Hunter (Hope)

di Minerva Bellatrix
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Unum ***
Capitolo 2: *** I - Duo ***
Capitolo 3: *** I - Tria ***
Capitolo 4: *** I - Quattuor ***



Capitolo 1
*** I - Unum ***


All'epoca, lei aveva sei anni e già possedeva il brutto vizio di cacciarsi nei guai, peccato che allora la cosa non fosse del tutto intenzionale, e dunque mancasse della vena comica.
E comunque, senza dubbio, mandare una bimba di sei anni, magari un po' esagitata, in una foresta in cui le è stato detto si nasconda una strega, di notte, e armata solo di torcia, forse non era stata una grande idea.
Specie se la suddetta bimba si era distratta un attimo ed aveva smarrito il resto del gruppo.
Ed era caduta in un fosso, restando bloccata dalla vita in giù nel fango.
E le si era rotta la torcia proprio quando aveva cominciato a fare segnali luminosi.
Ma la bambina non si era data per sconfitta, risolvendosi a gridare a pieni polmoni e sperando che arrivassero per primi gli animatori, e non la strega.
E ci rimase un po' male quando, a raggiungerla, fu una figura vestita di nero dai lunghi capelli biondi.

***

La notte era calata da poco, veloce come solo i tramonti estivi sanno essere, e il piazzale davanti alla villa isolata nella campagna era illuminato solo dai fanali di una grossa moto.
Una figura esile smontò dal mezzo, sfilandosi il casco e liberando una corta zazzera di capelli castani.
La donna si sistemò il completo rosso scuro, spianando le pieghe della giacca e dei pantaloni a sigaretta, quindi recuperò una valigetta dal bauletto e si avviò verso la villa.
Un grosso anello con una pietra nera brillò appena sotto la lampada d'ingresso, mentre suonava il campanello e attendeva, immobile, dinnanzi alla porta.
Le aprì un uomo dai corti capelli neri, la pelle chiara e l'espressione indecifrabile.
«Ah, la signorina Fariselli, giusto?» esordì, scostandosi per lasciar entrare la donna.
Questa fece un lieve inchino in segno di saluto, seguendo poi l'uomo dentro la casa.
«Esattamente. Lieta di incontrarla di persona» rispose quando fu all'interno, tendendo la mano al suo ospite, che la ignorò e si addentrò nella casa, guidando la giovane verso un salotto.
Si accomodò su una poltrona dallo schienale altro, e attese che la donna facesse altrettanto su quella posta dinnanzi, quindi cominciò «Mi domandavo, signorina, se voleste farmi la grazia di spiegarmi il motivo della vostra visita. Al telefono siete stata, a mio parere, eccessivamente vaga, adducendo vari motivi personali...»
La donna sorrise.
«Mi scuso per la riservatezza, ma temo che con le... Faccende di cui mi trovo ad occuparmi sia quasi un obbligo. Ho semplicemente bisogno che lei risponda ad alcune domande»
«Benché non abbiate minimamente risposto alla mia richiesta, credo di potervi esaudire... Dipenderà dalla natura delle domande, ovviamente»
«Ovviamente» gli fece eco lei «E le assicuro che potrò spiegarle tutto quanto prima. Ora, se mi concede qualche istante...»
«Prego»
La signorina Fariselli prese dalla valigetta un bloc-notes ed una penna, preparandosi a scrivere.
«Ecco, possiamo cominciare. Lei è il signor Vittorio Lemoli, giusto?»
«Corretto» le fu risposto, con tono piatto, la voce con un leggerissimo accento straniero, appena percettibile.
«Di trentasei anni e residente in Villa Gravia da sette?»
«Ancora corretto»
«Perfetto. Le dice nulla il nome di Anna Viceconti?»
Lemoli restò in silenzio per qualche secondo, quindi commentò «Personalmente non vedo come la questione potrebbe interessarvi... Ma non nasconderò che è una mia conoscenza, e talvolta è giunta in visita in questa villa»
«Capisco»
La donna si sfilò di tasca il cellulare, quindi fissò negli occhi il suo ospite.
«Le devo chiedere un'ulteriore cortesia, signor Lemoli. Posso scattarle una foto?»
L'uomo rimase interdetto per un attimo, e un lampo di rabbia passò nei suoi occhi chiari, quindi, tornato impassibile, chiese «Posso domandarvi per quale ragione mi avanzate questa richiesta?»
«E' molto semplice. Sto indagando su un caso di Vampirismo»

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Capitolo 2
*** I - Duo ***


La figura bionda si avvicinò lentamente alla bambina, che per lo stupore aveva smesso di urlare e stava cercando di fare mente locale.
Tutte le streghe avevano i capelli neri o grigi, giusto?
Quindi non doveva aver paura, giusto?
La figura si inginocchiò accanto al fosso, e la bimba ne studiò, alla vaga luce della luna, i lineamenti delicati e gli occhi chiari.
«Stai bene?» chiese la figura, e la ragazzina sobbalzò ad udire la voce maschile.
Era convinta che si trattasse di una donna...
«S-sì» pigolò in risposta.
L'uomo sorrise e, sollevandola da sotto le braccia, la tirò fuori dal fosso.
«Cosa ci fai qui?» le domandò ancora, mentre lei muoveva esitante le gambe appena liberate.
«Ero con gli altri, poi non li vedevo più, poi sono caduta nel buco... E la torcia si è rotta...»
«Ah, capisco. Beh, direi che i tuoi soccorritori siano finalmente arrivati» le disse, indicando un gruppetto di persone appena visibili tra gli alberi davanti a loro.
Effettivamente si trattava degli animatori venuti a recuperarla, che qualche istante dopo li raggiunsero.
Mentre tutti le chiedevano se stesse bene, la bambina si voltò a ringraziare il suo effettivo salvatore, ma l'uomo dai lunghi capelli biondi non c'era più, dietro di lei.

***

L'uomo rise a lungo, mentre la Fariselli restava immobile a fissarlo.
«Signorina...» riuscì a dire alla fine, passandosi una mano sul volto «Se davvero credete di poter far perdere tempo prezioso alla gente con tali storielle...»
«Signor Lemoli, mi spiace interromperla, ma sono assolutamente seria. E le chiedo nuovamente di poterle fare una foto»
L'altro ghignò «Continuo a non capirne lo scopo, dunque non vedo perché dovrei acconsentire»
La donna sospirò.
«Bene, cercherò allora di darle qualche spiegazione. Come ho detto, indago su un caso di Vampirismo, e la prego di non deridermi più per la cosa. E' stata la nostra comune amica, Anna Viceconti, a darmi il suo indirizzo, e la prego di non arrabbiarsi con lei. Una piacevole chiacchierata con Anna, insieme alla sua richiesta di tenere l'incontro di sera, mi hanno confermato che lei, signor Lemoli, è, senza dubbio, un Vampiro. Ora, la foto che voglio scattarle è solo un... Chiamiamolo ulteriore test. Se non ci saranno anomalie nella foto, avrò la prova che lei è un HLV, ovvero un Human Living Vampire, e le dovrò chiedere nomi ed indirizzi dei suoi Donatori, per poterli contattare»
L'uomo rimase per un po' in silenzio, quindi domandò «E... Nel caso che eventuali anomalie si dovessero verificare, nella vostra foto, quale sarebbe il vostro... Corso d'azione?»
«Ugualmente, nomi ed indirizzi dei Donatori, insieme, possibilmente, ai suoi veri dati personali»
L'espressione sconvolta di Lemoli la divertì particolarmente, ma non fece nulla, limitandosi a tenere il cellulare tra le mani.
Ripresosi, l'ospite mormorò «Potete... Scattare la foto»
La Fariselli lo inquadrò con la fotocamera del telefonino, e schiacciò il pulsante dell'otturatore.
Pochi istanti dopo, sullo schermo comparve l'immagine di una poltrona dallo schienale alto, vuota.
La donna sorrise e rimise il cellulare in tasca. «Beh, signor Lemoli, evidentemente lei non è un HLV, ma un Vampiro vero e proprio... Come avevo intuito subito quando l'ho vista»
Il Vampiro le rivolse un ghigno, scoprendo appena un canino acuminato «In molti dicono così, quando lo scoprono, signorina Fariselli, ma d'altro canto sarei curioso di sapere in che modo l'avreste intuito, dato che curo la totale assenza di specchi nella mia dimora.
«Per una che ci è abituata, come me, cogliere certi segni è abbastanza facile. Tipo il movimento che fate con le spalle per simulare la respirazione. E' davvero ben fatto, peccato che non vi corrisponda il sollevamento del petto»
Lemoli rise «Complimenti. Nessuno mi aveva mai colto in fallo, finora... Ma mi pareva di aver capito che volevate farmi altre domande, o devo prepararmi a fuggire inseguito da un paletto di frassino?»
«Se avessi voluto, l'avrei fatto subito dopo aver verificato che non venivate nella foto, no? E sì, ho qualche domanda ancora, oltre agli indirizzi, che mi darete dopo. Primo: il suo vero nome?»
«... Victor Le Mòle»
«Ah, siete francese?»
«Oui, mademoiselle, ma risiedo in Italia da parecchi decenni»
«Anno di nascita?»
«1847»
«... Beh, non siete certo il vampiro più vecchio che abbia mai visto, siete anzi abbastanza giovane... Ora, le faccende pratiche: quanti Donatori avete?»
Victor esitò un istante, quindi si alzò e le voltò le spalle, appoggiando una mano dalle dita affusolate sullo schienale della poltrona.
«Tre» le rispose infine «Tutti consenzienti» aggiunse, pacato.
«Ne sono certa. Una è la nostra Anna Viceconti, gli altri due?»
«Potrei sapere il motivo della vostra indagine?» la interruppe lui, voltandosi indietro.
La Fariselli sospirò, passandosi una mano davanti agli occhi.
«Due settimane fa, è morto un uomo... L'hanno trovato completamente dissanguato, ma non c'erano tracce di sangue intorno al corpo. Anna lo conosceva, ed è stata lei a chiamarmi, dandomi i nomi dei vari Vampiri con cui è in contatto e chiedendomi di trovare chi l'aveva ucciso»
«E voi sospettate...»
«Io ho cinque nomi, signor Le Mòle, e lei è il quarto che incontro. E per le mie indagini servono i nomi dei Donatori, che solo lei mi può fornire»
Victor continuò a fissarla, adirato.
«Per quanto io possa essere un Vampiro, ciò non vuol dire che io uccida la gente! Dice di conoscerci, e fa di tutta l'erba un fascio?»
«Se lo facessi...» rispose lieve la donna «... Sarei venuta qui per attaccarla, e non per parlare con lei. Ora, se lei è innocente, non ha nulla da temere nel darmi quei nomi»

***

Mentre gli animatori la portavano fuori dalla foresta, la bambina si era chiusa in uno strano mutismo, dovuto non tanto allo spavento che si era presa – come pensavano loro – quanto alle profonde riflessioni che stava facendo sullo sconosciuto dai capelli biondi.
Rientrati alla villa in cui bambini ed animatori erano ospitati, anziché rimandarla a dormire nelle camerate l'avevano portata in una stanzetta adibita ad infermeria, fatta cambiare dai vestiti sporchi di fango e messa a dormire lì, dicendole che il giorno dopo un medico sarebbe venuto a farle un controllo.
La bimba, anche se continuava a ripetere di stare benissimo, alla fine aveva ceduto ed era andata a letto.
Spente le luci e raggomitolata sotto le lenzuola, si stava addormentando quando una voce la rese di nuovo ben sveglia.
«Lieto di vederti al sicuro. Va tutto bene?»
L'uomo dai capelli biondi era di nuovo accanto a lei.

***

La Mòle fissò a lungo la donna dinnanzi a sé, quindi sospirò, chinò il capo e si risedette.
«Il secondo Donatore...» cominciò «... Si chiama Fabio Spiazzi. So che vive a Milano, in via Turati 15»
«Capisco. Il terzo?»
«“La” terza... Non so se... Tecnicamente ha donato sangue una sola volta, non... Non la annovererei nei Donatori...»
La Fariselli sogghignò.
«Mi faccia indovinare. Non avrebbe dovuto donarle del sangue, questa terza, vero? E dal suo comportamento non direi che sia perché l'ha costretta, no? No, è per un altro motivo che non la dovrei incontrare...» lasciò per un istante in sospeso la frase, poi azzardò «E' minorenne, vero?»
Victor fece per ribattere, poi capitolò «Sì»
«... Bene. Cioè, no, non va bene, ma mi serve il suo nome»
«Lidia... Lidia Gravi. Ha diciassette anni, e non volevo diventasse Donatrice, ma lei ha insistito a tal punto... Ad ogni modo, sono riuscito ad imporle di aspettare la sua maggiore età, d'ora in poi»
«Sarà meglio. Dove vive?»
«A Modena»
Un lampo passò negli occhi scuri della Fariselli, lieta che finalmente ci fosse stata una svolta utile nelle sue indagini «Ah. Potrebbe essere il filo che mi serviva, l'omicidio è stato compiuto a Modena e...»
«Non le succederà nulla!» la interruppe il Vampiro, adirato.
«... Ovviamente no, se prendo l'assassino in fretta. Ora, potrebbe scrivermi una lettera di preentazione sia per Fabio Spiazzi che per Lidia Gravi? Così che sappiano di non tradirla, parlando con me»
Le Mòle assentì e, pochi minuti dopo, le consegnò due buste sigillate, che la donna ripose nella valigetta insieme al bloc-notes.
Mentre la accompagnava all'uscita, Victor si fermò e la guardò negli occhi.
«Nonostante tutto, non riesco a comprendere. Mademoiselle Fariselli, voi chi siete?»
«... Da secoli viene data la caccia ai Vampiri, anche a color che non fanno nulla di male. Io sono una Cacciatrice... Diciamo un po' anomala. Io proteggo sia Vampiri che HLV, a patto che essi non nuocciano agli uomini. Altrimenti, li caccio senza alcuna pietà. Arrivederci, monsieur Victor Le Mòle»
La donna fede un profondo inchino in segno di saluto e varcò la porta, sparendo nell'oscurità della notte verso la moto.

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Capitolo 3
*** I - Tria ***


La bambina fissò dubbiosa l'uomo accanto al proprio letto, quindi chiese «Perché sei sparito, prima?»
Il biondo ridacchiò, quindi rispose «Ero andato a fare due passi. E tu? Cosa ci facevi in piena notte in mezzo alla foresta, per di più da sola e senza i tuoi genitori?»
«Sono in colonia estiva, mamma e papà sono a casa. E ci avevano portati a cercare la strega, nel bosco, ma mi sono persa...»
«La strega? Che strega?»
La bambina lo fissò, allibita.
«La Strega Guasta! Vive nella foresta e rapisce i bambini!»
L'uomo dai lunghi capelli biondi scosse la testa, lasciandosi sfuggire un sospiro «... Anni che frequento quel bosco e mai incontrato un soggetto del genere... Che peccato...» mormorò, mentre la bimba lo guardava dubbiosa.
«Che hai detto?»
«Niente, niente. Ma se c'è una strega, perché siete andati nel bosco, allora?»
«... Gli animatori dicevano che era divertente...»
Il biondo le mise una mano sulla testa «Beh, che questo ti insegni a non perderti nelle foreste, o almeno, nel caso, a portarti dietro qualche pila di ricambio»
I due ridacchiarono, poi la bambina si ricordò.
«Ah... Grazie»
L'uomo la guardò.
«Per averti tirato fuori dal fosso? Di niente, piccola»
«Non sono piccola!»
«Oh, scusami, signorinella. E ora dormi, o domattina sembrerai un cadavere»
La bambina annuì e chiuse gli occhi, scivolando nel sonno, la mano del biondo stretta nella sua.

***

I due fari della moto di grossa cilindrata spazzavano il buio della notte, mentre la Fariselli guidava sulla strada statale semideserta. Modena era lì vicino, e le conveniva iniziare dalla signorina Lidia Gravi, con gli interrogatori. Poteva anche andare a farsi dare qualche informazione sul morto dai carabinieri o in questura... Era ancora notte quando la donna arrivò in città, ma non si recò subito dalla ragazza, sarebbe stato meglio attendere il pomeriggio successivo.
Raggiunse il primo, scrauso hotel che incontrò e, svegliato il riottoso receptionist, si fece dare una stanza.
In camera, però, non si mise a dormire, ma trascrisse i bella copia le domande fatte al Vampiro Le Mòle e aggiornò la sua lista di Vampiri e Donatori.
Quando finì, i primi raggi dell'alba erano appena visibili tra le nubi fuori dalla finestra.
“Comico” pensò la donna sorridendo, lanciandosi finalmente sul letto “A forza di stare coi Vampiri, mi sono stabilizzata sui loro orari!”

***

La mattina dopo arrivò il medico, che confermò che la bambina stava bene, ma, visto che ormai mancava solo un giorno al rientro a casa, fu deciso di lasciarla in infermeria.
Quando le chiesero di raccontare cosa fosse successo la sera precedente, però, cominciò il mistero dell'uomo dai lunghi capelli biondi. Se uno degli animatori era sì biondo, però nessuno di loro aveva i capelli lunghi, e la bambina sosteneva che non si fosse trattato di una donna.
Dopo lunghi ragionamenti, e un paio di domande che confermarono che nessuno l'aveva effettivamente visto, si convinsero che si fosse trattato di una allucinazione dovuta alla paura.
Cercarono di spiegarlo alla bambina, ma lei continuò ad insistere di averlo visto, e alla fine lasciarono perdere.
Durante il giorno, però, quando si trovava da sola, la bimba cominciò a chiedersi se non avessero davvero ragione loro.

***

Erano passate le tre quando la Fariselli riaprì gli occhi, sdraiata sul grande letto della camera d'albergo.
Ricordandosi di avere un lavoro da svolgere si alzò, raccattò le proprie poche cose e le rimise nella valigetta, tirando poi fuori il navigatore satellitare, la busta indirizzata a Lidia Gravi e il suo indirizzo.
Cercare la casa della ragazza fu – come al solito – non troppo semplice, dato che lo scarso senso dell'orientamento della donna era migliorato solo in parte dal GPS, ma alla fine – dopo lungo girovagare e una sosta per un panino e un molto necessario caffè – si trovò davanti al campanello con su scritto “Gravi-Merla”.
Suonò, sistemandosi le inesistenti pieghe del completo, e al citofono spiegò che aveva bisogno di parlare con Lidia Gravi per una serie di faccende personali.
“... Ovvero per la solita scusa che funziona sempre” concluse mentalmente, mentre le veniva aperto.
Sulla soglia dell'appartamento, due piani di scale dopo, c'era una ragazza dai capelli nero petrolio e occhi pesantemente truccati dello stesso colore che la fissava con cupo cipiglio.
«Mi chiamo Fariselli» si affrettò a spiegare la donna, rimanendo sul pianerottolo «Mi è stato dato il suo nome dal signor Vittorio Lemoli, mi chiedevo se potesse rispondere ad un paio di domande...» lasciò in sospeso, porgendole la lettera.
Lidia strappò la busta e scorse rapidamente il foglio, le sopracciglia vagamente visibili dietro la frangia che si sollevavano appena, quindi, sempre scrutandola con sospetto, la fece entrare.
«Cosa vuole da me e Victor!?» la attaccò subito, non appena la porta fu chiusa dietro di loro.
«Possiamo... Almeno sederci?» la ragazza le indicò una poltrona «Ottimo. Cosa le ha scritto il signor Le Mòle nella lettera?»
«... Victor dice che lei sa che è un Vampiro e che devo rispondere alle sue domande, e qualcosa su un omicidio. Ma cosa c'entriamo io e Victor!?»
«... Signorina, stia tranquilla. Ora, lei è Lidia Gravi, diciassette anni?»
«No, sono Marilyn Monroe. Ma secondo lei!?»
«Perfetto, va bene. Da quanto conosce Victor Le Mòle?»
«Due, tre anni. No, due»
«E' mai stata Donatrice di sangue?»
«... No»
La Fariselli sospirò, tirando fuori dalla valigetta il bloc-notes «Signorina Gravi, per cortesia. Ho parlato con Victor, potrebbe dirmi la verità e non rallentare il tutto con inutili bugie?»
La ragazza le voltò le spalle.
«Era... E' stato... Una volta. Lui non vuol... Lui non mi vuole...»
«Non è per questo. Una volta maggiorenne, non ci saranno problemi»
«Sì, sì, certo, anche Victor dice così, ma prima diceva che dovevamo aspettare i sedici, ora sono i diciotto, poi dirà i ventuno, poi mi manderà via...»
La donna si alzò e le appoggiò una mano sulla spalla.
«Lidia, non...»
«NON FINGERE DI CAPIRMI!» urlò la diciassettenne, scostandosi e voltandosi per confrontarla «NON VOGLIO QUESTE CAZZATE!»
«... Ah, quanto sono belli gli anni da teenager...» mormorò la donna, cercando di non ghignare «Senti» aggiunse, a voce più alta «Sono almeno sette anni che tratto con Vampiri e compagnia bella. Credi che non sia abituata a queste situazioni? Potrei non averle provate in prima persona... Ma le conosco anche troppo bene»
Lidia continuò a fissarla irata e poco convinta.
«Allora, ascoltami ben. C'è stato un omicidio, qui a Modena, e la vittima era un Donatore»
Ebbe un sobbalzo in risposta.
«Esatto. Ed è stato dissanguato. Ora, vuoi capire che non ce l'ho con te o con Victor, ma sto cercando di salvarti la vita? La vittima si chiamava Angelo Torelli, ne sapevi qualcosa? Di solito i Donatori in una stessa città tendono ad essere in contatto...»
La mora parve perdere tutta la sua ira e rattristarsi, gli occhi lucidi.
«L'ho... L'ho visto un paio di volte. No, in effetti lo vedevo abbastanza spesso. Era gentile, molto carino...»

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Capitolo 4
*** I - Quattuor ***


L'arrivo della notte portò con sé l'ora del coprifuoco e la bambina, fatte le valigie per tornare a casa il giorno successivo, tornò a dormire nella piccola infermeria, sotto le lenzuola candide.
Per tutto il giorno si era interrogata sull'uomo biondo, e ormai il dubbio sulla sua esistenza stava rodendo anche lei.
«Quindi domani vai via?»
La bimba fece un balzo sul letto, sollevandosi di scatto. Si trovò davanti agli occhi chiarissimi dell'uomo dai lunghi capelli biondi, che la guardava sorridendo.
«Ma allora sei reale!» esclamò lei, facendolo sghignazzare.
«Direi di sì, altrimenti come avresti fatto ad uscire dal fosso?»
«No, perché tutti dicono che ti ho sognato»
«“Tutti” chi?»
«Gli animatori»
«Beh...» le appoggiò una mano sul braccio «... Direi che sono tragicamente in errore. Comunque... Se chiedessero di nuovo, tu lascia stare. Non capirebbero»
La bimba assentì.
«Quindi... Dicevamo. Domani vai via?»
«Sì, torniamo a casa.... E tu come lo sai?»
«Ti ho vista fare le valigie. Volevo essere sicuro che non cadessi in qualche altro fosso»
«Non sono così incapace!»
«Certo che no, signorinella»
La bambina sbuffò, sentendosi presa in giro. Poi rifletté sul discorso «Mi hai vista... Ma allora vivi qui? Ma nessuno ti conosce!»
L'uomo sembrò pensarci su un momento, poi rispose «Beh, in effetti vivo in questo palazzo... Ma in un'altra ala, e non giro un granché, di solito. Di solito non ho una signorinella da tenere fuori dai guai»
«Vabeh, ma domani vado via. Come ti chiami?» aggiunse, realizzando di non averglielo ancora chiesto.
«... Dimmelo prima tu, no?»
«Nadia»

***

«Di chi era Donatore? Sai se fosse un Vampiro o un HLV, o almeno il nome?» chiese la Fariselli, tornando a sedersi.
«Credo... Fosse un... Un HLV, ma... No, non lo so. Non ne sono sicura... Ha accennato un paio di volte al fatto che non fosse di qui, e mi pare si chiamasse... Oddio, com'era...? Fi... Fo... Fogacci? Sì, credo Fogacci»
«Non era di qui? E dove viveva?»
«Qui vicino» rispose Lidia «Mi pare fosse di Bologna»
La donna la fissò per qualche istante, poi scoppiò a ridere, mezzo accasciandosi sulla poltrona.
L'ira montò di nuovo nella ragazza che chiese, sprezzante «Sono così comica?»
«No, scusami, non è per te, giuro!» cercò di calmarsi «E' che... No, son due settimane che giro e la traccia stava in casa mia, non ci credo!» sorrise, raddrizzandosi «Anch'io sono di Bologna»

***

«E' un bel nome» commentò l'uomo dai lunghi capelli biondi «Nadia. E' russo, giusto?»
«Diminutivo di un nome russo. Significa speranza»
«Proprio bello»
«Ora tocca a te, però!»
«... Aidan»

***

La Gravi non parlò più, limitandosi a fissare la donna che metteva il bloc-notes nella valigetta.
«Senti, Lidia...» cominciò ad un certo punto la Fariselli, continuando a rovistare «Senti...»
Tirò fuori un mazzetto di siringhe ipodermiche e le mise in mano alla ragazza, che fissò con sguardo stupito sia lei che quelle.
«Solo ed esclusivamente quando sarai maggiorenne, bada! Ma... Beh, un prelievo fatto così è molto più sicuro e sicuramente meno doloroso»
«... Ma...» rimase per qualche istante senza parole «... Grazie» mormorò, arrossendo.
«Di niente. Considerale... Considerale un pagamento per le informazioni. E se Victor ti fa storie anche quando sarai maggiorenne, menalo. Funziona»
Lidia rise, per la prima volta «Proverò. Ma... Perché cerchi... Quell'assassino?»
«... Mettiamola così. Ufficialmente i Vampiri non esistono, ergo le forze ufficiali non hanno possibilità o mezzi per catturarli. Io sono ufficiosa, ergo ho facoltà di prenderli»
«Sei una Cacciatrice?»
«Sì e no. Sì se il Vampiro attacca o uccide gli uomini. Assolutamente no se i suoi Donatori sono consenzienti. Molte volte quelli che mi chiamano sono i Vampiri stessi, sai?» sorrise, alzandosi e dirigendosi verso la porta «Se tu o Victor doveste avere qualche problema, chiama Fariselli, ovverosia la sottoscritta. Faccio prezzi onesti, e sono la migliore!»
La donna uscì, richiudendosi la porta alle spalle.
Beh, a quanto pare ora aveva un ottimo motivo per rientrare a casa.

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