The mission of my heart

di debs_eris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** _Prologo_ ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 _(☥)_ ***
Capitolo 3: *** _ Capitolo 2 _ ***
Capitolo 4: *** _Capitolo 3_ ***



Capitolo 1
*** _Prologo_ ***


Notte. Tutto è silenzioso, solo lo scoppiettìo delle ultime braci ardenti di tanto in tanto spezza la quiete. A terra, stesa sulle pelli, una fanciulla dorme sogni agitati. Sul viso, segnato dal dolore, una lacrima solitaria scivola brillando alla luce lunare.
Un'altro movimento brusco e una pergamena sfugge alla sua presa srotolandosi al suolo rivelando il suo contenuto. Frasi scritte velocemente e in preda alla sofferenza, parole intrise di speranza sbiadite da un'incessante pianto:

"E' un attimo. Una luce attraversa l'oscurità. Un taglio netto, una vita spezzata. Niente poteva dissuadere Atropo da quella decisione. Quando le sue luminose cesoie si univano, era la morte.
Nello sgomento della battaglia una lama scaglia un fendente mortale. Il tempo sembra fermarsi, il mondo attonito tace mentre un corpo privo di vita si inginocchia al cospetto della morte. Un tonfo e poi niente, la terra si tinge del suo sangue.
Piove. Anche il cielo piange la sua morte. Ricordo le mie lacrime unirsi alla pioggia, ricordo il mio cuore soffocare alla vista del suo corpo appeso come carne da macello, ricordo la rabbia che mi ardeva dentro.
Avrei fatto qualsiasi cosa per riaverla con me ,anche se morire era stata una sua scelta. Lei diceva sempre "Ognuno è l'artefice del proprio destino". Lei era il mio destino ed io in un modo o nell'altro l'avrei cambiato."


Il corpo della fanciulla venne colto da un'altro sussulto nel sonno, più violento dei precedenti. Spalancò gli occhi e con uno scatto si mise a sedere sulle pelli stese a terra. Aveva il respiro affannato ed era completamente bagnata di sudore. Un'altro incubo.
Rassegnata, Gabrielle prese il ciondolo appeso al collo cominciando a girarselo tra le mani. Un bellissimo gioiello in pietre preziose rifinito in oro, " l'occhio di Horus" l'aveva chiamato Kalina quando gliel'aveva regalato.
Era stato un'incontro improvviso,erano giorni che vagava per l'Egitto e non se lo sarebbe mai aspettato, almeno non in quelle circostanze, ma se l'era ritrovata davanti comparsa come dal nulla.
Da quello che ricordava, l'ultima volta che si erano viste non era andata meravigliosamente, anzi tutt'altro, ma la mora sembrava non curarsi più del passato e l'aveva accolta in un affettuoso abbraccio.
Gabrielle ,da quel fatidico giorno in Giappone, aveva sempre cercato di non mostrarsi sofferente agli occhi della gente, sapeva che in caso di pericolo sarebbe risultata una debolezza della quale i nemici avrebbero approfittato. Non sarebbe mai stata abbastanza al sicuro per potersi lasciare andare, ma infono Kalina era il primo viso famigliare che aveva incontrato dopo la morte di Xena e così ne aveva approfittato per sciogliere la tenzione e la sofferenza che l'avevano accompagnata fino ad allora.
Poi, prima di andarsene, le aveva dato quel gioiello così misteriosamente bello dicendogli che l'avrebbe guidata nella sua missione.
Così ora si ritrovava seduta, stanca e impaurita a contemplare quel ciondolo e il suo mistero che non la faceva dormire.


_Angolo dell'autrice_
Bella gente, molto bene questa è la mia prima ff e può essere vista più come uno sfogo dopo l'ultimo episodio della serie televisiva Xena Warrior Princess, è da un pò che ci lavoro. Sinceramente ho già in mente lo svolgimento della storia ma deve essere ben definita e ancora non sò nemmeno io come la farò finire, ma spero vi piaccia.
Ci sono evidenti riferimenti alla mitologia egizia e qualcosa me lo inventerò sempre cercando di essere più fedele possibile alle storie mitologiche.
Questo è il prologo un piccolo assaggio, un pò per vedere se suscita interesse il seguito. Ringrazio in anticipo. ^-^
_Debs_

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 _(☥)_ ***


1° capitolo



E' seduta sul bordo di una vasca al centro di una stanza, probabilmente il rifugio di qualche predone del deserto. E' una piccola oasi, all'apparenza niente di speciale, il posto perfetto per ripararsi dall'ennesima tempesta di sabbia che l'ha colta lungo il cammino, il posto perfetto per riposare mente e corpo.
Può sentire il fruscìo delle palme agitate dal forte vento, la sabbia grattare sulle pareti in pietra. Odia i cambiamenti bruschi di tempo, odia la sabbia che s'infila ovunque, insomma se pur il paesaggio del deserto dona suggestive scenografie, Gabrielle non può ritenerlo uno dei posti più rilassanti al mondo.
Com'è finita a vagabondare per l'Egitto?
_Andiamo a sud verso la terra dei faraoni, ho sentito dire che cercano una fanciulla con un chakram_
Tutto era partito così, doveva essere un'espediente per fuggire dai guai, per iniziare una nuova avventura con Xena, un nuovo capitolo della sua vita, ma il fato aveva mandato quel messaggio dall'oriente e tutto era cambiato.

Gabrielle scrive. Non può più narrare le epiche avventure della principessa guerriera, scrive per sfogarsi, scrive per liberare ogni tanto la sua natura di bardo:

"Da giorni, dopo l'incontro con Kalina,cammino a zonzo per il deserto lasciandomi guidare verso l'ignoto nell'attesa che accada qualcosa. Sono stanca, di giorno vivo l'incubo della mia vita, incubo al quale è impossibile fuggire, mentre la notte vivo gli incubi dettati dall'inconscio.Solo la speranza mi da la forza di andare avanti, la speranza di riuscire a ribaltare il corso del destino e riportare Xena in vita. Una speranza trattenuta dal filo di un sogno, il sogno o l'incubo che ogni notte rende inquieto il mio sonno."

Sospira rumorosamente. Arrotola la pergamena legandola con un laccio, posandola poi a terra assieme al resto del leggero bagaglio. Liberatasi in fretta delle vesti e scivola nella vasca, abbandonandosi al tepore dell'acqua calda con un debole gemito.
Chiude gli occhi lasciandosi andare. Improvvisamente compare sul suo viso un debole sorriso.
_C'è il sole, c'è la sabbia e ..._ muovendo lentamente le braccia sul pelo dell'acqua increspandola appena _ ... e le onde._  Sorrise ancora, con un velo di malinconia, addormentandosi poi cullata da quel dolce ricordo.
Una forte luce si accende dal ciondolo che porta al collo, illuminando il suo viso. Il respiro accellera, inizia a muoversi nel sonno. Sta sognando:  

"E' buio. Una voce echeggia nell'oscurità.
_L'amicizia...l'amore...la speranza...la speranza...la speranza...la speranza..._ La voce continua a ripetere la parola speranza  _ ...la chiave della vita... _
Poi il silenzio, di nuovo. Una lieve luce nello spazio sconfinato illumina una pianta dai rosei fiori, incastonata sul suo tronco una gemma verde brilla e pulsa come il battito di un cuore. L'immagine della pianta viene sostituita da quella di Xena girata di spalle. E' immobile con le mani poggiate sul petto. Lentamente si gira, aprendo contemporaneamente le mani e svelando il loro contenuto: ancora quella gemma verde, che pulsa all'altezza del suo cuore. Sorride e poi scompare.
Di nuovo il buio."


Gabrielle si risveglia di soprassalto.
L'occhio di Horus ancora illuminato si spenge.
Era ancora lì, nella vasca immersa nell'acqua calda.
_ E' stato solo un sogno, un'altro sogno_ pensò la bionda portando le mani al viso.
Solo in quel momento si accorse dell'oggetto che stringe nella mano sinistra. E' una sorta di croce avente una testa ellittica. Al centro, dove le due braccia si incontrano, un foro fa intuire che manca qualcosa.
_E questo? Ma cosa..._ Gabrielle è sorpresa, forse un pò intimorita, ma anche incuriosita da quello strano oggetto.
_ Perfetto un'altro mistero da svelare_ disse osservandolo.
Era stanca, ma in cuor suo sapeva che molto presto tutto avrebbe avuto un senso.





 

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Capitolo 3
*** _ Capitolo 2 _ ***


2° capitolo


E' buio. La stanza è illuminata solamente dalla luce lunare che filtra attraverso il grande lucernaio tondo sul soffitto. Anche se l'oscurità inghiotte la maggior parte della sala si possono intravedere chiaramente le colonne che l'abbracciano tutt'intorno. Al centro si innalza un'enorme pianta dai rosei fiori, i cui rami sembrano sostenere l'intera struttura. Un uomo ed una donna stanno contemplando il vegetale con un tono seriamente preoccupato.
 _Mia regina,è certa che non possiamo fare niente?!_
_Mio caro Aknhas, solo colei che possiede la sacra arma può aiutarci. Dobbiamo attendere, lei giungerà da noi._



- - - - - - - - - - - - - - - -


Viaggiava ormai da giorni, continuava ad avere strani sogni ma niente sembrava portarla verso la soluzione di tutto quel dilemma. Vagava per il deserto come un'anima senza meta.
Aveva perso la cognizione del tempo e dello spazio, la stanchezza si faceva sentire sempre più ad ogni passo e la rassegnazione cresceva vorticosamente in lei.
Probabilmente avrebbe dovuto arrendersi e ritornare in Grecia a Potidea dalla sua famiglia. Le mancavano così tanto sua sorella Leuca e la nipote Selina, erano diverse lune ormai che non le vedeva. Dopo la morte di Xena era passata velocemente ad Anphipoli, o quel poco che ne restava del paesino, e aveva lasciato le ceneri della principessa guerriera accanto alla tomba dell'amato fratello Linceo, come promesso anni addietro.
Poi era partita subito verso la terra dei faraoni, lanciandosi in una nuova avventura della quale era all'oscuro di tutto.
Chissà quale forza o speranza l'aveva trattenuta in un posto così lontano, speranza che ormai si stava affievolendo come la voglia di continuare quel suo viaggio, quella sua "missione" dettata dal cuore.

Il sole, nel limpido cielo egiziano, faceva da testimone ad ogni suo passo ,mentre piano si nascondeva all'orizzonte lasciando sfumature rosse e giallastre dietro di se.
Il tramonto, quanti ricordi le portava alla mente. Ricordi, come il suo ultimo genetliaco passato con Xena:


" Aveva passato l'intera giornata guardandosi le spalle ansiosa. Sapeva, prima o poi Xena avrebbe fatto la sua mossa, soprattutto dopo lo scherzo di quella mattina. Sapeva, la principessa guerriera stava studiando una dolce vendetta anche se non lo dava a vedere, ma lei la conosceva. Così aveva tenuto sempre i sensi in allerta per ogni eventuale sgradita sopresa. La mora però sembrava non volerle dare la soddisfazione di mettere fine a quello straziante gioco. Eppure aveva promesso, quest'anno niente schersi;
Solo parole al vento.
Erano sedute su una roccia, una difronte all'altra con il mare illuminato dagli ultimi raggi solari della giornata che con quelle sfumature rossastre proponevano una suggestiva e romantica scenografia. Sembrava tutto così perfetto e a quella perfezione Gabrielle si era lasciata andare, era stanca di essere tesa come una corda di violino, considerando poi che fino ad allora non era successo niente aveva sperato che Xena avesse lasciato perdere o si fosse dimenticata.
Ma infondo sapeva che non era da Xena rinunciare, dopotutto la conosceva, no?
Infatti mentre brindavano con del buon vino, il giovane bardo si rovesciò il succoso liquido addosso, colpa del vecchio stupido scherzo del bicchiere bucato. Xena gliel'aveva fatta ancora, l'aveva sempre vinta non c'era niente da fare, più si impegnava a tenerle testa, più la sorprendeva.
Rise per la sua incredibile ingenuità.
Ad un tratto la mora le chiese di chiudere gli occhi, in un primo momento rifiutò di farlo, non voleva darle altre soddisfazioni, ma sembrava così seria e alla fine si convinse.
Mentre era con gli occhi chiusi e cercava di reprimere una risatina al pensiero di come si era fatta beffare qualche minuto prima, sentì qualcosa posarsi sulle sue gambe. Aprì un'occhio insicura guardando la donna difronte a lei che sorrideva amorevolmente, poi aprì anche l'altro scoprendo così una pergamena. La srotolò velocemente e iniziò a leggere le belle parole che conteneva, quelle parole che aveva subito inciso nel suo cuore quel giorno, per tutta la vita.
Era stato il genetliaco più bello della sua vita pensò mentre volava tra le forti braccia di Xena a raggiungere l'orizzonte che si tinteggiava dei colori del tramonto."


Lo stesso tramonto che poi però, in quel lontano giorno in giappone le aveva portato via la persona più importante della sua vita, una parte della sua anima.
Le ultime parole di Xena gli rimbombano ancora in testa prepotentemente: " Starò sempre con te, Gabrielle.", semplici e poche parole che racchiudono tutta la speranza nel cuore del giovane bardo.

Si prese qualche minuto per ammirare quell'esplosione di colori caldi, che dopotutto non riusciva ad odiare.
Poi con un agile salto salì in groppa al cavallo, afferrò le redini e le strattonò per partire.
_Forza, dobbiamo trovare un rifugio prima che faccia notte._

Correva velocemente arrancando sulla calda sabbia del deserto, era da qualche giorno che era arrivata nei pressi del nilo e a aveva deciso di seguire il suo percorso lungo la sponda occidentale, quando in cima ad una duna si accorse di una cittadina poco più a valle.
La raggiunse in poco tempo spronando il cavallo al massimo nella discesa, lasciandolo scivolare sulla sabbia.

Sembrava una normalissima piccola cittadina egiziana,non era molto grande e si diramava attraverso le grandi e piccole strade di pietra che, hai confini, andavano scomparendo per lasciar posto alla calda, gialla sabbia del deserto. Strade, calpestate continuamente dai frenetici cittadini che si spostavano da una casa all'altra e riempivano la piccola piazzetta del mercato che, ancora, a quell'ora del giorno era pieno di vita. Sembrava tutto normale, però non riusciva a spiegarsi l'irrequietudine, che si animava in lei passo dopo passo.
Attraversava lenta la cittadina a fianco del suo cavallo alla ricerca di un buon posticino dove passare la notte, il rumore degli zoccoli dell'animale che picchiavano sulle pietre del terreno andavano a mischiarsi alle forti voci della gente che si riversava per le stradine, al suo passaggio molti si voltavano e poteva sentirli bisbigliare tra loro. Sentiva gli occhi della popolazione scrutarla, ma non in modo minaccioso in maniera quasi... adorante? speranzosa?
Tra le loro segrete conversazioni poteva distinguere spesso le parole: è lei, sacra arma; sembrava quasi la stessero aspettando. Non era per niente tranquilla, ma cercava di non darlo a vedere.Superò il mercato continuando la sua ricerca oltre, sempre sotto lo sguardo dei cittadini.

Trovò una piccola locanda in poco tempo. All'entrata, legati meticolosamente a una trave di legno, due cammelli si dissetavano e riposavano dopo,probabilmente, un lungo viaggio. Prese le redini del suo cavallo e dopo averlo affiancato agli altri due animali per far riposare anch'esso dalle fatiche dell'attraversata del deserto, entrò nel locale.
La sala, non molto grande, era piena di gente intenta a gustarsi le proprie pietanze e a bere a dismisura, comodamente seduta su dei rustici tavolini di legno. Al suo ingresso, il chiacchiericcio e le risate dei presenti si placò e potè sentire diverse paia di occhi posarsi su di lei e scrutarla ancora come al villaggio.
" Probabilmente non passano molti stranieri da queste parti." pensò Gabrielle, infondo seppure visibilmente armata non pensava di poter sembrare talmente pericolosa per quella cittadina, soprattutto essendo sola.
Dopo poco il borbottio riprese, ma continuava a sentire di essere la protagonista di quei dialoghi adesso sussurrati.
Si avvicinò lentamente al bancone di legno alla ricerca del proprietario della baracca per poter chiedere una stanza per la notte. Un forte aroma di spezie e cibi vari usciva dalla tenda a righe bianche e grigie ,che andava sicuramente a coprire la porta della cucina alle spalle del bancone.
Aspettò qualche minuto picchiettando nervosamente le dita sul piano di legno fin quando un uomo non comparì da dietro il tessuto.
La reazione di quest'ultimo fu la stessa di tutti gli altri cittadini infatti quando le si avvicinò iniziò a fissarla e a scrutarla insistentemente, Gabrielle cominciava ad innervosirsi.
Chiese subito una stanza, non vedeva di rinchiudercisi dentro lontana dagli sguardi, lontana dai pensieri di quella gente e finalmente riposarsi. Era troppo stanca.
Dopo il pagamento e dopo aver rifiutato la generosa offerta del locandiere di un pasto caldo, si precipitò su per le scale che portavano al primo piano e alla suo tanto agognato riposo. Fece intempo però a vedere il locandiere lanciarle piccole occhiate e sussurrare qualcosa all'orecchio di un giovane ragazzo che, poi, corse velocemente fuori dal locale.
Non se ne curò, troppo stanca per farsi dei problemi, e si precipitò nella sua camera.

Era piccola e spoglia, il suo arredamento era basato sull'essenziale: un materasso di paglia, un tavolo e una sedia e un catino con dell'acqua fresca. A Gabrielle bastava, era sempre meglio che dormire in una stalla tra i maleodoranti odori e i continui nitriti dei cavalli.
Sistemate sul tavolo i propri oggetti personali, infilò i sais sotto al cuscino di stoffa ( vivendo con Xena aveva guadagnato quell'abbitudine, non si era mai abbastanza sicuri in un luogo e si doveva prevenire un qualsiasi presunto attacco, sempre.) e poi si sdaiò a pancia in su con una mano dietro la nuca a contemplare il soffitto. Sospirò e lentamente chiuse gli occhi lasciandosi cullare dalle dolci braccia di morfeo.

Strane e sospette voci risvegliarono il giovane bardo, che rimase in silenzio ad ascoltare.
Le sentì avvicinarsi e fermarsi difronte la porta della sua stanza, poteva chiaramente vedere le ombre dalla piccola fessura al basso. Sembravano 2 uomini e una donna.
Gabrielle si alzò silenziosamente dal letto, i sais stretti in mano, per appostarsi dietro la porta. Sentì una mano fare una leggera pressione e aprire lentamente, le 3 figure avanzarono lentamente all'interno. Gabrielle in silenzio aspettò il momento opportuno e attaccò senza pietà uno dei tre sconosciuti prendendolo alle spalle e facendolo cadere a terra.
_ Ferma...FERMA_ La bionda si fermò, ancora con il fiatone per lo sforso e riconobbe il locandiere tra le 2 persone che erano ancora in piedi. Rimase interdetta.
Vide la donna che aveva gridato avvicinarsi al tavolino di legno dove era riposta la sacca da viaggio di Gabrielle osservando attentamente il contenuto. Poi si girò verso il bardo e le sorrise.
_ La sacra arma._  disse la donna leggermente euforica. Gabrielle ancora non capiva, cosa volevano da lei?
_ Tu sei la fanciulla con il Chakram._ a quelle parole la biondina strabuzzò gli occhi.
_ Io sono Soraya, regina di Abidos. Ti stavamo aspettando._

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Capitolo 4
*** _Capitolo 3_ ***


3° Capitolo

Quel luogo le era stranamente familiare.
Quella stanza leggermente illuminata dalla luce lunare e dalle piccole torce sulle pareti,quelle alte colonne a delimitarla tutto intorno.
Troppo familiare e si sentiva strana. Aveva intuito di essere riuscita finalmente a raggiungere la sua meta, aveva riconosciuto nelle parole della donna quelle di Xena " la fanciulla con il chakram" e poi aveva aggiunto che la stavano aspettando, ma non sarebbe stata completamente a suo agio finché non avesse scoperto perché l'avevano trascinata quasi con la forza li, in quello che sembrava un luogo sacro, a quell’ora della notte.

E poi c'era lei, Soraya.
Aleggiava intorno a lei un’aura di mistero.
Durante il veloce viaggio Gabrielle non aveva provato a farle domande, si era limitata ad osservarla camminare avanti a lei a passo svelto.
Era una bellissima donna, i capelli castani scendevano raccolti da una morbida treccia leggermente spettinata, una spalla era lasciata scoperta dalla veste, quel lembo di pelle bagnato dai raggi di luna emanava dei meravigliosi riflessi dorati e gli occhi chiari brillavano di una calda luce ritrovata.
Speranza.
L’aveva vista rinascere in lei nel momento in cui i loro sguardi si erano incontrati la prima volta.
Domande, domande e solo domande,martellavano nella sua testa.

Guizzava lo sguardo da una parte all’altra della stanza alla ricerca di qualche particolare che potesse sfamare una così opprimente fame di risposte.
E poi paura.
La paura di deludere chi aveva visto in lei un faro di speranza, perché infondo lei non era che la poetessa combattente solo il braccio destro della principessa guerriera, quanto poteva essere d’aiuto?
Doveva mettere le cose in chiaro.
Osservò Soraya raggiungere il centro del grande complesso dandole le spalle in contemplazione del vuoto di fronte a se.

Gabrielle si schiarì leggermente la voce, come se avesse timore di spezzare i pensieri della donna, poi si pronunciò decisa
_ Io non sono chi state aspettando..._  lei non era Xena, lei non era la principessa guerriera.

Non una mossa. Non un sospiro. Soraya rimase impassibile.

_...ma farò il possibile per aiutarvi._ continuò alzando leggermente la voce per farsi sentire meglio.
Passarono lunghi attimi di silenzio, la tensione della bionda era quasi palpabile. Voleva risposte.

Poi, finalmente, Soraya parlò.
_ L'arma che porti al tuo fianco afferma il contrario._ rispose voltandosi lentamente per guardarla negli occhi.
Gabrielle non fece in tempo a controbattere, che la donna parlò di nuovo avvicinandosi a passo lento nella sua direzione.
 
_ Inoltre lui ti ha condotto qui_  continuò indicando il ciondolo al suo collo.
L'occhio di Horus.
La bionda rimase interdetta stringendo nella mano destra il ciondolo con forza.
La regina Soraya sorrise dell’ingenuità della donna di fronte a lei che possedeva un così raro oggetto e che ignorava quanto potere potesse sprigionare.

_ Ultimamente hai fatto strani sogni._
Era una domanda? No, lei sapeva.
Gabrielle rimase di stucco, come era possibile che sapesse. Non rispose.

_ Come immaginavo. Devi sapere che, chi possiede quel amuleto assorbe la capacità della chiaroveggenza, capacità del dio Horus stesso. Inconsciamente sognavi i luoghi nei quali ti saresti imbattuta durante il viaggio per arrivare fin qui. Scommetto che hai sognato anche questo tempio._
Il giovane bardo ci pensò su. Poi ricordò. Ecco perché le sembrava così famigliare quel posto.
Effettivamente il grande arbusto al centro, che sorreggeva tutta la struttura in pietra, se lo ricordava protagonista di uno dei suoi strani sogni. Però mancava qualcosa.
Non capiva cosa. Era sicura fosse di estrema importanza.
Osservò ancora un poco quel tronco maestoso, cercando di trovare l’elemento mancante, senza alcun risultato.
 
Nel mentre Soraya aveva preso a passeggiare per il perimetro del tempio.
Gabrielle accortasi dello spostamento della donna decise di tralasciare le ricerche e si schiarì la voce prima di parlare.
Doveva sapere per quale motivo cercavano aiuto.

_ Perché m-mi stavate cercando?_  chiese cercando di non far trasparire la soggezione che le metteva quella strana situazione.

_ In un tempo lontano, i due sposi Osiride e Iside regnavano sull' Egitto..._  Iniziò la regina continuando a camminare.
_ ... e benché fossero fratelli la loro felice convivenza era riscaldata da una reciproca passione. Seth, un ulteriore fratello, invidioso sia di tanta felicità sia del privilegio sul regno decise di tessere un'insidia a danni di Osiride per eliminarlo e prendere il suo posto sul trono. Durante i festeggiamenti per il ritorno di Osiride da uno dei suoi viaggi, Seth esibì una cassa di mirabile fattura che avrebbe donato a chi, presovi posto all'interno, avesse dimostrato di occuparla perfettamente. Seth, con la complicità di un servo, era riuscito a procurarsi le misure del fratello per incastrarlo. Quando Osiride, dopo i tentativi fallimentari dei cortigiani, fu entrato nella cassa e l'ebbe occupata, a un segnale convenuto entrarono in azione i cospiratori alleati di Seth, che sigillarono e inchiodarono la cassa con il re all'interno per poi gettarla nel Nilo. La cassa venne portata dalle acque sulle rive di villaggio sulla costa occidentale del fiume. Qui crebbe una robusta pianta di Erica che inglobò la cassa nel proprio tronco. Il re del villaggio,affascinato, ne fece pilastro portante del proprio palazzo, palazzo che ora è questo tempio dedicato ad Osiride stesso.
Iside, il cui lutto per la perdita dello sposo la portò a un'incessante ricerca del suo corpo, giunse anche qui ad Abydos e si accorse subito del contenuto del pilastro, così recuperò la cassa portandosela via e lasciando il pilastro intatto.
Seth però riuscì a riprendere il corpo del fratello Osiride, approfittandosi di una temporanea assenza della dea, per farlo a pezzi e disperderli per tutto l'egitto.
Quattordici pezzi. Quattordici pergamene si nascondono tra le sabbie._


_ Ed io sono qui per recuperarle, giusto?_ Chiese subito Gabrielle.

_ In realtà le pergamene sono già state recuperate in gran parte, manca solo quella che rappresenta il cuore del dio Osiride. In molti hanno sfidato la sorte per riuscire a recuperarla, ma secondo la leggenda solo colei che possiede il chakram ne ha la possibilità._
Gabrielle ci pensò su, infondo non sembrava niente di complicato, eppure …
Eppure nella sua mente alcune cose non tornavano.
Un’altra cosa che aveva imparato quegli anni affianco a Xena è che non bisognava mai dare niente per scontato e che nulla è come sembra.
Ogni suo pensiero venne bloccato nuovamente dalla voce della donna.

_ Ricongiungendo le varie pergamene, si assemblerà lo spirito di Osiride dando vita a un manufatto dai poteri ultraterreni chiamato “il libro dei morti”.
La pergamena mancante, che rappresenta il cuore del dio, è la parte più importante del libro, è quella che lega il tutto. Anche singolarmente, in mani sbagliate, può diventare un’arma troppo potente._


Gabrielle ascoltò attentamente, ma continuava a non capire l’urgenza.

_ Quali sono i poteri di questo libro?_

Soraya sorrise appena.

_ Quelle pergamene contengono il fulcro della vita e quell’ultima pergamena è la chiave. 

_ Il fulcro della vita?_


_ Esatto. Ed è assolutamente necessario che la chiave ritorni al suo posto in questo tempio._

_Ma…_ Gabrielle provò a controbattere, ma fu nuovamente bloccata sul nascere , questa volta da una possente voce alle sue spalle. Si voltò per vedere il volto dell’uomo, che riconobbe immediatamente. Doveva ancora chiedergli scusa per l’occhio nero.

_ Scusate, mia regina è tutto pronto._ si rivolse a Soraya accennando un lieve inchino.
_ Ti ringrazio Aknhas, arriviamo subito._ rispose cordialmente la donna congedandolo,per poi voltarsi verso la bionda che era rimasta ad osservare riflettendo attentamente.

Che situazione.
Era successo tutto così velocemente, l’impazienza di Soraya l’aveva travolta come un fiume in piena e si sentiva colma di informazioni ma insoddisfacenti.
Non le bastavano.
Domande e ancora domande.

_ Dobbiamo andare, non c’è altro tempo da perdere._ Affermò risoluta Soraya.
Gabrielle la segui all’esterno dell’edificio. Tre cavalli già sellati e carichi le attendevano assieme al fidato Aknhas.
Avvicinandosi Gabrielle volse lo sguardo al cielo stellato e la luce della luna ancora alta le illuminò il volto teso.

“Guardare il firmamento ti fa pensare a dove siamo ora, a dove siamo state e a dove potremmo andare…”

Sospirò malinconicamente lasciando il ricordo volare tra le stelle.
Già!... Quale sarebbe stata la sua prossima mèta?





*****Angolo di chinonmuoreserivede *****
Salve Xeniti, dopo almeno un secolo eccomi qui. Diciamo che sono stata spronata e per questo ringrazio viny1090, mi ha fatto molto piacere vedere che a distanza di moooooolto tempo qualcuno è ancora incuriosito da questa ff. Questo capitoletto lo avevo già pronto da un pochino ad essere sincera, mancavano solo delle piccole modifiche. Non è molto ma spero soddisfi la curiosità dei pochi che ancora hanno la volontà di seguirmi.
Non sò quando pubblicherò un prossimo capitolo e non voglio promettere nulla quindi se ci rivediamo in un'altra vita spero almeno di essere diventata puntuale. XD
Vedrò di mettercela tutta.
Saluti e grazie a tutti in anticipo.

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