Il matrimonio di Sherlock Holmes e Molly Hooper

di yllel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** Maggio ***
Capitolo 3: *** giugno ***
Capitolo 4: *** luglio ***
Capitolo 5: *** Agosto ***
Capitolo 6: *** settembre - parte 1 ***
Capitolo 7: *** settembre - parte 2 ***
Capitolo 8: *** settembre - parte 3 ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Ok... non ho resistito. Per cui l’ho iniziata e spero anche di portarla avanti bene!
E’ il seguito di “Meglio di prima”, “Imparare” “La quinta stagione” e “La proposta di matrimonio”.
Come al solito, nessun personaggio di cui racconto mi appartiene. Ormai hanno anche preso una strada un po’ diversa dagli originali, che pero’ mi diverte.
 

IL MATRIMONIO DI SHERLOCK HOLMES E MOLLY HOOPER

 
SETTEMBRE
Da qualche parte a Londra.

***
“Lo sai? Molly dara’ sicuramente la colpa a te, come e’ giusto che sia”.
Sherlock Holmes distese le gambe con una smorfia di sofferenza dopo aver pronunciato questa frase, cercando una posizione piu’ comoda.
Il dottor John Watson gemette e cerco’ di assecondare il movimento del suo compagno, per evitare di sentire dolore.
“Stai scherzando, vero?” mosse un po’ i polsi e senti’ tirare la corda, per cui rinuncio’.
“Assolutamente no. Ci sono buone probabilita’ che arriviamo in ritardo. O che non arriviamo affatto. Tu sei il mio testimone, era compito tuo assicurarti che io giungessi alla cerimonia in orario. Ripeto, Molly dara’ sicuramente la colpa a te.”
Infischiandosene  del dolore, John si mosse contro la schiena di Sherlock fino a riuscire a guardarlo negli occhi.
“Dunque, fammi capire. Siamo incatenati in questo schifo di cantina per colpa del tuo smisurato ego, perche’ neanche il giorno del tuo matrimonio potevi rinunciare a risolvere un caso e sarebbe colpa mia?!?”
Sherlock lo fisso’ a sua volta.
“Esatto. E anche un po’ di Lestrade” annuncio’ con tono sostenuto.
John scosse la testa.  Le possibilita’ che riuscissero a liberarsi in tempo erano davvero poche.  
Se  fossero riusciti a liberarsi.
Lo sapevo. Figurati se il matrimonio di Sherlock Holmes poteva essere anche solo minimamente normale.
“Sai una cosa,  Sherlock? Se riusciamo ad uscire vivi da qui, forse  Molly dara’ la colpa a me.
Ma poi uccidera’ te. E nessuno fara’ nulla per fermarla.”
“La doppia negazione fa un’affermazione, John. Con questa frase stai dicendo che in pratica ognuno fara’ qualcosa per evitare il suo probabile attacco fisico nei miei confronti”
“Sta zitto, Sherlock”.
 

Ok. Si comincia. Ogni capitolo sara’ ambientato in un mese diverso fino al matrimonio.  

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Capitolo 2
*** Maggio ***


MAGGIO


Molly Hooper viveva in una specie di sogno da quando era diventata la fidanzata ufficiale di Sherlock Holmes. Ogni mattina si svegliava e guardava stupita il suo anello, rendendosi conto che era tutto reale e davvero stava per sposarsi.
Immancabilmente seguivano pochi attimi di panico, in cui scenari terribili le si presentavano alla mente, soprattutto quelli che vedevano Sherlock pentirsi della sua proposta e annullare tutto.
Oppure quelli in cui il celebrante si scordava di arrivare e la cerimonia sfumava.
Solitamente a quel punto Sherlock le arrivava vicino e la abbracciava, oppure le mandava un sms di buongiorno se era via per un caso e lei sapeva.
Tutto sarebbe andato per il meglio. Nessun intoppo. Nessun problema.
Cosi’ sorrideva e tutto tornava ad essere perfetto.
O quasi.
I primi problemi erano cominciati presto, subito dopo aver conosciuto Madleine Holmes. Per carita’, la madre di Sherlock era assolutamente una donna affascinante e cortese, che l’aveva ben accolta e fatta sentire a suo agio. Finche’ non aveva cominciato a parlare di affittare sale da cerimonia per il matrimonio, assumere un’orchestra o invitare qualche conoscente.
Avere due figli come Sherlock e Mycroft poteva indurre qualsiasi madre a impazzire, alla prospettiva di un possibile matrimonio. Come se fosse un miracolo di cui assolutamente tutti dovessero essere a conoscenza.
A Molly era preso il panico, perche’ l’unica cosa che voleva era una cerimonia semplice, circondata dai pochi amici che entrambi avevano.
Le rare volte in cui aveva cercato di parlarne a Sherlock, chiedendogli un appoggio o perlomeno un parere, lui aveva sbuffato o grugnito, tornando a occuparsi di altro (un caso, un pezzo di cadavere, il suo violino, il suo telefono... sembrava sempre esserci qualcosa di piu’ importante).
Quelli erano alcuni dei momenti in cui i dubbi tornavano ad assalirla, anche se sapeva che il comportamento del suo fidanzato non doveva per forza significare disinteresse. O noia. O ripensamenti.
Cosi  Molly, che era comunque cambiata durante quei mesi  e si sentiva piu’ forte e coraggiosa, aveva tenuto testa da sola alla futura suocera ed espresso il suo volere, dichiarando quello che piu’ le sarebbe piaciuto.
Una cerimonia all’aperto, in un luogo appartato.
Pochi invitati scelti da lei e Sherlock fra gli amici, qualche parente stretto (suo zio Walter, il fratello di suo padre,  sarebbe arrivato per accompagnarla all’altare direttamente da Bath).
Un rinfresco semplice da Angelo, dove era sicura che Sherlock si sarebbe trovato a suo agio.
E si, qualche strumento musicale ma assolutamente non piu’ di cinque elementi per accompagnare il suo arrivo  all’altare.
La signora Holmes aveva sorriso ed annuito, soddisfatta del carattere deciso della futura nuora.
E poi avevano fissato  data, ora e luogo. Sherlock quel giorno era doverosamente presente e questo aveva determinato il litigio che ne era seguito ventiquattro  ore dopo.
***
SCOTLAND YARD
 “Naturalmente si tratta del vicino. Nota come le punte delle sue scarpe sono arrotondate” Sherlock indico’ l’impronta sulla fotografia e sospiro’. Un caso facilissimo. E quindi molto noioso.
Greg Lestrade si avvicino’ meglio, osservo’ l’immagine per qualche attimo e poi prese in mano il telefono per ordinare l’arresto dell’uomo.
John e Sherlock si apprestarono ad uscire dall’ufficio quando la voce dell’ispettore li blocco’.
“Ah, e grazie per l’invito. Naturalmente ci saremo. Io e mia moglie, intendo”
Si erano voltati entrambi, non capendo bene a chi fosse rivolto il ringraziamento.
“Credo stia parlando con te” esclamo’ alla fine John.
“E a che cosa dovrei averlo invitato?” l’espressione di Sherlock era scettica.
John aveva sospirato “Non lo so... forse al tuo matrimonio?”
Lestrade aveva un’aria veramente sorpresa.
“Certo che sto parlando del tuo matrimonio! Ma dico, ti ricordi vero che ti sposi?”
Sherlock strinse le labbra offeso “Certo che si, Lestrade. Ho fatto io la proposta, come ben rammenterai... e tu l’hai quasi mandata a monte”
John scosse lentamente il capo. Ecco che ricominciavano.
“Io?? Sei tu quello che pensava che sarebbe stato, e cito testualmente,  “facile come bere un bicchiere d’acqua”...  e comunque alla fine ci sei riuscito solo perche’ la Regina ti ha messo fretta!”
“Io per lo meno avevo davvero l’intenzione di fare una proposta di matrimonio, non mi e’ uscita per caso!” ribatte’ Sherlock, avvicinandosi alla scrivania dell’ispettore.
Il quale con un movimento veloce si intasco’ una busta color avorio.
“Lestrade,  dammi la busta”
“Assolutamente no, sei veramente... no, non ho parole. Stavi cercando di distrarmi per afferrarla, vero? Perche’ tu non sai che cosa c’e’ scritto!!!
“E dai Lestrade, non esagerare... e’ impossibile che Sherlock non sappia cosa e’ indicato sull’invito, c’era anche lui quando hanno deciso la data, l’orario e il luogo della cerimonia!” John intervenne con un sorriso, che si spense non appena realizzo’ l’espressione colpevole di Sherlock.
“Non ci posso credere...”  scosse il capo e torno’ ad osservarlo, questa volta con un’espressione arrabbiata.
Sherlock sbuffo’. Se fosse dipeso da lui, avrebbe sposato Molly nel giro di due minuti, senza dover organizzare assolutamente nulla... ma si rendeva conto che per lei era importante e siccome entrambi erano d’accordo su una cerimonia semplice, poteva sforzarsi di accontentarla. E con lei sua madre, che non vedeva l’ora di avere almeno uno dei suoi figli sposato.
Naturalmente, i dettagli per lui erano assolutamente insignificanti: musica, fiori o cibo non gli interessavano, ma era stato costretto il giorno prima a partecipare all’incontro per decidere la data e il luogo della cerimonia. Il solo fatto che fosse presente Mycroft l’aveva indisposto fin dal principio, per cui si era astratto dalla conversazione per concentrarsi  sui dettagli di un caso appena risolto, riuscendo ad annuire convinto ogni volta che Molly lo guardava speranzosa in cerca di conferma.
Non ricordava assolutamente cosa fosse stato concordato, ne quale fosse stato l’apporto dato da Mycroft. Alla fine dell’incontro pero’ Molly era molto contenta e questa era la cosa importante, giusto?
Sherlock contava di scoprire tutti i dettagli al piu’ presto, ma poi era arrivato un nuovo caso e nel frattempo, evidentemente, sua madre si era mossa alla svelta ed erano gia’ stati spediti gli inviti.
Molto seccante.
“John, la tua busta” tese la mano, che pero’ rimase vuota.
Si giro’ a guardare il suo amico.
“John, parleremo piu’ tardi di come io sia un perfetto idiota, a volte. Ora, pero’,  la tua busta. Visto che Lestrade non collabora, ho bisogno di sapere in che giorno e dove mi sposero’”
L’altro scosse la testa.
“Sherlock, io sono il tuo testimone. Non mi e’ arrivato nessun invito. Si suppone che tu mi abbia gia’ comunicato questa cosa a voce, non credi?”
Davvero molto seccante.
***
“Non riuscirai a fregarla”
Sherlock si arresto’ e guardo’ John dritto negli occhi.
“Si invece. Non posso chiederlo a mia madre o alla signora Hudson e mi rifiuto di contattare Mycroft. Lestrade non collabora e tu mi sei totalmente inutile, quindi non mi rimane che carpire l’informazione direttamente  da Molly, perche’ sono sicuro che se contattassi il tipografo o cercassi di introdurmi di soppiatto nel suo laboratorio mio fratello verrebbe a scoprirlo, e mi renderebbe la vita impossibile per almeno i prossimi dieci anni!”
“Sherlock, ti ricordi quando mi hai chiesto di aiutarti a fare in modo che il tuo rapporto con Molly non naufragasse? Beh, considerami ufficialmente esonerato dall’incarico. E’ piu’ stressante che seguirti nei tuoi casi” John si passo’ una mano fra i capelli e osservo’ Sherlock voltarsi  ed entrare deciso nel laboratorio.
Decise di aspettare pazientemente e prudentemente fuori nel corridoio.
Molly accolse il suo fidanzato con un sorriso stanco. Era una giornataccia e spero’ non fosse venuto con qualche pretesa o richiesta assurda che le comportassero  piu’ guai o lavoro del solito.
Ma lui si limito’ a sorriderle e a darle un bacio.
“Ciao” lo abbraccio’ e si appoggio’ al suo petto.
“Ciao” le rispose lui, posandole il mento sulla testa.
Dopo un attimo di confortevole silenzio, lei si stacco’.
“Hai risolto il caso?”
Lui annui’ “Il vicino. Una questione di soldi presi in prestito. Sai... Lestrade ha ricevuto il nostro invito” dentro si se’ si complimento’ con se stesso per il tono casuale con cui aveva introdotto l’argomento.
Molly sorrise “Oh, tua madre aveva detto che poteva fare le cose velocemente. Davvero non pensavo cosi  velocemente. Bene, Lestrade verra’?”
Sherlock le si fece di nuovo vicino, sorridendole di rimando “Ma certo, chi mancherebbe al nostro magnifico matrimonio?”
L”espressione di Molly si fece sognante “Spero tanto che non piova...”
Cerimonia all’aperto.
“Anche se naturalmente Mycroft assicura che nell’eventualita’ potremo far montare un gazebo, e se lo dice lui vuol dire che e’ vero. Spero solo che i fiori non ne soffrano”
Un posto grande, abbastanza esclusivo perche’ sia necessario l’intervento di mio fratello per autorizzare una copertura in caso di pioggia. Molti fiori.
“Regent’s Park sara’ perfetto, vedrai” le sorrise e represse un gesto d’entusiasmo alla conferma che Molly gli diede annuendo piano.
“Si, hai ragione. Anche con la pioggia eventualmente sara’ bellissimo”
La stagione dei concerti da camera di mamma ha un calendario fisso ogni anno. E Mycroft ha quel meeting internazionale la prima settimana del mese.
“Inoltre e’ la meta’ di settembre, raramente piove molto in quel  periodo” si azzardo’ a commentare.
Il sorriso di Molly si fece luminoso.
“Oh Sherlock, non vedo l’ora che arrivi quel momento!”
Alla faccia di John e Lestrade. Ho tutte le informazioni che mi servono, mi manca solo l’ora.
Osservo’ l’espressione di Molly farsi piu’ insicura.
“Sai, non sono ancora certa sull’orario, non vorrei che fosse...”
Si interruppe sentendo l’allarme di un sms in entrata, cosi’ prese il suo cellulare.
Dopo pochi secondi, torno’ a guardare Sherlock e gli sorrise.
“Tu sei d’accordo sull’orario, vero?”
“Naturalmente.” le sorrise di nuovo lui convinto.
“Perche’ tu sai a che ore ci sposiamo, vero? Come sapevi la data e il posto, giusto?” l’espressione di Molly ora era piu’ minacciosa.
Sherlock indietreggio’.  Col  tempo aveva imparato a riconoscere i segnali  di una forte irritazione all’orizzonte.
“Tua madre mi ha appena mandato un messaggio. Dice che non solo non sei a conoscenza dei  dettagli del  nostro matrimonio, cosa di cui ero gia’ assolutamente consapevole, ma anche che e’ convinta che tu non ne conosca  neanche le informazioni principali.”
“Molly...”
“Sherlock Holmes! A che ORA ci sposiamo?”
“E va bene! Non lo so! E’ cosi’ importante?” lui avrebbe voluto mordersi la lingua nel momento stesso in cui le parole erano uscite dalla sua bocca.
Perche’ ora Molly lo stava guardando con un’espressione ferita.
Prima che potesse dirle qualcosa, lei era gia’ uscita dal laboratorio. E John si era affacciato sulla porta scuotendo la testa, le braccia incrociate al petto e  uno sguardo di biasimo assoluto sul volto.
***
“Quante volte credi che dovro’ chiederti scusa?” Sherlock si appoggio’ alla porta dell’appartamento di Molly in attesa di una risposta che non arrivo’.
Questa volta nessuna lista l’avrebbe salvato, lo sapeva. Ma era assolutamente risoluto a parlare con Molly e a scusarsi. Poteva imputare la sua brutta risposta allo stress di dover fare i conti con tante informazioni che a lui sembravano inutili, ma si rendeva conto che questo non lo giustificava affatto.
Dopo due minuti senti’ la serratura scattare e lei apparve sulla porta.
“Non voglio le tue scuse. Voglio essere sicura che tu stia prendendo il nostro matrimonio seriamente, che non sia una qualche sorta di esperimento del quale prima o poi ti stancherai”
Sherlock la fisso’ sorpreso. Possibile che lei avesse davvero paura di questo?
“Molly, mi sto comportando cosi’ male da farti ancora dubitare che io voglia davvero sposarti?”
Lei si morse il labbro.
“Un po’” ammise infine.
“Mi dispiace. Non era mia intenzione, ma l’unica cosa che conta per me e’ sposarti, non mi interessa tutto cio’ che ci gira intorno”
“Beh, a me si, invece. Trovi cosi’ strano che io voglia che il giorno del mio matrimonio sia perfetto?”
Sherlock scosse la testa. “No, ma forse ho pensato che ti bastassi io...”
Lei si ritrovo’ suo malgrado a sorridere.
“Lo sai? John ha ragione... hai un ego smisurato.”
Lui le sorrise e la abbraccio’.
“E quindi a che ore ci sposiamo?”
Molly si mise a ridere. “Ma come, non l’hai ancora scoperto?”
“Ero troppo impegnato a preoccuparmi che ci fosse ancora un matrimonio da celebrare...” ammise lui, senza molta ironia nella voce. Aveva davvero avuto paura che Molly annullasse tutto.
“Alle tre del  pomeriggio... ti va bene?” sussurro’ lei .
“Perfetto. Ci saro’”
 
  

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Capitolo 3
*** giugno ***


Grazie a SvaneH che ha recensito la mia storia!
 

IL MATRIMONIO DI SHERLOCK HOLMES E MOLLY HOOPER

GIUGNO

 
“C’e’ nessuno?”
La voce di Molly raggiunse John nella sua camera, e lui si affretto’ a risponderle.
“Molly, si! Cioe’, ci sono io. Arrivo subito!”
Raggiunse  il soggiorno in tempo per vederle posare due borse sul tavolo.
“Hai fatto la spesa? Grazie mille! Non ci sono proprio riuscito oggi e sai che non si puo’ contare su Sherlock”
Molly gli sorrise.
“Lo so, lo so... ho preso un po’ di tutto. Mi va di cucinare, stasera.  Che ne dici? O hai un appuntamento?”
John scosse la testa.
“Nah... proprio no. E mi va di cenare con te, ma non ho idea di dove sia finito Sherlock”
Il sorriso di Molly si allargo’.
“Non ho affatto detto che voglio invitare anche lui! Tra l’altro e’ fuori per fare alcune ricerche, o almeno cosi’ mi ha scritto. Ho pensato che potremmo darci alla pazza gioia e prepararci tutte quelle cose che lui normalmente non mangia, e per le quali fa le smorfie anche solo quando le nomino... patatine fritte?”
“Panini imbottiti con prosciutto e maionese?” John le rispose con allegria.
“Pizza?” Molly accese il forno e si mise un grembiule. Aveva gia’ cominciato a muovere un po’ delle sue cose dal suo appartamento.
“Dolce al cioccolato?” il tono di John era speranzoso.
“E del buon vino!”
Si misero entrambi a ridere e poco dopo erano all’opera.
***
John adorava Molly. Gli era sempre stata simpatica, ma da quando aveva salvato Sherlock in ogni modo possibile e immaginabile, era giunto alla conclusione di volerle molto bene. Per questo preparare la cena con lei e consumarla fra risate e commenti era stato molto divertente. Ma ora, dopo aver quasi finito il pasto, piu’ la osservava e piu’ si rendeva conto che qualcosa la tormentava.
“Molly?”
Lei alzo’ il viso dalla sua seconda porzione di dolce.
“Mmm?”
John le sorrise.
“Molly, che c’e’?”
Lei lo fisso’ stupita per un attimo, prima di scuotere la testa.
“Nulla. Va tutto bene” ma il suo tono diceva esattamente il contrario.
“Come no” esclamo’ infatti John, decidendo di insistere. “Hai l’aria stanca e preoccupata. So che stai lavorando molto e che il matrimonio si avvicina, ma credo ci sia qualcosa d’altro... non pensi di nuovo che Sherlock non sia convinto, vero?”
Lei scosse la testa di nuovo “No... voglio dire, finche’ posso contare su di te perche’ quel giorno si ricordi di venire, sono abbastanza sicura che ce la faremo.” Gli fece un mezzo sorriso.
John sospiro’. “Molly, sai che lui e’ diverso in tante cose... e’ fatto cosi’. Ma vuole davvero sposarti, credimi. Per lui certi dettagli non sono importanti, ecco tutto.  La sua mente fa una selezione e trattiene solo le cose utili... come i suoi sentimenti verso di te. E  la sua fermezza nel voler condividere la sua vita con te. E sono abbastanza sicuro che per lo meno abbia presente la faccenda dello smoking e degli anelli” le strizzo’ l’occhio, ma si accorse di non essere riuscito molto nell’intento di rasserenarla.
Molly si alzo’ e lentamente comincio’ a sparecchiare. Mentre stava radunando le posate, improvvisamente si fermo’ e lo guardo’.
“Penserai che sono una stupida”
“Niente affatto” le rispose lui, continuando a fissarla.
Molly torno’ a sedersi e fece un grosso sospiro.
“E’ che penserai che ho organizzato questa cena con lo scopo di convincerti e invece non e’ cosi’, proprio no... sei il migliore amico di Sherlock ed entrambi ci fidiamo di te piu’ che di chiunque altro e tu gli sei cosi’ leale e so che ancora ce l’hai con me per averti nascosto la verita’ sulla sua finta morte ma io volevo davvero cenare con te perche’ e’ cosi’ rassicurante parlarti e avevo bisogno di”
John alzo’ una mano “Ehi ehi frena! Prendi fiato!” poi una parte del lunghissimo discorso di Molly lo colpi’ improvvisamente “un momento, tu pensi che io ce l’abbia con te?”
Lei annui’ piano.
“Ma non e’ vero! Molly, tu hai salvato la vita di Sherlock. Si e’ vero mi hai mentito, ma... no, no, assolutamente. Io non ce l’ho con te!”
“Neanche per il fatto che lo sposo?”
John sgrano’ gli occhi per la sorpresa.
“Niente affatto! Molly, io sono felice che tu lo sposi, sono felice per lui e per te.”
Come diavolo le era venuta l’idea che non fosse cosi’?
“Allora perche’ vuoi trasferirti?”
John rimase muto per un attimo. Ah, ecco.
“Credevo di essere stato molto attento a non rivelare la mia ricerca di una casa. Ve l’avrei detto solo quando fossi stato sicuro di aver trovato qualcosa” esclamo’ infine.
Molly strinse le mani “Non volevo curiosare, scusa. Ti ho visto entrare nell’agenzia immobiliare, l’altro giorno”
John sposto’ la seggiola vicino alla sua per guardarla meglio negli occhi.
“Cara, non credi che sia naturale pensare che qui viviate solo tu e Sherlock, quando sarete sposati?”
Lei scosse la testa con forza.
“Naturale per chi? Non per me. E non per Sherlock, che non si e’ posto neanche il problema.  La casa e’ grande abbastanza per tutti e tre e inoltre, raramente siamo qui  contemporaneamente e io ho davvero poche cose da trasferire, non occupero’ molto spazio e”
“Molly questa sara’ casa tua! Potrai occupare tutto lo spazio che ti serve!” John la fisso’ per un attimo e poi capi’.
“Molly” ricomincio’ piano “hai paura a vivere sola con Sherlock?”
Lei non rispose, continuando a tormentarsi le mani. John gliele afferro’ e le strinse un po’ per ottenere la sua attenzione.
“Forse un pochino.” Rispose infine lei con un tono basso.
John non pote’ trattenere un sorriso.
“Beh, questo e’ assolutamente normale, visto che lo conosci bene. Ci sono giorni in cui anche io ho ancora paura a vivere con lui!”
Anche Molly suo malgrado sorrise, contenta di non aver inorridito John. Pensava  che  fosse assolutamente naturale, per una donna alla soglia del matrimonio, avere dei  dubbi sulla capacita’ di affrontare la convivenza con il proprio futuro marito, ma lei si sentiva molto insicura e sentiva di avere molti dubbi. Non sui loro sentimenti, quello no. Ma sulla loro capacita’ di adattamento alla vita comune di tutti i giorni, quello si. Su quelle piccole cose normali che per tante coppie erano scontate e che diventavano  cosi’ difficili con Sherlock Holmes.
“Credo che le nostre liste si moltiplicheranno.” Si risolse a dire “e io sono davvero pronta ad affrontare tutto questo, ma sarebbe bello se ci fossi anche tu. Almeno solo per un po’... so che e’ egoista da parte mia chiedertelo, che forse tu preferiresti una casa tutta tua e non dover farci da balia, ma per favore, puoi riconsiderare la tua idea di andartene subito?”
John sorrise di nuovo. La verita’ era che non voleva lasciare Baker Street, non subito per lo meno. Il suo rapporto con Sherlock era migliore ora, piu’ aperto e di bisogno reciproco, e questo gli piaceva molto. Ognuno di loro aveva un proprio spazio e ruolo definito e nonostante sapesse che inevitabilmente sarebbe arrivato il momento, per ora poteva permettersi di lasciare che le cose cambiassero lentamente. Con calma.
E inoltre, era abbastanza sicuro che ci fosse davvero bisogno del suoi aiuto.
“Va bene, Molly” si guadagno’ il suo sorriso luminoso “anche se questo significa che la gente si fara’ un sacco di domande. E inoltre, non so perche’ ma la ricerca era davvero infruttuosa. Sembra che non ci sia piu’ nessuno che vuole affittare un appartamento decente a un brav’uomo, ultimamente. Ora, che ne dici di un altro po’ di dolce?”
***
Sherlock entro’ nell’appartamente alle due di notte  e da una veloce occhiata individuo’ tutte le cose che Molly e John avevano consumato per cena.
E per fortuna che sono entrambi dei dottori. Un pasto alquanto calorico, privo delle giuste sostanze nutritive  e assolutamente esagerato.
Lo sbuffo irritato si trasformo’ in un sorriso quando apri’ il frigorifero. Su uno dei ripiani c’era una porzione di dolce al cioccolato con un biglietto che recava il suo nome.
Dopo averlo mangiato, si diresse verso la sua camera da letto.
Molly dormiva, ma si sveglio’ non appena lui si sedette per togliersi le scarpe.
“Ciao” lo saluto’ con voce assonnata “che ore sono?”
Sherlock non si curo’ di spogliarsi e si sdraio’ accanto a lei.
“Notte fonda, torna a dormire” lui non aveva sonno, aveva solo avuto voglia di starle vicino per un po’.
Molly si alzo’ su un gomito e accese la lampada sul comodino.
“Ti e’ piaciuto il dolce?” gli chiese con un sorriso.
“Estremamente gradevole. E dimmi, come erano la pizza, le patatine e i panini con prosciutto e maionese che tu e John avete cucinato insieme?” il suo tono usci’ piu’ petulante di quanto avrebbe voluto.
Molly continuo’ a sorridere “Sei geloso oppure sei deluso di non aver partecipato?’
Sherlock sbuffo’ “Non dire sciocchezze. Non ho nessun motivo di essere geloso... e sono contento di non aver assistito all’ingurgitamento di  tutte quelle schifezze!”
Lei si lascio’ cadere sul cuscino, uno sguardo soddisfatto.
“Ho capito. Geloso e deluso. Ma dovresti anche essere orgoglioso, sai? Non lo sapevi, ma John stava cercando una casa e io l’ho convinto a rimanere con noi anche dopo il matrimonio, almeno per un po’... tu non ti eri minimamente preoccupato di questo, ma io ho risolto la situazione.”
L’espressione di Sherlock le fece capire quanto si fosse sbagliata.
Si rialzo’ sul gomito, questa volta con uno sguardo irritato in volto.
“Tu! Lo sapevi! Sapevi che John pensava di andarsene!”
“Naturalmente”
“E allora perche’ non gli hai detto nulla? Che cosa stavi aspettando, che firmasse il contratto d’affitto e fosse pronto con le valige in mano?”
“Sciocchezze. Era impossibile che cio’ accadesse”
Molly ci mise un attimo a capire.
“Sherlock Holmes! John mi ha detto che stava facendo molta fatica a trovare delle offerte... hai deliberatamente sabotato la sua ricerca di una casa?”
“La gente tende a non voler affittare casa a un uomo che ha venti gatti, suona la batteria in un complesso di musica punk e pratica la poligamia.” Annuncio’ lui con tono neutro. Aveva avuto altre idee su come spendere il suo tempo con Molly e quella conversazione lo stava annoiando terribilmente.
“Cosi’ piuttosto di chiedere semplicemente al tuo migliore amico di restare, l’hai calunniato con tutti i suoi potenziali padroni di casa?” Molly scosse la testa incredula.
Sherlock sbuffo’ di nuovo. “Ha funzionato, no? E inoltre ti ho lasciato la parte stucchevole del sei il nostro migliore amico, abbiamo bisogno della tua presenza... era molto piu’ adatta a te. Ho operato una divisione funzionale dei compiti”
Vedendo che Molly non gli rispondeva, decise di spiegarsi meglio “Non e’ cosi’ che il matrimonio funziona? Ognuno da’ il suo apporto e ci si divide le mansioni. Vedi? Sono prontissimo”
La sua fidanzata lo guardo’ ancora per un attimo e poi torno’ a stendersi. Lui le si fece piu’ vicino. Chiusa la questione, forse adesso avrebbero potuto dedicarsi ad altro.
“Bene” commento’ infine lei “visto che funzioni cosi’ bene nelle divisioni, gestisci questa. Qui e’ la mia parte di letto e qui” esclamo’ rimandandolo indietro “e’ la tua parte. Non sconfinare”
Sherlock impiego’ un attimo per capire che era irritata. Sospiro’ e si risistemo’ dalla sua parte del letto.
“Sai, Molly” esclamo’ dopo un po’ “so che hai paura di venire a vivere con me e che avere John qui ti aiutera’. E aiutera’ senz’altro me. Ma se c’e’ un’altra cosa che so, e’ che noi ce la faremo.  Sara’ difficile e complicato. Richiedera’ tanto spirito di adattamento. Ma il nostro matrimonio funzionera’”
Lei non gli rispose, ma la sua piccola mano si infilo’ nella sua e la strinse forte.
“Tuttavia avresti preferito che chiedessi  direttamente a John di restare” esclamo’ infine Sherlock.
“Sarebbe stato piu’ carino, si”
“Non altrettanto divertente” rispose lui, beccandosi un calcio.
 
  

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Capitolo 4
*** luglio ***


 

IL MATRIMONIO DI SHERLOCK HOLMES E MOLLY HOOPER

LUGLIO

 
Madleine Holmes si considerava una donna pratica.
Si era sposata molto giovane, con un uomo piu’ vecchio di lei, che non le aveva certo fatto una corte romantica e pressante, e che non era nemmeno molto passionale o adatto alla vita familiare, preso com’era dal suo importante lavoro per il governo. 
Semplicemente, dopo essere stati introdotti da amici comuni, lui aveva cominciato a presentarsi a casa sua ogni tanto per ascoltarla suonare il pianoforte, o accompagnarla a qualche concerto di musica classica, per i quali aveva sempre degli ottimi biglietti. Era un uomo piacevole, gentile e che non amava alzare la voce, almeno con lei.
Lei non sognava il cavaliere dalla brillante armatura o il principe azzurro. Aveva la sua musica e i suoi interessi, e Leonard Holmes era disposto a permetterle di continuare a coltivarli garantendole sicurezza economica ed emotiva. Sposarlo le era sembrato assolutamente normale, ma non aveva considerato che lei non sarebbe stata l’unica parte coinvolta.
Mycroft era nato come giusto tributo al cognome di famiglia da portare avanti e fortunatamente era maschio, cosi sembrava che ogni dovere matrimoniale fosse stato assolto.
Sherlock era arrivato piu’ tardi, un vero incidente di percorso nato da un momento di disattenzione unito a un raro momento di passione, ma lei non l’aveva mai rimpianto.
Perche’ amava i suoi figli con tutta se’ stessa, anche se in modo non molto convenzionale: sapeva di dover essere riconoscente del fatto che nessuno dei due le imputasse di essere stata una madre poco presente, o poco incline alle manifestazioni di affetto. Quando Mycroft era nato, era semplicemente troppo giovane e impreparata e in quanto a Sherlock... beh, lui avrebbe colto impreparato chiunque e in qualunque momento.
Ma a volte pensava che se Leonard fosse vissuto di piu’, o avesse avuto la possibilita’ e la voglia di passare piu’ tempo con loro, forse le cose sarebbero state diverse.
Mycroft non avrebbe dedicato la sua vita a seguire le orme del padre, nella vana speranza di eguagliarlo nel lavoro e sostituirlo in seno alla famiglia.
E Sherlock, il suo strano, fantastico figlio minore, non avrebbe utilizzato le sue grandi capacita’ come uno scudo contro il mondo, cercando di dimostrare a tutti e a se’ stesso di non avere bisogno di nessuno. Di non volere aver bisogno di nessuno.
A Madleine si stringeva ancora il cuore quando ripensava ai momenti bui della vita del figlio, in fuga da tutto e da tutti per gettarsi a capofitto nella droga e nelle esperienze estreme. Si era ritrovata assolutamente incapace di affrontare quello che gli stava succedendo e ringraziava il cielo che Mycroft si fosse fatto carico di tutto, seguendo Sherlock a distanza, proteggendolo e facendo in modo che ne uscisse.
E poi suo figlio si era inventato quel lavoro e si era dato uno scopo. Era arrivato il dottor Watson e Madleine doveva trattenersi ogni giorno dal prendere in mano il telefono e chiamare quel soldato per ringraziarlo, per dirgli che gli era debitrice e che sapeva che era la cosa migliore che potesse capitare a Sherlock.
E adesso c’era addirittura un matrimonio da celebrare: erano davvero cambiate tante cose e naturalmente, inizialmente si era fatta prendere un po’ la mano dall’entusiasmo, ma Molly era stata abbastanza decisa a ridimensionare il tutto e a dargli un aspetto intimo e di questo le era grata.
Le era grata per molte cose, per la verita’.
“Mamma?” la voce di Mycroft la riscosse dai suoi pensieri e volto’ la testa per ricevere il suo bacio sulla guancia.
Lui si sedette al tavolino, un’espressione preoccupata sul volto.
“Pensavo non saresti tornata a Londra se non per il matrimonio. Qualcosa non va?”
Lei si prese un attimo per studiare il viso di suo figlio, poi sorrise. Sherlock era la sua spina nel fianco, seppur assolutamente adorabile. Ma Mycroft era la sua roccia.
“Volevo solo fare due chiacchiere con te. L’ultima volta non ne abbiamo avuto il tempo ed e’ un po’ che non parliamo.” Madleine fece segno al cameriere del bar che arrivo’ con le ordinazioni. I gusti del suo figlio maggiore erano abbastanza prevedibili.
“Sono stato molto occupato, e’ vero. Mi scuso”
Stettero per un attimo in silenzio e cominciarono a sorseggiare il loro the.
“Porterai la tua assistente al matrimonio? Perche’ e’ molto carina e non ha una relazione fissa, al momento. Mi sono informata. Con molta discrezione, naturalmente.”
Mycroft quasi si strozzo’ con la sua bevanda.
“Madre!” riusci’ finalmente ad esclamare, fra un colpo di tosse e un altro nel tovagliolo. “Dove diavolo hai preso queste informazioni?”
“Modera il linguaggio, signorino! E per la cronaca, non sono cosi vecchia. Qualcuno dei colleghi di tuo padre e’ ancora in giro e lavora con te!”
 Torno’ a sorridergli.
“Che c’e’? Una donna non puo’ desiderare il meglio per i suoi figli? Ora che Sherlock sta per sistemarsi, e’ naturale che io pensi anche a te.”
“Madre, non trovo questo argomento di conversazione appropriato. Anthea e’ la mia assistente e solo perche’ il mio fratellino al momento e’ tutto ormoni e zucchero, non significa che io debba essere altrettanto idiota.”
“Mycroft Holmes! Ti ho appena chiesto di moderare il linguaggio. Sono sicura che le qualificate istitutrici e i costosi insegnanti privati che hai avuto ti abbiano insegnato ad  essere piu’ educato di cosi!”
Lui distolse lo sguardo. Quella donna riusciva sempre a farlo sentire come se avesse ancora sei anni.
“Ti chiedo scusa, mamma.”
Lei annui’ soddisfatta.
“Bene. Ora dimmi, tu pensi che Sherlock faccia sul serio con questa cosa del matrimonio, vero? Non la sta prendendo alla leggera e non ci ripensera’, giusto? Perche’ diciamoci la verita’, mi e’ sembrato un po’ come dire... assente, quando ci siamo trovati per decidere i dettagli. Molly mi piace, non vorrei proprio che rovinasse tutto”
Mycroft gemette. Ecco che erano arrivati al vero motivo del loro incontro. Sua madre era preoccupata e a lui toccava rassicurarla.
“Mamma, per quanto sembri incredibile, sono abbastanza convinto che si, Sherlock faccia sul serio. A suo modo, naturalmente.”
“Naturalmente” concordo’ Madleine, molto piu’ tranquilla. Il giudizio di Mycroft era insindacabile “e quindi quando pensi che mi daranno dei nipotini?”
Suo figlio rischio’ di nuovo di soffocarsi con il the.
“Senti” comincio’ piano Mycroft quando ebbe recuperato un po’ di contegno “io e Sherlock, e lo sai benissimo, non abbiamo un tipo di rapporto cosi’ stretto per  parlare di queste cose. Anzi, non abbiamo proprio nessun rapporto. Per cui se vuoi saperlo, chiedi a loro. Probabilmente lei arrossira’ e balbettera’ e lui si chiedera’ di cosa diav... mai stai parlando, ma puoi sempre tentare.” Torno’ ad occuparsi del suo the.
Per nulla al mondo avrebbe permesso a sua madre di coinvolgerlo in quel discorso. Immaginare Sherlock sposato era gia’ abbastanza difficile senza doverlo pensare anche come padre.
Sua madre lo sorprese sporgendosi sul tavolo e prendendogli la mano.
“Mi spiace”
“Davvero mamma, non capisco come il fatto che possano avere dei figli mi possa riguardare”
Lei scosse la testa.
“Sciocco, idiota e testardo figlio mio. Intendevo dire che mi spiace che i miei figli non riescano a capire quanto sono simili, e mi rammarica soprattutto che quanto tu hai fatto per salvare Sherlock e far si che oggi possiamo essere qui a parlare del suo matrimonio, non vi abbia uniti.”
“Il dottor Watson e la dottoressa Hooper l’hanno salvato” il tono di Mycroft era teso.
“Tu l’hai fatto molto prima e non sono sicura di averti mai ringraziato abbastanza, figlio mio. Ti devo cosi tanto... sei stato bravo”
Lui degluti’ e non rispose. Nella sua famiglia le esternazioni di affetto erano sempre state rare e misurate, anche durante la sua infanzia.
“Ti ringrazio” riusci’ infine ad esclamare.
Madleine Holmes annui’ soddisfatta e addento’ un pasticcino alle mandorle.
“Dunque, Anthea?”
***
PERCHE’ MAMMINA ERA IN CITTA’? SH

VOLEVA SOLO INCONTRARMI. MH

CHE COSA STA TRAMANDO? TI HA CHIESTO SE SONO DAVVERO CONVINTO, NON E COSI? SH

FRATELLINO, NON ESSERE PARANOICO. ACCADE CHE LEI GRADISCA LA MIA COMPAGNIA, AL CONTRARIO DI TE. TORNA A CONCENTRARTI SU PIZZI E BOMBONIERE. MH

SEMPRE MEGLIO CHE PROGRAMMARE ASSURDI INTERVENTI DI SCONVOLGIMENTI POLITICI IN PAESI DAI NOMI IMPRONUNCIABILI. SH.

UN MOMENTO, QUALI BOMBONIERE? IO E MOLLY NON ABBIAMO NESSUNA INTENZIONE DI TEDIARE I NOSTRI INVITATI CON UN INUTILE OGGETTO! SH

SICURO? MH

La risposta di Sherlock si fece attendere un po’.

SICURO. HO CHIESTO A MOLLY E ANCHE SE ORA E’ ARRABBIATA PER LA MIA ENNESIMA DIMOSTRAZIONE DI IGNORANZA SUI DETTAGLI DEL NOSTRO MATRIMONIO, TU AVEVI TORTO E IO RAGIONE. SH

Mycroft lesse il messaggio e scosse la testa al comportamento infantile del fratello.
Ma davvero la loro madre desiderava  che Sherlock si prendesse la responsabilita’ di avere un figlio?
Davanti a lui sulla scrivania c’era un grosso faldone e lo apri’. In una delle prime pagine c’era la foto di uno Sherlock piu’ giovane e dall’aria sofferente che comprava droga. Dopo aver visto l’immagine, aveva dato ordine di far sparire lo spacciatore e fatto piazza pulita dei soliti fornitori del fratello, che era abbastanza furbo da avere dei venditori di fiducia per non rischiara di comprare roba tagliata male.
Dopo due settimane Sherlock aveva smesso definitivamente e si era disintossicato.
Dopo tre mesi di costante sorveglianza, Mycroft l’aveva ritenuto pronto e aveva fatto in modo che Lestrade prendesse in considerazione l’idea di servirsi di lui come consulente investigativo.
E da allora il faldone di Mycroft aveva continuato a crescere. Lo aggiornava lui stesso inserendo i resoconti dei suoi uomini o i ritagli di giornale.
Non avrebbe mai ammesso con nessuno come alla preoccupazione si fosse velocemente sostituito l’orgoglio.
Men che meno con se’ stesso.
 
  

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Capitolo 5
*** Agosto ***


Con un po’ di ritardo, grazie anche a EbeSposaDiErcole e Sabry93 per le loro recensioni!
Buona lettura!
 

IL MATRIMONIO DI SHERLOCK HOLMES E MOLLY HOOPER

AGOSTO

 
Sherlock entro’ nell’appartamento a Baker Street e registro’ la presenza di John, seduto al tavolo a leggere il giornale.
Inutile, al momento.
Sul tavolo tuttavia c’erano due tazze di the, una delle quali era la preferita di Molly.
Perfetto, mi serve un braccio per il mio nuovo esperimento.
“Molly e’ in camera” gli comunico’ John senza alzare lo sguardo.
Sherlock annui’  e si fiondo’ verso la porta della stanza.
“Sta piangendo” le parole di John lo bloccarono a un passo dalla maniglia. Fece velocemente dietrofront e ando’ a sedersi vicino a lui, apparentemente molto impegnato a leggere la pagina dello sport.
“John, perche’ la mia fidanzata sta piangendo?”
L’altro ripiego’ lentamente il giornale e lo fisso’.
“Sei tu il grande esperto, nonche’ il suo futuro marito. Prova a dedurre
Sherlock si irrigidi’. Non doveva per forza essere colpa sua, giusto?
“Non vedo Molly da due giorni e sono sempre stato molto costante nei miei aggiornamenti via sms, in uno degli ultimi addirittura ho fornito prova di grande capacita’ di eloquenza,  dando vita ad uno scambio di effusioni via telefono che”
John alzo’ la mano con una smorfia.
“Non ho bisogno dei particolari, grazie”
Sherlock tamburello’ impaziente le dita della mano destra sul tavolo, finche’ un altro pensiero non lo colpi’.
“Si tratta di nuovo dei preparativi per il matrimonio?”
Il dottor Watson scosse lentamente la testa al suo tono insofferente.
“Quali? Quelli a cui tu non stai minimamente partecipando?”
“Una cerimonia semplice, John! Questo abbiamo concordato! Di quanti preparativi ha bisogno una cerimonia con meno di venti  invitati e un rinfresco alla fine?!?”
John alzo’ il sopracciglio.
“Beh, per lo meno adesso conosci il programma”
Sherlock sbuffo’. E poi guardo’ John con sospetto.
“Tu sai di che si tratta. Non posso pensare che tu non abbia provato a consolare Molly, o ad aiutarla”
John si alzo’ per andare a preparare dell’altro the.
“Questa volta e’ seria, Sherlock. Molly piange perche’ non ha ancora un vestito”.
Lo sguardo di Sherlock Holmes si fece assolutamente perplesso.
“Molly ha decine di vestiti”
“Sherlock! Il vestito da sposa!”
Oh.
“Ha lavorato molto nell’ultimo periodo e non e’ riuscita ad andare a sceglierlo... in effetti pensava di utilizzare quello di sua madre, che tuttavia ha bisogno di modifiche. L’unica sarta che  non era oberata di lavoro,  si e’ rotta un braccio e siccome siamo ad agosto, molte sono via... inoltre il matrimonio e’ fra un mese e quindi il tempo stringe. Ecco perche’ la tua fidanzata piange, Sherlock”
“E pur essendo in possesso di tutte queste informazioni,  tu non sei riuscito a proporle una soluzione al problema?”
Osservo’ John farsi rosso in faccia per l’imbarazzo.
“Ci hai provato,  ma Molly ti ha urlato contro. A te” non pote’ evitare di sorridere compiaciuto, ma una strana sensazione si impossesso’ di lui.
Per ora si limito’ di scacciarla dalla sua mente e cerco’ di concentrarsi sulla situazione, che a quanto pareva sembrava seria. Estremamente seria.
Per quanto potesse essere serio un problema riguardante un vestito.
Un tempo, l’unica  possibilita’ da prendere in considerazione sarebbe stata quella di dileguarsi  per tornare verso sera, lasciando a qualcun altro la soluzione del problema, o aspettando  semplicemente che la crisi passasse.
Per la verita’, un tempo non ci si sarebbe proprio potuto ritrovare, in una situazione del genere. Sarebbe stato semplicemente impossibile.
Ma adesso era suo dovere occuparsene, giusto?
“Tu non hai idea di come questa cosa puo’ trasformare anche la piu’ tranquilla delle donne. Ha anche accennato alla possibilita’ di rinviare il matrimonio” lascio’ cadere John con noncuranza, sapendo che questo avrebbe fatto definitivamente smuovere Sherlock.
Che infatti con un sospiro si alzo’ da tavola e si diresse di nuovo verso la camera.
Apri’ piano la porta e osservo’ la sua fidanzata, stesa sul letto con la schiena rivolta alla porta, la testa abbandonata sul cuscino. Entro’ piano e si sedette accanto a lei, esitando un po’ prima di posarle una mano sul braccio.
“Molly?”
Per tutta risposta lei tiro’ su con il naso e lascio’ andare un singhiozzo.
“Molly, parliamo un attimo e risolviamo il tuo problema.”
Lei continuo’ a girargli la schiena e singhiozzo’ di nuovo.
“Sono sicuro che possiamo trovare una sarta che modifichi il vestito, se per te e’ cosi importante avere quello di tua madre”
Lei si rizzo’ a sedere e per la prima volta lo guardo’, gli occhi gonfi e rossi.
“So che per te e’ tutto sciocco ma si, ci tenevo a metterlo. E ora e’ troppo tardi, anche se trovassi un’altra sarta dovrei ricominciare tutto da capo, le misure e tutto il resto... mia madre era piu’ alta di me e inoltre” le scappo’ un altro singhiozzo.
“Aveva un fisico piu’ minuto del tuo” termino’ la frase Sherlock, ansioso di aiutarla. Vedendo che Molly non replicava, continuo’ “sai, la soluzione piu’ logica sarebbe quella di tagliarlo e farne uno spezzato, le misure sarebbero piu’ facili da modificare” si senti’ veramente orgoglioso di come stava gestendo il discorso.
Finche’ non si accorse dell’espressione furente di Molly.
“Stai suggerendo di  tagliare in due il vestito da sposa di mia madre?  E aspetta un momento... un fisico piu’ minuto del mio?? Cosi oltre che bassa sono anche grassa?” 
Lui si impose di restare calmo, ma si rese conto che la situazione sembrava essere  improvvisamente e totalmente fuori dalla sua portata. Un omicidio? Un crimine violento? Un serial killer? Quelli li aveva affrontati e risolti.
Questo era assolutamente impossibile.
Purtroppo,  il poco tempo che gli ci era voluto per elaborare questo pensiero,  l’aveva distratto quei due secondi che avrebbe dovuto invece utilizzare per  ribattere a Molly che no, assolutamente non era grassa .
Il risultato fu che lei gli lancio’ addosso un cuscino e comincio’ ad urlargli contro.
“Lo sai? Forse non dovresti pensare di sposarmi, se mi trovi grassa!  Anzi, sai che ti dico? Perche’ non annulliamo tutto?”
Prima che Sherlock potesse anche solo dirle quanto ridicola fosse l’idea, qualcuno busso’ alla porta.
“E’ permesso? Ah ragazzi miei, scusate l’intrusione, ma John mi ha detto dell’emergenza vestito” la signora Hudson fece capolino nella stanza e scosse la testa nel vedere il viso alterato di Molly.
“Cara, non ti preoccupare, risolveremo tutto! Io sono abbastanza brava nel campo della sartoria, quando ero piu’ giovane ho lavorato in un laboratorio di confezioni e avresti dovuto vedere il figlio del padrone, faceva certe proposte da far arrossire anche la mia amica Jane Miller, che devo dire aveva gia’ allora fama di essere una con molta eperienza, non so se mi spiego... ancora non capisco come sia finita con quel medico tanto carino. Ma d’altronde, se a lui non importavano certi suoi comportamenti,  chi sono io per giudicare? Non che lui non avesse un sacco di infermiere che gli giravano intorno, a pensarci bene doveva fargli comodo una moglie cosi poco presente. Ah, che mascalzone!” la signora Hudson fini’ il suo discorso con un tono indignato, salvo poi riconcentrarsi su Molly e Sherlock.
“Cosa stavamo dicendo, ragazzi? Ah si, il vestito. La mia amica Lucy  ci aiutera’ e facendolo qui a casa mia, potremmo tenere dietro ai tuoi disastrosi orari di lavoro, Molly, riuscendo a combinare qualcosa anche di sera, o la mattina presto, quando sei libera insomma. Naturalmente il mio suggerimento e’ che lo tagliamo, cara... so che ti dispiace, ma uno spezzato sara’ piu’ facile da gestire e non lo modificheremo troppo. Sara’ ancora il vestito di tua madre,  ma anche qualcosa di nuovo apposta per te!”
Sherlock apri’ la bocca per obiettare che quella era l’idea che aveva proposto meno di cinque minuti prima. Con risultati disastrosi, tra l’altro.
Con suo sommo stupore, osservo’ Molly cominciare a sorridere e gettare felice le braccia intorno al collo della sua padrona di casa.
“Oh signora Hudson, grazie mille! E’ un’idea perfetta!”
Un momento. Perche’ lui si era meritato un cuscino in faccia e una sfuriata e invece l’idea della signora Hudson era perfetta?
 “Bene, adesso devo andare. Ho la mia partita settimanale di poker. Ci vediamo” la signora Hudson usci’ dalla porta e si lascio’ andare ad un ultimo commento “John, per fortuna mi hai chiamato. Rischiava di essere un bel disastro, li dentro”
Sherlock  si irrigidi’. Cosi adesso era tutto merito di John?
La strana sensazione di poco prima fece di nuovo capolino. E questa volta non la caccio’ via, ma lascio’ che lo invadesse.
“Scusa, non dovevo gridare”
La voce di Molly lo fece girare e osservo’ la sua espressione dispiaciuta.
“Non intendevo davvero dire che dovremmo annullare tutto, la cerimonia, insomma... anche se magari adesso ti stai chiedendo se stai per sposare una donna isterica” gli fece un sorriso incerto.
“Non riesco davvero a capire il perche’” le disse con tono seccato.
Il sorriso di Molly si spense.
“Perche’ cosa?”
“A causa del mio lavoro, io conosco un sacco di gente, tra cui un discreto numero di sarte e specialisti nelle confezioni di abbigliamento. Avrei potuto trovare qualcuno che si occupasse del vestito. Avrei potuto con facilita’ indirizzarti dalla signora Hudson, conosco i suoi precedenti lavorativi, tutti quanti. Ma tu ne hai parlato con John.”
“Ecco io...”
“Ero fuori per un caso, ma ho continuato a mandarti messaggi con il telefono, non ero irraggiungibile... e non dirmi comunque che questa faccenda ti preoccupa da soli due giorni. La tua sarta si e’ rotta il braccio una settimana fa”
“Ma come...”
“John e’ il mio testimone! Tu sposerai me! E’ vero, lui ha deciso di rimanere a vivere qui per aiutarci, ed  e’ senz’altro piu’ comodo che dover aspettare che arrivi da chissa’ quale parte della citta’,  se si presenta un caso. Ma mia madre ha convocato Mycroft per essere sicura che io facessi sul serio con il matrimonio e tu... avevi un problema. Ti stava facendo stare male, ma non me ne hai parlato!  Com’e’ che siete tutti convinti che io non possa farcela?”
Molly lo fissava a bocca aperta, finche’ tutta la tensione accumulata in quei mesi esplose improvvisamente.
“Forse perche’ sembra che di questo matrimonio ti importi poco! Perche’ improvvisamente riguarda te, vero? Non riesci a sopportare che qualcuno non ti ritenga  bravo in qualcosa! Dimmi che non hai considerato nemmeno per un momento l’eventualita’ di andartene, quando hai saputo perche’ stavo male! Dopotutto e’ solo un vestito, no? O sono solo fiori, o e’ solo musica... o e’ solo un rinfresco!”  
“Sono comunque entrato in questa stanza e ho cercato di aiutarti” commento’ lui, il tono di voce improvvisamente basso.
Molly si ritrovo’ di nuovo sull’orlo delle lacrime. Sherlock sembrava veramente arrabbiato. E ferito. Ma lei non gli aveva parlato subito del suo problema per un motivo molto semplice.
“Non credevo di poterti disturbare per questa cosa...” si risolse a dire con un tono di voce debole.
Lui rimase qualche secondo a fissarla senza piu’ parlare, poi si volto’ e usci’ dalla stanza.

***

Molly aveva lasciato Baker Street quando si era resa conto che Sherlock non sarebbe rientrato tanto presto, nella consapevolezza che probabilmente neanche le avrebbe parlato, se l’avesse comunque fatto.
Avevano gia’ discusso in passato, anche con toni piu’ accesi, ma questa era la prima volta in cui l’aveva visto cosi agitato. Non riusciva a capire bene che cosa lo avesse indisposto  di piu’, se il fatto di affrontare una sua crisi isterica per una sciocchezza come quella del vestito, o che si fosse confidata con John, escludendolo dai suoi problemi.
Rannicchio’ le gambe sul divano e si soffio’ il naso per l’ennesima volta, riflettendo che in entrambi i casi la conclusione era una sola: Sherlock si era arrabbiato. Lei si era arrabbiata. E ora stava passando gran parte di quella giornata piangendo.
“Non e’ giusto” esclamo’ alla stanza vuota.
“La tua vicina ha un’amante”
Molly sobbalzo’ sul divano e chiuse un attimo gli occhi, cercando di rallentare i battiti del suo cuore sull’orlo di un infarto.
“Sherlock! Mi hai spaventata a morte!”
“Scusa, pensavo che un approccio meno diretto alla nostra discussione di prima, avrebbe contribuito ad alleggerire il clima”
Molly lo guardo’ per la prima volta.
“Davvero ha un amante?”
“Il fiorista in fondo alla strada, lo vede il lunedi’, il mercoledi’ e il venerdi’ mattina.”
“Un momento... pensano tutti che quel tizio sia gay!”
“Ti assicuro di no”
Sherlock le sorrise e un attimo dopo si stavano abbracciando.
“Scusa” gli sussurro’.
Lui la lascio’ a malincuore e torno’ a guardarla.
“Molly... io voglio davvero essere il tipo di marito a cui puoi parlare dei tuoi problemi. Anche quelli che ritieni piu’ stupidi. Voglio essere io ad aiutarti a risolverli, anche se sono inutili e sciocchi. Attento, comprensivo e partecipativo, ricordi? Era quello che volevo essere per te, fin da quando abbiamo chiarito che la nostra relazione poteva crescere. Che io potevo imparare. Pensavo che l’avessi capito, che non avessi piu’ dubbi, ecco perche’ non riuscivo a comprendere  perche’ non me ne avessi parlato. Ma poi mi hai detto che non credevi di potermi disturbare per questa cosa”
Lei scosse la testa.
“Non dubito di te,  so che per le cose importanti ci sarai”
“Anche questo era importante, giusto? Era importante per te... puo’ essere  importante anche per me. E non perche’ cosi la gente mi riterra’ bravo, non e’ questo il problema. Tu condividi cosi tanto del mio lavoro e del mio modo di vivere che io posso... no, voglio fare di piu’ perche’ sia  altrettanto con te.”
Molly gli sorrise.
“Grazie.”
“E Molly...”
“Si?”
“Non proporrai  mai piu’ una cosa tanto stupida e assurda come quella di annullare il matrimonio”.
Lo sguardo di Sherlock si fece serio.
 “Io voglio sposarti, Molly Hooper. Il 9 settembre tu marcerai verso quell’altare e diventerai mia moglie, vestito o non vestito. Sai bene che se fosse per me saremmo gia’ legalmente coniugati, ma capisco che tu voglia un  matrimonio tradizionale  e mi adatto. E ti chiedo scusa per essere stato cosi assente nei preparativi. Rifiuto tuttavia di pensare che ci sia qualcosa che possa impedirti di diventare mia moglie alla data stabilita. E i parametri della tua costituzione fisica mi vanno benissimo.”
Il sorriso di Molly si allargo’, prima di buttargli le braccia al collo.
“E per questa meravigliosa affermazione, ti perdono”
Lui le rimise le braccia intorno alla vita e le rivolse un’occhiata scettica.
“E per cosa dovresti perdonarmi?”
Molly  Hooper sospiro’. “Il matrimonio e’ il 16 settembre, non il 9” 

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Capitolo 6
*** settembre - parte 1 ***


Ci siamo! Piu’ o meno...
Grazie ancora a SvaneH per la sua ultima, bella recensione.
 

IL MATRIMONIO DI SHERLOCK HOLMES E MOLLY HOOPER

SETTEMBRE – PARTE 1

 
12 settembre
Ore 13.00
 
“Eh dai! Sai anche tu che qualcosa dobbiamo fare, e questo puo’ essere l’unico modo!”
John Watson osservo’ dubbioso l’ispettore Lestrade.
“Non lo so... credi davvero che possa funzionare?”
Greg annui’ entusiasta “Certo! Gli piacera’, vedrai... e poi lo sai bene anche tu, Molly gli ha chiesto di non prendere casi, nell’ultima settimana prima del matrimonio. Sherlock diventa intrattabile, se si annoia!”
“Intrattabile e’ un eufemismo” sospiro’ John “e comunque sarebbe solo una serata, non e’ poi cosi impegnativo. Come pensi di fare?”
“Recupero i fascicoli di casi vecchi risolti, risalenti a ben prima che Sherlock facesse... quello che fa. Gli diamo cinque indizi e lui deve individuare il colpevole”
“Un addio al celibato alquanto particolare” si intromise Mike Stamford, appoggiando le tre tazze di caffe’ che era andato a prendere al bancone del bar.
“Io avrei preferito il classico modo, ma penso siamo tutti d’accordo che non potrebbe affatto funzionare” dichiaro’ l’ispettore.
Per un attimo al tavolo calo’ il silenzio, mentre tutti e tre sembravano pensare alla scena di Sherlock in un locale di spogliarelliste.
“No!” esclamarono quindi all’unisono.
“Gli piacera’, ragazzi. E ogni volta che individua il colpevole, e lo fara’ sempre, noi ci berremo su qualcosa. Ci sbronzeremo a sue spese e lui sara’ soddisfatto di aver tenuto in allenamento il suo fantastico cervello.” Lestrade alzo’ la tazza di caffe’ a mo’ di brindisi e gli altri due si unirono con un sorriso.

***

12 settembre
Ore 17.00
 
“Assolutamente no.”
Sherlock non alzo’ lo sguardo dal microscopio.
“Ma perche’?”
“Perche’ non ho nessuna intenzione di aderire a un’usanza sciocca e inutile, come quella dell’addio al celibato. Dovreste ringraziarmi, i vostri fegati ne trarranno beneficio, senza tutto quell’alcol in corpo”
Lestrade sbuffo’.
“Non e’ un’usanza sciocca e inutile. E’ un modo per celebrare un passaggio, l’inizio di una nuova fase della vita... e’ un rituale!”
John lo osservo’ stupito. Questa doveva proprio essersela preparata.
Sherlock roteo’ gli occhi.
“Ma per favore, volete solo legittimare un’occasione per ubriacarvi!”
“E va bene” dichiaro’ Lestrade in tono casuale, guadagnandosi un’altra occhiata stupita da parte di John per quell’improvvisa arrendevolezza “e’ chiaro che se hai paura di fallire io non posso farci niente. In effetti e’ una prova difficile, alcuni di quei casi risalgono agli anni cinquanta...”
D’un tratto, ebbe tutta l’attenzione di Sherlock.
“Io non ho affatto paura di fallire. Le mie straordinarie capacita’ non risentono dei vari periodi temporali!” esclamo’ con tono irritato.
“Beh, ma se non vuoi farlo...”
“Ah, smettila Lestrade! Certo che lo faro’! Qualcuno deve pur dimostrarvi quanto siete inetti e lenti nel risolvere i casi!”
John sorrise.
Fregato.

***
 
15 settembre
Ore 15.00
 
“Sara’ divertente” il tono di Molly era allegro.
“Sara’ oltremodo tedioso, non so nemmeno perche’ ho accettato” replico’ Sherlock, bilanciando il telefonino sulla spalla mentre, dopo sei mesi di esperimento, buttava le muffe nel cestino dell’immondizia. In qualche modo, negli ultimi giorni aveva preparato l’appartamento all’arrivo di Molly, cercando di ripulire un po’ e liberare dello spazio, anche se quasi tutte le sue cose erano gia’ li.
“Perche’ Lestrade ha fatto leva sul tuo smisurato ego. Ehi, io sono contenta che non sia il classico addio al celibato con spogliarello!” si immagino’ la smorfia di Sherlock e non pote’ trattenere una risata.
“Non credi davvero che avrei preso in considerazione una cosa simile, giusto?” Sherlock recupero’ da sotto il letto il suo frustino e lo appoggio’ sul comodino. Contemporaneamente, si accorse della presenza di un osso.
Non umano. Relativo a quel caso del cavallo da corsa drogato.
Con un lancio perfetto, mando’ l’osso a raggiungere le muffe nella spazzatura.
“E comunque” aggiunse mentre spostava un paio di manette “se mi dici che possiamo passare la serata insieme, annullo tutto” stava usando il suo miglior tono seducente, ma Molly scoppio’ in un’altra risata.
“Sherlock no!”
Lui si fermo’ in mezzo alla stanza e afferro’ meglio il telefonino.
“Molly, non capisco questa tua insistenza nel voler rispettare assurde tradizioni che non hanno un minimo di fondamento scientifico e non sono altro che scaramanzie inutili!”
“Non sono inutili” Molly sospiro’ all’idea di rispiegare per l’ennesima volta il suo desiderio “gli sposi non devono vedersi la notte prima del matrimonio. E’ una tradizione antica, e va al di la della semplice scaramanzia e del non voler portare sfortuna. Crea il senso dell’attesa. Domani saro’ tua moglie e poi avrai tutta la vita per starmi vicino”.
Dall’altro capo del telefono, le arrivo’ solo del silenzio e lei si penti’ di aver pronunciato una frase tanto stucchevole.
“Non farlo” Sherlock parlo’ finalmente di nuovo.
“Che cosa non devo fare?”
“Pensare che tu non possa dirmi frasi del genere, perche’ credi che io non le sopporti.”
Molly scosse la testa.
“Sei rimasto in silenzio quando l’ho pronunciata” gli disse infine.
“Solo perche’ stavo cercando di elaborare una risposta adeguata, lo sai che per me e’ difficile, ma questo non vuol dire che non possa riuscirci”
“Scusa. Non e’ che non ti credo capace, solo non voglio...”
 “Mi piace l’idea” la interruppe lui.
“Eh?”
“Mi piace l’idea di sposarti e di averti vicino per il resto delle nostre vite. Mi piace l’idea che tu sia mia moglie”
“Anche a me” gli rispose Molly sorridendo, avvertendo comunque un senso di inquietudine.
Sciocca. Non puo’ proprio succedere nulla.

***

15 settembre
Ore 22.30
 
“Oh per favore! Il cuoco, naturalmente!”
Lestrade appoggio’ sul tavolo la fotografia di una cucina da ristorante, che aveva mostrato a Sherlock, e alzo’ il suo bicchiere, seguito a ruota da John e Mike.
La piccola folla che si era radunata intorno a loro nel pub rimase per un attimo muta, poi scoppiarono gli applausi e tutti si misero a sorseggiare birra, commentando stupiti l’ennesima prova positiva di Sherlock.
Nessuno aveva avuto l’intenzione di trasformare l’addio al celibato in uno spettacolo, ma qualcuno si era avvicinato incuriosito, notando i quattro uomini che esaminavano fotografie e indizi di reati e si era sparsa la voce, cosi Sherlock si era ritrovato a dimostrare le sue grandi capacita’ davanti a un piccolo gruppo di clienti, che non si perdevano neanche una parola delle sue spiegazioni.
“Il cameriere era mancino, si osserva da come predisponeva il carrello per servire ai tavoli. Era impossibile potesse aver colpito il titolare con il coltello in quel modo... davvero ci avete messo tre giorni per capirlo?” Sherlock guardo’ Lestrade scuotere le spalle.
“Era il 1972. Io neanche c’ero, per la cronaca”
John sorrise e dentro si se’ si complimento’ con l’ispettore per l’idea di quella serata. Una parte di lui aveva avuto il dubbio che potesse essere un disastro e invece, si stavano divertendo e Sherlock sembrava rilassato, a suo agio.
“Ok, ok” eclamo’ Mike “prossimo caso. Omicidio di una donna” tiro’ fuori una fotografia da una cartellina che mostrava un appartamento, poi quella di un giardino e il referto dell’autopsia. Naturalmente, nessuno di loro aveva pensato di portarsi in giro le immagini dei cadaveri.
Sherlock studio’ un po’ piu’ a lungo che in precedenza gli indizi, e John si fece piu’ attento. Per un attimo, gli era sembrato di cogliere sul viso del suo amico una smorfia di... disappunto.
Tutto intorno, si era creato di nuovo silenzio.
“Il postino. Prima ha consegnato la posta poi e’ passato dal retro.”
Quando John vide Lestrade annuire, liquido’ la sua impressione come un effetto della birra, che cominciava ad essere presente ad un livello considerevole nel suo organismo.
Non sono ubriaco, ma poco ci manca.
“Io ero solo un agente, ai tempi” commento’ Greg “il colpevole e’ morto dopo due mesi in prigione”
Intanto la gente intorno aveva di nuovo applaudito e si era rimessa a bere.
“Bene” Sherlock batte’ le mani e si alzo’ “signori, buona notte!”
Si levo’ un mormorio di disappunto.
“Ma come? Abbiamo ancora dei casi da analizzare!’ si lamento’ Lestrade.
“Intendi dire che hai ancora della birra da bere” puntualizzo’ Sherlock, rimettendosi la giacca “io pero’ mi sposo fra poco ore, ora vado a casa e rifletto sul grosso cambiamento che la mia vita sta per avere”
“E’ un po’ tardi, amico!” gli grido’ qualcuno dal gruppo intorno a loro.
“Non ho affatto detto che ci voglio ripensare” puntualizzo’ Sherlock. “John?”
Il dottor Watson si affretto’ ad alzarsi.
“Ci vediamo al matrimonio” saluto’ con un cenno Lestrade e Mike.
Gli altri due gli risposero alzando il bicchiere,  e lui si affretto’ a seguire Sherlock fuori dal pub.
 “Bene, sembra proprio che non piovera’” commento’, seguendolo sulla strada con il viso rivolto alle stelle.
L’altro non gli rispose.
“Non provarci.”
Sherlock si arresto’ e si giro’ a guardarlo.
“Non provarci a fare cosa?” gli chiese con tono innocente.
E in quel momento, John ebbe conferma dei suoi sospetti.
“Non e’ stato il postino, vero? Ho visto il tuo sguardo quando hai esaminato gli indizi. Tu hai capito che non e’ stato lui,  ma l’hai detto lo stesso, perche’ sapevi che l’avevano arrestato... tutta quella voglia improvvisa di andare a casa a riflettere...non vuoi sul serio risolvere il caso  ora, vero?”
Sherlock sorrise.
“John, non vorrai che un’ingiustizia continui a essere perpetrata?”
“Quell’uomo e’ morto! Senti, mi dispiace per lui se le cose stanno davvero cosi, ma tu ti sposi tra poche ore! Non possiamo rimandare a dopo il matrimonio?”
Sherlock ricomincio’ a camminare e fece segno a un taxi di fermarsi.
“Molly ti ha chiesto di non prendere casi in questi giorni!”
Sherlock si avvicino’ alla vettura che aveva accostato al marciapiede e per un attimo, sembro’ esitare, ma poi scosse la testa.
“Tecnicamente, non sto prendendo un caso. Nessuno me l’ha offerto, sto solo verificando alcune informazioni, ecco tutto. Abbiamo ancora un sacco di tempo, John!” disse aprendo la portiera “perche’ dovrei utilizzarlo annoiandomi?”
L’altro lo raggiunse sul sedile e la macchina parti’.
“Perche’ invece non dovresti utilizzarlo riflettendo sul serio e preparandoti?” cerco’ di insistere, sapendo comunque che era una causa persa. Ma dopotutto, era il suo dovere di testimone.
Sherlock lo fisso’, sinceramente confuso.
“Prepararmi a cosa?”
John appoggio’ la testa e chiuse gli occhi.
“Lascia stare, come non detto”

***

16 settembre
Ore 13.30
 
Quindici ore dopo, John aveva mentalmente ripassato gli avvenimenti che l’avevano portato a essere legato al futuro sposo in una cantina, a poche ore dal matrimonio.
Erano arrivati alla casa teatro dell’omicidio e Sherlock si era recato sul retro, passando dal giardino come il postino era stato accusato di avere fatto. John l’aveva sentito borbottare qualcosa a proposito di un segno sul davanzale, che doveva per forza dimostrare che l’assassino era piu’ robusto, un segno che doveva essere ancora li,  perche’ naturalmente l’assassino era il figlio stesso della donna, che non si era mai spostato, visto che l’aveva uccisa per avere la casa tutta per se’.
Sherlock aveva proprio ragione. Nel senso che il figlio abitava ancora li. E nel senso che era robusto. Molto robusto.
E dopo che  li aveva colti di sorpresa (e John ammetteva che la birra aveva contribuito a rallentargli i riflessi), li aveva tramortiti e trasportati in cantina, legandoli e lasciandoli a litigare sulle reciproche responsabilita’.
Ed era allora che John Watson si era detto che naturalmente, neanche il giorno del proprio matrimonio poteva essere normale, per Sherlock Holmes.
Il quale si era messo a correggere  la sua sintassi. Era davvero troppo.
“Sta zitto, Sherlock” aveva esclamato infastidito.
L’altro si era chiuso in un silenzio offeso.
Fantastico.
 
 
 
 
 
 
 
  

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Capitolo 7
*** settembre - parte 2 ***


Grazie come al solito  a SvaneH per la sua recensione..
Attenzione: a meta’ del capitolo c’e’ una  parte che riprende l’ultima puntata della seconda serie... spoiler.
La splendida musica citata in questo capitolo non mi appartiene proprio e vi assicuro,  che l’ho scelta prima di scoprire che e’ davvero utilizzata nei matrimoni.
Buona lettura!
 

IL MATRIMONIO DI SHERLOCK HOLMES E MOLLY HOOPER

SETTEMBRE – PARTE 2

 
Oliver Tiberius Wellis aveva ucciso sua madre, perche’ proprio non la sopportava piu’: sempre a dirgli quello che doveva fare, come doveva vestirsi, cosa doveva mangiare... sempre a comandare ogni singolo attimo della sua vita.
Le cose erano sempre andate cosi fin da quando era piccolo e col tempo, aveva imparato ad annuire, accontentarla e poi ritagliarsi dei nascondigli e dei momenti per fare cio’ che voleva. C’erano la soffitta e la cantina, dove lei non andava piu’ a causa delle sue gambe malmesse e lui pensava davvero, di poter aspettare che lei se ne andasse.
Finche’ la vecchia non aveva buttato i suoi giornaletti, cosa che aveva rappresentato il massimo affronto e aveva portato alla decisione di farla fuori.
Per  mesi aveva continuato ad obbedire e nel frattempo pianificare l’omicidio perfetto perche’, anche se lei lo accusava sempre di essere uno stupido, inetto e buono a nulla, lui era intelligente, molto intelligente e furbo.
Aveva scelto il postino come capro espiatorio perche’ osservandolo, aveva capito che approfittava del suo lavoro per studiarsi le case e poi tornare con calma a rubare, soprattutto alle signore anziane del quartiere che vivevano sole.
Aveva preso quella vecchia collana e il braccialetto dal portagioie di mamma la mattina dell’omicidio, le aveva infilate nella borsa del postino, quando l’aveva lasciata incustodita per consegnare un pacco quattro vie prima della sua, era tornato a casa e aveva l’aveva uccisa. Senza neanche troppa fatica. Lei era rimasta troppo stupita che il suo stupido figlio potesse anche solo concepire una cosa del genere, per poter pensare di reagire.
Quando il postino era arrivato, per consegnare un pacco che Oliver stesso si era spedito, era passato dal retro come ogni tanto faceva, perche’ alla porta principale non rispondeva nessuno.
La telefonata anonima di Oliver, che diceva di aver sentito delle grida, aveva allertato la polizia, che aveva trovato la refurtiva nella borsa del sospettato, le tracce della sua presenza in casa e in una successiva perquisizione nel suo appartamento, altri beni rubati.
La conclusione era stata che l’uomo era entrato in casa per rubare, era stato sorpreso dalla signora e l’aveva uccisa in un attimo di panico.
Oliver aveva recitato la parte del figlio distrutto dal dolore e poi aveva preso possesso della sua casa. Finalmente solo.

***

“Se tieni il broncio non riusciremo certo ad uscire di qua! Dobbiamo pensare a una soluzione, Sherlock!”
John si mosse di nuovo per verificare la tenuta delle corde. Niente da fare, il nodo era troppo stretto.
“Non sto tenendo il broncio” eclamo’ Sherlock, in un tono di voce che diceva esattamente il contrario.
“Senti, ti chiedo scusa per averti detto di tacere, ora vogliamo trovare un modo per liberarci?”
L’altro assunse un’espressione concentrata e John spero’ davvero, che avesse trovato la soluzione per andarsene di li.
“John, tu non credi che Molly pensera’ che io l’abbia fatto apposta, vero?” chiese invece Sherlock.
John emise un gemito di frustrazione “Sherlock! Non credo sia il momento di discutere di questa cosa e comunque, no. Non pensera’ che l’hai fatto apposta... perche’ non l’hai fatto apposta, vero??”
“Certo che no! Ho solo calcolato male i tempi, ecco tutto”
“Voi due parlate troppo” la voce di Oliver in piedi sulle scale li fece girare di scatto.
Quell’uomo doveva pesare almeno cento chili, calcolo’ John, ma era stato anche estremamente veloce e agile nel sopraffarli.
“Senta... ci dispiace davvero molto di aver invaso la sua proprieta’. Il mio amico qui... si sposa oggi ed eravamo tutti e due un po’ ubriachi per l’addio al celibato, sa com’e’. E’ naturale che lei si sia arrabbiato, ma le assicuro che se ci lascia andare dimenticheremo tutto!” John sfodero’ un sorriso che spero’ essere molto convincente.
“Non essere sciocco, John. E’ ovvio che non possiamo dimenticare cio’ che e’ successo, quest’uomo ha ucciso sua madre a ha fatto ricadere la colpa su di un innocente: benche’ ladro, il postino non era certo un assassino.”
Il dottor Watson chiuse gli occhi con un altro gemito di frustrazione.
“Come sai queste cose?” Oliver si agito’.
“Troppo lunga da spiegare e io ho davvero fretta. Mi sposo sul serio, oggi. Ti basti sapere che io ho una mente brillante e che tu, invece no. Sei stato smascherato. Ora lasciaci andare”
L’altro scosse la testa con forza.
“No! Non posso permettere che tutti lo sappiano! Mi porterebbero via e questa e’ casa mia, posso fare tutto cio’ che voglio, qui. Butterebbero i miei giornaletti come ha fatto mamma e io non lo sopporterei!”
“Oh, e’ stata questa la causa scatenante? Affascinante. L’attaccamento a delle pubblicazioni cartacee ha avuto il sopravvento sul super io e sulle regole sociali e morali.”
“Sherlock...” mormoro’ John sull’orlo della disperazione.
“Erano i miei fumetti preferiti!” esclamo’ Oliver con tono lamentoso “ci ho messo anni a collezionarli e lei li ha buttati, perche’ diceva che erano cose da bambini! I miei fumetti!”
“Avrei davvero puntato sul fatto che fossero riviste per adulti, dovendo scegliere” rispose Sherlock con un’espressione pensosa, come se la questione lo stesse facendo riflettere sul serio.
“Io non leggo quelle cose! Mamma diceva sempre che non va bene!”
Se John avesse potuto, a quel punto avrebbe alzato le mani al cielo.
“Non ho davvero il tempo e la voglia di affrontare questo discorso, ora. Adesso liberaci” esclamo’ Sherlock con tono deciso.
Ma Oliver scosse la testa.
“No. Penso che vi uccidero’, invece”
“Impossibile. Non sei abbastanza organizzato per poterci uccidere entrambi e dovresti liberarti di due corpi, senza aver avuto il tempo di pianificarlo”
Oliver parve per un attimo preso il contropiede, poi sorrise.
“Vi faro’ morire di fame, qui giu’ in cantina. Nel frattempo, pensero’ a un modo per liberarmi dei vostri cadaveri”
“Questo potrebbe funzionare, in effetti” esclamo’ Sherlock con tono condiscendente.
“Sherlock!”
“John, privarci di acqua e cibo funzionera’ per forza, alla fine... anche se richiedera’ qualche giorno, di sicuro. Approssimativamente direi”
“Mani in alto!”
John sussulto’ e si giro’ di nuovo a guardare verso le scale.
Oliver era circondato da poliziotti armati che l’avevano gia’ immobilizzato.
“Alla buon’ora, Lestrade. Ora vuoi liberarci, per favore? Avrei un matrimonio che mi aspetta.” esclamo’ Sherlock con  fastidio.

***

John si massaggio’ per l’ennesima volta i polsi liberi dalla corda e rimase ad osservare, mentre Oliver veniva caricato e portato via sulla macchina della polizia.
Scosse la testa e guardo’ Sherlock.
“Avevi avvertito Lestrade che saremmo venuti qui” disse infine.
“No di certo!” esclamo’ l’altro, come se il solo pensiero che lui avesse potuto farlo costituisse un vero affronto.
“Ehi, guarda che io non sono un idiota!” si intromise l’ispettore “la tua scenetta del vado a casa a riflettere sul grosso cambiamento nella mia vita non ha funzionato!”
“Ah si?” Sherlock gli si avvicino’ “allora perche’ sei arrivato solo ora?”
“Ci ho messo un po’ per capirlo, ieri ho bevuto parecchio” ammise Greg, prima di aggiungere con un sorrisetto “o forse volevo farti stare in pena per un po’, cosi impari!”
“Propenderei di piu’ sull’ipotesi della troppa birra, ispettore. Ma grazie lo stesso” esclamo’ una voce dietro di lui.
“Ah, ecco che adesso siamo al gran completo. Buongiorno e addio, Mycroft. Vedo che l’aereo su cui viaggiavi ha attraversato qualche turbolenza. Scusa, ma ora devo andare a sposarmi” Sherlock si avvio’ lungo la strada.
“Hai visto che ore sono, vero?” suo fratello lo blocco’ subito.
Sherlock strinse le labbra.
“Naturalmente”
Mycroft fece un sorrisetto.
“Fratellino, se anche vuoi avere la minima speranza di arrivare in orario, dovrai affidarti a me. E’ una fortuna che io sia rientrato un po’ prima dal mio viaggio. Ho una macchina pronta con i vostri cambi di abito, il necessario per darvi una ripulita e gli anelli.
Spero non ti dispiaccia, John.”
“Proprio no” rispose lui. Subito dopo si accorse con orrore che Sherlock stava esitando.
Ok. Adesso basta.
Gli si avvicino’ con fare minaccioso.
“Sentimi bene, adesso noi saliremo su quella macchina e al diavolo il tuo stupido orgoglio, hai capito? Ok, e’ tuo fratello che salva la situazione, ma almeno per oggi, solo per oggi, potresti lasciar correre e non fare il difficile come al solito?”
Sherlock lo fisso’ un attimo e poi si avvio’ con fare sostenuto verso la macchina, entrando e sbattendo con forza la portiera.
“Ben fatto, John” esclamo’ Lestrade.
“Non credo che sopravvivero’ a questo matrimonio” esclamo’ lui sospirando, incamminandosi poi verso la vettura.

***

Un’ora dopo, Sherlock Holmes era in piedi vicino all’altare. John al suo fianco. Il celebrante al suo posto. Gli invitati seduti ad aspettare la sposa.
Il Queen Mary’s Rose Garden all’interno di Regent’s Park era meravigliosamente fiorito e gli strumentisti stavano accordando il flauto e il pianoforte.
Sherlock stava ingannando l’attesa osservando le persone presenti: la signora Hudson era al terzo fazzolettino e non dava segno di voler smettere di piangere; sua madre aveva accolto Mycroft con un sorriso e aveva salutato la sua assistente con un cenno di mano gioioso: Anthea si era limitata a un movimento del capo e si era rituffata nel suo telefonino. A quanto pareva il viaggio di suo fratello era stato fruttuoso e ora c’era un nuovo governo, da qualche parte del Sud America. Greg Lestrade era passato a prendere sua moglie e ora sedevano vicini senza neanche sfiorarsi: di nuovo ai ferri corti, quei due. Mike Stamford si era fatto accompagnare dalla sua nuova fiamma, un’infermiera che gli stava nascondendo un recente divorzio.
La prozia Mathilda con il prozio Archibald erano nelle ultime file, ancora un po’ stupiti di essere effettivamente al matrimonio del loro nipote; erano gli unici parenti che non gli davano particolarmente fastidio (quando era piu’ piccolo, gli lasciavano fare esperimenti nella loro cantina).
Qualche altro collega di Molly e sua zia, la cui figlia le avrebbe fatto da damigella.
John si muoveva inquieto, il che era strano, perche’ era lui lo sposo e poteva dire, con assoluta certezza, di sentirsi oltremodo tranquillo.
Solo un po’ scocciato per aver dovuto cedere all’aiuto di Mycroft.
Ma Molly ne avrebbe sofferto, se fossi stato in ritardo. E per questo ne e’ valsa la pena.
Assolutamente tranquillo. Erano mesi che aspettava questa cosa, non c’era nulla che potesse metterlo a disagio.
Poi la musica comincio’ e tutti si alzarono in piedi.
Il pianoforte parti’ lento nella melodia e il flauto attacco’ con leggero ritardo: Sherlock lo realizzo’ distrattamente, perche’ la sua mente aveva cominciato uno strano viaggio nel tempo, non appena aveva riconosciuto il brano.
Il canone in re maggiore di Pachelbel.
 
 
 Appartamento di Molly Hooper, diciotto mesi prima

 
Sherlock e’ steso sul divano nel soggiorno di Molly, uno sguardo assente sul viso. Ha inscenato la sua morte solo sette ore prima e poi si e’ rifugiato qui, dall’unica persona, oltre a suo fratello, che sa che lui e’ vivo.
Dalla persona che lo ha aiutato senza porsi problemi e che ora lo osserva preoccupata, in piedi sulla porta del corridoio.
Sa che lei e’ indecisa, che non sa cosa dirgli o cosa fare e questo lo consola.
Sa che se lei provasse a parlargli, probabilmente le scaricherebbe addosso la tensione accumulata in quegli ultimi giorni, la rabbia e l’impotenza che ora prova e che le riserverebbe parole estremamente crudeli.
Lei non se lo merita.
Ma Sherlock non riesce a pensare, non riesce a reagire, e’ come se dopo il tuffo da quel maledetto tetto, tutto si fosse fermato nella sua testa, come se ci fosse solo un grande vuoto e nessuna possibilita’ di darsi un nuovo obiettivo. Nelle ultime ore e’ stato talmente impegnato a progettare la sua morte, che ora che tutto e’ finito non sa come procedere.
Ogni volta che chiude gli occhi, gli sembra di cadere di nuovo, sente di nuovo le parole di John al telefono, rivede la faccia di Moriarty mentre si spara. Sempre e solo questo, in continuazione.
Non puo’ pensare. Non puo’ riposare. Non fa nulla.
Molly si muove dal suo angolo e si avvicina allo stereo, prende un cd e lo inserisce nel lettore. Poi viene a sedersi sul pavimento vicino a lui, ma non gli dice niente.
La musica comincia e Sherlock riconosce il canone in  re maggiore di Pachelbel, in una versione per flauto e pianoforte. E’ una buona incisione, ma vecchia di almeno dieci anni. Molly la ascolta a occhi chiusi, muovendo piano le dita, come se conoscesse il brano a memoria, come se lo avesse ascoltato centinaia di volte. Il CD apparteneva a suo padre. Le e’ grato di aver scelto un brano di musica classica e nel contempo, le e’ grato che non sia la versione originale per  violino.
Il suo strumento e’ un’altra delle cose che non gli appartiene piu’, ormai. Come il suo lavoro, la sua casa, il suo rapporto con John.
La sua vita non gli appartiene piu’.
E poi Molly fa una cosa estremamente coraggiosa, che non si sarebbe mai permessa fino al giorno prima, quando tutto e’ cambiato: afferra la sua mano, la stringe e silenziosamente cerca di comunicargli un’altra verita’.
Ha salvato le persone a lui care. Ha fatto in modo che continuino a vivere. E non e’ solo.
D’un tratto questo pensiero e’ confortante, lascia che la musica gli penetri la mente e il cuore e finalmente, si concede di chiudere gli occhi.
Non lascia andare la mano di Molly.

***

Sherlock vacillo’ leggermente sotto il peso di quei ricordi e si ricompose, vedendo avanzare la damigella; con la coda dell’occhio, si accorse dell’occhiata di apprezzamento che John stava dandole... fantastico, un altra occasione per lui di tuffarsi in un rapporto sbagliato che...
Sherlock, improvvisamente, non riusci’ piu’ a ricordare che cosa stesse pensando fino a qualche secondo prima.
Molly era apparsa in fondo al vialetto al braccio di suo zio, sul viso un’espressione radiosa. La musica continuo’ dolce, accompagnando i suoi passi verso di lui.
Il vestito era stato spezzato, alla fine. Aveva una giacca corta e una gonna che si allargava piano, ondeggiando lieve ad ogni passo. I capelli  erano raccolti in una morbida acconciatura, ornata da piccoli fiori bianchi e rosa, che lasciava cadere piccoli boccoli ai lati del viso.
Assolutamente... meravigliosa.
Sua.
Il battito del suo cuore aumento’ vorticosamente a quel pensiero: si accorse di avere i palmi delle mani umidi, e nelle orecchie uno strano ronzio.
“Respira, Sherlock” John gli si era avvicinato e con un tono misto tra preoccupazione e divertimento, lo riporto’ alla realta’.
Sto per sposarmi.
Sherlock respiro’ a fondo e si rilasso’ in un istante. Era assolutamente pronto. Era davvero pronto a impegnarsi con la donna che stava per raggiungerlo e adesso, solo adesso, mentre la osservava avanzare verso di lui, riusciva a realizzare del tutto la portata dell’atto che stava per fare.
Perche’ nessun altro, lo sapeva bene, avrebbe mai potuto avere quell’effetto su di lui.
Ecco il senso di una cerimonia circondati dalle persone a loro care, l’ufficialita’ e la dolcezza della musica, dei fiori e di un vestito che la rendeva ancora piu’ bella.
Sherlock in  quel momento capi’ i mesi di preparativi e sorrise a Molly.
Lei gli arrivo’ a fianco e ricambio’ il sorriso, ricevendo il bacio dello zio prima di girarsi verso l’altare, per l’inizio della cerimonia.
“Miei cari, siamo qui riuniti oggi per celebrare un’unione tra due persone, che si amano e vogliono condividere il resto delle loro vite. E’ un impegno importante, che entrambi affrontano con coscienza e determinazione e”
“Un momento!”
Il giudice di pace si zitti’ e tutti rimasero a bocca aperta.
“Un momento” ripete’ Molly Hooper “si fermi, per favore”.
  

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Capitolo 8
*** settembre - parte 3 ***


Ci siamo, ultimo lungo capitolo!
Grazie ancora a SvaneH per tutte le sue recensioni, a ladymisteria e agli altri prima di loro, che hanno commentato o solo letto.
La musica citata non mi appartiene, proprio no. Pero’ e’ bellissima.
 
 

IL MATRIMONIO DI SHERLOCK HOLMES E MOLLY HOOPER

SETTEMBRE- PARTE 3

 
“Si fermi, per favore”
Le parole di Molly avevano colto di sorpresa tutti, ma soprattutto stavano notevolmente preoccupando  Sherlock. E non solo lui.
Perche’ lei aveva interrotto la cerimonia?
“Molly?” tento’ di prenderle la mano, ma lei scosse la testa e poi si giro’ a guardarlo.
“No. Scusa, io... non posso”
“Non puoi che cosa?” chiese stupidamente Sherlock, rendendosi conto che c’era solo una risposta plausibile.
Lei non voleva piu’ sposarlo.
No. No. No.
“Molly, che succede?”
Lei scosse di nuovo la testa e poi si decise a parlare.
“Mi spiace. Ma prima di continuare, io ho bisogno... ho bisogno di chiederti una cosa. E vorrei che tu mi rispondessi sinceramente, per favore”
Sherlock emise un respiro di sollievo. Lei stava parlando di continuare la cerimonia, quindi non aveva cambiato idea. Voleva ancora sposarlo.
Dietro di se’ avverti’ l’inquietudine di John e si chiese perche’ mai fosse agitato: se Molly aveva una domanda, lui avrebbe risposto. E poi l’avrebbe sposata.
A meno che... la sua risposta non potesse interrompere definitivamente il matrimonio.
“Molly, non possiamo aspettare dopo la cerimonia?”
Lei si morse il labbro e fece un respiro profondo, come a prendere coraggio.
“No. Ho bisogno di chiedertelo ora.”
Ok.
“Va bene. Dimmi”
Molly chiuse gli occhi, poi li riapri’ e li fisso’ dritti nei suoi.
“Sherlock, hai preso un caso nonostante io ti avessi chiesto di non farlo, nei giorni precedenti al nostro matrimonio?”
Essendo gli invitati davvero pochi e il contesto molto silenzioso, l’imprecazione di Greg Lestrade e il gemito di John Watson si avvertirono benissimo.
Sherlock invece era rimasto senza parole.
Lei sapeva.
Sapeva che non aveva tenuto fede all’impegno che si era preso, forse anche che aveva rischiato di arrivare tardi, o di non farcela addirittura.
Stavano per sposarsi, e lui le aveva appena dimostrato che non era degno di fiducia.

***

Appartamento di Molly Hooper
Diciassette mesi prima

Ti devi fidare di me”
“Io mi fido di te”
“Non completamente” Sherlock pronuncia questa frase con sicurezza e tranquillita’, non come un’accusa nei confronti di Molly. Per lui e’ un semplice dato di fatto e visti i loro precedenti, come tante volte abbia cercato di ingraziarsela con complimenti e lusinghe solo per ottenere quello che voleva, non puo’ darle tutti i torti.
Lei scuote il capo.
“Non e’ vero. Sto solo cercando di farti capire, che uscire in questo momento non e’ una buona idea. E’ passato troppo poco tempo”
Sherlock sta insistendo per lasciare l’appartamento qualche ora, alla ricerca di informazioni utili. Si sta avvicinando il momento in cui Mycroft lo fara’ uscire dal paese, e lui vuole essere pronto. Per la verita’, non riesce a capire perche’ lui e Molly ne stiano discutendo, non deve chiederle il permesso, e’ libero di fare quello che vuole, giusto?
Ma in queste ultime settimane, Molly e’ la suo unica interlocutrice e lui ha scoperto che e’ piacevole confrontarsi con lei e sentire il suo parere. Senza contare che le deve letteralmente la vita. Questo pensiero ogni tanto lo irrita ancora un po’, non gli piace dipendere dagli altri: di solito riesce a dissimulare il suo fastidio, trascorre comunque tanto tempo da solo e quindi ha spazio per rielaborare, ma oggi non ha molta pazienza.
“Questo scambio di opinioni e’ inutile. Non me ne staro’ chiuso tra queste piccole, noiose quattro mura neanche un minuto in piu’. Ho bisogno di uscire, bisogno di vivere e respirare il mondo fuori, sto rischiando di rimbecillirmi con la sola prospettiva della  patetica condivisione della tua vita!”
La vede sussultare a quelle parole e immediatamente si pente.
“Molly...”
Lei alza una mano per interromperlo.
“No” esclama piano “hai ragione. Hai bisogno di uscire e sicuramente, le informazioni che devi raccogliere sono molto importanti. Mi preoccupo troppo, tu sei il grande Sherlock Holmes, sarai sicuramente in grado di cavartela e non farti scoprire.”
Lui la osserva trattenere le lacrime e poi voltarsi, per un attimo considera l’idea di non uscire, di restare con lei per tranquillizzarla e scusarsi.
Questo pensiero lo stupisce. Non e’ da lui preoccuparsi cosi delle conseguenze delle sue azioni e delle sue parole.
Scuote la testa, non ha davvero tempo per analizzare questo stato d’animo, ora.
“Esco.”le dice, consapevole che lei non rispondera’.
Invece lei lo stupisce.
“La vita... la vita puo’ essere bella anche per il solo fatto di essere vivi, sapendo che le persone che ami stanno bene e sono al sicuro.”
A questo, Sherlock non sa proprio cosa rispondere.
“Cerchero’ di rientrare entro sera” le dice quindi, mentre lei continua a girargli le spalle.
Ma invece non torna per i successivi due giorni.

***

Sherlock strinse i pugni e si maledisse internamente.
Se Molly avesse deciso di non sposarlo piu’, non se lo sarebbe mai perdonato. Il solo pensiero, pero’, era insostenibile.
Aveva sbagliato, ma era piu’ che determinato a fare in modo che lei capisse che era stato solo uno stupido errore, un cedimento alla noia che non c’entrava nulla con il fatto di essere affidabile, di poter essere un buon marito.
Fece un grosso respiro.
“Ok... ho indagato. Su un vecchio delitto per il quale avevano condannato un innocente. Ho risolto l’omicidio dopo aver verificato alcune idee. Mi spiace, so che ti avevo promesso di non prenderre casi in quest’ultima settimana, ma a onor del vero tecnicamente non l’ho preso, nessuno me l’ha offerto” le parole che la notte prima aveva detto a John e delle quali in quel momento era assolutamente convinto, adesso gli sembravano vuote e inutili “e’ stato veloce, te lo assicuro. Il delitto di una donna in cui chiaramente era stato il figlio e quegli inetti di Scotland Yard, hanno arrestato il postino e” si interruppe, consapevole di star blaterando. Non poteva certo contare sul fascino del caso, per scusarsi con Molly.
Lei lo stava ancora fissando.
Per lo meno non se ne era ancora andata, o non l’aveva colpito.
“E comunque la colpa e’ tutta di John. E anche un po’ di Lestrade e dell’addio al celibato”
“Ehi!” l’esclamazine indignata dell’ispettore e del suo testimone non si fecero attendere.
“Definitivamente e assolutamente colpa di John e Lestrade” annui’ convinto Sherlock.
Molly scosse la testa.
“Nessuno ti ha obbligato, vero?’ gli chiese.
Sherlock chiuse gli occhi e poi le si avvicino’ ancora un po’.
“No, hai ragione. Nessuno mi ha obbligato. Ti chiedo scusa, sono andato contro i tuoi desideri e ho tradito la tua fiducia. Ho semplicemente sbagliato, sono un idiota ma per favore, Molly, non”
“Grazie al cielo.” Esclamo’ lei a quel punto, zittendolo subito.
“Cosa?” probabilmente non aveva capito bene.
“Grazie al cielo” ripete’ invece Molly ancora una volta, cominciando a sorridere “avevo cosi timore di averti chiesto troppo e di star diventando una di quelle mogli che pretendono di controllare tutto, e prima ancora di essere legalmente tua moglie, per di piu’.
Avevo solo paura che se tu avessi preso un caso, qualcosa sarebbe potuto andare storto, che non saremmo riusciti a sposarci.
Ma poi mi sono resa conto che stavo esagerando e non era giusto chiederti di non essere... te. Mi sono sentita cosi in colpa, non so perche’ avevo quest’idea assurda, non avresti mai fatto niente di talmente stupido o avventato da non riuscire ad essere qui per il matrimonio, giusto?”
“Ehm... no?”Sherlock avverti’ dietro di se’ il colpo di tosse di John e represse l’istinto di girarsi per zittirlo.
Molly strinse gli occhi, ma poi decise di soprassedere e lui si rilasso’.
Un giorno, avrebbe sicuramente raccontato a Molly di quanto fosse andato vicino a non arrivare in tempo al loro matrimonio.
Non oggi, pero’.
Magari tra quaranta o cinquant’anni.
Si senti’ improvvisamente leggero e poi gli venne in mente una cosa.
“Molly, come sapevi che avevo preso un caso?”
Lei arrossi’.
“Sono passata da te ieri sera e poi stamattina. Tu non c’eri e le colture del tuo esperimento erano tutte degradate. Ho dovuto buttarle, mi spiace. Ho pensato che se non l’avevi terminato, eri stato preso da qualcosa di piu’ importante.”
Sherlock si senti’ molto orgoglioso della capacita’ deduttive della sua fidanzata, poi si rese conto di quello che lei aveva detto.
“Un momento, sei passata da me? E la tradizione per la quale gli sposi non devono vedersi prima del matrimonio?”
Molly arrossi’ di nuovo.
“Non c’e’ molto di tradizionale nel nostro rapporto e a me va bene cosi. Avevo voglia di vederti”
Sherlock la fisso’ intensamente.
“Molly Hooper, sei una donna straordinaria. Voglio assolutamente sposarti. Ora.” le disse con solennita’, rendendosi conto che era la verita’.
Lei gli sorrise e le si fece vicino per baciarla.
“Ehm, ehm... ragazzi. Possiamo continuare con la cerimonia, prima?” il giudice di pace aveva un’aria implorante. Non gli era mai capitato un matrimonio cosi.
Sherlock e Molly si allontanarono e si rimisero in posizione. Tutti tirarono inconsciamente un sospiro di sollievo.
“Miei cari, siamo qui oggi riuniti per celebrare un’unione tra due persone...”
 
***

“Un brindisi?”
Greg Lestrade porse un bicchiere di vino a John Watson prima di sedersi al tavolo con lui.
“Un altro?” il dottore sollevo’ un sopracciglio ma poi sorrise, prendendo il calice e portandoselo alle labbra.
“Ah, ce lo siamo meritati. Soprattutto tu”
John osservo’ per un attimo la coppia di sposi intenti a mangiare un pezzo di torta dallo stesso piatto: era sicuro che Sherlock stesse raccontando a Molly tutti i dettagli del loro ultimo caso. Tranne alcuni piccoli particolari, naturalmente.
Sorrise di nuovo notanto i loro sguardi, persi l’uno nell’altro.
“Siii, sono stato bravo”
“E sei sopravvissuto, non dimenticarlo” aggiunse Lestrade, con un tono neanche molto ironico.
“Gia’”
Il rinfresco da Angelo era molto semplice ma gradevole e cosa strana, considerando l’assortimento delle persone nella stessa stanza, tutti sembravano a loro agio.
Persino Mycroft si stava intrattenendo con lo zio di Molly, mentre la moglie di quest’ultimo, la signora Hudson e la madre di Sherlock stavano chiacchierando allegre.
John aveva appena finito una piacevole conversazione con Mary, la damigella di Molly, e ora si apprestava a fare il suo discorso da testimone.
‘Signore e signori, per favore... posso avere la vostra attenzione?” si alzo’ e il piccolo gruppo si zitti’. Dall’altro lato della stanza, Sherlock alzo’ il sopracciglio con una smorfia divertita e tiro’ Molly verso di se’, facendole appoggiare la testa alla sua spalla.
“Bene... ogni testimone che si rispetti fa un buon discorso e io, non voglio essere da meno. Suppongo che niente di quello che potrei raccontarvi di Sherlock potrebbe stupirvi, o forse si... ho in mente due o tre annedoti che potrebbero essere divertenti.
Ma sapete... oggi ho fatto da testimone al suo matrimonio. E se qualcuno mi avesse detto che sarebbe successo, qualche tempo fa, sarei scoppiato a ridere o mi sarei preoccupato per la sua salute mentale.
Mi piace pensare che sia anche merito mio, se oggi siamo qui perche’ diciamocelo... Sherlock in una relazione e’ quanto di piu’ strano si potesse pensare. Eppure oggi lui e Molly si sono scambiati la loro promessa. E non c’e’ persona al mondo che sia piu’ felice per loro di me, perche’ so quali difficolta’ hanno incontrato, quale impegno hanno messo nel costruire il loro rapporto. Beh, Sherlock ha dovuto morire per darsi una mossa!” tutti si misero a ridacchiare.
John fece un grosso sospiro “quello che voglio dire... e’ che io sono orgoglioso di aver testimoniato l’inizio del loro cammino.
Sono orgoglioso di essere loro amico, di far parte della loro vita e che loro abbiano tanta fiducia in me, da continuare a chiedermi di farne parte.
Sono orgoglioso perche’ un uomo straordinariamente intelligente e dotato, che io reputo il mio miglior amico, ha saputo accettare la sua sfida piu’ grande, che non c’entra molto con la logica e la deduzione.
E, Molly? Tu ne valevi certamente la pena. Sei una gran donna. Soprattutto perche’ lo sopporti.” Molly gli sorrise commossa.
“E adesso basta, tornate al vostro cibo e al vino, ho gia’ parlato troppo. Agli sposi!” John alzo’ il bicchiere e tutti brindarono.
Subito dopo, osservo’ Sherlock dare un bacio a Molly e attraversare la stanza, per venire verso di lui.
Si preparo’ mentalmente a qualche commento sarcastico. Non aveva davvero voluto essere cosi sentimentale, pensava di puntare su qualche battuta e di raccontare qualche storiella divertente, ma poi aveva parlato d’impulso.
Sherlock si fermo’ davanti a lui.
“Gran bel discorso”
John spalanco’ gli occhi.
“Sul serio? Ti e’ piaciuto?”
Piuttosto di rispondere alla domanda, Sherlock Holmes fece una cosa stupefacente.
Lo abbraccio’.
“Grazie. Di tutto” gli mormoro’ all’orecchio prima di lasciarlo andare.
John si mosse a disagio “Ehm, si... ecco... prego”
“Smetti di balbettare, John. Per un uomo che espone cosi i suoi sentimenti, non dovrebbe essere troppo diffiicile ricevere un contatto fisico cosi innocuo come un abbraccio dal suo migliore amico, no?”
John sorrise. Sapeva che il gesto appena fatto era stato invece di importanza fenomenale.
E che loro due non ne avrebbero piu’ parlato.
“E comunque, non aspettarti che io sia altrettanto sdolcinato al tuo matrimonio. Ho gia’ scelto qualche storiella da raccontare in cui ti sei reso particolarmente ridicolo.” Gli sorrise e lui ricambio’.
“Ora devo recuperare mia moglie, lo zio Archibald stara’ sicuramente rivangando quella vecchia e inutile storia di quando diedi fuoco alla sua cantina.”
John vide che in effetti Molly stava ascoltando divertita un racconto dello zio di Sherlock.
“Anche perche’ devi procedere con la tua sorpresa.”
Sherlock annui’.
“Esatto.  E tu potrai ritornare dalla damigella che ti sta aspettando a quel tavolo. Fossi in te non insisterei molto sui suoi gusti letterali, ha appena rotto con un professore di inglese e potresti consigliarle un buon fisioterapista, la spalla che si e’ rotta facendo ginnastica artistica a dieci anni le da’ ancora fastidio. Sta pensando di trasferirsi a Londra, lo si capisce da”
“Sherlock?”
“Si?”
“Smettila. Mi piacerebbe scoprire queste cose con calma. Sai, come fanno tutte le persone normali quando si conoscono, chiacchierando.”
“Cercavo solo di risparmiarti tempo” gli rispose lui, leggermente infastidito che il suo aiuto non fosse ben apprezzato.
“Preferisco ancora la vecchia maniera, grazie amico mio.”

***

“Te lo assicuro, Molly cara, fumo dappertutto. Un fumo particolarmente puzzolente. Ci abbiamo messo due mesi prima di poter entrare per reinbiancare la cantina”
Molly si mise a ridere.
“E lui continuava a lamentarsi che stavamo rovinando l’ultima parte del suo esperimento, lasciando aperta la finestra per cambiare aria” aggiunse la zia Mathilda, scuotendo la testa al ricordo.
“Era un esperimento estremamente importante” la voce di Sherlock fece voltare Molly, che subito gli ando’ incontro.
“Ne sono assolutamente convinta” gli disse, dandogli un bacio.
“Per la verita’, lui considerava tutti i suoi sciocchi e inutili esperimenti come estremamente importanti” Mycroft fece un sorrisetto compiaciuto dopo aver affermato questa frase, ma sua madre lo colpi’ leggermente sul braccio.
“Piantala. Se ben ricordo, quell’esperimento l’avete cominciato insieme”
Sherlock e Mycroft rimasero a fissarsi per un attimo.
“Impossibile” esclamaro tutti e due contemporaneamente.
Madeleine si limito’ a roteare gli occhi.
Figli.
Molly assisteva divertita, rendendosi conto con grande felicita’ che quella ora era la sua famiglia.
“Signora Holmes?”
Si giro’ al suono della voce di Sherlock.
 “Vogliamo procedere?”
Molly lo guardo’ confusa.
“Procedere con cosa? Oh... sei stanco, vuoi andartene? Capisco che tu sia un po’ stufo, anche se devi ammettere che e’ un bel rinfresco, ci stiamo divertendo”
Sherlock scosse la testa.
“No. Non voglio andarmene, devo dire che questa situazione e’ piu’ piacevole del previsto. No... intendevo dire che dobbiamo procedere con l’ultima parte del festeggiamento”
“Non capisco...”
“Dobbiamo ballare, Molly. Non e’ consuetudine che marito e moglie facciano un ballo?”
Detto questo la prese per mano e la porto’ in mezzo alla stanza.
“Un ballo? Stai scherzando, vero? Tu non balli”
“Sbagliato. In generale, non gradisco danzare, ma non significa che non sia in grado di farlo”
Molly scosse la testa.
“Non... non abbiamo previsto nessun tipo di musica”
Sherlock le sorrise “Ci ho pensato io. E’ la mia sorpresa per te.”
Si accorse che lei stava esitando.
“Molly? Sara’ solo un ballo, non cadere nel panico. Non sara’ assolutamente come al tuo saggio di fine anno in terza elementare”
“E tu che ne sai?”
“Se i miei parenti possono raccontarti di ridicoli aneddoti della mia infanzia, i tuoi possono fare altrettanto con me.”
Lei sospiro’.
“Sherlock... davvero, non sono una gran ballerina.”
“Molly Hooper Holmes, tu sei grande in tante cose. E so che lo vuoi fare”
Lei finalmente sorrise. Oh si, il ballo era sempre stata una costante dei suoi sogni sul matrimonio.
“Ok”
“Bene.” Sherlock fece un cenno e nella stanza inizio’ a risuonare la musica.
“Oh...” Molly sgrano’ gli occhi riconoscendo il pezzo.
Lui le avvicino’ la bocca all’orecchio.
“Se tu puoi usare il canone di Pachelbel, io posso utilizzare questa, non credi? Suggerirei dei passi di valzer”
Molly scoppio’ a ridere felice e comincio’ a seguire i suoi movimenti.

***

Appartamento di Molly Hooper
Diciassette mesi prima

Sherlock rientra dalla sua ricognizione fuori dopo due giorni. Sa che ha rischiato grosso, restando all’esterno cosi a lungo, ma non ha potuto fare altro. Un po’ perche’ ha trovato molte informazioni utili, un po’ perche’ aveva bisogno di tempo per capire come scusarsi con Molly.
Non solo sa che deve farlo (John lo avrebbe gia’ costretto), ma vuole farlo. Ne ha bisogno.
Entra nell’appartamento e sente la radio accesa, significa che Molly sta pulendo. Ascolta molta musica quando non sta lavorando, ma preferisce la radio solo se deve fare le faccende di casa.
La trova china sulla vasca da bagno, sta passando ossessivamente la spugna all’interno, come se stesse scaricando tutta la sua rabbia e la preoccupazione che sicuramente prova, visto che non lo sente da ben quarantotto ore.
Lo speaker sta raccogliendo telefonate dagli ascoltatori, l’argomento del giorno e’ l’autostima nella relazione affettiva.
“E quindi, Janette, e’ chiaro che devi interrompere il rapporto. Se ti fa sentire cosi, il problema e’ suo, non tuo” una psicologa sta offrendo il suo supporto a una ragazza che ha chiamato in lacrime.
Sherlock sta per intervenire, dicendo che dal tono della voce si capisce benissimo che in verita’ la ragazza ha ben due relazioni extra, quando Molly commenta tra se’ a voce alta.
“Si, si certo. Mollalo. Solo perche’ ti fa sentire insicura sul paio di scarpe da indossare! Tanto non ci metterai molto a trovarne un altro, vero? Vorrei capire qual e’ la tua scala dei valori quando si tratta di problemi di coppia!” Molly continua a pulire con energia, non si e’ ancora accorta della presenza di Sherlock.
“Cosi mi chiedo cosa farai quando lui scomparira’ per giorni... giorni interi! Dopo averti detto che la tua vita e’ patetica! Si certo, tu conti, ma solo finche’ fa comodo. Finche’ lo aiuti a inscenare la sua morte e gli offri un posto dove stare. E ha anche finito i tuoi biscotti al cioccolato!”
“Li ho ricomprati”
La voce di Sherlock la fa sobbalzare e si gira in tempo, per vederlo alzare il sacchetto che ha in mano.
“Doppia glassa. Come piace a te.”
Molly lo osserva restando china sulla vasca, pero’ ha smesso di strofinare.
“Sei tornato”
Sherlock annuisce.
La radio intanto ha cominciato a trasmettere un po’ di pubblicita’.
Molly si alza.
“Pensavo... pensavo che te ne fossi andato. Per sempre. Voglio dire, non per sempre sempre, sempre nel senso di essere partito per quello che dovrai fare,  una volta lasciata Londra. Con Mycroft. Cioe’ lo so, lui non verra’, andrai da solo e sarai solo. E darai la caccia alla rete di Moriarty. E sarai solo, l’ho gia’ detto, ma e’ cosi sbagliato e io non potro’ fare a meno di preoccuparmi da morire e tu... tu sei tornato”
E’ il discorso piu’ sconclusionato che le ha sentito fare negi ultimi tempi, eppure Sherlock sorride.
D’un tratto, ha voglia di fare una cosa.
Davvero tanta voglia.
E non vuole neanche chiedersi troppo il perche’. Ancora non lo sa, ma un giorno dira’ a John che e’ semplicemente capitato. E poi col tempo imparera’ a dargli un significato e a  capire, quanto sia diventato fondamentale nella sua vita il rapporto con questa donna.
Un giorno, sapra’ tutte queste cose.
Per ora, sa sicuramente che non e’ solo una conseguenza del fatto che le ha detto parole orribili.
Lo speaker della radio torna in onda in quel momento, annunciando la prossima canzone.
“E ora, cari amici ascoltatori, un brano dei REM del 1996, New Test Leper. Buon ascolto!”
Mentre le prime note della canzone iniziano a suonare, Sherlock si avvicina a Molly e la bacia.
Non sulla guancia, no.
La bacia con passione e foga, ma anche con tanta tenerezza.
Lei si contorce per togliersi i guanti, con i quali stava pulendo, senza interrompere il contatto e quando ci riesce, lo abbraccia forte.

***

“Scelta strana, per il ballo di un matrimonio” Lestrade raggiunse di nuovo John, che scosse le spalle.
“Ha un qualche significato, per loro. Sherlock non me l’ha voluto dire”
“Forse pensa che ci dovresti arrivare osservando, che ne so... le sue scarpe?”
John scoppio’ a ridere.
“No... credo solo che sia una cosa estremamente sentimentale e lui non ci tenga particolarmente a condividerla”
“Sherlock sentimentale. Ora ho visto davvero di tutto, nella mia vita”

***

L’uomo con il fucile stava inquadrando la coppia che stava ballando in mezzo alla sala.
Li osservo’ fermarsi e scambiarsi un lungo bacio, mentre i loro invitati li applaudivano.
Avrebbe potuto con facilita’ ucciderli entrambi, magari cominciando con la ragazza.
Sul suo petto sarebbe apparsa una macchia di sangue che piano piano si sarebbe allargata.
Il suo compagno, il celebre Sherlock Holmes, l’avrebbe osservata impotente e poi sarebbe caduto vittima di un altro proiettile.
L’uomo senti’ un brivido di piacere a quel pensiero.
Ma in questo momento, era solo un osservatore.
Niente omicidi, stasera.
Per ora.
 
 
NOTA: Ok ok... scusate il finale, ma non volevo concludere con troppo miele.
Dopo tutto stiamo parlando di Sherlock Holmes!
Adoro la canzone dei REM che Sherlock e Molly ballano, anche se non ha un testo romantico: sono abbastanza convinta che possa essere ballata con passi di valzer. Forse.
Beh, e’ stato bello. Ciaooooo!!!!
 
  

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