui si sentiva davvero soddisfatto, nonostante, irrimediabilmente, la vita marittima gli mancasse da morire.

 

Ofnir approdò nella foresta ancor prima di quanto pensasse e senza alcun indugio si diresse alla casa del suo maestro, il temibile Gabatrhon. Bussò due volte e alla terza si vide davanti la sua guida, che fu felice, di vedersi finalmente nelle sue mani l’aggeggio che gli mancava per stare sicuro. “ Bravo, vedo che ce l’hai fatta, ora vedrai che non dovremo preoccuparci più di niente”. Ofnir si liberò della spada, la consegnò al suo padrone ma i suoi occhi rimasero parzialmente rossi, segno che ormai quella vita gli apparteneva, segno che non sarebbe potuto più tornare indietro.

Poi esordì “ E invece ti sbagli, ho avuto una visione, una ragazzina, probabilmente un’aarita è destinata al ciondolo. Non so quanto sarà al sicuro qui” A quelle parole Gaby vide i suoi occhi illuminarsi “ Beh, io so che tu farai di tutto per ostacolarla, perché succederà, vero ?”

Ofnir gli strinse la mano “ Ci puoi contare, è proprio lei con cui ho un conto in sospeso”.

 

 

                                              

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Capitolo 25
*** cap.26 ***


                                                                     26.

 

 

Le possenti zambe di Gaar ancorarono il terreno, e i due si prepararono a scendere. Il cielo plumbeo, pareva una distesa di cotone ben fatta, e ciò mise angoscia a Sàmir. Leana condusse il suo drago nel suo ripostiglio quando una gradita sorpresa si presentò davanti a loro. Gil raccontò tutto, strinse Sàmir in un abbraccio e sorrise a Leana, poi disse che era orgoglioso di poter passare di li a chissà quando il suo tempo dietro ai draghi e in men che non si dica strinse amicizia con Gaar. Il drago aveva imparato a non diffidare degli estranei, ora era decisamente più amichevole.

Parlarono un po’ poi uscirono e si diressero verso l’accademia. La porta era però bloccata da un individuo che li stava fissando da un po’. Sàm gli corse incontro in un abbraccio “ehi, ciao bentornati” Sàmir strinse di più “Mi sei mancato, lo giuro” e Leana chiuse il cerchio con un timido saluto. 

Sàmir raccontò a Torik di tutte le scoperte che avevano fatto, alcune belle altre meno belle, e Torik aggiunse “ Beh, se state andando da Ries posso venire pure io, penso sia meglio così” e si incamminarono alla volta della radura. Nonostante il cielo si vedesse veramente poco girando tra alberi e arbusti, questa volta i ragazzi non poterono non notare l’ampia distesa nuvolosa, e il vento che pareva essersi alzato sul momento. La spada venne strinta dalla mano di Sàm, il quale si voleva risparmiare un bel po’ di inquietudine in più. Leana camminava distante dagli altri, sebbene ora si fosse abituata a Torik, lo Gnomo gli faceva ancora uno strano effetto. Guardò con diffidenza anche gli Gnometti curiosi che ogni tanto spuntavano dai cespugli; molti apparivano all’improvviso, e per non spaventarsi erse una fiammella luccicante simile a quella che il suo istinto aveva evocato per lei quando si trovava a dorso di Gaar. La differenza era che ora sapeva bene come richiamarla, e non le procurava uno sforzo troppo grosso; <> rimase un po’ assorta nei suoi pensieri non accorgendosi che erano arrivati davanti a casa di Ries.

 

La Gnoma aprì ed abbozzò subito un sorriso, contenta per il ritorno dei ragazzi. Tutti quanti si accomodarono in casa e la Gnoma prese a parlare per prima “ Sono molto contenta che siate ritornati … sicuramente avrete fatto molte scoperte, saprete ora che la leggenda è tutt’altro che una leggenda, saprete che pare che il cielo abbia assorbito la quantità di fuoco presente sulla grande Torcia e saprete tante altre cose che prima non sapevate.” Ries fece un cenno a Torik che si alzò in piedi e si avvicinò a lei “ C’è anche dell’altro però. D’ora in poi la vostra missione sarà quella di recuperare la conchiglia; solo con quella possiamo sconfiggere il male, come vuole la leggenda. Il suo viso si rabbuiò e rivolse un cenno a Torik, poi riprese “ Leana, c’è qualcosa che non sai ed è arrivata l’ora della verità.” La ragazza alzò il capo e si mise in ascolto, incuriosita ma anche turbata << cosa ci sarà mai che dovrò sapere ? penso di sapere già abbastanza …>> Ries prese a camminare intorno al tavolo come faceva sempre quando si trovava in difficoltà “ Beh, guarda, ora qui vedi me e Torik, cosa pensi che siamo per te ?” e rivolse uno sguardo a lui, che per tutta risposta si imbarazzò. Leana si alzò in piedi “ Beh, conoscenti; amici … insomma, si può sapere cosa vi prende ? pare che vi abbia sbranato un drago. Ries sospirò “Devi sapere che non siamo persone qualunque, siamo sangue del tuo sangue, siamo tuoi fratelli Leana”

 

A Leana cadde il mondo addosso, gli mancò la forza che le serviva per stare in piedi e si accasciò quasi involontariamente a terra. << Non è possibile, non è vero! Come posso essere sorella di due Gnomi ??>> La testa prese a bruciarle e si sentì lo stomaco come incendiato. Sàmir, incredulo, squadrò Torik che gli rivolse uno sguardo imbarazzato. Al ragazzo bastò quello. Aprì la porta, se ne andò, camminò sempre più forte e corse via. L’aria era scatenata, a Sàmir parve di sentire che il vento portava una canzone: “Standing in The Dark” superò il lago e sparì nel buio.

Leana provò a parlare e a Ries uscì fuori un “ Purtroppo, ce n’è anche un altro, ma dalla parte sbagliata” dopodiché l’oblio si impossessò dell’Aarita dagli occhi blu.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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