Raise your hands up to burn the sky.

di AriandRiley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Welcome back in your personal war, Hysis ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


Raise your hands up to burn the sky.




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Mi avvolsi maggiormente la sciarpa rossa di lana ,fatta a mano da mia nonna materna per il mio sedicesimo compleanno, intorno al collo, e iniziai a correre. 
Ormai l'unica cosa che mi faceva sciogliere i muscoli, e liberava la mente dalle urla dei mie genitori era il vento freddo di Dicembre e i fiocchi di neve che si intrecciavano ai mie boccoli.
Corsi fino a che le mie gambe me lo permisero, raggiungendo con gli ultimi sforzi rimanenti una panchina verniciata di verde, ormai scrostata dalla vernice.
Iniziai a guardare due bambine che erano intente a giocare con quello che presumi fosse un CD, forse di uno di quei cartoni che si vedono da bambina...
Ma cosa ne sapevo io? Alla fine la mia infanzia era tutt'altro che normale,
cosa ne sapevo io di un CD,
di un giocattolo, di un mp3..
era tutto così lontano dai miei ricordi...

Trovavo quel poco di conforto in vecchi bambolotti di pezza e un pallone un po sgonfio, fin da bambina ero stata abituata a ricevere elemosina,
mai regali ,
piccoli pacchetti luccicanti sotto l'albero natalizio,
mai un dolcetto, mai una voglia di croissant caldo soddisfatta...
anche se i  soldi ai miei di certo non mancavano. 

Non una volta che alimentassero quella luce che mi si dipingeva negli occhi alla vista di una collana o di un anellino piccolino, uno di quelli che costano piu del dovuto ma che prometti di custodire per sempre,dal tronde ero stata educata in modo diverso, ero stata amata in modo diverso.. ero diversa..nessuno sceglie di essere diverso, le persone se ne accorgono solo quando è troppo tardi per cambiare.
Ho sempre desiderato cambiare, mi rintanavo nella mia stanzetta spoglia di colori e mi truccavo e pettinavo con i pochi cosmetici a mia disposizione, pensavo che la bellzza esteriore avrebbe purificato la mia anima...
I miei genitori imprecavano sempre che la mia vita era inutile, che nessuno avrebbe avuto bisogno di me...
Solo con il tempo mi accorsi che ero frutto di una birra di troppo e di una pillola non ingerita all'età di sedici anni,
solo con il tempo capii che non ero io il problema , ma che coloro che l'anagrafe definiva genitori mi avevano affibiato le colpe e le responabilità che avevano dimenticato di assumersi,solo con il tempo capii che dovevo fuggire per cercare una vita perchè quella non era la mia. 

Più volte avevo dato la colpa di tutto questo alla biologia e al DNA che caratterizza il genere umano... Credevo fossi frutto di un paio di geni danneggiati, che non era solo colpa mia...
Ma è inutile negare che il DNA era solo una puttanata così come la biologia utilizzata e studiata dai nerd patentati che cercavano sempre un perchè ai comportamenti degli umani... Crebbi nella scienza, voletti credere che fosse stata quella a scegliere i miei geni marci...
Come li definiva Justine (mia madre), per una volta c'era qualcuno che cercava una risposta alternativa come me a questa vita ingiusta.


Per una volta avrei voluto essere me stessa come due bambine che aumentano il loro tono di voce nella gioia di un pezzo di plastica ricoperto da un involucro colorato, due bambine che ritrovavano i loro spazi in questo parco in un inverno londinese... Quanto invidiavo quei sorrisi mai presentatomi sul mio viso, avrei voluto emozionarmi e vivere come loro cose sconosciute, avrei semplicemente voluto affidare la mia incoscienza a un oggetto, a una parola, a un libro... In modo che mi conducesse ad una via migliore, una piu affidabile della scienza.

Alzai gli occhi al celo, scacciando quei pensieri che mi affliggevano da una vita e guardando il cielo di un colore burbero e i suoi piccoli fiocchi tutti diversi, che cadevano lentamente sulla mia faccia, ormai umidiccia per via del sudore della corsa e degli stessi cristalli di neve che si depositavano non solo sull'asfalto, ma anche sulle mie gotte di un colore pompelmo per via del freddo.
Come ero arrivata li?
Cosa avevo fatto?
Da cosa ero scapata? 
Dall'ennesima litigata dei miei genitori, perchè mio padre finalmente aveva deciso di ammettere a mia madre che da più di un mese era stato licenziato, e per la troppa vergogna se l'era tenuto per se, ma io, passando davanti a un bar dopo aver marinato al scuola, mi accorsi di un uomo in giacca e cravatta seduto in uno squallido bar frequentato da prostitute.
Così decisi di avviarmi verso il suo ufficio, e sul grande portone in mogano scuro era affisso un cartello bianco della banca, con le scritte in rosso, che proclamava che l'agenzia di mio padre era andata in banca rotta.


Scossi vigorosamente la testa ritornando al presente, e pensando a tutto e a niente, abbassai la testa, notando che le due bambine non c'erano più, ma al loro posto, per terra, era depositato un piccolo libricino bianco.

--NOTE FINALI--


Ricordiamo che questa è una Fan Fiction a quattro mani.
Eccoci qui con il prologo, un brevissimo e sunto prologo, speriamo che abbia attirato la vostra attenzione a tal punto di seguire questa fan fiction,
speriamo inoltre che il video abbia reso l'idea della storia abbastanza chiara,
anche se è solo un accenno rispetto allo sviluppo che questa avrà con il tempo!
Aspettiamo un vostro parere e un vostro commento,
che speriamo sia positivo :)
Grazie a voi lettori che vi siete fermati per pochi ma preziosi minuti a leggere questa storia che speriamo vi coinvolga quanto coinvolge noi..

Al prossimo capitolo!

-Aria e Riley



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Capitolo 2
*** Welcome back in your personal war, Hysis ***


Raise your hands up to burn the sky.



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Lo Starbucks Coffee era sempre stato conosciuto come uno dei posti più affollati di Londra, sopratutto in inverno.

Vi ci entravano bambini di ogni età per bere di corsa il loro Frappuccino, uomini d'affare si riunivano per una tazza di caffè che gli dasse la carica per la dura giornata che avrebbero dovuto affrontare, managers in preda al suono dei loro smartphone entravano di corsa per prendere i decaffeinati, probabilmente per i loro collaboratori, e qualche muffin..
la vita a Londra era sempre stata frenetica e movimentata, io ne ero esclusa, le mie giornate passavano lente, camminavo sotto la neve aspettando che qualcosa o semplicemente qualcuno mi strappasse un sorriso, temevo ogni giorno il rientro a casa così mi sedevo su una panchina con la mia bevanda calda e osservavo Londra in movimento,
quella volta però decisi di bere il mio cappuccino nell'edificio Starbucks, semplicemente perchè ero stata travolta dalla curiosità nel leggere quel libricino trovato in terra qualche minuto prima,
la copertina mancava, lo si poteva intendere dai resti di carta sul bordo come se fosse stata strappata, per il resto su ogni pagina era scritta una canzone diversa accompagnata da una foto di un ragazzo.. in totale erano cinque, onestamente mi erano sconosciuti sia i volti che i testi delle canzoni,
sfogliai per una buona ora quel libricino che mi pareva così fragile, era come se quello che stessi cercando da molto tempo seduta tutti i giorni su quella panchina gli avessi trovati in quell'ammasso di carta plastificata, come se quel qualcosa che mi avrebbe strappato un sorriso fosse nascosto li da qualche parte in una di quelle canzoni che sembravano davvero buone, dovevo solo leggerle attentamente perchè la parola chiave si illuminasse e mi dicesse che quello era l'obbiettivo.
Presi il mio cellullare un pò ammaccato e di una generazione x, ma che fortunatamente possedeva la wi-fi, entrai nella Home per poi digitare il dato da me interessato,
leggendo e rileggendo quelle canzoni, ne trovai una che mi colpii particolarmente,
ma di cui non percepivo l'immediato significato, non capivo di cosa parlasse precisamente..
rilessi il foglietto in questione, il titolo era scritto in caratteri animati 'Moments Track 14', al di sotto lessi gli autori del testo e tra vari sponsor e manager lessi 'Guest Autor: Ed Sheeran',
le mie dita si muovevano avidamente sui tasti del cellulare, digitai di fretta il titolo e l'autore..

Ed Sheeran spiega il significato di “Moments”, brano scritto per i One Direction.

Diversamente dai rumors sul significato del testo della canzone, Ed Sheeran ha spiegato che si tratta semplicemente di una canzone d’amore.
Non era sua intenzione toccare il difficile tema del suicidio, argomento ipotizzato negli scorsi mesi da voci prive di fondamento che hanno azzardato la teoria di una separazione culminata con il suicidio di lui.Al contrario il tema del testo è il racconto di una storia d’amore._
Apri youtube, per sentire la canzone, almeno così mi sarei tolta quel pezzo e quel dubbio di sapere come era la sinfonia della canzone.
Scrissi frettolosamente "Momenst- One Direction" e cliccai sul primo video apparso nella lista.

Premetti play e dalle prime note di quella dolce sinfonia capii che era la strada giusta da percorrere, quella che mi avrebbe fatto star bene interiormente, e calmato quel caos costante che era insediato nel mio corpo. 
Ormai nelle mie vene non scorreva più un liquido rosso rubino, ma i delicati accordi che venivano percepiti dai mie timpani attraverso le cuffiette.
Era un miscuglio di voci, quello. Voci che di sicuro sarebbero appartenute a degli angeli che Dio ha voluto donare a questa terra per dare uno spazio di luce nel buio più totale che era quell'accumulo di odio chiamato Terra.

Posai il telefonino nella tasca dei jeans e ,prendendo la mia borsa con in mano il muffin ai mirtilli ordinato prima, usci dal locale.

Camminai diretta verso il mio inferno mangiando il dolcetto, sentivo sulla lingua il dolce ma allo stesso tempo aspro sapore dei mirtilli ,canticchiando ancora quella canzone.
Malgrado tutto, dopo aver ascoltato quella sinfonia a me sconosciuta, avevo stampato sul viso un sorriso a trentadue denti, ma non un sorriso che usavo in quel periodo, era un sorriso vero, che niente e nessuno poteva scalfire, quello che sembrava urlare "sono felice e nessuno lo è come me".

Arrivai a mio malgrado davanti alla porta di mogano scuro della mia casa, cercai le chiavi dentro la borsa, le presi in mano dopo averle trovate immerse in fazzoletti, chewing gum, matite, penne e il mio immancabile tacquino e le infilai nella toppa laccata di un finto oro.
Ben tornata nella tua guerra personale, Hysis.

"Ti sembra questa l'ora di tornare?" neanche il tempo di chiudere la porta mi chiese una voce stridula e graffiante, 
"Ti sembra questa l'ora di bere alcolici?" risposi retorica alla figura che apparteneva a mio padre accompagnata da una boccetta di grappa,
"Senti mocciosa, non mi pare che debba chiedere a te il permesso, o sbaglio?" si avvicinò impetuoso al mio viso, sentivo la puzza di alchool perforare la mia pelle, le sue mani luride stringevano con forsa il mio viso che sembrava porcellana imprigionata nelle grinfie di un orco, poco dopo l'orco lascio libero il mio viso per poi recare lo sguardo alla cima delle mie mani,
"Non vedo sacchi colmi di cibo, non ti avevo detto di fare la spesa, Iside?"
"Non chiamarmi così, Mark" strinsi i denti,
"Piccina, io ti chiamo come mi pare e piace, fino a prova contraria sei - mi guardò schifato- mia figlia"
"Infilare il tuo cazzo nella mia femminilità non ti autorizza di certo a reputarti padre!" ringhiai tal volta,
"Ma sentitela.. ringrazia che ti uso come oggetto, se no neppure per quello valresti qualcosa, sei solo una mocciosetta inutile con un paio di tette, ringrazia di essere nata femmina solo per questo avrai un poco di pietà" disprezzò ubriaco,
ebbene quello era Mark, il genitore del seme da cui ero nata io, padre? no,era tutto ma non quello,in poche parole era il genitore della mia infelicità,
"ehi sgorbietto- mi fece rinvenire dai pensieri torvi e confusi- non ho tutta la giornata, hai portato i soldi dell'affitto?" domandò naturale, perchè ormai quell'aria da orco trasandato non gliela levava nessuno,
"Stai parlando con me?" chiesi scettica,
"No, con sto cazzo" si indicò con molta poca finezza le parti genitali,
"Hai detto sgorbietto" scrollai le spalle per giustificarmi,
"Brutta zoccola!" sbraitò l'uomo, se tale lo si poteva definire, nello stesso momento la vegera entrò sbattendo rumorosamente la porta d'ingresso,
"Che ha fatto sta volta?" chiese poggiando la spesa sul mobiletto in cucina, per lo meno la troiaccia si degnava di spendere i suoi luridi soldi per il cibo,
"Non c'è più rispetto, Justine" mormorò l'orco,
"Iside, metti le verdure a bollire, subito.. abbiamo fame, non vorrai farci aspettare due ore come la sera precedente spero" sbottò la bionda,
"Non sono la vostra sguattera, io devo studiare, non voglio finire con una figlia all'età di sedici anni solo per una birra di troppo, cerco un futuro che non mi imponga di fare la puttana sulla statale"
"A proposito, il Royume Statal ha chiamato, ha chiesto per che ora staresti arrivata alla statale 215" sbottò ridendo Mark seguito da Justine,
"Strano Justine, hanno chiamato giusto questa mattina domandando di te" sbottai salendo le scale abbastanza soddisfatta ma pur sempre arrabbiata con quelle persone che in comune avevamo solo il DNA e neanche un briciolo di legame affettivo.
Sbattei la porta della mia stanza, sempre se si poteva definire tale, era un buco con le pareti verniciate di una pittura grigia e scrostata, un letto composto solo dal materasso che veniva usato anche da mia "madre" quando i suoi uomini non avevano un posto dove ficcarle il pene in bocca.
L'unica cosa che la rendeva mia erano i poster dei miei artisti preferiti attaccati con delle gomme da masticare che mi erano stati regalati dalla mia migliore amica, non che linfa vitale, Norway Rose Adams.
Un ragazza dai capelli rossi, che di rosso mal pelo aveva veramente poco, perchè lei era la mia luce infondo al buio, l'unica persona a cui tenevo veramente, quella che mi aveva salvato sull'orlo del precipizio, salvandomi da un lurido bagno e da una lametta.
Ormai quello era il passato, ora stavo vivendo nel presente.

Mi buttai sul letto scacciando questi brutti pensieri, e prima di lasciarmi cullare dalle dolci mani di Morfeo pensai che domani avrei parlato con Way e le avrei detto il mio piano.

Quello di incontrare quei cinque angeli per dirgli grazie di avermi aperto una nuova strada e avermi salvato.. di nuovo. 


--NOTE FINALI--

Siamo mortificate per l'attessa che vi abbiamo recato,
ringraziamo tutte voi per le 14 recensioni, siamo contente che il prologo vi sia piaciuto :D
Non appena finite queste brevi note provvederemo subito a rispondere alle vostre recensioni ricche di complimenti fin troppo lusinghieri!
Speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto, 
la storia si sviluppera pian piano quindi non siate affrettate con le conclusioni,
può sembrare la classica trama ma fidatevi non lo è!

Fateci sapere cosa ne pensate, con una recensione o un breve commento,
apprezzeremo ogni tipo di critica pur di migliorare!

Se qualcuno vuole essere avvertito su twitter per la pubblicazione dei capitoli, che ce lo faccia sapere ;)

Ricordiamo che questa Fan Fiction è scritta a 4 mani.

Vi salutiamo, ciao bellezze!


-Aria e Riley.

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