Il Mondo dei quattro Elementi. di Mattyss (/viewuser.php?uid=197337)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1^ capitolo. ***
Capitolo 2: *** 2^ capitolo. ***
Capitolo 3: *** 3^ capitolo. ***
Capitolo 4: *** 4^capitolo. ***
Capitolo 5: *** 5^capitolo. ***
Capitolo 6: *** 6^capitolo. ***
Capitolo 7: *** 7^capitolo. ***
Capitolo 8: *** 8^capitolo. ***
Capitolo 9: *** 9^ capitolo. ***
Capitolo 10: *** cap.10^ ***
Capitolo 11: *** cap.11^ ***
Capitolo 12: *** cap.12^ ***
Capitolo 13: *** Cap.13 ***
Capitolo 14: *** cap.14 ***
Capitolo 15: *** cap.15 ***
Capitolo 16: *** cap.17 ***
Capitolo 17: *** cap.18 ***
Capitolo 18: *** cap.19 ***
Capitolo 19: *** cap.20 ***
Capitolo 20: *** cap.21 ***
Capitolo 21: *** cap.22 ***
Capitolo 22: *** cap.23 ***
Capitolo 23: *** cap.24 ***
Capitolo 24: *** cap.25 ***
Capitolo 25: *** cap.26 ***
Capitolo 1 *** 1^ capitolo. ***
1.
Un’onda
fu più forte delle altre.
Andò a sbattere contro uno scoglio. Sàmir si
svegliò. Faticò a capire dove si
trovava, ma in un secondo momento mise a fuoco il tutto. Era nel suo
letto,
nella sua camera, nella città di Bagnarel, situata nel regno
dell’acqua. Sàmir
guardò l’orologio, erano le sette in punto.
Squadrò un po’ il soffitto e poi si
rimise a dormire pensando che fosse un po’ presto per la
pesca, e comunque il
suo amico Gil non aveva ancora bussato alla porta. Si rimise sotto le
coperte e
si assopì. Solo un’ora dopo qualcuno
bussò alla porta. “ Sam, Sam sono io, il
tuo amico Gil, aprimi “. Sàmir si
risvegliò di malumore, ma in ogni caso decise
di andare ad aprire la porta. “ Ciao Gil, che ci fai qui ?
“ ” Come che ci
faccio qui ? te ne sei dimenticato ? oggi c’è
l’annuale gara di pesca. Si terrà
nel peschereccio che il re e la regina hanno inaugurato da poco. Te lo
ricordi
? “ Sàmir fece una faccia alquanto interrogativa
ma poi ricordò. “ Ah, quello
nel quale ha partecipato anche il re del regno dell’aria, si
ora ricordo.” “ Esatto,
ora vatti a preparare, o non arriveremo in tempo “ Mentre
Sàmir, chiamato dagli
amici Sam, chiudeva la porta, Gil si mise a rimirare l’acqua
limpida del mare a
sedere davanti a casa di Sàmir. Il regno era completamente
ricoperto dall’acqua.
Ce n’era dappertutto ed essa non lasciava spazio a neppure un
ciuffo d’erba.
Tant’ è che il regno era completamente disabitato
tranne che nella capitale,
Bagnarel, dove vivevano proprio Sàmir e Gil. Gli abitanti
del regno dell’acqua
prendevano il nome di bagnariti, appunto abitanti di Bagnarel. Avevano
capelli
blu e occhi verdi, orecchie a punta molto piccole, tanto che se un
bagnarita
aveva i capelli lunghi non si vedevano. Le case della capitale erano
palafitte
che si innalzavano per due metri dall’acqua; così
ci sarebbe potuta essere la
sopravvivenza anche in un mondo ostile. Tutti i bagnariti erano
pescatori.
Tutti sapevano orientarsi in mare. Così erano anche
Sàmir e Gil, da sempre
addestrati a fare questo.
Il
regno dell’acqua era solo uno
dei quattro regni del mondo, i restanti regni erano:
dell’aria, del fuoco, del
legno. Soltanto il regno dell’acqua e quello
dell’aria erano abitati, negli
altri non c’erano le condizioni perché si potesse
sviluppare la vita. Nei
quattro regni non vi è e non vi è mai stata
nessun tipo di luce, o meglio
nessun tipo di luce naturale, e per rimediare a questo al centro del
mondo vi è
situato il gran ghiacciaio, il padre dei quattro regni, e nel centro
dello
stesso vi è una torcia artificiale alta 300 metri da terra.
Questa torcia viene
tutti i giorni controllata dai mezzi scienziati, di razza umanoidi, per
evitare
che si possa un giorno spegnere. E mandare quindi in rovina il mondo.
Gil
distolse gli occhi dall’acqua e
si alzò in piedi per vedere se Sàmir non avesse
avuto qualche problema mentre
si preparava. Bussò alla porta “ Sam, Sam
sbrigati, la gara inizierà tra dieci
minuti. Non possiamo permetterci di arrivare in ritardo “ Gil
si stupì che Sam
non lo avesse sentito, allora girò la maniglia della porta
di legno ed entrò.
La casa di Sàmir era una casetta tutt’altro che
grande, pensò Gil, che avendo
visto fino a quel momento la casa soltanto all’esterno se la
sarebbe immaginata
leggermente più grande. Aveva tre stanze, la camera da
letto, la cucina, e il
bagno. Insomma, la mini casa era dotata del minimo indispensabile. Gil
pensò
che non era molto differente dalla sua, e che tutte le palafitte di
Bagnarel
più o meno si assomigliavano.” Sàm,
dove sei finito?” “ Ehi, Gil sono in
bagno,un istante e arrivo “ Sàmir
uscì
dal bagno vestito per andare alla gara.” oh, finalmente sei
uscito. Bene,
possiamo andare”.
Mentre
Gil usciva dalla porta Sàmir
si fermò sullo stipite e lo guardò.”
Che c’è ancora ?” “
Gil,promettimi una
cosa.” <”Dimmi, ti ascolto “
Sàmir fece un gran respiro e parlò.
“
Mi devi promettere che se vincerò
io, poi andremo in barca al mare insieme, oggi non ho ancora pescato
niente e le
provviste in casa scarseggiano,sarebbe meglio andare a pescare qualcosa
“ Gil ci
pensò un po’ e poi rispose.” Va
bene,accetto; ma nel caso in cui vincerò io, tu
questa sera verrai a casa mia e mangerai il polipo”
Sàmir fece un segno di
disgusto e guardò male Gil. Tant’ è che
l’amico si fece una grandissima
risata.” Gil, non puoi farmi questo!”
L’altro si mise a ridere ancora di più.
Sàmir odiava il polipo, fin dall’infanzia. Non
poteva neanche assaggiarlo che
subito gli veniva il senso di vomito. Per questo motivo mangiava quasi
esclusivamente pesce,o raramente gamberi. E Gil suo malgrado si
divertiva
sempre a mettere il polipo come oggetto di scommessa fra i due. Fino a
quel
momento Sàmir non aveva mai perso una scommessa,
chissà se quel giorno gli
sarebbe toccato. “ Gil, mi hai rovinato una bellissima
giornata,me la
pagherai!!”
E
così dicendo presero la barca che
Sàmir custodiva davanti a casa in una specie di piccolo
porto di attracco e
remando con tutta la loro forza si diressero verso il peschereccio.
Lì c’erano
già tutti i partecipanti, mancavano solo loro, per cui
quando arrivarono si
affrettarono a smontare dalla barca e a raggiungere le postazioni di
pesca a
loro assegnate. Quando ebbero preso posto Gil guardò
Sàmir e gli disse piano “
Vedi scemo, te lo avevo detto di muoverti, ora ce la avranno tutti con
noi “
Ed, in effetti, da quando avevano messo piede nel peschereccio non
avevano
avuto sguardi molto belli dal pubblico. Gil in ogni caso
pensò che non c’era da
stupirsi, perché per colpa di Sàmir che era
sempre ritardatario facevano entrambi
una figura pessima alle gare. Il presentatore, un uomo corpulento di
bassa
statura disse con un tono di voce che fece sobbalzare dalla paura tutti
i
partecipanti “ Bene, ora che ci siamo tutti possiamo
cominciare. 3,2,1 che la
gara annuale di pesca inizi ora!” Tutti i partecipanti uno ad
uno prepararono
le loro canne da pesca munite di esca e le gettarono
nell’acqua. Passarono
dieci minuti ma nessuno riuscì a prendere qualcosa. Sembrava
che l’acqua fosse
completamente senza prede. Il primo che pescò qualcosa fu un
ragazzino che non
avrà avuto più di dodici anni; sia
Sàmir che Gil ne avevano ben quattro più di
lui, e sicuramente anche più esperienza visto come
sorreggeva la canna mentre
un altro ragazzo toglieva l’amo dalla bocca del pesce che
aveva appena pescato.
“ Pff, fortuna” bisbigliò
Sàmir a Gil e quell’altro gli lanciò
uno sguardo di
approvazione. Gil discostò un attimo lo sguardo dalla gara e
vide che nel punto
più lontano da dove si trovavano loro, in mezzo al pubblico,
c’era una signora
e un signore di mezza età molto eleganti che si stavano
sbracciando e urlavano
qualcosa, forse un nome che Gil non riuscì a capire bene per
il chiasso che
c’era. “ Oh, Sam guarda, il re e la regina del
regno” Sam guardò in quella
direzione. Il re e la regina si stavano ancora sbracciando, ma ora
molto più
forte. “ Perché fanno così ?
“ Gil parve per un attimo turbato, poi rispose. “
Vedi quel ragazzino che ha appena pescato il pesce ?
Ecco, loro sono i suoi zii “ Sàmir
guardò
ancora e vide che di fianco a loro c’era anche una ragazza.
“ Oh, c’è anche
Gulyen “ Gil guardò Sàmir sorridendo.
“So cosa vuoi dirmi Gil, ma sai benissimo
che non è vero!” Gulyen era innamorata di
Sàmir da sempre, fin dai tempi
dell’asilo, ma a lui purtroppo non interessava e questa cosa
la faceva stare
male. Lui voleva solo esserle amico. Niente di più. Da
sempre, quando i due
amici si trovavano in un posto dove c’era anche lei, Gil
ridacchiava piano
prendendo in giro
Sàmir, ecco perché ora
Sàmir sapeva già cosa gli avrebbe voluto dire
l’amico. Sàmir stava ancora
guardando la famiglia reale quando per un soffio la canna non gli
scivolò e
finì dentro l’acqua. “Evviva ci siamo!
Uno ha abboccato “ Sàmir arrotolò la
bava con forza ed ecco che uscì un grande gambero di colore
rossiccio. Gil ne rimase
ammaliato. “ Wow, ma è un esemplare stupendo, qui
da noi lo trovi solo se ti
inoltri al largo “ Sàmir gli fece un sorrisetto.
“ Mi sa che ti toccherà venire
con me dopo la gara! “ “ io non ne sarei tanto
sicuro” Replicò l’altro.
La
gara continuò molto ricca. Gil e
Sàmir erano pari a quota dieci pesci, nel frattempo il
ragazzino aveva pescato
due pesci di dimensioni enormi. Gli altri partecipanti erano pari a
quota due
pesci ciascuno. Dopo cinque minuti il presentatore sempre con aria
molto
burbera disse “Mancano dieci minuti alla fine della gara.
Finito il tempo, chi
avrà pescato più pesci sarà proclamato
vincitore “Gil e Sam si guardarono. “Manca
ancora poco tempo: che vinca il migliore Gil “
“Va
bene, che vinca il migliore “ E
si rimisero concentrati su quello che stavano facendo.
Allo
scadere del tempo, I due
ragazzi furono sorpresi di non avere vinto nessuno dei due. Il
vincitore della
gara fu invece il ragazzino di prima, il nipote del re e della regina.
Aveva
pescato ben 20 pesci, il doppio di quelli rispettivamente di
Sàmir e Gil e
sembrava vantarsene. Andò sul palco per ricevere gli
applausi e fu proclamato
vincitore. In un secondo momento lo raggiunsero gli zii e Gulyen sua
cugina. Sàmir
non poteva credere che un ragazzetto fosse più abile di lui
nella pesca. Finita
la cerimonia di proclamazione del vincitore i due ragazzi tornarono
alla barca
e remarono fino alla casa di Sàmir. “ Dai Sam, non
te la prendere, vedrai che
la prossima volta andrà meglio” lo
rassicurò l’amico. “ Lo spero anche io
Gil”
Rispose. Sàmir non eccedeva soltanto nella pesca, era anche
un abilissimo
guerriero. Combattere era l’altra sua attività
preferita e per questo
frequentava dall’età di dieci anni
l’accademia d’armi di Bagnarel. Non era
molto frequentata,per il fatto che quasi tutti i bagnariti erano
pescatori e
nient’altro. Sàmir però dimostrava
molta dimestichezza con le armi a tal punto
che aveva deciso di iscriversi all’accademia per allenarsi a
diventare un
ottimo spadaccino, lo considerava anche una forma di difesa personale
che non
avrebbe guastato. Si recava all’accademia tre giorni alla
settimana e aveva un
totale di 100 lezioni. Al termine dell’ultima lezione, una
giuria valutava se
un allievo fosse stato all’altezza di ricevere il titolo di
spadaccino medio. Un
titolo che, anche se non era il massimo, dimostrava che te la sapevi
cavare
discretamente con la spada e affini. “ Ehi Sam,
perché non andiamo un po’ ad
allenarci ? E’ da un po’ che non combattiamo.
Potrebbe servirti per scacciare
il pensiero della perdita alla gara. Che ne dici ?”
Sàmir fece un sorriso. “
Grazie Gil, tu sai sempre come farmi tornare il sorriso “
Dopo di che entrarono
in casa. Sàmir andò in direzione di una
cassapanca antica e ne tirò fuori un
pugnale anch’esso antico e degli indumenti da guerriero. Poi
per ultimo tirò
fuori un bastone di legno. “ Bene, vedo che il mio bastone
è ancora integro “
Gil non aveva questa abilità alle armi come
Sàmir, però era felice di poter
accompagnare ogni tanto al “campo lotta”
così lo avevano soprannominato il suo
amico per fare due tiri e per mantenerlo in allenamento. In fondo gli
amici
servivano anche a questo. Sàmir si infilò
l’armatura compresa d’elmo, brache e giacca
fatta apposta per i combattimenti; mise il pugnale nella cintola se lo
legò in
vita e poi uscirono di casa. L’armatura che possedeva era
quella che gli
avevano dato in accademia, gli era consentito portarsela a casa.
L’unica cosa
che non poteva portarsi a casa era la sua spada personale. Quella
poteva usarla
soltanto lì, quando faceva lezione. Ecco perché
per allenarsi con Gil aveva
rimediato un pugnale vecchissimo, ma per niente pesante, tanto che era
facile
maneggiarlo e alla fine gli si era affezionato. In ogni caso
Sàmir aveva sempre
desiderato possedere una spada tutta sua, una spada che avrebbe portato
sempre
con se, anche nei momenti di pesca e che lo avrebbe consolato nei
momenti come
quello dopo la sconfitta alla gara annuale. I due amici ritornarono
nella barca
di Sàmir, la sganciarono dal piccolo porto di attracco di
casa sua, si misero
in posizione e cominciarono a remare verso est. Il campo lotta era
nient’altro
che un palco di legno simile come impostazione a tutte le case della
città. La
superficie del campo in ogni caso era elevatissima, almeno dieci metri;
Non ci
sarebbe stato rischio, per i due finire dentro l’acqua mentre
combattevano.
Sàmir parve risollevarsi quando vide quel luogo.
“Bene, eccoci qui” <<vedrai,ora
Gil se ti lascerò il tempo per
respirare durante l’allenamento.>>
I due attraccarono la barca, e salirono sul palco. Sotto i
loro piedi
era disegnato un cerchio, che delimitava il palco effettivo; al di
fuori di
esso c’era erba, per lo più artificiale, usata per
abbellire il tutto. Fu Gil
il primo ad agire. “ Bene, mettiamoci in posizione
“ Sàmir e Gil si misero uno
di fronte all’altro pronti a colpire. Sàmir non se
lo fece ripetere due volte e
si scagliò contro il compagno. Era un misto di
forza,velocità e possedeva anche
una discreta agilità. Gil dai tanti incontri che avevano
già fatto, ormai aveva
dalla sua la parata, e raramente attaccava, consapevole che la sua
tecnica era
di gran lunga inferiore a quella di Sàmir.
--------------------------------Gil
chiuse gli occhi, si concentrò solo sul suo avversario,
ormai a pochi metri da
lui. Percepiva i suoi passi, il rumore del pugnale quando sferzava
l’aria e non
si sarebbe fatto fregare. Quando Sàmir fu abbastanza vicino,
si preparò a
lanciare un fendente a pieno petto, se fosse andato a segno, gli
avrebbe
strappato il cuore. L’amico non rimase a pensare e rispose
bloccando il pugnale
dell’attaccante con il suo bastone, l’impatto fece
allontanare Sàmir di qualche
centimetro; tuttavia, non perse l’equilibrio.
<< Ehi, non male Gil; vedo
che non hai dimenticato i nostri vecchi modi di combattere bravo
>> Ma
Gil non si fece ingannare. Sapeva bene che una piccola distrazione e
avrebbe
potuto anche metterci la pelle. Capì subito che il compagno
avrebbe utilizzato
un’altra strategia, infondo Sàmir era
così, decisamente imprevedibile.
Sàmir
scrutò l’avversario. <<Vediamo
come te la cavi con l’attacco a
bassa quota>>. Pensò. Riprese
immediatamente ad attaccare. Questa
volta voleva confonderlo, e ci sarebbe riuscito a tutti i costi, non
avrebbe
lasciato che il bastone tanto spesso lo bloccasse un’altra
volta. Sàmir corse
talmente veloce che Gil non riuscì quasi a vederlo. Puntava
al basso, ma Gil
pareva non essersene ancora accorto. Sàmir si
portò abbastanza vicino
all’avversario. Poi ebbe un’idea:
ritentò il colpo di prima in pieno petto.
Sapeva già che il colpo sarebbe andato a vuoto; infatti il
fendente rimase
bloccato. “ Non ti capisco, fai sempre la stessa
mossa” Ma Sàmir fu veloce come
un fulmine, liberò il pugnale dalla morsa del bastone, fece
una piroetta in
questo modo allontanò la spada dell’avversario dal
corpo stesso e la allontanò
fino che la spada non si ritrovò alta a mezz’aria.
In un secondo momento Sàmir
si accovacciò e lanciò un fendente minaccioso
altezza gambe. La potenza del
pugnale non poteva essere eguagliata a quella di una spada, per cui
l’amico non
si ferì; cadde però a terra a seguito della
perdita di equilibrio. “ E bravo
Sàmir” L’altro si rialzò in
piedi, era stremato, non ce la faceva più e il
prossimo colpo sarebbe stato quello decisivo. Sàmir si
preparò a sferrare il
colpo finale. Dopo la caduta, Gil era diventato molto più
attento alle mosse
dell’avversario, che cercava sempre di capire in anticipo.
<<Tenterò il tutto
per tutto>> si
disse. Ancora un po’ stanco, preparò il colpo. Era
l’alunno più veloce
dell’accademia e questa sua capacità gli piaceva
tantissimo. Non attese due
volte e si rimise imperterrito a correre. Anche se il nemico era
diventato più
attento, Sàmir pensò che non avrebbe potuto
bloccargli un fendente dall’alto;
Per cui quando Sàmir fu abbastanza vicino a Gil
spiccò un salto non rumoroso ma
potente, si alzò di almeno cinque metri da terra sopra la
testa dell’amico.
Quando fu all’altezza giusta, lanciò il fendente.
Gil
dal canto suo, non si fece
cogliere impreparato e bloccò per tutta risposta il colpo.
L’impatto fu
tremendo e vide Sàmir schiantato al di fuori del
campo,finì dritto sull’erba. Rimase
lì un po’, incantato dal paesaggio, mentre Gil era
ancora sul campo che
ansimava dalla stanchezza. Poi dopo un po’ si girò
verso l’amico. “ Bello
scontro Gil, migliori sempre di più; sono fiero di te
“ L’amico gli sorrise. “
Anche tu sei stato molto bravo, complimenti”
|
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Capitolo 2 *** 2^ capitolo. ***
2.
Il
giorno successivo arrivò molto
in fretta. Sàmir si svegliò e capì che
quello sarebbe stato un giorno di
lezione all’accademia. Al titolo di spadaccino medio,
mancavano dieci lezioni.
Si promise che si sarebbe impegnato al massimo per ottenere quel
titolo,
Infondo era quello che voleva. Andò davanti alla cassapanca
e l’aprì. Tirò
fuori la sua armatura e la indossò. Infine uscì
di casa e si precipitò nel suo
piccolo porto per sganciare la barca e partire. L’accademia
d’armi di Bagnarel
si trovava in direzione nord della capitale, era situata più
o meno venti metri
d’altezza dall’acqua, sorretta da dei bastoni di
legno molto rinforzati. Vicino
all’edificio, subito dietro c’era l’arena
per i combattimenti. Nell’arena si
svolgevano le lezioni di pratica contro i maestri e solo raramente
contro gli
allievi, appunto perché gli allievi scarseggiavano.
Nell’accademia vera e
propria si svolgevano solo le lezioni di teoria. Era un edificio enorme
e per
quanto Sàmir la conoscesse molto bene, non si era ancora
abituato alla
maestosità di quel luogo. Fissò la sua barca e
salì sul solito pavimento di
legno. Dopo dieci passi raggiunse l’edificio.
Entrò e non fu stupito di vedere
soltanto qualche maestro al lavoro, visto che davvero poche persone la
frequentavano. <<Molto
meglio>>
si disse Sàmir. Non amava molto il casino e non
avrebbe sopportato il
vociare continuo della gente in allenamento. Si guardò
intorno nel tentativo di
individuare il suo maestro. Ecco che qualcuno gli arrivò
alle spalle e lo fece
sobbalzare dallo spavento. “ Accidenti Torik, mi hai fatto
prendere un colpo”
Quell’altro si mise a ridere di gusto “ Scusa, non
l’ho fatto apposta “ Torik
era uno gnomo. Nel mondo dei quattro elementi Gli gnomi erano gli unici
a
sapere usare le armi dalla nascita, non c’era eccezione. Ecco
perché tutti i
maestri nell’accademia erano di quella razza. Era un signore
sui 30 anni, basso
ma molto simpatico, aveva lunghi baffi che si confondevano nella folta
barba
bianca che gli scendeva dal collo, finendo intrecciata in una maestosa
treccia.
Perfino i capelli, anch’essi scuri, erano quasi tutti
intrecciati in minuscole
treccioline. A Torik piaceva molto fare lezione con Sàmir.
Lo considerava un
prodigio, per il fatto che era forse il solo Bagnarita a cui piacessero
le
armi. Le amava proprio quanto lui, e col passare del tempo erano
diventati due
amici inseparabili. Torik fece per dire qualcosa a Sàmir ma
si bloccò
all’istante. Sàmir pensò che gli stesse
per dire qualcosa che non gli avrebbe
fatto piacere. In un secondo momento, si decise a parlare. “
Oggi affronterai
l’ultima lezione di teoria “ Sàmir fece
un segno di disgusto. La
teoria non faceva per lui, in effetti era
giusto sufficiente. I combattimenti invece erano il suo forte, e Torik
sapeva
che i combattimenti erano più importanti della teoria; per
questo non dava peso
ai problemi che il suo allievo aveva con la parte teorica. “
Va bene, ma
promettimi che le restanti nove lezioni saranno tutte di
pratica” “Te lo
prometto “ rispose Torik sorridendo. Prima del titolo di
spadaccino medio,
qualunque allievo doveva fare almeno nove lezioni di pratica per essere
più
preparato possibile in vista dell’esame per il titolo.
L’esame si svolgeva in
questo modo: L’allievo preso in causa doveva saper dimostrare
un’ottima
preparazione in fatto di spada, e l’esame consisteva nel
dover battere in
duelli a colpi di spada i restanti maestri dell’accademia. Vi
erano in tutto nove
maestri escluso Torik. Sàmir sapeva che lui sapeva solo il
modo di combattere
di Torik, e non sapeva come avrebbero agito gli altri maestri, per cui
era una
sfida alquanto difficile.<< Comunque
visto che sono tutti maestri più o meno combatteranno come
Torik, o almeno
spero>> Si disse fra se e se; ma ci mise poco
a scacciare quel pensiero
perché Torik gli parlò “ Ora vado a
cambiarmi, tu intanto recati nella sala 1
quella per le lezioni di livello superiore e aspettami
lì” dopodiché sparì
veloce come la luce. Sàmir si incamminò in
direzione della sala 1 ed entrò
dentro.
La
sala 1 era la sala finale,
quella che preannunciava l’arrivo delle ultime lezioni di
teoria e quindi
dell’esercitazione di pratica e poi dell’esame. Non
aveva sedie bensì degli
spalti simili a quelli dello stadio e una cattedra all’inizio
della sala con
una lavagna subito dietro di essa. Per una seconda volta
Sàmir non si stupì di
essere solo bensì si incamminò fino al suo
armadietto e prese i libri che gli
sarebbero serviti per quella lezione. Non vedeva l’ora che
arrivasse il prof e
che quella lezione finisse in fretta. Per questa settimana gli
mancavano ancora
due lezioni da fare, e fu felice di sapere che sarebbero state entrambe
di
pratica.
Mentre
pensava allo splendore dei
combattimenti entrò Torik. “Eccomi qui “
disse al ragazzo e poi si sedette
dietro a cattedra. Infine riparlò al suo alunno “
Bene Sàmir visto che sulla
spada non ho più niente da insegnarti amplierò lo
studio di un’altra arma che
ti potrebbe capitare tra le mani: l’ascia. “
Sàmir rimase non seppe se rimanere
stupito e ammaliato da quella affermazione.
Il
maestro riprese a parlare “
Ovviamente ti farò studiare solo i fondamentali e comunque
non sarà oggetto
dell’esame “ A quell’ultima affermazione
Sàmir fece un sospiro di sollievo e
poi aprì il libro alla pagina che gli aveva detto il maestro
e che avrebbe
studiato per tutta la mattinata. In quella pagina erano raffigurati
tutti i
modi per impugnare l’ascia che comunque è
considerata il doppio come peso
rispetto alla spada, e anche le tecniche più semplici per
maneggiarla. Sàmir
non aveva bisogno di nient’altro se avesse imparato quelle
poche cose se la
sarebbe cavata anche con un’arma fino a quel momento a lui
sconosciuta. Passò
l’intera mattinata, studiando tutto quello che gli serviva
sapere sull’ascia,
mentre Torik si allenava da solo con la sua infallibile spada. Era
un’arma
molto robusta, dove al centro dell’elsa era incisa la sua
iniziale, la T e così
era per tutti i maestri. Torik era molto preciso, lanciava fendenti
molto
potenti e soprattutto non ne sbagliava mai uno; quando Sàmir
combatteva con lui
doveva tirare fuori tutta la sua bravura e doveva concentrarsi al
massimo se
voleva vincere. Quando le lancette dell’orologio sfiorarono
le 11.30 Nella
stanza dove Sàmir stava studiando ricomparve Torik
“ Bene, Sàmir la lezione di
oggi è ufficialmente finita, puoi andare a casa,
poiché non ti chiederò di mettere
alla prova quello che hai studiato con un combattimento. “
Sàmir
rimise il libro nel suo
zaino, scese dagli spalti, andò incontro al prof e lo
abbracciò “ Grazie mille
Torik” e poi aggiunse “ Ci vediamo domani
“ e così facendo uscì
dall’accademia
e si fermò un attimo a rimirarla pensando a quanto aveva
imparato durante tutto
quel tempo passato insieme a Torik, il suo unico,grande maestro.
Sàmir tornò
alla barca e remando deciso riprese la strada di casa.
Gil
si svegliò, e guardò fuori
dalla finestra. <
è una
splendida giornata di sole, perfetta per la pesca>> pensò e
si vestì in fretta per andare a
pescare qualcosa che avrebbe poi mangiato la sera, visto che la
dispensa era
mezza vuota. Si infilò i suoi abiti, preparò
l’attrezzatura, andò nel suo
piccolo porto davanti a casa, e si accomodò nella sua barca,
pronto per un’ intensa
giornata di pesca. Remò con tutta la sua forza e raggiunse
un punto del mare
vicino a casa sua che era perfetto per pescare. Era il punto
più profondo che
conosceva, ed era il punto in cui riusciva a pescare più
pesci. In effetti la
prima preda non tardò ad arrivare, un pesce gatto di
dimensioni enormi,che mise
senza indugiare nel suo secchiello porta pesci.
Sàmir
uscì di casa e notò che era
felice. Era felice perché finalmente aveva terminato le
lezioni di teoria
all’accademia e ora lo aspettavano solo emozionanti lezioni
di pratica, la
disciplina che più amava. Si diresse come al solito
all’accademia, convinto che
quella sarebbe stata una splendida giornata. Torik era
nell’atrio che lo
aspettava, pronto per un combattimento di quelli indimenticabili. Era
vestito
non più da insegnante come era il giorno prima, ma da vero
guerriero ed i suoi
vestiti erano più o meno simili a quelli di
Sàmir, tranne che di una taglia più
grande. “Ehi, ciao Sam; pronto per l’allenamento
?” Sàmir annuì “Certo
maestro,
prontissimo” I due si diressero all’arena. Era un
luogo ospitale, molto simile
come impostazione all’accademia vera e propria: aveva sempre
gli spalti dove,
nei combattimenti importanti un pubblico seguiva il combattimento. In
questo
caso non c’era nessuno, soltanto loro due; <<Tanto meglio>> pensò
Sàmir, che preferiva combattere senza
troppa gente che lo stesse a guardare. I due combattenti si misero in
posizione. Sàmir si stupì di quanto Torik fosse
concentrato;
anche
se non voleva farlo
vedere,sapeva bene quali fossero le capacità di
Sàmir e sapeva che il fatto che
vincesse non era per nulla scontato. Il suo pensiero durò
poco, e subito si
mise a correre in direzione di Sàmir come un lampo.
Sàmir non si fece trovare
impreparato e quando il suo maestro fece per lanciare il fendente
all’allievo
Sàmir si scostò e schivò con eleganza
il colpo. “Bella mossa ragazzo” Sàmir
approfittò di quel momento nel quale il suo maestro si stava
riprendendo dal
colpo che aveva appena tentato di lanciare e si mise a correre per
pochi metri
dopodiché fece un balzo che lasciò stupito
l’avversario, dato
che non si accorse nemmeno che Sàmir
l’aveva già colpito a una spalla. Ci fu un
contraccolpo, e Torik fu espulso dal
campo di lotta in un modo così veloce che Sàmir
quasi non se ne accorse. Torik
era per terra, respirava con affanno, e faticava ad alzarsi.
Sàmir si rimise a
correre. <<Devo colpirlo
finché è a
terra, solo così porrò fine
all’incontro. Ce la devo fare!>> Torik
da
terra scorse la luce che c’era in quel momento negli occhi
del suo allievo. Ora
non c’era più il legame che li univa, ora per
Sàmir quello era un avversario e
non bisognava avere pietà. A Torik questo comportamento
piaceva, perché in
battaglia non bisogna avere pietà per nessuno, se hai
pietà, rischi molto probabilmente
di andare incontro a morte certa. <<Non
mi devo dimenticare chi sono! Io sono il maestro e il maestro non si fa
battere
da un allievo, mai e poi mai! >>Dopo queste
parole che Torik si
ripeté in testa si alzò a fatica e
aspettò l’avversario. Sàmir correva
ancora,
sempre con la stessa furia negli occhi e sembrava quasi che non capisse
quel
che stesse facendo. A quel punto Torik vide che Sàmir era
lontano poche braccia
da lui, e prontissimo escogitò un piano: veloce come la luce
approfittando il
fatto che Sàmir lo stava attaccando e non si aspettava un
contrattacco così di
sorpresa e comunque non immaginava di doversi proteggere mentre
attaccava gli
sferrò un fendente nel petto, e questa mossa
stupì di gran lunga Sàmir che,ovviamente,
non si aspettava. Cadde per terra come morto. Era solo una ferita
marginale
poiché Sàmir fece in tempo a scostarsi di un
millimetro. Torik alzò la spada al
cielo felice di avere vinto. Poi andò a soccorrere il suo
amico. Appena Sàmir
lo vide gli fece un gesto interrogativo “ Ma .. ma come hai
fatto?”
“
Ho solo sferrato un contrattacco.
Che ti serva di lezione figliolo, anche per quando sosterrai
l’esame. Una
persona che attacca ha una difesa praticamente nulla. E non
è difficile
sorprenderla “
Dopo
quelle parole Sàmir si alzò a
fatica e pensò a quanto tutti i giorni ci fosse qualcosa di
nuovo da imparare.
Gil dopo avere pescato ben otto pesci, si disse che le prede
scarseggiavano un
po’ e vedendo che il sole era ormai calato decise di tornare
a casa. Lo stesso
fece anche Sàmir.
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Capitolo 3 *** 3^ capitolo. ***
3.
I
giorni successivi furono per
Sàmir un continuo via vai tra la sua casa,
l’accademia e la pesca. Ogni tanto
nel tempo libero si concedeva anche qualche combattimento al campo
lotta con
Gil, ma ancor prima di iniziare si sapeva già chi sarebbe
stato il vincitore. I
combattimenti che Sàmir affrontò con Torik furono
decisivi e Sàmir ne perse
soltanto uno. La sera dell’ultimo combattimento prima
dell’esame Torik bloccò
Sàmir all’uscita dell’accademia e gli
fece le sue congratulazioni.
“
Ragazzo mio, posso dirtelo. Sei
stato fenomenale” Sàmir divenne rosso
dall’emozione “Oh, Torik dici davvero?”
“Certo;
la tua tecnica in queste ultime lezioni è migliorata
tantissimo e sono assolutamente
sicuro che sosterrai questo esame nel migliore dei modi. Spazzerai via
gli
altri maestri in un battibaleno vedrai” Sàmir fu
contento di sapere che il suo
maestro nutriva tanta fiducia in lui, anche perché
così era molto più
incoraggiante. “Sam, non mi resta che dirti in bocca al lupo
e vedi di esserci
domani” “Grazie maestro, cercherò di
fare del mio meglio” e a quelle ultime
parole Sàmir salutò Torik e si diresse verso la
barca; remò fino a casa sua
dove trovò una bella sorpresa. “Ehi ciao Sam, come
va?” Gil era seduto sul
pavimento davanti a casa di Sàmir e lo stava guardando
mentre attraccava la
barca. “Ciao Gil, che cosa ci fai tu qui?” Gil lo
guardò più intensamente “Sono
venuto per chiederti come andava con le ultime lezioni, visto che
è un po’ che
non ci vediamo” Sàmir fece un sorriso
“Torik ha detto che sono stato molto
bravo, che sicuramente riuscirò a battere i restanti maestri
in un batter
d’occhio” Gil parve felice “ Vedi che non
ti devi preoccupare, adesso per
festeggiare se ti va possiamo andare a pescare qualcosa; la mia
dispensa è
quasi vuota e non mi va di restare senza mangiare “
Sàmir fece un segno di
approvazione “ Ok, anche io non sono messo bene a cibo;
sarà meglio andare a
pescare qualcosa.” Così facendo Sàmir E
Gil si incamminarono sopra alla barca
di Sàmir verso un punto del mare dietro casa di
Sàmir e si misero a pescare.
Gil era svelto, preparava la canna la buttava in mare e aspettava.
Sàmir invece
era assorto nei suoi pensieri; Pensava sempre all’esame che
avrebbe dovuto sostenere
domani e proprio di pescare non ne aveva voglia. “Stai
pensando all’esame di
domani vero?” Gil si era accorto che non era pieno di
entusiasmo. “ E’ che ho
paura, paura che non possa ottenere il titolo per cui fin da piccolo ho
frequentato l’accademia; paura che le mie forze non reggano
per battere nove
maestri. Ho paura “ “ Dai, Sam non fare
così; Sia io che Torik siamo sicuri che
ce la farai benissimo ora pensa solo a pescare “ “
Se lo dici tu” La giornata
si concluse molto ricca. Sia Gil che Sàmir avevano pescato
ben venti pesci
ciascuno. Alla fine Sàmir era riuscito a non pensare
all’esame e questo lo
aveva aiutato a concentrarsi sulla pesca.
Il
Fatidico Giorno arrivò. Sàmir si
presentò come sempre all’accademia ma questa volta
non vestito da guerriero
come sempre, perché i vestiti per l’esame glieli
avrebbero dati prima di
cominciare. Sapeva bene che prima di entrare in arena doveva andare
nell’accademia vera e propria per cambiarsi e senza indugiare
entrò. In
accademia regnava il silenzio più assoluto. Sàmir
non ne rimase stupito in
quanto i professori erano già in arena che lo aspettavano.
Appena mise piede
nell’atrio vide Torik che evidentemente lo stava aspettando
“Allora, sei
pronto?” Sàmir rispose con aria fiera
“si, prontissimo” Torik continuò
“Bene,
vieni ti accompagno nello spogliatoio”
percorsero
un corridoio che a Sàmir
parve infinito e si ritrovarono davanti agli spogliatoi.
Sàmir entrò in uno e
si spogliò per indossare gli abiti che era usanza indossare
per quella
particolare cerimonia. L’armatura era tutta di cristallo
nero. C’era l’elmo
decorato con strisce arancioni poi c’erano due gambali
anch’essi decorati con
strisce arancioni e infine una corazza che nel petto portava lo stemma
dell’accademia e cioè un piccolo guerriero con
spada dentro un cerchio giallo.
Anch’essa era decorata con strisce arancioni. Appena ebbe
finito uscì dallo
spogliatoio e Torik quasi non fece caso ai vestiti “ Bene,
possiamo andare”
Ripercorsero il corridoio fino a trovarsi nell’atrio. Qui
Torik ad un tratto abbracciò
Sàmir così forte che quasi si sentì
soffocare.
“
Buona fortuna ragazzo mio. Fai
vedere agli altri chi ti ha insegnato per tutto questo tempo”
Sàmir
gli sorrise “ Ci puoi
contare” dopo quelle parole si diressero verso
l’arena. Il primo ad entrare per
legge doveva essere il maestro e così il primo ad entrare fu
Torik. L’arena in
queste occasioni subiva una piccola modifica. All’entrata era
steso un
lunghissimo tappeto rosso che finiva in una postazione dove dietro ad
essa
erano seduti sua maestà il re e la regina del regno
dell’acqua, Torik e il
conte del regno. Gli sfidanti invece Di norma sono collocati in piedi
in fila
di fronte alla postazione attendendo l’entrata dello
sfidante. Torik fu il
primo a parlare “ E’ con grande onore che presento
a tutti voi il mio allievo,
colui che ho cresciuto e colui che ha imparato da me l’arte
del saper usare la
spada, il magnifico Sàmir” A quelle parole a
Sàmir non restò che entrare
nell’arena.
Rimase
stupito da come era
cambiata; Non aveva mai assistito a quel tipo di cerimonia e sotto
sotto gli
piaceva come l’avevano abbellita in quell’istante.
Ad ogni passo che faceva si
accorgeva sempre di più che tutti lo stavano guardando, re e
regina compresi.
Anzi sembravano i più curiosi. Appena ebbe finito di
camminare sul tappeto
rosso i professori sfidanti fecero un passo in avanti e
Sàmir dovette andare da
loro e stringere la mano ad ognuno. D’altra parte erano le
regole e si dovevano
rispettare. Anche l’ovale dove si tenevano i combattimenti
era cambiato. Era
tutto coperto da un tappeto rosso perfettamente della sua misura e
Sàmir appena
lo vide si chiese dove lo avessero trovato così perfetto. In un secondo momento il
conte diede il “via
al combattimento” e il primo maestro si diresse verso una
metà dell’ovale.
Sàmir fu invitato ad andare nell’altra
metà. Dopodiché era compito di Torik
dare il via “ 3,2,1 via; che vinca il migliore”
Sàmir scrutò due secondi il suo
avversario. Era una buona tattica, in questo modo avrebbe capito
più
velocemente come agire.
Era
un omone di più o meno una
quarantina d’anni grasso e brutto . <<Sappi
chiunque tu sia che non ci tengo a perdere>>.
Non ebbe neppure il tempo di finire la frase che
quel signore partì all’attacco.
A
Sàmir scappò quasi una risata ma
si trattenne. Era evidente che il punto forte del primo professore non
era la
velocità, con quei chili che doveva portarsi dietro. Era
anche ovvio che in
quanto a forza era il maestro tra i due.
Sàmir capì che doveva usare tutta la
sua agilità. Aspettò che il
professore si avvicinasse un poco e appena fu poche braccia da lui lo
schivò
con grazia. Il fendente della spada nemica andò a vuoto. Il
professore rimase
stupito da quella mossa ma non spiccicò parola.
Probabilmente aveva già
calcolato che il ragazzo in quanto ad agilità e
velocità era nettamente
superiore a lui. <<Vuoi vedere
la
mia velocità eh ? ti accontento subito>>. Sàmir
si mise a correre più
veloce che poté. Il professore parve non timoroso di quella
mossa e restò
immobile.<< Pensi di riuscire a
bloccarmi il colpo solo perché sei grande e
grosso?>> Sàmir era
convinto del fatto che avrebbe vinto quella battaglia e anche
velocemente. Ma a
metà della corsa cambiò strategia. Se avesse
continuato a correre diritto come
era, forse il colpo il prof glielo avrebbe bloccato di sicuro;
altrimenti non
c’era spiegazione al fatto che fosse lì immobile.
A quel punto cominciò a
correre a zig zag. Tanto che dopo tre zig zag il professore si era
già perso e
quasi non lo vedeva più. Quando si avvicinò
abbastanza al nemico fece un balzo.
Si alzò di poche braccia da terra e quando fu in traiettoria
menò un fendente
dall’alto che spiazzò l’omone e lo fece
cadere a terra. Ci fu un rumore molto
potente e alla fine fu Torik a parlare “ Primo incontro
finito; Il vincitore è
Sàmir” e subito dopo gli fece un sorriso che
Sàmir ricambiò. Anche Il re e la
Regina applaudirono a più non posso.
Tanto
che Sàmir si sentì
realizzato. Ma non era tempo per gli indugi che già il
secondo maestro si era
posizionato in pista. “3,2,1 via; che vinca il
migliore” Anche quell’incontro
andò magnificamente e senza ferite. Il professore era si
magro, ma sinceramente
mancava di tecnica e Sàmir si chiese come avessero potuto
assumerlo. Il terzo
professore era una donna ma Sàmir si impose di non
sottovalutarla. Poteva
infliggergli anche quello che non avrebbe immaginato.
La
professoressa si mise in
posizione e di nuovo Torik diede il via. Questa volta fu
Sàmir a partire per
primo. Voleva vedere come agiva, come si muoveva. Questa volta non
sarebbe
riuscito a capirlo dal corpo della prof: Era anche lei magra e
slanciata.
Appena fu vicino provò il colpo semplice: lanciargli in
fendente in petto. La
donna prontissima bloccò il colpo; le due spade si
incrociarono producendo un
tintinnio tipico delle battaglie. E da quello scontro ne venne fuori
che Sàmir
fu rimandato quasi dove era al’inizio a non poche braccia
dalla Professoressa.
Vedendo che lei non si muoveva e lo guardava fiera di se, sicurissima
di quel
che faceva Sàmir si rimise all’attacco. Anche
questa volta la donna non si
mosse ma Sàmir guardandola negli occhi capì che
aveva in mente qualcosa.
Rallentò la corsa per avere eventualmente il tempo di
proteggersi. Allora gli
venne in mente quello che voleva fare la donna. Ella gli guardava
sempre la
spada. Subito Sàmir non ci fece caso ma poi capì.
La donna voleva fare
esattamente quello che pochi
giorni
prima Torik aveva fatto con lui : voleva colpirlo nel petto avendo a
favore il
fatto che Sàmir era in attacco e non avrebbe pensato subito
alla difesa. <<Non mi
farò fregare di nuovo come fece un
tempo il mio maestro!>> Sàmir non
poteva dimenticare quel momento; ci
era rimasto malissimo e non poteva dimenticare nemmeno quello che gli
aveva
detto dopo Torik e cioè che bisogna sempre stare attenti
mentre si attacca
perché qualcuno potrebbe tentare il tutto per tutto e
così stava facendo la
donna in quel momento. Aspettava che Sàmir togliesse la
spada da vicino al suo
corpo e poi lo avrebbe colpito brutalmente. Sàmir
rallentò ancora di un po’ la
corsa; ormai era vicino e lo avrebbe colpito. Fu
Un
istante. La donna alzò la spada
minacciosa e Sàmir usò tutti i riflessi che
possedeva;
Virò
a sinistra della donna così
lei mandò a vuoto il colpo e poi velocissimo
lanciò un fendente potente che
colpì la spalla della donna. Ella di tutta risposta cadde a
terra come morta e
Torik annunciò che l’incontro era finito e
Sàmir aveva vinto. Questa volta nel
tono di voce del maestro Sàmir percepì una nota
di contentezza. Forse era
felice di sapere che l’allievo aveva messo in pratica quello
che lui stesso gli
aveva insegnato. Il quarto insegnante era una via di mezzo fra il
grasso e il
magro. In ogni caso Sàmir riuscì a cavarsela
abbastanza bene con un leggero
graffio. La stanchezza iniziava a farsi sentire e non poteva essere
altrimenti.
Senza un minuto per respirare Sàmir vide il quinto
insegnante entrare in pista.
Il quinto era un ragazzo che avrà avuto un anno in
più di lui e anche per
questo Sàmir non si fece intimorire. Il ragazzo
passò all’attacco. Sàmir era
stanco, non riuscì a schivare il colpo ma il ragazzo per
raggiungerlo ci mise
molto visto che correva piano: per questo motivo Sàmir
finì graffiato a una
coscia mentre il ragazzo ne era rimasto stanchissimo. <<Bene, per me è arrivato il momento di
finirti!>> Sàmir corse con tutto il
fiato che aveva è menò un
fendente dal basso che fece sgambettare e cadere il ragazzo a terra.
Aveva
vinto anche questa volta. Con il sesto insegnante le cose si fecero un
po’ più
difficili. Sàmir ne uscì con un bel taglio e fu
portato nell’infermeria
dell’accademia. <<Poco
male>>
si disse: così avrebbe avuto tempo per riposarsi e
recuperare le forze che
pareva lo avessero abbandonato tutto d’un colpo.
Fu
la volta del settimo insegnante.
Un’altra donna. Sàmir cominciò a
preoccuparsi. Del resto le donne fino ad ora
erano le persone con le migliori tattiche. Appena video il volto della
sfidante
la riconobbe subito. A Bagnarel era conosciuta come “la
persona che schiva”
appunto perché era bravissima a schivare fendenti. Ormai le
tattiche di Sàmir
erano finite ma si impose di Fare del suo meglio. Doveva studiare
l’avversario;
per questo motivo si mise a correre. Adesso che le forze gli erano
tornate non
era più un problema. Arrivò vicino alla sfidante
vide che per sua fortuna era
cieca ad un occhio. Dopo questa visione gli venne in testa una
strategia che
aveva già utilizzato. L’occhio era il destro. Se
Sàmir prima di colpire virasse
a destra, la sfidante non lo vedrebbe immediatamente perché
cieca. In questo
modo avrebbe potuto colpirla al fianco sinistro molto velocemente.
Disse che
era una buona idea. Quando fu vicino virò a destra. La
sfidante mosse la testa
per vedere meglio in quel momento si sentì un urlo che
squarciò l’arena; Non
certo proveniente dalla bocca di Sàmir.
La
donna aveva un bel taglio
profondo al fianco destro e dopo l’impatto della spada amica
venne scaraventata
fuori dall’area di combattimento e cadde per terra. Aveva
vinto. Quasi si
commosse dal fatto che tutti e soprattutto il re e la regina lo
applaudivano
con tanta foga. Con
l’ottavo insegnante
Sàmir ne uscì con una bella ferita anche se di
striscio. Gli faceva male ma non
c’era tempo di andare in infermeria perché avrebbe
incontrato “il
capo-battaglia”. Così era chiamato il maestro
più forte dell’accademia. Per
quanto Sàmir lo disprezzasse, gli sarebbe piaciuto avere
come insegnante lui.
In questo caso sarebbe stato dietro la postazione a guardarlo e non
avrebbe
combattuto contro di lui. <<Non
ce
problema tanto lo batterò!>> Il
maestro che aveva la bellezza di
quarant’anni, piuttosto maturo rispetto al precedente fece il
suo ingresso.
Sàmir notò che aveva ben due spade. Pochi
sapevano mantenerne due in mano anche
per l’imminente difficoltà nei movimenti.
Sàmir si mise in posizione e il
maestro fece altrettanto. Il maestro non si fece pregare e corse contro
l’avversario. La sua velocità era impressionante e
anche la sua destrezza era
buona. Sàmir non avrebbe vinto facilmente. Soprattutto con
quella ferita che
continuava a bruciargli. Appena fu poche braccia da Sàmir
menò due fendenti
assieme con le due spade. A Sàmir bastò uno
scarto più lungo del normale ma
quando ebbe finito per poco non perse l’equilibrio.
<<Il ragazzo parte semplice; il
vero problema
sarà quando userà prima una spada e poi
l’altra>>.
Il
momento non tardò ad arrivare.
Il nemico riprese l’attacco ma stavolta Sàmir vide
che una delle due spade era
più avanti dell’altra; Avrebbe attaccato prima con
quella. Sàmir allora si mise
a correre. Doveva tentare le sue mosse all’istante
perché non immaginava come
si sarebbe mosso l’avversario. Quando i due furono abbastanza
vicini il maestro
fece per lanciare un fendente ma Sàmir fece un balzo in
avanti e sorpassò
l’avversario che si guardò in dietro stupito. La
sua spada non tagliò altro che
l’aria. Allora riprese l’attacco; Ora erano
abbastanza vicini. Sàmir dovette
escogitare qualcosa sul momento si mise a correre la spada ben salda e
quando
quell’altro lanciò il fendente Sàmir
scartò e colpì con tutta la sua forza
l’altra spada dove l’avversario non era
concentrato, la spada che gli
spenzolava giù per il corpo. Quella cadde a terra lontano
dal corpo del maestro
e Sàmir gli fece un sorrisetto di sfida. <<Era questo il tuo obiettivo sin
dall’inizio vero? Dovevo immaginarmelo!>>
Sàmir non lo ascoltò e si
girò verso Torik; Era chiaro dall’espressione che
il suo maestro era fiero di lui. Il combattimento riprese velocemente.
Sàmir
scartò due fendenti della spada nemica e il nemico ne
scartò uno. Ora sì che
Sàmir poteva tentare anche qualche attacco.
Sàmir
si preparò di nuovo e il
nemico pure. Ora sapeva cosa doveva fare.<< Devo tentare il tutto per tutto! Devo usare la
mossa che mi ha
angosciato dal primo combattimento di questa giornata e
l’userò!>> Si
mise a correre velocemente il nemico pure. Quando fu poche braccia
dalla spada
nemica controllò la posizione di essa. Non era tesa in
avanti. Poi Sàmir urlò: <<Benissimo! Proprio quello che
volevo!>>
Il nemico fece una faccia interrogativa. Sàmir non
perse tempo.
Approfittando della mancata concentrazione dell’avversario
gli lanciò il
fendente più potente che aveva usato in vita sua;
Utilizzò tutta la sua potenza
e si vide scaraventato il maestro quasi vicino alla postazione degli
altri. Da
tutt’altra parte di dove era lui. Dopo due secondi una voce
urlò “ E’ finita.
Abbiamo un vincitore del fiocco e del titolo di spadaccino medio.
Sàmir! “ A
quelle parole Sàmir si mise ad urlare di gioia e a piangere.
Finalmente ce
l’aveva fatta. Finalmente era uno spadaccino vero. Corse
verso il suo maestro
lo abbracciò e lui commosso gli disse “ Sono fiero
di te Sam, non sai quanto”
Poi corse verso il re e la regina che lo tempestarono di complimenti e
gli
diedero l’attestato. Sàmir si fece scappare un
finalmente! Poi
andò verso il conte che gli diede il
fiocco che attestava la sua completa partecipazione
all’accademia. Nel fiocco
c’era anche una foto del suo amato maestro, Torik.
Uscì dall’accademia
contentissimo e Torik lo fermò nell’atrio
“ Ehi spadaccino, non vorrai mica
andartene così in fretta! “ “ Certo che
no Torik; grazie mille ancora, per
tutto >> Torik gli disse solo una cosa “
Promettimi che ci
rivedremo,promettimelo”
“Se
il tempo lo vorrà, allora te lo
prometto” Dopo di che si salutarono e Sàmir
andò a casa dove vide Gil ad
aspettarlo “ Allora Sam?” Sàmir
sorridendo “ Ce’ da chiederlo? “
“Bravissimo.
Vedi che io te lo dicevo che non cera da preoccuparsi!” Gil
sembrava più
contento di lui. Le situazioni di Sàmir gli stavano molto a
cuore.
Passarono
due settimane. Sàmir era
contentissimo e ovviamente a tutti quelli che conosceva mostrava il
titolo. Si
allenava ancora al campo lotta con Gil; Ma ora a contrario di prima
tutte le
volte che Gil perdeva Sàmir gli rideva dietro tanto che Gil
si arrabbiava. E
per ultimo non aveva dimenticato la pesca. Ci andava tutti i giorni
assieme a
Gil o da solo. Gli piaceva tanto vedere i movimenti del mare, pescare
qualche
pesce e stare lì fino al tramonto apposta per poterlo
rimirare.
Un
giorno però mentre Sàmir era
seduto davanti a casa sua e rimirava il mare si vece avanti con la
barca una
graziosa signorina. “ Ohi, ciao Gulyen che ci fai da queste
parti ? “ Gulyen lo
salutò arrossendo. “Sono venuta perché
i miei genitori vogliono vederti. Sei
Atteso al palazzo reale questo pomeriggio” Sàmir
si chiese cosa volessero il re
e la regina da lui. “Va bene, verrò. Ci vediamo
oggi pomeriggio” E poi andò in
casa sua a prepararsi. Si chiedeva ancora cosa volessero mai da lui il
re e la
regina in persona; Ma per quanto si sforzasse non riusciva a trovare
una
soluzione.
Il
pomeriggio arrivò in fretta.
Sàmir uscì di casa, andò a prendere la
barca e remò deciso verso sud. Finché
arrivò al palazzo reale. Sàmir rimase a bocca
aperta per quanto era bello e
maestoso. Il palazzo sembrava un grattacielo ma non era della stessa
costruzione delle case della città. Era interamente
costruito con il cristallo
dell’acqua. Un materiale simile al diamante ma blu lucente.
Quel palazzo era
una meraviglia. Appena arrivato all’entrata un Bagnarita lo
fermò “ Ehi tu
ragazzo, come mai giri da queste parti ? “ Sàmir
pensò che sicuramente stava
parlando con la guardia. Senza imbarazzo rispose “ Sono stato
chiamato dal Re e
dalla regina in persona. Vogliono parlarmi di una questione privata. La guardia parve un
po’ pensierosa ma alla
fine disse “ Oh bhe se è così non mi
rimane che farti passare “ l’interno del
palazzo era come fuori, interamente costruito col cristallo
dell’acqua e Sàmir
ne rimase ammaliato. Poi scorse in mezzo alla folla due persone con
corona e
scettro sedute su due sedie anch’esse di cristallo
dell’acqua. Si avvicinò con
molta cautela e disse rivolgendosi al re “ Buon pomeriggio
maestà, si è recata
fino alla mia casa vostra figlia per dirmi che mi dovevate parlare.
Sono Sàmir
signore “ A quelle parole sia il re che la regina fecero un
sorriso e subito
gli fecero i loro complimenti per l’esame poi gli dissero
quello per cui
l’avevano chiamato. Fu
la regina a
parlare. “ Ti abbiamo convocato giovane Bagnarita
perché ci è arrivata una
lettera di aiuto da parte di Gellis, Il capo dei mezzi-scienziati del
laboratorio sul grande ghiacciaio, Hai presente ? “
Sàmir non poteva non
conoscere il grande ghiacciaio, il padre di tutto il mondo in cui
abitava. Il
ghiacciaio aveva donato l’acqua per costruire il regno
dell’acqua. A sua volta
poi creò la grande torcia che avrebbe illuminato proprio il
mondo e con il legno
di essa creò il regno del legno e con il fuoco di essa
creò il regno del fuoco.
Il regno dell’aria non si sapeva come fosse nato. “
Certo maestà, ho presente”
lei parve fare un sospiro di sollievo. “ Bene, sono giorni
che la torcia sembra
cominciare lentamente a spegnersi e noi non possiamo permettere che
questo
accada. Per questo motivo abbiamo bisogno di qualcuno che si spinga
fino al
grande ghiacciaio per indagare. Noi abbiamo pensato subito a te, visto
anche la
figura all’esame. Accetti? “
Sàmir in un
primo momento parve scosso poi disse “ Certo
maestà accetto” lei continuò
“ Per
il viaggio però ti accompagneremo fino al regno
dell’aria dove una certa Ries,
la maga di quella terra ti dirà e darà alcune
cose di vitale importanza “ Sàmir
fece un segno di approvazione “ Ok, quando partiamo ?
“ Disse eccitato “
Immediatamente “ rispose lei.
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Capitolo 4 *** 4^capitolo. ***
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4.
Gil
ormai aveva perso la pazienza.
Dopo la chiamata di Sàmir che gli aveva detto di aspettarlo
a casa sua che gli
doveva parlare, aveva aspettato ben trenta minuti ma Sàmir
non arrivava. “ Dove
si sarà cacciato e cosa mi dovrà mai dire
?” Gil era nella confusione più
totale. Si mise a sedere nello spiazzo davanti a casa e
rimirò il colore
cristallino dell’acqua che scontrandosi con i paletti di
legno che sorreggevano
la casa produceva delle piccole e graziose onde. Intanto
ripensò al legame di
amicizia che aveva con Sàmir, a quanto gli piaceva
combattere con lui, ma anche
andare a pesca con lui, e di quanto fosse preoccupato che
l’esame non fosse
andato bene e che invece si era rivelato eccellente. Insomma ripensava
a lui e
proprio non capiva cosa avesse di urgente da dirgli.
Gil
alzò gli occhi dall’acqua e
vide una barca in avvicinamento da sud. “ E’ la
direzione del palazzo reale; Di
sicuro è Sàmir” Allora si
alzò aspettando la barca. Dopo un po’
Sàmir si
avvicinò e Gil vide che non era solo: Nella barca con lui
c’erano anche il re e
la regina. Allora decise di essere educato e salutare in modo cordiale
“ Ciao
Sàmir. Ma che piacere incontrare il re e la regina in
persona a cosa devo
l’onore ?” Fu il re a parlare “ Fra poco
te lo spiegherà il tuo amico.” “
Sàmir
disse posso avere l’onore di ospitarvi in casa mia per un
attimo ?” Così
riusciremo a parlare meglio. “ Il re e la regina parvero
entusiasti “ Ma certo,
sarebbe bellissimo” “Entrate pure! “
Sàmir era già in casa e pareva che non ci
entrasse da mesi. Gli invitati si misero a sedere al tavolino e
Sàmir gli
chiese se volevano qualcosa. Il re e la regina vollero entrambi un
bicchiere
d’acqua mentre Gil non volle niente. Dopo averli serviti
Sàmir si mise al
tavolino e cominciò a raccontare tutta la storia.
Parlò a Gil del fatto che
loro stessi, il re e la regina lo avevano scelto per partecipare alla
missione
“ Salva la torcia” questo è il nome che
gli aveva dato lui. Gli aveva anche
spiegato che sarebbero dovuti partire immediatamente alla volta del
regno
dell’aria, un’isola situata nel regno
dell’acqua e che non c’era tempo. Gli
disse anche che una volta la avrebbe dovuto trovare una certa maga
Ries.
Gil
ascoltò tutto il discorso
mentre il re e la regina annuivano a tutto quello che diceva
Sàmir.
Poi
disse “ Ma è strabiliante!” Gil
amava questo tipo di avventure. Poi disse rivolgendosi al re
“ Come mai vostra
maestà avete scelto Sàmir ?” Il re fece
un sorriso poi iniziò a parlare “
Quando ci è arrivata la lettera spedita da Gellis, il capo
mezzo- scienziato
del laboratorio situato sul grande ghiacciaio abbiamo pensato subito a
lui per
la missione. Lo abbiamo osservato tanto al torneo e ci sembra una
persona
dotata di tanto carisma e anche un’abilità in
fatto di spada da non
sottovalutare. Ecco il motivo. “ A quelle parole Gil
sembrò provare gratitudine
verso il suo compagno e gli rivolse uno sguardo.
Dopodiché
La regina intervenne “
Sarebbe ora di andare oramai. Il regno dell’aria è
parecchio distante da dove
siamo adesso “
“Sàmir,
ti aspettiamo fuori” Ad un
tratto Sàmir parve triste “ Ok, arrivo
subito”.
Dopo
che il re e la regina ebbero
chiuso la porta Sàmir lanciò un ultimo,
strabiliante sguardo al suo amico più
caro, colui con cui si divertiva a combattere nell’area lotta
fin da
bambino,colui che lo aveva fatto ridere,piangere, insomma colui che nel
bene e
nel male c’era sempre stato.
“Ti
voglio bene amico mio “ Disse
per primo Gil con una lacrima che non avrebbe tardato a scendere dal
suo
occhio. “Non immagini quanto io te ne voglio”
rispose l’altro e si diedero un
forte abbraccio. Poi Sàmir continuò
“Questa non è l’ultima volta, non
può
essere l’ultima”;
“
certo che non è l’ultima, ci vedremo
ancora, puoi starne certo” E queste furono le ultime parole
di Gil. Mentre
Sàmir usciva di casa si immerse nei suoi pensieri e
ripensò ancora una volta a
quanto Gil era importante per lui. Quel che sapeva è che non
lo avrebbe
dimenticato, come Gil non avrebbe dimenticato il suo compagno di
avventure e
che un giorno, quando la missione per salvare il mondo che entrambi
amavano
fosse finalmente portata a termine, si sarebbero rivisti e sarebbe
tornato
tutto come un tempo.
Sàmir
abbandonò un po’ a malincuore
la sua casa e si diresse verso la barca dove ad attenderlo ci sarebbero
stati
coloro che lo avrebbero accompagnato nella prima parte della sua nuova
esistenza.
|
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Capitolo 5 *** 5^capitolo. ***
5.
Sàmir
si svegliò di colpo e non gli
ci volle molto per capire che si trovava in mezzo al mare visto tutto
quel blu
che c’era al lato dei suoi occhi. Ebbe anche modo di
constatare che era da un
po’ che era in viaggio per il regno dell’aria.
Appena si alzò su sentì una voce
femminile parlare di lui” Guarda, si è svegliato
finalmente”.Una voce questa
volta maschile rispose “Chissà poi
perché ha dormito tutto questo
tempo”.Sàmir
riuscì solo a dire un piccolo “ciao”;
Era incantato dal panorama che si
manifestava da quelle parti. Non era mai andato in mare aperto, neppure
quando
qualche volta si ritrovava a pescare con Gil andava tanto lontano. E
quel mare con
tutta la sua spensieratezza, faceva intendere un senso di tempo e luogo
infinito. Tutto questo lo rendeva felice, anche se ripensare a Gil lo
faceva
stare male. Decise comunque di non pensarci e di godere quella
“specie di
vacanza” lontano da Bagnarel.
Sembrava
che anche al re e alla
regina piacesse quel panorama, visto che parevano mummificati da una
forza a
Sàmir sconosciuta. Quando sia il re sia la regina
cominciarono a sbadigliare a
volte anche forte fu chiaro a Sàmir che avrebbero dovuto
fermarsi, riposare un
po’ e poi continuare il loro viaggio. Prima però
Sàmir fece un giro nelle
scorte di cibo e si prese un bel gamberetto al sale,
dopodiché lo mangiò con
foga e si preparò a dormire. Il re calò
l’ancora per essere sicuro che la barca
non fosse risucchiata dal mare o che per un qualche motivo, la barca
stessa
cambiasse rotta. Dopo ciò si mise assieme alla regina a
schiacciare un bel
sonnellino. Sàmir si mise giù anche lui, ma al
contrario dei regnanti non gli
venne sonno; d'altronde aveva dormito abbastanza per cui si mise a
pensare in
silenzio mentre le onde del mare lo cullavano con disinvoltura.
Ripensò
per l’ennesima volta a Gil,
per il fatto che anche se era una missione per salvare il suo regno e
tutto il
mondo non riusciva a stare senza di lui. Pensò a quante e a
quali avventure di lì
a poco lo avessero impegnato e pensò infine se fosse davvero
riuscito a portare
a termine un compito così importante e cioè fare
in modo che la grande torcia
riprenda vita e che non si spenga definitivamente, portando tutto il
mondo alla
rovina. Dopodiché, non seppe neanche lui per quale motivo ma
si assopì, cullato
dalle onde del mare che sbattevano contro la barca.
Si
svegliò dopo 9 ore di
soprassalto e fece un urlo che anche i regnanti si svegliarono e per
poco non
caddero in acqua dallo spavento. “Ehi ragazzo,
perché urli così forte? Hai
avuto un incubo? Io e la mia consorte ci siamo spaventati a
morte” Sàmir fece
segno di si con la testa. Aveva proprio avuto un incubo e ora grondava
di sudore.
Si fece avanti la regina “ Ehi, racconta. Così
forse, lo spavento passerà di
suo” Sàmir si fece coraggio e raccontò
tutto. Raccontò che non sapeva bene in
quale luogo si trovava, ma sapeva di certo che non era solo: con se
c’era una
ragazza alta, molto bella. “Purtroppo di lei non ricordo
altro “ “ Continua “
disse la regina. Disse che era agitato e anche la sua compagna lo era;
“
probabilmente nel sogno sarebbe accaduto qualcosa, qualcosa che ci
avrebbe
sconvolti entrambi” poi continuò “ la
ragazza aveva in mano una collanina … .no,
era piuttosto un ciondolo, un ciondolo blu lucente. Davvero
affascinante. Ma a
cosa sarà servito ? purtroppo
a questo
non so rispondere “ Il re e la regina ascoltavano con molto
interesse quello
che il ragazzo aveva da dire. Anche a loro pareva molto strano questo
sogno. “
Poi ad un tratto il mondo pareva diventato tutto buio, come se i
sentimenti
fossero stati cancellati dalla faccia della terra e il cielo
è cambiato. Ho
alzato la testa al cielo e nei miei occhi ho visto tutto rosso. Poi
…. Mi
sembra di avere gridato un nome come
Theana … no forse era Leana. Si, sono quasi sicuro.
E
le ho detto qualcosa ma … ah non
ricordo” “ Fa niente caro, è stato solo
un brutto sogno, stai tranquillo che
ora passa tutto “ Dopo quelle parole Sàmir si
calmò un po’ ma dentro di se era
ancora molto scosso perché era quasi sicuro che il sogno
voleva dire qualcosa.
Ma che cosa?
Questo
proprio non riusciva a
spiegarselo.
Alla
fine decise di non pensarci
più, se il sogno aveva qualcosa in serbo per lui a suo tempo
lo avrebbe
rivelato. Quando anche il re come la regina furono svegli del tutto il
viaggio
riprese a gonfie vele.
Torik,
da quando Sàmir aveva preso
il titolo per il quale si era tanto allenato, si sentiva terribilmente
solo.
Non pensava che al suo allievo, a quanto gli volesse bene e non
riusciva a non
pensare alla prova che pochi giorni fa aveva affrontato. Torik sapeva,
ed era
contentissimo di sapere che era anche per merito suo se ci era
riuscito. Era
fiero di lui. Sapeva, in cuor suo, che un giorno lo avrebbe rivisto ma
la sua
mancanza era una situazione troppo grossa da digerire. Non andava
neppure
all’accademia con la voglia di prima insomma non era
più lo stesso. Perfino gli
altri allievi non erano come Sàmir anzi, tutti questi
ragazzini non aiutavano a
togliergli il suo allievo preferito dalla testa. Un giorno, di ritorno
a casa,
decise che non aveva più senso, lavorare
all’accademia, voleva sperimentare
cose nuove e vivere avventure sempre diverse; per questo si mise
prestissimo in
cerca di un altro lavoro, ma mai senza pensare al passato e, a quanto
quel
lavoro in fondo, lo aveva cambiato.
La
barca andava velocissima, agli
occhi di Sàmir che era intento a fare colazione. Sapeva, di
non essere poi
tanto lontano dal regno dell’aria, quell’isola che
tutti davano per magnifica.
Sàmir non era così, le cose preferiva vederle coi
suoi occhi prima di
giudicarle. Finalmente, quando ebbe finito di fare colazione scrutando
meglio
l’orizzonte vide un piccolo puntino perfettamente allineato
in linea d’aria con
la loro barca. Anche i regnanti se ne accorsero e lo fecero notare
subito al
ragazzo che ora fremeva da impazzire all’idea che fra
pochissimo anche i suoi
occhi verdi avrebbero visto quell’isola.
Pure
Gil, come Torik non viveva più
ugualmente dopo la partenza di Sàmir. Ora era diventato
ancora più pescatore di
prima, d'altronde quello era un buon passatempo e pescare gli piaceva
se non
fosse che gli tornavano in mente momenti felici col suo amico: la gara,
tutte
le volte che andavano a pescare insieme. Per ciò aveva
smesso di pescare in
quel buco dietro casa sua, complice di molti ricordi. Il mare non era
un
ostacolo per lui, come d'altronde per tutti i bagnariti, decise che era
ora di
esplorare il mare in tutta la sua integrità.
Chissà, se nel mare aperto c’erano
altri pesci diversi da quelli che era abituato a pescare da sempre.
Tutto
questo lo emozionava all’inverosimile.
L’isola,
diventava sempre più
grande, tanto che Sàmir era sempre più
impaziente. Gli piaceva scoprire cose
nuove, cose che non aveva mai visto e che ne aveva sentito solo parlare
da
qualcuno, e gli piaceva darsi all’avventura, per questo
doveva dire un grazie
immenso ai regnanti che gli avevano permesso una tale gioia e
perché no, una
vita tutta nuova.
A Un certo punto si
sentì la voce possente del
re che disse “ Bene, abbiamo quasi raggiunto
l’isola: sarà meglio fare un
riposino così Sàmir, sarai in forze per la
giornata che ti spetterà domani “
“Ma
certo, va benissimo” disse
Sàmir con un sorriso. Anche la regina pareva entusiasta del
ragazzo e della
situazione, Sàmir glielo leggeva negli occhi.
Il
re si svegliò per primo e per
primissima cosa levò l’ancora che fece svegliare
sia Sàmir che la consorte.
Entrambi, ancora intontiti si stiracchiarono e neanche svegli si videro
la
barca in movimento fino all’arrivo alla costa
dell’isola. A Sàmir gli si
alluminarono gli occhi: era estasiato da cotanto splendore. Non aveva
ancora
finito di rimirare quella bellezza che un bestione enorme, con
un’apertura
alare di quasi due metri, svolazzò sopra di lui. “
Un drago dell’aria” disse
compiaciuta la regina. A Sàmir venne in mente tutta la
storia che gli aveva
raccontato il suo amico Gil: Nel regno dell’aria vi abitavano
gli Aariti,
precisamente erano tutti riuniti ad Aarel, la capitale del regno; una
città,
per come gliela avevano descritta, davvero bellissima. Gli aariti erano
soltanto dieci, Strano, disse Sàmir per una popolazione.
Eppure erano
considerati una popolazione vera e propria come i bagnariti, sebbene
gli stessi
erano molti di più. Gli Aariti avevano tutti i capelli
biondissimi che parevano
bianchi da quanto erano biondi e gli occhi tutti blu, colore del mare.
Colore
che Sàmir amava con tutto se
stesso. Avevano anch’essi le orecchie appuntite. Come i
bagnariti, anche gli
aariti facevano tutti uno stesso lavoro: Gli addestratori di draghi.
Proprio
per questo i draghi che abitavano il regno erano dieci e avevano tutti
un
colore diverso che li legava al proprio addestratore; <<Quello che ho visto prima era blu>>
disse Sàmir. Ritornò fra se e se e quando si
ritrovò fuori dalla barca e toccò
con i piedi quel regno ne rimase incantato. Il regno era la
reincarnazione del
paradiso. C’era una radura in cui vivevano alcuni gnomi e
anche altri
animaletti col quale Sàmir non vedeva l’ora di
fare amicizia. La radura era
attraversata da un ruscello magnifico e lunghissimo che finiva in una
maestosa
cascata che segnava il confine fra la radura e la parte Nord di Aarel.
Aarel
era in sostanza una specie di
accademia nel quale i dieci addestratori addestravano per
l’appunto i loro
draghi. Sàmir
pensò che non era poi
diversa da quella dove si era sempre allenato lui. Scacciò
subito quel pensiero
poiché gli fece ricordare Torik.
Il
re e la regina salutarono il
ragazzo: ormai se la doveva cavare da solo e loro non servivano
più a niente
visto che erano serviti solo da accompagnamento durante il viaggio.
“Ci
mancherai disse il re” “
Anche voi,
tutti e due disse Sàmir “ poi li avvolse con un
bellissimo abbraccio. Quando si
staccò continuò “ Mi avete aperto la
strada a una nuova vita, fatta di
scoperte, di avventure; io amo da morire viaggiare, avventurarmi alla
scoperta
di cose nuove e voi avete permesso tutto questo. State pur certi che
non vi
dimenticherò mai, mai” Disse Sàmir con
una lacrima che gli scendeva dagli
occhi. Dopodiché il re e la regina dopo un lunghissimo e
intenso saluto
tornarono in barca, pronti a tornare alla loro vecchia vita nel palazzo
reale a
Bagnarel. Sàmir al contrario si preparò ad
entrare nella radura cominciando, di
fatto, la sua nuovissima ed eccitante vita.
|
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Capitolo 6 *** 6^capitolo. ***
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6.
Sàmir
non poteva crederci. Un passo
e sarebbe entrato in un mondo tutto nuovo, tutto da esplorare, un mondo
che lo
avrebbe divertito all’infinito.
Entrò
senza indugi nella radura che
si estendeva per tutto il regno dell’aria.
Nel
primo tratto il regno già
mostrava le sue bellezze: nel bosco vi abitavano una moltitudine di
Gnomi,
questi vivevano in armonia
con la natura, sfruttando tutto ciò che essa aveva da
offrirgli.
Sàmir
cominciò a intravedere il
piccolo corso che intraprendeva il ruscello, quella piccola fonte di
vita che
poi sarebbe andata a finire in una magnifica cascata. Ad un tratto si
perse in
quel paradiso e gli uccellini con i loro canti gli davano la forza di
camminare, nonostante la stanchezza e comunque non era li per caso:
doveva
trovare una certa Ries. La radura però sembrava non finire e
Sàmir era sempre
più stanco, le forze parevano abbandonarlo da un momento
all’altro.
Ad
un tratto, a sedere vicino al
ruscello vide di schiena una fanciulla intenta a specchiarsi
In
quelle limpide acque. Decise di
non perdere tempo, visto che di tempo non ne aveva prese coraggio e si
avvicinò
per chiederle informazioni.
“Ciao,
posso chiederti un’informazione
? non sono mai stato da queste parti”
La
ragazza udite quelle parole si
girò di scatto e Sàmir capì che aveva
preso un bello spavento sebbene lui non
usò, o almeno non gli parve di usare un tono troppo alto o
sgarbato.
“
Ciao, mi hai spaventata, dimmi
tutto” la ragazza si alzò in piedi e
Sàmir la vide in tutto il suo splendore.
Era alta, coi capelli biondi e orecchie a punta. Notò
inoltre due bellissimi
occhi blu mare, coloro che la rendevano perfetta. <<E’ un’aarita pensò.>>
“ Scusami tanto, non era mia
intenzione”.
disse
Sàmir notando che la ragazza
lo stava guardando con attenzione “ …. Ti ho fatto
male ?”
continuò
lui, un po’ spaventato ma
anche molto divertito. “ No, mai stata meglio”
Sàmir notò che non smetteva di fissarlo
e allora si presentò “ piacere, io sono
Sàmir e vengo dal regno dell’acqua, la
mia città è Bagnarel.Puoi chiamarmi
Sam” la fanciulla allungò subito la mano
“
piacere mio, io mi chiamo Leana e abito in una sottospecie di Accademia
nella
capitale, Aarel. Allora io per te sarò Lea “ I due
scoppiarono subito in una
sonora risata e Sàmir capì che sarebbero
diventati sicuramente buoni amici … o
qualcosa di più. Chissà. I due si rimisero a
sedere in riva al lago e parlarono
per quasi tutto il pomeriggio.
Sàmir
gli raccontò la sua missione,
gli parlò della donna che stava cercando e la ragazza
rispose che la conosceva
bene, tutti in quel regno la conoscevano per il fatto che era uno Gnomo
e
quindi un’abile combattente e spadaccina. Dopo un paio
d’ore decisero insieme che
Leana avrebbe accompagnato personalmente Sàmir da Ries che
abitava in una
casetta immersa nella radura.
Prima
di alzarsi Sàmir chiese “
Senti un po’, hai detto che abiti ad Aarel in una specie di
accademia ?” la ragazza
gli sorrise e rispose “ Si, sono
un’addestratrice” Sàmir si
lasciò andare un
bel sospiro di sollievo “wow, ma allora è tuo quel
drago blu che svolazzava
prima
sopra
al regno” “si certo, Gaar è
il mio fedelissimo drago”
“è bravo anche
se a volte non molto ubbidiente ma io gli voglio un mondo di bene
comunque.” La
ragazza fece un sorriso, poi un fischio.
A
quel suono si vide una bestia
enorme svolazzare sopra alla posizione dove si trovano loro per poi
atterrare
di spinta poco distante da li.
Sàmir
lo rimirò in tutto il suo
splendore. Era veramente bellissimo.”Gaar non sa volare molto
bene, e negli
atterraggi è pessimo” “ahahah, non gli
insegni molto bene eh??” I due
scoppiarono a ridere e Leana pareva avere sempre più
interesse nei confronti
del ragazzo.
“Ciao,
mio fedele compagno” disse
sorridendo al drago. Sàmir pensò che fra loro
dovesse esserci indubbiamente una
bella intesa. Il drago, dopo un paio di sbuffi di assenso verso la sua
addestratrice, si rimise in volo e questa volta si diresse verso il
centro
della città.
Leana, ad un tratto
guardò l’orologio e disse
“Bene, sarà meglio incamminarci se vogliamo
raggiungere la casa della maga
Ries” Sàmir parve turbato “
Maga?” “Si, certo” disse Leana
“Ries è anche
un’ottima maga” “ Dai muoviti Sam,
sarà meglio andare” e si incamminarono.
I
due ragazzi andarono di Buon
passo fino al bivio dove si sarebbe dovuta trovare, pochi passi
più
Avanti,
la casa della presunta maga
Ries. Videro, però, che la casa era vuota per cui Leana
disse che nel frattempo
avrebbe fatto vedere a Sàmir il luogo in cui viveva con gli
altri addestratori,
il luogo in cui dormiva, insomma il luogo dove passava la maggior parte
della
sua vita. Presero così la via del centro.
L’accademia degli addestratori era il
monumento più importante della capitale, possiamo dire che
è, di fatto, la
capitale che per il resto sarebbe costituita solo da
un’imponente cascata e un
folto bosco.
Dopo
altri dieci minuti arrivarono
davanti alla struttura. Sàmir si meravigliò di
scoprire che era
Proprio
uguale all’accademia che
aveva frequentato lui se non fosse per il fatto che quella possedeva,
oltre
all’accademia “teorica” e
l’arena, anche un posto dove vivevano i draghi.
“
Non immaginavi che fosse così
simile alla “tua” di accademia vero? “
disse Leana compiaciuta.
“
Io pensavo che, per addestrare i
draghi ci volesse qualcosa di più. Insomma sono dei bestioni
enormi” Leana
ascoltò il discorso ma non smise di guardarlo con aria
interrogativa “ Beh, in
quell’edificio che vedi più a destra io e gli
altri addestratori Aariti
impariamo la teoria per crescere i nostri draghi al meglio. Ovviamente
l’edificio è provvisto di dormitori. In quello che
vedi subito dopo mettiamo in
pratica il tutto e in quello dopo ancora i nostri draghi ci abitano
“ Concluse
la frase con un mezzo sorriso. Sàmir non era convinto di
aver ascoltato tutto.
Si era perso nei suoi pensieri. Pensava a quanto doveva essere bello
“possedere” un drago. Insegnargli a volare, a
sputare fuoco, a eseguire degli
atterraggi quantomeno decenti e tutto ciò che doveva saper
fare un drago.
<>. Pensò
Sàmir. “ Ma, quindi tu Gaar lo conosci
fin quando era un cucciolo …” Leana fu pronta a
rispondere “ si, io e lui ci
conosciamo da sempre. E abbiamo imparato a fidarci l’uno
dell’altra “ “Altrimenti
capiresti pure tu che sarebbe difficile lavorare
Assieme
“ Sàmir fece un cenno “ In
effetti “ Leana sorrise “ Bene, è ora di
entrare nell’edificio” . Scesero dalla
collina sulla quale si trovavano e arrivarono davanti alla porta
d’entrata.
Sàmir notò che il rivestimento non era cristallo
dell’acqua come quello della
“sua accademia” bensì un materiale
grigio molto resistente “ E’ marmo”
rispose
Leana “ E’ un materiale molto raro nel mondo, si
trova solo in questo regno. “
Sàmir fece un segno di assenso.
Appena
ebbero varcato la soglia, il
ragazzo notò tantissima gente indaffarata a entrare e uscire
dalle classi. Al
contrario dell’accademia di Bagnarel, questa era decisamente
più attiva. Leana
si diresse spedita verso una cattedra in un angolo dove a sedere li
c’era un
uomo che a Sàmir parve molto famigliare. Avvicinandosi un
po’ non tardò a
capire chi c’era, che lo stava osservando da quando erano
entrati.
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Capitolo 7 *** 7^capitolo. ***
7.
Dietro
la cattedra, un uomo
guardingo li stava osservando con molta curiosità.
Sàm si avvicinò e capì
immediatamente di chi si trattava: Era Torik! Lo stupore di
Sàmir finì alle
stelle e non poté fare a meno di abbracciare subito il suo
ex maestro. La
felicità era veramente immensa da entrambe le parti.
<< Tor, ma che cosa
ci fai qui?>> A Sàmir parve di sognare. Non
avrebbe mai e poi mai
immaginato di trovare il suo maestro dell’accademia di
Bagnarel ad Aarel, in un
altro regno poi.
Sàm
notò che Torik era un po’
strano, quasi non volesse rispondergli. Poi disse un po’
titubante
<<
Beh, l’accademia dove lavoravo
prima era decisamente più monotona, più spenta di
questa. Guarda quanta gente
c’è qui intorno, c’è il mondo
qui >> All’udir quelle parole a
Sàmir
frullavano mille pensieri in testa. Insomma, quando si erano lasciati,
Torik
gli aveva detto che si sarebbe cercato un nuovo lavoro,
poiché lavorare
all’accademia senza di lui non avrebbe avuto più
senso.
Ora,
perché si trovava li, a
parlare con lui, nell’accademia di Aarel? I pensieri vennero
interrotti dallo
stesso Torik << E poi, adoro i draghi. Ho scoperto che ho
una vera
passione per loro.>> Torik fece un sorriso.
Sàmir però sentiva che c’era
qualcosa che non andava. << Ma, …
perché non mi presenti la tua nuova
amichetta ? >> Sàmir ritornò fra se
e se << Oh, certo. Torik,
questa è Leana. Leana questo è Torik, il mio
maestro >> I due si
scambiarono la mano, anche se Sàmir notò dalla
parte di Leana un po’ di
titubanza, quasi avesse paura di toccare la sua mano. Anche Torik parve
accorgersene perché si ritirò subito nei suoi
spazi.
Era
come se la ragazza provasse un
senso di terrore solo nel vederlo, e la
cosa è decisamente molto strana, pensò
Sàm. Insomma, tutto questo con lui
non era successo. Anzi, a Sàmir pareva che la ragazza ne
fosse subito rimasta
attratta da quel bel Bagnarita con gli occhi verdi e i capelli blu.
Beh,
infondo si disse che non la
conosceva così bene, e forse il passato della ragazza era
più burrascoso di
quanto sembrasse. E, ovviamente, non si riferiva solo a Leana
… Ultimamente
anche Torik pareva parecchio strano … Sàmir
ricacciò quei pensieri intrisi da
un alone di mistero. Alla fine lo facevano solo stare in ansia. Torik a
quel
punto attaccò << Leana, tu devi essere
l’addestratrice di Gaar vero? Il
drago dalle ali blu … poi si mise a guardare con attenzione
un foglietto e
disse sospirando << Mi dispiace darti questa notizia:
Dovrete, purtroppo
rimandare tutti gli impegni che avevate preso per la giornata cari
ragazzi.
Poi, guardò Sàmir: la tua amichetta
dovrà lavorare intensamente per i prossimi
cinque giorni. Gaar ormai è grande, e necessita di un
allenamento con meno
spazi di pausa e decisamente più duro. >>
<< Ok >> fece
Leana, per niente dispiaciuta al contrario di Sàmir che
già pensava quando
avrebbe potuto continuare la sua missione.
Certo,
avrebbe potuto incamminarsi
e trovare la casa di Ries anche da solo, ma in ogni caso non sarebbe
quello che
avrebbe voluto: voleva assolutamente assistere agli allenamenti di
Leana;
Voleva vedere un addestramento in atto, e poi Gaar oramai gli era
diventato
simpatico.
<<
Bene, Leana se per te va
bene, puoi cominciare proprio domattina. Ora sarete stanchi.
Andatevi
a fare un bel riposino.
Poi si rivolse direttamente la ragazza: Perché non gli fai
vedere un po’
l’accademia nella sua completezza? Conoscendo il mio allievo,
so che ne sarebbe
estremamente felice. >> Poi strizzò
l’occhiolino a Sàmir. Ed in effetti,
era proprio così. Il piacere dell’avventura, per
Sàm era immenso. I due si
incamminarono immediatamente. Leana partì dalla stanza dove
lei gli altri
addestratori ascoltavano le lezioni che un’addestratrice
ormai anziana e non
facente parte della cerchia dei dieci le impartiva. Le lezioni erano
uguali per
tutti. Diciamo che tutti erano allo stesso livello.
Non era importante se un addestratore aveva
più anni, il livello degli addestratori era lo stesso. Leana
gli spiegò, dopo
aver fatto un giro nell’aula che li imparavano a gestire i
propri draghi: Il
loro cibo quotidiano, l’insegnante spiegava a loro che i
draghi dell’aria
appunto, erano denominati così perché non
potevano, per molto tempo,
abbandonare il regno suddetto. Avevano proprio un bisogno fisico
dell’aria che
esisteva da sempre in quel luogo che, per il fatto che conteneva
più anidride
carbonica di quella che si trovava nel regno dell’acqua, era
necessaria allo
sviluppo, alla forza e alla crescita di un drago. Sàmir
ascoltava molto
attentamente quello che Leana gli spiegava: Era sempre più
affascinato da quel
mondo che lo rapiva e lo faceva vivere di fantasia.
Ah
… quanto avrebbe voluto
cavalcare un drago e andare alla scoperta dei regni che ancora non
conosceva …
chissà, un giorno forse … Intanto Leana
continuava a spiegare e Sàmir capì che
i draghi dell’aria, altrimenti detti della guardia ( erano
solo in dieci, i
draghi esistenti in tutto il mondo dei quattro elementi) da sempre
proteggevano
l’albero che rendeva possibile in quantità
massicce la produzione di anidride
carbonica. Se un giorno l’albero dovesse essere distrutto,
per i draghi non ci
sarebbe più una minima speranza di sopravvivenza.
<> << Uh, Sàm,
Sàm ma mi stai ascoltando? >>
Lui ritornò fra se e se poi disse << ehm
… è che sono un tipo molto
fantasioso>> disse quasi imbarazzato. Subito dopo si
misero entrambi a
ridere. <<
Beh, sarà meglio
continuare il giro >> disse Lena guardando
l’orologio. << Sono
molto stanca, ti faccio vedere l’arena e poi ce ne andremo a
fare un riposino,
che ne dici? >> Sàmir disse di sì.
Entrarono
nell’arena la prima cosa
che Sàmir notò è che non era poi
così diversa da quella dove combatteva lui;
Certo era molto più grande, e questo era logico, visto gli
animali che si
esercitavano lì dentro. Gli spiegò facendo anche
lì un bel giretto tutto quello
che si faceva: Il drago poteva volare, visto l’altezza del
tetto, poteva
eseguire atterraggi, visto la tenuta del pavimento anch’esso
in marmo speciale.
Insomma, venivano insegnate al drago tutte le tecniche che doveva
sapere e
saper fare, compresa la lotta. Dall’arena, si accedeva a una
specie di luogo
molto spazioso dove i draghi vivevano in delle speciali gabbie fatte
apposta
per loro. Dopo che Leana ebbe finito di spiegare aggiunse che come un
umano,
anche un drago non ha mai finito di imparare, ora che seppure a
malincuore
dell’addestratore, diventa grande. Come Gaar.
I
due ragazzi si diressero verso il
dormitorio, dove ad aspettarci, ci sarebbero stati momenti molto
riposanti di
sonno. Sàmir mise una brandina in terra di fianco al letto
di Leana. Ad un
certo punto, quando finirono di chiacchierare e spensero la luce,
Sàmir si
addormentò felice ma un sogno di paura, di cieli maligni, di
persone esultanti
per la piega che aveva preso il loro mondo, di persone che correvano in
cerca
di un riparo mentre una pioggia di fuoco stava distruggendo tutto il
creato gli
squarciò l’anima e la notte, non fu una notte
felice come quella che avrebbe
desiderato.
|
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Capitolo 8 *** 8^capitolo. ***
8.
Leana
si svegliò che il sole era
già alto nel cielo, o almeno così le pareva. Fece
uno sbadiglio, si stropicciò
gli occhi e vide Sàm perso nei suoi pensieri accanto alla
finestra. <<
Ehi, Sàm, a cosa stai pensando ? >>
L’altro, si voltò e con un mezzo
sorriso decisamente spento rispose << … Ehi,
ciao, ti sei svegliata …
tutto bene ? >> Leana, convinta che qualcosa non andasse,
gli disse di
spiegarle il motivo per cui se ne stava lì alla finestra
come se stesse
ammirando il paesaggio. << Ah, già. Forse
è meglio che te ne
parli.>> Si mise a sedere sul letto vicino a lei
<< Devi sapere che
prima che arrivassi su quest’isola, la sera prima feci un
incubo. Ma non era un
incubo qualsiasi. Il sogno ti riguardava … O meglio,
c’eri anche tu.>> A
quelle parole Leana non seppe cosa dire. Certo la curiosità
di sapere c’era ma
d’altra parte aveva paura di quel che gli avrebbe detto da
lì a poco.
Alla
fine si rassegnò e disse un
debole << continua >> Sàmir si
schiarì la gola e continuò <<
Nel sogno, eravamo tutti e due in un luogo, ora non ricordo come era
fatto, ma
so per certo che il cielo era diventato all’improvviso rosso,
di un rosso
sgargiante. Tu eri lì vicino a me, e di una cosa sono certo:
avevi in mano una
specie di amuleto, un ciondolo direi che sembrava in tutto e per tutto
la
quintessenza del mare. >> Leana ascoltava, e si leggeva
nei suoi occhi un
misto di curiosità ma anche tanta paura. Sàmir
aveva notato il suo cuore
accelerare di un poco i battiti. << Ora, non so cosa
volesse dire tutto
questo, ma la cosa strana è che invece il sogno di stanotte
è stato leggermente
diverso. >> Sàmir si concentrò come
per non confondersi. << In
quello di stanotte, tu non c’eri, o meglio … si
sentiva la tua voce ma non eri
fisicamente presente dove invece ero io >> Leana
mostrò un briciolo di
confusione nel volto e Sàm si mise a ridere.
<< ahahah, hai capito no? Io
ero sempre nel luogo del sogno passato, e so che dovevo fare una cosa
importante: Eliminare un tizio. Anche piuttosto basso di statura.
Purtroppo non
so né chi sia né il suo nome. A occhio e croce mi
verrebbe da dire uno gnomo,
ma anche di questo non sono sicuro. >> Leana ascoltava
imperterrita: il
fatto che in quel sogno giocasse più il ruolo da fantasma
che da ragazza vera e
propria, le toglieva un pizzico di quella paura che aveva alimentato
prima. Sàmir
continuò << E poi, c’è
una cosa che ricordo molto bene: Il tizio, aveva
in mano una spada bellissima, rossa come il sangue, forgiata
sicuramente in
quel che è il regno del fuoco. Una spada che sarebbe stata
in grado di
uccidermi, o di schiavizzarmi al suo “cospetto”. Leana, non so tu, ma io ne
devo e ne voglio
assolutamente sapere di più di tutto questo. Voglio
assolutamente sapere se ci
può essere un collegamento tra il ciondolo e la spada e poi,
voglio decifrare
questi sogni. …
Perché so, che vogliono
dire qualcosa. >>
Leana
prese la parola << Che
siano sogni rivelatori, è indubbio. E ammetto, che sono
anch’io piuttosto
curiosa. Una cosa però ti chiedo: Non mi riparlare di gente
bassa e abbastanza avanzata
nell’età che sennò mi metti
l’ansia. E’ già molto che riesca a
sopportare Quel
… tuo maestro non so come … >>
<< Torik>> disse Sàmir. Poi
pensò e poi perché hai
questa avversione
per i vecchi brontoloni ? Me lo spieghi? Entrambi, si
guardarono un attimo
e poi scoppiarono in una fragorosa risata, degna di loro. Non si
capì il
perché, ma risero.
Dopo
quella bella chiacchierata, i
due si vestirono, Leana si mise l’abbigliamento che indossava
sempre quando si
trattava di allenare Gaar, mentre Sàmir si mise i suoi
vestiti di sempre e
disse che la avrebbe raggiunta dopo in arena: prima sarebbe andato a
fare una
visitina alla casa di Ries, non voleva che la missione rallentasse
così tanto;
Il destino del mondo era importante.
Uscì
dall’arena, salì la collinetta
che faceva da confine con la radura e si incamminò verso la
casa di Ries.
Arrivato
al bivio, seppe quale era
la strada ma per un attimo rimase incantato a vedere il lago in cui
aveva
incontrato Leana per la prima volta. Pareva fosse passata
un’eternità. In
realtà non era molto che si conoscevano. Senza di lei,
però, ora non poteva più
restare. Fece un sospiro di sollievo e si incamminò.
Arrivato davanti a casa si
guardò un po’ intorno: dato che la casa era
praticamente ricoperta dagli
alberi, ne aveva decine tutt’intorno, questo fatto permise a
Sàmir di notare
che il regno e presumibilmente tutto il mondo, era diventato
decisamente più
buio. Sàmir capì che non c’era
più tempo da perdere: Il mondo dei quattro
elementi aveva bisogno di lui e la missione non la sentiva mai
importante come
in quel momento. Bisognava sbrigarsi. Bussò alla porta ma
nessuno rispose.
Bussò di nuovo ma ancora niente.
Sàmir
capì che la casa, probabilmente, in quel momento era vuota.
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Capitolo 9 *** 9^ capitolo. ***
9.
Leana
allenava il suo drago da
quasi due ore ormai, non si stancava mai e apprezzava davvero molto
essere
quello che era e fare quello che faceva. Insomma, amava insegnare
qualcosa a
qualcuno. Richiamò a terra Gaar che solennemente stava
volteggiando per l’arena
e si impose almeno un minuto di pausa anche se, non ne voleva sapere di
fare
pause. Si riempì un bicchiere d’acqua, si
asciugò il sudore della fronte e
intanto preparò una bella ciotola d’acqua per il
maestoso drago azzurro. Era un
piacere vederlo bere, pareva che l’acqua fosse la cosa che
gli piacesse di più
al mondo in quel momento. Leana si consolò, rincuorandosi
che amava lei più di
ogni altra cosa, e mentre capiva che non doveva pensare a queste
fesserie da bambina
si andò a sedere nella prima tribuna sul lato destro
dell’arena. “chissà, forse
ho solo bisogno di un po’ d’affetto” si
disse e quando ebbe finalmente
scacciato il pensiero di prima accolse nella sua mente quello del suo
Sàm.
Chissà
se aveva trovato Ries, a
giudicare dal tempo che era fuori pareva di si. “ Beh, tanto
meglio” si disse
di nuovo. “almeno la missione non rimane in bilico”
e poi, rendendosi conto che
alla fin fine le pause cominciavano a piacergli si levò su
e, dopo uno sbuffo,
ritornò attiva più di prima.
Sàmir
ritornò lungo il sentiero
verde, diretto verso l’accademia. Da subito
camminò con passo lento, deciso ad
ascoltare e ad ammirare i molteplici animali che giravano per la
radura,
compresi i saluti non sempre gentili degli gnomi e i canti pieni di
gioia delle
miriadi di uccellini che vi dimoravano. Aveva gli occhi chiusi, si era
perso in
un mondo interiore a sentire e ammirare cotanta bellezza. Nonostante i
sogni, e
i molteplici problemi che sembravano inseguirlo, ora si sentiva in
piena
armonia con la natura e assolutamente in pace con se stesso.
Non
fece in tempo a calarsi per
sempre in quel burrone che era la gioia più bella che
inciampò e cadde a terra
di peso, tanto che sentì un dolore lancinante alla gamba.
Purtroppo, temeva di
sapere in cosa si era imbattuto.
Leana
continuò il suo addestramento
fino a pomeriggio inoltrato. Aveva consumato cinque bottigliette
d’acqua e la
stanchezza si faceva sentire eccome, ma lei non demordeva. Decise che
era
Ora
di farla finita solamente quando,
all’ennesima pausa, inciampò nella coda di Gaar e
finì col culo per terra.
Si
rialzò mezza dolorante e, dopo
aver accompagnato il suo fedele drago nella propria cabina, si
ritirò nella sua
camera da letto con il pensiero di Sàm che premeva sempre di
più nel suo
cervello.
D’altronde,
lei non poteva
immaginare nemmeno lontanamente in che guaio si era cacciato questa
volta.
Sàm
si tirò su per bene, si pulì i
vestiti dalla polvere, andò vicino a
quell’imponente “masso” e
guardò meglio:
effettivamente c’era qualcosa di strano, poiché il
masso era come se
respirasse.
In
un punto ben preciso si vedeva
una piccola onda
tipica delle persone o
degli… “oh, mamma, dimmi che quello che sto
pensando non è vero, ti prego” si
disse. E rimase li, ancora non credendo a ciò che gli era
capitato in quella
movimentata, sognante e un po’ disastrosa giornata.
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Capitolo 10 *** cap.10^ ***
10.
Gil
aveva dato tutto se stesso
all’avventura. Ora si, che poteva dire di essere un
tutt’uno con il mare. “Ma
perché non ho deciso prima di esplorare le acque in tutta la
sua integrità?”
ogni tanto si diceva. D’altronde, la reti erano sempre
stracolme di pesci e,
alla fine, erano molto più pregiati di quelli che pescava
nel misero buco
dietro a casa sua.
Da
un po’ di tempo, però, passava
le sue giornate nel ripostiglio della nave,
dove armato di una mappa si era imposto di decifrare
quello che tutti
chiamavano “il luogo proibito”. Gil ne sentiva
sempre parlare a Bagnarel, ma
nessuno sapeva veramente dove fosse situato. Gil sapeva solamente
che,probabilmente, il luogo proibito non è altro che una
piccola isola
formatasi tempo addietro, in un punto al centro dell’oceano
che bagna con le
sue onde da sempre il regno dell’acqua.
Ma
non è tutto: c’è chi sostiene
che arrivati sull’isola, se si è delle persone
veramente desiderose e di cuore
nobile, l’isola dia accesso a un passaggio segreto e,
accompagnati dal rumore
di una dolce cascata, si possa arrivare a un preziosissimo tesoro. Il
cuore e
l’essenza di tutta l’acqua esistente.
Il
Problema è che quasi nessuno
fino ad ora è riuscito anche sono a raggiungere
l’isola, tutti o sono morti in
mare o per un motivo o per un altro non sono riusciti nemmeno a
localizzarla.
“Io
riuscirò in questa impresa,
fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia” disse
convinto Gil mentre guardava
più attentamente la mappa che, a sua volta, aveva
già rivelato un aiuto.
Infatti, nella parte più a est, era comparsa una minuscola
freccetta che pareva
proprio indicare la posizione per proseguire.
Gil
non indugiò un solo altro
istante e, spinto dalla curiosità che da sempre lo
imprigionava, e spinto anche
dal senso di avventura che gli aveva trasmesso il suo amico
Sàm, salì sopra,
tornò al timone e partì alla ricerca
dell’isola perduta convinto che, in un
modo o nell’altro, lui sarebbe entrato nella storia
poiché sarebbe riuscito a
trovare questo preziosissimo e importante tesoro che è il
cuore di tutte le
acque esistenti.
Sàmir,
dopo la scoperta che aveva
fatto, era ritornato più frastornato di prima. Chiunque lo
avesse visto si
sarebbe messo a ridere: era impalato a bocca aperta davanti alla
creatura
distesa per terra che si trattava di uno Gnomo. Si, uno gnomo femmina.
E
non solo, in questo momento
pareva molto arrabbiata. Si vedeva che ormai aveva una certa
età, date le
molteplici rughe che gli ricoprivano il viso. Come forma facciale era
identica
a Torik tranne per il fatto che portava una primula di dimensioni
enormi in
testa per tenere ferma la folta chioma bianca e i vestiti che
indossava, erano
tutti tendenti al viola e comunque non portava i pantaloni ma una
gonnellina
decorata coi papaveri. Quando si tirò su per bene, vide che
non portava la
barba. “Ecco, probabilmente, come si fa a
distinguerli”. Ai piedi, dei graziosi
sandalini di foglie verdi, la facevano sembrare la dea della natura.
<> .
Sàmir effettivamente si
accorse di essersi incantato << Oh, mi scusi tanto
signorina, ehm..
signora, non era mia intenzione. Si è fatta
male?>> La frase in fatto di
tono fu un calando. << Certo che mi sono fatta male, ti
conviene
chiedermi scusa e continuare per la tua strada, se non vuoi che ti
denunci a
For, il capo Gnomo della radura>>.
Sàm parve un po’ imbarazzato <<
mi scusi tanto>> poi vide che imperterrita si mise
un’altra volta giù
intenta a scrutare ed annusare il terreno. A Sàm
scappò quasi una risata ma si
intrattenne. Un altro probabilmente passando di li la avrebbe
schiacciata dal
quanto era minuta per i canoni delle popolazioni quali i Bagnariti e
gli
Aariti.
In
seguito prese coraggio e parlò
<< Ehm.. sta cercando qualc..>>
la gnoma si
alzò su di scatto e
replicò con disgusto << Non son affari che ti
riguardano,
moccioso>> “
mocciosa sarai poi
tu, nanetta” pensò. Poi disse << ma
è proprio sicura che non le serve un
aiuto? Ecco, magari non mi chieda di annusare così come sta
facendo lei adesso
ma…>> La gnoma fece uno scatto più
imponente di prima e poi gli appiccicò
la sua faccia addosso << Ti ho appena detto che non ti
riguarda, cosa ci
fai ancora qui ? >> poi si rimise per terra.
Sàmir alzò le spalle
<< E va bene, se non ti serve il mio aiuto posso anche
andarmene>>
Appena riprese a camminare verso Aarel la signora si voltò
di nuovo e
asciugandosi il sudore disse << Senti, torna un
po’ indietro>>
Sàmir ubbidì poi la gnoma continuò
concentrata << ti do’ un incarico:
dovresti aiutarmi a trovare una margherita a forma di chiave, sai,
è la chiave
di casa mia ma.. l’ho persa e penso proprio che sia qui
intorno. O almeno
credo…>> concluse frugando nella tasche e
guardandosi intorno nell’erba
del bosco.
A
Sàmir piacque l’idea << E
va bene, accetto, ti aiuterò, ma solo perché sei
tu. >> poi si misero a
cercare senza sosta la chiave di casa.
Leana
si svegliò, ma non si alzò.
Non voleva assolutamente fare niente quel giorno. E poi, era in
pensiero per
Sàm, “chissà dove si è
cacciato quel ragazzo.”<< Sam, dove sei
?>> non
ricevette risposta. Sapeva
che non poteva lasciare tutto e andare a cercarlo, perché
doveva anche quel
giorno allenare Gaar, ma almeno avrebbe potuto avvertirla se stava
lontano dall’arena
più del previsto. “ Non so più cosa
pensare” disse stropicciandosi gli occhi.
Non fece in tempo a riaddormentarsi di nuovo che qualcuno
bussò alla porta.
<< Chi è ? Sàmir, sei tu
?>> La porta si aprì e dall’altro
lato
Leana scorse Torik. Sapendo che cosa probabilmente gli avrebbe detto,
Leana non
indugiò oltre e si coprì con le coperte fin sopra
alla testa, aspettando la
pappardella che gli avrebbe fatto Torik sul fatto che doveva svegliarsi
come
tutti e andare ad allenare il suo drago.
Torik
fece un segno di no con la
testa e si avvicinò al letto. Leana fece uno sbuffo poi si
coprì più di prima.
|
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Capitolo 11 *** cap.11^ ***
11.
<<
Leana, togliti quelle
coperte, te lo chiedo per favore.>> Torik era in piedi
davanti al letto,
e con un piede che martellava sul pavimento faceva scaturire tutto il
suo
disappunto.
<<
Leana, o ti alzi prendi
Gaar e lo alleni immediatamente, o sarò costretto ad usare
la forza! Mi hai
sentito?>> dopo due secondi Torik vide una testolina
emergere da sotto le
coperte; Leana replicò senza che il capo-arena le mettesse i
piedi in testa ma
non prima di essersi controllata le doppie punte dei suoi lunghi e
bellissimi
capelli biondi << Ma si può sapere cosa
c’è ? >> poi si alterò
<< si può sapere perché non torni
alla scrivania al piano terra e mi
lasci in pace una buona volta?>>
“sei
proprio uno stronzo” pensò, ma
capì che era decisamente meglio non dirglielo anche se le
sarebbe piaciuto un
mondo pronunciare quelle parole.
Torik
si sedette sul letto <<
Dai Leana, non farti sopraffare dai tuoi problemi di
cuore>> poi continuò
mentre scuoteva la testa << mi pare impossibile che una
ragazza con due
occhi azzurri così belli non voglia…> e
mentre finiva di parlare Leana notò
che Torik stava allungando una mano.
Probabilmente
non sarebbe successo
niente, ma la vita le aveva insegnato che “fidarsi
è bene, non fidarsi è
meglio,eccome se glielo aveva insegnato. E non si trattava di
Sàmir.”
Prima
che potesse succedere
qualcos’altro e in preda all’ira, Leana
abbandonò di getto e le coperte e con
un balzo si
ritrovò dietro al letto e
guardò in faccia Torik <> Torik non seppe cosa dire << Ma, ma ma
io…>> e nel mentre
la ragazza sfrecciò fuori dalla stanza piangendo e si
diresse fuori dalla
Arena.
Corse
fuori a più non posso e si
sedette sopra a una panchina che guardava l’entrata nella
radura.
Gli
uccellini cantavano, il sole
brillava, e dal folto si potevano udire i canti melodiosi e gioiosi
degli gnomi
che vi abitavano, ma Leana era triste. “Perché non
posso essere felice anche
io, in questo momento?” si asciugò una lacrima e
nel mentre vide posarsi sopra
la sua collanina una deliziosa farfalla che per un istante le fece
dimenticare
tutti i suoi dispiaceri. La osservò un istante: era gialla,
ma portava su
entrambe le ali due piccole strisce arancioni che la rendevano
decisamente
bellissima << ehi, ma ciao farfallina, chissà
se avrai visto Sàm da
qualche parte nella radura.. dimmi un po’, l’hai
visto ?>> si avvicinò un
istante e la farfalla spiccò il volo dirigendosi di nuovo
all’entrata della
radura. Leana decise di seguirla e la farfalla si diresse vicino al
lago. “Si,
proprio il nostro lago” disse Leana che quel posto non fece
altro che fargli
ricordare lui. Lo voleva più che mai stringere in un
maestoso abbraccio fra
amici. “Eh, magari.. Chi lo sa, se siamo ancora
amici?” pensò.
Con
la coda dell’occhio lo vide, li
nei pressi del lago. Fu sul punto di corrergli incontro ed abbracciarlo
ma,
guardando meglio vide che aveva compagnia. Poi si mise in ascolto.
<<<>>> la gnoma si alzò con un
balzo e
porse la destra a Sàmir <<<< Oh,
che sbadata, non mi ero ancora
presentata: piacere, io sono Deggy. Tu, come ti chiami
?>>>> Sàmir
porse a sua volta la mano <<<>>> e subito dopo fece un sorriso.
Leana,
che si era messa a terra per
godersi tutta la scena fece uno sbuffo e disse << Pff, ma
guardali quei
due, si è formata la nuova coppietta di Aarel, avete sentito
creature della
foresta ?>> e poi strappò un ciuffo
d’erba e rincuorandosi che la sua era
solo gelosia se ne andò e si rincamminò in
direzione della Arena.
Sàmir
si alzò per un secondo da
terra e disse << Ma dimmi Deggy, e
come facciamo se non ritrovi la tua preziosa chiave
di Margherita? >> poi pensò
“come
entrerai nel fungo ?” la
gnoma alzò le
spalle e replicò << tranquillo, potrei sempre
usare la magia; tutti noi
gnomi sappiamo usarla>> poi fece uno scatto e si
avvicinò a lui fino a
sfiorarsi testa a testa << MA! Sai bene caro che non
posso..il nostro re
For ha vietato la magia, ma non chiedermi per quale
motivo..>> Sàmir che
era ancora in piedi con l’intento di riposarsi la schiena
aggiunse <<
Ahi, Ahi, allora siamo nei guai>> e nel mentre la gnoma
cambiò direzione:
non andò più all’avanti ma
all’indietro poiché disse che aveva sentito
l’odore
della chiave ma sfortunatamente non vide che dietro di lei dimorava un
bel
cespuglio verde e vi cadde dentro completamente. Sàm
scoppiò in una fragorosa
risata << Ehi, Deggy, vuoi che ti aiuti ?
ahahaah>> la gnoma si
alzò dolorante e si spazzò via le foglie secche
che aveva addosso << Non
c’è niente da ridere ragazzino, piuttosto aiutami
a tirarmi su.
Poi
Sàmir con la coda dell’occhio
vide una cosa che avrebbe fatto finalmente contenta la
gnoma<< Ehi, io ti
consiglio di guardarti in testa ? >> lei parve subito
preoccupata poi
disse toccandosi << Perché? Cos’ho
in testa ? >> e si vide così in
mano la chiave.
Ad
un tratto sprizzò di felicità
<< Siiii, siiii , la chiaveeeee >> e dalla
felicità barcollò in
lungo e in largo giacché dopo un po’
finì dritta dritta nel lago e a Sàmir
scoppiò un ‘altra bella risata. Poi si interruppe
subito, perché un pensiero
volle che i suoi restanti minuti fossero tutti per Leana.
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Capitolo 12 *** cap.12^ ***
12.
La
ragazza, si diresse dentro
all’arena e si mise a sedere sulla tribuna
dell’altra volta e si immerse nei
suoi pensieri. Il primo, il più misterioso che gli venne in
mente fu quello che
si ricollegava in un qualche modo alla situazione venutasi a creare
poco tempo
prima con Torik. Il ricordo fu troppo confuso, Leana non
ricordò niente di
particolare, ma davanti ai suoi occhi si instaurò una
figura, ombrosa, bassa e
tozza, probabilmente un uomo..ma non seppe
altro…”chissà perché quella
situazione ha fatto emergere in me quella rabbia..sarà per
via di Sàm o c’è
sotto qualcos’altro che io non ricordo e che quindi non so ?
mi piacerebbe
davvero indagare su questa cosa: d’altronde non è
il primo episodio che mi
capita anche se questo è stato decisamente
violento” pensò.
Poi,
finalmente decisa, andò a
liberare Gaar dalla gabbia, e, ammettendo che non c’era nulla
di meglio da fare
in quel momento, riprese il duro allenamento.
Sàm
e Deggy, finalmente felici per
il ritrovamento, si diressero a “casa” di lei, dato
che la gnoma insistette
perché Sàm assaggiasse il suo meraviglioso succo
di fragole raccolte
direttamente nel bosco. Il ragazzo, dato che non potè
entrare in casa per ovvie
ragioni, si accovacciò a terra e diede uno sguardo. Deggy
fece passare la
chiave nella serratura, e la porta di legno massiccio si
aprì.
La
casa di Deggy era scavata in un
magnifico fungo, un bellissimo esemplare di Amanita Muscaria, il
più comune
nella radura. La casa era proprio come Sàm si fosse
immaginato: all’entrata
c’era un bel tavolino in legno, alla sua destra vi era il
lettino decorato con
Margherite dipinte ovunque. Alla sinistra del tavolino
anch’esso dipinto ma
questa volta coi girasoli, vi era una
“pseudo-cucina” dove Deggy preparava i
suoi deliziosi pranzetti. << Benvenuto a
Deggy’s house>> disse
allegra la gnoma mentre spalancava le braccia per indicare la sua
dimora situata
proprio all’estremo est dell’accampamento degli
gnomi. << Ma che casetta
deliziosa>> disse Sàm guardandosi intorno e
rimanendo stupefatto. Poi
disse << Il fungo porcino che è situato
proprio al centro del villaggio è
quello di For, giusto ?>> Deggy parve pensarci un attimo
poi disse
<< Si, certo, la sua e situata al centro così
lui può coordinare tutti
noi. E’ un lavoraccio, ma non ci lamentiamo di lui.
Poi
uscì dalla casetta con in mano
una scodella anch’essa in legno. Sàmir
notò che stavolta il motivo da decorazione
erano le violette. Notò anche che la gnoma si era tolta i
sandalini per
mettersi due all’apparenza comode pantofole anche quelle
intrecciate coi
rametti degli alberi.
“
Mah, ho qualche dubbio che li
dentro si stia veramente comodi, comunque…”
pensò Sàm e poi vide che Deggy gli
stava porgendo la scodella << Bevi, ragazzo, e assaggia
la specialità
della Gnoma Deggy>> concluse eccitata. Sàm non
se lo fece ripetere due
volte e bevve il succo.
<> disse ancora con la bocca piena
<< Altro che quelli
che si possono acquistare a Bagnarel nei supermercati!>>
questo si che è
al naturale…<< mmm, buonissimo
cara>> e lo finì tutto in un sorso.
I
due stettero ancora un po’ a
parlare poi, a malincuore, Sàmir decise che sarebbe stata
ora di tornare
All’accademia. Anche per sentire tutto quello che, aiLui, Leana gli avrebbe detto.
Si
salutarono in un abbraccio, Sàm
gli promise che ogni volta che fosse passato di li, la sarebbe andata a
salutare e di nuovo avrebbe bevuto il suo succo di Fragole.
Poi,
a malincuore per davvero, la
salutò e si incamminò in direzione
dell’accademia solo e pensoso.
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Capitolo 13 *** Cap.13 ***
13.
Sàmir,
immerso nei suoi
pensieri, finalmente
lasciò la radura
che oramai gli era parsa come una prigione, visto le tante ore che
aveva
passato li dentro. A passo spedito superò la mini-
collinetta e discese fino ad
arrivare nel pari ed al cospetto dell’accademia. Finalmente
fuori, l’aria gli
pareva decisamente più pura, ma a contrasto notò
l’ormai inarrestabile “buio”
che sempre di più invadeva il mondo. Sàm scosse
la testa “ Ma quando si
deciderà a tornare quella…Ries? E’ una
cosa troppo importante perché venga
tralasciata così” pensò nel mentre che
entrò nell’accademia. Lì,
notò subito Torik
seduto alla sua scrivania.
Con
la coda dell’occhio,
avvicinandosi, notò che stava dormendo profondamente e
accennava a russare.
Tutto ciò, in un’accademia che si rispetti, non
poteva succedere. Chissà cosa
avrebbe detto la gente, se lo avesse sentito.
Sàmir
non indugiò oltre e, sempre a
passo spedito, varcò la porta d’ingresso e si
ritrovò fuori. Raggiunse un’area
verde e raccolse una foglia. Poi tornò dentro e,
avvicinatosi di soppiatto,
prese a sfregargliela sotto il naso. Il povero gnomo per prima cosa si
mosse,
ma non si svegliò “ Beh, almeno, ora che ha
cambiato posizione, non russerà
più” .
Ma
Sàm non si fermò e volle fargli
uno scherzo. Cominciò quindi a strofinargli la foglia
nell’orecchio e dopo due
secondi, lo gnomo fece uno scatto e di colpo si girò verso
di lui. Sàmir
soffocò una risata nel mentre che si metteva apposto i folti
capelli blu. Poi
gli fece un cenno di dimenticare l’accaduto e di rimanere
sveglio e Torik lo
guardò male. Poi disse cercando di restare serio
<< Ehm.. caro Torik, mi
diresti dove si trova adesso la bella fanciulla che porta il nome di
Leana
?>> Lo gnomo, fece finta di non saperlo ma il Bagnarita
non demordeva.
Quindi disse << Se non sbaglio si è diretta
all’arena..ma … non sono
proprio sicuro>> Sàm fece spallucce e disse
<<e va bene, proverò
li. Grazie comunque>> poi abbassò la voce
<< e
mi raccomando, non addormentarti,
ahahah>> e ritornò fuori.
Girò
il perimetro e si trovò
all’entrata dell’arena. Non dovette entrare, gli
bastò rimanere sulla porta per
vederla in tutta la sua bellezza. Leana stava allenando Gaar, e lo
faceva in un
modo così naturale che a Sàm parve che stesse
praticando un incantesimo. Poi
gli guardò la faccia e notò che il suo sguardo,
in fondo, era triste. Deciso a
rimediare a tutto quello che era successo prima, entrò
dentro.
Subito
il suo orecchio sentì la
voce malinconica di Miley Cirus mentre intonava “when i look
at you”. Fece un
solo passo e lei si girò. Subito si sentì il
ritornello. Miley cominciò a
cantare più forte. I due si guardarono, erano uno di fronte
all’altro, mentre
Leana fu la prima a cominciare.
Passarono
dieci minuti buoni, nel
mentre la canzone trovò la sua conclusione. Leana fece un
segno verso la porta
e scoppiò in lacrime.
Sàmir
uscì, deciso a porre fine a
quest’esperienza. Ad un tratto non voleva più
saperne della missione non voleva
più saperne di niente. Entrò in accademia,
filò in camera, raccolse le sue cose
e, senza nemmeno salutare Torik, si addentrò di nuovo nel
folto e ritornò alla
spiaggetta, dove, con
immenso piacere,
era cominciata la sua nuova avventura.
Sàmir
si fermò un attimo e ripensò
a quando il re e la regina lo avevano abbandonato li, in bocca al suo
destino.
Con una lacrima che accennava a scendere dall’occhio
sinistro, cercò un
qualcosa e trovò ciò che faceva al caso suo: una
piccola zattera abbandonata in
un posto li vicino.
Ci
si mise sopra e cominciò a
remare, col solo pensiero di abbandonare quell’isola al
più presto.
Quando
fu abbastanza distante, si
guardò indietro e, asciugandosi la lacrima, vide che era del
colore dei suoi
occhi, di un verde acceso. Che la lacrima fosse un segno ? Ci sarebbe
stata
ancora speranza o tutto era perduto ?
Sàmir fece un sospiro e remò a
più non posso.
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Capitolo 14 *** cap.14 ***
14.
Leana
era disperata. Sicuramente,
il giorno dopo la partenza di Sàm le fu di grande impatto .
Quel giorno, non
volle alzarsi da letto per nulla al mondo, e decise ci sarebbe rimasta
per
tutta la giornata.
Questa
volta, però, Torik non andò
a bussare alla porta, poiché capiva la ragazza e non avrebbe
mai e poi mai
voluto ripetere la disastrosa esperienza passata. Leana piangeva, e per
quel
giorno i suoi pensieri non furono altro che Lui. Quel lui che era
rimasto nella
radura per un momento ai suoi occhi interminabile, quel Lui che aveva
ben
pensato di liquidare tutto in due paroline, ma che con lei certamente
non
avrebbe funzionato. “ Forse con quella specie di sotto-gnoma
si, ma con me no”
Pensò
e ripensò, per consolarsi, ai
momenti insieme che invece la avevano fatta gioire e ripetere
“ma che fortuna
che l’ho conosciuto. Ora non potrei stare senza di
lui” e invece era finita nel
peggiore dei modi.
I
giorni passavano e Sàm vide
finalmente dopo che ebbe remato a più non posso,
l’avvicinarsi del profilo del
regno dell’acqua. Più volte ebbe la tentazione di
tornare indietro, tornare
dalla “sua” Leana e di riparlarle. “ E
per cosa, per inventare altre scuse e
allontanarla sempre di più; No, ora sento che me ne devo
andare, almeno per un
po’. Poi se è destino, è certo che ci
rincontreremo.”
Pensò
con un mezzo sorrisetto
spento sulle labbra mentre fissava la costa più a nord del
regno dove si stava
dirigendo “ Finalmente a casa, la mia vera casa” pensò nel
mentre che la zattera pareva
finalmente stesse per abbracciare la costa della sua terra natale.
Leana
decise che la cosa migliore
sarebbe stata quella di far finta che non fosse successo niente, e che
lei
avrebbe continuato ad allenare Gaar con la stessa gioia di sempre e
tutto,
amaramente, sarebbe tornato come prima. “
D’altronde è la cosa migliore,
sebbene tutto ciò mi faccia stare veramente male”
si rincuorò pensando che
sicuramente anche Sàm avrebbe intuito la situazione migliore
da applicare in
quel momento tanto particolare. Così si alzò dal
letto, si vestì, e corse in
arena diretta alla stanza dove vi dimoravano i draghi.
Liberò Gaar, preparò due
ciotole, una col cibo e una con l’acqua e gliele porse. Il
drago prima la
guardò, successivamente emise uno sbuffo tale che una nuvola
di fumo fuoriuscì
dalle sue narici. Leana si spazientì << Che
c’è Gaar, non hai fame ? come
è possibile?>> Il drago scosse la testa con
ferocia e poi emise un altro
piccolo sbuffo. Dopo le andò vicino e delicatamente le mise
la sua testa contro
una gamba. Leana non seppe cosa dire. Era fuori di se, ma per la gioia.
Il suo
drago l’aveva capita, aveva capito che c’era
qualcosa che non andava. Gli cinse
la testa con le mani e disse << amico mio, ti preoccupi
per me. Oh Gaar,
non sai quanto è importante per me in questo momento un
gesto del
genere.>> e poi lo abbracciò. Il drago emise
un gridolino di felicità e
devozione alla sua addestratrice che pareva aver acquistato tutte le
energie
necessarie a ricominciare di nuovo. Si alzò e felicissima,
cominciò
l’allenamento col pensiero che ripeteva una sola parola:
Gaar.
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Capitolo 15 *** cap.15 ***
“Mi piacerebbe
rimanere qui, provare a
conoscerti meglio, mi piacerebbe iniziare un qualcosa con te. Ma, prima
di
assaporare questa nuova vita, devo fare i conti con quella passata,
come mi hai
detto tu. Perciò, è tempo che le cose cambino,
è tempo di andare”
Tuo
Sàm.
[SALTO
TEMPORALE]
Leana
osservava con grazia e
angoscia la foto che lei e Sàmir si erano scattati tempo
addietro. Dopo quattro
anni l’accademia non era più la stessa, nemmeno
lei sapeva più chi era. Ora era
li, seduta nella storica panchina dell’arena, a piangere su
una foto che era,
inesorabilmente, appartenente al passato; Un passato da dimenticare.
“Ora te ne sei
andato, ti ho lasciato
fuggire; Cosa
dovrei fare ? devo
starmene qui, ad aspettarti per tutto il resto della mia vita ? Quanto
starai
via ? Un mese? Tre mesi ? due anni ? cinque anni ? Non posso; Mi
dispiace, ma
la vita, anche senza te andrà avanti. Sono cresciuta, e
anche se sembra che
tutto non abbia senso, che la mia vita ora sia un inferno, io devo
andare
avanti, un altro capitolo, oramai, è inevitabilmente aperto;
Per sempre.”
Sàmir
era seduto nel tavolino di
casa sua mentre pensava ininterrottamente al tempo, che passava
maledettamente
in fretta. Erano quattro anni che non vedeva Leana, ma sapeva che non
aveva
fatto ancora i conti con il passato. Ora tutto sarebbe cambiato.
Chissà se un
giorno, si fosse sentito apposto con la coscienza e soprattutto,
chissà se
l’avrebbe rivista.
Ogni
giorno, andava tre ore di fila
al “campo lotta” lottava, contro un nemico
invisibile, contro una furia
selvaggia che ogni giorno cercava di espellere dal suo corpo. Beh,
ancora poco
e ci sarebbe riuscito. Non riusciva a starci più di quel
tanto, poiché quel
posto, gli ricordava Gil. Quanto avrebbe voluto che lui ora fosse li a
consolarlo. Quando lui era partito, era Gil che avrebbe avuto bisogno
di un
sostegno. Ora era lui.
Il
resto della giornata lo passava
a pescare, ma anche quello gli ricordava Gil, e per questo se ne andava
nel
bellissimo castello blu, la reggia dei regnanti, a fare qualche
chiacchiera. In
fondo, le persone più vicine a lui, in quei momenti, erano
solo e soltanto
loro.
E
così passavano le giornate; Ogni
tanto parlava anche con la figlia, la ragazzina che era presente alla
gara
all’inizio della sua vecchia vita, ma sforzandosi non
ricordava bene il nome. I
suoi pensieri dopotutto, navigavano ancora in altre acque. “
Si, ma per poco.
Sento che devo parlare con lei, sento che devo chiarire e sento che
devo farlo
ora”
Per
questo si era messo nuovamente
in viaggio e, dopo aver salutato i regnanti che furono molto premurosi,
anche
troppo, ma disse che questa volta era maturato e avrebbe potuto
affrontarlo
anche da solo, il viaggio. D’altronde i capelli ora avevano
un taglio
prettamente diverso, molto più corti e anche la statura era
decisamente
migliore. 1,79 non sono affatto pochi, e per ultimo, le sue lacrime
avevano
assunto di nuovo un colore trasparente, che sia un segno ? chi lo sa.
“Fra
non molto dovrei vedere le
bellissime, ma inquietanti sponde del regno dell’aria.
Chissà
se Ries è tornata ? sono
passati quattro anni, presumo di si. Ho paura di non poterla vedere
nemmeno in
faccia, ormai il mondo è completamente buio”. In
effetti i dati erano
allarmanti. La concentrazione di “luce di torcia”
che era sparita superava il
50% e tutti si erano mobilitati perché tutto funzionasse
alla grande. I regni
abitabili, cioè quelli dell’aria e
dell’acqua si erano procurati delle torce
che funzionavano con il fuoco del regno dello stesso, un fuoco che non
si
spegneva mai.
Gli
gnomi della radura erano stati
così gentili da procurare il materiale e forgiarle in modo
che la gente potesse
vivere ancora, vivere serenamente.
A
questo proposito, Sàmir, messo
piede nella radura, vide che la concentrazione di gnomi era aumentata a
sproposito. Non ci pensò molto, e con passo spedito
superò il bosco; gli
ricordava Genny e un miliardo di altre cose, in primis Leana. Ah,
Leana, doveva
trovarla al più presto.
Superò
il salto ed entrò nella
conca che ospitava l’accademia. Si fermò un attimo
a rimirarla. Quella era
l’unica costruzione che era rimasta così, come era
sempre stata. Aveva solo un
po’ di torce appese qua e la, ma ormai questo era rientrato
nella normalità.
Scansò
un attimo lo sguardo e vide
con la coda dell’occhio due persone uscire
dall’arena. La ragazza guardò nella
sua direzione. Era la fine, la riconobbe, anche se era buio, anche se
era
lontana.
Era
Lei, era Leana. E di fianco
aveva un ragazzo, guardando meglio Sàmir vide che era alto,
biondo come lei e
con gli occhi azzurri. “ Un Aarita, probabilmente un
addestratore” vide
anche che si tenevano la mano, ma tutto
ciò, dopo tutto quel tempo, era abbastanza normale
“ abbastanza oserei dure”
Aveva un sorriso bellissimo, ma dolceamaro, si notava una certa
passione
repressa.
Arrivarono
li da lui. Sàmir spostò
lo sguardo in basso, diretto alla pancia di lei. Notò un
particolare che
fin’ora non aveva mai notato e la guardò con
disgusto. A lei scese una lacrima,
ma non era azzurra, e soprattutto non era verde.
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Capitolo 16 *** cap.17 ***
16.
“
Ehi, piccola, chi è costui ?”
Leana continuava a fissare Sàmir, sempre con la lacrima che
ormai era arrivata
alla bocca, quasi non sentisse quello che gli stava appena dicendo
Ofnir.
Poi
si scantò “ Ehm.. ah si, Ofnir,
questo è Sàmir; Sàmir, questo
è Ofnir, il mio ragazzo.” Sàmir fece
una piccola
smorfia ma diede comunque la mano al tipo. Leana vide che
Sàm continuava a
guardargli la pancia e quindi fece un passo indietro e disse:
“ Ofnir, potresti
lasciarci un attimo soli?” Il ragazzo ci pensò su
un attimo e disse “ ma no,
perché dovrei lasciarvi soli ? e poi chi è questo
?” “Un conoscente, niente di
più” e lo fissò. Poi si girò
verso Ofnir “ per favore, lasciaci soli un attimo.
Poi ti raggiungo in Accademia, sono molto stanca, ho bisogno di un
riposino”. “
Ok, come vuoi” le schioccò un bacio e si
incamminò lanciando un’occhiataccia a
Sàmir.
Sàmir
partì per primo “ Bene ora
siamo finalmente soli. Beh, vedo che non hai perso tempo; E’
simpatico, va bene
per te.” Poi prese a parlare più forte
“Io me ne ero andato perché dovevo fare
i conti col mio passato: ho sbagliato, lo riconosco anche ora, sebbene
siano
passati la bellezza di quattro anni, sono stato via, ho cercato di
rimediare,
di lasciarmi alle spalle tutti i problemi, seppur piccoli, che si erano
creati
fra di noi.” Poi si avvicinò un po’ e
con un dito le indicò la pancia. “ poi torno
qua e cosa vedo ? può passare il fatto che hai un altro;
Infondo è
comprensibile, ma non può passare il fatto che SEI INCINTA
Leana, questo me lo
devi proprio spiegare, perché non ho capito proprio per bene
questa mossa.”
Sàmir avvertì un certo imbarazzo da parte di lei
e un’altra lacrima le rigò il
volto. Poi disse singhiozzando “ posso
spiegare…” Sàmir si
spazientì “ Dai, ho
proprio voglia di sentire cosa avrai da dirmi, perché
ciò proprio mi ha
lasciato di stucco, senza contare che sembra che ne vai fiera. Ti
ricordo che
sei ancora una ragazzina. Beh, ma non sono certo io a doverti dire
queste cose;
dovresti arrivarci da sola. “
Leana
si mise a sedere,
evidentemente affaticata anche per il bambino che portava in grembo e
.. seppur
singhiozzando cominciò a parlare ..
“
Tu non mi conosci, non mi hai mai
conosciuto fino in fondo. Non sai la mia storia; D’altronde
non te l’ho mai
raccontata. E’ inutile che mi metta nei tuoi panni e che ti
spieghi tanto non
servirebbe comunque. Non servirebbe perché non mi capiresti.
Ma ti posso
giurare che da quando non ci sei i sogni sono aumentati e finalmente
qualcosa
ricordo. Ma non ho la certezza di tutto quanto e solo una persona
può aiutarmi
ad uscire da questo oblio che mi circonda: Si, è proprio
lei, Ries.”
Sàmir
la squadrò più che mai
interrogativo “ E’ tornata ieri e questa notte
l’ho sognata” poi sbuffò e
continuò “ C’ero io, da piccola, dentro
ad una culla. Poi c’era lei, ne sono
sicura, che mi accudiva; proprio come una madre, capisci ? E poi un
uomo, alto
e biondo, di fianco a lei ma in piedi e non mi degnava nemmeno di uno
sguardo.
Insomma, non si interessava di me. Lei lo guardava con
disgusto ma lui pareva non accorgersene
nemmeno guardava in un’altra direzione, scrutava
un’altra persona che,
lentamente, si avvicinava. Non ne sono sicura, ma mi pareva proprio
essere il
tuo maestro, Torik. “
Sàmir
fece uno scatto “ Torik ? E
cosa c’entra lui ? “ Leana scosse la testa
“ Guarda non lo so; per questo
domani voglio andare a fargli visita. Potresti venire con me e
così la missione
andrebbe avanti. Che
ne dici ?
probabilmente ci toccherà partire insieme, ma saremo solo
colleghi nient’altro”
Sàmir annuì e mentre lei si girò per
tornare all’accademia, non vide che c’era
il salto prodotto dalla scolina e cadde, rotolò fino alla
porta dell’accademia.
“ Leanaaaaa” urlò
Sàmir e si lanciò
subito li da lei. Quando si alzò su Sàmir
sentì solo due parole uscirle dalla
bocca: Il bambino.
Gil,
anche se non ci avrebbe
creduto nessuno, era ancora in viaggio alla ricerca del “
luogo proibito” così
era chiamata la porta di accesso collocata su un isolotto da qualche
parte nel
regno dell’acqua che avrebbe rivelato il tesoro
più prezioso: La vera essenza
di tutte le acque esistenti.
Si
era munito di qualche torcia,
una l’aveva messa nel ripostiglio dove studiava le mappe,
formulava ipotesi e
nella stanza da letto, le altre fuori attaccate alla barca,
così che ci avrebbe
potuto vedere comunque nonostante il buio. Nella mappa, erano comparse
altre
due freccette, dopo quella ad est, ne era comparsa una a sud e una a
Nord. “
Che fa, mi prende in giro ?” aveva detto Gil, ma nonostante
tutto girò il
timone e deciso a riuscire nell’impresa fallita da tutti,
continuò il suo,
forse infinito viaggio.
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Capitolo 17 *** cap.18 ***
18.
.
“Ma
dove diavolo … Leana tesoro,
sei li ?” Ofnir scosse la testa e si alzò dal
letto con tutta fretta. Si impalò
davanti allo specchio e si pettinò. Non voleva che Leana,
vedendolo, pensasse male.
Fare brutta figura non era nel suo stile, e di certo non sarebbe
successo
questa volta.
Scese di corsa le scale e si diresse all’uscita. Torik,
ancora mezzo
addormentato, notò che gli rivolse appena un cenno, ma
nessun saluto.
<> pensò
e si mise a leggere
qualche scartoffia.
Ofnir ebbe qualche esitazione a entrare nella radura: Certo, ormai
tutte le
giornate erano veramente buie, prive di qualsiasi luce, ma quel giorno
faceva
più buio del solito. Aggiungendo poi il fatto che la luce
della torcia appesa
alla parete principale dell’accademia bastava a far luce
all’entrata della
stessa a Ofnir parve di entrare nella selva oscura. << Ma
io non sono
Dante>> ridacchiò fra se e se e si decise
comunque a mettere piede in
quel posto più che mai tetro.
“ Che fate, non entrate ?” I due ebbero un
po’ di esitazione, d'altronde era plausibile
che Ries si aspettasse tutt’altro. In
ogni caso la missione era già stata rallentata abbastanza,
il buio era sempre
più fitto e Sàmir approfittando anche di quello,
strinse la sua mano a quella
di Leana e si decise ad entrare. Lei fece per ritrarsi, ma
capì che era un
metodo di Sàmir per sopportare la conseguente sorpresa di
Ries.
I
Ragazzi non fecero in tempo a
mettere un piede dentro che rischiarono di morire entrambi di infarto:
Alle
spalle di Leana era apparso colui che in quel preciso momento non
sarebbe
dovuto presentarsi. Leana guardò Ofnir sconvolta “
Complimenti, davvero
complimenti. Mi inchino.”
I
due non poterono far altro che
lanciarsi uno sguardo, più che mai confuso. Ofnir riprese,
seccato “ avevo
quasi pensato di perdonarti, per essere uscita senza avermi detto
nulla, ma
dopo ciò che ho visto non posso. Leana, tra noi finisce
qui.” Si voltò di
scatto e corse via “ Ofnir, aspetta … non
è come credi” ma era già lontano.
Leana si accasciò a terra, sconfortata. Sàm non
seppe cosa dire, cosciente del
fatto che era per metà colpa sua.
Ofnir corse a più non posso, scavalcò la scolina
con un balzo e si ritrovò
davanti all’entrata dell’accademia. Deciso
cambiò direzione verso l’arena e
dentro si diresse alla stanza dei draghi.
Dorus
anche nell’oscurità
risplendeva di un giallo lucente, come se fosse lui l’unico
sole rimasto.
Vide
che il suo padrone non finiva
di versare lacrime e gli si avvicinò, sfregando la sua
testona contro il petto
di Ofnir. Il ragazzo pianse, non dimenticando ciò che era
accaduto e ben deciso
a farla pagare a Leana. Quella figuraccia aveva fatto cadere la goccia
che a
sua volta aveva fatto traboccare il vaso.
Nel
mentre, sulla porta si vide il
corpo minuto di quella che a Sàmir parve come una mini
Gnoma. Era assai più gracile
di Genny. Indossava un grembiulino con disegnati sopra tantissimi
lamponi e
portava una cuffia sui capelli, che con il suo colore viola accesso
richiamava
un po’ quei frutti. Del
resto aveva
molto di Genny e Sàm non poté non ricordarla. Gli
venne per un attimo anche la
voglia di tornare a fare un giro al suo villaggio, ma la missione ora
era tutto
ciò che i suoi pensieri erano capaci di trattenere.
“ beh, e tu che ci fai a
terra?” Leana si voltò e Ries capì
immediatamente chi era giacché la conosceva
bene, le due andavano pure d’accordo.
Ries
si avvicinò a Leana, che in
ginocchio era alta perfettamente come lei e le accarezzò la
guancia, in
pensiero; L’altra rispose con un sorriso e si
alzò. Ries titubante li fece
accomodare nella sua casa che caso volle ci stavano pure in altezza.
<<
che casa strana per una Gnoma>> pensò
Sàm ma si ricredette subito, nel
vedere l’interno, decisamente sotto tono per un personaggio
del genere. La casa
era in una sola parola moderna, Ries possedeva una casa prodigio,
sebbene
dispersa nella radura del regno dell’aria.
La Gnoma fece un inchino in segno di benvenuto e li fece accomodare
entrambi su
una poltrona di pelle. Sàm si guardò intorno,
stupefatto mentre Leana
presentava una faccia moscia, evidentemente ancora colpita per
l’accaduto di
prima; Decise però di non darlo eccessivamente a vedere, e
cercò quantomeno di
assumere un’espressione decente.
Ries
attaccò squadrando Sàmir “ Tu
dovresti essere Sàm, giusto ? Al telefono i regnanti
dell’acqua mi hanno
parlato bene di te. Sei il prescelto.” E gli fece un sorriso.
“Come ben sapete,
non ci giungono da tempo buone notizie dal laboratorio situato sul gran
ghiacciaio, nei pressi della Torcia.
La
torcia è quasi del tutto
esaurita, ma lo potete benissimo vedere dalla luce che
c’è fuori.” Agitò la
mano mentre scostava la tenda dal vetro, anch’essa viola. La
nostra fortuna è
quella di possedere delle persone che si sono prodigate per gli altri,
rendendo
possibile ciò che fin’ora non si era mai
scoperto” “le torce artificiali” disse
Sàm guardando sul soffitto della casa dove ve ne stava una.
Ries nel frattempo
si alzò e andò a preparare un po’ di
Te. “Ma, ce sempre un ma.. Il Fuoco della
suddetta terra è in esaurimento. E’ vero che non
viene più impiegato nella
torcia da un po’; Prima gli scienziati si vogliono accertare
sul fenomeno della
sparizione di quello sulla torcia,
ma le
torcie artificiali ne richiedono un bel po’ e il fuoco non
è per sempre. Ecco
perché bisogna fare qualcosa, bisogna assolutamente scoprire
cosa è successo. E
voi dovete partire, immediatamente.” Leana notò
che Ries non guardava mai
Leana, come se ne fosse in soggezione. E in più, a
Sàm parve che la donna
nascondesse qualcosa. Ries parve accorgersene perché se ne
andò trotterellando
verso un bauletto con intrisi i lamponi del grembiule. Agitò
la mano che brillò
di una luce azzurra soffusa e il baule si aprì. Subito ne
estrasse una
magnifica spada nera lucente e un’armatura
d’argento. Le porse a Sàm che pensò
di trovarsi in un sogno “ P… per me ??”
certo, non vorrai mica che ti lasci
partire in quelle condizioni. Sàmir si guardò:
<< Beh, in
effetti..>> e poi, la missione mi sta molto a cuore,
esattamente come ci
tieni tu. Ma la sorpresa non era finita perché Leana si
ritrovò presto in mano
una magnifica sella per il suo Gaar, tutta rifinita in argento.
“ So che il
viaggio sarà lungo, non permetterò che siate
scomodi; Tieni cara, te la sei
meritata” Leana rimase sorpresa ma corse incontro a Ries e le
si avvinghiò in
un caloroso abbraccio. Poi
si diresse
verso la porta “ e mi raccomando, appena sapete qualcosa
voglio essere la prima
a scoprilo, è chiaro ?>> i ragazzo annuirono
all’unisono e corsero fuori.
Dopo
un’ultimo abbraccio uscirono
dalla radura diretti da Gaar. Leana si volse indietro e
guardò per un’ultima
volta la casa e la radura, chissà quando ci avrebbe
più rimesso piede. Con i
capelli al vento si immaginò un’altra volta in
riva al lago a specchiarsi. Se
fosse possibile è certo, sarebbe tornata indietro
immediatamente.
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Capitolo 18 *** cap.19 ***
19.
All’accademia
quella mattina tutto
procedeva nei canoni. Le aule erano sin dall’alba piene di
aspiranti
spadaccini, nell’arena gli addestratori si prodigavano ad
istruire i loro
draghi, e per ultimo, ma non meno importante, Torik era come sempre
seduto alla
sua scrivania intento a osservare il passaggio e a ricevere chiunque
fosse
entrato.
Sàm e Leana valicarono la porta per nulla stupiti
dall’ormai abituale panorama
affollato e dall’inevitabile chiasso; Dopo un veloce saluto a
Torik, che per la
maggior parte fu considerato da Sàmir, entrambi si diressero
nelle loro camere.
Sàm distese alla svelta la sua armatura sul letto: Per colpa
dell’euforia, da
Ries non l’aveva vista nemmeno tanto bene. Ora sembrava
luccicasse, come le
stelle, e gli piaceva veramente molto. Nonostante non fosse
particolarmente
pesante anche per non rendere vana l’agilità
Sàmir decise che l’avrebbe
indossata solamente in vista delle occasioni importanti, come le
battaglie;
<< Il secondo motivo è che mi piace talmente
tanto che non posso pensare
di rovinarla subito>> quasi fosse un normale vestito; Si
sedette e si
mise a rimirarla quanto bastasse per convincersi che non era
assolutamente un
sogno.
A
fare da opposto, invece, Sàm si
mise a sognare riguardo la missione. Certo, l’attraeva a
più non posso, e non
era ancora convinto di essere lui il prescelto tuttavia non erano poche
le cose
che lo turbavano: da sempre si sa che mettersi in gioco procura anche
non pochi
ostacoli.
A
Sàm venne in mente il suo libro
preferito “Città di vetro”, dove la
protagonista,Clarissa detta Clary, ne ha
superate davvero tante ma alla fine è riuscita a guardare i
fuochi d’artificio
che cadendo, coloravano le nuvole come fossero angeli.
Leana
si sdraiò sul letto, decisa a
fare mente locale; Non si sarebbe potuta dimenticare di Ofnir, almeno
per ora,
e non sarebbe stata felice, almeno nella prima parte del viaggio.
D’altro canto
gli ultimi eventi la avevano davvero scombussolata e il desiderio di
ritrovarsi
al lago, ancora ragazza, a sognare una vita semplice era davvero forte.
Nonostante ciò si convinse che ora era una donna, che non si
poteva rimpiangere
il passato, che ora più che mai, la voglia di arrivare fino
in fondo a tutto
questo era veramente travolgente, a tal punto che pian piano
dimenticò il
resto.
I
due, dopo qualche ora, si
ritrovarono al di fuori dell’accademia e si avviarono verso
la stanza dei
draghi. Gaar era intento a mangiucchiare, e non appena vide fare
capolino dalla
porta la testa della sua allenatrice si rimise composto e con aria
altezzosa li
accolse, emettendo un debole grugnito.
Leana
si avvicino, con gli occhi
lucidi “Ehi, piccolo, ti va di provare questa bella sella
?” e gliela fece
vedere. Il drago per tutta risposta alzò la testa e
soffiò dalle narici.
I
Ragazzi lo condussero fuori dalla
stanza e, ormai liberi,dopo aver montato la sella, furono quasi pronti
per
partire. Gaar, però non ne volle sapere. Si
impuntò con gli artigli a terra e
sbuffò tanto forte che a Sàm parve che i capelli
lo lasciassero; dopo guardò
Leana che ricambiando il suo sguardo, si avvicinò
all’animale e lo accarezzò. “
Purtroppo temo di sapere perché fa così e mi sto
seriamente preoccupando. Gaar
è un drago dell’aria e come tale, non
può volare per tanto tempo al di fuori del
suddetto regno. Quindi …” nel mentre
Sàm assunse un’espressione preoccupata. La
loro unica cavalcatura disponibile era quel drago, diversamente sarebbe
andato
tutto a rotoli. “ penso che dobbiamo solo aspettare che Gaar
si convinca a
lasciarci salire e dunque partire. In caso contrario ....” e
Leana si
inginocchiò, evidentemente dispiaciuta. E’ vero
che con Sàm ultimamente le cose
non andavano per il meglio ma è anche vero che la buona
riuscita della missione
non giovava solo a lui, ma anche a lei. Tutto ciò,
indirettamente era colpa
sua.
Sàm
le si avvicinò stringendole una
mano “ dai Leana non buttarti giù. Non
è colpa tua e vedrai che Gaar alla fine
acconsentirà” e l’aiutò ad
alzarsi. Il drago nel mentre si era calmato e Leana
si accorse che stava strofinando la sua testa contro la maglietta della
ragazza. “ Ebbene, conoscendo il mio drago, posso assicurare
che ora potremo
partire. Ma prima, non è meglio che
vai
a salutare Torik ?” Sàm fece un cenno con la testa
“ Oddio, me ne ero
completamente dimenticato, corro, aspettami qui.” Leana fece
un sorrisino “
ovvio che ti aspetto qui”.
Quando
Sàm tornò disse che gli
aveva portato anche i suoi saluti e disse a Leana che gli aveva
raccontato una
scusa sul perché lei non fosse andata a salutarlo.
Sàmir vide che Leana era già
salita e aiutandosi con gli appoggi della sella, si issò
sopra; da subito notò
che era davvero molto comoda.
Leana
fece un cenno a Gaar e questo
si preparò a spiccare il volo. Nel mentre la ragazza si
avvicinò con la testa a
Sàm “ Ah, e se per caso il mio drago in certi
momenti svolazza, tranquillo
perché non ha proprio maturato per bene il suo addestramento
ma tra tutti, è il
secondo più maturo”Sàm al sentire
quelle parole si rallegrò un po’ ma non fece neppure in tempo a
posare gli occhi per
terra che era già in paradiso.
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Capitolo 19 *** cap.20 ***
20.
Gil
si preparò ad abbandonare la
barca. Finalmente, dopo tanto tempo di ricerche, più volte
fallite grazie a una
mappa che lui chiamava “incompetente”,
trovò il tanto agoniato tempio.
Sebbene
neppure lui sapesse cosa
avrebbe trovato al suo interno, capì che la sua missione era
finalmente
arrivata al termine e non intendeva indugiare oltre. Gettò
l’ancora, si diresse
verso la navata principale per munirsi di una torcia e finalmente fu
pronto a
scendere nel minuscolo pezzo di terraferma che il tempio offriva.
Gil
si guardò intorno, era in mare
aperto, davanti a lui regnava sovrano il nulla, tranne che per le acque
impetuose del mare. Osservando meglio, notò che in
realtà non c’era molto
spazio di movimento: il tempio giaceva su uno spazio di terra
infinitamente
piccolo e per la maggior parte composto da scogli. Non sarebbe certo
stato
difficile cadere in acqua. << Una sorta di maledizione
per tutti quelli
che vagano da queste parti>> pensò il ragazzo
che lentamente si avvicinò
a quella che pareva essere la porta d’entrata.
Il
tempio era di cristallo azzurro
con la particolarità di essere rifinito, almeno sul davanti,
con tante pietre
blu che disegnavano una specie di conchiglia.Gil mise una mano sulla
porta di
ossidiana, che illuminata dal sole pareva essere di un viola
luminescente; in
quell’istante, però, guardò di nuovo il
mare e gli venne una profonda, infinita
ed inesauribile
nostalgia
del suo migliore amico di
sempre, Sàmir.
I
due sul dorso del drago
strabuzzarono gli occhi: Non avrebbero mai immaginato che Gaar fosse
tanto
veloce. Leana per un attimo pensò che probabilmente anche
lui aveva capito che
la missione era davvero importante. Sàmir guardò
giù: i due si trovavano ancora
sul regno dell’aria ma Aarel l’avevano
già abbandonata. Sotto di loro vi era la
radura metri e metri di alberi e arbusti andavano a formare quella che
Sàmir
non l’avrebbe mai detto ma era la più grande
composizione di verde che aveva
mai visto in vita sua! << Eh beh, vorrei anche vedere,
sono nato nel
regno dell’acqua.
Sàmir
notò che anche Leana si era
messa a guardare giù e vide che per prospettiva, i suoi
lunghi capelli biondi
parevano toccare la cima dei pini; rimase un attimo incantato ma Gaar,
sfruttando una corrente ascensionale prese quota e nel mentre si
velocizzò.
Sàm
si portò una mano al fianco:
sapere di avere la spada con se, la magnifica spada nera donatole da
Ries, in
un qualche modo lo rassicurava. Leana diede un colpettino sulla guancia
di Gaar
“ ehi, non lo fare più, intesi ? non sei ancora
abbastanza bravo a volare per
queste cose.” Il drago non la ascoltò e per tutta
risposta emise un grugnito di
divertimento; anche a Sàm scappò una risatina.
Gil
smise di pensare a Sàmir. Tutto
ciò, gli faceva calare le forze e lui doveva possederle se
avesse voluto
completare la sua missione. Si rigirò nella direzione della
porta e provò ad
aprirla << Ma che strano, non vi è alcuna
maniglia, come farò ad aprirla
?>> pensò un po’ incredulo.
Scrutando
meglio ciò che aveva
davanti, vide che attaccato alla parete confinante con la porta vi era
una
pergamena anch’essa di cristallo. Gil prese forza e lesse
“Benvenuti a voi,
benvenuti in uno dei due templi magici del mondo dei quattro elementi.
Siete al
cospetto della struttura che custodisce dentro di se
l’amuleto dell’acqua, la
più importante forza benevola che esista: solo chiunque sia
in possesso dell’altro
oggetto magico esistente, potrà accedere
all’interno e purificarsi con la più
antica essenza delle acque terrestri.”
Gil
rimase senza parole: tutto ciò
per cui la sua vita dopo la partenza di Sàmir aveva avuto un
senso, tutto ciò
per cui tutte le giornate si era messo a studiare mappe, a guardare i
venti,
tutto quello era il nulla. << Che cosa sarà
mai l’altro oggetto di cui
parla la pergamena ? che cos’è che mi manca
?>> chissà, se un giorno
avrebbe dato risposta a quelle ed altre domande che ora gli affollavano
la
mente.
Si
fece forza, e con le gambe che
protestavano se ne andò verso la barca, deluso per il
fallimento della
missione.
L’individuo
si alzò, si stropicciò
il viso e guardò fuori. Alberi dappertutto, palme giganti,
funghi e piccoli insetti
erano tutto ciò che “quel mondo” poteva
offrirgli ma a lui stava bene. Si alzò,
si vestì, si sciacquò la faccia, fece colazione
con un po’ di succo di fragole
e si preparò ad abbandonare la sua abitazione. La casa era
un vero e proprio
giacimento di legno. Vi era legno dappertutto, persino il pavimento era
di pino
lucido. Quando fu davanti alla porta pronto per uscire,
scattò indietro: si
stava dimenticando una cosa importantissima, cosa con il quale era
cresciuto e
per il quale avrebbe dato la vita.
Si
diresse in’altra stanza e
adocchiò la sua dimenticanza in cima a un tavolino. Si
allacciò la fodera alla
cintura, ne estrasse subito una magnifica spada di fuoco. Era davvero
meravigliosa, e quando l’impugnò i suoi occhi
cambiarono espressione: la belva
era tornata.
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Capitolo 20 *** cap.21 ***
21.
La
velocità e la bravura di Gaar
aumentavano a dismisura. Il drago era sempre più abile nel
volare, sbatteva le
possenti ali sempre più convinto e Leana capì
presto che quello era in assoluto
il miglior allenamento. Chissà se anche Gaar, al momento
della partenza, si
fosse reso conto che viaggiando si sarebbe allenato ancor meglio che a
lezione;
così si divertiva di più: sfruttava il vento,
risaliva in quota, ogni tanto imbastiva
divertenti scherzetti ai suoi passeggeri. Quasi sul finire della
radura, Leana
si era ritrovata tra le sue zampe.
Gaar
aveva improvvisamente virato a
destra e, a causa del contraccolpo, la ragazza era stata salvata in
tempo dal
drago blu che nel mentre, grugniva divertito. Sàmir non
avrebbe mai pensato a
un viaggio così divertente, ogni tanto alzava la testa al
cielo e pareva che il
futuro volesse parlargli. Gli venivano in mente tutte le possibili
avventure
che lo avrebbero atteso una volta arrivati a destinazione.
Leana
dal canto suo dava istruzioni
a Gaar: ormai si intravedeva all’orizzonte il regno del fuoco
e ciò avrebbe
comportato l’uscita dal regno dell’aria e quindi la
mancanza d’aria;
contemporaneamente però il caldo soffocante avrebbe
cominciato a infastidirli,
per questo motivo il drago avrebbe dovuto effettuare una salita in
quota
efficiente a tal punto di non arrostirsi.
A
un certo punto del viaggio a
Leana era comparsa sulla mano una fiammella azzurra, non avrebbe saputo
dire
perché, forse istinto, ma si trattava sicuramente di magia.
<< Non sapevo
di possedere queste qualità>> disse poi,
quando si rese conto di ciò che
era successo.
All’accademia,
invece, c’era aria
di tensione. Leana mancava un po’ a tutti, Torik compreso. La
sua spontaneità,
la sua dolcezza, e perché no, anche la sua arroganza non
erano qualità comuni
negli addestratori. Tutti svolgevano il loro lavoro, tutti
però la rivolevano
li, a qualunque costo.
Torik,
nel frattempo, aveva fatto
incredibili scoperte. Si diresse così alla casa di Ries
convinto che lei
potesse darle spiegazioni. “Mi chiedo perché tu
voglia tenere tutto questo per
te” le aveva detto. Lei, per l’appunto, sbatteva le
dita sul tavolo e non voleva
sentire ragioni “ Caro Torik, ogni cosa a suo tempo, non
possiamo velocizzare
il suo corso. Ora i suoi problemi sono già troppi, senza
dover sapere anche
quello che tu ora mi stai dicendo” Torik assunse
un’espressione afflitta “ e di
me, cosa ne pensi di me ? anche io non sapevo niente, sono stato
all’oscuro di
tutto fino ad ora, vorrei proprio sapere perché non ne sono
stato a conoscenza
prima” e terminò con uno sputacchio che
finì direttamente sul grembiule della
Gnoma. Ries fece un giro intorno al tavolo e poi fissò
l’altro “per
proteggerla, ma anche per proteggere te”.
Gil,
invece, non si diede per
vinto. Ritornò velocemente nel regno dell’acqua,
prese la direzione Nord e si
diresse al castello dei regnanti. Dopo l’ultima volta che ci
aveva messo piede,
molte cose erano cambiate. Le torce, attaccate per lo più
alla parete che
ospitava il portone d’ingresso, lo rendevano sempre
più maestoso. Una vera
fortezza di cristallo blu. Gil spinse il portone, entrò e
video che all’interno
nulla era cambiato. L’affaccendarsi delle persone come sempre
lo impressionava
ma, nulla togliere alla vita dell’edificio, lo splendore
massimo era dato dai
due troni che si ergevano in fondo alla sala. Se non fosse stato per il
movimento, Gil avrebbe notato solamente loro. Si avvicinò
cauto, fece un
inchino e salutò due vecchi amici, sebbene fossero le
maggiori autorità del
posto.
Avvicinandosi
notò che entrambi i
regnanti portavano al collo una collana con attaccato come ciondolo una
mini
torcia, fatto che dimostrava che erano loro la luce di quel popolo, le
massime
persone su cui affidarsi. Gil in cuor suo sperò che
potessero schiarire anche
il suo cammino, ora più che mai pieno di domande di cui
nessuna per ora aveva
una sua risposta.
L’individuo
lasciò la casa, nel
mentre accarezzò la sua spada, cosa che lo faceva sentire
potente e più che mai
sicuro. Prese un sentiero costeggiato dalle palme e da miriadi di
funghi di
tante varietà e si recò in una casa poco
più avanti. Senza troppi indugi entrò
e dentro vi trovò nient’altro che la sua
combriccola al completo. “ Ehi,
guardate un po’ ragazzi chi è arrivato,
è con noi il maestro” disse uno nel
tavolo più distante dall’entrata;
all’udire quelle parole, tutti si alzarono in
un applauso.
L’individuo
parve rassicurato e si
sentì improvvisamente importante “ No ragazzi
miei, non fate così. Mi
imbarazzate” e il coro si zittì.
L’individuo
riprese “ora vi devo
parlare di una cosa urgente” e per tutta risposta
sfoderò la sua magnifica
spada di fuoco l’uomo continuò in un ghigno
“ sapete tutti cosa è questa vero
?” il resto annuì “ bene. E sapete anche
tutti che devo assolutamente ottenere
anche la conchiglia d’acqua, perché non posso
permettere che il nostro piano
fallisca. E sono sicuro che nemmeno voi lo volete giusto ?” e
gli occhi gli
brillarono. Un ragazzo proprio davanti a lui prese parola
“ehm.. maestro,
possiamo parlare un attimo in privato ?”
l’individuo rispose senza alcuna
esitazione “ ma certo, Fertis, dimmi pure tutto
ciò che desideri, vogliamo
andare fuori ?” e si ritrovarono davanti alla casa.
L’aria
profumava di primavera, e la
torcia attaccata nel soffitto della casa non bastava ad illuminare il
volto
dello sconosciuto che appariva più ambiguo che mai.
Il
ragazzo riattaccò con un misto
d’ansia “ Maestro, ci tenevo a dirle che io
personalmente non ci sto più.
Sappiamo tutti che lei è cambiato in un qualche modo, da
quando ha trovato la
spada nel tempio, sappiamo che non è più
lei” l’individuo ascoltava, ma senza
battere ciglio “ e insomma, non mi va di coprirla ancora, non
mi va di portare
avanti il “nostro” scopo, non mi interessa
più” L’altro prese a rispondere
“
ah, e quindi mi vorresti dire che ti trasferisci nella radura, non
sarai più
con me ?” nel mentre gli si avvicinò e gli
puntò la spada alla gola che,
facendo una leggera pressione, fece gocciolare un po’ di
sangue fino alle sue
scarpe. “ Ehm.. non mi fraintenda, io voglio rimanere qui e
poi.. “ l’individuo
di spazientì “ eh no eh, così non va
caro Fertis” e la spada andò un po’
più a
fondo “ Non permetterò che tu vada a spifferare
tutto, non ora che il mio piano
è perfetto. “ poi sfilò la spada dalla
gola del ragazzo “ Non potrai mai
rimanere in vita, addio” e la conficcò con tutta
la sua potenza nel petto del
ragazzo, che si accasciò a terra esangue.
L’individuo
ripose la spada nella
sua custodia, e in un ghigno rientrò in casa.
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Capitolo 21 *** cap.22 ***
22.
“Per
questo è necessario che tu non
dica nulla, ti prego” Torik ascoltava quelle parole, provava
a entrarci dentro,
provava a renderle veritiere. Non riusciva a capacitarsi
però di tutto quello
che stava passando, tutte quelle rivelazioni erano addirittura
fastidiose; ora
probabilmente avrebbe capito meglio i ragazzi che ad un certo punto si
erano
ritrovati la loro vita completamente ribaltata, in primo luogo Leana,
che ora era
più importante del resto.
Uscì
dalla porta della casa di
Ries, nonostante non digerisse dire delle bugie, soprattutto alle
persone che
amava, decise che questa volta, con l’amaro in bocca, sarebbe
stata
l’eccezione.
<<
Illion e Bastion, un tempo
abitanti del mondo dei quattro elementi, non si potevano compatire.
Tutte le occasioni le
usavano per scontrarsi,
Illion, detto anche “il bianco”, aveva dalla sua la
precisione: la sua arma era
la conchiglia dell’acqua, l’amuleto rappresentante
del bene.
Bastion,
detto “nero” faceva di
tutto per danneggiare Illion e la sua arma preferita era la sua
insostituibile
spada di fuoco. I due, però, non riuscivano mai a dare fine
alla loro lotta
eterna, poiché nessuno riusciva mai a sconfiggere
l’altro.
Un
bel giorno Bastion ebbe un’idea:
elevò una maledizione sul mondo, in questo modo sarebbe
stato sicuro che Illion
e il resto delle creature che vi abitavano sarebbero andate incontro a
morte
certa. La conchiglia di Illion, quando tutto parve perduto si
caricò di una luce
azzurra che spinse verso il cielo. La maledizione di Bastion fu
così distrutta
e con lei anche il suo realizzatore.
La
spada e la conchiglia, rimaste
senza possessori, si rifugiarono nei due templi presenti nel mondo, in
attesa
che qualcun altro ridesse vita a quello scontro immaginario. Illion e
Bastion
furono adorati proprio come dei per tutto il resto dei giorni, e col
tempo
incarnarono perfettamente il “bene” e il
“male”.>>
“
Ah, è così che narra la leggenda”
Gil si ritrovò stupefatto dalle parole della regina, che si
stupì pure lei che
Gil non la conoscesse. “ Beh, diciamo che sì, in
sostanza è questo che narra
una minuscola parte della storia del mondo dei quattro
elementi” Gil si fermò
un attimo e poi riprese “ Ma quindi, voi regina mi volete
dire che tutto quanto
sta per ripetersi ?” la regina parve sconfortata “
Eh, purtroppo il mio sesto
senso mi dice che si è già ripetuto tutto; il mio
sesto senso non sbaglia mai”.
L’individuo
si svegliò di
soprassalto. Non era sicuro di aver sentito bene, ma gli pareva proprio
che
qualcuno avesse bussato alla porta: molto probabilmente era la persona
che
aspettava.
Si
alzò, e lentamente aprì la
porta, trovandosi davanti colui che aspettava con tanta ansia
“ Ve chi si vede,
entra, accomodati pure” Il ragazzo entrò, un
po’ spaesato “ mi ha chiamato lei,
no ? Dovrei essere il sostituente del poveraccio che ha ammazzato
ieri”
l’individuo soffocò una risatina e
annuì “ come è che ti chiami, Ofnir?
Bel
nome, non c’è che dire” e gli strinse la
mano “ Benvenuto tra noi, Ofnir, tu
sarai il mio assistente personale; Ah, già fin che ci siamo,
ti devo parlare di
una cosa urgente, ascoltami bene.” Ofnir gli fece
l’occhiolino, e si sedette al
tavolino, già meno spaesato di prima.
Sàmir
e Leana non potevano
crederci, oramai mancava veramente poco al gran ghiacciaio. Ancora poco
e
sarebbero arrivati nel regno del fuoco. Gaar si preparò per
bene: salì in quota
per non surriscaldarsi, nel frattempo aumentò la sua
già moderata velocità,
l’aria presto sarebbe mancata e se è vero che a
Leana non avrebbe dato tanto
fastidio, i draghi ne risentivano decisamente di più; e non
era il caso di
precipitare in mezzo alla lava.
I
due si preparano a scendere, e
Gaar sfrecciò, non senza affanno, proprio davanti al
laboratorio del
ghiacciaio, di fianco alla torcia; Tutto ciò era
semplicemente meraviglioso.
L’individuo
spiegò A Ofnir che
doveva assolutamente venire in possesso dell’amuleto di
Illion al più presto
possibile, per fare questo avrebbe a malincuore abbandonato per un
attimo la
sua spada, certo che la missione non avrebbe fallito.
Si
tolse la fodera, la passò a
Ofnir, e per un attimo gli parve di non volere tutto ciò, di
voler tornare
indietro, proprio come il poveraccio di poco tempo fa. Ofnir, al
contrario, la
indossò e i suoi occhi si illuminarono “ padrone,
non fallirò, fosse l’ultima
cosa che faccio in vita mia. Lo faccio anche perché ho un
conto in sospeso con
una certa persona; non mi va proprio di lasciare correre, non a questo
punto”
“
Conto su di te, mi raccomando”
|
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Capitolo 22 *** cap.23 ***
23.
Torik
camminò un po’ per la radura,
seguì il sentiero che si inoltrava senza indugi nel folto e
passeggiò solo,
cullato solo dal canto degli uccellini notturni. Sebbene di luce ce ne
fosse
veramente poca, le torce potevano essere appese solo a edifici, lo
Gnomo non si
diede per vinto e appurato che ci fossero le condizioni per fare una
passeggiata, la fece.
Trovò
un cespuglio che faceva al
caso suo e vi si appoggiò con la schiena contro, assorto nei
suoi pensieri.
Pensò più che altro alla parlata con Ries; tutto
implicò anche il pensiero
riguardante Leana. Improvvisamente una lacrima gli rigò il
volto. Non era
possibile tutto ciò, ci doveva pur essere una spiegazione;
Torik si pizzicò le
guance: sarebbe stato bello risvegliarsi e trovarsi
all’accademia, seduto alla
sua scrivania come di consueto. Invece
era lì, lì a pensare come agire, cosa dire e cosa
non dire, sperando che
nessuno ci rimanesse poi male, soprattutto Sàmir.
Quanto
avrebbe voluto fermare il
tempo, impedire che i due tornassero dal viaggio e inevitabilmente,
sapessero;
si soffiò il naso, si asciugò la lacrima e
ritornò in posizione eretta, causa
un dolore lancinante alla schiena.
Ries
uscì di casa, andò vicino a
una pianta, e lì appoggiato il cesto a terra si mise a
raccogliere ingenti
quantità di fragole. La luce della sua torcia personale
mescolata con quella
dell’oscurità circostante dava alla radura un
nonché di sinistro. Si tirò un
po’ su il grembiule e si mise in ginocchio.
Ripensò a Torik, a quello che si
erano detti, a quello che non vorrebbero essersi detti, e a quello che
inevitabilmente successe dopo. <> Si
tirò su e si mise a
fissare la torcia << sento che non tutto è
perduto, sorella adorata,
perdonami, ovunque tu sia>>
Leana
e Sàmir sgranarono gli occhi,
increduli davanti a cotanto splendore. Il gran ghiacciaio era immenso,
almeno
il triplo di quello che si poteva vedere scrutando le mappe, e la
grande
torcia, beh, quella era qualcosa di maestoso. << Un
grattacielo>>
pensò Sàmir, felicissimo di averla vista, almeno
una volta nella sua vita.
Leana fu improvvisamente colta da una svista, come un brutto presagio,
tanto
che Sàmir fu costretto a soccorrerla. “ Ehi, cosa
ti è successo ? mi hai fatto
spaventare” pure Gaar, sebbene intontito per la mancanza
d’aria e assolutamente
immobile, aveva dato un cenno di preoccupazione e emetteva deboli
grugniti.
Sàmir tastò bene il ghiaccio sotto ai suoi piedi,
e si stupì di quanto fosse
duro e resistente giacché sopportava senza problemi il peso
di un drago. Con
Leana stretta a se, si avvicinò lentamente al laboratorio,
una struttura di un
materiale simile al marmo che si ergeva proprio di fianco alla torcia.
Fece un
passo e si ritrovò dentro, in quello che era uno spazio
abnorme: la struttura
gli ricordò immediatamente quella dell’accademia,
con tanto di banco
all’entrata. In effetti, subito uno scienziato si rivolse a
lui estremamente
cortese.
Sàmir
ricordò subito gli ominidi:
pelle rosea, capelli castani, alti appena poco più di lui e
dotati tutti di una
forte intelligenza. “ posso esserti d’aiuto,
Bagnarita? Io sono Artebis, il
capo qui.”
Sàmir
stette per parlargli della
missione ma si bloccò immediatamente, ora Leana era
più importante. Mi
servirebbe solo un po’ di ghiaccio per lei
… ehm.. Lo scienziato si avvicinò a Leana e la
scrutò da cima a fondo, tanto
che a Sàmir scappò da ridere pensando
all’eventualità che si fosse risvegliata
proprio in quel momento.
L’ominide
trasse le sue conclusioni
“ Bah, a vederla così mi pare proprio svenuta; so
io quel che ci vuole,
seguimi” e si diresse veloce verso una stanza compresa di
barella per gli
infortunati. Si avvicinò a una specie di frigorifero in
miniatura e ne estrasse
un materiale bianco a cubetti. “ Ecco, questo è
ghiaccio, servirà dopo.” Si
avvicinò alla barella e la indicò
“vieni, posala qui” Sàmir fece come lo
scienziato gli disse e fece fare tutto a lui. Artebis si
preparò a fare quella
che loro chiamavano “respirazione bocca a bocca”
compresa del massaggio
cardiaco. Dopo cinque minuti Leana riprese conoscenza e
all’ovvia domanda “ma
dove mi trovo ?” diede risposta Sàmir, ora meno
teso. Artebis poi le diede il
ghiaccio, utile per alleviare il forte mal di testa che ora incombeva
su di
lei, e infine propose ai ragazzi, nuovi da quelle parti, di fare un
giro per il
laboratorio.
Gabatrhon
si svegliò. Questo era il
suo nome, si vestì e come di consuetudine andò al
tavolino in cerca della sua
amata spada; ovviamente non la trovò, e ricordò
la missione che aveva affidato
alla sua ora splendida controparte Ofnir. La spada gli mancava, gli
mancava
terribilmente, e in cuor suo sperava che il ragazzo tornasse il prima
possibile, perché non avrebbe saputo dire per quanto potesse
resistere in
mancanza di essa. Rivangando i pensieri sulla spada, ecco che un
ricordo si
fece strada nella sua mente.
<<
Gaby, Gaby svegliati, oggi
si va a caccia di funghi. Gaby aprì gli occhi, e davanti a
se vide l’anonimo,
ma terribilmente consolante volto di suo padre. Era con lui che passava
tutti i
suoi giorni, in cerca delle più spericolate avventure. Gli
piaceva molto
avventurarsi in luoghi remoti, come nel cuore della foresta,
all’ombra delle
palme, in cerca delle più disparate varietà di
funghi.
Papà
papà guarda cosa ho trovato,
questo non lo avevamo mai raccolto prima. E saltellando, raggiunse suo
padre,
che lo guardò incuriosito, con i suoi occhi blu mare.
“ Fa vedere Gaby, e ti
dirò se sei stato bravo. Lo sai che tutti da queste parti mi
ritengono un
esperto, perfino tua madre e i tuoi fratelli pensano che sia un genio
in queste
cose. Chissà se la tua nuova sorellina sarà come
me, diventata grande. “ Gaby
parve stizzito “ quella non è mia sorella! Non ci
assomiglia nemmeno; Beh,
oddio, alla mamma assomiglia, e anche molto … ma
fin’ora noi tre assomigliamo
molto di più a te, piuttosto che a lei. Insomma, non la
posso considerare una
sorella, è … è diversa! Ecco
tutto”
Il
padre parve non approvare, e
prese in mano il fungo. Lo guardò per bene e vide che il
gambo era
sottilissimo, quasi un filo, e che la cappella assumeva un colore tra
il
verdognolo e il viola; lo girò e sotto non vi era la spugna,
bensì le lamelle.
Non
ci pensò due volte e lo gettò a
terra, calpestandolo. Successivamente riempì di insulti il
figlio, colpevole di
non essere abbastanza bravo a trovare un fungo commestibile. Gaby si
dispiacque
molto, e la notte dopo scappò via di casa in lacrime. Si
diresse più lontano
che poteva, deciso a dimenticare per sempre suo padre.
Arrivò in un posto
nuovo, che gli impedì di versare altre lacrime, e
notò che davanti a lui c’era
un magnifico edificio rosso, con sopra incisa una spada infuocata. La
porta era
aperta, e il ragazzo entrò. Lo spettacolo che gli si
presentò davanti fu
troppo, per lui. Tre cascate di lava si incrociavano abilmente,
nascondendo ciò
che si poteva vedere soltanto aguzzando la vista, e cioè un
cuscino rosso con
sopra, una magnifica spada di fuoco. Gaby la impugnò e da li
in poi cambiò
radicalmente: Tornato a casa, sorprese suo padre a letto e gli
lacerò la gola,
con inciso negli occhi un sentimento di vendetta, quella
pura.>>
Gabatrhon
scacciò quel pensiero,
maledicendosi per averlo fatto entrare nel suo cervello, e finalmente,
dopo
tantissimo tempo, ormai immemore, una lacrima gli rigò
nuovamente il volto.
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Capitolo 23 *** cap.24 ***
24.
Ofnir
si fermò un attimo davanti al
tempio dell’acqua. Non lo avrebbe mai immaginato
così maestoso, ben sapendo ciò
che gli era stato detto da Gabatrhon. Inoltre le onde, che si
scagliavano
contro gli scogli,lo rendevano inquieto, ma anche desideroso di
entrare, per
conoscere un po’ meglio questo amuleto a forma di ciondolo.
Fece un passo, si
massaggiò i capelli biondi quando una voce, che pareva
essere uscita dal nulla,
gracchiò “suvvia, non disperare, tu possiedi la
spada infuocata, hai diritto ad
entrare”. Il ragazzo si scostò un attimo, ancora
frastornato per quel tono
quasi celestiale, e si posizionò davanti alla porta. Lesse
una pergamena nella
quale vi era un “prego”, una parola che
però non aiutò certo Ofnir a capire
come aprire la porta;non vi era alcuna maniglia, e pareva che il tempio
non
fosse a disposizione di un meccanismo riconosci - spada.
Scrutò
un po’ la porta, non volendo
credere di aver fatto tutto quello per nulla, traendo poi la
conclusione che,
per aprire la porta, la spada doveva essere incastrata in una fessura
proprio
al centro della stessa porta. Ofnir sguainò la spada, e per
un attimo si sentì
invincibile, poi la spinse con forza dentro la fessura che fece
illuminare la
porta di giallo. Questa si aprì con un cigolio sinistro
“ Ti ho uccisa … beh,
ben ti sta … non mi piace perdere tempo” ed
entrò.
Dentro
tutto era meraviglioso, ma a
Ofnir non toccò più di tanto. La nebbia impediva
una visuale quantomeno
discreta dell’interno, giacché l’Aarita
non faticò a trovare il fondo, e il
“premio”. Nel bel mezzo di una cascata di bolle
d’acqua, vi si ergeva una
lastra di ghiaccio, apparentemente sospesa nel vuoto, con sopra un
cuscino blu
rifinito d’oro, contenente il ciondolo. Ofnir non si fece
scrupoli e recuperò
subito l’oggetto.
Uscì
fuori e la conchiglia parve
animarsi. Si portò ad altezza occhi di Ofnir, si cosparse
tutt’intorno di uno
scudo di energia azzurra e una visione si impadronì del
ragazzo.
<<
Leanaaa, Leana devi venire
ad aiutarmi. Non ce la faccio da solo, dobbiamo disarmarlo. La ragazza
si
spremette le meningi ma la soluzione non arrivava. Solo dopo poco
sentì una
voce, tutt’altro che armoniosa, dirle ciò che
avrebbe dovuto fare. Leana non
perse tempo, scattò all’indietro per distrarre
colui che ora era destinato a
compiere un’impresa più grande di lui. Col
ciondolo alla mano, la conchiglia
brillava di una luce intensa, quasi impaziente di agire; la ragazza
prese la
rincorsa, tastando il terreno. Alzò gli occhi al cielo,
più che mai minaccioso
e intriso di rosso, e capì. “ Vai, salva il
mondo” raggiunse l’altro, ancora
intento a combattere col male ingiusto, il male indotto, il male non
vero.
Tutti si voltarono verso il ragazzo. Attorno a lui vi era la stessa
luce della
conchiglia, ma molto più intensa. Essa dopo si
concentrò sull’amuleto e un
fascio luminoso scalò verso l’alto, si diresse in
cielo>>
“
Argh” gli occhi di Ofnir
tornarono normali, non più accecati dalla collera, ma si
colorarono di un blu
intenso, più intenso del solito. “E’
solo una visione, solo una visione
accidenti! Le cose non andranno in questo modo, non è
possibile! E sferrò un
potente calcio al muro del tempio.” Poi si immerse nei suoi
pensieri “
Purtroppo non c’è niente da fare, non
c’è più bontà in me. La vita
mi ha
segnato e se c’è qualcuno che deve pagare,
è giusto che paghi” dopodiché, con
le spalle alzate e la cresta al vento, si preparò per fare
ritorno nella
foresta, in mezzo alle palme.
“
Ecco, vedete, questo è il
corridoio che da accesso a tutti i laboratori specifici: questo a
destra è
quello che si occupa di rifornire l’acqua al ghiacciaio, per
tenerlo in vita
mentre questo a sinistra è quello che si occupa del legno di
cui la torcia è
composta, per evitare che si consumi, nel tempo”
I
ragazzi ascoltavano rapiti le
parole di Artebis, che ci metteva tutto se stesso per fare da guida in
quel
mondo così strano, ai loro occhi.
“
Ecco, vedete, in quest’alto
laboratorio Gnomi specializzati procurano il fuoco dal suddetto regno,
e
mantengono in vita la torcia. Ai me, però, le cose non
funzionano bene in
questo periodo. Sàmir e Leana si affacciarono e diedero uno
sguardo
all’interno. Il laboratorio pareva un bosco fitto,
c’erano tantissimi
macchinari diversi, e ad ognuno vi era assegnato uno Gnomo.
Sàmir notò che
nonostante si dessero da fare per compiere il loro lavoro, in ognuna
delle loro
facce si poteva leggere un misto di disperazione unita alla noia.
<< Deve
essere per il fatto che il fuoco scarseggia, dato che è
stato utilizzato per le
torce pensate per i vari regni, ed è per questo che la luce
della grande Torcia
non aumenta mai, almeno non dignitosamente” pensò
Sàmir mentre Artebis li
guidava in un altro laboratorio. Artebis fece segno di entrare
“ Ecco, qui
vengono prodotte le torce che da un po’ di tempo ci
consentono di vedere tutto
ciò che ci circonda” i ragazzi si dispersero in
mezzo a quella confusione, che
però era terribilmente rassicurante. Era bello pensare che
nonostante la grande
Torcia ormai non servisse a gran che, ci fosse sempre qualcuno che si
desse da
fare per migliorare la situazione dei regni, insomma, questi Gnomi
meritavano
davvero una grande ricompensa, alla fine di tutto.
Artebis
si rizzò, e indossati gli
occhiali, cambiò argomento “ Bene, bene, voi siete
giunti fin qui per un altro
motivo e non ho intenzione di farvi aspettare ancora,
seguitemi” e proseguì a passo
veloce il corridoio. Man mano che proseguivano, i due si resero conto
che
l’ambiente stava mutando, in qualche modo in primis dai muri,
che da bianchi
lucenti assunsero una colorazione grigia smorta.
“bene,
bene, ci siamo quasi”
Artebis fece qualche passo ed aprì un possente portone.
Leana e Sàmir si fecero
avanti ma non capirono dove fossero almeno fino a quanto lo scienziato
accese
le luci: si trovavano in un’immensa sala stracolma di libri,
una vera
biblioteca gigante.
Gil
decise che sarebbe partito di
nuovo, anche se per ora non ne aveva per niente voglia. Doveva in tutti
i modi
parlare con Sàm e metterlo a conoscenza della scoperta che
aveva fatto, ormai
non avrebbe potuto aspettare ancora, non ora che il mondo pareva andare
da un
minuto all’altro a catafascio. Uscì di casa,
entrò nella sua barca, mise in
moto i remi e partì ancora, questa volta per il regno
dell’aria.
Arrivò
dopo un po’ di tempo,
sfinito ma contento di avercela fatta. Il contatto con la radura lo
rese felice
subito, ma pensò a quanto sarebbe stato meglio se
l’avesse attraversata ai
tempi d’oro della Torcia. Durante il suo cammino fece
conoscenza di alcuni
Gnomi curiosi, i quali puntualmente gli chiedevano se avesse scorso da
qualche
parte qualche cespuglio di lamponi; Gil fu costretto a negare, ma non
perse
occasione di fare due chiacchiere con quelle simpatiche creature.
Arrivò
finalmente in vista di
Aarel, e sicuramente un edificio che lo colpì subito fu la
tanto rinomata
Accademia. Gil si avvicinò, superò il salto che
chiudeva il sentiero della
radura e entrò dalla porta.
Inutile
dire che si meravigliò
molto di trovare Torik li, che non credendo ai propri occhi, lo strinse
a sua
volta in un meraviglioso abbraccio.
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Capitolo 24 *** cap.25 ***
25.
La
biblioteca immensa nascosta nel
laboratorio del gran ghiaccio suscitò a Sàmir
emozioni indescrivibili. Si
rivide a casa sua, a Bagnarel, intento a sfogliare tutte le
meravigliose
avventure di Clary, la ragazza “esperimento”, la
portatrice di sangue d’angelo,
insomma la sua eroina libraria preferita. Si guardò intorno
e non poté che
scorgere le due file di torce che decoravano in modo delizioso il muro
della
biblioteca, come non poté non scorgere l’invitante
tappeto rosso, come a dire
“entrate, siete i benvenuti”.
“Bella,
vero?” Artebis si levò gli
occhiali e notò come i ragazzi dirigevano i loro sguardi
alla biblioteca, come
fosse il paradiso. Poi fece qualche passo avanti e i due lo seguirono.
“Bene,
bene” Artebis si diresse nel reparto “Storia del
mondo dei quattro elementi”
“immagino sia questo il reparto che fa al caso vostro, beh,
non mi resta che
augurarvi Buon lavoro! Purtroppo devo assentarmi, spero non abbiate
problemi” e
si diresse a passo spedito verso il corridoio mentre Sàmir e
Leana, ancora
stupiti, si diedero da fare e iniziarono la loro ricerca.
Dopo
un po’ di volumi da scartare,
Leana ne estrasse uno tutto impolverato dal primo scaffale
<< Accidenti
come pesa!>> fece una smorfia e lesse la copertina
<< Storia antica
del mondo degli elementi: Acqua,fuoco, legno, le
origini.>> “Sàm, penso
proprio di aver trovato ciò che fa per noi, è
storia antica e non è citato il
regno dell’aria” Sàmir alzò
la testa e smise di frugare dall’altro lato della
biblioteca poi si stropicciò gli occhi “ Pensi che
sia un po’ troppo antica ?
beh, potremmo provare comunque” Leana fece spallucce e col
tomo in mano fece
attenzione a scendere da quella che fin da subito gli era sembrata una
scala
fin troppo vecchia, per una biblioteca così.
I
Due si misero a sedere a un
tavolino poco distante e con non troppe speranze iniziarono a sfogliare
il
possente volume. Nelle prime pagine vi trovarono solo delle figure, la
prima
mostrava due personaggi, intenti a scontrarsi. Uno possedeva una spada
e
l’altro una specie di amuleto, e sembravano fare sul serio.
Sàmir legge la
descrizione <> Sàmir scorse
ancora un po’ il trafiletto e rimase un
attimo a pensare all’ultima frase <> la pagina dopo mostrava due
casupole, entrambe con un’incisione
nella parete che ospitava il portone “ Guarda Sàm,
qui dice ecco i templi nei
quali gli oggetti magici si rifugiarono dopo la morte dei propri
padroni, in
attesa che qualcun altro se ne fosse impossessato” poi lo
fissò, interrogativa.
Sàm rispose “ Bah, guarda, ne so poco pure io, so
solo che a Bagnarel tutti
credono in questi due tizi, come degli eroi, e so anche che gli oggetti
si
trovano rispettivamente in due regni: acqua e fuoco.” Leana
aggrottò le
sopracciglia “Pensi che veramente qualcuno abbia
già in suo possesso gli
oggetti? Questo significherà che la storia è
veramente destinata a ripetersi ?”
poi pensò a quello che avevano trovato nella pagina prima
<< Illion
azionò il potere della conchiglia e distrusse per sempre la
maledizione imposta
da Bastion>> “ Ho un’idea, prova a
vedere se da qualche parte trovi la
parola maledizione, penso che ci possa rivelare qualcosa di
importante” Sàm gli
rivolse un cenno e prese a sfogliare; a metà volume ecco che
la parola si
ripresentò, una seconda volta. I due ebbero un fremito, ma
lessero velocemente
<< La grande Torcia si sta spegnendo, non sappiamo
più che fare, il
laboratorio del gran ghiacciaio ci ha comunicato che la
possibilità di una
ripetizione degli eventi è più che mai una
certezza.>> poi guardarono la
fine << Il cielo mostra caratteristiche alquanto
inquietanti, siamo quasi
certi che sia lui la causa di tutto. Si, il cielo sta assorbendo il
fuoco della
torcia.
Firmato:
Artebis, responsabile
laboratorio gran Ghiacciaio>> A Leana mancò
poco che le venne un
mancamento, non solo per la notizia, ma anche perché sulla
porta era comparso
improvvisamente Artebis, con volto alquanto ambiguo. Sàm
provò a rivolgergli
qualche domanda, ma lui si limitò a dire solo “
Ora avete molte domande che
navigano il vostro cervello, tutto quello che potete fare è
tornare indietro,
alla volta di Aarel; la signora Ries saprà dirvi tutto,
tutto quello che manca
qui” e li accompagnò fuori.
I
due uscirono, dopo aver salutato
Artebis e con la consapevolezza che si fossero rivisti, si diressero da
Gaar.
Il drago giaceva accucciato con la testa in mezzo alle zampe e non
sembrava
essere a suo agio. Leana gli si avvicinò e lo
chiamò dolcemente “ Gaar, siamo pronti
a ripartire, alzati, da bravo.” Il drago per tutta risposta
si alzò, ma le
gambe non lo ressero e finì di nuovo a terra, in un grugnito
di rabbia, quando
i ragazzi seppero qual’era il suo impedimento: la mancanza
d’aria era ora più
forte che mai. I due non si diedero per vinti, Gaar provò
un’altra volta ad
alzarsi ma tutti i tentativi parevano vani. Al che, tutti e tre si
stupirono
quando una folata d’aria gelida li percosse e il drago
acquistò forza in un
baleno, preparandosi al volo. “ Presumo che in quel del regno
dell’aria ci sia
brutto tempo, questa folata è segno che anche il vento,
così come il mare è
agitato” disse rivolta a Sàmir che non
poté far altro che annuire, quasi del
tutto convinto.
I
giorni passavano e Gil si trovava
sempre meglio in quel nuovo regno. L’accademia gli aveva
offerto un posto di
lavoro, e lui certamente non aveva rifiutato. Da quando era il
responsabile del
reparto dei draghi, era davvero contento. Aveva imparato ad amare
quelle
splendide creature, e la loro cura era un qualcosa che ora come ora lo
toccava
moltissimo, e sarebbe stato disposto a tutto, pur di non deluderli. Nel
frattempo pensava a quando sarebbero tornati dal loro viaggio
Sàm e Leana,
desideroso di mettere anche loro al corrente delle sue scoperte ma al
contempo
felice per poter rivedere il suo migliore amico di sempre. Torik gli
dava
sempre ottimi consigli, e lui si sentiva davvero soddisfatto,
nonostante,
irrimediabilmente, la vita marittima gli mancasse da morire.
Ofnir
approdò nella foresta ancor
prima di quanto pensasse e senza alcun indugio si diresse alla casa del
suo
maestro, il temibile Gabatrhon. Bussò due volte e alla terza
si vide davanti la
sua guida, che fu felice, di vedersi finalmente nelle sue mani
l’aggeggio che
gli mancava per stare sicuro. “ Bravo, vedo che ce
l’hai fatta, ora vedrai che
non dovremo preoccuparci più di niente”. Ofnir si
liberò della spada, la
consegnò al suo padrone ma i suoi occhi rimasero
parzialmente rossi, segno che
ormai quella vita gli apparteneva, segno che non sarebbe potuto
più tornare
indietro.
Poi
esordì “ E invece ti sbagli, ho
avuto una visione, una ragazzina, probabilmente un’aarita
è destinata al
ciondolo. Non so quanto sarà al sicuro qui” A
quelle parole Gaby vide i suoi
occhi illuminarsi “ Beh, io so che tu farai di tutto per
ostacolarla, perché
succederà, vero ?”
Ofnir
gli strinse la mano “ Ci puoi
contare, è proprio lei con cui ho un conto in
sospeso”.
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Capitolo 25 *** cap.26 ***
26.
Le
possenti zambe di Gaar
ancorarono il terreno, e i due si prepararono a scendere. Il cielo
plumbeo,
pareva una distesa di cotone ben fatta, e ciò mise angoscia
a Sàmir. Leana
condusse il suo drago nel suo ripostiglio quando una gradita sorpresa
si
presentò davanti a loro. Gil raccontò tutto,
strinse Sàmir in un abbraccio e
sorrise a Leana, poi disse che era orgoglioso di poter passare di li a
chissà
quando il suo tempo dietro ai draghi e in men che non si dica strinse
amicizia
con Gaar. Il drago aveva imparato a non diffidare degli estranei, ora
era
decisamente più amichevole.
Parlarono
un po’ poi uscirono e si
diressero verso l’accademia. La porta era però
bloccata da un individuo che li
stava fissando da un po’. Sàm gli corse incontro
in un abbraccio “ehi, ciao
bentornati” Sàmir strinse di più
“Mi sei mancato, lo giuro” e Leana chiuse il
cerchio con un timido saluto.
Sàmir
raccontò a Torik di tutte le
scoperte che avevano fatto, alcune belle altre meno belle, e Torik
aggiunse “
Beh, se state andando da Ries posso venire pure io, penso sia meglio
così” e si
incamminarono alla volta della radura. Nonostante il cielo si vedesse
veramente
poco girando tra alberi e arbusti, questa volta i ragazzi non poterono
non notare
l’ampia distesa nuvolosa, e il vento che pareva essersi
alzato sul momento. La
spada venne strinta dalla mano di Sàm, il quale si voleva
risparmiare un bel
po’ di inquietudine in più. Leana camminava
distante dagli altri, sebbene ora
si fosse abituata a Torik, lo Gnomo gli faceva ancora uno strano
effetto.
Guardò con diffidenza anche gli Gnometti curiosi che ogni
tanto spuntavano dai
cespugli; molti apparivano all’improvviso, e per non
spaventarsi erse una
fiammella luccicante simile a quella che il suo istinto aveva evocato
per lei
quando si trovava a dorso di Gaar. La differenza era che ora sapeva
bene come
richiamarla, e non le procurava uno sforzo troppo grosso;
<> rimase
un po’ assorta
nei suoi pensieri non accorgendosi che erano arrivati davanti a casa di
Ries.
La
Gnoma aprì ed abbozzò subito un
sorriso, contenta per il ritorno dei ragazzi. Tutti quanti si
accomodarono in
casa e la Gnoma prese a parlare per prima “ Sono molto
contenta che siate
ritornati … sicuramente avrete fatto molte scoperte, saprete
ora che la
leggenda è tutt’altro che una leggenda, saprete
che pare che il cielo abbia
assorbito la quantità di fuoco presente sulla grande Torcia
e saprete tante
altre cose che prima non sapevate.” Ries fece un cenno a
Torik che si alzò in
piedi e si avvicinò a lei “
C’è anche dell’altro però.
D’ora in poi la vostra
missione sarà quella di recuperare la conchiglia; solo con
quella possiamo
sconfiggere il male, come vuole la leggenda. Il suo viso si
rabbuiò e rivolse
un cenno a Torik, poi riprese “ Leana,
c’è qualcosa che non sai ed è arrivata
l’ora della verità.” La ragazza
alzò il capo e si mise in ascolto, incuriosita
ma anche turbata << cosa ci sarà mai che
dovrò sapere ? penso di sapere
già abbastanza …>> Ries prese a
camminare intorno al tavolo come faceva
sempre quando si trovava in difficoltà “ Beh,
guarda, ora qui vedi me e Torik,
cosa pensi che siamo per te ?” e rivolse uno sguardo a lui,
che per tutta
risposta si imbarazzò. Leana si alzò in piedi
“ Beh, conoscenti; amici …
insomma, si può sapere cosa vi prende ? pare che vi abbia
sbranato un drago.
Ries sospirò “Devi sapere che non siamo persone
qualunque, siamo sangue del tuo
sangue, siamo tuoi fratelli Leana”
A
Leana cadde il mondo addosso, gli
mancò la forza che le serviva per stare in piedi e si
accasciò quasi involontariamente
a terra. << Non è possibile, non è
vero! Come posso essere sorella di due
Gnomi ??>> La testa prese a bruciarle e si
sentì lo stomaco come
incendiato. Sàmir, incredulo, squadrò Torik che
gli rivolse uno sguardo
imbarazzato. Al ragazzo bastò quello. Aprì la
porta, se ne andò, camminò sempre
più forte e corse via. L’aria era scatenata, a
Sàmir parve di sentire che il
vento portava una canzone: “Standing in The Dark”
superò il lago e sparì nel
buio.
Leana
provò a parlare e a Ries uscì
fuori un “ Purtroppo, ce n’è anche un
altro, ma dalla parte sbagliata”
dopodiché l’oblio si impossessò
dell’Aarita dagli occhi blu.
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