Io, lui..l'altro

di Roxy_ 91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sensazioni ***
Capitolo 2: *** Ritorno a casa Cullen ***
Capitolo 3: *** Stronzo e perfetto. ***
Capitolo 4: *** Che barba, che noia. ***
Capitolo 5: *** Primo giorno. ***
Capitolo 6: *** Spiegazioni ***
Capitolo 7: *** Scoprire la verità ***
Capitolo 8: *** Scoprire la verità (2). ***
Capitolo 9: *** Sogno o è realtà? ***
Capitolo 10: *** Los Angeles ***
Capitolo 11: *** Tutto il tempo che vuoi. ***
Capitolo 12: *** Festa. ***
Capitolo 13: *** Sorpresa a lavoro ***
Capitolo 14: *** Complicazioni ***
Capitolo 15: *** - Proposta..- ***
Capitolo 16: *** Inutili tentativi di svagare Bella. ***
Capitolo 17: *** Devo dimenticare. ***
Capitolo 18: *** Diabolici piani. ***
Capitolo 19: *** Vado? No , non vado... oppure si? ***
Capitolo 20: *** Ti amo. ***
Capitolo 21: *** epilogo ***



Capitolo 1
*** Sensazioni ***


Dopo appena due giorni, mi trovo a postarvi il primo capitolo di una Fan Fiction che ho già postato in un altro sito.
Spero tanto che vi piaccia e vorrei delle recensioni. Non preoccupatevi accetto di tutto: positive, negative, insulti di ogni tipo e lingua.
Bè, adesso basta così. Vi lascio alla lettura di questo primo capitolo sperando di scatenare in voi abbastanza curiosità per continuare a seguirmi.
Baci
Roxy_ 91


Cap 1
Sensazioni


“Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri Bella, tanti auguri a te!!!”
13 Settembre, è il mio compleanno, il ventiduesimo. Questa mattina mi sono alzata con l’intento di passare una bella giornata
Con i miei genitori e una magnifica serata con il mio ragazzo, Mike.
E’ stato lui ad organizzare tutto. Da diversi giorni mi vedeva triste e ha pensato che una festa a sorpresa mi avrebbe rallegrata. Ha centrato il segno, trovarmi lì nell’angusto salotto di casa mia zeppo di persone che mi sorridevano era proprio quello che mi serviva.
Ci sono tutti: mia madre e mio padre in prima fila che mi sorridevano commossi, Angela ed Eric, Jessica, Billy Black con suo figlio Jacob, alcune amiche della mamma che mi hanno vista crescere  e la mia migliore amica Alice.
Alice… la conosco da una vita, ma ancora oggi non riesco a descriverla, è una persona solare, sempre disposta ad aiutarti, è…è…semplicemente unica.
-          Bella!!!!-
-          Alice! Non sai quanto sono felice di vederti!! Ma non eri fuori città??-
-          Si, ma Mike mi ha detto della festa e non potevo non esserci, poi mi mancavi così tanto..-
-          Anche tu mi sei mancata, ti avrei chiamata appena possibile.-
-          Vabbè dai non ci pensare, ho anticipato il mio ritorno.-
-          Grandioso!!Dobbiamo vederci.-
-          Sicuro!!!-
Avevo gli occhi lucidi, ne ero sicura e a darmene conferma è stato il forte abbraccio di Alice.
Ero praticamente al centro dell’attenzione. Tutti mi facevano complimenti che in un ordinario giorno non mi avrebbero fatto, soprattutto Jessica, ma sapevo benissimo che i suoi non erano veri complimenti. Non mi ha mai perdonato di essere uscita con Mike di cui ancora oggi è innamorata. La serata passa in fretta e alle 23.00 tutti vanno via, il mattino dopo hanno degli impegni.
-          Ciao a tutti, e grazie.-
Gli unici a rimanere sono Alice e naturalmente Mike. Chiudo la porta e mi precipito ad abbracciarlo.
-          Grazie amore, è stata una serata magnifica.-
-          Sapevo che ti avrebbe resa felice!!-
-          Bella, ti dispiace se per stanotte dormo qui? I miei non sanno che sono tornata, vanno in ansia quando sanno che viaggio sola!-
-          Si, tranquilla, ti preparo subito il letto.-
-          Lascia stare Bella- grida mia madre dal piano si sopra – lo faccio io ..-
-          Grazie mamma!!-
Dopo poco Mike va via, mi saluta con un bacio frettoloso sulla guancia( mio padre ci osservava) e scappa via promettendomi di chiamarmi prima di andare a letto.
Resto, così, sola con Alice. Diamo la buonanotte ai miei genitori e scendiamo di nuovo in cucina dove mi armo per preparare del tea.
-          Allora Bella, in queste due settimane che non sono stata a Forks cosa è accaduto?-
-          Non ti sei persa niente. Lo sai, questo posto è monotono, non accade mai niente. Vorrei evadere!!-
-          A chi lo dici. Vorrei trasferirmi a Seattle, ma le speranze sono poche. Non ho ancora gli agganci giusti!-
Le sorrido. Alice è una stilista fantastica. Non è ancora nota nel mondo della moda, ma se riesce a farsi notare, credo che saranno molto poche le occasioni per vederci. Questo pensiero mi rattrista e Alice se ne accorge.
-          C’è qualcosa che non va Bella?-
-          Oh, no. Ero in sovra pensiero ma va tutto bene.-
-          Sai, tra qualche giorno torna Edward…-
Oh no. Addio divertimento. Edward è il fratello di Alice, qualche anno fa presi una cotta per lui che finse di essere interessato a me e dopo un giorno mi mollò.. Alice non l’ha mai perdonato. Pochi mesi dopo ha trovato lavoro a Seattle e non è più tornato a Forks. – Come mai? Così all’improvviso?-
-          Non so cosa dirti. Qualche giorno fa mi ha telefonata e mi ha chiesto di dire ai miei che sarebbe tornato. E’ anche per lui che sono tornata prima.-
-          Adesso ti monopolizzerà!!! Odio tuo fratello.-
-          Dai, non avercela con lui, è passato così tanto tempo e poi tu adesso hai Mike .-
-          Si lo so, ma quando ci penso mi innervosisco.-
Alice scoppia a ridere – Sai, non immaginavo che questa storia ti avesse segnata così tanto.-
-          Non mi piacciono le persone che si prendono gioco degli altri. Tuo fratello ha giocato sporco e ora ne paga le conseguenze.-
-          Fortuna che non ti sei allontanata anche da me, avrei ucciso Edward se fosse accaduto.-
-          Tranquilla sorellina, niente mi allontanerà da te!!!-
Abbraccio Alice. Mi è mancata moltissimo in queste due settimane. Finisco di bere con lei il tea e ad un tratto mi ricordo che Mike doveva telefonarmi. Afferro il cellulare e compongo il suo numero…
-          Mike! Ancora non sei tornato a casa??-
-          Amore, stavo entrando adesso in casa… ho…ho incontrato Tyler e mi sono fermato a parlare con lui..scusami.-
-          Tranquillo, scusami tu, è tardi e mi ero preoccupata. Ci sentiamo domani…notte!-
-          Buonanotte-
Riaggancia subito, nemmeno un ti amo o una delle sue solite battute. Resto per diversi minuti con il cellulare sospeso a mezz’aria, non so perché ma ho una strana sensazione.
-          Bella..- Alice mi riporta alla realtà.
-          Mmh.. oh scusa Alice… - Le sorrido, ma non la convinco.
-          Cos’hai Bella? –
-          Niente, Mike mi è sembrato un po’ strano, ma sarà una mia impressione. –
-          I ragazzi sono sempre strani.. tranquilla –
Le sorrido questa volta con convinzione. Ci dirigiamo nella mia camera e ci auguriamo la buonanotte. Alice si addormenta quasi subito, io invece non ho sonno, quella strana sensazione di poco prima mi riassale. Sono convinta che Mike mi nasconde qualcosa, ma forse è solo la mia immaginazione.
Non odiatemi, i capitoli sono un pò corti, era la prima volta che scrivevo!!! Lasciate commenti
alla prossima!!!

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Capitolo 2
*** Ritorno a casa Cullen ***



Salve a tutti. Posto dopo breve tempo perchè con questa storia sono già avanti.
Non voglio perdermi con parole a vuoto e vi lascio alle lettura.
Grazie a tutti coloro che hanno letto il primo cap e grazie a tutti coloro che continueranno a leggere.
Lasciate le vostre recinsioni! :D







Cap 2 .    Ritorno a casa Cullen.


Quando mi sveglio Alice dorme ancora profondamente. Non voglio svegliarla e esco dalla stanza facendo meno rumore possibile. Dalla cucina proviene l’odore del caffè e sento mia madre augurare buona giornata a mio padre che si reca a lavoro. Mio padre.. l’ispettore capo Swan, ama il suo lavoro quanto ama mia madre.
-          Buongiorno mamma.. –
-          Buongiorno cara, Alice dorme ancora? –
-          Si, non ho voluto svegliarla. –
-          Hai fatto bene. Tieni ti ho preparato i pancake. –
-          Grazie mamma… li adoro!! –
Mia madre mi sorride e io non posso fare a meno di ricambiare. E’ una persona dolcissima, un po’ distratta ed imprevedibile.
Mentre mangio con gusto i suoi deliziosi pancake, sento una furia che scende le scale. Io e mia madre facciamo capolino in soggiorno e vediamo Alice correre.
-          Merda, merda merda!!!-
-          Alice.. cosa succede?-
-          Oh, buongiorno… scusatemi ma devo scappare. Mi ha appena chiamata Edward dicendomi che è appena arrivato in aeroporto. –
-          Ma non doveva arrivare tra qualche giorno? –
-          Ma che ne so!!! Edward mi sta facendo impazzire..non lo capisco in questo periodo!! Ci vediamo più tardi Bella passo a prenderti al ritorno. Arrivederci Reneé. –
-          Ciao Alice –
Pazza, non salirò mai in macchia con Edward…
-          Alice!! Aspetta! –
-          Bella scusami devo scappare. –
-          Aspetta un secondo… non passare a prendermi dopo! Devo vedermi con Mike. –
-          Oh.. ok allora ci sentiamo più tardi.-
Mi da un bacio sulla guancia e scappa. Quella ragazza è davvero una furia. Rientro dentro sbuffando e con la coda dell’occhio vedo mia madre guardarmi con sospetto.
-          Non ho niente mamma –
-          Quando Alice ti ha detto che sarebbe passata a prenderti, ti sono schizzati gli occhi dalle orbite.-
-          Ok.. lo ammetto! Non mi va di vedere Edward.. –
-          Forks è piccola, prima o poi vi incontrerete… -
-          Si, ma non mi va di vederlo ora. –
-          Non è che ti piace ancora?. –
Quasi mi strozzo col succo. – Mamma!! Ma cosa dici? Ora sto con Mike, non starei con lui se non mi piacesse!-
-          Ok ok, era per dire.-
Guardo mia madre gelida, e lei capisce che su questo argomento non mi va di scherzare. Sistemo con lei il soggiorno e poi salgo in camera mia. Raccolgo le mie cose e mi fiondo in bagno, mi spoglio e mi infilo sotto la doccia. L’acqua calda mi rilassa, lascio che il getto d’acqua mi massaggi la schiena e il collo. Esco dalla doccia e mi avvolgo nel telo. In un lampo indosso l’intimo e torno in camera mia. Apro l’armadio e indosso le prime cose che mi capitano, un po’ di trucco, prendo la borsa e torno in cucina.
-          Mamma, passo da Mike e credo che pranzeremo fuori.-
-          Ok tesoro, porta una giacca con te, qui il tempo è imprevedibile lo sai!-
-          Presa!-  Mi avvicino a lei e le do un bacio fortissimo sulla guancia.
Fortunatamente non piove, e non vedo l’ora di stare un po’ sola con Mike. Busso alla porta e sua madre mi accoglie con un sorriso raggiante.
-          Buongiorno signora –
-          Ciao Bella, Mike è ancora di sopra! –
-          Ok lo raggiungo in camera. –
Salgo le scale a due a due. Apro la porta senza bussare. Mike era al telefono e appena mi vede stacca la chiamata.
-          Ei con chi eri al telefono?- Mi avvicino a lui e lo bacio.
-          Chi?... io?-
-          Si Mike, eri al telefono no?-
-          Oh… si. Era.. era Tyler! Vuole fare una rimpatriata con i … i ragazzi. E’ da molto che non ci vediamo. –
-          E’ una bella cosa… Allora cosa facciamo oggi? –
-          Mmh… non so.. –
Si avvicina a me e mi bacia con passione… mi stringe a lui e mi accarezza la schiena. Cerco di allontanarlo..
-          Mike ma sei impazzito??? Giù c’è tua madre…-  Non mi ascolta e sfiora il mio collo con le labbra. Entrambi sentiamo dei passi e ci stacchiamo. Io mi siedo sul suo letto, mentre lui fa finta di cercare qualcosa. La madre entra e avvisa Mike che va al negozio e che nel pomeriggio avrebbe avuto bisogno di lui. La salutiamo e appena si chiude la porta, Mike si fionda su di me senza darmi il tempo di aprir bocca.
-          Mike, tu sei pazzo. –
-          Si, pazzo di te amore. –
Mi lascio trasportare, Mike continua a baciarmi il collo e le sue mani si infilano sotto la mia maglietta accarezzandomi il ventre.
Mi sembra di sognare, era tanto tempo che non passavamo un po’ di tempo così da soli. La voglia di lui mi assale, gli sfilo la camicia e gli accarezzo il petto.
-          Bella, ti voglio.. adesso. –
Sentendo questo non resisto più… gli sbottono i jeans e lui fa lo stesso. In un attimo siamo nudi e Mike non vuole perdere tempo. Mi allarga le gambe ed è dentro di me. Mi fa male, ma non dico niente. All’inizio si muove piano ed io lo accompagno muovendo il bacino. Poi si fa avido… spinge sempre più forte. Mi guarda negli occhi ed io nei suoi leggo solo il desiderio di possedermi.
Continua così a muoversi dentro di me veloce e con forza. Mi aggrappo alle sue spalle e gli mordo il collo. Non sento più alcun desiderio, ma solo dolore.. rimango così passiva aspettando che finisca.
Non è mai stato così, ricordavo che fare l’amore con lui era una cosa dolce, ora non capisco cosa sia successo. Quando lui raggiunge l’orgasmo, fingo il mio in modo eccessivo ma lui non se ne accorge. Si stende al mio fianco e appoggia la testa sul mio petto.
-          Bella, sei stata magnifica –
-          Si, è stato stupendo.- Mento e i miei occhi si riempiono di lacrime.
-          Amore, tutto bene? –
-          Si non preoccuparti. –
Vorrei andare via, ma non posso, capirebbe che c’è qualcosa che non va. Resto a casa sua, preparo qualcosa da mangiare e guardiamo un po’ di tv. Quando è ora di andare in negozio mi accompagna a casa.
-          Amore ti chiamo questa sera quando torno a casa. –
-          Ok, buon lavoro. –
Mi bacia ma io lo allontano quasi subito. Lui mi guarda perplesso.
-          Dai vai, non vorrai fare arrabbiare tua madre?!? Ci sentiamo più tardi. –
Esco dall’auto ed entro in casa. Mia madre è in salotto, guarda la tv. Mi siedo accanto a lei e appoggio la testa sulla sua spalla…
-          Bella, tutto bene? –
-          No. -
-          Cos’hai? Tu e Mike avete litigato? –
-          No…no.. è che non mi sembra il solito Mike –
-          Non preoccuparti, sarà un brutto periodo. Vedrai prima o poi ti dirà cos’ha. –
-          Si, ne sono sicura. Vado a cercare Alice. Sarà tornata a quest’ora. –
Mia madre mi sorride affettuosamente, forse ha ragione, Mike starà passando un brutto periodo. Prendo le chiavi della macchina e saluto mamma. Procedo a tutto gas verso il centro quando squilla il cellulare.
-          Alice! Ti stavo pensando –
-          Bella, dove sei? –
-          In macchina. Tu dove sei? Vengo a prenderti. –
-          Sono a casa, vieni da me? Mamma sarà felice di vederti. –
-          Ehm… non so pensav..-
-          Dai vieni!! Edward non c’è. E’ andato con Emmet in giro. –
-          Ok arrivo. –
Riaggancio, faccio inversione e mi dirigo verso casa Cullen. Era tanto che non andavo a casa di Alice. Parcheggio accanto alla sua auto ed entro dalla porta sul retro.
-          Alice…-
-          Ciao Bella! Che piacere vederti. –
-          Ciao Esme.. – La madre di Alice corre ad abbracciarmi.
-          Alice è in camera sua, sta sistemando le sue cose. Auguri per ieri, è stato il tuo compleanno. –
-          Grazie, scusami raggiungo Alice. – Arrossisco e salgo le scale.
Trovo Alice proprio come me l’ero immaginata: persa in un mare di vestiti e scarpe che non sa come riordinare.
-          Vuoi una mano?-
-          Bella!!!!- Mi abbraccia forte – Grazie mi serve un po’ d’aiuto. Com’è andata la giornata??-
Il mio viso si fa scuro. – Bella, tutto bene?-
-          No Alice….-
Ci sediamo sul letto, per un po’ lasciamo perdere i vestiti e il disordine. Vedendo apparire le lacrime sul viso, mi chiede cosa sia successo. Le racconto tutto, le dico come mi sono sentita e che ho l’impressione che Mike non sia più lo stesso. Lei cerca di rassicurarmi.
-          Dai Bella, non fare così forse è un brutto periodo. – Sbuffo, sono le stesse parole di mia madre. Lascio cadere lì il discorso e le do una mano. Rassettiamo la stanza in meno di un’ora e poi scendiamo in cucina. Esme ci sorride.
-          Resti a cena da noi Bella?-
-          No grazie Esme… mamma mi aspetta per cena, magari la prossima volta. –
-          Va bene. Tenete ho fatto la torta di mele. –
-          Mmh la mia preferita. – Assaggio la mia parte. E’ deliziosa. Mi complimento con lei e ne chiedo ancora.
Ad un tratto la porta d’ingresso si apre. Emmet ed Edward sono tornati. Un chiaro segno che io dovevo andare via.
-          Mamma chi c’è da noi? – La voce di Emmet è inconfondibile.
-          Ciao Emmet! –
-          Bella!! Che piacere. – Mi abbraccia –Edward vieni guarda chi c’è… -
-          No.. – E’ la sua unica risposta. Rimango perplessa, pensavo che col tempo fosse migliorato, ma a quanto pare è peggiorato.
-          Perdonalo Bella..-
-          Oh… no tranquilla Esme… adesso vado. Ciao Emmet – Lui mi saluta con un cenno visto che la sua bocca era piena.
-          Ti accompagno..-
-          Ciao Alice, ci sentiamo domani.. –
-          Ok, sii prudente . –
Mi da un bacio e torna dentro. Mentre salgo in auto alzo la testa, mi sento osservata. Avvolto nell’oscurità sul balcone c’è qualcuno, forse Edward, ma non ne sono sicura. Non si vede niente.

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Capitolo 3
*** Stronzo e perfetto. ***


Salve a tutti!!!
Eccomi qui con un altro capitolo. Siate buoni con me!
Voglio ringraziare Coloro che hanno visitato i primi due capitoli. Spero che continuerete a farlo.
Lasciatemi qualche recensione, io non mordo, e anche se è negativo il giudizio mi piacerebbe leggerlo per così migliorarmi in seguito. *_*
Grazie ancora a tutti... Buona lettura. Ci leggiamo sotto!





Cap tre       - Stronzo e perfetto. -
 
 
Sono diversi giorni che non sento Alice. Oggi la giornata si prospetta ancora più monotona del previsto: Mike deve lavorare tutto il giorno. Decido di chiamare Alice, compongo il numero di casa Cullen. Uno, due squilli e qualcuno risponde.
-          Pronto?- Merda ho beccato Edward..
-          Ciao, sono Bella Alice è in casa? –
-          No è uscita.. –
-          Ah, ok. Sai dov’è…- Non ho il tempo di finire la frase che Edward ha già agganciato.
Ma guarda che brutto maleducato. Non si aggancia quando qualcuno parla. Rimango così con il telefono ancora all’orecchio e torno con la mente a tanto tempo fa, quando ero sempre a casa Cullen. Edward a quei tempi era una persona molto affabile, gentile con tutti. Da quando ha cominciato a frequentare il college, è radicalmente cambiato. E’ diventato scontroso, rideva meno, anzi non rideva più. Nessuno ha mai capito perché sia cambiato in quel modo. Io, dopo quello che mi aveva fatto, non me ne sono curata.
Salgo in camera mia e recupero il cellulare, chiamo Alice magari è nei dintorni.
-          Ciao Alice ti disturbo? –
-          Ei Bella, no figurati dimmi. –
-          Sei libera? Potremmo vederci. –
-          Ehm…Bella in realtà ora non posso, devo vedervi con un tipo per un lavoro. –
-          Ah ok, ci sentiamo più tardi allora. In bocca al lupo. –
-          Crepi sorellina. –
Riaggancio. Che palle, la giornata è destinata ad essere una noia mortale. Ho deciso: vado al cinema. Tanto per fare qualcosa. Apro l’armadio prendo una gonna di lana nera, un dolcevita bianco e gli stivaletti. Raccolgo i capelli in una treccia, mi trucco leggermente e lascio un messaggio a mamma sul frigo. Esco, oggi fa più freddo. Essendo uscita anche mamma, non ho la macchina a disposizione. Pazienza. Farò una passeggiata. Sono le 19.00, spero che ci sia un film carino e che non sia iniziato.
-          No! Non è possibile, oggi la sfiga aleggia intorno a me! –
Film iniziato, e adesso? Sono a pochi isolati dal negozio di Mike, magari passo da lui e poi torniamo insieme a casa. No, oggi sarà davvero indaffarato. Con mia grande tristezza, mi incammino verso casa. Squilla il telefono.
-          Chi sarà adesso?..... Pronto? –
-          Sorellina! Dove sei?-
-          Fuori al cinema, perché? –
-          Raggiungimi sono al pub. Ti devo raccontare alcune cose, sbrigati. –
-          Arrivo. –
Finalmente un po’ di fortuna. Per l’entusiasmo quasi corro verso la mia destinazione infatti arrivo al pub in pochi minuti. ‘The King’ l’unico pub decente di tutta Forks. Entro tolgo il cappotto e scruto il locale. Trovo subito Alice che per farsi vedere si sbraccia. La raggiungo e la saluto con un bacio.
-          Ei come mai tutta questa fretta di parlarmi? – Mentre sta per rispondermi arrivano due birre con delle noccioline.
-          Le ho ordinate io, comunque ti ricordi che avevo un colloquio? –
-          Si, stavo per chiederti com’è andato… -
-          Benissimo, devo presentare i miei modelli, ma non è importante questo al momento. –
-          Non è importante?!? Scherzi? E’ una cosa straordinaria. –
-          Si si, ma adesso zitta e ascolta.. –
Alice, parte con il suo racconto senza fermarsi un attimo, non mi lascia nemmeno commentare. Mi dice che chi le ha procurato il lavoro è un amico di Rosalie, la fidanzata di Emmet. Il ragazzo si chiama Jasper e lei appena l’ha visto è rimasta a bocca aperta, è il suo tipo: alto poco più di lei, biondo, occhi nei quali ci si può specchiare. E’ incredibilmente emozionata mentre parla di lui e conclude dicendomi..
-          Abbiamo deciso di rivederci, per conoscerci meglio, a quanto pare gli piaccio. –
-          Alice, non so cosa dirti, sei davvero fortunata, ma naturalmente stai attenta, non lo conosci. Magari la prima volta potresti chiedere a Rosalie ed Emmet di accompagnarti. –
-          Si ci ho pensato, lo chiederò ad Emmet quando torno a casa.-
Mangiamo in silenzio, ogni tanto Alice si ricorda di aver omesso qualcosa su Jasper e non perde tempo ad aggiornarmi.
Fu in quel momento che Alice, udendo una voce familiare, alza gli occhi.
-          Edward. Sono qui. –
-          Ciao Alice.. –
Mi sembra da maleducati non salutarlo, quindi alzo anche io lo sguardo. Incrocio quello di Edward e mi si blocca il respiro. Non è possibile, non è lui. E’… è … non trovo le parole adatte per descriverlo. I capelli mi sembrano più chiari di come ricordassi, più corti e come sempre in disordine. Il viso è più armonico, la carnagione chiara, occhi verdi che non si staccano dai miei e le labbra carnose incurvate in un sorriso di cortesia. Rimango a fissarlo per non so quanto tempo. Dio… è… è perfetto. Si, ecco la parola esatta. Perfetto.
-          Ciao… - E’ l’unica cosa che riesco a dire. Con la coda dell’occhio vedo Alice sogghignare ed Edward mi saluta con gentilezza.
-          Ciao Bella, è un piacere rivederti, ora scusate devo andare.. –
Sparisce dalla mia vista in un lampo e sembra mancarmi l’aria. Ma cosa diavolo mi succede? Bella! Riprenditi non è da te, ricordati cosa ti ha fatto. Scuoto la testa e torno alla realtà.
-          Bella… - Guardo Alice, è sul punto di scoppiare a ridere.
-          Non una parola Alice. –
-          Povera sorellina, Edward fa ancora effetto su di te. –
-          Non essere ridicola, io sto con Mike. –
-          A proposito di Mike, mi sembra di averlo visto in giro prima di venire qui. –
-          Non è possibile, oggi lavorava tutto il giorno. –
-          Boh, avrò preso una svista, ma mi sembrava lui. –
Ripenso alla figuraccia di poco prima, ma in quel momento mi ero completamente dimenticata di Mike . Non so cosa mi sia preso, qualcosa nello sguardo di Edward mi ha colpita in modo assolutamente assurdo. Anche se mi ha salutata con gentilezza, il suo sguardo era contorto dalla rabbia. Cosa avrà mai passato quel ragazzo?
Alice gentilmente mi riaccompagna a casa.
-          Ci sentiamo domani Alice, magari accetto l’invito di tua madre per cena. – Leggo sorpresa nel suo volto.
-          Pensavo che a causa di Edward non saresti più rimasta a casa mia per più di un’ora.-
-          Ormai l’ho visto. Dovrò superare prima o poi questa cosa. A domani –
-          A domani Bella. –
Entro in casa. Mio padre è seduto in salotto, mentre mia madre è in cucina a sparecchiare la tavola.
-          Salve famiglia.. –
-          Ciao Bella, dove sei stata? –
-          Al The King con Alice papà. Oggi Mike lavorava tutto il giorno.- Lo sento brontolare qualcosa del tipo ‘meglio così’.
-          Mamma ti aiuto. –
-          Grazie tesoro. Senti… - Si ferma e valuta il mio umore.
-          Dimmi mamma… -
-          Sei ancora interessata al lavoro nel negozio di dolci? –
-          Scherzi? Certo che si!! Si è liberato un posto? –
-          No, ma ho mostrato le foto delle torte che sei capace di creare e il proprietario mi ha detto che è interessato a prenderti in prova. Senza pagarti naturalmente.-
-          Oh mamma, è una notizia fantastica, Posso chiamarlo per accettare o è tardi?-
-          Mi ha detto che se eri interessata, basta che ti presentassi in negozio domani alle 10.00 –
-          Splendido. Grazie mamma!!! – Sono così felice che corro ad abbracciarla. Desideravo da tanto lavorare in quel negozio, magari riuscire ad imparare i trucchi del mestiere ed aprire un negozio di dolci tutto mio.Diventare una fantastica Cake-designer  Resta coi piedi per terra Bella. Cominciamo con la cosa più semplice: riuscire ad essere assunta.
Vado in camera mia pronta per addormentarmi. Appena chiudo gli occhi mi si para davanti lo sguardo di Edward. Cos’avrà passato? Cos’è che l’ha reso così diverso da come era prima?
Mi tormento con questi pensieri per molto tempo. Poche ore prima ero totalmente indifferente a lui, ma la curiosità si fa spazio dentro di me. Voglio scoprire cosa è successo. Comincerò a chiedere informazioni ad Alice. A questo punto mi rendo conto di comportarmi come una pazza. Cerco di pensare ad altro e non so quando, l’oscurità si impadronisce finalmente della mia mente.



  
ANGOLO ROMPISCATOLE:   

Ed eccoci qui. E' corto vero? Sono una frana lo so!!! Spero solo che il contenuto sia soddisfacente. Grazie grazie grazie in anticipo a tutti coloro che leggeranno e decideranno di seguire il resto della storia.


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Capitolo 4
*** Che barba, che noia. ***


Eccoci qui con un altro capitolo di ''Io, lui...l'altro''.
Qui, vedremo un POV Edward. Vi anticipo che ci sarà un alternarsi tra Bella ed Edward in modo da poter capire cosa provano entrambi. Come sempre vi prego di aver pietà di me e di lasciare una vostra recensione.
Vi lascio alla lettura, spero vi piaccia!!
Un bacioooo!!!






CAP QUATTRO.        - Che barba, che noia. -
POV EDWARD
 
 
Apro gli occhi e guardo la sveglia. Sono le 14.00, pomeriggio. Merda! Dormo così tanto ultimamente da non riuscire a vedere nemmeno la mia famiglia. La casa è silenziosa. Mi alzo e decido di farmi una doccia, il getto d’acqua calda mi rilassa e per poco non mi addormento sotto la doccia.
Finisco tutta l’acqua calda disponibile ed esco dalla doccia. Indosso una tuta, per adesso non ho voglia di uscire. Accendo il cellulare e controllo i messaggi. Ci sono tre messaggi in segreteria. Ascolto il primo immaginando già di chi possa essere.
-          Edward, sono Marcus. Perché non mi richiami? Io…io non volevo. Non possiamo buttare all’aria la nostra amicizia. Chiamami appena ascolti il messaggio. –
Fottiti… non ti chiamerò mai. Brutto bastardo. Via col secondo messaggio.
-          Ei amico, hai sempre il cellulare spento. Qui manchi a tutti. Torna a Seattle e parliamo di quello che è successo.
Terzo messaggio
-          Edward, sono ancora io…. – Non finisco di ascoltare il messaggio, lo cancello.
Non so perché insiste, gli ho spiegato che non voglio più lavorare con lui, mi ha ferito. La mia mente si riempie di quel triste giorno.. AAhh… no non ci voglio pensare. Basta. Posso ricominciare tutto da capo, per ora però non mi va. Sono a casa e voglio godermi questo periodo.
Dal piano di sotto sento arrivare delle voci. E’ Alice. Le vado incontro.
-          Buongiorno Alice. –
-          Ei Edward buongiorno anche a te. Finalmente ti vedo. Da quando sei tornato sembri un fantasma. –
-          Ti prego, non farmi la predica anche tu.. basta già la mamma. –
-          Siamo solo preoccupati per te, non sappiamo cosa sia successo a Seattle..-
Ecco ci risiamo. La rabbia mi assale, comincio ad urlare. – BASTA!!! QUANDO VORRO’ VE LO DIRO’. –
Alice rimane lì impalata senza dire niente. Ho esagerato, povera sorellina. Riscendo le scale voglio chiederle scusa, ma non la vedo. Quando si tratta di sparire Alice è più brava anche di me.
Torno in camera mia, accendo lo stereo, prendo una sigaretta e mi sdraio sul letto. Vorrei sparire. Poche sono le volte in cui ho commesso degli sbagli, ma questa volta mi sembra di non riuscirne ad uscire…..
Non so quando accade, ma mi riaddormento, apro gli occhi quando Alice bussa alla mia porta.
-          Edward, posso? –
-          Si…entra. –
-          Senti sto uscendo, ti serve qualcosa? –
-          No grazie.. –
-          Ok… -
-          Aspetta, Alice! -  Si ferma sulla porta.. – Scusami, sono uno stronzo, giuro che ti spiegherò tutto. –
-          Ok. -  Prima di andare via mi abbraccia. Oh! Ci voleva, quanto mi è mancata la mia sorellina.
Scendo in cucina e mi preparo un sandwich, lo divoro in un baleno e bevo del succo direttamente dal cartone. Se mi vedesse mamma…
Non so cosa fare, fuori come sempre piove e quindi non rimane altro che guardare la tv. Che palle… Mi addormento di nuovo. Questo ritmo di vita è odioso. Mi sveglio solo quando sento la porta d’ingresso sbattere.
-          Edward.. –
-          Emmet! Da dove esci fuori?-
-          Dalla strada, pensavo non ci fossi. –
-          Ed invece eccomi. -  Ha un fare interrogativo – Avanti Emmet sputa il rospo. –
-          Fratello, sei strano… mi dici cosa ti prende? –
Non resisto, vorrei parlare sono sul punto di rivelargli cosa è successo. Mentre sto per aprir bocca squilla il telefono. Salvato in calcio d’angolo.
-          Lascia Em, rispondo io ……. Pronto? –
-          Ciao, sono Bella, Alice è in casa? -  Che palle!
-          No, è uscita.. –
-          Ah, ok. Sai dov’è… - Riaggancio non le do tempo di finire. Emmet mi guarda.
-          Chi era? –
-          Swan, cercava Alice. –
-          Le hai praticamente riagganciato il telefono in faccia. –
-          Si lo so, ma mi sta un po’ antipatica, è una sciocca credulona.
-          Ti riferisci ancora a quella vecchia storia? –
Non lo rispondo, alzo gli occhi al cielo e sbuffo.
-          Edward, prega Dio che Bella non dica questo ad Alice, ti ucciderebbe. –
-          Si, si lo so. Io mi preparo e scendo, ti unisci a me?-
-          No, Rosalie sarà qui a momenti. –
Rosalie, ormai la promessa sposa di mio fratello, non so come la sopporti. E’ vero , è perfetta, bella e quando vuole intelligente, ma si vanta troppo per i miei gusti. Gli sorrido e vado in camera mia.
Apro l’armadio indosso ciò che capita ed esco.
Prendo la mia auto e faccio un giro per Forks. Uscendo dal viale, incontro mia madre, che vedendomi mi sorride, faccio lo stesso. Dopo pochi minuti sono per le strade di Forks, tutto è come ricordavo, con Emmet non mi soffermai ad osservare la cittadina, ero troppo nervoso. Mi fermo al vecchio pub che frequentavo prima di andare al college, chissà se incontro qualcuno. Parcheggio poco distante dall’entrata ed entro nel vecchio The King.
Non è molto affollato, ma ai tavoli da biliardo mi sembra di scorgere delle facce conosciute. Mi reco in quella direzione e vedo Alice, è in compagnia, probabilmente sarà la Swan. Urgh speriamo non le abbia detto niente.
 Mi avvicino, Alice mi vede e mi sorride. Salvo.
-          Edward, sono qui…-
-          Ciao Alice.. –
La Swanmi da le spalle, poi lentamente si gira. Incontra i miei occhi e si paralizza. Per un attimo mi soffermo a guardarla. Caspita com’è cambiata. E’ dimagrita, i capelli sono più scuri, gli occhi sono come li ricordavo, grandi color del cioccolato. Quegli occhi, ne rimango stregato, la trovo… come dire… Bella. Cerco di sorriderle, ma credo sia venuta fuori una smorfia.
-          Ciao… - Sono le uniche parole che pronuncia. Al telefono non me ne sono accorto, anche la voce è diversa.
-          Ciao Bella, è un piacere rivederti, ora scusate devo andare.. – Spero di essere stato gentile, da come mi ha guardato alla fine, credo sia ancora arrabbiata con me.
Ripenso a ciò che è accaduto tra noi, o meglio a quello che non è accaduto, e sorrido. Quante cose sono cambiate da allora.
Raggiungo il biliardo e trovo Jacob. Lo chiamo. E’ sorpreso di vedermi.
-          Ei amico, non mi riconosci? –
-          Ed!! Come stai? E’ … è una vita. –
Si, è davvero una vita. Voglio recuperare, ho trascurato tutti, è tempo di cambiare. Poco tempo dopo, vedo Alice e Bella uscire dal locale. Io resto lì, con il mio vecchio amico cercando di ritrovare l’ Edward felice di un tempo.





* Mi preparo agli insulti *
Scusatemi. E' cortissimo, peggio dei precedenti. Me ne sono resa conto solo ora, ma avendo postato la storia già altrove, non mi sento di allungarla, non sarebbe giusto. Spero solo che vi piaccia.
E comunque... Edward nasconde qualcosa... cosa sarà mai accaduto di così brutto da renderlo così???

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Capitolo 5
*** Primo giorno. ***


Ciao ragazzi, ecco qui un altro capitolo. Ho visto che nello scorso capitolo nessuno ha lasciato una recenzione, quindi comincio a pensare che non piaccia la storia. Vorrei che a questo capitolo lasciaste una recenzione per dirmi se continuare o meno con la storia. Leggero con piacere e poi valuterò la cosa.
Ringrazio coloro che leggono e quelli che hanno deciso di ricordare-seguire e mettere nei preferiti la storia.
Lasciate recenzioni.





CAP CINQUE     - Primo giorno -

POV BELLA.
 
 
 
E’ venerdì. Quando andavo a scuola non vedevo l’ora che arrivasse questo giorno, ora non fa alcuna differenza.
Sono le 8.30 , alle 10.00 devo presentarmi al ‘ Peccati di gola’ , il negozio di dolci. Speriamo vada tutto bene.
Mi faccio una doccia, ed indosso i miei praticissimi jeans scoloriti con una camicia. Scendo in cucina. Papà è già
andato al lavoro, come fa quell’uomo io non lo so. Mia madre invece sorseggia il caffè mentre legge il giornale locale.
-          Buongiorno mamma. –
-          Tesoro, buongiorno a te. Sei pronta per oggi? –
-          No, sono nervosa, ho paura di non essere all’altezza. –
-          Stai tranquilla. Andrà tutto bene. – Mi sorride e in quel sorriso, trovo il coraggio per affrontare la cosa.
Mi porge una tazza di caffè che sorseggio piano, ho ancora un po’ di tempo.
Prima di uscire voglio chiamare Mike, voglio il suo incoraggiamento.
-          Mike, amore tra poco esco, mi hanno presa in prova al ‘ Peccati di gola’. –
-          Amore, ma è splendido!! Sogni quel posto da quasi un anno. Vedrai il capo si innamorerà di te!!!-
-          Mmm … chi lo sa! –
-          Ei ei.. io sono geloso. Mi raccomando dai il meglio e stai tranquilla, andrà tutto bene.-
-          Grazie amore, avevo bisogno di un tuo incoraggiamento.. Ti amo.. –
-          …. Si, anch’io… -
-          Ah, amore, stasera sono ospite dei Cullen a cena. –
-          Uh, anche io stavo per dimenticarmi di dirti che stasera c’è quella rimpatriata tra ragazzi. –
-          Ok, ci sentiamo in giornata. –
Riagganciamo. Mi rendo conto che devo essere in negozio tra breve. Prendo la borsa saluto mamma che mi augura buona fortuna ed esco.
Arrivo  con 10 minuti di anticipo. Entro..
-          Buongiorno. –
-          Posso aiutarti? –
-          Si, sono Isabella Swan, Bella –
-          Oh ciao cara, vieni accomodati. Io mi chiamo Carol, sono la moglie del proprietario, George. – Mmh, gentile la signora.
-          Tua madre mi ha mostrato i dolci che hai creato. Sono molto belli. Ecco questa porta dà nel laboratorio. Vieni ti presento agli altri. –
Tiro un sospiro di sollievo, sembra che sia iniziato tutto bene.
-          George, lei è la figlia del capo Swan. E’ qui per il periodo di prova. –
-          E’ un piacere conoscerla, signore. – Dico tutto d’un fiato.
-          Piacere mio, però chiamami George. Forza vediamo un po’ cosa sai fare. –
Tolgo la giacca e poso non so dove la borsa. Mi porgono un grembiule ed una cuffia. Li indosso e seguo George.
Mi mostra dove posso trovare gli utensili e dove sono invece gli ingredienti.
George mi chiede di preparare un dolce a mia scelta che poi assaggerà. Mi metto subito all’opera e opto per una
cosa semplice: torta con crema e fragole. Procedo con calma, ogni tanto chiedo dove trovare qualche utensile.
Tutti sembrano voler aiutarmi, anche gli altri dipendenti. Inforno il pan di spagna e preparo la crema.
Dopo più di un’ora ho quasi finito, mi manca solo la decorazione. Prendo delle fragole le taglio in quattro parti e
cerco di comporre una rosa. Guardo il lavoro finito. Mi sembra discreto. Pulisco il piatto da esposizione e chiamo George.
-          Allora allora, vediamo un po’ cos’hai fatto. –
Guarda la torta, per qualche secondo non dice niente e non l’assaggia. Ecco, sono un disastro.
-          Allora Bella, togliti la cuffia e porta la torta in negozio. Stai dietro il bancone con mia moglie e la tua
creazione sarà omaggio della casa per i clienti, saranno loro a giudicare non io. – Mi sorride
-          Ma… ma come le…scusa come ti sembra George?-
-          L’aspetto è perfetto, dai vai di là. –
Riacquisto un po’ di fiducia, e spero che alla gente di Forks piaccia la mia torta. La taglio a fette, prendo la spatola
e vado in negozio. La giornata procede fiacca. Verso le 14.00 arrivano alcune persone. La signora Carol mi incoraggia.
Perfetto: devo anche convincerli ad assaggiare.
-          Signori, provate l’omaggio della casa. – Carol mi guarda… Più convinta Bella!
-          Vi assicuro che è buonissima, non vi pentirete. –
Una signora bassina, assaggia la mia torta. Non riesco a decifrare la sua espressione, poi ad un tratto si allarga in un sorriso.
-          E’ deliziosa, potrei portarne un pezzo a casa? - Non credo alle mie orecchie.
-          Si, si certo, ecco a lei, torni presto!-
Carol mi sorride, io so strafelice. Anche gli altri clienti ora vogliono provare la mia torta e ne restano tutti deliziati.
In questo momento sono la felicità fatta persona.
Prima di chiudere, George e Carol si congratulano, mi aspettano Il mattino seguente al lavoro. Felice li ringrazio e vado a casa.
Non vedo l’ora di dirlo alla mamma!!
Ancora con mezzo piede fuori dalla porta urlo
-          Mamma!!! Mamma, dove sei? –
-          Bella, sono qui cosa succede? –
-          E’ andata benissimo! Mi aspettano domani!! Ancora in prova, ma almeno non mi hanno cacciata! –
-          Sono felice. Bella ha chiamato Alice prima per ricordarti di stasera. –
La cena, me ne stavo dimenticando.
-          Merda! … ehm, scusa mamma. Hai qualcosa di carino da prestarmi? –
Mi prende per mano e saliamo in camera sua. Nella sua armadio troviamo un abitino nero, corto fino a metà coscia,
si allaccia al collo con un falso diamante lasciando la schiena scoperta quasi fino al fondoschiena.
-          Mamma, devo andare da Alice, non ad una serata di gala. –
-          Dai, non fare storie, se non lo metti tu, penso che lo butterò. –
-          Pazza! Ok è mio!- Le sorrido e la stringo forte a me – Ti voglio bene mamma.-
-          Anch’io cara. –
Corro in camera mia, faccio una doccia lampo, sono davvero in ritardo. Indosso l’abito e delle scarpe che solitamente n
on indosso mai. Trucco leggero, capelli raccolti in una coda alta, un po’ di profumo. Pronta.
Scendo le scale ed incrocio mio padre.
-          Signorina, come siamo eleganti.-
-          Grazie, sono ospite dai Cullen. –
-          Ok, hai il permesso di uscire così allora. – Cominciamo a ridere. – Non fare tardi. –
-          No, torno presto. –
Esco e prendo l’auto. Dio com’è difficile guidare con i tacchi. Tolgo le scarpe, così va molto meglio. Arrivo a casa
Cullen in poco tempo. Parcheggio dove capita e decido di entrare dalla porta principale. Suono il campanello, mi apre Emmet.
-          Ei Emmet! Ciao! –
-          Cavoli Isabella, sei favolosa.-
Arrossisco – Grazie. –
-          Dai su entra. – Mi fa cenno di dargli il cappotto. Lo sfilo e lo deposito nelle sue mani. – Wow.. –
-          Emmet, riprenditi! – Ecco Rosalie, con lei c’è Alice.
-          Ciao Rosalie. – Le sorrido, e lei ricambia.
-          Ciao Bella, non dovresti fare così, lui è il mio uomo!!- Ridiamo – Sei incantevole.-
-          Grazie.. – Arrossisco. – Alice! –
-          Sorellina, sai che sei davvero figa stasera? –
Ridiamo come matte, andiamo in sala da pranzo da cui , essendo adiacente alla cucina, arriva un odore delizioso.
Emmet versa da bare a tutti noi, facciamo un brindisi alla nostra amicizia. Esme sta per servire l’insalata, ma
siamo ancora tutti in piedi, aspettiamo Edward.
Arriva con qualche minuto di ritardo, e proprio come la sera prima, quando lo vedo mi si mozza il fiato. Non è
vestito in modo elegante, ha dei jeans molto stretti ed un dolcevita blu che gli mette in risalto i muscoli. Il suo
sguardo questa volta non mi sembra arrabbiato, che abbia risolto i suoi problemi? Oh, insomma Bella, ma cosa te ne frega? Salutalo e basta.
-          Ciao Edward.. –
Lui è lì, mi fissa, guarda con insistenza ogni centimetro del mio corpo, e si sofferma sulla pelle nuda della mia schiena.
Dio, quello sguardo, fa uno strano effetto su di me, mi provoca strane sensazioni. Finalmente parla.
-          Ciao Isabella. – Il modo in cui pronuncia il mio nome mi fa provare un vuoto allo stomaco. Ma cosa succede?
Non so cosa mi prende, ma so che devo farlo, voglio riportare alla mente il suo odore, chissà se è come lo ricordo. Mi
avvicino, gli poggio una mano sulla spalla e gli do un bacio sulla guancia. Ah, il suo odore è ancora meglio di come lo ricordassi,
sembra odore di miele e sole. Che strana combinazione. Lui di risposta allunga un braccio dietro la mia schiena e mi bacia la
guancia, in modo dolce, sensuale.
In quel momento ricordo che ci sono delle persone intorno a noi, mi allontano e prendo posto di fianco ad Alice, che mi
guarda in un modo assurdo, posso solo immaginare le domande che vorrebbe farmi.
La cena è serena, il padre di Alice purtroppo non c’è, doppi turni in ospedale è un medico. Un po’ mi dispiace, è molto che
non vedo il dottor Cullen. Finita la cena ci alziamo, Alice e Rosalie aiutano Esme, vorrei rendermi utile anche io, ma me
lo proibiscono. Esco fuori sul balcone, in casa mi sento a disagio. Stasera fa ancora più freddo.
-          Ciao – Sobbalzo udendo la sua voce.
-          Edward, mi hai spaventata. –
-          Scusami, non volevo. – Si volta, sta andando via. No! Resta, è la sola cosa che urla la mia testa.
-          Aspetta, non andartene, è … è tanto che non parliamo. – Si volta verso di me, appoggiandosi anche lui alla ringhiera.
-          Scusami, ultimamente sono stato maleducato verso tutti. –
-          Oh, figurati… -
-          No, davvero sono stato uno stupido, per una cosa mia, sto evitando tutti, persino mia madre e mio padre. –
Non so cosa dire, perché si sta per confidare con me? Dovrei fargli la domanda che sicuramente si aspetta, non oso immaginare la sua reazione. Un brivido lungo la schiena, mi vien la pelle d’oca. Se ne accorge entra dentro e torna subito fuori con il mio cappotto. Ha pensato che avessi freddo…
-          Oh, grazie… -
-          Figurati. Allora, non sei curiosa? Non vuoi sapere cosa sia successo di così grave da farmi tornare a Forks?-
-          Si. – Mi guarda in cagnesco. – Ma non voglio saperlo, non sei obbligato, infondo sono cose tue, sta a te decidere con chi confidarti. –
Mi guarda fisso negli occhi, non so cosa cerchi, ma ad un tratto i suoi occhi cambiano, non sono più tormentati, vi leggo gratitudine.
-          Grazie, sei la prima che non mi tormenta. –
Non so cosa dire, resto a guardarlo per non so quanto tempo e.. Dio com’è bello. Anche lui mi fissa, si avvicina sempre di più a me…
-          Bella, Edward..- Alice irrompe nei nostri pensieri. Alice, maledetta…
-          Ei, scambiavo due chiacchiere con tuo fratello… -
-          Si vedo… senti ha squillato il tuo cellulare era Mike –
Mike, oddio, mi sono dimenticata di lui…
-          Oddio, sarà furioso… -
-          Stai con Newton? – Noto disprezzo nella voce di Edward.
-          Si, perché?-
Non risponde, va via senza salutarmi.
Mi accorgo che è tardissimo, saluto i Cullen e vado verso la mia auto.
-          Sei sicura di non voler essere accompagnata? –
-          Alice non sono una bimba. Buonanotte. –
Tornando a casa provo a chiamare Mike, sarà anche preoccupato. Provo più volte ma non mi risponde. Passo fuori casa
sua, ma non vedo l’auto. Possibile che sia ancora da Tyler? Arrivo a casa, salgo in camera e mi spoglio. Arriva un
messaggio sul mio cellulare è Mike: ‘ Amore sono a casa, buonanotte.’ E’ possibile? Come qualche giorno fa,
ecco una terribile sensazione che mi assale, ma cosa sia non ne ho idea.




ANGOLO AUTORE:

Allora, a quanto pare a cena dai Cullen, Bella è rimasta molto colpita da Edward, ma anche lui sarà rimasto colpito da lei? Forse si, forse no, ma intanto le ha fatto una bella radiografia...!
Al prossimo capitolo!!!

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Capitolo 6
*** Spiegazioni ***


E' tempo di rivelazioni. Perchè Edward è così stronzo? Perchè ha lasciato Seattle? Perchè udire quei messaggi in segreteria l'ha fatto adirare così tanto?
Bè, spero che siete curiosi di scoprirlo e quindi leggere. Ci vediamo a piè pagina.






Capitolo sei                - Spiegazioni -

POV EDWARD.
 
 
Newton? Ma come è possibile, non può stare con lui. E’ una persona disgustosa. Ieri sera l’ho visto con Jessica.
Come può fare questo a Bella?
Bella… a cena sono rimasto stregato da lei, era di uno splendore unico e quel vestito… oh…le fasciava strettissimo
il corpo da mettere in risalto le sue curve. L’immagine di Bella nelle braccia di Mike, fanno nascere una rabbia dentro
di me che non riesco a capire. Che io sia geloso? No, come posso essere geloso se solo il giorno prima reputavo
Bella una sciocca credulona? Ma la desidero…
Bussano alla porta interrompendo i miei pensieri.
-          Edward. – Alice, dovevo immaginarlo…
-          Cosa c’è Alice? –
-          Ei, calma… perché sei andato via? Sembrava che con Bella andassi d’accordo.. –
-          Già, ma quando mi ha detto che sta con Newton mi sono infastidito. –
-          Ti piace Bella??? – Quasi urla. Dio questa ragazza non ha controllo.
-          Alice! Zitta. No, non è per questo che mi sono allontanato. Quel Newton non mi piace, non merita una come Bella.-
-          Perché? –
-          Sorellina, non sarò io a dirtelo, anche perché non sono sicuro di ciò che ho visto. –
Alice resta lì a fissarmi con un’espressione curiosa, vuole sapere, ma non le dirò nulla, non voglio essere io a
darle la notizia che Newton è un bastardo.
-          Ed, Non vuoi dirmi cosa è successo a Seattle? –
Guardo mia sorella, si è seduta sul mio letto, gli occhi bassi per paura della mia reazione. Devo fare davvero paura
quando mi arrabbio. Mi siedo accanto a lei, l’abbraccio, ha addosso il profumo di Bella, senza pensarci le dico
-          Chiama Emmet, anche lui ha il diritto di sapere.. –
Stupore, è l’espressione che appare sul viso di Alice, ma non si muove, forse crede di non aver sentito bene,
ed in effetti io stesso non credo alle mie parole. Le sorrido, davanti ai miei occhi si è fissata l’immagine di Bella
di quando siamo sul balcone, gli occhi che mi guardano curiosi, ma che rispettano il mio non voler raccontare.
E’ probabilmente quello sguardo che mi da la forza di parlare ancora.
-          Forza Alice, adesso che mi sono convinto che parlarne è la cosa migliore, tu che fai? Resti impalata?-
-          Perché? Così all’improvviso.. –
-          Perché mi sono reso conto che il mio comportamento non giova a nessuno, nemmeno a me stesso. –
-          E.. quindi, chiamo Em?-
-          Si… anche la mamma… -
Sgrana gli occhi, ma si alza, si precipita fuori dalla stanza e va a chiamare Em e nostra madre.
E adesso? Sono nella merda, ma perché ho questa voglia di parlare? Di nuovo appare nella mia mente il volto di Bella…
Per lei? E’ possibile? Rivelando tutto magari Alice può metterci una buona parola, giustificando perché con lei non sono sempre
gentile? Ma a che scopo? Anche se mi ha parlato, questo non significa che mi trovi attraente, o che non sia più arrabbiata con me,
ma provare non costa nulla no?
-  Ed… - Tre paia di occhi mi fissano in attesa che io cominci. E sia…
Non so da dove cominciare, riportare alla mente quel giorno mi fa stare male. Ma devo, solo per qualche minuto, devo ripercorrere
tutto per far chiarezza, per far capire alla mia famiglia che non avrei voluto comportarmi in quel modo con loro, ero arrabbiato
con me stesso, sono un fallito.
Era un giorno come tanti altri ed in ospedale avevo solo il mio giro di visite post operatorie. Come tutti sanno, seguire le orme
di mio padre era il mio sogno, ma mi è costato tanto. Al college ero sempre in competizione, per non parlare come ero da tirocinante,
quale dovrei ancora essere. Quel giorno mi fu chiesto un parere medico su di una paziente, Marcus il primario di chirurgia generale
nella quale ero specializzando, voleva una mia valutazione dettagliata, così decisi di portare il lavoro a casa. Ero distrutto, avevo coperto
un turno di 48 ore, gli occhi mi si chiudevano, ma dovevo restare vigile perché l’auto davanti la mia sbandava. Non ebbi il tempo di capire
cosa stesse succedendo, l’auto sbandava, dall’incrocio spuntò un’altra auto e si scontrarono. Ero un medico, dovevo svolgere il mio dovere,
così scesi dall’auto, chiamai il 911 e mi diressi verso le auto. Lo spettacolo che mi si parò davanti era devastante. Il guidatore che ha
provocato l’incidente stava per scappare via, lo raggiunsi e l’ho colpii con un pugno, svenne…almeno così non sarebbe scappato.
L’altra auto aveva tre persone a bordo, era una famiglia. Il guidatore era morto nello scontro, la donna era viva, piangeva, la rassicurai
dicendo d’essere un medico e subito mi supplicò di aiutare la figlia. Era priva di coscienza, la presi in braccio adagiandola sull’asfalto.
Non respirava. Ho fatto il possibile, ma avevo le urla della madre nella testa che mi supplicava di non farla morire. Quando il 911 è arrivato,
la ragazzina era morta. Per giorni in ospedale non si parlava d’altro, del fallimento del dottor Cullen, era snervante, stavo perdendo fiducia in
me stesso. Il culmine è arrivato con Marcus. Aveva cercato di aiutarmi, di darmi altri casi affinché io riprendessi il ritmo normale, mi diceva che
cose del genere capitano a tutti, poi un giorno mi voltò le spalle, andò dal capo dicendogli che non ero in grado di svolgere il mio lavoro.
Mi hanno dato delle ferie e quando sono tornato, tutto era cambiato. Non avevo più un caso, si limitavano a farmi compilare scartoffie,
questo mi ha distrutto, Marcus mi ha distrutto. Neanche lui credeva in me, così sono tornato a Forks, dando le dimissioni dall’ospedale
il giorno dopo. Ma neanche tornare a casa mi faceva bene, le suppliche di quella donna riecheggiavano nella mia testa e ancor peggio,
la sua espressione contorta dalla rabbia verso di me e quella di dolore per la perdita della figlia mi perseguitavano. Volevo rialzarmi,
ma al momento non ne avevo le forze.
-          Edward..- mia madre è la prima a parlare.- Dovresti fare qualcosa, reagire. Cioè non è giusto che la tua carriera finisca così . -
-          Non so cosa fare, l’unica soluzione che sono riuscito a trovare, è stata tornare qui. -
-          Ti aiuteremmo noi.. –
-          No mamma, comincerò da zero, avevo intenzione di chiedere a papà un consiglio.  -
Mia madre ed Alice hanno le lacrime agli occhi.
-          Alice, non dire niente a Bella. –
Annuisce. Vorrei essere io stesso a dirglielo… Chissà se dopo questa serata mi ha perdonato. Sorrido all’idea di una discussione
su ciò che fu, la immagino tirare fuori gli artigli e cercare di far valere le sue ragioni. Rido di gusto, e sono convinto che gli altri mi reputino
un pazzo. Mi accorgo solo dopo qualche minuto di essere rimasto solo. Accendo lo stereo, non inserisco un cd, cerco la mia stazione radio
preferita, ma mi arrendo. Non ricordo mai di memorizzarla. Prendo una sigaretta, l’accendo dirigendomi verso il balcone. Com’è bella stasera la luna. Ma lei lo è di più…
Dallo stereo le note di una canzone che non conosco riempiono la stanza, sono incuriosito quindi presto un po’ della mia attenzione all’ascolto.
‘’If you're sitting comfortably then let me begin
I want to tell you a tale about the mess that I'm in
And it all starts with a girl
And she's breaking up my world
She's got this big green eyes
And they're as wide as the moon’’

Già, in che bel casino che mi sono cacciato. Ma non posso uscirne, ci sono dentro fino al collo, e ci voglio restare.
In me sta nascendo qualcosa che non ho mai provato prima. Bella ha completamente messo sotto sopra la mia anima.
Però…… lo dice anche la canzone… Mi sa che mi sto proprio innamorando di una ragazza che non è mia….


ANGOLINO ROMPISCATOLE:
Allora... devo prepararmi per il lancio di pomodori o posso tranquillamente andare a leggere le recensioni che spero mi lascerete?!?!?
Forse il motivo della stronzaggine di Edward è futile, magari non ha nemmeno senso in questa storia. Fatemi sapere cosa ne pensate, il vostro giudizio per me è importante.
Baciiii
Rossella!

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Capitolo 7
*** Scoprire la verità ***


Gente! E' il periodo della svolta, di scoprire la verità, ma quale verità verrà a galla? Sarà Edward a tradire la fiducia di Bella o Mike? Bhooo!!
Buona lettura gente!!








CAPITOLO SETTE                   - Scoprire la verità -
POV BELLA.
 
 
 
Il mattino seguente la cena dai Cullen ero distrutta, mi ci volle una forza di volontà assurda per recarmi al lavoro. Mike mi chiamò
informandomi che la serata con i ragazzi era stata uno spasso e che molto presto si sarebbero rivisti.
A lavoro, George mi dice che deciderà in giornata se assumermi o meno, mi ha detto che è inutile perdere tempo.
Come sempre sono tutti molto gentili, lo staff di Peccati di Gola fa di tutto per aiutarmi. A metà giornata George vuole parlarmi in privato.
Mi giro verso gli altri, tutti mi sorridono e incrociano le dita per me.
-          Allora Bella, come ti trovi con noi? –
-          George è tutto perfetto, mi sento a mio agio per me questo posto è un paradiso. –
-          Bene, quindi se ti dicessi che ho preparato un contratto per assumerti che aspetta solo di essere firmato, tu cosa mi dici?-
Oddio, non ci credo, vuole assumermi. – Dico… dov’è la penna?-
-          Oh Bella, sono felice che tu accetta il lavoro. –
-          Grazie George. Grazie mille. –
Sono commossa. Tremo mentre firmo il contratto e torno in laboratorio con aria incredula. Mi accolgono con un applauso… hanno sentito tutto!
-          Brava Bella, te l’avevamo detto –
Anche Carol si congratula, poi mi chiede di darle una mano in negozio. Mai come quel giorno il negozio è stato così affollato.
Mentre aiuto Carol a ripulire il bancone, sentiamo la porta aprirsi.
-          Bella te ne occupi tu? –
-          Certo… - Mi volto per servire questo cliente dell’ultimo minuto.
-          Buonasera, posso aiutarla?- Alzo il viso, è Edward.  – Oh, ciao Edward. –
-          Bella, non sapevo lavorassi qui.- 
-          Ehm.. sorpresa, sono stata assunta oggi. –
-          E’ magnifico, dobbiamo festeggiare allora. Ti offro una birra… ti va? –
-          In verità dovrei finire qui, a proposito cosa volevi? –
-          Mamma mi ha chiesto di prenderle dei pasticcini per il tea, domani ci saranno delle sue amiche a casa. Comunque aspetto che tu finisca. –
-          Ok, ecco tieni, offro io! –
Mi sorride. Dio, quant’è bello…calma Bella… sei impegnata. Finisco di raccogliere le cose dal bancone e le porto in laboratorio.
Carol mi ferma e mi dice che posso anche andare anzi le parole esatte sono state altre..
-          Isabella, un ragazzo così non si fa aspettare, forza corri e fallo tuo..!!-
Rido, per me è un amico.. un amico mooolto attraente però. – Grazie Carol a lunedì. –
Prendo le mie cose e raggiungo Edward.
-          Pronta, andiamo? –
-          Andiamo. –
Usciamo dal negozio chiacchierando allegramente.
-          Allora, ti piace il tuo lavoro? –
-          Ehm.. creare dolci è la mia passione, quindi direi si… il mio lavoro mi piace. –
-          Capisco. Alice sa che lavori da Peccati di Gola? –
-          Le ho accennato del periodo di prova, dopo le dico che ho avuto il posto. Tu, invece? –
-          Io cosa? –
-          Il…il lavoro come va?-  Non lo guardo non ne ho il coraggio.
-          Per ora sono un medico a spasso. Ma non mi va di parlarne. E Mike dove l’hai lasciato? –
-          Penso sia a lavoro, non lo sento da ieri. –
Arriviamo al pub, Edward mi tiene la porta per farmi passare. Lo ringrazio sorridendo. Ci sediamo al primo tavolo libero ed
Edward va ad ordinare delle birre. Torna poco dopo.
-          Bella, ti conviene chiamare Alice, c’è Mike qui fuori, se ci vede… non voglio pensi a male.. –
-          Tranquillo, è geloso ma non morde, poi non sto facendo niente di male. –
-          Come vuoi. –
Si siede e comincia a sorseggiare la sua birra. Lo imito. Mike entra nel bar e mi vede subito, si avvicina sorridendo,
ma appena scorge Edward si fa scuro in volto.
-          Bella, come mai qui? – Ops, era meglio ascoltare il consiglio di Edward.
-          Ei Mike… Sono uscita da lavoro ed ho incontrato Edward. –
-          E hai pensato di invitarlo ad uscire? – E’ gelido.
-          No ma che dici.. io…-
-          Isabella ed io… - interviene Edward – ci siamo incontrati, abbiamo deciso di chiamare Alice per bere una cosa
insieme, ma due minuti fa lei ci ha avvertiti che non sarebbe venuta. Avevamo già ordinato e volevamo finire le birre prima di andare via. –
Mike era mooolto arrabbiato.
-          Non ti ho chiesto niente- Ok è tempo di intervenire.
-          Ok, Mike, andiamo. Edward grazie per la birra ci vediamo in giro. –
Trascino via Mike tirandolo per il giubbotto. All’esterno del locale comincia una discussione tra me e lui che raggiunge toni altissimi.
-          Cosa ci facevi con Cullen?-
-          Ma te l’ho detto, e anche lui..-
-          E TU PENSI CHE IO VI CREDA?-
-          MIKE! Smettila di urlare. Pensala come vuoi, io non stavo facendo niente di male. –
Mi volto e vado via. Non ho voglia di discutere. Mike non mi ferma. Ma cosa vuole? Non sono libera di vedere un amico?
Dovrei chiedere il permesso? E’ un idiota se la pensa così. Entro in casa e vado direttamente in camera mia. Mi madre
mi segue ma le chiedo di lasciarmi sola. L’unica cosa che le dico è che ho il lavoro. Prendo il telefono e chiamo Alice.
-          Bella, mi ha chiamata Edward, era dispiaciuto.-
-          Non è colpa sua, digli che lo ringrazio ancora per la birra. –
-          Stai bene tesoro?
-          Si, Mike è un’idiota, non so cos’ha ultimamente. –
-          Vuoi che venga da te? Ci metto due minuti..-
-          No Alice grazie, ci vediamo domani.. –
***
 
 
Non ho chiuso occhio tutta la notte, mi sento distrutta.
Mi muovo in maniera meccanica, faccio la doccia mi vesto e scendo in cucina per la colazione. Mia madre blatera
qualcosa, ma non l’ascolto. Povera mamma prima o poi a causa mia impazzirà.
Non so che ore fossero, bussano la porta e va ad aprire mio padre.
-          Capo Swan, buongiorno..- Sto impazzendo, sento Edward parlare con mio padre.
-          Tu sei? Aspetta, io ti conosco…-
-          Sono il fratello di Alice, sono Edward Cullen… - Percepisco un sorriso nella sua voce…. Oddio, non sto impazzendo! Cosa ci fa Edward qui?
-          Papà! Lascia faccio io!- Mi guarda strana, ma va via, anche se so che entrambi sono dietro l’angolo. – Ciao Edward.. –
-          Ei buongiorno..- il suo tono è dolce.
-          Cosa ci fai qui? –
-          Alice mi ha ordinato di rapirti per l’intera giornata. Non accetta rifiuti, a quanto pare dobbiamo conoscere il suo spasimante. –
-          Ma.. non dovevano andare Em e Rosalie?-
-          Si, ma vuole anche noi. Io sono il fratello e tu ormai una sorella acquisita. – Il modo in cui pronuncia quel noi è davvero stupendo.
-          Dammi due minuti. Conoscendo Alice devo cambiarmi –
-          No, devo rapirti così, ci penserà lei. –
-          Mio Dio….aspetta qui…. Mamma! Hai sentito?-
-          Ehm… si tesoro, vai vai, ma tieni il telefono acceso. –
Edward ride. Starà sicuramente pensando che siamo una famiglia di folli. Salgo nella sua auto. Siamo silenziosi,
non mi chiede cosa sia successo con Mike, gli sono grata. Arrivati a casa sua, mi dirigo direttamente in camera di
Alice, che ha già scelto cosa farmi indossare.
-          Bella, tieni indossa questo. Dobbiamo vederci a Port Angeles tra due ore .-
Mi sembra una corsa contro il tempo. Il mio vestito è blu elettrico, scarpe nere. Alice mi trucca, sistema i miei capelli
e mi passa degli orecchini.
-          Sei perfetta. Andiamo –
Scendiamo la scale, Em è già in macchina con Rose, lei li raggiunge. Io dovrò andare con Edward, Emmet e Rose
si fermano li, quindi servono due auto. Edward mi aspetta infondo alle scale. Quando mi vede, quasi gli escono gli
occhi fuori dalle orbite. Mi osserva, ed io osservo lui. Quell’abito grigio è perfetto su di lui. Mi porge il suo braccio e mi
accompagna alla macchina. Siamo silenziosi anche questa volta, ma all’improvviso spezza il silenzio.
-          Sei davvero bella… questo colore ti dona molto. –
-          Grazie. – Sono sicura di essere rossa.. – Anche tu stai bene . –
-          Allora, ti ho creato problemi ieri sera?-
-          No! – Quasi urlo.. – No, nessun problema. – Finisce qui il nostro discorso. A Port Angeles ci rechiamo
in un bar per l’aperitivo è lì che ci aspetta Jasper.
E’ già seduto al nostro tavolo. Si presenta con educazione prima ad Emmet, poi ad Edward. Saluta Rose ed Alice. Poi si rivolge a me.
-          Piacere di conoscerti. Sei la ragazza di Edward?-
-          Ehm… io…-
-          No, Jasper, è la migliore amica di Alice. –
Rossa, rossissima, non credo di aver mai provato tanta vergogna. Passiamo una giornata bellissima. Per tutta
la giornata Edward non mi ha tolto gli occhi di dosso, per non pensarci ogni tanto analizzo tutti i movimenti di Jasper ,
più tardi riferirò ad Alice la mia impressione, o meglio riferirò quando la vedrò. Torna a casa con Jasper quindi, non
avrò modo di parlarle. Edward mi riaccompagna a casa. E’ ormai sera. Ci tratteniamo qualche minuto fuori casa mia.
-          Grazie Edward, di ad Alice che prenderò le mie cose domani. – Faccio per scendere, ma mi afferra il polso.
Mi giro. E’ vicinissimo al mio viso. Il suo odore mi inebria. Dio quanto è bello. Chissà se sono morbide le sue labbra….
Chiudo gli occhi e le sue labbra toccano le mie. E’ un bacio dolce, mi piace non mi ricorda per niente i baci di Mike….
Mike!! Oddio, cosa sto facendo.
-          Edward…io… Mike… non posso…-
-          Mike? Pensi a Newton? Lui non ti merita… -  Ma che vuole dire… mi assale la rabbia e non so perché,
forse perché so che ha ragione.
-          Non mi merita? E chi mi meriterebbe? Tu? Sei l’uomo perfetto? Fammi indovinare, le donne cadono tutte
ai tuoi piedi, ma chi ti credi di essere? Io sono impegnata in una relazione, e non credo che una discussione che ho
avuto con Mike la faccia crollare. La nostra relazione è seria. Tu… tu invece ti prendi gioco delle persone, e io questo
lo so bene eppure mi sono fatta abbagliare. Adesso puoi andare a raccontarlo al mondo intero. – Scendo dall’auto, lui mi è dietro.
-          Bella, aspetta. Io non sono perfetto, ma Mike davvero non ti merita. Posso dimostrartelo.-
-          Tu non devi dimostrarmi niente… Io ci tengo a Mike..-
-          Ma lui non tiene a te. –
Arrabbiata cambio la mia direzione e  mi avvio verso casa di Mike. In quel momento vorrei che desse una lezione ad Edward.
-          Adesso dove vai? –
-          Non sono affari tuoi. – Le scarpe mi fanno male, le tolgo e cammino a piedi nudi, posso avvertire ancora Edward
dietro di me. Svolto l’angolo proseguo a passo spedito per qualche minuto e poi imbocco Main Street dove Mike abita.
Prima ancora di giungere a casa sua, scorgo la sua macchina, avanzo il passo, Edward invece rallenta. In macchina
c’è qualcuno, il ragazzo biondino è Mike, ma chi c’è con lui?
Adesso sono accanto l’auto di Mike, e non posso credere ai miei occhi. E’ un incubo, non può essere vero. Rimango
lì impalata e sento qualcuno chiamare il mio nome. La ragazza in macchina si gira e in quel momento mi sento mancare
la terra da sotto i piedi e l’unica cosa che sento, sono due braccia forti che mi afferrano da dietro.





ANGOLO ROMPISCATOLE:

Allora? Com'è? Vi piace? E' noioso? Sto schelardo! Voglio sapere cosa ne pensate! Sono in crisi di astinenza da recensioni!! xD
Voglio ringraziare coloro che seguono questa storia e anche l'altra...
Grazie per sopportarmi,
per leggere questa cosa ridicola,
per incoraggiarmi a scrivere ancora
e per farmi i complimenti.

Domandina:
Siete stati mai traditi? :( Io si...

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Capitolo 8
*** Scoprire la verità (2). ***


Ciao a tutti!
Voglio cominciare ringraziando TUTTI coloro che leggono la mia storia.
Voglio ringraziare YnaCullen85, rossy_6 , kijo, paride, aricullen93, kristen StewPatzz, Anima1992, _robsten_  e mammafelice per aver lasciato una racensione. Questo capitolo è un POV Edward e ci fa capire un pò cosa pensa lui. Spero che troviate i capitoli abbastanza interessanti! Come sempre spero di incuriosirvi a tal punto da continuare a leggere. Grazie a tutti per il sostegno e i complimenti.
Bando alle ciance...
Buona lettura a tutti!!!




CAPITOLO OTTO                     - Scoprire la verità (2)
POV EDWARD.
Mi sveglio con aria sollevata. Raccontare tutto alla mia famiglia è servito a far tornare in me la voglia di realizzarmi. Mi preparo con gran velocità.
Ho voglia di andare in ospedale e parlare con mio padre. Giù in cucina trovo Emmet e Alice che parlano mentre fanno colazione.
-          Buongiorno ragazzi. –
-          Ei Ed, mangi qualcosa? –
-          No, prendo del succo, vado da papà. –
-          Edward, ti ricordo che domani dobbiamo andare a Port Angeles.. –
-          Si lo so, per conoscere quel tipo..-
-          Quel tipo… si chiama Jasper, ti prego ti comporterai bene? E’ importante. –
-          Tranquilla sorellina, sarò un angioletto.-
Sorrido ad entrambi e mi fiondo fuori. Prendo l’auto, sono al settimo cielo, non vedo l’ora di ricominciare. Per le strade di Forks, ci sono molte
persone, e noto una figura familiare. E’ Bella, sta entrando nel negozio di dolci. Chissà cosa deve comprare.
Arrivo nel parcheggio dell’ospedale, trovo subito uno spiazzo libero. Scendo e chiudo l’auto. Entro attraverso il pronto soccorso, camminando
sul lato destro dove so esserci le ascensori. Salgo al terzo piano. Infondo a destra c’è l’ufficio di mio padre. Busso
-          Avanti. –
-          Ciao papà.. –
-          Ed, che sorpresa, coma mai qui? – Mi guarda con aria preoccupata.
-          Papà, sto bene, e so che la mamma ti ha già detto tutto. Quindi.. cosa ne pensi? –
-          Non so se tu abbia fatto la scelta giusta ad andare via, avresti dovuto affrontare la situazione, ci sarà sempre un fallimento nella vita,
ma non segna la tua fine…-
-          Non sapevo che fare, ero…distrutto, vorrei riprendere, ma non ho fiducia in me… -
-          Non preoccuparti Edward, quando torno a casa vedremo cosa fare, adesso devo andare..-
-          Grazie papà..-
Mi aspettavo qualcosa in più, pensavo avesse già la soluzione al mio problema, invece non è così. Il mio umore è cambiato, ero felice,
adesso mi sento di nuovo inutile.
Prendo l’auto e comincio a girare a vuoto per la città. Passo di nuovo davanti al negozio di dolci e vedo Bella che allestisce la vetrina. Lavora in quel posto.
Senza accorgermene rallento creando una lunga fila d’auto dietro di me. Un’insensata voglia di entrare in quel negozio mi assale, ho voglia di sentire la sua voce,
ho voglia di sentire il suo sguardo sul mio viso, vorrei fosse mia. Ma sta con Newton, non può essere mia! Maledizione.. quando penso a lei con quel verme mi si
chiude lo stomaco, vedo nero… mi manca l’aria. Dio, sembro un’adolescente sfigato con la cotta per il capitano delle cheerleader , senza possibilità alcuna. Rido e
canticchio fra me quella canzone ‘ I’m falling in love with a girl that ain’t mine…’. Solo ora mi rendo conto di quanto siano vere queste parole. Sospiro. Prendo una scorciatoia
per arrivare prima in centro, passo per Main Street, guardando distrattamente su ambo i lati della strada. Non posso credere ai miei occhi, Newton cammina con aria
disinvolta cingendo le spalle di Jessica. Oh, insomma Cullen, fatti gli affari tuoi. Anche se dico così, rallento il più possibile in modo da riuscire a vedere cosa fa. Accompagna
Jessica alla porta d’ingresso e lei prima di entrare in casa, si avventa su di lui. Stavo quasi per inchiodare e scendere dall’auto, ma mi limito a proseguire. Dallo
specchietto posso chiaramente vedere che quel verme l’abbraccia, baciandola con passione per poi entrare in casa sua.
Povera Bella, dovrei dirglielo, ma come potrei? Penserebbe che voglia farli lasciare per potermi far avanti. So che non dovrei essere felice, so che se Bella venisse a
saperlo quasi ne morirebbe. Ma il mio cuore urla di gioia. Infondo sarebbe l’occasione giusta, distrattamente potrei dirle cosa ho visto, lei lascerebbe Mike e mi
ringrazierebbe per averle aperto gli occhi. Mi avrebbe chiesto come fare per ripagarmi ed io egoisticamente le avrei chiesto di passare del tempo insieme, l’avrei
fatta innamorare come io sono innamorato di lei.. Ma mi chiedo se è davvero amore quello che provo… Sperare che lei veda Mike con Jessica significa sperare
che lei soffra ed io non voglio questo. Cullen… tu non farai niente. Rimarrai fermo assistendo a ciò che accadrà. L’unica cosa che mi impongo è questa, andare
a trovare Bella al negozio. Mangio qualcosa in centro. In lontananza vedo Jacob, lo chiamo urlando il suo nome, si gira e mi raggiunge.
-          Ei Ed, tutto bene amico? –
-          Alla grande!- Ci abbracciamo. Sono davvero felice di vederlo.
Gli faccio un sacco di domande, lui risponde quasi a tutto ciò che chiedo, e ovviamente anche lui mi tartassa di domande. Rispondo gentilmente a tutto,
persino al perché ho lasciato Seattle per tornare qui.
-          Sai Jacob, alcune volte scappare è la cosa migliore, anche se adesso credo che sia stato uno sbaglio. Adesso sono qui, ed è inutile piangere sul
latte versato. Ricomincerò da dove mi sono fermato e questa volta non lascerò che un incidente di percorso mi riduca come adesso. –
Mi sorride, anche se ha l’aria un po’ preoccupata. Passiamo molto tempo insieme e mi propongo di accompagnarlo a casa. Poi sono ancora a Forks, in macchina.
 Guardo l’orologio, da quanto stavo girando a vuoto? Sono quasi le 19.00, tra poco il negozio avrebbe chiuso. Ho deciso vado a trovarla, farò finta di trovarmi
lì per caso. Parcheggio l’auto vicino al pub che è poco lontano. Arrivo all’ingresso di ‘Peccati di Gola’ varco la soglia e la vedo, è di spalle non sa che sono io..
mi appoggio al bancone e attendo che si giri.
-          Bella te ne occupi tu? – chiede una signora che presumo essere la proprietaria.
-          Certo… -  si volta… E’ in disordine, ma nonostante questo mi piace..
-          Buonasera, posso aiutarla. Oh, ciao Edward. –
-          Bella, non sapevo lavorassi qui.- 
-          Ehm.. sorpresa, sono stata assunta oggi. –
-          E’ magnifico, dobbiamo festeggiare allora. Ti offro una birra… ti va? –
-          In verità dovrei finire qui, a proposito cosa volevi? –
-          Mamma mi ha chiesto di prenderle dei pasticcini per il tea, domani ci saranno delle sue amiche a casa. Comunque aspetto che tu finisca. –
Mento, li darò come regalo a mamma.
-          Ok, ecco tieni, offro io! –
La guardo, mi sorride con gentilezza. Povera Bella, spero che tu non scopra la verità su Mike. Mi appoggio al muro di fronte  al bancone e mi soffermo a
guardarla. Sembra felice qui, sembra che sia il lavoro che tanto sognava. Vengo riportato alla realtà dal suono della sua voce.
 
-          Pronta, andiamo? –
-          Andiamo. –
Usciamo dal negozio e mi sembra tranquilla, nessun pensiero la preoccupa. Povera Bella, sospiro ma non se ne accorge, questo silenzio è terribile
-          Allora, ti piace il tuo lavoro? –
-          Ehm.. creare dolci è la mia passione, quindi direi si… il mio lavoro mi piace. –
-          Capisco. Alice sa che lavori da Peccati di Gola? –
-          Le ho accennato del periodo di prova, dopo le dico che ho avuto il posto. Tu, invece? –
-          Io cosa? –
-          Il…il lavoro come va?-  Non mi guarda, perché?
-          Per ora sono un medico a spasso. Ma non mi va di parlarne. E Mike dove l’hai lasciato? –
-          Penso sia a lavoro, non lo sento da ieri. –
Non è a lavoro, credimi Bella. Avrei voluto dirle, ma mi trattengo. Arriviamo al pub e le tengo la porta mentre entra. Mi sorride gentilmente. Al primo
tavolo libero lei si accomoda, io vado ad ordinare delle birre e mentre aspetto guardo fuori. Newton è a pochi metri dall’ingresso, non voglio mettere
Bella nei guai. Prendo le birre e mi reco al tavolo. Appena le porgo la birra comincia a berla..
-          Bella, ti conviene chiamare Alice, c’è Mike qui fuori, se ci vede… non voglio pensi a male.. –
-          Tranquillo, è geloso ma non morde, poi non sto facendo niente di male. –
-          Come vuoi. –
Anch’io mi siedo e sorseggio la birra, è ottima… Ad un tratto, vedo Bella cambiare espressione, sembra preoccupata. Segno che Mike è entrato nel pub.
-          Bella, come mai qui? – Lo sapevo, è furioso
-          Ei Mike… Sono uscita da lavoro ed ho incontrato Edward. –
-          E hai pensato di invitarlo ad uscire? – E’ gelido.
-          No ma che dici.. io…-
-          Isabella ed io… - decido di intervenire-  ci siamo incontrati, abbiamo deciso di chiamare Alice per bere una cosa insieme, ma due minuti
fa lei ci ha avvertiti che non sarebbe venuta. Avevamo già ordinato e volevamo finire le birre prima di andare via. –
-          Non ti ho chiesto niente- Lo guardo torvo.
-          Ok, Mike, andiamo. Edward grazie per la birra ci vediamo in giro. –
Mentre escono Mike mi guarda con aria di sfida. Mi fa ridere, deve ringraziare Dio che non abbia detto niente a Bella. Finisco la mia birra e
dalla vetrata vedo Bella correre via. Hanno litigato. Esco, quel verme è ancora lì, mi accendo una sigaretta, mi appoggio al muro e lo guardo. Si accorge di me..
-          Che ti guardi? – Si avvicina minaccioso.
-          Niente, sei un idiota. –
-          Ma chi ti credi di essere e poi stai lontano dalla mia ragazza. –
-          Oppure? Cosa farai? –
-          Tu stalle lontano. E’ mia.. –
-          Così tua da volerne un’altra..? –
Non so se capisce a cosa mi riferivo, ma non gli do tempo di parlare, vado verso l’auto e tornando a casa chiamo Alice, le racconto cosa è
successo e che sono dispiaciuto se ha litigato a causa mia. Mi promette di chiamarla appena stacca con me.
A quel punto ero quasi fuori casa mia. Chissà se papà è tornato oggi.
Entro in casa e vado in cucina, mio padre mi aspettava.
-          Ed, vieni siediti. –
-          Cosa succede? – Sono un po’ preoccupato lo confesso.
-          Mi chiedevo, se ti andrebbe di riprendere a lavorare. Ovviamente qui nell’ospedale di Forks. Finiresti il tirocinio sotto la mia
responsabilità, so che non è quello che volevi, ma penso ti farà bene… -
-          Dammi un po’ di tempo, ma credo sia la soluzione migliore. Fai quello che devi per farmi assumere, ma con calma, non c’è fretta.. –
-          Ok….-
Mi alzo e lo abbraccio. Rimane sorpreso, è tanto che non lo facevo. Ricambia l’abbraccio e poi raggiunge mia madre nel patio.
-          Edward.. – E’ Alice.
-          Ei, come sta Bella? –
-          Dice bene, comunque ho un’idea: domani la portiamo con noi e tu sarai il suo accompagnatore. –
-          Alice.. non verrà mai.. –
-          Verrà, se le dici che la obbligo e che non accetto un rifiuto. –
Mi lascio convincere. – Se mi ammazza, provvedi tu ai funerali. – Alice ride, ma io non scherzavo mica.
***
Mi sveglio di buon ora. Sulla sedia c’è già il vestito che Alice ha scelto per me. Scendo le scale e quasi mi scontro con lei.
-          Sei ancora qui? Forza vai a prendere Bella, alle 12.00 dobbiamo essere a Port Angeles. –
-          Alice, calmati sono le 9.00 –
-          Va a lavarti. –
-          Voglio fare colazione… -
-          Tieni, adesso vai.- Mi passa un muffin. Odio fare colazione così.
Salgo in camera mia, faccio la doccia ed indosso un jeans con una camicia. Non mi va di presentarmi a casa sua vestito in
quel modo. Scendo e vado verso l’auto.
-          Ed, mi raccomando, fai presto Devo far vestire anche Bella. –
-          Ok.. –
Sfreccio per la città ancora un po’ addormentata e in poco tempo sono a casa di Bella. Busso il campanello e mi aprono quasi subito.
-          Capo Swan, buongiorno..-
-          Tu sei? Aspetta, io ti conosco…- Sorrido
-          Sono il fratello di Alice, sono Edward Cullen… - Sento dei passi venire verso la porta.
-          Papà! Lascia faccio io! Ciao Edward.. –
-          Ei buongiorno..- Sorrido ancora. Lei è sorpresa
-          Cosa ci fai qui? –
-          Alice mi ha ordinato di rapirti per l’intera giornata. Non accetta rifiuti, a quanto pare dobbiamo conoscere il suo spasimante. –
-          Ma.. non dovevano andare Em e Rosalie?-
-          Si, ma vuole anche noi. Io sono il fratello e tu ormai una sorella acquisita. –
-          Dammi due minuti. Conoscendo Alice devo cambiarmi –
-          No, devo rapirti così, ci penserà lei. –
-          Mio Dio….aspetta qui…. Mamma! Hai sentito?-
-          Ehm… si tesoro, vai vai, ma tieni il telefono acceso. – Sorrido, la madre ha ascoltato tutto. Bella prende borsa e giacca ed esce.
Il cammino verso casa mia è silenzioso. A casa lei va direttamente in camera di Alice ed io nella mia. E’ tardissimo. Velocemente
indosso le cose che Alice mi ha preparato. Sistemo i capelli nel modo più veloce possibile e scendo giù. Non voglio perdermi Bella
che scende le scale. Rosalie è già da noi. Bella come sempre, indossa un abito rosso che la copre fino al ginocchio. Vedo Alice. Mi
dice che dovrò prendere anche la mia auto perché dopo Rose e Em resteranno a Port Angeles. Poi alzo lo sguardo e vedo la creatura
più bella al mondo. Ho fatto bene ad aspettarla qui. Indossa un abito blu elettrico molto stretto, corto con delle scarpe che porta con un
po’ di difficoltà. Le porgo il braccio e l’accompagno all’auto. Anche questa volta il tragitto è silenzioso, a parte la volta in cui mi complimento
con lei per come le sta il vestito. Ringrazia, arrossisce e guarda altrove. A Port Angeles Jasper ci aspetta seduto al tavolo prenotato.
Si presenta a me e ad Emmett con gentilezza, saluta Rose ed Alice e si rivolge a Bella
-          Piacere di conoscerti. Sei la ragazza di Edward?-
-          Ehm… io…-
-          No, Jasper, è la migliore amica di Alice. –
Diventa rossissima, sorride. La giornata è piacevole, più di una volta ho cercato di afferrare la mano di Bella, ma mi obbligavo a stare
fermo. Sta con Mike mi ripetevo, ma questo pensiero mi incitava ancora di più ad avere un contatto con lei. Finito di pranzare, ci tratteniamo
ancora un po’ a chiacchierare, poi Alice va via con Jasper, Rose ed Emmett decidono di fare un giro ed io riaccompagno Bella a casa. E’ sera,
ci fermiamo a scambiare qualche chiacchiera. Ma deve rientrare adesso
-          Grazie Edward, di ad Alice che prenderò le mie cose domani. –
Non resisto, vederla andare via da me mi fa star male. Le afferro il polso, lei si volta e mi accorgo di essere a pochi centimetri dal suo viso.
Mi si ferma il cuore, voglio baciarla, ne sento il bisogno. E lo faccio. Mi avvicino alle sue labbra, le sfioro delicatamente e proprio quando si fa più intenso lei si stacca.
-          Edward…io… Mike… non posso…-
-          Mike? Pensi a Newton? Lui non ti merita… -  La rabbia sale, e anche lei sembra furiosa.
-          Non mi merita? E chi mi meriterebbe? Tu? Sei l’uomo perfetto? Fammi indovinare, le donne cadono tutte ai tuoi piedi, ma chi ti credi
di essere? Io sono impegnata in una relazione, e non credo che una discussione che ho avuto con Mike la faccia crollare. La nostra relazione
è seria. Tu… tu invece ti prendi gioco delle persone, e io questo lo so bene eppure mi sono fatta abbagliare. Adesso puoi andare a raccontarlo
al mondo intero. –  Scende dall’auto e le sono subito dietro.
-          Bella, aspetta. Io non sono perfetto, ma Mike davvero non ti merita. Posso dimostrartelo.-
-          Tu non devi dimostrarmi niente… Io ci tengo a Mike..-
-          Ma lui non tiene a te. –
Arrabbiatissima si volta e comincia a camminare.
-          Dove vai? –
-          Non sono affari tuoi. –
Si toglie le scarpe, e continua a camminare spedita. Ma dove vuole andare? La seguo e mi rendo conto che va da Mike. A Main Street rallento,
meglio non sfidare la sorte. Non c’è nessuno, a parte un’auto con una coppietta all’interno. Bella si ferma accanto a quell’auto. Aspetta,
ma quello è Mike, e c’è Jessica… . Merda!
-          Bella… - Non si volta, gli occhi sono inchiodati all’auto.
La vedo vacillare, sembra sul punto di svenire corro verso di lei. Sono dietro di lei, non si muove. Vorrei scrollarla ma mi blocco. Non so
cosa fare, accade tutto in un attimo: Jessica si volta, Bella sviene ed io l’afferro appena in tempo.






ANGOLO AUTRICE:
Troppo lungo? non mi so regolare, o li faccio corti, o lunghi! Spero vi sia piaciuto e spero che recensiate!!
Vi voglio bene, con voi non ho trovato dei nuovi lettori, ma ho trovato nuovi amici!
un bacio!!!

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Capitolo 9
*** Sogno o è realtà? ***


Vi ho già detto che ho gran parte della storia già scritta vero? xD pubblico molto velocemente e spero che questo faccia piacere alle mie curiosi lettrici.
Ringrazio come sempre tutti coloro che leggono, e spero che continuerete a leggere.
buona lettura a tutti! BACIO






CAPITOLO NOVE                    - Sogno o è realtà? -
POV BELLA
 
-          Lasciala! –
-          Fatti da parte Newton, hai fatto abbastanza. –
-          Ti ho detto lasciala!!-
-          Newton, non fare scenate, giuro che te ne pentiresti. –
-          E’ una minaccia?-
-          Si! Se non vuoi finire su tutta la bocca di Forks, fatti da parte… -
Sto sognando? Sento le voci di Edward e di Mike, sento dei passi, ma non sono i miei e un profumo mi avvolge. Cosa è successo?
Ricordo solo di aver visto Mike, poi Jessica. Una fitta al cuore mi fa stringere ancora di più i pugni, facendomi afferrare qualcosa,
ma non ho idea di cosa sia. Ad un tratto il sinuoso movimento si arresta.
-          Tranquilla Bella, sei a casa. Con te ci sono io.. – Edward… era ancora dietro di me. Non so come, riesce a suonare il campanello.
-          O mio Dio. Charlie presto corri! –
-          Bella!! Tu cosa le hai fatto? –
-          Niente, capo Swan, mi creda! Mi faccia portare Bella dentro, è solo svenuta. –
Ancora altri passi, la voce di mia madre allarmata che chiede cosa sia successo, la voce di Edward che promette di spiegare tutto a
breve. Bene, così capirò anch’io cos’è successo. Sento che mi adagia sul divano, e in quel momento provo paura. Stringo ancora di più
i pugni, non voglio mollare la presa, sarebbe come precipitare ed io non voglio.
-          Bella… forza lascia la presa, non andrò via, sarò seduto accanto a te. –
Ma io non mollo. A quel punto sento altre mani sulle mie, mi obbligano a lasciarlo. Ho perso il mio porto sicuro e adesso sto precipitando,
ma provo con tutte le mie forze a resistere.
-          Ragazzo, ti ordino di spiegarmi cosa è successo.- Mio padre sta perdendo le staffe.
-          Mi dispiace ad essere io a dirvelo, vostra figlia ha appena scoperto che Mike con un’altra ragazza. –
-          Povera piccola. – Mia madre mi accarezza il capo e mio padre va su e giù per il salotto.
-          Non mi è mai piaciuto quel tipo. – Mio padre davvero non lo sopportava.
-          Non ha retto l’emozione ed è svenuta. Mi dispiace avrei dovuto avvisarla. Sapevo qualcosa ma non ho voluto credere alle voci. –
-          Tu non hai colpa Edward. – Mia madre conosce il suo nome… wow…
Mi rendo conto che lui sapeva. E chissà quanti altri sapevano… Sono una sciocca, sapevo che qualcosa non andava, ma volevo essere cieca.
-          Sai chi è la ragazza? –
-          Si, ma non lo dirò, sarà Bella ad informarvi se lo vorrà. –
-          Come l’ha scoperto? Cioè.. non capisco ..-
Edward racconta tutto. Dice ai miei che stavo quasi rientrando a casa, quando lui ha voluto soffermarsi a parlare (ha omesso il bacio
fortunatamente). Ha spiegato che ci siamo punzecchiati e che lui si è fatto scappare la frase’ lui non ti merita’. Da lì mi sono infuriata
e mi sono avviata verso casa di Mike spiega che non sa perché avessi presi quella direzione, ma che comunque mi ha seguita per assicurasi
che stessi bene. Ha detto che vedendo la macchina, mi sono impietrita e poi sono svenuta.
-          Grazie Edward… -
-          Non ringraziatemi, è colpa mia, se non l’avessi provocata così, non sarebbe andata da lui e non avrebbe visto.-
-          Meglio così. Starà male, ma ha te ed Alice supererà la cosa. –
-          Mi permetta di chiamare mio padre, verrà a vederla lui, io…io non ho la mia borsa. –
Non so se sia venuto il padre di Edward e non so quanto tempo io sia rimasta in questo stato di semi incoscienza, so solo che quando ho
aperto gli occhi c’erano Edward ed Alice accanto a me.
-          Co…cosa ci fate qui? –
-          Bella! – dissero all’unisono. Solo in quel momento mi accorsi d’essere in camera mia.
-          Chiamo tua madre. –
-          Alice… io… io non so cosa dire. –
-          Va tutto bene Bella, tranquilla. Hai avuto solo uno svenimento.-
-          Che ore sono? –
-          Le 2.00 del mattino. –
Pochi minuti dopo Edward è di nuovo in camera mia seguito da mia madre che mi porge una tazza di tea caldo. Mi scopro assetata e lo
bevo quasi tutto d’un sorso. Edward mi passa delle aspirine, le prendo senza obiettare. Mi sento ancora intontita per lo svenimento. Ma voglio parlare.
-          Edward… grazie… per avermi portata a casa. –
-          Non ringraziarmi . – Mi sorride, ma la sua espressione sembra una smorfia.
-          Bella, adesso riposa. I tuoi amici penso che adesso debbano andare via. –
-          No!- Urlo, gli occhi sbarrati.. – No vi..vi prego. Non voglio ho paura…-
-          Restiamo. Non preoccuparti. Ma adesso prendi questa.. e dormi. Al tuo risveglio saremo qui.-
Non so cosa mi da Edward, poco dopo tutto diventa nero e non sento più niente.
 
 
***
 
Vengo svegliata da un raggio di sole che entra dalla finestra. Sospiro, che strano sogno che ho fatto.. Il sole qui a Forks è una sorpresa,
così decido di alzarmi, voglio vedere se è vero. Mi accorgo però che non posso, qualcosa mi blocca le gambe. Mi sporgo il più possibile,
una massa di capelli rossicci e una nera sono accasciati sul mio letto. Cosa ci fanno Alice ed Edward qui?
Realizzo all’improvviso che quello di ieri non era per niente un sogno, Mike mi ha tradita…. Una fitta al cuore, sento le lacrime scendere.
No posso fare a meno di singhiozzare, è un pianto liberatorio. Mi aggomitolo su di un lato. Vedo Alice dormire, anche nel sonno ha un’aria
stanca, poi all’improvviso sento qualcuno toccarmi la fronte. Mi giro, è Edward, mi sorride con affetto. Edward.. quanto sapeva? Perché non me
l’ha detto? Mi sarei risparmiata l’umiliazione. Lui non parla, semplicemente mi osserva, anche lui sembra stanco.
-          Sei distrutto.. – il mio è un sussurro.
-          Credimi, il mio aspetto è migliore del tuo. –
-          Perché siete rimasti qui? Ho dormito come un ghiro.. Non c’era bisogno. –
-          Bella, ci hai pregati di restare… hai detto di avere paura. Ti prego… non piangere così.. –
-          Mi vergogno, e poi mi sento male perché tu ed Alice siete rimasti qui, ancora gli abiti di ieri, non vi siete spostati per niente?-
-          Solo per andare in bagno.. – Mi sorride, ma credo stia aspettando che il pianto riparta.
Fortunatamente riesco a controllarmi. – Ed, riporta Alice a casa.. io sto bene. –
La sua espressione è poco tranquilla.
-          Dico sul serio Edward, porta a casa Alice e dormite. –
-          Come vuoi. Bella… scusami. –
-          Perché dovrei? Non hai fatto niente. –
-          Infatti, avrei dovuto dirtelo.. scusami . – Povero Edward
-          Nessun rancore, adesso vai. – Sapevo che si riferiva anche al bacio, ma non faccio alcun riferimento a quello.
Si avvicina, mi da un bacio sulla fronte e accarezza la mia guancia. Fa il giro del letto e solleva Alice che si lamenta un po’. Mi saluta con un
sorriso e poi va via. Credo che arrivato in cucina abbia avvisato mia madre che ero sveglia, perché poco dopo arriva in camera mia. Non parla,
forse sa che in momenti del genere l’unica cosa che ti fa star bene è il silenzio. Si limita a stendersi con me sul letto, ad abbracciarmi
permettendomi di inzuppare la sua camicia con le mie lacrime.
Siamo rimaste così per molto tempo. Durante il pomeriggio si è allontanata da me preparandomi qualcosa da mangiare. Non ne avevo voglia,
ho lasciato il vassoio intatto. Mia madre ha lasciato perdere scendendo in cucina. Ero di spalle quando lui è entrato.
-          Bella.. - Oh, ma perché la sua voce mi fa sempre sussultare lo stomaco?
-          Ciao Edward. –
-          Come stai? –
-          Come dovrei stare? Mi sento uno schifo.. –
-          C’è qualcosa che posso fare per te? –
-          Portarmi la testa di Mike su un vassoio. –
-          Mmm…credo che sia illegale. Poi sono un medico, io salvo le vite non le elimino.– Sento un po’ di tristezza nella sua voce.
-          Ti ha chiamato la mamma? –  Annuisce..
-          Si, mi ha detto che non hai toccato cibo. Ho pensato che il cibo tradizionale non ti andava, quindi ho portato qualcosa da sgranocchiare. –
Non avevo notato la busta dai suoi piedi. La poggia sul mio letto. Ne tira fuori una quantità enorme di caramelle, alcune buste di patatine e due coca-cola.
-          Tu non dovresti essere contro a questo tipo di alimentazione?-
-          Non sono qui in veste di medico, ma di amico. Se dovrai sentirti male, prima ti curo e poi mi faccio radiare dall’albo. –
Rido. Forse è risultata una risata isterica, perche Edward mi guarda con fare preoccupato. Ma non piango. Quindi si rilassa, si siede sul letto
insieme a me e con mia grande sorpresa, comincio a sgranocchiare qualche patatina. A quanto pare avevo più fame di quanto immaginassi.
-          Dov’è Alice? –
-          E’ allo studio di Jasper, ci raggiunge tra poco.-
-          Non voglio che trascuri il lavoro… -
-          Tranquilla, è dall’ora di pranzo che è lì, avrà quasi terminato. –
Ad un tratto mi ricordo che anche io ho un lavoro. Merda! – Oddio… il lavoro. –
-          Tranquilla, tua madre ha telefonato dicendo che stavi poco bene, non hanno fatto storie, si augurano che tu possa tornare presto al lavoro.-
-          Sono gentili. – Bevo un po’ di cola e guardo Edward. Il giorno prima mi ha baciata. Abbasso lo sguardo e arrossisco. Lui si avvicina,
poggia una mano sotto il mio mento sollevandolo.
-          A cosa pensi? –
A cosa penso? Non lo so nemmeno io. Con lui ogni pensiero va via. Anche la sofferenza a causa di Mike sembra essere scomparsa accanto
a lui. Perché? Perché mi fa questo effetto? Possibile che me ne stia innamorando? Può una persona soffrire per un ragazzo e desiderare stare con un altro?
- A niente, sono solo felice che ci siate tu ed Alice. – Non molla il mio sguardo, ed io non riesco a smuovere il mio, è come se fossi intrappolata in quei meravigliosi occhi verdi.
- Ragazzi!! Eccomi scusate il ritardo!-  Alice piomba in camera mia come una furia.
- Alice.. – L’abbraccio forte. Ricomincio a piangere. Bella! Ma cosa ti prende? Prima desideri quasi di stare con Edward e adesso piangi
per Mike? Boh, sono incomprensibile oggi.
- Tesoro.. non piangere dai, andrà tutto bene. – Con la coda dell’occhio riesco a vedere Edward che va via. Forse stare sola con Alice è
proprio quello che ci vuole. Forse lei riuscirà a chiarirmi le idee. Magari riesce a farmi tornare con Mike, o ancora meglio riesce a farmelo dimenticare.
-  Sai cosa ti ci vuole Bella? –
- Un fucile per uccidere Mike e Jessica? –
Ride – L’idea è bella, ma è illegale, pensavo a qualcosa per cui non ci arrestino. –
-          Cosa? –
-          Un week-end a Los Angeles. Un pò di divertimento, shopping, risate e uomini… Tanti uomini pronti a sedurci e a portarci via. –
-          E Jasper? –
-          Perdonerà questo mio peccato. – Ride.
-          Los Angeles sia! –
-          Evviva. –
E’ così facile far felice Alice. So già che mi pentirò di averle detto si, ma credo sia la cosa migliore. Ho bisogno di un po’ di svago.
Non so cosa farei se incontrassi Mike per strada. Mike… non ha provato nemmeno a chiamarmi.. Basta.. non devo pensarci. Cerco
di concentrarmi sulle parole di Alice cercando di essere entusiasta. Saremo sole. Del tempo tutto per noi. A quel punto vorrei che venisse
anche Jasper, che dicesse si alla sola condizione che sarebbe venuto anche lui, in modo da poter convincere Edward a farmi da accompagnatore.
Ma non dico niente.





ANGOLO AUTRICE:
La nostra Bella ha le idee un pò confuse vero? Ma ki non le avrebbe? xD
Spero che vi sia piaciuto il capitolo e perdonatemi qualche errore, non ho mai tempo x rileggere tutto!
al prossimo cap!

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Capitolo 10
*** Los Angeles ***


Ecco qui un altro cap di questa FF. Colgo come sempre l'occasione per ringraziare coloro che seguono la storie, .
per chi recensisce e anche i silenziosi lettori.
Vi lascio alla lettura. baciooo






CAPITOLO DIECI              - Los Angeles-
POV BELLA
Siamo appena arrivate a Los Angeles con un solo piccolo bagaglio a mano. Alice mi ha proibito di portare delle valigie,
compreremo tutto nuovo, perché ‘hai bisogno di cose nuove, non di cose vecchie che potrebbero ricordarti lui ’, queste
sono state le parole precise di Alice. Siamo partite pochi giorni dopo quella sera. Ho condotto normalmente la mia vita,
andando a lavoro, uscendo e cercando di divertirmi. Non volevo sembrare quella debole. Nell’arco di questi giorni ho visto
Mike una sola volta. Io tornavo a casa accompagnata da Alice e lui usciva dal suo negozio. Mi ha guardata, ha cercato di
avvicinarci, sono corsa via e mi ha raggiunta. Ha blaterato qualcosa sul fatto che gli dispiaceva, che non voleva e che io
sono l’unica donna che ama. A quel punto è partito uno schiaffo, me l’ha proprio tirato dalle mani.
-          Bella, ecco il nostro taxi –
-          Arrivo. – Sorrido più del solito, Alice mi sorride di rimando.
-          Allora, ti piace qui? –
-          Alice, siamo solo all’aeroporto. Giudicherò in città. –
In albergo abbiamo preso un’unica camera. Giusto il tempo di rinfrescarmi e di indossare l’unico cambio d’abito
concessomi poi siamo uscite per fare shopping. Nel giro di un’ora, avevo già le braccia cariche di buste, da capi
di biancheria ad alcuni jeans e magliette.
Camminando vengo attratta da un negozio. In vetrina ci sono due vestiti splendidi. Guardo il prezzo.. oddio, costa
parecchio. Mi faccio due conti in mente, non ho abbastanza soldi dietro..
-          Ti piace? –
-          No…davo solo un’occhiata. –
-          Daiii, ho visto che ti si sono illuminati gli occhi. –
-          Ok, ammetto che mi piace. Ma non lo voglio. –
Alice mi sventola davanti agli occhi una carta nero lucida.
-          Guarda che su questa carta ci sono soldi che vogliono essere spesi.-
-          Alice, non spenderò mai tutto quello che c’è su quella carta. – Non oso immaginare la somma.
-          E’ un regalo di Edward per te, ha detto che devi prosciugarla. Non guardarmi così, non c’è tutto il suo
patrimonio, forse solo un sesto di esso. –
Sgrano gli occhi. Questa famiglia i soldi li straccia. Edward è stato molto gentile con me. Nei giorni precedenti,
ha partecipato a tutte le serate tra me ed Alice. La cosa non mi dava fastidio, ma mi ha confuso le idee ancora
di più. Lui è dolce, mi attrae, è l’uomo perfetto, anche se in passato mi ha fatto soffrire, ma è il fratello di Alice,
e se qualcosa dovesse andare storto tra noi, ci andrebbe di mezzo anche la mia amica e io non voglio. Però un regalo
è un regalo, quindi perché rifiutarlo?
Con grande sorpresa di Alice prendo la carta.
-          Andiamo a spendere questi soldi, li sento fremere nella carta. –
-          Questo è lo spirito giusto. Dopo torniamo al negozio d’intimo, ho visto alcune cose che ti sarebbero piaciute. –
-          Ok Alice, ma seriamente, non spenderò tutto. –
Ride, ed io mi faccio coinvolgere da quella risata quasi melodiosa. Alice ha sempre ragione, relax e shopping
è quello di cui avevo bisogno. Decisa a dimenticarmi per qualche ora che il denaro che spendevo non fosse mio,
entro nel negozio d’abiti da sera. Provo quel magnifico vestito di Prada che era in vetrina. Viola, con un corpetto
di pizzo che sulla pelle sembra trasparente, è corto fino a metà coscia stringendo ogni centimetro del mio corpo.
La commessa mi consiglia anche le scarpe e quando esco da camerino Alice è a bocca aperta.
-          Dio, sei favolosa-
-          Anche tu.. – Alice è alle prese con un vestito complicato da indossare, la commessa l’aiuta.
-          Spiritosa, è una trappola mortale questo abito, per questo mi piace! –
-          Sei la solita. –
Torniamo in albergo distrutte. Abbiamo dovuto acquistare anche delle valige o non avremmo potuto portare
a casa le nostre cose. Ceniamo in stanza. Saremmo uscite la sera dopo anche perché Alice vuole andare in
discoteca e le cose che abbiamo comprato per lei non sono adeguate a quell’ambiente. Mi farà impazzire.
Dopo aver cenato faccio una doccia. L’acqua calda è miracolosa sulla mia pelle. Mi rilassa ed è come se tutte
le cose negative scivolassero via. Quando esco dalla doccia Alice è al telefono.
-          Oh, finalmente, tocca a me. Ti passo Edward. – Avvicino il cellulare all’orecchio mentre friziono i capelli.
-          Ciao Edward. Come stai? –
-          Questo dovrei chiedertelo io. Come stai Bella?-
-          Ho come l’impressione che tu ti aspetta che io pianga. –
-          - No, sono sicuro che ti sei ripresa. Lo chiedevo per sapere se vi divertite. –
-          Si, con Alice ci si diverte sempre, ma mi sento distrutta. A proposito, grazie per il regalo
che hai fatto a me e ad Alice.-
-          Non so di cosa parli. – Ride – Doveva essere solo per te, ma sapevo che avresti diviso. –
-          Credi di conoscermi?-
-          No, ma comincio a capirti. –
-          Cosa non molto facile. –
-          Devo invece contraddirti. Sei una persona semplice, quindi più comprensibile. –
Rido – Ok, ammetto di essere d’una noia mortale. –
Ridiamo insieme e la sua voce è musica per le mie orecchie. Non so per quanto tempo restiamo al telefono,
forse per ore, ma non mi sarei mai stancata di parlare con lui, quindi non mi sono curata del tempo trascorso
a ciarlare. A concludere la nostra conversazione è stato l’arrivo di Alice in camera.
-          Ancora a telefono? Attacca che usciamo a fare conquiste. –
-          Bella, stai attenta a mia sorella, ma soprattutto stai attenta tu, non.. non metterti nei guai. –
-          Tranquillo Edward, la nostra serata sarà in compagnia di un film e taaanto cibo. Buona notte-
Riaggancio. Mi fa tenerezza quando si preoccupa per me. Mi sorprendo a provare tristezza, potevo parlare
con lui ancora un po’. Guardo il telefono, non gli dispiacerà se lo telefono.
-          Sai Bella.. – Mi volto verso Alice – Credo che tu piaccia ad Edward –
-          Cosa???? – Sto per svenire.
-          Si, in questi giorni l’ho osservato. Ti sta sempre appiccicato, a casa non fa che parlare di te
soprattutto ora che ti sei liberata di Mike. Ma lui è gentiluomo, credo che non si farà avanti fino a quando tu non mostrerai interesse. –
-          Allora mi sa che dovrà aspettare per una vita intera. Non mostrerò mai interesse per lui… -
-          Mai dire mai. Due anni fa mi dicesti che non ti saresti mai messa con Mike, e guarda com’è finita. –
-          Appunto! Non voglio rivivere questa cosa. Ho paura, è poi è tuo fratello. –
-          Vabbè, io non volevo sollevare un polverone, ho fatto solo un’osservazione. –
-          Ok.. adesso vediamo il film? –
-          Certo. –
Ma perché Alice deve fare sempre queste sue osservazioni? Io piaccio ad Edward, ma figurati! E’ semplicemente
gentile con me e preoccupato. Quando starò bene, non mi starà più appiccicato e riprenderemo la nostra vita in
modo normale. Ognuno per conto suo. Inizia il film. Come si intitola? Non stavo ascoltando Alice. La mia testa
è da tutta altra parte. Camminare, essere impegnata a provare vestiti, ciarlare con le commesse, teneva la mia
mente impegnata, adesso invece i miei pensieri vorticano verso l’immagine di me ed Edward mano nella mano. Torna
coi piedi per terra Bella, non sei pronta per un’altra storia, soprattutto con lui, non sei a conoscenza di tutto
quello che gli passa per la testa. Per ora rimane il fratello di Alice, tuo amico/conoscente che un giorno è stato
il tuo ragazzo e che il giorno dopo ti ha mollata per strada davanti ai tuoi amici. Che stronzo. Questi pensieri
non li reggo più.
-          Alice, vado a letto sono distrutta. –il tono di voce risulta infastidito.
-          Ma il film è appena cominciato… -
-          Lo so, ma scusami non mi va molto, ho bisogno di riposare. – Sembra delusa, un po’ mi spiace.
-          Allora, buonanotte. –
-          ‘Notte. –
Le do un bacio sulla guancia e vado a letto. Credevo di addormentarmi subito, mi sentivo davvero stanca,
ma mi sorprendo ad essere completamente lucida. Che palle. In questi giorni sono del tutto scombussolata
da tutto. Non so quando accade, ma finalmente mi addormento.
-          Bella, Bella!!! Svegliati forza è tardi..-
-          Mhmm che ore sono? –
-          Le 8.00 . Forza alzati! –
-          E’ presto, lasciami dormire. –
-          No! Muoviti abbiamo il massaggio rilassante, poi quello tonificante. Manicure e pedicure pranzo,
shopping, spuntino, parrucchiere, trucco e poi discotecaaaaaa. –
-          Quando abbiamo prenotato tutte queste cose? –
-          Io, l’ho fatto appena 10 minuti fa. Allora ti alzi? –
-          Mi sembra di essere ai Marines! Mi comandi a bacchetta. –
Alice era di spalle, in punta di piedi mi avvicino, la aggredisco facendole il solletico, doveva pur pagare in qualche modo per avermi svegliata così presto!
-          Aha ahahahahaha. No Bella ti prego.. ahah ok ok perdono.-
-          Devi soffrire il solletico più violento della terra. –
-          Basta!! Ahah io lo faccio per te, domani pomeriggio andiamo via devi godere di ogni relax. –
-          Ok, andiamo a fare i nostri massaggi. –
Le do una mano a rialzarsi e quando è in precario equilibrio lascio la presa facendola cadere sulla
moquette rossa. Ridiamo entrambe, ogni traccia del mio malumore è sparito. Ci rechiamo verso il
centro benessere dell’albergo. Negli anni precedenti mi sono già recata in qualche centro massaggi con Alice,
ma questo li supera tutti. La massaggiatrice è bravissima, riesce a sciogliere ogni mio nervo e sotto il suo
tocco magico mi addormento. La parte più stressante della giornata è come sempre lo shopping. Alice mi ha
costretta a prendere degli abiti che a Forks non metterò mai. Il completo che più mi spaventava era un
pantalone di pelle nero strettissimo con ai lati delle fasce trasparenti che mostravano la coscia, sopra un t
op rosa pallido trasparente sul ventre, solo il seno era coperto da una fascia rosa tutta brillantata, le scarpe
come sempre altissime dello stesso colore del top.
-          Alice, ti rendi conto che così sembro una battona? –
-          Ma cosa dici? Sei una favola, e sei sexy. Questo è quello che ti ci vuole . –
-          Si, ma non indosserò questo completo in discoteca… -
-          Ovvio che no. Tieni prova questo. E’ adatto alla serata. –
Mi passa un jeans strettissimo, sembra una seconda pelle e un top lungo che mi copre fino al sedere. E’ blu,
con qualche brillantino sulle spalle e sulla schiena.
-          Questo è molto più sobrio. –
-          Non posso renderti sexy qui. Se torno senza di te a Forks, Edward mi uccide. –
-          Ancora convinta che io piaccia a tuo fratello? –
-          Si. E su questo non si discute. Conosco mio fratello. –
-          Ok ok ho capito. – Non voglio discutere con lei.
Dal parrucchiere decido di tagliare un po’ i capelli e li faccio asciugare ricci. Tanto vale approfittare.
Poi spiego all’estetista il mio completo per la sera e lei mi dipinge gli occhi con un blu elettrico, ma non
eccessivo. Alice è fantastica come sempre. Ha un top rosso e una gonna nera, gli stivali fino al ginocchio
ed è truccata in modo leggero.
-          Sei favolosa Alice –
-          Anche tu sorellina!-
Saliamo sul taxi.Alice non vuole dirmi dove siamo dirette. Ci fermiamo davanti al Viper Room .
-          Alice… dimmi che non sto sognando .- Mi da un pizzicotto – Ahi! –
-          Sei sveglia, non sogni. –
-          Viper Room? –
-          Si, fantastico vero?-
-          Non entreremo mai! –
-          Lo so, per questo adesso chiamo Ed. Ha detto che mi diceva come fare per entrare.-
-          Boh, siete pieni di sorprese. –
-          Ed, si sono fuori al Viper. Ok.. ho capito, si capito capito. Ti passo Bella? Ah va bene. Ciao.-
-          E ? –
-          Adesso entriamo. Fa una telefonata ad un suo amico. –
Poco dopo, vediamo un tipo uscire dal locale col telefono all’orecchio. Da come muove il capo, capiamo che
cerca qualcuno. Si ferma a guardarci, dice qualcosa al telefono e poi attacca. Si avvicina a noi.
-          Cullen? –
-          Si, sono Alice. Piacere. –
-          Ciao, sono  Andrew , tu invece sei?
-          Bella. Piacere. –
-          Forza andiamo, tuo fratello mi ha fatto promettere di farvi divertire. –
Andrew mantenne la promessa. Fu la serata più bella in assoluto. Ci accompagnò ad un tavolo rassicurandoci
che sarebbe stato controllato personalmente da lui e che potevamo lasciare li le nostre cose. Ci ha offerto
da bere e poi io ed Alice ci siamo scatenate a ballare. Ogni tanto qualche ragazzo coraggioso si avvicinava,
Alice si allontanava, io invece continuavo a ballare facendo finta di niente, fino a quando non mi hanno toccata
il sedere. Andrew fortunatamente spuntò  dal nulla e lo allontanò. Mi sentivo una diva dello spettacolo in quei
momenti. Alle due del mattino andiamo via.
Ringrazierò Alice per il resto della mia vita per questo week-end, ma adesso volevo tornare a casa, la bella
vita non fa per me.
Domenica pomeriggio all’aeroporto di Seattle, troviamo Edward e Jasper. Alice gli va in contro lasciando
incustodite le valigie. Edward invece corre ad aiutarmi, prende le valigie di Alice e appena le posa accanto
a lei, prende le mie.
-          Non c’è bisogno.. –
-          Si invece. – Mi sorride, Dio solo ora mi rendo conto di quanto mi sia mancato.
Lo osservo, ha qualcosa di strano. Guarda in basso e non mi mostra completamente il viso. Intravedo un livido…
-          Ed, girati. –
-          Non adesso Bella, dopo. -  prende le mie valigie e si incammina verso l’auto.
Come sospettavo, Alice torna con Jasper. Ed io, purtroppo o per fortuna, vado con Edward. Saliamo in auto
dopo aver salutato Alice e Jasper. Adesso non poteva evitarmi.
-          Il dopo è arrivato, forza accendi la luce e guardami. – Non lo fa, accendo io la luce e mi sporgo verso di lui.
Ha un livido sullo zigomo destro e il labbro spaccato.
-          Ahi..-
-          Ma che diavolo hai combinato ?-
-          Niente, una rissa. –
-          Rissa? Non ci credo… -
-          Te lo giuro. Non preoccuparti io sto bene. –
Lascio cadere il discorso, è inutile cercare di estorcergli informazioni che non mi darà mai.
 Durante il tragitto verso casa, parliamo del più e del meno, ci siamo domandati come sia andato il week-end.
Poi lui mi chiede se ho conosciuto qualcuno di interessante, e noto preoccupazione nella sua voce. Lo rassicuro
dicendo che la sua carta di credito è stata una conoscenza abbastanza interessante, e non possiamo fare a meno
di ridere. Lui invece mi racconta di aver passato molto tempo con Jacob, mi sorprendo, abbiamo un amico in comune,
probabilmente quando eravamo piccoli giocavamo tutti insieme, com’è piccolo il mondo. Mi mancava stare in sua
compagnia. Sospiro. Sei solo un amico. E’ il massimo che posso chiedere a me stessa.
-          Bella, ti va di bere qualcosa?-
-          Al pub? –
-          Ovvio, è l’unico posto decente a Forks . –
-          Ok .- Sarà il suo modo di dirmi ben tornata.
Parcheggia poco distante dall’entrata. Esco dall’auto e lui è subito al mio fianco. Siamo così vicini che posso
avvertire il calore del suo corpo. Con la coda dell’occhio, vedo la sua mano avvicinarsi alla mia, ma la ritrae
ubito stringendola in un pugno. Entriamo e andiamo a sederci al bancone. Ordina lui anche per me.
-          Due chiare medie. Giusto? – Mi guarda
-          Si giusto! – Lui sorride. Ha ragione, sta imparando a conoscermi. Dio com’è difficile considerarlo solo come amico.
Mi porge la birra che iniziamo a sorseggiare. Parliamo ancora e ci alziamo solo quando entrambe le nostre
birre sono finite. Paga lui il conto e usciamo.
-          Devi tornare a casa? –
-          No. –
-          Allora vieni, voglio mostrarti una cosa. –
Andiamo verso la sua auto, e a pochi passi vedo Mike. Inizialmente abbasso gli occhi, poi li rialzo, ha
qualcosa che non va…. Fortunatamente si ferma a parlare con un amico ed io posso osservarlo da lontano.
Occhio nero, taglio sul sopraciglio e sul labbro… coinvolto nella stessa rissa di Edward? Peggio: si saranno picchiati.
Salgo in auto con aria imbronciata e sbatto più che posso la porta. Edward se ne accorge e mi guarda
preoccupato. Si è accorto che ho osservato Mike? Parte e si dirige fuori da Forks.
-          Rissa eh? –
-          Si, te l’ho detto. –
-          Anche Mike è stato coinvolto? –
-          Ehm, si. –
-          Edward, non farmi innervosire, perché diavolo ti sei azzuffato con Mike? –
-          Ma chi ti dice che l’ho fatto? – Lo guardo in cagnesco. – Ok. Mi ha provocato. –
-          Avanti, sentiamo. Ho tutta la notte. –
-          Uff… ok. Ero con Jacob in giro, quando mi ha visto si è avvicinato, ha chiesto di te dicendomi
che doveva parlarti etc.. Gli ho detto che sapevo dove fossi, ma che non avevo intenzione di dirglielo.
Lui si è innervosito blaterando che era il tuo ragazzo e che aveva il diritto di spiegare il suo comportamento.
Non lo ascoltavo, ho girato i tacchi e sono andato via però lui mi ha tirato per la giacca, mi ha spintonato
urlandomi in faccia che tu eri di sua proprietà e che ti avrebbe cercata ovunque, così mi sono sentito in
dovere di dargli un pugno da parte tua ed è cominciata una rissa che ha coinvolto un po’ di gente. Fine.-
Ascoltavo incredula le sue parole. Non mi ero accorta nemmeno che ci eravamo fermati. Guardo avanti a me e
un panorama magnifico mi si para avanti. Sembra un mare di luci.
-          Seattle? –
-          Esatto. – Siamo tornati indietro, è imprevedibile questo ragazzo.
-          E’ bellissimo… -
-          Non quanto te… -
Mi volto verso di lui. E’ ad un centimetro da me. Le labbra curvate in un sorriso, il suo profumo mi inebria.
Non resisto. Ogni mio sforzo di considerarlo amico svanisce, il nervosismo provato fino a due secondi prima,
si scioglie come neve al sole. Ma perché mi fa questo effetto? Senza accorgermene mi avvicino ancora di più.
Lo bacio. E’ sorpreso, ma non si sposta, anzi risponde al bacio. E’ un bacio morbido, uno di quei baci che va
intensificandosi, le nostre lingue si incontrano, si intrecciano, i nostri sapori si fondono. Le mie mani sono
immediatamente sui suoi capelli disordinati e forse per questo perfetti, lui avvolge il mio corpo tra le sue
braccia accarezzandomi il collo e la schiena. Senza volerlo, spinta dall’irrefrenabile desiderio che provo, le
mie mani cercano l’orlo del suo dolcevita, lo sollevo e accarezzo i suoi addominali, il suo petto dove il cuore
batte frenetico. – Bella… - Non penso a quello che dico – Shh…. Non roviniamo questo momento.
– Lui continua a baciarmi, io continuo ad accarezzargli il petto e non so come, Edward fa abbassare il
sedile della sua auto e si stende sul mio corpo, completamente a contatto. Mi aggrappo alle sue spalle
e lui mi bacia il collo in un modo che mi eccita ancora di più. Le sue mani scorrono decise lungo i miei fianchi,
mi sfila la maglia che non so dove finisce. Gli tolgo il dolcevita e appare in tutta il suo splendore. Resta per
un attimo lontano da me, le braccia tese per sorreggersi, gli occhi che incatenano il mio sguardo ed io resto
paralizzata da tutta quella bellezza. I suoi muscoli sono definiti e tonici. Con una mano, percorre il profilo d
el mio collo, della mia spalla soffermandosi sulla bretella del reggiseno che sposta, intrufola una mano dietro
alla mia schiena ed abilmente lo sbottona. Torna a stendersi su di me, il contatto col suo petto nudo, mi provoca
dei brividi, mi vien la pelle d’oca, i capezzoli di induriscono. Sorride di questo e si avventa nuovamente sulle mie labbra,
sul collo, sul seno. Ad un tratto sento la sua erezione contro la mia intimità. Gemo e anche lui geme. Lo desidero
e anche lui mi desidera, lo leggo nei suoi occhi. Combatto il tremore della mano e gli sbottono i jeans, porto la mia
mano all’interno e gli accarezzo il membro. Edward geme portando  la testa all’indietro chiude gli occhi e sospira.
I miei movimenti sono dolci, lenti. Edward sospira sul mio collo, io sono completamente bagnata. Ad un tratto si solleva
da me, allontana la mia mano e veloce sbottona i miei jeans togliendoli e portando via con loro anche i miei slip.
Si disfa anche dei suoi ultimi indumenti, Dio è perfetto. Porta la sua erezione molto vicina la mia intimità...
– Edward… ti voglio. -  Geme – Anch’io ti voglio Isabella. – Spingo il mio bacino verso l’alto sfiorando il suo membro.
Lo vedo impugnarlo e condurlo nella mia intimità. Finalmente lo sento. Si fa strada con lentezza, non vuole farmi male.
Allargo le gambe più che posso, in modo da facilitargli la cosa. Lui afferra i miei glutei sollevandomi un po’.
I movimenti sono lenti, ma forti. Mi aggrappo al sedile e ad ogni spinta gemo, lui di tanto in tanto chiude gli occhi,
dalla sua bocca escono suoni di piacere.
Non mi ero resa conto di quanto lo desiderassi, e adesso che i nostri corpi si sono uniti sento di non poter far
più a meno di lui. Il piacere in me cresce sempre di più, ad ogni spinta il mio orgasmo è sempre più vicino, anche
il suo. Me ne accorgo dall’intensità delle spinte, sempre più forti, sempre più veloci. Nel momento in cui raggiungo
l’orgasmo, mi aggrappo alle sue spalle, gli mordo il collo e un gemito, molto più urlo, esce dalle mie labbra. Edward
spinge ancora, lo vedo e lo sento tremare. Stremato e appagato, si accascia sul mio seno. Restiamo così per non
so quanto tempo e mi rendo conto solo ora che io amo Edward Cullen, ma non lo dico.



ANGOLO AUTRICE:
Allora come vi è sembrato? Avete visto una Bella un pò troppo volubile o è quello che vi aspettavate?
Bè, spero che siate sempre curiosi di sapere cosa accadrà dopo.
un bacione!

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Capitolo 11
*** Tutto il tempo che vuoi. ***


* Entro in punta di piedi cercando di non farmi notare*
Scusate. Solitamente posto velocemente, ma è da un paio di giorni che mi sono ddicata alla lettura di 50 sfumature di grigio e 50 sfumature di nero.
Lo conoscete? Vi piace? :D
Comunque... ecco a voi il cap 11.
Cosa accadrà dopo che Edward e Bella hanno finalmente fatto l'amore?
Scopriamolo leggendo!!! :D








CAPITOLO UNDICI.             - Tutto il tempo che vuoi. -
POV BELLA
La sveglia suona, ma io mi giro dall’altra parte. Ho troppo sonno. Il suo suono è assordante, ma non voglio alzarmi, oggi
vorrei solo restare a letto per tutto il giorno. L’arrivo di mia madre in stanza però mi obbliga ad alzarmi.
-          Bella, ieri hai fatto tardissimo, poi mi spieghi cosa hai combinato. Ora muoviti sei stata anche troppo a riposo.-
-          Si mamma. –
Mi alzo, ed immagino la scena, o meglio la faccia di mia madre quando le racconto di aver fatto sesso in auto con Edward Cullen.
Sospiro, non credo la prenderebbe bene. Edward, ieri è stata una sera favolosa. Ma adesso? Cosa siamo? Dovrei chiamarlo? No Bella,
deve chiamarti lui. E’ la regola. Ma devo dirlo ad Alice. Devo essere corretta verso di lei, spiegarle cosa è successo. Praticamente correre ai
ripari prima che Edward possa modificare la storia a suo piacimento. Basta! Bella non crederai davvero che lui possa farti uno scherzo simile?
Siete adulti adesso. Ma devo comunque dirlo ad Alice.
Scendo giù in cucina e noto mamma guardarmi in modo strano, ma non parlo.
-          Tieni bevi un caffè. Hai l’aria di chi ieri sera ha ballato per tutta la notte. –
-          Guarda che devo riprendermi dallo shopping con Alice. Quando torno da lavoro apro la valigia, quando lei era distratta ho preso
qualcosa anche per te. Tanto ha offerto Edward.-
-          A proposito di Edward. Mi spieghi cosa ci fa quel ragazzo fuori casa nostra? –
Mi stavo strozzando. – Cosa?!?!?!??? –
-          E’ qui fuori dalle 8.30, ogni tanto sembra indeciso se bussare o meno . – Mia madre è con la faccia incollata al vetro della finestra.
-          Mamma! Non fare così. Esco, forse deve dirmi qualcosa. –
-          Si, si … poi tu mi spieghi cosa hai fatto con quel fusto.. –
Mia madre. Non può mai trattenersi anche quando riguarda sua figlia. Edward è di fronte casa mia appoggiato alla sua auto. La perfezione fatta persona.
-          Buongiorno. – Ok, non svenire Bella.
-          Buongiorno. –
Restiamo impalati uno di fronte all’altra. Io non lo guardo nemmeno, ho troppa vergogna. Lo sento sorridere, ma non si muove.
-          Ti accompagno a lavoro. Ti va? –
-          O…ok… - Non prendiamo l’auto. Mi invita a fare due passi a piedi. Camminiamo vicinissimi, quasi a sfiorarci le braccia.
Mi torna alla mente il modo in cui ci siamo salutati la sera prima: arriviamo fuori casa mia, lui scende dall’auto e prende le mie valigie
mentre io sono impalata vicino la portiera ad occhi bassi “ Dai apri la porta. Te le porto dentro” io, se è possibile, mi immobilizzo ancora
di più quindi mi si avvicina, mi abbraccia “ Bella … ciò che è successo, se vuoi possiamo far finta che non sia accaduto, ma ti avverto, mi
dispiacerebbe questa tua decisione “ non sapevo che dire, ma dovevo rispondere “ No, non voglio far finta che non sia accaduto, dammi tempo,
ancora non ho realizzato” come risposta andava bene “ Tutto il tempo che vuoi” è stata la sua risposta. Ha portato le mie valigie in casa ed è andato via.
-          Bella.. siamo arrivati. – Torno alla realtà.
-          Oh… scusa ero pensierosa. –
-          Tutto ok?-
-          Si… scusami. Adesso devo entrare, Carol mi ha vista. –
-          Ok… buon lavoro. –
-          Grazie. –
Mi sorride, si avvicina si abbassa e mi bacia il capo. Mentre si allontana, si gira un paio di volte e mi sorride incitandomi ad entrare.
Seguo il suo consiglio. Devo distrarmi. Però è stato gentile, non ha preteso nulla, nemmeno un bacio….
-          Ei Bella, bentornata. –
-          Carol.. – l’abbraccio – grazie, perdonami avevo un pensiero per te, ma son uscita di corsa. –
-          Ti perdono. Adesso vieni, devi realizzare una torta di compleanno per una bambina, ti spiego cosa vuole.-
Seguo Carol passo passo e nel frattempo indosso il grembiule e la cuffia. Leggo attentamente il foglio che mi porge e
studio le foto delle torte che la bambina desidera.
-          Credo di aver capito. Quand’è la consegna? .
-          Per oggi pomeriggio alle 17.00 –
-          Oggi?? Questa bambina sulla torta vuole un castello. –
-          Lo so, tu sei la designer, occupati del castello, gli altri ti saranno attorno per tutto il giorno. Puoi farcela. –
Nervosa, comincio subito a prendere gli ingredienti. Come prima torta non poteva capitarmi niente di più difficile, deve essere
anche di colori particolari. Questa bimba è un po’ viziata. Forza Bella, è un cliente da soddisfare. Mi rimbocco le maniche ed inizio
subito. Fortunatamente trovo alcuni stampi da utilizzare come base, i particolari dovranno essere a mano. Prevedo una giornata molto
lunga. Dean, uno degli altri dipendenti, mi da una mano con i coloranti, Carla invece provvede alla torta vera e propria. Alle due del pomeriggio,
l’unica cosa che mancava era la glassa e il castello.
-          Possiamo cominciare a mettere la glassa? –
-          No! Il castello non si incollerebbe alla base, faremmo un macello. Datemi un’altra ora, è quasi pronto. –
Non ce l’avrei mai fatta. Alle 16.00 ero ancora all’opera con delle maledette torri che non volevano saperne di restare dritte. Ero troppo
distratta. Sapevo, o meglio avevo letto da qualche parte che c’era una sostanza che sui dolci manteneva tutto compatto. Tipo colla. Tutti
mi guardavano e dopo guardavano l’orologio. Io tentavo ancora di raddrizzare le torri bagnando la pasta modellante. Avevo la soluzione
sotto il naso e non la vedevo. Perché? Perché due occhi verdi mi appannavano la vista. Scrollo la testa. Bella avanti la torta deve essere
consegnata per le 17.00 e sono le 16.30 .
-          Ci sono!!!! – tutti mi guardano. – Dio che stupida. Va sciolta non bagnata. –
Credo che mi abbiano presa per pazza. In pochi minuti sistemo il castello e finalmente è completo. Carol tira un sospiro di sollievo, sono
sicura che sapesse come fare, ma voleva che fossi io ad uscire da questa situazione. Fatto sta che alle 16.50 la torta esce dal negozio.
-          Brava! Sapevo che potevi farcela. –
-          Ed io so che tu sapevi come fare. – Mi fa una linguaccia – Grazie eh! Ero in piena crisi… -
-          L’importante è avercela fatta. –
Rido. Sono felice, spero solo che la torta piaccia, almeno per il designer, non posso essere certa del sapore, ma Carla non ha mai deluso Carol,
quindi posso fidarmi. All’uscita da lavoro quasi mi viene un infarto. Trovo Edward seduto sulla panchina che volge verso l’entrata del negozio.
-          A domani Bella, buona serata. – Carol mi saluta
-          Anche a te . – Mi avvicino a lui. – Ciao, che sorpresa.. –
-          Ciao… passavo di qui e ho pensato di aspettarti. Non dovevo?-
-          No.. cioè hai fatto bene, mi fa piacere. –
Edward mi sorride. Mi fa davvero piacere che lui sia lì, ma io non ho ancora parlato con Alice…
-          Ed, io… -
-          No, non dirmi niente, non c’è bisogno di parlare di ieri.. –
-          Lo so, e ti ringrazio, sono ancora in imbarazzo, ma mi chiedevo se Alice è a casa…-
-          Si perché? – Mi guarda curioso..
-           No, per sapere… -
-          Devi avere il permesso da Alice per uscire con me? Cosa c’è una sorta di regola? – Si è arrabbiato
-          No, ma che dici. E’ solo che non l’ho sentita tutto il giorno. Sai sono stata impegnata con una torta complicatissima. Dovevo fare un
castello, e sono sempre più convinta che mi serva un corso di cake - designer. – cerco di sviare la cosa.
-          Ok, ho capito sono fatti vostri. Perdonami non dovevo intromettermi. Tutto il tempo che vuoi… ricordi? –
-          Grazie. –
Siamo fuori casa mia, mi accorgo che ha di nuovo posteggiato l’auto di fronte al mio vialetto.
-          Qui per caso, eh ? –
-          Ehm…. Ok, sono venuto di proposito.. contenta? –Si appoggia all’auto. Mi fa tenerezza, infatti rido. Senza pensarci, come se fosse
la cosa più normale al mondo, o meglio come se fosse la cosa più ordinaria tra noi, mi avvicino a lui, salgo sulle punte e lo bacio. Non è
uno di quei baci avidi, è solo uno sfiorarsi di labbra.
Lui resta immobile, sembra un’eternità, poi si muove. Allarga le gambe per farmi posto e mi abbraccia. Non c’è un contatto di lingue, ci limitiamo
ad aprire e chiudere le labbra, dandoci piccoli morsetti. Non so quanto tempo passa, mi allontano. Cosa siamo?
-          Ed, cosa siamo? Io sono confusa. –
-          Non lo so. Siamo amici/ amanti / conoscenti / fi… fidanzati? -  Arrossisco e mi sembra che arrossisca anche lui.
-          Amici-Conoscenti? Se…se per te va bene…-
-          Suona strano. Ma ricorda.. tutto il tempo che vuoi Bella . –
A quel punto mi bacia, e come prima, è un semplice sfiorarsi di labbra. Poco dopo mi accompagna alla porta, aspetta che io entra per poi a
ndare via. Dio, mi sto innamorando… e se amare significa provare quello che provo in questo momento io, vuol dire che non avevo amato nessuno prima di oggi.
La casa è silenziosa. Nessuno è ancora tornato. Approfitto di questo momento di solitudine per chiamare Alice. Prima mangio qualcosa e mi lavo
i denti. Prendo il telefono. Compongo il numero di casa Cullen . Dopo due squilli mi rispondono
-          Pronto? – Impossibile..
-          Come… tu corri come un matto Edward! Sei andato via due minuti fa è impossibile che tu sia a casa.. –
-          Prima lite?- Ride.. – Scherzo, comunque la mia guida non ti interessa, chi cercavi? –
-          Passami Alice.. se c’è.. –
-          Subito. – Credo stacchi la cornetta dall’orecchio – Alice! C’è Bella al telefono.  Arriva. –
-          Grazie. – Scuoto la testa quel ragazzo è un pazzo, è ovvio che anche la sorella fosse così.
-          Ciao Bella. Tutto bene? .
-          Si Alice, senti hai un po’ di tempo per parlare? Dovrei dirti una cosa. –
-          Certo aspetta prendo il cordless e salgo in camera. –
Attendo che Alice sia pronta ed intanto gioco con una ribelle ciocca di capelli. Quanto ci metti Alice?
-          Eccomi. Scusa l’attesa, ma Edward doveva dirmi una cosa. –
-          Riguardo? –
-          Boh non ho capito, ha detto che riguarda me, te lui.. sta perdendo la testa quel ragazzo. Di cosa volevi parlare? –
-          Ehm… io non so da dove iniziare…-
-          Dal principio, ovvio. –
-          Bell’aiuto. Vabbè… tutto d’un fiato così farà meno male. –
-          Bella, stai cominciando a farmi preoccupare… -
-          Alice… ho fatto l’amore con Edward. –
Dio.. che bomba che ho lanciato. Dall’altra parte non sento niente, nemmeno i respiri di Alice. L’ho ammazzata con le parole, ma cosa più
probabile, le sarà caduto il telefono da mano. Non so cosa dire, mi aspettavo una qualche reazione, ma avrei dovuto dirglielo da vicino è
straziante non poter leggere la sua espressione. Cosa devo fare? Il primo istinto mi dice di agganciare e fiondarmi da lei, ma decido di
aspettare, non è una cosa facile da digerire.
-          Bella… -  Finalmente parla..
-          Oh, Alice.. io…- Mi blocco, la voce è uscita strozzata, segno che sto per piangere.
-          Alt, ti confesso che sono arrabbiata… a Los Angeles, ti avevo chiesto molte volte cosa pensavi di Edward, e mi hai risposto dicendo
che era un amico. Adesso mi dici questo. Perché non me l’hai detto a Los Angeles? –
-          Alice, non è accaduto prima del nostro viaggio…-
-          Dai Bella, non dire bugie, siamo tornate ieri sera, a meno che tu non sia stata adesso a letto con Ed, vuol dire che è accaduto prima. –
Grandioso, non è arrabbiata perché sono stata con Edward, ma perché pensa che le abbia nascosto la cosa.
-          E’ accaduto ieri sera. Ricordi che sono tornata con lui a casa? Bhè, abbiamo perso un po’ di tempo, poi ci siamo fermati a guardare
il panorama di Seattle e…è accaduto. – Di nuovo il silenzio.
-          Sono sempre arrabbiata. Dovevi dirmelo subito. –
-          Scusami… solo adesso ho realizzato la cosa, appena ho capito cosa ho fatto ti ho chiamata. –
-          Quindi?. – Che significa “quindi” adesso?
-          Quindi… cosa? –
-          Da amica, a sorella, ora sei diventata mia cognata? Se è così, sappi che ora quello che è di Edward è tuo e quindi non accetto una
cognata che si veste di stracci. -  Oddio… pazza.
-          Alice… non so cosa siamo. Per adesso siamo Edward e Bella. E io e te siamo Alice e Bella. Niente cognate o fidanzati o chissà che.
Non sono ancora pronta. Ti ripeto che ho realizzato solo adesso ciò che è accaduto ieri. –
-          Ok… siete conoscenti. – Sospiro. Ha capito finalmente. – Allora, com’è stato? – Questa ragazza esce fuori da tutti i canoni che conosco.
-          Ma sono cose da domandare? E’…tuo fratello –
-          E allora.. non voglio sapere i particolari, sai che schifo! Com’è stato? – Non c’è modo di vincere… mi arrendo.
-          Stupendo. Non ho mai provato niente di più bello al mondo. Non so se mi capisci. –
-          Ti capisco, ti capisco. – Mmmm, non me la conta giusta.
-          Anche tu??? –
-          Ehm.. si…-
-          E io sono quella che nasconde le cose? Bell’amica. –
Continuiamo a parlare, fortunatamente Alice ha preso la cosa in maniera positiva. E’ un bene? Spero di si, non mi andava di fare le cose
a sua insaputa, anche perché in questo modo possiamo frequentarci liberamente, ma non mi sento di dire che Edward è il mio ragazzo.
Mi fa stare bene, è riuscito a farmi dimenticare Mike in pochissimo tempo. Dopo più di un’ora saluto Alice.
-          Alice, adesso devo andare. Mamma è tornata e domani vado a lavoro. –
-          Si ok. Ah, dimenticavo. Domani è il compleanno di Emmet. Non vuole festeggiare, ma io, la mamma e rose, vogliamo fare una
festa a sorpresa. Tu ci verrai vero? –
-          Certo Alice. Se non hai pensato già alla torta, ci penserò io. –
-          Grandioso. Grazie Bella. Faccio passare Edward a prenderla domani. –
Riaggancio. Ora devo pensare alla torta. Mi metto un po’ alla ricerca di qualcosa di carino. Non so proprio cosa possa piacere ad Emmet.
Penso a quello che potrebbe renderlo felice, ma ad un certo punto mi arrendo… chiederò aiuto a Alice.







ANGOLO AUTRICE:
mmmm... festa in arrivo!
Non voglio rovinarvi la curiosità, quindi non vi anticipo niente, solo che Mike non apparirà +,
ma Bella al negozio avrà una bella sorpresa... se bella si può chiamare.
Grazie a tutti voi che leggete, mi sostenete.
Vi voglio bene!!

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Capitolo 12
*** Festa. ***


Buona Domenica a tutti ragazzi e vista l'ora.. buon appetito!!!
Ecco il 12° cap di IO LUI L'ALTRO.
Adesso sono pari con l'altro blog in cui posto!
Bando alle ciance, vi lascio alla lettura sperando che siate soddisfatti!
Ci leggiamo sotto!!






CAPITOLO DODICI                    - Festa -
POV EDWARD.
Aspetto che Alice agganci il telefono, poi tiro un sospiro. Sono rimasto quasi tutto il tempo
senza respirare. Mi precipito nel corridoio e mi appoggio al muro accanto la camera di Alice.
Esce e si accorge subito di me, mi allargo in un sorriso.
-          Allora, ti sei perso due secondi di conversazione? – Se n’è accorta.
-          No, ho ascoltato tutto e molto chiaramente. –
-          Edward, falla soffrire e giuro che ti strozzo. –
-          Credo d’amarla, e credo che sarà per sempre. –
Non le do il tempo di rispondere e scendo giù in cucina. Mamma sta preparando la cena, le passo
dietro e allungo la mano per rubare un pezzo di focaccia.
-          Edward, non puoi resistere per altri cinque minuti?-
-          No, ho fame e poi adoro queste focacce. – Le sorrido e vedo gioia nei suoi occhi.
Vado in garage, dove ho visto dirigersi Alice e Rose. Vediamo un po’ cosa combinano.
-          Allora… i festoni qui. La torta la prepara Bella. Domani prendo le cose da mangiare che ho prenotato…e..-
-          E vi ho scoperte! –
-          Ed!! Dio pensavamo fosse Emmet.- Rosalie si è spaventata davvero.
-          Le cose sono troppo visibili qui, Em passa gran parte del tempo in garage.-
-          Correremo il rischio. – Alice conclude..
Ci rechiamo in sala da pranzo e con sorpresa di tutti c’è anche nostro padre. E’ perfetto.
Io sono felice ed innamorato, e tutta la famiglia è seduta a tavola chiacchierando allegra.
Cosa potrebbe guastare tutto questo? Niente.
***
 
Il mattino seguente, Alice viene a svegliarmi.
-          Ed! Forza svegliati, facciamo gli auguri ad Emmet. –
-          Che ore sono?- Mi volto verso la sveglia. – Alice sono le 7.00!-
-          Dai pelandrone! –
Mi alzo, è praticamente l’alba per me. Alice in queste situazioni ti odio. Indosso i pantaloni
della tuta e a torso nudo esco dalla stanza. Accanto alla camera di Emmet, c’è un carrello zeppo di
mini torte tutte con delle candeline che Alice sta accendendo. Mi guarda e mi passa una trombetta da stadio.
-          Si innervosirà così tanto, che dovremmo evadere entro quindici minuti. –
-          Hahah, forza che ti importa. Lo facciamo sempre, magari lo troviamo sveglio. –
Apre la porta quel tanto che basta per scrutare la stanza. E’ buia e silenziosa, a parte il russare
di Emmet. Entriamo in punta di piedi avvicinandoci al letto. Posizioniamo le trombette accanto alle sue
orecchie e cominciamo a suonarle senza pietà.
Emmet si sveglia con un urlo assordante e quando ci vede comincia ad imprecare. Io ed Alice scattiamo
subito verso la porta e la chiudiamo. Cerco di mantenerla chiusa mentre Emmet cerca di aprirla ed Alice
canta un ‘Tanti auguri a te’ con voce altissima.
-          Dai Em, scusaci. Auguri fratellone. Ci facciamo perdonare con i tuoi dolci preferiti. –
-          Maledetti, mi renderete sordo prima o poi. – Ha smesso di forzare la porta e quindi mollo la
maniglia. Apro piano e lo trovo fermo con le braccia conserte.
-          Allora.. dove sono i dolci? –
Ridiamo, entriamo in camera sua seguiti anche dai nostri genitori che ci avranno sentito e sono accorsi
subito. Ormai il sonno è totalmente svanito ed è inutile tornare a letto. Finiti i festeggiamenti torno in
camera per fare una doccia. Guardo l’orologio, sono le 8.00 magari riesco ad arrivare da lei per accompagnarla a
lavoro. Mentre mi vesto, arriva qualcuno e mi sembra la voce di Bella. Indosso i jeans e prendo la camicia infilando
solo le maniche. Mi sporgo dalle scale. E’ proprio lei. Ha scambiato due parole in croce con Alice e sta per andare via.
Guardo di nuovo l’ora sono le 8.45. E’ in ritardo.
-          Bella… - Alza la testa e la vedo arrossire. Si sofferma a guardarmi e spalanca la bocca. Boh, perché fa così?
-          Edward, ciao scusami sono in ritardo, dovevo chiedere alcune cose ad Alice per… stasera. – Scendo le scale.
-          Passo oggi pomeriggio al negozio e in serata per portarti qui. – Mi avvicino mi chino un po’ e la bacio
velocemente sfiorandole le labbra.
-          No, Alice ha bisogno di te. Stasera verrò da sola. Ci vediamo al negozio. – Mi sorride.
Chissà in cosa devo aiutare Alice…. L’accompagno alla sua auto mi sorride ancora e va via.
-          Edward.. –
-          Ei papà! Ancora qui? –
-          Si, volevo dirti che è molto probabile che per fine settimana tu venga assunto all’ospedale di forks. –
-          Magnifico. Non so come ringraziarti. –
-          Figurati. Ma dovrai impegnarti, come sai, non è un ospedale universitario. E’ stato un favore. –
-          Me la caverò. – Gli sorrido, lui mi da una pacca sulla spalla.
E adesso cosa faccio? Emmet è a lavoro, Alice è al telefono con Jasper e quando aggancia divento
praticamente il suo schiavo. Per tutto il giorno, ho spostato i divani, montato l’impianto stereo,
aiutato mamma con le buste della spesa, avvisato parte di un’infinita lista d’amici di Emmet che
stasera si fa festa a casa nostra. Alle 17.00 ero esausto. Mi ero appena seduto quando Alice mi chiama.
-  Edward, va da Bella a prendere la torta, non può portarla lei. –
- Lo so Alice, aspettavo che ti chiamasse. – Prendo le chiavi dell’auto e vado da Bella.
Entro nel negozio e la trovo ancora indaffarata con le decorazioni. Da lontano scorgo solo la forma
rotonda della torta e qualche decorazione blu qua e là. Quando mi vede mi sorride.
-          Ei, due minuti, è pronta. –
-          Fai con comodo, non ho fretta. Più tardi torno in quella casa meglio è.. –
-          Alice è impazzita? –
-          Letteralmente. – Mi porge un grande pacco color celeste. – Dio è pesantissimo. Ci mangerà un esercito. –
Ride, ed io quasi volo per la felicità. – Vai, ci vediamo tra qualche ora. – Mi da un bacio sulla
guancia e mi apre la porta per richiuderla subito dopo sparendo dietro al bancone. Torno a
casa con la sola voglia si stringere forte Bella.
Alice è alle prese con gli addobbi, è arrivato anche Jasper a darle una mano. Quando mi vede,
mi saluta complimentandosi per la casa. Che bisogno c’è di complimentarsi con me? La disegnatrice
d’interni è mia madre non io.
Poso la torta sul tavolo della cucina, mia madre subito la recupera per posarla in frigo.
-          Bel ragazzo Jasper vero? –
-          E’ un tipo a posto.. –
-          Allora, quando ci presenterai Bella come la tua ragazza? –
-          Non stiamo insieme, ci stiamo conoscendo meglio… Vado su a cambiarmi –
-          Ma mancano ore prima che torni Emmet. –
-          Ok, diciamo che scappo dalle tue domande. – Sorrido
Mia madre mi sorride di rimando, ma qualcosa nei miei occhi la convince di qualcosa, così il suo
sorriso cortese, diventa pieno d’amore. Vedendomi salire, Alice mi informa che alle 20.00 devo
essere in salone. Alcune volte questa sua mania della precisione mi da i nervi. Chiudo a chiave la
porta della mia stanza, accendo lo stereo e prendo il pacchetto di sigarette. Ne accendo una e
aspiro a pieni polmoni. Decido di chiamare Jacob e di invitare anche lui, così potremmo stare
insieme e scambiare due chiacchiere. Accetta l’invito con un entusiasmo unico, dice che non vede
l’ora di poter fare qualche acquisto, sarà meglio per lui però che non decida di acquistare Bella.
Riagganciamo dopo poco, mi stendo sul letto e non vedo l’ora che arrivino le otto. Mi appisolo, mi
sveglio quando bussano alla porta. Mia madre.
-          Edward.. sono arrivati i primi ospiti, sbrigati..-
Mi alzo e corro in bagno. Apro l’acqua calda della doccia e mi ci infilo sotto. Devo sbrigarmi, tra
poco sarà qui anche lei. Sono completamente sveglio dopo la doccia. Indosso i soliti box neri, prendo un
pantalone nero ed una camicia azzurrina. Sistemo i capelli nel modo migliore possibile, ma mi arrendo.
Non hanno un senso e così decido di spettinarli di nuovo. Perfetto. Scendo giù, il salone è zeppo di gente.
Dalle scale cerco individuare Bella ed eccola al fianco di Alice, come sempre. Anche lei sembra cercarmi,
infatti si gira e il quel momento mi pietrifico, probabilmente ho anche spalancato la bocca. Indossa un v
estito viola corto… molto corto, con un corpetto fatto di pizzo, probabilmente da vicino, è intravedibile la
sua pelle nuda. Mi sto eccitando e non devo. Controllati! E’ quello che mi ripeto mentre scendo le scale e mi avvicino a lei.
-          Ciao. –
-          Ciao Edward… -
-          Sei bellissima. – Le do un bacio leggero sulle labbra.
-          Grazie, non è niente di speciale. – Arrossisce. Io le sorrido. Non so perché, ma tende sempre
a svalorizzare le mie parole.
Avvolgo il suo corpo con un mio braccio così che ci sia continuo contatto tra noi. Alle 20.30, Emmet varca
la soglia di casa venendo assalito dalle tante persone che non si aspettava di trovare. I primi ad augurargli
buon compleanno, sono i miei genitori che spariscono subito portando con se qualcosa da mangiare, poi
fu un susseguirsi di abbracci.
Da lontano vedo Jacob un po’ spaesato, con Bella ci avviciniamo a lui lo salutiamo, come sospettavo,
Jacob si sofferma troppo a guardare Bella, così intreccio la mia mano alla sua e con un colpo di
tosse riporto Jacob alla realtà.
-          Bella, sei magnifica, ti dona questo colore e tu Edward, avresti potuto farti sentire in questi giorni, pensavo fossi sparito. –
-          Perdonami. Sono stato un po’ impegnato. –
-          Immagino, la vita del play boy non ha mai fine. – Ridiamo e vedo Bella guardarmi con sospetto.
-          Vuoi da bere Bella? –
-          Si grazie. –
-          Mi unisco a voi se non vi dispiace. –
-          Nessun problema. -
Le porgo la solita birra, sembra felice, si diverte ed io mi lascio trascinare. Alice si avvicina
a Bella dicendole di aver sistemato le sue cose in camera sua. Guardo Bella con fare interrogativo
e mi spiega che dormirà qui per evitare di guidare, i miei pensieri immaginano subito la possibilità
che lei dorma con me, ma li scaccio via. Vacci piano. Jacob si perde con noi in chiacchiere inutili
e ad un certo punto lo vedo fissare qualcosa, o meglio qualcuno. Ha adocchiato una ragazza niente
male e mi fa capire che è pronto alla caccia. Rido e lui si fionda tra la folla. Con sorpresa, Bella mi
tira tra le altre persone e comincia a muoversi a ritmo della musica. Si porta le mani nei capelli,
ondeggia col sedere, io mi limito ad abbracciarla delicatamente, muovendomi insieme a lei. I nostri
corpi si sfiorano e qualche volta si gira verso di me dandomi un bacio, uno di questi baci, diventa più
intenso, le nostre lingue si incontrano, posso sentire il suo sapore. E’ un bacio giocoso, con piccoli
morsetti ed io ogni tanto le succhio un labbro. Quando si stacca si gira nuovamente e ricomincia a ballare,
questa volta in modo sensuale, si strofina al mio corpo provocandomi la reazione che temevo.
Ora controllarmi è impossibile, mi stavo eccitando e voglio che lo sappia. La stringo più forte a me
premendo la mia erezione al suo sedere, le accarezzo il fianco con la mano e la sento sospirare. Sposta
i capelli su un lato, regalandomi il collo scoperto sul quale mi avvento. Bacio delicatamente il collo scendendo
fino alla spalla e risalgo di nuovo. Ancora sospira, o geme? A quel punto sono troppo curioso di sapere che
effetto le sto provocando. Vedo che la cucina è completamente al buio, mi dirigo verso quella direzione e
trascino con me Bella. L’appoggio al muro e la bacio, sempre spingendo un po’ il mio bacino verso il suo.
Mi stacco dalle sue labbra solo per baciarle il collo e lei ne approfitta per mordere il mio.
-          Edward…-
-          Mmmh? – E’ la sola cosa che dico.
-          Non ricordo, com’è fatta la sua stanza… - Non l’ha mai vista…
La guardo, negli occhi il desiderio, ma non c’è solo quello, forse è amore? Lo stesso che provo per lei?
-          Vieni… - La prendo per mano e le faccio strada tra la folla. Il salone è buio, solo le luci colorate illuminano un po’ la stanza.
In silenzio, ci intrufoliamo nella mia camera, che è illuminata solo da un piccolo lume nell’angolo. Non le
do il tempo di capire le mie mosse, mi avvicino e comincio a baciarla di nuovo, questa volta con passione e
lei si lascia trasportare. Percorro la sua schiena su e giù più volte con le mani, trovando il principio della
sua lampo. Mi soffermo, non so se è quello che vuole davvero. Di risposta alla mia muta domanda, Bella comincia
ad accarezzare il mio petto slacciando uno ad uno i bottoni. Con un colpo secco, abbasso la lampo, il vestito
casca ai nostri piedi e appare lei nuda, con solo una culottes di pizzo nero. Come prima la stringo, il mio petto
è a contatto col suo, lei infila le mani tra i nostri corpi e mi sbottona i pantaloni. Resto anch’io con le sole
mutande a dosso. La spingo verso il letto e lei si stende. La guardo, è magnifica.
-          Sei bellissima. –
-          Vieni qui, fammi tua.
Mi avvicino, le bacio il collo, scendo sulla spalla e poi sui seni. Piccoli e sodi, ne bacio uno e con la mano
accarezzo l’altro titillando il capezzolo che sento indurirsi. Scendo delicatamente sul ventre alternando i
baci a delicati morsi, arrivando al bordo del suo ultimo indumento. Tiro la molla con i denti e sento le sue
mani accarezzarmi i capelli, mi aiuto con le mani e le sfilo la culottes. Mi porto su di lei premendo la mia
erezione sul suo pube nudo, lei intrufola una mano tra noi e accarezza il mio membro duro e gonfio per
l’eccitazione, sposta i boxer, avvolge il mio membro e comincia a muovere su e giù la mano. Tiro la testa
all’indietro e gemo, mi sposto un po’ di lato e porto le mani nella sua intimità bagnata e calda. Accarezzo d
olcemente il clitoride, la sento gemere. Cessa il suo movimento, ma non mi importa, voglio che goda. La penetro
con due dita, geme più forte, poi afferra il mio viso, mi guarda con un’intensità assurda e le sue parole sono un sussurro.
-          Non così… voglio sentirti dentro di me. –
 Sfilo e dita e lei sia alza, mi spinge fino a farmi stendere e si mette a cavalcioni su di me, vuole condurre lei…
Impugno il mio membro, portandolo all’entrata della sua intimità. Si siede lentamente su di me e posso sentire
quanto è calda. Lei geme portando la testa all’indietro, io accarezzo il suo corpo perfetto. Si muove lentamente,
si alza fino a farlo uscire quasi fuori, per poi scendere di nuovo. Mi sta facendo impazzire. Con un gesto, inverto
i ruoli, afferro le sue mani portandole sopra la testa, mi muovo ancora con lentezza non voglio che questo momento
finisca presto. Il suo viso è rilassato, ogni tanto geme e preso da lei, do alcune spinte più forti e veloci per tornare
poi ad un ritmo lento.
-          Edward, ti prego, così mi fai impazzire…-
-          Con calma amore, non c’è fretta… - Amore? Dio che bomba che ho detto!
-          A..amore?-
-           Si… amore… -
La bacio, ma ho paura di aver rovinato quel momento così perfetto. Cerco di decifrare la sua espressione,
così mi alzo un po’ per poterla osservare. Sorride, mi guarda negli occhi con intensità e mi sorride!!!
Torno a concentrarmi su di lei, adesso mi muovo con più forza e lei geme, inarca la schiena portando la
testa all’indietro. Le nostre mani sono ancora intrecciate, posso sentire le sue unghia penetrarmi la pelle.
Sospira sempre più forte, si stacca dalle mie mani per aggrapparsi alla mia schiena. Mi graffia, dovrei sentire
un minimo di dolore, ma non sento niente, solo il piacere che sta crescendo. Ad un tratto Bella si avvicina al mio
orecchio, le parole sono un sussurro…
-          Amore… sto per godere… -
Le sue parole fanno salire l’eccitazione alle stelle, mi muovo frenetico su di lei, quando arriva l’orgasmo
Bella geme fortissimo inarcando la schiena e in quel momento raggiungo l’apice del piacere anch’io. Mi accascio
sul suo seno, lo bacio, ho il respiro ancora accelerato.
Restiamo così per alcuni minuti. Poi mi porto sul lato, coprendoci col lenzuolo. Stringo Bella forte a me , lei
si accomoda con la testa nell’incavo del mio collo facendomi il solletico. Le bacio il capo inalando il suo profumo,
che sembra ancora più bello adesso. Amo questa ragazza e credo debba saperlo….
-          Bella… io… - Non ho il coraggio…
-          Cosa? –
-          Ti trovo ancora più bella dopo aver fatto l’amore. - Mi da un leggero bacio sulle labbra. La
stringo ancora più forte a me, i nostri corpi sono completamente a contatto, posso sentire ogni suo respiro
sulla mia pelle e potrei restare così anche per l’eternità, perché non c’è niente al mondo che desideri più di lei.



ANGOLO AUTRICE:
O mio Dio, ci sono un pò di scintille in questo capitolo.
Vi piace? E' quello che vi aspettavate?
Miele e amore.. amore e miele.
Hanno bisogno di un pò di
tranquillità .
Ma lo sapete, è il mio umore che mi ispire. Oggi dolce, domani?? Boh.
Grazie a tutti voi
Vi amo!!

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Capitolo 13
*** Sorpresa a lavoro ***


 Buon pomeriggio a tutti voi!!!
Vi starete chiedendo ' ma ke vuole questa alle 4 del pomeriggio? '
ed io rispondo ' semplicemente rompere le scatole'.
ahahah no dai.
sono troppo curiosa di sapere cosa pensate del mio lavoro!
quindi...
buona lettura.!!!





CAPITOLO TREDICI             - Sorpresa a lavoro. -
POV BELLA
 
Mi giro nel letto scontrandomi con qualcosa o meglio qualcuno. Scatto sedendomi sul letto, avevo completamente dimenticato di aver dormito
con Edward. Sto così bene con lui che tutto sembra naturale, lui è ancora addormentato, lo guardo e un raggio di sole accarezza la sua chioma
disordinata. Sorrido accarezzandogli i capelli, respira in modo regolare e ad ogni mio tocco la sua pelle rabbrividisce, segno che probabilmente
è semi sveglio. Si gira verso di me ed è bellissimo, i suoi occhi appena svegli sono ancora più belli.
-          Buongiorno… - la sua voce è roca.
-          Buongiorno, scusami non volevo svegliarti, torna a dormire.. –
-          No, non mi va..-
Si avvicina a me, mi trascina di nuovo sotto le coperte e mi abbraccia dandomi un bacio. Questo si che è un buon risveglio. Ricordo di essere
nuda solo quando i nostri corpi entro in contatto e rido..
-          Ho qualcosa in testa? Perché ridi? –
-          Dovrei essere nella camera di Alice, invece sono nuda nel tuo letto. –
-          Vero, ma meglio così, è stata una notte bellissima. – Oddio, e se ci avessero sentiti? Non siamo stati angeli..
-          Ed, se ci hanno sentiti? Oddio, non voglio pensarci… -
-          Non credo, quando tu ti sei addormentata, ho sentito che anche Alice si divertiva… -
-          Ma ci sono i tuoi in casa!!!-
-          Non crearti problemi che durante la notte non ti sei creata. Poi loro sono al piano di sopra, noi dobbiamo avere paura di notte, non loro… - Sorride malizioso..
-          Ok, va bene…discorso chiuso. A me comunque servirebbe la mia roba che è in camera di Alice. –
Si alza dal letto senza aver vergogna della sua nudità, e sono felice che sia così, amo fissare il suo corpo perfetto.
-          Recupero io le tue cose, aspettami qui. – Recupera dei pantaloni, li indossa ed esce dalla camera.
Torna un minuto dopo.
-          Alice ha lasciato la tua borsa fuori la sua camera, avrà pensato che la scena di lei e Jasper non l’avrei gradita. – Ridiamo
-          Grazie, ti dispiace se faccio una doccia? –
-          No, fai pure.- Si avvicina e mi bacia.
Mi alzo dal letto portando via con me il lenzuolo, Edward ride, so già cosa sta pensando, ma ho vergogna a camminare nuda per la stanza,
ho paura che entri qualcuno più che altro. Apro l’acqua calda della doccia e mi ci infilo sotto. L’effetto che mi fa l’acqua è davvero incredibile,
sono sveglia e rilassata. Ad un tratto, sento aprirsi la porta della doccia, Edward si intrufola richiudendola subito.
-          Ei, che fai? –
-          La doccia, è vietato?-
-          No, ma ci sono io sotto la doccia!!-
-          Risparmiamo acqua e poi ti aiuto ad insaponare la schiena. –
Non ho il tempo di aprire bocca perché le sue labbra sono incollate sulle mie, so quali sono le sue intenzioni e mi sto eccitando al solo pensiero.
Mi stacco e gli do la spalle. Lui comincia ad insaponarmi la schiena in modo troppo sensuale, parte dal collo e accarezza ogni centimetro del mio
corpo. Mi stringe a se e posso sentire la sua erezione diventare sempre più dura. Mi giro e mi ritrovo poggiata alle piastrelle con Edward che mi
bacia ovunque.. il collo , le spalle, il seno e quando schiaccia il suo bacino al mio mi scappa un gemito un po’ troppo forte…. Sento gemere anche
Edward che porta la sua mano alla mia intimità, mi penetra con un dito e sorride, sono sicura che sorride perché sono bagnata per lui. Istintivamente
afferro la sua erezione e muovo la mano con lentezza fino in fondo, Edward geme, voglio essere posseduta… Come se potesse leggermi nella mente,
sfila le dita da me e scaccia via la mia mano, mi fa girare – Abbassati, voglio prenderti da dietro. – E obbedisco.
Mi abbasso allargando quanto più possibile le gambe, non so dove appoggiarmi, le piastrelle sono scivolose, ma cerco di far comunque aderire le mie
mani alla superficie. Sento la punta del suo membro sfiorare l’entrata della mia intimità e gemo, lui si allontana per poi riavvicinarsi, sfiorarmi ancora e
scappare via. Sta giocando, vuole farmi impazzire.
-          Edward ti prego, non torturarmi in questo modo…-
-          Mi vuoi?-
-          Si, si ti prego, ti voglio adesso, ti prego.. –
Lo sento entrare dentro di me in modo un po’ violento, sorpresa urlo, ma subito quest’urlo si trasforma in gemiti di piacere, Edward afferra i miei fianch
i dando così spinte forti, decise toccando ogni volta la mia fine. Ogni mio gemito è una spinta ed ogni spinta accresce il piacere nel mio ventre, ma
non è abbastanza.. – Edward, toccami. – e lo fa – Mi fai impazzire Bella..-
E’ lui che fa impazzire me, non mi sono mai comportata così, sono stata sempre composta, ma io ho fame di lui e non mi vergogno a farglielo capire.
Spinge sempre più forte ed aumenta il ritmo, sta per raggiungere l’apice del piacere, proprio come me, gemo sempre di più, Edward geme e capisco
che ha raggiunto l’orgasmo e quando raggiungo il mio, mi appoggio al miscelatore dell’acqua spostandolo involontariamente sull’acqua fredda.
-          Dio, è gelata!!! –
-          Chiudi, chiudi!-
Mi fiondo fuori dalla doccia e afferro il telo appoggiato sul lavabo.
-          Quello è mio!-
-          Prendi il mio dalla borsa, scusa stavo gelando…-
Prende il mio telo, avevo dimenticato che fosse di colore rosa. Rido e mi cedono le gambe, mi sento ancora percossa dagli spasmi di piacere.
-          Bella, tutto bene? –
-          Si, scusami, è ancora l’effetto della doccia. – Sfilo il suo telo passandoglielo e lui mi porge il mio.
-          Eri carino col telo rosa. – Rido ancora e mi rialzo. Si apre la porta del bagno.
-          Oddio!!! Scusate scusate scusate. – Alice si copre gli occhi e saltella sul posto.
-          Cosa succede Alice.. Oddio!!! Scusa Edward non ho visto niente. – Jasper aveva fatto capolino in bagno sentendo Alice urlare.
Li buttiamo fuori dal bagno chiudendo la porta. Li sentiamo uscire dalla camera, io mi sistemo il telo per bene. Era ora di vestirmi e andare a lavoro.
Prima però, Edward mi bacia e torniamo ad occuparci ancora del nostro piacere.
 
***
Al lavoro procede tutto per il meglio. Carol e George sono soddisfatti del mio lavoro, ma credo che appena riuscirò a risparmiare abbastanza, mi s
criverò ad un corso per il designer, sono brava, ma non la migliore.
All’orario di chiusura, nel negozio entra Jessica, ero nel laboratorio, non potevo sapere che ci fosse lei. Sentendo il campanello che annuncia
l’ingresso di un cliente, mi fiondo nel negozio pensando fosse Edward, invece mi blocco sulla soglia della porta.
-          Ciao Bella..-
-          Jessica…-  Guardo fuori dal negozio e vedo Edward, non entra giustamente non sono affari suoi.
-          Come stai? –
-          Io bene. Tu? – Sono fredda, distaccata. Con quale coraggio e faccia si presenta qui?!?
-          Bene.. –
-          Sono felice per te, adesso se vuoi scusarmi ho del lavoro da finire..- Faccio per andarmene
-          No, aspetta. – Mi blocco, ma le do le spalle. – Ti capisco, hai ragione ad avercela con me, anch’io ce l’avrei con la mia amica se mi avesse
fatto una cosa del genere, ma volevo dirti che mi dispiace… -
-          Ti dispiace? – Adesso sono voltata verso di lei, le mani sul bancone, il viso poco distante dal suo. – Ti dispiace? Doveva dispiacerti quando
hai cominciato a farti Mike, era allora che dovevi chiederti se era la cosa giusta o meno, non adesso. Adesso non mi interessa più. Puoi anche
smettere di crearti problemi, sto meglio senza di lui. A me, non interessa che lui mi abbia tradita, ma mi dispiace che sia stato con te, quello è
stato lo shock più grande. A me dispiace di aver perso una persona che credevo amica, non un idiota. – A quel punto avevo le lacrime agli occhi,
Jessica mi guarda a bocca aperta. Non mi ero nemmeno resa conto che Edward fosse entrato nel negozio.
-          Bella… può bastare…- Ero cieca a causa delle lacrime, ma mi sono fiondata su di lui, cercavo conforto.
-          Oh, Edward…scusa, non dovrei piangere così.-
-          Va tutto bene amore. Vieni ti aiuto a prendere le tue cose. –
Entriamo nel laboratorio. Carol quando mi vede in quello stato si avvicina e mi abbraccia. Le chiedo scusa, ma lei mi ordina di andare via.
Quando usciamo, Jessica è ancora li impalata, devo averla sconvolta. Non la guardo, sono completamente immersa col viso nella
spalla di Edward., è lui a parlarle.
-          Jessica, va a casa. Jessica.. – La scrolla – Jessica torna in te, vai a casa. –
-          Si… si vado…-
Usciamo insieme dal negozio, ma io entro subito nell’auto di Edward. Lui si assicura con lo sguardo che Jessica entri in auto e metta i
n moto senza difficoltà, poi si accomoda al posto di guida, accende il motore e parte.Sono distratta, infatti non spiccichiamo parola, ma con la
coda dell’occhio vedo Edward osservarmi, poi l’auto si arresta. Siamo nella piccola piazza di Forks, lui si volta completamente verso di
me e mi osserva, aspetta che io dica qualcosa.
-          Amore, sto bene, sono solo un po’ scossa, non mi aspettavo di vedere Jessica. –
-          Lo capisco, le hai fatto paura in negozio. Per questo sono entrato, la tua faccia era rabbiosa, facevi paura anche a me.-
-          Scusa, hai sentito quello che ho detto vero?-
-          Non tutto, ma ho sentito la parte più importante.. –
-          Cioè? –
-          Che eri arrabbiata per aver perso un’amica e non per Mike. –
Gli sorrido, sono felice che abbia ascoltato questa parte. Sapevo che prima o poi avrei dovuto fare i conti con Jessica e lo sapeva anche
lui. Mi sporgo per baciarlo e lui mi accoglie con affetto. Mi innamoro di lui ogni giorno di più. E’ tutto perfetto. Niente può distruggere questa armonia.
-          Amore, stavo per dimenticarmi, mio padre è riuscito a farmi assumere dall’ospedale di Forks, ricomincio il tirocinio tra due giorni.-
-          E’ fantastico. Finalmente puoi ricominciare!! Sei felice vero? –
-          Si, mai stato meglio, ho tutto ciò di cui ho bisogno. –
Come fare a non credergli? Anche io avevo tutto ciò che sognavo, un lavoro che mi piace, una famiglia fantastica, un’amica straordinaria
e un ragazzo di cui sono follemente innamorata.
Sono così felice da poter toccare il cielo con un dito, ma ad un tratto sono percossa da una paura terribile, e se tutto questo un giorno
sarebbe svanito? Se Edward mi lasciasse e la mia vita finisse a rotoli? Un brivido lungo la schiena, dopo appena qualche giorno che
stiamo insieme, non posso più immaginare la mia vita senza lui, morirei lontana da lui. Bella, sei una sciocca. Goditi ogni singolo
momento, non lasciarti sfuggire nemmeno un secondo, senza pensare al futuro, perché ogni secondo accanto a lui è prezioso.


ANGOLO AUTRICE:
tutto rose e fiori per i nostri piccioncini.
Brlla, è innamorata, si nota vero? Edward idem.
Ma Bella comincia ad aver paura, cosa accadrà in futuro?
Sono destinati ad essere felici per sempre oppure scenderà una nuvola su di loro?
Misteroooo... xD
Lasciate recensioni! :D

 

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Capitolo 14
*** Complicazioni ***


Buongiorno a tutti!!
Che sonno!! Mi sono appena svegliata.
Allora, cosa ne dite di iniziare la giornata con un altro capitolo
di questa ridicola storia?
xD
Non uccidetemi vi prego! :D
BUONA LETTURA.





CAPITOLO QUATTORDICI           - Complicazioni. -
POV BELLA
 
 
-          Dai Edward, smettila… sto cercando di concentrarmi seriamente. –
-          Ma io non sto facendo niente di male..-
-          Mi stai distraendo. – Non mi ascolta, continua a baciare imperterrito il mio collo. – Amore, ti prego, cinque minuti. –
-          Uff… va bene sto fermo. –
Si siede accanto a me con l’aria imbronciata, è troppo tenero quando fa così. Lo bacio sfiorando le labbra e torno a concentrarmi sul monitor.
-          Allora, cosa hai trovato?-
-          Ci sono diversi corsi, qualcuno è già iniziato, e mi sembra inutile interessarmi a quelli, alcuni costano troppo, dovrei lavorare qualche altro
mese senza toccare nemmeno un soldo. – Chiudo il pc portatile di Edward e mi stendo sulla schiena.
-          Ti prego, permettimi di pagarti il corso..-
-          NO! Ne abbiamo già discusso. –
Non permetterò ad Edward di pagare i miei corsi per designer – Consideralo un prestito, dai così inizi subito e puoi tornare a lavoro magari con qualche aumento. –
-          Sai bene che non ho intenzione di restare in quel negozio per sempre. –
-          Per questo lo dico, prima inizi, prima potrai iniziare a realizzare il tuo sogno. –
-          No, lo sai discutere con me è inutile, e adesso muoviti devi andare in ospedale. –
-          E’ presto, e in casa non c’è nessuno… -
-          Alt, alt. Fermo li, sono in sciopero, poi devo tornare a casa,si è fatto tardi. –
-          Ok, dammi 10 minuti, così passo da te per salutare i tuoi. –
Finalmente si alza e va in bagno per prepararsi. Sono ormai due mesi che stiamo ufficialmente insieme, e rido al ricordo di quando Edward ha
preteso che fosse presentato ufficialmente ai miei. Avevo paura, non so perché, con Mike non ci fu alcun problema a presentarlo, ma avevo la
strana sensazione che Edward non piacesse a mio padre. La mia paura era completamente infondata. Edward entrò in casa munito di uno scatolo
di cioccolatini per mia madre ed una bottiglia di buonissimo brandy per mio padre. Mia madre sapeva già una mezza cosa, quindi si limitò a stare
accanto a mio padre che aveva un gigantesco punto interrogativo disegnato sul volto. Per fortuna Edward è dotato di un vocabolario linguistico molto
ampio e con qualche complimento per la casa, per la dedizione che ha mio padre per il suo lavoro e per la sua adorabile figliola, riuscì a dirgli che io
e lui ci frequentiamo ufficialmente, dopo poco andò via, e mio padre con mia grande sorpresa, si congratulò con me per la scelta del mio nuovo ragazzo.
Rido con gusto, non mi ero accorta che Edward era rientrato in stanza con i soli boxer.
-          Ti è venuta in mente una barzelletta divertente?-
-          No, ripensavo a quando ti sei presentato a mio padre… - Rido ancora.
-          Divertente, forza prendo la borsa e andiamo, in macchina ho delle cose per tuo padre. –
Non gli chiedo nemmeno cosa sia, sicuramente qualche utile attrezzo per la pesca o qualche bottiglia di buon vino proveniente direttamente dalle cantine
dei Cullen. In silenzio scandiamo nel salone dove vediamo entrare Alice con Jasper.
-          Alice!!- Corro ad abbracciarla.
-          Ei sorellina, pensavo foste andati già via. –
-          Edward dice che è presto, figurati..-  Lo vedo alzare gli occhi al cielo.
-          Ha il turno con papà ecco perché se la prende comoda. – Ridiamo – Ti ricordo, anzi vi ricordo di non prendere impegni per sabato prossimo, Ed
non ha il turno, quindi uscite con noi e niente rifiuti.-
-          Ok, saremo lieti di essere sequestrati da te! – La salutiamo e usciamo dal retro che da direttamente nel garage.
Salgo in auto e lui fa lo stesso. Il tragitto verso casa è come al solito silenzioso e troppo breve. Ognuno di noi si perde per quei cinque minuti nei propri
pensieri, ed è bello avere un po’ di privacy ogni tanto. Arrivati fuori casa mia, scendo dall’auto e comincio a cercare le chiavi di casa nella mia borsa,
ma penso che mia madre ci abbia visti arrivare, perché è corsa ad aprire la porta. Entro in casa seguita da Edward che ha in mano una cassa di vino.
Come pensavo, alzo gli occhi al cielo e lui sorride, gli tengo la porta aperta e lui passando si abbassa dandomi un bacio sul capo.
-          Buonasera. – Educato come sempre. Mio padre si alza dal divano e corre in cucina.
-          Salve Edward. –
-          Capo Swan, le ho portato il vino che le avevo promesso.-
-          Figliolo non dovevi. –
-          Non vengo mai meno ad una promessa. – Sorride sicuro di sé.
-          Ok, Edward è gentile, tu lo ringrazi, ma è tardi e devi cominciare il turno tra pochi minuti, quindi vai. Non voglio un medico scadente come ragazzo. –
Lui mi guarda divertito ed io come una bambina gli faccio una linguaccia, ridono tutti. Perfetto sono diventata il pagliaccio di corte. Accompagno Edward
alla porta e lui mi saluta con un bacio leggero sulle labbra.
-          Ci vediamo domani. –
-          Sempre che non accada qualcosa in ospedale.-
-          Amore, siamo a Forks, qui al massimo può piovere a dirotto per giorni. Ci vediamo domani. –
-          A domani. – Mi allungo sulle punte e lo bacio di nuovo.
Aspetto che lui salga in auto, poi chiudo la porta. Salgo in camera con la felicità nel cuore e con una serie di pensieri che mi ronza in testa. Da diverse
settimane, io ed Edward discutevamo sul nostro futuro, non quello insieme, perché entrambi eravamo dell’opinione che questo era un gran bel punto
interrogativo,discutevamo quindi della nostra carriera. Edward era ambizioso, ha deciso di riprendere il tirocinio qui, per comodità, ma aspira ad un
ospedale più prestigioso ed io sognavo un bel negozio di dolci tutti mio. Sospiro, chissà le ambizioni di Edward dove l’avrebbero portato, e chissà se le
mie avrebbero camminato accanto le sue. Oltre a questo, penso ad Edward, è capitato più di una volta di beccarlo perso nei suoi pensieri. Lo sguardo
assente, come se stesse osservando qualcosa di lontano. Non ho mai chiesto cosa pensasse, ma più volte, ho dovuto scrollarlo per farlo tornare in sé.
Uff, spero solo che non torni l’ Edward di settembre, non mi piaceva per niente a quel tempo.
La cosa che mi rende felice, è che tra poco sarà Natale, il primo con lui, il primo che passerò con vero amore. Questo mi ricorda che in questi giorni dovrò
pregare Edward affinché mi porti a Seattle per fare gli acquisti di Natale, prima che i prezzi salgano alle stelle.
Questa sera in tv danno un fil divertente, ho voglia di vederlo. Comincia tra poco, quindi faccio tutto di corsa. Faccio la doccia ed infilo il pigiama, scendo in
cucina per prendere le mie patatine preferite e risalgo in camera. Accendo la tv prestando tutta la mia attenzione al film, ma ero troppo stanca, dopo i
primi dieci minuti di film, stavo già dormendo.
 
***
POV EDWARD.
 
Odio il turno di notte.Il giorno dopo dormo tutto il giorno e quando vado a prendere Bella a lavoro sono uno straccio. Lei mi rimprovera sempre,
dicendomi che non dormo abbastanza e che non è necessario che la vada a prendere sempre. Ha ragione, potrei dormire, ma senza vederla
per più di un giorno sto male.
Entro negli spogliatoi ed indosso la solita divisa dell’ospedale con sopra il camice, stetoscopio in tasca e raggiungo mio padre. Oggi sono affidato a lui.
-          Dottore, mi scusi il ritardo.-
-          Cullen, non ammetto ritardi. Fallo ancora e ti renderò la vita un inferno. –
-          Si signore. –
Io e mio padre ci guardiamo dritto negli occhi, quando siamo a lavoro, vuole che gli parli come ad un estraneo, in modo da far capire che non
ha nessun occhio di riguardo per me, infatti mi fa sgobbare come un matto quando sto con lui.
-          Di cosa ci occupiamo oggi? –
-          Di niente, siamo al pronto soccorso, spero tu sia preparato alla noia. –
-          Già, a Seattle era diverso, litigavamo per stare al pronto soccorso.-
-          Almeno così ti riposi, hai l’aria distrutta.-
-          Dottore, non si preoccupi del mio stato di salute. Mi dica solo cosa fare. – Non va nemmeno a me che mi faccia favoritismi.
Lui lo sa bene, così mi affida un paio di pazienti da controllare e delle scartoffie da compilare. Di notte il tempo sembra non passare mai.
Chissà Bella cosa sta facendo, sospiro sono le 24.00 starà dormendo ed io ho esaurito le cose da fare. Mi dirigo di nuovo verso il pronto
soccorso, quando le porte si spalancano. Corro verso la barella che è al centro del corridoio.
-          Cosa succede? –
-          Uomo, 50 anni, ferite al volto con probabile lesione interna. –
-          Come è successo? –
-          Incidente d’auto, penso siano in arrivo gli altri feriti. –
-          Ok, dammi qua ci penso io… - Mentre sto provvedendo al paziente, una mano si poggia sulla mia spalla, mi giro
-          Togli le mani da lui.- Non ci credo. Cosa ci fa lui qui?
-          Ma..Marcus… Cosa.. –
-          Cosa ci faccio qui?- Lo osservo, anche lui ha dei tagli sul volto, che sia stato coinvolto nell’incidente?
-          Devi farti medicare. –
-          No, prima affido mio fratello a qualcuno competente, poi mi farò medicare da un altro medico sempre competente.-
Non credo alle mie orecchie. L’uomo che è stato il mio mentore per ben tre anni, che mi ha aiutato quando ne avevo bisogno e che mi ha
voltato le spalle, era davanti a me e mi insultava,facendomi tornare alla mente quella terribile notte.
-          Cullen! Cullen cosa aspetti, porta il paziente a fare delle lastre.. – Non ascolto, sono impalato – Cullen! – E’ mio padre, riconosco solo
ora la voce. – Voi, portate il paziente in sala raggi e fatemi sapere subito i risultati. Edward!!.- Mio padre mi scrolla.
-          Papà… io..scusami.-
-          Cosa ti succede? – Mi guarda, e guarda l’uomo di fronte a me. – Chi è lei? E’ stato coinvolto nell’incidente? Deve farsi medicare venga. Edward, pensaci tu. – Io annuisco.
-          NO! Non mi farò medicare da lui, non è in grado. –
-          Scusi, ma lei chi è?-  Mio padre lo squadra.
-          Sono il fratello dell’uomo che avete portato via, si chiama Ron Dallas.-
-          Ok signor Dallas, le assicuro che il dottor Cullen è in grado di medicarla, mi segua.-
-          Papà..- Trovo la forza di parlare.. – Lui è Marcus. –
-          Cosa??-
-          Piacere dottor Cullen, sono il dottor Dallas del Mercy West  Hospital di Seattle. –
Come me, mio padre è immobile ma riesce ad allungare la sua mano e a stringere quella di Marcus. Perché? Perché qui? Perché
adesso? Cosa succederà? Prevedo il peggio. Non mi ha fatto toccare suo fratello, tutti lo hanno visto ed io sembro essere crollato
di nuovo nel baratro della disperazione e dell’insicurezza.
Mio padre mi da una pacca sulla spalla, prega Marcus di seguirlo e credo di essere diretti verso il suo ufficio. Cosa devo fare? Io non
ero nel torto, ma le mie dimissioni avranno dato molto di cui parlare. Mi sento morire e vorrei aver perso più tempo con le scartoffie.
Tutto ciò che temevo sta accadendo. Ho bisogno di un sostegno, ho bisogno di lei… Bella, amore aiutami, dove sei? Confuso, con le
lacrime agli occhi seguo i due uomini in religioso silenzio


ANGOLO AUTRICE:
Eh già...visto?!?
il passato è sempre pronto a tornare.
Questo Marcus proprio non ci voleva,
ma non potevo farlo sparire solo dopo appena 4 battute dove si accennava di lui.
Cosa accadrà??

Colgo il piccolo angolo per ringraziare tutti coloro che leggono e recensiscono e ovviamente anche i lettori silenziosi, che con le loro visite mi incoraggiano a pubblicare ancora.
GRAZIE FAMIGLIA!

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Capitolo 15
*** - Proposta..- ***


Hola! Buon pomeriggio ragazzi!
Perdonatemi, questo cap è un pò corto.
E' un pov Edward per riprendere quello che stava accadendo nel cap precedente.
Vi prego: NON UCCIDETEMI. Qualche cosa in questo cap, sconvolgerà completamente Edward!
buona lettura a tutti e recensite.




CAPITOLO QUINDICI     - Proposta.. -
POV EDWARD.
 
Nell’ufficio di mio padre, Marcus si accomoda sulla poltrona, io invece mi mantengo a debita distanza osservando
mio padre che prepara ago filo e disinfettante per le ferite di Marcus.
Credo di sembrare una statua, perché più volte mio padre si volta a guardarmi con aria preoccupata, ma non mi
muovo, sono ancora sconvolto per la sua presenza qui. Sono un debole, sono crollato appena l’ho visto, ho timore del
suo giudizio ed è proprio per quello che sono andato via dal Marcy West.
-          Marcus…- Lo chiamo, devo pur dire qualcosa. Si volta verso di me.
-          Senti, mi dispiace. Sono andato via senza combattere, credevo di essere uno dei migliori ma alla prima
difficoltà sono caduto. So di averti deluso e mi dispiace. –
-          Non hai scuse, ti ho chiesto di tornare, ma non ti sei mai fatto sentire. Questo ora non è importante
comunque. Mio fratello è di là e rischia la vita e voglio essere io a farne la diagnosi e nel caso ad operarlo. –
-          Questo non è possibile, e lei lo sa bene. – Interviene mio padre. – I familiari non devono essere coinvolti,
Edward la terrà informato. –
Annuisco.
-          Non voglio che se ne occupi lui. Come ho detto prima, non è in grado.-
-          Perché? -  Ero furioso – Sei stato tu a dirmi che capita di avere un fallimento, che è normale, mi stavo
riprendendo, ma tu mi hai sbarrato la strada. Nessuno più mi voleva, compilavo solo scartoffie. –
-          Non sei in grado, perché non hai reagito. Sei scappato quando invece dovevi combattere con le unghie e con
i denti per riconquistare la fiducia dello staff. –
-          Ero sconvolto. Ancora oggi, dopo mesi, nella mia testa ho l’immagine di quella donna che mi accusa. Non ho
causato io l’incidente… non l’ho uccisa io, ma mi hanno giudicato come se l’avessi fatto. –
Mio padre mi guardava, stavo piangendo. Non ho mai pianto, ma quell’episodio mi ha segnato così tanto da farmi avere
gli incubi la notte. Perché nessuno lo capiva?
-          Edward.. vai a controllare lo stato del signor Dallas. Ti occupi tu del caso e non voglio obiezioni. Vai forza. –
Annuisco. Prima di recarmi in sala raggi per i risultati, passo in bagno per sciacquarmi il viso. Trovo il dottor Gary ad
esaminare le lastre e mi avvicino per controllare anche io. Come temevo, ha subito un forte colpo e c’è una lesione, deve
essere operato subito. Il dottor Gary mi ordina di lavarmi per assisterlo. Obbedisco, mando un messaggio a mio padre
per informarlo e mi reco in sala operatoria. Il nostro, non è un ospedale universitario come il Marcy West, ma i medici
sono stati ben disposti a farmi da insegnanti e ad esaminarmi. Mi lavo con cura, e con grande preoccupazione vado in sala
operatoria. Se dovesse accadere qualcosa al fratello, Marcus non me lo perdonerebbe mai.
Fortunatamente, l’intervento è tranquillo senza alcuna complicazione. Il dottor Gary mi incarica di chiudere la ferita, pulirla
fasciarla e portare il paziente in camera. E’ quello che faccio e subito mi fiondo nell’ufficio di mio padre dove credo sia ancora con Marcus.
Entro senza bussare, e trovo i due medici che chiacchierano tranquillamente e nel vedermi mio padre mi sorride.
-          Il dottor Gary ci ha già informati. –
-          Si, lo avevo immaginato. Volevo assicurami che l’avesse fatto. Adesso il signor Dallas è in camera, se vuoi vederlo.. –
-          Ci andrò più tardi, è ancora sotto anestesia, ho ancora qualche minuto prima che si svegli. –
-          Si.. – Non dico altro, faccio per andare via ma Marcus mi ferma.
-          Edward. Grazie e scusami, non avrei dovuto reagire in quel modo. Diventerai un gran medico, ma devi imparare a
combattere, non puoi cadere perché prima o poi rischi di non rialzarti più.-
-          Si, lo so. Credo di aver imparato qualcosa dopo questa notte. Adesso scusami, devo finire il giro. Ci vediamo a casa papà. –
-          Ciao figliolo. –
Finalmente esco da quell’ufficio. Ho bisogno d’aria, ho bisogno di lei. Senza pensare, senza rendermi conto che stavo per venir
meno ai miei impegni, vado nello spogliatoio, prendo la giacca e corro verso la mia auto. Devo vederla, devo parlare non ce la
faccio più. Cinque minuti dopo sono sotto casa sua, guardo l’orologio. Merda! Sono le 3 di notte. Sospiro, prendo il cellulare e
compongo il suo numero. Dopo qualche squillo mi risponde con voce rauca ma allarmata.
-          Edward, cosa succede? –
-          Sono sotto casa tua, ti prego devo parlarti.. –
-          Come sotto casa mia? Dovresti essere in ospedale..-
-          Ti prego Bella..-
-          Dammi due minuti.- Riaggancia, vedo accendersi la luce della sua stanza, si affaccia e rientra subito dentro. Dopo
pochissimo tempo la vedo sulla soglia della porta, la socchiude e si intrufola in auto.
-          Amore, cosa è successo? Mi sono spaventata a morte quando ho visto il tuo numero. –
-          Scusami se ti ho spaventata, è da mezzanotte che sto male, che avevo il bisogno di parlarti, ma non potevo andare
via, e se scoprono che non ci sono, saranno guai .
-          Allora sbrigati ti prego. Dimmi cos’hai. –
La guardo negli occhi, com’è bella. La bacio, forse capisce che in quel bacio cerco conforto, mi abbraccia e quando mi stacco mi
appoggio alla sua spalla. Lei mi accarezza delicatamente i capelli. – Amore, parla ti prego. –
Comincio a parlarle col viso nascosto nel suo collo. Ricomincio di nuovo da quella tragica sera, dicendole dell’incidente, del mio
star male, degli incubi. Le dico del periodo di ferie, che quando sono tornato tutti erano diffidenti, anche Marcus. Le racconto
del mio stato d’animo e che sono scappato via da quell’ospedale andando qualche giorno a Los Angeles prima di tornare a Forks
e che quando Alice è venuta a prendermi all’aeroporto, avevo chiamato per dare le dimissioni. Le chiedo persino scusa per il mio
comportamento d’allora e per quello che ho ogni tanto. Il mio perdermi nei pensieri è dovuto proprio a questo. Lei mi guarda con
tenerezza e compassione.
-          Povero amore, chissà quanto hai sofferto. Però Marcus si è scusato alla fine. –
-          Si, ma è diffidente. –
-          Che te ne frega? Stai ricominciando da zero. In futuro potrai dimostrargli che vali davvero, devi pensare a te stesso.
Lo so è difficile vivere con questo fardello che ti porti, ma tu non sei Dio, ma solo un medico. Non puoi portarti la colpa a dosso
per sempre. Hai fatto il possibile per salvare quella ragazzina, ma non hai causato tu l’incidente e devi andare avanti. –
-          Lo so..- La guardo, i suoi occhi sono determinati quanto le sue parole. – Grazie amore.-
-          Sono qui per te. – Mi bacia. – Entro, e tu vai a lavoro. –
-          Si, vado. –
Attendo fino a quando non entra in casa, sulla soglia della porta si volta per salutarmi e poi chiude. Sospiro, per fortuna c’è lei
che mi da la forza di andare avanti. Rientro in ospedale, sperando che nessuno si sia accorto della mia assenza. Entro dal pronto
soccorso e vado a controllare il fratello di Marcus,lui è lì accanto al fratello ancora sedato. Quando mi vede si precipita verso di me.
-          Allora, tutto bene? –
-          Si, l’hanno dato una bella dose di sedativi. –
-          Si, è meglio che riposi anche tu, puoi usare le stanzette dei medici, se cambia qualcosa ti chiamo io. –
-          Grazie, ma non c’è bisogno. Senti, come ti trovi qui?-
-          Non torno a Seattle… -
-          Non voglio proporti Seattle.. ero curioso tutto qui. –
-          Non è il Marcy West, ma almeno finirò il tirocinio e poi si vedrà. Mi trattano bene, sono sempre il figlio di un chirurgo. – Sorrido.
-          Sai, ero con mio fratello perché ho accettato un posto all’Ucla Medical Center di Los Angeles e volevo trascorrere un po’ di tempo con lui.-
-          Sono felice per te. E’ un ospedale prestigioso. –
-          Ho accettato all’unico patto che potessi portare con me uno specializzando. –
-          Saprai scegliere il migliore. –
-          Vieni tu a Los Angeles con me. E’ quello che sognavi no? –
-          Io? Ma… -
-          Niente ma. La mia proposta è valida fino a quando non verrà dimesso mio fratello, devo essere a Los Angeles tra tre
settimane e tra due devo dare conferma col nome dello specializzando. A te la scelta, ci vediamo sai dove trovarmi. –
Resto senza parole. Prima mi critica, mi dice che non sono un bravo medico, poi si scusa e adesso mi vuole con lui a Los
Angeles all’ Ucla. Forse è pazzo, o forse sono pazzo io. In passato avrei risposto immediatamente di si, ma adesso non so
cosa fare, penso a Bella, alla nostra relazione che è nata e al fatto che l’amo tantissimo. Come posso andare a Los Angeles
e continuare a stare con lei senza rovinare il rapporto che si è creato?Se accettassi, come dovremmo gestire la cosa? Verrebbe
con me? No, non credo… deve scegliere il corso, è l’unica figlia non abbandonerebbe i suoi genitori. Accetterebbe una relazione
a distanza, con qualche visita nel tempo libero? O meglio, accetterei io una relazione del genere? No, sono troppo egoista,
non potrei stare lontana da lei, ma Los Angeles.. un sogno.
Mi accascio su una sedia in corridoio, porto le mani alle tempie e chiudo gli occhi. Cosa devo fare? Il volto di Bella c
ompare davanti ai miei occhi. So che voglio lei, ma voglio anche Los Angeles. Passo forse ore seduto su quella sedia a
pensare, e ho preso una decisione. Ma mi chiedo … sarà la migliore?


ANGOLO AUTRICE:
Ok. Fuciliamo Marcus o confidiamo in Edward??
A voi la scelta!
Come sempre, spero sia di vostro gradimento e ringrazio tutti voi che leggete, recensiete e voi che leggete in silenzio!
grazie di tutto!

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Capitolo 16
*** Inutili tentativi di svagare Bella. ***


Ciao ragazzi!
Ehm... non so perchè, ma sono davvero
ansiosa per questo cap!
o meglio.. HO PAURA DI VOI!!
BASTA.. VI lascio alla lettura.





CAPITOLO SEDICI            - Inutili tentativi di svagare Bella-
POV BELLA.
 
E’ tardi! Tardi, tardissimo. Sono uscita da lavoro cinque minuti fa, ed Alice viene a prendermi tra venti minuti. Salgo di corsa in
camera mia, senza salutare neanche mia madre. Faccio la doccia il più veloce possibile e asciugo i capelli nel peggio modo possibile.
Indosso l’intimo e mi avvolgo nel telo per tornare in camera. Apro l’armadio già decisa su cosa mettere, ma mi blocco.
Resto un paio di minuti così, immobile a fissare quella foto. Erano bei tempi quelli, i due mesi e mezzo più belli di tutta la mia vita. Prima
o poi dovrò buttare quella foto, dovrò rassegnarmi al fatto che lui non c’è più, che è andato via. Prendo gli abiti e tiro su col naso, mentre
mi vesto torno con la mente a quei giorni infernali.
Dopo la sua visita notturna, vidi Edward due giorni dopo. Lui era impegnato a lavoro, ed io ero finalmente riuscita a trovare il corso per
designer al quale mi ero iscritta senza perdere tempo. Quando ci siamo rivisti, entrambi avevamo grandi novità. Cominciai io. Dire che lui era
entusiasta era poco, ma quando gli dissi della durata del corso si fece un po’ scuro in viso, pensai che si rattristasse del fatto che il tempo
per vederci sarebbe stato poco, anche io a quel pensiero ero triste. Poi fu il suo turno, mi disse della proposta di Marcus per l’ospedale a
Los Angeles. Prima che finisse di parlare, mi entusiasmai al punto di saltellare sul posto dicendogli di accettare la proposta perché cose
del genere non accadevano sempre, ma pensavo che dovesse raggiungerlo dopo il tirocinio. Così non era, da quel giorno aveva solo cinque giorni per accettare o rifiutare.
Le mie paure stavano emergendo. Non sapevo cosa dire di fronte a questa cosa, la mia anima si distruggeva ad ogni sua parola.
Sapevo che tenesse alla sua carriera, ma non pensavo che sarebbe cambiato tutto così in fretta. Il mio periodo di felicità era dunque
destinato a finire dopo poco più di due mesi e questo pensiero mi uccideva.
Continuo a vestirmi in modo meccanico, torno in bagno per truccarmi, ma nonostante mi stessi concentrando intensamente nel fare dritta
quella fottutissima linea con la matita, nella mente mi risuonavano ancora le sue parole, le sue assurde proposte.
-          Bella, io non ho ancora deciso, vorrei decidere con te, perché a te ci tengo. – Risuonano come un eco le sue parole nella mia testa.
-          Io, non so cosa dirti. E’ un’opportunità unica, ma Los Angeles è lontana…-
-          Vieni via con me. Andremmo a vivere insieme, siamo grandi abbastanza no? –
-          Trasferirmi a Los Angeles? Edward … io… mi sono iscritta al corso, mia madre papà.. –
-          Non fregartene del corso, ne troveremo tantissimi lì. Poi non devi trasferirti subito, prenditi il tempo che ti serve. –
-          Allora, tu hai già deciso… vuoi andarci!!! –
-          Vorrei, ma vorrei che tu venissi con me, o che mi raggiungessi nel minor tempo possibile. Senza te non posso stare. –
-          E se decidessi di non venire? Se ti dicessi che non voglio vivere a Los Angeles? –
-          Non accetterò una relazione a distanza… non ne sono capace. –
-          Potremmo provare..-
-          Bella, anche tu hai deciso. –
-          Io non ho deciso niente. –
-          Bè io si. Voglio andare a Los Angeles, ma voglio andarci con te. –
-          Anche io ho un lavoro, ho il corso, e…-
-          Bella… prendere o lasciare, ma sappi che se lasci mi ferirai moltissimo. –
-          Tu invece, con queste parole mi hai pugnalata in pieno petto. –
Non potevo credere a quelle parole. Dal salotto sento mia madre che urla il mio nome, deve essere arrivata Alice, mi precipito e la trovo
accanto a mia madre che saltella col sorriso sulle labbra
-          Presto presto presto!!! E’ tardi, tardissimo andiamo. –
-          Ma dove Alice? –
-          Non te lo dico. –
Alzo gli occhi al cielo. Alice, a causa di Edward abbiamo passato un periodo distanti, ma fortunatamente non abbiamo permesso che la
cosa intaccasse più di tanto il nostro rapporto. Ci vogliamo bene ed è questo che conta. Edward si è trasferito a Los Angeles quasi un
anno fa, da allora è tornato a Forks poche volte ed evitava di uscire. All’inizio è stata dura, Alice evitava di parlare di Edward se poteva, e
quando si accorse che piangevo anche solo udendo il suo nome, mi disse che non avrebbe più detto niente sul suo conto, che avremmo
fatto finta che lui non fosse mai esistito, o meglio che non fosse mai tornato da Seattle. La ringraziavo per questo, ma ciò non significava
che non lo pensassi. Giuro, facevo e faccio del mio meglio per rimuovere ogni ricordo, ogni sensazione, faccio di tutto per convincermi che
non l’amo più. Ma non ci riesco. Lo amo e non l’ho mai detto.
Fortunatamente Alice mi riporta coi piedi per terra. Siamo a Port Angeles, ci siamo fermate in un piccolo pub sul porto. Ci sono Emmet e Rosalie,
Jasper che accoglie Alice con un bacio,una coppia che non conosco e un ragazzo. All’inizio lo guardo con interesse, è di spalle indossa un
giubbotto nero, capelli corti di cui non so il colore perché è un po’ buio. Mi si ferma il cuore. Possibile? E’ lui? Poi si gira. Dio ti ringrazio. Il mio
cuore ricomincia a battere e mi volto verso Alice con aria arrabbiata.
-          Alice, mi hai organizzato un appuntamento al buio? –
-          Io…? Ehm… no, vedi quel ragazzo è un amico di Katia e Ben e non sapeva cosa fare. –
-          Alice! Ok, basta, sarò gentile, ma se la prossima volta fai una cosa del genere, ti stacco la testa a morsi. –
Ci avviciniamo alla coppia sconosciuta, si presentano in modo molto educato e quando arriva il turno del ragazzo, mi sento un po’ in imbarazzo.
-          Ciao, mi chiamo Alexander, per gli amici Alex. –
-          Ciao, mi chiamo Isabella, per gli amici Bella, piacere-
-          Piacere tutto mio. –Si allunga per salutarmi con un bacio sulla guancia, e nel farlo mi abbraccia. Bene! Cominciamo bene.
-          Seguiamo gli altri? .
-          Certo. –
Entriamo nel pub, mai serata fu più noiosa e lenta di questa. Forse la trovavo noiosa perche mi sentivo in imbarazzo. Questo Alex di
cui non so niente, ci ha provato già una decina di volte. Prima mi ha messo una mano sulla spalla, poi per sbaglio mi ha quasi baciata,
ancora una mano sulla coscia. A quel punto mi sono alzata di scatto. Emmet vedendomi allarmata si gira verso il ragazzo e lo guarda torvo.
Lo rassicuro sorridendo, ma non è convinto, continua a guardare il ragazzo in modo minaccioso. Non so se è stato grazie agli sguardi di
Emmet, ma finalmente il ragazzo mi ha lasciata in pace. Dopo la partenza di Edward, Emmet si è avvicinato tantissimo a me, mi considera
davvero una sorella. Gli sono debitrice, non so quante volte non tornavo a casa dopo il lavoro e lui veniva a cercarmi trovandomi sempre in lacrime
rannicchiata sulla panchina della piazza, o ai confini del bosco. Devo molto ad Alice ed Emmet.
Finalmente la serata volge al termine. All’uscita Emmet mi dice che sarei tornata con lui e Rosalie. Saluto tutti molto velocemente, soprattutto
Alex e mi intrufolo nella loro auto. Rosalie mi raggiunge poco dopo con Emmet. Partiamo in silenzio, è un po’ imbarazzante essere in macchina
del fratello del tuo ex ragazzo, tra l’altro tra poco o più di sei mesi Em si sposa con Rose, ed io sono invitata. Voglio o non voglio, lo rivedrò..
        - Divertita stasera Bella?- Rosalie è semi girata verso di me. –
-          Ad essere sincera? Non molto. –
-          Immagino, Alexander è un tipo troppo impulsivo, almeno si è capito che gli piaci. –
-          Non voglio rivederlo…-
-          Tranquilla, non lascerò che ti si avvicini, ti guardava troppo. – Ecco Emmet nei panni di mio fratello.
-          Grazie ma non ho bisogno della balia. – Gli faccio una linguaccia. Lui ride ed è bello così.
-          A proposito, tra poco sarà il tuo compleanno vero?-
-          Si…- Brutta data, tempo fa fantasticavo di festeggiarlo solo con lui.
-          Festa in grande? –
-          No Rosalie, niente festa. Non voglio nemmeno gli auguri. –
-          Tesoro, non sarà per Edward vero? – Mi sento mancare…
-          No… cioè.. io..- Perché? Perché basta udire il suo nome per farmi scoppiare in lacrime.
-          Rosalie… -
-          Scusa Em, non pensavo che le facesse ancora questo effetto. – Sento fermarsi la macchina. Due portiere si aprono simultaneamente ,
si chiudono e se ne aprono altre due. Emmett e Rosalie sono al mio fianco e mi abbracciano.
-          Scusami! Scusa, sono una stupida, non volevo. –
-          Non hai colpe, sono io la ridicola che piange ancora per lui. –
Passa un po’ di tempo prima che mi calmi, mi obbligo a smettere di piangere e ci riesco. Emmett si assicura che mi sia ripresa e torna al posto
di guida, Rosalie resta al mio fianco, è il suo modo di farsi perdonare. Il viaggio è silenzioso adesso, mi perdo nei ricordi e non mi accorgo di essere a casa.
Saluto Em e Rose, entro in casa. Tutto è silenzioso, così tolgo le scarpe per non far rumore e salgo in camera in punta di piedi. Mi stendo
sul letto, il ricordo di lui è vivo dentro di me ed io non posso fare niente, mi lascio cullare dai dolci ricordi di quel tempo passato insieme, dal
ricordo dell’ultima volta che abbiamo fatto l’amore e mi sento morire.
Perché fa così male? Con Mike non ho provato una cosa simile. Stupida. Non l’hai provato perché anche allora, anche se non volevi ammetterlo
eri innamorata perdutamente di Edward.
Stringo forte a me il cuscino. Lo riempio di lacrime e sono costretta a girarlo per non dormire sul bagnato. Questa, sarà l’ennesima notte in
bianco a causa sua. Non posso stare così in eterno, devo reagire, ma reagire significa accantonare ogni ricordo e ogni pensiero in un angolo
del mio cuore ed io non voglio. Anche se fa male, lascio che il ricordo di lui mi invada totalmente, piangendo fino ad addormentarmi. Meglio così,
i sogni sono un riparo sicuro, i sogni sono frutto dei miei desideri, magari in quelli io e lui siamo destinati a stare insieme,
ma non so perché, anche i sogni mi lacerano il petto.


ANGOLO AUTRICE:
Ehm...ehm... vi prego, vi supplico,
vi scongiuro.... non uccidetemi,
ho solo 21 anni e ho ancora tanto da vivere... T.T
Abbiate fede in me.
non vi deluderò ..
Grazie a tutti voi che leggete, con le recensioni mi
dimostrate quanto tenete alla storia e mi
incoraggiate a scrivere.
GRAZIE FAMIGLIA.
VI ADORO!

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Capitolo 17
*** Devo dimenticare. ***


Perdonatemi. L'ipirazione era un pò poco ieri, quindi il cap è corto.
Spero solo che il contenuto sia soddisfacente.
Voglio ringraziare tutti coloro
che hanno recensito, chi legge in silenzio.
Vi sono grata per seguirmi, per aver messo
tra i preferiti la storia.
Non dimenticherò mai il vostro
appoggio. Ma siamo quasi alla fine.
Bando alle ciance, godetevi il cap.!




CAPITOLO DICIASETTE           - Devo dimenticare. -
POV EDWARD.
 
Ancora un anno, un anno solo e finalmente questa tortura avrà fine, finalmente darò il mio ultimo esame e diventerò
uno strutturato. Non vedo l’ora. Saluto i miei colleghi nello spogliatoio e mi dirigo verso casa. Questo turno mi ha distrutto,
non ho mai visto tanti incidenti in due giorni. Los Angeles è diversissima da Forks.
Il mio appartamento è poco distante dall’ospedale, giusto pochi isolati che preferisco percorrere a piedi. Salgo in casa e
con mia grande sorpresa trovo lei. Ha in mano un bicchiere di vino che sorseggia mentre prepara la cena, non appena
mi vede, prende un altro bicchiere e versa da bere anche per me.
-          Edward. – Si sporge e mi bacia. – Ben tornato, mi sei mancato. –
-          Anche tu Tanya. –
Lei mi sorride, la guardo mentre indaffarata prepara la cena. L’ho conosciuta appena otto mesi fa, mi ha colpito molto. E’
bella, i capelli sono di un singolare colore biondo-rossicci, occhi verdi come i miei che in quel momento mi trasmettono
tutto il suo amore, amore però che io non posso ricambiare.
Tanya è la mia ventata d’aria fresca, colei che cura le mie ferite. Sarebbe la donna ideale per me, vorrei che i miei occhi fossero
solo per lei, ma la sua figura è oscurata da un altro volto. Non riesco, non posso, ma soprattutto non voglio dimenticarla…. Bella.
E’ quasi un anno che non la vedo. Dopo quella sera l’ho pregata affinché venisse via con me, ma non ha voluto, mi ha liquidato
dicendo che avevo preso una decisione senza considerare l’eventualità che lei non era d’accordo. Ma non è vero, ho considerato
quella eventualità molte più volte di quanto lei creda, ma sono troppo egoista, la volevo solo per me, una relazione a distanza non
l’avrei sopportata. In un anno sono tornato a Forks solo quattro volte, non per evitarla –anche se facevo di tutto per non incontrarla-
ma perché non avevo mai tempo.
-          Ei, svegliati bell’addormentato. La cena è pronta. –
-          Scusami, ti raggiungo a tavola, prendo il vino. –
-          Senti, ti dispiace se stasera dormo qui? –
-          No, nessun problema lo sai. – Sorrido.
Le nostre cene sono sempre molto silenziose, lei crede che non mi piaccia chiacchierare durante i pasti, ma non è così. Mi perdo
nei ricordi. Ancora oggi ricordo quando è venuta in aeroporto per pregarmi di restare.
-          Edward, resta. –
-          Vieni tu con me… -
-          Restiamo insieme, possiamo farcela…-
-          No, vieni con me. –
-          Per te non ci sono vie di mezzo vero? O tutto o niente.. –
-          Saperti lontana da me mi distrugge, quindi si preferisco il niente alle rare occasioni di averti vicino. –
Scappò via. Come un fulmine senza darmi tempo di fare qualcosa. Al gate ero titubante se partire o meno, ma Marcus mi
ha ricordato di avere un impegno con lui, ed io non potevo tirarmi indietro.
Sospiro, Tanya mi guarda ma scuoto la testa sorridendo debolmente. Mi manca casa mia, mi manca la mia famiglia, mi
manca lei. Mi manca quella pazza di mia sorella. Quando penso a lei mi si chiude lo stomaco per il dolore che provo. Quando
Bella le ha raccontato tutto, si è fiondata in camera mia come una furia, non l’avevo mai vista così addolorata.
-          Sei uno stronzo. Come hai potuto? –
-          Alice, calmati…-
-          Calmarmi? A causa tua perdo un’amica, ti avevo avvertito di non farla soffrire, ti odio vai via e non farti più vedere, per me sei morto! Capito? MORTO! –
Mi avvicino ma ricevo uno schiaffo.
-          Alice, vedrai sarete amiche di nuovo, si dimenticherà di me… -
-          NO! Mi ha detto che non vuole nessun contatto con me, le ricordo te! Sei pessimo, hai pensato solo a te stesso. –
-          Le ho chiesto di venire con me –
-          Che bisogno c’era di andare via adesso? Avrai avuto opportunità migliori in futuro, ma sei egoista. La carriera prima di tutto! Ti ODIO. SPARISCI DALLA MIA VITA. –
Alice…. I nostri rapporti da allora sono cambiati di poco, come sapevo lei e Bella sono tornate amiche nel giro di un mese,
ma non mi ha mai perdonato davvero, quando sono a forks a stento scambia due parole con me e cerca di stare il più
tempo possibile fuori casa. Solo i miei genitori hanno mantenuto lo stesso rapporto di prima che partissi, persino Emmet
mi guarda con occhi diversi.
Aiuto Tanya a pulire le stoviglie e lei mi informa che va a farsi una doccia. Capisco al volo le sue intenzioni, ma faccio
finta di non coglierle, mi siedo sul divano e accendo la tv. Lei mi guarda preoccupata, ma si reca in bagno da dove
sento aprire il getto d’acqua.
Guardo poco interessato un film, tanto per perdere tempo e mi chiedo cosa stia facendo Bella. Oggi è sabato, Alice
avrà sicuramente organizzato qualcosa, magari lei ha trovato un ragazzo migliore di me. A questo pensiero la rabbia
mi assale. Merda! Ho una ragazza stupenda nel mio bagno, ma non riesco ad apprezzarla perché Bella domina i miei pensieri, il mio cuore, la mia anima.
Spengo la tv, deciso ad infilarmi sotto la doccia con Tanya, devo portare via dalla mente per qualche minuto il volto di Bella.
Tolgo la maglia e mi avvio verso il bagno, passando accanto al tavolo, vedo il display del mio cellulare illuminarsi. Jacob.. rispondo all’istante
-          Ei amico! Non sai come sono felice di sentirti. –
-          Edward, se non ti chiamo io, tu non ti fai mai sentire. – Ha ragione.
-          Lo so, ti chiedo scusa, ma non ho mai molto tempo. Che mi dici? –
-          Niente sono a Port Angeles con un paio di amici che ti vorrebbero qui. –
-          Divertitevi anche per me, appena possibile vengo a Forks e usciamo tutti insieme. –
-          Sarebbe fantastico. Senti dovrei chiederti una cosa. –
-          Dimmi tutto. –
-          Ma tu stai ancora con Bella? – Perché questa domanda?
-          No… perché? –
-          Niente volevo solo conferma, è qui con tua sorella e tuo fratello un’altra coppia e un ragazzo, sono entrati adesso nel pub. –
-          Jacob, perché credi che mi interessa? –
-          Perché ti conosco… –
-          Si..hai ragione. – Sospiro. – Dimmi che non sono mano nella mano…-
-          No, stai tranquillo. Ma lui le sta appiccicato a dosso. Proprio adesso Bella è scattata all’in piedi per ritrarsi dal suo
tocco e tuo fratello lo guarda come per ammazzarlo. –
La rabbia sale, resto immobile senza dire niente. Esce con mia sorella e mio fratello e conosce un ragazzo che ci prova
senza alcun ritegno. Rifiuterà lui, ma prima o poi accetterà qualcuno.
-          Amico, ci sei? –
-          Si Jacob, grazie adesso devo andare, mi ha fatto piacere sentirti. –
-          Ciao Ed, torna presto.-
Riaggancio. Avrà organizzato Alice questa cosa, ne sono sicuro. Nervoso, prendo di nuovo il cellulare e mando un messaggio
ad Alice. Cosa scrivo? Ok, le prime cose che mi vengono in mente. ‘’ Brava, presentale tutti i ragazzi del mondo, stai facendo tutto
il possibile affinché lei mi dimentichi. ‘’ Invio, ma me ne pento all’istante. Risponde in meno di un minuto.
‘’ Hai assunto Jacob come spia? Già, l’ho visto… Comunque, a te non deve interessare ciò che fa Bella. Infondo mi sembra che tu l’abbia già dimenticata… salutami Tanya, idiota. ‘’
Mi ha messo ko. E’ vero, sono un idiota, ma non l’ho dimenticata, Tanya mi serve per alleviare il dolore.
-          Amore, vieni a letto? – Mi volto, lei è li con il solo telo che avvolge il suo corpo. Se potessi vederla davvero, le direi c
he è la creatura più bella al mondo, ma visto che la mia vista è oscurata dal magnifico volto di Bella, la rispondo semplicemente annuendo.
Raggiungo Tanya in camera da letto e la trovo distesa sul letto completamente nuda. Come si fa a resistere ad una tentazione simile?
Senza perdere tempo mi stendo su di lei, mi privo dei miei abiti e mi perdo nel suo mondo. Devo cercare di escludere Bella dalla
mia testa. Lei sta reagendo, esce con gli amici, io invece uso questa donna come una bambola, quando voglio, dove voglio e come io voglio solo per appagare i miei istinti. Non mi sembra giusto, devo cercare di innamorarmi di lei, voglio provare ad amarla.
-          Edward… ti amo… - Mi blocco. Quante volte ho sognato che a dirmelo fosse lei… e cosa devo dire adesso?
-          Io… no , ma tempo al tempo… - Sono sincero, almeno questo glielo devo.
-          Tempo al tempo… - Mi sorride e mi stringe forte a sé. Oh, come sarebbe bello amarti.
Quando sono solo, la notte difficilmente mi addormento, ma con Tanya al mio fianco, mi sento sereno e solitamente dormo,
ma questa sera no. Mi alzo dal letto facendo attenzione a non svegliarla. Vado in cucina e trovo un messaggio sul cellulare.
Ancora Alice, forse il messaggio di prima non era completo, con preoccupazione apro il messaggio preparato alla sfilza di insulti.
‘’ Non ti capisco per niente. Stai con Tanya e ti innervosisci per quello che fa Bella. Magari tu con questa donna ora sei felice,
non pensi che anche lei meriti la stessa felicità? Non chiedermi niente più sul suo conto, fa finta di non averla mai incontrata. ‘’
Mia sorella non ha capito niente. Io amo Bella, ma probabilmente non abbastanza visto che ho scelto Los Angeles a lei.
Fermo sulla porta della mia camera, guardo Tanya che dorme beata. La vita con lei sarebbe una pacchia. Immagino la nostra
vita da sposati. Lei mi ama, ed io pian piano imparerei ad amarla, avremmo dei figli ed io mi sentirei in obbligo di renderla felice,
non verrei meno alle responsabilità che ha un marito ed un padre. Che idea folle, sposerei Tanya per il semplice motivo di dimenticare
Bella. Ragiono come un pazzo, e probabilmente lo so per davvero. L’idea di dimenticare Bella mi uccide, vorrei tornare a Forks e pregarla di
tornare con me, ma ho paura della sua risposta. No, sono sicuro. Non mi vuole più. Guardo Tanya, sarebbe la cura ideale, con lei potrei essere felice…
Senza pensarci, prendo il cellulare e compongo il numero di Alice.
-          Edward cosa vuoi? –
-          Ei sorellina calmati, ti chiamo in pace. – Cerco di scherzare…
-          Avanti, dimmi. –
-          La prossima volta che verrò a forks, porterò con me Tanya. E’ ora che voi la conosciate. –
-          Fantastico, fammi sapere il giorno, così non mi farò trovare in casa. –
-          E dai Alice, non vorrai mancare proprio tu? E poi sei obbligata a farti trovare in casa. –
-          E perché mai? –
-          Perché da oggi ad un mese esatto, chiederò a Tanya di sposarmi, e quando verrò a Forks la presenterò a mamma e papà come
la mia fidanzata. Ah, dimenticavo, voglio sposarmi in fretta, forse prima di Em e Rose. –
-          COSA???? – Rido.
-          Si Alice, l’hai detto tu, con lei sono felice, ed è la cosa migliore credimi, penso ancora a Bella, ma per dimenticarla devo legarmi a
qualcuno e non c’è persona migliore di lei. – Rimane in silenzio…
-          Ok, ma voglio organizzare io la serata. Il locale, il giorno e il modo in cui le darai l’anello. –
-          E come? Tu sei a Forks. –
-          Il telefono esiste per questo.-
-          Sono felice che tu mi appoggia. –
-          Capisco il tuo voler essere felice. Adesso scusami, sono con Jasper e dobbiamo andare. –
-          Ok, salutamelo e non dire niente a mamma e papà, deve essere una sorpresa. –
-          Sarò muta come un pesce. –
Riaggancio.Mi sembra strano che Alice si sia presa la briga di organizzare lei la serata, ma sono felice, forse dopo io e lei torneremo
ad essere quelli di sempre. Con dolore nel cuore, ma con gioia nella testa, torno a letto e lascio che il sonno si impadronisca della mia mente
.



ANGOLO AUTRICE:
Non uccidetemi. Non criticate Alice.
Sapete benissimo che lei ha sempre
un asso nella manica.
Quindi, scoprirete nel prossimo cap cosa ha in mente di fare.
Già... udite udite, il prossimo sarà un POV ALICE.
Grazie per dedicare del tempo a me!
VI amo e su ciò non si discute.
BACIO A TUTTI VOI!!

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Capitolo 18
*** Diabolici piani. ***


Ehm, se deponete le armi... io entro.
:-)
Ok, visto che sentivo la morte incombere su di me, ecco a voi il cap 18.
Vediamo un pò Alice cosa si inventerà... e perchè è stata
così accondiscendente con Eddino.
Buona lettura e si
accettano scommesse.
Chi andrà da chi?
Edward si sposa o no?

Baci




CAPITOLO DICIOTTO               - Diabolici piani. -
POV ALICE.
 
-          Cosa voleva Edward. –
-          E’ uscito fuori di senno Jazz. Vuole sposarsi per dimenticare Bella. –
-          COSA?? Quando parlavi d’anello, pensavo stesse organizzando qualcosa per Bella. –
-          Ma che! Devo fare qualcosa. Quei due si amano e si sono separati per un motivo frivolo.
Il bello è che entrambi non hanno fatto niente per chiarirsi. Bho!-
-          E cosa vorresti fare? –
-          Qualcosa mi verrà in mente. –
Già ma cosa?Edward è stato in grado di mandare all’aria il mio buon umore.
Guardo l’orologio e mi chiedo se Emmet sia già a casa.
La serata per me era andata davvero bene e lui con queste sue notizie shock mi rovina l’umore.
Vado in salotto con la speranza di trovare Emmet, ho visto la sua auto in garage.
Sarà in camera. Salgo e busso alla sua porta, mi invita ad entrare.
-          Emmet, abbiamo un problema. –
-          Quale precisamente? –
-          Edward si sposa. –
-          Si vabbè, ci hai provato sorellina. –
-          Emmet sono seria, non è per niente uno scherzo. Edward vuole sposare Tanya per dimenticare Bella. –
-          Oddio, ma è pazzo. Quei due si amano alla pazzia, poco fa ho dovuto
rincuorare Bella che solo ad udire il suo nome è scoppiata in lacrime. –
-          Eh, devo fare qualcosa. –
-          Chiamiamo Edward, dobbiamo convincerlo a non sposarsi. –
-          Non azzardarti, ho una mezza idea, gli ho detto che organizzerò io tutto,
vorrei portare Bella a Los Angeles, ma non so come fare. –
-          Dille tutto. Domani raccontale tutto, falle capire che è la cosa sbagliata. I
l corso l’ha finito, ora sta progettando di aprire un negozio suo. Può farlo a Los Angeles. –
-          Non so se mi ascolterà fino in fondo. Ricordi il patto? Edward non è mai tornato da Seattle. –
-          Fregatene! Devi dirlo a Bella. –
-          Lo so. Adesso vado a dormire, ci penso domani. –
Vado in camera mia con la testa praticamente piena di idee. Devo riuscire a dire a
Bella questa cosa, organizzare la serata il più tardi possibile perché Bella ha bisogno
di tempo per pensarci, trovare un locale poco distante dall’aeroporto nell’evenienza che l
ei si decida all’ultimo. Dio che casino. Basta non ci voglio pensare per oggi, devo anche finire i modelli per l’ufficio.
Indosso il pigiama e mi butto sul letto. Sono stanchissima, gli occhi si chiudono da soli e mi addormento.
 
***
Ancora mezza addormentata, mi giro sulla schiena, mi copro con la trapunta fino s
opra la testa. Oggi è domenica, giorno di meritato riposo. Intorno a me aleggia una
tranquillità divina destinata a svanire dopo pochissimi minuti.
-          Alice!!!- Emmet entra in camera mia di corsa. – Forza alzati, dobbiamo andare da Bella. Muoviti. –
-          Emmet è domenica, lasciamola dormire, c’è tempo per le spiegazioni. –
-          Con Bella non si può dire c’è tempo. Lo sai, avremo bisogno dell’aiuto di Dio per convincerla. –
-          Ok, ok mi alzo. Ti avverto che lei dirà di no. Non vorrà sapere niente e
che quando ti dirò basta tu verrai via con me. Conosco Bella, troppa pressione non risolverà niente. –
-          Va bene, basta che ti muovi. –
-          Se te ne vai, io mi vesto. –
Esce dalla mia stanza. Gesù, ma quando mai Emmet si è preoccupato per Bella? Si è
affezionato parecchio a lei. Mi butto sotto la doccia insaponandomi velocemente. Quando
esco dalla doccia, mi vesto velocemente con le prime cose che capitano. Sistemo i capelli e
passo un po’ di matita sugli occhi. Mi guardo allo specchio, Dio che scempio, non sono abituata
ai jeans con le scarpette da ginnastica, sono orribile.
Prima di raggiungere Emmet chiamo Jazz avvisandolo della nostra visita a Bella. Mi augura
buona fortuna. Si, me ne servirà molta.
Entro in macchina cercando di preparare un discorso nella mente, ma mi arrendo all’istante,
sono sicura che Bella non mi ascolterà per niente, quindi perché scervellarmi?
Scendo dall’auto e busso il campanello. Mi apre Reneè.
-          Ciao Alice, Emmet. Che ci fate qui di domenica? Sono appena le 9. –
-          Dobbiamo parlare con Bella. –
-          Cos’è successo? –
-          Lo saprai tra poco. – Entriamo in casa e Bella è in cucina che sorseggia caffè ancora in pigiama.
-          Ei, avreste potuto avvisare, sono impresentabile. Datemi due minuti e usciamo. –
-          Non usciamo. Parliamo. – Emmet si siede, io invece resto alzata. Reneè si appoggia al muro.
-          Mi fate preoccupare. Cosa è successo? –
-          Bella, perdonaci. Per qualche minuto dovrai darci il permesso di violare la nostra promessa.-
-          Quale promessa? –
-          Quella promessa… - Emmett usa un tono di voce che porta subito Bella alla comprensione.
-          No, avete promesso… -
-          Giuriamo, solo per dieci minuti non di più . –
-          Non voglio sapere niente, ho passato un’altra notte d’inferno. –
-          Bella, devi ascoltarci è importante, dobbiamo dirtelo oppure ci odierai per tutta la vita.-
-          Oh, Alice falla finita. Bella, ascoltami bene. Edward vuole sposarsi. – Vedo il volto di Bella cambiare espressione. Da confusa diventa triste, morto, impassibile.
-          Bella, vuole sposarsi per riuscire a dimenticarti. Bella, ti ama. –
-          No, sarebbe rimasto se così fosse. –
-          Ha sbagliato, ma ti ama, fermalo prima che possa fare l’errore più grande della sua vita. – Emmet ci mette troppo entusiasmo.
-          L’errore è stato stare con lui… -
-          Anche tu lo ami… non piangeresti disperatamente se così non fosse. –
-          Piango perché sono ferita. – Tutta la calma che mi ero promessa di mantenere sparisce.
-          Dopo un anno? Ferita dopo un anno? Altre persone si sarebbero fatte una vita, tu ti crogioli ancora nei ricordi. L’unica cosa che fai è uscire con noi, ma il tuo sguardo è assente, ridi solo se ridiamo noi. Non sei più la Bella di una volta. –
-          Bella, ha ragione Alice, non sei più tu. Ami Edward ammettilo. Vai a prendertelo finchè sei in tempo. – Emmet si sporge e l’afferra il viso.
-          Emmet, basta . – Mi guarda storto.
-          Ma… -
-          Basta, ricorda cosa ti ho detto. Basta. – Si alza ed esce dalla cucina. Bella invece guarda dritto avanti a sé nel vuoto. Sospiro, mi sa che è stato un errore dirglielo.
-          Bella… - Mi guarda. – non sono qui per costringerti a fare qualcosa che
non vuoi. Ma ti do le informazioni necessarie affinché tu ci pensa per bene. Edward
otto mesi fa ha conosciuto una ragazza, Tanya. Non sono fidanzati ancora, ha deciso
tutto ieri sera e mi ha chiamata. Sarò io ad organizzare la cena per la proposta di matrimonio.
Adesso ascoltami bene, non so dove e nemmeno il giorno, ma ti darò un biglietto con il luogo,
la data e l’ora della cena. Edward in seguito la porterà qui a Forks e vuole organizzare il matrimonio
in meno di un mese. La scelta deve essere tua, ma io in qualità di amica, anzi di sorella devo
avvisarti di tutto. So che lo ami, quindi per una volta smetti di far parlare la testa e fai parlare solo il tuo cuore. –
-          Alice…. Io non posso intromettermi. Ha scelto di sposarsi lui, non l’ho costretto io. –
-          Si sposa per dimenticarti. Non è abbastanza per farti correre immediatamente a Los Angeles? –
-          No, lo vuole lui, io non voglio essere coinvolta . –
-          Merda! Siete due stupidi. Idioti cretini. Fa quello che vuoi, resta qui a piangerti a dosso, ma non venirmi a dire che non ti ho avvertita. –
-          Alice, non dovevamo più litigare noi due… -
-          Non stiamo litigando, è solo che per farti ragionare devo urlare. Ma basta, io ti ho avvertita e ti darò il nome del ristorante. Tocca a te. –

Esco velocemente da casa di Bella, senza darle tempo di rispondere. Entro in macchina ed
evito di parlare con Emmet. I miei piani sono cambiati, non devo organizzare la cena tra
un mese, devo organizzarla nel minor tempo possibile. Appena arrivata a casa accendo il pc
e faccio una ricerca sui ristoranti più chic di Los Angeles. Devo trovare quello più lussuoso,
quello in cui trovare un tavolo è un miracolo. Per ore, sono col naso nel monitor per cercare
qualcosa di decente, e poi finalmente lo trovo. L'Ermitage Beverly Hills, hotel a cinque stelle,
camere lussuosissime e con cena sul terrazzo dal quale si può ammirare un panorama mozzafiato.
Mi metto subito al telefono, come sospettavo è tutto pieno, ma insisto così tanto, promettendo
un’adeguata ricompensa, che il direttore dell’albergo non può far a meno che accontentarmi.
Decido ogni particolare col maitre, dove deve essere disposto il tavolo e tutto il resto.

Subito dopo chiamo Edward e lo informo che la cena sarà per il 13 settembre all’ Ermitage
Beverly Hills, su terrazza panoramica e che deve consegnare l’anello all’ingresso, perché sarà
il maitre a portarlo nel momento giusto. Rimane entusiasta, non sa come ringraziarmi.

-          Tranquillo Edward, avrai modo di ringraziarmi a fine serata, mi ringrazierai meno per il conto. Ah, ho prenotato anche una camera per il dopo…. Ho dato già un acconto. –

-          Grazie Alice, con tutti questi impegni non sarei mai riuscito ad organizzare. –

-          Figurati. – Riaggancio

Emmett si avvicina incuriosito, vede la data della cena e strabuzza gli occhi.

-          Si parte col piano B Emmet, dobbiamo metterla alle strette.- Compongo il numero di Bella e spero risponda Reneè. Che culo.

-          Ciao reneè, no non passarmi Bella. Hai carta e penna? –

-          Certo. –

-          Bene, scrivi… -

Le detto il nome dell’albergo, l’indirizzo e l’ora.

-          Reneè, mi raccomando, deve avere questo biglietto sotto gli occhi sempre. –

-          Ok, perché fai tutto questo Alice… Si chiama doppio gioco. –

-          Lo faccio perché so che si amano, ma quegli idioti non se lo sono mai detto. Ciao Reneè. –

Riaggancio. Dal pc prenoto due biglietti aereo per Los Angeles senza confermare la data.
Conosco Bella come le mie tasche, alla fine dovrò andare a casa sua la sera del 13 settembre
e vedere cosa fa. Mi preparo a questa evenienza e prendo una borsa nella quale infilo un abitino
bianco e nero, delle scarpe e una trousse da viaggio.

Sono esausta e sono solo a metà giornata.

Spero solo che i miei sforzi servano a qualcosa.

Passano i giorni e anche se so che Reneè ogni giorno le mette sotto il naso il biglietto, Bella non
mi ha mai richiamata per farmi sapere qualcosa. Quest’attesa è snervante, mancano solo cinque giorni al 13 settembre.
Bella quand’è che ti deciderai? Prendo il telefono troppo ansiosa per aspettare e la chiamo



ANGOLO AUTRICE:
La fine è gia scritta.
MA NON MI ESTORCERETE PIU' NIENTE DA ADESSO!!!
GIURO!
Un pò di suspance... xD.
Vi amo, grazie per il vostro appoggio.
Ditemi cosa ne pensate!!
:D

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Capitolo 19
*** Vado? No , non vado... oppure si? ***


Deponete le ascie di guerra.
Vengo in pace a porvi
il penultimo capitolo
della mia FF.
Spero che vi piaccia.
BUONA LETTURA!

 
 
 
 
 
 
CAPITOLO DICIANOVE                                  - Vado? No, non vado...oppure si?
POV BELLA
 
-          Alice, non c’è niente da decidere, le strade mie e di Edward si sono separate quando è andato via. Argomento chiuso. –
-          Ma non ti tocca nemmeno un po’? cioè non ti far star male saperlo di un’altra? –
-          Certo, ci sto male, prima era sopportabile, ma da quando mi hai detto che vuole sposarsi, sto peggio. –
-          Non ti capisco Bella, non ti capisco per niente.-
-          Allora smetti di capirmi. Ci vediamo Alice, devo tornare a lavoro. –
-          Ok Bella, un bacio. –
Riaggancio, Alice è una persona che non si arrende facilmente. So che mi ha detto di Edward in
modo che io aprissi gli occhi, ma cosa posso fare adesso? Non sono certo il tipo di persona che ruba
il fidanzato da sotto il naso ad un’altra, mi sono promessa che non mi sarei mai comportata come
Jessica, so come ci si sente ed è terribilmente brutto.
Infilo il cellulare in tasca e torno nel laboratorio, dove stavo finendo alcuni dolcetti per una cliente.
I miei progetti per il futuro, non hanno fatto molti progressi. Si, ho fatto il corso e sono migliorata,
decisamente migliorata ma non ho ancora avuto il coraggio di buttarmi in un’attività tutta mia.
Carol fortunatamente mi ha riaccolta nel suo negozio con grande felicità quindi per adesso sto
bene così, sento che Peccati di Gola è il luogo dove devo essere, o meglio è il luogo in cui mi obbligo
di stare. Questo è anche il luogo che ogni volta mi lascia una voragine nel petto. Quante volte
uscendo da lavoro ho trovato Edward appoggiato alla sua auto che mi aspettava, e quante volte
ho desiderato di vederlo all’improvviso lì ad accogliermi con un bacio.
Sospiro, tutti sogni Bella, tutti sogni. Come se non bastasse il suo ricordo che mi divora l’anima,
mia madre ogni giorno mi mette sotto al naso quel ridicolo bigliettino col nome del ristorante e l’ora.
La data la ricordo troppo bene. Maledetta Alice, proprio il giorno del mio compleanno??  
Ogni mattina strappo il bigliettino ed ogni sera mia madre me ne fa trovare un altro sulla scrivania
della mia camera o sul frigo. Ormai è diventato un incubo. Nei miei sogni spesso vedo la casa completamente
tappezzata di post it  gialli. Mia madre ed Alice ne sarebbero capaci e tremo al sol pensiero di trovarmi di f
ronte a questa eventualità.
Sono convinta che restare qui a Forks sia stata una decisione saggia allora, e credo che lo sia anche adesso,
ma se è saggia come idea, perché in alcuni momenti della giornata vengo presa dalla voglia di correre a Los Angeles?
Con un miliardo di idee confuse che mi frullano nella testa, ripongo il lavoro finito ed incartato
nel bancone del negozio con sopra il nome di chi verrà a ritirare l’ordine. Aiuto a pulire le stoviglie e appena finisco corro a casa.
Parcheggio l’auto nel vialetto di casa ed entro diretta al frigo per prendermi da bere. Come
sospettavo, attaccato al frigo con una calamita ecco il solito post-it, senza guardarlo apro il
frigo prendo una bottiglietta d’acqua e quando richiudo, strappo il bigliettino e lo butto via. Vado
in camera mia e passando per il salotto noto mia madre seduta sul divano che guarda la tv.
-          Ciao cara. –
-          Ciao. –
Non dico altro, in questi giorni mi innervosisce solo con tutti i biglietti che mi fa trovare. Entro
in camera mia e anche lì, in bella vista sulla scrivania, un post-it giallo. La rabbia mi assale ed io
non riesco più a trattenermi. Scendo e mi fermo a metà scala.
-          Mamma, basta! Smettila di fare ciò che ti dice Alice, mi innervosiscono solo questi biglietti.
Ho già deciso e non ho intenzione di cambiare idea. Sembri una bimba che prende ordini dal capo banda. –
-          In realtà, non sento Alice da qualche giorno, e comunque, il post-it con l’indirizzo e il ristorante era solo quello sul frigo. Su quello in camera tua, c’è segnato il nuovo numero di cellulare di Jessica. Ha chiamato qualche minuto prima che tu rientrassi e mi ha chiesto di fartelo avere. –
-          Ah….scusami. – Dio, sto sprofondando nella vergogna.
-          Non ne vuoi parlare? Magari buttando tutto fuori riesci a decidere, mancano cinque giorni. –
-          No mamma, grazie. Capisco la tua preoccupazione e anche quella di Alice. Se un giorno dovessi pentirmi di non essere andata a Los Angeles, so che la colpa sarà solo mia. –
Risalgo le scale velocemente, raccolgo il post-it dal pavimento ed effettivamente è il numero di Jessica.
Poco interessata, lo appallottolo di nuovo e lo butto nel cestino accanto la scrivania. Do inizio al nuovo
rituale di tutte le sere, a parte quelle dove esco con Alice. Mi spoglio e vado in bagno, apro il getto
dell’acqua e mi ci infilo sotto. Lavo con cura i capelli, li insapono due volte, anche tre se capita. Passo
poi al corpo insaponandomi con abbondante bagnoschiuma alla fragola, depilo le gambe anche se non ce ne
sarebbe bisogno. Resto poi sotto il getto d’acqua per quasi un quarto d’ora, così sono sicura di aver tolto
ogni traccia di schiuma. Chiudo l’acqua e mi avvolgo nel telo, raccolgo i miei capelli in un asciugamano.
Prendo la crema per il corpo e la spalmo ovunque con lentezza. Asciugo i capelli velocemente. Ogni sera,
da un anno, questo rituale è necessario. Mi serve a non pensare, serve a rilassarmi a cercare di svuotare
la mente, ma stasera questo non accade. Sento le mie decisioni vacillare, ogni tentativo di dimenticarlo
andare a farsi fottere. Perché? Perché Alice ha rotto la promessa? Perché ha messo me di fronte ad una scelta?
Torno in camera ed indosso l’intimo e il pigiama. Mi butto sul letto, non ho voglia nemmeno di cenare anche se
il mio stomaco brontola per la fame. Vorrei che qualcuno decidesse al posto mio, che mi dicesse cosa fare,
ma sono sicura che nessuno si prenderebbe una responsabilità simile, devo decidere io, ma non ne sono in grado.
Io ho amato Edward, anche se non l’ho mai detto, lo amo ancora. Ho fatto tutto il possibile, sono andata
anche in aeroporto per pregarlo di tornare a casa con me, ma lui  ha preferito il niente al vedermi nel
tempo libero. E’ vero, avremmo sofferto entrambi, ma almeno saremmo stati ancora una coppia. Dio cosa devo fare?
 
***
13 Settembre.
A lavoro oggi sono un completo disastro. Avrò bruciato almeno quattro teglie di biscotti prima di
riuscire a farne una come si deve.
Adesso sono completamente occupata con la decorazione di una torta da mettere in esposizione.
Aggiungo qualche goccia di cioccolato sulla glassa, pulisco il piatto da portata e lo porto in negozio.
Uscendo dal laboratorio, do un’occhiata all’orologio. Sono le 14.00, senza volerlo, faccio dei conti
meccanici su quanto tempo avrei impiegato per arrivare a Los Angeles, la cena era alle 21.00….
Sono in sovra pensiero e varcando la soglia del negozio, inciampo in qualcosa e scaravento la
torta completamente a dosso Carol. Merda…
-          Bella, ma cosa diamine combini oggi? Dove hai la testa?!?-
-          Scusa Carol…. Sono inciampata, perdonami. Torno subito a prepararne un’altra. –
-          Lascia stare, non c’è tempo. Sicura che è tutto ok? Hai bruciato anche un mucchio di biscotti. –
-          Si lo so. Scusami. Che ne dici se oggi resto qui in negozio? Provoco solo danni. –
-          Va bene, pulisci questo disastro, io vado a cambiarmi. –
Sorrido a mo di scusa, oggi è un giorno infernale. Stamattina mamma e papà mi hanno fatto gli auguri,
pensavano che avessi il giorno libero, ma ho preferito lavorare. La mamma si è rabbuiata per questo.
Ma non mi importa, preferisco stare qui che sentire mia madre dirmi ‘segui il tuo cuore’. Vado dentro
a prendere uno straccio e una bacinella con l’acqua. Pulisco con cura e raccolgo il piatto di portata andato in frantumi.
Poso tutto e torno in negozio, dove non posso creare alcun danno. Cerco di non pensare, chiacchiero
con i clienti, mi assicuro che sia tutto in ordine, tutto pulito.
Ad un tratto, senza volerlo guardo di nuovo l’orologio. E’ un’abitudine che ho da sempre. Sono le
16.30. Qualche calcolo mentale… un’ora per arrivare all’aeroporto, quasi tre di volo e il tempo
necessario per trovare il locale… Perché sto facendo i conti? Perché sto valutando l’idea di andare a Los Angeles?
Apri gli occhi Bella!! Maledizione io lo amo! Lo amo e non posso farci niente. Lo amo e mi manca
l’aria senza di lui. Lo amo e devo dirglielo prima che sia troppo tardi. Senza badare a nessuno,
tolgo il grembiule e scavalco il bancone, ci vorrebbe troppo tempo per fare il giro. Carol
mi guarda come se fossi impazzita.
-          Bella.. –
-          Scusa Carol, devo andare, devo andare a riprendermi il mio uomo. –
Esco come una furia dal negozio senza aspettare una sua risposta. Probabilmente mi crede pazza,
ed è vero… sono pazza di lui e me ne accorgo solo adesso, sono pazza di lui e non posso
permettere che sposi un’altra donna.
Corro verso casa mia. Devo chiamare Alice. Ho il fiatone, sento un dolore assurdo al fianco,
ma non mi fermo. A poca distanza da casa mia, vedo l’auto di Alice in lontananza. Dio grazie.
Lei mi vede, si apre in un sorriso enorme e comincia a gridare.
-          Lo sapevo!!! Lo sapevo. Sei grande. – Sono a pochi passi da lei, le lacrime agli occhi.
-          Alice, non ce la farò mai. –
-           Si invece, Sali in macchina, c’è un volo che ci aspetta. –
Salgo in auto e solo in quel momento mi accorgo che c’è mia madre che mi guarda. La
guardo con aria di chi cerca comprensione.
-          Mamma… -
-          Segui il tuo cuore. Vai, non preoccuparti. – Sorrido udendo quella frase.
Alice parte sgommando. A tutta velocità imbocca l’autostrada per Seattle. Il tempo sembra
passare troppo in fretta. Sono quasi le 17.00 e il nostro volo è previsto per le 18.15. Non ce
la faremo mai. Questa è l’unica frase che continuo a ripetere durante tutto il tragitto. Merda!
Perché mi sono decisa alla fine, ma che diavolo avevo in mente? Alice guida come una pazza, in
altre occasioni avrei avuto da ridire sulla sua guida, ma in quel momento ringraziavo che fosse così
spericolata. Alle 18.10 siamo all’aeroporto. Alice parcheggia dove capita, prende la sua borsa
e ci lanciamo in una corsa che anche questa volta mi toglie il fiato. Varchiamo il gate un minuto
prima della partenza. La hostess ci guarda torva quando ci vede salire sull’aereo facendo troppa
confusione, ma non ci badiamo. Ci sediamo ai nostri posti e attendiamo che l’aereo parta.
Adesso non possiamo fare niente per velocizzare il viaggio. Dobbiamo solo attendere e già so che darò di matto.
Finalmente l’aereo decolla, solo una volta che torna in posizione orizzontale, slaccio la cintura. Alice fa lo stesso.
-          Perché ci hai messo così tanto tempo? –
-          Non lo so Alice, quando ho visto l’ora sono andata nel panico, fino a 2 ore fa non avevo intenzione di partire.-
-          Ero a casa tua dalle 14.00. Quando sei arrivata, pensavo di avere le allucinazioni. –
-          Anche io quando ti ho vista…. Scusa, sei venuta a casa mia dalle 14.00? –
-          Si, stavo per venire in negozio a supplicarti –
-          Perché non l’hai fatto? A quest’ora staremmo arrivando a Los Angeles. –
-          Ora la colpa è mia? –
-          No, scusami. Sono agitata. –
-          Andrà tutto bene. Lui ti ama, e tu ami lui. Vedrai si sistemerà tutto.-
-          Si, perché lo amo giusto?-
-          Si… -
Alice mi guarda con aria preoccupata. Fa bene, anche io sono preoccupata delle mie
condizioni mentali. Cosa gli dirò? O mio Dio, so già che farfuglierò qualcosa di incomprensibile
e tutti rideranno. Mi tocco distrattamente i capelli, tiro giù le maniche del mio dolce vita e s
olo in questo momento mi rendo conto di essere conciata in modo orrendo.
-          Oddio… -
-          Che succede? – Alice si volta allarmata.
-          Guardami… -
-          E… ?- Come ‘E’ ? Lei che ha uno spigliato senso della moda, non vede in che condizioni sono?
-          Alice, hai prenotato in un albergo di lusso, saranno tutti in abito da sera ed io…. Oh che sciattona che sono. –
-          Come sai che è di lusso? Di la verità, hai sbirciato com’è il locale. –
-          Lo ammetto. – Divento rossa.
-          Per tua fortuna, ho programmato anche questo. – Prende la borsa che è ai suoi piedi. – Tieni, qui dentro c’è un abitino e delle scarpe. – Non credo alle mie orecchie…
-          Scherzi?? –
-          Ti sembro una che scherza? Con te tutto è possibile, ho pensato che fosse meglio portare con me qualcosa nel caso in cui ti fossi mossa all’ultimo secondo. –
-          Sei un angelo… -
-          Si, vai a cambiarti. Ho anche delle forcine, quando torni vediamo che fare ai capelli. –
L’abbraccio e vado in bagno. Tiro fuori dalla borsa quello che Alice mi ha portato. E’ un abito
bianco, con una fascia nera sotto il petto, è un tubino, perfetto per le mie forme. Lo indosso
con molta attenzione, gli spazi sono molto limitati negli aerei e non vorrei rovinarlo. Poso i miei
abiti nella borsa di Alice, indosso le scarpe che sono di un nero lucido e mi guardo allo specchio.
Ho un aspetto orribile. Sciacquo il viso un paio di volte, controllo che il vestito sia in ordine
ed esco dal bagno per tornare al mio posto.
Alice mi vede arrivare e si allarga in un sorriso.
-          Perfetta. Vieni qui, ho portato del trucco. –
-          Ti adoro… te l’ho detto? –
-          Si, si mi ringrazierai più tardi.
Mi siedo ed Alice si mette subito all’opera. Prevedo una tortura, ma non mi lamento. Mi da uno
specchietto e ogni tanto mi chiede di controllare se va bene il trucco. Ogni volta che me lo chiede
non faccio altro che annuire dando solo una veloce occhiata allo specchietto.
Come il suo solito, Alice mi trucca in modo molto leggero. Da un po’ di colore alla mia pelle,
nasconde le occhiaia che mi sono provocata dormendo poco nell’ultimo anno. Colora gli occhi di un
bianco molto leggero e disegna gli occhi con la matita. Niente mascara, in caso di lacrime rovinerei tutto.
Passa ai capelli. Lì non sa davvero da dove iniziare. Li spazzola con un pettine che non so da
dove ha preso e comincia a sciogliere i nodi. Non fa niente di particolare, non c’è tempo, ma
soprattutto non c’è la calma adatta. Li raccoglie lasciando cadere sulla mia schiena una sola
ciocca di capelli che cerca di arricciare con una forcina.
Quando ha finito, mi giro verso di lei che mi guarda con attenzione.
-          Bene, spero che questo non ti abbia dato tempo di entrare nel panico. –
-          Perché? – Adesso ero nel panico.
-          Manca pochissimo. – Mi manca l’aria, respiro a fatica. – Bella, guardami. Stai calma. Ricordati il motivo per cui sei su questo aereo. Pensa a lui, concentrati su di lui. –
-          E’ per questo che vado in panico. Cosa gli dico? E se mi rifiuta? Non ce la faccio Alice, torniamo indietro. –
-          No. Siamo qui e adesso devi andare fino in fondo. Ci sarò io con te. –
-          Ok… se ci sei tu, posso farcela. –
Senza accorgermene, ero quasi arrivata a Los Angeles. Non so davvero cosa dirgli una volta lì.
L’esperienza mi dice che le parole verranno da sé, ma la cosa principale che devo dirgli è che lo amo.
Quando ci pregano di allacciare le cinture, il panico torna di nuovo ad impadronirsi di me. Faccio
dei profondi respiri , chiudo gli occhi fino a quando l’aereo non tocca terra.
Alice mi scrolla portandomi alla realtà. Mi dice che abbiamo poco tempo. Ha orchestrato tutto al
meglio e se rispettiamo la tabella di marcia, o meglio di corsa, arriveremo al ristorante prima che
Edward possa darle l’anello. Corriamo ancora, sui tacchi è ancora peggio. Saliamo sul primo taxi,
Alice gli porge il biglietto con l’indirizzo del ristorante e prega l’autista di fare il più in fretta possibile.
Guardo l’ora sul cruscotto del tassista, sono le 21.30.
-          Alice, a che ora Edward darà l’anello alla tipa? –
-          Si chiama Tanya, tienilo in mente. Comunque alle 22.00 il maitre lo porterà ad Edward. –
-          Mezz’ora… -
-          Ce la farai. Tranquilla. –
Oggi il destino non voleva proprio saperne di darmi una mano. Il traffico non permetteva al taxi di
andare a più di 50 all’ora. Non ce l’avrei mai fatta, mancavano meno di 20 minuti ed io ero ancora
imbottigliata nel traffico. Poi finalmente, il tassista si ferma. Siamo arrivate, non potevo crederci.
Varchiamo la soglia dell’Ermitage. Entriamo in ascensore ed Alice preme il tasto che porta all’ultimo piano.
21. 54, l’ascensore era troppo lento. Non ci pensare Bella. Non devono mica spaccare l’ora? Dopo un
tempo che mi sembra infinito, le porte dell’ascensore si aprono e ci ritroviamo in un ampio spazio dai
colori chiari, arredato con ottimo gusto. Al centro c’è un tavolino su cui è appoggiato un vaso di cristallo
che fa strani giochi di luce. Alice mi tira verso una direzione e tutto ad un tratto si ferma.
-          Bella, siamo arrivati. Adesso tocca a te, Esci in terrazza e stendilo. –
-          Non vieni con me?-
-          Sarò qui, da dove posso vederti. Muoviti, il maitre si sta dirigendo verso il tavolo di Edward. –
Esco sul terrazzo e per un attimo vengo distratta dal panorama magnifico che mi si para d’avanti. Bella,
concentrati! Scruto il luogo e trovo Edward, è di spalle,  lo riconosco grazie ai suoi capelli. Lo vedo sporgersi
verso il maitre che gli porge qualcosa, a quel punto avanzo il passo e mi ritrovo a pochi passi da lui.
Non mi ha sentito arrivare, è normale sentire il rumore di passi in un ristorante. Prendo un bel respiro
pronta a fare qualche altro passo per mettermi nella sua visuale. La ragazza seduta di fronte a
lui mi guarda, ma subito torna a posare lo sguardo su Edward che sta trafficando con lo scatolino.
Gli occhi di lei si illuminano, lui sta per aprire lo scatolino. Non c’è più tempo, sono istintiva, quasi urlo..
-          NO! Edward aspetta, non farlo…-
Si gira,  ha l’aria di chi ha appena sentito la voce di un fantasma e quando mi mette a fuoco,
la sua espressione è indecifrabile. Al momento del mio urlo, tutti su quella terrazza hanno puntato
gli occhi su di me. Grandioso…. Lui mi guarda, non ha detto una sola parola. E adesso? Devo dire qualcosa,
è ovvio. Mi metto di fronte a lui, in modo che possa vedermi bene. Istintivamente gli prendo le mani
invitandolo ad alzarsi, lui si alza , le mani ancora intrecciate. Lo guardo negli occhi…devo dire qualcosa,
o mi crederà una stupida.
-          Edward…. Io ti amo. –
Sgrana gli occhi in modo assurdo, io sento gli occhi lucidi e lo guardo di Tanya che mi perfora la
schiena. Ma non mi importa, continuo a guardarlo negli occhi con intensità, aspettando che mi dica qualcosa.



ANGOLO AUTRICE:
Non c'è niente da dire.
So che forse vi aspettavate
Edward che corre da Bella, ma fa più effetto
lei che corre da lui.
Ditemi cosa ne pensate e scusatemi se il cap
è più lungo del solito
un bacio!

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Capitolo 20
*** Ti amo. ***


Ed eccoci qua.
Questa è davvero la fine
cari miei lettori e lettrici.
Non voglio ciarlare,
forse farò un epilogo, ma non lo so.
Vi lascio alla lettura con la speranza
che siate soddisfatti di come finirà.






CAPITOLO VENTI      - Ti amo. -
POV BELLA
 
Perché non parla? Perché mi guarda senza dire una parola? Dio, è troppo tardi, lo sapevo…. Questo silenzio mi
sta facendo diventare matta e percepire che tutti sul terrazzo mi guardano, mi fa sentire vulnerabile. Non ho staccato
mai gli occhi da lui, le nostre mani sono ancora intrecciate e lui non parla. Maledizione. Mi volto verso Alice, e in quel
momento noto che anche i camerieri si sono fermati per poter ascoltare. Alice mi sorride, con dei gesti mi incoraggia a parlare.
Bene. E’ il momento del monologo. Faccio un bel respiro, chiudo gli occhi e quando li riapro comincio a parlare.
-          Edward, ascoltami… - 
Lo guardo ancora con più intensità, lui sbatte le palpebre
. – Perdonami. Perdonami per aver perso così tanto tempo, per non essere venuta via con te quando me l’hai proposto.
Ho avuto paura, era un passo importante e in quel momento lo ritenevo più lungo della mia gamba. E’ stato un anno infernale
per me, non c’è stato giorno che tu non dominassi i miei pensieri, che non desiderassi trovarti ad aspettarmi all’uscita da
lavoro, ma ogni volta mi rendevo conto che tu non c’eri, mi mancava l’aria, una pugnalata mi trafiggeva in pieno petto, ma sapevo
che la colpa era solo mia e che non potevo permettermi di sperare in un tuo ritorno. Solo oggi, ho capito quanto tu sia importante
per me, solo oggi ho capito che voglio vivere il resto della mia vita al tuo fianco. –
Prendo una pausa, lui mi guarda, devo continuare… Guardo verso Tanya, è sconvolta. Mi costringo a voltarmi ancora verso Edward e riprendo.
–  Credevo di riuscire a stare senza di te, ci ho provato, ho mentito a me stessa e agli altri, ma a quanto pare non ho convinto nessuno.
Sono completamente dipendente da te, sono qui a supplicarti e non me ne vergogno, quindi, Edward, ti chiedo di fare una cosa semplice,
lei o me: scegli. Sono sicura che Tanya sia una gran donna, probabilmente migliore di me, ma io ti amo in modo incredibile, cerco di amare
i tuoi gusti, divido con te il mio dolce preferito, potrei buttarmi giù dalla vetta più alta se solo me lo chiedessi. Ho cercato di odiarti, ma non è servito,
sono innamorata di te e a questo non c’è rimedio., per cui Edward, prendi me, scegli me, ama me…. -
Sono completamente sorpresa dalle parole che sono riuscita a dire, le lacrime sgorgano dai miei occhi rigandomi le guance.
Lo guardo, ma non parla. Chiudo gli occhi e prendo atto della mia sconfitta. Sono venuta fino a Los Angeles, mi sono umiliata, ho parlato avanti ad un
intero ristorante che ancora mi guarda e lui non parla. Distrutta, gli lascio le mani, una voragine si apre nel mio petto, ho bisogno di un sostegno,
ho bisogno di Alice…. Sento che quella sarà l’ultima volta che vedrò Edward e mi sento in dovere di parlare ancora, per l’ultima volta.
– ok, ci ho provato…. Almeno so di aver fatto tutto il possibile. Spero che tu sia felice con lei Edward, ti auguro tutta la felicità di questo mondo.
Ti amo e sarà per sempre… -
Con gli occhi pieni di lacrime lo guardo per quella che sarà l’ultima volta, la mia mano si poggia sulla sua guancia e lui chiude gli occhi, poi
mi volto decisa ad andare via. Dio quanto sto male. Non riesco nemmeno a muovermi, guardo dritto di fronte a me senza guardare
realmente qualcosa e faccio il primo passo…
-          Aspetta… - Mi blocco di colpo, non sognare Bella…. Respiro profondamente,  non mi volto.
-          Cosa vuoi? – La mia voce è rotta dalle lacrime.
-          Perché adesso? –
-          Se devo dirti la verità, non lo so… Ho deciso di venire qui appena quattro ore fa, ho fatto una corsa contro il tempo. Credo che a
spingermi sia stato il rimorso di non averti mai detto ti amo. – Silenzio, non odo più niente..
-          Bella, ti ho amata in un modo che non puoi nemmeno immaginare. Non sai quanto tempo ho sofferto per la tua assenza. Anche
io avevo dei vuoti incolmabili dentro di me, e Tanya è riuscita ad alleviare un po’ questo dolore. E’ grazie a lei se mi sono ripreso. –
Ogni parola è una pugnalata. – Anch’io ero completamente dipendente da te, Tanya sarebbe la mia cura…. Ma… - Una pausa…
Ma? Ma cosa?? – Ma se devo scegliere tra la guarigione o restare per sempre nell’oblio della dipendenza, scelgo l’oblio, perché se ci sei tu, diventa il paradiso.. –
Non ci credo, sto sognando… Sceglie l’oblio, sceglie me. Sbatto gli occhi, non riesco nemmeno a girarmi per guardarlo. Sento qualcuno dire’
oddio guarda’, qualcun altro che dice ‘ oddio voltati, voltati’ .
-          Bella, guardami… -
Mi costringo a voltarmi molto lentamente, gli occhi inondati di lacrime mi appannano la vista, ma appena lo vedo, mi
si mozza il respiro. In tutta la sua bellezza ed eleganza, è in ginocchio di fronte a me, nell’antica posizione di una proposta di matrimonio.
Molto lentamente, in modo che io possa vederlo bene, apre quello scatolino di velluto blu…
- Isabella Swan, io ti amo, con tutto me stesso, non ho mai smesso di farlo. Oggi venendo qui, mi hai reso un uomo felice.
Prendo te, ma solo se diventi  mia moglie, scelgo te perché sei una donna fantastica, amo te perché è la cosa migliore che so fare.
Quindi… Isabella, rendimi l’uomo più felice della terra. Sposami… -
Il cuore che prima si era fermato, ora batte all’impazzata, come se volesse uscire fuori dal mio petto. L’emozione che provo in questo
momento è indescrivibile. A bocca aperta lo guardo, resta in ginocchio col volto sorridente. Spinta dalla mia dipendenza,
la mia risposta arriva più debole di un sussurro…
-          Si… - Lui si allarga in un sorriso, uno dei più belli che mi abbia mai mostrato. Si alza e toglie l’anello dallo scatolino,
si avvicina a me. Prende la mia mano e infila all’anulare destro quell’anello che sarebbe rimasto lì per sempre.
Attorno a noi, fischi e applausi provengono dalle persone che fino ad un attimo fa erano in religioso silenzio. Imbarazzata,
nascondo il mio viso sulla spalla di Edward che mi stringe forte a sé. Mi allontana, mi guarda amorevole negli occhi
raccogliendo con le dita le lacrime che ancora sgorgano, poi mi bacia.
Era proprio come ricordavo, anzi no, è anche meglio. Lo stringo forte a me portando le mie mani nei suoi capelli.
Lui dolcemente si stacca e mi guida verso Alice cingendomi la vita.
-          Grazie Alice… -
-          Oh, figurati io non ho fatto niente… - Rido.
-          No davvero Alice, hai fatto tanto per me, per noi. – Non resisto e l’abbraccio. Come una bambina piango di
gioia e anche i suoi occhi si bagnano per la felicità.
In quel momento nulla poteva distruggere la mia felicità, finalmente ero con Edward e solo questo contava. Ancora
abbracciata ad Alice, con la coda dell’occhio vedo Tanya raccogliere le sue cose ed andare via. Senza pensarci un
momento, sciolgo l’abbraccio con Alice e mi dirigo verso di lei.
-          Tanya… - Si ferma, si volta per guardarmi.
-          Cosa vuoi ancora? – Resto immobile, piange e il suo viso è chiaramente segnato dal dolore.
-          Mi dispiace… - Stupida, Le stesse parole che Jessica ha usato con te, adesso Tanya ti sbrana.
-          Non dispiacerti, sarebbe accaduto prima o poi. Anche se mi avesse dato quell’anello, appena arrivati a Forks
sarebbe corso da te. Ti ama davvero ed io lo so. Stasera per un attimo ho sperato che ti avesse dimenticato, ma quando
ho visto il modo in cui ti guarda, ho capito che non sarebbe mai accaduto. Siate felici. Addio…-
Guardo Tanya andare via, senza riuscire a dire nemmeno una parola. Una lacrima segna il mio viso e due braccia mi  avvolgono.
-          Vieni, andiamo… -
Seguo Edward ed Alice, ci dirigiamo nella hall. Mi accomodo su una poltroncina mentre Edward parla con la ragazza
della reception. Alice si siede accanto a me e parla con Jasper.
Dio, mi dispiace per Tanya, le ho rubato il ragazzo sotto il naso, ma cos’altro avrei dovuto fare? Sospiro.
Solo un minuto dopo Edward torna accanto a noi. Alice aggancia il cellulare e guarda il fratello.
-          Alice, questa è la chiave della tua stanza. Ho preso 3 biglietti per Seattle. Torno a Forks per qualche giorno,
dobbiamo sistemare un paio di cose io e Bella. – Mi guarda sorridente, trionfante.
Si, avremmo dovuto dire tutto ai miei genitori, ai suoi e decidere quando dare la festa per il nostro fidanzamento.
-          Ok, allora io vado in camera mia e…bè…buonanotte. –
-          Buonanotte Alice… - Mi da un bacio sulla guancia.
Dopo un secondo, Alice si è dileguata. Ma come fa quella ragazza? Le porta dell’ascensore si aprono e appare di nuovo Alice.
-          Ah, dimenticavo…. Ovviamente l’abito lo disegno io. – Mi fa l’occhiolino e preme il piano della sua stanza facendo chiudere le porte.
Rido.
-          Quella ragazza è davvero straordinaria. –
-          Si, appare dal nulla e nel nulla scompare. –
-          Non solo per questo. La serata, era tutto organizzato. Anche il fatto che dovessi arrivare io,
ha pianificato tutto. Oggi pomeriggio l’ho trovata ad aspettarmi a casa mia, perché lei sapeva già che sarei corsa da te. –
-          Incredibile… -
Ridendo, entriamo in ascensore, Edward pigia il numero 8. Sul quel piano c’è una sola stanza, o meglio un solo appartamento.
-          Ma è enorme… - Sono sconvolta, Edward ride.
-          Per i tuoi canoni si. Alice ha organizzato tutto al meglio. –
-          Già… -
Curiosa, vago per la suite cercando disperatamente il bagno. Appena lo trovo, mi ci chiudo dentro e
mi siedo a terra. Ho bisogno di capire se sto sognando o se è tutto vero.
Da fuori Edward mi chiama..
-          Bella, tesoro, tutto bene? –
-          Si, perché? –
-          Ti sei fiondata in bagno… -
-          Ah, si scusa, ho bisogno di una doccia. Non preoccuparti. –
Mi lascia un po’ di privacy. Ho davvero bisogno di una doccia. Mentre mi spoglio, vengo attratta dai giochi di
luce cha sprigiona l’anello. Non può essere vero, mi sposo con Edward. Non ci credo. Sto sognando, domattina mi sveglierò e tutto sarà come prima.
Mi infilo sotto la doccia. Rido, altro che sogno Bella. Questa è la realtà. Sei a Los Angeles con la benedizione
di tua madre, hai supplicato Edward di tornare con te e lui ti ha chiesto di sposarlo, la prova è l’anello che hai al dito.
Mi stringo nel telo, friziono i capelli lasciandoli bagnati e mi reco nella stanza. Realizzo che a parte il vestito di
Alice e l’intimo di questa mattina, non ho niente da indossare. Faccio spallucce, fa niente, devo dormire mica uscire..
Edward è disteso sul letto, una mano dietro la testa e l’altra intenta a sorreggere un giornale, sembra che stia in spiaggia.
Quando mi vede arrivare, sorride. Lancia via il giornale e mi osserva.
-          Carino il pigiama… -
-          Non ho avuto tempo di fare la valigia. Ho messo i miei indumenti nel cesto della biancheria fuori la porta.
Almeno domani avrò qualcosa di pulito da mettere. –
-          Vieni qui…-
Ubbidiente, vado sul letto e immediatamente cerco le sue labbra. Ci baciamo, come non avevamo mai fatto.
Immediatamente i nostri respiri diventano sospiri, ci stacchiamo solo per prendere aria, le nostre mani sono
avide e vagano sui nostri corpi. Ad un tratto Edward si stacca da me, mi guarda negli occhi
-          Bella, buon compleanno. –
-          Me ne ero dimenticata. – sorrido arrossendo.
-          Ah e Bella…-
-          Dimmi…-
-          Ti amo. –
-          Ti amo anche io Edward. –
Mi dona il sorriso più bello che abbia mai visto, si fionda sulle mie labbra e
ci perdiamo nella verità delle nostre parole, mi abbraccia fortissimo e mi lascio trasportare da lui,
ubriaca del suo profumo che tanto mi è mancato…


ANGOLO AUTRICE:
Io, non ho parole.
sono triste perchè questa storia è
giunta al termine,
ma ne komincerò un'altra. non subito ovviamanete.
Non vedo l'ora di leggere le recensioni!
un bacione
Rox

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Capitolo 21
*** epilogo ***


E così, con l'epilogo, è davvero finita.
Sono triste, mi mancherà questa storia.
vi lascio alla lettura e perdonatemi se
non sarà all'altezza degli altri cap.
buona lettura.




EPILOGO
Sono passati cinque anni da quando Edward mi ha chiesto di sposarlo. Dopo un anno, tutto era pronto. Alice aveva
confezionato personalmente il mio abito da sposa e quello delle damigelle: lei e Rosalie.
Edward aveva acquistato casa a Seattle, chiedendo così il trasferimento al Seattle Grace Hospital per poter stare più vicini
ai nostri genitori. La casa è stata completamente arredata da Esme, come regalo di nozze e mio padre da semplice capo
della polizia, ha provveduto a pagare l’arredamento degli esterni.
Questa casa è un sogno.
E da quattro anni è il nostro piccolo mondo, una sorta di bolla personale.
Vago per le stanze, ancora devo abituarmi alla sua enormità, fino a trovarmi di fronte al poster del nostro matrimonio.
Sorrido, quel giorno è stato tragico.
 
INIZIO FLASHBACK
 
-          Bella, apri la porta. –
-          NO!-
-          Avanti Bella, non fare la bambina, apri e fatti vedere. –
-          Ho detto NO! Io da qui non mi muovo. –
Sono stata presa dal panico e mi sono chiusa nello spogliatoio della chiesa. Ho paura. Paura di affrontare la
mia vita da sposata.
Paura di non essere alla sua altezza. Paura di sembrare una balena nell’abito.  Paura di non trovare Edward all’
altare. Ma soprattutto ho paura di inciampare e cadere come un salame.
Ad un certo punto, qualcuno bussa così forte alla porta che ho paura la sfondi.
-          ISABELLA MARIE SWAN. ASCOLTAMI BENE. APRI LA PORTA O LA SFONDO E TI PORTO ALL’ALTARE TIRANDOTI PER I CAPELLI. –
-          Alice! Lasciami due minuti da sola.
-          DUE MINUTI? SEI CHIUSA IN QUESTA STANZA DA QUINDICI MINUTI. APRI SUBITO! NON MANDERAI TUTTO ALL’ARIA PER LE TUE STUPITE CRISI ISTERICHE .-
-          Ho paura… -
Silenzio, si sarà arresa? Non è da Alice.
-          Bella… - Sorrido, lo sapevo, lei non si arrende. MAI.
-          Che vuoi? –
-          So che hai paura, ma è normale, anche io ne avrò quando mi sposerò. Ma li fuori c’è Edward che ti aspetta. Anche lui ha paura, ma sa che con te può farcela. –
-          Sembro una balena. –
-          Non è vero, sarai sicuramente uno schianto. –
-          Cadrò –
-          Tuo padre non lo permetterà. –
-          Edward scapperà al momento del si. –
-          Lui ti ama… Avanti apri. –
E lo faccio. Apro la porta. Fortunatamente non ho pianto, o Alice mi avrebbe uccisa.
Come in trance mi lascio portare da mio padre all’ingresso della chiesa, e in quel momento tutto ha avuto senso.
Edward era li, nel suo perfetto abito nero col volto illuminato da un grande sorriso solo per me.
Tutte le mie stupide paure, sono sfumate. Adesso non vedevo l’ora di potermi unire a lui.
Ed è stato tutto perfetto.
 
FINE FLASHBACK.
 
Il ricordo mi fa scoppiare in una fragorosa risata che cerco di trattenere per paura di svegliare la bimba. Faccio capolino
sulla porta della sua stanza controllando che stia dormendo. Un altro sorriso, al ricordo di aver scoperto di essere incinta.
 
INIZIO FLASCHBACK
 
O mio Dio. No, non è possibile, cioè… quando? Come? In questo periodo facciamo l’amore ovunque, e lui è stato sempre
attento, poi io prendo la pillola…quando è potuto accadere?  Faccio i conti più di una volta, ma ottengo sempre lo stesso
risultato, ovvero dodici giorni di ritardo. Poi ricordo di aver avuto la febbre. Oh porca paletta. Perché non ci abbiamo pensato?
Neanche ad Edward è venuto in mente che l’effetto della pillola sparisce con l’antibiotico?
Cavoletti. Sono strafelice, ma ho paura della reazione di Edward. Se avesse voluto un figlio adesso, mi avrebbe pregata di non assumere più la pillola.
Che l’abbia fatto a posta? No, non è da Edward.
-          Amore! Sono a casa. –
Mi desto dai miei pensieri. Mi ricompongo e scendo in salotto.
-          Ciao amore. Ti hanno trattenuto?-
-          Si, un consulto veloce. – Mi bacia. Io sorrido.
-          C’è qualcosa che non va amore? –
-          No, tutto ok…tutto alla grande.. –
-          Ok, adesso mi preoccupo. Devi dirmi qualcosa?- Dalla sua voce trapela la preoccupazione.
-          No, cioè si…no…uffa!-
-          Bella, mi sto preoccupando davvero. Dimmi cos’hai che non va. –
-          È tutto ok. – Non lo convinco.
-          Bella, non sai mentire lo sai. –
Non so come, ma ad un tratto, sento un conato di vomito e il bagno è troppo lontano, così mi fiondo in cucina seguita da
Edward. Mi infilo con la testa nel lavabo con Edward che mi tiene i capelli. Dopo qualche secondo, sto decisamente meglio.
-          Bella, hai mangiato qualcosa di avariato? O qualcosa a cui sei intollerante? –
Il dottore che è in lui ha istintivamente preso a visitarmi.
-          No, non ho mangiato niente in realtà. –
-          Allora, sarà meglio fare delle analisi, magari è un’influenza più forte di quella del mese scorso.. –
-          Non è l’influenza. –
-          Allora cosa potrebbe essere amore? Mi sto preoccupando. –
-          Sono incinta Edward… -
-          Oh… -
Sono le uniche parole che pronuncia, poi si blocca accanto al lavabo e guarda dritto avanti a sé.
E adesso? Cosa devo fare? Cerco di allungare la mano verso di lui che si gira di scatto, mi acceca col suo sorrido raggiante e mi afferra per la vita.
-  Sarò papà!!! Sarò papà!!! Che bello.-  Ride come un forsennato, mentre mi fa volteggiare per la cucina tra le sue braccia.
- Edward…-
- Che bello!!! –
- Edward!!! Mi sento male fermati!!! –
- Oddio… scusa! Sono Felice, anche se non capisco quando.. –
- L’influenza. –
- Giusto… Sarò padre!!! –
 
FINE FLASHBACK.
 
Presa dai miei ricordi, non mi accorgo di qualcuno alle mie spalle.
L’odore però è inconfondibile. Edward mi abbraccia circondandomi con le sue braccia muscolose.
-          Dorme come un angelo. –
-          Si, fortunatamente oggi non ha fatto i capricci. –
-          Dai, amore. Lo sai che la nostra bimba è tranquilla ed adorabile!! –
-          Michelle Cullen tranquilla? Non direi… Adorabile? Solo quando vuole lei!! –
Ridiamo insieme. Michelle è la nostra gioia, ha conquistato l’intera famiglia, soprattutto la zia Alice, che le compra una
miriade di vestitini ogni volta che viene a casa nostra. Scuoto la testa e sorrido.
Le cose nella mia vita non sarebbero potute andare meglio.
Mio marito mi adora. Mi ha donato la cosa più cara che ho: nostra figlia.
Il mio lavoro va a gonfie vele. Sono diventata socia di una pasticceria di Seattle, lavoro lì a tempo pieno, ma non da quando
ho la bimba. Mi reco in negozio solo quando sono incasinati, oppure quando c’è da realizzare sculture per una torta.
Ho realizzato i miei sogni, soprattutto quello di poter stare con Edward fino alla fine dei miei giorni.
Cosa potrei voler ancora? Forse un altro figlio, ma tra qualche anno. Magari avere completamente sotto la mia gestione la pasticceria, ma c’è tempo.
Adesso, voglio solo godermi la mia famiglia, amare il mio uomo, essere amata e crescere con serenità la piccola. Per il resto, c’è tempo…



RINGRAZIAMENTI:
Come sempre, GRAZIE.
Mi avete donato momenti bellissimi con questa fic.
grazie a tutti voi che avete sopportato questa storia,
grazie a voi che avete riso per qualche scena divertente,
grazie a voi che vi siete emozionate,
grazie a voi che mi avete spronata ad andare avanti,
grazie per le 'minacce', sono state indispensabili per fare un finale perfetto.
Grazie a YunaCullen85, che oltre ad essere lettrice, è diventata mia amica.
Grazie a paride che mi ha seguita dal primo cap incoraggiandomi.
Grazie a rossy_6 che con le sue domande e paure mi ha fatto sorridere.
Grazie a chiara69 che mi ha promesso di seguirmi anche dopo.
GRAZIE a tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite, seguite e ricordate.
GRAZIE alle mie silenziose lettrici e scusatemi se ho dimenticato di inserire qualcuna. Siete TUTTE importanti e un grazie speciale va a chi ho dimenticato, scusatemi.
GRAZIE perchè con voi non ho trovato solo dei lettori, ma una famiglia.
Vi amo!
un bacio
Roxy_91

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