Where is him?

di RedShadow
(/viewuser.php?uid=182092)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Chapter 1. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


E' stato un giorno semplice, normale, come tutti gli altri, in cui ho scoperto di avere un padre.
Dovevo uscire con la mia amica Lizzie, così stavo nella mia cameretta a scegliere i vestiti da mettere.
'Mamma! Dov'è il mio braccialetto d'oro?' urlai.
'E' nella mia camera, Debbie.' si sentì la sua voce dall' altra parte della casa.
Passai per il corridoio ed entrai nella sua camera. Amavo entrare lì dentro. Ogni volta, un profumo di lavanda mi inondava le narici e riuscivo a sentirmi bene. 
Incominciai a cercare il bracciale nel suo portagioie ma, non c'era niente. Mi intrufolai nel cassetto, ma niente. Così, decisi di guardare nell'armadio, tra la roba vecchia.  C'era una scatola impolverata, la aprii, mi sedetti sul letto e sbirciai nelle cianfrusaglie.
All'improvviso, vidi una cosa che mi interessò molto di più di un semplice bracciale. Una foto impolverata e invecchiata era lì e mi stava chiamando.
Un uomo forzuto dai capelli castani, teneva in braccio una bimba dagli occhi verdissimi, proprio come i miei. Guardai il retro della foto e c'era scritto: Robert e Deborah. Deborah, il mio nome di battesimo, ma ormai tutti mi chiamano Debbie. Ovvio, quella bimba sono io. Robert. Chi è? Mi veniva in mente solo un pensiero: MIO PADRE? LUI E' ROBERT?
Portai la foto con me e scesi le scale in fretta. Mi sedetti su una sedia in cucina e chiamai mia mamma.
'Dimmi tesoro.' disse lei.
'Posso sapere come si chiamava?'
'Chi?'
'Mio padre. Come si chiamava mio padre?' alzai il tono della voce.
'Debbie, ormai è morto, non pensare al passato. Pensa al presente.'
'VOGLIO SAPERE COME SI CHIAMAVA.'
'Robert.' rispose tremolante.
'Robert, Robert Tomlinson. Mi avevi detto che era morto quando io avevo solo 15 giorni. Ho trovato questa foto, e io lì ho quasi 3 anni. Perchè mi hai detto che è morto prima?'
'Dammela!' urlò, me la strappò dalle mani.
'Posso sapere quando è morto mio padre?' incominciai di nuovo ad alzare la voce.
Non rispose, solo silenzio. 
Perfetto, mio padre non è morto. E' ancora vivo, in un posto chissà dove e io sono stata tutti questi anni inconsapevole della sua presenza.
'Perchè? Perchè? Perchè non mi hai detto che è ancora vivo? Perchè mi hai fatto star male tutti questi anni? Pensi sia stato facile crescere senza un papà? Pensi sia stato bello vedere solo tua madre alla recita di fine anno? Pensi sia bello avere solo te il giorno del mio compleanno? Pensi mi sia divertita in questi anni? Sono stata male tanto tempo, volevo conoscerlo, ma era impossibile, dato che era morto. Non mi hai mai detto nemmeno il suo nome. Pensi io sia felice?' dissi piangendo.
'Mi dispiace piccola.' disse solamente.
'Ma perchè? Spiegami solo il perchè.'
'Ci siamo separati quando tu avevi 3 anni. Dopo aver scattato quella foto. Lui ci teneva tantissimo a te, ti amava molto. Ma ho sempre pensato che lui avrebbe trattato male te come ha fatto con me. Tornava a casa ubriaco e incominciava a picchiarmi. Non volevo facesse qualcosa del genere a te così l'ho cacciato di casa. Ora si è trasferito, è andato in un'altra città.' mi disse piangendo.
'Scusa mamma, non credevo fosse così.'







*SPAZIO AUTRICE*
SONO DEBORA, QUESTA FAN FICTION MI ISPIRA MOLTO E NON SO PERCHE'.
PER FAVORE RECENSITEEEEE :3
FINE PRIMO CAPITOLOOOOOOO C:
Continuerò o domani o oggi pomeriggio :D

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter 1. ***


Quel pomeriggio mi distrusse moralmente. Non solo avevo un papà senza saperlo da tantissimi anni, ma era anche lontano da me.
Certo, lui si era trasferito in una città del sud dello Yorkshire. A stento ricordo il nome, ah, certo. Doncaster.
Mamma mi ha detto che lui mi somigliava molto caratterialmente: testardo, orgoglioso, amante dei libri ma allo stesso tempo dolce e premuroso. (almeno quando non era ubriaco)
I suoi capelli castani erano molto simili ai miei, con la differenza che i miei erano molto più lunghi. Due occhioni verdi che risplendevano sul suo viso, proprio come i miei.
Io e lui ci somigliavamo molto. Ma chi avrebbe detto che lui non era un ubriacone che aveva ormai lasciato la sua vita all'alcol?
Il giorno dopo, mia mamma era già a lavoro. Sola in casa.
Io volevo tanto conoscere l'uomo che mi aveva dato la vita, l'uomo che si è preso cura di me per alcuni anni e che poi se n'è andato da questa città.
Ormai sapevo cosa fare, tutto programmato nella notte scorsa. Decisi di andare da lui, ovviamente senza dire niente a mia mamma. Lei non me l'avrebbe mai permesso, ma se non avessi fatto questa scelta non avrei mai incontrato le due persone più importanti della mia vita.
Preparai le valigie, l'occorrente per sopravvivere in una città sconosciuta, un biglietto e una penna e incominciai a scrivere.
'Mamma, sono stata troppi anni senza conoscerlo. Troppi anni nell'ignoranza. Mi dispiace ma, vado a conoscere mio padre. 
Per favore, non cercarmi, ti telefonerò quando sarà tutto apposto. Sono sicura che lui è cambiato, sicura.'

Poggiai il biglietto sul tavolo e corsi alla stazione ferroviaria.
Un biglietto per Doncaster! Mi ricordo ancora quelle parole che dissi con tanta felicità ma con una trasparenza di paura.
Certo, e se lui non fosse cambiato? E se lui non fosse la persona che ho visto nella foto?
Il treno partì alle 10am, due ore di viaggio. Da Leicester a Doncaster.
Sul treno giocherellai per un po' col mio telefonino ultra centenario, successivamente guardai il panorama che si poteva osservare dal finestrino.
Gli alberi, il prato verde e il cielo azzurro. Sembrava una di quelle cartoline che si trovano nei negozi di souvenir, ma finì tutto presto.
Ero arrivata a Doncaster alle 12am e avevo già una grandissima fame.
Uscii dalla stazione e mi diressi all'Elmfiel Park, dove potevo prendere una pausa e mangiare qualcosa di buono.
Un venditore ambulante di Hot Dogs, perfetto. Era quello che ci voleva: una panchina, aria pura e un hot dog caldo. Dopo aver assaporato l'hot dog, pensai a dei modi su come trovare mio padre.
Di solito le persone dei film, quando devono cercare una persona provano a vedere sugli elenchi telefonici.
Entrai in una cabina rossa, e afferrai l'elenco telefonico. P-T.
Tomlinson Anne.
Tomlinson Corinne.
Tomlinson Fred.
Tomlinson Luk.
Tomlinson Robert!
'L'ho trovato, si! Lui, mio padre! TOMLINSON ROBERT! Finalmente.' - pensai ad alta voce. 
Abitava nella 34 Jarratt Street. In preda alla felicità, chiamai un taxi. 
'Dove la porto, signorina?' mi disse l'autista.
'34 Jarratt Street, per favore.' dissi con un sorriso.
Mentre stavamo viaggiando, arrivarono parecchie chiamate di mia mamma che, ignorai.
In meno di dieci minuti arrivai lì e scesi vicino a delle casette.
Il numero della casa era 154. Così incominciai ad andare avanti fino a quando non mi arrivò un'ondata di panico.
'Calma, devo essere calma, è un bel quartiere, quindi non può essere ancora come prima.' pensai tante volte.
Arrivai alla fatidica porta, il cuore era un martello che batteva contro il mio petto. Il suono del campanello.
La porta si aprì. Stavo per morire dentro quando uscì, al posto di mio padre, un ragazzo.
'Ciao, posso aiutarti?'
'Eh, si, grazie. Stavo cercando il signor Robert, è in casa?'
'Certo, puoi entrare.'
Il ragazzo dagli occhi celesti mi fece entrare nella loro casa perfetta. Che lusso! Era tutto bellissimo: un parquet che faceva da pavimento,
le pareti bianche erano decorate da quadri famosi, dei lampadari a cilindro illuminavano il corridoio. Quel ragazzo mi fece accomodare nello studio. Mi sedetti su un divanetto bianco e incominciai ad osservare la libreria colma di libri di ogni tipo: avventura, gialli, romanzi, fantascienza. Il mio paradiso. Sulla scrivania c'era un laptop e un mappamondo. Tantissime cartacce che riempivano il cestino. 
'Ora lo chiamo.' mi disse il ragazzo. Era davvero bellissimo, lui intendo. Occhi chiari, capelli scuri. Una maglietta rossa e dei pantaloni blu. 
'Mio dio, ha già un figlio. Si è fatto una famiglia, ha una carriera prestigiosa.' pensai sconsolata.
Il ragazzo uscì dalla porta che, magicamente, si aprì di nuovo.
Entrò lui, la persona che stavo aspettando. Identico all'uomo della foto, giusto un po' più anziano.
Capelli castani, occhi verdi e un sorriso stampato sulla sua faccia. Si sedette vicino alla scrivania e incominciò a parlare.
'Posso aiutarti?' mi disse.
'Volevo dirle che tutto questo mi sembra assurdo, ma andrò avanti. Sono stata 14 anni della mia vita senza un papà. Ieri, scopro casualmente che mio padre è vivo e vegeto. Mia mamma mi ha sempre detto che morì quando io avevo solamente 15 giorni.' dissi con calma.
'Mi dispiace.' disse lui.
'Non capisce di cosa sto parlando?'
'Mi dispiace ma no.'
Mi alzai, presa dalla disperazione e uscii sbattendo la porta. Come poteva non ricordare di avere una figlia? Come poteva farmi questo? Che uomo bastardo!
Mi rincorse e mi riportò nello studio. Le lacrime, intanto, erano scese sulle mie guance.
'Deborah, mi dispiace. Non è stata colpa mia se io e tua madre ci siamo lasciati, ero un alcolista, non sapevo cosa stessi facendo.'
'Tutto d'un tratto si ricorda di sua figlia?' gli dissi.
'Sai, vengono molte persone da me, per chiedere consigli, non potevo pensare che fossi tu. Ma sappi che io ti ho amata tanto e ti ho sempre pensata, ogni giorno della mia vita. Chissà come sarà diventata mia figlia. Chissà se avrà un ragazzo. Chissà se ha ancora quei due occhi verdi che aveva quando era piccola. Queste domande me le faccio ogni giorno, credimi.' disse abbracciandomi.
'Posso sapere qual'è il suo lavoro?' dissi.
'Sei mia figlia, dammi del tu. Chiamami papà, almeno questo. Comunque sono uno psicologo, mi piace parlare con la gente.'
'Papà' dissi, finalmente ero libera di dire che anche io avevo un padre.
'Comunque dimmi, perchè sei venuta qui?'
'Volevo scoprire chi era mio padre, dove abitava e soprattutto se si ricordava di avere una figlia.'
'Certo e sei l'unica figlia che ho, ci tengo molto a te, anche se non ho mai avuto il permesso di vederti.'
'Mamma non ha mai voluto?' dissi arrabbiata. Non con lui, ma con mia madre.
'No, non mi hai mai permesso di venire a Leicester da te, volevo sapere come eri, ma lei non mi hai dato quest'opportunità.'
'Wow.' dissi abbracciandolo, e le lacrime mi scesero di nuovo.
'No, per favore, piccola, perchè stai piangendo?'
'Perchè so già che questa è l'ultima volta che posso vederti. Mia mamma non mi permetterà di venire qui altre volte.' dissi singhiozzando.
'Dammi il telefono.'
'Cosa vuoi fare?' dissi con un sorriso.
Prese il telefono, compose il numero di mia mamma e incominciò a parlare.
'Senti Kate, Deborah è da me, non preoccuparti. Fidati di me, sono cambiato. Ora ho una famiglia e un figlio, non bevo più da 10 anni ormai. Si, lo so. Non ti preoccupare. Ok. Voglio recuperare il tempo perso con lei e tu non me lo impedirai questa volta. Non mi interessa, rimarrà tutta l'estate da me. Per favore.' era la loro conversazione, quello che riuscivo a sentire.
Chiuse la chiamata.
'Deborah, tu rimarrai da me tutta l'estate!'
'Davvero?' non riuscivo a crederci.
'C-come hai fatto? PAPA', FINALMENTE POSSO STARE CON TE!' Lo abbracciai così forte che ci volle molto per togliermi. Che buon profumo che aveva! Ero felice, niente poteva rattristirmi, e soprattutto, ora potevo stare con il mio papà.




*SPAZIO AUTRICE*
Vi prego, ditemi che vi piaceeeeeeeee c:
Ci sto mettendo il cuore in questa FF e spero che vi piaccia tanto.
Se recensite vi mando baci volanti v.v

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1095095