A volte anche il blu può diventare giallo

di MaggieMary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sospeso nel blu ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Sospeso nel blu ***


Ciao a tutti! ^O^
Siamo Maggie & Vì e oggi siamo orgogliose (e commosse *^*) di presentarvi la nostra prima JongKey!
Nel titolo sono presenti due colori...! Perchè?
Blu in americano significa "tristezza" allora abbiamo deciso di affiancarlo a un colore solare che ci ricordasse la felicità!
Quindi "A volte anche il blu può diventare giallo", potrebbe anche venir letto "A volte anche la tristezza può diventare felicità"!
Dopo questa breve spiegazione, ecco a voi il primo capitolo (o meglio il prologo) della nostra prima JongKey!
Spero apprezziate e aspettiamo vostre recensioni!
Continuate a seguirci! ^O^

Annyeong :3
Vi & Maggie





    

A volte anche il blu può diventare giallo.

  
 

 

Sospeso su un filo sottile, camminavo.

Tu eri lì sull’altra estremità e mi guardavi.
I tuoi occhi non trasmettevano alcuna emozione erano vuoti. Vuoti e freddi.
E con quella freddezza mi scrutavano dall’alto verso il basso, quasi con disgusto.

Cosa avevo fatto di male?
Perché il tuo sguardo non era più dolce e affascinante come un tempo?
Perché i tuoi occhi non incrociavano più amorevolmente i miei?
Perché non mi donavi più un tuo sorriso?
Perso nel blu di quella notte, oscillavo spinto dal vento.

Cos’era questo?                                      
Un sogno…? No, un incubo. Un incubo che mostrava l’esatta situazione in cui mi trovavo nella realtà, al di là del mondo onirico.
Jonghyun mi aveva lasciato.
Abbandonato crudelmente come un cane sul ciglio della strada.
Come un cucciolo, mi trovavo senza padrone, senza un punto di riferimento.


Qualcosa dietro di me mi spinse e finii nel mezzo del filo.
Continuando ad oscillare cercai qualcosa a cui aggrapparmi, ma non trovai nulla.
Nella speranza che tu l’afferrassi, allungai una mano verso di te che, immobile, continuavi a trafiggermi con i tuoi occhi freddi.
L’ennesimo soffio di vento gelido mi fece rabbrividire, muovendo pericolosamente il filo che aveva continuato a sorreggermi.
Ma la spinta questa volta fu troppa e finii per cadere, venendo così catapultato nel blu della notte.
Come a rallentatore venivo spinto verso il suolo, anche se quella caduta sembrava non avere fine.
Gridai.
Cercavo aiuto.
Cercavo il tuo aiuto.
Ma tu continuavi a rimanere immobile, mentre un sorrisetto di soddisfazione era comparso sul tuo bel viso.
Mi morsi il labbro inferiore, fino a farlo sanguinare, trattenendo le lacrime mentre venivo attirato verso quel blu.

--

Mi sveglia di soprassalto, completamente sudato.
Gettai per terra le coperte, anche loro bagnate, e cominciai a riprendere fiato, nella speranza che il mio cuore smettesse di battere così forte.
Mi passai una mano sulla fronte imperlata di sudore e guardai in giro.
Silenzio.
Tu non c’eri.
Ero ancora solo.
Finalmente mi lascai andare e nel blu della notte scoppiai in un pianto liberatorio.
 
 
  


 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Incantato, stava guardando fuori dalla finestra ormai da mezz'ora.


Non poteva far altro che pensare a lui. Sebbene lo stesse trattando male, non poteva evitarlo; non poteva e non voleva rinunciarci.
E allora si perdeva tra pensieri d'ogni tipo, tra le nuvole bigie che impedivano il passaggio della calorosa luce del sole.


Il cielo sarebbe blu, dietro quella coltre di nubi. Ma a me non piace il blu. E' un colore malinconico, freddo.
Mi fa pensare all'acqua. Ma a me non piace l'acqua. Con il suo passaggio sul terreno riesce a cancellare ciò che precedentemente ci fu, e io non voglio dimenticare.
E' blu come il mare. Ma a me non piace neanche il mare. E' salato, come le lacrime che ho versato per tutta la mia vita.
Di freddo e malinconico, mi basta il mio cuore; dimenticare non mi è possibile; per me è abbastanza soffocare nelle mie lacrime salate.
Non ho bisogno di altro blu oltre a quello che ho nell'anima.
No, il blu proprio non è il mio colore.


Così tanti pensieri gli occupavano la mente da non essersi accorto quando la porta cigolò, dando accesso al suo ospite. Il diciottenne si sedette sul divano in pelle vicino al biondo. Si lasciò scendere più giù, finchè non trovò una posizione abbastanza comoda, e allora parlò.


-- E proprio una brutta giornata, vero? -- Il ragazzo al suo fianco sussultò appena, ritornando al mondo reale. Il più giovane ridacchiò divertito. Era un tipo così buffo, quel suo cugino!
 
KiBum annuì biascicando un assenso a quell'affermazione. Si sentiva d'intralcio in quella casa, in cui si era catapultato improvvisamente appena gli era stato possibile.


-- JongIn, scusami.


-- Uh, Hyung... Perchè mai dovresti scusarti? -- gli chiese sgranando leggermente gli occhi. Il più grande non rispose, di nuovo perso nel mondo al di fuori di quella stanza. Sospirò pesantemente, prima di dargli una pacca sulla spalla destra. -- Hyung, ti ho detto di chiamarmi Kai...e di non preoccuparti. E' bello aver ritrovato un parente lontano! Sei il benvenuto!


Dopo di che si alzò e, guardando per un altro istante quegli occhi neri persi nel vuoto, se ne andò da quella stanza cupa; seppur non prima di vederli tingersi del blu del cielo che si rischiarava.


----

Siamo usciti a fare la spesa. Torneremo presto.


Un messaggio insolitamente breve e vuoto di faccine, per quei tre ragazzi.
Era tutto cambiato, da quel giorno.
I ragazzi non l'avrebbero mai perdonato, questo lo sapeva.


Così come lui stesso non l'avrebbe mai potuto fare. Niente sarebbe più stato lo stesso.


Perchè l'aveva fatto? Non lo sapeva.
Era forse spaventato? Non ne era sicuro.
Tutto ciò di cui era convinto era il fatto che aveva rovinato tutto.


Non avrebbe più potuto godere del suo sorriso, il suo profumo...il calore del suo corpo contro il suo.
O la sensazione dei suoi piccoli denti perfetti che gli mordevano un labbro, prima di lanciarsi in un sorriso malizioso e al contempo innocente.


Fare qualcosa. Doveva fare qualcosa.
Non sarebbe rimasto là in quella casa, ormai vuota senza quel ragazzo, ad avvilirsi.


Prese in un lampo la giacca e, senza fermarsi e guardando dritto davanti a sè, afferrò le chiavi della moto dal gancio vicino alla porta in legno.
Si catapultò sulle scale della palazzina, scendendo gli scalini tre alla volta.
Il tempo di un minuto, sessanta secondi, ed era già in sella alla moto gialla, col motore che si scaldava.


Alzò il casco, continuando a contemplare le nuvole che oramai iniziavano a spaziarsi nel cielo scuro.
Il tempo di mezzo minuto, trenta secondi, e i suoi occhi castani si tinsero di blu mentre il sole tornava a fare capolino nell'infinità del firmamento.


Il cielo è così blu. A me piace il blu. Lo trovo rilassante, profondo.
Mi fa pensare ai mirtilli. A me piacciono i mirtilli. Sono dolci, come le sue labbra. In effetti la sua bocca mi ricorda i mirtilli; così morbida, tondeggiante, vellutata...delicata.
E' blu come gli iris. A me piacciono anche gli iris. Sono come i suoi occhi. Si dischiudono con la luce del sole, illuminando il mondo intero con la loro bellezza e luminosità, per poi richiudersi al calar del sole all'orizzonte.
Lo so che i suoi occhi non sono del colore dal mare, ma so che in questo momento sono com'esso bagnati e salati.
Sì, il blu è proprio il mio colore, nel bene o nel male.


Si mise il casco in testa e lo agganciò per bene. Mise le mani sul manubrio, serrandocele e dando gas, per poi partire verso la sua meta.
La meta che doveva ancora capire, ma era stata decisa per lui da ormai molto tempo.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***



Sfrecciavo nella notte blu.

Senza una meta o una ragione precisa.

Sfrecciavo solo in quelle strade notturne illuminate da qualche palo della luce.

Ma dove stavo andando?

Cosa stavo facendo?

Scappare via da quel luogo non avrebbe aiutato a dimenticare o a cancellare tutti gli errori che avevo commesso.

Anche se correvo lontano, non avrei mai potuto riaverlo di nuovo indietro.

Non avrei più potuto ammirare il suo dolce sorriso che mi dava quotidianamente il buongiorno e la buonanotte.

Non avrei più potuto ridere con lui delle cose più disparate e semplici.

Non avrei mai più visto quel sorriso imbarazzato quando, tra una pausa e l’altra, ci scambiavamo baci frettolosi.

Chi oltre a lui avrebbe potuto rallegrare quelle giornate grigi che sapevano solo di noia e tristezza?

Avevo perso tutto. In quel momento ero perso. Da solo nel blu della notte.

Ma non aveva senso ripensare al passato…

Ormai ci eravamo lasciati e lui mi aveva scacciato dalla sua vita senza il minimo preavviso.

Era stato come un fulmine a ciel sereno che anticipa una tempesta estiva, ma non si era manifestato alcun arcobaleno e io mi ritrovavo solo bagnato. Bagnato dalle mie stesse calde lacrime salate.

Senza fermarmi, continuano a sfrecciare tra quelle strade mentre il vento mi scompigliava i capelli e scuoteva la mia sottile maglietta bianca.

Nonostante tutto, non avevo freddo.

Ormai era come se non riuscissi più nemmeno a sentire i cambiamenti climatici.

Ero perso nel vuoto.

Se non potevo avere lui, non volevo nient’altro.
  

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