Imprevedibile

di elieli9090
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***



CAPITOLO 1

Un paio di scarpe da tennis un po' sporche, jeans tagliati al ginocchio, maglietta bianca a maniche corte, capelli castani a cespuglio e Grattastinchi sotto il braccio. Hermione Granger non aveva esattamente fatto un ingresso silenzioso e regale a Grimmauld Place, numero dodici, una inquietante palazzina nascosta ai babbani da antiche e potenti magie. Fred e George, che l’avevano accompagnata fin lì con la materializzazione congiunta, le avevano spiegato che quella era l’antica residenza dei Black e nuovo quartier generale dell’Ordine della Fenice. Molly li  aveva terrorizzato a dovere, se avessero fatto un solo scherzo ad Hermione avrebbe tolto loro la bacchetta per un mese e avrebbe chiesto a Silente di mettere un incantesimo antimaterializzazione su tutta la casa. I ragazzi che, da quando avevano passato l’esame, non facevano che materializzarsi da una stanza all’altra, erano rimasti dovutamente impressionati e avevano promesso solennemente sulla loro scorta di Merendine Marinare di non fare nemmeno il più piccolo scherzetto. Il baule di Hermione venne lasciato cadere da due braccia sottili, i gemelli non erano certo dei campioni di cavalleria, con un tonfo spropositato per le dimensioni modeste. In effetti era decisamente più piccolo, e più nuovo, rispetto a quello dell’anno prima. Il suo Incantesimo Estensibile Irriconoscibile, fatto il giorno prima di partire per le vacanze estive, non era fatto troppo bene visto che era riuscita ad espandere il bagaglio solo di un paio di metri e faceva un gran rumore quando lo trascinava: era comunque pesantissimo. Nonostante le limitazioni era comunque riuscita ad infilare tutti i suoi libri, gli appunti di tutti i quattro anni precedenti, il calderone, la divisa, il cappello da mago e i vistiti.

Hermione posò a terra il grosso micio rosso che prese immediatamente a gironzolare con la coda alta per familiarizzare con il nuovo ambiente. Infilò il naso in ogni angolo starnutendo per i nugoli di polvere che si annidavano praticamente ovunque.

“ Mi raccomando Hermione, ricordati di tenere la voce bassa!” sussurrò George all’orecchio della ragazza.

“Perché?”

Le tende di velluto, rovinate dal tempo, si erano aperte di scatto e il quadro a grandezza naturale di una vecchia con una cuffia nera, il naso adunco e gli occhietti cattivi, urlava a squarciagola. Subito i gemelli provarono a chiudere le tende ma la vecchia si sporgeva dal quadro cercando di afferrare i capelli rossi dei due ragazzi con le mani avvizzite. Con le unghie lunghe ed affilate riuscì a graffiare la guancia di Fred che si distrasse per qualche istante, ma abbastanza per l’anziana strega lo afferrasse per le orecchie. Il fratello mollò la tenda per accorrere in soccorso del gemello.   

sozzura! Feccia! Traditori del loro sangue! Abominio aglio occhi dei maghi! Mostri che insudiciate la casa dei miei padri con il vostro fetore.”

Alle urla della ex padrona di casa anche gli altri quadri si svegliarono  e cominciando ad urlare, dando manforte alla vecchiaccia. Tutti i membri della famiglia Black urlavano la loro insoddisfazione nel vedersi la casa invasa da Nati Babbani e Traditori del proprio Sangue, il disonore più grande. Accresciuto dal fatto che ad averlo condotti lì era stato proprio il loro antenato. Carne della loro carne. Hermione, troppo stupita da quello spettacolo per fare qualunque cose, guardava la scena a bocca aperta.

“Taci vecchia strega! Taci!” Ringhiò una voce alle loro spalle che Hermione riconobbe come quella di Sirius. L’uomo con i capelli lunghi, molto più dell’ultima volta che l’aveva visto, afferrò il lembo abbandonato da Fred, che si teneva la guancia dolorante, e con un grande sforzo lui e George chiusero le tende. Immediatamente quella voce acuta e penetrante smise di latrare e, con essa, anche gli altri quadri si acquietarono, lasciando che il silenzio tornasse a regnare nel corridoio.

“Ti chiedo scusa per mia madre Hermione!”

Hermione rimase a bocca aperta. Non si sarebbe mai aspettata che quella strega cattiva e inacidita fosse proprio la madre di quell’uomo dolce e altruista che era il padrino di Harry.

“Eh si, è proprio mia madre. Da non crederci quanto sia dolce quella personcina vero? Vieni con me, Hermione, Ginny e Ron sono di sopra.”  Rise l’uomo indicando il quadro ben nascosto dalla tenda “Baule Locomotor!” Aggiunse puntando la spessa bacchetta verso il baule di Hermione che si sollevò. Un gran rumore all’interno le fece capire che i libri, che aveva pazientemente suddiviso in categorie e ordinati per anno, erano crollati. Hermione gemette al pensiero di come avrebbe trovato i suoi preziosi appunti. Sperò con tutto il cuore che nessuna delle pozioni si fosse rotta rovinando le pagine, frutto di tutti i suoi sforzi durante quei quattro anni, sapeva che per i GUFO le sarebbero state utili.

“Harry?” Chiese Hermione seguendo Sirius.

“Arriverà tra pochi giorni, una settimana al massimo.” Rispose Sirius conducendola attraverso il corridoio.

Faceva veramente venire i brividi quel posto. Non solo per la carta da parati nera e grigia, per le lanterne verdognole che facevano una luce fioca e tremolante e per i pesanti tendaggi di velluto nero alle finestre polverose ma soprattutto per le centinaia di teste di elfi domestici decapitate e appese al muro come trofei. Sotto d’ognuna di queste teste c’era una targa d’ottone annerita dal tempo con l’anno in cui avevano preso servizio presso la famiglia e l’anno in cui erano stati uccisi perché troppo vecchi per lavorare.

Sirius si fermò davanti ad un’imponente scala con il corrimano di pregiato legno intagliato. Nei bassorilievi, dei maghi uccidevano e torturavano babbani. Hermione ne rimase sconvolta.

“Terribile vero?”

Hermione annuì, incapace di togliere gli occhi da quei terribili giochi di legno scolpito. Era talmento concentrata che non si accorse delle due figure, un ragazzo e una ragazza, entrambi con i capelli rosso fuoco, che scendevano le scale saltellando.

La piccoletta rossa getto le braccia al colle di Hermione che distolse lo sguardo dal corrimano per ricambiare la stretta dell’amica. Si lasciò stringere per qualche minuto. Capiva che Ginny aveva sentito parecchio la sua mancanza, chiusa in quella tetra casa con la sola compagnia femminile si sua madre e di Tonks. Che, a quanto pareva dalle lettere che la piccola Weasley le scriveva, quando veniva stava poco e per tutto il tempo in riunione, alla quale per altro non era ammessa.

Hermione sciolse l’abbraccio per stringere anche Ron che arrossì fino alla punta delle orecchie come ogni volta che una ragazza gli si avvicinava a più di mezzo metro.

“Vieni, Hermione” Le disse Ginny prendendola per mano e lanciando un’occhiata a Ron per fargli capire che voleva stare un po' da sola con l’amica “Le nostre stanza sono al terzo piano. Tra quella di Fred e George e quella di Ron e di Harry, quando arriverà. Mamma ha pensato di metterci in mezzo per cercare di… quietare le acque. Sai in modo che non si aizzino a vicenda. Secondo me l’unica cosa che succederà effettivamente sarà trovarci in mezzo a due fuochi.”

“Hai ragione!” Rise Hermione seguendo Ginny su per le scale, evitando accuratamente di guardare di nuovo gli intarsi della scala. “Come minimo i gemelli faranno esplodere la parete che ci divide.”

Ginny annuì con serietà. Dopotutto alla Tana i botti provenienti dalla camera di quei due erano all’ordine del giorno.

Le due ragazze, raggiunto il terzo piano, seguirono il corridoio fino alla penultima porta. Ginny l’aprì rivelando una camera piuttosto grande con due bei letti gemelli affiancati. Uno in ordine er perfettamente rifatto, l’altro disordinato con appoggiato sopra di traverso Mr Stecco, il folletto di peluche senza il quale Ginny non dormiva. La carta da parati era verde e argento, di sicuro chi ci aveva abitato era stato un Serpeverde. Ginny, nelle settimane che era stata lì aveva cercato di coprire le pareti con stendardi di Grifondoro che davano alla stanza un po' di calore in più. Anche le tende e il tappeto erano dello stesso stampo: con il leone rampante in oro su sfondo rosso scuro. Ma, nonostante quelle piccole modifiche, la camera restava comunque tetra, l’atmosfera pesante e deprimente.

“Niente a che fare con la mia stanzetta microscopica vero?” Disse Ginny notando la sguardo di Hermione ma travisandolo in pieno.
“Decisamente. Preferisco la tua.”

“La mia? Ma se è così piccola. Quando mettiamo giù il tuo letto quasi non ci passiamo. Non riusciamo nemmeno ad aprire per intero l’armadio.” Si lagnò la ragazza prendendo un elastico dalla scrivania e raccogliendosi i capelli in una treccia. Hermione le aveva sempre invidiato quei bei capelli lisci.

“Si è vero è piccola ma è calda, accogliente e luminosa. Questa invece è così…”

“…Dreprimente.”

Hermione annuì, spingendo il baule, che aveva fluttuato fin lì, davanti al suo letto. Lo aprì, vi si inginocchiò davanti e si sporse tanto da finirvi dentro con tutto il busto.

“Accidenti dove sono i vestiti? Non vedo l’ora di avere diciassette anni per poter usare la magia anche fuori da scuola. È così scomodo dover fare tutto a mano!”

“Ma quanto è grande quel coso?” Chiese Ginny avvicinandosi ad Hermione, di cui erano visibili solo le gambe e il fondoschiena per aria. Si sporse e sbirciò dentro. Sembrava di guardare dentro una botola che si apriva su una stanzetta quadrata con i lati di un paio di metri ma molto, molto bassa, sessanta, settanta centimetri al massimo. C’erano centinaia di libri e quaderni sparsi un po' ovunque e vestiti buttati qua e là, un paio di scarpe da ginnastica dentro un calderone rovesciato e qualche ampolla infilata in un paio di ballerine.

“Non è da te tutto questo disordine. Sei così ordinata di solito!”

“Era ordinato quando sono partita. Ma nello spostarlo deve essersi rovesciato tutto. Accidenti dovrò rimettere tutto a posto. Credo che chiederò a tua madre delle fascette magiche come quelle che ha messo Ron al Libro Mostro dei Mostri al terzo anno. Così almeno non si sposterà nulla in treno.”

La voce di Hermione arrivava ovattata ancora infilata in quel baule mentre cercava disperatamente una maglietta pulita per cambiare quella tutta sudata che aveva addosso.

“ A proposito com’è andato il viaggio con Fred e George? Ti hanno fatta dannare?”

Hermione emerse finalmente da baule. Il viso arrossato e i capelli ancora più crespi e disordinati del solito. Tra le mani una maglietta nera delle Sorelle Stravagarie che le aveva regalato Ron l’anno prima a Natale. Hermione la metteva si e no una volta ogni sei mesi per far felice Ron, in modo che non capisse che il regalo non le era piaciuto. Incredibilmente quella maglietta aveva avuto mille incidenti ogni volta che l’aveva indossata. Ed ogni volta, incredibilmente, non si era mai rovinata. Ginny sospettava che Ron l’avesse stregata in modo che non si macchiasse, non prendesse fuoco, non venisse mangiata dai Doxy o non soccombesse a nessun altro delle disgrazie che le erano capitate.

“Cosa succederà questa volta?” Chiese Ginny indicando l’orribile t-shirt che l’amica reggeva come una cosa velenosa.

“Avvicinarmi al quadro della mamma di Sirius quando la indosso dici che è troppo?”

“Direi di si. Almeno se vuoi avere ancora qualche ciocca di capelli in testa domani. Quella donna è una pazza sadica e crudele. Hai visto i graffi che ha lasciato sulla guancia di Fred? E ieri ha preso Lupin per il mantello mentre passava, l’ha quasi stritolato prima che papà e Sirius riuscissero a farle mollare la presa. E il giorno prima ha afferrato i capelli di Tonks così forte che l’ha sollevata da terra.”

“ Ma almeno andrei sul sicuro!” Rispose Hermione  e si tolse la maglietta sudata, la butto tra i vestiti sporchi di Ginny, pronti per essere lavati il giorno dopo da Molly. Prese una salviettina umida dal pacco formato famiglia che aveva portato da casa e se la passò sul collo e sotto le ascelle: non ricordava un’estate più calda di quella.

“Fossi in te gli confesserei che non ti piacciono le Sorelle Stravagarie. Io in te lo farei perché per questo Natale ti vuole regalare la felpa coordinata.”

Hermione impallidì e lasciò cadere l’orribile maglietta. “Scherzi vero?” Le venne quasi da piangere quando vide Ginny scuotere la testa con aria sconsolata.

“Beh potrei lasciarla a Fred e George! Di sicuro con loro non c’è pericolo che scampi.”

“Hai ragione! E a proposito di quei due, com’è andato il viaggio? Ti hanno fatto qualche scherzo idiota?”

Hermione scosse la testa. “Hanno stupito anche me. Nessuno scherzo, nessuna battuta, niente ironia! Non sembravano nemmeno loro. Li ha minacciati tua mamma?”

“Ovviamente. Ha detto che avrebbe distrutto loro tutte le Merendine Marinare e le Orecchie Oblunghe?”

“Le che e le cosa?” Chiese Hermione piuttosto sconcertata. Non aveva mai sentito nominare quegli oggetti magici.

“le Orecchie Oblunghe servono per ascoltare anche sotto le porte o comunque da lontano. All’inizio le usavamo per ascoltare le riunioni ma poi la mamma se n’è accorta e hanno cominciato ad Impeturbare la porta. Le Merendine Marinare sono dolcetti che ti fanno venire la febbre, ti fanno svenire,  sanguinare o vomitare. Almeno finchè non prendi l’altra metà.”

“Ma chi può voler star male, volontariamente poi?” Chiese Hermione decisamente sconcertata per le rivelazioni che le stava facendo l’amica.
“Studenti di Hogwarts che vogliono saltare le lezioni, no?”

“Stai scherzando? Ginny potrebbe essere pericoloso!” sbottò Hermione, ancora in reggiseno, incrociando le braccia sul petto. “Fred e George devono essere impazziti!”

CRACK

“Ci hai chiamati Hermione?” Dissero all’unisono i due diretti interessati, materializzandosi all’improvviso nella stanza delle due ragazze.
Hermione rimase per un attimo impalata per la sorpresa. Coperta solo da jeans e reggiseno di pizzo rosa pallido, per di più trasparente. Poi, imbarazzatissima, voltò loro le spalle per infilarsi la maglietta.

Soltanto George, che conosceva il fratello come se stesso, si rese conto che Fred aveva strabuzzato per un istante gli occhi alla vista di Hermione decisamente più scoperta di come fosse abituato a vederla. Quando la ragazza si era girata era rimasto a guardale la schiena magra. Non si era mai accorto – ma come avrebbe potuto saperlo del resto? – che l’amica aveva cinque nei che assomigliavano alla costellazione di Cassiopea.
“Ragazzi non si usa più bussare?” borbottò Hermione una volta rivestita. Si girò e arrossì vistosamente all’idea che l’avessero appena vista con un indumento intimo che non lasciava decisamente nulla all’immaginazione.

“Naaaa” Di nuovo quei due parlavano insieme. Ginny si era sempre chiesta se fosse una cosa che facevano tutti i gemelli o solo quei due. Era un atteggiamento che proprio non sopportava e loro lo sapevano, così si divertivano a farlo sempre più spesso. Hermione invece si chiese come facessero ad essere così coordinati e soprattutto come sapessero sempre cosa stava per dire il fratello. Forse dipendeva dal fatto che erano così uguali dall’essere praticamente una persona sola.

“Hermione dove hai preso quella maglietta?” sghignazzò Fred indicandola. “Stavi decisamente meglio senza.”   Continuò senza nemmeno rendersi conto di quello che stava dicendo. Capì la gaffe che aveva appena fatto solo quando George e Ginny scoppiarono a ridere e la guance di Hermione presero la delicata tonalità di un’aragosta. O un pomodoro molto maturo. E questo li fece ridere ancora di più.

“È  un regalo di Ron, non riconosci lo stile?”  Ginny si teneva lo stomaco per le risate.

“Non hai provato a distruggerla?” chiese George, asciugandosi una lacrima, non appena le risate sguaiate si furono calmate.

“Certo!! Ma devo farlo davanti a lui e questa maglia è indistruttibile!” rispose Hermione mettendosi le mani nei capelli nel tentativo di domarli. Prese un elastico e si fece una coda veloce da cui sfuggirono un mucchio di piccole, disordinate ciocche.

I gemelli ricominciarono a ridere. “Non ti preoccupare ci pensiamo noi!” affermarono i due, nuovamente all’unisono e guadagnandosi uno scappellotto a testa da parte dalla sorella che veramente non li sopportava quando facevano così.

TOC TOC TOC

“Avete imparato a bussare? Siete fuori tempo massimo!” Dichiarò Ginny guardo i due fratelli, convinti che stessero facendo gli spiritosi.
Fred e George si lanciarono uno sguardo  per poi affermare, naturalmente a tempo, di non essere stati loro. Si finsero  anche indignati di una simile, infame accusa da parte delle due.

TOC TOC TOC

“Ragazzi la smettete?” li sgridò Ginny esasperata.

“Ma quella non è Edvige?” Chiese Hermione indicando la finestra, dove una bella civetta bianca, picchiettava il vetro con il bacco.

Hermione la fece entrare e tolse la pergamena arrotolata e legata alla zampina destra. La ragazza la liberò e aprì la missiva da parte di Harry.
Sono appena stato attaccato dai Dissennatori e potrei essere espulso da Hogwarts. Voglio sapere cosa sta succedendo e quando uscirò di qui.
Hermione impallidì leggendo le due righe che le aveva scritto l’amico. Si lasciò cadere sul letto stringendo la pergamena, incapace di pronunciare una sola parola. Incapace anche di spiegare agli amici cosa fosse successo.

“Hermione tutto bene?” Chiese Fred avvicinandosi a lei e poggiando la mano sulla sua, veramente preoccupato che la ragazza fosse caduta in uno stato di shock.

Ron irruppe nella stanza. Sconvolto almeno quanto Hermione ma decisamente più rumoroso.

“Hermione, Harry ha scritto anche a te?”

Hermione assentì, lo sguardo ancora perso nel vuoto, fissava un punto imprecisato della stanza. Le parole che aveva letto le vorticavanoin mente così velocemente da farle girare la testa.

“Pronto?? Qualcuno si degna di dirci cosa sta succedendo?”

“Harry è stato attaccato dai Dissennatori.” Mormorò Hermione con voce incolore. “ Forse verrà espulso!”
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


ATTENZIONE

Sto cercando di seguire il più possibile la trama di HP e l’Ordine della Fenice ma ovviamente non voglio riscrivere cose già scritte. Quindi non mi soffermerò a raccontare il processo di Harry o le riunioni dell’ordine per snellire ed alleggerire la trama. Vorrei concentrarmi di più si questa coppia di cui mi sono innamorata solo recentemente. Se avete critiche, consigli, suggerimenti non esitate a scrivermi. Sono aperta ad ogni suggerimento.

CAPITOLO 2

Harry aveva urlato. Beh a dire il vero urlare era piuttosto riduttivo e non rendeva veramente l’idea di quanto alti fossero i suoi toni. Forse sbraitare era un termine decisamente. Appena arrivato aveva scaricato tutta la sua frustrazione, per la segregazione forzata a Privet Drive, sui suoi amici che avevano  cercato, inutilmente, di calmarlo.  Hermione non l’aveva mai visto così furioso, per qualche istante aveva creduto volesse loro mettere le mani addosso. Harry aveva lampi e saette negli occhi verdi e una furia inimmaginabile che non sempre riusciva a tenere sotto controllo. Ci era voluto Sirius per calmarlo. L’avevano ammesso, assieme a Ron, Hermione ed ai gemelli, alla riunione dell’Ordine della Fenice, gli avevano spiegato loro i piani e le idee che avevano in mente e dando ai ragazzi un quadro completo della situazione, che decisamente non era delle migliori, anzi faceva proprio schifo. Harry aveva passato ore a leggere gli articoli in cui era citato come un pazzo, uno squilibrato. Le battute e le prese in giro lo facevano soffrire e reagiva alla frustrazione scagliandosi con tutti. I giornali non la smettevano di prenderlo in giro e alla fine dopo qualche giorno smisero di leggerli. Trascorreva molto tempo anche a documentarsi sui precedenti casi di magia minorile fuori da scuola, per vedere quanti di loro fossero stati prosciolti da ogni accusa. La sera si estraniava a lungo, guardava fuori dalla finestra ed Hermione sapeva che stava pensando all’udienza che si sarebbe tenuta al Ministero della Magia. Man mano che la data fatidica si avvicinava diventava più ombroso, scorbutico e incline agli attacchi di rabbia. Alternava questi episodi di aggressività a minuti di terrore paralizzante.

Hermione né Ron l’avevano visto più spaventato la mattina dell’udienza. Si era svegliato alle cinque del mattino e non era più riuscito a chiudere occhio A colazione Molly gli aveva riempito il piatto di uova, pancetta, salsicce e pomodori grigliati. Il ragazzo li aveva guardati e aveva allontanato il piatto come una smorfia. A tutti a tavola passò per la testa che stesse per vomitare. Sirius provò a fargli ingurgitare un po' di succo di zucca ed ebbe un conato. Scappò in bagno e tornò qualche minuto dopo più pallido e sudato. Era partito con Arthur alle otto e mezza del mattino e tutti gli altri abitanti di Grimmauld Place si erano rassegnati all’idea di aspettare diverse ore prima di sapere come sarebbe uscito: scagionato o colpevole. Ron leggeva dei vecchi fumetti del “Babbano Matto” senza prestare veramente attenzione alla trama. I gemelli facevano esperimenti e ogni pochi minuti le pareti della loro stanza tremavano. Ginny faceva smorfie davanti allo specchio disfacendo per la quinta volta la treccia. Dal canto suo Hermione era accoccolata nel vano imbottito della finestra. Il Manuale di Incantesimi volume Cinque che stava leggendo sembrava scritto in cinese. Non una sola parola le restava impressa nella mente.

CRACK

“Ciao Fred, ciao George!” disse Hermione con voce piatta senza nemmeno alzare gli occhi dal librone nuovo fiammante che aveva compravo a Diagon Alley prima di arrivare a Grimmauld Place.
“Accidenti come facevi a sapere che siamo noi.” Chiesero i gemelli all’unisono, praticamente una voce sola.

“Perché nessun altro si materializza per spostarsi da una stanza all’altra, specie se la stanza in questione è solo a due metri di distanza!” Rispose Ginny pettinando i capelli nel tentativo di fare una coda bassa e laterale.

“Che gusto c’è nell’avere la patente di Materializzazione se non puoi usarla in pieno?” Fred si sedette accanto ad Hermione e le tolse il manuale di mano. Lesse il titolo sul frontespizio e getto il libro sul letto, proprio accanto a ciò che rimaneva della maglietta con le Sorelle Stravagarie. Si tirò le gambe della ragazza in grembo per potersi mettere più comodo. Nonostante fossero gli inizi di agosto aveva ancora la pelle incredibilmente chiara. Le gambe coperte da jeans tagliati al ginocchio, a mano probabilmente visto quanto erano sfrangiati, erano pallidissime al confronto delle braccia di Ron.
Come aveva profetizzato Ginny i due gemelli erano veramente riusciti a distruggere il capo d’abbigliamento. Ron era rimasto sconvolto quando a George era partita una scintilla dalla bacchetta e la maglietta aveva preso fuoco. In modo del tutto casuale naturalmente. Solo quando era bruciata tutta la stoffa che le copriva l’addome Ginny aveva avuto la brillante idea di versarle dell’acqua addosso. per fa un po' di scena aveva finto di supplicare i gemelli, gli unici di loro che potevano usare la magia in quanto maggiorenni, di aggiustargliela. Poi era corsa di sopra a cambiarsi prima che la sentisse Molly e si offrisse di mettergliela a posto. Anche questa volta non si era accorta di come Fred le guardava le gambe fasciate dai jeans bianchi mentre saliva le scale per andare in camera sua. Fu solo grazie a George che il ragazzo non si materializzò nella stanza dove la ragazza si stava rivestendo.  Una gomitata nelle costole era proprio quello che ci voleva per rinsavire.

“Come sopravvivrete ad Hogwarts?” chiese Hermione alzandosi per riprendersi il libro e tornando a sedersi accanto a Fred che si era decisamente allargato, occupando quasi tutto lo spazio necessario. Si sedette in un angolo riallungando le gambe sul quelle fasciate da jeans strappati del ragazzo che fece una smorfia come se pesassero quintali, guadagnandosi un pungo sul braccio da parte di Hermione. Ginny, che aveva visto la scena riflessa nello specchio, ridacchiò.

“Perché?” George, comodamente sdraiato sul letto di Ginny, la guardò con sguardo interrogativo. Prese a giocherellare con una bacchetta finta che sparava margherite ogni volta che chi la teneva in mano o qualcuno nelle vicinanze diceva la parola scusa.

“Non ci si può materializzare e smaterializzare nei confini di Hogwarts! Come potete non saperlo dopo sei anni che siete lì? E poi è tutto scritto in Storia di Hogwarts ma non l’avete letto?”
“E perché dovemmo?” Rise Fred lasciando che Hermione gli poggiasse le gambe addosso “Tanto ci sei tu che lo sai a memoria.”

“Si, ce lo dice sempre Ron.” Si intromise George togliendo le parole di bocca a al gemello che gli strizzò l’occhio.

Hermione rimase in silenzio, appoggiata allo stipite della finestra, le gambe nude ancora appoggiate su quelle di Fred che si era allungato a prenderle un ricciolo disordinato. Nella stanza piombò un silenzio carico d’attesa, gli unici rumori erano il ticchettio dell’orologio e i colpi di spazzola di Ginny che non sembrava intenzionata a smettere almeno finchè non fosse divenuta completamente calva. Anche Grattastinchi, che dormiva in fondo al letto di Hermione, non emetteva il solito incessante ronzio né stava russando.

TOC TOC

“Entra pure Ron.” Acconsentì Ginny mentre si raccoglieva la chioma in una treccia, attorcigliandovi  dentro un nastro arancione che faceva a pugni con i capelli.

Ron entrò con la testa bassa. “Come sapevi che ero io?” chiese il ragazzo chiudendo la porta senza nemmeno accorgersi di chi ci fosse dentro la stanza.

“Perché tutti gli altri sono qui!” Rispose le sorella. Solo in quel momento il ragazzo alzò la testa e avvampò nel vedersi osservato da quattro paia d’occhi. Lanciò un’occhiataccia a Fred che per i suoi gusti era troppo vicino ad Hermione e per ripicca il ragazzo si avvicinò a lei ancora di più, stringendole il polpaccio e accarezzandole la caviglia. La giovane Grifondoro lo guardò stupita da quella strana reazione ma lo lasciò fare perché le stava facendo un interessante massaggio alla pelle.

“scusate se ho interrotto qualcosa!” Disse un po'’ geloso di essere stato l’unico escluso.

BUUM

Una piccola esplosione proveniente dal letto di Ginny e una valanga di margherite rosa e gialle si riversò sul pavimento. Grattastinchi si svegliò di scatto indignato e andò ad annusare i fiori che coprivano il pavimento. Infilava il nasetto fremente nelle corolle e cominciava a starnutire come un pazzo con gran divertimento dei cinque ragazzi.

“Oh scusate.” Disse George sghignazzando.

BUUM

Un’altra esplosione e un’altra valanga di margherite, questa volta bianche e rosse, coprì completamente Grattastinchi che, furioso e soffiante, corse alla porta chiusa e cominciò a graffiarla per farsela aprire. Ron spalancò la porta, la richiuse dietro al felino e andò a buttarsi sul letto di  Hermione.

“La smettete voi due di fare gli scemi? George spegni quel dannato affare.”

“E come cavolo faccio scusa?”

BUUM

Altre margherite rosa e azzurre. Ormai il mucchio era più alto del letto e arrivava alle ginocchia di George. La stanza era invasa da un nauseante profumo dolciastro di fiori. Ginny aveva smesso di pettinarsi ed era andata  a sedersi sul suo letto accanto a George e aveva preso a giocare con le margherite colorate.

“Oh scusate colpa mia!”

BUUM

Fred rise così forte da rischiare di strozzarsi. Si alzò si caricò Hermione sulla spalla e la buttò in mezzo ai fiori nello stesso istante in cui George faceva la stessa cosa con Ginny.

“Fred cavolo mi hai fatto male!” si lagnò Hermione massaggiandosi il fondoschiena platealmente.

“Ti ho fatto male sul serio?” Chiese Fred con una finta voce pentita mentre in realtà tratteneva le risate nel vedere le due ragazze sprofondate nei fiori colorati che ormai avevano completamente invaso la stanza. Ron si alzò dal letto per andare ad aiutare i fratelli che però lo spinsero nelle margherite.

“Si cavolo!” Hermione aveva le lacrime agli occhi.

“Oh scusa!” mormorò Fred, questa volta davvero dispiaciuto, in realtà non voleva farle male. lui e il suo gemello facevano scherzi davvero pesanti alle volte ma non avrebbero fatto del male ad una mosca. Forse a Draco Malfoy si.

BUUM

Questa volta le margherite esplosero proprio in faccia alle due ragazze che cominciarono a tossire e starnutire. Fred si chinò su Hermione per vedere se stesse bene e si rese conto che le lacrime che ballavano sulle ciglia della ragazza non erano di dolore.

“Mi hai fregato carognetta!” ghignò Fred buttandosi addosso a Ginny ed Hermione.

“Chiedimi subito scusa!”

BUUM

“Scusa!” Disse Hermione con falso pentimento nella voce guardando Fred dritto negli occhi. Nello sguardo entrambi avevano una certa luce, come di aspettativa. E Ginny e George se ne erano accorti perfettamente.

BUUM

La porta si spalancò facendo più rumore delle esplosioni e una Molly Weasley fece il suo ingresso assolutamente furiosa. Quella donna piccolina –era la più bassa della casa compresa Ginny – era in grado di terrorizzare i figli, il marito e perfino Sirius non osava dire niente quando lei era particolarmente arrabbiata. Come in quel momento per esempio.

Come osate fare tanto chiasso!! Come osate ridere, sghignazzare e divertirvi quando quel povero ragazzo del vostro amico sta affrontando un udienza che deciderà il suo futuro! Come potete essere così egoisti!!”

Aveva la faccia paonazza, quasi dello stesso colore acceso dei capelli. Una mano sul fianco e con l’altra brandiva un cucchiaio di legno, faceva davvero paura.

“Scusa!” mormorarono tutti senza pensare che la bacchetta sarebbe esplosa di nuovo.

BUUM

Adesso basta! Accio!” la bacchetta trabocchetto volò nelle mani di Molly “E pulite questo disastro egoisti che non siete altro. Guai a voi se sento anche solo un’altra voce provenire da questa stanza.”
La donna se ne andò a passo di carica lasciando le cinque persone basite a guardasi negli occhi con sguardo colpevole.

“Ha ragione” Borbottò Hermione a voce ed occhi bassi mentre Fred e George facevano evanescere tutti quei fiori “Harry è al ministero che affronta un’udienza. Un’udienza che determinerà il suo futuro. Potrebbero spezzargli la bacchetta oggi, potrebbe essere espulso! E noi ce ne stiamo qui a divertirci.”

“Hermione, lui è Harry Potter! Non è stato espulso quando ha gonfiato la zia. Figurati se lo cacciano da scuola per essersi difeso!”

“Ron dove hai vissuto esattamente in queste settimane?” Chiese Ginny con voce velenosa.

“Che vuoi dire?”

“Non vedi che stanno cercando di screditarlo? Metà del mondo magico lo crede già pazzo e l’altra metà lo penserà se viene espulso da scuola.” Provò a spiegare la sorella con pazienza.
“Ma se è stato espulso per legittima difesa capiranno che è il ministero che cerca di metterlo in cattiva luce.”

“Ron ragiona.” Intervenne Hermione “Mettiti nei panni di un mago qualsiasi che legge il giornale e scopre che il famoso Harry Potter, che di recente ha cominciato a millantare fatti non confermati, è stato espulso per magia minorile fuori da scuola. Tu a chi crederesti: ad un ragazzino che afferma di aver visto dei Dissennatori in una tranquilla stradina di un quartiere babbano o all’intero Wizengamot?”

“Ehmmm io crederei ad Harry?”

“Lo dici solo perché è il tuo migliore amico.” Si intromise Fred sedendosi sul pavimento accanto ad Hermione “Ma se non lo conoscessi anche tu penseresti che è solo un esaltato che si inventa le cose!”

 Ron abbassò la testa. Non era stupido. Aveva capito benissimo quello che stava succedendo e di come il ministero si stava tappando le orecchie, convinto che se non avessero ammesso la verità, questa non sarebbe esistita. Forse erano convinti che Voldemort sarebbe morto solo ignorandolo.

Di nuovo nella stanza crollò il silenzo. Hermione riprese a leggere incurante di Fred che non le toglieva gli occhi di dosso. Ron ricominciò a sfogliare il fumetto che si era portato dietro dalla sua stanza. Ginny prestò nuovamente tutta la sua attenzione al suo riflesso allo specchio e George, steso sul letto della sorella, contava le macchie sul soffitto.

La porta si spalancò nuovamente e un Harry incredibilmente sorridente fece il suo ingresso nella camera affollata.

“Prosciolto da tutte le accuse!” urlò felice. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

Svegliarsi il giorno dopo, scendere a far colazione e trovare Harry e Ron che si ingozzavano di pancake imbevuti di succo d’acero fu stupendo. Beh a dire il vero la scena era disgustosa. Praticamente due facce infilate nel piatto, succo che colava sul mento andando ad imbrattare le magliette. Era più il fatto in sé che Harry avesse ricominciato a mangiare. Inoltre non sembrava incline a far fuori nessuno con una sola occhiata neanche fosse un basilisco. Hermione era felice di vederlo finalmente ridere e scherzare con tutti, giocare a scacchi con Ron e non prendersela nemmeno quando perdeva. Partecipava alle pulizie della casa con ritrovato spirito ed era felice anche di spazzare cacca di Doxy.

Ma le cose belle, si sa, non possono durare a lungo. La tragedia fu molto silenziosa, al punto che nessuno se ne accorse. Erano tutti in cucina a fare colazione con le famose uova in camicia di Molly quando tre grossi gufi, una civetta e due barbagianni irruppero dalla finestra. Il sigillo sulla busta diceva che il mittente era Hogwarts. Insieme alla lista dei libri, dalle missive di Ron ed Hermione uscì una spilla con lo stemma di Grifondoro e una sola parola.

Prefetto.

“Prefetto! Come tutti in famiglia!” disse felice Molly stringendo il figlio in un abbraccio
stritolacostole.

“E io e George chi siamo? I vicini della porta accanto?” borbottò Fred indispettito suscitando l’ilarità di Harry.

Molly non gli ascoltò, mollò il figlio più piccolo per voltarsi verso Hermione e stringendo anche lei così forte da alzarla da terra nonostante la donnetta fosse diversi centimetri più bassa della ragazza.

Nel giubilo generale nessuno si accorse della gelosia negli occhi di Harry. Aveva pensato – anzi era sicuro – che sarebbe stato lui il prefetto di Grifondoro insieme ad Hermione. L’aveva dato per scontato. Dopotutto lui era Harry Potter! Perché Silente non aveva scelto lui?

Ma non era l’unico. Anche Fred non festeggiava. E non certo per i motivi che pensava suo fratello. George sapeva quanto Hermione fosse intransigente sulle regole e sapeva che il commercio delle Merendine Marinare che avevano previsto per il ritorno ad Hogwarts sarebbe stato molto più difficile. Il gemello invece… una morsa l’aveva preso allo stomaco. Un sentimento che non aveva mai provato, come un tarlo che lo rodeva da dentro.

Gelosia.

Mai aveva pensato di poter essere geloso di Ron e del fatto che con quell’incarico da prefetto avrebbe passato tantissimo tempo da solo con lei. Dei suoi sentimenti verso Hermione, Ron non aveva mai fatto mistero. La guardava come se fosse un pasticcino alla crema con una ciliegina sopra. Hermione invece non pareva particolarmente presa di lui ma piuttosto che le facesse piacere avere uno spasimante che le scodinzolava dietro. Vanità femminile probabilmente.

Nessuno se ne accorse. Nessuno fece caso al ragazzo che se ne andava.

George lo raggiunse nella camera che dividevano.

“La mamma sta andando a comprare una scopa da corsa a Ronnino Perfettino. Ma ci credi?
Quattro prefetti in famiglia.”

“Speriamo che Ginny almeno segua le nostre orme.”

“Di sicuro. Ginny è una tosta. E poi si diverte troppo a lanciare fatture Orcovolanti ai Serpeverdi. Non diventerà un piagnucoloso prefetto. L’anno scorso è finita in punizione almeno quanto noi.” Rise George tirando fuori dall’armadio un calderone pieno di quelli che parevano occhi di scarafaggio e cacca di doxy.

“Che dici Freddy ci mettiamo al lavoro?”

“Ma non tutti i prefetti sono piagnucolosi non  credi?”

George posò il calderone sulla scrivania e prese dalla mensola una boccetta verde con l’etichetta ‘sangue di drago’ e la poggiò accanto al calderone.  Si mise a trafficare con il tappo che non aveva nessuna intenzione di aprirsi. Dal comodino trasse fuori il coltello d’argento per tagliare le radici di Tanis.

“Non credi?” Lo spronò Fred.

“Fred ti rendi conto di quello che stai dicendo? Non lo puoi fare chiaro?”

“Ma di cosa parli?” Chiese Fred perplesso guardando il fratello che armeggiava con bottigliette contenenti sostanze disgustose. Se i futuri consumatori di Merendine Marinare avessero mai saputo quali porcherie contenessero non le avrebbero usate nemmeno sotto tortura.

“Hermione Granger è tabù.” Sentenziò George guardandolo malissimo per la prima volta in quasi diciotto anni.

“Da quanto ti preoccupi dei sentimenti di Ronnino?”

“Fratello, se si tratta di prendere in giro il caro Ronnie sono dalla tua. Se vuoi fargli qualche scherzetto che gli provochi una cicatrice sul sedere mi va bere. Se vuoi infilargli un migliaio di ragni nel letto sono il tuo uomo. Se vuoi fargli fare una figuraccia davanti a tutta la Sala Grande ci sto. Ma questo non lo puoi fare. Non puoi soffiargli da sotto il naso la ragazza di cui è innamorato da quattro anni.”

“ Non ho nessuna intenzione di portargli via nessuno. Mica mi piace Hermione.”

“No. Per questo le massaggiavi le caviglie il giorno dell’udienza di Harry. Ma per chi mi hai preso gemello? Viviamo in simbiosi da quando siamo nati e poi sono più grande di te e ti capisco meglio.”

“Georgie hai 5 secondi più di me!”

“E questo mi da tanta esperienza e maturità in più di te!” rispose infilandosi sotto il letto alla ricerca di qualche altro ingrediente attentamente imboscato, nascosto alla madre e alla sua temibile scopa per le pulizie.

TOC TOC

Senza aspettare la risposta Ginny entrò nella stanza dei suoi fratelli. E si sedette sul pavimento accanto a Fred. Sul viso non aveva un’espressione troppo lieta anzi sembrava vagamente disgustata da quello che stava succedendo al piano di sotto.

“Mamma sta andando in brodo di giuggiole.”

“A noi lo dici? Siamo gli unici che non siamo diventati prefetti in famiglia!” Borbottò George.
“Ti stai dimenticando di me!”

Ginny si adombrò come se l’avessero insultata. Dopo quello che era successo tra tutti loro e Percy tutto ciò che li collegava a lui le dava un gran fastidio. E la carica di Prefetto era una di quelle. Non poteva ancora credere a quello che quell’idiota del fratello avesse fatto e del putiferio che si era lasciato alle spalle quando aveva chiuso per sempre la porta di casa dietro alle sue spalle. Se pensava a tutti i sacrifici che avevano fatto i genitori per quell’ingrato, per dargli tutto quello che aveva bisogno con altri sei figli a cui badare.

“Io non diventerò mai prefetto!” Asserì con orgoglio Ginny alzando la testa con altezzosità e trattenendo una risata tra le labbra.

Anche i fratelli sghignazzarono. Era piuttosto divertente quando la sorella faceva le sue scenetta, fin da piccola aveva avuto un elegante senso dell’umorismo. Tra tutti i membri della famiglia Weasley, Ginny era di sicuro quella con cui andavano più d’accordo. Assomigliava a loro in maniera impressionante.

“A proposito Fred non lo puoi fare!”

Fred smise di ridere di botto mentre George quasi ululò in preda dall’ilarità, si buttò per terra e cominciò a picchiare pugni sul pavimento per enfatizzare quanto la cosa fosse divertente. La loro sorellina era troppo forte ad arguta.

“Anche tu! Non capisco di che parliate.”

“ Senti, se si tratta di prendere in giro il caro Ronnie sono dalla tua. Se vuoi fargli qualche scherzetto che gli provochi una cicatrice sul sedere mi va bere. Se vuoi infilargli un migliaio di ragni nel letto sono con te. Se vuoi fargli fare una figuraccia davanti a tutta la Sala Grande ci sto. Ma questo non lo puoi fare. Non puoi soffiargli da sotto il naso la ragazza di cui è innamorato da quattro anni.”

“Mi sembra di aver già sentito queste parole.” Canticchio George, che ormai si era ripreso dalle risate e si era messo al lavoro, versando degli occhi di salamandra nel calderone e accendendovi il fuoco sotto.

“Sentite non sono interessato ad Hermione! Perché diavolo lo pensate tutti?”

Ginny e George si lanciarono uno sguardo. Fred aveva la testa incredibilmente dura e quando decideva di negare una cosa – anche a se stesso – non c’era modo di fargliela ammettere. Era cocciuto come nessun altro. A parte il fratello naturalmente.

“Senti è assolutamente evidente! Credo che l’unica che non se ne sia accorta sia  proprio Hermione, ma lei è arguta solo se si tratta di magia, lezioni o piani diabolici. Ma io no! Me ne sono accorta benissimo di come l’hai guardata quando l’hai vista in reggiseno. E il massaggio al polpaccio? Che ti è passato per la testa in quel momento?”

“Il massaggio era solo per infastidire Ron. Anche a voi piace fargli dispetti!”

“E vuoi dire che l’hai fatto solo per far ingelosire lui.” Chiese George scettico tagliando molto finemente della radice di bietola da zucchero.

“Certo!”

“E lo sguardo quando l’hai vista in reggiseno?” Indagò Ginny.

“È una bella ragazza. Me la sono trovata davanti seminuda è ovvio che l’abbia guardata. Sono un uomo ricordi?”

“L’ho vista anche io ma non ho reagito così!”

A Fred lo stomaco si contrasse per la gelosia. Avrebbe voluto essere da solo in quel momento e non in compagnia del fratello.

“Sentite lei non mi piace. Fine del discorso.” Mentì spudoratamente il ragazzo cercando di evitare lo sguardo del gemello che era in grado di leggergli dentro.

Ginny desistette. A quel punto era perfettamente inutile forzare le cose, non avrebbe ammesso niente. Sarebbe tornata all’attacco in un momento più opportuno.

 
So che questo capitolo è un po' corto ma se l’avessi unito al prossimo sarebbe stato veramente troppo lungo e quindi ho scelto di fermarmi a questo punto. Spero comunque che vi piaccia anche se è decisamente un capitolo di transizione. Fatemi sapere che ne pensate. Adoro leggere le vostre recensioni!!!
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Come ho già detto non voglio troppo soffermarmi su parti già abbondantemente descritte nel libro. Quindi non descriverò nei dettagli come si sono formate le ES e perché, intanto immagino che praticamente tutti sappiate cosa siano dal libro o comunque dal film. Colgo l’occasione anche per dire che qualora ci fossero incongruenze tra il libro e il film sceglierò di seguire il libro, tranne naturalmente per tutte quelle parti che ho deciso di cambiare inventandole io.

CAPITOLO 4


Il ritorno ad Hogwarts era stato a dir poco traumatico. Le aspettative di tutti gli studenti di Hogwarts erano state caldamente disattese dalla nuova professoressa di Difesa contro le Arti Oscure, la Umbridge, un cagnolino del Ministero della Magia, che si era rivelata simpatica quanto la mamma di Sirius. Si era alzata in piedi a metà del discorso di inizio anno di Silente e aveva cominciato ad elencare tutti i cambiamenti che lei e Caramell avevano intenzione di apportare alla scuola di Magia e Stregoneria. Durante la primissima lezione prima aveva chiarificato che non avrebbero mai usato la magia ma solo studiato la teoria. Avrebbero dovuto affrontare i GUFO senza aver mai provato gli incantesimi. Poi aveva messo Harry in punizione, per aver detto la verità sul ritorno di Voldemort. Ma non si era trattata di una delle solite inflitte ad Hogwarts, come pulire tutti i trofei o spolverare libri. I suoi castighi erano crudeli, votati al dolore a alla sofferenza. Del sangue doveva essere versato perché il messaggio penetrasse. E penetrare nel vero senso della parola, nella carne. La penna magica con cui faceva scrivere i messaggi di monito ai trasgressori delle sue leggi usava il sangue come inchiostro. Le parole si incidevano sul dorso della mano e dopo qualche seduta la cicatrice sarebbe diventata permanente. Un’etichetta, un marchio, non molto diverso da quello dei Mangiamorte che, anni addietro, si erano dati tanta pena a distruggere.

In quella dittatura dispotica e parziale erano pochi i momenti di svago che si potevano prendere i ragazzi di  Grifondoro. Ma era anche il clima perfetto per il fiorire della vendita delle Merendine Marinare e degli altri scherzi progettati dai gemelli. Gli studenti che le compravano erano sempre di più, facendo infuriare Hermione come una matta. Purtroppo per lei nessuno dei clienti dei Tiri Vispi Weasley era disposto a tradire i propri fornitori, migliori e più a buon mercato di Zonko. Nemmeno Ron era di particolare aiuto, terrorizzato dalle prese in giro dei fratelli, fingeva di non sentire quando Hermione gli chiedeva di intervenire. La ragazza aveva provato a minacciarli di raccontare tutto alla madre dei due gemelli, l’unica minaccia che pareva tenerli a bada per un po', ma purtroppo un paio di giorni al massimo. Convinta di poter debellare il florido commercio si era letta tutto il regolamento di Hogwarts scoprendo, con enorme disappunto e rammarico, che niente vietava loro di vendere quelle porcherie perché si erano rivelate inoffensive. Tantomeno poteva impedire a dei cretinetti del primo anno di comprarle.

Ma il vero problema, il più serio di tutti, era che nessuno stava imparando assolutamente nulla di Difesa contro le Arti Oscure. E non si trattava solo di imparare le fatture e le controfatture per gli esami ma, soprattutto imparare a difendersi. Così Hermione aveva proposto una soluzione: un gruppo con a capo Harry per imparare la Difesa. Dopotutto Potter era il più preparato, era l’unico studente del quinto anno, ma forse anche l’unico studente della scuola, a saper evocare un Patronus corporeo. Aveva affrontato Voldemort ed era riuscito a sfuggirgli, di nuovo. Nessuno era più adatto di lui. Delle tre case, avevano invitato a prender parte alle riunioni meno di una trentina di persone. Il nome era stato proposto da Ginny e tutti erano stati d’accordo: Esercito di Silente, in breve ES. Già dalla prima lezione Harry aveva capito che le lacune dei più erano veramente immense. Cho aveva fatto prender fuoco alla manica della divisa di Marietta quando aveva provato a disarmarla. Hannah Abbott e Justin Finch-Fletchley non avevano ancora imparato a schiantare e la fattura pungente di Zacharias Smith gli si rivoltava sempre contro. Neville, poveraccio, era un disastro quando aveva iniziato ma i progressi che aveva fatto erano stati letteralmente strabilianti. 

Tra lezioni e incontri delle ES era arrivato finalmente il momento della prima partita, Grifondoro contro Serpeverde. Era anche la primissima partita di Ron come portiere e, a colazione, era talmente nervoso che Harry ed Hermione ebbero paura che vomitasse nel piatto. Il suo colorito verdognolo era diventato ancora più spaventoso quando Hermione si era alzata sulle punte per schioccargli un bacio sulla guancia.

La partita era appena iniziata che si levò un canto forte e chiaro proveniente dal mare verde e argento della curva Serpeverde:

perché Weasley è il nostro re
ogni due ne manca tre
così noi cantiam perché
perché Weasley è il nostro re
Weasley è nato in un bidon
ha la testa nel pallon
vinceremo noi perché
perché Weasley è il nostro re.

 Ron, sentito il canto, aveva iniziato a sbagliare le parate, una dopo l’altra. Se non fosse stato per Harry che era riuscita a prendere il boccino in poco tempo, avrebbero perso. E lì era successo il disastro. Malfoy, piccato per aver perso aveva iniziato ad insultare Arthur e Molly e anche la mamma di Harry. Angelina era riuscita a trattenere Fred per un braccio ma Harry e George si erano buttati addosso al giovane Serpeverde con l’intento di fargli il più male possibile.

Gli esiti erano stati drammatici.

“E così vi hanno espulso?” Chiese Hermione con gli occhi spalancati guardando George ed Harry sprofondati su due poltroncine davanti al caminetto acceso in sala comune.

“A vita.” Mormorò George “E anche Fred!”

“Ma Fred non ha fatto niente. L’ho trattenuto io per un braccio. Non ha torto nemmeno un capello a Malfoy” borbottò Angelina con sguardo perso nel vuoto e le lacrime nella voce.

“Magari l’avesse fatto. Almeno l’espulsione avrebbe avuto un motivo!” Brontolò George passandosi la mano tra i capelli sudati: non si era ancora fatto la doccia dopo la disastrosa partita.

“Secondo la Umbridge ora bisogna fare un processo anche alle intenzioni!” Disse Harry con rabbia bevendo un sorso della burrobirra che aveva chiesto a Dobby di portargli.

“Qui non c’è stato nessun processo ma solo una condanna!” Esclamò Hermione indignata.

“Penso che me ne andrò a dormire.” Disse Angelina avviandosi verso le scale che portavano al dormitorio femminile “Magari domani mi sveglierò e scoprirò che non abbiamo ancora giocato! Magari scoprirò che è stato solo un incubo.”

“Vengo con te.” Mormorò Alicia seguendo il capitano, di ciò che era rimasto, della squadra di Quiddich.

Erano rimasti sono in quattro in sala comune: Harry, George, Ginny ed Hermione. Seduti in cerchio intorno ad un tavolino vicino al fuoco.

“Ma dove sono Fred e Ron?” Chiese Ginny guardandosi intorno come se si rendesse conto solo in quel momento della mancanza di due dei suoi fratelli.
“Ron sta volando nel parco. Quando la Umbridge vi ha espulso è saltato sulla scopa e se n’è andato. Temo si dia la colpa di quello che è successo. Quella canzone l’ha mandato fuori di testa.” Rispose Hermione guardando fuori dalla finestra.

 “E Fred?” Domandò Harry.

“Di sicuro starà distruggendo qualcosa nella stanza delle necessità.” Rispose George che lo conosceva come se stesso. “Vado a dormire anche io. E Ginny è tardi vai anche tu.”

Ginny sbuffò, le dava un gran fastidio quando i fratelli la trattavano ancora come una bambina piccola. Però era effettivamente tardi ed era stanca morta. Sbadigliando prese la direzione opposta a quella del fratello, entrambi diretti nella propria camera.  Solo Harry ed Hermione rimasero in sala comune.

Dopo qualche lungo minuto di silenzio Hermione sii rivolse al suo migliore amico: “Harry ti spiacerebbe prestarmi il mantello dell’invisibilità?”

“Come mai ti serve?”

“Pensavo di andare a fare un giro per il castello.” Rispose Hermione vaga cercando di evitare lo sguardo di Harry.

“Credi sia prudente con la Umbridge in giro? Dove vuoi andare?”

“Per questo ti ho chiesto il mantello dell’invisibilità. Per non farmi beccare dalla Umbridge.”

“Ma dove vuoi andare?” Chiese nuovamente Harry per niente intenzionato a desistere.

“Mi butto in ammollo nel bagno dei prefetti al terzo piano. Così almeno mi rilasso un po’” Mentì spudoratamente Hermione sperando di non arrossire.
Harry parve convinto e sfilò dalla tasca dei pantaloni l’argenteo mantello dell’invisibilità, leggero come una piuma lo lasciò nelle mani della ragazza che lo indossò sparendovi sotto. Si fece aprire il passaggio segreto da Harry e mentre lo attraversava sperò vivamente che la Signora Grassa fosse ancora sveglia quando fosse tornata in sala comune. Una volta nel corridoio anziché dirigersi verso il bagno dei prefetti però, si diresse verso il settimo piano.

Voleva trovare Fred.

Non sapeva nemmeno lei perché. Sarebbe dovuta andare da Ron. Si sarebbe dovuta andare da lui. Ma lei non voleva vedere Ron. Non sapeva esattamente quando l’aveva capito. Forse dopo la partita quando l’aveva visto con le lacrime agli occhi per la prima volta in cinque anni, forse prima. forse l’aveva sempre saputo ma non aveva mai voluto ammetterlo nemmeno con se stessa.

Arrivò al corridoio del settimo piano. Non c’era nessuna porta naturalmente. Hermione rimase un momento impalata: non sapeva in cosa Fred avesse chiesto alla stanza di trasformarsi.

“Voglio trovare Fred.” Pensò intensamente passando per tre volte davanti a quella che si sarebbe dovuta tramutare in una porta.

Niente.

“Voglio un posto in cui sfogare la rabbia.” Questa volta al terzo passaggio si aprì una porta molto simile a tutte le altre porte del piano.

Hermione entrò in punta di piedi. Era una stanza grossa, ben illuminata. Lungo tutta le pareti, a circa un metro da terra, correva una lunghissima mensola piena di vasi di terracotta, calice e bicchieri di cristallo. Al centro della stanza c’era Fred, bacchetta sfoderata, la puntava contro la cristalleria e la mandava in pezzi. Il pavimento, infatti, era coperto di cocci di vetro. Il ragazzo non si era accorto della presenza di Hermione.

“Confringo!” urlò e schegge di cristallo volarono per tutta la stanza. Una di queste raggiunse la guancia di Hermione, appena sotto lo zigomo, aprendo un sottile taglio sulla pelle, che prese immediatamente a sanguinare. La ragazza emise un gemito e portò una mano alla gota ferita. Sentiva il sangue che colava lungo la linea del mento fino alla gola. Il lamento riportò Fred alla realtà, si voltò e vide l’amica.

“Hermione ti sei fatta male?” chiese lui correndole incontro e spostandole la mano per mostrare alla luce il viso. Il taglio era sottile, poco più profondo di un graffio eppure sanguinava piuttosto copiosamente. “Vieni qui che ti curo!”

Hermione si scostò, leggermente preoccupata: Fred non era esattamente uno studente modello ed era un po' nervosa all’idea di farsi curare da lui. “Sei sicuro di esserne in grado?”

“Certo! Mi servono un paio di sgabelli!” disse a voce alta “E magari qualche benda! ”

Immediatamente la stanza gli fornì due eleganti poltroncine di velluto con lo schienale rigido su uno dei due fece accomodare Hermione. Sul bracciolo erano appoggiate delle bende di puro lino che profumavano e panni di cotone con cui pulire il sangue.

“La formula è…” provò a dire Hermione mentre Fred prendeva uno dei bicchieri che erano scampati alla sua furia distruttrice dalle mensole.

“Hermione la conosco la formula. Rilassati. Aguamenti!” Subito il bicchiere si riempì d’acqua fresca e limpida. Il ragazzo si sedette sull’altra poltroncina, prese una delle pezze, la bagnò e con molta delicatezza lo passò sulla ferita per pulirla e lavar via il sangue in quell’area. Poi puntò la bacchetta verso la guancia di Hermione e bisbigliò: “Epismendo” I lembi della ferita si risaldarono all’istante. Fred le portò la mano alla guancia per controllare che fosse perfettamente richiusa.

“Visto? Ero capace”

Hermione sorrise rendendosi conto che la mano del ragazzo era ancora sul suo viso e le accarezzava la mandibola. Si guardarono negli occhi. Non aveva mai notato quanto gli occhi di Fred fossero incredibilmente azzurri.

“Perché sei venuta?”

“Ti stavo cercando.” Rispose Hermione sincera incapace di mentire, denudata da quello sguardo che la incatenava a sé.

“Perché?”

“Volevo vedere come stavi. Sei molto arrabbiato?” posò la mano sul volto dell’amico, accarezzandolo nello stesso modo in cui lui stava facendo con lei. Il cuore prese a batterle nel petto con una forza inaudita. Era sicura che anche lui avesse potuto sentirlo.

“ Si parecchio.” Ammise il ragazzo. “Ma ora va meglio.” E spostò la sua poltrona ancora più vicino a quella di lei. Le loro gambe si toccavano. Si rese conto di quello che aveva appena detto. O meglio, con orrore si rese contro di cosa stava provando. E non poteva.

Con un sospiro Fred tolse le mani dal viso di lei e se le appoggio sulle ginocchia stringendole per evitare di prenderla per i capelli e baciarla finche avesse avuto fiato. Lei con ogni probabilità pensò la stessa cosa perché afferrò i braccioli della poltrona e ci infilò dentro le unghie. Non osò alzare gli occhi su di lui o si sarebbe ritrovata ad implorare un bacio.

“La Umbridge è proprio una vecchia rospa cattiva e acida come il limone!” Disse Hermione per rompere l’imbarazzante silenzio che si era venuto a creare tra loro. “Espellerti perché secondo lei l’avresti picchiato! Non aveva nessuna prova che l’avresti fatto!”

“Credimi, Hermione, se solo ne avessi avuto la possibilità gli avrei spezzato entrambe le braccia! Espulso per espulso preferivo esserlo almeno per aver fatto qualcosa!”

“Angelina era veramente disperata.”

“L’ho vista poverina. Era la sua prima partita come capitano e questo è il suo ultimo anno! Non è giusto!”

“Vuoi rompere ancora qualcosa?” Rise Hermione, e rise anche Fred. La ragazza alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di lui. Avvertì una strana sensazione di capogiro mentre lui la fissava con dolcezza, i sorrisi che lentamente scivolavano via dalle loro labbra.

Prima di poterselo impedire Hermione allungò la mano verso la nuca di Fred e lo baciò. Un bacio leggero, delicato, appena un incontro di labbra. Fred non si era mai sentito così felice in vita sua. Eppure…

“Non posso!” brontolò Fred senza staccare la bocca da quella di lei.

“Si che puoi!” lo implorò Hermione.

“Tu sei di Ron!” lo urlò quasi prendendo la per i polsi e allontanandola da lui di scatto. “Tu sei la ragazza di mio fratello e io non posso stare con te!”

Scappò via senza darle il tempo di replicare, con il gusto delle labbra di Hermione ancora sulla sua bocca.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
Essere svegliata nel bel mezzo della notte, poche ore prima della partenza per le vacanze natalizie, dalla professoressa McGranitt perché Arthur Weasley era stato aggredito al ministero della Magia da un serpente gigante, fu forse una delle cose più terrificanti che le fossero mai successe. Seguì la direttrice della sua casa fino all’ufficio del preside dove Harry, Ginny, Ron, Fred e George, tutti quanti in pigiama aspettavano lei per andare a Grimmauld Place, dove avrebbero aspettato con Sirius notizie di Arthur.
Ora erano là, intorno al tavolo. Harry ed Hermione si sentivano degli intrusi nel dolore della famiglia.  Nessuno piangeva ma tutti avevano gli occhi rossi e vuoti. Bevevano una Burrobirra dietro l’altra e guardavano la vecchia pendola dei Black relegata in un angolo della cucina.
Erano quasi le quattro quando Fred si alzò dal tavolo di scatto, lasciando cadere la sedia per terra e senza chinarsi a raccoglierla.
“Ho bisogno d’aria!”
“Vengo con te Freddie?” chiese George con voce ed occhi spenti, guardando il fratello come se non lo vedesse per niente.
“No!”
Tutti si voltarono verso Fred, il ragazzo non aveva mai parlato al gemello con voce così dura. Era strano vederli così seri. Hermione non li aveva mai visti imbronciati o seri. Erano sempre stati divertenti e burloni anche nelle situazioni che richiedevano una certa dose do contegno.
Fred sparì velocemente su per le scale, probabilmente per andare sul tetto. Come tutti i Weasley aveva una propensione per l’altezza. Fosse stato per lui avrebbe preso la sua scopa e avrebbe volato per tutto il resto della notte ma qualcuno avrebbe potuto vederlo. Il vento tra i capelli, l’aria gelida che gli sferzava il corpo. Scendere il picchiata verso il terreno, arrivare quasi a schiantarsi e risollevarsi un attimo prima dell’impatto. L’adrenalina, la velocità erano le uniche cose che lo facevano stare meglio le rare volte in cui era preoccupato per qualcosa. In assenza della possibilità di sfrecciare veloce sulla sua scopa, aveva scelto l’altezza.
“Avete fame?” Chiese Sirius ai ragazzi che erano rimasti in cucina. “Potrei prepararvi uova e pancetta”
Cinque teste scossero la testa, senza dire una parola né guardarlo.
Il lento ticchettio della grossa pendola la stava mandando in paranoia. Le lancette sembravano scorrere all’indietro. Le mancava l’aria. Ginny pareva dormire acciambellata sulla sedia ma ogni volta che qualcuno faceva il minimo rumore lei apriva un occhio come i gatti. Ron continuava a bere ed Harry sembrava letteralmente terrorizzato da tutta quella situazione. La pendola suonava ogni quarto d’ora ricordando a tutti quanto il tempo passasse lentamente.
“Vado a vedere come sta Fred” Disse Hermione alle quattro e un quarto del mattino “Non dovrebbe rimanere solo. Non gli fa bene.”
Hermione prese il mantello, l’unica cosa che aveva portato da Hogwarts nella partenza veloce. Lo indossò sopra il pigiama – non aveva avuto il tempo nemmeno di vestirsi.
George le passò il mantello del gemello. “Glielo porti tu per favore?” chiese alla ragazza con una voce davvero stanca. Hermione annuì e prese l’indumento ormai rovinato dal tempo e dall’uso.
Si incamminò su per le scale buie di quel lugubre palazzo. Avrebbe voluto poter accendere la bacchetta ma la magia,in quanto minorenne, non le era permessa fuori da scuola e non aveva nessuna voglia di trovarsi ad affrontare un processo come quello di Harry.
Grimmauld Place aveva il tetto a terrazza. Quando lo raggiunse Hermione vide Fred appoggiato alla balaustra. Aveva le spalle ingobbite e sembrava un bambino. La ragazza gli si affiancò e vide la pelle d’oca sulle braccia e gli occhi lucidi.
“Ti do portato il mantello.”
“Grazie ora vattene!” Le disse brusco, troppo brusco. Non la aveva mai parlato così male.
“No!”
“Voglio stare solo!”
“Non ti lascio da solo!”
“Vattene!”
“NO!”
“Testarda!”
“Sempre!”
“Vattene!”
“NO!”
“Vattene!”
“Arrenditi, non ti lasci solo!”
  Fred le sia avvicinò minaccioso. Era più alto di lei e più robusto. Dallo sguardo sembrava sul punto di volerle far del male. La prese per le braccia, poco sopra i gomiti e la strinse così forte da strapparle un gemito di dolore ma il ragazzo non mollò la presa. E lei non interruppe il contatto visivo.
“Vattene!”
“NO!”
“Vai via!”
“NO!”
“Levati di torno!”
“Non me ne vado!”
“Voglio stare da solo!”
“Tu non devi restare da solo, non ti fa bene!”
“Vattene!”
“NO!!!”
Sempre tenendola stretta per le braccia calò rapace verso la bocca di lei coinvolgendola in un bacio mozzafiato. Le mollò le braccia per affondare una mano tra i capelli crespi di Hermione che profumavano di vaniglia e con l’altra le circondò la vita a stringerla di più a sé. Hermione gli allacciò le braccia dietro al collo incollando il suo bacino al quello di lui. Fred le morse il labbro, la ragazza gemette di piacere.
“Grazie per non essere andata via. Anche se non ti volevo!” Le sussurrò sulle labbra, allontanandosi il minimo indispensabile per poter parlare.
Lei lo baciò di nuovo. Per una volta non sapeva cosa dire. Lo bacio di nuovo e di nuovo ancora. E stavano bene. E non pensavano più al tempo che passava.
Erano quasi le cinque quando da diversi piani più in basso la voce di Ron, inconsapevole di quello che stava succedendo sul tetto, giunse loro.
“Fred, Hermione! Papà sta bene!!!”


 
 
NDA
Lo so è passato un mucchio di tempo e il capitolo è scarno. Scusatemi proprio ma mi sono un po' bloccata su questa storia e non sapevo come mandarla avanti… quindi se qualcuno avesse quanche idee per ingrassare un po' il capitolo sono ben accette!!
 

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