Kage no Sekai di Fuuma (/viewuser.php?uid=1725)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** .Lame di cristallo blu. ***
Capitolo 2: *** .Scaglie di oro fuso. ***
Capitolo 3: *** .Le zanne del Mostro. ***
Capitolo 4: *** .La Bestia. ***
Capitolo 1 *** .Lame di cristallo blu. ***
Titolo: Kage no Sekai
Serie: Tokyo Mew Mew
Capitolo: Lame di cristallo blu °1 di ?°
Rating: PG, A/U
Pairing: //
Note: Non dovrei iniziare una nuova fic visto che ho ancora "End of the
time" da concludere ma, come spesso accade quando sono presa da certi
personaggi, ho avuto l'ispirazione per una nuova storia così mi sono trovata
praticamente per caso a scriverla. I primi due capitoli in effetti sono venuti
da sè... ma questo è normale, succede sempre, sono quelli dopo che tardano
sempre a venire-__-!
Well,
questa volta la fic è sotto A/U perchè i nostri eroi (E quando dico eroi io
intendo strettamente i maschietti XD... ma voi pensate pure alle signorine Mew
Mew eh v_v""...) rivestono ruoli, come dire, un pò particolari^^. In effetti le
fondamenta di questa storia sono un pò banalotte. Sono ancora indecisa su molte
cose per cui spero che possiate aiutarmi a decidere voi*_* => tecnica dello
scarica barile!
1. Non
ho ancora deciso se effettivamente questa sarà una fic etero, come qualcuno già
sa io adoro lo yaoi e non riesco a scrivere una fic senza inserirci almeno degli
accenni più o meno espliciti *ç*. Mi piacerebbe scrivere una RyouxMasaya... ma
non so se sarà questa>.< !
2. Se
non sarà yaoi... non so con chi mettere Ichy O.O... Cioè, voi mi direte
ovviamente Ryou (e qualcun altra Kisshu XD) ma io continuo a patteggiare per il
brunetto e mi scoccerebbe parecchio se finisse come un povero sfigato a fare
l'ubriacone in qualche bar perchè la ragazza che ama non lo fila, ergo voglio un
happy ending pure per lui é.è!
3. Che
cavolo gli faccio fare a Kisshu O_O... Non può mancare lui, deve esserci
l'amplen di fighi, è importante XD!
Disclaimers: I personaggi non appartengono a me (ma quasi quasi Masaya lo
rapisco così almeno evito di vederlo sempre trattato peggio di uno zerbino dalle
fan di Ryou-kun ç_ç...) ma a Mia Ikumi, la fic non è a scopo di lucro (ma c'è il
rischio che siano i lettori a pretendere un risarcimento per i danni psichici
ò_o"""!) e i pg... spero che siano un minimo inchara, ma ho qualche
dubbio^^"""...
A
questo punto vi auguro buona lettura*.*/
Kage no Sekai
+†+World of Shadows+†+
Le
labbra rosse erano dischiuse ed il respiro scivolava trattenendo profondi ansimi
di piacere sciolti nella malizia di un gesto vecchio millenni che fondava le sue
radici in esseri tanto belli quanto crudeli.
Il sangue era ovunque.
Imbrattava le mani bianche che, impudenti, avevano accarezzato il corpo sdraiato
tra coperte di seta nera, colava sull'elegante abito azzurro ricamato d'oro,
sfilato a metà dalla giovane, e macchiava la pelle liscia dei suoi seni sodi,
ora nudi e liberi di essere ammirati.
Sorrise a quella visione immortalata nelle iridi in cui l'emozione era stata
cancellata.
Sorrise leccando le perle di rubino rimaste tra le labbra.
Sorrise alzando il volto alla luna dipinta di cremisi e respirò affondo
quell'odore ferruginoso che si mischiava al naturale finale dell'esistenza. La
morte.
Dolce.
Passionale.
L'infinito istante in cui tutto ferma il suo mutare.
Non esisteva nulla di più eterno.
A parte lui che più di ogni altro si trovava vicino alla morte.
†Capitolo 01†
-Lame di cristallo blu-
Un
semplice berretto da baseball copriva i suoi capelli, troppo belli invero per
esser nascosti così banalmente ma troppo riconoscibili in mezzo ad una folla dai
tratti somatici diametralmente opposti ai suoi.
Lui era biondo e, in mezzo a quella città, l'intero mondo pareva soltanto con i
capelli scuri, neri come pece.
Lui aveva occhi di un azzurro che attraeva e riproduceva in sè i colori delle
terre desolate d'Antartide e disperdeva il suo sguardo in scariche di piacere,
tutti gli altri lo guardavano con iridi scure, occhi dal taglio a mandorla ed
aperto stupore.
Lui aveva una pelle rosea, delicata come un bocciolo di rosa, ma un corpo forte
e slanciato.
Era difficile trovarne altri come lui, si sentiva in una sorta di laboratorio,
l'ultimo e unico esperimento di esseri che per convenzione venivano chiamati
umani ma che, molte volte, di umano avevano ben poco.
Le mani erano infilate nei blue-jeans. Un braccialetto d'argento tintinnava a
volte allacciato al suo polso, un piccolissimo ciondolo pendeva dai suoi anelli
ma si muoveva troppo freneticamente su e giò per comprendere bene di cosa si
fosse trattato.
Luci psichedeliche invadevano la città accolta dalla Notte come una delle
proprie figlie ma lui era già passato oltre, entrato da ore in uno degli edifici
del centro.
I fari dello studio erano piccole nove che esplodevano negli occhi ogni volta
che capitava di guardarli ed il caldo era insopportabile anche se l'inverno
aveva bussato presto quell'anno alle porte del Giappone.
Masticava un chewingum, seduto sui gradini che portavano ai piani superiori,
sbadigliando ogni qualvolta qualcuno gli rivolgeva la parola, incitandolo ad
allontanarsi tra un'ingiuria e l'altra con la rabbia crescente stampata sul
volto.
Perchè lui era bello. Di una bellezza maledetta che assuefaceva e conduceva alla
pazzia. Di una bellezza impudica che avrebbe intinto nel peccato una vergine e
mandato alla dannazione una santa. Di una schifosa bellezza priva di
imperfezioni.
Ma era anche molte altre cose.
Non parlava mai se non era davvero necessario e, quando lo faceva, la sua voce
assumeva sfacettature di tutti i tipi: diveniva un sussurro roco e faceva
palpitare il cuore, lo pompava fino all'inverosimile e lo faceva scoppiare
oppure era l'arroganza ad avvolgersi come una spirale intorno a lui o, ancora,
era autoritaria, decisa, fredda e schietta.
Non si prendeva mai la briga di ricordare i nomi delle persone con cui veniva in
contatto, a meno che non fossero stati strettamente necessari per la sua
esistenza.
Non lasciava mai trasparire alcuna emozione e non amava particolarmente che
gliele si mostrassero inutilmente. Gioia, tristezza, confusione, amore, odio,
disperazione. Non esistevano nel suo vocabolario, non esistevano nel suo mondo,
non esistevano e basta.
E poi, non meno importante, lui *sapeva*. Non importa cosa, non importa quanto
ci si impegnasse per tenere nascosto un qualche segreto, quanto importante
fosse, quanto poco potesse interessargli.
Lui *sapeva* ogni cosa. Vedeva. Sentiva. Conosceva. Tutto.
Era inquietante.
Era come un demone che aveva attraversato i gironi dell'Inferno per stabilire
sulla Terra la sua nuova dimora.
Si alzò al cenno di un uomo che dirigeva gli altri come il maestro di
un'orchestra.
"Non vi hanno ancora detto nulla, Shirogane-sama?" gli chiese con riverenza.
Eppure lui aveva quasi trent'anni più di quel ragazzo, avrebbero dovuto
invertire le parti, invece si ritrovava a recitare in un macabro film
dell'orrore dove tutto girava intorno ad un giovane ragazzo biondo.
"No, nulla." rispose il ragazzo.
"Non riusciamo a rintracciare la nostra fotografa, è già da un'ora che Kuroda
tenta di chiamarlo ma il cellulare è spento e a casa risponde solo la segreteria
telefonica."
"Capisco."
"Mi spiace avervi fatto perdere tempo."
"Non importa, non è stata colpa sua." affermò esprimendo qualcosa che si
avvicinò di molto alla gentilezza che a volte usciva dai suoi tratti
adolescenziali. Sorrise anche, apparendo ancor più bello e, se non altro, anche
cordiale.
"Rimanderemo il servizio alla prossima volta, non è un problema." continuò dando
le spalle all'uomo "Infondo cercavo da tempo una scusa per poter uscire da
questa routine."
"Allora arrivederci, Shirogane-sama."
Non si voltò più verso l'uomo, si limitò ad alzare il braccio in segno di saluto
ed uscì dagli Studi osservando distrattamente come la gente si riversava nelle
strade soffocando l'asfalto ed affollando le vie.
Si diresse verso casa.
Poi sarebbe uscito di nuovo.
Una volta giunto innanzi alla porta dell'edificio in stile occidentale in cui
abitava estrasse le chiavi. Non le inserì nella toppa, si accorse prima che era
già aperta.
Senza timore spinse sulla superficie lignea irradiando l'entrata della flebile
luce di un lampione alle sue spalle, portando alla luce quattro scalini esatti
che conducevano al lussuoso atrio.
Rimase fermo sulla soglia, nella penombra, i muscoli rilassati, la mancina
ancora poggiata alla porta.
"Sei stato tu, vero?" domandò al nulla ed il nulla gli rispose con sibili d'aria
condensati in biancastre nuvolette che uscirono dall'oscurità di un'abitazione
apparentemente vuota.
"Te lo chiedo perchè hai dimenticato di pulire le scale." continuò.
Una macchia cremisi si era allargata sul primo gradino dell'ingresso e piccole
gocce simili a rubini puntellavano il candore del marmo formando macabri disegni
invisibili ad una prima occhiata poco attenta.
"Mi dispiace, quel punto dev'essermi sfuggito."
Finalmente qualcuno si degnò di parlargli in risposta alle sue frasi.
Lunghi capelli castani legati da un nastro di un rosso molto scuro, molto simile
al colore del sangue furono ciò che per primo vide uscire dalle ombre e poi un
sorriso gioviale e affabile che lo accolse con calore.
"Il servizio fotografico?" domandò il brunetto.
"Saltato." commentò Shirogane entrando finalmente in casa, slacciando le cinture
del lungo giubbotto di pelle bianca e spogliandosene "Grazie per aver pulito."
aggiunse anche sbirciando la reazione dell'altro.
"Non potevo far altrimenti. So che *lui* deve tornare questa sera e non possiamo
permetterci di fargli "ammirare" un tale spettacolo. Sarebbe troppo per lui,
immagino."
Il biondo si abbandonò ad una breve risata rallegrata da quelle parole.
"Sì, hai ragione. E' una fortuna che ci sia tu." si permise di commentare,
concedendosi un raro momento di cortesia verso chi gli era sempre stato accanto
e chi se lo meritava più di chiunque altro.
"Così, Ryou, finirò per commuovermi." scherzò l'altro.
"Allora per evitarlo sarà meglio che tu vada portando con te la ragazza, Kei."
Kei annuì uscendo del tutto dall'oscurità che solo ora scopriva il corpo di una
giovane abbandonato tra le sue braccia.
Lunghi capelli ondulati cadevano sul collo e sul seno, le labbra avevano preso
un colore cianotico e la carnagione era estremamente pallida, nemmeno un
lenzuolo sarebbe parso più bianco.
Ryou le concesse un'ultima occhiata, rattristata da quel macabro spettacolo in
cui una candela si era spenta trascinando nell'averno un'anima che poco aveva
vissuto nel mondo.
"Ryou..."
Il biondo alzò gli occhi al di sopra del corpo inerme e l'altro parlò ancora.
"...dimentica ciò che è successo."
Il più giovane soffiò via un respiro e con esso anche qualsiasi emozione prima
avrebbe potuto dipingere il suo viso perfetto. Indossò una maschera di
freddezza, più pratica per fingere che nulla accadesse quando la notte calava su
Tokyo e gli istinti animali giungevano a bussare alla sua porta.
"E' tutta la vita che dimentico..." commentò sottovoce.
Un giorno sarebbe scoppiato.
"Ora comunque è meglio che tu vada, tra poco sarà qui e non voglio che ti veda."
Kei annuì per la seconda volta superando la figura di Ryou per dirigersi verso
una porta che non attraversò mai.
Eppure scomparve.
Come un ombra quando viene irradiata dalla luce.
Come la polvere e la sabbia quando vengono soffiate via.
Come i sogni e gli incubi quando sopraggiunge il risveglio al mattino.
Ryou rimase da solo.
La stanza ancora immersa nel buio, non aveva voluto accendere la luce perchè le
preferiva l'oscurità, perchè all'oro dei suoi capelli aveva sempre preferito il
nero della pece, perchè al ghiaccio dei suoi occhi aveva sempre preferito il
fuoco della passione ed il calore del sole.
Si portò alla finestra osservando una città che non dormiva mai e cavallette
impazzite che si agitavano fuori dalle loro sicure abitazioni, costruendo un
futuro incerto che nè loro nè lui potevano ancora conoscere.
Aprì i vetri della finestra.
Il freddo pungente di fine novembre lo investì insinuandosi fin sotto la felpa
nera dal largo colletto a V che lasciava scoperto parte del petto sgabro. Le
maniche si chiudevano con due laccetti ai polsi, sembravano due manette e si
riscoprì a fissarle perplesso quando aveva voluto vedere che ore erano
sull'orologio al polso sinistro.
Dovette tirarsi su la manica per scorgere il quadrante rotondo illuminato dalle
lancette giallo fluorescente.
L'una passata.
Tra meno di una mezz'ora *lui* sarebbe arrivato, reclamando metà di una stanza
che si erano trovati a condividere per forza di cause maggiori.
Nessuno dei due apprezzava l'altro ma avevano modi differenti per mostrarlo,
anzi, *lui* non lo mostrava affatto, si limitava a trattarlo con quella schifosa
tenera gentilezza che donava a chiunque altro come fossero state caramelle. Ryou
invece si imponeva di mantenere un comportamento neutrale, limitare ogni
possibilità di incontro alla mattina quando si svegliava e alla sera quando
tornava tardi trovandolo ancora sveglio, con la fastidiosa sensazione che
aspettasse proprio lui, ridurre le proprie frasi a semplici monosillabi.
Così erano riusciti a convivere per due lunghi mesi fino alla *sua* partenza.
Tornava dai genitori prima delle feste di Natale perchè sapeva che dopo non
avrebbe più avuto occasione di farlo.
Era un ragazzo d'oro. Una persona per bene.
Ma nessuno può dire davvero di conoscere gli altri.
Passano settimane, mesi, persino anni, si condividono esperienze, gioie, dolori,
ma non cambia mai veramente nulla. Rimarranno sempre degli sconosciuti.
Si grattò la nuca andando verso il bagno per lasciar scorrere l'acqua nella
vasca.
Rapito dall'infrangersi dell'acqua sulla superficie liscia non si rese nemmeno
conto che ormai la vasca si era riempita. Si riscosse improvvisamente chiudendo
il rubinetto appena in tempo, per poi spogliarsi dei vestiti.
Il tempo era trascorso.
Tra poco meno di quindici minuti la porta dell'edificio si sarebbe aperta per la
seconda volta in quella notte.
Portò la nuca all'indietro incontrando l'acqua che gli bagnò i capelli
carezzandone morbidamente il collo, ondeggiando intorno al suo corpo nudo e
vezzeggiando quella sua bellezza ultraterrena.
Il calore dell'ambiente si era condensato in una sottile patina biancastra
ricoprendo ogni superficie di vetro, lo specchio era stata la prima cosa ad
appannarsi e poi era toccato alla finestra.
Chiuse gli occhi cullato dal moto regolare dell'acqua intorno a sè.
Passi lenti e cadenzati attraversavano il marciapiedi a qualche decina di metro
dalla sua abitazione.
Sapeva a chi appartenevano a quei passi e li sentiva perfettamente anche se si
trovava così distante, circondato da quattro mura e persino lontano dal portone
d'ingresso.
Ma ognuno di quei passi erano un'esplosione di rumori ed odori nella sua testa.
Si avvicinavano.
Una chiave girò nella toppa ed il portone si aprì senza cigolare.
Aprì gli occhi.
*Lui* era arrivato.
Storse il naso in un perfetto silenzio, che, surreale, accolse la *sua* entrata.
Lo sentì fermarsi sulla soglia, in ascolto, nella vana speranza di percepire la
sua presenza.
Che sciocco.
Lo udì richiudere la porta alle sue spalle, entrare del tutto nell'ingresso
dell'appartamento e salire i quattro gradini che lui per primo aveva salito,
temporeggiare per qualche secondo per poi portarsi verso l'atrio calpestando un
tappeto rosso che sembrava essere stato appena lavato o cambiato e dirigersi
verso le scale sulla sinistra, fino in cima dove si trovava la loro stanza. Dove
si trovavano le stanze, sette in tutto oltre la loro.
Entrò in camera spogliandosi di un elegante cappotto in stoffa nera dal taglio
adulto.
Si obbligò a non sorridere beffardo quando comprese che stava per andare verso
il bagno e, quando *lui* si manifestò sulla soglia, i suoi occhi già lo stavano
fissando.
Occhi che, in realtà, erano lame di ghiaccio blu.
+†+CAPITOLO 01 FINE+†+
-Note *super-mega-extra-lungamente inutili*
dell'Autore-
*Trin
trin trin* =>musichetta di suspence
Che
succederà nel prossimo capitolo*_*? Il misterioso figuro appena arrivato tenterà
di affogare Ryou-kun nella vasca da bagno*_*? Le sue fan mi uccideranno per
questa mia domanda*___*?
Ryou:
Ryou in persona cercherà di vendicarsi di quest'autrice idiota che spera sempre
di farmi fare figure di merda é__è?
A: Ohooo, Ryoucciolo, ma guarda che sorpresa, anche tu qui^__^?
Ryou:
Ovvio che sono qui, la fic è su di me=_=!
A:
Veramente non è su di te cocco, ma è ANCHE su di te. Non prenderti tutta sta
libertà v_v! Cmq.. in effetti hai ragione, ecco perchè sei tutto ignudo *ç*...
Stai cercando per caso di propormi di fare il bagnetto insieme a te*¬*?
Ryou:
Ahaaa O///O!!! Avevo dimenticato di essere ancora nella vasca! Dannata, cambia
scena, cambia scenario, insomma fammi vestire>////< !
Misterioso figuro: ...Ehm... io intanto posso andare? Ho un appuntamento tra
poco e rischio di arrivare tardi...
A: Ma
che appuntamento vuoi avere tu>_>! Invece di inventare balle spogliati ed entra
nella vasca con Ryoucciolo, così inizio a farmi l'harem in tutti i sensi*__*v!
Misterioso figuro: Veramente l'appuntamento ce l'ho davvero, è con lo
psicologo... ormai non posso farne a meno visto tutti i complessi che mi hanno
fatto venire certe fic...
Ryou:
*fissa il misterioso figuro con perplessità* Ehm... Sè, ok... *se ne frega
altamente delle sue parole e fissa invece l'autrice* ...Non è che si potrebbe
evitare di chiamarmi Ryoucciolo, è davvero un nickname orribile=_=!
A: Ma certo Ryoucciolo, aspetta solo che ne trovi uno peggiore e poi smetterò di
usare questo*.*v!
Ryou:
Tu mi odi, lo so é_è!
A: Ma no, è solo che non sopporto il fatto che tutti apprezzino te e disprezzino
Saya-kun v_v!
Ryou: Quando dici Saya-kun intendi Aoyama, giusto? MaSaya Aoyama?
A: A-ah *-*!
Ryou: E tu lo sai che Saya è un nome da DONNA, vero?
A: A-Ah*-*!
Ryou:
...E poi dici che sono le fan che amano me a prendere per il culo lui=_=!
A: Mwahahah ma io lo faccio con affetto X3!!! Qualunque personaggio entri nelle
mie (pericolose) grazie sa che è destinato a luuuunghi e irritaaanti periodi di
prese per il culo da parte mia*__*v
Ryou:
Andiamo bene=_=...
A: Vabbè, alla prossima gente*__*/ *sponge il misterioso figuro nella vasca da
bagno e cerca di tuffarvici pure lei ma un'orda di fan imbufalite la travolge e
Ryou ne approfitta per rivestirsi e, ovviamente, fuggire XD*
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Capitolo 2 *** .Scaglie di oro fuso. ***
Titolo: Kage no Sekai
Serie: Tokyo Mew Mew
Capitolo: Scaglie di oro fuso °1 di ?°
Rating: PG, A/U
Pairing: //
†Capitolo 02†
-Scaglie di oro fuso-
"Sera."
La voce di Ryou si perse nella stanza da bagno senza nemmeno raggiungere la
parete dei timpani dell'altro che non aveva smesso di riflettere il suo sguardo
nelle iridi celesti del biondo.
Immobili entrambi, come statue di sale, occupate in un gioco di sguardi in cui
perde il primo che lo distoglie.
La mano della figura appena arrivata scorse al muro tastandolo per accendere la
luce.
Quando lo fece Ryou abbassò d'istinto il capo disabituato al chiarore che portò
a galla ciò che il buio celava.
Capelli fatti della stessa sostanza dell'oscurità furono ciò che per primo
accarezzò la luce della lampada permettendo loro di uscire dalle ombre, e poi
grandi occhi gentili, leggermente a mandola e celati in parte da un pizzo di
ciglia corvine che davano a quel volto giovane un tocco femmineo che, invero,
aggiungeva fascino a quello che era solo un ragazzo.
"Buona sera." ricambiò il brunetto con un sorriso cordiale. Dolce, come lo erano
i suoi lineamenti: adolescenti e dolci ma inquietanti nella loro bellezza. C'era
qualcosa di strano che sfuggiva a qualsiasi analisi si facesse di lui, qualcosa
che sfuggiva alla mera ragione e che, invece, si annidava nell'irrazionalità e
nell'impulsività dell'involontario.
Tutto di lui pareva in un qualche modo speciale e, nello stesso modo, falso. Non
si avevano dubbi sull'autenticità di quei sorrisi dolci e quegli occhi gentili,
ma dentro di sè, chiunque venisse ingannato da quel ragazzo, era in qualche modo
convinto che ci fosse di più, che ci fosse dell'altro nascosto da qualche parte
dentro di lui. Era come se quel ragazzo portasse dentro di sè due persone
distinte, uguali ed opposte, come il riflesso di uno specchio.
"Mhm." fece Ryou schermandosi gli occhi con il palmo della mano come se la luce
potesse in qualche modo ferirli.
"Non sapevo fossi già tornato."
Non stava nemmeno ascoltando le parole dell'altro e non fece una piega a quello
che disse.
"In questo caso ti lascio finire in pace."
Si mosse in un inchino, incurvò le labbra in un sorriso e sparì dietro la porta
tornando nella stanza attigua per svuotare la piccola valigia con cui era
partito, scostando dal volto i ciuffi di capelli corvini che gli infastidivano
la vista. Accese la luce anche nella camera e quella, come ricompensa per averla
liberata, regalò ai suoi capelli i riflessi delle profondità marine: un bel blu
cobalto.
Quando Ryou uscì dal bagno lo trovò ancora impegnato a sistemare gli abiti che
aveva protato con sè, ripiegandoli con cura e riponendoli nell'armadio del lato
sinistro della stanza, quello che spettava a lui. Lo vide anche nascondere
qualcosa in tutta fretta al di sotto dei panni puliti, qualcosa avvolto in un
panno marroncino. Decise di non dargli troppa importanza e si sedette sul
proprio letto coperto da nerissime lenzuola di seta pregiata. Gentile regalo dai
veri proprietari di quell'immenso appartamento: una scuoa, un collegio anzi, e
anche qualcosa di più.
Tu aiutavi loro e loro, in cambio, erano gentili con te. Un favore ripagava un
altro favore, era una cosa facile da imparare, una legge che si trovava alla
base dell'esistenza umana. Il principio dello scambio equivalente: per ottenere
qualcosa è necessario dare in cambio qualcos'altro del medesimo valore.
Si trovava alle spalle del brunetto e ne studiava attentamente ogni mossa
sperando di irritarlo tanto quanto, la sua sola presenza, bastava ad irritare
lui.
"Posso chiederti una cosa?"
Ryou inarcò il sopracciglio quando l'altro parlò.
"Dipende da quello che vuoi chiedermi." rispose atono sdraiandosi lentamente sul
morbido materasso. Sembrava di vedere un angelo sospeso su di un mare di
petrolio con tutta quella seta nera sotto di lui.
"Se non te lo chiedo non saprai mai di cosa si tratta." affermò l'altro.
"Aoyama, parla."
Si era già stancato di sentire la sua voce.
"Ti sei forse ferito?"
Per i due minuti che seguirono ogni cosa si mosse a rallentatore in una realtà
mutata da una domanda soltanto, mentre Ryou si rialzava di scatto mettendosi a
sedere, puntando il suo sguardo assiderale in quello nocciola del compagno di
stanza.
Ponderò la frase che ne seguì con estrema attenzione, ma ogni parola che
scivolava dalla sua testa sembrava quella sbagliata, quindi si lanciò in un
semplice: "Perchè?" sperando di leggere chiaramente fin dove voleva arrivare in
realtà quell'Aoyama.
"Ho trovato del sangue..." temporeggiò, forse con l'intenzione di spiare meglio
i cambiamenti nell'espressione di Ryou, e poi, compreso che era inutile continuò
"...sulle scale all'ingresso."
Ryou non mutò la sua espressione.
Distante.
Vuota.
Una maschera bianca dagli occhi di ghiaccio.
"Non sono l'unico che percorre quelle scale. In questo edificio siamo in
ventiquattro lo hai dimenticato?"
"No, ma di solito sei l'unico che esce a quest'ora e, visto che il sangue è
ancora fresco, pensavo..." non proseguì la frase, per scelta, ma anche perchè
ormai l'altro aveva capito benissimo il punto.
"Va bene, lo ammetto, mi hai scoperto." asserì Ryou con un ghigno beffardo "Che
dici, ora mi aspetta la prigione per aver dichiarato il falso?"
Anche Aoyama sorrise, ma il suo fu un sorriso più gentile, persino
accondiscendente, quasi da fratello maggiore.
"Perdonami, non volevo metterti nella situazione di mentirmi, ma capisco che non
siano affari miei." con questo tornò a dargli le spalle fingendo che davvero
fosse tutto lì e che la sua fosse stata la preoccupazione di un compagno di
stanza, di un amico a voler esagerare.
Bugiardo.
Come se Ryou non lo avesse già capito.
Aoyama sospettava. Aveva un ottimo intuito e, dopotutto, essere in stanza
insieme di sicuro non lo aiutava a tenergli nascosti certi segreti troppo grandi
per una persona soltanto.
Eppure non aveva mai fatto intendere chiaramente di conoscere il suo segreto,
forse ne aveva una vaga idea ma, cose del genere, sono difficili da credere
anche quando capitano davanti agli occhi.
"Al mio paese ho incontrato una mia vecchia compagna di scuola."
Il brunetto non aveva ancora smesso di infastidirlo con la sua voce meliflua,
dolce come una nenia per bambini che scioglieva il cuore in mille petali ed
illuminava il cielo accendendone le stelle. Una voce amabile, come tutto di lui.
Quando lo pensò si trovò per un attimo a combattere contro i conati di vomito.
Quel ragazzo lo faceva stare fisicamente male, in un modo che non aveva ancora
imparato a capire.
"Credo che il prossimo semestre si trasferirà a Tokyo per frequentare la nostra
stessa scuola."
Ryou lo stava palesemente ignorando.
Le parole del ragazzo gli scorrevano addosso e scivolavano via, chissà dove.
"Le ho parlato di te e dice che ti trova carino."
Il biondo storse il naso.
Carino? Tsk, cose da ragazzine. Lui non era *carino*, che almeno lo si definisse
*bello*!
"E' una ragazza molto dolce, penso che ti piacerà."
Era ora di farla finita.
"E tu come fai a dirlo? Non sai nemmeno che tipo di ragazza mi piace, da quando
hai l'arroganza di credere di conoscermi?"
Aoyama, che ancora gli dava le spalle, non gli rispose.
Ryou attese, ma l'altro non parlò più.
"Allora?"
Pensò di averlo in qualche modo offeso, ma non c'era motivo di prendersela.
"Rispondi!" ordinò alla fine alzandosi in piedi.
Soltanto allora il brunetto si volse verso di lui mostrandogli quello che, ai
suoi occhi, apparve come il più disgustoso tra i sorrisi. Odioso. Irritante.
"Scusa, hai ragione."
Scusa.
Scusa.
I loro discorsi cadevano sempre nello stesso finale: con le scuse di Aoyama.
Strinse i pugni con la voglia di colpirlo dritto in faccia e fargli sparire quel
sorriso gentile.
Insopportabile.
Avrebbe voluto picchiarlo. Ucciderlo anche e abbandonare il suo cadavere in
strada come cibo per giornalisti avvoltoi che avrebbero raccontato la loro
storia su quel corpo, inventata o meno.
Invece infilò il suo giubbotto pronto per uscire di nuovo in una Tokyo mai del
tutto addormentata.
Aoyama non fece nulla per fermarlo e Ryou se ne andò senza più aggiungere altro.
Discorso chiuso.
Le mani scivolarono ai capelli corvini ed un profondo sospiro sfilò dalle labbra
di Aoyama mentre guardava gli abiti nell'armadio sotto cui aveva nascosto
qualcosa. Vi frugò al di sotto estraendo un oggetto fatto su in un panno
marroncino e si dedicò a scoprirlo.
Lama d'argento, rifiniture d'oro, elsa d'avorio ricoperta di ametiste e rubini.
Era un pugnale lungo una trentina di centimetri.
Ne sfiorò la lama con le dita ma le ritrasse prima di toccarlo, come se
quell'oggetto racchiudesse un potere arcano di ui aver timore. Lo ricoprì con il
panno rimettendolo via e chiuse l'armadio improvvisamente innervosito da quello
che aveva visto e che aveva portato in quella casa lui stesso.
Chiuse gli occhi.
Le tempie avevano iniziato a pulsare dolorose, sentiva il respiro bloccarsi in
gola senza che divenisse anidride carbonica o che potesse recuperare ossigeno.
"Ah..."
Cadde in ginocchio.
"Ah..."
Boccheggiante.
"Ah..."
Stava morendo, era l'unica spiegazione valida a quello che gli stava accadendo.
Poi, tutto d'un tratto, il dolore sparì e lui si sentì bene come non lo era mai
stato.
Una mezzaluna d'argento incurvò le sue labbra mentre si alzava passando accanto
alla finestra che riflesse per un attimo la sua immagine.
Capelli neri come la pece più lunghi di qualche irrilevante millimetro di come
lo si sarebbe dovuto ricordare e occhi nocciola, brillanti, ammalianti, ricamati
di scaglie di oro fuso.
E il vetro andò in frantumi subito dopo...
+†+SECONDO
CAPITOLO FINE+†+
-Thanks to-
.Ryashiro.
Grazie mille, mi fa piacere non ti annoino le mie descrizioni^^!
.PferPfer. Yo\*.*/!
Grazie per i complimenti^O^, se mai la fic diverrà yaoi prometto che farò del
mio meglio per ficcarci tante scene hothot *ç*! Ah, come amo lo yaoi*O*...
*andata in visibilio, pregasi ripassare più tardi*
-Note
*super-mega-extra-lungamente inutili* dell'Autore-
*Trin Trin Trin*
=>solita musichetta di suspence XD
Visto che Aoyama-kun tecnicamente ha rotto la finestra, pagherà i danni? Lui e
Ryou riusciranno ad andare d'accordo prima o poi>_>? Masaya la smetterà di
chiedere sempre scusa come un idiota é_è? Ed io riuscirò a costruirmi un mio
harem come si deve*_*?
Ryou: Veramente questo non frega a nessuno=_=!
A: Tu devi sempre distruggere i miei sogni di gloria eh>_>?
Ryou: Se sono
sogni stupidi non è colpa mia v_v.
A: Tsk!
COMUNQUE*____*!!!
Ryou: Argh, idiota, non urlare nel mio orecchio>.< !
A: Silenzio, sto parlando io non vedi èOé? Dicevo, COMUNQUE*____* *urla ancora
nell'orecchio di Ryou ma questa volta usa anche un megafono ed il biondo sviene
a causa dell'orribile stridore della sua vocetta da gallina* Ehm... oh, povero
Ryoucciolo ò.o... vabbè, più tardi lo legherò e lo venderò a qualche fan
impazzita v.v... tornando a noi, mi scuso per il capitolo corto-corto ma non
avevo voglia di dilungarmi (come al solito XD). In ogni caso ringrazio chi l'ha
letto e chi lo commenterà^^! *si dedica ora a pungolare il cadavere di Ryou
aiutata da Masaya*
Ryou: Ma non sono morto>_< !
Masaya: Oh, davvero? Eppure lo sembravi ^___^.
Ryou: Ma che
cavolo ti sorridi, dannato é_è?
Masaya: Scusa, mi spiace che ti dia fastidio il mio sorriso ^__^.
Ryou: Eppure continui a sorridere-__-...
Masaya: Ti sbagli, in realtà sono molto dispiaciuto, solo che mi è venuta una
paralisi e ora non posso fare a meno di sorridere ^___^!
A: Ohooo, povero Saya-kun ç___ç!!!
Masaya: E non chiamarmi Saya!!! ^__^
A: Ma se ti piace così tanto*_*!
Masaya: Non è vero! ^_^
A: Massì invece, stai pure sorridendo*__*v!!!
Masaya: ...Io ti odio... ^_^
Ryou: ...Questa
paralisi facciale inizia a piacermi*_* *sta pensando a come sfruttarla* Ehy,
voi, teppisti in motocicletta, quel tipo lì ha detto che siete degli imbecilli e
ha offeso pure vostra madre! *indica Masaya*
Motociclisti: Che cosa?!? Ha offeso la mamma è_____________é?!?!? Ammazziamolo
ragazzi!!!
Masaya: Mhm? ^__^
Motociclista: Te la facciamo perdere noi l'abitudine di sorridere, idiota!!!
Masaya: Aiut... ^_^...........
A: Oddio,
Saya-kun, texoro ç_ç... che crudeltà prendersela con un povero ragazzo innocente
la cui colpa è solo quella di sorridere alla vita ç_ç!
Masaya: Macchè sorridere alla vita, è colpa tua che in sta fic non mi fai fare
altro che sorridere e chiedere scusa a Shirogane>_____________< !!!
A: Oh, ti è sparita la paralisi*_*!
Masaya: E' vero*__*! Evviva, ora finalmente anch'io avrò una vita normale ç_ç!
Ryou: Ma... e i motociclisti incazzati ò_o?
Masaya: Oh, quelli ò_o? Infondo sono brave persone, ho parlato loro di quanto il
mondo soffra e di come ci sia bisogno di persone che si impegnino per proteggere
l'ambiente e di come sia indispensabile usare vetture solari e non la benzina e
blablabla *continua così per un paio d'ore* e hanno deciso di vender le loro
moto e unirsi a Green Peace v_v.
Ryou: ...Questo
ragazzo.. è un mostro O_O""...
|
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Capitolo 3 *** .Le zanne del Mostro. ***
Titolo: Kage no Sekai
Serie: Tokyo Mew Mew
Capitolo: Le zanne del Mostro °3 di ?°
Rating: R
Pairing: //
†Capitolo 03†
-Le zanne del Mostro-
La neve
cadeva dal cielo come lacrime bianche ricoprendo il mondo con il suo soffice
manto bianco.
Alzò gli occhi a quella cappa grigiastra mentre ballerine candide si posavano
sulla sua pelle e scivolavano via lasciando l'impronta bagnata del loro
passaggio.
Era gelida la neve ma lui non se ne curò particolarmente.
Tanto era abituato a sentir freddo, anzi, si poteva dire che in tutta la sua
vita non avesse sentito una sola volta il calore del sole e si era sempre
guardato bene dall'avvicinarsi alla fiammella vibrante di una candela o al fuoco
scoppiettante di un camino. Eppure ne era sempre stato tanto attratto quanto
intimorito.
Unì le mani a cono soffiandovi sopra il proprio alito, fingendo di poterle così
scaldare.
I bar avevano acceso da tempo le loro insegne al neon ma molti avevano anche già
chiuso.
Era tardi perchè qualcuno entrasse nei locali a reclamare la propria reazione di
alcool, anzi, a quell'ora stavano già barcollando per le strade ubriachi,
inciampando sui propri piedi e imprecando ad alta voce le parole che il liquore
donava loro.
Sbadigliò, ma non per stanchezza.
Per noia.
Ogni notte usciva dall'elegante dormitorio del suo collegio, dormitorio che
sembrava invece una reggia, e ogni notte lo aspettava sempre lo stesso
spettacolo di desolazione.
Era come vedere una razza alla deriva.
Ogni anno che passava li vedeva di un passo più vicini all'annientamento.
Calciò una lattina vuota che sbattè contro un lampione e rotolò per la strada
già innevata riversandone sull'asfalto quel poco di birra che era rimasto.
Un cane vi si avvicinò con aria curiosa, prima annusando la lattina e poi
sporgendo con la linguetta curiosa assaggiandone il contenuto. Decise che era di
suo gradimento e lo leccò, senza capire che quello, in mezzo alla strada come
ora si trovava, non era posto per un piccolo cagnolino con una macchia
marroncina sull'occhio destro. Infatti nel giro di pochi istanti udì il motore
di una BMW che sfrecciava lungo la strada ed il suo clacson assordante che
spaccava le orecchie.
Ancor prima di pensare a cosa fare aveva già mosso le gambe in direzione del
cagnolino e si era già gettato in mezzo alla strada.
Gli parve di sentire udire qualcuno che gridava: "Attento!!!" ma l'auto coprì
ogni suono finchè non si allontanò allarmata senza nemmeno prestare soccorso.
Allora lui rimase lì.
Vivo? Morto?
Ancora non lo sapeva bene.
Sentiva il peso del cagnolino schiacciargli la pancia mentre, disteso
sull'asfalto, lo teneva tra le braccia.
I capelli bagnati dalla neve formavano un'aureola dorata e i suoi occhi
guardavano fissamente verso l'alto, ma ogni volta doveva sbattere le palpebre
perchè la neve finiva per cadervi dentro.
"Stai bene?"
Pensò di aver immaginato la voce.
"Ti senti bene?"
Si voltò verso la sua destra dove una mano aveva sfiorato la sua spalla e
qualcuno stava cercando di controllare che non avesse nulla di rotto.
"Stai morendo?" gli venne allora chiesto con estrema perplessità.
"Ti sembra una domanda da porre ad uno che ha appena rischiato di essere
investito?" fece lui, un pò arrogante c'era da ammetterlo, ma di sicuro non
c'era da essere felici di aver appena rischiato la pelle!
"Scusa, scusa, è che non rispondevi più così ho pensato che stessi per seguire
la luce!"
Lui si mise a sedere, cosa che gli causò una fitta al fianco ed una smorfia di
dolore, ma non gli impedì di chiedere scettico: "Quale luce?"
"La luce infondo al tunnel!"
"Oh... certo..."
Che razza di discorso scemo!
Fece per alzarsi ma la mano che poggiava alla sua spalla non si era ancora
spostata e lui la fissò.
Pelle bianca, sembrava porcellana e doveva anche essere liscia come seta. Le
unghie erano corte, bastava guardarle per convincersi di avere a che fare con
una persone che si lasciava prendere spesso dal nervosismo perchè doveva
mangiarsi le unghie e torturarsi le dita in continuazione. Anche in quel momento
aveva già portato l'altra mano alla bocca. Notò anche che aveva lo smalto, un
bel rosa molto chiaro, per nulla appariscente, ed un braccialetto era allacciato
al polso stretto. Un braccialetto di piccole perle che dal bianco sfumavano nel
rosso.
Deglutì.
Rosso.
Il colore del sangue.
Alzò gli occhi al resto del corpo inginocchiato al suo fianco e scoprì che a
soccorrerlo -non che ce ne fosse davvero stato bisogno!- era stata una ragazzina
di non più di quattordici o quindici anni.
Aveva dei bei lineamenti, ancora infantili ma molto graziosi e capelli dal buffo
colore rossiccio che, in realtà, proprio rosso non era. Forse erano più sul
castano. O forse erano di un colore che ancora non era stato scoperto, gli
piacque pensarla così.
In ogni caso il fatto che lo stesse tenendo seduto lo infastidiva, per cui fece
per rialzarsi ma la ragazzina scosse vigorosamente il capo, più volte, come se
volesse staccarsi la testa per farla decollare imitando l'elica di un
elicottero... era una visione molto buffa e lui dovette trattenersi per non
scoppiarle a ridere in faccia.
"Non puoi alzarti, potresti aver subito delle lesioni interne." gli spiegò lei
sinceramente preoccupata.
"Se non ci spostiamo da qui le lesioni ce le faranno le auto e ti assicuro che
saranno più che visibili, ragazzina."
Lei si guardò intorno rendendosi conto soltanto in quel momento di essere ancora
in mezzo alla strada.
"Ah! Hai ragione!!!" scattò in piedi tenendo il braccio del biondino e issandolo
insieme al cagnolino ancora tra le sue braccia. Lui la guardò e si liberò dalla
presa.
"Guarda che ce la faccio anche da solo, ragazzina."
"E tu guarda che io non mi chiamo ragazzina! Ho un nome ed è Ichigo!"
"Ichigo?" domandò lui con aria beffarda.
"Sì!" confernò Ichigo stizzita.
"Ohooo, che bel nome."
Lei arrossì.
"Gra... grazie..." ma poi vide il bel ghigno sulle labbra del ragazzo e allora
capì che la stava prendendo in giro "Ma... ma che hai da ghignare tanto, eh?!"
"Io? Nulla ragazzina-alla-fragola!"
"Ti ho appena detto di non chiamarmi così!"
"Non è vero, mi hai detto di non chiamarti ragazzina ed io non l'ho fatto!"
"Ahaaa, ed io che ero preoccupata per te!"
Ichigo sbuffò, pestò un piede a terra e diede le spalle al biondino incrociando
le braccia al petto.
Lui sorrise con tutte le intenzioni di seguirla ma, quando mosse il primo passo
sentì ancora la fitta al fianco trapassargli la carne, attraversare ogni nervo
del suo corpo ed esplodergli nel cervello.
"..Ugh..." gemette fermandosi e tappandosi subito la bocca.
Troppo tardi perchè Ichigo aveva già sentito e, allarmata, era tornata a
guardarlo accorrendo subito in suo soccorso. Che tenerezza, sembrava una
crocerossina al suo primo giorno.
"Sto bene..." biascicò lui trattenendo il respiro per non emettere un altro
lamento.
"No, non è vero!"
"E tu che ne... ugh!"
"Ecco visto, non stai bene!!!"
Lo obbligò a passarle un braccio intorno alla spalla per sostenerlo e, insieme,
si portarono al marciapiedi, sotto la pensilina degli autobus dove trovarono una
panchina in ferro su cui lo fece sedere.
"Forse è grave..." azzarò Ichigo con un fil di voce "Magari hai un'emorragia
interna... O forse ti sei rotto una costola.. oppure..."
Il biondo la fermò con una mano davanti al viso, zittendola all'istante.
"Ragazzina puoi smetterla di dire le prime sciocchezze che ti passano per la tua
testolina rossa? Ti ho già detto che sto bene..." prese un profondo respiro
"...passerà presto, devo soltanto aspettare un pò."
"Ma se..."
"Taci!"
Il suo ordine era stato così improvviso che Ichigo si spaventò e tacque per
lungo tempo.
Il biondo chiuse gli occhi mentre il cagnolino tra le sue braccia guaiva
rattristato dall'espressione sofferente del suo salvatore ma in pochi attimi
tutto accadde.
Scintille rosse, come una scia di stelle infuocate raggruppate tutte sul
giaccone sporco di terra e bagnato di neve del biondo, all'altezza del fianco, e
il dolore che lentamente andava scemando fino a scomparire del tutto.
Magia...
"Fiu!" sospirò lui aprendo gli occhi.
Guardò Ichigo che, a sua volta, aveva chiuso gli occhi e teneva le mani giunte
in una silenziosa preghiera.
Stava pregando per lui? Che ragazzina carina.. e poi, a guardarla meglio, carina
lo era davvero!
Si avvicinò.
Ichigo aprì prima un occhio e poi un altro.
Urlò quando si accorse che il corpo del biondino era talmente vicino al suo da
poterne sentire il respiro sulla faccia.
"Ma... ma... ma che ti salta in mente?!" esclamò allarmata rizzandosi in piedi e
guardando a destra e a sinistra presa dal panico.
"Visto il tuo nome, e il rosso del tuo vestito, volevo sapere se anche i tuoi
capelli profumassero di fragola. Non mi sbagliavo!" affermò quello con un gran
sorriso soddisfatto.
"E dovevi per forza avvicinarti così tanto?!?"
"Perchè urli tanto ragazzina?"
La sua domanda assunse un suono talmente pieno di superiorità che lei si sentì
offesa.
"La prossima volta ti lascerò in strada ecco!"
Lui la guardò ignaro del perchè se la fosse presa tanto a cuore.
"Guarda che io non ti ho chiesto niente."
"Ma sei... sei... sei uno stupido, tu..." gli puntò l'indice sotto il naso
sperando che le venisse in mente il suo nome, ma lui non lo aveva mai
pronunciato e continuava a starsene lì a fissarla in un modo così irritante ed
arrogante che non era strano pensare si stesse prendendo gioco di lei "Sei uno
stupido e basta!"
Detto questo annuì alle proprie parole e si allontanò con passi pesanti dettati
dalla stizza.
"Ryou." pronunciò invece il biondo poco prima che lei fosse troppo lontana per
udirlo "Il mio nome è Ryou, ragazzina." ma l'aggiunta del "ragazzina" gli valse
una sbuffata da parte di Ichigo che non si voltò più e se ne andò borbottante
come una pentola a pressione.
"Che tipa stramba..."
"Bau!"
Abbassò lo sguardo celeste al cagnolino che aveva preso a scodinzolare allegro
tra le sue braccia, desideroso di ricevere qualche coccola e lo accarezzò.
"La prossima volta però stai attento piccolo."
"Bau!" il cagnolino abbaiò ancora, lui lo fece scendere, quello si strusciò
grato sulla sua gamba e poi trotterellò via voltandosi di volta in volta e
scodinzolando la coda.
Uff, c'era da dire che aveva rischiato grosso.
"Non sapevo che anche *quelli come te* si dessero alle buone azioni."
Prima della persona che l'aveva pronunciata giunse la frase sprezzante, poi lo
sguardo disgustato e una smorfia indignata su di un volto troppo maturo per
esser solo quello di una diciassettenne.
"Come scusa?" chiese Ryou dubbioso.
"Puoi ingannare una ragazzina come quella di prima, ma io so *cosa* sei!"
Ryou abbozzò un sorriso tra l'imbarazzato e il perplesso.
"Cosa sono? Io non so di cosa parli, forse mi hai preso per un altro!" fece per
andarsene ma lei fu più veloce e, senza che se ne rese conto, un crocefisso
dorato stava già sfilando davanti al suo naso. Si immobilizzò di colpo senza
riuscire a fare altro che fissarlo. Inorridito e intimorito al tempo stesso.
"Non mi interessa il perchè ti trovi qui, nè ciò che vorrai fare in un prossimo
futuro... io voglio solo sapere *dov'è*!" spiegò lei con voce autoritaria
attirando il suo sguardo di nuovo nelle sue iridi del colore delle ametiste.
Era alta, molto per essere una giapponese ed i suoi lineamenti invero avevano
poco dell'orientale, doveva essere per metà occidentale, forse europea ma questo
non lo seppe dire con precisione. I capelli erano lunghi, tenuti in una coda
bassa che lasciava sfuggire qualche morbido ciuffo di un lilla scuro giù per le
spalle esili. Indossava un cappotto femminile bianco, dei pantalocini corti di
pelle viola, un paio di cinturini si allacciavano alle cosce, subito sotto i
pantaloni e, per finire, lunghi stivali con un tacco a punta. Nonostante quel
tacco era riuscita ad avvicinarsi a lui nel più completo silenzio. Non era una
persona normale.
"Dov'è chi?" chiese semplicemente Ryou.
"Lo sai!"
"Ti sbagli, non lo so." disse sperando di essere convincente.
Speranza vana.
"Non ti conviene prendermi in giro!"
La voce della ragazza era calma, fredda persino, senza alcuna paura. Avvicinò di
più il crocefisso al volto di Ryou e questi spostò il capo più indietro,
chiaramente infastidito.
"Dov'è?"
Ryou sospirò.
"Se non mi dici di chi stai parlando rimarremo al punto di partenza."
"Parlo del Pugnale!"
Il biondo agrottò la fronte senza capire.
"Un pugnale?" domandò scettico.
"Non un pugnale, ma Il Pugnale! Lo so che l'hai preso tu, nessun altro avrebbe
potuto!!!" iniziava a perdere la pazienza, cosa che avveniva di rado ma, di
fronte a quell'essere che la guardava fingendosi estraneo ai fatti, chiunque si
sarebbe irritato "Non ti appartiene, ridammelo!!!"
"Ma io non ne so niente."
"Bugiardo non ti credo!"
Con forza premette la croce sulla guancia di Ryou, lo sentì urlare per lo
stupore e per il dolore mentre la sua pelle si ustionava all'istante e lui
indietreggiava premendosi con una mano sul volto.
"Cazzo!!!" imprecò il ragazzo dolorante. Lunghi canini perlacei si erano
allungati all'istante dalle sue labbra e, quando alzò lo sguardo furioso verso
la sconosciuta, ringhiò mettendoli in mostra come fossero zanne.
Lei non ebbe alcuna paura.
Ma chi cazzo era?
"Ti ho già detto che non ne so niente!" le ringhiò contro.
"Non ti credo!"
"E non credermi!"
Lei serrò i denti abbassando la mano che teneva ancora tra le dita il
crocefisso.
Lo sguardo bruciava d'odio, la calma che prima la caratterizzava era svanita
chissà dove.
"Se non sei stato tu allora chi diavolo è stato?!"
"Io non lo so. Mi dispiace."
"Bugiardo! Non dire che ti dispiace come se fosse vero! Uno come te non proverà
mai nulla!"
Era stata una pugnalata nel cuore quella frase. Ryou rimase senza parola,
stupidamente imbambolato, mentre quella ragazza gli passava accanto
sibilandogli: "Uno come te non ha il diritto di provare niente." e se ne andava
con lunghe falcate.
Sentiva il suo cuore che si comprimeva nella cassa toracica, le budella che gli
si contorcevano e la bocca che si seccava.
I canini sporgevano ancora più lunghi del normale premendo sulle labbra.
Cercò di pensare ad altro che non fosse la voce sottile ed incattivita di quella
ragazza e alle sue parole di sprezzo.
La pelle bruciata della guancia si ricompose tornando liscia come sempre lo era
stata.
"Maledizione..."
Quelle parole non facevano che rimbombargli nelle orecchie.
E lui sapeva che aveva ragione.
Uno come te non ha il diritto di provare niente.
"Maledizione..."
Era destinato a rimanere un manichino senza emozioni.
Sempre e per sempre.
+†+TERZO CAPITOLO FINE+†+
-Thanks to-
.Rowan. Ah, un'altra amante dello
yaoi*___*, brava, brava*___*! In effetti pure a me i pg di TMM sembran troppo
etero e questo un pò mi dispiace ç_ç... ma non mi impedirà di compiere le mie
malefatte se deciderò di mettere in azione lo yaoi power*___*/ *si prepara con
la sua bacchetta magica per recitare la formula XD*
E per di più non odi Masaya*_____*, quasi non ci credo, allora non sono l'unica
ç_ç!
.PferPfer. Ma no, invece in questo capitolo
si scopre subito cos'è Ryou-kun*_*v... Anche se in realtà non è davvero tutto
qui per quanto lo riguarda >XD!
-
Note *super-mega-extra-lungamente-inutili*
dell'Autore-
*Trin-Trin-Trin* =>Sta musichetta di suspence
inizia a farsi monotona>_>!
Chi sarà mai la tipa che ha tentato di
abbrustolire il bel faccino di Ryou-kun O_O?
Zakuro: Sono io v_v.
A: Argh! Ma non dovevi dirlo subito>_< !
Zakuro: Ah no v_v? Bè, ormai è tardi e poi non
vedo perchè non dirlo, io non ho nulla da nascondere v_v.
A: Ma IO SI' é__è!
Ryou: E chi se ne frega, torniamo al discorso del mio faccino abbrustolito é_è!
Perchè?!? Perchè autrice maledetta ce l'hai sempre con me?? Adesso cerchi anche
di bruciarmi vivo?!
A: Uhm ò.o.. Tecnicamente i vampiri sono già morti ò.o...
Ryou: E che centra con me é_è?
A: Tu SEI un vampiro>_>!
Ryou: Ah, davvero O_O? E quando pensavi di farmelo sapere?!
Masaya: Shirogane è un vampiro?
A: Argh! Ryou, bosa che non sei altro! Non dovevi spiattellarlo ai quattro
venti, sto tizio *indica Masaya che ha l'aria di chi non capisce che sta
succedendo* doveva rimanerne all'oscuro>____< !!!
Ryou: Ma se hai fatto tutto tu, stupida autrice>_< !
A: Ma come ti permetti>_>? Portami rispetto dannato biondo tinto é__è!!!
Masaya: Shirogane si tinge i capelli?
A: *facendo care-care sulla testolina di Masaya* Lascia stare Saya-kun, è tutto
a posto, tu limitati a dimenticare quello che senti in sede privata e studiati
il copione*.*!
Ryou: Perchè con quel tonto sei gentile e invece non fai altro che insultare
me>____>?!?
A: Per questo motivo é_è/ *si volta verso Masaya* Masaya ascolta èOé, chi è
l'autrice più meravigliosa del pianete*___*??
Masaya: *leggendo perplesso le parole che stanno scorrendo su un gobbo comparso
da chissà dove* Ehm... Sei tu... naturalmente...
A: Bravo*_*! Ti meriti un biscottino*_*/ *gli tira
un biscottino ma il ragazzo lo lascia cadere a terra con una vena pulsante che
balla sulla fronte e uno strano formicolio alle mani* Ora tocca a te *si volta
verso Ryou* Chi è l'autrice più meravigliosa del pianeta*__*??
Ryou: =_=... *fissa il gobbo su cui scorrono le stesse parole che aveva
pronunciato Masaya e... e lo solleva tirandolo in testa all'autrice*
A: Ecco... ora sai perchè ti meriti i miei insulti... Alla prossima gente X_X
*cade KO*
|
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Capitolo 4 *** .La Bestia. ***
Titolo: Kage no sekai
Serie: Tokyo Mew Mew
Rating: R
Pairing: //
Note: Uhm... ok, dopo questo capitolo per gli altri temo che dovrete
aspettare un pò perchè sono ancora in lavorazione e mi manca
l'ispirazione^^"""... Stessa cosa per End of Time che finalmente era arrivato
al punto cloue ç_ç...
A parte questo, qui entra in scena anca Retasu. Avverto già che lei è il
personaggio che meno mi piace della serie, davvero mi fa innervosire un casino
e poi generalmente i pg come lei non li sopporto proprio=_=! Questo per dire
che ho combattuto fino alla fine per decidermi a risparmiarle la vita...
ebbene sì, era candidata per diventare il "pranzo" di un certo
vampirozzo*_*"""...
Ora
che lo sapete, buona lettura >XD!
†Capitolo 04†
-La Bestia-
Si
svegliò di soprassalto quando sentì bussare violentemente la porta.
"Shirogane-kun! Apri, dai! Apri sta cazzo di porta!!!"
Non riconobbe la voce che urlava al di là della porta ma si alzò maledicendo
chiunque avesse trovato sulla soglia.
"Finalmente! Ma lo sai da quanto cazzo sto bussando?!" gli gracchiò uno dei suoi
compagni di classe che riconobbe solo grazie alla divisa della scuola che
frequentavano. Elegante: camicia bianca dal colletto rigido che doveva essere
sempre abbottonato e giacca blu con i bordi bianchi, non più lunga della vita
con lo stemma della scuola ricamato sul petto. Pantaloni o gonna a seconda del
sesso dell'alunno che la indossava. In quel caso, naturalmente, il ragazzo aveva
dei pantaloni.
"Ma non sei ancora pronto? Muoviti cazzo!"
Ryou storse il naso passandosi le dita affusolate tra i biondissimi capelli.
"In tre frasi che hai detto tre *cazzi* hai nominato, non sai essere meno
volgare almeno di primo mattino, Sagano?"
Il ragazzo, Sagano, ignorò il suo commento ed entrò nella stanza senza nemmeno
aspettare di essere invitato.
"Primo mattino? Ma lo sai che ore sono? Sono quasi le due e tu sei ancora in
pigiama!!!"
In effetti Ryou Shirogane non era proprio in pigiama ma, la maglietta del giorno
prima e i pantaloni stropicciati che non aveva avuto la forza di togliersi
quando era tornato a casa, potevano passare come tali. Per di più anche i suoi
capelli erano spettinati e gli davano una buffa aria da pulcino.
Sbadigliò prima di guardare l'orologio che teneva ancora al polso.
"Hai ragione..." commentò non molto preoccupato.
"Certo che ho ragione! E invece di startene lì vedi di prepararti! E' mezz'ora
che ti aspettiamo per la partita, te ne sei dimenticato che era oggi?"
Ryou non rispose -segno che sì se lo era dimenticato ma che lo considerava anche
una cosa di poco conto- e pensò invece ad andare all'armadio per recuperare
qualche abito pulito.
"Si può sapere perchè cazzo stamattina non sei venuto a lezione?!" domandò
Sagano in preda ad una crisi di nervi.
"Avevo sonno, tutto qui." rispose tranquillamente il biondo tirando fuori una
semplice maglietta senza maniche bianca e un paio di pantaloncini grigi con una
riga verticale nera sui lati.
"Tutto qui? Dì, ti sei rincretinito? Da quando il Tensai-Shirogane si permette
di starsene assente il giorno della verifica?"
Il biondo non disse nulla a rigurado, piuttosto il suo sguardo cadde verso il
secondo letto, quello che ovviamente non era occupato da lui e che, in quel
momento, risultava vuoto ma impeccabilmente rifatto, non c'era una piega fuori
posto in quelle lenzuola verdeacqua che non gli erano mai piaciute
particolarmente.
"Se stai pensando ad Aoyama-kun, lui è venuto regolarmente a lezione!"
intervenne Sagano intuendo i suoi pensieri "Però che stronzo, eh, a non averti
svegliato! Infondo che gli costava?"
Ryou gli diede distrattamente ragione cercando di ricordare se, quando era
tornato la notte prima -anzi, in realtà nelle prime ore dell'alba- aveva
effettivamente visto Aoyama. In quel momento non ci aveva nemmeno pensato,
desiderava solo un letto in cui dormire, ma ora, riflettendoci meglio, gli
sembrava che il letto di Aoyama fosse sempre rimasto vuoto.
Si riscosse dai pensieri puntando le iridi celesti alla porta.
Sagano non si era accorto di niente e continuava a blaterare al vento insultando
il suo compagno di stanza per qualcosa di cui, probabilmente, non aveva colpa.
Occhi nocciola intanto osservavano l'interno della stanza per poi fissarsi nello
sguardo di Ryou, di colpo divenuto più freddo del ghiaccio.
"Ben svegliato." affermò Masaya Aoyama entrando nella propria stanza senza dar
troppo peso a quello che aveva appena sentito.
Sagano si accorse di lui e si voltò di colpo tappandosi la bocca con una mano
con fare colpevole, inventando dispiaciuto mille giustificazioni per ciò che
aveva detto.
Masaya porse un quaderno a Ryou che lo guardò sospettoso.
"Ho pensato che potessero servirti gli appunti di oggi visto che non c'eri."
affermò con un sorriso cordiale.
Il biondo temporeggiò ma alla fine prese il quaderno sfogliandolo a caso,
notando la bella scrittura ordinata che riempiva molte delle pagine bianche, poi
lo richiuse con fare annoiato e lo restituì al legittimo proprietario.
"Grazie, ma me li ha già passati Sagano." mentì.
"Eh?"
Si voltò subito verso Sagano assottigliando lo sguardo per fargli intendere di
chiudere la bocca e il ragazzo annuì vistosamente.
"Ah, sì, sì, certo!"
Il brunetto regalò loro un altro dei suoi sorrisi ma non indagò oltre, era
chiaro che il suo compagno di stanza non voleva favori da lui.
"Allora d'accordo."
"Ehm... bè, noi dobbiamo andare, sei pronto Shirogane!" azzardò Sagano
impaziente di togliersi di torno.
"Tu vai, io arrivo."
"Sè, così mi fai aspettare un'altra ora!"
"No, te lo giuro, ma ora togliti dai piedi e lasciami vestire in pace!"
"Ok, ok, ma se non arrivi entro cinque minuti torno per trascinartici con la
forza!"
Finalmente il ragazzo uscì chiudendo la porta dietro le sue spalle e Ryou rimase
da solo con Masaya che, con tutta calma, aveva iniziato a spogliarsi della
giacca della divisa piegandola con cura per lasciarla al centro del letto.
"Dove sei stato sta notte?"
Era stato Ryou a parlare.
Masaya se ne stupì perchè di solito lui non iniziava mai alcun discorso, men che
meno si interessava di qualcosa che lo riguardava e anzi, lo evitava come la
peste.
"Scusami?"
Il biondo sospirò, seccato perchè costretto a ripetere una frase chiarissima.
"Dove.Sei.Stato.Sta.Notte." ripetè lento come se stesse parlando con un
ritardato mentale.
Il brunetto aggrottò la fronte senza ancora capire.
"Senti non mi sembra una domanda così difficile, se non vuoi rispondere dillo e
basta, ma evita di fare quell'espressione idiota per favore." sbottò il compagno
di stanza esasperato da quel suo comportamento sempre composto, sempre così
disgustosamente a modo, sempre... perfetto. Dio, ma come si fa a sopportare una
persona come quella senza desiderarne la morte?
"Scusa ma davvero non capisco perchè tu me lo stia chiedendo." fece allora
Masaya ancora con quello stupido sorriso cordiale. E che si fottesse per una
buona volta lui e il suo sorriso!
"Vabbè, ho capito, lasciamo perdere."
Ryou alzò le braccia in segno di resa e tornò a pensare a quello che stava
facendo prima dell'arrivo del compagno: vestirsi.
"E tu invece dove sei stato?"
"Non è affar tuo." era stato veloce Ryou a rispondergli, non lo aveva nemmeno
guardato in faccia.
"Dunque, tu puoi chiedermi dove sono stato ma se lo faccio io mi rispondi che
non è affar mio?"
"Non mi sembra che tu invece mi abbia dato una risposta soddisfacente." aveva
finito di vestirsi e si stava dirigendo alla porta ma gli rifilò un'ultima
occhiata con un sorriso impudente che brillò sotto gemme azzurre e penetranti
"Ma posso sempre sbagliarmi."
Ovviamente non si sbagliava.
Fece pressione sulla maniglia della porta ed uscì dalla stanza.
Non passò molto tempo perchè qualcuno si presentasse di nuovo sulla porta
bussando questa volta titubante.
"Avanti." fece la voce di Masaya all'interno.
Quando la porta si aprì entrò una ragazza dai grossi occhi smeraldini nascosti
da altrettante grosse lenti rotonde, i capelli erano un caschetto corto che le
incorniciava il viso ma dietro aveva una lunga e sottile treccia che superava
perfino le ginocchia. Stava nervosamente torturando i lembi della gonna a pieghe
con le mani e ancora non aveva parlato.
"Sì?" la incitò il ragazzo.
"Ehm... ehm... Shirogane-kun non c'è?" chiese timorosa.
"Mi spiace, è appena uscito, credo che andasse alla partita di calcio."
"Oh, no..." mormorò lei con voce troppo alta perchè il ragazzo non la sentisse.
"Avevi bisogno di lui, Midorikawa?"
Lei arrossì scuotendo il capo imbarazzata.
"N-no, no, non era nulla di importante, davvero!"
Gli sorrise e fuggì via più veloce della luce, non senza inciampare un paio di
volte nei propri piedi e rischiare di ruzzolare giù per le scale. Era
decisamente maldestra.
Non guardò nemmeno la direzione che prese e, per questo, sbagliò clamorosamente
strada per ben due volte. Alla terza ebbe la buona idea di fermarsi e
controllare la direzione esatta non di meno l'orologio che spiccava sulla parete
di destra.
"Oh, no, non arriverò mai in tempo!!!" biascicò con le lacrime agli occhi
riprendendo a correre, gettandosi di corsa giù dalle scale ed uscendo
dall'edificio, finalmente diretta al campo di calcio della prestigiosa "B. Lood
Academy".
La partita era iniziata da qualche minuto quando arrivò ansimante. Non riusciva
a vedere nulla del campo perchè molti ragazzi -e soprattutto ragazze- si erano
appostati ai lati per fare il tifo.
"Per... permesso..." bisbigliò cercando di farsi spazio ma venendo spinta via al
primo tentativo, cadendo in terra.
Si rialzò stringendo al petto due buste rosa chiuse, letteralmente, con un
bacio: un adesivo di labbra rosse era stato applicato sulla chiusura.
"Permesso..." ritentò subendo la stessa sorte di prima ma, questa volta, riuscì
a non cadere e cercò un'altra via d'accesso al campo da gioco.
Prima che potesse trovarla però qualcuno le tirò con forza la treccia.
"Midorikawa che ci fai tu qui?" domandò una ragazza con un tono fastidiosamente
arrogante.
"Ka... Kanda-san..." biascicò Midorikawa.
"Che cos'hai in mano? Non saranno ancora le nostre lettere voglio sperare!" fece
un'altra, inorridendo e portandosi una mano alla bocca, completando la sua
recita da "bella ragazza subisce un terribile shock".
"Veramente sì... Non sono ancora riuscita a consegnargliele per questo
volevo..."
"Volevi? Ah, adesso TU VOLEVI? Dico ti sei rincretinita Midorikawa?"
"Eh...? N-no... Io..."
"Tu un cazzo, se volevo che il *mio* Shirogane non leggesse mai quella lettera
allora evitavo di scriverla, ti pare?"
"Bè... credo di sì, ma non..."
"Ma sta zitta va, tanto è chiaro che sei un'incapace!"
"Mi... mi dispiace... Io gliela consegnerò, promesso." sussurrò Midorikawa
mostrando un sorriso stentato che tratteneva tutte le sue lacrime.
"Sarà meglio per te!" esclamarono in coro le due, poi si diedero una veloce
sistemata al vestito da cheerleader che indossavano e si fiondarono in mezzo
alla folla arrivando schimazzanti come oche giulive ai bordi del campo.
Lei sospirò sconsolata, tenendo il capo basso.
Che stupida, si era ancora una volta fatta sgridare senza motivo e, per di più,
non era riuscita a dire di no alle sue due amiche... che amiche proprio non
erano. Insomma, quale amica ti parla a quel modo?
La sfruttavano, la insultavano e lei, stupida, fingeva di non capirlo.
Sorrideva invece.
Che ragazza patetica.
Tristemente avanzò verso la folla, chiuse gli occhi e iniziò a camminare, così,
a caso, non importava quanto la spingessero, quante gomitate aveva già preso nel
fianco e quanto si sentiva soffocare in quella ressa, continuò a camminare
finchè non si sentì più schiacciata. Allora aprì gli occhi ed il sole le venne
incontro: capelli dorati come il granturco, scompigliati dal vento, una fronte
imperlata dal sudore ed occhi che erano la più gelida delle distese dell'Artico.
Erano cielo azzurro di primavera. Erano topazio e zaffiro. Erano un sogno ad
occhi aperti.
Ryou Shirogane stava correndo verso di lei.
E con lui un pallone di cuoio che schizzò impazzito sfiorandole la testa e
mancandola solo per un pelo.
Non ebbe nemmeno il tempo di urlare spaventata, invece se ne rimase lì ferma con
gli occhi sgranati quando Ryou le si piazzò davanti, col fiatone e chiaramente
preoccupato.
"Ehy, tutto bene?" le domandò poggiandole una mano alla spalla esile.
Lei sussultò.
"S-sì... credo..."
"Sicura?"
No, veramente non era molto sicura.
"Ehy, mi senti? Midorikawa, vuoi che ti accompagni in infermeria?"
"N-no... sto... sto... sto..."
"Stai?"
"Sto...?"
Ma come, lo stava chiedendo a lui?
Doveva essersi proprio spaventata.
Ryou si volse verso i suoi compagni di squadra facendo un cenno anche
all'arbitro che fischiò fermando il gioco.
"Ragazzi io la accompagno in infermeria, torno dopo."
"Cosa? Ma siamo sotto di un punto Shirogane, se te ne vai tu quelli ci
massacrano!" repplicò Sagano corendogli incontro.
"Mi spiace." mentì "A dopo."
"Cos...? No! No, aspetta! Shirogane!!!"
Ryou non lo ascoltò nemmeno, gentilmente indicò la via per l'infermeria a
Midorikawa e lì la accompagnò trovando la stanza immersa in quel suo assoluto
candore: le tende bianche venivano risucchiate dalla finestra dimenticata
aperta, i due unici letti erano separati da un drappo bianco e l'infermiera
aveva ancora una volta lasciato la chiave attaccata all'armadietto dei
medicinali mentre se ne era andata in una qualche aula vuota della scuola
insieme al loro professore di scienze a fare cose che... bè, che tutti sapevano
ma che loro si ostinavano a negare spudoratamente.
"Bene, forse farai meglio a sdraiarti." disse Ryou indicando il letto più vicino
alla finestra.
Retasu annuì appena arrossendo e sedendosi sul letto.
Si era un pò ripresa.
"Ti sei presa un bello spavento, eh?"
"Già..."
Nervosamente stringeva i lembi della gonna blu a pieghe stropicciandola più del
dovuto ma, quando si ricordò che, tra le dita avrebbe ancora dovuto avere le
lettere delle sue "amiche" scattò in piedi. Nel panico più complete.
"Oh no..." bisbigliò guardandosi le mani vuote.
"C'è qualcosa che non va?"
Guardò Ryou, il terrore negli occhi smeraldini.
"Io... io... le ho perse..." confessò con gli occhi lucidi.
"Perse che cosa?"
Lei boccheggiò con la voce che le moriva in gola, agitata come mai lo era stata.
Si precipitò alla porta, ripercorrendo i suoi passi, cercando sul pavimento
dell'infermeria, guardando anche sopra il letto su cui si era seduta.
Le lettere non c'erano più.
"Le ho perse... ho perso le lettere di Kanda-san e Nishikawa-san..." bisbigliò
con la voce rotta da un pianto incombente.
Ryou le si avvicinò poggiandole una mano sulla spalla.
Gentile.
Lo era sempre con lei, forse perchè la sua goffaggine infondo gli faceva
tenerezza.
"Non so di cosa tu stia parlando ma se vuoi ti aiuto a cercarle."
"Ecco... non credo che..."
"Oh, su, tanto non ho niente di meglio da fare!" esclamò regalandole un sorriso
come pochi. Mozzafiato. Bellissimo, assolutamente bellissimo.
Retasu stava già per annuire ma l'entrata delle due amiche cambiò ogni cosa.
"Ryou-kun ecco dov'eri finito! Ci siamo preoccupate perchè non ti abbiamo più
visto in campo!" chiocciò una delle due arrotolandosi uno dei riccioli corvini
sull'indice affusolato mentre si avvicinava al biondino con un sorriso malizioso
stampato in faccia.
Lui non parlò, principalmente perchè non ricordava di aver mai visto quella
ragazza e per questo non aveva apprezzato il suo nome proprio sulla sua bocca
rossa e piena.
"Kanda-san... Nishikawa-san..." sussurrò Retasu avvicinandosi alle due.
"E tu che ci fai qui con lui?" domandò stizzita la seconda, Meimi Nishikawa,
incrociando le braccia al petto "Dove sono le nostre lettere?"
"Io... temo di averle perse..."
"Che cosa?!"
"Mi dispiace tanto."
"Vedrai come ti dispiacerà dopo!!!" esclamò furiosa Meimi afferrandole un polso
per tirarla con forza fuori dall'infermeria, lontano dagli occhi di Ryou. Per
farlo però strinse il palmo al braccialetto dorato che Retasu aveva al polso e
si tagliò allentando uno degli anelli. Ritrasse subito la mano aprendola sotto
il viso con un'espressione dolorante.
"Mi hai fatto male!"
"Mi dispiace..."
Ma perchè chiedeva scusa, non era stata colpa sua!
Meimi non la degnò nemmeno di uno sguardo, invece, con le lacrime agli occhi si
rivolse verso Ryou che, disgustato dal loro comportamento, non aveva potuto fare
a meno di assistere alla scena.
In una stupida recita facilmente riconoscibile alzò la mano verso di lui.
"Io... Io non sopporto la vista del sangue..."
Finse di svenire portando la mano sana alla fronte.
Il braccio forte di Ryou si portò subito a cingere la sua vita, sostenendola.
Si era mosso senza nemmeno rendersene conto.
Un attimo prima le era a qualche passo di distanza e l'attimo dopo era così
vicino che la sua sola presenza quasi la stordiva. E poi la stava persino
abbracciando, arrossì, socchiudendo gli occhi. Che strano però, non avrebbe mai
detto che, anche dopo tutta quella fatica, giocando sul campo di calcio, il
corpo di Shirogane potesse essere così freddo.
Povera stupida.
Lui la stava guardando sì, ma vedeva solo perle di rubino calde e profumate
scivolare dalla sua mano.
Goccia dopo goccia.
Il profumo ferruginoso invadeva la sua mente.
I perlacei canini si allungarono spuntando dalle labbra.
Sentì urlare qualcuno ma non vi diede bado perchè la sua bocca si era già
impossessata della mano di Meimi e i suoi denti erano già penetrati nella carne
succhiandone il sangue finchè di lei non rimase che un cadavere tra le braccia.
Era morta dissanguata sotto lo sguardo terrorizzato della sua amica e di Retasu,
immobili a poca distanza da lui.
La lasciò cadere voltando lentamente il viso verso l'amica.
Lei tremò a vedere il sangue che macchiava il mento di Ryou e scivolava
dall'angolo della bocca.
Non aveva mai creduto ai vampiri, nemmeno da piccola, ora si sarebbe dovuta
ricredere.
Quando fece per urlare con tutte le sue forze la mano di Ryou le aveva gà
tappato la bocca e i suoi denti la mordevano all'altezza della giugulare.
Morta anch'ella.
A causa sua, a causa del mostro succhia-sangue.
Spalancò gli occhi al proprio operato, inorridito da quello che aveva fatto.
Alzò lo sguardo, ma non seppe dire cosa vide realmente. Sè stesso, questo sì,
che uccideva due ragazze la cui sola colpa era l'irrimediabile stupidità.
Era un assassino.
Un fottutissimo assassino.
Ebbe paura di cercare lo sguardo di Retasu, sapeva che lei era ancora in
infermeria con lui.
"Shi... Shirogane-san..." la sentì mormorare alle sue spalle.
"Midorikawa... è... è meglio che te ne vada..." riuscì a malapena a dire.
Sì, sarebbe stato meglio, se ne rese conto anche lei.
Fece per indietreggiare, qualcosa dietro di lei la fermò, e cadde.
Ryou si voltò di scatto scoprendola tra le braccia di un giovane dai lunghi
capelli castani raccolti in un nastro rosso sangue.
"Keiichirou..."
"Non temere, non l'ho uccisa. E' solo svenuta e, quando si riprenderà, non
ricorderà nulla di ciò che ha visto."
Ryou non rispose e Keiichirou la pose con cura sul letto inginocchiandosi
velocemente sui cadaveri delle ragazze per sfiorarle con l'indice ed il medio,
non appena le dita le toccarono braccia d'oscurità si avvilupparono intorno ai
loro corpi uscendo dal pavimento per poi inghottirle come se non fossero mai
esistite.
Ogni prova era sparita.
"Le ho uccise..."
Keiichirou si rialzò troneggiando su Ryou e sorridendogli, così come si sorride
ad un tenero fratello minore o ad un figlio, così come si sorride al proprio
protetto, per insegnargli a crescere e a vivere.
"No Ryou, non le hai uccise." pronunciò dolcemente, carezzandogli la guancia con
la mano.
Ryou alzò lo sguardo.
"Come puoi negarlo così spudoratamente Kei?! Prima che tu arrivassi quelle
ragazze erano vive ed ora... ora non hanno più una sola goccia di sangue nelle
vene!"
"So bene come sono morte." fece l'altro con tono di rimprovero che raddolciò
quasi subito "Ma non sei stato tu."
"Sì invece! Maledizione smettila di negarlo, così è peggio! E' soltanto
peggio!!!"
Ryou si premette la testa con entrambe le mani, sembrava scoppiare. Faceva male,
dannazione, faceva troppo male!!!
"Non sei stato *tu*, è stata la *Bestia*."
"Ma non capisci che IO SONO LA BESTIA?!"
Era disperato.
Non era giusto che succedesse a lui, sempre, tutte le volte.
Prima o poi sarebbe impazzito del tutto!
"Ryou guardami."
"No!!! Vattene Kei, vattene e lasciami in pace!"
"Ryou guardami."
"Ti ho detto di andartene!!!"
"RYOU!!!"
Obbedì.
Guardandolo dritto negli occhi.
In iridi nocchiola che sembravano sempre più nere, sempre più nere, di più,
fondendosi con l'oscurità, trascinandolo nell'oblio e risucchiandolo.
Allora si sentì debole e cadde sulle ginocchia senza la forza di smettere di
fissare quelle iridi.
I capelli di Keiichirou si erano sciolti del tutto e ora accarezzavano le sue
guance movendosi come serpenti.
Chiuse gli occhi.
E dimenticò ogni cosa cadendo vittima di un sonno forzato.
"Dimentica Ryou, dimentica anche questo..."
Infondo era quello che faceva da una vita...
+†+QUARTO CAPITOLO FINE+†+
-phrasebook-
Tensai = Genius
.PferPfer. Il discorso scemo dello scorso capitolo precedente è storia di
vita vissuta eh*_*v... L'avevo fatto con una mia amica dopo che la poveretta
era inciampata e caduta come un sacco di patate XD! Per l'introduzione...
yeha, la cambio ad ogni capitolo nuovo quindi hai effettivamente
indovinato^__-! Brava*___*/
.Fraise. Grazie mille per la recensione^^. In effetti visto che sono una
fan di Masaya non potevo non metterlo XD... mentre per quanto riguarda
Zakuro.. bè, lei di per sè è un personaggio interessante quindi ho trovato
fosse un obbligo inserirla e darle un ruolo più o meno rilevante^^.
-Note
*super-mega-extra-lungamente-inutili* dell'Autore-
*Zumpappa-Zumpappa* =>la musichetta è cambiata perchè quella vecchia aveva
rotto v.v
E
partiamo con le solite domande di rito: Ryou potrà mai perdonarsi di essere un
assassino succhia-sangue? Masaya riuscirà ad avere un capitolo tutto dedicato
a lui invece che le sole dieci righe in cui compare e fa pure la figura del
bosa? Ma com'è che nessuno si è accorto della finestra che il bel brunetto
aveva rotto? E perchè magicamente in questo capitolo non se ne parla più?
Masaya: Probabilmente perchè l'autrice se ne era completamente dimenticata a
sua volta...
A: Bingo*__*""... Come sei sagace Maya-kun X3!
Masaya: Non bastava il nome Saya... ora anche Maya=_="""...
Ryou:
*ghignando* Vola ape Maya, vola >XD!
Masaya: Non lo trovo affatto divertente, Shirogane.
Ryou:
Mpf, non è colpa mia se non hai senso dell'umorismo... Aoyama. *disprezzo*
*disprezzo*
Masaya: *sweet smile, mentre abbassa la voce ad un gelido sibilo* E non è
colpa mia se le tue battute non fanno ridere.
A: ...Masa-kun *usa un abbreviativo maschile perchè inizia a spaventarsi^^* se
parli a quel modo con quel sorrisino dolcemente bastardo... mi metti i brividi
O_O"""...
Masaya: Davvero? Scusa non me ne ero accorto. *sweet smile*
A: Lo
stai facendo ancora T_T""... Almeno smettila di sibilare come il Serpente
dell'Eden e torna ad una voce che suoni umana T_T"""
Ryou:
...Quello non è Aoyama...
A: Ah no ò.o? Allora è uno che gli somiglia proprio tanto ò_o!
Ryou: Idiota, non intendevo in quel senso é_è!
A: E spiegati meglio allora>_>! Cmq, visto che questo discorso si allaccia
direttamente al prossimo capitolo (ancora under construction^^) è inutile che
lo affrontiamo ora>_>!
Keiichirou: *comparso all'improvviso alle spalle dell'autrice* Ehm...
Autrice...
A: Ahaaaa!!! *spaventata ha fatto un salto di tre metri ed è appesa al
lampadario* Kekkekkè, non farlo mai più!
Keishirou: Kekkekkè=_=? Ma sta parlando con me=_=?
Keishirou: ...Ah... Bè, cmq volevo chiedere dove devo mettere ste due. *alza i
due cadaveri comparsi in questo capitolo*
A: E che schifo! Buttali in qualche cassonetto no é_è?
Keiichirou: Pensavo volessi aggiungerli alla tua collezione.
A:
Che collezione ò_o?
Keiichirou: Quella. *indica una collezione di corpi mummificati dalle macabre
facce piegate in un'espressione di puro terrore*
A: O_____________________O *le viene un infarto per lo spavento*
Ryou: Grande Kei, finalmente ce ne siamo liberati*___*!
Masaya: Ma ora chi scriverà la fic...?
Keiichirou: ...Potrei farlo io^__^!
Ryou: Massì, tanto peggio di come l'ha scritta quell'idiota di un'autrice non
può essere. Ok, Kei, è tutto in mano tua^_^!
Keiichirou: Bene... Mwahahahaha! *risata macabra*
Masaya: Allora è vero.. il potere da alla testa ò_o"""...
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