Don't stop believing

di blupen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 
Prologo

Salve,
Posso preannunciare che è un'idea nata da un momento di sclero totale?
Ok, allora questa è una storia inventata da me che però non ha scopi di lucro e i personaggi  non mi appartengono tranne la protagonista e alcuni altri personaggi.
La storia si basa su una ragazza che verrà presentata nel primo capitolo.
Pultroppo la storia che ho programmato ha numerosi capitoli e se (spero)  piacerà continuerò in diverse parti.
Le prime saranno concentrate su di lei ma poi usciranno tutte le coppie della serie, la trama originale e tutte le caratteristiche della serie.

-E' ispirata al manga?
In parte al manga e in parte alle anime ma Shiuppiden dato ,che non è conclusa, sarà presa da spunto per alcuni avvenimenti.
-che età anno i protagonisti di Naruto?
Siamo quando Naruto è partito e Sasuke ha già tradito la foglia. E via via si andrà avanti.

La storia ha già una sua trama...sono andata in là di 50 anni con la stesura provvisoria ...
Sarà un pasticcio collegare gli avvenimenti principali ma spero di creare un personaggio unico che si incastri al meglio con la storia.

La protagonista l'ho presa un po' da tutte le fiction che ho letto, dai libri che amo e dai film che vedo.
Aggiungerò immagini e anche musiche sperando di non annoiare nel mezzo.
C'è un'estate davanti e tanti capitoli da pubblicare!

I resto dei commenti li farò man mano e spero che piaccia.
Se a nessuno dispiacerà chiederò quale coppia si preferisce e bla bla bla..Spero che di concludere presto la prima parte.

BLU PEN

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 Introduzione

-...Come posso cominciare a raccontare come tutto ebbe inizio?-
-per favore zia, raccontaci ancora quella storia- mi disse una bambina di furbi occhietti grigi e capelli castani molto mossi.
-si per favore, racconta- dissero anche alcuni dei bambini riuniti intorno a me.
Esasperata mi sedetti accanto a loro e cercando di ricordare mi preparai a raccontare .
-questa è una delle parti che adoro. La partenza, il punto di inizio da dove tutto è cominciato. La storia di Naomi Jafferson e della sua famiglia.-

Capitolo 1: Egoista, presuntuosa, e permalosa. 
 


Tutte successe una sera, molto probabilmente il 2 maggio, appena finita la festa nazionale.
Naomi era in camera sua seduta alla scrivania a fantasticare, annoiata dalle pesanti pagine di storia da studiare per il giorno successivo.
La sua mente gravitava altrove immaginando già come sarebbe stata la gita che ci sarebbe stata il giorno dopo.
Era entusiasta di partire con la sua classe, forse anche troppo per i suoi standard.
Ormai la scuola permetteva di rado di organizzare delle gite formative anche nella propria città.
Dopo mesi e mesi di studio, trovava necessario uscire dalla rotine quotidiana e svagarsi un po'.

Naomi era comodamente seduta sul divanetto della sua cameretta mentre leggeva un libro preso a caso dalla libreria. Non ci aveva fatto caso a ciò che aveva preso: che fosse un fantasy, un giallo di sua madre oppure persino un libro per ragazzine della sorella.
Naomi stranamente adorava leggere e anche a volte scrivere. Leggere per lei era fonte di rilassamento quasi quanto un bel film. Le teneva la mente occupata e le portava via gran parte del suo tempo libero.
Era tardi, l'ora di cena era passata da un pezzo e fuori c'era ancora quel fastidioso temporale che forse la mattina dopo avrebbe reso il viaggio in autubus più insopportabile.
Forse perchè c'era uno strano silenzio, forse perchè era distratta ,forse perchè aveva sonno...venne sorpresa da un suono.
Nel silenzio della sua camera si poteva sentire un lento, ma ben udibile, rumore di sottofondo.
 Le pulsazioni a battiti regolari non lasciavano far capire l'origine. A Naomi sembrava che quel suono battesse da ogni dove: dalle pareti, dal pavimento, dall'armadio ,da sotto il letto e dal suo corpo.
Normalmente non l'avrebbe mai ammesso, ma aveva cominciato ad agitarsi. Lei dentro di se si allarmava sempre di tutto, soprattutto negli ultimi anni.
Poteva benissimo essere un terremoto ma non sentiva vibrazioni e di scosse recentemente non ne erano stata registrate. 
Quei secondi infernali sembravano aver congelato la mente di Naomi, che si sentiva come paralizzata.



-Cosa fece?-

Aspettò che finisse il suono per quanti istanti potesse ma si rese presto conto di non essere in grado ,così agitata, di pensare lucidamente.
Fu una reazione involontaria: si mosse di scatto ed uscì dalla stanza.
Si sorprese persino lei di quel gesto e , cercando di  non far notare l'agitazione, si diresse nel soggiorno dove i suoi genitori guardavano un talent-show.
Passarono diversi minuti prima che tornasse in camera, ancora più dubbiosa e perplessa di prima.
Infatti ,prima ,per ragionare e convincersi di quanto fosse irrazionale stare a riflettere su una cosa così superficiale, era andata a  trovare la sorellina che in camera sua ascoltava della musica pop di qualche gruppo del momento.
Stupidamente pensò anche di raccontare alla sorella quanto successo, ma per una volta si trattenne.
La piccola Lucrezia non aveva dato importanza alle stranezze della sorella pensando solo che la scuola la stesse davvero stressando.
Naomi era andata  persino a chiedere successivamente ai genitori se avessero fatto qualcosa di rumoroso o se avessero anche loro sentito qualcosa. Anche con la televisione accesa il rumore si poteva comunque sentire.
Ma come la sorella, anche loro non le diedero importanza e continuarono a fare commenti sul caldo torrido che ormai preannunciava l'estate imminente.

"lo dicevo io che era una settimana stressante" pensò Naomi buttandosi sul letto.
Non ci pensò più, aveva altre cose per la testa fra cui il profilo da aggiornare e le email da inviare.” Roba da adolescenti” come le chiamava lei.

Si addormentò però molto nervosa e ci volle molto tempo prima che si abbandonasse alle confortevoli braccia di Morfeo.



La mattinata successiva fu però dominata da solo due preoccupazioni, oltre alla stanchezza della notte quasi insonne: le interssogazioni e la gita.
 Naomi all'inizio della gita era abbastanza giù di morale.
Il mondo le era caduto improvvisamente addosso, poichè ogni volta che era con i suoi compagni si sentiva a volte un fantasma ed altre un'estranea.
L'invidia da tempo la corrodeva anche se non lo dava a vedere. Definire complicato il suo carattere era un euferismo: Naomi era una ragazzina con grandi paradossi sulla propria vita.
Voleva essere diversa da quel che era: voleva cambiare ma allo stesso tempo essere uguale agli altri. Voleva essere come le sue amiche: alte, magre, simpatiche e intelligenti.
Volevo essere nella media, diventare come lei vedeva le altre persone che stimava.



-Non doveva essere molto simpatica-
 
La giornata poteva anche andare peggio, ne combinò di tutti i colori in gita.
La destinazione era Venezia , la metropoli che affascina tutta Italia.
In treno rimase con lei, il suo idolo: Caterina.
Lei disegnava mentre Naomi leggeva un libro che avevo estratto a caso dalla libreria sulla storia di Venezia.
Non c'era neanche posto sul quel treno, era molto affollato oltre che molto piccolo.
In quella situazione, con a disposizione diverso tempo per se stessi e per i propri pensieri, Naomi si poteva lasciare andare a quel piccolo tratto del suo carattere che la definiva egocentrica.
Pensò solo a se stessa, alla sua vita, alla gita, ai compagni e alle brutte figure che presto avrebbe sicuramente fatto.
Ma anche lei si rendeva conto di quanto quei pensieri non le appartenessero e che quel suo comportamento era in tutto e per tutto una pazzia.
La parola "pazzi" le ricordò subito il rumore in camera sua. Poteva essere stato il vento, si diceva.
Anche se doveva essere davvero bello forte per produrre un suono così prolungato. Aveva qualcosa di sinistro quel suono, come se venisse da lontano e che lei stesse sentendo solo l'eco del vero rumore.
Di stranezze però le succedevano tantissime da tanto tempo soprattutto quando si rilassava e si distraeva, oppure quando le emozioni la controllavano.
C'erano tante cose in lei che le sembravano sempre strane: ad esempio a volte quando in macchina guardavo fuori le piante le sembrava sempre di vedere qualche punto nero che saltava da un ramo all'altro oppure vedeva figura strane che appena si girava sparivano.
La cosa più buffa era che quando succedevano tutte quelle cose per lei era naturale e difficilmente era abbastanza attenta da rendersene conto. Lei era per natura, la classica ragazza con la testa tra le nuvole anche se quando non era concentrata non sapeva neppure lei a cosa pensava.
Sognare per lei era la cosa più bella del mondo . Era la liberazione dei problemi.
Ma da quando non riusciva più a fantasticare come una volta vedeva il mondo in un modo diverso. Le sembrava di andare con "il navigatore automatico",senza avere la possibilità di rendersi conto di ciò che faceva.



Scesi dal treno fece in media 15 chilometri a piedi esclusi battelli, a causa dell'insegnante che in un solo giorno pretendeva di far vedere mezza città.
Di Naomi si è detto il carattere ma non l'elemento principale che caratterizza tante ragazze : i ragazzi e le cotte.
Lei era sempre stata la ragazza da cotta e infatuazione ma mai si era osata manifestare i suoi sentimenti. Preferiva tenerli per se, convinta che questi non fossero veri ma solo confusione momentanea.
La sua attenzione era gravitata su molti coetanei di cui per adesso si può fare a meno di citare.
L'unica cosa che si può affermare era che uno dei suoi compagni, che gli era particolarmente simpatico, durante la gita l'aveva profondamente ferita.
Infatti si era sentita umiliata ,inferiore e superficiale, una ragazzina stupida non degna neppure di parlargli.
Lui ,il ragazzo più promettente della classe e lei una nullità.
Nemmeno al pianoforte era brava, e a scuola era in una classe di geni.


Appena cercò di non pernsarci più e concentrarsi , ecco che notò la prima "stranezza".
Come al solito appena toglieva l'attenzione da se stessa, arrivava la prima" stranezza".
Disagio, confusione e poi si sentiva osservata.
Persino una sua amica che era accanto a lei la vedeva strana. Ma come la sera prima non si lasciò andare a quella sensazione e subito si distrasse.
Infatti appena si aggrappava a qualcosa intorno a lei, che fosse un pensiero o una voce, subito si concentrava sul presente, riuciva a capire di cosa parlavano le amiche o seguire una lezione.



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A scuola i giorni seguenti furono molto snervanti: la professoressa principale, quella di letteratura, aveva cominciato un nuovo argomento legato  al tempo e la percezione di esso in alcuni autori.
Diceva che presto sarebbe stato importante per le lezioni successive.
Però Naomi non sapeva quanto quell'argomento potesse essere importante per lei.

Successe una sera: i suoi erano usciti con sua sorella per un giro in centro e sarebbero rincasati tardi.
Era tornata neanche mezz'ora prima, cercando disperatamente di trattenere le lascrime.
Era stata a pianoforte e si era resa conto che se prima poteva considerarsi bravina, in realtà non lo era.
Dopo di lei era venuta una ragazzina più piccola di lei che aveva suonato dieci volte meglio. E in più quella era entrata un anno dopo al corso.
Si era sentita profondamente umiliata e inutile.
Perciò quella sera voleva solo stare sola.



Normalmente i suoi genitori sarebbero tornati per controllarla appena tornati ma quella sera li pregò di non svegliarla perchè era davvero stanca.
Non avrebbe mai immaginato quanto sarebbe stato determinante se avessero controllato dove fosse. Perché neppure lei avrebbe potuto spiegare dove fosse capitata.

L'orologio sembrava non volersi più muovere: le 7.49. Non aveva neppure fame e anche se l'avesse avuta c'era la dieta a vincolarla.
Ormai era una fissazione dimagrire: prima era per un senso estetico ma poi anche per sensazioni personali. Quando era più magra e perdeva peso si sentiva più agile.
Andò in bagno per cambiarsi ma come sempre il suo pigiama non c'era.
Essere disordinati non era molto vantaggioso, soprattutto per ragazze così distratte come lei.
Tornata in camera ,cercò un pantalone leggero da usare per dormire.
Stufa di cercare si sedette sul letto sconsolata con ancora le gambe nude.
Guardò le sue gambe per un po': l'estate era vicina e forse sarebbe stato veramente meglio dimagrire.
Le sfregò con un parlo per un attimo guardando la sua pelle cambiare colore per lo spostamento di sangue.
Si infilò i suoi jeans e una felpa, finalmente trovati sotto uno scatolone.

Poi all'improvviso sentii un suono duro e secco come pezzi di legno che si spezzano.
Rumori confusi quasi come quelli di una tempesta che agitava gli alberi.
Sentiva la necessità di uscire e cercare l'origine di quel rumore, forse proveniente da fuori . Tuttavia decise di rimanere ad ascoltare cullata da quel suono che ormai si era fatto soave e tranquillo.
Lacrime amare le contornavano il volto, non voleva lottare perchè non aveva motivi per cui non proseguire, anzi le sarebbe piaciuto prendere il coraggio per una volta e affrontare il presente. 
Poi si fece tutto buio non notando che le famigliari mura della sua camera avevano lasciato posto a un altro luogo completamente diverso.

                                                                                                                                                                                                                                                    
                                                                                                                                                                                                                      
ANGOLO LETTORI
Ciao!
Allora questo capitolo è un po' lunghetto e forse troppo descrittivo e non attinente all'argomento che interesserebbe: Naruto.
Ma ci vorra un po' di tempo.
Se avete domande non esistate a commentare.
La storia spero possa interessare.
Ditemi se faccio errori di lessico, morfologia e bla bla bla.

Al prossimo aggiornamento, fatemi sapere se non è una storia vi piace!
ps: la parte iniziale è una introduzione che però sarà più chiara in seguito. Ogni tanto ci sono delle frasi sottolineate che riprendono la parte iniziale. Però il narratore non sta raccontando così precisamente come viene scritto nei capitoli.

Prossimo aggiornamento: prima di Domenica.

Blu pen

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Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


 
Capitolo 2: illusione, realtà e verità.
All'inizio Naomi si convinse di aver perso i sensi o di essersi addormentata . Tuttavia la sensazione di essere seduta su qualcosa di umido e fresco la fece sussultare. Infatti era sdraiata su uno spiazzo d'erba bagnata.
Davanti a lei si alzavano fino toccare il cielo grandi alberi secolari e ai loro piedi era difficile distinguere dove finisse la boscaglia.
Naomi non riusciva a capire dove fosse ma non le sembrava affatto un sogno. Sentiva ogni piccolo tratto dell'ambiente intorno a se.
 Si sporse, abbastanza incredula, per toccare le foglie degli arbusti più bassi e così  constatare se non fosse tutta immaginazione.
Ma queste erano umide, solide e molto simili a quelle che  aveva sempre visto.

Tuttavia  non riusciva ad aver paura: la speranza che fosse tutto un sogno le infondeva un poco di coraggio.
Cominciò a camminare e presa da una strana vitalità comiciò a spostarsi agilmente fra le piante guardandosi estasiata intorno.
"Se è un sogno posso andare avanti così all'infinito."
L'euforia però non le impedì di cadere , goffa com'era, e di strapparsi i pantaloni.
Sulla gamba subito notò un piccolo taglio da cui era ben visibile il rosso cremisi del suo sangue.
Era una prova inconfutabile: non il sangue ma il dolore.

Girava ormai da molto per quegli alberi ,sempre più convinta che quello se non era un incubo, poteva essere anche reale.
Sembrava...era tutto realistico.
Gli alberi erano spettacolari: alti e robusti. Non aveva mai visto una vegetazione così ...viva.
Gli veniva voglia persino di arrampicarsi fino in cima e vedere fino a dove si perdeva quella selvaggia vegetazione.

Vagò forse per ore, anche se non riusciva ad avere una cognizione del tempo ben precisa. Le doleva la testa se pensava allo scorrere del tempo, anzi più ci pensava più si sentiva stanca.
Il suo obbiettivo era tornare ma anche capire ed esploare quella situazione.
Tuttavia più camminava più cominciava a rendersi conto di quanto quella situazione poteva essere problematica.
Arrivò infine in uno spiazzo abbastanza largo dove si poteva vedere chiaramente il cielo ormai costellato da tante piccole luci.
Avrebbe voluto capire dove era grazie alle stelle ma il cielo le sembrava diverso da quello che vedeva di solito. Le stelle erano brillanti e luminose, e nell'aria non c'era traccia di smog o inquinamento luminoso.

Si sedette accasciata al suolo e pensò a ciò che aveva lasciato indietro.
Ormai aveva la consapevolezza di non saper come affrontare quella situazione.
Amici, famiglia,...Solo in quel momento li sentiva più lontani che mai.
Voleva riuscire a toccarli, a vederli per un'ultima volta.

Improvvisamente si ritrovò in camera sua. Aveva visto solo del leggero fumo bianco e poi solo la parete arancione della sua camera.
Corse fuori immediatamente ancora sconvolta dal cambiamento.
Non fece caso che l'orologio segnava solo le 9:01.

Ma i suoi genitori non c'erano, la macchina non era tornata e alla televisione stavano programmando la fine del film che c'era ancora quando era sparita.

Si buttò allora sul letto esausta sperando che quello fosse stato solo un bizzarro sogno: bello ma da cui era felice destarsi.

La notte la passò tranquilla, nessun incubo o sogno bizzarro. Solo il buio del torpore che solo una notte di buon riposo sapeva donare.
Sentiva solo la stanchezza, una fatica che non credeva di avere nel pomeriggio in camera sua.

La mattina dopo aveva l'ora di educazione fisica. E guarda caso il professore si era messo a farla correre per tutto l'edificio scolastico.
Era talmente esausta da non reggersi neppure in piedi.
Persino i suoi compagni se ne erano resi conto, dato che sebbene fosse lenta era quella più volenterosa nelle attività.
Però nessuno osava chiedere sapendo che normalmente sarebbe stata Naomi a spiegarsi.
Ma lei questa volta non se la sentiva di rivelare il suo piccolo sogno, quello era impossibile da spiegare.
Nello spogliatoio si diede una sistemata per lavare via il sudore  ma mentre si spogliava notò qualcosa di strano sulla gamba destra.
Accanto alla sua solita cicatrice che aveva fin da piccola per una brutta caduta, c'era un segno nuovo abbastanza fresco.
Il sangue si era cicatrizzato ma era ancora ben visibile il rossore che contrastava con la sua pelle chiara.

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La sfortuna o fortuna, dipende dai punti di vista, volle che anche quel pomeriggio sua madre e sua sorella erano uscite  per fare compere lasciandola a casa da sola a studiare. Non vedeva l'ora che finisse la scuola e potersi rilassare senza l'ossessione dello studio.
Stava ancora leggendo storia quando sentì gli stessi ed identici  suoni dei giorni precedenti.

Inconsciamente si lasciò andare a quel suono senza neanche rendersene conto.
 Si ritrovò in quello spazio dove si era fermata la volta precedente, solo che questa volta c'era la luce del sole a illuminare la radura.
"Se è un sogno, è davvero fantastico". pensò gioendo di essere tornata in quel luogo  che per quanto bizzarro, non le dispiaceva affatto.

Riprese a camminare osservando attentamente dove si trovava vagando per varie ore. Si orientava con l'orario osservando circa la posizione del sole.
Continuò così senza accorgersene  per altri giorni percorrendo sempre nella stessa direzione la foresta.
La scuola passava velocemente, le ore di lezione non le importavano più di tanto e appena arrivava a casa, si lasciava trasportare verso quella magnifica foresta, tutti i giorni verso le tre del pomeriggio.
Si portò persino una bussola un giorno per vedere se davvero poteva portare qualcosa con se.
L'oggetto era apparso con lei, perfettamente intatto.
Ma se prima il nord era in una direzione ,nel bosco era in un altra.
Secondo le nuove coordinate si stava dirigendo verso ovest.
Ci vollero molte ore di camminata per raggiungere a piedi una magnifica spiaggia che dava su una specie di oceano.

-ma nessuno notava nulla?-
-si, trovavano che Naomi fosse distratta ma non ci davano importanza. Tutti sono stanchi alla fine della scuola.-



Era magnifica: la spiaggia era bianca e l'acqua cristallina.
Se avesse avuto un costume si sarebbe buttata immediatamente in acqua. Anche la temperatura era perfetta, molto simile a quella che c'era quando lei era partita.
Si sedette sulla sabbia ad osservare l'orizzonte, tranquilla per una volta senza nessuna preoccupazione.
Neanche la paura di sparire per troppo tempo la toccava.
Ormai aveva capito che il tempo non lo decideva lei e per usare una scusa spesso per partire diceva ai genitori che usciva a fare una passeggiata.
Era davvero brutto per lei: odiava mentire. Era la cosa che più le usciva difficile.
Ma se prendiamo in considerazione  il suo nome non è una coincidenza. A volte i nomi sono in relazione al carattere delle persone.
A volte si, altre no. Ma non tutto avviene mai a caso.

-ma Naomi che significa?-
-Naomi nella lingua europea vuol dire gentilezza.-
-ma allora che centra l'onestà?-
-lo capirai più avanti-


Dopo un po' decise che sarebbe stato meglio tornare.
Il ritorno era sempre difficile, le toglieva sempre molte energie .
Pensava a qualcosa di futile che doveva fare a casa e subito tornava.
Non sapeva darsi delle spiegazioni ma sinceramente non le interessava.

Mancava poco all'estate e lei doveva ancora dimagrire.
Le venne quest'idea durante una lezione di matematica: perchè non sfruttare quel luogo per allenarsi?
Nella spiaggia si sentiva sempre molto agile e leggera, una bella sensazione che svaniva appena tornava indietro.
Così con cautela cominciò ad inventarsi esercizi su esercizi da fare. Per passare il tempo.
Inoltre per non rimanere indietro con lo studio cercava di tenere con se i libri da leggere.

Si arrampicava, nuotava e faceva addominali.
Tutto per arrivare all'estate e non doversi nascondere per qualche chiletto di troppo.
Naomi era davvero rotondetta, dovuta alla mancanza di esercizio fisico e una sana alimentazione.
L'unica preoccupazione era quella di non saper tornare.
Ogni volta era sempre una preoccupazione partire per allenarsi.

Un giorno decise di provare ad invertire il procedimento che usava per tornare.
Invece di pensare a qualcosa di casa sua , doveva aver con se un oggetto di quel mondo.

Prese quel che faceva a caso suo. Una pietra della spiaggia molto particolare: le era piaciuta molto perchè vi  era incastonata una conchiglia probabilmente rimasta intrappolata durante la sedimentazione della roccia.
A casa sapeva già come fare per procedere con il suo piano.
Prese della pasta di fimo che usava con la sua amica per fare bracciali e collanine.
Avrebbe costruito un medaglione con all'interno la pietra e dall'altro lato qualcosa che avrebbe trovato in giro.
All'inizio voleva allegare qualcosa come foto, capelli, o altre cose futili ma le sembravano inappropriati.
Perciò il medaglione, una piccola cornice in fimo di un colore misto tra verde chiaro e l'azzurro, rimase in un cassetto della sua camera.

Ci riflettete per molto ma l'illuminazione le venne durante una lezione , questa volta di latino, in cui traducevano una frase.
" l'amore per la propria patria sta nel ricordo"
"Amor patriae memoriam est".
Una frase che non centrava nulla con lei ma le fece venire un'idea.
Capì subito che forse non serviva nulla di particolare , solo qualcosa che le ricordasse che c'era ancora un altro posto dove tornare.
In casa trovò quel che faceva per lei.
Un pezzo di vetro levigato quasi perfettamente circolare che una volta che sua sorella le aveva regalato.
Lo conservava da molto perchè le piaceva particolarmente: era rotondo ,levigato e abbastanza trasparente.
Si incastrava benissimo nel medaglione che ormai era stato rifinito con decorazioni abbastanza minuziose.

In Naomi a poco a poco si stava creando la consapevolezza di aver trovato un qualcosa di unico nella sua vita, un opportunità che spettava solo a lei cogliere.

Facendo dei veloci calcoli su dei fogli si rese presto conto che il tempo in cui stava via non era mai regolare ma dato che non aveva orologi laggiù non poteva controllare.

Così cominciò a portarne uno con se.
Ma l'orologio non si muoveva. Infatti rimaneva all'inizio fermo.
Solo dopo alcuni minuti cominciava a segnare qualche secondo.
La velocità però non era mai omogenea.
Pertanto neanche lei sapeva quanto tempo passasse in quel posto. L'unica cosa di cui era certa era che in quel mondo non avrebbe mai capito quanto tempo perdesse.
Sapeva solo che nel suo mondo erano già passate quasi tre settimane, il doppio del tempo da quando si recava alla spiaggia.


Le succedeva spesso di scappare in quella spiaggia anche se preferiva non dire mai a nessuno dove andasse. Come già detto odiava mentire.
Faceva sempre lunghe passeggiate in cui arrivava alla fine della spiaggia da dove cominciava una alta scogliera. Si era spinta poco oltre quel confine ma lo avrebbe presto oltrepassato.

Verso la fine di Maggio decise di recarsi a quel confine e spiengersi oltre alla scogliera ed esplorare tutta la zona.
Però quando arrivò al solito confine notò che c'era qualcosa di diverso questa volta , lo sentiva dentro.
C'era qualcuno a guardarla. A pochi metri una figura l'osservava attentamente con un sorriso soddisfatto in volto.
Noemi allora strinse forte la sua maglia e con tutte le sue forze cercò di tornare a casa.

Dopo quell'incontro cercò di non tornare in quel posto anche se il richiamo era forte.
L'aveva stupita quella figura: era la prima forma di vita che incontrava in quel luogo.
Una persona che potessere veramente fare luce su quel mondo a lei del tutto sconosciuto.

                                                                                                                                                                           

ANGOLO LETTORI

Ciao, alla fine c'è l'ho fatta a pubblicare al giorno giusto.
Questi capitoli sono un po' di transito ma il mio scopo è anche introdurre al meglio questo personaggio.
Ringrazio le persone che stanno leggendo questa storia .
Spero di aggiornare presto.
Blu pen

AGGIORNAMENTO: Metà settimana

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Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


 
Capitolo 3: Jane



Ormai i suoi pensieri erano sempre rivolti a quell’ombra, quella strana e enigmatica sagoma che popolava i suoi ricordi.
Mancava davvero poco alla fine della scuola anche se a pensarci bene per lei quel lasso di tempo era quasi un eternità.
Si sentiva sempre tesa e agitata, pronta a scattare al primo rumore sospetto.

Starne lontana da quella spiaggia, da quella foresta le dava davvero fastidio.

Ma quella figura sconosciuta l'aveva davvero sorpresa ma non spaventata.

Naomi era incuriosita e anche abbastanza interessata a sapere se anche altre persone stavano facendo la sua stessa esperienza oppure l’avessero cominciata da più tempo.

Tuttavia anche se i compiti diminuivano e per lei le interrogazioni erano cessate, non poteva stare tanto a rimuginare.

L'estate si preannunciava piena di impegni e nuove esperienze.
Ad esempio il grest, i turni alla sera al bar dell'oratorio parrocchiale e le gite con i suoi compagni di classe e amici d’infanzia che da molto tempo ormai aspettavano con ansia le vacanze estive.

Riprese tutto una fresca serata poco dopo essere tornata a casa.
Si era resa disponibile a servire al bar insieme ad alcuni coetanei, ma il turno era durato più del previsto.

“ Che scatole, perfino il sabato sera…” pensò amareggiata mentre rincasando si dirigeva verso la sua camera, pronta a sdraiarsi sul suo letto.
Sfiorò con il viso le coperte e si lasciò cadere sul materasso.

Ma non furono le morbide lenzuola ad accoglierla, bensì della fresca ed umida sabbia.
Era tutto buio, nessuna figura sconosciuta in circolazione.

Naomi si spostò velocemente per andare a guardare più in la e farsi una passeggiata.
La spiaggia era ben visibile sebbene il l’ora tarda ,tuttavia il mare a poco a poco diventava nero come la notte.
Non era assolutamente il momento giusto per fare i temerari a cercare qualcosa di ignoto.
Infatti sentiva qualcosa dentro di lei, il suo ben amato sesto senso urlarle di non continuare. Non sapeva dire se fosse in pericolo o che a causa del sonno cominciasse ad essere paranoica.
Arrivata ad una zona di alcuni scogli, cominciò a guardandosi intorno.

Poi vide un ombra spostarsi e sentì la caduta di un peso massiccio.
All'inizio non riusciva a capire bene cosa fosse.

Era una figura mostruosa di grandi dimensioni dai contorni indefiniti e scuri che l'attaccava con un'immensa forza.

Subito Naomi cercò di spostarsi e con dei passi veloci forse dettati dalla paura riuscì a schivare alcuni attacchi.


Le sembrava che i suoi movimenti fossero un po' involontari ma senza dubbio abbastanza agili.
Si sorprese di se stessa. Si era messa anche dieta per dimagrire e per ciò aveva cominciato a fare esercizi su esercizi per migliorarsi. E doveva ammettere che forse aveva ricevuto qualche vantaggio.

Tuttavia era consapevole che non fosse ancora abbastanza per eludere quel mostro che ancora non riusciva a vedere bene.
Il mostro stava per colpirla, e questa volta direttamente.
Fisso con coraggio il buio, spalancando gli occhi davanti al pericolo.

Poi poco prima che potesse essere colpita chiuse meccanicamente gli occhi aspettando il dolore e la dolce morte che alla fine l’aveva raggiunta.

All’improvviso però sentì il mostro ringhiare per il dolore.

Durò poco perchè riprese a colpirla. Il ringhio le aveva dato alcuni secondi e rotolò a fatica di lato eludendo un attacco che poteva benissimo essere considerata una zampata.
Sapeva che era la sua fine ma all'improvviso vide tutto nero.

Non era dolore, non era fatica. L’immagine scura del mostro era ancora davanti a lei sebbene la vista in pochi secondi si affiocasse.
Il buio poi la sopraffò.




Riaprì a fatica gli occhi sbattendo ripetutamente le palpebre cinque o sei volte.

Si risvegliò sempre sulla stessa spiaggia di prima ma sdraiata con i granelli di sabbia infilati nei capelli.

Tutto intorno era buio tranne per l’accesa luce del falò accanto a se.
Aveva i ricordi annebbiati e non sapeva dove fosse.

Un brivido le percorse la schiena ricordando immediatamente quella bestia orribile che l'aveva attaccata.
Poi alzando lo sguardo vide infine di non essere sola.


La figura accanto a lei si era accorta subito che si era svegliata.
Naomi la osservò con attenzione cercando di capire in realtà come fosse.
Era una donna che a prima vista sembrava amichevole e pacifica.


-Ciao- disse la donna sorridendogli dolcemente spostando il busto verso di lei.

La donna non era affatto giovane, anzi doveva aver superato la cinquantina.
Sebbene l’età era comunque una bella donna.
I suoi capelli erano neri abbastanza ricci ma con le ciocche ben definite.
I suoi lineamenti erano spigolosi e levigati che le donavano un aspetto imperioso e audace.
I suoi occhi erano però indefiniti a causa del buio, ma probabilmente erano scuri.

-Ciao..-disse incerta Naomi spostandosi involontariamente di lato come se fosse spaventata.
In realtà non riusciva a focalizzare quella situazione, non sapeva neppure come comportasi.

-stai calma non voglio farti del male. Come ti senti?- chiese toccandola per calmarla, quasi sapendo perfettamente catalogare le tantissime emozioni che tormentavano in quel momento Naomi.

Tuttavia la ragazza a quel tocco si ritrasse infastidita. Odiava essere toccata dalla gente, soprattutto dagli estranei.

-...bene..-
-sono felice che tu ti sia ripresa-
“Non sembra aver cattive intenzioni e forse era davvero li per aiutarmi.” Pensò subito Naomi sentendo il tono gentile della donna. Tuttavia i ricordi di poco prima le invasero prepotentemente la mente.

-cos'era? cosa mi è successo? ahia la mia mano!-urlò agitata.
Sulla mano aveva una ferita abbastanza marcata e il sangue non si era ancora cicatrizzato.


-fai vedere...-disse dolcemente e Naomi rimase dubbiosa ad osservarla.
-puoi fidarti di me...-disse calma- solo non agitarti per quello che ti farò vedere ora.-

Naomi le porse la mano e la donna afferrandola con delicatezza mise parallelamente la propria sulla ferita.
Una luce soffusa giallo-verde le colpì la mano.
Naomi cercò di rimanere calma: non sentiva dolore anzi non sentiva neppure la ferita.
Quando la donna finì ,guardò la mano: non era rimasto nessun segno.

-ma come...- chiese stupita, boccheggiando involontariamente.
-una cosa alla volta...lo so che sei agitata ma sono qui per aiutarti. Come ti chiami?- disse tirandosi una ciocca ribelle dietro l'orecchio. Naomi non pensò neanche e cominciò a parlare senza ragionarci più di tanto.

-Naomi, Naomi Jasperson.- disse prendendo un briciolo di sicurezza.
-Naomi, non devi aver paura di me. E' normale che tu sia confusa ma te l'ho detto: sono qui per aiutarti-

-aiutarmi?- le domande le venivano spontanee, era comunque una sconosciuta.
La donna allora attizzò il fuoco con un bastone con aria distratta.

-mi chiamo Jane Kiiro, sono una kunoichi del villaggio della roccia.- disse aspettando una reazione dalla ragazza di fronte.

Naomi rifletteva su tutte le parole che aveva pronunciato: Kiiro, nome giapponese, kunoichi, ninjia, villaggio della roccia...
Le sembrava un'assurdità quella storia: ninja, villaggi ,sembravano pura fantasia.

-lo so cosa stai pensando. Ti ho cercata per questo. E' la prima volta che vedi qualcuno qui vero?- disse tranquilla.
Naomi fu presa di sprovvista: sapeva chi era. Sapeva che non era di quel posto.
-si...come fa a sapere che...?- disse senza però avere la forza di dire che veniva da un altro mondo.

-l'ho avvertito. Ho avvertito che c'era qualcosa di strano che vagava e poi ho pensato subito che fossi arrivata.- disse cercando delle parole adatte.

-mi stava aspettando?- era veramente scettica.

-sapevo che sarebbe accaduto prima o poi. Era solo questione di tempo…-disse con aria assorta.

-come fa a sapere tutte queste cose?- disse Naomi ormai ancora più confusa.

-anche io sono come te-

                                                                                                                                                                         

ANGOLO LETTORI:
Allora, da dove cominciare...
Mi dispiace di aver tardato per così tanto ma sono cominciate le vacanze e anche il grest...per non parlare di internet fuori uso.
Ringrazio tantissimo chi a letto e seguito questa storia.
Spero di aggiornare presto, anche domai se posso.
Con ancora una marea di scuse.
Blu pen




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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4 : Risveglio


 Quella voce rassicurante quanto gentile però dava scarsa cura ai difficili concetti che Naomi stava cercando di capire.  
 
-come?- Naomi non sapeva esattamente cosa dire o quale  domanda fosse più adeguata.

- da che città vieni? anzi, direi da che parte della terra vieni?-
Chiese Jane allegramente mentre stava prendendo una bottiglia d'acqua da una sacca accanto a lei.


 -prima lei...-disse Naomi con voce sicura rimanendo sulla difensiva.
-capisco che non ti fidi, ma dammi del tu. Io vengo da  Roseville in California. Diciamo che vivevo li ma ormai sono qui da così tanto tempo...-
- sei Americana? Ma io sto parlando italiano.- disse ingenuamente.


-Italia? Bel paese... - disse sorridendo pensando a ricordi lontani.


- come faccio allora, conosci bene l'italiano?- chiese confusa non ottenendo nessuna spiegazione dalla signora.
- emm...è complicato, ma se vuoi poi te lo spiego. Prima ci sono altre cose che suppongo tu voglia chiedermi. -

-ok …- e fece un respiro profondo- Domanda numero 1: dove diavolo sono?- chiese mettendosi con le gambe incrociate.

-bene.- Disse nervosamente Jane. -Ti dico inizialmente le posizioni geografiche; per definirti in poche parole l’intero paese è difficile.
Siamo sull'isola Jiro, poco lontano dal Paese del Mare e del The.-


-Sembra che parli di cose dell'altro mondo- disse scocciata Naomi con una smorfia.
Jane si lasciò scappare una fragorosa risata che riecheggiò forte nel silenzio della notte.
-mmm...cominciamo bene...non ho una cartina..-disse tra se e se.


-proviamo a trovare dei punti in comune per farti capire…- disse pensierosa guardando Naomi, che non trovava la forza di spicciare parola. Sembrava che Jane parlasse ad uno specchio dal momento che si poneva domande e si rispondeva da sola.


-Credo che tu sia un po' troppo piccola per ricordartene ed essendo una ragazza sarà ancor più difficile....ma ti ricordi della serie di Naruto?- chiese con entusiasmo.


Naomi ci pensò su per qualche attimo.
Nessuno sapeva chi era Naruto, o almeno solo pochi lo ricordavano ancora.  Erano anni che non lo trasmettevano più e la serie non era mai stata conclusa.


- mi viene in mente un vecchio cartone animato di quando ero piccola.  Ne parlavano alcuni miei cugini e amici più grandi. Credo fossero dei Ninja e cose simili ma non ho mai visto la conclusione. Anzi credo siano terminate con la prima serie-
( shiuppuden non lo considero più di tanto per gli spoiler, al massimo ci saranno dei fatti in comune nda)

-almeno non è da 0...Bene...-
Poi come a cercare le parole giuste Jane cercò di spiegarsi meglio
-Quel cartone nasce ispirato, e dico ispirato, a questo mondo. Infatti ,i fatti narrati sono diversi da quel che è successo e probabilmente succederà ma... alcuni tratti sono reali.
Questo diciamo è il mondo di Naruto, come lo chiamano alla tv anche se non ho ancora avuto modo di conoscerlo dal vivo questo ragazzo. -


-Cosa? Davvero... Ma è impossibile. E' un fumetto.- disse convinta.


-Secondo te è impossibile? come ti spieghi quel che ti sta succedendo? è complicato da spiegare e forse non sapremo mai come sia successo...ma è così-.
- il mondo che viene descritto è reale ma l'unica cosa che è inventata è la storia. Che io sappia, se ricordo bene, Naruto ora è ancora un ragazzino come te.-


-non è che potremmo partire dall'inizio...?-.
-credo che questo sia l'inizio, il principio come in tante storie, che come la mia, è iniziata con la spiegazione generale di questo mondo.-
-come hai iniziato?- chiese allora curiosa ed interessata.
-questa è un'altra storia, ma ricordati. Prima di noi c’è ne sono stati altri-
Naomi tacque e non chiese più nulla.
“forse è una persona molto riservata” pensò la ragazza sul carattere della nuova amica.

-Allora, dimmi la verità. Cosa ti ricordi di quel cartone? Meno sai, meglio è  ...ma se sai già ,diciamo, le regole del gioco, siamo a cavallo.-

-mi ricordo che era, è ...cavolo che casino..., un mondo di ninja diviso in villaggi e paesi con dei capi . Sanno usare delle tecniche che mi ricordo erano disegnate tutte colorate. Mio cugino le sapeva molte a memoria.
Nella prima serie raccontavano di un trio di ragazzi a ...c'entrava una foglia credo...però ricordo che la conclusione era stata drammatica...-


-ok, la storia la vedremo più avanti perchè ora non è rilevante. Sai che genere di tecniche usavano?-


-mi ricordo che mio cugino aveva il videogioco e che uno usava il fuoco, l'altro il vento, altri anche l'acqua....poi c'era una cosa strana...chialo..ciako ...non mi ricordo- disse confusa pensando a quelle macchie soffuse che si propagavano dai corpi disegnati.


-allora ti insegnerò tutto. Ora ti chiedo prima di iniziare. Anche se ci conosciamo da pochissimo, è necessario che tu ti fidi di me. Lo puoi fare?-
-Credo di Si-
- Per vivere qui devi sapere cosa devi affrontare . Per ognuno c'è un destino, spetta a noi scoprirlo. Che senso avrebbe se non rimanere su questa spiaggia per l'eternità?
sei disposta ad apprendere quel che ti insegnerò?-


-si-  disse quasi in un sussurro.
- allora sarai la mia allieva. Vuoi diventare un ninja?- chiese più seria che mai.
-si.-

Naomi era sicura della sua scelta, consapevole di avere finalmente uno scopo a cui dedicarsi.
-perfetto, ora torna a casa e domani ti aspetterò quando tornerai qui. Cominceremo la prima grande lezione. Fai un ripasso veloce della linea generale su internet. Poi io ti spiegherò. Non cruciarti sulla storia oppure su come sia possibile tutto questo. Te lo svelerò in futuro. Guai a te se rivedi le puntate!
Ora vai a dormire.- disse concludendo dolcemente.
La toccò e Naomi pensò che volesse rimandarla indietro. Si aspettò di rivedere la sua cameretta e in un attimo si ritrovò dove era partita stupita di tutto quello che era appena successo.

Il giorno dopo cercò di approfittare di ogni momento per guardare sul cellulare le pagine riguardante quella serie animata  senza farsi vedere dai suoi amici. Anche se probabilmente nessuno sapeva cosa fosse Naruto, si vergognava ad essere sorpresa a vedere dei cartoni animati dalle sue amiche.
Molte sue amiche, forse quelle più ficcanaso la trovavano un po’ diversa.
Era cambiata, più riservata e riflessiva. All'apparenza più matura e distaccata. Forse anche presuntuosa dato che era spesso persa tra i suoi pensieri.
Ma in realtà Naomi si sentiva più infantile di chiunque altro sulla terra.


La scuola finiva, la vacanza si avvicinava e lei era letteralmente persa in un altro mondo.
 Proprio l'ultimo giorno di scuola decise di tornare da Jane, impaziente di continuare con la spiegazione.

                                                                                                                                                                                                     


ANGOLO LETTORI

Comincio nel ringraziare le persone che stanno leggendo questa storia che spero riuscirò a poco a poco a completare.
Un ringraziamento speciale a quelli che seguono, chi legge e chi l'ha inserita tra le seguite.
Per il capitolo spero che questo sclero a poco a poco si spieghi e si capisca anche con i capitoli futuri la mia idea nella storia.
Riguardo alla nota per la serie, non so precisamente quanto cambierò per la trama shiuppuden perciò la considero esclusa. Ma non sorprendetevi se nei prossimi capitoli sentirete parlare di Kazekage rapiti e banditi con nuvole rosse.
Aggiornerò al più presto!
Blu pen

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